Non può piovere per sempre

di inu_ka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incidente ***
Capitolo 2: *** Questa volta vinco io ***
Capitolo 3: *** Un piano che uccide ***
Capitolo 4: *** Risveglio e timori ***
Capitolo 5: *** Cuore di mamma ***
Capitolo 6: *** il passato che ti segna ***
Capitolo 7: *** Gli scherzi del cuore ***
Capitolo 8: *** L'attesa è finita ***
Capitolo 9: *** FULMINE A CIEL SERENO ***
Capitolo 10: *** Fine di un incubo ***
Capitolo 11: *** Obbligo o Verità? ***
Capitolo 12: *** Ricominciare ***
Capitolo 13: *** Sulle note di un dipinto ***
Capitolo 14: *** Vorrei ma... ***
Capitolo 15: *** Tutto per amore ***
Capitolo 16: *** Non può piovere per sempre ***



Capitolo 1
*** L'incidente ***


Era una giornata piovosa, in un asilo nel centro di Tokyo i bambini erano intenti  a giocare, la maestra Sakura, una splendida youkai cane, si era allontanata un attimo per portare due alunni, Sesshomaru e Tomoe, in infermeria. Sesshomaru era un cucciolo di youkai cane ed era il figlio della maestra Sakura mentre Tomoe era il suo miglior amico ed era uno youkai-ka volpe. Gli youkai-ka erano figli di uno youkai e un han’yō ma a differenza degli han’yō non venivano discriminati anzi veniva trattati come dei veri e propri youkai, la cosa che caratterizzava gli youkai-ka era che possedevano sia i tratti degli han’yō e sia i tratti degli youkai, infatti Tomoe aveva le orecchie di un han’yō e la coda di uno youkai di volpe bianca, se non fosse stato che suo padre era uno youkai-ka di volpe a nove code con gli occhi etero cromatici, infatti uno era blu mentre l’altro era dorato, sarebbe stato del tutto identico a lui invece Tomoe aveva gli occhi lilla che erano poco più chiari di quelli di sua madre.
I due cuccioli erano molto amici ma come tutti gli amici inevitabilmente litigavano e, siccome entrambi avevano dei lunghi artigli, i graffi che si procuravano non erano molto lievi ma fortunatamente essendo degli youkai guarivano in fretta però le ferite andavano comunque disinfettate. Erano arrivati in infermeria e quando l’infermiera, una youkai di serpente albino, sentì bussare fece un sospiro perché già immaginava chi fossero i pazienti.
-Tomoe e Sesshomaru non avevo dubbi che foste voi. Cos’è successo questa volta?-
L’infermiera usò un tono amorevole in fondo tra i bambini quella era normale amministrazione ma quei due avevano il record di visite in infermeria.
-E’ stato Tomoe ad iniziare, dice che lui è più forte di me ma non è vero perché lui ha le orecchie di un han’yō e quindi è più debole di me.-
Sesshomaru, sebbene fosse un bambino di soli quattro anni, aveva un’intelligenza fuori dal comune e lo stesso valeva per Tomoe ed era per questo motivo che avevano legato proprio perché entrambi riuscivano a capirsi alla perfezione, ma restavano comunque due bambini. Tomoe rispose all’accusa del compagno rivolgendosi a lui.
-Io non sono un han’yō perché ho anche la coda come te e  poi io sono più forte di te perché il mio papà è più forte del tuo.-
La maestra si mise una mano sul viso ormai aveva perso il conto di quante volte aveva sentito quella storia.
-Bambini che ne dite di fare pace e tornare di là a giocare con i vostri amichetti? Tanto vedo che non avete nemmeno bisogno di medicazioni perché siete già guariti.-
L’infermiera li stava accarezzando per poi prendere le loro mani e avvicinarle l’una all’altra affinché facessero pace. I bambini fecero pace e in dopo pochi secondi avevano già ripreso a ridere e scherzare, nel frattempo la maestra approfittò per parlare con l’infermiera.
-Hana  come va con la gravidanza?-
Sakura guardò l’infermiera attendendo la risposta.
-Bhe che dire sono stata meglio questo birbante non sta fermo un secondo.-
Hana si mise una mano sul ventre ormai mancavano solo tre mesi alla fine della gravidanza. Sakura le mise una mano sulla spalla, sorridendole.
-Ti capisco, quando ero incinta di Sesshomaru non immagini come stavo quel bambino mi ha distrutta ma per averlo lo farei altre mille volte e non ti nego che nonostante ciò vorrei averne un altro, io e Inu ci proveremo quando Sesshomaru comincerà le scuole elementari.-
-Perché aspettare così tanto?-
-Perché Sesshomaru sarà abbastanza grande da capire, almeno è quello che speriamo. Tu hai deciso come chiamare il piccolo serpentino?-
Sakura era curiosa di sapere il nome del futuro nascituro oltre che non vedeva l’ora di vederlo ma per il momento si sarebbe accontentata di saperne il nome.
-Abbiamo deciso di chiamarlo Mizuki.-
Hana mentre parlava continuava a guardare e ad accarezzarsi il pancione.
-Stupendo è bellissimo non vedo l’ora di vederlo. Bhe mi conviene portare quelle due pesti in aula prima che ricomincino a litigare.-
Sakura dopo aver salutato Hana, prese i due bambini e si diresse verso l’aula ma appena arrivati vicino la porta si sentì un rumore assordante provenire dall’esterno sembrava quasi l’esplosione di una bomba e sembrava che provenisse dall’enorme edificio che si trovava nelle vicinanze, lì c’era l’agenzia di moda No Taisho/Soushi. In quell’edificio lavoravano suo marito Inu e il padre di Tomoe, Miketsukami. Sakura lasciò i bambini vicino l’aula e corse a controllare sperando che i suoi timori fossero infondati ma quando vide che dall’agenzia usciva del fumo corse in direzione di essa. Stava per entrare quando un’altra esplosione colpì l’edificio, l’onda d’urto fu talmente forte da coglierla di sorpresa nemmeno i suoi poteri demoniaci le permisero di spostarsi in tempo e adesso si trovava sotto un cumulo di macerie.
I soci dell’azienda e le modelle erano riusciti ad uscire in tempo dall’edificio e adesso stavano pressoché tutti bene ma improvvisamente un odore familiare giunse alle narici del demone cane. Inu si diresse verso la fonte di quell’odore ma quando arrivò scorse solo un cumulo di macerie, cominciò immediatamente a spostarle sperando per una volta che il suo olfatto si fosse sbagliato ma purtroppo era stato infallibile come sempre, sotto quelle macerie c’era davvero il corpo di sua moglie, era priva di coscienza ma ancora viva così la prese delicatamente e il più veloce possibile la portò in ospedale, era talmente preso dalla situazione da non accorgersi che alle sue spalle c’era suo figlio con Tomoe e un’altra maestra. Sesshomaru aveva visto che sua madre era corsa fuori e si era allarmato così l’aveva seguita, era quasi riuscito a per raggiungerla quando si era verificata la seconda esplosione, se non fosse stato per Tomoe, che lo aveva affermato in tempo, anche lui sarebbe stato coinvolto nell’esplosione. La maestra era riuscita a raggiungerli solo in seguito perché essendo un’umana non poteva competere con la velocità di due youkai anche se ancora molto piccoli. Dopo l’esplosione erano andati a controllare e quando Sesshomaru vide suo padre con in braccio sua madre priva di coscienza, rimase immobile fissando il punto in cui poco prima si trovava sua madre. Tomoe cercò di riportarlo alla realtà ma senza successo, nel frattempo anche Miketsukami era arrivato lì proprio perché aveva sentito l’odore di suo figlio che non appena lo vide gli corse incontro saltandogli in braccio. Tomoe era felice di vedere che suo padre stava bene infatti aveva solo un piccolo taglio sul braccio, tanta era la felicità che adesso stava piangendo.
-Papà stai bene?-
-Sì sto bene, ma adesso mi spieghi perché tu e Sesshomaru siete qui e non nell’asilo?-
Miketsukami aveva rimproverato suo figlio non perché era uscito dall’asilo ma perché si era diretto in una zona pericolosa. Tomoe aveva capito il rimprovero del padre e si apprestò a dargli una spiegazione.
-Papà, Sesshomaru ha rincorso sua madre e io ero preoccupato così l’ho seguito.-
Tomoe da una parte era dispiaciuto per aver deluso il padre ma dall’altra era felice perché seguendo l’amico lo aveva salvato dall’esplosione. Miketsukami non era un padre severo e spesso quando rimproverava suo figlio soffriva molto ma a volte era inevitabile in fondo bisognava dargli un’educazione e per adesso chiunque avesse avuto contatti con Tomoe aveva sempre avuto una buona opinione del bambino, ovviamente anche lui ne combinava di tutti i colori soprattutto quando era in compagnia di Sesshomaru e di Kurama Tengu uno youkai corvo figlio del noto cantante Misato Tengu. Kurama passava molto tempo con loro soprattutto quando suo padre era in tournèe e sua madre era impegnata nelle sfilate dell’alta moda della No Taisho/Soushi. Kurama e Tomoe litigavano spesso, infatti non era raro che i due si trovassero con piume di corvo e peli di volpe nelle mani ma erano pur sempre dei bambini e i genitori non vi aveva mai dato tanto peso. Questa volta Kurama era partito con i suoi genitori per fare visita a dei lontani parenti e per questo motivo adesso non era insieme a loro.
Erano ancora sul luogo dell’incidente e Tomoe stava chiamando Sesshomaru che continuava a fissare il vuoto, Miketsukami si avvicinò al bambino ma quando stava per mettergli la mano sulla spalla Sesshomaru lo spostò violentemente, non era da lui fare certe cose ma in quel momento voleva solo essere lasciato in pace, volse un’occhiata gelida al suo amico che appena incrociò quello sguardo si spaventò, non aveva mai visto Sesshomaru con quello sguardo il suo era sempre stato pieno di felicità e riusciva a riscaldare anche i cuori più freddi invece adesso quello sguardo era diventato l’esatto opposto del precedente. Sesshomaru non disse una parola si voltò e corse in direzione dell’ospedale, Miketsukami cercò di fermarlo ma non ci riuscì ora anche Tomoe lo stava seguendo per timore che il suo amico si facesse male e questo spaventò Miketsukami perchè anche se erano più maturi dei bambini della loro età restavano pur sempre dei bambini e il pericolo per loro poteva nascondersi dietro ad ogni angolo. Tomoe era così preso dal cercare di raggiungere il suo amico da non accorgersi che il semaforo per i pedoni era rosso infatti a breve sarebbe stato investito da un camion che sfrecciava a tutta velocità, la piccola volpe era così terrorizzata che era rimasta immobile al centro della strada, suo padre stava correndo più veloce che poteva ma non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerlo nemmeno nella sua forma demoniaca, l’urlo di Miketsukami che incitava il figlio a muoversi giunse alle orecchie di Sesshomaru che non appena capì cosa stava per succedere corse in direzione dell’amico, non c’era tempo da perdere il camion a breve lo avrebbe travolto così Sesshomaru afferrò Tomoe con la sua coda che fortunatamente aveva anche la capacità di allungarsi inoltre Sesshomaru era dotato di una forza al di sopra del normale e quindi riuscì a tirarlo con facilità, ci riuscì per un pelo infatti il camion poco dopo passò a tutta velocità. Miketsukami tirò un sospiro di sollievo aveva perso cento anni di vita per quello spavento, nel frattempo Tomoe era ancora sotto shock e stava piangendo a dirotto senza riuscire a fermarsi ma con lui c’era Sesshomaru e a modo suo cercò di calmarlo.
-Scemo come ti è saltato in mente di attraversare con il rosso? Lo sai che non si passa.-
Sesshomaru anche se lo stava rimproverando era felice perché l’amico stava bene, Tomoe si asciugò le lacrime e lo abbracciò.
-Grazie per avermi salvato, prima non mi ero accorto che c’era il rosso perché ero preoccupato per te e ti stavo seguendo.-
Tomoe era davvero dispiaciuto per quello che era successo ma se non altro adesso l’amico si era fermato e nel frattempo li aveva raggiunti anche Miketsukami.
-Tomoe come stai? Non ti sei fatto male?-
Miketsukami stava osservando suo figlio da ogni angolazione per assicurarsi che stesse bene fortunatamente si era solo graffiato le ginocchia ma la ferita era talmente lieve che il bambino nemmeno se ne era accorto, cercò di prenderlo in braccio ma Tomoe si rifiutò perché temeva che se si fosse staccato da Sesshomaru, lui sarebbe fuggito di nuovo ed era per questo motivo che era ancora attaccato al suo amico. Sesshomaru cercò di allontanarlo ma non ci riuscì, Tomoe stringeva sempre di più.
-Tomoe lasciami.-
Sesshomaru cercava ancora di spostarlo ma niente da fare nemmeno la sua forza era sufficiente anche perché Tomoe anche in quella lo eguagliava.
-No, non ti lascio perché tu scappi di nuovo.-
-Io voglio andare a vedere come sta la mia mamma.-
Sesshomaru rispose atono, l’aver ricordato quello che stava facendo prima gli aveva fatto di nuovo assumere quell’aria fredda priva di emozione. Miketsukami si avvicinò ai due bambini e li prese in braccio e iniziò a camminare, entrambi non capivano dove li volesse portare.
-Signor Soushi mi lasci, io voglio andare in ospedale.-
Le parole di Sesshomaru adesso suonavano come una supplica.
-Stiamo andando lì però vi ci porto io, per oggi abbiamo avuto fin troppi spaventi. Ah Sesshomaru quante volte ti devo dire che mi chiamo Miketsukami e non signor Soushi?-
Infatti Sesshomaru sin da quando aveva iniziato a parlare gli aveva sempre dato del lei stessa cosa faceva Tomoe con Inu, per quante volte glielo avessero detto loro si ostinavano a darli del lei.
-Ma io vi do del lei perché siete una persona adulta.-
-Hai ragione che sono adulto però io e tuo padre ci conosciamo da una vita e queste formalità non fanno per noi quindi da oggi io e tuo padre per voi due siamo: Miketsukami e Inu. Ci siamo intesi? Tomoe vedi che la cosa vale anche per te, lo so che chiami Inu per cognome e da quel che ho sentito non ti riesce nemmeno bene.-
I due bambini annuirono e nel frattempo erano arrivati a destinazione. Miketsukami fece sedere i bambini sul divanetto e si rivolse ad un infermiere per sapere dove fosse ricoverata Sakura, l’infermiere dopo aver dato un’occhiata sul computer disse che si trovava in rianimazione. Miketsukami non sapeva come comportarsi con Sesshomaru non sapeva se portarlo in quel reparto o meno in fondo era solo un bambino e certe scene da quelli della sua età non andavano viste, per il momento stava scherzando con Tomoe e finchè la cosa durava aveva tempo per trovare un modo, mentre stava pensando sentì un odore familiare infatti davanti a lui c’era il suo amico Inu.
-Miketsukami che ci fai qui?-
Inu era sorpreso di vedere l’amico in quel posto e temeva che gli fosse successo qualcosa ma Miketsukami provvide a dargli una spiegazione. Raccontò l’intero accaduto, di quando aveva trovato Sesshomaru insieme a suo figlio sul luogo dell’incidente, di come era scappato e di come aveva salvato la vita di Tomoe. Inu era amareggiato per non essersi accorto che suo figlio era dietro di lui e aveva visto tutto inoltre questo suo errore era quasi costato la vita al piccolo Tomoe. Quando Miketsukami terminò il racconto Inu lo ringraziò dicendogli che da quel momento si sarebbe occupato lui di suo figlio, l’unico favore che gli chiese fu quello di rimanere lì con lui quando avrebbe spiegato la situazione a suo figlio perché sicuramente Tomoe avrebbe saputo come tirare su di morale il suo amichetto, Miketsukami annuì non lo avrebbe mai abbandonato in un momento così delicato.
Inu chiamò in disparte suo figlio mentre Miketsukami fece sedere Tomoe accanto a lui.
-Papà è successo qualcosa alla mamma di Sesshomaru?-
Tomoe guardava suo padre con sguardo impaurito, temeva che suo padre stesse per dirgli una cosa brutta.
-Non lo so, Inu non mi ha detto niente però ti chiedo una cosa.-
La voce di Miketsukami, che fino ad un momento fa era stata dolce e gentile, si fece cupa e ciò fece insospettire il bambino che adesso lo guardava interrogativo.
-Cosa vuoi?-
Tomoe chinò leggermente il capo di lato per cercare di scorgere qualcosa nell’espressione del padre che a quella scena sorrise riprendendo subito il discorso.
-Voglio che qualunque cosa succeda tu rimanga vicino a Sesshomaru.-
Tomoe sorrise mostrando le piccole zanne che tra non molto sarebbero diventate molto più robuste.
Inu stava ancora cercando le parole giuste per parlare con suo figlio ma questa attesa lo stava innervosendo infatti di tanto in tanto un ringhio proveniva dalla sua gola. Inu lo prese in braccio stringendolo a sé e cominciò a parlare.
-Sesshomaru la mamma sta molto male, i dottori hanno trovato qualche osso rotto ed uno di quelli è alla testa.-
Inu stava per piangere ma non poteva farlo davanti al figlio, sperava solo che avesse capito quello che lui aveva detto, trovare quelle parole non era stato affatto facile e di certo non erano sufficienti per spiegare come stavano realmente le cose, in fondo cosa ne può sapere un bambino di fratture, emorragie, polmoni perforati o altre cose simili, per quanto intelligente fosse non avrebbe capito niente però era certo che suo figlio sapeva che quando uno si faceva male alla testa era una cosa pericolosa. Sesshomaru lo guardò un po’ spaesato, come aveva presupposto suo padre, lui non ci stava capendo niente ma aveva compreso alla perfezione che la cosa era grave perché si era fatta male alla testa e questo gli fece assumere la stessa gelida espressione che aveva fatto sul luogo dell’incidente.
-Papà ma mamma guarirà? Io voglio vedere come sta.-
In quelle parole non c’era nessuna emozione e questo allertò Inu, non era da lui assumere determinati atteggiamenti lo sguardo gelido e la voce atona e imperativa non facevano per lui, Inu sperava solo che quella situazione non stesse mutando suo figlio non voleva perdere quel bambino pieno di vitalità che con un solo sorriso riusciva a rallegrare anche nelle situazioni più cupe, non voleva che un bambino gelido prendesse il suo posto e se ciò fosse successo sperava che Tomoe con la sua allegria riuscisse a farlo tornare come prima. Inu era così preso dai suoi pensieri che non si accorse di star praticamente stritolando il bambino, finchè non glielo fece notare, così lo lasciò e accarezzandogli la testa riprese a parlare.
-Sesshomaru, i dottori stanno facendo del loro meglio per curare tua madre, adesso sta dormendo ma appena si sveglia andiamo a trovarla.-
Inu accennò un lieve sorriso per poi lanciare un’occhiata al suo amico che capì cosa voleva.
-Tomoe, Inu ha finito di parlare con Sesshomaru, perché non vai a giocare un po’ con lui senza fare casino? Io vado a fare una chiacchierata con suo padre.-
Tomoe annuì e in un batter d’occhio era già saltato addosso al suo amico che colto alla sprovvista perse l’equilibrio cadendogli addosso.
-Sesshomaru togliti di dosso sei pesante.-
Mentre parlava cercava di spostare il suo amico ma questo si girò di faccia e gli prese un orecchio tirandolo a sé.
-Tu mi sei saltato sulla schiena e mi hai fatto cadere e adesso rimango così.-
-Stavo scherzando ora lasciami l’orecchio o ti tiro la coda.-
Tomoe aveva minacciato di tirargli la coda perché questa era proprio sulla sua mano e adesso lui la stava sfiorando con l’artiglio dell’indice.
-Provaci e giuro che ti stacco le orecchie.-
I due bambini erano così presi dal loro bisticcio da non rendersi conto che adesso visitatori e pazienti stavano osservando la scena divertiti, anche i loro padri lo erano se non altro Sesshomaru stava pensando ad altro però bisognava fermarli prima che si facessero male.
Tra i due Sesshomaru era quello più ragionevole mentre Tomoe era quello più testardo infatti raramente ascoltava qualcuno se era impegnato in qualche bisticcio.  Il bisticcio che stava avvenendo in quel momento era diventato verbale.
-Tomoe lo sai che i cani mangiano le volpi? Quindi se adesso non mi lasci in pace ti mangio.-
Tomoe non si fece intimorire da ciò e controbattè.
-Sì lo so, ma questo succede solo se il cane è più forte e veloce della volpe e tu non lo sei, quindi non riuscirai a mangiarmi.-
Disse con tono da saputello cominciando a correre inseguito da Sesshomaru. Poco dopo Miketsukami e Inu decisero di intervenire e appena i bambini passarono vicino a loro li afferrarono per la coda arrestando così la loro corsa. Sesshomaru era stato preso da Miketsukami e, tenendolo sempre per la coda, se lo portò all’altezza del viso.
-Bene bene bene, allora Sesshomaru hai detto che i cani mangiano le volpi? –
Disse in tono falsamente offeso ma nonostante ciò Sesshomaru non si fece intimorire e con il capo annuì alla domanda dello youkai-ka. Miketsukami continuò a guardarlo dritto negli occhi e Sesshomaru per l’imbarazzo chinò il capo ma lo rialzò non appena sentì lo youkai-ka.
-Allora Sesshomaru io e tuo padre siamo amici da tantissimi anni e come vedi non mi  ha ancora mangiato e ho ancora le mie orecchie e le mie nove code. Tu non vuoi davvero mangiare il tuo amichetto, non è così? E poi secondo me non ha nemmeno un buon sapore.-
Sesshomaru fece un segno di diniego col capo. Miketsukami aveva finito di parlare e adesso era il turno di Inu che teneva il piccolo Tomoe per la coda.
-Tomoe hai sentito cosa ha detto Sesshomaru?-
Tomoe annuì col capo e Inu riprese a parlare.
-Allora come hai sentito, Sesshomaru non ti mangerà quindi puoi stare tranquillo.-
Inu sorrise e stessa cosa fece la piccola volpe che non ci aveva creduto minimamente alle parole di Sesshomaru. Il loro gruppo era strano perché per natura sarebbero stati incompatibili in quanto l’amicizia tra corvi, volpi e cani era quasi impossibile ma loro erano speciali e il loro legame era più solido di qualsiasi altra amicizia era anche più forte di un legame fraterno. Le liti che avvenivano tra di loro erano normali in fondo anche se erano più intelligenti del normale erano pur sempre dei bambini e col tempo avrebbero imparato a gestire anche questo loro comportamento.
Nel frattempo i rispettivi padri avevano posato a terra i piccoli cuccioli che non appena toccarono il pavimento fecero subito pace riprendo a giocare, poco dopo un dottore si avvicinò ad Inu chiedendogli di seguirlo. Lo youkai giustificò il suo improvviso allontanamento con la scusa di andare in bagno ma nel contempo lanciò un’occhiata al suo amico che intuì la bugia del suo amico, così distrasse i bambini permettendo ad Inu di allontanarsi senza insospettire nessuno.
Il dottore aveva portato lo youkai nella medicheria del reparto di rianimazione facendolo accomodare per poi sedersi al lato opposto della scrivania incrociando le mani sotto il mento. Quella posizione non prometteva nulla di buono e questo fece agitare lo youkai. L’agitazione si fece più forte quando il dottore cominciò a parlare.
- No Taisho mi dispiace ma non ho buone notizie. Sua moglie sembrava stesse reagendo bene ma improvvisamente le sue condizioni sono peggiorate, visionando gli esiti degli esami siamo giunti alla conclusione che sua moglie va operata d’urgenza però abbiamo bisogno del suo consenso.-
Il dottore aveva un’espressione sempre più cupa e questo fece agitare sempre di più lo youkai.
- Dottore prima di darle il mio consenso voglio sapere tutto nei minimi dettagli.-
Inu anche se era agitato aveva parlato in modo gelido senza alcuna emozione.
-Dalle radiografie è emerso che alcuni frammenti di ossa hanno danneggiato lievemente un polmone e anche un ventricolo al momento non sono pericolosi ma vanno tolti immediatamente prima che possano aggravare la situazione, ma non è questo che ci preoccupa.-
Il dottore fece una breve pausa prendendo una radiografia e mostrandola allo youkai indicando un punto preciso. La radiografia mostrava la figura di un cranio e Inu cominciò a pensare al peggio.
-Signor No Taisho purtroppo quello che ha aggravato la situazione è questa frattura del cranio. L’osso fortunatamente non si è staccato dal cranio altrimenti avrebbe sicuramente danneggiato il cervello ma nulla esclude che possa accadere da un momento all’altro anche con un semplice movimento. L’intervento consisterà nel mettere una protesi che tenga saldo l’osso permettendole di vivere una vita del tutto normale, l’intervento di per sé sarebbe semplice ma purtroppo il danneggiamento del polmone e del ventricolo potrebbero complicare la situazione scatenando una crisi respiratoria che potrebbe far collassare il cuore. No Taisho sarò diretto, sua moglie potrebbe non sopravvivere.-
Al suono di quella frase gli occhi di Inu cominciarono a gonfiarsi a causa delle lacrime che premevano per uscire ma Inu mantenne il controllo.
-Dottore quante sono le probabilità che mia moglie sopravviva?-
-Solo il 40%.-
Inu rimase shoccato, aveva capito che la situazione era critica ma non immaginava che lo fosse fino a quel punto.
-Se do il mio consenso, quando la opererete?-
-La paziente per il momento è stata immobilizzata ed è stabile, la sala operatoria si libererà domani pomeriggio.-
-Ho capito. Volevo chiederle se prima di darle il mio consenso fosse possibile parlare con mia moglie.-
Il dottore ci pensò un po’ ma poi diede il suo permesso raccomando di non far muovere la paziente, Inu annuì e dopo aver salutato il dottore si diresse immediatamente nella stanza dove si trovava sua moglie. Quando entrò la vide ancora intontita per via degli antidolorifici che le erano stati somministrati, ma appena vide suo marito, sorrise.
-Amore come ti senti?-
Inu cercò di mostrarsi il più tranquillo possibile anche se dentro di sé l’agitazione e la paura scalpitavano. Sakura, seppur fosse assonnata, era felice che suo marito fosse lì.
-Sono stata meglio.-
Disse sorridendo. Inu le accarezzò i capelli e cominciò a fare la sua ramanzina.
-Come ti è saltato in mente di andare in quel posto? Avresti dovuto sapere che avremmo fiutato il pericolo.-
Sakura non poteva dargli torto ma la preoccupazione in quel momento prevalse sulla ragione. Stava ripensando a quello che era successo quando le venne in mente una cosa.
-Inu dov’è nostro figlio? Come sta?-
Sakura era preoccupata per suo figlio perché poco prima che perdesse i sensi aveva sentito il suo odore, fortunatamente Sesshomaru non era stato coinvolto e Inu con un sorriso la rassicurò continuando a sfiorarle i capelli. Il suo tocco era a malapena percettibile perché temeva di farle male e di certo non voleva causarle altri problemi, ma Sakura quel tocco lo sentiva pienamente. La stanza fu illuminata da un flebile raggio di sole che era riuscito a farsi spazio tra le nubi nere che avevano sovrastato il cielo sin dalle prime luci dell’alba, mentre osservavano quello splendido spettacolo Inu inspirò profondamente per poi espirare rumorosamente questo fece capire alla youkai che suo marito aveva qualcosa da dirle.
-Inu cosa vuoi dirmi?-
Inu non sapeva da dove iniziare non era per niente semplice quello che doveva dirle e prima di iniziare a parlare inspirò nuovamente. Le disse tutto quello che gli aveva detto il dottore e ad ogni parola che suo marito le diceva, lei annuiva leggermente. Dopo aver finito di raccontarle tutto, Inu fece la sua domanda.
-Sakura cosa ne pensi? Io non ho dato nessun consenso non volevo decidere io per te quindi la scelta è solo tua io appoggerò tutto ciò che dirai.-
-Inu anche se le percentuali sono molto differenti la situazione non cambia perché se decido di sottopormi all’intervento ho il 40% di probabilità di sopravvivenza mentre se rifiuto ho il 60% ma mi dà più di uno 0% visto che per rendere possibile ciò dovrò rimanere immobile perché il minimo movimento potrebbe uccidermi e sinceramente questo per me è uguale alla morte. Inu abbiamo uno splendido bambino e io voglio godermi tutto quello che farà, voglio corrergli dietro, voglio accompagnarlo a scuola, voglio vedere la sua prima fidanzatina poi amore voglio vivere e godermi la vita con te e occuparmi della famiglia con le mie forze non voglio essere di certo un peso e perdermi tutte le bellezze della vita. Amore puoi dire al dottore che do il mio consenso per l’intervento. Tu che ne pensi?-
Sakura aveva parlato con tono deciso senza alcuna incertezza facendo capire a suo marito come realmente stavano i fatti infatti le parole di Sakura gli avevano fatto capire cosa realmente significava quel 60%, lui quel numero lo aveva pensato solo sul lato della sopravvivenza ma non aveva pensato minimamente ai sacrifici che quella percentuale comportava e per come era sua moglie costringerla a vivere come un paralitico sarebbe stato come ucciderla. Inu decise di darle la sua approvazione seppur il suo cuore avrebbe voluto dirle di no.
-Hai ragione mia cara non posso di certo condannarti a vivere come un paralitico, voglio confidare nella scienza, però ti darò la mia approvazione solo ad una condizione.-
-E sarebbe?-
-Devi promettermi che non mi abbandonerai e che lotterai per tornare da noi. Sai fuori c’è nostro figlio che insiste per vederti.-
Sakura non appena sentì che suo figlio era fuori si allarmò senza dubbio credeva che suo figlio fosse lì fuori da solo.
-Non preoccuparti, Sesshomaru non è da solo con lui ci sono Tomoe e Miketsukami.-
-Meno male credevo che lo avessi lasciato.
Disse tirando un sospiro di sollievo, Inu vedendola sorrise, era inutile qualunque fossero state le sue condizioni lei pensava solo ed esclusivamente alla sua famiglia. Avrebbe voluto abbracciarla ma il dottore era stato molto chiaro “ Sakura non andava spostata nemmeno di un millimetro” perciò dovette trattenersi, ora la priorità era lei, i suoi amici si sarebbero occupati momentaneamente del loro figlio.
-Allora Sakura accetti le mie condizioni?-
-Inu non c’è bisogno nemmeno di chiedermelo, se ho accettato di sottopormi all’intervento è proprio perché non ho intenzione di lasciare la mia famiglia, e poi se ti lasciassi badare da solo a nostro figlio non oso immaginare cosa combinerai, vai in panico anche quando bisticcia con Tomoe figuriamoci come reagirai in altre situazioni. Inu ritornando al discorso di prima, che ne dici di chiamare il dottore così potremo comunicargli la decisione per l’intervento.-
Sakura sorrise mentre il cuore di Inu perse un battito al solo sentire la parola “intervento” ma sua moglie aveva ragione dovevano mettere al corrente il dottore perciò premette il campanello e in pochi secondi il dottore fece il suo ingresso. La coppia diede il consenso per l’intervento e il dottore appuntò il tutto sulla cartella clinica di Sakura poi dopo si congedò affrettandosi a prenotare la sala operatoria per il giorno successivo. Quando il dottore chiuse la porta, a Sakura venne in mente una cosa molto importante.
-Inu devo chiederti una cosa importante.-
-Dimmi.-
-Hai detto che Sesshomaru è qui con Miketsukami e Tomoe.-
Inu fece sì con la testa mentre Sakura continuò a parlare fino ad arrivare alla questione principale.
-Inu per favore dì a Miketsukami di portare via nostro figlio e chiedigli se può occuparsi di lui, mi fido cecamente di Miketsukami e sono sicura che si troverà bene con Tomoe almeno lo distrarrà e se non sbaglio domani dovrebbe tornare anche Kurama quindi Sesshomaru sarà in ottima compagnia. Mi dispiace per Miketsukami perché quei tre quando sono insieme sono delle vere e proprie pesti ma purtroppo amore non c’è altra soluzione.-
Sakura era molto dispiaciuta di certo non voleva dare fastidio al loro amico ma purtroppo poteva chiedere solo a lui di occuparsi del loro bambino perché non avrebbe mai permesso che Sesshomaru rimanesse in quel luogo ancora per molto e poi sicuramente adesso era molto stanco e aveva assolutamente bisogno di riposarsi in fondo per quanto fosse forte era pur sempre un cucciolo di quattro anni, poco dopo lo fecero entrare. Sesshomaru corse vicino alla madre che lo mise al corrente della situazione usando ovviamente dei termini quanto più delicati, non aveva alcuna intenzione di turbare la mente del suo bambino poi dopo averlo rassicurato chiese a Miketsukami il favore di occuparsi di lui, ovviamente accettò e anche Sesshomaru accettò di restare a casa sua per qualche giorno, appena seppe ciò Tomoe fece i salti di gioia, lo faceva ogni volta che Sesshomaru o Kurama restavano a casa sua, anche se il motivo per cui doveva restare a casa sua non era bello. Gli adulti chiacchierarono ancora per un po’ ma poi visto l’orario, Miketsukami decise che era il momento di portare a casa i bambini. Nel tragitto si ricordò che non molto lontano da lì c’era un locale adatto ai bambini dove c’erano giochi di ogni tipo, decise di portarli lì nella speranza di impedire che Sesshomaru pensasse alle condizioni di sua madre e come aveva previsto i bambini si divertirono un mondo dimenticandosi di tutto. Dopo aver cenato tornarono a casa e quando fu il momento di scendere dall’auto, Miketsukami trovò i bambini riversi sul sedile, erano talmente stanchi che si erano addormentati quindi gli toccò portarli in braccio per tutta l’enorme scalinata del tempio. Dormivano così profondamente che non si accorsero di nulla infatti Miketsukami e sua moglie Ririchiyo li avevano messo il pigiama e poi sotto le coperte e nessuno dei due si era svegliato.
La notte sembrava non finire mai, almeno così era per Inu che vegliava costantemente su sua moglie temendo che le sue condizioni potessero cambiare da un momento all’altro inoltre la sua mente era assillata dai peggiori pensieri e per questo motivo gli fu praticamente impossibile chiudere occhio. Dopo tanta attesa la luna lasciò il posto ad un cielo illuminato dalla luce solare dove non c’era nemmeno l’ombra di una nuvola, Inu ammirò quello scenario e in cuor suo sperava che quel sole brillasse per sempre nelle loro vite. Quel giorno lui sarebbe rimasto da solo in quanto aveva chiesto a Miketsukami di non portare lì i bambini, probabilmente lo avrebbe raggiunto Misato ma non era sicuro che sarebbe arrivato quel pomeriggio perciò si preparò alla probabilità di restare da solo. Se la notte era passata lentamente, il giorno non fu tanto clemente infatti in un batter d’occhio era arrivato l’orario in cui i dottori portarono via sua moglie per sottoporla all’intervento. Quella scena per Inu fu orribile, quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che avrebbe visto sua moglie ma nonostante pensasse a ciò non poteva di certo salutarla con gli occhi pieni di lacrime perciò con molta fatica ricacciò indietro le lacrime costringendo le sue labbra a formare un falso sorriso ma che per Sakura fu più che rassicurante.
Misato era tornato in città ed era già al corrente della situazione dei No Taisho perciò decise di dirigersi direttamente a casa di Miketsukami così avrebbe lasciato lì suo figlio Kurama e avrebbe raggiunto immediatamente il suo amico in ospedale. Kurama appena seppe dove stavano andando si mise a saltare in auto perché aveva saputo che lì oltre a Tomoe avrebbe incontrato anche Sesshomaru, anche se si azzuffavano perennemente in quanto spesso diceva di essere superiore a loro perché lui era figlio di un noto cantante e un giorno anche lui avrebbe seguito le orme di suo padre e quindi lui sarebbe diventato famoso mentre i suoi amici sarebbero rimasti dei semplici cittadini, ma ovviamente lo diceva solo perché sapeva che questo li infastidiva ma dopo un po’ di tempo non ci credettero più perché avevano capito che, anche se lui fosse diventato famoso, loro sarebbero comunque rimasti degli ottimi amici e questa era una cosa che lui stesso aveva detto dopo che aveva fatto piangere Tomoe per la paura che lui davvero avrebbe abbandonato il gruppo in nome della carriera.
Erano finalmente arrivati al tempio di Inari, e Kurama in un secondo si volatilizzò sparendo dalla visuale del padre. Appena arrivato in cima alla scalinata suo padre lo sentì urlare a squarciagola.
-Tomoeeeeeeee, Sesshomaruuuuuuuuuuuuu, dove siete?-
Tomoe e Sesshomaru stavano giocando in camera, sebbene quest’ultimo non ne avesse voglia in quanto il suo pensiero andava costantemente a sua madre infatti più volte aveva pregato Miketsukami di portarlo in ospedale ma ogni volta la volpe gli rispondeva che finchè non fosse stato suo padre a chiamarli loro non sarebbero potuti andare, però quella chiamata sembrò non arrivare mai. I bambini erano presi dai loro giochi quando sentirono la voce di Kurama che li chiamava così non appena se ne accorsero raggiunsero velocemente il loro amico ma per velocemente loro non intendevano uscire dalle porte ma bensì quello di uscire dal primo buco che vedevano, in questo caso la finestra. Sebbene avessero poteri demoniaci, i loro genitori avevano categoricamente proibito di fare simili sciocchezze, infatti appena Miketsukami li vide corse per rimproverarli ma questa era una delle poche volte in cui nessuno gli dava ascolto. Appena raggiunsero Kurama, gli saltarono addosso gioendo per il ritorno del loro amico, nel frattempo anche Misato aveva raggiunto il suo amico e una volta salutatisi andarono a sedersi su una panchina posta sotto un enorme salice piangente.
-Allora Miketsukami hai saputo qualcosa?-
Misato mentre parlava aveva lo sguardo perso nel vuoto, sapeva benissimo come ci si sentiva in quelle situazioni in quanto tempo addietro anche lui era stato sul punto di perdere sua moglie Mirei. In quel periodo Misato e Mirei erano entrambi cantanti e di tanto in tanto si esibivano nelle discoteche, fu proprio durante una loro esibizione che Mirei aveva rischiato di perdere la vita per colpa di uno youkai che aveva alzato il gomito con l’alcool e sbadatamente con una sigaretta aveva scatenato un incendio all’interno dello stabile e fu dopo quell’incidente che Mirei aveva deciso di abbandonare la carriera di cantante per intraprendere quella da modella e dopo una lunga gavetta era stata presa da una delle più prestigiose aziende di modelle dell’intera Tokyo ossia la No Taisho/Soushi. Molti avevano pensato che era riuscita ad entrare in quell’azienda tramite raccomandazione ma chiunque la vedeva non poteva che ammettere che con o senza raccomandazione quella donna era fatta per fare la modella in quanto la sua bellezza e il suo fisico erano perfetti.
Misato era immerso nei suoi ricordi infatti Miketsukami dovette chiamarlo più volte per riportarlo alla realtà e una volta ottenuta la sua attenzione gli spiegò dettagliatamente la situazione che stava vivendo il loro amico. Quando Miketsukami finì di raccontargli il tutto si alzò e prima di andarsene si rivolse all’amico.
-Miketsukami devo chiederti un favore.-
-Dimmi.-
Miketsukami già immaginava cosa volesse dirgli.
-Ti dispiace se lascio qui Kurama? So che sarà un gran casino ma vorrei raggiungere Inu, non mi va di lasciarlo solo in un momento del genere e di certo non posso portare mio figlio con me.-
Misato sapeva che Miketsukami non gli avrebbe negato una simile cosa anche perché quella non sarebbe stata la prima volta che lasciava lì Kurama infatti quando lui era impegnato con i tour e sua moglie con le sfilate di moda il bambino rimaneva o con Inu o con lui.
-Ovvio che puoi lasciarlo e poi questa volta  qui c’è anche Sesshomaru-
- E’ questo il problema. Kurama ne combina di tutti i colori quando è con Tomoe figuriamoci cosa combinerà adesso che con lui c’è anche Sesshomaru. Sicuro che questo non ti peserà?-
- Ma che dici, anzi è un bene che ci sia anche Kurama così sia lui che mio figlio potranno distrarre Sesshomaru, sai quel bambino mi preoccupa temo che questa situazione lo cambierà qualunque sia l’esito dell’intervento.-
- Dai chi dice che sarà così?-
Miketsukami sospirò e raccontò delle reazioni che aveva avuto Sesshomaru sia sul luogo dell’incidente e sia in ospedale, dopo aver sentito ciò Misato dovette convenire con l’amico ma comunque era ancora presto per saperlo. Stavano ancora parlando quando la voce assordante di Kurama si fece sentire. Kurama stava correndo da suo padre ed era seguito a ruota da Sesshomaru e Tomoe che lo guardavano con sguardo omicida.
-Papà, papà guarda cos’ho preso.-
Misato si aspettava di trovare dei fiori nella mano del figlio e che i suoi amici erano dietro di lui per prenderlo in giro per averli raccolti, ma quando Kurama aprì la mano Misato si passò una mano sul viso vedendo cosa suo figlio stava mostrando con orgoglio.
-Kurama sbaglio o quelli che hai in mano sono peli?-
-Sì per la precisione sono peli di cane e di volpe. Indovina quali sono quelli di volpe?-
- Mi dici perché lo hai fatto?-
-Prima stavamo giocando a nascondino e io li avevo trovati tutti e due ma loro hanno detto che non era vero così all’altro turno ho preso i loro peli come prova.-
Misato sospirò e guardò afflitto i presenti, purtroppo Kurama era dannatamente intelligente proprio come i suoi amici infatti quale altro bambino di quattro anni avrebbe pensato di procurarsi delle prove solo per non essere imbrogliato, ma ciò non giustificava quello che aveva fatto infatti Misato stava per rimproverarlo ma Miketsukami lo precedette.
-Va bene bambini adesso prendetevi la mano e chiedetevi scusa.-
Tomoe guardava interrogativo suo padre non capiva perché anche lui avrebbe dovuto chiedere scusa, ci pensò Sesshomaru a chiederlo.
-Perché? Kurama ci ha tirato i peli.-
Miketsukami li guardò sorridendo e con molta calma diede una spiegazione.
-Allora tutti dovete chiedervi scusa perché tu e Tomoe avete imbrogliato Kurama mentre Kurama perché vi ha tirato i peli anche se un po’ la sua azione è giustificabile. Come spiegazione vi va bene?-
I bambini annuirono e dandosi la mano fecero pace, dopo il piccolo siparietto Misato salutò il suo amico e si affrettò a raggiungere Inu in ospedale. Arrivato lì, Misato trovò il suo amico seduto vicino alla porta della sala operatoria, quando Inu si accorse della sua presenza fu felice di vederlo.
-Misato sono felice che tu sia qui anche se mi dispiace averti creato fastidi.-
-Ma che sciocchezze dici per un amico questo ed altro. Hai saputo qualcosa di tua moglie?-
-No dicono che non vogliono pronunciarsi e ogni maledetto dottore che esce da quella sala mi dice la stessa cosa.-
Misato per tranquillizzarlo gli aveva messo una mano sulla spalla e aveva assunto un’espressione quanto più rassicurante accennando anche un lieve sorriso.
-Forza Inu confida nella bravura di questi dottori sai benissimo che anche mia moglie quando successe quell’incidente in discoteca è stata operata proprio qui, e adesso sai benissimo come sta.-
-Sì hai ragione, Mirei si è ripresa alla grande basta vederla sul lavoro è impeccabile ed è la più brava modella che l’azienda abbia mai avuto.-
-Visto, perché con tua moglie dovrebbe essere diverso? Anche lei si riprenderà alla grande e continuerà a lavorare come se non fosse successo niente, anche se non mi spiego dove prenda tutta quella pazienza visto che Kurama, Tomoe e Sesshomaru quando stanno insieme valgono per cento. Perciò Inu sai benissimo che Sakura non è una che si arrende facilmente e sono sicuro che lotterà per sopravvivere soprattutto per la sua famiglia.-
Misato continuò a parlare per distrarre il suo amico anche se di tanto in tanto lanciavano uno sguardo verso la sala operatoria attendendo con ansia che la luce posta sopra la porta da rossa diventasse verde, passarono quattro ore prima che ciò accadesse. Sia Inu che Misato appena videro la luce verde interruppero la loro conversazione e si misero immediatamente dietro la porta della sala operatoria attendendo con ansia l’uscita di un dottore sperando che questo portasse buone notizie. Finalmente dopo qualche minuto davanti ai loro occhi si parò l’immagine di un dottore, sebbene Inu avesse atteso con ansia la sua uscita, quando lo vide gli venne un tuffo al cuore perché non sapeva cosa gli avrebbe detto, in fondo non aveva nessuna certezza che fossero buone notizie, a rendere la cosa ancora più inquietante fu un improvviso calo di tensione, per lui quella sembrava la scena di un film horror. Ci volle un po’ prima che Inu scorgesse il sorriso dipinto sulle labbra del dottore e non appena se ne accorse il suo cuore riprese il suo battito regolare, aveva dato per scontato che ciò fosse segno di buone notizie ma appena il dottore parlò dovette ricredersi.
-Signor No Taisho non so come dirglielo.-
Il dottore parlava con molta calma inoltre aveva ancora il sorriso stampato sulla faccia, ciò scatenò un moto di rabbia all’interno di Inu perché non si spiegava cosa ci fosse da ridere se gli stava per comunicare la cosa più orribile che le sue orecchie avrebbero sentito, ma si calmò non appena sentì il seguito del discorso del dottore.
-Non sappiamo come, ma quando abbiamo fatto l’ultima radiografia cranica per rilevare l’esatto punto della frattura abbiamo notato una cosa strana e quindi per essere sicuri abbiamo paragonato questa radiografia con quella che abbiamo fatto quando sua moglie è giunta in ospedale e abbiamo avuto la certezza di ciò che pensavamo, signor No Taisho inspiegabilmente la frattura si sta ricomponendo da sola quindi non è stato necessario intervenire su quel punto, in tanti anni di carriera non ho mai visto una cosa del genere dunque abbiamo rimosso solo le schegge che si trovavano nell’addome. Signor No Taisho adesso può tirare un sospiro di sollievo perché l’intervento ha avuto successo e sua moglie si riprenderà al 100%.-
Il dottore stava ancora sorridendo quando si congedò per rientrare nuovamente nella sala operatoria, Misato dovette far sedere Inu perché dopo aver ricevuto la notizia aveva iniziato a barcollare, ciò non era dovuto solo al fatto che l’intervento fosse andato bene ma era dovuto anche al fatto che adesso finalmente il suo corpo aveva allentato la tensione, anche Misato era felice perciò corse a telefonare Miketsukami che attendeva notizie, sebbene fosse rimasto a casa a badare ai bambini anche lui era in pensiero e attendeva con ansia la chiamata del suo amico, infatti rispose al primo squillo.
-Pronto Misato allora com’è andata?-
Miketsukami parlò velocemente senza prendere fiato e questo fece sorridere il suo amico che già immaginava la faccia che stava facendo dunque con il suo solito tono allegro si affrettò a rispondere alla domanda.
-Ehi amico stai calmo e prendi fiato, adesso possiamo stare tranquilli l’intervento è andato benissimo dopo ti racconterò tutto per filo e per segno, adesso stanno portando Sakura in terapia intensiva ed Inu è con lei, vado a salutare così vengo a darti il cambio con le tre pesti, spero che mio figlio non stia combinando altri guai a volte non so come comportarmi con lui.-
Misato aveva pronunciato l’ultima frase con tono sconsolato.
- Ehi Misato non preoccuparti anche mio figlio e Sesshomaru non sono di certo degli angeli ma in fondo sono solo dei bambini lasciamoli crescere come tali sono certo che in futuro saranno molto più maturi, comunque per il momento non c’è da preoccuparsi perché stanno dormendo anche se per Sesshomaru è stato un po’ difficile ma era talmente sfinito che ha finito con l’addormentarsi anche lui.-
Entrambi erano preoccupati per Sesshomaru anche perché in due giorni era cambiato anche se di poco, era vero che non era mai stato un tipo di molte parole ma era stato sempre un bambino molto solare che con uno sguardo riusciva a confortarti anche in casi critici mentre adesso i suoi occhi erano freddi privi di qualsiasi espressione e anche se rideva il suo sguardo non rispecchia affatto la sua allegria e questo stava spaventando un po’ tutti ma avrebbero cercato di risolvere la situazione non appena tutto si fosse stabilizzato.
Dopo la breve pausa di riflessione i due continuarono a parlare.
-Meno male che si sono addormentati comunque tra qualche minuto sono lì da te.-
Dopo aver chiuso la chiamata Misato si diresse verso la stanza dove si trovava Sakura e, non appena arrivò, trovò Inu seduto fuori nel corridoio così anche lui si sedette vicino.
-Inu perché sei seduto qui, non sarà mica successo qualcosa?-
Misato era preoccupato ma questa volta fu Inu a rassicurarlo.
-No, non preoccuparti va tutto bene i dottori mi hanno fatto uscire perché devono controllare che tutto sia regolare hanno detto che è una prassi post-operatoria. Bhe vuol dire che ne approfitterò per chiamare Miketsukami e sapere come sta mio figlio.-
-Non ce n’è bisogno ho già chiesto io, e mi ha detto che adesso tutti e tre stanno dormendo quindi puoi stare tranquillo, comunque tra un po’ lo raggiungo così gli do il cambio, anche lui era molto preoccupato e sono sicuro che farlo venire qui sia il modo migliore per tranquillizzarlo sai benissimo come si comporta quando è agitato.-
-Sì ed hai perfettamente ragione.-
I due al pensiero di come reagiva il loro amico quando era agitato si misero a ridere, infatti Miketsukami quando era agitato muoveva freneticamente le nove code provocando anche delle piccole raffiche di vento e se ciò succedeva quando si trovava all’interno di una stanza la metteva sottosopra infatti non era raro che i documenti nel suo ufficio fossero sparsi ovunque soprattutto quando si trovava in prossimità delle sfilate.
Dopo il momento di ilarità Inu si scusò con il suo amico per i problemi che li stava causando ma Misato non la pensava affatto così infatti dopo avergli messo una mano sulla spalla assunse il suo solito tono allegro che usava soprattutto quando si rivolgeva ai suoi fans, in fondo lui amava cantare e la loro presenza non poteva che rallegrarlo. Cantare per lui era tutta la sua vita ma non aveva mai anteposto ciò alla sua famiglia perché lui senza di essa non aveva ragione di esistere, ma a volte i suoi tour lo allontanavano da essa perciò quando questi coincidevano con le sfilate di sua moglie era costretto a lasciare Kurama dai suoi amici e nessuno di loro aveva mai osato lamentarsi dunque non vedeva perché proprio lui avrebbe dovuto farlo.
-Inu ma che scemenze dici, per noi occuparci di Sesshomaru è un piacere anche se è un bambino vivace sicuramente è più calmo di Tomoe e Kurama, e come ha detto Miketsukami sono solo bambini perciò non farti alcun problema per questo. E poi hai per caso dimenticato che anche io e Mirei quando siamo entrambi occupati con il lavoro lasciamo da voi nostro figlio? Quindi perché adesso dovrebbe essere diverso se Sesshomaru resta da noi, e poi sai quanto siano felici i nostri figli quando passano molto tempo tra di loro, dunque non farti nessun problema e per adesso concentrati solo su tua moglie, al resto pensiamo noi.-
Le parole di Misato lo avevano molto rincuorato e soprattutto gli avevano fatto capire quanto loro fossero preziosi per lui.
-Bene adesso che abbiamo chiarito io vado da Miketsukami così lui potrà venire qui.-
-Misato se Miketsukami non può  venire non fa niente, credo che adesso sia stanco visto che oggi ha dovuto badare da solo sia ai nostri figli che al tempio.-
Misato sospirò, per quanto voleva fargli capire che per loro non c’era alcun problema a badare a suo figlio lui non voleva proprio ficcassero in testa.
-Inu ci rinuncio perché con te è una battaglia persa perciò non ti rispondo nemmeno. Ok ci sentiamo domani, se per te va bene o io o Miketsukami vorremo portare qui Sesshomaru.-
-Va bene domani vi farò sapere, mi raccomando se Sesshomaru dovesse comportarsi male non fatevi alcun problema a rimproverarlo.-
Misato si mise a ridere e mentre lo faceva rispose all’amico.
-Dimmi Inu quando mai ci siamo fatti il problema di sgridare i figli altrui? Direi mai, l’importante è non picchiarli a sangue perché lì non rispondo di me.-
Misato nel dire le ultime parole aveva assunto uno sguardo omicida perché nessuno doveva osare alzare un solo dito su suo figlio in quanto nemmeno lui lo faceva. Ma il suo sguardo invece che incutere timore fece scoppiare Inu in una fragorosa risata che inevitabilmente contagiò anche il suo amico.
Misato salutò il suo amico ed uscì dall’ospedale, nel frattempo i dottori erano usciti dalla stanza e avevano dato ad Inu il permesso di entrare appena fu dentro si sedette accanto a sua moglie accarezzandole delicatamente la mano.
-Sakura lo sai che mi hai fatto perdere cento anni di vita? Non fare mai più una cosa del genere.-
Quello che Inu aveva detto poteva sembrare un rimprovero ma il tono scherzoso che aveva usato diceva ben altro, Sakura ormai conosceva alla perfezione il suo youkai perciò decise di reggere la commedia.
- Inu se ti ho fatto perdere cento anni di vita, come mai sei ancora qui? Non avrai rubato i miei?-
Inu la guardò con stupore sia perché nelle sue condizioni riusciva a scherzare e sia perché quella era una vera e propria freddura.
-Sakura se fai un’altra battuta del genere qui rischiamo di morire assiderati. Comunque a parte gli scherzi come ti senti?-
-Se devo essere sincera mi sento come qualcuno che si è appena ripreso da una sbornia ma a parte questo mi sento benissimo. I dottori mi hanno spiegato come sono andate le cose e adesso sono felice di aver deciso di sottopormi all’intervento così una volta guarita potrò ritornare alla vita di sempre, anche se mi hanno detto che per avere la completa guarigione ci vorrà minimo un mese ma varrà la pena aspettare sapendo che dopo non avrò più nessun problema. Mi hanno anche detto che in questo periodo non dovrò sforzarmi e che dovrò alzarmi dal letto il meno possibile però a dire il vero questo sarà piuttosto difficile visto che c’è un bambino da accudire e una casa a cui badare.-
Inu sospirò, per l’ennesima volta sua moglie stava anteponendo la sua famiglia alla sua salute, però cercò ugualmente di sdrammatizzare la cosa.
-Cara e io non sono uno da accudire? Va bene pensare Sesshomaru prima di me ma addirittura a pensare prima alla casa è una cosa inaudita, vedi che me la prendo.-
Disse mettendo un finto broncio e questo fece sorridere Sakura anche se avrebbe voluto ridere però l’intervento non le permetteva di espandere completamente il torace.
-Inu tu sei grande ormai, invece il nostro cucciolo è ancora piccolo e la casa non si pulisce di certo da sola.-
-Hai ragione ma comunque non posso permetterti di sforzarti e per impedirtelo mi è venuta in mente un’idea.-
-Oh oh se ti viene in mente qualcosa siamo nei guai.-
-Spiritosa, comunque non scherzo potremmo chiedere a mia cognata di trasferirsi momentaneamente a casa nostra così potrà darti una mano quando io sarò al lavoro.-
Sakura spalancò gli occhi non sapeva se suo marito stesse scherzando o stesse dicendo sul serio.
-Inu ma hai battuto la testa? Se non hai un’altra cognata nascosta te lo scordi che io faccia entrare Izayoi in casa mia. E poi secondo te quella sa cosa significa aiutare qualcuno o come si pulisca una casa? Sarebbe capace di ridurre nostro figlio come un barbone mandandolo in giro per un mese con gli stessi vestiti. Mi dispiace ma preferisco rimanere da sola.-
Sakura non stava affatto scherzando e l’espressione dura del suo viso confermava ciò che aveva detto, Inu sospirò perché sapeva che quando Sakura parlava in quel modo non c’era modo di farle cambiare idea ma volle lo stesso fare un tentativo.
-Ma Sakura sono sicuro che non si rifiuterà di aiutarci.-
-Inu ti ho detto di no, quella donna non metterà mai più piede in casa mia e questo anche tuo fratello Shin lo sa.-
Shin e Inu erano figli di madre diversa in quanto Shin era nato dalla seconda moglie di suo padre ma questo per entrambi non era rilevante perché loro si ritenevano fratelli a tutti gli effetti.
Shin gestiva la casa discografica dove lavorava Misato ed era grazie a sua moglie che aveva conosciuto Izayoi. Shin aveva sentito che la moglie di Misato voleva provare ad intraprendere la carriera di modella così le aveva proposto di provare nell’azienda di suo fratello ovviamente lui ci avrebbe messo una buona parola anche se la bellezza della ragazza non ne aveva bisogno infatti era alta, snella con le curve al punto giusto, gli occhi erano di un grigio scuro e con i capelli rossi creavano un contrasto unico ed era per questo che anche Shin era convinto che quella ragazza fosse fatta per fare la modella e farla assumere nell’azienda di suo fratello era un’ottima opportunità. Fu proprio in occasione di quel provino che Shin scorse l’esile figura di Izayoi, per lui fu amore a prima vista. Qualche giorno dopo aveva chiesto a suo fratello di presentargliela ovviamente accettò e dopo essersi conosciuti Izayoi accettò di buon grado di uscire con Shin, e dopo un paio di incontri si misero insieme per poi sposarsi anche se Izayoi aveva accettato con molta riluttanza e prima di accettare aveva messo in chiaro di non volere figli perché questo avrebbe potuto rovinare la sua carriera di modella, Shin per amore aveva accettato ma Inu non era d’accordo e aveva cercato di metterlo in guardia in quanto a lui, caratterialmente, Izayoi non era mai piaciuta però il suo fisico per gli standard dell’azienda era sufficiente infatti inizialmente lei sfilava solo se qualche modella di punta non era disponibile. Shin non volle sentire ragione e la sposò senza sapere che ciò gli sarebbe costato caro.
Era il compleanno di Sesshomaru, Sakura aveva deciso di organizzare una piccola festa con tutti gli amici e ovviamente anche Shin e Izayoi erano stati invitati. I bambini stavano giocando e c’erano grida da ogni parte, gli uomini si erano appartati parlando di sport e le donne erano comodamente sedute sul divano di pelle e stavano parlando di cucina e alimentazione soprattutto per quanto riguardava i bambini fu in quel momento che Sakura chiese ad Izayoi quando aveva intenzione di averne uno ma la sua risposta avrebbe costretto le altre donne a diffidare da una come lei. Izayoi alla domanda di Sakura aveva risposto con molta naturalezza dicendo che non aveva nessuna intenzione di avere figli perché averne uno avrebbe rischiato di rovinare la sua carriera di modella e poi non aveva nessun interesse nel circondarsi di bambini capricciosi che chiedevano aiuto per ogni minima cosa, per non parlare di quando si fossero ammalati o si fossero sbucciati un ginocchio e siccome non voleva sentire i continui lamenti dei bambini non aveva intenzione di averne uno. Le ragazze la guardarono sconcertate, per loro avere i loro figli era stata la cosa più bella che potesse capitarle. Finora le parole di Izayoi le avevano solo fatte rimanere di sasso ma quello che fece dopo, le fece infuriare costringendo Sakura a cacciarla via. Dopo aver espresso il suo punto di vista Izayoi aveva puntato il dito contro i bambini e per dimostrare che aveva ragione sul fatto che i bambini frignassero per ogni minima cosa, aveva pizzicato la guancia del povero Kurama che si era messo a piangere per il dolore. Mirei dopo aver visto la guancia rossa di suo figlio diede uno schiaffo a chi aveva osato toccare il suo bambino per poi prenderlo in braccio e inoltre le aveva fatto notare che nonostante lei avesse messo al mondo un bambino, continuava a fare la modella anzi era la modella di punta della No Taisho/Soushi. Izayoi stava per rispondere allo schiaffo ricevuto e fu in quel momento che Sakura l’aveva sbattuta fuori, Shin aveva visto la scena e dopo essersi scusato sia con Mirei che con Misato, raggiunse sua moglie, e fu da quel giorno che nessuno considerò Izayoi.
Ed era per questo motivo che Sakura adesso preferiva rimanere sola piuttosto che mettersi in casa una donna come Izayoi, e Inu doveva ammettere che i motivi di sua moglie erano più che validi ma in quel momento lei aveva bisogno di aiuto e l’unica a cui potevano chiederlo era proprio Izayoi, cercò di farglielo capire ma non c’era niente da fare.
-Inu per favore ti ho detto di no, non permetterò a nessuno di alzare un solo dito su mio figlio non ho di certo dimenticato quello che ha detto quella volta e soprattutto non ho dimenticato quello che ha fatto a Kurama. Chiederò a Mirei di darmi una mano ogni tanto e poi un mese passa in fretta, però se le chiedo questo favore promettimi che non la farai lavorare troppo.-
Inu sospirò e accettò la proposta di sua moglie, poco dopo furono interrotti dal rumore della porta che si apriva.
-E’ permesso?-
Da dietro la porta fece capolino la testa di Miketsukami che stava entrando con molta delicatezza, Sakura appena lo vide fu al settimo cielo forse adesso era più felice di vedere lui piuttosto che suo marito.
-Miketsukami sei arrivato giusto in tempo.-
Sakura gli indicò la sedia affinché si sedesse accanto a lei.
-Non immaginavo che mi aspettassi con tanta impazienza. Non dirmi che il tuo caro cagnolino ti ha fatto arrabbiare?-
Miketsukami usò un tono canzonatorio e sghignazzava rivolgendosi all’amico che adesso lo stava guardando con sguardo omicida. Sakura riprese velocemente a parlare perché quello che voleva chiedere al suo amico non poteva aspettare.
-Inu se hai finito di trucidarlo con quegli occhi malefici, vorrei chiedergli un paio di cose.-
Inu distolse lo sguardo dal suo amico per poi chinare il capo colpevole, Miketsukami nel frattempo si stava preparando mentalmente a subire il terzo grado dalla youkai, e la voce di Sakura lo fece trasalire.
-Allora Miketsukami come sta il mio piccolo? Si è comportato bene? Non ha dato fastidio? Non si è fatto male? Non….-
Sakura stava parlando a raffica e i presenti arrivati ad un certo punto non riuscivano più a capire cosa stesse dicendo.
-Sakura calmati, Sesshomaru sta benissimo e non ha dato per niente fastidio anzi adesso sta dormendo beato insieme a Tomoe e Kurama, perciò non preoccuparti e pensa a guarire, a tuo figlio ci penseremo io e Misato.-
Miketsukami aveva risposto con molta tranquillità in fondo quello che aveva detto era la pura e semplice verità ma questo non bastò a tranquillizzare la youkai anzi non appena sentì con chi era suo figlio strabuzzò gli occhi perché ormai era risaputo che quando quei tre stavano insieme erano davvero ingestibili, Miketsukami intuì ciò che stava pensando e dopo averle sorriso provvide a tranquillizzarla.
-Non preoccuparti hanno solo giocato stranamente questa volta sono stati un pochino tranquilli.-
Ciò rassicurò momentaneamente la youkai perché il fatto che si fossero comportati bene quel giorno non significava che lo avrebbero fatto anche i successivi.
-Inu dopo vai a prendere Sesshomaru e portalo a casa se mi dovesse servire qualcosa ti chiamo.-
-Ma Sakura non puoi chiedermi di lasciarti sola in un momento così delicato.-
-Inu non possiamo lasciare lì Sesshomaru perché il fatto che sia stato tranquillo oggi non significa che lo sarà sempre, e sai alla perfezione che quei tre non possono stare troppo tempo insieme e poi Miketsukami avrà sicuramente altro a cui pensare.-
Miketsukami ascoltava basito la conversazione ed era anche un po’ seccato perché stavano parlando dei suoi impegni senza chiedergli il parere. Fece un colpo di tosse per attirare l’attenzione della coppia.
-Ehm scusate ma non vi viene in mente di chiedere prima un mio parere?-
Miketsukami alternava lo sguardo tra i due youkai e poco dopo riprese l’argomento.
-Sakura finchè non ti dimetteranno non ti restituirò tuo figlio. Sesshomaru è un bambino intelligente e sa come comportarsi fuori casa e poi entrambi sapete che Tomoe è felice quando ci sono i suoi due amici, come sapete a casa non ha nessuno e spesso sia io che mia moglie siamo impegnati con il lavoro e di questo Tomoe ne risente tantissimo, noi cerchiamo di non farlo sentire eccessivamente solo ma purtroppo non sempre ci riusciamo infatti non fa altro che chiederci un fratellino ma per il momento non possiamo, solo quando ci sono Sesshomaru e Kurama riesce ad essere felice quindi Sesshomaru non è affatto un peso per noi anzi sarà un’ottima compagnia per mio figlio e poi finchè non si stabilizza il tutto anche Kurama si trasferirà momentaneamente a casa mia ma comunque sarà poco il tempo che rimarranno in casa visto che lunedì torneranno all’asilo. Ah a proposito di asilo oggi mi ha telefonato Nanami e voleva sapere come stavi, le ho detto che stavi bene ma che per un po’ di tempo non saresti andata all’asilo. Quella bambina è davvero una dea proprio come suo padre, non capisco perché mio figlio sia sempre scontroso con lei.-
Nanami andava nello stesso asilo dove insegnava Sakura, era sempre stata una bambina dolce e ben educata, proveniva da una famiglia molto rispettata sua madre era una sacerdotessa mentre suo padre era il dio della terra e come aveva mostrato, Nanami aveva ereditato i poteri di suo padre. Provava una sorta di ammirazione nei confronti di Tomoe anche se molti non capivano cosa le piacesse di quel bambino visto che ogni volta che si incontravano lui la trattava sempre male ma lei con educazione salutava e tornava nella sua classe. Una volta Miketsukami le chiese cosa le piacesse di Tomoe e lei aveva risposto che oltre a piacergli le sue orecchie le piaceva anche la sua parte gentile che con molta bravura lui teneva nascosto, Miketsukami rimase colpito dalle parole della bambina perché anche se era molto piccola era riuscita lo stesso a vedere oltre le apparenze però Nanami quando si infuriava perdeva la sua calma diventando davvero spaventosa e questo Tomoe lo aveva provato sulla sua pelle infatti una volta Nanami aveva usato un talismano per punirlo e fu da allora che si capì che lei aveva ereditato i poteri del padre e a confermare ancora di più la cosa fu che contro di lei i poteri degli youkai non avevano effetto, dunque Nanami come sapeva essere gentile sapeva essere anche molto vendicativa ma agli adulti non diceva mai una parola fuori posto ed era proprio per questo motivo che era ben voluta da tutti inoltre aveva una qualità fuori dal comune, riusciva a far riappacificare persone che da tempo non si parlavano e aveva contribuito alla formazione di una giovane coppia che da poco era convolata a nozze. Molti pensarono che fosse solo una coincidenza ma dovettero ricredersi perché quello non fu un caso isolato.
Sakura era molto fiera di quella bambina sebbene non facesse preferenze tra i suoi alunni, lei era la sua preferita e il fatto che adesso si fosse preoccupata per lei la rendeva ancora più speciale.
-Hai proprio ragione quella bambina è un angelo, comunque hai fatto bene a dirle che sto bene non voglio turbarla visto che è una bambina molto sensibile. Ringraziala da parte mia.-
-Va bene però secondo me dovresti chiamarla quando ti sarai ripresa.-
Sakura annuì.
-Mi dirai che sono ripetitiva, ma ti ringrazio per quello che stai facendo.-
Miketsukami questa volta non rispose ma si limitò a sfoggiare il suo sorriso migliore che aveva la capacità di rassicurare anche la persona più insicura, sperava tanto che funzionasse anche con lei così non avrebbe dovuto più ripetere le stesse cose perché lei non gliele avrebbe più chieste. La cosa sembrò funzionare e così lo youkai-ka riprese a parlare.
-Inu ho un’idea, perché non ti trasferisci al mio tempio almeno finchè non dimetteranno Sakura.-
Miketsukami aspettava la risposta del suo amico ma prima che questo potesse rispondere lui aveva già ricominciato a parlare.
-Anzi ho un’idea migliore. Che ne dite di trasferirvi entrambi al tempio? Sicuramente tu avrai bisogno di aiuto e credo che per il momento tu non possa fare sforzi eccessivi e poi anche se ci occuperemo noi di tuo figlio tu potrai sempre controllarlo. Allora che ne pensate?-
Inu guardò sua moglie e prima che lei potesse ribattere, diede la sua risposta.
-E’ un’ottima idea così almeno anche io starò più tranquillo.-
Sakura non appena udì le parole del marito, cominciò a guardarlo con lo stesso sguardo assassino che poco prima Inu aveva riservato al loro amico. Inu sospirò pensando alla ramanzina che gli avrebbe fatto sua moglie ma purtroppo non c’era altra soluzione e questa volta lui non aveva alcuna intenzione di cambiare idea come era successo prima quando aveva proposto di chiedere aiuto ad Izayoi inoltre non poteva lamentarsi della compagnia che avrebbe avuto perché i loro amici si sarebbero davvero occupati della sua famiglia.
-Allora è deciso, verrete a stare a casa mia. Ok appena torno a casa vi farò preparare la stanza per gli ospiti così Inu potrà cominciare a sistemare le vostre cose.-
Improvvisamente Miketsukami guardò l’orologio e strabuzzò gli occhi, questo fece preoccupare i suoi amici.
-Miketsukami cos’è successo?-
-Niente non mi ero reso conto che fosse così tardi, sarà meglio che vada avevo promesso a Misato che sarei tornato presto così lui sarebbe potuto tornare a casa sua per riposarsi visto che domani pomeriggio deve fare un concerto di beneficenza per l’orfanotrofio.-
-Sei il solito dimentichi sempre tutto e sei ancora giovane figuriamoci quando invecchierai.-
Sakura lo aveva rimproverato per questa dimenticanza soprattutto perché sapeva quanto fosse faticosa la carriera di Misato, di certo non era una passeggiata cantare per tre/quattro ore di fila, senza contare l’assalto dei fan che era costretto a subire alla fine di ogni concerto però questo non pesava affatto al cantante anzi la visione di tutti quei fan lo ripagava per ogni singola fatica.
Miketsukami dopo aver salutato i suoi amici corse a casa e si stupì nel vedere che i bambini stavano ancora dormendo, così dopo aver aggiornato il suo amico, lo salutò dandogli un in bocca al lupo per il concerto dell’indomani. Misato diede un piccolo bacio a suo figlio e ringraziò Miketsukami per aver accettato di occuparsi del suo piccolo Kurama.
Verso il tardi Miketsukami svegliò i bambini per farli cenare ma quando tutti furono a tavola notò subito l’assenza di Sesshomaru.
-Tomoe dov’è Sesshomaru?-
Miketsukami mentre parlava con suo figlio continuava a cucinare agitando lievemente le code.
-Non lo so, poco prima era con noi forse sarà andato in bagno. Andiamo a vedere.-
Tomoe e Kurama tornarono al piano di sopra per vedere dove fosse finito il loro amico e, quando lo trovarono, rimasero bloccati sull’ingresso della camera degli ospiti, Kurama fu il primo a farsi avanti.
-Sesshomaru che fai qui? La cena è pronta andiamo io sto morendo di fame.-
Kurama lo stava scuotendo affinché si muovesse ma niente da fare Sesshomaru non mosse un passo e con lo sguardo fisso sul letto si rivolse all’amico.
-Io non ho fame, resto qui andatevene e lasciatemi da solo.-
Il suo tono era inespressivo e questo spaventò Tomoe a cui vennero in mente gli eventi accaduti il giorno prima, sicuramente temeva di perdere per sempre uno dei suoi migliori amici, non ce la faceva più a restare lì perciò corse immediatamente da suo padre che vedendolo in lacrime pensò all’ennesimo litigio tra i bambini.
-Tomoe cosa avete combinato?-
Tomoe continuava a singhiozzare, nemmeno le parole del padre riuscivano a calmarlo alchè Miketsukami capì che quello che era successo di sopra non era una cosa da poco soprattutto perché suo figlio non piangeva quasi mai in quel modo, tutto al più frignava ma era una cosa di poca durata, l’unica volta che aveva pianto così era quando Kurama gli aveva detto che una volta cresciuto sarebbe diventato un cantante famoso e quindi con loro non ci sarebbe più rimasto perché sarebbero state delle persone comuni, ovviamente Kurama non diceva sul serio ma quella cosa scosse così tanto il piccolo youkai-ka che pianse per tutto il giorno. Miketsukami ripensando a quell’episodio pensò che fosse successa di nuovo una cosa simile.
-Allora Tomoe mi dici cosa ti prende?-
Tomoe tra un singhiozzo e l’altra riuscì a rispondere.
-Papà, Sesshomaru è strano non parla come al solito, forse non ci vuole più come amici.-
Ora Miketsukami aveva finalmente capito cosa aveva scosso suo figlio inoltre aveva capito anche cosa stava succedendo a Sesshomaru, purtroppo gli ultimi eventi lo avevano così traumatizzato che adesso stava iniziando a prendere le distanze da tutti evidentemente temeva di soffrire ancora se qualche altra persona a lui cara si fosse trovata in una situazione del genere e adesso per proteggersi stava costruendo una specie di muro che gli avrebbe evitato di affezionarsi ad altri ma purtroppo così facendo stava anche allontanando le persone più care e questo solo uno sensibile come Tomoe poteva capirlo.
-Ok Tomoe adesso calmati vado io a parlare con Sesshomaru, vai a sederti a tavola la cena è pronta ora faccio scendere Kurama così iniziate a mangiare, si è fatto piuttosto tardi.-
-Va bene papà. Ti prego fai venire anche Sesshomaru.-
Miketsukami sorrise annuì con il capo, dentro di sé sperava che suo figlio non cambiasse mai, a lui piaceva molto quel lato sensibile del suo carattere anche se lo teneva nascosto agli occhi di tutti infatti questa parte di lui la conoscevano solo gli amici più stretti e la piccola Nanami. Anche se Tomoe la trattava spesso male, Miketsukami non sapeva perché ma secondo lui quella bambina sarebbe diventata qualcosa di più per suo figlio, nel frattempo era giunto al piano di sopra e aveva fatto scendere Kurama affinché raggiungesse il suo amico mentre lui prese in braccio Sesshomaru e si sedette sul letto.
-Sesshomaru allora mi dici cosa ti prende?-
Miketsukami si era rivolto al bambino come se fosse suo figlio in fondo adesso che Inu non c’era lui faceva le sue veci.
-Niente volevo stare da solo.-
Rispose secco il piccolo youkai.
-Mmmmm, non so perché ma non mi convinci proprio sono sicuro che c’è qualcosa che ti turba, se è per la tua mamma ormai è fuori pericolo non ci sarà alcuna conseguenza e tra un mese tornerà tutto come prima quindi non preoccuparti comunque da domani tuo padre verrà a stare da noi e quando tua madre sarà dimessa anche lei starà qui finchè non si sarà del tutto ripresa.-
Sesshomaru ascoltò ogni singola parola che gli veniva detta e questo in parte lo rincuorò ma la paura che una cosa simile potesse riaccadere lo spaventava.
-Davvero mamma tornerà come prima? Domani posso andare a trovarla?-
-Ma certo piccolo l’ho già detto a tuo padre però deve dirmi lui quando possiamo andare. Va bene?-
-Sì.-
Sesshomaru adesso era più tranquillo senza dubbio il fatto di aver sentito che sua madre era fuori pericolo lo riempiva di gioia.
-Bene ora che sai tutto, che ne dici di scendere giù a mangiare? Ah me lo fai un favore?-
-Sì.-
-Tomoe si è spaventato tantissimo per il tuo comportamento perciò quando andiamo giù siediti vicino a lui così si calma un po’-
Sesshomaru annuì e scese velocemente dal letto correndo al piano di sotto dove nessuno aveva ancora toccato cibo, i bambini avevano voluto aspettare il loro amico sperando che Miketsukami fosse riuscito a farlo ragionare. Sesshomaru si sedette accanto a Tomoe, che aveva ancora gli occhi gonfi per il pianto, ma appena lo vide tirò su col naso e diede un piccolo buffetto sulla spalla dell’amico. La cena proseguì senza intoppi sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, adesso tutti erano più rilassati ed erano andati a letto,anche se alcuni di loro avevano il sonno disturbato ma nonostante ciò continuavano a dormire.
Era passata una settimana dal giorno dell’incidente e Sakura finalmente fu dimessa in quanto i controlli post-operatorio avevano mostrato un netto miglioramento della situazione anzi era meglio del previsto perciò essendo stazionaria fu dimessa non senza aver prima ricevuto le dovute raccomandazioni, queste ovviamente erano valide anche per Inu. Sesshomaru era ritornato all’asilo ancor prima che sua madre fosse dimessa, i suoi amichetti gli erano rimasti molto vicino e questo lo aveva aiutato tantissimo, anche Nanami di tanto in tanto andava nella sua classe per chiedere come stesse sua madre e quando seppe che era stata dimessa chiese a Sesshomaru il permesso di poterla andare trovare ovviamente accettò ma non prima di averle raccomandato di non farla sforzare anche se sapeva che Nanami era una bambina tranquilla e molto ubbidiente inoltre aveva sempre sentito parlare bene di lei, spesso sua madre diceva che avrebbe voluto avere una bambina come lei soprattutto perché avrebbe dato molti meno problemi di quanti ne desse lui ma anche se diceva così lei non avrebbe cambiato suo figlio con nessuno perché lei lo amava così com’era.
Nanami attendeva con ansia che arrivasse sabato perché i suoi genitori avevano acconsentito ad accompagnarla quel giorno sia perché lei non sarebbe andata all’asilo e sia perché entrambi erano liberi dal lavoro almeno così anche loro avrebbero approfittato per andarla a trovare. Per la gioia di Nanami quel giorno era arrivato e tanta era la felicità che la notte precedente non aveva quasi chiuso occhio. Adesso si trovava davanti alla scalinata del tempio Soushi e in un batter d’occhio era arrivata in cima mentre i suoi genitori erano ancora a metà, avrebbe potuto iniziare ad andare ma temeva che Tomoe le avrebbe detto qualcosa che avrebbe rovinato quella giornata che tanto aveva atteso ma quando sentì la voce dello youkai-ka alle sue spalle, trasalì temendo il peggio però con enorme stupore non fu così.
-Nanami sei già qui? La maestra non vede l’ora di vederti.-
Tomoe aveva quasi sussurrato quelle parole e questo lasciò stupefatta la piccola Nanami ma sottofondo si sentiva qualcuno che sghignazzava e altri non era che Kurama.
Kurama aveva sempre avuto una specie di cotta per Nanami ma lei non si sa come era attratta da Tomoe infatti diceva sempre che le piaceva la sua parte gentile.
-Kurama perché ridi?-
Chiese Nanami che voleva sapere il motivo di tanta ilarità.
-Tomoe non vedeva l’ora che arrivavi, chiedeva sempre che ora era.-
Kurama continuava a ridere mentre Nanami arrossì guardando Tomoe che non appena incrociò il suo sguardo voltò velocemente il capo, ad interrompere il bel quadretto ci pensarono i genitori di Nanami che erano finalmente arrivati.
-Buongiorno bambini.-
Dissero i signori Higurashi rivolgendosi a Tomoe e Kurama.
-Buongiorno signori Higurashi.-
Tomoe invitò i visitatori ad entrare a casa sua accompagnandoli nel posto in cui tutti li stavano aspettando, quando fecero il loro ingresso tutti li salutarono con grande gioia, Nanami intanto era già corsa dalla sua maestra facendo molta attenzione a come si muoveva infatti quando Sakura si chinò per baciarla lei subito si preoccupò temendo che potesse farsi male solo per poterle dare un bacio ma Sakura ci riuscì ugualmente regalando alla bambina un tenero sorriso per poi farla accomodare sul divano accanto a lei. Ora tutti erano intenti a parlare ma improvvisamente Nanami attirò l’attenzione su di lei.
-Scusate ho una cosa bella da dirvi.-
Tutti erano curiosi di sapere cosa avesse da dire compresi i suoi genitori.
-Mamma mi ha detto che tra qualche mese nascerà la mia sorellina.-
Dopo essersi ripresi dalla sorpresa, nella stanza si udì un gran fracasso fatto dai complimenti e dagli applausi che tutti stavano facendo per congratularsi con i signori Higurashi per la lieta notizia. Si era fatto buio quando Nanami andò via e stranamente questa volta oltre a Sesshomaru e Kurama anche Tomoe la salutò dandole un bacio sulla guancia questo fece arrossire nuovamente la bambina che si era subito messa la mano sulla guancia che Tomoe aveva baciato. Ma oltre ai signori Higurashi anche qualcun altro era in attesa ma a differenza loro la cosa non sarebbe stata presa tanto bene e sicuramente il futuro nascituro avrebbe pagato le conseguenze di quello che la futura madre avrebbe definito come un terribile errore.
-Maledizione lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, per colpa tua la mia carriera potrebbe finire ma questo non succederà, questo obbrobrio non vedrà mai la luce.-
Disse una donna fissando un test di gravidanza mentre quello che avrebbe dovuto essere suo marito la fissava con sgomento.

