You changed my life

di ParisRiver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Apri le orecchie!” urla Giulia entrando in casa e camminando avanti e indietro per il salotto facendo piccoli saltelli.
“We calmati! Quanti caffè hai bevuto stamattina?” non le fanno un bel effetto i caffè, le danno alla testa, ma oggi non sembra quella la causa del suo esaurimento.
“Cazzo siediti! Dai, dimmi cos’è successo.” mi manda ai matti a volte.
“Ok, scusa. Allora…sai che ho un cugino a Los Angeles, giusto?”
“Si, e allora?” cosa c’entra suo cugino ora?
“Beh, passerà tutta l’estate in Spagna per lavoro e…” la blocco “che lavoro fa?” chiedo, sono curiosa. “Ma che ti frega?! Stavo dicendo una cosa importante e tu mi blocchi? Comunque, è un motociclista, gareggia, adesso posso continuare?”
“Si, dai parla” non parla molto, ma se attacca non si ferma facilmente.
“La faccio breve, mi ha detto che per questi mesi posso stare a casa sua così con la scusa la tengo anche sotto controllo e potete venire anche voi, Elisa ha detto di sì, tu ci stai?”
Rimango a bocca aperta, Los Angeles, ho sempre amato quella città, avrei sempre voluto vederla e ora, finalmente potrò, mi sembra un sogno, e purtroppo, come tutti i sogni, c’è un ostacolo.
“Mi piacerebbe, ma come faccio? Le ferie le avrò da metà Giugno, è impossibile, e poi quanto costa il volo? Sai vero che da qui a Los Angeles non sono due passi?”
“Stai tranquilla, non preoccuparti, mio cugino ha un amico che lavora in agenzia e ci darà una mano, per il fatto del lavoro non preoccuparti, potrai raggiungerci a metà Giugno.”
In realtà non c’è nessun ostacolo, forse non sono pronta per affrontare questo viaggio, ma quando mi ricapiterà? Credo che la risposta adesso sia ovvia.
“Allora? Ci stai?” chiede Giulia con un sorriso.
“Sì” dico ad alta voce facendo saltare il cane, “ma voi quando partite?”
“La settimana prossima, è un po’ improvvisato ma un’occasione del genere non credo che ricapiterà mai.”
“In effetti hai ragione, dunque, io dovrei finire il 15 Giugno alle 15,00, il tempo di prendere l’aereo e arrivare da voi.” è deciso, staremo per tre mesi in quella meraviglia, cosa mi aspetterà?
 
Finalmente è arrivato il 15 Giugno. Finalmente le ferie. Finalmente posso partire.
Mi sono imbarcata poco fa sul volo diretto a Los Angeles, chissà cosa faremo lì per tutta l’estate, sicuramente ci divertiremo e spero di dimenticare quel bastardo.
Penso che questa vacanza mi serva, devo staccare la spina, ho bisogno di allontanarmi da tutto e tutti e godermi questo momento, ai miei ho mandato un messaggio dicendo che sarei partita con le mie amiche senza specificare e loro mi hanno risposto solo con un “ok”, non gli importa di dove vada o cosa faccia, basta che sia viva, preferiscono puntare su mia sorella minore perché è la figlia perfetta, ha sempre preso voti alti a scuola, pratica molti sport e soprattutto, ha preso l’università, io sono sempre stata la pecora nera della famiglia nonostante i miei impegni e il mio buon lavoro, non ho preso l’università, e allora? Preferisco lavorare, ho un buon lavoro e vengo pagata benissimo, fino a poco tempo fa avevo anche un fidanzato che dovevo sposare e ora…ora mi rimane solo il lavoro e la musica.
Ma chi voglio prendere in giro! A parte il lavoro e la bella casetta dove abito con le mie amiche, non ho niente, quando sono sola e mi perdo nei miei pensieri mi accorgo di avere una vita di merda e che i soldi non fanno la felicità, ho dimenticato il significato della parola “Felicità”, quel figlio di puttana è riuscito a rovinarmi la vita in pochi minuti.
