Istinto d'amore

di albalau
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

 

Capitolo 1

 

 

La macchina sfrecciava veloce, incurante dei limiti di velocità. L'uomo alla guida teneva gli occhi fissi sulla carreggiata, anche se in realtà non la vedeva. La sua mente ancora ricordava quello accaduto poche ore prima. La rabbia selvaggia che aveva invaso il suo corpo nel sentire quelle parole. La sua ferocia nel lanciare quell'oggetto. Per poco non aveva messo fine alla vita di quell'uomo che a lui aveva dedicato la sua intera esistenza. Che stupido! Eppure sapeva che lo stava solo mettendo alla prova, toccando i tasti giusti, per lui così dolenti. E si era smascherato, messo a nudo alla fine. Sorrise appena. Hijiri lo conosceva meglio di come si conoscesse lui stesso e aveva ragione. Con che diritto accampava pretese su quella ragazza, dato che lui stesso non si prendeva le sue responsabilità, celandosi dietro ad un ombra da anni? Era giunto il tempo di porre fine a tutto. Si sarebbe rivelato, le avrebbe confessato tutto quello che aveva celato in quegli anni. Le avrebbe aperto il suo cuore e se poi lei lo avesse rifiutato poco importava. Almeno il suo animo si sarebbe dato pace.

 

 

Le prove al Kids studio stavano procedendo tra alti e bassi. Nonostante Maya fosse riuscita a comprendere l'essenza della Dea, l'animo di Akoya rimaneva ancora lontano. Kuronuma non sapeva più che fare. Per un momento, ovvero dopo che la ragazza era tornata da quella notte trascorsa in compagnia del signor Hayami, sembrava quasi che avesse compreso il cuore umano della Dea, ma poi era caduta nuovamente in crisi. Più volte le aveva chiesto cosa stesse accadendo, ma la giovane era stata sempre evasiva. Ora aveva preso una decisione.

-Per oggi abbiamo finito.- annunciò perentorio.

Maya prese un asciugamano dalla sua sedia e asciugò le piccole gocce di sudore che si erano formate sulla fronte. Yuu le si avvicinò lentamente, vista anche la scarsa mobilità dovuta alle stampelle.

-Ti va se facciamo un pezzo di strada insieme?- le propose, sforzandosi di essere il più naturale possibile.

Già, perché lui la scena che aveva visto ancora non era riuscito a digerirla. Perché, perché Maya doveva abbracciare proprio quell'uomo? E di sua iniziativa per di più! Sapeva che lo odiava, lo disprezzava, infatti in tutti gli anni che si conoscevano mai una volta lui si era comportato in modo gentile con lei. Senza contare che era a causa sua se la madre di Maya era morta. Come poteva la giovane aver scordato tutto? Doveva scoprirlo assolutamente.

Maya si volse verso l'amico sorridendo come sempre.

-Ti ringrazio Yuu, ma...- venne interrotta dal regista apparso alle loro spalle.

-Kitajima, devo parlarti.- asserì burbero come sempre.- Tu vai pure Sakurakoji, penserò io a riportarla a casa.-

Yuu capì di essere stato congedato e di non poter opporsi. Annuì col capo e si avviò all'uscita. Una volta rimasti soli, Kuronuma invitò Maya a seguirlo sul palco. Si sedette imitato dalla ragazza e la fissò intensamente, tanto che Maya fu costretta ad abbassare lo sguardo.

-Adesso- esordì il regista- mi devi dire cosa ti sta succedendo.-

Maya spalancò gli occhi, alzando la testa di scatto.

-Hai capito bene Kitajima. - continuò Kuronuma.- Sono stanco di vederti in questo stato. Un giorno sei superba, l'altro invece sembra che non hai mai calcato un palcoscenico. Che ti prende?-

-Io...- cominciò distogliendo nuovamente lo sguardo da lui.

Ma non riusciva a continuare. Troppi segreti teneva rinchiusi dentro di se e sapeva che se solo uno ne fosse uscito sarebbe stata un fiume in piena. Non le importava il rischio di venire giudicata, ma non voleva che fosse giudicato LUI.