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Bene bene eccomi di ritorno con una nuova long fict spero possa piacere in quanto per me questa è la prima volta che scrivo un cross over, diciamo che è una sorta di esperimento. 
La storia inizialmente doveva prendere solo i personaggi di Inuyasha e Kamisama Kiss ma poi vedendo Inu x Boku SS e leggendo il mito delle volpi in giappone, mi è venuto in mente di utilizzare anche la coppia principale di Inu x Boku ossia Miketsukami e Ririkiyo ma quello che mi interessava di più era Miketsukami in quanto è un demone di volpe a nove code e da quello che ho letto, il numero delle code delle volpi va in base alla loro età e quindi siccome anche lui ha sia le orecchie che le code l'ho trovato perfetto come padre di Tomoe in quanto anche lui ha le orecchie e una sola coda quindi basandosi su quel mito la sua unica coda indicherebbe che è più piccolo. 
Il tempio che gestisce la famiglia di Tomoe, l'ho chiamato tempo di Inari in quanto le volpi sono considerate le sue guardiane.
Inoltre Tomoe e Miketsukami in questa storia non saranno degli youkai ma degli youkai-ka ( Ringrazio yasha26 per avermi suggerito questo nome), gli ho fatti diventare una terza specie demoniaca per il semplice motivo che entrambi possiedono sia i tratti degli han'yo, le orecchie, e sia i tratti degli youkai, le code. questi sono figli di un han'yo e uno youkai perciò prevale la parte demoniaca.
Spero di avervi spiegato bene come stanno le cose, e di non avervi incasinato le idee. Per ogni dubbio sapete cosa fare.
Per adesso è tutto se volete ci vedremo con il secondo capitolo de "Non può piovere per sempre".

Miketsukami e Ririchiyo Tomoe kurama nanami Da sinistra verso destra: Miketsukami/Ririchiyo, Tomoe, Kurama e Nanami Bene spero di avervi presentato i personaggi in modo adeguato, per adesso queste sono le versioni baby dei protagonisti di Kamisama, mentre la prima immagine sono i protagonisti di Inu x boku ss e sono i genitori di Tomoe per il motivo che già vi ho descritto. Le immagini dei personaggi di Inuyasha è inutile metterle perchè penso che li conosciate abbastanza. Nel prossimo capitolo metterò le immagini con i personaggi in versione adolescente e saranno quelle definitive.
Spero di aver reso chiara l'idea, aspetto di sapere cosa ne pensate. Al prossimo capitolo: QUESTA VOLTA VINCO IO. baci Inu-ka

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Capitolo 2
*** Questa volta vinco io ***


-Maledizione lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, per colpa tua la mia carriera potrebbe finire ma questo non succederà, questo obbrobrio non vedrà mai la luce.-
Disse la donna fissando un test di gravidanza mentre quello che avrebbe dovuto essere suo marito la fissava con sgomento.
-Izayoi non puoi dire sul serio. Davvero saresti capace di uccidere un bambino in nome della carriera?-
L’uomo che le si parava davanti altri non era che il fratello minore di Inu. Shin era quasi identico a suo fratello, chi non li conosceva bene a volte faceva confusione tra i due infatti l’unica cosa che li differenziava erano il modo di portare legati i capelli, Inu li teneva legati in una coda alta mentre Shin in una mezza coda. Un’altra cosa che li differenziava era il loro matrimonio. Inu aveva trovato una youkai dolce e premurosa ma allo stesso tempo con un carattere molto forte ed era legata a dei sani principi mentre Shin purtroppo si era innamorato di un’umana a cui di lui non interessava nulla se non il suo conto in banca e la stretta parentela con il suo datore di lavoro infatti lei sin dall’inizio lo aveva sfruttato solo per avere un posto come modella di punta nella No Taisho/ Soushi. Shin a volte si chiedeva cosa lo avesse colpito di quella donna in fondo era solo bella di aspetto ma dentro era un vero e proprio mostro e spesso per colpa sua si era trovato nei guai rischiando anche di rovinare il rapporto con suo fratello ma il legame che c’era tra loro era troppo forte per essere minato da una donna come lei, molte volte aveva dovuto scusarsi per il suo comportamento e a causa sua era quasi rimasto solo infatti adesso i suoi vecchi amici lo frequentavano solo quando lei non c’era, soprattutto la famiglia Tengu a cui una volta lei aveva osato trattare male il loro figlio infatti era da quell’episodio che erano stati cacciati e isolati da tutti perché quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, ora però c’era una questione molto più importante da risolvere ossia la gravidanza inaspettata di sua moglie. Lui non voleva assolutamente che lei abortisse non era giusto che un bambino pagasse per la loro sbadataggine anche se lei attribuiva la colpa di ciò solo a lui ma per quanto volesse questo bambino non poteva evitare di chiedersi se questo bambino avesse avuto una vita dignitosa con una madre del genere senza contare che per lui la vita sarebbe stata più dura in quanto sarebbe stato un han’yō e gli han’yō erano spesso derisi dalla società non erano di certo trattati come gli youkai-ka che nonostante avessero anche loro sangue umano venivano considerati più come youkai che come han’yō, suo figlio sarebbe stato indubbiamente un han’yō perché sarebbe stato l’unione di uno youkai e di un’umana, ed era in casi come questi che il supporto dei genitori era fondamentale, il suo di sicuro ci sarebbe stato ma non poteva essere certo che avrebbe avuto anche quello di sua madre perciò adesso il dubbio era se fosse stato giusto che questo bambino morisse ancor prima di formarsi oppure quello di farlo nascere han’yō accettando tutto quello che poteva accadergli a causa della sua natura. Mentre lui pensava a ciò, Izayoi continuava a blaterare menzionando continuamente aborti e interventi ma ad un certo punto Shin si girò e senza darle spiegazioni uscì di casa dirigendosi verso la No Taisho/Soushi sperando che accettassero la sua presenza ma lui stava andando lì per un unico motivo, aveva estremamente bisogno di confidarsi con suo fratello. Una volta arrivato davanti l’ingresso della sede sospirò rumorosamente chiedendosi la reazione che avrebbero avuto gli altri nel vederlo quindi raccolse tutto il suo coraggio ed entrò, appena entrato chiese alla segretaria se suo fratello fosse libero e questa, dopo averlo annunciato, lo accompagnò nell’ufficio di suo fratello congedandosi immediatamente.
-Shin che piacere vederti, come mai da queste parti? Se cerchi Izayoi non è qui, poco fa ha chiamato dicendo che oggi non veniva perché stava poco bene.-
-Non è lei che cerco.-
Disse Shin rammaricato.
-Chissà perché ma qualcosa mi dice che è di lei che si tratta.-
-Sì Inu è proprio di lei che voglio parlarti. Credimi il problema è piuttosto grave non so come gestirlo per favore fratello solo tu puoi aiutarmi.-
Le parole di Shin suonavano come una preghiera alle orecchie di suo fratello che per l’ennesima volta maledisse mentalmente il giorno in cui Shin aveva incontrato Izayoi ed era sicurissimo che un giorno all’altro gli sarebbe capitato qualcosa di spiacevole e forse quel momento era arrivato.
-Shin sai che per qualsiasi cosa puoi contare su di me e anche sui nostri amici, ricorda che loro per te ci saranno sempre è solo con tua moglie che non vogliono più avere niente a che fare quindi se vuoi chiedere qualcosa anche a loro fallo, comunque cosa vuoi dirmi?-
Inu aveva messo una mano sulla spalla di suo fratello e aveva pronunciato quelle parole con tutto il cuore perché lui davvero per suo fratello ci sarebbe sempre stato come anche i loro amici.
-E’ successa una cosa grave, Izayoi è incinta.-
Disse tutto d’un fiato. Inu non riusciva a capire il perché suo fratello avesse definito quel lieto evento come una cosa grave.
-Più che grave direi che è successa una cosa bellissima.-
-Per le famiglie normali sì ma purtroppo io non posso definire il mio matrimonio allo stesso modo, non immagini le urla che ci sono state quando ha visto la positività del test di gravidanza.-
Shin era sul punto di piangere e per questo Inu lo fece accomodare sedendosi di fronte a lui invitandolo a continuare il discorso.
-Izayoi non vuole quel bambino perché dice che rischia di rovinare la sua carriera da modella e per questo vuole abortire prima che il feto cresca. Inu non so cosa fare, da una parte voglio che questo bambino nasca ma dall’altra no.-
Inu lo guardava spaesato.
-Perché non vorresti farlo nascere?-
-Inu mio figlio sarà un han’yō.-
Inu non poteva crederci non pensava che suo fratello facesse simili discriminazioni, ciò andava contro tutto quello che i loro genitori li avevano insegnato ossia che youkai, han’yō, youkai-ka e umani erano tutti uguali nessuno era superiore all’altro soprattutto agli han’yō.
-Shin ma cosa stai dicendo? Noi non abbiamo mai discriminato gli han’yō e poi tu sei stato anche fidanzato con una di loro e adesso che stai per averne uno come figlio non ti va bene.-
-Inu hai frainteso. Io non è che non voglio che nasca perché sarà un han’yō ma solo perché come tale sarà costretto a subire le angherie delle altre specie e solitamente gli han’yō sono supportati dalle loro famiglie ma non credo che lui lo sarà pienamente perché sicuramente Izayoi non ne vorrà sapere niente sempre se decide di portare avanti la gravidanza.-
Ora che aveva sentito la spiegazione di suo fratello, Inu si sentiva più sollevato anche perché ciò significava che non aveva tradito i loro principi.
-Inu non so cosa fare solo tu mi puoi aiutare.-
Shin adesso aveva la testa poggiata sulla scrivania evidentemente quella situazione gli aveva fatto venire un gran mal di testa.
-Shin se è del supporto che ti preoccupi non è un problema, intorno a lui avrà molti amici e parenti anche se nulla sostituisce una madre ma sembra che ne dovrà fare a meno.-
-E se anche i nostri amici non lo accettassero? Non mi va di condannarlo ad una simile vita.-
-Ehi Shin ci conosci bene nessuno di noi lo discriminerà sai come la pensano i nostri amici sugli han’yō inoltre ricorda che Ririchiyo è una di loro e poi c’è il pazzo trio che di sicuro lo accetterà chissà forse lo faranno entrare anche nel gruppo così almeno avranno tutte le specie visto che lì ci sono già youkai, youkai-ka quindi un han’yō completerà il quadro, e poi abbiamo saputo che anche gli Higurashi avranno un altro bambino e sai che la loro primogenita ha molti amici han’yō quindi anche il secondogenito sarà così e chissà forse diventerà il migliore amico di tuo figlio perciò non è di quello che devi preoccuparti però bisogna convincere Izayoi a portare avanti la gravidanza.-
Le parole di Inu lo avevano convinto, quel bambino avrebbe avuto davvero intorno a sé molti amici ora doveva solo convincere sua moglie a tenere il bambino ma la domanda era come.
-Inu finchè ci saranno le sfilate Izayoi non ne vorrà sapere niente, credo che mio figlio non vedrà mai la luce.-
Shin sospirò, tutta la sicurezza che Inu gli aveva trasmesso poco prima era volata via al suono di un sola parola “sfilate”.
-Shin per quanto riguarda le sfilate ci penserò io, credo che metterò in pausa la linea lingerie.-
Le sfilate a cui Izayoi era adibita erano proprio quelle della lingerie. Quel settore era stato sospeso più volte quindi non sarebbe stato un problema rimetterla in pausa anche se stava arrivando la stagione estiva, ma Inu per suo fratello era disposto anche a quello e il pensiero che il motivo per cui avrebbe messo in pausa quella linea non ammetteva repliche, in fondo il guadagno di una stagione non valeva la vita del suo primo nipotino ma suo fratello per questo si sentiva in colpa.
-Inu ma non puoi rinunciare a quelle sfilate proprio in prossimità dell’estate, è proprio in quel periodo che l’azienda registra i fatturati migliori e poi l’azienda non è solo tua ma è anche di Miketsukami quindi dovrai dare conto anche a lui. No, Inu non posso permetterti di fare una cosa del genere.-
-Shin non preoccuparti per Miketsukami perché non appena saprà il motivo rinuncerà volentieri a qualche fatturato in più, perché anche per lui una vita non vale una sfilata, appena ritorna lo metterò al corrente della cosa ma stai sicuro che la penserà come me.-
Inu volse lo sguardo verso l’enorme orologio a pendolo che segnava esattamente l’ora della pausa pranzo.
-Shin che ne dici di andare a mangiare qualcosa fuori, almeno finchè dura la pausa pranzo voglio uscire un po’ fuori mi sono stancato di vedere modelle ovunque mi volti e mi giri e poi io ho già la mia modella personale e solo di lei non mi stancherò mai.-
Inu pronunciò con fierezza quelle parole lui aveva occhi per una sola donna ossia sua moglie. Shin nel sentire suo fratello fece un sorriso amaro, lui non invidiava niente di suo fratello se non la sua vita coniugale anche lui avrebbe voluto parlare così di sua moglie ma era impossibile pronunciare una sola parola buona nei suoi confronti visto che da quando era entrata nella sua vita aveva portato solo scompiglio.
-Per me va bene meno vedo quella donna e meglio è, non appena torno a casa cercherò di farla ragionare.-
-Perché non aspetti fino a domani così la informerò dell’interruzione delle sfilate.-
-Inu mi dispiace tantissimo davvero, questo vi costerà troppo.-
-Fa silenzio i soldi non sono tutto quelli vanno e vengono invece una vita va solo, se la mandi via non tornerà più. Ora sbrighiamoci ad andare a mangiare perché sto morendo di fame.-
Inu non aveva nemmeno finito di parlare che già era sulla soglia della porta d’ingresso. Nel tragitto che dovevano percorrere per andare al ristorante, Inu telefonò a sua moglie per sapere come stava e fortunatamente tutto andava bene anche perché tutti i bambini erano all’asilo e con lei c’era Mirei che per qualsiasi cosa l’avrebbe aiutata, una volta interrotta la chiamata entrarono nel locale e si sedettero ad un tavolino appartato continuando la conversazione che avevano iniziato all’azienda. Dopo il pranzo Inu tornò nel suo ufficio mentre Shin andò nel suo studio per sbrigare alcune pratiche. Inu nei corridoi incontrò Miketsukami e lo invitò nel suo ufficio per metterlo al corrente della situazione di suo fratello e della proposta di interrompere le sfilate della linea lingerie. Quando Inu finì, Miketsukami espresse il suo parere.
-Capisco, Inu per me non c’è alcun problema ad interrompere la linea lingerie finchè quella pazza non sarà ritornata in forma, sperando sempre che decida di portare avanti la gravidanza, e per quanto riguarda la mia famiglia non c’è nemmeno da tenere in considerazione un’eventuale discriminazione del bambino anche perché sarebbe stupido visto che mia moglie è una han’yō e poi Tomoe sicuramente lo accetterà più che volentieri visto che chiede continuamente un fratellino anzi quando Shin non ci sarà potremmo  occuparcene noi se Izayoi non vorrà occuparsene. Quindi procediamo tranquillamente all’interruzione della linea lingerie.-
Inu era più che sicuro che quella sarebbe stata la decisione del suo amico ma doveva comunque chiederglielo in fondo l’azienda si chiamava No Taisho/Soushi e non solo No Taisho. Appena terminato l’orario lavorativo, Inu avvisò suo fratello che la linea lingerie sarebbe stata interrotta e che il giorno dopo avrebbe chiamato Izayoi per informarla però bisognava trovare una scusa per giustificare l’interruzione ma l’avrebbe decisa insieme a Miketsukami una volta arrivati a casa. Prima di recarsi al tempio del suo amico decise di fermarsi da un fioraio per acquistare dei fiori, non era una ricorrenza particolare ma voleva comunque portare dei fiori alla sua amata e aveva preso quelli che lei preferiva di più ossia le dalie, una volta acquistati i fiori tornò a casa ma arrivò da sua moglie con il fiato in gola per via di tutte quelle scale. Poco dopo arrivarono i bambini accompagnati da Mirei che cominciarono a parlare a raffica raccontando la loro giornata scolastica anche se Sesshomaru non parlò quasi per niente, quel bambino dal giorno dell’incidente era diventato ancora più silenzioso ma con i suoi amichetti era rimasto lo stesso anche perché non voleva vedere Tomoe piangere come quella sera ma comunque all’asilo e in giro era diventato molto scostante. La serata era bellissima, la luna piena illuminava l’intero giardino del tempio evidenziando le forme dei giganteschi alberi che c’erano, perciò decisero di trasferirsi lì così i bambini avrebbero potuto giocare mentre loro avrebbero pensato in che modo potessero aiutare Shin.
-Direi che come giustifica per l’interruzione della linea potrete dire che gli stilisti non hanno realizzato abbastanza modelli da poter fare una sfilata degna della No Taisho/Soushi e quindi avete preferito sospenderla piuttosto che infangare il nome dell’azienda e che se ciò dovesse accadere anche la sua immagine ne pagherebbe il prezzo. Allora che ne dite può funzionare?-
Mirei aveva fatto la sua proposta e gli altri dopo averci pensato un po’ dissero la loro.
-Sei davvero geniale, credo che potrebbe funzionare.- Disse Inu.
Inu e Miketsukami si convinsero che quella giustifica avrebbe funzionato.
-Lo so, però questa idea mi è venuta in mente perché anche io sono una modella e soprattutto una madre, quella sciagurata non sa che fortuna è avere dei figli. Una volta ho provato a fargli capire che anche se avesse avuto un figlio dopo la maternità avrebbe potuto riprendere la carriera come me ma non ha capito niente e quella volta mio figlio ne ha pagate le conseguenze beccandosi uno schiaffo da quell’arpia. Mi dispiace davvero per Shin è una così brava persona non merita di vivere così ed è per questo che anche io mi impegnerò affinché questo bambino nasca.-
Mirei era più determinata che mai in fondo lei davvero aveva ripreso la sua carriera dopo la nascita di Kurama, si era presa un anno sabatico e poi era tornata più in forma di prima. Era vero che i bambini ti sfinivano, soprattutto se erano come Kurama, ma era anche vero che la loro presenza era indispensabile soprattutto nei momenti di sconforto ed era per questo motivo che voleva che Izayoi portasse a termine la gravidanza.
Era stato deciso, come scusa avrebbero utilizzato quella di Mirei. I bambini stavano giocando ma all’improvviso si sentì la voce di Tomoe che gridava ai suoi amici.
-Evvai che bello, avremo un nuovo cugino.-
Ormai loro tre dicevano di essere cugini perché il loro rapporto non era quello di semplici amici ma era molto di più, si avvicinava più ad un amore fraterno ma se lo avessero detto in giro nessuno ci avrebbe creduto perché erano tutti di razza diversa ma il grado di parentela non era importante in fondo c’erano anche fratelli che si odiavano quindi non era scontato che se fossero stati fratelli avrebbero avuto lo stesso rapporto che avevano adesso. Quando gli adulti sentirono quello che aveva detto Tomoe si stupirono perché non pensavano che nella confusione dei giochi avrebbe sentito quello che si stavano dicendo ma la cosa non doveva sapersi in giro perciò dovevano trovare un modo per non far trapelare la cosa e si sa che i bambini se non sono come Sesshomaru hanno la lingua lunga.
-Tomoe vieni qui, dobbiamo fare un patto.-
Miketsukami con tutta la calma che aveva prese in braccio suo figlio parlandogli nell’orecchio.
-Allora facciamo un patto da uomo a uomo.-
Tomoe annuì.
-Non devi dire a nessuno questa cosa altrimenti il cuginetto non nascerà.-
Lo youkai-ka era titubante perché quello che aveva detto suo padre gli suonava più come una presa in giro ma era così ansioso che il cuginetto nascesse che non gli restò altro che accettare promettendo di non dire una singola parola, la stessa cosa era stata detta a Kurama e a Sesshomaru e anche loro diedero la loro parola, tutti erano tranquilli perché quando promettevano mantenevano sempre le promesse tranne quella di non litigare più.
Se in quella casa c’era gioia e felicità in quella di Shin non si poteva dire lo stesso perché tra lui e Izayoi stava avvenendo l’ennesima lite.
-Io mi rifiuto di portare in grembo questo rifiuto della società e mi rifiuto anche di crescerlo, e con questo la questione è chiusa. Domani pomeriggio andrò da un ginecologo per programmare la data dell’aborto e tu da domani non mi sfiorerai più nemmeno con un dito. Che schifo, io modella di punta della No Taisho/Soushi dovrei accudire un han’yō, tze già me li vedo i giornali che con i loro articoli infangano la mia reputazione.-
Shin la guardava con rabbia, non poteva credere alle sue orecchie ma aveva deciso se non ci fosse riuscito suo fratello con le buone a farle cambiare idea ci sarebbe riuscito lui con le brutte e per brutte non intendeva di certo alzare le mani ma bensì intendeva una cosa ancora più meschina cioè le parole e per la precisione il ricatto. Non avrebbe cambiato idea, quel bambino sarebbe nato.
-Izayoi non posso credere alle mie orecchie davvero stai dicendo una cosa del genere ad una piccola creatura indifesa?-
-Non c’è nessuna creatura qui dentro.-
Disse Izayoi indicandosi il ventre ancora piatto.
-Ti prego ripensaci, anche Mirei ha un figlio e anche lei è la modella di punta dell’azienda.-
-Sì degli abiti da sera, io invece sono della linea lingerie e non permetterò di certo che una cosa stupida come la gravidanza rischi di crearmi anche solo una piccola smagliatura. E poi i bambini sono stupidi e lagnosi, con una rogna del genere non riuscirò di certo a concentrarmi sul mio lavoro.-
-Ma se è quello che ti preoccupa non c’è problema me ne occuperò io.-
Shin cercava in tutti i modi di farla ragione anche perché se ci fosse riuscito lui suo fratello non sarebbe stato costretto a bloccare la linea lingerie in quanto avrebbe potuto usare una modella provvisoria.
-Sì anche se te ne occuperai tu, secondo te io non lo sentirò? Dove credi che andrò a vivere.-
Shin sospirò ormai stava perdendo le speranze di riuscire a convincerla.
-Io non interromperò la mia carriera di modella di punta per colpa di un tuo capriccio.-
-Izayoi adesso basta, continui a dire che sei la modella di punta, ma hai dimenticato grazie a chi? Il merito è mio perché sono stato io a raccomandarti a mio fratello nonché tuo datore di lavoro altrimenti a stento avresti lavorato in una casa di moda di infima categoria. Mi pento amaramente di averti fatto avere questo lavoro da mio fratello perché prima non eri così.-
Shin stava parlando con tutta la rabbia che possedeva, in tanti anni di matrimonio non le aveva mai fatto pesare il fatto di essere arrivata a quel livello per merito suo ma adesso era arrivato il momento di riscuotere la ricompensa. La discussione durò ancora per molto e quella notte dormirono in camere separate anche se Shin non riuscì a chiudere occhio e le occhiaie che aveva quando era uscito di casa lo dimostravano in pieno.
Quella mattina Miketsukami chiamò Izayoi nel suo ufficio per comunicargli l’interruzione della linea lingerie e questo la mandò su tutte le furie.
-Quel cane maledetto, è stato lui a dirvelo.-
-Dipende a quale cane ti riferisci e a cosa avrebbe dovuto dirci.-
Miketsukami stava facendo finta di non sapere niente d’altronde la furbizia e l’inganno erano le qualità migliori delle volpi e la sua recita stava funzionando alla grande.
-Non fare finta di niente, sto parlando del cane che vive con me.-
-Izayoi cerca di calmarti e ricordati con chi stai parlando e di chi stai parlando, se per caso stai soffrendo di amnesia ti rinfresco io la memoria. Io sono un tuo superiore e devi darmi del “voi” purtroppo hai perso da tempo il permesso di darmi del tu in quanto il nostro rapporto si limita solo a quello lavorativo, non sei più amica della mia famiglia da tempo invece quello che tu definisci “cane maledetto” è uno degli youkai di alto livello ma a parte questo è ancora uno dei miei migliori amici nonostante la sua relazione con te. Perciò porta rispetto al tuo superiore e parla con dignità dei suoi amici, con questo ho chiuso e ti ripeto che la linea lingerie è sospesa, riceverai ugualmente lo stipendio.-
Izayoi si sentiva umiliata per come era stata trattata ma questo non le avrebbe fatto cambiare idea.
-Se speri che l’interruzione della linea lingerie mi convinca a portare avanti questa gravidanza ti sbagli di grosso, mi rifiuto di tenere in grembo per nove mesi uno schifoso han’yō.-
Miketsukami dovette fare appello a tutta la sua pazienza perché se non lo avesse fatto non sapeva nemmeno lui quale sarebbe stata la sua reazione, quell’offesa sugli han’yō era troppa anche perchè così dicendo Izayoi aveva offeso sua moglie però decise di congedarla con un sorriso. Izayoi era già fuori quando si rese conto di ciò che aveva detto ma ormai il danno era fatto e comunque non avrebbe portato avanti la gravidanza. Quella mattinata era stata dura e Izayoi decise di tornare prima a casa visto che non aveva niente da fare all’azienda, quando arrivò a casa trovò suo marito mezzo addormentato su delle pratiche ma come vide quella scena sbattè la porta per poi dirigersi verso suo marito applaudendo rumorosamente.
-Ma bravo complimenti, hai raccontato tutto a tuo fratello è per questo che hanno sospeso la linea lingerie? Ma certo non sei riuscito a convincermi, così sei corso subito dal tuo fratellone a chiedere aiuto, non ti vergogni hai 25 anni e fai ancora queste cose? Per colpa tua Miketsukami mi ha fatto anche una ramanzina e mi ha anche umiliata giuro che se mi fai perdere il posto di lavoro questa me la paghi. Comunque anche se hai fatto sospendere la linea lingerie io non porterò ugualmente avanti la gravidanza.-
Izayoi continuava ad urlare ma quando si fermò fu il turno di Shin che a differenza di sua moglie parlò molto tranquillamente in fondo si era preparato all’eventualità che il piano di suo fratello potesse non funzionare.
-Finalmente hai smesso di starnazzare ora è il mio turno. Ti consiglio di ascoltare ogni mia singola parola perché ne vale del tuo futuro. Allora o porti avanti la gravidanza e fai nascere mio figlio oppure tu con la carriera e la tua vita agiata hai chiuso, dubito che tu voglia rinunciare a tutto questo sfarzo.-
Disse Shin indicando ogni singolo angolo della stanza compresi i trofei delle sfilate di alta moda che aveva vinto, Izayoi digrignò i denti ma era comunque decisa a non mollare.
-E come pensi di riuscirci? Siamo sposati e quindi sei costretto a mantenermi.-
-Izayoi ricorda chi sono e cosa sono.-
-Sei un’idiota piagnucolone.-
-Ti consiglio di moderare i termini comunque se te ne fossi dimenticata io sono uno dei migliori avvocati di Tokyo e sono anche fratello e migliore amico dei tuoi datori di lavoro non ci metto niente a rovinarti. Non mi preoccupo del fatto che tu possa abortire perché i conti bancari finchè il bambino non nascerà saranno chiusi quindi non potrai pagare nessuno affinché te lo faccia inoltre per legge senza il mio consenso non puoi farlo come vedi il matrimonio non è sempre rose e fiori. Mi sono stancato di accontentare tutti i tuoi capricci adesso è il mio turno io voglio quel bambino che tu lo voglia o meno e me lo darai altrimenti vedrai come sono belle le strade della periferia di Tokyo. Izayoi ricorda che anche i No Taisho perdono la calma e a differenza di mio fratello la mia è arrivata al limite. Quindi dimmi cos’hai deciso?-
Izayoi era rimasta shoccata non credeva a quello che stava sentendo, non avrebbe mai immaginato che Shin avesse questo lato oscuro e non si sarebbe mai aspettata che utilizzasse una cosa tanto meschina come il ricatto, la prospettiva di vivere per strada non l’allettava per niente quindi se non voleva cambiare il suo tenore di vita doveva accontentare suo marito.
-Va bene hai vinto tu, però chi ti assicura che riuscirò a portare a termine la gravidanza?-
-Se stai pensando di abortire di nascosto mia cara ti sbagli di grosso ricorda che sono un uomo piuttosto influente quindi abbandona ogni tentativo e riposati o il bambino si stancherà e cerca di non farlo soffrire se ti è caro il tuo posto. Ora se non ti dispiace devo incontrare un cliente.-
Shin per la prima volta in tutta la sua vita aveva ricattato qualcuno e non era una persona qualunque ma bensì era sua moglie però lei non gli aveva lasciato altra scelta e questo era stato l’unico modo per convincerla. Spesso aveva immaginato che la nascita di un figlio avrebbe reso il suo matrimonio indissolubile proprio come quello di suo fratello ma non era stato così anzi era stato tutto l’opposto.
-Shin non puoi dire sul serio, dov’è finito quell’uomo dolce e premuroso che ho conosciuto?-
Izayoi cercava di fare leva sulla parte sensibile del marito ma questa volta lui non aveva alcuna intenzione di cadere nella sua trappola.
-E dimmi Izayoi dov’è finita la donna di cui mi sono innamorato? Comincio a temere che quella donna non sia mai esistita.-
Shin non disse più niente, in quella stanza era calato un silenzio assordante l’unico rumore che si sentì fu quello della porta che si chiudeva. Izayoi si gettò sul divano e cominciò a piangere imprecando.
-Maledetto farò di tutto affinché tu non nasca e lo farò prima che la tua mole possa deturpare il mio fisico perfetto.-
Izayoi aveva parlato con tutto l’odio che aveva, nel frattempo Inu si era dato appuntamento con suo fratello nel pub dove erano soliti andare. Shin, con lo stupore di Inu, era arrivato puntuale mentre solitamente era un ritardatario cronico, anche Miketsukami si era unito a loro. Dopo aver preso delle birre iniziarono a parlare, cominciò Shin che li mise al corrente di quello che era successo poco prima.
-Dunque oggi ho parlato a vanvera. Certo che è davvero ostinata.-
-Miketsukami purtroppo hai ragione, mi vergogno tantissimo di aver usato il ricatto per raggiungere il mio obiettivo ma non avevo altra scelta.-
Shin aveva chinato il capo nascondendo gli occhi ambrati sotto la frangetta.
-Shin i nostri genitori ci hanno insegnato a non ricattare nessuno ma sono sicuro che se sapessero perché lo hai fatto sarebbero più che d’accordo e io ti appoggerò, se per caso Izayoi abortisse di sua iniziativa sarà fuori dalla No Taisho/Soushi.-
Inu avrebbe sostenuto suo fratello in tutto perciò il posto di Izayoi era a rischio finchè non avesse portato a termine la gravidanza, una volta che era nato il bambino poteva fare quello che voleva.
-Ehi ragazzi vi state dimenticando di me?-
Miketsukami aveva ricordato ai suoi amici che anche lui era lì e una volta ottenuta la loro attenzione cominciò a dire la sua.
-Shin hai anche il mio appoggio voglio che tuo figlio nasca e anche se avrà una vita un po’ difficile intorno a lui ci saranno molte persone che gli vorranno bene, mio figlio sicuramente figurati che ha messo la crocetta sul calendario dice che non vede l’ora che nasca perché sarà un han’yō come sua madre e lui la ama alla follia soprattutto le sue orecchie quindi immagina cosa combinerà a tuo figlio, se avrà i tuoi colori le sue orecchie saranno uguali a quelle di Tomoe. Comunque ritornando al discorso principale io ho un piano, non chiedetemi qual è perché non ve lo dico.-
Miketsukami aveva raccontato ciò che aveva detto suo figlio e questo fece capire a Shin che non solo lui voleva che suo figlio venisse alla luce ma anche altri aspettavano la sua nascita quindi avrebbe dovuto lottare ancora di più inoltre Miketsukami aveva detto di avere un piano ma non aveva voluto dire in cosa consisteva, sicuramente era un modo per vendicarsi perché lei aveva insultato gli han’yō e quindi, anche se indirettamente, aveva offeso sua moglie. La conversazione terminò dopo un paio d’ore ed era arrivato il momento per ognuno di ritornare alle proprie case soprattutto Shin che doveva controllare che sua moglie non facesse qualche sciocchezza per abortire. Fortunatamente quando rientrò a casa la trovò in camera da letto che dormiva così anche lui si rilassò sdraiandosi sul divano per guardare un po’ di tv. Quella sera inoltre al tempio Inari ci sarebbe stato un arrivo inaspettato che avrebbe reso felice uno dei bambini.
I bambini stavano guardando la tv quando improvvisamente Kurama sentì due mani che gli coprivano gli occhi cercò di dimenarsi ma la forza che quelle mani esercitavano sul suo viso era superiore alla sua, ad un tratto il proprietario di quelle mani cominciò a sussurrargli nell’orecchio.
-Ehi terremoto sono tornato.-
Kurama appena sentì quella voce sussultò per poi urlare per la felicità.
-Papàààààààààà.-
Kurama salì sul divano e saltò in braccio a suo padre stringendo le braccia intorno al suo collo, era talmente felice per il suo ritorno che non voleva più staccarsi. Misato era rientrato prima del previsto ma non aveva voluto dire niente a nessuno proprio per fare una sorpresa a suo figlio, a lui piaceva molto vedere il bagliore che avevano i suoi occhi quando era felice e niente lo rendeva più felice del ritorno inaspettato di suo padre. Dopo aver giocato un po’ Kurama crollò letteralmente per il sonno così tutti i bambini furono messi a letto, intanto dalla casa che fronteggiava il tempio provenivano delle urla anche se quelle che predominavano erano quelle di una voce femminile, per l’ennesima volta Izayoi aveva aggredito verbalmente suo marito ormai era una cosa che accadeva sempre sin da quando aveva scoperto di essere incinta e ora il fatto che fosse costretta a portarla avanti la rendeva ancora più isterica e purtroppo questo si sarebbe ripetuto finchè il bambino non fosse venuto alla luce.
I giorni passavano e con essi diminuivano le settimane della gravidanza, al contrario di Izayoi, molti non vedevano l’ora che il futuro han’yō  nascesse e per assicurarsi che tutto andasse per il meglio uno di loro aveva escogitato un piano a dir poco diabolico. 


ANGOLO DELL'AUTRICE
Ok come capitolo non è un granchè ed è anche molto corto ma purtroppo ho dovuto interromperlo qui perchè nel prossimo capitolo forse ci sarà la rivelazione del piano di Miketsukami. Secondo voi in cosa consisterà tale piano? E soprattutto funzionerà?
Bene con questo è tutto se vorrete ci rivedremo con la pubblicazione del prossimo capitolo.
Ps: nel capitolo precedente avevo detto che avrei messo le foto dei protagonisti nella loro versione originale ma non l'ho fatto perchè per adesso sono ancora piccini.
Baci Inu_ka

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Capitolo 3
*** Un piano che uccide ***


