Do you like cats?

di invasata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutte^^
Ultimamente mi sono ritrovata a ri-leggere le mie vecchie storie inorridendo ad ogni riga, così mi sono riproposta l'obbiettivo di ri-scriverle per bene modificandone leggermente la trama ma soprattutto rendendole gradevoli a tutte/i e voglio cominciare proprio da questa!^^
Vi chiedo umilmente perdono per questa mia scomparsa totale dal palcoscenico di EFP ma ho avuto talmente tanti problemi che proprio non potevo pensare alle storie, adesso che però le acque si sono calmate posso riprendere questa mia piacevole passione!
Un bacio e spero che siate compensibili con me^^
A voi la storia!

Do you like cats?

-Prologo-

Bellissimo.
Fiero.
Elegante.
La tua figura in lontananza mi ricorda quasi un principe antico.
Il principe che salva la principessa dalla sua torre altissima senza entrata e senza uscita, sorvegliata da un enorme drago sputafuoco feroce e senza pietà.
Il bel principe senza macchia e senza paura.

-Bella, la campanella sta suonando da almeno 2 minuti!-

Ti vedo camminare  verso l'entrata con il tuo passo leggero e quasi altezzoso, così sicuro di te da intimorire qualsiasi persona ti passi vicino -ragazza o ragazzo che sia. La tua famiglia sorride intorno a te, magari per una battuta spiritosa... o forse solo perchè per voi ogni giorno è bellissimo.
Nessuna pecca.
Nessun inganno.

-Bella possiamo andare in classe?-

Ti volti indietro e sembra che per un singolo instante i tuoi occhi guardino nei miei, l'imbarazzo prende il sopravvento e distolgo lo sguardo portandolo sul ragazzo "normale" davanti a me.

-Finalmene ti sei accorta di me!- borbotta stizzito

-Scusa Mike, stavi dicendo?-

-La lezione di geografia sta per cominciare, possiamo entrare per favore?-

-Nessuno ti obbliga a rimenere qua fuori-

-La mia era una cortesia- sibila -Comunque bel cappellino- sorride cercando di rimediare

-E' lo stesso di ieri e di tutti i giorni, ma grazie!- mi sforzo di sorridergli -Dai andiamo, il prof odia i ritardatari!-

Mi sistemo il cappellino da baseball sulla testa stringendo il laccetto per evitare una possibile caduta, mi aggiusto il ciuffo di capelli sul volto e -dopo aver controllato che i Cullen siano entrati nella scuola- prendo lo zaino da terra e mi avvio con un sospiro.
Solita routine.
Solita vita.
Una vita normale.
Qualcosa sotto la felpa si muove solleticandomi la pancia.
Qualcosa di peloso.
Caldo.
Soffice.
Qualcosa sempre pronto a ricordarmi che la mia vita non è banale.
Non solita.
Non normale.




Ecco fatto.
Il prologo è finito, è diverso dal primo, ma la storia è la stessa.
Come mi era stato fatto presente la prima volta, la storia si stava svolgendo troppo in fretta, così ho deciso di rallentarla, aggiungere capitoli per spiegare meglio le vicende e le storie che si aggirano intorno ai personaggi^^
Un bacio e buona lettura!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ecco qua il primo capitolo di questa storia vecchia come il cucco^^
Spero possano piacervi le piccole modifiche!
Un bacio.

CAPITOLO 1


-Bella svegliati!-

Con uno scatto mi siedo sul letto guardandomi intorno attraverso la cortina di capelli arruffati davanti agli occhi, il cuore batte velocissimo ed il respiro affannoso, aguzzo le orecchie e sento la risatina di mio padre per l'effetto desiderato.
Giro la testa e lo trovo appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto che mi guarda vittorioso, mi tolgo i capelli dal viso e lo fisso per qualche secondo prima di imitare la sua risata.

-Non sei per niente divertente lo sai vero?- borbotto

-Sai cos'è veramente divertente?-

-Illuminami o saggio-

-La tua faccia quando vedrai l'ora-

Con indifferenza assoluta poso lo sguardo sulla radiosveglia a forma di ranocchia che ho sul comodino e fisso per lunghi secondi le cifre rosse che lampeggiano sullo schermo.

7:45

In alto a sinistra l'ora minuscola 7:15 è barrata da uno slash.
La sveglia non era attiva.
La sveglia non ha suonato.

-Papà, hai disattivato la mia sveglia?-

-No, non l'hai sentita- ridacchia lui

Con calma apparente mi alzo dal letto posando con cautela i piedi sulle pantofole, guardo mio padre per qualche secondo sorridendogli tranquilla prima di scattare verso il bagno in un modo da far impallidire un atleta olimpionico; non chiudo neanche la porta e comincio a lavarmi i denti mentre con l'altra mano mi pettino i capelli.
Finito questo gioco della morte in cui più di una volta ho rischiato di lavarmi i denti con la spazzola e pettinarmi i capelli con lo spazzolino, mi guardo allo specchio storcendo la bocca.
Non sono brutta.
Sono una ragazza normale.
Un viso normale.
Naso normale.
Bocca normale.
Occhi...
Orecchie...
Fisso l'occhio celeste che spicca in confronto all'altro marrone e maledico il mio terrore per le lenti a contatto; ogni ragazza sul pianeta terra sogna di avere gli occhi celesti.
Sono belli.
Affascinanti.
Sensuali.
Tutto ciò se sono entrambi dello stesso colore.
Il contrasto da celeste e marrone è troppo forte che mi costringe a tapparlo con un ciffo di capelli biondi.

-Sei carina coi capelli sciolti- dice Charlie appoggiato adesso alla porta del bagno allungandomi un cappellino da baseball

-Grazie- sorrido

Mi guardo allo specchio per l'ennesima volta ma questa volta fisso le orribili orecchie da gatto more che spuntano sulla mia testa svettando come enormi antenne, le pettino con le mani prima di infilarmi il cappellino schiacciandole e nascondendele alla vista.
Perfetto.
Adesso sembro una normale ragazza distrutta dal brusco risveglio da parte del padre, sorrido alla mia figura e ritorno in camera chiudendo la porta.
Mi infilo un paio di jeans larghi ed una felpa viola senza disegni particolari, prendo lo zaino sulla sedia e scendo di sotto saltellando gli ultimi tre scalini.

-Papà faccio colazione al bar davanti scuola- grido uscendo di casa

-Hai coperto la coda?-

Con un piccolo sobbalzo mi accorgo di avere la coda mora coindolante che si agita all'aria fredda del mattino, con un gesto veloce alzo appena la felpa e arrotolo la coda intorno alla vita al sicuro di occhi indisceti.
Immediatamente l'equilibrio svanisce e a malapena riesco a stare in piedi, barcollo fino alla macchina e subito mi siedo sul sedile morbido ma freddo come il ghiaccio, saluto sorridente ma congelata Charlie e accendo il motore.
Pronta per un'altra giornata a scuola.
Pronta per un'altra giornata con lui.

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Parcheggio l'auto il più vicino all'entrata della scuola e scendo veloce afferrando lo zaino, sbatto la portiera con uno schianto e corro veloce verso il gruppo di ragazzi che, i fila, aspettano di entrare impazienti.
Impazienti.
Appena mi fermo dietro un gruppetto di cheerleaders sento la pioggia picchiettare sulla tesa del capellino, alzo il viso e una goccia di pioggia mi cade sul naso facendomi quasi starnutire dal fastidio.
Improvvisamente la pioggia smette ed un'ombra alta mi copre completamente, mi volto per ringraziare il mio salvatore e davanti a me Edward Cullen mi sorride gentile tendendo l'ombrello coprendo interamente me e lui.

-G..grazie- borbotto con un soffio

-Non è bello che una ragazza si bagni- sorride lui gentile -Anche se il capellino che porti sembra proteggerti abbastanza-

Ridacchio nervosa e picchietto la tesa rigida senza spostare il cappello neanche di un millimetro, le orecchie sotto di esse si muovo per il fastidio e lentamente il tipico mal di testa giornaliero si fa strada dentro di me.

-Neanche mi ero accorta che pioveva- sorrido fiera di aver parlato senza balbettare -Mi sono svegliata tardi...-

-Devi essere brava a guidare per essere arrivata in orario-

-In realtà neanche so come ho fatto- sussurro arrossendo non appena i suoi occhi si posano nel mio ridacchiando divertito dalla mia espressione

Edward apre la bocca per dire qualcosa -sicuramente di sensazionale e perfetto come sempre- ma un colpo di vento ci colpisce facendomi sbilanciare e imprecare le ragazze davanti a me, di colpo lo sguardo di Edward cambia ed io non capisco perchè sia così spaventato.
Esterrefatto.

-Edwa...-

Lo vedo per intero.
Intero.
Sia destra che da sinistra.
Con uno scatto mi porto la mano all'occhio all'occhio celeste scoperto quasi completamente e sistemo subito il ciuffo incastrandolo poi dietro l'orecchio umano sperando che questo funzioni.
RIporto lo sguardo su Edward e questo non la smette di fissarmi, il silenzio si fa pesante come una coperta di lana ed il mal di testa aumenta a dismisura lanciandomi fitte alle tempie; la fila davanti a me comincia a muoversi ed io, da brava principessa coraggiosa che sono, appena si libera un buco fuggo da lì salutando Edward con uno strozzato "Ciao" soffocato dalle chiacchere delle persone intorno a me.
L'avrà visto?
Cosa penserà?
Con un  flash lo sguardo dorato di lui mi si para davanti.
Impaurito.
Sconcertato.

-Bella ce l'hai fatta ad entrare?- chiedi Mike spuntato accanto a me

-Già...-

-Questa settimana hanno dato pioggia-

-Perchè di solito qua c'è il sole vero?-

-In effetti!- ride lui contagiandomi un minimo

Mike.
Classico ragazzo biondo con gli occhi verdi, alto poco più di me e nella squadra di football della squadra, non so perchè se stia sempre attorno a me ma la sua presenza mi mette buon umore.
E' stupido.
Non quello stupido antipatico che non vedi lasciare indietro alla prima occasione, ma quello stupido che cerca di farti ridere quando sei triste o preoccupata senza chiederti il motivo di tale emozioni.
All'inizio le ragazze non erano felici di questa sua scelta ma poi hanno lasciato perdere alludendo ad mio problema mentale e scambiando la nostra amicizia per una sua qualche forma di pena nei miei confronti... almeno avevano smesso di starmi intorno.   
Entriamo nell'aula di geografia ed il professore ci saluta col suo vocione basso e roco di sempre, ci sediamo notando con immenso piacere di non essere gli ultimi e di aver scampato alla sua ira funesta, tiriamo fuori i libri e finalmente l'utima campanella suona.


-------------------------------------------------------

-Che fai nelle ore di buco?- chiede Mike mentre posa la borsa nell'armadietto

-Credo che andrò in biblioteca- borbotto appoggiandomi al muro -Te?-

-Lontano da te... hai una faccia orribile- sorride -Vedi di sbollire!-

-A dopo!- ridacchio io allontanandomi nella folla

Man a mano che mi avvicino alla biblioteca le persone si anno sempre più rade, credo di essere una dei pochissimi che ha scelto di passare il tempo libero in un posto dove stare zitti ed imparare sono le regole per eccellenza, alla fine del corridoio sono da sola davanti alla porta in plastica gialla canarino con il cartello sbiadito appeso sopra.

"Biblioteca scolastica"

Sbuffo ed entro sperando con tutto il cuore di rimanere sola ed il mio desiderio si realizza quando, appena entrata, tutti i tavoli tondi sparsi in giro sono spogli e l'unico rumore nella stanza è la porta che lentamente si chiude.
Ringrazio il preside che invece di spendere soldi in telecamere di sorveglianza compra nuove divise alle cheerleaders e libero la coda lasciandola però sempre sotto la felpa, recupero in parte il mio equilibrio e m'incammino verso il tavolo più nascosto di tutti.
Finalmente sola.
Mi siedo e apro un libro preso a caso mentre camminavo.

"Genetica"

-Stiamo scherzando?- borbotto

Lo sfoglio con rabbia fino a che una frase non attira la mia attenzione.

"Il campo della genetica è in continua evoluzione..."

-Oh ma dai...-

Come se questa fosse una novità per me.
Io sono l'evoluzione nel campo della genetica o, per meglio dire, sono un esperimento per l'evoluzione nel campo della genetica.
Guardiamo al futuro.

-Esperimento 27.36 reagisce bene al farmaco nuovo-

Con un brivido reprimo il ricordo marchiato a fuoco nella mia memoria e di scatto lancio il libro davanti a me facendolo atterrare a pochi metri di distanza, con il fiatone mi prendo la testa tra le mani sentendo la fronte sudata e fredda.
Non ricordare.
Non adesso.
Mai.
Non ricordare Bella.

-Aziona la macchian per i riflessi!-

-Per favore... fa male...-

-Se schivi la palline non ti farà male-

La voce metallica cerca di consolarmi.
Guardo il vetro davanti a me sapendo bene che dietr di esso uno stormo di almeno 10 dottori armati di blocco per gli appunti e penna sono pronti a registrare qualche nuova scoperta.
Guardo il mini cannone puntato proprio su di me e le lacrime scendono sulle mie guancie, le gambe mi fanno ancora male per i lividi lasciati l'ultima volta da quelle palle di sale e sono sicura che non riuscirò a muovermi.
Ho troppa paura.

-Papà...- sussurro nella speranza che questo venga a salvarmi

Un gigantesco 3 appare sulle schermo nero sostituito dal 2 e, senza che possa prepararmi, ecco l'1.
Un sonoro clacson mi fa scattare sull'attenti prima che una pallina venga sparata a tutta velocità verso di me.

Con uno scatto scappo dalla biblioteca e corro verso il bagno sentendo i conati di vomito soffocarmi, nel corridoio sbatto contro qualcuno ma neanche ci faccio caso che continuo a correre.

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Mi guardo allo specchio col viso bagnato dall'acqua fresca e gli occhi arrossati, il fiato corto per lo sforzo immane di non piangere o di non cedere alla crisi di panico che mi sta montando dentro sempre più veloce.
Allungo una mano per prendere un fazzoletto nello zaino ma non riesco a trovarlo, con sgomento ricordo di averlo lasciato in biblioteca e mi avvio lentamente a riprenderlo pregando di non trovare nessuno sulla mia strada.
Entro di nuovo in biblioteca e in lontananza vedo lo zaino ancora posato mollemente sulla sedia vicino a dove ero seduta, lo prendo ed esco dalla porta di sicurezza disabilitata lasciando che il vento freddo mi risvegli in parte.
Il panico non accenna a diminuire e per un momento penso di tornare a casa.
Dopotutto salterei solo 3 ore di scuola.
Nessun compito.
Nessuna interrogazione.
Mike potrebbe passarmi gli appunti.
O Angela.

-Piccolo angioletto, fai come ti dice il signore-

-Fa male-

-Bevi tutto ed il dolore passerà-

-Ma brucia-

-Basta- mormoro sedendomi su una panchina

I minuti passano e la sensazione di scoppiare non accenna neanche a diminuire ma anzi, aumenta ogni secondo che passa, una lacrima scivola sulla mia guancia ed io la scaccio con la manica ruvida della felpa.
Ha smesso di piovere ormai.
Solo l'odore umido dell'erba intorno a me.

-Guarda quella macchina gialla- dice una voce dietro di me

Mi volto spaventata trovando Edward Cullen che indica una macchina alle mie spalle, non mi guarda neanche con la coda dell'occhio ed io, incuriosita mi volto a guardare questa famosa macchina gialla.
Anonima.
Banale.
Parcheggiata in doppia fila.

-Adesso guarda l'albero- dice

Seguo con lo sguardo il suo dito e fisso l'albero aspettandomi qualcosa almeno questa volta.
Niente.

-La bici appoggiata al palo-

Niente.

-La panchina-

Niente.
Niente?
Ed il panico?
Mi volto verso Edward e lo trovo a guardarmi sorridente e fiero di sè, il braccio ancora alzato pronto ad indicarmi qualcosa di diverso ed io non so cosa dire.

-Come diavolo...?-

-Mio padre mi ha insegnato questo trucchetto per quando qualcuno soffre di attacchi di panico- spiega sedendosi sulla panchina -E' un dottore-

-Questo non spiega come mi sia passato tutto-

-Ti sei concentrata per pochi secondi su cose completamente estranee al tuo problema, cambiando obbiettivo ogni 3-4 secondi dimenticando quello che ti faceva stare male- sorride lui -Se non pensi al problema quello non può farti male, non credi?-

Lo fisso per quelle che mi sembrano ore aspettando la fatidica domanda sul perchè stessi tanto male ma questa non arriva, Edward continua a guardarmi sorridente seduto accanto a me senza chiedere niente.

-Grazie- sussurro sedendomi

-Dovresti andare a casa se stai male- borbotta aggrottando le sopracciglia -Quando si sta male ci si dovrebbe riposare no?-

-Perchè lo chiedi a me?- sorrido -Non sei mai stato male?-

-Beh, con un padre dottore è difficile ammalarsi- ridacchia teso lui

-E con un padre come sceriffo è facile capire quando qualcuno dice una bugia- sorrido io facendolo scattare sull'attenti

Sgrano gli occhi a quella reazione esagerata e tossicchio tesa cercando un modo per sistemare la situazione.

-Oppure è difficile bere una birra dalla sua riserva senza che lui non se ne accorga- ridacchio -Maledetto radar da detective!-

Lui sembra rilassarsi un pò e ride insieme a me ma guardandolo meglio noto come i suoi muscoli delle spalle siano ancora tesi come corde di violino, devo aver detto qualcosa di strano per averlo fatto scattare così.
A ripensarci non l'ho mai visto totalmente rilassato quando è a scuola -le uniche volte in cui posso incontrarlo, neanche quando è a mensa da solo con la sua famiglia.
Non gli piace stare in mezzo alle persone?
Non si sente a suo agio con tutti gli occhi della scuola puntati contro?
Un pò lo capisco, io mi sento a disagio anche solo quando Mike cammina con me nel corridoio.
Sorrido comprensiva e lui sgrana leggermente gli occhi a questa reazione, ma prima che possa dire qualcosa la campanella suona facendoci sobbalzare entrambi e ridacchiare dopo.

-Non me l'aspettavo- rido io alzandomi -Io vado a casa, sarà meglio che mi vada a riposare-

-Ci vediamo domani?- chied lui senza muoversi

-Beh... andiamo nella stessa scuola no?- borbotto io spiazzata

Non è la prima volta che mi rivolge la parola, di solito però ci salutiamo dopo un breve colloquio senza scambiarci non più di un semplice "Ciao".

-Mi ha fatto piacere parlare con te- sorride lui

-Anche a me... beh, a domani allora?-

-Ti conviene muoverti a scappare o i professori se ne accorgeranno-

-Ciao- lo saluto avviandomi alla macchina

Sento i suoi bruciarmi la schiena e di riflesso la mia coda vibra tesa nascosta fortunatamente dallo zaino enorme sulle mie spalle, arrivo alla mia macchina e ci monto veloce sospirando di sollievo di essere al sicuro da tutto.
Dal panico.
Dagli occhi indiscreti.

-Non provate a scappare, tutto l'Istituto è controllato dalle telecamere! Vi osserviamo sempre!-

Mi prendo la testa tra le mani e qualche lacrima sfugge al mio controllo, mi tiro su cercando di respirare, accendo il motore ma appena mi volto per fare inversione noto come Edward non si sia mosso di un centimetro da quella panchina e di come adesso mi stia guardando occhi preoccupati.
I suoi occhi.
Amo quegli occhi dorati.
Odio quegli occhi dorati.
Sembrano riuscire a vedere qualsiasi cosa dentro di me.

-Smettila di guardarmi- sussurro

Lui sgrana gli occhi e subito si alza entrando nella biblioteca come se avesse sentito quelle parole, rimano lunghi minuti ferma con il motore che romba sotto di me fino a che lo squillo del telefono non mi distrae, lo prendo e il nome di mio padre lampeggia sullo schermo.

-Papà?- rispondo

-Bella sei ancora a scuola?-

-No, sto uscendo prima, non mi sente bene!-

-Puoi venire un minuto alla centrale?- chiede cambiando tono

-E' successo qualcosa?-

-Vieni e ti spiego- dice prima di chiudere la chiamata

Guardo il telefono preoccupata e subito imbocco l'uscita del parcheggio dirigendo a tutta velocità verso la centrale con mille domande per la testa.
Il mio passato mi ha resa iper-sensibile a situazioni incognite come questa, non mi piace non conoscere i fatti, le azioni delle persone o i loro pensieri.
In men che non si dica parcheggio l'auto malamente e corro dentro chiedendo al primo poliziotto dove sia mio padre, questo m'indica una porta sul fondo ed io corro veloce col cuore a mille.

-Papà cos'è successo?- grido quasi sfondando la porta

-BUON COMPLEANNO!!!- grida questo con un sorrisone a 32 denti stampato in faccia

Dietro di me sento almeno una ventina di uomini battere le mani e scoppiare qualche stella filante che mi cade sul cappellino e sulle spalle, mi volto ed un enorme striscione appeso alle travi del soffitto con scritto "Buon compleanno Bella!" fa la sua bella mostra incorniciato da una serie di palloncini colorati.
Riporto lo sguardo su mio padre che nel frattempo si è alzato per abbracciarmi ed io lo guardo sorpresa da tutto ciò.

-Scusa se ti ho spaventata, la sorpresa doveva essere dopo la scuola, ma i ragazzi erano impazienti ed io non ho potuto non accontentarli!-

-Bugiardo!- gridano questi ridendo

-Zitti o vi licenzio seduta stante!-

-Papà...-

-Sapevo che ti saresti dimenticata del tuo compleanno- sorride lui -Per questo ci sono io che lo ricordo sempre...-

Mi abbraccia e tutto il mondo sparisce.
Il panico di prima.
I brutti ricordi.
La paura.
Il mal di testa.
Questo è l'effetto che mi fa l'abbraccio del mio papà.
Il mio eroe.

-Grazie- sussurro nel suo maglione ruvido

-Grazie a te per non esserti arrabbiata per questo mio giochetto!- ridacchia lui per stemperare la situazione

Rido anche io sciogliendo l'abbraccio e guardandolo negli occhi cioccolato come il mio destro, i baffi a spazzola sotto il naso, le lievi rughe attorno agli occhi e alle labbra carnose.
Il mio papà.


-Tu sei il mio papà?-

-Bella?-

L'uomo davanti a me mi fissa per lunghi istanti prima di correre da me piangendo e prendendomi in braccio con forza, per un momento la voglia di fuggire mi fa dimenare ma quando le sue lacrime sulla mia spalla nuda dalla vestaglia mi immobilizzano.
Quelle e le sue parole sussurrate.

-Ti ho cercata così tanto!-


-Mi hai trovata- sussurro sorridendo

Lui sgrana gli occhi capendo il riferimento alle mie parole prima che una lacrima scappi ai suoi occhi e attraversi la guancia fresca di rasatura, la blocco con una mano e lo abbraccio di nuovo con forza.

-Grazie- sorrido


-Non ti lascerò mai più! Lo giuro...-

-E se mi dovessero venire a riprendere?-

-Ti proteggerò per sempre piccola mia-

-Promesso?-

-Promesso-
 


Questo capitolo è diverso dal primo.
Come lo sono i rapporti tra i personaggi, sono stanca che tutti le persone al di fuori di Edward e Bella siano antipatici, leccapiedi o di facili costumi... così ho deciso di dare il via ad una piccola svolta e creare una nuova serie di amicizie^^
Ho voluto approfondire leggermente (nie prossimi capitoli ancora di più) il rapporto tra Bella e Charlie che nella precedente storia avevo lasciato al vento, infondo lui è suo padre... non un vicino di passaggio!
Che avevo per la testa?
Bene, vi lascio alle vostre riflessioni e ci rivediamo al prossimo capitolo!
Una bacio!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Salve a tutti e benvenuti al secondo capitolo di "Do you like cats -il ritorno dal regno dell'obrorio della grammatica".
Scherzi a parte, siamo al secondo capitolo di questa storia e ci tengo a precisare alcune cose:

-I capitoli vecchi non verrano cancellati senza pietà, alcuni verranno lasciati ma solo corretti mentre altri... beh si, altri verranno cancellati dalla faccia della terra!

-La storia non cambia, la trama rimane quella di sempre, solo che verrà più approfondita;

-Basta così ma adoro fare tre punti della situazione^^

Risposte ale recensioni:

paride: Ciao, sono contenta che tu la pensi come sul "Se non sei il protagonista sei antipatio"^^ Voglio farci il fan club! Le pubblicazione saranno una alla settimana, ma ho il problema di non avere internet a casa (uso quello del mio ragazzo), quindi potrà capitare una pubblicazione con un giorno o due di ritardo, ma niente di più^^ Grazie per la recensione^^

America35: Una vecchia fan! Sono contenta che la mia nuova stesura ti piaccia, sarà leggermente differente dalla prima, ma niente di sconvolgente, non ti preoccupare! Grazie per la recenzione^^

Giulia_Cullen: Nella vecchia stesura c'erano alcuni momenti Charlie-Bella, ma erano più comici che teneri, naturalmente non mancheranno le scenette comiche ma non sempre è così coi genitori no?^^ Grazie mille per i complimenti (mi fai arrossire)^^

A voi la lettura!
Un bacio!

CAPITOLO DUE:


-Ci vediamo anche domani?-

Guardo il sole luminoso di prima mattina e borbotto contro di esso parole senza senso mentre ripenso alle ultime parole scambiate con Edward, al nostro "appuntamento" per parlare e di come tutto questo sia stato mandato alle ortiche da un cambiamento climatico.

-Meno male aveva dato pioggia eh, Mike?- sibilo trattenendomi a stento dal soffiare contro il vetro

Tutto a monte.
I Cullen non vengono quando c'è sole.
Mai.
Gite nei boschi... che senso ha far perdere giorni di scuola ai figli per fargli fare scampagnate nei boschi?
Cerco nel cielo un segno che mi faccia tornare il buonumore ma niente.
Non una nuvola.
Un tornado in lontananza.
Una bufera di neve.
Niente.
Cielo limpido e libero.

-Maledetto bel tempo- borbotto mentre prendo il mio zaino pronta ad uscire

Esco salutando mio padre con il mio nuovo regalo nella tasca dei pantaloni, un buono sconto da parte della centrale per un negozio di cappelli nel centro commerciale di Port Angeles aperto da poco.
Appena l'ho aperto sono scoppiati tutti a ridere prendendomi in giro sul cappello orribile che mi vedono portare ormai da anni, io ero felicissima di quel regalo e li ho quasi fatti piangere dalla commozione.
Loro non sanno cosa mi sia successo davvero negli anni in cui sono sparita, ma mio padre ha raccontato che sono stata rapita e poi sono riuscita a fuggire dal mio aguzzino e a tornare a casa incolume... non del tutto naturalmente.

-Beh... questa giornata non è del tutto rovinata!- sorrido entrando in auto

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-Meno male ho il navigatore nel telefono- borbotto davanti al centro commerciale

Sono le 15:30.
Piove.
Ed io dopo due ore di giri a vuoto ho trovato quel maledetto centro commerciale.
Parcheggio ed entro veloce prima di bagnarmi completamente, dentro l'aria calda dei condizionatori mi riscalda il naso ghiacciato ed un brivido piacevole mi attraversa la schiena costrinendomi a togliermi il giaccone che porto.
Salgo al primo piano e per fortuna non c'è molta gente, devo essere arrivata all'apertura dei negozi, cerco il negozio di cappelli e dopo aver girato nei corridoi illuminati dalle insegne lo trovo in un angolo.
Piccolo.
Carino.
La vetrina è stipata di cappelli colorati di ogni forma e colore.
Cappelli di lana.
Cappelli da baseball.
Cappelli alla francese.
Cappelli a forma di animale.
Cappelli... alzo lo sguardo e scoppio a ridere il nome del negozio.

"Il mondo dei cappelli!"

Nome più azzeccato!
Entro con un sorriso ed una ragazza sulla trentina mi saluta sorridente, le porgo il buono e lei mi domanda se ho bisogno di una mano; la me bambina vorrebbe annuire felice e passare un pò di tempo con quella ragazza tanto gentile e farsi aiutare come in quei telefim di teenagers.... ma la me adulta sorride gentile e si allonta tra gli scaffali dopo aver sussurrato un difficile "No grazie".
Non potrei spiegarle perchè non li provo.
Perchè non mi tolgo il mio.
Troppi problemi.
Mentre di nascosto riesco ad indossare un cappello azzurro alla francese di lana -con il sollievo per le orecchie stanche- sento una voce famigliare fuori dal negozio.
Troppo famigliare.
Fuori dal negozio Edward Cullen con l'intera famiglia cammina nel corridoio con in mano un paio di borse ricolme di vestiti e oggetti vari, ride per una battuta fatta dalla sorellina più piccola -Alice mi pare- e quando si volta sgrana gli occhi alla mia vista.
Con le guancie rosse per l'imbarazzo lo saluto con la mano e lui risponde ridacchiando per aver sventolato una borsa della sorella, rido anche io smettendo quando noto che sta entrando nel negozio lasciando i fratelli indietro.

-Bel cappellino?- dice

-Trovi?- chiedo -Questo celeste non mi piace molto...- sussurro

-Compri un cappello nuovo?-

-Mio padre mi ha regalato un buono in questo negozio per il compleanno- ridacchio -Alla centrale sono contenti che cambi cappello!-

-E' il tuo compleanno?- chiede lui improvvisamente triste

-I..ieri- balbetto sorpresa da quel cambiamento d'umore -Ma non me lo ricordavo neanche!-

Lui si guarda intorno e dopo un minuto di silenzio prende un cappello in lana nero e grigio con la parte dietro morbida e larga, la tesa nera rigida davanti è tempestata di brillantini ma senza risultare sfacciato, me lo passa con un sorriso ed io non so che fare.

-Provatelo- sorride

-Questo?-

-Si, mi piace-

-Aspettami qua- sussurro prima di correre dietro una colonna

Mi tolgo il cappello e mi infilo veloce quello che mi ha proposto Edward sentendo anche in questo un gran sollievo per le orecchie, esco dal mio nascondiglio e lui mi sorride come sempre.
Giuro che anche se costa 100 dollari me lo compro!

-Ti sta benissimo-

-Dici?- chiedo guardandomi llo specchio e sistemandomi i capelli fuori posto

In effetti questo cappello è davvero carino.
I brillantini non sono così tanti ed il nero e grigio non lo rendono tetro come avevo pensato guardandolo sullo scaffale.
Mi piace.

-Grazie per il consiglio- sorrido -Prendo questo!-

-No, quello te lo prendo io- ribatte serio

-No-

-Voglio farti un regalo di compleanno-

-No-

-L'ho già pagato Bella, non puoi rifiutare-

Con occhi sgranati mi volto dalla commessa e questa annuisce complice sorridendo divertita, guardo Edward e assottiglio gli occhi.

-Questo è sleale-

-Buon compleanno Bella!- ride lui salutandomi con una mano e ritornando dai fratelli

La sorella più piccola mi saluta mimando le parole "Bel cappello!" prima di battere la mano a Edward che nel frattempo sta già entrando in un altro negozio.
Diavolo.

------------------------------------------------------

-Due cappelli?- chiede Charlie sparecchiando la tavolo

-Uno me l'ha regalato un..a mia amica- mi correggo posando un bicchiere appena lavato sul ripiano in gomma arancione

-Una tua amica?-

-Angela- rispondo sorridendo -Oggi l'ho incontrata nel negozio dei cappelli e, quando ha saputo del mio compleanno, ha voluto comprarmene uno lei- spiego fiera di me

Charlie rimane in silenzio ed io so che sta valutando le mie parole.
Verità o bugia?
Non posso dirgli che è stato un ragazzo o andrebbe su tutte le furie, mobiliterebbe tutte le volanti (con l'assoluto consenso dei suoi uomini) cercando, arrestando e sbattendo in cella ogni ragazzo di questa cittadina minuscola.

-Non me l'ha regalato un ragazzo... non ho un ragazzo-

-Sei molto bella-

-Con un occhio tappato, le orecchie e la coda da gatto nascoste- sibilo io stanca -Non ti devi preoccupare per il fronte ragazzi papà, nessuno si metterebbe con un sgorbio di laboratorio-

-Tu non sei uno sgorbio di laboratorio, chiaro?- grida iroso lui -Tu sei la mia bellissima bambina! Bellissima, chiaro?-

-La mamma non la pensava così!- ribatto io voltandomi a guardarlo

-Tua madre si pentirà per tutta la vita il suo errore!-


-Che cosa sei?- sibila la donna

-La tua bambina- sorride Charlie

-Quello sgorbio non è mia figlia!- sibila prima d'imboccare la porta ed uscirne

Guardo il mio papà con occhi umidi di lacrime sgranandoli quando noto che il suo sorriso amorevole non è stato scalfito di una virgola, mi si avvicina e mi accarezza le orecchie da gatto lasciandomi un bacio sulla fronte.

-Sei la mia bellissima bambina- sussurra -Parlo io con la mamma-

....ma la mamma non volle più tornare.


-Io sono fiero di te Bella qualcunque animale ti abbiano messo in corpo, gatto, cane o criceto che sia, chiaro?-

-Criceto?- chiedo stralunata da quell'uscita

-Non provare a cambiare argomento!-

-Papà...- sbuffo -Quello che voglio dire è che nessun ragazzo vorrebbe una ragazza come me-

Lui mi guarda triste e arrabbiato allo stesso tempo, sa che non può controbattere a queste mie parole e si danna per questa sua debolezza.
La verità dei fatti.
Appena apre la bocca per parlare qualcuno bussa alla porta ed io scatto verso il corridoio dove ho lasciato il cappelli che mi ha regalato Edward, lo indosso mentre nel frattempo infilo la coda sotto la maglia e guardo dallo spioncino.
Il mio cuore perde un battito.
Edward.

-Bella chi è?- chiede Charlie dalla cucina

-Ehm...- cosa dico? -Venditori porta a porta?-

Vedo Edward dall'altra parte della porta cercare di non scoppiare a ridere a questa mia risposta, Charlie spunta dietro di me e apre tranquillo rimanendo basito quanto me dalla persona che si trova di fronte, ma soprattutto dall'enorme mazzo di rose rosse che tiene in mano.

-Buona sera signor Swan, chiedo perdono per la mia intrusione a quest'ora della sera, ho forse disturbato?- chiede

Io e mio padre lo fissiamo con occhi sgranati a così tanta cortesia, quasi di altri tempi, nessuno dei due sa come rispondere e di riflesso ci facciamo da parte silenziosi lasciandolo entrare in casa.

-Grazie mille- sorride Edward -Ho saputo che sua figlia ha compiuto gli anni ed io e la mia famiglia abbiamo pensato di regalarle questi fiori-

Mi porge l'enorme mazzo di rose ed io lo prendo di riflesso.

-Grazie- sussurro

-Vuori bere una birra?- chiede mio padre imbarazzato

-Papà?- strillo io dandogli un calcio nelle caviglia facendolo quasi imprecare -Quello che mio padre intendeva era "Vuoi un bicchiere d'acqua fresca e non alcolica Edward?-

-C'era bisogno di darmi un calcio?- sibila lui

-Non mi sembra il momento di lamentarsi- sussurro senza guardarlo -Vuoi accomodarti?-

-Purtroppo ho un altro impegno, sono fuggito da una noiosa cena di famiglia con i parenti ma adesso devo tornare... la mia telefonata di salvezza durerebbe troppo!- ridacchia lui

-Vai piano in macchina!- borbotta Charlie

-Certo signore- sorride con quel sorriso sghembo ipnotico -Buona serata- conclude uscendo

Io e mio padre lo salutiamo intontiti chiudendo poi la porta.

-Meno male non avevi spasimanti- sibila -E comunque quel calcio era fuori luogo-

-Punto primo lui non è un mio spasimante, seconda cosa hai offerto un alcolico ad un minorenne... il calcio era più che meritato!-

-Le famiglie non regalano rose rosse Bella, era un modo gentile per non dire davanti al padre che gli piaci... avrai anche le orecchie da gatto ma non ci senti proprio niente!-

-Fammele mettere nell'acqua o appassiranno- borbotto lasciandolo a questa sua piccola vittoria 

Lo sento accendere la tv mentre con uno sbuffo di soddisfazione si lancia sulla poltrona vecchia e morbida, sorrido inconsciamente mentre l'acqua scorre dentro il vaso ed accarezzo le rose profumate; sono bellissime ed io non posso trattenermi dal fissarle.
Sono rosse.
I petali sotto le mie dita sono morbidi come il velluto.
Bellissime.
Le scarto dalla confezione in plastica e sciolgo l'elastico che tiene legati i gambi e le infilo veloce nel vaso, mi guardo intorno pensando a dove poterle mettere senza che si possano appassire e un lampo di genio mi passa per la testa.

-Le porto in camera mia- grido salendo in camera mia

-Che romantica- ridacchia Charlie prima di imprecare contro lo schermo

Evidentemente la squadra avversaria di qualsiasi programma sportivo stia guardando ha segnato un punto o sta vincendo la partita.
Entro in camera e sistemo il vaso sul balconcino che da sul cortile posteriore, verso il bosco, ed il vento mi scompiglia i capelli infiltrandosi sotto la maglietta facendomi rabbrividire.
Socchiudo gli occhi beata e accarezzo le rose appoggiata al cornicione sporta quasi completamente fuori, sorrido come una demente ripensando alla scena di pochi minuti prima; a come Edward si sia presentato sulla porta di casa mia come un angelo (nonostante ignori come conosca il mio indirizzo), di come abbia parlato come un vecchio damerino dell'800 e di come i suoi occhi brillassero.
Quell'oro così intenso.
Con uno sbuffo mi tolgo il ciuffo dal viso e finalmente la vista periferica sinistra torna a farmi visita dopo una giornata di semi-cecità, guardo la luna e mai come in quel momento mi sembra così bella.
Un uccello spunta dagli alberi facendomi sobbalzare.
Grandi ali nere.
Chris.

-Andrà tutto bene! Non permetterò che ti facciano del male...-

L'ho lasciato indietro.

-Corri Bella!-

-Fratellone!-

-Corri e salvati! Io un giorno ti raggiungerò, promesso!-

-ESPERIMENTO 27.36  IN FUGA!-

La voce dell'altoparlante mi fa gridare di paura, riporto lo sguardo sul mio fratellone accasciato a terra con la caviglia impigliata in una ghigliottina per animali e corro verso di lui fermata da un suo grido.

-Bella scappa! Ti prego... salvati almeno tu!-

-Ma io...-

I passi e le grida delle guardie, gli Eliminatori, sempre più vicini mi zittiscono.
Guardo un'ultima volta Chris.
Lui mi sorride.

-Ti troverò quando uscirò-

-Ti voglio bene fratellone!-


-Cos'ho fatto?- sussurro mentre le lacrime scendono sulle mie guancie -Sono una vigliacca!-

L'ho lasciato indietro.
Ferito.
In mezzo ad un branco di Eliminatori affamati e vendicativi.
Un singhiozzo disperato mi scappa dalle labbra ed io m'inginocchio a terra  lasciando uscire tutto il dolore, mi sono comportata da vigliacca, appena trovato Charlie avrei potuto mobilitare tutta la polizia del mondo e mandarla contro l'Istituto e salvare tutti quei bambini.
Chris.
Avrei potuto salvare Chris.
Chissà se è ancora laggiù?
Sarà già riuscito a fuggire?
Avrà trovato la sua famiglia?

