Il Prezzo dell'Amore

di _Ery1999_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In nome della libertà ***
Capitolo 2: *** Una notte di coraggio che scacci il rimorso ***
Capitolo 3: *** Sangue e Assassini ***
Capitolo 4: *** Prologo ***



Capitolo 1
*** In nome della libertà ***


 

Il Prezzo dell'Amore







Il tuo cuore è libero, abbi il coraggio di seguirlo.

Malcom Wallace, dal film "Braveheart - Cuore impavido"

 





- Dove sei stata? -
Hermione Granger si trascina faticosamente per attraversare la stanza, arrancando come un animale sofferente. Si lascia cadere sul letto, producendo un tonfo che ricorda vagamente quello di un cadavere. Ansima e uno straziante dolore al petto le fa venir voglia di strapparsi il cuore dalla cassa toracica. E’ ricoperta di graffi ed ematomi su viso, collo, braccia e sanguina copiosamente da una ferita aperta sul ventre. Il rosso nuovo si mescola a quello già incrostato, imbrattando il cardigan verde muschio e colando sul jeans sbiadito in un miscuglio rivoltante. Mani esperte la aiutano a spogliarsi, trafficano con ampolline di vetro sigillate e dopo poche gocce la lesione è già rimarginata, nient’altro che un ricordo. La macchia però rimane, assieme al tanfo di Morte, e quello sarà impossibile da lavare via.
- Dove sei stata..? – ripete una voce afflitta, mentre dita bianche si fanno strada nei capelli scuri di lei, sporchi di terra. Ogni notte si spinge sempre più in là, e Draco Malfoy teme che prima o poi non avrà nessun corpo da guarire, nessuna domanda da porre. Un groppo gli risale dallo stomaco, gli si àncora allo sterno, come un cancro, e sa che neppure ingoiando all'infinito riuscirebbe a trovare sollievo.
- Erano in tanti questa volta... Ci hanno teso un’imboscata – la voce di Hermione è spossata e avvilita, fa fatica a rimanere sveglia, le palpebre premono per chiudersi. E’ sfinita, ma non può scivolare nel sonno, non ancora. La sua squadra è ancora in strada, dall’altra parte dell’isolato, e un paio dei suoi ha rischiato grosso accompagnandola fin sotto casa. Lei aveva cercato di opporsi con ogni fibra del suo corpo, scalciando come una leonessa in gabbia, implorando, maledicendo, ma loro non avevano voluto sentir ragioni: l’avevano trascinata fino al portone del vecchio condominio, poi le loro ombre erano scomparse, lasciandola sola, riconoscente, moribonda.
- Non puoi continuare così – ogni volta che lei esce, Draco trattiene il fiato per ore, fra l’agonia e la speranza di vederla tornare sana e salva. Eppure sa quanto i Mangiamorte possano essere infidi e spietati, e quando questa consapevolezza si insinua nella sua mente dando sfogo ai ricordi di un’altra vita, anche quel fievole barlume di speranza sembra spegnersi, e lui cade in un vortice di rassegnazione e disperazione. E rimorso.
- Hanno bisogno di me, e tu lo sai – lo guarda con occhi vuoti e sofferenti, occhi che Draco non riesce a sostenere, occhi che lo schiacciano, gli tolgono il respiro. Perché non potrebbero essere più diversi dai suoi.
Rimangono in silenzio, e gli unici suoni che resistono al buio sono il respiro affannato di Hermione e il contatto delle mani di Draco nei capelli di lei. Ha paura di toccarla, di sfiorarla, di farle del male. Anche il più microscopico movimento le sembra costare fatica, e lui non l’ha mai vista così piccola, logorata da un peso troppo grande che grava sulle sue spalle, e che ogni giorno cresce, dissanguandola.
Se solo riuscisse a trovare il coraggio, quel coraggio che ha perso o che forse non ha mai avuto, lei non sarebbe costretta a condurre ogni notte quel gioco assurdo tra Vita e Morte. Per proteggerli. Per proteggerlo.
Un fischio squarcia le tenebre e in cielo esplode una miriade di scintille rosse. Rosse come il sangue. La battaglia è vinta. Il Bene, per ora, ha trionfato. Domani sarà ancora guerra, ancora cadaveri, ancora ferite, ancora disperazione. Finirà mai tutto questo?
Draco sente Hermione rilassarsi ed espirare profondamente, svuotandosi del tutto, le costole emergono da sotto la pelle sottile del torace. E’ magra, troppo magra. Dovrebbe costringerla a mangiare di più, a dormire di più, a sorridere di più, ma come può anche solo fiatare o imporsi su qualcosa quando vede il Male corroderla, negli occhi, sulla pelle, nelle ossa? Quando il piatto che ha davanti, ancora mezzo pieno, viene scansato di lato e l’ago della bilancia segna un chilo in meno, Draco Malfoy non può far altro che tacere e guardarla spegnersi, pian piano, senza scampo, senza scelta.
Prima che lui possa accorgersene, Hermione si addormenta accoccolandosi contro il suo petto scarno. Delicatamente, Draco la afferra da sotto le braccia e la infila sotto le lenzuola, logore e consunte, che si sporcano di sangue ancora una volta. Altro sudiciume va a coprire quello ormai sbiadito sul bianco candido. La fronte di lei si contrae e l’intero corpo è umido di sudore, l’anima è tormentata dagli orrori della guerra che bruciano sulla carne e nella mente. Gli incubi la soffocano e lei non può mai riposarsi, nemmeno quando perde coscienza sulla realtà. C’è sempre un demone appostato nell’angolo, il cadavere di un innocente riverso in terra, il pianto disperato di chi nella vittoria ha perso tutto. 

