Black flame - The begin di Fiamma Erin Gaunt (/viewuser.php?uid=96354)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Flamaerys
passeggiava lungo il parco degli
Dei, inspirando l’odore dei fiori che a malapena copriva
l’olezzo stantio della
capitale. Suo padre le aveva sempre detto che Approdo del Re era un
ricettacolo
di pusillanimi che agivano nell’ombra e si prostravano a
questo o quel nobile
signore nella speranza di ottenere maggior potere e prestigio sociale;
in
nessun angolo della città si era al sicuro dalle spie e
dagli informatori dei
potenti della corte. Men che mai ora che Lord Bloodraven aveva tessuto
una rete
d’informatori d’inestimabile efficacia.
“Quanti
occhi ha Bloodraven? Mille più uno” recitava un
detto popolare. Tuttavia suo padre aveva provveduto, sedici anni prima,
a
privarlo di uno dei suoi veri occhi.
L’orbita svuotata, insieme alla singolare voglia rossa,
contribuivano a rendere
il Grande Bastardo albino decisamente inquietante ai suoi occhi.
Per
il
suo aspetto e perché se fosse per lui sarei già
morta … o peggio.
Shiera
Stella Marina, d’altro canto, non sembrava
condividere affatto le sue remore dal momento che da anni condivideva
il suo
talamo. Come la lady, leggendaria in tutti i Sette Regni per la sua
bellezza,
potesse trarre piacere dalla sua compagnia rimaneva per lei un gran
mistero.
Eppure
anni
prima aveva scelto Brynden e non Aegor, come molti si aspettavano.
Corvo di
sangue invece di Acreacciaio. Una scelta incomprensibile.
Un
bambino calvo, dall’aspetto gracile e l’indubbia
provenienza
dal Fondo delle Pulci, le rivolse un’occhiata distratta e
sgattaiolò via come
se avesse gli Inferi alle calcagna. Uno dei mille occhi di Brynden, che
non
perdeva mai occasione per osservare i suoi movimenti.
Quasi
si aspettasse di vedermi ordire una congiura di palazzo, armare un
esercito e
marciare per insediare sul trono un Blackfyre.
La
sua presenza ad Approdo del Re era stata un’abile mossa
diplomatica con cui il Primo Cavaliere di Re Daeron II
nonché prossimo erede al
trono, il principe Baelor “Lancia Spezzata”, aveva
evitato la sua prematura
esecuzione. Perché uccidere una lady che non aveva alcuna
colpa se non quella
di esser frutto dei lombi di Acreacciaio?
Le
principesse Aelora e Daenora avrebbero avuto bisogno di
una lady loro coetanea con cui passare il tempo e lei era di sangue
sufficientemente nobile per ricoprire quella carica. Era in parte
Blackfyre,
certo, ma una giovane donna non aveva alcuna velleità per le
arti di guerra né per
gli intrighi reali. Daeron si era detto d’accordo,
visibilmente contrariato
dall’idea di giustiziare la sua giovane mezza nipote, e Corvo
di Sangue non
aveva potuto fare altro che asserire che l’avrebbe tenuta sotto stretta
sorveglianza.
Così
lei si era ritrovata prigioniera ad Approdo del Re.
Trattata con ogni riguardo, certo, ma ciò non toglieva il
fatto che non fosse
libera di poter lasciare la città se lo desiderava.
Una
prigione, anche se dorata, resta pur sempre tale.
Era
grata a Baelor, che con lei si era sempre comportato in
modo cortese, e le giovani principesse erano affezionate a lei come a
una
sorella. I figli del principe Maekar, d’altro canto, non le
avevano mai
prestato troppa attenzione. Non che trascorressero molto tempo ad
Approdo del
Re, rintanati com’erano a Sala dell’Estate.
Del
resto Daeron passa quasi l’intera giornata ubriaco, Aerion
é la riprova di
quanto possa essere totale la pazzia Targaryen quando si manifesta,
Aemon é barricato
nella Cittadella ed Aegon e le sue sorelle sono troppo giovani
perché io possa
trovare conforto dalla loro compagnia.
Valarr,
Aelor e Matarys passavano tempo interminabile nelle
lizze, ad addestrarsi per divenire i migliori cavalieri dei Sette
Regni. Talvolta
si univa a loro, desiderosa d’imparare tutto ciò
che c’era da sapere sull’arte
della spada, e una volta aveva persino provato a giostrare. Era finita
a terra,
battendo la schiena con un tonfo sordo, e per un attimo le era sembrato
di
vedere le stelle.
Aelor
e Matarys avevano riso, prendendola bonariamente in
giro, una volta che si erano accertati delle sue condizioni. Ma Valarr
no.
Il
Giovane principe, com’era stato soprannominato,
l’aveva
aiutata ad alzarsi e l’aveva osservata con apprensione
insistendo per scortarla
dal maestro e poi nelle sue stanze.
Il
cavalleresco Valarr. Una versione più giovane, alta e bella
del già di per sé attraente
Baelor.
-
Flame, sei di nuovo persa nei tuoi pensieri? –
La
voce di Aelora la riscosse dalle sue considerazioni.
-
Scusami, Ali. Di cosa stavi parlando? –
-
Certe volte sembri Daeron, immersa in un mondo tutto tuo –
considerò, sorridendo e scuotendo la testa, - Parlavo del
ballo in onore del
compleanno di mio zio. Pensi di andarci con qualcuno? –
Andarci
con qualcuno … come se i pretendenti per la figlia di un
traditore fossero
così numerosi.
-
In realtà non so neppure se ci andrò. –
Aelora
la guardò come se fosse impazzita. – Tu devi
esserci,
non puoi perderti l’evento dell’anno. –
Posso
e
lo farò, se la mia presenza non sarà
obbligatoriamente richiesta.
-
Sei emozionata per l’annuncio ufficiale del tuo
fidanzamento con Aelor? – cambiò discorso
rapidamente, certa che l’argomento
avrebbe allontanato almeno per un po’ la scelta di un suo
ipotetico cavaliere
per la serata.
Le
guance alabastrine di Aelora si tinsero di una delicata
sfumatura rosata che contribuiva a farla sembrare ancora più
dolce e innocente.
-
Lo sono, anche se Aelor non é neanche lontanamente bello
come Valarr o Aerion. –
Non
sarà bello come Aerion, ma di sicuro é
più sano di mente. E Valarr … perché
ogni
volta le nominavano il Giovane principe?
-
Aelor ti adora, ed é piacevole a guardarsi anche se non
possiede quella bellezza virile. –
Imberbe,
con il petto pallido ancora glabro, il gemello di
Aelora dimostrava a una prima occhiata meno dei suoi sedici anni. Ma
aveva un
animo semplice e gentile, combinazione rara a corte in quegli anni.
-
Forse potresti essere tu la dama di Aerion – propose
d’un
tratto.
Neanche
morta.
Aerion
le aveva già rivolto le sue attenzioni in passato e
il ricordo di queste era sufficiente a farla rabbrividire. Persino
Bloodraven
era incapace di farle provare quella sensazione d’angustiante
oppressione che
il figlio del principe Maekar suscitava in lei con una semplice
occhiata.
-
Non credo proprio che tra me e tuo cugino possa mai
nascere nulla. –
Nulla
a
cui io acconsenta spontaneamente, perlomeno.
-
Valarr, allora! – Battè le mani deliziata.
– Formereste una
bellissima coppia, non credi? –
Suo
padre ha sconfitto il mio durante la Ribellione dei Blackfyre. Nessuno
a corte
approverebbe mai una simile unione.
Sua
Grazia aveva concesso il perdono, certo, ma di qui ad
approvare un matrimonio tra un suo erede e la figlia
dell’uomo che aveva
scatenato Daemon e la Ribellione …
Un
matrimonio! Per i Sette Dei, cosa andava a pensare?
-
Ne riparleremo, Ali. Adesso scusami, ma ho proprio bisogno
di ritirarmi nelle mie stanze. –
La
lasciò così, nel bel mezzo del parco degli Dei,
certa che
sul volto della principessa fosse comparsa un’espressione di
assoluto stupore.
Per
una principessa Targaryen doveva sembrare assurda l’idea
di non preoccuparsi del proprio futuro matrimoniale. La
verità era che, nel suo
caso, sarebbe stata fortunata a ricevere almeno una proposta da qualche
giovane
lord.
Percorse
l’ingresso principale della Fortezza Rossa,
imbattendosi in un paio di Cappe Bianche dirette alle lizze.
Sorrise
appena all’indirizzo di Ser Alessarion Tarly della
Guardia del Re, che più di una volta aveva sorpreso
nell’atto di osservare le
curve che i suoi abiti in seta di Volantis mettevano in risalto invece
di
celarle come facevano gli abiti delle altre nobildonne di Approdo del
Re. Solo
Lady Shiera seguiva come lei la moda delle Città libere.
Il
cavaliere accennò un inchino, sorridendo di rimando, prima
di sparire dietro l’angolo insieme al suo confratello.
Proseguì
a passo leggero, trovandosi davanti proprio colui
che più di ogni altro aveva sperato di evitare.
Aerion
Brightflame Targaryen.
Alto,
bello come un dio greco, i capelli di quel singolare
argento condito da una punta d’oro che da secoli apparteneva
ai Targaryen.
Un
sorriso arrogante gli stirò le labbra sottili verso
l’alto.
-
Flamaerys Rivers. Dunque mio zio ti lascia il guinzaglio
fin troppo sciolto, proprio come pensava mio padre. –
Nessuno
la chiamava Rivers, malgrado quello fosse il suo
cognome. Era una sorta di cortesia formale quella di rivolgersi a lei
con il
semplice titolo di milady, o lady Flame se con il suo interlocutore
c’era un
rapporto particolarmente amichevole.
-
Aerion. –
-
Principe Aerion –, la corresse gelidamente, - al contrario
di te, io non discendo da un Bastardo. –
Chissà
quanto sembreresti regale con un mio pugno stampato sul volto.
Come
se avesse percepito i suoi pensieri, si accigliò e
mosse un paio di passi verso di lei fino a stringerla tra sé
e il muro in
fredda pietra.
-
Qualcuno dovrebbe insegnarti a mostrare il giusto … riguardo, verso un principe Targaryen.
–
Le
afferrò il mento, tenendolo stretto tra le dita sottili e
costringendola a guardarlo negli occhi mentre la osservava con un
interesse che
aveva del morboso.
-
Forse potrei essere io a insegnarti … sei sufficientemente
bella per essere in parte una cagna Blackfyre. –
Non
replicò, limitandosi a sostenere il suo sguardo cercando
di non fargli capire quanta paura avesse di lui. Lo conosceva quanto bastava per sapere
che l’incutere
paura in chi lo circondava era un afrodisiaco per il principe.
Le
labbra sottili del giovane uomo catturarono le sue con
impeto, insistendo finchè non riuscì a
convincerla a smettere di serrarle e a
concedergli l’accesso alla sua bocca. Fu allora che
affondò i denti con
decisione, stringendo il labbro del principe finchè il
sapore metallico del
sangue non la raggiunse.
Aerion
si tirò indietro con un gemito sofferente. – Razza
di
puttana! – Il sangue sgorgava copioso dal morso sul labbro,
imbrattandogli i
denti regolari e la pelle candida del mento.
Flamaerys
sgattaiolò via con l’agilità di un
gatto,
portandosi lontana dal raggio d’azione del principe. Corse
lungo il corridoio,
tenendosi le vesti tra le mani per evitare di inciampare. Aerion era
sufficientemente furioso da non lasciare spazio a dubbi su quello che
le
avrebbe fatto se fosse riuscito a mettere le mani su di lei.
-
Stupida puttana! Per questo non mi limiterò a fotterti
–
le gridò dietro.
Svoltò
l’angolo a corto di fiato, sufficientemente vicina
agli appartamenti delle principesse perché Aerion non osasse
attaccarla. Se
avesse gridato, le guardie l’avrebbero raggiunta in una
manciata di secondi.
Si
lasciò cadere a terra, la schiena contro il muro, e
cercò
di regolarizzare i battiti del suo cuore prendendo respiri sempre
più lenti e
cadenzati.
Il
rumore dei passi che si avvicinavano le mozzò nuovamente
il respiro. Allarmata, balzò in piedi pronta a combattere e
urlare a
squarciagola.
La
figura che si ritrovò davanti, tuttavia, era sì
quella di
un principe ma non di Aerion.
Valarr,
la cotta di maglia ancora indosso e le ciocche
argentate, che risaltavano tra quella chioma dello stesso colore delle
ali di
un corvo, appiccicate alla fronte a causa della polvere e del sudore
accumulati
durante gli allenamenti.
-
Sembra che tu abbia appena visto un fantasma. Magari
quello della Regina Rhaenyra? – ironizzò.
-
Magari avessi visto un fantasma, l’incontro sarebbe stato
certo più salutare. –
Valarr
si fece immediatamente serio.
-
Aerion? –
Proprio
lui, quel tuo cugino folle. L’unica persona tanto stolta da
attaccare la
protetta del Primo Cavaliere del Re.
-
Già. Ero appena rientrata dal parco degli Dei quando mi ha
sbattuta al muro. –
Gli
occhi azzurri lampeggiarono di rabbia. – Lui ha fatto
cosa?! – Poi abbassò lo sguardo, improvvisamente
incerto e imbarazzato. – Ti ha
… insomma, ti ha toccata?
–
Scosse
la testa. – Gli ho morso il labbro e sono riuscita a
scappare via. Sto bene. –
Valarr
però sembrava non averle dato ascolto perché
continuava
a tenere i pugni ben stretti e la mascella serrata mentre una delle
vene all’altezza
della tempia pulsava in modo pericoloso.
-
Ne parlerò con mio padre e zio Maekar. Finchè
rimangono alla
Fortezza, però, non dovrai più vagare per la
corte da sola. –
Questa
poi! Lei scappava all’aggressione di quel pazzo
furioso di Aerion e otteneva come punizione quella di essere ancora
più
segregata di quanto non fosse stata negli ultimi anni?
-
Quindi se Aerion si é incapricciato della “cagna
Blackfyre”
quella che viene punita sono io mentre lui può continuare a
girare per la corte
come se nulla fosse? – sbottò.
-
Ti ha chiamata lui in quel modo? –
La
voce solitamente pacata e galante di Valarr assunse una
sfumatura rabbiosa che raramente gli aveva sentito, ogni volta in
presenza di
Aerion.
-
Come se non sapessi che é ciò che pensate tutti
voi nobili
principi Targaryen – commentò aspramente.
-
Questo non é vero – protestò,
infervorandosi, - Io non ti
ho mai chiamata in quel modo … non potrei mai,
riferirmi a te così. Io … –
S’interruppe, serrando le labbra come a
impedire che qualcosa di compromettente vi scivolasse fuori.
– Ti prego, Flame,
non dargli occasione di provarci di nuovo. –
Era
dolce il modo in cui pronunciava il suo nome. Amorevole, forse
… oppure il
semplice sentimento fraterno che si instaurava tra giovani che avevano
condiviso larga parte della loro vita sotto lo stesso tetto.
-
Non gli permetterò di provarci di nuovo e se farmi
scortare é l’unica soluzione …
acconsento. –
-
Ser Gwyn e Ser Alessarion rimarranno a tua disposizione
finchè mio zio e i suoi figli non faranno ritorno a Sala
d’Estate. –
Come
chiamate dal nulla, le due Cappe Bianche si
materializzarono alle spalle del principe e s’inchinarono.
-
Ti ringrazio, principe Valarr. –
S’inchinò
a sua volta in modo formale, ligia all’etichetta
di corte. Chiamare i principi e le principesse per nome era una
concessione
riservata solo ai colloqui privati e solo a pochi intimi.
-
Spero di vederti domani alla giostra, lady Flamaerys. –
-
Forse ci sarò, vostra grazia. –
-
E mi farai dono del tuo fazzoletto, mia signora? –
I
campioni delle giostre erano soliti portare sull’armatura
il fazzoletto della dama della quale aspiravano i favori.
Ser
Mormont della Guardia Cittadina, in barba a ogni
riguardo per Lord Bloodraven, era solito giostrare con il fazzoletto di
seta
azzurra di Lys di Lady Shiera. Lord Lungaspina ne aveva uno dorato, che
si vociferava
fosse stato donato da sua cugina Lady Olivya. Il Principe Maekar
giostrava con
il fazzoletto viola di sua moglie, Dyanna Dayne, da quando i due erano
due
fanciulli appena promessi. Aelora stessa diceva di voler regalare il
suo, rosso
come il drago a tre teste della Casata, al gemello in occasione del suo
primo
torneo.
E
Valarr vuole il mio. Che sia un semplice gesto di cortesia o un
tentativo di
farmi dimenticare le parole di suo cugino poco importa. Lui vuole
giostrare in
mio nome.
-
Sarebbe un onore, vostra grazia. –
-
E un piacere … spero. –
Annuì,
sorridendo graziosamente.
Proprio
come quelle bamboline belle e completamente prive di cervello che mio
padre
disprezza tanto. Se fosse qui probabilmente si rifiuterebbe di
riconoscermi
come sangue del suo sangue. E magari lo facesse … tra un
marchio di bastarda e
uno di traditrice non c’è poi questa gran
differenza.
-
Ti aspetterò nel mio padiglione, mia signora. –
S’inchinò
rapidamente, gli occhi azzurri che luccicavano
allegri, per poi allontanarsi con andatura decisa.
-
Credo che sia tempo che mi ritiri nelle mie stanze –
annunciò, senza rivolgersi in particolare a nessuno dei due
cavalieri. Essere
scortata era una sensazione strana e credeva che non sarebbe mai
riuscita ad
abituarcisi.
I
passi pesanti di Ser Gwyn e Ser Alessarion echeggiavano
dietro di lei.
Giunti
davanti alla porta in noce, li guardò con un pizzico
d’esitazione.
Una
principessa non ringrazia le Cappe perché fanno il loro
dovere, ma io non lo
sono. Si aspettano forse che dica loro qualcosa?
-
Forse la mia signora desidera cenare nelle sue stanze? –
chiese Ser Gwyn, venendole inaspettatamente in aiuto.
-
Sì, mi piacerebbe. Potresti cercare un servitore, Ser?
–
Con
un lieve cenno d’assenso, Ser Reyne obbedì alla
richiesta.
-
Cena e dormi tranquilla, piccola lady, nessuno varcherà
questa porta senza il tuo permesso – le assicurò
Ser Alessarion.
Ogni
minima traccia di ammiccamento era scomparso per
lasciare spazio a un comportamento professionale e sicuro di
sé.
Ser
Gwyn annuì, tornando giusto in tempo per confermare le
sue parole.
Le
parole le uscirono di bocca prima ancora che potesse
anche solo pensare di impedirlo.