-Mi dispiace- sussurro senza voce -Mi dispiace così tanto-

Piango appoggiata al muro con le ginocchia rannicchiate al petto cercando di calmare l'inferno che ho dentro e lentamente mi addormento.

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Qualcosa mi cade sulla testa ed io mi alzo scattosa guadandomi attorno terrorizzata sicura di trovare Charlie sullo stipite a guardarmi preoccupato ma la porta di camera è ben chiusa, un venticello freddo mi gela il collo e mi ricordo di avre lasciato la finestra aperta mentre dormivo.
Mi alzo con malavoglia e chiudo i vetri ma una figura proprio sotto di me mi rimanda un sorriso enorme.
Edward.

-Sto ancora sognando- borbotto scuotendo la testa e chiudendo del tutto la finestra

Mi volto per disfare lo zaino ma un sassolino colpisce la finestra, mi affaccio e questa l'Edward mi guarda con cipiglio offeso e un altro sassolino nella mano pronto a tirarlo.

-Sono le 2:30...- sibilo affacciandomi -Che diavolo ci fai qua?-

-Ti sono piaciute le rose?- chiede

-Sono bellissime- sorrido rossa in volto indicandole -Sei tornato per chiedermi questo?-

-Si-

-Non potevi farlo domani a scuola?-

-....ero troppo curioso!-

Rimaniamo in silenzio per lunghi secondi a fissarci quando lui apre la bocca per dirmi qualcosa ed io mi accorgo che, per quanto possa essere meravigliosamente romantico parlare dal balcone, è anche molto scomodo.

-Scendo- sibilo bloccandolo

-Ti aspetto- sorride lui

Con uno scatto felino scendo le scale saltandole quasi completamente, copro la coda ed esco furtiva lasciando un pezzetto di legno nella porta per non farla chiudere del tutto, faccio il giro della casa ed Edward mi aspetta ridacchiando.

-Sembri proprio una fuggitiva-

-Il fatto che mio padre sia sceriffo mi rende ancora più spericolata-

-Avrei dovuto portare qualche lattina di birra- ride lui

-Ssshhh... il signor Swan ha il sonno leggero!- lo sgrido

-Ops-

Ridacchiamo come due bambini prima di una marachella e ci sediamo su un tronco caduto all'entrata del bosco, proprio sotto la finestra di camera mia, e con un piccolo gemito di sollievo mi accorgo di aver spento le luci.
Non so quanto rimarrò fuori con Edward a parlare ma se Charle si affacciasse dalla porta di camera sua almeno vedrà le luci spente.
Non sono mai uscita di notte.
Soprattutto vicino ad un bosco.
Mi guardo le spalle fingendo imbarazzo per il silenzio che è caduto ma Edward sembra in qualche modo capire la mia paura.

-Non ci sono animali feroci qua nei dintorni- sorride -Devi inoltrarti verso est per trovare i primi lupi-

-Grande esperto dei boschi?-

-Faccio spesso scampagnate nei boschi con la mia famiglia-

-Saltando la scuola- borbotto io senza smettere di guardarmi intorno

Loro saltano fuori dai boschi.
Dai cespugli.
Silenziosi.
Cattivi.

-Quando c'è il sole non è bello rinchiudersi in quattro mura per sentire persone noiose raccontare cose noiose-

-A me tocca...- un rumore in lontananza mi distrae

Guardo il bosco buio aspettandomi qualsiasi cosa.
Una pallottola.
Un Eliminatore affamato.
Un Camice Bianco.
Sento la voce di Edward in lontananza nonostante sia a pochi centimetri da me, non ne distinguo le parole ma ogni tanto ridacchia tranquillo, intanto io non riesco a distogliere gli occhi dal bosco.
Gli alberi possenti.
I cespugli i rovi.

-Bella mi ascolti?- mi chiama lui toccandomi appena una spalla

-Cosa?- mormoro io

-Stavo parlando da solo...-

-Scusa, mi sembrava di aver sentito un rumore- dico ridacchiando a forza -Leggo troppe storie dell'orrore!-

Lui sorride riassato ma i suoi occhi rimangono seri.
Preoccupati in qualche modo.
Sono una pessima bugiarda, eppure dovrei aver imparato dopo la lunga convivenza con uno sceriffo.
Guardo l'ora.

3:15

-Credo sia ora di andare a dormire- sorrido -Se domani non mi sveglio in orario sarà colpa tua!-

-Ma non potrai dire niente perchè sennò lo sceriffo scopririà la verità-

-Mica gli ho detto una bugia, lui non sa proprio che sono uscita-

-Bandita-

Ci alziamo ed io lo accompagno alla macchina salutandolo con la mano mentre questo imbocca la strada principale ritornando verso casa, guardo i suoi fari sparire nel buio e tiro un sospiro di sollievo.
Che giornata.
Rientro ma un nuovo rumore mi scattare sull'attenti, mi avvicino lentamente ai primi alberi tendendo le orecchie sotto il cappello di lana pronta ad ogni cosa.
Mi tolgo il cappello per sicurezza.
Passi.
Qualcuno sta camminano nei boschi.
Chi?
Un animale?
Un Eliminatore?
Dopo lunghi minuti passati nel silenzio più assoluto mi convinco ad entrare in casa ma appena mi volto verso la porta poco lontana da me, una risatina alle mie spalle mi fa quasi gridare di paura.

-Finalmente ti ho trovata gattina-

Mi giro di scatto ma un pugno alla mandibola mi fa volare per qualche metro con un gemito di dolore, rotolo sui sassi alzando un gran polverone e maledico la propenzione di Charlie a vivere isolato dal mondo.
La prossima casa è 10 minuti di macchina.
Isolata.
Braccata.
Guardo il ragazzo che mi cammina incontro con un ghigno beffardo sulle labbra carnose e rosee, è alto almeno un metro e novanta e largo come un armadio a due ante.
Muscoloso.
I capelli corti a spazzola sono neri come la pece e gli occhi rossicci emanano un aura di odio perenne.
Nato per uccidere.
Creato per uccidere.

-Tu non hai trovato proprio niente- sibilo sentendo il sangue colare sul mento

-Che bello essere soli io e te, almeno posso divertirmi- ride

Mi alzo veloce e lo attacco frontalmente caricando un calcio nello stomaco, lui si scansa con una risatina e mi da un altro pugno questa volta sulla nuca che mi manda a terra con la vista sfuocata; tossisco con forza e rotolo su me stessa evitando così un calcio nel fianco.
Mi alzo e corro verso la porta ma una mano enorme mi afferra per il cappuccio della felpa tirandomi indietro, il fiato si blocca nella gola e le lacrime scendono calde sulle mie guancie terrorizzata al mo futuro.
Guardo la porta di casa semi aperta, apro la bocca per gridare a Charlie ma l'Eliminatore mi trascina lontano azzarendo ogni mia possibilità di salvezza, in un momento di totale disperazione mi volto verso di lui ed un gran frastuono mi fa gridare.
Uno sparo.
Sgrano gli occhi mentre vedo una scia di sangue colare dalla fronte dell'Eliminatore scendere in mezzo gli occhi sgranati ormai vuoti, un piccolo forellino attira la mia attenzione ed io mi guardo indietro.
Charlie.
Il mio papà è sulla soglia della porta con la pistola fumante ancora in mano, le mani ora gli tremano fortissimo e gli occhi sono aperti fino all'inverosimile, rimaniamo in quelle posizioni per quelle sembrano ore prima; il cadavere dl ragazzo dietro di me è caduto a terra con tonfo sordo senza che nessuno dei due se ne interessi minimamente.

-Bella...-

A quelle singole parole corro verso di lui più veloce che posso lanciandomi tra le sua braccia, la pistola cade a terra ed io scoppio a piangere tremante.

-Va tutto bene- sussurra lui

-Era solo- sputo ricordandomi di questa cosa importante -Nessuno sapeva che lui fosse qua!-

-Entra, a lui ci penso io-

Sento una sua mano calda ma tremante spingermi dentro casa e prima che io riesca a dire qualcosa la porta si chiude, sento i passi di Charlie sui sassi e presa da un conato di vomito corro in bagno veloce.
Mi ha trovata.
Non voglio pensare a Charlie.
A quello che sta facendo.
Mi lavo la bocca e mi guardo allo specchio.
Sembro un fantasma.
La pelle bianca, le occhiaie viola sotto gli occhi rossi e gonfi per le lacrime di prima, le labbra rosse ed il taglio profondo sull'angolo della bocca sta ricominciando a sanguinare.
Mi sembra di guardare la me bambina quando scappò dall'Istituto.
Sento la porta di casa aprirsi e Charlie sospirare prima di gettarsi sul divano pesantamente, scendo in cucina per prendere del ghiaccio e posarlo sulla ferita e lo raggiungo sedendomi sulla mia poltrona.

-Ne parliamo domani- borbotta Charlie

-Era solo- ripeto

-Proviamo a dormire-

-Era solo- sussurro guardando il mio riflesso sulla televisione spenta




Fine capitolo!
Divertente eh?... a parte di scherzi, la storia sarà anche un pò divertente, con piccole punte di comicità, ma volevo rendere più seria la storia di Bella che nella storia precedente avevo lasciato quasi nell'angolo.
Beh, vi lascio ai commenti o alle vostre reazioni silenziose^^
Un bacio!












Fine del capitolo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ed eccoci al terzo capitolo^^
Chiedo scusa per il ritardo per il capitolo di questa storia ma ho avuto problemi con i nuovi turni  del lavoro, posso postare solo la domenica ma la settimana scorsa non avevo concluso questo capitolo! Chiedo ancora scusa!
Mi trovo in un momento orribile che spero qualcuno di voi possa capire... voglio scrivere mille storie diverse! Per ora mi contengo, ma appena avrò quasi finito una di queste due ne comincerò altre, ho l'ispirazione a mille (cosa che succede nei momenti meno opportuni, tipo durante il lavoro che vrresti scrivere ma non puoi...)!
Vorrei ringraziarvi per i commenti ed anche per seguirmi in silenzio!

Risposte alle recensioni:

Giulia_Cullen: Nella vecchia stesura a Bella succedeva una cosa simile ma Charlie non diceva niente... e io mi sono detta: com'è possibile che un genitore non reagisca all'aggressione di una figlia (poi con il passato di Bella)? Così ho cambiato un paio di cosette^^ Sono contenta che la storia continui a piacerti!
Un bacione^^

__rala__: Grazie mille per i complimenti^^ Spero che la storia continui a piacerti! Un bacione^^

martyd: Non sono per niente brava con la suspance... devo cercare un corso su internet o sono fregata per tutti i capitoli successivi!^^ Un bacione

Kenela: Oddio, grazie mille! Sono davvero contenta che la storia ti piaccia così tanto^^ Un bacione!



CAPITOLO 3

"... il traffico di queste settimane a Seattle è davvero assurdo..."

Una voce ovattata mi entra nella mente strappandomi dalla dolce gabbia del mio sogno, mi muovo appena sentendo le gambe doloranti e le braccia formicolare.
Non voglio aprire gli occhi.
Voglio dormire ancora, dopotutto la sveglia non ha ancora suonato.
Sbuffo stanca per la mia mancanza di sonno e l'odore ferroso di sangue m'invade il naso facendo spalancare gli occhi, mi guardo attorno accorgendomi di non essere nel mio letto sdraiata ma rannicchiata in maniera molto poco comoda sulla poltrona del salotto con la televisione accesa a farmi da compagnia.
Nella stanza non c'è nessuno.
Sono sola.
Nessuna traccia di sangue.
Allungo le gambe e le sento scricchiolare doloranti per la posizione in cui sono rimasta tutta la notte, una fitta mi fa mugolare e portare lo sguardo verso il fianco, un livido viola e giallo mi colora tutto il fianco sparendo sotto il bordo dei pantaloni in tuta che porto.
Lo sfioro con le dita fresche e formicolanti e sibilo per il dolore.
In un  flash tutti i ricordi della sera prima mi passano davanti agli occhi in una serie di immagini in bianco e nero.
Veloci.
Edward che mi porta le rose.
Edward sotto la mia finestra.
Noi che parliamo.
Lo guardo andare via sorridente.
Il bosco.
L'Eliminatore che cerca di catturarmi.
Mi picchia.
Mi porta verso il bosco.
Charlie che spara.
Charlie che occulta il cadavere.
Mi guardo intorno alla ricerca della figura di mio padre ma di lui nessuna traccia, acutizzo le orecchie ma nessun rumore per tutta la casa tranne il giornalista alla tv che parla di nuove notizie.
L'orologio a cucù sopra il camino segna le 7:45.
E' tardi.
Forse non dovrei neanche andare a scuola in queste condizioni.
Un foglietto sgualcito posato sul tavolo attira la mia attenzione.


Sono dovuto andare a lavoro, verso le 8:00 viene Sue per medicarti, le ho lasciato le chiavi di casa!
Un bacio.

Barcollante mi dirigo verso il bagno, salgo le scale lentamente, ad ogni passo il fianco mi lancia nuove fitte sempre più forti; mi appoggio al lavandino e mi guardo allo specchio storcendo la bocca al taglio profondo che mi deturpa il labbro.
Il sangue secco cola lungo la mandibola.
Apro l'acqua e con un panno mi pulisco.
Erano anni che non avevo queste ferite, ho dimenticato quanto può essere doloroso un livido su un fianco e un labbro rotto.
La testa mi gira come il sangue diluito che veloce finisce nello scarico del lavandino.
Chiudo l'acqua e vado in camera per cambiarmi, ma riesco solo a mettermi solo dei pantaloni puliti che il campanello mi fa sussultare e scattare verso la porta, afferro uno dei cappelli di Charlie appeso al gancio accanto alla porta e -dopo averlo infilato- apro veloce sbiancando insieme alla persona davanti a me che prima aveva un sorriso bellissimo ad illuminargli il volto.
Edward.
Rimaniamo in silenzio per lunghi secondi ed i suoi occhi cambiano colore passando dal dorato che tanto mi ha fatta innamorare al nero più profondo, il suo volto si contrae spaventandomi a morte.

-Che diavolo è successo?- grida

-Non è successo niente Edward!- grido a mia volta -Sono caduta dalle scale...-

-Bella non prendermi in giro, sei caduta? A me sembra che qualcuno ti abbia aggredita!- sibila lui

I suoi occhi non la smettono di guardare la mia ferita sulle labbra; un brivido di paura mi attraversa la schiena e fa muovere la felpa mettendo in mostra il livido sul fianco, le sue mani si chiudono in due pugni serrati alla vista della livido sotto la felpa.

-Chi è stato?- sibila con voce quasi spettrale

-Nessuno!- balbetto impaurita -Stanotte sono caduta dalle scale, era buio e il pavimento era bagnato!-

Agito le mani nel panico cercando di convincerlo della mia tesi ma ogni mia parola sembra portarlo sempre più vicino alla verità, sento gli occhi gonfiarsi di lacrime e gli occhi di lui si sgranano leggermente prima di velarsi di tristezza.
Rimaniamo in silenzio ancora un pò prima che un telefono squilli, Edward risponde senza neanche guardare il display e la sua voce appare normale come sempre.

-Sto arrivando Alice, voi entrate- dice prima di chiudere la telefonata

-Puoi avvisare tu i professori che non posso venire a scuola per oggi?- sussurro

Lui annuisce sconfitto e china la testa per mettere il telefono in tasca e qualcosa dietro di lui attrae la mia attenzione spaventandomi a morte.
Qualcosa che brilla vicino ad un albero.
Un coltellino.
Il coltellino dell'Eliminatore di ieri che aveva agganciato al fianco, accanto il mio cappellino nuovo... guardo di nuovo Edward proprio mentre lui si volta per controllare dove stessi guardando e gli sorrido fingendo spudoratamente.

-Charlie ha chiamato un dottore, dovrebbe arrivare a momenti- dico

In realtà non verrà nessun dottore, dal mio arrivo nessuna persona dotata di un camice bianco non è più entrata in questa casa, l'unica persona vicina ad un medico di cui mi fidi è Sue, un'amica di mio padre che abita a La Push.
Charlie l'ha chiamata stamani spiegandole la situazione.
Lei è l'unica che sa la verità di cosa mi sia successo negli anni della scomparsa.

-Vuoi che ti faccia compagnia?-

-No, devo sistemare in giro- sorrido tesa -In più tua sorella ti aspetta-

-Sembri mal ridotta-

-Cadere dalle scale non è una gran bella esperienza, soprattutto nel cuore della notte- sibilo stanca -Davvero Edward, devo finire di sistemare, ci vediamo domani a scuola!-

-Daccordo!- mormora lui salendo in macchina

Lo guardo salire in macchina e infilare le chiavi nel quadrante ed una morsa allo stomaco mi spinge a correre da lui, lancio un'occhiata al bosco e poi busso al finestrino, lui lo abbassa incuriosito ma senza che la rabbia abbia lasciato i suoi occhi ormai quasi totalmente neri.

-Se vuoi puoi passare dopo pranzo, che ne dici?-

-Ne sarei davvero felice- dice sorridendo

Il suo sorriso mi lascia senza parole, lo saluto silenziosa mentre fa inversione per rientrare nella strada principale e -appena pochi secondi dopo la sua sparizione- corro veloce verso il bosco, mi fermo col fiatone e fisso l'oggetto per terra mentre la paura anche solo di toccarlo mi fa battere il cuore veloce.
Sento una macchina sfrecciarmi alle spalle e inchiodare, mi volto e gli occhi preoccupati di Sue scrutano le mie ferite.

-Bella! Che fai qua fuori?- grida scendendo di macchina

-Ier...-

-Charlie mi ha già spiegato cos'è successo ieri- mormora

-Lui ha perso questo- dico indicando il coltello

Sue lo fissa e lo prende veloce insieme al mio cappello, rimonta in macchina e parcheggia  sul vialetto di casa mia, nel frattempo la raggiungo ed entriamo in casa; ci sistemiamo nel salotto lei prende dalla sua borsa alcune bende e cerotti, una crema e una bottiglia di disinfettante.
La fisso silenziosa e lei mi sorride complice.

-E' quello senza profumo- dice agitando la bottiglietta

Ridacchio amandola un poco per questa sua premura, mi siedo sulla poltrona mentre lei va a prendere dei fazzoletti, accendo la tv per fare un pò di rumore e una notizia attira la mia attenzione.
Una pessima attenzione.

"Un altro bambino è scomparso dall'ospedale di Seattle, questa secondo le autorità sarebbe la terza sparizione nel giro di 6 mesi..."

Volto lo sguardo verso Sue -appena rientrata in sala- e lei rimanda la mia stessa espressione di terrore, so chi sta causando queste misteriose sparizioni e la cosa non è positiva.
Sono loro.
I Camici BIanchi.
Gli Eliminatori.
L'Istituto.
E' così che "reclutano" nuove cavie, s'infiltrano negli ospedali spacciandosi per normali dottori in servizio e selezionano le vittime, le donne stanno nei reparti di ostetricia così da poter seguire le gravidanze e i parti; appena una donna partorisce o porta il figlio per un controllo loro lo fanno ricoverare e lo rapiscono.
I neonati sono perfetti secondo loro.
Io ero perfetta.
Fui rapita dall'ospedale neanche a 3 giorni di vita.

-Bella...-

-Sono loro- sussurro

-Lo so, ma tu sei al sicuro piccola, Charlie ed io ti proteggeremo sempre!- sorride

-Non voglio che vi facciano male- dico cominciando a piangere -Ieri ho avuto così tanta paura di perdere Charlie... che gli facessero male, se la prossima volta lo prendessero da solo? Non sono essere umani qualunque!-

-Le pistole funzionano-

Rabbrividisco al ricordo del foro sulla fronte dell'Eliminatore, al sangue che lentamente cola tra i suoi occhi ormai vitrei, al suo ultimo respiro sul mio viso... se penso che anche lui è stato un bambino rapito mi piange il cuore.

-Come minimo aveva 7/8 anni- sussurro

-Cosa?-

-Gli Eliminatori sembrano più grandi, la loro crescita è maggiorata dagli ormoni e dal Dna combinato... alcuni dimostrano 30 anni e ne hanno solo 6- mormoro -E' triste-

-E' orribile- dice Sue bagnando un fazzoletto col disinfettante

Appena lo posa sulla ferita questa sfrigola facendomi sobbalzare, Sue sorride materna continuando il suo lavoro.
In meno di dieci minuti sono tutta fasciata, la crema sul fianco è gelida come il ghiaccio ma sento quasi subito sollievo, il labbro si è gonfiato ma i cerotti che mi ha messo fanno il loro lavoro e tengono la ferita ben chiusa.
Sue mi passa una brioshe calda alla cioccolata ed io la divoro in pochi secondi, non mi ero accorta di avere così fame, ci sediamo sulle poltrone e parliamo tra noi.
Tra donne.
Ridiamo di qualche sciocchezza.

-Di chi sono quelle rose rosse sul tuo terrazzo?- chiede lei maliziosa

Immediatamente arrossisco come un peperone scatenando le risate di Sue, io mi rannicchio sulla poltrona portando le orecchie indietro nascondendomi totalmente ai suoi occhi.

-Tuo padre mi ha detto che hai un pretendente-

-Non è vero-

-E quelle rose?-

-Me le ha regalate perchè era il mio compleanno, erano da parte della famiglia-

-Io non regalerei mai delle rose rosse alla figlia di un altro per regalo di compleanno-

-Io non gli piaccio-

-Secondo me si-

Se fosse stato Charlie a dirmi una cosa del genere -cosa successa esattamente ieri sera- gli risponderei per le rime, arrabbiandomi e sentendomi presa in giro, ma il tono con cui Sue me l'ha suggerito mi zittisce.
Forse è stato il sorrisetto complice.
O l'occhiolino.
O ancora la risatina dolce dovuta al mio rinnovato rossore.
Riesco a quasi a crederle, anzi, scopro che voglio crederle, per avere una vita da adolescente come tutte le ragazze del mondo intero, piene di dubbi sul vestiario, sui capelli o su come comportarsi con il ragazzo che le piace.
Se sorridere e parlare per prima o far fare a lui la prima mossa proprio come nei film romantici.
Sue mi passa una tazza di thè bollente spuntata fuori dal nulla ed io sussulto nel vedere l'ora sull'orribile orologio a cucù che Charlie si ostina a tenere in salotto.

12:35

-Faccio io il pranzo per voi, riposati- sorride Sue alzandosi

-No Sue, tanto Charlie porterà sicuramente dei panini- ridacchio -Non lo viziare, poi tocca a me mantenerlo!-

Sue ed io scoppiamo a ridere proprio mentre Charlie fa il suo ingresso in casa, l'odore dei panini mi fa drizzare le orecchie e il mio stomaco brontola rumorosamente, il viso baffuto e rosso per il freddo di Charlie sbuca in cucina sorridendo vedendoci rilassate.
Entra e posa la busta coi panini sul tavolo, mi abbraccia facendo attenzione a non toccare il livido sul mio fianco e i bacia sulla fronte per lunghi minuti, Sue se ne sta in silenzio raccogliendo le sue cose il più lentamente possibile.

-Ho preso un panino anche a te Sue, vegetariano naturalmente!- ridacchia Charlie -Rimani con noi per pranzo?-

Pranzo.
Una scintilla nella mia mente mi fa scattare sul'attenti attirando l'attenzione di Charlie e Sue.
Edward verrà dopo pranzo!

-Devo farmi una doccia- grido saltando sul posto

-Aspetti visite?- ghigna Charlie sarcastico tornando serio al mio rossore -Non sarà ancora quel Cullen?-

-E' venuto qua stamani prima di Sue, non chiedermi il perchè, e gli ho detto che sono caduta dalle scale, subito dopo l'ho praticamente cacciato via e, dato che mi faceva pena, l'ho invitato a venire dopo pranzo! Non posso presentarmi in questo stato... capisci?-

-Certo, sennò a chi le porta le rose la prossima volta?-

-Non è divertente sai?-

-Bella va a farti la doccia o non farai in tempo- ci sgrida Sue mettendoci in riga -Tu siediti e mangia!-

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Esco dalla doccia insieme ad una nuvola di vapore che riempe tutto il bagno offuscandomi la vista, cerco a tentoni l'asciugamano e quando lo trovo me avvolgo intorno al corpo con un brivido di piacere, esco ed entro veloce in camera mia per vestirmi.
Vestirmi.
...
Come mi vesto?
Dovrei darmi un contegno o fare la povera ragazza pestata, anzi, caduta dalle scale nel cuore della notte ancora in pigiama a lamentarsi delle sue ferite?

-Bella vuoi una mano a vestirti?- chiede Sue bussando alla porta

Dio sia lodato per aver inventato le mamme!
Saltello verso la porta e Sue ride della mia espressione sollevata ma allo stesso tempo terrorizzata, apre l'armadio e ne tira fuori una camicetta blu con dei fronzoli sui fianchi e un paio di jeans stretti neri.

-Chi bella vuole apparire molto deve soffrire- dice

-Sarà una tortura-

-Vestiti che ti sistemo i capelli-

Prendo la biancheria e corro in bagno e in meno due secondi sono pronta, la coda sembra gridare per il dolore causato dalla vita stretta dei pantaloni ma con un profondo respiro caccio via le fitte rimpiazzandole col pensiero di avere Edward in casa mia tra poco, mi siedo su un panchetto e aspetto che Sue arrivi.
Mi pettino i capelli districando i nodi e la chiamo, le prende phone e spazzola e comincia a lisciarmi la chioma prima che questa diventi una balla di fieno, asciuga con cura le orecchie ridendo per ogni volta che questa scattano via al pettine dentato di ferro (devo usarlo o il pelo diventerà orribile) e battendo le mani soddisfatta er il lavoro.
Mi guardo allo specchio.
Non sono male... se tralasciamo il labbro gonfio ed il piccolo livido sul collo.

-Questo lo copriamo con del correttore- dice indicandolo -Se cadi dalle scale non ti strozzi con la felpa- mugola

-Una caduta in grande stile-

-Bella Edward è qua fuori, spero non abbia portato altre rose, non voglio che casa mia diventi una serra!- grida Charlie facendomi arrossire

-Le rose erano da parte della famiglia!- strillo scendendo le scale mettendo il cappello regalato da Edward

-Devo fare il padre cattivo o...-

-O ti fai gli affari tuoi e gli lasci in pace!- ringhia Sue seguendomi

Il suono del campanello ci fa scattare tutti sugli attenti, tremante vado ad aprire la porta ed un Edward bellissimo e scintillante mi attende con un gran sorriso sulle labbra, questo sembra traballare alla vista del mio labbro ma non gli do tempo di dire niente che lo faccio entrare e Charlie e Sue ci sorridono, Charlie sembra abbia appena ingoiato un rospo tanto è rosso.
Ingoio rumorosamente pregandodi non fare un'altra figuretta come quella di ieri ma una stretta da parte di Sue mi tranquillizza, lo tiene sotto controllo.
Andiamo in sala e sospiro nel notare come tutto sia pulito, ci sediamo ed il silenzio cala impetuoso.
Imbarazzo.
Edward è seduto composto con un sorriso sulle labbra.

-Spero non aver interrotto il pranzo- mormora

-Non ti preoccupare- sorride Sue -Bella ci aveva detto della tua visita mattutina, ci dispiace averti fatto preoccupare-

-Cadere dalle scale è una delle mie specialità!- ridacchio

-Già- mormora Charlie teso

Edward ridacchia ma ad un certo punto sembra perdere completamente colore per quanto il suo pallore glielo possa permettere, il volto s'irrigidisce ed il terrore invade i suoi occhi prima di lasciare lo spazio alla rabbia.
Rabbia pura.
Tremo dalla paura.

-Posso usare il bagno?- dice alzandosi scattoso

-C..certo, è al primo piano, la prima porta a sinistra- dico

Lui sale scale lento, troppo per l'andatura di un normale ragazzo, ed io sento una strana sensazione bloccarmi lo stomaco.
Paura?
No, non è paura.
E' qualcosa di diverso.
Disagio?
Simile...
Angosciata.
Ecco come mi sento in questo preciso momento, sento la nausea montarmi dentro e chiudermi la gola, la vista si offusca, non capisco perchè mi senta così ma l'espressione di Edward mi rimane impressa nella mente come una pellicola.
La sorpresa.
La paura.
La rabbia.
L'ira.
Aveva una consapevolezza negli occhi... come se sapesse la verità.
Tutta la verità.
Impossibile...

-Forse aveva mal di pancia- mormora Sue -Vado a sentire se ha bisogno-

-Meglio di no- sussurra Charlie posandole una mano sul ginocchio -Vado io-

Guardo appena Charlie alzarsi e salire le scale, lo sento bussare e poco dopo entrare nel bagno chiudendosi la porta dietro.
Perchè?
Sento il panico scorrermi nelle vene come lava bollente.
Il cuore pompa veloce.
La vista si copre di puntini bianchi fastidiosi.
La stanza gira.

-Bella stai tranquilla-

-Non ci sta mettendo troppo per chiedergli come sta?- sussurro

-E' appena entrato- sorride lei tesa -Bevi un pò d'acqua-

Mi porge un bicchiere ed io lo prendo tremante mandando giù l'intero contenuto in pochi istanti, la gola si rilassa ma il respiro continua a rimanere corto.
L'acqua non funziona.

-Charlie vieni giù!- sento gridare Sue

Il tempo scorre veloce.
Troppo veloce.
Un battito di ciglia e due mani fresche mi incorniciano il viso delicate.
Due occhi dorati.

-Bella stai calma- dice Edward -Inspira ed espira lentamente-

Ci provo.
Non funziona.

-Guarda la televisione- sussurra lui

Il giochetto!
Lo ricordo.
Annuisco veloce mi volto a guardare la televisione, conto fino a tre e sposto lo sguardo sulla poltrona accanto a me, sulla lampada, sul vaso di fiori nell'angolo... lentamente il panico scivola via lasciandomi stanca ma vuota.
FInalmente vuota.
Sue mi porge un altro bicchiere d'acqua ed io questa volta lo sorseggio lenta, guardo i presenti ma soprattutto Edward che ora sembra essersi tranquillizzato.

-Ho detto a Edward che ieri sera sei stata aggredita davanti casa, non devi preoccuparti- mormora Charlie -Adesso vi lasciamo soli così tu ti calmi ok?- dice baciandomi la fronte

Annuisco e sorrido timida a Sue che mi fa l'occhiolino da dietro la spalla di Edward, quest'ultimo aspetta che la porta della cucina si chiuda e si avvicina a me calmo inginocchiandosi e accarezzandomi la guancia lento; la sua mano fredda mi fa accapponare la pelle ma trattengo il brivido consapevole che toglierebbe via la mano subito.
Voglio dargli calore.
E' così freddo.

-Perchè non me l'hai detto?- sussurra

-Avevo paura...- sussurro
 
-Di me?-

-Di dirti la verità-

-Perchè? Charlie ha detto che lo ha cacciato via, non devi avere più paura-

-Giusto- sorrido tesa

Chiudo gli occhi ripensando alle parole dell'Eliminatore quando ha detto di essere solo, a come me le sia ripetute nella mente come un convincimento per stare bene ma in cuor mio so di non averci mai creduto.
Non sono mai soli.
Mai.
Respiro lenta e riapro gli occhi trovando Edward immobile come statua a fissarmi, una suo dito si posa sulla ferita così leggera che quasi non la sento accarezzare il cerotto.

-Fa male?-

-Sue mi ha medicata per bene, domani sarà come se niente fosse successo- sorrido

Edward sorride rilassandosi lentamente, si alza e si siede sulla poltrona accanto a me sfogliando il giornale che Charlie ha lasciato sul tavolo tondo rimanendo colpito dalla notizia dei bambini scomparsi.

-Non capisco come si possa fare una cosa del genere a dei bambini- sussurra

-Sono dei mostri- sibilo lasciandomi scappare un sibilio molto poco umano

-Se lo dici con quel tono mi metti paura, sai?- ridacchia lui -Sembravi un gatto arrabbiato-

Io ridacchio nervosa maledicendo la sua presenza e come questa mi influenzi ad essere me stessa senza freni, lo guardo e dopo poco il mio stomaco brontola rumorosamente facendomi arrossire; Edward sorride e mi indica gentile la cucina dove io corro sotto la sue risatina, afferro il panino sorridendo imbarazzata a Charlie e Sue e torno in sala.

-Scusa, non ho avuto molto tempo per mangiare- dico -Tu hai mangiato?-

-Si-

-Di solito in mensa non mangi molto- borbotto dando poi un morso al panino

-Tu invece per quanto mangi dovresti pesare almeno 100 kg-

-Mi guardi mangiare?- chiedo stupita

Lui sgrana gli occhi e la sua espressione mi sembra tanto quella di un bambino colto con le mani sul fatto durante una marachella, ci fissiamo in silenzio sussultando al tossicchiare nervoso di Charlie, lo guardiamo entrambi e lui ci sorride teso come una corda di violino.
Ora che penso è la prima volta che una persona che conosco entra in questa casa.
Non ho mai avuto amici tranne qualche ragazzo di La Push che conosce la mia storia.
E Sue.
Forse qualche poliziotto.
Amici miei mai.
Benchè meno un ragazzo.

-Hai chiamato casa che ritardavi?- chiede

-No signore, ho avvisato che mi sarei fermato per poco a casa vostra, in effetti adesso devo prorpio andare- dice Edward alzandosi

Io lo seguo senza lasciare il mio panino e lo accompagno alla porta di casa continuando a mangiare vorace, lui ridacchia notanto il volume notevolmente diminuito del panino tra le mie mani.

-Attenta a non farlo scappare- sorride

-Lo tengo stretto- rido io arrossendo -Ci vediamo domani a scuola?-

-Sei sicura di voler venire?-

-Certo!- sorrido -A domani- lo saluto mentre sale in macchina

-A domani-

Lo guardo allontanarsi in macchina scoprendomi sul ciglio della strada intenta a guardare la sua auto da lontano, non so perchè ma alzo la mano per salutarlo mentre lui gira l'angolo e scompare, sbuffo scuotendo la testa e rientro in casa trovando Charlie e Sue a fissarmi, il primo corrucciato e la seconda maliziosa.

-Se ti tocca con un dito glielo spezzo- ringhia lui

-E io ti spezzo le gambe- sorride Sue facendolo sbiancare -Entra e riposati piccola, a lui ci penso io!-

------------------------------------------------------------------------------

L'intero pomeriggio passa lento e tranquillo con me che faccio le pulizie in casa e qualche compito per la scuola, la cena con Charlie e i suoi racconti dei controlli noiosi per la città e le risate sul divano a guardare un programma televisivo comico.

22:30

-Meglio che vada a dormire o domani non mi sveglierò in tempo- sbadiglio

-Buona notte piccola- sbadiglia pure lui sgranchendosi le gambe

-Non dormire sul divano, la tua schiena non è più quella di un secolo fa- rido scappando dal cuscino che lui mi lancia -Notte!- grido dalle scale sentendo la sua risposta borbottata a mezza bocca

Entro in camera mia sentendo solo in quel momento la vera stanchezza della giornata gravarmi sulle spalle, mi infilo il pigiama e una strana sensazione mi fa gonfiare la coda.
Paura?
No, non ho paura... mi sento sotto pressione.
Mi guardo in giro cercando di capire il motivo di tale sensazione e infine decido di affacciarmi alla finestra mentre il mio cuore batte sempre più veloce, mi guardo intorno assottigliando gli occhi alla ricerca di qualcosa o qualcuno che spieghi questa mia angoscia.
Mi sento osservata.
Spiata.

-C'è qualcuno?- chiedo stupidamente

Silenzio.
Solo le foglie mosse dal vento rispondono alla mia domanda ed io sbuffo per la immane stupidità, chiudo la finestra dando un ultima occhiata intorno a me e tiro le tende oscurando l'intera stanza.
Mi siedo sul letto.

-Buona notte Bella- sussurro sdraiandomi e chiudendo gli occhi




Fine!
Già... proprio fine^^ Chiedo ancora scusa per il ritardo (alla fine verrò a noia con tutte queste scuse), ma prometto che manterrò il passo!
Un bacio e fatemi sapere cosa ne pensate!




 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Nuovo capitolo!
Ho preso qualche spunto dai vecchi capitoli rubando qualche frammento qua e là e inserendoli... beh, non so che altro dire tranne grazie mille per i commenti e per leggere la mia storia nonostante non lo meriti neanche un briciolo *despressione mode: ON*
Questo capitolo è quasi tutto incentrato sui pensieri di Bella o flashback di vita in cui compare ache Edward, spero non vi annoi ma è molto importate per la storia e per poterla portare avanti senza buchi vuoti nella trama... e anche per smorzare un pò la tensione data da pallottole, labbri rotti e attacchi di panico.
Buona lettura.
Un bacione a tutte/i!

Risposte alle recensioni:

summer76: Sono contenta che la storia ti piaccia, mi dispiace che posti così poco ma lavoro e non ho la connessione internet a casa mia, quindi devo attendere la domenica per scroccarla al mio fidanzato^^ Un bacio!

emmaswan923: Oddio, scusami tantissimo! Sono contenta che la storia ti piacccia, non ho intenzione di smetterla ma di completarla (cosa che secondo i miei calcoli ci prenderà molti capitoli^^).

Giulia_Cullen: Eccoti! Allora... la reazione dei Cullen è a sorpresa, cioè, succederà una cosa davvero molto BUM che vi farà spalancare gli occhi e dire "Ma come?"! E' forse l'unico punto in cui c'è veramente sorpresa... ormai saprete che non sono brava con la suspance^^ Un bacio.

xsarah: Grazie mille dei complimenti, spero col tempo di meritarmeli tutti^^ Sai questa è la seconda stesura di questa storia, sono super contenta che tu non l'abbia letta inizialmente o non avresti detto tutte quelle belle cose... alcune volte sono davvero fortunata in questo senso^^ Un bacio.

martyd:  La presenza nei boschi... questo non lo scoprirete tanto facilmente miei cari! Mi sono impegnata per manetenere ben saldo il mistero intorno a questa figura e vedo che ci sto riuscendo^^ Un bacio.


CAPITOLO 4


Nella vita di un adolescente femmina di 17 anni la scuola è vista come una costrizione e altrettanto come un modo per costruirsi una facciata sociale per solida... o entrambe insieme.
Passerai gli anni come una secchiona? Sarai sfigata a vita e alle riunioni ventennali verrai ancora presa in giro davanti al marito e ai figli.
Una cheerleader? Diventerai una donna di successo o con un marito ricco che non ti farà alzare mai un dito neanche a casa perchè avrai 8 domestiche pronte a lavare anche il corrimano delle scale quando lo toccherai con un dito.
Una ragazza normale? Beh... sarai altrettanto normale per sempre.
Poi ci sono io... io amo la scuola.
Non perchè si studi cose nuove.
Non perchè si facciano amicizie.
Non perchè ti farai una carriera sociale futura.
Perchè è l'unico momento in cui possa passare ore intere a fissare da lontano Edward Cullen e qualche volta -prima rare ma ultimamente più frequenti- rivolgergli la parola.
Di solito mi preparo mentalmente durante il viaggio in macchina casa-scuola su come comportarmi, provando vari toni di voce escludendo i più imbarazzanti e immaginando le più svariate situazioni.
Da soli in biblioteca.
Compagni di banco.
Insieme a mensa.
Lo so... non è normale, ma sfido chiunque a negare di aver mai fatto una cosa del genere mentre è innamorato.
Ah, l'amore.
La prima volta che ho visto Edward da lontano è stato il primo giorno di scuola di due anni fa, quando si trasferì qua a Forks con la famiglia, e rimasi abbagliata dalla sua bellezza ma me ne guardai bene catalogandolo come "classico ragazzo tutto muscoli e niente cervello".
Come a convalidare le mie tesi ogni giorno lo vedevo con decine di ragazze attorno a lui per parlare o solo per poterlo sfiorare... io ero quella che passava accanto a loro senza degnarlo di uno sguardo (se non da dietro le spalle muscolose di Mike).
La prima volta che mi rivolse la parola fu quando, dopo essere entrato in ritardo in classe, fu sistemato accanto a me per la lezione di matematica di cui aveva dimenticato il libro...

