~Diamoci un taglio~

di Cloveregga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo Taglio: [Storto] ***
Capitolo 3: *** Secondo Taglio: [Arrogante] ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

"A volte le ragazze somigliano proprio ad un paio di forbici difettose: pensi che appena le utilizzi sulla carta, loro taglieranno e invece scopri che sanno dare baci...”
Eppure, questa storia, ve la voglio raccontare per quanto strana e sorprendente possa essere poiché quella forbice, conoscerà qualcuno che la stava cercando proprio difettosa." 


A tema nuovamente romantico, come la vostra Cloveregga predilige e adora, ecco la seconda storia ispirata da un discorso e finita con un'idea. 
E' difficile trarre una storia da un oggetto, ma a volte è sorprendentemente inspiratorio, proprio come è successo in questo caso. 
Ormai è inevitabile, l'amore si può vedere ovunque, ma spesso non lo percepiamo nonostante sia vicino a noi.

Paura?

Timore?

Ma......

~Diamoci un taglio~

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Capitolo 2
*** Primo Taglio: [Storto] ***


Gentili lettori. ho tre premesse da farvi:
1) La trama di questa storia sarà particolarmente articolata, dunque non giudicatela fin tanto che non avrete letto tutta la storia. (Questo fatto è strettamente legato al fatto che ho unito diverse role tra loro e ho quindi usato diversi metodi di scrittura)
2) Come detto prima ho utilizzato diversi metodi di scrittura, dunque non pensate che abbia dato di matto. Questo metodo mi è servito anche per rappresentare al meglio la frase che troverete in fondo ad ogni capitolo (Leggetela bene e fateci attenzione) 
Bene buona lettura!