Ora mi ritrovo su un aereo per Los Angeles a pensare a tutto ciò, chissà se un giorno tutta questa merda sparirà dalla mia vita e potrò ricominciare finalmente a vivere, mi piacerebbe saperlo, eviterei di avere il muso lungo, riderei ad ogni tragedia perché saprei che un giorno, quel giorno, mi avrebbe salvata.
Purtroppo non è così, non sappiamo niente di quello che ci capiterà in futuro, possiamo progettare migliaia di piani ma non sappiamo se un giorno arriverà qualcuno o qualcosa che li spazzerà via come un uragano spazza via una città.
 
Finalmente dopo dodici ore di volo sono arrivata a destinazione, Los Angeles, la città degli angeli, chiamo Giulia al cellulare per avvertire e farmi venire a prendere, “pronto…” risponde con voce assonnata, menomale che aveva detto che mi avrebbe aspettata sveglia!
“Hey! Sono arrivata, vieni?”
“Cosa? Ma chi parla?” continua con la voce impastata dal sonno.
“Deficiente, sono Federica!” urlo sperando di svegliarla un po’ di più.
“Oh Fede! Oh Dio è vero, scusami mi sono addormentata, sono crollata in un sonno profondo, ti ha detto bene che ho sentito il telefono squillare, comunque, io sono troppo stanca per venire fin lì e Elisa ronfa da un bel pezzo, prendi un taxi, l’indirizzo è 3846 Studio City, Fredonia Drive, ti aspetto in casa.”
“Fanculo, posso sempre contare su di te” dico ridendo, “Oh stronza! Dai sul serio, ho anche il ciclo, non ce la faccio proprio, scusami.” dice con tono mortificato.
“Ma stavo scherzando dai! Prendo un taxi e arrivo!”
“Okay, non fare tardi mi raccomando!”
“Dove potrei mai andare per fare tardi alle 3 del mattino in una città a me sconosciuta, intelligentona?”
“Giusto, non ci avevo pensato…va beh ma ho sonno, non riesco a pensare!” si giustifica.
“Va beh, arrivo, a tra poco.”
“Okay, ciao.” chiudo la chiamata e fermo un taxi, che fortuna averlo trovato subito!
Do l’indirizzo al tassista che annuisce e mette in moto l’auto, appena entrati nella zona la macchina si ferma.
“Mi dispiace signorina, il mio turno è finito, non posso circolare oltre l’orario.”
“Ma come! No la prego, manca poco, adesso come faccio?” dico disperata sperando di fargli tenerezza ma niente.
“Signorina, vorrei poterla aiutare ma mi è impossibile, deve scendere qui, non le faccio pagare il tragitto visto che è colpa mia, mi dispiace tantissimo.” dice abbassando la testa dispiaciuto.
“Non si preoccupi, non è colpa sua” sorrido cercando di non farlo sentire colpevole dell’accaduto, “arrivederci.”
Scendo dalla macchina con due valige in mano, la strada è tutta illuminata ma non c’è quasi nessuno in giroe, sinceramente, comincio ad intimorirmi.
Dopo qualche minuto sento una mano posarsi sulla mia spalla, mi blocco terrorizzata, non mi volto, la presa si fa più forte e l’uomo mi strattona in un vicolo buio, mi poggia al muro con violenza e comincia a toccarmi dappertutto, cerco di togliermi ma la presa è troppo forte, mi tira su la maglietta e comincia a toccarmi ovunque, l’unica cosa che posso fare è urlare ma nessuno sembra sentirmi, l’uomo mi lancia un pugno sullo zigomo sinistro, gemo di dolore, non fa in tempo a rimettermi le mani addosso che un altro uomo comincia a picchiarlo mettendosi davanti a me per difendermi.
“Brutto schifoso! Ti diverti a violentare una povera ragazza indifesa eh, allora vedi ora come mi diverto io” gli molla un dolorosissimo calcio nei testicoli facendolo accasciare a terra per il dolore e, approfittando della situazione, comincia a tirargli calci ovunque.
“Tutto ok?” dice con voce roca e rassicurante girandosi verso di me.
“Ehm…sì, sì sto bene…grazie.”
Non riesco a vederlo in faccia poiché il vicolo non è illuminato, chi è il mio salvatore?

