Everything started with a sweet

di Cosmopolita
(/viewuser.php?uid=147757)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lecca-lecca ***
Capitolo 2: *** Ciambella ***
Capitolo 3: *** Cupcake ***
Capitolo 4: *** Caramella ***
Capitolo 5: *** Liquirizia ***
Capitolo 6: *** Gelato ***
Capitolo 7: *** Cioccolata ***
Capitolo 8: *** Zucchero filato ***
Capitolo 9: *** Muffin ***



Capitolo 1
*** Lecca-lecca ***


Everything started with a sweet





Lecca-lecca


 
 
 
 
 
 
 
 
Continuava ad osservare il lecca-lecca caduto per terra, l’asticella di plastica era ormai ricoperta di ghiaia e polvere.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime: era troppo tardi per raccoglierlo e, in ogni caso, il solo pensiero di recuperare quel misto di sciroppo alla frutta e terriccio bagnato la disgustava.
Non appena vide una formica arrampicarvisi sopra, realizzò definitivamente di essersi fatta scivolare dalle mani una vera prelibatezza e scoppiò a piangere; le lacrime scorrevano inesorabili lungo le sue guance.
-Bra, ma che fai? Piangi per un lecca-lecca?- sentì la presenza di suo fratello accanto a lei, ma non osò alzare lo sguardo.
Tirò su con il naso –Mi piaceva- tentò di giustificarsi con voce tremante. Il lecca-lecca era ancora lì, sempre più desiderato, sempre più irrecuperabile.
-Ti do il mio, se vuoi.
Non era stato Trunks a parlare. Sollevò lo sguardo da terra: a pochi centimetri dal suo naso c’era un lecca-lecca dai colori arcobaleno, esattamente identico al suo.
Guardò negli occhi il bambino che gliel’aveva offerto; le sorrideva, come se per lui non fosse affatto un sacrificio quell’offerta.
Anche Bra sorrise –Grazie, Goten.
Era stato il lecca-lecca più buono che avesse mai mangiato.



Batteva un piede sull’asfalto, nervosamente; di tanto in tanto fissava con la coda dell’occhio il quadrante dell’orologio. Erano le quattro e mezza!

Bra sbuffò: e poi dicevano che erano solo le ragazze ad essere costantemente in ritardo.
Incrociò le braccia al petto, prese a fissare il suolo con un cipiglio talmente intenso che sembrava volesse bruciare l’intero isolato con la forza del pensiero.
-Bra! Braaaaaa!- sentì chiamare all’improvviso. In lontananza, vide Goten che stava correndo trafelato verso di lei.
Bra rimase ferma, il volto livido di rabbia: era quasi sul punto di rimproverarlo per il suo totale disinteresse per la puntualità, quando si ritrovò davanti agli occhi un lecca-lecca colorato, stretto tra le mani di Goten.
Allora si ricordò di quella giornata al parco di tanti anni prima, quando erano solo due bambini e non si preoccupavano ancora né dei ritardi, né dei primi appuntamenti. Ripensò al suo lecca-lecca sporco di terra e alla mano di Goten tesa verso di lei.
Alzò lo sguardo, le parole le erano rimaste impigliate nella gola: aveva dimenticato il motivo per il quale volesse biasimarlo.
-Volevo… volevo farti un regalo… sai, per… il nostro primo appuntamento- sussurrò, tra un sospiro e l’altro, Goten –Solo che…uff… i negozi a quanto pare… sono tutti chiusi- la voce di lui fu smorzata definitivamente dal fiatone.

Forse avrebbe voluto aggiungere anche altro per scusarsi, ma non ci riuscì: l’abbraccio soffocante di Bra aveva dissolto ogni sua perplessità.
-Grazie, Goten.
Quello era stato il secondo lecca-lecca più buono che avesse mai mangiato.





Ringrazio coloro che sono arrivati fi qui. Bra e Goten sono una delle mie coppie preferire e, essendo due personaggi poco presenti all'interno di "Dragon Ball", credo proprio che mi divertirò a gestirli; così come spero vi divertirete voi stessi a leggere questa raccolta.
Recensite, se vi va
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ciambella ***



Ciambella



Aprì gli occhi e, non appena si abituò alla luce che trapelava dalle finestre, con lo sguardo vagò per la stanza. Sapeva perfettamente a casa di chi si trovava, su cosa era seduta e, soprattutto che cosa aveva fatto poche ore prima: il problema era che non riusciva a credere che fosse accaduto sul serio, in così poco tempo.