Ordinato e pronto, il piatto e la comanda.
Si sarebbe potuto riassumere così il via vai frenetico, dalla cucina alla sala, del noto locale chiamato "Quattro assi di carte". Conosciuto per i suoi particolari quanto plateali dolci, proponeva, a una clientela variegata e dalle modeste pretese, un servizio professionale e personalizzato. L'atmosfera cambiava ogni giorno, secondo il tema scelto dalla proprietaria. "Ogni giorno, un tema nuovo" era il primo dei servizi che il locale offriva ai suoi particolari e raffinati ospiti, intendendo dire proprio' ciò che si sarebbe letto davanti all'entrata. Se il tema del giorno fosse stato "I Cosplay", sareste stati serviti da Miku Hatsune, la cantante dei Vocaloid, famoso personaggio delle animazioni giapponesi e da un Goku della saga di Dragon Ball; oppure se fosse stato "Il giallo", sareste entrati in un locale tutto dipinto di quel colore, dall'arredamento alle pavimentazioni. La Signorina era capace di inventarsi le cose più fantasiose e geniali per stupire i clienti. L'eccentrica proprietaria, una certa Akuma Yuzuru, ebbe questa sorprendente ma bizzarra idea di creare un luogo che rispecchiasse lo stile di una pasticceria all'italiana, che avrebbe offerto dolci di produzione propria, unita al sistema riservato ai frequentatori dei Maid Caffè nipponici nei quali il cliente non era considerato tale, ma un vero e proprio padrone cui asservire qualsiasi richiesta gli passasse per la mente, dalla più semplice, alla più capricciosa. L’intrepida titolare, dall'aspetto, si poteva confondere per un maschio poiché mostrava: il busto longilineo e poco sporgente, lineamenti del viso eterei e ispiratori di soavità e un taglio di capelli corto dalla tinta tendente al verde che andavano a coprire, per colpa della frangia che solitamente teneva, i due occhietti piccoli, vicini tra loro, di un nero pece.
In molti, incuriositi dal locale per l’arredamento, che ricordava i salotti ottocenteschi e i pub inglesi, si fermavano a guardarla come se contemplassero un quadro; una vera signora di classe. 
Dopo aver restaurato un vecchio garage, situato in un sottoscala di una qualunque strada di città, ormai abbandonato, attaccò manifesti ovunque alla ricerca di:
"Personale valido, con esperienza nel settore. Deve saper servire ed essere di bella presenza. Ruoli da ricoprire: Pasticcera, Maid (cameriera) e Butler (cameriere). Età richiesta per il personale variabile, ma non inferiore ai diciotto anni.”.
Così le assunzioni non tardarono ad arrivare, soprattutto da parte di persone appassionate a quel ruolo o che semplicemente dovevano riempire un vuoto di tempo tra il pomeriggio e la sera. Le selezioni furono severe e non tutti ebbero quella fortuna di essere assunti solo per la stima e l'encomiabile fiducia da sempre dimostrata, come successe alla giovane studentessa universitaria francese Victorique de Blois. Sapendo che la giovane cercava lavoro, la considerò come assunta nel momento stesso in cui la vide spuntare dalla porta del locale. 
La spinse dentro, abbracciandola, e si commosse lasciandole la cucina da gestire come preferiva. 
Totale carta bianca essendo lei un vero talento culinario. 
Fu la prima a rispondere agli annunci esposti in ogni dove dalla Signora Yuzuru e sapendo del suo fantasioso talento, non aveva bisogno di nessun altro.
La giovane accettò con entusiasmo, mostrando una voglia di fare e un senso organizzativo-gestionale pari solo a quello della proprietaria. 
Yuzuru conosceva da tanto tempo la giovane talentuosa poiché era una vecchia amica di famiglia; si potevano considerare sorelle. 
Loro due, da sole, sarebbero riuscite a portare avanti il locale.
Eppure i loro caratteri erano diversi e forse era riduttivo definirli così. 
Se una era raffinata, timida, introversa ma fantasiosa, l'altra l'esatto opposto. 
Victoria, così la soprannominava la signorina, aveva i capelli lunghi color dell'oro, due occhi come smeraldi e uno stile che richiamava la città di Parigi: finezza ed eleganza in ogni piccolo movimento. Una sua particolarità era quella d’indossare sempre abiti molto complessi ed elaborati, pieni di merletti, pizzi e stole di tulle infinite, abbelliti dei gusti accessori. I dipendenti del Maid Caffè avrebbero dovuto indossare, come imposto dal nuovo datore di lavoro, un abito rosa e bianco, prettamente femminile, smoking da cerimonia per i maschi, i capelli, per la stessa ragione, dovevano essere annodati in modo artistico con dei fermagli pregiati, comprati a tema coll’arredamento. 
Che sacrificio pesante per la nostra pasticcera abituata ai capelli sciolti e agli abiti artistici, ma dopotutto in cucina le sarebbe stato difficile preparare le ordinazioni con gli abiti voluminosi e raffinati che indossava abitualmente poiché poco pratici e a rischio macchia con un solo respiro. 
Mettendo da parte le differenze di carattere, erano un duo esplosivo: i clienti sarebbero diventati dei ladri pur di odorare, quando volevano, uno dei profumi che arrivavano dalla cucina detta "Delle Meraviglie" e avrebbero aperto una galleria d'arte dedicata alla proprietaria.
L'esigenza di avere altro personale, però si fece sempre più spazio nella mente di Yuzuru, quando la clientela aumentò di conseguenza.
Si arrivò così a un personale composto da quattro ragazze e altrettanti ragazzi per un totale di nove persone; un gruppo giusto, né troppi né pochi per un ambiente modesto e familiare. 
Per fortuna loro sembravano immuni agli odori e alla bellezza artistica della signora, riuscendo a fare avanti e indietro con il servizio in modo rapido e ottimale, non come i clienti che dopo molte scuse e attese, si scopriva che perdevano tempo di proposito per rendersi omaggio di quei proibiti piaceri. 
Gli affari andarono a migliorare sempre di più e le giornate sembravano volare via in un soffio, ma c'era dei momenti in cui qualcuno avrebbe sperato non passassero mai per una qualche sorta di legge fisica esistente in natura. Victorique scoprì con stupore e felicità, che uno dei camerieri assunti dalla Signorina Yuzuru era il suo migliore amico Kioji Otrem; solo che nessuno sapeva che lei ne era segretamente innamorata.