Ultimamente Izayoi usciva spesso con una ragazza che aveva incontrato un giorno ad un centro commerciale, per la precisione l’aveva incontrata in un negozio di abiti vicino al settore premaman per puro caso entrambe avevano preso la stessa maglietta, e la ragazza, che sembrava essere più piccola di Izayoi, per educazione gliela lasciò e da lì cominciarono a parlare andando a sedersi in un bar per prendere una cioccolata calda. La ragazza quando Izayoi le chiese il nome sembrava un po’ spaesata ma guardandosi le mani dove si intravedevano delle lunghe unghie le venne in mente una parola “Kitsune”, ad Izayoi come nome parve strano in quanto significava “volpe” ma la ragazza le disse che i suoi genitori erano dei veri e propri appassionati di letteratura giapponese e a loro era sempre piaciuto il mito delle kitsune e avevano finito col darle questo nome, solo così Izayoi si convinse che quella ragazza davvero si chiamava Kitsune. Entrambe sembravano intendersi e per questo decisero di incontrarsi spesso. Intanto la No Taisho /Soushi era impegnata con le sfilate primavera/estate e spesso si facevano i doppi turni per questo motivo, anche se Sakura si era del tutto ripresa e aveva ripreso a lavorare, fu deciso che sarebbero rimasti al tempio ancora per un po’ almeno fino alla fine delle sfilate così sia Sakura che Ririchiyo non si sarebbero sentite eccessivamente sole come anche i bambini. Era sabato e l’asilo era chiuso perciò Sakura e Ririchiyo avevano deciso di portare al parco i loro bambini ma lì Ririchiyo ebbe una brutta sorpresa, si era seduta con Sakura ad una panchina vicino al laghetto, mentre i loro figli stavano dando da mangiare alle paperelle, vicino a loro passarono due ragazze una di loro aveva un volto fin troppo familiare ed era Izayoi mentre l’altra ragazza che le teneva la mano aveva un viso sconosciuto ma Ririchiyo non era dello stesso parere per lei quella ragazza aveva una non so che di familiare infatti osservandola bene aveva una cosa che solo suo marito aveva. Sakura vide che stava osservando quelle ragazze con molta attenzione perciò la distolse per chiederle cosa la stesse affascinando così tanto.
-Ririchiyo perché le stai fissando?-
Ririchiyo distolse lo sguardo per poi rivolgersi all’amica.
-Sakura osserva bene quelle ragazze e dimmi cosa noti.-
-I miei occhi purtroppo vedono che una di quelle è quell’arpia di mia cognata.-
-Osserva bene.-
Sakura si concentrò di più per notare se ci fosse qualcosa di strano ma non vide nulla.
-Ririchiyo non vedo niente se non il fatto che Izayoi ha un’amica.-
-E’ proprio lei la cosa strana, se le osservi bene gli occhi lo noterai.-
-Ha gli occhiali da sole è impossibile vederli.-
-Uffa, comunque quella ragazza non me la racconta giusta. Aspetta chiamo un attimo Miketsukami.-
-Non mi sembra il caso se non sbaglio sia lui che Inu sono impegnati nell’organizzare la scaletta per la prossima settimana.-
-Farò subito, tu intanto continua ad osservare quelle due.-
Ririchiyo compose il numero del cellulare di suo marito e con grande stupore di entrambe, la ragazza che era con Izayoi rispose al telefono e questo confermò i sospetti della han’yō che con una scusa continuò a parlare.
-Miketsukami tornate per pranzo?-
Ririchiyo cercò di essere il più dolce e naturale possibile non voleva destare sospetti nel marito voleva vedere fin dove arrivava la sua recita.
-Amore non so se per quell’ora avremo finito.-
La voce di Miketsukami era diversa dal solito e questa fu un ulteriore conferma ma quella definitiva fu quando Tomoe chiamò sua madre e la ragazza che era insieme ad Izayoi sussultò evidentemente temeva che sua moglie lo avesse scoperto, non c’era da stupirsi anche se lei non era una youkai-ka volpe era più furba e intelligente di lui. Appena chiusa la chiamata la ragazza e Izayoi scomparvero. Ririchiyo stava ghignano pensando alla sua vittoria.
-Sakura dopo questa chiamata hai notato qualcosa di strano nella ragazza che era insieme ad Izayoi?-
-Sì quando hai chiamato ha preso anche lei il cellulare e le sono caduti gli occhiali e ho notato che…-
Sakura stava ancora parlando ma Ririchiyo la interruppe.
-I suoi occhi erano etero cromatici.-
-Sì però può essere una coincidenza anche gli umani possono averli così.-
-Sì ma non di quel colore. Quel traditore di mio marito ha usato i suoi poteri per stare con Izayoi ma se pensa che gliela farò passare liscia si sbaglia.-
Gli occhi viola di Ririchiyo si accesero e quello era un segno che si era davvero arrabbiata e che non stava scherzando. Si era fatto tardi quando decisero di tornare a casa per il pranzo ma siccome i loro mariti non ci sarebbero stati decisero di pranzare in un fast food ovviamente i bambini erano al settimo cielo, anche Kitsune e Izayoi erano andate a pranzare fuori e adesso tra un boccone e l’altro stavano discutendo della loro vita.
-Allora Izayoi come ci si sente ad essere sposati? Vorrei tanto esserlo anche io, sai ho sempre sognato di sposarmi e creare una famiglia tutta mia.-
Miketsukami doveva stare molto attento a quello che diceva perché una parola sbagliata poteva mandare all’aria il suo piano, era già un miracolo che Izayoi non lo avesse scoperto e per una volta ringraziò i Kami per la stupidità di quella donna perché se fosse stata più intelligente avrebbe potuto capire immediatamente che Kitsune e Miketsukami erano la stessa persona visto che le aveva dato due indizi importanti ossia Kitsune che significava volpe e l’eterocromia insolita dei suoi occhi e l’unica volpe che aveva quegli occhi era lui ma si vedeva che lei non ci aveva fatto molto caso visto che quando si erano conosciute lei aveva detto di non aver mai visto degli occhi di quel colore e questo giocò a suo favore. La sua trasformazione era perfetta nessuno si era accorto che non era un vero umano e adesso Izayoi credeva di aver trovato un’amica senza sapere che chi aveva davanti altri non era che uno dei suoi datori di lavoro infatti adesso stavano tranquillamente parlando ma alla domanda che le fece Kitsune sembrò pensarci un po’ prima di rispondere.
-Te lo sconsiglio fortemente, non è per niente bello il matrimonio e ancor meno lo sono i figli.-
Izayoi aveva assunto un’espressione disgustata mentre Miketsukami dovette trattenersi dal dire che non era affatto così perché lui era felicemente sposato e aveva uno splendido bambino però per il momento doveva mascherare la cosa facendo la parte dell’inesperto.
-Non credo che sia così, io il matrimonio l’ho sempre visto come una cosa bellissima e avere dei figli per me sarebbe un sogno. Izayoi però se non sbaglio tu sei sposata e stai per avere un bambino, però da come stai parlando devo dedurre che tu non sei per niente felice.-
Ora arrivava il bello Miketsukami voleva sentire a tutti i costi se Izayoi avesse ripetuto le stesse cose che aveva detto loro.
-Hai ragione non sono affatto felice non era questa la vita che volevo, io sono una modella e l’avere dei figli rischia di mandare a monte tutta la fatica che ho fatto per arrivare dove sono arrivata.-
Miketsukami avrebbe voluto dirle che era grazie a Shin se lei adesso era la modella di punta della No Taisho/Soushi ma purtroppo non poteva.
-Immagino, deve essere stata dura per te però se fossi al tuo posto non vedrei solo il lato negativo della storia in fondo molte modelle sono sposate e hanno dei figli e se io fossi incinta di uno splendido han’yō sarei ancora più felice.-
-Ma sei impazzita? Mi dici cosa c’è di bello nel mettere al mondo un rifiuto della società?-
-Izayoi mi dispiace ma questa volta non la penso come te. Gli han’yō non sono inferiori a noi anzi io li ho sempre trovati carini, sono particolari e ancora oggi non mi spiego il perché siano discriminati. Tu perché li discrimini? Cosa ti hanno fatto?-
Miketsukami cercava di fare la parte dell’ingenua mentre Izayoi la guardava sbigottita anche perché non sapeva cosa rispondere e così Miketsukami sorrise e rispose al posto suo.
-Come immaginavo, loro non ti hanno fatto niente ma tu li discrimini perché ormai è usanza comune emarginarli ma penso che tu sia abbastanza adulta da farti un’idea tutta tua allontanandoti dai canoni della società.-
-Kitsune non sono d’accordo con te, il bambino che porto in grembo verrà discriminato ed emarginato a prescindere da quello che penso io e sinceramente non lo volevo nemmeno.-
-Scusami se dico una simile cattiveria, ma perché non abortisci se non lo vuoi.-
Izayoi sospirò pensando al motivo per cui non lo aveva fatto, ne parlò ugualmente con la sua amica anche se voleva rimanere sul vago.
-Non posso, mio marito non dà il suo consenso ed essendo sposati non posso decidere solo io.-
Disse amareggiata.
-Scusa se non sbaglio sei messa piuttosto bene economicamente, potresti pagare un dottore per fare l’aborto e farlo risultare come un aborto spontaneo.-
-Ci ho già provato ma mio marito non è uno scemo ha preso le dovute precauzioni.-
-Capisco però secondo me dovresti tenerlo quel bambino in fondo non è colpa sua se adesso è nel tuo grembo dovresti saperlo, avreste dovuto usare delle precauzioni prima di divertirvi, non mi sembra giusto che adesso il bambino paghi per il vostro errore.-
Miketsukami era stato piuttosto duro in fondo quello che aveva detto era la verità non si trattava di una recita sperava solo che Izayoi capisse quel semplice concetto.
-Da una parte hai ragione ma purtroppo io non sono pronta per fare da madre e poi prima di sposarmi avevo messo in chiaro con mio marito che non volevo avere figli lui aveva accettato e mi aveva promesso che per amore avrebbe rinunciato a diventare padre però come puoi vedere tu stessa è venuto meno alla parola data.-
-Izayoi non è solo colpa di tuo marito anche tu ci hai messo del tuo, i bambini si fanno in due ed è per questo che sono convinta che dovresti tenerlo e poi non c’è un’età fissa per diventare madre la mia quando mi ha messa al mondo aveva solo 17 anni anche lei ha sbagliato ma come vedi non ha fatto pagare me per la sua sbadataggine.-
-Hai perfettamente ragione quello che dici è vero, sai mi hai convinta credo proprio che lo terrò. Per il momento penserò a farlo nascere poi il resto si vedrà.-
Miketsukami era felice per essere riuscito a farle cambiare idea ora la difficoltà stava nel fargliela mantenere.
-Visto non ci voleva molto per capirlo comunque ti consiglio di usare abiti un po’ più larghi altrimenti il bambino non ha abbastanza spazio. Ora che ne dici di andare un po’ in giro per negozi?-
-Kitsune credo che tornerò a casa sono piuttosto stanca questo han’yō si muove troppo.-
-Ops scusami non ci avevo pensato, allora ti accompagno a casa.-
Le due ragazze uscirono dal locale e si diressero verso la casa di Izayoi, una volta arrivate lì si salutarono promettendosi di sentirsi per telefono visto che Kitsune aveva detto di essere impegnata con gli studi per i prossimi giorni. Quando fu abbastanza lontano, Miketsukami assunse il suo vero aspetto non poteva di certo farsi vedere in quelle vesti da sua moglie perché se lei avesse scoperto il suo piano avrebbe potuto mandare a monte ben sei mesi di travestimento ma lungo il tragitto ripensò alla telefonata che aveva ricevuto al parco e non sapeva perché la cosa lo stesse inquietando e più si avvicinava a casa sua più la sensazione che sarebbe successo qualcosa diventava più forte. Quando arrivò sulla soglia di casa sua, suo figlio lo accolse al suo solito modo mentre sua moglie era rimasta in cucina così decise di coglierla di sorpresa ma quando stava per metterle le mani sugli occhi fu colpito in pieno volto da una cucchiaiata.
-Ahia ma che modi sono, è questo il modo di accogliere un marito che torna stanco dal lavoro?-
Ririchiyo lo stava letteralmente incendiando con gli occhi ma non disse nulla se non una sola parola.
-Izayoi.-
-Eh! Cosa centra Izayoi?-
Disse interdetto.
-Miketsukami non mentirmi lo sai che con me i tuoi poteri non funzionano, perciò o mi dici la verità oppure puoi andare fuori e rimanere lì finchè non mi dirai la verità.-
Miketsukami sospirò, lo sapeva che prima o poi sua moglie lo avrebbe scoperto perciò se non voleva aggravare la situazione non gli restava che confessare ma improvvisamente sua moglie gli disse una cosa che gli fece capire che doveva sbrigarsi.
-Io una mia teoria già ce l’ho. Hai scoperto di provare qualcosa per quell’arpia e siccome nella tua forma originaria lei non ti accetterebbe hai deciso di usare i tuoi poteri per trasformarti e rimanere al suo fianco? Cosa c’è io non sono abbastanza per te? Se non vuoi pensare più a me pensa che abbiamo un figlio e non puoi abbandonarlo per una come lei e ricorda che anche se non lo vuole lei è incinta. Dovresti solo vergognarti per quello che stai facendo.-
Disse guardando con indignazione suo marito.
-Cara hai frainteso tutto. E’ vero che mi sono trasformato in una ragazza per conquistare la fiducia di Izayoi ma non l’ho fatto di certo per quello che pensi tu.-
-Se non è per quello che ho detto io, allora per cos’è?-
Miketsukami chiuse la porta assicurandosi che suo figlio non ascoltasse e si affrettò a spiegarle l’intero piano. Non poteva di certo rischiare di rovinare il suo matrimonio per uno stupido fraintendimento. Ririchiyo, mentre suo marito parlava, lo fissava intensamente e vide che non stava mentendo inoltre capì che quella spiegazione non faceva una piega. Quando Miketsukami finì di raccontarle tutto lei non potè far altro che complimentarsi per l’astuzia del suo youkai-ka. Ora che tutto era stato chiarito poterono sedersi al tavolo per gustarsi i deliziosi manicaretti che Ririchiyo aveva preparato. Ririchiyo si scusò anche per aver dubitato della fiducia di suo marito, avrebbe dovuto saperlo che lui non avrebbe mai tradito la sua famiglia ma purtroppo la gelosia le aveva annebbiato la ragione, dopo cena ognuno andò a letto per riposarsi in quanto la giornata seguente sarebbe stata molto impegnativa come tutte le altre del resto, inoltre Miketsukami doveva lavorare il doppio perché doveva occuparsi sia dei suoi compiti in azienda e sia di Izayoi, l’unico sollievo per lui era che la gravidanza stava giungendo al termine quindi Kitsune sarebbe rimasta in scena ancora per poco perché dopo la nascita del bambino lui con qualche scusa l’avrebbe fatta sparire.
Grazie al piano di Miketsukami anche Shin poteva stare più tranquillo perché negli ultimi periodi aveva visto sua moglie molto più tranquilla inoltre aveva smesso di parlare di aborti e tutto grazie alla fantomatica Kitsune ma Shin non sapeva che quella che aveva convinto Izayoi a tenere il bambino altri non era che il suo amico Miketsukami, solo Ririchiyo era a conoscenza della sua doppia identità.
I giorni passarono senza troppi cambiamenti, tutti erano ritornati ai loro impegni Izayoi era rimasta piuttosto tranquilla e sembrava davvero aver accettato la gravidanza anche se non del tutto ma la cosa peggiore era che questo aveva influito sulla vita sentimentale dei futuri genitori però a Shin non importava per lui adesso era più importante far nascere il suo erede piuttosto che scambiarsi qualche effusione in fondo suo figlio sarebbe stato sangue del suo sangue mentre Izayoi per quanto lui la amasse restava pur sempre un’estranea, non li piaceva pensarla così però purtroppo se lei si comportava in questo modo lui non poteva pensarla diversamente in fondo lei aveva accettato di portare avanti la gravidanza solo perché lui l’aveva ricattata. Purtroppo questa era la calma prima della tempesta e questa arrivò all’ottavo mese della gravidanza. Izayoi era rimasta a casa in quanto la sua amica non poteva uscire infatti Miketsukami era impegnato con la parte finanziaria dell’azienda, era appena uscita dalla doccia e mentre si stava asciugando improvvisamente sentì un rivolo d’acqua scenderle sulle gambe questo significava che le acque si erano rotte, mancava ancora un mese al termine della gravidanza ma a quanto pareva il bambino aveva fretta di uscire. Izayoi era spaventata e immediatamente chiamò suo marito che in meno di cinque minuti era giunto da lei, la portò velocemente in ospedale dove fu portata d’urgenza in sala parto. Shin era nervoso temeva per l’incolumità del bambino sperava che l’essere un han’yō lo aiutasse a sopravvivere intanto nella sala parto i dottori cercavano di far partorire Izayoi con un parto naturale ma purtroppo l’utero non era sufficientemente dilatato per far passare la testa del bambino che nonostante premesse non riusciva ad uscire.
-Signora No Taisho l’apertura non è sufficientemente larga, il bambino non riesce ad uscire e l’unico modo per farlo nascere è un parto cesareo altrimenti….-
Il dottore fu chiaro e conciso ma prima che potesse finire di esporre il problema Izayoi lo interruppe.
-Non si azzardi a farmi nessun taglio, l’han’yō nascerà con un parto normale.-
Nonostante i dolori Izayoi continuò a spingere sotto l’incredulità dei dottori che non si spiegavano perché la donna avesse rifiutato di sottoporsi ad un taglio cesareo mettendo a rischio la vita di suo figlio che per giunta aveva chiamato han’yō pronunciando quella parola con disprezzo. I dottori fecero di tutto affinché il bambino nascesse, l’apertura era ancora molto stretta e un medico dell’equipe non ce la faceva più a vedere quella scena anche perché il bambino a breve sarebbe morto per asfissia, era un neo laureato e per lui la vita di un bambino valeva più della sua carriera e per questo doveva andare contro ai suoi superiori e contro la donna inoltre avrebbe rischiato anche la galera oltre che la radiazione dall’albo dei medici. Il medico iniettò un anestetico per addormentare la donna perché sicuramente se avesse usato un anestetico locale si sarebbe dimenata rendendo impraticabile l’operazione, il resto dei medici tentò di fermarlo ma lui era irremovibile, non appena l’anestetico fece effetto iniziò a fare il taglio che avrebbe fatto vedere la luce al bambino. L’operazione durò poco e in breve tirarono fuori il bambino ma non erano riusciti ancora a fargli emettere il primo vagito, era cianotico e sembrava respirare a fatica il tutto era la conseguenza dell’essere rimasto troppo tempo senz’aria, decisero di intubarlo e portarlo in terapia intensiva. Shin era preoccupatissimo né sua moglie e né suo figlio erano usciti da quella stanza solo dopo un po’ un dottore gli si avvicinò.
-Lei è il signor No Taisho?-
Il dottore che si era rivolto a Shin era lo stesso che aveva preso la decisione di praticare il parto cesareo senza il consenso della donna adesso temeva la reazione che avrebbe avuto il neo papà.
-Sì sono io. Dottore mi dica come sta mio figlio?-
Il dottore rimase stupito perché Inu aveva chiesto solo del figlio e della moglie non aveva fatto nemmeno il nome.
-Abbiamo avuto qualche complicazione, abbiamo dovuto intubare suo figlio e adesso si trova in terapia intensiva. Purtroppo per farlo nascere sono andato contro il volere si vostra moglie, mi dispiace ma non potevo vedere morire un bambino davanti ai miei occhi.-
Shin non ci stava capendo un granché le sue orecchie avevano smesso di ascoltare non appena il dottore aveva menzionato la terapia intensiva ma con quello che aveva sentito a tratti, riuscì a fare la sua domanda.
-Scusi ha detto che siete andato contro il volere di mia moglie, che significa?-
-L’utero non era abbastanza dilatato per poter far passare il bambino e l’unica soluzione era il parto cesareo ma non so perché sua moglie ha rifiutato di sottoporsi all’intervento, ha continuato a spingere ma lo stesso non è servito ed è stato in quel momento che ho anestetizzato vostra moglie praticando il parto cesareo. Vostra moglie è ancora addormentata e non sa quello che è successo comunque se vorrete prendere dei provvedimenti nei miei confronti siete liberi di farlo ma sappiate che non avrò rimpianti per quello che ho fatto.-
Il dottore guardò fisso lo youkai senza scomporsi.
-Dottore la ringrazio per aver fatto nascere mio figlio e sappiate che non ho alcuna intenzione di farle causa e nemmeno mia moglie lo farà anzi vi chiedo umilmente scusa per i problemi che vi ha causato quando si sveglierà le parlerò io non preoccupatevi.-
Shin aveva rassicurato il dottore ma dentro di lui covava una rabbia incontrollabile non poteva credere che sua moglie avesse cercato di far morire il loro bambino e non appena si sarebbe svegliata avrebbe fatto i conti con lei. Ci vollero due ore prima che Izayoi si svegliasse e Shin nel frattempo era andato a vedere come stava il suo primogenito, quando lo vide gli si spezzò il cuore, si trovava all’interno di un’incubatrice e dalle braccine del suo bambino fuoriuscivano dei piccoli tubicini che evidentemente servivano per alimentarlo e idratarlo ma la cosa che lo fece sentire ancora più male fu il vedere il respiratore che manteneva in vita quel piccolo angelo che sperava non volasse mai via da lui. Inconsciamente Shin cominciò a piangere non poteva credere alla sofferenza che Izayoi aveva procurato al loro bambino e mentre pensava a ciò gli venne in mente il motivo per cui sua moglie si fosse rifiutata di sottoporsi al parto cesareo. Dopo aver salutato il suo angelo si diresse nella stanza dove era stata portata sua moglie, Shin quando entrò la trovò sveglia ma invece che preoccuparsi per le sue condizioni assunse un’espressione gelida, per lei provava solo rabbia e di questo lei se ne accorse ma volle far finta di nulla.
-Amore come sta il nostro bambino? Non ho ancora potuto vederlo, potresti descrivermelo.-
Izayoi aveva assunto un falso sorriso proprio come la sua preoccupazione, Shin era irremovibile e continuava a fissarla con aria gelida.
-Izayoi giuro che se dovesse succedere qualcosa a mio figlio la pagherai cara.-
Disse in tono duro.
-Ma cosa stai dicendo, io non ti capisco.-
Izayoi continuava a fingere ma sapeva che ingannare suo marito non sarebbe stata una passeggiata.
-Sai benissimo a cosa mi riferisco non fare la finta tonta. Hai cercato di uccidere il nostro bambino rifiutandoti di sottoporti al parto cesareo e se proprio vuoi saperlo per la tua stupidità è collegato ad un respiratore e i dottori non sono certi che sopravvivrà e se sopravvivrà non sanno quali danni potrebbe riportare.-
Shin era sul punto di piangere perché il solo raccontarlo gli aveva riportato alla mente l’immagine di quel piccolo angelo che adesso si trovava tra la vita e la morte. Izayoi dopo le parole di suo marito ebbe un colpo e velocemente si portò la mano sul ventre.
-Maledizione avevo categoricamente vietato di praticare il cesareo, me la pagherà non appena uscirò di qui.-
Izayoi era su tutte le furie perché quel taglio avrebbe deturpato il suo fisico.
-Tu non farai un bel niente, ricorda che sono uno dei migliori avvocati e stai sicura che contro di me perderai inoltre con quali soldi pensi di pagare per averne uno, perciò far causa a quel dottore non ti servirà a nulla perché io difenderò il salvatore che ha permesso a nostro figlio di nascere.-
-Shin non provare più a dire che quello è nostro figlio perché quello scherzo della natura è solo tuo figlio e giuro che se mi ha rovinato la carriera gli renderò la vita un vero inferno tanto che maledirà il giorno in cui è nato.-
Izayoi aveva urlato e questo fece precipitare gli infermieri per accertarsi che la paziente stesse bene, Shin li rassicurò e li fece uscire dalla stanza.
-Tu non lo toccherai nemmeno con un dito.-
-Le parole feriscono più delle mani.-
Disse Izayoi ghignando cosa che fece anche Shin ribattendo.
-Hai ragione, credo proprio che userò immediatamente quest’arma facendo una piccola chiamata al mio caro fratello. Allora che ne pensi sei ancora convinta di quello che hai detto?-
Shin era sicuro di sé e Izayoi sapeva che contro di lui non aveva chance perciò si limitò a voltare il capo dalla parte del muro evitando così di fissare gli occhi ambrati del marito. Shin uscì dalla stanza per poi ritornare a controllare come stava suo figlio e nel frattempo approfittò per fare qualche chiamata avvisando suo fratello e i suoi amici che suo figlio era nato ovviamente omise come stavano realmente le cose li avrebbe informati quando sarebbero arrivati. Nel frattempo un dottore gli si avvicinò.
-Signor No Taisho con il trambusto che c’è stato abbiamo dimenticato di chiedere il nome del bambino per completare l’atto di nascita.-
Shin ci pensò un po’ su e gli venne in mente un’idea.
-Dottore in realtà non ci abbiamo ancora pensato, vorrei aspettare mio nipote per deciderlo.-
-Va bene aspetteremo ma faccia in fretta.-
Shin ringraziò facendo tornare il dottore al suo lavoro. Stava ancora osservando suo figlio quando udì delle voce familiari in lontananza, erano i bambini che stavano correndo verso di lui.
-E’ nato? Vogliamo vederlo, possiamo?-
Tomoe era il più entusiasta di tutti, Shin non sapeva se farglielo vedere aveva paura che potesse spaventarsi ma il bambino ci pensò da solo arrampicandosi alla finestra per vedere, c’erano altri bambini ma Tomoe intuì subito chi era il loro cuginetto.
-Papà perché ci sono tutti quei fili?-
Disse in tono dispiaciuto, Miketsukami non sapeva cosa rispondere anche perché nemmeno lui lo sapeva, ci pensò Shin a trovare una scusa.
-Ci sono tutti quei fili perché è molto pigro e non vuole mangiare da solo.-
Shin accarezzò il bambino cercando di infonderli tranquillità, aveva funzionato benissimo infatti adesso stava sorridendo, anche Kurama stava guardando attentamente il nuovo arrivato.
-Sesshomaru è la tua copia con le orecchie da cane.-
Disse il piccolo corvo. Infatti il neonato aveva i capelli argentei e sulla testa sporgevano delle piccole orecchie da cane, gli occhi erano chiusi quindi non si sapeva se anche quelli fossero ambrati. Sesshomaru continuava a fissarlo e poi si rivolse a suo zio.
-Zio come si chiama?-
Shin si ricordò che aveva deciso che sarebbe stato suo nipote a deciderlo.
-A te come piacerebbe chiamarlo?-
-A casa noi tre avevamo pensato a Inuyasha.-
Shin ci pensò un po’ quel nome anche se era simile a quello di suo fratello era molto orecchiabile.
-Ok allora lo chiameremo Inuyasha.-
I bambini erano increduli, non pensavano che davvero avrebbe messo il nome che avevano pensato loro.
-Zio ma tu come lo avevi chiamato?-
-In realtà aspettavo te per deciderlo.-
Sesshomaru sorrise leggermente purtroppo dall’incidente di sua madre non riusciva più a comportarsi come prima era diventato decisamente più freddo. I bambini erano ancora aggrappati alla vetrata e Shin approfittò per spiegare quello che era successo. Tutti rimasero shoccati a quel racconto soprattutto Miketsukami che credeva di essere riuscito a farle accettare la gravidanza ma a quanto pareva era bastato poco a farle cambiare idea. Per Shin era stato doloroso raccontare l’intero accaduto e dovette sedersi per calmare sia la rabbia che il dolore che stava provando, tutti gli si erano radunati intorno per dargli consolazione.
-Vi ringrazio di essere venuti.-
Shin era davvero grato ai suoi amici ora più che mai aveva bisogno del loro sostegno, poi disse una cosa che costrinse Miketsukami a rivelare il suo piano ignaro di chi lo stava osservando.
-Ragazzi ora che ci penso dovrei avvisare anche l’amica di Izayoi per farle sapere che il bambino è nato, è anche merito suo se mia moglie a portato a termine la gravidanza, però non ho il suo numero e tornare in quella stanza non mi va proprio.-
Miketsukami sorrise per poi schioccare le dita.
-Non c’è bisogno che tu mi telefoni.-
Miketsukami si era trasformato in Kitsune, l’amica di Izayoi, dovevano ancora riprendersi dallo stupore quando udirono una voce urlante.
-Bastardo mi hai ingannata, allora eri tu?-
Izayoi aveva scoperto il segreto di Miketsukami ma adesso poco importava anche perché il piano aveva avuto successo infatti era già stato deciso che Kitsune dopo la nascita del bambino sarebbe sparita.
-Sei tu la stupida che si è fatta ingannare, se avessi osservato meglio il tuo datore di lavoro ti saresti accorto di questi.-
Disse indicando i suoi occhi infatti anche quando era trasformato in Kitsune avevano mantenuto la loro eterocromia. Izayoi si diede della stupida per non essersene accorta, se avesse riflettuto di più avrebbe capito che Miketsukami e Kitsune erano la stessa persona, avrebbe dovuto già capirlo dal suo nome e invece si era fatta ingannare dalla storia che i suoi genitori le avevano dato quel nome perché appassionati di mitologia giapponese e soprattutto quegli occhi avrebbero dovuto insospettirla in quanto nessun umano aveva quella strana eterocromia ne aveva viste molte ma mai una come quella. Era ancora sovrappensiero quando Miketsukami riprese a parlare.
-Bhe hai perso la tua spavalderia? Non dovrebbe stupirti il fatto di esserti fatta ingannare da me anche perché nemmeno se fosse stato un umano ad ingannarti lo avresti scoperto figuriamoci se potevi sperare di smascherare l’inganno di una volpe. Sai non mi piace usare i miei poteri per ingannare la gente ma purtroppo tu mi ci hai costretto.-
-A te cosa interessava della sorte di suo figlio? Non ti appartiene nemmeno.-
-Anche se non mi appartiene direttamente quel bambino meritava di nascere, tu non sei nessuno per impedire che una nuova vita nasca mi dispiace solo che quel bambino abbia avuto la sfortuna di avere te come madre ma non temere perché noi gli vorremo bene senza alcun pregiudizio.-
Era raro vedere Miketsukami con un’aria severa  infatti nessuno di loro riconosceva il loro amico in quell’espressione.
-Fate quello che volete ma Miketsukami sia ben chiara una cosa, quello non è mio figlio.-
Detto ciò Izayoi si voltò e ritornò nella sua stanza. Miketsukami si era talmente infuriato che intorno a lui prese forma la sua aurea demoniaca infatti una luce rosacea evidenziava la sua figura concentrandosi soprattutto intorno alle sue nove code che ora si muovevano in modo ondulatorio, si era estraniato da tutto e da tutti era come se fosse caduto in una specie di trance nemmeno la voce dei suoi amici sembrava riportarlo alla realtà inoltre la sua aurea stava crescendo ulteriormente, se non avessero trovato al più presto un modo per risvegliarlo sarebbero stati guai grossi, Miketsukami avrebbe potuto sprigionare l’intero potere del Kyuubi che era sigillato nel suo corpo ed era per questo motivo che gli altri tentavano disperatamente di calmarlo, nemmeno Ririchiyo ci riusciva e solitamente lui aveva paura di sua moglie ma in quel momento niente da fare la situazione andava di male in peggio, le sue code cominciavano a generare delle correnti di aria fredda che man mano stavano diventando sempre più forti se non avessero trovato una soluzione, i bambini che si trovavano nella stanza accanto a loro avrebbero rischiato di morire a causa di quel vento che stava diventando sempre più gelido. Improvvisamente Ririchiyo si ricordò che una volta erano andati da un esperto che aveva in terapia moltissimi youkai che avevano difficoltà a controllare i loro poteri, ci erano andati per precauzione perché Miketsukami sapeva che doveva tenere a bada il suo potere se non voleva fare del male alle persone a lui care ed era per questo che raramente perdeva le staffe però era voluto andare lo stesso da questo dottore proprio per avere un aiuto in più qualora la sua forza di volontà non fosse stata sufficiente a calmarlo, dopo un’attenta visita il dottore aveva catalogato la forza di Miketsukami nella fascia A che era quella dove venivano registrati quelli che possedevano una forza catastrofica capace di distruggere interi isolati o addirittura intere città inoltre avevano scoperto che lui altri non era che la reincarnazione del potentissimo Kyuubi, dopo la registrazione gli prescrisse delle pillole e nel caso queste fossero insufficienti dovevano essere integrate con un’iniezione ma purtroppo non erano prive di effetti collaterali infatti queste provocavano una forte sonnolenza che sarebbe durata almeno per un giorno ma avevano anche un altro effetto collaterale ossia potevano portarlo alla morte soprattutto se il suo potere opponeva un’eccessiva resistenza rifiutandosi di calmarsi e a causa di questo sforzo il corpo avrebbe potuto non sopravvivere. Ririchiyo era molto riluttante a questa terapia ma Miketsukami l’aveva tranquillizzata promettendole che queste non sarebbero state mai necessarie però lo stesso le aveva chiesto di portarle sempre nella sua tracolla perché non si poteva mai sapere.
 La situazione in cui si trovavano richiedeva l’utilizzo di quelle medicine ma Ririchiyo non voleva usarle temendo le sorti del marito, aveva portato la mano alla sua tracolla e mentre la stava aprendo non si accorse di stare piangendo, se ne rese conto solo dopo aver notato che la vista le si era offuscata. Aveva preso le pillole e si stava avvicinando al marito per dargliele ma l’aurea della volpe aveva creato una barriera che respingeva chiunque avesse una forza demoniaca e lei, anche se era un han’yō, ne possedeva un po’ però aveva imparato ad annullarla in caso si fosse trovata in situazioni analoghe a quella che stava passando, era riuscita a darle la pillola ma niente da fare erano passati dieci minuti e la sua forza non era diminuita nemmeno un po, quindi l’unica soluzione era l’iniezione ma lei non aveva il coraggio di fargliela e questo era davvero un problema perché lì tutti possedevano una forza demoniaca e nessuno era in grado di annullarla perché erano tutti youkai, improvvisamente dietro di loro ricomparve Izayoi.
-Perché fate tutto questo casino? Vi si sente dall’altra parte del reparto, se permettete c’è gente stanca che vuole riposare e le vostre voci sono irritanti.-
Izayoi era stata attirata dalle loro voci che continuavano a chiamare Miketsukami, pensava che lo stavano elogiando per la trappola che le aveva teso senza sapere cosa davvero stesse succedendo. Ririchiyo era ancora in lacrime quando le si avvicinò.
-Izayoi ti prego tu sei l’unica che può salvare mio marito.-
Ririchiyo aveva la voce strozzata dal pianto e mentre parlava aveva mostrato ad Izayoi la siringa che avrebbe salvato o ucciso suo marito. Izayoi la vide e rise.
-Cosa dovrei farci?-
-Dovrai iniettargliela nel braccio purtroppo la sua aurea respinge chiunque abbia un’aurea demoniaca.-
Ririchiyo guardava quella siringa come se fosse un pugnale non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe servita. Izayoi presa la siringa girandosela tra le mani.
-Ririchiyo cosa ti fa credere che io voglia salvarlo? Ben gli sta, questa è la punizione per avermi ingannata.-
Disse ghignando ma gli altri non ce la facevano più a sentire la cattiveria che traspariva da quelle parole. Intanto i bambini erano stati attirati dalle urla dei loro genitori e quando Tomoe vide quella scena, urlò.
-Papaààààààà, cos’hai? Mamma perché piangi e perché intorno a papà c’è quella luce rosa?-
Le gambe di Tomoe avevano cominciato a tremare così come anche il suo respiro.
-Niente Tomoe non è successo niente. Perché non andate a guardare gli altri bimbi che sono con il vostro cuginetto?-
Ririchiyo cercava di mostrarsi il più tranquilla possibile perché sapeva quanto fosse sensibile suo figlio ma in quel momento Tomoe non aveva alcuna intenzione di allontanarsi. Non c’era tempo da perdere Miketsukami rischiava di peggiorare perciò Ririchiyo ignorò suo figlio continuando a pregare Izayoi di salvare suo marito ma Tomoe si sovrappose alle suppliche di sua madre.
-Ti prego salva il mio papà-
Tomoe si era inginocchiato davanti ad Izayoi che scostò bruscamente il bambino avvicinandosi allo youkai-ka, poi con tutta la sua forza infilò l’ago nel suo braccio.
-Spero che tu muoia.-
Disse tra i denti ma l’udito sviluppato dei presenti aveva percepito pienamente le parole che aveva detto.
Dopo due minuti il farmaco fece effetto e Miketsukami crollò a terra mentre Izayoi se ne andò senza controllare le condizioni del suo datore di lavoro. Ririchiyo si era gettata addosso a suo marito chiamandolo più volte e controllando che respirasse ancora, fortunatamente sembrava solo essere svenuto. Chiamarono un dottore che prestò il primo soccorso compilando poi la cartella per il ricovero, pochi minuti dopo lo youkai-ka fu portato in una stanza dove gli furono fatti gli accertamenti necessari che al momento non rilevarono nulla di anomalo. Intanto Shin si era diretto nella stanza dove c’era sua moglie e senza indugiare oltre iniziò a parlare.
-Izayoi sei proprio una strega, come hai potuto fare una cosa del genere?-
Shin era infuriato per quello che era successo.
-Io non ho fatto un bel niente, non è colpa mia se ha perso il controllo di sé.-
Disse con molta nonchalance.
-Non è colpa tua? Lo sai come, a differenza tua, la pensano i nostri amici sulla famiglia, sei stata tu che hai fatto infuriare Miketsukami dicendo quelle cose su nostro figlio ora per colpa tua non sappiamo nemmeno se sopravvivrà e se sì con quali conseguenze. Izayoi l’hai combinata grossa.-
Shin stava per uscire dalla stanza quando Izayoi urlò.
-Non è mio figlio è solo tuo.-
-E’ meglio così, non credo che sarà un vanto per lui avere una madre come te.-
Shin chiuse la porta e andò da Ririchiyo per chiedere come stava Miketsukami.
-Ririchiyo cosa ti hanno detto?-
Disse Shin preoccupato della risposta anche perché a quella domanda Ririchiyo aveva cominciato a piangere in modo convulso.
-Prima hanno detto che andava tutto bene ma dopo un po’ mi hanno chiamata dicendo che il suo cuore a tratti si fermava, dicono che forse se passa la notte ci sono buone probabilità di ripresa.-
Ririchiyo continuò a piangere mentre dentro Shin una rabbia incontrollabile si faceva prepotentemente avanti, sicuramente se fosse stato anche lui uno youkai-ka o un han’yō gli sarebbe successa la stessa cosa che era successa al suo amico. Non sapeva cosa fare si sentiva in colpa per il suo amico, gli era grato per aver permesso a suo figlio di nascere ma non avrebbe mai voluto a quel prezzo.
Dopo qualche giorno Izayoi  fu dimessa mentre Inuyasha doveva rimanere ancora un mese per completare i nove mesi anche Miketsukami era ancora ricoverato, dal giorno della nascita del bambino non si era ancora svegliato. I medici avevano confermato lo stato di coma. Izayoi non andò nemmeno un giorno a trovare suo figlio e non si era minimamente preoccupata delle sorti della volpe.
Erano passati tre mesi e l’inizio dell’anno scolastico era arrivato. Tomoe avrebbe iniziato le scuole elementari insieme ai suoi amici ma non aveva alcuna intenzione di andarci non senza il suo papà che ancora non si era svegliato dal coma. Purtroppo sedare la forza demoniaca del Kyuubi per il suo corpo era stato più difficile del previsto ed erano tre mesi che non accennava a riprendersi, così Tomoe dovette  iniziare la scuola senza di lui. Tomoe aveva perso quasi tutta la sua vivacità senza il suo papà, rimaneva spesso fermo e in silenzio ormai non riceveva un rimprovero da quando suo padre entrato in coma sembrava un altro bambino e anche quando seppe che Nanami sarebbe stata nella sua classe non ebbe alcuna reazione, l’unico errore che aveva fatto era stato quello di volersi avvicinare ad Inuyasha quando Shin non c’era infatti Izayoi lo cacciò in malo modo facendolo rimanere male, e da quel giorno non riuscì a vedere nemmeno il bambino per cui suo padre era andato in coma. Tutti gli furono vicini ma ogni volta che qualcuno lo invitava a fare qualche attività lui li cacciava e andava a rinchiudersi nella sua camera.
Ririchiyo stava perdendo il suo bambino, quello che aveva davanti non era di certo lo stesso che aveva cresciuto per sei anni la mancanza del padre lo stava mutando completamente si poteva dire che la sua situazione fosse peggiore di quella di Sesshomaru, con lui niente sembrava funzionare nemmeno le provocazioni di Nanami che in una situazione normale gli avrebbero fatto saltare i nervi. Il vecchio Tomoe stava sparendo per sempre, nemmeno le maestre sapevano come comportarsi con lui perciò decisero di convocare sua madre. Il giorno successivo al richiamo Ririchiyo si diresse a scuola ben consapevole di cosa le maestre volessero dirle.
Ririchiyo era arrivata davanti l’ingresso della classe di Tomoe e prima di bussare sospirò quando finalmente si decise a bussare una maestra alta dai lunghi capelli azzurri la invitò nella stanza dei docenti affidando la classe alla bidella. Una volta arrivati nella stanza la maestra fece accomodare Ririchiyo sedendosi di fronte a lei.
-Piacere signora Soushi sono la maestra Narukami, mi dispiace averla convocata ma la situazione di suo figlio è molto delicata. Abbiamo provato ad andare incontro a vostro figlio ma purtroppo non vuole dare ascolto a nessuno è sempre molto scostante e irritante e soprattutto si rifiuta di fare ciò che le maestre gli dicono. Se la situazione non fosse così problematica non l’avremmo mai chiamata. Signora Soushi c’è un motivo perché suo figlio si comporta così?-
La maestra aveva espresso chiaramente la situazione e Ririchiyo dovette incassare un nuovo colpo purtroppo questa era l’ennesima conferma del cambiamento di suo figlio infatti il vecchio Tomoe non avrebbe mai disobbedito ad un adulto soprattutto se era un insegnante. Chinò il capo e spiegò come stavano le cose, la maestra ebbe la conferma dei suoi sospetti aveva capito che nella famiglia di Tomoe c’era qualcosa che non andava dopo tanti anni di insegnamento aveva imparato a capire il comportamento dei suoi alunni. Ora che sapeva il motivo la maestra poteva agire di conseguenza.
-Signora Soushi la ringrazio per essere venuta e ora che so come stanno le cose potrò comportarmi di conseguenza. Non si preoccupi troverò un modo per aiutare suo figlio.-
La maestra aveva parlato più come una madre che come un’insegnante.
-La ringrazio mi dispiace solo che mio figlio vi stia dando così tanti problemi ma mi creda non era così.-
Disse Ririchiyo con gli occhi gonfi dal pianto.
-Non si preoccupi suo figlio con un po’ di pazienza tornerà come prima.-
Narukami si congedò tornando nella sua classe invece Ririchiyo andò in ospedale a trovare ciò che restava di Miketsukami ossia solo un corpo inerme. Prima di entrare inspirò per poi espirare una volta chiusa la porta, non aveva ancora notato che in camera non c’era nessuno ma appena vide che sul letto c’erano solo delle lenzuola scostate il suo cuore trasalì, a peggiorare le cose fu quando sentì il cellulare di squillare e fu ancora peggio quando vide che chi la stava cercando era l’ospedale. Per lei fu inevitabile piangere perché da tutto ciò aveva dedotto che suo marito fosse morto questo avrebbe spiegato il perché del letto vuoto e della chiamata dall’ospedale, stava per correre a cercare un dottore ma quando si girò per uscire vide una scena che le fece perdere i sensi.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Ok come capitolo non sono soddisfatta ma lo lascio decidere a voi. Abbiamo scoperto il piano di Miketsukami ma come vedete gli è costato caro  e ciò st ricadendo sulla sua famiglia. In questa storia ho reso Izayoi molto cattiva e sono sicura che molti di voi non lo apprezzano. Negli scorsi capitoli ho dimenticato di dirvi che parte della storia prende spunto dalla mia song-fict ROOM OF ANGEL. Tornando alla storia, nel prossimo capitolo scopriremo cosa ha fatto perdere i sensi a Ririchiyo, voi cosa pensate sia stato? Ok la smetto sennò va a finire che vi spoilero il prossimo capitolo.
Con questo è tutto ci vediamo nel prossimo capitolo di " NON PUO' PIOVERE PER SEMPRE ".
baci Inu_ka
Vi allego una foto di Miketsukami e Narukami (la dea dei fulmini di Kamisama kiss)

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Capitolo 4
*** Risveglio e timori ***


Passò un quarto d’ora prima che Ririchiyo riprendesse i sensi, al suo risveglio vide la persona che più desiderava al mondo. Miketsukami dopo tre mesi si era finalmente risvegliato dal coma e adesso era accanto alla sua amata.
-Ririchiyo finalmente hai ripreso i sensi, mi hai fatto spaventare. -
Miketsukami anche se si era spaventato aveva ben compreso che la reazione di sua moglie era dovuta alla sorpresa per il suo risveglio. Ririchiyo si alzò velocemente dalla barella e strinse forte la sua volpe.
-Idiota perché sei stato via per tanto tempo? Non fare mai più una cosa del genere, promettimelo, promettimi che non t’impiccerai più dei fatti altrui e che non perderai mai più il controllo di te. -
Ririchiyo mentre parlava continuava a piangere finalmente dopo tutto quel tempo poteva sfogarsi. Aveva pianto tante volte al capezzale di suo marito ma non aveva mai avuto una carezza di conforto e invece adesso lui la stava stringendo facendo passare i suoi artigli tra i capelli della sua amata.
-Te lo prometto, non perderò mai più il controllo.-
Disse sorridendo. I dottori guardavano la scena inteneriti ma, per quanto fosse bella, il paziente non andava stressato ulteriormente.
-Signor Soushi si è risvegliato da poco non deve stressarsi troppo perciò adesso la pregherei di sdraiarsi e di cercare di riposarsi, nel frattempo approfitterò per parlare un po’ con sua moglie.-
Il dottore, dopo essersi assicurato delle condizioni del paziente, invitò Ririchiyo a uscire dalla camera per poter conferire da solo con lei dirigendosi verso la sua stanza per chiarire alcuni aspetti. Una volta arrivati il dottore chiuse la porta assicurandosi che nessuno ascoltasse.
-Bene signora Soushi si accomodi.-
Ririchiyo prese posto mettendosi comoda per poter ascoltare al meglio ogni singola parola.
-Allora dottore come sta mio marito? Ha riportato qualche danno? Come ….-
Ririchiyo era impaziente perché temeva che il coma avesse causato qualche danno a suo marito.
-Si calmi e mi lasci parlare. -
Disse il dottore interrompendo la raffica di domande.
-Può tirare un sospiro di sollievo, il coma non ha avuto alcuna conseguenza su suo marito ma ho bisogno di sapere alcune cose.-
Disse cambiando improvvisamente il tono della voce.
-Chi vi ha dato quella terapia?-
Domandò senza giri di parole.
-Il dottor Onigumo.-
Ririchiyo non capiva il perché quel dottore volesse saperlo.
-Lo avevo immaginato. Questo è il terzo caso che capita in quest’ospedale.-
-Dottore sia più chiaro mi state solo confondendo. -
-Ha ragione. Il dottor Onigumo ha sperimentato più volte quella terapia che spesso ha avuto esiti infausti. -
Disse il dottore sospirando.
-Ma dottore abbiamo avuto il suo nome da un han’yō che era in terapia da lui. –
Disse perplessa.
-Non sto dicendo che quella terapia sia del tutto inefficace, le sto solo dicendo che quella terapia va bene solo per gli han’yō infatti, ha il brevetto solo per quello ma per gli youkai-ka non va bene è stata rifiutata immediatamente. Ora le spiego meglio. Come ben sapete gli han’yō sono l’unione di uno youkai e un umano perciò il loro sangue è per metà demoniaco e per metà umano quindi c’è una specie di equilibrio tra i due mentre gli youkai-ka sono figli di uno youkai e un han’yō dunque il sangue demoniaco è superiore a quello umano perciò la perdita di controllo è più difficile da controllare. In un han’yō basterebbero quelle compresse per riportarlo ad una situazione di equilibrio ma non sono sufficienti per un youkai-ka il cui sangue demoniaco e' superiore a quello di un han’yō. Quelle siringhe che vi ha dato il dottor Onigumo altro non sono che un potente anestetico per youkai, e associato a quelle compresse potrebbero addirittura annullare del tutto il sangue demoniaco portando così lo youkai-ka alla morte. Suo marito è stato fortunato ha rischiato di morire. -
Ririchiyo era basita da quella spiegazione, le era stato detto che quella terapia poteva essere fatale ma non immaginava che il motivo fosse quello, a loro era stato detto che poteva essere fatale solo perché lui era la reincarnazione del potente Kyuubi e non perché quella terapia era priva di approvazione. Strinse i pugni al solo pensiero che a causa di quel ciarlatano avrebbe potuto perdere suo marito e la rabbia fu superiore quando le venne in mente suo figlio e a quello che stava passando.
-Dottore ma se dovesse succedere ancora cosa posso fare?-
-Bhe da quello che mi avete detto vostro marito ha in sé il potere demoniaco del Kyuubi giusto?-
Ririchiyo annuì.
-Dunque il sangue che scorre in lui sarebbe più o meno pari a quello di uno youkai perciò l’anestetico che gli avete somministrato quella volta potrebbe bastare ma comunque va dato in una dose ridotta, il suo corpo resta sempre quello di uno youkai-ka. Le pillole non servono più, vi prescriverò delle compresse con lo stesso principio attivo dell’anestetico che ovviamente saranno più blande, una di quelle basterà, anche se spero che abbiate imparato la lezione.-
-La ringrazio dottore. Posso andare da mio marito?-
-Lo faccia riposare ancora un po’ potete tornare nell’orario di visita serale. -
Ririchiyo annuì e sorrise al pensiero della reazione che avrebbe avuto il suo bambino quando avrebbe saputo del risveglio di suo padre. Uscì rapidamente dall’ospedale e corse a dare la notizia ai suoi amici, prima tappa “l’agenzia No Taisho/Soushi”.
Appena arrivata salì velocemente le scale e piombò nell’ufficio di Inu, dove si stava svolgendo una riunione con le modelle, Ririchiyo le cacciò facendo rimanere lì soltanto Mirei e Inu.
-Ririchiyo si può sapere che ti prende?-
Mirei non capiva il comportamento dell’amica ma era certa che centrasse Miketsukami.
-Si è…risve…gliato.-
La corsa le aveva fatto venire l’affanno e l’aveva fatta parlare in modo incomprensibile ma gli altri avevano capito ugualmente almeno era quello che speravano. Fu Inu a chiederlo per primo.
-Miketsukami si è risvegliato, ho capito bene?-
Disse al limite dell’euforia.
-Sì Inu e non ha riportato nessuna conseguenza.-
Il sorriso di Ririchiyo li intenerì, ormai erano mesi che non la vedevano più nemmeno sorridere ma adesso quel sorriso per loro era la cosa più bella che avessero mai visto.
-Quando possiamo andare a trovarlo?-
Mirei avrebbe voluto fiondarsi immediatamente all’ospedale.
-Il dottore ha detto che per adesso dobbiamo farlo riposare, stasera potremo andare a trovarlo, non ha fatto entrare nemmeno me.-
Disse facendo la linguaccia.
-Il dottore avrà immaginato che lo avresti torturato con le migliori parole. Anzi sono sicuro che già gli hai detto qualche parola “gentile” come del tipo “idiota, scemo” o altro. -
Inu ormai la conosceva bene e sapeva che lei quando si spaventava reagiva così anzi si comportava così anche per dire un semplice ti voglio bene. Ririchiyo era stata colpita nel segno perciò voltò il capo dalla parte del muro gonfiando le guance. Mirei e Inu scoppiarono a ridere ma improvvisamente la porta si spalancò.
-Così si è risvegliato? Peccato avevo pregato ogni singolo giorno che morisse. -
A parlare era stata Izayoi che per qualche motivo ignoto si trovava in quell’ufficio. Ririchiyo al suono di quella frase digrignò i denti ed estrasse la sua lancia puntandogliela al collo.
-Prova a dire un’altra cattiveria contro mio marito e su questo collo potrebbe disegnarsi inspiegabilmente qualche bella cicatrice, forse sarà l’unica cosa bella di te.-
Ririchiyo continuava a tenere puntata la sua lancia ma la mano di Inu la bloccò.
-Ririchiyo calmati non ne vale la pena.-
Inu cercò di parlare in modo pacato, anche se dentro di lui aveva paura che la sua amica facesse qualche sciocchezza ma stranamente gli diede ascolto e abbassò la sua arma riponendola dietro la sua schiena. Inu poi si rivolse a Izayoi per chiederle spiegazioni.
-Izayoi perché sei qui?-
Izayoi alzò un sopracciglio e con tono di sufficienza parlò.
-Ma che domande sono, è ovvio che sono qui per riprendere con il mio lavoro.-
Tutti la guardarono sorpresi. La maternità non era ancora finita e lei era già lì.
-Izayoi ma il bambino ha solo tre mesi, dovresti rimanere a casa con lui per poterlo allattare almeno fino al quinto/sesto mese…. Non hai abbastanza latte?-
Mirei era preoccupata, anche lei ci era passata quando era nato Kurama, aveva poco latte e questo era dovuto all’alimentazione che faceva prima di scoprire la gravidanza però prendendo delle medicine era riuscita a produrne a sufficienza.
-Ho preso delle pillole.-
Disse Izayoi.
- E non hanno funzionato?-
Chiese Mirei.
-Certo che hanno funzionato, c’è voluto un po’ ma adesso non ho nemmeno una goccia di latte.-
Mirei era sbalordita, dunque Izayoi aveva preso delle compresse per smettere di allattare.
-Ma sei impazzita? Inuyasha è ancora troppo piccolo e tu già non lo allatti più?-.
Disse al limite della collera.
-E chi lo ha mai allattato. L’ho allattato solo in ospedale perché era obbligatorio, ma una volta tornati a casa non l’ho più fatto.-
Izayoi continuava a parlare come se niente fosse, ma improvvisamente sentì una mano che le colpì la guancia destra facendole voltare il capo per la violenza del colpo.
-Fai schifo Izayoi, in nome di una stupida carriera stai de nutrendo una povera creatura. Non ti senti in colpa nemmeno un po’?-
Ririchiyo aveva ascoltato fin troppo e quando parlò la mano con cui l' aveva colpita era ancora alzata.
-Ririchiyo impara a tenere le mani a posto, non sono affari tuoi e il pensiero di tenere attaccato al mio seno un simile abominio mi fa ribrezzo…. Dimmi Ririchiyo a tua madre non ha fatto schifo crescere una come te?-
-Non permetterti a nominare mia madre, lei non era una persona spregevole come te e per rispondere alla tua domanda, no, non le ho fatto schifo anzi mi ha cresciuta con tutto l’amore che può dare una madre e ho avuto sempre tutto, direi piuttosto che tua madre ha fallito se ha cresciuto uno schifo di persona come te. E ora se non ti dispiace vado prima che ti faccia veramente male. -
Ririchiyo uscì furiosa, l’allegria con cui era giunta se ne era andata non appena aveva sentito Izayoi, nel frattempo anche Izayoi era andata via e nello studio erano rimasti solo Inu e Mirei.
-Mirei che tu sappia un bambino può essere allattato da un’altra mamma?-
Chiese improvvisamente Inu.
-Eh! Ma certo, perché chiedi una simile cosa?-
-Se non sbaglio anche la madre di Nanami ha partorito da poco, potrei farle chiedere da Sakura se è disposta ad allattare Inuyasha.-
Mirei era rimasta sbalordita da quell’idea non avrebbe mai immaginato che potesse venire in mente a un uomo ma dovette costatare che non era niente male.
-Ottima idea Inu, quel bambino va nutrito con del latte materno è troppo piccolo perché inizi con un’alimentazione artificiale il suo sistema immunitario potrebbe non svilupparsi adeguatamente…. Ora mi spiego perché ha sempre le orecchie abbassate e si muove poco, quel neonato è senza energia. Mi meraviglio di Shin non mi aspettavo che permettesse una cosa simile. -
Mirei sapeva quanto Shin avesse lottato affinché quel bambino nascesse e non si spiegava perché adesso stava permettendo un simile trattamento.
-Mio fratello è fuori da due mesi per motivi di lavoro, sicuramente lei ha approfittato di ciò. –
Inu era convintissimo di ciò anche perché sarebbe stato assurdo se Shin avesse permesso una cosa del genere visto quanto aveva lottato e quanto era costato far nascere suo figlio, sicuramente appena sarebbe tornato dal viaggio di lavoro avrebbe discusso di ciò con lui.
Inu era ancora assorto nei suoi pensieri quando Mirei lo salutò per dirigersi verso la scuola a prendere i bambini, ormai lo faceva sin da quando era iniziata la scuola, lei e Sakura si alternavano per andare a prendere i bambini permettendo a Ririchiyo di occuparsi di suo marito e ora, che si era finalmente ripreso, avrebbe potuto dedicarsi pienamente al suo piccolo volpacchiotto. Mirei era appena arrivata a scuola quando vide che all’ingresso la stavano aspettando solo Kurama e Sesshomaru.
-Bambini dov’è Tomoe?-
Mirei era preoccupata perché solitamente Tomoe era sempre insieme ai suoi amici. Kurama si affrettò a spiegare come stavano le cose.
-Mamma, Tomoe non si è sentito bene e adesso è in infermeria.-
La voce di Kurama non sembrava essere particolarmente allarmante e questo tranquillizzò in parte la youkai.
-Allora bambini aspettate qui vicino alla bidella, io vado a vedere come sta.-
Mirei affidò la custodia dei bambini a una bidella e si diresse in infermeria. Quando arrivò, trovò il bambino coperto da un lenzuolo e con un fazzoletto sulla testa. Era ancora intenta a guardare il bambino quando si sentì toccare la spalla, così si girò e vide che altri non era che la dottoressa.
-Buongiorno, dottoressa mi può dire cosa è successo?-
-Lei è la madre di Tomoe?-
La dottoressa era impassibile e stava parlando con molta freddezza.
-No sono un’amica dei suoi genitori.-
-Mi spiace ma posso riferire la situazione solo ai suoi genitori.-
Disse categorica la dottoressa. Quell’atteggiamento stava notevolmente infastidendo la youkai, anche se era giusto quello che la dottoressa aveva detto stava comunque esagerando, in suo aiuto venne la maestra Narukami.
-Dottoressa può stare tranquilla la signora Tengu ha il permesso della madre di Tomoe quindi può riferire a lei cos’è successo.-
La maestra aveva assicurato alla dottoressa che era tutto in regola e che poteva tranquillamente riferire a Mirei la situazione.
-Signora Tengu innanzitutto vorrei scusarmi per essere stata così rigida ma mi creda per me la sicurezza dei bambini viene prima di tutto.-
Il tono della dottoressa si era addolcito e Mirei fu felice di vedere che ad occuparsi dei bambini non fosse un’arpia ma semplicemente una persona che teneva ai bambini.
-Si figuri, però adesso mi spiegate perché Tomoe è qui?-
-Non so esattamente cosa sia successo ma i suoi amichetti mi hanno detto che stava bisticciando con un bambino di quinta elementare quando improvvisamente è caduto e ha cominciato a sudare e tremare, la bidella lo ha portato subito qui e da quel che ho capito il bambino ha avuto una convulsione credo sia dovuta alla febbre alta ma comunque se dovesse ripetersi le consiglio di dire a sua madre di portarlo da uno specialista, anche se credo sia solo un caso isolato, è piuttosto comune avere delle crisi convulsive quando si ha la febbre alta. -
La dottoressa parlava con molta tranquillità ma questo non rassicurò per niente la youkai che temeva il peggio per il piccolo youkai-ka.
-Posso portarlo a casa?-
-Sì che può però le servirà una macchina, il bambino è troppo debole per camminare.-
-Non si preoccupi lo porterò in braccio, casa mia non è molto distante da qui. -
Mirei salutò e prese in braccio Tomoe che continuava a dormire, dopo di che prese anche gli altri due bambini e si diresse verso casa sua. Una volta arrivati, Mirei adagiò il piccolo youkay-ka nella camera di suo figlio lasciando acceso il walkie-talkie nel caso si svegliasse, dopo di ciò si affrettò a preparare la merenda.  Era intenta a tostare il pane quando sentì un urlo provenire dall'apparecchio, Mirei corse immediatamente nella camera dove si trovava Tomoe e lo trovò bagnato fradicio in preda ai deliri.
- Papà nooo ti prego non mi lasciare svegliati prometto che farò il bravo, ti pregoooo-
Tomoe continuava ad urlare e Mirei lo stava accarezzando tentando di calmarlo, in preda all'ennesimo delirio si svegliò di soprassalto e non appena vide la figura della youkai le si gettò addosso piangendo, Mirei lo strinse a sé parlandogli.
- Calmati piccolo non è successo niente e' stato solo un brutto incubo, il tuo papà si risveglierà molto presto che tu prometta o no di fare il bravo.-
Mirei parlò dolcemente al bambino che tra un singhiozzo e  l'altro riuscì anche a sorridere, dopo essersi calmato si addormentò nuovamente stringendo forte la mano della youkai. Mirei era ancora intenta a osservare il bambino quando sentì il suono fastidioso del campanello, maledisse quell'aggeggio infernale che rischiava di svegliare il bambino, si affrettò ad andare ad aprire la porta e altri non era che Ririchiyo.
- Ririchiyo come mai qui? Credevo fossi andata in ospedale.-
Mirei era sorpresa di vederla, si riprese dallo stupore quando udì la voce di Tomoe che chiamava la sua mamma. Il bambino non era ancora arrivato tra le sue braccia, quando Ririchiyo chiese cosa avesse il suo volpacchiotto, aveva capito che suo figlio aveva qualcosa che non andava semplicemente da uno sguardo. Tomoe quando non stava bene abbassava le punte delle orecchie, e la coda, che normalmente era tenuta in alto, era abbassata come se diventasse particolarmente pesante. Ririchiyo si  spavento' ancora di più quando lo prese in braccio e lo sentì bollente.
- Mirei che e' successo? Scotta tantissimo.-
Disse la han’yō preoccupata. Mirei si affrettò a dare una spiegazione e quando terminò, Ririchiyo aveva gli occhi gonfi dal pianto, sia lei che suo marito soffrivano molto quando il loro bambino aveva qualcosa che non andava ma avevano sempre cercato di non farglielo notare e adesso non sarebbe stato da meno infatti con molta fatica ricacciò indietro le lacrime. Lo stava ancora tenendo in braccio quando si diede della stupida, era stata talmente presa dalla preoccupazione per suo figlio che aveva completamente dimenticato di avere una sorpresa per lui.
- Tomoe ho una bellissima sorpresa per te.-
Tomoe guardò curioso sua madre che fu felice di vedere tornare quell' espressione sul viso angelico del suo volpacchiotto, si limitò a sorridere affrettandosi a lavarlo  e a vestirlo. Prima di uscire, nonostante l' aria fosse tiepida, lo copri' per bene temendo che potesse peggiorare. Salutò la sua amica e i bambini e si diresse verso il suo tempio per prendere la macchina, anche se l' ospedale non era lontano, non avrebbe mai fatto camminare il suo bambino in quelle condizioni anche se sembrava fosse migliorato dopo averla vista.
- Mamma dove stiamo andando?-
Ririchiyo sorrise, sebbene morisse dalla voglia di rivelare la sorpresa si trattenne immaginando la faccia che avrebbe fatto il suo cucciolo.
- E' una sorpresa.-
Disse facendo la linguaccia, suo figlio vedendo quel gesto gonfiò le guance e volto' il capo dalla parte della strada ma si rabbuiò quando vide dove stava parcheggiando sua madre ossia nel parcheggio dell' ospedale, Tomoe era confuso non capiva che ci  fosse di bello nell' andare in quel posto ma non volle chiedere niente si limitò solo a seguire sua madre. Digrignò i denti quando passarono vicino al luogo dove era avvenuto lo spiacevole episodio che lo stava privando della presenza del suo papà, Ririchiyo se ne accorse e lo prese in braccio dandogli un delicato bacio sulla fronte.
- Forza Tomoe non pensarci più, andiamo a vedere come sta papà.-
Ririchiyo non vedeva l' ora di arrivare in quella stanza anche se temeva che quello che aveva visto la mattina fosse solo un sogno ma l' unico modo per saperlo era arrivare in quella stanza. Quando arrivo' all' ingresso del reparto sentì che qualcuno stava nominando il cognome di suo marito, sia lei che Tomoe si allarmarono così accelerò il passo, appena arrivata sulla soglia della porta della stanza si passò una mano sul viso.
- Signor Soushi dove crede di andare?-
Due infermieri stavano spingendo Miketsukami sul letto affinché non si alzasse.
- Vi ho detto che sto bene, voglio solo tornare a casa dalla mia famiglia, e soprattutto voglio vedere il mio cucciolotto.-
Miketsukami insisteva affinché lo lasciassero andare ma il dottore era stato categorico, gli aveva detto che poteva uscire solo quando sarebbero stati certi delle sue condizioni. Miketsukami stava ancora opponendo resistenza quando al suo fine olfatto giunsero gli odori che più amava sentire, si bloccò e volto' il capo in direzione di quel gradevole odore, sgrano' gli occhi e sorrise nel constatare che il suo olfatto non aveva sbagliato.
- Ririchiyo, Tomoe.-
Tomoe quando sentì la voce di suo padre scese velocemente dalle braccia di sua madre e corse da suo padre con le lacrime agli occhi.
- Papà finalmente ti sei svegliato.-
Disse Tomoe continuando a piangere, anche Ririchiyo si avvicinò ai due contenta di vedere la felicità impressa sul volto del loro bambino, ormai era da un po' che aveva perso la speranza di rivedere quel caldo sorriso sul viso del suo bambino, sebbene stesse piangendo era riuscita a scorgere lo stesso la felicità che c' era in fondo al suo cuore.
Tomoe era salito sul letto stringendo forte il suo papà.
- Papà prometti che non mi lascerai più?-
Tomoe era ancora incredulo e  temeva che suo padre si riaddormentasse da un momento all'altro, Miketsukami aveva intuito quello che suo figlio stava pensando, così gli passò un braccio intorno al collo avvicinandolo di più a sé e fece avvicinare sua moglie stringendo anch'ella.
- Non preoccupatevi vi prometto che non succederà mai più una cosa del genere e che non vi abbandonerò per nulla al mondo.-
 Miketsukami aveva assunto un tono serio e questo significava che non mentiva affatto. Poco dopo osservò suo figlio e gli venne in mente una cosa molto importante.
- Ririchiyo puoi dirmi in che mese siamo?-
- E' quasi la fine di settembre. Perché?-
Disse non capendo dove volesse arrivare suo marito e dopo aver ricevuto la risposta volse lo sguardo verso suo figlio.
- Tomoe mi dispiace.-
Disse rammaricato abbassando le orecchie.
- Perché?-
- Perché  se siamo alla fine di settembre significa che la scuola è già iniziata e io mi sono perso il tuo primo giorno di scuola. Mi dispiace sono venuto meno alla promessa.-
Disse guardando il bambino fisso negli occhi. Tomoe sorrise e fece un segno di diniego col capo.
- Non fa niente mi porti quando esci da qui.-
Tomoe aveva risposto come un vero ometto e questo rese fieri i suoi genitori.
Miketsukami  mentre abbracciava suo figlio lo sentì particolarmente caldo.
- Ririchiyo sbaglio o il bambino scotta?-
Chiese preoccupato.
- Si' ha qualche linea di febbre si è sentito male questa mattina a scuola.-
Ririchiyo ricordò ciò che le aveva detto Mirei e aveva assunto un' espressione cupa e questo fece preoccupare suo marito.
- Amore mi dici cosa sta succedendo? Perché hai quella faccia se si tratta solo di un po' di febbre?-
Ririchiyo sussulto' e raccontò quello che era successo la mattina. Miketsukami quando aveva sentito pronunciare la parola " convulsione " si spaventò facendo registrare alla macchina che monitorava il suo battito cardiaco un valore superiore alla norma.
- Miketsukami sta calmo quando ti sarai ripreso faremo controllare nostro figlio da uno specialista.-
Lo youkai-ka negò col capo.
- No lo faremo controllare immediatamente, io sto bene quindi puoi occuparti di nostro figlio mi spiace solo di non essere con te.-
Disse rammaricato.
- Non ci pensare, pensa solo a guarire. Sai potrei approfittare adesso per chiedere a qualche dottore di visitarlo.-
Ririchiyo sorrise e Miketsukami approvò l' idea di sua moglie.
- Sono d'accordo con te potremmo chiamarlo adesso, almeno saremo più tranquilli.-
Miketsukami guardò preoccupato il bambino, si sentiva in colpa perché sicuramente quello che gli era successo aveva messo a dura prova il bambino. Lo osservò ancora per un po' e notò che aveva il respiro regolare.
- Tho si è addormentato.-
Disse sorridendo, anche Ririchiyo lo guardò attentamente poi spostò la frangetta del piccolo mettendogli una mano sulla fronte per vedere se aveva ancora la febbre e sorrise nel vedere il volto tranquillo e sorridente del suo cucciolo.
Poco dopo chiamarono il dottore spiegandogli la situazione, accettò di buon grado di aiutarli e disse di recarsi nel suo studio l' indomani, Miketsukami chiese il piacere di poter essere presente anche lui alla visita, sulle prime il dottore non era intenzionato a permettergli di uscire dalla stanza ma Miketsukami fece leva sul lato paterno del medico chiedendogli cosa avrebbe fatto lui se si fosse trovato nei suoi panni, dopo averci pensato un po' diede il suo permesso a patto che rimanesse seduto sulla sedia a rotelle senza muovere un dito. Tre mesi in coma non erano uno scherzo e il corpo poteva non essere pronto ad assumere così repentinamente una posizione verticale, le cose andavano fatte gradatamente e per questo gli era stato detto che una volta uscito dall' ospedale avrebbe dovuto fare alcune sedute di fisioterapia. Alla fine per il bene del suo bambino aveva accettato, non era il caso di fare capricci era stato per troppo tempo assente dalla vita di suo figlio e in una situazione del genere doveva essere per forza presente, non avrebbe permesso che il suo bambino affrontasse una visita medica di questo genere con la sola presenza della madre perciò si accordarono sull'orario e ringraziarono il dottore per la sua disponibilità. Dopo aver dato qualche consiglio su come agire nel caso la febbre durante la notte fosse aumentata, favorendo così un' ipotetica ricomparsa di una nuova convulsione, si congedò lasciando entrare gli altri amici che erano venuti a far visita al paziente.
Miketsukami quando li vide fu al settimo cielo sebbene il suo cervello non avesse memoria di quanto tempo fosse passato, per lui sembrava essere passata un' eternità dall' ultima volta che li aveva visti e quando vide i bambini fu ancora più felice soprattutto perché in sua assenza avevano fatto il possibile per aiutare suo figlio, anche Shin era presente insieme a Inuyasha, nonostante fosse fuori per lavoro quando seppe del risveglio dello youkai-ka prese il primo volo disponibile e tornò a casa, ebbe giusto il tempo per una doccia quando guardando l' orologio si accorse che era arrivato l' orario delle visite, stava per uscire quando udì il pianto di suo figlio gli sembrò strano che fosse lì  anche perché quando era rientrato aveva salutato ma nessuno aveva risposto perciò aveva pensato che non ci fosse nessuno infatti quando entrò nella camera dove era suo figlio constatò che davvero non c' era nessuno se non il bambino, quando lo vide digrigno' i denti mostrando le lunghe zanne al pensiero della sconsideratezza che aveva avuto sua moglie nel lasciare da solo una creatura così piccola. Lavo' il bambino e lo portò con sé, ovviamente non avrebbe detto a nessuno il vero motivo per cui suo figlio era lì con lui non voleva assolutamente che succedesse di nuovo quello che era accaduto tre mesi fa.
Miketsukami fece un sorriso a trentadue denti quando vide che Shin lo aveva portato con sé.
- Shin hai portato Inuyasha ti prego me lo fai vedere? Ti prego ti prego ti prego-
Disse supplicante.
- Ehi non c'è bisogno che me lo chiedi così anzi non c'è bisogno nemmeno di chiederlo anche perché hai tutti i diritti di vederlo e' grazie a te se e' qui e mi dispiace che ti sia costato così tanto.-
Shin era mortificato per quello che era accaduto, la perfidia di sua moglie aveva quasi distrutto una famiglia infatti né Ririchiyo e né Tomoe erano stati più gli stessi da quel giorno adesso sperava che con il risveglio del capofamiglia tutto ritornasse alla normalità.
Tomoe stava ancora dormendo ma non appena sentì la voce di Shin e l' odore di Inuyasha misto a quello del padre mosse freneticamente le orecchie e scattò in piedi avvicinandosi velocemente al piccolo han’yō.
Shin non sapeva che in sua assenza nessuno si era potuto avvicinare a suo figlio perciò ingenuamente  si rivolse al bambino.
- Ehi Tomoe sembra che tu non lo veda da una vita.-
Tomoe abbassò le orecchie chinando anche il capo inoltre nella stanza calo' il silenzio, Shin guardò tutti uno ad uno non capendo perché avessero smesso di parlare, fu Miketsukami ad interrompere quel silenzio assordante.
- Io si' e' una vita che non lo vedo perciò per un po' ti sequestro questo bel cagnolino.-
Stava toccando delicatamente il nasino e dopo averlo guardato per bene si rivolse al padre.
- Shin questo bambino per essere un han’yō e' troppo tranquillo ed è anche mingherlino, Tomoe era una peste sin dal primo giorno. Mangia abbastanza?-
Inu, Mirei e Ririchiyo erano i soli a sapere la verità ma non era il caso di dirlo lì sicuramente avrebbero informato Shin di quello che stava facendo Izayoi ma lo avrebbero fatto fuori da quella stanza. Inu cercò di sdrammatizzare la cosa.
- Può significare due cose o mio fratello è stato fortunato ad avere un bambino tranquillo o siamo noi che abbiamo dei figli iperattivi. Però caro fratellino se vuoi che tuo figlio resti tranquillo tienilo lontano da Kurama e Tomoe.-
Inu cercò di essere  credibile sperando che i genitori di Kurama e Tomoe intervenissero in difesa dei loro piccoli e così fu, infatti Ririchiyo non restò in silenzio.
- Inu tuo figlio non e' di certo un santo o devo elencarti quello che ha fatto coinvolgendo anche mio figlio e Kurama.-
Disse guardando in modo truce lo youkai.
- Infatti, Ririchiyo ha ragione.-
Disse Mirei risentita. Inu continuò la commedia.
- Ah e' così Mirei, e chi è che si è ritrovato con i peli di mio figlio tra le mani?-
Mirei aveva capito il piano di Inu perciò continuò.
- Bhe devo ricordarti che tuo figlio ha staccato una delle splendide piume di mio figlio facendoci una penna per scrivere solo perché Kurama ha spezzato la punta della sua matita?-
Sesshomaru sentendo menzionare quell' accaduto intervenne per confessare perché aveva staccato quella piuma.
- Mirei l' ho fatto perché l' ho visto alla tv, anche se quel signore ha usato una piuma di gallina.-
Tutti rimasero sbalorditi, dunque Sesshomaru aveva staccato quella piuma solo perché lo aveva visto fare in un programma per bambini.
Il piano di Inu aveva funzionato, ora nessuno pensava più alla domanda di Miketsukami perché ognuno era intento a difendere il proprio bambino.
Passò una buona mezz'ora prima che smettessero di discutere anche perché poco dopo passò la guardia avvisando che mancavano dieci minuti al termine dell' orario di visita. Approfittarono per salutare il loro amico dirigendosi poi verso l' uscita dell'ospedale. Visto l'orario decisero di andare a cenare fuori in una trattoria all'aperto che si trovava alla periferia di Tokyo, avevano scelto quel posto perché non era molto frequentato e quindi potevano parlare tranquillamente. Quando arrivarono si sedettero ad una lunga tavolata facendo mettere i bambini in un tavolo a parte per non coinvolgerli nei loro discorsi. Una volta sistemati ordinarono la cena e nell' attesa cominciarono a parlare mentre i bambini avevano circondato la carrozzina del piccolo Inuyasha, ora finalmente potevano avvicinarsi e giocarci tranquillamente senza temere di essere o rimproverati o cacciati.
- Shin come mai hai portato tuo figlio in ospedale? Solitamente quando sono così piccoli nessuno li porta. Non potevi lasciarlo a casa con sua madre?-
Sakura da quando aveva visto suo cognato con il bambino aveva capito che c'era qualcosa che non andava però non le era sembrato il caso di fare certe domande in quel posto. Shin prima di rispondere sospirò.
- Se ci fosse stata lo avrei lasciato.-
Disse sconsolato e arrabbiato.
- In che senso se ci fosse stata?-
Ririchiyo sperava di aver interpretato male ciò che Shin aveva detto.
-  Quando sono arrivato a casa credevo non ci fosse nessuno ma quando stavo per uscire ho sentito un pianto così sono andato nella stanza del bambino e lì c' era solo lui, della madre non c'era traccia. -
Disse incredulo. Gli sembrava di star raccontando una storia inventata ma purtroppo non lo era, quella era la realtà.
- Non credo che sia sconsiderata a tal punto, non è che le e' successo qualcosa?-
Disse Mirei. Non voleva credere al fatto che Izayoi avesse lasciato da solo Inuyasha era troppo anche per una come lei. Ciò che disse Mirei aveva fatto riflettere, tutti avevano dato per scontato che Izayoi avesse fatto una simile cattiveria perciò Shin decise di telefonarle. Il cellulare squillava ma nessuno rispondeva solo dopo la terza chiamata rispose.
- Pronto.-
La voce di Izayoi, a differenza di quello che avevano pensato gli altri, era piuttosto tranquilla.
- Ciao tesoro come stai?-
Shin stava recitando la parte di chi era all'oscuro di tutto.
- Sto benissimo, a te come va? -
- Qui va tutto bene anche se le giornate sono noiose senza la mia famiglia, a proposito come sta Inuyasha?-
Shin aspettava con ansia la risposta che avrebbe ricevuto.
- Sta bene ora sta dormendo.-
Rimase sbalordito da quella risposta e decise di rivelare la verità.
- Non sta dormendo ma sta giocando.-
Dall' altro capo del telefono Izayoi non capiva cosa stesse dicendo suo marito.
- Shin, Inuyasha sta dormendo, perché dici che sta giocando?-
- Sono sicurissimo perché Inuyasha e' qui con me e sta giocando con gli altri bambini.-
Izayoi era stata smascherata non sapeva che scusa potesse inventarsi.
- Quindi sei ritornato?-
Disse con finta allegria.
- Si' sono tornato e quando rientrerò a casa faremo i conti. Come hai potuto lasciare il bambino da solo?-
- Sono uscita da poco avevo dimenticato i pannolini e siccome stava dormendo non ho voluto svegliarlo.-
Izayoi sperava che la bugia funzionasse ma non sapeva che suo marito era già rientrato da tempo e aveva trovato Inuyasha in uno stato pietoso. Shin chiuse la chiamata senza nemmeno salutare ne avrebbe discusso quando sarebbe tornato a casa per ora voleva solo stare con i suoi amici.
- Fratello ci sono cose che devi assolutamente sapere.-
L' espressione di Inu era da brividi nessuno lo aveva mai visto così, la situazione di Inuyasha stava mettendo a nudo molti aspetti che fino ad allora tutti tenevano nascosti.
Shin osservando bene suo fratello aveva già compreso quello che le sue orecchie avrebbero sentito.
- Shin quel bambino nelle mani di tua moglie non è al sicuro, come ti ha fatto notare Miketsukami, Inuyasha e' troppo tranquillo e anche troppo magro Izayoi lo cura poco quanto niente. Oggi e' venuta in azienda perché voleva riprendere a lavorare, Mirei le ha detto che non era necessario tornarci così presto visto che la maternità non è finita ma lei ci ha risposto con molta tranquillità che ha preso delle pillole per bloccare la produzione del latte materno e ci ha anche confessato di non averlo mai allattato perché le fa schifo allattare un han’yō. Shin quella donna e' pazza e Inuyasha potrebbe pagare per questa follia.-
Le parole di Inu giunsero altre orecchie di Shin come tante lame affilate, un pensiero orribile gli venne alla mente, se Miketsukami non si fosse svegliato lui al suo ritorno avrebbe potuto trovare suo figlio morto. Istintivamente portò la mano sul capo del bambino accarezzandogli delicatamente le orecchie, anche Tomoe era lì  e da quando aveva visto Inuyasha non lo aveva lasciato un secondo, Shin era intenerito da quella scena e sorridendo scosse leggermente il capo dello youkai-ka.
- Tomoe ti piace proprio stare vicino a Inuyasha?-
Shin aveva fatto per la seconda volta la stessa domanda, quando l' aveva fatta in ospedale nessuno aveva risposto ma si erano limitati a guardarlo però adesso che Miketsukami non era lì con loro avrebbero potuto rispondere. Ririchiyo dopo aver preso in braccio suo figlio rispose.
- Shin purtroppo in tua assenza nessuno si è potuto avvicinare a tuo figlio, Tomoe un giorno si è permesso di farlo e tua moglie ha urlato come una pazza terrorizzandolo, ecco perché adesso non si stacca più da lì.-
Disse dando un tenero bacio sulla testa del suo volpacchiotto.
- Mi dispiace, ma perché non mi avete avvisato?-
- Non volevamo farti preoccupare non eri di certo in vacanza.-
Rispose Sakura.
- Ma e' di mio figlio che si tratta e nessun lavoro vale la sua vita e ancora una volta devo ringraziare Miketsukami perché se non si fosse risvegliato io non sarei qui e non avrei saputo nulla di quello che sta succedendo.-
Shin era arrabbiato con gli altri per non aver detto quello che stava accadendo e si ripromise che non avrebbe mai più lasciato da solo suo figlio con sua madre.
Durante la cena Inu disse a suo fratello se era d'accordo sul fatto di far allattare suo figlio da Keiko, la madre di Nanami ovviamente Shin acconsentì, Sakura apportò giusto qualche modifica all' idea di suo marito, aveva proposto che anziché far allattare direttamente il bambino avrebbero potuto farsi dare del latte allattandolo poi con il biberon così sarebbe stato meno stancante sia per il bambino e sia per Keiko, la proposta fu accettata in pieno.
Terminata la cena ognuno si diresse verso la propria casa e i bambini a malincuore dovettero salutare il piccolo han’yō che nel frattempo si era addormentato.
Appena Shin mise piede in casa sua si scatenò l' ennesima lite, ormai quella coppia aveva smesso di funzionare da tempo.
- Sei un' incosciente, pazza degenerata come ti e' saltato in mente di trattare nostro figlio in quel modo? Poteva morire, lo hai praticamente affamato e trascurato senza contare che lo hai lasciato anche da solo. Quante altre volte lo hai fatto? -
Shin stava urlando talmente forte da non rendersene conto e questo svegliò il bambino.
- Lo senti? Non fa altro che piangere e' una seccatura se dovessi stare ai suoi comodi non avrei un secondo per me. -
Izayoi non stava mostrando alcun segno di dispiacere per quello che aveva fatto anzi stava tranquillamente confermando quello che avevano detto gli altri.
- Purtroppo per farlo nascere ho promesso di mantenerti a vita altrimenti a quest'ora saresti già in qualche a strada a chiedere l' elemosina.-
Shin era al limite della rabbia e trattenersi stava diventando molto arduo. La gente era convinta che gli youkai fossero incapaci di provare sentimenti ma non era vero gli youkai erano restii a provarli solo perché, a differenza degli umani, i loro sentimenti erano molto forti e spesso venivano portati fino alla morte, per loro anche innamorarsi era una cosa pericolosa e avrebbe potuto anche ucciderli ma se amare era pericoloso, odiare lo era ancora di più perché l'odio, la rabbia e il disgusto erano i sentimenti più amati dal sangue demoniaco che di per sé era malvagio ed era per questo motivo che gli youkai non socializzavano facilmente proprio per evitare di farsi male e di far del male.
Il litigio continuò fino a notte inoltrata e durante la lite Izayoi si era anche rifiutata di far allattare il bambino da un' altra donna ma non aveva lo stesso intenzione di provvedere all' alimentazione di quella povera creatura, Shin questa volta si oppose e disse categoricamente che avrebbe chiesto l' aiuto di Keiko perché lui voleva che suo figlio continuasse a vivere anche contro la sua volontà.
Quella notte era stata difficile anche per Ririchiyo che ad ogni ora che passava diventava sempre più irrequieta, non era riuscita a chiudere occhio per la paura che suo figlio potesse peggiorare e avere un' altra convulsione infatti per quella notte aveva permesso a suo figlio di dormire con lei e questa era una cosa a cui non aveva mai acconsentito perché non voleva che suo figlio si abituasse a dormire con loro.
La mattina giunse, così Ririchiyo dopo la colazione preparo' suo figlio per portarlo dal dottore ma prima dovevano passare a prendere suo marito.
Miketsukami aveva già chiamato sua moglie per sapere come avesse passato la notte suo figlio, e fortunatamente non era successo niente. Appena arrivati in ospedale, Tomoe corse da suo padre che li stava già aspettando seduto sulla sedia a rotelle, dopo aver strapazzato di baci suo padre si diressero nell' ambulatorio dove il dottore aveva dato appuntamento, una volta trovata la stanza si sedettero e attesero il loro turno. L' attesa fu snervante, non vedevano l' ora che il dottore visitasse il loro bambino per sapere cosa era successo. Finalmente il loro turno arrivo', il dottore fece accomodare Ririchiyo facendosi raccontare l'intero accaduto, dopo aver appuntato ogni singola parola lo specialista li portò in un' altra stanza dove vi erano vari macchinari, fece stendere Tomoe su un lettino mettendogli una cuffia a cui erano collegati tanti cavi che confluivano verso un computer sul cui monitor appariva una pagina con tante linee.
- Dottore esattamente di che si tratta? -
Chiese Miketsukami incuriosito.
- Niente di pericoloso non si preoccupi e' una semplice macchina per elettroencefalogramma servirà a monitorare l' attività cerebrale del vostro bambino, lo potremmo paragonare ad un sismografo se le onde sono lievemente zigzagate significa che il cervello funziona regolarmente, se invece una linea si scontra con le linee inferiori o superiori allora c'è qualcosa che non va. Secondo me potete stare tranquilli vostro figlio non ha alcuna patologia sono sicuro che quella convulsione sia stato un modo per scaricare tutto lo stress che ha accumulato in questi mesi.-
Dopo la spiegazione i genitori erano più tranquilli ma solo perché il macchinario non avrebbe nuociuto al loro bambino però l' ansia dell'esito restava.
- Allora Tomoe adesso chiudi gli occhietti e tienili fermi con la punta delle dita, man mano ti dirò io cosa devi fare. Allora ci siamo intesi?-
Tomoe annui' e chiuse gli occhi. Durante l' esame eseguì tutti i comandi del dottore mentre i suoi genitori si tenevano stretti per mano fissando quello schermo come se capissero qualcosa. Dopo un quarto d'ora il dottore fece riaprire gli occhi al bambino e lo libero' da quella scomoda cuffia dandogli della carta per pulirsi i capelli dal gel che aveva usato per far aderire bene le ventose della cuffia, nel frattempo il dottore stampo' l'esito e li fece riaccomodare nella stanza precedente.
- Allora signori Soushi potete stare tranquilli vostro figlio e' perfettamente sano, la sua attività cerebrale e' regolare non ha segni di alcuna patologia a carico del sistema nervoso. Era come vi ho detto prima, il corpo si è solo liberato dello stress accumulato.-
Il dottore stava sorridendo e aveva scombinato con una mano i capelli del bambino, Miketsukami aveva messo una mano sulla gamba di sua moglie accarezzandola leggermente e lei a quel contatto sorrise mettendo la sua mano su quella di lui. La giornata era iniziata bene quella notizia per loro era tutto, durante la notte nessuno dei due era riuscito a dormire temendo per la salute del loro bambino e l' esito di quella visita per loro era tutto perché niente valeva la vita del loro cucciolo, a quel pensiero Ririchiyo si intrisi' e ovviamente suo marito se ne accorse.
- Ehi tesoro perché quella faccia? Dovresti essere felice Tomoe non ha niente, possiamo stare tranquilli.-
Disse accarezzandola, lei di rimando sorrise. Appena arrivati in camera Ririchiyo costrinse suo marito a stendersi dopo anche lei si sedette vicino a lui mentre il loro bambino si stese accanto a suo padre.
- Ririchiyo vuoi dirmi cosa c'è che non va? Non ti senti bene?-
Miketsukami era sempre più preoccupato, da quando erano usciti da quella stanza sua moglie anziché essere contenta si era intristita.
- No no sto bene, e' solo che l' ansia e la gioia che abbiamo provato in quella stanza per il nostro bambino mi ha fatto riflettere un po'.-
Disse con una nota di amarezza.
- E perché? E' naturale occuparsi dei propri figli e avere paura quando c'è qualcosa che non va.-
- Purtroppo non per tutti e' così.-
Ririchiyo stava per raccontare ciò che stava succedendo ad Inuyasha ma fece in tempo a fermarsi.
- Ririchiyo sei strana dimmi cosa sta succedendo, ti prometto che qualunque cosa sia non perderò il controllo mi comporterò come sempre ma ti prego non tenermi nascosto niente fidati, parola di volpe.-
Disse sorridendo e porgendo il mignolo per sigillare la promessa, ma ciò che aveva detto alla fine fece insospettire sua moglie.
- Caro hai detto parola di volpe? -
Lui annui'.
- Allora c'è poco da fidarsi.-
- Perché?-
Miketsukami inarcò le sopracciglia non capiva dove sua moglie volesse arrivare.
- Perché per natura le volpi sono furbe e ingannatrici perciò chi mi assicura che non stai mentendo.-
Ririchiyo lo fisso' intensamente perché lei era l' unica che non cadeva nei suoi tranelli con lei i suoi poteri non avevano mai funzionato. Continuò a fissarlo e vide che diceva la verità.
- E va bene te lo dico ma prova a fare qualcosa di strano e giuro che non ti faccio vedere più tuo figlio.-
- No no no promesso, preferisco morire piuttosto che non vedere più il mio birbantello.-
- Sapevo che per te non vedere più Tomoe sarebbe stato peggio della morte. E' proprio questo che mi ha rattristato prima, quando aspettavamo l' esito la preoccupazione e la gioia che abbiamo provato mi ha fatto pensare a quanto sia fortunato nostro figlio ad avere dei genitori così mentre altri non ricevono nemmeno le cure necessarie a sopravvivere.-
Ririchiyo non riusciva a continuare a parlare, la tristezza aveva preso il sopravvento su di lei.
- Ho capito, e' di Inuyasha che si tratta, non è così?-
Domandò e sua moglie annui'.
- Dunque quella donna non è cambiata affatto.-
- No anzi sembra peggiorata. E' malata di mente e il bambino ne sta pagando le conseguenze.-
Ririchiyo raccontò tutto quello che stava succedendo al piccolo Inuyasha, Miketsukami digrigno' i denti per il disgusto e ringraziò i Kami per il suo risveglio.
 
