Bored 'Til Death

di Alexandria_Jordison666
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 - Incontri Interessanti ***
Capitolo 2: *** #2 - Hero ***
Capitolo 3: *** #3 - L'incontro [parte 1] ***



Capitolo 1
*** #1 - Incontri Interessanti ***


Ero sola, nel mio habitat naturale, comunemente chiamato camera da letto, fumavo una sigaretta, una Lucky Strike rossa, se proprio vogliamo essere precisi. La mia stanza era scura, le quattro mura che mi circondavano erano tappezzate da carta da parati di colore grigio tendente al nero, quel colore rispecchiava abbastanza me e la mia solitudine. Davanti a me, che ero sdraiata sul mio letto matrimoniale, era posizionato il mio armadio. Era marrone, difatti era in legno di Quercia. Era abbastanza grande, le due ante erano decorare con dei disegni a mio parere troppo classici: erano dei fiori intagliati nel legno e colorati di nero - credo fossero rose, non l'ho mai capito bene - e i disegni erano sparsi per tutta la lunghezza delle ante. Trascinavo il mio sguardo, come se per compiere tale azione ci volesse una forza sovraumana, fino al comodino - in legno anch'esso, ma senza le decorazioni presenti sull'armadio - situato di fianco al mio letto. Sopra c'erano varie cose, ero molto disordinata e quindi era tutto un grande caos. Avevo appena deciso di uscire, magari avrei incontrato l'oggetto dei miei desideri, e se questo effettivamente accadesse sarebbe molto interessante. Una volta alzata, la mia meta era il bagno. Allungai la mano verso la maniglia color oro della porta, tirai verso il basso ed entrai nella stanza. Una volta dentro la stanza, avevo cominciato a spogliarmi dei pochi indumenti che in quel momento indossavo - del resto, era Agosto e faceva caldo - e mi apprestavo ad entrare nel box doccia. Girai la manopola dell'acqua, fermandola sul cerchietto blu che indicava l'acqua fredda, e mi buttai sotto il getto d'acqua. Dopo un paio di minuti, ho preso una spugna e il bagnoschiuma, e versai un po' di liquido sulla spugna, creando una forma indecifrabile. Dopo aver rimesso il bagnoschiuma dove lo avevo trovato, avevo cominciato a massaggiare quasi ogni parte - del resto, non sono una contorsionista - del mio gracile corpo. Davo del colpi secchi e veloci, come se andassi di fretta, anche se in realtà nessuno mi correva dietro. Dopo un tempo a me sconosciuto, presi lo shampoo e me ne versai un po' su una mano, e dopo aver posato anche lo shampoo cominciai a massaggiare i miei lunghi capelli neri e rossi, facendo attenzione a prendere tutte le ciocche, per poi sciacquarli abbondantemente. Una volta chiuso il getto d'acqua e uscita dal box doccia, mi apprestavo a prendere il mio accappatoio - anch'esso nero - avvolgendomici dentro. Mi stavo dirigendo verso la mia stanza, era arrivato il momento di prendere gli indumenti che avrei indossato poi. Mi dirigevo verso il comodino, dove nel cassetto c'era la mia biancheria intima, e avevo preso un reggiseno e un paio di slip. Gettavo l'accappatoio sul letto e indossai ciò che qualche secondo prima avevo preso. Una volta compiuta quest'azione, mi dirigevo verso l'armadio, per decidere cosa avrei indossato. Optai per una canotta nera, dei comunissimi jeans neri e le mie Demonia. Mi diressi ancora una volta verso il bagno, avevo preso il phon e avevo cominciato ad asciugare i miei lunghi capelli, aiutandomi con la spazzola. Dopo averli asciutati li avevo stirati con la piastra per capelli. Fatto questo, mi diressi in camera per prendere il mio mp3 e la mia borsa a tracolla, che mi arrivava alle caviglie. ------- Fuori era nuvoloso e faceva un caldo assurdo, e di solito quando uscivo bramavo posti ombrati come un cane bramava un pezzo di carne, ma quel dì ero stata fortunata, dato che il sole era coperto dalle nuvole. In mano avevo il mio mp3, e mentre camminavo mi infilavo gli auricolari nelle