Albus Severus Potter

di giu_ggiola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Compleanno ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Direzione? Hogwarts! ***
Capitolo 4: *** Pregiudizi, Incontri e Amici ***
Capitolo 5: *** Primo Anno ***
Capitolo 6: *** Sogni Doro... ***
Capitolo 7: *** Il mistero di Kathleen Smith ***
Capitolo 8: *** Il Primo Giorno di Scuola ***
Capitolo 9: *** Non mi deludere ***
Capitolo 10: *** Tête-à-Tête ***



Capitolo 1
*** Il Compleanno ***


Era una giornata assolata, il cielo era uno specchio di colore azzurro e neanche le nuvole potevano apparire minacciose, si erano tinte di un delizioso bianco, che le faceva assomigliare a grandi pezzi di cotone.
Spostando il naso da quello spettacolo alla linea dell’orizzonte, si presentava la scena di un immenso campo di grano, che sembrava solo sfiorato dalla mano carezzevole del vento.
Se anche il tempo non l’avesse promesso, quello era un giorno speciale, e un ragazzino, che in quel momento osservava la scena con occhi colmi di gioia lo sapeva.

Testa di Rapaaaa!” e il ragazzino si rabbuio scuotendo la testa. L’urlo proveniva dall’interno di una casetta, sembrava più un cottage, ma vi erano state “incollate” ai lati due torrette di pietra, sbilenche e con l’aria di poter cadere da un momento all’altro.
“Uuuuh! Testa di Rapa?” sempre quel qualcuno urlava, chiaramente all’indirizzo del ragazzo seduto fuori, che non sembrava averla presa molto bene.
Si tirò in piedi e con stizza si pulì la polvere sui pantaloni. Mentre si incamminava verso la casa, sbuffò e tirò un pugno molto forte a quella che sembrava un insegna, appesa appena a dieci metri dalla casa, recitava “Il Castello”.
Sembrava comico come nome, visto che probabilmente si riferiva alle torri sbilenche, che avrebbero dovuto ricordare quelle di un castello.
“Ah! Ecco testa di rapa! Pensavo di doverti chiamare ancora una volta” disse un ragazzino, era abbastanza magro per la sua età, aveva gli occhi di una particolare sfumatura di marrone, dei ciuffi di capelli rossi che gli si sparpagliavano sulla fronte in maniera disordinata e un ghigno stampato in faccia, di aria divertita, quasi perfida.
“Smettila James, prima che ti affatturi la lingua e ti faccia cantare tutte le canzoni di Celestina Warb…” una donna che somigliava molto a James non riuscì a concludere la frase, che quest’ultimo urlò “No!” e scappò via, tra le risate generali.
“Mi ha chiamato solo per infastidirmi vero?” chiese il ragazzino, quasi come se fosse sicuro della risposta.
“Si, ma visto che sei qua, aiuta tua sorella a mettere a posto i tavoli”.

La donna stava sistemando alla bene e meglio alcune pentole sul fuoco, non sembrava che fosse particolarmente convinta di quello che faceva e anche le pentole, probabilmente lo sentivano, perché continuavano a sbatacchiare tra di loro e a capovolgersi a testa in giù. “Oh piantatela, stupide!” borbottò la donna, al che una delle tre pentole si ruppe a metà, lasciando interdetta e furiosa la strega.
“Vuoi una mano, mamma?” la madre del ragazzo si riscosse dalla sua aria accigliata, come se un secondo prima stesse pensando a come disintegrare tutte le pentole con un solo incantesimo.
“Non essere sciocco, Albus, ti ho detto cosa devi fare, no? Ci penserà nonna Molly, quando arriverà”.
Dicendo questo, guardò fuori dalla finestra speranzosa, sperava che la nonna Molly letteralmente cascasse giù dal cielo. Tutti lo speravano in realtà.
Albus si mise a pensare, mentre raggiungeva l’altra parte della casa, che se suo padre non fosse stato così bravo a cucinare, probabilmente sarebbero stati affamati un giorno sì e l’altro pure.

Sua madre, aveva molte qualità, sapeva giocare a Quidditch, era brava a raccontare le storie, faceva ridere, sapeva affatturare qualsiasi cosa, produceva un ottimo gratta e netta quando si trattava di dare una ripulita alla stanza di James e forse era una delle poche in grado di rispondergli a tono, ma purtroppo, non era proprio capace di cucinare! Non come papà, che era un cuoco accettabile, ma soprattutto non come la nonna Molly, che era a dir poco straordinaria, ecco perché, ad ogni evento che si doveva organizzare, si invitavano i nonni prima, nonno Arthur teneva alto il morale durante i preparativi e la nonna Molly avrebbe impedito alla mamma di distruggere la cucina, impedendoci di mangiare.
Era il 15 luglio, il suo compleanno, compiva undici anni, l’età più importante della sua vita.
Albus, non aveva mai dato troppo peso ai suoi compleanni, forse perché anche suo padre non gliene aveva mai dato troppo, o forse perché, in una famiglia così numerosa, non veniva spontaneo pensare troppo e solo a se stessi, ma quest’anno, era l’anno più importante di tutti! Avrebbe ricevuto la sua lettera per Hogwarts, non poteva far altro che pensare a questo.

Arrivò al giardino e vide sua sorella Lily, che preparava lentamente una lunga tavolata Aveva l’aria imbronciata.
Albus ne sapeva il motivo, ciò che per lui era ragione di felicità, per la sorellina era invece motivo di sconforto.
Lo guardò come se avesse il potere di schiacciarlo, rimase due buoni minuti così e evidentemente, avendo fallito il tentativo disse solo: “Auguri, le forchette sono laggiù!”. Seguito dal suo tono acido, prese forchette e coltelli e iniziò a disporli lungo il tavolo.
Il ragazzo non voleva toccare un tasto dolente e così preferì parlare di qualcos’altro “Allora, James se l’è data a gambe, eh?”.
Lily, forse trovando un motivo di sfogo nel prendersela con il fratello maggiore, disse “Perché? L’hai mai visto dare una mano quando c’è n’è bisogno?” e dicendo così tirò un calcio ad una pietra.
“Dov’è esattamente?”  ma non ebbe bisogno di risposta, perché, il fratello maggiore apparve all’improvviso, in mezzo al cielo, a cavallo di una scopa.
“Evvivaaaaaa!” urlò a pieni polmoni! “Potter conquista il boccino d’oro! E fa vincere Grifondoro per il sesto anno di fila!”. Si pavoneggiava, alzando in aria qualcosa di invisibile e inchinandosi al comando di applausi inudibili.
“Scendi da lì pallone gonfiato! Quest’anno è già tanto se ti prendono come riserva!” disse una voce sarcastica alle spalle di Albus.
“Roxy!!!” strillò Lily esaltata e le saltò praticamente in braccio.
“Potrebbero prenderlo invece Roxy, sarebbe un perfetto bersaglio per i nostri allenamenti!” rispose un ragazzo con la pelle scura e con un sorriso grandissimo.
“Auguri Al” dissero insieme i due ragazzi appena arrivati e mentre il ragazzo scuro scompigliava i capelli ad Albus, la sorella si caricava sulle spalle una raggiante Lily.
“Oh Freddie, Freddie, io entrerò in squadra quest’anno, non importa in che modo, dovessi far mangiare cacca di drago agli altri partecipanti, avrò un posto in quella dannata squadra!” James fluttuava a due metri dalla faccia del cugino.
“Forse, se non mi avessi chiamato Freddie, avrei anche potuto pensare di darti una mano, ma ora invece, mi sa che dovrò riempire il tuo piatto di cacca di drago, giusto così, per ricordarti che i grandi comandano” e dicendo così ammiccò dalla parte di Albus.

James, per nulla intimidito si scostò il ciuffo rosso dalla fronte e con aria risoluta tornò a svolacchiare di qua e di là, improvvisando finte e schivando invisibili bolidi.
“Quest’anno farete delle selezioni durissime per il Quidditch eh?” chiese Albus, quasi speranzoso, guardando in direzione del fratello.
Questa volta rispose Roxanne, che aveva appena posato Lily per terra “Quest’anno eviteremo di prendere certe schiappe, ma soprattutto, non faremo favoritismi” disse risoluta.
“Favoritismi?” chiese Albus a Roxanne “Gli anni scorsi abbiamo avuto alcuni problemi, sai, figli di figli, nipoti, cugini e fratelli…” lasciò la frase in sospeso per osservare ammirata una splendida virata di James.
“Così, ci siamo ritrovati in squadra alcuni soggetti incompetenti, soprattutto nel nostro primo anno” continuò Fred convinto.
“L’ultimo che si è salvato forse è stato Teddy, lui si che era un ottimo cercatore, ma purtroppo è uscito un anno prima che noi entrassimo in squadra, ora come ora non ci sono molti bravi giocatori, ma pare che Emilia Gwentry non se ne accorga…”
“Certo, perché quando mai i suoi amati cugini potrebbero essere delle schiappe?” chiese Roxy in tono scettico e passò ad imitare quella che doveva essere una ragazza petulante e dalla voce stridula “Schiappe dici Weasley? Quello la è mio cugino di terzo grado! Ha preso la parte Troll della famiglia, per questo è così intelligente!” e i raggazzi risero della sua imitazione.
“Più che delle schiappe a me ricordano tanto dei babbuini su scope, eccetto voi due si intende!” disseuna terza voce, familiare ad Albus.
Apparteneva ad una ragazza, doveva avere la stessa età di Roxanne e di Fred, ma sembrava più adulta, sia nei modi di fare che nella figura, altezzosa e con un non so che di nobile. “Ciao Lucy” disse Albus diventando rosso dal collo fino alla fronte.
Lei, alla vista del piccolo cugino sorrise amabilmente e, mettendolo ancora più in difficoltà, lo baciò sulla fronte.
Roxanne, che non sembrava avvezza alle smancerie, le diede una pacca sulla schiena, come se fossero due commilitoni dello stesso reggimento.
Lucy, colta di sorpresa, avendo perso l’equilibrio, per poco non si trovò a terra.
Mentre le due iniziavano a chiacchierare di compiti e di altre faccende scolastiche, Al, indisturbato, poté osservarle meglio.

Una aveva la pelle color ebano, gli occhi neri e i capelli che sembravano petrolio liquido, all’altra invece, cadeva oro liquido sulle spalle, mentre la sua pelle era come miele, ma la cosa che più lasciava Al affascinato erano i suoi grandi occhi blu, che la facevano somigliare ad una cerbiatta.
Vedendole così non si sarebbe detto che erano cugine, una muscolosa, agile, maschile, l’altra leggiadra e posata. Eppure ad Hogwarts si sapeva che erano parenti, nonché migliori amiche.
Albus continuò imperterrito a guardare sua cugina Lucy, finche Lily non gli diede un pestone sul piede “Sei proprio come lo zio Ron!” disse schifata “Non hai un minimo di pudore!”
Albus si riscosse e rosso di vergogna disse “Non sai neanche cosa voglia dire pudore, ragazzina” la bambina, facendogli una linguaccia, se ne andò compiaciuta di aver smascherato il fratello.

Nel frattempo, i parenti iniziavano ad accumularsi e dopo che lo zio George e lo zio Percy furono arrivati, con grande sollievo della mamma, arrivarono anche i nonni e la casa iniziò a farsi caotica.
Certo Albus ci era abituato, ma era una cosa che lo metteva spesso in soggezione, dover stare tra tutta quella montagna di parenti.
“Per l’amor del cielo Ginevra!” urlava la vecchia signora, “come è possibile che tu non riesca nemmeno a far bollire un po’ d’acqua?".
 Sentì ululare dall’interno della casa.
“Qualcuno è nei guai” ridacchio lo zio George mentre passava una mano sui capelli corvini di Albus.
“Dov’è tuo padre? Devo fargli vedere alcune cose…” disse George, prima di essere interrotto da un grido “George!” urlò una donna scura. “Puoi dire a tuo figlio di piantarla di comportarsi come un idiota?”
Albus e George si voltarono verso il prato e videro che Fred, stava lanciando sassi grandi quanto una mano nella direzione di James, che molto abilmente li schivava uno per uno.
George sghignazzò e sgattaiolo verso il figlio.

Albus, seduto su una sedia, notava come all’improvviso il cielo si fosse fatto purpureo, così, ritornato in un semi stato di tranquillità, ne approfitto  per pensare alla sua lettera e alla paura di non essere all’altezza della situazione.
La cosa che più lo preoccupava era che non avrebbe vissuto le grandi avventure che avevano vissuti i genitori: niente gite nella Foresta Proibita, niente capatine notturne da Hagrid, niente visite allo studio del preside di notte, ne giretti nella stanza delle necessità, niente di tutto questo sarebbe successo e Albus, un po’ se ne dispiaceva. Chissà se i suoi compagni di stanza sarebbero stati ganzi come lo zio Ron o come Neville…

Mentre sospirava all’idea di tutto questo, si riaffacciò sulla sua mente una discussione vecchia avuta con il fratello maggiore.
“Albus, sei talmente sciocco che potresti finire in Tassorosso!” ridacchiò James, mentre gli tirava una pappa gialla addosso, che secondo la madre, sarebbe dovuta essere purea.
“Finiscila James!” disse esasperata la madre, e con un colpo di bacchetta fece tornare la pappetta, che in quel momento era a mezz’aria, direttamente nella bocca di James.
Dopo essersi ripreso dal gusto orribile, il fratello tornò alla carica “Avanti mamma! Guardalo ha proprio la faccia da Tassorosso…oppure” e gli occhi di James si illuminarono di un malsano divertimento “Perché no? Potrebbe diventare un Serpeverde!” Ginny quasi si strozzo, forse per la rivelazione a cui non aveva mai pensato oppure perché aveva trovato un rimasuglio strano dentro il suo cucchiaio di purea.
Sta di fatto che la discussione non si era conclusa lì, quando James non aveva nulla di spiritoso o di cattivo da dire, ritornava sempre sull’argomento, parlando di come Albus sarebbe stato un perfetto Serpeverde e di come si sarebbe unito alla schiera dei cattivi più stupidi e zucconi della storia. Quando c’era il padre, James non osava tirare troppo la corda, ma questo non impediva ad Albus di non pensare “E se finissi in Serpeverde?”
Così, in quella specie di angolino che si era creato, Albus iniziò a tormentarsi ancora.

La sera era ora mai calata sul cottage che si chiamava “il Castello”.
James, Roxanne, Fred e Lucy, non avevano perso tempo e si erano messi a fare una vera e propria partita a quattro, lanciandosi quelle che Albus sospettava fossero le zucche che coltivava la mamma.
Erano arrivati zio Bill e zia Fleur e i loro bellissimi figli, Victoire, Dominique e Louis.
Albus fu confortato nel vedere suo cugino Louis, almeno con lui poteva condividere il panico "Pre-Hogwarts".
Divenne tutto rosso mentre le sorelle Victoire e Dominique gli baciavano le guance con tre sonori “Smack!”.
Anche Louis, seppur maschio e seppur ancora piccolo aveva un non so che di abbagliante, i suoi capelli erano di un arancione acceso, come quasi tutti i Weasley, però qualcosa nel suo aspetto simmetrico e nei suoi occhi azzurri dava la sensazione di perfezione ed luminosità.
Gli tirò una pugno sulla spalla, che riscosse Albus “Agitato cugino?” chiese Louis facendogli l’occhiolino.
“Auguri tra l’altro!” e così dicendo gli porse un pacchetto di carta “Questo è solo da parte mia”.
Il rosso gli consegnò il pacchetto frettolosamente e distolse lo sguardo, puntandolo su Lily, che in quel momento stava facendo rimbalzare dei sassolini sul palmo della mano.
Albus sorrise, sicuro che il cugino, nonché migliore amico, non volesse sembrare troppo sdolcinato.
Il moro aprì la busta e ci trovò un paio di occhialoni da vento, le rifiniture di cuoio erano spettacolari e portavano ai lati due piccole P dorate.
“Wow” disse Albus colpito, facendo nascere in Louis un certo compicimento “Belli vero? Sono fatti apposta per il Quidditch”.
Al capì subito che cosa voleva dire Louis con quella frase, “Lo sai Lu, non parteciperò alle selezioni, non ne sarei in grado…” Lu, quasi disgustato disse “Non puoi essere così codardo Al! Sei un mito a giocare, saresti il miglior cercatore della tua Casa!”.

Al rimise gli occhialoni da vento nel pacchetto e senza dare alcuna risposta, se non un cenno di ringraziamento, entrò in casa, dove sentiva la madre e la nonna che litigavano ininterrottamente.
“Oh, il mio piccolo Al, ma quando sei bello?” disse nonna Molly, smettendo per un secondo di rimproverare Ginny,  “Assomiglia così tanto a tuo padre…” continuò tubando “è una vera fortuna, altrimenti saresti imbranato come tua madre…” concluse in tono acido rivolto alla figlia, che si voltò imprecando sotto voce.
“A proposito dove è Harry, anzi dove sono quei tre?” chiese Molly.
“Lo sai mamma… da quando hanno sentito di quei maghi che vorrebbero riportare in auge la soppressione dei babbani…” disse Ginny senza concludere la frase.
“Almeno Ronald dovrebbe essere qua! È sempre in ritardo quel ragazzo, parola mia, uno di questi giorni….” Stava concludendo Molly ma venne interrotta.
“Uno di questi giorni…” continuò una voce maschile “Ti sorprenderai nello scoprire che tuo figlio non è più un ragazzino!” disse un uomo, era abbastanza giovane, ma si notava già una stempiatura in atto.
“Zio Ron!!” saltò Al divincolandosi dalle strette braccia della nonna. “Come va campione? Undici anni vero? E che cosa c’è di meglio?” chiese retoricamente Ron Weasley, mentre dietro di lui, due ragazzini con le teste rosse si sporgevano dalla finestra per vedere la partita di Quidditch in atto.
“Ciao Al” disse una ragazzina impettita, aveva corti capelli ricci di un color carota. Sorrise e mostrò due grossi denti, che la facevano assomigliare un po’ ad un topino. “Buon compleanno” disse, tenendosi a distanza. Albus era sporco di terra, e evidentemente lei non voleva sporcarsi.
“Auguri” ribatté timidamente l’altro bambino, che assomigliava in maniera impressionate ad alcune foto di zio Ron da piccolo.
“Oh venite qua e fatevi abbracciare!” disse Al, tirando a se il piccolo Hugo e la cugina Rose, la quale poco convinta cercò di svincolarsi.
Dopo un pochi minuti, e qualche debole lamento da parte di Rose, Albus lasciò andare i cugini e i due bambini, salutarono la zia Ginny e la nonna Molly, che guardò Rose, come se si aspettasse qualcosa.
“La mamma e lo zio Harry dovrebbero essere qua a breve” rispose Rose alla domanda silenziosa della nonna.

Tutti iniziarono a sedersi lungo il tavolo e Louis guardava imbronciato Albus, che per l’ennesima volta aveva evitato il discorso “Diventa il re del Quidditch”.
La sera scendeva rapidamente, lasciando spazio solo alle lanterne di carta colorate, che poco prima il nonno Arthur aveva incantato, sotto gli sguardi vigili e sbalorditi di Lily e di Hugo.
Ginny era intenta ad allontanarsi più che poteva dalla madre, onde evitare di farsi affatturare o insultare per le sue scarse doti culinarie, George e Charlie, che si era aggiunto alla comitiva poco prima di Ron, parlavano di qualche lavoro che Charlie avrebbe compiuto di lì a poco: “…Più fuoco di quanto tu non ne abbia mai visto!” e George parve molto stupito.

Le zie di Albus, se ne stavano per i fatti loro, parlando chi di lavoro, chi di mariti e chi di qualche altra cosa molto allegra, le faceva ridere e lacrimare per l’ilarità.
“Audrey, perché non ci racconti di quel mago russo?” chiese un’ammiccante Angelina, provocando le risatine di tutta la comitiva.
I giovani erano tutti radunati al fondo della tavolata, mischiati come potevano, Dominique stava vicino a Fred, Roxanne condivideva qualche segreto con Lily, Lucy stava raccontando a Victoire della sorella, che era stata presa come guaritrice al San Mungo e nel frattempo, Al, Rose e Louis se ne stavano zitti, zitti, in un angolino del tavolo guardandosi i piedi.

Tutti e tre sarebbero andati ad Hogwarts, il loro più grande sogno. Sarebbe stato bello se fossero stati accettati nella stessa casa e avessero vissuto insieme tutte le grandi avventure che sognavano.
Non avevano bisogno di parlarsi, sapevano tutti e tre quello che ognuno di loro stava pensando, anche perché tutti pensavano la stessa cosa. “Che cosa succederà?”.
La sensazione era quella che si prova quando stai per fare qualcosa di emozionante e sconosciuto insieme.
Il primo a parlare fu Louis “Ragazzi, manca ancora un mese no? Godiamocelo con… tranquillità”.
Rose lo osservò “io sono molto tranquilla”  mentì spudoratamente “ma credo che tu abbia ragione, godiamoci la festa di Al e tutto il mese che ci resta.”
“Magari potreste fermarvi qui per qualche settimana no? Staremo un po’ insieme e non dovrò sopportare i deliri sul più grande cercatore del mondo” chiese Al guardando storto James, che ora cercava di abbindolare Hugo con qualche racconto sulle sue prese epiche.
“Magari potremmo allenarci anche noi, così gli faresti vedere che osso duro sei…” propose Louis.
Prima che Al potesse rispondergli che era ossessionato, La zia Hermione e suo padre si materializzarono nel giardino, e arrivarono al tavolo a braccetto. Sembravano stanchi, esausti a dirla tutta.
“Scusate il ritardo, abbiamo avuto alcuni problemi con….” Stava dicendo Harry, ma Ginny gli andò in contro, togliendogli la giacca e dicendo “Basta Harry, è il compleanno di Al, godiamocelo senza parlare di lavoro”. Harry annuì sorridendo e strizzando gli occhi alla ricerca del figlio, a cui poco dopo sorrise.
Due paia di occhi verdi si incrociarono e Al si sentì quasi rincuorato, come se tutte le sue paure su Hogwarts potessero fuggire davanti allo sguardo del padre.
“Benissimo” rispose Hermione ad una domanda.
Erano in ventidue a tavola, solo una sedia era vuota e mentre la nonna Molly aiutata da  Angelina e da Ginny portavano le pietanze a tavola, parve che solo Harry si accorgesse della mancanza dell’ultimo ospite.
Teddy dov’è?” chiese ai commensali. Stranamente la risposta venne da una imbarazzata Victorie che disse “Teddy mi dice di chiedervi scusa, ma purtroppo arriverà in ritardo questa sera”.
Harry osservò attentamente Victoire e decise di non indagare, punto la bacchetta e fece sparire sedia, piatto e posate.

La cena durò a lungo, tanto che, la luna era già molto alta nel cielo;  al momento della torta ci furono grandi schiamazzi e Al, abbracciato al padre soffiò con forza sulle undici candeline, il suo desiderio, andò ad Hogwarts.
I regali non erano tanti, ma Al non ci fece caso, qualcuno gli aveva regalato dolci, altri invece gli avevano regalato oggetti strani, zia Hermione gli aveva regalato il libro “Storia di Hogwarts” dicendogli “Se sei furbo lo leggerai attentamente, non come tuo zio Ronald!” e zio Ron continuava a chiedere scusa dicendogli che gli avrebbe regalato qualcosa di più bello di un libro.
Infine, mettendosi una maglietta leggera con una A scarlatta sul petto, si avvicinò al padre che gli disse “Entra in casa, il mio regalo è lì”.
Mentre Louis gli diceva “Sarà una scopa!” e Al pensava che l’amico fosse davvero fissato con il Quidditch, entrò in casa e vide che su una delle mensole stava ritta e quasi immobile una bella civetta marrone.
Ad Albus si illuminarono gli occhi e pensò che fosse il regalo più straordinario del mondo.

“Così potrai scriverci quando vuoi” disse Ginny accarezzandogli la testa.
“Così quando te la farai sotto, anche mamma e papà lo verranno a sapere, ma non credo che correranno a pulirti” disse James che era entrato di soppiatto.
Ma Al non si scompose, era troppo felice per preoccuparsi del fratello, così prese ad accarezzare dolcemente la civetta, che al suo tocco chiudeva gli occhi compiaciuta.
“L’abbiamo lasciato senza parole!” disse Harry felice “peggio di quella volta che impedimmo a James di usare la scopa per un mese….”  Zio Ron ridacchiò “No, quel silenzio rimarrà nella storia!” e un James imbronciato tornò nel giardino, a godersi le attenzioni di Hugo.
“Grazie” disse soltanto Albus.
“Ora gli vorrai dare un bel nome!” disse Harry.
Albus ci pensò, ricordandosi il nome di una costellazione, letto su uno dei suoi libri di Astronomia.
Orion disse.
“E che Orion sia!” rispose Harry sorridendo al figlio.

La serata si concluse con qualche battibecco sul Quidditch e qualche risata a proposito di vecchie storie spiritose.
Albus, lasciata libera la sua Orion, decise di accontentare Louis e si mise su uno dei vecchi manici di scopa di casa, per non dover più sentirsi importunare dal cugino.
Dopo qualche dramma e qualche sasso lanciato un po’ troppo vicino alle teste dei giocatori, i genitori richiamarono i figli, e tutti si salutarono, la piccola Lily pianse dal dispiacere nel salutare Roxanne: “Piccola, vedrai che ci rivedremo presto!”.

Fleur acconsentì a lasciare il suo prezioso figlio per due settimane a “il Castello” e Teddy Lupin, che era arrivato in ritardo, decise di dormire lì, per passere un po’ di tempo con il padrino.
Rose, tornò a casa con i genitori, dicendo “Ragazzi, ho molte cose da fare, non posso stare qui a gingillarmi!”.

Così rimasero solamente in sette.
 











N.d.A: Benvenuti a tutti coloro che iniziano a leggere questa storia! Spero che non vi affatichi troppo il mio modo di scrivere, questa è la prima fanfction a capitoli che scrivo su Harry Potter. Non mi ero mai cimentata nella scrittura di qualcosa di non originale, ovvero di soggetti non creati dalla mia fantasia (a parte qualche One Shot, quando mi sentivo particolarmente ispirata). Come avrete capito questa storia parla di Albus Severus Potter (nome altisonante) ossia un ragazzino, che non ha semplici genitori, ne una semplice storia di famiglia alle spalle, ma che in tutto e per tutto è normale, perchè si trova a dover affrontare il suo primo anno a Hogwarts, con le sue difficoltà, i suoi ostacoli, a dover vivere nuove esperienze e a conoscere nuove persone, sia amici che nemici. Oltre questa storia, che credo sia commovente, come è commovente vedere l'emozione che i ragazzi hanno nel iniziare cose nuove, con le loro paure certo, ma sopratutto con le loro speranze, andrò a raccontare altre cose, cose che accadono nel mondo magico, cose che, forse, Albus dovrà affrontare nel corso di questo suo primo, ed emozionante anno. Segreti che potrebbero venire a galla e equivoci con i suoi amici. Spero di avervi lasciato un briciolo di curiosità! Vi ringrazio molto di aver letto questo primo capitolo, continuate ad andare avanti con la storia e commentate! Ogni commento positivo o negativo sarà sempre ben accetto. Per ogni dubbio scrivete! e che dire ancora? Al prossimo capitolo! Un grosso abbraccio, giu_ggiola! :)

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Capitolo 2
*** Diagon Alley ***



Erano passate ora mai due settimane a “Il Castello”, Teddy se ne era andato, e presto Albus, Louis e James sarebbero dovuti andare a Diagon Alley.
James non faceva altro che supplicare dalla mattina alla sera che gli si comprasse una scopa nuova, finché, forse vinto dall’esasperazione, Harry acconsentì, purché non si trattasse di una scopa troppo costosa.

Le giornate passavano tranquille e assolate nel cottage di pietra, James faceva esplodere qualcosa nella sua stanza praticamente ogni giorno, Lily continuava a rubare la scopa di James da capanno e Al e Louis andavano in esplorazione per la campagna e a volte anche nel paese vicino.

“Hai visto quel babbano? Per poco non si schiantava contro il muro, se avessero i nostri incantesimi di equilibrio, di sicuro non gli succederebbe nulla…” asserì Louis.
Al, un po’ preoccupato per Orion, che era fuori or mai da due notti, si mise a guardare fuori dalla finestra e dovette strizzare un po’ gli occhi, per vedere che stavano arrivando tre gufi in volo, uno di questi era la sua civetta.

“Ehi ma quello è Cletus!” gridò Louis riconoscendo il suo gufo nero.
Albus si sentì svenire, sapeva che tutto quello poteva significare solo una cosa… Hogwarts.
James scese in salotto, teneva nelle mani sporche di terra quelli che sembravano vermi.

Guardando la faccia verdognola del fratello minore e sghignazzò.

Una volta arrivati Orion, Cletus e Zimmer, il gufo cornuto di James, con mano tremante Albus srotolò la sua lettera e vi lesse:
Signor A. S. Potter
Salone su giardino
“il Castello”
Kersal
Notthingamshire

“Accidenti!” Pensò Albus, leggendo le parole verde smeraldo, non si poteva fraintendere un indirizzo così inequivocabile, avrebbero sprecato tanto tempo a scriverlo, solo per dirgli che, non aveva abbastanza poteri magici? “Certo che no!” Si disse e con mani un po’ più sicure, ma ancora incerte, prese a scartare la lettera con molta delicatezza, come se fosse la cosa più fragile del mondo.

James nel frattempo aveva quasi fatto a brandelli la sua, e ora la stava leggendo ad alta voce alla madre, che prendeva appunti mentalmente sulle cose nuove da comprare, anche Louis, seppur molto agitato –Albus lo capiva dal fatto che le sue orecchie si erano tinte di rosso- l’aveva già scartata ed era andato dallo Zio Harry a fare qualche domanda sui libri, tra tutti i presenti solo due persone nella stanza erano davvero molto preoccupate, Albus, che aveva paura di trovare qualche brutta sorpresa e Lily, che era sicura che Albus non avrebbe trovato nessuna brutta sorpresa.

“Testa di Rapa, allora, la vuoi aprire?” disse James con il suo sorrisetto sghembo “Al massimo ti diranno che sei un Magonò e buona notte al secchio!”.
“James!” disse il padre come monito e questo bastò a farlo ammutolire.

Tirò fuori la lettera e lesse, con molta attenzione:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Direttore: Minerva McGranitt
Caro signor Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1 settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi
Filius Vitious
Vicedirettore
Con una certa felicità in viso si voltò verso il padre che nel frattempo stava scrivendo tre risposte di conferma, le consegnò ai tre uccelli, che dopo aver bevuto e mangiato qualche topo stecchito, tornarono, volando nel luogo da cui erano arrivate.

“Molto bene Al, magari domani possiamo andare a Diagon Alley, sarà meglio scrivere ai tuoi genitori Louis, non vorrei che si preoccupassero”.
Al, guardò la sorella, che stava seduta su una sedia in cucina e cercava di dissimulare il suo sconforto, pelando le patate.
Si avvicinò e la guardò “Lily, presto toccherà a te, vedrai… vedrai che passerà in un lampo!”
“Certo! Mi lasciate sempre da sola! Prima James e ora anche tu e Louis e Rose! Tutti sono a Hogwarts e io sono ancora qui, devo andare a scuola e fare finta di essere una babbana.” Sbottò con frustrazione.
“Non sei da sola, anche Hugo deve aspettare il suo turno, ma vedrai che quando tornerò a casa ti racconterò tutte le cose belle che ho visto, ti spiegherò tutte le magie, così quando arriverà il tuo turno sarai la migliore strega del tuo anno!” provò a calmarla Albus.
Lily, seppur per niente rincuorata, apprezzava lo sforzo che faceva il fratello per non farla essere triste.
Si asciugo una lacrima dal viso lentigginoso e puntò lo sguardo sulla lettera giallognola che giaceva immobile sul tavolo “Non finisci di leggere quello che c’è scritto?” chiese, in modo gentile e corrucciato.
Albus annuì con forza, prese la lettera e iniziò a leggerla alla sorellina.

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un Cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d’argento)
N.B. tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Batilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Erbe magiche e piante stregate, volume I e volume II di Neville Paciock
Il piccolo Pozionista incantato, di Horace Lumacorno
Gli Animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le oscurità e il loro potere, di Theodore Lupin
Altri accessori
1 bacchetta magica
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d’ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.

SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON è CONSENTITO L’USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.

In particolare Albus urlò l’ultima frase rivolgendosi al cugino, che già sbuffava infastidito borbottando qualcosa come “la vedremo…”.
“Papà, come mai quest’anno quelli del primo anno devono comprare il libro di Teddy?” chiese James incuriosito. Harry sorrise, ma non rispose alla domanda “Vedrete” disse semplicemente.

Dopo il pranzo, che Harry aveva preparto, Ginny chiedeva insistentemente se l’uomo volesse fare o meno qualcosa “Avanti Harry, facciamolo, vedrai che ne sarai felice!” mugugnò Ginny supplichevole.
Albus pensava si trattasse di qualcosa che riguardava il compleanno del padre, insieme a lui condividevano lo sprezzo per le grandi celebrazioni, cosa che la madre non poteva assolutamente sopportare, ne dal figlio, ne dal marito.

James chiese ad Al di montare sulla scopa e fare qualche lancio, era tutta l’estate che non faceva altro che allenarsi, mentre Louis attendeva pazientemente una risposta dai suoi genitori.

Verso sera, si presentarono al completo i Weasley-Delacour, asserendo che avrebbero dormito lì.
“Saremo molto più comodi a viaggiare insieme per Diagon Alley, e poi potremmo darvi una mano a preparare qualcosa per il compleanno di Harry no?” lo zio Bill evitò accuratamente di guardare Ginny, che ne frattempo si aspettava qualche battuta sarcastica sulle sue doti culinarie.
 “Scerto la cara Ginnì non rifiuterà un petit d’aiuto, è torribile la sua cuscina…” disse zia Fleur, congelando tutti i presenti e facendo venire una specie di vena pulsante sulla fronte di Ginny.
“Mamma! Vieni a posare le cose, voglio farti leggere la mia lettera per Hogwarts” disse Louis trascinando via dal pericolo un’ignara Fleur.
“Bah…” commentò Ginny, mulinando i capelli rossi e spostandosi in maniera strana per il giardino, Harry trovo la cosa molto divertente, così ridacchio e guardò la moglie con sincero affetto. 

Subito dopo tornò a parlare con Bill di qualcosa di molto importante.
“Ho sentito che non li avete ancora trovati” disse zio Bill, quasi sotto voce “Purtroppo no, ma credo che sarà solo questione di tempo” rispose Harry con voce piatta, le rughe sul suo volto si fecero più fitte.
“Credi, Harry? Non li sottovalutare…” sembrava preoccupato zio Bill, forse Albus non avrebbe dovuto ascoltare quella conversazione , ma d’altronde non stava facendo niente di male, era semplicemente seduto al suo posto, non era colpa sua se loro parlavano così vicino di… qualcosa. Già ma di che cosa poi?
“Non li sottovaluto, sono troppo maldestri, lasciano tracce del loro passaggio, incantesimi di memoria eseguiti male, stanno cercando di reclutare qualche soldato credo, tra i vecchi mangiamorte scontenti, il problema è, anche se le loro intenzioni sono piuttosto chiare, non capisco come sia possibile che non riusciamo a scoprire che cosa stiano cercando, le ho pensate tutte Bill, magari qualcosa che era appartenuto a Voldemort…” Albus sussultò a quel nome, la paura si impadronì di lui e iniziò a tremare. Forse, c’era ancora qualcuno, che provava a rimettere su un vecchio stralciò di ciò che Voldemort aveva costruito? Ma come era possibile? Suo padre lo aveva ucciso definitivamente, aveva distrutto tutto di lui, e ora quei pochi che si opponevano dovevano o rimanere emarginati dalla società oppure fingere di non essere mai stati complici di Voldemort.
“Esattamente cos è che fanno?” chiese Bill mentre sorseggiava quello che sembrava succo di zucca.
“Loro vanno in giro a chiedere cose, che non dovrebbero chiedere, dicono che sono stati esclusi dalla società, che si prenderanno la loro rivincita, che purificheranno il ministero e il mondo, che Voldemort non è nulla in confronto al loro capo. Parlano di una profezia che è stata fatta, dicono che sorgerà qualcuno che riporterà la pace nel mondo della magia e che permetterà di far governare i veri maghi su quelli che non ne sono degni…”
“Molto inquietante.” Affermò “E tu non sei preoccupato?” chiese Bill. 
Harry lo guardò con aria di sfida “Riportano alla luce questioni vecchie Bill, profezie? Distruzioni dei Nati babbani? Un nuovo signore Oscuro? Avanti, sembra più una farsa per spaventare gli sciocchi, non trovi?”.
“A me spaventa parecchio” disse in un orecchio Louis ad Albus.

Il giorno seguente si svegliarono presto, James si pavoneggiava davanti a Dominique, la quale non lo degnava di un benché minimo sguardo, Lily stava giocando a Shangai con Victorie e Fleur si godeva un po’ di aria di campagna insieme al marito.
“Bill, sono cosi felisce che siomo qua, l’aria di mar cette tre bonne, ma dovremmo passare più tampo con i Potter!”.
“Ti prego, abbi pietà!” bisbiglio Ginny guardando il soffitto e Harry continuo a ridacchiare mentre si spalmava una generosa dose di marmellata sul pane.

Albus e Louis non avevano dormito molto bene, pensavano a questi nuovi pericolosi individui senza volto, che avrebbero potuto sconquassare l’ordine del mondo magico, distruggere tutto quello che di più caro avevano. La sera prima erano rimasti a lungo nella camera di Albus a parlarne.
“Credi che riporterebbero in vita Vold-, insomma lui?”. Albus ci pensò su e disse “Non credo Lu, insomma mio padre dice che non si possono riportare in vita i morti, al massimo possono essere fantasmi oppure solo ricordi, ma niente di corporeo.” 
“Quando sei morto, rimani nella tomba!” assicurò James, lo avevano avvertito di quello che avevano sentito, forse perché gli dava sicurezza che qualcuno più grande sapesse quello che succedeva all’infuori della confortanti mura de “il Castello”.
“Per quello papà e zia Hermione fanno gli straordinari!” disse Albus colpendosi la fronte!

“per questo Teddy non si fa vedere da così tanto tempo!” disse Louis rispondendo all’osservazione di Albus.

“Ma certo! È impegnato, starà cercando di trovare un modo per acciuffare quei tipi!” rabbrividì al solo pensiero.

“Ragazzi, secondo me vi preoccupate troppo, insomma avete mezzo neurone ciascuno, cosa vorreste fare? Trovarli voi?” e James rise di gusto a questa ipotesi “Vi dimenticate chi sono i nostri zii? I nostri genitori? Hanno combattuto Voldemort dannazione! Non il gatto di Gazza!” disse risoluto ancora una volta “Lasciate fare ai grandi!” e questa volta sembrava più un ordine che un consiglio,  “Albus, lascia perdere questa faccenda, ricorda che nostro padre è Harry Potter, se non trova una soluzione lui, allora chi?”.