Intanto Sakura si era recata al tempio Higurashi insieme a Shin per chiedere aiuto a Keiko, salirono l' enorme scalinata trovandosi direttamente l' interessata di fronte.
- Benvenuti al tempio Higurashi, entrate. Posso offrirvi qualcosa?-
Keiko con gli ospiti era sempre molto accogliente e li faceva sentire sempre a proprio agio inoltre quelli per lei non erano affatto degli sconosciuti.
- Keiko abbiamo un enorme favore da chiederti.-
Disse Sakura, improvvisamente si udì il pianto di un bambino così Keiko si scusò e andò a prendere il neonato, quando ritornò teneva in braccio la nuova arrivata.
- Scusatemi ma questa birbantella ha sempre fame e odia stare sola, anche se non mangia tantissimo quando si attacca al seno beve il necessario ma a quanto pare le piace il contatto, peccato che non ne beva di più, ne ho troppo e mi sento una mucca.-
Disse facendo la linguaccia. Sakura si avvicinò per osservare quel piccolo angioletto.
- Ma e' stupenda, come l'hai chiamata?-
- Kagome.-
Nel frattempo anche Shin si era avvicinato per osservare quel piccolo fiore e pensò che se suo figlio fosse nato alla scadenza avrebbe potuto essere suo gemello infatti avevano giusto un mese di differenza, Inuyasha era del 22 giugno mentre Kagome del 22 luglio. Pensando a ciò gli venne in mente il vero motivo di quella visita, il pensiero di chiedere ad un'altra di allattare il proprio bambino lo fece vergognare. Sakura sapeva quello che stava provando suo cognato perciò ci penso' lei a parlare.
- Keiko se la situazione non fosse così grave non saremo mai venuti a chiederti un favore così enorme.-
- Figurati e' un piacere aiutarvi se questo rientra nelle mie capacità, ma se non mi dite di cosa si tratta non posso dirvelo.-
Disse amorevolmente.
Sakura spiegò come stavano le cose senza tralasciare niente e ad ogni parola che lei diceva Shin si vergognava sempre di più. Quando Sakura finì  di parlare, Keiko si avvicinò alla carrozzina dove Inuyasha stava dormendo scostò il lenzuolino e constatò che il bambino era davvero messo male.
- Sakura questo bambino è sottopeso, Kagome anche se è più piccola di lui sembra più in carne. Comunque accetto di allattarlo tanto come vi ho detto prima di latte ne ho molto e spesso sono costretta a tirarmelo e a buttarlo perché il seno pesa troppo quindi non mi costa niente darvelo anziché buttarlo. Il latte materno resiste  24 ore in frigo oppure lo puoi congelare quindi ne posso raccogliere una buona scorta e lo congelate altrimenti la mattina lo venite a prendere e ve lo faccio trovare pronto. Decidete voi cosa fare.-
Keiko aveva esposto le possibilità che avevano per allattare il bambino, non volevano strapazzare né il bambino e né Keiko perciò decisero che ne avrebbero preso un po' e lo avrebbero congelato.
- La ringrazio infinitamente, mi vergogno di avere una moglie così. In altre situazioni non mi sarei mai permesso di chiedere dei favori ma per mio figlio dovevo farlo.-
Shin era rammaricato per questa situazione ma come aveva detto per amore di suo figlio avrebbe fatto di tutto.
- Si figuri, e per favore mi dia del tu.-
- Anche tu.-
- Bene se aspettate un po' faccio mangiare Kagome e poi vi do il primo latte.-
- Va bene.-
Dissero entrambi, nel frattempo Nanami era tornata da scuola insieme a suo padre e immediatamente si fiondò da Inuyasha giocando con le piccole orecchie mentre lui con le sue manine le tirava lievemente uno dei codini.
Shin intenerito dalla scena si avvicinò a suo figlio e gli accarezzò dolcemente una guancia.
- Figliolo non avrai l'amore di una madre ma avrai intorno tante persone che ti ameranno così come sei.-
Dopo mezz'ora Keiko tornò con le scorte del latte e un biberon glielo diedero prima di uscire, sembrava che il bambino ne gradisse il gusto e questo agevolava le cose. Quando finirono salutarono e si diressero in un negozio di elettrodomestici per acquistare un freezer con la chiave, non era da escludere che Izayoi per dispetto gettasse il latte. Tornarono a casa e lo misero subito in funzione. Ora grazie a Keiko, Inuyasha avrebbe avuto un'alimentazione adeguata.
 
Erano passati dieci giorni dal risveglio di Miketsukami e le sue condizioni erano notevolmente migliorate perciò i dottori decisero di dimetterlo raccomandandogli di non sforzarsi troppo e di continuare le sedute di fisioterapia. Inuyasha con la nuova alimentazione aveva preso peso ora aveva degli occhi vispi del colore del sole, le orecchie erano tese e ad ogni rumore si muovevano freneticamente i capelli del colore della luna erano diventati morbidi e setosi ed era diventato più vivace, anche se spesso era imbronciato e in questo somigliava a suo cugino Sesshomaru. Miketsukami fu scelto come padrino, era grazie a lui se Inuyasha era ancora vivo, grazie al suo piano e al suo risveglio ora tutti potevano abbracciare quella bellissima  creatura. Izayoi da quel giorno fu ignorata ancora di più di prima, un conto era maltrattare i figli altrui e un conto era maltrattare il proprio figlio e questo Miketsukami non se lo lasciò sfuggire, con molta calma l'aveva umiliata rinfacciandole tutto quello che era successo a causa sua, Shin non la difese minimamente ormai quella donna per lui non era più niente non era nemmeno la madre di suo figlio, ora se lo portava ovunque non lo lasciava un attimo e se proprio il lavoro glielo impediva chiedeva a qualcuno di mantenerglielo, il più delle volte era Sakura ad occuparsene anche perché il suo asilo aveva aperto anche la sezione per il nido quindi spesso lo portava lì così poteva stare tranquillo perché il suo bambino era in buone mani.
Nei giorni seguenti Shin chiese la separazione a sua moglie ma, essendo vincolato dalla promessa che le aveva fatto, erano separati in casa. Dormivano in camere separate, mangiavano da soli e avevano anche i bagni separati ormai la casa era divisa in due e nessuno andava nella parte dell'altra, Shin aveva portato dalla sua parte tutte le cose di suo figlio e anche il freezer che conteneva il latte con cui lo alimentava. Non parlavano quasi più si limitavano solo al buongiorno e buonasera, anche al lavoro tutti erano diventati più freddi con lei le uniche parole che le rivolgevano erano esclusivamente inerenti al lavoro, spesso non veniva nemmeno convocata alle riunioni o invitata alle cene che venivano organizzate per festeggiare i successi delle collezioni. Il nulla era più considerato di lei, questa situazione stava facendo sempre più accrescere in lei l'odio per quel bambino che era amato, coccolato e viziato da tutti, giurò che in qualche modo si sarebbe vendicata avrebbe reso la vita di quell'han’yō un vero inferno.


ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ecco a voi il quarto capitolo, che ne pensate :(? Non so se esserne soddisfatta o meno, l'ho letto talmente tante volte che spero non ci siano errori madornali e se ci sono non esitate a segnalarmelo.... ;)

RINGRAZIAMENTI:

Ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti (non molti ;p) e anche chi ha solo letto. Ringrazio chi ha messo la storia nei preferiti, seguiti e nelle ricordate, spero che continui a piacervi so che sono capitoli un pò noiosi ma aspettate che cresca Inuyasha non ci vorrà molto.
Ci vediamo al prossimo czpitolo di "NON PUO' PIOVERE PER SEMPRE".
baci Inu_ka

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Capitolo 5
*** Cuore di mamma ***


Erano passati tre mesi, e tutto sembrava procedesse per il meglio. Ognuno aveva ripreso la propria vita e il proprio lavoro, ed anche Izayoi sembrava essere cambiata e lo fu soprattutto dopo un accaduto.
Era dicembre e tutti si preparavano per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Tutti erano pronti a dare l'addio a quell'anno che era stato pieno di episodi spiacevoli, ma a cui non erano mancati anche i lieti eventi e,fortunatamente, le disgrazie chesembravano essersi abbattute su alcune famiglie, si erano risolte per il meglio. Ora speravano che il nuovo anno fosse migliore del precedente e, ovviamente, lo avrebbero festeggiato tutti insieme.
La casa di Inu, essendo la più grande, era stata scelta per accogliere tutti gli invitati. Per rendere piacevole quella festa anche per i bambini, nel giardino era stato costruito un parco giochi al coperto, dove non  mancò il posto in cui avrebbero potuto giocare anche Kagome e Inuyasha,che avevano cominciato a muovere i primi passi.
I bambini, mentre gli adulti erano intenti a preparare la cena, erano rimasti a giocare, e i più piccoli, per precauzione, erano stati messi nei box.
Anche Izayoi era stata invitata. Nonostante tutti la evitassero, nessuno era intenzionato a lasciarla da sola proprio in quel giorno, poiché speravano ancora in un suo cambiamento.
Izayoi dal canto suo, anche se controvoglia,accettò soltanto per non rimanere da sola e non essere giudicata, poiché nei mesi precedenti lo era stata fin troppo.Nonostante avesse accettato, però, si sentiva comunque fuori luogo, infatti, non partecipò alla preparazione della cena e, inspiegabilmente, andò nella stanza dove giocavano i bambini. Nessuno riusciva a spiegarsi come mai avesse deciso di stare in quel posto, visto la riluttanza che provava nei loro confronti. Le mamme avevano paura a lasciarli insieme a lei, ma ormai i bambini erano cresciuti e, non essendo semplici umani, avrebbero potuto difendersi. I più grandi avrebbero protetto i più piccoli di cui erano molto gelosi e non avrebbero mai permesso ad altri di far loro del male.
Improvvisamente, mentre gli adulti erano occupati nella preparazione, dalla stanza dei bambini si sentì un urlo e tutti si precipitarono a controllare cosa fosse successo. Shin notò immediatamente che Izayoi stava piangendo, mentre teneva in braccio il loro figlio. Pensò subito che gli avesse fatto del male, ma questo sarebbe stato troppo  anche per una come lei. Si affrettò comunque a controllare cosa fosse successo.
- Shin, non respira... ti prego fai qualcosa, salva nostro figlio... ti prego. -
Izayoi continuava a singhiozzare, mentre i presenti non credevano alle loro orecchie. Davvero aveva definito Inuyasha "loro figlio" e non solo "tuo"? E davvero stava piangendo perché gli era successo qualcosa? Si chiedevano se quella fosse davvero la stessa donna che per sei mesi aveva maledetto la nascita di quel bambino.
- Che cosa hai fatto? - urlò Shin, che non credeva affatto che improvvisamente la sua ex moglie si preoccupasse per suo figlio.
- Ti prego prima salvalo! Non respira! Poco fa stava giocando, ho visto che aveva in mano un giocattolo e lo stava mettendo in bocca. Sono corsa per toglierlo ma non ho fatto in tempo. Davvero non ho fatto niente! Per quanto lo abbia odiato, non sono così meschina... ti prego! -
Izayoi continuava a urlare e a piangere, nel frattempo Keiko aveva preso in braccio il bambino e con i suoi poteri spirituali era riuscita ad estrarre il giocattolo senza recargli alcun danno. Inuyasha era salvo e stava piangendo, così tutti tirarono un sospiro di sollievo. Izayoi corse a prendere il suo bambino e mentre piangeva, lo stringeva e lo baciava. Tutti rimasero a bocca aperta non credendo quasi a quella scena; forse l'istinto materno si era risvegliato automaticamente nel vedere la vita del bambino, che aveva tenuto in grembo per nove mesi, in pericolo. Shin fu sbalordito da quella situazione e, per quanto avesse disprezzato quella donna, istintivamente la abbracciò.
- Shin, ho avuto paura. Non lo so perché ma è come se fossi stata spinta da qualcuno. Non immaginavo che mi sarebbe successa una cosa del genere. L'ho sempre odiato e disprezzato, e ora improvvisamente mi sono trovata a piangere senza accorgermene. – disse la donna. Aveva smesso di piangere, ma il suo cuore non accennava a diminuire il battito. Lei stessa era incredula a quello che le era successo.
- Forse non lo hai mai odiato veramente.- ipotizzò Shin.
- Non lo so, ma ti confesso che ho paura. -
- Tranquilla è tutto passato, adesso sta bene ed è fuori pericolo.- la rassicurò il suo ex marito.
- Non è per lui che ho paura ma è di me. Ho paura che una volta che la paura sarà passata, tornerò a essere quella di prima, ho paura di tornare ad odiarlo. Come farò se dovesse succedere? Chi mi fermerà? E se fossi io a fargli del male? - era intimorita da quella che era stata nei mesi precedenti.
- Non succederà. - intervenne Sakura.
- Non ne sono sicura, non credo di essere pronta ad un cambio così improvviso. -
Izayoi era seria e davvero temeva che la sua parte oscura tornasse a prevalere su di lei.
- Hai dimostrato che in cuor tuo lo ami e che ti preoccupi per la sua incolumità. - Miketsukami le aveva parlato con un tono più caldo, diverso da quello che le riservava ultimamente.
- Appunto, ho reagito così perché era in pericolo. Chi dice che mi comporterò allo stesso modo quando non lo sarà? Perdonatemi ma non sono pronta ad occuparmi da sola di lui, vi chiedo di comportarvi come avete fatto finora, starò vicino a lui solo in presenza di qualcuno. Non merita di nuovo il trattamento che gli ho riservato da quando è nato. Non dimentichiamoci che non è nato perché l'ho voluto io ma solo perché Miketsukami sotto mentite spoglie mi ha convinta, e io come ringraziamento l'ho quasi ucciso e ho pregato per la sua morte. Inoltre, se non fosse stato per Keiko che ha accettato di allattarlo, forse adesso non sarebbe nemmeno qui, e tutto questo l'ho fatto in soli sei mesi. Immaginate cosa potrei fargli in una vita. - e mentre pronunciava quelle parole aveva gli occhi gonfi dal pianto. Le doleva dirle, ma purtroppo quella era la realtà.
- E va bene, ti aiuteremo, ma vedrai che alla fine riuscirai a liberarti della Izayoi che sei stata fino a poco fa. - disse Keiko. Improvvisamente esordì la voce di Kurama.
- Inuyasha sta bene, andiamo a mangiare? -
- Sì avete ragione. Se permettete, vorrei darvi una mano anch’io, posso? -
La voce di Izayoi non sembrava nemmeno la sua, era calda ed esprimeva un sentimento diverso dalla solita arroganza.
- Ma certo che puoi venire, abbiamo ancora molte cose da preparare. - rispose Mirei mettendole una mano sulla spalla. Sembrava che quell'episodio avesse fatto cambiare idea su quella donna, anche se qualcuno non ne era del tutto convinto.
Improvvisamente, alle narici dei presenti, giunse uno strano odore.
- Cos'è quest’odore? - chiese Miketsukami annusando l'aria. Anche Ririchiyo annusò e urlò.
- Il pollooo! Maledizione ce lo siamo dimenticati! -
Miketsukami disse una delle sue freddure: - Amore è volato via. -
- Miketsukami, non fa ridere! - replicòRirichiyo, incenerendolo con lo sguardo, nel contempoTomoe, ridendo, saltò in braccio a suo padre.
- Mamma invece a me ha fatto ridere. -
- Siete proprio padre e figlio, stesso umorismo da schifo. - disse lei, incrociando le braccia e imbronciando il viso. Vedendo la scena,nella stanza si scatenò una risata collettiva.
Dopo aver costatato che il pollo era davvero andato, provvidero a gettarlo nella pattumiera all'esterno in quanto l'odore che emanava era a dir poco disgustoso, senza considerare che la maggior parte di loro aveva un fiuto piuttosto sviluppato. Successivamente si sedettero e iniziarono a mangiare, tra una chiacchiera, qualche risata e le urla delle madri che obbligavano i figli a mangiare parte del pranzo senza tirarselo addosso, la mezzanotte scoccò, dando il benvenuto al nuovo anno. Tutto sommato il vecchio, si era concluso piuttosto bene, e ognuno espresse il proprio desiderio in silenzio, solo Kurama lo disse ad alta voce.
- Oh divinità del nuovo anno, io desidero diventare un cantante ricco e famoso, con tante ragazze con le tette grandi che mi chiedono gli autografi. -
Tutti guardarono basiti il bambino da cui non si aspettavano un simile desiderio. Aveva detto più volte di voler fare il cantante come suo padre, ma mai aveva detto di voler diventare ricco e con tante ragazze prosperose, era pur sempre un bambino e già pensava a queste cose.
- Kurama come ti vengono in mente certe cose! - lo rimproverò sua madre.
- Mamma, papà alla tv ha sempre molte persone che lo seguono e tantissime ragazze che gli chiedono l’autografo e poi anche papà me lo ha detto. -Misato volse lo sguardo in alto, fischiettando come per dichiararsi innocente.
Si intrattennero ancora per un po', finché i bambini non crollarono per il sonno,così si salutarono e tornarono alle proprie case.
In auto, Izayoi teneva in braccio Inuyasha e Shin di tanto in tanto dava un'occhiata. Era ancora incredulo per quello che era successo. Arrivati a casa, Shin diede la buonanotte a Izayoi, dirigendosi con Inuyasha nella sua stanza, ma mentre stava per andare lei gli afferrò il braccio fermandolo.
- Shin aspetta, devo chiederti una cosa. Cosa mi risponderesti se ti chiedessi di dormire con me questa notte? E' il primo dell'anno e vorrei stare con la mia famiglia, sempre che tu lo voglia. -  chiese lei, chinando il capo. Shin la guardò perplesso e rispose.
- Ti risponderei o che io ho bevuto e sto sognando, oppure tu hai alzato il gomito e una volta smaltito l’alcool ci sbatterai fuori. -
- Ti assicuro che sono perfettamente sobria e anche tu lo sei. Vorrei approfittare di questo momento per godermi quello che mi sono persa finora. L'ho capito solo adesso, quando ho creduto di perdere il bambino che fino a stamattina ho odiato. - disse intristita,ripensando a ciò che aveva fatto.
- Va bene, anche io voglio approfittare di questo momento per passare un po' di tempo con la donna che ho sempre amato, ma che non mi ha mai permesso di dimostrarglielo. -
Shin in cuor suo aveva sempre sperato che sua moglie cambiasse, ma dopo la nascita di Inuyasha aveva perso ogni speranza. In realtà quello era il desiderio che aveva espresso allo scocco della mezzanotte e a quanto pareva era già stato esaudito.
Tempo di cambiare il bambino e portare la culla in camera da letto e già si erano distesi, la serata era stata pesante per tutti.
Shin si era quasi addormentato quando si sentì avvolgere da un sottile braccio con una mano dal tocco leggero,che gli accarezzava il torace. Pensava che se lo stesse immaginando, ma quando si voltò, sgranò gli occhi nel constatare che chi lo stava accarezzando era davvero Izayoi. Fu ancora più stupito quando lei posò le sue labbra sulle sue. Non gli sembrava vero, il modo in cui lei lo stava baciando e toccando non era il solito tocco, ma era decisamente più dolce, più caldo. Per lui quella non era davvero Izayoi, ma decise comunque di abbandonarsi a quella dolce illusione. Anche lui si comportò in modo diverso e quando unirono i loro corpi, entrambi capirono che quello che avevano appena fatto non era "sesso" ma "amore". Lei, durante il rapporto, aveva accettato tutto, invece prima si rifiutava di essere toccata e di toccare certi punti. Questa volta no, e per tutto il tempo entrambi si erano sussurrarti solo dolci parole e non aggressivi insulti. Solo dopo aver raggiunto il massimo del piacere Shin si ricordò una cosa e si maledisse per non averci pensato prima. La sua incoscienza avrebbe potuto riportare sua moglie al disprezzo che aveva provato per lui ma in qualche modo Izayoi se ne accorse, e dopo essersi messa a cavalcioni su di lui, gli depositò un piccolo bacio sulle labbra, avvicinandosi al suo orecchio e sussurrandogli una cosa che lo lasciò allibito.
- Shin, so a cosa stai pensando… e non preoccuparti, non m’interessa se resterò di nuovo incinta. Questa volta sarà diverso e mi godrò ogni istante, non ci sarà più bisogno di una Kitsune che mi faccia desistere dall’intento di abortire. Non metterò più in pericolo la vita degli altri per farlo nascere e nessuno sarà costretto a bloccare le sfilate a causa mia. Shin, non m’importa niente, quel che sarà, sarà. -
Dopo quelle parole, Shin credette davvero di stare sognando, ma così non era. Il pianto di Inuyasha gli aveva fatto capire che quella era la realtà. Stava per andare a prenderlo quando Izayoi lo bloccò, andando a prendere lei il piccolo han'yō, portandolo nel lettone e mettendolo tra di loro. Shin continuava a fissare quella scena quando Izayoi gli passò una mano per ridestarlo.
- Izayoi, prima dicevi sul serio? Davvero non farai più quello che gli hai fatto finora? – chiese, indicando il loro bambino che stava giocando con i capelli della mamma. Izayoi per la prima volta toccò le orecchie del piccolo senza alcun ribrezzo.
- Shin te lo prometto, se questa notte hai lasciato dentro di me qualche sorpresa non la rifiuterò. -
- Izayoi, questa parte di te mi preoccupa. Ho paura che mi risveglierò realizzando che e' stato solo uno splendido sogno. -
- Ti assicuro che non è così. Questa sera il nostro cucciolo mi ha fatto capire l'enorme errore che stavo commettendo. Mi ha fatto capire che con la mia arroganza stavo perdendo tutto, mi ha fatto cominciare a provare cosa significa essere una madre. -
Izayoi sorrideva e mentre parlava continuava ad accarezzare il loro bambino, che nel frattempo si era riaddormentato. Shin lo prese e lo rimise nella culla e una volta tornato nel letto abbracciò sua moglie, baciandola e versando lacrime di gioia.
La mattina seguente, quando si svegliarono, erano ancora abbracciati. Lentamente aprirono gli occhi e quelli dell'uno si rispecchiarono in quelli dell’altra, nero e ambra, un contrasto perfetto. Il sole illuminò la stanza, rendendo l’atmosfera ancora più confortevole. Poco dopo, il pianto di Inuyasha, seguito dalla sua risata, diede inizio al nuovo giorno. Quella mattina non avevano voglia di uscire e decisero che avrebbero passato la giornata tutti insieme.
Shin si offrì di preparare lacolazione e nel frattempo Izayoi approfittò per andarsi a lavare. Prima di preparare il caffè, Shin diede da mangiare a Inuyasha e mentre il bambino ciucciava il latte dal biberon si trovò a riflettere su ciò che era accaduto quella notte. Si diede dello stupido per aver ceduto così facilmente alle parole della sua ex, davvero era bastata una sola notte per dimenticare tutto il male che quella donna aveva fatto? Aveva bisogno di fare chiarezza nella sua mente e aveva bisogno di parlare con qualcuno e quel qualcuno era sicuramente suo fratello.
Improvvisamente alle sue spalle giunse la sua ex moglie o moglie, ormai non sapeva più come definirla, e tutta quella confusione gli aveva fatto venire una nausea pazzesca. Izayoi aveva dei fogli in mano, glieli mise davanti agli occhie li strappò. Shin ne raccolse alcune parti e vide che quelli erano i fogli della loro separazione; la fissò stupito mentre lei sorrise.
- Dopo questa notte non credo che ci servano ancora. – la donna parlò con una calma mai mostrata prima, e questo confuse ancora di più lo youkai. Questa volta la nausea fu talmente forte da costringerlo a mettere Inuyasha velocemente nel seggiolino e correre in bagno.
Izayoi aveva capito cosa era successo e delle calde lacrime uscirono dai suoi occhi. Si mise una mano sulla guancia per constatare che quelle veramente erano delle lacrime, lei stessa si stupì di quello che stava succedendo, in quanto non aveva mai versato una lacrima per la sua vita matrimoniale e ora si ritrovava a piangere per la reazione che aveva avuto suo marito. Decise di dirigersi verso il bagno per controllare come stesse. Prima di entrare bussò e Shin la fece entrare. Lo trovò seduto sul bordo della vasca con la testa tra le mani, i capelli bagnati dal sudore e gli occhi rossi per lo sforzo del vomito.
- Shin scusami, avrei dovuto chiedere il tuo parere prima di strappare quei documenti. Ho capito che non sei disposto a perdonarmi e non hai tutti i torti, il male che ho causato non può essere cancellato in una sola notte.- si scusò, poggiando una mano sulla sua spalla.
Shin alzò la testa e la fissò.
- Hai ragione, sono confuso, non so come comportarmi. Una parte di me vuole credere a questo tuo cambiamento, ma il cervello mi riporta alla mente quello che hai fatto, e non mi riferisco a me, ma a nostro figlio. Non voglio che succeda di nuovo, lui non ha colpa ed io devo pensare prima al suo bene, poi al mio. Credimi, vorrei tornare con te, vorrei sperare in un noi, ma ho paura che Inuyasha paghi per questi miei desideri. – l’uomo fece una pausa e poi riprese. – Izayoi, quello che abbiamo fatto questa notte cos'è stato per te? -Shin voleva sapere se Izayoi la pensava come lui su quello che avevano fatto.
- Shin, credimi, anche io sono confusa dal mio comportamento, ma sono sicurissima che quello che abbiamo fatto in quel letto per me non è stato sesso, per la prima volta in tutti questi anni quando ci siamo uniti, dentro di me non ho sentito un semplice membro che mi dava piacere, ma ho sentito che insieme ad esso entrava l'amore. Non so se anche tu hai provato questo, ma io sono certa di aver fatto l’amore e non sesso. Ora dimmi, per te cosa è stato?-
Izayoi fissò intensamente quelle iridi dorate e dovette ammettere che erano davvero splendide, erano calde e splendenti come il sole. Era ancora persa in quello sguardo quando Shin si decise a rispondere.
- Izayoi, devo confessarti che anche per me non è stato del semplice sesso e la facilità con cui ci siamo uniti ne è la prova, entrambi lo volevamo, non abbiamo fatto niente per costrizione. Avevo immaginato che fosse così ma avevo bisogno di sentirtelo dire. -
Dopo di ciò si alzò, Izayoi pensava che se ne stesse andando e invece si chinò su di lei, attirando il viso candido della donna per baciare intensamente le sue labbra.  Voleva vedere se provava ancora quel piacevole calore che aveva provato la notte appena trascorsa, e fu felice di constatare che l'emozione scaturita da quel bacio, era la stessa di qualche ora prima. La gioia fu tanta che entrambi stavano piangendo. Si staccarono solo per la mancanza d’aria, ma Shin non aveva intenzione di staccarsi da sua moglie, perciò la strinse a sé, ma improvvisamente un pensiero orribile pervase la sua mente e questo gli provocò una forte fitta allo stomaco. Sciolse l'abbraccio sorridendole, poi insieme si diressero verso la cucina per poter fare finalmente colazione, nel frattempo Inuyasha si era riaddormentato.
Dopo la colazione, Shin decise di andare a trovare suo fratello, aveva urgentemente bisogno di parlargli.
- Izayoi, devo andare da mio fratello per discutere di un contratto. – l’avvisò,depositando un tenero bacio sulla fronte della donna.
-Ma avevamo deciso di non uscire. – disse lei. Izayoi si era intristita, aveva già immaginato di passare l’intera giornata con lui, ma a quanto pareva non era lo stesso per suo marito.
- Tesoro non ci metterò molto, massimo un’ora e sarò di nuovo qui. – la rassicurò. Mentre stava per uscire Izayoi lo fermò per un braccio.
- Shin, non porti con te Inuyasha? –
Shin mise la sua mano su quella di Izayoi, e fece un segno di diniego.
- Voglio fidarmi di te. Voglio vedere se ciò che hai detto questa notte è la verità. -
- Ma sarà prudente? Insomma, quello che ho fatto e ho detto non è stato poco. E se dovesse succedere qualcosa? – chiese preoccupata. Izayoi abbassò la testa ma Shin gliela alzò e le diede un bacio a fior di labbra.
- So che non succederà. – e dopo aver detto ciò si dileguò.
Inuyasha stava ancora dormendo quando Izayoi gli si avvicinò, ma mentre lo stava osservando, il bambino si svegliò, e la prima cosa che fece fu sorriderle. Sembrava che avesse percepito il cambiamento di sua madre, infatti, prima non faceva altro che frignare anche senza nessun motivo apparente. A quella visione anche Izayoi sorrise e prese in braccio il piccolo.
- Inuyasha perdonami per tutto quello che ti ho fatto. La mia stupidità mi stava costando cara, non so se riuscirò mai a comportarmi da vera madre, ma stai sicuro che ce la metterò tutta. Fino a ieri era impensabile che dicessi una cosa del genere ma credimi, ho capito solo ieri quanto tenga a te e,purtroppo,l'ho capito solo quando stavo per perderti. -
Le parole di Izayoi erano sincere e le lacrime che le rigavano il viso erano la prova. Il bambino aveva intuito lo stato d’animo della madre, così  mise una manina sulla sua guancia e farfugliò qualcosa che sembrava tanto essere un: mamma. Inuyasha aveva detto la sua prima parola, e se non aveva capito male aveva detto proprio “mamma”.
Izayoi non sapeva dove avesse sentito quella parola in quanto lei non gliel’aveva mai detta, ma in qualche modo Inuyasha era riuscito ad impararla.
 
Intanto Inu si chiedeva cosa fosse successo a suo fratello una volta tornati a casa. Temeva che appena arrivati si fosse scatenata l'ennesima lite, non sapendo che per la prima volta in tutta la sua vita matrimoniale, Shin aveva passato la sua prima vera notte da sposato.
Nel frattempo Shin era giunto a destinazione, e appena mise piede dentro l’azienda, corse immediatamente nell’ufficio di suo fratello, senza chiedere alla segreteria se fosse impegnato. Fortunatamente Inu quel giorno non aveva nessun impegno.
-Inu è permesso?- chiese Shin, affacciandosi alla porta.
-Shin ti stavo pensando proprio adesso. Entra, non c’è nessuno e poi per il mio fratellino butto fuori tutti.- rispose Inu sorridendo. Lui lo aveva sempre detto “la famiglia prima di tutto”.
-Scusa se ti disturbo ma ho bisogno di parlarti. – disse, accomodandosi su una delle poltrone di pelle che si trovava all’angolo dell’ufficio. Anche Inu lo seguì, sedendosi sull’altra poltrona.
- Dimmi Shin, di cosa vuoi parlarmi? Non dirmi che la bontà di Izayoi è già finita? Se è così giuro che questa volta non la passa liscia. -
Inu era convintissimo di quello che aveva detto. La sera precedente aveva voluto dare fiducia a quello che era successo, e il sapere che quella era stata una montatura lo avrebbe mandato su tutte le furie.
-No, Inu nient’affatto, anzi, è successo tutt’altro. – rispose, e prima di riprendere a parlare inspirò profondamente.  - Allora, stanotte quando siamo tornati a casa, dopo averle dato la buonanotte stavo andando a dormire nella mia stanza insieme a Inuyasha, ma prima che potessi andare, lei mi ha fermato chiedendomi se volessi andare a dormire insieme a lei, ha detto che voleva passare la notte insieme alla sua famiglia. Ho accettato approfittando di questo suo cambiamento, in fondo è quello che ho sempre voluto. Stavo per addormentarmi e lei ha iniziato ad accarezzarmi e mi ha anche baciato, poi da lì puoi immaginare quel che è successo. Successivamente mi sono accorto che non avevo usato alcuna precauzione, lei ha capito quello che stavo pensando e ha detto che non le importa se rimane incinta e che questa volta si godrà l’intera gravidanza senza che nessuno la convinca a portarla avanti. Figurati che ha preso in braccio Inuyasha e l’ha coccolato senza averne ribrezzo. Quando ci siamo alzati, io ero in cucina a preparare la colazione e lei è venuta dietro di me strappando i documenti della separazione, davanti ai miei occhi. Ha detto che vuole godersi la famiglia. Poco fa quando sono uscito, ha notato che ho lasciato lì il bambino e lei ha detto che aveva paura a rimanere da sola con lui per timore che potesse fargli qualcosa. Ho voluto darle fiducia e l’ho lasciato lì.- fece una pausa e suo fratello gli mise una mano sulla spalla, notando che il suo viso era diventato cadaverico e stava sudando freddo, anche le sue mani erano sudate.
-Shin adesso calmati, fai un bel respiro.-
Shin fece come Inu gli aveva detto e poi riprese a parlare.
-Inu, ti prego aiutami, non so cosa fare. Ho paura che questa sia solo una montatura. – lo pregò con voce tremante.
- Non credo che sia una montatura, anche perché Izayoi non ne trarrebbe alcun vantaggio, anzi peggiorerebbe le cose perché se si scoprisse che ha mentito, nessuno le rivolgerebbe più la parola, io per primo. Inoltre sai che con me rischia il posto di lavoro, per non parlare di Miketsukami. Posso consigliarti solo di cominciarle a dare una piccola percentuale di fiducia, così potrai vedere se realmente lei è cambiata. In fondo non si possono cancellare anni di cattiveria in una sola serata, però è anche vero che in ogni donna esiste il cosiddetto “istinto materno” anche se a me piace chiamarlo più “cuore di mamma”. Forse questo suo cuore di mamma è stato sigillato da qualche evento e aveva bisogno solo di essere liberato. Probabilmente la paura di perdere ciò che era cresciuto in lei e che inconsciamente il suo cuore aveva amato, l’ha liberato e se così fosse, da oggi anche la sua mente amerà i bambini.-
Ciò che Inu aveva detto lo avevano in parte tranquillizzato, infatti adesso stava cominciando a riprendere colore e a smettere di sudare.
-Fratello ti ringrazio, ciò che hai detto mi ha fatto capire molte cose. Credo proprio che seguirò il tuo consiglio. Adesso sarà meglio che vada, le ho promesso che oggi avremmo passato la giornata insieme. E’ già tanto se sono uscito ma credimi, avevo bisogno di parlare con te altrimenti avrei passato la giornata a crogiolarmi nel dubbio. – disse l’uomo. Dopo aver salutato il fratello si diresse velocemente a casa sua, però prima di arrivarci, si fermò da un fioraio per comprare un mazzo di rose, sperando che questa volta le accettasse senza fare qualche sceneggiata. In tanti anni che stavano insieme, lui non aveva potuto regalarle un singolo fiore.
Stava prendendo il portafogli nella tracolla e notò che il suo telefono stava lampeggiando. Lo prese e vide che c’erano tre chiamate perse da parte di Izayoi. Shin si allarmò e, dopo aver pagato i fiori, corse a casa. Durante il tragitto aveva più volte tentato di chiamare ma dall’altra parte del telefono non rispondeva nessuno. La distanza da percorrere non era tanta ma per Shin sembrò interminabile, infatti per arrivare il prima possibile, decise di trasformarsi nella sua forma demoniaca, così sarebbe arrivato prima.
Grazie al suo potere demoniaco, arrivò in un batter d’occhio. Appena arrivato sul ciglio della porta di casa sua riprese la sua forma umanoide, raccogliendo i fiori che aveva serrato tra le zanne. Aprì velocemente la porta e volse velocemente lo sguardo verso il divano, e quello che vide gli fece trasalire il cuore. Lasciò cadere i fiori a terra e con le lacrime agli occhi corse in direzione di esso.


ANGOLO DELL'AUTRICE;
Ok come capitolo è un pò così, e per i miei standard è anche un pò cortino, ma questo lascio decidere a voi... Izayoi sembra essere cambiata, ma questo suo cambiamento è reale, o è solo una montatura dietro il quale si cela un losco piano? e se fosse realmente cambiata, cosa è successo per farla diventare così? Sono dei piccoli quesiti che presto troveranno risposta. Ok con questo è tutto se vorrete ci vediamo nel prossimo capitolo di "NON PUO' PIOVERE PER SEMPRE"

RINGRAZIAMENTI:
ringrazio tutti coloro che seguono la storia, quelli che recensiscono ( anche se pochi ) e anche chi semplicemente legge.
un grazie in particolare alla grande Yasha26 che mi ha gentilmente betato il capitolo.
Baci Inu_ka

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Capitolo 6
*** il passato che ti segna ***


Shin era terrorizzato da quello che i suoi occhi stavano osservando. Non voleva credere a quella scena; una cosa del genere era impensabile! La sorte si era ancora una volta accanita contro di lui. Gli youkai erano rinomati per il loro sangue freddo ma, a quanto pareva, i No Taisho erano l'eccezione.

L’uomo non riusciva a vedere più niente intorno a sé. La sua mente era concentrata su quello che c'era ai piedi del divano, ossia l'esile corpo di Izayoi. Era riversa a terra e sotto il suo viso vi era una piccola pozza di sangue. Lo youkai distolse lo sguardo da quella macchia color cremisi, ma solo per osservare da dove provenisse. Quando vide i residui di quel fluido, il suo cuore perse un battito; il sangue era fuoriuscito dalla bocca. Non sapendo cosa fosse successo, decise di non muoverla, l'unica cosa che fece fu quella di chiamarla ripetutamente mentre chiamava i soccorsi.

