Superstar

di Alixy_
(/viewuser.php?uid=781592)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 parte 1 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Draco Malfoy, famoso cantante diciassettenne, è stato chiaro. “Voglio essere un ragazzo normale”ha detto ad una conferenza stampa. “Penso di trasferirmi e ricominciare il liceo”. Le fan distrutte dalla notizia.
Questo strillava la prima pagina del giornale che aveva in mano il signor Granger mentre mangiava le sue uova. “Non era quello che piaceva alle tue amiche?” chiese alla figlia.
Lei annuì alzando gli occhi al cielo. “Le fan distrutte. Dio, che esagerazione.” Girò pagina del suo libro, bevendo un sorso di succo d’arancia. “Probabilmente è solo per farsi pubblicità, tra qualche giorno annuncerà che le sue fan gli mancano troppo e organizzerà un tour mondiale” scrollò le spalle.
Sapeva che tra circa dieci minuti – il tempo di svegliarsi e accendere il computer – la sua migliore amica l’avrebbe chiamata urlando.
Sorrise divertita pensando ad una Ginny urlante. Era una fan sfegatata di Malfoy e probabilmente avrebbe versato ogni liquido del suo corpo.
Guardò l’orologio. Cinque, quattro, tre, due, uno…
DRIIIN

Con un sorrisetto prese il suo cellulare e premette il tasto di risposta. “Gin?”
“AAAAAAAAH!”
Hermione ridacchiò. “Senti, non disperarti…”
“Disperarmi? Disperarmi?!” la voce di Ginny suonava attutita e, conoscendola, probabilmente si stava mordendo i capelli. Non sapeva perché, ma aveva questa brutta abitudine. “Sto pensando di tentare il suicidio!”
“Aspetta, Gin, non pensarci nemmeno!” La Granger aggrottò le sopracciglia allarmata.
“Lo so, Herm, ma ti rendi conto?! Sono disperata!” la rossa stava praticamente urlando.
“Mi dispiace, Ginny” Hermione era sinceramente preoccupata.
“Uff, è la fine della mia vita!” E con quest’ultima frase chiuse la telefonata.
La ragazza continuò a guardare il telefono stordita. Sperava che l’amica stesse solo scherzando sul fatto del suicidio.
Scosse la testa rimettendo l’apparecchio in tasca. “Io vado, papà” annunciò. “Una signora si è trasferita alla vecchia villetta dei Parkinson, magari ha bisogno di una baby sitter”. Hermione aveva assolutamente bisogno di un lavoro, e visto che se la cavava bene coi bambini, aveva deciso di provare a fare la baby sitter. Peccato, che anche il resto delle ragazze della scuola aveva deciso così.
Sospirò, dando un bacio sulla guancia al padre che non pareva averla sentita e mandando un bacio volante alla madre sul divano. Prese la borsa, il suo libro e uscì di casa.

Draco fece un sospiro soddisfatto.
La sua nuova casa, era proprio ciò che desiderava. Verde a due piani con infissi bianchi, una grande porta d’ingresso, anch’essa bianca, un piccolo giardino ed un vialetto di pietra. Non troppo esagerata, come l’ultima, ma molto accogliente.
Sorrise vedendo la madre cercare nella sua borsa le chiavi. La sua sorellina, Rastaban stava correndo intorno a lei.
Secondo Draco, era iperattiva, ma il pediatra, diceva solamente che le piaceva correre e giocare in continuazione, che non riusciva a stare ferma. In poche parole, iperattiva.
“Ban stai ferma, per l’amor del Cielo” esclamò prendendola in braccio.
“No!” esclamò lei dibattendosi. “Voglio giocare!”
“Potrai giocare quando ci saremo sistemati” le disse. “Magari andiamo a vedere se c’è un parco da queste parti, che ne dici?” le fece l’occhiolino e lei rise.
“Siii!”
“Però devi fare la brava, altrimenti niente”.
Rastaban annuì e gli fece un sorriso sdentato. Aveva 5 anni e le era appena caduto il suo primo dente.
Draco ricordò che quando era nata, aveva pensato che Rastaban fosse un nome strano, ma d’altronde nemmeno Draco era poi così comune. E comunque, i suoi genitori avevano voluto chiamarla così, perchè Rastaban era la terza stella più luminosa della costellazione del Dragone, da cui lui prendeva il nome.
Le sorrise a sua volta scompigliandole i capelli biondo platino, come i suoi.
Sua madre intanto, aveva trovato le chiavi e si era avvicinata alla porta.
Il biondo la seguì, con Ban in braccio. Da quando suo padre li aveva abbandonati, qualche anno prima, quando Draco ancora non era famoso, sua madre doveva gestire due figli tutta da sola. Per fortuna, lui era abbastanza grande e poteva tranquillamente badare a sé stesso e a Rastaban. E poi, i soldi non mancavano grazie al suo lavoro.
Entrarono in casa e Draco sorrise. Era completamente vuota, ma c’era molta luce naturale, proveniente dalla grande finestra alla sua destra e della cucina.
“Dra” Narcissa posò a terra la borsa e sospirò alzando gli occhi su di lui. Sembrava molto stanca, ma sorrideva. Era stata davvero contenta della decisione del figlio. “Io vado a comprare subito qualcosa, così facciamo mangiare Ban” e rivolse uno sguardo amorevole alla bambina. “Torno tra una mezz’ora d’accordo? Tu porta dentro le valigie”.
Quando Draco annuì, sorrise afferrando di nuovo la borsa. Fece un cenno con la mano e uscì di casa, entrando nell’auto.
Il ragazzo posò a terrà la sorellina e corse a portare dentro le valigie, rimaste fuori.
Quando rientrò, Rastaban stava correndo per tutta la stanza. Lui scosse la testa esasperato e tirò fuori dalla borsa dei giochi una pallina.
“Giochiamo?”
Lei osservò la palla inclinando la testa, poi la scosse. “Voglio giocare con le Barbie!”
“Ban, vuoi che giochi con te?”
Quella annuì senza esitazione.
“Allora giochiamo con la palla, sennò non se ne fa niente”.
Ban sbuffò in una sua perfetta imitazione di quando Draco era annoiato.
“Va bene” acconsentì.
Draco cominciò a palleggiare e dopo pochi secondi lei saltellava. “Dammela! Tocca me!”
Lui gliela tirò ridendo e lei la prese al volo. Cominciò a tirarla in aria e a riprenderla ridacchiando e urlando: “Dra, guarda quanto sono brava!”
“Vediamo se sei tanto brava” allargò le braccia fino a farne un cerchio. “Se fai canestro, sei una campionessa”.
Le sue risate si spensero, e la sua aria divertita sfumò, sostituita da un’aria di sfida. “Io sono una campionessa!” tirò e la palla finì proprio in mezzo al canestro improvvisato, cadendo a terra rimbalzando.
“Campionessa del mondo!” Esclamò Draco prendendola tra le braccia, facendola girare e mettendosela sulle spalle. “Signori e signori, Rastaban Malfoy!”
In quel momento qualcuno suonò. Draco sbuffò, assumendo un’espressione scocciata.
Mentre Ban si reggeva ai suoi capelli, andò ad aprire, sicuro che fosse qualche fotografo o giornalista. Invece trovò una ragazza.
Aveva lunghi capelli sciolti in morbidi ricci, occhi ambrati e lucenti. Indossava delle Converse scarlatte, una canottiera rosso scuro e dei pantaloncini di jeans. Quando lo vide sgranò gli occhi. Lui sospirò, anche se divertito dalla cosa.
“Niente autografi o foto, mi dispiace”.
Ma nello stesso momento lei aveva esclamato: “Oh mio Dio, che carina!” guardando Ban. Poi lo aveva fissato. “Uhm… cosa?”
“So perché sei qui, ma mi sono preso una pausa. Mi spiace”.
“Ehm… una pausa?” lo fissò confusa poi si illuminò. “Ah, tu sei Draco Malfoy”.
Draco assottigliò gli occhi squadrandola. Non aveva detto. “Oh cazzo, sei Draco Malfoy, ti prego fammi un autografo in fronte!” né “Oddio, posso farti una foto?” “Sei bellissimo! Sei ancora più figo da vicino!” per poi svenire. Solo “Ah tu sei Draco Malfoy”, come se fosse una persona qualunque.
“Già” le rivolse un piccolo ghigno. Solitamente alle ragazze piaceva quando lo faceva, ma lei alzò un sopracciglio come per dire: ‘Che diavolo stai facendo?’
“Cavolo, Gin sverrà quando saprà chi ho incontrato!” alzò gli occhi al cielo come se per lei fosse una reazione esagerata e allungò una mano. “Comunque, Mr Superstar, sono Hermione Granger”.

Ciao a tutti ^^
Questa storia è una specie di esperimento. L’avevo pubblicata su un altro sito anni fa, ma non era piaciuta molto e non l’avevo più continuata.
Qualche giorno fa, cercando tra i più remoti documenti sul mio computer, l’ho ritrovata e mi sono detta: “Perché non ripubblicarla e vedere se andrà meglio?”
Così eccomi qui xD
I personaggi sono un po’ OOC, forse ve ne sarete accorti, ma spero vi piaccia comunque.
Commentate, commentate, commentate.
Alixy


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Hermione tese la mano destra. “Comunque, Mr Superstar, sono Hermione Granger”.
Lui la guardò per qualche secondo, poi la strinse. Ancora non ci credeva che aveva incontrato Draco Malfoy. Quel Draco Malfoy.
Beh, almeno Ginny non avrebbe tentato il suicidio.
Trattenne un piccolo sorriso divertito. Il ragazzo l’avrebbe presa per pazza, vedendola sorridere in quel modo senza motivo. Non che a Hermione importasse ciò che quel montato pensava di lei. Dopo aver passato solo due minuti con lui, aveva già capito che era uno a cui tutte le ragazze cadevano ai piedi, uno di quei ragazzi che otteneva ciò che voleva subito.
Uno di quei ragazzi che lei detestava.
“Beh, Hermione, il mio lo sai già” rispose quello stringendosi nelle spalle continuando però a fissarla a occhi socchiusi.
Ma Hermione aveva già perso interesse per il ragazzo. Volse lo sguardo verso la bellissima bambina sulle spalle di lui. Aveva i capelli biondo platino come il fratello, legati in due trecce, gli occhi verdi che la squadravano curiosa, le manine aggrappate ai capelli scombinati di Draco. La ragazza si ritrovò a sorridere osservandola. Amava i bambini e da sempre desiderava un fratellino o una sorellina, ma il destino evidentemente aveva altri piani.
“E tu chi sei, piccola?” chiese con un sorriso allungando una mano fino ad accarezzarle il braccio.
La bambina inclinò la testa di lato. “Mi chiamo Rastaban” sorrise, mostrando la dentatura bianca con due denti mancanti.
Il sorriso di Hermione di allargò. “Rastaban? Che bel nome. Io mi chiamo Hermione”.
“Ti piacciono le Barbie?” chiese subito Rastaban con espressione speranzosa.
Lei odiava le bambole. Tuttavia, le dispiaceva deluderla. Così disse dolcemente: “Le Barbie? Io ne vado pazza!”
Gli occhi castani della bambina si illuminarono e batté le mani. “Puoi giocare con me! Draco non lo fa mai” aggrottò la fronte, tirando per protesta una ciocca di capelli al diretto interessato che gemette.
“Ban! Stavamo giocando fino a poco fa” le fece notare con voce leggermente divertita, ma Ban scosse la testa imperterrita.
“Tu non giochi mai con le bambole insieme a me. Hermione si!”
Si dibatté finché Draco non la fece scendere, dopodiché afferrò la mano di Hermione e la trascinò dentro. La ragazza ridacchiò osservando l’espressione di incredulità mista a irritazione del montato.
Rastaban le stava sempre più simpatica.
In quel momento una signora di mezza età entrò in casa con due buste della spesa. Con grande sorpresa di Hermione, Draco corse subito ad aiutarla.
“Ho comprato poche cose” disse la donna spostando una ciocca di capelli biondi dal viso. Si bloccò quando vide Hermione che arrossì.
Si sentiva a disagio, sotto lo sguardo indagatore della donna.
Tuttavia, quella sorrise e la riccia ricambiò incerta.
“Oh, ciao cara” si avvicinò. “Cosa posso fare per te?”
“Ehm… sono Hermione Granger e mi chiedevo se avesse bisogno di una… sa’, di una baby sitter”.
“Una baby sitter? Uhm, sarebbe utile sì” batté le palpebre un paio di volte per poi grattarsi il naso. “Vieni Hermione, parliamone fuori sul dondolo. Purtroppo, è l’unico posto dove posso invitarti a sedere, dato che non abbiamo ancora i mobili” La signora Malfoy rise e Hermione fece lo stesso, coprendosi la bocca con la mano per paura di averlo fatto troppo sguaiatamente. Desiderava davvero quel lavoro, e doveva assolutamente fare buona impressione.
“Ma Hermione doveva giocare con me” fece Rastaban con voce lamentosa e facendo il labbruccio. La Granger si chinò per guardarla negli occhi e sorrise dolcemente.
“Giochiamo dopo, okay Ban?”
“Promesso?” chiese lei porgendole il mignolo.
La riccia sorrise incrociandolo col suo. “Promesso”.