Con il braccio ancora intorpidito per il sonno, tastò a tentoni l’altra parte del letto: era vuota. Al posto della persona che lei si aspettava di trovare c’era solo un piccolo solco, caldo, dai bordi leggermente irregolari: come se quel qualcuno, che prima era lì, si fosse appena svegliato.
Con la schiena, strisciò fino ad appoggiarsi contro lo schienale del letto; da quella posizione, riusciva a vedere i suoi vestiti abbandonati per terra e, se possibile, questo la fece sentire ancora peggio.
Sospirò, chiuse gli occhi: forse, il fatto che lui se ne fosse andato senza neanche avvisarla, voleva dire, senza dover essere troppo brutali, che la sua presenza prolungata era sgradita.
In fondo, si trovò a pensare, e non senza una punta di estrema umiliazione e rabbia, Goten è sempre stato un tipo molto popolare tra le ragazze. Non mi stupirei se si fosse comportato in questo modo con tutte.
Senza indugiare oltre, scostò con uno strappo brusco le coperte e cominciò a raccogliere i suoi vestiti; non le importava che fossero tutti sgualciti e che –orrore!- lei avesse decisamente bisogno di un bagno.
Doveva andare via di lì. Con Goten non voleva avere più nulla a che fare.
Eppure… eppure tutto sembrava così meraviglioso, poche ore prima! E lui, era stato così dolce e premuroso verso di lei.
Ma, in quel momento, Goten non c'era; se n'era andato via, come se quell'evento non fosse mai stato nulla di così eccezionale per lui.

Scosse la testa: come faceva suo fratello ad essere amico di un tipo che ingannava le ragazze in quel modo, era un mistero. Più ci pensava, più le saliva un nervoso indicibile, e cominciava a sentire caldo, ad avvertire le sue guance diventare rosse.
-Bra- sentì chiamare, inaspettatamente.
Si girò di scatto: Goten era fermo sull’uscio della porta, in mano un vassoio con sopra una ciambella e una tazza di caffè –Sei già sveglia?
-Sì, ma non preoccuparti: tolgo il disturbo.
-Cosa? No, aspetta, non puoi mica andartene!- con un cenno della testa indicò il vassoio –Sono andato a posta a comprarti una ciambella. E' alla fragola, so che a te piacciono così... e...- continuò a parlare a vanvera, come se non sapesse spiegarsi perchè lei stesse sul punto di piangere -Sì, insomma, se ne vuoi un'altra, basta chiedere, ne ho preso una busta intera.
I vestiti di Bra caddero di nuovo per terra. I suoi occhi, quasi lustri per l’apparente umiliazione subita, puntarono verso di lui –E’… è per me, quella?
Goten rise. E, parola d'onore, non aveva mai sentito altra risata più bella, gioviale e cristallina come la sua –Certo che è per te. Credevo ti andasse di restare... a me piacerebbe.
Improvvisamente, si sentì una sciocca, perfino più dello stesso Goten, che era rimasto imbambolato con in mano la loro colazione, chiedendosi probabilmente cosa mai avesse fatto di sbagliato nei suoi confronti.
La ragazza corse nella sua direzione e afferrò la ciambella con le mani, non importava che fosse tutta appiccicosa. Poi, si sporse al di là del vassoio e gli stampò un bacio sulla guancia: doveva smetterla di saltare a conclusioni affrettate.
-Sei un idiota!- sorrise radiosa, prima di ritornare a sedersi sul letto.



Salve a tutti! Ecco qui il secondo capitolo di questa raccolta, spero che vi sia piaciuto.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e che eventualmente recensiranno :)
A presto,
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cupcake ***



-Cupcake-


L’aroma speziato e inebriante del tea coprì quello più delicato e dolce dei cupcake al cioccolato.
Bra ne prese uno dal cestino di vimini e poi diede un sorso dalla sua tazzina, la sua gola venne invasa da un fiotto di liquido bollente.
-Non so proprio come tu faccia a mangiare così di fretta- commentò Marron che, d’altro canto, sorseggiava il suo tea con una lentezza quasi esasperante: un sorso, una pausa, di nuovo un sorso.
Bra si staccò solo per mostrarle la lingua, arricciando appena il naso.
Prese un altro cupcake dalla cesta -Marron era davvero brava a cucinare, quando ci si metteva d’impegno- e gli diede un morso, il contrasto tra la morbidezza del pan di spagna e le piccole scaglie di cioccolato facevano venir voglia di mangiarne un altro.

Chissà se a Goten piacciono i cupcake… ma certo che sì, c’è forse qualcosa che quell’ingordo non mangia? Anzi, probabilmente lui non conosce neanche la differenza tra un muffin e un cupcake, per lui basta che siano dolci…

