Black flame - The begin

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

Flamaerys passeggiava lungo il parco degli Dei, inspirando l’odore dei fiori che a malapena copriva l’olezzo stantio della capitale. Suo padre le aveva sempre detto che Approdo del Re era un ricettacolo di pusillanimi che agivano nell’ombra e si prostravano a questo o quel nobile signore nella speranza di ottenere maggior potere e prestigio sociale; in nessun angolo della città si era al sicuro dalle spie e dagli informatori dei potenti della corte. Men che mai ora che Lord Bloodraven aveva tessuto una rete d’informatori d’inestimabile efficacia.

“Quanti occhi ha Bloodraven? Mille più uno” recitava un detto popolare. Tuttavia suo padre aveva provveduto, sedici anni prima, a privarlo di uno dei suoi veri occhi. L’orbita svuotata, insieme alla singolare voglia rossa, contribuivano a rendere il Grande Bastardo albino decisamente inquietante ai suoi occhi.

Per il suo aspetto e perché se fosse per lui sarei già morta … o peggio.

Shiera Stella Marina, d’altro canto, non sembrava condividere affatto le sue remore dal momento che da anni condivideva il suo talamo. Come la lady, leggendaria in tutti i Sette Regni per la sua bellezza, potesse trarre piacere dalla sua compagnia rimaneva per lei un gran mistero.

Eppure anni prima aveva scelto Brynden e non Aegor, come molti si aspettavano. Corvo di sangue invece di Acreacciaio. Una scelta incomprensibile.

Un bambino calvo, dall’aspetto gracile e l’indubbia provenienza dal Fondo delle Pulci, le rivolse un’occhiata distratta e sgattaiolò via come se avesse gli Inferi alle calcagna. Uno dei mille occhi di Brynden, che non perdeva mai occasione per osservare i suoi movimenti.

Quasi si aspettasse di vedermi ordire una congiura di palazzo, armare un esercito e marciare per insediare sul trono un Blackfyre.

La sua presenza ad Approdo del Re era stata un’abile mossa diplomatica con cui il Primo Cavaliere di Re Daeron II nonché prossimo erede al trono, il principe Baelor “Lancia Spezzata”, aveva evitato la sua prematura esecuzione. Perché uccidere una lady che non aveva alcuna colpa se non quella di esser frutto dei lombi di Acreacciaio?  

Le principesse Aelora e Daenora avrebbero avuto bisogno di una lady loro coetanea con cui passare il tempo e lei era di sangue sufficientemente nobile per ricoprire quella carica. Era in parte Blackfyre, certo, ma una giovane donna non aveva alcuna velleità per le arti di guerra né per gli intrighi reali. Daeron si era detto d’accordo, visibilmente contrariato dall’idea di giustiziare la sua giovane mezza nipote, e Corvo di Sangue non aveva potuto fare altro che asserire che l’avrebbe  tenuta sotto stretta sorveglianza.

Così lei si era ritrovata prigioniera ad Approdo del Re. Trattata con ogni riguardo, certo, ma ciò non toglieva il fatto che non fosse libera di poter lasciare la città se lo desiderava.

Una prigione, anche se dorata, resta pur sempre tale.

Era grata a Baelor, che con lei si era sempre comportato in modo cortese, e le giovani principesse erano affezionate a lei come a una sorella. I figli del principe Maekar, d’altro canto, non le avevano mai prestato troppa attenzione. Non che trascorressero molto tempo ad Approdo del Re, rintanati com’erano a Sala dell’Estate.

Del resto Daeron passa quasi l’intera giornata ubriaco, Aerion é la riprova di quanto possa essere totale la pazzia Targaryen quando si manifesta, Aemon é barricato nella Cittadella ed Aegon e le sue sorelle sono troppo giovani perché io possa trovare conforto dalla loro compagnia.

Valarr, Aelor e Matarys passavano tempo interminabile nelle lizze, ad addestrarsi per divenire i migliori cavalieri dei Sette Regni. Talvolta si univa a loro, desiderosa d’imparare tutto ciò che c’era da sapere sull’arte della spada, e una volta aveva persino provato a giostrare. Era finita a terra, battendo la schiena con un tonfo sordo, e per un attimo le era sembrato di vedere le stelle.

Aelor e Matarys avevano riso, prendendola bonariamente in giro, una volta che si erano accertati delle sue condizioni. Ma Valarr no.

Il Giovane principe, com’era stato soprannominato, l’aveva aiutata ad alzarsi e l’aveva osservata con apprensione insistendo per scortarla dal maestro e poi nelle sue stanze.

Il cavalleresco Valarr. Una versione più giovane, alta e bella del già di per sé attraente Baelor.

- Flame, sei di nuovo persa nei tuoi pensieri? –

La voce di Aelora la riscosse dalle sue considerazioni.

- Scusami, Ali. Di cosa stavi parlando? –

- Certe volte sembri Daeron, immersa in un mondo tutto tuo – considerò, sorridendo e scuotendo la testa, - Parlavo del ballo in onore del compleanno di mio zio. Pensi di andarci con qualcuno? –

Andarci con qualcuno … come se i pretendenti per la figlia di un traditore fossero così  numerosi.

- In realtà non so neppure se ci andrò. –

Aelora la guardò come se fosse impazzita. – Tu devi esserci, non puoi perderti l’evento dell’anno. –

Posso e lo farò, se la mia presenza non sarà obbligatoriamente richiesta.

- Sei emozionata per l’annuncio ufficiale del tuo fidanzamento con Aelor? – cambiò discorso rapidamente, certa che l’argomento avrebbe allontanato almeno per un po’ la scelta di un suo ipotetico cavaliere per la serata.

Le guance alabastrine di Aelora si tinsero di una delicata sfumatura rosata che contribuiva a farla sembrare ancora più dolce e innocente.

- Lo sono, anche se Aelor non é neanche lontanamente bello come Valarr o Aerion. –

Non sarà bello come Aerion, ma di sicuro é più sano di mente. E Valarr … perché ogni volta le nominavano il Giovane principe?

- Aelor ti adora, ed é piacevole a guardarsi anche se non possiede quella bellezza virile. –

Imberbe, con il petto pallido ancora glabro, il gemello di Aelora dimostrava a una prima occhiata meno dei suoi sedici anni. Ma aveva un animo semplice e gentile, combinazione rara a corte in quegli anni.

- Forse potresti essere tu la dama di Aerion – propose d’un tratto.

Neanche morta.

Aerion le aveva già rivolto le sue attenzioni in passato e il ricordo di queste era sufficiente a farla rabbrividire. Persino Bloodraven era incapace di farle provare quella sensazione d’angustiante oppressione che il figlio del principe Maekar suscitava in lei con una semplice occhiata.

- Non credo proprio che tra me e tuo cugino possa mai nascere nulla. –

Nulla a cui io acconsenta spontaneamente, perlomeno.

- Valarr, allora! – Battè le mani deliziata. – Formereste una bellissima coppia, non credi? –

Suo padre ha sconfitto il mio durante la Ribellione dei Blackfyre. Nessuno a corte approverebbe mai una simile unione.

Sua Grazia aveva concesso il perdono, certo, ma di qui ad approvare un matrimonio tra un suo erede e la figlia dell’uomo che aveva scatenato Daemon e la Ribellione …

Un matrimonio! Per i Sette Dei, cosa andava a pensare?

- Ne riparleremo, Ali. Adesso scusami, ma ho proprio bisogno di ritirarmi nelle mie stanze. –

La lasciò così, nel bel mezzo del parco degli Dei, certa che sul volto della principessa fosse comparsa un’espressione di assoluto stupore.

Per una principessa Targaryen doveva sembrare assurda l’idea di non preoccuparsi del proprio futuro matrimoniale. La verità era che, nel suo caso, sarebbe stata fortunata a ricevere almeno una proposta da qualche giovane lord.

Percorse l’ingresso principale della Fortezza Rossa, imbattendosi in un paio di Cappe Bianche dirette alle lizze.

Sorrise appena all’indirizzo di Ser Alessarion Tarly della Guardia del Re, che più di una volta aveva sorpreso nell’atto di osservare le curve che i suoi abiti in seta di Volantis mettevano in risalto invece di celarle come facevano gli abiti delle altre nobildonne di Approdo del Re. Solo Lady Shiera seguiva come lei la moda delle Città libere.

Il cavaliere accennò un inchino, sorridendo di rimando, prima di sparire dietro l’angolo insieme al suo confratello.

Proseguì a passo leggero, trovandosi davanti proprio colui che più di ogni altro aveva sperato di evitare.

Aerion Brightflame Targaryen.

Alto, bello come un dio greco, i capelli di quel singolare argento condito da una punta d’oro che da secoli apparteneva ai Targaryen.

Un sorriso arrogante gli stirò le labbra sottili verso l’alto.

- Flamaerys Rivers. Dunque mio zio ti lascia il guinzaglio fin troppo sciolto, proprio come pensava mio padre. –

Nessuno la chiamava Rivers, malgrado quello fosse il suo cognome. Era una sorta di cortesia formale quella di rivolgersi a lei con il semplice titolo di milady, o lady Flame se con il suo interlocutore c’era un rapporto particolarmente amichevole.

- Aerion. –

- Principe Aerion –, la corresse gelidamente, - al contrario di te, io non discendo da un Bastardo. –

Chissà quanto sembreresti regale con un mio pugno stampato sul volto.

Come se avesse percepito i suoi pensieri, si accigliò e mosse un paio di passi verso di lei fino a stringerla tra sé e il muro in fredda pietra.

- Qualcuno dovrebbe insegnarti a mostrare il giusto … riguardo, verso un principe Targaryen. –

Le afferrò il mento, tenendolo stretto tra le dita sottili e costringendola a guardarlo negli occhi mentre la osservava con un interesse che aveva del morboso.

- Forse potrei essere io a insegnarti … sei sufficientemente bella per essere in parte una cagna Blackfyre. –

Non replicò, limitandosi a sostenere il suo sguardo cercando di non fargli capire quanta paura avesse di lui. Lo conosceva  quanto bastava per sapere che l’incutere paura in chi lo circondava era un afrodisiaco per il principe.

Le labbra sottili del giovane uomo catturarono le sue con impeto, insistendo finchè non riuscì a convincerla a smettere di serrarle e a concedergli l’accesso alla sua bocca. Fu allora che affondò i denti con decisione, stringendo il labbro del principe finchè il sapore metallico del sangue non la raggiunse.

Aerion si tirò indietro con un gemito sofferente. – Razza di puttana! – Il sangue sgorgava copioso dal morso sul labbro, imbrattandogli i denti regolari e la pelle candida del mento.

Flamaerys sgattaiolò via con l’agilità di un gatto, portandosi lontana dal raggio d’azione del principe. Corse lungo il corridoio, tenendosi le vesti tra le mani per evitare di inciampare. Aerion era sufficientemente furioso da non lasciare spazio a dubbi su quello che le avrebbe fatto se fosse riuscito a mettere le mani su di lei.

- Stupida puttana! Per questo non mi limiterò a fotterti – le gridò dietro.

Svoltò l’angolo a corto di fiato, sufficientemente vicina agli appartamenti delle principesse perché Aerion non osasse attaccarla. Se avesse gridato, le guardie l’avrebbero raggiunta in una manciata di secondi.

Si lasciò cadere a terra, la schiena contro il muro, e cercò di regolarizzare i battiti del suo cuore prendendo respiri sempre più lenti e cadenzati.

Il rumore dei passi che si avvicinavano le mozzò nuovamente il respiro. Allarmata, balzò in piedi pronta a combattere e urlare a squarciagola.

La figura che si ritrovò davanti, tuttavia, era sì quella di un principe ma non di Aerion.

Valarr, la cotta di maglia ancora indosso e le ciocche argentate, che risaltavano tra quella chioma dello stesso colore delle ali di un corvo, appiccicate alla fronte a causa della polvere e del sudore accumulati durante gli allenamenti.

- Sembra che tu abbia appena visto un fantasma. Magari quello della Regina Rhaenyra? – ironizzò.

- Magari avessi visto un fantasma, l’incontro sarebbe stato certo più salutare. –

Valarr si fece immediatamente serio.

- Aerion? –

Proprio lui, quel tuo cugino folle. L’unica persona tanto stolta da attaccare la protetta del Primo Cavaliere del Re.

- Già. Ero appena rientrata dal parco degli Dei quando mi ha sbattuta al muro. –

Gli occhi azzurri lampeggiarono di rabbia. – Lui ha fatto cosa?! – Poi abbassò lo sguardo, improvvisamente incerto e imbarazzato. – Ti ha … insomma, ti ha toccata? –

Scosse la testa. – Gli ho morso il labbro e sono riuscita a scappare via. Sto bene. –

Valarr però sembrava non averle dato ascolto perché continuava a tenere i pugni ben stretti e la mascella serrata mentre una delle vene all’altezza della tempia pulsava in modo pericoloso.

- Ne parlerò con mio padre e zio Maekar. Finchè rimangono alla Fortezza, però, non dovrai più vagare per la corte da sola. –

Questa poi! Lei scappava all’aggressione di quel pazzo furioso di Aerion e otteneva come punizione quella di essere ancora più segregata di quanto non fosse stata negli ultimi anni?

- Quindi se Aerion si é incapricciato della “cagna Blackfyre” quella che viene punita sono io mentre lui può continuare a girare per la corte come se nulla fosse? – sbottò.

- Ti ha chiamata lui in quel modo? –

La voce solitamente pacata e galante di Valarr assunse una sfumatura rabbiosa che raramente gli aveva sentito, ogni volta in presenza di Aerion.

- Come se non sapessi che é ciò che pensate tutti voi nobili principi Targaryen – commentò aspramente.

- Questo non é vero – protestò, infervorandosi, - Io non ti ho mai chiamata in quel modo … non potrei mai, riferirmi a te così. Io … – S’interruppe, serrando le labbra come a impedire che qualcosa di compromettente vi scivolasse fuori. – Ti prego, Flame, non dargli occasione di provarci di nuovo. –

Era dolce il modo in cui pronunciava il suo nome. Amorevole, forse … oppure il semplice sentimento fraterno che si instaurava tra giovani che avevano condiviso larga parte della loro vita sotto lo stesso tetto.

- Non gli permetterò di provarci di nuovo e se farmi scortare é l’unica soluzione … acconsento. –

- Ser Gwyn e Ser Alessarion rimarranno a tua disposizione finchè mio zio e i suoi figli non faranno ritorno a Sala d’Estate. –

Come chiamate dal nulla, le due Cappe Bianche si materializzarono alle spalle del principe e s’inchinarono.

- Ti ringrazio, principe Valarr. –

S’inchinò a sua volta in modo formale, ligia all’etichetta di corte. Chiamare i principi e le principesse per nome era una concessione riservata solo ai colloqui privati e solo a pochi intimi.

- Spero di vederti domani alla giostra, lady Flamaerys. –

- Forse ci sarò, vostra grazia. –

- E mi farai dono del tuo fazzoletto, mia signora? –

I campioni delle giostre erano soliti portare sull’armatura il fazzoletto della dama della quale aspiravano i favori.

Ser Mormont della Guardia Cittadina, in barba a ogni riguardo per Lord Bloodraven, era solito giostrare con il fazzoletto di seta azzurra di Lys di Lady Shiera. Lord Lungaspina ne aveva uno dorato, che si vociferava fosse stato donato da sua cugina Lady Olivya. Il Principe Maekar giostrava con il fazzoletto viola di sua moglie, Dyanna Dayne, da quando i due erano due fanciulli appena promessi. Aelora stessa diceva di voler regalare il suo, rosso come il drago a tre teste della Casata, al gemello in occasione del suo primo torneo.

E Valarr vuole il mio. Che sia un semplice gesto di cortesia o un tentativo di farmi dimenticare le parole di suo cugino poco importa. Lui vuole giostrare in mio nome.

- Sarebbe un onore, vostra grazia. –

- E un piacere … spero. –

Annuì, sorridendo graziosamente.

Proprio come quelle bamboline belle e completamente prive di cervello che mio padre disprezza tanto. Se fosse qui probabilmente si rifiuterebbe di riconoscermi come sangue del suo sangue. E magari lo facesse … tra un marchio di bastarda e uno di traditrice non c’è poi questa gran differenza.

- Ti aspetterò nel mio padiglione, mia signora. –

S’inchinò rapidamente, gli occhi azzurri che luccicavano allegri, per poi allontanarsi con andatura decisa.

- Credo che sia tempo che mi ritiri nelle mie stanze – annunciò, senza rivolgersi in particolare a nessuno dei due cavalieri. Essere scortata era una sensazione strana e credeva che non sarebbe mai riuscita ad abituarcisi.

I passi pesanti di Ser Gwyn e Ser Alessarion echeggiavano dietro di lei.

Giunti davanti alla porta in noce, li guardò con un pizzico d’esitazione.

Una principessa non ringrazia le Cappe perché fanno il loro dovere, ma io non lo sono. Si aspettano forse che dica loro qualcosa?

- Forse la mia signora desidera cenare nelle sue stanze? – chiese Ser Gwyn, venendole inaspettatamente in aiuto.

- Sì, mi piacerebbe. Potresti cercare un servitore, Ser? –

Con un lieve cenno d’assenso, Ser Reyne obbedì alla richiesta.

- Cena e dormi tranquilla, piccola lady, nessuno varcherà questa porta senza il tuo permesso – le assicurò Ser Alessarion.

Ogni minima traccia di ammiccamento era scomparso per lasciare spazio a un comportamento professionale e sicuro di sé.

Ser Gwyn annuì, tornando giusto in tempo per confermare le sue parole.

Le parole le uscirono di bocca prima ancora che potesse anche solo pensare di impedirlo.

