Nadyah

di asimpleunknownwriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Normalità ***
Capitolo 2: *** Logica ***
Capitolo 3: *** Opportunità ***
Capitolo 4: *** Dubbi ***



Capitolo 1
*** Normalità ***


“Doveva mangiare di più a colazione..ecco, adesso aveva fame e non era neanche arrivata a scuola.  -Ahia!- Quello non era un crampo per la fame, il sistema nervoso aveva appena dato un “pizzico allo stomaco”. Possibile che dovesse avere mal di pancia tutte le mattine prima di andare a scuola? Lo faceva cinque giorni su sette da ormai quindici anni.. quindici? Diciotto meno tre? Si, si fa quindici.. -Nadyah dai, fai il liceo scientifico e neanche sai quanto fa diciotto meno tre? Ma certo che lo so, è solo il nervosismo! Nervosismo, nervosismo, sei sempre nervosa, pure quando parli da sola nella tua testa.- Meno male, non faceva troppo caldo, stava indossando dei pantaloni neri lunghi ed era giugno. Ancora una settimana e sarebbero iniziate le vacanze. Estate..niente compiti..niente persone… si perché tanto nessuno l’avrebbe chiamata, nessuno l’avrebbe voluta con se neanche per un pomeriggio tra amici. Che cosa aveva fatto a quella classe? In realtà qualcuno c’era. Ecco adesso si stava sentendo in colpa per non aver considerato Carlotta. Non è che non l’aveva considerata, era solo che voleva appartenere al gruppo grande della classe..il gruppo unito in cui tutti parlavano con tutti.. Loro due erano isolate. Carlotta diceva che gli altri non si meritavano la loro amicizia.. forse era solo più intelligente di Nadya.. lei non  riusciva a detestare le persone. I due anni di disperazione e sofferenza persi dietro a Daniele non le erano bastati. Per due anni si era innamorata ed era stata la cosa peggiore che avesse potuto fare. Innamorata poi..dai, era solo una cotta..molto lunga, duratura e sofferta.. ma solo una cotta. E poi era normale, lui aveva i sui stessi gusti in fatto di musica, era un genio, intuitivo e simpatico..solo che a volte non utilizzava la sua intelligenza in modo ragionevole.. Era proprio uno stronzo.. No, no, non è vero, non era mica colpa sua se lui non mi ricambiava! E poi neanche era detto… Ma si invece! Non ti si filava proprio, gli parlavi e lui rispondeva a monosillabi, non ti guardava in faccia, smettila di illuderti!”
Tutto questo monologo interiore da pazzoide occupò i venti minuti di camminata che Nadyah intraprendeva per arrivare a scuola. Erano le 7:45, perfetto, avevano appena aperto i cancelli per entrare nell’edificio. Nessuno entrava mai prima, rimanevano tutti fuori a parlare, ma lei avrebbe sfruttato l’occasione per salire i tre piani di scale per arrivare alla sua classe. Non faceva più sport ormai da quattro anni e quelle scale la uccidevano. Inoltre faticava il triplo in presenza di altre persone: se dietro di lei erano presenti altri individui avrebbero notato il suo enorme di dietro.. in realtà non era tanto enorme lui quanto il bacino..in ogni caso non la faceva sembrare agile e la consapevolezza di un potenziale osservatore la metteva in imbarazzo, la faceva arrossire e di conseguenza sudare..e non le piaceva sudare, quindi arrossiva ulteriormente. Tutte queste attività all’interno del suo corpo le avrebbero fatto consumare ossigeno necessario invece per fare le scale. Non si sarebbe dovuta preoccupare di tutto questo, lo sapeva benissimo, ma a volte i pensieri le sfuggivano di controllo.
Una volta entrata nella classe ancora vuota Nadyah poggiò lo zaino su proprio banco, il primo banco: ovviamente non era riuscita ad ottenere l’ultimo banco e non aveva neanche il carisma necessario per pretenderlo. Uscì dalla classe e iniziò a vagare per i corridoi. Non riusciva a perdere le speranze, a smettere di sognare, usciva dalla classe per evitare di perdersi un eventuale incontro con qualcuno, una nuova conoscenza. Piano piano le classi iniziavano a riempirsi. La prima persona ad entrare nella sua classe fu Roberto. Ragazzo timido, magrolino e di bassa statura, capelli e occhi color miele. Nadyah le pensava di stargli simpatica, ma lui non le si era mai avvicinato. D’altronde lo capiva, essendo suo amico si sarebbe inamicato il resto della classe. Purtroppo le persone in massa funzionano così a volte. Tutti sono preoccupati di come apparire, di rimanere nel gruppo. Per farlo sembra quasi necessario prendere di mira qualcuno. Un nemico comune evita contrasti interni. Ma perché quel nemico era proprio lei? Ok, non era il massimo della bellezza, non parlava molto e per capirla ci si metteva un po’ dato che non esponeva subito il suo carattere… inoltre forse era un po’ strana..