-Chiedo scusa ma stamani mi sono svegliato in ritardo e ho dimenticato il libro!- sorrise lui

-Vai a meno feste e vedrai che ti sveglierai in orario- sibilai io -Non fraci l'abitudine!-

Esatto.
Gli ho risposto sgarbadamente facendogli sgranare gli occhi dorati stupefatto dal mio comportamento... il libro però lo misi lo stesso nel mezzo a noi.
Mi dispiaceva.
Dopo di ciò ogni volta dimenticava il libro ridacchiando quando scopriva di essere accanto a me di banco... per qualche mese ho pensato lo facesse per prendermi poi in giro con le amiche oche, poi Angela mi disse che lo nascondeva nell'armadietto e raccontava a sua sorella quanto gli sembrassi diversa e simpatica rispetto alle altre.
Non ci credetti.

-Avevo detto di non farci l'abitudine- sibilai la volta dopo

-La prossima volta dimenticalo tu e saremo pari- sorrise lui

-E' quasi un anno che scordi il libro Cullen-

-Proprio per questo potresti chiamarmi Edward ed io Bella?-

Arrossii in maniera a dir poco vergognosa e mi nascosi dietro il cappellino e i capelli sotto i suoi occhi meravigliati.

-Non farci l'abitudine- avevo sussurrato facendolo ridacchiare

L'anno dopo, dopo un'intera estate passata senza vedere quasi nessuno della mia scuola, appena rientrai nel vecchio parcheggio dalle linee sbiadite della scuola, lo vidi parlare con la sua famiglia appoggiato come un divo alla sua macchina luccicante.
Il mio Pick-Up sfasciato e arrugginito rimase abbagliato alla sua bellezza... diavolo, pure la macchina era bella!
Quando gli passai accanto tirai a diritto bloccandomi e facendomi di marmo al suo saluto.

-Buon rientro Bella!- mi salutò

-Ehm... anche a te Edward-

E fuggii via più veloce del vento... cadendo miseramente addosso ad un Mike intento a baciarsi con la fidanzata (che mi odiava perchè gelosa della mia amicizia con lui) e trovandomi in spalla a lui a fuggire di nuovo con alle calcagne la ragazza in questione urlante.
Ogni sua fidanzata mi odiava.
Credo.
Alcune lo davano a vedere, anche troppo, mentre altre addirittura mi rivolgevano la parola.
Le stranezze dei licei.
Sorrido a quei pensieri e scendo di macchina con un saltello afferrando lo zaino e chiudendo malamente lo sportello con uno scricchiolio sinistro.

-Finalmente quel labbro rotto è sparito! Non ce la facevo più a vederti conciata a quel modo- borbotta Mike venendomi incontro sorridendo

E' passato un mese dal giorno dell'aggressione.
Un mese proprio oggi.
La ferita ci ha messo anche fin troppo a rimaginarsi...

-Non dirlo a me- mugolo -Vai dalla tua ragazza o questa volta ci rimango secca davvero-

-Non ti piacevano le nostre fughe?-

-No...- sorrido spingendolo via -Parleremo al cambio d'ora!- sibilo

-A dopo!-

Sbuffo guardandolo andare via e saluto timida la ragazza in questione che mi fulmina con lo sguardo spaventandomi, cosa non fa fare la gelosia alle persone, m'incammino verso l'entrata quando una macchina conosciuta inchioda davanti a me e uno sportello si apre veloce.

-Non ho tempo per spiegarti ma devi salire subito in macchina!- sibila una voce -E' urgente!-

-Non salterai il compito di biologia Edward- borbotto io seria -Ti avevo detto di comprare il libro!-

-Dannazione!- impreca lui parcheggiando veloce e correndomi incontro -Tu mi odi!-

-Buona fortuna!- ridacchio e lasciandolo a disperarsi

In questo mese il nostro rapporto è cambiato, non so spiegarmi bene come, ma in qualche modo si è fatto più stretto... più... non lo so, ma lo adoro.
Parliamo molto spesso, aiutati dal fatto che stranamente abbiamo quasi tutte le lezioni insieme, e l'imbarazzo iniziale lentamente sta scomparendo.
Siamo socievoli.
Scherziamo.
Ridiamo insieme.
Sento i suoi passi dietro di me ma lo ignoro decisa a fargli imparare la lezione di vita che cerco di insegnargli dal nostro primo incontro.

-Ma lo porti sempre tu il libro!-

-Ti avevo detto di non farci l'abitudine!-

-Sei più cattiva dei professori sai? Potresti provare con quella professione da grande...-

-E' un complimento?- sorrido fermandomi davanti all'aula di chimica -Se non ti vedo al compito dirò che sei scappato!-

-Non scapperei mai-

-Prim...- comincio

-Non scapperei mai senza di te- sorride lui dando un colpetto leggero alla visiera del mio cappellino -Buona lezione-

Lo guardo andarsene con la sua tipica camminata da modello salutando ogni tanto qualche ragazzo nel corridoio, io sento le guancie prendermi letteralmente fuoco e mi nascondo in classe sedendomi all'ultimo banco rigorosamente solitario.
Ecco un'altra cosa che è cambiata tra noi.
Questo suo modo di parlare... se fossi una ragazza normale direi che stia flirtando con me, ma non credo che sia così.
Mi stuzzica.
Mi sfiora ogni volta che ne si presenta l'occasione.
Mi lancia i suoi sorrisi più belli facendomi imbambolare.
Ogni tanto mi viene voglia di contraccambiare stuzzicandolo su come mi fissi durante la mensa pensando di non essere notato, ma ho il terrore di aver sbagliato ad interpretare i suoi atteggiamenti e di essere delusa.
Sue dice che ci sta provando spudoratamente con me.
Charlie che lo vorrebbe stirare con la macchina.
I suoi colleghi di lavoro che faranno le ronde per scoprire qualche infrazione di legge per poterlo sbattere in cella.
Io mi crogiolo in queste sue attenzioni attenta a non scottarmi troppo.

--------------------------------------------------------------------

-Bella!- mi chiama Charlie dalla cucina

Scendo veloce e mi affaccio trovandolo nella classica posizione "ho fatto qualcosa e so che ti arrabbierai molto ma ti prego non chiamare Sue!", lo fisso in silenzio aspettando che mi confessi il danno ma qualcosa sul tavolo mi da la risposta.

-Gli do fuoco- sibilo indicando il guantone da tifoso

-E' solo per questa sera, c'è la partita di fine stagione!-

-E' sempre la partita di fine stagione!- strillo -Io i cani non li voglio in casa!-

-I Quileute non sono cani, ma mutaforma!- puntualizza lui saputello con un sorrisetto odioso

-Sono cani lo stesso!-

-Ti giuro che da stasera andremo sempre a casa loro!-

-Non voglio che invadino casa mia!-

Charlie sbuffa roteando gli occhi facendomi arrabbiare ancora di più, questo suo menefreghismo manda in bestia ogni mio nervo felino.

-Questa è casa mia! Sono molto territoriale e lo sono anche loro, non voglio che si appropino della mia casa!-

-Nessuno vuole la tua casa Bells, stai tranquilla!- ridacchia

Il trillo del campanello ci distrae ma le risatine fuori dalla porta sono un grande indizio pe capire chi ci sia fuori, mi volto e soffio contro di loro prima che Charlie mi tolga il capello e mi dia uno scalpellotto tra le orecchie.

-Non soffiare- dice aprendo la porta

-Ehi Charlie, Bells ce l'ha ancora con noi?- sento dire a Billy mentre ride

-Si, ce l'ho ancora con voi- rispondo mentre altri 4 ragazzi si dirigono in sala

5 cani in casa mia.
Non li odio, loro sanno tutto della mia condizione e di cosa mi sia successo e mi hanno giurato aiuto, ma capitemi, sono cani.
Cani!
Odio i cani.
Li guardo assottigliando gli occhi sempre di più mentre loro si accomodano sul divano, sulla poltrona e sul tappetto, trattengo un soffio quando uno di loro si appropria del mio cuscino preferito e se lo mette dietro il collo per stare più comodo.

-Bells!- mi salutano loro sorridendo -Come stai?-

-Come all'inferno- sibilo

Mi prendono in giro solo per la loro superiorità numerica ma sanno benissimo di non avere scampo in un 1vs1, ho già dato prova della mia forza e tenacia in un combattimento semi-amichevole.

-Ti prometto che guardiamo la partita e ce ne andiamo- dice Sam mostrando le mani in segno di resa

-Hai un bel televisore- aggiunge un altro

-Oggi il televisore, poi la cucina, il bagno ed infine vorrete tutta la casa!- strillo pestando un piede a terra

-Non essere così catastrofica micia- dice una voce alle mie spalle

Mi volto lentamente ed un armadio a due alto almeno 1.90m mi guarda sorridendo coi suoi denti perfetti e bianchi, la pelle ambrata messa in evidenza dalla maglietta color crema a maniche corte nonostante i gradi sotto zero fuori di casa, i capelli corti neri come la pece... Jacob Black.
Jacob è stato il primo amico che mi sono fatta da quando sono riuscita a tornare a casa quando ero piccola, mi ha aiutata ad interagire con le altre persone e mi faceva compagnia quando non riuscivo a dormire e facevo gli incubi.
Poi ha rovinato tutto trasformandosi in un cane di dimensioni abnormi.
Errore più fatale.
La prima volta che mi è corso incontro dopo la trasformazione gli sono saltata addosso graffiandolo e soffiandoli tutto l'odio che avevo in corpo, lui di risposta si mise a ridere prendendo tutto questo come un modo nuovo di essere amici.
So che posso contare su di lui.
Che mi aiuterà sempre.
Ma non posso fare a meno dall'odiarlo.
Amore/Odio.

-Non chiamarmi micia- sibilo

-Posso chiamarti come voglio, sono il tuo migliore amico e posso darti tutti i nomignoli che voglio...- ribatte lui incrociando le braccia al petto

I muscoli si gonfiano involotariamente ed io ricordo come fosse secco e sbilenco fino a un paio di anni fa, uno stuzzicadenti con braccia e gambe.

-Vado in camera mia-

-Zona off-limits- aggiunge lui

-Bravo cane, i biscotti sono in sala- ghigno salendo le scale -Voglio trovare tutto come l'ho lasciato chiaro?- grido

Di risposta i ragazzi scoppiano a ridere seguiti da Charlie ed io mi trattengo a stento dal scendere e graffiarli tutti, mi chiudo in camera e di nuovo la sensazione di essere spiata m'invade.
Solo in camera.
E' un mese che succede.
Dalla sera dell'aggressione.
Charlie ha controllato dentro e fuori la casa insieme ai cani ma nei dintorni non c'era niente di preoccupante, mi proposero addirittura di fare delle ronde notturne ma declinai l'invito.
Per quanto potessi odiare il loro essere cani non volevo sottoporli ad un tale stress e pericolo.
Guardo la tenda tirata e l'ombra delle rose fuori sul balcone mi ipnotizza calmandomi, le risate di sotto lentamente svaniscono ed io sento il sonno farsi pesante, ultimamente non dormo molto a causa dell'aggressione e non appena riesco a rilassarmi un minimo crollo come un saccone da boxe.
Mi metto il pigiama lenta e m'infilo sotto le coperte sentendo i muscoli della schiena rilassarsi, non appena socchiudo gli occhi la sensazione ritorna come sempre.
Lo odio.
Qualcuno bussa alla porta di camera ed io lo invito ad entrare senza pensarci due volte.
Il testone di Jacob sbuca dal corridoio e sorride vedendomi nel letto.

-Riesci a dormire?- chiede

-Magari...- sbuffo passandomi la mano sugli occhi stanchi

-Ancora quella sensazione?- chiede

-Sono sicura che c'è qualcuno fuori!- ribatto mettendomi seduta

Lo guardo spaventata e lui si fa serio, annuisce e mi allunga una mano, io mi alzo, m'infilo le scarpe e lo seguo d'abbasso uscendo poi dalla porta sul retro.

-Ti credo Bells, anche io sento una presenza- dice -L'altra sera passavo da qua e qualcuno è scappato via veloce, non so chi fosse ma era vicino alla tua finestra!-

-Lo sapevo- sibilo rabbrividendo per un colpo di vento -Aspetta, avevo detto nessuna ronda o sbaglio?-

-Infatti non facevo la ronda, passavo da qua per caso- sorride lui per un momento

Lo spingo via muovendolo di qualche centimetro, un evento eccezionale secondo loro dato che un essere umano non potrebbe spostarli neanche di un millimetro, e ridacchiamo insieme.
Entriamo nel bosco e dei passi poco lontani da noi attirano la mia attenzione, allungo le orecchie libere e provo ad acutizzare l'udito, la coda ciondola a destra e a sinistra sbattendo contro le mie gambe.

-L'hai sentito?- sussurro -Dividiamoci-

-Pazza-

-Se lo prendiamo da entrambi i lati lo chiuderemo-

-E se fosse un altro coso cattivo e ti porta via?-

-Glielo lasceresti fare?-

-Diavolo no!- sbotta lui indignato

-Allora possiamo dividerci- sorrido -A dopo!-

M'incammino verso destra sentendo Jacob tentennare per qualche istante ma poi prendere un sentiero verso sinistra, io mi guardo intorno attenta a non inciampare a o fare troppo rumore, dopo quelle che mi sembrano ore noto una piccola radura illuminata dalla luce della luce semi oscurata dalle nuvole scure e gonfie di pioggia.
Una figura nell'ombra se ne va tra gli alberi ed io m'immobilizzo sul posto maledicendo la decisione di essermi divisa da Jake, chissà in qualche punto sperduto del bosco è adesso, prendo un bel respiro e faccio il primo passo proprio mentre la prima goccia di pioggia mi cade sul naso.
In un'istante la pioggia forte mi bagna completamente ed io schiocco la lingua contro i denti stufa, la figura si ferma e si volta indietro ed io mi nascondo dietro un albero enorme.
Aspetto qualche secondo prima di affacciarmi e, appena sono sicura di non essere vista, m'incammino tra i rami e le foglie secchie intorno a me, la radura è a pochi metri da me e la figura si volta di scatto vedendomi in pieno e corre via.
Veloce.
Molto veloce.

-Fermati!- grido correndo anche io

La coda mi bilancia i movimenti permettendomi di non cadere al primo sassolino bastardo sulla mia strada, entro nella radura e la pioggia batte su di me più forte che mai, noto che la figura è incappucciata e non riesco a riconoscerla dato che è di spalle.

-Fermati!- grido ancora fermandomi

La figura si ferma ma, mentre io ho il fiatone, quella sembra non aver consumato nenche un briciolo di forze.

-Girati e fatti vedere bastardo!- sibilo

Niente.
Mi sembra quasi di parlare con una statua coperta da un telo, mi avvicino di qualche passo e la statua prende vita allontanandosi sempre di più da me ma, prima che arrivi al limite della radura e possa sparire di nuovo tra gli alberi lo fermo.

-Sappi che non mi porterete di nuovo laggiù!- sibilo

La statua s'irrigidisce e volta appena il volto nascosto ed io sussulto.
L'ho sorpreso?

-Sono scappata anni fa e posso assicurarti che preferirei morire che sottopormi ancora ai vostri maledetti giochetti!- continuo -Lasciate in pace me e mio padre!-

Mentre parlo mi accorgo delle lacrime che mi solcano il viso confuse con la pioggia che continua a scendere impetuosa su di noi, i singhiozzi mi spezzano il petto ma uno schiocco come di ossa rotte dietro di me mi fa scattare sul'attenti e voltare.
Jake.
Jake trasformato.
Sono anni che ormai mi mostra la sua forma di lupo ma devo ammettere che, per quanto mostri indifferenza, ogni volta è un colpo al cuore.
E' enorme.
Cattivo.
La personificazione della bestialità più pura.
I denti bianchi ed affilati sono messi in mostra in un ringhio arrabbiato e il suono gutturale che proviene dalla sua gola me lo conferma, cammina lentamente verso di noi e a me sembra che ogni suo passo stia scandendo il tempo che rimane alla statua.
Poco.
Molto poco.
Il pelo bagnato gli dona un tocco di malvagità in più che mi fa rabbrividire.
Lo vedo fermarsi e abbassarsi sulle zampe.
Sta per attaccare.
E' pronto al balzo.

-Jake...- singhiozzo

I suoi occhi non mi vedono.
Passano oltre la mia figura e fissano la minaccia alle mie spalle.
In una situazione di pericolo normale non darei mai le spalle ad un nemico, ma con Jake nei paraggi potrei anche menomarmi e bendarmi gli occhi.
In un secondo un ululato pazzesco mi costringe a tapparmi le orecchie e la figura enorme e pelosa del mio amico mi sorpassa veloce attaccando la statua dietro di me, io mi volto ma i due sono già spariti nel folto del bosco lasciandomi sola.
Sola.
Che cosè successo?
Mi sento il cuore in gola.
Mi guardo intorno e la voglia di correre dietro a Jake mi fa tremare le gambe, vorrei andarlo ad aiutare.
Quella statua.
Un essere umano non riuscirebbe a rimanere immobile allo stesso modo.
Neanche un Eliminatore.
Dei passi pesanti dietro di me mi fanno voltare e la possente figura di Sam/lupo mi viene incontro guardandosi intorno circospetto.

-Jake l'ha seguito- sussurro -Aiutalo ti prego-

Il lupo nega col muso e si sdraia accanto a me invitandomi a salire sulla schiena ma io lo spingo via irata.

-Sam ti ho detto di aiutare Jake!- grido

Questo di tutta risposta mi carica a forza sulle sue spalle correndo poi veloce verso casa prima che io possa anche pensare a scendere, la velocità con cui schiva gli alberi e salta i tronchi caduti mi da la nausea costringendomi ad aggrapparmi al pelo con tutta la mia forza affondando il volto in esso.
Maledetto.
In pochi minuti siamo sul retro di casa mia con tutti i ragazzi e Charlie ad aspettarci spaventati, il mio papà mi corre incontro abbracciandomi stretta a sè senza intenzione di lasciarmi andare.

-Jake... -

-E' scappato- sussurra lui uscendo dal bosco fradicio di pioggia come me

I suoi occhi sono pieni d'ira malcelata, dalla sua gola un suono gutturale mi mette in allarme ma gli corro lo stesso incontro piena di paura.
Lo abbraccio forte e lui ricambia.

-Ho avuto paura- sussurro

-Non morirò per così poco- ridacchia lui -Ma ora sanno chi ti protegge- ringhia

-Non farlo mai più-

-Te lo prometto- sorride lui baciandomi in mezzo alle orecchie

-Andiamo dentro- mormora Charlie -Riscaldiamoci e organizziamo le ronde-

-Nessuno ti prenderà Bella- dice uno

-Comincia la caccia- mormora tetro Sam entrando dopo Charlie

Rabbrividisco per la potenza delle sue paole ma soprattutto per la serietà negli occhi dei ragazzi, sono abituata a vederli fare gli idioti e ridere sempre, adesso tutto è diverso.
Questi sono i mutaforma.
La mia difesa più grande.

-Ti prometto che non saremo noi la preda- mormora Jake accompagnandomi a casa sotto braccio

-Lo spero- sussurro




Fine.
Dico già da ora che non è così semplice indovinare chi sia questa famosa "statua"... il corso di suspance sta facendo il suo effetto!
Ho scritto il finale di questo capitolo almeno 3-4 cambiandolo ogni singola volta e alla fine ho optato per questo, enigmatico e che dia risalto al rapporto con i mutaforma.
Un bacio enorme!
Alla prossima^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Nuovo capitolo!
C'è poco da festeggiare gente, mi sto lessando il cervello per collegarmi ai vecchi capitoli, ho voluto cambiare determinate cose e adesso navigo in alto mare... voglio piangere!
Vabbè, spero che le vostre impressioni non ne risentano troppo o giuro che chiudo tutto e non torno mai più qua su EFP neanche per leggere (mi ricorderebbe il mio fallimento)!
Un bacione enorme a tutti/e!
Chiedo scusa se non risponderò ai commenti ma vado di fretta (tra poco entro a lavoro^^) quindi faccio velocissima per no dovervi far aspettare un'altra settimana per colpa mia^^ Un bacione immenso!


-CAPITOLO 5-


POV EDWARD (sorpresona!):


Mi chiamo Edward Cullen e ho  17 anni.
Mi chiamo Edward Cullen e sono un vampiro di 100 anni.
Mi chiamo Edward Cullen e leggo nel pensiero delle persone.
Mi chiamo Edward Cullen e sono innamorato.
Perso.
Completamente e follemente innamorato.
Se il mio cuore potesse battere lo farebbe talmente veloce da poterne udire solo un lieve brusio con lo stetoscopio.
Se potessi arrossire sarei perennemente paonazzo ogni volta che il suo sguardo si posa su di me.
MI sono trasferito a Forks con la mia famiglia 2 anni fa per necessità di copione, e sempre come da copione, io e i miei fratelli (4 per la precisione) siamo stati iscritti al liceo.
Un'altra volta.
All'inizio trovavo divertente questo ripetersi di nuove vite, io e i miei fratelli avevamo inventato un gioco su chi prendeva il diploma o la laurea prima degli altri, ma dopo la 23esima volta ho cominciato a stufarmi.
Forse la solenne ripetitività.
Forse la solitudine.
Tutti nella mia famiglia hanno una compagna, tutti tranne me.
Non ho ancora trovato quella che si ama definire come anima gemella.
...
O meglio, non l'avevo ancora trovata!
I primi giorni nella "nuova vita" erano noiosi, i classici per un ragazzo nuovo in una scuola in cui il massimo concetto di novità è una vecchietta che inciampa sul suo trepiedi.
I ragazzi mi volevano come amico.
Le ragazze volevano uscire con me... tranne una.
Era una tipa strana.
Molto strana.
La vedevo passare a testa alta accanto al mio nugolo di ragazze senza degnarmi di un singolo sguardo, un cappellino dello sceriffo sempre in testa, i capelli lunghi con un ciuffo a coprirle l'occhio sinistro e abiti larghi.
Non mi guardava mai.
Posso affermare con certezza che, anzi, quando capitava che i nostri sguardi si incrociassero il suo fosse pieno di apatia totale.
O menefreghismo.
I suoi pensieri?
Vuoto più totale.
Era carina.
Normale... ma speciale.
Ogni tanto provavo a parlarle ma qualcosa o qualcuno mi allontanava sempre.
Come quella volta...


-Edward...- mi chiamò Alice picchiettandomi la spalla

-Voglio provare a parlarle- dissi risoluto vedendola nel corridoio da sola

Occasione perfetta.
M'incamminai nella sua direzione mentre lei nella mia, immaginai di far finta di inciampare e "caderle" addosso abbagliandola con il mio sguardo più dispiaciuto possibile.
No, troppo per un primo incontro.
L'avrei salutata con non-chalance.
Alzare la mano tranquillo e salutarla magari con un occhiolino.
Perfetto!
Apro la bocca a pochi metri da lei e preparo la mano quando questa inciampa miseramente cadendomi accanto senza accorgersi della mia presenza, io rimango immobile a bocca aperta  mano alzata per lunghi istanti.
Non la guardo neanche.
E' inciampata.
La sento gemere dolorante ed un'altra idea mi sfiora la mente.
La soccorrerò come un principe azzurro.

-Porca miseria!- la sento imprecare rialzandosi

Se ne va.
Ha imprecato.
Non ha avuto bisogno del mio aiuto... non si è accorta della mia presenza.
Non è una principessa bisognosa.
Non sono stato il suo principe.
...
Non si è accorta di me!
Sento Alice ridere come una pazza dietro di me e battermi la mano sulla spalla consolandomi con una carezza finale.

-La prossima volta- ridacchia

-Non si è accorta di me- mormoro

Dovevo parlarle.
Più passavano i giorni più la mia mente si affollava di domande su di lei.
Era il mio chiodo fisso.
Perchè non riuscivo a sentire i suoi pensieri?
Perchè era così diffidente con tutti?
Parlava con pochi.
Perchè portava sempre il capellino?
Perchè si copriva l'occhio sinistro?
Perchè non si accorgeva di me come tutte le altre?
A metà dell'anno scolastico ebbi la mia prima vera occasione di parlarle.

Entrai in classe in ritardo, i miei fratelli mi avevano nascosto i libri.
Il professore m'indicò un posto vuoto vicino alla cattedra ed io mi bloccai alla vista della mia compagna di banco.
Era lei.
Lei.
Mi accorsi di non conoscerne il nome.
Camminai con tranquillità sperando di non dare a vedere il io disagio ed il mio imbarazzo, mi sedetti  vedendola sbuffare leggermente.
Sbuffato?
Feci finta di niente e frugai con la mano nello zaino guardandomi attorno spaesato.
E' la prima volta.
E' accanto a me.
Calmo Edward, puoi parlarle come se niente fosse no?
O almeno lo potresti fare se conoscessi il suo nome, idiota!
Un modo.
Devi trovare un maledetto modo per instaurare un conversazione assolutamente normale con lei senza fissarla imbambolato, annusarla o toccarle i capelli come un serial killer in preda all'estasi.
Sono fregato...
No, aspetta!
Idea!
Lascio cadere il libro designato nel buio della zaino pregando che lei non si sia accorta di niente e mi avvicino a lei di pochi centimetri.
Il suo odore è leggero e buono.
Fresco.

-Chiedo scusa ma stamani mi sono svegliato in ritardo e ho dimenticato il libro- sorrisi

-Vai a meno feste e vedrai che ti sveglierai in orario- sibilò lei -Non farci l'abitudine!-


Amore.
Amore a prima vista.
O forse dovrei dire a prima conversazione... che importa, so solo che provai quella strana e meravigliosa sensazione di cui tutti i libri romantici parlano.
Le farfalle nello stomaco.
Sentivo i brividi percorrermi le braccia.
La schiena.
Sorrisi come un idiota, credo, ma lei fortunatamente non lo vide.
Da quel giorno il libro di matematica rimase ben riposto nel mio armadietto ed ogni volta che avevo quella lezione controllavo a chi sarei seduto accanto, nascondendolo sotto lo sguardo divertito di Alice quando scoprivo che la mia compagna sarebbe stata lei.
Isabella Swan.
Alice mi aveva detto il nome in un momento di pena.
Isabella.
Bella.


-Avevo detto di non farci l'abitudine- sibilò una volta

-La prossima volta dimenticalo tu e saremo pari- sorrisi io

-E' quasi un anno che scordi il libro Cullen-

-Proprio per questo potresti chiamarmi Edward ed io Bella?-

Arrossì nella maniera più bella che potesse esistere su questo pianeta!
Era bellissima.
La voglia di abbracciarla e nasconderla da tutti prese il sopravvento su di me, ma riuscii a nasconderla a fatica.


-Non farci l'abitudine- aveva sussurrato facendomi ridacchiare


Mi sentivo un adolescente umano in preda ad una cotta mostruosa, pensavo sempre a lei e a  mille occasioni immaginarie in cui avrei potuto parlarle.
Pianificavo ogni mia mossa fallendo miseramente ogni volta.
Cambiava orario delle lezioni.
Inciampava.
Era con un tipo di nome Mike a cui avrei spaccato volentieri la faccia.
Usciva prima da scuola.
Il massimo che riuscivo a scambiare con lei era un saluto e qualche parola di cortesia e nulla più, ogni volta arrossiva leggermente ma poi si ricomponeva sorridendomi dolcemente.
Un sorriso.
Un sorriso di Bella al giorno toglie a Edward la depressione di torno.
Poi scoprii cosa si celava dietro il ciuffo di capelli che lei si ostinava a tenere sul volto, era un giorno di pioggia e la vidi fradicia in attesa di entrare nella scuola, si dondolava da una gamba all'altra come impaziente e io mi avvicinai a lei di soppiatto e la nascosi sotto il mio ombrello.
Non passarono neanche due secondi che lei si voltò curiosa spalancando il suo occhio e arrossendo deliziosa, la salutai sorridendo e le feci una battuta a cui lei rispose ridacchiando nervosa.
Dopotutto qualche effetto l'avevo anche su di lei.
Il mio ego si gonfiò come un palloncino a quella rivelazione.
Un soffio di vento più forte la fece quasi sbandare addosso ad alcune ragazze dietro di lei e quando rialzò lo sguardo su di me lo vidi.
L'altro occhio.
Celeste come il cielo d'estate.
Bellissimo.
Nei primi due secondi lei sembrò non accorgersene ma la mia espressione sbalordita evidentemente la mise in allarme, pochi istanti dopo la vidi correre via spaventata senza che potessi dirle quanto quella sua differenza la rendesse bellissima.
Era la mia anti-monotonia.
Tutto ciò che di diverso c'era al mondo.
Feci finta di niente.
Volevo assolutamente rivedere il suo sorriso.
Ma quello stesso giorno non fu il suo sorriso che vidi.
Lacrime.
La vidi piangere.
In preda ad un attacco di panico.
Ma il giorno peggiore della mia intera eternità fu quando l'andai a trovare una mattina, le avevo staccato i fili della macchina e per caso sarei passato davanti casa sua e l'avrei fatta salire nella mia macchina accompagnandola a scuola, e lei mi aprì devastata.
Un labbro rotto e gonfio.
Un livido sul fianco.
La maglia rotta.
Piena di polvere.
La furia prese il sopravvento su di me e non mi controllai gridandole contro spaventandola ancora di più, non avrei voluto, ma non riuscii proprio a tenermi a freno.
Chi l'aveva ridotta a quel modo?
Chi aveva osato farle questo?
Doveva morire...
Dopo anni sentii la sete di sangue seccarmi la gola.

-Sono caduta dalle scale!-

Questa fu la sua scusante.
Aveva paura?
Così tanta da dovermi mentire a quel modo?
Perchè?
Quando tornai dopo pranzo, su suo invito, vidi nella mente di suo padre la realtà.

Un ragazzo molto più grande che la colpisce al fianco con un calcio volandola a terra con un suo gemito di dolore.
La vedo provare ad alzarsi dolorante.
Terrorizzata.
La vedo provare a scappare verso casa.
Lui l'afferra per il colletto della felpa ghignando.
Non ascolto le sue parole.
Gli occhi di lei terrorizzati.
Lo sparo.
Il foro di proiettile sulla fronte di lui.


Era morto.
Un leggero senso di sollievo sembrò alleggerirmi il cuore ma l'amaro in bocca mi rimase a seccarmi la gola, era morto certo, ma non l'avevo ucciso io.
Mi sentii male per quei pensieri.
Mi stava facendo scoprire lati nascosti di me che mi spaventavano a morte.
Avevo desiderato la morte di un essere umano.
Avevo storto la bocca perchè non l'avevo ucciso io.
Le feci compagnia guardandola tremare come un gatto sotto la pioggia e dopo poco me ne andai lasciandola mangiare con tranquillità.
Stava meglio almeno.
Doveva stare meglio.


--------------------------------------------------------------------------

E' passato un mese dall'aggressione e lei sembra essersi ripresa bene.
Molto bene
La vedo fissare la palla elettrostatica nell'angolo dell'aula scattando ad ogni movimento per le piccole scosse elettriche al suo interno, ridacchio rivedendo in lei un gatto sull'attenti pronto all'attacco ma non le dico niente.
Siamo soli in classe e finalmente posso osservarla senza essere disturbato.
Sono curioso.
I suoi occhi, o almeno quello scoperto, sembra non perdere un movimento.

-Se vuoi lo possiamo coprire- dico

-Mi ha sempre incuriosita quel coso...- mormora lei senza voltarsi -Che cos'è?-

La guardo stranito per quella domanda.

-E' una palla elettrostatica- rispondo -Come fai a non conoscerla? Tutti i bambini ci hanno giocato almeno una volta nella loro infanzia...-

A questa mia frase lei sembra intristirsi improvvisamente ed io mi maledico per qualsiasi cosa abbia detto di così sbagliato, dopo pochi secondi lei riprende il suo sorriso e distoglie lo sguardo dalla palla portandolo su di me.
L'ombra di tristezza non se ne va dal suo occhio.

-Quindi se la tocco non mi farà male?- chiede

-No, ma le scosse elettriche seguiranno il tuo dito- mormoro preso alla sprovvista dal suo cambiamento d'umore

Lei si alza e corre a toccare il vetro freddo saltando via quando le scosse puntano il suo dito, lei mi guarda da lontano con occhi spalancati dallo stupore.

-Avevi ragione!- strilla prima di scoppiare a ridere

Rido con lei sentendo qualcosa di caldo scivolarmi nel petto e scaldarmi l'intero corpo.
E' amore.
Esme me l'ha confermato con un sorriso.
Carlisle dice di volerla conoscere.
La mia famiglia è contenta.

-Fallo anche tu- mi chiama

Mi alzo lento e mi avvicino a lei posando un dito sul vetro e le scariche si dividono in due filoni seguendo entrambe le dita, lentamente avvicino la mia mano alla sua fino a farle sfiorare e lei sussulta leggermente ed io sorrido.
Sono contento della mia natura vampirica... se fossi stato umano sarei svenuto per le troppe emozioni.
Avrei sbavato.
Balbettato.
Oggi come mai vorrei abbracciare Carlisle ringraziandolo di avermi morso.
Qualcuno fuori dalla porta fa chiasso correndo nel corridoio e Bella scatta togliendo la mano dal vetro cadendo addosso ad una sedia, la prendo al volo in un cascè esemplare e lei mi guarda rossa come un peperone.
C'è qualcosa di strano.
Molto strano.
Lei lentamente sgrana gli occhi e porta le mani alla testa ed io le seguo con gli occhi spalancando i miei dallo stupore mentre i suoi si riempono di terrore.
Orecchie.
Orecchie da gatto color cioccolata.

-Bella...- sussurro

Lei mi spinge via ed io per poco non cado all'indietro per la forza che ci ha messo, mi guardo il petto stupito da come abbia fatto a spostare un vampiro e quando alzo gli occhi lei mi fissa tremante e singhiozzante prima di chinarsi a cercare il cappellino.
Veloce glielo prendo e glielo porgo tranquillo, non appena lei allunga la mano per prenderlo io la blocco.

-Tranquilla Bella- mormoro -Vuoi che ti accompagni in bagno?-

Qualcuno entra in classe ed io preso dal terrore mi tolgo la giacca e la poso sulla testa di Bella abbracciandola forte a me, lei singhiozza aggrappandosi alla mia camicia, Angela mi guarda curiosa ed io gli sorrido complice.
Questa sbuffa scuotendo la testa e, dopo aver preso la borsa dimenticata in classe, se ne va salutandomi appena.

-E' andata via- mormoro

-Scusa...- singhiozza lei

-Sono io che ho fatto cadere il cappello, scusa- sorrido alzando un pò la giacca

Lei alza gli occhi, entrambi scoperti, e mi guarda con sguardo implorante.
Le asciugo le lacrime con le mani e le sorrido nel modo più calmo possibile e spero che lei si calmi, le passo il capellino e le tolgo la giacca in modo che possa indossarlo.

-Vuoi che ti accompagni a casa?- dico

-Edward...- mi chiama lei

-Si?-

-Sono un mostro?-  mi chiede

Black-out.
Può un vampiro smettere di pensare?
Può andare in corto circuito come sta succedendo a me in questo momento?
Non capisco.
Lei...
Non ricordo più neanche cosa mi abbia fatto andare in questo stato.

-Edward- mi chiama lei

Io la guardo e noto ancora le orecchie da gatto.
Sono tirate indietro mostrandomi quanto abbia paura lei in questo momento, lentamente si rialzano rimanendo però sempre sulla difensiva.
Sono bellissime.
Lei è bellissima.
Mi sono innamorato di lei.
E' la mia vita.
Eterna vita.
La potrei dedicare solo e soltanto a lei.
La mia piccola umana con le orecchie da gatto.
La mia assoluta anti-monotonia.
Le accarezzo una guancia sentendola ancora umida per le lacrime di prima e le sorrido vendendola sussultare e arrossire.

-Sei la persona più bella che abbia mai visto in vita mia- sussurro -Te lo giuro-

Lei rimane in silenzio guardandomi stranita dalle mie parole, forse ho messo troppa enfasi, ma dovevo dirle quello che penso.
Quello che ho sempre pensato.
Quello che tenevo dentro da un eternità, pronto ad uscire nel momento in cui avessi trovato la persona adatta a me.
E' lei.
Lo so.

-Possiamo andare a casa mia?- chiede timida

-Ti accompagno- sorrido calmo porgendole una mano

Lei la prende tremante.
E' calda.

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-Quindi...- dico

Sono seduto sul divano a casa di Bella e lei è in piedi davanti a me, non so che dire e lei, daltronde, è messa peggio di me.
Dio.
Provo a pensare a qualcosa che non sia lei per non saltarle addosso in questo momento.
E' semplicemente meravigliosa.
Rossa in volto.
Sguardo lucido piantato nel mio.
L'occhio celeste è semplicemente ipnotico.
Le labbra sono rosse per il troppo morderle.
Le orecchie da gatto sono leggermente spostate verso la nuca ma si possono notare perfettamente.
Il fisico asciutto.
La coda marrone che ciondola da una parte a sinistra sfiorando con un dolce carezza le sue gambe magre fasciate solo un paio di pantaloni di jeans.
Dio.
E' difficile trattenersi.
Vorrei alzarmi e...

-Metà gatto e metà umana- dico cacciando via i miei pensieri

-Esatto- sbuffa lei

-Ok...-

-Ok?- ripete lei stupita -Edward ti ho appena detto che sono metà umana e metà gatta e tu concludi con un "ok"?-

La guardo.
La fisso.
Ok... so che può sembrare menefreghista e superficiale come risposta, ma posso giurarvi che è l'unica cosa che sono riuscito a dire senza rischiare di saltarle addosso.
Che un fulmini mi colpisca immediatamente.

-Sono a casa- grida il vocione di CHarlie

Dio sia lodato!
Mi alzo scattoso e cerco di darmi un contegno, il padre di Bella svolta l'angolo sbiancando alla vista della figlia senza protezioni e di me a fissarlo.
Trema.

Che diav...

-Mi è caduto il cappello davanti ad Edward e ho dovuto spiegargli tutto- sputa Bella -Non ti preoccupare, non dirà niente-

Lo spero per lui.

-So che può essere difficile fidarsi Signor Swan, ma le giuro sulla mia vita che non dirò mai niente su quello che ho visto oggi- mormoro serio -Neanche la mia famiglia lo saprà mai-

Vuoto.
Vuoto totale.
Nella mente di Charlie non c'è niente che possa farmi capire se sto andando bene o se mi sparerà in fronte come ha fatto con l'aggressore di un mese fa, poi, le immagini.
Tante immagini.
Lui e sua moglie che piangono in ospedale alla notizia del rapimento di Bella.
Gli anni passati a cercarla.
Il matrimonio in crisi.
Il ritorno di Bella.
Una bambina minuscola coperta solo da un abito sbracciato e bianco, logoro e chiazzato di sangue e terra.
La caviglia ferita gravemente.
I buchi sulle braccia dove sicuramente erano infilati gli aghi.
Il volto.
Gli occhi bicolore piantati in quelli del padre con un durezza che quasi fanno tremare me, ma dietro di essa, la paura più pura.
Il terrore.