Successe un giorno d'Estate, quando i due si misero a parlare di tante cose in termini filosofici. Frequentavano quasi gli stessi corsi di facoltà e non era raro che non s'incrociassero, anche solo per un saluto o una chiacchiera amichevole, nei corridori dell’accademia. Il solo sguardo, il sentirsi considerata da lui, la rendeva felice e speciale; non poteva non essere amore il suo. Si sentì al settimo cielo quando pensò che avrebbe potuto trascorrere tutto quel tempo con lui anche lavorando, per questo i suoi dolci avevano un gusto particolare. Sul posto di lavoro non poteva certo perdere tempo a parlare con lui altrimenti la "sorellona" Yuzuru si sarebbe arrabbiata e poi doveva stare attenta alle comande e ai servizi. Un dolce andava saputo servire in piatti decorati in un certo modo, abbelliti con fiori o particolari che gli altri membri dello staff le indicavano, perciò doveva far molta attenzione. 
Il tema di quel giorno furono "I semi delle Carte" dunque ciascun gruppo dei camerieri, ebbe un menù personale abbinato ai propri tavoli assegnati. Il locale era diviso in due sale con un piccolo ingresso posto sulla destra, un lungo corridoio nel quale si trovavano i camerini, i bagni e per finire l’ampia e moderna cucina, postazione di lavoro di Victorique. I camerieri erano divisi in quattro per ogni sala e ciascuno aveva la responsabilità su sei tavoli che avevano il nome dei semi delle carte. In coppia a due a due, un re e una regina, rendevano ancor di più l’idea del posto, quasi fosse un suo modo di firmarsi. 
Il loro compito era far accomodare gli ospiti, conversare quando necessario, prendere l’ordinazione e portarla alla cuoca; a volte dovevano anche suggerirle la composizione del piatto oppure farle aggiungere i mille capricci delle menti sempre più estroverse dei loro affezionati clienti. 
Ciascuno mostrava la sua particolarità, cosa che Yuzuru voleva emergesse chiaramente, in modo che ognuno mostrasse un proprio profilo, un’immagine particolare e amata. 
Kioji, il ~Re di Fiori~, era il cameriere che mostrava più mistero rispetto agli altri. Dava l’aria di essere la persona migliore cui una donna potesse aspirare innamorandosene; i suoi ragionamenti platonici erano l’esca perfetta per ogni giovane sognatrice. Victorique ne era affascinata, ammaliata, lo rispettava come collega e come ragazzo. La loro amicizia per lei era abbastanza, ma lui sembrava non trattarla soltanto in modo amichevole, bastava una sua parola detta in modo dolce, un suo gesto personale e lei sognava una vita con lui come fidanzato. Ogni volta si avvicinava alla finestrella che dava sulla cucina e gli sorrideva, dettandogli, in modo elegante, l’ordinazione. I suoi occhi azzurri, sui quali cadevano i ciuffi di capelli biondi, gli davano un’aria maestosa, quasi di fantasia. Il mistero era dato dai suoi sguardi fugaci che toccavano il cuore, ma non davano l’idea di chi lui fosse davvero se non si conosceva personalmente. 
La sua ordinazione chiedeva di preparare un tris di trifogli al cioccolato con fiori neri di decorazione, sistemati secondo il volere del cliente, come spesso chiedeva alla graziosissima “Vic”. Soltanto lui la chiamava in quel modo simpatico e romantico, secondo il punto di vista di lei, che gli sorrideva di rimando, mettendosi poi a cucinare, facendosi descrivere la decorazione richiesta.
Emily Varny, al contrario, si rivolgeva in modo più formale e meno intellettuale. Nelle vesti della ~Regina di cuori~, assieme al suo collaboratore Dimitri Magister, il ~Re di cuori~, condividevano ogni cosa, persino il lavoro pur di non stare lontani. I due camerieri erano fidanzati da qualche tempo ed erano un duo azzeccatissimo per il seme di cuori. Questa discrezione nei comportamenti e quell’eccentrico modo di fare le cose, divennero il loro punto di forza, che andò a smussarsi più avanti nel tempo quando Victorique divenne loro amica fidata. Bastarono pochi giorni trascorsi assieme per trovare una perfetta intesa e la cosa trovò giovamento anche nelle ordinazioni. Se la giovane, aiutata dal suo baldo destriero, le chiedeva quattro cuori con panna montana, non doveva aggiungere altro poiché lei sapeva già a quale metodo di composizione pensavano. Chi faceva da regina a Kioji era la stessa proprietaria che, per sorvegliare il comportamento dei suoi dipendenti, si dilettava nel servire. Quanto la invidiava Victoria! 
Quando però entrava in cucina quel cameriere, un’aria di tempesta aleggiava cupa sopra le teste di tutti quanti poiché erano previsti guai. Ivan Hinokami, studente all'ultimo anno d'università, era stato l'ultimo dipendente assunto dalla signora Yuzuru per via della parentela stretta con Dimitri; i due erano fratelli. Victorique mal sopportava il suo comportamento alle volte sfrontato, alle volte dolce, tanto che bisticciavano di continuo. Sembravano farlo apposta di mettersi l'uno all'opposto dell'altro pur di avere ragione; lei era brava e lui esigeva, lei era indietro e lui la forzava a velocizzarsi. Lui era ~Re di quadri~ e la sua regina si presentava raramente sul posto di lavoro. Secondo il suo modesto modo di vedere le cose, almeno questo pensava di se stesso, quella giovane non era adatta a stargli dietro e spinse molte volte Yuzuru a farla licenziare, ma senza successo. 
Questo senso di frustrazione personale lo riversava principalmente sulla mal capitata pasticcera. Non andavano molto d'accordo, ma quando si trattava del lavoro, facevano faville e si notava nei piatti prelibati che creavano e progettavano assieme: rombi in mousse di cioccolato accompagnanti da altrettanti bianchi e bucce d’arancia fresca, aquiloni ai mirtilli e ribes o la celebre “Sinfonia dei quattro quadri stagionali” (Scaglie di cioccolato, cocco gratinato, lime e petali di girasole). Oltretutto collaboravano nella selezione del piatto, nella cottura e nel modo di parlare tutto in codice, infatti, Hinokami era sempre il primo a terminare il servizio così riusciva a dare una mano agli altri quando occorreva. Il suo aspetto non combaciava molto col suo seme. Aveva capelli bianchi molto lunghi, occhi color petrolio e un impareggiabile senso dell’umorismo; nessuno poteva competere. 