-Ei Nadyah, ma che è? Sei sorda oggi?- Disse Carlotta risvegliandola dai suoi pensieri.
-Oi scusa, ciao, come stai?- Carlotta si era fidanzata da poco con un ragazzo conosciuto ad una festa. Nadyah non sapeva bene quale festa e non lo aveva ancora mai visto, ma l’amica sembrava contenta della propria conquista. Aveva iniziato a truccarsi di più. Prima metteva solo raramente il mascara. D’altronde lei aveva sempre avuto un viso meraviglioso anche senza trucco. Nadyah non capiva proprio perché gli altri la isolassero, era anche bella..
-Io sto bene! Oggi pomeriggio ci vediamo, tu come stai invece?-
-Io… - Oh no..adesso entrava in gioco la sua testardaggine a dover dire la verità. Ogni volta che le facevano questa domanda Nadyah cadeva in una veloce analisi della sua vita, controllava per un momento il settore salute, poi quello famiglia ecc..
-…Io… sto. – E finiva sempre con l’omettere.
-Buongiorno ragazzi, se volete sedervi magari iniziamo.-
-Ma prof è l’ultima settimana-
-E che vuol dire! Per piacere Nicola, fammi fare il mio lavoro-
La professoressa di matematica e fisica, la Conti, nell’ultimo periodo sembra molto nervosa, forse era la preparazione agli esami della quinta. Era una donna sui 40 anni, madre di due figli maschi, molto stressata, gli studenti spesso si approfittavano della sua disponibilità.
Il ritratto della professoressa che stava dipingendo Nadyah nella sua testa fu interrotto dall’arrivo di un individuo mai visto prima.
-Oh, tu devi essere Nick McDean, il ragazzo nuovo- Disse la professoressa cercando di non far notare al nuovo arrivato la sua stanchezza dovuta alle continue interruzioni presenti in ogni sua lezione.
-Un nuovo compagno di classe? Ma è l’ultima settimana di scuola! Che senso ha?- Carlotta iniziò a borbottare tra se e se un discorso sul funzionamento della scuola italiana mentre cercava inutilmente di allisciarsi una ciocca ribelle dei suoi capelli neri come la pece. Si era anche fatta la piastra per vedersi con il ragazzo.. Era bellissima anche liscia, ma secondo Nadyah con i ricci era imbattibile. Lei invece aveva i capelli lisci come spaghetti, lunghissimi e castani. Li voleva tagliare ormai da quattro anni, ma “il popolo protestava”. Né Carlotta, né i genitori volevano. Oh..si era persa di nuovo nei suo pensieri..
-Si, io sono Nick McDean, lieto di conoscere tutti quanti.- Biondo, occhi verdi chiari, alto, magro, sembrava un personaggio incantato..e a quanto pare tutte le altre ragazze se ne erano accorte dati i loro occhi sempre più interessati e i loro sorrisetti maliziosi.
-Per il momento ti puoi mettere lì, è l’unico banco libero, casomai dopo la ricreazione qualcuno si metterà vicino a te..poi dall’anno prossimo per i posti..non so, deciderete voi oppure farete a cambio durante l’anno..deciderà il coordinatore.
-Ma certo, faremo a rotazione!- Esclamò Rebecca. Rebecca, bellissima, bionda, alta, anche lei aveva dei capelli lunghissimi, occhi azzurri, fisico atletico e allo stesso tempo dotato delle giuste forme. Tutti i ragazzi della classe probabilmente avevano almeno una volta fatto un pensierino su di lei. Inoltre il suo carattere la aiutava molto, con i ragazzi era molto amichevole, non era facile, ma li sapeva adescare. Era popolare in tutta la scuola, non una delle più popolari, ma era comunque molto seguita. Anche Valeria, Alessia e Francesca erano molto popolari. Erano tutte amiche, ogni tanto litigavano aspramente, ma poi tutto si sistemava. Nonostante loro fossero state determinanti per l’isolamento di Nadyah, lei continuava a trovarle simpatiche. Erano intelligenti e le trovava tutte molto carine. Loro la ricambiavano con sorrisi finti normalmente. Era capitato a volte che loro si confidassero singolarmente con lei, ma nessuno avrebbe dovuto saperlo..ne sarebbe andata di mezzo la loro reputazione.
Dopo due ore interminabili di matematica in cui Nadyah cercò inutilmente di prendere appunti finendo sempre con il disegnare, finalmente iniziò la ricreazione.