orecchie, schiacciando quasi ossessivamente il pulsante che mi permetteva di scorrere tra i brani presenti nella memoria di quell'affarino, finché non trovai la canzone che volevo ascoltare. Camminavo, cercando nella borsa le sigarette, ricordando poi di averle dimenticate sul comodino della mia stanza, imprecando mentalmente. Ora sarebbe partita la lunga ricerca di qualche buon anima disposta a cedermi una delle sue stecchette di tabacco. Cominciavo a guardarmi intorno, in quel posto c'erano solo tanti vecchietti poco cordiali e, ovviamente, c'era lui. Continuavo a camminare per quelle stradine, dirigendomi verso la stazione della città, magari avrei incontrato qualcuno di interessante, o almeno disposto a darmi una sigaretta. Ero entrata salendo un paio di scalini abbastanza bassi, continuando poi a camminare all'interno della stazione - che di per se era abbastanza piccola - guardandomi a destra e a sinistra, come se dovessi attraversare la strada. Avevo deciso di andare a destra, spinta da chissà quale vocina nella mia testa - in realtà ce n'erano molte. Avevo un'andatura spedita ma tranquilla, mi guardavo intorno e, oltre a delle persone di dubbio interesse, avevo notato una figura nera esattamente come me starsene appoggiata ad un palo, probabilmente in attesa dell'arrivo del treno. Credevo di aver trovato l'oggetto della mia ossessione, almeno ci speravo. Quindi, dopo aver riflettuto sul da farsi, avevo deciso di avvicinarmi a quella figura. Aveva una felpa, il che mi incuriosì parecchio, dato il caldo che faceva mi chiedevo come facesse a portare una felpa. Il cappuccio era tirato su in testa quindi era ancora più difficile vedere il suo volto, e magari provare a riconoscerlo. Portava dei comuni jeans neri, una maglia appena visibile sotto la felpa grigia. Mi avvicinavo di più, presa dall'intento di scoprire chi fosse quella persona, se prima mi guardavo intorno ora avevo occhi solo per quella persona decisamente interessante. Ero a pochi metri da quella figura, lui aveva le mani in tasca e la testa era appoggiata al palo metallizzato, che avvertiva la gente che si accingeva a prendere il treno di non superare la linea gialla di sicurezza. Ero arrivata a destinazione, quindi avevo spicciato le mie classiche parole. "Hey, avresti una sigaretta da darmi?" La figura davanti a me rispose non molto dopo. "No, non fumo." La sua voce era esattamente come me l'aspettavo: era pacata e non aveva alcun tipo di accento. Aveva un tono piuttosto disinteressato, ma come biasimarlo. Noni aveva ancora guardata in faccia, il che mi aveva leggermente deluso, insomma, uno sguardo poteva anche concedermelo. Comunque, credendolo poco interessato ad interagire con me, sussurrai un "Ok" e, nel preciso istante in cui mi stavo voltando per andarmene, l'avevo sentito parlare. "Ci conosciamo?" Mi ero fermata di colpo, ero stupita..non pensavo volesse parlare con me, anche perché era ovvio che non ci conoscessimo, o almemo, era ovvio che lui non conoscesse me. Quindi mi sono voltata verso di lui, tornando alla mia posizione originaria e alzavo lo sguardo verso di lui, scoprendo che mi stava guardando, dritto nelle mie pupille verdi. Avevo appena scoperto di aver incontrato Lui, l'oggetto della mia ossessione. Allora, sempre col mio tono di voce basso, risposi. "Non credo, almeno non credo che tu mi conosca." Lui continuava a guardarmi con le sue pupille cerulee, un po' mi metteva a disagio, però finalmente avevo conquistato lo sguardo che tanto bramavo. "Quindi devo dedure che tu conosca me..comunque è strano che non ti conosca, sembri interessante." Ok, aveva appena detto che ero interessante, o lo avevo solo immaginato? Rimasi stupita, la mia ossessione mi riteneva interessante, questa situazione iniziava a piacermi. "Anche tu sembri interessante, almeno credo, non ti conosco così tanto bene." Stronzate, dissi