Bra in Pericolo

di galvanix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una Strana Sensazione ***
Capitolo 3: *** Un Momento Speciale ***
Capitolo 4: *** L'Arrivo del Nemico ***
Capitolo 5: *** Il Passato che Ritorna ***
Capitolo 6: *** In Viaggio verso Arlia ***
Capitolo 7: *** Un Amico Fidato ***
Capitolo 8: *** Una Dura Prova per Bra ***
Capitolo 9: *** La Calma prima della Tempesta ***
Capitolo 10: *** Il Piano ***
Capitolo 11: *** Lo Sfogo del Principe ***
Capitolo 12: *** Pronti all'Attacco ***
Capitolo 13: *** La Rabbia di Vegeta ***
Capitolo 14: *** Faccia a Faccia ***
Capitolo 15: *** E' Guerra! ***
Capitolo 16: *** Appesa ad un Filo ***
Capitolo 17: *** Disperazione ***
Capitolo 18: *** La Mia Piccola Saiyan ***
Capitolo 19: *** Ritornare alla Vita ***
Capitolo 20: *** La Resa dei Conti ***
Capitolo 21: *** La Fine di un Incubo ***
Capitolo 22: *** Ritorno sulla Terra (Prima Parte) ***
Capitolo 23: *** Ritorno sulla Terra (Ultima Parte) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                      
                                        BRA IN PERICOLO 

                                                Prologo
  
                                                                    

                                                               
                                                                                   
                            


A volte la vita può essere davvero molto imprevedibile…non sai mai cosa possa riservarti per il futuro.
In alcune circostanze è semplicemente il destino a compiere il proprio corso, invece in altre è la mano dell’uomo a controllare gli eventi e decidere la propria sorte.
La vita è davvero un grosso punto di domanda proprio perché è imprevedibile.
Essa è caratterizzata da momenti di pura gioia, serenità, dolcezza, tenerezza, ma purtroppo anche da istanti di tristezza, malinconia, solitudine, dolore e paura
La paura è il sentimento più ambiguo che possa esistere perché può essere positivo in quanto sprona a non arrendersi di fronte alle difficoltà e quindi di conseguenza rende più forti.
Il problema si pone quando è negativo perché se non si è abbastanza preparati da sopportare ed affrontare un qualsiasi inconveniente, si può cadere nello sconforto senza avere la forza di rialzarsi.
In questo caso non si è lucidi mentalmente e si ragiona frettolosamente facendosi prendere, in seguito, dal panico e dal terrore che possa accadere qualcosa di brutto.
In questa circostanza è bene non rimanere mai solo, ma ricercare sempre l’ausilio di cui si ha bisogno perché agire di testa propria, a volte, può essere controproducente.
Chiedere aiuto non significa essere debole, ma al contrario rende consapevole di quanto un sostegno, a cui aggrapparsi, sia fondamentale in qualsiasi frangente soprattutto se si parla di andare incontro a delle insidie.
Il pericolo è sempre in agguato e per quanto si cerca di evitare situazioni rischiose, non ci si può sottrarre a ciò che la vita ha in serbo per ognuno di noi.
In alcuni casi è l’uomo stesso a mettersi nei guai, ma a volte sono proprio i problemi che lo perseguitano…
In quest’ultimo caso non si può fare altro che affrontare l’ostacolo e abbatterlo, prima che tutto possa sfuggire di mano e sia troppo tardi…

 

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciao a tutti, finalmente sono riuscita a postare l’inizio di questa storia che ho cominciato qualche tempo fa e che per via del lavoro non sono riuscita ad inserire prima…
Dal prologo non si capisce molto, ma ho voluto fare solo una specie d’introduzione per far comprendere il tema principale del racconto.
Tuttavia ho deciso di postare insieme anche il primo capitolo che troverete subito dopo in modo da farmi perdonare anche della brevità del prologo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere ricevere i vostri commenti!
Ringrazio anche i lettori silenziosi.
A Presto!!

GALVANIX

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Capitolo 2
*** Una Strana Sensazione ***



                            UNA STRANA SENSAZIONE
                                      
                                       Primo Capitolo
                                      
  

                                          

               
Si preannunciava una splendida giornata nella Città dell’Ovest.
Il sole era già alto in cielo e lentamente, con i suoi raggi, stava risvegliando l’intera città per ricominciare un nuovo giorno.
Piano piano, lungo le strade, si potevano udire il rumore del clacson di alcuni veicoli e il vociferare delle persone che si preparavano per affrontare un’altra giornata di duro lavoro.
Mentre tutti si stavano accingendo a svolgere il proprio dovere, in un’altra dimora c’era ancora qualcuno che dormiva profondamente…
Alla famosa Capsule Corporation una donna sonnecchiava tranquillamente nella propria stanza avvolta tra le braccia del suo possente uomo.
Lei si sentiva al caldo e al sicuro in quella comoda posizione, infatti ogni sera amava addormentarsi proprio in quel modo, soprattutto quando fuori si scatenava il solito temporale.
Per lei era diventato impossibile coricarsi senza di lui, non poteva farne a meno.
Anche l’uomo aveva preso questa abitudine e non sembrava affatto risentirne.
Lui amava osservarla in momenti in cui sembrava così dolce, serena, indifesa ed estremamente…bellissima.
Durante questi attimi, però, qualcosa turbò il sonno ristoratore della donna e il viso si tramutò in una smorfia di profonda irritazione.
Lei aprì di scattò gli occhi e sbuffando si alzò dal letto, lasciando seccata il suo accogliente giaciglio.
Si affacciò alla finestra dove aveva udito il rumore che l’aveva appena disturbata e furiosa urlò:

“Ei tu, ti sembrano modi questi? Non sono neanche le sette del mattino e insisti nel suonare quel dannato clacson…hai finito o devo venire giù a suonartele di santa ragione?”
“Ei bella, con chi credi di parlare? Io faccio quello che voglio, quando voglio e non sarai di certo tu a farmi cambiare idea” rispose un ragazzo scendendo dalla sua auto parcheggiata vicino al viale della villa.
“Forse cambierai idea appena contatterò la polizia anche se prima vorrei scoprire il motivo di tutto questo baccano da parte tua” chiese irritata la donna.
“Ma come signora Brief, ancora non l’ha capito?
Io sono qui per lei…” disse il ragazzo ammiccando.
“Adesso mi dai pure del “lei”, ma come siamo cortesi così all’improvviso. Tuttavia ora preferisco che tu te ne vada e lasci riposare i miei timpani, se non ti dispiace”.
“Aspetti signora Brief, il mio era solo un modo per attirare la sua attenzione…tutto qui”
“Hai attirato l’attenzione sbagliata, pivello” aggiunse duramente Vegeta scagliando, dal terrazzo, uno dei suoi attacchi contro la vettura del giovane, distruggendola.

Il ragazzo rimase come stordito, per un istante, da ciò che aveva visto.
Un secondo dopo ripresosi dallo shock aveva intenzione di replicare, ma l’espressione crucciata del saiyan lo fece correre il più velocemente possibile dal luogo in cui si trovava.

“Forse hai un po’ esagerato tesoro, non credi?” domandò Bulma sorridendo.
“Io non credo proprio. Nessuno deve provarci con la mia donna e sperare di farla franca” rispose rocamente Vegeta attirando a sé la scienziata.
“Ed ora cosa proponi di fare, saiyan?”
“Te lo mostro subito” le sussurrò, baciandola con passione e prendendola in braccio sdraiandosi con lei sul letto.

Entrambi presero a spogliarsi reciprocamente ed una volta nudi, Vegeta depositò una scia di baci sul collo della donna per poi arrivare all’abbondante seno dove si soffermò a lungo.
Il saiyan riprese il suo cammino e continuò a lambire di baci il corpo di Bulma, appagandosi dei suoi gemiti, finché non arrivò nel suo punto più sensibile.
Non riuscendo a trattenersi, l’uomo stuzzicò con le dita la femminilità della scienziata e appurando il desiderio da parte di lei, la fece sua penetrandola all’istante.
Fu come toccare il paradiso, per entrambi… insieme scoprivano sempre nuove emozioni.
Bastava toccarsi e scattava qualcosa impossibile da controllare.
Insieme raggiunsero il godimento assoluto e Vegeta, provato dal momento, si adagiò delicatamente sul seno della scienziata.
Quello per Vegeta era il momento più bello dopo l’amplesso perché si sentiva tremendamente libero e felice.
Bulma, accarezzando come di consueto i suoi folti capelli neri, lo faceva sentire sereno e più leggero, come se il resto del mondo non esistesse grazie al suo delicato tocco.
Tuttavia, per alcuni minuti, si poterono udire soltanto i loro respiri ritornare regolari, così come il battere dei loro cuori.
Qualche istante dopo però il saiyan si alzò, controvoglia, da quella comoda posizione per poi mettersi seduto sul letto, afferrare i boxer e la canottiera per poi indossarli.
La donna lo guardò per un momento sorpresa, ma prima che potesse parlare, l’uomo l’anticipò:

“Sta arrivando Bra”.
Infatti qualche secondo dopo…
“Mamma, papà…posso entrare?”
Bulma prese immediatamente una vestaglia che aveva lasciato su di una sedia e la indossò subito.
Una volta pronta le disse affannata:
“Certo tesoro, entra pure”

Dalla porta sbucò saltellando un piccolo esserino con il suo pigiamino rosa e il suo orsetto di peluche preferito in mano.
Quella mattina Bra era particolarmente euforica ed il motivo non tardò ad arrivare…

“Tesoro, come mai se già sveglia a quest’ora? Oggi è sabato e non hai l’asilo, se vuoi puoi dormire ancora un po’” disse la donna, anche se immaginava il motivo della visita della figlia a quell’ora del mattino.
La bimba, indispettita dalla dimenticanza della madre, corse verso il letto e si fiondò tra i suoi genitori domandando tristemente:
“Mamma, ma davvero non ricordi che giorno è oggi? E tu papà?”
“Bra, ma credi davvero che potevo dimenticare il giorno in cui sei nata? È stato il momento più bello della mia vita, insieme alla nascita di Trunks, ovviamente” rispose tranquillamente la donna.
“E tu papà, ti sei ricordato?” disse la piccola con i suoi soliti occhioni dolci.
“Bra, lo sai che queste cose non mi interessano quindi è inutile che me lo domandi” disse seccato il padre, odiando questo tipo di usanze.
“Ok…però te lo sei ricordato lo stesso, vero papino?” disse la piccola ingenuamente.

Vegeta, guardandola, provò una strana sensazione difficile da spiegare che represse immediatamente alzandosi dal letto e rifugiandosi nel bagno.
Bulma si accorse che qualcosa non andava, ma per il momento decise di sorvolare e cercare di riparare alla frettolosa assenza di Vegeta notando soprattutto l’aria  perplessa della figlia:

“Ascolta tesoro, non preoccuparti lo sai come è fatto tuo padre, non ama questo genere di cose, ma non potrebbe mai dimenticare il giorno del tuo compleanno…
Ora sai cosa facciamo?
Stasera daremo una bella festicciola in tuo onore, cosa ne pensi?”
“Davvero mamma?” disse pimpante la bimba.
“Ma certo Bra, potremmo invitare anche Goku con la sua famiglia e qualche tua amichetta, che ne dici?”
“Si, non vedo l’ora! Però ci sarà anche papà vero?”
“Certo amore, non preoccuparti.
Ora scendiamo così preparo la colazione”.
Madre e figlia scesero verso la cucina ignare di quello che sarebbe accaduto il giorno dopo…


Il pomeriggio trascorse rapidamente per via dei preparativi dovuti alla festa per la piccola Bra.
Tutti erano molto indaffarati, ma a Bulma non sfuggì l’improvvisa sparizione di Vegeta e tale evento la mise subito in guardia.
Aveva intuito che ci fosse qualcosa che lo preoccupasse e così decise di affrontare l’argomento con lui appena rientrato.
Arrivò velocemente la sera e con essa gli ospiti.
La scienziata fece accomodare i piccoli compagni di asilo della figlia e prima che potesse chiudere l’uscio apparve all’improvviso dinanzi a lei l’intera famiglia Son.

“Ehilà Bulma, tutto bene?” domandò Goku con la sua solita aria scherzosa.
“Ma dico, sei sempre il solito tu, vero? Non ti toglierai mai questo vizio di apparire dal nulla.
Prima o poi ci rimarrò secca” disse infuriata la turchina.
“Scusalo tanto cara, ma purtroppo non cambierà mai” s’intromise Chichi con tono rassegnato.
“E va bene, non importa…ora entriamo altrimenti si raffredderà tutto”.
Mentre stavano per varcare la porta, Goku chiese alla padrona di casa:
“Ehi Bulma, ma Vegeta dov’è? Non percepisco la sua aura”.
“Non ho idea di dove sia. È uscito questa mattina e deve ancora ritornare.
Spero soltanto che faccia in tempo per la torta o altrimenti, giuro che lo sistemo io” s’impose duramente la donna.
Goku, incuriosito dalla sparizione di Vegeta, decise di seguire il suo istinto, così si concentrò per scovare l’aura del principe e una volta trovata disse:

“Bulma, tienimi da parte una decina di portate mi raccomando! Io torno subito”.
Detto ciò posò sulla fronte due dita e sparì lasciando i presenti senza parole.
“Non ci credo è sempre il solito, non cambierà mai” proferì Chichi molto seccata delle repentine scomparse del marito.
“Dai mamma non arrabbiarti, lo sai come è fatto papà” aggiunse Gohan sorreggendo tra le braccia la piccola Pan.
“Gohan ha ragione. Vedrai che tornerà prima del previsto” intonò pacatamente Videl.
“E poi uno come lui non si lascerebbe mai sfuggire la possibilità di mangiare a sproposito” affermò Goten ridacchiando.
Dopo qualche secondo di silenzio tutti i presenti scoppiarono a ridere immaginandosi Goku ingurgitare l’impossibile.
Tra le risate, Bulma concluse sorridendo:
“Sai Goten, credo che tu abbia assolutamente ragione”

Intanto Goku, percepita l’aura di Vegeta, si ritrovò teletrasportato in mezzo alle montagne più alte del paese.
Si guardò intorno per capire dove l’altro saiyan si trovasse con precisione e all’improvviso vide spuntare, nascosto tra le rocce, una capigliatura inconfondibile.
Si avvicinò al soggetto in questione, ma prima che potesse compiere un altro passo il principe, seduto in terra, lo bloccò duramente:

“Kakaroth, non azzardarti ad avvicinarti ancora e vattene nello stesso modo in cui sei venuto”.
“Andiamo Vegeta, perché sei qui tutto solo? A quest’ora dovresti essere insieme alla tua famiglia per festeggiare Bra” domandò Goku curioso.
“Non sono affari che ti riguardano e poi tu ora non dovresti stare a casa mia ad abbuffarti come tuo solito? Mi domando cosa sei venuto a fare qui…” chiese Vegeta seccato.
“Bulma è preoccupata per te, anche se non vuole ammetterlo e non sentendo la tua aura nei dintorni ho deciso di localizzarti per sapere dove ti trovavi”.
“Ora lo sai, quindi puoi anche andartene”
“Sei sempre il solito scontroso Vegeta.
Invece di farla tanto lunga potresti dirmi il motivo della tua sparizione, non ti pare?” esclamò seriamente il più giovane.
Il principe rispose con un lungo silenzio, così Goku decise di giocare la sua carta:
“Ti conviene tornare a casa in fretta Vegeta, altrimenti tua figlia rimarrà davvero male del tuo comportamento, soprattutto nel giorno del suo compleanno” concluse il saiyan voltando le spalle all’amico per andarsene.
Goku riuscì a fare soltanto due passi bloccandosi alla rivelazione dell’altro:
“Ho una strana sensazione Kakaroth, riguardo Bra e non mi piace per niente” disse Vegeta con tono angosciato.
“Di cosa stai parlando, Vegeta?” chiese seriamente Goku.
“Ho come l’impressione che qualcosa stia per accadere…”

Il saiyan più giovane rimase turbato dalla preoccupazione del principe perché rare erano state le volte in cui lo aveva visto così in pensiero ed angosciato.
L’ultima volta che lo vide così preoccupato risalì alla battaglia contro Majin Buu.
Tuttavia decise di sorvolare per non ingigantire l’apprensione dell’altro ed aggiunse:

“Dai Vegeta, non preoccuparti,  Bra sta bene e poi ci siamo qui noi nel caso succeda qualcosa.
Io ti consiglio, ora, di tornare a casa e festeggiare il suo compleanno insieme a lei. Vedrai che non accadrà niente di male…”
Dopo un interminabile minuto il principe sembrò accettare il consiglio del compagno e mantenendo sempre un’aria pensierosa, rispose:
“Forse hai ragione Kakaroth. Tu intanto vai, io vi raggiungerò presto”.
“Va bene amico, ma cerca di non tardare altrimenti non rimarrà niente per te” scherzò il più giovane.
“Questo lo vedremo” concluse con un mezzo sorriso il principe”.

Rimasto solo, Vegeta si alzò in piedi e tornò ad osservare il paesaggio davanti a sé.
Ormai si stava facendo buio e i suoi pensieri erano sempre gli stessi.
Era da quella mattina che si trovava in quel luogo e la sua angoscia non lo aveva mai abbandonato, ma era inutile continuare a rimuginare su ciò che sarebbe potuto accadere.
Così decise di lasciare quel posto per raggiungere la sua famiglia.
Tuttavia Vegeta non poteva sapere quanto le sue paure fossero fondate perché qualcuno, nell’ombra, si stava muovendo per far pagare al principe dei saiyan tutti i torti subiti, colpendolo nel suo punto più debole...


                                                                                                                     CONTINUA…

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Capitolo 3
*** Un Momento Speciale ***



                                 CAPITOLO SECONDO
                                  
                                  Un Momento Speciale
               

               
                                                                        


Mentre Vegeta volava per raggiungere la sua famiglia, a casa Brief tutti festeggiavano la piccola Bra.
Intorno aleggiava una grande aria di spensieratezza e felicità da come si poteva notare dai volti dei presenti.
Tutti avevano un’espressione rilassata e tranquilla, infatti Trunks e Goten sparlavano sui loro primi appuntamenti con le ragazze, Gohan chiedeva consigli al padre di Bulma per alcuni progetti di lavoro, mentre la piccola Pan rincorreva il gatto del signor Brief.
Nel frattempo la signora Brief continuava a sfornare portate su portate per la gioia di Goku e l’irritazione di Chichi per il comportamento sconsiderato del marito.
Mentre Videl osservava la scena sorridendo senza farsi notare dalla suocera, Bulma stava andando a chiamare sua madre per portare la torta, ma passando tra i bambini si accorse dell’assenza della figlia.
Preoccupata si guardò intorno e notò la porta di casa semi aperta, così decise di uscire per dare uno sguardo ed è lì che la vide…
Era seduta a terra in giardino con le gambe incrociate e aveva l’aria di una bambina molto triste, in quel frangente.
Bulma, vedendola così pensierosa, decise di intervenire e si avvicinò alla piccola sedendole accanto.
Dopo qualche minuto di silenzio la donna chiese dolcemente alla figlia:

“Tesoro, cosa ci fai qui tutta sola specialmente nel giorno del tuo compleanno?”
Bra, inizialmente, esitò nella risposta poi però si fece coraggio e rispose con tono malinconico:
“Non voglio festeggiare senza il mio papà… Mamma tu sai quando torna?”

In quel momento Bulma provò una forte tenerezza e tristezza  vedendo la figlia dispiaciuta in un giorno così speciale per lei.
In fondo la bimba non chiedeva regali costosi o cose impossibili, ma soltanto la presenza del suo adorato papà.
Tuttavia la scienziata cercò di consolare la sua bambina in tutti i modi possibili, ma al suo ritorno il saiyan avrebbe dovuto darle delle spiegazioni più che convincenti.
Goku le aveva confidato che Vegeta sarebbe tornato presto, ma di lui ancora nessuna traccia.
A quel punto per cercare di tirarle su il morale, la donna le propose dolcemente:

“Bra ascolta, non ha senso aspettarlo qui fuori quando dentro ci sono tanti ospiti pronti a festeggiarti.
Fidati di me lui tornerà presto, magari vuole farti una sorpresa… Ora che ne dici di tornare dentro e mangiarci un bel pezzo di torta, magari prima che ci arrivi Goku” domandò Bulma accennando un sorriso.
“Va bene mamma, se mi dici che tornerà ci credo.
Però si deve sbrigare altrimenti Goku si mangerà tutto e non rimarrà niente neanche per lui” concluse la piccola riacquistando un po’ della sua allegria grazie alle parole convincenti della madre.

Entrambe si alzarono velocemente in piedi e Bra corse immediatamente in casa per prepararsi a ricevere la sua torta.
Bulma esitò un istante prima di rientrare perché si ritrovò a fissare il cielo e sperare di scorgere, da un momento all’altro, la figura del suo amatissimo saiyan.
Vegeta non amava questo tipo di usanze e lei questo lo sapeva, ma lui non avrebbe mai deluso la sua bambina solo per colpa del suo maledetto orgoglio…non questa volta perché se fosse accaduto avrebbe avuto davvero una lezione che non avrebbe dimenticato.
Nonostante ciò, la festa proseguì tranquilla mentre Bra apriva i regali ricevuti dagli ospiti presenti.
La serata trascorse tra le risate e giunse presto verso la conclusione.
Pian piano gli ospiti stavano lasciando casa Brief per ritornare nelle loro abitazioni e mentre anche la famiglia Son stava salutando la padrona di casa, Goku le si avvicinò e le disse con tono rassicurante:

“Non preoccuparti Bulma, vedrai che Vegeta tornerà prima che scocchi la mezzanotte. Si farà vivo presto, vedrai”.
“Goku, non difenderlo perché questa volta ha davvero superato se stesso. Bra ci teneva tanto alla sua presenza e non si è fatto ancora vedere…sono stanca di inventare sempre delle scuse per giustificarlo” rispose infuriata la donna.
“Bulma , non so se tu lo sai, ma Vegeta è molto preoccupato per Bra…ha detto di  avere una strana sensazione”.
“Davvero? Immaginavo ci fosse qualcosa di strano in lui.
All’improvviso questa mattina, guardando Bra, ha avuto una strana reazione che non mi sono potuta spiegare.
Comunque poteva parlarmene invece di scappare in questo modo” concluse seccata la scienziata.
“Probabilmente non voleva farti preoccupare” rispose pacatamente il saiyan.
“Si, ma in questa maniera si è perso il compleanno di Bra…
Non sopporto quando si comporta da immaturo nascondendomi le cose”.
“Porta un po’ di pazienza e vedrai che arriverà…
Ora ti saluto Bulma e grazie per la magnifica serata” esclamò Goku sparendo all’istante insieme alla sua famiglia.

Una volta salutati tutti, la scienziata rassettò il salotto dove avevano consumato la serata e fu allora che notò la piccola Bra addormentata pacificamente sul divano.
Si avvicinò a lei e le si sedette accanto facendole appoggiare delicatamente, senza svegliarla, la testa sulle sue gambe .
La osservò con sguardo amorevole accarezzandole i suoi lunghi capelli blu e pensando che doveva essere veramente stanca per addormentarsi sul divano.
Mancavano ormai dieci minuti alla mezzanotte e di Vegeta neanche l’ombra.
Ormai aveva perso le speranze per quella sera e senza rendersene conto pensò ad alta voce:

“Mi dispiace piccola mia, ma a quanto pare non sono riuscita a mantenere la promessa che ti ho fatto.
Tuo padre non è arrivato e non sai quanto mi rende triste tutto ciò…ma non temere perché quando ritornerà lo concerò per le feste” s’impose duramente la donna.
“Chi conci tu per le feste, donna?” domandò una voce profonda che la scienziata avrebbe riconosciuto tra mille.
“Sei tornato finalmente. Alla buon’ora…” replicò lei crucciata.

Il saiyan era appoggiato al bordo della porta finestra a braccia conserte e rimase in quella posizione per qualche minuto.
Osservò la donna e la figlia di fronte a sé ed infine si mosse per dirigersi verso di loro.
Si accovacciò all’altezza della piccola che stava dormendo profondamente e la guardò con aria preoccupata.
L’uomo cercò in tutti i modi per non farsi scorgere da Bulma,  ma quello sguardo così angosciato non sfuggì all’occhio sveglio della scienziata che prontamente chiese:

“Vegeta, ti prego dimmi cosa ti preoccupa…
Quella è la stessa espressione che avevi questa mattina.
Inizialmente non ho fatto domande perché pensavo fosse soltanto la mia impressione, ma ora che rivedo quello sguardo non posso non domandarmi cosa ti turbi.
Ti prego parla con me” proferì lei dolcemente e con un velo di dispiacere.
Il saiyan sembrò pensarci un istante, ma dopo qualche minuto, con tono serio, rispose:
“Prima c’è una cosa che devo fare” prendendo tra le braccia la piccola Bra e avvolgendola con la copertina che si trovava sullo schienale del divano.
“Aspetta Vegeta, dove la porti a quest’ora?” domandò impaziente la donna.
“Devo farle vedere una cosa” disse lui con tono serio.
Vegeta si diresse, con Bra tra le braccia, verso la porta finestra, ma prima di spiccare il volo notò l’espressione preoccupata di Bulma, così si avvicinò a lei e le lasciò un bacio in fronte sussurrandole:
“Quando torneremo ti spiegherò tutto”.

A quel contatto la scienziata chiuse gli occhi per poi fare un cenno affermativo con il capo.
A quel punto il compagno si allontanò da lei spiccando il volo per raggiungere la sua meta e lasciando la donna alquanto pensierosa.
Dopo aver volato per alcuni minuti Vegeta si fermò in cima ad una montagna dove si sedette, con in braccio ancora Bra addormentata, su di una rientranza.
Una volta seduto cercò di svegliare delicatamente la figlia, ma senza successo.
Ad un tratto si ritrovò a pensare, accennando ad un sorriso:
“Quando dorme neanche un intero esercito di saiyan sanguinari potrebbero svegliarla”.
Tuttavia ci riprovò cercando di essere più insistente finché la piccola non emise un piccolo gemito di disapprovazione, ma si ridestò presto quando udì la voce del padre:

“Bra, svegliati ho bisogno che tu veda una cosa”.
“Papà, alla fine sei arrivato…pensavo non venissi più” disse la bambina ancora assonnata.
“Beh, ora sono qui”.
“Papà, ma non siamo a casa. Dove ci troviamo?” chiese lei curiosa.
“Guarda di fronte a te” concluse con tono serio il padre.
Bra prese alla lettera le parole del saiyan e lo spettacolo che si ritrovò davanti la lasciò senza parole.

“Ma è bellissimo! Sei stato tu a farlo, papà?” chiese ingenuamente la figlia.
Dopo aver accennato ad un tenue sorriso per via della sua domanda, il saiyan rispose: 
“No, questa è opera della natura e la si può vedere solo a certe altitudini. Tuttavia ho una cosa che voglio darti e centra con ciò che stai vedendo” disse Vegeta ritornando serio.

Bra guardò in maniera perplessa il padre e nel frattempo il saiyan estrasse fuori dalla tasca dei pantaloni un piccolo cofanetto dorato.
Lo aprì con cura dove era custodita una collana e all’interno erano incastonate delle pietre azzurre che alla luce della luna brillavano intensamente.

La piccola rimase letteralmente a bocca aperta perché non si aspettava di vedere un oggetto di tale valore.
Incuriosita e meravigliata chiese al padre:
“Papà dove hai trovato questa collana? E’ davvero bellissima e luccica tantissimo”.
“Questo oggetto apparteneva alla mia famiglia più precisamente a mia madre. Me lo donò poco prima di morire e mi disse di regalarlo ad una persona speciale.
Oggi è il tuo compleanno e ho pensato di darlo a te” rispose serio il saiyan.
“Dici davvero papà? Questa collana è per me?” chiese la figlia euforica.
“Si, ma devi averne molta cura Bra perché è un oggetto molto prezioso” aggiunse Vegeta mentre legò al collo della bimba il suo regalo.
“Papà perché non lo hai dato alla mamma?”
“Bra devi sapere che questa collana è stata forgiata con pietre magiche che permettono di proteggere la proprietaria che le indossa. Tua madre non ha bisogno di protezione perché ci sarò sempre io a difenderla, ma tu un giorno lascerai questa casa ed io…” il saiyan non riuscì a terminare la frase per via probabilmente del suo orgoglio, ma fu la piccola a farlo per lui:
“Papà, ma io non ti lascerò mai perché starò per sempre con te” concluse lei ingenuamente.
A quella risposta Vegeta scappò un sorriso e subito aggiunse:
“Ne riparleremo quando sarai più grande…
Tuttavia c’è un motivo per cui ho voluto darti questo regalo in un posto simile.
Quella che stai osservando è un’aurora boreale.
Sai non capita spesso di vederla, ma quando accade regala dei paesaggi straordinari. Dicono anche che porti fortuna.
Ti ho portata qui per ricordati di una cosa Bra…il paesaggio che stai ammirando è prezioso quanto la collana che indossi.
Ti sto facendo questo paragone per ricordarti di portare sempre rispetto per ciò che ti circonda, non solo verso la natura, ma anche i suoi abitanti.
Io non l’ho fatto e il peso dei miei sbagli mi perseguirà a vita” concluse cupamente il saiyan.
La figlia, percependo lo stato d’animo del padre, si avvicinò a lui e lo abbracciò con tutta se stessa aggiungendo:
“Te lo prometto e grazie per il regalo…tu sei il miglior papà del mondo”.