-Quindi hai detto di avere origini Irlandesi giusto?-
-Si, mia madre è di un piccolo paesino sul mare vicino Dublino-
-Come mai ti hanno fatto venire qui l’ultima settimana di scuola?-
-Diciamo che.. tutti hanno pensato che sarebbe stato meglio così. Tu sei Nadyah giusto?-
Mentre praticamente tutta la classe si trovava attorno a lui e tutti lo bombardavano di domande lui aveva ben deciso di distogliere l’attenzione da se puntandola su Nadyah.
-Si, piacere di conoscerti.- Come diavolo conosceva il suo nome?!  La professoressa non aveva fatto l’appello.. oh ma certo, sicuramente aveva guardato l’elenco della classe. Ma come aveva capito che era proprio lei Nadyah? Beh.. con un nome così assurdo poteva esserci solo lei in quella classe. Non si sa per quale assurda ragione i suoi genitori ,entrambi italiani da tre generazioni, avessero scelto quel nome scritto in quel modo, con tutte quelle “h” e quelle “y”.
-Piacere mio- Rispose l’altro con tono calmo.
-Quale era la scuola in cui stavi prima?- Michele fece tornare l’attenzione su Nick. Michele era il migliore amico di Daniele, stavano sempre insieme, erano compagni di banco. Nadyah non aveva mai notato quanto i suoi occhi fossero grandi, d’altronde non veniva spesso colpita dagli occhi azzurri come i suoi. E in realtà cercava ormai di non guardare più verso il loro banco per evitare ricadute sentimentali.
Lei e Carlotta fuggirono dalla classe per spendere gli ultimi minuti della ricreazione in un luogo meno confortevole. O meglio, Carlotta fuggì in bagno per rispondere ad una chiamata del ragazzo e Nadyah iniziò a vagare nuovamente nella scuola. Rimanere in classe la soffocava. Non aveva senso girovagare senza meta, non sarebbe successo niente come al solito, lo sapeva..ma c’era sempre quell’1% di probabilità. Che cosa insopportabile l’incertezza.
 
 
 
Nota dell'autrice

 Non so se questa si può definire una nota, ma volevo solo salutarvi. Questa storia è un esperimento, non ho mai pubblicato vere e proprie storie di narrativa, spero di non annoiare, ma so che lo svolgimento della storia inizialmente potrebbe essere abbastanza lento. Ogni personaggio è inventato e le loro descrizioni non fanno riferimento diretto a persone reali. 
Ciaooo
 

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Capitolo 2
*** Logica ***


-Ei buongiorno, come è andata a scuola?- Sua madre la riempiva sempre di domande appena la vedeva tornare da scuola. La madre di Nadya, Alessandra, era una maestra di italiano alle elementari, era una bellissima donna a detta della maggior parte dei suoi conoscenti, eppure non si truccava affatto e portava spesso i capelli legati frettolosamente. Il loro colore era molto più chiaro rispetto a quello dei capelli della figlia che era invece identico a quelli del padre. Dalla madre Nadyah aveva ereditato la testardaggine e la timidezza. Per quanto riguarda gli occhi, la ragazza aveva ipotizzato un tentativo di un verde originato dal mix tra l’azzurro degli occhi del padre e il marrone della madre.
-Oggi.. bene, abbiamo un nuovo compagno di classe-
-Adesso?!-
-Hanno voluto così. Oggi non c’è papà a pranzo?-
-No, siamo solo noi due. Comunque abbiamo anche dei nuovi vicini. La famiglia McDean.-
-Allora è lui! E’ la famiglia del ragazzo nuovo!- Oddio.. presto sarebbe diventato anche lui parte del gruppo grande della classe e sarebbe stato una spia! Ma che stava dicendo, nessuno l’avrebbe spiata.. la solita paranoica.
-Allora possiamo andare a salutarli! Allora, preparo un dolce e poi li andiamo a trovare!-
-Nonononono, mamma, no, ho troppi compiti, non posso assolutamente.-
-Ma se è l’ultima settimana di scuola!-
-Mamma ti prego, è imbarazzante..non possiamo..fingere di non saperlo?-
-Nadyah, per favore, smettila di fare la bambina. Io avrei voluto conoscerli comunque.-
-…vengo lì…solo se.. mi fai tagliare i capelli!-
 
