Pietre d'onice e di ambra di La Lady (/viewuser.php?uid=3433)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dal primo capitolo: ***
Capitolo 2: *** La ricerca ***
Capitolo 3: *** L'incontro. ***
Capitolo 1 *** Dal primo capitolo: ***
Gli
occhi verdi incontrarono i neri,
ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di questi ultimi
svanì,
lasciandoli fissi e vuoti.
La mano che stringeva Harry crollò a terra e Snape
non si mosse più.
Harry Potter ed i Doni
della Morte.
Fu
un attimo e dopo il buoi una forte luce bianca fece riaprire gli occhi
dell'ormai ex professore di Pozioni.
Era sdraiato su di una panchina e, massaggiandosi la testa, si
alzò guardandosi intorno.
Era morto, poco ma sicuro.
Se chiudeva di nuovo gli occhi poteva vedere le zanne di Nagini, pronte
a ucciderlo.
Si portò una mano sul collo ma trovò solo la sua
solita pelle liscia.
-Perchè sono qui...?-
Si voltò, concentrandosi sul paesaggio che lo circondava:
banchine e binari erano abbracciati da quella specie di nebbia soffice
che quasi riusiva a cullare l'uomo.
Iniziò a camminare, i pensieri che correvano veloci per
darsi una spiegazione logica.
Era morto, quello lo sapeva, ma dov'era adesso?
Si aspettava qualcosa di buoi, freddo, pieno di orrori.
No sciocco, ancora nella morte sei in grado di mentire a te stesso.
Ti sei sempre immaginato che al momento della tua morte il mondo si
tingesse di rosso, e che l'unico sole avesse gli occhi verdi ed un
sorriso solo per te.
Era morto guardando quegli occhi e adesso si ritrovava come un cane
abbandonato su una panchina.
Destino crudele.
Continuò a camminare piano, cercando cartelloni inesistenti,
fino a quando in lontananza non intravide una figura seduta.
Forse era lei, ancora si mentiva, forse lo stava aspettando come il
primo giorno di scuola.
-Ehy Snivellus...-
No, impossibile.
Per tutti i maghi morti o morenti.
Era finito all'inferno.
Ed il suo demonio personale era quel maiale di James Potter.
Era seduto in maniera spavalda sulla panchina, le gambe aperte e la
schiena china con i gomiti sulle ginocchia.
Quando Severus si avvicinò scorse i suoi occhi beffardi
color nocciola in un corpo giovane.
-Invecchiando non sei certo migliorato sai?-
-Vedo invece, Potter, che tu sei rimasto l'insopportabile Grifondoro
che eri a vent'anni. Dimmi, morire e mantenere quel corpo ti ha
permesso di fare il maiale anche in quest'altro mondo?-
Avrebbe voluto mettergli le mani al collo. Si, al collo, e strozzarlo
come una gallina.
Severus si immaginò Potter Senior col corpo di gallina e lui
che gli tirava il collo mormorando parole senza senso.
Ma, oltre ogni sua aspettativa, si mise a sedere accanto al suo
più accerrimo nemico.
Cosa poteva perdere ormai? Era morto, basta. Se proprio doveva finire
all'inferno l'unica sua speranza erano le stanze separate e non in
comune.
-Tzk, sei sempre il solito Snivellus... - James alzò le
braccia sopra la testa, stiracchiandosi e spettinandosi ancor
più i capelli. -So che aspettavi qualcun'altro ma, sai, io e
Sirius abbiamo insistito così tanto che alla fine abbiamo
dovuto tirare una moneta in aria per decidere chi sarebbe
effettivamente venuto qui.-
Severus, a quel punto, si immaginò la rimpatriata Grifondoro
con tanto di stendardi e boccino d'oro ovunque.
Certo, adesso poteva immaginare la sua punizione, essere appeso a testa
in giù alla stazione del treno e farsi togliere le mutando
ogni due o tre ore da quegli idioti.
-Ne vuoi?-
Era strano, ma la voce di Potter gli era mancata.