L'ambulanza arrivò in pochi minuti,anche se a Shin parvero ore. Izayoi fu trasportata d'urgenza in ospedale, e il marito, dopo aver preso Inuyasha,le corse dietro con tutto il potere che aveva, poiché in macchina avrebbe impiegato più tempo del dovuto a causa del traffico.
Quando arrivò, chiese informazioni su dove avessero portato sua moglie, e la segretaria rispose che era stata portata in rianimazione. Corse in direzione del reparto, beccandosi anche qualche rimprovero dalle persone che camminavano per i corridoi, ma lui non le degnò della benché minima attenzione. Finalmente arrivato a destinazione,fermò il primo dottore che vide.
- Dottore, cos’è successo a mia moglie? Cosa le state facendo? Si è ripresa? - chiese lo youkai, senza interrompere la serie di domande che stava facendo.
- Signore si calmi, e soprattutto, mi dica chi è lei.- lo interruppe il medico.
- Oh sì scusi. Sono il signor No Taisho e mia moglie è arrivata da poco con un codice rosso. Vorrei sapere come sta, e soprattutto vorrei capire cosa è successo. – provò a calmarsi.
- Signor No Taisho, da una prima valutazione, sembra che sua moglie abbia avuto un'emorragia interna, ma siamo riusciti a bloccarla. Adesso le stanno facendo una TAC per vedere da dove abbia avuto origine. Però, se permette, vorrei farle qualche domanda.-
Shin guardò con perplessità il dottore, anche perché la sua mente era talmente agitata da non fargli connettere nessun pensiero logico.
- Cosa vuole sapere?-
- Dobbiamo sapere se sua moglie soffre di qualche patologia particolare. -
- No, è sana come un pesce, non è mai stata malata e non ha mai assunto farmaci, se non qualche analgesico, ma niente di più. - spiegò lo youkai.
- Di recente ha subito qualche trauma invece, anche di lieve entità? –proseguì il medico. Anche questa domanda per Shin fu strana.
- No dottore, a mia moglie non è successo niente distrano. L'unica cosa diversa dalla normale vita quotidiana è questo bambino. – disse, mostrando il piccolo han'yō che si trovava tra le sue braccia.
- Dunque ha avuto un figlio. - osservò il dottore.
- Sì, e questo cosa c'entra? Non penso sia colpa della gravidanza, anche perché il bambino ha sei mesi, e se fosse stata colpa sua, l'emorragia avrebbe dovuto verificarsi nell'immediato.- ipotizzò lo youkai.
- Signor No Taisho, in queste situazioni tutto può essere utile. Ora, se non le dispiace, raggiungo i miei colleghi, così vedo cos'è successo. Ovviamente appena sapremo qualcosa le verrà riferito.– detto ciò, il dottore si dileguò.
Passò una buona mezz’ora, e Shin si faceva sempre più ansioso di sapere cosa stesse succedendo. Poco dopo un dottore gli si avvicinò.
-Signor No Taisho, abbiamo sottoposto sua moglie ad alcuni esami. La TAC ha rivelato che l’emorragia è stata causata dalla rottura della milza, mentre le analisi del sangue hanno evidenziato una forte anemia. Di recente ha avuto qualche incidente che abbia potuto provocare la rottura dell’organo? Inoltre, le analisi del sangue non hanno rilevato la presenza di alcun farmaco, ciò significa che quest’anemia non è stata curata e anche questa potrebbe essere stata la causa dell’emorragia. – spiegò il medico.
Shin sembrò pensarci un po’ su. Nonostante stessero insieme da molti anni, lui e sua moglie non erano mai stati molto uniti, ed entrambi sapevano poco l’uno dell’altra. Dopo una breve pausa di riflessione, Shin diede la sua risposta.
-Dottore,che io sappia, mia moglie non ha mai avuto problemi di salute. – rispose infine.
- Capisco, ma non mi spiego come mai non sapevate nulla di tutto ciò. Gli esami che abbiamo effettuato hanno rivelato che l’anemia persiste da diversi anni ma non è mai stata curata. La forma di anemia di sua moglie è dovuta ad una grave carenza di ferro e questo ha messo a dura prova la milza, che potrebbe essersi rotta anche con un semplice colpo di tosse, inoltre, da quello che mi ha detto, sua moglie di recente ha avuto una gravidanza. Mi dica, per caso il bambino è nato prematuro?-
- Sì, è nato all’ottavo mese. Significa qualcosa? - chiese lo youkai, preoccupato.
- Purtroppo l’anemia aumenta in caso di gravidanza, in quanto la richiesta di ferro da parte del sangue aumenta. Desumo che abbia preso un qualche integratore durante la gestazione.-
- In tutta sincerità, io e mia moglie fino a ieri non abbiamo mai avuto un buon rapporto, quindi non so niente di queste cose. Mi dica dottore, mia moglie sopravvivrà? – domandò, temendo la risposta.
-Dobbiamo ricorrere ad una rimozione urgente della milza; se rimane ancora lì potrebbe causare altre emorragie. Signor No Taisho, volevo dirle anche un’altra cosa. – disse, assottigliando lo sguardo.
-Sì mi dica.-
Quella conversazione lo stava mettendo a dura prova.
-La TAC ha rivelato che la milza presenta delle lesioni piuttosto vecchie. Si può dire che risalgano a circa sei o sette anni fa, anche due costole hanno delle vecchie calcificazioni. Non escludo che in passato abbia avuto un qualche incidente che abbia già alterato la struttura della milza.-
Shin era sempre più confuso. Da quello che sapeva, Izayoi, da ragazza, aveva avuto una vita perfetta con dei genitori sempre presenti e molto premurosi che tenevano a lei più di ogni altra cosa. Riferì il tutto al dottore, che poco dopo raggiunse i suoi colleghi nella sala operatoria.
L’intervento durò quasi due ore, e Shin cercò di ingannare il tempo occupandosi di Inuyasha. Quella situazione gli fece venire in mente ciò che era accaduto l’anno precedente a sua cognata. Ora capiva alla perfezione come si era sentito suo fratello quando temeva di perdere la sua amata, anche se lui non poteva paragonare il suo rapporto con quello che c’era tra Sakura e Inu.
Finalmente il chirurgo lo raggiunse, dandogli la bella notizia che Izayoi era sopravvissuta, e avrebbe potuto condurre una vita del tutto normale, ma ciò sarebbe stato possibile solo se da quel momento si fosse presa adeguatamente cura di sé. Shin era al settimo cielo. Durante l’intervento aveva temuto di perderla. La sorte non poteva essere così malvagia nei suoi confronti, non ora che era finalmente ad un passo dalla felicità. Sua moglie era finalmente cambiata e da quel momento, forse, avrebbe potuto avere la vita che aveva sempre sognato.
Shin attese con ansia il risveglio di Izayoi, e mentre attendeva, continuava a pensare alle parole del dottore. Cos’era successo a sua moglie prima che si conoscessero? A cosa erano dovute tutte quelle lesioni? E perché non aveva mai curato la sua anemia? Che non ne fosse al corrente? Le domande erano molte ma a nessuna riuscì a dare una risposta. L’unica che poteva fare chiarezza era Izayoi stessa, ma non sapeva se gli avrebbe raccontato qualcosa. In fondo, da quando si conoscevano, non gli aveva mai raccontato molto della sua vita, ma sperava che questo repentino cambiamento la portasse ad aprirsi di più con lui.
Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando un infermiere gli riferì che sua moglie si era ripresa dall’anestesia. Corse immediatamente dentro,facendo attenzione a non spaventarla.
-Shin, sei tu? - chiese flebilmente Izayoi.
-Sì, sono io, e con me c’è anche Inuyasha. E’ stato un angioletto, non ha pianto per niente. Certo che ci hai fatto prendere un bruttissimo spavento. Mi dici cos’è successo? –
Per quanto si fosse sforzato, Shin non riuscì a trattenersi. Era una sua brutta abitudine quella di porre domande a raffica, che spesso non avevano connessione l’una con l’altra. Izayoi sorrise e con una mano gli sfiorò il braccio.
-Sinceramente non lo so. Ero seduta sul divano con Inuyasha e non volevo alzarmi per prendere un gioco che era a terra, così mi sono sporta e sono caduta, battendo il fianco sinistro contro il bracciolo del divano. Sul momento non ho sentito tanto male e ho continuato a giocare col bambino. Dopo ho fatto una serie di starnuti e il fianco ha cominciato a farmi malissimo, prendendomi anche la schiena. Mi sono accorta che dalla bocca usciva del sangue, così mi sono decisa a chiamarti, ma non hai risposto. Dopo di questo non ricordo più nulla. – spiegò la donna.
Shin, sentendo il racconto, si sentì estremamente in colpa. Sua moglie glistava chiedendo aiuto e lui, anche se involontariamente, non aveva risposto alla sua richiesta. A causa delle sue incertezze e dei suoi dubbi, stava perdendo la donna che aveva sempre sognato. Izayoi se ne accorse e debolmente lo accarezzò.
-Shin, non sentirti in colpa, ora sto bene. Mi dici però cosa mi è successo? I dottori non hanno voluto dirmi niente.-
-Hanno detto che la milza si è rotta, e questo ti ha provocato un’emorragia interna, così sono stati costretti ad asportarla. Il dottore mi ha detto che dalle analisi sono risultate delle anomalie. Vorrei chiederti qualche spiegazione. - chiese timoroso lo youkai.
-Dimmi. – rispose lei in tutta tranquillità.
-Izayoi promettimi che sarai sincera e che mi dirai tutta la verità. – le domandò. La donna annuì, e Shin riprese.-Il dottore ha detto che ci sono delle lesioni che risalgono ad ancor prima che noi ci incontrassimo. Ha detto che hai una forte anemia da carenza di ferro, inoltre dice che la milza era già danneggiata. Anche le costole che sono vicine ad essa presentano delle vecchie calcificazioni. Cos’è successo? -
Alla spiegazione dell’uomo, dapprima strabuzzò gli occhi, poi inspirò, stringendo forte la mano di suo marito, come se avesse il timore che se ne andasse da un momento all’altro, ma per smentire ciò, Shin prese la sedia e si sedette accanto a lei, tenendo in braccio il piccolo han’yō.
-Shin, non è bello quello che sto per raccontarti. Potrei uscirmene con la scusa che ho fatto un brutto incidente, ma non me la sento di mentirti ancora. Per una volta voglio essere sincera con te.– disse,abbassando lo sguardo.
-Non preoccuparti, puoi raccontarmi tutto, non starò di certo a giudicarti, è solo che vorrei sapere cos’è successo.– la tranquillizzò l’uomo.
-Sin da piccola ho sofferto di una grave forma di microcitemia, e finché era viva mia madre è stata sempre curata, ma, appena ho compiuto 15 anni, lei è morta per un infarto. Mio padre ha sempre incolpato me per la sua morte, dicendo che le davo troppi pensieri perché stavo sempre male, così ha cominciato ad odiarmi. Aveva detto che me l’avrebbe fatta pagare, e non è venuto meno alla sua parola. Per prima cosa mi ha tolto tutti i farmaci per curarmi, diceva che sperava che morissi il prima possibile, ma a quanto pare ero più dura di quel che pensava. Una notte piombò improvvisamente nella mia camera. Ero terrorizzata! Quando l’ho visto vicino alla porta, aveva uno sguardo minaccioso che metteva i brividi. Temevo che quella sarebbe stata l’ultima notte che avrei dormito in quella camera, ormai però ero rassegnata e non vedevo l’ora che succedesse. Improvvisamente, invece, lui urlò, dicendo che se volevo continuare a vivere in quella casa, avrei dovuto cominciare a fare la modella. Io avevo sempre odiato quel mondo, avevo sempre visto le modelle come delle donne tristi, piene di privazioni, che andavano a discapito della loro salute pur di mantenere la linea. Credimi, non avrei mai immaginato che un giorno avrei fatto parte proprio di quel mondo che avevo sempre disprezzato. Dal giorno successivo cominciò a mettermi a dieta ferrea, mi tolse qualsiasi forma di zucchero, di carboidrati, e mi vietò la carne, erano rare le volte in cui mi dava un paio di biscotti integrali, ma per lui erano troppo grassi e calorici, perciò appena finito di mangiarli, mi costringeva a vomitarli e ovviamente lui era lì a controllarmi. Persi molti chili in pochissimo tempo e il mio corpo cominciava a risentirne. Le ore di palestra che mi costringeva a fare mi debilitarono ancora di più. Finché un giorno, mentre ero a scuola, mi sentii male e svenni. Mi risvegliai in ospedale, con solo i compagni di classe vicino a me. Mio padre non era venuto a trovarmi nemmeno un giorno, venne solo al momento delle dimissioni, dove il dottore gli disse che avevo una grave anemia da carenza di ferro. E lui sai cosa disse? Disse che io mi ero fissata che volevo fare la modella e stavo mangiando solo verdure perché volevo dimagrire, nonostante fossi in forte sottopeso. Il dottore gli raccomandò di farmi mangiare adeguatamente, soprattutto la carne, inoltre, poiché ero già in età fertile, mi aveva raccomandato di non avere figli finché l’anemia non fosse rientrata, poiché avrei messo a rischio la mia vita e quella del bambino che sarebbe potuto nascere con gravi problemi di salute. -
Izayoi fece una pausa. Ricordare quella parte della sua vita era abbastanza doloroso. Shin, per calmarla, continuava ad accarezzarle i capelli. Anche lui aveva gli occhi gonfi per le lacrime che premevano per uscire. Mai avrebbe immaginato che dietro alla sua cattiveria, Izayoi nascondesse un passato tanto orribile. La voce di Izayoi lo ridestò, facendogli prestare attenzione al resto della storia.
-Passò qualche giorno e mio padre non aveva cambiato niente, anzi, si può dire che intensificò. Quando fu del tutto soddisfatto, chiamò un suo amico che gestiva una piccola casa di moda. Mi raccomandò e mi fece iniziare a lavorare lì. Il proprietario sembrava essere una brava persona, ma tutt’altro lo era suo figlio, Takemaro Setsuna. Aveva la mia stessa età, ma aveva una mente davvero malata ed era un vero e proprio amante del sesso. Un giorno ero in camerino  a prepararmi per sfilare, quando ad un tratto, andò via la luce. Trasalì per lo spavento, soprattutto quando sentì la porta aprirsi. Cercavo disperatamente di mettere a fuoco, ma niente, non si vedeva nulla. Ad un tratto mi sentì stringere da delle possenti braccia e subito dopo fui sbattuta sul divanetto che era nel camerino. Chi mi aveva bloccato mi aveva messo una mano sulla bocca affinché non urlassi, invece, con l’altra mano,mi toccava dappertutto. Mi tolse la vestaglia, lasciandomi in biancheria. Non riuscivo a muovermi, non ne avevo le forze. Sentivo solo quella schifosa mano che mi toccava ovunque, insieme all’erezione che premeva contro di me, e che ben presto provvide a penetrarmi. Non ero mai stata con un ragazzo e il dolore che provai fu lancinante. Pregai tutti i Kami affinché si stancasse, ma niente, era inarrestabile; finché non mi sentii bagnata. Non ne sapevo molto di quell’argomento ma in giro avevo sentito che quello era il modo in cui si poteva procreare. L’idea di una gravidanza mi terrorizzò soprattutto al pensiero di cosa mi avrebbe fatto mio padre. Quando finì, avevo pensato che si fosse stancato e invece no, cominciò con la bocca e fece fare altrettanto a me…-
Izayoi stava piangendo convulsamente e Shin, delicatamente, cercò di tranquillizzarla.
-Izayoi, basta. Se non te la senti non raccontarmi più niente, per me va bene così. Non immaginavo che avessi avuto un simile passato, e qualcosa mi dice che la parte più dolorosa deve ancora venire… basta così. Oggi è stata una giornata fin troppo pesante. – la consolò. Izayoi aveva smesso di piangere e stringeva sempre più forte la mano di Shin.
- No, niente più segreti, voglio dirti tutto. Comunque ora capisci perché ho sempre rifiutato di fare sesso orale?-
Shin annuì e si vergognò amaramente per come l’aveva giudicata.
-Takemaro continuava a costringermi a fare quello che voleva, quando sentii la porta aprirsi. Mi misi a piangere per la gioia, perché forse il mio salvatore era arrivato. Riuscii a staccarmi e a voltare la testa, vidi che quello che era entrato era mio padre. Pensavo che gliel’avrebbe fatta pagare per quello che mi stava facendo, invece no, se ne andò. Qualche ora dopo tornai a casa e mio padre si complimentò con me perché ero riuscita ad ammaliare il figlio del suo amico; io non risposi, sapevo che non ne avrei ricavato nulla. La cosa continuò ad andare avanti, mi ero arresa… ero diventata la bambola di Takemaro. Quella situazione mi stava cambiando, sentivo che ogni giorno che passava non ero più quella di prima. Arrivò un periodo in cui avevo nausea, vomito e debolezza senza sosta, inoltre il ciclo era sparito. Pensai fossi rimasta incinta, perciò andai a comprare un test di gravidanza che ovviamente risultò positivo. Quando lo dissi a Takemaro non gli fece né caldo né freddo, diceva che potevo tenerlo solo se fosse stato unmaschio, perché così avrebbe portato avanti la dinastia dei Setsuna. Passò qualche mese e il mio corpo stava mutando, la pancia cominciava a vedersi e questo a Takemaro non piacque affatto,  erano più le volte che picchiava che quelle che lavorava. Ogni volta che faceva sesso, subito dopo mi picchiava, dicendo che quella pancia gli impediva i movimenti, e in una di quelle volte mi fratturò due costole e mi lesionò la milza. Mi portò in ospedale solo per non correre rischi legali, ma comunque dopo le dimissioni non mi fece curare, la milza non me la fece operare perché i tagli dell’intervento avrebbero deturpato il mio corpo e mi costrinse a firmare il rifiuto all’intervento. I dolori erano lancinanti, soprattutto quando la bambina si muoveva.-
-Quindi era una bambina? E dov’è adesso?- chiese curioso lo youkai, mentre dagli occhi di Izayoi cominciavano ad uscire delle calde lacrime. Shin posò la sua guancia sulla fronte della moglie, accarezzandole dolcemente il viso e levando con il pollice le lacrime che ancora le solcavano il volto. Una volta che ebbe finito di sfogarsi, riprese a parlare.
-E’ doloroso ricordare quella parte del passato, perché il dolore che ho provato in quel periodo, non l’ho mai provato in tutta la mia esistenza. Avevo scoperto che ero in attesa di una bambina ma non lo dissi a Takemaro, perché lui avrebbe accettato solo se fosse stato maschio, in caso contrario mi avrebbe fatto abortire. Quando andai in ospedale per quelle fratture, mi fecero un’ecografia per controllare lo stato del feto e fu lì che Takemaro scoprì che quella che sarebbe nata a breve era una femmina. Al settimo mese, a causa dell’anemia e delle continue percosse, fui costretta a partorire. Sembrava essere sana ma dopo tre mesi scoprimmo che la bambina era affetta dalla sindrome di Down e questo lui non lo accettava. Fu difficile proteggere quella creatura, per me lei era tutto, non mi interessava se non era come gli altri bambini, io l’amavo per quello che era e l’avrei protetta anche a costo della mia vita, però, come puoi vedere ho fallito. Un giorno Takemaro mi legò ad una sedia e mi costrinse a guardarlo mentre stava soffocando la mia bambina. Ho sofferto tantissimo per la morte di mia figlia ma quello che mi stava uccidendo di più erano i sensi di colpa, se fossi stata più forte, lei sarebbe ancora viva. Dopo quell’episodio tornai a casa, passò qualche mese prima che mi riprendessi e quando finalmente ci riuscì, mi resi conto di non essere più quella di prima. Quando vedevo un bambino, avevo lo schifo, perché erano deboli e incapaci di difendersi. Anche quando vedevo delle coppie, provavo ripugnanza, perché l’amore non esisteva e quello che stavano mostrando era tutta apparenza. Ero arrivata al punto di non ritorno, l’Izayoi di prima era morta insieme a quella bambina. Ero diventata un mostro senza sentimenti, ero fredda e calcolatrice. Dopo aver recuperato la mia linea ed essere del tutto guarita dalle ferite, decisi di provare a fare il provino per modelle alla No Taisho/Soushi, ero certa che mi avrebbero preso, e così fu. Da quel giorno decisi che quello sarebbe stato il mio mondo, mi sarei dedicata esclusivamente al lavoro, avrei chiuso con le amicizie, l’amore, l’affetto e il divertimento, per me da quel giorno sarebbero esistite esclusivamente le sfilate. Ero diventata una di quelle che da piccola avevo odiato. Quando sei arrivato tu, però, hai sconvolto i miei piani. Avevo deciso che per me non ci sarebbe stato tempo per l’amore ma quando ho ricevuto la tua dichiarazione, ho pensato che avrei potuto approfittare di questa situazione, sarei diventata ricca e famosa, ma mi ripromisi di non lasciarmi coinvolgere da quell’inutile sentimento e da quello che ne derivava. Ci ero riuscita, ma quando sono rimastaincinta, è crollato tutto, non potevo credere che il passato, da cui ero faticosamente fuggita, stesse per ripetersi. Per questo non volevo portare avanti la gravidanza, avevo trovato la scusa che non lo volevo perché mi deturpava la linea, e soprattutto perché sarebbe stato un mezzodemone, ma la tua insistenza ha complicato tutto, così come il piano di Miketsukami. Lui inconsapevolmente stava risvegliando la vecchia Izayoi. Ho pregato fino all’ultimo perché Inuyasha morisse, ma solo perché non volevo più soffrire come prima, anche se dentro di me sapevo che tu non eri come Takemaro e non lo avresti ucciso. Purtroppo quel trauma continuava a persistere. Ho provato in tutti i modi ad odiarlo e ci stavo riuscendo, ma quando ho visto che stava per morire soffocato mi si è parata davanti la figura della mia bambina, lei,mentre Takemaro la stava soffocando,faceva esattamente come lui. Mentre guardavo quella scena, provai gli stessi sentimenti di quella sera, in cui avrei voluto disperatamente salvare la mia bambina, ma ero legata, e per quanto mi dimenassi, non riuscii a liberarmi. Invece questa volta era diverso, avevo la possibilità di salvarlo, non volevo che facesse la stessa fine,ma non sapevo cosa fare. Per fortuna c’era Keiko che l’ha salvato per la seconda volta. Shin, ti chiedo perdono per quello che ti ho fatto, ma non volevo più soffrire, so che tu non mi avresti mai fatto del male ma era più forte di me. Spero di riuscire a ritornare quella di una volta, non sarà facile ma penso che con voi al mio fianco ci riuscirò.-
Izayoi era sfinita, aveva raccontato il suo intero passato in meno di un’ora, ed era ancora indebolita dall’intervento, infatti, appena finì di parlare, crollò per la stanchezza.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ok, capitolo un po’ strano. Ora si capisce cosa ha reso Izayoi così fredda e spietata… Non so se come cosa vi sia piaciuta, lascio a voi i commenti.
Comunque vi lascio una breve spiegazione delle, non proprio, patologie che sono state citate:
MICROCITEMIA:  riduzione anomala del volume medio dei globuli rossi.
ANEMIA: il tipo di anemia che è stato citato non è quella mediterranea ma bensì, quella sideropenia o meglio conosciuta con Anemia da carenza di ferro, dove l’emoglobina ( sangue ) non assume la quantità necessaria di ferro. Il mancato assorbimento di questo minerale provoca: pallore della pelle, debolezza, difficoltà di concentrazione e flussi mestruali abbondanti. A causa della mancanza di ferro, i danni possono andare a carico anche della milza che potrebbe risultare ingrossata e facilmente suscettibile ai traumi. L’anemia può essere ereditaria.
SINDROME DI DOWN: in questo tipo di sindrome si ha un mancato sviluppo delle capacità cognitive e fisiche, è facilmente distinguibile per alcune caratteristiche del viso.
Bene con questa piccolissima spiegazione spero di aver reso più comprensibile i termini citati nel capitolo.
Ok con questo è tutto, se volete, ci rivediamo nel prossimo capitolo di “ Non può piovere per sempre”

 

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Capitolo 7
*** Gli scherzi del cuore ***


Dopo le rivelazioni sul passato di Izayoi, la vita lentamente aveva ripreso a scorrere. La situazione familiare di Shin era migliorata notevolmente. Tra lui e sua moglie non c’erano più segreti. Izayoi, pian piano, stava svelando tutto ciò che era stato della sua vita e Shin cercava in tutti i modi di capirla, ma si era reso conto che la cosa era più semplice di quel che pensava. Finalmente, poteva comportarsi con sua moglie come aveva sempre desiderato. Non aveva più nulla da invidiare a suo fratello, perché anche la sua famiglia stava diventando altrettanto perfetta.
I giorni, grazie ai bambini, non erano mai tutti uguali. Ogni giorno ci si svegliava con l’interrogativo su cosa sarebbe successo in quella giornata. Se non fosse stato per quelle piccole pesti che crescevano a vista d’occhio, nessuno si sarebbe accorto degli anni che passavano.
Anche Inuyasha stava crescendo bello, sano e forte, e non veniva escluso da nessuno dei suoi amici. Ad infoltire il gruppo delle pesti, poi, si erano aggiunti anche Kagome e Mizuki. Quest’ultimo era il figlio dell’infermiera dell’asilo che avevano frequentato da bambini, ed era uno splendido youkai di serpente albino. Mizuki provava una certa simpatia per Nanami e questo scatenava la gelosia di Kurama e Tomoe, che spesso gli facevano anche dei piccoli dispetti. La cosa, però, non passava inosservata a Nanami che, ogni volta, si trovava a tirare le sue scarpe contro il corvo e la volpe. I due non si risparmiavano nemmeno quando erano a scuola, infatti, nell’intero istituto, tutti li avevano sentiti nominare almeno una volta, e non solo per via delle liti. Alcuni di loro eccellevano in vari campi, e ai concorsi a cui partecipavano, erano sempre classificati tra i primi.
L’unico che rimaneva in disparte era Inuyasha. Non perché non eccellesse in nessun campo, ma bensì per la sua condizione di han’yō. Anche se i suoi amici non lo discriminavano, la società era ancora restia nell’accettare quelli come lui. Nonostante ciò, Inuyasha non si era mai lamentato con nessuno, né tantomeno con i suoi genitori. Sebbene fosse ancora un ragazzino, aveva compreso la situazione di sua madre. Izayoi, anche se era costantemente sottocontrollo, spesso aveva qualche piccola ricaduta. A volte, la ferritina scendeva a livelli così critici da richiedere dei cicli di infusioni endovenose di ferro, in quanto la terapia orale non era sufficiente. Per questo motivo, il ragazzo non raccontava mai le cose spiacevoli che accadevano fuori casa, proprio per non dare altri problemi ai suoi genitori.
Un giorno, a scuola, Sesshomaru aveva dimenticato qualcosa in palestra e aveva chiesto all’insegnante il permesso di andare a prenderla. In quel momento, però, era arrivata la classe di Inuyasha. Sesshomaru, si era avviato verso lo spogliatoio maschile, ma, prima di entrarvi, la sua attenzione era stata attirata dalle chiassose risate che provenivano dal suo interno, e grazie al suo fine udito, aveva sentito qualcosa che lo aveva fatto andare su tutte le furie. I compagni di classe di suo cugino, stavano progettando di fargli dei dispetti a dir poco crudeli. Avevano intenzione di imbrattargli tutti i vestiti e avevano preparato anche dei volantini con la sua faccia, su cui vi erano stampate delle scritte offensive.
Colto dalla rabbia, Sesshomaru aveva fatto irruzione nello spogliatoio, prendendo per il collo il ragazzo che poco prima aveva dato le disposizioni. Quest’ultimo, anche se messo con le spalle al muro aveva negato tutto, cercando di dare la colpa agli altri presenti, ma non aveva fatto i conti con l’udito dello youkai, e cosa ancora più stupida, aveva ancora in mano i volantini che aveva intenzione di distribuire per tutto l’istituto. Sesshomaru, quindi, ne aveva presi alcuni, infilandoli nella bocca di ogni presente per punirli. Poi, poco prima che arrivasse il cugino, aveva finito l’opera minacciando, con i suoi affiliati artigli, quei bulletti di tenere la bocca chiusa, e successivamente si era allontanato senza farsi notare dal mezzo demone.
Era raro che perdesse la calma, ma quell’episodio aveva fatto venire a galla una parte che lui teneva nascosta, e che aveva scoperto solo dopo l’incidente avvenuto a sua madre. Sesshomaru era rinomato per la sua calma glaciale e per la sua capacità di non mostrare alcun tipo di emozione, ma pochi sapevano quanto lui fosse  davvero legato a suo cugino e ai suoi amici. Nessuno doveva offenderli o prendersi gioco di loro.
Quando Inuyasha era entrato nello spogliatoio, aveva notato i compagni guardarlo intimoriti, ma non gli aveva dato peso, in fondo, lo guardavano ogni giorno in maniera diversa. Gli unici che si comportavano da veri amici erano Kagome e Mizuki, anche se, a volte, si chiedeva se non fossero obbligati a farlo per via dell’amicizia che vi era tra i loro genitori.
I giorni successivi a quell’episodio erano trascorsi tranquilli, anche se Sesshomaru non aveva mai abbassato la guardia, tenendo sempre d’occhio gli idioti che volevano dar noia al cugino. In breve tempo, erano arrivate le vacanze di Natale, così, data la chiusura della scuola il giovane poté tirare un sospiro di sollievo; non doveva più preoccuparsi che qualcuno ingiuriasse suo cugino.
Era la Vigilia di Natale e la maggior parte delle persone si aggirava convulsamente nei centri commerciali alla ricerca degli ultimi regali. Anche i ragazzi avevano deciso di andare a fare un giro, più che altro erano stati costretti dalle ragazze, infatti, nessuno di loro ne era entusiasta. Sesshomaru aveva la testa che gli scoppiava; tutto quel trambusto lo stava innervosendo, perciò decise di uscire da quel luogo così caotico, lasciando i più piccoli nelle mani di Tomoe e Kurama, anch’essi intenti a cercare il regalo perfetto per Nanami; ormai erano in competizione anche per quello, ma ciò non gli impedì di occuparsi degli altri.
Sesshomaru si era recato al parcheggio del centro commerciale. Lì non si sentiva alcun rumore se non gli altoparlanti che trasmettevano a raffica canzoni natalizie, ma per lui era sempre meglio quello al dover sentire tutte quelle urla, miste ad una marea di profumi che, messi insieme, creavano un odore a dir poco nauseabondo. Si distese su una panchina e chiuse gli occhi nella speranza che quel mal di testa decidesse di andarsene. Ci era quasi riuscito ma, improvvisamente, sentì delle urla, così si alzò e sospirò rumorosamente.
- Dannazione! Nemmeno qui si può stare tranquilli! A cosa stavo pensando quando ho accettato di accompagnare quelle pazze assetate di shopping?- Si domandò lo youkai.
Improvvisamente le urla divennero più forti e tra queste c’era anche la voce sottile di una ragazza che, tra un singhiozzo e l’altro, chiedeva aiuto. Appena la udì, Sesshomaru balzò dalla panchina e si diresse velocemente verso la fonte delle urla. Quando vide la scena sgranò gli occhi e in un sol balzo si parò dinanzi a quell’esile figura circondata da tre tizi alti e grossi. Lo youkai non si fece intimorire e dopo aver dato una piccola occhiata alla ragazzina seduta a terra, si dedicò a loro.
- Vi consiglio di andarvene se non volete passare la Vigilia e tutte le festività natalizie in ospedale. - Disse pacatamente lo youkai.
I tre, al suono di quelle parole, si lanciarono un’occhiata e scoppiarono a ridere.
- E dicci, saresti tu quello che ci farebbe questo gentilissimo dono? Sei per caso Babbo Natale?-  lo schernì uno dei tre.
Sesshomaru non amava attaccar briga, perciò, in modo diplomatico, cercò di far cambiare loro idea, sperando che non fossero così stupidi da provocarlo.
- Ve lo ripeto un’ultima volta… sparite da qui e da bravi ragazzi ritornatevene da mamma e papà. -
A quelle parole, gli energumeni digrignarono i denti, sentendosi offesi da quel moccioso che aveva osato sfidarli. Le cose si stavano per mettere male. Per loro ovviamente.
- Scappa! Vattene! – irruppe la voce della ragazzina, catturando l’attenzione di Sesshomaru. -  Quelli sono pericolosi! Fanno parte di una banda molto rinomata. Tornatene da dove sei venuto!- Lo avvertì lei, visibilmente terrorizzata.
I tre la guardarono e risero.
- Ahahah, riesci ancora a parlare? E sentiamo, se questo sciocco ragazzino se ne va, come pensi di salvarti? Non che la cosa cambi, perché con o senza di lui, tu sei ugualmente spacciata! - ghignò quello che sembrava essere il capo della banda.
- Tze! Ragazzina, non sottovalutarmi! Se questi tre non se ne vanno, rimpiangeranno la Vigilia in cui hanno incontrato il sottoscritto! - pronunciò lo youkai, cercando di tranquillizzare la ragazza, ma questo fece infuriare ancora di più i tre banditi.
- Ragazzino, con chi credi di avere a che fare? Non siamo dei mocciosi come te! - esclamò il capo banda, che l’ordine di attaccare lo youkai.
 I banditi cercarono disperatamente di colpirlo, ma non ci riuscirono. Ogni loro mossa venne prontamente schivata da Sesshomaru, che in un sol colpo li mise ko. Appena si ripresero, fuggirono a gambe levate, ma non prima di aver lanciato una minaccia di vendetta sia nei confronti della ragazzina sia di Sesshomaru. Quando furono lontani, lo youkai si chinò per aiutare la ragazzina ad alzarsi, afferrandole delicatamente il braccio, ma questa urlò per il dolore. Sesshomaru aveva ancora la mano sul braccio della giovane, quando si sentì afferrare per le spalle e venire allontanato da lei.
- Tu! Come hai osato toccare mia figlia? Alla tua giovane età hai già voglia di sapere come ci si sente in un’aula di tribunale o ancor meglio in un riformatorio?- Esclamò infuriato l’uomo, tirando fuori delle manette e bloccando lo youkai, che rimase talmente stupito da non riuscire a replicare.
- Papà, fermati! Lascialo, lui non c’entra. Anzi, se sono salva è grazie a lui. Questo ragazzo ha messo in fuga i membri della banda Yagami. – Spiegò, ricominciando a piangere. L’uomo lasciò Sesshomaru con ancora la manetta al polso e si chinò verso sua figlia.
- Ehi piccola, sei sicura che questo ragazzino non sia il responsabile?- Chiese pacatamente l’uomo, aiutandola ad alzarsi. Lei annuì sorridendo, così l’uomo tornò da Sesshomaru, togliendogli le manette.
- Allora giovanotto, sembra che mi sia sbagliato sul tuo conto. Da quello che ho capito, le hai salvato la vita.- disse l’uomo, voltandosi a guardare la giovane. - Io sono Naraku Onigumo e sono il comandante della polizia di Tokyo. La ragazzina che hai salvato è mia figlia. - si presentò lui.
La ragazza si diresse verso lo youkai porgendole la mano sinistra, in quanto sembrava non riuscire a muovere la destra.
- Piacere, mi chiamo Rin. Ti ringrazio infinitamente per avermi salvata, ma sappi che hai rischiato grosso, quella è gente che non scherza. - Disse impaurita. - E tu come ti chiami?- Domandò.
- Sesshomaru No Taisho. - Pronunciò freddamente.
Il suono di quel nome stupì l’adulto.
- Non sarai per caso il nipote dell’avvocato No Taisho?- Chiese Naraku, attendendo la risposta.
- Sì. - Confermò lo youkai.
- Conosco benissimo tuo zio. E’ da un po’ che non si fa sentire. Appena lo vedi digli che lo saluto e che si facesse vivo ogni tanto. - Parlò sorridendo. Poi si rivolse a sua figlia.
- Rin, stai bene o ti hanno fatto qualcosa?- Domandò preoccupato.
- Mi fa malissimo il braccio. - Rispose, indicando l’arto destro.
Sesshomaru ascoltò e capì perché quando lui aveva tentato di farla alzare, lei aveva urlato per il dolore. Poi si ricordò che quando si era presentata, gli aveva dato la mano sinistra invece della destra.
- Mi dispiace, sarei dovuto arrivare prima. - Si rivolse dispiaciuto verso la ragazza, indicando il suo braccio. Lei sorrise e Sesshomaru si rese conto di quanto fosse bello quel sorriso così innocente. Era stupendo quanto il suo nome, che lui aveva associato alla bellezza di un campo di fiori. Anche se, a guardarla meglio, il suo sorriso poteva essere associato al sole splendente. In conclusione, quella ragazza gli aveva dato l’idea di un campo di fiori illuminato dalla luce del sole. La ragazza lo ridestò dal divagare dei suoi pensieri mettendogli una mano sulla spalla, poi parlò.
- Uno di quelli aveva un coltello. Avrebbero potuto farmi di peggio se tu non fossi arrivato. Un braccio rotto non è niente in confronto. Perciò ti ringrazio ancora una volta. - Lo rincuorò lei, riuscendo a cancellare i suoi sensi di colpa.
- Rin, adesso è meglio andare in ospedale a far vedere quel braccio. - Disse Naraku, scompigliando i capelli di sua figlia, che annuì.
Prima che i due ragazzi si salutassero, però, si udì la voce di qualcuno che chiamava lo youkai a squarciagola. Era Tomoe, osservò Sesshomaru, poiché era l’unico ad avere una voce talmente squillante da spaccare i timpani anche in lontananza.
- A quanto pare c’è qualcuno che ti cerca. Ti conviene non farlo preoccupare. Ancora grazie per aver salvato mia figlia. Auguro a te e alla tua famiglia un felice natale, e salutami tuo zio. – Disse Naraku allontanandosi e dirigendosi verso la sua auto, insieme a Rin.
Una volta tornato dai suoi amici, Sesshomaru non raccontò nulla di quanto accaduto, e ringraziò i Kami che la tortura del centro commerciale fosse finita. Però, mentre tornavano a casa, si ritrovò a pensare che se non fosse stato per quell’inferno che gli aveva fatto venire il mal di testa, non avrebbe salvato Rin.
Giunti a casa, si disposero a tavola e iniziarono a cenare, e tra urla, canti, regali e scherzi, la serata passò in allegria. Solo Sesshomaru, ogni tanto, si era estraniato, e spesso Kurama e Tomoe gli avevano dato qualche schiaffo in testa o, addirittura, fatto la cosa che lui più odiava, toccargli i capelli. Lì per lì si riprendeva, ma appena poteva si isolava di nuovo, finchè Tomoe non ebbe la geniale idea di stappare una bottiglia di spumante facendo finire il tappo sul muro, rompendo un quadro e facendo rimbalzare il tappo sulla testa di Sesshomaru, a cui era venuto un bel bernoccolo. Dopo ciò, lo youkai non abbassò più la guardia.
Era notte fonda quando tutto finì, così Sesshomaru poté avere la pace tanto agognata. Spense le luci e mise le cuffie nelle orecchie per non sentire i rumori esterni. Quella notte il suo unico pensiero era quella ragazzina, bella come un campo di fiori illuminato dal sole: Rin. Pensando a ciò sospirò.
- Sesshomaru, da quando sei diventato così sentimentale da fare queste stupide associazioni? Lei è solo un’umana. Cosa ti ha attirato così tanto da farti pensare a lei  sin dal momento che hai incrociato il suo sguardo?-  Disse rivolto a se stesso.
Non riusciva a capire il perché di quei sentimenti. Molte ragazze a scuola stravedevano per lui, ma non le aveva mai considerate, anzi, diceva sempre che erano come galline. Decise che era tempo di smettere di pensarla, così spense la musica e provò a dormire, ma invece di riposare, nella sua mente apparve nuovamente l’immagine di Rin. Sbuffò contrariato, intuendo che non sarebbe riuscito a togliersela dalla testa, quindi non restava che una cosa da fare: contattarla. Ma come? Si ricordò poi che il padre di Rin si era raccomandato con lui affinché salutasse suo zio Shin, quindi poteva chiedere a lui, però scartò subito l’idea; lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Poi gli si accese un’altra lampadina; forse avrebbe potuto cercarla sui social network, così prese immediatamente il cellulare e digitò “Rin Onigumo”. La ricerca visualizzò un unico risultato. Pensò di essere stato fortunato, ma appena aprì quel contatto, vide che si trattava di una vecchia di 80 anni, con tanto di foto del profilo photoshoppata.
“Certe vecchie non vogliono proprio arrendersi. Chissà forse cerca un toy boy bello, alto e prestante. “ Disse tra sé.
Dunque, su internet non c’era e a suo zio non voleva chiedere, perciò doveva arrendersi. Quel raggio di sole era già stato oscurato, non l’avrebbe mai più rivista. Cercò ancora di dormire, ma niente da fare e quel giorno l’unico sole che avrebbe visto sarebbe stato quello che indicava il momento di alzarsi, invece, quando si alzò dal letto e aprì le finestre, il cielo era nuvoloso, tirava vento e stava per piovere. Non poteva esserci giornata peggiore di quella visto che, restare a casa, significava pensare ancora di più a lei.
Le vacanze stavano finendo e Sesshomaru era l’unico a esserne contento, poiché sperava che con il ritorno a scuola, non avrebbe più pensato a lei. Molte volte se ne era vergognato; lui conosciuto come la persona più fredda del pianeta, si stava rammollendo per un nome e un sorriso. Spesso malediceva quei banditi per aver attaccato Rin perché era per colpa loro se si trovava in quella situazione.
Quando finalmente la scuola ricominciò, Sesshoamru non sapeva quale sorpresa ci sarebbe stata ad attenderlo.
Un giorno, a causa dell’assenza di un professore, la classe di Sesshomaru si trovò unita a quella di Kagome in palestra. Le classi vennero divise in vari gruppi per giocare a pallavolo e quando fu il turno del gruppo di Sesshomaru, qualcosa, anzi, qualcuno, attirò la sua attenzione, lasciandolo sorpreso.
Lui, che era il migliore negli sport, stava lasciando vincere la squadra avversaria, troppo distratto nel guardare una ragazza che portava i capelli legati, in parte, in uno strano codino. Quando fecero una pausa alla fine del secondo set, la partita era 1-1, così Tomoe lo chiamò in disparte, poiché la squadra rischiava di perdere per colpa sua.
- Ehi cagnolino, se hai fiutato l’odore di qualche bella ragazza sei pregato di non annusarlo sul campo! Ci stai facendo perdere contro delle ragazzine! Mi dici chi è che ti ha fatto perdere la testa? - Lo rimproverò Tomoe.
- Non cominciare a dire sciocchezze. Io non perdo la testa per una ragazza e né tantomeno mi interessano. Non proiettare su di me quello che fai tu. - Ribatté Sesshomaru.
- Vedi di concentrarti o alla fine della partita saranno guai. Anche Kurama è del mio stesso parere. - Lo avvisò la volpe.
Intanto, nello spogliatoio femminile, qualcun’altra aveva notato qualcosa di strano durante la partita. Agli occhi di Kagome non sfuggiva mai niente.
- Ehi Rin, vieni un attimo qui. - la chiamò l’amica.
- Che c’è?- Domandò Rin incuriosita.
- Per caso conosci Sesshomaru No Taisho della terza A?- Chiese maliziosamente. Rin ci pensò su, quel nome le era familiare. Dopo un po’ si ricordò che quello era il nome del suo salvatore. Come aveva potuto non riconoscerlo? Era un suo grande difetto; quando giocava a pallavolo non guardava in faccia a nessuno, ma non poteva di certo dirlo a Kagome, perciò decise di fare finta di niente.
- No, non so chi sia. - Disse disinvolta, ma Kagome era scettica. Per lei Rin non gliela raccontava giusta.
Il fischio dell’arbitro annunciò l’inizio del terzo set e tutti i giocatori entrarono in campo. Prima di disporsi in formazione, Rin incrociò volontariamente le iridi ambrate dello youkai e gli fece uno dei sorrisi che lo avevano colpito. Da quel momento la situazione in campo fu pari perché entrambi furono distratti l’uno dall’altra. Rin non vedeva l’ora che finisse la lezione per avvicinarsi a Sesshomaru per ringraziarlo ancora una volta, mentre Sesshomaru era ansioso di sentire la sua voce cristallina.
Sembrava che quella partita non finisse mai. Entrambe le squadre erano riuscite a disputare tutti e cinque i set e la squadra di Sesshomaru aveva vinto per un solo punto. Finita la partita, andarono a cambiarsi e prima che finisse l’ora andarono nel cortile. Rin incrociò lo sguardo dello youkai e facendosi forza si decise ad andare dal suo salvatore, ma una volta arrivata davanti a lui le parole le morirono in gola. Passati brevi istanti, la ragazza inspirò a pieni polmoni e dopo aver espirato riuscì a farfugliare qualcosa.
- Ehm… Sì… Dunque… Volevo ringraziarti ancora una volta per avermi salvata da quei tre. Se non fossi arrivato tu, a quest’ora non immagino cosa sarebbe potuto accadere. – Rin si era sbloccata ma era riuscita a dire quello che avrebbe voluto fare da tempo.
Anche lei, dopo il suo salvataggio, non aveva smesso di pensare a quel ragazzo tanto glaciale quanto caloroso. Quella volta, sebbene il braccio le facesse male, era riuscita a sentire il calore della presa del suo salvatore. Avrebbe voluto contattarlo ma non sapeva come. A causa del lavoro di suo padre non le era permessa l’iscrizione ad alcun tipo di social network, quindi era stata una fortuna inaspettata quella che frequentassero lo stesso istituto, ed erano stati ancor più fortunati per l’assenza di quel professore. Finalmente entrambi poterono incontrarsi.
- Come va il braccio?- Chiese Sesshomaru, indicando il braccio che era stato ferito. Si sentiva stranamente agitato e aveva il cuore che batteva all’impazzata.
- Bene, fortunatamente era solo una lussazione. - Rispose.
- Avrei voluto chiedertelo ma non sapevo come. - Informò la ragazza.
- Beh, non sono iscritta da nessuna parte perché per il lavoro di mio padre potrebbe esserci qualche disagio. - Spiegò rattristandosi.
Rin aveva chinato il capo, chiaramente dispiaciuta, il che sorprese lo youkai, che aveva pensato a lei come una ragazzina bella e solare, quindi per lui quell’espressione cupa era come una tempesta. Le mise due dita sotto il mento sollevandole il capo, e si fissarono intensamente. A rovinare quel magico momento, però, fu il suono della campanella che annunciava la fine di quell’ora, così i due si avviarono verso le rispettive classi.
Entrambi, per tutta la giornata scolastica, avevano avuto la testa fra le nuvole. L’incrocio dei loro sguardi era stato tanto breve quanto intenso.
Passarono vari giorni senza vedersi. Sesshomaru aveva sbirciato anche nella classe di Rin, trovando la scusa di domandare una cosa a suo cugino, ma a quanto pareva Rin non si era fatta più vedere da quel giorno. Lo youkai cominciava a preoccuparsi, anche se non ne capiva il motivo. Nella sua testa c’era una gran confusione e spesso si domandava se quella ragazzina innocente gli avesse fatto qualche incantesimo, perché non era da lui lasciarsi ammaliare in questo modo. Quella ragazzina, però, lo aveva completamente stregato.
Poi, due settimane dopo, mentre era affacciato alla finestra della sua classe, vide una ragazzina minuta con i capelli neri che camminava con delle stampelle. Sulle prime pensò che fosse una studentessa qualunque, ma quando vide che accanto a lei c’era Kagome, prestò più attenzione a chi fosse. Trasalì quando vide che quella accanto a Kagome altri non era che Rin. Voleva sapere cosa le fosse successo, ma non sapeva come chiederglielo. Non voleva di certo far sapere come loro due si fossero conosciuti, ma in quel momento decise di mettere da parte l’orgoglio; voleva sapere cosa le era successo. Scese nel cortile e fece finta di incontrare casualmente le due ragazze.
- Ciao Kagome. Sai dov’è Inuyasha?- Domandò disinvoltamente.
Anche se aveva fatto la domanda a Kagome, lui continuava a guardare Rin. Era il suo giorno fortunato perché Kagome, invece di dirgli dov’era, lo andò a cercare lei stessa, salutando la sua amica. Sesshomaru non voleva crederci. Davvero era stato così fortunato? Ripresosi dalla situazione si rivolse a Rin.
- Cos’è successo?-  Chiese bruscamente, indicando la gamba. Era inutile. Per quanto tentasse di mostrarsi gentile, non ci riusciva, ma Rin sembrava aver capito come era realmente.
- Niente di che, sono caduta dalle scale e mi sono rotta una gamba. - Rispose sorridendo.
Sesshomaru notò che quel sorriso era leggermente diverso da quello che aveva visto la prima volta che si erano incontrati. Anche il tono della sua voce era diverso e quello era chiaramente il segno che Rin stava mentendo.
Lo youkai realizzò che avere un udito così sviluppato e una vista così acuta, a volte, era davvero fastidioso, perché si accorgeva di ogni minima variazione. Ma realmente aveva capito l’innocente bugia di Rin solo grazie ai suoi poteri demoniaci? O il motivo era un altro? Gli interrogativi erano molti e anche le paure. Lui temeva che fossero stati di nuovo quei tizi che l’avevano aggredita nel parcheggio del centro commerciale. Non volle insistere per non mettere a disagio la ragazza, ma in quel momento prese una decisione. Dopo un po’ si udì la voce di Kagome che chiamava Sesshomaru, dicendo che Inuyasha quel giorno non era venuto a scuola. Questo era un altro problema. Erano giorni che non andava a scuola e lui non ne capiva il motivo. Che i compagni di classe avessero spifferato quello che era successo quel giorno nello spogliatoio? Digrignò i denti a quell’idea, ma innervosirsi senza averne le prove era totalmente inutile.
La situazione in casa di Inuyasha era un po’ problematica. Si era scoperto che Izayoi, dopo tanti tentativi, era riuscita a rimanere incinta. All’inizio era tutti al settimo cielo, poi, improvvisamente, l’aria che si respirava in quella casa era diventata stranamente cupa. A differenza di quando era in attesa di Inuyasha, Izayoi appariva apatica e col viso spento. Anche Shin sembrava avere la sua stessa espressione, ma ogni volta che Inu gli chiedeva se fosse successo qualcosa, lui negava dicendo che andava tutto bene e che era solo stanco per via di un caso davvero molto complicato. Evidentemente anche Inuyasha ne stava risentendo. A volte Kagome provava a chiedergli cosa avesse che non andava, ma lui rispondeva sempre in modo scontroso, affermando che non erano affari suoi. Era diventato brusco nei modi e si stava isolando ancora di più. Ultimamente aveva fatto amicizia con un compagno di classe, Miroku Moushi, che si era scoperto essere il fratellastro di Rin. Miroku e Rin erano fratelli da parte di madre. Lui era un anno più grande di lei, ma poiché era stato bocciato, i due si erano ritrovati nella stessa classe. Era arrivato da poco ma sin da subito si era trovato a suo agio con Inuyasha, nonostante il suo caratteraccio burbero, che ultimamente sembrava anche peggiorato.
 Poi, dopo qualche giorno, Inuyasha tornò a scuola e sembrò anche essere tornato quello di sempre, anche se a volte tornava ad essere un ragazzino insopportabile.
Intanto Sesshomaru continuava con il suo piano, ossia quello di seguire Rin senza farsi scoprire e una sera ringraziò la sua testardaggine e il suo sesto senso. Si trovava per strada, quando udì delle voci familiari, ovvero quelle dei tre banditi del parcheggio. Decise di seguirli e vide che andavano in una direzione precisa. Avevano raggiunto una palazzina e nel cortile c’era una ragazzina che giocava con uno splendido esemplare di Akita Inu. Sesshomaru annusò l’aria e sentì l’odore della persona che lo aveva stregato. Si riprese dall’estasi fissando ancora i tre della banda che ancora una volta stavano puntando Rin. Il cane cominciò a ringhiare contro quei tizi, parandosi davanti la sua padrona. Uno di loro aveva una spranga di ferro e si apprestava a colpire il cane, ma quella mazza non colpì mai l’obiettivo. L’uomo si ritrovò inaspettatamente sbattuto a terra senza capire chi lo avesse colpito, ma quando realizzò che dinanzi a lui c’era di nuovo il ragazzo che li aveva messi ko con un solo colpo, decise di vendicarsi. Stava per colpire Sesshomaru, quando improvvisamente fu accecato da un bagliore di luce blu, e quando riaprì gli occhi, vide dinanzi a sé un cane bianco dieci volte più grande di quello che voleva colpire. Gli altri due, vedendo la scena, fuggirono lasciando da solo il loro capo, che tremava così tanto da non riuscire a muoversi.
Quella era la forma demoniaca completa di Sesshomaru.
Quando i banditi se ne andarono, Sesshomaru si voltò verso Rin, temendo la reazione che avrebbe avuto vedendo quell’enorme cane, ma prima di girarsi, sentì una piccola mano che gli accarezzava la zampa anteriore. Istintivamente chinò il capo e Rin strinse a sé l’enorme muso dello youkai che si beò di quell’abbraccio. A quanto pareva lei non temeva quell’enorme demone.
Sesshomaru, quando si rese conto di come si stava comportando, decise di tornare alla sua forma umanoide, vergognandosi di quello che aveva fatto. Purtroppo, quando era in quella forma non solo prevaleva la forza demoniaca, ma prevaleva anche il classico carattere dei cani. Appena riassunse la sua forma,  il cane di Rin gli saltò addosso scodinzolando, facendogli perdere l’equilibrio, e iniziando a leccarlo. Era evidente gli fosse grato per aver salvato la sua padrona. Rin sorrise a quella scena, ma poco dopo richiamò il suo cane, liberando il povero youkai da quella eccessiva forma di gratitudine. Sesshomaru si alzò e si ripulì i vestiti, scrollandosi di dosso la terra. Poi si rivolse alla ragazza.
- A quanto pare hai la brutta abitudine di metterti nei guai. - Disse con tono sarcastico.
Rin a quelle parole arrossì, anche se era sera si poteva chiaramente vedere il rossore dell’imbarazzo, inoltre, il suo cuore faceva il rumore di un’intera mandria di cavalli in corsa. Sesshomaru, a quella scena incurvò le labbra, simulando un sorriso. Dopo averle scombinato i capelli con una tenera carezza, si voltò per andarsene, quando si sentì stretto da un delicato abbraccio. Trasalì a quel contatto. Non aveva mai permesso a nessuno di toccarlo in quel modo, nemmeno ai suoi genitori. Quelle dimostrazioni di affetto lo innervosivano, ma non quella volta. Quel tenero abbraccio gli piaceva e ancora una volta si chiese cosa gli stesse passando per la testa.
Poco dopo, quell’abbraccio fu accompagnato da alcuni singhiozzi, chiaro segno che la ragazza stava piangendo. Sesshomaru si voltò e alzò delicatamente il viso di Rin.
- Ehi ragazzina, perché stai piangendo?- Chiese senza far trasparire la sua preoccupazione.
- Ho avuto davvero tanta paura. - Affermò Rin.
Sesshomaru pensò che si stesse riferendo alla sua forma demoniaca.
- Mi dispiace se ti ho fatta spaventare. - Disse dispiaciuto.
- No. No, cos’hai capito?! Non mi riferivo a te ma ai membri di quella banda. E’ la terza volta che mi attaccano. - Confessò, ma quando si rese conto di aver detto “terza volta” si rimproverò per la sua sbadataggine.
Sesshomaru conosceva solo due di quelle aggressioni, perciò ipotizzò che la terza fosse quella che le aveva rotto la gamba.
- La gamba non te la sei rotta cadendo dalle scale, ho ragione?- Domandò.
Rin confessò; la gamba gliel’avevano rotta quei tizi investendola con una moto. Era stata fortunata a cavarsela così. Il lavoro di suo padre la stava mettendo in grave pericolo.
Sesshomaru cercò, per quel poco che poteva, di calmarla, e non appena Rin smise di piangere gli regalò un sorriso come ringraziamento. Prima di andarsene, Sesshomaru le lasciò il suo numero di cellulare, e dicendole che qualora ne avesse avuto bisogno, non avrebbe dovuto esitare a chiamarlo. Appena si assicurò che fosse rientrata in casa, anche lui fece ritorno alla sua. Entrò, senza salutare, si fiondò immediatamente in camera sua, buttandosi a peso morto sul letto. Fissando il soffitto, fece un resoconto di quello che era successo pocanzi. Continuò a darsi dello stupido per come si stava comportando. Le aveva dato anche il suo numero di telefono per farsi chiamare in caso di bisogno.
- Sesshomaru, sei un vero idiota! Adesso vuoi fare anche il bodyguard?- Disse rivolto a se stesso.
Stava fissando il cellulare, quando questo vibrò. Era arrivato un messaggio.
 
Ti ringrazio infinitamente per avermi salvata ancora una volta. Sei il mio salvatore.
 
Sesshomaru ebbe una fitta allo stomaco quando lesse il messaggio di Rin e questo, da un lato, lo infastidì. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, o forse lo sapeva ma non voleva ammetterlo. Era evidente che si stava innamorando di quella strana ragazzina. Era stato forse il cosiddetto “colpo di fulmine”? Ma anche se si fosse trattato di quello, lui non lo avrebbe accettato facilmente.
 Non voleva innamorarsi, ma purtroppo aveva capito che al cuore non si comanda.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Bene eccomi di ritorno dopo tempo immemore. Purtroppo, Sesshomaru è stato colpito dal colpo di fulmine, mentre io sono stata colpita dal blocco dello scrittore. XD
Vi confesso che volevo abbandonare la storia, ma grazie a delle mie carissime amiche che hanno insistito affinchè riprendessi, mi sono decisa a scrivere questo capitolo. Spero sia di vostro gradimento.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio chi ha avuto il coraggio di leggere la mia storia, chi l'ha messa nelle seguite e nelle ricordate. Ringrazio anche chi ha speso un minutino per recensire. Spero mi facciate sapere cosa ne pensate.
Un ringraziamento speciale va alla mia beta personale Yasha26, è lei che ha avuto l'ingrato compito di correggere i miei errori.
Con questo è tutto, spero di riuscire a scrivere presto il nuovo capitolo.
Baci Inu_ka

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Capitolo 8
*** L'attesa è finita ***


Da quando Sesshomaru aveva incontrato Rin, nella sua testa si era creato un turbinio di emozioni. Non riusciva a capire esattamente cosa significassero e questo lo infastidiva molto, avrebbe voluto trovare una risposta a tutto ciò,ma, per quanto si sforzasse, non ci riusciva. Aveva provato in tutti i modi a non pensarla, ma frequentavano lo stesso istituto e gli stessi amici, perciò vederla, era inevitabile. Quella ragazzina lo aveva letteralmente stregato, e lui cominciava a odiare quell’assurda situazione. Perfino l’aver visto un ragazzino provarci con lei lo aveva infastidito. Era arrivato al punto di essere geloso di qualcosa che non gli apparteneva.
Pensava che con il passare dei giorni, la confusione che lo attanagliava sarebbe passata, ma si sbagliava di grosso; invece di attenuarsi, le emozioni s’intensificavano. Era arrivato a un’unica conclusione, assecondare le proprie emozioni. Era convinto che se avesse soddisfatto i suoi sentimenti, probabilmente ne sarebbe rimasto deluso e così avrebbe smesso di pensarla.
Se qualcuno era nervoso per via dei suoi sentimenti sempre più crescenti, un altro lo era per via dell’aria che si respirava in casa.
La gravidanza di Izayoi era quasi giunta al termine, ma non si capiva perché ciò non la rallegrasse per niente. Non aveva mostrato alcuna emozione quando andava ai controlli insieme a suo marito. Gli amici e i famigliari avevano provato a chiedere se fossero problemi, ma ogni volta eludevano l’argomento. Alcuni di loro preferivano addirittura quando Izayoi era incinta di Inuyasha.
Finalmente la gravidanza era giunta al termine. Era stato programmato il parto cesareo per evitare qualche complicazione dovuta all’anemia della donna. Tutto era pronto, ma poco prima di uscire da casa,Izayoi si accorse che le si erano rotte le acque, così Shin si precipitò a portarla il più in fretta possibile in ospedale. Durante il tragitto in auto, erano iniziate anche le contrazioni.
Arrivati in ospedale,Izayoi era stata portata d’urgenza in sala parto. Il marito era preoccupato, non gli era stato permesso di assistere al parto e ciò lo angosciava davvero molto. Dopo un tempo che all’uomo parve infinito, un dottore uscì dalla sala trasportando una piccola incubatrice con dentro una splendida bambina molto minuta. Shin seguì il dottore e chiese informazioni sulle condizioni di sua moglie e della sua bambina.
- Dottore, come stanno mia moglie e mia figlia? - chiese preoccupato.
- Signor No Taisho, voglio essere sincero con lei, sua moglie non si è ancora ripresa. Purtroppo la sua anemia ha causato una grave emorragia. Adesso le stiamo facendo una trasfusione per riportare i livelli ematici a valore accettabili. Inoltre ha subito una lacerazione dell’utero, ciò accade nella maggior parte delle donne che hanno avuto un parto vaginale successivo a un parto cesareo. -  spiegò il dottore molto cautamente.
Shin si sentì mancare l’aria. Non poteva crederci, ancora una volta il destino si stava prendendo gioco di lui. Non riusciva a capire perché nella sua vita doveva esserci sempre qualcosa che andasse storto. Era successo con il suo matrimonio, con il suo primogenito e adesso anche con la sua secondogenita. Il fato a volte sapeva essere davvero crudele.
- Dottore, e per quanto riguarda mia figlia? Sta bene? - domandò lo youkai.
Il dottore aveva chinato il capo per poi rivolgere lo sguardo verso il nido.
-  Questo è un altro problema. La bambina sarebbe dovuta nascere con un parto cesareo proprio per evitare delle complicazioni. Purtroppo il parto si è aperto naturale e non è stato possibile eseguire il cesareo. Come le ho detto, durante il parto l’anemia ha causato un’emorragia e questo ha tolto le forze a sua moglie che per brevi istanti non è riuscita a spingere. In questo breve frangente, alla bambina è mancata l’aria. È presto per dirle se la neonata subirà danni cerebrali. Per adesso è attaccata a un supporto di ventilazione meccanica ed è costantemente monitorata. Non le nego che potrebbe aver subito un’ipossia ischemica. -  concluse il dottore.
-  Dottore, sopravvivranno? -
Il medico inspirò profondamente per poi espirare.
- Signor No Taisho, sua moglie ha l’80% di probabilità di sopravvivenza, ma se la bambina ha subito un’ipossia ischemica, ha molte meno probabilità di sua madre.- spiegò amareggiato.
Shin non riusciva a credere alle sue orecchie. Senza degnarlo di uno sguardo si precipitò vicino all’incubatrice.
- Bambina mia, non puoi farci un simile scherzo. Io e tua madre abbiamo atteso con ansia il tuo arrivo, abbiamo provato per molti anni a concepirti, e ora che ci siamo riusciti, non puoi lasciarci. C’è anche tuo fratello che aspetta di vederti.In questi mesi lo abbiamo trascurato molto per concentrarci su di te, e adesso che fai? Vuoi andartene senza aver ripagato tuo fratello per la pazienza che ha avuto per nove mesi? Non puoi fargli questo. Anche tu sei un’han’yō e crescerai bella e forte proprio come lui. Ti prego… sii forte! - pronunciò tra un singhiozzo e l’altro.
Nel frattempo Inu e Miketsukami erano arrivati in ospedale. Non erano a conoscenza di quello che era successo; sapevano solo che quel giorno Izayoi avrebbe partorito. Appena arrivati, chiesero informazioni e mentre si stavano dirigendo nella stanza indicata, Inu aveva riconosciuto in lontananza la chioma argentea di suo fratello e lo raggiunse. Si aspettava di trovarlo con un sorriso a trentadue denti, e invece, vide solo un volto spento con degli occhi rossi per il pianto.
- Shin, cos’è successo? Perché sei in questo stato? - domandò Inu, timoroso per la risposta.
- Inu, il destino continua a prendersi gioco di me. Appena raggiungo la felicità, lui me la toglie facendomene pagare il conto. Perché Inu? Perché deve essere sempre così? - pronunciò tra le lacrime.
Inu stava cercando di tranquillizzare il fratello per farsi raccontare tutto. Dopo essersi sfogato, Shin raccontò come stavano le cose. Miketsukami aveva ascoltato tutto restando impietrito, non sapendo come comportarsi. Avrebbe voluto che Ririchiyo fosse lì, perché sicuramente avrebbe saputo cosa fare. Lui, stavolta, non aveva alcun piano e non aveva la minima idea di come aiutare il suo amico a superare quella nuova crisi. Costatò che le parole di Shin sul destino erano vere. Tutta quella situazione sembrava uno scherzo crudele del destino. Miketsukami si allontanò momentaneamente per andare a chiamare sua moglie, ma appena vide che il dottore stava andando in direzione dei suoi amici, tornò indietro.
- Signor No Taisho, sua moglie si è appena svegliata. Ha chiesto di lei. Se vuole può andare, ma cerchi di non affaticare la paziente, è ancora molto debole.-  raccomandò il medico.
Shin annuì e corse da sua moglie.
- Izayoi, come ti senti? –domandò preoccupato.
- Come se mi fosse passato sopra un camion. - scherzò.
Shin sorrise, ma poi si rabbuiò pensando all’ipotetica sorte che spettava alla loro bambina. Non volle dire niente a sua moglie, non doveva stressarla. Avrebbe provato a parlargliene in seguito.
Intanto,Inu e Miketsukami stavano informando gli altri della situazione, ma senza scendere nei particolari. Una volta terminato, andarono vicino al distributore delle bevande.
- Miketsukami, come pensi si evolverà la situazione? - domandò Inu.
- Sinceramente Inu, ho paura di come reagirà Izayoi. Non so perché, ma ho la sensazione che la sorte di quella bambina deciderà anche quella di sua madre. -
- In che senso? - chiese lo youkai.
- Se quella bambina non dovesse farcela, temo che Izayoi  potrebbe tornare la donna che conoscevamo tanti anni fa. - spiegò lo youkai- ka.
-  Amico mio, non voglio nemmeno pensarci a questa ipotesi. La mia nipotina sarà forte come suo fratello. Anche lui al momento della nascita non se l’è passata bene, e questo lo sai meglio di me, e sua sorella non sarà da meno. Anche lei diventerà una splendida han’yō, proprio come Inuyasha. - pronunciò lo youkai, cercando di liberare il suo amico da quell’orribile sensazione.
- Spero che tu abbia ragione. Se dovesse accadere, Inuyasha ne pagherebbe, ancora una volta, le conseguenze. - espresse timoroso.
Intanto, anche gli altri li avevano raggiunti e immediatamente avevano chiesto di spiegare l’intera situazione. Dopo essere stati messi a conoscenza degli eventi, erano tutti palesemente shoccati. Inuyasha era rimasto bloccato, non riusciva più a dire una singola parola. Aveva passato nove mesi d’angoscia e ora che pensava sarebbe tutto finito, l’angoscia si stava trasformando in terrore.
- Ehi, Inuyasha, stai tranquillo. La tua sorellina ce la farà. - cercò di tranquillizzarlo Ririchiyo.
- Ma Ririchiyo, se non dovesse farcela, che ne sarà dei miei genitori? - domandò – Ci tenevano tanto ad avere un altro figlio. -
Shin, sentendo le parole di suo figlio, lo strinse forte, accarezzandolo amorevolmente.
- Inuyasha, tua sorella ce la farà. Lei è forte come te. - sorrise l’uomo.
Inuyasha, alle parole del padre si calmò.
- Papà, posso andare da mamma? - chiese l’han’yō.
- Certo, alla mamma farà sicuramente piacere; però non raccontare niente di quello che hai sentito qui. Intesi? - specificò lo youkai.Inuyasha annuì e corse da sua madre.
- Mamma, posso entrare? - domandò il giovane titubante
- Amore certo entra, corri a dare un bacione alla tua mamma. - disse amorevole Izayoi.
Inuyasha stentava a credere alle sue orecchie, davvero quelle parole erano uscite dalla bocca della madre? Erano stati mesi difficili e a lui non era stata prestata molta attenzione, e sentire quelle parole indirizzate a lui, lo fecero restare di sasso. Si fiondò vicino a sua madre con le lacrime agli occhi, poi con molta delicatezza le diede un bacio ma senza staccarsi da lei. Izayoi stava accarezzando amorevolmente il suo cucciolo dandogli di tanto in tanto qualche bacio e giocando con quelle tenere orecchie da han’yo.
- Shhh… piccolo mio ora basta piangere fai vedere alla tua mamma come sai ridere. So che ti abbiamo trascurato molto in questi mesi ma come vedi ora è tutto finito, la tua sorellina è nata e appena mi sarò ripresa ce ne torneremo tutti a casa. Sei d’accordo? - Chiese dolcemente la madre.
Inuyasha annuì e tra un singhiozzo e l’altro riuscì a sorridere. Shin era arrivato da poco vicino la camera, stava per entrare ma appena aveva udito quelle splendide parole aveva deciso di rimanere fuori per non rovinare quello splendido momento. Dopo tanta sofferenza il suo piccolo meritava di godersi quel momento, anche se temeva che quello non sarebbe durato molto.
Izayoi stava cercando di alzarsi ma appena si era mossa, una fitta al basso ventre l’aveva fatta contorcere dal dolore, Shin si precipitò immediatamente facendola stendere delicatamente.
- Ahia che male. Certo che la piccola mi farà vedere le stelle per un bel po’-  Disse accennando un sorriso.
Shin era preoccupato per la situazione, sua moglie ancora non era a conoscenza di niente e non sapeva come l’avrebbe presa. Improvvisamente Izayoi fece la domanda che Shin tanto temeva.
- Caro, non ho ancora visto la bambina. Come sta? Puoi chiedere agli infermieri se me la portano un po’ ? - Chiese notando l’espressione cupa del marito.
- Shin dimmi la verità. E’ successo qualcosa alla bambina? - domandò spalancando gli occhi.
-  Inuyasha puoi lasciarci soli per favore? Vai a giocare con gli altri. -
Inuyasha aveva annuito ed era uscito dalla camera e si diresse verso il nido. Un’infermiera all’interno del nido lo aveva notato e gli aveva fatto cenno di entrare.
- Ehi piccolo tu devi essere il fratello di questa bellissima bambina. - Ipotizzò l’infermiera.
- Credo di sì, non lo so con certezza non l’ho mai vista. - Disse arrossendo.
- Bhe io invece sono sicurissima. -
- E perché? - Chiese l’han’yo.
- Perché lei è l’unica bambina che è nata oggi, ed è anche l’unica che ha le orecchie dolci come le tue. - Affermò scombinando i capelli dell’han’yo. –Vieni te la faccio vedere. Guarda lei è la tua sorellina, però non so come si chiama qui non c’è scritto il nome. Se vuoi puoi mettere una manina qui dentro e accarezzarla piano piano. Però mi raccomando ai tubicini, quelli servono per farla respirare meglio, anche se secondo me glieli toglieranno presto. Questa bimba è piena di energia e presto non ne avrà più bisogno. -
- Davvero? Prima ho sentito il dottore che diceva che non sapeva se sopravvivrà e se sì con quali danni. - Esclamò.
- Senti giovanotto-
- Mi chiamo Inuyasha-  Disse interrompendo l’infermiera che continuava a chiamarlo giovanotto.
- Ok, Inuyasha. Devi sapere che a volte i dottori sono inesperti quando si tratta di han’yo ma fidati io ne capisco molto, è solo che siccome sono un’infermiera e non un dottore, non mi danno mai ascolto. - Disse con tono scocciato.
- E come mai ti intendi di han’yo? - Chiese curioso.
- Perché oltre a essere infermiera sono madre di quattro splendidi han’yo e zia di sei youkai- ka. - Rispose soddisfando la curiosità di Inuyasha.
- Accidenti così tanti?! - Esclamò.
- Sì, e ahimè nessun parto è stato senza conseguenze. Ti posso assicurare che la situazione di tua sorella l’ho passata io personalmente e se adesso vedessi com’è cresciuta bene la mia Ririchiyo, vedrai che non esagero. -
Inuyasha era rimasto sconcertato, non sapeva se era una casualità che la figlia dell’infermiera si chiamava come la sua amica o quella fosse davvero la madre di Ririchiyo. Inuyasha aveva preso il cellulare dalla sua tasca e stava mostrando una foto all’infermiera.
- Mi scusi ma è lei sua figlia? - Domandò
- Uh sì. E così conosci la mia Ririchiyo. -
- Sì lei e la sua famiglia sono dei nostri cari amici. - Disse sorridendo.
Aveva davvero la prova che quella dolce infermiera non stava mentendo.
- Bhe allora come vedi non ti sto mentendo. Perciò stai tranquillo, la tua sorellina ce la farà senza problemi, però piccolino non dire ai dottori quello che ti ho raccontato; sai a loro non piace quando un infermiere si pronuncia al loro posto. - Disse facendo l’occhiolino. Inuyasha salutò l’infermiera e la sua sorellina e corse dai suoi genitori sperando non fosse successo niente.
Intanto nella stanza Izayoi e Shin stavano ancora discutendo della situazione.
- Shin lo sapevo che questa cosa non sarebbe stata facile, ma faremo tutto il possibile affinché stia bene. Non importa quanti sacrifici dovrò fare per starle dietro, sono disposta anche a ritirarmi dal mondo della moda se sarà necessario. Non sono più una bambina, è giunto il momento che mi comporti davvero come una madre; non commetterò più lo sbaglio che ho fatto con Inuyasha, quando era nato gli ho fatto mancare la cosa più importante che ci sia; gli ho negato l’amore di una madre ma ora non sarà più così; i nostri figli avranno tutto l’amore che potrò darli senza trascurare nessuno. Inuyasha ha sofferto molto in questi mesi e ora è giunto il momento di farlo sentire come tutti gli altri bambini. Spero solo che nostra figlia stia bene non voglio che veda più alcun dottore lo vedrà solo per le cose necessarie. E’ un’han’yo sicuramente sarà più forte di me. -
Izayoi aveva fatto un discorso che Shin non si sarebbe nemmeno permesso di immaginare, aveva già immaginato le scenate che ci sarebbero state quando avrebbe saputo come stavano le cose, credeva che li avrebbe abbandonati andandosene chissà dove, e invece no, aveva deciso di comportarsi da madre. Stentava a credere pensava che quello fosse solo un sogno destinato a svanire con il suo risveglio.
- MAMMA, PAPA’-  Urlò Inuyasha.
Shin si era spaventato, credeva che fosse successo qualcosa di grave anche perché Inuyasha non si era mai comportato così e poi quando era entrato aveva chiuso la porta controllando che non ci fosse nessuno.
- Inuyasha cos’è successo? Qualcuno ti ha fatto del male e ti sta inseguendo? - Chiese digrignando i denti.
- No, no papà, calmati. - Disse rassicurandolo. - Prima sono andato vicino al nido e un’infermiera mi ha fatto entrare, abbiamo parlato e alla fine ho scoperto che quella era la madre di Ririchiyo. - Raccontò rimanendo quasi a corto di fiato.
Poi raccontò il resto della storia lasciando i genitori a bocca aperta. Inuyasha con quel racconto aveva dato loro un barlume di speranza, restava solo aspettare quello che avrebbero detto i dottori.
- Izayoi sentito la splendida notizia? Nostra figlia starà bene possiamo esserne certi. Speriamo solo che non avrà lo stesso carattere di Ririchiyo altrimenti siamo finiti, ci metterà tutti ko- Shin sorrise contagiando anche il resto della famiglia.
- Sì hai ragione. Ora non mi resta che rimettermi, così abbandoneremo questo gelido posto. - Detto ciò Izayoi si addormentò. Era davvero stanca, la giornata era stata terribilmente faticosa.
Shin e Inuyasha uscirono dalla camera per lasciarla riposare tranquillamente; tornarono dai loro amici e fuori dall’ospedale raccontarono tutto premurandosi che non ci fossero altri ascoltatori.
Dopo una settimana sia Izayoi che la piccola Eiko, avevano deciso di chiamarla così, erano tornate a casa con somma gioia degli amici e dei parenti. Ora tutto andava per il verso giusto tranne per qualcuno che non era ancora riuscito a trovare una soluzione al problema peggiore della sua vita.