-Mi chiamo Isabella Swan, esperimento 27.36, sei il mio papà?- chiede

La fine del matrimonio.

-Quel mostro non è mia figlia!- grida la moglie

-E' Bella! Non è un mostro...-

-Come faremo? Pensa alle umiliazioni che ci darà, cosa pensarà la gente?-

-Quella è la mia bellissima bambina! Se non vuoi tutto questo, quella è la porta, varcala e non farti mai più vedere-

La fuga della donna.
Orribile donna, indegna di essere chiamata madre.
Ma la cosa peggiore.
La figura di Bella in piedi nel corridoio che sussulta allo spalancarsi della porta alla fuga della donna, i suoi occhi si riempono di lacrime.
Le manine strette in due pugni.
Il petto che si alza e si abbassa veloce.


Esco da quei pensieri cacciandoli via sentendo il panico farsi strada dentro di me, l'orrore del passato di Bella mi sconvolge a tal punto che vorrei piangere.
Piangere come ogni umano e dar sfogo a tutta la tristezza che ho in corpo.
Sto male.
Guardo Bella e lei mi fissa curiosa e poi preoccupata, la vedo avvicinarsi, la coda rigida e e orecchie appiattite sulla testa.

-Edward stai bene?-

-Mi dispiace- sussurro incapace di frenarmi

-Ora sta bene- dice Charlie venendomi incontro

-Lo so, ma quel...-

-Se ci attacchiamo al suo passato dovremmo smettere di vivere Edward- sorride triste -La mia Bella è qua e stiamo tutti bene-

-La tua Bella è nella stanza- soffia lei

-Non soffiare- la sgrida lui

-Non ho soffiato!- grida lei alzando le mani al soffitto

-Gli hai raccontato tutto?-

-Quasi, un pomeriggio è troppo poco- sorride lei

Gli Eliminatori...

-Allora pian piano saprai tutto- sbuffa Charlie -Vuoi rimanere per cena?- mi chiede

Meglio di no.
Capisco il suo pendere tempo cone le notizie, se fossi un nemico e dovessi fare rapporto non potrei dire quasi niente... nonostante la sua diffidenza, stimo molto Charlie per questo.
E' un ottimo padre.
Nego con la testa e sorrido.

-E' tardi per avvisare i miei genitori, non vorrei far arrabbiare mia madre-

-Non preoccuparti- sorride lui più calmo

-Buon appetito e buona notte-

Esco fuori e il cielo già scuro e gonfio di nuvole scure mi fa compagnia fino alla macchina dove mi raggiunge Charlie con una rincorsa, mi viene vicino e mi fa cenno di portare il mio orecchio alla sua bocca.

-Non parlo normalmente perchè Bella ha un ottimo udito e potrebbe sentirmi- dice ed io annuisco -Ieri abbiamo scoperto che una figura sta spiando Bella dal bosco, non sappiamo chi possa essere, non sto chiedendo il tuo aiuto, sei un ragazzo giovane e non voglio coinvolgerti in cose troppo pericolose, ma stai attento ok?-

Lo guardo un pò spaventato da quella notizia.
Una figura nel bosco?

-Starò attento signore- sussurro -Non si preoccupi-

-Grazie ragazzo- sorride lui stanco

Se veramente non vuole fare del male a Bella spero non gli capiti niente di brutto!

-Buon appetito- ripeto

-Salutami la tua famiglia- mi saluta più calmo


------------------------------------------------------------------------

Una figura nel bosco.
Un vampiro?
Un'altro Eliminatore?
Un alieno venuto da chissà dove per rapire Bell... mi schiaffeggio mentalmente a quella proposta idiota partorita solo dalla mia preoccupazione.
Un alieno.
Che idiota.
Mi guardo intorno nella mia stanza e cerco qualcosa che possa distrarmi da questi pensieri nefasti, ma niente, tutto mi ricorda il pericolo.
Charlie mi ha assicurato di stare tranquillo, che è tutto sotto controllo, ma ho paura.
Chi è?
Cos'è?

-Edward, stai bene?- chiede Carlisle entrando in camera

Vorrei corrergli incontro e raccontargli tutto, ma ho promesso a Bella e Charlie di mantenere il segreto con chiunque io conosca, ciò implica anche la mia famiglia.
Se mai lo venissero a sapere, sarà per bocca di Bella.
Dovrà raccontarlo lei.
Sorrido e mi alzo.

-I mali dell'amore- sbuffo -Non ho mai provato niente di così forte...-

-Sono felice per te figliolo- sorride felice lui tornando in sala da Esme

Un groppo alla gola mi fa stare male, non ho mai mentito a Carlisle, che facessi una cosa bella ho brutta, gli ho sempre detto la più assoluta verità.
Gli ho mentito.
Sbuffo prendendo un libro a caso dallo scaffale.

Genetica

Alzo un sopracciglio.
Stiamo scherzando?




Fine!
Bene, adesso sappiamo che anche se Edward si comporta da super-figo dentro di sè è un innamorato perso... e come tale si comporta da idiota!
Spero che questo capitolo possa piacervi, non sapevo come far scoprire a Edward del segreto di Bella e ho deciso (dopo una lunga riflessione) di farlo succedere normarlmente, insomma, un cappello può cadere se inciampi no?^^
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Nuovo capitolo!
Basta coi pensieri di Edward, torniamo a Bella!
Non so che dire se non l'ennesimo Grazie mille a tutti voi che seguite la ia storia (o mie se le leggete tutte e due) e spero che continuiate^^
Un bacio.


Risposte alle recensioni:

SALVADOR84: Grazie mille! Speravo di trovare qualcuno che seguiva anche la precedente e adesso ne ho ben 2! Grazie mille per i complimenti e ti prometto che questa volta non mollerò, la porterò fino alla fine^^ Un bacio.

vanessa_91_: In effetti nella versione precedente non davo molta attenzione ai particolari, i dialoghi era campati in aria dando più l'apparenza di una storia ridicola e non con una tematica più seria (il rapimento, la diffidenza di Bella, il rapporto col padre...) e così la lasciai andare dimenticandomene.... poi mi dissi che non andava bene questa cosa, così l'ho ripresa in mano cercando di scriverla meglio e sono contenta che si vedano i miei sforzi^^ Edward cotto a puntino ci voleva, tutte le volte sembra quello perfetto che quasi non prova niente, ma dentro anche lui è un'idiota innamorato e l'ho amato ancora di più scrivendolo! Il branco nella prima versione era solo una comparsa noiosa, qua ho voluto dargli un ruolo più importante, quasi necessario per Bella. Grazie mille per il commento e spero continuerai a leggerla! Un bacio.

xsarah: Pian piano si capiranno molte cose, ma lentamente, capitolo per capitolo^^ Un bacio.

Giulia_Cullen: Rispondo ad una tua recensione qua, e poi rispondo anche di là^^ T ricordi del "fratello" lasciato indietro!Ti adoro! Un bacio.


-CAPITOLO 6-

POV BELLA:

Ok.
Devo rimanere calma.
Respira.
Dentro.
Fuori.
Guardo la sveglia a forma di rana sul mio comodino  fissando con insistenza i numeri rossi lampeggiare sullo schermo nero.

6:40

Presto.
Mi passo le mani sugli occhi stanchi, non ho dormito quasi niente stanotte, e finalmete sono vicina all'ora di "alzarmi".
La luce opaca del sole illumina l'intera stanza.
Ho visto l'alba, sempre se si può chiamare così qua a Forks dato che non c'è quasi mai sole, ma l'ho adorata, quando sono agitata guardo il cielo.
Il sole.
Le stelle.
Prima non potevo farlo, il mio unico panorama erano le sbarre della mia gabbietta in ferro scuro e le stanze bianche e sterili per gli eperimenti.
I corridoi lunghi.
I tavoli pieni di provette, siringhe e blocchi per gli appunti.


Oggi faremo i test sui riflessi


Oggi faremo gli esami del sangue.


Oggi faremo i test sulla soglia del dolore.


-Esperimento 27.36 continua a correre- mormora annoiata la voce all'altoparlante

Mi guardo intorno trovando solo muri bianchi davanti a me, sono nel labirinto per i test di velocità e intelligenza.
Odio questo posto.
Odio tutto l'Istituto.
Voglio tornare a casa.

-Esperimento 27.36- mi chiama la voce più arrabbiata

Sono stanca.
Tremo dalla testa ai piedi, mi alzo in piedi e mi appoggio ad un muro e provo a camminare per qualche metro ma i piedi mi fanno male.
Tanto male.
Una potente scossa elettrica proveniente dal circuito sotto il pavimento bianco mi attraversa il corpo facendomi strillare e riprendere a correre più veloce.
Devo uscire da qua.
Hanno cambiato il labirinto.
Prima c'era una svolta a destra e adesso c'è un enorme muro bianco.
C'era l'uscita... dov'è adesso?
Analizzo le pareti e muovo frenetica la testa da destra a sinistra.
I capelli sono legati in una coda stretta che mi tira la pelle.
La fronte e il petto sono ricoperti da cerotti collegati a dei fili.
Fili che monitorizzano ogni mio movimento e ogni mia variazione fisica.
Dopo quelle che mi sembrano ore intravedo l'uscita da quell'inferno, ad aspettarmi ci sono i Camici Bianchi mentre prendono appunti sui miei nuovi risultati.
Scrivono.
Scrivono.
Scrivono.
La notte sento le loro penne graffiare i fogli e non riesco a dormire.
Appena esco mi lascio cadere a terra sfinita.
Ho il fiatone.
Il cuore a mille.
Gli occhi spalancati.

-Bravo Esperimento 27.36-

-E' migliorato di 4 secondi-

-Incredibile-

Ho la gola impastata.
Annaspo.
Parlano di me.

-Vuoi un pò d'acqua?- chiede una donna con voce gentile

Annuisco frenetica.
Con un piede mi avvicina una ciotola piena d'acqua fresca e limpida.
Ride.
Anche gli altri appena finiscono di scrivere cominciano a ridere con lei.

-Bevi stupido mostro- e con questa ultima battuta se ne vanno lasciandomi da sola nel laboratorio al buio.


Rabbrividisco e guardo fuori dalla finestra.
Le nuovole.
Il cielo.


Sono fuori.
Sono scappata.
Ce l'ho fatta!
Andrò a casa... prendo i fogli e leggo.

"Isabella Marie Swan"

Sono io.
Isabella... non Esperimento 27.36.
Il mio nome.
Ho un nome.
Sorrido eccitata da quella notizia.
Ho un nome.

-Mi chiamo Isabella- sussurro

"Nome genitore numero 1: Charlie Swan"

Papà.
Il mio papà.
Una lacrima mi cade sulla guancia, la tolgo con una mano ma subito un'altra segue la prima, le caccio via stizzita ma dopo pochi secondi mi accorgo che non sono io.
Non sto piangendo.
Che succede?
Mi guardo attorno spaventata e comincio a correre fino a che non entro in una piccola radura e l'acqua m'invade completamente bagnandomi tutta.
Viene dall'alto.
Alzo lo sguardo e rimango impietrita.
Il cielo.
E' enorme.
Scuro.
Ogni tanto vedo qualche puntino giallo così simile alle lampadine.
Ma più belle.
E' il cielo.
Comincio a ridere felicissima e corro nella radura con le mani in alto prendendo ogni singola goccia, non voglio farmene scappare neanche una.
E' il cielo.
Non avevo mai visto il cielo.


Il suono della sveglia mi risveglia da quei pensieri riportandomi alla velocità della luce ad altri... devo andare a scuola.
Scuola.
Edward.
Ieri.
E' successo tutto.
Edward sa tutto.
Sa delle mie orecchie da gatto.
Della mia coda da gatto.
Del mio Dna da gatto.
Del mio occhio celeste.
...
Nascondo il viso nel cuscino imbarazzata come non mai al ricordo dei suoi occhi dorati sulla mia figura ieri sera, di come mi guardasse fisso senza un accenno di emozione sul volto.
Sembrava perso nei pensieri.
Belli o buoni?

-Se la persona più bella che abbia mai visto in vita mia-

Strillo nel cuscino come una ragazzina isterica fino a che non ho perso ogni briciolo di fiato, mi stendo a pancia in su e fisso le stelline fosforescenti che Charlie ha attaccato pochi giorni dopo la mia ricomparsa a casa.
Ha detto che sono bellissima.
Io.
L' Esperimento 27.36.
Che faccio adesso?

-Sei la persona più bella che abbia mai visto in vita mia-

Arrossisco incapace di togliermi dalla testa quella frase, lo sguardo di lui, totalmente perso nel mio, e del sorriso dolce che mi ha rivolto.

-Che faccio?-

Prima di tutto devo comportarmi come sempre, devo essere naturale e tranquilla.
Una ragazza geneticamente modificata, scoperta dal ragazzo di cui è innamorata...
...

-Bella farai tardi a scuola!- grida Charlie d'abbasso

Scendo dal letto e mi vesto in pochi minuti, mi sistemo le orecchie nel cappellino sorridendo al complimento che ha fatto nel vederle e non mi accorgo di essere rimasta imbambolata davanti allo specchio per 10 minuti.

-Porca vacca!- sibilo vedendo l'ora

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-Buon giorno- mi sorride lui venendomi incontro

Chiudo lo sportello della macchina con uno schiocco assordante e gli sorrido imbarazzata, non so davvero come comportarmi.
Che devo fare?
Faccio finta di niente?

-Dormito stanotte?- mi chiede appoggiandosi al mio Pick-up

-Così e così- ridacchio

-Ancora sconvolta per ieri?-

-Già... devo ancora farci l'abitudine- sussurro

Lui sorride tranquillo ed io arrossisco sentendo le orecchie fremere e la coda agitarsi a quelle emozioni, sento qualcosa di caldo montare nel mio stomaco così differente alle prime emozioni che provavo in sua presenza.
E' tutto molto differente.

-Andiamo?- ridacchia lui

Mi prende lo zaino dalla spalla e se lo carica sulla sua in un gesto principesco ed io sento lo stomaco brontolare quando un soffio di vento gli arruffa i capelli.
Quei capelli.
Respiro cercando di calmarmi e lo seguo con un sorriso calmo.
Non sono calma.
Sono brava a fingere.
Arrivati davanti all'entrata della scuola lui devia senza dirmi niente e io gli corro incontro curiosa di sapere dove stia andando, saluto un paio di persone senza perdere di vista Edward e finalmente ci fermiamo.
La sua macchina.
Che diav... ?

-Edward?- lo chiamo

-Oggi saltiamo la scuola- mi spiega con un sorrisetto saputello -Ti porto a fare un giro-

-No- dico facendogli scomparire il sorriso -Non si salta la scuola-

-Bella...- mi sgrida

Dalla tasca tira fuori una spiga di grano ed io alzo un sopracciglio, pensa davvero che quel coso possa convincermi a scappare via da lì?
E' solo una spi... non mi piace come quella cosa ciondola al vento.
Edward ridacchia e la muove a destra e sinistra facendomi scattare con la testa, lo seguo mentre fa il giro della macchina e dopo un secondo mi trovo seduta sul sedile anteriore con in mano la spiga maledetta.
Lui entra ridendo smettendo alla mia occhiata gelante.

-Ho sempre voluto avere un gatto e giocarci così- si scusa -Era l'unico modo per farti entrare in macchina...-

-Odio questi cosi che si muovono al vento- dico tirandogli la spiga

-Ecco perchè li cacciate sempre- borbotta accendendo il motore

-Se proprio dobbiamo scappare, posso sapere dove mi porti?-

-A casa mia- ghigna lui -C'è un grande parco lì vicino e non ci viene quasi nessuno...-

Casa sua.
Il mio cuore comincia a battere veloce.
Vedo la sua bocca continuare a muoversi ma la sua voce è sparita, faccio finta di nulla e cerco di cacciare questo panico.
Casa sua.
Non sono un'esperta in amore, anzi, è la prima volta che sto da sola con un ragazzo che mi piace, ma ho letto alcuni fumetti d'amore e so cosa succede.
Da soli in casa.
Casualmente mi farà vedere la casa portandomi per finire in camera sua.
Ci siederemo sul suo letto.
...
Non pensavo fosse un ragazzo così malizioso!

-Bella mi ascolti?-

-Scusa, mi ero persa nella muscisa- sorrido

-La radio è spenta- mormora lui

-E' bello il parco?-

-Molto, ci posti più isolati dove puoi toglierti il cappellino!-

Posti isolati.
Isolati.
Da soli.
Non necessita di un letto!
Oddio ma perchè devo pensare a queste cose, Edward sicuramente vuole solo portarmi in un parco per parlare di quello che è successo ieri ed io vado a pensare alle cose più maliziose possibili.
Che mi prende?
Calmati Bella.

-Non vedo l'ora di vederlo- sorrido cercando di calmarmi

-5 minuti e ci siamo, ti dispiace se parcheggio davanti casa mia?-

Nego con la testa cercando di regolare il respiro, le mie orecchie si muovono scattose sotto il cappellino e guardo fuori dal finestrino gli alberi che ci fanno da sfondo come un enorme macchia marrone e verde.
Dopo pochi minuti svoltiamo in una stradina sterrata poco visibile per chi non ne conosce l'esistenza, Edward si scusa per i sassi ma io sorrido divertita per quell'improvvisata montagna russa.
Lentamente infondo al lungo "corridoio" di alberi s'intravede un ampia radura per metà di cemento che confina col bosco inoltrato, sulla destra una macchina parcheggiata e poco più avanti un...
Una casa?
No, sicuramente una villa.
Non può essere una semplic... non appena usciamo dall'ombra degli alberi l'enorme casa di Edward si mostra maestosa e imponente mettendomi i brividi.
Uno schiaffo alla crisi immobiliare!

-Uao...- sussurro

-Mia madre è un architetto e quando ci siamo trasferiti qua l'ha fatta ristrutturare- spiega -Si è letteralmente innamorata di questa casa-

-Non è difficile capirne il perchè... è enorme!- esclamo sull'ultima parola

Lui ride divertito dalla mia uscita e parcheggia nell'ultimo posto auto -esatto, posti aiuto sul fianco della casa- e scende facendomi segno di seguirlo; mi guardo attorno non riuscendo a chiudere la bocca per lo stupore.
Tutto è semplicemente perfetto.
Sembra un paradiso sceso in terra... sono convinta che Dio abbia una casa del genere sulle nuvole!

-Andiamo al parco?-

-Se vuoi...- borbotto senza considerarlo

-Puoi togliere il cappellino- sussurra

Lo guardo risvegliata da quella frase così simile ad una doccia fredda, rimango in silenzio per un paio di secondi prima di sfialre lentamente il cappello sotto lo sguardo sempre più stupito di lui.

-Sono bellissime- sussurra sorridendo

-Sono orecchie da gatto-

-Amo i gatti- ghigna voltandosi e comicniando a camminare

Lui dice che ama i gatti.
Io amo i fighi come te!
Ok?
Posso dirlo?
Dio, vorrei urlarlo al mondo intero!
Sbuffo e lo seguo maledicendo qualsiasi cosa stia succedendo dentro di me.
Maledetto Dna.

--------------------------------------------------------------------

-Ti hanno rapita all'ospedale- conclude lui

-Avevo 3 giorni, di solito preferiscono fare esperimenti nel grembo materno ma nessuna madre si sottoporrebbe a cose del genere ed è difficile rapire una persona adulta- spiego -Allora s'infiltrano negli ospedali e rapiscono quelli che sembrano più adatti ai loro scopi... io ero la sfortunata prescelta-

-Nessuno ha mai indagato? La polizia?-

-Mio padre è un poliziotto- ridacchio -Ha cercato per anni di scoprire qualcosa che incastrasse quei mostri ma non c'è mai riuscito, sono intelligenti e soprattutto ricchi-

-I potenti li coprono- annuisce lui

-Esatto-

-Come hai fatto a scappare?-

-Ci fu una falla nella sicurezza e tutti ci rivoltammo, in molti persero la vita- sussurro ricordando la bambina con le squame morire sotto una scarica elettrica accanto a me -... se pensavamo che ci avrebbero trattato coi guanti perchè eravamo i loro preziosi esperimenti ci sbagliavamo di grosso, a loro non importava niente di noi, se morivamo ne rapivano altri-

-E' orribile-

-Io riuscii a scappare perchè ero piccola e agile, ma lascia indietro il mio fratello-

-Hai un fratello?- chiese lui sgranando gli occhi

-No, ma lo era per me- spiegai -Mi aiutava quando stavo male, si prendeva le dosi dei medicinali e si faceva picchiare quando mi dovevano picchiare perchè piangevo troppo...nel momento del bisogno l'ho lasciato indietro-

Lui rimane in silenzio e il suo guardo mi grava sulle spalle come una condanna a morte, sono certa che mi stia giudicando come una vigliacca schifosa, un'opportunista orribile.
Me lo merito.
Ancora sogno Chris intrappolato nella tagliola sdraiato a terra.
Il sangue.
Le mie lacrime.
Una mano fredda mi prende per le braccia e mi porta il volto sulla spalla dura, tremo per le mille emozioni e non posso fare a meno di piangere.

-Sono orribile- singhiozzo

-Sono sicuro che lui ti abbia convinto ad andartene- mormora lui

-Si, ma...-

-Non sei orribile, eri una bambina spaventata in preda al panico, ti stavano inseguendo e avevano già ucciso altri bambini davanti ai tuoi occhi- sussurro lui ed io sento la rabbia deformargli la voce -Quello che hai passato si chiama inferno e nessun bambino dovrebbe provarlo, non hai colpe se lo hai lasciato laggiù, sono sicuro che lui pensi la stessa cosa e che un giorno potrà consolarti lui stesso-

-Ed...-

-Le persone orribili sono quelle bestie che si divertivano coi vostri corpi- sibila -Dovrebbero solo provare...-

-Edward calmati!- grido sentendolo tremare

Mi inginocchio davanti a lui e gli prendo il viso tra le mani sussultando alla vista dei suoi occhi completamente neri, il suo volto è deformato dal dolore e dalla rabbia.

-Calmati- sussurro rivedendo in lui Charlie i primi tempi -Adesso io sto bene e sono sicura che tutti quei bambini riusciranno a scappare, sono abbastanza grande da affrontarli-

-Cosa?-

-Io ricordo dov'è- sussurro -Fino ad ora avevo il terrore di parlare, ma l'aggressione di un mese fa e le tue parole mi hanno convinto ad agire, parlerò con Charlie e andrò a salvare i bambini-

-Bella...-

-Naturalmente non andrò da sola, porterò la polizia ed i pezzi grossi che so non essere dalla loro parte e vedrai che tutto finirà-

Ci fissiamo negli occhi per quelli che sembrano secoli, il suo viso lentamente si distende ed un piccolo sorriso gli illumina il volto rendendolo un vero angelo ai miei occhi.
Una sua mano mi accarezza il viso ed io non mi sono mai sentita meglio in vita mia, sento le mie guancie colorarsi e il suo sorriso aumenta.
Dolce.
Bellissimo.
Lui si avvicina a me ma, quando è a pochi centimetri da me, qualcosa spunta alle sue spalle risvegliando ogni mio senso felino amplificandolo al massimo senza che io possa fermarlo.

-Ape!- grido scattando in piedi e correndo dietro all'insetto

-Che?- mormora lui

-Ape!- grido ancora evitando un sasso nascosto senza perdere di vista l'obbiettivo

-Bella che fai?-

-E' tutta la vita che voglio catturarne una, ma diavolo, non ci riesco mai!- grido irata saltando tra i fiori

-Ti pungerà-

-Zitto!- strillo accucciandomi dietro un sasso

Il silenzio cala nella radura mentre lo sento ridacchiare rilassato, libero la coda e la ondeggio a destra e sinistra per mantenere l'equilibrio, l'insetto davanti a me se ne sta comodo su un fiore colorato ed io calcolo il momento giusto per saltare.
Il vento nella giusta direzione.
I rumori.
La sua distrazione.

-Ti pungerà- grida Edward

L'ape scappa via ed io salto fuori cercando di catturarla in extremis ma quella riesce a scampare alle mie mani e vola via sana e salva, mi volto irata verso Edward e lui ride divertito; alza le mani al cielo e mi viene incontro.

-Le api pungono-

-L'hai fatta scappare- soffio

-Tuo padre non vuole che tu soffi- borbotta lui

-Lui non c'è...-

-E' stata una vendetta per prima- ghigna

Io ricordo il momento del nostro quasi-bacio e arrossisco vergognosamente, abbasso le testa e le mie orecchie si abbassano mentre la coda si rifugia tra le gambe.
Sento Edward trattenere un gemito e dopo pochi secondi mi abbraccia forte a sè.

-Troppo tenera!- grida

Piano perfetto!
Il gatto coi sensi di colpa ha sempre funzionato contro le situazioni imbarazzanti o in cui vengo sgridata, anche Charlie non riesce a tenermi il muso.
Da lontano sento delle voci e sia io che Edward scattiamo sull'attenti dividendoci veloci e guardandoci attorno, in pochi istanti una ragazza coi capelli corti mi abbraccia forte a sè senza lasciarmi andare.
Panico.
Guardo Edward e lui sembra nella mia stessa situazione, prende il suo giacchetto e con un gesto disperato me lo lancia addosso ma la ragazza mi fa fare un piroetta ed il salvataggio va in fumo atterrando a pochi centimetri da me.

-Mi chiamo Alice e sono la sorella di Edward, tu sei Bella vero?- grida questa staccandosi da me -Che carina, hai le orecchie da gatto?- sorride

Che diav...?

-Alice così la spaventi, mi chiamo Rosalie- sorride un'altra

Un angelo?
Dio?
Non so chi sia ma la sua bellezza è a dir poco agghiacciante, tanto che rimango immobile a fissarla senza pensare al fatto che sono completamente scoperta agli occhi della famiglia di Edward e che questo si stia affannando per trovare il mio cappello.
Lo vedo con la coda dell'occhio cercarlo in un cespuglio e poi trovarlo con un grido di esulto e correre da me, mi stacca dalla sorella e me lo mette soddisfatto di sè.

-Hanno visto tutto- sussurro

-Non sap...-

-Non appena non abbiamo visto Edward a scuola e neanche te abbiamo pensato a questo posto- sorride Rosalie

-Potevate chiamare- sibila Edward legandomi la giacca ai fianchi per la coda

-Ci abbiamo provato ma scattava la segreteria- dice un ragazzo -Ciao, sono Jasper-

Un altro.
Non ricordavo la sua famiglia così numerosa, questo se ne sta in disparte quasi abbia paura di fare qualcosa di sbagliato o si senta a disagio nonostante il suo sorriso sia disinvolto.
E' strano.

-Non manc...- comincia Rosalie guardandosi attorno

-Emmett no!-

Mentre Edward grida quella frase qualcuno mi afferra per i fianchi ed io scatto veloce tirando un pugno dietro di me, trattengo a stento il grido di dolore dovuto all'impatto così simile a quello contro un muro di cemento armato e mi allontano rimettendomi in posizione di difesa.
Il colosso che mi ha teso l'agguato è piegato in due dal dolore con le mani alla tempia destra mentre i fratelli Cullen lo raggiungono preoccupati.
Raggiungono lui?
Sono io l'aggredita...
Soffio la mia indignazione e Edward alza lo sguardo su di me fissandomi poi la mano come stupefatto.

-Bella stai bene?-

Lascio perdere il fatto che come minimo ho la mano frantumata ma annuisco seria.

-Non soffiare- borbotta

-Non mi sembra il ca...-

-Se tuo padre non vuole non lo farai neanche in mia presenza, non vorrei mi vietasse di uscire ancora con te perchè diventi una gatta da strada!-

Spalanco gli occhi a quella similitudine e mi trattengo a stento dalla voglia di scoppiare a ridere per la serietà con cui mi guarda, ci fissiamo qualche secondo fino a che il gigante si rialza e mi corre incontro con uno stupido sorriso in viso.

-Sei fortissima!- strilla

-Non saltarmi più alle spalle- sussurro

-Parola di scout- ride lui alzando una mano al cielo

-Possiamo andare daccordo- borbotto

In verità è simpatico... e grosso.
Diavolo, è enorme!
Un pò mi ricorda gli Eliminatori con la loro mole animalesca ma il sorriso dolce e sincero scaccia via ogni mio pensiero maligno nei suoi confronti, Edward si avvicina a me e mi prende la mano con cui ho menato il fratello e scuote la testa critico.

-Mettiamo del ghiaccio-

-Sto bene- sorrido

-Hai un taglietto, lo difinfett...-

-Niente disinfettante- sibilo seria -Odio quell'odore-

Lui sgrana gli occhi a quella mia reazione e dopo sfodera il suo sorriso migliore e si porta la mano alla sua bocca posandoci un bacio.
Un bacio.
Sento il cuore fermarsi e riprendere la sua folle corsa.
Sento le sue labbra fresche e umide sfiorare la mia pelle.
Labbra.
Umide.
Morbide.
La coda si sposta lentamente da una parte e le mie orecchie si appiattiscono sulla testa mentre lui non stacca i suoi occhi dai miei.
Sento le fusa salirmi alla gola e la voglia di saltargli addosso si fa pressante, ma trattengo i miei ormoni e li chiudo in una stanza del mio cervello con un calcio nel culo sperando che non si presentino mai più, lui nel frattempo si rialza e mi accarezza le dita con le sue sorridendo birichino.

-Passata la bua- mormora

-Sono morta-

-Che?-

-La mano sta bene, grazie-

-Andiamo a casa mia?- chiede prendendomi la mano e incamminandosi verso i fratelli che nel frattempo ci avevano lasciati soli

-Tanto vale...- borbotto facendolo sorridere

-La prossima volta non ci saranno api che ci disturberanno- ghigna correndo poi dai fratelli





Fine!
Ce l'ho fatta!
Sono contenta di questo capitolo... anche se la prima parte è un pò triste poi si risolleva con qualche risatina no?
Vero?
.... vorrei cambiarlo tutto!







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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Salve a tutti^^
FInalmente ci stiamo ricollegando ai vecchi capitoli e tra poco ci sarà un bomba assurda che vi farà rimanere tutte/i malissimo, io stessa mentre la scrivevo mi sono detta "Ma dai, che cosa sconvolgente!".
Sono un genio del male^^
Vabbè, detto ciò, vi lascio al capitolo con un grande bacio!

CAPITOLO 7:

La casa di Edward mi piace... fuori è splendida ma dentro è splendida.
Enorme.
Ha solo un piccolo difetto, se così lo possiamo definire, ed è che mette ansia.
Sono convinta che le altre persone che sono entrate qua dentro abbiano sospirato per la bellezza posto.
Non io.
E' colpa mia, lo so.
Ma è troppo... bianca.
Bianca.
Tutta completamente bianca.
Mi ricorda l'Istituto.
Naturalmente laggiù non avevano una cucina all'ultima moda o delle scale stile ottocento che portavano al secondo piano, ma la sterilità di questo posto è la stessa dell'altro.
Tutto bianco.
Non mi piace il bianco.
Mi guardo attorno seduta sul divano nero, finalmente un colore, torturando il cappellino che ho in mano fingendo di non avere 5 paia di occhi puntati contro.
Sono al centro dell'attenzione.
Mi sembra di essere tornata ai tempi di quando gli Istituti esteri venivano a trovarci e noi dovevamo essere messi in mostra come vanto, tutti in fila pronti ad ogni sguardo o esame.
Respira Bella.
Non sei all'Istituto e loro non vogliono esaminarti.
Sono curiosi.
E' normale.
Respira Bella, nessuno in questa stanza vuole farti male.

-Cavolo che storia...- sussurra Emmett

-Emmett!- lo sgrida Rosalie lanciandomi uno sguardo di scuse

-Non ti preoccupare- sorrido -Non è una storia che senti tutti i giorni!-

-Quindi i rapimenti di questi ultimi tempi...-

-Credo siano opera dell'Istituto- annuisco alle parole di Jasper

Questo si fissa i pugni chiusi sulle ginocchia pensando a qualcosa di davvero importante, aggrotta le sopracciglia quasi stia meditando ad una strategia o ad un piano e ha me sembra di avere davanti un generale in procinto di una guerra.
Jasper è strano.
Quasi non mi ha guardata per tutto il tempo lanciandomi solo piccole occhiate ogni tanto cercando di non farsi notare, e ci sarebbe riuscito se fosse stato per la iper-sensibilità all'attenzione esterna.
Se qualcuno mi guarda io lo so.
Deformazione professionale.

-Ci sono altri bambini come te?- chiede Alice

-Intendi mezzi-gatto?-

-Si-

-No, io fui l'unica che rispose bene al Dna nuovo- nego -Nella maggior parte dei casi l'agente esterno viene rigettato e il bambino muore-

-E' orribile-

-Loro si divertono, una volta provarono a combinare il gene umano con uno di una creatura acquatica... non vi dico cosa ne sia venuto fuori e quanto sia sopravvissuto-

-Si divertono?- chiede Jasper scioccato

-Già, se uno muore a loro basta schioccare le dita e averne almeno altri 3 a disposizione, per loro è come giocare a fare Dio... da una grande sensazione di potenza poterlo fare senza ripercussioni-

Rosalie mi guarda dispiaciuta prima di alzarsi e sedersi accanto a me e abbracciarmi forte a sè, io rimango immobile a quel gesto così improvviso prima di essere sepolta sotto tutti i fratelli Cullen al completo.
Un abbraccio di massa.
Un enorme polpetta umana.
Io guardo Edward che è rimasto seduto sulla sua poltrona e mi sorride felice.
E' strano.
Abbasso lo sguardo e aspetto che la presa diminuisca ma questa sembra aumentare ad ogni secondo e alla fine io crollo lasciandomi andare, mi rannicchio su me stessa e piango.
Piango dalla tristezza.
Felicità.
Disagio.
Paura.
Vorrei ridere come una pazza.
Qualcuno mi accarezza la testa ed io l'appoggio sulla spalla di qualcun'altro.
Non so chi mi stia toccando.
Non m'interessa.

-Ora sei fuori- sussurra Emmett col suo vocione

-Hanno cercato di catturarla di nuovo- sibila Edward

Tutti si alzano e fissano sconvolti il fratello che ricambia lo sguardo con serietà estrema, io mi asciugo le lacrime e apro la bocca per spiegare ma il coro di grida irate mi zittisce.

-Come osano provarci di nuovo?- strilla Alice

-Se rimettono piede qua li facciamo secchi!- dice Emmett

-Dobbiamo organizzarci in modo che non possano toccarla- aggiunge professionale Jasper

-Nonostante sia scappata e siano passati anni non l'hanno dimenticata?-

Io li fisso sconvolta da tanta rabbia nelle loro voci e mi alzo spaventata dalle loro parole.
Organizzarci?
Li facciamo secchi?

-Ragazzi calmi! Charlie ha già organizzato delle ronde con i suoi colleghi- dico omettendo la collaborazione dei cani -A turno perlustrano il bosco...-

-Uno se lo sono fatto scappare- sottolinea Edward

-Quello è scappato a me- mormoro

Il silenzio cala nella stanza e lentamente tutti ci calmiamo e ci sediamo ai nostri posti, a sorpresa Emmett e Jasper si siedono accanto a me ed io li fisso curiosa fino a che non capisco il loro gesto e ridacchio intenerita.

-Non mi attaccheranno adesso-

-Le precauzioni non sono mai troppe- ghigna Emmett

-E poi so difendermi-

-L'ho visto...- borbotta Edward a bassa voce

Le mie orecchie scattano verso la sua direzione ed io lo vedo irrigidirsi come colto in flagrante sul fatto, mi volto lentamente verso di lui agghiacciandolo con la mia occhiata più severa possibile.

-Devo riprendere gli allenamenti di difesa personale- dico trattenendomi dal soffiare -Era tanto che non combattevo-

-Allora ti alleneremo noi- schiocca le dita Alice -Jasper è esperto in arti marziali-

-Ne sarei davvero felice- sorride lui

-Grazie...- borbotto

Il silenzio cala di nuovo tra di noi ma questa volta è leggero e rilassante, la mia coda si muove dietro la schiena per poi posarsi sulle mie gambe attirando l'attenzione di tutti, la muovo un pò sbattendola sulle ginocchia e Edward ridacchia alle facce dei fratelli.

-Le donne le comprano finte e tu le hai davvero! Sei fortunata!- ridacchia Emmett

-Le comprano finte?- chiedo

-Le orecchie e la coda da gatta!Sai, per sembrare più sexy... Edward avrà il suo bell d'affare!- ride lui facendomi arrossire

Edward si alza veloce e va in cucina tra le risate di tutti prima di tornare con un coltello da cucina e lo sguardo allucinato, posa per un attimo lo sguardo su di me togliendolo suito imbarazzato.

-Ora ti ammazzo- dice rincorrendo poi Emmett per la sala


--------------------------------------------------------------------------------

EDWARD POV:

E' bellissima.
Davvero.
L'ho già detto che è bellissima?
Si?
Oh beh... io lo ripeterò per tutta l'eternità!
Bella è meravigliosa!
Seduta sul divano di casa mia mentre agita la coda sulle sue gambe è tenerissima, imbarazzata per le attenzioni dei miei fratelli, le guancie arrossate e gli occhi lucidi per le lacrime di prima.

- ...Edward avrà il suo bell d'affare- ride Emmett

Nella mia mente l'immagine di Bella sdraiata sul letto con la coda che accarezza le coperte m'invade totalmente mandandomi in panne, lei arrossisce ed io mi alzo.
Emmett è un'idiota.
Lo ammazzo.
E' morto.
Ha vissuto anche fin troppi anni... lasciamo che la sua vita faccia il suo normale corso.
Ora lo mando sottoterra.
I miei fratelli ridono divertiti appena esco con un coltellaccio e Emmett si alza.

Ci avevi già pensato eh, fratellino?

-Ora ti ammazzo- sibilo a quella frase

Pensa a quando farà le fusa...

Scaccio via i miei pensieri e lo rincorro a velocità umana cercando però di accoltellarlo veramente, il coltello si piegherà, ma alla fine ci sarà il mio pugno.
Quello non si piega.
L'immagine di Bella sotto le mie mani che fa le fusa...

-Maledetto- sibilo saltandogli addosso

--------------------------------------------------------------

BELLA POV:

Il viaggio di ritorno a casa l'abbiamo passato nel più completo silenzio, le parole di suo fratello ci sono rimaste impresse come marchi a fuoco sulla pelle ed ogni parola serebbe troppo imbarazzante.
Non riusciamo neanche a guardarci.
Parcheggia davanti alla porta di casa mia ed io scendo veloce, mi volto per salutarlo e lui mi sorride dolce.

-A domani- sussurro

-A domani-

Lo guardo rientrare in strada e sfrecciare via e subito corro in casa chiudendomi in camera e lanciandomi sul letto, penso alle mille cose successe oggi e arrossisco per il fine giornata.
Per Edward sono sexy?
Io?
Sexy... quindi affascinante, in grado di suscitare eccitaz...