-
Vi ringrazio, miei cavalieri. –
L’espressione
sorpresa sui loro volti venne sostituita in
fretta da un sorriso ciascuno. Augurata loro la buonanotte, chiuse la
porta
alle sue spalle e la sprangò con cura.
Consumò
la cena con velocità, ritrovandosi sorprendentemente
affamata dopo i fatti di poco prima, e scivolò via dal suo
abito per rannicchiarsi
sotto le coltri del letto a baldacchino. Chiuse gli occhi, rasserenata
dalla
presenza delle Cappe, e scivolò presto in un sonno senza
sogni.
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’ennesima idea balzana che mi passa nella testa. Punto
primo perché adoro
i Grandi Bastardi e in generale tutti i Blackfyre; punto secondo
perché amo
Baelor e Valarr con tutto il cuore e non potevo non scrivere su di
loro; punto
terzo perché quando leggo qualcosa di Martin io finisco
inevitabilmente con l’innamorarmi
pazzamente di personaggi che muoiono entro la fine del volume. Insomma,
per
tutte queste ragioni, eccomi qui con un nuovo progetto. Spero che vi
piaccia e
che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
I
raggi del
sole che filtravano attraverso le pesanti tende in broccato rubino le
colpirono
il volto, costringendola a serrare bruscamente gli occhi prima di
rinunciare
definitivamente a ogni ulteriore minuto di riposo. Si
stiracchiò pigramente
come avrebbe fatto una gatta e ravviò distrattamente le
lunghe onde corvine. Il
vociare proveniente dal piazzale antistante la Fortezza Rossa le
annunciò che i
giovani principi erano già svegli da tempo e avevano
cominciato a passeggiare
urlando ordini agli scudieri che trasportavano i pezzi delle loro
armature e
l’equipaggiamento per giostrare.
-
Ti sembra che quel padiglione sia stato montato
in modo corretto? –
La
voce di Aerion la raggiunse fino alla torre,
tagliente come un rasoio ben affilato. Sbirciò da dietro i
drappeggi,
osservando lo scudiero del principe farsi piccolo piccolo sotto le urla
del suo
signore implorando perdono. Una spinta vigorosa di Aerion lo fece
rotolare
nella polvere, costringendolo a mollare la presa sulla placca frontale
dell’armatura
per cercare di attutire la caduta.
-
Se quella placca ha anche solo un graffio ti
ritroverai senza una mano. Del resto non ti servono a molto, visto che
non
riesci neppure ad adempiere a un compito semplice come questo, no?
–
Il
ragazzetto rabbrividì, profondendosi in una
nuova serie di scuse lacrimevoli.
-
Per i Sette Dei, chiudi quella stupida bocca e
mettiti al lavoro. –
Se
il buongiorno si vedeva dal mattino, l’umore
di Aerion sarebbe stato burrascoso e incostante come il vento prima di
una
tempesta per tutto il resto della giornata. Esattamente il tipo
d’umore che
l’avrebbe spinta a girargli il più a largo
possibile. Aguzzò la vista per
scorgere le insegne dei padiglioni più lontani.
C’erano i due leoni, quello
dorato dei Lannister e quello rosso dei Reyne, ai lati opposti
dell’accampamento; le insegne di Casa Tyrell accanto a quelle
personali di Lord
Lungaspina; il cervo di Casa Baratheon con “La Tempesta che
ride”; le torri
gemelle dei Frey, con
quel Lord Walder
che tanto la disgustava; l’uomo scuoiato dei Bolton e il
metalupo di Casa Stark
vicini all’emblema dei Tully e poi, ancora, il fulmine viola
dei Dondarrion e
le insegne di Casa Martell e Casa Dayne.
Tutti
i più grandi lord dei Sette Regni erano
giunti in città in occasione del compleanno
dell’uomo più stimato del momento:
il principe Baelor.
Con
un sospiro, si allontanò dalla finestra e si
accinse a cominciare la ricerca per l’abito più
adatto all’evento. Non aveva
una serva che l’aiutasse a vestirsi né una dama di
compagnia per sua scelta;
quando si era sotto lo sguardo attento di Lord Bloodraven la cosa
più saggia
era evitare di circondarsi di persone la cui lealtà poteva
essere facilmente
comprata. Individuò l’abito prescelto
nell’angolo più remoto: morbido merletto
di Meereen di una tonalità particolarmente delicata di
indaco, che le metteva
in risalto gli occhi violacei; era stato fatto realizzare su
commissione di
Lady Shiera l’anno precedente e non aveva trovato un motivo
valido per
rifiutare il dono dell’amante del Corvo di sangue.
Sufficientemente
leggero per una giornata calda
come quella che si profilava all’orizzonte, ma allo stesso
tempo capace di
conferirle un’aria regale.
Si
concesse un’occhiata allo specchio, notando
una volta di più quanto il suo incarnato fosse pallido; se
non fosse stato per
le onde scure, sarebbe potuta passare per una vera Targaryen.
Il
bussare educato alla porta in noce la spinse
ad accantonare quelle considerazioni.
-
Sì? –
La
voce di Ser Alessarion risuonò lieve oltre il
legno spesso.
-
Le principesse Aelora e Daenora chiedono di
voi, mia signora. –
Sono
venute a prendermi per non darmi modo di
trovare una scusa per evitare la giostra. Ostinate come tutti i draghi,
non c’è
che dire.
Aprì
la porta, sorridendo all’indirizzo delle
fanciulle. Aelora indossava un abito di un bianco verginale che ben si
sposava
con la sua chioma argentea e la faceva sembrare
l’incarnazione della Fanciulla
mentre Daenora aveva optato per il rosso Targaryen per eccellenza e
appariva
tremendamente simile al ritratto della regina Rhaenyra.
-
Ali credeva che non saresti venuta alla
giostra, ma io le avevo detto che si sbagliava –
asserì la principessa più
giovane, sorridendo compiaciuta.
-
Ho detto che avrebbe cercato una valida ragione
per non venire – precisò Aelora, punta sul vivo,
prima di rivolgere la sua
attenzione al fazzoletto che stringeva tra le mani, - E quello per chi
é? –
Lottò
per cercare di mantenere la consueta
indifferenza, ma le sue guance dovevano averla tradita
perché cominciava a
sentirle fastidiosamente calde.
Per
i Sette Dei, devo proprio rendermi ridicola?
-
È per vostro cugino … Valarr. –
Aelora
emise un lieve squittio deliziato, uno di
quei versi che le giovani lady erano solite emettere quando qualcosa le
colpiva
in modo assolutamente piacevole. Daenora per contro mantenne la
compostezza e
si limitò a un commento velatamente malizioso: - Dunque
sarà meglio sbrigarsi
se dobbiamo passare per il padiglione di Valarr. –
Prima
di darle il tempo di pensare anche solo a
una risposta, le due sorelle la presero sottobraccio e
s’incamminarono per la
strada che portava al piazzale principale. Ser Gwyn e Ser Alessarion le
seguivano, mormorando qualcosa tra di loro con tono palesemente
divertito.
Dunque
stava diventando lo zimbello di Approdo
del Re, che magnifica notizia.
Oltrepassarono
il padiglione del principe Daeron,
che per qualche motivo noto solo agli Dei sembrava aver deciso di
gareggiare in
quella competizione.
Sempre
ammesso che non sia talmente ubriaco da
non riuscire a stare in sella.
-
Zio Maekar non gli ha lasciato scelta, dice che
non troverà mai una moglie all’altezza se passa il
suo tempo a fare la figura
dello smidollato – sussurrò Aelora.
Allungarono
il passo mentre giungevano in
vicinanza del padiglione di Aerion, ora montato alla perfezione. Non
furono
abbastanza veloci da evitarlo, tuttavia, perché
l’odiata voce del ragazzo le
raggiunse prima che fossero abbastanza lontane da poter far finta di
non averlo
udito.
-
Cugine, siete venute ad augurarmi buona
fortuna? –
La
vera fortuna sarebbe il tuo collo spezzato
dopo una caduta da cavallo, ma temo di essere fin troppo ottimista.
S’irrigidì
quando gli occhi violacei del giovane
incontrarono i suoi.
-
E tu, lady Flamaerys, non vuoi dare in pegno un
bacio di buon auspicio al futuro vincitore? –
-
Suppongo, principe Aerion, di avervi dato il
pegno della stima che nutro per voi durante il nostro incontro di ieri
–
replicò, utilizzando quel misto d’ironica cortesia
che in più di un’occasione
aveva sentito lasciare le turgide labbra di Lady Shiera.
Aerion
si rabbuiò, serrando gli occhi con stizza
e parve fare appello a ogni oncia del suo seppur misero autocontrollo
per
impedirsi di reagire come avrebbe desiderato. Mai come in quel momento
la
presenza di due Cappe Bianche era fonte di giubilo per lei.
Daenora
emise una lieve risata divertita,
prendendo l’iniziativa nel proseguire l’avanzata
verso il padiglione del
“Giovane Principe”.
-
Il pegno a cui ti riferivi era quella
tumefazione sul labbro di mio cugino? – domandò
poi, in tono cospiratorio.
-
Ha talmente insistito che non potevo non
accontentarlo. –
Le
risatine crebbero nuovamente, coinvolgendo
anche Aelora.
-
E questo spiega anche perché le ombre bianche
di Valarr siano con te. –
Annuì.
Non
voleva pensare a tutte le ripercussioni che
un fatto tanto palese avrebbe avuto agli occhi della corte e del Re
né alle
dicerie che avrebbe scatenato.
Fortunatamente
i padiglioni di Aerion e Valarr
non erano distanti che poco più di una ventina di metri
l’uno dall’altro,
perciò quel suo silenzio taciturno dovette essere
interpretato come semplice
emozione.
Giunte
all’ingresso del padiglione, Aelora la
spinse in avanti con decisione mentre lei e la sorella si dirigevano
verso il
patio reale dal quale avrebbero osservato l’intera durata
della giostra.
Un’occhiata
titubante alle sue spalle le confermò
che nessun aiuto le sarebbe giunto da Ser Gwyn o Ser Alessarion; il
loro
compito era proteggerla dagli attacchi alla sua persona, non da una
comune
tremarella alle ginocchia.
Prese
un sospiro profondo, facendosi coraggio.
Ho
passato centinaia di giornate in compagnia di
Valarr nel corso di questi anni, perché dovrebbe essere
diverso dal solito?
Perché
in nessuna di queste occasioni aveva
soggiornato nel suo padiglione come avrebbe fatto la lady di un
cavaliere, le
rispose automaticamente la voce della coscienza.
Era
sul punto di tornare sui suoi passi e
inventare un malessere improvviso per giustificare quel cambio
d’idea
repentino, ma aveva la netta sensazione che il Giovane Principe non ci
avrebbe
creduto.
Valarr
non era uno sciocco.
-
Lady Flamaerys, cominciavo a credere che non
saresti venuta. –
-
Pensavi che sarei stata tanto crudele da
deludere le tue richieste, vostra grazia? –
-
Dubito che tu riesca a essere crudele con
chicchessia, mia signora. –
Sorrise
appena, chinando graziosamente la testa
di lato e rivolgendogli la migliore delle sue occhiate penetranti.
– Non ne
sarei così sicura, vostra grazia. So essere spietata e
vendicativa con chi se
lo merita, ma con te non ne vedo il motivo. –
Cosa
le prendeva? Lei non civettava in modo tanto
sfrontato. Anzi, solitamente non civettava in alcun modo.
Valarr
ricambiò il sorriso, un luccichio strano
illuminava le sue iridi azzurre … un’emozione che
era abbastanza sicura di non
aver mai visto prima nel suo sguardo.
Gli
porse il fazzoletto che serrava ancora tra le
mani, osservandolo mentre quell’accenno di sorriso si
tramutava in
un’espressione compiaciuta.
-
Mi aiuteresti ad assicurarlo all’armatura, mia
signora? –
Si
avvicinò con movimenti studiati, come avrebbe
fatto con un animale selvatico, osservando i suoi movimenti da sotto le
lunghe
ciglia scure. Valarr era alto, circa sei piedi e due pollici secondo la
sua
stima, perciò fu costretta ad alzarsi in punta di piedi per
appuntare il
fazzoletto all’attaccatura dell’avambraccio
ricoperto d’acciaio. Posò una mano
sulla placca frontale dell’armatura nel tentativo di
mantenere l’equilibrio
mentre armeggiava con quel piccolo pezzo di tessuto nero e quando
alzò
nuovamente lo sguardo su di lui si ritrovò ad avvampare. Non
erano mai stati
tanto vicini come in quel momento ed era assurdo quanto il suo corpo
fosse
consapevole di ciò.
-
Io … credo che così vada bene – disse
infine,
tornando a mettere un po’ di distanza tra loro.
-
Suppongo di sì. –
È
una mia impressione oppure sembra imbarazzato
tanto quanto me? Probabilmente la colpa é di queste stupide
guance che non
sembrano volerne sapere di smetterla di assomigliare a dei pomodori
maturi.
-
Supponi, vostra grazia? –
-
Valarr, non vostra grazia … le Cappe sono
all’esterno del padiglione – le fece notare.
Se
non altro c’è la concreta possibilità
che
questa mia figura penosa non abbia alcun testimone
all’infuori di noi due.
-
Quindi vuoi farmi credere di non aver alcuna
esperienza in quanto a fazzoletti donati da giovani nobildonne?
–
Valarr
distolse leggermente lo sguardo mentre un
sorrisetto tipicamente maschile gli stirava le labbra sottili.
-
Forse qualche fazzoletto l’ho ricevuto –,
ammise, - Ma sono sicuro di non averlo mai indossato. –
-
Dunque dovrei considerarmi un’eccezione alla
regola? – insistè.
-
Sì, dovresti. –
La
fanfara suonò, annunciando l’arrivo dei membri
della famiglia reale e ponendo fine a quel piccolo e non del tutto
innocente
scambio di domande.
Dopo le
declamazioni di rito, Re Daeron diede ufficialmente inizio ai giochi. I
primi
ad entrare in campo furono il principe Brightflame e un giovane
cavaliere di
Casa Lannister che, a giudicare dalla somiglianza, doveva essere
imparentato
con il Leone Grigio.
-
Credi che sperare che Aerion si faccia male sia
crudele? – sussurrò mentre i contendenti
prendevano il loro posto.
Valarr
ridacchiò.
-
Credo che sperare che si faccia male sia molto
saggio. –
Saggio
e
oltremodo ottimista, questo é certo.
Aerion
poteva essere crudele e spietato, ma non c’era
alcun dubbio circa il fatto che fosse un abile combattente. Tuttavia
non era un
cavaliere onorevole, bastava assistere alle sue esibizioni nelle lizze
per comprenderlo
senza possibilità d’errore. Se un vero cavaliere
non si sarebbe accanito su un
avversario a terra, si poteva star certi che per contro Aerion avrebbe
infierito
finchè qualcuno non l’avesse portato via di peso.
La vista del sangue sembrava
eccitarlo e rendeva la sua follia ancora più temibile di
quanto già non fosse.
Lo
scalpiccio dei ferri sulla sabbia della giostra
risuonava nell’improvviso silenzio mentre
le cavalcature dei due avversari si avvicinavano sempre
più l’una all’altra.
La lancia del cavaliere di Casa Lannister era già in
posizione, tenuta
saldamente con un’angolatura che gli avrebbe permesso di
colpire lo scudo di
Aerion e cercare di sbalzarlo a terra a causa del contraccolpo, ma
quella del
principe svettava ancora in alto sebbene mancassero pochi istanti
all’impatto.
-
Non capisco. Aerion non riuscirà mai a colpire
lo scudo neppure se l’abbassasse di colpo. –
Valarr
osservava il cugino con sguardo truce. –
Non vuole colpire lo scudo. – La trasse a sé
d’un tratto, tanto rapidamente da
non permetterle di opporre resistenza, costringendola a distogliere lo
sguardo.
Mentre
apriva bocca per protestare, un rumore
agghiacciante le raggiunse le orecchie, accompagnato alle grida di
stupore
degli astanti.
Si
districò dalla presa per ritrovarsi a fissare
uno spettacolo disgustoso. La lancia da giostra di Aerion si era
spezzata a
metà nell’urto con la gorgiera dell’elmo
del cavaliere, ma una delle metà
appuntite era penetrata nella carne morbida del collo, trapassandolo da
parte a
parte. Il cavaliere, riverso nella polvere, provò a
gorgogliare qualcosa ma
tutto ciò che abbandonò la sua bocca fu un fiotto
di sangue scuro.
Ma
non fu quello ciò che la sconvolse
maggiormente. Tutti erano troppo impegnati a osservare quella scena per
curarsi
del principe e dell’espressione che solcava il suo bel viso.
Aerion
sorrideva.
Era
un sorriso soddisfatto, malato, che avrebbe
potuto tranquillamente rivaleggiare con quello di Maegor il Crudele.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con l’aggiornamento.
Spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo e come sempre faccio
appello
al vostro buon cuore nella speranza che vogliate darmi il vostro parere
(anche
negativo, non mi offendo mica u.u, visto che si può sempre
migliorare). Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Valarr
la
osservava preoccupato, continuando a tenerla stretta a sé
come se quel contatto
fosse l’unica cosa in grado di non farla andare in pezzi.
E
lei fissava Aerion, incapace di credere a ciò
che vedeva. Poteva la follia del drago arrivare fino a quel punto?
Quando
nasce un Targaryen gli Dei lanciano una
moneta per decidere il suo stato mentale, dicevano, ma se
ciò fosse stato vero
allora gli Dei erano oltremodo crudeli per aver permesso che una simile
creatura venisse al mondo.
-
Flame … Mia signora, ti senti bene? –
Non
doveva essere la prima volta che le rivolgeva
quella domanda, perché la presa su di lei si era serrata con
maggior rigidità.
Penserà
che stia per perdere i sensi come una di
quelle lady impressionabili.
Non
sarebbe certo stata l’unica, visto lo
scompiglio causato dagli svenimenti quasi sincronizzati delle due
gemelle Frey,
Walda e Wanda.
-
Sì, sto bene, mio principe – avvampò
non appena
si rese conto di come suonavano quelle due semplici parole. Reclamavano
un
possesso che lei non aveva alcun diritto di affermare; Valarr sarebbe
stato
della sua futura moglie, probabilmente una lady delle terre dei fiumi o
una
qualche esotica bellezza dorniana … se intendeva seguire le
orme di suo padre.
Non suo, mai suo. Daeron non l’avrebbe
permesso e Bloodraven
probabilmente avrebbe distorto quel sentimento interpretandolo come un
nuovo
tentativo da parte dei Blackfyre di arrivare al trono. –
Chiedo perdono, vostra
grazia, non avrei dovuto essere così impertinente
– mormorò, ancora rossa in
viso. Accennò una rapida riverenza e uscì a passi
svelti dal padiglione.
