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di Ledy Leggy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 

Aileen e Shay stavano ridendo e scherzando sottovoce infondo al pullman che le stava riportando a casa per il fine settimana.

Si erano guadagnate il posto infondo in quanto studentesse dell'ultimo anno, nate nel 2598.

Era proprio il 2598 l'anno in cui era iniziata la terza guerra interplanetaria tra gli abitanti di Saturno e i terrestri. I saturniani erano coloni arrivati da un ramo molto lontano della Via Lattea, strani alieni che erano riusciti a convivere pacificamente con la Terra per un centinaio di anni prima di iniziare la guerra.

In pochi anni le guerre si erano ripetute e sembrava che la terza potesse portare solo alla distruzione della Terra e dei suoi abitanti a causa di alcune radiazioni saturniane che colpivano tutto ciò che si muoveva.

2618 era l'anno in cui era prevista la catastrofe. L'anno in cui la guerra (e Shay e Aileen con essa) raggiungeva i vent'anni.

In quel giorno di marzo del 2618 Aileen e Shay cercavano di ignorare l'imminente fine del mondo, nonostante la distruzione di piante e animali che stava devastando la Terra. Le ultime tre generazioni stavano già nascendo geneticamente modificate e la tossicità del pianeta aumentava di giorno in giorno.

Da qualche anno a quella parte si erano create nuove sette, dette catastrofiste, che cercavano di convincere la gente ad allontanarsi per sempre dal pianeta che era sempre stato la loro casa. Nonostante ciò, la maggior parte degli abitanti non aveva abbandonato la sua casa e cercava di vivere serenamente gli ultimi anni prima della distruzione totale.

"Non sta facendo una strada diversa dal solito?" Chiese Shay incuriosita guardando fuori dal finestrino. Ormai le due ventenni conoscevano il percorso a memoria e avrebbero riconosciuto una deviazione anche ad occhi chiusi.

"Non conosco questa strada." Confermò Aileen. "Probabilmente l'altra strada è franata." Concluse dopo qualche secondo. Non era raro di quei tempi.

Le due ragazze si insospettirono di più solo quando l'autista iniziò a salire su un colle arrivando a passare un ponte in pietra del ventitreesimo secolo.

Aileen prese il controllo della situazione e si alzò in piedi, mentre i ragazzi più piccoli iniziavano a sussurrare tra di loro preoccupati.

La ragazza risalì velocemente lungo il pullman fino ad arrivare di fronte all'autista.

"Mi scusi, che ci facciamo qui? Vorremmo andare a casa." Chiese con tono scocciato mentre l'autista apriva la porta.

Aileen sentì una mano che la afferrava per un braccio e la trascinava fuori dal pullman.

Una volta scesa fu lasciata libera di muoversi e si girò, pronta ad insultare chiunque l'avesse trascinata così bruscamente. Aprì la bocca per protestare e si zittì trovandosi davanti un soldato in uniforme.

Shay balzò giù dal pullman pochi secondi dopo, preoccupata per la sua migliore amica e si fermò anche lei esterrefatta a guardare il soldato.

"Ma che diavolo..." Iniziò subito.

Il soldato le spintonò verso un enorme castello situato lì davanti e si affrettò a far scendere dal pullman anche tutti gli altri ragazzi. Altri soldati usciti dal castello li misero velocemente in fila indiana e li spinsero verso l'interno, mentre molti bambini scoppiavano a piangere spaventati.

Entrarono rapidamente nel castello, che all'interno si rivelò decisamente moderno e si fermarono a guardarsi intorno confusi.

 

L'intero piano era occupato da strani comparti in metallo che sembravano armadi e intorno ad essi i soldati camminavano tranquillamente alla ricerca di ordini. Una voce metallica iniziò a chiamare i ragazzi per nome da un altoparlante, i ragazzi chiamati si facevano notare e venivano portati via da un soldato che diceva loro qualcosa nell'orecchio.

"Aileen Shadow." Chiamò la voce metallica. Aileen alzò la mano e si avvicinò al soldato, che la accompagnò fino ad un corridoio e le disse di cercare il numero 96.

Aileen si avviò indecisa, guardandosi intorno. Notò che gli scomparti di quel corridoio avevano porte di vetro e che si poteva vedere l'interno.

All'inizio del corridoio si vedevano delle specie di esseri con forma vagamente umana che Aileen associò per prima cosa agli umani con problemi genetici che erano nati negli ultimi anni.

Avanzando nel corridoio notò però che pian piano le figure cambiavano e assumevano forme sempre più simili a statue nere. Avevano gli arti a sezione quadrata, colorati di marrone e dei mantelli neri posati sopra. Aileen pensò allora a dei robot, ne aveva visti molti in giro, anche se mai di quella forma e colore.

Camminò lentamente riflettendo finché non arrivò davanti ad uno scomparto con il numero 96 sopra. Osservò con angoscia quella scritta in caratteri dorati che spiccava sulla porta nera e allungò la mano sulla maniglia per aprire lo sportello.

"Ehi sono accanto a te!" Fu bloccata dalla voce di Shay che la raggiungeva e le indicava il comparto numero 97.

Si sorrisero e aprirono insieme lo sportello.

Lo scomparto era vuoto.

Si guardarono curiosamente intorno e notarono che anche agli altri ragazzi che erano sul pullman con loro era stato assegnato un numero e che tutti i comparti erano vuoti.

"I ragazzi sono pregati di entrare per pochi secondi dentro al comparto che gli è stato assegnato, poi potranno tornare a casa." Annunciò la voce metallica.