Hermione era strana, questo era sicuro.
Con Draco faceva la tosta, comportandosi come se lui non fosse il ragazzo più bello mai visto in quel cavolo di paesino, poi con sua madre e Ban si comportava
dolcemente e arrossiva.
Arrossiva!
Draco era più che sicuro, che quel rossore non fosse autentico. Eppure, le stava abbastanza bene.
Scosse la testa per distrarsi da quegli stupidi pensieri e guardò la sua sorellina che giocava con delle Barbie seduta sul tappeto. Ne muoveva una con una mano e quella rimanente con l’altra, borbottando le battute e cercando di cambiare voce per ogni personaggio. “Che bel vestito” diceva con voce il più profonda possibile e poi si rispondeva da sola in modo stridulo: “Grazie mille”.
Il ragazzo si morse il labbro per non ridere e spostò lo sguardo fuori dalla finestra. Sua madre stava conversando tranquillamente con Hermione che a volte pareva addirittura incerta. Alzò gli occhi al cielo, ma si avvicinò, socchiudendo la finestra in modo da sentire la conversazione delle due.
“…così hai esperienza?” stava dicendo Narcissa.
La riccia si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “In realtà no, ma ho fatto molta pratica con i bambini dell’asilo dove lavorava lo scorso anno. E poi, solitamente i bambini mi adorano per i miei capelli ricci” ridacchiò e sua madre la seguì.
“Hai lavorato in un asilo?” chiese interessata la donna  osservandola con un sorriso.
Hermione annuì. “Già. Lo scorso anno avevo bisogno di soldi per un viaggio con i miei amici e ho lavorato lì per un bel po’. Purtroppo poi ho avuto un…” esitòe si morse il labbro. “…imprevisto e ho dovuto usare i soldi per altri scopi. Così quest’anno io e i miei amici vorremmo riprovarci e mi serve un lavoro” scrollò le spalle.
La madre di Draco annuì a sua volta. “Beh, mi pare che tu abbia tutte le carte in regola” sorrise e la ragazza ricambiò ansiosa. “Quando puoi cominciare?”
Un sorriso luminoso comparve sul viso di Hermione che si affrettò a rispondere. “Quando vuole lei, signora Malfoy. Anche domani. Ovviamente dopo scuola” precisò.
A quel punto, Draco perse interesse per il dialogo delle due. Posò lo sguardo sulla sorellina che ancora giocava, poi afferrò la sua valigia e la portò di sopra, in quella che avrebbe dovuto essere la sua camera.
Le pareti erano bianche, con una striscia verde in alto che non gli dispiaceva affatto. Era ancora vuota, ma quella sera vi sarebbero stati un letto, una scrivania, un armadio e il resto delle sue cose.
Estrasse dalla tasca esterna della valigia il caricatore del cellulare e lo attaccò alla prima spina che trovò. Era morto sull’aereo mentre ascoltava la musica. Lo accese e vide esattamente ciò che si aspettava. Tre chiamate perse da “Ralph”.
Ralph Moore, era il suo agente prima che si ritirasse dal mondo della musica. Gli organizzava concerti, interviste e tutto.
Con un sospiro, Draco si sedette a terra e lo richiamò.
Il cellulare squillò. Una, due, tre volte.
Dopodiché una voce profonda rispose: “Pronto?”
“Pronto Ralph? Sono Draco”
“Ah Draco! Finalmente! Che fine avevi fatto, eh?” lo rimproverò l’uomo e il biondo alzò gli occhi al cielo. “Tutte le tue fan stanno riempiendo la tua Fan Page Ufficiale di post del tipo: “Oh ti prego Draco continua a cantare o giuro che mi suicido” e bla bla bla”.
Draco esitò chiudendo gli occhi per un secondo. “E allora?”
“Allora?” spiegò pazientemente Ralph “Allora, pagheranno una fortuna per vedere un tuo concerto! Devi ritornare sul campo Draco, e quale modo migliore di un bel tour? Guadagneremmo una fortuna!”.
“Ralph, te l’ho già spiegato. Non ho intenzione di cambiare idea. Ho abbandonato la musica d’accordo?”
Quello sospirò. “Sei proprio testardo, Malfoy” borbottò per poi sbuffare. “Ora devo andare. Ci sentiamo”.
Draco non fece in tempo a salutarlo che lui aveva già chiuso la chiamata.
Il ragazzo si massaggiò le tempie. Non pensava sarebbe stato così difficile lasciare la musica. Aveva vissuto per più di tre anni il suo sogno, ma non voleva essere il belloccio stupido dietro cui sbavano le ragazze. Voleva continuare gli studi e diventare qualcuno di serio.
“Era Ralph?”
La voce dolce di sua madre lo riscosse da quei pensieri. Senza voltarsi annuì.
“Già. Voleva che facessi un tour” alzò nuovamente gli occhi al cielo, drizzandosi in piedi per poi spolverarsi i pantaloni. “Non riesce proprio a capirlo che ho mollato”.
Narcissa si avvicinò e gli accarezzò i capelli biondo platino. “Amore, sei sicuro della tua decisione? Se vuoi…”
“No” rispose subito deciso Draco. “No, mamma. Sono più che sicuro”.
Lei sorrise orgogliosa del suo ragazzo, e gli baciò la testa. “A proposito, Hermione farà da baby-sitter a Ban tutti i pomeriggi dalle due alle cinque, quando torno dal lavoro”.
“Perché non posso badare io a Ban?” chiese, ma quando vide l’occhiata significativa di sua madre tacque. “Ti fidi di lei e non di me? La conosci da tipo dieci minuti, ma’”
“E’ una ragazza così carina” disse lei con un sorriso. “E’ così dolce e simpatica”.
Aspettate.
Sua madre tesseva le lodi di una ragazza? Mai successo. Definiva tutte le ragazze di oggi delle ‘ragazze facili e stupide, senza il minime senso del pudore’,  e ora parlava così bene di Hermione.
Draco non rispose, limitandosi a scuotere la testa stupefatto.

Quando la sveglia suonò, Hermione imprecò sottovoce. Era caduta dal letto per lo spavento, cadendo ovviamente sul sedere. Se lo massaggiò con una smorfia mentre si rialzava. Spense l’aggeggio che ogni mattina per i successivi nove mesi l’avrebbe svegliata alle sette in punto e si diresse in bagno a passo lento.
Si spogliò ed entrò nella doccia regolando l’acqua per farla divenire tiepida come sempre. Si strofinò i capelli e il corpo con il sapone alla pesca che usava da sempre e si sciacquò. Uscì dopo cinque minuti.
Doveva essere un record.
Si avvolse in un asciugamano e raccolse i capelli gocciolanti con un mollettone. Tirò fuori il phon e se li asciugò rapidamente, lasciando le punte ancora umide. Era Settembre, non le sarebbe di certo venuto un raffreddore.
Corse poi in camera e indossò i vestiti che la sera prima aveva scelto.
Quando tornò in bagno, diede un’occhiata veloce al suo riflesso.
Le restituì lo sguardo una ragazza magrolina e di media statura, con i capelli sciolti sulle spalle in morbidi boccoli come suo solito, gli occhi dorati senza un filo di trucco, le poche lentiggini che aveva sul naso. Indossava dei jeans skinny grigi, una canottiera rossa con scritto “Brain”, e un cardigan nero.
Hermione si riteneva carina. Non sexy, ma carina. Certo, non aveva mille ragazzi che le sbavavano dietro – anzi, in realtà neanche uno – ma non era orribile. Eppure Ron…
Scosse la testa. Piantala di pensare a lui. Scese al piano inferiore, dove suo padre stava preparando la colazione alla mamma.
“E’ ancora a letto?” chiese e lui si limitò ad annuire. Hermione prese la sua tazza di Hello Kitty che aveva ormai da anni, e vi versò dentro del latte, poi aggiunse i suoi soliti cereali. Mangiò in fretta, mentre si allacciava le Converse nere ai piedi con una mano sola.
Salutò con un bacio sulla guancia suo padre che si accingeva a tenere in equilibrio la tazza sul vassoio che avrebbe portato alla moglie. “Ciao papà. Saluta mamma” disse prima di prendere lo zaino accanto alla porta e uscire.
Prese un gran respiro, aspirando l’aria fresca di settembre. Una folata di vento le scompigliò i capelli, ma non ci fece molto caso. Con un sorriso si diresse verso la sua scuola, che distava solo qualche minuto. A differenza dei suoi coetanei, il fatto che fosse il primo giorno di scuola, non le faceva né caldo né freddo. Era molto brava a scuola, e doveva ammettere che le piaceva anche studiare, ma non poteva negare che l’estate le sarebbe mancata. Tuttavia, non vedeva l’ora di rivedere i suoi compagni.
E si, persino i professori.
Quando superò il cancello di scuola, udì un urletto. “Herm!”
Sorrise alla sua migliore amica che si avvicinava con un sorriso a 32 denti in viso. “Gin!”
Si abbracciarono strette. Ginny era stata via tutte le vacanze estive insieme alla sua famiglia allargata. Erano andati in Egitto, per un viaggio che aveva vinto il padre.
Perciò, le due non si vedevano da tre lunghissimi mesi.
Finito l’abbraccio, Ginny le afferrò il braccio e la trascinò verso alcuni ragazzi che ridevano fra loro. Il primo, Harry, quello leggermente più alto, aveva un fisico mingherlino e per niente muscoloso, anzi piuttosto pelle ossa. Aveva i capelli corti e neri, disordinati, come se si fosse svegliato così (cosa probabile), gli occhi erano di un verde chiaro che Hermione aveva sempre invidiato. Il secondo, Ron, in confronto a Harry era poco più robusto. I capelli erano rossi e gli sfioravano le spalle, segno che non li aveva tagliati durante l’estate; gli occhi castani erano assonnati e segnati da due profonde occhiaie.
Il cuore di Hermione fece un paio di capriole quando vide Ron. Aveva una cotta per lui da tre anni, quando si era accorta che quello che provava superava la semplice amicizia. Purtroppo, non riusciva a farsi avanti, e lui non aveva mai dato segno di provare qualcosa nei confronti della ragazza.
Sorrise. “Harry, Ron!” corse ad abbracciare il primo con leggerezza, e con un po’ di imbarazzo anche il secondo.
“Herm” Harry la squadrò. “Sei pallida, non hai preso sole per niente?”
Lei scosse la testa, facendo ondeggiare i boccoli castani. “No, sono rimasta qui a cercare un lavoro per il viaggio”. Nel parlare del viaggio che aspettava dall’anno prima, gli occhi dorati le si illuminarono. L’anno prima non era partita insieme ai suoi amici, per quell’imprevisto, ma quell’anno era decisa ad andare.
“Oh, hai trovato qualcosa?” chiese Ron, mentre mangiava una patatina dal sacchetto che teneva in mano. Mangia le patatine a colazione? Pensò disgustata Hermione. Ron le piaceva, eppure era educato quanto un maiale. Per usare un eufemismo.
Stava per rispondere, quando una stretta stritolatrice al braccio da parte di Ginny la distrasse. Si voltò verso di lei, che fissava a bocca aperta con gli occhi a cuore l’entrata.
Divertita dall’espressione dell’amica guardò il suo stesso punto e rimase stupefatta nel vedere Draco Malfoy in persona varcare il cancello.
Con un colpo al cuore, si rese conto di non aver raccontato a Gin del giorno prima. Si sentì terribilmente in colpa, mentre fissava il ragazzo.
Aveva i capelli biondo platino spettinati come andavano di moda al momento, gli occhi grigi non visibili a causa dei Rayban neri a specchio. Indossava una maglia bianca a maniche corte che fasciava perfettamente il suo torace muscoloso, dei jeans chiari e delle semplice Vans nere.
Si guardò in giro, leggermente spaesato e il suo sguardo si fermò sul gruppo di amici di Hermione che lo fissò a sua volta.
Si avvicinò, mentre Ginny continuava a stritolare il braccio destro della riccia che fece una smorfia di dolore. “Gin, mi serve questo braccio” le fece notare a bassa voce e lei lo lasciò immediatamente, senza però distogliere lo sguardo dal biondo che continuava a camminare.
Draco si fermò di fronte a Hermione e sorrise malizioso levandosi i Rayban.
“Granger” disse.
“Malfoy” rispose quella alzando gli occhi al cielo. “Hai finito di dare spettacolo o…?”
Lui ridacchiò. “Ma come, un ragazzo di fama mondiale ti saluta e tu rispondi in quel modo maleducato?”
“V-voi vi conoscete?” chiese con un filo di voce Ginny guardando stupefatta Hermione.
“Si, ci siamo conosciuti ieri” rispose scrollando le spalle lui. “Tu sei?”
“Ginny Weasley” rispose lei con voce malferma arrossendo all’istante.
Draco sorrise divertito dalla situazione. “Draco Malfoy, ma credo che tu sappia già chi sono”.
Gin annuì tremante. Afferrò il braccio di Hermione un’altra volta e lo strinse forte affondando le unghie nella pelle dell’amica.
“Beh, è stato un piacere” fece l’occhiolino alla rossa e salutò con un cenno del capo Hermione. “Ci si vede oggi pomeriggio, Granger” si infilò gli occhiali da sole e si allontanò con le mani in tasca, lasciando le due ragazze ad arrossire senza motivo.