-Bra? Bra, ma mi stai ascoltando?- notò giusto in tempo che la mano di Marron stava scorrendo su e giù davanti al suo viso quasi catatonico.
Fu come ridestarsi da un sonno profondo: scrollò appena le spalle e si sforzò di sorridere all’amica –Scusa, ero in sovrappensiero. Questi cupcake sono davvero buoni, Marron.
L’altra ragazza scosse la testa, come se avesse già compreso in partenza che si trattava di un caso completamente disperato –Sì, certo, cupcake. A chi vuoi darla a bere?- un sorriso malizioso si formò sul volto di Marron –Non è che stavi pensando troppo intensamente a Goten, piccola romantica?- le strizzò l’occhio, per poi darle una gomitata complice sul braccio.
Le guance di Bra si colorarono violentemente di rosso; strizzò gli occhi, come se avesse voluto scacciare un’idea molesta dalla testa –Non è affatto vero! Non è che siccome usciamo tutte le sere, mi fa sempre regali e io non posso fare a meno di parlare di lui, vuol dire necessariamente che ci pensi costantemente!- prese un altro cupcake, questa volta però più stizzita, come se fosse stata costretta più che spinta dalla golosità.
Per pochi secondi ci fu il silenzio, come se nessuna delle due sapesse cosa dire.
Marron si versò un’altra tazza di tea quando, ad un certo punto, si sentì la porta d’ingresso aprirsi.
-Uh, è tornato mio fratello dal lavoro- Bra balzò in piedi, abbandonando sul tavolino metà dolcetto.
Marron invece rimase immobile, improvvisamente si era irrigidita, la tazzina pericolosamente in bilico tra le sue mani –Come? Tuo fratello è qui?- dal tono di voce sembrava fosse sul punto di svenire; i suoi occhi azzurri si sgranarono e gradualmente Bra la vedeva impallidire sempre di più.
Non le chiese il perché di quel cambiamento d’umore repentino: non ce n’era bisogno, conosceva abbastanza la sua amica da poterlo intuire.
In un attimo, tutto il fastidio che aveva provato pochi minuti prima nei suoi confronti scomparve: si sentiva vicina a Marron, perché sapeva ciò che stava provando in quel momento. Era una sensazione di felicità ed imbarazzo al tempo stesso, che spesso aveva sperimentato anche lei, quando stava con Goten.
Prese un ultimo cupcake poi, accostatasi al suo orecchio, le sussurrò partecipe –Lo offro a Trunks: a lui piacciono le ragazze brave ai fornelli- ignorò l’occhiata di sorpresa della ragazza –Avevi ragione: stavo pensando a Goten, prima. Dovresti darmi la ricetta, così ne preparo un paio anche a lui.
E la cosa più bella fu vedere il volto dell’amica che, a poco a poco, si distendeva in un sorriso luminoso, che da solo parve illuminare tutto il salotto –Ti accompagno- rispose già in piedi.



Salve a tutti!
Questo è stato un capitolo un po' difficile da rendere: un po' perchè è presente anche il piccolo accenno alla Trunks/Marron, coppia che mi piace molto, un po' perchè l'inizio non sapevo proprio come farlo! Figuratevi che doveva comparire perfino Bulma.
Ad ogni modo, spero vi piaccia questo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito e che seguono questa storia!
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Caramella ***


-caramella-




Se avesse potuto paragonare Goten ad una caramella, Bra avrebbe scelto come metro di tale similitudine una di quelle gommose.
Lungi dall’ essere un tipo fiacco e debole –non avrebbe mai sopportato stare con un tipo del genere- il suo ragazzo era semplicemente molto tenero.
Nonostante a volte passasse ore ad allenarsi in solitaria, completamente immerso dalla natura e dal silenzio, non mancava mai di mandarle un messaggio al telefono, sempre alla stessa ora.
Ti amo”, concludevano ogni volta; come se ci tenesse a farle sapere che, nonostante fosse impegnato in altro, la sua passione preferita rimaneva lei: più degli allenamenti, più dei tornei e, invero, più delle bravate che ancora, di tanto in tanto, combinava con Trunks.
Per lui sembrava così facile rivolgerle una frase simile -Ti amo- come se fosse una locuzione come tante, come il “buongiorno”, come un “Come stai?”.
“Sono andato ad allenarmi, ma questa sera ti prometto che usciamo. Ti amo”.
Malgrado lei volesse dimostrare a tutti costi la sua insensibilità per certe accortezze, aspettava costantemente il messaggio di quello sciocco, adorabile ragazzo. A volte rimaneva minuti interi a fissare il cellulare nell’attesa che il display si illuminasse e, ogni volta che comparivano quelle due parole, la sua bocca si curvava, senza che lei se ne accorgesse, in un sorrisetto compiaciuto.
In fondo, le caramelle gommose erano le sue preferite.

Goten ne era certo: Bra era una caramella al limone.
Era avvolta da una scorza dura, che la faceva apparire insensibile e superficiale.
Sorrideva ai ragazzi che la guardavano, anche se, magari, era a cena insieme a lui: “Sei geloso, per caso? Beh, non dovresti esserlo, mi stanno solo guardando” lo rimbeccava ogni volta con la voce di chi, in fondo, sa di aver ragione.
Oppure, giravano insieme mano nella mano, ma lei sembrava spesso più interessata alle vetrine dei negozi e alle luci dei locali piuttosto che a lui.
Per non parlare di quando litigavano! Era sempre lei che dava inizio alle discussioni, tenacemente insoddisfatta, perpetuamente alla ricerca di chissà quale perfezione.
Eppure, la sera, quando si ritrovavano nel letto a raccontarsi delle proprie rispettive giornate, Bra si scioglieva, proprio come le caramelle. Appoggiava la testa sul suo petto, le braccia allungate verso le sue guance, e rimaneva per minuti interi ad ascoltarlo beata, con il sorriso impresso nel volto.
-Sai,- gli aveva addirittura fatto notare una sera, con le palpebre pesanti e la testa che quasi ciondolava per il stanchezza –questo pomeriggio hai inviato il messaggio mezz’ora più tardi.
Avrebbe voluto dirle che se l’era dimenticato e chiederle scusa, ma l’unica cosa che riuscì pronunciare, quasi d’istinto, fu –Te ne sei accorta?!
-Sono rimasta mezz’ora a guardare il cellulare. Mamma credeva mi stessi sentendo male.
Aveva sorriso, Goten. Perché Bra era così imprevedibile, così scoppiettante e dolce al tempo stesso che lui a malapena riusciva a starle al passo.
Con il tempo, aveva imparato ad amare le caramelle al limone.







