ACCADDE IN INVERNO

di Alessiuccia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno- L'intervista ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due- Pomeriggio ad Hyde Park ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre- Il tradimento ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro- Roma: città eterna ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque- Una piacevole sorpresa ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei- Una romantica cenetta fra amici ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette- Regali di Natale- PRIMA PARTE ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette- Regali di Natale- SECONDA PARTE ***
Capitolo 9: *** Capitolo Otto- Un Capodanno diverso dal solito ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove- La Partita ***
Capitolo 11: *** Capitolo Dieci - Un amico geloso - Prima Parte ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dieci - Un Amico Geloso - SECONDA PARTE ***
Capitolo 13: *** Capitolo Undici - Due mondi diversi ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno- L'intervista ***


ACCADDE IN INVERNO

ACCADDE IN INVERNO

 

Capitolo Uno

 

- Grazie; e tenga il resto- disse Chiara al tassista, scendendo dall’auto.

 

Erano le quattro e venti di un gelido pomeriggio di fine autunno a Londra; eppure, il cielo era così limpido, così terso, che se non fosse stato per il freddo pungente, avrebbe potuto anche pensare di essere tornata nella sua Sicilia.

 

Capelli sciolti, cappotto nero con il colletto rigorosamente alzato e borsa stile “Mary Poppins”: eccola lì, davanti al cancelletto di una lussuosa villa in uno dei quartieri più eleganti della capitale britannica.

 

“E così, è qui che abita la mia prossima vittima…”, pensò tra sé la ragazza, scostando dolcemente dal viso una ciocca di capelli ribelli.

 

Mentre si avvicinava al campanello, le squillò il cellulare. Pochi momenti: era riuscita a trovarlo in mezzo alla miriade di oggetti più o meno inutili che si portava dietro in quella enorme borsa.

 

- Barbara, ciao!…Sì, sono arrivata proprio adesso…no, anzi, sono leggermente in anticipo- disse, guardando l’orologio- ancora non ho suonato…Macché scherzi!? Meno tempo sto con questi DIVI Hollywoodiani e meglio è… Dio, speriamo non sia come quella lì, ti ricordi?…Ma sì, Jennifer “qualcosa”, quanto mi ha fatta penare! Ma chi si credeva di essere? Come se il mondo intero ruotasse intorno a lei!…Ma va’!… Comunque, la prossima volta che mi mandi a fare un’intervista ad un attore famoso, ti prego, fa’ almeno che sia Gorge Clooney…Sì, vabbè, non che Orlando Bloom sia uno sgorbio, ma, per favore, non c’è alcun paragone fra i due!- dicendo ciò, Chiara sorrise, decidendosi finalmente a suonare il campanello.

- Mmm… mi sa che mi ha fatto un bidone, qui non risponde nessuno… se entro cinque minuti non mi aprono, altro che prima pagina… gli dedico sì e no dieci righe di trafiletto, anzi… me ne vado proprio- disse, girandosi ed appoggiando le spalle al muro.

 

Stava cominciando ad innervosirsi- Sai che ti dico?- continuò al telefono- secondo me, starà ancora dormendo, poverino, magari ieri sera ha fatto tardi ad uno di quei party da vip ed ora deve riprendersi dalla sbornia. Te lo dico una volta per tutte, Barbara, toglimi dalla cronaca mondana! Per pietà, puoi anche mandarmi in giro per il mondo alla ricerca della torta più lunga o della campana più grande… decidi tu, per quanto mi riguarda, tutto è meglio di questo strazio…- ormai era rassegnata, c’era una sottile vena ironica nelle sue parole- Ed io che speravo di poterti portare l’articolo pronto già domani mattina… ma sì, ero sicura di poterlo scrivere oggi pomeriggio…No, no, domani, alle sette e mezza, ho l’aereo… Non ce la faccio più…

 

 

-   Scusi il ritardo- disse una voce maschile molto sensuale alle sue spalle.

 

Chiara si girò di scatto, ancora con il cellulare in mano- Barbara, ti richiamo dopo, finalmente è arrivato- disse, accennando un sorriso. Poi mise da parte il telefono e tese la mano all’attore, che, intanto, le aveva aperto il cancello.

 

-   Buonasera, sono Chiara D’Amico, la giornalista italiana, si ricorda? Avevamo fissato l’intervista per oggi e…

-   Sì, era per le quattro e mezza, vero?- era visibilmente imbarazzato- Mi dispiace averla fatta aspettare così tanto; è solo che…

-   Non si preoccupi, non si deve giustificare. Piuttosto, cerchiamo di velocizzare…voglio dire, lei avrà anche altri impegni dopo questo, no?

“Dio, Chiara, ma che fai? Te lo bruci così, su due piedi?!”, pensò tra sé, “sii più gentile”

-   Sssì, ho un servizio fotografico fra un’ora e mezza…- disse lui, scuotendo la testa: si vedeva lontano un miglio che non gli andava di fare niente quel pomeriggio.

 

Entrarono in casa, lui l’aiutò a togliere il cappotto, che appese ad una cappelliera sulla destra.

 

-   Prego, di qua- le disse accompagnando la frase con un gesto della mano- si accomodi, desidera qualcosa?

-   No, grazie- fece lei, sedendosi su una comoda poltrona di pelle bianca ed appoggiando la borsa ai suoi piedi, dopo aver tirato fuori tutto il necessario: block-notes di Winnie The Pooh (cosa che fece sorridere, e non di poco, il ragazzo), penna, registratore e spillo ferma-capelli.

 

Non desiderava altro che finire al più presto quel lavoro, ma sapeva che benissimo che milioni di ragazzine deliranti avrebbero pagato oro per poter essere al suo posto, anche solo per un istante.

Lei, però, aveva superato da un pezzo la fase FAN-SFEGATATA-ODDIO-QUANTO-E’-BELLO per un attore (ai tempi era Di Caprio, dopo Titanic).

 

-   Bene, possiamo cominciare- disse, prendendosi i capelli fra le mani- Ah, innanzitutto- continuò, mentre faceva girare lo spillo- non le farò domande sulla sua vita privata- fatto: li aveva acconciati in un modo a dir poco perfetto- a meno che lei non desideri il contrario…

 

Era carina, con I capelli raccolti in una specie di chignon scompigliato, con ciuffi che ricadevano di qua e di là, che facevano notare di più la sua giovane età.

 

-   No, glielo stavo per chiedere io- le rispose Orlando, mentre la squadrava per capire meglio che tipo di persona avesse di fronte. Era decisamente diversa da come l’aveva immaginata.

 

Aveva avuto modo di leggere qualche suo articolo, tutti interviste ad attori ed attrici di fama mondiale. Non avrebbe mai pensato che la donna che era riuscita a far parlare Sean Connery della sua famiglia fosse, in realtà, una ragazza sui venticinque, non gliene dava di più; una ragazza  semplice, normale, che per intervistarlo non si era truccata più di tanto (aveva solo una sottile linea di matita nera sotto gli occhi) e non si era neanche messa un filo di rossetto. Era così…così VERA!

 

-   Posso registrare la conversazione?- le sue parole lo riportarono alla realtà.

-   Sì, certo.

-   Un’ultima cosa, prima di cominciare… Posso scattarle qualche foto? Sì, lo so, non era previsto, ma ho pensato che, invece delle solite immagini costruite ad arte, avremmo potuto pubblicare qualche sua foto un po’ più, come dire, naturale…- L’aveva travolto con la sua valanga di parole, che non aveva potuto far altro che risponderle di sì.

 

Tra una domanda e l’altra, Orlando si perdeva fra i suoi pensieri…

“E’ piccolina, ma ha delle curve perfette”, “ chissà se ha studiato in Inghilterra, parla l’inglese come se fosse di madrelingua”, “certo, non devo starle molto simpatico”. Così, si sforzava di fare qualche battuta, cercando di farla ridere, sortendo, però, scarsi risultati, “no, non ha genitori inglesi, non le piace il mio humour, così non faccio altro che peggiorare le cose”.

 

Ogni tanto, mentre lui era così assorto in queste meditazioni, Chiara gli scattava qualche fotografia, a tradimento, giustificandosi dicendo che in quei momenti gli si poteva leggere dentro.

Lui arrossiva, sperando che lei non fosse davvero riuscita a leggergli l’anima, perché ci avrebbe trovato scritti dei pensieri non proprio confessabili…

 

Poi, l’intervista riprendeva, con grande interesse da entrambe le parti.

“In fondo, non è poi così artefatto come pensavo”, si disse Chiara, mentre cercava con lo sguardo la domanda successiva che doveva porgli, attorcigliandosi un ciuffo di capelli intorno all’indice sinistro. Faceva così quando era del tutto assente.

 

-   Certo, è una cosa rara- disse Orlando, parlando più con se stesso che con la ragazza- tutte le giornaliste che mi hanno intervistato, anche durante le conferenze- stampa, si conciano in un modo…- lo sguardo di lei si accese di curiosità- vengono truccate da sembrare mascheroni e vestite con minigonne mozzafiato e scollature che lasciano ben poco all’immaginazione… Invece lei- le disse, spostando il suo sguardo da un punto fisso  del soffitto agli occhi di Chiara, sempre più spalancati, sempre più verdi.

 

“Ma dove vuole andare a parare questo qua?”

 

-   Lei è diversa, non mi era mai capitata un’intervista con una giornalista in jeans e scarpe da tennis…- continuò lui, sorridendole.

 

Chiara si guardò per un attimo, portava un paio di jeans, forse non erano neanche di marca, ma, di sicuro, erano comodi, una mogliettina di cotone nera con un leggero scollo a V e le maniche lunghe, e un paio di scarpe da tennis, le sue preferite, rosse e bianche.

 

-   Mi dispiace aver deluso le sue aspettative- gli disse un po’ acida.

“Ma chi si crede di essere per criticarmi? Vabbè che a lui sta bene qualsiasi cosa si metta addosso, anche uno straccio, e poi questo dolcevita bianco…sì, è proprio carino…”, dovette ammettere lei, ancora leggermente risentita.

 

-   Ma no, cosa va’ a pensare…- le rispose Orlando, dallo sguardo divertito, che aveva intuito I pensieri della ragazza- Io apprezzo il suo stile- disse poi serio, dopo essersi schiarito la voce.

 

-   Grazie- fu la risposta. Chiara ora lo guardava da sotto in su, sentiva di essere arrossita e non lo voleva dare a vedere.

 

Stava per farli l’ultima domanda, quando si aprì la porta del salotto, che era stata lasciata socchiusa, e un magnifico grosso cagnone entrò abbaiando e scodinzolando, dirigendosi direttamente verso la nuova arrivata.

 

-   Buono! Buono! No, fermo, smettila!- cercava inutilmente di farsi ascoltare.

 

- Ciao bellissimo! Mamma mia, sei grosso quasi quanto Ettore. Vuoi le coccole, eh?- lei non aveva dato retta neanche per un istante alle parole di Orlando- Come si chiama?- gli chiese, voltandosi verso di lui, ma sempre accarezzando il cagnone, che sembrava gradire.

 

-   Sidi, si chiama Sidi. E’ strano, di solito non fa così: si tiene in disparte, non è socievole con molti…- rispose lui, osservando il comportamento del suo amico.

 

-   Sarà perché sente l’odore del mio cane- rispose noncurante lei- Bravo cucciolone, ora però seduto!- disse con tono fermo- Terra! Resta! Bravissimo…

 

-   Wow! Ma come c’è riuscita? Io è da anni che ci provo inutilmente- disse sconsolato l’attore.

 

-   Oh, è solo che so come si addestrano; comunque, basta la convinzione, non c’è bisogno d’altro. Se è sicuro di farcela, lui le darà ascolto- disse lei, riprendendo I fogli e la penna che, all’arrivo di Sidi, aveva poggiato sul tavolino accanto alla poltrona.

 

Dopo che Orlando ebbe risposto anche all’ultima domanda, Chiara cominciò a posare tutto nella sua borsa.

 

-   Bene, le farò avere, se vuole, l’articolo in inglese… beh, diciamo… venerdì mattina?! La rivista uscirà in edicola sabato, quindi se vuole correggere qualcosa lo può fare con largo anticipo…- disse alzandosi, seguita dal ragazzo e dal fedele Sidi.

 

-   Sì, sarebbe perfetto. Comunque, non credo che ci sia qualcosa da cambiare, anzi, penso che potrei anche darle l’esclusiva delle mie interviste per l’Italia – rispose Orlando, passandosi una mano fra i capelli- Adesso riesco a capire come mai alcuni miei colleghi si facciano intervistare solo da lei- continuò- E’ piuttosto brava! Non mi sarei sorpreso se le avessi raccontato tutta la mia vita… Era una specie di “confessione”…

 

-   Grazie per il complimento, ma io faccio solo il mio lavoro…e se lo faccio diversamente da alcuni miei colleghi, o sedicenti tali, è perché non credo che il mondo abbia bisogno di sapere cosa mangia Brad Pitt o quanti vestiti rosa abbia nel suo guardaroba Britney Spears…- rispose Chiara, senza neanche guardare negli occhi il suo interlocutore, grata del fatto di aver finito e desiderosa di tornare in hotel, concludendo la giornata con un bel bagno caldo.

 

Sidi, d’altro canto, sembrava non volersi separare dalla sua nuova amica e non faceva altro che gironzolarle attorno, impedendole di fare quattro passi uno dietro l’altro.

Orlando guardava la scena divertito, la sua stima per quella ragazza aumentava ogni secondo di più, finchè- Aspetti- disse- come faccio a contattarla, se per caso ci dovesse essere qualcosa che non vada nell’articolo? Mi da’ il suo numero di cellulare?

“Ma bravo, proprio un genio, ora ti prenderà per un mascalzone, come minimo”, pensò tra sé un attimo dopo aver formulato la domanda.

 

- No, meglio- rispose lei, storcendo un po’ il naso- le darò il numero del mio ufficio; se non dovessi rispondere io, lo farebbe la mia segretaria e potrebbe dire tutto a lei- concluse soddisfatta, porgendogli un bigliettino che aveva appena tirato fuori da una delle tasche esterne della borsa.

 

- Sì, grazie- rispose lui, visibilmente contrariato, mentre prendeva dalle sue mani il famoso biglietto da visita.

“Lo sapevo, mi odia”, pensò nel mentre, “ai suoi occhi devo sembrare un ragazzino viziato, abituato ad ottenere sempre tutto ciò che vuole”.

 

La aiutò ad indossare il cappotto, poi l’accompagnò alla porta d’ingresso, dove si salutarono con una stretta di mano.

 

- Allora…le farò avere l’articolo venerdì e poi mi farà sapere. Arrivederci.

 

 - D’accordo- rispose l’attore- mi faccia avere anche le foto, così potrò dirle quali pubblicare. Arrivederci.

 

Così dicendo, Orlando richiuse la porta alle spalle di Chiara, che, senza voltarsi indietro, era già diretta verso la strada.

Sidi cominciò a guaire, come se stesse piangendo, come se già ne sentisse la mancanza.

 

- Eh, amico mio- disse il ragazzo sospirando, appoggiandosi alla porta ed accarezzando il cagnone che gli si era fatto vicino guardandolo con due occhioni supplichevoli- ti sei innamorato e lei è andata via…Ma noi non ce la faremo sfuggire così!

 

Detto questo, una luce si accese negli occhi di Orlando, mentre prendeva il suo cappotto e le chiavi di casa.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due- Pomeriggio ad Hyde Park ***


Capitolo Due

Capitolo Due

 

-   Taxi!- gridò Chiara con il braccio alzato.

 

Era uscita dalla villa ormai da cinque minuti e non aveva trovato ancora una vettura libera. Prese il cellulare dalla borsa e compose un numero, quello del suo capo.

 

-   Barbara! Ciao sono io… sì, ho appena finito…Come penso che sia?!… Beh, sinceramente me lo aspettavo più arrogante, invece, sembra un bravo ragazzo… sì, sì, è carino… forse anche meglio che in televisione…Mmmm, se riesco a trovare un taxi adesso, penso di poterlo scrivere prima di cena…

 

Erano le sei e un quarto, aveva tutto il tempo per tornare in hotel e finire l’articolo in tutta calma… se solo fosse riuscita a fermare un’auto!

 

-   Vabbé, ho capito: senti, ci sentiamo domani, ora però vedo di fare quattro passi, magari questa zona non è molto frequentata… Sì, ti chiamo io prima d’imbarcarmi. Ciao bella!

 

Posò il cellulare, poi si accorse di un’auto nera che sembrava libera- Taxi! TAAXIII!!!- Niente: l’auto le sfrecciò accanto, ma, di fermarsi, neanche a parlarne. Chiara era rassegnata.

 

-   Le serve un passaggio?- la ragazza si girò alla sua sinistra, aveva riconosciuto quella voce, quella voce così sensuale: Orlando!

 

-   Io… no, grazie, credo che andrò a piedi- balbettò, cercando di non guardarlo negli occhi.

 

-   Guardi che non la mangio mica! Non si preoccupi. E, comunque, qui non riuscirà a trovare un taxi, almeno, non nelle prossime due ore!- l’attore le sorrise: aveva ritrovato la sua sicurezza.

 

Certo che, durante l’intervista, lei lo aveva proprio spiazzato con il suo savoir-faire, con la sua calma e la sua parlantina…

 

-   Beh, vorrà dire me ne farò mandare uno- aveva già preso il telefonino e stava per comporre il numero, ma Orlando glielo impedì, mettendo una sua mano sulla tastiera, sfiorando le dita di lei.

 

Chiara lo guardò- Ok, in fondo non c’è niente di male in un semplice passaggio, no?- gli disse, sorridendo- Ma sappia che io so come difendermi!- aggiunse, mostrando un eloquente pugno chiuso.

 

Il ragazzo le aprì la portiera, da vero gentleman, e l’aiutò a salire sulla sua jeep. Poi, anch’egli prese posto e accese il motore.

 

-   Ma lei non aveva un servizio fotografico?- chiese la ragazza.

 

-   Veramente… io… l’ho disdetto… non avevo voglia di farmi fotografare in pose “costruite ad arte”- le rispose, facendole l’occhiolino.

 

Chiara sorrise, “Mi sono proprio sbagliata sul suo conto”, pensò, “è simpatico. Ed è anche gentile”.

 

-   Il mio albergo si trova dall’altra parte della città…- gli disse, quasi avvertendolo.

 

-   Bene, così posso farle vedere Hyde Park… a quest’ora è fantastico… non credo che l’abbia già visto…

 

-   No, non ne ho avuto l’occasione…

 

-   Non ha visitato neanche un po’ la città?- le chiese, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada.

 

-   Sì, ieri pomeriggio… ho fatto un giro, ma non ho avuto il tempo di vedere il parco, di entrarci, almeno…

 

Passarono un paio di minuti in silenzio, stranamente senza imbarazzi. Era come se si stessero studiando a vicenda.

 

-   Resterà qui per molto… o dovrà andare via presto?- chiese all’improvviso Orlando, era da un po’ che questa domanda gli balenava in testa.

 

-   No- rispose calma Chiara, anche se no se l’aspettava- Tornerò a Roma domattina.

 

-   Roma!- disse con l’aria sognante il ragazzo- Come vorrei visitarla! Sa, ci sono stato parecchie volte, per presentare I miei film, ma non sono ancora riuscito a girarla tutta. Non mi accontento di aver visto I luoghi più famosi: la Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, il Colosseo… credo che Roma sia una di quelle poche città che, per essere veramente conosciute, devono essere percorse in lungo e in largo. Non mi dispiacerebbe perdermi in qualche antico vicolo del suo centro storico!

 

Chiara lo guardava sempre più interessata a ciò che diceva. “Non è un ragazzino viziato, non è quello che mostra in televisione”, pensava, sempre più piacevolmente stupita dal comportamento dell’attore.

 

-   Eccoci arrivati- avevano posteggiato vicino all’entrata principale del parco e Chiara stava per aprire la portiera, ma…- Aspetti, l’aiuto io.

 

E, così, le diede una mano a scendere, mentre lei lo ringraziava divertita.

Si addentrarono fra I viali più riparati: gli alberi, ormai quasi del tutto spogli, facevano da cornice ad un tappeto di foglie gialle e rosse, ogni tanto smosse da una gelida brezza.

Intorno a loro, bambini che giocavano tra loro, coppiette che si tenevano mano nella mano, stringendosi, gente che correva o che, semplicemente, passeggiava.

Era un’atmosfera quasi surreale.

 

-   Mi ha “tartassato” di domande per più di un’ora: adesso è il mio turno- disse Orlando, fermandosi per un momento e costringendo Chiara a fare altrettanto.

 

-   … D’accordo- fece lei, poi ripresero a camminare, mentre il ragazzo cominciava con il suo interrogatorio. 

 

-   Quindi, vive a Roma?!- le chiese.

 

-   Sì, da più di tre anni ormai, ma sono siciliana…

 

-   E cosa le manca della sua città natale?

 

-   Il sole, il mare, le palme e la sabbia dorata!

 

-   Si direbbe un paradiso… da dove viene?

 

-   Da Palermo…- rispose Chiara, sospirando.

 

-   Come mai è andata via?- domandò il ragazzo, sempre più incuriosito.

 

-   Mi sono trasferita dopo la laurea. Ho frequentato un corso di giornalismo di due anni e poi ho iniziato a lavorare per la rivista… anche se non era proprio quello che speravo… Ma a Roma mi sento come a casa.

 

-   Fidanzata?- le chiese, senza quasi farle finire la frase.

 

-   - rispose Chiara, sorridendo per il modo in cui lui reagì.

 

“Era ovvio”, pensò tra sé Orlando.

-   E come si chiama? Se non sono indiscreto…

“Certo che lo sono, che imbecille!”

 

- Si chiama Marco ed ha 32 anni- gli rispose tranquilla.

 

- Ma è molto più grande di lei!- esclamò l’attore- E che lavoro fa?

 

- È uno degli avvocati più famosi della capitale.

 

“Ah, un avvocato; già me lo immagino: ricco, bello… e con la puzza sotto il naso”.

- Come vi siete conosciuti?

 

- Mamma mia, quante domande!- sbottò lei, divertita- Ma io non ho niente da nascondere…- continuò-  È stato un caso: ci siamo conosciuti in un bar a metà strada tra il suo studio legale e la sede della rivista… gli ho semplicemente versato addosso il mio caffè!

 

- No, non ci credo!- fece lui, immaginando la scena.                                                 

 

- E invece sì: non l’avevo visto!                                              

 

- Davvero??- disse Orlando, malizioso.        

 

- Proprio così- rispose Chiara indispettita- Era così arrabbiato… doveva andare in tribunale ed era già in ritardo…                                                          

 

- Ma scommetto che il battibecco è durato meno di cinque minuti…- rispose l’attore, dolcemente.       

 

- - disse arrossendo la ragazza- E adesso sono due mesi che ci frequentiamo.

                                                                                                                                      

- Avete già dei progetti per il futuro?- le chiese titubante.

 

- No! È ancora troppo presto, non ci conosciamo poi così tanto! E qualsiasi progetto sarebbe troppo importante, troppo impegnativo… almeno per ora. Lasciamo che le cose vadano come devono andare… non abbiamo fretta!- aggiunse.                                                                          

 

- Ha detto che non le piace questo lavoro- disse Orlando, cercando di cambiare argomento- Cosa sarebbe il “massimo” per lei?- le chiese, guardandola.

 

- Il MASSIMO sarebbe lavorare in tv fianco a fianco con Enrico Mentana, il migliore giornalista italiano, a mio modesto parere- rispose Chiara, mentre gli occhi le si illuminavano- Ma non mi dispiacerebbe diventare giornalista sportiva; di sicuro, però, la cronaca mondana non fa per me!

 

- Giornalista sportiva- ripetè- Però…! Quale sport le piace seguire?- domandò.

 

- Adoro il calcio, la formula1 e il motomondiale- rispose la ragazza- tutti sport cosiddetti “maschili”- aggiunse, alzando le spalle- Ma che ci posso fare? Sono cresciuta a pane, Juventus e Ferrari!  

 

- Che strano!- commentò Orlando- una palermitana che vive a Roma e tifa Juve! Proprio un bel mix! Ce la vedo come inviata nei campi di calcio!- disse, facendola sorridere.      

 

Continuarono a passeggiare, mentre tutt’attorno si faceva sempre più buio. Chiacchieravano come due vecchi amici, ridendo, scherzando. Di tanto in tanto, Chiara scattava qualche foto, al paesaggio…, ad Orlando…, dicendogli che, se queste fossero venute bene, le avrebbe fatte pubblicare.

Ad un certo punto, il ragazzo le prese la macchina fotografica dalle mani e la diede ad un passante, chiedendogli se poteva scattarne una a loro due insieme.

Si misero in posa, l’uno accanto all’altra, vicini, ridendo, poi lui le mise un braccio intorno alla vita e… - CHEESE- … la foto era stata fatta.

 

“Che matto!”, pensò Chiara.

 

Si stava facendo sempre più tardi, finchè la ragazza non guardò l’orologio e non se ne accorse.

 

- Io… io devo tornare in albergo- gli disse, un po’ triste: aveva passato dei bei momenti con lui, fatti di risate, di parole o di silenzi.

 

Orlando fermò l’auto davanti al portone dell’hotel. Lei no scese subito, prima gli voleva dire – grazie- per quella passeggiata.                        

 

- Sono stato bene con te- l’anticipò lui- mi sono davvero divertito, è piacevole parlarti e starti ad ascoltare…- Stranamente, non era imbarazzato, gli sembrò di dire la cosa più naturale possibile; ed era vero: lei lo faceva stare bene.

 

Chiara non sapeva cosa rispondergli, così… gli schioccò un bacio sulla guancia, lo ringraziò e scese dalla jeep, voltandosi per salutarlo con la mano prima di entrare nella hall.

Orlando ricambiò il gesto sorridendo, la guardò entrare e ripartì.

 

     

          

 

 

 

Dopo aver preso un panino al bar dell’hotel, salì in camera, decisa a finire il suo lavoro; ma, più si concentrava per mettere in ordine la marea di appunti che aveva preso durante l’intervista, più non riusciva a scrivere una frase di senso compiuto che potesse fare colpo sulle sue lettrici.

Aveva la testa altrove: pensava al suo cambiamento di umore ne giro delle ultime cinque ore, o, forse, degli ultimi due giorni.

Era partita per Londra convinta di dover intervistare un divo del cinema arrogante e consapevole della propria bellezza e si era trovata davanti non l’attore sempre perfetto e sorridente che stringe le mani e firma autografi alle sue fan, ma un ragazzo come tanti, bello, sì, ma nella sua fragilità.

E, poi, quelle due ore passate nel parco insieme a lui le avevano fatto scoprire quanto, in realtà, fosse intelligente e simpatico.

Pensando a tutto ciò, Chiara si sorprese a guardare fuori dalla finestra, sorridendo, seduta, con un gomito appoggiato sulla scrivania piena di fogli sparsi qua e là e la penna fra le labbra.

“Basta!”, pensò, “Così non combinerò niente!”; e si decise a lasciar perdere per il momento l’articolo (tanto non avrebbe potuto fare di meglio) e a fare finalmente quel bagno caldo a cui pensava prima d’incontrare Orlando.

Riempì la vasca fino all’orlo, vi versò dentro una delle boccettine di bagnoschiuma dell’albergo, si spogliò e vi si immerse, dopo aver raccolto i capelli.

Stette una buona mezz’ora così, con gli occhi chiusi, rilassata, ma non potendo togliersi dalla mente lo sguardo magnetico dell’attore.

Prima di poterci fantasticare su, però, aprì gli occhi e si disse che doveva essere proprio una stupida a pensare a lui. “Non è da me! Non mi era mai successo di confondere così i sogni con la realtà! E, poi, chissà quante ragazze conosce almeno diecimila volte migliori di me!”

Così, uscì dalla vasca, si asciugò, si rivestì e si mise finalmente a scrivere l’articolo. Era ritornata in sé: la Chiara che tutti conoscevano, che metteva il lavoro prima di tutto, che non ritardava a consegnare un articolo neanche di cinque minuti.

E l’indomani, tornata a Roma, sarebbe andata subito nell’ufficio di Barbara, senza perdere altro tempo prezioso.

 

 

           

 

 

La sveglia suonò presto, quel giovedì mattina, Chiara si alzò quasi subito: doveva ancora fare la valigia; aveva terminato l’articolo verso l’una di notte e non aveva dormito un granchè.

Controllò e ricontrollò la camera: aveva preso tutto. “Eppure, c’è qualcosa che mi dimentico”, pensò, “ma cosa? Vabbé, non sarà poi così importante… e, se non mi sbrigo, perderò l’aereo”.

Mangiò una cosa al volo e corse in aeroporto: l’aereo aveva mezz’ora di ritardo. “Meno male”.

Aspettando d’imbarcarsi, non poté far altro che rifletterer su cosa poteva essersi scordata, ma, nel momento in cui stava per ricordarlo, le appariva in mente lui, Orlando, sulla sua jeep.

 

- I passeggeri del volo AZ 7180, diretto a Roma, sono pregati di recarsi all’imbarco, ripeto…

 

Ormai era ora di tornare a casa; mentre era in fila con il biglietto in mano, guardando fuori dall’aerostazione, verso la pista “Non mi sorprenderei se arrivasse qui e mi facesse una sorpresa”, pensò, ma subito dopo cancellò quell’idea dalla mente.

Ecco, prese posto sull’aereo- Vi auguriamo un buon viaggio- disse l’hostess.

E, in un attimo, Londra era lì, ai suoi piedi, sempre più distante, sempre più piccola…

Dall’alto, riconobbe Hyde Park… e, sorridendo, ripensò al pomeriggio precedente… sembrava già così lontano… sembrava passata un’eternità, sembrava quasi fosse stato solo un sogno…

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre- Il tradimento ***


Capitolo Tre

NOTA: grazie a chi mi ha letto… e mi scuso per la lentezza, ma purtroppo sono all’ultimo anno di università e mi tocca studiare tantissimo… spero di poter pubblicare almeno 1 capitolo alla settimana!