- Vi ringrazio, miei cavalieri. –

L’espressione sorpresa sui loro volti venne sostituita in fretta da un sorriso ciascuno. Augurata loro la buonanotte, chiuse la porta alle sue spalle e la sprangò con cura.

Consumò la cena con velocità, ritrovandosi sorprendentemente affamata dopo i fatti di poco prima, e scivolò via dal suo abito per rannicchiarsi sotto le coltri del letto a baldacchino. Chiuse gli occhi, rasserenata dalla presenza delle Cappe, e scivolò presto in un sonno senza sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’ennesima idea balzana che mi passa nella testa. Punto primo perché adoro i Grandi Bastardi e in generale tutti i Blackfyre; punto secondo perché amo Baelor e Valarr con tutto il cuore e non potevo non scrivere su di loro; punto terzo perché quando leggo qualcosa di Martin io finisco inevitabilmente con l’innamorarmi pazzamente di personaggi che muoiono entro la fine del volume. Insomma, per tutte queste ragioni, eccomi qui con un nuovo progetto. Spero che vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

         Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

I raggi del sole che filtravano attraverso le pesanti tende in broccato rubino le colpirono il volto, costringendola a serrare bruscamente gli occhi prima di rinunciare definitivamente a ogni ulteriore minuto di riposo. Si stiracchiò pigramente come avrebbe fatto una gatta e ravviò distrattamente le lunghe onde corvine. Il vociare proveniente dal piazzale antistante la Fortezza Rossa le annunciò che i giovani principi erano già svegli da tempo e avevano cominciato a passeggiare urlando ordini agli scudieri che trasportavano i pezzi delle loro armature e l’equipaggiamento per giostrare.

- Ti sembra che quel padiglione sia stato montato in modo corretto? –

La voce di Aerion la raggiunse fino alla torre, tagliente come un rasoio ben affilato. Sbirciò da dietro i drappeggi, osservando lo scudiero del principe farsi piccolo piccolo sotto le urla del suo signore implorando perdono. Una spinta vigorosa di Aerion lo fece rotolare nella polvere, costringendolo a mollare la presa sulla placca frontale dell’armatura per cercare di attutire la caduta.

- Se quella placca ha anche solo un graffio ti ritroverai senza una mano. Del resto non ti servono a molto, visto che non riesci neppure ad adempiere a un compito semplice come questo, no? –

Il ragazzetto rabbrividì, profondendosi in una nuova serie di scuse lacrimevoli.

- Per i Sette Dei, chiudi quella stupida bocca e mettiti al lavoro. –

Se il buongiorno si vedeva dal mattino, l’umore di Aerion sarebbe stato burrascoso e incostante come il vento prima di una tempesta per tutto il resto della giornata. Esattamente il tipo d’umore che l’avrebbe spinta a girargli il più a largo possibile. Aguzzò la vista per scorgere le insegne dei padiglioni più lontani. C’erano i due leoni, quello dorato dei Lannister e quello rosso dei Reyne, ai lati opposti dell’accampamento; le insegne di Casa Tyrell accanto a quelle personali di Lord Lungaspina; il cervo di Casa Baratheon con “La Tempesta che ride”; le torri gemelle dei Frey,  con quel Lord Walder che tanto la disgustava; l’uomo scuoiato dei Bolton e il metalupo di Casa Stark vicini all’emblema dei Tully e poi, ancora, il fulmine viola dei Dondarrion e le insegne di Casa Martell e Casa Dayne.

Tutti i più grandi lord dei Sette Regni erano giunti in città in occasione del compleanno dell’uomo più stimato del momento: il principe Baelor.

Con un sospiro, si allontanò dalla finestra e si accinse a cominciare la ricerca per l’abito più adatto all’evento. Non aveva una serva che l’aiutasse a vestirsi né una dama di compagnia per sua scelta; quando si era sotto lo sguardo attento di Lord Bloodraven la cosa più saggia era evitare di circondarsi di persone la cui lealtà poteva essere facilmente comprata. Individuò l’abito prescelto nell’angolo più remoto: morbido merletto di Meereen di una tonalità particolarmente delicata di indaco, che le metteva in risalto gli occhi violacei; era stato fatto realizzare su commissione di Lady Shiera l’anno precedente e non aveva trovato un motivo valido per rifiutare il dono dell’amante del Corvo di sangue.

Sufficientemente leggero per una giornata calda come quella che si profilava all’orizzonte, ma allo stesso tempo capace di conferirle un’aria regale.

Si concesse un’occhiata allo specchio, notando una volta di più quanto il suo incarnato fosse pallido; se non fosse stato per le onde scure, sarebbe potuta passare per una vera Targaryen.

Il bussare educato alla porta in noce la spinse ad accantonare quelle considerazioni.

- Sì? –

La voce di Ser Alessarion risuonò lieve oltre il legno spesso.

- Le principesse Aelora e Daenora chiedono di voi, mia signora. –

Sono venute a prendermi per non darmi modo di trovare una scusa per evitare la giostra. Ostinate come tutti i draghi, non c’è che dire.

Aprì la porta, sorridendo all’indirizzo delle fanciulle. Aelora indossava un abito di un bianco verginale che ben si sposava con la sua chioma argentea e la faceva sembrare l’incarnazione della Fanciulla mentre Daenora aveva optato per il rosso Targaryen per eccellenza e appariva tremendamente simile al ritratto della regina Rhaenyra.

- Ali credeva che non saresti venuta alla giostra, ma io le avevo detto che si sbagliava – asserì la principessa più giovane, sorridendo compiaciuta.

- Ho detto che avrebbe cercato una valida ragione per non venire – precisò Aelora, punta sul vivo, prima di rivolgere la sua attenzione al fazzoletto che stringeva tra le mani, - E quello per chi é? –

Lottò per cercare di mantenere la consueta indifferenza, ma le sue guance dovevano averla tradita perché cominciava a sentirle fastidiosamente calde.

Per i Sette Dei, devo proprio rendermi ridicola?

- È per vostro cugino … Valarr. –

Aelora emise un lieve squittio deliziato, uno di quei versi che le giovani lady erano solite emettere quando qualcosa le colpiva in modo assolutamente piacevole. Daenora per contro mantenne la compostezza e si limitò a un commento velatamente malizioso: - Dunque sarà meglio sbrigarsi se dobbiamo passare per il padiglione di Valarr. –

Prima di darle il tempo di pensare anche solo a una risposta, le due sorelle la presero sottobraccio e s’incamminarono per la strada che portava al piazzale principale. Ser Gwyn e Ser Alessarion le seguivano, mormorando qualcosa tra di loro con tono palesemente divertito.

Dunque stava diventando lo zimbello di Approdo del Re, che magnifica notizia.

Oltrepassarono il padiglione del principe Daeron, che per qualche motivo noto solo agli Dei sembrava aver deciso di gareggiare in quella competizione.

Sempre ammesso che non sia talmente ubriaco da non riuscire a stare in sella.

- Zio Maekar non gli ha lasciato scelta, dice che non troverà mai una moglie all’altezza se passa il suo tempo a fare la figura dello smidollato – sussurrò Aelora.

Allungarono il passo mentre giungevano in vicinanza del padiglione di Aerion, ora montato alla perfezione. Non furono abbastanza veloci da evitarlo, tuttavia, perché l’odiata voce del ragazzo le raggiunse prima che fossero abbastanza lontane da poter far finta di non averlo udito.

- Cugine, siete venute ad augurarmi buona fortuna? –

La vera fortuna sarebbe il tuo collo spezzato dopo una caduta da cavallo, ma temo di essere fin troppo ottimista.

S’irrigidì quando gli occhi violacei del giovane incontrarono i suoi.

- E tu, lady Flamaerys, non vuoi dare in pegno un bacio di buon auspicio al futuro vincitore? –

- Suppongo, principe Aerion, di avervi dato il pegno della stima che nutro per voi durante il nostro incontro di ieri – replicò, utilizzando quel misto d’ironica cortesia che in più di un’occasione aveva sentito lasciare le turgide labbra di Lady Shiera.

Aerion si rabbuiò, serrando gli occhi con stizza e parve fare appello a ogni oncia del suo seppur misero autocontrollo per impedirsi di reagire come avrebbe desiderato. Mai come in quel momento la presenza di due Cappe Bianche era fonte di giubilo per lei.

Daenora emise una lieve risata divertita, prendendo l’iniziativa nel proseguire l’avanzata verso il padiglione del “Giovane Principe”.

- Il pegno a cui ti riferivi era quella tumefazione sul labbro di mio cugino? – domandò poi, in tono cospiratorio.

- Ha talmente insistito che non potevo non accontentarlo. –

Le risatine crebbero nuovamente, coinvolgendo anche Aelora.

- E questo spiega anche perché le ombre bianche di Valarr siano con te. –

Annuì.

Non voleva pensare a tutte le ripercussioni che un fatto tanto palese avrebbe avuto agli occhi della corte e del Re né alle dicerie che avrebbe scatenato.

Fortunatamente i padiglioni di Aerion e Valarr non erano distanti che poco più di una ventina di metri l’uno dall’altro, perciò quel suo silenzio taciturno dovette essere interpretato come semplice emozione.

Giunte all’ingresso del padiglione, Aelora la spinse in avanti con decisione mentre lei e la sorella si dirigevano verso il patio reale dal quale avrebbero osservato l’intera durata della giostra.

Un’occhiata titubante alle sue spalle le confermò che nessun aiuto le sarebbe giunto da Ser Gwyn o Ser Alessarion; il loro compito era proteggerla dagli attacchi alla sua persona, non da una comune tremarella alle ginocchia.

Prese un sospiro profondo, facendosi coraggio.

Ho passato centinaia di giornate in compagnia di Valarr nel corso di questi anni, perché dovrebbe essere diverso dal solito?

Perché in nessuna di queste occasioni aveva soggiornato nel suo padiglione come avrebbe fatto la lady di un cavaliere, le rispose automaticamente la voce della coscienza.

Era sul punto di tornare sui suoi passi e inventare un malessere improvviso per giustificare quel cambio d’idea repentino, ma aveva la netta sensazione che il Giovane Principe non ci avrebbe creduto.

Valarr non era uno sciocco.

- Lady Flamaerys, cominciavo a credere che non saresti venuta. –

- Pensavi che sarei stata tanto crudele da deludere le tue richieste, vostra grazia? –

- Dubito che tu riesca a essere crudele con chicchessia, mia signora. –

Sorrise appena, chinando graziosamente la testa di lato e rivolgendogli la migliore delle sue occhiate penetranti. – Non ne sarei così sicura, vostra grazia. So essere spietata e vendicativa con chi se lo merita, ma con te non ne vedo il motivo. –

Cosa le prendeva? Lei non civettava in modo tanto sfrontato. Anzi, solitamente non civettava in alcun modo.

Valarr ricambiò il sorriso, un luccichio strano illuminava le sue iridi azzurre … un’emozione che era abbastanza sicura di non aver mai visto prima nel suo sguardo.

Gli porse il fazzoletto che serrava ancora tra le mani, osservandolo mentre quell’accenno di sorriso si tramutava in un’espressione compiaciuta.

- Mi aiuteresti ad assicurarlo all’armatura, mia signora? –

Si avvicinò con movimenti studiati, come avrebbe fatto con un animale selvatico, osservando i suoi movimenti da sotto le lunghe ciglia scure. Valarr era alto, circa sei piedi e due pollici secondo la sua stima, perciò fu costretta ad alzarsi in punta di piedi per appuntare il fazzoletto all’attaccatura dell’avambraccio ricoperto d’acciaio. Posò una mano sulla placca frontale dell’armatura nel tentativo di mantenere l’equilibrio mentre armeggiava con quel piccolo pezzo di tessuto nero e quando alzò nuovamente lo sguardo su di lui si ritrovò ad avvampare. Non erano mai stati tanto vicini come in quel momento ed era assurdo quanto il suo corpo fosse consapevole di ciò.

- Io … credo che così vada bene – disse infine, tornando a mettere un po’ di distanza tra loro.

- Suppongo di sì. –

È una mia impressione oppure sembra imbarazzato tanto quanto me? Probabilmente la colpa é di queste stupide guance che non sembrano volerne sapere di smetterla di assomigliare a dei pomodori maturi.

- Supponi, vostra grazia? –

- Valarr, non vostra grazia … le Cappe sono all’esterno del padiglione – le fece notare. 

Se non altro c’è la concreta possibilità che questa mia figura penosa non abbia alcun testimone all’infuori di noi due.

- Quindi vuoi farmi credere di non aver alcuna esperienza in quanto a fazzoletti donati da giovani nobildonne? –

Valarr distolse leggermente lo sguardo mentre un sorrisetto tipicamente maschile gli stirava le labbra sottili.

- Forse qualche fazzoletto l’ho ricevuto –, ammise, - Ma sono sicuro di non averlo mai indossato. –

- Dunque dovrei considerarmi un’eccezione alla regola? – insistè.

- Sì, dovresti. –

La fanfara suonò, annunciando l’arrivo dei membri della famiglia reale e ponendo fine a quel piccolo e non del tutto innocente scambio di domande.

 Dopo le declamazioni di rito, Re Daeron diede ufficialmente inizio ai giochi. I primi ad entrare in campo furono il principe Brightflame e un giovane cavaliere di Casa Lannister che, a giudicare dalla somiglianza, doveva essere imparentato con il Leone Grigio.

- Credi che sperare che Aerion si faccia male sia crudele? – sussurrò mentre i contendenti prendevano il loro posto.

Valarr ridacchiò.

- Credo che sperare che si faccia male sia molto saggio. –

Saggio e oltremodo ottimista, questo é certo.

Aerion poteva essere crudele e spietato, ma non c’era alcun dubbio circa il fatto che fosse un abile combattente. Tuttavia non era un cavaliere onorevole, bastava assistere alle sue esibizioni nelle lizze per comprenderlo senza possibilità d’errore. Se un vero cavaliere non si sarebbe accanito su un avversario a terra, si poteva star certi che per contro Aerion avrebbe infierito finchè qualcuno non l’avesse portato via di peso. La vista del sangue sembrava eccitarlo e rendeva la sua follia ancora più temibile di quanto già non fosse.

Lo scalpiccio dei ferri sulla sabbia della giostra risuonava nell’improvviso silenzio mentre  le cavalcature dei due avversari si avvicinavano sempre più l’una all’altra. La lancia del cavaliere di Casa Lannister era già in posizione, tenuta saldamente con un’angolatura che gli avrebbe permesso di colpire lo scudo di Aerion e cercare di sbalzarlo a terra a causa del contraccolpo, ma quella del principe svettava ancora in alto sebbene mancassero pochi istanti all’impatto.

- Non capisco. Aerion non riuscirà mai a colpire lo scudo neppure se l’abbassasse di colpo. –

Valarr osservava il cugino con sguardo truce. – Non vuole colpire lo scudo. – La trasse a sé d’un tratto, tanto rapidamente da non permetterle di opporre resistenza, costringendola a distogliere lo sguardo.

Mentre apriva bocca per protestare, un rumore agghiacciante le raggiunse le orecchie, accompagnato alle grida di stupore degli astanti.

Si districò dalla presa per ritrovarsi a fissare uno spettacolo disgustoso. La lancia da giostra di Aerion si era spezzata a metà nell’urto con la gorgiera dell’elmo del cavaliere, ma una delle metà appuntite era penetrata nella carne morbida del collo, trapassandolo da parte a parte. Il cavaliere, riverso nella polvere, provò a gorgogliare qualcosa ma tutto ciò che abbandonò la sua bocca fu un fiotto di sangue scuro.

Ma non fu quello ciò che la sconvolse maggiormente. Tutti erano troppo impegnati a osservare quella scena per curarsi del principe e dell’espressione che solcava il suo bel viso.

Aerion sorrideva.

Era un sorriso soddisfatto, malato, che avrebbe potuto tranquillamente rivaleggiare con quello di Maegor il Crudele.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui con l’aggiornamento. Spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo e come sempre faccio appello al vostro buon cuore nella speranza che vogliate darmi il vostro parere (anche negativo, non mi offendo mica u.u, visto che si può sempre migliorare). Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

Valarr la osservava preoccupato, continuando a tenerla stretta a sé come se quel contatto fosse l’unica cosa in grado di non farla andare in pezzi.

E lei fissava Aerion, incapace di credere a ciò che vedeva. Poteva la follia del drago arrivare fino a quel punto?

Quando nasce un Targaryen gli Dei lanciano una moneta per decidere il suo stato mentale, dicevano, ma se ciò fosse stato vero allora gli Dei erano oltremodo crudeli per aver permesso che una simile creatura venisse al mondo.

- Flame … Mia signora, ti senti bene? –

Non doveva essere la prima volta che le rivolgeva quella domanda, perché la presa su di lei si era serrata con maggior rigidità.

Penserà che stia per perdere i sensi come una di quelle lady impressionabili.

Non sarebbe certo stata l’unica, visto lo scompiglio causato dagli svenimenti quasi sincronizzati delle due gemelle Frey, Walda e Wanda.

- Sì, sto bene, mio principe – avvampò non appena si rese conto di come suonavano quelle due semplici parole. Reclamavano un possesso che lei non aveva alcun diritto di affermare; Valarr sarebbe stato della sua futura moglie, probabilmente una lady delle terre dei fiumi o una qualche esotica bellezza dorniana … se intendeva seguire le orme di suo padre. Non suo, mai suo. Daeron non l’avrebbe permesso e Bloodraven probabilmente avrebbe distorto quel sentimento interpretandolo come un nuovo tentativo da parte dei Blackfyre di arrivare al trono. – Chiedo perdono, vostra grazia, non avrei dovuto essere così impertinente – mormorò, ancora rossa in viso. Accennò una rapida riverenza e uscì a passi svelti dal padiglione.