La notte scorre ed Hermione si sveglia di soprassalto più volte, tremante, mentre Draco dorme placidamente accanto a lei. Non ha mai permesso che le brutalità di questa guerra non ancora vinta lo toccassero, perché sa che è un debole e non reggerebbe a quel tanfo che le ha impregnato ogni lembo di pelle, ogni fibra, ogni cellula. Lo sguardo rimane vitreo, incapace di ritrovare il sonno perduto, e lei si prepara a trascorrere l’ennesima notte insonne, affacciata alla finestra, anche se è un rischio stupido che dovrebbe evitare. Potrebbero facilmente localizzarla da lì eppure questa è l’unica cosa che ancora non si è negata: osservare la Luna marmorea, regina del cielo, lasciare il posto all’aurora, sentire la vita rinascere, la luce germogliare da chissà dove. E insieme a lei, la speranza, debole, fioca, ma ancora pulsante.
Hermione non ha paura di morire, non ne ha mai avuta, però quando le sue orecchie percepiscono rumori decisamente troppo forti e troppo vicini, non può fare a meno di sprofondare nel terrore immaginando che la porta dell’appartamento venga scardinata, e che due mostri dai mantelli neri l’afferrino per i capelli, la stuprino, torturino lei e Draco fino a far esalare loro l’ultimo respiro. Già, Draco. Lui sì che ha paura. Hermione la sente, la sua paura, ormai è abituata persino al suo odore, un tanfo acre che sa di sudore stantio e tremiti violenti. E’ consapevole di cosa vorrebbe lui, fuggire via, lontano, sparire dalla faccia della Terra, ma non può accontentarlo. Non può e basta.
L’alba si arrampica tra le montagne e sulle vallate. Il nero del cielo si tinge di rosa e arancione, e nell’aria c’è profumo di fiori e Sole. Hermione si intossica di quelle gocce di bellezza che il Mondo concede e cerca di arraffare le forze per la notte. Ancora una volta, si dice, e magari questa sarà l’ultima.
Draco si agita nel letto e la raggiunge al davanzale cingendola con le braccia esili. Le narici di lei si riempiono della sua paura che quasi la soffoca, però non importa, le piace anche così, anche codardo. Le basta che non sia uno di loro.
Con delicatezza si scioglie da quell’abbraccio goffo e maldestro, si siede sul letto e tira fuori dal cassetto del comodino la bacchetta e un pugnale. Prende una cintura di cuoio e comincia ad affilare la lama, passandola avanti e indietro, avanti e indietro, in una sinfonia terrificante che a Draco mette i brividi. In quel momento lui si chiede se mai, al mattino, ci sarà posto per una colazione fra uova e risate anziché quel suono mostruoso che gli fa accapponare la pelle. Quello che prima sembrava normale, scontato, ora gli appare prezioso più di qualsiasi altra cosa, e sente che sarebbe disposto a tutto pur di avere una quotidianità con lei mai avuta, fatta di sciocche banalità.
Poi il rimorso gli scalcia ripetutamente nel ventre e lui non può far a meno di ricordare, ricordare chi era prima di Hermione, prima che l’Oscuro cadesse assieme ai suoi seguaci. Un fantoccio nelle mani del Male. Mai adibito al compito della battaglia, delle uccisioni, delle torture, ma utile nell'estorcere informazioni preziose ai membri dell’Ordine, tattiche, punti di scambio, sedi, grazie alla sua abilità nella Legilimanzia. E mentre sentiva gli altri che nel frattempo lanciavano Cruciatus, ridevano di una risata folle, puzzavano di cattiveria, lui si concentrava negli occhi dei prigionieri, si perdeva nel nero, nel verde, nel blu delle loro iridi, e si chiedeva perché fossero così stupidi da non cantare subito, da farsi annientare in quel modo dal dolore, dalle ustioni, dalle frustate. Quasi tutti gli erano stramazzati ai piedi, mentre gli altri, quelli che avevano ceduto alla sofferenza, erano stati ugualmente ammazzati, per puro piacere, divertimento malato, e Draco aveva tremato, percependo un nauseante sapore di bile in bocca. Ma oramai aveva ottenuto le informazioni necessarie. Era salvo. Se non fosse riuscito ad estrapolare qualcosa, se si fosse dimostrato inutile, lo avrebbero ucciso, lo sapeva.
Poi una notte, quando l’aria fredda dell’inverno era ferma nel Quartier generale dei Mangiamorte, e nel bosco dove erano appostati spirava un silenzio compatto e innaturale, Draco Malfoy aveva avvertito una strana sensazione di irrequietezza, di disagio. Qualcosa non andava. Il cielo era senza stelle e nell’accampamento non aleggiava nemmeno il fragoroso russare dei suoi compagni. Era successo tutto troppo in fretta perché potesse avere una qualsiasi reazione: le braci ancora incandescenti erano state spente e le tende sbalzate in aria, le bacchette distrutte, gli uomini catturati. Lui era stato fatto prigioniero da un giovanotto robusto che gli aveva legato polsi e caviglie, per poi assestargli un poderoso calcio sul diaframma che gli aveva fatto vomitare sangue per giorni. Le settimane seguenti, Draco le aveva paragonate all’Inferno sulla Terra. Una manciata di uomini, quelli che si definivano i buoni, lo avevano torturato giorno e notte nella speranza di ricavare la posizione di un altro gruppo di Mangiamorte. Non con incantesimi o pozioni, per carità, sarebbe stato inopportuno per loro, ma i pugni, i calci, gli schiaffi, le ginocchiate all’inguine, le gomitate nello stomaco, piovevano su di lui in una sinfonia brutale a cui aveva imparato a fare l’abitudine. Una mattina, infine, al levare del Sole, qualcuno con un minimo di buon senso aveva capito che il suo ripetere quanto fosse all’oscuro di tutto, implorando, piangendo, bestemmiando, era veritiero, e si era deciso a sostenere una conversazione pacifica con lui. Con grande sorpresa di Draco Malfoy, quel qualcuno si era rivelato Hermione Granger, capo delle spedizioni contro gli ultimi seguaci rimasti. Era stata particolarmente chiara mentre parlava, e altrettanto gelida nei risvolti di cui lo stava informando: o tornava dagli altri come spia, oppure lo avrebbero lasciato libero e in poco tempo si sarebbe ritrovato ammazzato da qualcuno dei suoi stessi compagni. La scelta gli era risultata incredibilmente facile. Periodicamente si era recato nel luogo stabilito dalla Granger e le aveva fornito tutte le notizie che le interessavano. Mese dopo mese, la maggior parte dei Mangiamorte erano stati sterminati, e non si era sentito in colpa.
Quando il distretto di cui si occupavano era diventato sgombro, ripulito da ogni erbaccia, tutti si erano guardati negli occhi e Draco si era chiesto cosa ne sarebbe stato di lui. Hermione lo aveva trafitto con iridi scrutatrici e caute, e lo aveva lasciato solo, in attesa. In attesa della sua vita. Quando era tornata gli si era seduta davanti, abbandonandosi allo schienale in ferro della sedia. Era pallida e piena di lividi, ma non ancora spezzata. Ci sei stato molto utile, gli aveva detto, e lui non aveva osato interpretare ancora quelle parole. Potevano significare condanna o salvezza, e sarebbe stato stupido illudersi. L’aveva osservata attentamente, le mani forti e graffiate, le braccia toniche, i vestiti strappati, e si era scoperto contento che non fosse morta. Le settimane che trascorreva senza vederla erano terribilmente noiose, e lui veniva sopraffatto dalla paura. Paura che qualcuno intuisse qualcosa e lo sgozzasse come un maiale. Gli occhi di lei, quando lo interrogava apaticamente su tattiche, armi e rifornimenti, gli ricordavano che era ancora vivo, che stava facendo il suo lavoro, e lo stava facendo bene.
Mentre aspettava che Hermione continuasse, si era chiesto quali altri occhi avrebbero mai potuto ricordargli il filo sottile che lo separava dalla Morte, e si era risposto che non voleva altri occhi, voleva i suoi, fieri e determinati. Coraggiosi. Puoi restare, aveva concluso dopo minuti che gli erano sembrati anni, e se n’era andata in silenzio, come un fantasma. Draco si era guardato le mani sottili, sporche di terra, e aveva sorriso.