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il mio “salvatore” tira fuori il telefono dalla tasca, probabilmente avrà squillato mentre stava picchiando l’aggressore, il suo volto si illumina…non posso crederci, lui mi guarda in modo strano, sicuramente si starà chiedendo perché lo stia fissando così.
“Che c’è? Perché mi fissi?”
“Tu…tu sei…oh mio Dio! Tu sei…sei lui!” ecco, brava cogliona, figura di merda fatta. Lui scoppia a ridere “Si, credo di essere lui…piacere, Shannon” dice porgendomi la mano.
“Piacere mio, io sono Federica” dico continuando a guardarlo negli occhi, sto parlando con Shannon Leto, il mio salvatore è Shannon Leto.
“Stai bene?” mi chiede un po’ preoccupato, “si, grazie. Niente che non si possa sistemare” dico indicando il mio zigomo sinistro.
“In effetti è un po’ gonfio” dice lui toccandolo, faccio una smorfia, fa un po’ male, “ti porto in ospedale?”
“No, tranquillo” dico sorridendo.
“Sicura?”
“Sicurissima” faccio un sorriso per rassicurarlo.
“Allora permettimi di accompagnarti a casa, quel bastardo se n’è andato e potrebbe spuntare di nuovo in ogni momento.”
“Va bene.”
 
Camminiamo nel viale, nessuno dei due apre bocca, sono troppo imbarazzata per quello che è successo poco fa, non posso credere di avergli risposto così, la prima volta che mi trovo Shannon Leto davanti me ne esco con un “tu sei lui”, non sta ne in cielo ne in terra.
Dopo pochi attimi lui si decide a rompere il ghiaccio:”allora, dove sei diretta a quest’ora del mattino da sola in un viale buio?”
“Al 3846, non sono sola, mi stanno aspettando le mie amiche a casa, si sono addormentate e quando ho chiamato una di loro, ha detto che era troppo stanca per venire a prendermi in aereoporto” dico imbarazzata, non riesco ad abituarmi a chi ho davanti.
“Oh, sei in vacanza?” dice lui curioso, “si, il cugino della mia amica ha una villa qui a Los Angeles e visto che sarà in Spagna tutta l’estate, le ha lasciato casa e siamo venute qui insieme ad una mia amica” davvero gli interessa?
“Ah, quindi non sei americana.”
“No, sono italiana, vengo da Roma.”
“Oh, Roma, amo Roma! Avevo intenzione di farci una settimana verso Agosto.”
“Ah, che onore!” dico ironica, non vengono spesso in Italia.
“Vorrei visitarla come si deve, merita molto.”
“Sì, è talmente bella e grande che non ti basta una settimana.”
“Beh, se ci sarai tu, potrei considerare l’idea di rimanerci di più” sta flirtando con me? Shannon Leto sta flirtando con me? Il mondo si è rigirato.
“Io sto qui fino a settembre, mi dispiace” dico con un sorriso in parte ironico, non può dire sul serio, “tu invece dove stai andando a quest’ora?” dico per cambiare discorso, involontariamente mi ha messa in imbarazzo.
“Mio fratello mi ha chiamato, ha la febbre alta e ha bisogno dell’antibiotico.”
“Tuo fratello?” dico a occhi spalancati.
“Sì, Jared” spalanco anche la bocca, non posso crederci, “ti farei venire, così puoi vederlo, ma non è in buone condizioni, dalla voce sembrava stravolto.”
“Non ti preoccupare, non mi sarei mai sognata di venire a disturbare alle 3:30 del mattino.”
“Beh, però tu abiti in questo viale no?”
“Sì, al 3846” dico scandendo bene le cifre, chissà, magari viene a trovarmi, sì, sogna Fede, sogna.
“Ah, davvero? Allora abiti davanti a Jared!” dice sbarrando gli occhi con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Sì, te l’ho detto prim…cosa?!” dico sbalordita.
“Sì, Jared abita al 3848, quindi gli sei davanti.”
“Oh mio Dio” dico sorridendo.
“Hey bellezza, calma” dice lui ridendo.
“Scusa, è che non mi sembra vero.”
“Non ci hai mai visti?”
“Sì, ma mai faccia a faccia.”
“Beh, quando Jared starà meglio ci faremo vivi.”
“Mi rendereste la donna più felice della terra.”