Sentiva su di sé lo sguardo stupito di Valarr, ma non si voltò nemmeno per un secondo; era più che mai decisa a mettere quanta più distanza possibile tra di loro finchè non fosse riuscita a riacquistare il controllo sulle sue parole.

Non si diresse verso il soppalco reale, non era dell’umore adatto per le domande di Aelora né per le frecciatine di Daenora. Aveva bisogno di un po’ di tempo per sé. Disgraziatamente Ser Gwyn e Ser Alessarion sembravano aver preso fin troppo sul serio il loro compito di guardie personali perché la seguirono come due candide ombre finchè lei, quasi sul punto d’implorarli, riuscì a convincerli a lasciarla da sola con la promessa che non si sarebbe allontanata troppo e avrebbe urlato con quanto più fiato possibile se fosse stata in pericolo. Camminò tra i padiglioni delle varie Casate finchè non venne attratta da una voce tremendamente familiare.

Il padiglione era quello di Casa Lannister e quattro voci maschili si sovrapponevano l’una all’altra: Damon Lannister, il Leone Grigio, Baelor, Maekar ed Aerion. Era certa che nel padiglione ci fosse qualcun altro, ma chiunque fosse si guardò bene dal prendere parola.

Si avvicinò guardinga, decisa a non perdere nemmeno una parola di quella conversazione.

- Aerion non voleva nuocere alla vita di tuo nipote, Lord Damon. –

Come sempre Maekar é pronto ad accorrere in soccorso del figlio. Talvolta mi domando se sia davvero tanto cieco da non accorgersi dell’indole del suo secondogenito.

- Sono certo che il principe non lo abbia fatto intenzionalmente –, convenne il Leone Grigio, - Nondimeno si tratta di una situazione incresciosa. –

- In questi casi il contendente può ripagare i famigliari del morto con la somma che essi ritengono più adeguata. –

Lo sbuffo che seguì quelle parole doveva essere del principe Baelor.

Proporre un rimborso in oro ai Lannister era come offrire mele ai Fossoway: inutile e dispendioso.

- Sono certo che Lord Damon sia più propenso a un diverso accomodamento –, disse infatti il Primo Cavaliere, - Magari il cavalierato per Gideon e Garlan, i fratelli minori del caduto, e un posto nella Guardia cittadina per il più giovane. –

Questa sì che é un’offerta che potrebbe fare gola a quella famiglia di arrivisti. Nessuna sorpresa che sia Baelor il Primo Cavaliere e non Maekar.

Il Leone Grigio rimase in silenzio, meditando sull’offerta.

- Mio nipote era il futuro lord di Lannisport. –

Che gli Dei lo maledicano, riesce a tramutare in guadagno persino la morte del nipote.

- Il cavalierato, il riconoscimento di Garlan e il posto nella Guardia cittadina. È un risarcimento adeguato, mio lord, e lo sai bene – rilanciò Baelor.

- E la ragazza – aggiunse Maekar.

Una terribile sensazione si fece largo in lei. Nessuna principessa Targaryen sarebbe mai stata usata come merce di scambio per appianare un incidente nelle lizze, pertanto le uniche due lady rimaste erano lei e Shiera.

Stella Marina avrebbe di certo fatto il bagno nel sangue dell’uomo che le avessero imposto, così come si raccontava facesse con quello delle giovani vergini per preservare la sua bellezza.

Non restava che lei.

Cosa potrebbe mai esserci di sconveniente nel mettere una bastarda sul piatto della bilancia per salvare la reputazione di un principe?

- La figlia di Aegor Rivers? – indagò cautamente.

- Precisamente – disse il principe Maekar, proprio mentre Baelor protestava: - La ragazza é esclusa dalla trattativa. È una lady ed é sotto la mia protezione. –

Un moto d’affetto zampillò nel suo cuore nei riguardi di “Lancia Spezzata”.

- Accetto la tua proposta, vostra grazia. E, per quanto riguarda la ragazza, sono certo che i Lannister possano fare  a meno della figlia di un traditore. –

- Anche se é indubbiamente molto bella – aggiunse una voce che non conosceva. Doveva trattarsi dell’uomo che era rimasto in silenzio fino a quel momento.

- Sembra che Garlan sia rimasto ammaliato dalla vostra piccola traditrice. Questi giovani, basta una giovane e bella lady per far dimenticare loro ogni riguardo. – Lord  Damon emise una risata divertita alla quale fecero eco quelle educate di Maekar e Baelor. Aerion, era pronta a scommetterci, aveva continuato a fissare il pavimento sforzandosi di mantenere quella sua maschera desolata e contrita che indossava in presenza di suo padre.

- Dunque abbiamo posto rimedio a questo spiacevole incidente? –

- Assolutamente, vostra grazia. –

Il rumore di un calice posato sul tavolo le annunciò che la piccola delegazione Targaryen stava per abbandonare il padiglione. Si nascose dietro ai drappeggi del padiglione finchè il terzetto non fu lontano. Poi raggiunse Ser Gwyn e Ser Alessarion e chiese loro di scortarla dalle principesse.

Aelora e Daenora erano quanto più vicine possibile alle lizze, ma la maggiore continuava a gettare occhiate preoccupate verso destra. Seguendo il suo sguardo vide Aelor conversare amabilmente con Olivya Tyrell.

La lady, cugina di Lord Tyrell e a quanto si diceva sua amante, non poteva avere più di vent’anni ed era oltremodo graziosa con quei suoi capelli color caramello e le grandi iridi verdi. Di certo possedeva tutto ciò che avrebbe potuto attrarre un giovane uomo e al contempo suscitare la gelosia della di lui promessa sposa.

Toccò il gomito dell’amica, attirandone l’attenzione. – Aelor ti adora – le ricordò semplicemente, ottenendo in risposta un sorriso un po’ rassicurato.

Tornò a concentrarsi sulla giostra proprio mentre venivano aperti i cancelli per l’ingresso della nuova coppia di contendenti.

Vide Valarr entrare nella lizza a cavallo del suo stallone sauro. La tentazione di posare lo sguardo sul braccio destro era forte; aveva tenuto il suo fazzoletto malgrado la sua repentina fuga priva di spiegazioni?

Daenora, forse interpretando la sua indecisione, fece ciò che lei non aveva il coraggio di fare.

- Con quel fazzoletto nero non c’è dubbio in nome di chi giostri mio cugino – disse, sorridendo sorniona.

In momenti come quelli non appariva come la principessa quattordicenne che era, ma come una giovane, ambigua e ambiziosa cortigiana con alle spalle anni e anni di intrighi romantici.

- È proprio quello lo scopo di un fazzoletto, permettere a tutti di sapere a quale dama si intende dedicare la propria velleità guerriera. –

- Questa non é velleità guerriera, Ali. Metà dei cavalieri di questo torneo sono troppo giovani  per aver mai preso davvero parte a uno scontro al di fuori delle lizze e gli altri sono troppo vecchi per non rischiare di rendersi ridicoli – la corresse la sorella. – Ad ogni modo -, aggiunse poi, - Di sicuro di questo torneo si parlerà a lungo. Un principe Targaryen che trucida un Lannister e un altro che combatte in nome di una Rivers, le sguattere ne spettegoleranno per settimane. –

- Dani! – la riprese.

Flamaerys scosse la testa. – Non ha detto nulla più che la verità, io sono una Rivers. –

Daenora storse il naso mentre l’altro contendente si faceva avanti. Steffon Fossoway non era molto più grande di Valarr ed era celebre, più che per la sua abilità nelle lizze, per la sua lingua sciolta e la sua del tutto inappropriata infatuazione nei riguardi della giovane principessa.  – Ed é sicuramente meglio essere per metà bastarda che essere nata Fossoway. Insomma, il loro stemma é una mela. Quale cavaliere potrebbe essere mai fiero di giostrare con una mela dipinta sullo scudo? –

Effettivamente, paragonato al lucido scudo istoriato di Valarr, era a dir poco ridicolo.

- Ma come, dolce cugina, non desideri parteggiare per il tuo intrepido spasimante? –

Flamaerys trasalì, notando con la coda dell’occhio che la reazione di Aelora coincideva con la sua. Dunque anche la principessa era spaventata dai modi di Brightflame. Si chiese distrattamente se Aerion avesse mai fatto nulla per meritare la paura della cugina; probabilmente no, dubitava che Maekar avrebbe chiuso un occhio anche in quel caso. Aelora era molto intuitiva pertanto era assai probabile che fosse il suo istinto di sopravvivenza a metterla in guardia.

Daenora resse bene il confronto, con le labbra spiegate in un piccolo sorriso di scherno. – Sento della derisione  nella tua voce, cugino … o forse mi confesserai finalmente che la tua é semplice invidia perché da tempo speri di attirare sulla tua persona gli sguardi di Ser Steffon? –

Evidentemente preso in contropiede, il principe rimase in silenzio per un tempo che parve interminabile; poi, inaspettatamente, scosse la testa e scoppiò a ridere.

- Divertente, cugina, ma quella tua lingua tagliente prima o poi potrebbe farti finire nei guai. –

Pronunciata da chiunque altro quella frase sarebbe potuta suonare come null’altro che un innocente consiglio, ma l’espressione di Aerion  cancellava con decisione qualsiasi traccia di bonarietà.

Decise di prendere in mano la situazione prima che la schermaglia tra i due cugini si spingesse troppo oltre. Si voltò verso Aerion, sforzandosi di mantenere il contatto visivo quanto più a lungo possibile. La prese come una sfida diretta al suo autocontrollo e se c’era una cosa che aveva preso da suo padre oltre ogni dubbio quello era l’orgoglio.

- Credevo che saresti tornato al tuo padiglione. –

- Mi sono già conquistato l’accesso alla mischia di domani, non ho altro da fare nel padiglione, e poi ero curioso di assistere allo scontro di Valarr. Quello che porta é il tuo fazzoletto, mi sembra di capire. – Poi si chinò su di lei, avvicinandolesi quanto bastava per sussurrarle all’orecchio. – Dimmi, c’è altro che hai dato al mio caro cugino? –

La sfacciataggine della domanda l’indignò.

- Un cavaliere onorevole non dovrebbe fare domande di questa sorta a una lady. –

- A quanto mi dicono non sembro rientrare in quella categoria. Valarr, invece, sembra esserne l’esponente perfetto. Tuttavia mi chiedo se questo suo senso dell’onore non sopperisca qualche altra mancanza in ambiti decisamente più … fisici– concluse.

- Non capisco cosa tu stia insinuando, Aerion. –

Omise volutamente il titolo di principe.

- Io non sto insinuando nulla, Flamaerys. Quello che ti sto domandando é se hai aperto le gambe per quel damerino – le soffiò contro l’orecchio. – Ti sei fatta fottere da mio cugino? – insistè, mordendole repentinamente il lobo.

Avvertì distintamente i denti che si serravano sulla carne delicata e vi affondavano inclementi. Strinse le labbra per impedire al gemito di dolore che le era salito alla bocca di fuoriuscire.

Quando Aerion si allontanò, Flamaerys sentì una strana sensazione calda e appiccicosa. Portò una mano all’orecchio, per poi osservare il sottile rivolo rosso tra le sue dita affusolate. L’aveva fatta sanguinare.

Aelora e Daenora non sembravano essersi accorte di nulla, troppo concentrate sulla lizza. I cavalli galoppavano l’uno contro l’altro a ritmo cadenzato, i ferri apposti solo di recente dal maniscalco di corte luccicavano ogniqualvolta un raggio di sole li colpiva. E poi ci fu l’urto. La lancia di Valarr impattò con vigore contro lo scudo di Ser Steffon, sbilanciando il cavaliere delle mele e facendogli perdere le staffe.

Valarr arrestò lo stallone all’altezza del patio della famiglia reale, alzando la celata a mostrare il bel volto e le iridi azzurre. Sfiorò appena il fazzoletto nero, sorridendo al suo indirizzo.

Persino da dove si trovava riuscì a percepire il sospiro di Lady Olivya. La giovane donna era ancora accanto a Aelor, ma fissava il principe con evidente apprezzamento. Una piccola fitta di fastidio si irradiò in lei.

Quanti altri uomini vorrebbe accogliere nel suo letto?

- Se tutte le lady di Alto Giardino sono pronte ad aprire le gambe con tanta facilità dovrò cominciare a credere che le voci sul fatto che siano tutte puttane da cavalieri siano vere – commentò Daenora.

La sorella le rivolse un’occhiata indignata. – Ti sembrano termini da usare? –

- Troppa schiettezza per le tue delicate orecchie, mia dolce sorella? Riporto solo ciò che ho sentito dire. –

- Da cavalieri di dubbio valore, non esito a dubitarne. –

- Non credo che si abbia bisogno di grande valore nell’atto di dividere il letto con una donna. –

- Su questo mi permetto di dissentire, cugina. –

Daenora parve perdere l’uso della parola e persino le guance apparvero di un tono di rosa più caldo del consueto.

Ricarys Nymeros Martell, figlio della principessa Daenerys e del principe Maron, stava in piedi davanti a loro in tutta la sua magnificenza. Era nato poco dopo l’unione tra i due e molte voci avevano accompagnato la gravidanza di sua madre poiché c’era chi sosteneva che il nascituro si sarebbe rivelato essere il figlio bastardo di Daemon Blackfyre. Così non era stato, perché nel momento stesso in cui l’erede di Lancia del Sole aveva aperto gli occhi sul mondo il colore delle sue iridi aveva sciolto ogni dubbio circa la paternità: occhi ambrati, simili a quelli che avrebbe avuto una tigre, del tutto identici a quelli del principe Maron. Occhi che avevano valso fin da subito all’infante il soprannome di “Tigre di Dorne”.

- Ricarys, non credevo che … non giostri? – tentennò, nel visibile tentativo di portare la conversazione lontano da argomenti spinosi come i letti e ciò che uomini e donne potevano farvi in intimità.

Davanti a lui torna a essere una fanciulla di quattordici anni che di quel particolare fatto della vita ha solo udito mormorii di sfuggita.

Ricarys sorrise come se fosse perfettamente a conoscenza dell’effetto che aveva su di lei. – Il ginocchio mi da’ un po’ di noia, forse il Maestro potrebbe prepararmi qualche decotto ricostituente. –

Tra tutti i giovani cavalieri di sua conoscenza, Ricarys era l’unico a essere sceso davvero in battaglia. Aveva dimostrato il suo valore respingendo un paio d’incursioni di navi di Meereen che si erano spinte fino alle coste dorniane, ma aveva soprattutto preso parte al contrattacco contro gli uomini delle Isole di Ferro ed era in quell’occasione che aveva ricevuto un colpo di taglio dietro la rotula. La ferita era guarita bene, c’era solo una pallida e sottile cicatrice  a ricordarla, e non aveva alterato in alcun modo il gioco dell’articolazione, ma quando il tempo cambiava delle piccole e fastidiose fitte gli rendevano difficile nutrire il suo desiderio per le lizze.

- Valarr ha combattuto bene e aveva un bel fazzoletto. C’è qualcosa che dovrei sapere? – chiese, ammiccando maliziosamente, all’indirizzo di Flamaerys.

Tra tutti i suoi cugini Ricarys era sempre stato il suo preferito, l’unico che aveva sempre preso le sue difese e persino dato un pugno in pieno volto ad Aerion quando l’aveva scoperto a manifestare un po’ troppo calorosamente le sue intenzioni.

- Nulla d’importante, cugino. –

Aelora ridacchiò. – Ha passato un po’ di tempo nel suo padiglione, ma Aerion ha rovinato tutto trucidando quel povero cavaliere Lannister. –

Il sorriso sulle labbra sottili di Ricarys si fece sghembo, il genere d’espressione che faceva sospirare le lady e trepidare i loro cuori. – Rimpiango di non poter partecipare, ma forse così i miei cugini avranno la possibilità di provare a vincere il torneo; se avessi partecipato dubito che ce l’avrebbero fatta. –

- La modestia non é una tua qualità, cugino. –

- Sono già molte cose, non posso essere anche modesto – replicò, rivolgendo poi lo sguardo più in là. Gli occhi ambrati si sgranarono un po’, come facevano sempre quando il principe dorniano vedeva qualcosa di suo gradimento. – Scusatemi, cugine, ma affari urgenti reclamano la mia attenzione. –

Le salutò con un rapido ed elegante cenno del capo per poi scendere rapidamente i gradini e puntare verso l’ingresso della Fortezza Rossa. Allungò il passo e raggiunse lady Shiera. Flamaerys li osservò parlare sommessamente per un po’, poi la Grande Bastarda accettò il braccio che il nipote le porgeva ed entrò nella Fortezza insieme a lui lasciando dietro di sé l’eco di una risata delicata e argentina.

Daenora non disse nulla, ma dal suo sguardo furente si capiva che in quel momento doveva pensare della lady sua zia ciò che tutti pensavano di lady Olivya.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui con l’aggiornamento. Ringrazio NoRealEmotions per recensire sempre ogni capitolo; le tue recensioni sono apprezzatissime e sono sinceramente contenta di aver trovato qualcun altro interessato a questo stupendo periodo di storia di Westeros. Ringrazio anche quanti hanno inserito la storia nelle seguite, preferite e ricordate e coloro che fanno la parte dei “lettori silenziosi”. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

 

 

Avrebbe pagato decine di dragoni d’oro pur di non essere costretta a portare a termine il compito che le era stato affidato. Mentre Aelora si era unita ad Aelor e lady Olivya, probabilmente desiderosa di rimarcare il suo possesso nei confronti del gemello, Daenora era sgattaiolata via senza fare il minimo cenno sulla sua destinazione. Le lizze, aveva ipotizzato Flamaerys, ma se n’era guardata bene dal farlo presente al principe Aerys quando questi era venuto a cercarle. Quando Dani prendeva in mano una spada c’era sempre qualcosa che non andava e, vista la scena di poco prima, non doveva sforzarsi troppo per comprendere ciò che rendesse la cugina tanto nervosa. Molto meglio che si sfogasse, seppure con metodi decisamente poco ortodossi per una principessa Targaryen, piuttosto che corresse il rischio di urtare la fin troppo rinomata suscettibilità di lady Shiera.