Ennesimo tentativo del cambiamento di look fallito. La madre la trascinò comunque dai vicini.
“Din – Don” , la porta si aprì dopo pochissimi secondi. Erano appostati lì dietro?
-Oh salve! Lei deve essere la signora Ceccarelli..e tu immagino la figlia Nadyah, piacere di conoscervi! – Esclamò calorosamente la donna dai capelli rossi mentre faceva accomodare le sue ospiti, seguite dal figlio.
-Nick mi ha detto che siete nella stessa classe! Che bello, potreste fare la strada per la scuola insieme.-       
-Sarebbe un immenso onore.- Un immenso onore? Che ansia quel ragazzo..così..calmo e formale. Sia lui che la madre la fissavano incuriositi. Per fortuna le due mamme iniziarono a parlare del più e del meno trovandosi subito simpatiche.
-Nadyah, mi puoi aiutare a capire tutti gli argomenti che avete fatto quest’anno in biologia?-
I due entrarono nella stanza del ragazzo. Era una stanza molto ordinata, ancora senza segni di riconoscimento.
-Tutti in classe mi hanno molto parlato di loro, tranne te..e Carlotta.-
-Sono una ragazza di diciotto anni.-
-E non ti fidi di me.-
Più volte Nadyah aveva litigato con Carlotta per la sua incapacità di fidarsi di lei, come di nessun altra persona. Era sempre in allerta, quasi come se tutti potessero sotto sotto attentare alla sua vita.
-Neanche un po’.- Rispose sinceramente la ragazza, pensando subito dopo di essere stata un po’ troppo diretta.
-Perfetto.- Questa parola detta sorridendo confuse un po’ Nadyah, la quale si aspettava almeno un’espressione delusa o contrariata.
-Daniele è molto bravo a scuola vero? Sicuramente parteciperà al concorso di cui parlavano oggi in classe, di che si tratta?-
-Si, è un genio, tutti puntano su di lui per il concorso, ha vinto per tre anni consecutivi. Comunque consiste in moltissime domande di logica a cui rispondere in un’ora. Se vuoi partecipare credo che tu possa ancora parlare con quelli della segreteria e iscriverti.- Perché proprio a lei le domande su Daniele? No, no, era paranoica come al solito, le aveva chieste a lei senza aver capito chi fosse Daniele per lei. Che poi chi era ormai? Solo una persona che l’aveva fatta sbandare e confondere e che in realtà non meritava affatto tutte queste attenzioni.
-Perfetto, perfetto. Tu non ti sei iscritta?-
-Tanto vince quello lì. E poi sono domani, non ci si può più iscrivere.-
 
       * * *
 
-Allora alla fine ti eri iscritta! Che fortuna, ti salti un’ora di latino.-
-Carlotta, io non mi sono iscritta, non voglio fare quel concorso e… la professoressa avrebbe spiegato!-
-Nadyah non fare l’idiota, adesso ti alzi e vai a vincere quel concorso. La prof non spiega più, sai benissimo che da solo i compiti per le vacanze e te li scrivo io! Daaaiii, che ti frega che ci sta quell’idiota!-
-Ceccarelli, allora che vuoi fare, vai con il tuo compagno in aula magna o ti ritiri?-
La ragazza si guardò per un secondo intorno, vide Carlotta che la guardava speranzosa, Daniele che guardava verso il muro senza alcun’espressione..certo, tanto avrebbe vinto lui, la presenza di Nadyah non avrebbe cambiato nulla. Guardò gli altri che mormoravano..sicuramente la stavano prendendo in giro..e poi.. Nick, quell’individuo si permetteva di sorridere dopo averla iscritta a quel concorso senza averglielo detto. Era ovvio che lo aveva fatto per umiliarla..ma no, non si sarebbe arresa, sarebbe andata e avrebbe fatto del suo maglio per vincere e dimostrare a tutti che si sbagliavano.
Si incamminò verso l’aula magna senza parlare e superando Daniele che in silenzio la seguiva. Una volta in aula magna raggiunse il posto al quale era stata assegnata. Il tempo era partito, Daniele era dall’altra parte dell’aula, aveva già iniziato a scrivere, tutti sfogliavano i fascicoli con le domande. Quello di Nadyah era chiuso davanti a lei. Chiuse gli occhi, respirò, aprì la prima pagina e partì. Non alzò il viso dal foglio per tutta la durata della prova. Le domande non erano troppo difficili, si trattava di logica grafica, indovinelli. L’ultimo esercizio richiedeva di indicare la tattica che un ladro avrebbe dovuto utilizzare per entrare nella cassaforte di un edificio. In 10 righe bisognava spiegare tutto in base alla piantina disegnata sul foglio. A Nadyah venne quasi da ridere..lei spesso si immaginava proprio di dover entrare in edifici e di dover rubare qualcosa. Non lo avrebbe mai fatto, rubare è un crimine, reca danni a qualcun altro, non ci si deve appropriare dei beni altrui..ma a volte avrebbe voluto rubare solo per provare che i sistemi di sicurezza non erano poi così sicuri.
Aveva finito, tutti gli altri ancora scrivevano, si alzò e si incamminò verso la cattedra, poteva essere avvantaggiata anche sul tempo. Ma Daniele la notò e si alzò di scatto. Lui era seduto vicino alla cattedra, a lei mancavano ancora venti passi e non poteva correre. Daniele consegnò per primo mentre la guardava negli occhi con soddisfazione. Aveva vinto di nuovo lui, probabilmente solo per dei secondi.