soltando un mucchio di stronzate. Io sapevo tutto di lui, ma ovviamente non potevo dirlo, e poi, se avessi detto di non conoscerlo, dato che mi riteneva interessante molto probabilmente mi avrebbe invitata ds qualche parte, o almeno era quello che speravo. "Qual è il tuo nome?" disse, togliendo le mani che fino in quel momento erano rimaste nelle sue tasche, e calando giù il cappucio, permettendomi così di vedere meglio il suo viso e i suoi capelli. Aveva la carnagione chiara,come la mia,come già detto, aveva le pupille di un blu chiaro, e i suoi occhi erano contornati con un leggero strato di matita nera. I suoi capelli erano neri e lunghi quasi quanto i miei, erano leggermente spettinati, ma gli donavano molto. Era decisamente bello. "Alexandria, ed il tuo? Mi affrettai a rispondere, forse quello che speravo che accadesse stava per succcedere sul serio. Cercavo comunque di tenere un tono di voce abbastanza calmo, non volevo che capisse che ero felice per la sua domanda. "Joey." Conoscevo già il suo nome, ovviamente, ma sentirlo dire da lui era decisamente bello. "Piacere." dissi. Ero insicura se porgergli la mano o meno, quindi ero rimasta ferma, con la mano sinistra lungo il fianco e quella destra calata sulla tracolla che portavo sulla spalla destra. "Piacere." disse, imitando le mie parole, porgendomi la sua mano destra. Anche quel gesto mi aveva stupita, non credevo fosse il tipo da stretta di mano, ma comunque avevo alzato la mano dalla tracolla per andare a stringere la sua, di mano. Era calda, mi era piaciuto molto il contatto con la sua pelle, tant'è che avevo avuto un brivido lungo la schiena. Ero talmente presa dalla mia "nuova" conoscenza che non avevo fatto caso all'arrivo del treno. Joey squadrò il treno con aria stufata, evidentemente non aveva un bel rapporto con i mezzi di trasporto pubblici, e come biasimarlo, così rimise le mani in tasta e riportò lo sguardo su di me. "Ora devo andare, il treno partirà a breve. Se domani sarai ancora qui, mi troverai. È stato un piacere, Alexandria." disse, pacato come sempre, aspettando una mia risposta che non tardò ad arrivare. "Sì, credo di esserci anche domani. È stato un piacere." dissi, cercando di mascherare la felicità che, stranamente, stavo provando in quel momento. "Bene, allora a domani, ciao." disse, accennando un sorriso, un bellissimo sorriso, direi. "Ciao." dissi a mia volta, guardandolo allontanarsi da me per dirigersi verso il rumoroso mezzo di trasporto, vedendolo scomparire tra le sue fauci. Ero piuttosto felice e, detto da me, era veramente strano. Sì ok, non avevo fumato, ma avevo fatto un incontro decisamente interessante.

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Capitolo 2
*** #2 - Hero ***


Ero distesa sul mio letto, nella mia stanza buia. Non avevo dormito bene - in realtà, non avevo dormito affatto - forse per colpa di tutta l'agitazione che avevo in corpo, al pensiero di cosa sarebbe successo. Non ero abituata a queste sensazioni, non ne avevo mai provate, decisamente. Quindi mi ritrovavo a fissare il soffitto della mia stanza, con l'ansia alle stelle, muovendo involontariamente e concitatamente una gamba, non ricordo quale delle due. Avevo alzato lo sguarso verso il cellulare che era appoggiato sul comodino, volevo sapere l'ora: erano le 7.45 del mattino. Avevo deciso di controllare i messaggi ricevuti, sempre se ne avessi, e mi stupii di cosa avevo trovato: c'erano svariati messaggi, e tre chiamate perse. Tutto questo da parte della mia migliore amica, Hero. (ndA: si legge 'Iro'.) La conoscevo praticamente da quando ne avevo memoria, era una delle poche, anzi, era l'unica persona della quale riuscivo a fidarmi. Decisi di chiamarla, dato tutti i messaggi e le chiamate perse, glielo dovevo. Così avevo composto il numero, avevevo portato il telefono all'orecchio e stavo aspettando la