 

X kiara: continua a recensire…

 

X miki: spero che la storia continui a piacerti… fammelo sapere…

 

X tutti: vi esorto a darmi consigli su cosa, secondo voi, deve accadere… sinceramente, detto fra noi… ancora non so come andrà a finire! Ho solo qualche spunto per I prossimi capitoli ;P !!!!!

 

 

 

Capitolo Tre

 

- Allora? Che te ne pare?- chiese Chiara, sistemandosi meglio sulla sedia, una penna fra le mani e un sorriso stampato sulle labbra, poiché conosceva in anticipo la risposta.

 

L’ufficio della direttrice era molto particolare: luminoso, spazioso, ma completamente cosparso di oggetti.

L’enorme scrivania in legno, completa di computer e migliaia di fogli impilati secondo un ordine ben preciso, si trovava perfettamente al centro della stanza, di fronte alla porta d’ingresso e davanti alla grande finestra.

In fondo, a destra, una cassettiera fungeva da archivio e, accanto alla porta, un divanetto rosso a due posti, insieme a due poltroncine, anch’esse rosse, e ad un basso tavolino in vetro, serviva per intrattenere gli ospiti.

Ma la cosa che attirava subito l’attenzione erano le pareti, in cui non c’era più posto neanche per uno spillo, poiché vi erano appese le gigantografie delle migliori copertine della rivista. Le più belle modelle del mondo, le attrici più brave e gli attori più seducenti si erano negli anni confessati sulle pagine di GAIA, il mensile più amato dalle donne italiane.

Il suo successo era dovuto soprattutto alla bravura di Barbara Di Pinto, la fondatrice, una giornalista completa, sempre attenta ai gusti mutevoli del suo pubblico e che non era mai scaduta nel pettegolezzo o nella volgarità.

E lei era così: sobria, elegante, con un tocco di classe che non metteva, però, a disagio chi le stava di fronte. Era sulla quarantina, capelli ed occhi neri, occhiali dalla montatura rettangolare erano sempre a portata di mano. Quella mattina indossava un tailleur blu ed una maglia bianca. Aveva un’aria veramente soddisfatta.

 

- Cosa ti devo dire? È semplicemente perfetto!- le rispose- credo che farà molto discutere… bella l’idea di chiedere a Bloom cosa ne pensasse del cinema italiano. E sei stata brava a non fargli fare nomi! Altrimenti, sai che scandalo…

 

Barbara riusciva anche ad avere un ottimo rapporto con I suoi dipendenti (ma mai chiamarli così davanti a lei: erano i suoi “collaboratori”).

E con Chiara era riuscita ad instaurare una profonda amicizia, che colmava la differenza d’età.

 

- E le foto che hai scattato?- domandò poi- le hai già portate a Giorgio per farle sviluppare?

 

La ragazza ci pensò su un attimo prima di risponderle:- Ecco… io… no… ancora no… vedi, è che…

 

Non fece in tempo a finire la frase che bussarono alla porta: era Marta, la segretaria, una bella ragazza bionda e con gli occhi azzurri che con questo lavoro si pagava gli studi all’università.

 

- Scusate se vi disturbo, ma il signor Bloom vuole parlare con te, chiara…

 

La ragazza era visibilmente confusa: aveva appena parlato con il suo attore preferito!

 

- Passamelo su questa linea- le disse Chiara- se per te va bene…- aggiunse, rivolgendosi a Barbara, che subito annuì.

 

- No! Non è al telefono… è qui… in persona!

 

- Che aspetti, allora: fallo entrare!- fece la direttrice.

 

Mentre lo stavano aspettando, Chiara sperò che non fosse venuto per disdire l’intervista, anche se non riusciva a capire per quale altro motivo fosse lì.

 

- Buongiorno!- Orlando, allegro, diede un bacio sulla guancia alla ragazza e strinse la mano alla donna seduta dietro la scrivania, che gli fece cenno di accomodarsi, sgranando gli occhi verso Chiara, come per farsi spiegare quel gesto d’affetto. Ma lei si limitò a sorriderle, alzando le spalle e rivolgendosi al ragazzo.

 

- Signor Bloom… a cosa dobbiamo la sua visita? Ci sono per caso problemi con l’articolo che deve uscire?

 

- No! Assolutamente no!- rispose- sono solo venuto a restituirle questa- le mostrò un oggetto a lei molto caro- l’aveva dimenticata nella mia auto…

 

- La mia macchina fotografica!- esclamò Chiara, mentre Barbara era sempre più sconvolta- Non so proprio come ringraziarla! L’ho cercata dappertutto, ma ero convinta di averla lasciata in albergo e…

 

- Beh, probabilmente le è caduta quando siamo tornati sulla jeep e lei non se n’è accorta- le rispose, avendo notato il fatto che la ragazza gli dava di nuovo dei lei: era distante, come lo era stata durante tutta l’intervista. E lui si era adeguato.

 

- Allora, dato che è qui… le posso leggere l’articolo: ormai è pronto…- propose Chiara.

 

- E’ già in inglese?- chiese Orlando, sorpreso dall’efficienza della giornalista.

 

- No, glielo tradurrò sul momento, se vuole…- rispose lei.

 

- Mentre voi controllate l’articolo, io farò sviluppare le foto- disse Barbara, prendendo la macchina fotografica ed alzandosi.

 

- Ce ne sono alcune che non c’entrano niente con l’intervista- riuscì a dirle Chiara prima che il suo capo uscisse dall’ufficio, ma ebbe come risposta solo un cenno della mano.

 

Così, I due ragazzi avvicinarono le proprie sedie alla scrivania e si misero al lavoro. Orlando aveva l’aria compiaciuta: forse, in tutta la sua carriera, nessuno aveva saputo fargli delle domande più appropriate e nessuno era riuscito a cogliere alcuni aspetti nascosti del suo carattere semplicemente osservando I suoi gesti, come, invece, aveva fatto Chiara D’Amico.

Fecero appena in tempo a finire di leggere tutto l’articolo, che Barbara tornò nell’ufficio, con I provini della foto in mano ed un’aria ancora più confusa di prima.

 

- Chiara… cosa… che foto sono queste?- le chiese, spostando lo sguardo alternativamente dai fogli alla ragazza e all’attore.

 

- Ecco… io ho pensato che poteva essere carino un servizio fotografico ad Hyde Park… in mezzo alla gente… risalta la figura del signor Bloom… fa molto “ragazzo della porta accanto”,  non so se mi spiego- rispose, seppur poco convinta.

 

- E’ un’ottima idea!- esclamò la Di Pinto, dopo alcuni imbarazzanti istanti di silenzio, durante I quali Chiara restò con lo sguardo basso, mentre Orlando la guardava soddisfatto.

 

“E’ proprio brava a raccontare bugie!”, pensò, “se non fossi stato con lei ieri sera, mi avrebbe già convinto della verità della sua versione dei fatti!”

 

- E questa qui? Cosa c’entra col resto?…- fece la direttrice, riferendosi alla fotografia scattata dal passante ad Orlando e Chiara abbracciati e sorridenti.

 

- Questa… la voglio io… è per me!- esclamò il ragazzo, prendendo tutti alla sprovvista- anche se non mi dispiacerebbe farla pubblicare…

 

- Assolutamente NO!- lo interruppe la ragazza- Barbara, lo sai, non voglio che si pubblichino mie foto sulla rivista… io… voglio restare anonima…

 

- Vuole lasciare che un alone di mistero la circondi?- le domandò Orlando, guardandola dritto negli occhi.

 

- Sssì… più o meno…- rispose Chiara, distogliendo lo sguardo e, poi, arrossendo.

 

“Mi sento proprio una stupida”, pensò, poi continuò a voce alta:- Se qui abbiamo finito, io andrei… ho ancora un articolo da terminare entro le 13:00. Arrivederci, signor Bloom- gli disse, stringendogli la mano, dopo che tutti e tre si furono alzati.

 

- Arrivederci, signorina D’Amico- le rispose, poi aprì la bocca, come per parlare, ma si fermò, senza riuscire a dire nient’altro.

 

Chiara fece un cenno con la mano a Barbara, che le rispose allo stesso modo. – A dopo- si dissero. Poi la ragazza uscì dall’ufficio e si diresse alla sua scrivania, mentre Bloom e la Di Pinto rimasero lì dentro a parlare.

 

 

              

 

 

La scrivania di Chiara era, nel complesso, abbastanza ordinata: il computer ne occupava una gran parte; per il resto, c’erano le foto della sua famiglia, quelle con Marco e quelle con il suo cane, Ettore.

Il disordine regnava sovrano, invece, nei quattro cassetti in basso a sinistra: oltre a penne, fogli bianchi, gomme, matite, graffette e chi più ne ha più ne metta, molto spazio era riservato agli articoli ed ai servizi che la ragazza aveva pubblicato su GAIA, a ritagli di giornale che reputava interessanti e utilizzava come spunti per le sue interviste di successo. E poi c’era lei: l’agenda degli impegni, l’oggetto quasi sacro, che aveva un posto tutto suo.

Lì dentro, erano segnati  appuntamenti anche fino alla successiva estate: erano con soubrette e vallette che volevano tornare sulla cresta dell’onda, o con attori e cantanti caduti nell’oblio.

Tutti, avendo sentito parlare di Chiara, volevano farsi intervistare da lei. Alcuni avrebbero persino fatto carte false pur di riuscire a contattarla.

Era diventata famosa in breve tempo, ma in pochi l’avevano conosciuta di persona: era una ragazza abbastanza schiva, non amava partecipare alle feste mondane se non per stretta necessità (per avvicinare qualche attore poco amante dei giornalisti e delle interviste, per esempio). Preferiva stare con gli amici e i colleghi: insomma, amava stare in compagnia di “persone vere”, normali, comuni mortali!

Finì prima del previsto ed ebbe anche il tempo di controllare la posta elettronica: i soliti messaggi di suo fratello Davide, di tre anni più piccolo, che le raccontava come stava andando il suo soggiorno di studi a Parigi; due o tre lettere di Adele, una sua collega ai tempi dell’università, con la quale era rimasta sempre in contatto; e la lettera mensile di Matteo, il suo migliore amico, che, seppur distante (lavorava a Los Angeles come manager di un’importante industria petrolifera), non mancava mai di raccontarle le ultime novità o di chiederle consigli sulle ragazze, come faceva ormai dai tempi del liceo.

Era un bel rapporto, il loro: si volevano veramente bene; peccato che lo avevano capito tardi (ben sette anni dopo essersi conosciuti!)

 

“Mmm… gli risponderò dopo… in tutta calma…”, si disse Chiara, mentre spegneva il computer, raccoglieva le sue cose e si avviava verso l’ufficio di Barbara, per consegnarle il lavoro finito. “Ma cosa…?”, si chiese, dopo aver intravisto, attraverso la porta a vetri Orlando che continuava a parlare con il suo capo, comodamente seduto sul divanetto rosso.

Bussò ed entrò, accolta dai sorrisi dei due, che avevano subito interrotto la conversazione.

 

- Barbara, ehm… qui c’è l’altro articolo che mi avevi chiesto. Lo poggio qua- disse, mettendo i fogli sulla scrivania- Adesso torno a casa… sono un po’ stanca, sai, per via del viaggio… ci vediamo domani- aggiunse, poi fece un sorriso all’attore e se ne andò.

 

 

 

 

Orlando non perse un momento: salutò in fretta Barbara e si diresse di corsa verso gli ascensori, sperando di incontrare lì Chiara. Restò deluso, però, perché la ragazza era riuscita ad entrare in uno di essi, che si era richiuso alle sue spalle, impedendo al ragazzo di seguirla.

 

- Permesso, scusi…- si fece largo tra la calca di gente che affollava l’entrata dell’edificio ed uscì in strada, voltandosi a destra e a sinistra, cercando di visualizzare Chiara.

 

Ma proprio mentre, rassegnato per non averla trovata, a testa bassa si dirigeva verso il bordo del marciapiede, una ragazza su una vespa si fermò davanti a lui.

 

- Vuoi un passaggio?- gli chiese. Le rispose con un grosso sorriso, poi salì sulla moto, mettendosi il casco.

 

Non sapendo dove mettere le mani, le sfiorò dolcemente I fianchi: poteva sentire il suo profumo fruttato… all’aroma di fragola.

Era così bella con il suo giubbotto di pelle bianco e rosa, sportivo, sì, ma molto femminile, I jeans scuri e gli stivaletti bianchi che si intonavano perfettamente con il colore del casco e della vespa.

 

- Non finirò mai di ringraziarti per la macchina fotografica: se non me l’avessi portata, non sai che rimprovero mi sarei presa da Barbara… È buona e cara, sì, ma a queste cose ci tiene eccome- gli disse, mentre erano fermi ad un semaforo- ora che ci penso, però, perché sei venuto proprio tu? C’erano tanti modi per farmela avere…- aggiunse voltandosi verso di lui, che, stringendo la presa un po’ di più, le rispose:

 

- Ho provato a raggiungerti in aeroporto, ma eri già partita… e dato che la giornalista SERIA E IMPETTITA- disse, calcando molto queste parole- non mi ha lasciato il suo numero di cellulare… la prima cosa che ho pensato è stata quella di raggiungerla a Roma…

 

“La verità è che non potevo lasciarti andar via così”, pensò, “non prima di averti conosciuta bene”.

 

- Guarda- lo interruppe dai suoi pensieri- quello è l’edificio dove lavora Marco- gli disse, indicando uno dei palazzi antichi più belli della capitale- Al quarto piano si trova il suo studio…

 

- Mi hai fatto venire la curiosità- le disse Orlando- vorrei proprio conoscere questo GRANDE PRINCIPE DEL FORO che ti ha rubato il cuore…

 

- Allora sei fortunato- rispose Chiara, ridendo della buffa espressione dell’attore- è proprio davanti al portone: sarà sceso per la pausa pranzo

 

- Dov’è? Dov’è?- chiese, cercandolo con lo sguardo.

 

- E’ là… è quello alto, ricciolino bruno, con la giacca grigia… sta parlando con quella rossa che…- si interruppe, osservando meglio la scena: la provocante donna in minigonna e tacchi a spillo gli si stava avvicinando sempre di più… finché gli strinse le braccia attorno al collo e lo baciò… un bacio appassionato, così, davanti a tutti.

 

Orlando era imbarazzato, non sapeva cosa dire; ma Chiara, a sorpresa, con il tono di chi è superiore alle situazioni che gli si presentano davanti, disse: - Scusa, ma devo fare una cosa molto importante- posteggiò la vespa tra due auto- tu aspettami qui, faccio in un attimo- continuò, rivolgendosi al ragazzo e togliendo il casco.

 

- No, aspetta, vengo con te!- esclamò lui, preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere. 

 

- NO!- gli disse, alzando la voce- stai tranquillo, non lo uccido mica, anche se non sarebbe poi un’idea tanto malvagia… Comunque, so badare a me stessa.

 

Nonostante queste parole, Orlando pensò che fosse meglio seguirla. Così, con fare deciso, Chiara s’incamminò verso la coppia in vena di effusioni e noncurante della gente intorno.

 

- Marco!- gridò.

 

- Ch… Chiara!- esclamò lui, sorpreso e alquanto confuso, allontanandosi dalla compagna- io… ti posso spiegare…

 

- Non c’è nulla da spiegare, è tutto molto semplice. PORCO!- detto ciò, gli sferrò un pugno dritto sul naso, così forte che lo fece cadere a terra. La rossa, spaventata, indietreggiò.

 

- Non preoccuparti, carina… non ce l’ho con te!- le disse.

 

- Ahi!- si lamentò Marco, seduto sul marciapiede- Ma… ma… Chiara, mi hai rotto il naso!?- le disse, guardandosi la mano insanguinata con cui cercava di far passare il dolore.

 

- Oh! Mi dispiace…- rispose sarcastica- Guai a te se provi a scusarti… con te ho chiuso!- gli disse, incrociando le braccia e voltandosi- Ah, dimenticavo- aggiunse, tornando sui suoi passi- Fammi causa, e distruggerò la tua carriera con uno dei miei articoli… sai bene che ne sono capace…- poi se ne andò, lasciandolo lì, per terra, la mano sul naso e la donna inginocchiata al suo fianco, che cercava di capire in che condizioni fosse.

 

Orlando era rimasto un po’ in disparte, potendo osservare meglio l’intera scena, che aveva quel nonsoché di comico.

Quando Chiara gli si fece vicino, le si affiancò ed insieme si diressero verso la moto.

 

- Wow! Che destro! Gli hai fatto davvero male…- le disse mimando il movimento, cercando di sdrammatizzare.

 

- Doveva prevederlo: faccio kick-boxing- rispose la ragazza, che aveva ripreso a sorridere- Perché… mi vuoi forse dire che non se lo meritava?- gli chiese, inarcando un sopracciglio.

 

- No, anzi, secondo me… si meritava di peggio- le rispose, tentando di non contraddirla- Non vorrei essere nei suoi panni!- aggiunse pensieroso- Beh, in realtà, non vorrei averti come nemica o averti fatto un torto… sei pericolosa!

 

Percorsero il resto della strada in completo silenzio, ognuno perso fra i propri pensieri.

 

“Sono stata una stupida”, si disse Chiara, “come ho fatto a farmi abbindolare da quel… quel dongiovanni!?E io che credevo di aver trovato l’uomo giusto… mai mi sono illusa così tanto in vita mia!”

 

“Chissà come si sente adesso”, pensava nel mentre Orlando, “deve essere stato terribile per lei scoprire così il tradimento del suo ragazzo…”; e si strinse di più alla giornalista, che, pur sorpresa, capì di aver bisogno di un amico che la consolasse.

 

- Siamo arrivati- gli disse, fermando la moto davanti all’entrata del RITZ- io… mi dispiace per la scena di poco fa, mi dispiace averti coinvolto…

 

- Non è colpa tua- le rispose, togliendo il casco e sistemandosi i capelli- Piuttosto, adesso cosa farai?- le chiese, prendendola alla sprovvista.

 

- Non lo so, ma di sicuro torno a casa e mi faccio una bella dormita: troppe emozioni concentrate in poche ore- cercò di sorridere, ma aveva ancora gli occhi lucidi.

 

L’attore le sfiorò una guancia con le dita, poi si fermò a guardarla.

 

- Lascia perdere quello lì- le disse- non si merita le tue lacrime! Tu ne puoi avere migliaia migliori di lui!- esclamò.

 

- Beh, adesso devo andare- gli disse con il cuore in gola e leggermente imbarazzata- A presto.

 

Detto ciò, gli sorrise e si allontanò da lui, lasciandolo in piedi, davanti al portone dell’albergo, a pensare…

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro- Roma: città eterna ***


CIAO A TUTTI

CIAO A TUTTI!!!

Scusate il ritardo… ma all’università  pare che facciano di tutto x rendermi la vita sempre più difficile… L

Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento… se non lo è, prendetemi pure a parolacce! Scherzo … =P

Ad ogni modo, fatemelo sapere… recensite, recensite… non potete capire che soddisfazione provo nel sapere che 1 persona in più mi sta leggendo!

Ma ora basta parlare… BUONA LETTURA

 

P.S. Kiara, non sai cosa deve ancora accadere…!

 

P.P.S. per chi vuole… ho messo qualche foto di Ettore sul sito www.wallpaper.it… così, per sapere chi è in realtà! J

 

 

Capitolo Quattro

 

- Briiip… Briiip… Briiip…

 

- Mmmm…- mugolò Chiara, cercando, ad occhi chiusi, con la mano, la sveglia sul comodino. La toccò, ma il rumore non cessò.

 

Si sedette sul letto, aprendo gli occhi e facendo mente locale su cosa potesse essere: il cellulare!

“Ma dove l’ho messo?”, pensò; poi riuscì a trovarlo nella tasca dei jeans poggiati su di una sedia.

Il display indicava che la chiamata proveniva da un numero sconosciuto.

 

- Pronto?!- disse la ragazza, ancora un po’ addormentata. Chi poteva essere così presto? In fondo, non sarebbe dovuta andare in redazione che nel pomeriggio… Forse Barbara voleva dirle qualcosa d’importante?

 

- Pronto, Chiara?! Sveglia: sono già le 9:00- le rispose una voce maschile allegra.

 

- Orlando?! Cosa…? Chi ti ha dato questo numero?- gli chiese, svegliandosi improvvisamente dal suo torpore.

 

- Oh, beh, è stato semplice: in due parole… ho sedotto la tua segretaria!

 

- Marta!- esclamò Chiara- c’era d’aspettarselo!- aggiunse, scuotendo la testa, divertita.

 

- Che ne dici di restituirmi un favore?- disse l’attore.

 

- …sii più chiaro- fece la ragazza.

 

- Beh, diciamo che mi devi una visita guidata della città… io ti ho fatto vedere Hyde Park, ricordi?- rispose Orlando.

 

- Ok- disse Chiara- mmm… dammi un’ora e sono sotto il tuo hotel- aggiunse, guardando l’orologio che aveva al polso.

 

- …no! Ti do venti minuti, perché sono sotto casa tua- la interruppe.

 

- Cosa?!- disse lei, alzandosi e affacciandosi alla finestra.

Sul marciapiede, dall’altro lato della strada, un ragazzo in blue-jeans e felpa gialla col cappuccio camminava avanti e indietro, parlando al telefonino. Poi si accorse della ragazza che lo guardava e la salutò con un cenno della mano.

 

- Che fai lì? Sali- gli disse.

 

Gli aprì la porta d’ingresso ancora in pigiama, cercando di frenare l’entusiasmo di Ettore, che si era subito precipitato nel salotto, “sculettando”.

 

- Ciao- le disse, guardandola negli occhi: si vedeva che aveva pianto…

 

- Ciao- gli rispose, accennando un sorriso: era davvero sorpresa di vederlo lì.

 

Si preparò più in fretta che potè, ma, comunque, ci mise quasi il doppio del tempo previsto.

 

- La colazione la facciamo nel bar qui vicino- gli disse, prendendo il guinzaglio e la paletta del cane- devi assaggiare per forza i loro maritozzi: sono divini!

 

Dopo aver assaporato il dolce, Chiara chiese al ragazzo se si fosse messo un paio di scarpe comode.

 

- Perché?- le chiese lui, incuriosito.

 

- Perché ti tocca una luuunga camminata!- gli rispose- Roma non si può mica girare in macchina, sai!

 

E così, tutti e tre s’incamminarono verso Piazza Navona, prima meta della loro gita turistica, a due passi dalla casa della giornalista.

Ettore sembrava compiaciuto del fatto che il ragazzo venisse con loro: era un cagnone molto socievole, che amava davvero stare in compagnia.

 

- E qui, ti sei fatta degli amici? Ti sei ambientata subito?- le chiese il ragazzo.

 

- Sì, è stato facile: fin dai tempi del corso di giornalismo; ma, ora, molti di loro lavorano in altre città, quindi non ci vediamo molto spesso. Invece, da quando sono entrata alla rivista, ho fatto immediatamente amicizia con Marta Ravelli, la segretaria, e Giorgio Torres, il fotografo più bello d’Italia…

 

- Uhm…, interessante- fece lui, portando una mano sotto il mento.

 

- No, no…, non è come pensi- rispose Chiara, ridendo- Giorgio è COMPLETAMENTA, DEFINITIVAMENTE, SENZA SPERANZE… Gay!- Orlando scoppiò a ridere- E’ dolcissimo… e ciò che è più importante: sa ascoltare! Mi piace uscire con lui- aggiunse la ragazza.

 

- Mi è sembrato di capire che con Barbara c’è una grande amicizia…- fece lui.

 

- Sì, lei è un modello per me… anche se non è il genere di giornalismo che preferisco. Adoro il modo in cui dirige la rivista: è una donna in gamba e spero, un giorno, di assomigliarle.

 

- Sei sulla buona strada!- esclamò l’attore.

- Grazie. Comunque, un paio di volte abbiamo organizzato un’uscita a quattro, con suo marito….- il volto della ragazza si rabbuiò- c’era anche Marco…- aggiunse.

 

- Ah! E non hai lasciato nessuno a Palermo?- le chiese, cambiando argomento- gli amici? La famiglia?

 

- I miei vivono a Roma: abitiamo nello stesso palazzo. Mio fratello Davide studia giurisprudenza, anche se per adesso si trova in Francia, a Parigi, per il progetto Erasmus…

 

- Ed è fidanzato?- domandò Orlando.

 

- No, ha 21 anni e, testuali parole, “per ora vuole godersi la sua libertà!” E’ corteggiatissimo!

 

“Ci credo”, pensò il ragazzo, “avendo visto la sorella!”; e la guardò da capo a piedi, cercando di non farlo notare.

 

Nel frattempo, avevano attraversato via del Corso e si stavano dirigendo verso la Fontana di Trevi.

 

- Lo so che ci sei già stato e vuoi vedere posti nuovi…- lo anticipò lei- ma, quando  si viene a Roma, è d’obbligo fare una sosta qui e buttare lì dentro una monetina…

 

- Ma è solo una superstizione- rispose Orlando.

 

- No!- disse Chiara- serve per essere sicuri di tornare in questa splendida città.

 

Così, lo convinse. Ma, mentre stava per gettare una moneta nella fontana, lei lo fermò.

 

- Non così! Guarda me…- lui la imitò e, dando le spalle al bianco marmo, illuminato dal sole, tirò la monetina con la mano destra, facendola passare sopra la spalla sinistra, ad occhi chiusi.

 

- Bene. Ora saprò che tornerò qui!- e le sorrise.

 

- Adesso devi anche assaggiare l’acqua romana- e, detto ciò, lo portò alla sinistra della fontana, dove, dietro un muretto, l’acqua zampillante era pronta per essere bevuta: limpida, fresca. Orlando si sentì veramente nella magnifica capitale italiana.

 

Dopo aver sostato nella piazzetta il tempo necessario che permise all’attore di scattare qualche foto, ripresero la loro passeggiata attraverso alcune delle stradine più strette della città, fino ad arrivare in via de’Condotti e, da lì, alla loro destra, poterono ammirare Piazza di Spagna e Trinità dei Monti, ornata di fiori dalle tinte pastello.

 

- Sei fortunato- gli disse Chiara- sabato scorso c’è stata una manifestazione ed hanno lasciato gli addobbi; è fantastico, non trovi?- gli chiese, guardandolo.

 

Orlando era al settimo cielo: era come se Roma stessa si fosse vestita a festa per lui, solo per lui…

Dall’alto del Pincio, uno scorcio della città che aveva qualcosa, a dir poco, di magico, si stagliava di fronte a loro.

Ettore, d’altro canto, non voleva farsi sfuggire questa scena; così, ebbe la grande idea di mettersi su due zampe, appoggiando quelle anteriori al parapetto e osservando la gente passare. In questa posizione, incuteva paura: era alto più di Chiara (non che fosse difficile!), ma arrivava alla spalla di Orlando. In realtà, era il cagnone più coccolone del mondo!

Erano ormai le 11:30, così decisero di entrare a Villa Borghese e di pranzare con un panino al volo, seduti magari su di una panchina del parco.

Chiara diede ad Ettore un po’ d’acqua e poi un paio di biscotti, di cui andava ghiotto.

Il cagnone, soddisfatto, si accucciò ai piedi dei due ragazzi e si addormentò.

 

- Beh, adesso raccontami qualcosa di te… qualcosa che non hai mai detto neanche ai giornalisti!- gli chiese la ragazza, mentre, istintivamente, si avvicinò a lui, finché le loro spalle non si sfiorarono.

 

Un brivido percorse tutta la schiena di Orlando; il ragazzo sospirò, poi, distogliendo lo sguardo da Chiara e fissando un gruppetto di bambini, che giocavano a palla, non distanti da loro, le rispose:      - Quello che nessun giornalista ha capito finora è che la persona più importante della mia vita è Kate… Non fanno altro che cercare qualcosa che ci possa dividere, ma non sanno che, pur non potendo passare molto tempo insieme, ci amiamo… e tra di noi non ci sono segreti di alcun tipo- le disse, guardandola di nuovo dritto negli occhi- ci raccontiamo anche le cose che possono sembrare stupide e banali…

 

- Anch’io vorrei trovare un uomo al quale poter raccontare tutto…- Chiara abbassò la testa, senza riuscire a terminare la frase.

 

L’attore, senza pensarci su neanche un attimo, le mise un braccio attorno alle spalle e l’avvicinò ancor di più a sé. Sentiva di volerla aiutare a superare questo momento particolare, ma non sapeva come.

 

- Fin da quando ero piccola, ho avuto amici “maschi”: mi sono sempre trovata bene con loro…- disse lei all’improvviso, liberandosi da quell’abbraccio, un po’ troppo stretto per i suoi gusti.

 

- Credi nell’amicizia tra ragazzo e ragazza?- le chiese Orlando.

 

- Altroché!- esclamò Chiara- il mio migliore amico si chiama Matteo: lui sa TUTTO di me!

 

- Anche lui gay?- le chiese, ironico.

 

 - No, no! Anzi, è proprio l’esatto contrario!- rispose, divertita.

 

- E nessuno dei due ha mai pensato all’altro come qualcosa di più di un semplice amico?- a dir la verità, Orlando non era poi così convinto delle parole della ragazza. E voleva indagare di più.

 

- Beh, quando l’ho visto per la prima volta, eravamo in prima media, ho pensato: “E’ un angelo sceso sulla terra”; e Matteo aveva proprio l’aria di un angioletto: boccoli biondi e occhi azzurri… era il sogno di tutte le ragazzine- le si erano illuminati gli occhi- Ma non lo conoscevo affatto, anche se eravamo compagni di classe: figurati che mi vergognavo così tanto che lo chiamavo per cognome! Ero così goffa…- si misero a ridere.

 

- E come siete diventati amici?- le chiese, dopo essersi ripreso.