Sfilò una sigaretta dal pacchetto offerto dal Grifone e
l'accese con la bacchetta.
James fece lo stesso, osservando i binari con sguardo assente.
-Il treno sarà qui a momenti...-
-Bene Potter, almeno li dentro ci sarenno degli compartimenti, tanti
scompartimenti, e non vedrò più la tua orrenda
faccia.-
Severus tirò una boccata, sentendo il fumo scendere e
bruciare fino ai polmoni.
Che buffa la vita.
Odi con tutto te stesso un uomo e, quando muori, ti ritrovi a fumarci
una sigaretta insieme come vecchi compagni.
Che orrore.
-Ho visto tutto sai?-
Severus rise.
Dopo quasi vent'anni Severus Snape rise di gusto, di cuore, scacciando
ogni barriera.
-Non ti bastava tormentarmi da vivo, adesso scopro che anche da morto
non ti sei mai smentito...-
-Idiota... Sei sempre il solito untuoso scemo col naso ficcato nelle
pagine di un libro lo sai?-
-Sempre meglio che di un idiota che si rompe gli arti su una scopa per
prendere uno stupido boccino.-
Dopo qualche attimo di silenzio i due si trovarono a ridacchiare.
Ma Severus si trovava in pace.
Sarà la sigaretta, pensò, sarà che non
avrebbe avuto più pensieri, ma questo bastò per
tutto, anche per sopportare la vicinanza del maiale.
Osservarono insieme l'arrivo del treno rosso, lo sbuffare e lo stridere
delle rotaie, e si alzarono in piedi quasi in sincro.
Snape si avvicinò tranquillo, sapeva fin troppo bene quale
porta avrebbe dovuto prendere per aggiudicarsi lo scompartimento
migliore e, soprattutto, silenzioso.
-Ehy Snivellus che fai?-
L'ex professore si voltò di scatto, l'aria interrogativa sul
volto.
-Prendo il treno Potter, che altro potrei fare in una stazione?!-
Sarcastico fin oltre la morte, bravo Severus.
-Tu non puoi salire, non ancora.-
-E come mai Potter, di grazia?- Sarà stata la nebbia ma
Severus non spuntò quelle parole, bensì le
accompagnò con una voce calma e rilassata.
-Perchè non hai il biglietto, idiota.-
L'uomo aprì bocca per ribattere ma la richiuse mentre
osservava James estrarre dalla tasca posteriore dei pantaloni un
biglietto da timbrare.
-Potter, che gioco è mai questo? Mi devo aspettare il sacco
di pulci assalirmi alle spalle?-
-Oh no no... Sirius sarebbe stato entusiasta ma il Preside non lo ha
ritenuto opportuno e ha truccato la mon...-
-Oh certo, vi mettete a far banchetto alle mie spalle. Ti diverti
Potter? Vi divertite? Tale padre tale figlio...-
-Severus...- James gli si era portato davanti. Era poco più
alto dell'uomo ma del tutto diverso.
Poi successe tutto velocemente.
Prima Severus cercava qualcosa di sadico da dire per aggiudicarsi una
stanza extra lusso negli inferi, poi si sentì stringere in
un abbraccio fraterno da James.
Si, da James Potter.
Rimase così stranito da non muovere un muscolo.
-Lei lo sa. -Lo sentì dire contro il suo orecchio - Credo lo
abbia sempre saputo.-
Il ragazzo si staccò dall'ex nemico, salendo gli scalini del
vagone.
-Ci vediamo fra qualche decennio Snivellus.-
Le porte si stavano chiudendo.
-Grazie... Grazie per tutto... Grazie per Harry.-
Severus udì solo quelle ultime parole mentre osservava il
treno partire piano e farsi sempre più veloce man mano che
avanzava.
Si trovò li, da solo, come un perfetto idiota, senza un
biglietto per prendere il treno e con i ringraziamenti di James Potter
dentro il cuore.
*********************************************************************************
La prima cosa che vide fu il rosso.
Un rosso acceso come il fuoco.
Si beò di quella visione, cercando di respirare a pieni
polmoni.