Ivan e Kioji si contendevano sempre il posto del più richiesto dalle ragazze, ma arrivavano sempre pari. Yuzuru non ammetteva certe sfide tra colleghi perché portavano, secondo lei, alla nascita di rivalità inutili per la collaborazione, che invece ciascun dipendente doveva avere con gli altri. 
Victorique, avesse partecipato e avesse potuto votare, avrebbe scelto l'amico senza pensarci e quella sera si sarebbe decisa a chiedergli di tornare a casa assieme in modo di poter stare un po' con lui da sola; insolito, vista la sua timidezza peculiare nel domandare certe cose.
Alla fine della giornata toccavano a lei le pulizie generali, come a tutti gli altri, del locale e delle stoviglie, dei piattini e delle posate, nonché della propria postazione di lavoro. Lei era sempre l'ultima a finire, ma non quella sera. Negli spogliatoi intanto Kioji e Ivan, dopo aver salutato la coppietta che andava a casa, si vestirono e sistemarono le ultime cose; che colpo di fortuna. Capitava raramente che i due si trattenessero quanto la loro collega, essendo la loro postazione molto meno ampia di una cucina, eppure poco tempo dopo, Victorique vide uscire qualcuno dalla stanza dei camerini maschili e così, facendo finta di spolverare qualcosa, attese il saluto dell'amico in modo che, pochi attimi dopo, gli avrebbe chiesto di andare a casa assieme. Era un piano studiato la notte prima nei minimi particolari, sarebbe passata da pura casualità e coincidenza, niente di programmato e finalmente, mano nella mano, avrebbero giurato amore reciproco. Invece il timbro di voce che la prese in giro per il fatto che stesse pulendo senza senso un tavolo non di sua competenza, le spezzò ogni fantasia romantica; era Hinokami che ridacchiava come un bambino, prendendola in giro. I suoi tavoli erano sempre impeccabili e perciò si accorse subito della sua scenetta da coincidenza falsamente non programmata e gli si avvicinò. Era delusa, disperata quasi di aver sprecato tutto quel tempo per nulla, ma non era ancora detta l’ultima e così, in tono sereno, chiese al giovane se avesse visto Kioji uscire; la sua risposta fu positiva. Era uscito poco prima. Di nuovo un temporale si abbatté su di lei, il destino le voleva male, ogni cosa era andata storta, come quando si taglia una scheda e poi all’ultimo finisci con l’essere storta.
Hinokami non sapeva bene come comportarsi in quel momento e fare altre battute sarebbe sembrato fuori luogo se non offensivo, ma lui aveva ritardato per una ragione precisa e gli eventi non lo avrebbero sopraffatto in questo modo. Aspettò che la giovane si calmasse per poi rivolgerle di nuovo la parola e dirle che non doveva prendersela troppo e che poteva trattarsi in un equivoco oppure un impegno che ha costretto il collega a velocizzarsi senza aver tempo di salutarla; lo odiava profondamente, ma non poteva vedere quella ragazza piangere e neppure dirle che in realtà non ci pensava minimante a salutarla. Lei si riprese subito dopo e gli sorrise, come a volerlo ringraziare di essere stato premuroso con lei, eppure qualche secondo dopo Hinokami le domandò una cosa insolita: tornare a casa accompagnata da lui. Una richiesta insolita e bizzarra quella che le chiese quel giorno, proprio quel giorno che Kioji era andato via senza salutarla e lui aveva fatto più tardi del solito. Andando così le cose, accettò volentieri, tanto abitavano tutti nei pressi dei quartieri vicini e perciò, anche avessero allungato la strada, una passeggiata in quelle giornate calde era l’ideale. Lasciando così alle spalle la porta del locale chiusa, Hinokami e Victorique cominciarono a parlare da amici quali erano, prendendosi sempre in giro, ma in modo spiritoso, liberatorio, nel mentre il sole tramontava. Un raggio di sole rendeva dorati i capelli di Kioji che, poggiato con la schiena al muretto retrostante le scale che davano sull’ingresso del locale, aspettava “Vic” impaziente, guardando l’orologio; la riconobbe dal timbro di voce, facendo capolino con la testa e richiamandola a se con fare da spia internazionale. Lei, appena lo vide, sentì il cuore scoppiarle dal petto e corse sulle scale in modo alquanto goffo e poco raffinato. Guardò il giovane e gli rivolse un saluto educato; lui la prese da dietro con il braccio e la strinse a se, bisbigliandole qualcosa all’orecchio.
Ivan vide tutta la scena e ridacchiò per nulla sorpreso. Mise le mani in tasca e salì anche lui le scale, guardando male Kioji che fece altrettanto di rigetto; sembravano contendersi la stessa cosa.
Victorique fece una proposta: tornare a casa tutti assieme, ma Hinokami disse di avere un impegno urgente, ricordato in quel momento e che avrebbe dovuto sbrigarsi per non arrivare tardi. La pasticcera ci rimase molto male. Poco prima non le sembrava avere così tanta fretta come stava dimostrando e così lo vide sparire nella direzione opposta. Ora era sola con Kioji, il quale sembrava soddisfatto della sua mossa, come se si gongolasse. Lei non si accorse di niente e sorrise alla situazione, incamminandosi verso casa con il compagno universitario, l’uno di fianco all’altro.
Era l’occasione giusta per confessargli il suo amore quasi eterno, ma qualcosa la bloccò, come un senso di ansia, angoscia, d’inadeguatezza. Stando accanto a Kioji percepì un senso di tristezza, come se fosse li, ma in realtà fosse costretto; era probabilmente stanca. Non si era mai sentita così sottomessa da certe emozioni proprio accanto a lui.
Con Hinokami era diverso; si sentiva se stessa e felice.
Il cuore però era rivolto al biondo cavaliere platonico, nella quale continuava a riporre le speranze di una vita assieme in futuro.
Appena il collega si fu allontanato abbastanza da non farsi vedere, strinse le mani in pugni e colpì il muro davanti a se, come se dovesse calmarsi dalla rabbia: lui aveva vinto.
Quel donnaiolo mentiva spudoratamente nei confronti della giovane.
Sapeva che tipo di persona era in realtà e in un modo o nell’altro glielo avrebbe fatto notare anche alla collega, ma doveva stare attento poiché rischiava di rovinare il suo equilibrio emotivo e perderla per sempre. 
Lui amava Victorique per questo era severo con lei; voleva soltanto esaltarla come meritava.
Quel paio di forbici, quel giorno, tagliò male una parte di contorno e l’altra storta.