Salve a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo, spero vivamente che vi piaccia ^_^
Mi rendo conto che è uno dei più fluff scritti finora, ma compatitemi: questi due mi ispirano sempre o battibecchi sciocchi o fluff melenso <3
Grazie a tutti quelli che mi seguono.
A presto,
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Liquirizia ***



-liquirizia-





Quando Bra sorrideva in quel modo sornione, con gli occhi socchiusi e la bocca sghemba, Goten sapeva di doversi aspettare qualcosa di potenzialmente pericoloso per la sua salute.

-Tesoro, tutto bene?- riuscì a malapena a biascicare, certo che nessuna obiezione da parte sua sarebbe stata ascoltata.
Lei annuì: si sedette sul divano, le gambe poggiate sullo stomaco del ragazzo e, avvicinatasi alle sue orecchie, gli soffiò con tono esaltato, che a malapena riusciva a nascondere tutta la sua incontenibile eccitazione –Guarda che cosa ho comprato?
Con la coda dell’occhio, il Sayan intravide sul palmo della sua mano un rotolino formato da una sostanza nera e lucida.
Si grattò la cima della testa; non riusciva a capire cosa avesse la liquirizia di tanto proibito da ricevere un trattamento così sibillino da parte della sua fidanzata.
Fu presto detto: Bra aprì il pacchetto di plastica e cominciò a srotolare la caramella, particolarmente concentrata a non romperla sul più bello.
-Bra…- esordì lui, cauto –Davvero, non capisco proprio cosa tu…
Non riuscì neanche a completare la frase: Bra gli infilò un’estremità in bocca, sul suo volto ancora stampata quell’espressione maliziosa –Ho sempre desiderato farlo!- esclamò con uno squittio concitato.
Poi, anche lei si mise in bocca uno dei capi e, con il viso, cominciò ad avvicinarsi verso la sua bocca, gli occhi che si chiudevano sempre di più, ad ogni millimetro di liquirizia.
Finalmente, Goten capì cosa avesse in mente quella pazza: doveva aspettarselo, in effetti, fin da quando lo aveva chiamato per annunciargli la bella notizia: “Vieni da me oggi pomeriggio, tanto non c’è nessuno a casa”.
E più si ritrovava a pensare a quel connubio –Bra e la liquirizia- più le sue guance si infiammavano di rosso e, oh quanto si vergognava per questo, cominciava ad avvertire la stoffa dei pantaloni tirare pericolosamente.
Accennò appena un sorriso –sperando che non notasse che la sua bizzarra idea tutto sommato gli piaceva eccome- e anch’egli cominciò ad avvicinarsi a lei, la striscia nera diminuiva in maniera esponenziale. In bocca avvertiva sempre più intensamente il gusto particolare della liquirizia, dolce e amarognolo al tempo stesso, la sua consistenza gommosa ed elastica.
Sembrava tutto così lento, atteso, desiderato: non vedeva l’ora che entrambi arrivassero alla fine e che loro labbra si unissero definitivamente, il sapore di Bra mischiato a quello della liquirizia.
Chiuse gli occhi e non riuscì a pensare più a nient’altro, se non che quella era stata la migliore idea che fosse mai venuta in mente alla sua ragazza.
Le sue mani, ferme sulle spalle di Bra, cominciarono a scorrere più in basso e percorsero tutto il suo corpo, la curva del bacino, e poi scesero ancora più in basso; nessuna ragione al mondo avrebbe potuto intimarlo a fermarsi.
-Ma si può sapere che cosa state facendo?
Tranne quello.
Aprì subito gli occhi e, per un secondo che parve durare ore, fu come mettere due dita sulla presa di una corrente: davanti a loro Trunks, gli occhi sbarrati per l’imbarazzo, stava a guardarli immobile come una statua di pietra.
Goten, una mano ancora poggiata sulla coscia della piccola sorellina del suo migliore amico, non sapeva dire se l'altro fosse incredulo più per il filo di liquirizia che ancora li separava o per il fatto che sua sorella fosse praticamente abbarbicata a lui.
-Trunks, amico mio,- cominciò a dire, allargando con un dito l’orlo della maglietta –ti assicuro che esiste una valida spiegazione a tutto que…
-TRUNKS! Brutto idiota, vattene via!
Evidentemente, Bra ignorava completamente l’esistenza della diplomazia.

-Poteva andarci peggio, sai?
-Cosa c’è di peggio dell’essere sorpresi da tuo fratello?
-Beh... avrebbe potuto beccarci mio padre, per esempio.