sua risposta, ascoltando i beep che riproduceva l'apparecchio. "Alexandria! Sai da quant'è che provo a contattarti?! Che cazzo di fine hai fatto?" "Hero, sto bene scusami, sai che non spreco tempo al cellulare. Tu piuttosto, saresti dovuta venire da me giorni fa, cos'è successo?" "Ho avuto un imprevisto, scusami. Che hai fatto in questi giorni?" "Emh..ieri sono uscita." avevo cominciato ad agitarmi, mi era tornato in mente tutto quello che era successo ieri, e quello che sarebbe successo oggi. "E che hai fatto? Susu, racconta! Anzi no aspetta, vengo io. Cinque minuti e sono lì, see ya." "Ciao, Hero." Perfetto, ora avrei dovuto parlarne, come se già non fossi in agitazione. Mi alzai dal letto diretta in cucina, avevo veramente troppa fame - se poi consideriamo il fatto che ieri sera non ho cenato, la cosa prende senso. Avevo afferrato l'elastico per capelli che portavo a mo di bracciare al polso sinistro, e legai i capelli in una crocchia disordinata. Mi stavo avvicinando al frigo, quando sentii il rumore fastidioso del campanello: Hero era arrivata. Quindi mi allontanai dal frigo, che nel frattempo avevo aperto e corsi alla porta, aprendola e abbracciando la ragazza che mi stava davanti. Mi era mancata veramente tanto, non ci vedevamo da un pezzo, era partita per...ok, non mi ricordo dove fosse stata, ma l'importante è che fosse tornata. "Ciao Alexia! Mi sei mancata tanto!" dice Hero, stringendomi in un abbraccio caldo. Ne avevo decisamente bisogno. Ricambiai e poi la feci entrare. "Allora, cara Alexia mini-Skeleton, racconta tutto." mi dice, mettendosi a sedere a tavola pronta a mangiare sfoderando un ghigno per il fantasioso soprannone che mi ha affibbiato da quando ho 10 anni, a causa della mia corporatura. "Ma non c'è poi tanto da raccontare, sono uscita un po', visto che avevo dimenticato le sigarette a casa avevo deciso di andare in stazione a chiederne una a qualcuno e, indovina chi ho incontrato." le dico, avvicinandomi di nuovo al frigo, e prendendo del thè freddo alla pesca. "Oddio, chi hai incontrato?" mi risponde lei, portandosi una mano sul mento da vero detective che si rispetti, assumendo un'espressione di perplessità mista a curiosità. "Indovina, su." dico io, prendendo due bicchieri e posandoli sul tavolino, per poi prendere un barattolo di marmellata alla ciliegia e delle fette biscottate, posando tutto sul tavolinilo mettendomi a sedere di fronte alla mia amica. "Mmh.." dice per la bellezza di tre secondi, poi continuò. "Dai, seriamente non so chi hai incontrato, ora ti decidi a dirmelo?" mi dice, alterandosi leggermente. "Lui." dico, posando lo sguardo sul barattolo di marmellata che stavo aprendo. Cazzo, avevo scordato il coltello per spalmarla. "Lui chi?" mi dice guardandomi male, poi capisce e urla: "ODDIO, LUI LUI? CIOÈ PROPRIO LUI? OH MIO DIO." "Hero, che cazzo ti urli? Saranno a malapena le otto del mattino, porca puttana! E comunque sì, lui." dico io, cercando di rimanere il più calma possibile. "E tu te ne stai calma così?!" dice lei sconvolta. "Ti dirò di più, mia cara Hero, oggi lo rivedrò." dico io, accennando un sorriso, che in realtà è più un ghigno che un sorriso. "COS - cosa?!" dice lei, inizialmente urlando, e poi sussurrando, a causa dello sguardo poco carino che le ho lanciato. "Hai capito bene. Anche se non so a quale ora..so solo il luogo." "E dove sarà?" "Stazione. Credo andrò oggi pomeriggio, magari un po' prima rispetto a ieri." dico, più a me stessa che alla mia amica. "Bene." dice, per poi dirigersi in camera mia. Sapevo già cosa aveva intenzione di fare, e la cosa mi spaventava parecchio. "Hero, ti prego, non buttare giù tutta la mia stanza per due vestiti che dovrò mettermi, per dio!" dico io, strusciando i piedi sul pavimento con ancora mezza fetta biscottata in boca, dirigendomi in camera mia per cercare di fermarla, anche se so che sarà