NaLu Week: Let me show you how proud I am to be yours

di Yumeha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wander ***
Capitolo 2: *** Gratitude ***



Capitolo 1
*** Wander ***



Wander
 
 
[Tradotto con uno dei significati meno considerati con questa parola: allontanarsi]
 

Genere scelto: Malinconico, Sentimentale
Tipo di coppia: Het
Avvertimenti: Spoiler!
 
« Tchù! »
Lucy non fece in tempo a portarsi le mani davanti alle labbra a causa della velocità con cui lo starnuto la colse. Arricciò il naso, guardando in cagnesco il mucchio di polvere che le stava davanti. Era allergica e pulire la soffitta sicuramente non era stata la migliore delle sue trovate.
Eppure era l’unico modo per riuscire a trovare tutto ciò che l’aveva legata a Natsu finora.
Il Master era stato costretto a sciogliere Fairy Tail e rendere libera quella fata che era stata per tanto tempo un emblema, un rifugio, una speranza per ogni membro di quella Gilda. Eppure Lucy non riusciva ancora a capacitarsene, sfiorava il marchio sul dorso della sua mano ogni volta, solitamente senza nemmeno accorgersene, era diventato un gesto così naturale per lei.
Allontanarsi dai suoi amici, o meglio, dalla sua famiglia fu la prova più difficile a cui lei si sentì sottoposta. Non c’era giorno a cui non rivolgeva un pensiero a quei ragazzi che erano stati in grado di donarle e insegnarle così tanto.
Eccezion fatta per Natsu.
A lui non bastava un solo pensiero; Lucy gli dedicava ogni minuto della sua giornata.
Aveva provato a cercarlo e contattarlo, ma mai che uno dei suoi sforzi fosse stato appagato. Lui si era allontanato da Lucy, l’aveva lasciata sola, però lei non riusciva ad odiarlo, non poteva, ma soprattutto non voleva.
Sfiorò una fotografia che la ritraeva insieme a lui, a quel ragazzo con i capelli rosa perennemente spettinati. Lui le stava terribilmente vicino, le labbra stese in un sorriso radioso, le braccia muscolose a intrappolare il corpo della bionda. Gli occhioni scuri della ragazza puntati in quelli del Drago di fuoco, uno sguardo da cucciolo indifeso. Le gote leggermente imporporate e una mano ancorata sul bicipite del ragazzo, che cercava inutilmente di respingerlo, quando era lampante che il suo vero desiderio era quello di averlo più vicino.
Non era una novità che mente e cuore reagissero in modo totalmente contrastante. Se uno desiderava qualcosa, l’altro voleva esattamente l’opposto.
E in quel momento per Lucy valeva lo stesso discorso: il suo cuore lo voleva vicino, la sua mente no, a causa del rancore che provava nei suoi riguardi. Non avrebbe dovuto abbandonarla.
Non dopo tutto quello che avevano passato.
Non dopo tutto quello che avevano condiviso.
Non dopo che il loro rapporto si era evoluto in quel modo.
Sorrise davanti alla foto, decidendo di metterla in uno scatolone che avrebbe poi portato nel suo appartamento.
Mise le mani in quello che doveva essere un vecchio baule e cominciò a frugare, muovendosi piuttosto velocemente.
« Ah! » strillò all’improvviso, ritraendo di scatto l’arto.
Lo guardò e per un attimo la vista le si annebbiò quando vide un grosso taglio sul dorso, esattamente dove c’era il marchio rosa, squarciato da un grosso taglio, dal quale fluiva del denso liquido rossastro.
Guardò all’interno del baule e vide tante schegge di cristallo, ne prese una e ricordò cosa fosse. Era un elefantino, dono che le aveva fatto Natsu di ritorno da una missione. Quando però aveva saputo che lui si era allontanato da lei, ciò che la spinse a reagire in quel modo fu decisamente incontrollabile, si era pentita del gesto nell’attimo dopo.
 