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Capitolo 9
*** FULMINE A CIEL SERENO ***


La bambina era riuscita a superare la fase critica e dopo pochi giorni sia lei che Izayoi furono dimesse e così la famiglia No Taisho aveva potuto tirare un sospiro di sollievo. In casa si respirava felicità pura; i primi giorni erano stati un po’ difficili, tutti avevano paura di fare qualcosa di sbagliato facendo del male alla piccina ma una volta abituatisi alla situazione tutto sembrava essere tornato alla normalità. Ogni giorno i No Taisho ricevevano un sacco di visite e ognuno portava dei regali per la piccola Eiko, anche Inuyasha era euforico della presenza della sua sorellina le voleva un gran bene e per una volta ringraziò il destino per avergli donato una cosa così preziosa, dopo tante avversità aveva ricevuto la sua ricompensa. Purtroppo la felicità non era destinata a durare a lungo.
A scuola Inuyasha riceveva sempre più offese a causa della nascita della sua sorellina perché adesso nella sua famiglia gli han’yo erano due. Sesshomaru, per quello che poteva, aveva cercato di mettere a freno le malelingue ma purtroppo erano troppe e poi anche lui aveva il suo piccolo grande problema; questo problema si chiamava “Rin”. Ogni volta che la vedeva andava in confusione, non sapeva più cosa fare, però quello che non sapeva era che ben presto avrebbe ricevuto un aiuto inaspettato.
Intanto nella classe di Rin si stava svolgendo la lezione di Giapponese antico ma lei aveva la testa altrove infatti, mentre la professoressa spiegava lei stava facendo tutt’altro.
-Ehy Rin cosa stai facendo? La professoressa sta venendo verso di noi, togli quei disegni.- Disse Kagome rivolta alla sua amica.
-Signorina Onigumo cosa sta facendo? Siamo a lezione di giapponese antico non di arti scenografiche-. La rimproverò la professoressa chiudendole il quaderno dove stava disegnando.
Rin arrossì per l’imbarazzo perché dopo il rimprovero tutta la classe scoppiò in una fragorosa risata. Finalmente arrivò la pausa pranzo e tutti gli studenti si fiondarono nel giardino. Rin e Kagome si appartarono sotto un albero di ciliegio che cominciava a mostrare i suoi primi boccioli.
- Rin certo che ti sei presa una bella cotta per quel ragazzo-. Disse Kagome sogghignando.
-Ma che dici? Io non mi sono invaghita di nessuno-. Rispose arrossendo.
-Ah sì? E chi era quel tenebroso ragazzo che giocava a pallone che hai disegnato?- domandò maliziosa.
-Ehm… Non è nessuno, era solo un disegno-.
-Mmm… Rin non so perché, ma quel ragazzo mi ricorda Sesshomaru No Taisho della terza A; e la scena mi ricorda tanto quando siamo andati in palestra con la sua classe-.
-Ehi non dire assurdità, era solamente un disegno-.
Improvvisamente in lontananza si palesò l’imponente figura di Sesshomaru, i loro sguardi si incrociarono e istintivamente Rin arrossì.
-Visto, che ti dicevo? Tu sei cotta di quel ragazzo-. Disse Kagome sorridendo. Dopo una breve pausa Kagome ebbe un’idea . – Ehi, ci sono… So che Sesshomaru il sabato sera va insieme agli amici in un pub chiamato “Shikon”, potremmo andare anche noi. Che ne pensi?- chiese entusiasta per l’idea appena avuta.
Rin ci pensò un po’. Da un lato voleva andarci ma dall’altro sapeva che suo padre non l’avrebbe mandata per paura che vi fosse qualche malintenzionato; però dopo un po’ diede la sua risposta.
-Va bene, però non ti assicuro niente perché mio padre potrebbe dirmi di no-. Disse la ragazza sconsolata.
Intanto dall’altra parte del giardino qualcuno discuteva di progetti.
-Ehy Sesshomaru se quella ragazza ti piace così tanto perché non le chiedi di uscire?- Domandò Tomoe
-Ma come ti salta in mente una simile sciocchezza. Io dovrei chiedere un appuntamento a quella ragazza? E perché? Non è il mio tipo-. Rispose tentando di nascondere il rossore delle guance; cosa impossibile vista la sua pelle diafana.
- Eddai ti si vede lontano un miglio che sei cotto di lei. - Sentenziò malizioso.
Sesshomaru doveva ammettere che quello che Tomoe aveva detto era vero, però per orgoglio non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
La pausa era finita e tutti erano tornati in classe per le ultime ore di lezione e poi dopo di quelle sarebbe iniziato il tanto agognato weekend. Finite le lezioni ognuno programmava già l’uscita per il giorno dopo; per molti sarebbe stata la giornata delle ubriacature e dei rimorchi in discoteca.
Tornata a casa Rin chiese subito il permesso per uscire l’indomani sera dicendo anche il luogo dove sarebbe andata e con chi. Naraku inizialmente aveva espresso il suo diniego ma poi l’intervento del figlio maggiore lo convinse. Immediatamente Rin chiamò Kagome.
- Kagome, mio padre mi ha dato il permesso di uscire-. Disse urlando.
-Che bello. Mi raccomando aggiustati per bene, però senza essere volgare. - le consigliò l’amica.
-Ah, Kagome dimenticavo di dirti che mio padre mi ha dato il consenso a una condizione-. Proferì rammaricata.
-E cioè?- Chiese Kagome.
-Con noi deve venire anche mio fratello Miroku.- Sospirò
-E qual è il problema; tanto non dobbiamo fare niente di male-. La rassicurò Kagome.
Le due ragazze parlarono ancora per un po’ e poi si diedero appuntamento per la serata del giorno dopo, raccomandandosi a vicenda di essere puntuali.
Sesshomaru nel frattempo si arrovellava su come poter chiedere a Rin di uscire con lui però senza chiederle esplicitamente un appuntamento, anche perché non avrebbe sopportato un suo ipotetico rifiuto. Mentre continuava a pensarci, senza aver trovato soluzione, inconsciamente si addormentò.
Il giorno dopo non tardò ad arrivare. Rin era in crisi perché non sapeva cosa mettersi poi decise di vestirsi il più semplice possibile, non voleva dare troppo nell’occhio. A casa Higurashi anche Kagome era in crisi; non lo aveva detto a nessuno e fortunatamente nessuno se ne era accorto ma era da un po’ di tempo che cominciava a provare una particolare attrazione per Inuyasha, ma purtroppo vista la sua situazione famigliare e le sue interazioni sociali non aveva mai avuto il coraggio di provare a dirgli qualcosa di più di un semplice saluto. Inuyasha non era di molte parole, era continuamente deriso e se qualcuno gli si avvicinava un po’ di più era solo per prenderlo in giro perciò riteneva tutti uguali e che nessuno lo accettasse per quello che era.
In realtà Kagome aveva consigliato a Rin di andare a quel pub, non solo perché c’era Sesshomaru, ma anche perché lì ci andava Inuyasha e quindi aveva colto la palla al balzo.
La sera appena pronte s’incontrarono a casa di Rin e all’ultimo minuto, con somma felicità di Miroku, ci si era aggiunta anche Sango. I quattro arrivarono al pub dove quella sera si svolgeva anche la serata Karaoke quindi si sarebbero divertiti ancora di più. Sesshomaru quando Miroku e le altri arrivarono era già lì e per pura coincidenza si trovava fuori per respirare un po’ di aria pulita; impallidì nel vedere Rin, lei era tanto elegante quanto semplice, rimase ancora più estasiato nel vederla con i capelli sciolti, le dava un leggero tocco di sensualità. Quella sera non avrebbe mai immaginato di vederla in quel posto e mentalmente ringraziò i suoi amici per aver insistito nel farlo uscire.
Rin gli presentò suo fratello senza sapere che la sua fama di maniaco lo aveva preceduto. Entrarono e si unirono al resto del gruppo. Per tutta la serata avevano riso, parlato e mangiato qualcosa, ogni tanto Miroku si beccava qualche ceffone per le sue palpeggiate inopportune. Nel frattempo Kagome si era allontanata con la scusa di andare in bagno, senza sapere che lei stava andando da tutt’altra parte. Si era diretta alla console del dj, che fortunatamente era quasi nascosta, per poter mettere in atto il suo piano.
-Mi scusi signor dj posso chiederle un favore enorme.- Chiese timorosa.
-Dimmi-. Rispose il dj con molta tranquillità.
-Veda vorrei far cantare insieme due miei amici però non voglio che sappiano che è stato programmato. Potrebbe gentilmente mettere delle canzoni un po’ romantiche chiamando a coppia i clienti? Però non voglio che sospettino che sono stata io-. Disse vergognandosi un po’ per la richiesta.
-Ok, signorina. Allora dimmi quali sono i tuoi amici e per non insospettirli chiamerò prima altre coppie e poi gli interessati-.
Kagome indicò i suoi amici e si dileguò ringraziando il dj.
Il dj aveva messo in atto il piano di Kagome e dopo un po’ di coppie chiamò Sesshomaru e Rin. I due non si aspettavano minimamente che li avrebbe chiamati infatti inizialmente espressero il loro diniego ma il dj era stato categorico, nessuno poteva esimersi dalla chiamata. I due ringraziarono le luci soffuse del pub altrimenti avrebbero riso di loro per com’erano arrossiti. Si diressero verso il palco e iniziarono a cantare. La canzone era melodiosa e la voce di Rin la rendeva a dir poco soave, anche Sesshomaru cantava bene ma in quel momento era intento a godersi la voce della ragazza però questo non gli impedì di dare il meglio di sé, non voleva fare la figura dell’idiota davanti a lei. Finalmente l’esibizione finì anche se in un certo senso a entrambi dispiaceva, la canzone aveva delle parole dolcissime … Parole che avrebbero voluto dirsi davvero.
Intanto Kagome piangeva per l’emozione e sperava che il suo piano avrebbe sortito qualche effetto. Era distratta quando il dj aveva indicato lei e Inuyasha; impallidì quando la indicò, lei voleva che chiamasse i suoi amici non di certo lei … Con Inuyasha. Tra tanti clienti proprio con lui doveva farla cantare? Non poteva rifiutarsi perché poco prima aveva insistito con Rin, dunque con il cuore che batteva all’impazzata, si diresse insieme all’han-yō, che, con grande stupore di tutti, aveva accettato senza obiettare. Finita la canzone, i due scesero dal palco e mentre stavano tornando al loro posto Inuyasha fermò la ragazza.
-Complimenti hai davvero una splendida voce-. Disse l’han-yō voltandosi di lato per non incontrare il suo sguardo.
- Gr… GRA … grazie- Rispose balbettando. - Anche tu hai cantato bene-. Disse tutto d’un fiato.
Kagome poté giurare di aver visto un accenno di sorriso sul viso dolce e delicato del mezzo demone. Tornarono al tavolo dov’erano seduti tutti gli altri e in meno che non si dica la serata giunse al termine.
Erano le 2:00 quando il locale chiuse, si erano divertiti e qualcuno più di tutti. Kurama e Tomoe capendo la situazione decisero di andarsene per conto loro, volevano lasciare i ragazzi da soli con le ragazze sperando in qualche sviluppo. Purtroppo Miroku aveva la responsabilità di sua sorella e quindi non poteva lasciare Rin da sola con Sesshomaru, sia perché lui era gelosissimo di lei e sia perché se avesse fatto una cosa del genere suo padre lo avrebbe ucciso; comunque decise che avrebbe prima lasciato Rin a casa e poi avrebbe accompagnato Sango. Kagome invece sperando che Inuyasha si proponesse spontaneamente di accompagnarla, trovò la scusa che se ne sarebbe andata per conto suo perché era stanchissima e l’indomani avrebbe dovuto aiutare al tempio, ma come aveva previsto, Inuyasha si era proposto volontariamente di accompagnarla.
All’inizio nessuno dei due parlò, ma poi ci pensò Kagome a introdurre qualche argomento su cui parlare anche perché la strada da fare non era poca.
-Accidenti sono davvero stanca. Ma come fanno alcuni a crescersi in quei luoghi?- Domandò fingendosi incuriosita dalla cosa.
-Alcuni vanno per rilassarsi dalle giornate passate al lavoro-. Rispose l’han’yō.
-Sarà. Io mi rilasso di più facendo una passeggiata o rimanendo a casa nel letto. Non sei d’accordo?-
-Io preferisco farmi vedere il meno possibile.- Disse l’han’yō chinando il capo e nascondendo gli splendidi occhi ambrati dietro la frangetta argentea.
Kagome si accorse della nota di tristezza presente in quella frase. Le dispiaceva molto per il suo amico ma purtroppo oltre che offrirgli la sua amicizia non poteva fare nient’altro; la società, e soprattutto i ragazzi della loro età, a volte sapeva essere davvero cattiva.
- Inuyasha smettila di dire certe assurdità perché non sei da meno a nessuno. So che vorresti essere accettato da tutti ma purtroppo questa è la mentalità arcaica di questi tempi. Hai i tuoi amici, i tuoi cugini, i tuoi genitori e, adesso, hai anche una splendida sorellina. Lei avrà bisogno della tua protezione perciò non puoi più crogiolarti in simili pensieri-.
Inuyasha aveva ascoltato con sgomento le parole della sua amica e non poteva che ammettere quanto avesse ragione. Lei sin da quando erano piccoli non lo aveva mai fatto sentire diverso, anzi quando giocavano non c’era una volta in cui lei non gli accarezzasse le orecchie. Gli mancavano quei momenti innocenti  perché da quando erano cresciuti, lei aveva smesso di sottoporlo a quella piacevole tortura. Provava una profonda ammirazione per la semplicità e la maturità che caratterizzavano Kagome, a volte inconsciamente aveva anche immaginato un futuro con lei ma appena tornava ala realtà non poteva far altro che darsi dello stupido; chi avrebbe mai accettato di vivere con un simile scherzo  della natura.
Arrivarono al tempio e mentre si salutavano Kagome fece abbassare Inuyasha e con un gesto furtivo gli accarezzò le orecchie, lui fece una smorfia contrariata ma dentro di sé era la persona più felice del mondo.
- Inuyasha scusami non ho saputo resistere, quelle orecchie mi hanno sempre fatto tanta tenerezza.- disse arrossendo non appena si accorse del gesto che aveva fatto. Così dopo averlo salutato, lo ringraziò per averlo accompagnato a casa sua.
Inuyasha continuava a osservare la ragazza mentre saliva le scale del grande tempio, e istintivamente si toccò le orecchie arrossendo.
Quando ognuno tornò alla propria dimora, si misero a letto con l’intento di dormire ma nessuno ci riuscì; tutti pensavano alla magnifica serata che avevano passato.
 Il weekend era passato velocemente e il lunedì ognuno tornò alla solita vita. Shin, insieme alla sua famiglia, quel giorno avrebbero dovuto portare la piccola Eiko a fare una visita di controllo ma appena saliti sulla macchina, questa non partiva. L’appuntamento non poteva essere rimandato, Inu era fuori città con Miketsukami, perciò a Shin non rimaneva altro che chiedere al suo amico Misato, che non appena saputa la situazione accettò di buon grado.
- Shin ho fatto il più in fretta possibile, mio figlio ha fatto i capricci perché voleva venire con noi; a volte mi chiedo quanti anni abbia realmente-. Disse Misato sospirando.
-Non preoccuparti. Se prendiamo l’autostrada urbana Shuto di sicuro arriveremo prima-. Propose Shin.
Così Misato e la famiglia No Taisho si mossero in direzione dell’ospedale. In attesa di arrivare in ospedale, Inuyasha giocava con il telefonino, sua sorella lo vide e iniziò a piangere cercando di prenderlo dalle mani del fratello. Inuyasha non riusciva mai a dire di no alla sua sorellina soprattutto perché quando piangeva abbassava le orecchie, e questo gli faceva molta tenerezza. La piccola appena ebbe il cellulare in mano, iniziò a premere su qualsiasi cosa attirasse la sua attenzione finchè non premette anche sulla rubrica selezionando inconsapevolmente il numero di Misato. Appena sentito il telefono di squillare Misato, pensando che fosse una chiamata urgente, cercò di prenderlo dal suo marsupio, ma nel farlo distolse per un attimo lo sguardo dalla strada. Improvvisamente si sentì un tonfo e dopo di questo il buio più totale.
Inu chiamò più volte al cellulare di suo fratello e, non ricevendo risposta, chiamò anche il resto della famiglia i cui cellulari erano irraggiungibili; improvvisamente una notizia al telegiornale catturò la sua attenzione.

INCIDENTE MORTALE TRA UN TIR E UNA VOLKSWAGEN SULL’AUTOSTRADA URBANA SHUTO. RISULTANO ESSERCI QUATTRO DECESSI : L’AUTISTA DEL TIR, QUELLO DELL’AUTO, UN PASSEGERO E UNA BAMBINA, MENTRE RISULTANO LIEVEMENTE FERITI GLI ALTRI DUE PASSEGGERI”.

Il cuore di Inu perse un battito, non sapeva se era una coincidenza o se quelle erano davvero le persone che disperatamente cercava di contattare. Fece un altro tentativo nella speranza che questa volta rispondessero, ma niente. Improvvisamente sentì che il telefono di sua moglie stava suonando, diede un’occhiata su chi fosse e vide che era comparso il nome “Mirei”, non ci pensò due volte a rispondere, forse lei aveva sentito suo marito che avrebbe potuto sapere perché gli altri non rispondevano.
-Pronto-. Rispose velocemente Inu.
- Inu, per caso tu sei riuscito a rintracciare tuo fratello?- Chiese Mirei sperando in una risposta positiva.
Inu sbiancò; dunque nemmeno Mirei era riuscita a contattare suo marito.
-No, Mirei, stavo cercando anch’io di contattarli ma nessuno mi ha risposto. - Rispose lo youkai disperato.
Mentre era al telefono, suonarono alla porta e Sakura si precipitò ad aprire.
-Siete i parenti dei coniugi No Taisho?- Chiese in tono gelido l’agente della polizia stradale.
Inu appena sentì chi era, lasciò cadere il telefono e corse davanti alla porta.
- Sì.- Risposero all’unisono.
-Purtroppo oggi sull’autostrada Shuto è accaduto un incidente mortale tra un tir e una Volkswagen, e ora dei vostri parenti si trovano in ospedale. Siete pregati di raggiungerli al più presto.- Disse l’agente congedandosi.
I due coniugi presero le giacche e senza pensare ad altro si diressero all’ospedale, non prima di aver avvisato Sesshomaru di andare a casa di Tomoe, ma non gli dissero il perché.
Lo stesso agente, che poco prima aveva avvisato i No Taisho, andò a casa di Mirei dicendole la stessa cosa per quanto riguardava il marito. Mirei ebbe un sussulto, aveva il presentimento che la cosa non avrebbe avuto un buon epilogo, anche lei aveva detto a suo figlio di andare a casa di Tomoe.
Arrivati in ospedale, le due famiglie si incontrarono cercando di incoraggiarsi l’un l’altra appena videro un dottore che si dirigeva verso di loro.
-Buonasera, siete i parenti dei No Taisho e del signor Tengu?- Chiese il dottore.
I tre risposero di sì e il dottore li invitò a seguirlo. Dopo aver passato vari corridoi e scesi nel seminterrato, una dottoressa, in divisa verde, si avvicinò a loro.
-Buonasera. Credo che il mio collega non vi abbia informato della situazione, vero?- Chiese la dottoressa pacatamente.
La notizia che avrebbe dato sarebbe stata come un fulmine a ciel sereno.
-Signori No Taisho, Signora Tengu, mi dispiace. I vostri parenti sono stati coinvolti in un incidente stradale e alcuni di loro non ce l’hanno fatta.- La dottoressa fece una pausa per dare il tempo di metabolizzare la notizia. Poi riprese. – Vi abbiamo chiamato per il riconoscimento, mi spiace ma i cadaveri non sono in buona condizione-. Li informò.
Inu decise di entrare da solo perché sapeva che le due donne non avrebbero retto alla scena. Appena entrò, la dottoressa scoprì i volti dei primi due cadaveri. Lo youkai li osservò e confermò, con un cenno del capo, che si trattava di suo fratello Shin e del suo amico Misato Tengu. Erano in uno stato a dir poco straziante, sul volto recavano diversi punti di sutura e non immaginava in che condizione fossero il resto dei loro corpo. Stava per chiedere alla dottoressa dove fossero i suoi nipoti e sua cognata, ma fu interrotto ancor prima di iniziare. La dottoressa gli aveva fatto cenno di seguirla nella camera mortuaria adiacente e dopo aver estratto una piccola bara dalla cella frigorifera, inspirò profondamente e la indico allo youkai cominciando a scoprire il volto minuscolo della piccola Eiko. Inu per poco non svenne, non poteva crederci, in un solo giorno aveva perso due famigliari e un carissimo amico; mentre pensava a lui, gli venne in mente Kurama. Come avrebbero potuto dire al ragazzo che suo padre, la persona che tanto amava e idolatrava, non c’era più? Cominciò a piangere e poi finalmente riuscì a chiedere alla dottoressa dove fossero suo nipote e sua cognata, temendo di essere portato in un’altra stanza per riconoscere anche loro. Il medico lo accompagnò all’uscita dell’obitorio. Appena incrociò lo sguardo di sua moglie, le si gettò al collo piangendo in modo convulso, stringendo a sé anche la sua amica Mirei che capì immediatamente come stavano le cose, lanciando un urlo straziante.
Il dottore che li aveva accompagnati lì, si rivolse a Inu informandolo della sorte dei suoi famigliari.
-Signor No Taisho i suoi parenti al momento sono in rianimazione, hanno subito diverse fratture. Sua cognata è quella che ha subito più danni. Non sono in pericolo di vita ma per precauzione sono stati portati in quel reparto-. Lo informò il dottore.
-Li possiamo vedere?- Chiese Sakura.
Il dottore acconsentì, ma potevano vederli solo per breve tempo da dietro la vetrina.
Dopo la tragedia nessuno riusciva ancora a capacitarsi. A soffrirne di più erano Kurama e Inuyasha. Izayoi ogni giorno che passava diventava sempre più fredda e insensibile; nessuno immaginava quello che stava per succedere.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Eccomi di ritorno, ogni tanto mi ricordo di aggiornare. Mi dispiace immensamente ma l’università impegna gran parte del tempo.
Beh che dire. Ho fatto morire un po’ di persone e questo avrà delle conseguenze inimmaginabili. Non dico altro altrimenti vi spoilero l’andamento della storia. Comunque il capitolo non è incentrato solo sulla tragedia ma come avete visto c’è un po’ di spazio anche per le coppie. Gli sviluppi saranno lenti perché altrimenti la storia si intasa.
Spero che continuerete a seguire e a commentare, in maniera costruttiva, questo casino di storia.
Voglio ringraziare chi recensisce e anche chi legge solamente.
Baci
Inu_ka 

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Capitolo 10
*** Fine di un incubo ***


Erano passati mesi dalla tragedia, ma per tutti il dolore era così forte da sembrare che fossero passate solo alcune ore. Ognuno di loro faceva il più possibile per andare avanti, soprattutto per dare più forza ai due giovani orfani. Kurama, sebbene fosse ancora scosso dalla grave perdita, con l’aiuto di sua madre e dei suoi inseparabili amici riusciva un po’ a distrarsi, anche se la notte era il momento che più odiava. La solitudine e il buio gli facevano pensare sempre ai bei momenti passati con suo padre, all’adorazione che provava per lui, all’emozione che provava quando usciva un suo nuovo disco e lo portava con sé ai concerti, e anche alla sua aspirazione di diventare famoso come lui; ma dopo il ricordo di questi bei momenti, gli si palesava dinanzi l’ultima conversazione che aveva avuto con lui e all’ultimo bacio che gli aveva dato.
Per Inuyasha non fu la stessa cosa. Di giorno o di notte per lui non faceva differenza, non aveva l’amore di sua madre e la società lo odiava. Aveva allontanato tutti, non voleva avere più niente a che fare con nessuno, nemmeno con Kagome con cui stava iniziando un rapporto che andava oltre la semplice amicizia. Era diventato più freddo di suo cugino, un individuo senza emozioni e che provava solo odio. L’unico suo rimpianto era quello di non essere morto in quell’incidente.
Era una domenica piovosa e Izayoi aveva deciso di andare a trovare i suoi cari al cimitero, Inuyasha si era aggregato a lei anche se sua madre non aveva alcuna intenzione di portarselo dietro. Erano arrivati nel posto dove i defunti erano giunti nella loro ultima dimora, lasciando un vuoto immenso nei cuori dei loro cari che erano ancora in vita. Cercarono le tombe dei loro cari e depositarono dei fiori su di esse, rivolgendoli una preghiera. Inuyasha si avvicinò a sua madre avvolgendole un braccio, bruscamente Izayoi lo allontanò.
-Non mi toccare.- Digrignò.
-Mamma, io…- Disse sorpreso Inuyasha.
-Non chiamarmi mamma. E’ già molto che ti permetto di vivere sotto il mio stesso tetto, e fidati non sarà ancora per molto.- Urlò la donna, non curante del luogo sacro in cui si trovavano.
-Perché.- Chiese sconcertato l’han-yō.
-Perché se adesso ci troviamo qui è solo per colpa tua. Tu hai dato il cellulare in mano a mia figlia. Tu sei finito su di lei. Tu hai ucciso mio marito. Tu sei la causa di tutto, sin da quando sei stato erroneamente concepito.- Sputò velenosamente la donna.
Inuyasha ormai era abituato alle cattiverie che le infliggeva continuamente sua madre, ma spesso riguardavano la sua natura ibrida, non gli aveva mai detto di ritenerlo colpevole della morte dei loro famigliari. L’han-yō non riusciva a controbattere, anche perché se pensava bene alle cose che gli aveva detto, tutto sommato non aveva torto. L’aver dato il telefono in mano a Eiko era costato la vita a tre persone, e tra quelle, anche se non fisicamente, era morto anche lui. Lì dentro aveva perso tutto.
Dopo la sfuriata ognuno se ne andò per conto proprio. Inuyasha continuò a camminare con la testa china, e la mente rivolta al giorno dell’incidente. Era talmente preso dai suoi pensieri da non accorgersi di star passando con il semaforo rosso, fu quando si sentì tirare i capelli che si ridestò spostandosi velocemente dalla strada; ma nello spostarsi era caduto sopra a colui che lo aveva salvato. Si alzò immediatamente per vedere di chi si trattasse e quando constatò di chi fosse, sgranò gli occhi.
-Ahia, anche se sei magro non sei affatto un peso piuma.- Disse la ragazza mentre con una mano si massaggiava una caviglia e con l’altra la testa.
-Ka… Kagome.- Balbettò Inuyasha. –Mi dispiace.- Si scusò. – Ma come ti è saltato in mente di commettere una simile imprudenza.- La rimproverò.
-Ah, è così che mi ringrazi … rimproverandomi?- Disse irritata.
-No, non volevo. E’ solo che hai rischiato di farti male sul serio per salvarmi.-Disse dispiaciuto. –Non ne valeva la pena.- Pronunciò con amarezza.
La ragazza cercò di alzarsi ma una fitta fortissima alla caviglia glielo impedì. Ora l’han-yō era ancora più arrabbiato, ma non con la ragazza, bensì contro se stesso. Ancora una volta aveva cagionato del male.
-Inuyasha mi daresti una mano ad alzarmi.- Chiese imbarazzata.
Inuyasha si chinò, ma invece di aiutarla ad alzarsi, la prese in braccio.
-Ehi, ti avevo detto di aiutarmi ad alzarmi, non di prendermi in braccio.- Sottolineò dimenandosi.
-Stai zitta.- Ordinò il mezzodemone.
Kagome sapeva che era inutile discutere con lui, così si aggrappò al collo e arrossì, poi involontariamente le scesero delle lacrime che non passarono inosservate al ragazzo.
Inuyasha si fermò a una panchina adagiando delicatamente la ragazza.
-Perché stai piangendo?- Domandò.
-Niente, mi è finito qualcosa nell’occhio.- Disse cercando di nascondere la verità.
-Non è vero, riconosco il suono e l’odore di chi piange.- Affermò. – Ti sei fatta molto male, è per questo che piangi?- Domandò temendo una risposta affermativa.
A quella domanda Kagome si tuffò al collo di Inuyasha e iniziò a piangere convulsamente. Lui la strinse al suo petto e poggiò la testa sulla sua spalla, accarezzandola dolcemente e chiedendosi per quale motivo stesse piangendo. Fu solo quando smise di piangere che iniziò a parlare.
-Inuyasha perché ti comporti così?- Chiese con la voce roca per il pianto.
-In che senso?- Domandò non capendo a cosa si riferisse.
-Hai allontanato tutti, sei sempre scontroso e scostante, ogni volta che cerco di parlarti mi cacci via in malo modo. Cosa ti ho fatto?- Ricominciò a piangere.
Ora era tutto chiaro. Dunque il motivo per cui la ragazza stava piangendo era lui. Si morse il labbro, sentendosi colpevole di averla ferita.
-Dimmi perché? E giuro che non ti darò più fastidio, non ti importunerò più.- Disse sconfortata.
Inuyasha rimase shoccato da quelle parole, e una paura immensa gli pervase il corpo. Lui non si era accorto che il suo comportamento la stava ferendo, era troppo preso dalla sua situazione da non rendersi conto del male che stava provocando intorno a sé. Poteva accettare che gli altri si allontanassero, ma non era disposto a permettere che Kagome si allontanasse da lui. Lei era l’unica ragazza che lo accettava così com’era, ed era anche la sola a trovare piacevole la sua natura ibrida.
Fu in quel preciso istante che la strinse forte a sé, per paura che andasse via. Mise da parte l’orgoglio e mentre continuava a tenerla stretta le diede prima un bacio sulla testa e poi poggiò la testa sulla sua spalla.
-Perdonami. Ti prego non andare via. Mi dispiace averti fatta soffrire, ma non voglio assolutamente che ti allontani da me.- Disse sussurrando in modo che solo lei potesse sentire.
Kagome sussultò alle parole del ragazzo e poté giurare di aver sentito qualcosa di bagnato sul punto dove lui era poggiato. Sapeva quanto era orgoglioso perciò decise di non guardarlo e lo strinse con tutte le sue forze, accarezzandogli le orecchie che tanto le piacevano.
-Non ti lascerò solo. Non voglio costringerti a raccontarmi le tue cose, ma sappi che quando avrai bisogno di sfogarti, io ci sarò sempre.- Disse dandogli un bacio sulla guancia.
Inuyasha era esterrefatto. Davvero c’era qualcuno disposto ad aiutarlo? Sicuramente lei c’era sempre stata ma era lui che non se ne accorgeva.
Dopo poco sciolsero l’abbraccio, e Kagome provò ad alzarsi credendo che il dolore le fosse passato, ma una nuova fitta la costrinse a risedersi.
-Uffa se fossi stata almeno un han-yō a quest’ora sarei già guarita.- Disse facendo la linguaccia.
Inuyasha sorrise lievemente alla battuta, continuando a sentirsi in colpa.
-Kagome mi dispiace per la tua caviglia. Ti ringrazio per avermi salvato.- Disse dispiaciuto. Ma le era grato.
-Ah, non ci pensare. A cosa servono gli amici? Bisogna aiutarli quando hanno la testa fra le nuvole.- Affermò sorridendo.
Kagome vide una nota di amarezza sul volto dell’han-yō.
-Ehi, non ci pensare. Ti farai perdonare offrendomi una bella coppa di gelato.-
-E’ il minimo.- Affermò il ragazzo.
-Bene, però per il momento dovrai accontentarti di un passaggio al pronto soccorso.-
Kagome annuì e si ritrovò di nuovo tra le soffici braccia dell’han-yō. Ogni tanto, durante il tragitto, capitava che gli accarezzava le orecchie, anche se diceva che non gli piaceva, doveva ammettere che quel dolce tocco lo rilassava.
Arrivarono al pronto soccorso e, dopo una radiografia, la dottoressa aveva emesso la diagnosi di una lieve slogatura, perciò fu sufficiente un bendaggio e per i giorni successivi doveva mettere una pomata antinfiammatoria. Dopo Inuyasha la riaccompagnò a casa, lasciandola nelle mani di sua sorella che, in quel preciso momento, era in compagnia di Tomoe. Quando Inuyasha e Kagome li videro, si fissarono negli occhi.
-Inuyasha è da un po’ che li vedo sempre insieme, e da soli. Però non chiederglielo perché non ti diranno niente. Ci ho già provato io.- Sussurrò Kagome per non farsi sentire.
Inuyasha sorrise lievemente, anche lui, come Nanami e Tomoe, avrebbe voluto passare del tempo da solo con Kagome. Ma per il momento si accontentava di continuare ad essergli amico. Salutò tutti e si diresse verso quella che da mesi non riteneva più casa sua.
-Ah sei tornato?- Domandò Izayoi con amarezza.
Inuyasha fece finta di non sentirla e la oltrepassò dirigendosi in camera sua ma, quando arrivò, la trovò chiusa a chiave. Si voltò e vide sua madre che agitava un mazzo di chiavi, ghignando.
-I cani vivono o fuori nel giardino o nello scantinato. Ma siccome ho un’immagine da mantenere, vivrai nel seminterrato.- Sentenziò.
Izayoi lanciò le chiavi verso il figlio indicandoglielo.
-D’ora in avanti vivrai lì. A scuola non andrai più e uscirai solo se vorrò io, e non provare a dirlo a nessuno o sotto questo tetto avrai i giorni contati. Ah un'altra cosa… Non provare a usare i poteri che la tua schifosa razza ti ha donato.- Spiegò la donna.
Inuyasha guardava disgustato quella donna che ormai non poteva più chiamare mamma. Andò nel seminterrato e lì trovò le sue poche cose, tra cui fortunatamente c’era una foto di lui con sua sorella e suo padre. D’ora in avanti quelli sarebbero stati i suoi unici compagni.
I giorni passavano e nessuno aveva avuto più notizia di Inuyasha. Avevano provato più volte a chiamarlo e ad andare a casa sua ma, ogni volta, Izayoi diceva che era malato e non poteva vedere nessuno perché era contagioso e non riusciva nemmeno a tenere il cellulare perché gli creava fastidio alla vista. Invece nel seminterrato il ragazzo diventava sempre più debole e magro.
Tutti credevano alle bugie della donna finchè una sera a Sesshomaru non venne in mente un sospetto. Lui per sua natura era sempre sospettoso e questa volta lo era più che mai, anche perché aveva una strana sensazione.
Quella sera Sesshomaru era uscito con Rin. Era da poco che suo padre gli aveva dato il permesso di uscire con lei, lo aveva fatto perché si fidava cecamente di Sesshomaru, aveva visto che con lei era molto protettiva e sapeva che in sua compagnia sarebbe stata al sicuro però, come ogni padre che si rispetti, lo aveva messo al corrente di quello che gli sarebbe successo qualora avesse fatto qualcosa di sbagliato a sua figlia.
Erano in un locale, e alla televisione stavano trasmettendo un programma in cui intervistavano i proprietari delle case di moda e le modelle; tra le intervistate comparve Izayoi. Le fecero varie domande incluse quelle sulla sua famiglia, sapevano della tragedia che l’aveva colpita perciò chiesero solo del figlio maggiore, a quella domanda lei rispose che era fuori per istruzione. Sesshomaru si insospettì. Inuyasha era ancora iscritto al suo istituto e in programma non c’erano gemellaggi con scuole estere.  Dunque Izayoi che motivo aveva di inventarsi una simile bugia invece di dire semplicemente che suo figlio era a casa malato? Così dopo aver accompagnato Rin, si diresse verso casa di suo cugino. Sapeva che sua zia era lì perché la puntata trasmessa era stata registrata qualche giorno prima, ne era certo in quanto aveva sentito Miketsukami e suo padre che ne parlavano.
Arrivato a destinazione suonò al campanello e Izayoi aprì la porta.
-Dov’è Inuyasha?- Domandò secco senza neanche salutare.
-Ehi, tua madre non ti ha insegnato che quando si va a casa delle persone si saluta?- Domandò irritata.
-Ripeto. Dov’è Inuyasha?- Richiese irritato.
La donna sbuffò e rispose.
-E’ uscito, non so dove sia andato.-
-Bugiarda.- Sentenziò lo youkai.
-Come hai detto?- Izayoi cominciava ad innervosirsi.
-E’ dentro, lo sento. Non sono uno sporco umano come te, e sento chiaramente il suo odore.- Precisò.- Te lo ripeto un ultima volta. Dov’è Inuyasha.- Chiese digrignando i denti e mostrando gli artigli.
-Ti ripeto che non c’è.- Rispose spazientita. – E poi è normale che senti il suo odore, lui ci vive qui.- Cercò di giustificare.
-Lui è qui. Il suo odore è fresco e poi sento anche dei passi.- Affermò, spostando in malo modo la donna.
-Ehi, come ti perm…- Izayoi non riuscì a finire la frase che si ritrovò il collo stretto dagli artigli del demone.
Sesshomaru annusò ancora un po’ l’aria e aguzzò l’udito per riuscire a scoprire dove realmente si trovava suo cugino. Con un pugno sfondò la porta e dinanzi vide una scena a cui nemmeno un tipo come lui riusciva a restare impassibile. Sgranò gli occhi e urlò.
-Donna da adesso considerati una donna morta.- Minacciò lo youkai.
-Cosa fai, mi minacci?- Sogghignò Izayoi. – Certo che provieni proprio da una sporca famiglia. A quanto pare gli youkai sono la razza alquanto maleducate.- Disse facendo una risata isterica.
Sesshomaru fece appello a tutte le sue forze per mantenere la calma. Prese in braccio Inuyasha e si diresse verso la donna.
-Non si muore solo fisicamente.- Specificò lo youkai, guardandola torva.
Sesshomaru chiamò suo padre dicendogli che sarebbe andato in ospedale, chiedendogli di raggiungerlo. Gli avrebbe spiegato tutto successivamente.
Arrivati in ospedale i medici portarono l’han-yō di corsa in rianimazione. Era denutrito e disidratato, ed era solo grazie alla sua natura semi demoniaca se non era ancora morto.
Sesshomaru rimase all’ingresso per aspettare suo padre che, appena arrivò, chiese spiegazioni.
-Cos’è successo? Non ti senti bene?- Domandò Inu, osservando attentamente suo figlio.
-Papà, non mi è successo niente.- Disse cercando di calmare il padre, prima che gli venisse un infarto.
-E allora perché sei qui?- Chiese perplesso.
-Inuyasha.- Pronunciò secco.
Inu temeva quello che gli avrebbe detto suo figlio, aveva paura di perderlo come aveva perso suo fratello e sua nipote mesi prima.
-L’ho trovato  denutrito e disidratato. Ora è in rianimazione, i dottori dicono che se la caverà grazie alla sua natura di han-yō.- Spiegò lo youkai.
-Era così malato? Perché Izayoi non ha detto nulla?- Inu non riusciva a capire la gravità della situazione.
-Papà, forse non hai capito. E’ stata quella donna a ridurlo così. Era nello scantinato in pessime condizioni. Non voleva dirmi dov’era, continuava a dire che non lo sapeva, così sono entrato di prepotenza in casa.- Specificò Sesshomaru con un accenno di rabbia.
Inu promise a se stesso che gliel’avrebbe fatta pagare e, appena possibile, avrebbe avviato le pratiche per adottare suo nipote. Non avrebbe permesso di fargli ancora del male, ormai quella donna, una volta tolto Inuyasha, non avrebbe significato più nulla per loro. Prima cosa l’avrebbe cacciata dalla casa di moda, certo che Miketsukami, appena saputa la storia, sarebbe stato d’accordo. Avrebbe interpellato gli avvocati affinché lei non potesse replicare sul licenziamento.
I No Taisho, dopo aver parlato con i dottori, si informarono sulle condizioni di Inuyasha e poi tornarono a casa. Appena saputo l’evento, nelle famiglie regnava disgusto e sgomento. Però c’era da aspettarselo da una come lei, in fondo lo aveva già fatto in passato. Ma se quella volta l’avevano perdonata, questa volta non ci sarebbe stato alcun perdono per lei.
I giorni passarono e Inuyasha si stava riprendendo bene, grazie soprattutto alla vicinanza di Kagome che non lo aveva lasciato un secondo. Una volta dimesso, si trasferì a casa degli zii, sebbene si sentisse a disagio per il timore di creare fastidio. Cosa assolutamente non vera. In quella casa regnava amore e armonia, quella che lui non aveva mai conosciuto se non quando rimanevano soli lui e suo padre. Izayoi aveva fatto appello ai migliori avvocati per potersela cavare, ma l’unico risultato che ebbe, fu quello di pagare una cauzione esorbitante per essere scagionata. Dunque tra le spese legali e la cauzione, il suo patrimonio era quasi del tutto finito, e se non voleva trovarsi in mezzo a una strada, avrebbe dovuto trovarsi un lavoro il più presto possibile; ma a causa del clamore suscitato dal caso di suo figlio, nessuno era disposto ad assumerla. Era questo che le aveva preannunciato Sesshomaru quando le aveva detto che era una persona morta. Infatti spesso pensava che sarebbe stato molto meglio morire davvero, piuttosto che finire in miseria.
La vita aveva ripreso a scorrere, ognuno decise di lasciarsi alle spalle tutto quello che era successo, anche se le perdite affettive continuavano a tenere aperte le ferite del cuore. I ragazzi erano diventati sempre più uniti e alcuni di loro avevano stabilito legami ben oltre l’amicizia, come Tomoe e Nanami, Sesshomaru e Rin, per quanto riguardava Inuyasha, lui era ancora un po’ insicuro e temeva di fare qualcosa di sbagliato facendole perdere l’amicizia di Kagome, anche se quest’ultima lanciava chiari segnali che solo lui non capiva. Anche tra Sango e Miroku c’era qualcosa, sebbene la ragazza continuasse a negare.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
bene, come vedete appena posso pubblico qualche nuovo capitolo per i pochi che continuano a leggere e per l'unico recensore Harry Fine, a cui rivolgo un ringraziamento speciale.
La storia, credo, che a breve giungerà al termine dato che il tema principale si è quasi del tutto trattato. 
il prossimo capitolo è quasi pronto e sarà leggermente esilarante.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti i lettori. E in particolare il fedele recensore Harry Fine.
Baci Inu_ka

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Capitolo 11
*** Obbligo o Verità? ***


Era un giorno soleggiato, i ragazzi decisero di fare una scampagnata, e si recarono in una villa che apparteneva alla famiglia Tengu. Avevano portato leccornie di ogni genere, soprattutto le ragazze, mentre i maschi la cosa principale che portarono fu il sakè. Mangiarono a più non posso, i ragazzi sembravano che non mangiassero da secoli, e qualcuno toglieva anche le cose dai piatti degli altri. Finchè…
-AAAAAAH, Tomoe io ti ammazzo.- Urlò furiosa Nanami.
-Cos’ho fatto?- Chiese lo youkai-ka facendo gli occhi dolci.
-Cos’hai fatto? E hai anche il coraggio di chiedermelo? Hai nascosto nell’insalata la cosa che più odio.- Gridò, volgendo il suo sguardo incendiario contro il povero Tomoe.
Tutti gli altri erano rimasti in silenzio. Sapevano che quando Nanami faceva quello sguardo, per il povero malcapitato non ci sarebbe stato scampo, soprattutto se si trattava di shitake.
-Dai sono dei semplici e gustosi shitake.- Specificò.
-Sono i funghi più schifosi al mondo. Ora ti strappo orecchie e coda- Lo rimproverò.
-Et voilà, non puoi strapparmele più, perché non ci sono.- Evidenziò, trasformandosi in una versione umana.
-Tomoe l’hai combinata grossa.- Affermò Kurama, rivolgendosi all’amico. Poi si avvicinò a Nanami prendendole una mano, baciandogliela. –Nanami, abbandona quel povero youkai-ka e affidati alle mie mani.- Pronunciò amorevolmente.
-Kurama se ci tieni alle tue piume ti consiglio di lasciarla e toglierti di mezzo.- Consigliò Tomoe, mentre con la mano destra aveva creato una sfera di fuoco fatuo, pronta a indirizzarla contro il suo amico.
-Oh che paura, mi tremano le piume.- Lo canzonò Kurama.
- Oh cavolo. NOOO.- Questa volta l’urlo provenne dalla cucina.
Immediatamente si fiondarono lì dimenticandosi della questione degli shitake.
-Rin, ma che hai combinato? Sei la solita.- La rimproverò Sango, tossendo per la puzza di bruciato di cui era impregnata la stanza.
-No, hai bruciato la cosa che stavo aspettando da quando abbiamo iniziato a mangiare.- Disse piagnucolando Miroku.
-Aspettavi le patatine?- Chiese perplessa Sango.
-Sì, visto che la tua non posso averla, mi consolo con quelle.- Rispose malizioso.
-Miroku, fai schifo. Io ti ammazzo.- Urlò una Sango a dir poco furibonda.
Dopo il siparietto degli shitake e delle patatine cercarono di finire il pranzo.
-Basta sto scoppiando.- Sbuffò Kagome toccandosi lo stomaco. –Ehi, Inuyasha, a te come va?- Domandò all’han-yō che era un po’ troppo silenzioso.
-Bene. Non sto scoppiando, ma sono pieno.- Rispose sorridendo.
La questione accaduta con la madre e il successivo adottamento da parte degli zii, avevano tolto quel poco di sorriso che aveva. Ora, era diventato silenzioso e poco propenso a stare in compagnia. Ma quel giorno fece un’eccezione, aveva il presentimento che sarebbe successo qualcosa di cui non si sarebbe pentito.
Finito il pranzo, le ragazze iniziarono a pulire mentre i ragazzi rimasero seduti a giocare a carte. O almeno così si credeva.
Quando terminarono, tornarono nel salone dove trovarono il caos.
-Ma cosa sta succedendo?- Chiese Nanami incredula a quello che stavano vedendo i suoi occhi.
-Ehi, amore… (sigh)… Vieni… (sigh)… a sederti qui.- La invitò Tomoe singhiozzando.
-Fate schifo, vi siete ubriacati.- Constatò Kagome capovolgendo una bottiglia di sakè.
-Sì… Era troppo… Buono… Ce lo ha regalato Mizuki.- Specificò Sesshomaru, che sembrava solo un po’ brillo.
-Sì, ci sa fare.- Confermò Miroku. – Chissà se ci sa fare così anche con le ragazze?- Si chiese.
-Ragazzi scusate, non vedo Inuyasha.- Notò Kagome.
-Guarda sotto il tavolo, e forse lo trovi.- Indicò Kurama.
Kagome guardò sotto il tavolo e vide che Inuyasha era lì sotto che dormiva.
-Inuyasha.- Lo chiamò Kagome.
-Sì amore altri cinque minuti.- Borbottò.
Kagome appena sentì pronunciare la parola “amore”, arrossì. Lui l’aveva davvero chiamata così? Ma poi si ricordò che era ubriaco e sospirò sconsolata.
-Ahahahah… Ti ha chiamata amoreeeee.- Canticchiò Miroku.
-E’ ubriaco.- Precisò la corvina.
-In sakè veritas.- Disse Sesshomaru sorseggiando altro sakè.
-Ma non si dice “in vinum veritas”?- Domandò Kagome.
-In sakè, anche.- Pronunciò Tomoe, che era al limite della sbronza.
-Sesshomaru, smettila di bere.- Lo rimproverò Rin.
-Dai Rin, sono solo un po’ brillo, non sono ubriaco marcio come il resto della combriccola.- Precisò lo youkai.
Le ragazze tolsero quello che restava del sakè, per poi vedere che si erano addormentati come bambini, tutti nelle posizioni più strane. Quella più strana era quella di Tomoe che aveva infilato leggermente il piede in bocca a Kurama. Era una situazione esilarante, oltre che penosa. Qualche ora dopo si svegliarono come se non fosse successo niente, tranne per qualche stato di ebbrezza, la testa dolente e lo stomaco in subbuglio.
-Vi siete ripresi?- Li rimproverò Sango alzando un po’ il tono di voce.
-Sango non urlare, ho la testa che mi scoppia.- Disse Miroku, strofinandosi una tempia.
-Ben vi sta, così imparate la prossima volta.- Li canzonò la mora.
-Tutta colpa di quel corvaccio che voleva fare una gara a chi reggeva di più.- Si discolpò Tomoe.
-E voi come tanti babbei avete accettato.- Specificò Kagome.
Inuyasha la guardò dispiaciuto, e anche con un po’ di vergogna per quello che aveva fatto e detto. Sesshomaru gli aveva detto come l’aveva chiamata quando aveva provato a svegliarlo. Quando i loro sguardi si incrociarono, entrambi arrossirono e chinarono la testa.
-Ehi cagnolino, cosa aspetti a dirglielo.- Sussurrò Miroku.
-Dirle cosa?- Domandò Inuyasha facendo finta di non capire a cosa si riferisse.
-Hai capito alla perfezione. Guarda come sta diventando bella, ti avviso che ci sono molti che parlano di lei e che ci vogliono provare. Ti consiglio di farlo al più presto prima che qualcun altro ti preceda.- Gli consigliò l’amico.
Inuyasha non poté che dargli ragione. Stava diventando molto bella e se avesse indugiato di più, qualcuno gliel’avrebbe portata via. Doveva sbrigarsi, meglio provare e perdere che non provarci affatto. Fu la voce di Kurama a distoglierlo dai suoi pensieri.
-Ragazzi che ne dite di fare un bel gioco?- Domandò rivolgendosi a tutti.
-Purchè non sia di carte e che non sia di scommesse di ubriacature.- Specificò Rin.
-No non ti preoccupare. Ho ancora la nausea e la testa che mi scoppia.- Informò il corvo.
-Non ti lamentare, la prossima volta pensaci bene prima di fare certe scommesse.- Gli consigliò Kagome.
-Allora, che ne dite di “obbligo o verità”?- Propose Kurama.
-Ci sto.- Dissero all’unisono.
Si sedettero in cerchio a terra, e misero al centro una bottiglia di vetro. Stabilirono che a turno avrebbero proposto l’obbligo o verità. Iniziarono a girare la bottiglia e il primo malcapitato fu Tomoe, toccava a Kagome fare la domanda.
-Allora Tomoe, obbligo o verità.- Domandò.
-Verità.-
-Come avete iniziato la vostra relazione, tu e mia sorella?- Chiese incuriosita.
-Ma che domande sono?- Proferì imbarazzato.
-Tomoe rispondi. Hai scelto tu “verità”, e dato che mia sorella non me l’ha mai voluto dire, ne approfitto ora.- Puntualizzò.
-Kurama, ti spennerò un giorno.-  Disse con sguardo minaccioso.
-Ehi, non è colpa mia, tu hai accettato e tu hai fatto la tua scelta.- Precisò
Tomoe guardò Nanami che gli fece uno sguardo rassegnato.
-E va bene.- Inspirò profondamente e iniziò il racconto.- Allora, dato che a casa mi annoiavo, avevo deciso di trovarmi un lavoretto. Ne avevo parlato con Nanami, e lei mi ha proposto di andare a lavorare con suo nonno al tempio, ho accettato. Ci siamo trovati spesso da soli a parlare, e lei non mi era per niente indifferente. Volevo dirglielo, ma temevo che se lo avessi fatto, mi avrebbe cacciato. Non era il lavoro che mi interessava, ma era che così facendo non l’avrei più vista e di sicuro lei mi avrebbe allontanato.- Tomoe fece una breve pausa durane il quale fissò Nanami con uno sguardo dolce carico di amore. Poi riprese. – In uno di quei giorni, eravamo seduti sotto il grande albero, stavamo parlando di come era cambiato Sesshomaru da quando frequentava Rin…-
-Stavate sparlando di me?- Interruppe irritato Sesshomaru.
-Shhh, ora arriva la parte più bella.- Lo ammonì Rin.
-Stavo dicendo.- Riprese Tomoe. – Parlavamo del cambiamento di Sesshomaru, quando all’improvviso pensai tra me: “se ce l’ha fatta lui, perché non dovrei farcela anch’io?” Così ho strinto la mano di Nanami e mi sono avvicinato delicatamente a lei, e l’ho baciata. Poi lei ha ricambiato, e da allora siamo felicemente impegnati.- Concluse Tomoe, mandando un bacio volante alla sua amata.
-E’ diabete puro.- Disse disgustato Sesshomaru.
-Aaaah, fa silenzio. Parli proprio tu. Secondo te non ti abbiamo mai visto quando vai in giro con Rin, o la porti in quel locale delizioso che si trova in periferia?- Disse Miroku malizioso.
-Che cosaaaaa? Ci avete spiato?- Domandò fulminandolo con lo sguardo.
-Complimenti Miroku. Quando imparerai a tenere la bocca chiusa.- Disse Sango ormai rassegnata alla mentalità del compagno.
Kagome e Rin invece stavano piangendo commosse. La storia era così romantica che non le importava se gli altri le stavano guardando.
-Tze… Ragazze sdolcinate.- Le punzecchiò Kurama.
-Ah sì, e tu quando ti deciderai a trovartene una?- Chiese Kagome stizzita.
-Quando ti deciderai tu.- Ribatté Kurama.
Il gioco riprese. Questa volta la bottiglia puntò Kurama, e Tomoe fece la domanda.
-Obbligo o verità.- Domandò lo youkai-ka.
-Verità.- Rispose senza indugio.
-C’è qualche ragazza che ti piace?- Chiese curioso.
-No, perché quando sarò famoso ne avrò a volontà.- Disse con tranquillità innata.
-Non sei stato per niente divertente. Hai risposto troppo in fretta.- Sentenziò Sesshomaru.
Il giro della bottiglia stavolta puntò Sesshomaru, e la domanda toccò a Tomoe.
-obbligo o verità.- Domandò.
-Verità.- Rispose.
-Come ti sei fidanzato con Rin?- Chiese incuriosito aspettando la risposta.
-Che fai, copi le domande?- Precisò lo youkai.
-Beh abbiamo voluto sapere la mia storia, ora vogliamo sapere la tua.- Specificò.
-Ok, ma questa me la pagate.- Fece una pausa e iniziò. – La stavo accompagnando a casa, però prima di arrivare ci siamo seduti a una panchina del parco perché era stanca per la giornata pesante che aveva avuto a scuola. Abbiamo parlato un po’ di quello che avevamo fatto a scuola, e poi quando siamo usciti dal parco le ho chiesto se una sera, quando era libera, volesse uscire a mangiare qualcosa, ovviamente come amici. Siamo usciti e dopo quella ne sono seguite altre finchè lei mi ha dato un bacio a stampo. Storia conclusa. Non vi dico altro.- Concluse glacialmente, e fulminando lo youkai-ka con lo sguardo, promettendo vendetta.
-Sorellina ecco con chi uscivi quelle sere. Altro che non le tue amiche. Tu uscivi con mister ghiacciolo.- Disse sgomentato Miroku.
-Dai non scaldarti fratellone… Altro giro, altra corsa.- Ribatté Rin, cercando di deviare il discorso.
La bottiglia puntò Inuyasha e la domanda a Sesshomaru, che già ghignava all’idea di quello che gli avrebbe chiesto qualora avesse scelto “obbligo”.
-Inuyasha “obbligo o verità”?- Chiese lo youkai.
-Obbligo.- Decise Inuyasha.
“Bene era proprio quello che speravo.” Pensò.
-Devi dare un bacio a stampo sulle labbra a chi ti piace. Se vuoi puoi scegliere anche un uomo, ma non azzardarti ad avvicinarti alla mia ragazza o giuro che non la passerai liscia.- Precisò suo cugino.
Inuyasha rimase bloccato da quell’obbligo, e maledisse il momento in cui lo aveva scelto. Poteva scegliere verità ma anche in quel caso lo avrebbero potuto fregare chiedendogli se c’era qualcuno che gli piacesse. Si decise ad alzarsi però, prima di dirigersi da chi era il suo vero obiettivo, voleva far prendere un bello spavento a colui che lo aveva messo in quella situazione. Si era ricordato che gli aveva detto che avrebbe potuto baciare, purchè non fosse la sua ragazza, anche un uomo. Così gli si avvicinò e lo attirò a sé facendo finta di volerlo baciare, ma appena Sesshomaru realizzò la situazione sgranò gli occhi e si alzò allontanandosi velocemente dal cugino.
-AAAAAh… Che vuoi fare? Ma come ti salta in mente?- Domandò irritato lo youkai.
-Ma come, avevi detto che potevo baciare chiunque, tranne la tua ragazza, maschi o femmine era indifferente. E tra i maschi ci sei anche tu- Gli ricordò Inuyasha.
-Non ci provare.- Disse continuando ad allontanarsi.
Gli altri avevano capito che era uno scherzo per vendicarsi di Sesshomaru, e osservavano la scena ridendo a crepapelle.
-Dai Inuyasha lo hai spaventato abbastanza.- Replicò Kagome piegata in due dalle risate.
-Adempi al tuo obbligo.- Gli ordinò Sesshomaru.
Inuyasha tornò serio e fece finta di pensarci perché sapeva già dove doveva andare. Il suo cuore non aspettava altro, se non fosse stato per il suo cervello, che lo bloccava, lo avrebbe già fatto. Guardò intensamente Kagome, nella stanza era calato un silenzio tombale,alcuni speravano che quei due si fossero baciati. Inuyasha pian piano stava accorciando la distanza che lo separava da Kagome e, appena le fu abbastanza vicina, si chinò e le diede un bacio che andò oltre alla semplice durata di un bacio a stampo. Entrambi arrossirono e sorrisero, e dopo Inuyasha tornò al suo posto, anche se con la coda dell’occhio continuava a guardarla.
Era arrivato il momento di tornare a casa, altrimenti si sarebbe fatto troppo tardi e i genitori si sarebbero preoccupati.
Giunti in città si diressero verso le proprie case. Era stata una giornata divertente, inclusa la sbronza.
Inuyasha era sul letto e continuava a pensare al bacio che aveva dato a Kagome, lui non lo riteneva un semplice adempimento dovuto all’obbligo del gioco, perché lui voleva davvero darle quel bacio. Quando si voltò su un fianco, vide il cellulare sul comodino e lo prese. Era indeciso se mandarle un messaggio per dirle che quel bacio per lui era vera e voleva davvero darglielo. Si fece coraggio e scrisse il messaggio e, prima che il coraggio gli venisse a mancare, lo inviò.
 