Angolo Autrice

Ciaooo! Eccomi di nuovo con una fic sulla coppia Draco/Hermione. Questa long avrà due/tre capitoli più il prologo, ed è abbastanza dinamica rispetto alle altre che ho scritto. Ne sono soddisfatta ^-^ Fatemi sapere se questo capitolo vi ha incuriosito! Come sempre, si accettano le critiche e le bandierine grigie. Vi aspetto :P
Un bacione a tutte,

_Ery1999_ 

 

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Capitolo 2
*** Una notte di coraggio che scacci il rimorso ***


Quando, in fondo al sonno, il rimorso s'infiamma, è in esso, inconscio, la coscienza.

Eschilo







Quel sorriso è un ricordo che conserva molto vividamente, così come la voglia insaziabile di essere attraversato dallo sguardo freddo di lei. Eppure non sa ancora spiegarsi come sia stato possibile che anche la Granger si sia innamorata di lui, che di punto in bianco, quella sera di Agosto, si fosse lasciata accarezzare il gomito, afferrare cautamente dai capelli crespi legati in una coda, e baciare su una guancia. Draco Malfoy ancora non si capacita del fatto che lei non gli abbia mollato un sonoro ceffone. Ripensa a come aveva abbandonato la stanza con il profumo della pelle di lei ancora incastrato fra le labbra, quasi volando, col desiderio palpitante di esultare con un grido. E in quel momento si era reso conto che l’amava, semplicemente, l'amava. Il giorno dopo gliele aveva addirittura confessate quelle due parole, Ti amo, e allora sì che era arrivato il ceffone, netto, fortissimo, un proiettile sulla sua pelle diafana. Draco l'aveva guardata sorridente, perché se l'aspettava, quasi agognava quella reazione, quella paura sconcertata nei suoi occhi, quell'espressione perduta, divisa fra mente e cuore, fra dovere e desiderio, fra sé e lui. Hermione gli aveva gridato contro, bacchetta premuta forte sul suo collo, che se si fosse azzardato un'altra volta gliel'avrebbe fatta pagare, molto cara. E lui si era azzardato, una seconda, una terza, una decima volta, e schiaffo dopo schiaffo, minaccia dopo minaccia, Hermione aveva ceduto, era crollata, incastrata tra il muro e le labbra affamate di Draco Malfoy, tronfio e innamorato. Mai stato così felice. Poi, una mattina, era arrivato l'attacco. Lo temevano tutti, ma nessuno di loro avrebbe potuto prevederlo, non così presto, non così puntigliosamente programmato. I Mangiamorte avevano colpito per prime le guardie di vedetta, alle spalle, silenziosi come topi, e subito i muri erano saltati sotto i lampi degli Schiantesimi. A Draco era stato ordinato di Smaterializzarsi e di raggiungere un preciso indirizzo, un appartamento in un quartiere babbano dove sarebbe stato al sicuro, in salvo. E lui, nei tre giorni seguenti, era rimasto con i palmi appoggiati al mento e i gomiti sul davanzale della finestra in attesa di notizie, notizie sul Quartier Generale, notizie sul da farsi. Notizie su Hermione.
Era nello stesso stato di ansia e allerta in cui si trova ora, mentre Hermione Granger gli dà un lieve bacio sulle labbra e se ne va, leggermente zoppicante, portandosi dietro una scia scura di ombre e rimpianti. Non fa in tempo a salutarla che è già sparita, risucchiata dalla penombra del corridoio esterno, ingoiata da un presente che potrebbe non restituirla a quella stanza. Draco si lascia scivolare a terra con la schiena nuda contro il muro, e ripiomba nei pensieri, riporta la mente all'inizio della fine, quando l'angoscia ha preso dimora nel suo cuore, quando il quarto giorno, all'alba, aveva intravisto alcuni degli Auror fra gli alberi, cauti e invisibili, e tra loro aveva pregato spuntasse la chioma ribelle di lei, la sua figura sottile e silenziosa, il suo sguardo attento. Alla fine era apparsa da dietro un cespuglio, stanca e ferita, e lui le era corso incontro ansimando, col ventre contratto dal rimorso e dalla preoccupazione. Le aveva medicato l'enorme taglio sul braccio mentre lei biascicava che la base era distrutta e che i Mangiamorte rimasti erano più di quanti avessero immaginato. Dobbiamo trovarli e distruggerli, tutti, aveva detto, un ordine e una preghiera insieme. E con quelle parole Hermione Granger aveva fatto partire il conto alla rovescia verso la distruzione, la bomba a orologeria che ogni mattina iniziava a ticchettare allo spuntare del Sole, fermandosi soltanto a notte fonda, per poi ricominciare con i raggi appena nati. E ancora, e ancora, e ancora.
Draco Malfoy si alza e si chiede quando mai potranno avere una vita normale, quando mai potrà sposarla, quando mai potranno avere dei figli. Si stende sul letto con le dita incrociate dietro la nuca, e aspetta, come fa sempre. In quelle ore interminabili in cui è costretto ad abbassare le tapparelle e a lasciare il resto del Mondo chiuso fuori, Draco pensa, pensa come non ha mai fatto nella sua vita. Pensa intensamente, scava dentro di sé come se volesse raggiungere la propria anima, come se volesse svuotarsi di tutto il marciume che ha in corpo. Scandaglia il passato, sogna il futuro. Ripesca gli errori, uno ad uno. Rimpiange ciò che avrebbe potuto dire o fare e che non ha detto o fatto, ripercorre i momenti più intensi della sua vita, quelli felici, quelli tristi. Che importa? Poteva comunque viverli. Ora no, ora non può vivere. Si limita ad un letto rivestito da lenzuola insanguinate, e vi si rannicchia, si accartoccia, preferirebbe scomparire pur di sottrarsi ad un'esistenza così inutile. Perché lui al presente non pensa. Mai. Non perché non ci sia niente che lui possa fare, aiuto che lui non possa offrire o battaglie che lui non possa combattere, ma perché, semplicemente, Draco di coraggio non ne ha, ed è più facile lasciare il Mondo fuori piuttosto che lanciarcisi dentro, a capofitto, senza precauzioni. Il rischio di schiantarsi è troppo alto, e lui non ce la fa. Nemmeno per gloria, per fama. Neppure per amore.
Le ore scorrono e Draco Malfoy si addormenta nello spettro della propria codardia, sognando di volare in mezzo alle stelle, libero, infinitamente libero.