A quelle parole Vegeta non poté fare altro che stringerla delicatamente a sé per farle sentire tutto l’affetto che lui provava per lei.
Nella sua vita aveva commesso tanti crimini e non ne andava fiero. Non sapeva cosa significava l’amore e l’affetto incondizionato per i propri figli e la propria compagna.
Grazie a loro aveva compreso quanto fosse bello ed emozionante provare sentimenti diversi da quelli che lo avevano accompagnato per i primi 30 anni della sua esistenza.
Suo padre gli aveva insegnato soltanto ad odiare e a vendicarsi verso tutti coloro che si mettevano sulla sua strada anche persone innocenti ed indifese.
Non poteva dimenticare il suo passato, ma poteva rendere migliore il suo futuro grazie al presente che stava vivendo insieme alla sua famiglia.
Non avrebbe mai potuto ringraziarli abbastanza e per questo, forse, si sarebbe sentito perennemente in debito, ma se il prezzo da pagare sarebbe stata la felicità eterna, si sarebbe sacrificato volentieri.
Era talmente perso nei suoi pensieri che soltanto dopo si rese conto che Bra si era profondamente addormentata tra le sue braccia.
La guardò teneramente dormire e le depositò un bacio tra i capelli.
Si era fatto veramente tardi, così decise di ritornare a casa per non far impensierire ulteriormente Bulma.
Strinse maggiormente a sé la piccola con la sua copertina per non farle prendere freddo e spiccò il volo verso casa, ma il saiyan non poteva immaginare che qualcuno stava tramando nell’ombra…
Infatti, nel frattempo, una navicella si stava avvicinando pericolosamente al pianeta Terra con a bordo un ospite che  risulterà particolarmente ostile a Vegeta e lo colpirà nel suo punto più debole…

                                                                                                                                                                    
                                                                                                            CONTINUA…

 

 


ANGOLO DELL'AUTRICE

Ciao a tutti!
Voglio scusarmi per l’immenso ritardo, ma ho avuto qualche impiccio e non ho potuto postare prima.
Ho voluto dedicare questo capitolo soltanto a Vegeta e alla piccola Bra, non inserendo ancora niente sui cattivi, proprio per lasciare un momento dedicato esclusivamente a loro.
Dal prossimo capitolo, vi assicuro, ci sarà più movimento…
Ringrazio tutti coloro che si soffermano a leggere la mia storia e chi trova un momento anche per recensire.
Grazie ancora e a presto!
Un Bacione.

GALVANIX

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Capitolo 4
*** L'Arrivo del Nemico ***


                   
                               CAPITOLO TERZO 
                               L'Arrivo del Nemico
                 

               
               
 

Vegeta giunse a casa ormai a notte inoltrata e una volta entrato decise di recarsi nella cameretta della figlia per metterla a dormire, ma non prima di aver notato Bulma addormentata sulla poltrona del salotto.
Sorrise e tra sé pensò:
“Le mie donne…tale madre, tale figlia”.
Arrivato nella stanza di Bra le mise il suo pigiamino ed infine la distese nel suo letto coprendola per non farle prendere freddo.
La guardò dormire pacificamente, accennando un sorriso, quando si accorse che la bimba teneva stretta tra le sue manine il dono ricevuto.
Prima di andarsene le depositò un bacio sulla fronte e probabilmente ancora per colpa di quella maledetta sensazione, le sussurrò:
“Ti proteggerò sempre Bra, anche a costo della mia vita”.
Dopo queste ultime parole, il saiyan spense la luce della cameretta, lasciandone accesa una più piccola sul comodino, socchiudendo poi la porta e recandosi nel salotto per raggiungere la sua compagna.
Arrivato a destinazione trovò la donna ancora addormentata, così decise di avvicinarsi lasciandole un bacio a fior di labbra che bastò alla scienziata per ridestarsi dal suo sonno.
Una volta sveglia, la donna domandò con voce assonnata:

“Quando sei tornato? Non ti ho sentito arrivare…”
“Per forza, dormi come un sasso. Tua figlia è identica a te per alcune cose” rispose lui con tono ironico.
“A proposito dov’è Bra?” domandò allarmata alzandosi in piedi.
“Che fai donna, non ti fidi di me?” disse divertito.
“Non essere sciocco Vegeta. L’hai portata a letto?”
“Secondo te, dove avrei potuto portare, a quest’ora, una bambina di appena sei anni?”
“Perché non me lo dici tu saiyan?” accennò la donna con tono di sfida.
“E’ più forte di te vero, Bulma? Devi sempre sapere tutto” aggiunse lui con tono provocatorio avvicinandosi sempre più a lei ed cingendole i fianchi con le braccia.
“Mi conosci, no? Sono fatta così e ormai dovresti saperlo” concluse lei appoggiando le mani sul petto del compagno.
“Basta parlare donna e baciami” disse Vegeta senza dare il tempo alla donna di replicare perché le sue labbra erano già incollate a quelle della scienziata.

Approfondirono il bacio per un tempo decisamente lungo, finché entrambi non si ritrovarono, in pochi secondi, sdraiati sul divano.
Si svestirono lentamente dei loro indumenti e assaporarono ogni movimento, ogni bacio che si scambiarono a vicenda senza saziarsene mai.
In quell’istante il saiyan prese l’iniziativa e la penetrò unendosi a lei anima e corpo.
Uno dei momenti più belli per lui soprattutto perché Bulma, al culmine del piacere, esprimeva sempre tutto il suo amore per il compagno sussurrando:
“Ti amo, Vegeta”.
E il saiyan rispondeva sempre con un profondo e passionale bacio.
Raggiunto il massimo del piacere, Vegeta si adagiò delicatamente sul seno della donna e rimasero in quella posizione per alcuni minuti finché il saiyan non invertì le posizioni e la scienziata si ritrovò adagiata sul petto del compagno.
Coprirono i loro corpi con una copertina di riserva e rimasero in silenzio per qualche istante finché la scienziata non disturbò quel momento di pace con una delle sue domande:

“Vegeta, forse è il caso di andare in camera.
Pensa se uno dei nostri figli ci vedesse in questo stato”.
“Bra non lo credo possibile. Era troppo stanca questa sera per potersi svegliare.  Per quanto riguarda Trunks mi auguro per il suo bene che non commetta un simile errore, altrimenti sarà peggio per lui” rispose con tono calmo e deciso.
“Sei sempre il solito esagerato” replicò la donna che dopo qualche istante aggiunse:
“Vegeta, io so che c’è qualcosa che ti turba e ho capito che riguarda Bra. Non farti pregare e dimmelo” concluse lei con tono determinato.
Il saiyan sembrò rifletterci per qualche secondo, ma infine cedette alla pressione e allo sguardo per nulla arrendevole della compagna:
“E’ inutile che ti menta…è vero ho una strana sensazione riguardo nostra figlia e non so neanche spiegarti il motivo.
Spero tanto di sbagliarmi, ma sono sicuro che qualcosa stia per accadere e la mia paura è di non riuscire a proteggerla” esclamò lui con tono cupo e angosciato.
Udendo tali parole, la donna rimase molto colpita perché scorgere Vegeta così preoccupato era veramente raro.
La sua paura la destabilizzava perché non era abituata a vederlo in tali condizioni, così per smorzare i toni decise di intervenire, rassicurandolo con una carezza al viso:

“Non preoccuparti tesoro, magari è solo una tua impressione.  Nostra figlia sta bene ed è al sicuro, non devi angosciarti. Ora dormi, riposati e vedrai che la tua preoccupazione svanirà” aggiunse lei con tono dolce e rassicurante.
Il saiyan la fissò per un istante con sguardo pensieroso, ma alla fine cedette al volto rassicurante della scienziata e accennando ad un sorriso le rispose in modo sarcastico:
“Sai, forse per una volta, hai ragione donna
“Cosa? Ti informo che io ho sempre ragione e…”.
Bulma non riuscì a completare la frase perché Vegeta l’attirò ancor di più a sé, strappandole un intenso bacio.
Dopo essersi scambiati l’ennesimo gesto d’amore, entrambi si addormentarono uno nelle braccia dell’altro ignari dell’arrivo di un perfido nemico pronto a tutto per avere la sua vendetta…

Il mattino seguente arrivò in fretta e con sé anche un cielo grigio carico di nuvole nere.
Vegeta si era appena svegliato e senza disturbare Bulma, che dormiva profondamente, si alzò dal divano stiracchiandosi, si rivestì ed infine si recò verso la finestra per osservare ciò che la natura aveva da offrire quel giorno.
Stava per avvicinarsi un bel temporale, quindi si prospettava una giornata grigia come l’animo del saiyan.
Purtroppo la sua preoccupazione per la figlia non era scemata, anzi era addirittura aumentata.
La sera prima, grazie alle amorevoli e rassicuranti parole della compagna, si era tranquillizzato e aveva trascorso una nottata davvero piacevole.
Nonostante ciò la paura e l’inquietudine erano tornate prepotenti a devastargli la mente e soprattutto il cuore.
Non riusciva proprio a controllarsi e lui, questa debolezza, non poteva davvero tollerarla.
All’improvviso, però, sentì un peso alla schiena e due braccia cingergli la vita.
Poteva essere soltanto lei…
Dopo qualche minuto la donna domandò curiosa:

“Tesoro, come mai ti sei alzato così presto? Sono appena le 6 del mattino e poi è domenica”.
“Non avevo più sonno” rispose serio il saiyan.
“Sei ancora preoccupato, vero?” chiese con un velo di tristezza la scienziata che, non ricevendo risposta, interpretò il suo silenzio come un assenso.
Dopo alcuni minuti lei aggiunse sconsolata:
“Ti prego Vegeta, dimmi cosa posso fare per aiutarti”.
Il saiyan, udendo il tono angosciato della compagna, si voltò e la prese delicatamente per la vita lasciandole un bacio in fronte, per poi sussurrarle con tono profondo:
“Lo stai già facendo”.
Ma quell’idilliaco momento fu interrotto dal rombo di un tuono che fece tremare la povera Bulma, stringendosi così maggiormente al compagno.
Vegeta non poté trattenere un sorriso e in modo canzonatorio, le disse:
Donna, sei davvero incredibile. Come fai, alla tua età, ad avere ancora paura di uno stupido temporale?”
“Io non ci trovo niente di strano e poi ognuno ha le sue paure” concluse la donna accorgendosi soltanto un istante dopo di aver dato la risposta sbagliata perché vide il viso del saiyan assumere di nuovo un’espressione cupa.
Tuttavia la donna cercò di riparare all’errore commesso sussurrandogli dispiaciuta e abbassando il capo:
“Mi dispiace non volevo rattristarti di nuovo, perdonami”.
Vegeta le sollevò il mento con l’indice facendo incontrare i loro sguardi e le disse:
“Non devi perché sono stato io a provocarti e poi sapevo che avresti risposto a tono. Conoscendoti non sei la tipa che subisce in silenzio e se devo essere sincero mi è sempre piaciuta questa tua caratteristica” concluse il compagno accennandole un sorriso.
Stavano per avvinare le loro bocche, ma il magico momento fu interrotto, questa volta, dall’arrivo frettoloso di Bra che, con tono agitato, domandò tutto in un fiato:
“Mamma, papà perché non siete in camera? Sono andata lì, ma voi non c’eravate e mi sono tanto preoccupata”.
“Tesoro, cosa c’è che non va?” chiese premurosamente la madre.
“Andiamo donna, davvero non lo sai? Lei è qui per lo stesso motivo per cui tu stavi tremando poco fa tra le mie braccia.
L’ho sempre detto che siete identiche in tutto” s’intromise lui sarcasticamente.
La scienziata stette per replicare, ma fu distratta dall’arrivo di un assonnato Trunks che vedendo l’intera famiglia nel salotto, chiese stupito:
“Che cosa ci fate tutti svegli a quest’ora?”
“Trunks, non dirmi che anche tu hai paura del temporale perché sarei anche capace di farti fuori” disse serio il padre.
“Io sono sceso soltanto per prendere un bicchiere d’acqua perché ho sete, tutto qui” rispose confuso il ragazzo recandosi in cucina per bere.
Dopo essersi scolato l’intero bicchiere, il giovane ritornò in salotto, ma prima di raggiungere la sua stanza si voltò verso i genitori e la sorella per poi aggiungere:
“Voi siete tutti matti”.

Intanto la piccola Bra guardava teneramente suo padre per convincerlo a farla rimanere con loro e evidentemente ci riuscì perché si ritrovò, sul divano, stretta tra le braccia paterne, mentre fuori imperversava il temporale.
Bulma li osservò dolcemente finché anche lei non si avvicinò, coricandosi accanto a loro accorgendosi soltanto un istante dopo che Vegeta era profondamente addormentato.

Nel frattempo, lontani migliaia di chilometri dalla Città dell’Ovest, atterrò una modesta navicella precisamente in una zona disabitata ai piedi delle montagne.
Quando il portellone si spalancò ne uscì una figura, avvolta in un mantello nero, che non sarebbe mai passata inosservata agli occhi di ogni essere umano, soprattutto per via della sua bellezza.
La suddetta figura si guardò intorno per riuscire a definire il luogo esatto dell’atterraggio e dopo alcuni minuti fece comparire, grazie ad un semplice gesto della mano, una sfera luminosa.
In questa sfera venne proiettata un’immagine che fece immediatamente sorridere di soddisfazione lo spettatore in questione.
 

La osservò attentamente ed infine aggiunse con tono sadico:
“Finalmente ti ho trovato Principe dei Saiyan  e noto anche che non sei solo…beh vorrà dire che prima mi divertirò con loro e poi sarò il tuo turno, non temere.
Ora potrò avere la mia vendetta e tu pagherai per tutti i torti che ho subito in passato per colpa tua.
Ti farò soffrire come tu hai fatto con me e ti giuro che non avrò pietà finché non ti avrò sconfitto” concluse con rabbia il misterioso personaggio.
Dopo qualche istante, grazie alla sfera creata, riuscì a localizzare il luogo dove il saiyan si trovava e decise subito di partire verso quella destinazione informando il suo fidato ed anziano compagno di viaggio:
“Nemesis, prepara la navicella. Dobbiamo ripartire.”
“Ho sbagliato ad inserire le coordinate?” chiese l’uomo in modo dispiaciuto.
“No, siamo più vicini di quello che pensi, ma per arrivarci faremo prima ad usare il nostro mezzo”.
“Quali coordinate devo inserire?” domandò l’anziano.
“Città dell’Ovest- Capsule Corporation.
Finalmente la mia vendetta sarà compiuta” concluse con un ghigno la misteriosa figura.

Intanto, a casa Brief, tutti dormivano ancora beatamente, finché Vegeta non si svegliò di soprassalto colto di nuovo da una brutta sensazione.
Decise così di prendere una boccata d’aria fresca, pensando che avrebbe giovato al suo corpo, ma soprattutto alla sua anima tormentata.
Si alzò dal divano delicatamente appoggiando Bra sul divano, coprendola con la copertina e lasciandole un bacio in fronte.
Infine si diresse fuori in giardino e si lasciò bagnare dalla pioggia che cadeva incessante dal cielo.
Rimase sotto il temporale per alcuni minuti ringraziando la natura di quel momento.
Era come se la pioggia lo ripulisse di tutti i pensieri e le sensazioni negative, donandogli un senso di pace e libertà.
Era questo che faceva quando si sentiva in lotta con il mondo perché, non solo lo rilassava, ma aveva modo di riflettere e riordinare le idee.
Tuttavia, anche questo tentativo fallì perché si sentiva esattamente come pochi minuti prima.
Era quasi disperato perché non sopportava sentirsi impotente in certe situazioni.
Era abituato ad affrontare qualsiasi avversario, ma questa volta era diverso perché il vero nemico era la paura, non per se stesso, ma verso una piccola creatura ignara di ciò che passava per la testa del padre.
Vegeta era immerso nei suoi intricati pensieri, quando una voce alle sue spalle, alquanto familiare, lo distolse dai suoi ragionamenti:

“Ehi, Principe dei Saiyan, come mai così serio?
Stavi facendo ammenda di tutti i peccati che hai commesso?”
Vegeta, udendo quella voce, rabbrividì quasi dalla sorpresa, ma anche dal timore che fosse proprio la persona che lui credeva.
Il saiyan si voltò e tutti i suoi dubbi sparirono…la persona di fronte a lei era proprio:
“Arcadia” sussurrò Vegeta.
“Bene, mio Principe, vedo che il mio nome te lo ricordi ancora. Vediamo se rammendi tutto il male che hai fatto” rispose, con astio, la figura che si rivelò essere una bellissima donna…
 


                                                       
                                                                                                                                                          CONTINUA…

 

 


ANGOLO DELL’AUTRICE

Scusate per il ritardo, ma vado sempre di fretta…
Tuttavia sono riuscita a postare il capitolo e da come avrete letto il nemico si è rivelato essere una donna.
Ve lo aspettavate?
Nei prossimi capitoli approfondirò meglio anche il carattere dei cattivi e la loro esistenza.
Comunque spero davvero possa piacervi ciò che ho scritto e vi prometto che sarò un po’ più rapida nell’aggiornamento.
GRAZIE a tutti voi che mi state seguendo!
E’ sempre un piacere!
A presto.
Un Bacioneee

GALVANIX

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Capitolo 5
*** Il Passato che Ritorna ***


 
                              CAPITOLO QUARTO
                              Il Passato che Ritorna

       



Vegeta fissò la donna davanti a sé per diversi minuti non credendo ancora a ciò che vedeva.
Era attraversato da molteplici emozioni come la rabbia,  lo stupore, la malinconia, il disprezzo e… il rimorso.
Il saiyan ricordava nitidamente il suo passato con la donna che aveva di fronte e sicuramente non avrebbe potuto dimenticarlo nel bene e nel male.
Non avevano avuto un piacevole trascorso, anzi il loro rapporto era stato particolarmente turbolento all’epoca, sin dal primo incontro ed ora, che si ritrovavano uno di fronte all’altro, la situazione non era mutata.
Si scambiavano sguardi carichi di disprezzo ed odio per colpa di un passato davvero molto ostile.
Il saiyan non poteva davvero credere ai suoi occhi, ma soprattutto non poteva immaginare che fosse ancora in vita.
La donna, percependo l’incredulità di Vegeta, ruppe il lungo silenzio creatosi tra di loro e disse con tono compiaciuto liberando il gattino che portava tra le braccia:

“Devo averti sorpreso davvero tanto, Principe dei Saiyan
Non è nel tuo stile rimanere senza parole, non è forse vero?”
Vegeta, dopo averla scrutata a lungo e ripresosi dallo stupore iniziale, replicò con fermezza:
“E’ vero, non mi aspettavo di rivederti dopo tutto questo tempo, ma ti assicuro che ci vuole ben altro per farmi rimanere senza parole, te lo sei forse dimenticato?”
“Io mi ricordo tutto di te, Principe…come posso cancellare quello che tu e il tuo popolo avete fatto al mio pianeta,  specialmente alla mia gente.
Ho stampato nella mia memoria ogni singola immagine della vostra strage .
Le vostre sadiche risa sono ancora impresse nella mia mente così come la violenza usata per sterminare l’intero pianeta.
Voi…tu non hai avuto nessuna pietà ed ora io non l’avrò con te. Sono qui per compiere una missione e ti giuro che la porterò a termine dovessi far saltare anche l’intero universo” concluse lei con tono infuriato e puntando una mano verso la casa del saiyan.
Vegeta, intuendo le intenzioni della donna, le si avvicinò all’istante e le bloccò un braccio con forza per poi aggiungere duramente:
“Non ti azzardare a provarci, strega. Dovrei farti fuori soltanto per averlo pensato”.
“Credi davvero che tu possa proteggerli da me, saiyan…beh ti sbagli di grosso. Io, per colpa tua, ho perso la mia famiglia e ciò che avevo di più caro. Ora sarai tu a pagare per colpa dei tuoi stessi errori” rispose lei con astio.
“E’ vero, all’epoca ho commesso crimini su crimini.
Mi ricordo di ogni singola persona che ho ucciso, le loro suppliche e urla di disperazione.
Sto pagando per tutte le mie malefatte…le loro anime mi perseguitano ogni notte che chiudo gli occhi e così sarà per il resto della mia vita.
Tuttavia, sai bene che non sono stato io ad assassinare i tuoi cari e tu di questo ne sei a conoscenza perché eri presente… ricordi?” aggiunse lui con tono serissimo.
“Come posso scordare ciò che il tuo fedele compagno Nappa ha fatto. Ha ucciso la mia intera famiglia senza pietà, privandomi dell’affetto più grande e ora, siccome non posso prendermela con lui visto che ci hai già pensato tu a farlo passare a miglior vita, sarai tu a pagare da parte sua anche per questo” terminò con rabbia la donna.
“Come fai a sapere che sono stato io ad uccidere Nappa?” chiese sorpreso.
“Grazie ai miei poteri ho potuto dare un’occhiata alle tue azioni passate. Te l’ho detto, io conosco tutto di te”.
“Comunque, sei sicura di volerlo fare?” chiese determinato il saiyan.
“Assolutamente”.
“Va bene, se vuoi scontrarti con me non c’è problema, ma tu azzardati soltanto a mirare questa casa e ti giuro che ciò che ha fatto Nappa alla tua famiglia non sarà niente in confronto a cosa posso scatenare io” espose lui sin troppo seriamente.
“Però così non c’è gusto. Credi davvero che questo mi possa soddisfare?” domandò lei ghignando.
“Fattelo bastare, strega”.
“Non chiamarmi in quel modo”.
“Ma è ciò che sei”.
“E’ il tuo tono arrogante che non mi piace…sei sempre il solito presuntuoso” continuò la donna.
“Sono sempre stato così, anche se alcune cose sono cambiate ora” disse serio il saiyan.
“Ma davvero? E per caso, centra la tua nuova famigliola?”
“Non ti si può nascondere niente” intervenne lui con tono autorevole.
“Lo hai detto persino te che sono una strega ed, un tempo, ti sono fin troppo piaciuta, lo devi ammettere” disse la donna ammiccando.
“E’ vero, ci siamo anche divertiti prima che cominciasse la distruzione del tuo pianeta, ma quei tempi sono finiti e poi non sei venuta qui per vendicarti? Oppure ti sei già pentita…” domandò lui con un sorriso di scherno.
Arcadia* si avvicinò maggiormente al saiyan e gli sussurrò:
“Ti piacerebbe, non è vero Principe Vegeta? Comunque non preoccuparti perché la voglia di farti a pezzi è sempre la stessa, però nello stesso tempo mi diverte punzecchiarti.
Tu forse non lo sai, ma hai un fascino indiscutibile e non passi di certo inosservato”.
“Dove vuoi arrivare?”
 La strega appoggiò una mano sulla spalla del saiyan e gli sussurrò ad un orecchio:
“Io posso avere qualunque cosa Principe, potrei usarti finché lo desidero e tu non potresti fare niente per ribellarti.
I miei poteri sono cresciuti vertiginosamente dall’ultimo nostro incontro e questa volta la tua immensa forza non salverà né te né la tua famiglia”.
“Credi davvero che ti lascerò fare quello che vuoi senza che intervenga? Tu sei completamente pazza” rispose lui duramente scostandosi malamente da lei.

Arcadia stette per replicare, ma la loro discussione fu interrotta dall’arrivo della piccola Bra inseguita a ruota da Bulma.
La piccola non si curò neanche di Arcadia perché era stata attirata dal gattino nero che si trovava disteso sul prato.
L’animaletto, vedendo avanzare la bambina, si alzò e iniziò a correre per non farsi “catturare”, ma la sua corsa durò pochi minuti perché si ritrovò stretto tra le braccia stritolanti della piccola.
Nel frattempo le due donne si guardarono per un interminabile istante squadrandosi e studiandosi a vicenda rimanendo in totale silenzio.
Non ci fu bisogno di aggiungere nessuna sillaba per scoprire che già non si sopportavano ed entrambe avevano ottimi motivi.
La scienziata non si fidava minimamente della nuova arrivata, non solo per una sua personale impressione, ma anche per la sua evidente bellezza.
La strega, invece, non sopportava l’idea che una semplice terrestre fosse riuscita ad avere tutto per sé un uomo come Vegeta ed ammansire un carattere terribilmente incontrollabile come quello del saiyan.
Per lei era una cosa inconcepibile, come lo era il fatto che Vegeta fosse addirittura riuscito a costruirsi una famiglia dopo tutto il terrore seminato nella sua esistenza.
Non trovava giusto che il Principe dei Saiyan avesse avuto una seconda possibilità, dopo il mare di distruzione e vittime che si portava dietro.
Lui doveva pagare e capire cosa si provava a perdere i propri cari senza poter fare niente per aiutarli.
Doveva soffrire soltanto per comprendere le sue ragioni e lei aveva già in mente quale piano attuare…
Intanto decise di stuzzicare la sua compagna per metterla alla prova e domandò, con aria sarcastica, al saiyan:

“Allora sarebbe lei la tua salvatrice? La donna che ti ha cambiato la vita? Potevi almeno sceglierla più giovane, non ti pare?”
Bulma andò immediatamente su tutte le furie e subito rispose con tono minaccioso:
“Ei tu, chi ti credi di essere? Ti intrufoli a casa mia e poi ti concedi anche il diritto di insultarmi. Come ti permetti? E poi chi sei tu?”.
“Perché non lo chiedi al tuo dolce maritino? Lui saprà spiegarti tutto perfettamente” suggerì, con un ghigno, la strega.
Bulma si voltò per guardarlo e un momento dopo gli domandò scettica:
“Tu conosci questa donna?”
Il saiyan prese tempo per rispondere, ma alla fine cedette e disse con tono serio:
“Si, ci siamo conosciuti quando ero ancora sotto la tirannia di Freezer. Ha spedito me e Nappa su quel pianeta, chiamato Arlia**, per saccheggiarlo e poi distruggerlo.
È successo pochi mesi prima del mio arrivo sulla Terra.
È stato in quell’occasione che ho incontrato lei” concluse il saiyan indicando Arcadia.
“E’ tutto vero, ma hai omesso qualcosa mi sembra Principe
gli suggerì malignamente la nuova arrivata.
“E’ tutto ciò che ho da dire… Si, una cosa devi saperla Bulma, lei è una strega. Ecco, ora ho finito” aggiunse con tono autoritario il saiyan.
“E va bene, se non vuoi dirlo tu lo farò io da parte tua…” s’intromise la strega.
“Io conosco perfettamente il passato di Vegeta, non ho bisogno dei tuoi chiarimenti” aggiunse seccata la scienziata.
“Va bene, allora sei già a conoscenza che il tuo caro compagno non solo si divertiva ad uccidere senza pietà, ma trovava particolarmente piacevole trascorrere il suo tempo
con tutte le donne che gli capitavano sotto mano” proferì Arcadia in modo alquanto malizioso.
“Basta, questo è troppo. Smettila di dire fesserie. Questo genere di cose le faceva Nappa, non io” disse furioso il saiyan parandosi davanti alla sua compagna diventata alquanto pensierosa.
“Ma con me non ti sei tirato indietro, o sbaglio?”
“Ora basta, hai davvero superato ogni limite” disse furibondo il saiyan aumentando la propria aura e svegliando, nel contempo, anche Trunks che ancora dormiva.
Il giovane, sentendo il cambiamento del padre, scese immediatamente al piano inferiore e si recò nel giardino dove trovò sin troppe persone.
In primo luogo vide suo padre dialogare animatamente con una donna, sua madre sin troppo silenziosa e sua sorella tormentare un povero gattino nero.
Decise di avvicinarsi a sua madre e con tono dolce le domandò:
 
“Mamma, tutto bene?”
“Trunks, sei sveglio…pensavo dormissi ancora” sussurrò la scienziata con tono cupo.
“In effetti stavo dormendo, ma ho sentito l’aura del papà aumentare vertiginosamente e così sono venuto a controllare. Ma tu stai bene? Non hai una bella cera” proferì preoccupato il figlio.
“Si, non preoccuparti” rispose lei confusamente.
“Mamma, chi è la donna con cui papà sta parlando? E’ lei che lo sta facendo innervosire così tanto?”
“A quanto pare…” sussurrò la madre tornando pensierosa.

Intanto anche Bra si era accorta del cambiamento d’umore del padre e così decise di avvicinarsi a lui lasciando libero il gatto per la sua immensa gioia.
Tuttavia, la bambina non riuscì nel suo obiettivo perché un fascio di luce la costrinse ad accasciarsi al suolo e  socchiudere gli occhi.
Infatti Vegeta, innervosito dalle affermazioni della strega, cedette e le scagliò contro un suo attacco che però non andò a buon fine perché lei riuscì ad intercettarlo in tempo e a deviarlo.
Arcadia, per proteggersi dall’attacco, si ritrovò accanto alla bambina e approfittando del momento propizio, mise in atto il suo piano.
La donna prese per un braccio Bra, ancora confusa per via del raggio sferrato dal padre, ed attivò una barriera protettiva per difendersi dai possibili attacchi del saiyan.
Accadde tutto in un attimo perché Vegeta potesse accorgersi del gesto estremo della strega.
Bulma urlò il nome della figlia, mentre Trunks cercò di abbattere la barriera, ma purtroppo senza successo.
Arcadia chiamò telepaticamente il suo fedele compagno e quest’ultimo apparì davanti ai presenti trasportato dalla loro navicella.
Prima che la donna potesse entrare nl suo mezzo, la bimba scalciò con tutta la sua forza per liberarsi dalla stretta e disse alla strega:

“Lasciami! Io voglio andare dal mio papà, capito?”
“Sta buona mocciosa, altrimenti te ne faccio pentire” replicò duramente la donna prendendo malamente la piccola e facendola entrare nella navicella.
“Braaaa! Dove vuoi portare la mia bambina?” urlò disperata Bulma.
“La condurrò nel mio pianeta d’origine”
“Cosa?” chiese stupito Trunks.
“Ebbene si. Grazie ai miei immensi poteri sono riuscita a ricostruire Arlia, pezzo dopo pezzo.
E’ stato un lungo procedimento e ci ho impiegato diverso tempo, ma alla fine ho portato a termine il mio progetto.
Sono stata brava, eh?”
Nessuno rispose alla domanda della strega, ma Vegeta intervenne in modo singolare.
Si avvicinò alla barriera quel poco che bastò per comunicare con la donna.
Il saiyan sapeva di non poter competere con la magia, ma senza nessun timore disse con finta calma alla strega senza neanche farsi udire dalla compagna e dal figlio:
“Arcadia, ascoltami attentamente perché te lo ripeterò soltanto una volta. Appena te ne andrai con il tuo mezzo io ti inseguirò e ti starò alle costole finché non ti avrò raggiunta.
Fino ad allora, se solo torcerai un capello a mia figlia o se le procurerai anche un solo un misero graffio io te la farò pagare molto cara e ti assicuro che non ci sarà posto al mondo dove potrai nasconderti.
Sono stato chiaro?”