“Allora verremo sicuramente, voglio vedere un sorriso su quel bel viso.” Oh mio dio! Rimango in silenzio, non voglio fare un’altra figura di merda.
“Beh, io sono arrivata” dico a voce bassa.
“Anche io, sono qui di fronte” risponde con un sorriso.
“Ehm, vuoi entrare?” chiedo imbarazzata.
“No, grazie. Sarà meglio che vada da mio fratello” dice indicando la villa di fronte.
“Poverino, spero che guarisca presto.”
“Grazie. Allora ci si vede” dice sorridendo, amo il suo sorriso.
“Certo, con piacere” dico entrando in casa.
Giulia e Elisa stanno dormendo, non voglio svegliarle, così metto un biglietto sul tavolo della cucina con su scritto che sono a dormire in camera, fortuna che Giulia mi aveva lasciato una chiave per sicurezza prima di partire.

Cerco la mia stanza, entro, poso le valige, mi butto sul letto senza nemmeno mettere il pigiama e mi abbandono al sonno che stavo tanto aspettando pensando a quel viso…pensando a lui.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Saliamo in macchina, non vuole dirmi dove stiamo andando, “dai dimmelo, per favore!”
“No, è una sorpresa” sogghigna.
Non ci capisco più niente, non riesco a credere che Shannon Leto stia facendo una sorpresa a me, e io non sono nessuno, non sono una modella, attrice o cantante, eppure vuole farmi una sorpresa, non riuscirò mai ad abituarmi a questo.
La macchina si ferma, lui non dice nulla, è imbarazzante, non so cosa dire, lui rompe il ghiaccio “allora, la sorpresa è questa” dice senza nulla ne in mano ne davanti a noi, “cosa esattamente?” non riesco proprio a capire.
“Io e te” oh mio Dio, “volevo un po’ di privacy per parlarti” oh cazzo, nemmeno ci “conosciamo” e lui ha già dei segreti nei miei confronti.
“Ah…e cosa vuoi dirmi?” dico titubante.
“Non ho bisogno di parlare” cosa? Sta per fare quello che penso? Oh Dio, eccolo avvicinarsi a me, mi prende il viso tra le mani e…”SVEGLIATI!”
 
“Svegliati Fede” Oh Dio è morta” ma è deficiente? Non vede che respiro? Bah…
“Che cazzo vuoi, Giù! Perché mi hai svegliata?”
“E’ finito il latte, io ho la febbre e non posso uscire”
“E non potevi dirlo a Elisa?”
“Deficiente non c’è, altrimenti avrei mandato lei no?”
“Uff, che palle, va bene, dieci minuti e vado”.
 
[Dieci minuti dopo]
 
Seguendo alcune indicazioni mi dirigo verso il primo supermercato che trovo, entro dentro e mi dirigo verso gli scompartimenti dei prodotti freschi.
Cammino tranquilla finchè non mi sento scivolare, non riesco a rimettermi in equilibrio poiché faccio una storta. Sto per cadere quando all’improvviso sento due braccia forti che mi sostengono.
“Non ti posso lasciare nemmeno per un giorno che cerchi in tutti i modi di finire all’ospedale?” è la voce di chi penso io? Nel dubbio mi rimetto subito in piedi, mi giro, lo vedo e non capisco più nulla.
Guardo a terra per vedere la causa del mio scivolo, qualcuno ha fatto cadere del succo di frutta e nessuno si è preoccupato di pulire, se non fosse stato per Shannon probabilmente mi sarei fatta parecchio male…Shannon, “adesso hai perso anche la voce?” che cretina, mi sono totalmente dimenticata che è qui davanti a me, “ehm...grazie Shannon…ehm, o-ora vado…ciao” rispondo per non sembrare deficiente, ma la figura l’ho fatta lo stesso.
Cerco di camminare ma la caviglia fa troppo male.
“Ok, ti porto all’ospedale, non obbiettare” dice con tono autoritario.
Obbedisco e vado, ma il suo passo è troppo veloce e la caviglia fa davvero molto male, come se l’avessi detto ad alta voce, si ferma, si volta e senza dire nulla mi prende in braccio e mi porta fino alla sua macchina e ci dirigiamo verso l’ospedale.