Durò poco.
Poi le vide, e tutto quel rosso prese le sembianze dell'inferno.
Era circondato da piume rosse e gialle, con lo sguardo indagatore della
fenice Fanny a pochi centimetri dal suo volto.
Stava piangendo per lui.
Severus Snape non riusciva a parlare ma disse mentalmente una serie di
maledizione da bruciare anche gli inferi.
-------------------------------------------------------------
Prototipo di una
long fic.
Come al solito scrivo e pubblico, sono troppo pigra per rileggerla. Se
vedete errori.. Siate clementi.
E' solo l'inizio, pensato e ripensato da qualche anno ma mai messo su
carta fino a poche ore fa.
Un finale alternativo, così, perchè Severus aveva
bisogno di un'altra possibilità.
James Potter gliela doveva.
Curiosi di sapere da chi verrà ritrovato?
Arancione via via scurendosi :p
ttp://www.pensieriparole.it/aforismi/libri/frase-59892>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** La ricerca ***
cap2
Era finita.
Finalmente era del tutto finita.
Guardare il cortile di Hogwarts pieno di macerie e fumo, al contrario
di ogni aspettativa, era lo spettacolo più bello del mondo.
I Mangiamorte superstiti, raccolti in gruppo, buttarono le bacchette in
terra.
Non sarebbe valsa la pena combattere, lo sapevano, e inermi aspettavano
la loro sorte all'arrivo degi Auror.
Solo tre persone si distaccarono dal gruppo, a testa alta, i biondi
capelli sferzati come da un vento invisibile mentre si allontanavano
dalla sconfitta.
Ma, alla fine, chi era veramente il vincitore e chi i vinti?
Hermione si guardò intorno, sconvolta dalla grande
liberazione di Voldemort e dai cadaveri che, sapeva, aspettavano in
infermeria
Ed infatti eccoli, muti martiri di guerra che non avranno la
possibilità di vedere il futuro.
Hermione osservò la famiglia Weasley, abbracciando il
proprio ragazzo e cercando parole di conforto.
Ma cosa potrebbe mai esserci di confortante in una famiglia che ha
appena perso un figlio? ad una madre che abbraccia i figli sapendo che
da quel momento in avanti ne mancherà sempre uno all'appello?
E poi voltò lo sguardo sulle due figure dei neo sposi: Remus
e Dora.
Il loro bambino avrebbe sentito sempre parlare delle grandi gesta dei
suoi genitori, eroi contro la sconfitta del grande Tu-Sai-Chi, ma
nessuna parola avrebbe sostituito le braccia snelle di Tonk per un
abbraccio, ne lo sguardo dolce di Remus.
Hermione sentì le lacrime agli occhi.
Un altro "Harry Potter", un altro bambino senza genitori, la cui fama
è conosciuta da utti tranne che da lui.
Hermione Granger si fece una promessa.
Quel bambino non sarebbe cresciuto da solo.
*************************************************************************************
-Ancora un ragazzo di Tassorosso.. Avanti Ron, ci siamo quasi-
Erano ormai le luci dell'alba quando i tre ragazzi, ormai troppo uomini
per essere chiamati il Golden trio, portarono l'ultimo corpo senza vita
dentro la scuola.
I parenti delle vittime si erano riuniti i un comune stato di
silenziosa preghiera mentre quelli in grado di andare sulle proprie
gambe, come li aveva definiti la professoressa McGonagall, furono
pregati di unirsi ai festeggiamenti nei vicini villaggi.
-Potter - si sentì chiamare il ragazzo da quel forte accento
scozzese - sarebbe il caso che tu ti riposi un po' dopo... Beh, hai
sconfitto il più grande mago oscuo di tutti i tempi, per
Godric, non credi di aver fatto abbastanza?-
-Professoressa- dissero i tre ragazzi insieme - ne manca ancora uno.
*************************************************************************************
Hermione camminava dietro a Harry, chiusa in un silenzio imbarazzante.
Ron chiudeva la fine e, ogni tanto, sentivano imprecarlo contro i ragni
della Stamberga Strillante.
