Huntik il segreto del lupo e dell'aquila seconda versione

di marie52
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: disappeared ***
Capitolo 3: *** Riunioni e Partenze ***
Capitolo 4: *** Secrets in the Dark ***
Capitolo 5: *** Il Lupo e L'aquila ***
Capitolo 6: *** Cosa sta succedendo? ***
Capitolo 7: *** Darkness and secret of the wolf ***
Capitolo 8: *** Il lupo esce dalla tana ***
Capitolo 9: *** Notte Insonne e Ricordi ***
Capitolo 10: *** L'incontro e il lupo va a caccia ***
Capitolo 11: *** Segreti e false speranze ***
Capitolo 12: *** Dream ***
Capitolo 13: *** Scoperte ***
Capitolo 14: *** Incidenti con spie ***
Capitolo 15: *** Il volto di un ricordo perduto e sconosciuto ***
Capitolo 16: *** Ricordi e Rivelazioni ***
Capitolo 17: *** L'amore può far male a volte (parte 1) ***
Capitolo 18: *** Fotografie e missioni fallite ***
Capitolo 19: *** Tutte le stelle ci guideranno a casa (Parte 2) ***
Capitolo 20: *** Una vecchia conoscenza e fughe ***
Capitolo 21: *** Quando tutto ebbe inizio (parte 1) ***
Capitolo 22: *** Partenze ed emozioni sconosciute ***
Capitolo 23: *** Oh Darling my heart's on fire (parte 2) ***
Capitolo 24: *** Morte e sotterfugi ***
Capitolo 25: *** Risvegli ed incantesimi ***
Capitolo 26: *** La chiacchierata con nuovi incontri ***
Capitolo 27: *** La storia (parte 1) ***
Capitolo 28: *** Telefonata e Arrivederci ***
Capitolo 29: *** Roma e Ritorni ***
Capitolo 30: *** Bang! ***
Capitolo 31: *** Incontri ***
Capitolo 32: *** Momenti mancati ***
Capitolo 33: *** Home return (parte 1) ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
Luogo sconosciuto
25 anni prima

Era buio.
Come era stato sempre fino a quel momento.
Da quando era lì, in quella cella senza finestre, non vedeva il sole.
A dire la verità, non ricordava più che forma ne che colore avesse il sole.
Ma che importanza aveva si chiese vorrei tanto avere qualcuno affianco a me
Perché dentro quel inferno, non vi era nessuno che l’aiutasse, che le dicesse che sarebbe andato tutto bene, che l’avrebbe consolata mentre nel oscurità piangeva.
Fino a poche ore fa, forse giorni oppure mesi, in quella cella buia, sporca ma soprattutto silenziosa, insieme a lei c’era stata sua sorella maggiore Amestia.
Nonostante la paura, sua sorella riusciva a farla ridere e cercava di farla sorridere perché diceva sempre che “ se qualcuno perde il sorriso allora la vita non gli regalerà niente di buono”.
A dirla tutta prima all’interno di quella vicina vi era anche sua madre Myranna, di cui oramai non ricordava nemmeno più il volto.
Ricordava le risate, i pianti, il profumo dei suoi capelli ma il suo volto era avvolto nel mistero.
un urlo pieno di dolore rimbombo fra le mura della prigione fantasma e la piccola tremò al suono stringendo sempre di più le mani alle sue piccole gambe abbracciandole mentre seppelliva la sua piccola testolina all’interno delle gambe.
Ricominciò a piangere non appena sentì il secondo urlo un po’ più forte del primo e sarebbe andata così all’infinito, se uno scoppiò non avesse bloccato il suono agonizzante e una mano ,forte e sicura, non l’avesse presa e portata via da quell’oblio che non avrebbe più ricordato…

Angolo autrice che finirà cadavere alla fine di questa fanfict
Sono tornata!!!
Con una nuova versione, migliore e me no arronzata, della mia fanfict.
Che ne dite? Vi piace questo primo capitolo
Voglio sapere come migliorare, quindi vi prego, recensite!!!
Un bacione
marie52

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: disappeared ***


Capitolo 1
Venezia
Casa di Sophie Casterwill

- Uffa che palle!!!!-
Era l’unica parola che da almeno diverse ore, Lok Lambert, cercatore esperto della fondazione, ripeteva incessantemente e per una ragione ben precisa: non aveva missioni da svolgere per cui la giovane non che ricchissima, Sophie Casterwill, collega sia a scuola che in missione aveva proposto di studiare per il prossimo esame che si sarebbe svolto il prossimo mese ma il ragazzo come era ben noto a tutti, non era il tipo che studia per un esame bensì quello che copia il compito …  e lo sbaglia lo stesso.
- Lok piantala sto cercando di studiare- gli disse un po’ arrabbiata la cercatrice che seduta alla scrivania della sala delle porcellane, leggeva ad alta voce per poter assemblare meglio il tutto.
- Uffa ma perché Zhalia non ci ha invitati a quella missione? A quest’ora staremmo facendo qualcosa di divertente –
Vedete, da un po’ di tempo la cercatrice più forte della fondazione ovvero Zhalia Moon, ex-spia dell’ Organizzazione che aveva anche contribuito alla distruzione della spirale di sangue, aveva deciso di prendere diverse missioni solitarie, suscitando l’ilarità del povero Lambert che si era ritrovato a dover affrontare missioni semplicissimi quasi elementari per uno con una certa esperienza alle spalle.
- Forse perché l’ultima volta che siamo andati insieme, stavi per cadere in una trappola piena di alligatori e Zhalia ti ha salvato prendendoti per il sedere e buttandoti dall’altra parte della stanza finendo contro il muro! – rispose la ragazza cercando di reprimere una risata che non passo inosservata al cercatore il quale la fulminò con lo sguardo.
- Uffi che palle! Sta piovendo!!!
- L’hai già detto Lok.
All’improvviso mentre un fulmine squarciava il cielo, dalla porta della stanza entrò un sudato e affannato le Blanche il quale disse : - Signorina Sophie, ho una terribile notizia!
- Che succede le Blanche? – chiese Sophie alzandosi di scatto dalla sedia per avvicinarsi a lui preoccupata.
- Mi ha contattato Guggenheim: hanno perso il contatto con l’olotomo della Signorina Moon.
Lok guardò Sophie preoccupato mentre con la mano destra prendeva il telefonino per poter contattare i fratelli Fears che in questo momento si trovavano a casa della Moon dato che vivevano con lei.
- Ne sono sicuri?
- Guggenheim mi ha assicurato che è certo al cento per cento, inoltre quando sono andate alcune squadre che si trovavano per altre missioni li vicine, hanno trovato l’olotomo di Zhalia per terra rotto.
 Sophie sbiancò mentre guardava il pavimento per tentare di non piangere.
Sapeva bene cosa Le Blanche stava cercando di dire: Zhalia era stata rapita!!!
- Signorina Sophie?
- Hanno già contattato Dante?
L’uomo anziano scosse la testa in segno di negazione
- No, Guggenheim ha detto che in questo momento si trova in riunione.
- Richiamalo digli che parleremo di questo fatto con Dante personalmente-
L’uomo fece un inchino in segno di rispetto  per poi uscire dalla stanza.
- Ho chiamato Harrison e Dan dicono che se vogliamo possono andare loro da Dante ad avvisarlo di Zhalia: tanto dovevano già andarci per discutere sul fatto del affidamento.
A causa del fatto che erano scappati dall’orfanotrofio senza essere mai stati adottati ed erano minorenni, Dante aveva contattato l’orfanotrofio per poter adottare quei due ragazzini e il prossimo mese ci sarebbe stata la sentenza sull’affidamento al signor Vale.
-  okay. Come l’hanno presa? – chiese Sophie sedendosi per terra.
- Come vuoi che l’abbiano presa?! Erano sconvolti Sophie. Di sotto fondo sentivo Harrison e Cherit piangere!
Sophie si mise a ridere mentre con gli occhi pieni di lacrime guardava la finestra e la pioggia che batteva forte sopra di essa.

Luogo sconosciuto
Buio.
Riusciva a vedere solo quello.
La testa le pulsava forte ma non riusciva a mettere le mani sopra di essa perché erano legate da catene.
Una figura nell’ oscurità la fissava, sorridendo malignamente.
La paura iniziò a farsi strada nel suo cuore quando il colore degli occhi di quella figura scintillarono nell’oscurità.
Gli stessi occhi che da piccola popolavano i suoi sogni da orfanella.
Rossi come il sangue.

Angolo autrice:
rieccomi con il secondo capitolo
Che ne dite? Vi è piaciuto?
Ditemelo
un bacio
marie52

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Capitolo 3
*** Riunioni e Partenze ***


Capitolo 2 : Riunioni e Partenze
New York
Sede della Fondazione
Sala riunioni

La sala riunioni del concilio si trovava all’ultimo piano del  più alto grattacielo di New York, sede della fondazione.
Era composta da un tavolo circolare dove all’incirca due volte alla settimana, i più forti membri della fondazione si riunivano per discutere dei problemi interni della fondazione.
All’interno di quelle persone di alto rango, spiccavano soprattutto due persone: la prima era il capo della fondazione, Metz che era non soltanto un capo eccezionale ma anche una persona incredibile.
Il grande capo, così chiamato da molti, aveva cresciuto un bambino orfano che era proprio la seconda persona che spiccava fra il gruppo, il cui nome era Dante ed era stato, fino a pochi mesi fa, il capo della più famosa squadra della fondazione.
Stavano discutendo di alcune importanti questioni finanziarie quando la porta si aprì di scatto rivelando le figure di Harrison, Dan e il piccolo Cherit che avevano ancora gli occhi rossi dal pianto.
- Mi dispiace interrompervi – disse Dan cercando di non guardare in faccia il cercatore dai capelli rossi, il quale li fissava sorpreso dato che l’appuntamento con loro era nel pomeriggio quando la riunione si sarebbe conclusa- ma dobbiamo discutere al concilio su una questione delicata.
Sospirò e tentò di far uscire quelle parole ma non ci riusciva perché non voleva far diventare il fatto reale.
- Di che si tratta?- chiese Metz guardandoli con un sopracciglio alzato.
- Circa un ora fa, Guggenheim ha contatto Sophie per discutere di un fatto importante. Ci ha poi fatti venire qui al posto suo per farvi conoscere quel fatto e ci ha donati degli oggetti a testimonianza dell'accaduto- dopo aver aggiunto ciò fece segno a Harrison di andare vicino al tavolo.
Egli portava in mano una busta di carta, al cui interno vi erano alcuni oggetti che Gugghenheim gli aveva consegnato prima di salire sull'aereo
Aprì la busta facendo scorrere con le mani tremanti tre oggettini piccoli e uno grosso: rispettivamente tre amuleti e un olotomo.
il Cercatore dai capelli rossi si alzò di scatto dalla sedia mantenendo lo sguardo sui tre oggetti: gli amuleti.
Appartenevano a tre titani: Gareon, Oplite e King Basilisc, il cui propretario era conosciuto agli occhi del cercatore.
Tutti e tre avevano la pietra al centro spaccata a metà.
Poi il suo sguardo si spostò sull’ olotomo che invece era completamente rotto.
- Che significa?- chiese il cercatore ai ragazzi mentre le mani  gli tremavano vistosamente.
- Una nostra collega, Zhalia Moon, aveva deciso di prendere una missione solitaria. – non riuscì a continuare la frase perché la bocca gli divenne secca così fu Harrison il fratello a continuare per lui.
- Ma durante quella missione, è stata attaccata ed ora è … scomparsa.
- State dicendo che è stata rapita?- chiese Metz fissando il suo figlioccio che da seduto si era spostato affianco alla finestra senza fiatare.
- Non lo sappiamo con certezza, ma crediamo di si. Non sappiamo se è viva oppure se sia …
- è viva! – affermò Dante continuando a fissare la finestra per poi girarsi e chiedere – quando è scomparsa?
- All’incirca un ora fa. Siamo venuti qui solo per mettervi al corrente dei fatti. Adesso noi raggiungiamo gli altri sul luogo della scomparsa. – disse il titano facendo segno agli altri di uscire per poi essere bloccati da una voce ossia quella di Dante
- Vengo con voi- e dopo aver affermato ciò prese la borsa di pelle e il suo olotomo e uscì dalla stanza assieme ai ragazzi, piantando in asso sia la riunione che il povero Metz.  

Angolo autrice:
Salve salvino gente e rieccomi qua.
Allora com'è questa versione? Io credo migliore di quella precedente e voi?
Forza voglio sapere com'è.
Kiss
maire52

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Capitolo 4
*** Secrets in the Dark ***


Capitolo 3: Secrets in the dark
Luogo sconosciuto

Quella sensazione.
Quel freddo e quella paura così familiare.
Non sapeva quando e dove l’aveva provata ma sapeva di averla già sentita addosso.
Quella oscurità iniziò a pesarle.
Lei, che aveva vissuto nell’oscurità per tutta la vita.
- Finalmente ti ho ritrovato Zhalia– disse la figura nell’oscurità mentre gli occhi scintillavano di una luce strana che nemmeno lei, vissuta nella menzogna avrebbe mai potuto definire.
- Chi sei tu? Che ci faccio qui?
-  Che ci fai qui?Ma come non ricordi la tua dolce casa?- chiese la figura, la cui stazza era quella di una donna.
Senza farlo apposta la sua bocca si aprì e parlò – questa è una prigione non una casa-
La donna sghignazzo nell’oscurità mentre Zhalia rimaneva stupita da ciò che era uscito dalla sua bocca.
Che cosa aveva detto?
Insomma quella donna era una pazza, giusto? Non aveva niente a che fare con lei oppure no?
Istintivamente cercò con lo sguardo la cintura con i titani che però non trovò.
- Non sono qui, i tuoi amati titani! – disse lui avvicinandosi verso di lei ma stando sempre nascosto nell’oscurità - li ho mandanti dai tuoi amichetti, alcuni anche con il tuo sangue sopra. In questo modo dovrebbero stare buoni per un po’ –
Un brivido le scorse lungo la schiena e per poco ebbe la tentazione di gridare aiuto ma si contenne e le rispose
- Tu non li conosci per niente. Loro non si arrenderanno mai! Tu pazza stron..
 Le catene si strinsero all’improvviso, lasciandole scappare un grido involontario.
-Oh vuoi contrastarmi? Ma se sei ancora così debole! Che bambina presuntuosa. – mentre con la mano destra le accarezzava il viso, per poi accarezzare le labbra della cercatrice che in risposta le morse la mano.
Le catene ai polsi si fecero ancora più strette tanto da far fuori uscire un po’ di sangue da una delle ferite procurate durante la lotta.
- Devi imparare l’educazione Zhalia. – continuò la donna lasciando la stanza- proprio come tua sorella Amestia. Il mio padrone sarà felice di sapere che ha di nuovo il suo piccolo angelo.

Foresta di Dodona
Epiro, Grecia.

Stavano camminando da circa un ora quando giunsero sul luogo della scomparsa.
La foresta era fitta e piena di insidie, posto perfetto per un agguato.
Sopra i tronchi degli alberi vi erano tagli profondi, tipici di un titano e per terra vi erano alcuni oggettini, degli altri amuleti, ma essi erano ricoperti da una macchia lunga e rossiccia.
Una macchia di sangue.
E non era difficile capire di chi fosse.
Harrison guardava la macchia impaurito mentre le lacrime rigavano il suo viso e invece suo fratello Dan, si era allontanato dalla scena dato che un colato di vomito  aveva minacciato di contaminarla.
Dante, invece, guardava con attenzione il luogo cercando di comprendere ciò che fosse realmente accaduto tentando di non farsi coinvolgere dalla barbaria lì compiuta.
- Erano in quattro- cominciò il cercatore dagli occhi ambrati – due l’hanno attaccata davanti mentre altri due l’hanno bloccata da dietro.
Sospirò mentre scrutava i tagli sopra i tronchi.
- Zhalia si deve essere liberata e ha evocato Gareon, il quale però non è durato a lungo. Ai quattro si sono aggiunte altre sette persone.
- quindi erano in undici?-chiese Dan
- Si, poiché i segni sopra i tronchi indicano che vi erano almeno sette titani, oltre ai tre che hanno attaccato Zhalia,che circondavano la foresta per farsi che non scappasse. E credo che siano troppi anche per un solo cercatore.-
Il suo sguardo si posò sulla macchia scura vicino ai suoi piedi
- Zhalia deve aver finito quasi subito le energie e per loro è stato semplice prenderla e portarla via- concluse il cercatore mentre si passava una mano fra i capelli.
- Guggenheim in che consisteva la missione?- chiese Sophie al cercatore
- Non ne ho proprio idea
- Ma come non lo sai? Ma se sei stato tu a commissionarla?!
- Io non ho commissionato un accidente di niente!- rispose l’uomo - Zhalia mi aveva chiesto prima di andare in missione di controllare se il suo contatto rimanesse dato che era una zona che non conosceva benissimo e temeva di perdersi. Quando non l’abbiamo più ricevuto beh sapete come è andata! Ma volevo sapere chi cavolo vi ha detto che avevo commissionato io quella missione?!
- Era stata lei stessa a dirlo- disse Lok guardandolo dritto negli occhi – ci aveva anche detto che era una missione semplice e non pericolosa.
- Buffa la cosa! A me aveva detto che l’aveva commissionata Metz – disse Guggenheim guardando il cercatore dai capelli rossi, il quale scosse subito la testa in segno negativo
- Metz non ne sapeva niente-
- Così Zhalia ci ha mentito riguardante la missione.- disse Dan fissando la macchia scura- ma perché ? Insomma siamo la sua squadra?!
- Dan ha ragione. Non capisco il perché ci abbia mentito … -
Mentre la discussione incalzava il cuore dei nostri cercatori, Dante notò qualcosa che brillava al interno di un cespuglio li vicino.
Cautamente si avvicinò all’oggetto in questione e lo raccolse da lì.
- Ragazzi venite a vedere- disse il cercatore richiamando l’attenzione su di se- ho trovato qualcosa.
Era una spilla argentata e la forma ricordava vagamente un corvo.
- Non è di Zhalia – affermò Lok
- Deve essere di uno dei rapitori. Zhalia deve averla strappata durante la lotta.
- Non è l’unica cosa lì sotto.- disse il cercatore ritornando vicino al cespuglio per prendere gli altri oggetti.
Erano delle fotografie: nella prima, che era piuttosto vecchiotta,ritraeva una famiglia felice.
Vi erano due bambine messe ai lati opposti della figura al centro che era quella di una donna e tutte avevano i capelli scuri e la pelle molto chiara.
Sullo sfondo vi era una casa molto alta e bianca, molto simile alla casa di Sophie ed erano vestite in modo impeccabile e molto curato.
Non vi era il padre in essa il che suggeriva fosse colui che aveva scattato la foto.
La seconda, invece, ritraeva una delle bambine.
Indossava un vestitino verde e portava i capelli lunghi e del colore della notte in due codini con dei fiocchetti dello stesso colore del vestitino.
La cosa strana era che sembrava spaventata da qualcosa, il vestitino era strappato mentre i capelli erano disordinati e  si trovava in luogo scuro e tenebroso, senza qualche finestra apparentemente.
Aveva appena finito di piangere e gli occhi color cioccolato erano gonfi.
le braccia avvolgevano le gambe piene di lividi e graffi come per tranquillizzarsi.
La cosa che però  colpì la squadra fu la scritta sul retro della foto, che aveva la forma di una lettera di aiuto.
Lentamente e con voce apparentemente calma Dante iniziò a leggerla:

A chiunque trovi queste foto.
Datele a Metz C. M. , è un cercatore della fondazione, nel vostro tempo dovrebbe essere...

- Il CAPO?! - gridò involontariamente Lok che si beccò in risposta un cazzotto dai fratelli Fears mentre Dante continuava a leggere
Lui capirà immediatamente il soggetto
So che però sarà troppo tardi per salvarla
Firmato
Emily S.M.
Data di partenza: 24 novembre 1978
Data di Arrivo: 14 luglio 2015

Alla fine della lettura solo una domanda rimbombava dentro la mente dei cercatori: " Cosa diavolo voleva dire questo?"
Ma sopratutto " cosa centravano con il rapimento di Zhalia queste foto?"


Angolo autrice:
Zazan - zazan!
Lo so era troppo sintetico questo capitolo e la prima parte era da sadici quindi ehm.
Si ehm sono rimasta influenzata dai manga e via dicendo.
Ecco, ehm ... Va bene
Se volete dirmi com'è questo capitolo sarei molto felice.
Ora scappo
Un bacio
marie52

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Capitolo 5
*** Il Lupo e L'aquila ***


Capitolo 4: Il Lupo e L'aquila

Buio.
Freddo.
Paura.
Erano quelle sensazioni che in calzavano in lei, la cercatrice cuor di ghiaccio, il lupo solitario con il passato più orribile che si potesse ottenere.
La traditrice.
Le catene avevano smesso di stringere da tempo e il sangue che si era formato, aveva smesso di sgorgare.
Gli occhi scrutavano la cella esitante con il cuore che sembrava non smettere galoppare.
Dannazione pensò non c’è una via di fuga.
Una voce lontana nell’oscurità esitante parlava.
Sussurrava nomi che non conosceva e parole senza senso in una lingua incomprensibile.
Poi un urlo agghiacciante rimbombò fra quelle mura fredde e distrusse il suo gelo apparente.
Lacrime iniziarono a scendere senza sosta, al suono di un corpo che cadeva e istintivamente cercò di portare le mani alle orecchie ma erano bloccate da quelle catene di prigionia.
Ti prego. Basta.
All’improvviso un luccichio la colpì in faccia, dovuta alla luce che in pochi secondi era passata dall’ alba al tramonto, le catene, come spaventate da quel luccichio, si ritirarono dai polsi della cercatrice, facendola cadere con un tonfo per terra.
Priva di forze e di energia, si trascino vicino all’angolo da cui proveniva la luce color violetto, abbagliante e quello che trovò la sconvolse.
Era un amuleto a forma di rombo incastonato in una specie di chiocciola ed era appartenuta ad una cercatrice.
Come faceva a saperlo?
Semplicemente vi era l’amuleto che brillava, e la mano di una donna, non ancora morta che teneva quel oggettino.
Non la sconvolse più di tanto ciò che vide.
Ma ciò che quella morente disse.
Mentre la scrutava con gli occhi pieni di tristezza e paura,chiamava un nome di una persona.
Il suo nome.
Zhalia


New York.
Sede della fondazione.
Giorni passati dalla sparizione: Quattro.

Metz guardava la pioggia che batteva forte sopra le finestre della Sala delle Conferenze della Fondazione,seduto sulla  sedia con la scrivania immersa da carte .
Dopo la sparizione di Zhalia avvenuta quattro giorni orsono e la partenza di Dante, il suo figlioccio, per la foresta di Dodona, Metz aveva annullato la riunione chiedendo di rimanere solo.
Da allora non era uscito da quella stanza.
La sua ex- infermiera, preoccupata per lui, gli portava da mangiare, chiedendogli se stava bene e se volesse riposare.
Ma lui non rispondeva mai a quella domanda: grugniva, poi mormorava un grazie mentre addentando un pezzo di panino con lo speck , ritornava alla ricerca di quelle carte.
Quelle che avrebbe dovuto mostrare alla squadra, una volta che sarebbero venuti a chiedergli spiegazioni.
Il suo sguardo si incupì non appena trovò quelle carte, quelle che non avrebbe mai voluto trovare.
Erano all’interno di un involucro nero e conteneva diversi fogli e fogliettini di diverse dimensioni, e foto di amuleti ma soprattutto di un marchio.
Istintivamente si toccò il braccio sinistro e scostò un po’ la manica della giacca.
Un corvo d’argento con due occhi rossi lo scrutava sorridendo.
Passi veloci e arrabbiati si muovevano verso la porta e in un lampo, si abbassò la manica della giacca.
La persona o meglio le persone entrarono senza chiedere il permesso o annunciare il loro arrivo.
Il cercatore dai capelli di fuoco e dalla rabbia visibile sul volto disse
- Dobbiamo parlare Metz -
Ci siamo pensò la verità è finalmente arrivata a chiedermi consiglio.
E pensato ciò egli si alzò dalla sedia portando con se quel involucro nero.
Con il nome in codice di Lupo nero e Aquila Bianca.
E dopo un po’ di esitazione, chiedendo a tutti loro di fare attenzione a ciò che stava per rivelare in quella stanza,iniziò a narrare …
Il segreto del Lupo e dell' Aquila

Angolo autrice ( ebbene si non sono morta):
Rieccomi di nuovo con un nuovo capitolo.
Ebbene si sono tornata.
Devo dire che questo capitolo è stato il più duro da scrivere per reggere la suspence del capitolo sulla vera storia del lupo e dell'aquila che sarà composta ( già deciso), da tre capitoli o quattro spezzati tra di loro da qualche capitolo sadico dal luogo dove si trova la nostra amica, sfortunata, Zhalia.
Allora vi è piaciuto il Capitolo?
Dai voglio sapere cosa ne pensate.
Kiss
marie52

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Capitolo 6
*** Cosa sta succedendo? ***


Cosa sta succedendo?
Luogo sconosciuto
Tempo sconosciuto
Le urla quella notte non c’erano state e il tintinnio delle catene sembravano solo il vago ricordo di un sogno confuso e poco determinato.
Era riuscita a dormire se per quella parola si intendesse aprire ogni due e tre gli occhi temendo di ritrovarsi di nuovo all’interno della cella.
Perché infatti lei non si trovava lì.
Dopo l’ennesimo grido che aveva ascoltato nonostante le piccole manine appoggiate sulle sue orecchie, avvenne qualcosa di incredibile: finalmente qualcuno aveva ascoltato quella preghiera divenuta oramai parte della sua routine, le aveva offerto la sua mano, calda e incredibilmente morbida.
Gli aveva sorriso amorevole e stranamente sentì finalmente quelle lacrime, che scendevano lungo le sue guance, cessare, come se avessero trovato un po’ di pace.
Gli occhi si aprirono di scattò e mettendosi seduta con la schiena dritta, mentre i medici le dicevano di stendersi un'altra volta, girò la testa frenetica cercando quel sorriso, quello della persona che l’aveva salvata.
Ma purtroppo, non sapeva che non l’avrebbe più rivisto.
***
- Ci vuoi spiegare che diavolo sta succedendo?-
Dante era furioso contro il suo mentore e il modo nel quale gli aveva chiesto spiegazioni fosse più che eloquente.
Fino a quel momento lo aveva sempre considerato come l’unico pilastro vero e profondo nella sua vita: era stato il suo mentore, quello che lo accolse in casa sua che gli impedì di finire in un orfanotrofio e di prendere una cattiva strada ma soprattutto non gli aveva mai mentito ne nascosto niente.
O era quello che credeva.
Metz sospirò sotto quello sguardo accusatorio: sapeva che quel segreto gli sarebbe costato caro ma non credeva così tanto.
- Che centrano queste foto con Zhalia? E perché c’è il tuo nome scritto da dietro?- chiese Dante che quasi gli lanciò a dosso le due foto.
Gli occhi di mentore si illuminarono per un attimo e poi lo sguardo pieno di confusione lo avvolse.
- Che cosa sono?
Dante si irritò a quella domanda:
- Diccelo tu erano nella foresta e c’era il tuo nome da dietro. Una certa Emily chiedeva il tuo aiuto-
- Io non le ho mai viste-
- Stai mentendo- gli rispose Dante guardandolo negli occhi
- No, io non ti sto mentendo. Non so davvero chi siano queste persone ne il perché questa Emily mi chieda aiuto. – disse l’uomo riguardando le foto confuso.
Una risata dolce quasi divertita iniziò a rimbombare nella sua testa.
Si portò la mano destra sulla testa e quasi gridò.
Ogni rumore sembrava essere svanito, persino il suo figlioccio che lo chiamava e la sua espressione che si trasformata in preoccupata quando le gambe gli cedettero.
Poi persino le immagini diventarono differenti.
Un sorriso sincero.
Piante di Grano che sfioravano le mani di qualcuno.
Un pianto disperato.
Occhi tristi e senza espressione  ed un fuoco che forte fiero divorava qualcosa in mezzo al grano.
Una macchia nera avvolse quei piccoli attimi mentre una voce  gridava solo una parola.
Aiutami.
 