inutile. "Come 'per due vestiti', scusa?!" dice lei, ferita nel profondo. "Io mi chiedo ancora perché siamo amiche." dico io, rassegnata al Tornado-Hero che stava per abbattersi in camera mia. "Allora, direi che questa maglietta faccia al caso nostro!" mi dice, agguantando la mia maglia dei Korn, lanciandomela addosso. "Hero, so già cosa indosserò, ora per favore togli le mani dal mio armadio!" dico io, mettendomi una mano sulla fronte, imbarazzata al massimo. "E va bene." dice lei sconsolata. "Ma almeno oggi andiamo fuori a pranzo, passiamo del tempo insieme, please." continua poi. Avevo preso il cellulare per vedere l'orario, si erano fatte le 11. "Va bene, aspetta che mi prepari." dico, andando poi in bagno. Presi la piastra per capelli, ovviamente li sciolsi dalla crocchia, e ciocca per ciocca li stirai. In verità non ce n'era affatto bisogno, poiché i miei capelli erano già lisci per natura, però stirarli mi rendeva più sicura. Avevo preso la matita per gli occhi - nera, ovviamente - e l'avevo messa sia sopra, sulla palpebra mobile, sia sotto dentro la riga inferiore dell'occhio. Mi piaceva truccarmi così, metteva in risalto il colore dei miei occhi, almeno credo. "Alexia, sbrigati, lo sai che odio aspettare!" dice Hero, nonostante io sia in bagno da tipo dieci minuti, e nonostante io debba aspettare ogni volta minimo un 'ora per aspettare che si prepari lei. Ma comunque, avevo effettivamente finito, quindi stavo uscendo dal bagno per andare di nuovo in camera. "Hero, tu ci metti sempre un'eternità, quindi taci prima che ti faccia mangiare la spazzola." le dico, puntandole contro la spazzola che avevo in mano a mo di arma. Lei mi osserva con sguardo colpevolle, allora io le sorrisi, sinceramente. Dopo essermi vestita ed aver preso la borsa - e sta volta le sigarette le avevo prese - siamo uscite, per andare in un posto che conosceva lei, a me ignaro. Una volta arrivate - eravamo andate a piedi, ci avremo messo un quardo d'ora circa - avevo scoperto che il posto era una semplice pizzeria, e la ringraziai mentalmente per questo, odio i posti troppo seri ed eleganti. Ci eramo sedute ad un tavolo in fondo al locale, e non appena il cameriere era arrivato, avevamo ordinato, ovviamente, due pizze, e da bere. Ci avevano portato tutto in poco tempo, e non appena la pizza era arrivata, la addentai. Mentre mangiavo mi guardavo intorno, quel posto mi piaceva tanto, ed anche la pizza era buona. "Non sei nemmeno un po' agitata per oggi pomeriggio?" mi chiede lei, un po' incredula per il mio apparente stato d'animo. "Ma sì, mica è un appuntamento, no?" dico io, rivolgendo la domanda più a me stessa che a lei. "Beh, magari questa uscita sarà l'inizio di una serie di appuntamenti, uuh chi lo sa!" dice lei, guardandomi con uno sguardo complice. "Dai Hero, io onestamente non penso proprio. E poi non voglio crearmi finte speranze, sai come sono fatta." le dico. "Sì mia cara, so come sei fatta, per mia sfortuna ti conosco da quando ne ho memoria." mi dice prendendomi in giro, ridendo nel vedere il mio dito medio come risposta. Avevamo finito di mangiare, avevamo pagato il conto ed eravamo uscite dal locale. Guardai l'ora sul display del cellulare: erano le 15. Il tempo era passato in un soffio, ed era arrivato il momento di andare, Joey mi aspettava. Anzi no, non è vero non mi aspettava, non avevamo neanche deciso un orario per l'incontro, però credo sia già arrivato in stazione. "Hey Hero, ora devo andare." le dico, tradendomi nel mostrare agitazione nel mio sguardo. "Sei agitata eh? Lo sapevo! Comunque va bene, poi però fammi uno squillo e dimmi com'è andata a finire!" mi dice a mo di rimprovero, riferendosi sicuramente alla mia sparizione dei giorni passati. "Signorsì signore!" le dico imitando il saluto militare, ridendo e facendo ridere anche lei. Ebbene sì, era arrivato il momento di rivederlo.