Per un momento la donna fu percorsa da un brivido di paura perché lesse negli occhi di Vegeta la pura verità.
Sapeva di cosa poteva essere capace il saiyan quando si arrabbiava e vedere in lui tutta questa determinazione la spaventava.
Tuttavia Arcadia ritornò in sé soprattutto nell’istante in cui le riapparve nitido nella mente il suo crudele ed ingiusto passato.
A quel punto lei riprese ad avere la sua solita espressione fredda, autoritaria e con tono di sfida sussurrò al saiyan:

“Allora stammi dietro Principe perché non sarà facile prendermi”.
Dopo quest’ultima frase, la strega sparì dietro al portellone dell’astronave chiudendosi infine alle sue spalle e sparendo alta nel cielo.
La famiglia Brief rimase, per un secondo, come confusa, ma Bulma ripresasi dal momento di shock si precipitò furiosa dal marito e le urlò:
“Vegeta, perché non l’hai fermata? Si è presa nostra figlia e non hai fatto assolutamente niente, se non bisbigliare con lei, perché?”
Il saiyan rimase, per un istante, come in contemplazione ed infine esclamò con tono determinato:
Bulma, prepara subito la navicella che hai progettato tempo fa. Tra poco io e Trunks partiamo”.
“Cosa?” chiese stupita la scienziata.
“Arcadia sta portando Bra al suo pianeta. L’astronave ci serve”.
Bulma fissò angosciata il compagno, ma riuscì infine ad aggiungere:
“Vegeta, quella navicella ha bisogno di essere perfezionata e poi non è ancora pronta per affrontare un viaggio nello spazio”.
“Se vuoi che vada a riprendere Bra deve funzionare, quindi cerca di farla partire”.
“Va bene, ma ad una condizione. Verrò anch’io con voi, in fondo sono l’unica a sapere come funziona il modello che ho creato e poi non ho nessuna intenzione di aspettare qui” terminò lei con tono che non ammetteva repliche.
Il saiyan, conoscendo il carattere della compagna e sapendo che non avrebbe cambiato idea, rispose:
“E sia, ma se ti metterai nei guai…” Vegeta non riuscì a terminare la frase perché la donna lo fece al suo posto:
“Mi salverai, come sempre” concluse la scienziata abbozzando un sorriso.
Persino il saiyan non riuscì a trattenere un ghigno, poi si voltò verso il figlio e gli suggerì:
“Trunks, avverti anche Kaaroth e i suoi mocciosi. Odio ammetterlo, ma potrebbero esserci utili su Arlia.
Non sappiamo cosa ci aspetta una volta arrivati lì”.
“Ok papà li informo immediatamente” rispose il giovane rientrando in casa seguita a ruota dalla madre, ma quest’ultima fu fermata dal compagno che l’abbracciò da dietro e le sussurrò:
“La riporteremo a casa Bulma, te lo prometto”.
Pochi istanti dopo la donna si voltò verso il suo uomo, ma sfuggì al suo controllo una lacrima che prontamente lui le asciugò con il pollice della mano.
A quel punto la scienziata accarezzò la guancia del saiyan e disse con tono amorevole:
“Vegeta, io mi fido di te e so anche che faresti di tutto per proteggere nostra figlia. Su questo non ho dubbi…”
“Ma?” chiese lui perplesso.
La donna rimase in silenzio, così fu il compagno a continuare per lei:
“Tu sei rimasta turbata dai racconti che Arcadia ha fatto su me e Nappa, non è vero?”
“Non è propriamente così, comunque preferirei parlarne una volta in viaggio, con calma…sei d’accordo?” domandò lei con tono dolce.

Il saiyan fece un cenno affermativo con il capo e strinse più a sé la sua donna facendole comprendere il suo stato d’animo.
La scienziata si fece abbracciare chiudendo, per un momento, gli occhi ed infine, abbandonando quella piacevole posizione, si recarono entrambi in casa per iniziare velocemente i preparativi della partenza.
Tuttavia, mentre caricavano le cose da portare per il viaggio, Vegeta si fermò nel corridoio dell’abitazione e rimase come ipnotizzato da una foto incorniciata appesa al muro.
Prese il quadretto tra le mani, prelevò la fotografia e guardandola sussurrò:
“Sto arrivando piccola mia, non temere”.

                                                                                                                        
                                                                                                                                            CONTINUA…

 

 

 

 

 

 

 

 

 


*Arcadia: città della Grecia che nella letteratura viene descritta come mondo idilliaco dove la Natura, alquanto generosa, provvedeva al sostentamento dell’uomo senza che quest’ultimo lavorasse.
Ho deciso di dare proprio questo nome alla strega perché, da sola, è riuscita a far rifiorire il suo pianeta senza l’aiuto materiale dell’uomo.

**Pianeta Arlia: distrutto da Vegeta e Nappa prima del loro arrivo sulla Terra.
   Qualche scena è inserita anche in “Dragon ball Z”

 

 

 


ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciao a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo sperando possa soddisfarvi.
Da come avrete letto la piccola Bra è stata appena rapita e la famiglia si è già messa all’opera per andare a riprenderla.
Chissà cosa combinerà la piccola saiyan durante il viaggio con la strega?
Presto lo scoprirete…
GRAZIE come sempre a tutti voi che mi seguite. 
Un forte Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 6
*** In Viaggio verso Arlia ***


                   
                                   CAPITOLO QUINTO
                                   In Viaggio verso Arlia

        



Mentre la navicella con a bordo Vegeta e il resto della compagnia si preparava a lasciare la Terra, l’astronave con a bordo l’intrepida strega e la piccola Bra viaggiava ormai già da qualche ora.
La donna, mentre accarezzava tra le braccia il suo adorato gattino, osservava pensierosa la volta celeste e nel contempo  Nemesis controllava che la rotta procedesse per il verso giusto.
Intanto la figlia del saiyan era accovacciata su se stessa con la schiena appoggiata al muro e si guardava intorno con aria alquanto sospetta.
Non si fidava affatto di quella donna, non solo perché l’aveva rapita, ma anche per aver attaccato suo padre.
Non aveva la minima idea di cosa la strega avesse in mente e soprattutto non intuiva affatto il reale motivo per cui l’avesse portata via ai suoi affetti.
Fu proprio in quell’istante che la piccola provò una grande nostalgia della sua casa, della madre, del fratello e del suo adorato padre.
Non era mai stata lontano da casa senza qualcuno della sua famiglia e questo la terrorizzava un po’.
Si sentiva sola, indifesa e smarrita senza la protezione paterna. 
Lei non aveva ricevuto, da Vegeta, lo stesso trattamento riservato al figlio.
Alla sua età Trunks sapeva già difendersi da solo senza l’aiuto del saiyan, mentre lei non sapeva neanche da quale parte iniziare.
Tuttavia non era una sua colpa, semplicemente il padre non aveva avuto nessuna intenzione ad allenarla, almeno non così presto.
Nonostante ciò Bra continuava ad avere timore della situazione in cui si trovava.
In fondo aveva solo sei anni ed era troppo piccola per comprendere le ragioni della strega.
Lei voleva soltanto tornare nella sua accogliente dimora e riabbracciare i suoi cari, non desiderava altro.
Così la bambina cominciò a far sentire la sua presenza, disturbando le lunghe riflessioni della donna, con il suo solito tono squillante:

“Uffa, io mi sto annoiando e poi voglio tornare a casa” disse lamentandosi.
La strega si risvegliò dal suo stato di trance e rispose malamente alla piccola:
“Non provare più a disturbarmi, mocciosa. Hai capito? Altrimenti ti giuro che mi arrabbio sul serio e non ti conviene”.
“Ma io non voglio più stare con te perché sei brutta e cattiva” rispose la piccola scocciata.
“A si, vuoi vedere quanto posso essere davvero crudele? Ti accontento subito” replicò la donna avvicinandosi velocemente e stampandole sul viso un potente ceffone che la fece sbattere alla parete accanto.
Bra , per la potente botta ricevuta, si accasciò al suolo e perse i sensi.
Il fedele compagno della strega fece per avvicinarsi alla bambina, ma Arcadia glielo proibì duramente:
“Non provare a fare un altro passo, Nemesis”.
“Ma, mia signora è soltanto una bambina” disse l’uomo sconcertato dalla freddezza della donna.
“Anch’io ero molto giovane quando mi hanno levato tutto. Avevo tanta speranza nel cuore, ma ai saiyan e al loro Principe non è importato. Lui mi ha fatto soffrire e ha fatto a pezzi il mio cuore. Ora però è il suo turno perché io farò a pezzi il suo” concluse lei con freddezza e rabbia tornando infine alla sua postazione iniziale.

L’anziano la guardò con dispiacere.
Non pensava che il suo cuore fosse diventato di ghiaccio soprattutto di fronte ad una bambina.
Lui sapeva che Arcadia covava dentro di sé tanto odio e rabbia repressa da troppo tempo per essere dimenticata.
Lui conosceva il suo dolore perché aveva visto con i suoi occhi, all’epoca, il massacro compiuto da quei barbari.
L’uomo non era originario di quel pianeta, ma era stato deportato anni prima come prigioniero da un’altra popolazione aliena.
Lui proveniva da Kanassa*, uno dei pianeti conquistati sempre dal popolo saiyan.
Un posto particolarmente tranquillo e rigoglioso dove regnava la pace, ma purtroppo destinata a non durare.
Aveva già assaporato la loro potenza e sapeva che fosse davvero un’impresa ardua contrastarli.
Lui non era particolarmente abile a difendersi con le armi, anche perché il suo era un popolo pacifista.
Tuttavia nascondeva un asso nella manica…
L’uomo era dotato di poteri speciali che nascondeva accuratamente per non essere mai sfruttato da nessuno.
Quando arrivarono i saiyan ebbe la sfortuna di imbattersi nel capo dell’esercito. Bardack il suo nome.
Un uomo massiccio, forte e determinato pronto a tutto per portare a termine il suo incarico, nonostante avesse notato nei suoi occhi un filo di malinconia.
Malgrado ciò, Nemesis vide con quanta ferocia portò a termine il suo incarico, così una volta incrociato il suo sguardo si avvicinò a lui e gli donò il potere della preveggenza.
Una vera e propria punizione perché nelle future visioni il saiyan avrebbe soltanto scorto la fine della sua razza, senza poter cambiare gli avvenimenti.
Un vero incubo che lo avrebbe perseguitato sino alla fine dei suoi giorni.
Bardack accortosi di tale stregoneria cercò di uccidere Nemesis, ma senza risultato poiché l’uomo riuscì a difendersi grazie ai suoi poteri e riuscì a fuggire.
Tuttavia la sua fuga non durò molto perché fu catturato da una diversa etnia.
A quel punto decise di arrendersi soprattutto perché, dopo giorni trascorsi a vagare senza cibo ne acqua era diventato impossibile e il suo fisico non avrebbe retto per molto.
Così scelse di sottomettersi per “salvaguardarsi”.
Sapeva che non sarebbe stato facile, ma senza un mezzo non poteva muoversi dal suo pianeta ormai morente.
Così seguì i suoi nuovi padroni verso una nuova rotta.
Prima di attraccare su Arlia aveva vissuto in tantissimi posti differenti, lavorando in condizioni pessime e sfidando ogni tipo d’intemperia da parte del clima.
Passava spesso da una condizione troppo afosa ad una decisamente rigida e per questo il suo fisico ne risentiva ogni volta.
Nonostante ciò resistette ad ogni minimo inconveniente ed è proprio su Arlia che incontrò la giovane Arcadia.
All’epoca la giovane aveva appena vent’anni e quando la conobbe era una ragazza piena di vita, ma soprattutto di sogni.
Quando arrivò sul suo pianeta la popolazione arliana cercò in tutti i modi di contrastare i nemici e riuscirono nel loro intento in quanto più forti dal punto di vista combattivo.
Una volta sconfitti i nemici gli abitanti di Arlia liberarono tutti prigionieri compreso Nemesis e li aiutarono a rimettersi in sesto.
Fu in quella occasione che Arcadia conobbe l’uomo e tra di loro si instaurò subito un legame di grande stima e affetto complice anche l’aver scoperto che entrambi possedevano dei poteri.
Da allora si susseguirono tempi sereni, tranquilli sino al giorno in cui arrivarono i saiyan e tutto cambiò.
Nemesis ricordava perfettamente quel periodo, ma improvvisamente il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal lamento della bambina ancora priva di sensi.
Vedendola in quelle condizioni l’uomo non resistette  e chiese con tono supplichevole alla donna:
“Vi prego mia signora, fatemi adagiare la piccola almeno su di un letto, per favore”.
Arcadia, esasperata dal tono del suo fedele compagno di viaggio, disse con tono seccato:
“E va bene, Nemesis. Adagiala su quella poltrona in modo che possa tenerla sempre sotto controllo”.
L’uomo prese la piccola, ancora priva di sensi, tra le braccia notando immediatamente il livido sul suo viso per via del manrovescio ricevuto, ma ciò che lo colpì fu il viso rigato dalle lacrime e una frase sussurrata incoscientemente:
“Papà, aiutami”.
In quell’istante l’uomo provò una grande tristezza e malinconia perché l’unica a rimetterci, in quella guerra di colpe, sarebbe stata proprio la piccola Bra.

In quello stesso frangente, in un’altra navicella, un uomo era assorto nei suoi stessi pensieri, quando fu risvegliato da una brutta percezione.
Anche se lontani Vegeta riusciva, nonostante tutto, a sentire l’aura della figlia affievolirsi lentamente.
Scattò subito in lui una rabbia incontenibile che però riuscì a non far trapelare soprattutto per non far preoccupare ulteriormente Bulma.
Non aveva idea di cosa stesse accadendo a sua figlia, ma poteva immaginarlo e la situazione non gli piaceva affatto.
Tuttavia aveva una certezza…Arcadia avrebbe pagato amaramente questo affronto.
Mentre Vegeta cercava di controllare la sua ira, Bulma e Gohan stavano verificando la rotta dell’astronave della strega per non perderla di vista e invece Goku e Goten stavano consumando il loro ennesimo pasto.
Trunks li osservava divertiti finché non percepì il cambiamento repentino dell’aura del padre.
A quel punto preoccupato fece per alzarsi, ma fu trattenuto da un braccio da Goku che, con tono rassicurante, aggiunse:

“Me ne sono accorto anch’io Trunks.
Lascia che ci pensi il sottoscritto, magari facendolo arrabbiare un po’ riesco a distrarlo”.
Goku si alzò e fece per avvicinarsi a Vegeta, ma quest’ultimo lo bloccò prima che potesse iniziare a parlare:
“Kakaroth non provare a dire neanche una parola, se non vuoi essere maltrattato” espose adirato il saiyan.
“Andiamo Vegeta, io voglio solo essere di aiuto che male c’è?” rispose il più giovane pacatamente.
“Io desidero soltanto essere lasciato in pace, chiaro?”
“Sei sempre il solito antipatico, ma perché sei sempre così scorbutico?” domandò Goku curioso.
“Sono fatto così, va bene? E vedi di non insistere, altrimenti mi arrabbio sul serio” terminò irritato il più anziano.
“E dai Vegeta su con la vita vedrai che andrà tutto bene” esclamò il più giovane dando una rigorosa pacca sulla spalla al principe, ma non moderando la sua forza, fece sbattere l’amico contro la parete di fronte.
Vegeta, distratto dai suoi pensieri, non fece in tempo a rispondere e prese in pieno il muro.
Goku, accortosi immediatamente di aver esagerato nel consolarlo, disse con tono dispiaciuto:
“Vegeta perdonami. Non volevo, devi credermi”.
Il principe, una volta rialzatosi, esclamò furioso:
“Kakaroth, io ora ti ammazzo! Preparati a combattere.
Te la faccio passare io la voglia di rompere”.
“Sai che non mi tiro mai indietro quando si tratta di sgranchirsi un po’ i muscoli” rispose l’altro sorridendo.
“Non voglio interrompervi, ma per questo genere di cose esiste la stanza accanto” s’intromise immediatamente la scienziata.
Bulma ha ragione. Andiamo Kakaroth, non vedo l’ora di farti a pezzi” aggiunse Vegeta ghignando.
Mentre i due saiyan si recarono nell’apposita camera, il più giovane fece un occhiolino d’intesa a Trunks e quest’ultimo, notandolo, sussurrò sorridendo:
“Grazie, Goku”.

L’allenamento tra i due saiyan durò circa tre ore ed entrambi uscirono da quella stanza distrutti, ma decisamente più leggeri, specialmente Vegeta.
Il suo timore per Bra non era svanito, ma almeno ora si era sfogato a dovere.
Una volta usciti si ritrovarono nella sala principale, ma ad attenderli era presente soltanto Gohan.
A quel punto Goku chiese, curioso, al giovane:
“Figliolo, dove sono gli altri?”
“Finalmente siete usciti, comunque Trunks e Goten sono sicuramente qui da qualche parte e Bulma è andata a riposarsi un po’. Ha detto che era stanca” rispose il ragazzo.
“Allora la raggiungo” disse Vegeta.
Quest’ultimo fece per recarsi nella stanza che condivideva con la compagna, ma prima di entrare si voltò verso Goku e aggiunse accennando ad un sorriso:
“Grazie Kakaroth, ne avevo davvero bisogno”.
“Figurati, era da un po’ che non ci sfidavamo e devo ammettere che mi sono persino divertito” rispose ridendo il saiyan per poi aggiungere con tono serio:
“Comunque, non preoccuparti Vegeta. La riporteremo indietro sana e salva”.
Dopo qualche minuto di silenzio il saiyan più anziano, con tono cupo, confidò all’amico:
“Kakaroth, per un istante, ho sentito l’aura di Bra affievolirsi e non è colpa della lontananza. Potrei percepirla anche se si trovasse dall’altra parte dell'universo”.
“Anch’io ho avuto questa percezione, ma non ho detto niente per non far preoccupare Bulma e Trunks.
Poi è stato proprio in quel frangente che ho sentito incrementarsi la tua di aura e ho compreso che non è sfuggito neanche a te” rispose Goku seriamente.
“Sono sicuro che Arcadia ne è la responsabile e se l’ha toccata come penso, non risponderò di me quando avrò l’occasione di rivederla. Questa è una promessa” replicò duramente il principe.
“Lo dirai a Bulma?”
“Non lo so. Vorrei evitarle di preoccuparsi maggiormente, ma non riesco a nasconderle niente perché riesce ad intuire sempre tutto.
Comunque vorrei evitarglielo anche perché è già abbastanza in pena.
Ora vado da lei, ci vediamo dopo Kakaroth” concluse il più anziano aprendo la porta della sua camera e richiudendola alle sue spalle.

Entrato si accorse che la scienziata era sdraiata sul letto dandogli le spalle.
Il saiyan, prima di raggiungerla, si recò in bagno per farsi una doccia. Così aprì la manopola dell’acqua, si liberò dei vestiti e s’infilò nel box.
Rimase sotto il getto dell’acqua tutto il tempo necessario per sentirsi rigenerato ed infine uscì per poi asciugarsi.
S’infilo i suoi boxer velocemente ed infine uscì dal bagno per poi coricarsi finalmente sul letto accanto alla sua donna.
Si voltò verso di lei appoggiandosi su di un fianco e le cinse la vita con un braccio per poi lasciarle un bacio sulla spalla scoperta dalla maglia.
L’uomo, sapendo che la compagna fosse sveglia, le sussurrò:

Donna, lo so che non stai dormendo…”
“Come potrei. Mia figlia è nelle mani di una strega senza scrupoli e noi siamo qui senza poter fare niente.
Questo viaggio durerà circa un mese e non immagino cosa potrà farle.
Lei è solo una bambina e non sa difendersi come te e Trunks. Io non so se resisterò tutto questo tempo senza vederla.
Per me è troppo” rispose angosciata la scienziata non riuscendo a trattenere le lacrime.
Il saiyan, sentendola piangere, la voltò verso di sé e prendendole il viso tra le mani aggiunse:
“Lo so che è difficile per te tutto questo, ma tu sei forte e a maggior ragione devi esserlo soprattutto ora, per Bra.
Non puoi mollare proprio adesso”.
La  donna fece un cenno affermativo con il capo, ma non lo guardò negli occhi come lei era solita fare, e il compagno lo notò all’istante.
Quest’ultimo, intuendone il motivo, le chiese con tono fermo e deciso:
“Perché tieni lo sguardo rivolto verso il basso quando parli con me, donna? Non è da te…”
Il saiyan, non ottenendo una risposta, le sollevò il mento con le dita per poterla guardare finalmente negli occhi e le domandò:
“Tu ce l’hai con me, non è vero? E non è soltanto per la questione di Bra, ma anche per ciò che ha rivelato Arcadia quando ci trovavamo ancora sulla Terra…mi sbaglio?”
La scienziata, dopo un momento di esitazione, rispose:
“Si, è vero. Non ne conosco il motivo, ma quando si tratta di voi saiyan accade sempre qualcosa.
Ogni volta che acquisto sicurezza, arriva poi sempre qualcuno che me ne priva. Non fraintendermi, io so che tu ci tieni molto a noi e che non faresti mai niente per metterci in pericolo, ma non posso negarti che ho paura”.
“E di cosa?” chiese lui perplesso.
“Paura di perderti. Non ti nego che le sue parole non mi abbiano colpita. Io sapevo chi eri quando ho deciso di stare con te e ho accettato il tuo passato specialmente quando ho capito di amarti, ma ascoltare quella donna parlare di te in certi termini mi ha colpita”.
“Lo immaginavo…comunque chiedimi cosa vuoi sapere così chiuderemo questo capitolo una volta per tutte” replicò serio il compagno.
La scienziata, dopo qualche minuto di silenzio, domandò:
“Aveva ragione Arcadia, quando ha detto che ti approfittavi di tutte le donne che incontravi sul tuo cammino?”
“Non è andata esattamente così. È vero sono stato con diverse donne, ma non le ho mai prese con la forza perché si concedevano di loro spontanea volontà.
Sicuramente qualcuna si offriva per paura di un mio possibile scatto d’ira, ma per il resto sono solo menzogne”.
“Sei stato anche con lei, vero?” s’intromise la compagna con tono rassegnato.
“Si, è successo…è’ inutile che ti menta, ma è accaduto tanto tempo fa e non ha più importanza” rispose lui determinato.
“Probabilmente per lei ce l’ha, visto il modo in cui ti guarda” aggiunse attenta la donna.
“Lei mi odia e basta. Vuole solo la sua vendetta e non mira ad altro, se non per provocarmi”.
“Io non ne sarei così sicura…quella donna ti vuole ancora e sta usando Bra per farti avvicinare a lei perché è consapevole del fatto che non abbandoneresti mai tua figlia”.
“E da cosa lo avresti capito?” domandò lui curioso.
“Aveva lo stesso sguardo che avevo io quando volevo conquistarti e queste cose ad una donna non sfuggono mai” rispose lei angosciata.
Dopo aver fissato la compagna negli occhi, le chiese con tono sincero:
Bulma, ti fidi di me?”
La compagna lo accarezzò dolcemente sul viso e, con un timido sorriso, gli sussurrò:
“La mia vita è tua, come il mio cuore e lo sarà per sempre”.
Vegeta, udendo tale frase, strinse più a sé la donna e la baciò con la sua solita e travolgente passione.
Quando si staccarono lei gli chiese con tono deciso:
“Io non voglio sapere del tuo passato con quella strega, ma ti prego, quando arriveremo su quel pianeta metti fine a tutta questa storia e riporta a casa nostra figlia”.
Vegeta la baciò dolcemente in fronte per poi sussurrare determinato:
“Hai la mia parola”.
Dopo questa promessa i due, stanchi, si abbandonarono abbracciati ad un lungo sonno, mentre la piccola Bra andava incontro al suo inaspettato destino.

 

                                             
                                                                             
                                                                                

                                                                                                                CONTINUA…
 

 

                      


*Pianeta Kanassa: conquistato dai Saiyan con a capo Bardack. Un abitante del posto decide di donare a lui il  potere della preveggenza affinché soffra per la consapevolezza dell’imminente sterminio della sua razza.
Appare nello special “Dragon Ball Z- Le origini del mito”.

 






ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciaooo a tutti!
Scusate per l’ora, ma prima non sono riuscita a postare… comunque anche il 5° capitolo è arrivato e da come avrete letto tutti sono in viaggio per Arlia.
In questo capitolo non accade nulla di speciale, ma ci tenevo a raccontarvi di come si erano conosciuti Arcadia e Nemesis, giusto per farvi comprendere meglio la loro storia.
Ovviamente manca la parte che riguarda la strega, ma presto arriverà anche quella.
GRAZIE a tutti voi che mi seguite e a prestissimo!! ;)
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 7
*** Un Amico Fidato ***



                              
                                 CAPITOLO SESTO
                                   Un Amico Fidato

               



Era trascorso un mese da quando tutti avevano lasciato la Terra e Arcadia non vedeva l’ora di rimettere piede nel suo pianeta, soprattutto per dare una lezione alla figlia di Vegeta.
La piccola, da quando aveva ricevuto quel ceffone, non si era più ribellata ed era addirittura caduta in un totale mutismo insolito per un carattere vivace ed allegro come il suo.
Probabilmente trovarsi in una situazione completamente estranea a lei, la faceva sentire sola, impaurita e triste per non parlare dei modi rudi e freddi che la strega assumeva in sua presenza.
Da allora Arcadia non l’aveva più toccata, ma soltanto perché sapeva, che una volta giunta su Arlia, avrebbe avuto una dura lezione.
Intanto, l’unico a preoccuparsi veramente di tale situazione era Nemesis.
Lui era davvero in ansia, non solo per il piano che la strega aveva in mente di attuare, ma soprattutto per la bimba.
Era deperita molto da quando erano partiti, infatti mangiava pochissimo e dormiva soltanto quando non riusciva più a tenere gli occhi aperti.
Il colore del viso era piuttosto pallido e si poteva ancora notare il livido violaceo che la donna le aveva procurato sulla guancia sinistra tempo prima.
Spesso l’aveva trovata a piangere silenziosamente per non farsi sentire, probabilmente, dalla strega e per questo lui si odiava perché comprendeva di non essere in grado di confortarla o di far cambiare idea alla donna.
Mentre rifletteva sul da farsi, si accorse che la bimba era rannicchiata a terra accanto alla parete come succedeva ormai da un mese.
In quel momento Arcadia si trovava nella sua stanza per riposarsi un po’, così lui approfittò dell’assenza della strega per avvicinarsi a Bra.
L’uomo si sedette accanto a lei e dolcemente le sussurrò:

“Ehi, piccola hai fame? Vuoi ti prepari qualcosa da mangiare?”

La bambina non rispose e si rannicchiò maggiormente su se stessa stringendo tra le mani la collana che il padre le aveva regalato.
Nemesis si accorse soltanto in quel momento di tale oggetto e vedendolo gli sembrava alquanto familiare, ma decise di sorvolare su tale scoperta e si concentrò di nuovo sulla piccola domandandole con tono tranquillo:

“Devi tenere molto a quella collana per custodirla così gelosamente, non è vero?”
Bra, finalmente, lo guardò e dall’espressione del suo viso percepì una sorta di sicurezza che la spinse a confidarsi con lui:
“Si, questa collana me l’ha regalata il mio papà per il giorno del mio compleanno. E’ bella, vero?”
“Molto e poi devo ammettere che ti dona tantissimo” rispose l’uomo per rallegrarla.
Bra, ricevendo un simile complimento, sorrise all’istante per poi aggiungere:
“Grazie, è tutto merito del mio papà, anche se…” la piccola, ad un tratto divenne triste, malinconica e vedendola cambiare umore improvvisamente, Nemesis le chiese preoccupato:
“Cosa c’è che non va?
“Papà mi aveva detto che questo ciondolo mi avrebbe sempre protetta, ma forse si è sbagliato perché non è successo… può darsi si sia rotto” concluse lei dispiaciuta.
L’uomo incuriosito da tale risposta le chiese:
“Se vuoi posso dargli un’occhiata, così vediamo se ha qualche problema”.
“Ma tu non me lo ruberai, vero? chiese titubante la piccola.
“Puoi fidarti di me” replicò lui con tono rassicurante.
“Va bene, ma mi prometti che non dirai niente a quella cattivona di questa collana? Non voglio che me la prenda”.
“Rimarrà un nostro segreto, te lo prometto”.