Note autrice
Ehi I'm back! ^^ ecco il secondo capitolo. E' abbastanza lungo - o almeno così sembra su Word xD.
Ringrazio tantissimo le persone che hanno recensito, messo la storia fra le preferite, le seguite o le ricordate :) davvero, mi fa piacere che la storia piaccia!
Ringrazio anche i lettori silenziosi, che comunque mi danno carica quando vedo le visite che ha ricevute la ff *^*
Spero vi piaccia anche questo capitolo.
Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alixy

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Draco sorrise tra sé e sé.
Dare fastidio alla Granger, gli piaceva. Quando alzava gli occhi al cielo, rispondeva ironica, il biondo si divertiva. Inoltre, era soddisfatto dalla sua entrata trionfale. Tutti lo avevano fissato, soprattutto la rossa, l’amichetta di Hermione. Com’è che si chiamava? Jenny? Bah, non gli importava.
Era una di quelle che senza neanche conoscerlo, se ne era innamorata.
Cosa assurda, secondo lui. Come si può amare una persona che non si conosce?
Tuttavia, flirtare un po’ con lei non gli dispiaceva affatto.
Fece l’occhiolino a una matricola che lo fissava senza ritegno, quasi con la bava alla bocca. Quella avvampò ed emise un risolino saltellando con la sua amichetta.
Draco alzò gli occhi al cielo superandola per andare in segreteria.
La porta era aperta ed entrò senza esitare. Era una piccola stanza, c’entrava solo una scrivania e un armadio. Sulla scrivania vi erano almeno un miliardo di fogli, due tazze con dentro una ventina di matite appuntite, e un vecchio computer che in quel momento era usato da una donna.
Aveva circa 50 anni. I capelli neri con un paio di ciocche grigie erano legati in una cipolla alta, gli occhi semichiusi erano scuri e truccati in modo non troppo pesante, il mento appuntito appoggiato sulla mano mentre con l’altra teneva il mouse del computer.
Il biondo si schiarì la gola e quella alzò di scatto la testa, sbattendo le palpebre. Gli fece una breve radiografia e annunciò con voce acuta. “Draco Malfoy! Mia figlia va pazza per la tua musica!” gli strinse la mano decisa mormorando cose incomprensibili.
“Ehm, si, mi servirebbe il mio orario…”
“Oh, si ma certo” rimase ferma a guardarlo sorridendo per qualche secondo, poi sbattè di nuovo le palpebre. “Ah, devo dartelo io! Che sbadata!”
Frugò in mezzo ai figli sulla scrivania e ne tirò fuori uno. “Il tuo orario. Il tuo armadietto è il numero 394 b, la tua prima lezione è letteratura inglese con la professoressa McGranitt. Devi semplicemente continuare per il corridoio, poi girare a destra, salire le scale, girare a sinistra, andare dritto, girare a destra… Ah, no, di nuovo a sinistra e poi a destra.” Fece un sorriso compiaciuto. “Capito?”
Draco prese il foglio e non rispose, limitandosi a girarsi e a procedere lungo il corridoio. Non si sarebbe mai ricordato le indicazioni di quella vecchia pazza.
Decise per prima cosa di cercare il suo armadietto.
392a, 394b, 394a… Ah, eccolo. 394b.
Lo aprì e inserì la combinazione che aveva scelto. La data di nascita di Ban. La data che gli aveva completamente stravolto la vita. In senso buono.
Amava sua sorella, con tutto il cuore. Aveva sentito molti ragazzi lamentarsi dei propri fratelli minori, ma lui non lo aveva mai fatto. Qualche volta per scherzare, ma mai seriamente. Le voleva troppo bene.
Si ritrovò a sorridere scioccamente, col viso della sua sorellina davanti agli occhi.
Dopo pochi secondi, scosse la testa per riprendersi e posò dei libri dentro l’armadietto, per poi chiuderlo.
Era l’unico senza nessuna scritta o altro. Quello alla sua destra aveva tantissimi cuori rossi e la scritta: “M+L” in argento.
Quello a sinistra invece, era più semplice. Una piccola scritta attaccata con lo scotch, in corsivo e rossa. “Hermione”
Accarezzò la scritta. Sapeva che probabilmente, non era il suo. Non era l’unica ragazza a chiamarsi Hermione, eppure sperava che quell’armadietto fosse della Granger.
Così avrebbe potuto stuzzicarla, sia chiaro.
Non era che gli importasse qualcosa di lei.
 “Malfoy, che diavolo ci fai davanti al mio armadietto?”
Ne aveva percepito la presenza prima di udirla.
Pesca.
Quello si voltò con un sorrisetto irritante. “Granger. Pensa un po’, il mio è quello accanto. Che fortunata coincidenza, non è vero?”
Lei strabuzzò gli occhi per poi gettare la testa all’indietro. “Perché tutte a me?” mormorò rivolta a chissà chi. Torno a guardare Draco con una smorfia in viso. “Ciò non vuol dire che tu possa accarezzare il mio armadietto”
Draco si limitò a sorridere, spostandosi di un passo per farla passare. “Ecco, Hermione”.
Lei lo guardò leggermente sorpresa, con un lieve colorito roseo sulle guance. “G-grazie” balbettò.
“Di nulla, piccola” ribattè lui a mezza voce.
Piccola? Da dove diavolo spuntava  fuori, quel piccola?
Lei a quel punto avvampò completamente. Si voltò di scatto e aprì l’armadietto. Velocemente prese i libri che le servivano e lo richiuse, per poi camminare a testa bassa verso l’aula, lasciando a Draco il bel panorama del suo fondoschiena.
Il ragazzo inclinò la testa nel fissarlo e si morse il labbro inferiore. Mhm. Non era affatto male.
Quando Hermione svoltò, riuscì a vedere il titolo del libro che aveva preso.
“La storia della letteratura inglese”.
Oh, sarebbe stata una mattina fantastica.



Hermione, prendi un bel respiro. Respira, Herm. Non puoi ridurti in questo stato per la vicinanza di un ragazzo.
Questo si ripeteva Hermione mentre camminava per il corridoio. Il volto in fiamme, il labbro stretto dai denti e i libri al petto.
Tuttavia, non ci riusciva. Perché, in cuor suo, quando lui gli aveva rivolto quelle parole, si era sciolta.
Lanciò un’occhiata al ragazzo in questione e sospirò. Stava massaggiando con qualcuno e ridacchiava di tanto in tanto. Teneva il libro di letteratura con la mano destra.
Quando egli alzò lo sguardo, lei l’abbassò di scatto, temendo che l’avesse beccata a fissarlo. Sentì un tocco gentile sulla spalla e guardò prima la mano che le era stata poggiata sulla pelle. Le dita erano un po’ tozze, niente a che vedere con le sue sottili. C’era un piccolo anello al mignolo, che la ragazza osservò aggrottando la fronte. Poi, alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi. Trattenne il respiro a trovarsi a quella vicinanza col viso di lui e deglutì faticosamente. D’un tratto, aveva la gola secca.
Ron.
Ricordò cosa le aveva detto pochi minuti prima.
Lei, Ginny, Harry e Ron erano davanti all’armadietto della rossa che si stava lamentando del fatto che Seamus Finnigan l’aveva presa in giro per la gonna che aveva indossato quel giorno. A Hermione, personalmente, non piaceva molto. Era viola, con disegni floreali blu, e le arrivava appena sopra al ginocchio.
Forse all’amica piaceva, ma alla riccia, sia perché odiava il viola, sia perché detestava le gonne, non era mai piaciuta.
Comunque, tornando al discorso principale, Harry aveva detto: “Che materie avete?”
Ginny aveva risposto con aria rassegnata che aveva due ore di scienze, il corvino invece aveva informatica. Hermione e Ron invece avevano detto insieme: “Letteratura inglese” poi si erano guardati, sorridendo contemporaneamente.
Quando gli altri se ne furono andati e i due rimasti soli, Ron le si era avvicinato e le aveva spostato una ciocca di capelli dal viso.
“Sono contento di poter passare un’ora solo con te” aveva mormorato per poi allontanarsi per andare a prendere i libri.
Solo a pensarci, ad Hermione veniva la pelle d’oca.
“Devo andare a fare una cosa. Ti raggiungo dopo” disse e cominciò a camminare dalla parte opposta del corridoio diretto ai bagni.
La riccia scrollò le spalle fra sé e sé e si affrettò a raggiungere la classe.
Era quasi vuota ancora, dato che ancora non era suonata la seconda campanella, ma a lei non dispiaceva affatto essere arrivata in anticipo. Si sistemò al secondo banco, vicino alla finestra e prese un libro, cominciando a leggere. Molti, pensano che i ‘secchioni’ vogliano stare in prima fila per rispondere subito, ma per Hermione non era così. Stare in prima fila sotto gli sguardi inquisitori dei professori non le era mai piaciuto, e appena ne aveva l’occasione si metteva più dietro, a differenza degli altri ‘secchioni’ della scuola.
Che poi ‘secchioni’ era un termine estremamente volgare e offensivo.
Solo perché qualcuno va bene a scuola, non vuol dire certo che non abbia una vita sociale e passi tutto il tempo da solo a studiare. Affatto. Vuol dire solo che a questa persona importa del suo futuro e vuole diventare qualcuno nella vita.
Come Hermione che voleva diventare un medico.
Questa cosa, gliel’aveva detto sua madre al secondo anno delle medie, quando la ragazza era tornata a casa in lacrime perché l’avevano presa in giro.
“’Mione” le aveva detto dolcemente la signora Granger “queste persone si comportano così perché sono invidiose di te, di questa tua intelligenza. E tu devi aiutare queste persone, il tuo talento nello studio va condiviso, amore”.
E lei lo aveva fatto. Aveva cominciato a dare ripetizioni una volta a settimana a chiunque ne avesse bisogno, per pochi soldi.
Quell’anno ovviamente, non avrebbe potuto farlo, dato che aveva i pomeriggi occupati a badare a Ban.
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che si schiariva la gola.
Alzò controvoglia lo sguardo e incontrò gli occhi grigi di Draco Malfoy.
Sospirò. “Si?” chiese sollevando un sopracciglio.
“Ciao anche a te, Granger” fece lui scivolando nel posto accanto alla ragazza.
Lei si morse il labbro per non urlargli che era occupato.
“Che c’è Malfoy?” domandò chiudendo il libro. Non sarebbe riuscita a leggerlo, ne era sicura. Fece per rimetterlo a posto, ma il biondo la fermò, togliendole il volume dalle mani.
Uno Splendido Disastro” lesse il titolo ad alta voce, e si voltò verso Hermione. “Vorresti dirmi che questa stronzata è un titolo vero?” alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. Aprì il libro a caso e ad alta voce ripeté ciò che vi era scritto: “So che siamo incasinati, d’accordo? Io sono impulsivo, irascibile e ti sento dentro come mai mi era capitato. A volte ti comporti come se mi odiassi, un minuto dopo hai bisogno di me. Non faccio mai niente di giusto e non ti merito, ma maledizione, ti amo. Ti amo più di qualsiasi cosa o persona ti abbia mai amato. Quando ci sei tu non mi servono alcol, soldi, incontri né storie di una notte. Tutto ciò che mi serve sei tu. Sei l’unica cosa a cui penso. Di cui sogno. Sei tutto ciò che voglio”.
Finito di leggere alzò lo sguardo sulla riccia, cui volto era una maschera di rabbia.
“Ma io ti ammazzo!” esclamò allungando le mani per strangolarlo. Era incavolata nera. Merda. Quel coglione… Emise un gemito soffocato pensando a ciò che aveva appena fatto.
“Uh-uh, placa gli ormoni Granger” fece lui afferandole i polsi per fermarla. “Un sacco di gente vorrebbe uccidermi. Ma tu perché vorresti farlo?”
A quel punto, Hermione abbassò le mani sconfortata, sentendo le lacrime affiorarle agli occhi. “Mi hai detto come si dichiara. Io ancora non ci ero arrivata, maledizione!”
“E tu stai piangendo per questo?” Il biondo era sbalordito quando lei annuì.
“Merda, è tutta colpa tua! Mi hai rovinato il libro. Mi hai rovinato anche il secondo. Mi hai rovinato la vita!” esclamò Hermione con uno sguardo assassino. La tristezza era già scemata, ed era tornata la rabbia. Si voltò verso la finestra stringendo il banco così forte che le si sbiancarono le nocche.
“Ti ho rovinato la vita spoilerandoti una dichiarazione d’amore?” il tono di Malfoy era davvero stupefatto. “Cavolo, hai davvero bisogno di rivedere le tue priorità”.
Hermione all’inizio pensò di non rispondere e ignorarlo per il resto dell’ora, ma si voltò di scatto, la bocca schiusa dalla sorpresa. “Che hai detto?”
“Che hai bisogno di rivedere le tue pr-“
Lei lo interruppe con un gesto vago della mano. “No! Che hai detto prima?”
“Che ti ho rovinato la vita spoilerandoti…”
“Sai che cosa vuol dire?” chiese incredula e lui annuì, per la prima volta in imbarazzo.
“Ehm… si?”
“Non pensavo sapessi il significato di una parola del linguaggio da lettori” mormorò con un piccolo sorriso. In quel momento entrò la professoressa che iniziò subito la lezione. Di Ron nemmeno l’ombra.
“E io non pensavo ti piacessero i polpettoni rosa” le disse all’orecchio Draco prima di chinarsi a prendere il proprio libro dal sottobanco dove lo aveva poggiato quando era arrivato. “Evidentemente, ci sbagliavamo entrambi”.