Questa discussione non era servita a far calmare molto i due ragazzi, Louis, seppur agitato si era rassegnato a lasciare questi cupi pensieri agli adulti, ed era tornato a preoccuparsi della scuola, accompagnato dalla sua famosa espressione impassibile.
Albus invece, seppur convinto delle parole del fratello, aveva paura, temeva che qualcosa potesse rompere l’ordine stabilito meno di vent’anni fa dal padre, temeva che qualche Oscuro Signore, potesse tornare all’attacco. Alternava questi timori a quello di non sapere in che casa sarebbe stato assegnato, tanto più che questa storia lo intimoriva, tanto meno desiderava di finire casualmente tra i Serpeverde.

Quando tutti furono pronti, accesero il camino e come avevano già fatto l’anno prima, uno per uno ripeterono chiaramente “Diagon Alley” all’interno della fiamme verdi.
Una volta uscito dal camino, Al si ritrovò nel quasi familiare salottino de “Il Paiolo Magico”. Quando uscirono da lì, ogni preoccupazione di Al si dissolse, alla vista delle vie di negozi che si stendevano sotto i suoi passi.

Quest’anno toccava a lui!
Il padre usciva dalla Gringott, quasi spinto via da alcuni Folletti “Non credo che mi perdoneranno mai per quello che ho fatto!” Bill annuì seriamente alla constatazione di Harry e insieme si incamminarono lungo le vie.

Albus, leggendo le insegne che si affacciavano sulle stradine, ripensava alle storie che gli avevano raccontato i genitori a proposito dei negozi e dei commercianti. Dove una volta c’era Florian Fortebraccio che serviva gelati, ora c’era una ragazza molto carina, poco più giovane dei genitori di Albus che serviva gelati e altre delizie. Harry spiego che era la figlia maggiore di Florian, tragicamente morto durante la seconda battaglia contro Voldemort. “Credo che anche i suoi figli siano ad Hogwarts” disse rivolto verso James “Non so! Mi pare che non ci sia nessun Fortebraccio in Grifondoro” Harry sorrise: “Certo che no, dovrebbero avere un altro cognome credo sia…Terry” disse il padre tentennando la testa “Ah si! Be c’è né uno in Corvonero, vince tutte le gare di trasfigurazione, roba da secchioni insomma, si chiama Lucas, quest’anno dovrebbe arrivare anche la sorella ad Hogwarts, novellina come i due fidanzatini qui…” disse indicando Albus e Louis che parlottavano sotto voce e si arrabbiarono molto nel sentirsi apostrofare in quel modo. Harry ridacchiò, senza rimproverare il figlio.

Albus, Louis e James andarono da Madama McClan, si fecero dare tutto il necessario. Passando dal Ghirigoro trovarono Rose, in preda ad una specie di crisi isterica: non trovava un libro che  DOVEVA leggere prima dell’inizio dell’anno, ecco perché le parole del padre non la calmarono affatto “Rosie, quando lo troviamo te lo spediamo, insomma, non è la fine del mondo se non lo leggi prima di partire”
Rose gli scoccò uno sguardo di fuoco e lo stesso fece la madre, come se Ron non potesse capire l’importanza di quel momento madre e figlia. “Tale madre tale figlia amico!” disse scuotendo la testa ad Harry “Non oso immaginare i poveretti che dovranno sorbirsela ad Hogwarts” e dicendo così ci guardò con molta pietà “L’importante è che non le diciate che è un’insopportabile so tutto io!” disse Ronald ad Al e a Lu, “Già” rispose Harry “Altrimenti dovrete salvarla da un Troll di Montagna” e dicendo questo si misero a ridere.
“Non ci trovo nulla da ridere Ronald, ho rischiato la vita per colpa vostra e vi ho pure salvato le cosiddette natiche!” disse Hermione con fare imbronciato e di rimando la figlia assunse la stessa espressione.
“Oh Cara Hermion, mi fa tonto piascere vederti, ponsavo fossi rimosta a casa con Ginnì!” Hermione venne travolta dalla chioma bionda di Fleur e rispose sotto voce, visto che Fleur si era già girata verso Louis, “Ginnì è scappata da te, più in fretta che poteva”. Al guardò Hermione.
Zia Fleur non era poi così tremenda, alla fine, certo a volte il suo marcato accento francese dava un po’ ai nervi e certo a volte aveva la sensibilità di un rinoceronte, ma anche zio Ronald d’altronde, eppure non capiva come mai le donne della famiglia Weasley c’è l’avessero tanto con la povera Fleur. 
Quasi a risposta del suo pensiero qualcuno disse “Si chiama Gelosia amico, quando crescerai vedrai quanto sono pazze le donne!” Fred aveva appena raggiunto il Ghirigoro, dopo aver fatto una capatina al negozio del padre. “Noi saremo pazze? Quelli che si fanno abbindolare da una folta chioma bionda e due paia di occhi luccicanti invece cosa sarebbero?” chiese la gemella al fratello.
“Povere vittime di squali travestiti da sirene!” Rispose Fred e fuggì prima che la sorella potesse tirargli in testa un tomo che si intitolava: “1001 Modi per Scongiurare il Malocchio” .
“Non crescere mai Al, rimani sempre così carino e innocente, ma soprattutto non dare mai corda a certe donne…” e sospirando posò il tomo gigantesco.

Dopo aver comprato un po’ di mangime per la sua Orion e aver sbrigato le ultime commissioni in farmacia, arrivò il momento che più temeva, la scelta della bacchetta.
Certo, si era fatto raccontare da Fred e Roxy come in realtà lui non avrebbe dovuto fare niente, anche se James continuava ad insistere che, se avesse toccato la bacchetta sbagliata, probabilmente sarebbe rimasto fulminato.

Era spaventato e insieme ardeva di sapere quale sarebbe stata la sua bacchetta.
Olivander aveva lasciato il posto ad un suo lontano Nipote, che aveva studiato l’arte delle bacchette insieme allo zio, ora lavoravano fianco a fianco, in quel negozietto così insulso e al contempo così famoso.
Un giovane ragazzo si fece avanti, mentre un signore, talmente anziano da sembrare quasi secco, sedeva immobile dietro un banco polveroso.
“Benvenuti a voi!” disse il Signor Olivander junior.
“Salve” rispose Harry, non sembrava felicissimo di vedere la faccia del vecchio Olivander, Albus sospettava che non gli stesse troppo simpatico.
“Oh qual buon vento riporta qui il signor Potter!” disse il vecchio e la sua voce sembrava il crepitio del fuoco acceso. “Suppongo conosciate mio nipote Allaric Olivander”.
Il giovane Olivander si piegò in un inchino ossequioso e guardò la cicatrice di Harry. 
“Undici pollici, agrifoglio e piuma di Fenice” disse Olivander jr. “O forse dovrei dire..” ma Harry lo interruppe “Quella è la mia bacchetta!” con esagerata fermezza, cosa che spaventò Rose, Lu e Al.

Il vecchio Olivander sempre con un crepitio disse “Signora Weasley!” rivolta ad Hermione “Chissà se dopo la sua, riuscirò ancora a vedere qualcuno con una bacchetta di Vite”. Olivander jr, sembrò strabuzzare gli occhi per la sorpresa “Vite signora Weasley? Ma che legno favoloso!” cinguettò felice “Lo è mio caro Allaric, dopo di quella non ne ho più venduta una con un legno così raro, ma d’altronde si sa la Vite è un legno potente.”
“Benissimo, ora possiamo far vedere qualche bacchetta ai nostri figli?” disse spazientito Ron, che non era stato molto considerato.

“Chi sono?” chiese Olivander senior, “Rose Weasley, Louis Weasley e Albus Potter” disse Olivander Jr., come se avesse un invisibile elenco di bambini del primo anno. 
“Chi vuole incominciare?” chiese divertito il giovane.
“Pardon” disse Fleur “Io son venuta poco man di un mose fa, con le mon petit garcon…”.
“Ah certo certo” gracchio il signor Olivander, “La signora Fleur Weasley! Abbiamo preparato la bacchetta per suo figlio e che non si dica che da Olivander, non accontentiamo il cliente!” disse con un orgoglio fin troppo esagerato.

“Amico?” disse in tono sarcastico Al, lui alzò le spalle e disse “Due mesi fa, quando ho fatto undici anni, mamma mi ha portato a farmi una bacchetta su misura, dentro c’è il capello della mia bisnonna, sai Veela.” Disse a mo’ di spiegazione. Albus ridacchiò e disse “Veela” come se fosse la chiara spiegazione.
“Benissimo, la provi signor Weasley e mi dica” In silenzio Louis prese la sua bacchetta in mano, era bianca e stranamente lunga, appena l’ebbe toccata dalla sua punta uscirono ghirigori azzurri.
Il giovane Olivander, come un pappagallo a voce impostate disse “13 pollici e mezzo, Pioppo Bianco, Capello di Veela, flessibile”. Louis parve soddisfatto della sua bacchetta, infatti pareva davvero molto bella ed elegante, sembrava fatta d’avorio da quanto era lucida.
“Ci si aspetta che tu diventi un grande duellante ragazzo, porterai forse una rivoluzione a questo mondo?”

Ron sbuffò, spazientito dall’aria mistica che il vecchio metteva in ogni cosa che diceva, ma Louis parve colpito e ancor più deciso di prima ad affrontare il suo futuro ad Hogwarts.
“Rosie, avanti tocca a te” disse Ron spingendo la figlia in malo modo, più avanti che poteva e rivolgendosi alla moglie disse, piano“Non vedo l’ora di uscire da qui, quel vecchio pazzo…” ma Hermione lo fermò “Ronald, ti prego.”
“Benissimo, avanti Allaric!”. 
Allaric, obbediente e felice iniziò a prendere le misure di Rose, che nel frattempo osservava sicura i metri che le si srotolavano addosso.
Dopo molte prove, alcune che mandarono in frantumi bottiglie e vetri, pazientemente riparati dalla zia Hermione, il verdetto fu definitivo “Anche se mi aspettavo una bacchetta di Vite” disse il vecchio Olivander, quasi come un rimprovero “Sicuramente il Sicomoro è un legno che non vendo quasi mai, anzi direi che prima di oggi l’ho venduto solo a tre persone. Vedrai sarai una grande avventuriera, proprio come tua madre.”
Hermione sorrise imbarazzata e Ron soffiò dal naso, come se vi potessero uscire della nuvolette di fumo.
“9 pollici, Sicomoro, Corda di Cuore di Drago, Rigida” scimmiotto il giovane Allaric.
Ron pagò e fin troppo sollevato uscì da quel negozio, con la promessa di incontrarci tutti alla gelateria Fortebraccio.

“Molto bene” sorrise il vecchio rugoso “Signor Potter, alla sua famiglia ho venduto famigerate bacchette, tutti molto dotati nelle arti magiche i suoi parenti, mi ricordo la bacchetta che ho venduto a sua nonna, una strega di indubbio talento, forse solo al pari con la signorina Granger...” sembrava volesse continuare, ma invece disse con voce rauca “Il Padre” e il servizievole Allaric rispose “11 pollici agrifoglio e piuma di fenice” “La Madre?” continuo il vecchio secco, “11 pollici Nocciolo, corda di cuore di drago, rigida” ripete ancora Allaric in questo snervante botta e risposta tra zio e nipote. “Molto bene, ora se non mi ricordo male…” punto il suo sguardo opaco verso James “Signor Potter, ah si! Una straordinaria combinazione per lei non è vero? 10 pollici e tre quarti, Corniolo, legno davvero insolito, per un mago di sottile ingegno e molto esuberante, e corda di cuore di drago giusto?” chiese a James.
James con reverenza ribatté “Flessibile, signore”. Olivander senior rise, un suono alquanto agghiacciante pensò Albus, sembrava la risata di una vecchia Benshee delle brughiere.
“Benissimo, benissimo, ora signor Potter, vediamo se una bacchetta altrettanto eccezionale la sceglierà…io credo proprio di si!” e negl’occhi opachi, ad Albus, parve scorgere un luccichio sinistro.

Le misurazioni partirono e dopo poco tempo, Albus iniziò ad agitare diverse bacchette, ma nessuna sembrava quella adatta.
Ad un certo punto, qualcosa dietro la bottega del signor Olivander sembrò scoppiettare.
Allaric corse a vedere e lo vide tornare tremando, quasi come fosse sotto incantesimo: “Zio, zio, le tue preghiere sono state esaudite, questa bacchetta…”.
Il signor Olivander la prese in mano e le diede un rapido sguardo per poi passarla al ragazzino con i capelli scompigliati. Appena presa in mano produsse una cascata di scintille rosse, e spruzzo in tutte le direzioni.
“Signor Potter, lei c’è l’ha fatta!” disse Allaric. Albus pensò che qualcuno forse avrebbe dovuto porgergli una sedia, perché sembrava estremamente turbato.
La bacchetta che teneva in mano era molto sottile e bitorzoluta, ma abbastanza lunga da misurare quasi più del palmo della sua mano.
Il vecchio disse, con la stessa voce inquietante “13 pollici, Vite, Crine di Thestral, molto flessibile”.
“Signor Potter, lei ha potuto riscontrare quanto le bacchette di legno di Vite siano sensibili” disse il vecchio con aria saggia “Una bacchetta che sente il suo proprietario senza nemmeno che venga toccata, un legno potente certo, ma ancora più inusuale è il nucleo di questa bacchetta…”
Anche il padre parve colpito, “Da quando signor Olivander lei costruisce bacchette con crine di Thestral?” chiese con curiosità.
“Oh signor Potter, questa in effetti è la seconda che ho costruito, mi sono cimentato in un esperimento di perizia e abilita, ho unito due caratteristiche così differenti in una sola bacchetta, sarà eccellente, come straordinario, credo sarà il mago che la possiede.”
Finì di parlare con voce profetica e guardò intensamente Albus.
Dopo che Allaric si riprese dallo Shock, esagerato, secondo James, Harry pagò e uscirono da quel posto, che ad Albus iniziava a dare i nervi.

Albus si sentì libero, gli parve di aver vissuto un eternità in quel posto, e non vedeva l’ora di confrontarsi con i cugini più grandi sulle bacchette che li avevano scelti.
Mentre proseguivano per le strade del borgo, Albus si rigirava la bacchetta in mano, il legno non era elegante come quello della bacchetta di Louis, e non sembrava troppo resistente, come invece era quella di James, anzi, sembrava che anche solo sedendocisi sopra, si potesse spezzare.
Cosa aveva detto il vecchio Olivander? Ah si, crine di Thestral, ma che cosa erano? Lo chiese al padre.
“Al, ti ricordi quando ti ho raccontato di come io Ron, Hermione, arrivammo al ministero, durante il nostro quinto anno?” chiese Harry, aveva sempre l’abitudine di non rispondere direttamente alle domande, cercava sempre di fare in modo che i figli ci arrivassero da soli.
“Si, con quei cavalli invisibili, che somigliano ad un drago e che vedono solo chi ha visto qualcuno morire, no?” disse Albus con una spiegazione alquanto grossolana.
I cavalli della morte” disse James in un soffio all’orecchio di Al, che rabbrividì al pensiero di trovarsene uno davanti.
“Esatto!” disse Harry, “Quelli sono i Thestral!”. Albus rimase agghiacciato e osservò il fratello che fingeva di sbattere finte ali invisibili e di calare, con ferocia su prede altrettanto invisibili.
“Non essere sciocco Al, non fanno del male a nessuno, sono esseri molto sensibili e intelligenti, sono solo un po….particolari” disse il padre.
È una rarità trovare un nucleo di bacchetta del genere, scommetto che pochissime persone c’è l’hanno.” Per fugare ogni dubbio dipinto sul volto del figlio.
“Certo, perché tutte le altre sono morte precocemente” bisbiglio James.
Albus era costernato, come era possibile che proprio a lui fosse capitata quella bacchetta così insolita? Odiava profondamente sentirsi diverso, anche solo se la diversità, si identificava come essere speciali.

Arrivati alla gelateria, Rose stava decantando tutte le proprietà del legno della sua bacchetta, felice che fosse così raro.
“Allora Al, cosa ti è toccato?” chiese Rose che non vedeva l’ora di dire anche ad Al quali erano le proprietà magiche della sua bacchetta.
Mugugnò piano, piano “Vite e crine di Thestral”. Così lasciando tutti i presenti ammutoliti. “Wow!” disse Ron, “Il mio figlioccio è uno figo” e ammiccò verso Albus. 
Rose sembrava infastidita, forse perché pensava che lei, in quanto figlia di sua madre, si sarebbe meritata una bacchetta di Vite. La zia Hermione passò la bacchetta ad Albus, mostrandogli come fossero abbastanza simili nella forma.
“Strano, perché crine di Thestral?” chiese Hermione a Harry, lui scosse il capo e alzò le spalle.
Mentre Hermione sembrava pensare a quello strano caso di nucleo di bacchetta, Albus si accorse che molte persone di avvicinavano a suo padre, per salutarlo o anche solo per stringergli la mano, alcuni gli davano sonore pacche sulle spalle, e lo stesso fecero con Ron e Hermione.
“Papà!” strillò una bambinetta di poco più di cinque anni “Quello lì è nelle cioccorane!” disse con voce acuta. Il padre imbarazzato, strattono via la figlia con forza.
James, Rose, Albus e Luis si voltarono verso Harry, ma prima che potessero rispondere Fred disse “Parlano di me, sapete ho vinto un concorso di bellezza…” e mentre lo diceva si passava una mano tra i capelli scuri. Tutti scoppiarono a ridere.

Quel giorno Ron mantenne la promessa e portò Albus in un negozio di oggetti per il Quidditch. 
“Al, sono il tuo padrino e vorrei farti un bel regalo, visto che zia Hermione….” Si grattò la testa imbarazzato “Beh, sappiamo come è fatta.” E sorrise impacciato.
“Zio Ron, a me va bene così, non c’è bisogno che mi compri nulla!”, ma zio Ron non era affatto convinto e disse “Senti, Lu mi ha detto che sei davvero bravo sulla scopa” e gli sorrise “Tra l’latro ci mancherebbe, essendo tu figlio di tuo padre!” disse ammiccando, “Comunque” continuò “Ho parlato con i tuoi genitori, e anche se non è permesso possedere un manico di scopa al primo anno…” e Albus si illuminò di una gioia che non riuscì a nascondere “Pensavo che sarebbe giusto che anche tu ne avessi uno, di manico di scopa intendo!” disse per chiarire la faccenda. 
Albus provò a rifiutarsi, ma senza troppa convinzione, così alla fine gli tocco scegliere una scopa.

“Nimbus 2000?” rise James “Con quella scopa ci puoi fare il fuoco!” lo schernì James mostrando la sua Firebolt  di seconda mano. Harry non voleva che i figli pensassero di poter avere tutto quello che volevano, “Le cose si devono guadagnare!” diceva sempre.
“James, quella è la prima scopa su cui ho volato” disse Harry e James lo guardò con tono di sfida “Si e la Firebolt è quella con cui hai vinto più partite”. Per James non c’era confronto tra la Nimbus e la Firebolt.
Entrambe avevano qualche acciacco, gli aveva detto il negoziante, ma erano pur sempre delle ottime scope.
Continuarono a battibeccare per tutto il tragitto verso  “il Paiolo Magico”.
Louis continuava a guardare entrambe le scope con una vaga ammirazione, ma sempre con un velo d’impassibilità sul viso e diceva “Non è la scopa a fare il giocatore, se uno è bravo, è bravo anche su una ScopaLinda… e ho detto tutto”.
Rose invece guardava i ragazzi allibita dagli insulti e dagli epiteti che si scambiavano, mentre camminava scuoteva la testa e ripeteva a se stessa “Uomini!

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Capitolo 3
*** Direzione? Hogwarts! ***


Tornarono a casa. Angelina, la madre di Fred e Roxanne, Audrey e suo marito Percy, avevano iniziato a imbastire una grande tavolata, molto più grande di quella che avevano preparto per il compleanno di Albus.
Zia Molly dirigeva quelle che secondo Charlie erano “Le grandi manovre” della cucina, con un seguito di gente che pelava, strizzava e tagliava quello che sembrava cibo per un esercito.

In effetti, Ginny, pareva non aver ascoltato il desiderio di Harry di festeggiare un tranquillo compleanno in quella che era già una famiglia più che numerosa.
Aveva invitato Luna e suo marito Rolf Scamander, “è il nipote di Newt, quello che ha scritto Animali Fantastici dove trovarli!” disse esaltata Rose, al seguito c’erano anche i loro figli, che Albus non aveva mai conosciuto.
Neville Paciok era stato invitato, cosa che metteva molto in soggezione James, poiché erbologia era la materia in cui faceva più schifo. Altri invitati erano Hagrid, Teddy Lupin, Lee Jordan, sua moglie e i suoi tre figli, e altri amici di Harry e Ginny.
Il giardino, che di solito sembrava enorme, in quel momento invece pareva addirittura angusto, visto la montagna di persone che si erano presentate.
Ginny aveva avuto l’idea di fare un tavolo separato per i giovani, in modo che potessero stare tra di loro.
Harry, seppur infuriato, parve accettare la cosa di buon grado, alla vista della moglie che assumeva un cipiglio arrabbiato, con le mani sui fianchi e lo sguardo deciso.

Una volta trovatosi a tavola, Albus, poté osservare i commensali che non conosceva.
Tra tutti spiccavano di sicuro Lorcan e Lysander Scamander, erano identici, ma avevano un’aria abbastanza stranita, come se fossero un pochino tocchi.
I capelli erano biondo chiaro, quasi sporco ed entrambi avevano occhi neri, che come Albus notò più tardi, avevano preso dal padre.
Fosse stato solo per l’aspetto Albus, non ci avrebbe fatto troppo caso, ma purtroppo i ragazzi, si comportavano in maniera inquietante.
Prima di tutto si muovevano sincronicamente e parlavano uno completando le frasi dell’altro, sembrava che potessero leggersi nel pensiero.
Poi citavano cose e animali strani, creature che a quanto pare, solo loro potevano vedere. Albus era abbastanza angosciato ma la piccola Lily invece era affascinata dai due gemelli e continuava a chiedere di parlare di tutte le loro stranezze.
Louis parlava con una certa Shannon Finnegan di Quidditch e credo che non avrebbe potuto trovare persona tanto appassionata quanto lui.
Albus non era mai stato molto bravo a fare amicizia con le persone, di solito era timido e schivo, così si era seduto vicino a una ragazza scura, anche lei destinata a far parte di quel nuovo primo anno di Hogwarts.
“Ciao, io sono Albus” si presentò, visto che non trovava scusa per non farlo, la ragazza, aveva occhi color mogano e disse “Ciao, io mi chiamo Jean Thomas”. Albus si ricordò di Thomas, forse compagno di suo padre durante Hogwarts, per sicurezza le chiese conferma.
Così si ritrovo a parlare piacevolmente con quella ragazza, che sembrava molto intelligente e sicura di se, ad Albus piacque, non era petulante come alcune delle sue cugine da piccole, e non era troppo poco femminile come Roxanne, che ora stava ridendo sguaiatamente dall’altra parte del tavolo.
Parlarono di Quidditch, dei babbani, di Hogwarts, di draghi e di bacchette.
“Fantastico!” disse lei guardando la bacchetta attentamente, “davvero straordinaria!”, e la ripose nelle mani del proprietario con delicatezza e reverenza. “La mia e di Acacia e corda di cuore di drago” disse Jean mostrando una bacchetta abbastanza chiara ma molto lunga. Parlarono dei Thestral e delle Fenici e Albus racconto di Fanny, la fenice del vecchio preside di Hogwarts e disse a Jean che lui si chiamava esattamente come quest’ultimo. Non sapeva da dove gli nascesse tutta quella loquacità, ma si sentiva abbastanza felice.

Nel frattempo Rose, parve davvero molto seccata di condividere il posto tra Louis e Lysander, uno non faceva altro che parlare di Quidditch e l’altro continuava a chiederle perché le ronzavano in testa tanti Gorgosprizzi. “Lysander, ti ripeto che non esistono, insomma, nessuno li ha mai visti!” e Lysander la guardò con il suo sguardò scuro e vuoto “Beh, io si!”. Rose alzò gli occhi al cielo esasperata e disse “Esattamente, io parlavo di qualcuno con del merito scientifico!” Sempre con la voce molto quieta Lorcan disse “Ti prego di non usare ironia per offendere mio fratello, non siamo stupidi” e tornarono a mangiare le cose che avevano nel loro piatto, non dando la benché minima attenzione a Rose.
Hugo che era seduto vicino ad Albus lo strattonò per la manica e gli disse “Tienila d’occhio sai, con quel carattere non credo si farà molti amici!”.
Albus, si voltò preoccupato, ma vide che Rose, stava già discutendo con James di qualcosa, e sembravano piuttosto ridanciani, così torno a preoccuparsi della discussione con la sua vicina.
Roxanne parlava con un ragazzo, scuro di pelle quanto lei ma con un cespuglio al posto dei capelli.
“Per piacere Mike!” rise di gusto Roxanne, mentre si tirava fuori dai capelli un verme lungo almeno venti centimetri. Lucy di fianco a lei si spostò di mezzo metro per il disgusto dicendo “Jordan, smettila con queste schifezze” e il ragazzo disse “Avanti Weasley, non facciamo i rigidi, puoi chiamarmi per nome” e dicendo così le strizzò l’occhio. Lucy, si limitò a rivolgergli lo stesso sguardo usato per il verme, e poi si voltò verso discussioni più interessanti, lasciando il povero Mike Jordan triste e deluso.
 
La cena stava volgendo al termine, con un colpo di bacchetta, Ginny porto i tavoli a forma di ferro di cavallo, in centro c’era Harry, tutti aspettavano la torta, continuando a ridere e a chiacchierare amabilmente, Ginny prese la parola, e la sua voce suonò stranamente amplificata, così da sovrastare il chiacchiericcio della folla.
Calò il silenzio e tutti si voltarono verso la donna.
“Benissimo, cari amici, come sapete siamo qui per festeggiare quest’uomo straordinario che è mio marito. Come tutti gli anni, avrebbe fatto a meno della vostra compagnia e come tutti gli anni si trova costretto a concordare con me, che non vi sia compagnia più bella di quella dei nostri più cari amici.
Prima di lasciare la parola al prescelto…”  a questa affermazione molti risero e altri alzarono leggermente i calici.
“Volevo comunicare due informazioni di carattere…ecco…generale” e così dicendo sembro imbarazzata, immediatamente cercò lo sguardo dei figli.
“In questi mesi, ho vissuto alcuni grandi cambiamenti, primo tra tutti il mio nuovo lavoro alla gazzetta” e qui molti applaudirono, e confermarono l’ottimo lavoro della donna come reporter sportiva.
“In secondo luogo, il più grande cambiamento di tutta la mia vita è stato senz’altro il trasferimento in questa bella casa, da condividere con mio marito e con i miei figli, che a volte sono tutt’altro che adorabili, ma cui voglio un bene… davvero…ecco si….grande”.
James sbuffò, quando sentì che a volte era tutt’altro che adorabile e disse “Io sono sempre adorabile!” e Fred gli rispose sarcastico “Uno zuccherino Jaime” suscitando l’ilarità dei ragazzi.

“Nonostante sia faticoso crescere dei figli e portare avanti una famiglia, cosa di cui mi sono accorta solo di recente e per cui ringrazio i miei genitori” alzò il calice verso Molly e Arthur “Harry ed Io pochi mesi fa abbiamo deciso che volevamo allargare la nostra famiglia, che è già numerosa se vi guardate intorno” e sorrise dolcemente a tutti.
“…Così volevo informarvi amici, che sì insomma, non so più come dirlo diavolo…sono incinta!”.
In un momento esplose il caos. Molti commensali puntarono le bacchette al cielo e spruzzarono quelli che sembravano fuochi d’artificio, Lilly era commossa e urlava “Speriamo che sia una femmina!”, Louis invece urlava “Sarà un giocatore di Quidditch davvero formidabile!” facendo esasperare la sorella Dominique, stufa di sentir parlar di Quidditch. James invece, tra il clamore delle urla di gioia diceva “Speriamo che sia come me, altrimenti sai che disgrazia averne un altro come Albus?” e qualcuno rideva.
Albus invece era rimasto fermo, troppo spaventato e allo stesso tempo esaltato all’idea di avere un altro fratello, lo stesso aveva fatto il padre, che ora lo guardava e pensava a quanto il figlio gli somigliasse. Era commosso nel vedere la reazione di tutti, ma in particolare nel vedere come Albus fosse sensibile e pensieroso.

Si alzò e lo raggiunse in mezzo al turbine di congratulazioni e di pacche sulle spalle, Albus guardò il padre e chiese “Ma è vero?” e Harry annuì sorridendo “Sei contento?” chiese con un po’ di preoccupazione “Co-? Ma certo! Che domande!” e sorrise, abbracciando il padre con affetto.
Estinta l’eccitazione finale, prese la parola Harry dicendo “Vi ringrazio amici di questo affetto e di questi auguri calorosi, che ci fate. Sono contento di avervi qui riuniti, non potrei sperare di meglio, nonostante tutta questa serena felicità, il mio pensiero corre ancora a chi non può essere qua materialmente con noi, ma che in realtà ci accompagna ogni giorno della nostra vita, dentro di noi.” Fece una pausa “Quindi prima di brindare a me e ai miei fantastici figli, brindiamo a chi non c’è e a chi veglia sempre su di noi” e tutti insieme, i commensali brindarono ai morti delle guerre magiche. Albus vide che Harry, aveva gli occhi lucidi, ma fu solo un momento.
“E ora, ho ancora un annuncio da fare, anzi sarà il nostro Teddy a farlo!” e si sentì inneggiare il nome di Teddy da una parte all’altra del tavolo.
“Sì sì, ragazzi, eccomi” si alzò una voce. Era un giovane alto e muscoloso, aveva capelli turchesi, che davano subito nell’occhio, e un orecchino di legno agganciato al lobo destro. Nonostante questo, i suoi lineamenti erano molto curati, era un metamorphomagus, poteva cambiare il suo aspetto come e quando voleva.
“Innanzi tutto complimenti Harry, se è una femmina, ti giuro che girerò con i capelli rosa per un anno” e dicendo questo strizzò l’occhio a Molly, che guardava con disapprovazione gli eccentrici capelli del nipote acquisito. Albus sentì parecchie ragazze al suo tavolo sospirare, Roxanne aveva uno sguardo quasi trasognante, che stupì il ragazzo, ma anche il fratello. Fred, vedendola così le tirò una gomitata nel fianco, cosa che la riscosse, facendole scuotere la testa da una parte all’altra. Sibilò nella direzione di un divertito Fred e di uno shoccato Mike Jordan, poi riprese ad ascoltare.
“In secondo luogo, volevo dire grazie alla mia famiglia, che è sempre calorosa e chiassosa quando si tratta di notizie” e sorridendo spostò lo sguardo su Victoire, che non sembrava molto felice.
“Volevo informare tutti voi, soprattutto i giovani, che il prossimo anno occuperò il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, a Hogwarts…si intende”. Tutti ritornarono a urlare, meno forte che prima, ma sicuramente più a lungo. Albus spostava il suo sguardo da Victorie a Teddy, che sembravano non voler staccare gli occhi l’uno dall’altra. C’era qualcosa sotto, pensò Albus grattandosi la testa scura.
“Benissimo, vi ringrazio ancora per gli urli, i miei timpani ve ne sono grati.” E continuò “Questo lavoro è molto importante per me, come alcuni di voi sanno” e torno a guardare Victorie, che era sempre più… arrabbiata?! Pensò Albus, ma magari si era sbagliato.
“Ecco perché, sono certo che sarà un anno, ma che dico, molti anni di duro lavoro e sacrificio, ma che verranno sicuramente ripagati con la gioia nel vedere tutti gli studenti di Hogwarts imparare cose utili e concrete! Dedico questa mia assunzione a mio padre, che prima di me ha insegnato con dedizione e capacità questa materia così importante e a mia madre, che ha cercato in tutti i modi di proteggere il modo dalle Arti Oscure, io non farò meno di loro.” E terminò, con un’aria di splendido orgoglio sul viso, che fece commuovere Hermione e sorridere Harry “Questo è il mio figlioccio!”.
Albus pensò, che, in effetti, fosse molto più di un figlioccio, era il suo quarto, pardon, quinto figlio.
Si alzarono per la terza volta brindarono “A Remus e a Tonks!” due persone di straordinario coraggio, che di sicuro, non avrebbero avuto certo paura di uno smistamento, cosa che Albus pensò tristemente.

Mentre si brindava per Harry, le donne correvano impazzite da Ginny a toccargli la pancia, la torta fu portata fuori fluttuando ed era a forma di boccino, cosa che Harry parve gradire.
Più che un boccino sembrava una palla di cannone ma la gente non ci faceva troppo caso.
Albus con Lilly e James parlava del loro nuovo fratello “O sorella” disse Lilly  con forza.
Come sarebbe stato? Non vedevano l’ora che nascesse, in particolare Lilly, che saltellava gioiosa per il giardino, noncurante del fatto che stava buttando giù parecchie sedie. Albus credette che la sua felicità fosse data dal fatto che finalmente, per la prima volta, non sarebbe stata la più piccola della famiglia.
Era così felice che, si sollevo da terra fluttuando come aveva fatto la torta poco prima, in uno di quegli sprazzi di magia infantile che ancora non riusciva a controllare, Hugo la guardò accigliato e cercò di farla scendere, tirandola per il braccio ma rimanendo vittima dello stesso incantesimo.
Albus, pieno fino a scoppiare, osservava la sorella e il cugino svolacchiare senza scope a due metri da terra, felici e liberi.
“Diventerai fratello di nuovo!” disse Lorcan sedendosi di fianco ad Albus e a ruota seguito da Lysander.
“Sarà difficile crescere un altro piccolo essere umano, ma questo non impedirà ai tuoi genitori di volerti bene” disse Lysander ad Albus, il quale rabbrividì, perché il biondo, aveva dato voce alla sua paura nascosta, se fosse nato un altro fratellino, chi si sarebbe preoccupato di Albus, lui era il figlio di mezzo, quello che non dava grattacapi e spesso, anche la madre sembrava dimenticarsi di lui.
Ciò che più lo spaventava però, era che il padre non gli riservasse più quell’affetto che era solito dargli ogni volta che più ne sentiva il bisogno. Al non avrebbe potuto spiegarlo a parole, ma sapeva che il rapporto tra lui e il padre era qualcosa di speciale, che forse neanche James riusciva a percepire.
Nonostante questo, Harry amava i suoi figli moltissimo, ma vedeva una certa somiglianza con Albus, con cui si prendeva la libertà di esprimere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.
“Già non temere, ti vorranno bene sempre, d’altronde basta guardare come ti ammira tuo padre” riprese Lorcan. Albus molto preoccupato dalla capacità deduttiva dei gemelli, si alzò e con una scusa si allontanò da loro “Non ti preoccupare, a volte spaventiamo la gente” dissero insieme.
Albus raggiunse Louis e Rose, che parlavano dei gemelli “Spero che quei due non finiscano in Grifondoro” disse Rose, Non sai neanche tu in che casa finirai!” esclamò Louis.  A quel punto Albus decise di fuggire anche da quel discorso, finché a un certo punto non vide Teddy da solo.
Notandolo gli disse “Ehi fratello!” e Albus, contento di averlo trovato si sedette di fianco a lui. “Grande notizia, vero?” chiese Teddy riferendosi a una delle due. “Si, si entrambe..” disse Albus poco convinto.
“Avanti spara!” disse Teddy guardando Albus che sembrava avere una crisi “Quindi sarai il mio professore? E se avessi bisogno di te? Non potrei venirti a cercare? Insomma, ai professori non bisogna dare troppa confidenza” disse Albus abbattuto e Teddy rise di gusto “Al, lo sai, quando avrai bisogno di me, io ci sarò sempre, non importa se sarò il ministro della magia o il re dell’Amazonia, quando mi cercherai io ti ascolterò, ma promettimi che farai anche tu lo stesso con me…” e Albus tutto serio annuì con forza, pensando se davvero esistesse un re in Amazonia.
Dopo un po’ di silenzio riprese e disse a Teddy “Ted, sai ho paura che questo bambino, ecco mi scacci via…” “insomma, che mamma e papà non mi considerino più” Albus si aspettava che Teddy scoppiasse a ridere, certamente James l’avrebbe fatto, invece Teddy lo guardo con tenerezza e disse “Al... anch’io avevo la stessa paura quando è nato James, tuo padre” disse e si corresse “Nostro padre, non aveva solo più me a cui pensare, ora c’era un altro bambino che non faceva altro che rompere le cose e strillare e sbavarsi addosso” Al si illumino e chiese “Si sbavava addosso?” e Teddy ridendo disse “Usa bene quest’informazione!” e gli strizzò l’occhio.
“E poi come hai fatto a capire che papà ti voleva bene lo stesso?” riprese Al.
“Beh non è stato semplice disse Teddy, non ero neanche veramente figlio suo, sapevo che mi voleva bene, lui, Ginny e la nonna Andromeda, ma vedere quell’altro sgorbietto, mi preoccupava, così lo dissi a Harry e lui mi fece capire che, non si possono sostituire le persone nel nostro cuore, una non ne sostituisce un'altra, questa è la forza dell’amore e anche un po’ condanna” concluse Teddy vangando con lo sguardo sulla folla.
“In che senso?” chiese Albus, non capendo il significato di quelle parole e Teddy disse “Quando ti capiterà, capirai.” e il suo sguardo imperterrito vagava “Quando una persona entra nel tuo cuore, in maniera davvero definitiva, non si può sostituire con nessun’altra persona al mondo, anche se ti sforzassi.”
Albus pensava di aver capito a cosa si riferisse, suo padre non lo avrebbe mai sostituito con il nuovo figlio in arrivo. “Forse…” si azzardò Albus, e Teddy tornò a guardarlo con interesse “Forse più persone ci stanno, più l’amore si allarga no?”.
Teddy lo guardò con rispetto, e gli mise una mano sulla spalla “Sarai un grand’uomo Albus, non vedo l’ora di insegnarti tutto quello che so!”
Dicendo così si alzò, stranamente felice e alla ricerca di qualcosa che ad Albus sfuggiva. Avrebbe voluto chiedergli un conforto anche sullo smistamento, ma era troppo tardi, e si rassegnò a tornare da Louis e Rose.

 
 
Pochi giorni più tardi finì il periodo delle feste con il compleanno di Ginny, che cadeva l’undici Agosto.
Oramai Louis era tornato a Villa Conchiglia con le sorelle e Rose, anche se era rimasta per un po’ di giorni, era andata a passare il resto della fine delle vacanze insieme alla nonna Molly.
Albus si sentiva terribilmente solo, come afflitto da un’inspiegabile malattia. Continuava a scrivere lettere a Rose a Louis e a Jean Thomas, che gli era di gran conforto.
James, si era fatto più frenetico e sospetto, tutte le sere tornava a casa sudato dall’allenamento per il Quidditch oppure sporco di fago e terra. Il motivo, sfuggiva a tutti gli abitanti de “il Castello”.
Per curare la malinconia che precedeva i giorni prima della partenza, Lilly saliva con Al sopra la torre più alta della casa, e si faceva raccontare tante cose interessanti sulle costellazioni. La bambina cercava di assorbire più che poteva la voce dei fratelli, come se avesse paura di dimenticarla, mentre loro erano via.
Il giorno prima di partire Al fece una crocetta sul suo calendario incantato che urlò “Ci siamo quasi! Metti i calzini nel baule e non dimenticarti il dentifricio!” era un regalo di nonna Molly.
Lily, in quei giorni aveva raggiunto un livello di sconsolazione altissimo, e Ginny spesso la portava in giro cercando di distrarla, l’aveva addirittura portata nel campo a giocare a Quidditch, cosa che James si sognava da almeno due anni.