Aileen si guardò intorno sconcertata e incrociò lo sguardo dubbioso degli altri ragazzi. Poi li vide prendere un respiro profondo ed entrare ognuno nel proprio comparto.

Lei invece aspettò ancora un po' ad entrare.

Si limitò ad osservare gli altri avvicinandosi di più al suo comparto per far credere ai soldati che passavano che ci stava entrando.

Quando vide cosa succedeva ai suoi compagni però balzò indietro.

Pian piano i ragazzi si stavano mettendo tutti nella stessa posizione e stavano assumendo la forma delle statue nere che Aileen aveva visto nei comparti prima.

Lentamente gli sportelli dei comparti si chiusero e Aileen rimase inorridito a guardare il numero 97, dove Shay era diventata uguale a tutti gli altri.

Dopo aver fatto un altro passo indietro Aileen si voltò per correre e scappare, ma fu bloccata saldamente da un soldato che le era apparso alle spalle. Subito raggiunto da altri due soldati, l'uomo la bloccò.

I tre soldati le bloccarono le braccia impedendole la fuga e la spinsero verso il comparto 96, mentre lei lottava e scalciava inutilmente, urlando.

Pochi secondi dopo, le lacrime che scendevano copiose lungo le guance, Aileen venne spinta nel suo comparto e i soldati chiusero la porta davanti a lei.

"Ibernazione in tre, due, uno..." Scandì la voce metallica. Poi un gas verde si liberò nell'aria e la immobilizzò nella stessa posizione di tutti gli altri, per poi trasformarla nell'ennesima statua del corridoio.

L'unica statua che piangeva disperata.




Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!
Grazie per essere arrivati fino a qui!
Questa storia viene da un sogno che ho fatto poco tempo fa; mi rendo conto che magari non è molto approfondita a livello di trama, ma l'ho scritta tutta in un giorno e poi non ho avuto il coraggio di ritoccarla.
Spero che vogliate lasciarmi una recensione.
A presto
Ledy Leggy 