 

- E’ stato al penultimo anno di liceo; mi ha fatto una “proposta indecente”- Orlando sgranò gli occhi- No, non ti preoccupare: mi ha solo chiesto se volevo studiare con lui tutti I pomeriggi, perché non aveva voglia di farlo da solo… Così, tra una materia e l’altra, facevamo delle pause… e abbiamo cominciato a raccontarci le nostre vite al di là della scuola… siamo entrati così tanto in confidenza che io gli chiedevo consigli sui ragazzi e lui faceva altrettanto con me.

 

- Ma non ti sei mai chiesta se lui ti volesse bene più che come amica?

 

- Innanzitutto- rispose Chiara- non corrispondo al suo ideale di donna: a Matteo piacciono le ragazze alte, magre e bionde. E poi, quando l’ho conosciuto veramente, ho capito che non potremmo mai stare insieme.

 

- Perché?- la interruppe l’attore.

 

- Beh… perché siamo troppo simili- fece Chiara- abbiamo entrambi troppa paura di come gli altri possano reagire alle nostre azioni…

 

- E ti sembra un buon motivo per pensare che non siete fatti l’uno per l’altra?- le chiese, sempre più incuriosito.

 

- E’ ovvio!- esclamò la ragazza- abbiamo bisogno di una persona a noi complementare: una persona estroversa e coraggiosa…

 

Orlando la guardò, sorridendole: era proprio una donna che sapeva il fatto suo. Eppure, in fondo, l’aveva capito, era fragile anche lei: con gli estranei ostentava sicurezza, ma, nella realtà, era dolce e sensibile…

 

Ettore, nel frattempo, aveva cominciato a svegliarsi e, dopo essersi stiracchiato per bene, reclamò il suo momento, strusciandosi contro le gambe della giornalista: aveva voglia di giocare. Così, Chiara prese una pallina dalla borsa, si alzò, e con lei anche Orlando, e tutti e tre si avviarono verso uno spiazzo verde abbastanza grande, per far correre il cagnone.

Come si divertiva a riportare la palla! E, ancor di più, quando decideva di darla al ragazzo.

Quando Ettore si stancò, la ragazza lo richiamò a sé e, per rimettergli il guinzaglio, si abbassò e cominciò a coccolarlo; lui, d’altro canto, si faceva fare di tutto: si vedeva che gli piacevano i baci e le carezze!

Orlando non perse l’occasione: tirò fuori la sua macchina fotografica e scattò loro alcune foto.

 

- Cosa fai?- gli chiese Chiara, piuttosto imbarazzata.

 

- Sei… siete bellissimi insieme- si corresse il ragazzo- ed io voglio ricordare questo momento per sempre- lei sorrise, timidamente. Poi, ritrovando tutta la sua verve, decise di scattare qualche fotografia all’attore con Ettore- Così facciamo ingelosire Sidi!- gli disse.

 

Stettero ancora un po’ così, a ridere e scherzare; poi, si accorsero che si era fatto tardi e pensarono che fosse meglio tornare indietro: nel giro di un’ora e mezza, Chiara doveva essere già in redazione, per la consueta riunione d’inizio del mese. Lì, sarebbero stati distribuiti I compiti per l’uscita del nuovo numero della rivista. Chissà chi avrebbe dovuto intervistare questa volta?!

Percorsero nuovamente via de’ Condotti e attraversarono via del Corso; poi, s’infilarono in diversi violetti, per accorciare il cammino. Fu, questa, un’ottima occasione per Orlando che desiderava “perdersi” fra le stradine di Roma. Poté, quindi, vedere la capitale italiana come non avrebbe potuto fare mai: libero, senza guardie del corpo che lo circondassero e lo “proteggessero” dalle fan più temerarie.

I tre non passavano di certo inosservati, anche se l’attore cercava di nascondersi sotto il suo immancabile berretto e dietro agli occhiali da sole. Ma c’era, ogni tanto,  qualche ragazzina che, se proprio non riusciva a riconoscerlo, di sicuro gli lanciava certi sguardi…! Chiara, nel mentre, se la rideva sotto i baffi (se così si può dire)!

 

- Grazie per averci riaccompagnati a casa- gli disse quando furono davanti al portone del palazzo in stile liberty, dove la giornalista abitava- ma non ce n’era bisogno, davvero!- aggiunse, prendendo le chiavi di casa.

 

- Scherzi?!- le rispose- a quest’ora non c’è nessuno per strada: non potevo lasciarti da sola!- cercò di giustificarsi- poteva avvicinarsi qualche malintenzionato e…

 

- Ma dai!- esclamò lei- con Ettore al mio fianco- disse, accarezzando il cagnone dietro l’orecchio sinistro- non c’è pericolo che qualcuno si avvicini; si spaventano tutti: di solito, cambiano proprio strada appena lo vedono- aggiunse, divertita, ma, sotto-sotto, le aveva fatto piacere passeggiare insieme al ragazzo- Partirai subito?- gli chiese all’improvviso.

 

- Domattina- rispose Orlando, un po’ triste.

 

- Beh, allora… a presto- gli disse- Chissà, magari mi capiterà di doverti intervistare di nuovo, prima o poi…- sorrisero entrambi.

 

- Magari!- mormorò lui in un soffio.

 

Mentre si stava avvicinando per darle un bacio sulla guancia, lei lo abbracciò forte.

 

- Grazie di tutto!- gli disse, appoggiando la testa sul suo petto.

 

Orlando ricambiò l’abbraccio, sospirando. Era chiaro che la ragazza lo stesse ringraziando per averla fatta sorridere in un momento così triste della sua vita.

L’attore aspettò che entrassero nell’ascensore, guardandoli da fuori; poi, andò alla ricerca di un taxi che lo avrebbe riportato in albergo.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque- Una piacevole sorpresa ***


Capitolo Cinque

Capitolo Cinque

 

- Scusate il ritardo- disse Chiara, entrando nella sala riunioni col fiatone: se l’era fatta di corsa fin dal parcheggio…

 

Era mortificata: non l’era mai capitato di non arrivare in orario. E, dato che odiava i ritardatari, che le facevano perdere tempo, ora si sentiva in colpa con gli altri.

 

- Tranquilla, non abbiamo ancora cominciato- le rispose Barbara, con un sorriso a trentadue denti.

 

- Ah, finalmente!- le disse Giorgio, con l’aria di chi è soddisfatto, poggiando entrambe le mani sulle sue spalle- anche tu fai parte dei comuni mortali?! Allora, non sei perfetta come credevamo- e le schioccò un bel bacio sulla guancia. Poi, si sedette al proprio posto, facendole l’occhiolino.

 

- E chi ha mai detto di esserlo?!- gli rispose sorridendo, posando sulla spalliera di una sedia il foulard dalle tinte di fuoco che portava al collo. Si accomodò anche lei e, così, iniziarono la riunione d’inizio del mese.

 

- Chiara, a proposito- le si rivolse la Di Pinto- tutto a posto con il signor Bloom?- la ragazza trasalì, arrossendo vistosamente.

 

- Come, scusa?- fu l’unico suono che le uscì dalla bocca.

 

- Sì, Marta ci ha riferito che stamattina ha chiamato. Ha detto di aver “urgente bisogno” di parlarti- le spiegò- Ci sono problemi? 

 

- No!- esclamò Chiara, con un tono di voce leggermente stridulo, ancora un po’ confusa.

“E adesso che m’invento?”, pensò tra sé.

- E’ solo che… voleva sapere alcune cose riguardanti le foto da pubblicare. Ma è tutto ok- mentì.

 

- Bene, se è così- continuò la direttrice della rivista- possiamo parlare dei nuovi incarichi- si alzò in piedi e , appoggiando le mani sul tavolo, iniziò a complimentarsi con i suoi “collaboratori”- Ragazzi, sono soddisfatta del modo in cui avete lavorato questo mese. Ognuno di voi sta, ormai, diventando un leader nel proprio settore; so che OGNUNO DI VOI- disse, guardandoli uno per uno- vuole migliorarsi- fece una pausa- E sono sicura che ce la farà! Quindi, per il numero di gennaio, mi aspetto GRANDI COSE.

 

- Insomma, ci vuoi spremere fino all’inverosimile?- le chiese Mario Vincenti, contando sullo humour del suo capo.

 

- Sì, più o meno è così- gli rispose Barbara, incrociando le braccia, fingendosi arrabbiata. Poi si sedette nuovamente e, controllando alcuni fogli che aveva davanti, cominciò a proporre I nuovi servizi.

 

Chiara, nel frattempo, si attorcigliava nervosamente una ciocca di capelli tra l’indice e il medio della mano sinistra, scarabocchiando distrattamente un angolo del suo, ormai noto, block-notes di Winnie the Pooh.

Casualmente, incrociò il suo sguardo con quello di Giorgio, seduto proprio di fronte a lei, che, muovendo solo le labbra, le chiese come stesse.

 

- Bene- gli rispose allo stesso modo.

 

- Sei strana…

 

- Io…? Ma che dici?!- poi si guardò attorno, sperando che nessuno avesse notato la loro discussione. Ma erano tutti presi dai nuovi impegni cui dovevano far fronte.

 

- Mmm… poi mi racconti…- le disse il fotografo, mimando il gesto con la mano, quasi minacciandola. Lei scosse la testa, distogliendo lo sguardo dai grandi occhi azzurri di lui.

 

- E per te, Chiara, ho un paio di cosette- era arrivato il suo turno- oltre, ovviamente alla solita intervista…

 

- Io avevo preso un appuntamento con Licia Colò…- disse la ragazza, guardando la sua agenda.

 

- Sì, ma oggi ha chiamato Guglielmo Martini, l’agente di molti attori italiani- le rispose Barbara- Ha detto che uno dei suoi clienti, dopo aver visto in tv la pubblicità del numero di dicembre, ha voluto a tutti i costi contattarci: vuole ribattere alle accuse di Bloom sul cinema italiano. Ho provato a spiegargli che non sono stati fatti nomi, ma mi ha riferito si sente chiamato in causa lo stesso- disse la Di Pinto, allargando le braccia.

 

- Ha la coda di paglia?- chiese scherzosamente Letizia Spagnoli, la ragazza che, in quel periodo, si occupava dei servizi dalle varie capitali europee.

 

- Scusa se ti contraddico, Barbara- prese la parola Chiara- ma mi sembra inutile intervistare qualcuno soltanto per alimentare una sciocca polemica tra il cinema “impegnato” italiano e quello “consumistico” hollywoodiano…

 

La direttrice la osservava compiaciuta, “ ha imparato subito, la ragazza”, si disse.

 

- In fondo- continuò Chiara- l’intervista a Bloom non era fine a questo scopo; quella sul cinema italiano era una delle tante domande su diversi argomenti a cui ha risposto- terminò il suo ragionamento, che non faceva una piega.

 

- Sono d’accordo con te- le rispose Barbara.

 

- Però- aggiunse la ragazza- sono curiosa si sapere chi sia quest’attore e, soprattutto, quali siano le motivazioni a suo favore che ha intenzione di raccontarci. Ma, se è solo per perorare la sua causa di attore snobbato, per me, può andare a raccontarle a qualcun altro!- disse, convinta più che mai.

 

- A dire la verità- disse la direttrice- anche a me piacerebbe sapere chi è questo “famosissimo” attore italiano- era ovvio che tutti si erano fatti almeno un’idea- Ma sia chiara una cosa- aggiunse seria- la mia rivista non si abbasserà mai ai livelli dei giornaletti scandalistici, che cercano in tutti i modi di trovare lo scoop dell’anno, ma che dico: del secolo… e, poi, scadono nell’oscenità. No,- gli occhi le brillavano; aveva in mente tutti i sacrifici che aveva dovuto fare nei lunghi anni di gavetta- questo non lo permetterò mai!

 

Così, la riunione andò avanti ancora per un po’: in questo modo, oltre a conoscere i loro obiettivi per il mese di gennaio, tirarono fuori tutte le idee che passavano loro per la testa, per rendere la rivista ancora più gradita al pubblico, sempre incontentabile.

Prestavano molta attenzione a ciò che chiedevano le lettrici, non tralasciando nulla che potesse sembrare, all’apparenza, banale; perché I gusti cambiano spesso e bisogna, quindi, adeguarsi di conseguenza.

Finirono che si erano fatte le 18:45 e, in pochi secondi, la sala si svuotò, ognuno preso già dai programmi del fine settimana.

Gli ultimi erano sempre Chiara, Giorgio e, ovviamente, Barbara. Quest’ultima, dopo aver preso le sue cose, disse alla ragazza che l’avrebbe aspettata nel suo ufficio, per chiarirle alcuni punti, riguardanti i molti articoli che doveva scrivere durante quel mese. La caricava di lavoro perché la stimava, le ricordava quando lei stessa era alle prime armi. Voleva farla arrivare ai massimi livelli del giornalismo; quello “vero”, naturalmente.

 

- Sono da te fra cinque minuti- le rispose, essendo stata già bloccata dal fotografo, che voleva della spiegazioni.

 

Quando la Di Pinto uscì dalla stanza, furono liberi di parlare.

 

- Allora…?- fece il ragazzo.

 

- Allora, cosa?- gli chiese. Non voleva lasciarsi sfuggire niente della sua mattinata, ma sapeva che Giorgio era capace di farle raccontare tutto. Aveva un modo di porsi così…dolce, che era impossibile dirgli di no. Per questo motivo, non aveva intenzione di guardarlo negli occhi e stava facendo finta di raccogliere le sue cose, sparse sul tavolo.

 

- Chiara, Chica…, cos’hai fatto stamattina? Ho provato per ore a chiamarti, ma a casa non rispondevi e il cellulare era spento…

 

- Ah, sì, scusa- gli rispose la ragazza- sono uscita di corsa e ho lasciato a casa la batteria carica- era consapevole di stare mentendo: in realtà, il telefono l’aveva volutamente spento, per non essere disturbata… aveva voglia di passare almeno mezza giornata lontana da tutto e da tutti, o quasi…

 

- E dove sei andata… di corsa?- le chiese: era deciso a farle confessare il segreto.

 

- Ma… veramente, niente di particolare; sono stata in giro con Orlando Bloom, lui mi aveva fatto vedere Hyde Park, ricordi? Ed io ho ricambiato…

 

- Orlando… Bloom?!- ripeté stranito il fotografo- e me lo dici così?! No, dico: tu passi ore ed ore con un attore americano…

 

- Inglese- lo contraddisse.

 

- Sì, vabbè, quello che è…- continuò lui- comunque, con un attore STRAFIGO… e sembra che non ti abbia fatto né caldo né freddo!- in questi casi, era peggio di una vecchia zitella.

 

- Oddio, Giorgio, non è che sia poi questo granché… più che altro, è stato carino con me… ha provato a consolarmi e a farmi distrarre, dopo quello che è successo… con Marco- finì Chiara, rattristata.

 

- Amore mio- le disse il ragazzo, carezzandole una guancia- non ti devi preoccupare: ne puoi avere molti alti migliori di quell’avvocatucolo da strapazzo- aggiunse.

 

- Sì, lo ha detto anche lui…- disse pensierosa.

 

- Chi?- fece lui, incuriosito.

 

- Orlando!- rispose.

 

- Ah…, quindi non è più il “signor Bloom”…- stava diventando sempre più malizioso: era il momento di fermarlo.

 

- No, Giorgio. È sempre il “signor Bloom”… Mi dispiace, ma lo hai sentito anche tu, Barbara vuole parlarmi- gli disse già sulla soglia della porta.

 

- Sì, sì- le rispose- ma non credere che sia finita qui- la minacciò scherzando- lo sai che mi devi raccontare tutto! Anzi, a proposito, che ne dici se domani sera usciamo, tu ed io, e ci facciamo “abbordare” da qualche bel maschione?!- lei rise.

 

- Ma domani gioca la Juve- lui fece il broncio- Va bene… magari andiamo a mangiare qualcosa dove si vede anche la partita… così, uniamo le due cose…- gli fece l’occhiolino, il ragazzo le si era avvicinato. Si diedero un casto bacio sulle labbra; poi, Chiara si diresse verso l’ufficio della direttrice e Giorgio, invece, verso gli ascensori.

 

La ragazza bussò alla porta e Barbara l’accolse seduta sul divanetto rosso, sorseggiando un the caldo.

Chiara si accomodò sulla poltroncina a lei più vicina, davanti ad una tazza fumante, preparata apposta per lei.

 

- Oggi, alla riunione, ti ho vista piuttosto distratta- le fece notare la donna- il ché è abbastanza raro- aggiunse. Non voleva costringerla a confidarsi, ma, se le faceva piacere parlarle, lei era lì per darle qualche consiglio da sorella maggiore o, forse, da zia.

 

- E’ che ho lasciato Marco- disse tutto d’un fiato la ragazza- ieri- aggiunse.

 

- Cosa è successo?le chiese, molto sorpresa dalla notizia- sembrava un bravo ragazzo…

 

- Hai detto bene: sembrava!- la interruppe Chiara, adesso di nuovo arrabbiata, ripensando alla scena del pomeriggio precedente- L’ho scoperto in inequivocabili effusioni con una donna… una bella donna- ammise candidamente- sotto il suo studio, davanti a tutti- le lacrime inondavano i suoi occhi, ma lei non voleva piangere e cercò di resistere.

 

- E lui?- chiese la Di Pinto- voglio dire, ha provato a scusarsi?

 

- Ha tentato di giustificarsi, poi… beh, credo che l’abbia presa abbastanza bene- lo sguardo della direttrice si fece sempre più incuriosito- a parte il naso rotto, almeno.

 

- Gli hai rotto il naso?- chiese Barbara, a metà fra il preoccupato e il divertito.

 

- Credo di sì… Quando mi sono allontanata, sanguinava ancora- rispose la ragazza, ora più tranquilla- E se non ci fosse stato Orlando a frenarmi, penso che avrei continuato a picchiarlo…

 

- Scusa, hai detto Orlando?- la interruppe.

 

- Sì, voglio dire, il signor Bloom- si corresse Chiara, ma ormai era troppo tardi.

 

- Quell’Orlando?! Spiegati meglio!- esclamò; la curiosità della giornalista stava prendendo il sopravvento.

 

- Sì, l’ho accompagnato in hotel, ieri, uscita dalla redazione… e ho preso la strada più breve, che passa proprio davanti allo studio di Marco… e l’ho visto. Credo sia stato per questo che ha chiamato stamattina.

 

- Per sapere come stavi?- le chiese.

 

- Sì, gli ho fatto vedere Roma: l’ho portato alla fontana di Trevi…, e poi siamo stati a villa Borghese.

 

- Come una bella coppietta, aggiungerei io- le disse, con lo sguardo malandrino.

 

- Ma quale coppietta?- rispose, arrossendo- come due amici, direi piuttosto; anzi, credo proprio che tra noi due possa nascere una bella amicizia!

 

- Anche qualcosa di più, magari… chissà!- le fece eco Barbara.

 

- E’ impossibile, per tanti motivi- le rispose Chiara, divertita e, allo stesso tempo, imbarazzata- E poi “Kate è la persona più importante” della sua vita- aggiunse, alzando gli occhi verso il soffitto.

 

- L’ha detto lui?- le chiese. Lei annuì.

 

- Ma mi ci vedresti, tu, fidanzata con un attore di Hollywood?- disse, scherzando, la ragazza- Proprio io, che li ho sempre snobbati, perché pieni di sé. Ma dai! Piuttosto- cambiò argomento, spostando la conversazione su qualcosa che la facesse sentire più a suo agio- hai idea di chi possa essere l’attore italiano che vuole farsi intervistare a tutti i costi?

 

- Mmm…in realtà, un’idea me la sono fatta- disse Barbara, incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale del divanetto- credo che possa essere uno di quelli giovani…, non so, uno tipo Silvio Muccino o Stefano Accorsi… quel genere lì, insomma- rispose la Di Pinto, che la sapeva lunga sul mondo dello spettacolo.

 

- Anch’io ho pensato a loro due, quando ne hai parlato alla riunione- aggiunse Chiara.

 

- In ogni caso- continuò la direttrice- penso sia meglio farsi prima spiegare tutto… e, poi, decideremo il da farsi- la ragazza annuì, condividendo le intenzioni del suo capo.

 

- Si è fatto tardi- le disse. Erano quasi le 19:30.

 

- Ti lascio andare… ma sappi che, se hai voglia di raccontarmi qualcosa, lo puoi fare tranquillamente.

 

- Grazie, Barbara, so che posso sempre contare su di voi: su te e Giorgio…- sorrise dolcemente.

 

- Anche lui lo sa?- le chiese.

 

- Sì, quando sono tornata a casa, la prima cosa che ho fatto è stata chiamarlo; è stato gentilissimo: si è precipitato a casa mia, ha ascoltato pazientemente il mio sfogo e mi ha dato qualche consiglio- le raccontò- abbiamo passato tutto il pomeriggio e la sera a parlare… lo adoro…- disse.

 

- Ehi…- fece Barbara- piccolina, vedrai che, prima o poi, lo troverai anche tu il tuo principe azzurro… basta saper aspettare. E, quando meno te lo aspetti, lui si farà avanti!- esclamò; ma non era solo per tirare su il morale dell’amica: credeva davvero in ciò le aveva appena detto.

 

L’abbracciò; e, in quell’abbraccio, Chiara sentì tutta l’amicizia che le legava: la Di Pinto credeva fortemente in lei, nelle sue capacità e nella sua forza di volontà. Non voleva che si desse mai per vinta, per nessun motivo.

 

Si salutarono agli ascensori: Barbara andò verso il parcheggio-auto, mentre Chiara si diresse verso quello dei motori.

Stava prendendo le chiavi dalla borsa, quando si accorse che un uomo era appoggiato alla sua vespa bianca; era di spalle, non lo poteva vedere bene: portava un paio di jeans scuri e un pesante giubbotto Blauer.

 

- Mi scusi, ma il motore mi serve- gli disse quando gli fu abbastanza vicino.

 

L’uomo si girò verso di lei… che, immediatamente, si aprì in un enorme sorriso.

 

- Che ci fai tu qui?- gli chiese.

 

- Speravo che mi facessi vedere Roma-by-night… lo sai, domani parto e non so quanto tempo passerà prima che torni- le rispose, avvicinandosi ancora di più alla ragazza.

 

- Ma tornerai, l’hai promesso!- esclamò Chiara, ormai rossa come un peperone: le stavano tornando in mente le chiacchierate di poco prima, con Giorgio e Barbara. Aveva quasi paura che lui potesse scoprire a cosa stesse pensando.

 

- Certo che tornerò! Altrimenti, per quale altro motivo ho gettato la moneta nella Fontana di Trevi?!- le rispose, guardandola negli occhi- Questo è per te- le disse, porgendole un candido fiore bianco- Conosci il suo significato?- le chiese.

 

- Sì, è una gardenia- rispose la ragazza- simbolo di amicizia e simpatia- e affondò il viso fra I petali, più per nascondersi che per sentirne il profumo.

 

- Spero che tra noi possa nascere una splendida amicizia- le disse Orlando. Poi, salirono entrambi sulla vespa.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei- Una romantica cenetta fra amici ***


Capitolo Sei

CIAO A TUTTE LE MIE LETTRICI!

Finalmente sono ritornata… scusate ancora per l’enorme ritardo, ma- e mi dispiace doverlo ripetere- l’università non mi lascia molto spazio per il tempo libero…L

Ragazze, sono davvero contenta che la storia vi piaccia e, citando una delle vostre recensioni, far immaginare   tutto quello che succede è proprio il mio scopo! Sono felice di starci riuscendo! JJ

Spero che vi piaccia anche questo sesto capitolo, vi anticipo solo che siamo arrivati al GIRO DI BOA (in totale i capitoli nella mia mente sono undici)… ma vi prometto di finire di postare tutto presto, MOLTO PRESTO!

BACI BACI e buona lettura!

P:S. Non dimenticate di recensire!

Capitolo Sei

 

Non erano ancora arrivati a metà strada, che li sorprese un violento temporale. E, per di più, in giro per Roma, c’era dovunque un traffico indescrivibile: bastava un po’ di pioggia per mandare in tilt un’intera città.

Chiara cominciò ad avere brividi di freddo, indossava soltanto una leggera giacca bianca, adatta per la cosiddetta “mezza stagione”; non si sarebbe mai immaginata che il tempo le giocasse questo brutto scherzo: quella stessa mattina, c’era un sole che, letteralmente, “spaccava le pietre”!

Orlando, senza pensarci due volte, si tolse il giaccone e lo mise sulle spalle della ragazza, che tentò inutilmente di rifiutare; ma l’attore era talmente caparbio, che ebbe la meglio.

Riuscirono con molta fatica a districarsi nel fiume di auto che li circondava ed arrivarono sotto casa della giornalista che erano ormai le 20:00 passate: erano bagnati come due pulcini, non si capiva chi più e chi meno.

 La prima cosa da cui pensare, però, era fare scendere Ettore: aveva aspettato l’intero pomeriggio e, adesso, aveva bisogno di fare la sua consueta passeggiata.

Orlando li accompagnò, questa volta si erano attrezzati: avevano preso un ombrello, che, purtroppo, nonostante il formato-famiglia, non riuscì ad impedir loro di bagnarsi ancora di più. Per fortuna, in quei casi, Ettore era il più furbo di tutti: fu velocissimo e, in men che non si dica, tutti e tre si ritrovarono già dentro l’appartamento, a cercare il modo migliore per asciugarsi.

Chiara uscì dalla camera da letto, porgendo al ragazzo un asciugamano celeste ed una tuta.

 

- E’ di mio fratello- gli disse- dovrebbe essere, più o meno, della tua misura- continuò, squadrandolo dalla testa ai piedi- E’ meglio che ti cambi, se non vuoi prendere la polmonite, almeno finché i tuoi vestiti non saranno asciutti!

 

Orlando si andò a cambiare in bagno, dove la ragazza aveva preparato anche il phon, sul mobile accanto al lavabo.

Nel frattempo, Ettore si era già sistemato davanti alla porta del ripostiglio, seduto, pronto per essere asciugato: per lui, era un gioco molto divertente.

Alla fine, fu il turno di Chiara, che, dopo aver indossato una felpa rossa, calda e comoda, ed un paio di pantaloni neri, raggiunse Orlando nel salotto, non prima, però, di aver poggiato gli abiti bagnati sopra il termosifone, nel bagno.

Lo trovò che guardava fuori dalla finestra.

Non appena la sentì avvicinarsi, voltandosi lentamente verso di lei, le disse: - Non è proprio il caso di uscire, per ora.

 

- Già- rispose, pensierosa- Mi dispiace solo che tu non possa vedere Roma di sera, ci tenevo a portarti un po’ in giro- disse, incrociando le braccia e mettendosi al suo fianco, ad osservare la pioggia cadere sempre più insistentemente.

 

- Beh, ci sarà sicuramente un’altra occasione- le sorrise.

 

- Mmm… io, di certo, non ti faccio tornare in hotel- lo minacciò- finché non sarà passato questo diluvio! Intanto, che ne dici se ci prepariamo la cena? Ho una fame… Ti va un bel piatto di pasta alla carbonara?- gli propose. Il ragazzo accettò volentieri.

 

- Ne ho sempre sentito parlare, ma non l’ho mai assaggiata!- le disse.

 

- Sei fortunato: dicono che io la cucini piuttosto bene!- esclamò, sorridendo, senza falsa modestia.

 

Così, si spostarono in cucina e, dopo aver preso tutti gli ingredienti necessari, cominciarono a prepararla, mentre Chiara spiegava passo- passo la ricetta ad un Orlando attento ed interessato.

 

- Mi ha sempre affascinato il mestiere dello chef, ma sono un vero disastro ai fornelli- ammise, un po’ imbarazzato.

 

- Non ti preoccupare- gli rispose- io ho imparato tardi: a 20 anni sono partita per la prima volta da sola e mi sono dovuta dare da fare.

 

- Dove sei andata?- le chiese, incuriosito, mentre lei pesava gli spaghetti.

 

- Sono stata sei mesi in Irlanda, a lavorare: mi è servito come tirocinio per l’università.

 

Ettore, sapendo di non poter entrare in cucina, si era accucciato sulla soglia della porta, sperando che la ragazza, vedendolo tranquillo e obbediente, gli desse qualcosa di buono in premio: la sua pappa, se l’era già divorata!

Fu accontentato.

 

Misero a tavola una bottiglia di Chardonnay e si sedettero per mangiare, cominciando a parlare del più e del meno. Ogni volta che Chiara rideva ad una battuta del ragazzo, che le raccontava qualche aneddoto divertente della sua carriera, il cagnone inclinava la testa, guardando I due giovani, come per cercare di capire cosa si stessero dicendo.

Finirono di cenare, ma la pioggia non accennava a diminuire d’intensità.

 

Sparecchiarono e lavarono i piatti insieme, poiché Orlando si era messo in testa di aiutarla.

Non erano ubriachi, ma avevano bevuto entrambi un bel paio di bicchieri di quel vino così corposo. Erano, più che altro, in vena di confidenze…

 

- Posso essere indiscreto?- le chiese malizioso.

 

- Dipende…- rispose lei, che si era mangiata la foglia.

 

- Raccontami della tua prima volta…- le disse, guardandola dritto negli occhi. Lei sorrise, ricambiando lo sguardo.

 

- No.

 

- Perché?- fece lui- c’è forse qualche scheletro nell’armadio della bella giornalista italiana?!

 

- Non te lo racconto per un semplice motivo- l’attore smise di asciugare il bicchiere che aveva in mano- non c’è mai stata una “prima volta” per me!- esclamò la ragazza, con aria soddisfatta- E ne vado fiera- aggiunse.

 

Orlando capì subito che Chiara gli aveva appena raccontato la verità; e ne rimase, allo stesso tempo, sorpreso e contento.

“E’ una donna speciale”, pensò, “l’ho capito dall’istante in cui l’ho vista”.

 

- Non ci credo che tu non abbia avuto l’occasione- disse a voce alta, riprendendo ad aiutarla.