La sera, arrivarono molti gufi di parenti che gli auguravano buon inizio anno e cercavano di dare consigli su come vestirsi e comportarsi, a quali materie dare più peso e a quali meno e addirittura su cosa mangiare e su quanto spesso farlo. “E caro mangia più che puoi! Sei tutto pelle e ossa come tuo padre, non vorrei vederti barcollare come uno scheletro di Halloween quando ci rivedremo a Natale!”. Gli urlò una strillettera della nonna. “Mi raccomando! Nipote, non fare niente che io non farei” gli arrivarono due lettere che si concludevano allo stesso modo. Una era dello zio Percy, una di zio George. Harry rise quando le lesse.

Harry salì fino al piano più alto della torre, dove si trovava la camera di Albus e si sedette ai piedi del suo letto. “Al, Io sono fiero di te” disse pacato il signor Potter.
Al non riusciva a spiccicare una parola dall’agitazione.
“Sono sicuro che ti comporterai meglio di come mi ho fatto io alla tua età, sei un ragazzo dotato e pieno di talento, mi ricordo ancora di quando avevi sei anni e riuscisti a fermare quel ramo che stava per cadere sulla testa di tua sorella.” E sorrise, vagando con lo sguardo in un fiume di ricordi invisibile.
“Mi sento molto strano sai? Già l’anno scorso, quando sono andato da tuo fratello James…” Albus si riscosse e disse “L’hai confortato?” chiese stupito. Harry rise, “Devi credere di meno a quello che ti dice James, ti prende solo in giro… e poi certo, l’ho confortato, era più agitato di te, anche perché era il primo a mettere piede a Hogwarts tra di voi.”
Albus rimase abbastanza compiaciuto nel sapere che il coraggioso James aveva chiesto che il padre lo confortasse.
Chissà poi che cosa lo agitava tanto, doveva essere una delle cose più belle della sua vita, eppure era così in ansia.
“Mi ricordo il mio primo giorno di Scuola, il mio primo ingresso sul vagone dell’Espresso per Hogwarts e Hagrid che ci accoglieva” continuò a sorridere. “Sono diventato un vecchio sdolcinato!” si disse da solo il signor Potter mentre toccava le gambe del figlio sotto le coperte.
“No papà!” esclamò Albus “Adoro quando parli di Hogwarts e delle tue avventure…non dire che sei sdolcinato..”
Harry annuì e continuò a guardare il figlio “Sei preoccupato Al?” e Albus fece cenno di sì, non osando parlare per paura di scoppiare in una crisi di pianto “E per che cosa?”.
Albus avrebbe voluto dire tante cose, prima tra tutte quella della casa in cui sarebbe finito ad Hogwarts, ma si limitò ad esprimere il dubbio che aveva espresso a Teddy Lupin, durante la festa di compleanno del padre.
Così gli raccontò quello che si erano detti e gli espose la sua teoria, dicendo che forse, se anche lui era stato capace di amare tutti i suoi cugini e persino suo fratello James, sarebbe stato capace di voler bene a questo nuovo fratello.
Harry guardò il figlio da sotto gli occhiali rotondi e si scostò il ciuffo, cosa che permise ad Albus di intravedere la cicatrice a forma di saetta.
“Non temere Hogwarts figlio mio, hai già il cuore giusto per affrontare questa sfida”. L’espressione che Harry riservò per il figlio, fu una di quelle che il figlio amava di più, era come se nessuno potesse capirlo meglio, occhi verdi negli occhi verdi.
Gli sarebbero mancati gli sguardi del padre a Hogwarts ma ora si sentiva più sicuro, certo che, qualsiasi cosa avesse dovuto affrontare in quella scuola, niente al mondo gli avrebbe fatto dimenticare di come il padre lo sosteneva sempre, temeva anche di meno l’arrivo del fratellino (“o sorellina!”, rimbombava la vocina di Lily nella sua testa). Di fronte alla fiducia e alla stima che il padre aveva di lui, si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa, persino diventare un Serpeverde.

L’indomani mattina, corsero su e giù per la casa, James aveva dimenticato di mettere metà delle cose nel suo baule e Zimmer, non aveva alcuna intenzione di entrare
nella gabbia, cosa che fece andare su tutte le furie James, il quale aveva programmato un incontro con i suoi amici mezz’ora prima della partenza…
“Chissà per fare cosa?” si chiedeva una sospettosa Ginny, mentre metteva dentro il baule maglioni pesanti e guanti di lana, che James puntualmente toglieva quando la madre guardava da un'altra parte.
A un’ora e mezza dalla partenza dell’Espresso per Hogwarts, La famiglia Potter al completo, vestita con abiti babbani, si ritrovò a usare il camino, per rispuntare nel familiare salottino de “Il Paiolo Magico”.
Harry, esperto della Londra babbana, condusse la famiglia, completa di ogni cianfrusaglia verso una macchina, parcheggiata poco più in là. Quando entrarono, Albus notò che la macchina era davvero molto grande, forse anche troppo e sospettò di un qualche strano tipo d’incantesimo.

Osservò affascinato la Londra babbana per tutto il viaggio, i negozi, le persone che si trascinavano in giro vestite in una maniera diversa da quella dei maghi, usavano tutti degli strani aggeggi “Si chiamano Cellulari” disse Ginny, quando il figlio gli chiese cosa fossero, tutti andavano in giro in macchina, non c’erano ne scope ne carrozze. Che strani che erano questi babbani penso Albus, usavano dei cavalli a due ruote, che chiamavano bici e soprattutto vide che le ragazze andavano in giro molto più scoperte rispetto a tutte quelle che conosceva, imbarazzato, tornò a guardare all’interno della macchina e vide di fianco a lui che James e Lily facevano dei giochini con le mani.
“E quest’anno Lily voglio mandarti un souvenir di Hogwarts!” prosegui James una discussione con la sorellina, che sbatte le mani allegra “Così non sentirai la mia mancanza” e fece un’espressione, che secondo lui, avrebbe dovuto farlo sembrare figo.
“Il solito egocentrico…” borbottò Albus.
“Cosa mi spedisci Jamie?” chiese la sorella e James storse la bocca a sentirsi apostrofare così, Lily era l’unica della famiglia da cui si lasciava chiamare in questo modo… “mmmh vediamo… potrei mandarti la testa di uno di quei troll di pietra!” e Lily rise mentre la madre spiegava a James in modo colorito cosa ne avrebbe fatto della testa di Troll se lui l’avesse spedita a casa.
“Va bene va bene, Madre!” disse in tono solenne, “ti mando i capelli che perderà Albus durante la sua prima lezione di Volo” e strizzò l’occhio alla sorella, che iniziò a dire “Albus è molto bravo a volare, se solo potesse partecipare alle selezioni per il Quidditch…” e Albus roteò gli occhi “Tra te e Louis non so chi sia più fissato con la mia ammissione nella squadra, se sosteneste in questo modo James, si troverebbe a galleggiare a due metri dalla Luna…” e guardò James con fare sarcastico.
“Nonostante il tuo fallito tentativo di darmi del pallone gonfiato, Testa di Rapa..” e sottolineo bene le ultime parole “Sappi che io quest’anno verrò preso e sarò il più giovane cercatore di Quidditch di Grifondoro, dopo papà si intende!”
“Al non ti farebbe male entrare in una sana competizione con tuo fratello ogni tanto sai?” disse la madre mentre il padre annuì “Forse riusciresti a dimostrare e tuo fratello James che non è l’unico della famiglia a saper volare!”
James ci rimase male quando il padre non lo difese, e assunse un broncio esagerato, come tutte le cose che faceva James.
Ora mai mancava mezz’ora al treno, e la stazione di King Cross si stagliava davanti alla macchina scura, che stranamente era riuscita a scivolare nel traffico impazzito di Londra.

Harry spense il motore e aiutò i ragazzi a caricare i loro oggetti sui carrelli.
James, offeso perché il padre non aveva proferito parola sul suo prossimo successo nel mondo del Quidditch, iniziò a tormentare Al, con la solita storia di “Tu sarai un Serpeverde” e Al, verde in faccia non riusciva più a mantenere il controllo sulle sue emozioni.
Il padre salutò bene James prima di attraversare il binario, Harry sapeva che, una volta attraversatolo, non c’era modo di farlo calmare, così gli disse alcune parole, mentre Ginny si rivolgeva ad Al amorevolmente e consolava una disperata Lilly.
James parve davvero soddisfatto, abbracciò il padre e disse “Ci vediamo dopo serpentello….” E sibilando si appoggiò alla barriera tra i binari nove e dieci, lasciando Albus angosciato e una Ginny rassegnata.
“Prima o poi, gli affatturerò la lingua!” disse Ginny ad Harry, il marito gli rispose “E le mani? E i piedi?” Ginny rise “Dovremmo fargli un incantesimo della pastoia permanente…”
“Non credo signora Potter, non lo fermerebbe nemmeno quello, mi ricorda davvero molto…” Harry non finì la frase, Ginny gli si appoggiò alla spalla e con una mano, gli sfiorò il petto.
“Signor Potter…” disse semplicemente, in un momento di dolcezza, che lasciò Lily estasiata e Albus abbastanza disgustato.

Albus salutò suo padre con la mano, prima che il treno svoltasse dietro l’angolo.
Ripensò alle parole che gli aveva detto, avrebbe potuto scegliere in che casa andare, se l’avesse veramente voluto, ma si chiese, “Perché dovrei scegliere?” aveva ragione il padre, sarebbero fortunati ad avere uno come me! E sorrise sereno al cielo, che ora pareva carico di grandi speranze.















N.d.A: mi piaceva l'idea che Albus e i suoi fratelli, non conoscessero molti maghi della loro età, all'infuori di quelli che fanno parte della loro famiglia. Questo è utile ai fini della storia, e anche un po perchè, mi sembrerebbe strano se Albus conoscesse già metà Hogwarts prima di arrivare a scuola.
La questione delle bacchette voglio continuarla, è troppo affascinante per lasciarla andare, ecco perchè ogni tanto la ricorderò, non prendetemi per ripetitiva (spero di non esserlo, quindi fate attenzione alle bacchette!
Detto questo vi aspetto per il prossimo capitolo, ringrazio tutti quelli che hanno letto, vi chiedo di lasciare un commento, fa sempre bene sapere cosa ne pensate, sia che siate d'accordo, sia che non lo siate! 
Alla prossima! Un abbraccio, giu_ggiola :)

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Capitolo 4
*** Pregiudizi, Incontri e Amici ***


Albus staccò la faccia dal finestrino, e insieme a Rose iniziò a risalire il treno, trascinandosi dietro tutto il peso dei bagagli.
James li vide e gli urlò “Nuovi Elfi Domestici in arrivo!” suscitando l’ilarità di un paio di persone. Rose stizzita gli disse “Mai dare una mano vero? Razza di…” ma non continuò, perché troppo arrabbiata. Stavano cercando Louis, che apparentemente era salito sul treno prima di loro.
Giunti all’inizio del treno lo videro, seduto su una delle poltroncine, che leggeva la Gazzetta del Profeta. Aveva l’aria disinvolta e pacifica di sempre. Salutò i due nuovi compagni d’avventura con un occhiolino. Albus pensò che sembrasse sempre a suo agio, in ogni situazione.
Dopo che ebbero issato le loro cose sopra dei portabagagli, Al raccontò ai due amici, quello che il padre gli aveva confidato sullo smistamento.
Rose rimase meravigliata “Dite che potrei scegliere? Insomma, all’inizio volevo finire in Corvonero, ma incontrando quei due Scamander…” e non prosegui la frase.
“A me sembrano due tipi a posto, un po’ matti certo, ma sicuramente spassosi.” E Rose non parve d’accordo.

Mentre il treno avanzava Albus e Louis informarono Rose del discorso sentito tra Bill e Harry. Rose parve molto più serena dei due “Avanti, perché preoccuparci? Non siamo in pericolo più di quanto non lo siano delle zucche in un orto” Albus ripensò a suo fratello, che le usava a mo’ di Pluffa, facendone spappolare al suolo. Stava per dire a Rose di quanto le zucche potessero essere in pericolo anche in un orto, quando lei scuotendo la testa continuò “Piuttosto, avete visto Scorpius?” chiese.
“Si certo! Ero con te zuccona!” disse Albus e Rose non parve affatto contenta dell’epiteto.
“Oh insomma, mio padre esagera a volte, credo che dovremmo provare a farci amicizia, magari non è così male come sembra, ha solo….”
“Un padre mangiamorte? Un nonno mangiamorte? Generazioni di Serpeverde alle spalle? Un’attitudine familiare a destare i babbani e chi ha genitori babbani? O forse è per quella storia che i nostri genitori si sono odiati per sei anni? Non saprei proprio quale scegliere…” Albus pareva molto risoluto, ma Rose non voleva cedere.
“Va bene! Forse nella sua famiglia non sono tutti dei santi!” disse Rose, “Dei santi?!” esclamò il moro “Avanti Rose, devi ammettere che non si avvicinano neanche ad essere delle persone…decenti…”.
Rose sbuffò “Ma mi fai parlare?” e riprese “I genitori di Scorpius, e forse anche i suoi nonni..”  “e i suoi bisnonni” calcò Albus, beccandosi un occhiataccia da Rose “Non sono stati molto…ecco, buoni! Questo non vuol dire che anche Scorpius sarà cattivo.” “Credo che bisognerà dargli il beneficio del dubbio, non è detto che tutti i Malfoy siano malvagi…no?” Albus grugnì qualcosa, forse Rose aveva ragione, ma lui temeva che, nel dare il beneficio del dubbio a un Malfoy, si rischiasse di rimetterci le penne.
Louis annuì alle parole di Rose “Anch’io credo dovremmo provare a non odiarlo, in fondo mio padre dice sempre che bisogna dare la possibilità a chi non ne ha mai avuta una!”
Albus rimase scettico, voleva dire che i Malfoy ne avevano avute di possibilità, ma non pensava fosse il caso di mettersi a litigare, così iniziò a parlare d’altro.

Dopo poco tempo, dentro il loro vagone entrarono altre due persone.
Il primo entrò, inciampando sul suo baule e cadendo lungo disteso per terra.
Louis lo aiutò, e si esibì in una danza dell’equilibrio, ricadendo sul suo baule.
Era un giovane ragazzo con i capelli neri, e oltre ad avere un certo disprezzo per la gravità, sembrava che fosse terrorizzato dal treno. Cosa che spiegava, a parer suo, le sue molteplici cadute. “Nel mio paese, i maghi non usano i treni! Sono grossi serpenti di ferro…ecco tutto!” disse risoluto e Albus gli chiese da dove venisse. “India!” rispose allegro. “Mi chiamo Albus!” disse al ragazzo con la pelle olivastra, e per la prima volta, il ragazzo parve non riconoscere il nome collegandolo al “famoso Harry Potter”. Lo straniero sorrise, mostrando una sfilza di denti bianchissimi “Nome strano! Ma qua tutti hanno nomi bizzarri!” “io mi chiamo Jeevanprakash Dinpal.”
Louis, con una faccia sorpresa parlò “Amico, il tuo nome si che è strano!” nello scompartimento si alzò una risata, che coinvolse anche Jeevanprakash. “Capisco, sono buffo! Potete chiamarmi Jee o Jeevan”
Dopo pochi in minuti, che Jee usò per sistemare il suo baule e una logora cesta di vimini, arrivò una ragazza. Era bassina e i suoi capelli erano mossi e dorati.
La giovane, come notò Albus, sembrava indifferente a qualsiasi cosa. Il ragazzo rimase colpito dalla sua faccia, magnetica e allo stesso tempo disinteressata. Entrò nello scompartimento, senza chiedere aiuto a nessuno montò il suo baule sulla retina. Si sedette e con interesse iniziò a leggere un libro.
Jee, che non pareva disposto a rinunciare ad una bella chiacchierata, si schiarì la voce e disse “Ciao! Come ti chiami?”. La ragazza, alzando un sopracciglio lo guardò, indecisa se fosse il caso di rispondere. “Lola” e tornò a leggere. Jee non parve farsene un problema e continuò a importunarla. “Bel nome! Io sono Jeevanprakash!” e sorrise al libro, dietro al quale si nascondeva la faccia di Lola. “Come ti chiami scusa?” chiese con voce piatta. Ridendo sguaiatamente disse “Chiamami solo Jee, Jee Dinpal”. La ragazza, evidentemente seccata delle continue interruzioni si voltò verso di noi, chiudendo il libro e disse “Sono Lola Terry”. A turno ci presentammo. Louis, colpito di aver trovato qualcuno più impassibile di lui iniziò a fissarla.

Albus notò che c’era solo più un posto libero, e siccome erano passati ora mai quasi quaranta minuti, nessuno si sarebbe più presentato per cercare un posto a sedere. Si sbagliò di grosso. Infatti, poco più tardi arrivò un ragazzino magro, con i capelli talmente biondi da sembrare bianchi, Scorpius Malfoy.
Senza guardare chi ci fosse dentro, fece per entrare nello scompartimento, aveva già aperto la porta e con fatica tirato a se il suo baule, quando si accorse che tre dei cinque ragazzi, dentro lo scompartimento, lo osservavano esterrefatti.
Scorpius li guardò in faccia e, vedendo i capelli rossi dei Weasley stava per richiudere lo sportello dietro di se, quando Rose disse una cosa che nessuno dei tre ragazzi si sarebbe aspettato: “È l’ultimo vagone del treno, perché non ti siedi con noi?”. Louis, che stava mangiando un biscotto, per poco non si soffocò dalla sorpresa. Scorpius parve ancora più sorpreso di Louis e di Albus. Prima assunse un colorito esangue, poi iniziò a chiazzarsi di rosso e infine ritornò pallido. Di sicuro era combattuto.
Avrebbe richiuso lo scompartimento se, con una prontezza che non sua, Albus non avesse detto “Avanti! Ci fa piacere se stai con noi.” Una vocina, che era quella di Louis, disse ad Albus “Non vorrai mica farmi venire un colpo apoplettico?” Rose che aveva sentito ridacchiò.

Nonostante l’iniziale scetticismo, Louis, con imperturbabile solennità, prese il baule di Scorpius e lo issò sulla retina, insieme con gli altri. Cercando di aiutarlo, vide che con il baule portava una civetta bianca. “Wow amico, questo sì, che è un gufo!” e Jee, che aveva appena finito di sproloquiare con Lola disse “Come si chiama?” Scorpius evidentemente, stupito che tanta gente gli rivolgesse la parola, rispose “Si chiama Higwy, è una civetta delle nevi.”
Non avendo ancora deciso se si trovava in un sogno o in un incubo, disse “io mi chiamo Scorpius” e guardando i tre cugini, continuò “Scorpius Malfoy”, come se volesse assicurarsi, che loro avessero capito con chi stavano parlando.
Con un movimento meccanico la nipote di Fortebraccio si presentò, “Io sono Lola Terry” e strinse la mano del ragazzino con forza. Albus notò, che in quella maschera di noncuranza sembrava esserci del risentimento, ma magari se l’era solo immaginato.
Jee, con aria impacciata seguì l’esempio di Lola “Io sono Jeevanprakash Dinpal!”, spiegando perché il suo nome era così complicato. Louis, lo fissò negli occhi, nella sua maniera imbarazzante e si presentò, scandendo attentamente il suo cognome. Scorpius parve più colpito dal suo nome “Il pronipote della Veela!” urlò, facendo sussultare i gufi dentro le gabbie e la cesta di vimini, contenente chissà quale animale. Tutti rimasero incuriositi, anche Lola, parve guardare Louis con un briciolo di curiosità e disse “Si spiega perché sembri abbagliare le persone intorno a te” e si rimise a leggere.
“Abbagliare! Tipo un lampione nella notte… Amico attiri le falene” questa volta la voce non proveniva dall’interno dello scompartimento, ma dall’esterno, il fratello maggiore di Albus, James guardò dentro e con una specie di seguito di ragazzini, della sua stessa età disse “Non crederti troppo figo Lu, il più bello della famiglia sono sempre io” gli strizzò l’occhio. Lu scosse la testa con un ghigno e non disse nulla. Invece Lola Terry, parve divertita da James, il che era tutto dire.
“Ragazzi, quel piccoletto là è mio fratello! Salutatelo ora prima che diventi una serpentello” i tre ragazzi sbuffarono, evidentemente non prendendo sul serio le parole di James.
Albus guardò preoccupato Scorpius, non sapeva bene perché, ma non voleva cominciare con il piede sbagliato, discriminando una casa piuttosto che l’altra. Non parve arrabbiato come si aspettava, sembrò vergognarsi piuttosto. Ritrasse il collo, come se volesse riuscire a infilare la testa dentro il torace, cosa che lo fece assomigliare molto a una tartaruga.
Albus rispose “Se essere Serpeverde" prese coraggio "vuol dire che non diventerò uno zuccone come te, allora mille volte meglio Serpeverde, grazie!”. Scorpius parve sollevato. Uno dei ragazzi dietro James fischiò di ammirazione “Non si fa mettere i piedi in testa il piccolo Potter eh?”
E così Lola e Jee, che ancora non sapevano che fosse un Potter, lo guardarono incuriositi. Lola spostò subito lo sguardo, dirigendolo di nuovo a una delle pagine di quel libro. Jee sorrise, e si appoggiò soddisfatto di aver scelto proprio quel vagone.
“Oh stai zitto, Patrick” disse James, passandosi una mano tra i capelli rossi. Gli altri due si guardarono e per poco non scoppiarono a ridere, cosa che fece saltare i nervi al ragazzo, il quale sicuramente era a capo di quel capannello.
“Va bene Testa di Rapa, ci rivediamo a Hogwarts, sempre che la piovra gigante non t’inghiotta prima di metterci piede” e lasciandolo con questa rivelazione, se ne andò seguito dalla sua gang.
“Scusate, mio fratello si crede sempre chi sa chi…” e poi si rivolese a Scorpius, quasi chinandosi su di lui “Io sono Albus Potter” per scansare ogni equivoco.
Rose, iniziò a parlare un po’ con un reticente Scorpius, che spiegava da dove aveva preso il suo nome, Albus parve interessato e raccontò che, anche la sua civetta prendeva il nome di una costellazione, proprio come lui. “Orione?” chiese Scorpius. “Si esattamente!” assentì Albus, “Amo l’astronomia!” asserì il biondo, come se lo dicesse a se stesso. “Davvero? Anche io, pensa che ho una torre a casa, con un telescopio… e ci guardo le stelle d’estate e poi…” e così iniziò a parlare a raffica di pianeti e di altri corpi celesti.
Scorpius, inizialmente riluttante a condividere qualcosa con Albus, dovette ripensarci, perché iniziò a parlare come se i due fossero amici da sempre. Seguire il consiglio di zia Hermione, non farsi condizionare da vecchi pregiudizi, ora sembrava saggio. Se Malfoy si fosse rivelato un verme strisciante, avrebbe sempre potuto affatturarlo in qualche modo.
Invece più il viaggio proseguiva, più Albus si accorgeva di come Scorpius fosse simpatico, intelligente e pieno di aneddoti interessanti sia sulle stelle sia su altre cose. Scoprì che entrambi provavano un certo risentimento verso le grandi imprese di Quidditch. “A me piace volare, ma credo che alcuni ne facciano davvero un’ossessione.” Louis, parve offeso da quell’affermazione, cosa che suscitò il divertimento di Albus. Era chiaro che Malfoy non era un mangiamorte, ma neanche un ragazzo cattivo. Certo, aveva un aspetto altezzoso, uno sguardo freddo e a volte pareva che fosse più presuntuoso di quanto avrebbe dovuto. In realtà Albus colse in lui qualcosa che sentiva suo, la Paura. Scorpius pareva spaventato da Hogwarts, dalle persone e da tutta la novità che lo aspettava alla fine di quella corsa in treno. Ogni volta che qualcuno gli rivolgeva la parola “lui” si stupiva, come se non fosse abituato a essere fonte di curiosità. Quando faceva una battuta e gli altri ridevano, lui pareva colpito, come se nessuno avesse mai riso delle sue battute. Era una cosa molto triste. Albus sospettava, infatti, che tutti i ragazzi degli altri scompartimenti lo avessero sbattuto fuori, solo perché avevano riconosciuto in lui un Malfoy.

Jee continuava a parlare e a fare domande, era davvero logorroico, il suo accento e la sua voce calda sovrastavano tutte le altre. “Così, mio padre che vende tappeti volanti ha deciso di ampliare la produzione e ha importato anche qui in Inghilterra alcuni dei suoi prodotti. Voi occidentali preferite le scope” e per Jee parve assurdo “ma non avete idea di come sia comodo viaggiare sui tappeti, sono spaziosi e molto maneggevoli, anche se purtroppo sono lenti…” raccontava a voce alta, costringendo tutti ad ascoltarlo “Però mio padre ha deciso pochi anni fa di produrre una linea di Scope Familiari, altrimenti come farebbe a vendere?” disse in tono ovvio “Qua i tappeti non sono facili da piazzare, anche se di più rispetto agli anni scorsi! Doveste consigliare ai vostri genitori una Scopa familiare, dite che le scope Dinpal sono le migliori in circolazione, così mi fate pubblicità. Ricordate, SCOPE DINPAL!”. Urlando le ultime parole e disegnando un immaginario striscione nell’aria.
Forse a causa del suo accento, o del suo vizio di parlare costantemente e velocemente, scoppiai a ridere con Lola, che ora mai pareva sciolta e a un divertito Scorpius. Si asciugò le lacrime dagli occhi e disse “Sei davvero divertente”. Jee, fece spallucce “India è paese di divertimento” marcando apposta il suo accento. Lola iniziò a parlare con Louis, e sembrava facessero la gara a chi era più gelido.

Albus stava raccontando un po’ di storia dell’Inghilterra a Jee, che sembrava curioso di conoscere di più su Re Artù “Sono arrivato solo due anni fa, non sono molto di questi re con le spade e le barbe, da me ci sono maghi con nove braccia e donne con la testa di elefante!”. Rose invece pareva sottotono con Scorpius, che pendeva dalle sue labbra. A un certo punto Jee, tirò fuori il discorso delle case, e lo stomaco di Al si strinse un pochino.
Lola con una voce meccanica disse “Per me non fa differenza, credo che le migliori siano Serpeverde e Grifondoro, anche Corvonero non mi dispiacerebbe...”
“Tu Rosie?” chiese Louis “Io ho sentito dire che Corvonero è una casa favolosa, certo mio padre preferirebbe che finissi in Grifondoro, ma non credo ne farà un dramma, a meno che…” e si fermò guardando Scorpius preoccupata. Lui con un sorriso amaro disse “A meno che tu non finisca in Serpeverde, immagino!”
Il ragazzino timoroso lasciò il posto a uno dall’aria altera, guardava tutti con disprezzo, tanto da deformare la faccia dolce e rotonda, facendola sembrare spigolosa e aspra.
“Sono sciocchezze” disse Albus ringhiando. “Lo sono Potter?” chiese impassibile il biondo. Quello era il Malfoy di cui parlavano i suoi genitori, quello cattivo, quello pronto a fare di tutto pur di ricavarne qualcosa a suo vantaggio, quello che aveva il Marchio Nero sul braccio.
“Sì, Malfoy” rimarcò Albus, mentre Louis gli tirava la manica. Era un ammonimento a non perdere il controllo. “è davvero fondamentale finire in una casa piuttosto che in un'altra? L’importante non è sentirsi a casa? Nella nostra nuova Casa?” sottolineo le ultime parole. Scorpius parve leggermente colpito, ma non si scompose “Mio padre vuole che io finisca in Serpeverde, se così non fosse sarebbe un disonore.”
“Tuo padre dovrà farsene una ragione, se non vuoi finire in un posto, non ci finisci.” Disse Louis.
Jee, preoccupato dall’aria che tirava, disse “A quanto pare Merlino era stato un Grifondoro, magari lo sarò anche io!”. Nessuno parve dargli ascolto. Le teste si agitavano, spostando lo sguardo tra Malfoy e Potter.
“Potter, il sangue non mente, tu sarai un Grifondoro” disse Scorpius e parve davvero afflitto. Se davvero il sangue non mentiva, Albus sarebbe finito in Grifondoro e lui in Serpeverde.
Albus, guardandolo disse “Tu cosa desideri essere, Scorpius? Indipendentemente da ciò che tuo padre vorrebbe per te?”. Il giovane lo guardò e con un ghigno disse “Io non vorrei essere come mio padre, questo mi basterebbe.” Concluse lasciando i presenti in silenzio. Louis non disse che cosa voleva diventare, ma credo che fosse chiaro a tutti, non avrebbe fatto differenza, dove sarebbe finito, sarebbe stato comunque geniale, in ogni Casa. Ripresero a chiacchierare, anche se Albus e Scorpius si fecero silenziosi.

Era quasi buio fuori dai finestrini, e i ragazzi si misero le uniformi per la scuola. Quando con un ultimo rimbalzo, tutti i ragazzi furono sicuri che il treno si fosse fermato, Jee raccolse le sue caramelle e con il grosso baule alla mano e la misteriosa gabbietta di vimini nell’altra si diresse per primo fuori dallo scompartimento, allegro e felice, seguito da Lola che continuava a parlare con Louis nel suo tono distaccato e a ruota da Rose.  “Vi aspetto qua fuori!” disse la rossa, pareva fosse un avvertimento.

Albus si accorse di essere da solo con Scorpius e così, mentre il ragazzo lo aiutava a tirare giù la civetta gli disse “Anche mio padre ne aveva una così, si chiamava Edvige, un bell’animale, davvero…” Scorpius osservò la sua civetta prima di parlare, “Forse per questo mio padre non era così contento quando mi ha visto tornare a casa con questa”. Albus, con audacia, si voltò verso il ragazzo e lo afferrò per la spalle dicendogli “Puoi scegliere!” e lo fissò dritto negl’occhi, a dimostragli che non lo prendeva in giro. “Puoi chiedere al cappello di non finire dove non vuoi, e anche se sembra una promessa sciocca..” respirò Albus “…dovessimo finire in case diverse sappi che puoi contare su di me, in ogni momento.” Albus non sapeva perché l’avesse detto, non era per pena, ma forse perché vedeva qualcosa di simile a lui negli occhi grigi del ragazzo, un’afflizione che entrambi si portavano dentro.
Scorpius parve davvero stupito “Perché non mi odi?” domandò irritato.
Albus gli sorrise, e gli chiese “Perché dovrei?”.
Scorpius sceso dal treno, non rispose, ma la sua faccia era molto eloquente. “Senti” iniziò Al “Noi siamo Albus e Scorpius.” e di nuovo lo fissò negli occhi “Lo siamo, prima ancora di essere Potter e Malfoy, io questo lo so.” Mentre si affaccendavano intorno al treno, ad Albus parve di vedere una lacrima spuntare negl’occhi del biondo. “Quelli che non capiscono che noi non siamo i nostri genitori, sono solo degli stupidi!” disse Rose, che aveva ascoltato tutto. Scorpius si girò verso di lei e parve arrossire leggermente.
“Ha ragione sai? Non lasciamoci influenzare dagl’altri.” E questa volta rispose Louis. Albus era davvero contento che i suoi amici lo sostenessero. “Allora siamo d’accordo?” chiese Al a Scorpius. “Noi non ti giudicheremo perché sei un Malfoy, promesso.”
Non si sa esattamente che cosa passasse per la testolina bionda di Malfoy, ma lui annuì, guardando la banchina affollata.
“Davvero posso scegliere?” chiese d’un tratto ad Albus il quale gli sorrise “Ovvio no?”. “E davvero non mi giudicherete? Anche se dovessi essere più Malfoy di quanto vi aspettiate?” e Albus disse una cosa che stupì molto sia Louis che Rose. “Gli amici non lo fanno…”. In quel momento Scorpius, confuso e felice, scoprì per la prima volta che cosa significava non sentirsi solo, ma sopratutto, finalmente aveva scoperto che cosa voleva dire avere un'amico.

All’improvviso, quei quattro ragazzi, così diversi tra loro, seppero che, da quel momento in poi, non sarebbero più stati soli






N.d.A : Piccole note da fare. 1) Jee ha vissuto in India per tutta la sua vita, ovviamente in India c'è un altra cultura babbana e perchè no? Ci sarà pure un altra cultura magica. Ecco perchè mi sembrava buffo, che i maghi, lì non usino i treni se si devono spostare in massa. Cercherò di esplorare di più il mondo magico orientale. 2) Lola, è uno personaggio che vorrei far diventare davvero spasoso, non so come mai, ma mi ricorda molto alcune ragazze che spesso incontro in universita -.-' (insomma molto simpatiche). Credo che sia una di quelle ragazze acide, a cui non importa dell'esistenza degl'altri, una di quelle che si accorge che esisti solo se gli tiri un bel gancio dritto sul muso. Nonostante questo, credo che sia una brava persona, bisogna sempre vedere la storia che hanno i personaggi, e ovviamente Lola ne ha una. Credo che sarà divertente vedere Lola e Louis relazionarsi, entrambi sono molto cocciuti ma sopratutto molto orgogliosi. Chissa chi dei due si arrenderà per primo? Sarà difficile sentirli dire "tu sei migliore di me...".
3)Ora su Scorpius, so che ci sono molte persone (ragazze sopratutto) a cui piace il mito del "Bad Guy". Si vede dalla fortuna che hanno alcune storie Drammione! Da una parte subisco anche io questo fascino, che a quanto pare tutti credono sia tipico dei Malfoy, dall'altra parte credo di dover dare una gamma più vasta di possibilità a questo povero Scorpius, almeno come personaggio.
Nonostante il suo timore iniziale, il suo essere un po pavido, fidatevi che "il sangue non mente mai!" (giusto per autocitarmi... lo so sono triste!) ha un suo fondo di verità! Insomma, se sei un Malfoy, un po badass lo sei giusto?;)

Per il resto spero che vi piaccia ciò che ho scritto! Vi incitò a lasciare qualche commento qua e là, come una spolverata di zucchero a velo. Le critiche -costruttive e magari non offensive, (altrimenti vi Crucio tutti!)sono sempre ben accette! Ricordatevi che una critica costruisce più di un complimento.
Quindi, dopo avervi promesso di non tediarvi ulteriomente (e puntualmente averlo fatto!)vi invito ad attendere il prossimo Capitolo! Dove vedremo che fine farà il nostro gruppetto! (Finalmente! anche perchè non posso tenerli dentro il lago per altri quattro capitoli...oppure si? mhuahaha) Bando alle ciance giovani! Godetevi il capitolo, lasciate commenti e seguite questa storia :D !! Un abraccio a tutti quanti e un grazie a chiunque sia arrivato fino in fondo.
Hasta la Vista!

 

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Capitolo 5
*** Primo Anno ***


Un uomo, dalle proporzioni gigantesche, gridava nella folla “Primooooo Anno, muovetevi! Sennò ci dovete andare a piedi al castello!” e agitava le gigantesche mani, per richiamare l’attenzione, ma più che somigliare a delle mani, somigliavano a enormi padelle.

“Ciao Hagrid!” gridò Rose dal basso della sua altezza, e l’uomo con una folta barba screziata di grigio si abbassò e disse “Ci somigli proprio a tua madre eh?” e sorrise, dando una carezza sulla testa di Rose, che per poco non rimase stesa a terra. “Ed ecco qui!” gridò ancora Hagrid “Louis, tutto bene?” e ridacchio, spostando lo sguardo da Louis ad Albus “Ah… Albus! Vi fanno tutti con lo stampo a voi Potter!” a questa affermazione, molte teste si girarono, alcuni allungavano il collo, altri bisbigliavano il suo nome.  Scorpius rimase vicino ad Albus per tutto il tempo, attaccato al suo gomito, come se avesse paura che il ragazzo potesse sparire in “Puff!” lasciandolo lì da solo.

Albus, stando vicino a qualcuno che sembrava più bisognoso di rassicurazioni su Hogwarts, si rasserenò e si dimenticò addirittura della storia della Piovra, fino a che, nella sua barchetta insieme a Rose, Scorpius e Louis, non vide un enorme tentacolo uscire dall’acqua e attorcigliarsi alla luna.
Il Castello, una massiccia ombra puntinata di luci, apparve, dietro uno spunzone di roccia.
Un coro di “Ohhhh!” meravigliati, ne accompagnò la maestosità. Al non poté che essere d’accordo, era uno spettacolo emozionante, qualcosa di davvero straordinario. “Magico!” disse Louis, e i ragazzi non poterono che essere d’accordo.

Salirono una serie di gradini, che ad Albus parve infinita e videro una specie di fantasma dalla faccia cattiva che canticchiava canzoni sconce, e per poco non gli fece cadere addosso un gavettone d’acqua.
Jee, si era coperto con telo, e dopo disse: “Tessuto magico Indiano, impermeabile all’acqua” e poi proseguì, spinto dallo sguardo curioso di Rose “In India quando piove, non si scherza”, molti ragazzini si ripararono sotto al suo gigantesco lenzuolo, quando ebbero sentito decantare le sue qualità anti gavettone.
“è Pix, un Poltergaist!” disse Albus rivolto alla sua comitiva, “è citato su Storia di Hogwarts”.
“L’hai letto?” chiese estasiata Rose “Pensavo che l’avresti gettato nel camino per farci fuoco!”.
Albus ridacchiò della sciocchezza che aveva detto la cugina, e si accorse di essere dentro ad un ingresso gigantesco, con muri di pietra e con una scalinata enorme posta al centro della sala.

Improvvisamente si ricordò del panico che aveva prima di salire in treno. Rose gli strinse la mano piano e lo stesso fece con Scorpius, che stranamente non si divincolò dalla presa. Albus si voltò a vedere la faccia di Louis e fu compiaciuto nel vedere che il rosso aveva perso un po’ della sua consueta sicurezza.
Arrivò davanti a loro quello che doveva essere una specie di nano. Ricordava vagamente un folletto della Gringott, ma sembrava molto più umano e soprattutto molto vecchio. Albus pensò, che nonostante la sua statura bassa, avesse un’aria vetusta e rispettosa, così ammutolì, davanti alla crescente preoccupazione che si sentiva montare dentro e che l’ometto, non faceva che ricordargli, con la sua aria impettita.