Sentiva
su di sé lo sguardo stupito di Valarr, ma
non si voltò nemmeno per un secondo; era più che
mai decisa a mettere quanta
più distanza possibile tra di loro finchè non
fosse riuscita a riacquistare il
controllo sulle sue parole.
Non
si diresse verso il soppalco reale, non era
dell’umore adatto per le domande di Aelora né per
le frecciatine di Daenora.
Aveva bisogno di un po’ di tempo per sé.
Disgraziatamente Ser Gwyn e Ser
Alessarion sembravano aver preso fin troppo sul serio il loro compito
di
guardie personali perché la seguirono come due candide ombre
finchè lei, quasi
sul punto d’implorarli, riuscì a convincerli a
lasciarla da sola con la
promessa che non si sarebbe allontanata troppo e avrebbe urlato con
quanto più
fiato possibile se fosse stata in pericolo. Camminò tra i
padiglioni delle
varie Casate finchè non venne attratta da una voce
tremendamente familiare.
Il
padiglione era quello di Casa Lannister e
quattro voci maschili si sovrapponevano l’una
all’altra: Damon Lannister, il
Leone Grigio, Baelor, Maekar ed Aerion. Era certa che nel padiglione ci
fosse
qualcun altro, ma chiunque fosse si guardò bene dal prendere
parola.
Si
avvicinò guardinga, decisa a non perdere
nemmeno una parola di quella conversazione.
-
Aerion non voleva nuocere alla vita di tuo
nipote, Lord Damon. –
Come
sempre Maekar é pronto ad accorrere in
soccorso del figlio. Talvolta mi domando se sia davvero tanto cieco da
non
accorgersi dell’indole del suo secondogenito.
-
Sono certo che il principe non lo abbia fatto
intenzionalmente –, convenne il Leone Grigio, - Nondimeno si
tratta di una
situazione incresciosa. –
-
In questi casi il contendente può ripagare i
famigliari del morto con la somma che essi ritengono più
adeguata. –
Lo
sbuffo che seguì quelle parole doveva essere
del principe Baelor.
Proporre
un rimborso in oro ai Lannister era come
offrire mele ai Fossoway: inutile e dispendioso.
-
Sono certo che Lord Damon sia più propenso a un
diverso accomodamento –, disse infatti il Primo Cavaliere, -
Magari il
cavalierato per Gideon e Garlan, i fratelli minori del caduto, e un
posto nella
Guardia cittadina per il più giovane. –
Questa
sì che é un’offerta che potrebbe fare
gola
a quella famiglia di arrivisti. Nessuna sorpresa che sia Baelor il
Primo
Cavaliere e non Maekar.
Il
Leone Grigio rimase in silenzio, meditando
sull’offerta.
-
Mio nipote era il futuro lord di Lannisport. –
Che
gli Dei lo maledicano, riesce a tramutare in
guadagno persino la morte del nipote.
-
Il cavalierato, il riconoscimento di Garlan e
il posto nella Guardia cittadina. È un risarcimento
adeguato, mio lord, e lo
sai bene – rilanciò Baelor.
-
E la ragazza – aggiunse Maekar.
Una
terribile sensazione si fece largo in lei.
Nessuna principessa Targaryen sarebbe mai stata usata come merce di
scambio per
appianare un incidente nelle lizze, pertanto le uniche due lady rimaste
erano
lei e Shiera.
Stella
Marina avrebbe di certo fatto il bagno nel
sangue dell’uomo che le avessero imposto, così
come si raccontava facesse con
quello delle giovani vergini per preservare la sua bellezza.
Non
restava che lei.
Cosa
potrebbe mai esserci di sconveniente nel
mettere una bastarda sul piatto della bilancia per salvare la
reputazione di un
principe?
-
La figlia di Aegor Rivers? – indagò cautamente.
-
Precisamente – disse il principe Maekar,
proprio mentre Baelor protestava: - La ragazza é esclusa
dalla trattativa. È
una lady ed é sotto la mia protezione. –
Un
moto d’affetto zampillò nel suo cuore nei
riguardi di “Lancia Spezzata”.
-
Accetto la tua proposta, vostra grazia. E, per
quanto riguarda la ragazza, sono certo che i Lannister possano fare a meno della figlia di un
traditore. –
-
Anche se é indubbiamente molto bella – aggiunse
una voce che non conosceva. Doveva trattarsi dell’uomo che
era rimasto in
silenzio fino a quel momento.
-
Sembra che Garlan sia rimasto ammaliato dalla
vostra piccola traditrice. Questi giovani, basta una giovane e bella
lady per
far dimenticare loro ogni riguardo. – Lord
Damon emise una risata divertita alla quale fecero eco
quelle educate di
Maekar e Baelor. Aerion, era pronta a scommetterci, aveva continuato a
fissare
il pavimento sforzandosi di mantenere quella sua maschera desolata e
contrita
che indossava in presenza di suo padre.
-
Dunque abbiamo posto rimedio a questo
spiacevole incidente? –
-
Assolutamente, vostra grazia. –
Il
rumore di un calice posato sul tavolo le
annunciò che la piccola delegazione Targaryen stava per
abbandonare il
padiglione. Si nascose dietro ai drappeggi del padiglione
finchè il terzetto
non fu lontano. Poi raggiunse Ser Gwyn e Ser Alessarion e chiese loro
di
scortarla dalle principesse.
Aelora
e Daenora erano quanto più vicine
possibile alle lizze, ma la maggiore continuava a gettare occhiate
preoccupate
verso destra. Seguendo il suo sguardo vide Aelor conversare amabilmente
con
Olivya Tyrell.
La
lady, cugina di Lord Tyrell e a quanto si
diceva sua amante, non poteva avere più di
vent’anni ed era oltremodo graziosa
con quei suoi capelli color caramello e le grandi iridi verdi. Di certo
possedeva tutto ciò che avrebbe potuto attrarre un giovane
uomo e al contempo
suscitare la gelosia della di lui promessa sposa.
Toccò
il gomito dell’amica, attirandone
l’attenzione. – Aelor ti adora – le
ricordò semplicemente, ottenendo in
risposta un sorriso un po’ rassicurato.
Tornò
a concentrarsi sulla giostra proprio mentre
venivano aperti i cancelli per l’ingresso della nuova coppia
di contendenti.
Vide
Valarr entrare nella lizza a cavallo del suo
stallone sauro. La tentazione di posare lo sguardo sul braccio destro
era
forte; aveva tenuto il suo fazzoletto malgrado la sua repentina fuga
priva di
spiegazioni?
Daenora,
forse interpretando la sua indecisione,
fece ciò che lei non aveva il coraggio di fare.
-
Con quel fazzoletto nero non c’è dubbio in nome
di chi giostri mio cugino – disse, sorridendo sorniona.
In
momenti come quelli non appariva come la
principessa quattordicenne che era, ma come una giovane, ambigua e
ambiziosa
cortigiana con alle spalle anni e anni di intrighi romantici.
-
È proprio quello lo scopo di un fazzoletto,
permettere a tutti di sapere a quale dama si intende dedicare la
propria
velleità guerriera. –
-
Questa non é velleità guerriera, Ali.
Metà dei
cavalieri di questo torneo sono troppo giovani
per aver mai preso davvero parte a uno scontro al di fuori
delle lizze e
gli altri sono troppo vecchi per non rischiare di rendersi ridicoli
– la corresse
la sorella. – Ad ogni modo -, aggiunse poi, - Di sicuro di
questo torneo si
parlerà a lungo. Un principe Targaryen che trucida un
Lannister e un altro che
combatte in nome di una Rivers, le sguattere ne spettegoleranno per
settimane.
–
-
Dani! – la riprese.
Flamaerys
scosse la testa. – Non ha detto nulla
più che la verità, io sono una Rivers. –
Daenora
storse il naso mentre l’altro contendente
si faceva avanti. Steffon Fossoway non era molto più grande
di Valarr ed era
celebre, più che per la sua abilità nelle lizze,
per la sua lingua sciolta e la
sua del tutto inappropriata infatuazione nei riguardi della giovane
principessa. –
Ed é sicuramente meglio
essere per metà bastarda che essere nata Fossoway. Insomma,
il loro stemma é
una mela. Quale cavaliere potrebbe essere mai fiero di giostrare con
una mela
dipinta sullo scudo? –
Effettivamente,
paragonato al lucido scudo
istoriato di Valarr, era a dir poco ridicolo.
-
Ma come, dolce cugina, non desideri parteggiare
per il tuo intrepido spasimante? –
Flamaerys
trasalì, notando con la coda dell’occhio
che la reazione di Aelora coincideva con la sua. Dunque anche la
principessa
era spaventata dai modi di Brightflame. Si chiese distrattamente se
Aerion
avesse mai fatto nulla per meritare la paura della cugina;
probabilmente no,
dubitava che Maekar avrebbe chiuso un occhio anche in quel caso. Aelora
era
molto intuitiva pertanto era assai probabile che fosse il suo istinto
di
sopravvivenza a metterla in guardia.
Daenora
resse bene il confronto, con le labbra
spiegate in un piccolo sorriso di scherno. – Sento della
derisione nella tua
voce, cugino … o forse mi
confesserai finalmente che la tua é semplice invidia
perché da tempo speri di
attirare sulla tua persona gli sguardi di Ser Steffon? –
Evidentemente
preso in contropiede, il principe
rimase in silenzio per un tempo che parve interminabile; poi,
inaspettatamente,
scosse la testa e scoppiò a ridere.
-
Divertente, cugina, ma quella tua lingua
tagliente prima o poi potrebbe farti finire nei guai. –
Pronunciata
da chiunque altro quella frase
sarebbe potuta suonare come null’altro che un innocente
consiglio, ma
l’espressione di Aerion
cancellava con
decisione qualsiasi traccia di bonarietà.
Decise
di prendere in mano la situazione prima
che la schermaglia tra i due cugini si spingesse troppo oltre. Si
voltò verso
Aerion, sforzandosi di mantenere il contatto visivo quanto
più a lungo
possibile. La prese come una sfida diretta al suo autocontrollo e se
c’era una
cosa che aveva preso da suo padre oltre ogni dubbio quello era
l’orgoglio.
-
Credevo che saresti tornato al tuo padiglione.
–
-
Mi sono già conquistato l’accesso alla mischia
di domani, non ho altro da fare nel padiglione, e poi ero curioso di
assistere
allo scontro di Valarr. Quello che porta é il tuo
fazzoletto, mi sembra di
capire. – Poi si chinò su di lei, avvicinandolesi
quanto bastava per
sussurrarle all’orecchio. – Dimmi,
c’è altro che hai dato al mio caro cugino?
–
La
sfacciataggine della domanda l’indignò.
-
Un cavaliere onorevole non dovrebbe fare
domande di questa sorta a una lady. –
-
A quanto mi dicono non sembro rientrare in
quella categoria. Valarr, invece, sembra esserne l’esponente
perfetto. Tuttavia
mi chiedo se questo suo senso dell’onore non sopperisca
qualche altra mancanza
in ambiti decisamente più … fisici–
concluse.
-
Non capisco cosa tu stia insinuando, Aerion. –
Omise
volutamente il titolo di principe.
-
Io non sto insinuando nulla, Flamaerys. Quello
che ti sto domandando é se hai aperto le gambe per quel
damerino – le soffiò
contro l’orecchio. – Ti sei fatta fottere da mio
cugino? – insistè, mordendole
repentinamente il lobo.
Avvertì
distintamente i denti che si serravano
sulla carne delicata e vi affondavano inclementi. Strinse le labbra per
impedire al gemito di dolore che le era salito alla bocca di
fuoriuscire.
Quando
Aerion si allontanò, Flamaerys sentì una
strana sensazione calda e appiccicosa. Portò una mano
all’orecchio, per poi
osservare il sottile rivolo rosso tra le sue dita affusolate.
L’aveva fatta
sanguinare.
Aelora
e Daenora non sembravano essersi accorte
di nulla, troppo concentrate sulla lizza. I cavalli galoppavano
l’uno contro l’altro
a ritmo cadenzato, i ferri apposti solo di recente dal maniscalco di
corte
luccicavano ogniqualvolta un raggio di sole li colpiva. E poi ci fu
l’urto. La
lancia di Valarr impattò con vigore contro lo scudo di Ser
Steffon,
sbilanciando il cavaliere delle mele e facendogli perdere le staffe.
Valarr
arrestò lo stallone all’altezza del patio
della famiglia reale, alzando la celata a mostrare il bel volto e le
iridi
azzurre. Sfiorò appena il fazzoletto nero, sorridendo al suo
indirizzo.
Persino
da dove si trovava riuscì a percepire il
sospiro di Lady Olivya. La giovane donna era ancora accanto a Aelor, ma
fissava
il principe con evidente apprezzamento. Una piccola fitta di fastidio
si
irradiò in lei.
Quanti
altri
uomini vorrebbe accogliere nel suo letto?
-
Se tutte le lady di Alto Giardino sono pronte
ad aprire le gambe con tanta facilità dovrò
cominciare a credere che le voci
sul fatto che siano tutte puttane da cavalieri siano vere –
commentò Daenora.
La
sorella le rivolse un’occhiata indignata. – Ti
sembrano termini da usare? –
-
Troppa schiettezza per le tue delicate
orecchie, mia dolce sorella? Riporto solo ciò che ho sentito
dire. –
-
Da cavalieri di dubbio valore, non esito a
dubitarne. –
-
Non credo che si abbia bisogno di grande valore
nell’atto di dividere il letto con una donna. –
-
Su questo mi permetto di dissentire, cugina. –
Daenora
parve perdere l’uso della parola e
persino le guance apparvero di un tono di rosa più caldo del
consueto.
Ricarys
Nymeros Martell, figlio della principessa
Daenerys e del principe Maron, stava in piedi davanti a loro in tutta
la sua
magnificenza. Era nato poco dopo l’unione tra i due e molte
voci avevano
accompagnato la gravidanza di sua madre poiché
c’era chi sosteneva che il
nascituro si sarebbe rivelato essere il figlio bastardo di Daemon
Blackfyre.
Così non era stato, perché nel momento stesso in
cui l’erede di Lancia del Sole
aveva aperto gli occhi sul mondo il colore delle sue iridi aveva
sciolto ogni
dubbio circa la paternità: occhi ambrati, simili a quelli
che avrebbe avuto una
tigre, del tutto identici a quelli del principe Maron. Occhi che
avevano valso
fin da subito all’infante il soprannome di “Tigre
di Dorne”.
-
Ricarys, non credevo che … non giostri? –
tentennò, nel visibile tentativo di portare la conversazione
lontano da
argomenti spinosi come i letti e ciò che uomini e donne
potevano farvi in
intimità.
Davanti
a lui
torna a essere una fanciulla di quattordici anni che di quel
particolare fatto
della vita ha solo udito mormorii di sfuggita.
Ricarys
sorrise come se fosse perfettamente a
conoscenza dell’effetto che aveva su di lei. – Il
ginocchio mi da’ un po’ di
noia, forse il Maestro potrebbe prepararmi qualche decotto
ricostituente. –
Tra
tutti i giovani cavalieri di sua conoscenza,
Ricarys era l’unico a essere sceso davvero in battaglia.
Aveva dimostrato il
suo valore respingendo un paio d’incursioni di navi di
Meereen che si erano
spinte fino alle coste dorniane, ma aveva soprattutto preso parte al
contrattacco
contro gli uomini delle Isole di Ferro ed era in
quell’occasione che aveva
ricevuto un colpo di taglio dietro la rotula. La ferita era guarita
bene, c’era
solo una pallida e sottile cicatrice a
ricordarla, e non aveva alterato in alcun modo il gioco
dell’articolazione, ma
quando il tempo cambiava delle piccole e fastidiose fitte gli rendevano
difficile nutrire il suo desiderio per le lizze.
-
Valarr ha combattuto bene e aveva un bel
fazzoletto. C’è qualcosa che dovrei sapere?
– chiese, ammiccando
maliziosamente, all’indirizzo di Flamaerys.
Tra
tutti i suoi cugini Ricarys era sempre stato
il suo preferito, l’unico che aveva sempre preso le sue
difese e persino dato
un pugno in pieno volto ad Aerion quando l’aveva scoperto a
manifestare un po’
troppo calorosamente le sue intenzioni.
-
Nulla d’importante, cugino. –
Aelora
ridacchiò. – Ha passato un po’ di tempo
nel suo padiglione, ma Aerion ha rovinato tutto trucidando quel povero
cavaliere Lannister. –
Il
sorriso sulle labbra sottili di Ricarys si fece
sghembo, il genere d’espressione che faceva sospirare le lady
e trepidare i
loro cuori. – Rimpiango di non poter partecipare, ma forse
così i miei cugini
avranno la possibilità di provare a vincere il torneo; se
avessi partecipato
dubito che ce l’avrebbero fatta. –
-
La modestia non é una tua qualità, cugino.
–
-
Sono già molte cose, non posso essere anche
modesto – replicò, rivolgendo poi lo sguardo
più in là. Gli occhi ambrati si
sgranarono un po’, come facevano sempre quando il principe
dorniano vedeva
qualcosa di suo gradimento. – Scusatemi, cugine, ma affari
urgenti reclamano la
mia attenzione. –
Le
salutò con un rapido ed elegante cenno del
capo per poi scendere rapidamente i gradini e puntare verso
l’ingresso della
Fortezza Rossa. Allungò il passo e raggiunse lady Shiera.
Flamaerys li osservò
parlare sommessamente per un po’, poi la Grande Bastarda
accettò il braccio che
il nipote le porgeva ed entrò nella Fortezza insieme a lui
lasciando dietro di sé
l’eco di una risata delicata e argentina.
Daenora
non disse nulla, ma dal suo sguardo
furente si capiva che in quel momento doveva pensare della lady sua zia
ciò che
tutti pensavano di lady Olivya.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con l’aggiornamento. Ringrazio NoRealEmotions
per recensire sempre ogni capitolo; le tue recensioni sono
apprezzatissime e
sono sinceramente contenta di aver trovato qualcun altro interessato a
questo
stupendo periodo di storia di Westeros. Ringrazio anche quanti hanno
inserito
la storia nelle seguite, preferite e ricordate e coloro che fanno la
parte dei “lettori
silenziosi”. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Avrebbe
pagato
decine di dragoni d’oro pur di non essere costretta a portare
a termine il
compito che le era stato affidato. Mentre Aelora si era unita ad Aelor
e lady
Olivya, probabilmente desiderosa di rimarcare il suo possesso nei
confronti del
gemello, Daenora era sgattaiolata via senza fare il minimo cenno sulla
sua
destinazione. Le lizze, aveva ipotizzato Flamaerys, ma se
n’era guardata bene
dal farlo presente al principe Aerys quando questi era venuto a
cercarle.