Perciò, quando il principe Aerys aveva decretato che qualcuno avrebbe dovuto recarsi negli alloggi della Grande Bastarda per avvertirla dell’anticipazione del banchetto serale, la scelta era finita inevitabilmente con il ricadere su di lei.

Non che non le facesse piacere passare un po’ di tempo in compagnia di lady Shiera; anzi, al contrario del suo pallido e decisamente inquietante fratello, la trovava una donna intelligente e capace di ottenere tutto ciò che rientrava nei suoi desideri con una determinazione che aveva dell’incredibile. L’aveva osservata a lungo in quegli anni, avvicinandolesi e prendendola a immagine e somiglianza della madre a cui era stata strappata via fin troppo giovane. Non ricordava nulla di Calla Blackfyre, se non i capelli biondo argentati che circondavano un paio di occhi violacei che la fissavano con amore, ma le piaceva pensare che non dovesse essere molto diversa da Shiera.

Tuttavia, in quel particolare frangente, non era troppo desiderosa di recarsi nelle sue stanze private e interrompere qualunque affare amoroso fosse in corso tra la zia e il cugino. Gli appartamenti di Shiera erano spesso frequentati da numeri più o meno elevati di giovani e avvenenti uomini, quasi tutti lord di casate più o meno illustri e più raramente qualche cavaliere di passaggio, che in comune avevano quel naturale terrore nei confronti del di lei fratellastro e amante. Effettivamente solo un uomo molto coraggioso, o molto sciocco, non avrebbe avvertito un sano brivido freddo al pensiero che il Corvo di sangue puntasse su di lui il suo occhio rossastro.

A quanto lei ne sapeva, tra la bella Bastarda e Bloodraven c’era una specie di accomodamento per quanto riguardava i loro intrattenimenti sessuali, ma Flamaerys era abbastanza sicura che, se mai fosse stata un uomo, non sarebbe mai arrivata a rischiare tanto neppure per la compagnia della donna più bella del mondo.

Persa nelle sue considerazioni, rischiò quasi di oltrepassare i quartieri di lady Shiera senza accorgersene.

Sostò brevemente dietro all’ampia porta d’accesso, facendosi forza per trovare il coraggio di interrompere quello che, a giudicare dai gemiti che le giungevano attutiti, doveva essere un amplesso piuttosto soddisfacente.

Prese un sospiro profondo, posando una mano sulla maniglia e cercando di cacciare l’imbarazzo per quella situazione.

Scivolò nella stanza con lentezza, cercando di evitare che i suoi occhi si posassero sul grande talamo. Ovviamente i suoi sforzi non vennero premiati, perché un fruscio di lenzuola attirò la sua attenzione.

Shiera teneva la testa leggermente indietro, immersa nei grandi e morbidi cuscini, gli occhi eterocromi apparivano accesi dal piacere e il busto pallido era inarcato verso l’alto. Le rivolse un sorriso pigro e appagato proprio mentre da sotto il sottile lenzuolo in seta di Volantis compariva il capo di Ricarys. Gli occhi ambrati apparivano soddisfatti di sé, il respiro piacevolmente affaticato e le ciocche scure scompigliate come se Shiera vi avesse ripetutamente affondato le lunghe e sottili dita.

- Cugina, vuoi unirti a noi? –

Roteò gli occhi, ignorando il palese divertimento sul bel volto di Ricarys. Lo conosceva bene come nessun altro e sapeva che aveva fatto del mettere in imbarazzo gli altri la sua fonte di divertimento preferita.

- In realtà Aerys mi ha chiesto di avvertirvi che la cena verrà servita in anticipo. –

Ricarys sgusciò via dalle lenzuola, volgendole le spalle e baciando rapidamente le labbra della Bastarda.

- Sembra che io debba rivestirmi – considerò, inarcando un sopracciglio in direzione della zia.

Shiera gli rivolse uno di quei suoi sorrisi da gatta. – È un peccato, ma non credo che gli altri lord apprezzerebbero la vista quanto me. –

Incerta su dove guardare, cercò di evitare di soffermarsi  troppo sulle spalle larghe o sulla schiena muscolosa e abbronzata di Ricarys.

- Sarà meglio che vada a prepararmi, rischio di fare tardi per il banchetto – annunciò, guadagnando l’uscita proprio nel momento in cui la zia prorompeva in una di quelle sue meravigliose risate e mormorava un rimprovero poco convinto all’indirizzo del giovane principe dorniano.

Chiuse la porta dietro di sé, portandosi una mano al volto e scoprendo di essere visibilmente arrossita.

E questo é nulla rispetto a ciò che si dice facciano a Dorne. Sopravvivere in quel regno sarebbe impossibile per me, finirei con il morire di vergogna dopo appena una mezz’ora.

- Flamaerys. –

Spiò tra le dita l’identità del suo interlocutore.

Sorrise quando trovò davanti a sé Valarr, ancora con indosso la cotta di maglia e il fazzoletto alla spalla.

- È successo qualcosa? –

Inarcò un sopracciglio, perplessa. – Perché me lo chiedi? –

Il Giovane Principe sorrise, indicando con un cenno del capo il suo volto, - Sei dello stesso colore dei pomodori maturi. –

Gli rivolse uno sguardo piccato.

- Che paragone incantevole. Magari sono semplicemente accaldata – replicò, calcando un po’ più del necessario sull’ultima parola fino a farla sembrare oltremodo ambigua.

Valarr parve interdetto, ma si riprese in fretta, avvicinandolesi e allungando una mano ad accarezzarla.  Flamaerys chiuse istintivamente gli occhi, rilassandosi sotto quel contatto piacevole.

– Confesso che mi piacerebbe avere l’occasione di vederti accaldata, ma non credo che un corridoio sia la scelta più adatta. –

Riaprì gli occhi, fingendo una divertita indignazione. – Vostra Grazia, non credevo che foste in grado di pronunciare frasi così sconvenienti. –

Gli occhi azzurri scintillarono malandrini. – Vorrà dire che non lo diremo a nessuno, mia signora. –

Annuì, voltandosi a sfiorare quella mano grande con le labbra e lasciandovi un delicato morso all’altezza del pollice. Il gesto fece fremere Valarr, che le cinse la vita sottile con entrambe le mani e la strinse a sé. Rimasero a fissarsi negli occhi per quelli che parvero minuti finchè il principe non si piegò leggermente verso di lei; i suoi gesti erano lenti e calcolati, come se avesse paura di vederla tirarsi indietro e scappare via. Quando le loro labbra stavano per sfiorarsi, fu Flamaerys a prendere l’iniziativa e annullare definitivamente quei pochi millimetri che li separavano. Si alzò in punta di piedi, gli passò le braccia attorno al collo e lo attirò a sé.

Era diverso dagli altri che aveva scambiato … era come tutte le giovani lady sognavano che fosse: dolce, appassionato … così terribilmente giusto.

Sembrava che baciare Valarr fosse la cosa più naturale che il suo corpo potesse fare.

Gli morse repentinamente il labbro inferiore, strappandogli un lieve ansito roco, poco prima che il contatto s’interrompesse.

- Divina misericordia – mormorò Valarr. Il fiato corto, un sorriso appagato sulle labbra sottili, e un’espressione che non gli aveva mai visto sul bel volto.

Stava per aggiungere qualcos’altro quando il rumore di qualcuno che correva verso di loro preannunciò di poco l’arrivo di Aegon. Il bambino portava i capelli biondo argentati più corti rispetto a quanto facessero i suoi fratelli e le iridi viola saettavano da una parte all’altra del corridoio come se fosse alla ricerca di qualcosa.

- Egg, stai cercando qualcosa? – gli chiese gentilmente Flamaerys, chinandosi quanto bastava per portarla alla stessa altezza del figlio più giovane di Maekar.

Il principino scosse risolutamente il capo. – Cercando? Assolutamente no, mia lady, stavo scappando da quelle due streghe. –

- Due streghe? –

- Sì, le mie sorelle. Rhae vuole farmi un incantesimo per convincermi a sposare lei invece di Daena. –

Valarr nascose con un lieve colpo di tosse una risata divertita. – Sei certo che ti vogliano fare un incantesimo, Egg? –

- Assolutamente sì, cugino. Le donne fanno sempre incantesimi agli uomini per convincerli a sposarle. –

Il tono deciso era quello di chi non vedeva altre motivazioni possibili al fatto che un uomo decidesse spontaneamente di passare il resto della propria vita incastrato in una relazione con una donna.

Flamaerys gli scompigliò i corti capelli argentati. Era incredibile come dai lombi di Maekar Targaryen fosse potuto nascere un giovane come quello.

- Potresti andare nelle tue stanze, Egg, e chiuderti lì finchè non avrà inizio il banchetto. –

Aegon parve soppesare per un po’ la sua proposta, poi annuì.

- Mi sembra un’ottima idea; ti ringrazio, lady Flame. – Poi, prima di correre via, si voltò nuovamente verso di loro: - Voi non mi avete visto, posso farci affidamento? –

Con una risata, assicurarono il loro silenzio.

- Allora, anche tu credi che le donne facciano incantesimi sugli uomini che desiderano? –

- Anche se così fosse non me ne lamenterei affatto – assicurò il principe, baciandola a fior di labbra.

Si separarono giusto in tempo.

La porta alle loro spalle venne aperta e lady Shiera apparve al braccio di Ricarys. Entrambi erano composti e profumati come se in quella stanza non fosse avvenuto nulla più che una gradevole conversazione tra parenti.

- Cugino, temi forse che Aerion possa provare a infilzarti durante il banchetto? Lo so che ha dei modi da selvaggio, ma un’uccisione nel bel mezzo di una cena credo che sia troppo anche per lui – ironizzò il dorniano.

- Fossi in te mi preoccuperei più dei corvi che dei draghi – ribattè per tutta risposta.

- Non ho mai creduto che le Zanne di un corvo possano fare molto contro gli Artigli di una tigre. –

Il divertito spirito dei due si sciolse in un abbraccio virile.

- È bello rivederti, cugino. –

- Lo é anche per me, ma la domanda resta valida: hai intenzione di banchettare in armatura? Perché ciò potrebbe voler dire che Aerion abbia finalmente imparato a sputare fuoco, del resto sono diciassette anni che si professa un drago e io comincio a essere deluso dal non averlo ancora visto spiccare il volo e andarsene lontano. –

La risata sorse spontanea e contagiò tutti i presenti.

- Aerion ha le sue fisime, ma l’armatura significa solo che sono terribilmente in ritardo. –

- Fisime é un modo molto garbato per affermare che é completamente fuori di testa. Dunque non ti tratteniamo oltre, cugino – concluse. Passò un braccio intorno all’abito di Shiera e riprese a camminare verso la sala dei banchetti.

La Grande Bastarda si voltò a rivolgere uno sguardo complice alla nipote, per poi proseguire come se nulla fosse.

Valarr ruppe il silenzio che era sceso tra loro. – Ti chiederei di aiutarmi a smontare l’armatura, ma credo che finiremo con il distrarci. –

Flamaerys fece tintinnare le unghie sulla cotta, mordendosi il labbro inferiore con aria fintamente innocente.

- Mi credi capace di distrarti? –

Un bacio rapido e imprevisto fu la replica, che la spinse ad addossarsi contro la parete e la rese prigioniera tra mattoni e metallo.

- Ti prego, va’ prima che decida che presenziare al banchetto non é poi così importante – la scongiurò, intervallando ogni parola con un lieve bacio.

Sorridendo in un misto di compiacimento e dolcezza, annuì. Lo baciò per l’ultima volta e si diresse verso l’ala che conduceva alle sue stanze.

Una volta rimasta sola lasciò che i sentimenti emergessero trasfigurandole il viso in un’espressione di felicità allo stato puro.

Per la prima volta sento di avere un posto da chiamare casa. Non lo é mai stato Essos né Approdo del Re fino ad oggi, luoghi in cui la mia esistenza era a malapena tollerata, ma finalmente sento che possa esistere un luogo adatto a me.

Si cambiò in fretta, indossando una veste di pallido oro bianco che ben si sposava con la sua carnagione chiara e creava l’illusione di trovarsi al cospetto di una creatura assolutamente pura ed eterea. Lasciò ricadere le onde scure lungo la schiena e dipinse le labbra di un bel rosso vermiglio.

La strada che separava le sue stanze dalla sala dei banchetti le parve insolitamente breve mentre percorreva i corridoio a passo svelto.

Voltando l’angolo finì con lo scontrarsi contro la sagoma asciutta di un cavaliere.

- Chiedo perdono, ser, non vi avevo visto. –

- Non é accaduto nulla di male, nipote. –

Gli occhi violacei saettarono verso l’alto incontrando l’unica iride rossastra sul volto dell’albino. Certa di essere impallidita, abbassò nuovamente il capo. – Lord Bloodraven. –

- Sono lieto di constatare di non essere l’unico in ritardo per il banchetto. Mi faresti l’onore, nipote, di permettermi di scortarti? –

Annuì appena, dipingendosi un sorriso tirato sulle labbra.

- L’onore é mio, milord. –

Non lo toccherei nemmeno con una lancia, ma non voglio dargli la soddisfazione di vedermi spaventata. Non lascerò che rovini quella che ha tutti i presupposti di divenire una bella serata.

Passò il braccio sotto quello dell’albino, sorprendendosi nel trovare una muscolatura sottile ma decisamente tonica.

Braccia da arciere.

- Sembri raggiante, mia cara nipote, c’è forse qualche motivo in particolare? –

- Non direi, milord, semplice buonumore. –

Avvertì l’intensità dell’unico occhio su di lei, ma si sforzò d’ignorarlo.

I suoi mille occhi più uno devono aver visto ciò che é accaduto e se, per un qualche fortuito caso, così non fosse non sarò certo io a rivelargli alcunché. Bloodraven é temuto perché ha fatto dei segreti le frecce del suo arco; che giochi pure con quelli della corte, ma non con i miei.

- Sono lieto che finalmente ci sia qualcosa in grado di rallegrare la tua permanenza a corte. –

Allarmata da quel commento, s’irrigidì come avrebbe fatto un animale selvatico pronto all’attacco.

- Non capisco a cosa ti riferisci. –

- Ma come, non hai forse detto di essere di buonumore? – chiese, un sorrisetto divertito sulle labbra, - Quale che sia la causa risiede sicuramente ad Approdo del Re. –

- Magari potrei essere di buon umore perché il torneo mi permette di incontrare persone che non risiedano a corte – rilanciò.

- Io non credo e sono certo che neppure tu lo pensi. Ma ora, nipote, accantoniamo questi discorsi. –

Davanti all’ingresso della sala dei banchetti, Flamaerys non potè fare altro che continuare a tenere serrate le labbra e interrompere quell’inquietante scambio di parole.

Abbandonò il braccio di Bloodraven e raggiunse lo scranno che le era stato riservato, tra Valarr e Matarys.

Il più giovane dei figli di Baelor sembrava particolarmente preso da una conversazione con Daenora, ma la principessa concedeva al cugino solo un lieve rimasuglio della sua attenzione ed era evidentemente concentrata nel cercare di carpire ciò di cui Ricarys discuteva con il primogenito di Maekar, Daeron.

Si accomodò con grazia, rivolgendo un’occhiata in direzione del re e del festeggiato.

- Le mie scuse per il ritardo, vostra grazia. –

Baelor le rivolse un sorriso affettuoso da dietro la coppa di vino che stava sorseggiando e mosse lievemente il capo a significare che il suo arrivo tardivo non fosse stato affatto interpretato come una mancanza di rispetto.

Ancora tesa per l’incontro di poco prima, sorseggiò una coppa di vino di Arbor e fece cenno al servitore più vicino di riempirgliela nuovamente.

Quasi sussultò quando avvertì la mano di Valarr posarsi sulla sua coscia, attirandone l’attenzione.

- Sembri preoccupata – le sussurrò.

- Ho incontrato Bloodraven e sai che effetto ha su di me quell’uomo – replicò per tutta risposta.

Si sforzò d’ignorare lo sguardo di rimprovero che per un attimo era passato nelle iridi cerulee del principe.

Diversamente dalla maggior parte dei membri della famiglia reale, Valarr apprezzava lo zio o, quantomeno, non sembrava temerlo.

- Ti ha detto qualcosa che ti ha spaventata? –

- Le sue solite frasi enigmatiche, nulla di davvero minaccioso. –

La carezza si spostò verso l’alto fino a sfiorarle i fianchi, nel punto in cui il merletto era tanto sottile da sembrare quasi un tutt’uno con la pelle. Rabbrividì e, nel momento in cui Valarr stava per allontanarsi, posò la mano sulla sua e la trattenne lì.

Rimasero così finchè Matarys non le diede leggermente di gomito.

- Mio padre ti ha fatto una domanda – mormorò.

Avvampando, sciolse la presa sulla mano di Valarr e abbozzò un’espressione mortificata.

- Le mie scuse, vostra grazia. Stavi dicendo? –

Il principe Maekar emise uno sbuffo infastidito, ma non commentò.

- Lord Kyran di Tyrosh ci ha gentilmente offerto la sua figlia maggiore come tua dama di compagnia. Desideravo sapere se era tua intenzione accettare l’offerta – ripetè con cortesia.