Tutto ad un tratto l'arcigno professore di Pozioni le era sembrato per
quello che veramente sapeva fosse fin dal principio:
un uomo tremendamente solo.
Certo, bastardo fin nel midollo ma pur sempre un uomo solo che ha
devoluto la sua vta per una causa grandissima.
L'amore.
Hermione si chiedeva, mettendo un passo davanti all'altro, quale
potenza può spingere un uomo ad un atto simile.
Sapeva che il professor Snape nascondeva qualcosa, non le era mai
importato quel che pensava la gente. Dumbledore si fidava di lui.
Certo, dopo averlo ucciso aveva avuto delle incertezze ma... Nel
profondo sapeva che c'era qualcosa di... sbagliato in tutto.
Severus Snape non avrebbe mai ucciso un uomo come il preside senza un
valido e misurato motivo.
Se c'era una cosa di cui era certa era l'onore del suo ex professore.
Ex...
-Harry... Vuoi che vada...- Il Ragazzo Vincitore Che Era Anche
Sopravvissuto si era fermato davanti alle scale.
-Io... Io devo farlo.-
Hermione prese per mano l'amico e, dato uno sguardo a Ron,
iniziò a salire le scale verso l'ultimo e vero eroe di
quella lunga battaglia.
**************************************************************************************
Era svenuto.
O forse era davvero morto.
Forse ce l'aveva fatta, era morto sul serio e fanculo a Potter ed ai
suoi fantomatici discorsi sui biglietti dei treni.
Non ci sono treni nell'aldilà.
C'era la pace.
Eppure sentì un urlo ed un tonfo sordo vicino a se.
Come poteva essere?
Magari la baracca stava per crollare, non se ne sarebbe stupito dopo
tutti quegli anni e quei disastri.
Dov'era Potter?
Era sopravvissuto?
Cercò di aprire gli occhi ma la luce lo accecava,
Luce... Non c'era luce quando aveva visto il pennutaccio piangere per
lui.
Cos'era quindi?
-Professore!-
Tossì, cosa stupida in un momento come quello, ma l'aria
faticava ad entrare nei polmoni e, molto probabilmente, aveva del
sangue in luoghi di cui non voleva pensare, sopra e sotto pelle.
Aprì piano gli occhi, incontrando quegli di Lily, come se
stesse per morire di nuovo in un momento all'altro.
Ma l'aria continuava a filtrare, fiera e combattiva di vivere.
Sentì dei gorgolii uscirgli dalla bocca poi Potter si
chinò ad abbracciarlo forte.
Harry Potter non seppe mai che le prime parole dopo la non-morte di
Severus Snape furono "ti ci sono voluti sette anni e quasi la mia morte
per chiamarmi professore, idiota".
************************************************************************************
Hermione Granger provava dei sentimenti contrastanti.
Voleva vomitare, urlare, e scagliarsi contro il mondo.
Li, davanti a se, l'uomo che avevano visto morire respirava ancora, il
collo sfigurato da una orribile cicatrice ancora rossa ed infiammata.
Sul petto, notò infine la giovane donna, una piuma di fenice.
L'ultimo regalo di Dumbledore per il suo uomo.
Una seconda vita.
********************************************************************
Eccoci qua!
Secondo capitolo molto ma molto transitorio.
Ammetto che non mi piacciono i capitoli transitori e forse lo si nota
bene.
Abbiate pietà, prometto che l'idea è buona, deve
solo ingranare fra uno o due capitoli!
Ringrazio chi, coraggioso, è arrivato a leggere fin qui e...
Al prossimo capitolo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** L'incontro. ***
Ancora luce ed un sapore cattivissimo in bocca.
Severus Snape cercò di alzarsi da qualunque posto esso
fossestato ma si scoprì le mani ed i piedi bloccati.
Teneva ancora gli occhi chiusi, non voleva vedere le pareti bianche e
le infermiere in agguato dietro lo stipide della porta.