Draco chiuse gli occhi, mentre lasciava che l’acqua gli accarezzasse il corpo sudato. Aveva, come al solito, fatto un po’ di palestra cogli esercizi nella sala hobby e poi aveva deciso di farsi una doccia.
Si insaponò con lentezza i capelli, passandoci le dita per far si che il balsamo raggiungesse anche la radice. Si sciacquò, senza fretta. Aveva tutto il tempo del mondo, ora. Da quando era diventato famoso, non aveva avuto un attimo di pace. Non riusciva a frasi una doccia in santa pace che ecco che il cellulare gli squillava. Ralph, giornalisti, fan che – non si sa come – avevano avuto il suo numero e chi più ne ha più ne metta.
Ora invece poteva stare sotto la doccia tutto il tempo che voleva.
“AAAAAH!”
Inspirò bruscamente, chiudendo di scatto il getto dell’acqua. Uscendo si legò un asciugamano attorno alla vita.
Ban aveva urlato. E se fosse andata a sbattere e l’avesse trovata in una pozza di sangue sul pavimento?
Accelerò il passo.
E se si fosse rotta qualcosa mentre saltava sul divano?
Scese velocemente le scale.
E se…?
Entrò in salotto con una smorfia preoccupata in viso che svanì non appena vide cosa stava succedendo.
Ban stava ridendo.
Correva per la stanza ridendo e urlando aiuto a gran voce, mentre una ragazza riccia la inseguiva, ridendo a sua volta. Riuscì ad acchiapparla e la depose sul divano, facendole il solletico sulla pancia e presto le guancie della piccola divennero rosse.
 Si era assolutamente dimenticato della presenza della baby-sitter in casa. Avrebbe dovuto piantarla di andare in giro mezzo nudo per casa, allora.
Mhm, nah.
La Granger si sarebbe abituata.
Quando finalmente lo notarono, Hermione divenne rossa quasi quanto Rastaban che ridacchiò, nascondendosi dietro le gambe del fratello.
Notando lo sguardo della riccia fermo sui suoi addominali ancora bagnati soffocò una risata e incrociò le braccia. Quel movimento fece ridestare Hermione che sbattè più volte le palpebre e avvampò spostando lo sguardo sulle sue Converse.
Draco la osservò. Era imbarazzata, questo si sarebbe capitolo anche a un kilometro di distanza. I capelli ricci erano spettinati, gli occhi accesi e le labbra rosee piegate in una smorfia. Si era cambiata, perché indossava una gonna grigia fino a poco sopra il ginocchio e una canottiera giallo scuro, con le scarpe da ginnastica nere borchiate.
Non poté evitare che il suo sguardo scivolasse dall’incavo fra i seni messi in mostra dalla canotta e le sue belle gambe magre.
Sorrise arrogante e lei gli lanciò un’occhiataccia. “Che hai da guardare?” ringhiò e lui rise.
“Mi pare che quella che guarda qui sei tu” fece con un sorrisetto di sfida, allargando le braccia. Lo sguardo di lei però, non si spostò dal suo viso.
“Pensi che non abbia mai visto un ragazzo senza maglietta?” alzò un sopracciglio e scosse la testa per poi sorridere. “Scusami, ora devo prendere tua sorella” si avvicinò e Ban scappò di sopra. Si sentì una porta sbattere e la ragazza ridacchiò.
“Non pensi che l’abbia spaventata, vero?” chiese leggermente preoccupata e lui scosse la testa.
“Ma ti pare!”
“Comunque” Hermione gli puntò un dito sul petto, ma lo ritrasse immediatamente quando si rese conto che era senza maglietta. “Dei ridarmi il mio libro” si lamentò.
“Ma anche no. Certi libri dovrebbero essere illegali, penso che lo brucerò”.
“Provaci e sei morto”
Draco scoppiò a ridere. “E chi mi ucciderebbe, Granger? Tu?” rise nuovamente, gettando la testa all’indietro. Non era una vera e propria risata. Era più per irritare la ragazza, e a quanto pare riuscì nel suo intento.
“Ti odio” bofonchiò.
“Cioè mi trovi sexy”
“Si… cioè no! Ma che diavolo vai dicendo Malfoy!” Hermione arrossì però sul suo viso spuntò un sorriso divertito.
“Ammettilo, tesoro” le fece l’occhiolino, sperando di non veder sparire quel sorriso dal suo volto, e non accadde. Purtroppo però, in quel momento “Animals” dei Maroon 5 cominciò a suonare a tutto  volume.
Hermione corse a prendere il cellulare sul bancone della cucina dove lo aveva appoggiato quando era arrivata e rispose, interrompendo Adam Levine nel bel mezzo di una frase. “Pronto, Ron?”
Gli occhi le si illuminarono pronunciando il nome dell’amico che Draco aveva conosciuto e odiato a lezione. Dopo una decina di minuti dall’inizio della spiegazione era entrato questo ragazzo coi capelli rossi che si era giustificato con un sorriso amichevole. Aveva dato un bacio sulla guancia a Hermione passando, aveva lanciato un’occhiataccia al biondo e si era seduto dietro di loro.
Dopo quel bacio innocente, la ragazza era sembrata di buon umore e aveva preso appunti con foga. Pareva non essersi accorta delle guancie arrossate di Ron e del rigonfiamento dei suoi pantaloni.
Né tantomeno della ragazza che era entrata dopo di lui, con i capelli spettinati, le gote rosse e la maglietta spiegazzata.
“Okay, va bene” la voce dolce di Hermione lo riscosse dai suoi pensieri. La fissò.
Stava sorridendo, mentre quel suo amichetto le diceva qualcosa al telefono.
Attaccò dopo un piccolo ‘ciao’ e fece un sorriso di scuse.
“Perdonami, era una cosa piuttosto urgente” disse e Draco ricambiò lo sguardo impassibile.
“Vado di sopra” disse freddo e la superò stringendo i pugni.
Mentre saliva le scale, gli parve di sentire un sussurro da parte di lei.
“Ciao Draco…”
Ma sicuramente, se l’era soltanto immaginato.

Spazio autrice:
Perdonatemi! Sono in ritardo, lo so ma sono stata male questi giorni e non potevo alzarmi dal letto, quindi mia madre non mi ha fatto neanche vedere l’ombra del computer… L
Comunque, ecco il capitolo. Spero vi sia piaciuto, anche se io non ne sono molto soddisfatta.
Ditemi le vostre impressioni su su ^^
By, Alixy