 

- E chi ha detto che non ne abbia avute?!- esclamò lei, dandogli l’ultima pentola da asciugare- Dico soltanto che non mi sono mai sentita pronta di fare un passo così importante- si girò, appoggiando la schiena al lavello e incrociando le braccia, osservandolo bene- Sono cresciuta in una famiglia che mi ha insegnato a rispettare sempre i valori fondamentali. E ti dirò di più- si fece seria- vorrei avere un solo uomo nella mia vita; vorrei riuscire a trovare, un giorno, la mia anima gemella, ma, soprattutto, vorrei riuscire a capirlo in tempo.

 

Orlando la guardava, sorridendo. In fondo, anche il suo più grande desiderio era di metter su famiglia e di vivere insieme ad una sola donna.

Fino a quel momento, era sicuro di aver trovato la persona adatta a lui; già: fino a QUEL momento…

 

Avendo finito di sistemare la cucina, andarono, di nuovo, in salotto e, questa volta, Orlando si soffermò sull’impianto hi-fi, di dimensioni gigantesche, che si trovava di fianco ad uno dei divanetti blu, che arredavano la stanza.

L’accese e partì il primo CD che si trovava al suo interno.

Le note di una bella canzone di Robbie Williams erano diffuse da quattro altoparlanti, disposti agli angoli del soffitto.

Gli sembrò di trovarsi in una sala di registrazione.

 

- Dimmi che musica ascolti, e ti dirò chi sei!- le disse, avvicinandosi sempre più pericolosamente- Beh, sicuramente, sei una romanticona- affermò, fingendosi pensieroso.

 

 Chiara riuscì ad allontanarsi; si accostò all’hi-fi e decise di fargli ascoltare un altro album. Stavolta, erano musiche hip hop, rock e R&B.

 

- Quella era soltanto una piccolissima parte della mia personalità- si scostò dal viso una ciocca di capelli: era imbarazzata. La sua testa le diceva di restare vigile, mentre il cuore le consigliava di lasciarsi andare: il ragazzo che si trovava davanti a lei poteva benissimo essere il suo principe azzurro…

 

Così, lasciò che Orlando le si facesse nuovamente vicino.

 

- Preferisco di gran lunga la Chiara romantica- le disse, allungando un braccio, sfiorandole una spalla, per rimettere la canzone precedente- E’ così dolce…

 

Rimasero così, l’uno davanti all’altra, per qualche interminabile secondo. Sembrava che il tempo si fosse fermato. L’attore stava per sfiorarle una guancia con le dita, ma lei, improvvisamente, si svegliò, come da un sogno… e tornò alla realtà.

 

“Chiara, non ti riconosco più”, pensò tra sé, spostando il forte braccio del ragazzo, per potersi allontanare, “ Lui è felicemente fidanzato e tu non se,i di certo, il suo tipo” ; e si sedette sulla sua poltrona preferita.

 

Orlando, per un attimo, rimase nella stessa posizione di prima, a fissare il vuoto dinanzi a sé. Era turbato, negli occhi della giornalista aveva appena visto tutto ciò che aveva sempre desiderato in una donna: intelligenza, bellezza e sensualità.

 

“Cavolo, Orlando, ma cosa stai facendo?”, pensò poi, “Tu hai Kate. È Kate la donna della tua vita. Lei è tutto ciò che hai sempre sognato!”. E si sedette sul divano.

 

Continuarono a raccontarsi le loro storie. Era come se quel chiaro momento di debolezza li avesse riportati con i piedi per terra. Ed era stato proprio quel momento che aveva permesso loro di conoscersi più a fondo, di capirsi meglio, di entrare sempre più in perfetta sintonia.

Tra l’alcool in circolo nelle vene e l’ora tarda, però, Chiara fu convinta dal ragazzo a sedersi accanto a lui.

Restarono così per qualche tempo, ancora a chiacchierare. Poi, dopo alcuni istanti di silenzio, si accorse che Orlando si era addormentato. Era crollato come un sasso.

Decise, allora, di coprirlo con un plaid colorato e, dopo aver guardato un attimo fuori della finestra- pioveva ancora-, si mise il pigiama e si andò a coricare nella sua camera.

 

 

Chiara fu svegliata alle 8:00 dall’orologio che teneva sul comodino. Anche se era sabato, si sarebbe dovuta alzare presto, perché doveva andare fuori città con tutta la famiglia, a far visita ad alcuni amici, che abitavano in una magnifica villa , in una campagna del Lazio.

Si sorprese nel non trovare Ettore ancora a dormire sulla sua brandina, poi si ricordò di avere un ospite…

 

Orlando era disteso sul divano, immerso in un sonno profondo, ed Ettore gli si era accoccolato sulle gambe. Erano così carini insieme, che, prima di svegliarli, scattò loro una bella foto.

Poi, fece scendere il cagnone a terra e si sedette vicino al ragazzo, chiamandolo sottovoce. Nessuna risposta. Allora, decise di essere più insistente. Niente.

 

“Ronfa della bella”, pensò; e, istintivamente, gli sfiorò i capelli con una mano.

 

L’attore abbozzò un sorriso nel dormiveglia. Era il momento buono per farlo svegliare.

 

- Buongiorno, poltrone!- gli disse, allegra- Sono le 8:00 passate. Non hai un aereo da prendere?

 

- Yawn! Buongiorno a te! Mmm… l’aereo decolla alle 11:00, c’è ancora tempo…- le rispose, sbadigliando e allungando braccia e gambe, per stirare ogni muscolo del corpo.

 

- Dimentichi una cosa- fece Chiara, pensierosa, alzandosi e portando le mani ai fianchi- sei ancora a casa mia!

 

- Oh, cavolo- esclamò Orlando, sedendosi di scatto- devo andare in albergo a sistemare le valigie!

 

- Già!

 

Il ragazzo stava cominciando a cambiarsi, quando suonò il campanello. Era Rosa, la madre della giornalista.

 

- Buongiorno, tesoro!- le disse, dandole un bacio- ti ho portato la colazione: sono sicura che non hai mai il tempo di preparartela…

 

In quel momento, Orlando uscì dal bagno, ancora a torso nudo.

 

- Chiara, il mio maglione è ancora bagnato, ti dispiace se…

 

Non finì la frase perché si trovò di fronte le due donne: una imbarazzata, l’altra non sapeva cosa pensare.

 

- Mamma, ti giuro che non è come credi…

 

- Perché? Cosa credi che io stia pensando?

 

- Posso spiegarle tutto io, signora- disse il ragazzo, in perfetto inglese, porgendole la mano- Mi chiamo Orlando Bloom e sono stato bloccato qui dalla pioggia di ieri sera…

 

- Sì, dovevo fargli girare Roma, ma ci ha sorpreso il diluvio- lo incalzò lei- sai, è un attore famoso…

 

 - Ah… Perché non si ferma anche lei a mangiare qualcosa?- si riprese Rosa- Ho preparato un plum cake…

 

- Sì, dai- fece Chiara- fai colazione con noi, andrai dopo in hotel!

 

Così, lo convinsero a restare un’altra mezz’ora. Poi, fu il momento dei saluti.

 

- Fa’ buon viaggio!- gli augurò.

 

- Grazie!- le rispose- Beh, con il lavoro che faccio, sarà difficile che torni a Roma molto presto… ma non voglio perdere i contatti con te!- le disse- Ogni volta che vorrai parlarmi, non esitare a chiamarmi o a mandarmi un’e-mail!- le propose- Ed io farò lo stesso con te!- aggiunse; e la strinse a sé, dandole un grosso bacio sulla guancia.

 

- Allora, siamo d’accordo: ti chiamerò ALMENO due volte AL GIORNO- scherzò lei- ci tengo anch’io a non perdere la tua amicizia- disse, facendosi seria.

 

Orlando uscì dalla porta d’ingresso e si girò indietro più di una volta, prima di entrare in ascensore. Chiara pensò che, in quel momento, l’attore stesse uscendo, definitivamente, dalla sua vita.

 

“ E’ ovvio che non si farà sentire mai più”, pensò, appoggiandosi alla porta appena richiusa.

 

 

Orlando, all’aeroporto Leonardo Da Vinci, mimetizzato fra gli altri viaggiatori, passò davanti ad un’edicola.

Di solito, non faceva caso a ciò che vi era esposto; l’occhio gli cadde sulla copertina di una rivista: la sua intervista era appena stata pubblicata.

Da ragazzo come tanti altri, si compiacque della sua immagine: era una foto curata nei minimi dettagli.

Pensò che avrebbe dovuto fare al più presto i complimenti all’autrice…

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette- Regali di Natale- PRIMA PARTE ***


Capitolo Sette- PRIMA PARTE

CIAO BELLE!!!

Sono tornata… finalmente!

Vi chiedo scusa in anticipo, ma non per il ritardo (anche per quello)… stavolta ho davvero esagerato con la fantasia…JJJ e così ho dovuto dividere il capitolo in due parti… era davvero TROOOPPO lungo!!!

Appena l’avrò terminato, lo metterò sul sito… E’ una promessa!

Nel frattempo, recensite!

BACI BACI a tutte!

Capitolo Sette- PRIMA PARTE

 

Erano passate, ormai, due settimane dal giorno in cui si erano conosciuti.

Chiara non si era resa conto o, forse, non voleva ammettere neanche a se stessa che il ragazzo le era piaciuto fin dal momento in cui l’aveva visto per la prima volta.

Orlando, da parte sua, era rimasto affascinato subito dalla giornalista, dal suo modo di essere così semplice e, allo stesso tempo, così determinata.

L’attore era stato davvero di parola: le aveva detto che l’avrebbe chiamata ogni volta che avesse pensato a lei. E così aveva fatto. Subito dopo essere sceso dall’aereo che l’aveva riportato a Londra.

Non si sentivano sempre, era naturale, per via degli impegni di entrambi, ma riuscivano a ritagliarsi un po’ di tempo ogni due o tre giorni.

Le prime volte, era stato lui a telefonarle, dando l’impressione di essere un “vero” uomo: uno di coloro che facevano il primo passo, senza paura di venire rifiutati.

Chiara era rimasta abbastanza sorpresa: aveva cominciato a capire che il ragazzo assomigliava sempre di più al suo tipo ideale.

Lei, non era, infatti, la donna intraprendente e “senza pudori”, che riusciva ad essere esplicita. Anzi, era tutto il contrario: vecchio stampo, sotto questo punto di vista.

E, se, un paio di volte in vita sua, aveva “abbordato” qualcuno, era stato perché quasi costretta dalle sue amiche. - Che t’importa? Tanto, non lo rivedrai mai più- si era sentita rispondere in diverse occasioni. E, regolarmente, dopo, si era pentita di aver dato retta ai loro consigli.

Non era una “femme fatale”, nonostante ciò, però, riusciva a catturare l’attenzione di molti uomini semplicemente attraverso la sua intelligenza.

Una cosa era sicura: aveva dei gusti molto complicati in fatto di amici e ipotetici fidanzati.

Forse, era per questo motivo che non era ancora riuscita a trovare il suo “principe azzurro”, pur credendo nell’esistenza dell’anima gemella.

 

Ogni volta che parlava con lui, ogni volta che sentiva la sua voce, Chiara si estraniava dal mondo intero: niente poteva riportarla con i piedi per terra. Sapeva che sarebbe stato un rapporto difficile, anzi, a dir poco impossibile. Ma cominciava a capire di essere pericolosamente attratta dall’attore inglese.

Ogni tanto, per fortuna, la ragione sembrava avere la meglio su di lei; ed era in quei momenti che ricordava che Orlando era “felicemente fidanzato” con Kate Bosworth.

Già, Kate: non l’aveva mai vista di persona, conosceva a malapena i tratti del suo viso (l’aveva riconosciuta, sì e no, in un paio di film); ma non si può dire che fosse una sua colpa: non era una grande appassionata di cinema.

Eppure, Kate aleggiava sempre nell’aria quando il ragazzo raccontava qualcosa di sé.

Ormai, Chiara era arrivata al punto di provare una certa curiosità per questa donna, che aveva conquistato il cuore del divo. Voleva parlare con lei, capire se era davvero come traspariva dai discorsi di Orlando.

Ne avrebbe avuto presto l’occasione…

 

La metà di dicembre era appena passata e già si cominciava a pensare ai regali di Natale.

Roma, in questo periodo, era un vero spettacolo: gente frettolosa, appesantita da sacchi e pacchetti e con, in mano, liste di nomi che non finivano mai, si aggirava per la città, a tutte le ore del giorno.

Vista dall’alto, tutta quella folla sembrava quasi composta da formichine impazzite, che correvano avanti e indietro, alla ricerca di qualcosa d’importante: l’affetto per le persone care!

Nei negozi si alternavano commesse piene di lavoro a papà disperati, che, al telefonino con le mogli, s’informavano sulle richieste particolari dei loro figli. - Mi dispiace, ma quest’articolo è già terminato. La nuova ordinazione non arriverà che nei primi giorni di gennaio- si sentivano rispondere il più delle volte.

 

Chiara adorava questo momento dell’anno: passeggiando con Ettore, le entrava dentro lo spirito della festa. Si rendeva conto che, sì, spesso e volentieri, per molti, era più consumismo che altro; ma che, in fondo al cuore, ognuno era pervaso dal senso di serenità, trasmesso da questa ricorrenza.

E, se, poi, le strade erano imbiancate leggermente da qualche spruzzo di neve, pronta a sciogliersi dopo pochi, brevi, istanti, la gioia raddoppiava.

 

- Ciao, Marta!- salutò la segretaria, sorridendo, con un bicchiere di caffellatte in mano.

 

- Buongiorno, Chiara!- le rispose, un po’ assonnata.

 

- Fatto tardi, eh?!-  le chiese, ammiccando. La pettinatura MI-SONO-SVEGLIATA-PRESTO-NON-SI-VEDE? lasciava intendere che la bella bionda aveva fatto le ore piccole…

 

-Altroché- le disse, fiera di sé- Finalmente ho potuto festeggiare il 30 e lode della scorsa settimana! È sceso Lorenzo da Torino e siamo stati un po’ insieme…

 

Lorenzo era il suo ragazzo. Si conoscevano da quando erano solo due bambini, giocavano sempre insieme. Poi, crescendo, l’amicizia si era rafforzata, fino a diventare un bel sentimento, che li teneva uniti, seppur lontani a causa del lavoro. Ma, non appena avevano la possibilità, cercavano in tutti i modi di passare insieme un po’ di tempo. Per sposarsi, aspettavano soltanto la laurea di Marta, alla quale mancavano, ormai, poche materie.

 

Chiara si diresse verso la zona della redazione in cui lavorava insieme ad altri quattro giornalisti. Entrò nella sala, vuota quella mattina, posò il cappotto e la borsa, poi si sedette alla scrivania, tirando fuori dal primo cassetto la sua famosa agenda.

 

“Mmm… oggi pomeriggio ho l’appuntamento con Gabriele Grimaldi”, pensò, “ma, prima, ho tutto il tempo di andare in giro per negozi… devo comprare ancora due regali!”

 

Gabriele Grimaldi. Eh, sì. Era lui il giovane attore italiano che voleva essere intervistato per parlare della qualità del cinema nazionale. Grimaldi: il nuovo idolo delle ragazzine di mezza Europa. Lui, che, in un paio d’anni, aveva raggiunto un successo che pochi riuscivano ad ottenere soltanto nella loro maturità.

Chiara aveva spesso pensato, negli ultimi mesi, che il ragazzo avesse davvero del talento: nel suo lavoro, poiché aveva interpretato ruoli molto difficili, ma anche, e soprattutto, nel rapporto con i media.

Era sempre gentile e affabile con tutti; non aveva voglia di parlare della sua vita privata, ma come biasimarlo?! Ad ogni modo, riusciva a dribblare quel tipo di domande sempre con il sorriso sulle labbra.

Da quel poco che aveva letto Chiara sui giornali, non sembrava essere ipocrita, né arrogante; ma, di sicuro, era un perfezionista. Dava sempre il meglio di sé, risultando, allo stesso tempo, simpatico a tutti. E, quel che conta di più, nessun critico aveva espresso giudizi negativi su di lui.

Sarebbe stata un’occasione sprecata, se GAIA gli avesse rifiutato il tempo e lo spazio che si meritava.

(Per la cronaca: Licia Colò non era stata dimenticata o messa da parte; soltanto, Chiara aveva acconsentito a raddoppiare il suo lavoro per quel mese).

 

La giornalista era talmente assorta nei suoi pensieri, riguardo il modo di condurre l’intervista, che non si accorse subito di ciò che stava succedendo appena fuori dalla stanza.

 

- Mi faccia entrare, per favore!

 

- No, mi dispiace, ma non posso far entrare nessuno- rispose Marta, piuttosto in difficoltà- la signorina D’Amico sta lavorando e non vuole essere disturbata; e, poi, lei non ha neanche un appuntamento…

 

- Mi faccia entrare… la mia è una sorpresa… sono un suo amico, non mi serve un appuntamento, per favore!- disse l’uomo, cercando di scansare la segretaria, ma lei, essendo più svelta, riuscì più di una volta a bloccargli la strada.

 

Si aprì la porta dell’ufficio.

 

- Marta, ma cos’è tutto questo rumore? Io sto… Aaaah! (gridolino di felicità) Matteo! Non ci posso credere!!!- grido, correndogli incontro e facendolo quasi cadere, abbracciandolo.

 

La segretaria si defilò, senza farsi notare.

 

- Chiara!- gli occhi gli si illuminarono- Doveva essere una sorpresa…

 

- Lo è! Lo è stata!- rispose- Cosa ci fai qui? Non dovevi essere ancora a Los Angeles? Quando sei tornato?…- avrebbe continuato a fargli mille domande, senza lasciargli il tempo di rispondere, per la felicità che stava provando in quel momento!

 

Rivederlo così, senza aver programmato l’incontro, le aveva fatto accelerare i battiti cardiaci. Era tutta rossa, lo sguardo sorridente faceva capire che quello era il più bel regalo di Natale che potesse mai ricevere.

Matteo, di nuovo insieme a lei… erano cambiate molte cose da quando erano diventati amici, erano cresciuti, avevano intrapreso strade diverse, vivevano in due mondi così distanti l’uno dall’altro, ma non avevano mai smesso di volersi bene.

 

- E non sei andato a trovare i tuoi? Sei passato prima da me? Sei un pazzo, sei!- continuava a parlare a ruota libera, senza quasi riprendere fiato.

 

Il ragazzo le prese il viso fra le mani e le stampò un bacio sulle labbra. Lasciandola di sasso. Era il suo modo per farle capire di lasciare un po’ di spazio anche a lui. Fece un grosso respiro.

 

- D’accordo, starò zitta- gli disse, portando le mani ai fianchi- Ma raccontami tutto dal principio. E senza trascurare il minimo dettaglio.

 

Smise di parlare. Ma ancora non riusciva a rendersi conto che il suo migliore amico era tornato dopo ben due anni che non si vedevano. Non era la stessa cosa parlare via chat, vedendosi con la web-cam. Averlo lì, in persona, tutto per lei, era un’emozione indescrivibile.

 

- Hai da fare?- le chiese, prendendola sottobraccio ed entrando nell’ufficio dell’amica.

 

- Stavo finendo di impostare un’intervista per oggi pomeriggio, ma non ti preoccupare: posso terminare dopo!

 

- No, no, tranquilla… finisci con calma- le rispose- e, se non ti dispiace, resterò qui a guardarti lavorare- disse, sedendosi un po’ in disparte, per non disturbarla troppo

 

Ma chi riusciva a lavorare bene in quelle condizioni?! Chiara, ancora incredula, si sedette alla scrivania, scuotendo la testa, divertita.

In pochi minuti, riuscì alla bell’e meglio a strutturare le domande da porre a Grimaldi, con la mente già proiettata alla chiacchierata da fare con Matteo.

 

Matteo Corsi: uomo di bella presenza. Si era presentato, quella gelida mattina di metà dicembre, rasato a zero. Cosa che faceva risaltare i suoi occhi celesti, resi più vivaci dalla gioia, che provava in quel momento, nel rivedere, dopo tanto tempo, una delle poche ragazze che era riuscita a capirlo fino in fondo.

Sapientemente vestito, con un paio di jeans, una camicia bianca, lasciata volontariamente sopra i pantaloni, e una giacca scura, era ciò che si poteva facilmente definire: “un ragazzo che non passa inosservato”. Ma, anche lui, dietro la scorza di duro uomo d’affari, nascondeva un cuore tenero e sensibile.

 

- Pranziamo insieme?- le propose. Uscirono dall’edificio che già avevano cominciato a parlare del più e del meno: il lavoro, la famiglia…

 

Si sedettero ad uno dei pochi tavoli ancora disponibili all’interno del bar, frequentato, di solito, dalla giornalista, e ordinarono da mangiare.

 

- Allora, hai novità da raccontarmi?- le chiese, poggiando il mento sulle mani incrociate.

 

- Beh- iniziò lei- di Marco già lo sai…

 

- Si è fatto più sentire?

 

- Prova spesso a chiamarmi, ma non ho voglia di rivederlo; finora sono riuscita a negarmi sempre, quando ha tentato di avvicinarsi di nuovo…

 

- Mmm… non gli vuoi dare un’altra possibilità?

 

- No!- negò categoricamente- non potrei avere più fiducia in lui; non potrebbe essere più come prima…E tu, invece, che mi racconti?- gli chiese, per cambiare argomento- Sempre circondato da bellezze mozzafiato?- lui rise.

 

- Più o meno!- le rispose- Chiara, a dire la verità, c’è una cosa che devo dirti- lei s’incuriosì e smise di giocare con la forchetta. Matteo prese un bel respiro, poi disse tutto d’un fiato:- Mi sposo, l’anno prossimo!

 

Chiara lo guardò, esterrefatta, gli occhi sbarrati e la bocca aperta, incapace di emettere alcun suono.

Ebbe come l’impressione che il suo cuore avesse perso un paio di colpi.

Si riprese dopo qualche istante, rendendosi conto che il ragazzo si aspettava una risposta, un commento, positivo o negativo che fosse.

 

- Tu?! Non ci posso credere!- esclamò, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori e più convincenti- Ma dai! E io la conosco?

 

- Sssì…- rispose, portando una mano alla nuca e fingendosi pensieroso- l’hai vista in qualche foto che ti ho mandato recentemente via mail…

 

- Non mi dire- lo interruppe, puntandogli un dito contro- è quella biondina, col vestito scollato, che ti abbracciava durante la festa del tuo compleanno?!- lui annuì- Ne ero sicura!

 

Momento di silenzio…  

 

- Ma è bellissimo!- gli disse a voce alta, convincendolo del tutto della sua allegria- E, dimmi, ti ha conquistato lei o sei stato tu a farla capitolare?- gli chiese- io sono certa che non sia stata completamente opera tua…- aggiunse, impedendogli di rispondere subito, per fargli confessare la verità.

 

Il ragazzo, tutto rosso, ormai,  in viso, ammise che lui non aveva fatto proprio un bel niente: era caduto nelle grinfie della bella americana. Franco-americana, per la precisione.

 

Jacqueline Thompson, questo il suo nome, era una ragazza, poco più che ventenne, conosciuta da tutta Los Angeles, per essere la figlia di un magnate dell’industria petrolifera, unica erede di un’immensa fortuna.

Amante di party mondani e della compagnia dei vip più ricercati, era tutto il contrario della più semplice Chiara D’Amico.

Bionda, occhi azzurro-cielo e taglia 38 scarsa, contrastava con la bellezza dell’italiana, mora, occhi verde-acqua e taglia 42 abbondante.

Anche il loro modo di rapportarsi con gli altri era totalmente differente: la prima, esuberante, estroversa, che poteva annoverare, fra le sue amicizie, migliaia di persone della società che conta; l’altra, timida, ma determinata nel suo lavoro, che aveva pochi buoni amici e molti semplici conoscenti…

 

- Non ti preoccupare!- disse Chiara a Matteo, dopo che quest’ultimo le ebbe enumerato tutti i pregi della futura sposa- Non farò come Julia Roberts!- aggiunse, facendogli l’occhiolino. Scoppiarono insieme in una fragorosa risata.

 

- E, a parte Marco, hai qualcos’altro da dirmi?- lei lo guardò, interrogativa.

 

- Io?!- gli disse, sperando di non aver capito la domanda- veramente, no!

 

- Sicura, sicura, sicura?- aveva in mente qualcosa, la ragazza ne era sicura, lo conosceva bene, ma non riusciva a capire dove l’amico volesse arrivare…- Dai un’occhiata a questo!- le disse, porgendole una rivista, che aveva tirato fuori dalla ventiquattrore.

 

Chiara prese in mano il giornaletto, sempre guardando Matteo negli occhi, come per farsi spiegare il mistero.

 

- Aprilo a pagina venticinque- le disse soltanto.

 

Quando il suo sguardo cadde sull’articolo riportato nelle pagine seguenti, la giornalista trasalì.

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette- Regali di Natale- SECONDA PARTE ***


Capitolo Sette- SECONDA PARTE

Buon Anno a tutte!

Eccomi qua, stavolta senza molto ritardo… e con una grossa sorpresa: HO FINALMENTE DECISO COME ANDRA’ A FINIRE LA STORIA. Incredibile, vero?!

Ho avuto un attimo di ispirazione e, in quattro e quattr’otto, ho buttato giù un bozzetto, con i momenti principali da descrivere nei prossimi capitoli.

Spero di non deludere nessuna di voi!

UN BACIO

PS continuate a recensire: mi rendete orgogliosa della mia piccola opera!!!

Capitolo Sette- SECONDA PARTE

 

Chiara, pallida in viso da sembrare quasi un fantasma, dopo aver dato un veloce sguardo alle foto pubblicate sulla nota rivista americana, cominciò a leggere attentamente il lungo articolo che seguiva.

“NUOVA FIAMMA PER ORLANDO BLOOM: sarà imminente la separazione dalla Bosworth?”, il titolone beffardo troneggiava in alto nelle due pagine.

“Ce li ricordavamo così: belli, sorridenti e terribilmente innamorati. Durante la presentazione del nuovo film dell’affascinante attrice di sangue blu, non avevano fatto altro che tubare come due piccioncini… Ma il sogno si è infranto, lasciando alla bionda (e rifatta) Kate un bel paio di corna, oltre ad una villa da favola e a gioielli vari”.

L’articolo continuava su questo tono sarcastico, spiegando, di volta in volta, dove erano state rubate le immagini che ritraevano Orlando insieme ad una “venere in miniatura”, (questa la definizione data dal settimanale scandalistico), in diverse situazioni.

“Fatti l’uno per l’altra”, “Proprio una bella coppietta”, “Manca solo un bambino per poterli considerare una famigliola felice”, erano le didascalie che incorniciavano alcune di quelle fotografie.

L’attenzione della giornalista, però, si focalizzò su un paragrafo, intitolato “Chi sarà mai la causa della rottura?”, nel quale si facevano le ipotesi più varie sull’identità della misteriosa ragazza.

“Fonti ben informate dichiarano di sapere con sicurezza il nome della donna, che passeggia tranquillamente con Bloom per i viali di Hyde Park e le strade di Roma. Secondo questa teoria, si tratterebbe, infatti, di Chiara D’Amico, giornalista italiana di cronaca mondana.

“La giovane ventiquattrenne ha, in effetti, intervistato l’attore protagonista dell’ultimo film di Scorzese, per conto del mensile GAIA. Da quel momento, i due sono diventati inseparabili”.

Il servizio si concludeva con diversi interventi di famosi sociologi statunitensi, che elencavano le cause di un possibile tradimento del partner ed elargivano consigli sul modo migliore per preservare un rapporto.

Infine, un test sulla personalità aiutava a capire se si era potenziali “TRADITORI O VITTIME?”.

 

- Chiara… Chiara- Matteo tentava di riportarla alla realtà; ma lei era china sulla rivista, alla ricerca di qualche informazione, sfuggitale ad una prima lettura.

 

- Com’è possibile?- riuscì a dire.

 

- Hai davvero avuto una storia con quell’attore?!- le chiese. Se non l’avesse conosciuto così bene, avrebbe potuto anche pensare che fosse geloso.

 

- Matteo, hai voglia di scherzare?!- fu la risposta- Certo che no!

 

- Ma… queste foto…?- come sperava di negare l’evidenza dei fatti?

 

Chiara gli raccontò tutto. Gli spiegò che non l’aveva fatto prima perché non pensava fosse così importante.

 

- Ma, tu, come mai hai letto l’articolo?- gli chiese, camuffando la sua tensione con una vena ironica- non mi dire che t’interessi di gossip?!- disse, chiudendo il giornaletto. Il ragazzo sorrise leggermente.

 

- No, mi è capitato di sentirne parlare ieri dalla mia segretaria e da Jacqueline. Sono due pettegole della peggiore specie, quando si uniscono…- disse, alzando gli occhi al cielo, sospirando. Chissà quante volte gli era capitato di dover sopportare i loro pettegolezzi?!

 

Chiara ritrovò parte della sua sicurezza.

 

- E, poi, queste foto non dimostrano nulla… Sì, qualche abbraccio… ma, da qui a costruirci sopra una storia di bugie e tradimenti, ce ne vuole!

 

- Ora, però, dovrai stare più attenta a chi frequenti- la incalzò l’amico- Sicuramente, quando si saprà qui, in Italia, avrai più difficoltà a girare per strada e incontrare chi ti pare… sarai guardata a vista da qualche paparazzo…- Chiara si rese conto che Matteo aveva ragione: non sarebbe stata più libera come una volta.

 

E, per lei, che teneva moltissimo alla privacy, alla sua e a quella delle persone che intervistava, sarebbe stata dura resistere, senza dare in escandescenza.

I due ragazzi parlarono ancora per qualche minuto dell’accaduto, di come tutti i preconcetti sull’attore hollywoodiano erano crollati dopo il loro incontro, di quanto, in realtà, fosse diverso da come appariva (o, forse, doveva apparire). Insomma, Chiara lo descrisse come un “normale trentenne, con tutti i pregi e i difetti del caso”.