-Mi serve una doccia fredda- sussurro correndo in bagno veloce

Lo stomaco brontola.
Non è la fame.
No.
E' quella cosa che mi perseguita da un paio di giorni, non so cosa sia, ma si scatena appena vedo o penso a Edward.
Non è amore.
...
Mi sento calda.
Affannata.
Qualche volta mi getterei su di lui pur di sentire le sue mani fresche su di me, un qualsiasi contatto, anche il più banale mi andrebbe bene.
Sarebbe sufficiente.
Mi faccio la doccia veloce rabbrividendo alla temperatura gelata dell'acqua ma perfetta per il mio stato d'animo fin troppo bollente, esco e prendo l'asciugamano avvolendomi il corpo con un brivido di piacere al cotone caldo, m'infilo l'intimo e mi pettino i capelli.
Passo davanti allo specchio e mi fermo.
Sono sexy?
I continui test e le lezioni di difesa personale hanno modellato il mio corpo, la pancia piatta, le gambe atletiche.
Ho un reggiseno bianco sportivo che contiene la mia terza di seno, banale e usurato, mi prendo i seni tra le mani e li porto verso l'alto come se indossassi un push-up e inclino la testa.
Dovrei comprarne uno.
Lascio perdere il seno e mi passo le mani tra i capelli come due pettini e li agito spargendo nell'aria l'odore di fragola del mio shampoo, mi sistemo le orecchie e mi avvicino allo specchio.
Forse potrei truccarmi.
Un filo nero sugli occhi e un pò di lucido sulle labbra.
Continuo a fissarmi per quelle che sembrano ore e appena sento Charlie entrare in casa corro in camera a vestirmi e subito scendo a salutarlo.
Strano che non mi abbia chiamato, forse pensava fossi ancora dai Cullen.
I capelli scendono lunghi sulla schiena semi-nuda coperta solo da una canottiera bianca, i pantaloncini corti blu che porto sono un sollievo per la mia coda stanca e stressata; salto l'ultimi scalini e mi volto verso la porta di casa con un sorriso che muore immediatamente.
Edward.
Sulla soglia di casa mia.
Immobile.
Sconvolto quasi quanto me... forse di più.

-Pensavo fossi Charlie- sputo veloce

-Pensavo fossi più vestita- sussurra lui

-Ho caldo... ho la temperatura corporea più alta del normale- sussurro arrossendo -Come hai fatto ad entrare?-

-La porta era socchiusa, dovresti stare attenta-

La mia coda si arrotola attorno ad una mia gamba per poi sciogliersi e ciondolare a destra e a sinistra come un pendolo, la cosa torna a brontolare nella mia pancia e...e... forse è meglio se bevo qualcosa di freddo.

-Vuoi qualcosa?- dico indicando la cucina

-Te- sussurra lui mentre mi segue

-Cosa?- chiedo sovrappensiero

-Thè, caldo- dice con un sorriso -Io ho freddo-

Andiamo in cucina.
Piccola cucina.
Minuscola cucina.
Apro il frigorifero e ne prendo l'acqua, mi attacco alla bottiglia e ne bevo quasi metà sentendo la freschezza attraversarmi il corpo, mi sento bollente.
Credo di avere a febbre.
Preparo il thè a Edward nel più completo silenzio e lui non la smette di fissarmi mentre cammino avanti e indietro dietro il bancone, ogni tanto diciamo qualche frase con l'unic oscopo di creare un argomento qualcunque ch però muore nel giro di tre parole.
Non ci riusciamo.
Non sono imbarazzata... semplicemente non voglio parlargli adesso, non che sia arrabbiata, neanche quello.
Non sono imbarazzata.
Non sono arrabbiata.
Vorrei usare quella bocca in un modo differente dal parlare.
...
Ok.
Ho la febbre alta.
Gli porgo la tazza di thè fumante e lui la fissa per lunghi secondi prima di girare lo zucchero con il cucchiaio, mi siedo davanti a lui e... silenzio.
Lungo ed eterno silenzio.
Che faccio?
Che dico?

-Hai dimenticato qualcosa?- chiedo

-No- risponde lui -Ero passato per sapere come stavi dopo la rivelazione di oggi alla mia famiglia- sorride

-Oh, sto bene- mi calmo -Ero un pò spaventata ma sono brave persone, anche se Emmett è strano...-

-Già- ridacchia lui

Emmett.
Non dovevo nominarlo.

-.... Edward avrà il suo bell d'affare!-

Idiota.
Oh beh... anche parlare di orsacchiotti mi farebbe pensare a cosa maliziose su di lui!
Tutto.
Vi sfido a non sbavare in sua presenza.
Forza!
Lui beve un sorso di thè ed io mi sdraio per metà sul tavolo, appoggio la testa sulle mie braccia e chiudo gli occhi.
Devo calmarmi.
Il marmo freddo mi rinfresca la pelle dandomi sollievo.

-Sei stanca?- chiede lui

-Un pò, mi dispiace- sorrido

-Non ti preoccupare, bevo il thè e ti lascio dormire-

Passano alcuni minuti ed io rimango ad occhi chiusi.
Sento Edward bere e giocherellare con la tazza, dopo poco una mano sbuca dal niente e comincia ad accarezzarmi i capelli dolce, districa i nodi e liscia il pelo sulle orecchie, lentamente questa scivola verso il collo e poi sulle spalle sfiorando appena la spallina sottile  della canottiera e rinfresandomi la pelle bollente.
Sento la lava dentro di me.
Calda.
Liquida.
Bollente.
La mano continua le sue carezze.
Sento le fusa salirmi alla gola e senza che possa fare niente le lascio uscire, la mano si ferma, trema per un momento ma poi riprende il suo corso ritornando indietro e affondando nei capelli.
Ritorna sulla spalla.
Giocherella con la spallina fine.
Desidero che l'abbassi ma non lo fa, la lascia dov'è, intatta e sistemata con mia grande frustrazione.
La vibrazione di un telefono, la risposta sussurrata e veloce di lui.

-Sono a casa di Bella- dice -Si, volevo sapere come stava, siete esasperanti e pensavo l'avevate spaventata!- ridacchia -Arrivo subito, maniaca dello shopping!-

La mano scompare e lo sento rialzarsi, i suoi passi sono leggeri nella stanza, quasi impercettibili e in un secondo il bacio.
Sulla fronte.
Cosa pensavate?
Secondo voi se mi baciava sulle labbra stavo ancora fingendo di dormire?

-A domani- sussurra

Lo sento uscire di casa e, solo quando sento la macchina accendersi e allontanarsi, mi rialzo dal tavolo rossa come un peperone e corro in bagno entrando nella doccia pronta per un'ondata di freddo glaciale.
Accendo l'acqua strillando per il freddo.
C'è mancato poco, se fosse rimasto anche solo un secondo di più gli sarei saltata addosso senza pensare alle conseguenze.
Che diavolo mi sta succedendo?
Non capisco.
Esco dalla doccia e mi asciugo in pochi secondi, prendo il telefono e chiamo l'unica persona con cui possa realmente parlare di queste cose.

-Pronto?-

-Sue, devi prestarmi il tuo libro sui gatti- mormoro sentendo la sua risatina


---------------------------------------------------------------------

E' sera.
Sono le 23:30... tardi per un'adolescente che l'indomani dovrà svegliarsi presto per andare a scuola.
Troppo presto per una che non ha il coraggio di aprire un semplice libro.
Un libro.
Un ammasso di pagine scritte mi sta mettendo K.O.
Ho paura.
Non ho mai avuto il coraggio di leggerlo, Sue lo comprò pochi anni dopo il mio ritorno e me lo regalò con mia somma rabbia, non volevo niente che riguardasse l'altra parte di Dna.
Non volevo.
Negai con tutta me stessa e Sue lo tenne per sè in csa, sicura che un giorno glielo avrei richiesto... ecco perchè è letteralmente scoppiata a ridere alla mia telefonata.
Non mi ha chiesto niente, ha preso la macchina e mi ha portato quella cosa maledetta, senza aspettare neanche pochi minuti... ero rossa come un peperone quando me l'ha consegnato con quel sorrisino  divertito.
Fortunatamente ha inventato una scusa plausibile con Charlie.
Lo fisso nella speranza di elaborarne i contenuti solo fiddandone la copertina colorata, un gattino cucciolo fa la sua bella mostra in mezzo ad un prato fiorito e la scritta "Tutto sui Gatti" appare arancione in alto.
Guardo gli occhi del gattino e gemo aprendo veloce il libro.

Indice.... pag 1

La storia dei gatti.... pag 3

Scorro con il dito scartando mentalmente tutto ciò che non m'interessa alla ricerca del capitolo tanto desiderato e temuto.
Scorro.
Scorro.

Il calore e l'accoppiamento... pag 57

Prendo un grosso respiro e apro il libro alla pagine 57 sospirando alla scritta nera in grasseto del capitolo, mi guardo attorno e non appena sono sicura della presenza di Charlie nel salotto a guardare la Tv, riabbasso lo sguardo e comincio a leggere.
Muoio.
Ad ogni parola perdo colore.
Il cuore perde battiti.

La gatta matura sessualmente intorno ai 6-10 mesi di vita...

Io ho 17 anni.
Forse è il Dna umano che altera quello felino.
Forse mi sbaglio.
Forse non è il calore, forse ho una malattia mortale e mi restano solo pochi giorni di vita... lo spero, sarebbe meno imbarazzante.

Il periodo di calore dura circa 4 giorni...

Un mese.
E' un mese che mi sento così dannatamente calda, desiderosa di coccole e accomodante nei confronti di Edward.
Un mese!

Interrompendosi non appena la gatta riesce ad accoppiarsi col maschio scelto...

Edward.
Devo accopp... no, non ce la faccio.
Chiudo il libro e lo poso sul comodino, spengo la lucetta e mi sdraio sotto le coperte cercando di trovare almeno un pò di pace nella notte che mi aspetta.
Domani devo andare a scuola.
Ho un compito di trigonometria.
Vedrò Edward.... di nuovo il brontolio allo stomaco, la coda si agita sotto le coperte e le guancie si arrossano.
Scalcio via le coperte e mi volto su un fianco.
Devo dormire.

-Dormi Bella- sussurro stufa -Non è difficile, chiudi gli occhi e sogna!- sbuffo

Poso lo sguardo sull'ombra del libro e agito i piedi nervosa, sposto lo sguardo sulle tende e provo a lasciarmi andare alla stanchezza.
Devo dormire.
La Tv al piano di sotto si spenge segno che Charlie sta per andare a letto, almeno lui, ed io ascolto ogni suo movimento per la casa cercando di distrarmi.
Niente.
Mi metto di nuovo a pancia in sù.

-Non sono in calore- sibilo -Non sono in calore e non voglio accoppiarmi co...-

-Bella stai dormendo?- bussa Charlie

Rimango in silenzio e aspetto che Charlie apra la porta per venirmi a dare la buona notte, mi corpo con le coperte mettendomi su un fianco e chiudo gli occhi appena in tempo mentre lui apre lento la porta; lo sento sedersi sul bordo del letto e accarezzarmi i capelli dolce.
Lento.
Non manca nessuna notte.
Mai.
Mi saluta.
Mi coccola.
Mi bacia sulla testa e se ne va.
Una routine a cui non macherei mai nella mia vita... forse era proprio questo che mi mancava per dormire.
Sento la stanchezza finalmente prendere possesso del mio corpo e con un sorriso vittorioso mi rannicchio sotto le coperte tra le risatine di Charlie.

-Buona notte piccola mia- sussurra dandomi un bacio

Grazie papà.






Fine^^
Edward è più audace del solito... e Bella è come tutte noi!
Ammettetelo, anche voi vorreste saltargli addosso!
Bene, accertato questo, vi lascio ai commenti e ci vediamo nel prossimo capitolo^^
Un bacio.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ta-daaaaan!
Eccoci qua con un altro capitolo^^
Sono davvero felice che questa storia stia piacendo tanto, ho notato tante recensioni nuove e la cosa mi riempe di felicità! Grazie mille a tutte/i^^
Un bacione enorme!

CAPITOLO 8:


-...e così sei in calore- sussurra Jake

Non lo guardo neanche e continuo a camminare lungo la riva della spiaggia di La Push, i gabbiani in lontananza ci fanno da sottofondo e la risacca delle onde è un toccasana per le mie orecchie stanche.
Sono senza protezioni.
A La Push posso, tutti sanno del mio segreto ed io almeno qua posso camminare in tranquillità.
Sono venuta qua dopo la scuola, oggi giornata di sole accecante quindi niente Cullen, e sono corsa da Jake, avevo preventivato che sarebbe stato imbarazzante parlare con lui di queste cose ma sentivo di dovermi sfogare col mio amico... a patto che lui rimanesse umano.
Un gabbiano si posa su un tronco umido e ci guarda minaccioso, allungo il passo e lo soprasso sentendo Jake fare lo stesso in silenzio.
Per la prima volta da quando conosco i Cullen ho esultato quando ho notato il sole alto nel cielo, sono arrivata a scuola col sorriso e me ne sono andata altrettanto felice.
Non c'era.
Nessun brontolio.
Nessun calore da temere...
Do un calcio ad un sassolino lanciandolo direttamente contro il tronco su cui è posato il gabbiano e questa strilla irato sbattendo le ali, saltello via e sbuffo sentendo la presenza silenziosa ma pretenziosa del mio amico.
Vuole che parli... dopotutto non ha tutti i torti, gli ho dato una notizia a dir poco sconvolegnte e adesso non gli sto spiegando praticamente niente, non che io sappia come fare, ma almeno due parole in crocie le potrei far uscire.

-Bella...-

-Ok, trasformati e non parlare- sputo -Mi verrà più facile raccontarti tutto-

In mezzo secondo alle mie spalle il classico schiocco d'ossa mi fa sussultare e rabbrividire, dopo il muso enorme di un lupo nero e rossiccio mi spunta accanto con gli occhi umidi di preoccupazione, sopprimo il soffio che mi sale alla gola e gli accarezzo il muso per traquillizzarlo, lui chiude gli occhi per un secondo e poi mi porge i suoi vestiti che metto nello zaino al sicuro.
Lo guardo e lui mi rimanda uno sguardo d'imbarazzo e preoccupazione.
Non è facile...

-Allora: tutto è cominciato un mese fa, quando ho cominciato a parlare con un ragazzo e ci ho fatto amicizia... - comincio omettendo il nome -Premetto che lui mi è sempre un pò piaciuto, ma non ho mai avuto occasione di scambiarci più di un semplice saluto di cortesia, lentamente però il nostro rapporto si è rafforzato e siamo diventati amici... non come noi due naturalmente!- sogghigno mentre lui ridacchia in cagnesco -Comunque, già dagli inizi sentivo qualcosa di strano quando lo vedevo e attribuivo il tutto alle classiche "farfalle nello stomaco" ma poi si sono trasformate in qualcosa di più pressante... ieri ho chiamato Sue per farmi dare il suo libro su gatti e ho scoperto di essere... beh hai capito no?-

Lui annuisce col muso e continua a camminarmi accanto senza guardarmi, qualche ragazzino ci passa accanto correndo con l'aquilone in mano e ci salutano ridendo smorzando per un millisecondo l'atmosfera.

-Lui sa tutto... o meglio, mi ha vista e gli ho spiegato a grandi linee cosa mi è successo-

Jake si ferma e mi fissa con occhi colmi di preoccuapazione, gli sorrido tranquilla e lo raggiungo abbracciando il suo grosso muso.

-Charlie lo ha conosciuto e si fida, non ti devi preoccupare!- sorrido dandogli un buffetto sul naso -Però adesso torna umano, la mia sopportazione è al limite!- sibilo tirandogli i vestiti e voltandomi

-Sei sicura di poterti fidare?- chiede lui dopo pochi secondi

-Si, comunque che ne pensi?-

-Di lui o dell'altra cosa?- mormora critico per il modo in cui ho interrotto il suo interrogatorio

-L'altra cosa- dico ringraziandolo mentalmente

-Io so solo che i gatti femmina soffrono molto il calore- sbuffa 

-Chi l'ha detto è un genio assoluto- borbotto

-Mi dispiace, ma lui ricambia... beh, i tuoi sentimenti?-

-Non lo so, alcune volte mi fa delle avances che mi fanno credere che ci stia provando con me e poi... poi si comporta normalmente e non so che pensare!- sbotto -Siete difficile da capire voi maschi!-

-Noi maschi?- strilla lui -Stai scherzando? Voi femmine siete tutte "Sii dolce" e poi "Mamma mia quanto sei smielato"; oppure "Prova a cambiare" e poi "Sei diverso da quello di cui mi sono innamorata"!-

-Voi pensate solo al sesso!-

-Ha parlato quella in calore!-

Io sgrano gli occhi a quell'affermazione e senza pensarci scoppio a ridere per il modo in cui solo Jake possa sdrammatizzare su un evento tanto terrificante per me, lui mi segue a ruota e passo dopo passo torniamo a casa sua dove gli altri ragazzi ci accolgono sul retro con le birre e la merenda.

-Ti abbiamo lasciato l'amaca- sorride Sam indicandola

Io ci salto sopra e mi lascio dondolare avanti e indietro molle, mi sdraio comoda e fisso il cielo limpido e senza l'ombra di una nuvola e penso a Edward.
Chissà in quale punto del bosco sarà mai adesso con la famiglia.
Basta.
Non ne posso più di questo caldo solo per un semplice pensiero.
Sbuffo e mi siedo guardando i ragazzi, loro mi fissano in attesa di qualcosa ed io sbuffo ancora lasciandomi cadere di nuovo.

-Posso rimanere a cena qua?- chiedo con le braccia al cielo

-Grigliata!- gridano loro facendomi ridere

-Vado a chiamare Charlie- ridacchia Sam -Abbiamo comprato le birre quindi per lui non ci sarà posto ok?-

-Per essere un cane a volte sei davvero intelligente sai?- ghigno

-E tu simpatica per essere un gatto-

--------------------------------------------------------------

-Quindi Bellina è in calore, giusto?- chiede Sam

-Ripeto che non c'era bisogno raccontarlo a tutta La Push- borbotto guardando male Jake

-Più siamo meglio è-

-Più risate per voi...-

-Non c'è niente di divertente- dice Sam -E' come il nostro imprinting, tu hai scelto il tuo compagno... identico come noi-

-La vostra unione è benedetta dagli dei, la mia dagli ormoni impazziti- sibilo

Sam sorride intenerito arrossendo per la mia sfacciataggine ed io gli passo l'ennesima birra che lui accetta di buon grado, bevo un sorso della mia notando come sia già finita, frugo alla cieca accanto a me e ne prendo una nuova dal borsone frigo e la lancio al primo mutaforma che vedo che me la apre senza sforzo ridandomela con una risatina.

-Quindi Bella impazzisce per gli ormoni-

-Possiamo parlare di altre cose?-

-Hai mai pensato di fare la sexy con lui?-

Sia io che Jake sputiamo la birra che abbiamo in bocca per poi guardare ? con occhi sgranati da quell'uscita, rimaniamo in silenzio per lunghi secondi prima che Jake mi guardi in attesa della mia reazione.

-Bella che fa la sexy?- chiede

-Pens...- comincio io

-Non sto dicendo che non lo saresti, ma che non ti vedo a farla dato il tuo carattere timido!- si spiega subito lui

-Manda al diavolo quel carattere buonista, fai la sexy- ride uno

-Truccati-

-Vestiti più attillata-

-Hai un bel corpo perchè lo nascondi?-

-Odio quando mette quei pantaloni della tuta così sformati, voi no?-

Io mi guardo attorno spiazzata da tutti i consigli e le critiche che mi arrivano come tanti proiettili, i ragazzi continuano parlando tra di loro su come io possa fare colpo su questo ragazzo (non ho detto a nessuno il nome, so che andrebbero a parlarci) ed io lentamente mi allontano senza farmi sentire o vedere.
E' sera.
Tardi... credo che chiamerò Charlie per avvertirlo che dormirò qua da Jake.
Cammino per lunghi minuti e mi ritrovo a passeggiare sulla spiaggia dove questo pomeriggio mi sono sfogata con Jake, calcio qualche sassolino nel mare calmo e nero pensando a tutto questo casino.
Tutta la mia vita.
Avrò un momento di calma?
La sera è afosa, strano per un posto come Forks o La Push, ed io decido di togliermi la maglia e rimanere in canottiera.
Ho caldo.
Mi accarezzo le braccia ad uno spiffero di vento improvviso e la sento bollente, ogni tanto i ragazzi scherzano su come assomigli a loro e alle cose che abbiamo in comune ed ora come mai mi sembra di essere mutaforma in procinto di trasformarsi.
Guardo l'acqua.
Mi chino e la sfioro con la punta delle dita sentendola fresca e piacevole.

-Le 11 non sono un buon orario per fare il bagno- dice una voce poco lontana

Mi alzo di scatto e noto Edward in piedi dietro un grosso cartello che avvisa di non essere più sulla spiaggia di La Push, lo fisso valutando se sia vero o una mera illusione partorita dalla mia mente malata ma quando lui fa un passo verso di me io capisco che è vero.
E' vero.
Edward è qua... dannazione!
Mi ero presa una dannata giornata di relax per non avere questo borbottio nello stomaco e questo si presenta in spiaggia!

-Ho caldo- dico ricordandomi della sua battuta iniziale

-Prenderai un raffreddore- nega lui critico

-Papà non c'è...- ghigno avvcinandomi a lui

-Teppista!- ridacchia

Mi appoggio al palo in legno che sorregge il cartello e incrocio le braccia lasciando a terra la maglietta, lui rimane immobile fissando me e poi il cartello.
Quasi ci sia una linea invisibile.
Una barriera creata dal cartello che gli impedisce di toccarmi o avvicinarsi troppo.
Dopo pochi secondi mi porge una mano ed io nego con un sorriso.

-Sono a casa di amici, non posso allontanarmi troppo- dico nonostante vorrei lanciarmi su di lui

-5 minuti- mormora lui prendendomi un polso

-E se mi cercano ed io torno in ritardo?-

-Dirai che un tipo cattivo ti aveva rapita- sussurra portandomi al suo petto

Oltrepasso la linea e lui finalmente si sblocca dalla sua postura rigida e si muove libero sempre rimanendo lontano dalla linea di confine con La Push, io mi guardo indietro per un secondo ma Edward mi trascina via con una spinta più forte del solito.
Sembra impaziente.
Euforico.
Andrenalinico.

-Manda loro un messaggio e avvertili-

-Sembri un bambino piccolo- mormoro

-Come minimo sei stata con loro tutto il giorno ed io ti chiedo solo 5 minuti... sono scappato dal campeggio per te!-

E' strano.
Vuole allontanarsi dalla spiaggia, mi trascina verso il bosco ed io non so che fare... questo Edward mi fa quasi paura.

-Rimaniamo qua sulla spiaggia- dico -C'è una così bella luna stasera...-

-E' più bella vista dal bosco-

-Cullen fermati subito!- grida qualcuno dietro di me

Mi volto di scatto e noto Jake in piedi sulla linea di confine che ci fissa a braccia incrociate al petto, la postura è rigida ed i muscoli sono ben messi in evidenza, i suoi occhi scuri mi trapassano pungendo la figura del ragazzo dietro di me che sento sbuffare con uno schiocco di lingua sui denti.

-Facciamo una passeggiata Black- dice voltandosi -Vuoi unirti?- ghigna mettendomi un braccio sulle spalle

Io sussulto a quel gesto così insolito e non so perchè ma sento un gran disagio montarmi dentro, lo sguardo di Jake mi brucia la pelle e non posso evitare di abbassare lo sguardo.
Mi sento male.
Mi sembra di aver fatto qualcosa di davvero sbagliato oltrepassando quella linea... la mano di Edward mi raffredda un minimo la pelle ma dentro di me sento che quel gesto è fatto per infastidire Jake e non per un reale affetto.
Sono in mezzo a due fuochi.
Due fuochi che non sapevo neanche esistessero fino a due secondi fa... due fuochi che stanno diventando due incendi!

-Bella torna qua!-

-Bella fa una passeggiata con me e poi torna a casa-

Siamo distanti eppure nessuno sta gridando.
Parlano come se fossero a pochi metri l'uno dall'altro.
Jake sta cominciando a tremare ed io sgrano gli occhi a quel gesto...

-Jake...- lo chiamo con un sussurro

I due si voltano verso di me notando solo adesso la mia presenza ed io sussulto rendendomi conto dell'errore, mi sono attirata da sola al centro dell'attenzione e adesso non so che diavolo fare.
Vorrei farli calmare.
Uno è il ragazzo di cui mi sono innamorata e l'altro è il mio migliore amico, in teoria dovrei vederli così, ma in questo momento mi sembra di essere in mezzo a due bestie inferocite che a stento si trattengono dallo sbranarsi.
Ed il motivo per tanto conflitto sono io.
Ed il motivo per cui si trattengono sono io.

-V...vi conoscete?- sussurro

-Già- sputa Jake

-Aihmè questa è una triste condizione- ghigna Edward  

-Non sembrate andare molto daccordo- mormoro

-Preferirei non averlo mai conosciuto-

-Questa riunione di famiglia è molto bella, davvero, ma si sta facendo tardi e...- comincia Edward

-Edward torniamo indietro, mamma e papà ci aspettano!- chiama una vocetta acuta

Alice?
La sua figura sbuca dopo pochi secondi dalla frase e ci corre incontro salutandomi con bacetto sulla guancia, sento la sua mano posarsi su quella di Edward e staccarla con forza, lui sbuffa e si allontana di un paio di passi.

-Ciao Jacob, come va?- dice lei

-Bene- sibila lui

-Loquace come sempre eh?- ridacchia tranquilla lei -Vi auguro buona serata ad entrambi, noi Bella ci vediamo domani a scuola, ok?-

-S..si- balbetto

-A domani allora-

-A domani- borbotta Edward

Silenzio.
Vuoto.
Non ci sono più, sono spariti nel bosco ed io non so cosa pensare.
E' successo tutto così veloce e caotico che non riesco a mettere in piedi due pensieri di fila, la mia testa è come un groviglio di fili annodatitra loro e lentamente un pulsante mal di testa fa capolino dentro di me.
Che diavolo è successo?
Perchè era tutto così... surreale?
Mi sembrava di essere in mezzo ad una guerra, contesa tra Jake e Edward.

-Bella!- mi chiama Jake

-Che diavolo è successo?- chiedo

-Vieni... torniamo a casa-

Lo guardo e noto come stia smaniando per non oltrepassare la linea di confine ed io non riesco a capire, sbuffo stanca e gli cammino incontro voltandomi solo un secondo verso il bosco e sento la mano cada di Jake prendermi il polso (esattemente lo stesso afferrto da Edward) e mi porta veloce al suo petto abbraciandomi a sè.
Lo lascio fare apatica.
Non so cosa sia successo... ma una cosa la so: nessuno vuole spiegarmi niente.

-Jake...-

-Dormi da me o ti accompagno a casa?-

-Vado a casa mia, non ti preoccupare-

Camminiamo verso la mia macchina ed entrambi restiamo in silenzio.
Entrambi non sappiamo cosa dire.
Imbarazzo.
Ansia.
Arriviamo alla macchina ed io la apro veloce, non vedo l'ora di essere a casa e potermi rilassare sul letto.

-Bella, è lui il ragazzo che ti piace?- chiede Jake aprendomi lo sportello del pick-up

-No, lui è solo un amico di scuola- mento

Ho mentito.
Ho mentito a Jake... perchè?
Perchè l'ho fatto?
Adesso è troppo tardi per dirgli la verità, saprà che gli ho detto una buagia e quando mi chiederà il perchè di tale gesto io cosa gli dirò?
Come mi comporterò?

-Il ragazzo che mi piace è un altro- aggiungo incapace di fermarmi

-Un giorno vorrei conoscerlo- sorride cercando di smorzare l'atmosfera

-Già... Cullen non è male a scuola-

-Cullen non è una bella persona, è bravo a fingere, promettimi che ci parlerai il meno possibile-

Sento i senso di colpa esplodermi dentro e lo abbraccio di slancio circondandogli il collo con le mie braccia esili,
lui rimane per un secondo spiazzato dal mio gesto ma poi ricambia con forza.


-Lo prometto- sorrido

-Buona notte- sorride lui mentre salgo veloce in macchina

Lo saluto con la mano mentre rientro nella strada principale e accendo la radio sentendola scricchiolare per qualche secondo e poi sintonizzarsi su una canzone popolare di questi tempi.
Domani devo andare a scuola.
Edward.
Jake.
Non so cosa ci sia tra i due o cosa abbia causato un tale astio ma io non ho assolutamente voglia di perdere nessuno dei due, domani parlerò con Edward e cercherò di chiarire il suo comportamente assurdo di stasera e soprattutto la sua situazione con Jake.
Ma non potrei...
Ho promesso a Jake.

-Scusa...- sussurro guardando le mie dita sul cambio ancora incrociate -Scusa Jake-




Fine!
E' strano come capitolo ma spero possa piacervi lo stesso, ho voluto mettere un altro frammento della vita dei nostri cagnoloni e del loro rapporto con Bella, ma soprattutto ecco la rivalità tra Edward e Jake... Jake non è innamorato di Bella!
Nessun amore ok?
E' solo un migliore amico preoccupato^^
Un bacio immenso a tutti/e^^

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Buon giorno/Buona sera^^
Eccoci con un nuovo capitolo di "Do you like cats?"!
Vi lascio subito al capitolo e poi ai vostri pensieri, ci vediamo^^
Un bacione!

CAPITOLO 9:


-Una festa in maschera?- chiedo seduta al tavolo dei Cullen

Mi guardo appena in giro -per la centesima volta- e con piacere noto come gli sguardi delle persone su di me siano diminuiti notevolemente, quando ho posato il vassoio e i Cullen mi hanno seguita tutta la mensa si è voltata verso di me.
In un'istante.
Ho supplicato i Cullen di non farlo ma loro mi hanno bellamente ignorato e si sono subito messi a parlare con me come se niente fosse, così mi sono adattata a questa nuova condizione sociale.

-Già- annuisce felice Alice -Vogliamo organizzarla a casa nostra, con un seguente pigiama party!- conclude saltellando eccitata sulla sedia

-I vostri geni...-

-Saranno fuori per 3 giorni, ma sanno già tutto e hanno accettato!- sorride Rosalie

-Tu verrai vero?- chiede Alice

-Io?- chiedo -Beh... ad una festa c'è tanta gente, tutti che fissano tutti e sapete che a me non piacciono i posti in cui tutti mi fissano-

-Nessuno ti fisserà, è una festa in maschera, nessuno saprà chi tu sia- ghigna Alice

-Non so ballare- aggiungo

-Non è imposto ballare-

Continuiamo così per lunghi minuti, io che propongo versioni alla mia scelta di non andarci e lei che le smentisce tutte con un sorriso dolce sulle labbra, i Cullen attorno a noi ci fissano storditi per la velocità con cui "discutiamo" fino a che Edward non interviene tappandoci le bocche con le mani.

-Basta vi prego, non ne posso più!- mormora

Senza volerlo faccio le fusa alle sue dita fresche sulle mie labbra e lui mi fissa con occhi sgranati a questa mia reazione ed io arrossisco scostandomi veloce, i suoi fratelli non si accorgono di niente e ridacchiano della faccia contrariata di Alice.
Io guardo Edward di soppiatto notando come lui stia ancora guardando verso di me.
Non mi sono trattenuta.
La cosa sta peggiorando drasticamente.
Ormai non controllo più neanche il mio corpo.

-Perchè non fai anche con me le fusa?- strilla Alice

-Non controllo io le fusa- sorrido tesa

-Ma Edward appena ti tocca appena scatena quelle fusa adorabili...- sbuffa lei

Dannazione.
Quel libro aveva davvero ragione...

-Allora vieni?-

Io annuisco senza neanche pensarci prima di pentirmene e fissare Rosalie con occhi sgranati dallo stupore, mi ha fregata.
Lei di risposta ghigna divertita prima di mimare le parole "Sarai sexy" ed io arrossisco ancora di più... eccone un'altra che mi vuole sexy!

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-7 giorni alla festa.

Guardo il calendario e la data cerchiata di rosso.
Lo fisso.
Maledetto calendario e i suoi giogni che passano troppo in fretta.

-Ci andrai allora?- dice Charlie ridacchiando

-L'ho promesso-

-Nessuno ti costringe- mormora lui -Ma ti divertirai un sacco... ne sono sicuro!-

-Tu dici?-

-Ma non bere!- sibila -E stai attenta alle mani dei ragazzi, in un secondo potresti avere la mano di qualcuno sul tuo sed...-

-Starò attenta- lo interrompo sorridendo

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-6 giorni alla festa.


-Come va la ricerca del vestito?- chiede Alice

Io le lancio un'occhiata glaciale e lei sorride birichina facendomi l'occhiolino.
Siamo a casa Cullen.
Di nuovo.
Ormai passo più tempo qua che a casa mia, Charlie non ne è entusiasta ma capisce che mi sto facendo nuove amicizie, non è abituato ad avermi così lontana.
I ragazzi intorno a noi ridacchiano, Edward sorseggia della Coca-cola dalla lattina ed io desidero ardentemente di essere quel pezzo di metallo.

-Ho visto un vestito cortissimo e con una scollatura che metterà tutto in mostra!- strilla Alice

In un secondo Emmett si alza strillando con tutta la Coca-cola addosso, la maglietta fradicia e Edward che cerca di scusarsi.

-Perchè hai sputato la Coca-cola?- grida Emmett

-Mi veniva da tossire, scusa!- mormora lui passandogli un fazzoletto sorseggiandone ancora

-Il vestito è questo- continua Alice passandomi un giornalino di moda

Lo guardo.
C'è qualcosa di strano.
Molto strano.
Lo volto verso di Alice senza far caso a tutto il resto dei Cullen dietro di lei in attesa.

-Alice questo è un groviglio di fili-

-Quello è l'intimo che metterai- ghigna lei

-Edward hai sputato ancora!-

-Scusa...-

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-5 giorno alla festa.


-Ci dormirai?- chiede Sue segnando con una X il giorno corrente

-Tu che mi consigli?-

-Di non dormirci- dice annuendo

Lancio un'occhiata dietro le sue spalle e vedo Charlie spiarci poco nascosto diero la porta della cucina ed io sorrido, lei continua a dire tutto il contrario di quello che vorrebbe e papà rilassa le spalle.

-Sarebbe una pessima idea- conclude -Ti aiuto a preparare il piagiama- sussurra

-Ho paura...-

Lei sorride e mi porta in camera mia, ci sediamo sul letto una di fronte all'altra e lei nota il libro che mi ha dato posato sul comodino.
L'ho letto centinaia di volte.
Lo conosco a memoria ormai.
Sue sbuffa e lo prende guardando per pochi secondi prima di lanciarlo fuori dalla finestra sotto il mio sguardo stupefatto, la fisso e lei torna a guardarmi con sguardo serio.

-Ti stai fasciando la testa ancora prima di batterla Bella, calmati, è solo un libro!-

-Ma io...-

-Quello può indicarti qualcosa, ma ricorda che tu sei metà umana, potrebbe essere completamente sbagliato, sai?-

-Sono davvero in calore Sue- borbotto

-E' come essere innamorati, senza le fusa- ridacchia lei -E' normale sentirsi attratti fisicamente dalla persona di cui siamo innamorati... se poi quella persona è sexy come Edward le cose sono più complicate!-

Io ridacchio e lei si unisce a me.
Amo Sue.
E' la mamma che non ho mai avuto, la mamma che mi ha ripudiata appena notate le mie orecchie e la mia coda... ormai considero realmente Sue come la mia mamma.
Un'amica.
Nel frattempo lei mi accarezza le orecchie sistemandomi il pelo mosso ed io la lascio fare tranquilla.

-Potresti raccoglierli in un'acconciatura in modo da coprire le orecchie- sorride

-E la coda l'avvolgerei intorno ai fianchi-

-Ti truccherai, ti vestirai bene e sarai bellissima!- dice accarezzandomi la guancia -Non crucciarti ok? E' normale quello che senti, potresti anche dargli un bacio...-

Io sussulto a quelle parole ma, per quanto possa fingermi scioccata, l'idea di dare il mio primo bacio ad Edward durante la festa mi piace un sacco.

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-4 giorni alla festa.


Il calendiario mi odia.

-Ieri non mancavano 6 giorni alla festa?- chiedo a Charlie che mi passa dietro con lo spazzolino da denti in bocca

-Fjdonadilwdbks- borbotta

-E' così strano che io ti chieda di sputare prima di parlare?- strillo

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-3 giorni alla festa

Oggi andiamo a fare shopping.
Shopping.
...
Voglio morire.
Non voglio andarci.

-Bella i tuoi amici sono qua sotto!- grida Charlie

Prendo un grosso respiro e prendo il cappellino che mi ha regalato Edward indossandolo con calma, mi sistemo i capelli e in uno slancio di femminilità estremo afferro il lucidalabbra che mi ha regalato Sue l'altro giorno; vado in bagno e lo metto notando come un singolo oggettino possa fare la differenza.
Le labbra sembrano umide e più carnose, l'odore di fragole mi piace e con una leccatina ne sento anche il sapore.
Mi piace.
Il lucidalabbra va bene... lo rimetto e scendo veloce aprendo la porta di casa trovando Edward sorridente ad attendermi.

-Pronta per la tortura?- ridacchia

-Mi sono preparata psicologicamente- sbuffo

Lui mi porge il braccio ed io lo afferro sforzandomi con tutta me stessa a non fare le fusa e fortunatamente ci riesco, montiamo in macchina e lui accende la radio canticchiando la canzone che invade l'abitacolo.

-I miei fratelli ci aspettano laggiù-

-Quanti abiti dovrò provare?-

-Non te lo dico lo dico o scenderai dalla macchina in corsa- ridacchia lui

Io mi passo la mano sugli occhi e sposto il ciuffo, Edward mi guarda per un secondo ed io sorrido tesa come una corda di violino.

-Sei nata con gli occhi diversi?- chiede

-No, è un effetto del Dna combinato- sorrido tranquilla

-Posso chiederti una cosa?-

-Non essere così teso-

Lui sorride e sospira rilassando le spalle ed io lo vedo pensare alle parole giuste, sorrido intenerita da quel gesto così inusuale nei miei confronti e gli accarezzo un braccio senza pensarci facendolo volatre verso di me.