Lanciò un’occhiata in direzione di Lord Kyran. La carnagione era poco più scura degli abitanti di Dorne ed era avvolto in tessuti impreziositi e piuttosto colorati come tutti i tyroshi. La figlia, dedusse, doveva essere la giovane lady che sedeva compostamente al suo fianco e guardava verso di lei con espressione trepidante.

Dovevano essere all’incirca coetanee, ma la lady di Tyrosh aveva un volto espressivo che creava l’illusione che fosse molto più matura. Ed era bella, nel modo più esotico possibile, per essere una tyroshi.

- Sarà un onore avere l’occasione di avere una dama di compagnia illustre come lady … - tacque per dar modo a Lord Kyran di presentare sua figlia.

- Lady Kiera, mia signora. –

Annuì. – Come Lady Kiera di Tyrosh. –

La tyroshi si aprì in un sorriso che mise in mostra una dentatura candida e perfetta ed ebbe come valore aggiunto quello di farla sembrare più giovane.

- L’onore é mio, mia signora. –

Sorrise di rimando. Dopotutto quella giovane sembrava abbastanza estranea agli intrighi di corte per assicurarle la sua discrezione.

Quando però voltò lo sguardo verso re Daeron, che aveva appena annunciato l’inizio del pasto, finì con l’osservare Bloodraven.

Il maestro dei sussurri sorrideva come se tutto stesse rientrando perfettamente nei suoi piani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Avrei dovuto pubblicare un paio di giorni fa, ma cause di forza maggiore (leggasi come estrazione del dente del giudizio >.<) mi hanno costretta a rimandare la pubblicazione del capitolo. Comunque finalmente ce l’abbiamo fatta, quindi passo la parola a voi e alle vostre eventuali recensioni. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 

La pantera le si avvicinò con un balzo felino, afferrandole l’orlo della veste con un’inaspettata gentilezza e tirandola a sé come se volesse spingerla a seguirla, come se volesse mostrarle qualcosa. Annuì, allungando la mano verso il manto scuro, scoprendo che le sue dita affondavano in una densa coltre d’oscurità invece che in una morbida pelliccia. L’animale la trascinò fino alle lizze dove un drago nero, più piccolo rispetto a quanto le era sempre stato raccontato, veniva ferito da una miriade di lunghe spine affilate come rasoi. Il sangue fuoriusciva da quelle ferite copioso, riversandosi al suolo in stille rubino. E il drago si accasciava a terra, gli occhi brillanti come zaffiri celati dalle palpebre pesanti, e giaceva immobile come privo di vita.

 

Si svegliò di soprassalto, sedendosi sul bordo del letto con il respiro corto. Le onde scure erano appiccicate alla fronte da gocce di sudore freddo e il cuore le batteva tanto forte che per un attimo temette seriamente che fosse sul punto di uscirle dal petto. Quel sogno … no, quell’incubo, assomigliava tremendamente a quelli di cui spesso raccontava suo cugino Daeron. Non aveva mai preso sul serio il disagio che creavano nel ragazzo, reputando che non fosse altro che una comoda giustificazione per il suo esagerare nel bere, ma la sensazione di spiacevole ansia che le aveva lasciato addosso la portò a ricredersi all’istante.

I Targaryen fanno sogni come questi da secoli, ma io lo sono solo in parte, che valore profetico può mai avere?

C’era solo una persona in grado di dirle se quello che aveva fatto fosse davvero un sogno premonitore o se si trattasse di uno stupido incubo che la sua mente turbata da Bloodraven aveva prodotto.

Una sola persona e il mio istinto, che mi grida a chiare lettere ciò che sono troppo testarda per accettare: succederà qualcosa di tremendo durante la lizza di oggi, posso far finta di nulla e correre il rischio che accada l’irreparabile oppure espormi anche a costo di passare per una pazza visionaria.

Il piccolo drago nero dagli occhi di zaffiro poteva corrispondere a un solo membro della famiglia reale: Valarr. E lei non poteva correre il rischio che gli accadesse qualcosa.

Doveva vederlo, parlargli, convincerlo a ritirarsi dalla competizione se necessario.

Lo squillo della fanfara nella piazza sottostante le annunciò che aveva dormito più di quanto avrebbe dovuto e che i primi cavalieri della giornata di giostra stavano già cominciando ad accorrere in vista della ripresa della competizione.

Calciò via le lenzuola e, stringendosi uno scialle sulla veste da camera, uscì dalle sue stanze senza pensarci oltre. Percorse a passo svelto il lungo corridoio, arrivando a fare i gradini che la separavano dalla piazzola antistante di corsa.

Doveva arrivare al padiglione prima che la giostra avesse inizio, null’altro aveva importanza.

Registrò con inaspettata noncuranza gli sguardi allarmati di Ser Lennox e Ser Rodrick, fide ombre di Aerion, nel vederla in déshabillé e avrebbe continuato per la sua strada se davanti a lei non si fosse frapposta un’armatura perfettamente lucidata sul petto della quale sventolava maestosa l’insegna del drago rosso a tre teste.

Aerion l’afferrò per i polsi, gli occhi viola che sembravano impegnati a cercare una spiegazione a quell’apparente momentanea follia.

Se non fossi preoccupata oltre ogni dire troverei ridicolo che proprio lui, tra tutti, si prenda il lusso di giudicare qualcuno folle.

Provò a districarsi dalla sua presa, ma con scarsi risultati. Sebbene non particolarmente imponente dal punto di vista fisico, il principe era comunque un giovane cavaliere nel pieno del vigore.

- Toglimi le mani di dosso – sibilò, divincolandosi con maggior impeto. Forse, se fosse riuscita a coglierlo di sorpresa, avrebbe abbassato la guardia quanto bastava per permetterle di riprendere la sua corsa.

La presa sui suoi polsi sembrava puro acciaio di Valyria. – Aerion, ti ho detto di lasciarmi andare! – Battè i piccoli pugni contro la placca frontale. Un gesto inutile, stizzoso. – Devo raggiungere il padiglione di Valarr, é importante. –

Lo sguardo del principe si indurì mentre anche il più piccolo barlume di comprensione svaniva dai suoi occhi.

- Augurare buona fortuna a mio cugino é tanto importante da spingerti a uscire dalle tue stanze in … -, gesticolò in direzione della sottile veste bianca che le aderiva come una seconda pelle come se non riuscisse a trovare la parola giusta, - Così? –

- Tu non capisci … –

- Non credo ci sia molto da capire. –

- Ho fatto un sogno! –

Le labbra sottili di Aerion si piegarono nell’accenno di un piccolo sorriso di scherno. – Hai fatto un sogno? Sei molto dolce, Flamaerys, ma non credo che un sogno romantico abbia la priorità su una giostra. –

- Non era uno di quei sogni da stupide ragazzine, razza d’idiota – sbottò. Non badò neppure alla scintilla di furia che era lampeggiata negli occhi di Aerion all’udire le ultime parole. – Quello che intendevo é che ho fatto uno dei sogni che fa Daeron. Non era come tutti gli altri, era una visione. –

Il principe si accigliò, in un misto di sorpresa e incredulità. – I Targaryen fanno sogni di frequente … cosa hai visto? –

- Un giovane drago nero morente. –

Non andò oltre con i dettagli, per qualche strano motivo non voleva che Aerion fosse a conoscenza di ciò che passava nella sua testa.

- Sei sicura che fosse nero? – chiese, improvvisamente sollevato.

Annuì. – Perché altrimenti dovrei trovare Valarr? –

- Già, immagino che sia l’unico drago in grado di morire durante una stupida giostra – considerò sorridendo.

- Non é divertente, Aerion, e adesso togliti dai piedi! –

Lo spinse all’indietro con tutta la sua forza, cogliendolo di sorpresa e riuscendo a sbilanciarlo. Riprese la sua corsa verso il padiglione, raggiungendolo proprio mentre Valarr era sul punto di calarsi sul volto l’elmo splendente.

Il Giovane Principe rimase interdetto, il gesto compiuto solo per metà, prima di aprirsi in un bel sorriso. Poi notò gli occhi arrossati e l’espressione sconvolta della ragazza.

- Ti é successo qualcosa? Aerion ti ha dato di nuovo problemi? –

Scosse risolutamente il capo.

- Non devi prendere parte alla giostra. Valarr, ti prego, dammi retta. –

Valarr aggrottò le sopracciglia, dubbioso, per poi stringerla a sé. – Calmati, Flame, stai tremando. Perché ritieni che non debba partecipare? –

L’immagine del suo sogno si materializzò di nuovo davanti ai suoi occhi. Trattenne a fatica un singhiozzo sommesso.

- Se gareggerai morirai. L’ho visto in sogno … non era proprio un sogno, direi piuttosto una premonizione, come quelle che hanno tuo cugino e sua maestà. –

Sentì la presa di Valarr stringersi maggiormente su di lei mentre le accarezzava la schiena con lenti movimenti rassicuranti. – Non posso ritirarmi dalla giostra, farei la figura del codardo. –

Flamaerys aprì la bocca per ribattere, ma lui la precedette. – Credo al tuo sogno, ma un giorno diventerò re e non posso permettere che la paura mi impedisca di dimostrare il mio valore. Ti prometto che starò attento, ma non rinuncerò a giostrare, non darò un altro motivo ad Aerion per reputarsi migliore di me. –

Posò il volto sulla placca frontale, cingendogli il busto con le braccia. – Stai attento a Leo Lungaspina – mormorò.

- Lo farò. – Afferrò la cappa dalla sedia più vicina, depositandogliela sulle spalle. Era sufficientemente larga e lunga perché la coprisse interamente.  – Non che non apprezzi la vista, ma sei un po’ troppo … ehm, leggera. –

Poi allungò una mano a catturare una lacrima solitaria che le correva lungo la guancia alabastrina, le prese il volto tra le mani e la baciò con dolcezza.

- Vincerò questo torneo e sarai la mia regina d’amore e di bellezza. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Perdonate la lunga assenza e il capitolo scandalosamente corto, ma son stata impegnatissima con l’università e la maledetta sessione estiva >.< perciò sono riuscita solo ora ad aggiornare. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

 

 

 

Note autrice:

Premetto che vorrei sotterrarmi per essere giunta ad aggiornare questa storia solo a distanza di tre anni dall’ultimo capitolo, ma ero completamente entrata in blocco e spero di essermi finalmente sbloccata poiché ieri sera mentre riguardavo il mio profilo alla ricerca d’ispirazione l’ho riletta e sono stata sommersa dalla nostalgia. Ovviamente renderò grazie infinite a coloro che la seguiranno ancora e perderanno un po’ di tempo nel recensirla.

Ma ora basta ciance e vi lascio al capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

- Sembra che tu abbia dato spettacolo questa mattina. –

La voce di Ricarys la fece sussultare, ma quando riconobbe l’intonazione impreziosita dall’accento dorniano si rilassò.

Lo guardò di sottecchi, le gote leggermente colorite mentre realizzava che buona parte delle Cappe Bianche del castello e più di qualche cavaliere l’aveva vista precipitarsi nel padiglione di Valarr con indosso nulla più che la quasi impercettibile protezione della sua veste da notte.

- Avevo le mie buone ragioni. –

- Non lo metto in dubbio. Di solito non fai nulla che possa attirare troppo l’attenzione, specialmente se il Corvo è nei paraggi. –

Annuì, mordendosi il labbro inferiore.

Si era ripromessa di non dare modo al Corvo di Sangue di puntare il suo unico occhio rosso su di lei, ma a quanto pareva stava facendo tutto l’opposto di ciò che sarebbe stato considerato saggio e raccomandabile.

- Aerion ha blaterato qualcosa circa un sogno e un drago … ma lui parla sempre di draghi perciò non sono riuscito a capire se fosse un altro dei suoi deliri d’onnipotenza o qualcosa di concreto. –

- Questa volta sono io che ho sognato un drago. Il genere di sogni che fa Daeron e sua maestà … o almeno credo. –

Del resto lei non aveva mai avuto esperienza in materia.

- Mia madre sostiene che i Targaryen abbiano il dono della profezia nel loro sangue e che sia legato all’essere dei signori dei draghi. Tuttavia … -

Tuttavia i draghi sono scomparsi decenni fa e da allora anche il dono della profezia si è palesato con sempre minore ricorrenza. E che una discendente dai Blackfyre lo manifesti quando la maggior parte degli eredi Targaryen non può non fa presagire nulla di buono.

Ricarys aveva troppo tatto e le era oltremodo affezionato, perciò non l’avrebbe detto ma a lei era chiaro: se Brynden l’avesse scoperto avrebbe pensato che era una minaccia ancora peggiore di quello che fin dall’inizio aveva ritenuto.

- Chi altri lo sa oltre noi e Aerion? –

- Valarr e le Cappe di Aerion. –

- Le Cappe non parleranno, mio cugino è stato oltremodo convincente nel suo ordine e nel descrivere le conseguenze che un sussurro a riguardo farebbe abbattere su di loro. –

Questa volta fu sinceramente sorpresa.

Aerion si espone per mantenere un mio segreto? O forse è molto più probabile che lo faccia solo perché una cosa del genere potrebbe significare che la cagna Blackfyre è più importante di altri.

Ricarys parve leggerle nel pensiero.

- Lo so, è sembrato strano anche a me, ma sembra che sia in una giornata particolarmente buona. –

- Gli Dei sanno essere generosi nei momenti più inaspettati – si limitò a commentare.

O forse, molto più probabilmente, la mente di Aerion è già alle prese con una decina di macchinazioni diverse per rendere questo suo gesto vantaggioso in un futuro più o meno prossimo.

- La mischia sta per cominciare. –

Posò lo sguardo sulla lizza all’interno della quale i cavalieri che avevano conquistato il loro accesso si stavano rapidamente schierando. Il primo giorno di mischia almeno la metà sarebbe stata tagliata fuori.

Vide Aerion entrare in campo nella sua armatura scintillante. A pochi passi da lui seguiva Valarr e il nuovo giovane futuro lord di Lannisport. Steffon Fossoway, Leo Tyrell e Lyonel Baratheon concludevano la lunga fila di contendenti.

- Chi tra loro? –

- Lungaspina. –

- Non mi sembra che punti verso Valarr – considerò Ricarys, aggrottando la fronte quando vide il Leone Grigio raggiungerlo.

Lord Damon Lannister fece cozzare la punta della sua lancia contro l’armatura di Ser Leo in una muta sfida.

Un Lannister che sfida un Tyrell è una scelta quantomeno singolare; se Lord Damon avesse sfidato Lord Lyonel non ci sarebbe stato nulla di strano, ma quella particolare decisione aveva un che di sospetto.

Con la coda dell’occhio vide che Aerion aveva le labbra sottili increspate in un lieve sorriso soddisfatto.

Era pronta a scommettere qualsiasi cosa che avesse orchestrato la sfida per essere certo di poterla giostrare al suo meglio.

Come a volerle confermare le sue parole, infatti, non appena il campo venne lasciato libero per i due contendenti lo vide distanziarsi dalle sue Cappe e raggiungerla.

Il sorriso era ancora al suo posto e la stoicità con cui ignorò Ricarys e il suo sguardo guardingo aveva dell’incredibile.

- Come vedi, Flamaerys, il prezioso Giovane principe è salvo da qualsiasi pericolo tu possa mai aver visto nei tuoi sogni. –

Inarcò un sopracciglio, ignorando il tono strafottente, e si voltò verso di lui.

Aerion appariva l’incarnazione del Guerriero in quel momento, con l’armatura accuratamente sistemata e un fazzoletto delle Terre dei fiumi attaccato al braccio destro.

Era certa che il giorno precedente non fosse presente o l’avrebbe notato sull’armatura.

Socchiuse lo sguardo per metterlo meglio a fuoco.

Una Tully?

Molto probabile, visto che l’animale sembrava una trota.

- Rosamund Tully, la deliziosa figlia di Lord Medgar – chiarì.

Come se potesse importarmene minimamente.

- Buon per te, è un ottimo partito. –

- Non mi serve una moglie prestigiosa … sono io stesso l’ottimo partito – replicò, piccato.

È un Targaryen, certo, ma pur sempre il secondogenito di un uomo che non vedrà mai il trono nemmeno per sbaglio. Aerion ha tante speranze di essere considerato un partito rilevante quante ne ha quell’ubriacone di suo fratello Daeron.

- Ovviamente, cugino. Ora se volete scusarmi, sono allergico all’argomento matrimonio perciò se la nostra incantevole Flamaerys non ha nulla in contrario rivolgo le mie attenzioni altrove. –

- Certo. Potresti fare compagnia a Daenora? Sono certa che la gradirebbe visto che Aelora e Aelor si estraniano spesso quando sono in compagnia l’una dell’altro. –

Con una risata divertita, Ricarys annuì e si allontanò premurandosi però di ammonire il cugino con un’occhiata carica di sottintesi.

Gli aveva già assestato un pugno tempo prima, non avrebbe esitato a farlo una seconda volta.

Rimasti soli si sforzò d’ignorare lo sguardo bruciante di Aerion finchè non fu palese che fingere di non notarlo fosse una pura menzogna.

- Volevi dirmi qualcosa, Aerion? –

- Credo che il mio dirottamento di Lord Damon su Ser Lungaspina sia stato un gesto molto magnanimo nei confronti di mio cugino … ti trovo d’accordo su questo? –

Tentennò prima di annuire.

Ed ecco che Aerion mostra le sue vere intenzioni. Era troppo ingenuo anche solo ipotizzare che avesse fatto una buona azione per non ottenerne nulla in cambio.

- Suppongo di sì. –

- Quindi ne converrai che mi sono guadagnato una ricompensa. –

All’improvviso tutti i suoi sensi erano all’erta.