Bra, percependo la sincerità di Nemesis, le porse la sua collana e lui la studiò minuziosamente per cercare di ricordare dove l’avesse vista.
All’improvviso ebbe come una sorta di flash back e ricordò perfettamente dove aveva intravisto quel ciondolo.
Gli venne subito in mente anche la persona che all’epoca lo indossava…Arcadia…
Rimase, per un istante, interdetto perché non credeva a ciò che aveva appena scorto.
Inizialmente pensava di sbagliarsi, ma più guardava quell’oggetto e più acquisiva sicurezza.
Ad un tratto, non accorgendosi che la piccola lo fissava, sussurrò:

“Non è possibile”.
“Cosa non è possibile?” domandò lei curiosa.
L’uomo cercò di riprendersi senza far trapelare troppo e velocemente rispose:
“No, niente non preoccuparti. Stavo solo pensando che è troppo bello per essere vero, non ti pare?”
“Si, hai ragione. Il mio papà non poteva scegliere regalo più bello” rispose sorridendo la bambina facendo tirare un sospiro di sollievo a Nemesis per non essersi fatto scoprire.
Quest’ultimo, prima di dire qualsiasi cosa, voleva essere convinto di ciò che aveva visto e soprattutto verificare le sue ipotesi.
Una volta restituito il ciondolo a Bra, quest’ultima le chiese con tono dolcissimo:
“Tu non sei come lei”.
“Cosa?” domandò l’uomo perplesso.
“Tu sei buono e gentile con me, non come Arcadia. Perché ce l’ha tanto con me?”
L’uomo, intenerito da quanto detto dalla bimba, le accarezzò i capelli e le disse:
“Ti ringrazio piccola, ma devi sapere che Arcadia ha sofferto molto in passato e ha qualche conto in sospeso con tuo padre, per questo si comporta in questo modo.
Tuttavia non giustifica il suo comportamento con te”.
“Ma io cosa centro?” chiese lei perplessa.
“Niente, tu non centri niente” rispose l’uomo con tono triste.
La bambina, con un gesto inaspettato, abbracciò Nemesis lasciandolo stupito e gli confidò:
“Tu sei mio amico, vero?”
“Si, se lo vorrai” rispose lui abbracciandola.
“Sai, tu sei bello come il mio papà, anche se a lui non lo supera nessuno” concluse lei con tono deciso.
Nemesis, alla battuta della piccola, arrossì, ma poi aggiunse:
“Grazie, però sono un po’ più vecchio del tuo papà”.
“No, secondo me tu sei persino più giovane”.
“L’apparenza inganna, Bra. Sono i miei poteri che mi hanno reso più giovane. Il mio aspetto non sarebbe proprio questo”.
“Non fa niente, a me tu piaci così” replicò lei con tono dolce.
“Sei una bambina speciale Bra, non dimenticarlo mai” concluse lui con un sorriso tenendola ancora tra le braccia.
Purtroppo il loro abbraccio non passò inosservato all’occhio attento e arrabbiato della perfida strega.
   
Nemesis                                    



Intanto, nella navicella della Capsule Corporation, tutti fremevano perché sapevano che mancava ormai poco all’atterraggio sul pianeta Arlia.
Bulma, non stava più nella pelle.
Dopo un mese passato senza vedere la propria figlia era stato davvero una tortura per non parlare di Trunks che nelle ultime settimane era diventato piuttosto taciturno e irascibile.
Probabilmente anche lui era molto preoccupato per la sua sorellina.
Invece il Principe dei Saiyan riusciva sempre a mantenere il suo solito estenuante controllo, almeno in apparenza perché dentro di sé covava una rabbia che presto sarebbe esplosa.
Si sentiva in colpa per non essere riuscito a proteggere sua figlia e questo lo avrebbe perennemente fatto sentire responsabile, soprattutto se le fosse accaduto qualcosa.
Principalmente non riusciva a capire perché il ciondolo regalato alla figlia non l’avesse protetta a dovere.
Era sicuro della sua autenticità e del fatto che fosse magico, tuttavia ciò rimaneva un mistero.
Nel frattempo tutti i presenti si trovavano nella sala di controllo ognuno perso nei propri pensieri.
Persino Goku sembrava davvero rapito dai suoi stessi ragionamenti e Vegeta, notando questo particolare silenzio da parte dell’amico, gli suggerì con tono sarcastico:

“Ehi Kakaroth, smettila di arrovellarti il cervello altrimenti rischi di farlo esplodere”.
“Forse hai ragione Vegeta, ma stavo pensando ad una cosa…” replicò Goku con la sua solita aria ingenua.
“E sarebbe?”
“Ancora non ho capito il motivo per cui non vuoi che usi il  teletrasporto per giungere nell’altra navicella” disse il più giovane con tono riflessivo. *
“Kakaroth te lo ripeto per l’ultima volta.
Sarebbe troppo pericoloso usare il teletrasporto perché ci troviamo nello spazio aperto e siamo in continuo movimento.
Percepire le aure in queste condizioni è troppo complicato, basterebbe una minima distrazione a decretare la fine di tutto…” asserì con tono molto serio il più anziano.
“E… c’è dell’altro, non è vero Vegeta? Ti conosco troppo bene ed orgoglioso come sei non ti basterà riportare a casa Bra sana e salva. Mi sbaglio?” aggiunse convinto Goku.
“Mi conosci davvero bene, non c’è che dire Kakaroth”.
“Cosa hai intenzione di fare?”
“Riprendermi mia figlia e farla pagare a quella strega una volta per tutte. Non avrebbe senso andare senza sfidarla perché sono convinto che ritornerebbe malgrado tutto.
Ha oltrepassato il limite rapendo Bra e ora assaggerà la mia ira, te lo posso provare.
Non può passarla liscia e presto capirà che la mia famiglia non si tocca” concluse il più anziano con tono rabbioso.
“Non posso darti torto anche se ti consiglio di mantenere il controllo. Non sai come potrebbe agire quella strega” gli suggerì serio Goku.
“Non posso farti promesse. Lei ha osato toccare mia figlia e di questo ne sono certo. Una simile azione non rimarrà impunita, te lo posso assicurare”.
“Cosa ha fatto a mia figlia?” s’intromise preoccupata la scienziata che aveva sentito ogni cosa.
Lei, non ricevendo nessuna risposta, si avvicinò al compagno e strattonandolo per un braccio gli chiese urlando:
“Vegeta, dimmi la verità. Cosa le ha fatto?”
“Cosa vuoi che ne sappia, donna. Io ne so quanto te” rispose seccato il saiyan.
“Allora come puoi essere certo di una cosa simile?”
Non ricevendo risposta la scienziata si mise a riflettere e alla fine arrivò alla sua giusta conclusione, sussurrando angosciata:
“Tu percepisci la sua aura, è così? Perché non me lo hai detto?”
“Non avrebbe avuto senso farti preoccupare ulteriormente, non ti pare?”
“Avresti dovuto dirmelo comunque” replicò lei con occhi lucidi.
“Per vederti poi in questo stato?”
Bulma rimase a guardarlo per un breve momento ed infine si allontanò per poi raggiungere un oblò della navicella a scrutare la volta celeste.
Vegeta la osservò con la coda dell’occhio finché non fu distratto dalle parole del figlio maggiore che gli chiese deluso:
“Potevi dircelo, papà”
“A quale scopo, eh Trunks?” rispose innervosito il padre.
“Allo scopo di renderci partecipi dei tuoi pensieri.
Vuoi sempre affrontare tutto da solo, ma è possibile che tu non riesca a capire che io e la mamma siamo abbastanza forti da poterlo sopportare? Cos’è non ci reputi all’altezza?” proferì il giovane furioso.

Vegeta guardò il ragazzo e comprese che le sue parole erano soprattutto frutto della rabbia e preoccupazione che si portava dietro ormai da settimane.
Il saiyan conosceva bene il proprio figlio innanzitutto perché Trunks aveva ereditato il suo stesso carattere taciturno e riservato per non parlare del lato umano preso da Bulma.
Preferiva tenersi per sé i suoi pensieri, proprio come lui, e questo lo portava poi ad esplodere specialmente in situazioni delicate come quella che stavano vivendo.
Vegeta sapeva che quanto detto dal figlio fosse vero.
Lui tendeva sempre a tenersi tutto dentro perché non era abituato e rendere partecipe qualcun altro dei suoi pensieri e questo era sempre stato motivo di litigio specialmente con la sua compagna.
Nonostante abitasse sulla Terra ormai da tempo, Vegeta non riusciva ancora a confidarsi come avrebbe voluto e forse non ci sarebbe mai riuscito.
Il saiyan si voltò completamente verso Trunks e notando la delusione nei suoi occhi decise di intervenire per evitare discussioni che in quel momento non sarebbero servite a nulla, se non a complicare ulteriormente l’intera faccenda.
Si avvicinò a lui appoggiandogli le mani sulle sue spalle e con tono deciso, ma allo stesso tempo rassicurante gli disse:

“Trunks, ascoltami attentamente perché non te lo ripeterò.
Io non ho mai pensato che tu e tua madre non foste all’altezza della situazione, anzi semmai il contrario.
Io volevo solo evitare di impensierirvi ulteriormente, ma credo di aver sbagliato comunque a non rendervi partecipi di ciò che accadeva.
Io so che voi siete forti, ma lo siete abbastanza da sopportare anche la sofferenza di Bra e sapere, in questo momento, di non poterla aiutare?”
“Si, papà io posso sopportarlo” rispose serio il giovane.
“Bene e tu Bulma? Pensi di farcela?”
“Sarei pronta a sfidare l’inferno per lei” replicò con tono fermo la donna.
“È quello che volevo sentire perché è proprio l’inferno che ci aspetta” concluse risoluto il saiyan.
“Ehi Vegeta, ti ricordi che ci siamo anch’io e i miei figli vero?”
Il principe si voltò verso Goku e rispose con tono sarcastico:
“Come posso dimenticarmi di un rompiscatole come te, eh Kakaroth?”
“Io dicevo tanto per dire” replicò ingenuamente il più giovane,  poi Goku accorgendosi che Vegeta volesse, un momento, stare da solo con la compagna propose agli altri:
“Ehi ragazzi, che ne dite di preparare qualcosa da mangiare? Io ho una fame!”
“Ci penso io papà, altrimenti tu farai saltare l’intera navicella” rispose prontamente Gohan.
Trunks guardò un istante suo padre ed esclamò:
“Grazie papà per la tua fiducia” e detto questo seguì gli altri.
Il saiyan, una volta solo con la compagna, si avvicinò a lei e l’abbracciò da dietro, ma prima che potesse parlare fu anticipato da Bulma che con tono dolce gli sussurrò:
“Ti prego Vegeta non aggiungere altro, non c’è bisogno.
Sei stato chiaro e ho compreso le tue ragioni, ma ti prego non nascondermi più nulla…per favore”.
L’uomo la fece voltare verso di lui e le disse:
“Va bene, ti giuro che ti informerò su ogni cambiamento che noterò su Bra, ma tu promettimi che non cederai perché nel momento in cui me ne dovessi accorgere non ci metterò molto a cambiare idea.
Dovessi venir meno anche alla mia promessa. Siamo intesi?” replicò lui duramente.
La scienziata fece un cenno affermativo con il capo e poi gli chiese dolcemente:
“Ora puoi abbracciarmi?”
Il saiyan non se lo fece ripetere due volte e la strinse forte al suo petto sperando di aver preso la decisione giusta.
Sapeva che la sua donna era molto forte, ma questa volta poteva non bastare.

Intanto, nell’altra navicella, la piccola Bra si era addormentata tra le braccia di Nemesis, così l’uomo decise di adagiarla sul letto in modo da farla stare più comoda.
La coprì con cura con le coperte e le accarezzò dolcemente i capelli per poi sussurrarle:
“Non temere piccolina, vedrai che quest’incubo finirà presto”.
Dopo questa frase si recò verso la porta ed uscì, ma ad attenderlo c’era proprio la strega che prontamente e con tono rabbioso, disse:
“Ti avevo detto di stare lontano da quella mocciosa, ma sembra che tu non riesca a capirmi, non è vero Nemesis?”
“È solo una bambina perché non dovrei aiutarla? È terrorizzata” disse lui angosciato.
“È proprio questo il punto. Lei deve avere paura altrimenti ci metterà i piedi in testa ed io alla fine sarei costretta a ricorrere alle maniere forti”.
“Ma lo hai già fatto” replicò l’uomo con tono basso, ma deciso.
“Mi aveva fatto arrabbiare” si giustificò la donna.
“Ha soltanto sei anni e lei non ti conosce.
L’hai rapita ed è normale che abbia reagito disobbedendoti” aggiunse lui cercando di spiegarsi.
“Nemesis, non mi servono i tuoi chiarimenti a riguardo.
Ci vogliono le maniere forti per farsi rispettare e mi sembra che la mocciosa l’abbia capito visto che non ha osato più ribellarsi” terminò lei ghignando.
“Lei non ti rispetta, ma al contrario…ti odia” replicò con delusione l’uomo.
Arcadia rimase come colpita da quelle parole, ma il suo carattere freddo e duro non le permise di rifletterci troppo e subito dopo rispose con tono autorevole:
“Non metterti anche tu contro di me Nemesis, non ti conviene”.
“In realtà stai facendo tutto da sola” proferì lui in modo fin troppo calmo che fece irritare maggiormente la strega.
L’uomo fece per andarsene, ma la donna lo bloccò riferendogli con tono rabbioso:
“Perché mi stai voltando le spalle, Nemesis? Eri d’accordo anche tu prima che intraprendessimo questa missione. Perché ora hai cambiato idea?”
“I patti erano altri Arcadia. Tu volevi vendicarti soltanto del Principe dei Saiyan, ma hai preferito mettere in mezzo una bambina indifesa. Hai peggiorato soltanto le cose comportandoti in questo modo.
Vegeta, ora, sarà furioso e sai di cosa è capace quando si arrabbia”.
“Io non ho paura di lui” obiettò lei con tono fiero.
“Invece dovresti averne… è cambiato dall’ultima volta che lo hai visto e con lui anche la sua forza.
La tua magia potrebbe non bastare” aggiunse Nemesis serio.
“Non riuscirai a fami cambiare idea” ribatté lei determinata.
“Lo so, ma lascia che ti dica una cosa.
Non c’è affetto più grande di una figlia per un padre e tu hai osato portaglielo via…con questo penso di averti già detto tutto” concluse lui avvisandola.
Ne frattempo, mentre i due discutevano animatamente, il pianeta Arlia si stava lentamente avvicinando…
 


 

 

                                                                                                                                              CONTINUA…
          




*Ringrazio Ssjgod per i suoi preziosi suggerimenti! :)

 

 


ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciao a tutti e scusate per il ritardo, ma ho avuto alcuni imprevisti e non ho potuto postare prima…
Da come avrete letto le cose stanno cominciando a cambiare e sembra che la piccola Bra abbia trovato un fidato amico.
Chissà se le cose cambieranno…
Mi auguro vi sia piaciuto questo capitolo e spero di aggiornare più velocemente!
GRAZIE a tutti voi che mi seguite! 
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 8
*** Una Dura Prova per Bra ***



                                 
                                CAPITOLO SETTIMO
                               Una Dura Prova per Bra

 

      


La navicella che trasportava Arcadia, Nemesis e la piccola Bra era appena atterrata sul pianeta tanto desiderato dalla strega.
Appena messo piede sul suolo arliano, la strega fu subito accolta gioiosamente dal suo popolo composto prevalentemente da etnie diverse.
Purtroppo la sua magia non era in grado di riportare in vita la sua gente perché erano persone già decedute, così lei aveva accolto nell’arco degli anni, popolazioni che provenivano da pianeti diversi, non tanto per aiutarli, ma per formare un vero esercito.
Purtroppo il suo doloroso passato l’aveva resa davvero fredda, calcolatrice ed incurante degli altri escludendo Nemesis.
Lui l’aveva aiutata tantissimo dopo lo sterminio della sua razza, non solo emotivamente, ma anche fisicamente.
Le era stato vicino in ogni istante senza lasciarla mai sola.
Con il tempo era riuscito a rimetterla in piedi dopo l’accaduto, infatti le aveva insegnato ad usare e controllare al meglio i suoi poteri e grazie a questo era ritornata lentamente a vivere.
Non condivideva il suo modo di trattare la bambina così dolcemente, ma non poteva odiarlo.
Lui era tutto ciò che le era rimasto e non poteva rischiare di rovinare il loro rapporto, ma probabilmente sarebbe accaduto se la strega avrebbe continuato a terrorizzare la piccola.
Tuttavia non avrebbe mai potuto dimenticare la strage compiuta dai saiyan.
Aveva promesso ai suoi genitori e alla sua gente che si sarebbe vendicata di tale scempio e che sarebbe stata fatta giustizia, non importava a quale prezzo…
Il suo vissuto l’aveva resa davvero insensibile ad ogni situazione e non le interessava se a pagare sarebbe stata un’insignificante mocciosa, purché ottenesse la sua rivincita sul Principe dei Saiyan.
Lei aveva sofferto a causa sua facendole credere di amarla e rispettarla invece, alla fine, si era rivelato il suo peggior nemico.
L’aveva soltanto usata a suo piacimento ed infine l’aveva gettata via come fosse spazzatura.
Aveva giocato con i suoi sentimenti e raso al suolo, insieme al suo alleato, il suo adorato pianeta.
Lei e Nemesis erano riusciti a scappare prima di quell’immensa esplosione riuscendo a salire su di una navicella all’ultimo momento.
Quelle immagini erano ancora impresse nella sua memoria e nessuno avrebbe mai potuto cancellarle, così come il suo dolore.
Lei doveva avere la sua vendetta e ne sarebbe rimasta soddisfatta soltanto quando avrebbe visto Vegeta implorare di smettere di torturare sua figlia.
Finalmente anche il Principe dei Saiyan avrebbe conosciuto la vera disperazione.
Intanto, mentre la gente del posto festeggiava il ritorno della sovrana, la piccola Bra si sentiva ancora più smarrita e impaurita.
Quel posto non le trasmetteva molta sicurezza, forse per il suo caratteristico colore rosso.
 


Arlia era un pianeta prevalentemente montuoso costituito maggiormente da rocce e pietre.
La temperatura era piuttosto elevata e gli unici momenti di refrigerio erano riservati alla notte.
Tuttavia Bra non si sentiva al sicuro ed inconsciamente si avvicinò a Nemesis stringendogli la gamba.
Quest’ultimo, percependo un peso, si voltò e trovò la piccola appoggiata a lui.
L’uomo, vedendola impaurita, le mise una mano sul capo e cercò di rassicurarla con lo sguardo senza farsi notare troppo dalla strega.
Intanto la donna sollecitò entrambi ad entrare nella sua amata ed immensa dimora che si presentava come un antico castello costituito da lunghi corridoi in pietra ed infinite stanze.
La bambina si trovava sempre al fianco di Nemesis e questo non sfuggì alla strega.
Lei voleva, ad ogni costo, mettere a dura prova la bambina per vendicarsi di Vegeta, ma sapeva che il suo compagno di viaggio non glielo avrebbe permesso, così decise di giocare di astuzia.
Cercò di inventare una scusa plausibile per far allontanare l’uomo in modo da avere campo libero con la piccola, così, mentre camminavano lungo il corridoio la donna esclamò con tono autoritario:

“Nemesis, ho bisogno del tuo libro di magia per consultare alcune cose…potresti andare a prenderlo?”
“Siamo appena arrivati, che fretta c’è” rispose lui titubante.
“Mi serve ora, chiaro?” urlò infuriata.
“Va bene, non c’è bisogno di alzare la voce” disse l’uomo rassegnato per poi voltarsi verso la bambina abbassandosi alla sua altezza e aggiungendo dolcemente:
“Vado a prendere quel libro e torno, va bene?”
“Voglio venire con te” proferì Bra con tono preoccupato.
“Tranquilla, ci metterò solo un attimo. Sarò super veloce”
“Ok, però non metterci tanto”
“Hai la mia parola” concluse l’uomo prima di sparire dalla loro vista, decretando così l’inaspettato destino che sarebbe toccato alla piccola.
La donna ghignò per essere riuscita nel suo intento e  approfittò del momento proficuo per intervenire.
Si voltò verso la bimba e s’inventò una scusa per attirarla nella sua trappola.
La guardò a lungo ed infine aggiunse ghignando:
“Senti mocciosa, ho a disposizione un’intera stanza dei giochi. Vorresti vederla?”
“Dici, sul serio?” domandò la piccola con tono sorpreso.
“Certo. Sono sicura che insieme potremmo divertirci, che ne pensi?” propose la strega con falsità.
“Ma se tu sei arrabbiata con me perché mi chiedi di giocare insieme?” rispose scettica la bimba.

Arcadia doveva ammettere che la mocciosa fosse davvero intelligente per avere soltanto sei anni, tuttavia decise di non soffermarsi troppo su quel particolare e di sorvolare.
In fondo era pur sempre una bambina e come tale non poteva percepire la falsità nelle parole, così le ripropose di nuovo la sua idea mettendola alle strette e sapendo che questa volta non avrebbe rifiutato.
Secondo la concezione della donna i bambini erano creature innocenti, curiose e che se istigati non si rendevano conto della pericolosità che comportavano alcune scelte.
Puntando proprio su questo la strega le chiese di nuovo:

“Peccato mocciosa…non sai cosa ti perdi”
 Dopo qualche minuto di esitazione e spinta soprattutto dalla curiosità, la bambina rispose eccitata:
“Aspetta, voglio venire con te”.
A tale risposta Arcadia sorrise ghignando senza farsi notare e fu proprio in quel momento che la bambina, inconsapevolmente, mise la sua vita nelle mani della persona più sbagliata.

Intanto, mentre Nemesis cercava il suo libro, la donna condusse la piccola in un’immensa stanza oscura.
Inizialmente Bra non si accorse di cosa la circondava per via del buio, ma una volta illuminato il posto si rese conto di aver fatto la scelta sbagliata.
La sala era una vera e propria stanza delle torture, infatti erano presenti accanto alle pareti delle catene di ferro, bastoni, corde, fruste, martelli ed al centro si trovava una corda penzolante che probabilmente serviva per legare il malcapitato a testa in giù e ricevere la sua punizione.
La strega, vedendo l’espressione sconvolta della bambina, decise di rincarare la dose chiedendole in modo sarcastico:

“Allora mocciosa, ti piace la mia stanza dei giochi?”
“A me fa paura” disse la piccola terrorizzata.
“Lo so, all’inizio incuteva timore anche a me alla tua età, ma ora sono cresciuta e non è poi così terribile” rispose sorridendo malignamente la donna.
“Ma la mia stanza dei giochi non è così.
 La mia è molto colorata e c’è tanta luce, mentre qui invece è tutto diverso”.
“Ognuno ha i suoi gusti, non ti pare?
Ora che ne dici, mocciosa, di giocare un po’ con me…” aggiunse Arcadia ghignando.
“Io non voglio giocare con te e poi sono sicura che tu mi farai del male” proferì Bra angosciata.
“Dipende tutto da te mia cara. Mi auguro che tu sappia difenderti almeno un po’ perché altrimenti ti troverai in guai piuttosto seri” concluse la strega sorridendo perfidamente e bloccando nel frattempo la porta di entrata con un incantesimo per non essere disturbata dal possibile arrivo di Nemesis.

Nel frattempo l’uomo, una volta trovato il suo libro, uscì dalla sua stanza al piano superiore ritrovandosi nel lungo corridoio che lo avrebbe poi condotto dalla strega e dalla piccola Bra.
Durante il suo tragitto ebbe la possibilità di riflettere su quanto accaduto sino allora.
La loro partenza da Arlia e l’arrivo sul pianeta Terra, l’incontro con il Principe Vegeta al rapimento di Bra per poi far ritorno sul loro pianeta d’origine.
Si ritrovò a pensare a cosa serviva tutto questo e il vero motivo del loro attacco.
Principalmente tutto era nato per vendicare le vittime del massacro del pianeta Arlia e Kanassa da parte dei saiyan e Nemesis era d’accordo su questo punto.
Anche la sua gente era stata uccisa per mano di quei barbari e meritavano un minimo di giustizia.
Tuttavia l’uomo, ora, si sentiva quasi in colpa nel voler portare a termine il progetto ideato insieme ad Arcadia.
Quando aveva rivisto il Principe aveva notato qualcosa di diverso in lui.
Il suo sguardo era cambiato e il solito ghigno di strafottenza, superiorità che ricordava dipinto sul suo volto era come scomparso.
Probabilmente avere una famiglia doveva averlo come trasformato e cambiato profondamente.
Il suo solito aspetto duro e severo era ancora ben visibile, ma per il resto doveva ammettere che qualcosa in lui era mutato e Arcadia non lo aveva minimamente compreso.
Lei era troppo accecata dalla rabbia e dalla voglia di rivalsa per soffermarsi su questo tipo di particolari.
La strega, in passato, aveva avuto un legame più intimo con Vegeta e questo, ovviamente, era un dettaglio da non sottovalutare se non fondamentale.
Prima del loro improvviso attacco i due saiyan si erano presentati come semplici forestieri e tutta la popolazione arliana, dopo qualche esitazione, li ospitò non immaginando che quella scelta sarebbe stata la loro condanna.
Vegeta e il suo fedele alleato rimasero su quel pianeta per qualche settimana comportandosi in maniera del tutto normale, ma in realtà stavano soltanto aspettando il momento giusto per attaccare e per impossessarsi di alcune merci a loro preziose.
Era stato proprio in quel periodo che Arcadia e il Principe avevano approfondito la loro conoscenza…
Probabilmente, per il saiyan, la loro era soltanto una frequentazione senza impegno dove sfogava, sotto le lenzuola, il suo bisogno fisiologico.
Mentre, per la donna, era tutto molto diverso perché lei, all’epoca, si era veramente invaghita di lui e questo dettaglio non era sfuggito a Nemesis.
Lui le aveva suggerito di stare attenta, di non illudersi troppo, ma la strega, ovviamente, non gli diede ascolto.
Malgrado tutto, quando Arcadia comprese che il suo amore non era corrisposto si sentì presa in giro, usata e fu proprio in quel momento, prima del massacro della sua gente, che iniziò ad albergare in sé il seme della vendetta.
Fu allora che la strega decise di vendicarsi del saiyan con ogni mezzo possibile.
Tuttavia, il flusso dei suoi pensieri, fu interrotto da un grido inatteso.
L’uomo cercò di capire da dove poteva provenire e mentre si avvicinava comprese anche dove recarsi.
La stanza da dove giungeva la voce era quella riservata alle torture.
Di solito la strega la usava per punire qualcuno che aveva disobbedito oppure qualche traditore.
Erano tornati da poco tempo e lei non poteva aver trovato subito una giustificazione per infliggere una pena così severa al povero malcapitato.
Poi all’improvvisò l’uomo si fermò e nacque in lui una subdola paura… Bra era con la donna, possibile che lei possa essere arrivata a tanto?
Ne ebbe la conferma quando udì un ulteriore urlo riconoscendo all’istante la voce della bambina.
L’uomo, a quel punto, si precipitò verso tale stanza e una volta arrivato cercò di forzare la porta, ma i suoi sforzi non servirono a nulla.
Comprese che la strega aveva bloccato l’uscio con uno speciale incantesimo che poteva sciogliere soltanto la persona che lo aveva lanciato.
Così l’uomo, sapendo che non poteva fare altro, colpì violentemente la porta con i pugni e urlando disse:

“Arcadia, aprì immediatamente questa porta…subito!”
“Vattene Nemesis, non ti riguarda” rispose lei con tono autorevole.
“Si, mi riguarda invece. Te la stai prendendo con lei perché sai che non può difendersi. Sei una codarda” proferì lui arrabbiato.
La donna, ferita dalle parole dell’amico perché veritiere, urlò:
“Falla finita!” scagliando ancora una volta, con il suo potere, la piccola contro la parete.
La bambina urlò dal dolore cadendo infine a terra.
Era ormai senza forze ricoperta di sangue e lividi in ogni parte del corpo.
L’uomo, sentendola urlare nuovamente, supplicò la strega di farla finita, ma non ci fu modo di farle cambiare idea.
Così si accostò alla porta appoggiandosi con la schiena e scivolando lentamente contro di essa per poi trovarsi seduto sul pavimento.
Lui si sentì tremendamente in colpa per averla lasciata sola con Arcadia e in lacrime sussurrò:
“Mi dispiace piccola per non aver mantenuto la parola data, perdonami…
Dannazione, devi esserci un modo per aprire questa maledetta porta. Perché il ciondolo che la bambina porta al collo non la difende come dovrebbe? Eppure, ricordo che quella collana aveva il potere di proteggere la persona che la indossava”.

All’improvviso Nemesis ebbe come una sorta di flash back. All’epoca Arcadia, in qualche modo, rubò quel medaglione a Vegeta.
Alla fine lui riuscì a riprenderlo, ma per il tempo che l’aveva avuto al collo, l’aveva difesa da ogni tipo di attacco nemico.
Ricordò, che per attivarlo c’era bisogno di parecchia energia.
Giunse alla conclusione che la collana non aveva svolto il suo compito, probabilmente perché era da anni che non veniva usato e come ogni oggetto magico aveva bisogno di ricevere un po’ di carica.  
Si alzò in piedi e cercò di far reagire la bambina anche perché era l’unico modo che aveva per salvarla da quella drammatica situazione.
Colpì violentemente la porta con un pugno per farsi udire dalla piccola ed infine urlò:

“Bra, mi senti? Sono io, Nemesis. Devi reagire, hai capito?”
La bimba, dopo l’ennesimo colpo ricevuto al viso, si ritrovò di nuovo accasciata al pavimento stordita.
Non aveva più neanche la forza di tenere gli occhi aperti anche per via del sangue che le colava dal viso, ma riuscì tuttavia a sentire la voce del suo amico e flebilmente sussurrò:
“Nemesis”.
“Avanti piccola, devi resistere perché il tuo papà sta arrivando” le disse per cercare di non farla mollare.
“Smettila Nemesis” s’intromise duramente la strega.
Ma l’uomo non la ascoltò e continuò a dialogare con la bambina proferendo con tono deciso:
“Avanti piccola, io so che puoi farcela. Dimostrami che sei figlia del Principe dei Saiyan”.
“Non può essere figlia di quel assassino. Non è riuscita neanche ad evitare degli attacchi elementari.
È solo una perdente, come il padre del resto” replicò la donna ghignando malignamente.
Bra, udendo tali parole, venne invasa da una rabbia incontenibile che non riuscì a controllare e inaspettatamente venne circondata da un alone dorato.
All’improvviso anche la sua collana si illuminò per via della forte scarica di energia che la bimba aveva in sé.
La piccola si alzò in piedi e con gran voce urlò:
“Bastaaaaa!!!! Non osare mai più dire quelle cose” colpendo velocemente la strega con un pugno allo stomaco.