-Non giocare con me Maya. Lo sai che l'intero spettacolo grava sulle tue spalle. Gli altri potrebbero anche risultare i migliori, ma qui sono in gioco la tua vita e il tuo futuro.- proseguì l'uomo.-Non penso tu sia arrivata fino a questo punto per poi veder andare in fumo tutti gli sforzi che hai fatto in questi anni.-

Maya non riusciva ancora ad alzare gli occhi, sapeva che aveva ragione. Ma come poteva...

-So che il periodo che stai passando non è tra i più semplici. I tuoi scontri con Hayami, le pazzie della sua fidanzata e l'amore per il tuo ammiratore...-

Aveva raggiunto lo scopo. Dopo le sue ultime parole la testa della ragazza era scattata verso di lui. Aveva la sua completa attenzione.

-Lei come fa a sapere?- gli domandò quasi urlando, inusuale per lei.

Kuronuma scoppiò a ridere di fronte all'espressione incredula e sconvolta di Maya.

-Mia cara, solo un cieco non capirebbe, ma dubito anche di questo!-

Maya tornò con gli occhi sulle sue ginocchia. Se anche il regista aveva capito, come poteva ancore tenerlo nascosto?

-Kitajima non puoi continuare così. Stai male e questo si rispecchia anche sulla tua recitazione. Finirai con il collassare.- il suo tono era realmente preoccupato.

Quella ragazza gi stava a cuore, come se fosse sua figlia.

-Mi spiace.- sussurrò.- Ma non posso dirle quello che mi affligge, metterei in una brutta posizione molte persone.- si giustificò.

-Vuoi rischiare anche a discapito della Dea? Pensavo che fosse il tuo sogno.- rimarcò lui.

Maya sorrise appena.

-Per me interpretare la Dea Scarlatta è importante, sarebbe il coronamento di un sogno. Ma in quest'ultimo periodo ho scoperto che ci sono anche altre cose. Alcune più importanti di altre.-

-E sei disposta a rischiare per “queste cose” importanti?- era scettico, o meglio, confuso da quelle parole.

-Non lo so.- mormorò.

Kuronuma buttò indietro la testa chiudendo gli occhi e respirando a fondo.

-Il tuo animo, come il tuo cuore sono molto confusi e fino a che non riuscirai a mettere un po' di ordine dentro di te non riuscirai mai ad interpretare, né a comprendere Akoya.- disse solo.

-Mi spiace, ma...- le sue parole vennero interrotte dal suono del telefono del regista.

Kuronuma estrasse l'apparecchio dalla tasca dei pantaloni.

-Pronto? Sì sono io.- disse rispondendo.

Maya non ascoltava nemmeno, persa ancora nei suoi pensieri. Ma fu lesta a destarsi quando udì la voce alterata, ma preoccupata del regista.

-Sta scherzando? Ma come è possibile! E quando?- Kuronuma era agitato e questo non se lo spiegava.-Va bene, ma fatemi sapere appena possibile.-

Maya lo vide chiudere la comunicazione e lanciare il telefono a terra.

-Signor Kuronuma, cosa succede?- chiese con ansia.

Non sapeva nemmeno lei il motivo, ma la telefonata ricevuta dal regista l'aveva messa in ansia, sentiva improvvisamente un grosso peso sul petto e non se ne spiegava il perché. L'uomo si girò verso di lei, guardandola dritta negli occhi.

-Hayami...il presidente Hayami ha avuto un incidente ed è ricoverato in gravi condizioni all'ospedale.-

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

Correva. Correva più veloce che poteva, senza risparmiarsi. Più di una volta era inciampata, ma questo non l'aveva fermata. Doveva raggiungere l'ospedale. Doveva raggiungerLO! Il fiato le mancava ma non le importava. Continuava a correre.

Appena appresa la notizia non aveva atteso un attimo e si era fiondata in strada, incurante delle grida del regista. LUI era più importante!

Giunse all'ospedale e corse su per le scale, fermandosi però poco dopo. Non sapeva dove andare, non sapeva dove trovarlo. E non poteva nemmeno chiedere di lui. Si accasciò sullo scalino mentre le lacrime scorrevano sul suo viso. Perché, perché era successo? Perché proprio a lui? Senza rendersene conto i singhiozzi prima trattenuti diventarono più forti. Il suo cuore, la sua anima stavano gridando. Il dolore era immenso. Non ce la faceva, non poteva. Né mai avrebbe potuto vivere senza la presenza di quell'uomo. Così odiato, così amato. Così LUI.