BIP BIP
-E’ arrivato un messaggio. Chissà chi me lo avrà mandato a quest’ora.- Si domandò Kagome.
Aprì il cellulare e vide comparire il nome di Inuyasha. Le venne un colpo quando lo vide, temeva che le avesse scritto che quello era stato un semplice bacio e che non significava niente, mentre per lei quello era stato un bacio davvero agognato. Esitò un po’ prima di aprirlo, ma poi si fece coraggio e lo lesse.
SMS
Kagome volevo dirti che il bacio che ti ho dato oggi era sincero. Per me è significato molto. INOLTRE Ci tenevo a specificare CHE non ti ho scelta solo perché eri l’unica non impegnata. Buonanotte.
Kagome aveva il cuore che batteva all’impazzata, dunque quel bacio anche per lui aveva avuto lo stesso valore che aveva avuto per lei. Era felicissima, in quel momento avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo, ma doveva attendere il giorno dopo. Voleva rispondergli ma non sapeva cosa scrivere, temeva di rovinare tutto, perciò decise che la mattina presto sarebbe corsa subito da lui. Un gesto sarebbe valso più di mille parole.
Inuyasha attese per molte ore che gli arrivasse una risposta, ma quella non arrivò mai. Fu assalito dai pensieri più orribili, finchè si rassegnò, credendo di averla persa per sempre mandandole quel messaggio.
La mattina appena arrivò l’alba Kagome si alzò e si vestì velocemente, non fece nemmeno colazione per la fretta che aveva di uscire, si limitò solo a lasciare un bigliettino sul tavolo per non far preoccupare i genitori.
Inuyasha, quella notte, non riuscì a dormire molto, il pentimento di aver mandato quel messaggio fu molto forte, tanto da non farlo riposare a dovere. Stare a letto lo stava innervosendo, perciò decise di mettersi la tuta e andare a fare una corsa al parco. Fu nel momento in cui mise piede fuori il cancello, che vide dinanzi a sé la persona che pensava non avrebbe mai più visto, se non tra i banchi di scuola.
Oro e cioccolato si scrutarono a lungo, finchè Kagome non si gettò di corsa sull’han-yō. Decise di non dire niente, si alzò sulla punta dei piedi e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, finchè le loro labbra furono abbastanza vicine da potersi toccare. Inuyasha era incredulo. Davvero la ragazza che temeva di aver perso lo stava baciando? Rimase sorpreso solo per pochi secondi, poi si strinse alla ragazza, ricambiando il bacio. Era il ragazzo più felice del mondo, il destino finalmente, dopo tante avversità, gli aveva concesso la cosa più bella che si potesse desiderare. Anche kagome era felicissima per quel bacio tanto a lungo desiderato. Si staccarono solo quando cominciarono a sentire la mancanza di ossigeno; continuarono a fissarsi per un tempo che per loro sembrava infinito. Avrebbero voluto rimanere così per sempre.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Ok questa volta il capitolo è stato un po' più leggero. L'ho fatto con un pizzico di umorismo, sperando di avervelo trasmesso. Le storie delle coppiette iniziano a svilupparsi, per ora sono state solo accennate ma in futuro credo di trattarle nello specifico.
Spero sia piaciuto <3
RINGRAZIAMENTI:
Ringrazio tutti i lettori e i chi ha usato un altro po' di tempo per commentarla. Le recensioni sono sempre ben accette, in quanto spesso aiutano a migliorare.
ringrazio Harry fine
 e Nanami_chan 
per aver recensito il capitolo precedente. 
Ci sentiamo al prossimo capitolo.
Baci Inu_ka

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Capitolo 12
*** Ricominciare ***


Inuyasha, ora che era fidanzato con Kagome, iniziava comportarsi come un ragazzo normale. Sorrideva, bisticciava, soprattutto con suo cugino, e riusciva anche a divertirsi. Nel vederlo tutti erano felici dell’effetto che Kagome aveva avuto su di lui, e si auguravano che la situazione migliorasse sempre di più. Adesso nemmeno più gli insulti che gli rivolgevano lo ferivano, perché al suo fianco aveva quello che più desiderava, una donna da amare e degli amici e parenti che lo accettavano per quello che era.
La scuola era quasi giunta al termine, e le vacanze erano sempre più imminenti; questo per alcuni significava libertà, ma per altri rappresentavano il terrore degli esami per conseguire l’agognato diploma.
-Accidenti alla professoressa di giapponese, con il suo sei mi ha rovinato la media.- Sbraitò Tomoe.
-Avresti dovuto impegnarti di più.- Precisò Sesshomaru.
-Ah sì? In pratica mi sono rinchiuso in casa per studiare la sua materia.- Disse digrignando i denti.
- Tomoe, cosa vuoi che te ne importi. L’importante è che sei stato ammesso agli esami di Stato.- Disse Kurama, cercando di consolare il suo amico.
-Tu ti accontenti di tutto, mentre io no. - Borbottò lo youkai-ka.
- Sesshomaru, non dici niente?- Chiese Kurama.
-Cosa dovrei dire? Avrebbe dovuto studiare tutto l’anno, e non solo alla fine.- Specificò lo youkai.
Dopo aver appurato di essere stati ammessi, tornarono a casa per riferirlo ai loro genitori che erano ancora più ansiosi degli interessati.
Appena lo riferirono, tutti furono orgogliosi dei risultati conseguiti dai loro pargoli, ma lo scoglio più alto doveva ancora essere superato. Anche gli altri erano stati ammessi agli anni successivi, ma per loro gli esami erano ancora lontani.
La giornata, anche se con qualche nuvola, prometteva bene, così tutti i ragazzi decisero di fare una passeggiata nel parco. Portarono un pallone per poter giocare nella zona adibita ai giochi.
- Kurama non tirare così forte o rischi di colpire qualcuno.- Urlò Inuyasha.
Stavano giocando a pallavolo e Kurama aveva preso il gioco seriamente, le schiacciate che faceva erano fin troppo forti per essere una partita tra amici, ma non ne voleva sapere e continuava a colpire il pallone con tutta la forza. Finchè l’inevitabile non accadde.
-Ahia. Chi diavolo è stato?- Urlò una ragazza che era intenta a leggere un libro all’ombra di un ciliegio.
-Scusami, non volevo.- Si scusò Kurama grattandosi dietro alla nuca.
-Ma come ti salta in mente di tirare così forte. Non sei mica a un campionato.- Disse la ragazza adirata.
Kurama era rimasto incantato dalla bellezza di quella ragazza. Era tanto semplice quanto bella. Era alta, con un fisico mozzafiato. Il viso era leggermente spigoloso, i capelli dello stesso colore di quelli dei No Taisho e gli occhi tendenti al viola con un trucco che ne evidenziava la forma leggermente allungata. La ragazza continuava a parlare ma Kurama era concentrato ad ammirarla, finchè lei non se ne accorse.
-Ehi, mi stai ascoltando?- Chiese irritata la ragazza.
-Ah! Sì. Scusami. Sono davvero dispiaciuto per la pallonata.- Disse lo youkai dispiaciuto.
-E va bene. Sei scusato. La prossima volta fa più attenzione.- Consigliò la ragazza.
Kurama stava salutando la ragazza, quando questa lo bloccò.
-Aspetta, ma tu non sei il figlio del cantante Misato Tengu?- Chiese euforica la ragazza.
- Sì. - Rispose confuso lo youkai.
-Piacere, mi chiamo Hitomi, sono una grande fan di tuo padre. Mi faresti un autografo?- Domandò la ragazza porgendogli un cd del cantante Misato Tengu.
-Mio padre era famoso, non io. - Puntualizzò il ragazzo.
- Non fa niente. Sei sempre suo figlio, è lo stesso.- Disse la ragazza.
Kurama firmò il cd con un pizzico di malinconia. Era passato un po’ tempo dalla sua scomparsa, ma Kurama non aveva mai accettato la perdita di suo padre, però il fatto di aver incontrato una fan che, nonostante la prematura scomparsa, continuava a essergli fedele e questo lo rendeva orgoglioso, e sempre più convinto di voler intraprendere la stessa carriera.
Kurama stava ridando il cd alla ragazza quando improvvisamente sentì la voce di Kagome che chiamava a squarciagola il suo ragazzo. Si voltò e, dopo aver salutato la ragazza, corse dai suoi amici.
- Kagome cos’ è successo? Perché hai urlato in quel modo?- Domandò lo youkai preoccupato.
-Non so cosa gli sia successo. Stavamo giocando e all’improvviso Inuyasha è fuggito senza aver dato spiegazione.- Rispose la corvina.
Ormai tutti si domandavano cosa fosse successo all’han-yō e l’unico modo per saperlo era trovarlo. Decisero di andare a casa, certi che da un momento all’altro sarebbe tornato. Mentre uscivano dal parco, Kagome notò una sagoma che le era famigliare e stessa cosa accade a Sesshomaru che aveva fiutato un odore fin troppo noto. Entrambi si chiedevano se fosse quello il motivo per cui era fuggito. L’unico modo per saperlo era chiederlo al diretto interessato.
Inuyasha, arrivato a casa, corse in camera sua senza nemmeno salutare. Inu era rimasto stupito da tale comportamento e lo seguì. Dopo aver bussato alla porta della stanza, entrò.
- Inuyasha, posso?- Domandò Inu prima di varcare del tutto la soglia della porta.
-L’ho vista.- Disse l’han-yō senza specificare cosa.
- Cos’hai visto?- Chiese lo youkai, anche se temeva di aver capito a cosa si riferisse.
-Mia madre. Era al parco insieme a un uomo. – Rispose Inuyasha chinando il capo.
-Non temere, non potrà farti alcun male. – Cercò di tranquillizzarlo Inu.
Inuyasha piegò le gambe, le strinse a sé e nascose la testa tra di esse. Inu mise una mano sul capo del ragazzo cercando di rassicurarlo, ma purtroppo la paura che Inuyasha aveva di quella donna era immensa. Temeva soprattutto che potesse mettere in atto una vendetta trasversale, riversando il suo odio verso quelli che amava.
Erano passati tre giorni dall’accaduto e Inuyasha da allora non aveva messo più piede fuori casa, nessuno era riuscito a farlo uscire. Sesshomaru si era stancato di quella situazione e decise che la cosa andava risolta; se Inuyasha non voleva capire con le buone, lui lo avrebbe fatto reagire con le cattive.
-Ora basta.- Urlò Sesshomaru rivolgendosi al cugino.
Inuyasha si limitò a guardarlo con uno sguardo spento e vuoto, questo fece infuriare lo youkai che gli mollò un ceffone facendogli girare la testa dall’altro lato. Ma niente, dall’han-yō non provenne alcuna reazione.
-Sei patetico. Guarda come ti sei ridotto. Anche se sei solo un han-yō, sei sicuramente più forte di una semplice umana. Se lei ti farà del male, ti basterà poco per stenderla.- Disse adirato.
-Ma è pur sempre mia madre, e ho paura che vi possa fare del male.- Spiegò Inuyasha.
-Quella non è mai stata tua madre. Una madre non si comporta in quel modo; non incolpa suo figlio per essere venuto al mondo; non lo ritiene responsabile della morte di qualcuno e non lo rinchiude in una cantina inventando assurdità per giustificare la sua assenza. Un’estranea ti avrebbe trattato meglio.- Disse Sesshomaru al limite della rabbia.
-Hai ragione. Ma se decidesse di vendicarsi su di voi?- Domandò Inuyasha terrorizzato.
-Credi che non sapremmo difenderci?- Rispose lo youkai.
Inuyasha si stava ancora massaggiando la guancia dolorante e nello stesso tempo stava pensando a quello che gli aveva detto suo cugino, e non poteva che dargli ragione.
La questione, grazie al duro intervento di Sesshomaru, si era risolta, e Inuyasha aveva ricominciato a comportarsi in maniera spensierata.
Gli esami stavano per cominciare, ma qualcuno aveva la testa altrove.
-Pronto? Tomoe chiama il corvaccio.- Disse Tomoe rivolgendosi a Kurama.
- Ehi, cos’hai da urlare? Non sono sordo.- Lo rimproverò il corvo.
-Dobbiamo terminare il programma. Domani inizieranno gli esami.- Sottolineò lo youkai-ka.
Kurama, negli ultimi tempi, era piuttosto distratto, continuava a pensare alla ragazza incontrata al parco; purtroppo non conosceva il suo cognome e non sapeva come rintracciarla. Passando per un’edicola, gli era caduto l’occhio sulla copertina di una rivista, la ragazza rappresentata somigliava terribilmente a quella incontrata nel parco. Era così sovrappensiero da non vedere l’albero che era dinanzi a lui, e lo urtò.
-Ahia, che male.- Disse massaggiandosi la testa.
-Smettila di pensare alla ragazza dei tuoi sogni e guarda dove metti i piedi.- Lo canzonò Tomoe.
Dopo il piccolo siparietto si diressero verso la biblioteca per apportare gli ultimi ritocchi alla tesina.
Il trio era bloccato in una biblioteca mentre gli altri avevano deciso di andarsi a divertire in piscina.
-Oh che bello. Questo sì che è un paradiso.- Disse beato, Miroku che osservava minuziosamente le ragazze in bikini.
-Sei il solito porco.- Urlò Sango mollandogli una cinquina talmente forte da lasciare l’impronta della mano sulla guancia del povero Miroku.
-Ma Sanguccia, sai che la mia preferita sei tu. - Disse facendo gli occhi dolci.
Sango sospirò e cercò l’ombrellone che li assegnarono.
- Inuyasha ti va una granita? Il caldo è allucinante.- Pronunciò la mora.
-Sì hai proprio ragione. E’ asfissiante.- Confermò Inuyasha.
A loro si era aggregato Miroku che era alla ricerca di un po’ di refrigerio.
-Ragazzi, per fortuna che non abbiamo gli esami, altrimenti ci sarebbe toccata la stessa sorte del fantastico trio. - Disse Miroku.
-Avresti dovuto esserci anche tu se non fossi stato bocciato. Lo sai che prima o poi toccheranno anche te?- Specificò Inuyasha.
-E’ vero, non ci avevo pensato.- Sospirò il Miroku.
Finita la granita, si tuffarono in acqua insieme al resto della compagnia.
Il pomeriggio passò in un lampo e, appena cominciò a imbrunire, tornarono a casa dandosi l’appuntamento per la serata.
Erano tre giorni che Rin non vedeva il suo principe per via degli esami e cominciava davvero a non resistere più, ma sapeva quanto fosse importante la scuola per lui perciò doveva resistere ancora per qualche altro giorno.
Finalmente le vacanze erano iniziate per tutti, anche per Sesshomaru, Kurama e Tomoe che avevano già fatto le loro scelte universitarie.
Le vacanze le passarono nella villa al mare dei No Taisho. E’ inutile dire che si divertirono all’inverosimile.
Una sera ognuno aveva deciso di passare la serata solo con la propria metà. Sesshomaru e Rin avevano deciso di andare a mangiare in un ristorante italiano. Erano sempre stati curiosi di assaggiare la cucina italiana, e ora che ne avevano l’occasione non se la sarebbero lasciata scappare.
-Accidenti, questa cucina è tanto buona quanto pesante. Mi sembra di aver mangiato un bue intero.- Disse Rin mettendosi una mano sullo stomaco.
 Era talmente piena che temeva che i bottoni  degli shorts le sarebbero esplosi da un momento all’altro. Sesshomaru guardava intenerito quella scena, Rin a volte gli sembrava una bambina; una ragazza da proteggere.
-Hai proprio ragione. Che ne dici se andiamo a fare una passeggiata sul lungomare?- Propose Sesshomaru.
Rin annuì, così pagarono il conto e si diressero verso il lungomare nella speranza di digerire almeno in parte la cena.
-Che piacevole brezza.- Costatò Rin.
-Ci voleva proprio. Questa estate è un vero inferno, il caldo è asfissiante.- Disse lo youkai.
Passeggiarono per un po’, poi andarono a sedersi sulla spiaggia, dove l’unica fonte di luce era quella concessa dalla luna; si abbracciarono teneramente sotto quella luna che era stata più volte testimone del loro amore.
Ogni volta che Sesshomaru si trovava con lei, ripensava sempre a com'era vuota e statica la sua vita prima di incontrarla quella sera al centro commerciale, quando era stata presa di mira dai delinquenti a causa del lavoro di suo padre. Sebbene fosse stata una situazione pericolosa, lui in un certo senso era grato a quei delinquenti perché senza di loro non avrebbe mai incontrato la dolce e tenera Rin. Ricordava benissimo anche la prima volta in cui entrambi si erano concessi pienamente l’una all’altro; lei aveva un viso così buffo e il timore di non essere capace le creava quella vergogna che le colorò le guance di un bellissimo rossore. Per farla sentire a suo agio lui aveva spento le luci più forti lasciando una tenera luce fioca, poi aveva messo della musica romantica come sottofondo. Dopo i primi momenti d'imbarazzo e il lieve dolore provocato dalla sua prima volta, Rin aveva acquistato una sicurezza che nemmeno lei se lo sarebbe immaginato. Ogni volta che si concedevano, Sesshomaru si sentiva sempre più completo perché lei era la ragazza che con la sua semplicità, la sua goffaggine e la sua sbadataggine, lo avevano reso la persona che era adesso; una persona meno fredda, capace di amare e, a volte, anche di essere romantico.
Tutto questo, Sesshomaru lo aveva pensato durante i loro tener, lunghi e profondi baci. Si staccarono solo perché avevano la necessità di respirare, anche se per lui, lei era il suo ossigeno.
Tornarono a casa molto tardi, e pensavano di essere stati gli ultimi a rincasare e, invece, all’appello mancavano ancora Inuyasha e Kagome.
Inuyasha e Kagome avevano deciso di andare in una discoteca, anche se dopo pochi minuti l’han-yō, a causa del fracasso della musica, se ne era pentito amaramente. Uscirono da quel luogo infernale e andarono in un privè, dove la musica e la confusione erano nettamente inferiori.
Il privè aveva un’atmosfera così romantica che entrambi, dopo aver chiuso a chiave la porta, iniziarono a baciarsi con trasporto.
Erano sdraiati sul divanetto, entrambi erano avvinghiati l’uno all’altra. Kagome amava affondare le mani nei capelli lunghi e setosi del suo amato per poi accarezzare le tenere orecchie da cane. Le loro mani esploravano i corpi l’uno dell’altra. Inuyasha, prima di sbottonarle la camicetta, guardò la sua amata in cerca di approvazione, e questa arrivò quando lei gli tolse per prima la maglietta. L’han-yō le sbottonò la camicetta ammirando ogni singola forma della sua ragazza, e dopo aver incrociato gli sguardi iniziarono la danza più antica del mondo.
Era quasi l’alba quando rientrarono, erano stanchissimi e appena toccarono letto crollarono in un sonno profondo. Peccato che dopo pochissime ore, la voce tonante di Sango svegliò tutti dal loro sogno ristoratore.
In un batter d’occhio le vacanze terminarono e, con la loro fine, le scuole ricominciarono. Kurama si era iscritto alla Geidai, dove insegnavano belle arti e musica, Sesshomaru, a medicina, e Tomoe a veterinaria. Tutti e tre avevano superato brillantemente i nyūgako shiken che risultarono essere più complicati di qualsiasi altro esame o interrogazione sostenuto fino a quel momento. Kurama non poteva immaginare cosa gli sarebbe successo il primo giorno di lezione.
 
Note:
GEIDAI: è l’università delle belle arti e musica di Tokyo.
NYŪGAKO SHIKEN: sono i test di ammissione delle università del Giappone, dove quasi tutte le facoltà sono a numero chiuso.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Bene un altro capitolo è terminato. Questa volta è misto tra il leggero è il pesante. Come avete letto, è tornata, sebbene per un piccolo momento, in scena la nostra cara Izayoi. Chissà se combinerà qualcosa.
Il nostro caro trio è arrivato in età universitaria, e hanno scelto facoltà un po’ consoni alla loro natura. Kurama è l’unico che ha mantenuto la scelta del vero personaggio.
La storia, come vi avevo anticipato, si rifarà leggermente alla song fict ROOM OF ANGEL; da questa one shot trarrà il carattere di Izayoi e leggermente l’infanzia di Inuyasha.
Spero che la storia continui a interessarvi, credo che a breve terminerà.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio i lettori a cui spero che quello che hanno letto sia piaciuto.
In particolare ringrazio chi, oltre ad aver letto, ha anche recensito il capitolo precedente.
Ringrazio:
Harry Fine (che non manca mai all’appello)
Nanami_chan (anche lei fedele recensore).
Baci Inu_ka

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Capitolo 13
*** Sulle note di un dipinto ***


Le lezioni erano ricominciate in tutti gli istituti, e i visi degli studenti recavano tutti la stessa espressione, afflitta e sconsolata per l’inizio dell’ennesimo anno di scuola; però se alcuni erano dispiaciuti da ciò, altri erano euforici. Sesshomaru, Tomoe e Kurama erano impazienti, perché cominciare l’università significava avvicinarsi sempre di più ai loro sogni.
Le facoltà di Tomoe e Sesshomaru si trovavano nella stessa struttura, mentre Kurama era in una struttura poco distante da quella dei suoi amici.
Kurama, giunto nel suo istituto, diede un’occhiata al totem per vedere dove si trovavano le aule della sua facoltà e constatò che si trovavano al terzo piano, e siccome non aveva alcuna intenzione di salirci a piedi, decise di prendere l’ascensore ma, quando si avvicinò all’interruttore per chiamarla, trovò un bel cartello con su scritto “GUASTO”.
-Che bello, cominciamo bene.- Sospirò il povero Kurama, a cui già dal primo giorno toccava salire tre piani a piedi.
Stava salendo le scale con la testa abbassata quando urtò qualcuno.
-Uffa oggi non è giornata.- Disse lo youkai afflitto.
Alzò la testa e vide l’unica cosa che gli avrebbe illuminato la giornata.
-Certo che la sbadataggine è il tuo forte.- Disse una ragazza dai capelli argentei.
-Devo chiederti scusa per la seconda volta.- Pronunciò dispiaciuto.
-Mi sa proprio di sì. Però per non chiederla più, ti basterà solo fare più attenzione.- Suggerì la ragazza.
-E’ vero.- Ammise lo youkai.
-Anche tu frequenti la Geidai?- Domandò Kurama.
-Sì, sono al secondo anno della facoltà di disegno. - Rispose.
-Io invece inizio oggi il corso di musica.- Precisò il corvo.
- Non avevo dubbi. Cos’altro avrebbe potuto studiare il figlio del grande Misato Tengu?- Costatò la ragazza.
-Se non ricordo male, tu ti chiami Hitomi?- Domandò Kurama.
Kurama sapeva bene il nome di quella ragazza perché da quando l’aveva incontrata non aveva mai dimenticato il suo nome. Chiese conferma solo per prolungare la conversazione.
-Sì. – Confermò Hitomi.
Entrambi diedero un’occhiata all’orologio, e trasalirono perché stavano facendo tardi alle loro rispettive lezioni. I ragazzi si salutarono, certi che da quel giorno si sarebbero incontrati spesso.
Invece Sesshomaru e Tomoe si stavano annoiando a morte, perché il discorso di benvenuto del rettore non accennava a terminare. Quando finalmente finì, andarono nelle loro aule per iniziare le loro prime lezioni.
Nell’istituto superiore, invece, nella classe dove c’erano gli altri membri del gruppo fece il suo ingresso Mizuki, che era stato trasferito in quella classe perché quella precedente, a causa dei numerosi bocciati dell’anno precedente, era in sovrannumero.
Dopo Mizuki entrò un’altra ragazza, anche lei assegnata a quella classe.
-Ragazzi, quest’anno avrete due nuovi compagni di classe. Mizuki Hebi e Yonomori Mitsuha. – Li presentò la professoressa.
L’insegnante li fece accomodare nell’unico banco disponibile.
Mizuki era un ragazzo molto chiaro di carnagione, con gli occhi turchesi, i capelli biondo platino ed era alto all’incirca 1,75 metri.
Yonomori, invece, era una ragazza minuta, bassa di statura, con gli occhi azzurri e i capelli biondi raccolti in due fiocchi laterali.
Arrivata la pausa pranzo, Kagome invitò Yonomori e Mizuki, soprattutto per conoscere meglio la ragazza e in modo tale da non lasciarla sola visto che si era appena trasferita a Tokyo a causa del lavoro dei suoi genitori.
-Piacere, io sono Kagome, loro sono Inuyasha, Rin, Sango e Miroku. – Li presentò Kagome. Poi si avvicinò alla ragazza consigliandole di fare attenzione a Miroku per la sua mano morta.
Yonomori sembrava trovarsi a suo agio con quei ragazzi, ed era felice di averli incontrati. Quando finirono le lezioni, tornarono a casa, e la ragazza scoprì che la sua abitazione era vicina a quella di Mizuki.
Sesshomaru, Kurama e Tomoe tornarono a casa stremati. Le facoltà si trovavano lontane dalle loro case e bisognava prendere la metropolitana, che impiegava un bel po’ per arrivare nelle vicinanze del loro quartiere. La macchina non potevano prenderla perché i parcheggi nei pressi delle università erano quasi inesistenti e il traffico era micidiale.
I giorni passarono e Mizuki comincia a provare qualcosa di più di una semplice amicizia per la nuova arrivata. Sembrava che ci fosse una certa alchimia, e sperava che anche lei la sentisse. Mizuki però sapeva che, a causa della sua timidezza, non le avrebbe mai detto niente, sperava che il fato mettesse lo zampino per correre in suo aiuto.
Intanto alla Geidai, Kurama cercava di frequentare i luoghi dove spesso andava Hitomi, cercando l’occasione perfetta per chiederle un appuntamento, ma a quanto pareva questa non voleva arrivare. Un giorno, si trovava da solo nell’aula di musica dove stava provando una canzone composta per affrontare il suo primo esame; Hitomi si trovava nella stanza adiacente e stava dipingendo su una tela, quello che sarebbe stato il suo esame di pittura a olio, ma ogni disegno che faceva non era di suo gradimento. Le sembravano tutti dei disegni di bambini di prima elementare, finchè non udì una dolce melodia accompagnata da una voce forte, graffiante che trasmetteva ogni singola parola emessa da bocca.
Hitomi, uscì dall’aula e si mise dietro la porta dell’aula di musica per poter ascoltare meglio, e portò con sé un blocco da disegni sperando che quella melodia le ispirasse qualcosa. La ragazza, si era seduta a terra per poter disegnare meglio, e aveva messo tutta la sua concentrazione per ascoltare ogni singola parola e trasferirla sul blocco da disegno. Quando la canzone terminò, Hitomi aveva disegnato quello che riteneva “il disegno perfetto”; questo rappresentava un paesaggio dove c’era un lungo fiume abitato da pesci zampillanti,nelle sue vicinanze c’erano delle persone impegnate in varie attività tra cui c’era anche un cantante con dei tratti molto somiglianti a Kurama. La voce del cantante del paesaggio sembrava richiamare intorno a sé la primavera, infatti le montagne che vi erano intorno, avevano qualche sprazzo di neve e sotto di essa cominciava a sbocciare qualche timido fiore, e gli alberi di ciliegio mostravano i loro primi boccioli.
La ragazza era intenta a fare gli ultimi ritocchi e non si era accorta della presenza dello youkai alle sue spalle; quando se ne accorse trasalì e arrossì per la vergogna di essere stata scoperta. Kurama osservava meravigliato quel disegno, che su un piccolo foglio rappresentava una miriade di sensazioni. Gli dava la stessa impressione di quando componeva le sue canzoni; lui con poche parole esprimeva tutti i suoi sentimenti. Guardando con molta acume il disegno, notò che il cantante gli somigliava molto, e sul suo viso si dipinse un tenero sorriso.
Nella mente di Hitomi si susseguivano una miriade di scuse per poter giustificare la sua presenza, ma nessuna sembrava essere idonea.
-Splendido disegno.- Si complimentò Kurama.
-Gra.. grazie. – Balbettò la ragazza.
-Come mai sei qui? Sei alla ricerca del dipinto perfetto per qualche esame?- Chiese lo youkai, cercando di cominciare un dialogo con lei.
-Sì. – Rispose. E poi toccò a lei fare la sua domanda. –Tu, invece, scommetto che cerchi qualche canzone per questi dannati esami ?-
-Indovinato. Purtroppo non riesco a trovarla. – Disse sconsolato.
-Non riesci a trovarla!? Ma se quella che ho sentito era perfetta.- Concluse Hitomi.
-Non so, non ne sono convinto.- Disse lo youkai esprimendo la sua incertezza.
-Se posso dirti una cosa. – Disse la ragazza indicando il suo disegno. – Questo l’ho fatto ispirandomi alla tua canzone. – Confessò.
Kurama osservava intenerito quella ragazza, ed era entusiasta che la sua canzone le avesse dato l’ispirazione per un disegno che sarebbe stato, niente di meno, oggetto di esame.
-Visto che la mia canzone ti ha ispirato il dipinto che porterai all’esame, stavo pensando che uno dei tuoi dipinti potrebbe ispirarmi a creare la canzone perfetta. – Propose lo youkai nella speranza che lei accettasse.
-Hai ragione. E’ un ottimo scambio equivalente.- Accettò Hitomi.
Kurama era euforico, perché era sicuro che questa situazione gli avrebbe dato l’occasione perfetta per dichiararsi. Anche Hitomi era felice, perché così avrebbe avuto la scusa per rimanere sola con il figlio del suo idolo.
I giorni passavano, Kurama e Hitomi si erano incontrati poche volte, o in biblioteca o in giro per la facoltà, a causa degli orari delle lezioni non avevano avuto molte occasioni per incontrarsi, però ogni tanto si scambiavano qualche messaggio. Kurama spesso cercava di ironizzare per rendersi più simpatico di quanto già lo fosse.
Per Kurama era quasi giunta la data del primo esame, e lui non era per niente soddisfatto di quello che aveva preparato. Ora riusciva a comprendere pienamente quanto fosse duro il lavoro di suo padre, ma il modo in cui lui lo affrontava lo faceva sembrare una passeggiata. Decise che forse Hitomi poteva essergli di aiuto, così inviò un messaggio alla ragazza dandosi appuntamento nell’aula di pittura.
Appena entrati nell’aula, Kurama diede un’occhiata ai dipinti nella speranza che uno di quelli gli desse la giusta ispirazione, nel frattempo Hitomi era all’opera vicino la sua tela. Sebbene dovesse concentrarsi sul dipinto, Hitomi stava pensando alla situazione in cui si trovava; era da sola con Kurama.
Kurama osservava i movimenti sinuosi della mano della ragazza e si avvicinò. Il movimento di quell’arto gli ricordava il dolce andamento delle note musicali. Guardò il dipinto e, improvvisamente, una marea di parole e suoni si susseguirono nella sua mente.
Il dipinto rappresentava due angeli, uno nero e uno bianco; il primo era un uomo dai capelli neri e dalle grandi ali del medesimo colore, mentre il secondo era una donna dai capelli biondi con delle ali bianche e candide.
I due angeli erano dipinti in due lati opposti con sfondi contrastanti. Dove c’era la donna era luminoso mentre dove era dipinto l’uomo vi era oscurità. Sebbene gli sfondi fossero l’uno l’opposto dell’altro, c’era una certa continuità dei colori e il distacco non era netto.
I due angeli sembravano essere divisi da un muro invisibile, in quanto le mani di entrambi tentavano di congiungersi, ma senza riuscirci. Un’ala nera sfiorava il braccio della donna e sotto di esso vi era una marea di piume nere, come se il suo tocco gli provocasse dolore. Una piuma nera era conficcata nel petto dell’angelo bianco, che con una mano cercava di toglierla. Il suo volto era rigato dalle lacrime e al suo polso pendeva una catena che la legava a lui.
Kurama continuava a osservare la tela e, a ogni dettaglio, una nuova parola si palesava nella sua mente. Finchè iniziò a ritmare il suono della canzone. Hitomi fermò la sua mano e puntò i suoi occhi sul viso del ragazzo, era estasiata dalla melodia e attendeva che alla melodia si accompagnassero le parole.
Il ragazzo iniziò a pronunciare le prime parole.

I miei occhi non sono
l’unica cosa che hai rubato!
La tua purezza è più pericolosa
di quanto possa gestire!
Mi sono perso!
Senza rendermene conto.
In questo labirinto che esiste nel mio cuore
la mia voce trabocca
del mio amore per te!
Riecheggia tristemente!
Sono prigioniero in paradiso!
Sei stata trafitta dalla mia oscurità.
Sono prigioniero in paradiso.
E’ una spina che non tirerai mai fuori.
Sono imprigionato da un amore
che è crudelmente bello.
Non posso trattenerti
senza essere ferito?
I tuoi polpastrelli
sono così- ah! Freddi.
Le calde lacrime scendono
sulle tue guance. Rubando la mia libertà.
Sono prigioniero in paradiso


Il ragazzo continuava a cantare e, a ogni parola, Hitomi rimaneva sempre più colpita da quella canzone che era stata composta semplicemente guardando il suo dipinto. La ragazza era talmente emozionata che i suoi occhi iniziarono a lacrimare.
Kurama la osservava e, con la nocca del suo indice, scostava le lacrime che rigavano quel viso angelico, come quello dell’angelo dipinto sulla tela e citato nella sua canzone. Lui, invece, era proprio come l’angelo nero; era imprigionato in paradiso senza poter toccare l’angelo bianco. In quel momento avrebbe voluto tanto asciugarle le lacrime con le sue labbra per poi unirle a quelle di lei, ma non voleva affrettare i tempi. Tutto sarebbe venuto da sé, così si limitò ad abbracciarla e a poggiare il mento sulla sua spalla.
-Hitomi mi dispiace averti fatta piangere. – Si scusò lo youkai. – Mi sa che la canzone fa schifo se ha avuto questo effetto.- Ironizzò.
Hitomi si scostò da quell’abbraccio e fissò intensamente gli occhi dello youkai.
-Niente affatto. La canzone è stupenda, mi sono solo emozionata. Non sembra, ma sono molto emotiva. – Confessò la ragazza.
I due continuarono a fissarsi finchè i loro visi cominciarono ad avvicinarsi. Erano sul punto di scambiarsi il loro primo bacio, quando nell’aula entrarono degli studenti seguiti da un insegnante che, appena notò la loro presenza, li guardò in modo truce. I due ragazzi si scostarono velocemente e le loro gote divennero dello stesso colore dei capelli dello youkai. Kurama salutò con un cenno della mano lasciando la povera Hitomi in balia dello sguardo omicida del professore.
Quando Kurama fu abbastanza lontano, diede un pugno al muro per l’occasione interrotta, però era certo di aver fatto un passo avanti e che la strada per una futura relazione stava cominciando a spianarsi; presto avrebbe realizzato uno dei suoi desideri.
Intanto Hitomi temeva la reazione che avrebbe avuto l’insegnante al termine della lezione però non riusciva a non pensare allo sguardo di Kurama mentre si avvicinava al suo viso. Quegli occhi erano così penetranti, l’avevano ipnotizzata portandola ad uno stato di estasi.
A fine lezione, come aveva previsto, arrivò la ramanzina.
-Bene, bene. Signorina Mori, mi spieghi chi era quel ragazzo? E cosa ci facevate da soli nell’aula di pittura? – Domandò l’insegnante.
-Non stavamo facendo niente. Quel ragazzo è il figlio di Misato Tengu e stava cercando ispirazione per affrontare un esame di musica. Stavamo solo parlando. – Spiegò la ragazza cercando di essere convincente.
-Non dirmi bugie. Non si parla a una distanza così ravvicinata.- Puntualizzò l’insegnante.
-Uffa ma perché devi essere sempre così geloso?- Chiese la ragazza con tono esasperato.
-Perché finchè abitiamo sotto lo stesso tetto voglio sapere tutto. – Rispose l’uomo.
- Anche se viviamo nella stessa casa, non è detto che devi avere il controllo sulla mia vita. Sono abbastanza grande da poter decidere cosa voglio fare. – Disse categorica la ragazza.
Dopo il piccolo battibecco, Hitomi uscì dall’aula sbattendo la porta. Era arrabbiata, e per il nervosismo cominciò a piangere. Prese le sue cose e corse a casa sua.
Arrivata a casa corse in camera sua dove trovò una donna intenta a sistemarla.
-Hitomi come mai sei già a casa? Non avevi lezione fino alle 18:00? Sono solo le 14:00.- Chiese la donna.
La donna era molto simile a Hitomi; era alta, occhi color rubino e i capelli argentei come quelli della ragazza.
-Mamma, oggi un insegnante mi ha messo in ridicolo davanti a un ragazzo. Il ragazzo era il figlio del cantante Misato Tengu. – Raccontò la ragazza.
-Bambina mia, credo di aver capito chi è questo insegnante.- Disse sospirando sua madre.
-Hai capito bene. Non ne posso più, controlla ogni mia mossa e fa scappare qualsiasi ragazzo mi si avvicini. –
La donna abbracciò sua figlia accarezzandole i capelli e aspettando che sfogasse il pianto.
-Hitomi che ne dici di andare a fare un po’ di shopping. Forza, togliti la divisa e andiamo, mangeremo qualcosa al centro commerciale.- Propose la madre.
-Ma oggi non dovevi andare a scuola?- Domandò la ragazza.
-No. Oggi la mamma vuole dedicarsi a una sola bambina, e quella è la sua e di nessun altro genitore.- Rispose la donna.
-Sai Hitomi, voglio confessarti una cosa. Tanti anni fa, Kurama Tengu è stato un mio alunno. Sapessi quanto era vivace.- Confessò.
-Whuau, la grande maestra Narukami è stata l’insegnante di Kurama Tengu e non mi ha mai detto niente?- Disse sarcastica la ragazza.
Le due donne uscirono e si dedicarono allo shopping sfrenato.
Nessuno più di una madre sa come risollevare il morale della propria bambina.
 
Kurama era tornato a casa, e ringraziava i kami che quello che aveva interrotto il suo sogno non fosse un suo insegnante. Lo detestava senza nemmeno avergli rivolto la parola.
Kurama aveva cercato la ragazza durante le pause, ma non l’aveva vista da nessuna parte e nemmeno le sue amiche sapevano dove fosse. Aveva anche provato a chiamarla ma senza aver ricevuto risposta.
Entrato in camera sua, prese il cellulare e inviò un messaggio chiedendole cosa fosse successo. La risposta arrivò soltanto dopo un’ora. Le aveva detto solamente che il professore le aveva fatto la ramanzina e lei per il nervosismo era tornata a casa. Kurama si era scusato per averla messa in quella situazione, ma lei gli aveva detto di non preoccuparsi perché non era successo niente. Lo youkai avrebbe tanto voluto sapere cosa avesse provato in quel momento ma, conoscendo le ragazze, sapeva che non gli avrebbe detto niente.
Intanto a casa Mori fecero il loro ingresso due uomini. Uno era magro alto circa 1,85 metri, con gli occhi giallo, i capelli lunghi rossastri e le orecchie a punta. L’altro era più giovane ed era alto circa 1,72 metri, aveva gli occhi rosso rubino e i capelli corti neri, il suo aspetto era molto simile a quello di un umano, sebbene fosse uno youkai.
Lo youkai più alto si avvicinò a Narukami e le diede un bacio a stampo.
-Ah che fatica. I ragazzi di oggi sono sempre più irrequieti. – Pronunciò l’uomo dai lunghi capelli.
-Akura- ou non lamentarti, dovresti vedere come sono i bambini delle elementari. Farli concentrare è una vera impresa. – Ribattè Narukami.
-Hai ragione. Ma controllare centinaia di ragazzi sta diventando sempre più difficile. Basta che ognuno di loro pronunci una sola sillaba, e nell’aula si scatena il caos.- Disse Akura- ou gettandosi sul divano.
Poi Narukami si rivolse allo youkai più giovane che si stava dirigendo nella sua camera.
-Kirihito, prima che tu vada in camera tua vieni subito qui. – Ordinò la donna.
-Che c’è mamma?- Chiese nervoso il ragazzo.
-Com’è andata la giornata? Hai trattato bene gli studenti?- Chiese Narukami.
-Sì, perché?- Ribattè stizzito Kirihito.
-Non hai fatto niente a tua sorella?- Domandò la madre facendo finta di non sapere nulla.
-Figliolo cos’hai combinato?- Chiese sospirando Akura- ou, temendo di conoscere già la risposta.
I due genitori sapevano che Kirihito era molto protettivo con sua sorella però a volte esagerava, e questo isolava la ragazza dalla società. Anche se il solo fatto di essere parente stretta di un insegnante le creava disagi, perché tutti pensavano che fosse raccomandata visto che agli esami otteneva sempre voti molto alti, molti non tenevano conto dell’impegno che Hitomi ci metteva in ogni singola materia.
-Papà l’ho vista abbracciata a un ragazzo e l’ho rimproverata. Niente di più.- Spiegò con naturalezza il ragazzo.
-Ti ho detto mille volte di lasciarla stare. Se sarà il caso ci penserò io. – Lo redarguì suo padre.
Il ragazzo, anche se con molta riluttanza, accettò il rimprovero dei genitori e andò in camera sua per indossare un abbigliamento un po’ più comodo.
-Amore so che nella facoltà di musica è iscritto Kurama Tengu, il figlio del tuo defunto amico Misato.- Disse Narukami.
-Sì. E’ uno dei miei migliori studenti. Ha ereditato il talento di suo padre, riesce a comporre canzoni partendo da una singola immagine o parola.- Raccontò entusiasta lo youkai Oni.
Misato era il migliore amico di Akura-ou, entrambi avevano intrapreso insieme la carriera di cantanti cantando nello stesso gruppo, però dopo un po’ di anni, a causa di un grave problema di salute, Akura-ou dovette abbandonare la carriera di cantante e si dedicò esclusivamente all’insegnamento della disciplina musicale, venendo subito assunto alla Geidai.
Da quando era stato rimproverato, Kirihito non si era più intromesso nelle faccende di sua sorella, anche perché suo padre aveva minacciato di farlo regredire al ruolo di segretario se non si fosse dato una calmata. Il ragazzo amava il suo ruolo di insegnante di pittura perciò decise di acconsentire al ricatto del padre, anche se continuava a spiare sua sorella quando era vicina a Kurama.
I giorni passavano e con essi la passione tra Kurama e Hitomi aumentava. Avevano cominciato a frequentarsi anche all’esterno della Geidai. Una volta, lo youkai aveva sorpreso la ragazza dedicandole una sua canzone e in quella occasione si erano scambiati il loro primo bacio, senza che nessuno li disturbasse.
Alla No Taisho/ Soushi era arrivato il periodo di presentare la nuova collezione, e Mirei era impegnata con le sfilate, che richiedevano la sua presenza anche fuori città, e per questo era costretta a lasciare solo suo figlio, però lei si fidava cecamente di Kurama e per questo non aveva problemi a lasciarlo, anche se la preoccupazione restava. Per lei, Kurama rimaneva sempre il suo bambino.
In una serata di primavera, quando Mirei era fuori città, Kurama aveva invitato la sua ragazza a casa sua. Aveva allestito la casa in modo da rappresentare una cena romantica. Nel giardino aveva messo dei lumini che indicavano il percorso da seguire per entrare, inoltre lungo il tragitto aveva sparso dei petali di ciliegio. Appena entrati nel soggiorno, sul tavolo aveva messo un vaso con delle peonie e anche dei candelabri con delle candele che recavano intorno a esse disegni di fiori di ciliegio. Hitomi era emozionata dalla sorpresa che era stato capace di organizzare il suo ragazzo, e si lasciò sfuggire qualche lacrima, per poi gettarsi al collo del fidanzato baciandolo intensamente. Kurama era stato in grado di sorprenderla anche con le prelibatezze che aveva preparato, lei non immaginava minimamente che lui sapesse cucinare. Quella, senza dubbio, era stata una serata ricca di sorprese.
Dopo la cena si sedettero sul divano con l’intento di guardare un film, ma appena iniziarono a scambiarsi un tenero bacio, questi diventarono sempre più passionali. Kurama posò le sue labbra sul collo della ragazza e questo la fece rabbrividire facendole sfuggire un sospiro eccitato. Il ragazzo continuava ad accarezzare la schiena e le gambe della ragazza, finchè mise una mano sotto la maglietta, a questo gesto lei strinse la gamba intorno al bacino di lui e lo avvicinò a sé. Kurama le tolse la maglia e si sistemò meglio tra le sue gambe, dopo toccò al reggiseno andare a raggiungere l’indumento che era a terra. Ora la ragazza era stesa, e così lui cominciò a torturarle il seno mentre lei privò lo youkai della maglietta lasciando gli addominali scoperti. Kurama continuava a baciarla per farla sentire meno in imbarazzo e da quello che lei continuava a fare, la tecnica funzionava. Nel frattempo Hitomi aveva slacciato i pantaloni del ragazzo liberandolo finalmente da quell’indumento che cominciava a diventare sempre più stretto, stessa cosa fece lui. Ora l’unica cosa che impediva loro di unirsi erano gli slip, non ci volle molto a eliminare quella barriera. Le loro intimità ora potevano unirsi come lo erano le loro labbra. Era una danza armoniosa come lo erano i loro dipinti e le loro canzoni. Quando furono al limite delle energie, si staccarono e si addormentarono l’uno incrociato all’altra.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Bene ho voluto dedicare un intero capitolo alla coppietta Kurama/Hitomi. Alla fine tutti avevano la loro dolce metà, dunque perché lasciare single il povero Kurama? Ho svelato anche un po’ la famiglia di Hitomi, e per chi ha letto i capitoli precedenti, sa che Narukami era la maestra di Tomoe, Kurama e Sesshomaru. Per quanto riguarda Akura-ou e Kirihito, questi nell’anime/manga di Kamisama kiss sono la stessa persona, però ho voluto renderle persone individuali.
La canzone che ha composto Kurama basandosi sul dipinto di Hitomi, mi è stata suggerita dalla mitica Yasha26, vi consiglio di ascoltarla perché è molto bella. La traduzione l’ho fatta io e spero che sia fatta bene, ovviamente il testo continua ma non ritenevo opportuno metterlo tutto. Giù vi allego il link per ascoltarla.
 
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio i lettori i lettori che hanno letto il capitolo precedente, e soprattutto ringrazio il mio fedele recensore Harry fine che puntualmente recensisce ogni capitolo.
 
Questo è per ascoltare la canzone: https://www.youtube.com/watch?v=omYRivWa4kw


 

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Capitolo 14
*** Vorrei ma... ***


Da una finestra si intravedeva una ragazza danzare. Volteggiava leggiadra, sembrava quasi che volasse. Dalla finestra di fronte, un ragazzo osservava sbigottito quella successione di passi che si susseguivano a ritmo di una musica che non c’era, o almeno non si udiva.
Mizuki guardava sempre più sorpreso da quella ragazza dalle mille risorse. Yonomori era molto intelligente; a scuola eccelleva in tutte le materie, era aperta a qualsiasi rapporto sociale in particolare con Mizuki, col quale tornava sempre a casa. Ora lui constatava che, oltre a quelle qualità, era magnifica anche nell’arte della danza.
Il ragazzo riconosceva perfettamente quei passi, si trattava della danza Kagura. Lo sapeva perché ogni anno con i suoi genitori si recava al tempio Shintoista per poter assistere allo spettacolo, dove una miko eseguiva dei movimenti circolari, che ponevano più enfasi alle quattro direzioni cardinali e usava ventagli e campanelle. La danza veniva eseguita come rito propiziatorio.
Ora Mizuki poteva osservarla anche al di fuori del periodo in cui veniva eseguita. Lui aveva sempre amato quel ballo e, ogni anno, attendeva con ansia il giorno in cui sarebbero andati a vederla. Avrebbe voluto chiederle conferma del tipo di Kagura che si trattava, ma questo significava confessare di averla spiata. Improvvisamente in mente gli venne un’idea che avrebbe fatto capire alla ragazza che lui voleva che danzasse sulle note della Kagura, per la precisione della “miko kagura”. Così tirò fuori il suo flauto e cercò lo spartito della danza.
Mizuki, da quel giorno quando ritornava a casa, si esercitava per poter suonare al meglio quella musica. Finchè una domenica, vedendo che Yonomori aveva iniziato a eseguire i primi passi, iniziò a suonare.
Le note si susseguivano in sintonia con i passi della ragazza e, in quel momento, sembrava di essere davvero allo spettacolo. Molti passanti si fermavano ad ascoltare quella musica paradisiaca però senza poter vedere la danza e senza sapere chi fosse il suonatore.
Yonomori, dopo aver terminato l’esibizione, si sporse dalla finestra per vedere chi avesse suonato alla perfezione la melodia, ma non vide nessuno.
Mizuki aveva annotato i giorni in cui Yonomori si dilettava con la danza e lui ogni volta suonava per lei. Ormai non si trattava più di suonare per vedere la danza ma bensì di suonare per vedere lei.
Yonomori ogni volta cercava di scovare il misterioso suonatore, ma questo era sempre sfuggevole; finchè decise di chiedere aiuto a Kagome. L’aveva invitata a casa sua per mostrarle la sua abilità però il vero scopo era quello di smascherare chi si celava dietro la melodia.
Kagome si nascose dietro un’altra finestra, in modo da non intralciare la visuale di Yonomori. Dopo un po’ la corvina riuscì a vedere chi stava suonando il flauto, e rimase sbigottita nello scorgere chi era. Appena fu suonata l’ultima nota, corse dalla sua amica per riferirle la scoperta.
-Yonomori ho scoperto l’identità del suonatore. Non immaginerai mai di chi si tratta.- Disse euforica.
-Dai cosa aspetti a dirmelo.- La esortò impaziente.
-Mizuki Hebi.- Rivelò tutto d’un fiato.
-Non ci credo. A scuola non eccelle per niente in musica, e invece quella melodia era perfetta.- Pronunciò sbalordita.
-E invece è proprio lui. Ho guardato attentamente e nei dintorni non c’era nessuno.- Disse convinta.
Yonomori era sorpresa ma allo stesso tempo felice, anche se al pensiero che Mizuki la guardasse danzare la faceva sentire in imbarazzo.
Dall’altra parte Mizuki si sentiva irrequieto, aveva intravisto la figura di Kagome vicino a quella di Yonomori e aveva la netta sensazione di essere stato scoperto, e se fosse stato così temeva che la ragazza si sarebbe infuriata per la violazione della sua privacy. L’unico modo che aveva per scoprirlo era vedere cosa sarebbe successo il giorno dopo a scuola.
La mattina il ragazza si era svegliato col cuore in gola, aveva anche pensato di non presentarsi a scuola ma la cosa non poteva essere evitata per sempre. Si vestì e si diresse verso l’istituto come se stesse andando al patibolo.
Appena entrato in aula, gli unici presenti erano Kagome e Inuyasha.
-Bu… Buongiorno.- Salutò balbettando l’albino.
Kagome era un’altra persona che temeva di incontrare, inoltre sperava che non avesse raccontato niente al suo ragazzo.
-Ciao Mizuki. – Salutarono all’unisono.
Poco dopo arrivò la sua compagna di banco.
-Ciao ragazzi.- Salutò Yonomori. – Kagome come mai così mattiniera?- Domandò stupendosi che la ragazza fosse arrivata in anticipo.
-Beh, ogni tanto la sveglia la sento.-Rispose facendo la linguaccia.
Yonomori non menzionò minimamente l’accaduto, l’unica reazione che ebbe fu quella di arrossire quando incrociò lo sguardo di Mizuki.
Nella ricreazione Kagome si avvicinò a Yonomori per chiederle una cosa.
-Ehi, Yonomori perché non hai detto niente al suonatore misterioso?- Domandò perplessa Kagome.
-Mizuki è troppo timido. Ho paura che se gli dicessi qualcosa si vergognerebbe e non mi rivolgerebbe più la parola.- Spiegò la biondina.
-Hai ragione. Ma tu credi che non sia a conoscenza del fatto che è stato scoperto?-
-Può darsi, ma non sarò io a dirglielo. Se vorrà me lo dirà lui.- Concluse Yonomori.
Intanto Mizuki continuava a rimuginare sulla questione. Erano giorni che si chiedeva se la ragazza sapesse che era stato lui a suonare la Kagura, ma non aveva il coraggio di domandarglielo. Finchè non arrivò il suo compleanno.
Kagome aveva deciso di organizzare una festa a sorpresa per Yonomori, e Mizuki aveva deciso che in occasione dell’evento avrebbe suonato la melodia nella speranza che lei la riconoscesse.
La festa era stata organizzata al tempio di Kagome ed erano stati invitati tutti i compagni di classe, più gli amici di Kagome che Yonomori aveva conosciuto. Quel giorno avrebbe anche conosciuto la sorella di Kagome, Nanami, che era stata all’estero per motivi di studio.
Nanami aveva deciso di approfittare di quella festa per fare una sorpresa a Tomoe. Gli aveva detto che sarebbe tornata la settimana successiva e, invece, si sarebbe fatta trovare lì a sua insaputa.
Yonomori era stata invitata a casa di Kagome con la scusa di prepararsi per la verifica dell’indomani, però le aveva anche detto di mettersi qualcosa di più elegante perché dopo avrebbero fatto un’uscita di gruppo.
Prima che iniziasse la festa, arrivò Nanami.
-Nanamiiiii. Sorellona ben tornata.- Urlò Kagome riempiendo di baci la povera ragazza.
-Calma. Calma. Non c’è bisogno di tutte queste smancerie.- Disse abbracciando teneramente la sua sorellina.
-Voglio sperare che non ti sia lasciata scappare una parola sul mio ritorno.- Disse rivolgendo uno sguardo indagatore verso la sorella.
-No, no. Non ho detto niente al tuo volpacchiotto.- Chiarì Kagome, tranquillizzando così la ragazza.
-Brava la mia sorellina. A che ora arrivano gli invitati?- Chiese impaziente.
-A breve.- Rispose, facendole un sorriso malizioso.
I primi invitati non tardarono ad arrivare. Il primo fu Mizuki che era impaziente ma, allo stesso tempo,terrorizzato di fare la sua sorpresa.
Finalmente tutti arrivarono, inclusa la festeggiata.
Nanami appena intravide Tomoe aveva il cuore che sembrava volesse uscire dalla gola, tant’era l’emozione. Voleva resistere ancora un pochino ma temeva che se lo avesse fatto non sarebbe sopravvissuta. Dopo poco corse verso il suo ragazzo, in preda all’euforia.
-Ehi ma che scherzi sono?- Chiese irritato Tomoe.
Qualcuno gli era piombato alle spalle e gli aveva messo le mani davanti agli occhi. Poco dopo sentì che qualcuno gli era salito sulla schiena e, adesso, stava giocando con le sue orecchie. Si stava decisamente arrabbiando, però quel tocco gli era famigliare.
-Ok ora basta.- Disse scrollandosi di dosso l’aggressore. Quando vide chi era, la strinse forte dandole un bacio profondo.
-Nanami avevi detto che saresti tornata la settimana prossima.- Disse sorpreso.
-Non sei felice di vedermi?- Chiese ironica.
-Ma certo. Sono solo sorpreso.-
-Sono riuscita a concludere prima il corso. Ho chiesto a Kagome di non dirti niente. Per fortuna questa volta è riuscita a tenere la bocca chiusa.- Raccontò.
Parlò velocemente. Era impaziente di baciare intensamente il suo fidanzato. Era dal giorno del diploma che non si vedevano e ora non voleva perdere tempo in chiacchiere. Per la maggior parte della festa la coppia era rimasta in disparte, si raccontarono tutte le cose che erano successe, anche se la maggior parte se le erano già raccontate nelle videochiamate, però dal vivo era tutt’altra cosa.
Yonomori era rimasta stupita dalla festa in suo onore, ma la sorpresa non era ancora finita; restava ancora quella di Mizuki.
Dopo il taglio della torta, Mizuki si mise dietro una porta vicino alla festeggiata, e iniziò a suonare. Yonomori, alla prima nota suonata, interruppe la chiacchierata e andò in direzione del suono. Non ci volle molto per vedere l’albino che continuava a suonare. Attese che finisse, per iniziare a parlare.
-E’ stupenda. Questa è la mia melodia preferita.- Disse la ragazza emozionata.
-Davvero?- Chiese stupito il ragazzo.
-Sì. Ho sempre saputo che eri tu a suonare la kagura mentre danzavo.- Confessò.
-Lo avevo immaginato, ma non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo.- Pronunciò imbarazzato.
I due si guardarono intensamente, il tempo intorno a loro sembrava essersi fermato. Avrebbero voluto rimanere così per sempre. Mizuki aveva deciso che era giunto il momento di superare la sua timidezza, perciò iniziò ad avvicinare lentamente il suo viso a quello della ragazza, pareva che anche lei lo stesse facendo, ma appena le loro labbra si sfiorarono, Yonomori mise una mano dinanzi la bocca di Mizuki.
-Mizuki mi dispiace ma… non posso.- Disse la ragazza, fuggendo in lacrime.
Mizuki rimase immobile senza nemmeno provare a fermarla. Si maledisse mentalmente per quell’iniziativa stupida che aveva preso.
Yonomori salutò velocemente Kagome e corse a casa sua.
Kagome era confusa da quel comportamento, non capiva cosa fosse successo e l’unico modo per saperlo era quello di chiedere a Mizuki con cui l’aveva vista parlare l’ultima volta, ma appena gli si avvicinò, questo fuggì.
La festa terminò poco dopo, e nella testa di Kagome c’era la confusione più totale. Aveva anche provato a chiamare Yonomori ma, ogni volta, puntualmente partiva la segreteria. Dopo un po’ smise di provare a chiamarla e decise che appena l’avrebbe rivista glielo avrebbe chiesto di persona.
Yonomori per giorni non si fece né vedere e né sentire. Kagome era sempre più preoccupata così decise di andare direttamente a casa sua.
Appena arrivata suonò al citofono e una voce rauca rispose, aprendole la porta.
-Yonomori, cos'hai ?- domandò la corvina, a quella che ormai aveva più le sembianze di un fantasma che di un umano.
- Niente sono stata poco bene. –Rispose la ragazza.
 - Non me la dai a bere. È dal giorno della festa che sei sparita e non ti sei fatta più sentire.-
Kagome non credeva a una sola parola di quello che le aveva detto Yonomori.
-Ora dimmi la verità. Ho il presentimento che in questa storia c'entra Mizuki Hebi. Ho ragione ?- chiese Kagome, sperando che questa volta le dicesse la verità.
-Hai ragione. Ma ti assicuro che non ha fatto niente di male.- Disse, iniziando a singhiozzare.
-E allora cos'è successo per farvi scappare in quel modo ? Anche Mizuki quel giorno, appena te ne sei andata, è corso via senza darmi alcuna spiegazione.-Pronunciò in modo interrogatorio.
Yonomori sapeva che di Kagome poteva fidarsi, così iniziò a raccontarle l'accaduto.
-Ho capito. Ma questo non spiega il perché tu sia fuggita in quel modo. Non è successo niente di grave, avresti potuto semplicemente dire di no e rimanere comunque amici.- Spiegò Kagome.
-Kagome non è così facile. Sai Mizuki mi è sempre piaciuto sin da quando ho imparato a conoscerlo. Mi piace il suo aspetto esteriore, ma quello che amo di più è quello interiore. Trasmette un senso di protezione ma allo stesso tempo dà la sensazione di voler essere protetto. É come un bambino bisognoso di affetto, anche se non ha atteggiamenti infantili.- Confessò Yonomori.
-E allora se il sentimento è reciproco, perché rifiutarlo ?- Chiese confusa la corvina.
-Come ti ho già detto non è così semplice. I miei genitori vogliono che segua la tradizione degli antenati Mitsuha. Ogni primogenita deve diventare una miko. Ecco perché mi esercito nella danza Kagura.-
-Ma é assurdo. Ognuno deve essere libero di fare le proprie scelte. Mia madre è la primogenita ed è una miko, ma non per questo ha rinunciato a farsi una famiglia. Lei ha deciso di seguire la sua strada, stessa cosa vale per mia sorella Nanami. Nessuna è stata costretta a sacrificare la propria vita sentimentale in nome di una tradizione.- Disse infuriata Kagome.
-I miei genitori rispettano molto questa tradizione. Non faranno alcuna eccezione con me.- Pronunciò la ragazza.
-Amica mia tu puoi opporti a questa tradizione. Raggiunta la maggiore età i tuoi genitori non potranno più decidere per te. Però prima di giungere a questa ribellione, hai provato a parlane con i tuoi ?- Domandò, sperando che non lo avesse fatto.
-No. Non avevo motivo. Non mi ha mai attirata nessun ragazzo, ma con Mizuki è diverso. Non credevo che mi sarebbe mai piaciuto qualcuno, ma a quanto pare mi sbagliavo. E’come se Mizuki esercitasse su di me una specie di magnetismo, senza volerlo lui ha abbattuto una barriera che mi ero costruita per non cedere all'amore. Se non avesse provato a baciarmi non ci sarebbe stato motivo di evitarlo. Non voglio ferirlo. Non voglio rischiare di dire qualche cattiveria per farlo allontanare. E non voglio dirgli il vero motivo, non voglio che rida di me.- Raccontò dispiaciuta.
-Senti Yonomori prima di giungere a conclusioni affrettate ti consiglio di parlarne con i tuoi. Per quanto riguarda Mizuki, quel ragazzo si vede lontano un miglio che ti ama, e sono sicura che se gli dirai la verità non oserà mai ridere di te. Ha diritto a una spiegazione, lui crede di averti ferita e ti confesso che per questa storia sta soffrendo moltissimo. Non è più lo stesso, si sta sempre di più chiudendo in se stesso. E’ sempre stato molto introverso e questo potrebbe farlo diventare ancora di più. Perciò digli perché ti sei comportata così e vedrai che, se ti ama davvero, capirà.- Suggerì.
-Ti ringrazio Kagome, sei una vera amica. – Disse abbracciandola fortemente.
Dopo un'altra piccola chiacchierata, Kagome se ne andò raccomandando alla sua amica di fare ciò che le aveva suggerito. Yonomori annuì e disse che sarebbe ritornata a scuola, ma non prima di aver parlato con i suoi genitori e Mizuki.
 