La donna, colta di sorpresa, non riuscì ad evitare il colpo e si piegò in due per il dolore.
Nel frattempo il ciondolo, grazie all’energia sprigionata dalla bambina, riacquistò il suo potere originale riuscendo inaspettatamente a rompere l’incantesimo lanciato dalla strega e sbloccando la porta.
A quel punto Nemesis ebbe la possibilità di entrare all’interno della stanza e osservare da vicino la trasformazione in saiyan della piccola Bra.
Fece giusto in tempo a vederla circondata dal prestigioso oro perché la trasformazione si interruppe e a quel punto Bra ritornò alla stadio normale accasciandosi sfinita sul pavimento.
La strega rimase stupita di tale reazione da parte della bimba e di ciò che era stata capace di fare.
Non lo credeva possibile.
Tuttavia cercò di riprendersi in fretta e fargliela pagare per l’affronto subito.
La donna si rialzò velocemente in piedi e allungando un braccio per lanciare il suo attacco, urlò:

“Me la pagherai, mocciosa” ma fu prontamente bloccata per un braccio dall’uomo che, con tono furioso, le disse:
“Basta Arcadia hai già fatto abbastanza, non ti pare? Guarda come l’hai ridotta, respira a fatica”.
“Pensi che questo possa importarmi?”
“Dovrebbe. Sai che Vegeta sta arrivando, vero? Cosa pensi che farà quando vedrà come hai ridotto sua figlia” aggiunse lui seriamente.
“Capirà che non scherzavo” replicò lei ghignando.
“Forse tu non ti rendi conto in che guaio ti sei infilata, però presto lo capirai, ma a tue spese” la rimproverò l’uomo avvicinandosi alla bambina e prendendola delicatamente in braccio.
“Che vuoi dire?” chiese lei scettica.
“Voglio dire che io non ti aiuterò se ti troverai in difficoltà quando affronterai il Principe. Non dovevi toccare questa bambina per vendicarti di lui.
La trovo davvero una mossa squallida e meschina.
Da te non me lo sarei mai aspettato” proferì lui deluso.
“Non farmi la predica” obiettò la strega seccata.
“Credimi non è una predica. Sono i fatti che parlano da sé” aggiunse Nemesis amareggiato per il suo comportamento.
Quest’ultimo fece per andarsene, ma prima di varcare l’uscio le suggerì:
“In bocca al lupo per lo scontro con Vegeta…ne avrai tanto bisogno”.

Dopo tali parole, lui lasciò la stanza abbandonando la donna ai suoi pensieri.
Camminando Nemesis si ritrovò nel corridoio con l’obiettivo di recarsi nella sua camera per prendersi cura della bambina.
Era ridotta parecchio male, infatti aveva lividi e ferite dappertutto.
Arcadia aveva avuto davvero la mano pesante e si chiedeva ancora come aveva potuto ridurla in quello stato.
Era davvero in gravi condizioni e probabilmente il fatto di essersi trasformata l’aveva sicuramente indebolita, dopo aver consumato gran parte della sua energia.
Lui, purtroppo, non era dotato di poteri guaritori, quindi poteva soltanto limitarsi a prendersi cura di lei come meglio poteva.
Sperava soltanto che non fosse già troppo tardi per lei…
Mentre la teneva tra le braccia la strinse delicatamente ancora più a sé e le sussurrò dolcemente:
“Sei la degna figlia del Principe dei Saiyan.
Non mollare piccola”.

Nel frattempo anche la navicella della Capsule Corporation era atterrata sul pianeta Arlia e tutti si prepararono per apprestarsi ad uscire, ma nel momento in cui Vegeta scese gli scalini del mezzo avvertì una dolorosa fitta al cuore mai provata prima.
Bulma, accorgendosi della sofferenza del compagno, si avvicinò a lui sorreggendolo e le chiese preoccupata:

“Tesoro, ti senti male?”
L’uomo, appena messo piede sul pianeta, si era accorto di un improvviso innalzamento dell’aura della figlia per poi indebolirsi rapidamente, forse troppo.
Questo lo fece tremare, per la prima volta, di paura.
Si voltò e guardò la scienziata negli occhi per poi aggiungere soltanto una parola:
“Bra”.
Fu proprio in quell’istante che Bulma comprese, purtroppo, ogni cosa.

 


                                                                                                                                                          CONTINUA…

 

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciao a tutti!
Come avrete potuto leggere la piccola Bra, dopo lo scontro con Arcadia, versa in condizioni gravi, tuttavia è riuscita a trasformarsi in super saiyan anche se solo per alcuni minuti.
Intanto Vegeta e gli altri sono atterrati sul pianeta.
Chissà come reagirà il Principe quando vedrà la propria figlia in fin di vita…
Detto questo ne approfitto per ringraziare, come sempre, tutti i lettori che seguono la mia storia, non solo chi recensisce, ma anche coloro che si limitano a leggere.
GRAZIE a tutti e a presto!
Un Abbraccio

GALVANIX

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Capitolo 9
*** La Calma prima della Tempesta ***



                           
                               CAPITOLO OTTAVO
                       La Calma prima della Tempesta

 


Nemesis, una volta arrivato nella sua stanza, adagiò delicatamente la piccola Bra sul suo letto per poi recarsi nel suo bagno personale per prendere qualche asciugamano  pulito ed un kit di pronto soccorso per medicare la bambina. 
Nonostante il palazzo fosse antico e dall’aspetto un po’ lugubre, la sua camera era davvero molto accogliente.
Le pareti erano colorate di un viola decisamente chiaro dove al centro della stanza si trovava il letto a due piazze ed un piccolo comodino.
Accanto al letto si trovava il terrazzo, mentre al lato opposto era disposta una scrivania ed una libreria piena di libri, il suo angolo preferito.
Infine il bagno si trovava proprio in prossimità di quest’ultima decorato da pareti celestine e costituito da un’immensa vasca al centro ed un comodo lavandino.
Ritornato dal bagno l’uomo si precipitò dalla piccola e cominciò delicatamente a medicare tutte le sue ferite.
Era davvero incredibile quanta crudeltà avesse usato la strega contro la bambina.
Una violenza veramente inaudita.
Era rimato scioccato quando la piccola si era trasformata rivelando così anche la sua forza nascosta, ma lei rimaneva pur sempre una bambina.
Bra aveva tutto il corpo ricoperto di tagli, lividi e Nemesis
non seppe davvero da quale parte iniziare.
Prima di cominciare decise di levarle la sua veste ormai logora ed iniziò a medicarle il viso per poi scendere sul resto del corpo.
Fu in quel momento che lui sussurrò rammaricato tra sé: “Come ti ha ridotta”.
Toccandola sul viso si accorse che fosse particolarmente calda ed intuì che probabilmente dovesse avere la febbre piuttosto alta.
Sicuramente le percosse subite dovevano averle procurato qualche infezione interna e questo lo preoccupò non poco.
Era decisamente pallida e per un istante l’uomo credette veramente che la bambina non sarebbe sopravvissuta ancora per molto, ma all’improvviso si riscosse e si promise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarla.
Fu allora che ebbe un’idea che poteva aiutare Bra in quella drammatica situazione.
Si avvicinò rapidamente alla sua scrivania dove custodiva in un cassetto delle erbe medicinali usate soprattutto per curare problemi di natura muscolare e diverse infiammazioni di varia origine.
Forse non era specifico per il problema che aveva lei, ma lui doveva tentare.
In fondo queste erbe non avevano effetti collaterali, quindi decise comunque di provare.
Così si recò nel bagno ed aprì il rubinetto della vasca facendo scorrere dell’acqua fresca, ma senza esagerare ed una volta riempita immerse le sue erbe facendole sciogliere nell’acqua.
Una volta pronta raggiunse la bambina ancora adagiata sul letto, la prese con cura tra le braccia e s’incamminò verso il bagno.
Notando l’espressione piuttosto sofferente della piccola le disse dolcemente come se potesse sentirlo:
“Non preoccuparti Bra, vedrai ti riprenderai presto così potrai tornare dalla tua famiglia”.
Dopo aver sussurrato tali parole la denudò completamente e la immerse nell’acqua con al suo interno le erbe in modo che, il suo corpo livido e ferito, ne fosse direttamente a contatto.
Intanto che Nemesis aspettava l’effetto curativo delle erbe, c’era qualcun altro che attendeva e rifletteva su ciò che avrebbe dovuto fare…
Vegeta e gli altri, una volta scesi dalla loro navicella, incapsularono il mezzo e decisero di trovare un luogo sicuro per non farsi scoprire.
Erano atterrati in un posto lontano dalla fortezza della strega, quindi era più facile non dare nell’occhio.
Dopo aver camminato per diverso tempo scorsero un’antica rovina e pensarono subito di sostarvi in quel edificio, soprattutto per elaborare un piano di attacco contro Arcadia.
 


Una volta entrati si trovarono di fronte ad una scalinata che li portò direttamente a quella che, un tempo, doveva essere la cucina.
La stanza era grande e si potevano notare ancora delle sedie non molto utilizzabili, così come il tavolino e il resto degli utensili.
Bulma, immaginando cosa li avrebbe aspettati su quel pianeta, aveva portato con sé alcune capsule contenenti una cucina, un bagno ed un paio di piccole camere da letto.
Aveva accumulato una certa esperienza nel viaggiare nello spazio e ora non c’era pericolo che rimanesse a corto di qualcosa.
Custodiva queste capsule nel suo laboratorio in caso di emergenza ed ora aveva la possibilità di sfruttarle.
Sinceramente sperava di non averne bisogno, ma il destino aveva deciso di giocarle un brutto tiro.
Quando lei estrasse fuori la cucina Goku la elogiò sorridendo:

“Grande Bulma, sei stata davvero geniale. Io non ci avrei mai pensato”.
“Ti credo in parola” rispose la scienziata accennando ad un sorriso per l’ingenuità dell’amico.

Mentre la donna, aiutata da Gohan, preparava qualcosa da mangiare Vegeta si ritrovò a riflettere su quanto provato all’interno della navicella.
Aveva percepito, per un istante, l’aura di Bra aumentare a dismisura troppo per una semplice bambina di quell’età.
Lei, però, non era come tutte le altre bimbe della sua età.
Era figlia di un saiyan e anche se Vegeta non le aveva mai insegnato nulla sul combattimento, non potevano esserci dubbi sulla sua natura.
Fu in quella circostanza che il saiyan accennò ad un ghigno di compiacimento perché la sua bambina aveva dimostrato la sua vera potenza.
Non poteva esserne più orgoglioso.
Tuttavia il punto era un altro…
Per aver sviluppato una tale energia, Bra doveva essere sicuramente nei guai e questo lo angosciava non poco.
Il Principe era molto preoccupato perché dopo quel picco massimo di potenza la sua aura si era molto indebolita e lo era tutt’ora.
Inizialmente pensava fosse dovuto al fatto che aveva consumato troppa energia, ma sentiva che ci fosse dell’altro e quella fitta che aveva avuto ne era la dimostrazione.
Era accaduto qualcosa di grave e immaginava che Arcadia fosse la risposta a tutte le sue domande.
Sicuramente centrava lei con il repentino cambiamento della figlia e se la bambina non si fosse presto stabilizzata, la strega avrebbe pagato caro tale affronto.
Sarebbe partito all’istante per verificare lo stato di salute della piccola, ma sapeva anche che affrontare Arcadia senza un piano ben preciso sarebbe stato stupido e ancora più pericoloso per sua figlia.
Così decise di aspettare ancora un po’ finché ne avrebbe avuto la pazienza.
Oltre a Vegeta qualcun altro era in un evidente stato di ansia… Trunks.
Il ragazzo si era appoggiato ad una delle tante finestre che si trovavano nella cucina ed era come in uno stato di coma.
Aveva lo sguardo come perso nel vuoto, ma allo stesso tempo duro e arrabbiato.
Questo suo atteggiamento non era sfuggito all’occhio attento e vigile del padre, così decise di intervenire per parlare con lui e, risvegliandolo dal suo torpore, gli ordinò con tono che non ammetteva scuse:

“Trunks, vieni con me”.

Il figlio, udendo il tono severo usato dal padre, lo seguì fino ad arrivare ad una stanza adiacente alla cucina per avere un momento soltanto per loro.
Bulma li seguì con lo sguardo sperando che il figlio uscisse da quella sorta di mutismo in cui si era rinchiuso da quando erano partiti per quella missione.
In questi casi l’unico che poteva aiutarlo e spronarlo nella giusta maniera era soltanto Vegeta.
Mentre rifletteva su questo, la scienziata avvertì la mano di qualcuno sulla sua spalla sapendo già di chi fosse e ne ebbe la conferma quando udì la sua voce rassicurante, sussurrarle dolcemente:

“Non preoccuparti Bulma, Vegeta lo spronerà nella maniera giusta. Andrà tutto bene, fidati”.
“Grazie Goku” rispose semplicemente la donna abbracciandolo con affetto.

L’amico ricambiò il gesto sapendo quanto lei ne avesse bisogno in quel momento.
Intanto, nell’altra stanza, Vegeta si trovava accanto alla finestra dando le spalle al figlio.
Tra i due scese un lungo silenzio che infine fu spezzato fortunatamente dal Principe.
Così il saiyan, senza voltarsi, si rivolse al figlio con tono di rimprovero:

“Trunks, smettila di comportarti come se non ci fossi.
Sei un uomo e devi comportarti come tale”
Dopo qualche minuto il giovane, con tono cupo, aggiunse:
“Forse non sarei dovuto venire”.
Questa frase spiazzò il padre che innervosito dal comportamento alquanto strano del figlio, gli domandò seccato:
“Si può sapere che cosa hai Trunks?
Ti conviene parlare e alla svelta perché altrimenti conosco un altro modo che sicuramente sarà più efficace…”
A quelle parole il ragazzo si convinse che fosse meglio esporre i suoi dubbi senza arrivare ad uno scontro fisico con lui.
Così il giovane, con tono arrabbiato, gli urlò:
“Tu come fai papà a rimanere così controllato sentendo l’aura di Bra affievolirsi ogni istante che passa. Me lo dici?
Io proprio non ti capisco.
Dovremmo agire invece di perdere tempo a tergiversare.
Ti è passato per la testa che Bra potrebbe anche non farcela? Ci hai pensato a questo?”

Il figlio esplose non rendendosi nemmeno conto del tono usato per rivolgersi al padre.
Una volta sarebbe stato attento, invece ora non gli importava voleva soltanto liberarsi del peso che lo opprimeva ormai da troppo tempo.
Udendo lo sfogo del figlio Vegeta comprese quanto stesse soffrendo per questa situazione.
Odiava vedere la propria famiglia così sofferente e si sentiva impotente di fronte a questo sentimento.
Così il Principe fece una cosa che forse un tempo non avrebbe fatto.
Si voltò verso il giovane e si avvicinò a lui appoggiando le mani sulle sue spalle per poi aggiungere con tono serio, ma allo stesso tempo rassicurante:

“Trunks, io lo so che sei molto preoccupato per tua sorella e non immagini neanche la fatica che sto facendo per trattenermi qui. È difficile restare impassibili in una circostanza simile e so che ti sto chiedendo tanto, ma ragiona. Non possiamo presentarci a quella strega senza avere un piano ben stabilito in mente.
Bra è già in pericolo e in questo modo rischieremo soltanto di metterla ancora più in difficoltà…poi non sappiamo cosa le sia successo veramente.
Tua madre vuole dimostrare di essere forte, ma in questa situazione potrebbe crollare da un momento all’altro.
Dobbiamo rimanere lucidi ed io ho bisogno della tua calma e fermezza…ho bisogno di te Trunks.
Pensi di riuscirci?”

Il figlio rimase stupito del discorso appena udito dal padre perché non si aspettava di sentirsi dire determinate cose proprio da lui.
Era una vita che attendeva quelle parole e finalmente il saiyan si era deciso.
Non avrebbe mai immaginato che il fiero Principe si sarebbe esposto così tanto soprattutto perché non era da lui esprimere ciò che provava.
Trunks era tuttavia cosciente che sicuramente la situazione drammatica in cui Bra era coinvolta aveva spinto il padre oltre il limite, ma nonostante questo era convinto delle parole sincere del suo “vecchio” e questo lo riempì di felicità.
Sapere che si fidasse e avesse bisogno di lui lo aveva, in qualche modo, spronato a non arrendersi, ma specialmente a ragionare con il cervello anziché dar retta all’impulso.
Trunks guardò in silenzio suo padre ed infine gli domandò con tono deciso, ma più rilassato:

“Io posso riuscirci, papà. Non ti deluderò”
“Bene, era questo che volevo sentire da te.
Ora vai a mangiare che poi discuteremo insieme agli altri un piano di azione”.
“Ok, ma tu non vieni?” chiese perplesso il figlio.
“Tra poco arrivo…tu intanto vai” concluse deciso il padre.
“Va bene”.
Trunks si avviò verso l’uscita, ma prima di varcare la porta si arrestò all’improvviso e, senza voltarsi per guardarlo, gli domandò curioso:
“Papà, hai percepito, per un momento, l’aura di Bra aumentare vertiginosamente al nostro arrivo?”
“Certo che l’ho sentita” replicò Vegeta pensieroso.
“Ce l’ha fatta, vero?” si rivolse Trunks sorridendo sapendo che il padre avesse intuito al fatto che si riferisse alla trasformazione in super saiyan.
“Beh, in fondo è mia figlia e tua sorella…che ti aspettavi?” rispose furbamente il Principe.
“Credo tu abbia ragione” rispose sorridendo il ragazzo.
“Sai Trunks, l’unica scontenta di questa rivelazione ne sarà soltanto tua madre” aggiunse il padre ghignando.
“Già, la mamma non sarà molto entusiasta di sapere che persino la sua bambina è già in grado di trasformarsi” disse il giovane continuando a sorridere.
“Ora sarà meglio andare dalla mamma altrimenti chi la sente”.
“Io tra poco arrivo. Tu intano vai” informò serio Vegeta.

Dopo essere andato via Vegeta rimase solo di nuovo perso nei suoi pensieri assumendo nuovamente un aria alquanto cupa ed angosciata.
L’aura della figlia sembrava essersi stabilizzata un po’ e sperava che sarebbe rimasta tale, ma la paura di perderla da un minuto all’altro albergava ormai nel suo cuore.
In quel momento sentiva soltanto l’esigenza di stringerla a sé e sussurrarle che sarebbe andato tutto per il meglio, ma purtroppo doveva ancora attendere.
Così si ritrovò a pensare ad alta voce forse per infondersi coraggio:
“Tieni duro piccola mia perché tutto questo presto finirà”.
Tuttavia Vegeta aveva ragione perché grazie alle cure di Nemesis la bambina sembrava stare leggermente meglio.
Infatti, dopo quel bagno di erbe, quest’ultimo l’aveva asciugata premurosamente ed infine l’aveva avvolta in una calda coperta per poi adagiarla sul letto.
Purtroppo la sua condizione rimaneva ancora abbastanza critica, ma le ferite non sanguinavano più e lei sembrava respirare lievemente meglio.
L’uomo aveva fatto il possibile per salvarla ed ora dipendeva soltanto da Bra continuare a combattere per sopravvivere.
Nel frattempo si distese anche lui sul letto insieme alla bimba per poterla vegliare in caso avesse avuto bisogno.
La guardò teneramente e sperò vivamente di poter ancora scorgere i suoi dolcissimi occhi blu.

Nel frattempo i Brief e i Son avevano appena finito di mangiare qualcosa e Bulma, dopo essere stata aiutata dagli altri a mettere in ordine, si ritrovò sola a ripensare alla sua adorata figlia.
Era appoggiata accanto alla finestra intenta a fissare il cielo.
La notte era calata ormai da qualche ora e fuori non c’era alcuna luce che potesse illuminarla se non qualche candela lasciata accesa da lei nella stanza.
Aveva un’espressione molto preoccupata, infatti il viso era decisamente contratto ed i suoi occhi spossati e arrossati non solo per la stanchezza, ma anche per il pianto.
Quando Vegeta non era presente si lasciava andare a delle crisi che non riusciva a controllare, quindi senza farsi vedere dal compagno cercava un momento tutto per sé e si sfogava.
Non voleva che il saiyan se ne accorgesse altrimenti non l’avrebbe più informata sulle condizioni di Bra e non poteva permetterlo.
Era talmente presa dalle sue riflessioni che non si accorse dell’arrivo del compagno, che notandola sola e piuttosto taciturna, si avvicinò abbracciandola da dietro e appoggiando il mento sulla sua spalla di lei.
La donna, a quel contatto, sussultò per lo spavento e lui la riprese sarcasticamente, sussurrandole:

“Che c’è donna, non riconosci il tuo uomo?”
“Vegeta, sei sempre il solito. Comunque mi sono spaventata perché era sovrappensiero, tutto qui” lo rimproverò la scienziata.
“Sarà… in ogni modo, devi dirmi qualcosa?”
“Cosa dovrei dirti?” domandò lei cercando di non farsi scoprire.
Bulma, lo sai che non sopporto essere preso in giro, quindi dimmi la verità” replicò lui serio.
“Non ho niente da dirti” aggiunse con tono fermo la donna sciogliendo l’abbraccio, ma durò poco perché il saiyan la prese per un braccio e l’avvicinò a sé.
Grazie alla luce emanata dalle candele riuscì a guardarla nitidamente in viso e, dopo un lungo silenzio, le riferì con tono duro:
“Riuscirei a scorgere i tuoi occhi arrossati anche in mezzo al nulla. Lo so che hai pianto, perché ti ostini a nascondermelo?”
“Perché tu non mi avresti più dato notizie riguardanti Bra e io non voglio essere tenuta all’oscuro” tuonò furiosa la donna.
“Non hai scuse. Avevamo fatto una promessa, ma a quanto pare non sei riuscita a mantenerla.
Poi, se devo essere sincero, non è tanto questo che mi ferisce, ma il fatto che tu abbia sentito l'esigenza di mentirmi o fare determinate cose di nascosto” la riprese il saiyan con tono deluso.
“Mi dispiace, ma io non volevo mentirti, credimi.
Rivoglio solo mia figlia, Vegeta” proferì lei rassegnata e frustrata.
Il compagno la strinse a sé provando a comprendere le sue ragioni e i suoi sentimenti.
Visto quanto la donna fosse provata evitò di rimproverarla ancora e, assumendo un tono più calmo e comprensivo, l’informò:
“La riporteremo a casa. Fosse l’ultima cosa che faccio”.

La scienziata sollevò lo sguardo per incrociarlo con quello del saiyan accarezzandogli il viso dolcemente per poi sciogliere l’abbraccio e recarsi di nuovo vicino alla finestra.
Arrivata vicino al davanzale prese una fotografia che aveva lasciato lì sopra prima dell’arrivo dell’uomo e la fissò preoccupata.
Vegeta, insospettito per l’atteggiamento della compagna, le si avvicinò e soltanto allora si accorse di ciò che lei aveva in mano.
Ammirò l’immagine e, una volta riconosciuta, prese il viso, ormai in lacrime, della scienziata tra le mani e le sussurrò con tono rassicurante, ma allo stesso tempo determinato:

“Ti prometto, Bulma, che ritorneremo ad essere la stessa famiglia che eravamo in quella foto e ti giuro che niente potrà fermarmi”.
 


A quel punto lei si gettò tra le sue braccia incapace di trattenere oltre il pianto e tutta la sua disperazione per una situazione diventata ormai insopportabile.
Vegeta ricambiò l’abbraccio intuendo che anche lui avesse bisogno di essere confortato perché essere separato da sua figlia diveniva, ogni minuto che passava, più difficile e non sapeva per quanto avrebbe potuto reggere…


 
                                           
                                                                                                                            CONTINUA…






ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciao a tutti e scusate per l’ora un po’ tarda, ma non ho mai tempo per postare prima.
Comunque, visto che ci sono riuscita, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento…
Da come avete potuto leggere Bra sembra essersi stabilizzata e il peggio sembra essere passato, ma sarà davvero così?
Vegeta, a suo modo, ha provato a consolare Trunks e Bulma, ma per quanto reggerà il saiyan?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo dove anche Arcadia farà di nuovo la sua comparsa.
Approfitto per ringraziarvi, come sempre, del vostro interessamento alla storia che mi rende molto felice.
GRAZIE per le vostre gradite recensioni e anche ai lettori silenziosi.
A Presto!! :)
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 10
*** Il Piano ***




                                CAPITOLO NONO 
                                        Il Piano

                          



Dopo una lunga notte insonne Nemesis si alzò dal letto e si recò nel suo bagno per rinfrescarsi accuratamente.
Una volta terminato il lavaggio si asciugò scrupolosamente ed infine raggiunse Bra nella camera dove si trovava dal giorno appena trascorso.
Le si avvicinò ed appoggiò la mano sulla fronte della bambina per verificarne la temperatura.
Purtroppo scottava ancora e il suo colorito non era cambiato.
Sembrava che la febbre non volesse davvero saperne di scendere.
Aveva provato di tutto, ma i risultati non erano quelli sperati.
Le ferite, fortunatamente, avevano smesso di sanguinare evidentemente il bagno con le erbe aveva aiutato, ma per il resto non c’erano stati cambiamenti significativi.
L’uomo era davvero molto preoccupato soprattutto perché la piccola non aveva ancora ripreso conoscenza e questo dettaglio lo angosciava particolarmente.
Voleva poter fare decisamente di più, ma aveva esaurito le idee e non sapeva, effettivamente, cos’altro inventarsi.
Veramente c’era qualcosa che voleva fare…avvertire Vegeta e la sua famiglia.
Lui sapeva che si trovavano ormai su Arlia, anche se non si erano ancora fatti vivi.
Probabilmente stavano progettando un piano d’attacco contro Arcadia e lui non poteva, assolutamente, fargliene una colpa.
Non osava immaginare l’ipotetica reazione di Vegeta una volta viste le condizioni in cui versava sua figlia.
Quasi certamente avrebbe scatenato il finimondo e lui non avrebbe opposto nessuna resistenza.
Nonostante questo era deciso nel suo intento.
Voleva davvero avvertire la sua famiglia, forse loro avevano a disposizione una cura che poteva aiutare realmente la bambina e se così non fosse stato avevano il diritto di rivedere Bra ancora in vita.
Nemesis sperava ardentemente nella prima opzione, ma non poteva di certo essere non realista.
Le condizioni della piccola erano davvero gravi e non sapeva quanto avrebbe potuto resistere, ma le aveva promesso che avrebbe rivisto i suoi cari e non avrebbe demorso.
Probabilmente, se Arcadia lo avesse scoperto, sarebbe scoppiata una vera e propria guerra persino contro di lui, ma non gli importava perché avrebbe agito per una giusta causa e questo gli bastava.
Così decise di mettere in pratica la sua idea.
Prese un mantello nero per coprirsi in modo da non dare nell’occhio mentre era in esplorazione fuori dal castello, ma prima di uscire dalla sua stanza si avvicinò alla piccola lasciandole un bacio in fronte per poi sussurrarle:
“Non preoccuparti Bra, io torno subito.
Vado ad avvertire tuo padre, così poi lui saprà cosa fare.
Qui sei al sicuro, non temere.
Ci vediamo quando torno”.
Dopo aver pronunciato tali parole, aprì la porta chiudendola alle sue spalle e la bloccò con lo stesso incantesimo che aveva utilizzato la strega quando si trovava con Bra nella stanza delle torture.
In questo modo era sicuro che nessuno sarebbe potuto entrare, neanche la donna.
Una volta chiusa la porta, attraversò dei lunghi corridoi ed infine prese le scale che avrebbero poi portato all’uscita del palazzo.
Fu proprio in quell’istante che incontrò Arcadia e i due si ritrovarono faccia a faccia, dopo ciò che era accaduto alla bambina.
La donna scrutò con attenzione l’uomo ed incuriosita dal suo aspetto misterioso, domandò:

“Dove stai andando incappucciato in quel modo?”
“Da quando sono costretto a riferirti tutti miei spostamenti?” rispose lui con tono seccato.
“La mia è soltanto pura curiosità, non c’è bisogno di arrabbiarsi tanto” replicò lei perplessa.
“Io non sono arrabbiato…sono furioso Arcadia, per ciò che hai fatto a Bra. Ti basta questo?”
“Immaginavo fosse questo il problema, comunque vedrai che si rimetterà. È una saiyan o lo hai dimenticato?”
“Ma hai visto come l’hai ridotta? Respira a fatica, è piena di tagli e lividi per non parlare della febbre che non accenna a scendere. Io non so come fai a rimanere così tranquilla perché quando il Principe lo scoprirà non avrà nessuna pietà e ti farà fuori senza nessuna esitazione.
A quel punto neanche lui avrà pietà di te” obiettò duramente l’uomo.
“Stai cercando di spaventarmi?” chiese lei ghignando.
“No, perché tanto ci penserà Vegeta in persona a farlo e allora sarà troppo tardi per le scuse” aggiunse l’uomo con tono cupo.
Nemesis fece per andarsene, ma arrestò il suo passo udendo la domanda della donna:
“Non mi hai ancora detto dove stai andando” lo rimproverò Arcadia.
L’uomo, in un primo momento, ebbe il timore di essere scoperto, ma con grande maestria riuscì a convincere la strega ponendosi in modo deciso e determinato:
“Non sono tenuto a dirtelo, ma non ho alcun problema nel fartelo sapere. Vado a vedere se riesco a trovare qualche erba curativa più potente per Bra.
Non aspetterò, con le mani in mano, che giunga la sua fine”.
“Se te lo vietassi tu lo faresti comunque, non è vero?” proferì lei con tono rassegnato.
“Esattamente, quindi ti consiglio di non farmi perdere altro tempo” concluse Nemesis con tono che non ammetteva repliche.
Dopo aver pronunciato queste ultime parole, l’uomo se ne andò lasciando la donna amareggiata e sola con i propri pensieri.