Fu in quelle condizioni che la trovò Mizuki. Era giunta all'ospedale appena appresa la notizia dell'incidente corso al suo principale, ma per accedere al piano aveva preso le scale per dare meno nell'occhio.

Maya era ranicchiata in un angolo, singhiozzante. Piano le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla. A quel tocco la giovane la giovane alzò la testa, specchiandosi negli occhi della fidata segretaria.

-Cosa fai qui?- le chiese gentilmente la donna.

In risposta Maya le si gettò tra le braccia, ricominciando a piangere. Mizuki, presa in contropiede, per un attimo non seppe che fare, ma poi portò le braccia intorno a quel corpo tremante.

-Io...io...- singhiozzò la ragazza.

Spinta da un qualcosa che non seppe spiegarsi, la segretaria iniziò ad accarezzare il capo scuro della giovane.

-Calmati Maya.- le sussurrò

-Lui...lui non può! Non può lasciarmi!- urlò.

A quel grido disperato il cuore di Mizuki si fermò per un attimo. L'angoscia e la paura trasmesse dalle parole Maya la destabilizzarono. Ma le fecero sorgere un dubbio.

-Tu lo sai?- domandò con un filo di voce.

La vide annuire col capo.

-Kuro...Kuronuma ha...ricevuto la telefonata. Ero...io ero con lui.- spiegò tra le lacrime.

Tutto per la segretaria fu chiaro, ma non si spiegava quella disperazione.

-Maya perché sei così angosciata?- ebbe il coraggio di chiedere, nonostante lei stessa fosse in pensiero per il suo capo.

-Non può lasciarmi!- ribadì.- Lui non deve! La prego!- la vide sollevare di scatto il capo e fissarla con gli occhi pieni di lacrime. E addolorati.- Mi porti da lui.-

Mizuki, che si potesse dire che era una donna fredda e scostante, tremò sotto quello sguardo. Quelli erano gli occhi di una giovane innamorata che temeva, aveva paura di perdere la propria stessa vita. Si fece coraggio, comunque.

-Maya non posso portarti dal signor Hayami. Uno stretto cordone di sorveglianza è stato disposto intorno a lui e solo io e il presidente possiamo varcarlo.- le disse con dolcezza mista a risolutezza.

Il terreno le si aprì sotto ai piedi. Non poteva restargli lontana, non voleva.

Mizuki stava facendo uno sforzo enorme nel dirle quelle parole. Vedeva, sentiva la sua angoscia, ma doveva assolutamente mettere in primo piano la sicurezza del signor Hayami e di Maya. Sarebbe scoppiato un putiferio se solo una delle candidate alla Dea Scarlatta, in principal modo Maya, si fosse precipitata al capezzale di Hayami. Prese un profondo respiro prima di parlare.

-Maya pensa solo allo scandalo che potrebbe venire fuori se ti portassi da lui. Vuoi questo? Ricordati che il signor Hayami è fidanzato e potrebbero uscire voci maligne se ti presentassi prima della signorina Shiori, visto anche quello accaduto in quella crociera.- disse risoluta, ma con il cuore pesante.

La ragazza sollevò il volto appena, ma colpita da quelle parole. Era vero, lei non poteva, non ne aveva il diritto. Sconsolata e affranta abbassò nuovamente il capo.

-La prego...- sussurrò.

-Cosa Maya?- chiese nel medesimo tono.

-Non lo lasci, lo preghi di vivere.-

 

Il tempo era trascorso lento dopo quel giorno.

Maya continuava a provare, celando dentro si se quello che sentiva, anche se spesso sentiva su di se gli occhi del regista. Non aveva avuto più alcuna notizia, ne si era più presentata all'ospedale. Le uniche che recepiva erano quelle dei giornali. Parlavano dell'incidente, dello scontro che il giovane Hayami aveva avuto con un autobus e della sua miracolosa salvezza. Ma le condizioni dell'uomo rimanevano sempre gravi. Nessun miglioramento, nessuna ripresa.

-Per oggi può bastare.- sentenziò Kuronuma.