Entriamo alo pronto soccorso e subito un’infermiera mi porta in una stanza e comincia a visitarmi mentre lui aspetta fuori.
“Allora, cos’hai?” dice vedendomi uscire.
“Niente di che, una semplice distorsione, appena torno a casa devo mettere il ghiaccio.”
“Bene, allora ti accompagno.”
Oddio ora non va più via, sono imbarazzata, sono già due volte che dovrei dire grazie e tutte e due le volte ho fatto figure di merda.
Mi immagino Giulia e Elisa e le loro facce alla vista di me in braccio a Shannon.
Mi fa sedere in macchina, mi aiuta a trovare una posizione comoda e chiude lo sportello, dopo di che sale dalla sua parte, mette in moto e ci dirigiamo verso casa.
 
Durante il tragitto parliamo un po’, sia di me che di lui, gli racconto di me, della mia famiglia che non si accontenta mai, del mio lavoro che è l’unica cosa di cui posso andare fiera e persino del mio ex fidanzato stronzo, non so perché ma nell’imbarazzo mi ha fatta sentire a mio agio.
“E’ un povero coglione, come ha fatto a lasciarti, ha trovato una miniera d’oro e l’ha abbandonata” dice lui serio, allora non mi sta prendendo in giro.
“Perché, dici questo? Io non sono affatto una miniera d’oro, sono un disastro” dico ripensando agli avvenimenti della mia vita.
“Non è vero, sei intelligente, simpatica, bellissima…”
“Sì certo, bellissima. Se fossi stata bellissima non mi avrebbe lasciata per un’ochetta alta e mora…”
“Ma lui ti ha lasciata perché è coglione e tra poco se ne accorgerà quando quella troia gli svuoterà il portafogli.”
“Tanto non ci ricasco, andasse a fare lo stronzo da un’altra parte.”
“Brava dolcezza, così mi piaci” dice lui con un sorriso compiaciuto.
Continuiamo a parlare per una decina di minuti, quando arriviamo davanti casa mia.
Spegne il motore, scende, mi apre la portiera e mi da una mano a mettermi in piedi, si vede che ci ripensa perché mi prende subito in braccio e mi porta fin dentro casa, fortunatamente non c’è nessuno, mi vergogno un po’, nemmeno gli ho detto di ieri notte.
Mi posa delicatamente sul divano facendo attenzione alla caviglia, “come ti senti?” dice un po’ imbarazzato dalla situazione, è la prima volta che entra qui e c’è un gran silenzio, Giulia deve essersi rimessa a dormire, menomale.
“Molto meglio, il dolore è diminuito notevolmente” dico sorridendo e provando a camminare, in effetti il dolore è quasi del tutto sparito, non c’è nemmeno bisogno del ghiaccio, ci guardiamo negli occhi e sorridiamo, quanto posso amare il suo sorriso? Ogni volta che lo vedo non capisco più nulla, il cuore va a mille e la mente va a farsi benedire, non riesco a parlare, non parla neanche lui, ci fissiamo dritti negli occhi, lui si avvicina al mio viso, posso sentire il suo respiro, le sue labbra sono quasi sulle mie quando la mia migliore amica decide di rovinarmi il miglior momento della mia vita.
“Federicaaaaa! Sei tu?” sarà anche malata ma la voce sta benissimo, lui ride.
“Scusami, ha la febbre e, a quanto pare, ha bisogno di me.”
“Sembra Jared, anche lui si lamenta così quando sta male, dovremmo farli conoscere” questo è un segnale? Vuole rivedermi?
“Sì, quando saranno guariti magari” dico ridendo, lui mi segue.
“Sì, Giù! Sono io! Ora salgo!”
“Va bene! Hai preso il latte?” quella sta male e pensa al latte, penso tra me e me sorridendo.
“Oh mio Dio! Ma poverina, non ha fatto colazione! Aveva mandato me a prendere il latte perché Elisa non c’è” ripenso alla conversazione di stamattina.
“Beh, io vado, tu occupati di lei ora, ne ha bisogno.”
“Sì, ci si vede presto, grazie per avermi salvata di nuovo” lo ringrazio con un velo di ironia, è una buffa situazione.