-Tranquillo Edward...- sussurro guardandolo negli occhi

-Ti ha fatto male?- sputa lui

-All'inizio no- sospiro ritornando a guardare la strada -Poi hanno cominciato i dolori, i primi tempi erano piccole fitte e mal di testa sporadici... col passare del tempo si sono trasformati in emicranie interminabili e spasmi ai muscoli e quelli sono durati anni, erano il segno della fomazione del mio corpo felino- lo vedo stringere il volante con mani tremanti -Il momento peggiore è stato quando sono spuntate le orecchie e la coda, c'era stata una complicazione ed hanno dovuto tirarle fuori a forza, naturalmente non mi hanno anestetizzata e...-

-Hanno fatto tutto mentre eri sveglia?- quasi grida lui

-Già, ma è stato un momento- mento vedendolo distrutto dalle mie parole -Il giorno dopo già stavo meglio, erano quelle che mi creavano gli spasmi e le emicranie-

-L'occhio?-

-Non me ne ero neanche accorta, un giorno passai davanti ad uno specchio e lo vidi-

Il silenzio cala nella macchina e la musica è l'unica cosa che ci distrae, guardo le macchine passarci accanto veloci e apro un pò il finestrino per prendere aria.
Troppi pensieri.
Troppi ricordi.
Sento l'aria smuovere i capelli che mi frustano il volto, appoggio la testa allo sportello e chiudo gli occhi sentendoli riempirsi di lacrime, Edward rimane in silenzio ma dopo pochi minuti mi accorgo di non avere più il vento sul viso.
Apro gli occhi.
Siamo fermi sul ciglio della strada.
Mi volto verso Edward e lui mi abbraccia forte a sè senza darmi il tempo di capire cosa sia succedendo, rimango immobile con la testa sulla sua spalla e poi ricambio l'abbraccio.
Meccanica.
Non so cosa stia succedendo.
Mi sta consolando?
Vuole essere consolato?
La mia storia, me compresa, fa questo effetto alle persone?
Non è questo che voglio... voglio stare con le persone e che queste siano felici, che ridano contenti della vita senza piangere o crucciarsi della mia storia.
Non lo voglio.
Accarezzo i capelli di Edward sentendoli morbidi come la seta sotto le mie dita e lui rilassa i muscoli sotto il mio lento massaggio, rimaniamo immobili in quella posizione per non so neanche quanto tempo prima che il telefono di lui comincia a squillare frenetico.

-Questa è Alice- mormoro

Lui non si muove.

-Edward...- lo chiamo -Stai dormendo?- chiedo

Una risatina mi arriva alle orecchie e lui si stacca dall'abbraccio con occhi pieni di felicità, io arrossisco a quella vista così bella e gli do uno scalpellotto sulla nuca facendolo ridere.

-Mi hai fatta preoccupare- dico fingendo il broncio

-Alice arriviamo- dice lui al telefono prima di chiudere le telefonata e accendere la macchina

Rientriamo in strada e in pochi minuti passati a canticchiare canzoni della radio arriviamo al luogo d'incontro, i suoi fratello ci salutano venendoci incontro con sorrisi divertiti sulle labbra.

-Siete con 20 minuti di ritardo- ghigna Emmett -Cos...-

-Basta chiacchere!- strilla Alice -Andiamo a fare shopping-

Lei e Rosalie mi prendono a braccetto e mi trascinano da un negozio all'altro facendomi provare mille e più vestiti diversi, corti e lunghi, colorati e non, con fronzoli e semplici... dopo due ore di travaglio esco furtiva da un negozio lasciandole discutere su quale colore stia meglio con i miei occhi e possa mettere in risalto il mio fisico e appena esco trovo Edward ad aspettarmi.

-Sei fuggita?- ridacchia

-Portami via- sibilo nascondendomi dietro una colonna -Morirò-

-Gelato?-

-Per endovena- sbuffo facendolo ridere

Mi prende per mano e mi trascina via correndo come un matto, dietro di noi sbucano le due matte dello shopping che ci chiamano affannate ma noi non le consideriamo e continuiamo a scappare ridendo come bambini.
Svoltiamo l'angolo e una piccola gelateria si staglia davanti a noi.

-Questa va bene?-

Io annuisco e lo trascino dentro senza fare caso al fatto che siamo ancora per mano e appena entriamo una ragazza giovane ci saluta con un gran sorriso, prendo il mio mega gelato solo cioccolata e Edward paga.
Ha pagato lui.
Come in quelle storie romantiche.
Passeggiamo per un pò chiaccherando di come le sue sorelle incastrino anche lui nelle loro sessioni di shopping sfrenato ed io non mi sono mai sentita meglio in vita mia.
Mai.
Ho pochi momenti belli della mia vita, posso contarli sulle dita di una mano, ho sempre pensato che un mostriciattolo come non potesse meritarsi altro che cose brutte nella vita ma le ultime settimane mi hanno smentito.
Uno schiaffo rivelatore.

-Bella, stai bene?- mi chiede lui fermandosi

Io lo guardo curiosa non capendo a cosa si riferisca fino a che non sento una lacrima bagnarmi il viso, la tolgo stupita e la guardo sul mio dito.
Sto piangendo?
... sto piangendo di felicità.
E' la prima volta.
Guardo Edward, gli sorrido e lui sgrana gli occhi.

-Mai stata meglio- sorrido

Gli prendo la mano e lo trascino verso le sue sorelle che ci chiamano in lontananza, lo sento lasciarsi trascinare come una bambola e gli stringo la mano voltandomi un secondo per tranquillizzarlo.

-Mi hai regalato uno dei giorni più belli della mia vita, grazie- sorrido

-Vi volete sbrigare!- strilla Alice facendomi ridere

-Andiamo o tua sorella ci ucciderà!- dico

Lui si riprende dalle mie parole, e all'ennesimo strillo della sorella, e sorride; mi passa un braccio attorno alle spalle e mi porta a sè camminando finalmente tranquillo.

-Grazie a te- sussurra

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-2 giorni alla festa.

Calendario... giuro che ti brucerò!
Lo odio.
Sta avvenendo tutto troppo in fretta.

-Oggi che fai?-

-Vado dai Cullen, vogliono farmi qualcosa alla faccia per farmi più bella- sbuffo

-Cose da donne- ghigna Charlie

-Ti manderò una foto- rido io

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-1 giorno alla festa.


Maledetto calendario.
Maledetto.
Dannato.

-Bella non soffire contro il calendario- borbotta appena sveglio Charlie

Dannato Charlie.

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Giorno della festa.


E'  il giorno della festa.
A scuola tutti non fanno che parlare d'altro, le ragazze discutono su come truccarsi e a che ore trovarsi insieme per farsi belle, i ragazzi su quante ragazze conquisteranno questa sera.
Poi ci sono io.
Un manico da scopa che cammina.
Sono tesa.
Ho paura.
La borsa con il pigiama e le mie cose per la notte sono nella mia macchina ed ingoio al ricordo del completino intimo che Alice mi ha obbiligata a metterci dentro.
Non esagerato... ma sexy.
Molto sexy.
Non l'ho ancora comprato, Alice me l'ha comprato il giorno dello shopping senza dirmi niente e me lo ha nascosto nella borsa, appena sono arrivata a casa e l'ho visto ho teuto di averlo rubato per sbaglio, poi ho letto il bigliettino annesso.
Era un regalo.
Lo avrei provato la sera della festa.
Cioè stasera.
Stasera mi metterò quel completino.

-Pronta per la festa?- chiede Rosalie sbucando da dietro l'angolo

-Ti sembra la faccia di una pronta alla festa?- dico in risposta

Lei sorride e mi abbraccia veloce prima di portarmi fuori.

-Rosale...-

-Saltiamo la scuola-

-Da quando vi conosco ho saltato la scuola un sacco di volte- sbuffo

-3 volte- ridacchia lei -Ci facciamo le unghie-

-Quante cose devo fare ancora?-

-Unghie, capelli, trucco, ceretta...-

-Non ho peli- la stoppo io -Effetto colleterale-

-Buon per te, niente ceretta-

Saliamo in macchina e mentre entriamo nella strada principale la macchina di Edward ci passa accanto nel verso opposto, ci fissa on occhi sgranati ed io lo saluto con un sorriso teso mimando le parole "Tortura" e lui scoppia a ridere inchiodando e causando quasi un tamponamento a catena dietro di sè.

-Quando hai intenzione di baciare nostro fratello?- chiede dopo pochi minuti di silenzio

Io mi volto a guardarla terrorizzata da quella domanda e lei ridacchia divertita.

-Ros...-

-Ti consiglio di farlo dove ci sono persone nelle vicinanze o rischi che ti salti addosso- ghigna

-Che diavolo stai dicendo?- strillo io

-Siamo donne Bella, dobbiamo parlare di queste cose! Allora, quando lo vuoi baciare?-

-...non lo so-

-Devi farti un piano!- dice lei battendo un pugno sul volante facendomi saltare sul sedile -Gli uomini sono imprevedibili e tu devi tenerli in pugno!-

-Ok-

-Stasera sarai bellissima, devi sferrare il tuo attacco!- continua lei -Ballerai con qualcuno per farlo ingelosire e poi, quando lui ti prenderà da una parte per parlarti e chiederti il perchè del tuo comportamento, tu lo bacerai con tutta la passione che hai in corpo!-

-Non ti sembra troppo complicato?- mormoro io

-Bacialo e basta- sbuffa allora lei

-Davanti a tutti?-

-Se non vuoi rischiare, forse non l'hai capito ma mio fratello è molto preso da te- sorride lei -Non solo dal lato caratteriale... chiaro?-

-Mi trova attraente?-

-Parecchio- ride lei


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-Vai a prendere lo smalto trasparente che ho lasciato in bagno?- mi chiede  Alice

-Sono in intimo-

-E noi siamo sole in casa-

-Sicura?-

-No, in realtà Edward è fuori dalla porta che non aspetta altro che un nostro segnale per rapirti in mutande e reggiseno- ghigna lei

-Idiota- sibilo aprendo la porta

Mi guardo attorno prima di correre verso il bagno e ritornare in camera come un ninja giapponese, mi chiudo la porta alle spalle e sventolo lo smalto come se avessi appena vinto alla lotteria facendo ridere le ragazze davanti a me.
Mi siedo con loro sul letto e allungo le mani facendo coccolare da Rosalie mentre Aice prende dall'armadio gli abiti scelti per quella sera.
Guarda l'orologio.
Lo guardo anche io.
O mio....

-Meno 2 ore- ghigna

....Dio.







Fine.
Nel prossimo ci sarà la festa... ed il bacio?
Forse?
Chi lo sa, fatemi sapere cosa ne pensate^^
Un bacione enorme!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Ola^^
Bene... sono in imbarazzo per il ritardo ma ho dovuto sostituire una mia collega su lavoro facendomi così doppi turni per tutta la settimana, chiedo scusa ma, ora che lei è tornata, ho finalmente il mio tempo liero a disposizione!
Ne approfitto per lanciare un annuncio:

Per colpa del lavoro e dei mille impegni giornalieri, non ce la faccio a correggere per bene i capitoli, c'è qualche buon'anima interessata a farmi da Beta? (gioca a scarica barile^^)... bene, il grande è stato fatto, adesso vi lascio davvero!

Un bacione!

CAPITOLO 10:


Ci siamo.
Guardo i due tecnici sistemare per bene l'impianto audio per tutta l'enorme sala d'ingresso, un altro installa l'area Dj osservato con scrupolo da quest'ultimo ed infine almeno una decina di ragazze arredano la stanza sotto le scrupolose direzioni di Rosalie e Alice.
Io... io rimango nascosta nel mio angolo pronta a fuggire al primo invitato che entrerà da quella porta.
Ho paura.
Terrore.
Sento il corpo fremere coma mai nella mia vita e l'adrenalina aumenta a dismisura ogni mia percezione.
Alice e Rosalie mi hanno vestita con cura, pettinata, truccata ed infine sbattuta fuori dalla loro stanza per provare a camminare sui trampoli che mi hanno infilato ai piedi, non ho niente di particolarmente eccessivo addosso ma per come sono fatta io anche una maglietta con UNO strass sarebbe pacchiano.
Immaginate un abito blu corto fino al ginocchio con scollo a balconcino con piccoli swarosky che attraversano la vita come una cintura, scarpe col tacco argentate e un trucco semplice ma ben visibile.
Provate ad immaginare la mia voglia di fuggire via.
Ogni tanto le due arpie mi lanciano occhiatine sorridenti facendomi l'occhiolino per calmarmi, ma io penso lo facciano per controllare la mia presenza.

-Ci siamo allora?- chiede una voce

Mi affaccio da dietro la colonna e noto Edward in piedi alla stanza che si guarda intorno sorridente, indica ad un uomo il posto più adatto ad una cassa stereo e gli sorride abbagliandolo quando questo la sistema perfettamente.
Non indossa niente di eccessivo, un semplice smocking blu scuro con una camicia bianca senza cravatta o papillon.
Ma è perfetto.

-Bella?- mi chiama

Io sussulto colta in flagrante e lo saluto con un sorrisino teso facendolo ridacchiare, si avvicina a me e mi tende una mano facendomi sbuffare rassegnata a dover lasciare il mio porto sicuro.

-Devo proprio?- chiedo -Sto bene qua-

-Voglio vederti- sussurra appoggiandosi di spalle alla colonna

-Ok...-

Esco lenta e mi fermo di fronte a lui controllando che i capelli stretti in una strana acconciatura coprano le orecchie, dietro di me Alice strilla indignata dal mio gesto ed io ridacchio lanciandole una linguaccia che fa ridere Rosalie.
Ricordo l'enorme lavoro...

-Tieni giù le orecchie!- strilla Alice l'ennesima volta

-Ma c'era un rumore- sbuffo

-Ce ne sono migliaia di rumori- mi sgrida

Ogni volta che sta per fissare l'ultima forcina io tiro su le orecchie distratta da un rumore fuori dalla stanza sfacendole tutta l'acconciatura con suo sgomento e le risate di Rosalie che mi sistema le unghie.

-Sono i ragazzi che passano nel corridoio- ride

Ci riproviamo.
... un rumore di passi!

-Chi diavolo fa avanti e indietro nel corridoio?- strilla Alice lanciando la spazzola contro la porta -Lo ammazzo-

-E' Edward- ride Rosalie sdraiandosi a terra in preda alle risate

-Scusate- grida questo scappando via spaventato

-Maledetto!- grida Alice -E' la quinta volta che la faccio, tu stai con le orecchie giù o le taglio chiaro?-

Per la paura le orecchie si schiacciano contro la testa e un enorme sorrisone illumina il piccolo volto del folletto che batte le mani contenta.

-Proprio così, brava Bella-

Le orecchie fremono ad un rumore poco lontano da me ma le cortingo con tutta me stessa a non alzarle.
Le forcine tirano e pungono.
Per distrarmi mi volto verso di Edward.
Enormi occhi dorati.
Ecco cosa vedo... due enormi occhi sgranati che mi fissano senza neanche battere ciglio.

-Edward...- lo chiamo

-Devi passare più tempo con le mie sorelle- sussurra

-Sarebbe troppo anche solo un'ora da sole- borbotto io

Arrossisco imbarazzata da tutte queste attenzioni e la cosa nel mio stomaco si fa sentire di nuovo scaldandomi totalmente, sento le mani calde come il fuoco e le fusa salirmi alla gola.
Un ciuffo di capelli mi sfuge all'acconciature e lui lo sistema lento e preciso.
Maledizione.

-Sei caldissima- sussurra lui

Io socchiudo gli occhi al suo tocco fresco, quasi gelato in confronto alla mia temperatura, e lascio andare le fusa facendolo sussultare per un secondo prima di tremare leggero e accarezzarmi la guancia ed infine il collo.
D'istinto sposto di poco il volto per lasciargli più spazio ma le due sorelle dietro ci richiamano alla realtà strillando per un fiore messo in un vaso sbagliato.

-Mettilo laggiù!- dice Alice

-I colori non si abbinano- spiega Rosalie

-Manca mezz'ora, siamo tutti pronti?- strilla Alice battendo le mani

Gli operai annuiscono congratulandosi tra loro per l'operazione titanica compiuta in meno di un'ora e sorridono alla vista dei panini preparati per loro, gli afferrano con gioia e salutano uscendo con le bocche piene di leccornie.

-Bene ade.... la smettete di fare i piccioncini in mezzo alla sala e ci date una mano?- dice Rosalie

La guardo camminarci incontro e quasi sbavo alla camminata seducente di lei, mi guardo i piedi gemendo sconfortata al ricordo dei mille inciampi che ho avuto io dopo 5 minuti con le mie scarpe (molto più basse delle sue).

-Bella vieni qua!-

-Posso liberare la coda?- chiedo

-E' la fine...- sbuffa Edward

-Di cosa?- chiedo facendolo sussultare

-Della mia sanità mentale- sorride -Quelle due sono esasperanti!-

Mi allontano barcollando un pò ma non appena la coda scivola via dai miei fianchi e ondeggia accarezzandomi le gambe seminude l'equilibrio riprende e mi accorgo di essere quasi al pari con Rosalie, questa mi sorride prendendomi la mano e portandomi in cucina.

-Mi aiuti a portare le cose da mangiare sui tavoli?-

Prendiamo un paio di vassoi ciascuna e cominciano a disporli sugli enormi tavoli sui lati della sala mentre Edward aiuta Alice a disporre i regalini di benvenuto in una cesta abnorme all'entrata.

-Che cosa avete regalato?- chiedo a Rosalie

-Cuffie per la musica ai ragazzi e profumi alle ragazze-

-Perchè avete speso tanto?-

-E' una festa, volevamo far felici tutti- sorride Rosalie passandomi l'ennesimo vassoio

-Posso affermare con assoluta certezza che erano felici anche solo di poter venire alla festa- rido uscendo dalla cucina

Per poco non sbatto contro il petto di Edward ma fortunatamente riesco ad evitarlo con una piccola piroetta laterale finendo precisamente al suo fianco, lui fissa la cucina di fronte a sè ed io la sala.

-Scusa- borbotta

-Non ti preoccupare, con la coda libera potrei saltare da un albero e atterrare senza fare rumore- sorrido -Senza barcollo anche da ferma-

Lui ride e mi toglie il vassoi con un gesto veloce e preciso  finendo di aiutare Rosalie, io raggiungo Alice seduta su un divanetto che si sistema i capelli specchiandosi ul tavolino in vetro.
Lo vedo male quel tavolino...

-Pronta?- chiede non appena mi siedo con lei

-... si?-

Il campanello suona.
La coda d'istinto ritorna sotto la gonna.
Guardo Alice mentre si alza con un saltello, Edward e Rosalie si avvicinano alla porta e abbassano la maniglia con un grann sorriso stampato in faccia.

-Che tu lo sia o no, adesso comincia la festa!- ghigna la piccoletta con un luccichio sadico


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La festa è a dir poco caotica.
Gente che grida.
Gente che canta.
Gente che balla.
Gente che mangia.
Le ragazze mettono il profumo nuovo.
I ragazzi si scambiano i colori delle cuffie.
Il Dj cambia canzone accogliendo felice ogni richiesta da parte dei ragazzi in pista, le luci colorate illuminano la sala a tempo di musica dando il fastidioso effetto di muoversi a scatto.

-Allora sei una donna anche tu!- strilla qualcuno dietro di me

Mi volto e Mike mi sorride divertito, lo saluto felice di vederlo ma soprattutto del fatto che la sua nuova ragazza non mi odi, infatti mi saluta anche lei con un gran sorriso sulla labbra truccate leggere.
E' carina.
Semplice... perfetta per un tipo esuberante come Mike.
La guardo meglio e quasi mi sembra di averla già vista da qualche parte, mentalmente mi do uno schiaffo ricordandola come compagna di classe la scorsa settimana.
Viene a scuola con noi... non ne ricordo il nome.

-Già...- ridacchio ricordando la battuta iniziale -Come va?-

-Questo posto è immenso!- grida allargando le braccia -Vieni un pò fuori?-

Mi guardo in giro notando i perfetti fratelli Cullen ballare tutti insieme nel mezzo alla sala, ogni tanto qualche ragazza prova ad avvicinarsi a Edward ma questo la evita spostandosi con le sorelle che lo circondano lanciandomi occhiolini complici.
E' bellissimo... e bravissimo a ballare.
Rido per una sua piroetta conclusa con un saluto verso di me e ricambio indicandogli la porta d'uscita.

-Esco un pò- mimo con le labbra -Ho caldo-

Lui mi viene incontro ma lo fermo indicandogli Mikel e la sua ragazza convincendolo dopo lunghi minuti a tornare a ballare.
Usciamo fuori e la musica prima assordante si fa soffocata, sospiro e rido insieme a Mike per la mia faccia stravolta, come sostiene lui.

-Tu e Edward state insieme?- chiede la ragazza di Mike

-No- sorrido arrossendo -Siamo buoni amici-

-Molto amici- sibila Mike -Devo farci il famoso discorsetto?-

Lo guardo stralunata ricordando solo dopo una sua occhiata seria che mi aveva fatto promettere di poter fare un discorsetto intimidatorio ad un mio futuro fidanzato, sgrano gli occhi negando muta con la testa.

-Ti prego no- mormoro

-Perchè? Se mia amica, sei una ragazza dolce e...-

-Sarebbe davvero imbarazzante dato che non stiamo insieme e neanche è successo niente!-

-Non ancora...- borbotta lui beccandosi un'occhiataccia da parte mia

Parliamo per lunghi minuti della scuola e di come questa festa sia stato il successo dell'anno, altre persone si aggiungono al nostro trio e Mike mi passa una birra che bevo ridendo.

-La prima ragazza che beve una birra come un uomo- ride uno

-Di solito le ragazze la bevono facendo le sexy..- sbuffa un altro

-E' birra- sbuffo io -Perchè dovrei provarci con una bottiglia!-

Ridiamo tutti insieme -complice le birre che alleggeriscono l'atmosfera- e pian piano rientriamo nel caos ed io vengo trascinata nella mischia della sala da ballo a saltare con tutti gli altri.
La musica non è più fastidiosa.
La luce è divertente.
Rido.
Grido.
Poco lontano da me vedo Edward che mi saluta ridendo e si avvicina a me facendo fare un giravolta sul posto, cantiamo a squarciagola la canzone che il Dj ha messo, Edward si avvicina al mio volto.

-Ti diverti?- chiede

Io di slancio lo abbraccio forte ebbra di tutte quelle emozioni meravigliose e lui, dopo un attimo di smarrimento, mi tira su  e mi fa girare forte con una risata facendomi strillare.
La più bella risata.
Musicale.
Stringo l'abbraccio con un solo pensiero in testa.
Lo amo.
In un attimo Emmett mi prende in braccio facendomi ballare con lui ed lo seguo a tempo fermandomi ogni tanto per ridere per le sue mosse idiote, Alice Rosalie si uniscono a me prendendomi per mano e saltare insieme.
Ballo.
Come una ragazza qualunque.
Normale.
Ad una festa con gli amici.
Mi volto e non trovo più Edward, lo cerco per lunghi minuti continuando a ballare in mezzo alla folla per non dare a vedere la mia ansia.
Non mi piace la sua sparizione.
C'è qualcosa di strano.
Dopo una lunga ricerca lo trovo nascosto in angolo a bordo pista, lo stesso dove mi ero nascosta io durante i preparativi, a parlare con Jasper, entrambi cercano di parlare uno sopra all'altro ma le loro espressioni sono tutt'altro che arrabbiate.
Sono preoccupati.
Sembra che Jasper stia cercando di calmare Edward... mentre mi avvicino a loro Edward tira fuori un foglietto minuscolo di carta e lo mostra al fratello che s'irrigidisce osservandolo, fissa di nuovo Edward e questo annuisce serio.
Sono a pochi metri da loro.
Mi nascondo dietro una colonna e al primo momento di silenzio tra i due sbuco facendoli trasalire per lo spavento, Edward sgrana gli occhi accartocciando il foglietto nella sua mano facendomi insospettire ancora di più.

-Ragazzi, è successo qualcosa?- chiedo

-No, tranquilla, solo un piccolo problema con il conto finale- ridacchia Jasper teso

Lo guardo.
Lo fisso.
Proprio non sa mentire questo ragazzo.
Con uno scatto veloce mi avvicino a Edward e gli strappo di mano il foglietto incriminato e scappo via sentendolo chiamarmi a gran voce e corrermi dietro tra la folla, entro in cucina chiudendomi la porta alle spalle subito riaperta da una spinta di lui.
Mi rifugio dietro il bancone della cucina sovrapponendolo a noi due.
Edward va a destra e io scappo nella direzione opposta.
Non mi prende.

-Bella, dammi quel foglio!-

-Cosa vuoi nascondermi?- chiedo aprendolo

-Bella dammi il foglietto!- grida lui


Non farla divertire troppo, presto sarà di nuovo nostra.


Sbianco a quelle parole.
Edward ormai è zitto, le mani poggiate sul marmo bianco chiuse in due pugni stretti e la testa bassa.
SIlenzio.
Solo la musica ovattata nella stanza affianco alla nostra.
Le grida dei ragazzi e le risate delle ragazze.
Fisso il ragazzo davanti a me e quasi mi sembra di non riconoscerlo.

-Chi te l'ha dato?- chiedo

-Non lo so, qualcuno è passato nella folla e me l'ha messo in mano scappando via veloce, non l'ho neanche visto-

-Quando?-

-Dopo che Emmett ti ha presa in braccio-

-Per quale motivo non me l'hai detto prima?- grido

Accortoccio il foglio e glielo tiro furiosa.
E' la mia vita e lui voleva nascondermi tutto.
Gli Eliminatori erano alla festa e lui non mi ha detto niente, è andato dal fratello di nascosto e se non gli strappavo via il foglio me lo avrebbe nascosto.
Magari sarebbe tornato a ballare tranquillo.
Sorridente.
Immagino l'Eliminatore nella folla.
Magari ci ho pure ballato insieme nella mischia senza accorgermene.
Gli ho sorriso?
La birra.... era drogata o era semplice birra?
E' un infiltrato nella festa?
Mi prendo la testa tra le mani camminando avanti e indietro piena di mille dubbi e domande senza una risposta...

-Volevi nascondermelo?-

-No, ma almeno farti passare la serata tranquilla, domani ne avrei parlato anche tuo padre!-

-La festa?- grido -Ti rendi conto che molto probabilmente ci ho ballato insieme?-

-Eri sempre sott'occhio-

-Se mi avesse drogata con la birra?-

-Le abbiamo controllate tutte noi-

-Non hai idea del potere di una bustina con della polvere sciolta in alcol allora- ghigno maligna -Sai quanto ci mette una droga a fare effetto se l'adrenalina della vittima è alle stelle?-

-Bella...-

-5 minuti!- grido -In 5 minuti sarei stata portata via e...-

-Credi non ci abbia pensato?- grida lui zittendomi -Non ti ho mai persa d'occhio neanche un minuto da qando la prima persona è entrata in questa maledetta casa, mentre eri fuori ho mandato Jasper a controllarti e sulla pista nessuno di noi ti toglieva gli occhi di dosso...- lo fisso stralunata -Dopo l'inferno che hai passato avevi diritto a passare una serata felice!Ho montato tutta questa festa per te, per vederti sorridere e senza pensieri orribili nella testa, se qualcuno vuole rovinartela deve passare sul mio cadavere, chiaro?- rimango in silenzio sconcertata dalla sua esplosione -Quei mostri non ti toccheranno mai più con un dito!-

-Io...- borbotto senza sapere cosa dire

Lui si calma con uno sbuffo e si avvicina a me prendendomi tra le sue braccia fresche, fisso il suo petto avvolto nella camicia inciapace di dire o fare niente.
Mi sono lasciata prendere dal panico.
L'h esasperato.
Dovevo mantenere la calma ed esaminare i fatti...

-Non volevo urlare- mormora accarezzandomi una spalla

-E' colpa mia-

-Bella...-

-E' colpa mia perchè ho perso la testa- mi spiego -Avrei dovuto calmarmi e parlare tranquilla, mi sono lasciata prendere dalla paura e dal panico... ti chiedo scusa-

-Chiunque lo avrebbe fatto- mormora -Ma adesso torniamo a ballare o gli altri si preoccuperanno, domani ne parleremo con calma- sussurra staccandosi con un sorriso

Lo guardo e annuisco.

-Hai speso tutti questi soldi per me, non mi farò mancare niente- ridacchio

Lui si gratta la nuca imbarazzato e io rido ancora di più.
L'Eliminatore è scappato.
Ma tornerà... ed io sarò pronta.
Non mi farò scappare via la mia felicità.
La mia vita.
La prossima volta sarò una roccia.

-Ragazzi è successo qualcosa?- chiede Alice infilando la testa in cucina

-Niente, torniamo a ballare?- dico raggiungendola

Guardo il foglietto, lo afferro e lo brucio sul fornello, guardo Edward sorridente e lui mi fissa immobile.

-Vieni?- chiedo

-Ovunque tu voglia-

-----------------------------------------------------------------------

EDWARD POV:

E' forte.
La donna più forte che io conosca.
La guarda bruciare il foglietto e fissarlo con sguardo pieno di tenacia e sfida, quasi si aspetti che il mostro entri da un momento all'altro.
E lei è pronta ad affrontarlo.
Qualcosa le illumina gli occhi, qualcosa di speciale.
Quando ho sentito il foglietto nella mia mano mi sono voltato ma ho solo vista una figura scura allontanarsi nella folla, nonostante abbia provato a srguirla gli umani intorno a me no me lo hanno permesso bloccandomi a metà strada.
Ho letto il foglietto sentendo il gelo entrarmi dentro, la risata cristallina di Bella dietro di me è stata come un colpo nello stomaco, sono corso subito da Jasper chiedendogli se avesse visto qualcuno scappare via ma lui stava tenendo d'occhio Alice e gli altri.
Anche lui si è preoccupato.
Ha provato a rassicurarmi con i suoi discorsi da soldato provetto ma niente, l'idea che quei mostri fossero ad un passo da Bella senza che me ne accorgessi non lasciava la mia mente.
Avevano potuto rapirla.
Mentre era fuori con gli amici e Jasper distratto.
Mentre era in bagno da sola.
Avrei potuto voltarmi un secondo e lei sarebbe sparita.
Per sempre.
La mia nuova vita... no, non l'lavrei permesso.

-Vieni?- mi chiama lei

E' bellissima.
Affannata per le grida di prima e per la serata.
Le guancie rosse.
I capelli scomposti ed il vestito meraviglioso.
Una sua mano tesa verso di me m'invita, per un secondo penso che potrei uscire e cercare la persona di prima, ma non voglio lasciarla sola.
Vuole essere felice.

-Ovunque tu voglia-


Fine.
So che come capitolo è piuttosto corto, ma è un passaggio, un piccolo collegamento a qualcosa di molto più grande!
So che molte di voi volevano il bacio, ma se devo essere sincera non è mai stato nelle mie idee di farli baciare al ballo, sarebbe stato troppo scontato e smielato!
Ora cominciano i BUM e BAM della storia^^
Fatemi sapere... un bacio!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


BuonSalve a tutto il mondo^^
Eccoci col capitolo che darà il via a tutta l'azione della storia, pronte per il giro in giostra?
Un bacione immenso!

CAPITOLO 11:

La festa è finita.
Saluto Mike e la sua ragazza mentre escono e si avviano alla macchina di lui ridacchiando quando lui inciampa per aprire la portiera a lei con fare galante, Edward spunta dietro di me e li saluta ricevendo un'occhiataccia da Mike che lo fa sorridere tranquillo.
Lo guardo incuriosito ma lui nega con la testa e mi posa un braccio intorno alle spalle portandomi di nuovo dentro casa, dove gli ultimi invitati si stanno vestendo per rincasare.
Il pigiama party è stato annullato, a quanto pare i genitori Cullen stanno già tornando dal loro viaggio.

-Ti accompagno a casa, sei sicura di non voler dormire qua?- chiede porgendomi la giacca

-Non ti preoccupare, ho già avvisato Charlie con un messaggio-

-Ok- sbuffa intristito

Saluto Alice e Rosalie con un abbraccio ringraziandole della meravigliosa serata ed abbraccio pure i due fratelli, Jasper fissa Edward serio ed io gli sorrido tranquilla.

-Stai tranquillo Jasper- sussurro mentre l'abbraccio -Non è colpa vostra-

Lui ricambia l'abbraccio ed io sento la tensione nella sua presa più forte del normale, mi stacco e corro da Edward con la borsa in spalla correndo via quando lui cerca di prendermela.

-Non sono una principessina- ridacchio

-A me piace trattarti come tale- sorride aprendomi lo sportello

-Insegnalo anche a Mike- rido -Sembrava abbastanza impacciato-

-Gli piace davvero quella ragazza-

-Già- sbuffo -Spero lo tratti bene...-

Edward accende l’auto e con un ultimo saluto di clacson parte veloce, nello stesso istante un'altra macchina ci passa accanto nel verso opposto ed Edward saluta con un sorriso.
Non vedo le persone all'interno.

-Sono appena tornati i miei- spiega 

Il mio telefono vibra.

Stai tornando?

È Charlie.

-Te li presento un altro giorno- sorride Edward

5 minuti e sono a casa.

-Scusa...-

-Fossi tuo padre non ti farei neanche uscire di casa senza 20 guardie del corpo-

-20?-

-Certo, di cui una donna così può seguirti in bagno-

-Esagerato!- rido

L'atmosfera è calma.
Dolce.
Parliamo di come sia stata bella la festa e di come suo fratello Emmett assomigli ad un orso quando balla, non tocchiamo l'argomento Eliminatore sapendo entrambi della chiacchierata che ci spetta domani con Charlie.
La macchina sfreccia nella notte.
La musica spenta.
Ridiamo.
Sto così bene da non accorgermi di essere ferma davanti casa a parlare con lui, vedo la luce nel corridoio accesa e scendo scusandomi con lui per l'ora tarda che gli ho fatto fare.
È più di mezzanotte.

-Grazie ancora per la festa- sorrido

-Sicura di voler dormire qua?-

-C'è Charlie- dico dandogli un buffetto sulla testa -Smettila di preoccuparti così tanto, ti verranno le rughe a suon di corrugare tanto la fronte- ridacchio

-Buona notte-

-Buona notte, salutami i tuoi-

-Sarà fatto-

Lo guardo andare via ed entro in casa canticchiando.
Mi tolgo le scarpe col tacco e sciolgo i capelli dall'acconciatura lasciando le orecchie libere.
Sono felice.
Così felice da non passare in sala per salutare Charlie e salgo subito in camera mia quando il telefono vibra di nuovo, lo prendo e la paura m'invade nel leggere il messaggio.

Sei già a casa? Sto arrivando.

Charlie non è a casa?
Mi blocco a metà scale sentendo un brivido dietro la schiena a dir poco agghiacciante, rallento il respiro e poso silenziosa il piede sullo scalino.
La televisione è accesa.
Basso volume.
Charlie non la tiene mai così e quando esce la spenge sempre per la bolletta troppo alta.
Charlie non è in casa.
Le luci accese.
La televisione accese.
Aguzzo le orecchie e sento un leggero respiro venire dal piano di sotto, salgo veloce e rientro in camera mia prendendo il telefono e sento dei passi pesanti correre nella mia direzione, prendo il telefono, compongo il numero di Edward e lo chiamo chiudendomi a in camera a chiave.
Giro la chiave ed un pugno si abbatte sul legno facendolo scricchiolare e spaventandomi a morte.

-Pronto?-

-Edward!- grido

-Bella?-

-Sono qua! Sono venuti a prendermi... aiuto!- urlo ad un secondo colpo alla porta
-Arrivo subito! Non buttare giù la chiamata...-

-Ti prego- imploro

Lo sento correre, accendere la macchina e sfrecciare da me, intanto dietro la porta c'è il silenzio più assoluto, vorrei aprire e controllare ma so che è solo una tattica; veloce chiudo la finestra che dà sul bosco e prendo un grosso respiro.
Sono chiusa in una scatola.
So che fuori ce ne saranno altri ad attendermi.
Non posso rischiare anche se la voglia di fuggire mi fa tremare le gambe.
D'un tratto un colpo fortissimo mi fa gridare dalla paura ed Edward dall'altra parte mi chiama terrorizzato come me, lo sento imprecare per la lentezza della macchina.

-Non vuoi tornare a casa mostro?- chiede una voce gutturale

-Neanche morta!- grido -Muori!-

-Ci manchi tanto!- un altro colpo

Vedo la porta scardinarsi sempre di più ed io mi allontano facendo il conto alla rovescia a quando questa cadrà a terra e lui entrerà per prendermi, l'ombra dei suoi piedi si muove impaziente segno che tra poco userà la sua vera forza per colpire.
Gli Eliminatori sono esseri impazienti.
Perdono subito il controllo.
Lo ricordo benissimo.

-Eccoci!- dice la voce di Edward

In quell'istante la porta cade a terra rivelando l'enorme mole dell'Eliminatore, io grido terrorizzata e lui mi corre incontro ma lo colpisco con un pugno alle tempia spostandolo di pochi centimetri, il telefono cade a terra e la voce di Edward diventa solo un lontano borbottio.
Lo sento chiamarmi.
Lui ridacchia divertito e mi da un calcio che mi fa volare sul letto, rimbalzo gemendo per la fitta al fianco ma mi rialzo veloce e lo attacco con una ginocchiata all'inguine che lo fa gemere ed arrabbiare ancora di più.
Corro al piano di sotto sfruttando il punto libero della porta, mi scontro con il muro inciampando su un legno a terra sbucciandomi i piedi e l’Eliminatore dietro di me ride eccitato.
A loro piace la caccia.
Mi guardo intorno e scendo veloce gli scalini, qualcosa brucia nella mia testa.
Adrenalina?
No... qualcosa di diverso.
In un momento la vista si fa nitida ed il tempo sembra rallentare così da darmi il tempo di prendere le mie decisioni, sbando per un momento a quel cambiamento e passo davanti allo specchio nel corridoio.
Lo guardo.
Sento l'essere che cammina verso di me, scende gli scalini lentamente ed ogni passo rimbomba nelle mie orecchie come tante bombe che esplodono in sequenza.
Bum.
Bum.
Bum.
Guardo la mia immagine.
Le mie pupille sono dilatate al massimo tanto che non riesco più a vedere neanche il bianco della sclera, solo una sottile linea verticale bianca al centro di essi.
Il cuore batte veloce.
Lo specchio.
Bum.
Lo devo rompere.
Senza saperne il reale motivo do un pugno con entrambe le mani fracassando il vetro in mille pezzi e le schegge mi entrano nella pelle, una scheggia a forma di pugnale cade ai miei piedi ed io la raccolgo veloce proprio mentre l'Eliminatore compare alle mie spalle.
Mi volto veloce graffiandolo al viso.
Sangue.
Per terra.
Su di me.
Lui grida furioso ed io corro verso il corridoio sondando ogni parte della casa, l'arma improvvisata ancora stretta nella mia mano, carico la porta di casa sfondandola con una spallata e l'aria fresca della notte mi riempie i polmoni come acqua.
Tossisco.
Un rumore poco lontano, alzo lo sguardo e vedo due fari gialli venirmi incontro veloci prima di spengersi e vedere le figure di Edward, Jasper ed Emmett scendere dalla macchina.
L'Eliminatore grida da dentro casa.
Edward è paralizzato.
Mi guarda.
L'essere esce e cerca di afferrarmi ma io mi abbasso appena in tempo e lo colpisco di nuovo con il frammento di vetro, questa volta però si protegge con una mano ed io corro verso i ragazzi.

-Scappiamo- grido

Edward urla.
Corre.
Un rumore assurdo.
Uno sparo.
Dolore.
Il grido di dolore di qualcuno ed un paio di braccia fredde ma gentili che mi prendono prima di toccare la terra.
Buio.

-------------------------------------------------------------------

-Si sta svegliando- sussurra qualcuno

Mi sembra di essere su una nuvola morbida e calda, una meravigliosa sensazione di benessere mi avvolge ed io prego di non uscirne mai.
Ma si sa, quando desideri così tanto una cosa, quella ti sfuggirà sempre dalle mani lasciandoti solo l'amaro in bocca.

-Bella, amore, come stai?- chiede una voce

Mugolo pregandolo di non svegliarmi.
Voglio dormire ancora un po’.
Non voglio andare a scuola... oggi il letto è più comodo del solito.