NOTA DELL'AUTRICE:
Scusatemi per il ritardo, spero di fare di meglio in futuro.
 

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Capitolo 3
*** Opportunità ***


-Avevamo un altro genietto in classe e non lo sapevamo!- La professoressa di matematica si stava congratulando con Nadyah per il primo posto, era un po’ incredula dati i suoi voti mediocri in matematica, ma mai incredula quanto Nadyah stessa. Aveva vinto il primo premio nonostante avesse consegnato per seconda. Daniele aveva consegnato prima di lei senza completare l’esercizio dei ladri. La sua presunzione gli aveva fatto credere che Nadyah non avrebbe mai potuto fare tutti gli esercizi giusti e che lui, anche senza averne fatto uno avrebbe vinto comunque. Si era aggiudicato il secondo posto.
-E che è successo Dani? Eri tanto sconvolto dalla sua presenza? Ahaha-
-Ma dai, è stata solo fortuna!-
-Si infatti.-
Tutti in classe erano stupiti. D’altronde era la prima volta, dopo tre anni consecutivi, che a vincere non era Daniele.
-Vedi che ho fatto bene ad iscriverti?- Nick con aria spavalda si stava avvicinando a Nadyah e a Carlotta, la quale era rimasta con la bocca aperta dall’annuncio della vittoria dell’amica.
-Potevi risparmiartelo.-
-Ma come! Ti ho fatto vincere contro il genio della scuola!-
-Tu? Se il test mi è andato bene è merito mio. E poi poteva andare male..-
-Ma io sapevo che non sarebbe successo.- Concluse Nick sorridendo serenamente.
-Complimenti Nadyah. Nick vieni da me stasera alla fine?- Michele si complimentava? Wow.. il suo capetto stava perdendo potere?
-Sisi, ho già compiuto il mio dovere, adesso sono libero.-
 
* * *
-Le hai vinte tu?! Daniele non partecipava?-
-Si mamma, ha partecipato! Grazie della fiducia.. comunque, domani i professori mi porteranno da un tipo che vuole parlarmi dato che ho il primo post.. una specie di privato che investe sulle potenzialità dei giovani..-
-Mh, potrebbe essere molto importante! Opportunità che cambiano la vita!- Il padre era sempre ottimista. Nadyah invece avrebbe preferito davvero non dover incontrare estranei il giorno dopo. Se aveva vinto era stata fortuna, lei non era un genio.
Entrò nella sua camera dopo aver pranzato e iniziò a disfare lo zaino. Mentre metteva i libri nella scaffalatura stracolma, cadde da uno dei libri un foglietto.
Non ti fidare
Tanto non lo avrebbe fatto comunque. Ma di chi? E chi lo aveva scritto quel biglietto? Era per lei? Quando lo aveva scritto? La curiosità di Nadyah era sempre stata molto prepotente, a volte la portava a non ascoltare la ragione e la metteva nei guai.
Provò a riconoscere la calligrafia, ma nulla. Probabilmente era un ragazzo..o una ragazza che scriveva particolarmente male.
Quel piccolo bigliettino le ricordò un avvenimento dell’anno precedente. In terzo lei aveva notato un ragazzo a scuola. Lui stava in secondo, era stato bocciato, era sempre solo, magrissimo e taciturno, sempre un po’ impaurito, capelli finissimi e lisci che gli cadevano un po’ spettinati sul viso. Nadyah non sapeva farsi gli affari suoi, voleva sapere la storia di quell’individuo. Non le piaceva, non ci aveva mai pensato in quel senso, era solo dannatamente curiosa. Inoltre quel ragazzo le metteva molta tristezza a causa della sua solitudine. Quindi un giorno decise di scrivergli. Nascose dei biglietti anonimi in cui gli chiedeva se voleva parlare in un punto della scuola dove solo lui andava. Tentò più volte di scrivergli, ma lui non rispondeva mai. I bigliettini non c’erano più, ma lei non avrebbe mai saputo se era stato lui a spostarli. Alla fine si arrese pensando che forse lui voleva stare solo e non era come lei che aveva paura di non avere amici.
Il suo flusso di pensieri fu troncato dalla chiamata dell’amica che avrebbe parlato per le prossime due ore dell’amore della sua vita.
 