P.S: Grazie mille alla mia beta Ginge

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Il primo ricordo del suo risveglio fu il dolore.
Gli occhi bruciavano, ancora bagnati dalle lacrime del giorno in cui era stata ibernata, le braccia le dolevano come se avesse sollevato una macchina e le gambe non la reggevano in piedi. In più si aggiungeva una forte nausea e un forte mal di testa.
Aileen sentì le gambe tremare mentre il sangue tornava a circolare e le sentì cedere sotto al suo stesso peso.
Fu presa al volo da un soldato che la guardava preoccupato.
"In che anno siamo?" Chiese Aileen appena riuscì a parlare, nonostante la gola asciutta e la bocca impastata.
Era stata ibernata, se lo ricordava bene. Congelata nel tempo, mentre tutto intorno a quel castello si muoveva.
"Sono passati solo pochi giorni." La calmò il soldato posandola a sedere in terra senza sforzo e porgendole una bottiglia di acqua pura.
Aileen bevve avidamente poi cercò di riordinare le idee.
"Dov'è la mia famiglia? E Shay? Che volete fare qui? Ibernare tutti? E se qualcuno non volesse?" Iniziò partendo dai primi dubbi.
Il soldato sospirò e si sedette di fronte a lei, iniziando a parlare.
"Dopo la seconda guerra interplanetaria il governo capì che la Terra e i suoi abitanti non sarebbero sopravvissuti a una terza. Perciò iniziò il processo di ibernazione. Scienziati e fisici hanno lavorato per quasi trent'anni a questo progetto. All'inizio del corridoio ci sono i primi tentativi, la maggior parte di essi è morta, gli altri sono deformi e vorrebbero essere morti.
Poi gli scienziati hanno trovato la formula finale pochi anni fa. Il modo di Ibernare davvero gli uomini e farli vivere per secoli senza funzioni vitali. Purtroppo perché ciò accada si viene trasformati in quelle figure nere incappucciate. Comunque il governo ha deciso che tutti i ragazzi e i bambini possono essere ibernati, mentre per adulti e anziani non c'è posto. Qualche giorno fa abbiamo iniziato a portare i ragazzi dalle scuole, così sono già separati dai genitori. Devo portarti dal capo ora." Osservò guardando l'orologio.
"No." Disse Aileen convinta alzandosi in piedi. "Dobbiamo svegliare Shay, era accanto a me. E devo trovare la mia famiglia. Sono fuori da qualche parte." Sì avviò in una direzione a caso, ma fu subito bloccata dal soldato.
"Non puoi cercare i tuoi genitori." Disse bloccandola.
"Invece sì. E inizierò ora. Dov'è l'uscita?" Chiese dirigendosi verso una finestra nella parete per guardare fuori.
La vista la bloccò.
Boccheggiò per qualche secondo come se le mancasse aria.
Il paesaggio era secco, la neve cadeva nonostante fosse marzo. Le piante erano state corrose e il cielo era un rosso uniforme.
"Che diavolo..." Imprecò Aileen sottovoce, le ginocchia che tremavano.
"Le radiazioni hanno distrutto tutto.” La voce del soldato interruppe i suoi pensieri.
Aileen ricacciò indietro le lacrime e si rizzò in piedi appoggiandosi al braccio del giovane uomo.
"Perché sono l'unica sveglia?" Chiese poi.
"Te lo spiegherà il capo." Disse il soldato.
Aileen gli prese la mano come a darsi forza e lesse il suo nome sul cartellino appuntato sulla giacca. Robert.
Robert la portò oltre corridoi e corridoi di comparti come quello dove lei era stata ibernata fino ad una stanza simile ad un ufficio, dove una donna con un caschetto nero sedeva dietro ad una scrivania.
"Capo Steel, lei è Aileen Shadow. Il numero 96."
La Steel lo guardò impassibile, poi puntò lo sguardo su Aileen, che la fissò di rimando, come in gesto di sfida.
Robert uscì dalla stanza lasciandole sole.
"Perché sono sveglia?" Chiese Aileen in cerca di una spiegazione.
"Ti inseriremo dei ricordi falsi che dovrai trasmettere alle generazioni future quando ti sveglierai." Disse la donna sintetica. Poi chiamò dei soldati con un cenno e gli indicò Aileen.
"Portate il 96 nella sua stanza, domani procediamo con l'intervento."
"E se io non volessi farlo?" Sì ribellò Aileen.
La Steel la congelò con lo sguardo.
"Sono io che do gli ordini qui."
"Ma sono i miei ricordi! Non ne voglio di falsi. Non saprei nemmeno come riconoscerli!" Protestò Aileen mentre le guardie la guardavano quasi affascinate.
"Non hai voce in capitolo." Disse la donna facendo un cenno annoiato alle guardie di portarla via. "Adesso ho da fare."
"Non puoi! Non lo farò!" Urlò Aileen mentre veniva trascinata via dai soldati.
La chiusero in una stanza senza finestre. Era uno stanzino molto stretto,con giusto un letto e un comodino. Un tavolo delicato era appoggiato ad una parete, con due libri impilati sopra.
Aileen si sdraiò, i muscoli ancora indolenziti dall'ibernazione. Passò qualche ora a letto, provò a rilassarsi, ma continuava a sentirsi tesa come una corda di violino.
Dopo un numero indefinito di ore sentì un rumore di passi e si schiacciò contro la parete più lontana dalla porta della stanza.
"Aileen, sono io." Disse una voce facendo scattare la serratura della porta. Robert apparve davanti a lei e le porse un piatto con del cibo dall'aria poco appetitosa sparso sopra. "Non ho trovato di meglio." Sì scusò il soldato.
Aileen prese il piatto e lo posò sul tavolo, iniziando a mordere una fetta di pane.
"Ho sentito del falso ricordo." Disse Robert piano. "Mi dispiace."
"Cosa faresti al posto mio?" Chiese Aileen sull'orlo delle lacrime.
"Non credo che tu abbia molta scelta. La Steel non cambia mai idea."
"Perché proprio io? Fra tutti..." Aileen si sdraiò sul letto rinunciando al cibo.
"Estrazione a sorte. È venuto il 96." Spiegò Robert.
"Voglio Shay. Lei sa quali dei miei ricordi saranno veri. Voglio che veda, così che possa crederci." Aileen si lasciò cullare dal silenzio e dalla mano di Robert stretta nella sua finché si addormentò.
Si risvegliò quando un soldato la scosse brutalmente la mattina dopo.
Robert non era più al suo fianco.
Aileen si alzò cercando di farsi coraggio e dopo una breve e cattiva colazione, venne condotta in un'altra stanza, al centro della quale c'era una poltrona simile a quelle reclinabili del dentista, ma con degli aghi all'altezza della testa.
Aileen fu fatta sedere sulla poltrona, mentre alcuni ufficiali venivano fatti accomodare intorno a lei per assistere all'intervento.
Aileen si sentiva un po' come un esperimento di laboratorio. Girò intorno lo sguardo alla ricerca di Robert, ma non lo vide.
La Steel invece stava comodamente seduta su una sedia e la guardava con aria di trionfo, come a dire che tutto ciò che voleva lei si realizzava.
Le braccia di Aileen vennero immobilizzate legandole alla sedia per impedirle di staccarsi gli aghi dalla testa.
Poi, dopo un forte antidolorifico, gli aghi iniziarono a girarle intorno alla testa e infilzarla per entrare nel cervello per impiantare ricordi.



Angolo dell'autrice
Ciao a tutti!!
Vorrei ringraziare tutti coloro che sono arrivati fino a qui e soprattutto coloro che hanno recensito. Spero di sentire le vostre opinioni, sia positive che negative.
A presto
Ledy Leggy

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 

Aileen si risvegliò nella sua stanza-prigione. Era sola. Si stiracchiò con calma e cercò di capire cosa dei suoi ricordi era vero.
Paradossalmente tutto ciò che pensava e ricordava poteva non essere vero.
Bussarono alla porta.
"Avanti." Borbottò Aileen ancora mezza addormentata.
Robert le apparve davanti con un sorriso.
"Com'è andato l'intervento?" Chiese con tono allegro.
"Sono ancora viva." Rispose Aileen senza entusiasmo.
"Ho una sorpresa per te." Aggiunse Robert entrando lentamente con le mani dietro la schiena.
Aileen si sporse incuriosita.
"Aileen!!" Shay apparve sull'uscio della porta e le corse incontro per abbracciarla.
"Per fortuna non sei un ricordo falso." Osservò Aileen abbracciandola. "Mi saresti mancata troppo." Scherzò.
Si strinsero a lungo, poi si sedettero accanto sul letto e Aileen spiegò rapidamente la situazione alla sua migliore amica.
Appena finì la spiegazione, Robert si presentò e spiegò ad Aileen che aveva fatto svegliare Shay di nascosto e che nessuno sapeva di lei.
"Allora, dobbiamo fare attenzione adesso e cercare di capire che ricordo ti hanno impiantato. E te cerca di non farti beccare. O mi mandano sul fronte a combattere con una possibilità di sopravvivenza del dieci per cento." Aggiunse Robert rivolgendosi a Shay.
"Tu cosa sai sul ricordo nuovo?" Gli chiese Aileen, grata per la sua collaborazione.
"Solo che doveva essere realistico e che riguarda la salvezza della Terra. Dopo averti ricongelata per qualche centinaio d'anni ti sveglierai e potrai salvare la Terra dalle radiazioni, trovando e interpretando quel ricordo." Spiegò Robert.
"E se lo interpreto male?" Chiese Aileen preoccupata.
Robert alzò le spalle come a dire che non ne aveva idea.
"Adesso vi lascio, cercate di capire qual è il ricordo falso." Disse Robert uscendo dalla stanzina e richiudendole dentro a chiave.
Aileen si passò una mano tra i capelli con fare disperato, poi si voltò verso Shay, che le mise una mano sulla spalla in segno di solidarietà.
"Ce la faremo vedrai." La incoraggiò poi.