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

“Dimmi che scherzi!”
Esclamò scoppiando a ridere Hermione reggendo il cellulare tra la spalla e l’orecchio mentre osservava i compiti di chimica.
“Giuro!” rise a sua volta Ginny dall’altro capo del telefono.
Stavano parlando al telefono da circa dieci minuti. Il tutto era iniziato con una chiamata da parte della rossa per farsi aiutare coi compiti per il giorno seguente – solo un professore come Piton avrebbe mai potuto avere la ‘fantastica’ idea di assegnare compiti a casa il primo giorno di scuola – ma alla fine avevano cominciato a parlare dei loro affari personali.
“Vuoi davvero farmi credere che Dean ti fissava le tette?” Hermione tentò di smettere, ma non riuscì a calmare le sue risate. “Quel Dean? Quello che non sa nemmeno come nascono i bambini?”
Ginny rise nuovamente. “Quello. Che poi, aveva un’enorme caccola sul naso che io non ti dico”.
“Bleah!”
“Già, bleah!” confermò con un sospiro la Weasley. “Allora, cambiamo argomento. Come è andata oggi pomeriggio a casa Malfoy?”
Hermione tossì, a disagio. “Ehm… ma sai che in questo momento le caccole di Dean Thomas mi sembrano molto interessanti? Insomma, hanno quella sfumatura di verde che…”
Ginny la interruppe. “Herm! Sul serio, che è successo in quella casa?”
“E’ successo che lui è un imbecille” rispose dopo pochi secondi Hermione socchiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie. “Stavamo ridendo tranquillamente e a un certo punto è diventato freddo, così all’improvviso” aggrottò le sopracciglia e sbuffò.
Non aveva affatto capito il comportamento di Draco e non era intenzionata a parlarci di nuovo. Insomma, lei provava ad andarci d’accordo – dopotutto si sarebbero visti tutti i pomeriggi quell’anno – ma lui sembrava non volerne sapere.
Era tornata a casa dopo aver salutato Ban, senza degnare di un’occhiata né tantomeno di un saluto il biondo seduto sul divano.
“Ma non parliamo di quell’essere” disse scuotendo i ricci castani. “Tu che fai?”
“Niente, guardo uno di quei programmi idioti” rispose la rossa. “Tentando di non ascoltare i versi di Ron. Non so che stia facendo in quel bagno, ma dovrebbe assolutamente piantarla”.
Hermione deglutì, pensando a Ron. “E… come sta?”
Ginevra sbuffò. “Non ne ho idea, magari sta soffocando a giudicare dai rumori”
“Gin!”
“Si si okay, la pianto” rise l’amica e la riccia si sdraiò sul letto.
“Ora dovrei davvero fare i compiti” annunciò e l’altra sbuffò.
“Herm!” piagnucolò e quella scosse la testa.
“Mi spiace Gin, ma sai che non sopporto l’idea di non fare i compiti”.
“Ti importa più della scuola che di me?” chiese offesa Ginny ed Hermione sorrise divertita.
“Ti offendi se dico di si?”
A quel punto si udì un urlo strozzato dall’altra parte del telefono e poi una voce maschile che diceva: “E’ Hermione?”
Lei aggrottò le sopracciglia. Non riusciva a sentire abbastanza bene la voce del ragazzo da capirne il nome. Allontanò con una smorfia il telefono dall’orecchio udendo parecchi rumori fastidiosi. Attaccò, mandando un messaggio a Ginny.
“Che diavolo stavate facendo lì dentro? Dimmi che non ho assistito ad un porno in diretta. H xx”
Dopodiché poso l’apparecchio sul comodino, osservando gli esercizi posti di fronte a lei. “A noi due, chimica” sussurrò, prima di afferrare la matita.
La mattina dopo, quando la campanella della seconda ora suonò, Hermione era già seduta al solito posto accanto alla finestra nell’aula di Chimica.
Pian piano gli ultimi ragazzi arrivarono, poi entrò il professor Piton.
Si deve dire che era un uomo estremamente particolare. I capelli che gli sfioravano le spalle erano color dell’ebano e sembravano quasi unti, mentre gli occhi scuri e penetranti squadravano attentamente ogni angolo della stanza. Il completo scuro che indossava sempre faceva risaltare la pelle lattea.
Molti nuovi studenti rimanevano intimiditi dal suo aspetto tetro e dal suo atteggiamento freddo. Anche Hermione all’inizio si era chiesta come un uomo del genere potesse insegnare, ma ormai si era abituata.
“I compiti assegnati per oggi” la voce fredda dell’uomo la fece sussultare. Si affrettò a mettersi in coda alla piccola fila che si era creata di fronte alla cattedra. Notò con stupore che la maggioranza delle persone era rimasta al posto e alzò gli occhi al cielo. Una nota disciplinare a quasi tutta la classe era un fantastico modo per iniziare l’anno.
Allungò la mano e posò i fogli sopra quelli degli altri, per poi tornare al proprio posto.
“Andate a pagina 13” Piton non alzò neanche lo sguardo. “Intanto io correggerò i vostri compiti. Poi verificheremo se qualcuno di quelli che non ha portato gli esercizi ha una scusa valida”. Evidenziò l’ultima parola.
Si, certo. Perché per te esistono giustificazioni valide, non è così? Pensò aspramente la ragazza, prima di chinare la testa e cominciare a leggere il brano.


Draco sbuffò, appoggiando il mento sulla mano, annoiato. Osservò di sottecchi gli altri ragazzi. C’era chi chiacchierava sottovoce, chi giocava col cellulare nascosto dall’astuccio, chi si tirava palline di carta, chi seguiva davvero la lezione.
E poi c’era chi lo fissava.
Si sentiva mille occhi addossi, e li vedeva anche. E non erano solo femminili! Ah no, c’erano anche ragazzi che lo fissavano in modo inquietante.
Non che Draco fosse contro i gay, per carità. Solamente che era etero, i maschi gli piacevano come amici e basta.
Decise di prendere esempio da alcuni alunni e tirò fuori il telefono. Lo sistemò nell’astuccio facendo in modo che la professoressa non riuscisse a vederlo.
Lo sbloccò, inserendo il codice e aprì Twitter. Tra tutti i social network che usava, era il suo preferito. Vagò per la home, retwittando qualche tweet dei suoi amici.
Soffocò una risata ad un post esilarante di Katy Perry e lo retwittò, sorridendo divertito.
“Signor Malfoy?”
Alzò di scatto lo sguardo, incontrando lo sguardo severo della professoressa McGranitt. “Si?”
“Non pensi che, solo perché lei era una celebrità, adesso ha il diritto di non seguire la lezione” disse squadrandolo severamente al di sopra dei suoi occhiali. “Mi dia quel cellulare”.
Sconsolato, Draco lo consegnò, pensando tristemente che avrebbe dovuto imparare qualche trucchetto.
Alla fine dell’ora, quando la professoressa gli ridiede il cellulare, lo riprese borbottando un “grazie” e allontanandosi.
Perché, proprio tra tutti quelli che stavano usando il cellulare, la McGranitt aveva sgamato proprio lui? La sua era solo sfortuna evidentemente.
“Dracuccio!”
La voce acuta di Pansy Parkinson lo fece sussultare, ma non smise di camminare, nonostante le sue urla.
Continua a camminare e ignorala, continua a camminare e ignorala.
“Dracuccio!” Pansy ridacchiò, afferrandogli il braccio per bloccarlo e Draco si liberò dalla stretta bruscamente, facendo una smorfia.
“Pansy” disse impassibile. “Non mi chiamare in quel modo orribile”
“Ma è un nick così carino!” La mora scosse la testa ridendo fintamente e sbattendo gli occhi pesantemente truccati. Malfoy dovette reprimere una smorfia di disgusto per buona educazione.
Era così finta.
Pansy probabilmente, sotto a quegli strati di trucco, era una bella ragazza. A dimostrarlo il suo corpo, con le curve al punto giusto, gli occhi brillanti e i capelli lisci e neri. Già, peccato che quando parlava starnazzava come un’oca in calore.
Salutò con un cenno alcuni ragazzi che aveva conosciuto il giorno prima e riportò la sua attenzione su Pansy che stava sorridendo maliziosamente, accarezzandogli il petto in modo seducente.
Stava per allontanarla schifato quando una voce lo fece distrarre.
“Ehi Carlino, sempre a cercare ossi eh?”
Si girò di scatto, osservando Jenny, la rossa amica della Granger che aveva conosciuto il giorno prima, sorridere trionfante.
Alle sue spalle, Draco vide Ron sghignazzare, ma non si concentrò su di lui.
Anzi, lo ignorò, posando il suo sguardo grigio sulla ragazza vicino a lui. Hermione stava ridendo di gusto, coprendosi la bocca con la mano. I capelli ricci erano raccolti in una coda spettinata, gli occhi ambrati erano socchiusi, il suo corpo era scosso da piccoli singhiozzi dovuti alle risate. Quel giorno indossava dei semplici skinny blu e una maglia bianca con scritto “Sorry not sorry”.
Malfoy notò con fastidio che sulla sua spalla vi era appoggiata una mano sottile. Osservò leggermente confuso il ragazzo accanto alla riccia per un secondo, poi sorrise divertito.
“Non sono esattamente un osso, tesoro” fece l’occhiolino alla rossa mentre mostrava i bicipiti messi in mostra dalle solite magliette attillate che indossava.
A quel gesto quella avvampò, reggendosi al rosso come per non svenire e Draco ghignò, sapendo di farle quell’effetto. Tuttavia, non voleva far arrossire a quel modo Jenny, ma Hermione.
La cercò con lo sguardo, ma lei era scomparsa.


Spazio Autrice.
Quanto è strano riscrivere su EFP! Mi mancava aw
Questo capitolo, oltre ad essere in ritardissimo, è anche molto corto, ma giuro che nel prossimo ci sarà una sorpresina lol
Perdonatemi vi prego, vi voglio bene ^^
Vi ringrazio infinitamente perchè il primo capitolo ha raggiunto quasi 500 visualizzazioni :Q_____ sto morendo giuro, grazie mille <3
Ringrazio chi recensisce sempre, chi ha aggiunto la storia a preferite ricordate o seguite e anche i lettori silenziosi :)
Un bacione, a presto (davvero stavolta ;)
Alixy

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Hermione si fermò di scatto, incrociando le braccia.
“Luna, si può sapere cosa diavolo sta succedendo?” fissò con un cipiglio in volto la bionda che sospirò.
Luna Lovegood era una ragazza un po’ strana. Alcune ciocche dei capelli biondi erano costantemente legate in piccole treccine, gli occhi sul grigio spesso coperti da quegli occhiali strani che le piacevano tanto. Indossava vestiti un po’ da hippy, e si considerava una figlia dei fiori. Si comportava spesso in modo insolito e ciò aveva portato la maggior parte della scuola a soprannominarla “Lunatica Lovegood”.
Il gruppo di Hermione però, non la snobbava affatto. Anzi, spesso Luna si sedeva a pranzo con loro o nei corridoi parlavano del più o del meno.
Tuttavia, in quel momento la Granger stava fissando la bionda arrabbiata.
“Perché mi hai trascinata via così?” chiese di nuovo, vedendo che la Lovegood non si azzardava a rispondere.
L’altra prese un profondo respiro prima di aprir bocca. “E’ che ho visto un gerbillo volarti intorno, e così…” la voce stralunata e preoccupata di Luna fece sorridere lievemente Hermione.
“Mi hai trascinato via in quel modo solo per un paio di gerbilli, Lu’?” Inclinò la testa con fare severo e quella scrollò le spalle.
“Si. Ora vado a pranzo” salutò con la mano e salterellò via dal corridoio.
Hermione a quel punto ridacchiò, scuotendo la testa. Affondando le mani nelle tasche dei jeans raggiunse la mensa, dove i suoi amici la stavano aspettando ad un tavolo.
“Dio Herm!” strillò Ginny, assordandola. “Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Stai calma Gin” tentò di tranquillizzarla la riccia, posandole una mano sulla spalla. “Sono qui sana e salva come vedi”.
Le due raggiunsero i loro amici che raccontarono di aver scelto un tavolo all’interno solo per l’aria condizionata della mensa. In effetti, nonostante fosse Settembre faceva ancora un caldo afoso.
“Prima Draco Malfoy ci ha provato con me!” esclamò Ginny facendo sussultare l’amica accanto a sé. “Insomma, mi ha mostrato i muscoli e mi ha chiamata tesoro, quindi è cotto!” rise e tutti la seguirono, anche se non col suo stesso entusiasmo.
In quel momento, Pansy Parkinson si fermò proprio davanti al loro tavolo. Li fissò con disgusto, alzando gli occhi al cielo e si avvicinò, allungando quattro cartoncini beige e posandoli davanti a loro.
“Farò una festa per festeggiare l’inizio della scuola” spiegò con riluttanza. “Ovviamente non vi avrei invitati, ma qualcuno ha richiesto la vostra presenza”
Chi?” chiese Hermione stupefatta e lei sbuffò.
“Ma che ti importa? Hai l’invito, accontentati. E cerca di vestirti decentemente, d’accordo?” Inclinò la testa, fingendo un tono amichevole e si voltò di scatto, facendo ondeggiare i capelli lisci e allontanandosi sculettando nella sua uniforme da cheerleader.
Hermione era davvero stupita. Insomma, chi diavolo li aveva invitati ad una festa? Non che non ci fosse mai andata – non era mica una suora! – ma quella era una festa tra popolari. Una festa non adatta a gente di ultimo stato sociale a scuola, come loro.
“Oh. Santissimo. Cielo.” Il volto della Weasley era rosso quasi come i suoi capelli il che è tutto dire. Sembrava ancora sotto shock, così Hermione la scosse un po’, facendola sussultare. “Non ci posso credere” mormoro con voce strozzata e poi proruppe in un grido di gioia. “Oggi pomeriggio, shopping!”