Si risveglia a notte fonda, di soprassalto, ansimante e sudato. Non ha mai dormito tanto profondamente e tanto a lungo, ma ora paga il prezzo del suo sonno innocente e beato. E' stata una sensazione a scuoterlo, un sogno forse, o semplicemente il suo sesto senso da vigliacco, il suo olfatto sensibile al pericolo. O forse è soltanto paranoico, si dice, magari è solo un incubo che il suo inconscio non ha registrato e che ora non ricorda. Controlla l'ora. Le 2.37. L'onda della paura lo travolge nuovamente, ma lui cerca di respirare, di arrancare in mezzo alla spuma. Di non naufragare. Eppure, Draco Malfoy lo sa. Nella parte più piccola, insignificante e lucida del suo essere, sa che Hermione, quella notte, non tornerà. Scaccia il pensiero con un grido soffocato, un grugnito abominevole concepito per consolarsi, per riempire quel vuoto assordante che si sta diramando dalle pareti fino alle sue orecchie, che lo sta soffocando lentamente, dolorosamente. E' insopportabile. Draco Malfoy abbandona le coperte umide, si affaccia alla finestra e sbircia attraverso le persiane ancora sigillate, zampetta nella piccola cucina, tormenta le cuticole delle dita lunghe e screpolate. Prova a mandare giù qualche boccone dei resti che trova nel frigorifero, ma lo stomaco si rifiuta di accoglierli, è in preda alla nausea e ad un tremore incontrollabile e anestetizzante. Passa un'ora, poi due, tre. Infine, schiacciato da quell'ineluttabile consapevolezza, Malfoy si arrende e piange, disperatamente. Accovacciato sul pavimento freddo della camera da letto, le lacrime che ingoia gli lasciano sul palato un sapore amaro di Morte e sembrano dirgli E' colpa tua.
Dei tocchi incerti alla porta lo fanno sobbalzare. Non è Hermione, non può essere, lei conosce l'incantesimo d'accesso all'appartamento, e questo Draco lo sa bene. Ma sceglie di dimenticarlo quando si fionda incautamente sulla maniglia e spalanca l'ingresso, un sorriso beota sul volto stanco. La disillusione lo travolge quando vede i compagni davanti a sé, gli occhi bassi, il dolore quasi palpabile fra di loro. L'hanno presa, si sente dire, ma sono parole lontane, forse le ha semplicemente immaginate, forse sta ancora dormendo e quando aprirà gli occhi vedrà Hermione affacciata alla finestra a contemplare la Luna. O forse il momento di saldare i conti è arrivato, istante tanto temuto e scacciato. Altrettanto irreversibile. Draco Malfoy richiude l'uscio sulle note di quella frase acre, e capisce che ora non può più tirarsi indietro. L'amore ha un prezzo, e anche lui deve pagare il suo.
Nei giorni che seguono, il germe della viltà fa scempio del suo organismo e, in preda ad un'infezione senza precedenti, Draco Malfoy tira fuori un distillato di Whisky Incendiario che ha scovato nella mensola più in alto della credenza divorata dai tarli. Si ubriaca penosamente, fino a svenire, in un oblio privo di dolore e responsabilità. Non vuole pensare a nulla e questo è il modo più facile e veloce per riuscirci, senza lacrime, senza disperazione, solo un bicchiere dopo l'altro, verso lo sfinimento. All'alba del giorno dopo, la bottiglia è già svuotata e inutile. Viene scaraventata contro la parete, sulla quale cola inesorabilmente una macchia rossa, densa e raccapricciante. Il terzo giorno la sbornia è talmente atroce e debilitante che Malfoy non riesce neppure a spostarsi dall'angolo sporco in cui giace, rannicchiato e maleodorante come un insulso scarafaggio in putrefazione.
La notte cala sulle sue paure, le fa evaporare, e lui è già in strada, acquattato dietro un muro, in attesa dei compagni. Lo raggiungono presto, il cappuccio calato sul volto, i movimenti straordinariamente agili e ovattati.
- Voglio unirmi a voi – dice, sicuro e fiero, prima che l'alba sorga e il terrore lo colga di nuovo, disgraziatamente.
- Hermione non avrebbe voluto... -
- Non vorrebbe – ringhia, arrabbiato e impotente, deluso da quegli uomini che la considerano già morta, così, senza speranza, senza sospetto.
- Non sai duellare – obietta un altro, spalle larghissime e occhi altrettanto grandi. Sprezzanti. Draco, bruciante, tocca appena la bacchetta da sotto il mantello e sibila un Vuoi vedere?
Segue un concitato scambio di sguardi fra i capi, poi fra i sottoposti, infine fra quelli in ultima fila. Uno sguardo che sembra gridare Prendiamolo. Se muore, affari suoi. Eppure Draco Malfoy non giurerebbe che sia il menefreghismo il vero motivo di tanta accomodante reticenza, o piuttosto la nuova vena di follia nei suoi occhi che tutti hanno notato. Prima che possa rendersene conto, qualcuno dice Ok, sei dei nostri e un altro gli scaraventa contro una divisa nera, ordinandogli di indossarla immediatamente. Si cambia in fretta, col freddo della notte ad intorpidirgli le membra, e si accoda ai Ribelli con l'Aurora che fa capolino dalle montagne e che sembra tracciare loro il cammino.
Il Quartier Generale è piccolo, claustrofobico, una rete di stretti corridoi tutti uguali, di stracci macchiati di sangue e di sporadiche foto in bianco e nero appese alle pareti immacolate. I giorni che seguono sono una lotta contro il tempo. I compagni si stupiscono della sua riflessiva capacità di architettare imboscate, sotterfugi, tattiche. Hanno localizzato l'accampamento nemico, le rovine di un castello diroccato in cima a un colle roccioso, e tutti aspettano che il piano perfetto venga architettato, il piano che li porterà alla vittoria e che estirperà il Male. Draco sa che quel gravoso compito incombe su di lui, e ogni volta che ci pensa il sudore gli imperla la fronte, le mani tremano. La resa dei conti è vicina, lo scontro finale sta per esplodere, nessun prigioniero. L'eccitante fremito della Morte serpeggia fra le truppe. Solo lui ne rimane immune, preoccupatissimo e chino sui suoi fogli mappati, sui calcoli, sulle posizioni, sugli orari. In un impeto d'ira, riduce a brandelli settimane di lavoro e copre il volto con le mani, esasperato, conficca le unghie nei capelli sporchi. Respira. Un riflesso talmente banale e involontario che in realtà così scontato non è: l'indomani potrebbe non averne la facoltà. L'indomani, potrebbe non rivedere il dolce viso di Hermione. Quel pensiero è un uragano che scuote il suo animo fragile e avvilito, lo riporta nella consapevolezza che non c'è spazio per la sua disperazione da codardo. Un rapido movimento della bacchetta, e i frammenti di pergamena ritornano a posto, macchiati e consunti. Draco cancella e corregge, ribalta le pagine, le gira, osserva, riflette. Il pensiero di lei non lo abbandona, lo sprona a fare di più e meglio, gli fa desiderare ardentemente di vivere, per amarla, solo per amarla. E quando, a tarda sera, i compagni chiedono impazienti dei suoi progressi, lui, con un ghigno stampato in faccia, sfoggia il suo capolavoro, beandosi dell'ammirazione nei loro occhi. Quella notte si concedono di festeggiare, un po' perché si sentono imbattibili e un po' perché potrebbe essere l'ultima volta. Esultano A Draco! A Malfoy! e brindano con un liquore scadente raccattato chissà come in chissà quale posto, ma un'ora di esuberante follia sottratta alla realtà è già troppa, e poco dopo il silenzio incombe, stemperato dal gorgogliante russare del vice. Draco Malfoy si addormenta per ultimo, paradossalmente felice, col sorriso sulle labbra. Un sorriso che sa di Hermione.