- E di che tipo di ricompensa stai parlando? –

- Immagino tu sia al corrente del ballo di questa sera. Ritengo sia doveroso per un principe Targaryen mostrarsi in compagnia di una dama che si distingua in quanto a bellezza. –

Il ballo, certo, lo stesso a cui avevo pensato dal momento stesso in cui io e Valarr c’eravamo avvicinati. Per un folle attimo ho fantasticato sulla possibilità di andarci con lui, ma dubito che una scelta del genere possa passare inosservata ai pettegolezzi né tantomeno approvata dalla corte.

- Immagino che la giovane lady Tully sarebbe lieta di accompagnarti. –

Aerion emise uno sbuffo.

- Lo sarebbe di certo, ma ho un’idea ben precisa sulla dama che mi accompagnerà e non è certo lei. Dopotutto mi sei debitrice dal momento che ho impedito al mio valente cugino di essere infilzato come un pollo allo spiedo. –

- Quindi vorresti che ti facessi da dama per il ballo? –

Ammiccò in quel modo che gli veniva perfettamente naturale, un misto di malizia e arroganza che su chiunque altro sarebbe parso quantomeno fuorviante.

- Vedi che oltre quel bell’aspetto hai anche un cervello funzionante? –

Ingoiò la rispostaccia che le era salita alle labbra.

La reazione di Aerion sarebbe di certo imprevedibile, ma dubito che resisterebbe all’idea di assestarmi un ceffone se osassi troppo.

- E così sia, verrò al ballo con te visto che a quanto pare è l’unico modo che ho per ripagarti per il tuo servigio. –

- In effetti qualcos’altro ci sarebbe – ammise, le iridi violacee che seguivano le curve del suo corpo.

- Che gli Estranei mi portino alla dannazione se … -

- Sì, certo, risparmiati tutti quegli improperi … sulle labbra di una lady rispettabile non stanno bene. –

- Fortuna che, come prontamente mi ricordi, io sia una Blackfyre. –

Parve interdetto, ma poi sorrise sghembo.

Fu un sorriso autentico, seppur non meno imprevedibile degli altri, - Come ti ho già detto anche io non sono un cavaliere rispettabile … abbiamo senz’altro molto in comune. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Come vi avevo anticipato qui sopra ho deciso di riprendere in mano la storia e al contempo ho trovato l’ispirazione anche per i prestavolto dei personaggi principali della storia.

Katie McGrath é Flamaerys Rivers


 

Bradley James é Aerion Targaryen


 

Ben Barnes é Valarr Targaryen


 

 

Preparerò certamente anche degli aesthetic nei prossimi giorni visto che è una cosa che mi diverte moltissimo.

A presto.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt


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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

 

 

 

Quando fece ritorno alle sue stanze trovò lady Kiera di Tyrosh intenta ad attenderla con un sorriso solare.

- Ti vedo di buon’umore, Kiera. –

La tyroshi annuì, aiutandola a togliersi di dosso l’abito che aveva indossato e cominciando a preparare tutto l’occorrente per il bagno. Dopo una giornata passata a pochi passi dalle lizze, tra sangue e sudore, era quello che occorreva prima di dedicarsi nuovamente alla vita di corte e ai loro illustri ospiti.

- Non avevo mai assistito a un torneo prima d’ora, mia signora, lo trovo tremendamente eccitante. –

- Ti ho già detto, Kiera, che non è necessario che ti rivolgi a me in modo formale quando siamo sole. Non sono una lady più di quanto mio padre non sia un lord. –

Kiera annuì, abbassando il capo con un sorriso di scuse.

- Certo, mia … Flamaerys. Se non oso troppo, hai un’espressione preoccupata da quando hai varcato la soglia delle tue stanze. –

Sospirò, afferrando il calice sul tavolo e riempiendoselo di vino di Arbor.

Lo trangugiò con una velocità che avrebbe retto bene il paragone con quella di Daeron il Beone.

- In effetti lo sono -, ammise, - dal momento che dovrò presenziare al ballo di questa sera al fianco di Aerion. –

- Il principe Brightflame? –

Annuì.

Quello è il modo in cui ama essere chiamato, ma ci sono altri soprannomi per i Sette Regni che sono molto più calzanti. Aerion il Mostruoso, il Principe che pensa di essere un drago. Ce ne sono a bizzeffe e tutti implicano ciò che Maekar si ostina a non voler vedere: Aerion non sarà mai all’altezza dei suoi cugini.

- Già, ha reclamato la mia compagnia poco dopo lo scontro tra Lord Damon e Ser Lungaspina. –

Le iridi scure di Kiera scintillavano curiose.

Dopotutto la vita ad Approdo del Re doveva sembrarle tremendamente affascinante, lei che veniva da una delle Città Libere e che non aveva alcuna dimestichezza con le corti e i loro intrighi.

- E il suo invito non è stato di tuo gradimento? –

Invito. Se fosse stato un invito avrei potuto rifiutarlo senza temere alcuna conseguenza. Aerion l’ha chiamato ricompensa, ma sappiamo entrambi che non è nulla più che una costrizione. Non avrei mai scelto lui come cavaliere neppure se fosse stato l’ultimo uomo nei Sette Regni.

- Il rapporto tra me e il principe è … complicato - misurò le parole non sapendo ancora quanto potesse effettivamente fidarsi di Kiera e della sua lealtà.

Sembrava una brava ragazza, semplice e sincera, ma quell’improvvisa necessità che aveva spinto a farla arrivare a corte come sua dama di compagnia l’aveva disorientata ed era pronta a scommettere che ci fosse la mano del Corvo di sangue dietro.

Quanti occhi ha Lord Bloodraven? Mille più uno.

- Se il principe Aerion ti ha invitata è evidente che hai catturato il suo interesse. Non che possa biasimarlo, la tua bellezza è probabilmente seconda solo a Lady Shiera. –

Abbozzò un sorriso, grata per il complimento.

Qualsiasi altra donna si sarebbe probabilmente sentita offesa nel sapere di venire dopo un’altra, ma non chiunque avesse avuto modo di vedere anche solo una volta la lady sua zia.

Stellamarina era la perfezione incarnata, un traguardo irraggiungibile per qualsiasi altra donna dai Sette Regni alle Città Libere arrivando persino ad Asshai delle Ombre.

- Ti ringrazio molto, Kiera, ma temo di non corrispondere i sentimenti del principe. D’altro canto questo suo invito porta con sé un piacevole risvolto. –

- E quale sarebbe? –

- Farà infuriare suo padre, il principe Maekar. –

Mi domando come reagirà quando scoprirà che proprio il suo figlio prediletto, colui in cui hai riposto ogni aspettativa e speranza, ha deciso di farsi accompagnare da una Blackfyre. Incapricciarsi di una traditrice è un conto, ma esibirla in pubblico è ben altro.

Kiera tentennò un istante prima di ridacchiare a sua volta.

A quanto pareva anche lei non era una grande estimatrice di quell’uomo.

Le loro risa vennero interrotte da un discreto bussare alla porta delle sue stanze.

- Avanti. –

Le Cappe Bianche fecero da avanguardia alla comparsa del Giovane Principe.

Valarr rivolse un cenno di saluto all’indirizzo di lady Kiera e poi posò lo sguardo su di lei.

- Mia signora, credi che sia possibile conferire con te in privato per qualche istante? –

Soppesò il semplice abito che indossava e la vasca ancora in attesa della sua immersione.

- Certamente, vostra grazia, i preparativi per il ballo attenderanno. Lady Kiera, ti dispiace … -

La tyroshi annuì, uscendo in fretta dalle stanze insieme alle Cappe.

Rimasti soli vide che il luccichio scontento non aveva abbandonato gli occhi di Valarr.

Che Aerion lo abbia informato? Immagino che se così fosse si sarà premurato di farlo apparire come un evento molto più spontaneo di quanto in realtà non sia.

Il silenzio si protraeva, così decise di essere lei a romperlo una volta per tutte.

- Cosa c’è che non va, Valarr? –

 - Ho parlato con Aerion poco fa. Sembra che a dispetto di ogni aspettativa più conclamata andrà al ballo con una dama diversa da lady Tully. –

Dunque lo sa, proprio come sospettavo, e non ne è minimamente contento. Figurarsi se Aerion poteva risparmiarsi di andare da lui a gongolare. Ah ma per i Sette, questa volta non conterrò la mia furia … Aerion farà bene a rammentare che anche nei Blackfyre scorre il sangue del drago.

- Non avremmo comunque potuto andarci insieme -, gli fece notare, - e sono abbastanza sicura che tu stesso non andrai al ballo da solo. –

Sta arrossendo vistosamente, devo avere indovinato. Mi domando chi sia la dama che ha deciso di accompagnare al ballo.

- Lord Damon è ancora furioso per la morte del suo erede, anche se lo nasconde bene, perciò Lord Bloodraven ritiene che sia saggio riservare qualche attenzione in più alla sua famiglia; pertanto sarà mio compito scortare Lady Caecelia. –

- Ovviamente … Lady Caecelia ne sarà entusiasta immagino. Sono decenni che i Lannister sognano di piazzare uno dei loro all’interno della famiglia reale. –

- Stai deviando il discorso dalla questione principale -, la interruppe con decisione, - Sono venuto qui per avere la conferma delle parole di Aerion. Andrai davvero al ballo con lui o il mio insopportabile cugino sta semplicemente cercando di farmi perdere la calma in vista del momento in cui ci sfideremo all’interno della lizza? –

Prese un sospiro profondo e annuì.

- Aerion ha detto la verità, ma immagino abbia sorvolato sulle dinamiche che hanno portato all’accettazione del suo invito. –

Valarr corrugò la fronte, un po’ della rabbia momentaneamente allontanata dalla sorpresa.

- Cosa intendi? –

- Sai benissimo che mai avrei accettato l’invito di tuo cugino, ma l’ha richiesto come ricompensa per l’aver allontanato Lungaspina da te e averlo spinto a scontrarsi con il Leone Grigio. –

Vide il suo volto illuminarsi per la comprensione.

- Lo hai fatto per la tua visione? Hai accettato di andare al ballo con lui solo perché mi ha indirettamente salvato impedendo alla tua visione di compiersi? –

- Per quale altra ragione avrei mai potuto farlo? –

Fece appena in tempo a terminare la domanda che le labbra si Valarr si avventarono sulle sue.

La baciò con impeto, tenendola stretta a sé per secondi che parvero interminabili.

Se morissi ora lo farei felice come mai potrei essere al fianco di qualsiasi altro uomo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

 

 

 

 

Quando Kiera fece ritorno nella sua stanza per aiutarla a portare a termine i preparativi in vista del ballo non le sfuggì il modo in cui la osservava.

Dubitava che le labbra arrossate e turgide potessero essere giustificate in qualche modo se non con una lunga serie di baci appassionati, pertanto tacque e cercò d’ignorare la curiosità della sua dama di compagnia.

Doveva sforzarsi di credere che non fosse una spia del Corvo … per il suo bene e per quello di Valarr.

- Quale abito desideri indossare, mia signora? –

Esitò per un momento prima di effettuare la sua scelta.

Non voleva che Aerion scambiasse la sua scelta di vestiario con l’intenzione di compiacerlo, ma al contempo era ben determinata a spiccare tra le altre giovani lady. Del resto non dubitava che Lady Caecelia si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione d’impressionare il principe e la corte.

E i Lannister sanno decisamente come attirare l’attenzione con quei loro capelli dorati e gli abiti sfarzosi.

- L’abito rosso e oro. –

Le era stato donato da suo cugino Ricarys in occasione del suo diciassettesimo compleanno. Era piuttosto semplice nel suo taglio, ma la seta era color dei rubini e proveniva da Volantis mentre gli intarsi alla vita richiamavano i draghi dei Targaryen ed erano stati realizzati in filo d’oro.

Quando Ricarys le aveva fatto dono dell’abito aveva scherzato su come la corte avrebbe reagito vedendo una Blackfyre indossare quei colori.

Suppongo che questa sera lo scopriremo.

- Un’ottima scelta mia signora -, sentenziò Kiera non appena ebbe finito di aiutarla a indossare l’abito e ad acconciare i capelli, - Il principe non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso. –

Il suo sorriso lascia intuire che abbia capito come stanno le cose, ma è fin troppo discreta per insinuare qualcosa e si mantiene sul vago. Non credevo che nelle Città Libere insegnassero a essere tanto riservati, ma questa sua dote torna tremendamente utile in questa circostanza.

Le rivolse un sorriso grato e lusingato.

- Speriamo che sia così. –

- Ne sono certa, siete un incanto. –

Studiò il riflesso che lo specchio le rimandava e non potè fare a meno di sorridere nuovamente. Solitamente non era una donna vanesia, ma non poteva negare che Ricarys avesse un gusto squisito in fatto di abbigliamento femminile … supponeva che le donne che affollavano il suo letto ne fossero tremendamente grate.

Depositò una coroncina di rubini sulla sommità delle morbide onde corvine acconciate in una morbida crocchia a scoprirle il candido collo da cigno e si alzò rassettando l’abito proprio quando mancavano ormai pochi minuti all’inizio del ballo.

Uscì dalle sue stanze con Kiera al suo fianco e insieme camminarono lungo il corridoio. Quando incrociarono i primi cavalieri che avanzavano verso il salone dei banchetti notò con una punta di soddisfazione che i loro sguardi si soffermavano su di loro molto più di quanto l’etichetta considerasse socialmente accettabile.

Kiera le si avvicinò a sussurrare: - Ti mangiano tutti con gli occhi, mia signora. –

Annuì impercettibilmente, sorridendo graziosamente, finchè non furono in procinto di varcare l’ingresso del salone.

Fu allora che il panico la prese.

E se il fatto che indosso questi colori venisse considerato come alto tradimento? Se il Corvo usasse il pretesto per additarmi come sobillatrice? Se finissi solo con il coprirmi di ridicolo o, peggio ancora, per essere scambiata per una discinta poco di buono?

Ogni dubbio fu spazzato via quando Kiera le accarezzò distrattamente un braccio nudo, spingendola con una muta esortazione a palesarsi ai presenti.

Prese coraggio e si fece avanti a testa alta, ignorando gli sguardi e i sussurri che accompagnarono la sua avanzata.

Mio padre sarebbe fiero della stoicità con cui affronto le voci e gli sguardi dei lord e delle loro nobili figlie e consorti. Certo non approverebbe il motivo che mi spinge ad agire né il contesto, ma del contegno non avrebbe a ridire.

Fu quando ebbe raggiunto metà del salone che si rese conto del fatto che i nobili lord e le loro lady non erano gli unici a fissarla a bocca aperta.

Valarr, che teneva cavallerescamente al braccio lady Caecilia, sembrava avere qualche difficoltà a staccare lo sguardo da lei.

Ricarys incrociò il suo sguardo e sorrise compiaciuto, accennando un segno di decisa approvazione, le iridi color dell’ambra che luccicavano come se si stesse godendo lo spettacolo e non ci fosse nulla di più divertente a suo parere che la situazione che gli si palesava davanti.

Del resto viveva a Lancia del Sole pertanto Flamaerys dubitava seriamente che potesse esistere in quel mondo qualcosa in grado di sconvolgere o turbare suo cugino.

Lady Shiera era intenta a sorseggiare un calice di vino d’Arbor e non appena incrociò le sue iridi sollevò il calice come brindando a lei.

Le sorrise e l’affetto per la donna zampillò oltre ogni livello.

Infine lo sguardo le cadde suo malgrado su Aerion.

Il principe Brightflame era circondato da un drappello di cavalieri appartenenti alla sua cerchia ristretta, dal cugino Aelor e dal fratello Daeron … e sembrava aver perduto improvvisamente l’uso della parola.

Lo vide articolare qualcosa con le labbra, un commento rivolto ai suoi commilitoni, che sembrava suonare molto come “Divina misericordia” mentre gli occhi blu violacei si sgranavano increduli e ammaliati.

Battè una mano sulla spalla di Ser Steffon Fossoway, il più vicino dei suoi interlocutori, allontanandosi poi dal gruppo e puntando dritto verso di lei.

Congedò Kiera degnandola a malapena di un brusco cenno del capo e prese il posto della sua dama di compagnia, tendendole cavallerescamente il braccio davanti agli sguardi incuriositi dei presenti e a quello furioso del principe Maekar: - Mia signora. –

Esitò prima di accettarlo, stringendo delicatamente il braccio e avvertendo la consistenza solida dei muscoli persino sopra l’abito intarsiato e fastoso che indossava.

Aerion era fisicamente più possente di Valarr e aveva una perfezione nei tratti che superava quella del cugino, ma stargli vicino non le suscitava minimamente le medesime sensazioni.

- Approvo in pieno la scelta dell’abito, anche se confesso di esserne sorpreso. Non mi aspettavo tanto quando hai accettato di ripagare il mio servigio. –

- Non ne dubitavo minimamente -, replicò, - immagino che sia per i colori. –

Vesto i colori e le effigi del drago, potrei sembrare quasi una principessa di sangue, non c’è dubbio che Aerion approvi.

- Per i colori e per ciò che contiene. Questa sera sei quanto mai succulenta. –

Lo dice quasi volesse divorarmi e forse è davvero così, ma finchè siamo in pubblico Aerion non oserà spingersi più in là di quanto un qualsiasi cavaliere onorevole farebbe.

- Tuo padre non sembra approvare né la mia scelta di vestiario né tantomeno la tua scelta di dama – osservò, accettando il calice che uno dei servitori le porse.

- Mio padre acconsente sempre a ciò che voglio alla fine. –

Il suo prediletto, il suo orgoglio. Aerion sa conversare educatamente, sa persino essere carismatico e affascinante quando vuole, è abile nelle arti guerriere e nei passatempi sociali … e nelle arti amatorie a sentire i pettegolezzi.

Scacciò quell’ultima considerazione dalla mente.