Quando Dani prendeva in mano una spada c’era sempre qualcosa
che non andava e,
vista la scena di poco prima, non doveva sforzarsi troppo per
comprendere ciò
che rendesse la cugina tanto nervosa. Molto meglio che si sfogasse,
seppure con
metodi decisamente poco ortodossi per una principessa Targaryen,
piuttosto che
corresse il rischio di urtare la fin troppo rinomata
suscettibilità di lady
Shiera.
Perciò,
quando il principe Aerys aveva decretato
che qualcuno avrebbe dovuto recarsi negli alloggi della Grande Bastarda
per
avvertirla dell’anticipazione del banchetto serale, la scelta
era finita
inevitabilmente con il ricadere su di lei.
Non
che non le facesse piacere passare un po’ di
tempo in compagnia di lady Shiera; anzi, al contrario del suo pallido e
decisamente inquietante fratello, la trovava una donna intelligente e
capace di
ottenere tutto ciò che rientrava nei suoi desideri con una
determinazione che
aveva dell’incredibile. L’aveva osservata a lungo
in quegli anni,
avvicinandolesi e prendendola a immagine e somiglianza della madre a
cui era
stata strappata via fin troppo giovane. Non ricordava nulla di Calla
Blackfyre,
se non i capelli biondo argentati che circondavano un paio di occhi
violacei
che la fissavano con amore, ma le piaceva pensare che non dovesse
essere molto
diversa da Shiera.
Tuttavia,
in quel particolare frangente, non era
troppo desiderosa di recarsi nelle sue stanze private e interrompere
qualunque
affare amoroso fosse in corso tra la zia e il cugino. Gli appartamenti
di
Shiera erano spesso frequentati da numeri più o meno elevati
di giovani e
avvenenti uomini, quasi tutti lord di casate più o meno
illustri e più
raramente qualche cavaliere di passaggio, che in comune avevano quel
naturale
terrore nei confronti del di lei fratellastro e amante. Effettivamente
solo un
uomo molto coraggioso, o molto sciocco, non avrebbe avvertito un sano
brivido
freddo al pensiero che il Corvo di sangue puntasse su di lui il suo
occhio
rossastro.
A
quanto lei ne sapeva, tra la bella Bastarda e
Bloodraven c’era una specie di accomodamento per quanto
riguardava i loro
intrattenimenti sessuali, ma Flamaerys era abbastanza sicura che, se
mai fosse
stata un uomo, non sarebbe mai arrivata a rischiare tanto neppure per
la
compagnia della donna più bella del mondo.
Persa
nelle sue considerazioni, rischiò quasi di
oltrepassare i quartieri di lady Shiera senza accorgersene.
Sostò
brevemente dietro all’ampia porta
d’accesso, facendosi forza per trovare il coraggio di
interrompere quello che,
a giudicare dai gemiti che le giungevano attutiti, doveva essere un
amplesso
piuttosto soddisfacente.
Prese
un sospiro profondo, posando una mano sulla
maniglia e cercando di cacciare l’imbarazzo per quella
situazione.
Scivolò
nella stanza con lentezza, cercando di
evitare che i suoi occhi si posassero sul grande talamo. Ovviamente i
suoi
sforzi non vennero premiati, perché un fruscio di lenzuola
attirò la sua
attenzione.
Shiera
teneva la testa leggermente indietro,
immersa nei grandi e morbidi cuscini, gli occhi eterocromi apparivano
accesi
dal piacere e il busto pallido era inarcato verso l’alto. Le
rivolse un sorriso
pigro e appagato proprio mentre da sotto il sottile lenzuolo in seta di
Volantis compariva il capo di Ricarys. Gli occhi ambrati apparivano
soddisfatti
di sé, il respiro piacevolmente affaticato e le ciocche
scure scompigliate come
se Shiera vi avesse ripetutamente affondato le lunghe e sottili dita.
-
Cugina, vuoi unirti a noi? –
Roteò
gli occhi, ignorando il palese divertimento
sul bel volto di Ricarys. Lo conosceva bene come nessun altro e sapeva
che
aveva fatto del mettere in imbarazzo gli altri la sua fonte di
divertimento
preferita.
-
In realtà Aerys mi ha chiesto di avvertirvi che
la cena verrà servita in anticipo. –
Ricarys
sgusciò via dalle lenzuola, volgendole le
spalle e baciando rapidamente le labbra della Bastarda.
-
Sembra che io debba rivestirmi – considerò,
inarcando un sopracciglio in direzione della zia.
Shiera
gli rivolse uno di quei suoi sorrisi da
gatta. – È un peccato, ma non credo che gli altri
lord apprezzerebbero la vista
quanto me. –
Incerta
su dove guardare, cercò di evitare di
soffermarsi troppo
sulle spalle larghe o
sulla schiena muscolosa e abbronzata di Ricarys.
-
Sarà meglio che vada a prepararmi, rischio di
fare tardi per il banchetto – annunciò,
guadagnando l’uscita proprio nel
momento in cui la zia prorompeva in una di quelle sue meravigliose
risate e
mormorava un rimprovero poco convinto all’indirizzo del
giovane principe
dorniano.
Chiuse
la porta dietro di sé, portandosi una mano
al volto e scoprendo di essere visibilmente arrossita.
E
questo é nulla rispetto a ciò che si dice
facciano a Dorne. Sopravvivere in quel regno sarebbe impossibile per
me,
finirei con il morire di vergogna dopo appena una mezz’ora.
-
Flamaerys. –
Spiò
tra le dita l’identità del suo
interlocutore.
Sorrise
quando trovò davanti a sé Valarr, ancora
con indosso la cotta di maglia e il fazzoletto alla spalla.
-
È successo qualcosa? –
Inarcò
un sopracciglio, perplessa. – Perché me lo
chiedi? –
Il
Giovane Principe sorrise, indicando con un
cenno del capo il suo volto, - Sei dello stesso colore dei pomodori
maturi. –
Gli
rivolse uno sguardo piccato.
-
Che paragone incantevole. Magari sono
semplicemente accaldata –
replicò, calcando un po’ più del
necessario
sull’ultima parola fino a farla sembrare oltremodo ambigua.
Valarr
parve interdetto, ma si riprese in fretta,
avvicinandolesi e allungando una mano ad accarezzarla.
Flamaerys chiuse istintivamente gli occhi,
rilassandosi sotto quel contatto piacevole.
–
Confesso che mi piacerebbe avere l’occasione di
vederti accaldata, ma non credo che un corridoio
sia la scelta più
adatta. –
Riaprì
gli occhi, fingendo una divertita
indignazione. – Vostra Grazia, non credevo che foste in grado
di pronunciare frasi
così sconvenienti. –
Gli
occhi azzurri scintillarono malandrini. –
Vorrà dire che non lo diremo a nessuno, mia signora.
–
Annuì,
voltandosi a sfiorare quella mano grande
con le labbra e lasciandovi un delicato morso all’altezza del
pollice. Il gesto
fece fremere Valarr, che le cinse la vita sottile con entrambe le mani
e la
strinse a sé. Rimasero a fissarsi negli occhi per quelli che
parvero minuti
finchè il principe non si piegò leggermente verso
di lei; i suoi gesti erano
lenti e calcolati, come se avesse paura di vederla tirarsi indietro e
scappare
via. Quando le loro labbra stavano per sfiorarsi, fu Flamaerys a
prendere
l’iniziativa e annullare definitivamente quei pochi
millimetri che li
separavano. Si alzò in punta di piedi, gli passò
le braccia attorno al collo e
lo attirò a sé.
Era
diverso dagli altri che aveva scambiato … era
come tutte le giovani lady sognavano che fosse: dolce, appassionato
… così
terribilmente giusto.
Sembrava
che baciare Valarr fosse la cosa più
naturale che il suo corpo potesse fare.
Gli
morse repentinamente il labbro inferiore,
strappandogli un lieve ansito roco, poco prima che il contatto
s’interrompesse.
-
Divina misericordia – mormorò Valarr. Il fiato
corto, un sorriso appagato sulle labbra sottili, e
un’espressione che non gli
aveva mai visto sul bel volto.
Stava
per aggiungere qualcos’altro quando il
rumore di qualcuno che correva verso di loro preannunciò di
poco l’arrivo di
Aegon. Il bambino portava i capelli biondo argentati più
corti rispetto a
quanto facessero i suoi fratelli e le iridi viola saettavano da una
parte
all’altra del corridoio come se fosse alla ricerca di
qualcosa.
-
Egg, stai cercando qualcosa? – gli chiese
gentilmente Flamaerys, chinandosi quanto bastava per portarla alla
stessa
altezza del figlio più giovane di Maekar.
Il
principino scosse risolutamente il capo. –
Cercando? Assolutamente no, mia lady, stavo scappando da quelle due
streghe. –
-
Due streghe? –
-
Sì, le mie sorelle. Rhae vuole farmi un
incantesimo per convincermi a sposare lei invece di Daena. –
Valarr
nascose con un lieve colpo di tosse una
risata divertita. – Sei certo che ti vogliano fare un
incantesimo, Egg? –
-
Assolutamente sì, cugino. Le donne fanno sempre
incantesimi agli uomini per convincerli a sposarle. –
Il
tono deciso era quello di chi non vedeva altre
motivazioni possibili al fatto che un uomo decidesse spontaneamente di
passare
il resto della propria vita incastrato in una relazione con una donna.
Flamaerys
gli scompigliò i corti capelli
argentati. Era incredibile come dai lombi di Maekar Targaryen fosse
potuto
nascere un giovane come quello.
-
Potresti andare nelle tue stanze, Egg, e
chiuderti lì finchè non avrà inizio il
banchetto. –
Aegon
parve soppesare per un po’ la sua proposta,
poi annuì.
-
Mi sembra un’ottima idea; ti ringrazio, lady
Flame. – Poi, prima di correre via, si voltò
nuovamente verso di loro: - Voi
non mi avete visto, posso farci affidamento? –
Con
una risata, assicurarono il loro silenzio.
-
Allora, anche tu credi che le donne facciano
incantesimi sugli uomini che desiderano? –
-
Anche se così fosse non me ne lamenterei
affatto – assicurò il principe, baciandola a fior
di labbra.
Si
separarono giusto in tempo.
La
porta alle loro spalle venne aperta e lady
Shiera apparve al braccio di Ricarys. Entrambi erano composti e
profumati come
se in quella stanza non fosse avvenuto nulla più che una
gradevole
conversazione tra parenti.
-
Cugino, temi forse che Aerion possa provare a
infilzarti durante il banchetto? Lo so che ha dei modi da selvaggio, ma
un’uccisione nel bel mezzo di una cena credo che sia troppo
anche per lui –
ironizzò il dorniano.
-
Fossi in te mi preoccuperei più dei corvi che
dei draghi – ribattè per tutta risposta.
-
Non ho mai creduto che le Zanne di un corvo
possano fare molto contro gli Artigli di una tigre. –
Il
divertito spirito dei due si sciolse in un
abbraccio virile.
-
È bello rivederti, cugino. –
-
Lo é anche per me, ma la domanda resta valida:
hai intenzione di banchettare in armatura? Perché
ciò potrebbe voler dire che
Aerion abbia finalmente imparato a sputare fuoco, del resto sono
diciassette
anni che si professa un drago e io comincio a essere deluso dal non
averlo
ancora visto spiccare il volo e andarsene lontano. –
La
risata sorse spontanea e contagiò tutti i
presenti.
-
Aerion ha le sue fisime, ma l’armatura
significa solo che sono terribilmente in ritardo. –
-
Fisime é un modo molto garbato per affermare
che é completamente fuori di testa. Dunque non ti
tratteniamo oltre, cugino –
concluse. Passò un braccio intorno all’abito di
Shiera e riprese a camminare
verso la sala dei banchetti.
La
Grande Bastarda si voltò a rivolgere uno
sguardo complice alla nipote, per poi proseguire come se nulla fosse.
Valarr
ruppe il silenzio che era sceso tra loro.
– Ti chiederei di aiutarmi a smontare l’armatura,
ma credo che finiremo con il
distrarci. –
Flamaerys
fece tintinnare le unghie sulla cotta,
mordendosi il labbro inferiore con aria fintamente innocente.
-
Mi credi capace di distrarti? –
Un
bacio rapido e imprevisto fu la replica, che
la spinse ad addossarsi contro la parete e la rese prigioniera tra
mattoni e
metallo.
-
Ti prego, va’ prima che decida che presenziare
al banchetto non é poi così importante
– la scongiurò, intervallando ogni
parola con un lieve bacio.
Sorridendo
in un misto di compiacimento e
dolcezza, annuì. Lo baciò per l’ultima
volta e si diresse verso l’ala che
conduceva alle sue stanze.
Una
volta rimasta sola lasciò che i sentimenti
emergessero trasfigurandole il viso in un’espressione di
felicità allo stato
puro.
Per
la prima
volta sento di avere un posto da chiamare casa. Non lo é mai
stato Essos né Approdo
del Re fino ad oggi, luoghi in cui la mia esistenza era a malapena
tollerata,
ma finalmente sento che possa esistere un luogo adatto a me.
Si
cambiò in fretta, indossando una veste di
pallido oro bianco che ben si sposava con la sua carnagione chiara e
creava l’illusione
di trovarsi al cospetto di una creatura assolutamente pura ed eterea.
Lasciò
ricadere le onde scure lungo la schiena e dipinse le labbra di un bel
rosso
vermiglio.
La
strada che separava le sue stanze dalla sala
dei banchetti le parve insolitamente breve mentre percorreva i
corridoio a
passo svelto.
Voltando
l’angolo finì con lo scontrarsi contro
la sagoma asciutta di un cavaliere.
-
Chiedo perdono, ser, non vi avevo visto. –
-
Non é accaduto nulla di male, nipote. –
Gli
occhi violacei saettarono verso l’alto
incontrando l’unica iride rossastra sul volto
dell’albino. Certa di essere
impallidita, abbassò nuovamente il capo. – Lord
Bloodraven. –
-
Sono lieto di constatare di non essere l’unico
in ritardo per il banchetto. Mi faresti l’onore, nipote, di
permettermi di
scortarti? –
Annuì
appena, dipingendosi un sorriso tirato
sulle labbra.
-
L’onore é mio, milord. –
Non
lo
toccherei nemmeno con una lancia, ma non voglio dargli la soddisfazione
di
vedermi spaventata. Non lascerò che rovini quella che ha
tutti i presupposti di
divenire una bella serata.
Passò
il braccio sotto quello dell’albino,
sorprendendosi nel trovare una muscolatura sottile ma decisamente
tonica.
Braccia
da
arciere.
-
Sembri raggiante, mia cara nipote, c’è forse
qualche motivo in particolare? –
-
Non direi, milord, semplice buonumore. –
Avvertì
l’intensità dell’unico occhio su di lei,
ma si sforzò d’ignorarlo.
I
suoi mille
occhi più uno devono aver visto ciò che
é accaduto e se, per un qualche
fortuito caso, così non fosse non sarò certo io a
rivelargli alcunché. Bloodraven
é temuto perché ha fatto dei segreti le frecce
del suo arco; che giochi pure con
quelli della corte, ma non con i miei.
-
Sono lieto che finalmente ci sia qualcosa in
grado di rallegrare la tua permanenza a corte. –
Allarmata
da quel commento, s’irrigidì come
avrebbe fatto un animale selvatico pronto all’attacco.
-
Non capisco a cosa ti riferisci. –
-
Ma come, non hai forse detto di essere di
buonumore? – chiese, un sorrisetto divertito sulle labbra, -
Quale che sia la
causa risiede sicuramente ad Approdo del Re. –
-
Magari potrei essere di buon umore perché il
torneo mi permette di incontrare persone che non risiedano a corte
– rilanciò.
-
Io non credo e sono certo che neppure tu lo
pensi. Ma ora, nipote, accantoniamo questi discorsi. –
Davanti
all’ingresso della sala dei banchetti,
Flamaerys non potè fare altro che continuare a tenere
serrate le labbra e
interrompere quell’inquietante scambio di parole.
Abbandonò
il braccio di Bloodraven e raggiunse lo
scranno che le era stato riservato, tra Valarr e Matarys.
Il
più giovane dei figli di Baelor sembrava
particolarmente preso da una conversazione con Daenora, ma la
principessa
concedeva al cugino solo un lieve rimasuglio della sua attenzione ed
era
evidentemente concentrata nel cercare di carpire ciò di cui
Ricarys discuteva
con il primogenito di Maekar, Daeron.
Si
accomodò con grazia, rivolgendo un’occhiata in
direzione del re e del festeggiato.
-
Le mie scuse per il ritardo, vostra grazia. –
Baelor
le rivolse un sorriso affettuoso da dietro
la coppa di vino che stava sorseggiando e mosse lievemente il capo a
significare che il suo arrivo tardivo non fosse stato affatto
interpretato come
una mancanza di rispetto.
Ancora
tesa per l’incontro di poco prima,
sorseggiò una coppa di vino di Arbor e fece cenno al
servitore più vicino di
riempirgliela nuovamente.
Quasi
sussultò quando avvertì la mano di Valarr
posarsi sulla sua coscia, attirandone l’attenzione.
-
Sembri preoccupata – le sussurrò.
-
Ho incontrato Bloodraven e sai che effetto ha
su di me quell’uomo – replicò per tutta
risposta.
Si
sforzò d’ignorare lo sguardo di rimprovero che
per un attimo era passato nelle iridi cerulee del principe.
Diversamente
dalla maggior parte dei membri della
famiglia reale, Valarr apprezzava lo zio o, quantomeno, non sembrava
temerlo.
-
Ti ha detto qualcosa che ti ha spaventata? –
-
Le sue solite frasi enigmatiche, nulla di
davvero minaccioso. –
La
carezza si spostò verso l’alto fino a
sfiorarle i fianchi, nel punto in cui il merletto era tanto sottile da
sembrare
quasi un tutt’uno con la pelle. Rabbrividì e, nel
momento in cui Valarr stava
per allontanarsi, posò la mano sulla sua e la trattenne
lì.
Rimasero
così finchè Matarys non le diede
leggermente di gomito.
-
Mio padre ti ha fatto una domanda – mormorò.
Avvampando,
sciolse la presa sulla mano di Valarr
e abbozzò un’espressione mortificata.
-
Le mie scuse, vostra grazia. Stavi dicendo? –
Il
principe Maekar emise uno sbuffo infastidito,
ma non commentò.
-
Lord Kyran di Tyrosh ci ha gentilmente offerto
la sua figlia maggiore come tua dama di compagnia. Desideravo sapere se
era tua
intenzione accettare l’offerta – ripetè
con cortesia.