Nel frattempo la famiglia Brief e Son si trovavano nella cucina per cercare di elaborare un piano per riprendersi Bra e farla pagare alla strega cogliendola di sorpresa.
Tutta la compagnia tentava di rendersi utile proponendo ognuno le proprie idee, ma purtroppo ancora nessuno aveva avuto quella intuizione che poteva fare davvero la differenza.
Tutti cercavano di individuare una soluzione al problema inserendosi nei vari discorsi, tranne Vegeta.
Dalla sera prima, il saiyan, era caduto come in una sorta di riflessione personale non rendendo partecipe nessuno dei propri pensieri.
 


 

Bulma e Trunks si erano accorti di questo cambiamento, non che Vegeta fosse un chiacchierone, ma ora aveva superato ogni record.
Il suo silenzio stava durando davvero troppo e la scienziata temeva, che prima o poi, sarebbe esploso nel momento più sbagliato.
Intanto, mentre la donna era intenta nel comprendere i pensieri celati dal compagno, gli altri proponevano le loro idee riguardo al piano.
Il primo a parlare fu Gohan, che con tono calmo, ma deciso propose:

“Prima di tutto dobbiamo tentare di entrare nel castello della strega cercando di eludere la sorveglianza e dare, il meno possibile, nell’occhio”.
“Secondo me sarebbe meglio attaccare tutti insieme.
In fondo siamo saiyan ed uniti saremo più forti” intervenne Goten.
“Si, ma in questo modo potremmo mettere ancora più in pericolo Bra e non mi sembra il caso” dissentì il fratello maggiore.
“Gohan ha ragione, è meglio non rischiare” aggiunse Trunks.
“E allora cosa avete intenzione di fare? Aspettare che succeda dell’altro? Il tempo è prezioso” suggerì spazientito Goten.
Goku, udendo la discussione tra i tre, decise di intervenire soprattutto per evitare che Vegeta si innervosisse ulteriormente:
“Ragazzi, calmiamoci eh, anche perché in questo modo non risolveremo niente. Goten, capisco che anche tu sia preoccupato per Bra in fondo l’hai vista crescere, ma ragiona.
Non possiamo lanciarci all’attacco senza avere un piano ben stabilito in mente.
Questa volta non abbiamo di fronte un nemico qualsiasi, ma una donna che nasconde dei grandi poteri e più che la forza credo che dovremmo usare l’astuzia, non credi?” s’intromise il padre con tono tranquillo.
“Forse hai ragione” borbottò, il figlio più giovane, con tono assertivo.
“Kakaroth, questo tipo di ragionamento non è da te.
Devo ammettere che mi hai stupito” proruppe il Principe con tono sarcastico.
“Finalmente sei tornato tra noi, Vegeta” proferì Goku sorridendo.
“Sei sempre il solito Kakaroth. Per una volta potevi prenderti il complimento senza poi dover aggiungere per forza qualcosa di stupido” obiettò seccato il saiyan più anziano per essersi fatto sorprendere pensieroso.
“Andiamo Vegeta cosa ho detto” replicò dispiaciuto Goku.

Il Principe stette per replicare, ma la sua attenzione venne catturata da altro.
Infatti, proprio in quel momento, Nemesis si ritrovò a vagare da quelle parti sperando di trovare a breve il saiyan.
Grazie ai suoi poteri era riuscito a localizzare il punto esatto del rifugio di Vegeta e se questo, da un lato lo rendeva felice per averlo trovato, dall’altro temeva la sua reazione.
Ricordava bene l’impulsività che caratterizzava i saiyan, per non parlare della loro immensa forza se istigati a dovere.
Sicuramente Arcadia aveva davvero messo a dura prova i nervi del Principe e questo, ovviamente, non lo aiutava affatto.
Tuttavia sperava soltanto di avere la possibilità di spiegarsi prima che lo attaccasse.
L’uomo era arrivato davanti all’entrata del palazzo abbandonato, quando all’improvviso s’intravide una sagoma venirgli incontro.
Nemesis, anche se non riusciva ancora ad identificarlo, sapeva già a chi potesse appartenere quella andatura familiare, quel portamento regale e quella fierezza che era in grado di riconoscere tra mille.
Si ritrovò a constatare che il saiyannon fosse poi così cambiato, almeno esteriormente perché nell’animo non era più la stessa persona di un tempo e questo lo aveva capito il giorno in cui lui ed Arcadia erano atterrati sulla Terra.
Avere una famiglia doveva averlo davvero trasformato perché del Principe che ricordava non era rimasto molto, se non i lineamenti duri e l’atteggiamento orgoglioso, severo che lo aveva sempre contraddistinto.
Mentre ricordava, il saiyan ebbe modo di avvicinarsi all’uomo fermandosi a pochi passi da lui.
Vegeta lo osservò attentamente scrutando ogni particolare ed infine gli domandò con tono duro:

“Hai soltanto un minuto per dirmi che cosa è successo a mia figlia ed il motivo per cui sei qui”.

Nemesis, inizialmente, rimase stupito del comportamento del saiyan. Lui si aspettava un immediato attacco fisico ed invece non era avvenuto.
Un tempo non avrebbe esitato a farlo fuori e invece, ora, gli concedeva la possibilità di spiegarsi.
In quell’istante ebbe la conferma che il saiyan fosse davvero cambiato e il merito andava tutto alla sua famiglia.
Tuttavia, nonostante lo notasse diverso, decise di sfruttare l’opportunità offertogli dal Principe, prima che cambiasse idea, ma prima di rispondere alla sua domanda, gli chiese  con tono curioso:

“A quanto vedo vi ricordate di me”.
“Io mi ricordo di ogni singola persona che ho incontrato nella mia vita e comunque voglio solo ricordarti che stai sprecando, in maniera totalmente sciocca, il minuto che ti ho concesso. Ti consiglio di sbrigarti perché la mia pazienza ha un limite che è stato superato da un bel pezzo” enunciò con tono duro e severo il saiyan.
“Sono qui per questo ed ora vi dirò il motivo per cui sono venuto, ma non posso farlo qui…Arcadia potrebbe scoprirmi” replicò Nemesis guardandosi intorno.
“Non credo al fatto che stai tradendo la tua alleata.
Stai mentendo, è così? Ti ha mandato lei, non è vero?” domandò adirato Vegeta.
“No, avete la mia parola che lei non sa niente a riguardo.
Voi avete detto che vi ricordate di me, ebbene rammentate che io sia un bugiardo? Credete questo?” obiettò seriamente l’uomo.
“Forse non sarai un bugiardo, ma tu e la tua compare avete rapito mia figlia.
Ora dammi tu una buona ragione per non avercela con voi e non farvi fuori” s’impose duramente il saiyan.
“Perché io posso condurti da tua figlia” proferì Nemesis con tono sincero.
Vegeta percependo la lealtà dell’uomo decise di fidarsi soltanto per poter riabbracciare la sua bambina al più presto.
Dopo un breve silenzio si avvicinò maggiormente all’uomo e gli disse con tono apparentemente calmo:
“Proverò a fidarmi di te, ma se mi accorgo che mi stai prendendo in giro io non risponderò di me e allora la tua fine giungerà presto, ma mi accerterò che avvenga il più lentamente possibile. Siamo intesi?”

Nemesis fece un cenno affermativo con il capo perché era troppo teso per poter rispondere.
Il suo tono riusciva ancora ad incutere terrore, nonostante fosse trascorso diverso tempo dall’ultima volta che lo aveva visto in azione.
Lui credeva davvero che il Principe fosse cambiato, ma il suo modo di interagire non era mutato completamente.
Sapeva che si comportava in quella maniera soprattutto per tutelarsi e per via del suo allontanamento da Bra, ma il suo modo di incutere paura ancora riusciva alla perfezione.
Tuttavia, dopo aver chiarito le sue ragioni, Vegeta fece un cenno all’uomo facendosi seguire per poi addentrarsi nel palazzo dove si rifugiava con gli altri.
Una volta entrati salirono silenziosamente le scale e raggiunsero la cucina sotto gli occhi increduli dei presenti.
Non riuscivano a capire il motivo della presenza di Nemesis, così intervenne Trunks, con tono decisamente seccato, smorzando il disagio che si era creato:

“Papà, cosa ci fa lui qui?”
“Ora ce lo spiegherà. Avanti parla” intervenne Vegeta con tono severo.
Nemesis si sentì gli occhi di tutti puntati addosso, ma non si diede per vinto e con voce ferma, aggiunse:
“Io sono qui per darvi notizie di Bra ed escogitare un piano per poterla riabbracciare”.
“Io non ti credo. Perché dovremmo fidarci di te, in fondo tu sei alleato con quella strega. Questa è una trappola e tu ci stai ingannando” urlò furioso il figlio del Principe.
“Trunks, calmati. Ci ho già pensato io ad avvertirlo su cosa potrebbe accadergli nel caso in cui ci prenda in giro, quindi non c’è bisogno che tu aggiunga altro” replicò, con finta calma, il padre.
“Hai già un piano per poter entrare senza dare molto nell’occhio?” domandò curioso Gohan.
“In realtà ancora non ho un’idea precisa di come farvi entrare, ma so come farvi passare inosservati da Arcadia” rispose l’uomo speranzoso.
“Di cosa si tratta?” chiese attento Goten.
“Avevo intenzione di usare una pozione che, una volta ingerita, fa cadere il soggetto in un sonno profondo che dura circa 15 minuti. Potrei somministrarla ad Arcadia nel momento in cui entrate nel palazzo per recuperare Bra, ma a quel punto dovrete sbrigarvi ad uscire” spiegò accuratamente Nemesis.
“Si certo, io la trovo una buona idea, ma Arcadia deve avere una bella lezione per ciò che ha fatto” propose seriamente Goku.
“Sicuro” aggiunse determinato Trunks.
“Con la strega me la vedo io. Voi preoccupatevi del resto perché di lei me ne occupo io” proferì duramente il Principe.
“Io combatterò al tuo fianco e non riuscirai a farmi cambiare idea” obiettò senza paura il figlio.
“Tu dovrai occuparti di tua sorella e tua madre.
Loro avranno bisogno di te, quindi non insistere” replicò bruscamente il padre.
Gohan, percependo aria di tempesta tra i due, decise di intervenire cercando di placare gli animi e suggerendo la sua idea:
“Sentite io avrei una proposta da farvi.
 Mio padre e Goten cercheranno di distrarre le guardie, mentre Vegeta andrà a recuperare Bra e Nemesis darà la sua pozione alla strega. Io lo seguirò per verificare con i miei occhi la sua teoria e tu Trunks potresti proteggere tua madre e intervenire in caso di aiuto.
Che ne pensate?”
“Per me il discorso di Gohan non fa una piega” disse convinto il padre.
“Anche per me vale lo stesso” aggiunse sicuro Goten.
“E sia” proferì scocciato Trunks di questa soluzione.
Preferiva intervenire sul campo e non rimanere dietro le quinte, ma non poteva di certo ribellarsi a tutto il gruppo.
Anche Vegeta rispose in modo affermativo alla proposta di Gohan:
“Per me non ci sono problemi”.
“Invece per me ci sono parecchi problemi” s’intromise furiosa la scienziata che fino a quel momento era rimasta a lungo in silenzio.
“Non ti ci mettere anche tu, donna” la rimproverò duramente il compagno.
“Io non sono una dei tuoi figli, Vegeta. Non ti azzardare a rimproverarmi. È di mia figlia che si tratta e questa volta non mi terrai fuori dai giochi, hai capito?” sbraitò lei con tono furioso avvicinandosi al suo uomo per poterlo guardare negli occhi.
Bulma!” la riprese lui bruscamente
“Vegeta!” replicò nuovamente la compagna per poi aggiungere:
“Non puoi pretendere che io rimanga qui ad aspettarvi senza fare niente. Non chiedermelo perché non lo farò, mettitelo in testa”.
“Fa pure come ti pare, ma sei sarai di intralcio o ti troverai nei guai saranno soltanto affari tuoi, ricordatelo” concluse sin troppo adirato il saiyan.
“Non trattarmi come una ragazzina. Viaggio ormai da quando avevo 16 anni e mi sono trovata in diverse situazioni spiacevoli, ma sono sempre riuscita a cavarmela.
Sarà così anche questa volta” ribadì determinata la donna.
“Anche in passato c’era di mezzo tua figlia?” obiettò cupo il compagno.

Bulma non rispose perché rimase spiazzata dalla domanda del suo uomo e questo la fece esitare soprattutto nel dover controbattere.
Il Principe, aspettandosi una reazione simile, si voltò e fece per andarsene, ma fu trattenuto dalla scienziata per una mano che gli confidò sussurrando angosciata:

“Ti prego Vegeta, non voltarmi le spalle”.
“Non lo farei mai Bulma, ma ora ho bisogno di essere lasciato in pace…anche da te” affermò con tono serio e stanco il saiyan.

Lei, udendo tali parole, lasciò la mano del compagno e lo vide abbandonare silenziosamente la stanza.
In quell’istante la donna si sentì sola e smarrita, ma tuttavia comprese la reazione di Vegeta.
Non lo aveva mai visto così e questo la preoccupava enormemente.
Lui non era un tipo che manifestava apertamente i suoi sentimenti, infatti tendeva a tenersi sempre tutto dentro e questo lo dilaniava.
Cercava di nascondere la sua paura e disperazione, ma Bulma aveva percepito chiaramente il segnale che le aveva inviato.
Il saiyan aveva bisogno di un disperato aiuto o altrimenti sarebbe esploso e questo lei non poteva permetterlo, non ora che avevano necessità di saperlo lucido e attivo più che mai.
Probabilmente Vegeta doveva sfogare tutte le sue emozioni e la scienziata era determinata nel volerlo sostenere.
Almeno per questa volta la parte della forte aspettava a lei e non si sarebbe tirata indietro, ma avrebbe combattuto fino alla fine.
Avrebbe fatto di tutto per rivedere di nuovo unita e spensierata la sua famiglia, anche fronteggiare una perfida strega…
 

 
                                                                                    

                                                                                                                                                          CONTINUA…







ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciao a tutti, mi scuso per il ritardo!
Avrei voluto pubblicare ieri sera, ma la visita di alcuni parenti e il sopraggiungere della stanchezza hanno avuto la meglio su di me.
Tuttavia sono riuscita, questa sera, a ritagliarmi finalmente un momento per postare il capitolo.
Fondamentalmente non accade nulla di eclatante, ma ci tenevo nello spiegarvi chiaramente il piano ideato dai nostri amici per poter attaccare Arcadia indisturbati e riprendersi la piccola Bra.
Spero sia stato tutto chiaro e nel caso così non fosse chiedetemi pure senza problemi.
Detto questo ringrazio vivamente tutti voi che mi seguite con le vostre gradite recensioni e chi si limita soltanto alla lettura.
GRAZIE a tutti e a presto!! 
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 11
*** Lo Sfogo del Principe ***




                              CAPITOLO DECIMO
                              Lo Sfogo del Principe

         


Mentre Vegeta era fuori per schiarirsi le idee, Bulma era ancora insieme agli altri, nella cucina, per decidere gli ultimi dettagli del piano.
In fondo tutto era ormai già pianificato e ognuno di loro sperava nella giusta riuscita del loro progetto, ora bastava soltanto metterlo in pratica.
Ogni membro presente al momento del piano aveva un compito ben preciso da svolgere.
Gohan sarebbe partito tra qualche ora insieme a Nemesis per assicurarsi che il mago portasse a termine quanto detto, mentre Goku e Goten sarebbero giunti al castello soltanto dopo essere avvisati telepaticamente dal mago.
Inizialmente Nemesis avrebbe voluto ricorrere alla telepatia per avvertire i saiyan delle condizioni di Bra, ma voleva incontrare personalmente Vegeta proprio per dimostrargli di potersi fidare di lui e di non ricorrere ad nessun tipo di trucchetto.
Certamente non sarebbero mai potuti diventare amici per ovvie ragioni…non poteva dimenticare la crudeltà che un tempo lo caratterizzava, per non parlare dello sterminio che ne è poi susseguito.
Lui non avrebbe voluto tradire Arcadia, in fondo erano amici praticamente da una vita e gli dispiaceva apportarle un torto simile, ma vedere la bambina ridotta peggio di uno straccio lo aveva toccato troppo per passarci sopra.
L’uomo comprendeva le ragioni della strega, ma aveva davvero superato ogni limite e questo non poteva sopportarlo.
Bra era così innocente e vederla agonizzante su di un letto lo aveva, in qualche modo, toccato nel profondo.
Era cosciente, che una volta scoperto il suo tradimento, la donna avrebbe sfogato la sua rabbia su di lui, ma questo non gli importava.
Sapeva a cosa andava incontro intraprendendo questa strada e non avrebbe cambiato idea.
In fondo il mago voleva soltanto rivedere la piccola Bra sorridere di nuovo.
Intanto, mentre tutti si stavano preparando ad attuare il piano, Bulma era affacciata alla finestra della cucina con lo sguardo assente e Nemesis, accortosi di questo, decise di intervenire.
Le si avvicinò cautamente e affiancandosi a lei le disse con tono triste:

“So a cosa stai pensando…non sei solo preoccupata per Bra, vero?”
La scienziata prese tempo prima di rispondere,  ma alla fine cedette e aggiunse con tono sarcastico:
“Sai anche leggere nel pensiero?”
“No, altrimenti avrei potuto evitare a vostra figlia tanta sofferenza” annunciò amareggiato l’uomo riferendosi al folle gesto di Arcadia di attaccare la bambina.
“Ora lei dov’è?” chiese la madre con apprensione.
“È al sicuro. L’ho portata nella mia stanza dove ho cercato di curarla come meglio potevo. La porta è bloccata con un incantesimo che solo io posso sciogliere, quindi non correrà alcun pericolo”.
“Cosa le ha fatto quella donna per ridurla così male?
Perché da come ne parli mi sembra piuttosto grave…
Ti prego, dimmi come sta la mia bambina” domandò Bulma con occhi lucidi cercando di essere forte.
“Sarò sincero. Arcadia l’ha condotta in una stanza, a mia insaputa, e l’ha attaccata.
Probabilmente l’avrà raggirata altrimenti tua figlia non avrebbe accettato di seguirla e Arcadia questo lo sapeva.
Lo ha fatto per fare un dispetto al Principe” affermò Nemesis tutto di un fiato.
“Che codarda… e cosa ha usato per attaccarla?” replicò con rabbia la scienziata.
“Sei sicura di volerlo sapere?” proferì lui seriamente.
La donna fece solamente un cenno affermativo con il capo e l’uomo, a quel punto, non poté tirarsi indietro anche perché prima o poi avrebbe rivisto sua figlia e, in quel momento, avrebbe intuito ogni cosa.
“L’ha portata nella stanza delle torture e ha usato corde, fruste, tutto ciò che aveva a disposizione.
Non pensavo sarebbe potuta arrivare a tanto, credimi” asserì l’uomo sconsolato.
“La mia bambina…chissà quanto ha sofferto” aggiunse la donna incapace di trattenere le lacrime.
“Si, ma lascia che ti dica una cosa…
Non mi sarei mai aspettato di vedere una bambina così piccola trasformarsi davanti ai miei occhi”.
“Cosa?” chiese stupita Bulma.
“Arcadia ha parlato male di suo padre, probabilmente lei si è risentita ed è stato allora che ha mutato aspetto.
È stato in quell’istante che sono riuscito ad entrare nella stanza.
I suoi capelli sono diventati biondi ed improvvisamente ha scatenato un’energia fuori dal comune.
Nonostante questo la trasformazione è durata pochi istanti. Poco dopo è svenuta per aver consumato troppa energia e per le ferite riportate precedentemente con lo scontro avvenuto con Arcadia.
È questo l’oro di cui ho sentito parlare all’epoca, non è vero?” sollecitò il mago con tono curioso.
“Si… non posso credere che anche Bra sia riuscita a diventare un super sayan, almeno non così presto” s’interrogò lei sorpresa.
“Beh, è la figlia di un saiyan…del Principe per di più.
Credo sia l’unica cosa positiva accaduta sinora” annunciò l’uomo rassicurandola.
“Già, lo credo anch’io” rispose la scienziata accennando un tenue sorriso.
“Ora so da chi ha preso Bra”.
“Di cosa stai parlando?” domandò lei attonita.
“Sarà anche figlia di un saiyan, ma ha il tuo stesso sorriso per non parlare dell’aspetto”.
Bulma, per ringraziarlo del complimento, gli sorrise e lui, per confortarla, le accarezzò una guancia con la mano per poi sussurrarle:
“Presto Bra si riprenderà e potrà ritornare da voi, non temere”.

La scienziata lo ringraziò per quel gesto d’incoraggiamento, ma fu poco gradito al Principe che era ritornato dentro proprio in quell’istante.
Il saiyan, notando la mano dell’uomo sulla guancia della sua compagna e la strana alchimia creatasi, provò dentro una grande frustrazione che non riuscì a contenere.
Sicuramente l’apprensione per Bra e la paura di perderla, per non parlare della stanchezza accumulata, avevano avuto la meglio su di lui facendogli immaginare qualcosa di inesistente.
In fondo non stava succedendo niente di irreparabile, ma il Principe non perse tempo a riflettere su tale quesito.
Vedere la sua donna essere consolata da un altro lo rese tremendamente furioso e non in grado di controllarsi.
Infatti, senza riflettere, si ritrovò in meno di mezzo secondo tra la sua compagna e Nemesis interrompendo rudemente quel breve momento di tranquillità.
Il mago non ebbe il tempo di comprendere cosa stesse realmente accadendo che si ritrovò preso malamente per il colletto dal compagno della scienziata.
Anche Bulma rimase sconcertata dal comportamento del saiyan e vana era stata la sua richiesta di lasciare andare l’uomo.
Il Principe era in una fase davvero troppo delicata.
Gli avvenimenti accaduti recentemente lo avevano portato allo sfinimento e ora non riusciva più a reggerne il peso.
Voleva mostrarsi forte ed impavido, senza debolezze, specialmente davanti alla sua famiglia.
Bulma e Trunks dovevano avere la certezza di poter contare su di lui senza doversi accorgere che interiormente era devastato. Odiava farsi vedere vulnerabile.
Era un qualcosa che non poteva accettare e neanche prendere in considerazione.
Tuttavia Vegeta credeva seriamente di riuscire a rimanere imperscrutabile, assumendo il suo solito comportamento cinico e distaccato, ma questa volta le cose non andarono come aveva previsto.
In altre circostanze era sempre riuscito a ragionare lucidamente usando la sua mente fredda e astuta, ma questa vicenda lo aveva messo veramente a dura prova…una prova che forse non sarebbe riuscito a superare da solo.
Il Principe era giunto al limite e presto non se ne sarebbe accorto soltanto lui…
Intanto il saiyan ancora teneva per il colletto l’uomo e rabbiosamente, ma sillabando perfettamente ogni singola lettera, gli intimò:

“Non ti azzardare a sfiorare più la mia donna, sono stato chiaro?”
“Ti prego, lascialo Vegeta. Noi stavamo semplicemente dialogando” s’intromise la scienziata supplicandolo.
“Davvero? Allora perché hai gli occhi lucidi e arrossati?
E poi non è con te che sto parlando. Mi sembra che lui si sia presa troppa confidenza e questo non mi piace” obiettò furioso il compagno.
“Va bene, ma non c’è bisogno di reagire in questo modo.
Stai esagerando” replicò lei seccata.
“Non volevo mancarvi di rispetto. Dovete credermi” aggiunse Nemesis dispiaciuto e con un certo timore.
“Dovevi pensarci prima” rispose il saiyan adirato.

Bulma, non sapendo come aiutare il mago, decise di rintracciare l’unica persona che in quel momento poteva aiutarla…Goku.
Probabilmente Vegeta non avrebbe fatto del male all’uomo, ma in quell’istante non ragionava e in quelle condizioni avrebbe potuto veramente compiere un gesto azzardato.
Uscì di fretta dalla stanza, visto che non riuscì ad essere ascoltata, e si catapultò nel corridoio, svoltò l’angolo velocemente andando però a sbattere contro qualcosa di robusto.
Alzò lo sguardò e si ritrovò tra le braccia del suo migliore amico.
Contenta di averlo subito incontrato la scienziata, con tono angosciato, lo informò immediatamente di ciò che stava accadendo:

“Goku devi venire con me, è urgente”.
“Si tratta di Vegeta, vero? Ho sentito la sua aura aumentare vertiginosamente e affermare che sia furioso è poco, sbaglio?” domandò serio il saiyan.
“Purtroppo non ti sbagli. È colpa mia Goku… lui mi ha visto intrattenermi con Nemesis e ha pensato chissà cosa.
Lui ha cercato soltanto di consolarmi, ma Vegeta non vuole sentire ragioni” proferì quasi in lacrime la donna.
Goku, notando l’amica alquanto agitata, le appoggiò le mani sulle spalle per tranquillizzarla e, con tono dolce, la rassicurò:
“Non preoccuparti Bulma, ora ci penso io”.

Alla scienziata bastò quella frase per sentirsi già più tranquilla e per ringraziarlo lo abbracciò con grande affetto.
L’amico ricambiò affettuosamente il gesto ed infine si recarono velocemente verso la cucina. 
Quando entrarono nella stanza videro il mago per terra con un occhio livido, gonfio e compresero che erano arrivati tardi.
Il Principe aveva il volto teso e un’espressione che la donna ricordava di aver già visto una volta e che sperava di non rivedere ancora…
Vegeta era, per un istante, fuori di sé, non riusciva a controllare le proprie emozioni e di questo, Goku, se ne era subito accorto.
Il saiyan stette per colpire di nuovo Nemesis, ma questa volta l’intervento del più giovane fu provvidenziale.
Infatti Goku era intervenuto bloccando per un braccio l’amico e, con tono di rimprovero, disse:

“Vegeta, adesso basta. Sei per caso impazzito?
Se hai bisogno di sfogarti puoi farlo con me per tutto il tempo necessario a scaricarti, ma lascia in pace quest’uomo.
Lui deve aiutarci per liberare Bra, te lo sei dimenticato?”
“No, è proprio questo il punto. Non lo faccio fuori soltanto per salvaguardare mia figlia, altrimenti a quest’ora sarebbe rimasto solo cenere e neanche tu saresti riuscito a fermarmi, Kakaroth” affermò rancoroso il Principe.
“Lo stai dicendo soltanto perché in questa circostanza non sei in te e posso comprenderne il motivo.
Questa situazione sta diventando snervante persino per un duro come te e sapere tua figlia in difficoltà non migliora di certo le cose, ma non puoi perdere la testa in questo momento, non ora che stiamo per mettere in pratica il nostro piano” replicò Goku con tono autorevole.
“Questo lo so perfettamente, non c’è bisogno di ricordarlo” esclamò cupo Vegeta.
“Io credo che avevi soltanto bisogno di sentirtelo dire da altri. Comunque, ora ti sei calmato?” chiese più sollevato il più giovane.

Il Principe, prima di rispondere, alzò lo sguardo puntandolo verso quella della sua donna e ciò che vide lo rabbuiò all’istante.
Il volto della sua compagna era una maschera di terrore e paura, ma allo stesso tempo apprensione e tristezza.
Non pensava di dover rivedere di nuovo quella espressione sul suo viso e invece, per colpa sua, era accaduto ancora.
Non volendo era riuscito nuovamente a ferirla con il suo comportamento e si odiò per questo.
Doveva averla spaventata molto con il suo egoistico atteggiamento e vederla soffrire in quel modo lo faceva sentire tremendamente in colpa.
Dopo lo scontro con Majin Bu si era ripromesso di comportarsi in maniera migliore e invece aveva di nuovo ceduto alla rabbia e al rancore, non preoccupandosi che qualcuno avrebbe potuto soffrire.
Aveva commesso lo stesso errore e questo non poteva perdonarselo, così, in quel frangente, cercò di fare la cosa giusta…almeno per una volta.
Dopo aver fissato a lungo la sua compagna, Vegeta tentò di rilassare i suoi muscoli tesi e, con tono cupo, replicò:

“Ora sono calmo”.
“Bene. Se vuoi sgranchirti un po’ sono disponibile” concluse Goku più serenamente.
“In realtà, ora, ho solo bisogno di stare per conto mio e riordinare le idee” annunciò stanco il saiyan più anziano.
“Ne sei sicuro?” domandò titubante il più giovane.
“Si…non preoccuparti Kakaroth” comunicò secco il Principe.