* * *
 
-Non trovi che sia bellissima?- Nadyah stava guardando orgogliosamente la sua amica che si stava truccando (ovviamente in classe)
-…beh… diciamo che oggettivamente è una bella ragazza.. ma non è.. il mio tipo..insomma.. non mi piace.-
-Che fai, arrossisci pure tu? Sei proprio sicuro che non ti piaccia?- Provava un certo gusto nel vedere Nick per la prima volta imbarazzato.-
-No, fidati..sei proprio fuori strada, non mi piacciono..quelle come lei..-
-Oh certo, adesso che sei del gruppo non ti piacciono quelle non popolari. Perché continui a parlarmi allora!?- Ok, forse era un po’ troppo permalosa.
-No, ma che dici, quale gruppo.. solo che.. mi interessa un'altra persona..- Era diventato rosso come un peperone.
-Salve professoressa, Ceccarelli deve uscire.- La signorina della segreteria era andata a chiamarla salvando Nick da un lunghissimo interrogatorio.
Nadyah segui la donna e venne assegnata ad una professoressa di filosofia mai vista prima che l’avrebbe accompagnata fino a destinazione.
Raggiunsero un edificio molto alto dopo 10 minuti di camminata. Più volte le era capitato di vedere da lontano quel posto, ma stranamente non aveva riscosso il suo interesse. Alla porta le due vennero accolte da due guardie che controllarono le loro borse.
-Lei può attendere qui. Intanto la signorina può seguirmi dove il Dottore la incontrerà.-
Doveva essere veramente molto ricco il proprietario di quel posto per permettersi tutte quelle persone e tutto quell’edificio. Nadyah fu accompagnata da due uomini altissimi ad una porta alla fine di un lunghissimo corridoio pieno di porte. Il corridoio era decisamente diverso dalla sala d’attesa, completamente vetrata, dove aveva lasciato la professoressa. Il corridoio era stretto e completamente bianco, comprese le porte di metallo. L’ultima porta non aveva la maniglia come le altre, si apriva a comando. Gli unici a poterla aprire erano due uomini che le stavano ai lati, immobili come sentinelle. La porta venne aperta e Nadyah venne introdotta in una stanza, che nonostante la poca luce, sembrava enorme. L’unica fonte di luce veniva da una lampadina al neon che era posta al centro della stanza e illuminava solo il centro di essa. I due uomini la portarono fino all’occhio di bue e poi la lasciarono lì. Richiusero la porta prima che Nadyah potesse chiedere cosa avrebbe dovuto fare. L’impossibilità di guardare oltre il cerchio luminoso che la circondava era angosciante. Iniziava ad aver paura. Era sola in una stanza che non conosceva, con una porta chiusa e senza saper il vero motivo. Ma se era la scuola a proporre cose del genere non doveva essere nulla di pericoloso.
All’improvviso si accesero dei macchinari ed emersero dal buio alcuni strani bracci metallici che terminavano con delle piccole sfere. Erano tutti puntati verso di lei. Non era molto sicura che tutto questo fosse normale. La stavano per caso usando come cavia per qualche strano esperimento?
Attorno a lei, dal pavimento si innalzò velocemente un vetro cilindrico. Il vetro era ormai troppo alto per ogni tentativo di fuga. Nadyah provò a scorrere verso l’alto poggiandosi allo stesso vetrò, ma non appena lo sfiorò rimase scottata. Voleva urlare, ma riuscì solo a dire debolmente e con voce spezzata “aiuto”. Ecco..era finita, le sue paranoie si stavano avverando, sarebbe morta così presto. Iniziò a piangere in modo isterico, respirava singhiozzando e a fatica, quasi in modo asmatico. Soffriva normalmente di crisi di panico, ma questa situazione non le era di certo mai successa prima. Le aste di ferro di agganciarono al vetro che ormai si era chiuso anche sopra la sua testa e che iniziava a tremare e a diventare rossastro. La temperatura stava aumentando molto. Le girava la testa, le si stava annebbiando la vista, ma non poteva svenire o si sarebbe ustionata cadendo sul vetro. Cercò qualcosa nelle tasche, sperando in un oggetto che avrebbe potuto rompere il vetro o almeno raffreddarlo. L’unica idea che le venne in mente fu di bagnarlo con la saliva, ma non avrebbe mai potuto raffreddarlo in fretta in quel modo. All’improvviso intravide al di fuori del vetro un movimento e poi un rettangolo luminoso. Dal rettangolo uscì qualcosa..qualcuno. Si accorse in quel momento di non sentire bene. Tutti i suoni erano ovattati, era il vetro o era lei?
All’improvviso il vetro divenne azzurro e ci fu un fortissimo abbassamento della temperatura che le fece venire una fitta tremenda alla testa. Perse quasi l’equilibrio e per non cadere con tutto il corpo sul vetro lo toccò con la mano potendo sentire quanto fosse freddo. La sagoma fuori dal vetro stava cercando qualcosa. Prese un oggetto lungo e iniziò a batterlo contro la cupola di vetro. L’unico risultato fu quello di essere rispedito violentemente indietro facendolo cadere. Intanto all’interno del vetro dal basso iniziò ad uscire un gas freddo e bianco da un odore quasi..piacevole.
La persona che stava tentando di liberarla si schiantò contro il vetro urlando e fu nuovamente respinto cadendo stavolta senza più muoversi. Aveva creato una crepa sul vetro con l’attrezzo che prima non aveva funzionato, ma di questo Nadyah non se ne accorse, si era addormentata accasciandosi sul vetro.
 