Matteo, se all’inizio era sembrato un po’ geloso, senza volerlo, ora si sentiva sollevato del fatto che la sua migliore amica non gli stesse nascondendo niente. Ma, allo stesso tempo, cominciava a nutrire un sentimento simile all’invidia nei confronti dell’inglese. E non riusciva a spiegarsi il perché.

 

- Hai impegni per la notte del 31?- le chiese all’improvviso.

 

- Ci credi che ancora non ho pensato a cosa fare?!- gli rispose, pensierosa- Ho avuto tanto di quel lavoro che proprio non me ne sono preoccupata…

 

- Ti va di andare a Los Angeles con me?- non le lasciò il tempo per rispondere- sai, Jacqueline sta organizzando un megaparty nella villa di famiglia; e, in quell’occasione, renderemo ufficiale il nostro fidanzamento- le disse- Vorrei che ci fossi anche tu, anzi, soprattutto tu!- lei distolse il suo sguardo dagli occhi del ragazzo- Ti prego…

 

- Non so…- rispose- dovrei… dovrei organizzarmi…

“La verità è che non voglio subire il confronto con la TUA ADORATA Jacqueline…”, pensò.

 

- Mmm… facciamo così: non mi fermerò a Roma, per adesso- lei lo fissò, interrogativa- Sì, sono solo di passaggio. Più tardi prenderò un aereo per Palermo, per stare un po’ con i miei… Tu pensaci, poi fammi sapere. Ma permettimi di dirti che ci divertiremo un sacco: sarà una festa con i fiocchi, te l’assicuro! E, poi, potremo passare un po’ di tempo insieme, dopo tutti questi mesi che non ci vediamo…- le voleva dire sicuramente qualcos’altro- Io… voglio passare il capodanno con te, Chiara!

 

- Ok, ci penserò- fu la risposta.

 

- Tornerò a Roma dopo Natale e resterò per alcuni giorni, per concludere un affare- le disse- così, potremo partire insieme per l’America.

 

Si dovettero lasciare, si era fatto tardi; ma si ripromisero di sentirsi nei giorni successivi, per mettersi d’accordo.

Chiara passò dalla redazione, ancora confusa a causa di tutte le notizie che le aveva dato l’amico. Prese ciò che le sarebbe servito per l’intervista a Grimaldi e si diresse verso il luogo dell’incontro: la casa dell’attore italiano, situata in uno dei quartieri più “in” di Roma, il Parioli.

Durante il tragitto, però, non poté fare a meno di notare, davanti ad un giornalaio, un paio di riviste scandalistiche, che già riportavano in copertina le foto, scattate da qualche paparazzo ben appostato ad Orlando e a lei.

 La sua vita era destinata a cambiare…

Gabriele le fece subito simpatia. E il sentimento fu reciproco.

 

- Scusi il disordine, ma la cameriera non c’è ed io non sono bravo come uomo di casa- ammise.

 

Era un ragazzo alla mano, per niente presuntuoso e molto modesto, anche se, quando si parlava di lavoro, era abbastanza puntiglioso.

Chiara non gli fece domande sulla sua vita privata: non gli chiese se fosse fidanzato o innamorato di qualcuna. Ciò fece una buonissima impressione al bell’attore castano e dagli occhi verde scuro, impreziositi da qualche pagliuzza dorata. Alla fine, prima che lei se n’andasse, Gabriele glielo fece notare.

 

- Grazie; è la prima volta che non ho bisogno di implorare un giornalista di non chiedermi chi frequento- le disse.

 

- Beh, credo che ognuno di noi abbia il diritto di tenere lontani dal pubblico i propri affetti- gli rispose, avviandosi verso la porta d’ingresso.

 

- Capisco ciò che vuole dire- l’accompagnò- Non si può neanche uscire con un’amica, o un amico, che ci ricamano su le storie più improbabili…

 

Chiara ebbe come l’impressione che si stesse riferendo proprio a lei. Che avesse letto i giornali?!

 

- In televisione, poco prima che lei arrivasse, hanno fatto vedere delle immagini che la riguardano da vicino…- le aveva letto nel pensiero?!

 

La ragazza non rispose. Era imbarazzata.

Si salutarono. La giornalista promise all’attore di fargli visionare l’articolo qualche giorno prima di farlo pubblicare. Lo faceva sempre, per questione di correttezza.

Si era ormai fatto buio, quando tornò a casa. Posò la borsa e la giacca in tutta calma. Ettore si trovava nell’appartamento dei suoi genitori, perché Davide era appena arrivato da Parigi.

Il vuoto e il silenzio la fecero sentire ancora più sola.

Si distese sul letto, sentendosi più stanca di quanto non fosse in realtà. Scoppiò a piangere, senza quasi rendersene conto. Pensò che fosse a causa delle foto che aveva visto su quei giornali.

Ma era davvero per quel futile motivo che si sentiva così a pezzi, oppure, forse, era stata la notizia delle imminenti nozze di Matteo a buttarla giù? Lei non prese neppure in considerazione la seconda ipotesi.

Doveva preparare al più presto il servizio su Grimaldi, ma credette fosse meglio prendersi prima un paio di giorni di completo riposo. Da dedicare alla famiglia e allo shopping sfrenato…

Niente pensieri di alcun tipo: della sua vita si sarebbe preoccupata successivamente. In quel momento, il suo sogno di vivere felicemente insieme ad un uomo da amare e dal quale essere amata era piuttosto lontano…

Decise di fare un salto in palestra: tirare calci e pugni ad un sacco appeso al soffitto era sicuramente gratificante. Le avrebbe dato la possibilità di sfogarsi e di schiarirsi le idee. Così fu. Ed ebbe anche l’occasione di parlare un po’ con Sandra, l’istruttrice, una bella ragazza italo-argentina sempre allegra e in vena di dar consigli.

Il proposito di Chiara di dedicare due giorni soltanto a se stessa venne mandato in fumo, l’indomani, dalla visita inaspettata di Marco. La lite fu inevitabile.

 

- Allora, è così che ti disperi per me?!- le urlò, sbattendole in faccia la rivista sulla quale la ragazza aveva visto pubblicate le sue foto.

 

- Proprio tu mi vieni a fare la predica?!- gli rispose a tono- Tu, che non hai avuto neanche l’accortezza di nasconderti mentre ti sbaciucchiavi con la tua bella rossa! Davanti a tutti… davanti a ME!

 

- Fammi il piacere…- le disse, preso alla sprovvista e cambiando espressione, per l’imbarazzo.

 

- Ah, ma certo, non avevi idea che io potessi passare proprio sotto il tuo studio, a quell’ora…Ed hai ragione- gli disse con sarcasmo- se non fosse stato perché dovevo riaccompagnare Orlando Bloom in albergo, non avrei mai scoperto il tuo inganno… e, a quest’ora, sarei magari stata felice di sposarti…- la rabbia le era cominciata a crescere dentro ad un ritmo vertiginoso. Lo avrebbe volentieri picchiato, ma riuscì a frenare la tentazione di farlo una seconda volta: la prima era già stata sufficiente.

 

Lo accompagnò DELICATAMENTE all’uscita e gli sbatté la porta in faccia, non prima di avergli detto che non aveva intenzione di rivederlo mai più.

“Ci mancava solo questa!”, pensò, inginocchiandosi, stremata, all’ingresso.

 

 

Il Natale era ormai alle porte. Il 23 dicembre era, per Chiara, una delle giornate più belle dell’anno. L’intera redazione era in festa: i “collaboratori” di Barbara si scambiavano auguri e regali, dolcetti e spumante giravano per tutte le stanze…

E, poi, la ragazza aveva già consegnato i quattro articoli che doveva preparare per il numero di gennaio, quindi, avrebbe potuto godersi in pace l’ultima settimana del 2007.

Baci e abbracci, fotografie e brindisi a non finire rendevano l’atmosfera gioiosa.

Giorgio, il più brillo di tutti, distribuiva pacchetti agli amici… E, cosa ancora più importante, ognuno era felice del ruolo che ricopriva.

In mezzo a quella bolgia, Barbara e Chiara riflettevano sull’originalità dei regali.

 

- Finalmente hanno capito che bisogna mettersi d’accordo- diceva la direttrice- Ricordi l’anno scorso cos’è successo?!- le chiese, divertita.

 

- Già- rispose la ragazza- ti hanno regalato tre borse nere, due agende e un’enorme lampada stilizzata…- disse, contando gli oggetti sulla punta delle dita- A proposito, che fine ha fatto, poi?

 

- E me lo chiedi?! Ovviamente l’ho riciclata… il mio ufficio è eccentrico, sì, è vero, ma non è kitch!- esclamò la donna, che, per l’occasione, indossava un bel maglione bianco e rosso.

 

La confusione di voci e risate cessò di colpo, quando entrò nella sala principale un fattorino, che portava un gigantesco mazzo di boccioli di rosa. Tutti i ragazzi si fermarono a guardare a chi fosse indirizzato.

 

- E’ lei la signorina… Chiara D’Amico?- chiese l’uomo.

 

- Sì, sono io- rispose la giornalista, cominciando ad arrossire.

 

Il fattorino le consegnò i fiori rosa insieme con un biglietto, che diceva pressappoco così:

 

Non sapendo cosa regalarti

Sono andato sul classico

Buon Natale

                    A presto

                   G.G.

 

Immediatamente si formò una ressa invadente attorno alla ragazza, rimasta attonita.

La firma, seppur camuffata sotto le sole iniziali, era riconoscibilissima: di sicuro, il mittente era Gabriele Grimaldi.

Chiara cercò, allora, di chiamarlo, per ringraziarlo del dono, molto apprezzato soprattutto dalle colleghe, pronte ad immaginarsi chissà quale favolosa storia d’amore. Ma non ne ebbe il tempo, perché Marta arrivò di corsa verso di lei, porgendole una busta.

 

- L’ha portata stamattina il postino- le disse, un po’ imbarazzata- deve essermi caduta mentre dividevo la posta… e l’ho ritrovata proprio adesso.

 

Chiara si defilò, per leggerne con calma il contenuto e, soprattutto, per restare lontana da occhi indiscreti, mentre il resto della sala era ancora preso dall’interpretazione del biglietto di Gabriele.

 

“Nessun mittente”, pensò, rigirando la busta fra le mani, prima di aprirla, “strano”.

Così, sempre più incuriosita, prese un tagliacarte.

La curiosità lasciò il posto, dapprima, alla sorpresa e, infine, alla felicità.

Le urla di gioia attirarono l’attenzione di Giorgio e, ovviamente, dell’intera comitiva, che capì all’istante dell’esistenza di qualcosa più interessante di un “banale” mazzo di fiori.

 

- Cos’è successo?- domandò il fotografo.

 

- Andrò a vedere la Juve!- gli rispose, con un sorriso a trentadue denti, mostrandogli i biglietti per la partita Manchester-Juventus, valida per gli ottavi di finale della Champions’ League.

 

- Leggi qua- e gli diede un foglietto,con un messaggio scritto in bella calligrafia.

 

Buon Natale

Spero di poter “litigare” presto con te

Un Bacio

Orlando

 

- Quell’Orlando?!- esclamò il ragazzo, sgranando gli occhi.

 

- Sì, proprio lui!

 

Sul viso di Giorgio si dipinse subito un sorrisetto malizioso.

 

- Beh, vorrà dire che farò un SACRIFICIO per te! Dato che due sono troppi, che ne dici di lasciarmene uno? Decidi tu a quale attore devo rinunciare… a te la scelta!

 

Scoppiarono a ridere. Poi, mentre lui spiegava ai colleghi l’accaduto, tra applausi ed esclamazioni varie, Chiara si allontanò dal gruppo, per ringraziare i due “amici”.

Parlò prima con Gabriele, che si scusò con lei, perché aveva espressamente detto al fattorino di non fare un’entrata trionfale (detto, fatto).

Infine, chiamò un Orlando divertito e soddisfatto, perché era riuscito a trovare per lei due degli ultimi biglietti ancora disponibili per la partita all’Old Trafford del 15 gennaio.

 

- Che farai la notte del 31?- le chiese.

 

- Andrò a Los Angeles a festeggiare col mio migliore amico- gli rispose.

 

- Anch’io sarò lì… alla festa della figlia di Thompson.

 

- Chi? Jacqueline?- chiese, stupita.

 

- Sì, perché? La conosci?

 

- Sarò anch’io a quella festa. È la fidanzata di Matteo!

 

- Allora, ci vedremo!- esclamò felice l’attore- Così, potrai conoscere Kate!- aggiunse.

 

 

 

Natale era ormai passato. Ma l’atmosfera era sempre gioiosa. Fervevano i preparativi per il capodanno.

Chiara uscì con Matteo per prendere un aperitivo.

 

- Questo è per te!- le disse l’amico- anche se leggermente in ritardo.

 

- E questo è da parte mia- gli rispose.

 

- Quando l’ho visto in vetrina, ho subito pensato che fosse stato creato perché tu lo indossassi.

 

- Credo che tu abbia sbagliato pacchetto- gli disse, dubbiosa, facendogli notare la marca di una famosa catena di intimo.

 

- No, no… è proprio per te!- le rispose, divertito.

 

Così, mentre il ragazzo apriva la scatola in cui era confezionata una splendida agenda in pelle, la giornalista apriva quello che si sarebbe rivelato un… completo intimo rosso… Si ringraziarono a vicenda.

 

- Così, tra i tuoi diversi impegni, non ti dimenticherai mai di me.

 

- E come potrei?!- le rispose, dandole un bacio sul naso- A proposito, il colore l’ho scelto non per scaramanzia, ma perché, se non sbaglio, è il tuo preferito- le disse.

 

- Ricordi bene- gli sorrise.

 

Il completino era mooolto sexy, ma per niente volgare: il corpetto era impreziosito da brillantini, mentre la roulotte era semplice, ma con alcuni inserti in pizzo.

 

- Chissà, magari lo indosserai per capodanno…- lei rise.

 

- Non lo saprai mai!- fu la risposta.

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Capitolo 9
*** Capitolo Otto- Un Capodanno diverso dal solito ***


Capitolo Otto

CIAO A TUTTE…o, forse, devo dire A TUTTI

Eh, sì, tra voi ci sono anche un paio di maschietti che leggono, recensiscono via mail (si vergognano!) e so che apprezzano…

Mi scuso per il solito ritardo… però, stavolta, il capitolo era pronto più di una settimana fa; è solo che non ho trovato il tempo di scriverlo al computer…

A proposito di computer, ovviamente, alla fine dello scorso capitolo, non era roulotte, ma COULOTTE

ah ah ah… Word si è messo in testa di correggere anche quelli che non sono errori…

per i prossimi due capitoli, purtroppo, dovrete attendere ancora un po’… per via degli esami di febbraio… ma l’ultimo l’ho praticamente già scritto interamente…

sorprenderò tutti!!! Spero di accontentare tutti, anche chi ha fatto richieste particolari

a questo proposito, ricordatevi che spesso LE APPARENZE INGANNANO!

Che dirvi di più…

BUONA LETTURA

PS:  RECENSITE, anche via mail… fa sempre tanto piacere!!!

BACI

Capitolo Otto

 

- Tesoro… sono in aeroporto… parto con il prossimo aereo… Cosa?! Co- come dici, scusa?!… A New York?… Adesso?… E la festa?

 

Matteo si era allontanato un momento da Chiara, per poter avvertire Jacqueline del suo imminente ritorno; ma non riuscì a nascondere la sorpresa e la delusione che aveva provato nell’apprendere che la sua futura sposa non l’avrebbe accolto a Los Angeles, essendo in partenza per la Grande Mela… per le ultime compere di fine anno!

 

- Quando torni?… Allora, a domani. Sì, ti vengo a prendere io in aeroporto. Un bacio… ti amo anch’io.

 

Chiara non poté fare a meno di sentire l’ultima parte della conversazione… e le si formò subito un nodo in gola. Matteo non aveva mai detto “ti amo” a nessuna ragazza: era davvero una cosa importante.

 

Quando il ragazzo le spiegò la situazione, Chiara sorrise e gli rispose che avrebbe dovuto solo aspettare ancora un po’ per conoscere la bella plurimiliardaria.

 

- Ma, credimi, la curiosità mi sta divorando!- gli disse, non molto convinta, per la verità.

 

Il volo fu piacevole. I due amici risero e scherzarono come ai vecchi tempi, quando erano inseparabili. Per un attimo, alla giornalista sembrò di poter tornare indietro, a quando si trovavano ancora al liceo e le loro uniche preoccupazioni erano i compiti in classe e le interrogazioni a sorpresa.

 

- Ricordi le verifiche di matematica?- le chiese Matteo.

 

- Già!- rispose Chiara- tu accanto alla cattedra ed io davanti alla lavagna…

 

- Alla fine, confrontavamo i risultati di ogni esercizio- continuò il ragazzo.

 

- Non credo che la prof non lo sapesse…

 

- Anzi, sono sicuro che ci lasciasse lavorare insieme… per il bene di tutta la classe- marcò con enfasi le ultime parole.

 

- Praticamente- gli fece eco lei- il nostro compito passava da un lato all’altro dell’aula!

 

- E, poi, voti alti per tutti!

 

- Eravamo l’unica speranza per i nostri compagni… se mancavamo noi, i 2 e i 3 fioccavano con grande facilità- concluse Chiara.

 

E, così, parlarono di tutto e di più.

Poi, Matteo fece una domanda che lasciò di sasso l’amica.

 

- Hai mai pensato “ho perso l’occasione della mia vita”? voglio dire, hai mai provato la spiacevole sensazione di aver capito qualcosa troppo tardi, qualcosa che sai essere, forse, la cosa più importante che ti potesse capitare?

 

La ragazza fece un gran sospiro. Lo guardò dritto negli occhi. Prese tempo prima di rispondergli.

 

- - disse semplicemente. Ma, capendo che l’amico voleva saperne di più, continuò- so benissimo di aver perso l’attimo perfetto con una persona.

 

- Vai avanti.

 

- Ho sprecato tante di quelle situazioni, che non mi sono resa conto che lui non mi avrebbe aspettata per sempre- disse tutto d’un fiato, poi, abbassò lo sguardo, mentre tormentava fra le mani il tovagliolo, datole poco prima dalla hostess- E l’ho lasciato andar via, senza dirgli niente, senza che sapesse cosa provavo per lui.

 

Una lacrima scivolò sul suo viso.

 

- Io… io credo che avrai ancora l’opportunità di dirglielo- le disse, asciugandole la guancia con il pollice- sono sicuro che, se il destino vuole che stiate insieme, avrai la possibilità di rimediare ai tuoi sbagli!

 

L’ultima parte del viaggio, la passarono a dormire, con le teste appoggiate l’uno all’altra.

 

 

 

- Benvenuta nella mia “umile dimora”!- esclamò Matteo, aprendo la porta d’ingresso del lussuoso appartamento di Los Angeles, situato all’ultimo piano di un moderno grattacielo.

 

- Wow!- Chiara non riuscì ad esprimere meglio la sorpresa che provò entrando nel grande salone, illuminato da un’intera parete a vetri.

 

Le finestre mostravano un’ampia visuale della metropoli.

 

- Mmm… si vede che c’è un tocco femminile, qui!- disse in tono ironico, notando i colori sgargianti delle tende, in netto contrasto con le pareti e l’arredamento- Devo dire che si adattano come un pugno nello stomaco!- sapeva che, con il suo migliore amico, poteva essere sincera, senza paura di offenderlo.

 

- Sssì, lo so- fece lui, passandosi una mano dietro la nuca e alzando gli occhi al cielo- di certo, Jacqueline non diventerà architetto d’interni: scegliere con cura i colori da abbinare non è tra le sue qualità… purtroppo!- aggiunse il ragazzo, sorridendo.

 

 Le mostrò la camera degli ospiti, dove, con gran fortuna della giornalista, non era ancora arrivata la mano della bionda americana a stravolgere tutto.

Dopo aver aiutato Chiara a sistemare le sue cose, Matteo le fece vedere l’unica stanza della casa in cui non avrebbe mai permesso alla fidanzata di mettere a frutto la sua “devastante” dote creativa: il suo studio.

La ragazza si fermò ad ammirare i quadri appesi al muro: antiche vedute del Canal Grande di Venezia, o del porto di Capri, erano affiancate a paesaggi rurali.

L’antico scrittoio in legno era tenuemente illuminato da una lampada da tavolo in vetro di Murano.

Racchiusi in un’elegante libreria, c’erano preziosi volumi, codici, manuali e saggi di Diritto ed Economia politica, sempre utili per organizzare la strategia perfetta: come ottenere il massimo del profitto con il minimo della spesa.

L’arredamento dello studiolo era completato da due poltrone in stoffe pregiate, poste di fronte ad un basso tavolino in vetro e ferro battuto.

Per chi non conosceva a fondo Matteo, sarebbe stato difficile capire l’importanza di un oggetto dalle piccole dimensioni, che sembrava quasi fuori luogo. Ma Chiara lo riconobbe subito: era un ritratto al carboncino, uno schizzo, che un pittore di strada aveva disegnato ai due amici, durante il loro breve soggiorno a Praga, dopo la laurea. Il ragazzo lo aveva fatto incorniciare e, adesso, si trovava al centro perfetto della parete alle spalle della scrivania, circondato da quadri ben più costosi, ma con scarso valore affettivo, in confronto.

Chiara non disse niente; semplicemente, sorrise a Matteo e, poi, dopo aver dato un ultimo sguardo all’oggetto, carico di ricordi, chiese di poter fare una doccia: la giornata era stata davvero estenuante.

La sera, cenarono in un ristorante italiano, carino, ma non molto in vista, per poter restare ancora un po’ in intimità.

Non era troppo tardi quando decisero di tornare a casa, ma erano già stanchi; così, decisero di andare a dormire.

Chiara era ormai a letto da un quarto d’ora, quando Matteo bussò alla porta della camera.

 

- Posso entrare?- chiese sottovoce- Sai, non riesco a dormire- disse dopo che la ragazza gli fece un cenno affermativo- ho tante di quelle cose ancora da raccontarti, che ho paura di dimenticarne qualcuna- continuò, sedendosi vicino all’amica.

 

- Dai, vieni qui, accanto a me- rispose Chiara, dando un paio di colpi con la mano sinistra sul materasso- c’è posto per tutti e due! E poi non ho ancora capito come vi siete conosciuto, tu e Jacqueline- disse, sorridendo al ragazzo, che s’infilava sotto le coperte.

 

-  Beh, è semplice- fece lui, sistemandosi meglio per vederla in viso- A giugno, per il mio compleanno, ho organizzato una festicciola, con colleghi e amici; e Bill… sai, quel ragazzo che si occupa delle vendite?!

 

- Chi? Quello che dice di volermi conoscere?!

 

- Sì, proprio lui; si è voluto portare un’amica. Me l’ha descritta come una ragazza BELLISSIMA e, soprattutto, come “la figlia di chi potrebbe comprare te e la tua impresa come se foste noccioline”… sono state queste le sue esatte parole.

 

Chiara rise, cominciando a farsi un’idea più concreta della fidanzata di Matteo.

 

- All’inizio, non mi era piaciuta un granché- ammise- sì, era carina, non “bellissima”, eppure, aveva quel non so che che la rendeva affascinante- La giornalista annuì-  Però l’ho trovata abbastanza antipatica, per usare un eufemismo; forse, perché siamo partiti col piede sbagliato, ma mi è sembrata una di quelle “figlie di papà”, che si credono superiori al mondo intero.

 

- E, poi, com’è andata? Quand’è che Cupido ha scoccato la sua freccia?- gli chiese, incuriosita. Più che altro, non riusciva a capire bene come due persone così diverse potessero avere qualcosa in comune.

 

- Poco a poco: ci ritrovavamo, nostro malgrado, a dover uscire insieme la sera, perché Bill voleva inserirla nel nostro gruppo a tutti i costi. Così, piano piano, ho cominciato a conoscerla veramente. E, anche se, all’inizio, può sembrare “cattiva”, in realtà, è tutto il contrario: sa essere dolce e premurosa. È stata capace di non farmi sentire più solo.

 

Dopo questa confessione, senza quasi rendersene conto, i due ragazzi si addormentarono, l’uno vicino all’altra.

Erano amici fino in fondo: non avrebbero fatto niente che potesse rovinare il loro bel rapporto. Si volevano bene; uno avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggere l’altro. Erano stati vicini nei momenti più difficili per entrambi, anche se, nell’ultimo periodo, non avevano potuto vedersi, per via del lavoro. Ma, ogni giorno, il primo pensiero di uno era rivolto all’altra, e viceversa.

La notte passò così velocemente, che il sole li trovò ancora sdraiati nello stesso letto.

Matteo fu il primo a svegliarsi e, voltandosi verso Chiara, che dormiva profondamente, decise di non disturbarla.

Quasi un’ora dopo, era di nuovo dentro la stanza, vestito di tutto punto, con il vassoio della colazione fra le mani.

 

- Dormito bene?- le chiese, quando la ragazza aprì gli occhi, cominciando a stirare per bene ogni muscolo del suo corpo.

 

- Mmm… sì, grazie- gli rispose, con la voce ancora impastata di sonno- ci voleva proprio questa bella dormita!- esclamò.

 

Mangiarono insieme, poi Matteo disse che sarebbe dovuto andare in aeroporto a prendere Jacqueline, di ritorno da New York.

 

- Vengo anch’io!- si offrì volontaria la ragazza.

 

- Davvero verresti?!- le chiese, nascondendo a malapena un’espressione soddisfatta.

 

- E me lo chiedi?! Non vedo l’ora di conoscerla- disse Chiara, addentando una fetta di pane tostato, sulla quale aveva appena finito di spalmare una buona dose di marmellata ai mirtilli.

 

Si prepararono e, poi, uscirono insieme, diretti ad una Mercedes scura con autista, che li aspettava davanti al grattacielo.

 

- Fai le cose in grande!- disse all’amico, sorpresa.

 

- In realtà, l’auto è del padre di Jacqueline… è lui che, per sua figlia, vuole sempre un’organizzazione perfetta- rispose Matteo, forse un po’ accigliato: sperava in cuor suo che Mr Thompson la smettesse una buona volta di intromettersi nella loro vita. Ma, d’altronde, era il suo modo di viziare la sua “principessina”, che, all’età di 13 anni, aveva perso in un incidente automobilistico la madre.

 

L’aereo da New York City era appena atterrato.

Chiara non si sentiva a suo agio. Era nervosa, silenziosa come raramente le succedeva. Cercò di rilassarsi, respirando lentamente e a pieni polmoni. Ma niente riusciva, in quel momento, a calmarla.

Sperò con tutta se stessa che quei minuti, che le sembravano infiniti, passassero in fretta. Desiderò trovarsi, in quell’istante, come minimo a diecimila miglia da lì.

E, finalmente, ecco che i passeggeri del volo si dirigevano all’uscita.

Famiglie che si ricongiungevano, amici che si riabbracciavano dopo del tempo che non si vedevano: erano queste le scene di vita quotidiana che circondavano la giornalista. Ma lei si sentì stranamente lontana da quel mondo: una ragazza bionda e sorridente si era appena gettata fra le braccia di Matteo, sommergendolo di baci, sacchi e pacchetti.

Era il momento delle presentazioni.

L’idea che Chiara si fece in quel momento fu di una giovane arrogante, che la squadrò da capo a piedi. Sicuramente, il ragazzo le aveva raccontato, a volte, dell’amica italiana; e lei, volontariamente, non nascose di non essere felice di conoscerla.

Andarono direttamente alla villa dei Thompson, che avevano già dato disposizioni per spostare lì i bagagli della giornalista.

Sebbene, durante il tragitto, Jacqueline avesse iniziato a mutare il suo atteggiamento nei suoi confronti, Chiara non riusciva a parlare serenamente, quindi, si limitò, per lo più, a sorridere ed annuire a ciò che raccontava la bella ragazza, così alta da metterla quasi in soggezione.

 

- Amore- disse, rivolgendosi al fidanzato, che sembrava pendere dalle sue labbra- sarò impegnata tutta la giornata- l’espressione del ragazzo si fece più seria- lo sai, mi aspettano l’air-stylist, la truccatrice, l’estetista… verranno tutti a casa… ma non preoccuparti- gli disse, mentre un sorriso enigmatico le si dipingeva sul volto- Chiara starà con me… vero tesoro?!- e si girò verso la ragazza, che non poté far altro che risponderle affermativamente- Così avremo tutto il tempo che vogliamo per parlare un po’, tu ed io.

 

Chiara non era molto attratta dalla prospettiva di passare un intero giorno con Jacqueline per “farsi bella”, ma dovette accettare, seppur a malincuore.

 

- Owen, devi acconciarle i capelli da gran sera, mi raccomando… trattala bene, è una mia amica- disse al parrucchiere, mettendo le mani sulle spalle dell’italiana, sorridendole attraverso lo specchio- Sarà una serata mooolto elegante, ci sarà tutto il jet-set di Los Angeles… ci vuole qualcosa che attiri l’attenzione…- concluse.

 

Chiara cercò di dissuadere entrambi, voleva qualcosa di più semplice, più naturale.

 

- Et voilà!- Owen aveva completato l’opera: i capelli della giornalista erano stati tirati indietro, legati insieme e tenuti su da decine di forcine.

 

Nel frattempo, l’estetista aveva fatto la manicure alle due donne. Il confronto era stato inevitabile: l’americana aveva le dita lunghe e affusolate, mentre l’italiana aveva le mani piccole, come quelle di una bambina. Ed era così che si sentiva Chiara in quel momento: più grande d’età di qualche anno, ma infinitamente più piccola e ingenua nel modo di comportarsi.

Jacqueline era una vera e propria donna di mondo, che riesce a tenere sempre ogni situazione sotto controllo e non fa una piega se qualcosa non va secondo i piani.

La truccatrice, Jenny, aveva avuto disposizioni simili per quanto riguardava Chiara: c’era bisogno di un make-up da grandi occasioni.