 

Aileen e Shay restarono una giornata a parlare e parlare di tutta la loro vita. Si conoscevano da quando avevano circa tre anni e avevano condiviso ogni avventura e ogni dispetto, avevano scontato le stesse punizioni a scuola e condiviso le stesse giornate.
Cominciarono dalla loro infanzia, parlando del giorno in cui si erano conosciute ai giardini per arrivare al presente, senza tralasciare dettagli. E si ritrovarono a ridere per gli scherzi che avevano fatto agli amici anni addietro, a sentirsi in colpa per aver disubbidito ai loro genitori più e più volte e a scherzare sulle loro rare ma pur sempre presenti litigate.
Alla fine trovarono un ricordo che non avevano in comune.
Aileen ricordava un bambino con cui aveva fatto amicizia ai giardini intorno ai dieci anni.
Purtroppo non ricordava niente di ciò che lui le aveva detto, perciò non capivano quale era il messaggio che doveva trasmetterle quel ricordo.
Passarono delle ore a ragionare e riflettere, ma non giunsero ad una soluzione.
La notte Shay decise che era meglio per lei se restava a dormire sotto al letto, così in caso qualcuno fosse entrato mentre dormivano non la avrebbero vista.
Aileen le cedette le coperte e si sdraiò sul letto, cercando di prendere sonno. Ma non ce la faceva. Continuava a tornarle in mente la sua famiglia. I genitori che la salutavano tranquillamente l'ultimo giorno in cui era andata a scuola.
Aileen si alzò in piedi e si accucciò in un angolo della stanza. Da lì poteva vedere Shay che dormiva sfinita e intanto riusciva a sentirsi un po' più sola.
Pochi secondi dopo sentì la porta che si apriva cigolando e vide un uomo che si avvicinava in punta di piedi verso il suo letto, incespicando nei suoi stessi piedi a causa del buio.
Non notò che Aileen si era alzata e non era più a letto, proprio grazie al buio.
Aileen lo vide sollevare un braccio e tirare fuori un coltello che luccicò nel buio.
L'uomo lo sollevò lentamente e si avventò con tutte le sue forze sul letto. Colpendo il materasso.
Aileen urlò con quanto fiato aveva in gola, sperando che qualcuno la sentisse. Vide Shay svegliarsi all'improvviso battendo la testa sul letto e la vide guardarsi intorno spaesata, come a capire dove era finita.
Poi vide la porta aprirsi di scatto e vide un soldato entrare barcollando.
Nel frattempo l'uomo si era girato verso di lei e stava camminando nella sua direzione a tentoni, senza vedere dove metteva i piedi.
Aileen gli sgusciò via da sotto le bracci e corse a rifugiarsi sul letto, attraverso il quale si intravedevano le piume del materasso bucato.
Il soldato entrato nella stanza si affrettò a bloccare l'uomo e a portarlo fuori, lasciando Aileen sul letto sconvolta e scusandosi brevemente.
Dopo qualche minuto Shay decise che poteva tranquillamente uscire da sotto al letto e si mise a sedere accanto a lei, cercando di consolarla.
"Perché?" Chiese Aileen sottovoce.
Shay la capì al volo.
"Probabilmente per gelosia. Noi vedremo il futuro, tra centinaia di anni saremo ancora vive. Quest'opportunità non è stata data a molti. Probabilmente voleva prendere il tuo posto e farsi ibernare." Spiegò Shay dando la sua interpretazione della questione.
Aileen se la fece bastare e le due amiche tornarono a dormire, stavolta abbracciate per darsi forza a vicenda.




Angolo dell'autrice
Ciao a tutti.
Intanto vorrei ringraziare tutti coloro che sono arrivati fino a qui, anche solo per leggere.
Un ringraziamento particolare va a chi ha recensito e a Ginge, che ha letto e ricontrollato la storia prima della pubblicazione.
Spero di sentire le vostre opinioni.
A presto
Ledy Leggy

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Robert rientrò nella stanza la mattina dopo, in punta di piedi si avvicinò alle due ragazze, che si erano addormentate abbracciate l'una all'altra. Le scrollò leggermente e queste si svegliarono quasi subito.
"Scoperto niente?" Chiese con un sorriso complice.
"Aileen ha un ricordo nuovo di un bambino con cui era molto legata intorno ai dieci anni. Sono sicura che non esista." Spiegò Shay, passando le dita a pettine tra i capelli biondi per cercare di sistemarli, mentre Aileen grugniva brontolando e tornava a dormire.
"Capito. Ti ricordi qualche frase in particolare che potrebbe essere un indizio?" Chiese Robert curioso.