***
 
Andato.
Se ne era andato.
Lucy dovette respirare a pieni polmoni per un po’, cercando di far passare più aria possibile. Ad ogni boccata d’ossigeno però il battito aumentava d’intensità, aggiungendosi anche la consapevolezza del fatto che quello che stava vivendo era tutto vero e questa volta il suo Drago non sarebbe tornato.
Perché l’aveva fatto?
La loro amicizia valeva così poco? Era una cosa di così poco conto?
Un moto di rabbia s’impossessò della bionda, incanalando il tutto in un urlo gutturale e disperato. Si scagliò contro il comodino che si trovava affianco al letto e afferrando un elefantino di cristallo abbastanza grande, lo gettò con tutta la forza che possedeva sul pavimento. Osservò l’animaletto infrangersi contro il parquet, insieme alle innumerevoli schegge che invasero la sua camera, producendo tintinnii e ricoprendo gran parte della superficie.
Il sole che stava tramontando fuori, lasciò penetrare alcuni dei suoi ultimi e timidi raggi all’interno della stanza, riflettendosi sui frammenti del regalo e donando all’ambiente circostante uno strano gioco di luci.
Quel giorno l’elefantino non fu l’unica cosa a rompersi e a finire in mille pezzi.
Il cuore di Lucy fu attanagliato da una morsa che strinse fin quando non si ritrovò senza respiro. Le lacrime sgorgarono copiose e veloci lungo le guance arrossate della ragazza. Si appoggiò contro il muro dietro di sé, le braccia a penzoloni lungo il corpo, che veniva percosso da continui e insistenti singhiozzi.
 
***
 
Lucy afferrò sospirando una scheggia, puntandola poi verso una zona luminosa della stanza, sperando di riuscire a simulare un piccolo arcobaleno. Sorrise debolmente quando lo vide proiettarsi sul muro davanti a sé.
Sentii un fruscio d’aria dalla finestra alle sue spalle e socchiuse gli occhi, beandosi quel venticello fresco che sembrava donarle un po’ di respiro in quella giornata di caldo torrido.
« Che peccato, avevo faticato tanto per riuscire a regalartelo »
Lucy sobbalzò.
La scheggia finì a terra, producendo un rumore fastidioso.
Si voltò di scatto, scorgendo la fonte del suo male interiore: Natsu.
« Tu! » sbottò, alzandosi in piedi e puntandogli un dito contro.
La bionda schiuse le labbra per riprendere l’argomento, in modo anche piuttosto colorito, ma il ragazzo fu più veloce di lei mettendola a tacere con la sua bocca.
Natsu sbatté il corpo della ragazza contro il muro, senza preoccuparsi di essere delicato. La testa di Lucy cozzò contro la superficie dura, voleva lamentarsi, urlare, picchiarlo e cacciarlo fuori a calci. Ma tutto ciò che riuscì a fare fu infilare le dita fra i capelli sbarazzini e rosa del Drago e ricambiare quel bacio che di romantico aveva ben poco, ciò che traspariva prevalentemente da quel gesto era l’urgenza di entrambi.
Quando Natsu si staccò la guardò intensamente, mostrandole un piccolo pacchetto mal incartato.
« Promettimi che questo non lo distruggerai »
Lei sorrise. « Solo se tu prometti di rimanermi sempre accanto »
Lui le sfiorò una guancia col polpastrello dell’indice. « Non lo farò più »
« Allora questo non farà una brutta fine » ridacchiò.





Yumeha's Corner
Buonasera a tutti! ♥
Spero che la OS vi sia piaciuta e di aver fatto un buon lavoro. ^^ Mi farebbe piacere un vostro parere. :3
Non ho molto da dire, stranamente. Quindi mi dileguo subito.
A domani col secondo prompt! :*
Un bacione.

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Capitolo 2
*** Gratitude ***