Angolo autrice:
SONO ANCORA VIVA.
Purtroppo sono riuscita ad aggiornare solo ora la mia storia anche perché ero bloccata in tutti i sensi.
Sia fisicamente perché tornavo a casa tardissimo sia proprio di scrittura perché non sapevo come continuare la storia.
Spero vi sia piaciuto
Un bacio
marie52
 

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Capitolo 7
*** Darkness and secret of the wolf ***


Capitolo 7
Darkness and secret of the wolf
New York
Giorni dalla scomparsa: Cinque.
 
Dante non ci capiva più niente e forse, anche quelli della sua squadra se avesse gridato ad alta voce la sua frustrazione e la sua incomprensione, lo avrebbero appoggiato.
Non capiva il perché Zhalia fosse stata rapita e l’unico che forse sapeva qualcosa era svenuto dopo un improvviso mal di testa e tutto questo perché non aveva dormito durante gli scorsi.
Sospirò appoggiato al muro turchese del Presbyterian  Hospital  di New York, uno dei migliori della grande mela dove Metz era stato ricoverato dopo lo svenimento.
I medici lo avevano tranquillizzato ore fa eppure lui, non riusciva a rimanere calmo.
Dopo il periodo della malattia, quando si trattava del suo mentore, ogni piccolo attimo dove si sentiva poco bene, gli faceva perdere il fiato in preda al terrore di ripiombare di nuovo in quel incubo ancora vivo nella sua memoria.
Il peso di una mano appoggiata sulla sua spalla lo riportò alla realtà.
Sapeva bene chi fosse.
- Starà bene Dante. Era solo stanco.-
- Lo so Scarlett - rispose l’uomo non voltandosi verso la cercatrice dai capelli rossi che tuttavia lo guardava preoccupata.
Non lo aveva mai visto in quel modo, in tante missioni che avevano collaborato eppure non poteva che comprendere.
La donna che amava era scomparsa mentre colui che lo aveva cresciuto era su un letto di ospedale e lei, non poteva fare a meno di ringraziare il cielo che coloro che amava non fossero finiti in quella situazione.
Il telefono della rossa squillò e la donna, quando vide il nome di colui che la chiamava non sapeva cosa fare: le sembrava scorretto rispondere quando un suo amico stava soffrendo.
Ma, come se lui le avesse letto nel pensiero, le disse – Non ti preoccupare, rispondi a tuo marito o finirà col preoccuparsi. Sappiamo come è diventato dopo che avete avuto Christine-
Perché si, nonostante tutti credessero fosse una single che faceva la corte a tutti, lei era sposata e amava teneramente il marito e la figlia, avuta qualche mese prima.
La donna sorrise alla battuta del cercatore prima di rispondere alla chiamata.
- Monty, tesoro che succede?- chiese la donna lasciando di nuovo il cercatore da solo all’interno della stanza.
Zhalia si chiese dove sei finita?
***
Luogo sconosciuto
La cercatrice dai capelli blu notte era congelata.
I suoi occhi erano fissi sul corpo della donna ormai senza vita, che fino a qualche istante prima sussurava il suo nome assieme a parole senza alcun significato.
Aveva cercato di chiederle chi fosse e perché conoscesse il suo nome eppure non era riuscita a risponderle, poiché l’abbraccio freddo della morte l’aveva avvolta prima che potesse anche solo udirle quelle parole.
Lo sguardo poi si poggiò sull’amuleto che aveva visto quando era incatenata appoggiato sulla mano fredda e abbastanza piccola della sconosciuta.
Non sapeva il perché eppure credeva di averlo già visto.
Era strano, quasi surreale ma sentiva dentro di se l’impulso di prenderlo da quella mano distesa e fredda che non stringeva per niente quel piccolo oggettino.
Rubare ad un morto.
Una cosa deplorevole persino per una traditrice come te pensò.
Ma quel pensiero non riuscì a bloccare l’azione veloce della sua mano destra che veloce afferrò l’amuleto e lo strinse a se.
Un energia calda quasi amorevole si espanse nel suo corpo.
E seppe in un attimo che cosa aveva combinato.
Si era legata ad un titano, appartenuto ad una donna morta che ne era certa, lo aveva protetto affinché arrivasse a lei.
Ma non poté pensarci più di tanto.
Ebbe solo il tempo di nascondere quell’amuleto sotto al materasso poggiato per terra prima che le catene le riprendessero i polsi e che il dolore ricominciasse più forte di prima.
Ti prego Dante pensò trovami
Poi urlò.
***
Sede della fondazione
New York
Lok e Sophie non si erano mossi.
Erano rimasti alla sede della fondazione su ordine di Dante per cercare qualche informazione che avesse a che fare con Zhalia.
E Frenetici, assieme a Dan e Harrison, avevano cercato nell’ufficio con le poche informazioni che avevano qualcosa che centrasse con Zhalia.
Eppure, non trovavano niente
Vi erano diverse missioni ma nessuna aveva avuto a che fare con la spilla ritrovata sul luogo.
Quella a forma di corvo argentato.
- Lok ci conviene fermarci. Qui non c’è niente- disse Sophie che guardava il ragazzo che però non la ascoltava.
- Stiamo cercando da poco tempo. Di sicuro troveremo qualcosa- rispose lui non guardandola in viso e come un mulo continuava a cercare fra i diversi fogli frustrato.
Si sentiva impotente.
Zhalia, una fra le persone di cui si fidava di più era scomparsa nel bel mezzo della missione e lui non poteva far niente.
Era come se vivesse un dejà vu.
Sophie lo sapeva che lo toccava più di tutti dato che la scomparsa di Zhalia era simile a quella di suo padre.
Tutti e due andarono in una missione.
E aveva paura che come suo padre anche lei non tornasse a casa.
Ma tutti quei pensieri negativi furono spazzati in un istante quando, per puro caso, non notò un fascicolo giallo per terra aperto su una pagina dove vi era una foto.
Quello di un Corvo dagli occhi rossi che lo fissava.
Simile alla spiletta.
Prese il telefono senza rispondere ad Harrison che lo chiamava o Den che gli chiedeva che cosa stesse succedendo.
- Dante, ho trovato qualcosa. Si. Un fascicolo col nome in codice Lupo ed Aquila. Dante puoi vedere il braccio sinistro? Dovrebbe esserci un corvo. Si il sinistro. Niente? Allora vedi il destro. Tu fallo e basta.
- Lok che sta succedendo?
- C’è ? Come pensavo. Ti spiego tutto dopo. Arriviamo in ospedale non muoverti da lì.
E con questo la telefonata si concluse.
 
Angolo Autrice ( che verrà uccisa alla fine di tutto)
SONO QUI.
Faccio un piccolo annuncio.
Ho cambiato una parola nel quinto Capitolo perché non mi convinceva, dato che ho cambiato molto nel nuovo capitolo per continuare la storia e renderla più omogenea e meno frettolosa o senza senso .
Se ce ne sarà bisogno revisionerò alcuni capitoli quando non corrisponde all’idea che avevo della storia
With Love
marie52
 
 

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Capitolo 8
*** Il lupo esce dalla tana ***


Il Lupo esce dalla tana
Luogo sconosciuto
 
Nero.
Tutto quello che vedeva era solo di quel colore, che ricopriva anche la stanza nella quale si trova.
Ma era sicuro che fosse una stanza? No, che non lo era.
 A dire la verità, non riusciva a capire dove si trovasse.
Ma aveva importanza?
Si guardò intorno, spaventato,  eppure vedeva solo quel colore.
Nero.
Gli sembrava di essere finito nel nulla in balia di una corrente.
Che ora era? si chiese Era giorno oppure era notte?
Ma era importante? Non lo sapeva a dir la verità
E il suo nome?
Il suo nome.
Strinse forte le mani in pugno tentando di sforzarsi.
Ricordava solo che il suo nome iniziava con la M ma nulla di più.
Una risata lo riscosse, facendo voltare di scatto la testa dell’uomo che frenetico cercava l’origine di quel suono.
- C’è qualcuno?- chiese
Ma nessuno gli rispose.
Il silenzio riavvolse il luogo per un lungo periodo e l’uomo ebbe tutto il tempo per comprendere chi fosse.
Sapeva che era un uomo e vedeva con i suoi occhi che vestiva in un camice bianco simili a quelli dati ai malati negli ospedali.
Aveva i capelli quindi significava che non era calvo, e, dal colore della pelle, poteva dire che era di carnagione chiara.
Quella risata, quella che prima lo aveva trascinato fuori dai suoi pensieri, rimbombò nella stanza.
- Chi sei?- chiese ma di nuovo il silenzio riavvolse il luogo.
Ma per poco.
- Come ti chiami?- gli chiese una vocina stridula facendo voltare di scatto la testa verso destra.
E la vide.
Era una bambina, doveva avere circa dieci anni.
Aveva i capelli color castano scuro, legati in una treccia non precisa.
Gli occhi erano color cioccolato, e stranamente, nell’oscurità brillavano di una luce così luminosa, che l’uomo si stupì di come il suo cuore, dapprima spaventato, si fosse di colpo calmato sotto lo sguardo della giovane.
La pelle era chiara simile al colore del latte ed era vestita con un vestito bianco semplice senza ricami simile a quello che l’uomo indossava ma, non sapeva come faceva a saperlo, di un tessuto più semplice.
Una camicia da notte? Poteva essere
- Allora?- chiese la bimba – Come ti chiami?
- Non lo ricordo- rispose l’uomo sincero
- Davvero? Ma non è possibile che non ricordi! Tutti abbiamo un nome!
L’uomo rise stranamente alla spontaneità della bambina e, per un attimo, gli sembrò di conoscerla.
- E tu ? – le chiese- c’è l’hai un nome?
- Certo che si  ma non te lo dirò fino a quando non mi dirai il tuo!- rispose la bambina incrociando le braccia.
- Piccoletta guarda che io … -
Ma non finì la frase poiché nella sua mente gli apparve un nome.
Era quello? si chiese senza guardare la piccola
- Si è il tuo- disse la piccola sorridendo mentre allungava la mano verso l’uomo – è un piacere conoscerti Malcom. Io mi chiamo Amestia.
Come era possibile che avesse ricordato il suo nome? E perché quella bimba sapeva cosa stava pensando?
- Le risposte arriveranno più in là. Vieni con me. La mamma vuole parlati-
E detto ciò l’oscurità lo avvolse.
***
New York
Presbyterian  Hospital 
 
Lok correva come un pazzo tra i diversi corridoi dell’ospedale.
Il cuore gli batteva forte per la grande scoperta che aveva fatto.
Era sicuro che  avrebbe dato una svolta importante sul rapimento di Zhalia.
Mentre erano in taxi, e Sophie lo aveva costretto a rivelare il contenuto di quel fascicolo, che, di conseguenza aveva sconvolto sia Den e Harrison, gli era venuto in mente di far cercare a Sophie le ultime missioni che Zhalia aveva fatto e le scoperte lo avevano fatto eccitare ancora di più.
 La figura di un uomo dai capelli ramati, nervoso come non mai, lo riscosse dai  suoi pensieri.
- Dante siamo qui!- disse il giovane richiamando l’attenzione del signore che evidentemente era avvolto nei suoi pensieri.
E si poteva di certo comprendere.
Quando il giovane lo aveva chiamato e fra lo scetticismo dell’uomo, lo aveva costretto a controllare se c’era un tatuaggio simile ad un corvo sulle braccia e lo aveva trovato, si era ritrovato a pensare se il suo mentore gli avesse mentito su qualcos’altro ed ogni volta il pensiero,  alla fine ricadeva sulla cercatrice dai capelli blu notte sparita da cinque giorni.
Forse ferita o forse morta.
- Non qui – disse l’uomo per poi entrare assieme agli altri cercatori nella stanza dell’anziano mentore.
- Allora?- chiese guardandoli negli occhi mentre il piccolo titano, Cherit, usciva dallo zainetto del giovane biondo libero di prendere aria – Che cosa avete scoperto?-
- Ho trovato questo fascicolo. A quanto pare riguardava una missione chiamato Lupo e Aquila.
- Me lo hai già detto questo al telefono Lok- rispose il cercatore un po’ infastidito
- La missione riguardava l’infiltrazione di un agente della Fondazione all’interno dei Corvi d’Argento.
- Chi sono?- chiese Cherit che purtroppo era dovuto stare all’interno dello zainetto mentre loro cercavano nell’ufficio e anche sul taxi non sentendo quindi niente.
- Era una setta simile alla spirale ma molto più pericolosa. Era formata da sicari che facevano svanire in cambio di denaro la gente per un certo periodo. Poi uccidevano sia il mandante che colui che aveva pagato. Accadde intorno al 1966 che i corvi d’argento iniziarono ad uccidere agenti della fondazione per ottenere i titani che avevano e rivenderli al mercato nero oppure tenerli per se. E per raggiungere questo scopo uccisero famiglie intere anche donne e bambini.- rispose Sophie
- Spaventoso- disse Cherit che si era seduto sopra ad uno dei comodini nella stanza
- Già. Per far fronte a questa fecero infiltrare in quella organizzazione non uno, bensì due agenti.
Uno di questi si chiamava Malcom Christopher Metz.- continuò la ragazza che non poté continuare la frase perché il rosato la interruppe
- Metz? Ne siete sicuri?-
- è scritto sul fascicolo. A quanto pare il suo nome era quello!- rispose lei alzando le spallucce.
- L’altro agente?-chiese il cercatore
- Emily Maria Sanchez, una cercatrice alle prime armi.
- Emily S. M. quella della lettera!- esclamò Cherit stupito che ebbe un cenno del capo da parte di Den che poi continuò
- Abbiamo pensato lo stesso. A quanto pare loro due furono scelti perché la donna era molto abile nei travestimenti mentre Metz era molto bravo a convincere le persone quando erano in dubbio su qualcosa. Comunque la missione doveva durare circa dieci anni. E devo dire la verità nel rapporto non c’è scritto molto. Si parla che avevano scoperto delle informazioni importanti ma niente di più.
Dopo questo lasso di tempo, Metz fu l’unico a ritornare alla base ma tornò con diverse ustioni e ferite gravi e una perdita di memoria che si risolse in poco tempo-
- Perché ?  Cosa era successo?– chiese il titano.
- Emily era morta. Era stato uccisa da uno dei corvi d’argento durante il sesto anno perché avevano scoperto che era una traditrice, una di un’altra agenzia.  Metz dichiarò che Fu lui stesso ad ucciderla. E per quanto riguarda le ustioni lo stesso Metz non ricordava.
- Non lo farebbe mai. – gridò l’uomo - non è un assassino-
- Calmati Dante- disse Lok- comunque date le informazioni che Metz aveva fornito riuscirono a smantellare L’organizzazione e infatti gli omicidi finirono. Tuttavia nello stesso fascicolo vi era un foglio di giornale che riguardava un incendio avvenuto l’ultima settimana mentre Metz era sotto copertura.
Era avvenuto a Rotterdam e la donna che ci viveva era una certa Myranna Kaschivil che aveva comprato con il marito Jorge, il cognome purtroppo era troppo svanito per utilizzare Fainshape, la casa in cui vivevano.
- Rotterdam? Ma non è …
- La città dove aveva vissuto Zhalia da piccola? Si- rispose Sophie
- Così Lok ha chiesto a Sophie di cercare se Zhalia avesse preso missioni a Rotterdam nell’ultimo periodo di missioni solitarie e – disse Harrison la cui frase fu prontamente conclusa dal fratello – Circa tre mesi fa, proprio quando le missioni da sola iniziarono, Zhalia prese una missione riguardante un titano chiamato Lakof , rubato da una delle nostre sedi.
- è un titano simile a quello di Giovanna d’arco, quindi potente e pericoloso, ma è capace di far vedere il passato anziché il futuro.  La missione è durata solo due giorni perché fu semplice recuperarlo, i ladri non erano andati molto lontani ma Zhalia ritornò a casa solo tre giorni più tardi.-
- e poi da lì iniziarono le missioni solitarie che già conosciamo.- disse Lok
- Non è una coincidenza deve essere successo quel giorno. – disse Dante turbato dalla parola dei cercatori.
Se quello che gli avevano detto i suoi amici fosse stato vero, allora significava che c’era un legame fra la missione e Zhalia anche se ancora la risposta, ne era certo, fosse lontana.
- Che facciamo Dante ora?- chiese il titano al cercatore.
-L’unica cosa possibile: domani mattina partiremo tutti per Rotterdam per andare a parlare con il cercatore che aiutato Zhalia durante la missione. Sai il nome?-
- Si,  il nome è Amelié Floer .
E detto ciò i quattro cercatori lasciarono la stanza essendo sicuri che la vera missione stava incominciando, proprio in quell’istante.
 
 
Angolo Autrice ( è l’una di notte e tutto va bene):
Con il sonno ho aggiornato la storia
che ne dite?
Ora scusate vado a dormire
Kiss
marie52

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Capitolo 9
*** Notte Insonne e Ricordi ***


Capitolo 9: Notte insonne e Ricordi
 
New York
Giorni dalla scomparsa: Cinque/Sei
 
Non riusciva a dormire.
Aveva provato di tutto: contare le pecore, bere un bicchiere di latte o la ninna nanna che sua madre gli cantava da bambino.
Ma non funzionava.
Arrabbiato, dopo diverse ore a rigirarsi all’interno del suo letto, si era alzato e aveva deciso di aprire il balcone della stanza per prendere una boccata d’aria.
Lok notò per la prima volta quanto le stelle fossero luminose senza le luci delle case.
L’assenza poi del rumore assordante delle macchine rendeva il tutto ancora più incantevole ai suoi occhi.
- Anche tu non riesci a dormire?-
Il ragazzo annuì leggermente la testa senza parlare con gli occhi fissi sulla luna alta nel cielo stellato, quasi malinconici.
La figura affianco a se sospirò guardandolo.
Non riusciva a vederlo in quel modo.
Non era da lui, non dal suo Lok.
Era sempre stato quello più positivo del gruppo, quello che non si abbatteva facilmente.
D’istinto appoggiò la testa sulla sua spalla e fu contenta che il suo braccio destro delicatamente la spinse più vicino a se.
- Riusciremo a trovarla Lok. -
- Perché invece Sophie ho la sensazione che non finirà bene questa storia?-
La ragazza sorrise dolcemente al suo fidanzato.
- Perché sei una persona molto gentile e ci tieni molto a lei, è come se fosse una sorella per te. sta tranquillo sono certa che ci riusciremo.
Il ragazzo sorrise baciandole il capo dolcemente, poi sospirò.
- è incredibile. Credevo che i pericoli fossero finiti. Che avremmo fatto delle missioni semplici e non avremmo dovuto preoccuparci più di perdere qualcuno.
- è solo scomparsa Lok non è morta.
- Come fai ad esserne così sicura?- sbottò il biondo lo sguardo arrabbiato
- è di Zhalia che stiamo parlando.  è una delle persone più forti che conosciamo!
- Lo so Sophie ma ecco più il tempo passa più, lei, potrebbe … -
La giovane non lo lasciò continuare si mise in punta di piede e lo baciò leggermente sulle labbra.
Sapeva quanto aveva paura.
Anche lei ne aveva.
La scontrosa cercatrice per lei era come una sorella gemella.
Si dicevano tutto e si fidavano l’una dell’altra nonostante all’inizio non si fidasse per niente della cercatrice dai capelli blu notte a causa di quella cotta per il cercatore dai capelli rossi.
Ma sapeva anche che per Lok questo era anche più difficile: perché il giorno in cui scomparve la sua amica, fu lo stesso giorno in cui anche suo padre sparì.
Non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a lei, alla sua fidanzata.
Se lo era ricordato quando una notte lo aveva sorpreso fuori dal balcone parlando con la mamma chiedendole scusa per non essere andato da lei come ogni anno.
- è inutile pensarci ora- disse la ragazza alla fine di quel attimo di dolcezza- lo scopriremo inseguito. Guardiamo semplicemente il paesaggio in silenzio.
Il Ragazzo sorrise a quella risposta e con il cuore più leggero ritorno a guardare il paesaggio
 Ma quel silenzio durò molto poco poiché una domanda comparve nella testa del cercatore e chiese:
- Quando lo diremo agli altri? Di noi? Insomma è da un anno che ci frequentiamo e solo Zhalia lo sa perché ci beccò.-
La ragazza non rispose, semplicemente continuò a guardare le stelle, sperando che il mattino non giungesse.
 Non sapevano che dall’altra parte della città, in un’ appartamento non molto grande, vi erano altre tre persone che non riuscivano a dormire.
A differenza di Lok non avevano nemmeno tentato di dormire dato che il sonno sembrava solo un miraggio lontano.
Uno fra di loro spiccava nel piccolo gruppo.
Si trovava all’esterno della casa intento a prendere una boccata d’aria.
Gli occhi socchiusi mentre il vento freddo di quella notte gli sfiorava il viso.
Non pensava a nulla.
La sua mente era vuota e senza alcun pensiero in testa.
Dei passi dietro di lui pesanti e lenti si avvicinarono alla figura.
Era un altro personaggio di quel bizzarro gruppo molto simile al primo sia dal punto di vista fisico, poiché
avevano lo stesso colore dei capelli e degli occhi, marroni come il tronco di un albero e sia dal punto di vista caratteriale: entrambi taciturni quando le cose andavano male ma uno era quello più positivo mentre l’altro era il pessimista.
Non parlarono ne si scambiarono battute per alleggerire l’aria pesante e per niente allegra che si era creata in quelle poche ore.
Cosa avrebbero potuto dirsi?
Ognuno dei due soffriva e la voglia di parlare era molto limitata.
Per tutti e due lei, quella da molti considerata scontrosa e per niente amichevole, aveva solo  un nome per identificarla al meglio: Famiglia.
Per loro due era questo: era una madre amorevole, una sorella testarda e un padre autoritario, tutto ciò che non avevano mai avuto.
Erano orfani, cresciuti in un orfanotrofio, disprezzati da tutti e odiati.
Nessuno li voleva, nessuno li cercava.
La loro vita era sempre stata questa.
Poi, un giorno, era arrivata lei .
Aveva prevenuto dal far fare una scelta sbagliata a uno di quei due e, rinunciando a ciò che aveva conquistato, era riuscita a salvare l’altro dall’inferno.
Gli aveva dato una casa.
Una lacrima scappò dalla morsa prepotente della palpebra per proseguire verso il mento bianco per poi lasciarsi trasportare dal vento.
- La troveremo Harrison –
- Lo so-
****
- Ehi guarda è l’orfanella!-
- Già quella senza memoria!-
- Che stupida!-
- e  Senti come puzza-
Erano queste le prese in giro che ricevette gratuitamente una volta giunta in orfanotrofio dopo quel attimo di pace .
Era rimasta per giorni svenuta e quando si era risvegliata in quel letto d’ospedale le avevano fatto un sacco di domande alle quali non era riuscita a dare una risposta
- Come ti chiami?-
Buio
- Quanti anni hai?-
Buio
- Chi sono i tuoi genitori?-
Buio
Buio,Buio,Buio…
Sempre e soltanto buio.
Aveva provato a sforzarsi.
A ricordare qualcosa.
Ma niente, il buio aveva avvolto tutte le sue memorie.
Aveva ricordato il suo nome dopo un po’ di tempo ma niente di più.
L’unica cosa che era certa di ricordare di quel passato senza memoria, era una mano dolce all’interno di quel buio che l’aveva salvata.
Non ricordava da cosa,sapeva che qualcuno l’aveva salvata.
Aveva provato a chiedere come si chiamasse il suo salvatore  e dove fosse ma tutti rispondevano di non sapere niente.
Dopo qualche settimana, una volta che le sue ferite si erano rimarginate, l’avevano trasferita all’interno di quel orribile carcere, a parer suo.
I suoi compagni di sventura non avevano pietà di lei.
Le prese in giro erano all’ordine del giorno e se reagiva ad esse, finiva a letto senza cena mandata da una di quelle suore senza scrupolo, che, seconda la bambina, si divertivano a tormentarla.
La più piccola di quell’orfanotrofio e la più sfortunata.
Quando c’erano le visite delle famiglie che volevano adottare qualcuno, non sapeva il motivo ma nessuno la sceglieva.
Li vedeva borbottare qualcosa e poi avvicinarsi a qualche altro bambino.
Si era abituata a quella routine tanto che quando vi erano le visite se ne andava nella sua stanzetta per poter restare un po’ da sola incurante delle urla delle suore che le ordinavano di rimanere lì.
A che serviva restare lì se nessuno ti vuole? pensò la bambina.
Fu da quel momento che in lei scattò il desiderio di fuga.
Fuggire da quel luogo.
Ma per andare dove? pensò
Non aveva nessuno al mondo.
Nessuno da cui andare e nessuno da poter amare.
Nessuno
L’immagine di quella mano che la prendeva dolcemente le apparve nella mente trasmettendole la carica necessaria per quel atto.
Lo troverò pensò troverò il mio salvatore e avrò un luogo che chiamerò casa.
E sorridendo al pensiero di un attimo di felicità, scavalcò il muro di pietra dell’orfanotrofio per poi fuggire tra i vicoli di Rotterdam nel cuore della notte.
E fu così che il 19 agosto 1976, Zhalia Moon scappò dal orfanotrofio di Rotterdam.
 