Non era proprio il caso di impelagarsi in pensieri ostici quando doveva riversare tutte le sue energie nel concludere quella serata senza danni collaterali.

- E cosa potrebbe mai volere il principe Brightflame che già non abbia? –

- In questo momento dimostrare a Valarr che posso prendermi ciò che vuole … danziamo. –

L’improvvisa durezza del suo invito la informò che il Giovane Principe era abbastanza vicino a loro per notare il modo in cui Aerion la cinse dopo averla condotta sulla pista da ballo.

La teneva stretta a sé come se fosse una sua proprietà.

Se il profumo di Valarr era esotico e vagamente dolce, caloroso e accogliente come i suoi sorrisi, quello di Aerion era aspro e pungente, duro come i suoi tratti e le occhiate che lanciava quando era furioso.

Sono i poli opposti, fuoco e ghiaccio, e io ci sono finita in mezzo senza nemmeno sapere come.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Come promesso eccomi di ritorno con qualche aesthetic sui personaggi della storia. Al momento ho lavorato su questi, ma a breve ne creerò certamente altri.

Ah per gli interessati: trovate la storia anche su Wattpad insieme alle mie storie originali e il mio profilo è “FiammaErinGaunt”.

A presto bella gente.

XO XO,

Fiamma

 

 

 

Flamaerys “La lady del drago nero” Blackfyre


 

Valarr “Il Giovane Principe” Targaryen


 

Aerion “Brightflame” Targaryen


 

Ricarys “La Tigre di Dorne” Martell

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

 

 

 

 

Quando aprì gli occhi quella mattina impiegò qualche istante a rendersi conto che doveva essersi alzata molto prima di quanto fosse previsto dal momento che la luce che filtrava dalle pesanti tende in broccato era lieve e preannunciava la recentissima comparsa dell’alba.

Mancavano ancora più di un’ora prima che Kiera facesse la sua comparsa per aiutarla a prepararsi e per accompagnarla alle lizze in vista del proseguio del torneo.

Perciò scese dal letto a baldacchino e strinse a sé la veste da camera, avvicinandosi alla finestra per spiare ciò che accadeva al di fuori.

Doveva esserci appena stato il cambio della Guardia cittadina, perché alcuni soldati stavano facendo ritorno al castello e nel piazzale della Guardia provenivano i rumori di coloro che cominciavano a prepararsi per i duelli del giorno.

Una chioma color dell’oro misto a un pizzico d’argento attirò la sua attenzione.

Era nell’angolo più a destra del piazzale d’armi, intento a menare fendenti precisi e letali con la sua spada lunga contro un invisibile e non meglio precisato avversario.

Aerion era terribilmente mattutino quel giorno, la qual cosa non poteva di certo significare nulla di positivo.

Se era così desideroso di fare bella figura allora il suo avversario non poteva essere che Valarr.

Del resto quello era l’ultimo giorno di torneo, mai avrebbe rischiato di vedersi sottrarre l’opportunità di battere e umiliare il cugino davanti a un così ampio numero di lord provenienti da ogni angolo dei Sette Regni.

Flamaerys lo osservò ancora per qualche manciata di minuti, studiando la precisione dei suoi movimenti.

Aerion sembrava venuto al mondo per stroncare vite.

Quando Kiera fece capolino all’interno delle sue stanze la trovò ancora lì, a fissare il vuoto, persa nelle sue considerazioni.

- Mia signora ti senti bene? –

Annuì distrattamente.

Valarr aveva poche speranze di battere Aerion, ma sebbene le armi del torneo fossero spuntate e poco letali la morte dell’erede del Leone Grigio aveva provato egregiamente che anche una lancia spuntata poteva mietere vittime.

E in mano ad Aerion praticamente qualsiasi cosa poteva essere mortale.

- Devo vedere il principe Valarr – sentenziò, oltrepassando la tyroshi e uscendo risoluta dalle stanze.

Ser Alessarion e Ser Gwyn le furono immediatamente dietro come due pallide ombre bianche.

- Posso chiedere, milady, dove siamo diretti a un’ora così antelucana? –

- Puoi chiederlo, Ser Alessarion … siamo diretti agli appartamenti del principe Valarr. –

Se le Cappe trovarono qualcosa di strano nelle sue parole non lo diedero a vedere e si limitarono ad anticiparla per bussare alla porta in quercia degli appartamenti del Giovane Principe annunciando la sua presenza.

Quando le fu accordato il permesso di entrare la visione che le si parò davanti aveva un che di tenero.

Valarr doveva essersi svegliato poco prima, aveva ancora gli occhi azzurri assonnati e i capelli corvini scompigliati.

- Flamaerys è successo qualcosa … forse Aerion? –

Scosse il capo.

- No, a me non è successo nulla, ma tuo cugino c’entra comunque. –

Con un cenno del capo Valarr fece dileguare le Cappe e la invitò a sedersi su una delle sedie attorno al tavolo da studio.

- Cosa c’entra Aerion? –

- L’ho visto allenarsi poco dopo che il sole aveva cominciato a sorgere e credo che si stesse preparando a sfidarti. –

Valarr annuì, passando una mano tra le ciocche scure e poi sugli occhi.

In quel momento le sembrò tremendamente giovane e inesperto. Ed in effetti era così. Nessuno dei cavalieri avrebbe mai osato rappresentare volontariamente una seria minaccia per lui, perciò non aveva mai avuto bisogno di difendersi sul serio.

Aerion d’altro canto era sì di sangue nobile ma talmente odioso da spingere qualche giovane e avventato cavaliere a dimenticarsene quanto bastava a tentare di dargli una lezione, perciò sapeva bene come si combatteva nella realtà.

- Sapevo che mi avrebbe sfidato prima che il torneo fosse giunto al termine -, replicò, - sono pronto a quest’eventualità. –

- E se non si limitasse a batterti? –

Se provasse, e gli Dei non vogliano riuscisse, a ucciderti? Non ho il coraggio di chiederlo, ma a giudicare dall’occhiata che mi ha rivolto ha capito dove volessi andare a parare. A corte molti sottovalutano la furia di Aerion, voglio solo essere certa che tu non faccia lo stesso, amore mio.

- Aerion mi odia, ma non arriverebbe a tanto … non durante un torneo e sotto gli occhi di tutti perlomeno. –

Anche lui sa che non è escluso che ci provi in situazioni diverse, magari quando provare la sua responsabilità sarà impossibile o quasi.

- Giurami comunque che starai attento -, pretese, - Giuramelo sugli Dei antichi e nuovi, Valarr. –

Le prese la mano, fissandola seriamente mentre la portava alla bocca e la baciava.

- Starò attento, lo giuro sugli Dei antichi e nuovi. –

- Se ti accadesse qualcosa ne morirei – sussurrò, talmente piano che per un attimo credette di non averlo detto davvero ma quando Valarr l’abbracciò seppe che così era.

Si rilassò nella sua stretta, posando il capo sulla sua spalla, e si lasciò cullare finchè non riuscì a rasserenarsi almeno un po’.

- Ti arrenderai se necessario? –

Valarr tentennò.

Era combattuto tra la voglia di salvaguardare se stesso rispettando così la sua promessa e quella di difendere il suo onore.

Alla fine annuì rigidamente.

- Sì se fosse assolutamente necessario. –

Si alzò sulle punte, poggiando le mani sulle sue spalle per bilanciarsi meglio, e lo baciò delicatamente.

Quando Valarr provò ad approfondire il contatto si ritrasse leggermente, facendolo mugugnare in tono di protesta.

- Solo un altro bacio, mia signora. –

- Non essere avido, non vorrai che il Corvo venga a sapere che sono nelle tue stanze quando gli abitanti del castello ancora dormono. –

- Non temo il Corvo di sangue. –

Posò una mano sul petto asciutto di Valarr. – Vorrei poter dire lo stesso, ma so che provocare la sua furia non è saggio. –

Questo parve convincere Valarr a desistere dal reclamare l’ennesimo bacio.

La lasciò andare con un sorriso lieve.

- Ti vedrò nella tribuna d’onore? –

- Certo, sarò lì a tifare per te mio campione. –

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

 

 

 

 

Lo sferzare dei colpi delle spade da torneo che s’infrangevano contro le armature dei duellanti assaliva le lizze, rendendo praticamente impossibile conversare al di sopra di tutto quel frastuono. Tuttavia c’era da dire che Daenora era sufficientemente testarda da proseguire imperterrita, alzando la voce ben più di quanto si addicesse a una signora e tantomeno a una principessa del sangue del drago.

In quel momento in particolare stava tifando energicamente per Ser Lyonel, che aveva sfidato Aerion e che menava fendenti con rapidità e precisione.

- Credi sul serio che sia saggio tifare tanto vivacemente contro nostro cugino? – domandò Aelora, osservandosi attorno quasi pensasse che qualcuno dei commilitoni di Aerion fosse in ascolto pronto a riferire le loro parole.

- Non ho paura di lui – asserì la sorella per tutta risposta, le iridi violacee che luccicavano fiere tra la coltre di capelli scuri.

- E Valarr certamente vincerà il torneo perciò nessun timore di vederlo incoronato come campione – aggiunse Matarys.

Flamaerys avrebbe voluto avere la loro medesima convinzione, ma al di là dell’affetto che la legava al Giovane Principe doveva riconoscere che suo cugino era un guerriero molto più esperto e aveva dalla sua anche il vantaggio della stazza e di una muscolatura maggiormente sviluppata.

E quando Aerion disarmò Ser Lyonel mandandolo a gambe all’aria nella polvere della lizza, tra la sorpresa e le acclamazioni generali, sembrò che anche Daenora e Matarys l’avessero compreso.

Sollevando la gorgiera dell’elmo a mostrare il volto dai tratti perfetti e la chioma argentea, Aerion puntò dritto verso il padiglione di Valarr.

Il Giovane Principe smise di bere dal calice che teneva in mano e lo porse al suo scudiero, alzandosi e avvicinandosi al suo scudo. C’era una certa rigidità nel modo in cui vi stava ritto accanto e Flamaerys suppose che fosse il suo modo di tradire la tensione.

Quando la lancia di Aerion s’infranse contro il drago smaltato impresso sul suo scudo una scintilla passò nelle iridi blu violacee.

Una prima piccola resa dei conti.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

I due principi si giravano attorno come avrebbero fatto due lupi decisi a studiarsi per instaurare una superiorità gerarchica e comprendere chi si sarebbe sottomesso all’altro tra il silenzio generale dei presenti.

Dopotutto non capitava tutti i giorni di veder scontare due principi di sangue.

Maekar e Baelor si scambiarono un’occhiata, probabilmente ripensando a quando anni addietro avevano compiuto la stessa azione dei loro figli seppur con decisamente meno astio e rivalità.

Il primo a lanciarsi all’attacco fu Aerion, spingendo Valarr ad arretrare di alcuni metri sotto la carica furiosa e la tempesta di colpi che s’infrangeva contro di lui.

Schivò all’ultimo momento un fendente particolarmente pericoloso indirizzato verso l’elmo, roteando l’arma e colpendo Aerion al fianco.

Il colpo doveva essersi avvertito persino con cotta e armatura, perché lo incassò piegandosi leggermente e dando modo a Valarr di passare a sua volta all’offensiva.

Tra colpi andati a segno, scambi di lame e parate infrante sugli scudi l’uno dell’altro il combattimento si preannunciava come il più avvincente dell’intero torneo.

Valarr potrebbe anche riuscire a vincere se sfruttasse al meglio la sua velocità.

Eppure quasi il destino avesse deciso di prendersi gioco di lei, il colpo di Aerion penetrò la guardia del cugino prima ancora che questi potesse anche solo pensare di schivarlo. L’impatto fece ricadere Valarr a terra e lo costrinse a perdere la presa sull’elsa dell’arma.

La punta della spada guizzò sotto la gorgiera dell’elmo, lì dove la pelle del collo era più sottile e il colpo vibrato con un’arma affilata sarebbe stato letale.

Aerion tolse l’elmo, ridendo e dichiarando a gran voce: - Oserei dire che sei morto, cugino. –

Re Daeron si alzò in piedi battendo le mani, mettendo fine una volta per tutte al combattimento.

- Avete duellato bene, nipoti miei, ma uno solo può essere il campione. Aerion, avvicinati. –

Sorridendo fiero, obbedì e mentre la corona dorata del campione gli veniva deposta sul capo alzò in mento nella sua direzione inarcando un sopracciglio.

Incredibilmente tronfio e vanesio, dopo questa vittoria sarà impossibile sopportarlo.

- In qualità di campione spetta a te incoronare la regina d’amore e di bellezza –, aggiunse consegnandogli la corona fiorita, - scegli bene. –

Rose rosse come il sangue, praticamente perfette, dello stesso colore dello stemma dei Targaryen.

Aerion la prese, soppesandola per un brevissimo istante prima di voltare le spalle allo zio e di girarsi verso di lei. Si sporse contro la balconata in legno, deponendole la corona sull’abito argenteo.

Flamaerys stava ancora cercando di realizzare quanto appena avvenuto, sommersa com’era dallo squittio deliziato di Aelora e il vociare sorpreso dei nobili lord e delle loro lady, dalle iridi viola di Maekar strette per la contrarietà e dalla curiosità sul volto di Baelor.

Daenora le diede di gomito, riportandola alla realtà.

- Mettila prima che tutti comincino a vociferare più di quanto già non facciano. –

Obbedì, deponendola sulle sue ciocche corvine accuratamente acconciate, scatenando un applauso educato tra gli astanti.

Una Blackfyre eletta a regina d’amore e di bellezza da un principe di sangue Targaryen. Gli Dei devono avere proprio un distorto senso dell’umorismo.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Maekar era furioso.

Anzi probabilmente dire fuori dalla grazia degli Dei era una definizione più calzante, lo si capiva da come si aggirava per il padiglione di Aerion e sbraitava contro suo figlio.

Aerion dal canto suo manteneva al suo posto quel sorriso cortese e al contempo beffardo, come se non fosse minimamente toccato dalla furia paterna.

Dopotutto se Maekar decidesse di far punire qualcuno per ciò che è appena accaduto punterebbe il dito contro di me e non certo contro il suo figlio prediletto. Come se avessi chiesto io tutto questo, ma ai suoi occhi è più facile credere che sia l’intrigante cagna Blackfyre a ordire contro la stabilità della famiglia regnante piuttosto che pensare davvero che sia Aerion ad aver dato inizio a tutto questo.

- Aerion mi stai ascoltando? –

Nel voltarsi verso di lui Aerion colpì distrattamente il calice di vino d’Arbor ormai dimenticato da tempo sul tavolino. – Che cosa, padre? –

Maekar sbottò, scrollando il capo a metà tra l’incredulo e il furioso.

- Per tutti gli Dei, che diavolo ti prende! –

- Niente, padre, scusami. –

- Scusarti dici … hai una vaga idea di cosa abbia dato adito il tuo gesto lì fuori? –

- Una piccola storia d’amore giovanile non ha mai fatto male a nessuno -, intervenne Baelor sorridendo benevolo, - Non vedo perché tu debba scaldarti così tanto, mio adorato fratello. Aerion non è promesso ad alcuna fanciulla al momento, non ci sono lady ferite che potrebbero esigere di veder ripagato il loro onore, e lo stesso vale per Flamaerys. –

Storia d’amore? Per gli Dei, è questo quello che è apparso a tutti i presenti?

- Ha dato spettacolo. Cosa penseranno di un principe Targaryen e la figlia di un traditore? –

Sicuramente nulla di peggio di quanto già non pensino di Aerion. La sua popolarità non è mai stata ai massimi livelli.

Baelor e Daeron fecero per replicare, ma fu Aerion ad aprire bocca e intromettersi. Aveva recuperato la coppa versata e l’aveva riempita nuovamente, sorseggiandola con disinvoltura.

- E il medesimo discorso è stato fatto anche al mio adorato cugino? –

Flamaerys trasalì.

Aveva una voglia matta di prenderlo a pugni per quell’insinuazione neanche poco velata, ma farlo avrebbe confermato le sue illazioni.

Se fingo di non sapere di cosa stia parlando almeno Valarr uscirà pulito e non verrà investito dalla tempesta che sento arrivare.

- Valarr sposerà lady Kiera di Tyrosh, l’accordo è già stato raggiunto, non vedo come la cosa possa riguardarlo – replicò Re Daeron impassibile, mentre Baelor annuiva lentamente a quelle parole.

Il colpo al cuore fu tremendo.

Valarr e Kiera … insieme.

Un matrimonio politico, certo, dopotutto il padre di Kiera era un uomo importante a Tyrosh e collegare i Sette Regni alle Città Libere era un progetto ambizioso a cui molti avevano aspirato in passato.

Ed ecco spiegato l’improvviso arrivo di Kiera … mi domando solo se lei e Valarr lo sappiano.

E se lo sanno allora me l’hanno volutamente taciuto.

Scosse il capo.

No, non sono delle persone così infide e meschine, è altamente probabile che anche loro ignorino il destino che li attende.

Il sorriso sulle labbra di Aerion prese una piega del tutto inaspettata, quasi fosse un bambino a cui veniva annunciato che avrebbe ricevuto un inaspettato regalo a lungo desiderato.

Maekar comunque sembrava poco propenso a terminare la discussione, perché riprese la parola.

- Resta comunque il fatto che … -

- Padre -, lo interruppe il figlio, - non sarebbe più saggio se ne parlassimo in privato? Flamaerys è a disagio. –

 A disagio. Il cavalleresco Aerion … per gli Dei se ha la faccia tosta, questo gli va perlomeno riconosciuto.

- Non c’è motivo di mettere i ragazzi in imbarazzo -, convenne Daeron, - Io e Baelor torneremo al castello … nipote cara, ti unisci a noi? –

Annuì, accettando il braccio che lo zio le porgeva.