Angolo Autrice

Secondo capitolo finito u.u Cosa ne pensate? E come andrà a finire? Aspetto i vostri pensieri e recensioni! Alla prossima ;)
Un bacione,

_Ery1999_

 

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Capitolo 3
*** Sangue e Assassini ***


L'Amore è uno scampolo mortale di immortalità.

Fernando Pessoa






E' notte fonda nell'accampamento e gli unici rumori che riescono a filtrare il cupo ventre del buio sono il gracidare delle rane e i lamenti dei prigionieri che riecheggiano fra le pareti in pietra. Hermione è imbavagliata, tremante di freddo con il metallo delle catene a congelarle i polsi e le caviglie, e percepisce il sangue colarle lentamente dalla fronte, sgorgando dalla ferita che le pulsa dolorosamente sul capo. Da quando è stata fatta prigioniera, cerca febbrilmente di restare cosciente in quella sala semibuia e umida, nella speranza di cogliere qualche informazione importante dalle guardie che ogni tanto passano davanti alla sua cella, orari, cambi di turno, punti di scambio, progetti, attacchi o spostamenti. Da quanto ha potuto ascoltare, i Mangiamorte addetti alla sorveglianza dei prigionieri sono tre e i loro turni durano qualche ora, per poi darsi il cambio all'alba, a mezzogiorno e al calar del Sole; le sentinelle sono otto, due per ogni torre, cecchini eccellenti ed esperti nel colpire a distanza, sorvegliano alternativamente il campo, mangiano e dormono sul posto; riguardo al numero degli assassini all'interno delle mura non è sicura, ma conta almeno una trentina di uomini, di certo i più robusti e abili nel corpo a corpo. Nonostante il dolore la tormenti costantemente e la nebbia prema per invaderle la mente, Hermione rimane vigile giorno e notte in attesa dei suoi, sa che arriveranno, ma non è certa di rimanere viva abbastanza per quel giorno fatidico. E prega, prega senza tregua che non siano così incoscienti da sferrare un attacco avventato spinti dell'errata certezza che i nemici siano pochi e disorganizzati. Tutt'altro: i mostri che le gravitano attorno da settimane aspettano a orecchie tese, fiutano nell'aria la scintilla della guerra, sono pronti a fronteggiarla a testa alta, spietati, folli, rivoltanti.
Le palpebre violacee le si chiudono per la stanchezza, e la debolezza delle membra non le consente neppure di reggersi in piedi, perciò si lascia scivolare sulla fredda pietra alle sue spalle, mentre gocce di umidità le colano sui capelli lerci, e le ferite che ha sulla schiena bruciano come tizzoni ardenti al contatto con la parete. L'indomani la tortureranno ancora, sempre alla stessa ora, con il doppio delle frustrate, e lei si lamenterà ancora meno, rimarrà immobile e muta allo schioccare della frusta fra le scapole e alla pioggia dei Cruciatus sul suo corpo.
Mentre una donna a qualche cella di distanza emette un grido straziante di dolore, Hermione sente un tonfo lontano, netto, insolito. E' stato così breve e improvviso che per un attimo pensa di esserselo soltanto immaginato; poi quel rumore ricompare, più forte, più vicino, e allora il caos esplode all'interno di quella rocca abbandonata sul colle. I passi dei Mangiamorte sono impetuosi e le risate agghiaccianti. Moriranno!, gridano, Nessuna pietà!, ed è tutto un correre, un arrancare, un bestemmiare, un afferrare bacchette e un mormorare incantesimi che si confondono l'un l'altro in un uragano di voci e calpestii. La resa dei conti è giunta e lei, proprio lei, non può combatterla. Per un attimo questo pensiero la rattrista ma immediatamente Hermione chiude gli occhi e ricomincia a pregare, che vincano, che trionfino, che Draco viva. Non le importa più di tanto della propria vita, il suo compito lo ha portato a termine con rigore e perseveranza, e l'unico progetto che ancora serba per il futuro è una casetta bianca in riva a un lago, con il fumo che si erge dal comignolo e Draco che la aspetta sulla soglia. Ma se questo sogno è destinato a infrangersi, se la sua vita è destinata a concludersi in quel modo, in una cella maleodorante, col sapore in gola e una preghiera fra le labbra, così sia. Le basta che Draco viva e invecchi, anche per lei. Un ennesimo boato scuote l'aria e stavolta è davvero troppo vicino, pochi metri al di là delle mura, e in quel momento Hermione trema di paura, perché teme che il nemico sia stato sottovalutato e che le sentinelle in cima alle torri stiano falciando i suoi compagni. Poi una voce flebile e tremolante la riporta alla realtà, la trascina fuori dal terrore, e lei, riconoscendola, non può fare a meno che amarla, e gioirne. Draco assegna ordini ai compagni, dirige e impreca, uccide, uccide. E mentre schiva incantesimi e lampi verdi partono dalla sua bacchetta, si sente orgoglioso come non è mai stato, si sente un leone, un coraggioso, e finalmente sa di aver trovato il suo scopo, il suo posto nel suo mondo. La sua intera esistenza si riduce a quella notte, ai quei momenti. Il piano da lui architettato si è rivelato davvero fruttuoso anche se piuttosto complesso: certo, lui e gli altri avrebbero potuto benissimo Smaterializzarsi al limitare del bosco, lanciare l'Ardemonio e lasciare che le fiamme facessero scempio dell'accampamento, ma erano ben consapevoli che all'interno si trovavano Hermione e chissà quanti altri prigionieri, Mezzosangue e babbani, e non li avrebbero di certo condannati a morte pur di ottenere una vittoria facile e sporca di sangue innocente. Pertanto, dopo aver precisamente localizzato l'accampamento col favore del buio, lui e i suoi compagni si erano Smaterializzati a gruppi nei quattro angoli del campo circostante ed erano rimasti per due giorni immobili, senza mangiare né bere, ad osservare gli spostamenti delle sentinelle sulle torri, ne avevano memorizzato il numero, constatato gli assenti cambi di guardia, imparato le ore di reciproco sonno e veglia; il terzo giorno erano ritornati al Quartier Generale, esausti ma gonfi di adrenalina, e dopo 12 ore trascorse a recuperare le forze e ad organizzare l'assetto e l'equipaggiamento da battaglia, quella stessa notte si erano nuovamente Smaterializzati nei quattro punti dell'accampamento. Con incantesimi non verbali sincronizzati e precisi, le otto guardie sulle torri erano crollate una dopo l'altra senza emettere fiato e finalmente con un Bombarda le mura della rocca erano andate in frantumi e loro avevano fatto irruzione all'interno, momentaneamente invisibili grazie alla nebbia delle polvere e delle bombe fumogene. I Mangiamorte più vicini erano stramazzati al suolo immediatamente, senza neppure rendersi conto di ciò che stava accadendo, mentre gli altri erano apparsi a decine da ogni angolo, ogni bocca di corridoio, come topi in una soffitta. Lo scontro frontale era stato famelico e molti dei suoi erano stati uccisi, tuttavia era chiaro che fossero in notevole vantaggio numerico e tattico, e in più, evidentemente, i nemici non si aspettavano una penetrazione tanto immediata e improvvisa, senza l'allarme dalle torri. Eppure ben presto la sorpresa aveva lasciato il posto ad una folle sete di sangue e lo scontro si era acceso in tutta la sua brutalità, crudele e spietato.