Salve a tutti!
Ebbene, con questo capitolo ho deciso di provare qualcosa di diverso, un pochino più osé: sarà che il gusto particolare della liquirizia non riusciva ad adattarsi ad un capitolo troppo zuccheroso :3
Come avete potuto notare, però, per i nostri giovini non è tutto rose e fiori: ma li si ama anche per questo.
Ringrazio, come sempre, tutti coloro che mi seguono.
A presto,
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Gelato ***




-gelato-




Era affascinante osservare la sua ragazza mentre mangiava il gelato.

Sapeva che Bra impazziva letteralmente quando i suoi occhi fissi su di lei, lei sola, e sembrava che per lui il resto del Mondo non esistesse più.
Più passavano i secondi, più lei sorrideva, e più i suoi gesti si facevano artificiosi, esageratamente plateali: si sentiva un’attrice famosa, una dea su un piedistallo.
Ed eccola che accavallava lentamente le gambe, si passava una mano tra i capelli, facendoli scorrere tra le sue dita e, con la punta della lingua, assaporava la crema ghiacciata del gelato, il suo sapore dolce e delicato.
Goten scoppiò in una risata bonaria –Ma come mangi?
Commento innocente, senza alcuna malizia, ma a Bra non importava che lui l’avesse detto senza alcun intento di prenderla in giro: aggrottò le sopracciglia, rossa forse più per l’umiliazione che per la rabbia e assottigliò lo sguardo –Io almeno non m’ingozzo come se non avessi mai visto un gelato in vita mia!- lo rimbeccò dura, voltando la testa da un’altra parte.
Goten, sulle prime, maledì se stesso e quella sua linguaccia: sapeva di essersi messo di fronte ad un problema più grande di lui.
Non poteva certo aspettarsi che Bra lo perdonasse per la sua insolenza senza che prima lui non la ricoprisse di scuse –Dai, Bra, tesoro! Non era affatto una critica, sai che sei bellissima…- iniziò a supplicarla, con le mani giunte e un sorrisetto nervoso stampato in faccia.
Ma lei rimase girata dall’altra parte e, ma forse si trattava di una sua impressione, sembrava ancora più livida di rabbia.
-Te ne compro un altro, davvero.
Ancora nessuna risposta.
-Il tuo è un modo comunissimo di mangiare un cono gelato, dico sul serio! Anche Valese faceva la stessa cosa quando…
Si interruppe improvvisamente: ormai era certo che, con quell’ultima frase, aveva definitivamente decretato la sua condanna a morte.
Ed ecco che la testa di Bra si girò di scatto; con il viso paonazzo e incurante del gelato che cominciava a colare tra le sue mani, la sua ragazza pareva andare a fuoco.
–Che… cosa hai appena detto?- sibilò, scandendo bene le parole.
Goten cominciò ad appiattirsi sempre di più contro lo schienale della sedia –Amore, era un esempio come un altro- alzò le braccia in segno di resa. Ma sapeva che quella scusa appena sussurrata tra i denti non sarebbe servita a nulla per placare la sua furia omicida.
-Tu… hai appena osato dire che la tua ex è migliore di ME!?- era definitivamente scoppiata. Si alzò in piedi, il gelato caduto rovinosamente per terra, decine di teste sedute ai tavoli si girarono per guardarli.
-No, ma io intendevo dire… cioè…- inutile spiegarle che, in realtà, un pensiero simile non gli aveva sfiorato neanche la mente.
-Son Goten, sparisci im-me-dia-ta-men-te dalla mia vista- e il dito di lei che indicava l’uscita del caffè era più che eloquente.
Goten, che non potè fare altrimenti che alzarsi sotto il giogo imbarazzante dello sguardo degli altri clienti del bar, non odiò mai il gelato in vita sua quanto quella volta.








Salve a tutti.
Eeeh, questa volta a Goten non è andata particolarmente bene, povero ragazzo!
Mai, mai tirare in ballo le ex, è la prima regola di un buon rapporto di coppia u_u
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
A presto,
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cioccolata ***


-cioccolata-



Marron era sul punto di impazzire. Assolutamente.

-Per tua informazione, Goten, per quanto mi riguarda puoi pure rimanertene lì fuori a morire di freddo: non ti faccio entrare- il viso di Bra era rivolto verso la porta d’ingresso e il suo tono di voce le stava cominciando a dare alla testa.
Sospirò e alzò gli occhi al cielo: odiava quando Bra e Goten litigavano. Per una qualche strana ragione, ci andava sempre a finire lei di mezzo.
Era sul punto di alzarsi dal divano e farla finita una volta per tutte con quella sciocchezza di “vendicarsi di quell’ignobile di Goten”, quando la mano della sua migliore amica le andò a finire dritta sul naso.
-Guai a te se gli apri la porta!- la fulminò con lo sguardo.
La sua bocca si dischiuse in un sospiro per l’ennesima volta –Ti rendi conto che stai facendo la bambina, non è vero? Per una sciocchezza, tra l’altro.
A quel punto, assistette ad una vera e propria metamorfosi: il volto di Bra si colorò gradualmente di rosso, a partire dalle guance fino ad espandersi su tutto il resto. I suoi occhi, per un attimo, parvero fiammeggiare –Sciocchezza? Sciocchezza?? Ha osato dire che la sua ex è meglio di ME!- la bocca era digrignata in una smorfia talmente lugubre da farla rassomigliare ad uno di quei tanti nemici che, sia suo padre che quello di Bra, avevano affrontato tante volte.
-Oh, amore, andiamo! Non ho mai detto una cosa del genere- dalla porta d’ingresso si udì la voce lamentosa e sofferente di Goten –E, in ogni caso, ti ho chiesto scusa.
-No, no e mille volte no! Ti avevo avvertito che te l’avrei fatta pagare- rispose di rimando la ragazza e Marron si chiese come fosse possibile che la sua voce riuscisse a raggiungere ottave tanto alte.
Incrociò le braccia al petto e affondò la testa sullo schienale del divano: doveva trovare una soluzione. E sapeva già chi coinvolgere.