 
Angolo Autrice (con il blocco dello scrittore)
Eccomi di nuovo qui con nuovo capitolo della mia fan fiction.
Devo dire che sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo.
Ebbene si gente la bambina salvata da non si sa chi, era Zhalia.
Scontato? Credo di sì.
Come vedete ho aggiunto un momento LokxSophie perché credevo fosse giusto dare spazio anche a questa coppia.
Lok è molto OOC ma credo che sia adatto al momento.
Den e Harrison poi credo sia stata la parte migliore.
Ora vi saluto.
 Spero che Scriverete una recensione per dirmi gli errori che ho commesso ( spero non tanti).
Kiss
marie52

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Capitolo 10
*** L'incontro e il lupo va a caccia ***


Capitolo 10: L’incontro e il lupo va a caccia
 
Rotterdam, Olanda
Giorni dalla scomparsa: Sei

Il sole era già sorto quando l’aereo atterrò nell’aeroporto di Rotterdam con gran gioia di Lok che, una volta sceso, iniziò a baciare l’asfalto assieme a Den, mentre una confusa Sophie e un divertito Harrison guardavano.
Purtroppo, durante il viaggio, vi erano state non poche turbolenze che il comandante, solo e senza un copilota,aveva dovuto gestire con grande maestria nonostante alcuni scossoni durante il volo.
- Su ragazzi- disse Sophie incrociando le braccia- Dante non ha gestito così male l’aereo
- No, ci ha fatto quasi ammazzare- disse Den guardandola arrabbiato – ben quattro volte
- Avreste voluto guidare voi, al suo posto?- chiese Harrison alzando un sopracciglio
- Si – gridarono in coro i due, dopo essersi guardati negli occhi per qualche secondo come per concordarsi per la risposta da dare.
- Ottimo allora la prossima volta lascio il comando a voi due così cadiamo direttamente nell’oceano- disse Dante che nel frattempo si era avvicinato al gruppo.
- Come sta Metz?- chiese Sophie guardandolo
- I medici sono fiduciosi ma non si sa nulla al momento- rispose Dante guardando la cercatrice sospirando.
Era da qualche giorno che il suo mentore si trovava in ospedale dovuta alla mancanza di sonno.
I medici gli avevano assicurato che fosse normale che ancora dormisse.
Eppure, lui, non era del tutto convinto.
 Perciò quando erano scesi dall’aereo aveva chiamato a Montheue per chiedere buone notizie che non ottenne il quale si era offerto di rimanere in ospedale poiché la sua dolcissima figlioletta si trovava nella fase “Non dormo neanche se mi paghi e lo faccio solo con papà”  ragion per cui voleva evitare di dover badare alla principessa tutta la notte nonostante le volesse molto bene.
- Allora- disse Lok che nel frattempo assieme a Den si erano alzati da terra, risvegliando il cercatore dai capelli rossi da quel ricordo- dove dobbiamo incontrare la cercatrice? In centro?
-  No, Sono già qui.- disse una voce facendo voltare di scatto dal lato opposto sia Den che Lok.
Dante, appena vide la figura, così come il resto della squadra, rimase di stucco.
Era una donna.
- Amelié  Floer?- chiese Dante guardandola pensieroso.
- Si sono io. - disse la donna che poi capendo lo sguardo sul volto dei cercatori aggiunse- e si sono una donna.-
Den sospirò senza guardarla imbarazzato dalla gaffe che avevano commesso, mentre il fratello la fissava incuriosito.
Non sapeva il motivo ma aveva avuto la strana sensazione di averla già vista da qualche parte eppure non assomigliava a nessuno che conosceva.
Aveva la pelle chiara, i capelli castani, raccolti in una treccia e gli occhi dello stesso colore.
Quegli occhi …
Mentre li guardava la sensazione di averla già incontrata diventava sempre più forte e più prepotente.
E anche se l’avesse incontrata da qualche parte, Harrison avrebbe dubitato di dimenticarsi di una donna vestita in quel modo.
Portava una salopette di jeans mentre da sotto una maglietta a scacchi e delle scarpe da ginnastica.
- Che stai fissando ragazzino?- chiese Amelié guardandolo negli occhi.
- Niente.- disse Harrison distogliendo lo sguardo
La donna sospirò voltando lo sguardo verso Dante.
- Sei Dante Vale giusto?
- Si, sono io. è un piacere conoscerla- disse Dante allungando la mano destra per una stretta  che venne ricambiata.
- Altrettanto- rispose Amelié poi si rivolse agli altri cercatori – Venite con me, vi accompagno alla nostra sede.
****
Luogo Sconosciuto
1,2,3,4…
Cosa viene dopo quattro? pensò la cercatrice dai capelli blu notte, ancora legata a quelle catene che non l’avevano lasciata.
Zhalia credeva di star impazzendo in quella cella, anzi ne era certa.
Non riusciva più a pensare.
Non riusciva a capire più niente.
Non ricordava più che colore avesse il cielo o il sole oppure la sensazione del vento sulla sua pelle.
La morsa dell’oscurità avvolgeva quei ricordi stretti a se.
Non ricordava più cosa fossero i sorrisi, le risate, il cuore che batteva velocemente per il brivido di qualcosa che avevi appena fatto.
Il Buio era lì, fermo a ricoprire tutto.
Eppure non riusciva a toccarlo.
Ogni volta che il dolore era forte, lui era lì.
Ogni volta che stava per lasciarsi trasportare dall’oscurità, lui veniva a salvarla.
Il suo sorriso veniva a salvarla.
Le sue carezze.
E quella notte che avevano trascorso tanti mesi orsono.
Quella notte che non avevano detto a nessuno.
Quella che aveva fatto finta di dimenticare.
Ma che non aveva dimenticato.
Come se avessero avuto abbastanza di lei, colti da una compassione per quei pensieri dolci e allo stesso tempo strani per il suo carattere freddo e scontroso, le catene le liberarono i polsi facendola cadere per terra, esausta.
 Si trascinò verso la brandina e dopo esserci salita prese in mano il piccolo oggetto nascosto qualche ora prima, quello che aveva trovato nelle mani della donna morta  della quale se ne erano già liberati.
Se lo appoggio sul petto con una mano mentre il corpo si mise a contatto sul materasso e chiuse gli occhi.
Una lacrima sfuggì dal suo controllo e scivolo lungo la guancia per poi arrivare alla bocca bagnandola.
Basta pensò non c’è la faccio più.
Basta…
Ma pochi istanti più tardi, quando li riaprì, quegli occhi pieni di luce brillavano nel buio, pieni di determinazione.
No, non si sarebbe arresa
Avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per uscire da lì.
Loro non sapevano dove si trovava, forse, non la cercavano nemmeno.
Perciò avrebbe combattuto.
Da sola.
La mano libera dal titano, prima appoggiata sul fianco, tocco il ventre un po’ gonfio a causa del fatto che la magia che aveva utilizzato fino a quel momento si era spezzata, mentre sospirava
Infondo era sempre un lupo solitario.
E i lupi adoravano cacciare coloro che attaccavano il branco.
Coloro che avevano attaccato la lupa …
E i suoi cuccioli
E il buio ritornò ad essere un brutto ricordo nella sua memoria.
 
 
 
Angolo autrice (che è sicura finirà cadavere alla fine della Fanfiction se finirà) :
Hello, sono tornata con il nuovo capitolo.
Quindi ricapitoliamo un po’ ciò che è successo: Zhalia è stata rapita da degli uomini senza scrupoli, una fondazione di assassini ossia i Corvi D’Argento.
La squadra Huntik è corsa in suo aiuto trovando delle foto sul luogo del rapimento: prima che Metz gli spiegasse qualcosa, sviene e viene portato in ospedale.
Nel frattempo la squadra parte per Rotterdam, dopo una notte insonne passata a New York, nella quale si scopre che Lok e Sophie sono fidanzati,per parlare con Amelié Floer che però non è un uomo bensì una donna.
Harrison crede di averla già vista ma non sa dove.
Intanto Zhalia dalla prigione viene torturata da una sadica e dopo un momento di indecisione decide di non aspettare che loro la salvino bensì vuole spaccare il culo ( scusate il termine non elegante) ai suoi rapitori poiché è anche … incinta.
WHAT THE HELL???
Me lo dico da sola T.T
E ora che mi invento per uscire da sto casino?
Apparte gli scherzi spero vi sia piaciuta.
Kiss
marie52

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Capitolo 11
*** Segreti e false speranze ***


Capitolo 11: Segreti e false speranze
 
Rotterdam, Olanda
Sede della fondazione
Giorni dalla scomparsa: sei.

 
- Lok smettila di toccare tutto-
Se c’era una parola per descrivere quel momento sarebbe stato esasperazione.
Sophie non c’è la faceva più con il suo fidanzato.
Appena erano entrati nella sede a Rotterdam, Lok era diventato peggio di un bambino.
Come nella sede di Londra che si trovava all’interno di un museo, la stessa cosa era capitata a Rotterdam anch’essa all’interno di un museo: Lok era corso per tutte le enormi stanze toccando i vasi antichi o facendosi foto da luoghi discutibili ma soprattutto pericolosi e non certo per il cercatore ma più che altro per gli oggetti.
Harrison, come Sophie non se la stava cavando meglio: Den era la fotocopia di Lok, perciò correva per tutte le stanze e c’era  mancato davvero poco che uno di quegli oggetti fragili con la scritta a caratteri cubitali che diceva non toccare in venticinque lingue diverse, finisse per terra.
Il tutto era stato accuratamente migliorato con Cherit che se ne stava appoggiato su una delle statue come un avvoltoio scrutando la scena divertito
Ovviamente la reazione al loro comportamento non era stato dei più cordiali: Amelié li avrebbe buttati fuori dal museo se Dante non l’avesse convinta che erano innocui e che ci avrebbe pensato lui fuori da quel luogo a rimetterli in riga ma intervenne prima di lui la dolce Sophie, oramai stanca dei loro comportamenti, che fu ringraziato da uno stanco ed esausto Harrison.
- Allora – iniziò Amelié guardando Dante- perché siete venuti? Al telefono mi aveva detto che riguardava una vostra collega e il titano che aveva recuperato per la nostra sede.
- Vede la nostra collega Zhalia Moon  è stata rapita da degli uomini che fanno parte di una setta di assassini, i corvi d’argento.-
- Oh beh mi dispiace per l’accaduto ma non vedo cosa centri la vostra collega con noi.- continuò la donna mentre sorseggiava il tè sotto gli occhi attenti di Sophie.
Non le piaceva quella donna.
Non ne conosceva il motivo ma quell’atteggiamento le dava il volta stomaco.
E L’ultima volta che aveva avuto questa sensazione Zhalia era un agente sottocopertura che voleva ucciderli.

- Il suo rapimento potrebbe essere collegato alla missione di recupero che fece per la vostra sede, quello sul titano Lakof- disse Lok che era in piedi affianco alla poltrona sulla quale era seduta Sophie proprio di fronte a quella di Amelié e affianco a quella di Dante
- vuole dire il titano guardiano del tempo del passato?- chiese la donna
- Esatto, crediamo che il recupero possa aver scatenato degli eventi che hanno portato al suo rapimento.-
- Beh,  io non lo credo. Era una missione molto semplice da quel che ricordo.-
- E dopo la missione? Niente di insolito?-
La donna sospirò mentre con la mente ritornava a quel giorno.
Le era sembrato tutto normale.
Quasi tutto.
- C’è qualcosa in effetti. Ma non credo sia importante.- disse la donna guardando la cercatrice Casterwill
- Cioè? – le chiese Harrison agitato come non mai
- Il suo atteggiamento era diverso. Strano insomma-
- Che intende dire?- chiese Dante alzando il sopracciglio.
- Dopo che aveva recuperato il titano. La Moon ha incominciato a guardarmi in un modo strano.-
- Che significa?- chiese Den guardandola fissa negli occhi
- Mi guardava come se avesse visto un fantasma: occhi sbarrati, la bocca un po’ aperta come sorpresa, cose del genere. Le chiesi se stava bene e lei mi rispose con un:  fatti gli affari tuoi.-
I cercatori si guardarono negli occhi sbalorditi:
Non era un atteggiamento da lei.
- Dopo un po’ mi chiese scusa e disse che era solo stanca per il lavoro. Poi mi chiese alcune cose che poteva visitare della città dato che vi era stata solo da piccola e poi..-
- E poi?- chiesero in coro i cercatori sotto l’occhio sbalordito della donna
- Mi chiese se esistesse una biblioteca che contesse libri sulla storia di qualche famiglia importante della città e quando le chiesi il perché mi rispose che le serviva per una ricerca personale.-
- Ed esiste una biblioteca del genere?
- No anche perché l’unica importante qui che c’è stata era la famiglia Namil. Abitavano sulla parte più alta della città. La loro casa è stata distrutta molto tempo fa a causa di un incendio ma ne  esiste ancora lo scheletro - E tu glielo hai detto ?
- Si, perché?
I cercatori si guardarono negli occhi complici dello stesso pensiero che alleggiava nella mente.
- Potrebbe essere l’inizio degli eventi. – disse Harrison mentre il suo sguardo era ancora fisso sulla donna.
- Se non le dispiace ci potrebbe fare da guida nel percorso verso la casa?- chiese Dante alla cercatrice sotto lo sguardo non poco convinto di Harrison e Sophie.
Avrebbero preferito condividere il viaggio con un criceto piuttosto che con quella donna.
Tutti e due avevano una brutta sensazione guardandola.
 E per questo motivo, Credevano di essere stati loro a parlare quando udirono un no come risposta.
- No, mi dispiace ma non posso. Ho altre questioni da dover risolvere e riguardano la mia squadra.
- Ma una persona è scomparsa!- gridò Lok con gli occhi ricolmi di odio
- Lo so e mi dispiace per ciò che è accaduto, ma non riguarda me ne la mia squadra e perciò posso scegliere di non aiutarvi. Io vi ho dato le informazioni che volevate e ora sparite.- disse la donna indicando la porta di uscita
Lok la guardò con il fuoco negli occhi e seguito dalla squadra uscì dalla stanza senza salutare.
Loro però non videro la cercatrice, i cui occhi erano pieni di lacrime sussurrare qualcosa.
Non la videro prendere il telefonino per chiamare qualcuno.
- si stanno dirigendo alla casa della famiglia Namil.-
- Bene- disse la voce dall’altro capo del telefono- ottimo lavoro-
- Abbiamo un accordo, ricordi? Io ti ho detto dove andavano ma ora devi liberarla e anche i miei fratellini-
- Abbi pazienza la tua missione non è ancora finita- continuò la voce divertita dalla sicurezza di quella donna
- Erano questi gli accordi!-
- Già ma gli accordi si possono sempre cambiare-
- Sei un mostro!- commentò la donna che ricevette in cambio una sonora risata da quella terribile voce.
- E tu, una traditrice … - commentò secco la voce che riattaccò prima che sentisse lo sbuffo della donna arrabbiata da quel suo gesto sconsiderato.
Che cosa ho fatto? si chiese mentre le lacrime bagnavano la sua pelle chiara.
***
- Quella donna è un mostro- commentò secco Lok mentre camminava per le strade della città diretto verso La sua mente era rivolta ancora alla conversazione che avevano avuto prima con quella donna.
Non riusciva a capire il perché fosse così fredda, così gelida, senza sentimenti.
Una parte del suo cuore aveva creduto che ci fosse del buono in lei e che si comportava in quel modo solo per mascherarlo.
Mai avrebbe creduto di trovare una persona così insensibile come quella cercatrice.
Nemmeno Zhalia, con quel suo carattere difficile si comportava in questo modo.
Nemmeno lei, considerata da tutti fredda come la neve invernale,  era così insensibile.

Harrison, d’altro canto, non riusciva a non dimenticare quella sensazione.
L’aveva già vista e il suo atteggiamento non lo aveva aiutato a far chiarezza.
Ma dove?
In orfanotrofio?
Quando era nella spirale?
O, forse …
Scosse la testa rimuovendo quella possibilità dalla sua mente.
Non poteva aver a che fare con il suo passato o meglio con il loro passato.
Nessuno li aveva cercati, nessuno li aveva amati.
Nessuno li aveva voluti
Perché ora? pensò è impossibile
Eppure quale altra scelta aveva?
- Credo sia questa la casa- disse Sophie scuotendo i due giovani cercatori dai loro pensieri.
Tutti quanti scrutarono l’edificio di fronte a loro.
La descrizione di Amelié era perfettamente calzante su ciò che vedevano.
Era un edificio alto e scuro con tre finestre  in alto dove stava ad indicare il primo piano.
Guardando quello scheletro senza personalità, Dante avvertì nel suo cuore una scossa e un gelo che ne aveva ricoperto le ossa.
- Andiamo- commentò il cercatore dirigendosi verso la porta per aprirla.
Quando l’aprì la scena che si presentò davanti avrebbe fatto piangere anche il più intrepido degli eroi:
Per terra davanti a quella porta vi era il corpo di una donna carbonizzato.
nessuno si era disturbato di portarlo via da lì.
A dargli una sepoltura decente.
Doveva avere circa quarant’anni quando era morta, la bocca aperta in un grido soffocato, gli occhi senza bulbi aperti a guardare la porta scrutando tutti quelli che entravano.
L’odore della morte l’aveva abbandonata già da un po’ così come il vestito che indossava che era scomparso.
Oltre a quella nell’ingresso nella penombra si poteva vedere altri corpi carbonizzati.
Il cuore di Lok perse un battito a quella visione mentre grazie alla luce donata dal bolflare di Dante continuavano ad avanzare nell’ombra.
I mobili erano per terra distrutti dalla lotta e dall’incendio.
L’unica cosa che si era parzialmente distrutta nell’enorme sala nella quale erano entrati era un quadro.
Vi si vedeva il volto di una donna: Pelle chiara quasi bianca come il latte, capelli marroni, occhi color cioccolato e dalla bocca spuntava un piccolo sorriso gentile e quasi impacciato.
Sophie lo guardava incuriosita.
C’era qualcosa in quel sorriso che la rassicurava.
- Va tutto bene Sophie?- chiese il suo fidanzato avvicinandosi a lei.
- Si stavo solo guardando questo ritratto : non so il motivo ma mi ricorda Zhalia in certi versi.
- Davvero?- chiese Den avvicinandosi al piccolo gruppo
- Si me lo ricorda il sorriso: insomma tutte le volte che l’abbiamo vista sorridere aveva questo tipo di espressione-
- Ora che mi ci fai pensare hai ragione – disse Harrison mentre la guardava.
Quella sensazione di familiarità ritorno a farsi strada nella sua mente ma non poté farci caso poiché Dante li richiamo per esplorare meglio la situazione.
- Che posto da brividi!- commentò Cherit che era appena uscito dallo zaino di Lok per poter prendere una boccata d’aria.
- Già – commentò Den mentre saliva l’enorme scala davanti a loro.
All’iniziò pensò Dante ci dovevano essere state due scale che andavano in due direzioni opposte: una a destra e una a sinistra.
Ma una purtroppo doveva essere crollata durante l’incendio e quindi si era creata una scala singola.
Mentre percorreva la scala avverti nel suo cuore un senso di inquietudine.
Gli sembrava tutto troppo tranquillo.
Tutto troppo silenzioso.

Quando entrò nella nuova stanza, che doveva  essere stata la sala da pranzo, la scena che si presentava era molto simile alla prima già vista.
Vi erano diversi corpi sparsi dovunque in quella stanza, ma uno spiccò dal gruppo solo per un fattore : il cadavere non era solo ossa come gli altri della stanza.
Doveva essere morto da poco tempo: la pelle era leggermente olivastra, i capelli rossi e ricci, gli occhi azzurri spalancati che guardava il cercatore.
Ma la cosa che di più colpì Dante era il suo abbigliamento: era una divisa simile a quella della spirale ma che aveva sul braccio sinistro il simbolo di un corvo con due occhi rossi.
 Un Corvo …
Controllò il corpo di quel signore per poter capire chi fosse e cosa ci facesse laggiù .
Mentre controllava però fu sorpreso di sentire sul suo stomaco una specie di scatolina piccola e nell’ombra poté vedere dei fili rossi che circondavano il corpo.
In un attimo aveva compreso il perché aveva avuto una brutta sensazione.
Quel troppo silenzio, quella calma apparente.

Veloce come mai non lo era stato, corse giù per le scale bloccando i ragazzi che stavano salendo  gridando semplicemente- Tutti fuori ! Questo posto sta per esplodere!-
Riuscirono ad uscire dalla casa un secondo prima che la bomba distruggesse la casa e con essa tutte le informazioni che, forse, li avrebbero aiutati a ritrovare la loro amica.
 
 
 
 
Angolo autrice ( che si sta trasformando lentamente in una agente del FBI)
Allora come avete subito scoperto Amelié è una traditrice: ha tradito la fondazione e la squadra Huntik condannandoli a morte per poter salvare qualcuno da una voce misteriosa che però non ha onorato il patto che avevano fatto.
Per fortuna il nostro amato investigatore privato ha scoperto appena in tempo che il posto stava per esplodere e ha salvato la sua squadra ma ha perso tutte le prove che potevano esserci all’interno della casa.
Che ne dite? Sta diventando più interessante?
Ditemelo con una recensione
With Love
marie52

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Capitolo 12
*** Dream ***


Capitolo 12: Dream
 
Rotterdam,Orlando.
Giorni dalla scomparsa: Sei/Sette
Dante guardava il paesaggio notturno di Rotterdam sospirando.
Dopo che la bomba era esplosa i resti di quella casa si erano completamente frantumati lasciando solo cenere e polvere.
I pompieri erano arrivati dopo qualche secondo e dopo aver domato le fiamme il capo si era avvicinato al gruppo stremato chiedendogli il perché erano andati in un edificio abbandonato, pericolante e che li ha quasi uccisi.
Il cercatore dai capelli rossi riuscì però ad inventarsi una scusa plausibile ossia che erano dei giornalisti per un importante giornale di New York che aveva voluto da loro una ricerca sui venti edifici abbandonati europei.
Il capo non ci credeva ma, grazie a uno dei tanti trucchetti che Harrison aveva imparato da Zhalia, si convinse della storia e li lascio liberi di andare.
 Erano ritornati alla base della fondazione di Rotterdam dove avevano chiesto di riposarsi e sebbene Amelié fosse stata quasi tentata da cacciarli dopo che Lok aveva quasi fatto cadere un vaso etrusco, furono accolti per farli riposare almeno per la notte.
Tutti i ragazzi erano andati subito a dormire lasciando il cercatore dai capelli rossi a fissare vicino la finestra lo scenario notturno che quella città gli offriva.
Le luci spente delle case, l’acqua del fiumicello che scorreva  con il suo rumore e il ponte illuminato da qualche lampione.
La luna alta nel cielo riusciva a rendere ancora più suggestivo ciò che vedeva.
E anche più malinconico.
Ma anche se gli occhi scrutavano la mente continuava a pensare a ciò che era accaduto quella mattina.
Quell’uomo era morto prima che arrivassero e avevano piazzato una bomba proprio per loro.
Ma perché?
E come avevano fatto?
Nessuno sapeva che erano andati su quel luogo tranne la sua squadra e Amelié.
Amelié…
Scosse la testa scacciando quel pensiero.
No, non l’avrebbe fatto ne era certo.
Non si fidava di quella donna, sapeva che nascondeva qualcosa ma faceva parte della Fondazione e non avrebbe avuto alcun senso che cercasse di attaccarli
No, non aveva senso.
E poi lei non era nemmeno lì quando la bomba esplose perché voleva occuparsi di questioni più importanti, segno che non gliene importava nulla ne di loro ne di Zhalia.
Passandosi leggermente le mani sugli occhi il cercatore decise che era giunto il momento di riposarsi.
Senza svestirsi, togliendo solo le scarpe e il cappotto si gettò sul letto mentre Morfeo lo coccolava fra le sue braccia.
***
Era una notte tranquilla e primaverile a New York.
Un uomo guardava l’orizzonte sospirando.
Era da mesi che non la vedeva.
Mesi che non la sentiva.
Si diede dell’idiota per aver accettato quella richiesta da parte del suo mentore.
Sarebbe dovuto rimanere a casa, a Venezia con lei.
Mentre guardava la luna rimase sorpreso di sentire dei rumori di provenienti dalla cucina.
Il suo mentore doveva essere ancora a lavoro e perciò non ci sarebbero dovuti essere quei rumori
Con passi lenti e leggeri si avvicinò alle scale senza scendere.
Erano di due voci: una maschile e l’altra femminile
- Qui c’è il rapporto mensile sulla mia squadra. Ho dovuto portatela a mano perché Tersly ha deciso di volermi fare un aggiornamento sul computer.-
- Aggiornamento?-
La voce femminile sospirò
- Non chiedere mi sono fidata quindi spero non mi distrugga i rapporti che avevo già fatto sui progressi della squadra-
- Come vanno i nuovi arrivati?- chiese la voce maschile
- Intendi i due competenti o quello che sembra essere uscito da un cartone animato?-
L’uomo rise in risposta di gusto
- A parte gli scherzi si stanno adattando bene. Harrison impara in fretta ed è molto attento ai dettagli mentre Den è molto sveglio ma impacciato quanto Lok.- continuò la donna
- e gli altri due?- chiese l’uomo divertito da quelle affermazioni
- Sophie beh è Sophie e Lok …
- è Lok giusto?- chiese l’uomo alla donna.
Non sentì una risposta segno che la donna doveva aver annuito.
- E tu?-
- Sto bene.-
- Sei sicura? Non vorresti dormire qua per questa sera in fondo potresti pure ripartire domani mattina!Io devo tornare subito alla Fondazione e avresti una camera libera dove riposare-
- Apprezzo l’offerta,Metz, ma vorrei tornare a Venezia prima di domani mattina. –
- Hai una missione?-
- No,per fortuna, ma Lok si vuole allenare con alcuni incantesimi.-
- Capisco-
Metz  sospirò per poi gridare
- Dante so che sei sveglio, quindi smettila di origliare e vieni a salutare la nostra ospite-
L’uomo sorridendo scese lungo le scale e il suo battito cesso per un secondo quando vide il volto della loro ospite.
Quegli occhi color cioccolato …
Quel viso bianco come il latte …
I suoi capelli blu scuro …
“Dio”pensò “quanto le era mancata”
- Ciao Zhalia.-
- Ciao Dante.-
****
Il mattino giunse velocemente senza farsi attendere svegliando il cercatore dai capelli rossi.
Era sicuro che aveva fatto un bel sogno nonostante non riuscisse a ricordare niente.
Il suo cuore batteva ancora velocemente.
Non ricordava cosa aveva sognato ma ricordava bene due occhi che ben conosceva: gli occhi di Zhalia.
Il bussare della porta seguito dalla voce squillante di Lok lo riscosse
- Dante sei sveglio?
- Si
- Allora sbrigati a scendere.  io e Den forse abbiamo scoperto qualcosa-
 