“Beh, sai come si dice, non c’è due senza tre, ci rivedremo di sicuro” dice sarcastico.
“Hey, non portare sfiga!” dico scoppiando a ridere.
“No tranquilla, è che spero di rivederti presto.”
“Anche io.”
“Beh, vado…ciao dolcezza” dice schioccandomi un bacio sulla guancia, divento rossa.
“Ehm…ciao Sh-Shannon.”
Chiudo la porta e mi dirigo da Giulia per vedere cosa le serve, chissà quando lo rivedrò.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Salgo al piano di sopra da Giulia, sta messa proprio male poverina. Le misuro la febbre; 39,2.
Scendo al piano di sotto per prepararle un thè caldo visto che non ha voglia di mangiare, così faccio bollire l’acqua, metto l’infuso, aggiungo limone e zucchero e glielo porto.
“Oh, grazie” dice quasi senza voce.
“Prego, ma hai anche mal di gola?”
“Soprattutto mal di gola” dice chiudendo gli occhi e portando la testa indietro contro il cuscino.
“Adesso riposati, io chiamo Elisa e vedo dov’è finita.”
“Era andata a cercare un suo zio che si è trasferito qui.”
“E perché ancora non è tornata? Ha chiamato?”
“No, è sparita da stamattina, ora lasciami riposare un po’, ti prego.”
“Sì, scusami.”
Torno giu e provo a chiamare quella pazzoide di Elisa, è sparita senza avvisare, il cellulare è staccato, chissà si sarà cacciata. Mi sdraio sul divano e accendo la TV per distrarmi e far passare un po’ il tempo, dopo circa un’ora sento il mio telefono squillare; è Elisa.
“Dove cazzo sei, deficiente” rispondo senza nemmeno salutarla, mi ha fatta preoccupare non poco.
“Stai calma, scema, sono andata a cercare mio zio dato che abita in queste zone e l’ho trovato, sono rimasta con lui per un’oretta poi mentre stavo tornando a casa ho incontrato un ragazzo troppo figo, aveva la maglia degli Iron Maiden, non potevo non parlarci” ride, mi aggiungo anche io, “sì, insomma abbiamo parlato qualche minuto e mi ha invitato a prendere un caffè al bar e, ovviamente, ho accettato. Il problema è che non ho visto l’ora perché mi si è scaricato il telefono.”
“Sì ma prendi fiato e respira” dico ironicamente, ha detto tutto in dieci secondi, “comunque mi sfugge un particolare; se avevi il telefono scarico come hai fatto a chiamarmi ora?”
“Ehm…eheheh, mi ha invitata a casa sua dopo essere stati al bar con la scusa di ricaricare il telefono.”
“Oh, Signore…dimmi che non l’hai fatto, ti prego” dico speranzosa, stiamo scherzando?
“Oh sento, è figo, ascolta tutti i gruppi che ascolto io, non me lo potevo far scappare se permetti.”
“Cioè, tu sei andata a casa di uno sconosciuto lasciando la nostra amica malata a casa da sola senza avvertire? Quando sono tornata dal supermercato e non ti ho trovata mi è preso un colpo e ho provato a chiamarti visto che siamo in una città a noi sconosciuta e piena di bastardi pervertiti, basta vedere cos’è successo a me ieri” ops…
“Che ti è successo?” chiede preoccupata.
“Niente, niente. Come non detto.”
“No, ora me lo dici” chiede insistente, non sopporto quando fa così.
“Quando torni a casa te lo spiego” tronco il discorso, non mi piace quando le persone mi costringono a raccontare cose private.
“Mh…va bene, tanto sto per tornare, dammi una mezz’oretta”
“Va bene, a tra poco. Ciao.”
“Ciao.”
Visto che ho ancora un po’ di tempo per me e Giulia dorme, decido di farmi una doccia rilassante. Dopo essermi asciugata del tutto mi vesto; metto dei leggins neri da casa e una canotta dei Thirty seconds to Mars che mi sta talmente gigante che la uso come pigiama.
Mi butto sul divano quando entra Elisa, “hey.”
“Hey.”
“Che hai?” chiedo sembra frustrata.
“Niente, voglio solo riposare, sono stanchissima.”