Gratitude
 

Genere: Sentimentale, Drammatico
Tipo di coppia: Het
Note: AU
 
« Lucy! Ti ho detto mille volte di non correre quando scendi dalle scale! » urlò una donna dai capelli biondi, esattamente della stessa tonalità della ragazza appena richiamata.
« Tranquilla mam- » non finì di parlare perché inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra atterrando con le ginocchia. Lucy si morse il labbro a sangue per non disperdersi in un raffica di imprecazioni molto colorite. Si alzò di scatto e puntando il naso all’aria, si guardò in giro con circospezione. « Tu non hai visto niente » borbottò, rivolgendosi alla madre.
Layla si portò una mano sul viso, esasperata. « Figlia mia, che caso perso che sei »
La ragazza le lanciò un’occhiata obliqua. « Io esco »
« Fai attenzione! Occhio alle macchine! Guarda sempre prima di attraversare! Non accettare nulla dagli sconosciuti! »
« Mamma! Per Mavis, non ho due anni! » sbottò incredula.
La donna ridacchiò, rivolgendole poi un sorriso caldo. « A più tardi, tesoro »
Lucy le schioccò un bacio sulla guancia e afferrando una borsa a tracolla uscì trafelata di casa. Corse verso il retro dell’immensa villa Heartphilia, afferrò una mountain bike e iniziò a pedalare velocemente, destinazione ospedale.
La bionda faceva volontariato nell’ospedale che dirigeva la madre, ogni volta si sentiva bene quando vedeva quella gente rivolgerle un sorriso luminoso, di ringraziamento. Persone che magari non stendevano le labbra se non in rare occasioni. Sapere che lei riusciva a portare un po’ di felicità nelle loro vite incasinate era ciò che la spingeva a varcare le soglie di quell’edificio intriso di tristezza, dove la gente lottava rimanendo in bilico fra la vita e la morte.
In quel momento sentì la notifica di un messaggio. Incurante di essere in mezzo alla strada, prese il cellulare dalla borsa e guardò il messaggio.
 – Ehi, quanto ti manca?
Sorrisi.
 – Sto arrivando.
Quasi non vide una macchina che inchiodò appena in tempo. Le suonò dietro per non so quanto. Aumentò il ritmo e sparì velocissima, voleva vederlo.
Quando scorse l’edificio bianco, lasciò la bicicletta vicino a un parchetto e la assicurò a un palo con la sua catena. Affrettò il passo e si diresse dentro l’edificio, salutando i medici che le sorridevano cordiali, ormai abituati alle visite giornaliere della figlia della donna che aveva fondato l’ospedale.
Lucy salì le scale, osservando i vari cartellini che segnavano i reparti. Quando il suo sguardo trovò quello giusto, qualcosa le strinse il cuore.
Voleva che avesse una possibilità.
Non era giusto.
Gli avrebbe ceduto volentieri la sua vita, tutto pur di saperlo felice. Ogni giorno lottava per vedergli in viso quel sorriso radioso che riusciva a farle percepire l’anima più leggera. Con quei pensieri, si accorse di essere giunta a destinazione.
Era davanti alla sua porta.
Bussò.
« Avanti » udì dall’interno.
Tu-tum.
Ecco che il suo cuore accelerava i battiti, spiccava il volo, faceva finta di essere un tamburo africano.
Aprì piano la porta, tutto quel bianco le fece male agli occhi, l’unica macchia di colore apparteneva alla zazzera rosa di capelli del ragazzo che stava sdraiato sul lettino. Le sue labbra alla vista della bionda si stesero immediatamente in un sorriso caldo, anche se gli occhi mal celavano alcune tracce di stanchezza. Al braccio aveva una flebo. Il volto era più pallido, quasi emaciato. La muscolatura non era più così definita come all’inizio.
Lui non lo sapeva, ma i medici non gli avevano fatto la chemioterapia perché si erano accorti troppo tardi della sua leucemia acuta. Non c’era più nulla da fare nemmeno con le terapie. Le venne un groppo in gola, ogni giorno cercava di rincuorarlo, di assisterlo, di fargli compagni e … illuderlo. Ma cosa poteva fare? Doveva dirgli che per lui non c’era nessuna chance? No, voleva continuare a vedere il suo sorriso sul volto, perché ogni volta che Lucy gli diceva di resistere, che ce l’avrebbe fatta, di stringere i denti che presto sarebbe evaso da lì, lui sembrava crederle e le prendeva la mano, la stringeva e le diceva quanto tenesse a lei. Poteva sembrare egoistico, ma non ce la faceva a vedere quel ragazzo con occhi vacui e spenti.