Aileen infilò la testa sotto al cuscino cercando di continuare a dormire. Era riuscita ad addormentarsi solo poche ore prima dell'alba ed era stanca morta.
"Per sapere..." Disse Aileen tirandosi finalmente su, dopo qualche secondo.
"No, non ti lasceremo dormire." La anticipò Shay.
"Veramente volevo dire: perché ci stai aiutando?" Concluse Aileen inclinando un po' la testa e guardando Robert.
Robert la guardò storto.
"Non è ovvio? Non mi fido del sistema, voglio sapere qual è questo miracolo con cui salvare la Terra per vedere se possiamo anticipare in po' i piani." Spiegò Robert amichevolmente.
Aileen annuì.
"Non ne ho idea. Non ricordo molto di quel bambino, solo che eravamo molto amici e giocavamo nei giardini insieme. Cosa tra l'altro impossibile perché i giardini erano già abbastanza radioattivi." Spiegò Aileen con un sospiro.
"Tra poco verranno per ibernarti ancora." Aggiunse Robert alla fine. "Shay, andiamo. È meglio se non ti fai trovare qui. Se ti viene in mente altro fammelo sapere per favore."
"Certo." Annuì Aileen. "La ricongeli?" Chiese poi preoccupata guardando Shay.
Robert annuì con un sorriso triste.
Le due ragazze si abbracciarono di slancio, le lacrime agli occhi.
"Grazie di tutto Robert, ci sei stato di grande aiuto. Mi mancherai nel futuro, non ho mai fatto amicizia così velocemente." Disse Aileen abbracciando anche lui. Anche Shay lo ringraziò col cuore.
In quel momento la porta si aprì di scatto, rivelando la Steel accompagnata da due soldati.
"Soldato. Sei stato immediatamente riassegnato sul fronte. Parti in serata." Ordinò a Robert.
"Non è colpa sua." Si intromise Shay difendendolo.
"Zitta tu! Dovresti essere ibernata!" Urlò la Steel.
Poi fece un cenno ai soldati, che spinsero via sia Aileen che Shay, lasciando Robert da solo.
"Mi spiace!" Fece in tempo a urlargli Aileen mentre, girata indietro, lo intravedeva per l'ultima volta.
"Pensaci ragazzina. Morirà e sarà tutta colpa tua." Le sibilò la Steel sorridendo.
"Mostro!!" Le urlò Shay mentre le guardie la trascinavano lungo il corridoio fino al comparto 97, Aileen che la seguiva.
Le guardie spintonarono Shay nel suo scomparto e chiusero lo sportello, mentre un gas verde iniziava a calarle intorno per ibernarla.
"Fra quanto mi sveglierò?" Chiese Aileen rassegnata mentre i soldati la spingevano nella sua cella.
"Qualche secolo." La faccia sorridente della Steel fu l'ultima cosa che Aileen vide prima di addormentarsi per un lungo periodo.




Angolo dell'autrice:
Questo capitolo è particolarmente corto, ma la storia va avanti!!
Avvicinandosi alla fine si arriva alla parte che mi piace di più.
Spero di sentire le vostre opinioni.
A presto
Ledy Leggy

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

Inspirò. Provò un fortissimo dolore al petto. Sentì i polmoni che si espandevano per la prima volta da anni e anni. Le gambe tremarono, mentre la stanchezza la buttava giù nonostante si fosse appena svegliata.
Cadde in terra, stavolta senza che nessuno la prendesse al volo.
Batté la spalla e si rigirò sulla schiena, cercando di respirare regolarmente.
"Va tutto bene." Sentì una voce femminile sopra di lei. "Hai bisogno di un po' di tempo."
Inspirò profondamente ed espirò, cercando di regolarizzare il respiro.
Aspettò ad aprire gli occhi, che sentiva particolarmente asciutti, ma cercò di mettersi a sedere. Sentì che qualcuno le stava mettendo un bicchiere d'acqua in mano e lo bevve con avidità.
Pian piano provò a sbattere gli occhi e ad abituarli alla forte luce della stanza.
Inquadrò un gruppetto di persone che la guardava incuriosita. Molti di loro avevano delle malformazioni genetiche, ma decisamente poco evidenti.
Aileen appoggiò la schiena contro lo sportello del suo comparto e osservò la donna che sembrava il capo.
"In che anno siamo? Bisbigliò cercando di ritrovare la voce.
"Appena entrati nel 2992. Il tuo risveglio era automaticamente settato per questa data." Spiegò la donna.
"2992. Sono passati quasi quattrocento anni." Bisbigliò intimorita.
"Puoi dirci il tuo nome? Sappiamo solo che sei il numero 96..." Chiese la donna con un sorriso dolce.
"Aileen Shadow. Nata nel 2598." Sì presentò lei.
"Grazie Aileen. Io sono Marian, sono il capo in carica. Secondo i documenti che ci sono arrivati tu dovresti sapere la soluzione al problema delle radiazioni sulla Terra." Affermò la giovane donna speranzosa.
"Sì, mi hanno impiantato dei falsi ricordi. Contro la mia volontà. Ma non riesco a capirli. Vedo solo un bambino..." Spiegò Aileen.
"Non ti sforzare troppo." Le disse la donna. "Quando sarà il momento ti verrà in mente."
Aileen annuì e chiuse gli occhi stanca. Sentì che un uomo la prendeva in braccio senza sforzo e la portava via.
Si addormentò dolcemente tra le sue braccia.