Oh si, sapeva di trovarsi al San Mungo, quanto è vero che se
avesse trovato il pennutaccio lo avrebbe fatto allo spiedo.
O arrosto, dipende dal momento.
Il giovane moro rinuncia, crollando di nuovo sul cuscino,
costringendosi a fare mente locale.
Era morto.
Poi il pennutaccio aveva pianto per lui.
Poi si era svegliato con Potter e compari alla luce del sole.
Adesso era in ospedale.
Quanto aveva dormito?
Chi lo aveva portato li?
Ovvio, che stupido Severus...
Il Ragazzo D'Oro lo aveva salvato procurandosi ancora più
fama e gloria.
Già se lo immaginava sulla Gazzetta del Profeta:
giovane Potter porta in salvo ex mangiamorte ed ex professore di
Hogwarts.
Tirò un sospiro rassegnato.
Gli avrebbe parlato.
Avrebbe avuto giornalisti curiosi al capezzale del letto.
Avrebbe dovuto traslocare e darsi alla vendita illegale di pozioni in
giro per l'Europa.
Tanto in Inghilterra chi mai lo avrebbe più temuto? Lui,
Severus Snape, il pipistrello dei sotterranei, morto per amore di una
donna.
Aspetta...
Severus sgranò gli occhi e si alzò di scatto,
colpendo in piena fronte il ferro del lettino con la maniglia per
aiutare ad alzarsi.
Quasi non sentiva dolore.
Pensava solo ai suoi ricordi.
I suoi ricordi sulla prima pagina rosa della Gazzetta del Profeta.
**************************************************
-Hermione cosa stai facendo?-
Ron carezzò i capelli crespi della compagna cercando di
attirare la sua attenzione:
era ormai da diverse ore che leggeva un libro babbano sulla
magistratura e le leggi.
Il rosso siguardò intorno:
era una bellissima giornata di metà maggio e loro tre, come
ogni giorno, andavano in ospedale a parlari con cari o amici, sperando
in un completo guarimento.
Si voltò verso Harry, seduto davanti a lui, gli occhiali
storti sul naso e lo sguardo assente.
Ginny sarebbe arrivata da un momento all'altro; molte sue compagne
Grifondoro erano rimaste ferite nella Grande Guerra e non perdeva
opportunità per rendersi partecipe alle visite.
-Ecco qua!-
Ron trasalì per la sorpresa, guardando la donna che si era
scoperto di amare con curiosità.
-I diritti di adozione in casi particolari. Ieri ho passato tutta la
sera a cercare leggi del mondo magico sull'adozione e con lo studio di
oggi posso ritenermi soddisfatta!-
Irradiava gioia da ogni poro e Ron ne rimaneva sempre affascinato.
Cosa avrebbe fatto senza Hermione? Senza la sua intelligenza, la sua
presenza, ed il suo caratteraccio che tanto amava?
-Ron?-
Neppure Ginny riuscì a staccarlo dall'ammirazione, quasi
fosse sotto Imperio.
Voleva prendere Hermione fra le braccia e baciarla, ora, subito,
perchè se aveva imparato una cosa era che il tempo era
prezioso e non sai mai cosa può riservare il domani;
figuriamoci un paio di ore.
Si sporse speranzoso ma la giovane si alzò quasi saltellante
andando a salutare l'amica e iniziando a camminare e confabulare strane
teorie.
-Io le donne non le capisco...- Favellò Potter osservando
sorridente la rossa e la riccia svoltare in un corridoio.
-A chi lo dici amico.-
***********************************************
Dolore.
Un terribile ed indescrivibile dolore.
L'aria mancò, la bocca aperta a cercare ossigeno e salvezza.
Sentiva il sangue sulla pelle, la gola arsa, il disperato bisogno di
sputare il sangue che pian piano riempiono i polmoni.
-Professore! Professore!-
Un ultima grande boccata e l'aria riniziò ad entrare
regolarmente.
O quasi.
Era un incubo, un perfetto incubo, e lui si era fatto prendere dal
panico come un qualsiasi poppante.