-Bella sono papà, svegliati-

Papà?
Un piccola fitta di dolore mi fa mugolare ancora e la sensazione bellissima di prima svanisce veloce come il flash di una macchina fotografica ed il dolore m'invade.
Mi fa male tutto.
Braccia.
Gambe.
Fianchi.
Spalle.
Soprattutto la spalla destra... o sinistra?

-Che succede?- chiedo con un filo di voce

-Non lo ricordi?- chiede papà -Ti hanno aggredita...-

L'aggressione.
Mi metto a sedere con uno scatto e apro gli occhi impaurita, la luce mi abbaglia e mi porto le mani agli occhi infastidita, due mani calde mi sdraiano rimboccandomi le coperte.
-Calmati Bella, va tutto bene!- mormora Charlie -Ho spento la luce...-

Apro di nuovo gli occhi e finalmente posso tornare a vedere, sono in camera mia circondata da Charlie, Sue ed Edward.
Quest'ultimo è seduto sulla sedia a dondolo nell'angolo e si guarda le mani con una strana espressione negli occhi, Sue mi accarezza i capelli ed io sobbalzo fissandola stranita.
Non ricordo di essere svenu... lo sparo!
L'Eliminatore dietro di me.
Edward che corre disperato.

-Non ti preoccupare, ti ha mancata- sussurra Charlie

-Lui...-

-Morto- dice lugubre Charlie

-Com...-

-Sono stato io- sussurra Edward alzandosi e guardandomi

Sgrano gli occhi a quella rivelazione e le lacrime mi salgono agli occhi senza che io le fermi come ogni volta, mi lascio andare e piango sedendomi di nuovo, mi asciugo le lacrime con le mani notando le fasciature su di esse e un singhiozzo mi lancia una fitta al fianco.

-Questa volta è stata peggio- sussurra Charlie

-Andiamo di sotto- mormora Sue portando via Charlie -Vi preparo un po’di camomilla-

-Grazie- sussurra Edward senza emozione

Loro escono ed io li sento scendere le scale lenti e pesanti, Charlie sibila qualcosa e Sue lo consola, porto di nuovo l'attenzione su Edward e lui è ancora nella stessa posizione di prima senza essersi mosso di un millimetro.

-Mi dispiace- sussurro

Lui sgrana gli occhi alzando lo sguardo su di me, si avvicina e si siede sul letto prendendomi il volto tra le mani ed un velo di tristezza lo avvolge.

-Ti dispiace?-

-Hai ucciso un uomo-

-Ho ucciso un mostro- sibila iroso -Quando ti ho vista coperta di sangue e correre verso di me, lui ha riso ed ha tirato fuori la pistola...-

Le sue parole escono a scatti dalla bocca contratta.
Lo lascio parlare nonostante sia spaventata.
Ho paura.
Tremo.
Ha ucciso un uomo.
Come?
A mani nude?
Ha usato un coltello?

-I miei fratelli ti hanno portata alla macchina ma in quel momento sono arrivati Sue e Charlie- sussurra -Tuo padre non mi ha fermato...-

-Edward...-

-Non è riuscito a fermarmi- si corregge -Più lo guardavo e...-

-È finito- sussurro con le lacrime che mi bagnano il viso e lui si riscuote -Non c'è più...-

-Non c'è più- ripete lui

Chi sto consolando?
Me stessa o lui?
Lui sta consolando me o se stesso?
Le nostre mani sono sui nostri volti come a tenerci saldi per non crollare a pezzi, le sue mani sono bagnate delle mie lacrime.

-Non sono corso subito da te...-

-Si invece-

-No Bella, ti sei difesa da sola quando siamo arrivati e solo dop...-

-No- mormoro -Appena siete arrivati lui mi ha sparat... ero fuori?-

Edward si stacca da me e mi guarda con occhi sgranati rimanendo in silenzio.

-Ricordo che stavo scappando, stavo scendendo le scale e poi...-

-Hai rotto lo specchio- suggerisce lui

-No... perché avrei dovuto?-

-Ti sei creata l'arma per difenderti-

Parla lento.
Sceglie con cura le parole, quasi come se parlasse con un animale impaurito o estremamente pericoloso.
Non capisco.
Perché avrei dovuto rompere un vetro.
Quale arma?
Non avevo armi.
Come sono uscita di casa?

-Eri strana- mormora ancora risvegliandomi -Avevi gli occhi completamente neri e due linee bianche verticali come pupille... sembravi... -

-Sembravo?-

-Un animale- conclude lui con un soffio

Apro la bocca per chiedere cosa voglia dire ma Sue rientra in camera con tue tazze fumanti di camomilla nelle mani, allungo il braccio per prenderne una ma appena noto la mia mano completamente fasciata mi blocco.
Come... ho rotto davvero lo specchio?
Mi alzo e corro al piano di sotto con Edward e Sue alle spalle che mi chiamano spaventati ma io mi fermo solo davanti alla vetrata quasi totalmente distrutta, solo due buchi al centro di essa come s... se fossero due pugni.
Posiziono le mie mani e i fori combaciano perfettamente.

-Bella?- mi chiama Charlie

Mi volto a guardarlo spaventata.

-Che cos'ho fatto?- chiedo

Mio padre mi guarda a sua volta con occhi curiosi, ignoranti del perché di questa mia domanda ed io non so come spiegare.
Mi è successo qualcosa ieri.
Provo a ricordare ma, appena arrivo all'ultimo scalino la mia mente si oscura del tutto, solo un enorme calore alla testa, una fitta e poi niente.

-No… non ricordo niente- balbetto -Mi ricordo solo che ho sceso le scale, che ho sentito caldo e poi Edward di fronte a me fuori di casa...- mi volto a guardare lui -Hai detto che ero strana?-

-Si, sembravi...-

-Un animale- concludo -Il DNA si sta agitando...-




Fine!
Non è finita qua, ci sono altre due chicche che ho in serbo per voi, di cui una vi farà rimanere MOLTO male... già, MOLTO male!!
A parte questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo alla prossima!!


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


SCUSATE!
Vi lascio al capitolo... almeno rimedio!
Un bacione.

CAPITOLO 12:

-Ormai sanno dove vivo- dico seduta sulla poltrona -Questo è il secondo attacco e chissà se ce ne saranno altri...-

-Potresti cambiare casa- propone Sue

-Charlie rimarebbe lo stesso in pericolo- sibilo frustrata prendendomi la testa tra le mani fasciate, un piccola fitta mi fa gemere ed Edward mi accarezza i capelli -Non posso permettere che gli facciano del male-

-Sono armato-

-Loro pure- ribatto -La prossima volta potrebbero venire in massa...-

Il silenzio cala di fronte a questa mia affermazione e capisco che lo stavano già pensando, sbuffo tirandomi su e la schiena scricchiola dolorate, sbuffo e mi alzo in piedi.
Questi dolori.
Questi pensieri.
Li stessi di quando fuggii dall'Istituto.

Ho un papà.
Charlie Swan, sceriffo della contea di Forks.
Un poliziotto.
Una persona buona che difende i deboli dalle persone cattive.
Un papà.
Mi guardo nella pozza d'acqua davanti a me e ne prendo un po’ tra le mani per lavarmi il viso, strofino forte non badando alle fitte che mi lancia il livido sulla guancia.
Lavo via il sangue.
Lavo via il sudore.
Lavo via le lacrime per la felicità di avere un padre... ma anche quelle della paura.
Una paura nuova per me.
Gli Eliminatori mi cercheranno... e se gli facessero del male?
Ho scoperto di avere un papà da neanche 2 giorni e già soffro per lui.
E' questo l'amore di un figlio?
Soffrirà anche lui?
Non voglio farlo soffrire... ma voglio un papà!
Il mio papà.

-Papà...-


Scuoto la testa e in silenzio torno in camera mia, scavalco un legno ancora a terra e fisso i cardini in ferro piegati e spezzati, guardo la mia stanza completamente messa sotto sopra ed ogni oggetto sembra gridare di dolore.
Ha distrutto tutto.
La scrivania su cui facevo i compiti di una ragazza normale.
La tenda che spostavo per vedere la luna nel cielo.
La sveglia a rana... il primo oggetto che Charlie mi fece comprare non appena tornai a casa, la prendo e l'accarezzo come se questo mio gesto possa farla tornare intatta.


-Voglio che tu adesso scelga qualcosa tra questi scaffali per portarla nella tua nuova camera- sorride teso papà

-A me va bene ciò che ho già- sussurro a testa bassa

Non voglio spenda troppi soldi.
La ma camera è bellissima.
Perfetta.
E' grande e colorata... non una gabbia stretta e puzzolente.
Ho un letto comodo con delle coperte calde.
E' perfetta.

-Ma quelle cose le ha scelte Sue, non tu- mormora accarezzandomi la mano ancora stretta nella sua

-Sue è stata brava-

-Bella- comincia papà inginocchiandosi davanti a me -Sei la mia bellissima bambina, ti hanno portata via da me pochi giorni dopo la tua nascita, ti avevo vista una sola volta ma ti avevo sistemato la camera come quella di una principessa- sorride accarezzandomi la guancia -Man a mano che una bambina cresce la camera lo fa con lei, le cose vecchie vanno buttate via e quella bambina ne sceglie di nuove...-

-Io non sono una bambina normale-

-No, tu sei la bambina più bella del mondo!-

Lo guardo negli occhi riuscendo a vedere solo la più pura delle verità in quegli occhi castani, davvero pensa che io sia bellissima?
A me piace la mia camera... dietro le spalle di papà qualcosa attira la mia attenzione.
E' verde.
Tonda.
Con due occhi enormi luccicanti.
Una rana... sveglia.
Un orologio a forma di rana.
Sorrido pensando alle rane che ho rincorso nei giorni di fuga e di come mi divertivo a saltare con loro nelle pozzanghere, papà nota il mio sorriso e si volta curioso sorridendo lui stesso alla vista di quel buffo orologio.

-Voglio quella- annuisco sicura di me

-La ranocchia?-

Annuisco frenetica saltellando di felicità quando papà me la porge, la stringo al petto e poi abbraccio lui piena di mille emozioni.
Sono contenta.
E' per questo che ha voluto farmi comprare qualcosa?
Sapeva dell'effetto che avrebbe avuto su di me?

-La compriamo?- chiede sorridendo felice pure lui

-Si!-


-E' stato il primo oggetto che Charlie mi comprò per la nuova stanza - borbotto voltandomi -Mi ricordava le rane che avevo incontrato nella mia fuga...-

Edward sorride intenerito a questa mia rivelazione rimanendo in piedi sulla soglia, con gli occhi sfiora l'intera stanza come ho fatto io ed un velo di tristezza incupisce i suoi occhi.
Al piano di sotto sento Charlie e Sue uscire sul retro.

-So che sono solo oggetti ma per me hanno tutti un gran significato, sono gli oggetti di una bambina normale, comprati dal mio papà per farmi felice...-

-Non dovevo lasciarti sola-

-Sarebbe venuto domani- sorrido per calmarlo -Sono bambini testardi...-

-Bambini?-

-Gli Eliminatori sembrano uomini ma in realtà hanno al massimo 8 anni, il loro DNA modificato accelera la crescita fisica- spiego vedendolo pietrificarsi dall'orrore delle mie parole -Per questo hanno poca pazienza e prendono tutto come un gioco, alcune volte non capiscono fino in fondo quello che fanno-

-Era un bambino...- sussurra Edward prendendosi la testa tra le mani

-Per questo ho detto che mi dispiaceva averti spinto a quel gesto-

-Ho ucciso un bambino-

-Una macchina da guerra, quelli sono i figli dei Camici Bianchi, non risparmiano neanche i loro bambini- dico -Tutto per il progresso-

Prendo Edward per la mano e lo faccio sedere sul mio letto, lo guardo ripensare alle vicende e incolparsi per l'uccisione di un "bambino", gli accarezzo i capelli nell'attesa che si calmi ma questo non avviene.
Troppe colpe.
Troppi pensieri.

-Per allenarli ci portavano in un labirinto e ci liberavano, poi mettevano almeno una decina di loro a cercarci e noi dovevamo scappare in tempo- racconto -Se ci prendevano non avevano pietà...-

Alzo la maglietta e lui si scuote rabbrividendo alla vista di due profondi graffi appena sotto le costole, con una mano alzo il suo viso da sotto il mento portandolo a guardarmi negli occhi.

-Questo è perché una volta l'elettricità sotto il pavimento mi aveva immobilizzato le gambe- spiego -Un'altra volta un mio amico è morto per le troppe percosse, naturalmente non li sgridarono... erano felici della loro forza-

-Sei quasi morta-

-Ho perso il conto-

Mi rilasso accarezzandogli i capelli e mi perdo nei ricordi, Edward sembra percosso da un brivido ma non faccio caso.

-Che diav...?- sibila


-Voglio il mio papà!- grida un bambino accanto alla mia gabbia

Lo guardo sbattere alle sbarre di ferro e piangere disperato.
La sua pelle è liscia e viscida, sembra perennemente bagnata e capisco che il suo DNA è combinato con un animale acquatico.
Fa rumore.
Troppo.

-Fai piano- sussurro avvicinandomi alla sua gabbia

-Stai zitta! Voglio la mia mamma e il mio papà!- grida

-Se urli lo...-

Le mie parole sono interrotte dallo sbattere della porta, di riflesso mi rannicchio in un angolo sporco della mia gabbia e porto le ginocchia al petto cercando di farmi piccola piccola, i tacchi a spillo della dottoressa si fanno sempre più vicini.
Il bambino ha smesso di urlare.
Ha paura pure lui.
Lo guardo per un secondo e poi poso lo sguardo sull'ombra che si avvicina.

-Chi gridava così tanto? Mi avete svegliato dal mio sonno di bellezza stupidi mostri!- strilla facendo piangere qualcuno -Gabby vieni qua!-

Gabby no.
E' un bambino come noi trasformato in un Eliminatore.
E' cattivo.
Tanto cattivo... un piccolo singhiozzo mi scappa dalle labbra proprio mentre i piedi enormi scalzi di lui si fermano a pochi metri dalla mia gabbia e una risatina scappa dalle sue labbra.
Grido quando lui si china veloce e infila una mano tra le sbarre afferrandomi per i capelli e sbattendomi la testa contro il ferro freddo, piango per il dolore e lui ride.

-Eri tu che piangevi?- ride

Lancio uno sguardo al bambino accanto a me notando solo ora le ferite che sanguinano ancora, è stato picchiato fino a poco tempo fa, prendo un grosso respiro e tremo per quello che sto per fare.
Per quelle che saranno le conseguenze.

-Si... voglio la mamma ed il papà- sussurro facendo tremare il bambino

-Ti porto da loro allora-

Un bel modo per dire che mi picchierà.
La gabbia si apre ed io combatto inutilmente.
Chris non c'è.
E' in infermeria.
Devo essere forte.
Combattere per vivere e un giorno scappare.
Ma ho paura.
Tanta paura.
Gabby mi prende per i capelli trascinandomi via e...


-Basta!- grida Edward

Mi abbraccia forte a sé affondando il volto tra i miei seni, io mi riscuoto dai ricordi rabbrividendo per la sua pelle fredda a contatto con la mia bollente.
Perché?
Cos'è successo?

-Edward...-

Lui non risponde.
Trema.
E' al limite.
Mille emozioni mi circolano dentro rendendomi la vista nitida e la testa gira come una trottola, mi appoggio a lui e abbraccio la sua testa come se fosse il mio unico appiglio.

-Posso capire se ne vorrai venire fuori- sussurro -Non avrei mai voluto tutto questo, ma per una volta volevo una vita umana normale come quella degli altri... sei il risultato di tutto il mio egoismo più puro-

-Devi essere egoista- sussurra lui

-No, mi dispiace, ti è bastato parlarmi una volta per spazzare via ogni mia indecisione- aggiungo

La luce del giorno nascente ci illumina dolce e tiepida, le lacrime salgono ai miei occhi e stringo la presa su di lui, so che gli sto tirando i capelli dolorosamente ma lui non si muove assorbendo ogni mio gesto.
Si lascia fare tutto, come una bambola di pezza nelle mani di un bambino arrabbiato.

-Ti odio- sibilo con un piccolo singhiozzo -Hai ucciso un bambino per me e adesso mi abbracci...-

-La mia vita è tua-

A quelle parole mi stacco da lui e lo spingo costringendolo a sdraiarsi sul letto, mi guarda con occhi quasi vuoti da ogni emozioni mentre i miei traboccano lacrime, il respiro si fa corto e mi allontano da lui con piccoli passi.

-La tua vita è nostra bastardella- sibila la donna attraverso le sbarre

Edward trema di nuovo e si prende la testa tra le mani.
Non m'importa.
Non può dire certe cose.

-Non puoi dire queste cose- sibilo irata -La tua vita non è nient'altro che tua, chiaro?-

-Non puoi capire Bella- sibila lui

-Pensi che sia bello che tu consacri la tua perfetta vita ad una bestia come me?- dico trattenendomi dal gridare -La mia vita è stata presa senza chiedere, modificata e rovinata...-


-Mostro-


-Sgorbio-


-Tu non sei uno sgorbio- sibila

-Lo hai visto anche tu che cosa mi ha fatto il DNA- grido -Sono uno sgorbio della natura-

-Tu...- comincia calmo lui

-Come puoi essere così calmo?- grido -Hai ucciso un bambino per difendere un mostro come me, te ne rendi conto?- concludo dando un calcio al letto

Questo si sposta veloce andando a battere contro il muro sotto la finestra, Edward si siede appena in tempo per ferirsi la testa e mi guarda con rabbia accesa negli occhi.
Finalmente vedo un'emozione.
Ci fissiamo per lunghi istanti prima che lui si alzi e mi venga incontro.

-Ho ucciso un mostro e lo farei altre mille volte- sibila -Questa vita è mia e ne faccio quello voglio, tu non hai avuto questa scelta ma io ce l'ho, la voglio donare a te e non ci saranno sensi di colpa che mi faranno cambiare idea- continua mentre io boccheggio alle sue parole così dure che mai avrei creduto di sentirgli dire -Mi sporcherò queste mani così tanto da non poterne più ricordare il reale colore, quindi smettila di mandarmi via con scuse inutili e bugie mal dette-

-Non sono bugie- sibilo

-Mi odi veramente?-

-Odio il così poco amore che hai per te e la tua famiglia-

-Mi odi?- grida lui sovrastando la mia voce

-Ti farà andare via se ti dicessi di sì?- chiedo

-No-

Tremo e in un secondo lo bacio senza pensare a niente.
Nessuna conseguenza.
Nessuna paura.
Nessun pregiudizio.
Lui risponde subito al bacio stringendomi a sé con una forza tale che sento le costole scricchiolare per lo sforzo, non dico niente tanto è il piacere che sto provando e lui sembra essere dello stesso mio parere.
Ci baciamo per lunghi secondi prima che il bisogno d’aria mi costringa a staccarmi ma lui non si ferma e scivola con le labbra sul mio collo facendomi rabbrividire e scatenando le fusa.
Fusa diverse dal solito.
Fusa di piacere.
Tiro i suoi capelli quando mi lascia un morsetto appena dietro l'orecchio facendolo mugolare, lo riporto sulla mia bocca ma dopo pochi secondi di bacio una tosse nervosa dietro di noi ci spaventa.

-Posso capire la passione, ma devastare il letto mi sembra eccessivo- ridacchia Sue -Soprattutto per il piccolo particolare che tuo padre è di sotto che vuole salire per vedere come state...-

Io e Edward rimaniamo in silenzio con gli occhi sgranati dall'orrore.
Non ci muoviamo.
Immobili.
Sue ci guarda con un sorrisino divertito prima di battere le mani e farsi saltare sul posto, viene da me mettendomi il foulard al collo e sistema la maglia di Edward.

-Almeno sembrate normali- ghigna -Scendiamo-

Io ed Edward annuiamo come automi e la seguiamo come cagnolini, a quel pensiero mi scappa una risatina e i due si voltano a guardarmi.

-Ho pensato che sembriamo due cagnolini- spiego -Ma io sono metà gatto- dico scoppiando a ridere come una matta

-Tu sei pienamente convinto di volere una come lei accanto?- chiede Sue

-Non credo...- ridacchia Edward

-Non l'avete capita?- chiedo tra le risate -Come cani ma io so...-

-Non faceva ridere Bella- mi riprende Sue -Vai da tuo padre o tolgo il foulard e tutti e due dovrete correre molto velocemente per scampare ai proiettili, soprattutto tu ragazzo mio!-

Con una piccola risata scendo veloce le scale e corro nel giardino sul retro dove Charlie mi aspetta seduto su una sedia a dondolo vecchia, si volta curioso per poi sorridere alla mia espressione felice.


EDWARD POV:


Ho letto i suoi pensieri.
Ho visto i suoi ricordi.
Immagini orribili.
Un incubo ad occhi aperti.
Non so cosa sia successo, in un secondo la sua mente era totalmente aperta a me ed io ne sono stato risucchiato senza poter decidere, se non l'avessi fermata sarei impazzita.
Quell'uomo...Gabby.
La sua risata risuona nella mia mente.
Il terrore di Bella.
Quella bambina impaurita ma così coraggiosa da farsi punire al posto di un altro bambino.
In questo momento vorrei piangere.
Sfogare la mia paura.
Sento Bella scendere le scale con un risatina e rimango solo con Sue, so che lei è in diretto contatto con i mutaforma.
E' una brava donna.

-Vedete di mettervi d’accordo con i ragazzi di La Push, l'ultima cosa che serve a Bella è una lite tra strane creature- mormora Sue

Esco dai miei pensieri e fisso l'umana davanti a me notando solo adesso l'enorme saggezza che racchiude nonostante la poca età, un luccichio in fondo agli occhi mi lascia capire che nelle sue parole non c'è ostilità ma solo un grande amore per Bella.
Annuisco serio e lei mi sorride dolce accarezzandomi un braccio.

-Non capisco perché vi odiate tanto, siete tutti belli!- ridacchia

Mi lascio andare ad una risatina per questo suo innocente modo di farci riappacificare e lei ride con me, i pensieri di prima ritornano con la forza di un ciclone.
Non dovrei ridere.

-Hai letto i suoi pensieri?- chiede Sue –Billy mi ha detto che puoi farlo-

-E' stata la prima volta- sussurro -E' stato orribile...-

E' il tuo sorriso che serve ora, non il rimorso per esso.

Guardo Sue.
Mi ha parlato col pensiero.
Sbuffo e annuisco.
Ha ragione.

-Sue, Edward scendete?- ci chiama Charlie

-Mi hai urlato nelle orecchie!- brontola Bella

-Non è colpa mia se hai le orecchie enormi!-

-Non è vero!- strilla lei

La sento correre e fermarsi ai piedi delle scale, non porta il cappello e le sue orecchie pelose svettano sulla testa, non le ho mai viste così.

Attento! Sono le orecchie della rabbia... attento a quello che dici!

Mi avverte Sue.
Mi preparo.
Rimango serio ma la tenerezza di Bella mi scioglie il cuore, le guance rosse, la postura rigida ed i pugni chiusi, la coda rigida e gonfia... le orecchie enormi.

-Ho le orecchie enormi?- chiede

-Certo che no- sorride Sue -Non dare retta al barbone di tuo padre-

-Edward... secondo te?-

Con questa risposta ti giocherai i prossimi baci!

-Sono bellissime- sorrido trattenendomi dal ridere per il pensiero di Sue

Bella si rilassa soffiando poi nella direzione di suo padre con la sua sgridata di routine, ridacchio rilassato pensando ad un modo per risolvere tutto questo casino.
Bella.
L'Istituto.
Gli Eliminatori.
Forse dovrei raccontare la mia vera natura a Bella e maga... no.
Non ancora.


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BELLA POV:


E' passata una settimana dall'ultima aggressione ed io sono sballata da La Push a Forks tutti i giorni, Charlie mi ha voluto togliere dalla scuola in anticipo preoccupato che potessero esserci infiltrati tra gli insegnanti o tra gli studenti così io passo le mattine a La Push per non stare sola in casa.
I ragazzi ne approfittano per darmi lezioni di difesa personale facendomi allenare con la loro versione animale, dopo l'ora di pranzo (uno dei momenti migliori in tutta la mattina) Jake mi accompagna al confine tra le due città ed Edward mi viene a prendere con la sua macchina per portarmi a casa sua.
Non so cosa ci sia tra i due ma nascondono qualcosa.
Qualcosa di strano... ogni volta che provo a farli parlare loro evitano lanciandomi un sorriso all'unisono e troncano il discorso.
Un'altra cosa che ho notato è che nessuno dei due valica il confine in presenza dell'altro, quasi ci fosse una linea rossa invisibile.

-Jake hai visto la macchina di Edward, è proprio come piace a te- provo trascinandolo per un polso

-Molto bella- borbotta lui puntando i piedi a terra

E' troppo forte per me.
Desisto.

-Edward, che ne dici di vedere quella di Jake? Visto che vi piacciono le macch...-

-Magari un altro giorno, siamo in ritardo- sorride lui

-Ma...-

-A domani Bella, mi raccomando Cullen-

-Anche a te Black-

Sbuffo stufa di queste ripicche da bambini e corro verso la macchina di Edward chiudendomi dentro con uno schiocco della portiera, li fisso scambiarsi due parole in croce e poi salutarsi con un gesto forzato.
Edward mi viene incontro con un sorriso sulle labbra e la rabbia lentamente svanisce come sotto la forza di un incantesimo, mi faccio forza e lo guardo maligna mentre lui con una risatina entra in macchina.

-Prima o poi mi romperai la portiera- ridacchia

-Voi mi avete rotto le p...-

-Non si dicono le parolacce- ghigna

Gli soffio contro e lui accende la macchina facendo inversione a U e immettendosi nella strada di ritorno, passiamo il viaggio in silenzio se non per qualche monosillabo da parte mia alle sue domande, d'un tratto Edward inchioda con la macchina facendomi soffiare per la paura e le mie orecchie si stirano sulla mia testa.

-Sei pazzo?- grido voltandomi a guardarlo

Lui mi fissa per un secondo prima di baciarmi con forza, dopo un momento di sorpresa ricambio il bacio con la stessa passione e affondo le mie mani nei suoi capelli.
Ho già detto che amo i suoi capelli?
Sono così soffici e morbidi, freschi e sempre profumati... sono una droga.
Il suo telefono squilla e noi ci stacchiamo controvoglia.

-Sempre puntuale eh, Alice?- sibila Edward rispondendo

Ridacchio per il suo tono ed una piccola idea mi passa per la testa, fisso un piccolo lembo di pelle libero dalla camicia blu che porta oggi e mi avvicino lenta mentre lui borbotta contro la sorella.
Lo sento sussultare quando lo mordicchio con i denti e trattenere il respiro.

-Cosa? Non è successo niente... dimmi tutto- soffia

Lo accarezzo lasciando l'imbarazzo in un angolo della mia testa, sgancio il primo bottone facendomi più spazio e lui inclina la testa indietro con un piccolo sospiro.

-Davvero? Un abito nuovo per Bella?- sbuffa -E' fantastico...-

Una sua mano si perde tra i miei capelli mentre io mi avvicino alla sua bocca lasciando una scia di baci sulla mandibola squadrata e liscia, alzo lo sguardo e lui abbassa il suo e in un momento chiude la chiamata lanciandosi su di me, sblocca il sedile sdraiandolo con un colpo ed una mia risatina.

-Hai buttato giù ad Alice?-

-Parlava di vestiti- sussurra con un sorriso

-Non mi piacciono i vestiti-

Dopo pochi secondi ripenso alle mie parole e alla nostra attuale posizione arrossendo d'un colpo, Edward ghigna lasciandomi un bacio sulle labbra con delicatezza.

-Non intendevo quello!- strillo

-Davvero?-

-... intendevo che non amo indossare i migliaia di abiti zuccherosi che mi compra tua sorella!-

Edward sorride e si sposta facendo risalire con lui anche il sedile, si sistema la camicia e riaccende la macchina.

-Casa mia?- chiede

-Jasper deve insegnarmi quella mossa fantastica dell'altro giorno- sorrido

-Posso insegnartela io-

-Sei un pessimo insegnante-

-Perché?-

-Perché quando mi avvicino per fare una mossa mi abbracci e mi baci, non imparerò mai nulla se continui così!-

-A me piace come metodo di insegnamento- ghigna

Dopo pochi minuti di viaggio siamo già arrivati a casa sua e, con una sgommata che ha tirato fuori ogni mio istinto felino di sopravvivenza, Edward parcheggia ghignante, lo fisso maligna e scendo dalla macchina accolta da Jasper in tuta da ginnastica.

-Pronta per l'allenamento?-

-Edward può fare da cavia?- sibilo

Questo scoppia a ridere dietro di me ed io soffio gonfiando la coda, Jasper sorride leggero e mi porge la mano portandomi sul retro adibito a palestra, mi tolgo la giacca posandola su una sedia e saluto Alice affacciata alla finestra di camera sua.

-Resti qua a cena?- chiede

-Non lo so, non voglio lasciare Charlie solo-

-Puoi chiedere a Sue di fargli compagnia- aggiunge Edward

Sorrido prendendo il telefono in tasca, compongo il numero quando un rumore dietro di me mi distrae e mi fa voltare curiosa.
Orrore.
Terrore.
Il sangue si gela nelle mie vene alla vista dell'uomo che mi cammina incontro con un sorriso in volto, un camicie bianco come il latte svolazza sotto la leggera brezza fresca di oggi.
Un Camicie Bianco?
Lo conosco... l'ho già visto all'Istituto!

-Carlisle!- grida Edward con un gran sorriso correndogli incontro

Carlisle?
... è il papà di Edward?

-Bella questo è Carlisle, mio padre- sorride






BUM!
Ecco la notizia orrenda e bruttissima che dovevate aspettarvi... ma le soprese non sono finite quindi preparate la rabbia per le altre notizie^^
Il capitolo è già quasi finito, quindi verrà postato dopo pochi giorni da questo^^
Un bacione immenso!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Salve a tutte...
Ecco la spiegazione tanto attesa al colpo di scena (quasi come un colpo allo stomaco), ci saranno altre svolte e....
Vi lascio al capitolo!
Un bacione enorme^^

CAPITOLO13:


Il papà di Edward.
Guardo l'uomo che sta salutando Jasper con una pacca sulla spalla e gli chiede come sta, rimango affascinata per qualche istante prima di svegliarmi e fingere un sorriso calmo e tranquillo.
Jasper mi lancia un'occhiata di soppiatto quasi preoccupato o spaventato da qualcosa ma io continuo a fingere spudoratamente la mia calma apparente.
In realtà vorrei prendere un fucile e sparare a quel mostro bellissimo.
Occhi oro.
Pelle chiarissima come porcellana.
Capelli biondi tirati indietro come se ci fossero state passate le mani mille volte.
Sembra un attore anni '60.
Un Camicie Bianco.
I ragazzi continuano a parlargli sorridenti dimenticandosi di me... non sanno niente, come tutte le famiglie dei Camici Bianchi, a meno che non siano sposati tra di loro.
Segretezza.

-Hai finito di nuovo tutte le caramelle?- ride Edward

-Sei un pessimo dottore, farai venire le carie a tutti i tuoi pazienti!- ride Jasper

Caramelle.
Con un sussulto ricordo dove ho già visto quell'uomo...

-La caramella alla fragola- sussurro leggera

Edward si volta verso di me e un nuovo brivido, come quello avuto in camera mia il giorno dopo l'aggressione, lo percuote, si porta le mani alla testa facendo preoccupare tutti ed io cado nei ricordi.
Nel ricordo.
Di quell'uomo buono e gentile... della caramella alla fragola.


-Credo proprio che si troverà davvero bene qua con noi, Dottore- trilla una dottoressa spalancando le porte del magazzino

E' così che lo chiamavano il posto dove riponevano le nostre gabbie quando non eravamo fuori per gli esperimenti, un enorme stanzone sempre buio e ricolmo di gabbie sparse a caso.
Non avevano mai voglia di sistemarle meglio.
Alcune volte le lasciavano addirittura in mezzo al corridoio centrale per poi lamentarsi del disordine e prendere a calci, naturalmente poi la colpa ricadeva su di noi.
Sento i tacchi della dottoressa rimbombare nella stanza e la sua ombra allungarsi nel fascio di luce, molti di noi si ritirano in un angolo della gabbia impauriti mentre altri rimangono immobili fingendosi addormentati.
Io tremo.
Mi rannicchio nell'angolo più buio della mia prigione e avvolgo la coda intorno alle ginocchia, fisso terrorizzata le ombre avvicinarsi e sposto lo sguardo in quello di Chris dall'altra parte della stanza.

-Stai calma- mima lui senza emettere un lamento

Ho 6 anni e lui 8.
E' più grande e si prende cura di me, mi fido e se lui mi dicesse "Grida" io griderei fortissimo.
Le ali impiantate nella sua schiena fremono impazienti, rimane immobile nel suo cono d'ombra come un avvoltoio pronto a scattare ed attirare l'attenzione su di sé, se dovessero anche solo provare a farmi male.

-Perché sono nelle gabbie?- chiede una voce meravigliosa distraendomi

Vorrei affacciarmi per vedere chi sia il proprietario di una voce tanto bella, ma il terrore mi ha immobilizzato i muscoli, riesco a stento a respirare correttamente.

-Sono molto pericolosi...- dice lei tranquilla

Con orrore noto che i piedi del nuovo Camicie Bianco si fermano davanti alla mia gabbia, fisso impaurita Chris in cerca di un po’di coraggio e lui mi rimanda un sguardo teso.
Ha paura quanto me che venga presa per un esperimento di prova dal novellino...sono i più dolorosi.
Non sanno come usare i macchinari e lanciano sempre le scosse elettriche senza alcun motivo valido.
Alle volte sono più cattivi loro dei Camici Bianchi più vecchi.

-Esperimento 27.36...- sussurra lui assorto leggendo la targhetta appesa sopra la mia gabbia -A me questa bambina non sembra pericolosa- aggiunge chinandosi per guardarmi meglio

Due enormi occhi oro mi squadrano gentili lasciandomi senza fiato, con una mano sfiora una sbarra di ferro inserendoci dentro l'intera mano ed io -di tutta risposta- mi rannicchio ancora più su me stessa.
Con uno sguardo triste questo infila una mano in una tasca e ne tira fuori qualcosa, sia io che Chris tratteniamo il fiato in attesa di identificare l'oggetto, ma il nuovo dottore mi porge felice una caramella dall'involucro rosso e una dall'involucro arancione.

-Fragola o Arancio?- sorride -Purtroppo le altre le ho finite...-

-E' pregato di non dar da mangiare a...-

-Se volete che venga a lavorare qua per voi vi conviene lasciarmi fare Dottoressa!- sibila lui senza staccare gli occhi dai miei

Vorrei prendere una caramella e mangiarla ma ho una tale paura che potrei scoppiare a piangere adesso, guardo veloce Chris e il dottore se ne accorge perché si alza e -con passo tranquillo- si dirige alla sua gabbia porgendo anche a lui le stesse caramelle.
Non voglio che faccia male al mio fratellone!
Non ho nessuno qua, Chris è l'unico che si avvicina a me e mi accarezza tra le testa attraverso le sbarre per farmi addormentare, le lacrime premono i miei occhi e mi trattengo a stento da non urlare al dottore nuovo di tornare da me.
Vedo che gli sta dicendo qualcosa e Chris accetta la caramella arancione, mi guarda e mi lancia un sorriso fiducioso.

-Hai visto? Anche il tuo amico ha preso la caramella...non gli ho fatto male- dice ritornando da me

Guardo per qualche istante la mano bianca con la caramella rossa assorta, non so se fidarmi del tutto, ma poi pian piano mi avvicino e prendo veloce la caramella attenta a non dargli il tempo di afferrarmi.
La mangio con gusto senza mai staccare gli occhi da quei pozzi d'oro.
E' davvero molto bello.
Una lacrima rimasta impigliata alle ciglia cade solcando la mia guancia subito fermata da una carezza dolce dell'uomo.
Gentile.

-E' buona?-


-La caramella alla fragola...- sussurro ancora

-Che cos...?- sibila Edward in ginocchio

Fisso l'uomo biondo e lui questa volta fissa me, ispezionando ogni centimetro del mio corpo con occhi curiosi prima di posarsi sulle mie orecchie e sui miei occhi e sgranare i suoi dorati.
Si ricorda?
Silenzio.

-La caramella era buona- dico

-Esperimento 2...-

-Il mio nome è Isabella Swan- sibilo


Passano i giorni e il dottore delle caramelle non torna, ormai non faccio che aspettarlo aggrappata alle sbarre della mia prigione.
Ogni volta che entra qualcuno mi affaccio nella speranza che lui mi guardi con quegli occhi belli e gentili, che mi porga una caramella e mi chieda come sto.
Ma lui non torna.


-Bella...- sussurra Edward implorante

Non capisco cosa gli stia succedendo ma la voglia di fuggire via è talmente tanta che, senza accorgermene, sto correndo in mezzo al bosco con la voce di Edward alle spalle che mi chiama.
Schivo gli alberi.
Salto i sassi.
Corro via veloce.

-Bella, aspetta!-

Edward è dietro di me.
A pochi metri.


-Esperimento 27.36 nel bosco, sparate a vista-

Subito dopo la fine della frase un proiettile mi sfiora la spalla lasciandomi un taglio sottile, porta una mano sulla parte sentendola bruciare come il fuoco e la paura si fa strada in me.


Edward geme.
Mi volto un secondo e lo vedo tenersi la testa con le mani quasi questa stesse per scoppiare in mille pezzi, in un momento alza la testa e sgrana gli occhi protendendo una mano verso di me.

-Attenta!- grida

Con un piede inciampo in una radice che mi fa cadere a terra e rotolare per qualche metro tra i sassi, sento i graffi superficiali sulle braccia ma non ci faccio caso, mi rialzo veloce ma una mano fredda mi afferra per un polso bloccandomi del tutto, mi volto veloce cercando di sciogliere la presa ma Edward mi fissa per niente intenzionato a lasciarmi scappare.
Lo imploro.
Piango.
Mi guardo attorno nell'attesa che un esercito di Eliminatori mi venga a prendere.
Con le siringhe.
I bastoni elettrificati.
Ho paura che ci sia Gabby.

-Bella ti prego calmati!- grida Edward abbracciandomi -Nessuno vuole farti del male-

-Tuo padre... è...-

Edward mi prende in braccio e corre lontano da casa sua, mi tiene stretta tra le sue braccia ed io mi aggrappo a lui come se fosse l'unico appiglio ad una caduta altissima.
Ho paura.
Il vento mi scompiglia i capelli.
Corre per lunghi minuti ed io tremo.
Non ce la faccio a smettere.


-Quell'uomo non verrà mai più, facevate talmente schifo che abbiamo perso un valido dottore!- sibila la donna dandomi un calcio allo stomaco -Stupida bestia!-


Edward traballa.
Rallenta.
Io lo guardo notando lo sguardo di totale sofferenza sul suo volto e capisco che, come non sia facile per m accettare la cosa, per lui deve essere anche peggio.
Scoprire che il padre che tanto ammiri è un Camicie Bianco.
Un mostro.

-Edward mettimi giù- dico -Non scapperò- aggiungo

-Non lo sapevo- mormora lui

-Lo so- annuisco -Molti Camici Bianchi hanno famiglie ignare di cosa facciano i padri e i mariti...-

-Mio padre...-

-Non sono mai stato un Camice Bianco- mormora una voce dietro di noi

Con un saltello scendo dalle braccia di Edward e mi nascondo dietro di lui che, di riflesso mi protegge con le braccia aperte, l'uomo ci guarda con occhi colmi di tristezza.
Non porta il camice.
Lo ha tolto.
Ci ha seguiti.