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Capitolo 3
*** Secondo Taglio: [Arrogante] ***


Davanti ad un bellissimo specchio, Victorique si guardò con indosso un abito che aveva fatto pervenire da un atelier francese, giusto per quell'occasione. Non seppero cosa inventarsi i suoi compagni di facoltà se non una festa mascherata in onore della fondazione dell'università Saint Margherite.

*Narra la leggenda che nella nostra torre biblioteca, proprio sulla cima, vi dimorò il "Monster Charmant", una bambina che, assieme ad un coniglio, vegliò e mostrò misericordia ai deboli. Tutti la adorarono e quando un potente signore volle far sua la giovane, il coniglio la difese. Perse la vita e il potente pensò di aver vinto, ma la bambina morì subito dopo.  Il coniglio rappresentava la sua anima mentre essa era il corpo umano dell'animale. Due entità che costituivano una sola persona.
Io mi sono mascherata da quella bambina, ma senza avere un coniglio*.

Questo spiegò ai suoi compagni, una volta arrivata nel salone adibito a tale festa, con lo stesso abito che la bambina della leggenda indossò all’epoca della storia e della leggenda a essa legata.
Sembrò quasi somigliarle, tali erano i lineamenti, il portamento e l'aspetto; avrebbe potuto ambire al premio come miglior costume della serata.
Fu accompagnata da un amico che indossò un completo tutto rosso molto appariscente, per niente a tema col suo abito, perciò s'intrattenne con lui conversando. La sala utilizzata per allestire tale festività fu l’ampio atrio dell’edificio, caratterizzato da colonne di marmo che fungevano da appoggio alla cupola in vetro sovrastante; i raggi lunari illuminavano alcuni punti bui della stessa.
Per raggiungerla occorreva fare un pezzo a piedi attraverso il giardino, sempre curato e messo in ordine da una squadra di volontari e giardinieri.
Le danze erano in mano ad un giovane appassionato di musica di vario tipo, il quale non chiese molto come compenso, essendo alle prime armi nel settore, una lampada stroboscopica creava scie di luci sparse ovunque, molte delle quali puntavano sull’abbondante buffet che vantava specialità e dolciumi d’ogni tipo. 
Gli invitati e molte altre facce note giunsero in quel luogo, a mano a mano che il tempo passava, ma la noia cominciò presto a farsi sentire, non perché fosse noiosa la festa  di per se, ma perché Victorique si annoiava se non era in primo piano.
Non succedeva nulla d'interessante o di particolarmente vivace.

#Sono un ottimo ballerino Victorique, nessuno potrebbe fare meglio di me#.

*Ne sei sicuro Shion? Non faremo una figuraccia come al tuo solito?
Ho preso lezioni private per questo evento e perciò devo essere la migliore. La migliore di tutte le dame*

#Lo sarai, fidati di me! Sarò anche più bravo di te.#

*Più bravo di me non credo proprio!*

#Se deve essere una sfida, stai certa che non la perderò#.

*Vedremo chi resisterà e sarà chiamato migliore. *

I due amici si trovarono così in mezzo alla sala tra le coppie che danzavano, battendosi per determinare chi tra i due fosse il o la migliore nel ballo. Shion era come un fratello per la ragazza.
Amici sin dall’infanzia, non si persero mai di vista. I diversi obiettivi e progetti li separarono, ma il loro legame era saldo come non mai.
Avendo quasi la stessa età, condividevano molte cose, dalle esperienze, alle gioie degli eventi e ogni tanto, quando avevano del tempo libero, s'incontravano in quelle occasioni. Rivali sin dai primi momenti, questo loro forte senso di competizione si manifestava in qualunque circostanza e momento, senza tralasciare nessun campo. Amagiri Shion aveva un carattere particolare come lo era anche il suo stile: solare ed estroverso come pochi, vivace, pazzerello.
Per non presentarsi sola alla festa, non volendo sembrare una musona, lo chiamò poco tempo prima e lo invitò alla festa.
Lui accettò di buon grado senza dirle di no.

#Allora cosa ne pensi dei miei passi? Non sto arrancando come molti stanno facendo#

*Quel casché mi ha sorpreso, devo concedertelo, ma io rimango la stella del ballo. La mia piroetta era semplicemente magnifica!*.

#Certo Victorique, se lo credi tu…!#

Le danze durarono a lungo.
Fu una questione di principio non cedere o ammettere la propria sconfitta; quando si dice che due cocciuti si mettono a braccetto. L’attenzione fu rivolta tutta verso di loro, che non si preoccupavano per nulla di questo particolare; la loro era una sfida personale. Si poteva pensare che stessero assieme visto quanto erano affiatati, ma se glielo si fosse chiesto, entrambi avrebbero detto semplicemente amici. Loro erano l’eccezione che conferma la regola: l’amicizia tra uomo e donna esiste.
All'improvviso, la figura di una coppia colpì molto la giovane studentessa, facendola rimanere affascinata da tale leggiadria nei movimenti e sicurezza nelle prese. Sguardo perso negli occhi della sua dama, lei con quel sorriso armonioso, un duo sbalorditivo che oscurò loro due amici, troppo presi dalla contesa per divertirsi e dimostrarsi altrettanto luminosi. Shion arrestò la danza, dichiarandosi sconfitto e andando verso il buffet organizzato per la festa, mentre lei rimaneva ferma a fissare la coppia che ricevette molti applausi e ovazioni. Passò molto tempo prima che si destasse da quell’incanto improvviso, scuotendo la testa.
 