« Buongiorno Natsu! » salutò lei, piena di energia.
I suoi occhi smeraldini brillarono. « Lucy! Come stai? »
La bionda gli si avvicinò e gli scoccò un bacio sulla fronte. « Non mi lamento » si strinse nelle spalle. « Tu? Un po’ meglio? »
Il rosato aggrottò le sopracciglia. « Mi sento sempre più debole »
Deglutì a vuoto, cercando di scacciare le lacrime che le velarono gli occhi. Si schiarì la gola, giusto per accertarsi che non le uscisse roca. « Vedrai che andrà tutto be- »
« Credi che non lo sappia? » la interruppe, con voce gelida.
Il cuore di Lucy aumentò i battiti. « C-cosa? »
Natsu legò i suoi occhi magnetici a quelli color cioccolato di lei. « Della mia situazione »
Il labbro della ragazza tremò, così come vacillò la sua fermezza. Abbassò lo sguardo, bastò un’altra sua occhiata fredda, vuota e le lacrime sgorgarono dagli occhi di lei. Scoppiò a piangere, forte, forse anche troppo.
« Mi dispiace! Ho fatto di tutto per riuscire a salvarti! Ho proposto di pagarti le chemio, ma si sono rifiutati di farle in quanto sarebbe stato solo ulteriore dolore per te! Giuro, ho fatto ogni cosa possibile, ma il potere di guarire le persone non ce l’ho » singhiozzò.
Il ragazzo la guardò a bocca aperta. « Tu hai fatto cosa? »
« Natsu, i-io- »
Lui le afferrò dolcemente il viso e la portò vicino a sé, la guardò negli occhi e quando vide le sue palpebre abbassarsi, premette le labbra su quelle della ragazza.
Un bacio che sapeva di lacrime, dolore e tristezza.
Per Lucy fu la cosa più dolorosa da gestire. Non nascondeva di provare dei sentimenti per il rosato, probabilmente le piaceva dalla prima volta che era entrata in quella stanza spoglia, bianca che puzzava di antisettici. Quello che certe persone si ostinavano a chiamare colpo di fulmine, era successo a lei.
Era sbagliato.
Non dovevano innamorarsi.
Né lui, né lei.
Ma soprattutto lei. Cosa avrebbe fatto quando il ragazzo che amava avrebbe chiuso gli occhi per sempre? Quando non avrebbe più percepito il suo debole calore corporeo? Come avrebbe reagito?
Quando lui ruppe il contatto, le regalò un sorriso grato. « Grazie »
« Eh? Per cosa? » fece, sbattendo le ciglia, ancora stordita dal bacio.
Lui ridacchiò. « Per essermi stata sempre vicina, per avermi tenuto compagnia finora. Saresti potuta uscire da quella porta e dalla mia vita – per quella che rimane – in qualsiasi momento, anche ora volendo, eppure ogni giorno facevi la tua entrata sbattendo la porta, portando nelle mie giornate felicità, sentimento e colore. Hai addirittura cercato di pagare le mie possibili chemio. Giuro, se avessi un futuro davanti, avrei pensato di poterti sposare »
Fu troppo.
Riprese a piangere, ancora più forte di prima se possibile, un pianto a lungo tempo trattenuto, liberatorio.
« Ti prego non mi lasciare! » piagnucolò, gettandosi su di lui e stringendolo.
Per sbaglio rischiò anche di urtargli il filo della flebo, talmente il suo gesto fu repentino.
Le dita del ragazzo corsero tra i capelli morbidi e setosi della bionda, però non rispose e questo fece star male ancora di più Lucy. Cosa sperava che le dicesse? “Te lo prometto”? Quando nemmeno lui sapeva fin quanto avrebbe avuto ancora da vivere?
Una fantasia ipocrita, ecco cos’era.
Rimasero abbracciati per un po’, finché la voce calda del ragazzo non la fece allontanare, con un peso enorme sul cuore. Le sembrava che qualcuno le avesse legato un masso di diverse tonnellate al suo muscolo cardiaco e che lo stesse inevitabilmente portandolo verso il basso, trascinandolo nell’oscurità delle false speranze e nell’oblio della tristezza.
« È ora che tu vada, è terminato il tempo delle visite »
Annuì.
« Ci vediamo domani »
Quando la bionda si chiuse la porta alle spalle, le sembrò di udire un “Addio, Lu” ma non ne fu sicura. Diede la colpa alla stanchezza e si lasciò tutto quel bianco alle spalle.
 