Quando Jenny ebbe terminato con entrambe, Jacqueline dovette scendere: era già ora di prepararsi; e lei sarebbe stata una perfetta padrona di casa.

Chiara lasciò che tutti uscissero dalla camera, portandosi dietro i loro “strumenti di tortura”. E rimase un po’ di tempo a fissare la sua immagine riflessa allo specchio. Sì, avevano creato una vera “opera d’arte”, ma l’avevano resa simile ad un’ultratrentenne.

 

“Non mi riconosco più, io non sono questa donna qui”, si disse; prese un batuffolo di cotone idrofilo, vi versò del latte detergente e cominciò a disfare ciò che, in tutte quelle ore, era stato fatto: via l’ombretto pesante, via anche fard e fondotinta… via quel rossetto così acceso, che la faceva sembrare ciò che non era.

Ricominciò a truccarsi da sola: eye-liner e mascara, questi gli unici oggetti che utilizzò.

Ma non era ancora del tutto convinta: si tolse qualche forcina, diciamo pure una ventina di forcine, che le stavano facendo venire il mal di testa, tanto erano state conficcate con forza.

Infine, andò a vestirsi, per poi scendere al piano inferiore, dal quale provenivano già le voci di molti ospiti e il suono di una piacevole musica in sottofondo. Era in ritardo, ma, almeno, poteva dire di essere se stessa.

“Divertiti!”, si disse subito prima di scendere le scale.

 

Come in una scena di un film, tutti si girarono verso di lei, quando era appena arrivata ad un terzo dei gradini. Non era di certo l’effetto che avrebbe voluto fare: avrebbe, piuttosto, preferito passare inosservata, potersi muovere con nonchalance fra i vari invitati.

Ma, sia uomini che donne, la stavano osservando. Lei sentiva i loro sguardi su di sé e preferì, dapprima, cercare quello di Matteo, per poi arrossire imbarazzata e disorientata e tenere, alla fine, il viso basso.

 

- Chiara!- le si era fatto vicino Orlando- sei stupenda- le disse.

 

Indossava un leggero abito nero in seta, corto, che lasciava scoperti gli esili polpacci, tenuti in tensione dai decolleté neri con vertiginoso tacco a spillo. Il vestito, semplice nel complesso, aveva la scollatura a cuore e le spalline sottilissime, quasi impercettibili, che si incrociavano più e più volte lungo la schiena, lasciata, quindi, quasi del tutto scoperta.

 

- Vieni, ti faccio conoscere Kate… andrete di sicuro d’accordo, voi due!- era convinto di ciò che stava dicendo.

 

Kate, in effetti, le fece un’ottima impressione. Non sembrava rispecchiare le brutte cose che si dicevano sul suo conto. Chiara fu sicura al cento per cento che non avesse la puzza sotto il naso.

Ma una cosa era ovvia: era davvero di sangue blu, nel senso che, nei gesti e nelle parole, era sofisticata, equilibrata. E il sorriso che sfoggiò appena la vide non era uno di quei soliti sorrisi ipocriti da star.

Parlarono per un bel po’, tutti e cinque; si erano, infatti, uniti anche Jacqueline e Matteo.

Chiara, però, ad un certo punto della serata (mancavano poco più di venti minuti allo scoccare della mezzanotte), si allontanò dal gruppetto, preferendo isolarsi.

Prese la coppa di champagne, offertale da uno dei camerieri, e cominciò a guardare l’intera sala e tutte quelle persone allegre, che ridevano e scherzavano fra loro. Tra gli invitati, c’erano, sicuramente, attori famosi e, in generale, vip di ogni tipo. Ma alla ragazza non interessava. Anzi, ciò la fece sentire ancora più sola.

Mentre fissava, sconsolata, il bicchiere che aveva fra le mani, si sentì chiamare. Si girò e vide, forse, l’unica persona che non avrebbe mai pensato potesse trovarsi lì.

 

- Gabriele?! Anche tu qui!

 

- Ciao! Mmm… lasciati guardare… sei bellissima- stranamente, i suoi complimenti non la misero in imbarazzo. Era stato l’unico a farla sorridere, quella sera. Era contenta di averlo trovato per caso- Sono qui solo per Jacqueline- continuò l’attore, rispondendo alla domanda della giornalista- la conosco ormai da più di un anno e mi ha quasi implorato in ginocchio, pregandomi di partecipare alla festa.

 

- Ragazzi, avvicinatevi, fra poco si brinda al nuovo anno- disse loro Orlando, trascinandoli verso ilcentro della stanza.

 

Matteo, Jacqueline, Orlando, Kate e Gabriele erano lì, accanto a lei: il vecchio e il nuovo.

Mille pensieri cominciarono a frullarle per la testa.

 

- 10…

 

“Quest’anno sarà importante per me!”, si disse.

 

- 9…

 

“Si deciderà tutta la mia vita…”

 

- 8…

 

“Matteo e Jacqueline…”, pensò, guardandoli.

 

- 7…

 

“stanno bene insieme”.

 

- 6…

 

“Orlando e Kate…”, osservò mentre si abbracciavano teneramente

 

- 5…

 

“formano la coppia perfetta”

 

- 4…

 

“Gabriele…”

 

- 3…

 

“beh, lui non me la conta giusta…”

 

- 2…

 

“Devo farmi coraggio…”

 

- 1…

 

“Troverò quel che cerco, ne sono sicura!”

 

- BUON 2009!

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Nove- La Partita ***


Capitolo Nove

CIAO a tutti i miei lettori!!!

Finalmente…era ora, direte voi. E avete perfettamente ragione. Eppure, vi giuro che il capitolo era pronto già un paio di settimane fa, ma non ho trovato mai il tempo in questi giorni di scriverlo al computer.

Oggi, non avendo voglia di andare all’uni a seguire le lezioni, mi sono armata di taaanta pazienza… ed eccomi qua!

Una cosa importantissima: nel capitolo SETTE (seconda parte), avevo scritto che la partita si sarebbe giocata il 15 gennaio…

Beh, non avevo fatto bene i calcoli… nel 2009, proprio il 13 gennaio viene di martedì, quindi…

E, a proposito, da tifosa sfegatata, so benissimo che gli ottavi di finale di Champinos’ league si svolgono nel mese di marzo, ma a me serviva proprio GENNAIO… dato che la storia è ambientata in inverno!

Che dirvi di più?!

Solo… BUONA LETTURA… e un bacione a tutti coloro che recensiscono…

Capitolo Nove

 

- … Capito?!… Me lo sono ritrovato lì, non avrei mai pensato a lui; eppure… ero davvero felice che fosse accanto a me in quel momento…

 

- Tesoro, e chi non sarebbe felice di trovarsi al fianco di “Gabriele Grimaldi”?- le rispose Giorgio, con l’aria sognante, mentre continuava a sgranocchiare i popcorn ancora caldi.

 

Erano passati alcuni giorni dal capodanno e Chiara aveva deciso di passare una piacevole serata con il suo amico fotografo, spettegolando e guardando, accoccolati sul divano, il loro film preferito: SERENDIPITY (Quando l’amore è magia). Niente volgarità, nessuna parolaccia; due spiriti affini, che s’incontrano “per caso” e scoprono di essere fatti l’uno per l’altra; e, sempre “per puro caso” riescono a ritrovarsi nel momento e nel luogo giusto: semplicemente, da favola, quindi, praticamente, impossibile.

 

- Piuttosto- continuò lui- com’è andata con Matteo? Avete parlato un po’?- le chiese. Non l’aveva mai visto di persona, ma la ragazza gliene aveva parlato spesso.

 

- Più o meno- rispose- Almeno, fino a quando siamo stati da soli. Poi, con l’arrivo di Jacqueline- e non poté far altro che pronunciarne il nome facendo roteare gli occhi- vuoi o non vuoi, eravamo sempre divisi. Se cercavamo attimo di “intimità”, qualcuno faceva in modo di stare insieme a noi, di non lasciarci mai liberi- concluse, fissando un punto nel vuoto, sconsolata. Si era immaginata quei giorni diversamente da come li aveva vissuti. Sperava di poter passare del tempo con il suo migliore amico, come non le succedeva da anni, soprattutto, sapendo che lui, di lì a qualche mese, si sarebbe sposato.

 

- Mmm…- mugolò Giorgio, che si era appena ficcato in bocca una quantità impressionante di popcorn- mi sembra di capire che la ragazza di Matteo non ti sta poi così simpatica…- e un sorriso malandrino si dipinse sul suo volto.

 

- Vuoi la verità?- gli chiese, guardandolo negli occhi e, subito dopo, spostando lo sguardo sui disegni del parquet, che sembrava aver catturato la sua attenzione- L’ho odiata dall’istante in cui l’ho vista… ho odiato il modo in cui camminava, il modo in cui sorrideva, come lo abbracciava o lo teneva per mano- Fece una pausa- E, soprattutto- continuò- l’ho odiata perché sembrava che ogni suo desiderio fosse un ordine per Matteo.

 

- Tieni molto a lui… si vede- disse a voce bassa.

 

- Io… sì. Perché mi conosce meglio di chiunque altro… Perché riesco a parlargli senza alcuna difficoltà, senza alcuna vergogna… Perché non voglio…- arrossendo- Io non voglio che una GATTAMORTA se lo porti via così…

 

- Una gattamorta?!- esclamò, ridendo.

 

- Sì! Perché le basta fare gli occhi dolci, che lui striscia subito ai suoi piedi.

 

- E, allora- fece l’amico, cambiando tono di voce- perché non hai detto questo a Matteo? Perché, se davvero vi raccontate tutto, non hai avuto il coraggio di essere sincera fino in fondo?- era come se la volesse rimproverare per la sua eccessiva timidezza. Non sopportava il fatto che Chiara avesse così tanta paura persino di se stessa; e voleva sempre spronarla a superare i suoi limiti.

 

- Tu… vuoi sapere il perché?!- quasi gli urlò contro, con le lacrime agli occhi- Perché so che è una ragazza che ha sofferto molto, in vita sua. Può non sembrare, ma è così, te l’assicuro- rispondendo ad uno sguardo emblematico- E, forse, adesso è così arrogante e si mostra superiore agli altri perché cresciuta in fretta, troppo in fretta… Ecco perché! Perché sento che lo ama; e lo ama più di quanto non lo dia a vedere.

 

Giorgio le sorrise: era riuscito nel suo intento, le aveva dato la possibilità di sfogarsi, di buttare tutto fuori. Ma non era il caso di continuare quel discorso… e, poi, il ragazzo era curioso di saperne di più sugli altri invitati…

 

- Dì un po’… e Orlando? Come ti è sembrato? C’era anche Kate?

 

- Orlando era davvero mooolto, mooolto carino! (Non trovi che sia strano che proprio io dica queste parole?!) Comunque, si è tagliato i capelli, sai. Li ha corti come li portava qualche anno fa. E devo dire che, tra il bel vestito che indossava e il suo sorriso pulito, l’ho visto come una persona normalissima, semplice… buona dentro…

 

- E anche fuori!- le fece eco. Scoppiarono a ridere.

 

- Che scemo che sei!- gli disse, tirandogli un cuscino in faccia- Certo, è proprio bello, non si può dire altrimenti. E, poi, più gli parlo, più mi convinco che sia davvero un bravo ragazzo. Beh, magari un po’ egocentrico, ma non più di altri uomini che ho conosciuto…

 

- E kate? È completamente rifatta come si dice?

 

- Se è rifatta, non lo so e, detto fra noi, non ci vedo, poi, niente di male!… Ma tu lo sapevi che ha gli occhi l’uno di un colore diverso dall’altro?!- Giorgio fece un cenno negativo col capo, poiché non avrebbe potuto risponderle a voce: ma quanto l’aveva grande la bocca? Sembrava un forno (che non smetteva mai di riempire!)- E’ particolare; ma, di certo, non le serve questo per attirare l’attenzione delle persone che la circondano. È semplice… superba… nel senso buono del termine, però- Così dicendo prese a muovere le mani con gesti delicati, per aiutarsi nella descrizione- E’ elegante in tutto quello che fa, o dice. È affabile e non mi ha dato, nelle poche ore che siamo state insieme, l’impressione di essere la “perfida megera gelosa e narcisista” di cui tutti parlano.

 

- Ma NON PUO’ essere perfetta!- piagnucolò il fotografo.

 

- No, non ho parlato di perfezione. Nessuno al mondo è PERFETTO. Dico solo che, sì, avrà i suoi mille difetti, ma è brava, anzi, bravissima a nasconderli!

 

Finirono di vedere il film, che, come sempre, li lasciava totalmente sereni e soddisfatti e loro due, inguaribili romanticoni, esternavano il loro stato d’animo con un bel sospiro d’amore.

Giorgio era già sulla soglia della porta d’ingresso, infagottato (come solo lui sapeva fare) con sciarpa, berretto, cappotto e guanti, ma non si decideva ad andarsene.

 

- Amore mio, devi scegliere al più presto- le disse.

 

- Non ti capisco- gli rispose.

 

- Hai tre uomini (e dico tre uomini fantastici, uno più bello dell’altro) che ti girano intorno… e tu ancora non hai deciso chi è il tuo principe azzurro!

 

- Giorgio- lo interruppe- dimentichi un PICCOLISSIMO dettaglio INSIGNIFICANTE: due di loro sono fidanzati. Matteo, addirittura, si sposa a settembre!

 

- E allora?

 

- E allora, cosa?- gli fece eco lei.

 

- L’hai detto tu che Jacqueline non ti piace…

 

- Ma…- cercò d’intromettersi.

 

- E, poi, lo sai quante volte si sono presi e lasciati Bloom e la Bosworth?

 

- Quindi…?- gli chiese, incrociando le braccia, pronta a sorbirsi uno dei discorsi campati in aria dell’amico.

 

- In conclusione…- le disse con l’aria di chi la sa lunga- “GUALDA DENTLO TE STESSA”- continuò, come se stesse recitando un proverbio cinese- “E SCOPLILAI COSA VUOI E, SOPLATTUTTO, COME LO POTLAI OTTENELE!”

 

Risultato: la fece ridere con le lacrime; e non riuscì a farla smettere, se non dopo una decina di minuti.

 

 

 

La mattina del 13 gennaio, Chiara si recò all’aeroporto di Fiumicino: l’aereo per Londra partiva alle 11:30. Era a dir poco elettrizzata all’idea di assistere ad una partita così importante della sua Juve, ma, soprattutto, non vedeva l’ora di stare di nuovo insieme al suo “amico” Orlando.

Senza sapere bene il perché, si era fatta più bella del solito, aveva semplicemente seguito il suo istinto. Indossava un dolcevita rosa, un paio di jeans retti, impreziositi da paillettes disposte in modo da formare il disegno di qualche fiore; e, dato che faceva ancora freddo, un bel cappotto bianco.

Aveva raccolto i capelli in una coda alta, cosa che faceva solo quando lavorava, preferendo, invece, portarli sciolti.

Aveva con sé un piccolo trolley, in cui era riuscita a far entrare tutto l’occorrente per un breve viaggio di due giorni, e una grande borsa colorata.

Ciò che saltava subito all’occhio era la naturalezza con cui portava i tacchi a spillo, che, di sicuro, dovevano essere almeno numero 9: camminava come se avesse ai piedi le scarpe più comode del mondo, senza ancheggiare più del dovuto, né trovando difficoltà a mantenere l’equilibrio.

Il volo le sembrò interminabile, ma, finalmente, quando rimise i piedi a terra, si diresse, insieme agli altri passeggeri, verso il tappeto su cui avevano già cominciato a girare alcuni bagagli. Ma perché, se la sua valigetta se l’era portata come bagaglio a mano? La risposta non si fece attendere a lungo…

Oltre a molti tra borsoni e valigie, era uscito sul nastro trasportatore anche un enorme sacco contenente qualcosa ben impacchettato e infiocchettato.

 

La ragazza si era scervellata per un po’ di tempo, prima di riuscire a trovare un regalo adatto all’inglese. Poi, aveva deciso di chiedere un consiglio a Giorgio.

 

- Cosa si può regalare , per il compleanno, ad un attore ricco e famoso, che basta che schiocchi le dita per poter ottenere tutto ciò che vuole?- gli aveva domandato.

 

- Fammi pensare…- le aveva risposto- di preciso, non so, ma secondo me, dev’essere qualcosa che lo faccia pensare a te…- e non aveva aggiunto altro.

 

Così, Chiara era andata un po’ in giro, senza sapere cosa dover comprare… quando, senza quasi riflettere, si era letteralmente imbambolata davanti alla vetrina del DisneyStore di Roma, in via del Corso.

“Qualcosa che lo faccia pensare a te… pensare a te…”, le parole di Giorgio le rimbombarono nella testa: era sicura di aver trovato l’oggetto adatto da regalare ad Orlando. E, adesso, se lo portava dietro, non senza qualche difficoltà: era quasi più grosso di lei, ma, per sua fortuna, era soltanto molto ingombrante e pesava poco.

 

Non appena si videro, lei riuscì a stento a trattenere le risa, mentre lui, a metà fra l’incredulo e il divertito, la guardava da sopra gli immancabili occhiali da sole.

 

- E, così, non volevi dare nell’occhio, vero?- gli scappò detto, quando furono vicini.

 

- Che ci posso fare, io, se non l’ho potuto infilare in valigia?!- gli rispose tranquillamente, come se stesse parlando con un suo amico di vecchia data.

 

Adorava stare in sua presenza, perché Orlando, come piaceva a lei e contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato, non si atteggiava a “gran divo”.

Il ragazzo aspettò di essere di nuovo a casa per scartare il suo gigantesco regalo.

 

- Non credevo sapessi che oggi è il mio compleanno!- esclamò, cercando il modo migliore di spacchettarlo.

 

- Eh, sai, è un’informazione che ho avuto grazie alle mie fonti segrete…- gli rispose, sorridendo; nel frattempo, il ragazzo tirava fuori della carta, ormai strappata, quello che si sarebbe rivelato un Winnie the Pooh di peluche ad altezza uomo.

 

- Sono sicura che, così, ogni volta che lo guarderai, ti verrà in mente quella GRANDE giornalista italiana, ancora un po’ bambina, che ti ha fatto le domande più intelligenti alle quali un attore del tuo calibro possa rispondere!- lo anticipò- Ricordo benissimo che faccia hai fatto quando ho tirato fuori della borsa il mio block-notes!- continuò, fingendosi arrabbiata.

 

Per ringraziarla del dono tanto originale, quanto gradito, Orlando le diede un bel bacio sulla guancia. Non era la prima volta che lo faceva, eppure, in quel momento, Chiara si sentì il viso in fiamme; abbassò la testa e prese a raccogliere tutto ciò che era rimasto sparpagliato per terra, mentre il cuore le batteva a mille all’ora nel petto.

Lui non si accorse di nulla, intento com’era a trovare un posto adatto in cui collocare l’orsacchiotto gigante.

 

- Kate dov’è?- gli chiese all’improvviso.

 

- Oh, beh, in questo preciso istante, si trova in India: questa settimana hanno iniziato le riprese del suo nuovo film…

 

- E non vi siete sentiti, oggi?

 

- No, sai, i primi giorni sono quelli cruciali… sarà impegnatissima…

 

- Ma non può trovare cinque minuti da dedicare a te?-lo interruppe.

 

- Di questo puoi starne certa… non si è mai dimenticata di una ricorrenza, figuriamoci del mio compleanno!- le rispose, facendole l’occhiolino.

 

Subito dopo aver pranzato, si misero in macchina, diretti all’Old Trafford di Manchester, dove lo United, di lì a qualche ora, avrebbe sfidato una della squadre più in forma del momento, la Juventus, reduce da diverse vittorie consecutive.

 

Arrivarono molto prima dell’inizio della partita, ma decisero di prendere posto in tribuna vip, per godersi anche i cori che le due tifoserie avversarie già avevano cominciato ad intonare dalle rispettive curve.

L’atmosfera si era ben presto surriscaldata; e anche i due ragazzi avevano ormai quasi “dimenticato” le loro identità: entrambi avevano tolto il cappotto che indossavano, per lasciare scoperta la felpa con i colori ognuno della propria squadra del cuore (biancorossa e bianconera).

Chiara, inoltre, si era portata dietro persino la sciarpa ufficiale e si era unita al coro dei numerosi tifosi italiani che avevano deciso di seguire la trasferta.

Le squadre entrarono in campo insieme alla terna arbitrale. Tutto era pronto. Fischio d’inizio: lo stadio era diventato tutto ad un tratto una bolgia infernale. Ciascuna delle due tifoserie cercava di sovrastare l’altra, ma, per fortuna (e come deve sempre essere), tutto si svolse nel più completo fair play, sia in gioco che sugli spalti.

Come da copione, la partita fu entusiasmante, con molte azioni spettacolari da entrambe le parti. E, ovviamente, alla fine, vinsero gli ospiti con due goal di scarto.

Orlando, però, non sembrava averla presa male; anzi, era divertito dal comportamento della ragazza: è così raro trovarne una che s’intenda davvero di calcio e ne sia così appassionata! (non come molte ochette interessate esclusivamente ai calciatori!). E, poi, l’attore aveva anche ben altro in programma per la sua “amica”…

 

- No, dico, hai visto che punizione ha tirato Del Piero?!- aveva iniziato a parlare a ruota libera, mentre si erano mischiati alla folla- ha preso la palla d’interno destro, l’ha fatta girare e… tac, all’angolino! Proprio come ai vecchi tempi!… Ma, Orlando, che fai?- gli chiese, fermandolo per un braccio- l’uscita è da questa parte…

 

- Oh, beh, sì, certo- le rispose, non molto convinto, tirando fuori da una tasca dei jeans qualcosa non ben definito.

 

- Cosa… cos’hai in mano?- domandò avvicinandosi, tentando di capire di che si trattasse.

 

Lui, dopo un momento di finta indecisione, le mostrò due pass, con i loro nomi scritti sopra.

 

- No, non ci posso credere…- gli disse, guardando alternativamente le mani e gli occhi del ragazzo.

 

- Credici- rispose semplicemente, annuendo col capo, con l’aria saccente.

 

- Sono… due pass…

 

- Sììì…- le fece cenno di continuare.

 

- Per… GLI SPOGLIATOI?!

 

- Hai indovinato.

 

- Ah! Orlando…- esclamò gettandogli le braccia al collo e saltellando per la gioia- mi farai conoscere la MIA Juve!

 

- - le rispose sorridendo,ricambiando l’abbraccio. La sorpresa era riuscita alla perfezione.

 

I due si trattennero una buona mezz’ora con i calciatori; Chiara era, letteralmente, al settimo cielo.

Al momento di separarsi, gli juventini le fecero promettere di recarsi, qualche volta, a Torino, poiché l’avrebbero fatta assistere agli allenamenti.

 

Successivamente, sebbene fossero ormai le 23 passate, l’attore e la giornalista cercarono un ristorante in cui poter cenare indisturbati: tutte quelle emozioni avevano messo loro un po’ d’appetito.

Così, parlarono del più e del meno, scherzando e ridendo anche per un nonnulla. Avevano appena chiesto il conto, quando Orlando, facendosi serio, disse qualcosa che Chiara non si sarebbe mai aspettata di sentire, soprattutto quella sera.

 

- Kate mi ha chiesto di dirti che vorrebbe te come damigella d’onore…

 

- Come, scusa?- riuscì a dire, non avendo ancora compreso appieno il significato dell’intera frase.

 

- Le ho chiesto di sposarmi… e lei ha accettato!- Chiara sgranò gli occhi, convinta di aver sentito male- le nozze si celebreranno quest’anno, a settembre- No, aveva capito benissimo.

 

I suoi sogni avevano cominciato ad infrangersi uno ad uno.

 

Il ragazzo stava aspettando una risposta.

 

- Sì, sarò onorata di essere la sua damigella; sono solo leggermente stupita del fatto che lo abbia chiesto proprio a me…

 

Non fece in tempo a spiegarle il motivo, che gli squillò il cellulare. Era Kate, che voleva fargli gli auguri ed era già a conoscenza della presenza di Chiara: sapeva che il fidanzato le aveva appena riferito il suo desiderio.

Le ragazze parlarono un poco fra loro. L’italiana ebbe, così, occasione di complimentarsi dell’imminente matrimonio e ringraziò l’attrice per averle affidato questo compito, pur non conoscendola bene.

 

L’indomani, al momento dei saluti, Chiara, con aria malinconica, abbracciò Orlando.

 

Sull’aereo, si diede mentalmente della sciocca, per aver pensato, anche solo per un istante, di potergli piacere in qualche modo.

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Capitolo 11
*** Capitolo Dieci - Un amico geloso - Prima Parte ***


Chiedo umilmente scusa a tutti voi!  Lo so, è passata davvero un’eternità dall’ultima volta che ho pubblicato un capitolo … ma sono successe tante di quelle cose in questo lungo periodo, belle e, ahimè, purtroppo anche brutte. Una su tutte? Ettore, il mio muso ispiratore, non c’è più. Se n’è andato poco più di 2 anni fa. E mi manca ancora da morire. Manca a tutti, perché metteva allegria.

Non ho voluto più saperne di scrivere, pur avendo ormai chiaro in mente il finale nei minimi dettagli. Ma adesso, ho deciso che devo andare avanti, che devo chiudere un capitolo della mia vita. E lo posso fare soltanto finendo ciò che avevo cominciato ormai troppo tempo fa.

Perdonatemi ancora per aver tardato a finire la storia. Spero che il finale vi piaccia (RECENSITE, RECENSITE NUMEROSI! J). Vi anticipo solo che si tratta di altri 3 capitoli, o, meglio, del 10° diviso in due parti e dell’11° con l’epilogo.

xxBACIxx a tutti

 

 

Capitolo Dieci – prima parte

 

- Buon...

- Non ci sono per nessuno! disse Chiara, sbattendo la porta dell’ufficio alle sue spalle.

- ... ‘giorno... - Marta fu molto sorpresa dal comportamento della giornalista – Cosa le è successo? – chiese a Giorgio, che, nel frattempo, si era avvicinato alla postazione della segretaria.

- Non lo so – le rispose il fotografo, con sguardo interrogativo – è tornata ieri da Londra, ma non abbiamo ancora parlato... e non mi pare il caso di disturbare “la tigre in gabbia”, per adesso...

- Già – gli fece eco la ragazza.

Due ore dopo, Chiara non era riuscita a concentrarsi sul lavoro neanche per dieci minuti di seguito; così prese giacca, borsa e agenda e si diresse verso l’ingresso, fissando il pavimento.

- Marta, devi scusarmi per prima...

- Tranquilla – la interruppe.

- Non volevo essere scortese... E’ solo che... è solo che sono un po’ stanca, credo che continuerò a lavorare da casa. Per favore, di’ tu a Barbara che le manderò gli articoli via e-mail.

- Sì, d’accordo. E cerca di riposare un po’... hai una faccia...

Chiara le sorrise. Si vedeva lontano un miglio che non aveva chiuso occhio la notte precedente. Troppi pensieri...

Le due ragazze si salutarono, poi la giornalista entrò in ascensore.

La notizia delle imminenti nozze di Orlando e Kate si era sommata a quella del matrimonio del suo migliore amico. In poco tempo tutte le fantasie che la sua mente aveva creato si erano dissolte come un castello di carta che collassa a causa di un soffio di vento.

Chiara, però, nonostante tutto, era una ragazza forte, determinata, che non si sarebbe mai lasciata andare per così poco. Almeno, non in apparenza.

Così, decise di buttarsi anima e corpo nel lavoro. Per giorni non fece altro e, grazie soltanto all’amicizia che la legava al direttore della rivista, non ebbe neanche bisogno di frequentare la redazione.

Non voleva vedere nessuno, se non per scopi strettamente professionali; e il rapporto che aveva con i colleghi andava ben oltre la semplice collaborazione. Quello che da molti è considerata una situazione gratificante, per lei si stava rivelando uno svantaggio.

Gli unici momenti di svago che si concedeva erano le lunghe passeggiate che faceva con Ettore al parco; quelle ore riuscivano a non farle pesare la solitudine volontaria nella quale si era chiusa.

I primi tempi, Giorgio pensò che fosse giusto per lei isolarsi un po’, per poter riflettere su se stessa. Poi, però, non avendo notizie della sua amica da troppi giorni, decise d’intervenire; dopotutto, lui era l’unico con cui si potesse confidare, senza timore di essere giudicata. E, se si aspettava, all’inizio, una reazione ostile da parte della giornalista, era sicuro che, insistendo, sarebbe riuscito ad abbattere il muro di difesa che Chiara aveva eretto come una sorta di barriera fra sé e il mondo circostante.

Alla fine di gennaio, il fotografo, con una banale scusa, riuscì ad entrare in casa della ragazza.

-  Giorgio, che ci fai qui? – gli chiese, aprendo la porta d’ingresso, mentre il cagnone aveva già iniziato a frugargli nelle tasche del cappotto, in cerca del biscottino che era solito portargli ogni volta.

-  … Comunque, ciao! – le rispose – Non mi aspettavo un’accoglienza trionfale, ma … almeno un saluto potevi farmelo … - fingendosi offeso.

-  È già tanto se non ti ho aperto in pigiama! – esclamò lei, mostrando con orgoglio la sua bella tuta grigio-celeste.

-  Ho bisogno di un paio di tuoi vecchi articoli – le disse, accomodandosi sul divano del salotto – Barbara mi ha detto che ti sei portata un po’ di cose a casa, così ho pensato di approfittarne per vedere come stavi …

-  Giorgio – lo interruppe, accennando un mezzo sorriso, ma la malinconia le si leggeva negli occhi – sto bene, avevo bisogno di un po’ di solitudine, avevo voglia di riflettere su me stessa, sulla mia vita …

-  Avevi voglia di deprimerti?