Dopo aver pronunciato tali parole guardò ancora una volta Bulma profondamente come per chiederle scusa dell’accaduto ed infine lasciò la stanza silenziosamente.
In quell’istante la scienziata comprese quanto il suo uomo stesse soffrendo e quanto fosse dura gestire le sue emozioni, così decise di intervenire per risolvere, definitivamente, la questione.
Prima, però, si avvicinò a Nemesis per verificare le sue condizioni e, con il sostegno di Goku lo aiutò ad alzarsi per poi chiedergli:
“Tutto bene? Mi dispiace che ti abbia aggredito in quel modo“
“No, non preoccuparti, non è successo niente di irreparabile” la rassicurò il mago.
“Perché non hai provato a difenderti con la tua magia?” proferì curioso il saiyan.
“Semplicemente perché meritavo quel pugno.
Ciò che è accaduto a Bra è avvenuto anche per mia negligenza. 
Non sarò il diretto responsabile, ma ho la mia parte di colpe” ribatté Nemesis tranquillamente.
“Grazie” affermò con gratitudine la scienziata per poi informarli:
“Ora ci penserò io a lui. So cosa devo fare”.
“Vuoi una mano?” elargì premurosamente l’amico d’infanzia.
“No, grazie Goku. Questa è una faccenda che dobbiamo risolvere io e lui” rispose lei con tono serio.
“Va bene, se hai bisogno sai dove trovarmi. Intanto ci organizziamo meglio con gli altri per il piano” la mise al corrente il saiyan.
“Ok, a dopo allora” proferì lei per poi abbandonare la stanza per recarsi dal suo compagno.

Intanto Vegeta si trovava nella camera da letto accanto alla finestra e ripensò a quanto accaduto.
Non avrebbe voluto reagire in quella maniera, ma non era riuscito a controllarsi e questo lo innervosiva particolarmente.
Tuttavia ciò che lo aveva turbato era lo sguardo terrorizzato e angosciato di Bulma.
Nell’incrociarlo, in quell’istante, aveva provato una dolorosa fitta che lo aveva in qualche modo fatto ragionare su ciò che stava facendo.
Fu allora che decise di calmarsi, soltanto per lei.
Rivedere quello sguardo lo aveva fatto tornare indietro nel tempo, all’epoca di Majin Bu.
Come poteva dimenticare quel giorno, allo stadio, quando aveva ucciso centinaia di persone e sapendo, oltretutto, che tra la folla era presente anche la sua famiglia.
Era stato un irresponsabile, così come lo era stato ora.
Le motivazioni erano ben diverse, ma rimaneva sempre il fatto che era stato spinto dalla rabbia e dalla vendetta.
Questo punto non sarebbe mutato, così come non sarebbe cambiato il suo carattere.
La scienziata ne aveva smussato gli angoli,  ma la sua tempra sarebbe rimasta tuttavia la stessa.
Mentre rifletteva udì la porta della stanza aprirsi e riconobbe subito la persona in questione, nonostante fosse voltato di spalle.
Aveva riconosciuto ovviamente la sua aura, ma se non avrebbe potuto affidarsi a questo piccolo aiuto l’avrebbe comunque identificata grazie al suo avvolgente profumo…la sua donna.
La creatura che aveva avuto il coraggio di stare con un essere come lui, nonostante tutte le sofferenze patite.
Non si sarebbe mai potuto sdebitare abbastanza per ciò che lei gli aveva donato.
La scienziata, nel frattempo, lo osservò silenziosamente aspettandosi una sua reazione che, malgrado ciò, non tardò ad arrivare:

“So che sei delusa e non posso darti torto, ma sono fatto in questo modo e non credo che riuscirò mai a cambiare” irruppe il saiyan con tono profondo.
“Io non voglio che tu cambi.
Mi sono innamorata di te quando tutti ti definivano un assassino.
Sapevo chi eri, ma non mi sono tirata indietro allora, perché dovrei farlo proprio adesso?” spiegò lei con tono perplesso.
Non ricevendo risposta, la donna si avvicinò al compagno appoggiandosi alla sua schiena, per poi sussurrare:
“Tu non mi hai delusa Vegeta”.
“Davvero? Perché poco fa il tuo sguardo diceva altro .
Tu avevi paura Bulma…l’ho letto nei tuoi occhi e quelli non mentono mai” replicò lui amareggiato.
“Hai ragione ho avuto paura, ma non di te, ma del peso che ti porti dentro. È quello che mi spaventa.
Non devi affrontare tutto questo da solo unicamente per dimostrare che sei invincibile.
Non potrei mai giudicarti e tu lo sai…anzi sarei più sollevata se parlassi con me.
La nostra bambina sta soffrendo e tu puoi avvertire ogni cambiamento della sua aura, ogni sua sofferenza.
Il fatto di non poterla aiutare ti sta facendo impazzire e sta ferendo anche me perché non riesco a sostenerti come vorrei.
Ora ti chiedo soltanto una cosa…sfogati Vegeta, così poi saremo più forti di prima.
Liberati del peso che porti dentro da troppo tempo, ti prego” aggiunse la donna supplicandolo.

A quel punto il saiyan non poté fare altro che ubbidire alle parole appena udite.
La pena che aveva nel cuore, per paura di perdere Bra, si era fatta, giorno dopo giorno, sempre più grande e ora sentiva davvero il bisogno di liberarsene.
Così si voltò verso la scienziata e senza accorgersene, dal suo viso, scesero delle calde lacrime.
Bulma vide, per la prima volta, il suo uomo piangere dalla disperazione e dal timore di poter perdere la propria bambina.
Inizialmente rimase spiazzata nel vederlo in quello stato, ma prontamente si riprese e gli accarezzò il viso dolcemente.
Lo abbracciò per poi sedersi sul pavimento insieme al suo compagno e lo strinse al suo petto cercando di consolarlo.
Non lo aveva mai visto ridotto in quel modo e vederlo in quello stato le dispiaceva, ma sapeva che era necessario.
A quel punto neanche lei riuscì a controllarsi e le lacrime scivolarono persino dal suo viso.
Gli lasciò un bacio tra i capelli e gli sussurrò:
“Sfogati quanto vuoi amore mio”.
A quelle parole il saiyan si strinse maggiormente a lei liberandosi, una volta per tutte, di ciò che lo opprimeva.
A volte le parole non servono…basta soltanto un abbraccio e avere la certezza di esserci sempre.
 
 
                                                                    
                                                                              
                                                                                                                                                          CONTINUA…
 










ANGOLO DELL’AUTRICE

Rieccomi di nuovo!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e abbiate gradito anche lo sfogo del povero Vegeta.
Finalmente anche lui ha avuto modo di scaricare le sue tensioni e preoccupazioni grazie all’intervento di Bulma.
Mi sembrava giusto dedicargli un po’ di spazio, dopo aver rassicurato più volte la sua donna e suo figlio.
Sicuramente veder piangere Vegeta non accade spesso, quindi ho cercato di creare la situazione giusta.
Ci stiamo avvicinando alla battaglia e dal prossimo capitolo rivedremo anche la piccola Bra.
Un GRAZIE, come sempre, per le vostre recensioni e ai lettori silenziosi.
A Presto!  ;)
Un Grande Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 12
*** Pronti all'Attacco ***




                            
                            CAPITOLO UNDICESIMO 
                                    Pronti all'Attacco



 

 


Dopo essersi sfogato a dovere, Vegeta si sentiva decisamente meglio.
In realtà voleva evitare di piangere di fronte alla moglie, ma il peso degli eventi lo stava schiacciando e sentiva il bisogno di liberarsi, in qualche modo.
Ovviamente preferiva pestare Nemesis, ma sapeva che quel confronto con Bulma, prima o poi, sarebbe arrivato ed infatti così era stato.
Rimandava quel momento da troppo e alla fine si era reso conto che era più semplice arrendersi alle proprie emozioni, invece che combatterle.
Probabilmente, un tempo, non si sarebbe comportato in quel modo, ma ora le cose erano cambiate e, con esse, anche lui.
Non era semplice accettare questo lato del suo carattere, mutato grazie alla sua famiglia, ma lentamente si stava abituando a questo piccolo cambiamento e, tutto sommato, non gli dispiaceva, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Mentre rifletteva su quanto accaduto, Vegeta era seduto sul letto con i piedi appoggiati al pavimento e al suo fianco si trovava la compagna addormentata.
Probabilmente la stanchezza e lo stress accumulato recentemente l’avevano colta all’improvviso, non sapendo resistere.
Dandole le spalle, il saiyan non si era accorto che, in realtà, la scienziata era già sveglia da qualche minuto e lo stava osservando in silenzio.
Ripensò al momento in cui il suo uomo aveva ceduto al pianto non riuscendo più trattenersi e si sentì tremendamente in colpa sapendo quanto ne avesse avuto bisogno.
Si considerava una vera egoista perché non aveva dato il giusto spazio al dolore del compagno.
Aveva pensato soltanto al suo e questo la faceva sentire terribilmente in torto.
L’unica nota positiva era il viso di Vegeta più rilassato anche se si poteva ancora intravedere la sua preoccupazione per Bra.
Quella non sarebbe scemata finché non avrebbe potuto riabbracciarla e lo stesso discorso valeva per lei.
Vedendolo pensieroso decise di avvicinarsi a lui abbracciandolo da dietro e appoggiando il viso sulla sua possente spalla.
Rimasero in silenzio per qualche minuto per godere di quel momento ed infine la scienziata gli sussurrò dolcemente:
 

“Come ti senti saiyan?
La donna, comprendendo il motivo del suo silenzio, aggiunse in modo sarcastico:
“E’ tanto ricevere un grazie?”
“Mi sembra ti averti già detto, più di una volta, che parli troppo, donna” rispose lui ghignando.
“Io parlo quando è necessario”.
“Ma ora non lo è” ribatté sogghignando il Principe, voltandosi, per poi sdraiarsi velocemente su di lei senza che la compagna avesse il tempo per reagire ed infine la baciò con passione.
Dopo il bacio lui sussurrò compiaciuto:
“A quanto pare questa è l’unica soluzione per farti stare zitta e devo ammettere che funziona ogni volta”.
“Sei sempre il solito... Ora, seriamente, come stai?” chiese la scienziata curiosa.
“Fai troppe domande” replicò secco il saiyan allontanandosi da lei per poi sdraiarsi accanto.
“Andiamo è soltanto una semplice richiesta”.
“A cui non voglio rispondere. Credo di essermi esposto abbastanza oggi, non ti pare?” obiettò l’uomo con tono autorevole.
“Almeno dimmi se ti sei calmato. Questo voglio saperlo” aggiunse duramente la scienziata sedendosi a gambe incrociate sul letto.
Il Principe assunse la stessa posizione della compagna e, con un gesto veloce, l’attirò a sé per poi sussurrarle con voce profonda:
“Ora sono abbastanza calmo, ma se dovesse ripetersi di nuovo la scenetta appena accaduta con il mago, io lo faccio fuori e nessuno potrà impedirmelo.
Non mi importa se ti stava soltanto consolando anche se
in realtà c’è una cosa che mi stupisce…che tu glielo abbia permesso”.
“Ero solo disperata e non mi sono neanche resa conto del suo gesto. Ti chiedo scusa se in qualche modo ti ho mancato di rispetto perché non era assolutamente mia intenzione” disse lei con tono sincero.
“Ti credo” proferì lui inaspettatamente.
“Davvero?” domandò la donna perplessa.
“Ti sembra che stia scherzando?”
“No. È solo che riesci sempre a sorprendermi, nel bene e nel male” annunciò lei con tono più sereno.
Il compagno accennò ad un tenue sorriso e, stringendola ancora a sé, le annunciò:
“Ti prometto che quest’incubo finirà presto e che riporteremo nostra figlia a casa sana e salva”
“A proposito di lei…Nemesis mi ha detto che si è trasformata in super saiyan” gli riferì eccitata la donna.
Notando quanto l’uomo non fosse sorpreso, lei aggiunse sorridendo:
“Tu lo sapevi, non è vero? Perché non me lo hai detto?”
“Tanto, prima o poi, lo avresti scoperto”
“Sei orgoglioso di lei, ti si legge in faccia”
“È mia figlia e prima o poi sarebbe successo” esclamò con fierezza l’uomo.
“Vuoi conoscere il motivo per cui si è trasformata?” lo sollecitò la scienziata.
“Perché il mago ti ha detto anche questo?”
“Certo. Mi ha riferito che si è trasformata per difendere la tua persona e sono sicura che lo farebbe di nuovo, se ne avesse la possibilità. Quella bambina ti adora” affermò lei con tenerezza.
“Non doveva. Ora ci sta rimettendo la vita” ribatté serio il compagno allontanandosi dalla donna.
“Non sentirti in colpa. Arcadia aveva già in mente di farle del male e mi dispiace soltanto che ci sia riuscita” replicò amareggiata la compagna.
“Non preoccuparti, quella strega avrà ciò che merita e mi assicurerò che abbia la giusta punizione” proruppe lui adirato.
“Quale tipo di punizione?” lo interrogò attentamente la scienziata.
“Lo scoprirai presto. Ora andiamo dagli altri e cerchiamo di organizzarci al meglio” concluse sostenuto l’uomo.

Entrambi lasciarono la camera per recarsi dal gruppo e coordinare insieme il piano d’attacco.
Il resto della compagnia stava discutendo nella cucina per accordarsi sui ruoli che avrebbero ricoperto una volta messo a punto il piano.
Una volta avuto accesso alla stanza, Bulma e Vegeta notarono tutti seduti attorno ad un tavolo, tranne Trunks appoggiato alla parete.
Goku, vedendoli entrare, prese la parola cercando di metterli al corrente dei loro progetti:

“Ehi ragazzi, abbiamo appena messo a punto il piano ed ora Gohan vi spiegherà tutto. Avanti figliolo, parla pure” lo incoraggiò il padre.
“Si, subito.  Vi informo che, tra poco, io e Nemesis ci addentreremo nel castello. Lui cercherà di far ingerire ad Arcadia la pozione di cui abbiamo parlato e io mi assicurerò che lo faccia.
Nel frattempo mio padre e Goten tenteranno di distrarre le guardie ai cancelli in modo da permettervi di entrare nel castello e recuperare Bra. Trunks vi guarderà le spalle, ma dovrete sbrigarvi perché la durata della pozione è di soli 15 minuti. Quando l’effetto di quest’ultima cesserà, la strega richiamerà senz’altro il suo esercito e a quel punto interverremo tutti.
Allora, cosa ne pensate?” propose il giovane riferendosi ai coniugi Brief.
Dopo qualche minuto di silenzio, Vegeta intervenne con tono deciso:
“Lo avevi messo a punto tu questo piano, vero Gohan?”
“Si, perché?” rispose timoroso il ragazzo per paura di aver sbagliato qualcosa.
“Si vede che c’è il tuo zampino. Lo trovo geniale.
Avrei voluto dirtelo anche prima, ma non ne ho avuto più la possibilità. Tuttavia c’è solo una cosa che vorrei rettificare” aggiunse determinato il Principe.
“Di cosa si tratta?” chiese curioso Goku.
“Di Arcadia voglio occuparmi personalmente e su questo punto non discuto. Sono irremovibile”.
“Va bene, interverremo soltanto se sarai a tu a richiedere la nostra presenza” proferì Goku con tono rassicurante.

Quest’ultimo conosceva perfettamente il carattere dell’amico ed era meglio non contraddirlo, soprattutto se si metteva in discussione la sua forza.
Vegeta preferiva morire piuttosto che chiedere aiuto e questo, Goku, lo sapeva bene.
Quindi decise di lasciarlo fare e tenere sempre sotto controllo la sua aura, in modo da intervenire in caso di vero bisogno.
Goku sapeva che non sarebbe stata una battaglia come le altre.
Lo leggeva nel volto disperato di Bulma, in quello nervoso di Trunks e nell'espressione furiosa di Vegeta.
Non doveva essere facile, per loro, affrontare questo dolore specialmente se presa di mira una bambina così piccola. Probabilmente anche lui sarebbe impazzito.
Riuscire a mantenersi calmi era davvero una dura prova da superare, ma c’era in gioco una posta molto alta e non potevano permettersi colpi di testa, specialmente in questa missione.
Tuttavia Goku confidava nelle potenzialità dell’amico.
Quando era rientrato in cucina lo aveva visto più rilassato anche se traspariva, malgrado tutto, la sua preoccupazione per la situazione in atto.
Sicuramente Bulma lo aveva aiutato ad aprirsi, a sfogarsi nel giusto modo e saperlo meno nervoso lo faceva sentire più sollevato.
Tuttavia decise di tenerlo sotto controllo per evitare ulteriori problemi.
Nel frattempo, mentre tutti si stavano preparando per attuare il piano, Vegeta si avvicinò al mago lentamente per chiarire l’accaduto.
Nemesis lo vide arrivare e si preparò ad un eventuale diverbio.
Sapeva che, prima di lasciare quel luogo, sarebbe successo, così arrestò la sua avanzata verso l’uscita e lo aspettò davanti al portone dell’entrata.
Il Principe, una volta raggiunto l’uomo, gli domandò sarcasticamente:

“Per caso possiedi anche il dono della preveggenza? Come sapevi che dovevo parlarti?”
“Lo sospettavo e tuttavia, un tempo, possedevo quel potere, ma l’ho donato ad un vostro simile. Un forte combattente, ma che non è stato creduto, quando ha annunciato la fine della vostra razza” proferì il mago saggiamente.
“Ti riferisci a Bardack, vero?
Allora sei tu quel mago di cui lui parlava tanto” replicò stupito il saiyan.
“Esattamente”
“La tua punizione ci è costata parecchio, troppo” enunciò rabbioso, Vegeta, stringendo i pugni.
“Sarò sincero con voi, come lo sono sempre stato.
Il vostro popolo ha saccheggiato ed ucciso la mia gente.
Io non sono un abile combattente e questo era l’unico modo che avevo per vendicarli.
Ho agito seguendo il mio istinto e non posso farmene una colpa” aggiunse serio il mago.
“Anche con la mia donna hai agito d’istinto qualche ora fa?”
Nemesis rimase colpito in quanto non si aspettava una domanda così schietta. Tuttavia quest’ultimo non si fece intimorire e prontamente ribatté sincero:
“Si, ho agito d’istinto. L’ho vista molto triste e mi è venuto spontaneo consolarla. Io non volevo mancare di rispetto né a voi né alla vostra compagna. Vi chiedo scusa se, in qualche modo, vi ho offeso. Non era mia intenzione, nella maniera più assoluta”.
Il saiyan percepì chiaramente la lealtà nei suoi confronti, ma per sicurezza, ribadì di nuovo il concetto già espresso precedentemente:
“Accetto le scuse, ma se ti azzardi soltanto a sfiorarla di nuovo io ti distruggo e nessuno potrà fermarmi.
È tutto chiaro?” proferì il Principe con finta calma.

Il mago fece un cenno affermativo con il capo e ciò soddisfò particolarmente Vegeta.
In fondo incutere terrore gli riusciva ancora alla perfezione e questo, tutto sommato, lo inorgogliva decisamente.
La Terra poteva averlo un po’ cambiato, ma i suoi modi sarebbero rimasti sempre gli stessi.
In fondo restava sempre il Principe dei Saiyan e questo non sarebbe mai mutato.
Nemesis, dopo aver chiarito con il saiyan, aprì il portone e fece per andarsene, ma si bloccò quando udì di nuovo la voce autorevole dell’altro:
“Aspetta, c’è ancora un’altra cosa che voglio dirti”
“Vi ascolto” rispose attento il mago.
“Mi sembra di aver capito che se Bra è ancora viva è anche merito tuo.  Non sono il tipo da ringraziamenti, ma ho deciso di sorvolare su quanto accaduto con Bulma, soltanto perché ti sei preso cura di mia figlia”.
“Questo è il vostro modo per ringraziarmi?” chiese stupito, sinceramente, il mago.
“Ti conviene fartelo piacere” ribadì seccato il saiyan.
“Lo accetto volentieri” riferì frettolosamente Nemesis per timore che Vegeta cambiasse idea.
“Un’ultima cosa, mago. Io mi sto fidando di te, ma se scopro che stai mentendo ti giuro che ti farò tanto di quel male che mi implorerai di ucciderti” disse il Principe con tono basso, ma minaccioso.
“Avete la mia parola che potete fidarvi di me”
“Sarà meglio. Ora puoi andare” concluse duramente il saiyan.

Poco dopo furono raggiunti da tutti gli altri ormai pronti per la nuova missione.
Prima di uscire la scienziata incapsulò ogni cosa sperando di non dover più far ritorno in quel posto.
Scese le scale velocemente per poi ritrovarsi nel cortile.
Si avvicinò al suo compagno notandolo particolarmente scuro in viso.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma a questo punto si domandava se erano veramente pronti nel vedere le reali condizioni della propria figlia.
Probabilmente non lo sarebbero mai stati, quindi decise di farsi coraggio mostrandosi forte e impavida.
In realtà la impensieriva maggiormente Vegeta.
Aveva paura di ciò che sarebbe potuto accadere in quell’istante, della sua violenta reazione perché era proprio questo che sarebbe successo quando avrebbero riabbracciato Bra.
Da un lato, persino lei, voleva vedere la strega soffrire lentamente, ma dall’altro aveva un brutto presentimento…
Nonostante ciò, pregava soltanto che tutto finisse al più presto, così che quest’incubo divenisse solo un vago ricordo.
Vegeta, notando la compagna pensierosa, le chiese preoccupato:

Donna, tutto ok?”  
“Si, perché?” replicò lei esitante.
“Hai paura, vero?”
“Un po’, ma non per me”
“Lo so, ma è proprio ora che non devi mollare, intesi?” la spronò il saiyan accarezzandole una guancia.
“Hai ragione” ribadì lei con tono determinato.
“Allora, siamo tutto pronti? È giunto il momento di attuare il nostro piano” intervenne deciso il giovane Gohan.

Tutti risposero affermativamente e a quel punto si innalzarono in volo per raggiungere il castello di Arcadia.
Vegeta strinse a sé la sua donna e, in un attimo, si ritrovarono a sorvolare il cielo di Arlia.
Quel giorno il tempo non preannunciava niente di buono e invece di tingersi del solito colore rossastro, aveva assunto delle tinte simili al grigio.
Tra poco sarebbe scoppiato un violento temporale, ma questo non avrebbe fermato i nostri eroi.
In lontananza iniziava a scorgersi l’immensa dimora della strega.
Tutti sapevano che tra pochi istanti sarebbe scoppiata una vera guerra senza esclusioni di colpi.
Vendetta… era l’unico concetto che frullava nella testa del Principe e che presto avrebbe messo in pratica.
Arcadia aveva i minuti contati…

 
                                                                                                                         
                                                                                                                                                         CONTINUA…









ANGOLO DELL'AUTRICE

Eccomi, come promesso, con il seguente capitolo.
Mi scuso per aver postato dopo l'una di notte, ma prima non ho avuto il tempo necessario per farlo.
Da come avrete letto è ormai rimasto pochissimo allo scontro con Arcadia e, detto tra noi, non vedo l'ora di pubblicarlo! ;)
La resa dei conti si sta avvicinando e con essa anche la fine di questo racconto.
Sono rimasti pochi capitoli e spero davvero che il finale non vi deluda.
Non ho inserito Bra perchè altrimenti il capitolo sarebbe risultato troppo lungo, comunque non temete perchè la ritrovere nel prossimo.
GRAZIE davvero di cuore per le vostre recensioni e anche ai lettori silenziosi.
A Presto!
Un Abbraccio.

GALVANIX



 

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Capitolo 13
*** La Rabbia di Vegeta ***




                           CAPITOLO DODICESIMO
                               La Rabbia di Vegeta

           



Finalmente il giorno tanto atteso era arrivato.
La compagnia formata dai Brief e dai Son era appena giunta davanti al castello della perfida strega.
Tutti erano nascosti dietro ai cespugli che si trovavano davanti al palazzo.
Solo Nemesis e Gohan si stavano avvicinando all’entrata, come d’accordi.
Vegeta, in quell’istante, avrebbe voluto velocizzare i tempi entrando di soppiatto soltanto per riabbracciare sua figlia, ma sapeva che la cosa giusta da fare era mantenere la calma e procedere con cautela.
Non poteva rischiare di mettere maggiormente in pericolo la vita della piccola Bra, anche se covava una rabbia quasi ingovernabile.
Era già difficile sopportare il fatto di sentirsi colpevole del suo rapimento ed ora non poteva di certo permettersi il lusso di agire senza ragionare.
Avrebbe soltanto complicato la situazione e a rimetterci sarebbe stata unicamente sua figlia.
Era fondamentale mantenere il controllo soprattutto ora che stavano per confrontarsi con Arcadia.
Non sapeva come avrebbe reagito rivedendo sua figlia, ma sapeva cosa avrebbe fatto alla strega una volta avuta davanti.
Lei aveva osato toccarle ciò che aveva di più caro e presto avrebbe subìto la sua ira in ogni sua forma.
Se pensava di conoscere il Principe dei Saiyan si sbagliava di grosso perché non aveva ancora visto nulla e quello che  aveva intenzione di farle non era minimamente paragonabile a ciò che la strega aveva vissuto all’epoca del loro incontro.
Si sarebbe assicurato che avrebbe sofferto a dovere ripagandola con lo stesso trattamento riservato a Bra, soltanto con una piccola differenza…questa volta sarebbe arrivato fino in fondo e avrebbe chiuso definitivamente il capitolo con Arcadia.
Nel frattempo Gohan e Nemesis erano arrivati davanti al portone d’entrata, ma furono prontamente fermati dalle guardie in servizio in quell’istante.
Una di loro, non riconoscendo Nemesis perché incappucciato, domandò con tono severo:

“Chi siete e cosa volete?”
“Scusatemi, forse non mi avete riconosciuto conciato così” replicò il mago scoprendosi completamente il volto.
“Siete voi, signore. Chiedo scusa per avervi aggredito in quel modo” disse una delle guardie con tono dispiaciuto.
Tutti gli abitati del pianeta trattavano Nemesis con molto rispetto e riverenza, non solo perché compagno fidato di Arcadia, ma anche per la sua bontà d’animo.
“Non importa. Ho portato con me un amico, anche lui esperto nelle arti magiche. Arcadia richiede la sua presenza” riferì Nemesis, pacatamente, indicando Gohan.
“Ma la signora non ci ha avvertiti dell’arrivo di un ospite” s’intromise prontamente l’altra guardia.
“E’ stata una cosa improvvisa e credo non abbia avuto il tempo di avvisarvi” ribatté il mago sperando di averli convinti.
“Sicuramente è così. Prego entrate e ci scusi per averla intrattenuta più del dovuto” aggiunse scusandosi una delle sentinelle.
“Non c’è nessun problema. Andiamo Gohan” lo richiamò Nemesis con tono più rilassato, tirando un sospiro di sollievo per essere riusciti ad accedere nel castello.

Mentre percorrevano i corridoi con molta attenzione e circospezione, il mago sbloccò, telepaticamente, la porta della stanza dove era rintanata Bra per permettere alla sua famiglia di entrare.
Dovevano assolutamente agire il prima possibile senza che Arcadia si rendesse conto della situazione.
Il saggio si sentiva in colpa a tramare alle sue spalle, in fondo avevano condiviso insieme tanti momenti, nel bene e nel male.
Si sentiva un vero e proprio traditore anche nei confronti del popolo di quel pianeta.
Tutti lo rispettavano e lo trattavano sempre con garbo e Nemesis faceva lo stesso con loro.
Il mago non aveva mai assunto comportamenti arroganti o di superiorità con gli abitanti del posto e per questo si era guadagnato la loro incondizionata fiducia.
In fondo lui stava agendo, in quel determinato modo, per una giusta causa, ma aveva paura di non essere compreso.
Sicuramente Arcadia, una volta scoperto il suo piano, avrebbe dato l’allarme e presto si sarebbe diffusa la voce della sua infedeltà.
Sarebbe stato duro sopportare questo affronto, soprattutto sentirsi giudicato dalla popolazione che lo credeva, non solo un amico, ma un grande uomo.
Forse non era pronto per questo, ma non aveva dubbi nell’attuare il piano.
Di questo ne era profondamente convinto.
Intanto, mentre il mago si perdeva nei suoi ragionamenti, Gohan procedeva dietro di lui a passo svelto, ma sempre facendo attenzione ad ogni minimo spostamento d’aria.
Il giovane, tuttavia, si era accorto dello sguardo pensieroso dell’altro e intuiva che ci fosse qualcosa che lo turbasse.
Immaginava il motivo, ma nonostante ciò decise di domandarglielo:

“Nemesis, posso chiederti una cosa?”
Il saggio si fermò sul posto e, senza voltarsi, rispose con gentilezza:
“Certo, dimmi pure, ma fai in fretta”.
“Perché lo stai facendo?” chiese immediatamente il giovane.
“Come?” domandò perplesso l’uomo.
“Perché ci stai aiutando? Stai rischiando molto alleandoti con noi.  Devi avere un valido motivo” ribatté Gohan seriamente.
Dopo qualche istante di silenzio, il mago proferì con tono sincero:
“Sai Gohan, io e Arcadia siamo venuti sulla Terra con uno scopo ben preciso…vendicarci del Principe dei Saiyan.
Inizialmente il piano stava procedendo come previsto, ma poi qualcosa è andato storto.
Lei ha stravolto tutti i piani rapendo Bra e questa è stata una mossa inaspettata.
Ha usato quella bambina solo per stuzzicare il padre e l’ho trovato squallido sfogarsi su di una creatura così piccola che ancora non conosce il modo per difendersi.
È stato un gesto meschino da parte sua che non posso tollerare.  Nella mia vita ho sempre cercato di aiutare i più deboli e non mi tirerò indietro neanche ora”.
“Quello che hai appena detto ti rende onore, davvero.
La tua sincerità traspare nitidamente anche se sei voltato di spalle. Devo ammetterlo, sei veramente coraggioso per metterti contro una strega” aggiunse il saiyan accennando ad un sorriso.
“Coraggioso o matto?” replicò il mago sarcasticamente.