Lanciò
un’occhiata in direzione di Lord Kyran. La
carnagione era poco più scura degli abitanti di Dorne ed era
avvolto in tessuti
impreziositi e piuttosto colorati come tutti i tyroshi. La figlia,
dedusse,
doveva essere la giovane lady che sedeva compostamente al suo fianco e
guardava
verso di lei con espressione trepidante.
Dovevano
essere all’incirca coetanee, ma la lady
di Tyrosh aveva un volto espressivo che creava l’illusione
che fosse molto più
matura. Ed era bella, nel modo più esotico possibile, per
essere una tyroshi.
-
Sarà un onore avere l’occasione di avere una
dama di compagnia illustre come lady … - tacque per dar modo
a Lord Kyran di
presentare sua figlia.
-
Lady Kiera, mia signora. –
Annuì.
– Come Lady Kiera di Tyrosh. –
La
tyroshi si aprì in un sorriso che mise in
mostra una dentatura candida e perfetta ed ebbe come valore aggiunto
quello di
farla sembrare più giovane.
-
L’onore é mio, mia signora. –
Sorrise
di rimando. Dopotutto quella giovane
sembrava abbastanza estranea agli intrighi di corte per assicurarle la
sua
discrezione.
Quando
però voltò lo sguardo verso re Daeron, che
aveva appena annunciato l’inizio del pasto, finì
con l’osservare Bloodraven.
Il
maestro dei sussurri sorrideva come se tutto
stesse rientrando perfettamente nei suoi piani.
Spazio
autrice:
Avrei
dovuto
pubblicare un paio di giorni fa, ma cause di forza maggiore (leggasi
come
estrazione del dente del giudizio >.<) mi hanno costretta
a rimandare la
pubblicazione del capitolo. Comunque finalmente ce l’abbiamo
fatta, quindi
passo la parola a voi e alle vostre eventuali recensioni. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
La
pantera le si
avvicinò con un balzo felino, afferrandole l’orlo
della veste con
un’inaspettata gentilezza e tirandola a sé come se
volesse spingerla a
seguirla, come se volesse mostrarle qualcosa. Annuì,
allungando la mano verso
il manto scuro, scoprendo che le sue dita affondavano in una densa
coltre
d’oscurità invece che in una morbida pelliccia.
L’animale la trascinò fino alle
lizze dove un drago nero, più piccolo rispetto a quanto le
era sempre stato
raccontato, veniva ferito da una miriade di lunghe spine affilate come
rasoi.
Il sangue fuoriusciva da quelle ferite copioso, riversandosi al suolo
in stille
rubino. E il drago si accasciava a terra, gli occhi brillanti come
zaffiri
celati dalle palpebre pesanti, e giaceva immobile come privo di vita.
Si
svegliò di soprassalto,
sedendosi sul bordo del letto con il respiro corto. Le onde scure erano
appiccicate alla fronte da gocce di sudore freddo e il cuore le batteva
tanto
forte che per un attimo temette seriamente che fosse sul punto di
uscirle dal
petto. Quel sogno … no, quell’incubo, assomigliava
tremendamente a quelli di
cui spesso raccontava suo cugino Daeron. Non aveva mai preso sul serio
il
disagio che creavano nel ragazzo, reputando che non fosse altro che una
comoda
giustificazione per il suo esagerare nel bere, ma la sensazione di
spiacevole
ansia che le aveva lasciato addosso la portò a ricredersi
all’istante.
I
Targaryen fanno
sogni come questi da secoli, ma io lo sono solo in parte, che valore
profetico
può mai avere?
C’era
solo una persona in grado
di dirle se quello che aveva fatto fosse davvero un sogno premonitore o
se si
trattasse di uno stupido incubo che la sua mente turbata da Bloodraven
aveva
prodotto.
Una
sola persona e
il mio istinto, che mi grida a chiare lettere ciò che sono
troppo testarda per
accettare: succederà qualcosa di tremendo durante la lizza
di oggi, posso far
finta di nulla e correre il rischio che accada l’irreparabile
oppure espormi
anche a costo di passare per una pazza visionaria.
Il
piccolo drago nero dagli
occhi di zaffiro poteva corrispondere a un solo membro della famiglia
reale:
Valarr. E lei non poteva correre il rischio che gli accadesse qualcosa.
Doveva
vederlo, parlargli,
convincerlo a ritirarsi dalla competizione se necessario.
Lo
squillo della fanfara nella
piazza sottostante le annunciò che aveva dormito
più di quanto avrebbe dovuto e
che i primi cavalieri della giornata di giostra stavano già
cominciando ad
accorrere in vista della ripresa della competizione.
Calciò
via le lenzuola e,
stringendosi uno scialle sulla veste da camera, uscì dalle
sue stanze senza
pensarci oltre. Percorse a passo svelto il lungo corridoio, arrivando a
fare i
gradini che la separavano dalla piazzola antistante di corsa.
Doveva
arrivare al padiglione
prima che la giostra avesse inizio, null’altro aveva
importanza.
Registrò
con inaspettata
noncuranza gli sguardi allarmati di Ser Lennox e Ser Rodrick, fide
ombre di
Aerion, nel vederla in déshabillé e avrebbe
continuato per la sua strada se
davanti a lei non si fosse frapposta un’armatura
perfettamente lucidata sul
petto della quale sventolava maestosa l’insegna del drago
rosso a tre teste.
Aerion
l’afferrò per i polsi,
gli occhi viola che sembravano impegnati a cercare una spiegazione a
quell’apparente momentanea follia.
Se
non fossi
preoccupata oltre ogni dire troverei ridicolo che proprio lui, tra
tutti, si
prenda il lusso di giudicare qualcuno folle.
Provò
a districarsi dalla sua
presa, ma con scarsi risultati. Sebbene non particolarmente imponente
dal punto
di vista fisico, il principe era comunque un giovane cavaliere nel
pieno del
vigore.
-
Toglimi le mani di dosso –
sibilò, divincolandosi con maggior impeto. Forse, se fosse
riuscita a coglierlo
di sorpresa, avrebbe abbassato la guardia quanto bastava per
permetterle di
riprendere la sua corsa.
La
presa sui suoi polsi
sembrava puro acciaio di Valyria. – Aerion, ti ho detto di
lasciarmi andare! –
Battè i piccoli pugni contro la placca frontale. Un gesto
inutile, stizzoso. –
Devo raggiungere il padiglione di Valarr, é importante.
–
Lo
sguardo del principe si
indurì mentre anche il più piccolo barlume di
comprensione svaniva dai suoi
occhi.
-
Augurare buona fortuna a mio
cugino é tanto importante da spingerti a uscire dalle tue
stanze in … -,
gesticolò in direzione della sottile veste bianca che le
aderiva come una
seconda pelle come se non riuscisse a trovare la parola giusta, -
Così? –
-
Tu non capisci … –
-
Non credo ci sia molto da
capire. –
-
Ho fatto un sogno! –
Le
labbra sottili di Aerion si
piegarono nell’accenno di un piccolo sorriso di scherno.
– Hai fatto un sogno?
Sei molto dolce, Flamaerys, ma non credo che un sogno romantico
abbia la
priorità su una giostra. –
-
Non era uno di quei sogni da
stupide ragazzine, razza d’idiota –
sbottò. Non badò neppure alla scintilla di
furia che era lampeggiata negli occhi di Aerion all’udire le
ultime parole. –
Quello che intendevo é che ho fatto uno dei sogni che fa
Daeron. Non era come
tutti gli altri, era una visione. –
Il
principe si accigliò, in un
misto di sorpresa e incredulità. – I Targaryen
fanno sogni di frequente … cosa
hai visto? –
-
Un giovane drago nero
morente. –
Non
andò oltre con i dettagli,
per qualche strano motivo non voleva che Aerion fosse a conoscenza di
ciò che
passava nella sua testa.
-
Sei sicura che fosse nero? –
chiese, improvvisamente sollevato.
Annuì.
– Perché altrimenti
dovrei trovare Valarr? –
-
Già, immagino che sia l’unico
drago in grado di morire durante una stupida giostra –
considerò sorridendo.
-
Non é divertente, Aerion, e
adesso togliti dai piedi! –
Lo
spinse all’indietro con
tutta la sua forza, cogliendolo di sorpresa e riuscendo a sbilanciarlo.
Riprese
la sua corsa verso il padiglione, raggiungendolo proprio mentre Valarr
era sul
punto di calarsi sul volto l’elmo splendente.
Il
Giovane Principe rimase
interdetto, il gesto compiuto solo per metà, prima di
aprirsi in un bel
sorriso. Poi notò gli occhi arrossati e
l’espressione sconvolta della ragazza.
-
Ti é successo qualcosa?
Aerion ti ha dato di nuovo problemi? –
Scosse
risolutamente il capo.
-
Non devi prendere parte alla
giostra. Valarr, ti prego, dammi retta. –
Valarr
aggrottò le
sopracciglia, dubbioso, per poi stringerla a sé. –
Calmati, Flame, stai
tremando. Perché ritieni che non debba partecipare?
–
L’immagine
del suo sogno si
materializzò di nuovo davanti ai suoi occhi. Trattenne a
fatica un singhiozzo
sommesso.
-
Se gareggerai morirai. L’ho
visto in sogno … non era proprio un sogno, direi piuttosto
una premonizione,
come quelle che hanno tuo cugino e sua maestà. –
Sentì
la presa di Valarr
stringersi maggiormente su di lei mentre le accarezzava la schiena con
lenti
movimenti rassicuranti. – Non posso ritirarmi dalla giostra,
farei la figura
del codardo. –
Flamaerys
aprì la bocca per
ribattere, ma lui la precedette. – Credo al tuo sogno, ma un
giorno diventerò
re e non posso permettere che la paura mi impedisca di dimostrare il
mio
valore. Ti prometto che starò attento, ma non
rinuncerò a giostrare, non darò
un altro motivo ad Aerion per reputarsi migliore di me. –
Posò
il volto sulla placca
frontale, cingendogli il busto con le braccia. – Stai attento
a Leo Lungaspina
– mormorò.
-
Lo farò. – Afferrò la cappa
dalla sedia più vicina, depositandogliela sulle spalle. Era
sufficientemente
larga e lunga perché la coprisse interamente.
– Non che non apprezzi la vista, ma sei un
po’ troppo … ehm, leggera. –
Poi
allungò una mano a
catturare una lacrima solitaria che le correva lungo la guancia
alabastrina, le
prese il volto tra le mani e la baciò con dolcezza.
-
Vincerò questo torneo e sarai
la mia regina d’amore e di bellezza. –
Spazio
autrice:
Perdonate
la lunga assenza e il capitolo scandalosamente corto, ma son stata
impegnatissima con l’università e la maledetta
sessione estiva >.< perciò
sono riuscita solo ora ad aggiornare. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto.
Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
Note
autrice:
Premetto
che vorrei sotterrarmi per essere giunta ad aggiornare questa storia
solo a
distanza di tre anni dall’ultimo capitolo, ma ero
completamente entrata in
blocco e spero di essermi finalmente sbloccata poiché ieri
sera mentre
riguardavo il mio profilo alla ricerca d’ispirazione
l’ho riletta e sono stata
sommersa dalla nostalgia. Ovviamente renderò grazie infinite
a coloro che la
seguiranno ancora e perderanno un po’ di tempo nel recensirla.
Ma
ora
basta ciance e vi lascio al capitolo.
-
Sembra che tu abbia dato spettacolo questa mattina. –
La
voce di Ricarys la fece sussultare, ma quando riconobbe
l’intonazione impreziosita dall’accento dorniano si
rilassò.
Lo
guardò di sottecchi, le gote leggermente colorite mentre
realizzava che buona parte delle Cappe Bianche del castello e
più di qualche
cavaliere l’aveva vista precipitarsi nel padiglione di Valarr
con indosso nulla
più che la quasi impercettibile protezione della sua veste
da notte.
-
Avevo le mie buone ragioni. –
-
Non lo metto in dubbio. Di solito non fai nulla che possa
attirare troppo l’attenzione, specialmente se il Corvo
è nei paraggi. –
Annuì,
mordendosi il labbro inferiore.
Si
era ripromessa di non dare modo al Corvo di Sangue di
puntare il suo unico occhio rosso su di lei, ma a quanto pareva stava
facendo
tutto l’opposto di ciò che sarebbe stato
considerato saggio e raccomandabile.
-
Aerion ha blaterato qualcosa circa un sogno e un drago … ma
lui parla sempre di draghi perciò non sono riuscito a capire
se fosse un altro
dei suoi deliri d’onnipotenza o qualcosa di concreto.
–
-
Questa volta sono io che ho sognato un drago. Il genere di
sogni che fa Daeron e sua maestà … o almeno
credo. –
Del
resto lei non aveva mai avuto esperienza in materia.
-
Mia madre sostiene che i Targaryen abbiano il dono della
profezia nel loro sangue e che sia legato all’essere dei
signori dei draghi.
Tuttavia … -
Tuttavia
i draghi sono scomparsi decenni fa e da allora anche il dono della
profezia si
è palesato con sempre minore ricorrenza. E che una
discendente dai Blackfyre lo
manifesti quando la maggior parte degli eredi Targaryen non
può non fa
presagire nulla di buono.
Ricarys
aveva troppo tatto e le era oltremodo affezionato,
perciò non l’avrebbe detto ma a lei era chiaro: se
Brynden l’avesse scoperto
avrebbe pensato che era una minaccia ancora peggiore di quello che fin
dall’inizio aveva ritenuto.
-
Chi altri lo sa oltre noi e Aerion? –
-
Valarr e le Cappe di Aerion. –
-
Le Cappe non parleranno, mio cugino è stato oltremodo
convincente nel suo ordine e nel descrivere le conseguenze che un
sussurro a
riguardo farebbe abbattere su di loro. –
Questa
volta fu sinceramente sorpresa.
Aerion
si
espone per mantenere un mio segreto? O forse è molto
più probabile che lo
faccia solo perché una cosa del genere potrebbe significare
che la cagna
Blackfyre è più importante di altri.
Ricarys
parve leggerle nel pensiero.
-
Lo so, è sembrato strano anche a me, ma sembra che sia in
una giornata particolarmente buona. –
-
Gli Dei sanno essere generosi nei momenti più inaspettati
–
si limitò a commentare.
O
forse,
molto più probabilmente, la mente di Aerion è
già alle prese con una decina di
macchinazioni diverse per rendere questo suo gesto vantaggioso in un
futuro più
o meno prossimo.
-
La mischia sta per cominciare. –
Posò
lo sguardo sulla lizza all’interno della quale i
cavalieri che avevano conquistato il loro accesso si stavano
rapidamente schierando.
Il primo giorno di mischia almeno la metà sarebbe stata
tagliata fuori.
Vide
Aerion entrare in campo nella sua armatura scintillante.
A pochi passi da lui seguiva Valarr e il nuovo giovane futuro lord di
Lannisport. Steffon Fossoway, Leo Tyrell e Lyonel Baratheon
concludevano la
lunga fila di contendenti.
-
Chi tra loro? –
-
Lungaspina. –
-
Non mi sembra che punti verso Valarr – considerò
Ricarys,
aggrottando la fronte quando vide il Leone Grigio raggiungerlo.
Lord
Damon Lannister fece cozzare la punta della sua lancia
contro l’armatura di Ser Leo in una muta sfida.
Un
Lannister che sfida un Tyrell è una scelta quantomeno
singolare; se Lord Damon
avesse sfidato Lord Lyonel non ci sarebbe stato nulla di strano, ma
quella
particolare decisione aveva un che di sospetto.
Con
la coda dell’occhio vide che Aerion aveva le labbra
sottili increspate in un lieve sorriso soddisfatto.
Era
pronta a scommettere qualsiasi cosa che avesse orchestrato
la sfida per essere certo di poterla giostrare al suo meglio.
Come
a volerle confermare le sue parole, infatti, non appena
il campo venne lasciato libero per i due contendenti lo vide
distanziarsi dalle
sue Cappe e raggiungerla.
Il
sorriso era ancora al suo posto e la stoicità con cui
ignorò Ricarys e il suo sguardo guardingo aveva
dell’incredibile.
-
Come vedi, Flamaerys, il prezioso Giovane principe è salvo
da qualsiasi pericolo tu possa mai aver visto nei tuoi sogni.
–
Inarcò
un sopracciglio, ignorando il tono strafottente, e si
voltò verso di lui.
Aerion
appariva l’incarnazione del Guerriero in quel momento,
con l’armatura accuratamente sistemata e un fazzoletto delle
Terre dei fiumi
attaccato al braccio destro.
Era
certa che il giorno precedente non fosse presente o
l’avrebbe notato sull’armatura.
Socchiuse
lo sguardo per metterlo meglio a fuoco.
Una
Tully?
Molto
probabile, visto che l’animale sembrava una trota.
-
Rosamund Tully, la deliziosa figlia di Lord Medgar –
chiarì.
Come
se
potesse importarmene minimamente.
-
Buon per te, è un ottimo partito. –
-
Non mi serve una moglie prestigiosa … sono io stesso
l’ottimo partito – replicò, piccato.
È
un
Targaryen, certo, ma pur sempre il secondogenito di un uomo che non
vedrà mai
il trono nemmeno per sbaglio. Aerion ha tante speranze di essere
considerato un
partito rilevante quante ne ha quell’ubriacone di suo
fratello Daeron.
-
Ovviamente, cugino. Ora se volete scusarmi, sono allergico
all’argomento matrimonio perciò se la nostra
incantevole Flamaerys non ha nulla
in contrario rivolgo le mie attenzioni altrove. –
-
Certo. Potresti fare compagnia a Daenora? Sono certa che la
gradirebbe visto che Aelora e Aelor si estraniano spesso quando sono in
compagnia l’una dell’altro. –
Con
una risata divertita, Ricarys annuì e si
allontanò
premurandosi però di ammonire il cugino con
un’occhiata carica di sottintesi.
Gli
aveva già assestato un pugno tempo prima, non avrebbe
esitato a farlo una seconda volta.
Rimasti
soli si sforzò d’ignorare lo sguardo bruciante di
Aerion finchè non fu palese che fingere di non notarlo fosse
una pura menzogna.
-
Volevi dirmi qualcosa, Aerion? –
-
Credo che il mio dirottamento di Lord Damon su Ser
Lungaspina sia stato un gesto molto magnanimo nei confronti di mio
cugino … ti
trovo d’accordo su questo? –
Tentennò
prima di annuire.
Ed
ecco
che Aerion mostra le sue vere intenzioni. Era troppo ingenuo anche solo
ipotizzare che avesse fatto una buona azione per non ottenerne nulla in
cambio.
-
Suppongo di sì. –
-
Quindi ne converrai che mi sono guadagnato una ricompensa. –
All’improvviso
tutti i suoi sensi erano all’erta.
-
E di che tipo di ricompensa stai parlando? –
-
Immagino tu sia al corrente del ballo di questa sera.