-  Cosa?! Ah, grazie per la considerazione – gli disse, fingendosi arrabbiata – No – continuò – beh, forse … un po’ sì … non lo so – si accasciò sulla sua poltrona preferita – è che in questi ultimi due mesi sono successe tante di quelle cose, che adesso non sono più sicura di nulla … Voglio lasciare la rivista – disse all’improvviso, mentre Giorgio cambiò espressione.

-  Ma sei matta? Come potremmo fare in redazione senza di te? – e si sedette sul bracciolo, accanto a lei.

-  Come avete fatto in questi giorni … non sono indispensabile …

-  Ma la rivista ha acquisito lettrici anche grazie alle tue interviste, ai tuoi splendidi articoli … hai talento da vendere!

-  Eh … adesso non esagerare. Il fatto è che non mi sento realizzata: non avevo immaginato così la mia carriera …

-  Ma chiunque pagherebbe pur di fare ciò che stai facendo tu …

-  Lo so; e per questo so di essere fortunata, però … - fece una pausa, riflettendo per cercare di esprimere al meglio le sue emozioni – però … non mi sento a mio agio in questo ambiente. Mi vedo più a lavorare in ambito politico o economico … Sinceramente, credo di essere più utile dando informazioni sulle organizzazioni internazionali, piuttosto che sulla vita o sui pensieri di un attore.

-  Ma sicuro! – esclamò il ragazzo – E sono certo che prima o poi riuscirai a diventare inviata a Bruxelles  o New York. Che ne dici, però, di crescere il più tardi possibile? – lei sorrise – Cambiando discorso … è passato ormai un po’ di tempo … ti va di parlare adesso?

-  Di cosa? – fece finta di non aver capito dove volesse arrivare l’amico.

-  Andiamo … Cos’è successo a Londra che ti ha “incasinato” così la vita? Hai litigato con Orlando?

-  Magari avessimo litigato! – fu la risposta – Cioè – continuò – almeno avrei avuto una ragione per stare così, per non volergli parlare … il problema è che si sposa a settembre e …

-  Quindi il problema è Matteo?! – la interruppe il fotografo.

-  No … il problema è che Orlando si sposa e io sarò la damigella d’onore di Kate – disse tutto d’un fiato. Giorgio strabuzzò gli occhi.

-  Cooosa?? – A quel punto la giornalista gli raccontò tutto, felice di buttar fuori quello che sentiva nel profondo del cuore.

Poi, mentre lei era impegnata a cercare gli articoli da dargli, il ragazzo prese a frugare in cerca della famosa agenda di Chiara; e per poco non fu scoperto.

Ettore, dal canto suo, lo osservava, con la testa leggermente inclinata, come se si stesse chiedendo il perché di quello strano comportamento.

- Non preoccuparti, cucciolone – gli disse il fotografo – faccio tutto questo solo per il bene della tua adorata Chiara! Un giorno mi ringrazierai – concluse, facendogli l’occhiolino.

Fatto quel che doveva fare, salutò l’amica e il cagnone e se ne andò, sorridendo fra sé, soddisfatto per la “missione compiuta”.

Neanche mezz’ora dopo, ancora per strada, Giorgio prese il cellulare e compose un numero, con mani tremanti.

- … Pronto? Sono Giorgio Torres, fotografo di GAIA, avrei bisogno di parlarle al più presto.

A chiamata terminata pensò: “Se Maometto non va alla montagna, allora è la montagna ad andare da Maometto … Chiara, a te ci penso io!”

Qualche giorno dopo, il bel ragazzo dagli occhi di ghiaccio si presentò di nuovo a casa dell’amica, per restituirle i documenti.

Lei lo fece accomodare, come al solito, in salotto; stavolta, però, si era sistemata un po’, perché lui l’aveva chiamata un’ora prima per avvertirla del suo arrivo.

Stavano già chiacchierando, quando, all’improvviso, il suono del citofono fece quasi saltare in aria dallo spavento Chiara.

- Aspetti qualcuno? – le chiese l’amico, sorridendo sotto i baffi.

- N-no! – esclamò lei, andando a rispondere.

Quando sentì la voce dell’ospite sgranò gli occhi per la sorpresa. Andò ad aprirgli solo dopo aver dando un’ultima sistemata ai capelli, guardandosi nel grande specchio in corridoio.

- Ciao!

- Gabriele! Che piacere vederti qui! Entra, prego … - e gli indicò la strada verso il salotto, dove era rimasto Giorgio, che, alla comparsa dell’attore, scattò in piedi.

Finite le presentazioni, Chiara si dileguò in cucina per preparare un caffè ai due ragazzi, che avevano iniziato a sciogliere il ghiaccio.

C’era qualcosa nella situazione, però, che non la convinceva del tutto; qui c’era lo zampino di Giorgio, ci avrebbe scommesso.

In effetti, il feeling tra i due era innegabile; ed era impossibile che Gabriele si aprisse così con una persona appena conosciuta … Con Chiara si erano visti alcune volte prima che lui si decidesse a fidarsi davvero di lei.

Inoltre, la coincidenza era eccessiva: per settimane intere non aveva visto nessuno e, adesso, nel giro di pochi giorni, Giorgio si era presentato due volte con una scusa un po’ banale e, poi, era spuntato anche Gabriele, che non era mai entrato in casa sua …

Era un po’ troppo strano per trattasi soltanto si un semplice caso.

Dopo aver passato un po’ di tempo a chiacchierare del più e del meno, Gabriele fece a Chiara una proposta …

- Perché non andiamo al Luna Park? – le chiese tutt’a un tratto.

- Uhm, veramente, io …

- Oh, andiamo Chiara! Non vorrai farci credere di avere già un impegno per stasera! – la interruppe il fotografo, cercando di non guardare l’attore negli occhi  più del dovuto.

- No! – esclamò lei – non volevo dire questo. È che … non mi va di uscire …

- Dai che uscire non ti può far altro che bene! – le rispose ancora Giorgio.

Dopo qualche altro “batti e ribatti”, la convinsero a prepararsi per uscire.

- Ma ad una condizione – disse – voglio che venga anche tu, Giorgio!

Pur non del tutto convinto, poiché aveva progettato un altro tipo di serata per l’amica, il ragazzo si decise ad andare con loro.

Una ventata di aria gelida investì Chiara non appena uscì dal portone di casa. E, all’improvviso, si sentì viva … Voleva godersi fino in fondo quella strana serata.

Le sembrò di essere tornata bambina, almeno per un po’, per potersi lasciare tutti i problemi alle spalle; per non pensare …

Stava bene insieme ai due, sentiva di non aver nulla da nascondere, perché loro, in quel preciso momento, la potevano capire meglio di chiunque altro.

Risero e scherzarono tutto il tempo, spostandosi dal chiosco dello zucchero filato a quello del tiro al bersaglio, dalle montagne russe al tunnel degli specchi deformanti.

Non si sentiva così leggera da tanto, ormai.

Quando, stanchi di girare, si sedettero ai tavolini di un bar per prendere una cioccolata calda, iniziarono a parlare d’amore, di cosa significasse per loro passare una vita intera insieme ad un’altra persona.

Chiara e Giorgio rimasero stupiti quando Gabriele decise di confidar loro i suoi dubbi e le sue paure.

- Temo che non troverò mai la mia anima gemella – disse – non riesco a fidarmi della gente; ho paura che si approfittino di me, per quello che sono: non Gabriele, un semplice ragazzo, ma Gabriele Grimaldi – enfatizzò il suo cognome – l’attore pieno di soldi e donne …

- Sì, posso capire – rispose il fotografo – ti spaventa restare da solo, eppure non vuoi aprirti troppo, non vuoi rimanere deluso da qualcuno su cui avevi riposto la tua fiducia …

Chiara stava lì ad ascoltare, in silenzio, guardando alternativamente l’uno e l’altro.

- Si è fatto tardi – disse all’improvviso – vorrei tornare a casa, sono stanca.

- Daaai, è ancora presto! – le risposero in coro – restiamo un altro po’, poi ti riaccompagno a casa – continuò Gabriele.

- No, grazie – lo interruppe – preferisco rientrare adesso. Ho tanto lavoro da sbrigare, domani; ma voi continuate … vi state divertendo, no?! – fece l’occhiolino a Giorgio, che la guardò incredulo.

Gabriele, alla fine, la convinse a farsi riaccompagnare in auto, poi i due ragazzi proseguirono la loro serata altrove.

I giorni si sommavano ad altri giorni, nulla era cambiato. La vita di Chiara si stava riducendo al mero lavoro, mentre lei continuava a lasciare gli amici al di fuori dei suoi problemi.

Come se non bastasse la solitudine, poi, era arrivato anche San Valentino, una ricorrenza che a Chiara piaceva molto, perché, come nel Natale, vi vedeva solo la parte più autentica, più romantica.

Sfortunatamente, però, non aveva mai provato la gioia di passare questa festa insieme a qualcuno. S’immaginava spesso come potesse essere: lui che le dà appuntamento per strada, le poggia un foulard sugli occhi, le chiede di fidarsi. Lei lo segue fino ad un edificio. Entrano; lei prova un brivido lungo tutta la schiena; poi, la musica … lenta, dolce, quasi un sussurro dagli altoparlanti. Lui si avvicina; lentamente le scioglie il nodo sulla nuca, l’accarezza. Altro tipo di brivido che la percorre da capo a piedi. Apre gli occhi e si guarda intorno. Sono soli, su una passerella di legno, in mezzo ad una pista di pattinaggio. Lui ha affittato l’intero palazzetto del ghiaccio per due ore. Solo per lei …

Con quest’immagine nella mente, Chiara si svegliò la mattina del 14 febbraio. Rimase ad occhi aperti a fissare il soffitto per qualche altro minuto, semplicemente per imprimere nella memoria quel sogno. Poi si alzò, si sistemò e scese insieme ad Ettore, decisa a dedicare l’intera giornata a se stessa. Dopo una bella corsa al parco e una buona colazione, i due andarono a zonzo per le vie del centro per tutta la mattina.

Si trovavano ancora a Campo de’ Fiori, quando a Chiara squillò il cellulare.

- Giorgio, ciao!

- Tesoro, ho una notizia da darti … - disse tutto d’un fiato – è una bella novità – continuò, stavolta con calma, senza fretta – credo di aver trovato il mio principe azzurro …

- Chi? Gabriele? – rispose lei, interrompendo il momento magico.

- Ma … ma Chiara! Come fai a saperlo? – le chiese.

- E’ evidente! Da come vi guardavate l’altra sera al Luna Park. E, poi, l’avevo capito da un po’ che anche lui fosse gay.

- Davvero? Allora, mi sa che il mio “gay-radar” stavolta ha fallito! – la fece ridere.

Le raccontò che si erano rivisti dopo quella volta, avevano parlato molto, si erano raccontati a vicenda le proprie esperienze passate e lui era rimasto sorpreso quando, all’improvviso, l’attore aveva confessato di essere omosessuale.

- Perché hai dichiarato di essere etero? – gli aveva chiesto il fotografo.

- Io non ho dichiarato un bel niente! Soltanto, il mio agente mi ha consigliato di non rivelare la mia omosessualità, dicendo che, orami, avevo una fama tale che, se si fosse scoperto, molti fan mi avrebbero abbandonato – fece una pausa – come se fosse una colpa, qualcosa di cui vergognarsi!

Giorgio disse alla sua amica che si erano dati appuntamento per quella sera. Il ragazzo era nervoso: aveva bisogno di un consiglio, anzi, di mille consigli!

Chiara, ovviamente, non si tirò indietro. L’aiutò a scegliere l’abbigliamento adatto e gli disse di essere semplicemente se stesso.

- Sei dolce, sei buono con tutti, sei discreto … Chi più di te potrebbe piacergli?

Aspettarono insieme l’arrivo di Gabriele. Un ultimo abbraccio davanti l’ascensore. Dalla finestra del salotto li osservò allontanarsi. Era felicissima per l’amico, che si meritava davvero un po’ di tranquillità in campo sentimentale. In cuor suo, però, sentì come un macigno, che le impediva quasi di respirare. Non si meritava anche lei un po’ d’amore?

Accompagnata dal suo fedele cagnone, s’incamminò verso casa. Era ormai ora di cena. Per strada incrociarono molte coppiette: c’erano gli sposini che non smettevano un attimo di guardarsi negli occhi, i ragazzini alla loro prima cottarella, ma anche marito e moglie, sposati da anni, con figli grandi, magari già nonni, che si amano come se fosse sempre il primo giorno …

- E così, anche quest’anno ci tocca passare San Valentino sul divano, davanti alla tv- disse sconfortata, rivolgendosi ad Ettore, dopo aver chiuso la porta d’ingresso.

                                                                                         

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Capitolo 12
*** Capitolo Dieci - Un Amico Geloso - SECONDA PARTE ***


GRAZIE! Per aver perdonato il mio mostruoso ritardo … continuando a leggere anche a ferragosto!

Un baciotto a Tyurru eheh! Lo sapevo che non te lo saresti aspettato!

E un grazie in particolare a Aredhel Noldoriel, per le sue commoventi parole, che hanno decisamente colto nel segno.

Spero che continuiate a seguirmi fino alla fine – su, ormai manca davvero poco J - con o senza recensioni: a me basta sapere che ci siete!

Vi abbraccio tutti

Al prossimo – e, ahimè L, ultimo - capitolo – sperando di avere presto l’ispirazione per qualche altra storiella …

Ale

 

 

Capitolo Dieci – SECONDA PARTE

Passarono un paio di giorni senza alcuna novità. Poi, una mattina, la giornalista ricevette una telefonata non troppo inaspettata.

- Ciao Chiara! Come stai? Non mi dire che sei ancora chiusa in casa …

- Purtroppo è così – gli rispose – anche se comincio ad esserne stufa! Ho bisogno di uscire, di vedere gente … e non solo per lavoro.

- Allora ti va di vederci? Ci prendiamo una cioccolata calda da qualche parte …

- Ok, grazie. Ti aspetto per le 17:00.

- A più tardi!

Quel pomeriggio, Gabriele passò puntuale a prenderla. Si vedeva lontano un miglio che c’era qualcosa di cui aveva voglia di parlare.

Seduti al tavolo più riservato di uno dei più famosi caffè di Roma, il ragazzo esordì dicendo di essere al settimo cielo e di sentirsi, contemporaneamente, oppresso.

- In che senso? – gli chiese Chiara.

- Penso, spero … di aver trovato finalmente la persona gusta per me – spiegò lui – Giorgio è un uomo fantastico, mi fa sentire speciale ogni momento che passiamo insieme …

- Però …? – lo invitò a continuare.

- Però … mi pesa il fatto di non poterlo gridare ai quattro venti! Vorrei poter essere libero di amare chi voglio, senza farmi condizionare dal giudizio degli altri. Vorrei poter essere me stesso, un ragazzo normale … come tanti.

- Hai paura che, scoprendo la tua omosessualità, molti possano cambiare opinione su di te, magari, decidendo di non chiamarti più ad interpretare ruoli cosiddetti “virili”?! – gli chiese, anche se questa, forse, era più un’affermazione, che una domanda vera e propria.

- E’ così – rispose lui, rassegnato.

- Eppure non c’è un critico che abbia espresso giudizi negativi sulla tua capacità di immedesimarti ora in questo, ora in quel personaggio. Sono tutti ammirati della tua bravura. Perché pensi che, conoscendo i tuoi gusti sessuali, possano cambiare idea sul tuo modo di recitare?

- Non so. Forse, perché essendo nato in una città di provincia, ho visto come viene trattato chi è “diverso” …

- Ma tu sei un attore di fama mondiale! – esclamò lei – cosa vuoi che succeda? – continuò – al massimo, le tue fan più sfegatate si strapperanno i capelli, rimarranno un po’ deluse, perché sognavano un giorno di poterti conoscere e conquistare … Ma, poi, alla fine, tutto tornerà come prima, tu continuerai a recitare e darai prova del tuo valore. Chissà, magari, un giorno vincerai anche un Oscar come miglior attore protagonista!

- E tu sarai lì, in prima fila, insieme a Giorgio …

- E’ una promessa! – risero.

- Grazie, Chiara – le disse, prendendole una mano tra le sue – mi hai dato coraggio. Non voglio più nascondermi. Non m’importa di quello che verrà dopo. Voglio godermi ogni istante.

Finita la cioccolata, decisero di fare quattro passi, continuando a chiacchierare.

- E tu, invece? – le chiese, realmente desideroso di saperne qualcosa in più.

- Io? Non c’è niente di cui parlare, purtroppo – rispose – non sento Orlando da più di un mese, ormai. È impegnato con le riprese di un nuovo film.

- Dì la verità … - lei lo guardò negli occhi, tirando un grosso sospiro.

- La verità è che ho paura anche solo di sentire la sua voce … Non lo so, è che quei giorni passati insieme a lui mi hanno fatto scoprire una bella persona … Ma ì, quando mi ha detto che si sposa con Kate … beh, diciamo che mi è crollato il mondo addosso.

- E con Matteo come va?

- Da capodanno a questa parte, ci siamo sentiti sì e no un paio di volte. Ma con lui è sempre stato così. Viviamo due vite completamente diverse. È normale – disse, cercando di convincere anche se stessa – e, ogni volta che i nostri mondi s’incontrano, è come se non avessimo passato neanche un giorno separati.

- Cosa provi per lui? – domandò a bruciapelo. Chiara ci mise un po’ prima di rispondere. Nessuno glielo aveva ancora chiesto direttamente.

- Gli voglio bene. Voglio vederlo felice … Ma non voglio perderlo.

- E pensi che Jacqueline possa portarlo via da te, definitivamente?! – gli occhi di lei si riempirono di lacrime; spostò lo sguardo dall’altro lato.

- Sono certa di sbagliarmi sul suo conto.

- E’ vero, può fare una cattiva impressione all’inizio, ma, quando la conosci, capisci che è una ragazza d’oro; forse un po’ viziata, ma è più un vezzo che un difetto.

- Penso che lo possa rendere felice – si guardarono. Gabriele scorse nel tono di voce tanta malinconia. Istintivamente l’abbracciò. Chiara non si aspettava quel gesto. Con la testa appoggiata alla sua spalla sinistra, pianse. Il ragazzo, che sentì i suoi singhiozzi soffocati, la strinse ancora di più a sé.

In quel momento, non si sentiva più la giornalista acclamata del mensile più letto d’Italia; era semplicemente Chiara, una donna fragile, che aveva appena trovato un vero amico con cui sfogarsi.

Non passarono neanche ventiquattro ore, che le foto di quel tenero abbraccio vennero pubblicate su tutti i tabloid più conosciuti di mezzo mondo. Dopotutto, Gabriele Grimaldi era una star internazionale e la notizia di ogni suo flirt, o presunto tale, faceva gola ai paparazzi.

Passando davanti ad un’edicola, Chiara non poté far altro che ripensare a quando, neanche due mesi prima, Matteo le aveva portato una copia dell’ ENQUIRER, facendole il terzo grado sul suo rapporto con Orlando. Sorrise al ricordo di quei momenti. Erano così lontani: sembrava passato un secolo da allora.

Tuttavia, stavolta non si curò più di tanto di quei servizi; la gente poteva pensare ciò che voleva: la verità era ben altra!

Frugò nella borsa, alla vana ricerca del cellulare. Stranamente, l’aveva lasciato a casa. Quanto era cambiata negli ultimi tempi; prima era quasi ossessionata dalla necessità di essere sempre reperibile, ad ogni ora e in ogni luogo. Adesso, invece, sentiva il bisogno di restare un po’ sola con se stessa.

Tornando a casa, trovò il telefonino, acceso, sul comodino, accanto al letto. Sul display brillava la scritta “18 chiamate senza risposta 2 nuovi numeri”.

Non fece in tempo a vedere di chi si trattava, che questo riprese a squillare.

- Pronto?

- Chiara! – esclamò una voce maschile all’altro capo della cornetta.

Qualche attimo di silenzio.

- Scusa se non mi sono fatto vivo ultimamente – continuò – ma sono stato davvero impegnato.

- Tranquillo – rispose finalmente la ragazza, che si era appena ripresa dopo un momento di puro panico – anch’io ho avuto da fare – mentì spudoratamente – come vanno i preparativi del matrimonio? – chiese.

- E’ anche a proposito di questo che ti chiamo. Sarò lì a Roma per una settimana, alla fine del mese. Giriamo qualche scena nel centro storico della città.

- Bello!

- Già – continuò Orlando – magari potremmo vederci …

- Sì, è un’idea – lo interruppe.

- Così ti spiego un po’ meglio quale sarà il tuo ruolo.

- Ok, va bene – rispose – allora fammi sapere tu quando …

- Aspetta, aspetta! – la fermò lui – dove credi di andare? Non ti lascerò scappare così facilmente!

- Cosa? In che senso?

- Sei su tutte le riviste scandalistiche …

- Sai la novità! – rispose in tono ironico.

- Sì, ma stavolta ci sono baci e abbracci! – lei sorrise, contenta, per una volta, di trovarsi di fronte un Orlando inquisitore.

- E allora? Se così fosse? – gli domandò.

- Perché? È forse così? – le fece eco, un po’ allarmato.

- Non lo saprai mai!

Il ragazzo cercò in tutti i modi di strappare qualche dettaglio più concreto, ma Chiara niente, non una parola. Non spettava a lei smentire la notizia. Gabriele avrebbe trovato il coraggio di compiere questo passo così importante per il suo futuro, sia professionale, sia privato: era un suo diritto. E, poi - diciamoci la verità - si stava divertendo a tenere sulle spine l’attore inglese.

- Kate, invece, come sta? – gli chiese, cercando di cambiare argomento; era, forse, la prima volta che Orlando non le parlava della sua futura sposa di sua spontanea volontà.

- E’ tornata dall’India la mattina di San Valentino. Hanno finito le riprese in esterna. Adesso rimangono quelle da girare negli Studios a Hollywood.

- E’ tesa per il matrimonio?

- Sì – le rispose sinceramente – all’inizio, può non sembrare, perché si mostra, come al solito, decisa con tutti. Ma, poi, quando siamo soli, mi confessa che non ha idea di ciò che sta organizzando. Io ho provato a spiegarle che sarebbe molto più logico farsi aiutare da un professionista, per non doversi stressare più del dovuto, ma lei non vuole neanche sentir parlare di wedding planners. Dice che ha sempre desiderato, fin da quando era solo bambina, di curare nei minimi particolari il giorno delle sue nozze, dalla chiesa al ricevimento, dall’abito agli addobbi floreali …

- Ha ragione – disse con fermezza la giornalista – a voler fare tutto da sola! Sarà pesante, sì, sicuramente; ma tu lasciala fare – gli disse – sai che ha buon gusto. Vedrai che risulterà tutto perfetto! – fu il suo consiglio spassionato.

Si salutarono, dandosi appuntamento per la fine di febbraio.

L’altra persona che l’aveva cercata era, guarda caso, il suo migliore amico. Decise di richiamarlo lei stessa.

- Ohi, ciao!

- Chiara, che fine hai fatto? – le chiese – ho provato a chiamarti tutta la mattina, mi hai fatto preoccupare …

- Mah, niente … Ho fatto quattro passi e ho dimenticato il telefono a casa.

- Non è da te! – esclamò lui, ancora un po’ confuso.

- Che sarà mai … - lo riprese – avevo voglia di non essere disturbata per qualche ora … Ma tu, tutto a posto?

- Sì, volevo dirti che l’ultima settimana di questo mese sarò a Roma per affari. Mi fermerò fino al 28, poi mi raggiungerà Jacqueline e insieme andremo in Toscana, per organizzare il matrimonio: mancano ormai pochi mesi …

- Eh, già – sussurrò lei, ricordandolo anche a se stessa.

- Ti va di vederci? – le chiese – avremo il tempo di stare un po’ da soli – aggiunse, un po’ titubante.

Chiara non riuscì a rispondergli subito: un nodo in gola le impediva di parlare.

- Sì – disse finalmente – certo che mi va! C’è da chiederlo?! – esclamò, riprendendo la sua solita parlantina.

- Anche perché credo che sia l’ultima volta che tornerò in Italia prima di settembre … - lasciò sottese tutte le sue emozioni.

Alla ragazza, a quel punto, erano già comparsi i lucciconi agli occhi.

- Siamo cresciuti, eh?! – fece lei.

- Forse troppo in fretta – le rispose – ma, cambiando discorso, ho visto che sei su tutti i tabloid americani … insieme a Gabriele!

Lei rise. Era già la seconda volta in poche ore che qualcuno le chiedeva qualche notizia in più. Stava per subire un altro interrogatorio.

- Ah - ah! Beccato! – gli disse – allora, quando a dicembre mi hai fatto vedere le foto con Orlando non era perché ne avevi sentito parlare Jacqueline!

- Posso … posso spiegarti! – cercò invano di difendersi.

- Sei tu il lettore avido di gossip! – rincarò la dose, buttandola sullo scherzo voleva sviare l’argomento dal suo rapporto con l’attore italiano.

- Che c’entra?! Io ero armato di buone intenzioni, quando sono andato dal giornalaio. Ma le tue foto stavano lì, in bella mostra, su tutte le prime pagine … volente o nolente, le ho notate, non si poteva fare altro …

Chiara sorrise all’idea del suo amico, che, sempre serioso, compra tre o quattro riviste scandalistiche, cercando di non dare nell’occhio.

- Ma, torniamo a noi … - disse improvvisamente Matteo – cosa c’è tra te e Gabriele? Stavolta non puoi negare che ci sia del tenero: abbracci, passeggiate mano nella mano, un bacio! Non puoi negare l’evidenza …

- Gabriele è un tesoro – lo interruppe, lasciandolo di sasso – è il ragazzo più dolce che io abbia mai conosciuto …

- GRAZIE!

- … presenti esclusi, ovviamente!

- Ovviamente!

- Mi fa sentire sempre a mio agio, in qualunque situazione … anche a capodanno, trovarlo lì è stata la cosa più bella dell’intera serata …

L’amico della giornalista era rimasto di stucco, senza parole: non si aspettava che lei gli raccontasse tutto così, quasi spontaneamente. Pensava di dover insistere un po’; tanto, prima o poi, Chiara gli avrebbe detto comunque la verità. Lo aveva sempre fatto. Sapeva di essere l’unica persona che la conosceva meglio di chiunque altro. Era a lui che aveva sempre confidato le sue paure, i suoi dubbi, le sue aspettative …

Ma non era preparato a sentirle dire quelle cose; non quel giorno …

- Mi manchi – quasi non voleva che lei lo sentisse.

Dopo un attimo di esitazione, gli rispose che mancavano anche a lei le loro belle chiacchierate, le risate, gli aperitivi in riva al mare, a raccontarsi le ultime esperienze …

Chiara capì che non poteva e non doveva esporsi più di tanto. Per due validi motivi: uno, perché non era giusto nei confronti di Jacqueline, che, per quanto non le stesse molto simpatica, aveva tutta la sua solidarietà; due, perché neanche lei aveva le idee ben chiare su ciò che desiderava veramente. Appena l’avesse scoperto, avrebbe agito di conseguenza.

- Non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con te – gli disse poi, ponderando ogni singola parola.

- Anch’io … - le rispose.

- Allora, ti fai sentire tu quando trovi un momento libero per me …

- Puoi contarci! Ti voglio bene, Chiara …

 Gli ultimi giorni che la separavano dalla fine di febbraio sembrarono volare alla giornalista, che, finalmente, aveva deciso di ricominciare a frequentare la redazione. Era già un grande passo in avanti, anche se ancora non si sentiva di affrontare il mondo da sola.

Forse, l’ondata di buonumore, che l’aveva pervasa, era stata causata dalle telefonate che aveva ricevuto dai due uomini, che, in un certo qual modo, avevano catturato i suoi pensieri. Capiva di provare qualcosa di forte per entrambi, ma non riusciva a definire questo suo sentimento, né, tantomeno, a capire se si trattasse dello stesso per tutti e due. Erano due situazioni molto diverse fra loro: Matteo era suo amico, ormai, da molti anni; Orlando, invece, aveva da poco portato una ventata d’aria fresca nella sua vita.

Di una cosa, però, era sicura: rivederli le avrebbe chiarito le idee. Senza alcun dubbio.

Lei, che non era una di quelle ragazze che fanno il primo passo, aveva deciso di agire, non appena le si fosse presentata l’occasione. Sì, avrebbe preso in mano il suo destino! Se lo ripeteva giorno per giorno, poiché aveva paura di non farcela.

Il primo che vide fu l’attore inglese, che le diede appuntamento la sera del 24, per cena. Trovarselo davanti la porta d’ingresso di casa sua, con in mano un mazzo di fiori coloratissimi, fu quasi come un colpo al cuore. Le venne in mente la notte di dicembre che avevano passato sul divano, l’uno accanto all’altra, a parlare …

Stavolta, invece, complice un insolito clima tiepido, lui la portò in un ristorante con vista panoramica sui fori imperiali. Fu una serata piacevole, risero e scherzarono come al solito, ma ci furono anche dei momenti indecifrabili, di silenzio. Era come se ognuno di loro volesse iniziare un discorso e nessuno ci riusciva.

Quando, poi, fu il momento di affrontare l’argomento “matrimonio”, Orlando, improvvisamente, si rabbuiò.

- Ultimamente, Kate ed io non facciamo altro che litigare – disse a cuore aperto – si tratta quasi sempre di sciocchezze, ma non è più come prima.

- Dai – tentò di confortarlo lei – sarete sicuramente confusi per via delle nozze imminenti …

- Non lo so – continuò – è come se la ragazza che è tornata dall’India non sia la mia Kate … Non è più la stessa, non riusciamo più a parlare, mi sento quasi a disagio con lei adesso …

- Capisco, ma vedrai che si tratta solo di una situazione passeggera … Tutto si risolverà per il meglio.