A Trunks venne quasi un colpo quando, non appena la sua segretaria gli annunciò l’arrivo di un ospite che aveva “urgentemente bisogno di vederlo”, si ritrovò Marron davanti alla sua scrivania, con le braccia conserte e l’aria di chi doveva liberarsi di un’enorme gatta da pelare.
-Mi devi fare un favore- esordì quella sbrigativa, un sorriso timido sul volto.
Non appena sentì quella parola, “favore”, tirò un sospiro di sollievo: sapeva già cosa volesse chiedergli, neanche lui sopportava più quello stupido litigio tra sua sorella e il suo migliore amico.
-Temevo non me l’avresti chiesto mai!- esclamò balzando subito in piedi e dirigendosi verso di lei.
Le guance di Marron arrossirono un po’, lo sguardo di lei si abbassò colpevole: Trunks sperò almeno un pochino che quella reazione si fosse scatenata per colpa sua –Hai già un piano?- chiese, lo sguardo fisso di fronte a lei.
Lei alzò lo sguardo e sorrise: si trovavano talmente vicini in quel momento, che avrebbe potuto anche arrischiarsi di avvicinarsi alle sue labbra –Ovviamente; per chi mi hai preso?
E, mentre la ragazza prendeva fiato per esporgli la sua idea, Trunks si ritrovò a pensare che era strano che non avesse mai notato quanto la migliore amica di sua sorella fosse cresciuta bene.

-Dici che funzionerà?- chiese scettico Trunks, a disagio ingessato com’era in quel completo così elegante. O forse perché, in fin dei conti, il piano prevedeva lo stare con Marron?
Marron che, oltretutto, era più bella del solito, con i capelli legati, il rossetto sulle labbra e l’aria di chi era consapevole di aver avuto una buona idea –Ma certo! L’ho visto fare nei film un milione di volte.
-Appunto. Nei film va sempre a finire male…- sospirò, per poi decidere che tanto era inutile continuare su quella linea: ormai tanto valeva sostenere quella farsa –Goten verrà per le otto e mezza. Ovviamente, a lui ho detto tutto e ne è entusiasta- sopirò di nuovo.
Marron si girò per guardarlo e sorrise. Sbaglio o aveva cominciato a fare più caldo lì? –Stai tranquillo, andrà tutto bene. Ti fidi di me?
Annuì. Certo che si fidava di lei. Il problema era che non si fidava di quei due.

E alla fine si incontrarono: Bra e Goten, faccia a faccia, nello stesso ristorante in cui, i rispettivi amici, li avevano invitati per, a loro dire, passare una serata tra soli amici.
Non dissero nulla, in silenzio rimasero a guardarsi fissi più per minuti che per secondi. Un’imbarazzante vuoto di due minuti in cui l’unico rumore che si udiva era il piede di Trunks che nervosamente batteva a terra. Aveva tentato, un paio di volte, di distendere la tensione schiarendosi la voce, ma era stato tutto vano: aveva notato un luccichio negli occhi di sua sorella che non presagiva nulla di buono.
Fu proprio lei a parlare per prima –Avete…avete organizzato apposta tutta questa pagliacciata?- sibilò come se volesse trattenere a stento la rabbia.
Goccioline di sudore cominciarono a colare dal viso di Trunks. Non osò replicare nulla, non riusciva a trovare le parole adatte se non che, ahimè, sapeva che sarebbe andata a finire così. Stupido lui che si era fatto coinvolgere.
-Bra, senti… forse il piano non era dei migliori,- Goten venne interrotto da un “Hey!” offeso di Marron –Ma… ma, diamine, mi manchi! E io avevo bisogno di vederti.
-Tu eri d’accordo?- sbottò esasperata, questa volta il tono della sua voce era molto più alto.
Trunks stava già escogitando un modo per calmare gli animi o, nello scenario peggiore possibile, darsi alla fuga. Ma non ce ne fu bisogno.
Perché fu Goten ad esplodere. Un urlo secco, gli occhi lucidi di una rabbia che non era da lui –Adesso basta, Bra! Mi hai scocciato!
Decine di teste si voltarono verso di loro e anche Marron cominciò a dubitare del suo piano –Non è possibile che debba fare tutto io. Ma ti rendi conto? Stai tirando su un dramma inutile, intorno a una frase che io non ho mai detto!- ormai era talmente fuori di sé che non si stava più curando neanche del maître di sala che, avvicinatosi a loro, aveva fatto segno di abbassare il volume.
Prese un pacco che teneva nascosto in uno dei posti a sedere e, mossosi a gran passi verso la sua ragazza, quasi glielo lanciò per quanto brusco era stato –Tieni! Era un regalo, ma tanto so già che non te ne frega nulla, finché non lo decidi tu!
E, inaspettatamente, se ne andò, senza salutare nessuno.