“Salve a tutti, Sono il professor Filius Vitious” e si schiarì la vocetta acuta “Vi do il benvenuto a Hogwarts!”
Guardò attentamente gli studenti e si soffermò sui capelli color fuoco di Rose e di Louis “Il banchetto di inizio anno avrà luogo tra poco, ma prima di sedervi, mangiare e riposarvi nella Sala Grande “ disse, indicando una grossa porta, chiusa da due battenti imponenti, “Verrete smistati nelle vostre Case. Lo Smistamento, come alcuni di voi sapranno è una cerimonia molto importante per gli studenti, infatti per tutto il tempo della vostra permanenza a Hogwarts, la vostra Casa sarà come la vostra Famiglia, parteciperete alle lezioni con i compagni della vostra Casa, dormirete nei dormitori della vostra Casa e passerete il tempo libero nella Sala Comune della Vostra Casa.”
“Le quattro Case si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ognuna di queste ha una sua nobile storia e ognuna di esse ha formato Maghi e Streghe molto dotati, nel corso della vostra permanenza, scoprirete tutto ciò che c’è da sapere sulla Casa alla quale sarete assegnati. Per tutto il tempo che rimarrete qui, i trionfi che otterrete faranno guadagnare punti alla Casa, mentre ogni violazione delle regole ne farà perdere. Confido che ognuno di voi non faccia niente per danneggiare la propria Casa, ma è mio dovere informarvi di non combinare alcun disastro. Alla fine dell’anno, La Casa che avrà ottenuto più punti verrà premiata con la Coppa delle Case, che è un grande onore, tenetelo a mente.”
“Cercate di ricordare anche, che il vostro comportamento, in ogni singolo momento influenzerà l’andamento della vostra Casa.” E poi sbuffò. Sicuramente tutti gli anni faceva quel discorso, e più che certamente tutti gli anni gente come James o come Fred, dimostrava di non aver sentito nulla a proposito del discredito sulle proprie Case. Chissà che tipo di studente sarebbe stato Al…
“La Cerimonia di Smistamento avverrà tra pochissimo, davanti a tutti gli studenti di Hogwarts, ora vado a vedere se tutto è…pronto!” disse “Per il momento cercate di stare tranquilli e in silenzio, vi chiamerò appena tutto sarà pronto.” E a grandi balzi, si diresse verso il portone maestoso, sparendoci dentro.

Jee si avvicinò a Rose e chiese, con due tonalità di colore in meno, “In che cosa consiste questa Cerimonia?” Rose stava per rispondere, quando entrarono, o meglio, scivolarono dai muri delle figure perlacee, che andarono in direzione dei ragazzini impauriti.
“Buona sera!” salutò uno di quelli che, a parere di Albus, dovevano essere dei fantasmi.
Un uomo grasso, vestito da Frate sorrise a tutti giovialmente e disse “Nuovi studenti, sembrano tutti tanto buoni! Sperò di vedervi nella mia casa” e un altro lo interruppe dicendo “Tutti gli anni Frate Grasso sperate che ogni studente di Hogwarts finisca nella vostra casa.” E si voltò verso Jee, facendolo gridare di terrore, come molti altri attorno a lui, e disse “Invece solo i più coraggiosi hanno il diritto di sedersi al tavolo dei bravi e dei forti! Ci vediamo in Grifondoro, cavalieri senza paura” e così dicendo tornò a parlare con altri di quei fantasmi, che scivolavano oltre le porte della sala grande.
“Che roba!” asserì tra lo stupito e lo spaventato Jee, che era se si poteva, ancor più pallido di prima. Il tempo sembrava non passare più, bloccati lì, tutti in silenzio ad aspettare la loro ultima ora da maghi senza istruzione. Jee parve dimenticarsi di chiedere in che cosa consistesse la prova, ma non perché si fosse calmato, infatti, continuava a guardarsi intorno, e a sistemarsi il colletto della camicia.

Louis invece stava zitto, zitto, ogni tanto guardava Lola di soppiatto, per cercare di capire come riuscisse ad essere così impassibile. Lola, infatti, non pareva per nulla disturbata, né dalla situazione né dall’attesa, semplicemente vagava con lo sguardo. Solo il suo piede, che batteva ritmicamente a terra, tradiva il suo stato d’impazienza. In quel momento, per non dover pensare a ciò che ne sarebbe stato di lui, Albus iniziò a guardarsi intorno, cercava nei volti degli altri i suoi stessi sentimenti. Voleva essere rincuorato, sapendo che non era l’unico a soffrire di ansia. Rose, che non smetteva di stringergli la mano, pareva che stesse per esplodere, come se avesse assunto un’eccessiva dose di Api Frizzole. La sua faccia era chiazzata di rosso, tanto che, non si poteva più distinguere tra il colore dei suoi capelli e quello del viso. L’unica cosa che permetteva di capire che non si trattava di un pallone rosso, erano gli occhi azzurri, che ora erano spalancati, come se uno di quei fantasmi, l’avesse appena attraversata.
Dall’altra parte c’era Scorpius, ancora aggrappato alla mano della Weasley, forse troppo terrorizzato per rendersi conto che lui, Scorpius Malfoy, stava stringendo la mano di quella che avrebbe dovuto essere la sua peggior nemica. I due facevano un bel contrasto, una rossa, spettinata e arruffata, l’altro terreo, pallido e composto. Non si poteva dire che esistessero due persone più diverse tra loro, eppure in quel momento si stringevano la mano, quasi come se, se si fossero lasciati, il castello intero sarebbe potuto crollare. In un moto di divertimento Albus, avrebbe voluto fare una battuta ai due ragazzi, così da sdrammatizzare la situazione ma non ne ebbe occasione.

Il professor Vitious, che Albus si ricordò, essere il vicedirettore della scuola, tornò a grandi balzi, dicendo che tutto era pronto, e quasi come rispondendo a un suo comando inudibile, le porte si spalancarono, lasciando intravedere agli occhi meravigliati di Albus un enorme salone, con quattro lunghe tavolate disposte verticalmente e in fondo, un tavolo orizzontale, che ospitava maghi e streghe più anziani, probabilmente i professori di Hogwarts.

Dietro ad una sedia, che assomigliava a un trono, stava seduta una vecchia signora. Albus capì che era anziana solo dai capelli bianchi, raccolti in uno chignon e dall’intrico di rughe che marcavano il suo volto, se non fosse stato per queste cose, Albus non le avrebbe dato tanti anni. La vecchia signora, aveva un aria tenace, severa. Non doveva essere qualcuno con cui si poteva scherzare, dava l’idea di essere quel tipo di persona che si prende molto seriamente.
Dietro il piccolo trono, era appeso un quadro, che era grande, anche se le proporzioni della sala parevano ridimensionarlo. Era il dipinto di un uomo anziano, dalla lunga barba bianca e con degli occhiali a mezzaluna poggiati sul naso adunco. Almeno lui sembrava sereno, costatò Albus.

Mentre avanzavano verso il fondo, il ragazzo non poté fare a meno di sentirsi minuscolo, davanti all’imponenza della sala. Spostava il suo sguardo avido da una parte all’altra. Le tavole, con calici, posate e piatti d’orati erano lucide e imponenti, c’erano dei camini attaccati ai muri, talmente grossi, che Hagrid, se avesse voluto, avrebbe potuto sedervisi comodamente dentro. Poi c’erano le candele, centinaia o forse migliaia, fluttuavano dappertutto, gettando luci brillanti sui piatti. Ora che Albus ci faceva caso, notò che gli studenti stavano osservando la comitiva, che ora si trovava con le spalle dirette al tavolo degli insegnanti.
Si sentì in soggezione, e per sfuggire a quello sguardo, alzò gli occhi al cielo. Ed era veramente il cielo! Al posto del soffitto a volta, che ci si sarebbe aspettati, il ragazzo si trovò a guardare la volta celeste, trapuntata di stelle e cosparsa di qualche nuvoletta grigia, che galleggiava pigra. Trattenne il fiato per quello spettacolo straordinario, seguito a ruota da Scorpius, che a sua volta inspirò sorpreso.
“è talmente fatto bene” disse Scorpius “Che sembra che non ci sia il soffitto!”. Albus annuì “Pensavo fosse cielo aperto!” e Rose, ritrovando il suo atteggiamento puntiglioso disse “Ma come? non avevi letto storia di Hogwarts?”. Albus voleva dirle qualcosa, per esempio che non gli sembrava il momento per fare i saputelli, ma guardandola spiegare a Scorpius perché il soffitto era come il cielo, decise di non dire niente.

Si girò a fissare il quadro del vecchio, stava seduto con le mani congiunte e ammiccava in direzione degli studenti, e ogni tanto si grattava il naso. Qualche nato babbano lanciò un urletto, nel vedere che il quadro si muoveva, Albus invece, ci aveva fatto l’abitudine, immagini, foto, quadri e quant’altro si muovevano e se ne avevano voglia, a volte sparivano.
Il professor Vitious arrivò e pose su uno sgabello di legno un sudicio cappello, tutto rattoppato e sgangherato.
Scorpius storse il naso a quella vista, ma la sua espressione durò poco, e fu sostituita dalla sorpresa, perché il cappello, con voce stonata prese a cantare:
Forse Pensate che non sono bello,
ma giudicate da quel che vedete
io, ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
I vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette.
E al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
E' forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
E il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un cappello parlante
!
 
E così terminò la sua canzoncina, e la toppa, che evidentemente doveva essere la sua bocca, si chiuse.
Dopo un attimo di silenzio, gli studenti seduti attorno ai Tavoli iniziarono ad applaudire e a schiamazzare, facendo i complimenti al Cappello, che s’inchinò su se stesso senza proferire parola.
Jee, bisbigliò all’orecchio di Albus “Pensavo di dover affrontare qualche mostro a mani nude!”
Albus rise e pensò, meglio affrontare un mostro a mani nude, piuttosto che scoprire in che casa sarebbe stato mandato.

“Benissimo” disse il professor Vitious applaudendo brevemente il Cappello “Ora” e improvvisamente nelle sue mani comparve una pergamena “Io chiamerò il vostro nome, voi vi siederete e vi metterete il Cappello sulla testa”.
Dopo una Breve pausa inizio a chiamare alcuni nomi “Allende Amy” una ragazzina bassa e piccolina si avvicinò con fare spaventato al cappello, se lo calò sulla testa e quasi ci scomparve dentro, dopo pochi minuti, ma che Albus era sicuro fossero un’eternità dentro quel cappello, questo gridò “CORVONERO” e la seconda tavola sulla destra esplose in un applauso. Furono chiamati molte persone, e gridati altrettanti nomi di Case, ad Albus sembrò, che tutti quelli che finivano in Serpeverde avessero delle facce cattive, finché il professor Vitious chiamò “Dinpal Jeevanprakash “ avendo qualche difficoltà a leggere il nome straniero.
Jee, molto preoccupato si avvicinò allo sgabello e per poco non inciampò in un gradino, rischiando di portare con sé anche il professor Vitious, cosa che fece scoppiare a ridere non poche persone.
Albus sperò che finisse insieme a lui, gli piaceva quel ragazzo, non sembrava un tipo troppo sveglio da Corvonero e nemmeno troppo astuto da Serpeverde. Il cappello ci mise più tempo a decidere rispetto agli altri, ma alla fine, grido senza insicurezze “GRIFONDORO!” e Albus applaudì più forte che poté.
Lola Terry, che Albus scoprì chiamarsi Lorenza, fu smistata come Jee in Grifondoro, cosa che non la stupì per niente, come non la colse di sorpresa l’accoglienza che le fece la tavolata, si sedette semplicemente vicino a Jee e continuò a guardare con aria assorta i ragazzi rimasti.
Pine Kay, Margaret Zabini, Lisa Dunval…” tutti furono chiamati e il capello gridò per tutti un sonoro “SERPEVERDE!”. Mentre passavano, guardavano Scorpius, che pareva davvero molto agitato.
Thomas Jean…” fu chiamata, e Albus si ricordò che anche lei doveva affrontare il primo anno, gli dispiacque molto di non averla cercata sul treno, chissà com’era agitata! Con grande sconforto di Albus, Jean fu smistata in Corvonero, cosa che la lasciò più che stupita.
Lorcan e Lysander invece, furono divisi, il primo finì tra i Corvonero e il secondo tra i Grifondoro.
Penty George, Duglas Olivia, Bones Richard...” vennero aggiunti alle schiere di Tassorosso.
Un altro ragazzo, un certo Thomas Bingle fu assegnato a Serpeverde e anche quest’ultimo parve guardare Scorpius, con un’aria sicura, gli ammiccò mentre si dirigeva verso l’ultima tavola sulla sinistra.
Era arrivato il momento dei Weasley, per primo passò Louis, il cappello ci mise parecchio a decidere e alla fine urlò “GRIFONDORO!”. A Rose non erano serviti più di due secondi perché gli fosse urlato un sonoro “GRIFONDORO!”.

Albus Severus Potter” disse con la sua vocetta il professor Vitious e al ragazzo iniziarono a sudare le mani. Si sedette, noncurante degli sguardi e dei vociferi che si espandevano per la Sala, il suo ultimo sguardo, deciso, fu rivolto a Scorpius, che lo colse con un sorrisetto, e poi fu buio.
“Molto bene, cosa abbiamo qui? Un altro Potter, oh sì, vedo molto talento magico, sembri un ragazzo in gamba eh? E poi hai lealtà, tanta verso le persone a cui vuoi bene, un perfetto Tassorosso saresti, ma aspetta..” si fermò il cappello “Oh vedo che hai coraggio ragazzo mio, di andare oltre le cose che pensano gli altri, anche di smentirti se necessario! Ho visto quello che hai fatto con il giovane Malfoy!” esclamò il cappello colpito “E come tuo padre, anche tu temi il Serpeverde, ma non fremere ancora, non credo che sia la casa adatta te….d’altronde tu sai già quella che è perfetta per te, ma si…” disse e poi gridò “GRIFONDORO!” e gli urli e gli applausi si fecero fragorosi, mentre Albus fremeva di gioia.

Si sedette vicino a Louis che gli disse “Amico, sempre insieme vero?” e Albus non poté fare a meno di ridere sollevato.

Ora guardava gli ultimi ragazzi rimasti, tra cui Scorpius e dentro di se sperava, che il giovane finisse insieme con lui. Quando chiamarono il suo nome, la sala si agitò, e i Serpeverde presero a sgomitarsi, sicuri di aver pronto un altro di loro da allevare, Albus si abbuiò, vedendo quei ragazzi tutti tronfi e soddisfatti. Scorpius, in preda al panico più totale, spinse il cappello sulla sua testa e con le mani strinse i bordi dello sgabello, fino a far diventare le sue nocche bianche. Sembrava che fosse certo del suo destino, seppur ingiusto.
E se il cappello lo avesse messo in Serpeverde? Sarebbe riuscito a rimanergli amico? O la differenza e la rivalità gli avrebbero impedito di vederlo come un qualsiasi altro studente? Perché si preoccupava tanto per quel Malfoy? Si chiese. Il Cappello si muoveva frenetico sulla testa di Scorpius, tanto è che gli studenti presero a mormorare, ma Albus osservando che Vitious non si scomponeva, rimase calmo.

A un certo punto, quando ora mai Scorpius pareva essere stato inghiottito dal cappello, tra l'incredulità della sala, e facendo spalancare le mascelle ad Albus, Louis e Rose, il capello si riscosse, sulla testa di Malfoy e inaspettatamente gridò "GRIFONDORO!".






N.d.A. "Shaaaaaame on You!!!" un Malfoy in Grifondoro?? Ma quando mai?. Ahahah, spero che nessuno mi linci viva, anche perchè ci terrei a finire la storia :) lo so che è una cosa che lascia parecchio esterreffatti, però a voi chi vi ha detto che il piccolo Malfoy non sia coraggioso? Ricordiamoci di Sirisu, lui, nato in una famiglia di pazzi Serpeverde è stato l'unico a finire in Grifondoro. Tutto è possibile, so Live in Peace, anche perchè ricordate I Malfoy sono sempre Malfoy.
Ora alcune note: 1) Pix e i Fantasmi ho voluto tenerli, così come ho mantenuto il canto originario del cappello parlante, ci sono molto affezionate e in più se devo essere sincera, quello che avevo preparato io non era così bello come questo (ovviamente!) 2) Ricordate Jean Tohmas? La figlia di Dean! Ecco, non dimenticatela mi raccomando, così come non dimenticatevi della discussione avuta tra Harry e Bill durante il compleanno di Albus, è una cosa improtante.
3) Perchè un quadro in Sala Grande? Penso che tutti abbiate capito chi sia, ma io non lo voglio dire, perchè dirlo romperebbe un po la magia. Posso dirvi però, che nessuno, come l'uomo del quadro si merita di stare in Sala Grande, NESSUNO!.
4) La McGranitt è davvero vecchia ragazzi, però con il tempo credo che sia diventata meno severa verso gli allievi, a questo ha contributio sicuramente la seconda guerra magica.
5) Cosa si aspettano questi Serpeverde? Tutti che passano e ammiccano a Scorpius? Lo vedremo lo vedremo, posso solo dirvi che tutti si aspettavano di fare un party di reunion delle vecchie serpi felici. Ma purtroppo il biondino ha rovinato la festa...

Finite le mie considerazioni, spero che il capitolo via piaciuto, almeno quanto è piaciuto a me scriverlo! Ringrazio dal profondo del mio cuoricino piccino picciò, chi si è spinto oltre questi cinque capitoli e li ha letti tutti, e invito tutti quanti a lasciare un bel commento a fondo pagina ;D Ne sarei davvero felice (e poi a voi che cosa costa? Attenti che vi mando al San Mungo se non fate i bravi!). Ci rivediamo nel Prossimo Capitolo che si intitolerà Sogni Doro (spoiler ovunque!) Cosa capiterà a Scorpius? Chissà che cosa si aspettava? Ne sarà felice? e Albus? ehehe vedrete vedrete.

Un saluto grandissimisso da giu_ggiola, abbraccioni!
Hasta la vistaaaaaaa ;)

 

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Capitolo 6
*** Sogni Doro... ***


Un applauso poco convinto arrivò da parte della tavola di Albus, mentre i Serpeverde, bisbigliavano sgomenti, esterrefatti che un Malfoy, fosse finito davvero da quella parte della Sala. Scorpius, provato da quello che il cappello gli aveva detto, non sembrò farci caso e si sedette, sconvolto vicino ad Albus, che gli regalò una pacca sulla spalla.

Finito lo smistamento, Vitious prese il cappello e la pergamena e li portò via. La donna austera, che secondo i racconti del padre doveva essere la Professoressa McGranitt, si alzò in piedi e facendo un giro del tavolo raggiunse quello che Albus credeva fosse una specie di Pulpito.
“Benvenuti, Benvenuti a tutti!” sorrise brevemente e tornò subito all’espressione severa. “Bentornati ai vecchi studenti e Benvenuti a quelli nuovi!”, fece scivolare lo sguardo sulle tavolate. “Prima di iniziare il banchetto, che come so, avete l’ardente desiderio di consumare, volevo ragguagliarvi su alcune aggiunte al corpo docenti”. Schiarendosi la gola disse “Per prima cosa, vorrei dare il benvenuto al Professor Neville Paciok, come insegnante di Erbologia. Quest’anno ha definitivamente preso il posto della professoressa Pomona Sprite, a cui rivolgo i miei auguri di una felice pensione” e nel modo in cui lo disse, sembrò augurarsi anche lei, un precoce pensionamento. Albus ridacchiò di quel pensiero.

“In secondo luogo, vorrei dare il benvenuto al nuovo insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure, il professor Theodore Lupin. Non fatevi ingannare dalla sua giovane età, perché si è dimostrato competente, molto più competente di altri candidati”. Albus credette che la preside, avesse preferito non vederne per niente di altri candidati. “Benvenuto professor Lupin”. Teddy, si alzò prontamente e Albus notò che non aveva più i capelli color turchesi, ma li aveva cambiati un tenue color nocciola, anche se l’orecchino continuava a penzolare inesorabilmente dal suo lobo. Mentre tutti applaudivano il professor Lupin, James iniziò a "ululare" in mezzo alla folla, cosa che la McGranitt non sembrò gradire, visto lo sguardò fulminante che indirizzò a James. Teddy chinò la testa imbarazzato, alzò le mani in modo remissivo e sorrise agli studenti. Albus applaudiva più forte che poteva e nel caos, iniziò a urlare. Teddy, non si aspettava quell’accoglienza, sembrava davvero felice. Anche Albus lo era, vedere suo fratello, il suo mentore, occupare il posto di suo padre lo riempiva di gioia, e di un’inaspettata felicità. Ripensò al discorso fatto lo scorso luglio. Guardò Scorpius, che nella confusione pareva rapito dalle sue preoccupazioni. Era totalmente assente, ma soprattutto era afflitto. Non capiva perché. Eppure nella testa di Albus si formulò l’ipotesi che forse, qualcosa di quel ragazzo, l’aveva fatto affezionare. In un moto di sicurezza, decise che lo avrebbe aiutato, a tutti i costi, perché quando ami tante persone, il cuore, piano piano si allarga. Questo gli aveva insegnato la sua caotica e pazza famiglia. Famiglia che ora si esibiva in ululati e balletti, nel vedere uno di loro, così felice. Teddy sorrise ancora e si sedette, guardando dritto negl’occhi di Albus come a dire “Hai visto? Siamo qui, c’è l’abbiamo fatta”. Albus con le mani doloranti e rosse smise di applaudire, lasciando ai pochi Weasley, le battute finali. Sorridendo di rimando ad un divertito Teddy.

La McGranitt non sembrava per niente divertita da tutto quel frastuono, anzi, la sua bocca si assottiglio, segnale che molti presero come “Pericolo!”, seppur parlando a bassa voce, riuscì a far tacere tutti “Direi che può bastare così, vero professor Lupin?” e si voltò verso Teddy, quasi come se volesse dirgli, “è colpa tua se mi tocca subire questo baccano.” E inaspettatamente gli regalò un sorriso di congratulazioni.
“Benissimo, ora non voglio tediarvi più del dovuto, placate la vostra fame da lupi” e rilevò la parola con uno sguardo accigliato a James, che per la prima volta, a memoria di Albus, parve davvero intimorito. “Godetevi la cena”. Batté le mani e sul tavolo, apparve ogni ben di Dio, servito nei piatti scintillanti. “Grandioso!” urlò sopra il chiacchiericcio Jee.
 
Durante la cena, Albus mangiò più di quanto non fosse abituato a fare, mentre Scorpius se ne stava in disparte, quasi non toccando per nulla il cibo. Rose gli lanciava occhiate preoccupate e cercava di farlo parlare, anche se lui sembrava non averne intenzione. Scorpius, al posto di mangiare, guardava pensieroso il tavolo di Serpeverde. “Scorpius?” tentò Rose, ma lui si girò, fulminandola con uno sguardo triste. Roxanne, si alzò dal suo posto, lasciando Fred a parlare con qualche studente del suo anno. “Allora! C’è l’avete fatta!” urlò sopra il rumore delle forchette che sbatacchiavano dentro ai piatti. Louis, che in quel momento affondava il suo cucchiaio dentro una generosa razione di pudding, sorrise e disse “Perché avevi dubbi?” e le fece un occhiolino. “No Lu, su di te non c’erano dubbi… invece mi aspettavo che Rosie finisse in Corvonero…tutti c’è lo aspettavamo”, Rose ingurgitò quello che era un enorme pezzo di gelato freddo e per poco non si strozzo. “In effetti il Cappello voleva mettermi in Corvonero, mi ha detto che sono molto intelligente” sorrise orgogliosa e riprese “Però dice che non si può giudicare una persona solo dalla testa, così ha deciso per Grifondoro” “Tu Al?” chiese la ragazza scura, “A me voleva mettere in Tassorosso..” disse con tono noncurante “Alla fine ha cambiato idea, mi ha detto che anche io sapevo qual era il mio posto, e si è complimentato per il mio coraggio, non condivido molto…ma meglio così” e ripensò alla tremenda paura che aveva avuto sul treno.
Roxanne parve colpita e disse “Be, fortuna che non sei finito in Tassorosso, altrimenti avremmo dovuto sorbirci tutte le tue smancerie…” e gli sorrise, per poi rivolgersi al biondo, che in quel momento stava muto, pensando ai fatti suoi. “E tu? Sei il figlio di Malfoy vero?” chiese incuriosita. Scorpius parve riaversi dai suoi pensieri, ma senza rispondere si limitò ad annuire. Evidentemente la ragazza non parve soddisfatta e continuò “Da quant’è che un Malfoy non finisce in un’altra casa?” chiese maliziosa. Scorpius, la guardò con una faccia sofferente e disse “Da almeno duecento anni” rispose “Così mi ha detto mio nonno”. “Il vecchio Lucius” disse Fred, che in quel momento aveva raggiunto la sorella per complimentarsi con i cugini “Non credo che ne sarà molto contento, o mi sbaglio?”. Il biondo assunse la sua aria gelida e lo guardò, come si fa con un secchio di topi morti, disgustato “Non sono affari tuoi, Weasley!”. Fred, per nulla offeso si mise a ridere “Calmati Malfoy” e con uno sguardo se ne andò, lasciando Scorpius ai più cupi pensieri.
Nonostante tutti gli sforzi fatti da Albus, dalla cugina e addirittura da Lu, Malfoy parve non voler sentire ragione, né di parlare né di gioire insieme con gli altri per lo smistamento. A un certo punto i piatti si svuotarono e gli studenti finirono di dire le tante che cose che stavano dicendo, poi calò il silenzio e la professoressa McGranitt avanzò per la seconda volta, verso il pulpito.
“Benissimo, ora che siamo tutti sazi e più allegri, ho da dirvi alcune cose” e così parlando, si schiarì la gola. “Per prima cosa ricordo che i corsi inizieranno domani mattina, vi è stato lasciato l’orario con tutte le lezioni, vi prego di non far confusione, se non siete sicuri di qualcosa, chiedete ai prefetti delle vostre case.” E in quel momento Albus vide alcuni ragazzi di altri tavoli, con spille dorate appuntate sul petto. Sembravano molto fieri di quella spilla. Rose invece, la guardò con invidia, sperando di farla sua solo con gli occhi.
“In secondo luogo vorrei ricordare che è vietato aggirarsi per il castello di notte, chiunque venisse sorpreso a gingillarsi sappia che riceverà gravi ripercussioni, lo stesso vale per l’accesso alla foresta che è severamente proibito a tutti gli studenti. Il signor Gazza…” disse in tono infastidito “Mi rammenta, come quasi tutti gli anni, che è proibito l’uso di qualsiasi degli oggetti prodotti dai Tiri Vispi Weasley, comprese le pasticche vomitose e torroni sanguinolenti, confido che nessuno di voi utilizzi certi mezzi per saltare le lezioni.” A quel punto Fred, con una finta aria disgustata disse, neanche troppo sottovoce “Sta rovinando l’economia familiare!” molti risero, Roxanne scosse la testa, lanciando uno sguardo al fratello molto eloquente, come se dicesse "Povero scemo..."

“La prossima settimana inizieranno i provini per il Quidditch, portate i vostri nominativi ai Capi Squadra delle vostre Case” e qui James batté il cinque ad uno dei suoi sgherri. “Agli studenti del primo anno è proibito possedere un manico di scopa, questo per alcuni basilari motivi di sicurezza, non vorrei dovermi sentire recriminare alcune scelte che in questa scuola vengono fatte. Ci sono delle regole, e ci sono sempre state, ancora prima che diventassi preside e ancora prima che nascessi.” E le sue narici si dilatarono. “Mi è stato fatto notare comunque, che, anche se è vietato l’uso di manici di scopa personali, è impossibile vietare ai ragazzi di partecipare alle selezioni del Quidditch”, parve contrariata. “Quindi rimetto la faccenda  nelle mani dei Capi Squadra, e ovviamente di chi è in grado di cavalcare un manico di scopa”, guardò i piccoli bambini spaventati. “Se dovessi scoprire, che alcuni di voi, fanno un uso scorretto della libertà che vi è stata concessa, come per esempio tentare di volare senza esserne capaci, mi troverò costretta a non concederla più a nessuno”. Era davvero terrificante quando ci si metteva. Ogni studente ammutoliva, di fronte al rigore della preside. “Quindi, anche per chi del primo anno, ha deciso di provare l’ebrezza, del Quidditch, suggerisco di raggiungere i Capi Squadra della propria casa, insieme deciderete quando sostenere un provino.” Louis, a queste parole ammiccò ad Albus, tirandogli una sonora gomitata nel fianco, cosa che gli provocò dolore, facendogli perdere le ultime raccomandazioni generali.

“Ora prima di lasciarvi andare a dormire, unitevi a me nel cantare l’inno di Hogwarts” e con un sorrisetto, tanto diverso dall’aria dura di poco prima, fece apparire nel cielo una specie di striscione. Su questo, iniziarono a scorrere delle parole, tutti gli studenti, o quasi, iniziarono a cantare una canzone, seguendo il testo e la bacchetta del professor Vitious, che in quel momento dirigeva frenetica.
Ognuno la intonò in maniera diversa, facendo sembrare la Sala Grande, un enorme ovile di pecore stonate. Quando la canzone si terminò, con gli ultimi battiti diretti da Vitious, la McGranitt disse semplicemente “Buona Notte, e sogni doro!” e tutti, compreso il vecchio uomo del quadro iniziarono ad uscire.

Primo anno!” grido una voce familiare, era Dominique, la sorella di Louis, che accompagnata da un ragazzo alto e con i capelli castani cercavano di farsi notare dal gruppo di bambini che si alzava nella sala affollata.
“Non sapevo che fossi Prefetto!” disse Albus alla cugina, lei era molto diversa da Louis e Victorie, per prima cosa sembrava molto più bella ed elegante e poi non aveva preso i capelli fiammanti dei Weasley, invece aveva una corta chioma color biondo platino. Senza dubbio era bellissima e pareva che gli studenti che le passavano vicino se ne accorgessero.
“Sì!” disse lieta “Mi è arrivata la lettera quest’anno!” e mentre gongolava un po’ insieme al cugino, iniziò a salire gli scalini che portavano ai piani superiori del castello.
Dopo aver percorso tutta la strada, che ad Albus parve lunghissima, si fermarono di fronte al quadro di una signora in carne, con un vestito rosa, che la faceva assomigliare a un grasso maiale. Se ne stava seduta da sola, sorseggiando una coppa, di quello che Albus credette essere vino. Poi all’improvviso, sorrise, vedendo i nuovi studenti, e domandò, “Parola d’Ordine?” Il ragazzo di fianco a Dominique, dopo aver smesso di guardare intensamente la ragazza, rispose “Audentes fortuna iuvat” e la signora grassa, prima di lasciare aperto il passaggio che nascondeva, a sua volta gli rispose “Che la fortuna sia con te”, facendogli l’occhiolino e spostando lo sguardo da lui a un’ignara Dominique. Il ragazzo arrossì violentemente, per nascondere il suo imbarazzo, iniziò a far passare i ragazzini dal buco.
Si radunarono tutti in una stanzetta circolare. Albus pensò che fosse meglio di come i genitori la descrivevano, le comode poltrone davanti al camino, i tavoli di legno e gli arazzi soffici che si poggiavano morbidamente sul muro, gli davano un senso di Casa. Rose e Lola si guardavano attorno curiose. Scorpius invece, seppur apparentemente colpito, mantenne la stessa espressione di ferma glacialità. “Buona Notte, se aveste bisogno, non esitate a chiamare me o…” e guardò il ragazzo, come se solo ora si fosse accorta non saperne il nome, lui, se si può ancor più imbarazzato, rispose, “Isaac”. Dominique annuì e indicò due porte, quelli a destra erano i dormitori delle ragazze e quelli a sinistra degli uomini.
Si affrettarono su per le scale a chiocciola, non prima di aver salutato le ragazze. Finalmente trovarono i loro letti, sulla porticina c’era scritto solo “I anno” e all’interno c’erano cinque letti a baldacchino, circondati da pesanti tende di velluto rosso. Albus notò che la sua roba era già stata stipata vicino a uno dei letti così, senza pensarci ci si buttò sopra, e ripensò alla faccia del povero Isaac. Dopo due minuti di apprezzamento del materasso, Louis, che aveva già iniziato a tirare fuori le cose che gli servivano, disse ad Albus di scrivere qualche riga ai suoi genitori. Albus sbattendosi la mano sulla fronte si fece prestare una piuma d’oca e seduto sullo scrittoio, iniziò a raccontare:

Cari Mamma, Papà e Lily…
C’è l’ho fatta! Sono diventato un Grifondoro!
Sono molto contento, il castello è meglio di quanto immaginassi e domani mattina inizierò le lezioni, secondo Louis (che è in Grifondoro!) domani avremo lezione di Pozioni, spero che non sia così difficile come dice papà. Anche Rose è dei nostri eppure quello strambo figlio di Scamander. È successa una cosa strana… Scorpius Malfoy è stato scelto per Grifondoro, io Rosie e Lu abbiamo provato a farci subito amicizia, come ci ha detto la zia Hermione. Ora lui sembra così triste, non vorrei che il padre lo uccidesse per questo. Vi scriverò presto, ma non fatelo sapere a James! Lily mi raccomando, controlla che a casa fili tutto liscio, ti lascio il comando.
Vi voglio bene
Albus S.
 
Così terminò la sua lettera, pensando ancora al banchetto e al sollievo che aveva provato a essere finito in Grifondoro. Rileggendo il messaggio, si guardò intorno e notò che insieme con lui nella stanza c’erano Lorcan, che con aria stralunata guardava le tende, Jee che parlava animatamente con Louis stanco e impaziente di andare a dormire e poi…”Scorpius!” disse Albus, facendo sobbalzare il ragazzo che lo guardò con aria interrogativa “Vuoi scrivere ai tuoi genitori?” lo invitò, porgendogli la piuma d’oca. Il ragazzo con aria fredda e sarcastica rispose “Secondo te?” e dicendo questo chiuse attorno a se le tende rosse. Albus ci rimase davvero male, gli parve di udire l’eco della sua voce, che prometteva di essere amico a quel Malfoy, erano state tutte parole sprecate?
Legò alla zampa di Orion la comunicazione e con un buffetto leggero, la lasciò andare, libera di volare nella notte frizzante.

Louis sbadiglio e scostò in malo modo il povero Jee, che stava ancora parlando tutto emozionato di Hogwarts. Stranamente non si offese per il gesto sgarbato del rosso, anzi si scusò ripetutamente e con un ultimo “Buona Notte ragazzi” si chiuse dentro il suo letto. Lorcan parve concentrato su altri pensieri e non disse nulla.  Infine prima di addormentarsi Albus si appoggiò sul fondo del letto di Louis e lo guardò dicendo “Siamo qui, finalmente!” Louis, con faccia davvero stravolta annuì sbadigliando e disse “Vedrai, in questo posto si ricorderanno di noi!” e sorrise compiaciuto del suo progetto.
“Non voglio che si ricordino di me, mi piacerebbe solo…non dare nell’occhio.” Rispose Albus e il cugino gli scoccò un occhiata scettica “Sei tu il primo a volere grandi avventure no? Allora Al cerchiamole! Scommetto che questo posto è pieno di opportunità.”. Albus roteò gli occhi e in quel momento assomigliò molto alla madre “Non iniziare a diventare come James, fissato per la gloria e altre scemenze…” e risero insieme delle assurdità del fratello maggiore.
“Secondo te come possiamo aiutarlo?” chiese sotto voce il moro al rosso.
Louis alzò le spalle, o almeno così sembro ad Albus, giacché era sotto le coperte “Non possiamo fare niente cugino, se non vuole farsi aiutare...Non possiamo costringerlo a diventare nostro amico!”
“Si ma sul treno…” voleva dire Albus, ma Louis lo bloccò “Si, sul treno non aveva ancora realizzato che diventare un Grifondoro l’avrebbe allontanato dalla sua famiglia. Non so come sia Malfoy Senior, sinceramente preferirei non saperlo. Chi ti dice che non gli parlerà più? O che non gli paghi più le cose di scuola? Potrebbe addirittura cacciarlo da casa! Insomma, è una situazione complicata, non so se abbia bisogno di qualcuno che gli ricordi di quanto sia bello essere un Grifondoro” sembrava piuttosto accalorato mentre parlava, anche se mantenne un tono basso, per non farsi sentire da nessuno.
“Lui ha detto che non voleva essere come il padre, così gli ho suggerito di non farsi smistare in Serpeverde…” disse Albus, e Louis sgranò gli occhi “Tu… glielo hai… detto?” chiese, alzando la voce, tanto che Lorcan, che ora osservava, fisso il soffitto, si girò a guardarli.
“Si certo, dovevi vederlo, sembrava afflitto da una malattia incurabile, perché non avrei dovuto?”
“Onestamente Al, non so se io l’avrei fatto, e se questa scelta fosse la più infelice della sua vita?”
“Ma mio padre chiese di non finire in Serpeverde! Non mi sembra poi così infelice” Albus era determinato nel far capire al cugino che si sbagliava. “Si Al, ma ai tempi di tuo padre c’era Vold- hai capito! Era diverso, finire a Serpeverde era come finire dritto tra le braccia dei mangiamorte.” Louis era esterrefatto.
“Non è vero Lù, qualsiasi cosa uno scelga nella vita, non è mai una sconfitta. Se i genitori di Malfoy lo cacciassero da casa, io lo ospiterò, non lo lascerò da solo! Gli amici non si abbandonano e lo sai! Io non ti abbandonerei mai Lù. E poi il Cappello Parlante mi ha detto che sono stato coraggioso a dire a Scorpius della possibilità di scegliere.” Finì Albus.
Louis, meno sconvolto di prima disse “Ok Al, sono felice che tu sia un buon amico per tutti, sai che sei leale e tante altre cose” e agitò la mano, come se non volesse specificare “Però, non conosci questo Scorpius come conosci me, insomma non sono passate nemmeno ventiquattrore e già pianifichi di ospitarlo a casa tua per sei anni? Non esagerare amico…”
“Non esagero, solo che…” non sapeva bene come spiegarlo, ma capiva com’era sentirsi spesso diversi, un po’ esclusi, lui era il figlio di mezzo, il cugino più piccolo. In una famiglia dove c’erano, eccellenti pozionisti, ottimi studenti, prefetti, capiscuola, giocatori di Quidditch straordinari, e un prescelto. Era facile sentirsi, diversi. “Solo che non voglio abbandonarlo, gli ho promesso che ci sarei stato e lo farò”. Finì la frase.
Louis sbuffò, come se non capisse fino in fondo la determinazione di Albus. “Esageri sempre…” dicendo così si voltò e poi continuò , “Ora amico” e lo guardò accigliato “Vai a dormire, prima che ti lanci qualcosa in testa!” Albus, per niente rassegnato, si spostò, lasciando il cugino dormire. Mettendosi nel suo letto confortevole, si addormentò quasi subito, tutta l’ansia che aveva provato, si era liberata, provocandogli una stanchezza mai provata, così chiuse gli occhi e con un ultimo pensiero rivolto alla lezione di Pozioni, partì per il mondo dei sogni.
 
Nella stessa stanza, altri quattro ragazzi si accingevano a sprofondare nel mondo dei sogni.

Louis, prima di addormentarsi ripensò al cugino, la sua determinazione gli lasciava un pizzico d’invidia, penso a Lola Terry, a come sembrasse molto in gamba, e a come avrebbe dovuto dimostrare di essere più in gamba di lei. Perchè nessuno, o nessuna in questo caso, poteva essere più in gamba di Louis Marcel Weasley.

Jee , sorrise al buio, felice di essersi fatto subito dei nuovi amici, e non solo amici comuni, ma tipi tosti. Non sapeva bene cosa comportasse essere un Grifondoro, ma sicuramente avrebbe dovuto essere molto coraggioso, sperò di farcela. Non voleva deludere i suoi genitori, che si erano sempre sacrificati per lui.

Lorcan invece, non pensava a molto, solo a come fosse strano che lui e Lysander si fossero separati, era la prima notte da molto tempo che non dormiva con il fratello. Non si scoraggiò più di tanto, ma tornò a pensarlo intensamente, proprio come faceva quando erano lontani, ed ecco che lo sentì, rincuorato e felice. Pensò "Come stai fratello?" e nel bel mezzo del suo discorso crollò.