-Per favore, torniamo in casa e vi spigherò tutto-

-Carlisle, vattene- sibila Edward

-Non feci mai parte di quell'organizzazione, me ne andai il g....-

-Facevamo schifo! Lo so, la dottoressa ci disse perché se n'era andato!- grido mettendomi accanto ad Edward -Almeno lei ha avuto quell'occasione!-

-Un giorno venni chiamato da un'associazione che studiava la genetica e fui convocato per un colloquio nella loro sede, quando arrivai tutto sembrava perfetto fino a quando non mi fecero vedere le gabbie e voi bambini chiusi dentro-

-Lo chiamavano il "magazzino"- aggiungo con un sibilo

-Già- sbuffa lui -Là incontrai una bambina metà gatto rannicchiata in angolo catalogata come "pericolosa" ed io le regalai una caramella alla fragola- sorride nostalgico -Ma prima dovetti regalarne una ad un ragazzo poco più grande per convincerla...-

-Chris...- sussurro io

-Spiegai a quel ragazzo che non volevo farvi del male e lui accettò-

-Carlisle...- sibila Edward

-Il giorno dopo declinai l'invito a lavorare per loro-

-Fac...-

-Se avessi lavorato per un secondo con quelle bestie di dottori gli avrei uccisi tutti, avrei compiuto una strage- sibila facendomi tremare

Nei suoi occhi c'è ira.
Una furia che male si addice ad un volto così bello e dolce.

-Sei fuggito- ripete Edward abbassando le braccia

-Esatto, non ne ho mai parlato con nessuno-

-Almeno tu sei potuto scappare- sibilo attirando l'attenzione su di me -Potevi rimanere per dare una mano a noi, ci bastava una carezza ogni tanto, un gesto gentile... una caramella!-

-Come potevo rimanere là senza potervi aiutare a scappare?-

-A chi importava scappare? Molti di noi speravano, speravano di non poter mai fuggire da laggiù per non dover incontrare il giudizio dei genitori, sai come hai reagito mia madre vedendomi? Ha detto che "Quello sgorbio" non poteva essere sua figlia!- grido con le lacrime sulle guance -Per mia madre ero uno sgorbio!-

-Sei fuggita- mormora lui

-E non ho intenzione di ritornare laggiù- sibilo con un singhiozzo

-Non ci tornerai- aggiunge Edward

-Li hai chiamati tu?- chiedo irosa al dottore

-Chi?-

-Gli Eliminatori che mi stanno attaccando!-

-Io... Edward?-

Si rivolge al figlio che lo fissa a metà tra la furia e la tristezza, un braccio è ancora alzato per coprirmi mentre le sue gambe tremano per la voglia di correre dal padre.
E' in bilico.
Da una parte c'è suo padre e l'altra io, o meglio, la moralità.
Il senso di giustizia.

-Negli ultimi mesi ci sono stati attentati alla vita di Bella- spiega

-Perché non ci hai detto niente? Potevamo aiutarla, metterla al sicuro, fare le ronde e...-

-Magari aiutarli a prendermi- infierisco

-Capisco la tua diffidenza ma non feci mai parte di quel posto, appena ne uscii portai un fascicolo di fogli rubati ad un politico che conosco, pochi giorni lo trovarono morto!- sibila stanco -Ho provato ma sono troppo potenti per le vie legali!-

-Com'è possibile che ti abbiano fatto andare via senza dire niente?-

-Sapevano molte cose su di me- mormora guardando Edward -Tra queste che è meglio non minacciarmi o fare del male alla mia famiglia-

Lo guardo.
Dirà la verità?
La sua famiglia non lo sapeva... normale amministrazione, ma che lui ne sia uscito pulito è molto strano.
Impossibile.
Non puoi vedere certe cose e rifiutare e andartene tranquillo.
Non puoi dire "no" all'Istituto.
La testa mi scoppia ma all'apparenza rimango impassibile.
Immobile.
Muovo appena il petto per respirare e Edward fa lo stes... non muove il petto?
Fisso Edward e lo trovo immobile come una statua a fissare il padre senza muovere neanche un muscolo, non batte le ciglia e non respira; attendo qualche minuto ma la situazione rimane invariata.
Non respira.
Non batte ciglia.

-Edward...- lo chiamo -Non respiri?-

Lui si volta sgranando gli occhi dallo spavento e prende un grosso respiro, troppo finto ai miei occhi, ed io porto una mano al suo petto veloce sentendo il vuoto più totale.
Nessun cuore.
Nessun battito.

-Bella...- mi chiama lui scansandosi con un saltello

-Credo sia meglio rientrare in casa e raccontarci tutto- s'intromette Carlisle avvicinandosi

Non sono umani?
Mi allontano veloce guardandoli con occhi sgranati dall'orrore e i due provano a avvicinarsi, Edward terrorizzato quanto me e Carlisle calmo e pacato, ogni passo che loro compiono verso di me è uno mio sempre più lontano.
Che cosa sono?
Creature dell'Istituto?
Esperimenti?
Mostri?
Un nuovo tipo di Eliminatori?

-Cosa siete?- chiede

-Bella, ti prego- m'implora Edward -Fammi spiegare...-

Fammi spiegare.
No.
Non ora.
La paura è troppa.
D'istinto comincio a correre e loro mi chiamano gridando il mio nome con forza prima che Edward compaia davanti a me in un battito di ciglia, grido terrorizzata e cambio strada subito bloccata da Carlisle.
Mi seguono.
Sono veloci.
Troppo.
Scappo via cambiando strada ogni volta che loro mi trovano.
Che faccio?
...

-Jake!- grido nel panico più totale -Jake!-

Chiamo il nome del mio amico con tutta la voce che ho in corpo e dopo pochi istanti il ruggito furente poco lontano da noi scoppia nel bosco, ci blocco sul posto e così fanno Edward ed il padre.
Ci guardiamo intorno frenetici.
Siamo a La Push.
Riconosco l'aria marittima.
Siamo vicini alla costa.
Mi volto indietro e Edward mi fissa con occhi annegati nell'orrore ma, nonostante l'amore che provo, i miei piedi mi spingono lontano da lui.
Mi ha mentito.

-Bella...-

-Mi hai mentito- singhiozzo -Sapevi tutto di me e mi hai nascosto l...-

Con un balzo un lupo nero e rossiccio atterra al mio fianco e ringhia contro i due "esseri" facendoli arretrare, io poso una mano sul fianco dell'amico e lo tiro in basso.

-Portami via- sussurro stanca -Non mi hanno fatto male- aggiungo

Dietro di noi sento i lupi muoversi agitati.

-Li ho portati io qua- spiego

Capisco tutto.
La freddezza di Jake e Edward.
La sottile linea di confine tra La Push e Forks.
Sono nemici.

-E' colpa mia- singhiozzo sdraiandomi sulla schiena di Jake -E' sempre colpa mia-

Jake si volta lento e con un balzo rientra nella foresta subito accerchiato dagli altri lupi che mi fissano con occhi enormi e colmi di rabbia e tristezza.
Occhi languidi.
Lucidi.
I loro gemiti di dolore mi riempiono le orecchie stanche.

-Ti amo- sento gridare

Scatto a sedere e mi volto veloce mentre i lupi si fermano.
Lontano.
Un puntino tra gli alberi.
Edward.
Il respiro si fa corto e le lacrime riprendono a scendere copiose.

-Ti amo!- grida ancora





Fine^^
Sadica.... un pochino, ma tranquille, andrà tutto "bene"^^
Un bacione enorme!!


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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Ok... abbiamo constatato che sono molto, MOLTO, sadica, ma ciò non deve scoraggiarvi dal continuare a leggere la mia storiella^^
Vi prego!
Vi assicuro che tutto si sistemerà (almeno in questa storia) e che avrete il vostro bel finale!
Un bacione e buona lettura!


CAPITOLO 14:


Edward non è umano.
Edward non respira.
Edward non ha battito cardiaco.
Credo non abbia neanche bisogno di mangiare.
E' bellissimo oltre ogni limite.

Edward mi guarda con occhi scuri seduto sul tronco a pochi metri da me, lo fisso senza considerare la sorella minore che continua a parlarmi di vestiti.
Mi alzo e mi avvicino con un piccolo sorriso.
Non so perchè ho paura, sembra quasi il principio di un discorso molto brutto e doloroso.
Conto i passi che ci dividono.

-E' successo qualcosa?- chiedo

Lui abbozza un sorriso, meraviglioso come sempre, ma l'ombra di tutti gli altri che mi ha sempre rivolto, alza le spalle e batte la mano accanto a sè, lo raggiungo e lui mi posa un braccio intorno alle spalle.
Fresco sulla mia pelle bollente.
Trattengo le fusa a stento.
Lo guardo di sbieco.
Riflette.
Corruga la fronte come quando deve riflettere su qualcosa di davvero importante, l'ho visto fare questo tipo di espressione quando era in mensa con i suoi fratelli.
Quando lo osservavo da lontano, ignorante che lui sapesse della mia esistenza.

-Quando mi avresti detto della tua vera natura?- chiede

Lo guardo con occhi sgranati da quella domanda e rimango immobile, il cuore perde qualche battito e cerco una risposta.
Difficile.
Neanche io...

-Non lo so- borbotto senza pensarci -Sono felice che sia accaduto tutto così in fretta... non mi sarei mai decisa-

-Sei felice che l'abbia scoperto a quel modo?-

E' sorpreso.
Infondo anche io lo sono... pianificatrice come sono, questa risposta mi ha lasciata spiazzata.
Sorrido annuendo decisa accarezzandogli una mano.

-Ogni tanto ci vuole una spinta da fuori per darti la carica- ridacchio -Conoscendomi credo non l'avrei mai fatto di mia spontanea volontà-

-Avevi paura?-

-Ero terrorizzata- sussurro -Del tuo giudizio, di quello degli altri, delle conseguenze, di un tuo rifiuto o chissà di cos'altro-

-Non avrei mai potuto giudicarti-

-Come potevo saperlo? Non leggo il pensiero... mi sarei risparmiata molte crisi di panico!-

-Giusto-

-E'... è successo qualcosa?- chiedo

-No- sussurra -Avevo paura che per te tutto questo fosse troppo veloce, il tuo coming-out e la mia famiglia...-

Abbassa lo sguardo.
Mente.
Almeno in parte.
Evidentemente deve dire qualcosa ma, come me in passato, ha il terrore di dirla.
Sorrido alzandomi e vado incontro alla sorella che mi pare un fiore appena raccolto, mi volto da Edward e lui mi fissa con una luce negli occhi davvero triste.
Malinconica.
Antica.

-Quando vorrai, mi dirai tutto quello che vuoi- mormoro

Lui sgrana gli occhi e dopo pochi istanti annuisce con un nuovo sorriso.
Vero.


Forse quella volta voleva parlarmi.
Dirmi tutta la verità sul suo conto ma aveva paura della mia reazione.
La testa mi esplode per tutti questi pensieri...

-Jake non stare fermo dietro la porta come una statua- sbuffo sedendomi sul letto

Il ragazzo in questione apre la porta e sbuca con il viso triste, i suoi occhi sono colmi di tenerezza e a malapena riesce a guardarmi in faccia.
So cosa pensa.
Si sente in colpa per non avermi detto niente.


Scendo dalla schiena di Jake ed immediatamente tutti i ragazzi si trasformano in umani, rimango di spalle non dandogli il tempo di rivestirsi e m'incammino verso la spiaggia, sento le lacrime scendermi lungo le guance fino al mento.
Le caccio via strofinando forte ma queste continuano a tornare.
Più dolorose delle prime.
Sento il vento pregno di salsedine entrarmi nei polmoni e solo adesso mi accorgo di respirare con affanno nonostante non mi senta per niente stanca, non sento nessuno passo dietro di me e cerco un posto nascosto dove sedermi.
Per rimanere sola.
Per riflettere.
Edward non è umano.
Come me.
No... lui non lo è in modo più radicale.
Non respira.
Non gli batte il cuore.
M'inginocchio sulla battigia e l'acqua tiepida mi bagna le ginocchia dandomi i brividi, piccoli passi dietro di me mi mettono in allarme ed io ho paura che Edward sia arrivato fino a qua.
No.
Impossibile.
Non può entrare a La Push.

-Bella...- mi chiama Jake

-Tu lo sapevi?- chiedo senza guardarlo

Silenzio.
Lungo e straziante silenzio.

-Jake... tu lo sapevi?-

-Si- sputa lui con un sibilo

-Da quanto?-

-Anni...-

-Perché non mi hai mai detto niente?-

-Non potevo, avevo giurato che...-


-Pensavo non volessi parlarmi- mormora lui alzando il viso risvegliandomi dai ricordi

-Infatti non voglio farlo, ti ho solo detto di non stare impalato dietro la porta come se non sentissi la tua presenza- sibilo guardandolo male

-Bella...- comincia

-Suo padre era un Camice Bianco!- grido alzandomi -Per di più non è umano! Ti rendi conto del pericolo a cui mi avete esposta?-

-Non sapevamo del passato di Carlisle Cullen!- grida -Secondo te ti avrei mandata nella bocca del lupo affamato?-

-E' quello che avete fatto!-

-No, io sapevo della loro vera natura e, dopo aver discusso con tutti, abbiamo convenuto che non fossero pericolosi per te... eravamo sempre all'erta!-

-Quindi non vi fidavate di loro?-

-Questa cosa la dirò una sola volta, quindi memorizzala bene perché non ripeterò- dice prendendo un grosso respiro -Mi fido di Edward Cullen e della sua famiglia- sputa serio

Appena finisce la frase lo vedo guardarsi intorno per controllare che nessuno a parte me abbia sentito questa sua confessione, io lo fisso senza fare niente
Non so che fare.
Gli credo.
Mi fido.
E' il mio migliore amico.
Il solo ed unico dopo Chris.
Ma... lui mi ha tradita.
Mi ha tenuto nascosto un segreto così grande.
Nonostante gli abbia chiesto più di una volta il perché del loro comportamento strano lui non ha mai spiegato niente.
Sento il cuore gonfiarsi di dolore e vorrei abbracciarlo così forte da fargli male e piangere mai come nella mia vita, stringo forte i pugni forte e corro fuori dalla stanza sentendolo sbuffare senza seguirmi.
Mi conosce.
Esco di casa ed entro nel bosco, non so per quanto corro ma appena sento dolermi le gambe mi fermo e mi siedo a terra con il fiatone, mi guardo attorno notando di non essere più a La Push ed il cuore perde un colpo quando realizzo che sono nel territorio di Edward e che potrei incontrarlo.
Non voglio.
Non sono pronta.
Mi alzo con un piccolo gemito e torno indietro lenta quando una voce mi ferma.

-Tu devi essere Isabella vero?- mi chiede una donna

Mi volto di scatto pronta allo scontro ma sgrano gli occhi alla vista della persona si presenta a pochi metri da me, le braccia che avevo portato in posizione d'attacco cadono molli lunghi i fianchi ed il respiro si blocca.
Una donna dai capelli color del miele mossi in delicati boccoli mi sorride gentile, il viso a cuore, il corpo tonico ma dalle forme morbide coperto da un semplice vestito giallo con le spalline fini che scivola fino alle ginocchia, in mano tiene un mazzo di fiori di campo raccolti nel bosco ed i piedi nudi.
E' perfetta.
La cosa che mi attrae però è il colore della sua pelle.
No.
Non il colore.
La sua pelle brilla.
Sembra ricoperta da una distesa di minuscoli diamanti che riflettono la luce del sole abbagliandomi con la loro bellezza.
Quando questa muove un passo verso di me entra nel cono d'ombra e la pelle torna pallida ma non meno bella, io ricordo della sua domanda ed annuisco.
La gola sembra chiusa e secca.

-Posso sedermi accanto a te?- chiede

Meccanicamente mi siedo a terra e annuisco.
Voglio parlarle.
La sua voce sembra come miele, dolce e lenitiva per il mio povero cuore stanco e colmo di dolore.
Lei sorride ancora di più e in un secondo è al mio fianco coi fiori posati composti accanto ai suoi piedi, io sussulto e lei sembra intristirsi per un secondo.

-Ti chiedo scusa, ma ero così entusiasta di conoscerti che non mi sono trattenuta- dice inclinando la testa da un lato -Devo confessarti che vengo al confine con La Push da due settimane nella speranza che tu appaia... volevo davvero parlarti-

-Grazie- sussurro

Grazie...?
Che diavolo?
Mentalmente mi prendo a calci per l'idiozia detta ma quando lei sospira sollevata dalla mia risposta mi rilasso e sorrido tranquilla.
E' davvero bella.
Sembra un angelo, ma anche una fata dei boschi.
La regina delle fate.

-Come stai?- chiede

Una domanda.
Semplice.
Banale.
Una domanda che mi sono sentita rivolta almeno un migliaio di volte in queste due settimane in cui mi sono chiusa nella mia stanza a La Push.
Una domanda a cui ho sempre risposto con un mugolio indistinto o con un imprecazione nei confronti di chiunque me la ponesse.
Charlie compreso.
Sue.
Ma lei... improvvisamente porto una mano a volto sentendo le lacrime solcarlo senza che io me ne sia accorta, guardo la fata accanto a me impaurita da questa mia reazione.
Sto piangendo.
Ancora.
Mi chino lenta su me stessa e una mano fresca ma leggera come l'aria cambia la mia direzione e mi posa sulla sua spalla.
Dura come il marmo ma morbida per quello che rappresenta in questo momento.
Mi accarezza i capelli lenta rimanendo in silenzio.
Un momento.
Un battito di ciglia.
Grido.
Sputo fuori tutto quello che ho dentro.
Le racconto quello che mi è successo all'Istituto quando ero piccola.
Della mia fuga e del mio rimorso di aver lasciato Chris indietro.
Delle mie paure del mondo esterno.
Della mia mamma e della sua fuga.
Lei non dice niente.
Rimane in silenzio ad ascoltare col cuore colmo di tristezza ma forza.
Assorbe tutte le mie parole e le mie lacrime.
Le dico della vita con Charlie, della scuola e della difficoltà ad integrarmi con le altre persone "normali" e infine le racconto di Edward.
Della mia cotta e dei miei buffi tentativi per guardarlo da lontano e lei ridacchia.
Mi tiro su e asciugo le lacrime con sua risatina, la guardo negli occhi e ridiamo di come quella volta sono caduta accanto a lui e poi sono fuggita via imbarazzata.
Le dico di come la cotta si sia trasformata in amore ed i suoi occhi s'illuminano.

-Ma...- dico prendendo fiato

-Ma?- chiede lei

-Mi ha tradita- sussurro -Neanche lui è umano... io gli ho raccontato tutto di me, ho avuto il terrore che mi respingesse ma...-

-E non può aver avuto la tua stessa paura?- chiede lei

La guardo ad occhi sgranati.
Ha ragione.
Pienamente ragione.

-Si...- ammetto -Sono stata tradita tante di quelle volte nella mia vita, in molti mi hanno mentito e mai mi è interessato-

-Finche non l'ha fatto qualcuno a cui tieni-

-Il dolore è stato immenso- dico -E' stato peggio di tutte le torture subite... ma non solo lui mi ha mentito! Anche il mio migliore amico sapeva della sua vera natura e non me l'ha detto!-

-Come manteneva il tuo segreto, stava mantenendo anche quello di Edward, non credi?-

Sposto lo sguardo a quelle parole e le mie mani tremano forte.
Questa donna sta smontando ogni mio motivo di essere arrabbiata con semplici parole e un sorriso dolce sulle labbra perfette.
Ha ragione.

-Ho giurato...-

Sono stata vigliacca.
Cattiva.
Egoista.

-Ma è giusto avere paura- aggiunge salvandomi dall'onda di panico che sento montarmi dentro -Nessuno dice che hai sbagliato a scappare, soprattutto io-

-Sono stata cattiva ed egoista- singhiozzo -Vigliacca... ho lasciato tutti indietro proprio come ho lasciato Chris, ho pensato a me e basta!-

Ho allontanato tutti da me.
Charlie.
Sue.
Jake.
Edward.
Ho voltato loro le spalle senza pensare alle conseguenze del mio gesto nelle loro vite.

-Chiedi scusa- sorride lei -Se quelle persone ti amano veramente ti abbracceranno senza pensarci due secondi-

La guardo con occhi sgranati dalla sorpresa.
Una proposta banale.

-Mi sono comportata troppo male per chiedere scusa-

-Non è vero-

-Mi odiano-

-E' impossibile odiarti- ridacchia lei -Io ti conosco da poche ore e mi sono innamorata di te...-

La guardo in silenzio per pochi minuti e lei si alza riprendo i suoi fiori, mi tende una mano e mi rimette in piedi come se pesassi meno di una piuma.

-Adesso vai a scusarti con tutti- dice convinta agitando un pugno ed a me sembra quasi una ragazzina -Poi ti scuserai con Edward e parlerete...-

-Lui non vorrà parlarmi-

-Ti aiuterò io, facciamo domani al tramonto qua?- ghigna posando un paio di fiori -Vi troverete dove sono questi fiori-

-Come fai a sapere che lui verrà?-

-Conosco mio figlio- sorride birichina prima di sparire via

Veloce.
Leggera come l'aria.
Lasciandomi stranita per l'ultima sua frase.
"Conosco mio figlio".
Suo figlio.
Lei è la madre di Edward.
Un ululato in lontananza mi risveglia e mi accorgo di come il sole sia calato e si sia fatto il tramonto, tutti saranno in pensiero.
Sono preoccupati per me.
Stringo il pungo e imito la donna di prima e lo agito dandomi la carica, prendo un grosso respiro e corro verso l'ennesimo ululato con nuova forza.


----------------------------------------------------------------

Esco dal bosco e dopo neanche pochi passi la figura enorme di Jake mi corre incontro, gli occhi illuminati di preoccupazione si schiariscono alla mia vista ed un piccolo sorriso gli increspa le labbra, dopo tutto quello che gli ho fatto ancora si preoccupa di me.
Per me.
Mi vuole davvero bene.
Scaccio via il panico e cammino verso di lui.

-Bella!- mi chiama Jake da lontano -Mi hai fatto preocc...-

-Mi dispiace!- grido da lontano bloccandolo sul posto -Mi dispiace per come mi sono comportata, tu sei il mio migliore amico e mi ha sempre sopportata ascoltandomi quando ero triste ed io...-

-Perché gridi da lontano?- mi stoppa lui

Io lo fisso stupita.
Non so perché abbia reagito così... non è da me gridare così.

-Ti sembra di essere in un odioso film sdolcinato?- continua -Posso avvicinarmi o il copione prevede altre cose?-

Annuisco meccanica e lui in pochi istanti è davanti a me con un grosso sorrisone stupido stampato in faccia ed io sorrido insieme a lui, allargo le braccia e lui mi prende in braccio stringendomi al suo petto con forza ed io rido.
Non piango.
Rido.
Sono felice.
Sento che la scheggia di vetro che si era conficcata nel mio cuore si sta sciogliendo come neve al sole.
Caldo sole.
Bellissimo sole.

-Ti voglio bene- sussurro

-Adesso ti stringo per un altro pochino, poi ti lascio andare dagli altri, ok?- borbotta lui

Io mi lascio andare in un'altra risata e lo stringo forte riuscendo appena ad avvolgergli le spalle tanto è grosso.

-Ok- ridacchio calmandomi


Se quelle persone ti amano veramente ti abbracceranno senza pensarci due secondi.


Ripenso alle parole della mamma di Edward.
Aveva ragione.

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-Perciò... al tramonto?- mi chiede Sue affacciandosi dalla porta di camera

Io annuisco seduta sul letto.
Ho passato l'intera giornata a fissare le pareti della mia stanza, dopo la festa di riappacificazione data dai ragazzi ieri sera sono andata a dormire col sorriso sulle labbra ma, appena chiusa la porta, il ricordo dell'appuntamento con Edward è piombato sulla mia testa come un incudine.
Pesante.
Impossibile da togliere.
Come devo comportarmi?
Cosa dovrei dirgli?
Devo vestirmi bene?
Sorridere?
O forse è meglio fare la dura e spiegare le mie motivazioni senza cedere?

-Manca mezzora- mi avvisa Sue

-Esattamente 28 minuti e 47 secondi- borbotto

Sue sorride intenerita dal mio atteggiamento morboso e si siede accanto a me, mi accarezza una gamba calmando in parte l'agitazione ed io abbozzo un sorriso imbarazzato.

-Non ho mai affrontato una cosa di questo tipo- dico -Preferisco cento volte un Eliminatore sulla porta...-

Lei scoppia a ridere e si alza prendendo la spazzola dal comodino, io le do le spalle e lei torna indietro cominciando a pettinarmi i capelli.

-Non sono brava con le questioni d'amore- borbotto -Cosa gli dico?-

-Ciao, è tanto che non ci vediamo, come va?- dice lei facendomi il verso

Mi volto di scatto verso di lei fissandola con occhi sgranati dallo stupore, come potrei presentarmi con una frase del genere?
Però... dopotutto io non mi intendo di queste cose, magari Sue ha già affrontato una questione simile quando era giovane e l'ha risolta così!
Pure la mamma di Edward mi ha aiutata a fare pace con Jake dandomi come consiglio un semplice "Chiedi scusa".
Forse la soluzione migliore è quella più semplice.

-Ciao, mi dispiace per quello che è successo ma sono una terribile idiota con la tendenza a fuggire via, facciamo pace?- dice Jake sbucando sulla porta

-Tu non odiavi i Cullen?- sibilo

-Giusta osservazione- annuisce lui

-Spiegami perché allora mi sta suggerendo di farci pace!- mormoro -Aspetta... io non ho la tendenza a fuggire!-

-Sicura?-

Sento le guance prendermi letteralmente fuoco tanto sono diventata rossa, abbasso lo sguardo e Sue ridacchia alzandosi in piedi, la sento camminare in qua e là e dopo pochi minuti una cosa celeste sbuca davanti ai miei occhi.
Un vestito.
Vestitino.
Semplice, spalline a canottiera e una gonnella ampia non troppo corta.
Alterno lo sguardo tra il vestito e Sue lasciandomi cadere sul letto dopo pochi istanti.

-Portatemi un Eliminatore-


-----------------------------------------------------------------------

Se una donna ti dice con occhi scintillanti di farti carina tu devi farti carina.
Ti farai carina.
Sbuffo cercando di sporcare le ballerine che mi ha prestato la ragazza di un mio amico e tengo ben alto il vestitino che mi ha infilato Sue con la forza, cammino evitando sassi e rami pronti a farmi inciampare e rovinare la mia mise.
Ho i capelli lisci.
Un vestito.
Delle scarpe carine.
Forse non avevano capito che il luogo d'incontro è nel bosco!

-Come posso camminare veloce con queste cose?- strillo -Maledette donne!-

Sospiro dopo questo mio sfogo e guardo a terra, fisso i miei piedi fasciati dalle ballerine laccate nere e storco la bocca.
Da quando sono diventata così?
Io non sono mai stata una ragazza frivola indossavo felpe larghe e scarpe comode.
Mi guardo attorno nel bosco nella speranza che un qualcuno mi dia la risposta che cerco ma niente mi aiuta.
Che faccio?
Continuo a camminare?
La voglia di tornare indietro e cambiarmi e davvero tanta.
Vorrei avere un cappello.
Sono cambiata.
Un raggio di sole mi stuzzica gli occhi e subito dopo qualcosa di più forte mi costringe a chiuderli con uno scatto veloce, mi porto una mano alla fronte e provo a guardarmi intorno non capendo da dove venga questa luce così forte.
E' solo il tramonto.
Alzo lo sguardo e, proprio dove ieri era stati posati i fiori, la figura di Edward mi aspetta immobile.
E' strano.
Diverso dal solito.
Mi avvicino per capire bene e sgrano gli occhi.
La sua pelle è costellata da una scia infinita di diamanti che lo illuminano rendendolo se possibile ancora più del solito.
I suoi capelli si muovono leggeri al dolce vento.
Ma la cosa che mi lascia senza parole sono i suoi occhi.
Dorati.
Enormi.
Piantati nei miei con una forza tale da farmi tremare le gambe.
Apro la bocca per dire qualcosa ma non riesco a dire neanche una parola, una lacrima sfugge ai miei occhi e scivola lungo la guancia senza che io la fermi.
E' bellissimo.
Un piccolo singhiozzo mi spezza il petto ed io porto le mani al volto senza smettere di guardarlo, lui attende mostrandomi la sua vera natura.
Una luce di paura brilla nei suoi occhi.

-Scusa...- singhiozzo

In un secondo è davanti a me che mi stringe tra le sue braccia con forza, io piango e lo abbraccio stringendolo a me con disperazione.
Mai più.
Mai più deve allontanarsi da me.

-Ti amo- sussurra lui

-Mi dispiace-

-Non importa-

-Non starmi più lontano- singhiozzo





Fine.
I chiarimenti saranno nel prossimo... ma già da questo finale avrete capito come si svolgeranno^^
Ci ho messo un'eternità a scrivere questo finale, l'avrò cambiato almeno una decina di volte (non scherzo, le ho contate), tutte completamente differenti tra loro ed infine ho optato per questo.
Semplice.


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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Another capitolo!!!
Questi miei personaggi li faccio sudare parecchio (non quanto nell'altra storia ma anche qua devono lavorare^^), fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!

Un bacione.


POV EDWARD:


E' vero quello che dicono le persone.

Non senti la mancanza di una persona finchè non la perdi.

Io la mancanza di Bella la sentivo ogni giorno.
Quando entrava in un'aula diversa dalla mia.
Quando la portavo a casa per la cena.
Quando, dopo aver buttato giù il telefono, dovevo aspettare la mattina dopo per rivederla.
Ma era un'attesa dolce.
Sapevo, ero sicuro, che la mattina dopo sarebbe stata di nuovo tra le mie braccia.
Nel mio campo visivo.
Nelle menti delle persone a lei vicine.

...finchè non la perdi.

Chi avrebbe mai pensato che un giorno avrei potuto perderla?
Certo, il fatto che io sia una creatura immortale e lei un essere umano (seppur modificato geneticamente) rendeva la cosa plausibile per chiunque.
L'avrei persa un giorno.
Molto lontano.
Forse neanche in quel caso... ma vederla sparire così presto da me è stato un atto così crudele da farmi chiedere se la mia eternità non mi sia stata donata solo per subire una tale punizione.
La perdita di una persona amata.
Lei.
L'unica donna che abbia mai amato.
La cosa che odio di più della mia immortalità è la memoria a lunga durata.
Ricordo tutto.
Ogni cosa.
Anche il momento in cui quella minuscola lacrima che mi ero ripromesso di non farle più versare è scivolata sulla sua guancia, scendendo poi verso il mento e cadendo indisturbata nella maglietta.
Quella lacrima maledetta.
Il tremore nella sua voce.
Il terrore nei suoi occhi.

-Edward?-

Non mi volto neanche verso Esme che mi guarda sulla porta di camera mia, nella sua mente posso vedere la mia immagine insieme ai suoi pensieri tristi.
Pensieri di una madre che vede un figlio soffrire.
Un pò mi dispiace per quello che sto facendo passare alla mia famiglia, ma è impossibile per me fingere anche un sorriso.
Anche uno piccolo sarebbe difficile.

-Posso sedermi con te?-

Annuisco meccanico scattando quando la vedo sedersi sulla poltrona in cui una volta si era seduta Bella, lei sgrana gli occhi prima di sorridere dolce e cambiare posto con un mio sbuffo di sottofondo.
Non chiede perchè.
Semplicemente mi accontenta.

-Grazie-

La mia voce è rauca.
Per un momento mi sembra di vedere Bella di fronte a me che mi guarda con i suoi occhi sgargianti e bellissimi ed il mio cuore fermo sobbalza in un singhiozzo doloroso, scuoto la testa ed ingoio l'amaro boccone di verità.
Lei non c'è.
Adesso.
Ieri.
10 giorni fa.
In tutto questo tempo in cui la vedevo in giro per la casa.
In cui sentivo la sua voce.
La sua risata.

-Perchè non la chiami?- chiede Esme

-Vive a La Push-

-Potrei chiamare io-

-Mi odia-

-Non usare parole così dure- sussurra sedendosi sul bracciolo della mia poltrona -Odiare è un gesto così estremo...-

-Tu non hai visto i suoi occhi- singhiozzo nascondendomi nel suo grembo

-Che fosse solo paura?- dice lei accarezzandomi i capelli -E' normale per una persona come le altre avere paura di una notizia così sconvolgente tale la nostra natura, non potevi aspettarti una reazione differente, se in più ha avuto un passato tanto doloroso la poveretta ha rischiato davvero l'infarto...-

-Volevo dirglielo-

-Quando?-

Rimango in silenzio a quella domanda.
Mi lascio coccolare dalle mani gentili di Esme sentendo la stanchezza emotiva di quelle due settimane crollarmi addosso come un macigno, chiudo gli occhi stringendo la presa sul suo vestito e lei si china su di me lasciandomi un bacio tra i capelli.
Nella marea di tristezza una piccola luce si accende.
La mia mamma.
Mi ha sempre fatto questo effetto.

-Forse in cuor tuo speravi che lo scoprisse da sola e reagisse come volevi-

-Già-

-Non è così che ti ho educato!- borbotta lei dandomi un piccolo pugno

Si alza di scatto ed io per poco non cado a terra, la guardo con occhi sgranati emntre lei si erge fiera nel suo metro e sessanta scarso, ma in questo momento sembra un gigante.
Mani suoi fianchi.
Sguardo sottile.

-Se vuoi passare la tua vita con lei vai a prenderla e chiarisci!-

-Esme...-

-Non è facile- mi blocca -Non ho detto il contrario... ma se fosse facile non vorrebbe forse dire che non è importante per te?- ghigna infine

La guardo per qualche secondo scoppiando poi in una risata liberatoria.
Ha ragione.
Ha sempre avuto ragione.

-Me la vado a riprendere-

-E' così che parla il mio bambino preferito- dice sussurrando le ultime parole

Io ridacchio alzandomi ma lei mi spinge a sedere stupendomi per la seconda volta e ghignando della mia espressione.

-Dovrai aspettare domani al tramonto-

-Perchè?-

-Perchè le ho dato appuntamento con te a quell'ora-

-Tu cosa?- strillo

Senza parlarmi mi mostra una parte del loro incontro ed il mio cuore torna vivo appena il volto di lei sorridente appare nei ricordi di Esme, non faccio a cosa stiano dicendo ma solo alle sue espressioni.
Così belle.
Perfette.
Improvvisamente la mente si chiude e tutto diventa nero.

-Un'altra immagine- chiedo

-Non preferisci rivederla dal vivo?- sussurra andandosene -Domani al tramonto, ho lasciato alcuni fiori sul posto esatto, segui quella scia-

Non faccio in tempo a dire niente che lei sparisce lasciandomi solo come un'idiota a fissare la porta di camera mia, mi siedo e mi rialzo un centinaio di volte non sapendo esattamente cosa voglio fare finchè non mi ritrovo non so come difronte alla liberira a ascegliere un libro.
Passerò la notte a leggere.
Ed anche il resto della giornata.
Perchè non posso dormire?
No... anche se potessi non ci riuscirei.
Prendo il primo libro che mi capita in mano e lo lancio via.

Genetica.

-Perchè avete rimesso quel dannato libro al suo posto?- grido sentendo la risatina di Emmett in lontananza


---------------------------------------------------------------------


-Io vado-

-Arriverai lì in 2 minuti e l'incontro è tra mezzora- sbuffa Rosalie -Aspetta...-

-E' tutta la notte e tutto il giorno che aspetto!- strillo portandomi le mani tra i capelli -Non ce la faccio più...-

-Allora vai!- strilla Alice spingendomi via -Non ti sopporto più!-

-Grazie- sorrido correndo via


----------------------------------------------------------------------


Sono nel punto indicatomi da Esme.
Ho seguito la scia.
E' stato facile.
Ho fatto in fretta... forse aveva ragione Rosalie, avrei dovuto aspettare.
E se pensasse che sono un patetico ossessionato da lei, cosa che sono a tutti gli effetti?
E se volesse lasciarmi?
E se...

-Come posso camminare veloce con queste cose?- strilla qualcuno -Maledette donne!-

Alzo gli occhi e la vedo poco lontano da me che fissa i suoi piedi con sguardo afflitto, sbuffa persa nei suoi pensieri ed io quasi svengo alla sua vista.
E' bellissima.
Perfetta.
Possibile che sia diventata così bella in solo due settimane?
Forse è la mancanza...
La vedo guardarsi intorno smarrita ed un raggio di sole mi colpisce in pieno, non ci bado e continuo a fissarla assuefatto dalla sua presenza.
Il vestito che porta mette in risalto la pelle diafana e liscia.
I capelli sono lisci e lasciati liberi al leggero vento.
Si porta una mano al volto e si volta verso di me.
Fa che mi ami ancora.
Ti prego.
Vedo i suoi occhi guardarmi curiosi prima di sgranarsi in due fari enormi in cui vorrei perdermi per il resto della mia vita, capisco che è colpa del bagliore della mia pelle ma non faccio niente per nascondermi.
Sono qua.
Sono io.
Il vero io.
Ho già fatto l'errore di nascondermi, questa volta non lo ripeterò rischiandola di perderla.
Un lacrima bagna il suo volto ed io mi forzo a non correre da lei, un piccolo singhiozzo e poi, mormorata tra le mani, una frase.
LA frase.

-Scusa...-

Non ce la faccio più.
Corro da lei ed in un istante è tra le mie braccia, la stringo forte e lei singhiozza abbracciandomi in una stretta che nessuno dei due sembra intenzionato a sciogliere nell'immediato futuro.
Fosse per me resterei così in eterno.
IIl suo profumo cancella via ogni dolore io abbia mai provato in queste 2 settimane.
Ogni mia ansia.
Tristezza.
Paura.
Sparisce tutto lasciando posto alla felicità di averla ritrovata.
Lei continua a piangere sul mio petto.
Amo questo suo essere libera.
Vuole piangere, lo fa.
Vuole ridere, lo fa.

-Ti amo- sussurro senza pensarci

-Mi dispiace- singhiozza ancora lei

-Non importa- sorridendo

-Non starmi più lontano- sussurra

Un sussurro che arriva alle mie orecchie come un urlo.
Un grido disperato.
Lo stesso grido che ho io dentro il cuore.

-Starò con te per sempre- dico alzandole il volto

Lei mi inchioda a terra con i suoi occhi sgranati e pieni di lacrime, le accarezzo un guancia con lentezza prima che lei mi baci portando le braccia al mio collo; rimango un attimo stupito ma appena la sua lingua calda accarezza le mia labbra fredde mi sciolgo come neve al sole e mi lascio andare.
Tenendola tra le mia braccia.
Sempre.




Già.
Non è proprio in questo capitolo la riappacificazione dei nostri piccioncini (sappiate che per me è davvero arduo scrivere scenette d'amore come questa... FATENE TESORO!! Io sono amante dell'horror, della paura e non dell'amore carino e coccoloso... mamma quant'è difficile!), ma volevo farvi vedere anche il punto di vista di Edward e così ho deciso di scrivere questo capitolozzo^^
Vi piace?
Edward è sempre più scemo ma amo questo lato maschile.
Vabbè, vi lascio e ci vediamo alla prossima pubblicazione!


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