Yonomori attese che finisse la cena, prima di poter parlare con i suoi genitori e per tutta la durata di essa pregò i kami affinché la aiutassero.
Appena finito non perse nemmeno un minuto.
-Mamma, papà voglio dirvi una cosa, ma dovete promettermi che qualunque cosa accada non cambierà nulla.- Parlò imbarazzata la ragazza.
-Promesso. Ora dicci di cosa si tratta.-  Risposero all'unisono.
La ragazza non sapeva da dove cominciare, voleva trovare le giuste parole per non farli arrabbiare eccessivamente. Poi, iniziò a spiegare la situazione, tralasciando volutamente la questione di Mizuki. I genitori ascoltarono attentamente quella richiesta bizzarra, non volevano credere che la loro figlia volesse davvero rifiutarsi di diventare una miko, come imponeva la tradizione Mitsuha. Quello che si stava innervosendo sempre di più era suo padre in quanto la tradizione proveniva proprio dai suoi antenati, mentre la madre la guardava dispiaciuta e sperava che suo marito non prendesse troppo sul serio le parole di sua figlia, ritenendola una semplice crisi adolescenziale. Ma così non fu.
-Non se ne parla proprio. Tu diventerai una miko, non si discute. Se dirai un'altra simile assurdità ti impedirò di avere delle amicizie e ti rinchiuderò in un tempio, dove avrai la giusta formazione.- Disse infuriato suo padre.
-Ma papà, io...- Cercò di opporsi la ragazza.
-Ho detto no. Non discutere o non uscirai più da questa casa. E ora vai in camera tua e rifletti su quello che hai detto.- Ordinò l'uomo.
Yonomori corse in camera sua e infilò la testa sotto al cuscino maledicendosi il momento in cui aveva deciso di parlarne con i suoi. L'unica che non si era pronunciata in merito alla questione era sua madre, quindi c’era una piccola speranza.
Tutto d'un tratto la ragazza sentì di bussare alla sua porta, dove poco dopo fece il suo ingresso sua madre.
-Mamma.- Pronunciò, tirando su con il naso.
-Yonomori, avresti dovuto parlarne prima con me. Lo sai come la pensa tuo padre riguardo le tradizioni.- La ammonì amorevolmente la donna.
-Mamma credevo che avrebbe capito almeno in parte.- Confessò.
-Tuo padre é un testone. Ma ora dimmi, per caso c'entra qualche ragazzo ?- Chiese delicatamente.
-N... No, ma che dici.- Rispose imbarazzata.
-Dai confessa, ti conosco troppo bene per credere a questa risposta.-
-Non è nulla di serio. Probabilmente è solo una cotta. Mi passerà non preoccuparti.- La rassicurò sua figlia.
-Non credo bambina mia. Poco fa eri molto convinta di quello che dicevi, e per esprimerti in quel modo vuol dire che ci tieni davvero a quella persona.-
Yonomori in mente non poteva che dare ragione a sua madre, nemmeno lei era convinta di quello che le aveva detto. Per lei Mizuki valeva molto, ci teneva, lo voleva al suo fianco più di ogni altra cosa, avrebbe fatto di tutto per poter stare liberamente con lui. Voleva vivere una relazione come i suoi amici. Li aveva sempre invidiati, molti di loro anche se avevano caratteri opposti si amavano più di ogni altra cosa. L'esempio più eclatante che le venne in mente fu quello di Rin e Sesshomaru, una era l'allegria in persona e l'altro era freddo e glaciale, ma entrambi si amavano alla follia.
Continuava a pensarci quando sua madre l'aveva richiamata alla realtà.
-Cara mi dispiace ma non posso darti il via libera a frequentare il ragazzo che ti piace, sai benissimo che tuo padre mantiene sempre quello che dice, ma forse in segreto potrete vedervi. Se lui sarà disposto a farlo, sarà la prova che ti ama davvero. Per il momento dovrai fare così se ci tieni a quel ragazzo poi, una volta raggiunta la maggiore età, deciderai cosa vuoi fare veramente. Ma sappi che questo non sarà senza rischi. Però promettimi una cosa. Se deciderai di frequentarlo non dovrete mai andare aldilà del bacio, almeno finché non avrai le idee chiare.- Si raccomandò la donna.
Yonomori era entusiasta di quello che sua madre le aveva detto, così sapeva che dalla sua parte aveva qualcuno. Ora il problema principale era se lei voleva davvero stare con Mizuki, anche se su questo aveva pochissimi dubbi, però quello che temeva e se lui avesse accettato di vivere una relazione clandestina.
Per il momento ringraziò sua madre per il sostegno che le stava dando.
La notte fu lunga, e ogni secondo che passava continuava a pensare al modo di come poterlo dire a Mizuki ma, appena lo trovava, le veniva in mente la probabile reazione che avrebbe avuto. Finché, appena giunta l'alba, gli inviò un messaggio.
“PERDONA LA MIA REAZIONE ALLA FESTA. DOBBIAMO PARLARE.”
Il messaggio era breve e conciso.
Mizuki sentì immediatamente il trillo del telefonino, lo prese pensando all'ennesimo inutile e sciocco messaggio, ma quando vide il mittente, trasalì.
Lesse velocemente il messaggio e poi rispose.
“NON PREOCCUPARTI. DOVE CI DOBBIAMO VEDERE ?”
Chiese impaziente della risposta, che non tardò ad arrivare.
“ALLE DIECI AL PARCO.”
Mizuki era euforico ma allo stesso tempo spaventato da quello che la ragazza voleva dirgli. Si alzò velocemente e si fece una lunga doccia, in attesa che arrivasse l'ora in cui avrebbe rivisto la ragazza che tanto amava, anche se questa lo aveva rifiutato.
Finalmente l'orario arrivò e Mizuki giunse con mezz'ora di anticipo. Quando la vide arrivare per lui fu come un raggio di sole che rischiarava le tenebre della sua mente.
I due si salutarono imbarazzati e si andarono a sedere sulla panchina più isolata del parco.
-Mizuki perdonami per essermene andata senza spiegazioni e per non essermi fatta più sentire.- Disse desolata la ragazza.
-No, é colpa mia. Sono stato uno sciocco a cercare di bac... Baciarti.- Disse balbettando per l'imbarazzo.
-Non è per quello, è solo che non posso.- Confessò afflitta.
Mizuki la guardava confuso, avrebbe capito se non voleva, ma non comprendeva il perché non poteva. Yonomori si accorse dell'aria sorpresa che aveva il ragazzo, così iniziò a spiegare la questione, evitando di dire quello che era accaduto con i suoi genitori. Aveva anche tralasciato di dire quello che le aveva detto sua madre, perché era imbarazzante e voleva evitare che il ragazzo si sentisse costretto a frequentarla.
“se son fiori, fioriranno”. Pensò la ragazza.
-Capisco. Non preoccuparti mi basta la tua amicizia.- Disse comprensivo Mizuki. -Amici ?- Chiese porgendole il mignolo.
-Amici.- Rispose la ragazza incrociando il suo mignolo a quello del ragazzo.
In quel piccolo frangente, entrambi arrossirono. Chiaro segno che nessuno di loro voleva solo essere amico, ma per il momento si accontentavano di ciò.
 
Yonomori tornò a scuola e, come prima, sedeva ancora accanto a Mizuki. Bastava un piccolo sfioramento per farli arrossire. Il ragazzo avrebbe tanto voluto che la loro amicizia si evolvesse in qualcosa di più, ma rispettava ciò che le aveva detto. Non avrebbe più preso iniziative affrettate; non avrebbe più rischiato di perderla.
Tutto sembrava essere tornato alla normalità, anche se per Yonomori e Mizuki era difficile reggere quella situazione. L’occasione che avrebbe dato una svolta alla loro relazione, arrivò quando l’insegnante di fisica affidò agli studenti il compito di presentare dei progetti per la fiera delle scienze che si svolgeva ogni anno nel loro istituto. I compiti dovevano essere svolti a coppia e, per non creare confusione, la professoressa aveva fatto le coppie in base a come erano seduti in classe. Dunque Yonomori e Mizuki, inevitabilmente, furono messi insieme.
I due ragazzi avevano deciso di darsi appuntamento nella biblioteca per svolgere le prime ricerche e poi sarebbero andati a casa di Mizuki per realizzare il progetto.
Yonomori aveva evitato di parlare di Mizuki a suo padre, proprio perché questo abitava vicino a casa loro e lei tornava sempre da scuola con lui, quindi finché avrebbe mantenuto il segreto, suo padre non avrebbe avuto da ridire sul fatto che si frequentavano per questioni scolastiche.
Suo padre, quel fine settimana, era fuori per affari, così decise che quello era il momento giusto per andare a casa di Mizuki per realizzare il progetto, almeno avrebbe evitato che l'uomo avesse qualche sospetto su di loro.
Mizuki era felice di quel progetto perché questo gli dava la possibilità di rimanere ancora di più insieme a lei.
La settimana giunse al termine e i due ragazzi si erano dati appuntamento la mattina, così avrebbero avuto l'intera giornata per il progetto. I genitori di Mizuki, sapendo del progetto e sapendo che la madre della ragazza era sola, decisero di invitarla a pranzo per evitare che la ragazza facesse avanti e indietro.
La mattina, i ragazzi misero fuori tutti i materiali che servivano mentre il pomeriggio ne iniziarono la realizzazione.
Avevano deciso di rappresentare la formula chimica dell'acqua, includendo la composizione degli elementi che la costituivano.
Erano seduti alla scrivania quando cadde a terra una pinza. Entrambi si calarono per prenderla e, irrimediabilmente, le due fronti si urtarono.
Alzarono la testa e i loro sguardi si incrociarono. Avevano gli occhi lucidi e le gote arrossate.
Yonomori cercava di opporsi a quella forza invisibile che cercava di spingerla verso il ragazzo, ma alla fine perse la battaglia.
La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Mizuki rimase immobile e pensava che quello fosse solo frutto della sua immaginazione, ma una mano sventolata dinanzi ai suoi occhi lo fece ridestare.
-Mi… Mi dispiace. So di averti detto di volerti essere solo amica, ma non riesco più a fingere.- Disse la ragazza in preda all'imbarazzo.
Il ragazzo non disse una parola, così Yonomori si alzò, e mentre stava per andarsene, una stretta decisa la fece voltare.
-Aspetta. Non andartene.- Chiese il giovane youkai.
Mizuki gli si era parato dinanzi, e ora dall'alto della sua statura osservava quella ragazza così piccola.
-Vorrei solo una spiegazione. Questa volta non ti lascerò scappare per poi sparire di nuovo.- Disse deciso l’albino.
Yonomori era imbarazzata dalla situazione, ma lo youkai non aveva torto. La volta precedente lo aveva lasciato in preda ai dubbi e ai sensi di colpa, ora meritava più che mai una spiegazione.
-Mizuki io ti ho amato sin dal momento in cui ho imparato a conoscere il tuo vero carattere. Se quella volta sono fuggita non era perché non volevo ma era perché non potevo. Mio padre, sebbene non sappia nulla di te, è stato categorico in merito al mio futuro. Ho provato a reprimere i miei sentimenti e a esserti solo amica, ma non ci sono riuscita. Non riesco a ritenerti un semplice amico. Il mio cuore non me lo permette.- Confessò la ragazza. – Se questa volta sarai tu ad andartene, lo capirò.- Concluse in preda alle lacrime.
Mizuki ascoltò con minuzia ogni singola parola, cercando di non perdere nemmeno una virgola. Quando la ragazza concluse, toccò a lui dire la sua.
-Yonomori, non posso negare di esserci rimasto male e di aver sofferto per quella reazione, ma nemmeno io sono riuscito a reprimere i miei sentimenti per te. Ho accettato di esserti amico perché in questo modo avrei sempre avuto un motivo per incontrarti e parlarti. Vorrei anche io che la nostra amicizia diventasse qualcosa di più, ma se le tue tradizioni te lo vietano, non sarò io a stravolgerle. Questa è una tua decisione, qualunque essa sia io la accetterò.- Disse sorridendo Mizuki.
-Io non voglio esserti solo amica.- Ribadì la biondina.
Poi raccontò il resto della conversazione che aveva avuto con i suoi, e il parere che le aveva dato sua madre.
-Mizuki, mi dispiace. Tu meriti di più. Non voglio costringerti ad avere una relazione clandestina come fanno i ragazzini.-
-Yonomori sono abbastanza grande da sapere cosa voglio esattamente. Se stare con te significa vivere di nascosto la nostra relazione, allora ben venga. Sono disposto a tutto pur di stare con te. Non c'è bisogno che sventoliamo il nostro rapporto ai quattro venti.- Affermò decisivo.
-Mizuki ne sei sicuro?- Chiese tremolante.
-Sì. E ti prometto che farò molta attenzione a non farci scoprire. Ma dimmi, tu piuttosto sei convinta di quello che stai facendo?- Domandò a sua volta.
-Ora più che mai.- Rispose.
I due si strinsero in un forte abbraccio dandosi un tenero bacio. Dopo decisero che era il momento di dedicarsi al progetto.
La giornata si era conclusa nel migliore dei modi; il progetto era finito, e la loro relazione era sbocciata.
Mizuki cercò di comportarsi il più naturale possibile, non voleva destare alcun sospetto. Ci teneva troppo alla sua relazione e non voleva rischiare di perdere tutto, per tale motivo non aveva rivelato a nessuno la sua relazione e in pubblico con Yonomori si comportava come al solito.
Sembrava che stesse filando tutto liscio, ma questa era solo la calma prima della tempesta.
Qualcuno li aveva spiati ed era immediatamente corso a raccontarlo al signor Mitsuha. Appena Yonomori mise piede dentro casa si scatenò il putiferio.
-Cos'è questa storia? Da quanto tempo va avanti?- Domandò infuriato l'uomo.
-Papà non so a cosa ti stai riferendo.- Disse spaventata la ragazza.
-Non prendermi in giro ragazzina. Ho saputo che hai una relazione con il figlio degli Hebi.- Proferì, sempre più alterato.
-Chi ti ha detto una simile sciocchezza?- Chiese impaurita.
-Chi me lo ha detto non ha importanza. Ora capisco il perché di quella sciocca richiesta di interrompere la tradizione. Quindi questa storia va avanti da mesi?- Affermò.
-Papà non è come pensi.- Ribadì la ragazza, intimidita dalla reazione del padre.
-Yonomori smettila di mentire.- Ordinò. –Comunque dopo la fine di questo anno scolastico andrai a studiare in un tempio. Lì prenderai il diploma e allo stesso tempo ti allenerai per diventare una miko degna della famiglia Mitsuha.- Dichiarò l’uomo.
- No, non puoi farmi questo.- Disse sbigottita la povera Yonomori.
-E invece posso.- Disse andandosene.
La ragazza pianse disperatamente, cercando un modo per uscire da quella brutta situazione. Fortunatamente suo padre non le aveva sequestrato il cellulare. Andò in camera sua e inviò un messaggio a Kagome raccontandole quello che era appena accaduto.
Kagome inorridì dinanzi a quel messaggio, non poteva credere che un uomo potesse arrivare a tanto. Decise che avrebbe chiesto qualche consiglio a sua madre.
Corse immediatamente da sua madre e ne parlò, spiegando l’intero accaduto.
-Kagome non è così semplice. Forse i genitori di Yonomori seguono la vecchia tradizione mentre i miei erano di larghe vedute. Come vedi sia io che tuo padre ci siamo innamorati e ci siamo sposati, avendo dopo due bellissime bambine. Guarda tua sorella, anche lei è primogenita, e adesso sta vivendo la sua splendida storia d’amore con Tomoe. Io non le negherò mai la possibilità di vivere la sua vita come vuole, in futuro voi due erediterete il tempio ma non dovrete mai privarvi di formare una famiglia tutta vostra. Poi, se dicessi una cosa del genere a tuo padre, mi fulminerebbe all’istante. Sai è stata la prima cosa che mi ha detto appena ci siamo fidanzati.- Proferì sua madre.
-Ma mamma, io voglio che anche Yonomori viva la sua relazione. Lei e Mizuki si amano follemente, non è giusto che una stupida tradizione li impedisca di vivere la loro relazione.- Si confidò la corvina.
-Mi dispiace. Però, sai, potrei chiedere a tuo padre di intercedere con il signor Mitsuha.- Propose.
Kagome saltò tra le braccia di sua madre. Lei era tanto severa quanto amorevole, mentre suo padre era l’ottimismo in persona.
-Kagome però a pensarci bene, se tuo padre dovesse fallire, potresti chiedere a Nanami di usare i suoi poteri per far riappacificare la famiglia Mitsuha. Chissà forse il padre della tua amica diventerà più magnanimo.- Suggerì.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Bene, bene, bene. Questo capitolo è stato dedicato alla coppia Yonomori/Mizuki. Ahimè non hanno avuto tanta fortuna. Chissà, forse Mikage potrebbe far cambiare idea al signor Mitsuha. Non si sa.
Chiedo perdono per gli obbrobri che sicuramente ci saranno. Se vorrete dirmelo, non esitate a farlo.
 
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e Nanami _chan che ha recensito lo scorso capitolo.
 
CHIARIMENTI
miko kagura (巫女神楽, 'kagura delle sacerdotesse'): È l'unico kagura eseguito interamente da donne, di solito nei santuari shintoisti o nei festival popolari. Le danze sono caratterizzate da movimenti lenti, circolari, che pongono maggiore enfasi sulle quattro direzioni cardinali e fanno uso di ventagli e campanelle, con scopi propiziatori per chi vi assiste.



    
ok, questa volta sono riuscita a mettere qualche immagine. quella di Akura-ou e Kirihito avrebbero dovuto essere messe la volta scorsa ma, come vi ho detto, non ci sono riuscita. quindi questa volta ho messo quella di: Mizuki/Yonomori e un'immagine che esprime l'emozione che ha provato Tomoe nel rivedere la sua amata.

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Capitolo 15
*** Tutto per amore ***


Le vacanze ben presto terminarono e tutti si prepararono per l’inizio di un nuovo anno scolastico. Yonomori, come aveva detto suo padre, era stata mandata in un tempio per concludere i suoi studi. A nulla erano valse le intercessioni di Mikage, e i poteri di Nanami erano solo serviti a far riappacificare la famiglia Mitsuha.
Con grande dolore Yonomori dovette dire addio al suo amato, ma con la promessa che, una volta raggiunta la maggiore età, sarebbe tornata da lui.
Nei giorni seguenti, Mizuki sembrava particolarmente assorto ma nessuno riusciva a capire cosa stesse pensando, anche se attribuivano questo suo atteggiamento all’assenza di Yonomori. Non ci volle molto tempo per scoprire cosa stesse architettando.
Il tempio dove si trovava Yonomori stava organizzando un festival dove le aspiranti miko si sarebbero esibite nella danza propiziatoria. Gli amici della ragazza si erano organizzati per andarla a vedere, tranne Mizuki a cui era stato espressamente vietato di recarsi in quel luogo.
Mancavano pochissimi giorni al festival e Mizuki stava pensando come poterci andare senza essere riconosciuto. Improvvisamente gli balenò in mente un’idea alquanto bizzarra, ma per metterla in atto avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Tomoe e sperava che questo accettasse.
Era risaputo quanto Tomoe odiasse utilizzare i suoi poteri per futili motivi, infatti li usava solo se strettamente necessario.
Mizuki raccolse tutto il suo coraggio e corse dallo youkai-ka per chiedergli aiuto.
-Salve signor Soushi, Tomoe è in casa?- Chiese educatamente.
-Sì, ma ti conviene fare in fretta prima che corra dalla sua Nanami. Da quando è ritornata non c’è momento libero che non dedichi a lei.- Rispose Miketsukami sorridendo.
Mizuki corse da Tomoe pregando tutti i kami affinché accettasse.
-Tomoe?- Chiamò timidamente Mizuki.
-Ehi Mizuki cosa c’è?- Chiese.
-Tomoe, ho un enorme favore da chiederti.- Disse timoroso.
-Di che si tratta?- Domandò incuriosito dal tono di voce assunto dallo youkai.
-So che i tuoi poteri ti consentono di mutare l’aspetto delle persone, giusto?-
-Sì.- Rispose sempre più attratto dalla questione.
-Tomoe come saprai a breve ci sarà il festival dove si esibirà Yonomori, e sai benissimo che mi è stato espressamente vietato di andarci.- Spiegò Mizuki.
-E in che modo potrei aiutarti?- Chiese confuso.
-Vorrei che mi aiutassi a camuffarmi per poter andare a trovarla. Le tue trasformazioni sono perfette e sono certo che nessuno si accorgerà della mia identità.- Spiegò.
-Mizuki sai bene che sono riluttante a usare i miei poteri, ma conoscendo la tua situazione per questa volta farò un’eccezione.- Specificò, accettando di aiutarlo.
Mizuki per la felicità lo stritolò in un abbraccio colmo di gratitudine. Tomoe dopo essere riuscito a scrollarselo di dosso, gli diede una delle sue foglie magiche che avrebbe camuffato il suo aspetto. L’albino la provò subito e vide che la magia lo aveva trasformato in una dolce fanciulla dai capelli castani, con occhi del medesimo colore e con un fisico molto aggraziato. Si vergognò tantissimo nel constatare che aveva tutto quello che possedeva una ragazza, seno molto prosperoso incluso; ma per Yonomori era disposto a fare qualunque cosa, anche indossare una quarta di reggiseno.
-Tomoe tutto questo seno era proprio necessario?- Domandò con una voce molto femminile.
Tomoe scoppiò in una fragorosa risata, era troppo divertente vederlo con quell’aspetto.
-Se vuoi riuscire a ingannare devi cambiare il più possibile.- Rispose la kitsune.
- Va bene. Tomoe, a parte gli scherzi, non rivelare a nessuno di questo piano,nemmeno ai nostri amici, o potrebbe saltare tutto.-  Disse con tono serio, dopo essere tornato al suo aspetto originario.
Tomoe lo rassicurò, promettendogli che a nessuno avrebbe mai svelato questo piccolo segreto. Prima che se ne andasse, la volpe spiegò minuziosamente il funzionamento della magia della foglia. Mizuki, dopo aver salutato tutti, si diresse verso casa sua custodendo attentamente quella piccola e preziosa foglia.
Il giorno del festival arrivò presto, e tutti erano euforici all’idea di vedere quelle giovani ragazze danzare.
Molti fedeli avevano in mano dei biglietti dove avevano scritto ciò che avrebbero chiesto alle aspiranti miko una volta terminata la danza.
Quell’anno la sacerdotessa del tempio aveva stabilito che, appena terminata l’esibizione, i fedeli potevano rivolgere privatamente le loro richieste alle aspiranti. Per Mizuki questa era una grandissima opportunità.
Prima dell’inizio della melodia che avrebbe dato inizio alla danza, Yonomori guardò tra i fedeli nella speranza di scorgere il suo amato ma, per quanto si sforzasse, aveva visto solo i suoi amici.
Mizuki si era posizionato nel posto più lontano dai suoi amici, temeva che il fiuto di qualche youkai avrebbe mandato a monte il suo piano, però il luogo dove si trovava era un punto strategico perché gli dava una visuale perfetta della sua ragazza e, inoltre, era anche vicino al posto dove le miko avrebbero ricevuto i fedeli. Tutto stava andando alla perfezione.
Il rito propiziatorio proseguiva senza intoppi, ma l’espressione di Yonomori era alquanto triste e affranta, non c’era alcun sorriso che le illuminasse il viso. Mizuki avrebbe voluto tanto salire su quel palco e abbracciarla, ma per il bene della loro relazione non poteva permettersi di commettere azioni impulsive.
Terminate le danze, Mizuki si diresse immediatamente nella stanza dove era stata collocata Yonomori per ricevere i fedeli. La fila era lunga e lì, ovviamente, c’erano anche i suoi amici che volevano salutarla. Il ragazzo fu l’ultimo a essere ricevuto, e questa era una cosa positiva, almeno avrebbe avuto tutto il tempo per chiacchierare un po’, anche se sotto mentite spoglie. Era troppo presto per rivelare chi era.
Arrivato il turno di Mizuki, Yonomori stava uscendo dalla stanza.
-Oh, mi scusi, pensavo che non ci fosse più nessuno.- Disse scusandosi Yonomori. – Le dispiace se andiamo fuori a parlare? Non si respira lì dentro.- Chiese, rivolgendosi alla ragazza.
Mizuki annuì e la seguì senza dire una parola. Si sedettero su una panchina all’ombra di un albero di ciliegio. Il ragazzo guardando il volto della ragazza arrossì. Ai suoi occhi era più bella di quando l’aveva vista l’ultima volta. Dovette fare un enorme sforzo per non saltare addosso alla sua amata.
-Bene, in cosa posso esserle utile?- Domandò Yonomori, sorridendo alla ragazza.
-Oh sì… Beh… vorrei chiedere una benedizione affinché questo periodo nero finisca, e possa finalmente ricongiungermi con la mia dolce metà.- Disse Mizuki con tono molto femminile.
-Non so fino a che punto funzionerà. Vorrei anche io la stessa cosa ma, purtroppo, i miei poteri su di me sembra che non funzionino.- Pronunciò lasciandosi scappare una lacrima.
Mizuki ebbe una fitta al cuore nel sentire quelle parole cariche di tristezza, e istintivamente le asciugò la lacrima col pollice.
-Mi dispiace. Credo tu abbia chiesto all’aspirante sbagliata.-
-E invece no. Credo di aver chiesto alla persona giusta.- Confessò Mizuki.
-Come ti chiami?- Domandò la biondina.
- Mizu…- Disse bloccandosi appena in tempo.- Mitsuko- Concluse, dicendo il primo nome che avesse un’assonanza col suo.
-Che bellissimo nome. Mi ricorda molto quello di una mia carissima persona, solo che lui è un maschio.- Rivelò sorridendo.
Mizuki ringraziò i kami per essere riuscito a fermarsi in tempo, altrimenti con un semplice nome avrebbe rovinato tutto.
-E tu?- Domandò, fingendo di non conoscerla.
-Yonomori.- Rispose. – Mi dispiace, sei venuta qui per chiedere una benedizione e, invece, la conversazione sta andando fuori tema.- Si scusò.
-No ma che dici. E’ un piacere fare nuove conoscenze. Anzi se ti va potremmo diventare anche amiche.- Propose lo youkai travestito.
Yonomori sorrise e Mizuki non poteva che essere felice di essere riuscito a vedere di nuovo quel leggiadro sorriso.
-Sai, ho come la sensazione di conoscerti. Forse ti avrò già vista da qualche parte, ma non ricordo dove.- Ipotizzò Yonomori.
-E’ impossibile. Mi sono appena trasferita con i miei genitori.- Mentì lo youkai.
Mizuki, sebbene fosse felice di essere vicino alla sua amata, si sentiva uno schifo; le stava mentendo spudoratamente. Promise che, appena avrebbe potuto, le avrebbe confessato tutto.
Dopo un po’ si salutarono e si diedero appuntamento per il fine settimana, in quanto le aspiranti avevano la giornata libera.
Mizuki la salutò con euforia, e Yonomori la osservava sbigottita perché non riusciva a capire come mai quella ragazza fosse così felice di rincontrarla. Nel salutarsi entrambe vennero scosse dai brividi; Mizuki sapeva perché, ma Yonomori non ne comprendeva il motivo.
Da quel giorno Mizuki, ogni fine settimana, era sempre euforico e gli amici, a eccezione di Tomoe, non capivano cosa gli fosse successo.
Era da un mese che lui e Yonomori si incontravano, anche se la ragazza credeva di incontrare Mitsuko e non il suo ragazzo. Però Mizuki, l’ultima volta che l’aveva vista, si era ripromesso che la volta successiva le avrebbe detto la verità.
Il momento di svelare il suo segreto era arrivato. Quella mattina Mizuki, dopo essere trasformato in Mitsuko, si diresse verso il tempio dove risiedeva Yonomori. Sentiva il cuore che batteva all’impazzata e la sua mente, pensando alle conseguenze della sua confessione, era sovrastata dai pensieri più funesti; però non voleva mentirle più, Yonomori meritava di sapere la verità. Una volta giunto lì, la vide nel suo pieno splendore.
-Ciao Yonomori.- Salutò Mizuki nelle vesti di Mitsuko.
-Oh ciao Mitsuko.- Disse ricambiando il saluto.
Yonomori era particolarmente euforica, e Mizuki si sentiva in colpa al solo pensiero di rovinarle la giornata con la sua confessione.
-Yonomori oggi sembri particolarmente entusiasta. E’ successo qualcosa?- Chiese Mitsuko.
-Sì. Vieni voglio farti vedere cosa ho imparato a fare.- Rispose la ragazza trascinando l’amica.
Mizuki sentendosi tirare dalla ragazza arrossì. Nel frattempo Yonomori lo aveva condotto in quella che sembrava essere una grotta, e non poteva altro che chiedersi il perché lo avesse portato lì.
-Mitsuko, non spaventarti. Ti ho portato qui perché è il posto migliore per poterti mostrare ciò che ho imparato.- Spiegò.
Una volta entrati nella grotta, Yonomori chiuse gli occhi e posizionò le mani in direzione dell’entrata. Improvvisamente un fascio di luce provenne dalle sue mani e si bloccò all’ingresso.
-Mitsuko prova ad uscire.- Incitò la ragazza.
Mitsuko provò a uscire ma andò a urtare contro un muro invisibile. Dopo Yonomori richiuse le mani e fece uscire l’amica, che una volta uscita, non vide più nessuno, nemmeno la grotta. Dunque quello che aveva imparato Yonomori era erigere delle barriere spirituali. Dopo il primo momento di sbigottimento, Yonomori fece rientrare la sua amica ergendo nuovamente la barriera.
-Complimenti, hai imparato a usare la forza spirituale per erigere barriere e nascondere gli oggetti.- Si complimentò Mitsuko.
Mitsuko pensava che questa sarebbe stata l’occasione giusta per rivelarle chi era in realtà. Avrebbe approfittato della barriera per poter annullare la trasformazione senza correre il rischio di essere scoperto da terzi. Inspirò profondamente per prendere coraggio e poi cominciò a parlare.
-Yonomori devo svelarti un segreto.- Disse tutto d’un fiato. – Io non sono chi credi io sia.- Confessò.
La ragazza guardava sbalordita la sua amica, non voleva credere che le avesse mentito, si era fidata di lei, la riteneva una buona amica.
Mitsuko guardando la ragazza non riusciva a dire più una parola, il fatto di averla delusa l’aveva bloccata. Non riuscendo a parlare con la bocca, decise che avrebbe parlato con i fatti. Abbracciò la ragazza e le diede un bacio a fior di labbra. Yonomori aveva la sensazione di conoscere quel bacio, le ricordava terribilmente il suo ragazzo, ma quello non era Mizuki; dopo essersi ripresa dallo stupore diede un sonoro schiaffo a quella che riteneva essere la sua amica. Stava per andarsene, ma Mitsuko la bloccò.
-Mi dispiace averti mentito, ma non è come sembra.- Disse indicando se stessa. –Ora osserva.- La invitò.
Mitsuko si portò una mano sulla testa togliendo la foglia che nascondeva tra i capelli, immediatamente iniziò a trasformarsi nel suo vero aspetto. Yonomori continuava a osservare e a ogni tratto che le appariva dinanzi, sempre più lacrime sgorgavano dai suoi occhi. Finita la trasformazione, la ragazza stava cadendo per lo shock ma Mizuki aveva fatto in tempo a prenderla. Erano seduti a terra e Yonomori, dopo essersi ripresa dalla sorpresa, strinse forte il ragazzo e iniziò a baciarlo a intermittenza senza dare il tempo al giovane di realizzare la situazione. La ragazza baciava con sempre più foga, finchè Mizuki la strinse forte e, per comodità, la fece sdraiare a terra e si posizionò sopra iniziando anche lui a baciarla con sempre più trasporto. Ci volle un po’ affinché i ragazzi si staccassero, in quel momento l’astinenza del loro contatto aveva preso il sopravvento. Rimasero a lungo abbracciati prima che uno dei due dicesse una sola parola.
-Mizuki, perché non mi hai detto subito che dietro le vesti di Mitsuko c’eri tu?- Domandò stupita la ragazza.
Mizuki temeva quella domanda ma i baci scambiati con la sua amata gli diedero il coraggio per confessare. Raccontò tutto nei minimi dettagli, a partire da quando aveva chiesto aiuto a Tomoe fino a quando aveva deciso di frequentarla nelle vesti di Mitsuko, tutto per rimanere in qualche modo accanto a lei. Ovviamente raccomandò alla ragazza di non dirlo a nessuno, per evitare che giungesse alle orecchie di suo padre.
I due passarono tutto il tempo che la ragazza aveva a disposizione nella grotta, rimanendo abbracciati e baciandosi. Nessuno dei due sembrava averne abbastanza. Ognuno tornò a malincuore alla propria abitazione, ma con una pace e una felicità interiore che mai nessuno avrebbe potuto regalarli.
Mizuki nella sua camera continuava a sfiorarsi le labbra e ad annusare la maglia che si era impregnata dell’odore di Yonomori; non vedeva l’ora che arrivasse il nuovo fine settimana, ovviamente avrebbe rincontrato la sua ragazza nelle vesti di Mitsuko. Finchè la ragazza non avesse raggiunto la maggiore età o, per qualche miracolo, suo padre avesse cambiato idea, quello era l’unico modo per incontrarsi. Il fatto che lei avesse imparato a erigere barriere non poteva che essere capitato in un momento migliore.
La felicità sembrava aver finalmente fatto il suo ingresso nelle loro vite; ma nulla dura in eterno. Qualcuno aveva scoperto i loro incontri clandestini.
Il giorno prima del fine settimana, Yonomori fu convocata nella stanza della sacerdotessa del tempio, e questo non era per niente rassicurante. Quando arrivò la sacerdotessa la fece accomodare e iniziò a camminarle intorno. Yonomori era terrorizzata, aveva la sensazione che avesse scoperto i suoi incontri con il ragazzo.
-Signorina Mitsuha credo che lei abbia capito il motivo per cui l’ho convocata?- Chiese la sacerdotessa con tono severo. – Non ci girerò intorno.- Riprese.
Yonomori era terrorizzata.
-Ultimamente ho notato la presenza di barriere spirituali di basso livello. Inizialmente ho lasciato perdere pensando che fosse qualche apprendista che si stava esercitando, finchè non ho notato che era sempre negli stessi giorni, alla stessa ora, nello stesso posto e quando non c’eri tu. Ti ho seguita e ho scoperto il piccolo segreto che tu e la tua amica nascondevate, anche se la tua amica in realtà è il tuo ragazzo.- Svelò la sacerdotessa.
- Mi dispiace, non accadrà più.- Disse Yonomori in preda alle lacrime.
-Non ho concluso.- Puntualizzò la sacerdotessa.
-La prego non lo dica a mio padre. Prometto che metterò fine a tutto.- Implorò la ragazza.
-Mi faccia finire, e non mi interrompa più altrimenti potrei ripensarci.- Pronunciò con tono meno severo.- Anche io sono stata una ragazza giovane come te, e proprio come te avevo un ragazzo che amavo, quando ti ho vista insieme a quel ragazzo non ho potuto fare altro che constatare quanto entrambi vi amiate, inoltre quello che è disposto a fare il tuo ragazzo pur di stare con te, è davvero lodevole. Conosco i piani di tuo padre, nel tempo molte miko sono state costrette a diventarlo a causa dei piani altrui. Ho visto che i vostri sentimenti sono veri e ho deciso che questa volta non voglio vedere svanire un amore così puro. Perciò acconsento ai vostri incontri ma a patto che non vi facciate scoprire. Sono stanca di vedere ragazze costrette a diventare quello che non vogliono.- Concluse la sacerdotessa.
-Vi ringrazio infinitamente. Prometto che faremo il possibile per non farci scoprire.- Promise la ragazza.
Yonomori ringraziò i kami per aver permesso un simile sviluppo. Non vedeva l’ora di raccontare tutto a Mizuki. La loro relazione non poteva ancora essere vissuta alla luce del giorno ma l’avere nuovi alleati avrebbe sicuramente facilitato le cose.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Ringrazio tutti quelli che leggeranno e commenteranno il capitolo.
so che non è un granchè ma questo lo lascio decidere a voi.
Baci Inu_ka

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Capitolo 16
*** Non può piovere per sempre ***


Gli anni passarono, e con essi anche le situazioni mutarono. Nelle varie famiglie c'erano stati matrimoni, trasferimenti e dolorose separazioni.
Sesshomaru, Kurama, Tomoe e Nanami avevano terminato gli studi e tre di loro erano convolati a nozze; Nanami e Tomoe si erano sposati e adesso avevano tre splendidi gemelli, due femmine identiche al padre e un maschio uguale a sua madre ma con le caratteristiche di youkai-ka del padre. Fortunatamente la coppia poteva contare sull’aiuto delle rispettive famiglie che ogni tanto davano un sospiro di sollievo alla coppia, concedendoli anche un po' di intimità, anche se si erano ripromessi di non avere più figli onde evitare di avere altri tre gemelli. Anche Kurama si era sposato ma il suo matrimonio, dopo la nascita della piccola Setsu, era finito, lei aveva scelto la carriera lasciando la bambina al suo ex marito e andando a convivere con un altro pittore. Fortunatamente Kurama poteva contare su sua madre per mantenere la bambina quando lui era in tournée, nella carriera era riuscito a eguagliare la fama di suo padre ma questo non gli impediva di dedicarsi il più possibile alla sua piccolina. Sesshomaru e Rin, non si erano ancora sposati, poiché lui attendeva che lei concludesse gli studi.
Yonomori, una volta raggiunta la maggiore età, aveva abbandonato il tempio e aveva affrontato suo padre che alla fine aveva ceduto e le aveva concesso di continuare a frequentare Mizuki, in quanto era stato colpito dalla tenacia con cui il ragazzo era riuscito a frequentare sua figlia senza farsi scoprire da lui.
La faccenda non era tanto semplice per quanto riguardava Inuyasha e Kagome.
Inuyasha negli anni aveva avuto vari momenti di sbandamento. A scuola veniva spesso bullizzato e molte volte era arrivato alle mani, avendo la peggio contro gli youkai. Per un periodo era anche stato perseguitato da sua madre che, non si sapeva come, riusciva a trovarsi sempre nei posti in cui si trovava lui. Un giorno aveva deciso di farla finita una volta per tutte tentando di gettarsi da un ponte, ma fortunatamente il tempismo di Kagome era riuscito a evitare la tragedia. Quella volta Kagome aveva anche rischiato di farsi male sul serio, perché per correre il più velocemente possibile, non era riuscita a vedere in tempo una moto che veniva dalla direzione opposta alla sua. Fu allora che per lo spavento Inuyasha decise di resistere a quella situazione e di smetterla di continuare a torturarsi. Ora finalmente Kagome poteva stare tranquilla.
Una volta raggiunta la maturità avrebbero lasciato la città andando a studiare fuori Tokyo, ma purtroppo ciò non fu possibile.
Avevano appena terminato gli esami di maturità quando Kagome fu colta da un senso di nausea indescrivibile, quasi tutti lo avevano attribuito alla tensione accumulata per gli esami, ma dopo un mese ancora non passava. Soprattutto la mattina era colta dalla nausea e da conati di vomito, credeva fosse un virus, ma le venne in mente un dubbio e decise di parlarne con sua sorella.
 Fortunatamente la trovò in casa.
-Nanami scusami lo so che sei impegnata ma ho una cosa urgente da chiederti.- Disse la corvina in preda al panico.
-Vieni entra. Problemi con Inuyasha?- Domandò mentre si dirigevano verso il soggiorno.
Kagome negò col capo.
-Tomoe, puoi lasciarci un attimo da sole?- Domandò Nanami.
Tomoe accettò senza obiettare.
-Ok amore. Scommetto che la chiacchierata sarà lunga perciò approfitto per andare a vedere cosa combina mio padre con i nostri figli. Ormai ce li sequestra continuamente.- Sospirò lo youkai-ka.
Tomoe uscì, e Kagome iniziò a spiegare la situazione. Nanami ascoltò ogni particolare di quello che raccontava sua sorella, e a ogni parola era sempre più convinta di quello che le stava succedendo.
-Kagome da quello che mi hai raccontato sono più che convinta che presto nelle nostre famiglie arriverà uno splendido han-yō.- Disse sorridendo.
-Nanami non scherzare, non posso permettermelo. Come pensi la prenderebbe Inuyasha?- Chiese impaurita.
-Gli conviene prenderla bene perché è anche colpa sua. Queste cose si fanno in due, non hai ancora il potere di procreare da sola.- Ironizzò la bruna.
-Nanami ho paura. Lui ha sempre detestato la sua natura, e scommetto che non farà eccezione con un figlio.- Proferì la corvina sull'orlo di una crisi di pianto. -E se mi dicesse di abortire?- Domandò strabuzzando gli occhi.
-Kagome, stai parlando di Inuyasha come se fosse uguale a sua madre. Quelle sono cose che avrebbe fatto Izayoi, fidati lui non lo farà.- Disse cercando di rassicurarla. -Però prima di saltare a conclusioni affrettate, dobbiamo vedere se in questa bella pancina si nasconde il mio futuro nipotino.- Disse sfiorando la pancia di sua sorella.
Dopo essersi calmata, andarono a comprare un test di gravidanza, e quando lo fece questo risultò positivo.
Kagome tornò a casa con un macigno sul cuore. Non sapeva come dirlo al suo fidanzato.
Decise che ne avrebbe approfittato la sera stessa, in quanto sarebbero rimasti soli a casa.
Il fatidico momento era arrivato, e il cuore di Kagome aveva iniziato a battere fortissimo, tanto da provocarle il rigurgito.
Inuyasha era arrivato e come al solito le aveva dato un bacio passionale, ma con sua sorpresa la reazione di Kagome non era la solita.
-Kagome è successo qualcosa?- Domandò timoroso.
-No niente. Entra, dobbiamo parlare.- Disse prendendo la mano dell’han-yō.
Inuyasha iniziava a preoccuparsi, non capiva di cosa volesse parlargli, ma l'unico modo per saperlo era quello di aspettare che glielo dicesse lei.
Passarono pochi interminabili minuti prima che lei parlasse.
-Inuyasha non so come dirtelo. Io sono in…- Disse non riuscendo a concludere la parola.
Inuyasha a quella parola incompleta aveva creduto di capire che quel “in…” significasse che lei era innamorata di qualcun altro.
-E chi è quello che ha preso il mio posto?- Chiese seccato.
-No, no. Non sono innamorata di nessuno.- Rispose carezzandogli la chioma argentea. – È che non so come dirtelo.- Riprese.
-Inuyasha, sono in… in…- Continuò balbettando. Poi inspirò profondamente e disse la parola impronunciabile.- Incinta.-
Oh, finalmente ce l'aveva fatta, ma l'espressione di Inuyasha confermava i timori che lei aveva espresso a sua sorella. L’han-yō si era rabbuiato e aveva nascosto i suoi occhi ambrati dietro la frangetta argentea.
-Inuyasha, se non lo vuoi domani prenderò appuntamento con il ginecologo. So che siamo ancora dei ragazzi ma come tali abbiamo commesso l'errore di non usare precauzioni. Mi dispiace non avrei dovuto dirti niente, e andare da sola dal dottore.- Disse con tono spezzato dall’imminente pianto.
Inuyasha si alzò e strinse forte la sua amata.
-Non ho paura di quello. Ho paura di condannarlo all’emarginazione e ai maltrattamenti di questa società ottusa.- Pronunciò rammaricato.
Inuyasha sicuramente stava pensando al modo in cui era stato trattato, ma lui non immaginava la fortuna che avrebbe avuto questo bambino.
-Inuyasha lui avrà due leoni a difenderlo, mentre tu purtroppo non hai avuto l'appoggio di nessun genitore. Tuo padre è morto quando eri piccolo, e tua madre è stata e continua a essere un mostro. Noi non saremo così. Tu, come anch’io, non permetterai a nessuno di maltrattarlo. - Sottolineò la ragazza.
Inuyasha, grazie a Kagome, era riuscito a comprendere la situazione e non poteva che costatare quanto lei avesse ragione.
-Allora che facciamo?- Domandò la corvina.
-Se per te non sarà un impedimento, lo vorrei tenere.- Rispose l’han-yō, suggellando la risposta con un tenero e intenso bacio.
Entrambi per la felicità si lasciarono sfuggire qualche lacrima. Finché, colti dalla passione, finirono sotto le soffici lenzuola di cotone.
-Kagome, sei ancora sveglia?- Domandò l’han-yō accarezzandole il viso.
-Sì.- Rispose.
-Ti prometto che nessuno la toccherà, e se qualcuno sarà così stupido da provarci, se la vedrà con me. Nessuno dovrà far del male alla mia principessa.- Promise l’han-yō.
-Principessa?- Domandò perplessa la ragazza.
-Sì, hai capito bene. Sono sicurissimo che sarà una bellissima bambina.- Disse convinto.
Kagome sorrise nel sentire le parole del suo ragazzo. Temeva la sua reazione ma vedendo come l'aveva presa, credeva che questo bambino per Inuyasha sarebbe stato una vera benedizione.
Appena saputa la notizia tutti furono felici, anche se qualcuno aveva rimproverato leggermente i due giovani per essere stati così incauti. Inu si fidava di suo nipote e sapeva che sarebbe stato molto responsabile e protettivo, e non avrebbe mai permesso a nessuno che il suo futuro figlio fosse trattato come lui, ma sapeva anche che i due futuri genitori erano ancora molto giovani.
Inuyasha e Kagome andarono a convivere in una casa poco più lontana di quella di Nanami e Tomoe. L’han-yō era andato a lavorare nell’azienda di suo zio e nello stesso tempo aveva deciso di iscriversi alla facoltà di medicina, così da poter garantire un futuro migliore alla sua famiglia. Questa situazione lo sfiniva, anche perché a casa doveva sopportare i continui sbalzi ormonali dovuti alla gravidanza della sua ragazza, ma per la sua famiglia era disposto a tutto. Nel corso dei mesi avevano scoperto anche che il futuro nascituro sarebbe stato una bella femminuccia e, com’era stato stabilito, il nome lo scelse Inuyasha, mentre se fosse stato maschio, lo avrebbe scelto Kagome.
Inuyasha aveva deciso di chiamarla Serin.
L’han-yō quando era in giro con Kagome sentiva i continui commenti che li venivano rivolti mentre guardavano il pancione della ragazza.
E quel giorno non fu da meno. Alcune persone stavano bisbigliando qualcosa al riguardo e questo non sfuggì all’udito sopraffino del mezzo demone.
-Inuyasha, per l’ennesima volta, vuoi fregartene di quello che dicono.- Disse la ragazza esasperata.
-Ma quelli…- Tentò di ribattere, ma la sua bocca fu sigillata da due dita posate sulle sue labbra.
-Vedrai che quando nascerà la piccolina non avrai nemmeno la forza di sentire un “ciao”, per quanto i suoi pianti rimbomberanno nei tuoi timpani.- Sdrammatizzò la corvina.
Inuyasha sorrise, benedicendo mentalmente chiunque avesse messo Kagome dinanzi al suo cammino.
 
Il fatidico giorno arrivò.
Kurama aveva invitato a casa sua tutti i suoi amici per festeggiare le 10000 copie vendute. Tra le chiacchiere e i vari schiamazzi dei bambini era arrivato il momento del dolce, ma all’improvviso…
-Inuyasha, abbiamo un problema.- Sussurrò agitata Kagome.
-Amore è quello che penso?- Domandò in preda al panico.
Kagome fece sì con il capo. Tutti si erano bloccati per la sorpresa mentre la coppia corse alla macchina per dirigersi in ospedale.
-Ragazzi che ne dite se li raggiungiamo?- Domandò euforica Nanami.
-Nanami non ne hai abbastanza di bambini?- Chiese Kurama.
-No, perché quella non sarà mia figlia e non sarò io a soffrire.- Rispose sadicamente.
Tomoe a quelle parole rabbrividì facendogli rizzare i peli della coda.
-Tomoe fossi in te mi farei fare una vasectomia. Non oso immaginare cosa succederebbe se nella tua famiglia arrivasse un quarto figlio.- Ironizzò Mizuki.
Tomoe di rimando gli diede un colpo sulla testa che provocò una smorfia di dolore sul viso del povero youkai.
-Non farò mai una cosa del genere. Preferisco morire piuttosto che ridurre la mia virilità.- Disse digrignando i denti.
Intanto in ospedale.
-Signor No Taisho se vuole può assistere al parto.- Lo informò il dottore.
Inuyasha accettò perché la sua ragazza gli aveva chiesto di rimanere accanto a lei durante il parto.
La bambina sembrava non volesse uscire, o almeno così sembrava al povero han-yō, che aveva le mani ridotte in mille pezzettini.
Finalmente la bambina venne alla luce ed entrambi i genitori tirarono un sospiro di sollievo.
Tutti erano accorsi in ospedale per conoscere la nuova arrivata, ma quando videro Inuyasha uscire dalla sala parto scoppiarono in una fragorosa risata.
-Ehi, Inuyasha, per caso sei il primo uomo ad aver partorito?- Chiese Sesshomaru, che per una volta se la rideva di gusto.
-Sesshomaru, ti ammazzo se dici un’altra parola.- Lo minacciò l’han-yō, che aveva un aspetto a dir poco orribile.
Le ragazze intanto erano andate a trovare la neo mamma in attesa che i dottori riportassero la piccola Serin.
-Kagome da adesso preparati a notti in bianco e a lasciare in bianco il povero cucciolotto.- Ironizzò Nanami.
Kagome anche se era sfinita, rise alla battuta di sua sorella.
-Questo vuol dire che il tuo volpacchiotto rimane sempre in bianco, visto che avete tre bambini?- Domandò curiosa la corvina.
-Diciamo che grazie alla morbosità che Miketsukami ha verso i nipoti, spesso ci lascia un po’ di spazio per noi.- Rispose maliziosa.
Poi Nanami si rivolse verso la biondina.
-Yonomori, goditi il fidanzamento più che puoi.- Le consigliò.
-Beh in realtà io e Mizuki stavamo pensando di sposarci l’anno prossimo. Non me lo ha chiesto esplicitamente ma è il suo modo di parlare. Lo devi interpretare perché si vergogna a parlare apertamente.- Spiegò Yonomori.
-Sono felice per voi. Ne avete passate di tutti i colori pur di stare insieme, è giusto che vogliate stare per conto vostro.- Disse la corvina.
 
Dopo qualche giorno sia Kagome sia Serin furono dimesse e, con somma gioia di Inuyasha, tornarono a casa. Per il loro ritorno era stata organizzata una festa a sorpresa e, appena entrati, gli confiscarono la bambina. In quella festa era successo un episodio che aveva riportato Sesshomaru indietro di parecchi anni.
I bambini si erano avvicinati alla carrozzina per vedere meglio la neonata e questa era la stessa scena di quando diciotto anni prima al posto di Serin c’era Inuyasha, mentre al posto dei bambini c’erano lui e i suoi amici, l’unica differenza era che Kagome aveva preso la bambina mostrandola meglio ai figli dei loro amici, mentre Izayoi li aveva allontanati coprendo maggiormente l’han-yō.
Inuyasha, da quando era nata Serin, era ancora più irriconoscibile. Era sempre di buon umore, anche se sotto gli occhi aveva delle occhiaie da far concorrenza a un panda, ma a lui non importava. Le notti insonne che passava erano per accudire la cosa più preziosa che la vita le avesse donato dopo Kagome; questa volta le notti in bianco non erano perché le passava a piangere per la rabbia di quella vita ingiusta, ma era per la gioia di prendersi cura della sua principessa. Spesso era lui stesso che si alzava per cambiare la bambina e lasciar dormire la mamma che durante la giornata lavorava il doppio di lui.
A volte Inuyasha aveva paura di questa felicità, perché ogni volta che era felice, la sorte si accaniva facendogli provare un dolore pari al doppio della felicità provata. Temeva che un giorno avrebbe perso tutto e sarebbe ripiombato nel barato della depressione ma, questa volta, non ci sarebbe stato nessuno a salvarlo. Però quando veniva preso da questi pensieri, il pianto della sua bimba lo faceva rinvenire, era come se quella piccola peste se ne accorgesse.
 
Passò qualche mese e una nuova sorpresa piombò nella vita di tutti.
Rin aveva intrapreso i suoi studi nel ramo psicologico ma, come Kagome e Inuyasha, anche lei e Sesshomaru avevano peccato di irresponsabilità.
La ragazza, in base alla data del suo ciclo, credeva di aver fatto bene i conti e quindi quando si era abbandonata al suo uomo glaciale non si era preoccupata delle precauzioni, rassicurando anche il suo ragazzo.
Ma i conti sono fatti anche per essere sbagliati, tranne quello del test di gravidanza.
-Sesshomaru non mi uccidere.- Disse Rin facendo gli occhi da cane bastonato.
- Perché dovrei? Non hai passato l’esame di psicologia dinamica?- Chiese cercando di interpretare la reazione della ragazza.
-No.- Rispose secca.
-E allora?- Domandò sempre più confuso.
-Ricordi quello che è successo a Kagome e a Inuyasha?- Disse cercando di fargli ricordare l’accaduto.
Sesshomaru sbiancò, e pregò tutti i kami che non fosse quello che credeva che fosse.
-Sesshomaru.- Chiamò la ragazza.
-Oh no. Bambini?- Farfugliò lo youkai.
Rin fece cenno col capo. Lo youkai alla vista di quel gesto, per poco non svenne.
Quando misero al corrente i loro genitori della situazione, questi ormai si erano arresi alla convinzione che i figli ormai non venivano procreati per forza all’interno del matrimonio e quindi appoggiarono i loro figli nella decisione di formare una famiglia al di fuori del matrimonio.
Anche per Rin e Sesshomaru arrivò il giorno tanto atteso.
Rin era intenta a studiare per l’esame successivo ma una fitta improvvisa le fece accartocciare il quaderno degli appunti, seguito da un urlo che fece rovesciare il caffè che lo youkai stava sorseggiando sul balcone.
Sesshomaru corse nello studio, dove si trovava la ragazza, e la trovò in preda alle contrazioni. La prese di peso e si diresse in ospedale.
-Sesshomaru, rimarrai con me in sala parto come ha fatto tuo cugino?- Domandò Rin mentre erano ancora in macchina.
-Certo, se è questo che vuoi.- Rispose lo youkai, che tentava di mantenere la calma.
Sesshomaru nel suo lavoro di dottore aveva assistito a situazioni peggiori ma, non essendo coinvolto personalmente, mantenere la calma era una cosa naturale.
Finalmente arrivarono in ospedale, e Rin fu portata di corsa in sala parto seguita dal suo compagno. Erano in attesa della loro bambina ma non immaginavano la sorpresa che avrebbero ricevuto.
Appena uscita la bambina, i genitori tirarono un sospiro di sollievo, ma improvvisamente, Rin fu colta da altre fitte.
-Dottore che succede?- Domandò spaventato lo youkai.
-Signor No Taisho mi dispiace ma il lavoro della sua compagna non è ancora terminato.- Rispose il dottore rimettendosi tra le gambe della donna. –Signorinina, continui a spingere.- La incitò.
-Come?- Domandò stupita la ragazza, che fu colta da altre fitte.
Dopo poco sbucò un’altra bambina poco più grande della prima.
-Complimenti signori No Taisho avete due splendide e sane gemelle.- Si complimentò l’infermiera, mostrando i due capolavori.
-Due gemelle?!- Dissero increduli all’unisono.
-Ma ci era stato detto che era solo una.- Disse Rin in preda allo stupore.
-A volte le ecografie sbagliano.- Le spiegò l’infermiera.
I due nella donna riconobbero una figura famigliare, somigliava molto a Ririchiyo.
-Per caso lei è la madre di Ririchiyo?- Domandò Rin.
-Esatto. Dopo tanto tempo mi riconoscete ancora?- Domandò stupita la donna.
Infatti, i ragazzi l’avevano vista quando era nata la sorella di Inuyasha.
La donna espresse il suo rammarico per la triste fine della bambina della cui scomparsa ne era venuta a conoscenza dai giornali.
Dopo poco Sesshomaru uscì dalla stanza per rassicurare i compagni che erano in attesa della notizia.
Questa volta fu Inuyasha a ridere fragorosamente.
-Ahahahahahahaha. Ecco il secondo uomo ad aver partorito.- Disse vedendo il cugino completamente madido di sudore.
-Non è una, ma due.- Specificò lo youkai.
-Addirittura ne hai partorite due? Complimenti.- Continuò a ironizzare l’han-yō.
-Inuyasha se non la smetti ti faccio fuori.- Disse Sesshomaru in preda al nervosismo.
Poi furono le ragazze a prendere parola.
-Sesshomaru ho capito bene, sono due gemelle?- Chiese stupita Ririchiyo.
-Sì. Nell’ecografia una non si era vista.- Spiegò lo youkai.
-Beh sei fortunato che sono solo due. Mettiti nei nostri panni, ne abbiamo tre.- Specificò Tomoe.
-Ehi di cosa ti lamenti? Sono io che sto 24/24 con queste tre pesti. Tu quando vai al lavoro hai un po’ di tregua.- Replicò Nanami mettendo il broncio.
-Hai ragione, scusami. Ti prometto che stasera saprò farmi perdonare.- Sussurò malizioso, in modo che solo l’interessata lo sentisse.
Nanami arrossì, e gli altri capirono che Tomoe aveva detto di sicuro qualche sconceria.
-Sesshomaru secondo me la seconda non si è fatta vedere perché aveva ancora qualche dubbio se nascere in una famiglia dove è perennemente inverno.- Ipotizzò Kurama che era arrivato da poco.
Sesshomaru gli riservò una delle sue occhiate assassine.
-Papà ora potrò giocare anche io con tante cuginette?-Domandò Setsu al suo amato papà.
-Certo amoruccio mio, devi solo aspettare che crescano e poi potrai correre con loro.- Rispose Kurama.
-Avrò anch’io tante foto come le hai tu con gli zii?- Chiese indicando i presenti.
-Sì, e ti assicuro che i loro nonni ne faranno tantissime. Hanno sempre le macchine fotografiche nascoste.- La rassicurò il papà.
-E tu non me ne farai?- Replicò la bambina.
-Ovvio che anch’ io le farò. Non immagini quante ne ho già.- Garantì lo youkai.
-Ma io poche volte ti ho visto.- Riflettè Setsu.
-E’ un segreto, le faccio di nascosto.- Disse facendo la linguaccia.
Tutti osservarono quella scena inteneriti. Era incredibile come Kurama riusciva a non far sentire a Setsu la mancanza della figura materna, non avevano mai sentito la piccola chiedere di lei. Nonostante gli impegni del lavoro, lo youkai stava crescendo la bambina egregiamente, in fondo anche lui aveva vissuto la mancanza dei genitori quando erano impegnati con i concerti e le sfilate di moda, ma con la differenza che loro tornavano sempre da lui.
Tutti avevano formato la loro famiglia perfetta, anche Yonomori e Mizuki avevano avuto il loro bambino qualche anno dopo.
 
 
 I bambini crescevano a vista d’occhio sotto l’educazione rigida delle mamme, che puntualmente per i figli passavano sempre per cattive, le coccole eccessive dei papà e i capricci a cui i nonni acconsentivano.
Più crescevano, e più i genitori vedevano riflessa la loro amicizia nei comportamenti dei loro figli.
Nessuno aveva dimenticato i guai e le malefatte che avevano combinato da bambini, portando i loro genitori all’esasperazione. Ricordavano le piume e i peli che volavano durante i loro bisticci, e sicuramente, quando sarebbero diventati abbastanza grandi, li avrebbero visti formare le proprie famiglie, proprio come avevano fatto loro.
 
Lo spettro di Izayoi era ricomparso quando Serin aveva compiuto tre anni.
Inuyasha aveva ricevuto una chiamata da Sesshomaru, che ormai lo riteneva più come un fratello che come un cugino. Nella chiamata lo youkai lo aveva informato che Izayoi era stata ricoverata con un codice rosso, e aveva chiesto di lui.
Inizialmente non voleva andarci, non voleva avere più niente a che fare con quella serpe, ma su consiglio di Kagome aveva deciso di andare e sentire le ultime parole che quella belva avrebbe pronunciato prima di lasciare per sempre questo mondo.
Arrivato in ospedale si diresse immediatamente nella stanza dove si trovava Izayoi, incurante del fatto che l’orario di visite non era ancora iniziato, ma grazie a Sesshomaru riuscì a entrare ugualmente.
Inuyasha entrò nella stanza senza preoccuparsi di chiedere permesso e di essere delicato con la paziente.
-Cosa vuoi?- Chiese aspro.
-Inuyasha, figlio mio, non mi resta molto da vivere.- Disse Izayoi respirando a fatica.
-Non permetterti di chiamarmi figlio.- Digrignò l’han-yō. –E comunque sbrigati a sputare le tue ultime sentenze. A differenza tua, ho una famiglia che mi aspetta.- Sbraitò.
-Volevo chiederti perdono per quello che ti ho fatto, ma devi capirmi…- Tentò di concludere la donna prima di essere interrotta.
-Hai il coraggio di chiedere perdono e comprensione?- Domandò Inuyasha sull’orlo di una crisi di nervi.
-Ero giovane, e la carriera per me era tutto. Dopo la morte di tuo padre, mi sono trovata a crescere da sola un han-yō e non riuscivo a sopportare le critiche della gente.- Si giustificò.
-Mi fai pena, anche in punto di morte sputi veleno. Kagome era molto più giovane di te quando abbiamo avuto la nostra bambina, e la gente la criticava quando era in attesa, ma a lei non è mai interessato, anzi, ha rinunciato a tutto pur di averla. Non le fa mancare niente, la ama più di ogni altra cosa e ama anche me, e sia io che mia figlia siamo han-yō. Se ti sentisse in questo momento, ti staccherebbe tutti i macchinari che continuano a tenerti in vita. Lei, per noi, ucciderebbe chiunque dica una sola cattiveria sulla nostra natura, e con te non farebbe eccezione.- Specificò l’han-yō.
-Sono felice che tu abbia trovato chi ti renda felice.- Pronunciò la donna, tossendo e sputando sangue.
-Quanto sei ipocrita. Guarda, in quel sangue è racchiuso tutto il veleno che hai in corpo, sta uccidendo anche te.- Pronunciò schifato.
-Io volevo solo che tu mi perdonassi. Ci tenevo a fartelo sapere.- Confessò sorridendo.
-Sei una falsa schifosa. Non aspettarti nessun perdono da me, non riposerai mai in pace.- Disse dirigendosi verso l’uscita.
-Inuyasha, io…- Mormorò la donna.
-Smettila. Come ti ho già detto, ho una famiglia che mi aspetta.- Ribadì, sbattendo la porta.
Inuyasha abbandonò per sempre quella donna che in punto di morte si era ricordata di lui. Tornò da Rin, dove aveva lasciato Kagome e Serin, per poi tornare a casa sua, ma la ragazza li aveva invitati a restare per cena, dal momento che erano arrivati anche Sakura e Inu. Dopo aver aspettato Sesshomaru, cenarono senza mai pronunciare una singola parola su Izayoi.
Dopo qualche giorno la donna morì, e nessuno andò né al funerale e né a trovarla al cimitero; con la sua morte Inuyasha aveva chiuso per sempre il capitolo più buio della sua vita, ora nessuno avrebbe più minato la sua felicità.
Adesso aveva una moglie che lo amava per com’era, una figlia che lo idolatrava, dei parenti che lo supportavano in tutto e degli amici a cui non avrebbe mai rinunciato. Erano diventati un’enorme famiglia, indipendentemente dai legami di sangue.
Il sole aveva deciso di splendere nella sua vita, perché in fondo “non può piovere per sempre”.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ok, la storia è giunta al termine, qualcuno dirà “era ora” .
Come detto in anticipo, la storia si collega leggermente alla song fict “Room of Angel”. Doveva essere una long fict su quella storia, ma mi sono lasciata prendere un po’ la mano e ho cambiato qual cosina, infatti la storia è simile alla songfict solo per il finale.
Spero, per gli intrepidi lettori, di non  avervi annoiata. Inoltre spero che mi facciate sapere come è stata questa storia, anche se si tratta di critiche perché anche quelle servono a migliorare.
Grazie in anticipo a tutti.
Un bacio Inu_ka

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