Per ultimo rimaneva quel ragazzino mingherlino, era immobile sotto le sue lenzuola e stringeva a se il suo cuscino, come se aggrappandovisi, avesse potuto combattere il dolore e la paura. Nonostante i suoi sforzi, il padre lo avrebbe punito. Aveva ascoltato quello che si dicevano i due cugini, e temeva anche lui di essere cacciato da casa. Si stupì nel sentire da quel Potter, che si offriva di ospitarlo, nel caso di uno sfortunato evento. Il padre gli diceva sempre “I Potter ora sono maghi fortunati, saranno adulati da tutti e ogni persona gli stringerà le mani o si complimenterà con loro, tu non lasciarti incantare Scorpius. Noi siamo Malfoy e alla lunga ricordarti, il sangue non mente”. Come poteva essere coraggioso? Non aveva avuto nemmeno l’ardire di far sapere al padre com’era andato lo smistamento, ma lui l’avrebbe scoperto comunque. Tutti quei ragazzi Serpeverde poi? Come li avrebbe affrontati? Si aspettavano di trovare un altro Malfoy da allevare, ed elevare a principino di Hogwarts. Dovevano essere furiosi. “Tu sarai un Serpeverde Scorpius” gli diceva sempre il padre, e lui lo detestava “Non puoi farne a meno, è scritto dentro di te, vedrai, sarai felice nei sotterranei. Se così non fosse, disonoreresti la nostra famiglia, e io non vorrei più chiamarti figlio.”
Ripensando alle parole dure del padre, anche il pensiero di avere ottimi amici si fece piccolo, piccolo.
Si addormentò, mentre lacrime calde gli rigavano il viso.






N.d.A. Ed eccoci qua! più veloce che mai! Non ho molta voglia di dilungarmi in spiegazioni oggi, sarà perchè fa caldo o sarà perchè non vedo l'ora di mangiare, e in cucina mi aspetta una bella spaghettata.
Allora, solo cose importanti. Dominique è una figa certo, ma la McGranitt? Ne vogliamo parlare? Oddio io la adoro! ci credo che vorrebbe andare in pensione! A voglia a forza di vedere teste rosse e potter che combinano guai si sarà pure stufata. Teddy è dolcissimo, e spero che come personaggio evolva al meglio, lui è quello che Albus prende come riferimento, quasi per tutto, è il fratello maggiore (e responsabile) di Albus. 
Ora parliamo un po di Albus, non è impazzito. Lui non ha mai avuto un amico che non fosse un suo parente. I Potter sono molto riservati, visto che spesso vengono assediati e additati, così Harry non ha voluto che crescessero nella bambiagia. Perciò, Albus si trova per la prima volta a confrontarsi con qualcuno che ha una famiglia diversa dalla sua, non capisce come sia possibile, per un padre, cacciare il proprio figlio di casa. Così come non sa bene come comportarsi con Scorpius. Però vede delle potenzialità in lui, diciamo che ha un presentimento.
Rose non ho voluta farla troppo antipatica in questo capitolo, altrimenti poi lo diventa seriamente :)
Infine Lorcan, vedrete che personaggio bizzaro!  
Non dimenticatevi che i Serpevedere vi Osservano.

Detto questo io ringrazio di cuore le 298 persone che hanno letto questa storia! e le altre che sono arrivate fino a questo capitolo. Ringrazio le persone che mi hanno recensito, ringrazio le dieci persone che mi seguono e le cinque che mi hanno messa tra i loro preferiti. Va bene così, come diceva l'Enrico V di Shakespeare "Noi pochi, noi felici, pochi, noi manipolo di fratelli". Vi ringrazio di cuore, siete troppo genitili con me e io sono felice che il mio lavoro sia apprezzato!
Vi auguro una buona giornata e Stay Tuned per il prossimo capitolo!
Baci e abbracci di giu_ggiola

Hasta la Vista baby! ;)

 

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Capitolo 7
*** Il mistero di Kathleen Smith ***


Non c’è niente, niente al mondo, di così magico, come sei tu. Sulla terra, su questa terra, vorrei ballare, ballare perché ci sei anche tu. Come fanno le stelle a non incantarsi, quando tu le guardi? Come fanno i fiori a non voltarsi, quando tu li sfiori? Io vorrei essere il cielo, che ti racchiude stretto e sicuro. Come vorrei essere per te, quello che il cielo è per il mare, come vorrei essere per te quello che l’acqua è per il fiore…” un voce si sollevava dall’interno di una delle stanze.

Se ci si fosse avvicinati, si sarebbe visto, in quello scorcio di quotidianità, una donna, che con voce gracchiante cantava. Lei, mentre gorgogliava, si muoveva a ritmo di danza, comandando con la sua bacchetta un piumino.
Il piumino, più aggraziato della strega, danzava tra file di oggetti, cercando di ristabilire un po’ di pulizia. Ed ecco che passava prima tra alcuni trofei, opachi e mal tenuti, c’erano targhe che riportavano “Ordine di Merlino Prima Classe, al Signor Harry Potter, per i suoi servigi resi al mondo magico”, questa era quasi invisibile, davanti ad essa, infatti, c’era una coppa, che recitava “Primo Premio. Alla Cacciatrice -Holyhead Harpies- Ginevra Molly Weasley”. Era un premio scintillante, sulla coppa si muoveva una figura dorata, una donna su una scopa, con una grossa palla sotto il braccio destro. A guardarla troppo a lungo veniva il mal di testa.

C’erano diplomi scolastici, una lettera di Hogwarts incorniciata, e messa in bella mostra. Sulla mensola del camino, dove ora il piumino si destreggiava, si trovavano tantissime foto, e tutte si muovevano, creando un caos di figure e colori. In una c’era una bambina con i capelli rossi, non doveva avere più di due anni. Rideva sdentata a un altro ragazzino, chiomato di rosso, e che in quel momento faceva le boccacce verso la bambina.
In un'altra foto, due bambini, di due e tre anni si stavano contendendo quella che sembrava essere una piccola scopa giocattolo, il primo, scuro di capelli piangeva, mentre il secondo rideva, nel vedere che l’altro era ripetutamente colpito da un cuscino galleggiante.
Altre foto si susseguivano in uno scintillare di cornici d’argento e d’oro chiaro. La donna che danzava, faceva girare vorticosamente un bambino dai capelli verdi. La stessa donna, era stretta dalle braccia di un uomo, e le loro mani s’intrecciavano sulla pancia gonfia di lei. Poi due ragazzini scuri, insieme con un ragazzo con i capelli blu, correvano dietro ad un bambino, che spiccava il volo su una piccola scopa.
Un bambino rosso e uno dai capelli neri penzolavano a testa in giù, agganciati a un tubo con le gambe, e salutavano freneticamente chi aveva scattato la foto.
Ora il piumino era passato ad un tavolino, su cui erano appoggiati alcuni oggetti, tra cui uno specchio e una specie di trottola, che se ne stava in piedi, senza minacciare di perdere l’equilibrio.

Lì c’erano quattro enormi foto. La prima era di tre ragazzi, uno rosso e altissimo, con il braccio sulla spalla di una ragazza bassina e riccia che guardava sorridendo il ragazzo alla sua destra, anche lui non troppo alto. Il suo volto era incorniciato da ciuffi disordinati di capelli scuri, e sul candore della sua pelle, come due fari si aprivano i suoi occhi, verde chiaro. La foto seguente, fece sorridere la donna, che non aveva smesso un attimo di canticchiare, era la foto di una famiglia. La donna rossa, stringeva la mano di quello che era suo marito, lo stesso ragazzo dagl’occhi verdi della prima foto, solo un più vecchio. Lui poggiava l’altra mano sulla testa di una piccola bambina, che sorrideva, mostrando i buchi neri al posto dei denti. Ai lati della bambina con i capelli rossi, c’erano altri due bambini, il primo con i capelli rossi, uguali a quelli della madre, ma con la stessa identica faccia del padre, faceva l’occhiolino. Il secondo rideva e guardava un ragazzo molto più grande, che con le braccia, si appoggiava alla sua testa. Era il bambino dai capelli blu, ma con almeno una decina d’anni in più.
La terza foto era stata scattata a un matrimonio, la giovane donna rossa, ora vestita di bianco, roteava felice in braccio al marito, che aveva gli occhiali storti sul viso.
Per ultima, la quarta foto, era talmente caotica che a un primo sguardo, non si sarebbe capito che cosa ci fosse immortalato.
Sicuramente spiccavano come funghi moltissime teste fiammanti. Però c’erano due ragazzi con la pelle scura, abbracciati da una donna, altrettanto bruna. Poi c’erano due teste, biondo platino, due teste scure si muovevano all’unisono, seguite da due ragazze, una coi capelli biondi, l’altra coi capelli castani. Sembrava la foto di una comitiva in vacanza, non si sarebbe potuto attribuire un nome a quella foto, ecco perché, la cornice recitava “La Famiglia Weasley-Potter”. Il piumino smise di muoversi esattamente sopra un pianoforte nero.  La donna, ancora mormorando la canzoncina, si sedette su un divano. Parve stanca, sospirò e guardò l’orologio, mormorando tra se “Signor Potter, ma dove sei?”

Aveva fatto bene a concedersi quella vacanza, la gravidanza stava iniziando a farsi sentire. Le su caviglie si gonfiavano così come il suo ventre. La testa gli girava, e spesso, sentiva montare dei conati di vomito, questa volta non per la qualità del suo cibo. Rise, all’autoironia che era riuscita a farsi, ma d’altronde, lei poteva prendersi in giro, gli altri invece…

Si sfiorò con l’indice il profilo della pancia. C’era già passata tre volte, e si ricordò, che nonostante l’esperienza, ognuno dei suoi figli, compreso Teddy, era stato una vera sfida. Non sapeva se il carattere, l’avevano acquisito da lei o dal marito, ma sicuramente erano stati davvero tremendi. Persino quando nacque Lily, pensò, si era ritrovata a temere, che sua figlia le somigliasse, non voleva che fosse un uragano come lei, avrebbe preferito un po’ di tranquillità, ecco perché sperava che quel bambino, che ora stava crescendo dentro di lei, fosse meno simile ai fratelli.
Sgranò gli occhi, e si vergognò del suo pensiero. Certo i suoi figli non erano semplici, e a volte la facevano davvero impazzire, però questo non significava che non li volesse, anzi, non avrebbe cambiato una sola lentiggine dei suoi figli. Li adorava, li amava in un modo che non sapeva spiegare. Si ricordava che cos’era l’amore, certo, ne aveva provato molto, prima per la sua famiglia, poi per Harry. Lui l’aveva amato talmente tanto, che se fosse stato necessario, per il suo bene, avrebbe rinunciato a stare con lui. Poi era arrivato Teddy. Era giovane, aveva solo vent’anni. Lei e Harry avevano appena iniziato la loro vita insieme, si erano sposati e avevano trovato una casa, proprio a Godrics’s Hollow, cosa che nei primi tempi aveva fatto piacere a Harry.  Teddy passava gran parte del suo tempo dai Potter. Harry non aveva mai voluto fargli mancare una famiglia, così stava con lui, anche quando era troppo piccolo per capire chi fosse. Un giorno, quando Harry e Ginny, si trovavano a casa, arrivò una triste notizia. Andromeda, la madre di Tonks, nonna di Teddy, era morta. Teddy aveva cinque anni, così, Harry divenne il suo tutore legale, e lo portarono a casa con loro.

Ginny aveva dovuto imparare in fretta a fare la madre, e si sorprese, nello scoprire che era una cosa gli piaceva da morire. Non era semplice, soprattutto perché non aveva avuto il tempo di “prepararsi” come diceva spesso ad Harry. Prima di quel giorno, Ginny non era sicura di voler avere figli, soprattutto, non così tanti come ne aveva avuti sua madre. Era soffocante a volte dover vivere sotto lo stesso tetto con tante persone, usare maglie smesse, e non avere mai nulla di nuovo per se. Teddy, invece gli aveva fatto cambiare idea, non c’era sensazione più bella di crescere un figlio. E lei lo sentiva suo, come se fosse carne della sua carne. Anche Harry, si dimostrò un padre eccezionale, “Oltre ogni Previsione…” precisava sempre lui, quando qualcuno si complimentava con lui.

Ecco perché tre anni dopo, quando scoprirono di aspettare un bambino, Ginny perse totalmente la testa. Era euforica, ogni giorno della sua gravidanza lo passava a sorridere a tutti e a ridere per ogni cosa. Aveva iniziato a leggere libri sulla maternità, comprare vestitini e decorare la casa, in attesa di suo figlio. Non si sarebbe certo aspettata, che dopo il primo anno, quel bambino sarebbe diventato, la peste più assurda che avesse mai incontrato. Harry rideva quando James iniziava a gattonare, mordendo Teddy, distruggendo ogni cosa che gli capitasse a tiro. La cosa peggiore fu, quando una sera Harry tornò, tutto allegro con un pacco e lo porse a James. James aveva solo un anno allora, ma iniziò immediatamente ad alzarsi da terra, volando sulla sua scopa giocattolo. Non solo era un terrore sulla terra ferma, ora era anche un pericolo dell’aria. Teddy invece era sempre stato molto tranquillo, quieto. Ginny non credeva che, dalla pace e dalla tranquillità che aveva provato nel crescere Teddy, si potesse passare a quell’inferno. Ecco perché nei primi mesi era meno intenzionata che mai a fare un altro figlio. Finché, una sera, non vide le due pesti dormire. Teddy se ne stava sul divano, la bocca spalancata e i capelli lunghi e viola che cadevano sul viso. James, che aveva quasi raggiunto l’anno d’età, era raggomitolato addosso al fratello. Stringeva un libro di favole, che evidentemente non era riuscito a finire di leggere al piccolino. Ginny si commosse talmente tanto, che quella notte chiese a Harry “Ma se la nostra famiglia si allargasse ancora un po’?”.

È così fu, esattamente un anno dopo nacque Albus. Lui era totalmente diverso rispetto a James. Eppure appena Harry, lo presentò al piccolo Jamie, fu subito guerra. Non avrebbe mai saputo dire il perché, forse James era geloso di non essere più al centro dell’attenzione. Oppure aveva bisogno di trovare qualcuno con cui scannarsi, forse era solo che Albus fece innamorare talmente tanto Teddy, che lo privò così dell’unico amico che avesse mai avuto. Teddy esattamente tre anni dopo, partì per Hogwarts, cosa che straziò il cuore della signora Potter. Non aveva mai provato un’angoscia simile, mista anche alla felicità di veder crescere il suo ometto. Anche Harry parve turbato, ma pochi mesi dopo la partenza di Teddy, finalmente nacque Lily. Harry era su di giri, ogni giorno portava alla signora Potter un mazzo di rose. Ginny era entusiasta, finalmente una femmina. Ecco com’erano andati gli ultimi anni della sua vita. Era stato tutto molto veloce, a volte drammatico. Certe volte credeva di non potercela fare, altre invece si accorgeva della famiglia meravigliosa che aveva a fianco. Nulla avrebbe potuto abbatterla, davanti a questa circostanza. Ecco perché, dopo aver cambiato un po’ di case, alcune perché cacciati dai vicini, quando Teddy ebbe finto con il massimo dei voti la scuola, si sistemarono in quella casetta di campagna, così simile alla Tana ma così calda e accogliente.

Ginevra iniziò a parlare della possibilità di avere un altro figlio con il marito. Harry, in principio era scettico. Pensava che la famiglia fosse già larga così com’era. “Insomma, non sei stanca di cambiare pannolini e di pulire vomiti di bambini?”. Era una sera in cui, Lily l’aveva fatta particolarmente dannare, era sparita per tutto il giorno nella campagna, senza dire nulla, ed era tornata con un grosso bozzo sulla fronte. “Non credo sia questo il punto Harry…” disse stremata la donna. Si buttò sul suo letto e rimase con le gambe a penzoloni. “Be, io amo i nostri figli Ginevra…” era sempre strano quando la chiamava così, ma lei sapeva che lo faceva solamente quando le parlava di cose serie. “…però, insomma, non dico che abbiamo problemi economici, ma sai, vorrebbe dire ricominciare tutto da capo, e poi avrebbe molti anni di differenza rispetto a Lily, ad Albus e a James. Per non parlare di Teddy! Insomma come credi che la prenderebbero? Quando è nato Albus, James ha iniziato a pizzicarlo ogni volta che lo vedeva, solo per gelosia. Come credi che si sentirebbero?” Ginny alzò gli occhi al cielo, come se le preoccupazioni del marito fossero cose futili. “Harry, mi sembra che abbiano reagito bene quando è nata Lily, ora non vedo perché dovrebbero odiare questo bambino senza motivo…” Harry non era convinto e chiese “Tesoro, ma perché vuoi un altro figlio?”.

Ginevra si era posta la stessa domanda, tutte le volte che aveva deciso di allargare la sua famiglia. Adorava il suo lavoro, avere un altro figlio avrebbe voluto dire concentrarsi su qualcos’altro che non fosse lei, ed erano anni che lei si concentrava su tutt’altro fuorché se stessa. Ecco perché al seguente ragionamento, concluse che lei non voleva affatto pensare a se stessa. O meglio, non voleva avere un’egoistica visione della sua vita, non era più da sola, la sua famiglia le aveva dato una felicità talmente grande, che non sarebbe più stata capace di concentrarsi solamente sulla sua carriera. Ogni volta che James si addormentava vicino ad Albus, che Albus confortava i pianti di Lily, con la sua pacata gentilezza, che la piccola faceva fare pace ai due fratelli, nel suo tono risoluto, ogni traguardo, ogni sconfitta, ogni dolore ed ogni gioia che erano entrati in quella famiglia, la sorprendevano a scoprirsi dire  “Ma io ne voglio ancora…”. Ed era esattamente così che lei si sentiva, ne voleva ancora. Non le bastava mai. Aveva bisogno di più amore di quello che già non fosse presente tra di loro. Voleva avere un altro bambino, insegnargli a camminare, a parlare, a stare su una scopa. Insegnargli il coraggio del suo papà, della sua famiglia, fargli capire quanto il mondo fosse bello, come l’avevano amato, come l’avevano voluto. Da una parte si sentiva un po’ egoista, ma dall’altra pensava che tutto questo, non era solo per se stessa, ma per il bambino, che sarebbe dovuto ancora nascere. Lei voleva che ci fosse un altro piccolo essere al mondo, una sua estensione, a questo non voleva rinunciare. Ecco perché, quando lo spiegò al marito, si ritrovo ad essere emozionata, come la prima volta che aveva varcato le soglie del campo di Quidditch. Il marito d’altra parte, vedendo come la moglie era appassionata, convinta e sicura, si convinse a sua volta.

Non sarebbe stato facile, “…Però saremmo insieme, sempre.” Le diceva il marito sicuro. Avevano scoperto di aspettare un bambino alla metà di Aprile, dell’anno in cui Albus sarebbe andato a Hogwarts. Esattamente quattro mesi dopo, quando la pancia iniziava a farsi insistentemente gonfia, avevano deciso di dirlo ai loro amici. Non perché non volessero raccontarlo prima, ma come gli aveva detto il loro Guaritore, c’era il rischio di perderlo. Infatti, prima che nascesse Lily, Ginny aveva abortito, cosa che l’aveva lasciata scossa per parecchio tempo, prima di continuare con risoluzione a provarci. Era stato un duro capitolo della sua vita di madre, che lei avrebbe preferito dimenticarsi, ma che il marito le consigliava di non scordare. “Ogni dolore ci insegna qualcosa…” le diceva, e la donna sapeva che aveva ragione.

Così, in quel momento Ginny ripensava a tutto quello che era successo, da quando lei era entrata in quella chiesa e aveva detto sì, all’uomo con la cicatrice. I dubbi ritornavano, ogni tanto, soprattutto in quel momento. Pensava al suo piccolo Albus, era preoccupata, non aveva ancora ricevuto notizie, non sapeva se era stato smistato nella casa in cui voleva andare, non sapeva se si trovava bene, magari dei bulli lo stavano picchiando! Pensò con panico Ginny. Odiava quei momenti in cui Harry non era lì con lei, a prendersi gioco delle sue ansie di madre appiccicosa.  Almeno, sotto le sue battute, sentiva la certezza del marito, e si rasserenava. Tornò a toccarsi la pancia e pensò, a quanto sarebbe stato doloroso separarsi anche da quel bambino, quando sarebbe toccato a lui stare a Hogwarts. Si scacciò quel tormento dalla testa, mentre pensava alla sua Lily, che ora dormiva al piano di sopra, e a come poter arrangiare una cena decente. La radio si era accesa, a un tocco di bacchetta e la donna tornò a canticchiare.

“Non avevi detto che odiavi Celestina Warbeck?” chiese una voce maschile dietro di lei. Ginny, lasciò cadere a terra il piumino e si girò, tutta sorridente, andando incontro al marito. Era entrato da una porticina a vetri, sperando di cogliere di sorpresa la moglie, mentre faceva qualcosa d’imbarazzante.
“Sei tornato!” cacciò un urlo la moglie, e Harry sorrise pacato “Sono tornato prima per non lasciarti da sola, scommetto che hai passato tutto il tempo a pensare ad Al…” e Ginny annuì triste alle parole del marito. “Anche io…non so, chissà dove è finito, se ha già fatto amicizia con qualcuno, magari si trova male, oppure suo fratello James l’ha infilato in uno sgabuzzino chiudendolo dentro..” era agitato, e la donna rimase piacevolmente sorpresa nel vedere il marito preoccuparsi. “Harry, non mi sembra il caso di farsi venire una crisi isterica no?” e risero insieme, vedendo come l’uomo continuasse ad andare avanti e indietro sul tappetto rosso. “Giusto, giusto…” tossicchiò in direzione della moglie.

Mentre Harry, con un silenzioso ringraziamento di Ginny, preparava la cena. Nella casa si sparse odore di arrosto e Ginny leggeva ad alta voce le notizie prese dal profeta. “I Cannoni quest’anno fanno meno schifo del solito, anche se dubito che riusciranno a vincere più di una partita…” Harry rise, ripensando alle vecchie glorie del Quidditch.
“Qua dice che è stata trovata una donna uccisa…” asserì Ginny, girando la pagina, con voce glaciale.
Harry, mentre si succhiava il dito sporco di sugo, si girò di scatto, prendendo il giornale. Lesse l’articolo attentamente, e con la faccia preoccupata.
 
 
 

Wiltshire Inghilterra, una donna di quarant’anni trovata morta sulla soglia di casa.

"La donna, citata sui registri dei nati babbani, stilato più di vent’anni fa durante il periodo del terrore, è stata rinvenuta da alcuni Auror, dopo che l’allarme gnaulante era stato attivato. Palesemente colpita con una maledizione Cruciatus, prima di essere uccisa, rispondeva al nome di Kathleen Smith, rinomata studiosa di mitologia magica, allevatrice di draghi e scrittrice di alcuni famosi libri sulla lievitazione. Si spera che l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, di cui è posta a capo la signora Hermione Weasley, faccia luce su quest’oscura faccenda. Soprattutto metta in chiaro il motivo per cui, questa strana morte sia avvenuta a meno di un chilometro dalla famosa Villa Malfoy. Il signor Draco Malfoy, che attualmente lavora all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, risiede da tutta la vita in Villa Malfoy, nel Wiltshire. Si spera che il signor Draco Malfoy, non sia in alcun modo implicato in questa spiacevole faccenda, ma supponiamo che gli Auror, con a capo il signor Harry Potter, o il prescelto, sappiano far luce su ruolo che ha avuto il signor Malfoy, non dimenticando il suo precedente stato di collaborazione, insieme al famigerato mago, pluriomicida e babbanofobo, Tom Riddle."

Harry smise di leggere e guardò la moglie, che con aria accigliata e preoccupata si torturava la piccole mani.
Lo sapevi vero?” chiese al marito in tono accusatorio. “Si” ammise Harry, senza giustificarsi. “Perché non me lo hai detto, si può sapere?” era contrariata. Spense il fuoco sotto l’arrosto, mentre aspettava una risposta del marito, che puntualmente arrivò, in tono di scuse “Non volevo farti preoccupare…”
Ginny, sbattendo la pentola sul tavolo e facendo volare schizzi ovunque disse “Certo, perché infetti in questi anni ho dimostrato di non saper gestire situazioni preoccupanti, vero?  Non ho partecipato a una guerra magica? Non ho quasi perso mio marito in questa? Non ho dovuto vederti morto, anche se per finta, davanti a me, pensando di aver perso ogni cosa? Non ho visto mio fratello morire e due dei miei migliori amici con lui? No vero? Perché tenermi informata delle cose, VERO? HARRY POTTER!” sovrastò la stanza con la sua figura “non ti comportare come se fossi una bambina che non è in grado di difendersi, ci siamo chiariti?” Harry, senza ribattere chinò il capo e tornò a pulire pazientemente le macchie di sugo.

“Quindi…” dopo essersi calmata “Cosa sta succedendo?”. Harry scosse la testa, ritornando alla sua faccia angosciata “Non lo sappiamo, in realtà questa morte non è chiara a nessuno. Io e Hermione stiamo facendo gli straordinari per questo. Cerchiamo di capire se c’è un possibile collegamento tra questa Smith e i mangiamorte, fino ad ora però sembra che lei non fosse coinvolta, in nessuno dei fatti riguardanti Riddle o altri mangia morte.” Ginny si fece pensierosa “Potrebbero averla uccisa per vendetta o per altri motivi?”. Harry fece cenno di no “Non credo, sembra opera di qualcuno che ha premeditato l’atto. Non ci sono tracce del colpevole da nessuna parte, come se fosse sparito. Un delitto passionale, sarebbe stato meno curato nei dettagli, e soprattutto non ci avrebbero fatto trovare il corpo. No…” terminò l’uomo “Hanno voluto farcelo trovare, come un segnale, capisci?” La donna rossa rabbrividì, al pensiero che qualcuno fosse così noncurante della vita altrui. “E Malfoy?” domandò Ginny. L’uomo si corrucciò, come se non avesse voluto pensarci. “Non so, sembra sospetto, e a quanto pare la Gazzetta vorrebbe addossargli la colpa, di sicuro sembra più semplice che pensare ad altri maghi oscuri in circolazione. Malfoy è una pista, finché non troviamo prove a sufficienza però non possiamo ritenerlo colpevole.” E la moglie lo raggiunse, posandogli una mano sulla schiena e massaggiandola. “Nel frattempo spero che Albus non si immischi nelle faccende dei Malfoy, il figlio di Draco è a Hogwarts. Preferirei che James  e Albus non fossero influenzati da queste sciocchezze.” Disse puntando il giornale “Allo stesso tempo preferirei che si tenessero lontani da quel Malfoy, anche se dice di non aver più alcun pregiudizio verso il mondo dei babbani, non mi ci giocherei la mano.” Ginny non parve essere d’accordo, ma non voleva far litigare il marito, e a dirla tutta, l’esplosione che aveva avuto poco prima, le procurò parecchi capogiri, anche se non voleva ammetterlo al marito. Harry d'altra parte, non osava contraddirla più di tanto, per paura che si agitasse, mettendo a rischio lei e il loro piccolo bimbo.

Mammaaaaa, Papaaaaaaà!” entrò una ragazzina, aveva due codini rossi e sventolava nel cielo una lettera sigillata. “Ehi!” la prese in braccio il suo papà, sfumando la sua espressione afflitta in una sorridente.
“Guarda, guarda!” disse Lily, indicando la lettera che teneva in mano “è arrivata poco fa, Orion mi ha bussato alla finestra con il becco” e guardò il padre tutta allegra “è di Albus!”. Harry posò a terra la figlia ed entrambi si sedettero sul divano, mentre Ginny apparecchiava la tavola.
“leggila ad alta voce tesoro!” disse la donna in uno sbatacchiare di piatti.

Harry, con mani tremanti aprì la busta, mentre sua figlia, con un’aria curiosa e impaziente lo osservava attentamente.
“Cari Mamma, Papà e Lily, C’è l’ho fatta! Sono diventato un Grifondoro!” a queste parole Ginny lasciò cadere un piatto per terra, e con la sua pancia pronunciata si piombò davanti al marito, saltellando di gioia. Harry, più posato si limitò a stringere il pugno e a dire “Evviva!” poi continuò la lettura, mentre Lily ancora applaudiva.
“Sono molto contento, il castello è meglio di quanto immaginassi e domani mattina inizierò le lezioni, secondo Louis (che è in Grifondoro!) domani avremo lezione di Pozioni, spero che non sia così difficile come dice papà. Anche Rose è dei nostri eppure quello strambo figlio di Scamander” “Hai visto? Quei due non smettono mai di stare insieme!” rise la madre di gusto e Harry proseguì “Devo scrivere a Luna, saranno come noi, un gruppo inseparabile” disse Harry leggendo il cognome Scamander “Già, ma dovresti insegnare a tuo figlio a non chiamare “strambe” le persone” asserì piccata Ginny. Harry rise di gusto, e annuì alla moglie, sempre risoluta quando si trattava di difendere qualcuno.
“È successa una cosa strana…” continuò Harry “ Scorpius Malfoy è stato scelto per Grifondoro, io Rosie e Lu abbiamo provato a farci subito amicizia, come ci ha detto la zia Hermione. Ora lui sembra così triste, non vorrei che il padre lo uccidesse per questo. Vi scriverò presto, ma non fatelo sapere a James! Lily mi raccomando, controlla che a casa fili tutto liscio, ti lascio il comando. Vi voglio bene. Albus S.” Così, mentre Lily compiaciuta iniziava a pensare al suo regno di comando, non aveva potuto notare i sorrisi congelati sui volti dei genitori.

“Un Malfoy…” disse Ginny e l’uomo completò la frase “a Grifondoro?”. Erano esterrefatti, come se, semplicemente, non sarebbe mai potuta succedere una cosa simile. Dopo un attimo, mentre Harry fissava le parole scritte dal figlio sua moglie gli disse “Beh Harry… tanti saluti ai tuoi progetti.” Harry la guardò e provò a sorriderle, anche se proprio non ne fu capace. “Se ora ti senti preoccupato, pensa a Ron, come sarà quando scoprirà che sua figlia ha fatto amicizia con un Malfoy”. Harry non poté fare a meno di pensarci, e ridacchiò, immaginando la faccia dell’amico “Oh al fatto che sua moglie gli ha consigliato di diventarci amica…” disse l’uomo, provocando in Ginny una risata incontrollata, “Quei due si uccideranno prima o poi” concluse. Ginny terminò di preparare e Harry, ora che si era allontanata ripensò alle parole della Gazzetta su Malfoy. Aveva paura, che Scorpius potesse coinvolgere in questa vicenda Albus, solo che ora era troppo tardi per avvertirlo di stare attento. Così facendo lo avrebbe messo in allarme inutilmente.

Lavarsi le mani e poi a tavola!” gridò la moglie dalla cucina. Harry dovette arrendersi, non trovando alcuna soluzione al suo dilemma, ma ammise a se stesso che Albus era molto più maturo di lui, soprattutto per quanto riguardava i pregiudizi. Così, scegliendo di rispondere al figlio più tardi, si alzò dal suo comodo divano, poggiando la foto di lui insieme a Louis a testa ingiù, che poco prima aveva preso per osservare il figlio partito.
 
 
N.d.A. Eccomi ancora qui! Sempre più in fretta del previsto, in questi giorni sto scrivendo molto, presa da una forte corrente. Prima di iniziare a fare le mie precisazioni vorrei solo ringraziare Ramo97, che si è preso molto a cuore la recensione di questa storia! “Amico, stai facendo un ottimo lavoro…” a parte gli scherzi grazie, sono felice dei consigli che mi dai e dei tuoi giudizi! Spero di stupirti ogni capitolo di più. Ringrazio ovviamente anche tutte le altre persone che stanno leggendo con passione la mia storia, capitolo per capitolo, siete fantastici, sia voi che mi seguite, che mi avete ricordata e che mi avete messo tra le vostre storie preferite (Preferite ragazzi!! Stupendo!) sia voi che recensite, ma anche quelli che leggono silenziosi, magari apprezzando quello che ho scritto. Quindi senza essere troppo melensa vi dico GRACIAS! Siete stupendi.
 

Ora passiamo alle cose serie. Ho fatto davvero fatica a scrivere questo capitolo, tant’è che ho dovuto scriverlo due o tre volte. Avevo un idea in mente precisa, far passare la storia verso Ginny ed Harry, non volevo concentrarmi solo su Albus, ma volevo esplorare gli altri personaggi, per cui credo che sia importante sapere come hanno influenzato la vita di Albus. Così, ne ho approfittato per dare qualche scorcio del passato della famiglia Potter. L’idea delle foto mi pareva stupenda, credo che avere tante foto in casa sia un modo meraviglioso per ricordarsi del passato ( e io sono molto nostalgica). Mi piaceva l’idea che Ginny fosse una (im)perfetta casalinga. Lei lavora certo, è indipendente, come lo è sempre stata, ma si occupa della sua casa, come Harry quando può. Spero che questo ripercorrere della vita di Ginny non sia troppo tedioso, in questo momento sono abbastanza accaldata per accorgermi di possibili errori che vi faranno tediare. Se dovesse fare schifo rimedierò. Passiamo a Kathleen Smith, una donna misteriosamente uccisa, perché? Chi è stato? Harry e Hermione si trovano a dover risolvere un bel rompicapo. Fate attenzione anche a come la Gazzetta, subito cerca di incolpare qualcuno…ovviamente questo perché è una via comoda per lavarsene le mani. È un po’ quello che fanno i media di oggi trovo, cercano un bersaglio da colpire, così da non dover pensare a chi sia veramente il colpevole.  In ultimo volevo precisare che Harry non odia Draco, ricordatevi che gli ha salvato la vita due volte durante la battaglia di Hogwarts, però non si fida, almeno non pienamente. I vecchi pregiudizi sono sempre duri a morire, con questo non credo che Harry voglia incolparlo della morte della donna, però diciamo che ci ha fatto un pensierino. Con questo ho concluso le mie gigantesche note d’autore. Ancora una cosa, volevo che Teddy fosse andato a vivere con Harry e Ginny da piccolo, per aumentare il legame che c’è tra di lui e gli altri Potter, quindi mi dispiace per Andromeda… ma è andata così, è morta nel sonno, quindi niente sofferenze, non preoccupatevi.
Sperando che non vi siate addormentati lungo queste precisazioni vi ringrazio di cuore dell’attenzione, ci rivediamo nel prossimo capitolo (A Hogwarts si spera). Un grandissimo abbraccio giu_ggiola. Besos!

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Capitolo 8
*** Il Primo Giorno di Scuola ***


C’era tanto, tantissimo fumo, il mondo sembrava invaso da un’enorme cappa grigia, che opprimeva gli ansanti osservatori di quello spettacolo, “Uscite!” gridò una donna, la sua voce era straziante, inascoltabile per più di pochi minuti. “Presto, fuggite…” il grido lancinante si spandeva più velocemente della nube. Ora si poteva vedere, era anziana, probabilmente andava per i sessanta, ma in quel momento aveva ciocche sparse sul viso, il volto madido di sudore, e rughe profonde, in ogni posto in cui si posava lo sguardo. Appariva più vecchia di almeno vent’anni. Stava mormorando qualcosa, in una lingua incomprensibile, sembrava morbida all’udito, piena si esse, ma non sibilante come quella di un serpente. Forse era spagnolo? Non si poteva dire. Stava pregando, dondolandosi sulle ginocchia nodose. Ed ecco uscire dalla bolla grigia una donna giovane, portava in braccio un piccolo fagotto di stracci. “Sia ringraziato il cielo!”  urlò l’anziana “Come sta? E il bambino? Dov’è il bambino?” la sua voce minacciava di tornare ad ululare di dolore. La donna la guardò e si sporse verso destra, mostrando quello che era un bambino di poco più di tre anni, era aggrappato ai pantaloni della madre e stava zitto, sporco di fuliggine e con gli occhi spalancati verso il fumo. “il mio bambino…dov’è Lui?” ora la donna si accorse che qualcuno mancava, forse il marito della giovane? “Amalia…” disse la giovane, crollò a terra e si mise a piangere, il fagotto si mosse, mostrando quello che era poco più di un neonato. “Morto” disse l’anziana signora, che rispondeva al nome di Amalia. S’inginocchiò di fianco alla giovane e le disse “Smaterializzati immediatamente da questo posto, tu e i bambini, ci rivedremo a casa mia.” La giovane la guardò negli occhi e disse “Sei la sola famiglia che ci è rimasta”. Era un avvertimento, come dire, non morire anche tu. Amalia annuì e con un cenno del capo la invitò ad andarsene. Con un sonoro “crack” la giovane e i suoi due figli sparirono, lasciando Amalia da sola tra la cenere. Ecco che ora si addentrava dentro il fumo, sicura, come se fosse attirata da un magnete.

Oltre la coltre, si poteva vedere chiaramente che cosa l’aveva generata, una casa, che ora bruciava come un’enorme e rombante rogo. Amalia osservò lo spettacolo terrificante, iniziando a sudare e a non sopportare il calore del fuoco. Girò attorno all’edificio, cercando forse qualcuno o qualcosa. Con quell’aria ferma, sembrava avere pochissimi anni, rispetto alla sua età. Qualcosa in lei si era acceso, più brillante del fuoco e più impetuoso del calore che la circondava, la determinazione. Ecco che, con il suo sguardo, parve scorgere qualcosa di luccicante, abbagliato dal fuoco che lambiva tutta l’abitazione. Raggiunse l’oggetto e vide che era una testa di serpente, le fauci spalancate, i denti aguzzi, scintillanti come spilli e una piccola lingua intarsiata, che spuntava fuori dalle fauci. Non aveva collo, come se fosse stato spezzato a metà dal suo sostegno. L’anziana strinse la testa nel pugno, e con le lacrime agli occhi disse tra i denti “La pagherai, tu e tutta la tua famiglia…”. Si smaterializzò, lasciando bruciare la casa ancora e ancora, prima che, dopo qualche rumore, esplodesse completamente. I pezzi della casa, legno, mobili corrosi dal fuoco, tubature e altro, fenderono l’aria della notte, come le punte di un grosso fuoco d’artificio, volando per metri e metri, prima di atterrare schiantandosi al suolo.
 
Albus si svegliò di soprassalto. Gli parve di essere completamente immerso nel fuoco, si tocco rapido il petto con le mani, come per accertarsi di essere ancora tutto intero. Che diavolo aveva sognato? C’era fumo e tanto fuoco, e c’era qualcuno, si ricordava di un oggetto che scintillava, ma più di quello la sua memoria non voleva sforzarsi di sapere… Era ancora troppo presto per avere la scusa di alzarsi, così si riaddormentò, sperando che la casa che aveva visto, non fosse mai andata a fuoco.