Tutto il cast si affrettò verso l'uscita, solo il giovane Yuu rallentò il suo incerto incedere voltando lo sguardo verso la compagna di scena ancora sul palco. Non sapeva cosa fosse accaduto, ma la vedeva ancora più distante, ancora più rinchiusa in se stessa. E lui non poteva nulla. Non aveva mai potuto. Sapeva che gli voleva bene, come era a conoscenza che non era l'amore che teneva nascosto nel suo cuore non era diretto a lui, ma bensì verso... Strinse i pugni ricordando.

-Non puoi farci nulla e lo sai.- intervenne il burrascoso regista.

-Lo so.- ammise il ragazzo abbassando la testa.- Comunque non ce la faccio a vederla così. Lei è sempre stata piena di vita.-

-Dalle tempo e aiutala. Ma non come uomo innamorato, ma come amico. Di questo ha bisogno.-

-Non so se riuscirò ad accettarlo.- disse con rammarico.

-Se le vuoi bene lo farai. E ora vai.-

Ancora una volta guardò l'uomo e la giovane che gli aveva rubato il cuore e poi uscì. Sapeva che Kuronuma aveva pienamente ragione e forse anche lui, col tempo, avrebbe dato pace al suo cuore.

Intanto il regista si avvicinò alla sua protagonista. Sapeva cosa fare.

-La mia Dea ha perso la voglia di vivere per caso?- chiese beffardo.

Maya alzò il capo quasi indispettita.

-No signore.- affermò.

-Allora dimostramelo. Recitami le battute di Akoya. Ora! Adesso!- la spronò.

Sapeva, aveva capito che durante le prove si tratteneva per paura di dare sfogo al suo dolore. In fondo era ormai da Lande Dimenticate che aveva compreso che c'era qualcosa di profondo che la legava a Masumi Hayami e viceversa. Non era solo odio e disprezzo, era molto di più. Perso in quel pensiero non si era accorto che la ragazza aveva cominciato. La sua voce, dapprima dura, era diventata dolce e melodiosa. Col trascorrere delle battute era sopraggiunta la tristezza, il dolore. L'angoscia e la paura. Il desiderio e l'amore. Il perdersi e il ritrovarsi.

Il niente e il tutto. Tutto avvolto in un unica entità.

Un unica anima.

L'aveva sconvolto, l'aveva fatto vibrare. Era avvolto, era succube di lei. In quel momento chiunque avrebbe potuto innamorarsi di quella Dea. Perché era quello che Maya era diventata.

La giovane donna terminò e il regista impiegò qualche attimo per accorgersene.

-Sei stata perfetta.- mormorò.

Maya gli volse le spalle, iniziando a piangere. Kuronuma se ne accorse e cercò di fermare il tremore del suo corpo, posando le mani sulle sue spalle sussultanti.

-Non...non mi dica questo.- singhiozzò.

E lui comprese.

-Hai paura di perdere l'altra metà della tua anima?- domandò lieve.

Lei si girò di scatto, con gli occhi spalancati. Possibile che avesse compreso?

-Sì, avevo capito tutto molto tempo fa.- le confermò.- Come so che fino a che il giovane Hayami non sarà fuori pericolo tu non riuscirai a recitare al meglio.-

Le parole dell'uomo ebbero solo l'effetto di farla piangere più forte e lui non poté far altro che stringerla a se.

-Sfogati Maya. Cerca di alleggerire questo peso.- furono le uniche parole che riuscì a fatica a pronunciare.

 

I passi la stavano portando verso casa, senza che nemmeno lei se ne rendesse conto. Tutto era diventato automatico per lei. Mangiare, respirare, vivere. Come recitare. Per una strana beffa del destino, dopo l'incidente corso a Masumi Hayami la sua Dea aveva preso vita. Inconsciamente, sì, ma pur sempre reale. E lei non se ne dava pace. Sopratutto non riusciva ad andare avanti senza avere sue notizie. La signorina Mizuki le aveva telefonato poco dopo la sua chiacchierata con il regista dicendole che le condizioni dell'uomo erano sempre stazionarie e che il coma che lo aveva colto non era cambiato, ma non aveva aggiunto altro. E lei moriva di angoscia. Desiderava vederlo, parlargli, fare qualunque cosa in suo potere per riportarlo alla vita.

Entrò in casa, salutando l'amica.

-Ben tornata!- disse di rimando Rei.- Siediti che è quasi pronto.- l'avvisò.