Ritengo sia doveroso per un principe Targaryen mostrarsi in compagnia
di una
dama che si distingua in quanto a bellezza. –
Il
ballo,
certo, lo stesso a cui avevo pensato dal momento stesso in cui io e
Valarr
c’eravamo avvicinati. Per un folle attimo ho fantasticato
sulla possibilità di
andarci con lui, ma dubito che una scelta del genere possa passare
inosservata
ai pettegolezzi né tantomeno approvata dalla corte.
-
Immagino che la giovane lady Tully sarebbe lieta di
accompagnarti. –
Aerion
emise uno sbuffo.
-
Lo sarebbe di certo, ma ho un’idea ben precisa sulla dama
che mi accompagnerà e non è certo lei. Dopotutto
mi sei debitrice dal momento
che ho impedito al mio valente cugino di essere infilzato come un pollo
allo
spiedo. –
-
Quindi vorresti che ti facessi da dama per il ballo? –
Ammiccò
in quel modo che gli veniva perfettamente naturale, un
misto di malizia e arroganza che su chiunque altro sarebbe parso
quantomeno
fuorviante.
-
Vedi che oltre quel bell’aspetto hai anche un cervello
funzionante? –
Ingoiò
la rispostaccia che le era salita alle labbra.
La
reazione di Aerion sarebbe di certo imprevedibile, ma dubito che
resisterebbe
all’idea di assestarmi un ceffone se osassi troppo.
-
E così sia, verrò al ballo con te visto che a
quanto pare è
l’unico modo che ho per ripagarti per il tuo servigio.
–
-
In effetti qualcos’altro ci sarebbe – ammise, le
iridi
violacee che seguivano le curve del suo corpo.
-
Che gli Estranei mi portino alla dannazione se … -
-
Sì, certo, risparmiati tutti quegli improperi …
sulle labbra
di una lady rispettabile non stanno bene. –
-
Fortuna che, come prontamente mi ricordi, io sia una
Blackfyre. –
Parve
interdetto, ma poi sorrise sghembo.
Fu
un sorriso autentico, seppur non meno imprevedibile degli
altri, - Come ti ho già detto anche io non sono un cavaliere
rispettabile …
abbiamo senz’altro molto in comune. –
Spazio
autrice:
Come
vi
avevo anticipato qui sopra ho deciso di riprendere in mano la storia e
al
contempo ho trovato l’ispirazione anche per i prestavolto dei
personaggi
principali della storia.
Katie
McGrath é Flamaerys Rivers
Bradley
James é Aerion Targaryen
Ben
Barnes é Valarr Targaryen
Preparerò
certamente anche degli aesthetic nei prossimi giorni visto che
è una cosa che
mi diverte moltissimo.
A
presto.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
Quando
fece ritorno alle sue stanze trovò lady Kiera di Tyrosh
intenta ad attenderla con un sorriso solare.
-
Ti vedo di buon’umore, Kiera. –
La
tyroshi annuì, aiutandola a togliersi di dosso
l’abito che
aveva indossato e cominciando a preparare tutto l’occorrente
per il bagno. Dopo
una giornata passata a pochi passi dalle lizze, tra sangue e sudore,
era quello
che occorreva prima di dedicarsi nuovamente alla vita di corte e ai
loro
illustri ospiti.
-
Non avevo mai assistito a un torneo prima d’ora, mia
signora, lo trovo tremendamente eccitante. –
-
Ti ho già detto, Kiera, che non è necessario che
ti rivolgi
a me in modo formale quando siamo sole. Non sono una lady
più di quanto mio
padre non sia un lord. –
Kiera
annuì, abbassando il capo con un sorriso di scuse.
-
Certo, mia … Flamaerys. Se non oso troppo, hai
un’espressione
preoccupata da quando hai varcato la soglia delle tue stanze.
–
Sospirò,
afferrando il calice sul tavolo e riempiendoselo di
vino di Arbor.
Lo
trangugiò con una velocità che avrebbe retto bene
il
paragone con quella di Daeron il Beone.
-
In effetti lo sono -, ammise, - dal momento che dovrò
presenziare al ballo di questa sera al fianco di Aerion. –
-
Il principe Brightflame? –
Annuì.
Quello
è il
modo in cui ama essere chiamato, ma ci sono altri soprannomi per i
Sette Regni
che sono molto più calzanti. Aerion il Mostruoso, il
Principe che pensa di
essere un drago. Ce ne sono a bizzeffe e tutti implicano ciò
che Maekar si
ostina a non voler vedere: Aerion non sarà mai
all’altezza dei suoi cugini.
-
Già, ha reclamato la mia compagnia poco dopo lo scontro tra
Lord Damon e Ser Lungaspina. –
Le
iridi scure di Kiera scintillavano curiose.
Dopotutto
la vita ad Approdo del Re doveva sembrarle
tremendamente affascinante, lei che veniva da una delle
Città Libere e che non
aveva alcuna dimestichezza con le corti e i loro intrighi.
-
E il suo invito non è stato di tuo gradimento? –
Invito.
Se fosse stato un invito avrei potuto rifiutarlo senza temere alcuna
conseguenza. Aerion l’ha chiamato ricompensa, ma sappiamo
entrambi che non è nulla
più che una costrizione. Non avrei mai scelto lui come
cavaliere neppure se
fosse stato l’ultimo uomo nei Sette Regni.
-
Il rapporto tra me e il principe è … complicato -
misurò le
parole non sapendo ancora quanto potesse effettivamente fidarsi di
Kiera e
della sua lealtà.
Sembrava
una brava ragazza, semplice e sincera, ma quell’improvvisa
necessità che aveva spinto a farla arrivare a corte come sua
dama di compagnia
l’aveva disorientata ed era pronta a scommettere che ci fosse
la mano del Corvo
di sangue dietro.
Quanti
occhi
ha Lord Bloodraven? Mille più uno.
-
Se il principe Aerion ti ha invitata è evidente che hai
catturato il suo interesse. Non che possa biasimarlo, la tua bellezza
è probabilmente
seconda solo a Lady Shiera. –
Abbozzò
un sorriso, grata per il complimento.
Qualsiasi
altra donna si sarebbe probabilmente sentita offesa
nel sapere di venire dopo un’altra, ma non chiunque avesse
avuto modo di vedere
anche solo una volta la lady sua zia.
Stellamarina
era la perfezione incarnata, un traguardo irraggiungibile
per qualsiasi altra donna dai Sette Regni alle Città Libere
arrivando persino
ad Asshai delle Ombre.
-
Ti ringrazio molto, Kiera, ma temo di non corrispondere i
sentimenti del principe. D’altro canto questo suo invito
porta con sé un
piacevole risvolto. –
-
E quale sarebbe? –
-
Farà infuriare suo padre, il principe Maekar. –
Mi
domando come reagirà quando scoprirà che proprio
il suo figlio prediletto,
colui in cui hai riposto ogni aspettativa e speranza, ha deciso di
farsi
accompagnare da una Blackfyre. Incapricciarsi di una traditrice
è un conto, ma
esibirla in pubblico è ben altro.
Kiera
tentennò un istante prima di ridacchiare a sua volta.
A
quanto pareva anche lei non era una grande estimatrice di
quell’uomo.
Le
loro risa vennero interrotte da un discreto bussare alla
porta delle sue stanze.
-
Avanti. –
Le
Cappe Bianche fecero da avanguardia alla comparsa del
Giovane Principe.
Valarr
rivolse un cenno di saluto all’indirizzo di lady Kiera
e poi posò lo sguardo su di lei.
-
Mia signora, credi che sia possibile conferire con te in
privato per qualche istante? –
Soppesò
il semplice abito che indossava e la vasca ancora in
attesa della sua immersione.
-
Certamente, vostra grazia, i preparativi per il ballo
attenderanno. Lady Kiera, ti dispiace … -
La
tyroshi annuì, uscendo in fretta dalle stanze insieme alle
Cappe.
Rimasti
soli vide che il luccichio scontento non aveva
abbandonato gli occhi di Valarr.
Che
Aerion lo abbia informato? Immagino che se così fosse si
sarà premurato di
farlo apparire come un evento molto più spontaneo di quanto
in realtà non sia.
Il
silenzio si protraeva, così decise di essere lei a romperlo
una volta per tutte.
-
Cosa c’è che non va, Valarr? –
- Ho parlato con Aerion
poco fa. Sembra che a dispetto di ogni aspettativa più
conclamata andrà al
ballo con una dama diversa da lady Tully. –
Dunque
lo
sa, proprio come sospettavo, e non ne è minimamente
contento. Figurarsi se
Aerion poteva risparmiarsi di andare da lui a gongolare. Ah ma per i
Sette,
questa volta non conterrò la mia furia … Aerion
farà bene a rammentare che
anche nei Blackfyre scorre il sangue del drago.
-
Non avremmo comunque potuto andarci insieme -, gli fece
notare, - e sono abbastanza sicura che tu stesso non andrai al ballo da
solo. –
Sta
arrossendo vistosamente, devo avere indovinato. Mi domando chi sia la
dama che
ha deciso di accompagnare al ballo.
-
Lord Damon è ancora furioso per la morte del suo erede,
anche se lo nasconde bene, perciò Lord Bloodraven ritiene
che sia saggio
riservare qualche attenzione in più alla sua famiglia;
pertanto sarà mio
compito scortare Lady Caecelia. –
-
Ovviamente … Lady Caecelia ne sarà entusiasta
immagino. Sono
decenni che i Lannister sognano di piazzare uno dei loro
all’interno della
famiglia reale. –
-
Stai deviando il discorso dalla questione principale -, la
interruppe con decisione, - Sono venuto qui per avere la conferma delle
parole
di Aerion. Andrai davvero al ballo con lui o il mio insopportabile
cugino sta
semplicemente cercando di farmi perdere la calma in vista del momento
in cui ci
sfideremo all’interno della lizza? –
Prese
un sospiro profondo e annuì.
-
Aerion ha detto la verità, ma immagino abbia sorvolato sulle
dinamiche che hanno portato all’accettazione del suo invito.
–
Valarr
corrugò la fronte, un po’ della rabbia
momentaneamente
allontanata dalla sorpresa.
-
Cosa intendi? –
-
Sai benissimo che mai avrei accettato l’invito di tuo
cugino, ma l’ha richiesto come ricompensa per
l’aver allontanato Lungaspina da
te e averlo spinto a scontrarsi con il Leone Grigio. –
Vide
il suo volto illuminarsi per la comprensione.
-
Lo hai fatto per la tua visione? Hai accettato di andare al
ballo con lui solo perché mi ha indirettamente salvato
impedendo alla tua
visione di compiersi? –
-
Per quale altra ragione avrei mai potuto farlo? –
Fece
appena in tempo a terminare la domanda che le labbra si
Valarr si avventarono sulle sue.
La
baciò con impeto, tenendola stretta a sé per
secondi che
parvero interminabili.
Se
morissi ora lo farei felice come mai potrei essere al fianco di
qualsiasi altro
uomo.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
Quando
Kiera fece ritorno nella sua stanza per aiutarla a
portare a termine i preparativi in vista del ballo non le
sfuggì il modo in cui
la osservava.
Dubitava
che le labbra arrossate e turgide potessero essere
giustificate in qualche modo se non con una lunga serie di baci
appassionati,
pertanto tacque e cercò d’ignorare la
curiosità della sua dama di compagnia.
Doveva
sforzarsi di credere che non fosse una spia del Corvo …
per il suo bene e per quello di Valarr.
-
Quale abito desideri indossare, mia signora? –
Esitò
per un momento prima di effettuare la sua scelta.
Non
voleva che Aerion scambiasse la sua scelta di vestiario
con l’intenzione di compiacerlo, ma al contempo era ben
determinata a spiccare
tra le altre giovani lady. Del resto non dubitava che Lady Caecelia si
sarebbe
lasciata sfuggire l’occasione d’impressionare il
principe e la corte.
E
i
Lannister sanno decisamente come attirare l’attenzione con
quei loro capelli
dorati e gli abiti sfarzosi.
-
L’abito rosso e oro. –
Le
era stato donato da suo cugino Ricarys in occasione del suo
diciassettesimo compleanno. Era piuttosto semplice nel suo taglio, ma
la seta
era color dei rubini e proveniva da Volantis mentre gli intarsi alla
vita
richiamavano i draghi dei Targaryen ed erano stati realizzati in filo
d’oro.
Quando
Ricarys le aveva fatto dono dell’abito aveva scherzato
su come la corte avrebbe reagito vedendo una Blackfyre indossare quei
colori.
Suppongo
che questa sera lo scopriremo.
-
Un’ottima scelta mia signora -, sentenziò Kiera
non appena
ebbe finito di aiutarla a indossare l’abito e ad acconciare i
capelli, - Il principe
non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso. –
Il
suo
sorriso lascia intuire che abbia capito come stanno le cose, ma
è fin troppo
discreta per insinuare qualcosa e si mantiene sul vago. Non credevo che
nelle
Città Libere insegnassero a essere tanto riservati, ma
questa sua dote torna
tremendamente utile in questa circostanza.
Le
rivolse un sorriso grato e lusingato.
-
Speriamo che sia così. –
-
Ne sono certa, siete un incanto. –
Studiò
il riflesso che lo specchio le rimandava e non potè fare
a meno di sorridere nuovamente. Solitamente non era una donna vanesia,
ma non
poteva negare che Ricarys avesse un gusto squisito in fatto di
abbigliamento
femminile … supponeva che le donne che affollavano il suo
letto ne fossero
tremendamente grate.
Depositò
una coroncina di rubini sulla sommità delle morbide
onde corvine acconciate in una morbida crocchia a scoprirle il candido
collo da
cigno e si alzò rassettando l’abito proprio quando
mancavano ormai pochi minuti
all’inizio del ballo.
Uscì
dalle sue stanze con Kiera al suo fianco e insieme
camminarono lungo il corridoio. Quando incrociarono i primi cavalieri
che
avanzavano verso il salone dei banchetti notò con una punta
di soddisfazione
che i loro sguardi si soffermavano su di loro molto più di
quanto l’etichetta
considerasse socialmente accettabile.
Kiera
le si avvicinò a sussurrare: - Ti mangiano tutti con gli
occhi, mia signora. –
Annuì
impercettibilmente, sorridendo graziosamente, finchè non
furono in procinto di varcare l’ingresso del salone.
Fu
allora che il panico la prese.
E
se il
fatto che indosso questi colori venisse considerato come alto
tradimento? Se il
Corvo usasse il pretesto per additarmi come sobillatrice? Se finissi
solo con
il coprirmi di ridicolo o, peggio ancora, per essere scambiata per una
discinta
poco di buono?
Ogni
dubbio fu spazzato via quando Kiera le accarezzò
distrattamente un braccio nudo, spingendola con una muta esortazione a
palesarsi ai presenti.
Prese
coraggio e si fece avanti a testa alta, ignorando gli
sguardi e i sussurri che accompagnarono la sua avanzata.
Mio
padre
sarebbe fiero della stoicità con cui affronto le voci e gli
sguardi dei lord e
delle loro nobili figlie e consorti. Certo non approverebbe il motivo
che mi
spinge ad agire né il contesto, ma del contegno non avrebbe
a ridire.
Fu
quando ebbe raggiunto metà del salone che si rese conto del
fatto che i nobili lord e le loro lady non erano gli unici a fissarla a
bocca
aperta.
Valarr,
che teneva cavallerescamente al braccio lady Caecilia,
sembrava avere qualche difficoltà a staccare lo sguardo da
lei.
Ricarys
incrociò il suo sguardo e sorrise compiaciuto,
accennando un segno di decisa approvazione, le iridi color
dell’ambra che
luccicavano come se si stesse godendo lo spettacolo e non ci fosse
nulla di più
divertente a suo parere che la situazione che gli si palesava davanti.
Del
resto viveva a Lancia del Sole pertanto Flamaerys dubitava
seriamente che potesse esistere in quel mondo qualcosa in grado di
sconvolgere
o turbare suo cugino.
Lady
Shiera era intenta a sorseggiare un calice di vino d’Arbor
e non appena incrociò le sue iridi sollevò il
calice come brindando a lei.
Le
sorrise e l’affetto per la donna zampillò oltre
ogni
livello.
Infine
lo sguardo le cadde suo malgrado su Aerion.
Il
principe Brightflame era circondato da un drappello di
cavalieri appartenenti alla sua cerchia ristretta, dal cugino Aelor e
dal
fratello Daeron … e sembrava aver perduto improvvisamente
l’uso della parola.
Lo
vide articolare qualcosa con le labbra, un commento rivolto
ai suoi commilitoni, che sembrava suonare molto come “Divina
misericordia”
mentre gli occhi blu violacei si sgranavano increduli e ammaliati.
Battè
una mano sulla spalla di Ser Steffon Fossoway, il più
vicino dei suoi interlocutori, allontanandosi poi dal gruppo e puntando
dritto
verso di lei.
Congedò
Kiera degnandola a malapena di un brusco cenno del
capo e prese il posto della sua dama di compagnia, tendendole
cavallerescamente
il braccio davanti agli sguardi incuriositi dei presenti e a quello
furioso del
principe Maekar: - Mia signora. –
Esitò
prima di accettarlo, stringendo delicatamente il braccio
e avvertendo la consistenza solida dei muscoli persino sopra
l’abito intarsiato
e fastoso che indossava.
Aerion
era fisicamente più possente di Valarr e aveva una
perfezione nei tratti che superava quella del cugino, ma stargli vicino
non le
suscitava minimamente le medesime sensazioni.
-
Approvo in pieno la scelta dell’abito, anche se confesso di
esserne sorpreso. Non mi aspettavo tanto quando hai accettato di
ripagare il
mio servigio. –
-
Non ne dubitavo minimamente -, replicò, - immagino che sia
per i colori. –
Vesto
i
colori e le effigi del drago, potrei sembrare quasi una principessa di
sangue,
non c’è dubbio che Aerion approvi.
-
Per i colori e per ciò che contiene. Questa sera sei quanto
mai succulenta. –
Lo
dice
quasi volesse divorarmi e forse è davvero così,
ma finchè siamo in pubblico
Aerion non oserà spingersi più in là
di quanto un qualsiasi cavaliere onorevole
farebbe.
-
Tuo padre non sembra approvare né la mia scelta di vestiario
né tantomeno la tua scelta di dama –
osservò, accettando il calice che uno dei
servitori le porse.
-
Mio padre acconsente sempre a ciò che voglio alla fine.
–
Il
suo
prediletto, il suo orgoglio. Aerion sa conversare educatamente, sa
persino
essere carismatico e affascinante quando vuole, è abile
nelle arti guerriere e
nei passatempi sociali … e nelle arti amatorie a sentire i
pettegolezzi.