*Shion aspettami, vengo anch'io con te. Comunque ho vinto la sfida. Sicuramente. *

I suoi amici di facoltà le fecero i complimenti e si sentì di nuovo soddisfatta di se come prima, ma quella coppia era stata eccezionale in pista. Non ammetteva che qualcuno fosse sopra di lei in nessun modo. Per troppo tempo era apparsa modesta solo per sentirsi amata da qualcuno, ma ora che si sentiva padrona di se, non avrebbe ammesso il secondo posto alla sua coscienza in alcun modo. Con tono indifferente, si rivolse ai presenti incuriosita.

*Conoscete quel ragazzo che ha danzato poco fa?*.

#Io non lo conosco. #

*Frequenta quest’università sicuramente. *

#Non è detto. Io, ad esempio, sono venuto perché mi hai invitato tu amica mia, altrimenti neanche sapevo di questa festa!#.

*In effetti, hai ragione Shion. Perdona le supposizioni affrettate. *

#Di cosa devi scusarti Victorique? Per favore, ci manca solo questa adesso…#

La voce del giovane fu interrotta da uno strano blackout che avvenne contemporaneamente alle sue parole, ma più che un problema tecnico, sembrava piuttosto un effetto creato di proposito dagli organizzatori, come a celare una sorpresa. Era il momento dello spettacolo principale della serata.

:Signori e signore posso avere la vostra attenzione? Credete nella magia e nell'illusione? Credete nel futuro e nelle sue rivelazioni? Io, Carter Cion vi mostrerò tutto questo in questa notte di luna piena, di leggende e di mostri che hanno solcato queste stesse mattonelle secoli or sono!
Non abbiate paura, non osate offendere l’arte della magia poiché subirete la mia ira.
Buon divertimento!:

L'evento organizzato dalla facoltà fu quel meraviglioso spettacolo di magia che tenne a bocca aperta la maggior parte dei presenti già dal misterioso quanto accattivante discorso iniziale.
Con la danza, unita a quei particolari effetti visivi, i trucchi furono stupefacenti e ben gestiti: sparizioni, incantesimi, candele che si sollevavano in aria e giochi di carte.
La giovane maga, somigliante di più a una ragazzina, aveva un abito molto semplice, per niente signorile, la quale però riusciva a rendere raffinato grazie ai lievi quanto imprevisti volteggi che compieva nel mentre danzava,
I suoi capelli erano raccolti in una piccola coda dietro alla testa; fili di seta dorati.
Lo sguardo, secondo le sue parole successive, non poteva esser mostrato per colpa della mascherina bianca che le contornava l’intero viso perché la magia, come da principio, mostra il finale d’esecuzione, ma mai la sua origine.
La vera ragione per cui lei fosse li, era nota soltanto a lei stessa.
Cercava un particolare libro presente nella biblioteca dell’istituto.
Appena fosse finito lo spettacolo, si sarebbe mescolata alle tenebre della notte e sarebbe sgattaiolata alla ricerca dell’oggetto prezioso. Un piano assolutamente infallibile.
Victorique mostrò interesse inizialmente al suo spettacolo, ma non quanto né si possa avere per un passatempo qualunque.
Lei, ragazza dalle deduzioni veloci e con i piedi per terra, non ammetteva cose che non trovavano ragione e fondamento nella scienza, nel pratico, ma dopotutto sarebbe stato divertente metterla in ridicolo e stare, per ora al gioco. Il suo sguardo però si perse spesso su quel giovane danzatore e la sua compagna di ballo, che si trovavano poco dietro di lei tra i vari presenti; un tripudio di emozioni si sviluppò nel suo cuore, tanto che credette di conoscerlo quel giovane. Lo notò pochi attimi dopo ammirare le magie di quella prestigiatrice misteriosa, molto interessato e affascinato dallo spettacolo che stava offrendo agli invitati, che alle volte applaudiva, altre si sorprendeva.
 
*Ivan Hinokami... *

Era proprio lui il giovane che tanto la sorprese durante quel ballo, lo stesso collega con cui lavorò per ben due mesi presso quel locale ed ora suo migliore amico d’università.
Sorpresa mista ad ammirazione fu la sua reazione, mostrandosi arrogante, come sempre nei suoi confronti, salutandolo.
Doveva restare a tema col suo personaggio, sennò che razza di festa in maschera era?
Era un modo per prenderlo in giro con fare scherzoso, senza troppe pretese.
Essendo amici non faceva certo la ficca naso, ma la curiosità di sapere chi fosse la sua accompagnatrice, la rese curiosissima.

*Signor Hinokami, non ci s’imbuca alle feste quando non si è invitati!*.

_Victorique? Mi perdoni, questa sera lei è una lady quindi mi permetta di chiamarla Lady Victorique. Credevo non si ricordasse più di me. Io l'ho scorta subito danzare assieme a quel giovane_.

*Ti sei calato fin troppo nel personaggio. Potrei dubitare sia tu in questo momento visto come ti rivolgi a me. Lo stesso potresti dire di me vero amico mio?*.