Come un'automa lo fece, ma il suo sguardo era perso nel vuoto. E l'amica, che la conosceva bene, se ne era accorta. Sbuffò non vista. Maya non poteva andare avanti così. Aveva notato che negli ultimi tempi era più apatica del solito. Mangiava meno, dormiva poco e la sentiva piangere la notte. Era anche lei giunta ad una conclusione. L'incidente accorso al signor Hayami doveva averla destabilizzata, certo, ma perché fino a questo punto? Decise di affrontarla apertamente.

-Ora basta! O mi dici che ti succede, oppure te lo tiro fuori con le maniere forti!- la minacciò.

Maya, presa in contropiede, non rispose subito.

-E non fare la parte di quella che cade dalle nuvole Maya! Ti conosco meglio di chiunque altro, per cui ora parli!-

La giovane non sapeva cosa dire, cosa fare. Non poteva certo rivelare che...

-Lo so benissimo che il tuo stato dipende da quello del signor Hayami, solo non comprendo il perché! Non vi odiavate a vicenda?-

Beccata! Era inutile, a Rei non se la faceva. Chinò il capo, sentendo le lacrime nuovamente affacciarsi ai suoi occhi. Come faceva a dirglielo, a spiegarle?

-Non serve.- le disse improvvisamente con voce dolce, stupendola.- Da molto avevo capito che il vostro rapporto era cambiato, ma non credevo fino a questo punto.-

-Lo sai?- le chiese incredula.

-Che ti sei innamorata di lui? Anche un cieco lo vedrebbe Maya. Anche se non capisco come sia potuto accadere.- rispose.

Le stesse parole di Kuronuma. Possibile che solo lei non lo vedesse? Rei la vide ferma, immobile, con gli occhi sgranati. Ma finalmente riusciva anche a dere un senso a quel dolore che sempre più spesso leggeva dentro quelle iridi scure.

-Fatti dare un consiglio. Non farti mettere da parte e se hai almeno una minima possibilità sfruttala, non lasciare niente di intentato.- nella sua voce avvertì una risolutezza che lei non aveva mai avuto.

Una possibilità...Quante volte lui gliene aveva date? Tante, troppe. Le aveva chiesto la sua fiducia incondizionata che lei di buon grado gli aveva affidato, ma che poi dopo quelle parole aveva perso. No! Lui l'aveva avvertita. E lei, nuovamente, era ricaduta, invece, nel solito circolo vizioso. Alzò gli occhi verso l'amica che l'aveva fatta rinsavire. Non avrebbe lasciato mai che il fato ancora si mettesse contro di loro, non più. Le strinse le mani con forza rinnovata. Rei e Kuronuma avevano ragione.

-Grazie Rei. Ora so che fare.- e la lasciò per correre nella sua stanza.

Prese il cellulare e iniziò a scorrere la rubrica, fino a giungere al nome desiderato. Per un attimo esitò. Con quella chiamata poteva mettere fine a tutto.

“Ma è necessario.” si convinse.

Schiacciò il tasto e la chiamata partì.

Dopo qualche squillo la risposta arrivò.

-Signor Hijiri devo vederla domani. Venga a casa mia.-

 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

La luce dei lampioni provocava ad intermittenza luci e ombre sul suo volto, ma non se ne accorgeva. Il suo pensiero era rivolto solo a quell'uomo che tanto significava per lei. Hijiri ogni tanto, quando la guida glielo permetteva, le lanciava piccoli sguardi, ancora incapace del tutto di rendersi conto di cosa era accaduto. La chiamata della ragazza, giunta la sera prima, l'aveva lasciato sorpreso, ma mai quanto lo era stato quando l'aveva raggiunta a casa. Ad aprire la porta era stata l'amica di sempre e già questo era bastato per lasciarlo interdetto. Di solito si vedevano da soli, mai in compagnia. Dopo le presentazioni di rito, Maya l'aveva condotto in cucina, sempre confortata e aiutata dall'amica a cui aveva confidato infine tutto, gli rivolse quella richiesta. Star accanto al suo ammiratore. Stare accanto a Masumi Hayami.