- Chiara – la interruppe – io non sono più sicuro di quello che provo per lei! – esclamò, poi rimase col fiato sospeso, aspettando una reazione da parte della giornalista. Gli bastava qualsiasi reazione …

 Lei, però, rimase zitta, cercando di non guardare il suo interlocutore negli occhi. Era terrorizzata da ciò che poteva scorgergli dentro …

“Ecco”, pensò tra sé, “è l’occasione giusta per fare qualcosa e tu resti in silenzio, con lo sguardo sul piatto, giocando con la forchetta … Chiara, sei proprio una stupida … su, dì qualcosa … QUALSIASI COSA!”

 - Ho letto che pensate di sposarvi alle Hawaii – riuscì infine a dire.

- Sì – rispose il ragazzo, sospirando. L’occasione era svanita – A proposito, ho qui per te l’indirizzo dell’atelier che sta preparando l’abito per Kate e le sue damigelle.

Rimasero ancora un po’ a parlare del più e del meno. Poi, decisero di fare due passi, prima di tornare ognuno al suo mondo.

- Quindi, questa è stata l’ultima volta che ti ho visto prima del … prima di settembre? – gli disse, quando furono quasi davanti al portone.

- Penso di sì – rispose - … purtroppo – aggiunse in un sussurro – ma teniamoci in contatto – le propose all’improvviso.

- Certo! – esclamò lei – mi mancheranno queste serate così …

Si guardarono negli occhi. Il momento era magico. Orlando le si fece vicino, sempre più vicino, pericolosamente vicino …

Un rumore distolse Chiara: alla sua destra, nascosto alla bell’e meglio dietro un’auto, un paparazzo stava aspettando l’occasione giusta per fare lo scoop della sua vita.

La ragazza sorrise. Il fotografo l’aveva appena salvata da una situazione  alquanto scomoda e imbarazzante. Si salutarono con un veloce bacio sulla guancia.

- Fa’ buon viaggio! – gli disse, prima di entrare nell’atrio del palazzo.

Quella notte, ovviamente, non chiuse occhio. Si sentiva un peso al cuore. Si girava e rigirava nel letto, pensando alla serata, alle parole di Orlando, al suo sguardo …

Ettore, dall’altra stanza, sentiva che c’era qualcosa che non andava. Si alzò dalla sua cuccia ed entrò nella camera di Chiara. Poggiò la testa ai piedi del letto, sospirando.

- Ok, puoi salire – gli disse, sorridendo.

Una zampa dopo l’altra, goffamente, si accucciò vicino a lei. Il semplice contatto attraverso il piumone la tranquillizzò. Si addormentarono. L’indomani, si fece sentire Matteo, che le disse di essere occupato tutto il giorno. Le propose, allora, di pranzare insieme il giorno successivo, il 26. Chiara accettò con piacere.

Si diedero appuntamento direttamente per l’una, a piazza Navona; una bella giornata di sole meritava di essere vissuta appieno.

La giornalista, che aveva passato la mattina fuori per lavoro, era lì già da un po’, al telefono con Barbara, per aggiornarla sull’ultima intervista fatta, quando lo vide arrivare da lontano.

Era vestito di tutto punto. Non appena la raggiunse e si guardarono negli occhi, lui si aprì in un enorme sorriso, che lei contraccambiò.

- Conosco una trattoria, qui vicino, dove si mangia divinamente! – esclamò lei – ti va di andare?

- Sì – rispose lui entusiasta – ho nostalgia della cucina italiana …

S’incamminarono, quindi, a braccetto, attraverso alcuni vicoletti seminascosti, iniziando a parlare del più e del meno.

- Ti trovo cambiata – le disse, subito dopo aver ordinato il primo.

- E’ vero – gli rispose, sistemando con delicatezza il tovagliolo sulle gambe – quest’ultimo periodo mi ha “segnato”, in un certo senso …

- Cioè?

- Ho avuto modo di stare un po’ con me stessa, senza lo stress quotidiano che mi ha sempre contraddistinto. E, così, ho riflettuto a lungo sulle mie priorità di vita, sul mio lavoro …

- Non ti piace quello che fai? – le chiese, ma conosceva in anticipo la risposta; Chiara era da sempre un libro aperto per lui.

- Non fraintendermi, questo mondo fatto di lustrini e paillettes è straordinario … ma è finto! È così difficile far emergere le reali emozioni, che, tra l’altro, interessano a ben pochi! No … - disse, scuotendo il capo – non è il mio ambiente. Non lo è mai stato e mai lo potrà essere!

- Ma, come hai detto tu, esistono persone, che ne fanno parte, che hanno meritato la tua attenzione … in fondo, SE NON SBAGLIO, frequenti un paio di attori … - lei sorrise al suo ammiccamento poco velato.

- Sì, Gabriele e Orlando sono due ragazzi speciali. Ognuno a modo suo. Ma lo sono proprio perché sembra che non gliene importi nulla di quello che li circonda. Flash e paparazzi sono solo lo scotto da pagare per aver scelto, o essere stati scelti, da un lavoro che li appassiona. Farebbero volentieri a meno di finire costantemente in prima pagina, soprattutto per delle stupidaggini.

Si fermò, lo guardò negli occhi per un istante, giusto il tempo di rendersi conto che l’amico stava per farle la “fatidica domanda”.

- Allora … - anticipò ogni sua mossa – a che punto siete con l’organizzazione del Grande Giorno? – gli chiese, poggiando il mento su entrambe le mani incrociate e sfoggiando un sorriso a 32 denti.

- Dopodomani saremo in Toscana, Jacqueline ed io, ma te l’avevo detto, mi pare, no?! – lei fece un cenno affermativo col capo – ci siamo rivolti ai migliori wedding planners di tutti gli Stati Uniti.

- Addirittura! – esclamò lei, appoggiandosi divertita allo schienale della sedia.

- Già! – le fece eco – c’è voluto più di un mese, ma, alla fine, siamo riusciti a trovare un luogo adatto per l’occasione. Si tratta di un vecchio borgo, con tanto di chiesetta; l’abbiamo visto solo in foto, per adesso, e abbiamo appuntamento per la prossima settimana per verificare di persona.

- Bello! Un matrimonio celebrato nella campagna toscana …

- Avevamo bisogno di tanto, taaanto spazio – disse il ragazzo, ripensando agli oltre cinquecento invitati di tutte le nazionalità, che avrebbero invaso, di lì a qualche mese, l’Italia centrale. La giornalista rise di cuore – Chiara – le disse all’improvviso – ma cosa sto facendo? – lei lo guardò confusa – ho 25 anni … non sarà un po’ troppo presto per fare questo passo definitivo?

- Ma, Matteo! – lo riprese lei – Jacqueline è la donna giusta per te? – le parole le uscirono di bocca quasi senza che se ne accorgesse.

- Io … credo di sì … è talmente diversa da me, ma … credo di amarla …

- Credi? CREDI?! Andiamo, non saresti arrivato a questo punto, se non l’amassi veramente! – stavolta era davvero arrabbiata. Va bene il panico pre-matrimonio, ma questi uomini erano davvero esagerati: sembrava che fosse il semplice termine a terrorizzarli così! Tuttavia, fu solo un momento; il pranzo proseguì fra risate e ricordi. Poi, il ragazzo accompagnò l’amica fin sotto casa.

- Ti va un caffè? – gli chiese, aprendo il portone.

- Sì – le rispose, aiutandola.

Appena entrati in casa, Ettore li accolse con le solite feste. Aveva visto Matteo sì e no tre volte in tutta la sua vita, ma gli stava decisamente simpatico. D’accordo, al cagnone stavano simpatici un po’ tutti: l’importante, per lui, era ricevere qualche coccola extra.

Stettero insieme un’altra mezz’ora.

- Ti voglio bene, Chiara! – le disse infine, con le spalle alla porta d’ingresso già aperta – e non ho intenzione di perderti – lei sorrise – Nessuno mi potrà dividere da te!

Si abbracciarono. Un abbraccio lungo una vita. La ragazza era rimasta in silenzio, ma in cuor suo ringraziava l’amico, perché le aveva appena detto ciò che aveva sperato di sentire da lui.

L’indomani, Chiara era più nervosa del solito. In redazione tutta la mattina non era riuscita a combinare nulla di buono; e questo l’aveva mandata letteralmente su tutte le furie.

Decise di prendersi un pomeriggio di totale libertà, grazie anche al consiglio di Giorgio e all’aiuto di Barbara, che era stata debitamente messa al corrente di tutto.

Solo Chiara ed Ettore: una ragazza e il suo più fedele amico, a passeggio fra i viali di villa Borghese; era questo l’unico modo per trovare una via d’uscita dentro di sé, per poter riflettere, per poter comprendere, una volta per tutte, la direzione che avevano preso i palpiti del suo cuore; per scegliere e, successivamente, trovare il coraggio di agire …

Si era fatta già ora di cena, quando la giornalista e il suo compagno decisero di incamminarsi verso casa. Senza fretta attraversarono i vicoli del centro, mischiandosi volontariamente alla folla multilingue. Una delle cose di Roma – e di tutte le metropoli - che affascinavano tanto la ragazza era proprio la possibilità di ascoltare diverse culture in uno stesso luogo: una situazione a dir poco straniante.

Passando di fronte alle vetrate di un elegante ristorante, una scena in particolare catturò la sua attenzione: un uomo, inginocchiato ai piedi della sua bella, con in mano quello che, senza ombra di dubbio, era un vistoso anello con annesso brillante, stava facendo la sua proposta davanti a tutti i presenti.

Un grosso sorriso illuminò il viso di Chiara.

“Adesso so cosa fare”…

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Capitolo 13
*** Capitolo Undici - Due mondi diversi ***


Ebbene sì, ci siamo, ormai:

siamo arrivati al termine di questa storia.

Questo è proprio l’ultimo capitolo,

prima dell’epilogo finale.

Spero di avervi trasmesso qualche emozione, in un modo o nell’altro.

Ve lo dico sinceramente:

mi sono davvero divertita un mondo a scrivere,

soprattutto sapendo che c’era qualcuno – nell’etere – che leggeva le mie stupidate;

qualcuno che restava, di solito, col fiato sospeso,

tentando – spesso invano – di capire cosa sarebbe successo dopo.

Ed è proprio questa la sensazione migliore che ho provato:

sapere di aver catturato la vostra attenzione, anche solo per un istante.

E - mi dispiace per voi – ma vi tocca ancora un altro po’ di suspence,

fino all’ultima parola, o quasi.

Per mia gioia e mio diletto!

(Parentesi per i curiosoni … basta andare a vedere l’epilogo

per capire finalmente cosa avrà deciso la nostra eroina)

(Caldo consiglio per tutti: leggete anche il capitolo, non ve ne pentirete;

perché, senza falsa modestia, credo sia il migliore che abbia scritto …

l’ho veramente sentito fino in fondo …)

Vi auguro una buona lettura e - spero - a presto, con la prossima fan fiction

xxBACIOTTIxx e ABBRACCI sparsi

la vostra

Alessia

 

P.S. non me ne vogliate,

ma l’epilogo preferisco postarlo in un secondo momento

Sono proprio malefica ih ih ;)

 

Capitolo Undici

Chiara percorse gli ultimi metri che la separavano dall’entrata dell’albergo talmente in fretta quella mattina, che ebbe bisogno di un minuto per riprendere fiato, prima di avvicinarsi alla reception.

Si fece annunciare dal consiérge e fu da questi accompagnata fino all’ascensore, dopotutto era amica di un loro gradito ospite.

“Cosa sto facendo? Sono una stupida, adesso cosa gli dico?! Ciao, ti prego non sposare lei, sposa me! Ma chi devo far ridere?! No, no … ora torno indietro … macché!... e, invece, vado lì e gli dico ciò che provo davvero per lui, non posso lasciarlo andare così, senza che lui sappia … E’ arrivato il momento di agire, forza, Chiara, ce la puoi fare … ce la devi fare … sei così brava a trovare sempre le parole adatte a descrivere ogni situazione nei tuoi articoli, perché questa in particolare dovrebbe fare differenza?! …”

Le porte dell’ascensore si aprirono sull’ultimo piano. La suite del ragazzo era in fondo al corridoio. Trasse un grosso respiro: ormai era lì, non poteva più tornare suoi passi. Si prese tutto il tempo possibile, per cercare di trovare il coraggio necessario.

Bussò e lui l’accolse a braccia aperte, ancora a torso nudo, con un grosso bacio sulla guancia.

- Ehi, Chiara! Mi hai trovato per caso; fra mezz’ora vado via. Sai che stavo proprio pensando a te?! Mi son detto: “Sono sicuro che la rivedrò prima di lasciare la città” … ed eccoti qua! Ma … - si fermò a guardarla; era come impietrita, ancora sulla soglia del mini-appartamento, e tormentava senza sosta il suo portachiavi a forma di pupazzetto, occhi bassi – cosa c’è? – le chiese, preoccupato – stai bene? – lei accennò un sorriso – vieni, entra, dimmi tutto – la esortò, prendendola per mano e invitandola a sedersi.

- Devo dirti una cosa – i loro sguardi s’incrociarono per un istante – ma tu devi aiutarmi …

- Sì, certo, ma … come posso …?

- Restando in silenzio – lo interruppe – lasciami parlare, non dire niente … E, soprattutto, non avere fretta.

Lui annuì semplicemente, continuando a guardarla. Erano rimasti entrambi in piedi, l’uno di fronte all’altra; la ragazza indossava una maglia bianca a maniche lunghe, sagomata e leggermente scollata. Non portava i tacchi, bensì le sue adorate scarpe da tennis bianche e rosse. Era già difficile la situazione in cui si era cacciata, che, almeno, aveva deciso di restare comoda. E al diavolo quei quindici centimetri in più!

- Ok – riprese – io … - si bloccò, trasse un sospiro – di solito, sono determinata … e lotto con tutte le mie forze per  riuscire ad ottenere ciò che … ciò che spero di meritare – altro sospiro; aveva un nodo in gola che le impediva quasi di parlare; e tremava, tremava come una foglia, cercando invano di non darlo a vedere.

- Ma spesso, quando sono in gioco i miei sentimenti – continuò – è più forte di me, mi guardo vivere e lascio che siano gli altri ad agire; lascio tutto nelle loro mani. Anche se questo significa dover rinunciare a ciò che vorrei fosse mio …  

Lui la guardò dolcemente, trattenendosi dall’avvicinarsi a lei.

- Non lo so – disse, scuotendo la testa – forse, perché dentro di me sento che, dopotutto, non è così importante, mi dico che “non è destino” … e vado avanti. Ma non è questo il caso …

- Chiara …

- Shh, ti prego, non rendere le cose ancora più difficili di quanto non siano già …

Il ragazzo fece un passo in avanti e lei, istintivamente, indietreggiò.

- Tu … io – gli occhi le si erano riempiti di lacrime, ma, ormai, non poteva più far nulla per nasconderle – io voglio te!

Ecco, l’aveva appena fatto: aveva messo il suo cuore su un piatto d’argento e lo stava offrendo a chi reputava l’uomo più importante della sua vita.

- Io … non riesco ad immaginare il mio futuro … senza te al mio fianco.

Lui tentò di abbracciarla, ma lei capì di aver commesso un terribile errore.

- Aspetta – gli disse, poggiando una mano gelida sul suo torace, allontanandolo da sé – Dio, che stupida! Scusami, mi dispiace, io … non dovevo … - non riusciva ad articolare una frase di senso compiuto; era entrata in panico e tutti i suoi pensieri e le sue emozioni, come una valanga, si stavano abbattendo su di lei – tu stai per sposarti e io … oddio … perdonami … lascia perdere tutto quello che ti ho detto, fai finta di non avermi mai vista questa mattina – continuò, scuotendo energicamente la testa, quasi per scacciare dalla mente i suoi demoni - fa’ buon viaggio! – gli disse, infine, voltandosi e dirigendosi verso l’uscita.

- Aspetta, Chiara, aspetta! – esclamò il ragazzo, trattenendola per un braccio.

La giornalista tentò di divincolarsi, ma lui fu più forte e la costrinse, spalle al muro, a guardarlo negli occhi, con i suoi ormai inondati di calde lacrime.

- Io … ho cercato di farti capire quello che provo per te – riprese lui – molte volte – aggiunse – ho sempre aspettato una tua reazione, ma tu sei sempre rimasta zitta, anzi, spesso hai deviato il discorso, che, quindi, è rimasto in sospeso.

La ragazza abbassò lo sguardo, non potendo reggere il confronto, sentendosi colpevole.

- Chiara, io ho provato a scavalcare quel muro che hai eretto a difesa attorno a te, ma non ci sono riuscito; era troppo alto da scalare. E tu non hai fatto niente per aiutarmi a creare una breccia. Ma ora sei qui … - le sfiorò i capelli con le dita – a poco più di sei mesi dalle mie nozze – fece una pausa. La ragazza trattenne il respiro – Perché? Perché hai abbattuto completamente quel muro proprio adesso? – attese con ansia una sua risposta, che, come al solito, tardava ad arrivare.

- Perché – disse lei, dopo alcuni istanti che sembrarono interminabili – volevo che sapessi quello che provo per te – trovò il coraggio di andare fino in fondo – non potevo lasciarti andar via così – abbassò lo sguardo, continuando a tremare – ormai ti avevo perso; quindi, mi sono detta “perché non tentare”fece spallucce – e ho capito troppo tardi che venire qui sarebbe stato lo sbaglio più grande della mia vita … mi dispiace …

- Sì – la interruppe – è vero – lei lo guardò attonita e, in quel momento, si sentì morire – hai sbagliato. E, se siamo arrivati fino a questo punto, è soltanto colpa mia.

- Allora – gli rispose secca– fammi andare via – scostò da sé il suo braccio, che le impediva qualsiasi movimento.

- Dove credi di andare? – le domandò, mettendosi di nuovo davanti a lei – proprio adesso che ti ho trovata – la strinse a sé e sentì il suo cuore palpitare – non te lo permetto – le disse, carezzandole una guancia, asciugandole le lacrime con il pollice – e al diavolo tutto il resto! – le diede un bacio a stampo sulle labbra, lasciandola di sasso – non m’importa niente – continuò il ragazzo – a me basta solo che tu sia qui con me …

Chiara gli sorrise e contraccambiò il bacio, le mani unite dietro la sua nuca. Finalmente, andava sciogliendosi anche lei.

Lui la sollevò da terra e la adagiò con dolcezza sul letto ancora sfatto. Si distese al suo fianco, continuando a sfiorarla con le dita, come per essere sicuro che stesse accadendo sul serio. Nella sua mente un solo pensiero: si sentiva l’uomo più felice sulla faccia della Terra, perché lei lo aveva scelto fra tanti; sarebbe stato il primo e l’unico per lei. Non aveva dubbi: Chiara era la sua anima gemella. E voleva che quel momento fosse indimenticabile per entrambi.

I suoi occhi studiarono ogni centimetro della pelle della ragazza e un sorriso, poco a poco, increspò le sue labbra; avevano davvero rischiato di perdersi, per la paura di sbagliare. Ma adesso erano lì, l’uno accanto all’altra, due mondi diversi che s’intrecciano a formarne uno più perfetto.

L’abbracciò così stretta, per cercare di trattenerla il più possibile con sé. E ringraziò Dio, o chi per lui, per avergli mandato quell’angelo.

Intanto, fuori dalla finestra spalancata, un paio di rondini avevano appena deciso di fare di Roma la loro casa per i mesi successivi. Ed era già primavera …

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Ah ah ah! Vi ho giocato un brutto scherzo, non è così?! Non ve l’aspettavate proprio …

Ma vi assicuro, l’attesa è finita …

Questo che andrete a leggere è l’epilogo di ACCADDE IN INVERNO

Buona lettura … e spero che il finale sia ciò che più vi aggrada …

Col vostro permesso, mi congedo.

A presto

Alessia

 

P.S.  Scusate l’ulteriore ritardo, ma stavolta sono giustificatissima, perché ho iniziato da poco a seguire un corso di scrittura alla RAI; e così, seguendo i suggerimenti dell’editor, ho deciso di riscrivere il capitolo. Penso che così renda di più. Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego, è fondamentale per me, per capire se ho davvero assimilato i consigli che mi hanno dato! Bacini & Bacetti

 

Epilogo

 

Che strano essere qui. Fa un certo effetto. Senti che il cuore esploderà da un momento all’altro.

Respira, Chiara, respira. E poi buttati nella mischia. Esci dalla limo. Sorridi garbatamente, fai un cenno di saluto con la mano. Qualcuno ti aiuta. Da sola avresti avuto non poche difficoltà.

Gli occhi ti si inumidiscono dall’emozione. Non ti saresti mai aspettata un’accoglienza simile.

Ovvio, i fotografi e i giornalisti non sono qui per te. E questo lo sai bene, ma inspiegabilmente il pubblico ha voluto che ci fossi anche tu, questa sera. E tu non te la sei sentita di rifiutare. E hai fatto benissimo. Un’esperienza del genere quando mai ti può ricapitare?!

Percorri la passerella passo dopo passo, nel tuo impercettibile abito Chanel rosa antico in stile impero. Tra flash, interviste lampo e ragazzine urlanti è tutto finito in un attimo. Non ti sei quasi resa conto di quello che hai fatto, o detto. E ti ritrovi nell’enorme teatro, seduta perché i piedi ti fanno già male, mentre attorno a te si alternano persone su persone che vogliono semplicemente stringerti la mano, farti i loro auguri.

La cerimonia ha inizio. Sei serena, più del dovuto. E ti domandi perché. Poi, con una mano sfiori la tua pancia. E sorridi dentro di te.

È arrivato il momento. Trattieni il respiro insieme ai due uomini che ti siedono accanto.

- E per la categoria miglior attore non protagonista il vincitore è … Gabriele Grimaldi!

Lo sapevi, ne eri sicura. Il ragazzo ti abbraccia a lungo, le lacrime gli scorrono ormai a fiotti sul viso. Poi si allontana per salire sul palco.

Le sue parole ti arrivano ovattate, sta ringraziando tutto il cast del film, la sua famiglia, gli amici che gli sono stati accanto e due persone in particolare:

- Grazie a Giorgio, che mi ha sopportato in questo lungo periodo, che ha ascoltato pazientemente i miei racconti sulle riprese, ripetuti migliaia, milioni di volte! Adesso, riflettendoci su, capisco che non deve essere stato affatto semplice – la platea scoppia a ridere - E, soprattutto – continua risoluto, ma addolcendo il tono della voce- soprattutto, grazie a te, Chiara! Se non ci fossi stata tu, a quest’ora non sarei qui. Mi hai dato coraggio, mi hai fatto capire che devo camminare a testa alta, mostrandomi semplicemente per come sono. Nessuna vergogna.  Ma colgo l’occasione per ringraziarti di una cosa ben più importante di un Oscar – aggiunge all’improvviso, soppesando la statuetta che tiene fra le mani - perché se non fosse stato per te adesso non ci sarebbe un uomo meraviglioso al mio fianco …

Ti senti sfiorare la mano, ti volti e vedi Giorgio visibilmente commosso. E mentre tra i continui applausi il vostro comune amico torna a sedersi, avverti una fitta allo stomaco, forte, più forte delle altre volte. Subito ti rendi conto della situazione, ti sembra quasi di svegliarti da un profondo torpore. “È arrivato il momento”, dici a te stessa. E lo ripeti, ma ad alta voce, rivolgendoti al fotografo.

- È il momento, Giorgio – e gli stringi la mano, quasi stritolandogliela.

Lui non capisce fino in fondo la gravità della tua frase; e risponde sorridendoti:

- No, quello è l’ultimo premio che consegnano, passerà ancora un po’, tranquilla …

- No, no. Giorgio, ti dico che è il momento, non posso aspettare oltre. Me lo sento … - lui ti guarda con espressione interrogativa, sta facendo mente locale su cosa puoi voler dire; e, nel momento stesso in cui ci arriva, non gli lasci il tempo di parlare:

- Mi si sono rotte le acque! – hai quasi gridato, come se non fosse evidente che parlavi proprio di questo! Tutti, attorno a te si girano nella tua direzione, ma per il momento non te ne importa nulla. Hai altro a cui pensare …

Giorgio, finalmente ti da una mano. Blocca la cerimonia, urla che hai bisogno di un medico, di un’ambulanza, di qualsiasi cosa purché ti facciano partorire! Comprendi lo scompiglio generale in cui hai gettato il pubblico, ma in mente hai solo un’immagine: ti vedi alla disperata ricerca di un ospedale, senza tuo marito che ti stia accanto e ti conforti. Lo cerchi in mezzo alla calca di gente che ti si è fatta sempre più vicina, mentre gli addetti all’ordine cercano di allontanare i curiosi. Ma non lo riesci a vedere. Hai bisogno di lui, del suo sguardo tenero, mentre ti accarezza la pancia, della sua voce dolce mentre canta una ninna nanna ai gemelli ancora non nati.

Senti che ti stanno portando da qualche parte, ma ormai il dolore è tale che non capisci più cosa ti circonda. Capti una sola frase:

- Dobbiamo attrezzare una di queste salette, non c’è tempo di arrivare in ospedale.

Qualcuno ti prende per mano, speri che sia lui. Invece è Giorgio. È un vero amico, pensi. Ti dice che tuo marito sarà lì a momenti. Gli sorridi, tra le lacrime. E riprendi a respirare “a cagnolino” - come ti hanno insegnato al corso pre-parto -  in attesa di vederlo entrare nella stanza.

Ti sembra che sia passata un’infinità di tempo quando, finalmente, arriva e si getta letteralmente fra le tue braccia. Ti accarezza la fronte, ti bacia sul naso, sul collo. I vostri sguardi s’incrociano, per l’ennesima volta, ma è come se fosse sempre la prima. Lo ami, ti ama. Vi amate alla follia. Di più, vi appartenete. Ogni giorno scoprite qualcosa di nuovo, eppure avete entrambi la sensazione di conoscervi da sempre.

- Andrà tutto bene – ti sussurra all’orecchio sinistro. Tu annuisci, con le lacrime agli occhi. Ma sai che ha ragione. Perché lui è lì con te. Non ti lascerà mai.

L’infermiera ti dice di spingere seguendo il ritmo delle contrazioni. Tu urli, sudi, piangi e ridi. Sai di non essere ciò che si definisce “un bello spettacolo”, ma lui continua a tenerti per mano. Trattiene il respiro insieme a te. Fa di tutto per aiutarti ad andare avanti. L’ha sempre fatto.

E, finalmente, al tuo ultimo grido - che probabilmente avranno sentito anche dentro il teatro – si unisce un tenero vagito.

- È un maschio! È un maschio! – tuo marito continua a ripetere, in preda ad una gioia indescrivibile. Ma ancora non è finita. Passano un paio di minuti, poi senti più dolore di prima. Strano, pensavi che non si potesse soffrire di più di così. Ma sai che ti basta un ultimo sforzo, uno soltanto, e poi potrai vedere i tuoi figli con i tuoi stessi occhi; potrai seguire il loro profilo con un dito. Sì, stai pensando in questo preciso istante che due gemelli ti bastano. Avevi sempre detto di volere una famiglia numerosa; ma, mentre stai provando sulla tua pelle la sofferenza del parto, non ne sei più tanto sicura. Anzi, sei certa al cento per cento che non vuoi ripetere un’esperienza così …

- È una femminuccia! Ha il tuo stesso colore degli occhi … è splendida. Come la sua mamma.

Ce l’hai fatta. Sei distrutta. Ma questo non t’impedisce di cercare – e trovare – le sue labbra. E, così, mentre l’ostetrica si occupa dei bimbi, lui ne approfitta per farti capire che ti desidera, ogni istante di più. Ti bacia, con ardore. La sua irruenza non abituale ti sorprende. La contraccambi, felice.

 

 

Quasi un’ora dopo, sei sempre nella saletta. Per fortuna, le hostess della cerimonia ti hanno rimediato qualcos’altro da mettere – il tuo abito è inesorabilmente rovinato. La tua semplice acconciatura si è trasformata in uno chignon spettinato, ma, almeno, non sei più sudata fradicia. I gemellini hanno appena finito di poppare e dormono placidamente fra le tue braccia. Hai fatto accendere il monitor nell’angolo in alto, in trepidante attesa per l’assegnazione dell’ultimo premio della serata. Speri con tutto il cuore che lo vinca una persona. Non è tra i favoriti, ma tu hai potuto assistere a qualche ripresa del film. E sai che stavolta l’Oscar se lo merita proprio!

- … E per la categoria miglior attore protagonista il vincitore è … Orlando Bloom!

- Sì! – un urlo soffocato. Ti sei appena resa conto che avresti potuto svegliare i bambini. Ma sei al settimo cielo. Che serata! Non pensi che possa essercene una uguale per l’intensità delle emozioni che stai provando. Fai alzare leggermente il volume dell’audio da chi è lì accanto a te, per poter ascoltare meglio il discorso. Hai una vaga idea di cosa possa dire, ma preferisci sentirlo con le tue orecchie.

- È una serata a dir poco perfetta! – esordisce lui, prendendo fra le mani la statuetta tanto agognata – ho sempre sognato questo momento. Ma, sinceramente, me lo sarei aspettato leggermente diverso – ha smesso di parlare per qualche istante, lo sguardo basso, il pollice della mano sinistra che gira e rigira la fede all’anulare. Il pubblico comincia ad acclamarlo. Sorride, ma percepisci perfettamente la commozione nei suoi occhi – Io … devo tutto ad una persona. Una persona che mi ha fatto scoprire alcuni lati della mia personalità che neanch’io conoscevo; che ogni giorno tira fuori il meglio di me. È la donna più importante della mia vita, capace di strapparmi un sorriso anche nei momenti più bui. E che, stasera, mi ha reso l’uomo più felice del mondo. Ti amo, Chiara. Grazie. Grazie per quelle due splendide creature che sono Edward e Sarah. Grazie per avermi reso padre … - A questo punto, gli applausi si sono fatti così scroscianti, che le ultime parole di Orlando si perdono nel frastuono.

- Ti amo anch’io – sussurri allo schermo, stringendo a te il frutto del vostro amore. Lui ha già ringraziato velocemente tutti e si è già dileguato, per correre subito da te. Anzi, da voi.

 

 

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