_Sono sempre io, unico e inimitabile e poi di fronte ad una signorina come lei, come posso non essere raffinato? Lei merita solo il meglio_

*F….ai meno lo spiritoso Hinokami... E' solo una festa universitaria mascherata, non sono davvero una Lady e poi sarei il "Monster Charmant" per precisare!*.

_Non sto affatto scherzando. Sono stato invitato da una mia conoscente. Oltretutto eri così presa dalla tua sfida che soltanto adesso mi hai saputo riconoscere. Sei un inguaribile testarda competitiva ehhh?
Che sia o no un incantevole mostro è innegabile, ma il premio per la miglior maschera credo di meritarmelo. Non credi? Senti come sono educato e raffinato, proprio come un Lord dell’Ottocento_.

*Sì, devo concedertelo Hinokami. Questo tuo linguaggio spiritoso mi ha sorpreso, ma il premio sappiamo entrambi a chi andrà e tu arriverai secondo.
Su questo non transigo, ne convieni? Sei sempre stato molto più in gamba di me in queste cose, ma poi stranamente i meriti andavano sempre a me. Anche a lavoro era così, come quella volta del dolce!*

_Non sono poi tanto diverso dagli altri; lei mi sorprende Lady Victorique!_

*Sorprenderti? E come potrei? Non posso neanche dirti...*

_Intendevo le magie fatte da quella prestigiatrice. Ho sempre adorato le illusioni e l'occulto. Non si parla sempre e solo di te sai? Questa era cattiva vero?_

*Ahaha te lo sei detto da solo! Comunque dietro ogni suo gesto, c’é una distrazione per compiere la vera magia. Posso dire che è brava, anche se non credo molto a certi spettacoli*

_Davvero? Io sono affascinato da quest’arte_

*Certo è un’arte, ma non m’interessa molto. Potrei svelare ogni trucco*

_Non ne dubito Lady Victorique_

Solo loro due riuscivano a conversare a colpi d’ironia e risate a ogni risposta che si davano. Sembrava recitassero, invece era il loro modo di comunicare normale; anche sul posto di lavoro erano così, come cane e gatto. Nel frattempo che i due si agitavano e incalzavano con la conversazione, Victorique fu scelta come volontaria per il numero finale della prestigiatrice Carter chiamato “Le carte del tempo”.
La giovane avrebbe dovuto pescare una delle tre carte che lei le avrebbe mostrato.
Quella carta avrebbe mostrato alla giovane il suo futuro, manifestandosi per tutta la sala.
Victorique accettò e prese la carta sulla destra, la quale raffigurava una tormenta di neve.
Non appena lesse il nome della carta, si manifestò una vera e propria tempesta di neve attorno a lei che la avvolse totalmente.
Non vedeva nessun altro attorno a sé, se non tanta neve e un vortice che la circondava.
Gli altri vedevano soltanto lei proteggersi da chissà cosa e attendevano il verdetto della maga che sentenziò queste parole.

:Tu, Victorique de Blois, hai ancora molti tormenti nel cuore. Sciogli i nodi del tuo animo e troverai la felicità eterna. Dissolviti neve e diventa luce che illumina il futuro di tutti!:

Detto fatto, la tormenta che circondava la giovane si dissolse, divenendo tante piccole luci che avvolsero tutti i presenti e si riflessero nel vetro della cupola. Hinokami rimase affascinato da tale numero, tanto che lasciò l’amica riprendersi dagli effetti delle illusioni per andare a parlare con la ragazza e farsi svelare tali artefici magici, quali lui amava profondamente.
La serata fu memorabile. Ogni singolo studente dell'università l'avrebbe ricordata.
Victorique fu di un'altra opinione. Dopo il grande spettacolo ci furono altre danze che coinvolsero tutti, persino i più timidi. A scaldare una sedia dei tanti tavoli posti attorno alla pista, fu proprio la studentessa, scontenta di quell'atmosfera troppo festosa per lei. Odiava essere scontenta quando tutti erano dannatamente felici. Ancora scossa dagli effetti di quella carta della neve attivata dalla giovane maga, attendeva l’amico Hinokami che le aveva promesso un ballo subito dopo lo spettacolo, ma né lui, né la signorina Cion si erano più visti. Vedendola provata e triste più del solito, si avvicinò Shion, più carico e incoraggiante di prima.

#Victorique vuoi ballare di nuovo con me? Dai voglio la rivincita e stavolta vincerò io.#