Draco osservò impassibile Pansy sfilare davanti a lui avvolta in un vestito rosa shocking e con ai piedi due trampoli dello stesso colore.
Dentro di sé, era stupefatto. Come diavolo faceva a camminare con quei tacchi? Davvero non si capacitava di cosa facessero le donne per sembrare più alte. Che poi, secondo lui, le ragazze basse erano ugualmente belle a quelle alte e, a dirla tutta, lui le preferiva.
Slacciò un bottone della sua camicia bianca, facendosi aria con un piatto di plastica per gli stuzzichini. Faceva davvero caldo e in quel momento avrebbe preferito essere
sdraiato a casa a vedere Frozen con Ban e la sua amata aria condizionata.
Fece un sorriso finto quando la mora si fermò, aspettando con ansia una reazione.
“Come sto?” fece una giravolta e lui esitò.
“Beh, il vestito è molto bello” disse a disagio grattandosi la nuca e girò i tacchi prima che lei gli chiedesse un ulteriore giudizio.
Fece un cenno del capo a Blaise Zabini mentre si sedeva sul divano in pelle accanto a lui. “Che palle, amico” disse e quello annuì.
“Già. Ma vedrai come ci divertiremo quando arriveranno la Weasley e la Granger” sogghignò, mentre Draco si voltava di scatto verso di lui. “Le ho invitate” ammiccò.
“Davvero, come mai?”
“Si, hai visto quanto è figa la Granger? Pure la sua amica è carina, quindi…?” si strinse nelle spalle sorridendo, mentre Draco, serrando i denti, afferrò la bottiglia di vodka accanto a lui, prendendone un lungo sorso.
Si alzò, uscendo dalla casa, con la bottiglia stretta in mano. Si sedette sul prato della casa, seminascosto dal buio.
All’improvviso una macchina parcheggiò nel vialetto. Si sentirono due portiere sbattere e qualcuno che camminava.
“Gin, non sono sicura che sia una buona idea” la voce di Hermione si udì in lontananza, sempre più vicina. “Non mi sento molto a mio agio vestita così”
“Dai Herm” Malfoy sentì la sua amica sbuffare rumorosamente. “Siamo state invitate, che ti importa? Dovevi pur uscire da quei jeans prima o poi no?”
Le due fecero il loro ingresso dal cancello del vialetto. La rossa aveva i capelli legati in una treccia di lato, un tubino nero che la lasciava praticamente nuda e dei trampoli alti come quelli di Pansy.
Ma la attenzione di Draco fu attirata tutta dalla ragazza al suo fianco.
Hermione indossava un vestito rosso stretto fino alla vita dove faceva mostra di sé una cintura di brillanti e sotto si allargava fino a metà coscia. In mano aveva una borsa nera e ai piedi dei tacchi poco alti del medesimo colore. Quando si voltò per guardarsi attorno, il ragazzo riuscì a vederle la schiena completamente nuda.
Si leccò le labbra, prendendo un paio di sorsi dalla bottiglia, fino a ritrovarsela vuota.
Si alzò di scatto, entrando dalla porta secondaria in cucina e afferrò un bicchiere di Jack Daniels, svuotandolo e raggiungendo gli altri in salotto.
“Ehi Draco” Theodore Nott gli si avvicinò, dandogli una pacca sulla spalla e indicando con un cenno Hermione e la Weasley sedute sul divano accanto a Blaise con le gambe elegantemente accavallate. “Visto che figa la Granger?”
Draco non poté fare a meno di annuire, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza. I capelli, a cui prima non aveva fatto caso, erano stati piastrati e ora ricadevano lisci sulle spalle nude di Hermione.
“Granger” disse avvicinandosi e sedendosi sulla poltrona accanto al suo lato del divano.
Lei lo guardò, portando alle labbra un bicchiere di plastica rosso. “Malfoy” salutò fredda e il ragazzo vide Jenny lanciarle uno sguardo d’intesa, mentre trascinava via Zabini.
“Allora, come va?”
Hermione si strinse nelle spalle senza parlare  e bevendo di nuovo dal suo bicchiere svuotandolo. “Vedi vedi la Granger” ghignò Malfoy divertito. “Hai intenzione di ubriacarti?”
“E’ solo punch” si limitò a dire lei e Draco fece un salto sulla poltrona, portandosi al petto le mani e assumendo un’aria offesa.
“Siamo ad una festa e tu bevi del punch?!”
“Rilassati Malfoy, siamo solo ad inizio serata.” Sorprendentemente ridacchiò e per un attimo Draco la fissò senza ritegno, per poi distogliere lo sguardo deglutendo imbarazzato. Senza accorgersene aveva cominciato a giocare con l’anello di famiglia che portava all’indice e quando gli cadde dalle mani imprecò tra i denti.
Si chinò a raccogliere e, per errore, guardò in su.
Un ghigno divertito si formò sulle sue labbra, osservando l’intimo di pizzo nero della Granger. “Non pensavo fossi una da pizzo. Pensavo fossi più da mutandoni della nonna in realtà” sorrise malizioso, mentre Hermione avvampava.
“Pervertito!” esclamò alzandosi in piedi oltraggiata e raggiungendo i suoi amici che, dall’altra parte della sala, parlavano con Zabini.


Hermione non aveva intenzione di ubriacarsi, davvero.
Però, dopo aver visto Ron pomiciare con Pansy Parkinson, non ne aveva potuto fare a meno. Aveva sottratto il bicchiere di alcool a Ginny, svuotandone il contenuto in pochi secondi. Poi ne aveva bevuto un altro e un altro. E un altro ancora.
E ora stava barcollando verso la cucina, seguita da un’esemplare di Ginny ubriaca.
Durante il tragitto almeno cinque ragazzi sbronzi gli si erano buttati addosso, ma Hermione era ancora abbastanza lucida da respingerli, mentre la Weasley ne aveva baciati un paio.
“Granger” Blaise Zabini si materializzò al suo fianco, sorreggendola per evitare che scivolasse a terra. La accompagnò al bancone, facendola sedere lì, mentre la riccia lo ringraziò con lo sguardo.
“Sta’ attenta o qualcuno potrebbe approfittarsi di te, vedendoti in questo stato” ghignò il ragazzo di colore versandole un bicchiere di liquido chiaro che Hermione, con la vista appannata, identificò come acqua. Glielo porse e lei se lo portò alle labbra, sorseggiandolo. Non era affatto acqua. Aveva un sapore dolce e frizzante che le scivolò lungo la gola.
“Cos’è?” chiese e lui scosse la testa, poggiandole l’indice sulle labbra.
“Shh, fa silenzio” sussurrò, per poi versarne un altro. Lei tentò di rifiutare, ma lui la costrinse a berne tutto il contenuto.
Dopo un terzo bicchiere, era completamente andata. Aveva la testa poggiata sull’erezione di Blaise, sdraiata sul divano, la gonna abbastanza alzata da far vedere le mutande di pizzo, mentre Zabini le accarezzava l’interno coscia.
Una vocina dentro di lei la avvisava, tentando di farle capire ciò che stava facendo, ma lei la ignorò semplicemente, ridacchiando quando il ragazzo si chinò a baciarle il collo.
“Che cazzo fai Zabini?”
Qualcuno le afferrò il braccio e in un secondo fu nascosta dietro a Draco Malfoy, che fissava sprezzante l’amico.
“Oh andiamo Malfoy, è ubriaca persa, possiamo farcela tutte le volte che vogliamo, anche insieme” rise e si guardò attorno. “Facciamo così: tu la prendi da dietro e io da davanti”
“Ma tu sei fuori di testa, Blaise!” ringhiò Malfoy e l’altro rise di nuovo.
“Se vuoi prenderla tu davanti basta chiedere, non ti scaldare!”
A quel punto Draco afferrò il ragazzo per il bavero delle camicia, sbattendolo al muro. “Non osare toccarla mai più, coglione” ringhiò. Lo lasciò stare, sputando per terra e trascinando Hermione in giardino.
Ora, Hermione non ci stava capendo niente, a parte il fatto che Draco Malfoy l’aveva appena difesa. Probabilmente da sobria ne sarebbe stata sorpresa, ma in quel momento riusciva solo a ridacchiare pensando alla faccia buffa di Blaise.
“Stai bene?” chiese Malfoy e lei annuì confusamente, mentre si tirava su la spallina del vestito.
“Che  ti è saltato in mente eh?” sibilò allora, gli occhi grigi resi più scuri dalla rabbia. “Sai che cosa avrebbe potuto farti Zabini se non fossi arrivato io?”
Hermione si allontanò impercettibilmente, seriamente spaventata dalla reazione del ragazzo. “Io… mi dispiace”
Ti dispiace?” Draco la fulminò con un’occhiata prendendosi la testa fra le mani.
In quel momento la Granger si rese conto che anche lui era ubriaco perso. Quando le afferrò il polso con troppa forza, emise un urlo strozzato, alzandosi in piedi.
“Non mi toccare!”
Allora, il ragazzo la fissò impaurito. “Hermione…” sussurrò ma lei scosse la testa, che cominciava a girarle.
“Vattene Draco” mormorò e lui negò col capo, avvicinandosi. Hermione istintivamente indietreggiò ancora, ma andò a sbattere contro il cancello.
Malfoy ghignò e in quel momento Hermione riuscì solo a pensare a quanto diavolo fosse carino. La sua non era una bellezza tradizionale, ma particolare e decisamente sexy. Si ritrovò intrappolata tra il suo corpo e il cancello di metallo, a fissare le sue labbra decisamente carnose strette in una morsa ferrea dei denti bianchi.
E, in quel momento, le stelle furono testimoni dell’amore  che sarebbe nato dalle loro labbra unite in un intenso bacio.


[SpazioAutrice]
Allora... eccomi tornata :) spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se probabilmente non è un granchè. Succede poco o niente, a parte il bacetto che ci scappa alla fine.
Okay sto facendo la seria ma sto tipo fangirlando come una scena.
ASDFGHJKL SI SONO BACIATI ASDFGHJKL
AAASSSDDDFFFGGGHHHJJJKKKLL

Okay basta lol
Cooomunque spero vi piaccia davvero.
E, inoltre, vi comunico che ho pubblicato il primo capitolo di una nuova ff, stavolta sui 5 seconds of summer.
Se li conoscete e siete fan fateci un salto. Se non li conoscete - e beh spero che non sia così, perchè senno vi ammazzo xx - leggetela lo stesso tanto è AU
All the love xx
Alixy