Lucy non era riuscita a chiudere occhio, dietro le sue palpebre era ancora vivido l’episodio del pomeriggio precedente, il suo battito non accennava a diminuire il ritmo, aveva il terrore che invece quello del ragazzo che amava potesse cessare. Aveva provato ad alzarsi nel cuore della notte, prepararsi una camomilla, fare una passeggiata al buio nel suo immenso giardino, ma nulla di ciò aveva funzionato per distrarla e calmarla.
La mattina seguente di conseguenza era uno straccio, sotto i suoi occhi scuri profonde occhiaie le davano una forma più bassa. Strisciando i piedi sulle scale, scese con un passo quasi cadenzato. Uscì di casa senza andare a salutare la madre e riprendo la sua mountain bike ripercorse la strada verso l’ospedale, esattamente come il giorno prima e prima ancora e ancora…
Quando però entrò nell’ospedale stranamente si trovò lo sguardo di tutti addosso, in un modo decisamente insistente e fastidioso. La bionda inarcò un sopracciglio e proseguì per la sua strada, salì le scale e raggiunse la sua porta, che stranamente trovò semiaperta. All’interno c’era diverso casino, in un attimo si sentì il cuore attanagliato dalla paura.
Fece eruzione nella stanza e quello che vide le fece scappare un grido che le graffiò la gola. Natsu giaceva seduto contro il muro, appena sotto la finestra, la testa ciondolante in avanti e gli occhi chiusi. La flebo era stata strappata dal braccio e ora giaceva a terra. Lucy si catapultò verso di lui e stringendolo cominciò a chiamarlo ad alta voce, mentre le lacrime iniziarono a sgorgare.
« Natsu! » strillò, afferrandogli il viso. « Ti prego apri gli occhi! Ti prego! »
Gli lasciò un casto bacio, sentendo il salato delle sue lacrime mischiarsi col dolce delle sue labbra.
« Non mi abbandonare … » singhiozzò.
Quando le sua mani sfiorarono il corpo non coperto dalla veste bianca da paziente e percepì la sua freddezza, dalla sua gola uscì un altro urlo disperato.
In quel momento un gruppo di medici, attirati dalle grida, entrò nella stanza. Il più grosso del gruppo afferrò la bionda di peso, caricandosela sulle spalle, mentre il resto attorniò il rosato.
Lucy scalciò, si dimenò, urlò, ma tutto risultò vano. « No! Lasciami! Natsu! » sbottò.
Il dolore esplose nel petto della ragazza, che continuava a piangere. Si aggrappò allo stipite della porta, per non lasciar da solo il ragazzo di cui si era innamorata, l’unico con cui aveva diviso dei sentimenti che andassero oltre il banale affetto, l’unico che era stato in grado di stravolgerle la vita, l’unico che le aveva scosso il cuore fino a farle mancare il respiro.
E adesso se n’era andato
Per sempre.
L’aveva lasciata sola.
Quando il dottore riuscì a staccarla dallo stipite, le rivolse un muto “scusa” con gli occhi e poi si allontanò.
In quel momento, una bambina priva di capelli e dagli sconcertanti occhi blu le si avvicinò e le porse un post-it giallo.
« Da parte del ragazzo che stava qui » brontolò la piccola.
 
“Grazie di tutto, ti amo.”
 
Lanciò un ultimo sguardo all’interno di quella stanza bianca, scorgendo il corpo accasciato contro la parete del rosato, prima che la porta si chiudesse.
Chiudendo così, anche quella parte della sua vita.
« Anche io, Natsu » sussurrò, mangiando un po’ delle sue lacrime.
 







Yumeha’s Corner
Appena in tempo! Mi sono messa a guardare un film e mi sono dimenticata di aggiornare. ^^” Solo io potevo riuscire a scordarmi una cosa simile..
Ciancio alle bande! Che ve ne pare? :D No okay, avete tutto il diritto per insultarmi, minacciarmi, mandarmi a quel paese. Anche ammazzarmi se avete bisogno di una valvola di sfogo. (?) Faccio seriamente pena nelle drammatiche cwc
Fatemi sapere.
Un bacione e a domani!

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