 
Angolo autrice (che non sa cosa fare della sua vita):
Allora buon giorno signori e signora XD
Ne approfitto per fare un piccolo annuncio su questa fanfiction: dato che si  sta rivelando molto lunga e avevo già in campo un ideuccia su Zhalia, ho deciso ( sperando di rispettare questa idea) di dividerla in tre tempi che saranno, quindi, tre fanfiction differenti.
Il primo è proprio quello che state leggendo che ho già deciso come finirà
Il secondo si inizieranno a slegare gli altri nodi del passato dei diversi personaggi ( ad eccezione di Amelié)  
Il terzo invece credo che sarà la cosiddetta battaglia finale.
Che ne dite? L’idea me gusta molto.
Io spero anche che sia ottimo il capitolo.
Kiss
marie52

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Capitolo 13
*** Scoperte ***


Capitolo 13: Scoperte
 
 
Luogo Sconosciuto
Giorni dalla Scomparsa: Sette
 
Era da molto tempo che camminava nell’oscurità assieme a quella bambina.
La sua mente era ritornata a quella conversazione che aveva avuto qualche istante prima con quella creatura che lo stava guidando esperta di quella nebbia fitta e opprimente.
Come faceva a sapere il suo nome?
Come faceva a sapere ciò che pensava?
Ma soprattutto perché, ogni volta che la guardava, sentiva una sensazione familiare dentro lo stomaco.
Un fuoco che aveva già sentito.
Prima che potesse pensare ad altro il suo corpo andò a sbattere contro quello più piccolo della bambina che di colpo si era fermata.
- Che succede?- le chiese Malcom guardando Amestia che continuava a fissare il vuoto di fronte a lui.
La bimba non gli rispose immersa nei suoi pensieri.
I suoi occhi inespressivi sembravano morti.
- Piccoletta?- la richiamo il cercatore che non ricevette alcuna risposta.
All’improvviso l’aria iniziò a mancare.
Non riusciva a respirare.
Ansimò e cercò di trattenere l’aria mentre delle voci sconosciute al suo orecchio gli dicevano di non mollare.
Di non cedere.
Incominciò a sentirsi così stanco.
senza forza.
Senza energie.
Chiuse gli occhi, pensando di dormire per poco tempo, lasciando che l’oscurità l’avvolgesse.
***
- 1, 2, 3, 4 andiamo-
- La pressione sta calando dottore-
- Altri tre cc.-
- Si signore-
- 1,2,3,4… libera-
- alza a cinque cc.-
- è in arresto cardiaco-
***
Se ci fosse stata una parola per descrivere Den in quel preciso istante sarebbe stato eccitato.
Era riuscito a trovare delle informazioni utili sulla missione e se dopo che la casa era esplosa non era stato fiducioso della buona riuscita ora era abbastanza tranquillo e positivo.
Il rumore dei passi agitati di Dante, seguiti da quelli calmi di Lok che scendevano lungo la grande scalinata lo riscosse.
- Che avete scoperto?- chiese il cercatore fissando il ragazzo.
- Lok e io ci siamo svegliati presto questa mattina e abbiamo deciso di andare vicino ai resti che rimanevano della casa..
 I cercatori continuavano a scavare fra le macerie di quello che, il giorno prima, era stata una casa piena di cadaveri e di morte.
Non sapevano cosa stavano cercando.
Non ne erano sicuri.
Non lo erano più di niente.
Da quando Zhalia era scomparsa la sua fiducia nei confronti della riuscita del suo salvataggio diventava ogni giorno sempre più scarsa.
Sempre più un sogno che qualcosa che si potesse realizzare.
Non sembrava ci fossero oggetti utili per quella missione.
I cadaveri erano stati portati via e quello che era rimasto non era altri che legno e qualche oggetto senza valore come una lampada fusa o un antico divano.
Mentre stava scavando con un Lok molto taciturno quel giorno, la fortuna decise di dargli una mano.
Fra le macerie vi era un oggetto che ben conosceva.
La forma, la lunghezza ed il colore.
Non c’erano dubbi.
- Lok ho trovato qualcosa!- gridò il ragazzo mentre mostrava al suo compagno ciò che aveva in mano.
Una sciarpa verde scuro mezza bruciacchiata.
La sciarpa di Zhalia.
Mentre toccava il tessuto di quella sciarpa fra le lacrime Lok però notò qualcosa.
Notò che in un punto la sciarpa era più dura del previsto.
Titubante, alzò lo sguardo per chiedere il consenso che ottenne da parte di Den.
Prese un coltellino svizzero che portava sempre in tasca da bravo boy scout e tagliò la cucitura.
Si stupì quasi che al suo interno c’era davvero qualcosa.
Una chiavetta usb del computer…
-Frena un attimo. Avete trovato una chiavetta usb nella sciarpa di Zhalia?!- chiese Cherit incredulo a ciò che avevano appena raccontato.
Lok annuì in risposta.
- Credo che Zhalia avesse già dei sospetti su un suo possibile rapimento e così aveva voluto lasciare la chiavetta in quella casa sperando che nessuno la prendesse prima-
- Se fosse così allora Zhalia durante la sua prima missione solitaria aveva già compreso cosa sarebbe successo e chi fossero i corvi d’argento- disse Sophie mentre guardava il cercatore dai capelli rossi sbalordita.
- è possibile anche che non lo sapesse: forse aveva scoperto qualcosa che era sicura avrebbe portato a qualcosa di brutto e voleva che le informazioni arrivassero a qualcuno della Fondazione- disse Harrison l’espressione pensierosa sul viso.
- Credo che Harrison abbia ragione: Zhalia è provvidente. Sa benissimo che se fossero state informazioni importanti non dovevano cadere in mani sbagliate.- disse Dante che sospirò per poi aggiungere
- Non ci resta che analizzare la chiavetta usb con un nostro computer-
Lok scosse la testa a quella proposta
- Non si può fare.- rispose Den
- Perché?- chiese Sophie
- Perché io e Lok ci abbiamo già provato. La chiavetta non funziona con nessuno dei nostri computer. è possibile che Zhalia abbia fatto un incantesimo per il quale la chiavetta funziona solo ed esclusivamente con il suo computer-
- Perciò dobbiamo tornare a Venezia?- chiese Harrison che ottenne un cenno affermativo dal fratello.
- Benissimo cercatori preparate le valigie tra due ore partiremo per tornare a Venezia -
Il telefonino squillò pochi istanti dopo che ebbe terminato la frase e quando vide colui che lo chiamava il suo cuore perse un battito.
- Montheue dimmi che succede?
- Dante ecco… dovresti tornare a New York
- Perché? è successo qualcosa?
L’uomo d’altra parte sospirò e in  un sussurro a mala pena udibile disse
- Si tratta di Metz … è in coma. –
Ma quel sussurro non sfuggi al suo orecchio attento e, per poco, non svenne
 
Angolo Autrice (che sta creando una versione moderna di beautiful mescolato a Csi/Criminal Minds)
Bonjour miei lettori.
Come andiamo?
Allora incominciamo a ringraziare tutti quelli che stanno seguendo e recensendo la mia fanfiction.
Sono veramente felice che vi stia piacendo perciò GRAZIE !
Ora torniamo alla mia fanfiction: allora devo dire che non è stato semplice dover scrivere questo capitolo poiché non riuscivo a trovare le parole giuste da mettere in alcuni punti.
Metz in coma è una di quelle cose che sul serio non mi aspettavo nemmeno io che accadesse.
Spero vi sia piaciuto
alla prossima
Votre
marie52

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Capitolo 14
*** Incidenti con spie ***


Capitolo 14: Incidenti con spie.
 
Venezia, Italia
Casa di Zhalia Moon ed ex proprietà di Dante Vale.
Giorni dalla scomparsa: sette
 
Quando erano ritornati a casa per Harrison e Den non fu affatto semplice entrare.
Erano lì quando Lok li aveva chiamati.
Quando quella tranquilla giornata di riposo, si era trasformata in un incubo.
- State bene?- chiese Sophie vedendo lo sguardo perso nel vuoto dei due cercatori.
Poteva solo immaginare cosa stessero provando.
Ritornare in quel luogo, da soli, senza di lei non era  facile.
- Si stiamo bene- rispose Harrison per entrambi aprendo la porta.
Lentamente e dal passo insicuro entrò nel luogo familiare con il cuore che gli batteva frenetico.
Den invece, che lo seguì poco dopo, si accorse solo in quel momento di quanto il luogo fosse grande.
E molto silenzioso.
- Vado a prendere il computer- annunciò Lok lasciando da soli i tre cercatori nel salotto che si sedettero sul divano.
Il silenzio li avvolse.
Nessuno dei tre parlava.
Per dirsi che cosa?
Sophie non lo sapeva.
Un semplice mi dispiace non sarebbe bastato e parlare di altro sarebbe sembrato poco adeguato al momento.
La cercatrice sospirò affondando il corpo fra i cuscini del lungo divano.
Se Dante fosse stato qui o Cherit avrebbero sicuramente trovato qualcosa di cui parlare pensò la ragazza ma sapeva bene il motivo per il quale non c’erano.
Metz.
Dante non lo aveva espresso chiaramente ma Sophie lo aveva capito dall’espressione che era comparsa sulla sua faccia durante la chiamata.
E nonostante le proteste del rosso che voleva andare da solo riuscì a convincerlo a portare almeno Cherit così avrebbe avuto qualcuno con cui parlare durante il viaggio.
Un rumore  riscosse i giovani cercatori che in un lampo e senza pensarci un secondo di più si fiondarono al piano di sopra e si diressero verso la ex camera di Dante Vale.
Si misero a ridere vedendo il cercatore dai capelli biondi per terra con in mano il computer mentre l’armadio, che doveva aver fatto quel rumore, per terra.
- Me no male che Zhalia non è qui- commentò Harrison che ottenne dei cenni affermativi da parte sia di Sophie che dello stesso cercatore dai capelli biondi.
Sapevano molto bene quale sarebbe stata la reazione della cercatrice.
E per una volta tanto, la sua sparizione sembrò quasi una benedizione ai loro occhi.
Soprattutto per il povero Lok.
***
Quel ragazzo era proprio inesperto pensò mentre guardava la giovane Casterwill riparare il danno del suo fidanzato.
Non avrebbe mai preso un tizio del genere nella propria squadra se avesse dovuto.
Era inesperto ed impacciato.
Non era certo il ritratto del cercatore perfetto.
Quando la sua mente si scollegò dai suoi pensieri, e scoprì che era anche lei uscita dalla stanza,mise immediatamente l’auricolare nel orecchio per sentire ciò che avevano da dire.
E, in cuor suo, sperò che potesse trovare senza ricorrere il piano b le informazioni che la sua signora cercava.
Quelle che forse avrebbe potuto cambiare le regole di quella assurda partita.
E che solo la cercatrice scomparsa sapeva.
 
Angolo autrice ( che sta diventando molto brava a scrivere capitoli ad effetto):
Ho salvato il capitolo.
Nel doppio senso.
Il risultato iniziale non mi piaceva questo capitolo: solo l’inizio mi entusiasmava mentre il resto era un po’ scontato.
Adesso invece lo trovo veramente ottimo.
* si asciuga il sudore*
Me no male.
Ora devo andare, ma fatemi sapere se vi è piaciuto.
kiss
marie52

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Capitolo 15
*** Il volto di un ricordo perduto e sconosciuto ***


Capitolo 15: Il volto di un ricordo perduto e sconosciuto
 
 
Non ricordava quando era finito in quel luogo.
Ricordava che per molto tempo aveva vagato in compagnia di una bambina in un luogo buio e spettrale.
Ricordava chiaramente di essere svenuto.
Quando aveva riaperto gli occhi si era sorpreso di trovarsi steso su un campo di grano con la luce del sole che illuminava il luogo.
Si girò intorno guardando il posto stupito: non aveva mai visto niente di così bello.
E si meravigliò quando vide una casa di fronte a lui.
Era una casa modesta: semplice ma anche accogliente dall’ esterno.
Nel suo cuore, Malcom avvertì una sensazione familiare di fronte quello scenario.
Gli sembrava di averlo già visto.
Ma quel attimo dolce e accogliente finì quasi subito.
Il sole che prima illuminava il luogo lasciò spazio alla pioggia e ai fulmini che squarciavano il tempo prima sereno
Il fuoco avvolse con la sua morsa la casa, mentre delle urla senza sosta rimbombavano nell’aria.
Stava per entrare in quella casa quando la vide.
Vide una donna uscire dall’inferno le cui braccia erano occupate da due corpicini piccini.
Due piccole donne che svenute si erano lasciate trasportare via da quella figura
Le appoggiò sul campo di grano e Malcom poté vedere il volto colmo di lacrime.
Tentò di rientrare ma le fiamme avevano già preso possesso dell’ingresso.
- Jorge- gridò la donna disperata consapevole di aver combinato un casino
Delle figure oscure, che si avvicinavano non le diede però il tempo di disperarsi.
Veloce e attento riprese fra le sue braccia i due corpicini, che Malcom aveva potuto vedere chiaramente che erano quelli di due bambine e fuggì in mezzo al campo di grano mentre le lacrime scendevano lungo le guancie.
Vide una delle due muoversi leggermente mentre la donna le sussurava qualche parola per tranquillizzarla
E quando passò a fianco a lui, Malcom fu sorpreso di vedere gli occhi di quella donna che lo scrutava sorpresa.
Gli occhi dell’unica donna che aveva mai amato.
Quella che credeva fosse morta tanto tempo fa
Emily…
***
New York
Prosbyterian Hospital
Giorni dalla scomparsa: sette
 
Dante guardava il paesaggio sospirando.
I medici, che prima erano fiduciosi ora erano i più pessimisti che Dante avesse mai visto.
Non sapevano cosa dirgli.
Non sapevano se essere fiduciosi o invece realisti.
E nemmeno il cercatore sapeva più cosa fare o pensare.
Se qualche giorno prima credeva che si sarebbe risvegliato presto, ora la sua mente brancolava nel buio.
Il bip del macchinario poi non lo aiutava di certo a calmare il suo cuore in tempesta.
Sembrava pensò il cercatore che il Signore si fosse accanito contro di lui.
Prima la donna che amava scomparsa rapita da chissà chi.
Poi colui che lo aveva cresciuto in ospedale in coma per giunta.
Sospirando toccò con la mano destra la collana che portava al collo.
Quasi nessuno lo aveva mai notato ma molto spesso quel gesto lo aiutava a calmarsi.
E non tutti sapevano che indossava quasi tutti i giorni quella collana, soprattutto quelle rare giornate quando non vi era una missione.
Il ciondolo era a forma di mezza luna bianca con un pallino al centro nero: il simbolo dello ying
Lo aveva sempre avuto.
Fin da prima di conoscere Metz.
Ma non ricordava chi glielo diede.
Un sussurro quasi  inudibile riscosse il cercatore che si avvicinò al letto del mentore.
Sapeva che non poteva essere Cherit dato che lo aveva lasciato con Montheue a badare alla piccola principessina che si trovava in albergo con Scarlett dato che volevano assistere all’amico in questo periodo infelice.
Le labbra del mentore si muovevano lentamente e dei borbotti incomprensibili fuoriuscirono da quella bocca.
Ma non poté soffermarsi più di tanto perché il telefono squillò.
Sapeva bene chi potesse essere
E se lo aveva chiamato significava che avevano trovato qualcosa.
Significava che avevano indizi su dove fosse lei.
Dove fosse Zhalia.
 
 
Angolo autrice:
Buongiorno cari lettori.
Allora che ne pensate di questo capitolo?
Spero vi piaccia.
Un bacione.
marie52

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Capitolo 16
*** Ricordi e Rivelazioni ***


Capitolo 16: Ricordi e rivelazioni
 
Venezia
Casa di  Dante Vale/Zhalia Moon
Giorni dalla Scomparsa: Sette.
 
Quando aveva acceso il computer, Lok si era sorpreso di non trovare una possibile password da dover decifrare.
Conoscendo Zhalia e il suo passato, quel fatto era la cosa più normale che potesse accadere: sapeva molto bene quanto era riservata la cercatrice e quanto tenesse a tenere i suoi segreti per se.
Eppure …
Eppure niente.
Ma ovviamente c’era il trucco: infatti, quando era uscita la schermata iniziale non c’era niente.
Nel vero senso della parola.
Non vi erano cartelle e nelle attività recenti non vi era il segno di alcuna ricerca fatta in precedenza.
Come se quel computer non fosse mai stato utilizzato prima
Tipico di Zhalia pensò il cercatore mentre infilava la chiavetta usb che, come aveva sospettato precedentemente con Den, combaciava perfettamente con l’entrata di quel  unico e solo computer.
Mentre aspettava che si sentisse il tipico drin di quando si inserisce un dispositivo in uno delle diverse porte, la sua mente ripercorreva le poche cose che sapevano.
Un organizzazione, di assassini per giunta, aveva rapito Zhalia il giorno in cui suo padre era scomparso e, pochi giorni più tardi Metz era svenuto e ricoverato in ospedale.
Non si poteva dire che fosse un periodo fortunato pensò sospirando il ragazzo.
- Ho riparato al tuo danno per fortuna non era niente che Fanshiep non poteva risolvere- disse Sophie attirando l’ attenzione del cercatore che, ne era quasi certa, stava fissando lo schermo da quando era sceso.
- Grazie Sophie. Sei la migliore.-
La ragazza sorrise in risposta e Lok, non poté far a meno di pensare, quanto luminoso diventasse il suo viso ogni volta che sorrideva.
Avrebbe voluto baciarla in quel istante se fossero stati da soli e non con gli altri due cercatori.
E lo stesso pensiero, non appena notò i suoi occhi scrutarla, affettuoso, attraversò la mente della ragazza che si concesse ad un sorriso ancora più lungo mentre spostava, imbarazzata, una ciocca rosa dietro all’orecchio.
Non avevano ancora detto a nessuno della loro relazione.
E quel peso oramai stava pensando non poco.
- Guardate che noi già sappiamo della vostra relazione perciò se volete baciarvi in questo preciso istante mentre non vi vediamo, non abbiamo niente in contrario da dire.-
O meglio così credevano.
Sophie rimase non poco spiazzata da quella affermazione.
E dalla sua bocca, uscì un flebile – Cosa?- ancora sotto shock, che fece ridere non poco sia Den che Harrison i quali erano ritornati dalla cucina con due bicchieri pieni di gelato in mano.
Lok al contrario invece si chiedeva chi fosse stato a rivelare la notizia.
Loro due non erano stati e di certo Zhalia non l’avrebbe fatto se non voleva essere inseguita da tutti i loro titani mentre raccontavano a tutti della sua infatuazione per il cercatore dai capelli rossi.
- L’abbiamo capito da soli. Insomma solo un tonto non sarebbe riuscito a notare il fatto che fra un po’ vi evitavate durante le missioni , o meglio solo in teoria, perché in pratica vi guardavate tutto il tempo- disse Harrison mentre con il suo cucchiaino gustava il suo gelato al cioccolato
- E prima che lo chiedete, no, non lo abbiamo detto a nessuno dato che vuoi due non lo volevate rivelare-
Il rumore tanto atteso però blocco quella conversazione appena nata rivolgendo lo sguardo sul biondo il quale stava appena aprendo l’unico file di quella chiavetta.
Lok, sorpreso dal contenuto,senza pensarci due volte chiamò immediatamente il cercatore dai capelli rossi che rispose sbadigliando alla sua chiamata
- Dante sono io. Devi correre immediatamente qui.  Forse sappiamo il perché hanno rapito Zhalia-
***
Amava quel luogo.
le era sempre piaciuto.
Era il posto più tranquillo che la sua memoria ricordasse.
Avevano cambiato casa da circa un mese e stranamente si era abituata molto presto alla vita frenetica di Amsterdam.
Si era abituata al baccano delle persone che passeggiavano fra le strade, a quel rumore di ragazzini che giocavano a rincorrersi.
Avrebbe voluto anche lei che qualcuno giocasse insieme.
Ma purtroppo quei bambini non erano gentili con una bambina che portava sempre lo stesso vestito.
Si era abituata ad essere presa in giro dagli altri bambini del quartiere per il fatto che fosse la più piccola e anche quella più povera.
Non per colpa della mamma pensò.
Lei lavorava duramente tutti i giorni senza pensare neanche ad un secondo a se.
Quando non puliva le casa di quei ricchi signori, che per giunta la pagavano poco perché a differenza delle altre cameriere lei non cedeva alle avance di quei signori, insegnava sia a lei che a sua sorella qualche parola appresa lavorando in quella lingua.
Così almeno saprete parlare un po’ l’olandese diceva scherzando quando o lei o la sua sorellona le chiedeva il perché non si riposasse .
- Ehi tu, ragazzina, ti sei dimenticata che questa è la mia mela-
Una voce la fece voltare di scatto impaurita.
Sapeva chi era e la sua presenza non aiutava di certo a migliorare la sua giornata.
Il ragazzino sorrise vedendo i suoi occhi spaventati e la mela che prima stringeva in mano cadere per terra.
- Che c’è Sanchez? Hai paura per caso?-
- Va a farti fottere Kail-
- Che brutto caratterino che hai questa mattina Sanchez! Ehi Matthew, che ne dici diamo una lezione a questa piccoletta?- disse il giovane rivolgendosi ad un ragazzo dai capelli insolitamente verdi dietro di lui che gli sorrise divertito.
- Certo perché no!-
Non ebbe il tempo di scappare, che uno del gruppo di quei maniaci, afferrò una delle sue gambe incatenandola atterra.
La mano del suo aggressore accarezzo la pelle della bambina quasi godendo della paura che la giovane stava provando.
- Se fosti stata un po’ più vecchia penso che ti avremmo fatto vivere un esperienza da brivido nel quale avresti urlato di gioia. Peccato che sei piccola ci dovremo limitare a picchiarti- disse un altro del gruppo ridendo a quello che Micheal stava facendo con la sua mano mentre la bambina stava scalciando tentando di liberarsi.
Kail, il più grosso, avvicinandosi alla piccola stava per tirarle un pugno.
Lei chiuse gli occhi istintivamente pronta a ricevere il colpo.
Ma rimase sorpresa quando non arrivò.
Lentamente riaprì i suoi occhi e la scena che si presentò davanti a lei la sconvolse.
I ragazzi che prima la bloccavano compreso lo stesso Kail, erano per terra svenuti mentre davanti a lei, in piedi, vi era un bambino dai capelli rossi circa della sua età ,pieno di lividi, che la guardava.
- Stai bene?- le chiese il ragazzino che le stava porgendo una mano per rialzarsi che titubante la piccola accettò mentre annuiva per rispondere a quella domanda.
Nessuno si era mai comportato così con lei.
Nessuno l’aveva trattata in quel modo.
E il battito a quel pensiero prese a battere velocemente
Il bambino sorrise in risposta e la bimba, rimase stupita di quanto dolce e sincero potesse essere quel sorriso.
Di quanto il suo cuore apprezzasse quel gesto che lui aveva compiuto per lei.
Istintivamente portò la mano sopra alla tasca nascosta di quel vestitino dove, gelosamente, custodiva l’unico regalo di suo padre.
O meglio l’unico che ricordasse di aver avuto.
Papà diceva sempre che questo era un regalo speciale. pensò la piccola.
Che lo avrebbe dovuto regalare solo alla persona che le faceva battere il cuore molto forte.
Solo a quella persona che avrebbe mostrato gentilezza e bontà in ogni piccolo gesto.
E quel bambino, cosa impossibile, faceva sentire proprio quei sentimenti.
Aprendo la tasca prese immediatamente la collana e allungò la mano per donargliela a quel giovanotto appena conosciuto.
- Oh no non serve- rispose il bambino ma la piccola dai capelli blu notte, continuò a tenerla vicino alla sua mano fino a che il bimbo, un po’ imbarazzato non accettò quel piccolo regalo.
- Come ti chiami?- le chiese il bimbo dai capelli rossi, alzando lo sguardo da quell’oggettino che quella bambina gli aveva regalato ma, inaspettatamente, si ritrovò da solo sul piccolo ponte.
E Dante, non seppe mai che quel giorno, il 4 gennaio 1975, aveva già incontrato il lupo solitario conosciuto come Zhalia Moon.
 
Angolo autrice ( che spiegherà il motivo del ricordo):
Allora ragazzi come state?
Anche se era ovvia come cosa l’oggetto, ovvero la collana di Dante, era stata regalata niente di meno da Zhalia Moon quando l’aveva salvata da un gruppo di teppisti/maniaci.
Per questa scena sono stata influenzata soprattutto da una puntata di Huntik della prima stagione dove il team si ritrova all’interno del laboratorio di Klause, il padre adottivo di Zhalia e Dante mentre gira per il laboratorio scopre una seconda stanza dove sopra una scrivania vi è una foto di una bambina e di un signore e il cercatore dice “ Questa bambina ha un aria familiare”.
Ora dico che Dante sia un investigatore privato sottovalutato, nel senso che viene chiamato solo perché i gatti scompaiono ma io non credo proprio che il cercatore da una fotografia avesse riconosciuto Zhalia bambina.
La mia idea è sempre stata che loro due si fossero incontrati quando erano bambini e che il cercatore avesse avuto l’impressione di conoscerla perché l’aveva già incontrata.
Ed ecco qui.
Spero vi sia piaciuto
Kiss
marie52

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Capitolo 17
*** L'amore può far male a volte (parte 1) ***


Capitolo 17: L’amore può far male a volte ( parte 1)
 
Un anno prima degli eventi
Venezia, Casa di  Dante Vale.
 