In principio si presentò sgomento alla richiesta, chiedendole addirittura che fosse costui, ma poi, messo alle strette dalla ragazza, capitolò. E nel modo più sconvolto che si potesse immaginare. E fortuna che credevano di aver fatto le cose per bene! Scoperti da una piccola svista. Se il suo capo lo avesse saputo...Non aveva più avuto scuse in seguito. Come lui anche l'amica Rei seguiva quel discorso con gli occhi sgranati. Per dirla tutta, in passato il dubbio che il misterioso donatore potesse essere Hayami l'aveva sfiorata, ma poi visti i loro rapporti sempre più burrascosi aveva accantonato l'idea.

-Con tutto quello che ha fatto e contando che lei lavora per lui, saprà come farmi entrar senza dare nell'occhio.- concluse Maya, risoluta più che mai.

Hijiri aveva tentennato un attimo, indeciso. Infine decise che se quello andava fatto, se lui avesse rischiato il posto e Maya la sua credibilità, cosa estremamente realistica, doveva conoscerne la ragione. E lei lo spiazzò, completamente.

-Lo amo. Ma non perché è il mio ammiratore. Ho iniziato a sentire questi sentimenti molto prima di scoprire la verità su di lui. Essere venuta a conoscenza di questo fatto mi ha solo permesso di comprenderlo meglio.- gli spiegò con un sorriso triste.

Verità tanto semplice quanto vera. E aveva ceduto.

Ora stavano raggiungendo la loro meta. Per quanto lui fosse addestrato e preparato, non era detto che riuscisse a farla entrare in quella stanza, ma questo evitò accuratamente di dirglielo, altrimenti si sarebbe angosciata ancora di più. Ma ci avrebbe provato.

Parcheggiò non molto lontano dall'edificio e si voltò verso la giovane.

-Mi dia trenta minuti. Se non sono di ritorno vuol dire che il mio piano non è riuscito.- le prese le mani stringendogliele.- Maya mi prometta che non si muoverà.-

La giovane lesse una preoccupazione vera in quello sguardo sempre calmo e dolce e comprese che la “missione” era davvero complicata. Ma questo lei lo sapeva, altrimenti non si sarebbe mai rivolta a lui.

-Mi fido di lei Hijiri. E le prometto che non mi muoverò.- asserì.

L'uomo le sorrise e, in seguito, scese dall'auto. Scomparendo nel buio.

 

Attraversò l'ingresso senza particolari difficoltà e raggiunto il settimo piano ebbe modo di valutare meglio la situazione. Due uomini continuavano ad andare avanti e indietro per il corridoio, mentre uno era di guardia alla porta.

“Beh, poteva andare peggio.” pensò con un leggero sorriso sul volto.

Lasciò quel piano andando a quello successivo cercando di trovare la via più sicura per far entrare Maya in quella stanza. Uscì dalla porta e si diresse verso la macchinetta del caffè, ma il quell'istante notò una figura vicino alla finestra. Che lui riconobbe all'istante. Con un leggero sorrise sulle labbra, piano le si avvicinò.

-Gradisce?- chiese tendendo il caffè che aveva tra le mani.

Mizuki colta di sorpresa, sobbalzò, ma si ricompose subito.

-No grazie. Come vede sono a posto.- rispose guardando l'uomo al suo fianco, riportando poi lo sguardo davanti a se.

Hijiri non si scompose. Iniziò a bere con calma e a pensare come intavolare il discorso con lei. Impresa non facile conoscendo il carattere della donna. Ma anche sapeva che la segretaria di Hayami tenesse molto a Maya ed era fiducioso che non avrebbe rifiutato di aiutarla.

Mizuki continuava ad osservarlo con la coda dell'occhio. Quell'uomo la stava mettendo a disagio, sia con la sua vicinanza, che con quel silenzio che a lei sembrava piuttosto ambiguo. Chi diavolo era? E cosa voleva? Stava per domandarglielo, ma lui la precedette.

-Ho bisogno di lei.-

-Cosa??- alzò la voce, voltandosi di scatto.

-Non si preoccupi.- sentenziò tranquillo.- E sopratutto non alzi la voce.-

-Ma come si permette!- esclamò offesa.-Chi crede io sia!-

-L'unica che può aiutarmi a far entrare la signorina Maya in quella stanza.- rivelò a sorpresa.

Mizuki si immobilizzò per un istante. Quell'uomo conosceva Maya? E che rapporti aveva con lei?

-Perché mi chiede una cosa del genere.- doveva indagare.