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Capitolo 3
*** #3 - L'incontro [parte 1] ***


Avevo le mani in tasca, ero troppo agitata. Lo avrei rivisto, per il suo volere, aggiungerei. Camminavo con passo svelto, mentre dalla tasca prendevo il pacchetto di sigarette e ne presi una tra le labbra. Presi di conseguenza anche l'accendino e la accesi. Rimisi la mano in tasca, stringendo l'accendino in essa: mi sarebbero servite settanta stecche di sigarette per uscirne viva. Mi ritrovo davanti alla stazione, prima ancora che io possa accorgermene. Salgo gli scalini, entro dentro fino ad arrivare al bivio, vado verso destra. Cerco di camminare il più lentamente possibile, non voglio far vedere a lui che sono agitata, proprio no. Camminando inizio a scorgere una figura scura, quindi deduco sia lui. Accelero il passo, tradendo il mio volere, fino ad arrivargli alle spalle. Aveva gli auricolari, e la musica si sentiva fin da fuori l'apparecchio, quindi era ovvio che se lo avessi chiamato non mi avrebbe sentito. Gli do una leggera bottarella sulla spalla destra, e lui si gira di colpo. Mi spavento leggermente, magari quel gesto amichevole non era di suo gradimento. Punta gli occhi su di me, e quando mi riconosce abbozza un sorriso. Avendo ancora gli auricolari nelle orecchie, parlare sarebbe stato inutile, di conseguenza scuoto la mano in segno di saluto, sorridendo. Lui sfilò le cuffiette dalle orecchie, dicendo: "Hey, sei in ritardo." Io lo guardo con fare stranito: non era vero, avevo guardato l'orario ogni secondo per assicurarmi di essere in orario! Allora perché aveva detto così? "Ma non è vero!" dico, facendo un tiro dalla mia sigaretta. "Pff, lasciamo perdere." dice lui, alzando gli occhi al cielo. Ops, forse l'ho messo alle strette. "Vuoi venire da me? Qui non c'è un cazzo da fare." dice. Io ero allibita. Mi aveva invitato a casa tua. Non potevo di certo rifiutare. "Sì, va bene." dico io. Lui mi sorride, e poi mi fa segno con la mano per dire 'seguimi'. Uscimmo dalla stazione, e camminammo per una buona mezz'ora, parlando come se ci conoscessimo da anni. La cosa fu sorprendente, sembrava interessato a me. Arrivammo davanti un portone marrone, lui fece per aprirlo. Una volta dentro, mi guardai intorno: quel luogo mi era familiare, ma decisi di non pensarci per adesso. "Vieni su, in camera mia, penso ci sia qualcosa che possa piacerti." dice Joey, guardandomi con un mezzo sorriso. Annuisco, e lo seguo. Entrammo in camera, e mi sorpresi constatando che era praticamente identica alla mia. "Joey, la tua camera è identica alla mia!" dico, ridendo. Ero veramente divertita da tutto ciò. "Ah sì? Oh beh, vuol dire che ti sentirai più a tuo agio a stare qui. Meglio." dice, ridendo a sua volta. Me ne stavo inchiodata alla porta, non avevo la più pallida idea di dove mettermi o cosa fare. Nel momento stesso in cui penso questa cosa, Joey si siede sul letto e mi fa segno di andare a sedere accanto a lui. Stavo pian piano morendo internamente, però feci come diceva lui. Una volta seduta, appoggiò la testa sul mio collo e cominciò a strusciarsici, un po' come fanno i gatti quando li accarezzi. Il mio cuore batteva a mille, non mi aspettavo un gesto così. Gli misi una mano sulla testa e gli massaggiai i capelli, un po' goffamente, perché non avevo idea di che cosa potesse significare quel gesto. Lo sento sorridere contro la mia pelle, e poi mi da un piccolo bacio lì sul collo. Sono arrossita di colpo, non mi aspettavo un gesto così, stavo letteralmente morendo. Alzò lo sguardo verso di me, mi diede un bacio sulla guancia, per poi dire: "Hai fame?" Ero ancora un po' intontita per quello che è successo, però risposi di sì, in effetti avevo fame. Faccio per alzarmi dal letto, ma lui mi prende la mano e mi riporta alla posizione di prima, compiendo un gesto che mi fece morire sul serio.

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