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Capitolo 4
*** Dubbi ***


-E’ mia figlia! Voglio vederla!-
-Signora, mi dispiace, ma deve aspettare, adesso sta riposando, quando si sveglierà dovrà essere visitata dai medici e poi potrà vederla. In ogni caso sta bene, tutti i valori sono a posto.-
La testa le girava così velocemente che per capire di trovarsi sdraiata Nadyah impiegò almeno 20 secondi. Appena il mondo intorno a lei ebbe finito di “muoversi” riuscì a mettere a fuoco la stanza. Era tutto bianco, grigio e azzurro pastello sbiadito. Dopo aver compreso di essere in un ospedale provò a muoversi. Straordinariamente non le faceva male nulla anche se notò, aveva le braccia così rosse da far invidia ad una scottatura di chi si addormenta sotto al sole. Anche la testa e gli occhi adesso funzionavano benissimo. Si alzò con cautela per evitare ricadute, ma queste non si presentarono.
-Ah, ti sei svegliata! Adesso arriverà il medico, come ti senti?- Le chiese un infermiera mentre le porgeva un bicchiere d’acqua e chiamava il dottore.
-Salve signorina, lei è molto curiosa non è vero? Potrebbe usare la curiosità per fare ricerche scientifiche invece di curiosare tra i macchinari ancora non completi di persone appassionate di scienza e senza alcuna reale conoscenza di essa.- Nadyah ovviamente aveva afferrato la metà delle cose dette dal medico. Un discorso del genere non lo avrebbe capito nessuno da appena sveglio, con o senza esperienze assurde. Fu in quel momento che Nadyah realizzò ciò che le era accaduto prima..il giorno prima? Quanto era passato?
-Sto bene, ma cosa mi è successo? Cosa ho? Vivrò?-
-Certo che vivrai, non hai danni in nessuna parte del corpo. Abbiamo controllato ossa, cuore, valori nel sangue, intestino, stomaco e cervello. Tutto a posto signorina. Se è pazza, lo era anche prima.- Nadyah non aveva ancora capito se il dottore l’aveva presa in antipatia o se fosse solo molto sarcastico.
-C’era un’altra persona con me. Non so chi sia, non l’ho vista bene. Come sta?-
-Ah, l’altro ragazzo sta bene anche lui. E’ solo un po’ più triste. Stiamo aspettando che qualcuno lo venga a trovare.-
-Oh tesoro! Come stai?!- La madre della ragazza si era precipitata di prepotenza nella stanza, seguita dal marito, da Carlotta e da Nick.
-Nady, ma che mi combini! Vincere ti ha dato alla testa?!- Carlotta era bianca come un lenzuolo, Nick fissava Nadyha con sguardo scrutatore e analitico.
-Tu mi devi spiegare.- Non sapeva bene cosa, ma Nadyah aveva intuito che Nick le avrebbe dovuto dire qualcosa. Poi si alzò, con lo stupore di tutti e disse che voleva vedere l’altra persona che era con lei. Era molto decisa e riuscì perfino a convincere il dottore. Non si sentiva assolutamente stanca, voleva solo sapere chi potesse essere l’individuo che aveva cercato di salvarla. Forse era proprio l’uomo che l’aveva chiamata.. ma perché i suoi lavoratori l’avrebbero dovuta portare nel luogo sbagliato? E poi lui sarebbe entrato dalla porta e avrebbe saputo come spegnere i macchinari. L’infermiera che si era incaricata di accompagnarla fino alla stanza dell’altra persona la lasciò davanti alla porta dopo aver annunciato “ci sono visite”.
Sull’unico letto presente nella stanza era seduto un ragazzo molto magro..quel ragazzo molto magro e solitario che l’anno precedente lei aveva perseguitato anonimamente con dei bigliettini. Tutto sembrava così assurdo.