Quando si risvegliò notò che si trovava su un letto morbido in una stanza illuminata a giorno da un'ampia finestra.
Un giovane uomo le sorrise mentre si stiracchiava e le porse un piatto che conteneva degli strani frutti.
Aileen si mise a sedere e prese il piatto in mano.
"Cosa sono questi?" Chiese indicando gli strani frutti.
"Roba moderna immagino, le coltivazioni avvengono sotto terra. Mangia, sono buoni." La incoraggiò sorridendo.
"Quindi voi vivete qui dentro? Nel falso castello?" Chiese Aileen curiosa addentando un grossi frutto verde pallido che si rivelò molto succoso.
"Castello? È così che sembra da fuori? Non l'ha mai visto nessuno. Non si può uscire a causa delle radiazioni." Il ragazzo sembrava stranamente sorpreso.
Aileen guardò fuori dalla finestra e osservò la luce chiara del sole e le piante.
"Sembra normale." Osservò.
Il ragazzo la guardò senza capire.
"La Terra." Aggiunse lei. "Sembra quella di quando ero piccola. È verde, luminosa... quando sono stata ibernata era secca, con la luce rossa, morta."
"Le fonti hanno sempre detto che prima era più bella e viva, sai non avendo punti di riferimento dopo quattrocento anni... pensavamo che non somigliasse più alla vecchia terra." Spiegò il ragazzo.
"Da quanto tempo non esce nessuno?" Chiese Aileen curiosa.
"Un paio di secoli. L'ultimo che è uscito è morto quasi subito per le radiazioni."
Aileen restò in silenzio per un po'.
"Anche i miei sono morti per le radiazioni." Sospirò alla fine.
"Lo so. Si studia a scuola, furono ibernati solo i più giovani." Confermò il ragazzo.
"Scommetto che non vi hanno detto che è stato fatto a tradimento. Non ci hanno detto dove ci portavano, ci hanno solo detto di entrare nei comparti e che saremmo presto tornati a casa." Disse Aileen con amarezza.
"Mi dispiace." Sussurrò il ragazzo, senza sapere che dire.
Aileen addentò la frutta pensierosa.
"Scusa." Aggiunse dopo un po'. "Non è certo colpa tua. È solo che mi mancano i miei genitori."
"Non ti preoccupare." Rispose il ragazzo con un mezzo sorriso.
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
"Avanti." Biascicò Aileen mentre continuava a mangiare affamata.
Marian entrò nella stanza sorridendo e la salutò gioiosa.
"Aileen hai detto, giusto? Non so come usava ai tuoi tempi, ma appena stai un po' meglio David ti farà fare un giro."
"David? Sei tu?" Chiese Aileen indicando il ragazzo accanto al suo letto con cui aveva parlato fino a quel momento.
"Oh scusa. Non mi sono presentato." Sì piegò in un lieve inchino. "Sono David, figlio di Marian. Piacere."
Aileen sorrise imbarazzata.
"Io sono Aileen Shadow. Piacere." Tese la mano verso di lui che la guardò un po' incerto. "Devi stringerla." Suggerì lei.
David la prese e la strinse un po' incerto.
"Vecchie usanze." Commentò poi.
"Quando dici figlio di Marian intendi che lei è tua madre?" Chiese Aileen indicando la prima donna che aveva visto in quel secolo.
"Sì, beh in teoria è mia zia. Ma mia madre è morta per una malformazione al cuore, perciò..."
"Mi spiace." Mormorò Aileen imbarazzata. "Pensavo che le malformazioni stessero diminuendo..."
"Oh sì pian piano. Ma a volte succede e basta." Commentò David.
Aileen lasciò il piatto della colazione da parte, ben ripulito e dopo aver dato un'altra occhiata al paesaggio fuori dalla finestra si alzò.
"Direi che ora possiamo fare quel giretto."

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti!

Questo è uno dei miei capitoli preferiti, spero che piacerà anche a voi.

Grazie a coloro che hanno recensito, spero di sentirvi ancora.

A presto

Ledy Leggy

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

David la guidò fuori dalla stanza mostrandole la strada per tornare alla stanza principale.
"Questa è chiamata piazza delle Statue, perché gli ibernati sembrano un po' delle statue nere. Senza offesa eh. Non so se vuoi fare il giro anche di questi corridoi..." Commentò lasciando un po' in sospeso la frase, col timore di ferirla.
"Mh. Possiamo vedere il comparto novantasette? C'è la mia migliore amica." Chiese Aileen un po' esitante.
"Certo." David la guidò per i corridoi, salutando ogni tanto i passanti.
Aileen notò il comparto che stava cercando e vi si posizionò davanti ignorando quello dove era stata fino a poco prima.
Passò la mano sulla targhetta dorata con il numero e guardò la statua nera che si trovava all'interno.
"Shay." Sussurrò con un lieve sorriso. "Perché non sono tutti svegli ma solo io?" Chiese poi a David.
"Loro si sveglieranno quando la Terra sarà abitabile. Così dice la leggenda." Spiegò quest'ultimo.
"Ma Robert l'aveva svegliata..." Mormorò Aileen pensierosa.
"È tecnologia antica, non sappiamo come funziona." Si giustificò David.
"Pensa che per me è moderna." Sbuffò Aileen.
"Ehi, ho dimenticato di darti le tue cose! Abbiamo fatto dei cassetti dove ci sono gli oggetti personali degli ibernati. Si possono lasciare anche lettere per loro... molti gli scrivono perché dicono che gli hanno dato ispirazione o che li hanno aiutati... cose simili." Spiegò David avviandosi verso un angolo della piazza.
"Il tuo cassetto è il più pieno. Novantasei." Le indicò un cassetto accanto a tanti altri.
Aileen lo aprì curiosa e osservò i fogli che ci trovò dentro.
"Aiutami a prenderli." Ordinò a David mollandogli una pila di fogli in mano.
Lei prese una scatola e ancora un po' di fogli e seguì David, che si stava andando ad appoggiare su una panchina.
Si sedettero accanto e Aileen iniziò subito ad aprire la scatola.
"Se vuoi ti lascio sola... anche se sono sempre stato curioso di sapere che c'era dentro a questi cassetti." Le disse David.
"Resta. Non credo che riuscirei a leggerle da sola." Lo pregò Aileen.
Aprì la scatola e osservò il contenuto. C'erano tutte le sue penne e i quaderni che aveva nello zaino il giorno dell'ibernazione. Prese in mano con malinconia le chiavi di casa e poi notò il portafoglio in un angolo.
Lo prese di corsa con il cuore che batteva a mille e lo aprì con le mani che tremavano. All'interno, ingiallita dal tempo c'era la foto di lei da piccola con i suoi genitori. La osservò con le lacrime agli occhi, mentre David la osservava silenziosamente da sopra la spalla. Poi la rimise via con cura e chiuse la scatola.
Prese in mano i fogli che si trovavano più in basso, cioè i più vecchi e sfogliò alcune lettere.
Mise da parte un quadernino blu e sfogliò le lettere, sorrise leggendo tutte le frasi che le erano state scritte sulla speranza che si svegliasse presto e che li riportasse all'aperto.
Erano tutte frasi molto dolci e gentili, di persone che per quasi quattrocento anni si erano fermate davanti al suo comparto 96 e avevano parlato con lei ad alta voce, avevano semplicemente fissato il vetro o le avevano fatto compagnia nelle giornate peggiori.
Aileen sorrise riconoscente mentre le lacrime le salivano agli occhi.
"Sai cos'è peggio?" Disse rivolta a David. "Non poter rispondere." Tutte le persone che avevano lasciato le lettere erano già morte. E forse era proprio la certezza che sarebbero morte prima del suo risveglio che le aveva spinte a confidarsi con lei.
Dopo aver guardato tutti i fogli e le lettere, circa mezz'ora dopo, Aileen prese in mano il quaderno blu che prima aveva lasciato da parte.
Tolse l'elastico che lo teneva chiuso e lo aprì alla prima pagina.