La notte era scesa prima di quanto avesse previsto e, per il cercatore dai capelli rossi, non fu affatto semplice accettare che il momento era arrivato.
Quello dei saluti.
Dante aveva deciso di voler accettare quella proposta che Metz gli aveva offerto, qualche giorno dopo la sconfitta della Spirale.
Un posto nel consiglio.
Quando era bambino, si era sempre immaginato come sarebbe stato essere lì; si era sempre chiesto con un po’ di curiosità quali scelte avrebbe dovuto prendere.
Ma quando era diventato più grande mai avrebbe sognato che quel desiderio si avverasse.
Quello di quel bimbo un po’ sognatore.
Quando lo aveva comunicato alla sua squadra le reazioni erano state molto differenti: c’erano Lok e Sophie molto contenti della sua decisione, Cherit che assieme a Den piangeva, ed Harrison che invece guardava il quadretto che si era creato, divertito.
Ma in quel momento il suo sguardo non aveva incontrato gli occhi della cercatrice dai capelli blu notte che era semplicemente tornata nella sua stanza dopo la notizia poiché non si sentiva molto bene.
Aveva provato a parlare i giorni successivi eppure sembrava che il destino si fosse messo in mezzo: molto spesso capitava che la cercatrice uscisse anche prima dell’alba fuori casa per aiutare una squadra della fondazione in difficoltà oppure se ne stava in camera a studiare qualche prossima missione da fare con la squadra.
Non aveva battuto ciglio quando Lok le aveva comunicato di voler organizzare una festa di arrivederci per il cercatore dai capelli rossi, il quale ovviamente stava origliando la conversazione.
Aveva semplicemente detto- Fa come vuoi- per poi uscire dalla stanza salutando con la mano il cercatore che stava ascoltando senza guardarlo negli occhi.
Ultimamente pensò Dante era diventato sempre più raro che il suo sguardo incrociasse quello della cercatrice.
Un bussare leggero lo riscosse.
- Dante avanti ti stanno aspettando tutti-
Il cercatore sospirò mentre usciva dalla stanza.
Avrebbe voluto che quella notte non fosse arrivata.
Lo avrebbe voluto davvero.
Ma non tutto va come dovrebbe.
***
Love can hurt
Love can hurt sometimes
But it is the only way that i Know
La cosa che colpì il cercatore quando entrò nel enorme giardino della sua ex casa furono le illuminarie che avevano allestito Sophie e gli altri.
Era dei piccoli cilindri fatti in carta sparsi un po’ su tutti gli alberi e che donavano a quel giardino un senso di pace e nostalgia che Dante non aveva mai provato.
Si stupì nel vedere tutti coloro che aveva incontrato nella sua vita riuniti in quel piccolo giardino.
O meglio quasi tutti.
Mentre il suo sguardo si spostava sui diversi gruppi, Dante notò l’assenza proprio della cercatrice dai capelli blu notte, l’unica con la quale voleva parlare.
L’unica che voleva vedere prima di partire
- Non verrà- disse Lok sorprendo il cercatore dai capelli rossi.
- Chi?-
- Zhalia. Ha detto che doveva completare un rapporto che non poteva aspettare e che sarebbe andata almeno per oggi a dormire da Sophie. – commentò il giovane dai capelli biondi mentre si allontanava dal cercatore.
L’amore può far male a volte.
E Dante, mentre il sorriso dal suo volto scompariva, non poté che essere d’accordo.
Poiché senza la sua presenza anche solamente respirare gli faceva male.
                                                                       
Angolo autrice (Booh booh settete)
Bonjour miei lettori come state?
Io devo dire sono molto soddisfatta del mio nuovo capitolo ambientato ovviamente l’ultimo giorno da semplice cercatore di Dante.
La canzone è Photograph di Ed sheeran
Che ne dite?
Vi è piaciuto?
In ogni caso, scrivetemelo con una bella recensione o cattiva dipende dal vostro punto di vista.
Kiss
marie52

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Capitolo 18
*** Fotografie e missioni fallite ***


Capitolo 18: Fotografie e missioni fallite.
 
Venezia
Casa di Zhalia Moon
Giorni dalla scomparsa: Otto.
 
Il cercatore arrivò nel suo vecchio appartamento solo quando la notte era già scesa dato che non vi erano voli disponibili per l’ora successiva.
Quando entrò in essa, gli sembrò quasi che fosse passato un eternità.
E nell’aria, per quanto potesse incredibile, poteva sentire un odore che avrebbe riconosciuto a chilometri di distanza.
Il suo odore.
L’unico che non aveva dimenticato
Dei passi veloci che calpestavano le vecchie scale scricchiolanti della casa, lo risvegliarono dai tanti ricordi che quel ambiente aveva riportato alla sua memoria.
- Sei arrivato- commentò la voce di Sophie che ricevette un tiepido sorriso dal cercatore.
- Vai a svegliare gli altri Sophie, prima cominciamo meglio è- disse Dante mentre lentamente si allontanava dalla soglia chiudendo la porta dietro di se.
La ragazza annuì mentre velocemente tornava sopra per svegliare i ragazzi che ovviamente, pochi istanti più tardi, iniziarono a maledire sia lei che Dante poiché erano le due del mattino.
L’uomo sorrise divertito dal trambusto che aveva creato e curioso esplorò il piano inferiore dove però scoprì con sorpresa che non era cambiato niente.
Ritornò all’ ingresso dove però notò una piccola differenza : vi era una foto che Dante non aveva mai visto.
Vi era una donna dai capelli blu notte vestita con un abito a sirena con scollatura  da dietro, verde, che stava abbracciata ad un uomo, i capelli rossi,  che indossava uno smoking.
I due si guardavano negli occhi, contemplandosi, e per la prima volta, Dante notò lo sguardo triste sul volto della cercatrice.
Sapeva quando era stata scattata.
La ricordava troppo bene quella  notte
- Bella non è vero?- chiese la voce interrompendo il filo dei pensieri del cercatore che guardò la voce stupita.
Sophie sorrise tristemente quando vide l’espressione del cercatore sul suo volto.
- Ma chi?-
- è stato Montheue. Era venuto a salutarti quando ti aveva trovato mentre ballavi con lei. Qualche settimana più tardi ha inviato la foto a Zhalia la quale credo sia rimasta per un buon quarto d’ora ad urlargli contro a telefono- disse Den che nel frattempo aveva raggiunto il gruppo seguito dal fratello che aveva iniziato a ridere di gusto al ricordo di quella telefonata.
Dante rimise a posto la fotografia e non appena vide che anche il biondo li aveva raggiunti disse
- Forza fatemi vedere cosa avete scoperto.
***
Era ora che arrivasse pensò la ragazza che da diverse ore spiava i cercatori da sopra quell’albero.
Quando aveva sentito che lo avrebbero dovuto aspettare, la giovane sarebbe voluta entrare dentro la casa per poter picchiare la voce che aveva proposto quella assurda richiesta.
Il collo le doleva molto, ma a causa della situazione non poteva lamentarsi come faceva di  solito con Amy, il suo capo, quando la mandava in missioni,ridicole o terribilmente pericolose, altrimenti l’ avrebbero sentita.
Si mise a ridere quando la conversazione era finita ad una foto che aveva visto il cercatore: aveva potuto sentire nella sua voce mentre chiedeva chi fosse stato, un tremolio, che Gaby non era riusciva a comprendere.
Percepiva, inoltre, dalla enfasi che metteva ad ogni singola parola, il fiato quasi spezzato e pensò che avesse dovuto essere un cercatore esperto per non cadere nell’emotività.
Doveva tenere moltissimo a quella cercatrice pensò mentre si aggiustava l’auricolare meglio nell’orecchio.
Dopo quel piccolo attimo di tenerezza però aveva preso il taccuino che aveva messo nella sua tasca destra e pronta a scrivere le diverse informazioni che udì
Ma quando una voce di un ragazzo, gentile e ruvida, incoraggio qualcuno a parlare, Gaby ,quasi  non cadde dall’albero dove qualche ora prima si era faticosamente arrampicata, dato che era troppo alto per utilizzare Hiperstryde.
No pensò non è possibile.
E quando un'altra si aggiunse ad essa, allegra e spensierata, quel poco equilibrio che aveva ancora, andò a farsi benedire.
Chiuse gli occhi pronta all’impatto mentre un gridolino fuori uscì dalla bocca e svenne quando la sua testa toccò il terreno.
Dopo qualche ora o forse qualche minuto si risvegliò all’interno di un enorme salotto e mentre i suoi occhi incontrarono quelli di due ragazzi dai capelli marroni, aveva compreso benissimo che aveva fallito nella sua missione.
E questo non avrebbe fatto piacere ad Amelié.
 
Angolo autrice:
Bonjour.
Ecco l’entrata in scena di nuovo personaggio membro della squadra di Amelié ovvero Gaby, la spia che ascoltava la conversazione fra i diversi cercatori, un po’ inesperta e impacciata.
Chissà quale legame avrà con i diversi cercatori.
Un bacione
marie52

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Capitolo 19
*** Tutte le stelle ci guideranno a casa (Parte 2) ***


Capitolo 19: Tutte le stelle ci guideranno a casa. ( Parte 2)
 
Un anno fa
Casa di Dante Vale, Venezia
 
La festa era finita da qualche ora quando accadde.
Tutti i cercatori che erano venuti avevano deciso di tornare negli alberghi dove alloggiavano per la notte, dato che molti provenivano da paesi diversi un po’ prima di quanto la Casterwill avesse previsto.
E dato che nel giardino erano rimasti solo coloro che abitavano  Venezia aveva deciso di ritornare a casa accompagnata da Lok mentre salutava il cercatore dai capelli rossi fra le lacrime.
Non amava gli arrivederci.
Non le erano mai piaciuti.
Per fortuna, Lok durante il piccolo tratto di strada fatto insieme era riuscito a risollevarle il morale di quel amaro addio, soprattutto dovuto al fatto che il cercatore aveva bevuto un po’ troppo ed era caduto molte volte nelle più svariate posizioni facendola ridere di gusto.
Subito dopo anche Den e Harrison avevano deciso di andare a letto, ma non salutarono il cercatore dato che lo avrebbero accompagnato loro all’aeroporto assieme a Zhalia.
O almeno questo era il piano in origine.
Dato che la cercatrice non era venuta alla festa e lo aveva evitato per una settimana non era più sicuri di nulla.
Perché potevano essere due ragazzini ma ciechi non lo erano.
Sapevano che lo stava evitando.
Sapevano anche il motivo.
Era quasi scontato.
Ma l’unico che non riusciva a capirlo o non voleva capire era proprio lui.
Proprio il cercatore che sarebbe dovuto partire la mattina successiva.
Nel giardino oramai senza alcuna persona, Dante stava ancora chiacchierando con Montheue su alcune vecchie avventure che avevano compiuto, scherzando molte volte su tante scelte che avevano preso.
Ma anche per lui, il momento dell’arrivederci era arrivato troppo presto.
In realtà non si dissero niente semplicemente Montheue uscì sbattendo la porta sotto lo sguardo intontito del cercatore che poi scoppiò a ridere.
Sapeva benissimo che fra qualche minuto sarebbe ritornato chiedendo scusa.
Ne era certo.
Ma poteva capirlo: Scarlett era incinta e lui voleva essere accanto a lei per paura che potesse accaderle qualcosa.
Ritornando nel giardino la sua mente scossa da quel pensiero ritorno ad una figura che non aveva visto per tutta la serata.
L’unica che voleva accanto a se.
E si stupì non poco quando entrando nel giardino trovò proprio l’origine dei suoi pensieri seduta sopra una delle tante sedie.
Gli occhi fissi sul cielo stellato.
La contemplazione della sua bellezza era l’unica cosa che riusciva a pensare.
Era lì, a due centimetri da lui in un splendido abito a sirena, verde, i capelli raccolti in uno chignon, imperfetto che rendeva impossibile per il cercatore non guardarla.
Fu forse il troppo tempo passato a contemplarla che fece sentire il suo sguardo sulla pelle della ragazza che brillava sotto i raggi della luna.
Istintivamente si voltò di scatto e quando lo vide si alzò, il volto quasi imbarazzato per averla vista seduta su quella sedia.
Passarono diversi minuti prima che la cercatrice, dopo che riuscì a calmare il suo cuore in corsa, parlò:
- So che è tardi. So che è finita la festa. Ma ecco pensavo che avrei dovuto almeno salutarti-
L’uomo non rispose continuandola a guardare e, sospirando, la donna aggiunse:
- Mi dispiace di non essere riuscita a venire prima. Ma avevo un rapporto da finire e non potevo rimandare un altro giorno.  –
Il cercatore non disse nulla a quella affermazione ancora incredulo di vederla lì davanti a lui.
Credeva non l’avrebbe più rivista.
Ma questo silenzio non incoraggio la cercatrice a continuare il suo discorso.
Quel silenzio le faceva paura quando era Dante a non dire nulla.
- Ecco sono venuta dirti solo questo. Perciò io tolgo il disturbo-
Fu quella frase a risvegliare il cercatore che veloce come una saetta le afferrò il polso, facendola voltare verso di lui.
Non voleva che se ne andasse.
Non ora che l’aveva vista.
Guardo il suo cellulare, che aveva appoggiato qualche ora prima su un tavolo dove vi erano diverse bibite e prima che spiegasse qualcosa alla cercatrice, che era in balia di emozioni contrastanti, si avvicinò ad esso.
Scorse con il dito medio per qualche secondo lungo lo schermo e poi premette forte su di esso.
Una musica dolce, di una chitarra acustica fuoriuscì da esso.
Una musica che non aiutò il cuore di Zhalia a calmarsi.
Ma, anzi, fece solamente battere più forte quel cuore agitato.
Il suo cuore inquieto.
Si avvicino alla cercatrice e le prese le mani, dolcemente.
E senza che se ne accorgesse, iniziò a seguire i movimenti di quell’uomo, che nel frattempo le aveva cinto un braccio intorno alla sua vita, ballando su quelle parole che  non avrebbe mai dimenticato
 
It's just another night
And I'm staring at the moon
I saw a shooting star
And thought of you
I sang a lullaby
By the waterside and knew

 
Mentre la musica continuava a suonare,  Zhalia avvertì nel suo cuore una sensazione piacevole.
Calda e per niente invadente.
Una sensazione che molte volte che erano stati da soli aveva già provato.
Sorrise quando Dante le fece fare una piccola giravolta su se stessa e allo stesso tempo si sentì un po’ stupida nel comportarsi in un modo così infantile.
Da adolescente o da una bambina quando felice, ascolta la ninna nanna dalla madre.
Un modo di essere che solo lui riusciva a cambiare.
Solo lui riusciva a farla sentire così felice in azioni stupide.


If you were here,
I'd sing to you
You're on the other side
As the skyline splits in two
I'm miles away from seeing you
I can see the stars
From America
I wonder, do you see them, too?

 
Dante non poteva far a meno di sorridere nel vedere i suoi occhi divertiti.
Vederla felice era la cosa più bella che potesse esistere.
I suoi occhi, ogni volta che sorrideva si trasformavano in un due piccole stelle, mentre la bocca, casa di tutti i suoi desideri più nascosti, si trasformava proprio in una luna scintillante.
E sapeva che pensando a lei, anche in America avrebbe visto le stelle.
 
 So open your eyes and see
The way our horizons meet
And all of the lights will lead
Into the night with me



Il pensiero che lui partisse domani e che forse non l’avrebbe più rivisto, la fece rattristare non poco.
Non voleva perderlo
No, non lo voleva proprio.
Senza di lui, era certa che non avrebbe più sentito niente.
Ne gioia, ne dolore.
Solo indifferenza.
A quello sguardo, di quegli occhi sconsolati e pieni di tristezza, Dante si sentì in colpa.
Non voleva che fosse triste.
Voleva solo vedere quel sorriso
Perciò  si avvicinò al suo orecchio solo per sussurrare un pezzo della canzone- And I know these scars will bleed. But both of our hearts believe. All of these stars will guide us home
Zhalia sorrise tristemente mentre lo guardava negli occhi.
Nessuno dei due si accorse di quella macchina fotografica che aveva catturato quell’istante.
Nessuno dei due si era accorto della terza persona che sorrideva vedendoli.
In quel momento esistevano solo loro.
E questo bastava.
 
Angolo autrice:
Ecco la mia seconda parte della notte fra Dante e Zhalia trascorsa un anno prima degli eventi quando lui aveva accettato l’offerta di Metz.
La canzone è ovviamente All of the Stars di Ed Sheeran ma la versione è quella della sua solita esibizione live ovvero con la chitarra.
Spero vi piaccia
Un bacio
marie52

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Capitolo 20
*** Una vecchia conoscenza e fughe ***


Capitolo 20: Una vecchia conoscenza e fughe.
Venezia
Casa di Dante Vale
Giorni dalla scomparsa: Otto.
 
- Allora ragazzi vediamo cosa avete scoperto-
Lok sorrise a quella affermazione.
Sapeva che le informazioni erano poche.
Ma sapeva anche che avrebbero cambiato la loro situazione.
Erano utili.
Ne era certo
- Lok, dai sbrigati a dirlo- disse Harrison oramai stufo del silenzio che si era creato nella stanza.
Aveva visto quel documento anche lui.
E come Lok anche lui ci teneva a Zhalia e voleva riaverla affianco a se.
Lo conosceva abbastanza per comprendere quanta fatica gli costasse.
 Ma Più ore o minuti sprecavano meno tempo avevano per ritrovarla.
- Infatti!- commentò Den con un sopracciglio alzato ma il cui volto si congelò quando si accorse della occhiata gelida ed inflessibile della sua ragazza
Sospirando Lok aprì la bocca ma prima che potesse far fuoriuscire quelle parole, il suo suono di un grido e di un rumore secco scosse il gruppo di cercatori che corsero in giardino dove da come avevano sentito quel suono era arrivato.
E quello che videro li lasciò sconvolti.
Vicino allo steccato laterale che delimitava il giardino, vi era una ragazza distesa per terra.
Controllando il polso, Dante, che era giunto per prima vicino a lei,capì che era semplicemente svenuta cadendo, forse, dall’enorme albero del suo vicino di casa.
- è viva. è solo svenuta.- disse guardando i suoi compagni che, con il cuore più sereno, si avvicinarono alla figura.
Era una ragazza, dai capelli biondi, raccolti in una coda di cavallo.
La pelle era leggermente olivastra e sul collo che fuoriusciva dalla sua maglia vi era una piccola cicatrice quasi invisibile ad occhio nudo.
A quella vista il cuore di Harrison perse un battito e volse il suo sguardo, sconvolto, alla figura di Den affianco a lui che aveva sul viso la stessa espressione.
Non credevano che l’avrebbero più rivista.
L’ultima volta era stata il giorno in cui quella donna l’aveva portata.
Quella donna …
La mente di Harrison ebbe un fremito a quel ricordo e i suoi occhi si illuminarono, sorpresi.
Ecco, il perché aveva avuto l’impressione di averla già vista.
Ecco, il motivo per il quale quegli occhi gli erano familiari
Era perché lei..
- Era quella che l’ha portata via- sussurrò inconsciamente
- Come?- disse Sophie che lo guardava confusa da quella affermazione
- Amelié, era la donna che portò via Gaby quel giorno. Den te la ricordi? Portava una sciarpa rossa-
Il fratello sussultò a quella affermazione e dopo qualche secondo anche sul suo viso comparve la stessa espressione di Harrison
- Oh mio Dio. Hai ragione, lei era lì … -
- Fermi un attimo non ci stiamo capendo niente. Di chi state parlando? e che c’entra la cercatrice che abbiamo incontrato a Rotterdam?- chiese Lok molto più confuso della sua fidanzata.
Non ci stava capendo nulla.
Zero..
Nada de nada…
- Lei, la ragazza, si chiama Gabriela Raminez,  era un orfana di origine messicana e stava nel nostro stesso orfanotrofio-
disse Harrison mentre guardava Lok che si stupì di quella affermazione.
- Quasi tre anni prima che la spirale venisse lì, una donna la adottò e la portò via.- disse Den che guardando Sophie, per poi aggiungere- Quella donna era Amelié. Anche io avevo avuto la stessa impressione di Harrison su di lei quando l’abbiamo incontrata ovvero che l’avevo già vista da qualche parte. E ora so dove.-
- Come fate ad esserne sicuri?- chiese Dante mentre alzava delicatamente il corpo per portarlo dentro casa.
Harrison sospirò mentre con il pollice indicava la ferita sul collo
- Quel segno glielo fecero le suore quando un giorno lei si diede la colpa di aver rubato una mela  ma che in realtà lo avevo fatto io ma solo per darglielo a lei che era in punizione-
- Aveva cinque anni quando accadde mentre noi sei- continuò Den mentre rientrava affianco a Harrison nell’abitazione.
Il cercatore dai capelli ambrati non disse nulla.
Le parole sarebbero state inutili in quel istante
Semplicemente appoggiò il corpo sul divano, e, rimanendo in piedi,  disse
- Avanti Lok parlaci di quello che avete scoperto-
E questa volta lui non perse altro tempo
***
Luogo Sconosciuto
Tempo Sconosciuto
 
- La donna è fuggita-
L’uomo sussultò a quella affermazione seduto sulla sua sedia al centro della stanza.
Gli occhi rossi come il sangue scrutavano il viso della sua miglior assassina sorpreso.
In tanti anni che l’aveva conosciuta mai avrebbe pensato ad una cosa del genere.
Furioso come non lo era mai stato gridò
- Come diavolo ha fatto?-
- Non lo so signore. Avevo lasciato Spike a controllare la cella per dieci minuti perché volevo controllare gli altri prigionieri e quando sono tornata spike era a terra, morto, mentre la cella era aperta.-
Si passo una mano fra i capelli arrabbiato
Sapeva che Spike non era il tipo da farsi prendere alla sprovvista.
Era prudente.
E molto veloce a neutralizzare i soggetti pericolosi.
- Non so nemmeno come lo abbia ucciso. Non c’erano segni di tagli o escorazioni che suggerissero che era stato strangolato. C’era solo acqua affianco a lui-
A quella affermazione l’uomo sussultò con il cuore che perdeva un battito.
C’era solo acqua …
Acqua.
Sbatté la mano con forza sopra la scrivania, arrabbiato.
Il suo piccolo angelo era riuscita a utilizzare di nuovo quel titano.
Quel potere magico che aveva perduto tanto tempo orsono.
O meglio credeva che fosse riuscito nell’intento.
Ma a quanto pare lei non aveva perso il suo potenziale
Mentre le lacrime scendevano lungo la guancia e gli occhi si rispecchiavano in quello del suo agente migliore, rabbioso chiese – Avete bloccato le vie di fuga?
- Si ma è già fuggita con credo la complicità di qualche nostro agente-
- Hai qualche sospetto?-
- Solamente due : Ludovic Salez e Paul Salez. I vostri figli e i cugini della fuggitiva-
L’uomo, furioso, continuò a guardare il suo ufficiale.
Aveva sempre saputo che quei due li avrebbe traditi un giorno.
Ma mai avrebbe creduto a causa di lei.
Del suo piccolo angelo.
- Qual è l’ordine?-
Il cuore gli suggerì la scelta
Che sapeva essere quella più giusta
Riservata ai traditori
- Trovali tutti e tre. Uccidi i miei figli, porta indietro la donna. La uccideremo quando nascerà il mio nipotino.-
E con un piccolo inchino, la donna uscì dall’enorme stanza pronta per compiere il suo dovere.
E questa volta..
Non avrebbe fallito.
Perché sapeva bene quale sarebbe stata la sua punizione
 
 
Angolo autrice:
Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo di questa mia nuova fanfiction.
Che ne pensate del capitolo?
Spero recensirete
Un bacio
marie52

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Capitolo 21
*** Quando tutto ebbe inizio (parte 1) ***


Capitolo 21: Quando tutto ebbe inizio (parte 1)
 