Il giorno dopo Albus si svegliò presto, prima ancora dei suoi compagni. Mettendosi a sedere, si guardò bene intorno e prese fiato. Come poteva essere vero tutto questo, Hogwarts! Finalmente l'aveva raggiunta. Un’improbabile morsa allo stomaco lo colse alla sprovvista. Lui era lì. Aveva coronato questo sogno! Non poté fare a meno di sorridere nel buio. Notava solo ora che le tende del letto di Scorpius erano ancora chiuse. Chissà cosa poteva passargli per la testa? Aveva detto che non avrebbe mai voluto essere come suo padre, forse intendeva dire che non voleva essere un Serpeverde, Albus non ci trovava nulla di strano. I Serpeverde non erano proprio il massimo della simpatia dopotutto. James diceva che, anche se i Serpeverde non erano più così malvagi "cosa ancora non provata" aggiungeva alzando l’indice, di sicuro non si classificavano, tra le persone più divertenti del mondo. "Quando incominceranno ad essere simpatici, probabilmente Albus diventerà intelligente" concludeva, pendendolo in giro come al solito. Allora perché prendersela così tanto? Non era finito nella casa di suo padre! Che cosa poteva renderlo così afflitto e glaciale? Ripensando alle parole dure che gli aveva rivolto, non era sicuro che gli stesse poi così simpatico quel ragazzino... Albus non sapeva proprio rispondersi.

Voleva discuterne con Rose, che al contrario di Louis sembrava più ben disposta verso il Malfoy. Così, mentre sperava di trovare la cugina già sveglia, non si accorse che qualcun altro nel dormitorio era in piedi. Andò a sbattere dritto contro la schiena di qualcuno. Il ragazzo era molto più alto di lui, e la testa cozzò contro le sue scapole, facendolo cadere al suolo. "Sei caduto!" constatò il ragazzo biondo, come se non fosse abbastanza ovvio. "Già!" Sbuffò Albus. Anche Lorcan si era svegliato presto. Albus notò che aveva una strana collanina, tutta riccioli e gingilli. Non sapeva se chiedere cosa fosse, ma credeva che forse, visto la sua consueta stramberia, sarebbe stato meglio farsi gli affari propri. "Oh! Ti piace il mio amuleto?" lo interrogò Lorcan, cogliendo il suo sguardo. "Abbastanza..." Voleva uscire dalla stanza prima che quel ragazzo gli posasse ancora i suoi inquietanti occhietti addosso. "Serve a tenermi in contatto con mio fratello, sai, noi possiamo sentirci a volte, nelle nostre teste!" Era definitivo, i gemelli, non solo sembravano pazzi, ma lo erano di certo.
Senza dire altro si voltò e se ne andò, lasciando Albus da solo. "Ehi!" Lo rincorse Al. "Non vai a colazione?" Domandò e Lorcan rispose "certo, ma mi pareva che fossi un po' seccato che t’importunassi" e lo disse senza rabbia, non era offeso. "No! Io... " Albus imbarazzato "solo che pensavo a Scorpius" concluse, non era poi così lontano dalla verità. "Ah si, credo che sia afflitto. Ho visto che ti preoccupi molto per lui, è bello avere qualcuno che si preoccupa per te, non è vero?" Metteva a disagio la sua voce, perché nonostante fosse bassa, aveva qualcosa di non umano. "Si, credo di si..." Ammise Albus, non trovando nulla da obbiettare. Intanto erano arrivati alla sala comune, ma di Rose non c'era neanche l'ombra. "Credo che sarebbe un bene, stargli vicino. Mio padre dice sempre che le persone, specialmente quelle testarde, non ammetterebbero mai di aver bisogno di un amico. Credo che Scorpius sia una persona testarda." E si guardò in giro, come se volesse trovare qualcuno che approvasse la sua tesi. "Non credo che voglia che io gli sia amico." Lorcan tornò a fissarlo, e Albus provò un irrefrenabile desiderio di deglutire. "Oh no, tu e lui sarete amici. Lo dicono anche le voci." E proprio come un picchiatello si toccò la tempia. "Ehm... Be, se lo dicono le voci..." Capitolò Albus. "Vedo che aspetti qualcuno, ti lascio da solo, ci vediamo a lezione" sempre con la sua voce distaccata e sognate si voltò, e prese la via per uscire. Albus era davvero attonito, forse lo stava solo prendendo in giro, insomma la storia delle voci nella testa? Parve assurdo pure a lui, che alle cose assurde dava spesso molto più credito di altri.

Si sentì stranamente solo, voltandosi a guardare la Sala Comune vuota. Per un momento avrebbe quasi desiderato che Lorcan si fosse fermato ad aspettare con lui, poi si ricordò del suo sguardo, e decise che no, era certamente meglio stare da soli. Albus guardò quello che era il suo orologio da polso, era incantato, o almeno glielo aveva detto sua zia Audrey, che due anni prima gliel’aveva regalato per Natale. Mancava ancora mezz’ora alla colazione. Si sentì in colpa per non avere svegliato Louis, ma non aveva voglia di vederlo, lui aveva bisogno di parlare di Scorpius, e doveva farlo con qualcuno che fosse disposto ad ascoltare tutti i suoi vaneggiamenti. Rose, per questo compito, era perfetta. Gli dispiaceva che al suo migliore amico poco importasse del ragazzino biondo. Non avrebbe saputo dire il perché: forse nonostante il suo accordo a non discriminarlo, non riusciva a non guardarlo come il figlio di Malfoy, o forse era qualcosa d’altro… più ci pensava più gli veniva mal di testa, così prese a guardare le scale del dormitorio femminile.

Magari, se si fosse concentrato, anche lui avrebbe parlato con Rose nella mente, proprio come facevano Lorcan e Lysander. Rise di questa scemenza. “Perché ridi da solo?” chiese una voce. Era Lola Terry, se ne stava già tutta vestita e pronta per iniziare le lezioni di Hogwarts, in mano teneva quella che doveva essere una lettera da spedire. “Scusa…io stavo pensando a una cosa divertente…” e la salutò con un cenno della mano “Ridere delle proprie battute, sembrerebbe essere un sintomo di solitudine” e lo guardò con gli occhi fissi e con nessun’espressione in viso. “Beh…” rispose Albus “Sono da solo, come vedi.” Quella ragazza più parlava meno gli piaceva. Lei alzò un sopracciglio, e si mosse verso l’uscita della Sala Comune, senza degnarlo di un saluto “Lola!” la fermò il ragazzo “Sì?”, “Rose è già sveglia?” Lola lo osservò, scosse la testa ed uscì. Albus pensò che avrebbe preferito passare un intero mese a sorbirsi le follie di Lorcan, piuttosto che rimanere un solo minuto con Lola e con la sua faccia impassibile.

 I ragazzi si stavano svegliando, e il vociare iniziò a farsi più forte, via via che i minuti scorrevano. Arrendendosi al suo stomaco, e sperando di non incappare in "gente che sentiva le voci", s’incamminò in direzione della Sala Grande. "Amico!" Era Louis, "perché non mi hai svegliato?" Albus lo guardò scettico "l'ultima volta che l'ho fatto, se non ricordo male, mi hai quasi lanciato dalla finestra" Louis ridacchiò "questo è un caso diverso! Sei sveglio da molto?" "Abbastanza da aver parlato di voci nella testa con qualcuno…" confuso Louis stava per chiedergli spiegazioni, ma in quel momento Lorcan tornò a sedersi al tavolo, dopo aver parlato con suo fratello Lysander. "Nulla, poi ti spiego..." "Miseriaccia!" Rose sbatté un librone sul tavolo, facendo trasalire una decina di persone.  Jee, assonato e stanco, si spaventò a tal punto da rovesciarsi il succo di Zucca addosso. "Oh scusa Jee" disse mortificata la rossa. "Buon giorno anche a te!" Rispose Louis "capisci perché non voglio che venga a dormire da me?" domandò retorico ad Albus, il quale rise. "Smettetela di prendermi in giro!".
"Che succede Rosie?" "Nulla! Avrei solo dovuto alzarmi almeno due ore prima sta mattina, volevo definire alcune questioni... " "Questioni di che genere esattamente?" "Oh cose importanti ovviamente, libri, come trasfigurare un oggetto, capire come organizzare il mio orario settimanale dei compiti…" Albus e Louis si scambiarono uno sguardo come dire "che ci vuoi fare?".
“Finitela di fare gli idioti, se foste più furbi, anche voi cerchereste di organizzarvi”. Louis alzò le spalle, “Rosie, credo che il tuo sia un problema di testa”. Rose non lo guardò neanche ma lui proseguì “Come tuo medico ti suggerisco di provare con un po’ di riposo, qualche goccio di pozione calmante, non dovesse funzionare, puoi sempre provare a divertirti un po’, almeno ogni tanto… Non è difficile, basta che stacchi il cervello, giusto un secondo, oppure un minuto, magari un’ora…” disse allargando le mani. “Fare cose…” disse Rose, che pareva infuriata “per me vuol dire pensare al mio futuro, darmi da fare e studiare.” Albus scosse la testa incredulo, erano al loro primo giorno di scuola e già lei pensava a studiare. “Quest’anno poi voglio iscrivermi a qualche Club” disse risoluta.
“Che cosa sono i Club?” chiesero insieme Jee e Albus. Rose ridacchiò, felice che finalmente non la prendessero per una pazza e disposta, come sempre, a mostrare quante cose lei sapeva rispetto ad altri. “I Club sono dei comitati scolastici, sono formati da studenti e si occupano di svariate cose, per esempio le squadre di Quidditch sono Club, oppure c’è il Club delle Gobbiglie” “Nel caso in cui tu non volessi sembrare una sfigata proprio il primo giorno di scuola, ti sconsiglio di parlare del Club delle Gobbiglie, in particolare davanti ad Eric Snautzer” era Fred, che si era sistemato vicino ai cugini e ora osservava un ragazzo al loro tavolo, tutti ci voltammo ad osservarlo. Era alto, con un’acne prorompente, un paio di occhiali quadrati, sormontati da folte sopracciglia scure, che gli davano un’aria d’intensa concentrazione. Rose scosse la testa, mentre Louis, Jee e Fred ridevano sottovoce. “Sei veramente pessimo cugino.” Disse Rose per poi riprendere “Comunque, dovete sapere che oltre al Quidditch, ci sono molte altre possibilità, c’è il Club dei Pozionisti, quello degli Scacchi, quello dei Libri babbani, e c’è ne sono tanti altri…” Albus parve colpito, non pensava che a Hogwarts ci fossero tante altre possibilità extra scolastiche. “Da quando tutti questi Club?” chiese a Rose. “Semplice…” disse mentre spruzzava il Ketchup sulle salsicce, “Da quando Hogwarts non si trova più in stato di guerra. Gli studenti hanno iniziato ad interessarsi un po’ di più alla scuola, e hanno preso la decisione di fondare dei Club, pensate che si sono ricreate associazioni, sciolte più di mille anni fa.”
Louis non parve particolarmente sorpreso come Rose “Se troverò qualcosa di veramente utile, potrei anche pensare di partecipare.” Rose gli sorrise e scosse la testa “Non è così semplice caro mio” e arricciò le labbra in disappunto “Non sei tu che gli fai il grande dono della tua presenza…” e qui Fred disse “Privilegio che riservi solo a noi, pochi intimi” risero tutti “Sono loro che ti chiamano, se sei particolarmente dotato in Trasfigurazione per esempio, puoi entrare a far parte del loro gruppo. Ma devi avere voti altissimi ed essere davvero bravo, inoltre fanno anche delle gare.” Louis chiese “Che senso ha scusa?”.
“Semplice, non tutti possono permettersi di fare parte di un Club, non è come un corso di ripetizioni…” disse Rose soprappensiero “Comunque, devi essere il migliore, perché entrare a far parte di un Club è un grande onore, per esempio tra i pozionisti, chi vince le sfide ha il privilegio di scrivere un articolo sulla rivista La Pozione.
Sembravano troppe cose da assimilare per una sola mattina, anche Jee parve d’accordo. “Sì, però quelli del primo anno non entrano mai in un Club, di solito neanche quelli del secondo… Ci sono standard troppo alti, e sovente le commissioni decisionali sono severe, e fanno favoritismi.” Fred masticava parole e pane “Per esempio, quelli che possono lasciare generose donazioni all’associazione, sono presi immediatamente…” Rose parve scandalizzata “Ma questa è un’ingiustizia!”. Il more rise “Lo è, ma hanno bisogno di galeoni per comprare il materiale e per autofinanziarsi”

“Tu come lo sai?” chiese Louis malizioso, “l’anno scorso ho provato a entrare a far parte del Club d’incantesimi, c’erano solo un posto per quelli del secondo anno, l’hanno dato a una ragazza di serpeverde, quando è venuta a stringermi la mano mi ha fatto tintinnare un sacchetto di soldi sotto il naso, e poi mi ha riso in faccia…Quella brutta…” “Ok abbiamo capito” Rose mise fine al discorso di Fred.

“Io ho sentito che esiste un Club di Divinazione, vero?” era Lorcan, che ora rivolgeva i suoi occhietti sognanti alla banda di ragazzi. “Dannazione!” esclamò Albus, che si era spaventato, vedendoselo apparire di fianco. Rose gli lanciò un occhiataccia e Louis si voltò, per ridere sotto i baffi. “Dicono di si, ma nessuno ha mai superato la prova, quando gli si chiedeva in che cosa consistesse, loro non se lo ricordavano, poi credo che i membri siano segretissimi. Qualcuno dice che è un invenzione, altri dicono che dietro ci sono alcuni ragazzi che amano fare gli scherzi per poi Obliviare chi ne è caduto in trappola…” Fred alzò le spalle. “Quindi è vero che esistono dei Club segreti?” questa volta era Lola, che si era appena seduta di fronte a Louis.
Club segreti?” chiese Rose, in un evidente crisi di panico, perché, per una volta lei non sapeva. “Qualcuno dice di si…”
Lucy, li aveva adocchiati da lontano e andò a sedersi insieme con loro “Sono molto in ritardo, ho dovuto fare la ronda questa notte…” soffiò stanca, infetti Albus notò che aveva due grandi occhiaie marcate. Lucy si presentò a Jee e a Lola e poi chiese, mentre addentava una tartina ai cetriolini “Di cosa parlavate?” “Club segreti!” rispose alla domanda Albus. “Ahhh… beh, anche se dovessero esistere, sono sempre loro a mettersi in contatto con voi, non c’è speranza che possiate presentarvi, loro scelgono i loro adepti da lontano.” E finì la frase in un tono mistico, molto simile a quello usato da Olivander.

Louis sospirò e disse “Per me è indifferente, quando mi chiameranno, deciderò cosa fare.” E sorseggiò tranquillo del succo di Zucca. Rose, che non era per niente indifferente, si mise a discutere con Lucy quale tra tutti i Club sarebbe stato il migliore. Albus d’altra parte, non pensava di essere così particolarmente dotato per essere ammesso a qualche tipo di club. A quanto parve anche Jee pensava di se la stessa cosa. Una volta finita la colazione, i quattro ragazzi si misero in cammino per raggiungere i sotterranei.

“Ma Scorpius dov’è?” chiese Rose in tono preoccupato. Louis alzò gli occhi al cielo e spinse la ragazza che si era fermata davanti a lui. “Quando sono sceso stamattina, era ancora nel suo letto, almeno credo, aveva tutte le tende chiuse, volevo parlartene…” disse Albus alla cugina, che ora si guardava in giro, quasi come se si aspettasse di trovare il biondo, tra i cunicoli sotterrati. “Che è successo?” chiese, e Albus le raccontò di come fosse stato freddo e scontroso la sera prima, del fatto che non avesse voluto scrivere ai suoi genitori e anche di come Louis aveva esposto la questione, secondo il suo parere.
Rose annuì “Lù è sempre molto duro, però potrebbe avere ragione Al, insomma, magari ha chiesto al Cappello di essere smistato in Grifondoro, però solo dopo si è reso conto che il padre lo avrebbe detestato…” Albus non era convinto “Sì ma Rosie, mio padre dice che Malfoy non è più un babbanofobo, dice che non è più andato in giro a dire qualcosa su chi ha il sangue sporco e altre fesserie…” “Ne sei sicuro Albus?  solo perché una persona non va a sbandierare in giro le sue idee, non è detto che non le pensi…” Albus si ritrovò ad essere triste, pensava che Rose, visto il modo in cui aveva difeso Scorpius sul treno, se ne sarebbe preoccupata quanto lui, invece proprio come Louis, iniziò ad essere scettica a proposito del ragazzo.

Entrarono in una sala fredda e scura, c’erano tanti tavoli, e su di essi erano poggiati alcuni strumenti, come delle bilance, delle ampolle e degli stiletti. Quell’atmosfera mise i brividi ad Albus, sembrava di trovarsi in una camera delle torture, fredda, tetra e piena di barattoli, contenti animali e pezzi anatomici che galleggiavano. “Un bel posticino vero?” chiese Louis a Jee, il quale sembrava sul punto di fuggire a gambe levate.
Ed ecco che, seduto al primo tavolo davanti alla cattedra, stava il ragazzino biondo, Albus scattò in avanti, rubando il posto a quella che doveva essere una ragazza di Serpeverde “Stai attento, zucca vuota…” gli disse storcendogli in naso. Scorpius si girò e vide Albus, parve sorpreso ma subito dopo si rabbuiò e senza dire nulla si voltò a fissare intensamente e con cattiveria il suo calderone.
“Ciao!” disse Albus in tono allegro, nessuna risposta. “Tutto bene?” ma Scorpius non voleva sentire ragione, annuì solo leggermente con il capo. Albus, non capendo come aprire il calderone, continuava ad osservarlo da diversi punti, dal basso, dall’alto e poi si grattò la testa perplesso. Scorpius, vedendolo in chiara difficoltà, decise di aiutarlo, con un colpo della sua bacchetta il calderone si aprì di scatto, lasciando Albus alquanto colpito.
Il ragazzo non fu colpito nel vedere il calderone “sbocciare”, ma piuttosto dalla bacchetta di Scorpius, la indicò prima che lui la mettesse via e disse “Wow, è bella!”. Era simile a quella di Louis, ma molto più lunga e con una specie di manico d’argento al fondo. Scorpius sorrise, per la prima volta da quando avevano messo piede a Hogwarts:  “è di Pioppo Bianco…” disse con semplicità.

Da dietro arrivavano dei bisbigli concitati, Albus si voltò e sorprese molte persone con le mani davanti alla bocca che parlottavano e lanciavano sguardi interrogativi dalla sua parte. A un certo punto, il posto di fianco al suo fu occupato, come scoprì Albus con dispiacere, da Lola Terry, che senza degnare il ragazzo di uno sguardo si rivolse a Scorpius “Anche la mia è di Pioppo Bianco, quest’anno Olivander deve averne create parecchie…” Scorpius osservò la bacchetta della giovane, anche essa di colore avorio ma corta e spessa. “Che anima ha la tua?” chiese Scorpius incuriosito. -Certo, ora lui parla con lei facendo finta che io non esista, ottimo!- pensò Albus infastidito. “Corda di cuore di drago” rispose “La tua?” Scorpius osservò la sua bacchetta “Fenice”. Lasciando basito Albus “Anche quella di mio padre è di Fenice…”. Il biondo parve sorpreso, ma prima che potesse chiedere qualsiasi cosa, entrò il professore.

Era un uomo vecchio, talmente vecchio che non gli si sarebbe potuta attribuire alcuna età. Nonostante le rughe e l’incipiente calvizie dei suoi capelli bianchi, aveva un’aria bonaria e felice. Sorrideva ai ragazzi che stavano di fronte a lui, come un nonno che sorride ai suoi nipoti. Albus tentò di fare un paragone tra lui e nonno Arthur, ma si vide costretto ad ammettere che nonno Arthur aveva sicuramente l’aria più rassicurante e meno stralunata. “Buongiorno cari ragazzi…” disse con una voce tonante, che poco sembrava adatta alla sua età “Io mi chiamo Horace Lumacorno, e sarò il vostro insegnate di pozioni”.

Le sue mani che reggevano alcune piccole ampolle tremavano leggermente, cosa che non gli impedì di sistemare tutte e tre con un solo colpò di bacchetta su delle apposite alzatine. “Benissimo, ora incomincerei a fare un rapido appello, vi chiedo solo di alzare un po’ la voce, perché sono duro d’orecchie.” Quell’appello fu tutt’altro che rapido, usarono almeno un quarto d’ora di lezione per controllare chi fosse presente e chi no, questo in particolare a causa di Jee. Quando il professor Lumacorno arrivò al nome del ragazzo, non riuscì a pronunciarlo, infatti continuava a dirlo in modo sbagliato e Jee, che in quel momento osservava terrorizzato i pezzi di carne che galleggiavano nei barattoli, parve non accorgersi che stava cercando di chiamarlo.
Dopo quelli, che erano stati cinque minuti di imbarazzo, Jee si rese conto che era lui che stavano chiamando, così si alzò in piedi, facendo finire il suo calderone a terra. “Ah eccoti ragazzo! Benissimo Deenpail!” disse Lumacorno, pensando che quello fosse il suo nome. Jee provò a spiegargli che quello era il suo cognome, ma parve totalmente inutile, così, raccogliendo il suo calderone e smettendo di urlare tornò a guardarsi intorno agitato.

Lumacorno lesse il nome di Malfoy e gli rivolse un sorriso, come faceva con tutti, solo che questo gli era venuto come una smorfia. Scorpius parve rendersene conto e con tristezza abbassò le spalle. “Ah… per tutti i folletti!” lanciò un gridolino “Eccoti qui…Albus Severus Potter?” con profondo imbarazzo il ragazzo alzò la mano e gridò “Presente!”. Lumacorno lo osservò attentamente, squadrandogli il viso centimetro per centimetro, asserendo “Gli occhi sono quelli di tuo padre, speriamo che tu sia un pozionista altrettanto eccellente, e speriamo migliore di tuo fratello…”. Continuò la sua lettura e un’altra ventina di bambini, urlarono a pieni polmoni la loro presenza. “Weasley e… Weasley?” chiese in tono divertito. Rose e Louis, ora seduti vicini a Jee, alzarono le mani, come se volessero fare la gara a chi arriva più in alto. Albus li guardò perplesso chiedendosi il perché di quella competitività. “Siete i figli di…?” chiese guardandoli con curiosità. Rose rispose velocemente “Hermione e Ronald Weasley” facendo nascere un sorriso in Lumacorno “Ma certo, Hermione, la strega più brillante della sua età…” e sospirò, afflitto di aver perso una studentessa modello, poi Louis, più lentamente ma con crescente determinazione disse “Fleur e William Weasley”. Anche a questa risposta il vecchio professore sorrise e gli ammiccò “Sei figlio di Fleur Delacour…molto interessante.”

Albus non capiva cosa ci fosse d’interessante, come non capiva il perché i suoi cugini alternavano mielosi sorrisi al professore, a sguardi rabbiosi tra loro. Albus scrollò le spalle e tornò a prestare attenzione all’uomo di fronte a lui.
“Come saprete pozioni è una materia in cui non si fa ampio uso di incantesimi. Ora lasciatemi dire che, se dei babbani provassero a ricomporre una qualsiasi pozione magica, non ci riuscirebbero, perché comunque serve un pizzico di magia. Ma è una disciplina accurata e precisa, quindi dovete fare molto attenzione a quello che fate, un solo sbaglio, un giro di troppo con il vostro mestolo o un grado di più sotto il vostro calderone, potrebbe ridurre una pozione per la Pace in un esplosione con i fiocchi.” E sorrise, come se fosse una cosa gradevole vedere esplodere il proprio calderone.
“Ora insieme, prepareremo una Pozione Erbicida, è importante, che voi del primo anno siate in grado di iniziare dalle basi.” E Prese a scrivere sulla lavagna, chiedendo, “qual è il più importante ingrediente per questa pozione?” Louis e Rose gridarono all’unisono “Le spine di pesce-Leone!”. Lumacorno sorrise e i due distanziarono le sedie tra loro “Molto bene signori Weasley” e ridacchiò del “signori” “Vi pregherei solo di alzare la mano, la prossima volta.”

“Dunque stavo dicendo, qual è la funzione di questa pozione…si signorina Weasley?” “Uccidere o danneggiare parte di una pianta.” “Molto bene, e perché credete sia utile? Signor Weasley?” “Perché in questo modo si possono salvare piante infettate da animali, oppure estirpare tipi di rampicanti e altri vegetali dannosi.” “Si certo, come per esempio…Signorina Terry?” “Come per  La Mandragola, spesso viene attaccata da alcuni particolari tipi di afidi, sono pericolosi perché mandano in necrosi le foglie e rendono inutilizzabili le piante.” Lumacorno le sorrise e continuò “Se dovessimo mettere una goccia di Erbicida sulla foglia di una Mandragola, giusto esempio signorina Terry” le fece l’occhiolino “Che cosa succederebbe a questa pianta?” chiese alla classe. Albus si voltò a guardare i cugini che avevano la mano alzata e così anche Lola di fianco a lui. “Signor Malfoy! Risponda” “Se riusciamo a produrre un giusto erbicida, possiamo uccidere la parte della foglia malata e consentire alla Mandragola di continuare a crescere. Questo fa sì che le piante non muoiano. La mandragola impiega moltissimo tempo a diventare matura, se ogni volta che viene attaccata dagli afidi, dovesse morire, non riusciremo a produrne abbastanza per consentirne il giusto ricavo.” Lumacorno ridacchiò “Un’ultima domanda, a che cosa serve la Mandragola?” Albus sapeva la risposta e alzò la mano “Serve come ingrediente per antidoti, e come ricostituente, per esempio può riportare allo stato originario chi è stato pietrificato!” “Giustissimo signor Potter, anche se questa era una domanda di Erbologia, molto corretto.” Albus fu sollevato, tutti sapevano qualcosa, molto più di quanto sapesse lui, non voleva sembrare uno stupido fin dalla prima lezione.
“Allora dieci punti a serpeverde?” e guardò Malfoy, il quale imbarazzato, scosse la testa “Signore, io sono in Grifondoro”. “Sciocchino, non mi sembra il caso di dire che io sono un tesoro!” rise Lumacorno. Scorpius ancora più in crisi urlo “NO SIGNORE, IO SONO UN GRIFONDORO!”. Lumacorno lo guardò e chiese “Oh perdiana, com’è successo?” provocando le risa dei serpeverde nella stanza. Uno tra quelli disse sotto voce “Se lo chiedono tutti…” “D’accordo allora quaranta a Grifondoro, per le corrette risposte date dai vostri compagni.”
Scorpius parve davvero abbattuto, e si voltò a osservare i Serpeverde che con i loro grugni lo fissavano sprezzanti.

Lumacorno scrisse tutti gli ingredienti e gli diede un’ora di tempo per completare la pozione. Albus, notò con piacere che non sembrava così difficile fare pozioni. Anche se a un certo punto, mescolò una volta in più di quanto avrebbe dovuto, cosa che fece diventare la pozione, di un colorito grigiastro. Si guardò attorno e vide che Scorpius aveva quasi finito, Lola stava mescolando con accuratezza e che Louis e Rose, si lanciavano occhiate rabbiose mentre cercavano di scoprire l’uno i passi dell’altro. Albus, non sapendo come rimediare al suo pasticcio, decise che dopo aver aggiunto il muco di Vermicoli, avrebbe mescolato solamente tre volte il calderone, al posto di quattro, sperando che la pozione tornasse colorata di Verde. Oltre ogni aspettativa, il suo piano funzionò e vide la sua pozione ritornare ad un colore verde erba. Albus, allegro agitò la sua bacchetta e colpi il bordo del calderone.

Lumacorno applaudì “Bravissimo, sembra deliziosamente letale”. Rose e Louis, affannati, e con i capelli rossi ritti sulla testa, rimasero di sasso, quando Lumacorno disse che potevano fare di meglio. “Avete sbagliato ragazzi, dovevate mettere due gocce di muco di vermicoli” e prese a rimestare con il mestolo la pozione di Louis. “La prossima volta farà meglio…”. Rose era scandalizzata, qualcuno le aveva detto che "Lei" aveva sbagliato. Alla fine della lezione parve che solo Scorpius, particolarmente portato per la materia, e Albus, particolarmente portato per la fortuna, fossero stati capaci di completare la pozione Erbicida.
“Per questo vi meritate altri cinque punti ciascuno”. Il Professore salutò con calore i due ragazzi, accennando un sorrisetto a Lola, Lù e Rose, ma senza degnare di un solo sguardo Jee, che aveva liquefatto il suo mestolo dentro la pozione.

“Come hai fatto?” chiese Rose indispettita, e Louis, che parve essere ritornato il solito indifferente, porse un orecchio all’ascolto “Be, in realtà avevo sbagliato a mescolare, così ho pensato, se tolgo un giro la prossima volta magari ritorna normale, e così e stato…”. Louis era colpito, e gli batté il cinque, Rose invece, furente di essere arrivata seconda, rispose “La fortuna non può salvarti sempre, bisogna studiare.” E marciò davanti a loro, facendo finta che Albus non esistesse.
Era bravo in qualcosa, pensò il ragazzo. Insomma, bravo, bravo no, però per la prima volta era riuscito a dimostrare che, anche solo per fortuna, non si poteva considerare solamente il figlio del celebre Harry Potter.

“Ora trasfigurazione!” disse Jee esaltato a Louis e ad Albus. Albus tornò a preoccuparsi, forse era stato fortunato a Pozioni, ma sapeva che per Trasfigurazione, non sarebbe valsa a niente la fortuna. Rose parve aver capito il suo pensiero e gli lanciò un ghigno soddisfatto “Io ho letto tutto il libro e anche il materiale aggiuntivo.” “Materiale aggiuntivo?” chiese Louis agghiacciato. “Ovvio, ho comprato due o tre libri per approfondire l’argomento, non volevo arrivare impreparata.” Louis parve davvero arrabbiato e bisbiglio ad Al “Perché non ci ho pensato anch’io?”. Mentre stavano entrando in massa nell’aula, con un quarto d’ora d’anticipo, vide Scorpius allontanarsi in un’altra direzione, tirandosi il colletto della camicia. Allo stesso tempo, neanche mezzo secondo dopo, Lola controllando che nessuno la vedesse, lo seguì, con uno scatto ferino. “Scusa Lù, vado in bagno, mi tieni un posto?” chiese all’amico, che con esitazione annuì, senza dire nulla.

Albus non sapeva che cosa l’aveva spinto a seguire i due, magari avevano una sorta di appuntamento romantico, ma gli pareva strano visto che si conoscevano solo da un giorno. Scorpius pareva davvero agitato, e Lola molto più cauta, di quanto avrebbe dovuto essere un’innocente studentessa, che si reca al bagno. Così, mentre girava l’angolo e imboccava un corridoio, andò a sbattere addosso a Lola, che stava tornando indietro. Lei lo guardò, serrando gli occhi “Che cosa fai?” chiese, abbandonando del tutto la sua aria distaccata. “Nu-nulla, i-io sta-stavo andando in ba-bagno!” balbettò Albus, maledicendosi per la sua lentezza nell’inventarsi una scusa. “Non dovresti tardare, altrimenti perderai i punti che hai guadagnato con tanta fatica.” guardandolo con sufficienza lo superò, priva di esitazione.
Senza chiederle nulla, Albus la lasciò andare e cercò tracce di Scorpius, in giro per quel corridoio, finché, da una di quelle stanze, sentì una voce femminile, che parlava freddamente. “Non so come sia potuto succedere moccioso, ma una cosa è sicura, ora  lo useremo a nostro vantaggio.” Albus appoggiò l’orecchio e si mise a origliare “N-no!” cercò di opporsi una voce, era Scorpius! Una risata tracotante di un ragazzo. “No, Malfoy? Tu dovevi essere come noi, invece sei finito nel covo dei nostri avversari!”. “Avversari? Voldemort è morto!” gridò il Malfoy in un eccesso di spavalderia, cosa che colpì Albus. “Non ti è chiaro stupido ragazzino, che ci saranno sempre padroni da servire? E non usare il nome di Tu-sai-chi! Ora, ci sarai molto utile…Ma se decidessi di non obbedire….” E fu silenzio per un attimo, Scorpius trattenne il fiato e disse piano “Mai…” la ragazza ridacchiò “Vuoi vedere cosa succede a chi si oppone?”. A quel punto Albus, preso da una furia incontrollabile, irruppe nella stanza con la bacchetta sollevata e guardò dentro. C’erano tre ragazzi, probabilmente del sesto anno. Una ragazza alta dai capelli neri, e due ragazzi grossi e muscolosi, che le facevano da seguito. “Ti sei fatto un amico?” chiese la ragazzina con un muso perfido. “Finitela di minacciarlo… o io…” disse Albus, ma al sopracciglio alzato di uno dei due ragazzi si fermò. Già, che cosa avrebbe fatto? Contro tre ragazzi del sesto anno, poi? Non sapeva fare neanche un incantesimo! “Vuoi spruzzarmi un po’ di scintille addosso? Piccolo Potter, fuori dalla tua casetta non sei proprio nessuno, ricordatelo.” E la giovane si avvicinò pericolosamente bacchetta alla mano. “Allora?” chiese una voce femminile, che proveniva da dietro Albus. “Che cosa succede qui?” in uno scatto fulmineo, la ragazza nascose la bacchetta in una tasca, e sorrise amabilmente. “Stavamo indicando la strada a questi due novellini” e passò una delle sue mani tra i capelli di Albus. Non sembrava la stessa persona di prima, anzi ora appariva come un angelo sceso in terra, pronto ad aiutare il prossimo. “Signorina Traverser, la pregherei di utilizzare il suo tempo in modo consono, invece di girovagare per il castello con i suoi amici”. Era la preside McGranitt, che con aria dura e tesa, scandiva quelle parole, al rallentatore. “Mindy…” disse uno dei due, perché, la ragazza sentendosi comandare, ebbe uno spasmo al volto. Sotto quella maschera di gioia e bontà, forzava per uscire il volto perfido e freddo di poco prima. Mindy ritornò al dolce sorriso e annuì, passando una mano sulla spalla di Scorpius prima di uscire, seguita dai suoi scagnozzi.
“Allora, Potter, Malfoy… non vorrete per caso saltare la mia prima lezione spero? Potreste ritrovarvi nei guai, per non dire che mi fareste arrabiare, molto!” Così, avanzando di fronte alla vecchia preside, Scorpius e Albus si diressero all’aula di Trasfigurazione. Albus lanciava occhiatine a Scorpius, il quale malinconico ma sollevato, osservava il corridoio.

Una volta entrati, capì che Louis non gli aveva tenuto il posto, ma anzi si era seduto di fianco a Rose, forse per continuare la sua sfida a “Chi è il migliore.”
Si sedette così in ultima fila, di fianco al biondo, il quale guardandolo disse solo “Potter, potesti smetterla di cercare di salvarmi la vita?” e Albus lo guardò, aspettandosi di essere insultato, o peggio ignorato nuovamente. Scorpius tuttavia, lo stava guardando, con un sorriso grato stampato sulla faccia. “Potrei sempre provarci…” bisbigliò Albus, provocando una risatina in Malfoy. Forse dopotutto, quel ragazzo aveva solo bisogno di non essere lasciato solo.
 


N.d.A Ed eccoci ancora qui! sorprendentemente riesco ad agiornare il capitoli ogni giorno, non credo che nei prossimi giorni sarò così fortuna, ma mai dire mai. Allora questo è il primo giorno di scuola del nostro quartetto. Tutto inizia con quello che potrebbe essere un sogno per Albus, ma che allo stesso tempo potrebbe anche essere un fatto realmente accaduto. Se ne ricorderà in futuro? oppure se n'è totalmente dimenticato al risveglio? 
Seconda questione importante: Quanto sono strani gli Scamander? Insomma sentire le voci nella testa? Mah... forse buon sange non mente, da Lunatica Loveegod a Lunatici Fratelli.
Poi, Lola non vi pare molto antipatica? Io sinceramente a tratti la odio a tratti la stimo, ma non saprei dire quale dei due prevale. Questa cosa dei Club diciamo che è un mio esperimento di fantasia, spero che non suoni troppo irrealistico o sciocco, in ogni caso fatemelo sapere. Ma sarebbe bello entrare a far parte del Club di Trasfigurazione non credete? Io lo amerei.
Ora, Albus non so se sia veramente bravo di fortuna o solamente con un panaro gigantesco, però sta di fatto che al solito ha mille dubbi, dubbi che non ha a proposito di Scorpius, pare sia diventato la sua ossessione. Rose e Louis fanno prima a non pensarci, ma Albus non demorde, e infatti sta scoprendo che c'è un progetto sotto, sotto per quel piccolo biondino. 
Alla fine del capitolo, vediamo che i due, ristabiliscono un civile rapporto di amicizia, sperando che Scorpius la smetta di avere le mestruazioni e decida se essere amico di Albus o meno. 
Sti serpeverde in ultimo, devono proprio ropere i conquat a tutti quanti vero? Mi sa proprio di si... uff, sono sempre così faticosi da descrivere!
Spero che abbiate gradito il complesso di questo capitolo, che è anche più lungo del solito! Grazie a tutti quelli che continuano a leggermi (e a condividere pensieri e giudizi, senza di voi questa storia non esisterebbe nemmeno :) Vi mando un grosso bacio dalla mia rovente città! Besitos a Todos!!! giu_ggiola

 

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Capitolo 9
*** Non mi deludere ***


Il lago si stendeva ai suoi piedi, era un enorme specchio di acqua grigia. Quando ci guardava dentro, gli scendevano brividi freddi lungo la schiena. Non era il freddo, e nemmeno la paura. Lo capì dopo quelli che furono venti minuti. No, era qualcosa di misterioso e antico, come il desiderio di scoprire gli insondabili scenari di quel mondo al contrario, dove gli abitanti non avevano gambe per camminare, dove gli alberi erano lunghi filamenti, non scossi dal vento, ma dalle correnti fredde. Le foreste erano di alghe e le case probabilmente, scuri affranti nella roccia. Non sapeva il perché, ma l’immaginarsi di quel luogo gli faceva venire la voglia di scoprirlo, e allo stesso tempo sperava di non doverci mai mettere piede.

“Benissimo, ora vediamo come ve la cavate con la pratica.” La professoressa McGranitt era davvero anziana ma ancora stupiva i suoi studenti. All’inizio della lezione si era trasformata in un gatto, così somigliante all’umana McGranitt, che non si poteva confondere con nessun altro felino. “ora pensate che sia facile. Se alla fine di questi lunghi anni avrete dato ogni goccia del vostro sudore, anche voi potreste fare qualcosa di molto simile.” Aveva detto, ribandendo due o tre volte, che se non avessimo studiato, avremmo solo perso tempo nel fingere di seguire le sue lezioni. Trasfigurazione era una materia tostissima, oltre alla teoria, che sembrava una serie infinita di nozioni incomprensibili, c’era la pratica. Dovevi concentrarti, avere l’idea di trasformare ogni parte di un oggetto in un altro. “Trasformare le molecole di un fiammifero, ossia particelle di legno, in molecole di un ago, ossia molecole di ferro” questa era la risposta più che esaustiva di Rose. Per tutta la lezione, lei, Louis e Lola si erano esibiti in quello che Albus decise di chiamare “Il balletto dei chiodi”. Infatti, i tre ragazzi, parevano avere dei chiodi appuntiti sullo sgabello, che li costringeva ad alzarsi freneticamente, ogni volta che la professoressa poneva una domanda.