Ora Draco prende fiato in quel vortice di urla, sangue e cadaveri, se ne distacca e cerca, febbrilmente.
- Aaron! Cornell! Venite – una volta individuato l'accesso alle segrete, si precipita assieme a due dei suoi verso le celle. Egoisticamente, è solo uno il volto che agogna di scorgere, quello della donna che ama, quello di Hermione. La paura di trovarla morta non ha mai smesso di logorarlo da quando ha accolto quella missione suicida, da quando ha accartocciato la sua viltà per prendere in mano la sua vita, e donarla a lei e a lei soltanto. Non l'avrebbe fatto per nessuno, e questo Draco lo sa bene, e anche Hermione. E' per questo che quando i due si guardano e le sbarre vengono scardinate e le catene fatte scomparire, i loro corpi si intrecciano in un abbraccio caldo, che sa di casa. Per un attimo, le grida al piano di sopra non li toccano neppure, così come i passi, i lampi di luce, il tanfo di sangue sui vestiti. Sono soli in quel momento di perfezione irreale grondante di Morte, e non fanno in tempo a rendersi conto dello stupido errore commesso, della loro dolce incoscienza, che Draco sente la punta fredda di una bacchetta premere contro la spina dorsale. Si paralizza, staccandosi lentamente da Hermione, e con la coda dell'occhio vede i corpi dei suoi due compagni giacere esanimi in un angolo della stanza. Non sono riusciti a liberare neppure un prigioniero, il lampo verde li ha braccati prima ancora di poter contrattaccare, prima ancora di poterlo avvertire, o forse invece quello lo hanno fatto, ma lui era così beatamente lontano nelle braccia di Hermione che non ha sentito. Che peccato, pensa, è tutto perduto.
- Alzati – si sente dire da una voce rauca e gorgogliante, e quando si volta per guardare in volto colui che sta per ucciderlo, incontra due occhi neri come la pece in cui arde un fuoco di disprezzo.
- Guarda chi abbiamo qui… Il traditore – il Mangiamorte sputa quelle parole con un ghigno sadico in faccia, orgoglioso di poter tranciare la vita di un indegno, un reietto, un buono. Draco lo osserva, lo studia bene, lo squadra da capo a piedi: è un omone di almeno una spanna più alto di lui, grosso, possente, non giovane ma nemmeno troppo in là con gli anni, infonde un profondo senso di timore e autorevolezza.
- Getta la bacchetta – gli viene ordinato, e lui obbedisce, non può far altro, è impotente. Alle sue spalle, sente che anche Hermione, dopo aver raccolto tutte le forze che le restano, si è alzata, disarmata, inerme, ancorata alla pietra della parete per non crollare miseramente. Avviene tutti in pochi secondi, attimi che a lui sembrano infiniti, quasi come una scena al rallentatore. Mentre vede la bacchetta venire puntata in mezzo ai suoi occhi e il sorriso abominevole dell'uomo allargarsi, Draco pensa alla quotidianità mai avuta con la donna che ama. Pensa intensamente a quanto gli sarebbe piaciuto al mattino prepararle la colazione e portargliela a letto, fare l'amore con lei liberamente, senza paura, camminare per strada mano nella mano in un'altra città, in un altro continente, come un uomo e una donna normali, senza trascorsi, senza pregiudizi, senza passato, semplicemente una coppia come tante altre in mezzo alla gente che ignora, che non sa nulla di loro. In un impeto di soave follia immagina Hermione che gli fa appoggiare la mano sul suo ventre gonfio, pulsante di vita, e sogna di tenere fra le braccia un figlio tutto loro, solo loro, di cullarlo e baciarlo e proteggerlo. Quante cose che vorrebbe dire e fare, quanto amore che vorrebbe darle, quanta vita che lo aspetta, solo ora se ne rende conto, dopo 21 anni da quando è nato, solo ora che sta per morire. E di nuovo, la sua intera esistenza si riduce a quella notte, a quei momenti.
Senza sapere come, con un braccio scansa di lato la mano dell'altro e l'incantesimo rimbalza contro il ferro della cella morendo sulla parete opposta. La bacchetta rotola lontano. Sgomento, il Mangiamorte indirizza un colpo verso il suo viso e Draco lo schiva, si accovaccia, evita i pugni e i calci come un acrobata, si muove rapido e sicuro in una danza assurda in bilico tra Vita e Morte. Con un destro, le sue nocche si infrangono contro la guancia ispida dell'uomo e le sue costole stridono compresse da una poderosa ginocchiata. Draco è esile, affilato, inesperto, e già gli manca il fiato dopo pochi minuti di corpo a corpo. Un montante lo colpisce preciso sotto il mento e lui cade a terra, sentendo subito sul torace il peso soffocante dell'altro, a cavalcioni sopra di lui. I pugni cominciano a piovergli addosso, incessantemente, sul viso, sul capo, sul torace, e dopo qualche secondo le nocche del Mangiamorte sono rosse, viscide, imbrattate dal suo sangue che ora gli cola dalle labbra, negli occhi, sul collo, si sparge sulla pietra e tutto sembra sfuocato, alterato, irreale. La Morte sta per portarlo via, inesorabilmente, eppure lui oppone ancora una magra esistenza, si aggrappa all'immagine di Hermione col ventre gonfio e di quel bambino fra le braccia. Ma dopo un ennesimo gancio, dopo aver perso completamente la vista da un occhio, Draco cede, si arrende a quella violenza animalesca, osserva l'avversario alzare minacciosamente il pugno, lo sente incombere sopra di lui, lo sguardo iniettato di sangue e il sorriso mostruoso. E' pronto ad esalare l'ultimo respiro mormorando un Ti amo inudibile, quando un lampo verde gli sfreccia fulmineo davanti. Il corpo del suo carnefice si accascia, immobile, quasi impedendogli di respirare. Draco boccheggia quando Hermione spinge via il cadavere dal suo torace, sfinita, la bacchetta stretta nella mano tremante. Gli pulisce maldestramente il viso dal sangue con le dita e poi si china a baciarlo, labbra contro labbra che si toccano, semplicemente, un contatto che spazza via il presagio di Morte appena scampato, un contatto d'amore. Quando i passi e le risate dei compagni che gridano Vittoria! li raggiungono, fortissimi, quasi a scuoterli dal magico torpore di quel momento, solo allora Draco si abbandona alle labbra di Hermione e al sonno che lo schiaccia. Perde i sensi, stremato, libero, felice. Infinitamente felice.   