L’unica cosa che voleva in quel momento era rinchiudersi nelle sue stanze e non uscirvi mai più.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

 

 

 

 

Il frastuono che proveniva fuori dalle sue stanze riecheggiava in modo chiaro persino durante l’ora di punta poco prima del pranzo, quando tutti i cavalieri avevano lasciato le lizze e si erano radunati nella sala principale per consumare il pasto, spingendola a cercare di attutire il tutto nascondendo il capo sotto ai guanciali.

Erano passati tre giorni dalla fine del torneo e i lord e le lady accorsi per l’evento avevano lentamente lasciato il castello finchè non ne erano rimasti che un’esigua manciata. E lei aveva fatto di tutto per evitare pressoché qualsiasi individuo da quando aveva appreso della futura unione tra Valarr e Kiera adducendo come pretesto un malessere che la costringeva a letto.

Ma in quel momento, a giudicare dalla replica delle Cappe che stazionavano fuori dalle sue stanze, c’era qualcuno di molto determinato a entrare.

Quando la porta venne spalancata, lasciando indietro le rimostranze delle Cappe, si rassegnò a sgusciare fuori dalla protezione dei guanciali per scoprire chi fosse l’intruso.

Ciocche castano scuro leggermente scompigliate e abiti del colore del sole, un vago sentore esotico e l’andatura sinuosa di un predatore a caccia.

Non ebbe bisogno d’intravedere le iridi ambrate per sapere chi fosse.

- Dunque sei ancora viva, cominciavo a temere che le Cappe stessero sorvegliando una lady che si era lasciata morire d’inedia. –

Ignorò il sarcasmo nella voce e si fece di lato per permettergli di sedere sul bordo del letto.

- Sono ancora in veste da notte. –

- Temo che tu debba essere molto più svestita di così per scandalizzarmi, cugina. –

Il cipiglio malizioso di Ricarys la costrinse a sorridere divertita dalla sua impudenza.

- Come mai sei qui? –

- Ti ho lasciata crogiolare nell’umiliazione dei pettegolezzi per fin troppo tempo. So che lo zio Maekar non è affatto contento dell’infatuazione di Aerion e che ne parlano a ogni angolo dei Sette Regni, ma non è una buona scusa per chiuderti qui e fingere di non esistere. Non si dimenticheranno di te solo perché non ti vedono. –

- Non è per quello che sono chiusa nelle stanze, non m’importa di Aerion. –

- Credo che a nessuno, tranne se stesso e suo padre, importi qualcosa di lui perciò questa non è una novità sconvolgente. Qual è quindi il motivo che ti ha spinto a recluderti come un’aspirante Sorella del silenzio? –

- Valarr è promesso. –

Vide il cipiglio di Ricarys farsi più evidente mentre aggrottava la fronte con sincero stupore.

- Lady Caecelia? –

- No, lady Kiera di Tyrosh. –

- Questo è … oserei dire quantomeno inaspettato. Come lo hai saputo? –

- La cosa è trapelata mentre Maekar parlava con me e Aerion. –

- Dubito seriamente che loro ne sappiano alcunché. Valarr era davvero preoccupato in questi giorni; ho creduto che fosse sul punto di fare irruzione nelle tue stanze. –

- Un po’ come hai fatto tu intendi? –

Rise, addolcendo l’atmosfera con la sua risata calda e avvolgente.

- Esattamente come ho fatto io, ma il nostro caro cugino è troppo valente e rigoroso per fare un gesto così avventato. –

Flamaerys sospirò, lasciandosi andare nella stretta di Ricarys.

- Non so come affrontare tutto questo. –

La strinse a sé, baciandole la guancia e la fronte con affetto.

Era un po’ come la sorella che mai aveva avuto, lo percepiva nel modo che aveva di trattarla, e cercava di proteggerla a modo suo.

- Troveremo una soluzione. Ma adesso mettiti qualcosa di carino e renditi presentabile, è ora che tu esca dallo stato di malata immaginaria e torni ad affrontare un pranzo reale. –

Emise un gemito, guardandolo con aria supplichevole.

Incontrare Valarr è la cosa che più mi preoccupa. Come farò ad affrontarlo?

- Devo proprio? –

- Certo. Sei una Blackfyre, siete duri da relegare nell’ombra. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Sedette al suo posto in modo rigido, sforzandosi di concentrarsi su quello che le riempiva il piatto e non sull’espressione preoccupata e interrogativa che Valarr continuava a rivolgerle.

Non mi sta affatto facilitando il compito d’ignorarlo. Né lo facilita il fatto che Aerion sembri trovare tremendamente divertente la nostra presunta storia d’amore e non faccia altro che sfruttare il pretesto per starmi accanto.

- Dell’altro vino, mia signora? –

Alzò lo sguardo sul servitore, rivolgendogli un’occhiata grata per essere giunto a salvarla da quel silenzio forzato in cui si era chiusa.

- Volentieri, grazie. –

Aerion sfruttò l’occasione per posarle una mano sul braccio, in una lenta carezza studiata mentre le iridi violacee andavano da lei a Valarr, atteggiando il volto a un’espressione totalmente presa.

- Ti senti meglio, mia cara? –

- Abbastanza bene da presenziare alla cena -, replicò lentamente, - ma non so se sia del tutto guarita. –

- Le tue stanze sono sufficientemente riscaldate? –

Come se non sapessi dove voglia andare a parare.

Pestò il piede del cugino, trattenendo un sorriso quando lo vide stringere gli occhi pur di non tradire la minima sofferenza.

- Posso ritenermi soddisfatta, mio caro, ma ti sono grata per la solerzia a cui ti porta il tuo affetto nei miei confronti. –

- Lieto che tale solerzia sia notata e apprezzata. –

Malgrado tutto dovette trattenere l’accenno di un sorriso divertito. Aerion parve intuirlo dal modo in cui tremarono le sue labbra, perché sorrise sghembo visibilmente compiaciuto.

Il tossicchiare discreto del Corvo di sangue interruppe il loro scambio, costringendo tutti i presenti a volgersi verso di lui.

- Credo che sia giunto il momento di fare un annuncio, non trovi vostra maestà? –

Re Daeron annuì, alzandosi in piedi e puntando le iridi viola su Valarr e Kiera.

- Lord Brynden ha ragione -, convenne, - è giunto il momento di annunciare il fidanzamento al quale abbiamo lavorato alacremente nelle ultime settimane, quello del principe Valarr e di Lady Kiera di Tyrosh. –

Il giovane principe Daeron, il Beone come l’aveva soprannominato una parte del popolino, quasi rischiò di strozzarsi con il vino che stava sorseggiando. Il suo sguardo andò dal nonno a Kiera, con la fronte tanto corrugata da lasciar intendere perfettamente quanto fosse incredulo per la notizia appena giunta.

- Vivissime congratulazioni, amato cugino – sentenziò Aerion, rompendo il silenzio sconcertato della tavolata, - Brindo a te e alla tua giovane futura sposa. –

Uno dopo l’altro i presenti al tavolo alzarono a loro volta i calici, unendosi al brindisi, mentre a Flamaerys non sfuggiva lo sguardo desolato con cui Kiera l’osservava.

Dunque come sospettavo neppure loro erano a conoscenza della cosa. Se non altro non vi è stato un tradimento da parte loro, una seppur magra consolazione.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Mia signora ... –

La voce di Valarr la raggiunse mentre percorreva il corridoio alla volta delle sue stanze, decisa a lasciarsi alle spalle quella serata il prima possibile.

Fece finta di non averlo sentito e continuò ad avanzare, ma quando la chiamò nuovamente e questa volta da più vicino non potè continuare a fingere di non averlo sentito.

- Flamaerys, t’imploro, aspetta. –

Arrestò la sua avanzata, voltandosi verso di lui.

Valarr l’osservava con le iridi blu sgranate, la fronte corrugata per la preoccupazione, e appariva più in là con gli anni di quanto non fosse mai sembrato.

Uno specchio di come potrebbe diventare di qui a qualche anno.

- Di cosa desideri parlare, vostra grazia? –

Formale, composta, come se tra noi non ci fosse mai stato altro che educate conversazioni. È doloroso, ma per come si profilano le cose non vi è altra soluzione.

- Ti prego di credermi quando ti dico che né io né lady Kiera eravamo a conoscenza di quello che stavano organizzando. –

- Ti credo … e se non c’è altro gradirei raggiungere le mie stanze. –

Valarr la prese per la mano, trattenendola e impedendole di voltargli le spalle.

- Ti supplico, resta solo per un momento. –

- Solo un momento, principe Valarr, perciò fanne buon uso – cedette.

Lo vide sussultare davanti a quella formalità.

Probabilmente ne è ferito, ma al momento ho i miei di sentimenti con cui fare i conti pertanto non posso preoccuparmi anche dei suoi.

- Ho parlato con Kiera, nutre dei sentimenti per un altro dei miei cugini, non ha alcuna pretesa nei miei confronti … -

Ed ecco spiegato lo sgomento di suo cugino Daeron. Cosa possa vedere Kiera in lui mi è del tutto estraneo, ma suppongo che i sentimenti sappiano essere imperscrutabili talvolta.

- Ciò non cambia le cose, sarete comunque sposati di qui a un mese, e io non desidero attirare più voci di quelle che attiri già normalmente. –

Non sarò la concubina del Giovane Principe, mi basta essere la figlia di un traditore.

Non lo disse in modo diretto, ma il messaggio arrivò dritto e chiaro a Valarr perché il Giovane Principe chinò il capo come se si vergognasse anche solo di aver proposto quella particolare situazione.

- Non intendevo … non so come affrontare la cosa – ammise, strusciando nervosamente la suola dello stivale contro il pavimento in freddo marmo.

- Credo non ci sia altra scelta se non quella di fingere che nulla sia mai accaduto tra di noi. Non c’è futuro per un erede al trono e la figlia di un traditore. –

Districò la mano dalla sua presa senza trovare opposizione di sorta e gli voltò le spalle sforzandosi d’ignorare il dolore impresso sul volto del Giovane Principe.

Allungò il passo ed entrò nelle sue stanze, chiudendosi la porta alle spalle e serrandola bene.

Poi si lasciò scivolare a terra, nascondendo il volto contro le gambe.

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

 

 

 

 

Quando la porta delle sue stanze venne spalancata di nuovo sussultò e per un folle istante credette davvero che fosse Valarr che, messi da parte ogni timore o remora, correva da lei per rincuorarla e assicurarle che prima o poi avrebbero trovato un modo per far funzionare le cose tra loro e magari anche la storia tra Daeron e Kiera. Eppure avrebbe dovuto sapere che Valarr non l’avrebbe mai fatto.

Non poteva prometterle nulla, non aveva una soluzione, e qualsiasi cosa avessero finito con il fare avrebbe solo peggiorato una situazione che si profilava già a dir poco disastrosa. Non era previsto un lieto fine per loro.

E lo sapevo. Non volevo ammetterlo nemmeno con me stessa, ma lo sapevo. Non sarebbe mai potuta durare tra di noi, ma mi sono goduta comunque ogni minimo attimo rubato alle regole della vita di corte. Non tornerei indietro per nulla al mondo.

Eppure quando le sue iridi incontrarono quelle violacee di Aerion non potè fare a meno di mostrarsi decisamente sorpresa.

Scacciò le lacrime rifiutandosi di farne sgorgare altre di fronte a lui e asciugò con rabbia quelle che le rigavano già il volto alabastrino.

- Non dovresti farti annunciare prima di irrompere qui dentro come se nulla fosse? –

- Mi rimproveri con le lacrime agli occhi? Non molto credibile se proprio vuoi saperlo, mia signora. –

Si guardò attorno con curiosità, esaminando ogni centimetro della sua stanza, soffermandosi sui drappeggi del suo letto a baldacchino.

Ne accarezzò la stoffa e sorrise appena.

- Bel colore. –

- Sì, è un bel colore. Sei qui per discutere di amenità Aerion? –

- Al contrario, volevo solo essere certo che la mia signora stesse bene e non si struggesse per il mio valoroso cugino che sta per sposarsi – la rimbeccò, lasciandosi cadere sul bordo del letto e osservandola con un’espressione strana sul viso.

Era un curioso misto di asprezza, ironia pungente, gelida furia e apprensione.

Aerion è imprevedibile, certe volte credo che nemmeno lui sappia che emozioni sta provando e tantomeno come rapportarsi ad esse.

Rimase in silenzio, ben determinata a non dargli alcun tipo di soddisfazione. Non voleva che si prendesse gioco di lei, che si beasse della sua impossibilità nel condividere il resto della vita con Valarr.

Non voleva vederlo contento del suo dolore.

- Non mi piace essere ignorato, Flamaerys. –

La voce era leziosa, quasi con un’intonazione cantilenante, mentre la prendeva per mano e la costringeva ad alzarsi da terra e a raggiungerlo sul letto.

Le afferrò il mento, spingendola ad alzare il capo quanto bastava per fissarla dritta negli occhi.

- Guardami. –

- Ti sto guardando – mormorò.

Le accarezzò la guancia, asciugando l’ultima lacrima che ancora vagava in corrispondenza dello zigomo, portando poi il dito alle labbra e assaporandola lentamente.

- Non sopporto l’idea di vederti piangere per lui -, ammise d’un tratto con rabbia repressa a stento, - è una cosa che mi fa diventare pazzo. –

Non è certo colpa mia se lo sei davvero.

- Non lo faccio certo per fare un dispetto a te – rilanciò, aggrottando la fronte corrucciata.

- Ne sono consapevole, ma mi domando se … -

- Se? –

Non rispose alla sua domanda e si limitò ad attirarla a sé, stringendola con sorprendente delicatezza mentre la cingeva con le braccia possenti e l’avvolgeva in modo accogliente ma al contempo irremovibile.

Impiegò qualche istante a realizzare che Aerion stava cercando di confortarla a modo suo.

Allargò le braccia, ricambiando la stretta, e si rilassò contro di lui arrivando persino ad adagiare il mento nell’incavo tra il collo e la spalla.

Un odore pungente, virile, ben diverso da quello di Valarr le inondò le narici.

Se il Giovane Principe era dolce e caldo come le giornate nelle Isole dell’Estate allora Aerion era freddo e pungente come l’inverno oltre la Barriera.

Eppure stargli vicino per una volta nella vita non è sgradevole, mi sento quasi a mio agio.

Avvertì Aerion voltarsi leggermente verso di lei, sfiorandole prima la guancia e poi l’angolo delle labbra con le sue.

Fu un gesto lieve, appena accennato, che venne interrotto dall’arrivo di Ricarys.

- Flame, ho buone notizie … le mie scuse per l’interruzione, non avevo idea avessi già visite. –

Si separarono lentamente sotto lo sguardo sorpreso del principe dorniano.

- A quanto pare le tue stanze vengono prese d’assalto un po’ da chiunque questa sera. –

- Ricarys ha il vizio di non annunciarsi mai. –

- Tipico dei dorniani, sempre inopportuni – annuì Aerion, tenendole ancora una mano saldamente sulla vita.

Sembra quasi che voglia confermare la veridicità di quello che Ricarys ha visto. Mi chiedo cosa pensi esattamente che significhi questo piccolo e breve avvicinamento che c’è stato tra di noi.

- Se avessi saputo di dover affrontare un drago avrei preso una spada prima di precipitarmi dentro. –

Aerion fece per aprire bocca e replicare quando Flamaerys si frappose alla contesa verbale tra i due.

- Hai detto di avere delle buone notizie, di che si tratta? –

- Domani partiremo per Dorne e Maekar, così come Daeron e Baelor, hanno deciso che se lo desideri potrai unirti a noi per un breve periodo. Verrà anche Daenora –, aggiunse sorridendo smagliante, - so che i Giardini dell’acqua ti mancano molto e in questo periodo sono spettacolari. –

E la zia Daenerys è sempre gentile con me. A Dorne non importa a nessuno che io sia una Blackfyre. E poi sarò lontana da Valarr, non ci sarà modo di incontrarlo per diversi mesi, e potrò finalmente avere un po’ di tempo per pensare.

- Verrò con immenso piacere, ti ringrazio per aver perorato la mia causa con i nostri zii. –

Ignorò il mugugno di Aerion, degnandolo appena di uno sguardo, prima di alzarsi in piedi e abbracciare Ricarys.

- Quanto starete via? –

- Fino al torneo in onore dello zio Baelor. –

- Tre mesi quindi –, considerò Aerion con serietà, - suppongo che sia un lasso di tempo sufficiente. –

Sufficiente per cosa non credo sia chiaro né a me né tantomeno a Ricarys, ma il fatto che una volta tanto Aerion si adegui a una delle mie decisioni è decisamente un netto miglioramento.

- Che poi è esattamente il lasso temporale che passeremo io e i miei fratelli a Roccia del Drago. –

Ecco dunque perché è così sereno. Meglio sapermi a Dorne che ad Approdo del Re vicino a Valarr quando lui si trova lontano.

Le depositò un bacio sulla guancia, avvicinandosi a Ricarys e facendogli cenno di uscire insieme a lui.

- Immagino che la nostra incantevole Flamaerys debba sistemare le sue cose per il viaggio che l’attende. Togliamo il disturbo, dormi bene mia signora – augurò, chiudendo la porta dietro di loro con decisione.

Sarebbe stata una notte lunga, ma quantomeno il mattino seguente avrebbe fatto rotta per Dorne e non sarebbe stata costretta ad assistere al matrimonio tra Valarr e Kiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Buonasera!

Spero che questo ultimo capitolo della prima parte della trilogia vi sia piaciuto. Ci sentiamo molto presto con il prossimo volume della trilogia, che sarà ambientato nel corso degli eventi de “Il cavaliere dei Sette Regni”.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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