Venezia.
Casa di Dante Vale/Zhalia Moon.
Giorni dalla scomparsa: Otto
 
- Allora quando ho aperto il computer sono rimasto sorpreso da non trovare una password da dover decifrare, ma in compenso non vi erano file all’interno del dispositivo ne foto e nemmeno ricerche fatte di recente-
- Tipico di Zhalia- commentò il cercatore dai capelli rossi continuando a guardare il biondo che annuì a quella affermazione.
Era sempre stata quella più riservata del gruppo.
Quella che non avrebbe mai rivelato ciò che pensava.
E nemmeno i suoi trucchi
- Abbiamo inserito la chiavetta e abbiamo trovato questo- disse Sophie mentre con la freccetta del mouse cliccava sopra un file senza alcun nome.
Qualche secondo più tardi, fuoriuscì una pagina con diverse date, nomi e luoghi che si collegavano fra di loro con diverse frecce.
Dante non riusciva a credere a ciò che vedeva.
Era un lavoro enorme, che Zhalia, di certo aveva iniziato a creare dopo quella missione.
Dove tutto era cambiato.
- Non c’è bisogno che diciamo cosa sia: ovviamente è uno schema cronologico di alcuni avvenimenti partendo dal 1957 fino al 1978, ovvero l’anno in cui furono spedite le foto.- disse Lok mentre continuava a guardare lo schema incredulo.
Quando lo aveva visto non riusciva a credere che lei avesse fatto un lavoro del genere.
- Perché proprio dal 1957?- chiese Dante curioso da quella scelta che aveva fatto la cercatrice.
- Secondo le informazioni che abbiamo avuto dalla chiavetta, in quell’anno ci fu un incontro fra due giovani cercatori che determinò poi gli eventi.-
- Chi erano?- chiese Harrison che come il fratello non avevano visto chiaramente lo schema quando Lok chiamò il cercatore.
Sophie sospirò mentre con il cursore spostò la sbarra in basso verso la pagina successiva dove vi era una foto di un uomo e di una donna che sorridevano felici.
L’uomo aveva i capelli corti e color blu notte mentre gli occhi erano leggermente ambrati
La donna invece aveva i capelli marroni chiusi in una treccia scomposta e gli occhi color cioccolato.
Entrambi dovevano essere giovanissimi.
- Non sappiamo i nomi Zhalia non li ha scritti- disse Lok guardando i suoi amici
- è strano che non l’abbia scritto- disse Den che ottenne un cenno affermativo dal fratello Harrison
- Comunque nel 1957 avvenne questo incontro tra queste due persone che però Zhalia non ha scritto molto a riguardo. Tre anni più tardi, nel 1960 comparve la cercatrice di quel rapporto della missione Lupo e Aquila, Emily Maria Sanchez-
- Perché dici comparve, Sophie?
- Perché secondo gli appunti di Zhalia quel nome non esisteva prima. Il suo nome è comparso solo in questo anno,prima di allora era come se quella persona non esistesse-
***
Nessuno doveva sapere la sua identità.
Sapeva benissimo cosa comportava la sua missione.
Un errore ed era fuori.
E non semplicemente dal lato lavorativo.
Doveva spiarli.
Conoscere le loro mosse e i loro movimenti.
Sapeva che se avessero scoperto che faceva parte di una setta di assassini, i suoi colleghi l’avrebbero fatta fuori.
Sapeva che doveva prendere in giro tutti coloro che avrebbe incontrato.
Era forte e molto più intelligente di quel branco di idioti che credeva che la libertà portasse alla pace.
Dopo aver preso un lungo respiro la donna si convinse ad entrare all’interno dell’enorme salone, pronta ad iniziare quella missione.
Quello che vide però la lasciò perplessa.
Nella stanza, al cui centro vi era un enorme tavolo lungo con diverse sedie vuote, quel giorno vi erano due persone
Una era un vecchio molto anziano con alcuni capelli grigi che dalla faccia stava discutendo animatamente con l’altra persona, un ragazzo dai capelli blu notte che doveva avere circa la sua età, che sembrava essere veramente arrabbiato per qualcosa.
I due, si voltarono di scatto una volta che ebbero sentito il rumore di due passi che titubanti si muovevano lungo il pavimento.
- Desidera?- chiese il giovane guardandola negli occhi e lei, si stupì di quanto luminosi fossero.
Non aveva mai visto due occhi così.
Scosse la testa cercando di scacciare quel pensiero.
Doveva pensare alla missione e non a quello.
- Mi chiamo Emily Sanchez, avevo parlato a telefono con il capo, riguardante la mia partecipazione alla fondazione-
- Di segretarie ne abbiamo abbastanza, glielo avevo già detto a telefono- commentò l’uomo anziano staccandosi dal ragazzo mentre la guardava negli occhi.
I suoi occhi celesti erano la cosa più fredda che lei avesse mai visto.
Sembrava che scrutassero la sua anima e per un attimo il suo cuore si spaventò.
Sapeva dai rapporti dei suoi colleghi che era una persona spaventosa, ma mai avrebbe creduto che, il capo della fondazione Jorge Metz fosse così pauroso.
E di certo quelle rughe scavate nella pelle bianca non aiutava di certo a darle sicurezza.
Sospirando la ragazza guardò Jorge e senza paura, o meglio fingendo di non averne disse
- E come lei sa, io l’avevo chiamata per diventare una cercatrice e non per il ruolo da segretaria-
- Lei? Una cercatrice?- disse l’uomo mentre sul suo volto compariva un sorriso di scherno che non aiuto ad Emily di farselo amico.
Non le piaceva quella persona.
- Lei non sarebbe in grado di recuperare neanche il mio amuleto, ne è in grado di combattere- disse mentre ritornava dal ragazzo il quale aveva continuato a fissarla per tutto il tempo in silenzio.
- Beh mi faccia provare- disse Emily mentre sul volto di quell’uomo il suo sorriso cresceva molto divertito da quello che quella donna diceva.
Senza farsi annunciare si lanciò contro la donna e rimase colpito quando la ragazza riuscì a bloccargli la gamba che stava per colpirla allo stomaco e con solo la forza delle mani lo sbatté con violenza sul pavimento.
Una goccia di sangue dal naso cadde per terra e Jorge la guardò, stupito.
- Allora? Che ne dice?- chiese la ragazza che si stupì di trovare sul volto del ragazzo l’ombra di un sorriso divertito.
- Chris- disse Jorge mentre si alzava da terra rivolto verso il ragazzo che titubante si avvicinò verso l’anziano
- Si padre?- chiese il ragazzo la voce flebile e un po’ timida.
- Ecco il tuo nuovo partner vedi di non farla scappare come Charlie- disse l’uomo allungando la mano verso la ragazza che ricambiò felice la stretta
- Grazie signore- disse Emily sorridendo, contenta di aver superato quel primo step
- E ora sparite tutti e due- lanciando uno sguardo agghiacciante verso i due ragazzi che furono contenti di lasciare la stanza.
- Ciao- disse il ragazzo dai capelli blu notte- Mi chiamo Christopher Malcom Metz è un piacere conoscerti.- allungando la mano verso quella della cercatrice che titubante ricambiò quella stretta.
E si stupì ancora di quanto leggera e allo stesso tempo calda fosse quella mano.
Sicura e avvolgente.
E fu lì, in un giorno invernale che il 1 dicembre 1957, Christopher Metz incontrò la spia Emily Sanchez.
E tutto ebbe inizio.

Angolo autrice:
Ecco un nuovo capitolo di cui sono veramente soddisfatta.
Che ne dite?
Vi piace?
Un bacio
marie52

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Capitolo 22
*** Partenze ed emozioni sconosciute ***


Capitolo 22: Partenze ed emozioni sconosciute.
 
Venezia, Italia
Casa di Dante Vale/Zhalia Moon.
Giorni dalla scomparsa: otto
 
- Nel 1966 dal 6 gennaio di quell’anno fino al 7 ottobre ci furono ben cinquanta cercatori uccisi durante le loro missioni. Ognuno di loro era stato attaccato in una missione solitaria in diversi paesi europei, erano stati sgozzati e poi i cadaveri erano stati bruciati.-
- Agghiacciante- disse Harrison mentre guardava la giovane Casterwill, che, dopo un piccolo sospiro aggiunse – Come sappiamo furono mandati due agenti, ovvero Metz ed Emily Sanchez, ma nel 1972 durante la missione fu scoperta e Metz, per non far saltare la  sua copertura fu costretto ad ucciderla. O almeno questo dice il rapporto-
- Che intendi dire Sophie?- chiese Den confuso da quella affermazione.
- Perché nello stesso anno, più precisamente a Rotterdam in Olanda, comparve una giovane donna chiamata Myranna Namil insieme alla sorella Eloïse Picard, la figlia di quest’ultima Amestia che all’epoca aveva tre anni e il marito di Eloïse ovvero Jorge Mulder. E, come per Emily Sanchez, anche queste identità non erano in uso negli anni precedenti. –
- Sophie fammi capire stai dicendo che c’è una connessione con la storia di Emily Sanchez e quella di questa Myranna Namil?- chiese il cercatore dai capelli rossi incuriosito da quella affermazione.
Che collegamento ci potesse essere fra la ex partner di Metz e questa Myranna?
Sapeva che il fatto che nello stesso anno accadesse la comparsa di una persona dal nulla e un’altra che moriva non poteva essere una coincidenza.
Ma oltre a quello, da come vedeva in quello schema, non vi erano altri collegamenti.
- Penso che Zhalia lo credesse. Comunque il 7 febbraio 1972, a Rotterdam, nacque la figlia di Myranna, Thalia. Non vi era il nome del padre all’interno del certificato di nascita. Qualche anno più tardi, il 15 aprile 1974 la casa dove abitava la famiglia andò a fuoco-
- La casa della famiglia Namil? Quello di quella coppia?- chiese Harrison sorpreso.
- Credevo ci fossi arrivato subito- commentò sarcastico il fratello che ottenne solo un’ occhiataccia da quest’ultimo.
- Secondo le cronache dell’epoca nessuno sopravvisse all’incendio ma la mattina successiva il 16 aprile 1974 un uomo, ferito e svenuto, con delle ustioni lievi sulle braccia,  fu ritrovato di fronte al Erasmus MC , uno fra gli ospedali più importanti di Rotterdam.
Fu ricoverato e quattro giorni dopo, il 20 aprile, fu lasciato andare.-
- Chi era? Il marito di Eloïse ovvero Jorge?- chiese Lok che questa parte del foglio non l’aveva letta dato che si era fermato a parlare con Dante a telefono.
La ragazza sorrise, per poi scorrere con il cursore alcune pagine per giungere ad una foto di un uomo steso su un letto ospedaliero.
Gli occhi di Dante si spalancarono increduli
No, pensò non è possibile.
Senza scambiare una parola con la sua squadra si diresse verso il piano superiore e, dopo qualche minuto ritornò dai suoi compagni che lo guardavano perplesso.
Si avvicinò al computer e posò l’oggetto, che non era altri che una foto, affianco a loro.
E tutti, tranne la Casterwill, si sorpresero non poco nel notare quanto i loro tratti fossero simili.
Forse, identici.
No, pensò Den era di certo la stessa persona.
- Chi è quell’uomo? Quello nella fotografia con quella bambina che sta abbracciando?-
Dante sorrise tristemente mentre Lok, in un sussurro rispose
- Si chiama Klause ed è stato il mentore di Zhalia prima che lei entrasse nella fondazione. Credo che lei vi abbia parlato di lui.-
Den annuì in risposta.
Sapeva chi era quell’uomo.
Zhalia ne aveva parlato tanto tempo fa sia a lui che a suo fratello.
E quel loro passato molto simile li aveva fatti avvicinare ancor di più.
- Credi che l’uomo della fotografia, quello in ospedale fosse Klause?-
Sophie annuì in risposta
- Negli appunti di Zhalia, sotto la foto c’è scritto chiaramente il suo nome. Sono certa anche che sia andata a parlare con lui poiché due mesi fa ha preso una missione per Onderburg in Germania e lui è stato rinchiuso proprio nella prigione di massima sicurezza di quella città.-
Un silenzio tombale li avvolse.
Nessuno sapeva cosa rispondere.
Ma tutti sapevano quale sarebbe stata la loro prossima mossa.
- Cercatori, domani mattina partiremo per Onderburg. Andate a riposarvi mentre io vedo quale volo prendere.- disse Dante sciogliendo quella piccola assemblea che si era creata
E  mentre Den saliva le scale pronto per tornare a dormire, in qualche modo sapeva che tutto stava per cambiare.
Che niente sarebbe rimasto lo stesso.
***
Quando Gaby si svegliò e i suoi occhi incrociarono lo sguardo di due ragazzi dai capelli marroni che ben conosceva, avrebbe voluto morire.
Per tanti anni aveva immaginato come sarebbe stato incontrarli.
Ma mai avrebbe creduto che proprio per quella missione avrebbe incrociato di nuovo il loro cammino.
Guardandoli da vicino si diede della stupida per non averli riconosciuti subito quando era stata sul albero.
Erano identici all’ultima volta che li aveva visti.
Soprattutto Harrison che sembrava non essere cambiato nemmeno per l’altezza.
Forse però una differenza in lui la poteva trovare.
Erano gli occhi.
Allora erano tristi e cupi mentre proprio in quel preciso istante dove i suoi occhi scrutavano la sua figura poteva vedere una luce, un lampo che non aveva mai visto.
E ci volle tutta la sua abilità come cercatrice per non arrossire a quello sguardo.
Che era caldo e anche avvolgente.
Intenso ma anche timido.
E si sorprese di sentire un nodo nello stomaco che non aveva mai sentito con lui prima di quel istante.
Mentre invece lo aveva sempre sentito per il fratello che in quel preciso istante non sorrideva ma aveva sul volto l’espressione più seria che avesse mai visto.
- Gaby perché ci stavi spiando da sopra quel albero?- domandò  il ragazzo.
Gabriela sospirò mentre si passava una mano fra i capelli.
- Sono in missione Den. Mi pare fosse ovvio!- commentò la ragazza sarcastica ma che non ottenne alcuna risata dai due ragazzi
- Spiarci sarebbe la tua missione?- chiese Harrison mentre incrociava le braccia al petto.
La ragazza scosse la testa per poi aggiungere
- Trovare informazioni è la mia missione. Spiarvi era solo un mezzo- spiegò sotto il loro sguardo quasi accusatorio
- Quali informazioni dovevi trovare? E a chi le stavi portando?-
La ragazza sospirò un'altra volta.
Sapeva che si trovava in una strada senza uscita.
Senza scampo.
Se diceva la verità, Amelié l’avrebbe uccisa.
Letteralmente.
Ma se non diceva niente sarebbero stati quei due ragazzi ad ucciderla.
Emotivamente parlando
E per la prima volta nella sua vita, Gabriella non sapeva che dire.
Ma per fortuna non dovette parlare, perché una voce, dura ma allo stesso tempo dolce la salvò.
- Harrison, Den ci occuperemo più tardi della nostra ospite. Piuttosto andate a preparare le valigie che l’aereo è fra un’ora-
I due ragazzi annuirono verso il cercatore dai capelli rossi dirigendosi al piano superiore con non poca titubanza nel lasciare quella ragazza da sola.
Dante sorrise in risposta.
Vedeva nei loro occhi quando erano saliti, quanto quella ragazza gli era mancata.
Quanto fosse stata ed era tutt’ora importante.
- Dato che tu vuoi ricevere delle informazioni che ne dici di seguirci anche in Germania?- chiese il cercatore rivolta alla ragazza che confusa lo stava guardando.
La ragazza annuì e il cercatore amplio il suo sorriso in risposta.
- Ottimo perché avevo già acquistato il biglietto e mi sarebbe dispiaciuto aver sprecato in questo modo i miei soldi- commentò il cercatore lasciando da sola la ragazza che in risposta si schiantò sul divano, sbuffando.
Qui sono tutti matti pensò la ragazza confusa da tutto ciò che stava accadendo.
E tutto questo non l’aveva aiutata a far chiarezza su quella emozione sconosciuta che l’aveva presa una volta che i suoi occhi si erano rispecchiati in quelli di Harrison.
Ma l’aveva lasciata semplicemente ancora più confusa.
Ancora più dubbiosa.
E meno lucida di quanto lei non fosse mai stata.
 
 
 
Angolo autrice:
Bonjour miei lettori come va?
Ecco qui il mio nuovo capitolo dove a quanto pare c’è una connessione fra Klause e quelli della foto.
Spero vi sia piaciuto
Un bacio
marie52

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Capitolo 23
*** Oh Darling my heart's on fire (parte 2) ***


Capitolo 23: Oh Darling my heart’s on fire (parte 2)
 
Non sapeva che cosa le stava accadendo.
Non ne era certa.
Quando aveva accettato quella missione era certa che avrebbe fatto un ottimo lavoro.
Era certa che si sarebbe distinta.
E che avrebbe distrutto quella stupida organizzazione semplicemente con uno schiocco delle sue dita.
Era passato qualche anno dal suo ingresso all’interno di quella grande famiglia e, più il tempo passava, più avvertiva nel suo cuore una sensazione a lei sconosciuta.
Come se qualcuno o qualcosa la stesse divorando dall’interno.
Rimorso.
Ora capiva benissimo il perché quello che era venuto prima di lei aveva fallito la missione.
Il perché le avevano detto di essere impassibile e fredda.
Di non avvicinarsi a nessuno di loro.
Dovevano averle mischiato qualche malattia incurabile pensò.
Era l’unica spiegazione possibile.
Avrebbe spiegato anche quella sensazione di felicità che provava quando si trovava affianco al suo partner.
La confusione mista ad emozioni contrastanti quando le sorrideva.
La paura che l’avvolgeva ogni volta che veniva ferito durante quelle missioni.
E la rabbia incontrollata verso coloro che l’avevano ferito.
E, ad ogni parola dolce che le diceva, quella sensazione, il rimorso, avvolgeva più prepotentemente il suo cuore.
Emily sospirò guardando la luna alta nel cielo quella notte.
Non sapeva cosa provava.
Non aveva mai sentito niente del genere.
Un calore improvviso l’avvolse le spalle e una sensazione di paura penetrò nel suo cuore.
Perché lui era qui?
- Tutto bene?- le chiese la voce.
La ragazza non rispose tentando di portare la sua mente lontano da quell’attimo.
Sapeva che se si fosse girata a guardarlo avrebbe ceduto.
Gli avrebbe detto tutto.
Ed era certa che l’avrebbe odiata.
- so già tutto Emily.- disse l’uomo facendo voltare la testa di scatto della ragazza sorpresa.
Sperava che fosse stato tutto un sogno.
Che lui non avesse detto quelle parole.
- Cosa?- chiese in sussurro la ragazza sotto lo sguardo divertito del ragazzo.
- So che sei una spia. Mio padre me lo rivelò prima che tu arrivassi.- disse il ragazzo mentre il suo sguardo si posava sulla luna.
Una sensazione orribile afferrò il suo cuore.
Una sensazione che mai aveva provato
Aprì la bocca per dire qualcosa ma non vi erano parole per poter descrivere ciò che provava.
Per la prima volta non sapeva cosa dire.
Il ragazzo sospirò mentre continuando a guardare la luna, parlò – All’inizio dovevo solamente seguirti. Dovevo controllare che non passassi informazioni a quelli per cui lavori.
Dovevo ma…-
- Ma?- chiese Emily gli occhi lucidi divorati dal senso di colpa che l’avvolgeva.
Una lacrima scivolò lungo la guancia bianca e immacolata che venne però raccolta dalle dita dolci e premurose dell’uomo che la guardava amorevolmente.
- Ma mi sono innamorato di te- disse guardando negli occhi della ragazza sorpresa da quella rivelazione, per poi aggiungere – e ho deciso di volerti salvare dalla tua oscurità.
Dolcemente le prese la mano sinistra della ragazza e la appoggiò sulle sue labbra.
Emily si stupì di quanto dolce e caldo fosse quel tocco e che quei pensieri che fino a quel momento l’avevano turbata fossero scomparsi lasciando la sua mente vuota.
Lentamente i loro visi si avvicinarono e le fronti si appoggiarono delicatamente fra di loro.
I battiti dei loro cuori erano l’unico rumore che riuscivano ad udire.
- Per favore- sussurrò Metz con gli occhi chiusi- lascia che ti salvi.-
- Lo hai già fatto- gli rispose la ragazza prima di liberare le emozioni che aveva nascosto per troppi mesi, per troppe missioni.
Non ci furono ti amo dopo quei teneri attimi di felicità che li avvolsero.
Non ci furono ritrattazioni ne momenti di incertezza.
Con un semplice bacio, timido ma anche pieno di passione liberarono quel fuoco nascosto nel loro cuore.
Ed entrambi sapevano che i loro cuori,quando erano insieme, erano in fiamme.
 
 
Angolo autrice:
Ed eccomi con un momento tenerissimo fra due personaggi ovvero Metz ed Emily.
Ho scritto il capitolo mentre ascoltava la canzone Heart’s on fire di Passenger ma nella versione duetto assieme ad Ed Sheeran ( vi consiglio di ascoltarla  è veramente incredibile).
Spero vi piaccia e che lo apprezziate.
Un bacio
marie52

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Capitolo 24
*** Morte e sotterfugi ***


Capitolo 24: Morte e sotterfugi.
Oldenburg, Germania.
Prigione di massima sicurezza.
Giorni dalla scomparsa: otto
 
Paura.
Era l’unica emozione che provava.
L’unica che sentiva.
Gaby aveva paura.
Non aveva mai provato quella sensazione, nemmeno quando le suore la bastonavano.
Nemmeno quando veniva presa in giro per il suo accento straniero.
Fastidio, rabbia, ma mai paura.
Mentre scrutava le celle dei diversi carcerati, si stupì del fatto che i suoi compagni di viaggio non provassero niente.
Continuavano a camminare senza degnare di uno sguardo quei criminali, chiacchierando e scherzando sereni come se fossero passeggiando fra le strade tranquille di una città in un giorno tipicamente estivo dove il sole splendeva alto nel cielo.
Si stupì inoltre che non notassero gli sguardi di quei criminali, curiosi ma anche diverti.
Che non sobbalzassero ad ogni piccolo rumore.
Che non provassero paura.
Mentre camminava silenziosa, vicino al gruppo di cercatori, decise che era meglio pensare alla sua missione e alle prossime mosse da fare.
Sapeva che non avrebbe dovuto dire nulla su Amelié.
Era stata proprio lei a dire di non fare il suo nome.
E ,pensando alla sua probabile reazione sul fatto che fosse stata scoperta, sperò con tutto il cuore che non lo avesse saputo.
Anche perché sapeva che la morte sarebbe stata la soluzione più dolce in confronto a ciò che avrebbe fatto la cercatrice.
Inoltre si chiese il perché di quella visita a quella prigione.
Sapeva che qui era stato imprigionato uno fra i più portanti ex-cercatori dell’Organizzazione ma non vedeva quale fosse il nesso con la donna scomparsa.
Una voce, quella di una delle guardie, la riscosse
- Voi siete quelli della fondazione?-
- Si, siamo noi- rispose Lok scrutando la guardia.
- Che volete? A telefono avevate detto che si trattava di una vostra collega, Zhalia Moon.- chiese l’uomo mentre guardava non poco dubbioso il gruppo di cercatori.
- La nostra amica è scomparsa e qualche mese fa abbiamo scoperto che ha parlato con un vostro detenuto- disse Den con la voce tremante che non passò inosservata alla cercatrice dai capelli biondi.
Aveva già notato, nelle poche ore che aveva trascorso con loro, che ogni volta che si parlava di quel giorno, sia Harrison che il fratello erano ancora scossi.
Doveva essere importante per loro pensò per poi concentrarsi sulla conversazione davanti a lei.
- Il vostro detenuto si chiama Klause e speravamo di poterci parlare proprio oggi-
L’uomo sospirò mentre pensieroso, prese il telefonino per poter chiamare un suo collega.
Dopo qualche minuto passato fra diversi suoni ed esclamazioni, l’uomo salutò il vecchio amico per poi, con gli occhi tristi rivolgersi verso il gruppo.
- Temo che non sarà più possibile. Il detenuto della cella 5678, Klause, è deceduto circa un mese fa.-
 Ma Gaby si stupì di non vedere sul volto dei cercatori espressioni tristi quasi sconfortate.
Soprattutto sul volto dei suoi due amici, che sorridevano quasi beffardi.
- Avete ancora gli effetti personali del detenuto?-
L’uomo alzò un sopracciglio perplesso da quella domanda
- Ovviamente, nessuno è venuto a ritirare le sue cose-
- Allora ci faccia strada- concluse il cercatore dai capelli rossi seguendo la guardia.
Come pensavo si disse Gaby mentre sospirava questi sono tutti matti.
***
Il cellulare squillò lasciando confusa la donna a causa del fatto che non era un numero a lei conosciuto.
Titubante, rispose:
- Pronto?
- Sono io- disse la voce dall’altra parte quasi sussurrando- ascolta ti do le coordinate dove ci troveremo fra qualche giorno. Vieni a prenderci e vedi di non farti seguire.
La donna sospirò quando la telefonata finì.
Ma quel sospiro non era dato dall’angoscia o dalla paura.
Era un sospiro di liberazione, perché il piano che avevano progettato era andato bene.
Tutto era andato esattamente come avevano sperato.
Ancora qualche giorno pensò e poi potrò rivelare tutto anche a quei cercatori della fondazione.
 
 
Angolo autrice:
Ne approfitto per fare un piccolo annuncio: a causa della piega che sta facendo la storia credo che terminerò la mia storia fra più o meno cinque capitoli a meno che non mi venissero altre idee.
Spero non mi odierete
Un bacione
marie52

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Capitolo 25
*** Risvegli ed incantesimi ***


Capitolo 25: Risvegli e incantesimi
Quando aprì gli occhi, l’unica cosa che riuscì a vedere fu  semplicemente un colore, il bianco.
Un colore che aveva quasi dimenticato da quando l’oscurità lo aveva preso.
La testa gli doleva, sembrava che qualcuno l’avesse messa dentro una scatola per tutto quel tempo.
Guardando l’ambiente circostante capì di essere in un ospedale e che dovesse essere mattina.
Cosa gli era successo?
Non ricordava molto a dire la verità
Ricordava che stava parlando con loro.
Che lo avevano accusato di avere qualche legame con la sua scomparsa.
Ricordava che voleva parlagli dei corvi d’argento, di quella missione che aveva tentato di cancellare come quel tatuaggio, che, dal camice bianco dell’ospedale, gli rideva beffardo .
Lo avrebbe voluto dire semplicemente perché il modo in cui era sparita la loro collega era simile a tante sparizioni che lui stesso aveva compiuto quando ne faceva parte.
Aveva chiesto silenzio per poterlo raccontare ma il suo figlioccio lo aveva interrotto.
Credeva lo avesse scoperto lui stesso quel segreto che si portava nel cuore.
Il peso di quella vita che aveva distrutto.
Che aveva ucciso.
Scosse la testa tentando di scacciare quel pensiero.
Che altro era successo? pensò mentre si mise seduto chiudendo gli occhi.
Un piccolo lampo gli attraversò la mente.
Ricordò che gli era venuto un fortissimo mal di testa dopo aver visto quelle foto.
E che aveva visto delle immagini.
La bambina che sorrideva felice verso di lui mentre due secondi più tardi aveva l’espressione più triste che lui avesse mai visto
Una mano di una donna che sfiorava le piante di grano all’interno di un piccolo campo.
Forse, pensò l’uomo erano solo deliri di una mente stanca.
Un altro forte mal di testa lo fece sussultare mentre altre immagini volarono nella sua mente.
Una donna che lo baciava dolcemente mentre sorrideva.
Quella donna che piangeva, le mani chiuse assieme da delle corde.
Un’altra bambina dai capelli marroni che gridava “Aiutami “
Gli occhi si ampliarono sorpresi e il bicchiere che, aveva preso per bere, contenente un po’ d’acqua, finì sul pavimento assieme al suo contenuto.
Perché era tornato tutto alla mente?
Perché aveva ricordato?
Tutto ciò che aveva provato a proteggere era ritornato di nuovo da lui.
Veloce, si alzò dal letto ma prima che potesse uscire la mano di una persona che ben conosceva lo bloccò, chiedendogli che cosa stava succedendo.
Ma non aveva tempo per questo.
Non poteva fermarsi a chiacchierare
Doveva salvarla.
Doveva portarla a casa.
Prima che quei bruti la uccidessero.
Doveva aiutare il suo piccolo raggio di sole.
Doveva farlo per lei, ma anche per sua madre.
Anche per Emily.
- Montheue lasciami andare, devo andare a salvarla.-
 
***
Oldenburg, Germania
Giorni dalla scomparsa: otto
 
Quando la guardia gli consegnò  i pochi oggetti che Klause aveva avuto, Sophie si stupì che non avesse chiesto che cosa ci dovessero fare.
Forse pensò dal sorriso  che era comparso sul suo volto era solo contento di essersi liberato di quelle cianfrusaglie e anche di loro dato che glieli aveva consegnati proprio all’uscita della prigione.
Gli oggetti erano così pochi che non ci fu bisogno nemmeno di chiedere una scatola nel quale deporli.
Vi erano solo tre oggetti: una giacca verde petrolio, una penna molto antica e una foto.
Una foto che né lei né gli altri della squadra avevano mai visto.
Raffigurava una bambina dai capelli marroni con occhi dello stesso colore, lucidi e quasi divertiti e una donna dai capelli rossi e gli occhi azzurri che aveva sul viso bianco ed immacolato,qualche lentiggine che almeno per Sophie, le fece nascere dentro il suo cuore una invidia profonda nei confronti di quella donna.
 Era stupenda.
Presi gli oggetti, Dante, dopo aver fatto segno alla squadra, si era avviato verso un vicolo buio che si trovava abbastanza vicino dalla Prigione.
- Bene- disse mentre appoggiava gli oggetti per terra- qui non ci vedrà nessuno per voi va bene il luogo?-
I fratelli Fears annuirono in risposta – Non è troppo buio e poi è abbastanza spazioso-
Non credeva che avrebbero dovuto utilizzare quell’incantesimo pensò Sophie mentre con Lok e la nuova arrivata, che non ci stava capendo  nulla si spostarono vicino al cercatore.
- Ricordate- disse Den prima di attivare l’incantesimo- Nessuno vi potrà vedere ne sentire e potrete rimanere lì fino a quando io e Harrison non ne avremo abbastanza-
Dante annuì in risposta.
- Siete sicuri che ce la farete voi due?- chiese Lok senza rispondere a Gabriella la quale gli stava chiedendo che cosa stesse accadendo.
Harrison sorrise divertito
- Fidati Lok. Zhalia c’è lo ha insegnato molto bene e perciò non correremo rischi non necessari.-
- Fate attenzione e diteci ciò che scoprirete- disse Den mentre guardava Gaby con un espressione talmente seria che quasi ebbe paura di ciò che sarebbe accaduto.
Sophie sospirò e prima di chiudere gli occhi sperò con tutto il cuore che tutto sarebbe andato come previsto.
E che quello sforzo avrebbe portato finalmente una pista per poterla riportare a casa.
Per poter riabbracciare lei.
La sua migliore amica.
Zhalia…

Angolo autrice:
Ecco qui un nuovo capitolo fresco di giornata ( nel senso che è l'una di notte e mi sono messa a scrivere).
Che ne dite? Vi piace?
Aspetto le vostre recensioni.
Kiss
marie52

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Capitolo 26
*** La chiacchierata con nuovi incontri ***


Capitolo 26: La chiacchierata con nuovi incontri.
 