Angolo Autrice

Terzo capitolo finito :) Sì, lo so, lo so che sarebbe stato molto più realistico far morire Draco... ma sono stanca di scrivere tragedie xD e per una volta il lieto fine mi sembrava più che adatto. Fatemi sapere come vi è sembrato il capitolo e la storia in generale in attesa del Prologo conclusivo :P Vi aspetto.
Un bacione,

_Ery1999_

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Capitolo 4
*** Prologo ***


Forse era così la gioia, vista da dentro: una valle di luci, un vento etereo.

Barbara Kingsolver

 








 

Ogni volta il tramonto è in grado di togliergli il respiro tanto è meraviglioso. Alla fine hanno comprato una casetta bianca, come voleva Hermione, affacciata su uno degli immensi laghi svedesi che al crepuscolo offre uno spettacolo mozzafiato. Draco Malfoy prende posto sulla sdraio ancorata al terreno, infagottato con un maglione di lana e una sciarpa a nappe nere e gialle, e cinge con un braccio le spalle magre della moglie, accanto a lui.
- Non la pianti mai con questi tuoi dannati libri, eh Granger? -
- Senza di loro non so proprio come farei a sopportarti tutto il giorno, Malfoy – lo punge lei, mentre chiude con delicatezza un tomo di Astronomia dalle dimensioni impressionanti. Si guardano, uno sguardo speciale solo loro, uno sguardo di felice consapevolezza in cui possono permettersi di punzecchiarsi, schernirsi, amarsi. Hermione gli dà un bacio sulla fronte e abbandona la testa sulla sua spalla, i capelli scuri e ispidi gli irritano la pelle della guancia ma lui non se ne accorge nemmeno, adora quel contatto spontaneo e fanciullesco, così banale. Tuffano entrambi lo sguardo sul lago addormentato, placido e piatto come una pozza d'olio, con le luci del tramonto che creano giochi di luce e ombre sulla superficie, ora verde, ora blu, ora rosa. Quello è il regalo che si sono fatti dopo la Guerra, un piccolo mondo isolato distante anni luce dagli orrori ancora impressi sotto le palpebre, un premio meritato per la loro vita insieme, tranquilla, umile, perfetta.
Dopo la vittoria definitiva di quella notte, dopo lo sterminio completo degli ultimi Seguaci, la Londra Magica li aveva accolti da eroi, il Ministro della Magia in persona aveva fatto indire una cerimonia ufficiale all'interno del Ministero in cui ciascuno di loro era stato ricompensato con una medaglia al valore. Erano seguiti i funerali in onore dei caduti, sepolti e ricordati con i più alti meriti e riconoscimenti. A Draco, simbolo per eccellenza di pentimento e conversione, era stato restituito tutto il prestigio sociale che il nome della sua famiglia aveva perso dopo l'incarcerazione e la morte dei suoi genitori; aveva riottenuto ogni proprietà e ricchezza, precedentemente confiscata dal Ministero, e i rappresentanti delle classi più alte della città facevano a gara per accoglierlo sotto la propria ala, ora come aspirante prestigioso Pozionista, ora come valente Magiavvocato. Hermione, dal canto suo, aveva estirpato definitivamente qualsiasi pregiudizio e discriminazione sulla condizione di Mezzosangue, e si era affermata come unica, vera eroina del Mondo Magico. Il popolo era riconoscente e grato ai suoi paladini, che erano diventati emblemi di libertà, lealtà e coraggio. Astri nascenti all'interno della Londra Magica, vere e proprie star da ammirare e imitare. Presto era scoppiato un colossale boom mediatico, con frotte di giornalisti che avevano iniziato ad infiltrarsi nella loro vita privata, negli affetti, nelle scelte personali, nelle conoscenze. A molti dei loro compagni la vita sotto i riflettori non dispiaceva affatto, anzi, erano ben contenti di godersi gli agi, il prestigio e la fama a cui il trionfo aveva aperto le porte, perciò ero rimasti in città, a trastullarsi nella loro nuova realtà, comoda e pomposa.
Hermione e Draco invece ne avevano abbastanza di tutta quell'attenzione, della pressione, dell'invadenza. Fuggirono una mattina di Giugno, col vento che carezzava le fronde alte dei pini. Dopo un sorso di Pozione Polisucco, salirono mano nella mano sull'aereo che li avrebbe condotti in Europa, due anonimi cittadini verso un cielo uggioso e altrettanto anonimo. Lì, nella Svezia babbana, nessuno li avrebbe cercati e nessuno avrebbe potuto sospettare della loro vera identità. Erano soltanto una giovane coppia in cerca di un vita tranquilla lontana dal caos e dallo smog urbano, niente di più.
Si erano sposati qualche mese più tardi, in fretta, impazienti di suggellare a vita quel patto d'amore. Una cerimonia semplice e intima sulla costa, con l'aria gelida che penetrava impertinente nel vestito lungo e bianco di lei e che si impigliava nei suoi capelli lasciati sciolti sulle spalle. Gli occhi di Draco si confondevano col cielo plumbeo, e già iniziavano a cadere i primi fiocchi di neve. Al momento del bacio, la mente di lui era volata a quella notte terrificante, mentre era steso a terra, col viso zuppo di sangue, il naso spezzato e due costole rotte, a quando Hermione gli aveva liberato le labbra dal rosso e lo aveva baciato, un bacio identico e allo stesso tempo così terribilmente diverso.