Erano dei cioccolatini. Tanti, tantissimi, della marca che più lei preferiva.
Bra si sentì gli occhi leggermente umettati: non sapeva se fosse per la cioccolata, per Goten o per la sua stupidità.
Una lacrima cominciò a cadere dai suoi occhi. E poi un’altra. E poi un’altra ancora.
Ripensò alle ultime parole che il suo ragazzo le aveva detto: “Non te ne frega nulla, finché non lo decidi tu”. E poi, guardò di nuovo i cioccolatini dentro la scatola, tutti affilati come tanti piccoli soldatini.
-Bra…- sentì la voce di Marron alle sue spalle. Sapeva che era mortificata per ciò che era successo, sapeva com’era fatta. Ma la verità era che la colpa era solo sua.
-Io… devo raggiungerlo!- non poggiò neanche la scatola sul tavolo. Cominciò a correre verso l’uscita, senza curarsi di urtare i camerieri, negli occhi solo lui.

-Che ti avevo detto? Il piano era magnifico, ero certa che avrebbe funzionato- Marron si sarebbe data una pacca sulla spalla da sola per quanto orgogliosa di se stessa si sentiva in quel momento.
Trunks scoppiò a ridere –Oh, certo, non ho mai dubitato di te.
Continuarono a camminare per il parco in silenzio, nella loro testa era ancora impressa la scena della sera prima. Tutto sommato, non era stata la cena peggiore della loro vita. Alla fine, quei due avevano chiarito, e quello era il loro intento.
-Oh, quasi dimenticavo,- dal marsupio, Trunks estrasse un piccolo pacchetto che aveva tutta l’aria di essere stato incartato in fretta e in furia. Poi, lo porse a Marron –E’ per te.
La ragazza cominciò a sentire le sue guance che, gradualmente, si stavano surriscaldando –Grazie- sorrise e, attenta a non romperlo, iniziò a scartare il pacchettino, come se fosse stata una cosa preziosa.
Non appena vide cosa c’era al suo interno, gli angoli della sua bocca si curvarono ancora più all’insù. Sentì le sue mani tremare, perché una scena come quella prima di allora era successa solo nella sua testa. E, in ogni caso, per quanto vivide fossero le sue fantasie, non erano state emozionanti neanche la metà di quello che stava accadendo nella realtà.
-Non… non è di certo come quello che Goten a regalato a Bra, ma…- Trunks poggiò una mano sulla sua guancia e il suo cuore perse un battito –Potrebbe essere un inizio, no?
La ragazza non rispose. Si limitò a sorridergli e a saltargli letteralmente tra le braccia.
Dentro a quella scatolina, uno solo ma pur sempre pieno di significato, c’era un cioccolatino.






Salve!
Ebbene, sì, sono tornata. Sono “leggermente” in ritardo, lo so, ma in questo periodo sono parecchio indaffarata: a breve mi dovrò trasferire in una nuova città (effetti collaterali dello scegliere un’università che sta a cinque ore da casa propria), e quindi non ho avuto molto tempo per aggiornare.
Questo capitolo è un po’ più lunghetto degli altri: diciamo che si tratta di un capitolo un po’ speciale ^^ mi sono accorta che la coppia era decisamente sbilanciata. Per quanto sia una “girl power”, non ritengo giusto che Goten fino ad adesso si sia fatto trattare un po’ a pesci in faccia da Bra. Questa è stata la sua rivincita, seppur minima (perché, diciamocelo, per quanto uno si può arrabbiare, Bra è sempre Bra: non si cambia u_u). Inoltre, avrei voluto approfondire un po’ di più la coppia Trunks/Marron, che rivedremo (lo spero) anche nel prossimo capitolo.
Che altro dire? Spero vi sia piaciuto.
A presto,
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Zucchero filato ***




-zucchero filato-




A Bra piaceva organizzare uscite a quattro insieme a Trunks e Marron. Adorava chiacchierare al telefono con l’amica per due ore di fila solo per decidere in quale locale avrebbero voluto cenare tutti insieme, adorava consigliare a suo fratello qual era il vestito che più avrebbe potuto far colpo sulla sua nuova fidanzata. Adorava qualsiasi aspetto che quella condizione comportava.
Non appena aveva saputo che suo fratello e la sua migliore amica avevano finalmente cominciato a frequentarsi, era letteralmente impazzita di gioia
-Ma ci pensi?- aveva continuato a squittire estasiata a Goten per almeno sette giorni di fila –Il tuo migliore amico e la mia migliore amica, non è meraviglioso? Così possiamo uscire tutti e quattro insieme, quando ci va.
E sulle prime era stata pure una condizione divertente e stimolante da provare: confrontarsi con una coppia diversa dalla loro sotto molti aspetti era stato anche un modo per levigare le imperfezioni di entrambi i rapporti.
Ma, con il tempo, si era trasformato in qualcosa di decisamente diverso: qualcosa di virtualmente distruttivo.