Albus nonostante le spiegazioni, non aveva capito molto, il suo fiammifero non aveva assunto alcun cambiamento, era rimasto un semplice pezzetto di legno. Rose, con lo stupore della classe e della McGranitt stessa, era riuscita a farlo diventare “quasi” uno spillo, ancora qualcosa nella forma ricordava un fiammifero “Forse anche meglio di sua madre..” aveva detto la McGranitt, rivolgendole un caloroso sorriso e assegnando venti punti a Grifondoro. Rose, a quelle parole, era sul punto di piangere, ma Louis le tirò una sonora gomitata. Lui e Lola, che sembravano le due metà dell’essere più intelligente al mondo, avevano trasformato i loro fiammiferi di legno, in fiammiferi di ferro. Anche Scorpius non era stato male.

Più Albus ci pensava, più si sentiva triste, non era all’altezza dei suoi compagni, anche Jee, con sua enorme sorpresa era riuscito a far diventare il suo piccolo fiammifero da rotondo ad acuminato. Che terribile sensazione, il più stupido della famiglia, aveva pensato di se. James non era una peste, ma almeno era un asso in trasfigurazione e in incantesimi, il migliore della classe. Tutti i suoi cugini eccellevano, mentre lui, aveva dimostrato di avere solo fortuna. Scorpius aveva notato la sua faccia sconsolata, mentre recitava con poca convinzione “Acutus” puntando la bacchetta. “Sai, devi sentirti dentro il desiderio di cambiare quest’oggetto!” aveva spiegato il biondino, era stato gentile, per la prima volta aveva abbandonato il suo tono altero e lo aveva guardato con…pena? Albus si sentì ancora peggio, non voleva la carità degli altri, desiderava essere più bravo. Finita quella drammatica lezione, Jee si profuse in lunghe esaltazioni su quanto fosse brava la McGranitt, e su quanto il suo fiammifero fosse a punta. Così, nella mezz’ora che mancava al pranzo, tutti si erano divertiti a discutere a proposito del fascino di quella materia, e Albus, sconfortato, aveva detto che andava a prendere un po’ d’aria.
Ecco il motivo per cui si trovava ora sulle sponde del lago. Respirava l’aria fresca di settembre e pensava. Era passato solo un giorno e già pensava a cosa tormentasse Scorpius, al perché Lola si comportava in maniera losca, al come mai Louis e Rose sembrassero dei totali idioti. Sospirò, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato tutto così misterioso e difficile. Certo, non si aspettava di veder spuntare Tom Riddle dietro quel pino, eppure qualcosa lo tormentava. Chissà come si sentiva suo padre, sapendo di dover affrontare la minaccia incombente di un potente Mago Oscuro, che cercava di ucciderlo. Invece lui era lì, a lamentarsi perché i suoi coetanei si comportavano in modo strano, e perché non era riuscito a trasformare uno stupido fiammifero in uno stupido spillo! Insomma, perché pretendeva tanto da se stesso?

Ti prego aspettami…” supplicò una voce, abbastanza vicina ad Albus “Non possiamo parlarci, lo capisci?” era una voce femminile. “Lo so, ma non capisco perché m’ignori in questo modo, non vuoi neanche guardarmi in faccia?” Albus non sapeva se palesarsi agli interlocutori, oppure fingere di non sentire, solo che era impossibile non farlo. “Ti chiedi anche il perché…professore?” Professore? Quali dei professori di Hogwarts poteva mai essere? “Si, me lo chiedo, perché non riesco a trovare risposta, lo sai, io non farei mai nulla per ferirti…io ti…” lo zittì la voce femminile “Non osare dirlo! Non ne hai il diritto… Tu, in questi ultimi anni non hai fatto altro che prendermi in giro, sei sparito, a cercare chissà chi, e ora questo!” disse con voce spezzata. “No ti prego…” “Non toccarmi, non puoi!” scattò la donna. “Nessuno ci può sentire, ti supplico…” ora anche la voce maschile sembrava rotta, come se stesse per mettersi a piangere. “Non credere di farmi pensa sai? L’unica che avrebbe davvero il diritto di lamentarsi sono io, dopo tutto questo tempo…” “Hai ragione” ammise affranto lui. Albus cercò di capire a chi appartenessero le voci, sembravano familiari, ma ora si erano allontanate rispetto a prima, rendendo impossibile distinguerle. “Certo che ho ragione professore” rimarcò la voce femminile. “Mi hai fatto credere di tenere a me, ma quando è stato il momento di prendere una vera decisione, tu…” e si fermò “Ti sei inventato questo!”. Ora parlavano sottovoce, e Albus perse alcune battute, le persone che stavano litigando, palesemente una studentessa e un professore, erano nascosti dai fitti cespugli al limitare della strada che conduceva al castello. “Perché tu mi vorresti diverso da come sono! Ecco perché” ora il professore sembrava arrabbiato “Questo sono io, io sono un professore, questo è il mio sogno, se vuoi portarmelo via per i tuoi capricci, forse è meglio se non ci vediamo mai più”. Ora lei piangeva, i singhiozzi arrivarono alle orecchie di Albus indistintamente “Non è un capriccio…” diceva lei “Tu non mi hai tenuto informata di nulla, perché nonostante tutto, hai sempre preferito mettere te stesso davanti a ogni cosa…mentre io…” e il suo pianto si fermò “Non farlo!” urlò di nuovo lei. “Ti ho sempre supportato, sempre… in cambio non ti ho mai chiesto nulla, solo franchezza!”. Albus era preoccupato, la ragazza stava urlando sempre di più, s’immaginava la faccia paonazza, un viso solcato dalle lacrime e gli occhi gonfi, pieni di risentimento, proprio come la sua voce. Come conferma del suo pensiero il professore disse “Non guardarmi così…” “Tu non devi più toccarmi, o abbracciarmi, o baciarmi, mai, mai più!” Un professore che bacia un'alluna? Questa era una cosa davvero grossa pensò Albus, e s’immagino il professor Lumacorno baciare una piccola Rose. Non avrebbe mai voluto ascoltare questa conversazione.
Ma io ti amo…” disse lui. Albus si sentiva in preda ad un imbarazzo e a un disgusto di pari proporzioni, indeciso se fuggire, rivelando ai due la sua identità, oppure se tapparsi le orecchie. Non fece in tempo a decidere che lei confessò “Peccato che tu non me l’abbia mai dimostrato, a parole sono bravi tutti…”. L’uomo non disse nulla e lei proseguì “Ora se non le dispiace Professore” e rimarcò l’ultima parola “Arrivano degli studenti…” Lui fece solo in tempo a dire “Come vuoi” con una voce spettrale. Poi fu totale silenzio. Come aveva predetto la voce della studentessa, si sentiva il vociare di alcuni ragazzini che passavano per il sentiero. Albus si alzò in piedi per vedere a chi appartenesse la voce maschile, ma non vide altro che alcune teste di alunni di svariate età, tra quelle, come poté spiacevolmente notare, c’era quella di Lorcan. Il ragazzo biondo si diresse nella sua direzione, guardandolo come si osserva un oggetto curioso e interessante.
“Ciao!” disse ad Albus “Sei venuto a nasconderti?” chiese con tranquillità. Albus, si era rassegnato a rispondergli, anche se non era sicuro che fosse un bene “In un certo senso…” ammise.
“Ti capisco sai? Anche io e Lys ci nascondiamo spesso…” disse abbreviando il nome del fratello, e allo stesso tempo pronunciandolo con sincero affetto, per quanto la sua voce trasognata glielo permettesse. “Sai, noi non abbiamo amici, e spesso le persone ci considerano pazzi.” Non c’era risentimento in quelle parole, solo una strabiliante sincerità. “Sei sempre così…diretto?” chiese Albus. Lorcan gli sorrise, cosa che illuminò il suo volto pallido, e i suoi occhietti neri “Il cappello mi ha rivelato che, a differenza di Lys, il mio essere diretto e schietto, mi avrebbe portato a Grifondoro.” Si mise a guardare il lago e disse “Molto bello, ma allo stesso tempo inquietante, non trovi?” chiese, dando voce ai pensieri di Albus ancora una volta. Il ragazzo annuì “Ti spinge a entrarci, ma allo stesso tempo, ti ammonisce, come se entrandoci, non ne potessi più uscire”. Lorcan tornò a sorridere all’erba. “Cosa ti turba Albus?” chiese dopo pochi secondi.
Albus, che ogni volta si sorprendeva della capacità deduttiva del biondo, lo osservò, senza sapere cosa rispondere. Erano troppe le cose che lo turbavano. Quella domanda riportò a galla ogni pensiero che aveva avuto dall’inizio dell’estate fino ad ora. “Non saprei…” rispose, affermando effettivamente la verità. Gli venne in mente il discorso tra suo padre e suo zio, sui presunti uomini che seminavano terrore, ma non avrebbe voluto parlarne con Lorcan, anche della discussione tra alunna e professore del comportamento sospetto di Lola o delle preoccupazioni a riguardo di Scorpius. Erano tutte cose cui, pensò, Lorcan non avrebbe saputo dargli la risposta che voleva.
In lontananza, al castello, alcuni comignoli sputavano, pigramente, del fumo grigio contro il cielo. Si ricordò del sogno avuto la notte precedente, e gli parve una di quelle cose abbastanza strane da raccontare a una persona altrettanto strana. “Ho fatto un sogno ieri notte…” disse Albus, catturando l’attenzione di Lorcan, che in quel momento sta intrecciando alcuni rametti presi da terra, con strabiliante manualità. “C’era del fumo, tantissimo fumo, una casa che andava a fuoco e delle persone che cercavano di fuggire, Erano…” ci pensò su, cercando di ricordare le figure del suo sogno “Una donna anziana, e un’altra giovane con dei figli. Sembravano disperate. La donna anziana parlava…credo fosse di vendetta, e teneva in mano qualcosa di lucente.” Non era tutto il contenuto del sogno, non si ricordava i discorsi fatti dai partecipanti, ma non era sicuro che ci fossero stati. “Ti turba questo sogno...” sentenziò Lorcan. “Abbastanza, insomma, sentivo la sofferenza e…la vendetta. Non ho mai incontrato quelle donne, non ho mai visto un incendio in vita mia.” Lorcan annuì, e per la prima volta Albus riconobbe un velo di serietà nella faccia del compagno, lo faceva apparire stranamente più anziano. “Credo che tu debba tenerlo da conto, i sogni sono importanti… a volte sono solo la riflessione di qualche nostro pensiero, o preoccupazione, a volte invece possono essere premonitori o altro…” disse a voce piatta “Altro?” chiese Albus.
“Ad esempio, ci sono sogni rivelatori di azioni future, sono come delle previsioni, come quelle dei veggenti, altre volte ci mostrano eventi presenti, concedendoci la possibilità di salvare qualcosa o qualcuno, altre volte sono rivelatori del passato, servono a farci capire eventi futuri, o a farci scoprire qualcosa di particolare. In ogni caso sono un grande dono”. Albus dovette ammettere che era una spiegazione affascinate, un po’ stramba, ma comunque misteriosa. La faccia di Lorcan, che aveva assunto toni mistici, sembrava ancora più pazza del solito ma Albus, felice di aver rivelato una delle sue preoccupazioni a qualcuno, non si spaventò, cosa che avrebbe fatto, solo poche ore prima.

“Grazie…” disse Albus. “Sei gentile, ma io non ho fatto nulla”. “Mi hai risposto, e mi hai ascoltato, questa è una cosa…bella” ammise il moro, Lorcan tornò alla sua espressione sorridente e riprese a intrecciare i rametti “è bello avere qualcuno da ascoltare che non sia mio fratello…” Albus si sentì arrossire, ascoltare le rivelazioni di solitudine di Lorcan non era così piacevole, cercò di cambiare discorso. “Credi che sia un bel posto Grifondoro? Come casa intendo…” chiese e Lorcan annuì, senza dare risposta. “ehm… te lo aspettavi?” Lorcan annuì di nuovo, questa volta rispondendo, mentre le mani affusolate si muovevano lungo quella che doveva essere una coroncina “Io e Lys sapevamo mesi prima, dove saremmo finiti, questo non ha reso più facile la separazione, ma sappiamo che è il nostro posto”. Albus dissentì “Non avresti preferito rimanere con tuo fratello?” “Molto, però ci hanno detto, che il nostro destino sarebbe stato compiuto in maniera efficace, in due case diverse.” Albus alzò un sopracciglio, mentre Lorcan chiudeva la coroncina “Vi hanno detto…chi?” pentendosi immediatamente della sua domanda “Le voci” rispose con naturalezza il biondo. “Certo, le voci…” era la risposta meccanica di Albus, che si ricordò della folle storia delle voci nella testa.
“Ti piace?” chiese Lorcan ad Albus. Nonostante l’imbarazzo che gli metteva il giovane, si sentiva a suo agiò nel parco in compagnia, e non da solo. “è carina…” azzardò Albus, che non se ne intendeva molto di coroncine di rametti. “Mi faresti un favore?” chiese Lorcan ad Albus, il quale annuì prontamente. “La invieresti a tua sorella Lily?” Albus rimase spiazzato dalla richiesta, ma Lorcan spiegò “Al compleanno di tuo padre, le raccontai di come le creature della foresta indossano corone di fiori, che creano con la loro magia. Sono piccole fate che volano e che catturano gli incauti forestieri che varcano le loro dimore. Lei sembrava davvero incuriosita, mi disse che le sarebbe piaciuta una corona di fiori. Ecco” disse porgendogliela “Non strapperei mai dei poveri fiori dal terreno, ma i rametti secchi sono una bella alternativa…” e si mise a fissare il cielo, con una faccia spensierata “Tu me la ricordi molto… tua sorella. Avete un animo gentile” finì.
Albus osservò la coroncina, era molto bella, e se sua sorella apprezzava lo strano Lorcan, perché non avrebbe dovuto farlo anche lui? “Credo che sia ora di pranzo, Lysander si sta dirigendo in Sala Grande” non chiese come faceva a saperlo, ma sentì un certo languorino, così si alzò e insieme al ragazzo biondo si diresse sulla strada, solo che quest’ultimo prese un’altra direzione, senza dirgli nulla. “Dove vai?” urlò Albus “Da Hagrid naturalmente…” rispose Lorcan, e senza aggiungere altro sparì, scendendo dei gradini.

Albus scosse la testa, guardò l’orologio e vide che mancavano ancora cinque minuti. Ripose la coroncina nella sua borsa, non voleva che la gente facesse domande strane, e con rinnovata allegria ritornò al castello. Non aveva avuto rassicurazioni a proposito delle sue paure, ma almeno aveva avuto qualcuno con cui parlare. Si chiese se la sua civetta fosse già giunta a destinazione, e che cosa avrebbero pensato i suoi genitori di lui. Voleva migliorare, dimostrare di meritarsi il suo posto a Hogwarts. Forse era un suo diritto andarci, ma era anche un onere che doveva portare a termine, e se doveva stare lì, l’avrebbe fatto mettendoci tutto l’impegno possibile, anche in una materia difficile come trasfigurazione.
Lorcan con la sua stramberia gli aveva messo il buon umore, e gli aveva anche ricordato di quanto fossero importanti gli amici, così, con meno frustrazione, si preparò alle litigate tra Louis e Rose, ai silenzi enigmatici di Scorpius, alla faccia impassibile di Lola e alle ciarle infinite di Jee.
L’ultima cosa che si aspettava, però, era imbattersi in suo fratello James, che arrivava da un’altra stradina in solitaria, con la sua scopa vintage sulla spalla. Una scritta dorata recitava Firebolt. Quasi andarono a scontrarsi, perché James, stava guardando in basso, come se fosse pensieroso. “Guarda dove metti i piedi razza di…oh! Testa di Rapa sei tu…” disse, guardandolo solo ora in faccia. “Beh? Sei già andato a piangere nel tuo angolino pappamolla?” chiese sorridendo James. Albus non si arrabbiò, era abituato alle rispostacce del fratello, sembrava non avere un minimo di sensibilità. “è stata dura oggi…” ammise Albus. James non parve particolarmente colpito, anzi, fece una faccia come dire “Che ti aspettavi?”.
“Cos’hai avuto?” chiese al fratellino. “Pozioni, sono stata fortunato, ho guadagnato un po’ di punti, e poi ho finito la pozione Erbicida, è diventata verde…” James lo guardò accigliato “Che cosa vuol dire sei stato fortunato?”. Gli spiegò della casualità per cui, avendo mescolato una volta in più e una in meno, non aveva ridotto la sua pozione in brodaglia, gli disse anche di come a Rose e Louis, il professor Lumacorno aveva fatto notare alcuni errori di come Rose si fosse scandalizzata per la sua fortuna, e di come fossero entrambi, insieme con gli altri, stati eccezionali a trasfigurazione, mentre lui era stato davvero pessimo. James lo osservò e scoppiò a ridere, ma non come si aspettava Albus, ossia per ridicolizzarlo, ma perché come disse “Hai detto un sacco di scemenze”.
Si tolse la scopa dalla spalla “Ascoltami Albus, non è fortuna avere un'intuizione, forse non eri certo di quella, magari in modo del tutto casuale, ma comunque corretta. Per essere un bravo pozionista ci va arguzia.”. Disse picchiettandosi la testa “Evidentemente tu ne hai, quindi perché sminuirti?” “Poi, per passare a quei due pappagallini saltellanti di Louis e Rose, lasciali stare, Rose è matta per lo studio e Louis deve sempre dimostrare di essere il migliore in tutto, lo sai, quei due litigano da quando avevano un anno. Mamma mi ha raccontato che Rose fece la sua prima magia ad un anno e mezzo, io ne avevo quasi tre e non avevo ancora fatto nulla, se non darti qualche legnata ogni tanto…” e ridacchiò “Comunque, era con Louis, quello appena la vide, si sforzò talmente tanto che ne fece una pure lui, questo per farti capire che la loro competizione va avanti da quando non avevano neanche imparato a non sbavarsi addosso…” e sorrise al pensiero “Tu non centri niente con loro, non ti devi lasciare influenzare” disse risoluto. “Per quanto riguarda trasfigurazione, non ti preoccupare, è la materia più complicata di tutte, uno zuccone come te non può essere capace così, di punto in bianco” e gli scompigliò i capelli. “A meno che tu non sia me, cioè bellissimo, intelligente, splendido e magnifico, arrenditi, sei un comune studente di Hogwarts, che deve ancora imparare tutto” ammiccò.
Albus sorrise, non si ricordava quando fosse l’ultima volta che il fratello aveva cercato di rincuorarlo, anche se lo faceva sempre a modo suo… “Come mai così gentile?” chiese a James. Per risposta, questo alzò le spalle “Sai, sei un novellino, bisogna darti le giuste dritte per sopravvivere, non c’è Lily che ci fa fare pace, e poi non vorrei che la gente pensasse che sono un cattivo fratello… uno di quegli egoisti che si prendono gioco di tutti…sai…” disse noncurante “E chi potrebbe mai pensarlo J?” Lo apostrofò sarcastico Albus. “Non fare lo spiritoso sai? Magari sono diventato più bravo, ma non tirerei la corda fossi in te, fratellino, altrimenti iniziò a raccontare a tutti di quando ti mangiavi le caccole…” gli cacciò un’occhiata di minaccia. “Non ci provare!” disse Albus, e James rise “Non mi prendere in giro ed io non lo farò…”.

Si affrettarono a raggiungere il castello, rendendosi conto dell’ora tarda. Il pranzo era già cominciato, e James, ritornando lo sbruffone di sempre, ammiccò a due ragazze più grandi, che in compenso lo guardarono con aria schifata. Non degnò Albus della benché minima attenzione, dirigendosi verso i suoi amici. Albus, scuotendo la testa con un sorriso cercò i suoi compagni, e li trovò tutti insieme che ridevano e scherzavano, persino Scorpius parlava a una rossissima Rose “Sei stata davvero brava con quell’incantesimo…non so se ne sarei stato capace” e Rose, senza aria di superiorità, mesta rispose “Be, tu sei stato formidabile con la pozione, insomma, io ho fatto un vero disastro” e si mise le mani sulla faccia. Scorpius, non sapendo come agire le posò una mano sul braccio e disse “Si, ma tu sai molte più cose di me, insomma, sei così intelligente…” aveva detto la cosa giusta, e Rose gli rivolse un sorriso larghissimo “Si ma avete visto il mio fiammifero?” disse Jee, interrompendo i due ragazzi “Cavolo! Quando lo dirò a mio padre ci rimarrà secco!” e si ficcò in bocca una grossa dose di patate lesse, cosa che per poco non lo fece soffocare. Louis, mentre gli batteva sulla schiena, per niente preoccupato gli disse “Se parli ancora di quel fiammifero "Deenpail" , ti rispedisco in India arrotolandoti in un tappeto” tutti risero e Jee sorrise e disse “Va bene, va bene, presto mi vanterò di altro!” e strinse il pugno.
“Oh Albus! Ti ho tenuto un posto, dove eri finito?” e tutti i ragazzi lo osservarono curiosi e con il sorriso. Albus si sedette, e si sentì uno sciocco per averli disprezzati. Erano fantastici, nonostante li conoscesse da poco, dovette ammettere di stare bene tra di loro. Raccontò di aver incontrato Lorcan, mentre assaggiava delle carote al vapore, e di come in fondo in fondo non fosse poi così male. Scorpius annuì “Sembra solo uscito da un calderone di decotto sognante…” e Rose ridacchiò scioccamente. “Ti fche?” chiese Jee a bocca piena, e Lola rispose come un automa “è una pozione che serve a far sognare chi la beve, si prende anche da svegli, e ti ritrovi in un modo di proiezioni”. Tutti rimasero in silenzio, era talmente silenziosa che a volte nessuno si accorgeva di lei…ma lei c'era. “Ah, chiaro…” rispose Jee deglutendo il boccone. Nonostante Lola, il clima era disteso, e tornarono a discutere del più e del meno e della lezione Incantesimi che sarebbe arrivata poco più tardi. Albus aveva smesso di preoccuparsi, non era solo, aveva qualcuno con cui condividere la sua esperienza in quel luogo, e non avrebbe sprecato per niente al mondo i suoi amici, neanche per uno stupido risultato di trasfigurazione.

Lorcan entrò in Sala Grande, quando ora mai il pranzo era quasi finito, Albus sventolò la sua mano in aria e lo invitò a sedersi. Louis e Jee non sembravano felicissimi ma Albus non ci fece caso. Lorcan era stato bravo con lui, si era dimostrato un  amico, e Albus avrebbe fatto lo stesso con lui. Sorridendogli, gli porse il suo budino al riso e gli disse “il cibo è più buono, se lo condividiamo con gli amici.”


“Notizie di Scorpius?” quella che si alzava era la voce di un vecchio uomo, stanco e ricurvo, come un ramoscello piegato dal vento. “Un suo gufo…” rispose un secondo uomo. Questo era leggermente stempiato, aveva marcate rughe lungo la fronte, come se avesse passato la vita a corrucciarsi.
“Che cosa dice...avanti…conferma la versione?” chiese il vecchio. L’uomo stempiato si limitò ad annuire cupamente. “Un grave errore per quel vecchio cappello…” disse il vecchio, la sua voce era sottile e petulante. L’uomo non rispose nulla, teneva tra le mani una lettera, che recitava così:

Padre…

So che dopo di questa non vorrete chiamarmi più figlio, ma io devo scrivervela, o non mi sentirei a posto con me stesso. Sono stato smistato in Grifondoro, la casa che mai, e poi mai nonno Lucius e voi, avreste voluto per me. Ora, questa circostanza non è che da accettare. Sono stato dalla preside e mi ha confermato che una volta avvenuto lo smistamento, non è possibile cambiare casa. “Nemmeno per sogno!” mi ha risposto lei. Mi dispiace, non era mia intenzione deludervi, anzi, avrei voluto rendervi orgogliosi di me, ma così non è stato. Non posso fare niente per rimediare, ma prima che mi cacciate da casa, o che mi togliate la parola, ho solo due cose da dire. La prima è che non vorrei stare in una casa in cui, le persone credono che “averti” sia un loro diritto, e secondo, preferisco essere di gran lunga coraggioso e felice, invece di essere infelice e “nel posto che mi spetta” come dice nonno Lucius. Ci ho provato padre, non odiatemi, perché io non lo farò.

Cordiali saluti alla mamma.

Scorpius Hyperion Malfoy.

Il padre del ragazzo, passò il suo dito lungo i solchi della lettera, dove il figlio aveva versato le sue lacrime, macchiando l'inchiostro. Non era mai stato un tipo sentimentale, anzi odiava le smielate dichiarazioni di amicizia dei Grifondoro. Eppure provava stima e affetto per il figlio, sicuramente superiori rispetto a quelli che aveva nei confronti del padre, che ora se ne stava sul divano a scuotere la testa secca e con il suo tremolio nella voce parlava di onore, di sangue e di storia.
Non poteva sopportarlo. Erano anni che non sopportava i suoi deliri. “Taci” disse Draco, e non poté essere più chiaro.
Lucius che nel suo tremore generale blaterava, non poté far altro che tacere, guardando il figlio che stringeva la lettera nel suo pugno chiuso. Anche lui si sentì morire. Nessuno lo guardava più con rispetto. Gli unici che lo facevano erano Astoria, a cui faceva pena e Scorpius ed Electra, che lo ascoltavano solo perchè troppo piccoli, per detestarlo. Non aveva più il rispetto di nessuno. Draco lo guardava e vedeva chiaramente nei suoi occhi il disprezzo malcelato di una vita intera. “Ho cose più importanti a cui pensare padre" "se mio figlio è un Grifondoro, non posso allontanarlo da casa. Resta mio figlio…” Lucius borbottò “il disonore…”. “Padre! Non posso sentire i tuoi vaneggiamenti sull’onore di questa casata. Scorpius porterà onore alla nostra famiglia, in un modo o nell’altro…”. Lucius non voleva capitolare, nonostante non riuscisse a parlare correttamente disse “Almeno possiamo sperare ancora in Electra...”.
Draco in un moto di stizza disse “Non mettere in mezzo anche lei, e non iniziare a darle strane idee, non so se l’hai capito padre, oppure se la vecchiaia ti ha reso stolto, siamo ancora sotto osservazione, molto più di quanto m’immaginassi.” E raccolse da un tavolo il giornale, lanciandolo quasi addosso al padre.
Lucius a fatica lesse e lo osservò “Hai fatto…?” non completò la frase. “No, non ho fatto nulla, ma è facile addossare la colpa a quelli come noi.” Lucius guardò in basso. “Questo è perché, tu continui a parlare di sangue puro e di tradizioni familiari ai miei figli. Non sono contento di Scorpius, ma non rinuncerei a lui per nulla al mondo, e se Electra volesse sposarsi con un babbano…” deglutì Draco “Non la perderò di certo per le tue teorie.” Lucius sputò “Lo vorresti vero? Per dimostrare a tutti che sei cambiato…”. Draco sorrise freddamente “No, non lo vorrei, ma non perderò il rispetto dei miei figli, come tu hai fatto con il mio.” Terminò duramente. Lucius era vecchio, stanco, afflitto e pieno d’idee su cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, ma quello, era sempre un colpo per lui. Non era la prima volta che glielo diceva, ma era sempre terribile sentirselo dire. Forse non meritava nulla, ma sapere che l’unico figlio che aveva mai avuto, non lo rispettava, lo faceva sentire ancora più vecchio di quanto non fosse.
“Spera solo che non diventi amico con quel Potter, o peggio…Weasley…” Draco lo guardo “Spero che non sia così sconsiderato…” facendo finta di non aver ferito il padre di proposito “Gli ho sempre detto di tenersi alla larga da loro, non aspettano altro che un motivo per rinfacciarmi qualcosa…lo sento.”

Draco guardò fuori dalla finestra, e pensò a chi potesse essere Kathleen Smith. Lui non sapeva che ci fosse un mago nascosto nel suo paese. Doveva scrivere al giornale, farsi intervistare e avrebbe dovuto contattare gli Auror, per rendersi disponibile ad interrogatori e altre faccende. Sbuffò, era stanco di passare ogni secondo della sua vita a dimostrare che non era un mangia morte. Lucius goffamente si alzò, appoggiandosi a lungo bastone nero, zoppicò verso la porta e prima di uscire disse “Tuo figlio si è cacciato in un guaio.”. Draco lo salutò con la mano, cacciandolo via, per non sentire più una sola parola.

Lesse e rilesse il giornale, odiando la Gazzetta ogni volta di più, finché una bambina, entrò di soppiatto nella stanza, prendendolo alle spalle. “Che cosa fai?” A Draco, per poco, non cadde il giornale dalle mani. Si voltò sorridendo “Tesoro, papà stava pensando.” Le accarezzò la testa e lei lo guardò con i suoi grandi occhi blu. “Scorpius non è diventato un serpeverde…” non era una domanda “Abbiamo già fatto questo discorso Electra, non devi origliare…”. Draco la osservò e lei sorrise, come se fosse stata brava a non farsi scoprire. La prese in braccio e le baciò i capelli chiari. “Non ti deluderò papà” disse Electra con una voce ben diversa da quella di una bambina. Draco la guardò e disse “Non farlo mai…” e con la piccola in braccio, uscì dalla sala.
 
 
 
 
 
 
 
N.d.A. Eccomi qua, sono un po’ in ritardo rispetto agli altri giorni, e so che questo capitolo non soddisferà a pieno le vostre curiosità, ma non vi preoccupate, a tutto arriveremo con il tempo, altrimenti che storia sarebbe?
Volevo innanzi tutto rimarcare la gentilezza di Albus, che più il racconto va avanti, più esce fuori. Lui è semplicemente un bravo bambino, ingenuo, con desideri semplici e senza tante manie in testa. Lo messo a paragone con personaggi leggermente più complessi dal punto di vista emozionale, tormentati per così dire. Primo tra tutti c’è Scorpius, che è lunatico, passa metà tempo a odiare tutti, e poi ritorna a voler bene a chiunque. Scorpius però, è davvero coraggioso, ed è il motivo per cui si trova a Grifondoro, notare bene nella storia (Anche se non ci sono tanti punti, ne ho messi alcuni lungo il racconto). Rose è tormentata dall’idea di essere una brava scolara, anzi che dico? La migliore di tutti, quindi vede tutto come una sfida. Non è una cosa positiva amica. Louis, invece prova davvero il desiderio di far vedere quanto è bravo, diciamo che è egocentrico. Jee in compenso, non sembra avere particolari paturnie, ma bisognerà vedere come procede la storia… ;) Lola, beh, lei si che ha degli evidenti problemi. Sta antipatica a tutti, si comporta in modo strano e non fa niente per farsi piacere, ma non giudicate il libro dalla copertina… Anche James, che in questi capitoli è stato presente ha qualcosa che gli gira storto, che sia il Quidditch? Lorcan? Che dire è fantastico, adorabile e sensibile, credo che in un certo senso somigli ad Albus, entrambi sono persone delicate e pronte ad aiutare gli altri, Lorcan non fa eccezione, a parte i suoi piccoli problemi di voci nella testa. Chi sono le voci che sente Albus (magari l’avete capito, ma Albus no!) come finirà la loro storia? Perché dannazione Albus è sempre presente quando succede qualcosa? (“Oh che dici Giulia, forse perché è il protagonista?” “O certo, certo, mica ci avevo pensato!” fine del colloquio con me stessa). Ora passando ai Malfoy, spero di non averli resi troppo OOC (per chi non conoscesse il termine Out Of Characters, ovvero diversi da come lo scrittore li ha creati.) volevo che fossero “umani”. Lucius che non cede mai di un passo, rimanendo sempre tra il torto e la ragione, Draco avvilito nel dover condividere la casa con il padre (ricordate alcune leggi magiche sul passaggio di proprietà?), triste perché ci sperava che suo figlio finisse in Serpeverde, ma comunque padre, quindi che prova affetto incondizionato verso il figlio. Draco ha il terrore di essere come Lucius è per lui, un genitore che non merita rispetto, stima e forse neanche troppo affetto. Sembra un gatto che si morde la coda, tutte le vicende dei maschi di casa Malfoy. Personaggio Nuovo! Ora so che qualcuno non sarà felice, perché capisco che c’è odio per personaggi nuovi che entrano nella storia in maniera incontrollata e senza nessun motivo logico. Ho davvero voluto far “nascere” Electra, mi piaceva l’idea, e mi piace tutt’ora. Draco che fronteggia non solo il figlio maschio ma anche la femmina. Notate come è diversa riseptto a Lily, due bambine totalmente diverse (Creepy Electra).
Electra è il nome sia di un personaggio di mitologia (figlia di Agamennone, una delle Pleiadi e altre cose…) ma è anche il nome di una stella, il cui nome latino è Electra appunto (fa parte della costellazione delle pleiadi) cosa interessante che non centra molto (ma che quando ho scoperto mi ha gasato!), anche le femmine legate alle famiglie di sangue puro hanno nomi di stelle, per chi non lo sapesse, la cara vecchia Merope (alias la mammina di Voldy) è un’altra stella che appartiene alle Pleiadi, Bellatrix, o Bellatrice è una stella delle cintura di Orione, stessa cosa vale per Andromeda. Quindi mi sembrava doveroso dare alla figlia di Draco un bel nome astronomico.

Spero di aver concluso qui con le note, che ora mai si fanno talmente lunghe che sembrano una storia a se stante.
Passo ai ringraziamenti, come sempre a Ramo97, che continua a seguirmi e a imbeccarmi nella giusta direzione con i suoi commenti. Fidati, sapendo come sei preciso, cerco di fare attenzione a tutto!
Poi ringrazio anche Felie, che è da poco che mi segue, ma che si è appassionata della mia storia (cosa a cui stento a credere!) I tuoi commenti mi divertono davvero un sacco, sei simpaticissima e oltre tutto sappi che mi hai dato dei punti di vista diversi rispetto ai miei, continua a fare supposizioni, perché mi piacciono molto! Ringrazio tutte le persone che seguono la mia storia, quelle che l’hanno preferita, quelle che la commentano anche saltuariamente e soprattutto tutti i lettori! Senza di voi che senso avrebbe la storia? Nessuno! CONTINUATE A COMMENTARE :)! non avete idea di quanto siano utili i commenti, sia a correggersi, sia a vedere cose a cui prima non avevo fatto caso!
Vi ringrazio moltissimo, vi prometto che il prossimo capitolo è tutto qui, nella mia testolina, ci rivediamo al prossimo capitolo! Graaaaaaaacias Amigos! Giu_ggiola.
 

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Capitolo 10
*** Tête-à-Tête ***


Harry non si era mai trovato così in imbarazzo ed agitato prima d’allora, almeno non da una cosa così banale. Ora che ci pensava c’erano state varie occasioni in cui si era sentito agitato e in imbarazzo, per esempio quella volta in cui voleva chiedere a Cho Chang di uscire, oppure una delle svariate volte in cui i suoi due migliori amici avevano litigato, oppure quando era stato costretto a sopportare la presenza di LavLav e RonRon per più di cinque minuti, e ora che ci pensava anche quella volta in cui doveva dire a Molly e Arthur che avrebbe sposato la loro figlia. Insomma si c’erano state parecchie occasioni per sentirsi in ansia e in imbarazzo, ma mai come questa. Doveva semplicemente entrare in casa del suo nemico numero uno, nemico a cui aveva salvato la vita, nemico che aveva un figlio che ora era amico di suo figlio. Chissà se Malfoy sapeva che i due pargoli erano nello stesso dormitorio, e condividevano lo stesso bagno e magari lo stesso banco! No questo pareva assurdo persino ad Harry, Albus aveva Louis e Rose con cui condividere il banco, e chissà magari qualche altro nuovo amico “Scorpius è il suo nuovo amico” diceva una vocetta fastidiosa nella sua testa. Harry cercò di non ascoltarla, d’altronde non era lì per quello, non per dire a Malfoy “i nostri ragazzi d’ora in poi condivideranno lo spazzolino e si sosterranno a vicenda!”, Harry era lì per fare il suo lavoro da Auror. Sarebbe solo dovuto entrare, come era scritto sull’invito che aveva ricevuto
 
Al signor Harry James Potter
Alla luce dei recenti fatti, e in seguito a ciò che la Gazzetta del Profeta ha detto, vorrei invitarla formalmente nella mia dimora. Questo per discutere di tutto ciò che ha bisogno di sapere a proposito del mio coinvolgimento nel caso di Kathleen Smith. Sarò disponibile a qualsiasi domanda da parte sua e di qualsiasi altro Auror che voglia accompagnarla.
L’attendo il prima possibile.
R.S.V.P
 

Draco Lucius Malfoy
 
Harry quando l’aveva aperta si era quasi strozzato con il suo succo di zucca mattutino, ma aveva prontamente ripreso fiato e aveva scritto tre lettere. La prima era indirizzata ad Hermione, la seconda all’amico non che primo ministro Kingsley Shacklebolt e la terza al suo ufficio per dire che quella mattina sarebbe arrivato tardi. Pochi minuti dopo dal camino della sua sala era uscita Hermione Granger, la sua migliore amica e capo del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica. Aveva iniziato a spolverarsi la gonna del tailleur verde, poi con cipiglio serio aveva iniziato ad interrogare Harry a proposito della faccenda di Draco “Non dobbiamo sottovalutare questa richiesta!” aveva esordito “Vuole cooperare! Insomma non ha mai voluto immischiarsi con noi, non è mai desistito prima d’ora, e adesso che cosa fa? Vuole che io vada dritto a casa sua! Perché?” chiese Harry ad Hermione, e nel frattempo questa si era diretta verso la cucina, e senza fare complimenti aprì uno sportello infilandoci la mano, dopo poco il suo braccio uscì e nella mano teneva stretta una bottiglia mezza piena di un liquido viola. “E quella?” chiese Harry, che ancora non aveva ricevuto alcuna risposta alla sua prima domanda. “Mia cognata ha dovuto crescere tre Potter, aveva bisogno di un piccolo aiuto” ammiccò Hermione, che nel frattempo aveva preso due bicchierini, li aveva riempiti e aveva già svuotato il suo. “Non mi piace che Ginny mi tenga segreta la sua discesa nell’alcolismo” e con un mezzo sorriso buttò giù il liquido viola. “Non ti piace che non condivida la sua discesa nell’alcolismo insieme a te” puntualizzò Hermione, sedendosi sul bancone della cucina. “Anche io ho le mie strane abitudini, quando James mi faceva impazzire uscivo con qualche scusa, prendevo la scopa e andavo a volare.” Sorrise al ricordo di quei giorni. “E mentre tu volavi Ginny brindava alla tua salute!” Hermione alzò il bicchierino di nuovo pieno e brindò silenziosamente al suo amico, buttando giù tutto quanto. “Ora che ho disteso i miei nervi” iniziò Hermione “posso rispondere alla tua domanda: Perché Malfoy vuole che tu vada dritto a casa sua? Perché vuole fuggire il più velocemente possibile dall’accusa di omicidio, e sa che per farlo ha bisogno di te.” Harry annuì “Già ma addirittura scrivermi una lettera personale per chiedermelo? Non poteva mandarla all’ufficio?” Hermione alzò le spalle e le scrollò “Vuole dimostrare qualcosa, probabilmente che tu e lui siete in pace, cosa che farebbe molto comodo a uno che è stato pubblicamente quasi accusato di omicidio”. “Come pensa di fare? Di mettere i manifesti?” chiese Harry impaziente “Credo che ci sarà la stampa a casa sua” asserì convinta Hermione. Harry strinse il pugno intorno al bicchierino, su quella mano svettavano ancora le parole non devo dire bugie. “Non ho intenzione di farmi intervistare dalla stampa!” esordì Harry, e il suo tono fece trasalire una tranquilla Hermione, le cui guance erano rosate dopo il terzo bicchierino di whisky incendiario. “Sai meglio di me che odio la stampa, e che quelli non fanno altro che ronzarmi intorno, vogliono sempre sapere cose private! Sarebbe del tutto fuorviante il loro intervento, sposterebbero l’attenzione su di me e non sul caso di Malfoy e di Kathleen Smith”
Hermione tocco con tenerezza la mano dell’amico “Calmati Harry, non credo che Malfoy sia così sprovveduto da far venire degli sciocchi ad intervistarti, li addestrerà a dovere con i soldi su ciò che dovranno chiederti.” Sorrise all’amico e prosegui “Credo che lui voglia soltanto qualcuno che vi faccia delle foto mentre vi stringete la mano, e che scriva quanto il Signor Malfoy sia collaborante con le istituzioni e con Harry Potter per risolvere il prima possibile la scomoda situazione, o qualcosa di simile…” Hermione si mise a fissare fuori dalla finestra il prato verde e le api che ronzavano intorno ai fiori in quel settembre caldo. “Astuto quel Malfoy” sospirò Harry “E io che cosa guadagno da tutto questo? Il caso che cosa guadagna da tutto questo?” Harry non poteva credere di dover scendere a patti con Malfoy, e non capiva il perché avrebbe dovuto fare un gesto simile. “Primo la stampa immortalerà il momento di riappacificazione che tanto desiderava tra te e Malfoy, e tu apparirai davvero un uomo magnanimo e coscienzioso” “Harry Potter che mette da parte gli antichi dissapori per il bene della comunità magica” Hermione sembrava sicura delle sue parole “E poi potrai fare domande a Malfoy, accertarti che non sia coinvolto in alcun modo in questo caso, e una volta congedati i fotografi potrai chiedergli qualcosa in più…” disse la donna alzando il sopracciglio. A Harry si illuminò il volto “Hai ragione diamine!” disse sbattendo la mano sul bancone “Quale miglior occasione per indagare su questi nuovi fanatici di cui si sente parlare?” Hermione annuì convinta “Due piccioni con una fava, La stampa e Malfoy, dovrai solo stare al suo gioco per un po’, e se sarà opportuno potrai fargli qualche domandina” Harry si alzò “Ti conviene togliere quella bottiglia da lì Hermione, tra poco arriverà il primo ministro.” Hermione rise e guardando negli occhi verdi disse “Io e Kingsley ci troviamo in piccolo pub della Londra babbana una volta alla settimana, non credo che gli dispiacerà.”
Harry alzò gli occhi al cielo “il mondo magico è in buone mani” concluse in tono canzonatorio.
 