Hijiri sospirò, deciso a rivelare almeno una piccola parte del legame che aveva con lei.

-Seguo la signorina da molto tempo, tengo a lei e alla sua serenità.-

A quel punto la donna comprese tutto. Solo...

-Mi spieghi solo una cosa. Se lei è chi penso, per quale motivo Maya è qui?-

-Perspicace! Ma non potevo aspettarmi di meno dalla segretaria del signor Hayami.-

-Non mi ha ancora risposto.-

Hijiri finì il caffè e si sedette su una delle poltrone. Di quella donna poteva fidarsi, se lo sentiva. E di solito lui non sbagliava mai.

-Lei sa tutto.-

Quelle parole le fecero spalancare occhi e bocca. Come lei sapeva?

-Non è possibile...- mormorò.

-Beh, diciamo che è successo per caso. Il nostro capo dovrebbe stare più attento a quello che scrive.-

-Vuol...vuol dire che Maya lo ha scoperto da uno dei biglietti?- era ancora incredula. Il grande Masumi Hayami fregato da una...

-Sì, una svista che nemmeno lui sapeva di aver fatto. Comunque, signorina, tornando alla mia richiesta iniziale, mi aiuterà? Non ho molto tempo.-

Si riprese veloce dallo shock e annuì con decisione.

-Mi dica che devo fare.-

 

Avanzava per il corridoio con il suo passo sempre sicuro, puntando direttamente ai due uomini che pattugliavano la zona. Il suo compito, come le aveva spiegato Hijiri, era quello di distrarli e allontanarli per almeno dieci minuti. Cosa facilissima! Sperava solo che le dessero retta senza insospettirli.

Nel mentre il fidato uomo ombra era sceso a prendere Maya, che sussultò sentendo aprire di colpo la portiera.

-Venga, dobbiamo sbrigarci. Non abbiamo molto tempo.- le disse con urgenza.

La giovane non rispose, si affrettò soltanto dietro a lui, con il cuore in tumulto. Tra poco l'avrebbe visto. Quello era il suo unico pensiero. Giunsero in prossimità della porta del reparto e Hijiri vide Mizuki parlare con i due uomini.

“Forza Mizuki.”

 

-Ma ne è sicura?- domandò l'uomo vestito di scuro alla sua destra.

-Secondo lei scherzerei mai su una cosa del genere?- ribatté decisa.

L'uomo accanto alla porta dove era ricoverato Masumi lasciò il posto, leggermente irritato nel vedere i suoi sottoposti perdere tempo.

-Tornate alle vostre posizioni.- gli intimò.

-Signore.- disse uno di loro.- La signorina ci stava informando di aver visto uno strano movimento al piano di sotto. Secondo lei potrebbero essere dei giornalisti in cerca di qualche foto sul signor Masumi.-

L'uomo puntò immediatamente gli occhi sulla donna, cercando di capire se per caso quello fosse un tentativo per allontanarli da lì. Il presidente Hayami senior stesso lo aveva informato che molto probabilmente una “certa persona” avrebbe cercato di entrare nella camera del figlio e lui glielo doveva impedire. Ma nello sguardo di Mizuki non lesse niente di sospetto. Nessuna titubanza, ne indecisione. Forse non aveva detto una fandonia e decise di crederle.

-Va bene, andate a controllare, ma se entro quindici minuti non sarete di ritorno...-lasciò la frase in sospeso. I suoi uomini erano al corrente della punizione.

Tornò al suo posto, osservandoli seguire la donna. Mizuki tirò un leggero sospiro di sollievo. Ora toccava ad Hijiri, anche se non sapeva come sarebbe riuscito a superare quell'energumeno.

 

Appena i tre uscirono dalla sua vista, udì dei passi che si dirigevano verso di lui. S'insospettì e afferrò con presa sicura la pistola che portava all'interno della giacca. Ma la voce che udì...quella voce...

-Non ci vediamo da molto, vero Satoshi?-

La testa scattò di lato, riconoscendo l'uomo davanti a lui. Non poteva crederci.

-Hijiri.- disse solo.

-Già. Come te la passi? Sempre alle prese con i soliti incarichi?- domandò falsamente curioso.

Satoshi lo scrutò attento. Sapeva che Karato non si muoveva mai per niente.