Quando Gabriella riaprì gli occhi, la sensazione disagio che l’aveva accolta quando era entrata all’interno della prigione, si presentò di nuovo sulla soglia del suo cuore.
Credeva che una volta uscita da quel luogo, non ci sarebbe più tornata.
Che non avrebbe più sentito quella sensazione.
E invece, quando li aveva riaperti, si era ritrovata, come tutta la squadra del resto, all’interno di una piccola cella di quella maledettissima prigione.
E per di più vi era un carcerato che la fissava.
La ragazza deglutì mentre iniziò a sudare.
Le sembrava di essere finita in un incubo.
L’uomo,abbastanza vecchio e con pochi capelli sulla testa, non era uno dei soliti carcerati che si vedevano nei film.
Prima di tutto non indossava una divisa arancione e delle scarpe da ginnastica con sopra il suo numero identificativo che era tipico dei film bensì una camicia bianca, dei pantaloni marroni, dei mocassini e una giacca verde petrolio, molto simile a quella che aveva visto qualche ora prima.
O forse era la stessa? si chiese la ragazza per niente tranquilla a causa dell’uomo che continuava a fissarla.
Ma se era la stessa allora, chi la indossava?
Fu però la voce del giovane Lambert a distoglierla dai suo pensieri.
- Memuary.-
La ragazza alzò un sopracciglio, confusa.
- è il nome dell’incantesimo che stanno utilizzando Harrison e Den in questo momento- continuò la Casterwill che però non aiutò la ragazza a capire cosa stesse succedendo.
- è un incantesimo che permette di guardare all’interno dei ricordi di una persona, morta oppure in coma. Quello che stai vedendo è un ricordo proprio di quell’uomo e, perciò, non ti può vedere- disse Dante continuando a guardare l’uomo e Gaby rimase al quanto colpita dallo sguardo che aveva preso possesso l’uomo dai capelli rossi.
Era come se lo stesse studiando pensò la ragazza con il cuore più leggero.
Come se volesse catturare ogni istante di quella figura.
Ogni respiro.
Ogni battito del cuore.
Il rumore della cella che si apriva la riscosse e voltò la testa in direzione della figura che stava entrando.
Era una guardia, donna, dai capelli verdi e gli occhi color ambrato.
Scrutava l’uomo senza espressione.
- Hai una visita. Lei ha insistito di venire nella tua cella. Vi do dieci minuti dopo di che io la faccio uscire. Intesi?-
L’uomo annuì in risposta mentre allungava i polsi pronto per farseli incatenare assieme alle caviglie.
Dopo che la donna controllò velocemente il vecchio, uscì dalla cella e, dalla poco visuale che aveva la ragazza avrebbe potuto giurare di averla vista fare cenno a una figura nascosta da un cappuccio di una felpa.
- Dieci minuti- disse la donna e dopo ciò Gabriella riuscì solo a sentire il suono dei suoi passi che si allontanavano.
Il vecchio,i cui occhi piccoli e freddi  scintillavano a causa della poca luce nell’oscurità, sorrise beffardo alla figura,ovviamente femminile che era entrata all’interno della cella.
- Qual buon vento ti porta qui traditrice?-
La donna non rispose mentre si toglieva il cappuccio dalla testa liberando i capelli incredibilmente blu notte.
Gabriella rimase affascinata non poco dalla sua bellezza.
La pelle era bianca simile al latte, la bocca rosa quasi brillante, gli occhi color cioccolato, così intensi che era certa nascondessero non pochi misteri e i capelli, blu notte, che le ricadevano sulle spalle leggeri come il tocco di una farfalla.
L’invidia insorse nel suo cuore.
Era stupenda, cavolo pensò sbuffando.
- Cosa vuoi da me non ti sei divertita a mandarmi in questa prigione?-
- Divertita? Dovresti essermi grato dato che ho convinto Metz a spedirti semplicemente in carcere piuttosto che su una sedia elettrica.- commentò la donna i cui occhi scintillavano di una luce malinconica.
Una luce che mai Gabriella aveva visto.
Il vecchio rise di gusto a quella affermazione.
- Ti sei rammollita Zhalia. Prima di quel…-
- e tu sei invecchiato Klause!- disse lei prima che quella frase potesse continuare.
Dante si stupì non poco nel vedere le sue spalle tremare.
Non l’aveva mai vista in quello stato.
Il vecchio, la guardò con gli occhi piccoli che scintillavano divertiti da quel atteggiamento.
Zhalia chiuse gli occhi prendendo un lungo respiro.
Gabriella poteva notare da quel lungo respiro preso quanta fatica le stesse costando parlare.
Ma chi era quell’uomo si chiese la ragazza
- Dobbiamo parlare Klause!- disse la donna quando li ebbe riaperti.
***
Correva.
Correva nonostante i piedi le facessero male.
Correva nonostante fosse a piedi nudi e il freddo autunnale di County Kerry in Irlanda, la stesse congelando.
Correva incurante della pioggia che batteva quella notte.
Incurante dell’asfalto pieno di pozzanghere il cui colore marroncino aveva ricoperto la superficie dei suoi piedi.
Sentiva il loro passi da dietro, frenetici.
Li sentiva bisbigliare delle indicazioni e urlare qualcosa in una lingua che non comprendeva.
Sapeva chi quei mostri stavano cercando.
D’altronde li aveva fregati proprio prima che la uccidessero.
L’avevano portata in quel posto proprio per questo.
L’avevano separata da lei proprio per quel motivo.

Strinse i denti mentre con la mano si premeva la ferita sul suo fianco, sanguinante.
Non doveva fiatare o l’avrebbero sentita.
O tutta quella fatica sarebbe stata vana.
Nonostante era riuscita a scappare e a correre per molto tempo, oramai le gambe e le caviglie le bruciavano a tal punto che i colori del prato della campagna erano del tutto scomparsi.
Sinceramente non sapeva dove stesse andando.
Sperava solo di incontrare qualcuno che l’avrebbe aiutata.
Che l’avrebbe salvata.

I suoi piedi inciamparono su un sasso e lei, poteva sentire dalla posizione in cui si trovava i passi più frenetici che si avvicinavano rapidi.
Senza lamentarsi si rialzò riprendendo la strada che aveva compiuto fino a quel momento.
Una sentiero deserto in mezzo alla campagna.
Di notte e sola.
La stanchezza stava prendendo il soppravvento con le palpebre che si stavano chiudendo lentamente e i passi che rallentavano ad ogni secondo.
Stava per cedere.
Ma non poteva per metterselo.
Ma,poi accadde qualcosa.
Un rumore le diede una nuova speranza.
Erano delle voci molto diverse da quelle dei suoi inseguitori.
Avevano un accento così dolce e così tranquillo.

E, in mezzo a quella oscurità poteva vedere tre o quattro lucine che scintillavano a pochi metri dal suolo.
Mentre si avvicinava poté constatare meglio che non aveva avuto delle allucinazioni.
Che non si era immaginata quelle luci o quelle voci.
Davanti a lei vi era una casa sicuramente abitata.
Veloce riprese la sua corsa incurante del dolore alle caviglie.
Incurante delle milioni di pozzanghere che calpestava.
Bussò veloce alla porta e fu contenta che, quando si aprì un volto a lei familiare comparve sulla soglia.
Un volto che aveva visto quando era ancora una bambina
Ma che non aveva mai dimenticato

Quel volto gentile, di quella donna dai capelli biondi, di quel sorriso gentile e premuroso che aveva visto quando scherzava con la sua famiglia.
Con sua madre e la sua cuginetta.
- Ma tu sei…- commentò la donna gli occhi fissi quella creatura
Una voce di un’ uomo si aggiunse titubante mentre i passi si avvicinavano alla porta.
- Chi è alla porta Sandra?-
Quando vide quella creatura anche l’uomo rimase senza fiato.
Non ci poteva credere che fosse qui.
- La prego signora Sandra e signor Ethon, aiutatemi altrimenti quegli uomini uccideranno sia me che mia cugina.-
E loro, non se lo fecero ripetere due secondi di più trascinando all’interno della modesta dimora che presto sarebbe diventata casa Lambert, la giovane Amélié Mulder.
Ma tutti la conoscevano come Amestia.
 
 
Angolo autrice:
ecco qui il mio nuovo capitolo con una bella sorpresa ( se si può definire in questo modo): quindi in realtà Amestia è solo uno pseudonimo di Amélié e quindi, anche se molti di voi penso l’avrebbero già capito, c’è una connessione con la famiglia Namil, quella dell’incendio.
Chissà cosa succederà.
Un bacione
marie52

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Capitolo 27
*** La storia (parte 1) ***


Capitolo 27: La storia (parte 1).
Il vecchio sospirò e quando i suoi si aprirono, Sophie fu sorpresa che quell’espressione, che fino a quel momento lo aveva avvolto, si era dissolta.
I suoi occhi si erano addolciti e se qualcuno non l’avesse conosciuto bene, avrebbe pensato fosse semplicemente un vecchietto che parlava con la sua figlia o nipotina adorata
- Ti ricordavo un po’ più adatta agli scherzi, Zhalia.- disse mentre si sedeva sul suo materasso invitando con lo sguardo la cercatrice ad entrare che però rimase sulla soglia a guardarlo.
- è successo qualcosa?- chiese e la cercatrice si stupì nel sentire in quella voce una vena di preoccupazione.
Forse pensò Sophie il fatto che non l’abbia vista più dopo quel giorno lo ha cambiato.
Eppure nemmeno lei credeva a quel pensiero.
- ho bisogno di risposte che solo tu sai darmi- disse la cercatrice mentre lo guardava con un’espressione talmente dura che Dante per poco non rabbrividì.
L’uomo grugnì in risposta.
- Ti ha mandato quel Dante Vale a parlare con me?- chiese la cui voce si era riempita di disgusto nei confronti del cercatore che ne rimase non poco sorpreso.
Certo non aveva buoni rapporti con l’uomo e lo poteva capire.
Zhalia non aveva portato a termine la missione.
Non lo aveva ucciso.
E inoltre aveva mollato l’organizzazione trasformando il suo corpo in una statua.
Ma non era stata colpa sua se lei aveva deciso di diventare una persona onesta.
Quindi perché continuava ad odiarlo?
- Lui non centra niente- disse la donna i cui occhi per un istante si erano intristiti per poi tornare ad essere freddi come il ghiaccio- Non sa neanche che sono qui.-
Ci fu altro grugnito da parte dell’uomo, in risposta.
- Ogni cosa che hai fatto centrava sempre quel Vale. Ti ha messo in testa strane idee e poi ti ha mollato per seguire le sue ambizioni. Falso, codardo e bugiardo lui era e sempre lo sarà.
Gli occhi di Klause erano furiosi.
Così furiosi che Sophie si stupì che non avesse ancora attaccato qualcuno.
Sembrava potesse uccidere da un momento all’altro.
D’altro canto Dante era rimasto di sasso a quelle parole.
In qualche modo Klause aveva saputo della sua promozione a New York e lo aveva incolpato di averla abbandonata.
Ma lei non era da sola, giusto?
- Come ti ho già detto, Klause, non centra, almeno questa volta. Non lo sento da mesi e nessuno sa che sono qui. è una questione personale.- disse la cercatrice mentre stringeva a pugno la mano destra come per liberarsi dalla pressione che l’aveva avvolta.
Come per sfogarsi senza perdere il controllo.
L’uomo annuì guardandola nei suoi occhi constatando che stava dicendo la verità.
- Che mi devi chiedere?- chiese l’uomo pronto ad ascoltare
La donna sorrise in risposta mentre si avvicinava verso il vecchio entrando nella cella.
- Il 12 Gennaio 1972 a Rotterdam comparve dal nulla una famiglia, i Namil composta da due donne Myranna Namil e Eloïse Picard assieme al marito di quest’ultima Jorge Mulder e la loro figlia Amestia. Un mese più tardi nacque la figlia di Myranna, Thalia. Qualche anno più tardi però la casa si incendiò e almeno da quanto dicono le informazioni nessuno. Tuttavia…-
Zhalia riprese fiato mentre con la mano tremante mostrò al suo mentore quella foto.
Quella dell’uomo in quel ospedale.
- Il giorno dopo quest’uomo finì in ospedale e dopo circa quattro giorni gli fu concesso di uscire da esso. Sulla cartella medica c’era scritto un nome, un nome che mi ha sorpreso.-
- Il mio- disse l’uomo i cui occhi erano diventati lucidi prendendo alla sprovvista la cercatrice che si limitò ad annuire.
- Che vuoi sapere di questa storia?-chiese Klause senza guardarla – è molto lunga e in cinque minuti non posso dirti molto.
- Voglio solo sapere la notte dell’incendio. Il resto già lo so.- disse Zhalia lasciando di stucco il cercatore che poi sorrise, divertito.
- Ti ho insegnato bene Zhalia- commentò prima di incominciare a narrare.
Quella tragica notte.
- Io ero allora molto diverso Zhalia. Sai bene che il mio nome non era nemmeno Jorge Mulder e che nemmeno quello che porto è il mio reale. Ovviamente, come avrai già scoperto era uno pseudonimo per evitare che le persone a cui ero legato si facessero male. Prima dell’organizzazione, ero stato un cercatore della fondazione e saprai anche che ero lì solo per compiere una missione che nemmeno io come te riuscì a portare a termine. Comunque io e Suzanne Collins, il vero nome di Eloise, eravamo sposati e avevamo una figlia di cui saprai già il vero nome e non lo pseudonimo di Amestia. Ci eravamo allontanati dalla fondazione per poter vivere una vita tranquilla. E per un po’ la ottenemmo.-
L’uomo sospirò per poter calmare il suo cuore.
Non poteva credere che quel dolore fosse ancora così forte.
Così opprimente.
Titubante prese una foto, la stessa che i cercatori avevano già visto e furono sorpresi quando la donò alla cercatrice.
- Sono Suzanne e Amestia?- chiese ottenendo un cenno positivo dall’uomo che intanto stava riprendendo fiato.
- Poi, un giorno, Suzanne ricevette una chiamata. Mi disse che era da parte di una sua vecchia amica, una certa Emily, che aveva bisogno di un posto dove nascondersi.  Non aveva nessuno a cui rivolgersi, dato che le uniche persone di cui si fidava oltre a Suzanne la credevano morta.-
- Beh credo sia inutile dirti le cose che già sai. Lei venne a stare da noi e sfornò, se possiamo dire in questo modo, la sua creaturina. I giorni passarono tranquilli fino a quando non arrivò quel maledettissimo giorno.-
L’uomo riprese fiato, prima di continuare
- Due bambini molto piccoli quella mattina si presentarono alla nostra porta. Io sapevo chi erano dato che li avevo visti quando erano ancora in fasce. Mi dissero che la loro casa era stata distrutta e che il loro padre, un uomo eccezionale a parer mio, era stato ucciso da una setta affiliata alla spirale ovvero i corvi d’argento.-
- Un’ attimo frena, affiliata? Cioè stai dicendo che quei mostri erano un sottogruppo della spirale che già esisteva all’epoca?-
L’uomo alzò un sopracciglio perplesso.
- Si diciamo che possiamo definirlo così dato che molti omicidi erano commissionati dalla spirale ma non era così popolare come allora. Comunque, tutti noi li accogliemmo in casa ma a causa di ciò che avevano detto concordai con Suzanne e Emily che fosse più giusto se li affidassi ad un mio amico di vecchia data che li avrebbe protetti. Loro furono d’accordo con me così andai, una volta che si addormentarono, in centro città per darli a quel mio amico. Ma quando tornai, trovai la casa in fiamme.-
Le mani dell’uomo iniziarono a tremare a quel ricordo.
- Mi gettai fra le fiamme e quando entrai la prima cosa che mi accolse fu il cadavere di Suzanne vicino all’ingresso. Io non ricordo cosa feci ,forse piansi, ma mi ricordo con chiarezza di essere salito al piano superiore e di aver liberato Emily dalle catene nella quale l’avevano bloccata. Le chiesi dove fossero le bambine ma lei non lo sapeva. Come me, iniziò a gridare il loro nome tra le fiamme.-
- Ci fu una risposta?- chiese Zhalia mentre lo guardava
- Per fortuna si. Thalia, la figlia di Emily, era rimasta sveglia e aveva gridato con tutta la forza che aveva. Riuscimmo ad entrare nella stanza ma la scena che ci presentò davanti fu incredibile.
Zhalia alzò un sopracciglio
- In che senso?
- Le ragazze si trovavano all’interno di un cerchio che era delimitato dalle fiamme. Le fiamme non le toccavano era come se le volessero proteggere. Thalia piangeva sul corpo di Amestia, che per fortuna era solo svenuta. Con molta fatica riuscì ad avvicinarmi e a prenderle in braccio. Le fiamme ci seguivano ma comunque non ci toccavano. Alla fine diedi le due ragazze ad Emily e le dissi di fuggire. Poi non ricordo più nulla. L’unica cosa che sono certo è che mi risvegliai in un letto d’ospedale.-
Il rumore della cella che si apriva distrusse l’attimo che si era creato.
- Tempo scaduto- commentò la guardia facendo segno a Zhalia di uscire.
- Zhalia- disse l’uomo prima che lei scomparisse- Perché vuoi sapere di questa vecchia storia?-
La donna non rispose a quella domanda.
E mentre tutto si oscurava riportandoli a casa Dante fu l’unico a notare quella lacrima che scendeva lungo la guancia della bella cercatrice.
Che era certo era piena di dolore ma anche di malinconia.
Ma da dove venisse tutto quel rimpianto e quel dolore, sarebbe sempre rimasto un mistero.
 
 
Angolo autrice:
Ecco la prima parte della vera storia della famiglia Namil raccontata da Klause che, si scopre che era Jorge Mulder ,che Emily è in realtà Myranna Namil,Eloise si chiamava in realtà Suzanne Collins.
Si scopre anche che Amestia non è il vero nome della bambina ( ma noi già sappiamo la sua vera identità)  e che i corvi d’argento sono un sottogruppo della spirale ( visto come riesco a riciclare anche la seconda stagione!).
Insomma i nodi si sciogliendo ma non tutti.
Molti misteri rimangono: qual era la missione di Klause? Qual è il suo vero nome? Perché il fuoco non si avvicinava alle due bambine? Perché Zhalia piangeva? Perché Metz dice di voler salvare qualcuno?
Ma, ehi se ve lo dicessi non leggereste più la mia fanfiction.
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo.
Kiss
marie52

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Capitolo 28
*** Telefonata e Arrivederci ***


Capitolo 28: Telefonata e Arrivederci
Onderburg, Germania
Giorni dalla scomparsa: otto
 
- Che cosa?!-
Harrison non riusciva a credere a ciò che i cercatori gli avevano raccontato.
No, non ci riusciva.
Gli sembrava talmente improbabile, talmente assurdo.
Che Klause fosse Jorge Mulder non era che lo avesse sorpreso più di tanto, ma che quella donna, quella Myranna era Emily lo aveva lasciato senza fiato.
E poi vi erano cose che non riusciva a spiegarsi, come il fuoco che non si avvicinava alla bambine.
Che aveva quasi paura di loro.
Insomma, un elemento naturale non aveva vita propria, giusto?
La vita non era un film d’azione eppure quella storia era molto simile.
Ovviamente tutta questa storia non era stata raccontata in sudicio vicolo.
Dopo che erano ritornati nel presente, la squadra si era diretta verso un albergo molto famoso, Hotel Alexander, le cui camere erano già state prenotate  dal cercatore dai capelli rossi.
E quando erano arrivati, l’assegnazione delle camere non era stata semplice: Lok sarebbe voluto stare con Sophie mentre Harrison e Den avrebbero voluto dormire vicini ma Dante, che non voleva correre rischi, aveva deciso di sistemare Lok assieme ad Harrison e la nuova arrivata Gabriella, mentre Den e Sophie sarebbero andati a dormire nella stanza a due e per ultimo vi era proprio il cercatore che si era scelto per se una bella camera solitaria.
Non voleva correre rischi, come no aveva pensato Harrison una volta raggiunta la sua stanza.
Non che la compagnia non fosse piacevole, anzi.
Lok era un leader nato ma l’idea di dover condividere la stanza con Gaby lo metteva in agitazione.
E nemmeno lui sapeva il perché.
Lo squillo di un telefono interruppe il silenzio che si era creato.
Gabriella divenne simile ad una statua quando lo sentì.
Perché aveva chiamato?
Titubante sotto lo sguardo attento dei cercatori rispose.
- Pronto?-
- Mettimi in viva voce-
La ragazza sospirò obbedendo immediatamente a quell’ordine.
Sapeva che lo avrebbe scoperto ma non credeva così presto.
- Cercatori, buonasera. Immagino che avrete già capito chi io sia. Mi chiamo Amélié Floer. Il capo di Gabriella. Ho bisogno di parlare con voi urgentemente. Riguarda la vostra cercatrice scomparsa, Zhalia Moon-
***
Una donna dai capelli corvini, guardava il panorama circostante, sospirando.
Non si era mai resa conto quanto meraviglioso fosse il paesaggio di quella città.
L’aveva visitata tante volte ma non si era mai resa conto quanto fosse bella.
Non era potuta tornare a casa, a Venezia, perché secondo i suoi compagni di sventura sarebbe stato pericoloso.
Così si erano fermati nella città con più punti di fuga.
E, la vincitrice era stata ovviamente Roma.
Da quell’altezza riusciva a vedere tutta la città in tutte le sue sfumature: dai vecchietti che guardavano le belle ragazze passeggiare fino ai bambini che si divertivano assieme alle proprie mamme.
Una strana malinconia l’avvolse.
Non voleva lasciare quel luogo.
Eppure doveva.
Per il bene di coloro che amava.
Un piccolo dolore la riportò alla realtà, facendola sorridere.
La sua piccola creatura aveva iniziato da pochi giorni a farsi sentire.
A ricordarle il perché lo stava facendo.
Quegli uomini l’avrebbero cercata, l’avrebbero uccisa e, con lei, anche quel piccolo esserino che portava con se.
Un rumore la fece voltare di scatto verso due uomini che la guardavano.
I due uomini che l’avevano aiutata a scappare.
E a nascondersi
- Dobbiamo andare- disse uno di loro – se rimaniamo ancora qui potrebbero riconoscerci.-
La donna sospirò mentre incominciava a camminare lontano da quella visione.
E, mentre la città incominciava ad essere solo un minuscolo puntino, la sua mente ritornò a quella maledettissima notte, quando aveva commesso l’errore più stupido.
Quando aveva ottenuto un’ attimo di felicità sapendo che lo avrebbe dimenticato il mattino dopo.
Quando aveva concepito la sua piccola creatura.
Quando aveva donato un pezzo del suo cuore a quell’uomo.
E mentre le lacrime cadevano, sopra quella macchina in corsa, Zhalia Moon riuscì a pensare solo ad una piccola frase e al suo cuore che si frantumava in essa.
Addio, Dante.
Spero che un giorno potrai conoscere tua figlia
 
 
 
Angolo autrice:
eccovi un nuovo capitolo della mia fanfiction.
Quindi abbiamo scoperto, anche se non era una sorpresa, il padre della nascitura, perché da come avrete capito sarà una bambina, è il nostro amabile cercatore dai capelli rossi.
Inoltre sembra che Amélie abbia delle informazioni fondamentali per la sorte della cercatrice.
Ma per saperne di più dovrete leggere i prossimi capitoli.
Un bacio
marie52

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Capitolo 29
*** Roma e Ritorni ***