Scacciò
quell’ultima considerazione dalla mente.
Non
era proprio il caso di impelagarsi in pensieri ostici
quando doveva riversare tutte le sue energie nel concludere quella
serata senza
danni collaterali.
-
E cosa potrebbe mai volere il principe Brightflame che già
non abbia? –
-
In questo momento dimostrare a Valarr che posso prendermi
ciò che vuole … danziamo. –
L’improvvisa
durezza del suo invito la informò che il Giovane
Principe era abbastanza vicino a loro per notare il modo in cui Aerion
la cinse
dopo averla condotta sulla pista da ballo.
La
teneva stretta a sé come se fosse una sua
proprietà.
Se
il profumo di Valarr era esotico e vagamente dolce,
caloroso e accogliente come i suoi sorrisi, quello di Aerion era aspro
e
pungente, duro come i suoi tratti e le occhiate che lanciava quando era
furioso.
Sono
i
poli opposti, fuoco e ghiaccio, e io ci sono finita in mezzo senza
nemmeno
sapere come.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso eccomi di ritorno con qualche aesthetic sui personaggi della
storia.
Al momento ho lavorato su questi, ma a breve ne creerò
certamente altri.
Ah
per
gli interessati: trovate la storia anche su Wattpad insieme alle mie
storie
originali e il mio profilo è
“FiammaErinGaunt”.
A
presto
bella gente.
XO
XO,
Fiamma
Flamaerys
“La lady del drago nero”
Blackfyre
Valarr
“Il Giovane Principe”
Targaryen
Aerion
“Brightflame”
Targaryen
Ricarys
“La Tigre di Dorne”
Martell
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
Quando
aprì gli occhi quella mattina impiegò qualche
istante a
rendersi conto che doveva essersi alzata molto prima di quanto fosse
previsto
dal momento che la luce che filtrava dalle pesanti tende in broccato
era lieve
e preannunciava la recentissima comparsa dell’alba.
Mancavano
ancora più di un’ora prima che Kiera facesse la
sua
comparsa per aiutarla a prepararsi e per accompagnarla alle lizze in
vista del
proseguio del torneo.
Perciò
scese dal letto a baldacchino e strinse a sé la veste
da camera, avvicinandosi alla finestra per spiare ciò che
accadeva al di fuori.
Doveva
esserci appena stato il cambio della Guardia cittadina,
perché alcuni soldati stavano facendo ritorno al castello e
nel piazzale della
Guardia provenivano i rumori di coloro che cominciavano a prepararsi
per i
duelli del giorno.
Una
chioma color dell’oro misto a un pizzico d’argento
attirò
la sua attenzione.
Era
nell’angolo più a destra del piazzale
d’armi, intento a
menare fendenti precisi e letali con la sua spada lunga contro un
invisibile e
non meglio precisato avversario.
Aerion
era terribilmente mattutino quel giorno, la qual cosa
non poteva di certo significare nulla di positivo.
Se
era così desideroso di fare bella figura allora il suo
avversario non poteva essere che Valarr.
Del
resto quello era l’ultimo giorno di torneo, mai avrebbe
rischiato di vedersi sottrarre l’opportunità di
battere e umiliare il cugino
davanti a un così ampio numero di lord provenienti da ogni
angolo dei Sette
Regni.
Flamaerys
lo osservò ancora per qualche manciata di minuti,
studiando la precisione dei suoi movimenti.
Aerion
sembrava venuto al mondo per stroncare vite.
Quando
Kiera fece capolino all’interno delle sue stanze la
trovò ancora lì, a fissare il vuoto, persa nelle
sue considerazioni.
-
Mia signora ti senti bene? –
Annuì
distrattamente.
Valarr
aveva poche speranze di battere Aerion, ma sebbene le
armi del torneo fossero spuntate e poco letali la morte
dell’erede del Leone
Grigio aveva provato egregiamente che anche una lancia spuntata poteva
mietere
vittime.
E
in mano ad Aerion praticamente qualsiasi cosa poteva essere
mortale.
-
Devo vedere il principe Valarr – sentenziò,
oltrepassando la
tyroshi e uscendo risoluta dalle stanze.
Ser
Alessarion e Ser Gwyn le furono immediatamente dietro come
due pallide ombre bianche.
-
Posso chiedere, milady, dove siamo diretti a un’ora
così
antelucana? –
-
Puoi chiederlo, Ser Alessarion … siamo diretti agli
appartamenti del principe Valarr. –
Se
le Cappe trovarono qualcosa di strano nelle sue parole non
lo diedero a vedere e si limitarono ad anticiparla per bussare alla
porta in
quercia degli appartamenti del Giovane Principe annunciando la sua
presenza.
Quando
le fu accordato il permesso di entrare la visione che
le si parò davanti aveva un che di tenero.
Valarr
doveva essersi svegliato poco prima, aveva ancora gli
occhi azzurri assonnati e i capelli corvini scompigliati.
-
Flamaerys è successo qualcosa … forse Aerion?
–
Scosse
il capo.
-
No, a me non è successo nulla, ma tuo cugino
c’entra
comunque. –
Con
un cenno del capo Valarr fece dileguare le Cappe e la
invitò a sedersi su una delle sedie attorno al tavolo da
studio.
-
Cosa c’entra Aerion? –
-
L’ho visto allenarsi poco dopo che il sole aveva cominciato
a sorgere e credo che si stesse preparando a sfidarti. –
Valarr
annuì, passando una mano tra le ciocche scure e poi
sugli occhi.
In
quel momento le sembrò tremendamente giovane e inesperto. Ed
in effetti era così. Nessuno dei cavalieri avrebbe mai osato
rappresentare
volontariamente una seria minaccia per lui, perciò non aveva
mai avuto bisogno
di difendersi sul serio.
Aerion
d’altro canto era sì di sangue nobile ma talmente
odioso da spingere qualche giovane e avventato cavaliere a
dimenticarsene
quanto bastava a tentare di dargli una lezione, perciò
sapeva bene come si
combatteva nella realtà.
-
Sapevo che mi avrebbe sfidato prima che il torneo fosse
giunto al termine -, replicò, - sono pronto a
quest’eventualità. –
-
E se non si limitasse a batterti? –
Se
provasse,
e gli Dei non vogliano riuscisse, a ucciderti? Non ho il coraggio di
chiederlo,
ma a giudicare dall’occhiata che mi ha rivolto ha capito dove
volessi andare a
parare. A corte molti sottovalutano la furia di Aerion, voglio solo
essere
certa che tu non faccia lo stesso, amore mio.
-
Aerion mi odia, ma non arriverebbe a tanto … non durante un
torneo e sotto gli occhi di tutti perlomeno. –
Anche
lui
sa che non è escluso che ci provi in situazioni diverse,
magari quando provare
la sua responsabilità sarà impossibile o quasi.
-
Giurami comunque che starai attento -, pretese, - Giuramelo
sugli Dei antichi e nuovi, Valarr. –
Le
prese la mano, fissandola seriamente mentre la portava alla
bocca e la baciava.
-
Starò attento, lo giuro sugli Dei antichi e nuovi.
–
-
Se ti accadesse qualcosa ne morirei – sussurrò,
talmente
piano che per un attimo credette di non averlo detto davvero ma quando
Valarr l’abbracciò
seppe che così era.
Si
rilassò nella sua stretta, posando il capo sulla sua
spalla, e si lasciò cullare finchè non
riuscì a rasserenarsi almeno un po’.
-
Ti arrenderai se necessario? –
Valarr
tentennò.
Era
combattuto tra la voglia di salvaguardare se stesso
rispettando così la sua promessa e quella di difendere il
suo onore.
Alla
fine annuì rigidamente.
-
Sì se fosse assolutamente necessario. –
Si
alzò sulle punte, poggiando le mani sulle sue spalle per
bilanciarsi meglio, e lo baciò delicatamente.
Quando
Valarr provò ad approfondire il contatto si ritrasse
leggermente, facendolo mugugnare in tono di protesta.
-
Solo un altro bacio, mia signora. –
-
Non essere avido, non vorrai che il Corvo venga a sapere che
sono nelle tue stanze quando gli abitanti del castello ancora dormono.
–
-
Non temo il Corvo di sangue. –
Posò
una mano sul petto asciutto di Valarr. – Vorrei poter
dire lo stesso, ma so che provocare la sua furia non è
saggio. –
Questo
parve convincere Valarr a desistere dal reclamare l’ennesimo
bacio.
La
lasciò andare con un sorriso lieve.
-
Ti vedrò nella tribuna d’onore? –
-
Certo, sarò lì a tifare per te mio campione.
–
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Lo
sferzare dei colpi delle spade da torneo che s’infrangevano
contro le armature dei duellanti assaliva le lizze, rendendo
praticamente
impossibile conversare al di sopra di tutto quel frastuono. Tuttavia
c’era da
dire che Daenora era sufficientemente testarda da proseguire
imperterrita,
alzando la voce ben più di quanto si addicesse a una signora
e tantomeno a una
principessa del sangue del drago.
In
quel momento in particolare stava tifando energicamente per
Ser Lyonel, che aveva sfidato Aerion e che menava fendenti con
rapidità e
precisione.
-
Credi sul serio che sia saggio tifare tanto vivacemente
contro nostro cugino? – domandò Aelora,
osservandosi attorno quasi pensasse che
qualcuno dei commilitoni di Aerion fosse in ascolto pronto a riferire
le loro
parole.
-
Non ho paura di lui – asserì la sorella per tutta
risposta,
le iridi violacee che luccicavano fiere tra la coltre di capelli scuri.
-
E Valarr certamente vincerà il torneo perciò
nessun timore
di vederlo incoronato come campione – aggiunse Matarys.
Flamaerys
avrebbe voluto avere la loro medesima convinzione,
ma al di là dell’affetto che la legava al Giovane
Principe doveva riconoscere
che suo cugino era un guerriero molto più esperto e aveva
dalla sua anche il
vantaggio della stazza e di una muscolatura maggiormente sviluppata.
E
quando Aerion disarmò Ser Lyonel mandandolo a gambe
all’aria
nella polvere della lizza, tra la sorpresa e le acclamazioni generali,
sembrò
che anche Daenora e Matarys l’avessero compreso.
Sollevando
la gorgiera dell’elmo a mostrare il volto dai
tratti perfetti e la chioma argentea, Aerion puntò dritto
verso il padiglione
di Valarr.
Il
Giovane Principe smise di bere dal calice che teneva in
mano e lo porse al suo scudiero, alzandosi e avvicinandosi al suo
scudo. C’era
una certa rigidità nel modo in cui vi stava ritto accanto e
Flamaerys suppose
che fosse il suo modo di tradire la tensione.
Quando
la lancia di Aerion s’infranse contro il drago smaltato
impresso sul suo scudo una scintilla passò nelle iridi blu
violacee.
Una
prima
piccola resa dei conti.
*
I
due principi si giravano attorno come avrebbero fatto due
lupi decisi a studiarsi per instaurare una superiorità
gerarchica e comprendere
chi si sarebbe sottomesso all’altro tra il silenzio generale
dei presenti.
Dopotutto
non capitava tutti i giorni di veder scontare due
principi di sangue.
Maekar
e Baelor si scambiarono un’occhiata, probabilmente
ripensando a quando anni addietro avevano compiuto la stessa azione dei
loro
figli seppur con decisamente meno astio e rivalità.
Il
primo a lanciarsi all’attacco fu Aerion, spingendo Valarr
ad arretrare di alcuni metri sotto la carica furiosa e la tempesta di
colpi che
s’infrangeva contro di lui.
Schivò
all’ultimo momento un fendente particolarmente
pericoloso indirizzato verso l’elmo, roteando
l’arma e colpendo Aerion al
fianco.
Il
colpo doveva essersi avvertito persino con cotta e
armatura, perché lo incassò piegandosi
leggermente e dando modo a Valarr di
passare a sua volta all’offensiva.
Tra
colpi andati a segno, scambi di lame e parate infrante
sugli scudi l’uno dell’altro il combattimento si
preannunciava come il più
avvincente dell’intero torneo.
Valarr
potrebbe anche riuscire a vincere se sfruttasse al meglio la sua
velocità.
Eppure
quasi il destino avesse deciso di prendersi gioco di
lei, il colpo di Aerion penetrò la guardia del cugino prima
ancora che questi
potesse anche solo pensare di schivarlo. L’impatto fece
ricadere Valarr a terra
e lo costrinse a perdere la presa sull’elsa
dell’arma.
La
punta della spada guizzò sotto la gorgiera
dell’elmo, lì
dove la pelle del collo era più sottile e il colpo vibrato
con un’arma affilata
sarebbe stato letale.
Aerion
tolse l’elmo, ridendo e dichiarando a gran voce: -
Oserei dire che sei morto, cugino. –
Re
Daeron si alzò in piedi battendo le mani, mettendo fine una
volta per tutte al combattimento.
-
Avete duellato bene, nipoti miei, ma uno solo può essere il
campione. Aerion, avvicinati. –
Sorridendo
fiero, obbedì e mentre la corona dorata del
campione gli veniva deposta sul capo alzò in mento nella sua
direzione
inarcando un sopracciglio.
Incredibilmente
tronfio e vanesio, dopo questa vittoria sarà impossibile
sopportarlo.
-
In qualità di campione spetta a te incoronare la regina
d’amore e di bellezza –, aggiunse consegnandogli la
corona fiorita, - scegli
bene. –
Rose
rosse come il sangue, praticamente perfette, dello stesso colore dello
stemma
dei Targaryen.
Aerion
la prese, soppesandola per un brevissimo istante prima di
voltare le spalle allo zio e di girarsi verso di lei. Si sporse contro
la
balconata in legno, deponendole la corona sull’abito argenteo.
Flamaerys
stava ancora cercando di realizzare quanto appena
avvenuto, sommersa com’era dallo squittio deliziato di Aelora
e il vociare
sorpreso dei nobili lord e delle loro lady, dalle iridi viola di Maekar
strette
per la contrarietà e dalla curiosità sul volto di
Baelor.
Daenora
le diede di gomito, riportandola alla realtà.
-
Mettila prima che tutti comincino a vociferare più di quanto
già non facciano. –
Obbedì,
deponendola sulle sue ciocche corvine accuratamente
acconciate, scatenando un applauso educato tra gli astanti.
Una
Blackfyre eletta a regina d’amore e di bellezza da un
principe di sangue
Targaryen. Gli Dei devono avere proprio un distorto senso
dell’umorismo.
*
Maekar
era furioso.
Anzi
probabilmente dire fuori dalla grazia degli Dei era una
definizione più calzante, lo si capiva da come si aggirava
per il padiglione di
Aerion e sbraitava contro suo figlio.
Aerion
dal canto suo manteneva al suo posto quel sorriso
cortese e al contempo beffardo, come se non fosse minimamente toccato
dalla
furia paterna.
Dopotutto
se Maekar decidesse di far punire qualcuno per ciò che
è appena accaduto
punterebbe il dito contro di me e non certo contro il suo figlio
prediletto.
Come se avessi chiesto io tutto questo, ma ai suoi occhi è
più facile credere
che sia l’intrigante cagna Blackfyre a ordire contro la
stabilità della
famiglia regnante piuttosto che pensare davvero che sia Aerion ad aver
dato
inizio a tutto questo.
-
Aerion mi stai ascoltando? –
Nel
voltarsi verso di lui Aerion colpì distrattamente il
calice di vino d’Arbor ormai dimenticato da tempo sul
tavolino. – Che cosa,
padre? –
Maekar
sbottò, scrollando il capo a metà tra
l’incredulo e il
furioso.
-
Per tutti gli Dei, che diavolo ti prende! –
-
Niente, padre, scusami. –
-
Scusarti dici … hai una vaga idea di cosa abbia dato adito
il tuo gesto lì fuori? –
-
Una piccola storia d’amore giovanile non ha mai fatto male a
nessuno -, intervenne Baelor sorridendo benevolo, - Non vedo
perché tu debba
scaldarti così tanto, mio adorato fratello. Aerion non
è promesso ad alcuna
fanciulla al momento, non ci sono lady ferite che potrebbero esigere di
veder
ripagato il loro onore, e lo stesso vale per Flamaerys. –
Storia
d’amore?
Per gli Dei, è questo quello che è apparso a
tutti i presenti?
-
Ha dato spettacolo. Cosa penseranno di un principe Targaryen
e la figlia di un traditore? –
Sicuramente
nulla di peggio di quanto già non pensino di Aerion. La sua
popolarità non è
mai stata ai massimi livelli.
Baelor
e Daeron fecero per replicare, ma fu Aerion ad aprire
bocca e intromettersi. Aveva recuperato la coppa versata e
l’aveva riempita
nuovamente, sorseggiandola con disinvoltura.
-
E il medesimo discorso è stato fatto anche al mio adorato
cugino? –
Flamaerys
trasalì.
Aveva
una voglia matta di prenderlo a pugni per quell’insinuazione
neanche poco velata, ma farlo avrebbe confermato le sue illazioni.
Se
fingo
di non sapere di cosa stia parlando almeno Valarr uscirà
pulito e non verrà
investito dalla tempesta che sento arrivare.
-
Valarr sposerà lady Kiera di Tyrosh, l’accordo
è già stato
raggiunto, non vedo come la cosa possa riguardarlo –
replicò Re Daeron
impassibile, mentre Baelor annuiva lentamente a quelle parole.
Il
colpo al cuore fu tremendo.
Valarr
e Kiera … insieme.
Un
matrimonio politico, certo, dopotutto il padre di Kiera era
un uomo importante a Tyrosh e collegare i Sette Regni alle
Città Libere era un
progetto ambizioso a cui molti avevano aspirato in passato.
Ed
ecco
spiegato l’improvviso arrivo di Kiera … mi domando
solo se lei e Valarr lo
sappiano.
E
se lo
sanno allora me l’hanno volutamente taciuto.
Scosse
il capo.
No,
non
sono delle persone così infide e meschine, è
altamente probabile che anche loro
ignorino il destino che li attende.
Il
sorriso sulle labbra di Aerion prese una piega del tutto
inaspettata, quasi fosse un bambino a cui veniva annunciato che avrebbe
ricevuto un inaspettato regalo a lungo desiderato.
Maekar
comunque sembrava poco propenso a terminare la
discussione, perché riprese la parola.
-
Resta comunque il fatto che … -
-
Padre -, lo interruppe il figlio, - non sarebbe più saggio
se ne parlassimo in privato? Flamaerys è a disagio.
–
A
disagio. Il cavalleresco Aerion … per gli Dei se ha la
faccia tosta,
questo gli va perlomeno riconosciuto.
-
Non c’è motivo di mettere i ragazzi in imbarazzo
-, convenne
Daeron, - Io e Baelor torneremo al castello … nipote cara,
ti unisci a noi? –
Annuì,
accettando il braccio che lo zio le porgeva.