-Lascia perdere queste chiacchiere inutili. Che vuoi?- arrivò subito al sodo.

Karato lo guardò sottecchi. Sapeva che aveva capito.

-Un favore.- rispose semplicemente.

L'altro scoppiò in una risata.

-E cosa ti fa credere che io possa fartelo?-

-Perché non saresti qui se non ci fossi stato.-

Satoshi si bloccò all'istante. Era vero, tutto vero. Se quel giorno, quel lontano giorno...Era ancora in debito.

-Cerchi di far leva sulla mia parola adesso? Sei sceso in basso amico.-

-Può essere, ma ora è arrivato il momento di riscuotere.- disse fissandolo con occhi di ghiaccio.

Avrebbe tentato tutto per Maya.

Si trovò spiazzato di fronte a lui. Karato era sempre stato bravo nell'intimidire le persone e stava dando il meglio di sé in quel frangente. Indietreggiò appena, ma questo fece capire ad Hijiri che era riuscito nel suo intento.

-Che devo fare.- sussurrò tra i denti.

-Niente. Solo lasciar fare a me. Quanto ho?-

Guardò l'orologio che portava al polso.

-Dieci minuti scarsi.-

Non gli rispose, lo vide solo andare verso la porta di sicurezza e aprirla. Spalancò gli occhi alla vista di quella figura minuta che gli apparve.

-Hai poco tempo Maya.-

Lei annuì soltanto mentre lo oltrepassarono. Hijiri chiuse la porta restando al fianco del “collega”.

-Chi è quella ragazza?- chiese curioso.

-Meno ne sai, meglio è.-

 

Maya, appena chiusa la porta, faticò a mettere a fuoco la stanza, ma appena vi riuscì per poco non lanciò un grido. Le mani alla bocca, le lacrime che scorrevano sul suo volto. Il suo cuore in pezzi.

Masumi era disteso sul letto con la maschera d'ossigeno. Gli strumenti di fianco permettevano di sentire il battito lento, ma regolare del suo cuore. La flebo al suo braccio. Ma ciò che più la colpì furono le bende, tante bende. Sulla testa, sulle braccia, sul torace, le echimosi sul volto. Lentamente si avvicinò, sedendosi vicino al letto. Non resistette e gli sfiorò le dita, per poi crollare in un pianto irrefrenabile.

-Amore...amore mio...- singhiozzava.

Dopo qualche momento riuscì ad alzare il capo e con dita leggere gli sfiorò la fronte.

-Torna da me. Ti prego torna.- mormorò, ma con tutto l'amore che possedeva.- Anima mia, non lasciarmi.-

La porta si aprì di scatto.

-Dobbiamo andare Maya. Sarebbe troppo pericoloso se ti trovassero qui.- disse Hijiri entrando.

Annuì consapevole sia del pericolo, sia della posizione in cui aveva messo l'uomo.

-Ancora un attimo signor Hijiri.-

Si alzò, chinandosi verso il viso dell'amato. Un leggero sorriso, dolce e innamorato le illuminò il volto pieno di lacrime.

-Un tempo eravamo divisi, ma torneremo ad essere uno solo.- sussurrò prima di sfiorargli la fronte con le labbra.

Karato rimase immobile, completamente assorbito dalle parole e dal tono di Maya. In quella stanza si respirava amore, solo amore. Si riscosse, dovevano uscire.

La giovane a fatica si allontanò dall'amato, ma sapeva che non poteva fare di più. Fuori dalla camera vide nuovamente l'altro uomo. Si inchinò.

-Grazie per quello che ha fatto.- gli disse sorridendogli triste, con gli occhi ancora bagnati di lacrime.

Satoshi non riuscì a risponderle. La scena a cui aveva assistito l'aveva scosso. Come poteva quella piccola fanciulla possedere un sentimento tanto forte?

Mentre lei si avviava anche Karato lo ringraziò.

-Chi è quella ragazza?- doveva sapere.

Lui lo fissò per qualche attimo e comprese subito che Maya l'aveva colpito. Come chiunque avesse a che fare con lei, ma non poteva esporla, ne esporsi.

-Se sei tanto curioso scoprilo.- e se ne andò lasciandolo nel dubbio.

Nessuno si era accorto che dopo le parole di Maya, il cuore di Masumi aveva ricominciato a prendere vigore.

 

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