Draco ha ancora incubi di quella notte, della paura di morire, del terrore di non trovare viva Hermione, eppure i demoni che ha nel cuore, pian piano, giorno dopo giorno, lo lasciano respirare un po' più liberamente, gli fanno spazio nel buio quando si sveglia di soprassalto, quando sente la sua donna carezzargli le spalle e tenerlo stretto, sudato e tremante. Poi si addormenta, al sicuro tra un palpito e l'altro di Hermione, e dorme un sonno senza sogni, fino all'alba, fino a un altro giorno da vivere.
- Draco? - Hermione ha abbandonato la sua spalla e ora lo fissa con uno sguardo interrogativo. Forse gli stava parlando e lo ha sorpreso disattento, e ogni volta che lui si perde nei suoi pensieri lei si incupisce, si preoccupa, perché teme che possa venir risucchiato dai suoi stessi fantasmi, dalle vecchie ombre, dagli antichi scheletri. L'istinto di proteggerlo non è passato, perché Hermione è più forte, lo è sempre stata, e questo Draco lo sa, lo sanno entrambi.
Lui si gira e le rivolge un sorriso rassicurante, mai completamente spensierato ma finalmente sereno, autentico quando è con lei.
- Si? -
- Mi ami? - glielo chiede spesso ultimamente, quasi avesse paura di perderlo, paura che lui da un giorno all'altro possa abbandonarla, partire per non ritornare. Draco si chiede come può dubitare della sua volontà di restare con lei, come può vacillare sul patto che si sono fatti il giorno in cui si sono sposati, o che forse si sono fatti molto prima. Chi lo sa.
- Ti amo – e appena glielo ribadisce, Hermione si fionda sulle sue labbra, gli prende il viso tra le mani, gli stringe forte i capelli sulla nuca. Lui ghigna, compiaciuto dalla sua voglia, la prende in braccio e la porta in casa, al caldo. Fanno l'amore davanti al fuoco, accogliente e crepitante, e il profilo di lei sembra quasi etereo, così fiocamente illuminato dalle fiamme. Il Sole è già calato al di là dei monti bianchi, volto a illuminare chissà quali altri luoghi.
Ad un tratto Hermione gli prende la mano, occhi negli occhi, uno sguardo così intenso e penetrante da intimorirlo, e la fa scorrere piano su tutto il suo corpo, con delicatezza, con… paura? I polpastrelli di Draco le sfiorano le labbra, poi si posano sul collo, sulla clavicola, strisciano sulla spalla, sull'avambraccio, toccano appena l'inguine, per poi fermarsi sul ventre. Ora la mano trema, scossa da quella di Hermione, stretta sul suo polso. Gli occhi di lui rimbalzano dalle proprie dita alle iridi scure di lei, indecifrabili, impenetrabili.
- Draco… - è poco più di un sussurro, così debole che lui teme possa essere sovrastato dal battito martellante del suo cuore in petto. Non ci crede, non può, non ancora, magari ha sbagliato, sta fraintendendo, e la disillusione sarebbe troppo schiacciante da sopportare. Rimane con la bocca semiaperta e il respiro mozzato, teme che una tale reazione possa impaurirla, possa essere travisata, ma non riesce a fare altro. Resta paralizzato, tachicardico, in attesa, e per la terza volta nella sua vita, la sua intera esistenza si riduce a quella notte, a quei momenti.
Hermione si avvicina, quasi fino a far aderire i loro corpi, girati sul fianco uno di fronte all'altra, esita, incerta come non è mai stata. Infine abbassa lo sguardo.
- Sono incinta – il silenzio che segue è destabilizzante. Un urlo lo squarcia impetuosamente, e Draco continua a gridare come un folle, supino sul pavimento, perché non trova le parole. Semplicemente, esulta, esplode di gioia. Bacia sua moglie, affannosamente, come se volesse divorarla, e la fa sua una seconda volta quella notte, poi una terza, una quarta, fino a quando crollano, esausti, incastrati come due metà della mela.
Hermione dorme placidamente sul suo cuore ma Draco è insonne, felice, vivo come non mai. Si chiede come sarà il bambino, o la bambina, o i bambini forse, si diverte a indovinare il colore degli occhi e dei capelli, il lato predominante del carattere, i giochi e la materia preferiti. Passa in rassegna i nomi che piacciono a lui e quelli che potrebbero piacere a Hermione, quelli banali, quelli inusuali, maschili e femminili. Infine si arrende al sonno con la mente traboccante di sogni e progetti, mentre la Luna sbircia dal vetro del balconcino e coglie i due sposi addormentati, felici, avvinghiati.
Il piccolo scalcia per la prima volta nel ventre di sua madre. Hermione sorride, Draco la imita. Si stringono, con i cuori che battono l'uno nel petto dell'altra.








Angolo Autrice

Ed eccoci qui alla fine di questa long ^-^ Ringrazio chi ha commentato, chi ha messo nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite, e sì... anche chi ha disprezzato in silenzio xD Lasciatemi un commentino se vi va :) Alla prossima.
Un bacione a tutte,

_Ery1999_

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