L’unica
cosa che voleva in quel momento era rinchiudersi nelle
sue stanze e non uscirvi mai più.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
Il
frastuono che proveniva fuori dalle sue stanze riecheggiava
in modo chiaro persino durante l’ora di punta poco prima del
pranzo, quando
tutti i cavalieri avevano lasciato le lizze e si erano radunati nella
sala
principale per consumare il pasto, spingendola a cercare di attutire il
tutto
nascondendo il capo sotto ai guanciali.
Erano
passati tre giorni dalla fine del torneo e i lord e le
lady accorsi per l’evento avevano lentamente lasciato il
castello finchè non ne
erano rimasti che un’esigua manciata. E lei aveva fatto di
tutto per evitare
pressoché qualsiasi individuo da quando aveva appreso della
futura unione tra
Valarr e Kiera adducendo come pretesto un malessere che la costringeva
a letto.
Ma
in quel momento, a giudicare dalla replica delle Cappe che
stazionavano fuori dalle sue stanze, c’era qualcuno di molto
determinato a
entrare.
Quando
la porta venne spalancata, lasciando indietro le
rimostranze delle Cappe, si rassegnò a sgusciare fuori dalla
protezione dei
guanciali per scoprire chi fosse l’intruso.
Ciocche
castano scuro leggermente scompigliate e abiti del
colore del sole, un vago sentore esotico e l’andatura sinuosa
di un predatore a
caccia.
Non
ebbe bisogno d’intravedere le iridi ambrate per sapere chi
fosse.
-
Dunque sei ancora viva, cominciavo a temere che le Cappe
stessero sorvegliando una lady che si era lasciata morire
d’inedia. –
Ignorò
il sarcasmo nella voce e si fece di lato per
permettergli di sedere sul bordo del letto.
-
Sono ancora in veste da notte. –
-
Temo che tu debba essere molto più svestita di
così per
scandalizzarmi, cugina. –
Il
cipiglio malizioso di Ricarys la costrinse a sorridere
divertita dalla sua impudenza.
-
Come mai sei qui? –
-
Ti ho lasciata crogiolare nell’umiliazione dei pettegolezzi
per fin troppo tempo. So che lo zio Maekar non è affatto
contento
dell’infatuazione di Aerion e che ne parlano a ogni angolo
dei Sette Regni, ma
non è una buona scusa per chiuderti qui e fingere di non
esistere. Non si
dimenticheranno di te solo perché non ti vedono. –
-
Non è per quello che sono chiusa nelle stanze, non
m’importa
di Aerion. –
-
Credo che a nessuno, tranne se stesso e suo padre, importi
qualcosa di lui perciò questa non è una
novità sconvolgente. Qual è quindi il
motivo che ti ha spinto a recluderti come un’aspirante
Sorella del silenzio? –
-
Valarr è promesso. –
Vide
il cipiglio di Ricarys farsi più evidente mentre
aggrottava la fronte con sincero stupore.
-
Lady Caecelia? –
-
No, lady Kiera di Tyrosh. –
-
Questo è … oserei dire quantomeno inaspettato.
Come lo hai
saputo? –
-
La cosa è trapelata mentre Maekar parlava con me e Aerion.
–
-
Dubito seriamente che loro ne sappiano alcunché. Valarr era
davvero preoccupato in questi giorni; ho creduto che fosse sul punto di
fare
irruzione nelle tue stanze. –
-
Un po’ come hai fatto tu intendi? –
Rise,
addolcendo l’atmosfera con la sua risata calda e
avvolgente.
-
Esattamente come ho fatto io, ma il nostro caro cugino è
troppo valente e rigoroso per fare un gesto così avventato.
–
Flamaerys
sospirò, lasciandosi andare nella stretta di
Ricarys.
-
Non so come affrontare tutto questo. –
La
strinse a sé, baciandole la guancia e la fronte con
affetto.
Era
un po’ come la sorella che mai aveva avuto, lo percepiva
nel modo che aveva di trattarla, e cercava di proteggerla a modo suo.
-
Troveremo una soluzione. Ma adesso mettiti qualcosa di
carino e renditi presentabile, è ora che tu esca dallo stato
di malata
immaginaria e torni ad affrontare un pranzo reale. –
Emise
un gemito, guardandolo con aria supplichevole.
Incontrare
Valarr è la cosa che più mi preoccupa. Come
farò ad affrontarlo?
-
Devo proprio? –
-
Certo. Sei una Blackfyre, siete duri da relegare nell’ombra.
–
*
Sedette
al suo posto in modo rigido, sforzandosi di
concentrarsi su quello che le riempiva il piatto e non
sull’espressione
preoccupata e interrogativa che Valarr continuava a rivolgerle.
Non
mi
sta affatto facilitando il compito d’ignorarlo. Né
lo facilita il fatto che
Aerion sembri trovare tremendamente divertente la nostra presunta
storia
d’amore e non faccia altro che sfruttare il pretesto per
starmi accanto.
-
Dell’altro vino, mia signora? –
Alzò
lo sguardo sul servitore, rivolgendogli un’occhiata grata
per essere giunto a salvarla da quel silenzio forzato in cui si era
chiusa.
-
Volentieri, grazie. –
Aerion
sfruttò l’occasione per posarle una mano sul
braccio,
in una lenta carezza studiata mentre le iridi violacee andavano da lei
a
Valarr, atteggiando il volto a un’espressione totalmente
presa.
-
Ti senti meglio, mia cara? –
-
Abbastanza bene da presenziare alla cena -, replicò
lentamente, - ma non so se sia del tutto guarita. –
-
Le tue stanze sono sufficientemente riscaldate? –
Come
se
non sapessi dove voglia andare a parare.
Pestò
il piede del cugino, trattenendo un sorriso quando lo
vide stringere gli occhi pur di non tradire la minima sofferenza.
-
Posso ritenermi soddisfatta, mio caro,
ma ti sono grata per la solerzia a cui ti porta il tuo
affetto nei miei confronti. –
-
Lieto che tale solerzia sia notata e apprezzata. –
Malgrado
tutto dovette trattenere l’accenno di un sorriso
divertito. Aerion parve intuirlo dal modo in cui tremarono le sue
labbra, perché
sorrise sghembo visibilmente compiaciuto.
Il
tossicchiare discreto del Corvo di sangue interruppe il
loro scambio, costringendo tutti i presenti a volgersi verso di lui.
-
Credo che sia giunto il momento di fare un annuncio, non
trovi vostra maestà? –
Re
Daeron annuì, alzandosi in piedi e puntando le iridi viola
su Valarr e Kiera.
-
Lord Brynden ha ragione -, convenne, - è giunto il momento
di annunciare il fidanzamento al quale abbiamo lavorato alacremente
nelle
ultime settimane, quello del principe Valarr e di Lady Kiera di Tyrosh.
–
Il
giovane principe Daeron, il Beone come l’aveva
soprannominato una parte del popolino, quasi rischiò di
strozzarsi con il vino
che stava sorseggiando. Il suo sguardo andò dal nonno a
Kiera, con la fronte
tanto corrugata da lasciar intendere perfettamente quanto fosse
incredulo per
la notizia appena giunta.
-
Vivissime congratulazioni, amato cugino –
sentenziò Aerion,
rompendo il silenzio sconcertato della tavolata, - Brindo a te e alla
tua
giovane futura sposa. –
Uno
dopo l’altro i presenti al tavolo alzarono a loro volta i
calici, unendosi al brindisi, mentre a Flamaerys non sfuggiva lo
sguardo
desolato con cui Kiera l’osservava.
Dunque
come sospettavo neppure loro erano a conoscenza della cosa. Se non
altro non vi
è stato un tradimento da parte loro, una seppur magra
consolazione.
*
-
Mia signora ... –
La
voce di Valarr la raggiunse mentre percorreva il corridoio
alla volta delle sue stanze, decisa a lasciarsi alle spalle quella
serata il
prima possibile.
Fece
finta di non averlo sentito e continuò ad avanzare, ma
quando la chiamò nuovamente e questa volta da più
vicino non potè continuare a
fingere di non averlo sentito.
-
Flamaerys, t’imploro, aspetta. –
Arrestò
la sua avanzata, voltandosi verso di lui.
Valarr
l’osservava con le iridi blu sgranate, la fronte
corrugata per la preoccupazione, e appariva più in
là con gli anni di quanto
non fosse mai sembrato.
Uno
specchio di come potrebbe diventare di qui a qualche anno.
-
Di cosa desideri parlare, vostra grazia? –
Formale,
composta, come se tra noi non ci fosse mai stato altro che educate
conversazioni. È doloroso, ma per come si profilano le cose
non vi è altra
soluzione.
-
Ti prego di credermi quando ti dico che né io né
lady Kiera
eravamo a conoscenza di quello che stavano organizzando. –
-
Ti credo … e se non c’è altro gradirei
raggiungere le mie
stanze. –
Valarr
la prese per la mano, trattenendola e impedendole di
voltargli le spalle.
-
Ti supplico, resta solo per un momento. –
-
Solo un momento, principe Valarr, perciò fanne buon uso
–
cedette.
Lo
vide sussultare davanti a quella formalità.
Probabilmente
ne è ferito, ma al momento ho i miei di sentimenti con cui
fare i conti
pertanto non posso preoccuparmi anche dei suoi.
-
Ho parlato con Kiera, nutre dei sentimenti per un altro dei miei
cugini, non ha alcuna pretesa nei miei confronti … -
Ed
ecco
spiegato lo sgomento di suo cugino Daeron. Cosa possa vedere Kiera in
lui mi è del
tutto estraneo, ma suppongo che i sentimenti sappiano essere
imperscrutabili
talvolta.
-
Ciò non cambia le cose, sarete comunque sposati di qui a un
mese, e io non desidero attirare più voci di quelle che
attiri già normalmente.
–
Non
sarò
la concubina del Giovane Principe, mi basta essere la figlia di un
traditore.
Non
lo disse in modo diretto, ma il messaggio arrivò dritto e
chiaro a Valarr perché il Giovane Principe chinò
il capo come se si vergognasse
anche solo di aver proposto quella particolare situazione.
-
Non intendevo … non so come affrontare la cosa –
ammise,
strusciando nervosamente la suola dello stivale contro il pavimento in
freddo
marmo.
-
Credo non ci sia altra scelta se non quella di fingere che
nulla sia mai accaduto tra di noi. Non c’è futuro
per un erede al trono e la
figlia di un traditore. –
Districò
la mano dalla sua presa senza trovare opposizione di
sorta e gli voltò le spalle sforzandosi d’ignorare
il dolore impresso sul volto
del Giovane Principe.
Allungò
il passo ed entrò nelle sue stanze, chiudendosi la
porta alle spalle e serrandola bene.
Poi
si lasciò scivolare a terra, nascondendo il volto contro
le gambe.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
Quando
la porta delle sue stanze venne spalancata di nuovo
sussultò e per un folle istante credette davvero che fosse
Valarr che, messi da
parte ogni timore o remora, correva da lei per rincuorarla e
assicurarle che
prima o poi avrebbero trovato un modo per far funzionare le cose tra
loro e
magari anche la storia tra Daeron e Kiera. Eppure avrebbe dovuto sapere
che
Valarr non l’avrebbe mai fatto.
Non
poteva prometterle nulla, non aveva una soluzione, e
qualsiasi cosa avessero finito con il fare avrebbe solo peggiorato una
situazione che si profilava già a dir poco disastrosa. Non
era previsto un
lieto fine per loro.
E
lo
sapevo. Non volevo ammetterlo nemmeno con me stessa, ma lo sapevo. Non
sarebbe
mai potuta durare tra di noi, ma mi sono goduta comunque ogni minimo
attimo
rubato alle regole della vita di corte. Non tornerei indietro per nulla
al
mondo.
Eppure
quando le sue iridi incontrarono quelle violacee di
Aerion non potè fare a meno di mostrarsi decisamente
sorpresa.
Scacciò
le lacrime rifiutandosi di farne sgorgare altre di
fronte a lui e asciugò con rabbia quelle che le rigavano
già il volto
alabastrino.
-
Non dovresti farti annunciare prima di irrompere qui dentro
come se nulla fosse? –
-
Mi rimproveri con le lacrime agli occhi? Non molto credibile
se proprio vuoi saperlo, mia signora. –
Si
guardò attorno con curiosità, esaminando ogni
centimetro
della sua stanza, soffermandosi sui drappeggi del suo letto a
baldacchino.
Ne
accarezzò la stoffa e sorrise appena.
-
Bel colore. –
-
Sì, è un bel colore. Sei qui per discutere di
amenità
Aerion? –
-
Al contrario, volevo solo essere certo che la mia signora
stesse bene e non si struggesse per il mio valoroso cugino che sta per
sposarsi
– la rimbeccò, lasciandosi cadere sul bordo del
letto e osservandola con un’espressione
strana sul viso.
Era
un curioso misto di asprezza, ironia pungente, gelida
furia e apprensione.
Aerion
è imprevedibile,
certe volte credo che nemmeno lui sappia che emozioni sta provando e
tantomeno
come rapportarsi ad esse.
Rimase
in silenzio, ben determinata a non dargli alcun tipo di
soddisfazione. Non voleva che si prendesse gioco di lei, che si beasse
della
sua impossibilità nel condividere il resto della vita con
Valarr.
Non
voleva vederlo contento del suo dolore.
-
Non mi piace essere ignorato, Flamaerys. –
La
voce era leziosa, quasi con un’intonazione cantilenante,
mentre la prendeva per mano e la costringeva ad alzarsi da terra e a
raggiungerlo sul letto.
Le
afferrò il mento, spingendola ad alzare il capo quanto
bastava per fissarla dritta negli occhi.
-
Guardami. –
-
Ti sto guardando – mormorò.
Le
accarezzò la guancia, asciugando l’ultima lacrima
che
ancora vagava in corrispondenza dello zigomo, portando poi il dito alle
labbra
e assaporandola lentamente.
-
Non sopporto l’idea di vederti piangere per lui -, ammise
d’un
tratto con rabbia repressa a stento, - è una cosa che mi fa
diventare pazzo. –
Non
è
certo colpa mia se lo sei davvero.
-
Non lo faccio certo per fare un dispetto a te –
rilanciò,
aggrottando la fronte corrucciata.
-
Ne sono consapevole, ma mi domando se … -
-
Se? –
Non
rispose alla sua domanda e si limitò ad attirarla a
sé,
stringendola con sorprendente delicatezza mentre la cingeva con le
braccia
possenti e l’avvolgeva in modo accogliente ma al contempo
irremovibile.
Impiegò
qualche istante a realizzare che Aerion stava cercando
di confortarla a modo suo.
Allargò
le braccia, ricambiando la stretta, e si rilassò
contro di lui arrivando persino ad adagiare il mento
nell’incavo tra il collo e
la spalla.
Un
odore pungente, virile, ben diverso da quello di Valarr le
inondò le narici.
Se
il Giovane Principe era dolce e caldo come le giornate
nelle Isole dell’Estate allora Aerion era freddo e pungente
come l’inverno oltre
la Barriera.
Eppure
stargli vicino per una volta nella vita non è sgradevole, mi
sento quasi a mio
agio.
Avvertì
Aerion voltarsi leggermente verso di lei, sfiorandole
prima la guancia e poi l’angolo delle labbra con le sue.
Fu
un gesto lieve, appena accennato, che venne interrotto
dall’arrivo
di Ricarys.
-
Flame, ho buone notizie … le mie scuse per
l’interruzione, non
avevo idea avessi già visite. –
Si
separarono lentamente sotto lo sguardo sorpreso del
principe dorniano.
-
A quanto pare le tue stanze vengono prese d’assalto un
po’
da chiunque questa sera. –
-
Ricarys ha il vizio di non annunciarsi mai. –
-
Tipico dei dorniani, sempre inopportuni – annuì
Aerion,
tenendole ancora una mano saldamente sulla vita.
Sembra
quasi che voglia confermare la veridicità di quello che
Ricarys ha visto. Mi
chiedo cosa pensi esattamente che significhi questo piccolo e breve
avvicinamento che c’è stato tra di noi.
-
Se avessi saputo di dover affrontare un drago avrei preso
una spada prima di precipitarmi dentro. –
Aerion
fece per aprire bocca e replicare quando Flamaerys si
frappose alla contesa verbale tra i due.
-
Hai detto di avere delle buone notizie, di che si tratta? –
-
Domani partiremo per Dorne e Maekar, così come Daeron e
Baelor, hanno deciso che se lo desideri potrai unirti a noi per un
breve
periodo. Verrà anche Daenora –, aggiunse
sorridendo smagliante, - so che i
Giardini dell’acqua ti mancano molto e in questo periodo sono
spettacolari. –
E
la zia
Daenerys è sempre gentile con me. A Dorne non importa a
nessuno che io sia una
Blackfyre. E poi sarò lontana da Valarr, non ci
sarà modo di incontrarlo per
diversi mesi, e potrò finalmente avere un po’ di
tempo per pensare.
-
Verrò con immenso piacere, ti ringrazio per aver perorato la
mia causa con i nostri zii. –
Ignorò
il mugugno di Aerion, degnandolo appena di uno sguardo,
prima di alzarsi in piedi e abbracciare Ricarys.
-
Quanto starete via? –
-
Fino al torneo in onore dello zio Baelor. –
-
Tre mesi quindi –, considerò Aerion con
serietà, - suppongo
che sia un lasso di tempo sufficiente. –
Sufficiente
per cosa non credo sia chiaro né a me né
tantomeno a Ricarys, ma il fatto che
una volta tanto Aerion si adegui a una delle mie decisioni è
decisamente un
netto miglioramento.
-
Che poi è esattamente il lasso temporale che passeremo io e
i miei fratelli a Roccia del Drago. –
Ecco
dunque
perché è così sereno. Meglio sapermi a
Dorne che ad Approdo del Re vicino a
Valarr quando lui si trova lontano.
Le
depositò un bacio sulla guancia, avvicinandosi a Ricarys e
facendogli cenno di uscire insieme a lui.
-
Immagino che la nostra incantevole Flamaerys debba sistemare
le sue cose per il viaggio che l’attende. Togliamo il
disturbo, dormi bene mia
signora – augurò, chiudendo la porta dietro di
loro con decisione.
Sarebbe
stata una notte lunga, ma quantomeno il mattino
seguente avrebbe fatto rotta per Dorne e non sarebbe stata costretta ad
assistere al matrimonio tra Valarr e Kiera.
Spazio
autrice:
Buonasera!
Spero
che
questo ultimo capitolo della prima parte della trilogia vi sia
piaciuto. Ci
sentiamo molto presto con il prossimo volume della trilogia, che
sarà
ambientato nel corso degli eventi de “Il cavaliere dei Sette
Regni”.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
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