“Lo credo bene, sono le 13:00, sei uscita stamattina presto.”
“Già. Giulia come sta?”
“39,2 prima, ora sta riposando, speriamo che si sia abbassata poverina.”
“Penso di sì, per me è stata una freddura.”
“Una freddura il 15 Giugno con 39,2? Non credo” dico.
“Hai ragione, sarà influenza.”
“Dai, facciamoci il pranzo” cerco di cambiare discorso, non voglio pensarci, sta veramente male e mi dispiace.
“Sì, va bene.”
Metto a cuocere gli spaghetti e preparo un sugo veloce, nel frattempo sgranocchiamo delle patatine beviamo una birra. Quando è pronto il tutto mangiamo e dopo di che mettiamo tutto nel lavandino e andiamo a rilassarci sul divano con un film.
 
Verso le 19:00 il film finisce, Elisa si mette in cucina a preparare la cena mentre io salgo in bagno, entro e vedo Giulia seduta a terra vicino la tazza, fa paura, è più pallida di prima ed ha tutte chiazze viola in viso.
“Giù, ma che fai?” dico con occhi spalancati.
“Ho rimesso, mi sa che ho preso il virus intestinale.”
“Credo proprio di sì. Come mai sei piena di chiazze viola in faccia?”
“Per via dello sforzo, mi sono scoppiati i capillari. Mi succede sempre.”
“Dai vieni che ti do una mano ad alzarti.”
“Grazie.”
“Vuoi che ti porti in camera o vuoi venire giù con noi a fare due chiacchiere?”
“No no, in camera, ho bisogno di riposare e stare comoda nel letto.”
“Va bene, vuoi che saliamo su? Così ti facciamo compagnia.”
“Se vi va sì.”
“Allora ceniamo e saliamo, tu intanto riposa.”
“Ok, a tra poco.”
Scendo di sotto e aiuto Elisa a preparare la cena, mangiamo e saliamo da Giulia; chiacchieriamo un po’ e ridiamo di qualsiasi cosa ci giri per la testa fin quando Elisa non decide di fare l’impicciona: “ma che dovevi dirmi poi?”
“Di che parli?” ho capito, ma cerco di deviare, non voglio parlarne.
“Prima al telefono mi avevi detto che quando sarei tornata a casa mi avresti detto cosa ti è successo ieri sera.”
Merda, troppo specifica, non posso deviare, però è pur vero che vorrei condividere con loro il fatto di aver incontrato Shannon.
“Beh…stanotte quando sono arrivata all’aereoporto ho preso il taxi perché voi non siete venute ma l’autista si è fermato appena arrivato davanti al viale perché il suo turno era finito e mi ha lasciata a piedi, così ho cominciato a camminare, ad un certo punto un maniaco mi bloccata e portata in un vicolo buio, stava per violentarmi quando un altro uomo lo ha pestato di botte, dopo un po’ mi sono accorta che quel uomo era…Shannon Leto!”
“Cosa?! Shannon ti ha violentata?” dice Giulia.
“No, scema! Shannon mi ha salvata!”
“Che cazzo hai detto?!” dicono in coro.
“Sì, stava portando l’antibiotico a Jared perché è malato.”
“Frena un attimo, cì” dice Giulia, “se Shannon passava nel viale, in questo viale…vuol dire che Jared abita qui vicino.”
“Esatto” dico sorridendo, “Jared abita al 3848.”
Le vedo spalancare gli occhi, “proprio nella villa qui davanti!” spalancano anche la bocca.
“Scherzi?” dice Elisa.
“No, sono serissima.”
“Oh, cazzo!” dice Giulia, sempre molto delicata, “quando mi rimetto dobbiamo andarci.”
“Ovvio!” dice Elisa.
“A dirla tutta l’ho incontrato anche stamattina al supermercato, sono scivolata sul succo e lui mi ha presa in tempo prima che cadessi, solo che non riuscivo a camminare per via di una distorsione e mi ha portata in ospedale…in braccio.”
“Woho!” dice Elisa, sempre la solita.
“Eh dai! Non è successo niente, scema!”
Continuiamo a ridere e scherzare finchè non ci addormentiamo tutte nel letto di Giulia.

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