   Cara Aileen,
So che è passato un sacco di tempo per te, la data prevista per il tuo risveglio è fra quasi quattrocento anni. Ma nonostante tutto non me la sento di lasciarti andare senza scriverti nulla. Desidero che questo diario arrivi a te, alla fine della mia vita. Che sia questa stessa settimana in guerra o tra trent'anni, voglio che tu legga questo diario. Mi limiterò a scrivere solo quando avrò qualcosa da dire, ma spero che non salterai nessuna pagina, nessuna riga e che ti interesserai alle vicende avvenute dopo la vostra ibernazione.
Se vuoi un consiglio, leggi solo qualche pagina al giorno. Ma non sono qui per rimproverarti, quindi fai come meglio credi.
Domani sarà il mio primo giorno sul fronte perciò ti dico subito le cose più importanti e che non posso rimandare.
La prima cosa e la più importante è che non ritengo assolutamente te e Shay le responsabili per ciò che mi è successo. Mi avrebbero comunque mandato sul fronte prima o poi. Era questione di giorni prima che iniziassi a urlare addosso alla Steel, quindi vi prego, non sentitevi in colpa.
La seconda cosa che vorrei dirvi (sia a te che a Shay) è grazie. Grazie perché avete migliorato molto la mia vita, mi avete mostrato che combatto per voi, perché il vostro futuro sia un mondo migliore e privo di guerre.
Spero che riusciate entrambe a rifarvi una vita nel futuro, perché possiamo essere ibernati quante volte vogliamo, ma viviamo una volta sola. Ricorda che in ogni momento puoi fare una sciocchezza, tanto avrai tutto il tempo per pentirtene dopo.
Ti scriverò ancora non appena avrò tempo.
Un abbraccio
Robert

Aileen sentì le lacrime scorrerle libere per le guance. Si strinse a David che era rimasto seduto accanto a lei in silenzio per tutto il tempo. Pianse per un sacco di tempo, poi non resistendo alla curiosità sfogliò il diario, guardando quanto aveva scritto per cercare di capire la lunghezza della sua vita.
Esultò interiormente notando paginate e paginate di scritte e appunti. A volte alcune pagine erano macchiate di succo o di acqua, ma erano davvero molte ad essere scritte.
Sorrise rileggendo la pagina.
"Fai una sciocchezza, avrai tempo per pentirtene dopo." Sussurrò parafrasando una delle ultime frasi della pagina.
"Vuoi spiegarmi?" Chiese David notando lo strano sguardo che stavano assumendo i suoi occhi.
"È una frase del ricordo. Del ricordo impiantato. Fai una sciocchezza. Quale sarebbe la sciocchezza maggiore che posso fare ora?" Aileen si alzò in piedi e iniziò a girare in tondo asciugandosi nervosamente le lacrime. "Oh beh non c'è dubbio. Ma mi sembra un suicidio." Aggiunse poco dopo. "Avrai tempo per pentirtene dopo... vuol dire che sopravviverò." Si girò verso David e gli sorrise nervosamente.
"Dov'è la porta di ingresso?" Chiese.
"Di là." Indicò David alzandosi. "Non vorrai..."
"Sì. Se muoio ora non ho niente da perdere. Ho solo te come amico, non conosco nessuno e questo posto che mi ha accolta per oltre trecento anni non è casa mia. Io vado."
"Non puoi rischiare di morire solo perché ti ricordi che qualcuno ti ha detto di farlo!" Protestò David.
"Invece sì. La terra ormai avrà estinto tutte le radiazioni. Sono passati quattrocento anni, o sono andate via tutte o non se ne andranno mai. E poi guarda fuori! È tutto verde, luminoso, illuminato dal sole. Gli ultimi giorni della mia vita nel 2618 l'acqua corrodeva il terreno, l'aria stava diventando tossica. Il sole si vedeva a malapena e gli animali morivano in continuazione. Io devo uscire. Devo sapere se posso tornare a casa." Aileen rigirò le chiavi di casa tra le mani e poi le mise in mano a David. "Aspetta qui. E casomai Shay dovesse svegliarsi chiedile scusa da parte mia."
Aileen si diresse verso la porta.
"Aileen." La chiamò David mentre lei metteva la mano sulla maniglia. "Mia madre mi ucciderà, ma se tra cinque minuti non sei morta esco anche io." Le sorrise.
Aileen prese fiato e uscì chiedendosi subito la porta alle spalle.