*No, mi è passata la voglia adesso. Scusami Shion.*

#Ma non puoi prenderla in questo modo. A una festa è obbligatorio divertirsi#

*Ti ho detto che non mi va. Vado a casa. Ciao Shion, ciao ragazzi!*

Quanto si sentì sconfitta, come già le era accaduto tempo prima e nulla cambiò questo suo modo di pensarla. Si stava ripentendo lo stesso avvenimento e il suo sguardo divenne vuoto come lo era stato poco tempo prima, durante la crisi.
Hinokami si dimostrò un giovane che sapeva il fatto suo, determinato, sicuro di se.
Era sempre stato così, ma aveva sempre mantenuto le promesse e invece adesso la stava dimenticando, come aveva fatto tempo prima anche un’altra persona a lei importante.
Le parole di Shion non servirono a farla restare e si avviò, lentamente all’uscita della sala, salutando chi conosceva, con un sorriso falso sulle labbra.
Forse la festa lo rese diverso oppure soltanto adesso capiva chi davvero fosse quel semplice cameriere mascherato da Lord.
Non lo conosceva per niente e se ne rese conto.
Persino la sua passione per la magia le sembrava una congettura del momento; quanto si sentì sconosciuta ai suoi occhi parlando con lui, credendo di sapere tutto, mentre fu lui a dimostrarle il contrario.
Appena uscita dalla sala vide Hinokami e Cion andare alla torre biblioteca.
Qualcosa le disse di seguirli e capire che cosa avevano intenzione di fare a quell’ora.
Aprì piano le porte della torre che cigolarono rumorosamente nel silenzio del luogo.
Si sentivano rumori sordi provenire dai corridori sovrastanti a dove si trovava; salì le scale.
Vagò a lungo cercandoli, ma alla fine decise di lasciar correre.
Ciò che avrebbe scoperto era ovvio anche arrivata a quel punto: i due si piacevano e volevano appartarsi come due innamorati.
Si domandò spesso il perché saperli assieme, la turbò al punto di farla arrabbiare, quasi mostrasse una sorta di gelosia recondita.
Loro però erano soltanto amici e nulla più, non doveva essere così possessiva con lui.
Se lui aveva interesse per altre ragazze, era positivo e lei doveva anzi esserci per aiutarlo.
Li vide di nuovo dopo esser salita in macchina per tornare a casa, sorridenti e felici come non mai.
In quel momento sarebbe scesa e avrebbe messo fine a quello che ritenne, essere uno scherzo di pessimo gusto.
Non riusciva ad accettarlo e doveva dirglielo a tutti i costi appena ce ne sarebbe stata l’occasione.
Quell'abito da "Monster Charmant" rimase nell'armadio e mai più utilizzato dopo quell'occasione e gli esami si avvicinarono, annunciando l'arrivo di giornate più calde; era Aprile.
Uno dei suoi metodi preferiti per rilassarsi, dopo molto studio, erano le passeggiate nei pressi del parco.
Vicino alla loro facoltà c’era un bellissimo sentiero che conduceva a un parco frequentato da molti intellettuali, in cerca di serenità nella natura.
Era una giornata meravigliosa, con un’aria fresca a non far pesare la calura del sole che diventava più intenso alle ore di punta.
Guardando il cielo, assorta nei suoi tanti pensieri, non si accorse dell’amico nemmeno quel giorno che le sorrise trattandola da signorina, incrociandolo per strada. Lo aveva fatto di proposito?
 
_Victorique buongiorno!_

*Ciao Hinokami, che piacere.*

_Come va? Una passeggiata fa sempre bene dopo molto lavoro vero?_

*Tutto bene sì. Io passeggio sempre, ma quello che mi domando è perché tu sia qui. Non abiti da queste parti giusto?*

_Uno deve avere una motivazione per andare fuori dal suo quartiere Victorique?_

*Questo tono arrogante risparmiatelo per quella Carter!*

_Ma cosa stai dicendo? Non capisco, per caso hai qualcosa che non va? Sai che puoi dirmi tutto amica mia_

*Non c'è nulla che non vada Hinokami, ma figurati! Niente di niente.*

_Quanto sei orgogliosa Lady Victorique. Degna della pasticcera di due mesi fa!_

*Degna. Degna sicuramente. Quel ruolo era la cosa più bella che potesse capitarmi. Ero felice in quei giorni. Pensavo a fare dolci e nulla mi turbava, ora invece…*

_Cosa Victorique? A quel tempo avresti parlato soltanto di lui, ora invece pensi molto di più a te stessa e questo mi rende felice._

*Dimentica quella parte di me per favore. Non neghiamo che entrambi siamo cambiati e anche tu, è innegabile un cambiamento da parte di entrambi ed io non voglio più ricordare il passato perciò vedimi per la giovane che sono adesso e smettila di rinfacciarmi gli sbagli*

_Tutti siamo sottoposti a cambiamenti. Alcuni positivi, altri negativi. Eppure siamo grandi amici giusto? Io non ti sto rinfacciando nulla, ho solo notato quanto tu sia davvero bella adesso e non più ossequiosa come prima, tutto qui. Ora faresti il piacere di dirmi cosa ti turba?_

*...Si grandi amici...finche' lo saremo*

Victorique fu diretta come si era ripromessa, ma non riusciva a dirgli cosa davvero voleva gridargli a quel suo “grande amico”.
Era presa dalla voglia irrefrenabile di odiarlo, di offenderlo, ma non ci riusciva, come se sapesse che non se lo meritava davvero.
Hinokami non alzò mai la voce nei suoi confronti, anzi si stava offrendo di aiutarla e sostenerla.
Rammentava il loro passato è vero, ma lo faceva soltanto per vedere quanto fosse sbocciato il fiore prezioso, quale lei era. Lui era innamorato della giovane di adesso e non di quella del locale. Solo che aveva accettato il fatto di esserle soltanto amico per non farla soffrire.
Un peso e una colpa che avrebbe pagato caro.
Quali verità perse nel tempo nascondevano entrambi nel cuore.
Lei fu cattiva nei suoi confronti e aveva i suoi motivi.
Ciascuno aveva i suoi motivi e la lontananza che avrebbe seguito non fu d'aiuto.
Lui, era davvero cambiato?
Lei era cambiata?
O erano entrambi un paio di forbici difettose?

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