-Trunks! Trunks, amore, compriamo lo zucchero filato?- cinguettò Marron, rivolgendo uno sorriso zuccheroso al suo ragazzo. I suoni elevati e vivaci del Luna Park non riuscirono a sovrastare la sua voce, studiata ad arte per essere il più squillante possibile.
Trunks le accarezzò il volto, gli occhi azzurri puntati su di lei colmi di adorazione: anche il suo atteggiamento, ma forse era un’impressione di Bra, sembrava essere volutamente esagerato –Per te qualsiasi cosa, tesoro.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso –Goten caro, lo compriamo anche noi?- si intromise allora Bra con voce, se possibile, ancora più alta e stucchevole.
Il ragazzo le rivolse un’occhiata che, a giudicare dall’espressione da pesce lesso, doveva essere alquanto perplessa –Ma tu non eri a dieta?- sbatté le palpebre confuso -E poi, cos’è questa novità? Non mi hai mai chiamato “Goten caro”.
Mai scelta di parole fu meno azzeccata di quella: si sentì afferrare per il colletto della camicia -Comprami quel maledetto zucchero filato e subito!- gli sibilò rabbiosa all’orecchio, particolarmente attenta a non farsi sentire dagli altri due.

Continuavano a camminare tutti e quattro in fila parallela: Marron era praticamente avvinghiata a Trunks; Bra dal canto suo non perdeva un secondo per tubare con Goten.
-Su, avanti, apri la bocca- gli sussurrava di tanto in tanto, con la punta delle dita reggeva un pezzettino rosa e spumoso di zucchero filato.
E Goten eseguiva senza battere ciglio: aveva ormai capito che lui e Trunks erano diventati le pedine di una semplice, ma potenzialmente pericolosa, competizione tra amiche su chi fosse la coppia migliore.
-Ovviamente, adesso mi porti sulla ruota panoramica, vero?
Quello che di norma sarebbe stata una proposta allettante, in quella circostanza assomigliava più che altro ad una velata minaccia.






Salve a tutti.
Ebbene sì, questa volta ho aggiornato abbastanza presto (più che altro perchè so già che non potrò in seguito, per un po').
Ringrazio, come al solito, tutti quelli che leggono e seguono questa sciocchezza <3
Cosmopolita

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Muffin ***


-Muffin-



In principio sentì solo l’odore di bruciato, che gli fece storcere il naso: non aveva ancora capito la reale gravità della situazione, ma poteva benissimo cominciare ad intuirla.
Continuò a salire le scale, un po’ più veloce, perché se c’era una cosa che aveva imparato dopo mesi di convivenza con Bra era che una situazione del genere si verificava solo in due casi: o quando si bruciava i capelli con la piastra, oppure quando era ai fornelli.
In ogni caso, nessuna delle due alternative presagiva qualcosa di buono.
Il fumo venne in seguito: un’immensa nuvola grigiastra, che si espandeva dalla porta d’ingresso della loro casa, fino all’inizio delle scale.
Lo spettacolo era nell’insieme talmente suggestivo ed impressionante, che Goten trattenne il respiro; la sua mente volò immediatamente a Bra avvolta dal fumo o, peggio, dal fuoco.
Si precipitò verso la porta, senza neanche fare lo sforzo di richiuderla, e corse verso la cucina, trafelato, nella speranza che quell’apparente piccolo incidente non fosse invece il preludio di qualcosa di più grande.
Della figura di Bra riusciva a scorgere solo le spalle che emergevano dal fumo, i capelli azzurri e la sua voce che imprecava, rabbiosa, contro chissà quale entità ignaramente colpevole di quel misfatto.
-Bra!- urlò, gettandosi anche lui verso di lei. Aprì il forno, che cacciò l’ennesimo sbuffo di fumo e, nonostante negli anni non avesse mai capito come accidenti funzionasse quell’apparecchio dall’aria complessa, girò una manopola a caso per spegnerlo.
-Tutto a posto? Ma che stavi facendo?- la prese per le spalle e, assicuratosi che non si era fatta nulla, l’abbracciò, il fumo piano piano stava cominciando a dissiparsi.
-Volevo… volevo farti solo una sorpresa… dannazione- la sentì tirare su con il naso, ma la voce era ferma, come se si stesse sforzando di trattenere le lacrime.
Con la coda dell’occhio, Goten sbirciò il contenuto del forno: al suo interno, era rimasta una teglia di muffin ormai nerastri e dall’aspetto poco appetitoso.
Sorrise, la strinse ancora più forte –Sono sicuro che, qualsiasi cosa ci sia lì dentro, è ottima.






Salve a tutti!
In questo capitolo -uno dei più corti di tutti, tra l'altro- a quanto pare, è stata proprio Bra a farla grossa. Povera ragazza!
Beh, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo. Il prossimo, purtroppo (o per fortuna), sarà l'ultimo di questa raccolta.
Un bacio e un dolcetto a tutti coloro che hanno letto Cosmopolita

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3172520