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!!
Ed eccomi finalmente qua con il penultimo capitolo.
Purtroppo per l'ultimo ci sarà da aspettare ancora un po', perché nei prossimi giorni non avrò connessione.
Spero che apprezziate il capitolo e spero di sentire le vostre opinioni.
A presto
Ledy Leggy

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

L'aria pura le riempì i polmoni e lei gioì quando notò che l'aria non era più acida. Intorno al castello erano cresciute un sacco di piante a formare una sorta di foresta.
Girò su se stessa a osservare il castello verso l'alto. Non poteva credere che fossero passati 370 anni dall'ultima volta che l'aveva visto da fuori. Le sembravano passati a malapena pochi giorni. Fece qualche passo in avanti e si chinò vicino a un corso d'acqua. Vi immerse le mani e la bevette.
Assaporò il fresco che le scendeva lungo la gola e volse il viso verso il sole, lasciando che glielo scaldasse coi suoi tiepidi raggi.
Qualche minuto dopo vide David uscire esitando.
"Tutto ok?" Le chiese raggiungendola.
Lei rise e lo schizzò in viso con l'acqua del fiume.
"Non credo che mi dovrai più mostrare l'interno. Sarò io a mostrarti l'esterno. Il mondo è così grande, e voi non lo vedete da centinaia e centinaia di anni. Stavolta voglio un mondo senza guerre, senza inquinamento, con rispetto verso il pianeta..." Aileen si tolse le scarpe e iniziò a correre e rotolarsi sull'erba, sotto lo sguardo stupito di David.
"Andiamo a dirlo a mia madre." Sorrise David.
"Aspetta un attimo! Carpe Diem! Goditi l'attimo." Aileen lo tirò per un braccio finché questo non si sdraiò accanto a lei, la faccia verso il sole.
"Che bello. Non avevo mai sentito il sole diretto sulla pelle." Sospirò David.
"Ti porterò al mare. E anche in montagna. Poi un giorno andiamo a vedere le rovine di casa mia, ma mi devi accompagnare..." Decise Aileen.
"Raccontami del mare, finora ne ho solo letto."
Aileen parlò e parlò, sdraiata sul prato, col sole in viso. Raccontò del mare e dell'oceano. Dei prati e dei monti. Raccontò di quando era andata in campeggio con la sua famiglia e dei campi coltivati. Raccontò della frutta che mangiava lei a colazione. Raccontò di edifici e palazzi talmente alti da toccare il cielo e parlò dei giochi che facevano all'aperto, delle partite allo stadio, dei tramonti sul mare e delle albe nel deserto. Parlò finché la voce non divenne roca e finché il sole non calò quasi del tutto.
Poi i due ragazzi si alzarono in piedi controvoglia e tornarono nel castello.

Tre giorni dopo Aileen, David e Shay erano in piedi davanti a dei massi un po' informi.
"Si leggono i nomi." Commentò Shay sorpresa. "Quella è di Robert. Lì c'è tua madre, accanto tuo padre." Shay indicò tre tombe di seguito.
"E i tuoi?" Chiese Aileen preoccupata.
"Sono più in là. Li ho già salutati." Indicò Shay.
Dopo qualche minuto a fissare le pietre i tre si allontanarono.
"Mi dispiace per le vostre case." Commentò David.
Il giorno prima avevano trovato la casa di Shay e la casa di Aileen. Erano totalmente distrutte.
"Non importa." Disse Aileen sorridendo. "Mi mancheranno i miei genitori, ma voglio ricostruire la casa dove era prima. Non troppo distante né troppo vicina alla città."
"Domani si parte per il mare. Preparate i costumi." Scherzò Shay salutandoli e dirigendosi verso una famiglia che aveva deciso che poteva ospitarla.
"Non vedo l'ora." Sospirò Aileen. "Ma voglio lasciare un ricordo scritto da queste parti e un giorno o l'altro lo farò. Ricordiamo a tutti che questa è una seconda opportunità, ed è probabile che non ce ne sarà una terza." Si girò verso il villaggio in costruzione e urlò con quanto fiato aveva in gola.
"Basta guerre!!" Poi allegramente si diresse verso casa di David, che la ospitava, pregustandosi una vita circondata dalla natura e dagli animali.



Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!!!
Ed eccomi qui con l'ultimo capitolo.
Lasciate che sia onesta: ho scritto di molto meglio.
Non mi sono impegnata al massimo su questa storia, ma vabbè. Ormai è qui e ce la lascio.
Spero che nonostante tutto abbiate apprezzato almeno un po', ma non mi offendo se mi dite che fa schifo.
Grazie a tutti quelli che sono riusciti ad arrivare fino a qui, e grazie ai miei recensori: Attore regista scrittore e Ginge.
Ora non posso che augurare a tutti una buona giornata e delle buone vacanze.
A presto
Ledy Leggy

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