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 5

Hermione si svegliò quando un raggio di sole le si posò sugli occhi, dandole fastidio.
Aprì gli occhi, ma li richiuse subito a causa di una fitta di dolore alla testa.
Si portò una mano alla fronte, mentre l’altra rimase ferma sulle candide coperte bianche del suo letto. All’improvviso, grazie a un conato, si alzò in piedi, correndo di scatto in bagno e rigettando anche l’anima.
Quando finalmente finì, si pulì la bocca, poggiando la fronte calda e madida di sudore sulle piastrelle azzurre della stanza.
Rimase ferma in quella posizione per un paio di minuti, poi si fece forza, alzandosi e camminando piano verso il letto. Si sdraiò a pancia in giù, affondando il volto nel cuscino di piume e emettendo un gemito quando un’altra fitta la colpì.
Non ricordava assolutamente nulla della sera precedente, solo qualche cosa, come per esempio Ron che baciava Pansy.
Deglutì con quell’immagine fissa in testa e si mise supina, osservando il soffitto di un bianco immacolato.
“Mione, stai meglio?”
Suo padre fece il suo ingresso nella camera, osservando il volto distrutto della figlia.
Non poté fermare il sorrisetto divertito che gli nacque sulle labbra a quella vista.
Hermione scosse la testa, gemendo subito dopo quel piccolo movimento.
“Sei un punizione” disse semplicemente l’uomo sedendosi sul letto accanto a lei.
“Cosa? Perché?”
“Forse perché ieri ti ha riaccompagnata qui ubriaca un ragazzo biondo a me sconosciuto che pareva sbronzo? Alle tre di notte?”
Hermione esitò. Davvero Draco Malfoy la aveva accompagnata a casa? Avvampò, pensando alla sua faccia quando aveva visto il suo intimo di pizzo.
“Per quanto?” chiese a bruciapelo e suo padre sospirò.
“Due settimane. Non potrai uscire, se non per andare a scuola e a lavoro”
Hermione sbuffò, coprendosi il viso col cuscino e inspirando il dolce profumo di lavanda che emanava.
“Okay, che ore sono?”
“Le dieci e mezza”
“Devo andare a scuola!” esclamò, tirandosi su di scatto la ragazza, ignorando l’ennesimo conato. Ricadde sul materasso quando suo padre rise scuotendo la testa e spingendola leggermente. “Tranquilla, oggi puoi rimanere a casa”
“Grazie” mormorò Hermione stancamente e il padre sospirò.
“Senti, tesoro” incominciò, carezzando piano la mano di sua figlia. “Sappiamo entrambi che ciò che hai fatto ieri sera è sbagliato” lei annuì lentamente, senza aprire gli occhi ambrati che aveva chiuso all’inizio della ramanzina. “Ti abbiamo sempre permesso ogni cosa, ti abbiamo dato molte libertà, ti abbiamo concesso praticamente tutto ciò che ci chiedevi. E tu, comportandoti in quel modo ieri sera, hai tradito la nostra fiducia.”
“Ma pap-“
“Niente ma, Hermione. Io e tua madre eravamo preoccupati da morire e…”
“La mamma era preoccupata?” lo interruppe bruscamente la diciassettenne fissando suo padre con gli occhi velati dalle lacrime.
Alla vista della giovane in quello stato, il signor Granger esitò, per poi coprirsi il volto con le mani e asciugarsi il sudore dalla fronte. “Si, Hermione, ti ha aspettato sveglia finché non sei arrivata”
“Cosa?” sussurrò la ragazza, sentendo una morsa allo stomaco. I sensi di colpa non avevano tardato a farsi sentire, come ogni altra volta che faceva stare male sua madre. Improvvisamente, rimpianse di non essere rimasta a casa, evitando di andare a quella festa. In quel momento non avrebbe avuto quei crampi allo stomaco, un odioso mal d testa, i pensieri confusi e, soprattutto, non avrebbe fatto aspettare sveglia sua madre.
“Mi dispiace” bisbigliò, mettendosi seduta accanto al padre, con lo sguardo dorato fisso a terra per la vergogna. “Davvero”.
“Le tue scuse dovresti rivolgerle a tua madre che è al piano di sotto, tra parentesi” precisò il signor Granger battendosi una mano sulla coscia e alzandosi. “Ti aspettiamo giù per la colazione, scendi quando te la senti” detto questo uscì dalla stanza, lasciando sola la riccia.
Hermione rimase per un attimo seduta sul letto, senza muovere un muscolo, sentendo il rimorso farsi strada nel suo stomaco e stringendolo forte. Deglutì, battendo le palpebre per mandare via le lacrime che minacciavano di uscirle dagli occhi.
Si alzò poi in piedi, rabbrividendo inizialmente quando essi entrarono in contatto con il pavimento freddo, e camminando in bagno.
“Dio, che casino” disse osservando il suo riflesso allo specchio. I capelli le stavano tornando ricci, nonostante i dieci litri di lacca che vi aveva posato la sera prima dopo averli piastrati. Gli occhi ambrati erano rossi e gonfi, con sotto delle profonde occhiaie violastre, che la pelle pallida del viso accentuava non poco.
Si lanciò un’ultima occhiata disgustata prima di spogliarsi del pigiama ed entrare dentro la doccia. Si insaponò i capelli, purtroppo senza il suo shampoo alla pesca, dato che era finito qualche giorno prima, e il corpo, massaggiandosi la pelle con un semplice bagnoschiuma.
Quando finì, si avvolse in un asciugamano e si asciugò velocemente i capelli, lasciandone però la punta bagnata, per finire prima. Dopodiché si vestì con una semplice maglia a maniche corte blu e dei jeans skinny chiari. Decise di non truccarsi, scendendo a due a due le scale per raggiungere i genitori in soggiorno.
Si stampò in faccia un sorriso falso ed entrò nella stanza, sorridendo a sua madre seduta sul divano. “Ciao mamma” la salutò, chinandosi a darle un piccolo bacio sulla guancia pallida. “Senti…” abbassò lo sguardo, intimorita da quegli occhi stanchi e dorati come i suoi che la fissavano curiosi. “Mi dispiace per ieri sera. Dio, mi sento così in colpa!” Si lasciò cadere accanto alla donna che sorprendentemente scoppiò a ridere. La ragazza rimase muta davanti a quella risata così pura e cristallina.
“Mione, davvero ti stai scusando per una stupidaggine del genere?”
“E’ che papà mi ha detto che mi hai aspettata sveglia e…”
“Ah, tuo padre che esagera sempre! Si, sono rimasta sveglia fino a quando non sei tornata, ma perché stavo guardando la televisione” rise di nuovo la signora Granger, stringendo la mano della figlia tra le sue tremanti. “Sta’ tranquilla amore”.
Hermione annuì, rincuorata, anche se non del tutto convinta. Magari sua madre le aveva mentito per non farla preoccupare. Ma poi guardò di nuovo quel sorriso così simile al suo e sorrise con affetto.
“Allora, devi raccontarmi tutto della festa di ieri sera, su” disse con fare cospiratorio sua madre e l’altra rise, divertita, incrociando le gambe sul divano e cominciando a raccontare, mentre la colazione diventava un ricordo lontano.
 
 
Draco si guardò freneticamente attorno, cercando con lo sguardo quella chioma riccia che, segretamente, adorava. Arricciò le labbra quando non la trovò, sperando che fosse solo in ritardo.
Doveva assolutamente parlarle.
Intravide dei capelli lisci e rossi e cominciò a correre verso la rossa. Fermandosi davanti a Jenny, l’amica di Hermione, si scostò una ciocca di capelli biondi da davanti agli occhi, guardando la ragazza che lo fissava con gli occhi a cuore.
“Ehi Jenny”
“Si, Draco?” rispose sbattendo le palpebre e cercando di sembrare seducente, ma fallendo miseramente. Draco represse una risata e continuò.
“Dov’è Herm… Cioè, dov’è la Granger?”
“Chi?” chiese con sguardo venerante e poi sbattè gli occhi, rendendosi conto della figura che stava facendo. “Ah, Hermione! E’ a casa, sai i postumi della sbronza”
“Capisco…”si grattò nervosamente la nuca, deglutendo a fatica. “E sai se verrà oggi pomeriggio a casa mia?”
Lei parve irritata da tutte quelle domande sulla sua amica. “E io che ne so?” sbottò, incrociando le braccia e mettendo il broncio. “Insomma, non sono mica nella sua testa. Mi ha solo mandato un messaggio stamattina”.
Draco alzò le braccia, come per arrendersi. “Okay, scusa. Grazie Jenny” e si allontanò, con le mani nelle tasche dei semplici jeans scuri che indossava, mentre il maglione blu gli solleticava la pelle pallida.
Aveva paura che Hermione non fosse andata a scuola solo a causa sua o, per meglio dire, a causa di quel bacio. Non sapeva davvero a cosa stesse pensando la sera prima. Solo che aveva visto il volto spaventato dalla ragazza, circondato da quei morbidi capelli che sapevano di pesca e, quando aveva guardato le sue labbra, non aveva potuto fare a meno di chinarsi e sfiorarle con le sue, curioso di sapere che sapore avessero.
E, proprio come aveva pensato, sapevano di fragola.
Un sorriso ebete gli spuntò in viso, a quel pensiero, e si leccò le labbra, desiderando di sentire ancora le labbra della Granger sulle sue.
Si diede mentalmente dello stupido poi, quando si rese conto dei suoi stupidi pensieri. Insomma, stiamo parlando della Granger, quella so-tutto-io irritante. Eppure,  era così bella… scosse la testa, battendo le palpebre e pizzicandosi l’avambraccio sinistro per ridestarsi da quegli stupidi pensieri.
“Malfoy”
Una voce arrabbiata si fece largo tra il brusio che c’era in classe, facendo zittire tutti. Il diretto interessato alzò pigramente lo sguardo dal suo cellulare, ritrovandosi a fissare un rara esemplare di Blaise Zabini arrabbiato.
“Zabini, quale onore” ghignò Draco mettendo in tasca il cellulare, e appoggiando la schiena alla sedia.
“Malfoy” sputò di nuovo il ragazzo di colore guardandolo con rabbia. “Ieri sera il tuo comportamento non mi è affatto piaciuto, per questo sono qui”
“Ma pensa!” esclamò Malfoy alzandosi in piedi e guardandolo divertito. “E io che volevo aspettarti fuori scuola per parlare proprio di questo!”
“Evita di scherzare” ringhiò Zabini, davanti a lui. “La Granger è mia”.
A quella frase, il sorriso di Draco sparì, mentre il suo volto si oscurava. Si avvicinò all’altro, stringendo i pugni. “Spero tu stia scherzando, Zabini” disse l’ultima parola come fosse un insulto, mentre si chinava su di lui, sussurrando una semplice parola, ma con un tono decisamente minaccioso. “Vattene”.
E Zabini non se lo fece ripetere due volte.
 
 
Hermione sistemò la semplice maglietta rossa con disegni floreali bianchi, e tirò giù il più possibile i minipantaloncini di jeans che aveva indossato quel giorno.
Odiava quei pantaloncini. Erano decisamente troppo corti, ma sua madre glieli aveva comprati e quindi li indossava. Avrebbe fatto di tutto per sua madre, indossare una cosa che non le piaceva era il minimo.
Si diede un’ultima occhiata allo specchio, prima di mettere le Vans verdi che aveva comprato un paio di settimane prima e scese le scale di corsa. Salutò suo padre – sua madre era già a letto – e uscì di casa, prendendo la bici per arrivare a casa Malfoy.
Avrebbe di gran lunga preferito rimanere a casa piuttosto che rivedere Draco dopo la sera prima, ma le dispiaceva creare fastidio a Narcissa che era sempre così gentile con lei. Pedalò velocemente, dato che era già in ritardo, buttando poi la bici sul vialetto e correndo a suonare il campanello.
Le aprì Narcissa che, con un sorriso, la fece entrare. “Ciao Hermione, come stai?”
“Bene, signora Malfoy, lei?”
“Oh, tutto bene” sorrise ancora la donna, facendo accomodare la ragazza. “Devo andare a lavoro tra poco e Draco dovrebbe…”
La interruppe un rumore di qualcosa che si rompeva e entrambe corsero alla finestra. Ad Hermione si strinse il cuore, vedendo la sua amata bicicletta, compagna di mille avventure, a pezzi e accanto Draco Malfoy  in sella ad una moto con un’espressione confusa. Spostò lo sguardo alla finestra e sorrise debolmente ad Hermione, arrossendo un po’. “Uhm… scusa?”
La ragazza prese un respiro profondo, prima di sorridere forzatamente. “Tranquillo, tanto dovevo cambiarla”.
Fecero entrare il ragazzo, ancora imbarazzato per l’episodio della bici, che si ritrovò a fissare la riccia. I boccoli erano legati in una coda sbilenca, gli occhi accentuati da un po’ di trucco che, Draco ne era sicuro, nascondeva anche le occhiaie dovute alla sbronza. Eppure, non avrebbe potuto essere più bella.
Hermione nel frattempo, notò lo sguardo del biondo fisso su di lei e arrossì. “Che c’è?” chiese, ma lui non rispose, indicando con un cenno del capo sua madre che stava ancora parlando di Ban che era nel bel mezzo di una crisi isterica a causa di un giocattolo.
“Beh, direi che è tutto. Ci vediamo dopo” Narcissa salutò con un sorriso i ragazzi e uscì dalla casa. A quel punto la riccia guardò a braccia incrociate il ragazzo davanti a sé.
“Quindi… perché mi fissi?”
Se Hermione fosse stata una ragazza da conquistare, Draco avrebbe citato un film che piaceva a tutte le donne dicendo con un sorriso affascinante: “Perché sei bella. Amo fissare voi persone belle”, ma in quel momento conquistare la Granger non gli interessava.
“Non pensi che dovremmo parlare di ieri sera?” chiese allora, deglutendo nervosamente. Non sapeva perché era così nervoso, ma lo era e ciò gli impediva di pensare lucidamente.
“Ieri sera…?” Hermione aggrottò le sopracciglia, confusa. Ma di che stava parlando? Poi si illuminò. “Ah si, grazie per avermi accompagnata a casa”
“Accompagnata a casa?” ripeté non capendo lui.
“Beh si. Non che me lo ricordi” ridacchiò la ragazza. “Mio padre ha detto che mi hai riaccompagnato tu”.
E a quel punto, Draco capì che la piccola Hermione non ricordava niente della sera precedente. E, mentre il suo cuore si faceva più pesante di un macigno, forzò un debole sorriso.
“Prego”