Capitolo 29: Roma e Ritorni
 
Quando Lok aveva comunicato al resto della squadra quella inaspettata telefonata e il suo contenuto, il cuore del cercatore dai capelli rossi aveva ripreso a battere così velocemente che, per un attimo, pensò di svenire.
Quella donna aveva delle informazioni su di lei, su Zhalia e non sapeva il motivo ma era certo che avrebbe portato a qualcosa.
Qualcosa di positivo.
Si era stupito non poco quando, chiedendo dove sarebbe avvenuto l’incontro, Lok gli rispose che sarebbe stato a Roma.
Una posizione strana, soprattutto se la donna abitava a Rotterdam e non nella bella capitale italiana.
Senza far aspettare nemmeno un secondo aveva annunciato automaticamente la loro partenza per la capitale e, chiedendo un enorme quantità di favori era riuscito ad ottenere degli ottimi biglietti per il prossimo volo diretto alla capitale.
Erano riusciti appena in tempo il volo, a causa del fatto che Lok era caduto mentre correva sul nastro trasportatore prima di entrare nell’aereo e ovviamente, quando salirono, ricevette le prese in giro, gratuite di Den che stava ridendo come un pazzo.
- Si, si ridi pure poi quando capiterà a te sarò io a ridere- aveva commentato seccamente il biondo mentre stava seduto sul suo posto sbuffando.
Dante sorrise a quella buffa sceneggiata.
Guardandoli notò come la sua assenza non aveva danneggiato il team.
Anzi, lo aveva rinforzato a tal punto che anche la sua presenza e quella della cercatrice sembrava superflua.
I suoi occhi si intristirono quando il suo bel volto comparve nella sua mente.
Dov’era si chiese mentre fissava le nuvole dal suo finestrino.
Nuvole che però non lo distraevano ma anzi, lo faceva pensare ancor di più.
Le parole di Klause ritornarono nella sua mente
- Ti ha lasciato per seguire le sue ambizioni-
Lui non l’aveva abbandonata.
Non era da sola.
Aveva i ragazzi, il team, non era da sola.
Non l’aveva lasciata senza nessuno, senza qualcuno con cui confidarsi.
E poi era felice della sua promozione, giusto?
Non era infelice o arrabbiata.
E allora, perché sentiva nel suo cuore che stava mentendo a se stesso?
Perché sentiva il rimorso per quella decisione che aveva preso?
Senza rendersene conto, i suoi occhi iniziarono a chiudersi sotto il comando del dio dei sogni.
E quando si riaprirono, erano già arrivati a Roma.
***
Non sapeva cosa era successo.
Non ne era certo.
Un attimo prima si trovava in un luogo desolato e senza forme di vita apparenti, mentre, un istante più tardi era in un campo verde e, quando la sua vista si adattò al buio della notte, poté notare delle piccole colline in lontananza.
Un luogo che ben conosceva.
Dove non credeva sarebbe tornato.
Che non credeva avrebbe rivisto di nuovo.
Quando se ne era andato sapeva cosa avrebbe portato.
Entrare in quel luogo dove nessuno sarebbe potuto arrivare, avrebbe dovuto comportare qualcosa in cambio: non sarebbe mai potuto tornare a casa.
Sarebbe morto da solo.
Come un cane.
E, incredibilmente, aveva accettato.
Lo aveva fatto non per evadere.
Non per scappare da quella realtà.
Ma …
Per salvare la sua famiglia e, quelle bambine.
Quel segreto che da anni, portava nel suo cuore.
Oramai pensò l’uomo saranno diventate delle giovani donne magari anche sposate.
Come poteva distruggere così la loro realtà?
La loro felicità?
Un rumore lo riscosse e per un secondo sperò che fosse un sogno.
Che tutto quello che vedeva era falso.
Ma quando i suoi occhi incrociarono quelli della sua amata moglie, comprese che era reale.
Comprese che era vero.
E che tutto stava per cambiare.
Così sorrise, a quella donna che non aveva mai dimenticato.
Che non avrebbe mai dimenticato.
E che avrebbe sempre amato.
-Ciao Sandra.-
E la donna sorrise in cambio, mentre le lacrime cadevano lungo le sue guancie.
Felice.
- Bentornato, Ethon.-
 
Angolo autrice:
Nuovo capitolo con un piccolo annuncio.
Come avevo già detto precedentemente, la storia sta per concludersi ma vi annuncio che ci sarà sicuramente un sequel.
Il titolo è ancora incerto così come la trama ma sono sicura di alcuni elementi nella prossima storia e del finale che sarà non soltanto ad effetto ma mi servirà per continuare con un’altra storia, che sarà la battaglia di cui vi parlavo nello scorso annuncio.
Spero comunque che questa sorpresa, il ritorno di Ethon, vi sia piaciuto.
Un bacio
marie52

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Capitolo 30
*** Bang! ***


Capitolo 30: Bang!
Roma,Italia
Colle Gianicolo.
Giorni dalla scomparsa: Nove
Quando erano arrivati in città, Gabriella si stupì di un'unica cosa: il traffico.
Mai nella sua vita avrebbe pensato che, nella città eterna, ci fosse così tanto traffico.
Forse pensò era per il fatto che non c’era mai stata.
Ma non era da sola.
I fratelli Fears, infatti, come lei erano molto infastiditi dalla velocità con il quale il taxi ci stava mettendo per percorre la città di Roma.
Il  morale dei tre cercatori, si era risollevato non poco quando avevano deciso, di comune accordo con il resto della squadra nell’altro taxi, di continuare il loro percorso a piedi.
E,  non si erano stupiti, quando giunsero sul luogo dell’incontro, di essere riusciti a metterci meno tempo rispetto a tutto quello che avevano trascorso nella macchina.
D’altronde utilizzando i loro poteri aveva pensato Lok mentre guardava il panorama di fronte a lui ci avevano messo ovviamente di meno.
Il luogo non era stato il più semplice da raggiungere.
Era un colle un po’ più distante rispetto ai famosi sette colli di Roma ma la bellezza che regalava a chi osservava, lasciava il suo pubblico senza fiato.
Compresi i cercatori.
Da quell’altezza, si poteva vedere tutta la bella della città: i suoi monumenti, ma anche le attività quotidiane dei suoi abitanti.
Sembra di essere sul tetto del mondo aveva pensato la giovane Casterwill mentre con passi decisi si era avvicinata al gruppo che l’aveva di poco superata.
Dante, però non sembrava essere interessato al panorama.
La sua mente era concentrata solo sulla donna che, di fronte a lui contemplava il panorama.
Forse, furono i suoi passi decisi e molto prepotenti  che si avvicinavano a risvegliarla da quella visione.
- Mi fa piacere che siete arrivati in orario- commentò sarcastica la donna che però non ottenne alcuna battuta in risposta.
Amélié poté notare dagli occhi dell’uomo una furia che non aveva mai visto e che per poco non la spaventò.
Quegli occhi sono così determinati pensò la donna prima di voltarsi per notare la sua migliore cercatrice che camminava verso di lei, gli occhi abbassati.
- Dunque signori vi chiederete che cosa io abbia da dirvi sulla vostra amica – disse la donna stringendosi nel suo capotto marrone.
Non credeva sarebbe stata così dura.
Così difficile.
- Non farci perdere tempo- commentò Sophie che ottenendo semplicemente un sopracciglio alzato dalla donna
- Già stiamo girando da nove giorni in tutto il mondo e non abbiamo voglia di perdere altro tempo- disse Harrison sotto lo sguardo sconvolto di Gabriella.
Non capiva il perché aveva reagito in quel modo.
No, non lo capiva
- Se hai delle informazioni dille e basta- disse il fratello guardandola negli occhi e per un attimo il suo cuore sussultò
Erano così leali verso di lei.
Era molto fortunata.
E ancora non capiva il perché la donna gli avesse dato un compito così difficile.
- L’ho incontrata qualche giorno fa -
- Sta bene?- chiese il cercatore dai capelli rossi, la cui voce tremolante aveva spiazzato Amélié.
Il fatto che lei ci tenesse a lui e che quell’uomo ci tenesse a lei era stato cristallino fin dal loro primo incontro.
Ma mai avrebbe creduto fino a quel punto.
Un pensiero veloce, no, anzi, una rivelazione le attraverso la mente.
E se lui fosse quell’uomo?
Quello che le aveva raccontato?
Se fosse stato lui, allora ogni pezzo del puzzle che fino a quel momento non aveva compreso, ogni scelta che aveva preso quella donna troppo testarda, avrebbe trovato il suo posto.
- Sta bene signor Vale e non è ferita-
E, non si sorprese quando lo vide sospirare, sollevato.
Era decisamente lui pensò.
- Lei è qui?- chiese Sophie i cui occhi si erano illuminati, felici.
La donna scosse la testa notando gli occhi che perdevano la sua luminosità
- No e non so dove si trova in questo momento-
- Allora perché sei qui?- chiese Lok mentre abbracciava la sua fidanzata forte contro il suo petto.
Amélié prese un respiro profondo
- Zhalia mi ha chiesto di parlavi.-
- Perché?- chiese Gaby un po’ confusa da quella affermazione
- Per convincervi a farvi smettere-
Un silenzio flebile e incerto scese sul gruppo di cercatori.
Non poteva essere seria.
Era assurdo.
Nessuno di loro credeva a ciò che stava dicendo.
- è la verità, Zhalia mi ha chiesto di parlarvi o meglio, di convincervi a smettere di cercarla.- disse la cercatrice come se avesse intercettato i loro pensieri.
- Perché avrebbe dovuto farlo?- chiese Harrison non fidandosi dell’affermazione della donna.
Non si era mai fidato di quella lì.
E mai, lo avrebbe fatto.
- Lo vorrei sapere pure io, sinceramente. Quando glielo chiesto, lei non mi ha risposto-
- Perché te lo sei inventato- disse Sophie che avrebbe sicuramente aggredito la donna se Lok non l’avesse trattenuta tra le sue braccia
Amélie sospirò mentre allungava una mano in una delle tasche del cappotto.
Sotto lo sguardo attento e titubante dei cercatori, prese fra le mani la busta bianca, quella che, quella donna, che disperatamente cercavano, gli aveva consegnato qualche giorno prima.
Lentamente, si avvicinò al gruppo e la appoggiò delicatamente nella mano sinistra del cercatore dai capelli rossi che la fissava, stupito.
- La lettera è indirizzata a voi, signor Vale. Credo che da ciò che ha scritto potrete comprendere se la storia che vi ho raccontato è falsa.-
Lo guardò negli occhi e il suo cuore perse un battito.
Ora capiva il perché ne era così ossessionata.
Ma prima che potesse girarsi per andarsene qualcosa la bloccò.
Una sensazione di pericolo che non sentiva da tanto tempo.
Non disse nulla.
Semplicemente non ebbe il tempo.
Quando vide il luccichio sopra uno di quei palazzi aveva compreso ciò che stava accadendo.
 Non parlò quando spostò da quella traiettoria la sua miglior cercatrice, che senza il suo intervento sarebbe stata sicuramente uccisa.
Né gridò quando la pallottola le attraverso il petto
Avrei voluto proteggerli meglio cuginetta pensò mentre gli occhi, nonostante le urla di Gaby le intimavano di non cedere, si chiusero.
E nell’oscurità, l’unico volto che riuscì a vedere fu proprio della cercatrice che stavano cercando.
Proprio di Zhalia.
Sua cugina.
Il gioco era ormai incominciato.
E il finale, qualunque fosse stato avrebbe portato solo ad un'unica soluzione.
La morte.
Ma di chi, era ancora incerto.

Angolo autrice:
Eccovi un altro capitolo con un’ altro colpo di scena, ovvero Amélié che viene abbattuta, se si può dire così.
Beh, ci stiamo avvicinando alla fine della storia, ma spero che qualcuno di voi segua il mio sequel, quando avrò la forza e la volontà di scriverlo.
Spero vi piaccia.
Un bacio
marie52

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Capitolo 31
*** Incontri ***


Capitolo 31:Incontri
Luogo Sconosciuto.
Non riusciva a crederci.
Ogni piano che aveva progettato.
Ogni mossa che aveva fatto, aveva portato a dei risultati diversi.
E, non per colpa sua.
I suoi colleghi, o meglio i suoi lungo tenenti, erano stati degli incompetenti.
Avevano fatto sfuggire il suo piccolo angelo dalle sue mani e avevano ferito una donna che non avrebbe mai dovuto essere ferita.
Le serviva viva per il suo piano.
Morta, complicava non poco ciò che aveva pianificato.
Loro due erano il suo punto debole.
Lo sapeva benissimo.
E con il suo aiuto, avrebbe potuto distruggere la fondazione e uccidere la causa di tutto quel odio che aveva tentato più volte di sopprimere.
Per il loro bene.
Ma il suo cuore non era riuscito a dimenticare.
Come avrebbe potuto?
Quella losca vita gli aveva rubato l’oggetto più prezioso al mondo.
Lo aveva portato via da lui per sempre e, con la complicità del suo ospite, gli aveva fatto credere che anche i suoi bambini l’avessero seguita.
Ebbene ora, era giunto il momento della vendetta.
D’altronde, tutti oramai credevano che lui fosse morto.
E rise non poco alla sua faccia stupita.
A quel vecchio rugoso e dai vestiti tutti rotti che lo fissava.
Non credeva lo avrebbe più rivisto pensò mentre si sfiorava quella vecchia cicatrice.
Il segno di ciò che aveva passato
- Mi fa piacere che ti ricordi di me, Klause. –
***
Roma, Italia.
Mercure Hotel.
Giorni dalla scomparsa: Nove.
Harrison era preoccupato.
Da ore Gabriella non usciva dalla sua stanza.
Aveva saltato il pranzo, lei, che fino a qualche ora prima era entusiasta di poter provare il cibo italiano.
Ma, in un certo senso era normale.
Aveva visto il suo mentore cadere per terra.
Lei, che l’aveva salvata dall’inferno dell’orfanotrofio prima di loro.
Che le aveva dato una casa.
Non si sarebbe stupito se, in quel momento, fosse uscita dalla sua stanza e gli avrebbe gridato che lo odiava.
Avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo.
A causa di quella missione lei, era stata ferita.
Ferita ma, per fortuna, non morta.
Con i loro poteri, in particolare Everfight erano riusciti a stabilizzarla incuranti della gente, che li guardava, sbalorditi.
Erano stati fortunati che nei paraggi, ci fosse un piccolo ospedale della fondazione e così mentre Den insieme al fratello cancellavano i ricordi dei passanti, Dante e Sophie si erano diretti all’ospedale, arrivando giusto in tempo per salvarla.
Il loro collega aveva detto che era stato un miracolo che fossero arrivati a tempo.
Già eppure gli sembrava di aver fallito.
Come cercatori esperti, avrebbero dovuto prevedere quell’imprevisto.
Avrebbero dovuto spostare l’incontro in un luogo meno affollato.
Meno rischioso.
Ma non avevano pensato.
Da quando Zhalia era scomparsa non ragionavano più come prima.
O meglio, non ragionavano affatto.
Si erano buttati a capofitto senza pensare alle conseguenza.
Zhalia pensò il ragazzo ci avrebbe uccisi per una cosa del genere se fosse stata qui.
-Siamo stati stupidi ed egoisti-
- Ma non è stata colpa tua-
La testa si girò di scatto riconoscendo quella voce, all’istante.
Si stupì di vederla lì, in fondo a quella scala, i capelli disordinati, gli occhi pieni di lacrime in contrasto con il sorriso dolce quasi divertito della ragazza.
Non avrebbe mai voluto vederla in quello stato pensò.
Non avrebbe mai voluto vedere così Gaby.

Angolo autrice:
Eccomi con un nuovo capitolo che mi sono divertita tantissimo a scrivere.
Ci tenevo a ringraziare tutti voi che state seguendo la mia storia.
Sono veramente felice che vi stia piacendo.
Un bacio
marie52

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Capitolo 32
*** Momenti mancati ***


Capitolo 32: Momenti mancati
 
Roma, Italia
Mercure Hotel.
Giorni dalla scomparsa: Nove.
Quando Gabriella aveva deciso di scendere per mangiare qualcosa e aveva aperto la porta, si era sorpresa di vedere alla fine di quella scala il ragazzo che si stava dando dello stupido perciò che era successo.
Ma non era stata colpa sua, ne di lei e nemmeno di quella squadra.
Questo lo aveva capito durante le lunghe ore che aveva trascorso a piangere.
Ma non se ne era accorta di averlo detto ad alta voce.
Quando lo aveva visto, gli occhi sorpresi, non aveva fatto a meno di sorridere, nervosa.
Non sapeva il motivo, ma ogni volta che lo vedeva sentiva un calore, che le avvolgeva lo stomaco.
Ogni volta che i suoi occhi incontravano i suoi o solamente la guardavano.
Titubante aveva iniziato a scendere la scalinata per poi sedersi vicino al ragazzo.
Il silenzio era sceso su di loro.
Nessuno dei due sapeva cosa dire.
Ma, quando stava per alzarsi per poter prendere ciò che la pancia richiedeva forte e rumoroso, la voce di Harrison la bloccò.
- Stai bene?- chiese in un modo che ampliò il suo sorriso.
- Si, sto bene non ti preoccupare- disse senza guardarlo in viso, timida ed impacciata.
Due cose che non era mai stata.
- Non è stata colpa tua, Harrison- continuò la ragazza riprendendo il discorso che non avevano mai continuato di prima
- Eppure sento che se avessimo pensato di più tutto questo non sarebbe accaduto.-
Gaby gli afferrò la mano, di istinto.
- La vostra amica era in difficoltà era normale che non foste lucidi-
- Ma avremo dovuto esserlo, se Zhalia ci avesse visto ci avrebbe sicuramente rimproverato. Siamo stati tutti imprudenti, compreso me-
Il ragazzo sospirò per un secondo mentre intrecciò con la mano quella della ragazza che si era appoggiata a lui.
- Sei innamorato di lei?- chiese la giovane cercatrice per poi mettere la mano libera sulla sua bocca.
Aveva solo pensato quella domanda!
Non sarebbe dovuta uscire dalla sua bocca.

Si stupì molto quando il ragazzo scoppiò a ridere e le sorrise
- Scherzi? è come una sorella per me e Den. –
E continuò a ridere seguito dalla ragazza che non si trattenne.
Quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo, dopo che le risate terminarono, non capirono il perché ma videro mano a mano i loro visi avvicinarsi.
Le labbra erano vicini, talmente tanto che rabbrividirono al respiro sulla pelle dell’altro.
Istintivamente chiusero gli occhi, il loro cervello si spense.
Le loro labbra si sfiorarono.
- Harrison, Gabriella non ci crederete mai- la voce di Den li riportò alla realtà facendoli allontanare subito l’uno dall’altro prima che lui li vedesse in quella situazione.
Ma il loro sguardo non passo inosservato al cercatore
- Ho interrotto qualcosa?- chiese guardandoli ricevendo un cenno negativo da tutti e due.
- Che succede?- chiese la ragazza un po’ sorpresa da quell’interruzione, a parer suo, non gradita.
- Non ci crederete mai. Gabriella ricordi la storia del padre di Lok?-
La ragazza annuì in risposta.
Il ragazzo ne aveva parlato con lei durante l’aereo, e lei, si era sentita fortunata per avere affianco a lei, Amélie.
- Beh la sorella di Lok, Cathy, lo ha chiamato qualche minuto fa. A quanto pare  è tornato a casa.-
- CHE COSA?!- gridarono entrambi i cercatori prima di dirigersi verso la stanza del biondo.
Nessuno aveva idea.
Che da questo istante.
La vera sfida sarebbe iniziata.
 
Angolo autrice:
Scusatemi tanto per il ritardo, ma ero molto occupata con la scuola e le prime interrogazioni.
Comunque rieccomi con un nuovo capitolo della mia fanfiction che è ufficialmente a -3 dalla fine.
Sono molto felice che l’abbiate seguita in tanti questa mia fanfiction sperimentale e spero continuerete a farlo con i prossimi.
Kiss
marie52

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Capitolo 33
*** Home return (parte 1) ***


Capitolo 33: Home return (parte 1)
 
Lok era felice.
Completamente.
Ancora non riusciva a credere alle parole della sua sorella, gli sembrava così surreale.
Eppure era reale.
Lo aveva percepito dalla voce di Cathy, assieme a quella di sua madre.
Era euforico.
Eppure …
Non avrebbe dovuto andarsene, in quella circostanza.
La sua migliore amica era scomparsa.
E, lui invece gioiva per il ritorno del padre che amava profondamente.
Che amico sono? si chiese mentre guardava le nuvole dal oblo dell’aereo affianco al suo sedile.
Li aveva lasciati, abbandonati a cercarla.
Non avrebbe dovuto, eppure loro non se le erano presa.
Non gli avevano chiesto di rimanere.
 Nemmeno quando si erano salutati all’aeroporto, prima che l’aereo partisse.
Gli facevano le congratulazioni, soprattutto Dante, il quale era certo fosse più in pensiero della bella cercatrice che della sorte di suo padre.
Aveva abbandonato tutti, persino Sophie.
Lei, che lo aveva aiutato nella sua ricerca.
Lei, che lo aveva sempre sostenuto.
Guardò il braccialetto sul suo polso destro, sorridendo.
Glielo aveva regalato prima di partire, nonostante avrebbe dovuto essere il regalo per il suo compleanno che sarebbe stato fra qualche giorno.
Un segno che sarebbe dovuto tornare.
Il prima possibile.
E, mentre l’aereo atterrava nell’aeroporto di Cork in Irlanda, Lok comprese che non sarebbe rimasto lì a lungo.
Poiché lei era la cosa più preziosa nella sua vita.
E, non avrebbe rischiato di perderla come aveva perso tanto tempo fa suo padre.

Angolo autrice (-1)
Manca solamente un capitolo e ci sarà poi l' epilogo che concluderà questa mia storia.
Vi ringrazio per le ottime recensioni e spero che apprezzerete questo mio nuovo capitolo.
Ancora un sentito grazie per le visualizzazioni che sono tantissime.
Spero che vi piaccia
marie52

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Capitolo 34
*** Epilogo ***


Capitolo 34: Epilogo
Ospedale della Fondazione.
Cork,Irlanda.
La vita è strana e, Ethon lo sapeva fin troppo bene.
Quando si era svegliato in quell’ospedale, con accanto la sua amata moglie, aveva compreso da quel suo sguardo preoccupato che qualcosa di orribile, era accaduto, durante quella prolungata assenza.
Non ci volle molto prima che la donna, con un po’ di fatica, gli raccontasse ciò che era accaduto a quel segreto, trattenuto per tanti anni, nascosto persino ai suoi figli.
Al termine del racconto, l’uomo sospirò passandosi una mano sugli occhi.
- Dovresti dirglielo- gli disse Sandra, con uno sguardo amorevole nonostante la preoccupazione nei suoi occhi. - Lok e gli altri hanno diritto di sapere ciò che è successo alla giovane Moon, quando lei era ancora, beh, una bambina-
- Lo so- gli disse lui leggermente sorridendo- E lo farò ma non ora, non ancora-
- Quando Ethon?- chiese lei frustata - Quella donna, è in pericolo e tu lo sai, l’hai vista anche tu quella profezia e, se non fosse stato per la piccola Amélie che ebbe il coraggio di scappare lei sarebbe … -
- Non c’è bisogno che tu, me lo ricordi - la interruppe lui, con le lacrime che minacciavano di cadere- perché ricordo perfettamente quella notte. Ricordo la giovane Amélie che bussava alla sua porta, ricordo quella missione insieme a Metz per recuperare la sua bambina, la giovanissima Zhalia Moon-Metz e la sensazione di disgusto nel lasciare, sua madre in quella tana di ratti. -
- Allora capirai il perché loro hanno bisogno di saperlo-
- Così da far diventare anche Lok un’ obiettivo? Dopo tutto quello che ho fatto per far credere a quegli idioti dei corvi e della spirale che ero io la reincarnazione di Lord Casterwill? Dopo tutti quegli anni passati lontano da voi e, da te?-
Lei in risposta, gli strinse dolcemente entrambi le mani, mentre con i pollici gli accarezzava dolcemente i dorsi.
- Quella donna, sta rinunciando a tutto per non perdere nessuno, tesoro. Per evitare, che quel destino si compia e, che loro, muoiano a causa sua.  -
L’uomo sospirò leggero in risposta.
- Quindi la signorina Moon?-
La donna annuì con decisione.
- Ha ricordato ogni cosa, quella notte, la nostra presenza, la profezia e, anche loro.-
L’uomo sussultò in risposta.
- Sta tranquillo però la giovane Casterwill non sospetta ancora nulla. Ma, Lok beh, è tuo figlio e, nonostante la felicità per averti di nuovo indietro, presto scoprirà tutto. E a quel punto quale scusa ti inventerai per giustificare il nostro peccato? Come potremo giustificare, la nostra presenza in quel luogo e la morte della mamma di Zhalia?-
L’uomo non rispose immerso nei suoi pensieri più profondi.
Poi, notando un giovane molto simile a lui, dietro la porta a vetri discutendo animatamente con un infermiera che chiaramente, non voleva farlo entrare sussurrò con voce stanca
- Glielo dirò Sandra, te lo prometto. Dirò a Lok, tutta la verità su quella terribile notte e sul destino dei genitori di Sophie e Lucas. Ma, solo per oggi, ti prego, lasciami vivere come un padre qualsiasi che riabbraccia suo figlio.-
La donna annuì e, lentamente si avvicinò alla porta.
Poi, si voltò nuovamente verso l’uomo sorridendo.
- Resterà tra di noi questo segreto non è così?-
E, lui rise prima di rispondere
- Già, il segreto di un lupo, bugiardo- disse mentre si spostava a guardare quella vecchia fotografia, raffigurante sei giovani, tutte coppie che sorridevano verso l’obbiettivo, nascosta dentro il cassetto e unica testimonianza di quella amicizia mai rivelata- e di un’aquila troppo altruista.
La donna si asciugò le lacrime, poi, ricomponendosi e utilizzando il suo miglior sorriso, uscì, mentre quell’uomo continuava a fissare quella fotografia, sbiadita.
- Se solo l’avessi saputo prima quel segreto che ti portavi dietro amica mia, avremmo potuto aiutarti e forse, tutto questo casino sarebbe finito prima che incominciasse-
 
Angolo autrice:
Ci è voluto un po’ perché i capitoli che avevo scritto non mi piacevano ma sono riuscita a scrivere un’ ottimo capitolo che vi ha spiegato almeno in parte la mia idea iniziale.
Ho deciso di scrivere un sequel quindi non vi preoccupate ma, non so quando perché ora che sono all’università non ho molto tempo da dedicare ai miei progetti.
Spero di avervi aiutato a, beh rispondere qualche domanda.
A presto
marie52

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