-Professore si sente bene?-
Non si era accorto della figura al suo fianco, la voce piena di paura
ed il corpo proteso sul letto.
Severus non si era reso conto di essersi portato la mano al collo fino
a quando quella della ragazza non fu sulla sua.
Alzò gli occhi, due pozzi di onice, per incontrare le gemme
ambrate della sua studentessa So-Tutto-Io.
-Granger cosa ci fa qui?-
Si stupì di sentire la sua voce rauca, e tossì
più volte.
Non lo avrebbe mai detto a nessuno ma amava la sua voce vellutata;
riusciva a incutere terrore senza sembrare un pescivendolo babbano.
Scansò la mano della giovane come fosse fuoco vivo,
riacquistando una postura rigida ed uno sguardo apatico.
Tossì piano più volte prima di parlare di nuovo e
fu soddisfatto della suono che ne uscì.
-Signorina Granger per quale motivo si trova nella mia stanza?-
Voleva essere più acido, aveva bisogno di tirare fuori il
vecchio se.
-Sta bene?- fu la prima cosa che Hermione riuscì a dire.
Di punto in bianco l'uomo annaspava nel vuoto, bianco come un morto, ed
alla fine quell'urlo strozzato.
La ricia aveva subito pensato al veleno o alla ferita:
le infermiere avevano avvertito di un eventuale ricaduta o lacerazione
della pelle.
-Oh certo che sto bene Granger... Mi sono solo preso una piccola
vacanza fuori dallo città e lo stress-
Hermione roteò gli occhial cielo; era vivo ed in salute, il
sarcasmo era un buon segno.
-Cosa ci fa nella mia stanza?-
-Ho il permesso di far visita agli ammalati e questo era il suo turno.-
Severus la guardò negli occhi e Hermione provò un
formicolio sulla spina dorsale. Quell'uomo sapeva parlare anche solo
con uno sguardo.
Poi lo sguardo dell'uomo cadde sul proprio letto ed un sopracciglio non
mancò di alzarsi:
-Granger cosa ci fanno tutti quei libri sul mio letto e sulla mia
gamba?-
-Ops!-
Hermione si affrettò a togliere i volemi dalla figura
dell'uomo: si era portata dietro vari libri per l'adozione di Teddy e,
dato che le infermiere le avevano detto che il professore passava la
maggior parte del tempo in uno stato di semicoscienza, aveva
approfittato.
Forse fin troppo visto che alcuni volumi stavano in verticale grazie
all'appoggio della gamba dell'uomo.
La giovane donna si sentì avvampare; che razza di situazione!
Certo, la fortun a girava dalla sua parte visto che si era svegliato
proprio in quel momento...
La schiena formicolò di nuovo e la donna si voltò
per incontrare gli occhi neri.
-Sto aspettando una risposta Granger e, ti prego, sii celere. Non
vorrei trattenerti ancor più nellaq mia momentanea resede privata.-
Severus non mancò di sottolineare l'ultima parola; voleva
riposo, stare solo, isolamento, allontanamento da ogni genere di essere
vivente.
Ma, evidentemente, era chiedere troppo.
Continuò a guardare curioso la sua ex studentessa che
metteva svelta i tomi nella piccola borsetta: sicuramente aveva fatto
un incantesimo, chissà quenti libri aveva ancora li dentro
la dannata So-Tutto-Io.
-Sono felice che si senta meglio professore- rispose Hermione alzandosi
- prima mi ha fatto prendere uno spavento. Adesso è l'ora
che io vada ma - aggiunse notando il sorriso soddisfatto del malato
-prima sarà meglio chiamare un infermiera.-
Se ne andò così la Grifondoro, con l'immagine
dell'uomo che cambiava rapidamente espressione.
************************************************************
Eccoci
qua, terzo capitrolo (sempre transitorio) della fic.
Da qui in poi è tutta discesa (o salita, dipende dai
personaggi) e spero che questo capitolo (ma soprattutto i prossimi)
siano di vostro gradimento!
Vi lascio con una semplice frase:
Teddy in coming...!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3125710
|