I due si guardarono. Aveva degli occhi enormi e spaventati, molto tristi. Continuarono a guardarsi in silenzio per qualche minuto. Si osservavano e Nadyah iniziò a sentirsi in imbarazzo in quel pigiama da ospedale, arrossì, porse la mano destra al ragazzo per presentarsi. Lui continuò a guardarla negli occhi e poi le strinse la mano. Stretta ferma, efficace, presente, lei non se la sarebbe aspettata da un ragazzo come lui, ne rimase molto sorpresa.
-Io sono Nadyah. Grazie..-
-Leonardo. Tanto non ci sono riuscito. Ti avevo anche avvisata prima.- Adesso lui sembrava infastidito.
-Come scusa?-
-Ti ho scritto di non fidarti.- Lui si arrabbiava perché lei non aveva capito il biglietto? Ma come?! Lui non aveva mai risposto ai suoi!
-Potevi almeno dire a cosa ti riferivi. E se volevi davvero salvarmi me lo dicevi direttamente tu.-
-Se volevi davvero conoscermi ti presentavi direttamente a parole.- Allora li aveva letti sul serio! …e aveva anche capito che a scriverli era stata lei..
-Tu non hai risposto e sapevi chi ero. Come sapevi chi ero? Potevi rispondere.. o presentarti tu.-
-Se non ti rispondevo ci sarà stato un motivo e forse è lo stesso per cui non mi presentavo io. Era a te che interessava essermi amico.-
-Se non te ne fregava nulla potevi anche non avvisarmi. Adesso mi rinfaccerai anche questo?!- Che modi! Nadyah iniziò a pensare che la solitudine in cui viveva non era affatto sofferta, era proprio lui a volerla. Si voltò infuriata e umiliata e se ne andò dalla stanza.
Fu rilasciata la sera stessa prima di cena, mangiò una doppia porzione di cibo, era affamatissima e poi filò subito a letto senza chiedersi il perché di quello che le era successo. Il suo sonno però fu interrotto alle 3 di notte da dei crampi orribili allo stomaco e da fitte lancinanti agli occhi e alla testa. Nadyah si precipitò spaventata in bagno, davanti allo specchio. Aveva le pupille dilatatissime, aveva sbalzi di temperatura e la nausea. Effetti simili li aveva durante le notti del ciclo, ma stavolta il dolore era allo stomaco più che al basso ventre e il ciclo le era appena terminato. Riusciva a malapena a reggersi in piedi, era terrorizzata. Perse la forza e cadde a terra, poi all’improvviso, non sentiva più dolore, era solo molto spaventata e sudata. Tornò nella stanza e si mise seduta accanto alla finestra. Vide che nella casa accanto la luce di Nick era accesa. Poi lo vide passare davanti alla finestra più volte. Controllò se era online su face book e così, senza pensarci troppo gli disse che stava andando da lui. Scavalcò la finestra e camminò fino alla sua senza aspettare la risposta di lui, ma lui la aspettava alla finestra. La fece entrare dentro. I due si guardarono.
-Hai fumato? Hai due pupille enormi.-
-No. Cosa mi succede?-
-Oh Nadyah, non so, forse è l’amore che provi per me a farti scavalcare due finestre alle 3:30 di notte per vedermi.- Disse lui con tono idiota. Nadyah non era molto in vena di scherzare, aveva paura di morire, era già tanto che non avesse ancora avuto un attacco di panico
-Rispondimi. So che tu c’entri qualcosa.-
-Tecnicamente non c’entro qualcosa..cioè, non direttamente.-
 
 

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