Tutto questo può essere abbastanza per spiegare come mai Harry si trovava di fronte al Malfoy’s Mannor in quel momento, cercando di allargarsi la cravatta. Toccò con la punta della sua bacchetta il grande e imponente cancello di metallo nero, e questo si aprì lasciandolo libero di entrare in quella situazione difficile. Kingsley aveva consigliato ad Harry di rispondere subito alla lettera di Malfoy e di vederlo appena possibile. Gli aveva pure consigliato di andare da solo, proprio a dimostrare la fiducia che aveva nelle intenzioni di Malfoy. Harry così quel venerdì camminava sulle stradine di ghiaia bianca della casa di Malfoy, ammirando le siepi altissime, godendosi il sole di quel mattino e il canto di alcuni pavoni che non poteva vedere. Arrivato quasi al portone di legno poté subito notare il padrone di casa, un maggiordomo al suo fianco e due gradini più in basso tre uomini, di cui uno con la macchina foto, che ora stava scattando rapidamente delle foto sia a Malfoy che ad un sempre più prossimo Harry.

“Buongiorno signor Potter” esordì impettito Malfoy. Harry sorrise mentre dentro di lui qualcosa avrebbe voluto rispondere “Buongiorno furetto” ma la sua parte razionale invece gli consiglio di dire “Buon giorno signor Malfoy, grazie per il suo invito, è stato molto gradito.” Harry lasciò la sua giacca al maggiordomo ringraziandolo. “Buongiorno signori” salutò cordiale Harry i giornalisti e Malfoy passò a presentarli, erano tutti dipendenti del Profeta, e Harry li riconobbe immediatamente salutandoli. “Possiamo accomodarci tutti nel salottino delle riunioni” disse Malfoy al suo lacchè, il quale annuì conducendoli all’interno di quella che Harry aveva deciso di chiamare la tana del lupo, o meglio della serpe. Harry riconobbe i luoghi di quella casa, ricordandosi cosa lo aveva portato lì l’ultima volta. La sua cattura da parte dei Ghermidori. Avrebbe voluto tanto che ci fosse stata anche Hermione con lui, ma probabilmente per lei sarebbe stato un shock ancora più grande.

Si accomodò su un divanetto bordato d’argento e con i cuscini di un nauseante verde bottiglia. Malfoy da buon anfitrione chiese ad Harry se desiderava qualcosa da bere, ma Harry declinò l’offerta, pensando che sarebbe stato meglio mantenere la lucidità in quel occasione. I tre giornalisti presero da bere e Malfoy si accomodò con un bicchiere in mano di fronte ad Harry. Tutto sommato Malfoy sembrava molto tranquillo e sicuro di sé. Harry si chiedeva se anche lui apparisse così agli occhi degli altri. “Possiamo procedere” disse Malfoy al maggiordomo, il quale con un inchino si congedò. Malfoy sorrise freddamente in direzione di Potter “Una piccola introduzione ai nostri amici qui presenti non farebbe male signor Potter” disse Malfoy. Harry non sapeva a che gioco stava giocando, e se non capiva le regole del gioco, non poteva essere sicuro chi fosse a comandare. Decise di prendere parola, e provare a condurre il gioco. “Benissimo signor Malfoy” iniziò schiarendosi la voce “Sono qui, a seguito del suo gentile invito, per porle alcune domande a proposito del tragico avvenimento che è avvenuto poco lontano da casa sua, come avrà letto dalla Gazzetta..” disse lanciando uno sguardo verso i giornalisti “La signora Kathleen Smith risiedeva poco lontano da qua ed era una strega, è stata trovata uccisa nella sua casa, probabilmente dopo uno o due giorni dal suo omicidio e sono state riconosciute su di lei le tracce di una maledizione Cruciatus, maledizione che lei sa essere illegale…” Harry continuò, dopo aver guardato gli occhi freddi di Malfoy “dunque, vorrei porle alcune domande”. Malfoy annuì “Prego” fece cenno di proseguire con la mano. Harry sapeva che era lui che stava conducendo quel balletto ridicolo. “Vorrei sapere dove si trovava al momento dell’omicidio” “Mi trovavo a casa mia, più precisamente ero in sala, stavo fumando un sigaro e leggevo un libro” la sua faccia era distesa e rilassata. “Ha dei testimoni?” chiese Harry “Si, con me erano presenti mio padre Lucius Malfoy, mia figlia Electra e mio figlio Scorpius” Harry lo guardò, voleva scorgere nei suoi occhi, se fosse possibile, qualche traccia di delusione nel pronunciare il nome del figlio. Harry non vide nulla, se non un rapido movimento delle pupille grigie lontano da quelle verdi. “qualcuno che non sia della sua famiglia può accertare che lei fosse qua quel giorno e non altrove?” Malfoy si agitò sulla sedia “Spero che non voglia insinuare che i miei familiari possano mentire difronte alla legge!”. “Non era quello che volevo dire signor Malfoy, la mia era una semplice domanda”, al uomo piaceva metterlo in difficoltà, si ricordava dei giorni ad Hogwarts, in cui un giovane Draco tiranneggiava gli altri grazie alla sua carica da Prefetto.
“No signor Potter, ero solo con la mia famiglia.” Harry per la prima volta, dall’inizio di quella giornata, sorrise soddisfatto.
 
 
Molto distante da quel luogo, ma in quello stesso momento, un Malfoy e un Potter stavano chiacchierando, proprio come i loro genitori, ma l’argomento era nettamente differente.
“Non capisco proprio come sia possibile che quell’affare sia riuscito a spruzzarti tutto quel muco addosso!” rideva di gusto Scorpius, mentre il povero Albus si puliva vigorosamente la faccia. “Ti fa tanto ridere vero?” chiese Albus imbronciato “Eppure non ridevi tanto quando mercoledì scorso quella pianta con i tentacoli ti ha tirato giù i pantaloni”. Albus ridacchiò ripensando alla scena.

Non si sa come quei due in meno di una settimana erano riusciti a raggiungere un livello di complicità tanto alto. Tutti per il castello li additavano di continuo, bisbigliando, o parlando ad alta voce. “Ma sono Malfoy e Potter?” “Come? Come? Sono amici?” “Chissà quale padre ammazzerà per primo il figlio?” “Aspetto solo di vedere quando si scanneranno tra di loro!”. Albus non si preoccupava tanto di quelle voci insistenti che li seguivano ogni volta che erano insieme, Scorpius invece era un po’ più suscettibile. “Zitto Davis! Sei solo cacca di drago” aveva urlato ad uno del terzo anno di Serpeverde che in quel momento diceva “Si accettano scommesse, entro quanto Potter e Malfoy si terranno per manina?”. Albus aveva alzato le spalle e aveva trascinato via Scorpius, che in quel momento aveva iniziato a lanciare una serie di improperi verso il ragazzo.

“Potter, non mi sembra il caso di usare tutto questo sarcasmo visto che sei ricoperto di pus verde” Albus aveva alzato gli occhi al cielo. Era un venerdì mattina e la prima settimana ad Hogwarts volgeva al termine, nemmeno una doccia alla bava di Troll poteva rendere triste Albus. Era finita la settimana, si preparava a vivere il suo primo weekend ad Hogwarts, con i suoi amici, con il paesaggio del lago e i suoi prati verdi, ma soprattutto come disse poco dopo Scorpius “Oggi pomeriggio finalmente lezione di Volo!”. Albus non vedeva l’ora di prendere la scopa e volare. Non era mai stato più di una settimana senza farlo, e negli ultimi mesi con la sua Nimbus 2000 si era spinto oltre le tre ore di volo al giorno, che erano sempre seguite dagli urli di sua madre che diceva “Smetti di gingillarti e vieni a pulire la tua camera”.

In quel momento di debolezza Louis si introdusse nel discorso “Amico… immagina che cosa sto per dirti!”
Scorpius rise di gusto a quell’affermazione, anche lui era entrato nel fan club diamo un posto nella squadra di Quidditch ad Albus. “Albus non vedo l’ora di vederti volare, così da poter sostenere al meglio Louis nel suo progetto di spedirti alle selezioni del Quidditch.” Rose e Jee li avevano raggiunti in quel momento e ascoltarono solo l’ultima parte del discorso. “Avanti Al, noi saremo lì a fare il tifo per te, faremo striscioni e coretti in tuo onore” disse Rose eccitata dall’idea. Albus si fermò e guardò i suoi compagni “Non andrò alle selezioni per il Quidditch, mi sembrava di averlo detto, non so… forse un milione di volte?” Louis guardò scettico Scorpius il quale disse “Guarda che non fai un piacere a noi ad andarci, ma a te stesso, non lo sai che fare parte di un Club aumenta il voto finale agli esami?” Albus non lo sapeva “Sul serio?” chiese sorpreso rivolgendosi a Rose, la ragazza annuì “Ovvio, altrimenti perché credi che stia cercando disperatamente di entrare a far parte di un Club?”. Erano arrivati ora mai all’ingresso del castello, Albus era affamato e non vedeva l’ora di godersi un po’ di salsicce al burro. “A proposito come va la tua ricerca dei Club?” chiese incuriosito Jee a Rose. “Ho trovato cose interessanti, però continuo a pensare che i migliori siano il Club di Trasfigurazione e quello di Pozioni” Louis sbuffò “Rosie tu pensi troppo, hai vedute ristrette, non vorresti far parte di un club figo? Qualcosa di emozionante?” “Al contrario di te, io non vivo nel mondo delle favole, ho bisogno di costruirmi basi solide, non di andare a cercare grane” Rose sorrise fredda a Louis mentre questo scuoteva la testa “Piccola Rosie, devi divertiti di più, altrimenti rischi l’esaurimento” Rose non volendo più ascoltare le accuse del cugino si diresse verso il tavolo e si sedette vicino alle altre ragazze del primo anno. In quel momento, mentre Albus stava cercando di capire chi fossero le altre ragazze di Grinfondoro, gli si parò davanti una ragazza scura, era Jean Thomas “Ciao Al!” sorrise dolcemente ad Albus, il quale colto di sorpresa scattò indietro andando a sbattere contro Jee, che a sua volta cadde per terra. “Scu…scusa Jee, mi-mi spiace” Jee disse qualcosa in Indiano e disse “Non c’è problema” e così si fece aiutare ad alzarsi da Albus. “Jee ti presento Jean Thomas, Jean ti presento Jee Dinpal” Jee strinse la sua mano attorno a quella di Jean, e poi si rivolse ad Albus “Vado a sedermi con gli altri, a dopo” Mentre se ne andava Jee si voltò e lanciò un occhiolino ad Albus. Al non capì bene il perché ma gli sorrise.

“Allora? Come vanno le lezioni?” chiese Jean ad Albus “Benissimo… davvero bene!” Albus non sapeva bene che cosa dire, ripensò al giorno della festa di suo padre, quando aveva avuto così tante cose da dire a Jean, e alle lettere che le aveva scritto per tutta l’estate in cui avevano parlato dei loro sogni, di astronomia, di Quidditch. “Sai ho sentito che probabilmente farai il provino per la tua squadra di Quidditch, è una cosa bella! Anche io voglio provare” Albus la guardò bene e si stupì.  “Così sai…saremo avversari, ma potremo comunque essere amici, se vuoi…” disse Jean fissando il pavimento e Albus le rispose “Certamente che saremo amici, anzi, avremmo una cosa in comune in più, sarebbe grandioso no? Amici fuori dal campo, rivali dentro il campo.” E rise, mentre provava la strana sensazione di avere la faccia avvolta dalle fiamme. “Grande, allora ci vediamo in giro, ora vado a mangiare, prima che le mie compagne mi lancino qualche piatto addosso” e Albus seguì lo sguardo di Jean verso il tavolo Corvonero, dove c’erano quattro ragazze tutte intente a guardare Albus e Jean con sorrisi a trentadue denti. Jean vedendo quella scena si colorò. “Scusami Al, ci vediamo” e voltandosi se ne andò “Ciao…” disse Albus ma la ragazza, in funga non lo sentì.  

Albus si sorprese, aveva appena detto che avrebbe partecipato al provino? Ma cosa gli passava per la testa? E ora? Eppure l’idea ora non gli dispiaceva così tanto, sorrise al pensiero di volare fianco a fianco a Jean, cercando di capire chi fosse il più veloce tra i due.

“Che cosa voleva quella?” chiese Rose ad Albus in tono acido “Lascialo in pace, scommetto che sta pensando alla selezione di Quidditch” e così dicendo Louis gli tirò una gomitata. Albus non stava proprio ascoltando quello che dicevano i suoi amici, per lo più si sentiva una strana sensazione al petto, e non riusciva proprio a capire cosa fosse e disse solo “Sapete credo che parteciperò alle selezioni del Quidditch” e dicendo questo Louis e Scorpius saltarono in piedi e improvvisarono un balletto mentre Jee teneva il ritmo battendo le mani. “Cos’è tutto questo baccano?” chiese Fred, che era appena arrivato. “i bimbi festeggiano il fatto che Albus parteciperà alle selezioni del Quidditch” Fred sorrise mostrando i suoi denti bianchi “Questa è una splendida notizia cugino! Dopo passo e ti segno nella lista, vedrai sarà grandioso.” Fred se ne andò ma non prima di aver partecipato al balletto, che si concluse con Rose che tirava la manica di Scorpius, cercando di farlo sedere e Louis che canticchiava “Sarà un cercatore, sarà un cercatore, sarà un cercatore”. Albus continuava ad esser sordo ai festeggiamenti degli amici, continuava a lanciare occhiate alla tavolata dei Corvonero e a guardare Jean Thomas. Lei stava ridendo di gusto e Albus avrebbe tanto voluto sapere che cosa l’aveva fatta ridere.
Jee pareva essere l’unico ad accorgersi che Albus non era interessato per la sua vicina carriera nel mondo del Quidditch, ma disse sotto voce all’amico “Non so niente del Quidditch, ma qualcosa su come ti senti adesso, lo so” Albus lo guardò distogliendo gli occhi da Jean che ora stava scrivendo una lettera. “Cos..Che cosa?!?” chiese Albus confuso. Jee gli ammiccò “La tua amica, Jean” disse a mo’ di spiegazione “Si?” chiese Albus ignorando il significato delle parole di Jee.
“Avanti…Forse sarò un po’ imbranato, ma capisco subito se a qualcuno piace qualcun altro!” Albus spalancò gli occhi, e spostò lo sguardo velocemente dalla figura di Jean alla faccia allusiva di Jee. “Cosa vuol dire, che mi piace?” chiese sotto voce. Jee alzò gli occhi “Voi occidentali non ne sapete molto d'Amore” ad Albus si fermò il cuore “Amore? Jee ma che dici? Io e Jean siamo sono amici, e lei è simpatica, e giocheremo a Quidditch insieme, e ogni tanto ci saluteremo in Sala Grande, ma questo non è amore, non lo è, giusto?”  Jee rise di gusto nel vedere che l’amico si era fatto tutto rosso e aveva iniziato a sudare “No, non è amore, diciamo solo che ti piace, altrimenti perché avresti deciso di partecipare al provino?” Albus fissò Jee, e si chiese come facesse a sapere tutte quelle cose, e come avesse capito che Jean in fondo gli piaceva. Albus non aveva mai provato una cosa simile prima di allora. Le uniche ragazze che aveva conosciuto erano le sue cugine, e questo le rendeva praticamente delle sorelle ai suoi occhi. Per loro provava tantissimo affetto, ma Jean non faceva parte della sua famiglia. Era così gentile, e Albus si era sentito come un nodo alla gola quando l’aveva vista in Sala Grande. Tutto quello che desiderava era poter stare con Jean a parlare e a divertirsi, non c’era nulla di diverso rispetto a quello che faceva con Rosie o con sua sorella Lilly, tranne che Jean era tutta da scoprire.
“Hai ragione… come hai fatto a capirlo?” chiese Albus a Jee, il quale rispose con l’aria di chi la sapeva lunga “Ho visto il tuo sguardo, è cambiato quando l’hai vista”.
Albus avrebbe voluto parlare ancora a lungo di Jean insieme a Jee, ma a quel punto Rose vide che i due stavano confabulando e disse ad alta voce “Di cosa parlate voi due?”.
Jee con molta prontezza rispose “Albus mi stava spiegando un po’ di cose sul Quidditch, visto che io non ne so moltissimo.”
Albus mimò un grazie in direzione dell’amico e sorrise.
Jee sembrava sempre così impacciato, eppure doveva ammettere che in quell’ambito sembrava molto esperto, si chiese come faceva a sapere così tante cose e decise di riprendere il discorso, appena fosse stato possibile.
 
Mentre Albus e i suoi amici consumavano un piacevole pasto, all’insegna del divertimento e della serenità, al Malfoy’s Mannor, Harry e Draco avevano appena concluso un estenuante, almeno psicologicamente, interrogatorio, che aveva occupato quasi tutta la mattina. I giornalisti se ne erano andati, non prima di aver fatto qualche domanda a proposito del caso e aver scatto qualche foto di Harry e Draco che si stringevano la mano. Harry si sentiva soddisfatto del suo interrogatorio. Aveva dato del filo da torcere a Malfoy, cercando di metterlo in difficoltà più di una volta. Harry non l’aveva fatto con rancore, ma più per cercare di tirare fuori da Malfoy la verità sui fatti accaduti, e infine aveva potuto constatare che Draco non c’entrava niente con quella faccenda spiacevole.

Si era trattato di un caso che l’omicidio Smith si fosse svolto a poca distanza da lui. Draco non aveva motivo, pensò successivamente Harry di fare del male a qualcuno che non era collegato a lui in alcun modo. In effetti questo omicidio stava dando dei grattacapi al dipartimento di Harry. Kathleen Smith, era abbastanza famosa, aveva scritto dei libri e aveva frequentato Hogwarts. Da quello che si sapeva di lei, non amava la compagnia, e non aveva amici stretti, solo conoscenti e studiosi come lei, che ogni tanto andavano a farle visita per discutere di Mitologia Magica o di Lievitazione. Non aveva parenti prossimi, solo alcuni cugini Italiani, nulla di più. Era riservata e non aveva mai dato fastidio a nessuno. Durante il periodo del terrore, come amava chiamarlo la stampa, si era rifugiata dai suoi parenti in Italia, ed era scomparsa dalla circolazione per più di vent’anni. Effettivamente nessuno sapeva del suo ritorno, fino a quando non era stata trovata morta in quella che doveva essere una casa che aveva preso in affitto da poco. Harry era preoccupato, non sapeva proprio come riuscire a decifrare questo enigma, e Malfoy poteva essere l’unica strada per farlo, ma come aveva potuto constatare, l’uomo non era coinvolto.

“Benissimo, credo che abbiamo finito, giusto?” chiese Malfoy, evidentemente più rilassato, e dopo che i giornalisti avevano preso la porta di casa. Harry annuì, ancora immerso nelle sue speculazioni sul caso. Non si era accorto di essere rimasto da solo con Malfoy. “Ho fatto preparare il pranzo, credo che sia scortese non chiederti di rimanere…” aveva aggiunto Malfoy, usando il tu. Malfoy non gradiva l’idea che Potter rimanesse a scocciarlo ancora di più, e credeva che neanche Potter fosse allettato dall’idea di consumare un pasto in presenza dell’uomo. Anche se erano rimasti in rapporti pacifici, non era facile dimenticarsi di anni e anni di odio. Per la sorpresa di Malfoy, Harry lo guardò, e disse “Grazie, se non disturbo mi piacerebbe rimanere, Ginevra è a casa, e non sa proprio cucinare…” disse in tono imbarazzato. Malfoy rimase di stucco, la sua faccia solitamente impassibile non riuscì a nascondere la sorpresa per quelle parole, sorpresa che Harry lesse sul suo volto. Il signor Potter, non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione, e in fondo pensava che Malfoy un po’ glielo dovesse. “Benissimo, allora se mi vuoi seguire” rispose l’uomo, ristabilendo il suo solito volto glaciale.

Harry seguì il suo nemico fino a quella che doveva essere una sala da pranzo, al contrario delle sale della casa che aveva potuto vedere, quella era più piccola e stranamente più accogliente, Harry avrebbe potuto dire che era quasi familiare. Non si vedevano inutili fronzoli argentati, ne quadri con facce arcigne che si voltavano al passaggio del signor Potter, era semplice, senza orpelli o cimeli di una vita da Serpeverde. C’erano fiori sui davanzali delle vetrate, che erano alte e opache per il tempo, e la carta da parati era di un sobrio panna. Draco dovette notare l’espressione di Harry perché disse “Questa sala è ad uso esclusivo della famiglia, mi spiace di non poterti dare un’accoglienza differente”, in realtà non gli dispiaceva affatto, ma non poteva sapere che Harry si sentiva molto più a suo agio in quel posto, rispetto che al salottino chic in cui aveva passato la mattinata.
“Non preoccuparti, non mi dispiace affatto” rispose Harry, lasciando Malfoy piuttosto indifferente. “Pranzeremo da soli, se non ti dispiace…” aggiunse Malfoy e Harry, iniziò a sentire il disagio che montava dentro di lui, che cosa avrebbe detto durante il pranzo? Di quali argomenti si poteva parlare con una persona con cui non si parlava da anni, e che comunque quando ci si parlava era solo per insultarsi?

“Accomodati pure”, Malfoy era un bravo ospite, sapeva comportarsi davvero in maniera elegante e distinta, cosa che non si sarebbe potuta immaginare, visto gli improperi che lanciava sempre da giovane a Potter.

“Grazie Malfoy, sei stato molto gentile” e Harry in quel momento non era falso, prese la decisione di essere il più sincero possibile, voleva arrivare a fondo della faccenda, voleva sapere chi erano questi individui che parlavano di “purificazione” e di un nuovo “Capo oscuro” e di “profezie”. Forse Malfoy non ne era invischiato, ma lui era l’unico che potesse conoscere i vecchi mangiamorte, l’unico che avrebbe potuto dare un aiuto concreto in questa vicenda. Tanto più se l’omicidio era avvenuto per mano di questi pazzi, Malfoy avrebbe dovuto essere collaborante.
Mentre Harry consumava una deliziosa zuppa di cipolle, e si chiedeva se fosse stato un Elfo Domestico a prepararla, si decise a parlare. “Ho sentito che hai una figlia” buttò lì e Malfoy rispose “Si, ha nove anni, si chiama Electra”, Harry poggiando il cucchiaio delicatamente rispose “Anche io ne ho una di nove anni…” e guardò Malfoy, non sapendo proprio come continuare il discorso. Nessuno dei due sembrava eccellere nelle discussioni di circostanza. Anche se Harry non poteva saperlo, Draco era molto più imbarazzato di quanto non volesse apparire. “Come si chiama?” azzardò Malfoy “Lily, è molto dolce, ma determinata, le piace volare…ed è molto brava a farsi rispettare dai fratelli maggiori” l’uomo sorrise, ripensando alla sua figlioletta. “Electra ama leggere, è molto riservata, ma sa farsi ascoltare” disse Malfoy, cercando di calarsi in questa discussione tra padri di famiglia. “Albus, il figlio di mezzo è riservato come la tua, anche a lui piace tanto leggere, quest’anno è il suo primo anno a Hogwarts…” si spinse in questo azzardo, sapendo che forse Malfoy si sarebbe chiuso a riccio.
Draco sospiro, apparentemente preoccupato da qualcosa e disse “Si anche mio figlio maggiore è a Hogwarts, e immagino che saprai…” lasciò che la notizia si facesse strada da sola, Harry annuì, preoccupato di quello che sarebbe successo se avesse detto che Al voleva diventare amico di Scorpius. Invece decise di dire una cosa sincera “Spero che tu non sia arrabbiato con lui…”. Malfoy lo guardò corrucciando le sopracciglia “Certamente non lo odio, e non capisco Potter perché tu voglia venire impartirmi lezioni genitoriali!” il suo tono non era cattivo, ma sarcastico e con una velata acidità. “In realtà mi sto chiedendo perché tu ora sia qua, a pranzare in casa mia, quando entrambi sappiamo benissimo fare a meno l’uno dell’altro” finì Malfoy.
“Non mi sembra che oggi tu abbia fatto a meno di me” rispose calmo Harry, mentre il lacchè dei Malfoy serviva costolette d’agnello.
Malfoy si sistemò il tovagliolo bordeaux sulle gambe “Entrambi ne abbiamo trovato beneficio, mi sembra” Harry si grattò il sopracciglio “Tu ne hai tratto beneficio, io ho solo assecondato il tuo gioco”. Lo scambio di battute manteneva sempre lo stesso tono pacato, ma i ragazzini di una volta, erano pronti ad uscire fuori e a mostrare tutta la rabbia che avevano. “Diciamo Potter, che ne hai approfittato per tirare qualche frecciatina, sulla mia famiglia, sul mio ruolo nella società, sul ruolo che ho avuto in passato, nulla di troppo piacevole per me, ma non mi pare di averti mancato di rispetto, quindi io ho ottenuto quello che volevo, e sappiamo entrambi che cosa sia, tu hai ottenuto un interrogatorio, e una buona parola da parte della stampa. Questa situazione ha fatto gioco ad entrambi.” E sembrava che così volesse chiudere la questione, e anche il pranzo. “Certo, ha aiutato tutti e due” capitolò Harry “ma potevo decidere di ignorare la tua lettera e convocarti direttamente in aula di tribunale a testimoniare, cose che effettivamente potrei ancora fare…” “Sembrerebbe una minaccia Potter, sai, le minacce stonano con questo vino, soprattutto stridono quando sono fatte a casa di chi ti ospita” Malfoy era davvero infastidito da tutta quella situazione.
“Non è una provocazione, è un dato oggettivo, ti ringrazio per la disponibilità Draco” l’uomo parve perplesso sentendosi chiamare per nome “Però ho da chiederti io un favore ora”.

Malfoy prevedeva che se avesse chiesto quale favore voleva, avrebbe rischiato di immischiarsi in faccende fastidiose, ma era anche curioso di sapere perché Potter, nonostante tutto, fosse venuto in casa sua, accettando un colloquio che, come ben sapeva era più vantaggioso per la sua causa, e senza dire una parola a riguardo. “Sapevo che saremmo arrivati ad una trattativa” rispose Malfoy. Harry lo fissò “Sono anni che cerco di arrivare a contrattare con te, ma sai cosa si dice dei serpenti, sono eludenti”. Malfoy rise di gusto a quell’affermazione, per niente infastidito dal paragone, adorava essere un “serpente” come lo aveva chiamato Potter, e non si vergognava di esserlo. “Hai una bella casa, una bella famiglia, un lavoro tranquillo, e sei praticamente invisibile al mondo magico, rimani sempre al tuo posto e non ti spingi mai oltre, sei diventato molto bravo a non farti notare. Dai deliziose feste ogni settimana nella tua casa, ospiti le persone più influenti del momento e le rendi soddisfatte per una sera.” Malfoy sorrise e si alzò, andando a prendere due bicchieri e una bottiglia di cristallo, che conteneva quello che Harry pensava, fosse un liquore salatissimo. “Potter, vedo che con il tempo non ti è passata la mania di investigare la vita delle persone, e cercare di tirare le somme.”
Harry alzò il calice leggermente ringraziando e centellinò il liquore “Ci sono abitudini che proprio non si possono cancellare, così si cerca di farle fruttare.”
“Concordo” affermò il biondo. “Con questo discorso Potter dove vuoi arrivare?”. Harry prese fiato, stava per pronunciare qualcosa che probabilmente non sarebbe piaciuto all’uomo ma voleva, e doveva spingersi oltre per assicurarsi il successo in quell’impresa: “Non sei stufo di fuggire? Di nasconderti? Per timore di essere troppo in vista e suscettibile alle critiche pubbliche? Non sei snervato di portarti dietro il tuo passato in una cassaforte? Troppo pesante per essere mossa, e che probabilmente lascerai anche ai tuoi ragazzi?”

Malfoy poteva scegliere di reagire in due modi, infuriarsi e cacciare gentilmente il suo ospite o essere onesto, e straordinariamente scelse il secondo: “Non nego di essere un po’ seccato da questo continuo vivere pacifico, mi piacerebbe non passare i preconcetti che la gente ha su di me ai miei figli”. Harry assentì e ribadì “Allora ho una proposta da farti, non è vincolante, e non voglio estorcertela con intimidazioni, non è il mio modo di fare, potrai sempre dire di no, e tirarti indietro, ma se accetti potresti ripristinare il tuo nome agli occhi del ministero.” Malfoy ridusse gli occhi e scrutò quello che per anni era stato il motivo della sua gelosia, della sua invidia, colui che sempre sarebbe stato un passo avanti a lui, un gradino più in alto, illuminato dai riflettori e osannato dalle folle.

“Avanti” disse solamente. Harry cercò di sciogliere la cravatta e pronunciò “Vorrei che tu lavorassi con me” Malfoy continuò ad osservarlo, cosa che Harry prese come un invito a proseguire “l’omicidio Smith è solo il fumo di un falò che si sta consumando da un po’, ci sono in giro voci, storie, cose sgradevoli, persone che chiedono troppo, che dicono troppo, che agiscono nell’ombra. Si tratta di piccoli misfatti, niente di eclatante, eppure ritengo che tutto sia collegato da un unico filo” Harry prosegui “Non sono certo dell’origine, ma credo che qualche vecchio seguace di Voldemort” e Draco tremò al sentire quel nome “sia implicato, ho cercato in passato di scovarne il più che potevo, ma alcuni di loro hanno sempre agito dietro le quinte, sostenendo Riddle anonimamente.” Malfoy lo interruppe “Vorresti che io facessi i nomi di queste persone?” Harry scosse la testa “Credo che nemmeno tu li sappia, è difficile prenderli, stanarli, ma credo che insieme potremmo riuscirci, tu sai molte più cose di quante non ne sappia io, e ho bisogno del tuo aiuto.” Harry concluse, con questa ammissione di necessità. “Credi che acconsentirò?” chiese sinceramente Draco. “Credo che accetterai, non solo per la figura che faresti di fronte alla stampa e al ministero, ma anche perché dopo questo potresti tornare a lavorare tranquillamente e i tuoi figli non sarebbero più tormentati. Credo che dirai di sì, anche perché sono anni che non fai qualcosa di esaltante, qualcosa in cui metterti in gioco e rischiare, e so che un uomo come te ne ha bisogno, ne hai sempre avuto necessità, ma avevi troppa paura di esporti, e io ti sto dando il pretesto per farlo. Inoltre sarai pagato, proprio come un dipendente del ministero.”

Malfoy osservò Potter, e non riconobbe più il ragazzo, il prescelto che aveva conosciuto. Vide un uomo, un padre, un lavoratore inossidabile, un capo autoritario di cui potersi fidare. La sola idea di poter collaborare con Potter lo lasciava piuttosto nauseato, ma su una cosa aveva ragione, per tutta la vita aveva voluto essere un po’ di più del solo suo nome. Aveva bramato di guadagnarsi il rispetto e non sentirselo solo attribuito. Da ragazzo queste cose non gli passavano per l’anticamera del cervello, pensava che la grandezza e la nomea gli fossero dovute. Ma la guerra che aveva vissuto, sia fuori che dentro di lui lo avevano lasciato con un vuoto. lo avevano trasformato. Aveva sempre voluto riempirlo con qualcosa, ma i soldi non bastavano, i suoi figli per quanto li amasse non erano sufficienti, e nemmeno le cene del venerdì, neppure i sigari, le passeggiate in tranquillità, neanche i successi lavorativi. Aveva passato la vita a nascondersi e a fuggire davanti a tutte le opportunità, e ora si ritrovava più vicino ai quaranta che ai trenta con un desiderio di stupida avventura, da colmare. Desiderava sentirsi necessario, e per quanto non sopportasse l’idea che fosse Potter a dargli quella possibilità, si senti come in dovere verso sé stesso di non sprecarla.

Inghiottì e osservò il suo interlocutore, che se ne stava fiducioso sulla sedia della sua sala da pranzo. “Potter, non sarebbe saggio affrettarsi a dire di sì” e a queste parole Potter sorrise, quasi certo di aver fatto breccia nella fredda maschera di Malfoy “Malfoy, non voglio metterti fretta, ma diciamo che potremmo incontrarci la prossima settimana per discutere i dettagli tecnici di questa collaborazione.” Malfoy rispose “Mi sembra perfetto, ti scriverò una lettera all’indirizzo dell’ultima volta Potter” Harry sorrise felice di essere riuscito nella sua impresa “Molto bene Malfoy allora aspetto tue notizie, non te ne pentirai” disse quasi come se bisbigliasse ad un vecchio amico. “Potter, voglio essere pagato bene…” asserì Draco ghignando, e Harry annuì con forza alzandosi dalla sedia e dicendo che forse sarebbe stato meglio andare a casa, per non lasciare sua moglie sola per troppo tempo. “E Potter” aggiunse il biondo “Non sono più lo stupido ragazzino con cui battibeccavi a Hogwarts, non approfittare di questa situazione” concluse Malfoy. Harry si girò e con un sorriso impacciato rispose “Malfoy, se saremo colleghi, cercherò di essere più professionale possibile”. “Siamo intesi allora, grazie della visita” e mentre Harry era alla porta di casa Malfoy, con la sua giacca in mano stava per dire “è stato un piacere” Malfoy si era già voltato, e il maggiordomo gli aveva sbattuto praticamente la porta in faccia. “Deve sempre dimostrare di essere un Malfoy” aggiunse Harry, non troppo sottovoce.
Draco lo sentì e ridacchiò, quasi come se avesse sentito la battuta di un suo caro amico.

 
N.d.A.
MI SPIACE PER IL FORTISSIMO RITARDO CON CUI ESCE QUESTO DECIMO CAPITOLO.
Purtroppo sono stata presa e occupata da tanti avvenimenti della vita, e mi è sempre dispiaciuto non continuare questa storia, che avevo programmato e amato. Ecco perché mi ritrovo ancora qua una volta a scrivere, e a chiedere profondamente perdono a quelli che seguivano la mia storia che ha avuto un interruzione così lunga. Non vorrei dilungarmi in frasi fatte, quindi vi chiedo solo scusa, sperando che questo basti e non mi faccia apparire un mostro.
Spero che la storia sia interessante proprio come una volta, e che questo capitolo appaghi un po il desiderio di sapere che fine hanno fatto i nostri personaggi.
Ho amato moltissimo preparare il discorso tra Harry e Draco, entrambi sono rimasti sia i ragazzini di Hogwarts ed entrambi sono cresciuti, memori di ciò che hanno dovuto affrontare durante la vita, morte, paura, disperazione, ma anche gioia, felicità.
Il mistero dell'omicidio Smith si sta facendo più fitto, e credo che questi nuovi personaggi che agiscono nell'ombra saranno uno spunto davvero interessante per la storia.
Albus e Scorpius sono stati più una parentesi tra il teté a teté tra Draco e Harry, ma mi sembrava giusto far vedere come durante la loro prima settimana siano riusciti a rinsaldare il loro rapporto. Certo una settimana non è niente, ma si stanno conoscendo, si stanno piacendo, e si stanno ritrovando. è un po quello che succede quando scopri che una persona ti somiglia, e cerchi di passaci più tempo insieme, per vedere se effettivamente è così. Io credo che siano complementari l'uno per l'altro, ma si vedrà in futuro.
Jean Thomas ve la ricordate? Anche se Albus ha solo undici anni come qualcuno potrebbe farmi notare, prova già qualche sentimento nei confronti di Jean. Io a undici anni ero innamorata di un mio compagno di classe, anche se era un amore molto platonico (lui non mi guardava di striscio) sentivo tutte le farfalle nello stomaco e speravo sempre che venisse da me a dirmi che gli piacevo, o che arrivasse su un cavallo bianco per portarmi nel mondo delle fiabe. Quindi credo che se anche la zia Row non ha mai voluto esplorare questo mondo prima del quarto libro, in realtà anche Al può provare qualcosa che sia simile al piacersi degli adulti.
Jee nasconde una grande esperienza in campo amoroso? Oppure fa solo lo sbruffone? Credo che abbia qualcosa da dire a proposito dell'Amore, ma lo scopriremo in futuro.
Mi spiace per Lorcan e Lola che non erano presenti in questo capitolo.
Amo Rose e la sua completa acidità, è ficcanaso e molesta come Ron ma con la testa della madre.
Dieci punti a Grifondoro per Louis e Scorpius che ballano in Sala Grande :D Adoro che ci sia complicità tra i ragazzi, è proprio così che dovrebbe essere a undici anni, sopratutto se vivi tutti i giorni con le stesse persone.
Come al solito vi chiedo di lasciare un commento sia negativo che positivo, per sapere come lavorare al meglio e per capire qual è la vostra opinione. Vi ringrazio di essere arrivati fino qua e di non esservi stancati.
Al prossimo capitolo amici miei.
Besos giu_ggiola :)

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