{SpazioAutrice}
Lo so sono in ritardo. Lo so è corto. Lo so fa schifo.
Ma sono in crisi, capitemi. IAN SOMERHALDER E' IN ITALIA.
Ho detto tutto.
Mi dispiace per il capitolo mini e schifoso, ma dovevo aggiornare, ma purtroppo non avevo ispirazione. Quindi... boh, scusatemi.
Spero che a voi sia piaciuto e, tranquille, nel prossimo capitolo Ban tornerà. So che siete tutte preoccupate che sia morta investita da un tir dato che è da un po' (due capitoli tipo ma vabbè) che non si fa vedere... come Harry in effetti ma dettagli.
Det(tagli) lol.
Ma che problemi ho?
By the way, al prossimo capitolooooo xx

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 parte 1 ***


Capitolo 7
Hermione alzò di scatto lo sguardo quando la porta della classe si aprì, rivelando un Ron piuttosto imbarazzato, date le guance arrossate. Si infilò la maglia nei pantaloni, lanciando un’occhiata di scuse alla prof e raggiungendo il banco di Hermione.
Si sedette vicino a lei, sotto lo sguardo attento della ragazza e del’insegnante, cominciando a tirare fuori i quaderni e i libri necessari per quelle due ore di storia.
“Perché ultimamente arrivi sempre in ritardo?” sussurrò Hermione e lui sbuffò, come stufo di quella domanda.
“Me l’hai già chiesto Herm e ti ho risposto che ho la testa fra le nuvole” disse secco e lei abbassò lo sguardo, dispiaciuta di averlo stufato con le sue stupide domande.
Insomma, non era la sua ragazza – anche se lei avrebbe tanto voluto esserlo – e non aveva il diritto di assillarlo in questo modo. Eppure, aveva la strana sensazione che lui vedesse un’altra ragazza, e che magari fosse quello il motivo dei suoi ritardi.
Poi però, quando Ron le prese dolcemente la mano, sorridendole, i suoi dubbi svanirono, lasciando posto ad una specie di venerazione per il ragazzo davanti a sé.
Era così bello che faceva male guardarlo. Faceva male perché lui non l’avrebbe mai notata, perché lei era solo una secchiona.
Avrebbe voluto distogliere lo sguardo da quegli occhi magnetici, ma non vi riuscì, rimanendoci incastrata, desiderando ardemente che quelle labbra rosee e così vicine si posassero finalmente sulle sue, desiderose di loro.
“Herm” bisbigliò lui, senza staccare gli occhi dalle labbra di lei. “Vorrei così tanto baciarti” mormorò, sfiorandole il labbro inferiore con il pollice. Hermione chiuse gli occhi a quel tocco lieve e magico. “Chiedi di andare in bagno e aspettami in corridoio” ordinò secco e lei non se lo fece ripetere due volte. Distogliendo a fatica gli occhi da quelli dell’altro, alzò la mano, chiedendo il permesso di andare al bagno e uscendo dalla classe.
Dopo qualche minuto Ron la raggiunse e, senza dire nulla, la spinse contro gli armadietti, facendo uscire un gemito dalle labbra di lei che però fu subito soffocato dalla bocca del rosso sulla sua. La baciò avidamente, con passione, mentre le sue braccia le cingevano la vita in modo possessivo. “Sei così fottutamente eccitante” mugugnò lui, infilando la lingua nella bocca di lei.
“Ron” gemette, mentre le loro lingue si intrecciavano in un gioco senza fine e portava le sue braccia tra i capelli di lui, tirandoli leggermente.
 Ed Hermione sapeva bene che, dopo quel commento e quel bacio, lei sarebbe stata completamente in suo potere.
 
 
Draco non amava Hermione.
No, lui non l’amava affatto, su questo non c’erano dubbi.
Ma allora perché in quel momento, mentre fissava il soffitto bianco della sua camera, si sentiva così triste e inutile?
Perché, per la prima volta da molto tempo, aveva dovuto trattenere le lacrime?
Perché Hermione con una semplice frase era riuscita a ferirlo così tanto?
E soprattutto, perché sentiva la mancanza della ragazza?
Non riusciva a trovare risposta, mentre un acquazzone si abbatteva su di Londra,
Erano passati ormai otto giorni dall’ultima volta che Draco aveva visto Hermione. Da quando Hermione gli aveva fatto capire che non si ricordava di nulla. E al biondo, la Granger mancava  terribilmente.
Come può qualcuno che conosci da così poco mancarti?
Non lo sapeva, ma gli mancavano i suoi capelli ricci, quel suo naso perfetto, gli occhi accesi e curiosi, la voce acida ma dolce, quelle bellissime labbra che lui avrebbe voluto baciare ancora e ancora…
“Basta, cazzo Malfoy. Svegliati” si rimproverò ad alta voce, alzandosi dal letto e cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza. Quando il suo sguardo incontrò la chitarra appoggiata alle pareti bianche, un sorriso spontaneo gli spuntò in volto, mentre la raccoglieva e si sedeva sul letto, strimpellandone le corde.
Improvvisò una melodia semplice, per poi cominciare a suonare una delle vecchie canzoni che aveva pubblicato, mentre la marea in tempesta nella sua mente si calmava.
Suonare lo calmava da sempre. Aveva cominciato con l’imparare a  suonare la batteria – perché suonare la batteria faceva figo, soprattutto quando avevi 10 anni ed eri un fenomeno del web. Poi aveva continuato con la chitarra, il piano, scoprendo di avere anche una bella voce. E così, dopo un anno e otto milioni di iscritti su Youtube, Ralph Moore lo aveva trovato, trasformandolo da semplice tredicenne a una star mondiale.
E così erano iniziati i concerti, le interviste, le tournée, gli autografi, i meet e tutte quelle cose che un adolescente vorrebbe vivere. Quelle cose che ti cambiano la vita.
Il fatto era che, quelle cose, gliel’avevano cambiata troppo.
Non usciva più con gli amici, non stava più con Ban e la madre, non si divertiva più, non amava più fare tutto quello.
Così aveva mollato. Scelta da codardi? Forse. Sapeva che con la sua decisione aveva fatto star male milioni di persone in tutto il mondo, ma se non lo avesse fatto, al posto di quei fan ci sarebbe stato lui. Sarebbe stato lui quello depresso, quello che faceva tutto ciò solo perché era obbligato. Sarebbe stato lui quello che non trovava più sé stesso.
Aveva deciso di ricominciare. Difficile? Ovviamente. Impossibile? Non proprio.
Aveva conosciuto persone davvero simpatiche come Theodore, Daphne  e Hermione.
Ed ecco che il suo cervello ricominciava a pensare a lei.
Alzò lo sguardo dalla chitarra, frustrato, mentre le sue dita continuavano a muoversi.
E fu lì che la vide.
Hermione che accovacciata davanti alla porta che lo guardava rapita. Draco si schiarì la gola, fissandola e lei spalancò gli occhi. Si alzò lentamente, aprendo la porta e rimanendo ferma sull’uscio, imbarazzata. Approfittando del suo sguardo fisso a terra, il biondo ne approfittò per guardarla.
I capelli ricci erano legati in una coda alta, alle orecchie portava dei semplici orecchini con un brillante, gli occhi ambrati erano un po’ spenti e le guance rosse per l’imbarazzo di essere stata scoperta a spiarlo, mentre il suo corpo snello era coperto da una gonna fino al ginocchio blu e una canot tiera verde acqua.
“Perché mi stavi spiando?” chiese duramente, senza preoccuparsi di sembrare antipatico.
“Scusami, solo che tu…” mormorò lei, bloccandosi paonazza.
“Solo che io cosa?” domandò ancora seccamente l’altro.
“Solo che tu mi stai evitando e io non capisco cosa diavolo ti ho fatto!” sbottò Hermione, stringendo i pugni e serrando gli occhi, colmi di lacrime. “Io non ti ho fatto nulla e tu non puoi trattarmi male in questo modo senza dirmi perché!” disse ancora, con voce un po’ più bassa ma comunque elevata. “Se ho fatto qualcosa di male che ora non ricordo, ti prego di dirmelo” implorò, riaprendo gli occhi dorati rossi e lucidi.
“Tu non te lo ricordi!” urlò allora il ragazzo, stufo di quella situazione. Stufo del suo cuore che tremava vedendo quegli occhi diventare lucidi a causa sua. “E’ questo il problema!” sputò. “Tu. Non. Te. Lo. Ricordi.” ringhiò a denti stretti, gli occhi grigi pieni di rabbia. Con un urlo di frustrazione buttò a terra la chitarra, facendola a pezzi con diversi calci mentre la ragazza rimaneva muta e spaventata davanti a quello sfogo di rabbia.
Era sorpresa. Non pensava di aver fatto qualcosa di così grave da farlo infuriare così tanto. E ora si sentiva terribilmente in colpa, nonostante non sapesse ancora cosa avesse fatto.
“Draco?”
La voce flebile di Ban interruppe i borbottii arrabbiati di Draco. Il biondo alzò lo sguardo, fissando la bambina che, strofinandosi gli occhi, lo guardava spaventato.
“Io… Ban…”
La sorella lo interruppe, correndo verso di lui e abbracciando le sue gambe. Il ragazzo sentì le lacrime salirgli agli occhi mentre prendeva in braccio Ban stringendola al suo petto. Dopo qualche secondo qualche lacrima gli rigò il volto pallido, e lui strinse tra le sue braccia il corpo di Rastaban che, scossa da singhiozzi, piangeva sulla sua spalla.
“Non essere triste” mormorò la bambina, respirando nell’incavo del collo di Draco, facendolo rabbrividire. Lui scosse la testa, accarezzandole piano la schiena.
“Shh, Ban sta’ tranquilla” bisbigliò. Alzò lo sguardo dalle spalle di Ban, con l’intenzione di incontrare gli occhi dorati di Hermione, ma non la trovò.
Se ne era andata poco prima, senza capire il motivo delle lacrime che le avevano rigato le guance.


Harry sorrise alla ragazza di fronte a sé.
“Sei bellissima” mormorò, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
Lei arrossì, portando una mano al viso bollente. “Ma che dici…” sussurrò imbarazzata. “Mi sei mancato oggi”
“Anche tu, tantissimo” rispose Potter prendendole entrambe le mani di lei e stringendole tra le sue. “Voglio uscire allo scoperto” disse a brucia pelo, osservandola spalancare gli occhi e poi socchiuderli con aria triste.
“Anch’io, Harry, davvero” cominciò il solito discorso, che avevano già affrontato mille volte. “Io ti amo, ti amo così tanto” gli accarezzò una guancia pallida. “Ma non possiamo dirlo a nessuno. Sai come impazzirebbero? Ci riempirebbero di dubbi e… ho paura che ci allontanerebbero.” I suoi occhi incontrarono quelli verdi del ragazzo e fece un piccolo sorriso. “Non posso, Harry. Ti prego di capirmi e, se mi ami solo un po’ di quanto io ti ami, aspettami”.
“Sempre” sussurrò lui, unendo le loro labbra.


{SpazioAutrice}
SWASH! Benvenuti su MBG!
Okay no.
Corto e schifoso. Lo so.
Mi sembra di dire sempre le stesse cose, mi dispiace troppo, ma ho una buona scusa. Ho appena finito di scriverlo e lo sto postando, rischiando anche di perdere l'aereo lol. Perchè, ebbene si, parto per due settimane, quindi niente aggiornamento! Sorry, davvero. Prometto che quando torno ne posto due!
Così, Harry ha una fidanzata segreta... uhm. Secondo voi, chi sarà?
Un bacione, recensite, recensite, recensite!

_Alixy

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3054393