A quella risposta entrambi scoppiarono a ridere, ma quel breve momento di ilarità fu interrotto da alcuni passi in avvicinamento.
Il saggio, riconoscendo quella determinata andatura, fece cenno a Gohan di nascondersi dietro la parete per non farsi scorgere dalla donna che si stava avvicinando.

Il giovane ubbidì al mago sperando vivamente di non essere visto.
Intanto, la strega, si ritrovò faccia a faccia con l’uomo e, senza perdere ulteriore tempo, lo rimproverò con tono arrogante:

“Nemesis, mi vuoi dire dove sei stato tutto questo tempo? Sei partito ore fa”.
“Ho avuto qualche difficoltà nel trovare ciò che cercavo” riferì il mago cercando di essere convincente.
“Almeno sei riuscito nel tuo intento?” disse la donna alquanto sospettosa.
“Si, puoi verificarlo con i tuoi occhi” replicò Nemesis tirando fuori dalla tasca del mantello un ciuffo dell’erba medicinale di cui parlava.

Durante il viaggio di ritorno si era fermato vicino ai piedi di una montagna per coglierla nel caso in cui Arcadia glielo avesse chiesto e, tutto sommato, aveva visto giusto.
La strega, una volta appurata la vicenda, guardò l’uomo di fronte a sé e, con tono infastidito, esclamò:

“Devi tenere molto a quella bambina per arrivare a scalare le montagne, sbaglio?”
“Esatto. Allora ti ricordi ancora i miei insegnamenti” rispose lui stupito.
“Perché non dovrei. Mi hai sempre detto che quel tipo di erbe curative si trovano nei posti più alti e freddi del pianeta.
Ho solo ragionato” obiettò pronta la donna.
“Ascolta Arcadia io avrei bisogno di parlarti, magari in un posto più riservato. Hai un momento?” chiese l’uomo iniziando a mettere in pratica il piano.
“Non ora, non ho tempo da perdere” ribatté la strega duramente soprattutto per via della discussione avuta prima che lui lasciasse il palazzo.
“Per favore, è importante. Ti ruberò soltanto due minuti” insistette il mago sperando in una sua risposta affermativa.
Notando l’insistenza dell’uomo Arcadia si arrese e, con tono severo, aggiunse:
“E va bene, ma solo due minuti, non uno di più”.
“Li farò bastare” concluse lui soddisfatto per essere riuscito a convincerla.

Mentre stavano per recarsi nella stanza del Consiglio, Nemesis fece cenno al ragazzo di avvertire suo padre e gli altri.
Il giovane si avvicinò ad una delle tante finestre che si trovavano nel corridoio e, cercando di fare il minor rumore possibile, la spalancò delicatamente.
A quel punto creò una piccola sfera luminosa con il dito indice cercando di farsi scorgere dai suoi compagni.
Goku si accorse immediatamente del segnale da parte del figlio e prontamente gli rispose con la stessa tecnica.
A quel punto il saiyan fece un cenno a Vegeta del loro imminente momento ed infine intimò Goten di entrare in scena.

“Guardate, si stanno avvicinando alle guardie.
Speriamo andrà tutto bene” intervenne preoccupato il giovane Trunks.
“Me lo auguro, altrimenti Kakaroth non vedrà più la luce del sole” replicò fermamente Vegeta.

Intanto, Goku e Goten, si erano avvicinati al castello, ma come avevano previsto, furono fermati severamente dalle sentinelle in servizio:
“Ehi, dove credete di andare voi due? E poi chi siete?”
“Ci scusi, non ci siamo neanche presentati. Che maleducati.
Io sono Goku e lui è mio figlio Goten. Siamo atterrati da poco su questo pianeta e girovagando abbiamo scoperto casualmente questo palazzo.
Ci chiedevamo se era possibile entrare…” domandò bonariamente il padre del giovane.
“Non si può senza l’autorizzazione della nostra padrona, specialmente se si tratta di stranieri” ribatté duramente una guardia.
“Andiamo, non potete fare un’eccezione?” propose sorridendo Goten.

Mentre i due distraevano i guardiani, i Brief, senza farsi notare, riuscirono a penetrare nel palazzo grazie al portone lasciato aperto.
Vegeta, prima di entrare, incrociò  lo sguardo di Goku e lo ringraziò accennando ad un tenue sorriso.
Una volta addentrati, il Principe tentò di individuare l’aura della figlia per cercare di arrivare alla stanza giusta.
Mentre procedevano con cautela nei lunghi corridoi, spuntò alle loro spalle una delle guardie che, vedendo degli intrusi, provò a dare l’allarme, ma un paio di pugni e qualche calcio di Trunks lo stesero all’istante, vanificando il suo tentativo.

“Forse sarebbe meglio se andiate soltanto voi due, io vi guarderò le spalle” riferì, con tono deciso, il figlio ai suoi genitori.
“Va bene, ma fai molta attenzione” esclamò autorevole il padre.
“Mi raccomando Trunks” disse, con apprensione, la madre.

Fatte le dovute raccomandazioni, il saiyan e la scienziata corsero rapidamente per le scale tentando di arrivare il prima possibile dalla propria bambina.
Intanto Nemesis ed Arcadia si trovavano nella stanza del Consiglio, raggiunti poco dopo da Gohan che rimase ad osservare la scena dietro alla porta.
Una volta entrati, la strega si sedette  nella sua comoda postazione aspettando che il mago parlasse, ma vedendo la sua esitazione, iniziò lei stessa a dialogare, con tono seccato:

“Allora, che cosa hai da dirmi di così urgente?”
“Beh, ecco io volevo scusarmi per il modo in cui mi sono comportato con te recentemente. Credo di aver esagerato e, senza rendermene conto, ho messo in primo piano tutto il resto, invece che la mia amicizia con te.
Ti chiedo perdono” affermò lui cercando di essere il più convincente possibile.
“Ma, davvero? Solo ora ti sei reso conto di ciò che hai detto e fatto?” obiettò irritata la donna.
“Si e mi dispiace davvero tanto se siamo arrivati a questo punto, devi credermi” aggiunse Nemesis sinceramente  rammaricato.
In quel momento, l’uomo, era seriamente dispiaciuto per essere arrivato a tradirla e per aver assunto un certo tipo di comportamento, ma non poteva fare altrimenti.
Arcadia, percependo il suo dispiacere, disse duramente:
“E va bene, ti credo, ma se accadrà di nuovo le parole non ti saranno di aiuto”.
“Grazie” rispose cupo il mago immaginando la rabbia della strega, quando avrebbe conosciuto la verità.
Tuttavia l’uomo cercò di velocizzare i tempi, così, avvicinandosi al mobile delle bevute, prese due calici e, con tono decisamente più sprezzante, le propose:
“Che ne dici di bere qualcosa con me per festeggiare la nostra riappacificazione?”
“Se ci tieni tanto” replicò lei con indifferenza.
“Un momento e sono da te”.

Nemesis, una volta presi i due calici, versò del vino su entrambi ed infine, grazie alla magia, fece comparire, senza farsi notare, la pozione che avrebbe assopito la strega.
Versò velocemente il contenuto nel bicchiere e, una volta pronto, lo servì alla donna che aspettava indifferente.
A quel punto l’uomo fece un brindisi affermando con un tono tra l’amareggiato e il dispiaciuto:
“A noi”.
“A noi” concluse lei fissandolo perplessa, come intuendo che ci fosse qualcosa che non andava.
Nonostante ciò sorvolò su tale pensiero e bevve tutto di un fiato il contenuto del bicchiere sotto lo sguardo rammaricato del mago.

Nel frattempo i due Brief erano giunti, dopo aver girovagato per il castello, nella stanza dove si trovava la figlia.
Vedendo che non si apriva, Vegeta la forzò dandole un violento calcio e quando la visuale diventò nitida, entrambi i genitori rimasero senza parole nel constatare le misere condizioni della bambina.
Rimasero allibiti, persino Bulma che conosceva come si erano svolti i fatti.
Immaginare l’accaduto era un conto, ma appurarlo con i propri occhi era decisamente un altro.
Vedere tutti quei segni, graffi, ferite, lividi sul corpo della bimba, scatenò nel saiyan una rabbia incontrollabile che non riuscì a trattenere.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso e come un vulcano in eruzione, il Principe sfogò tutta la sua rabbia repressa da troppo tempo.
Senza neanche accorgersi si trasformò in super saiyan, facendo tremare i muri, per poi urlare ferocemente:
“Io giuro che l’ammazzo quella strega!”
 


Dopo la trasformazione del saiyan, entrambi si fiondarono sulla figlia e Vegeta la prese delicatamente tra le proprie braccia, per non arrecarle altro dolore.
La bimba, percependo la stretta paterna, nonché il suo calore, aprì leggermente gli occhi e, riconoscendo la sua famiglia, disse debolmente:

“Papà, mamma siete arrivati”.
“Ma certo piccola. Pensavi davvero che ti avremmo abbandonato?” ribattè la madre, tra le lacrime, accarezzandole con cura il viso tumefatto.
“Cosa ti ha fatto quella donna” sussurrò Vegeta, con tono basso, ma che nascondeva una terribile frustrazione.
“Papà, ho dolore dappertutto” esclamò Bra senza forze.
"Shhhh, non sforzarti" ribattè angosciato l'uomo.
“Lo so io cosa ha usato per ridurla in quel modo” intervenne Bulma piangendo.
“Dimmelo, perché le renderò lo stesso servizio” rispose determinato il saiyan.
“Nemesis mi ha detto che l’ha condotta nella stanza delle torture e…” ma la donna non fece in tempo a terminare la frase che il compagno, a dir poco furioso, la interruppe:
“Non aggiungere altro, conosco molto bene quel genere di posto. Ora ci penso io”.
A quel punto, il Principe depositò un bacio sulla fronte della figlia e le assicurò:
“Mi dispiace, piccola, se hai dovuto subire tutto questo, ma presto avrai giustizia. Te lo prometto” concluse l’uomo lasciando la bambina tra le braccia della scienziata, per poi alzarsi in piedi.
Si bloccò soltanto quando udì la voce della sua compagna, domandargli con tono arrabbiato:
“Vegeta, fagliela pagare”.
“Hai la mia parola…”


                                                                                                                               CONTINUA…
 

 








ANGOLO DELL’AUTRICE

Siete pronti per lo scontro tanto atteso tra la perfida strega e il Principe? Perché il prossimo capitolo tratterà proprio di questo e vi posso assicurare che Vegeta darà il meglio di sé.
Vi ingrazio davvero tantissimo per il vostro continuo interesse alla mia storia, mi rendete veramente contenta! 
Ci sentiamo alla prossima pubblicazione.
Buon Ferragosto a tutti!!
A Presto.
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 14
*** Faccia a Faccia ***




                           CAPITOLO TREDICESIMO
                                   Faccia a Faccia

             




Prima di lasciare la stanza, Vegeta intimò la compagna di prendere sua figlia e condurla, il prima possibile, nella loro navicella per curarla a dovere.
Dovevano agire velocemente prima che la bambina peggiorasse ulteriormente.
Le sue condizioni erano decisamente gravi, nonostante le cure ricevute da Nemesis.
Malgrado il saiyan non digerisse particolarmente quell’uomo, doveva tuttavia ammettere quanto il suo aiuto fosse stato prezioso per Bra.
Aveva notato con quanta accuratezza erano state medicate le ferite e i vari lividi trovati sul corpo della figlia.
Ancora non aveva ben compreso il vero motivo che aveva  spinto il mago ad aiutarli, ma in quel momento decise di non pensarci troppo.
Ora dovevano soltanto agire in fretta per il bene della bambina, però non prima di averla vendicata.
Vegeta aveva già bene in mente cosa fare per farla pagare alla strega e, nonostante la rabbia che covava dentro, si sentiva dannatamente calmo, probabilmente perché sapeva che presto sarebbe stata fatta giustizia.
Nessuno sfidava il Principe dei Saiyan senza pagarne le conseguenze, soprattutto se a rimetterci era qualcuno appartenente alla sua famiglia.
Quella donna si era infilata, senza dubbio, in un brutto guaio e presto lo avrebbe provato sulla sua stessa pelle.
Questo pensiero non attraversò soltanto il Principe, ma persino Goku e Goten che si trovavano ancora fuori al castello a contrattare con le guardie.
I due, percepito l’incrementarsi dell’aura dell’amico, compresero che fosse arrivato a destinazione e poterono avvertire tutta la sua rabbia.
Il figlio di Goku rimase colpito dalla violenta reazione del saiyan e, immaginando le condizioni di Bra, esclamò con tono amareggiato:

“Vegeta deve essere davvero arrabbiato”.
“Più che rabbia il suo è un urlo disperato” intervenne angosciato il padre per poi aggiungere deciso:
“È ora di entrare Goten. Cerchiamo di dare un aiuto più concreto”.
“Vuoi dire che possiamo fare casino?” chiese il giovane sorridendo.
“Esattamente. Ormai ci ha già pensato Vegeta a far tremare i muri e a quest’ora ci avranno già scoperto.
Tanto vale agire a modo nostro, non ti pare?”
“Voi non andrete da nessuna parte.
Prima dovrete vedervela con noi” interruppe, con tono arrabbiato, la sentinella.
“Ne siete veramente sicuri?” domandò sarcasticamente Goten.
“Non permetterti di burlarti di noi, straniero!”
“Non lo faremmo mai, vero figliolo?
Avanti, sgranchiamoci un po’ i muscoli. Ne incontreremo degli altri, una volta dentro” disse determinato il padre.

Mentre Goku e Goten si occupavano dell’esercito, Gohan si precipitò verso la stanza dove aveva riconosciuto l’immensa forza di Vegeta.
Percepiva distintamente tutta la sua rabbia e non poteva fare altro che comprenderlo.
Persino lui era padre, anche se solo da qualche anno e, nonostante questo, poteva capire perfettamente la collera e il rancore del saiyan serbato per la strega, dopo il male inferto alla propria figlia.
Probabilmente lui avrebbe reagito alla stessa maniera, se avessero fatto del male alla sua piccola Pan e senza ombra di dubbio.
In alcune occasioni diventa davvero difficile controllarsi, specialmente se in pericolo è la vita di una persona cara.
A quel punto la razionalità non è più contemplata, se non un forte desiderio di vendetta.
Le parole diventano superflue e si agisce senza riflettere perché subentra l’istinto che, come un animale feroce, ti divora e ti svuota la mente da ogni minimo barlume di lucidità.
Era proprio su questo che Gohan rifletteva, mentre si recava nella stanza dove si trovava Vegeta e, una volta giunto a destinazione, gli si presentò una scena che non avrebbe mai dimenticato.
Bulma era seduta sul letto e aveva un’espressione alquanto angosciata, mentre Bra era tra le sue braccia in un evidente stato di semi incoscienza.
Ciò che lo aveva maggiormente colpito era lo sguardo glaciale di Vegeta.
Il Principe non era tipo da grandi sorrisi, ma quell’espressione così fredda era troppo, persino per uno come lui.
Gohan non riusciva davvero a decifrare i suoi pensieri.
Era come se indossava una maschera che gli oscurava il viso impedendo di captare ogni possibile mutamento del volto.
Era impaurito il giovane, non tanto dal saiyan, ma dall’uomo  che si trovava di fronte perché quello non era Vegeta, ma il diavolo in persona.
 

 
Il suo viso era particolarmente contratto sicuramente per via della rabbia che lo stava travolgendo e di questo Gohan ne era certo perché poteva percepire il suo stato d’animo e l’aura dorata che lo circondava rendeva il tutto ancora più chiaro.
Il Principe dei Saiyan era molto arrabbiato e sapeva che presto sarebbe esploso.
Tuttavia l’uomo appariva decisamente controllato, ma il giovane era perfettamente cosciente che quella facciata era tutta una montatura, una finta calma che, tra breve, avrebbe fatto spazio al vero dolore.
Mentre il ragazzo si perdeva nei suoi ragionamenti, Vegeta richiamò la sua attenzione, ordinandogli serio:

“Gohan, porta fuori di qui Bulma e Bra e conducile alla navicella. Mia figlia ha bisogno di cure immediate, non può più aspettare. Infine presta attenzione che siano entrambe al sicuro”.
“Va bene, farò ciò che mi hai detto” rispose prontamente il giovane senza contraddirlo, sapendo che non avrebbe avuto senso in quel momento.
“Nemesis ha portato a termine il suo compito?”
“Si, l’ho visto con i miei occhi. Ora si trova nella sala del Consiglio insieme ad Arcadia”.
“Bene. Io vado e tu fai ciò che ti ho detto” proferì severamente il saiyan avvicinandosi verso l’uscita, ma si fermò un istante, quando udì la voce preoccupata della compagna:
“Ti prego Vegeta, stai attento”.

Il Principe non si voltò verso la scienziata perché, se avrebbe incontrato il suo sguardo angosciato e quello sofferente della piccola Bra, non sarebbe più riuscito a lasciare quella stanza e ora non poteva proprio permettersi di cedere.
Così lasciò immediatamente la stanza senza tanti ripensamenti.
Ora aveva un obiettivo da portare a termine e niente e nessuno lo avrebbe distolto dal compierlo.
Bulma sapeva che lo aveva ascoltato, anche se non aveva proferito parola.
Conosceva bene il suo uomo soprattutto il suo atteggiamento, che poteva sembrare arrogante e presuntuoso, ma in realtà era soltanto un modo per tutelare se stesso e la sua famiglia.
A quel punto la donna sperò soltanto che la fine di quell’incubo giungesse il prima possibile senza ulteriori vittime per la sua famiglia.
Mentre Gohan conduceva la scienziata e la bambina fuori il castello, Vegeta era appena giunto nella stanza dove si trovavano il mago e la strega.
Era stato facile arrivare a destinazione grazie alla percezione delle aure e appena entrò nella sala vide Nemesis voltarsi verso di lui e la donna assopita sul trono.
Appena la notò, crebbe maggiormente in lui una rabbia incontenibile che, a stenti, riuscì a frenare.
Quella strega avrebbe pagato caro questo affronto, ma nel luogo adatto e a modo suo.
Malgrado ciò, riuscì miracolosamente a controllarsi e, con tono scuro e autorevole, domandò al mago:

“Vedo che sei stato di parola”.
“E’ il minimo che potessi fare, anche se avrei voluto evitarlo” aggiunse il saggio con tono amareggiato.
“Ti sei pentito, vero?” esclamò con decisione il saiyan.
“No, rifarei tutto ciò che ho fatto, senza esitazione.
Mi dispiace che lei non abbia ancora capito cosa ha realmente combinato” proferì addolorato l’uomo.
“Lo scoprirà presto, non temere” disse adirato il Principe”.
“La ucciderete?”
“Probabilmente. Non ho valide ragioni per poterla lasciare in vita, non dopo ciò che ha fatto a mia figlia.
Io l’avevo avvertita, ma non mi ha voluto ascoltare ed ora ne pagherà le conseguenze. Ti consiglio di non metterti in mezzo, se ci tieni alla tua vita” confessò Vegeta con tono duro.
“In realtà ho già vissuto appieno la mia esistenza.
 Forse, date le mie sembianze, non si direbbe, ma è così e voi questo lo sapete” replicò Nemesis pacatamente.
“Devo ammettere che la tua lealtà nei suoi confronti è ammirevole. Immagino sei disposto a morire per lei, non è così?”
“Si, è vero. Non ho approvato il modo in cui ha trattato Bra e lo trovo, tutt’ora, riprovevole, ma non credo di essere pronto a vederla morire” ammise seriamente il mago.
“Mi dispiace, ma non le farò nessuno sconto e non risparmierò neanche te, se ti metterai in mezzo, persino se hai salvato mia figlia” obiettò determinato il saiyan.
“Di questo ne sono certo e farvi ragionare non servirà a niente, suppongo”.
“Esattamente, è inutile anche solo parlarne.
Ora ti chiedo un ultimo favore.
Conduci Arcadia nella stanza delle torture e poi sarei libero di andartene”.
“La stanza delle torture?” chiese perplesso Nemesis.
“Hai sentito bene, le renderò lo stesso servizio. Io vi aspetto lì” riferì Vegeta con tono freddo.
“Vi ricordate dove si trova?”
“Ho frequentato spesso quel genere di luogo durante la mia infanzia e potrei riconoscerne l’odore a chilometri di distanza.
Io intanto mi incammino.
Non farmi attendere, odio aspettare” concluse il Principe con durezza per poi lasciare la sala del Consiglio.

Il mago sapeva, in cuor suo, che il saiyan avesse ragione.
La strega doveva ricevere una sonora lezione per comprendere il suo errore nell’aver maltrattato una bambina innocente.
Anche lui voleva questo, ma ora era preoccupato per la sua incolumità; in fondo non era pronto a vederla morire e non lo sarebbe mai stato.
Ribellarsi, in quel momento, non avrebbe avuto molto senso, se non a peggiorare una circostanza già particolarmente drammatica.
Così decise, rammaricato, di eseguire l’ordine di Vegeta e di controllare la situazione nel caso degenerasse.
In cuor suo sperava in un possibile ripensamento del saiyan nel voler uccidere la donna.
Era molto difficile che ciò avvenisse, ma non impossibile.
In fondo il Principe era cambiato rispetto al passato, magari dopo essersi sfogato un po’, la sua smania di vendetta sarebbe scemata.
Probabilmente non sarebbe accaduto, ma gli piaceva pensarlo.
Così, per non far attendere ulteriormente il saiyan, prese Arcadia tra le braccia, ancora addormentata, e si diresse nella stanza dove la donna avrebbe conosciuto il vero dolore.
Nel frattempo Bulma e Gohan correvano per raggiungere, il più velocemente possibile, la navicella per fare in modo che Bra ricevesse le cure di cui aveva bisogno.
Mentre si accingevano a raggiugere il proprio scopo si imbatterono in Trunks e la scienziata, rivedendo il figlio, aggiunse con un sospiro di sollievo:

“Trunks, per fortuna che stai bene”.
“Certo, perché non dovrei” rispose il giovane sorridendo, ma il suo volto s’incupì non appena il suo sguardo si posò sulla sorellina, ancora tra le braccia della madre.

In quell’istante provò una rabbia indescrivibile sperimentata poche volte nella sua vita.
Vedere Bra agonizzante lo aveva sconvolto più del dovuto e fece nascere in lui una collera difficile da gestire.
Gohan, accorgendosi del repentino aumento dell’aura dell’amico e percependo la sua ira, gli suggerì rassicurandolo:

“Trunks, devi calmarti. Quella strega pagherà per ciò che ha fatto a Bra. Ci sta già pensando tuo padre, non preoccuparti”.
“Allora andrò a dargli una mano, lo farò volentieri” replicò duramente l’altro.
“No, noi dobbiamo assicurarci che non lo disturbi nessuno, mentre torturerà quella donna” intervenne Goku sorprendendo i presenti con la sua venuta.
“Papà, Goten, finalmente siete arrivati anche voi” proferì contento Gohan.
“Ci dispiace avervi fatto aspettare, ma le guardie che abbiamo incontrato finora sono state piuttosto insistenti” ribatté divertito il fratello più giovane.
“Trunks, che ne dici se io e te rimaniamo a controllare la situazione, nel caso Vegeta avesse bisogno?” domandò Goku al giovane cercando di convincerlo a non subentrare proprio in quel momento.
“Va bene, mi hai convinto” esclamò il lilla diventato piuttosto taciturno.
“E noi cosa facciamo, nel frattempo, papà?” s’intromise Goten curioso.
“Tu e tuo fratello accompagnerete Bulma e Bra alla navicella. Mi raccomando, tenete sempre gli occhi bene aperti e state molto attenti ad entrambe”.
“Stai tranquillo, con noi saranno al sicuro” proruppe Gohan, con tono rassicurante.
“Bene, ora andate. Bra ha bisogno di cure urgenti” replicò serio il padre.
“Si, andiamo Bulma” disse Goten alquanto angosciato appurando le condizioni della piccola.

La donna si apprestò a seguire i due giovani, ma prima di andarsene si voltò verso Goku e, prendendogli la mano, gli sussurrò affettuosamente:
“Grazie”.
L’amico ricambiò la stretta e le sorrise.
Intuì che lei lo stava ringraziando non solo per l’aiuto fornito sinora, ma anche per essere riuscito ad intrattenere Trunks dal suo intento.
Dopo averlo salutato, la scienziata si apprestò a lasciare il castello, insieme ai figli del suo migliore amico, sperando di arrivare in tempo per salvare la sua bambina.
Una volta rimasti soli, Goku approfittò del momento per consolare Trunks caduto in un insolito mutismo.

Così si avvicinò al ragazzo e, appoggiandogli una mano sulla spalla, gli comunicò con tono pacato:

“Ehi, non preoccuparti. Vedrai che si risolverà tutto e non è una frase di circostanza, ma è la pura verità.
Devi avere fiducia in tuo padre”.
“Io mi fido di lui. Il punto è che vorrei intervenire anch’io per farla pagare a quella maledetta strega” proferì il ragazzo stringendo i pugni dalla rabbia.
“Lo so e ti capisco. Probabilmente mi comporterei nel tuo stesso modo, se avessero fatto del male a qualcuno della mia famiglia, ma ora l’importante è agire lucidamente.
Rimarremo nel castello e nel caso Vegeta avesse bisogno, interverremo noi. Che ne pensi?”
“Si, hai ragione. Mi sembra un’ottima idea” replicò convinto il ragazzo.
“Bene, allora direi di incamminarci e teniamo gli occhi aperti.
Potrebbe attenderci qualche sorpresa visto che ci troviamo nel castello di una megera” esordì Goku seriamente.
Il lilla annuì e, facendo attenzione ad ogni minimo spostamento d’aria, si diresse, con Goku, verso il luogo in cui si trovava il padre.

Intanto la strega, finito l’effetto della pozione, iniziò a ridestarsi e lentamente riaprì gli occhi.
Una volta sveglia riconobbe le mura della stanza in cui si trovava e ne rimase confusa.
L’ultimo ricordo che aveva era il dialogo avuto con Nemesis nella sala del Consiglio e poi il nulla.
Non riusciva davvero a capire cosa fosse accaduto e soprattutto come fosse arrivata nella stanza delle torture.
Si alzò dal pavimento e si guardò intorno finché non vide una sagoma spuntare dall’oscurità in cui era immersa.
La fissò per un momento e, quando ne riconobbe i tratti, un brivido la pervase completamente facendola sussultare.
Non c’erano dubbi, la persona in questione era Vegeta.
Il saiyan, per accelerare i tempi, creò una piccola sfera sulla sua mano per illuminare l’ambiente, ma principalmente per poter guardare il viso turbato della donna.
Per avere una visuale migliore le si avvicinò ed infine lanciò alcune sfere di energia in direzione delle torce che si trovavano all’interno del luogo per illuminarlo sufficientemente.
Finalmente si ritrovarono faccia a faccia dopo tutto il tempo trascorso e Vegeta non vide l’ora di mettere in pratica il suo piano.
Per qualche minuto rimasero in silenzio a studiarsi l’un l’altro, finché non fu il Principe a spezzare la tensione che si era creata:

“Sai, non ho mai avuto così tanta voglia di rivederti in vita mia come ora”.
“Ne sono lusingata” replicò cupa la strega cercando di non farsi scorgere esitante.

Questa volta lo sguardo di Vegeta le trasmise davvero timore e forse, per la prima volta, paura.
Per essere arrivato in quel luogo significava soltanto una cosa. Probabilmente aveva già trovato sua figlia e, appurate le sue condizioni, era arrivato alla conclusione che fosse stata lei l’artefice del suo malessere.
Tuttavia c’era ancora qualcosa che le sfuggiva.
Non riusciva a capire come lui avesse avuto accesso al palazzo, senza creare scompiglio, e come fosse arrivata in quella stanza.
Cercò di rimettere insieme gli ultimi istanti vissuti e un’idea le balenò in mente, soprattutto un nome…Nemesis.
Possibile che persino il suo migliore alleato si fosse schierato contro di lei?
Lo credeva praticamente impossibile.
Avevano avuto delle divergenze, ultimamente, ma lui non l’avrebbe mai tradita…o forse si…
Per un momento si sentì come smarrita, ma venne riportata alla realtà, quando udì le fredde parole del suo avversario:

“Cosa c’è strega, stai per caso pensando ad un modo per fuggire? Oppure stai pregando che ti lasci in vita”.
“Io non ho paura di te”.
“Dovresti perché questa stanza è l’ultima cosa che vedrai” ribatté iroso l’uomo.
“Come sono arrivata qui?” chiese lei perplessa.
“Non ha importanza ora. Se fossi in te penserei ad un modo per difendermi perché ora conoscerai il diavolo in persona”.
“Tu non puoi niente contro la mia magia” aggiunse Arcadia con tono poco convinto.
“Ti posso assicurare che neanche la tua stregoneria riuscirà a fermarmi. Ti avevo avvertito di non toccare mia figlia, ma a quanto pare non hai ben compreso il significato delle mie parole. Ora ti renderò lo stesso servizio, ma con una piccola differenza…ti farò soffrire talmente tanto che implorerai che ti spedisca all’altro mondo ed io mi accerterò che avvenga, ma a modo mio” ribadì furioso il saiyan.

Le parole di Vegeta la colpirono profondamente, non tanto per il tono usato, ma per la sua veridicità.
Poteva percepire quel senso di rivalsa che lo caratterizzava, così come quella ventata di vendetta che aleggiava nella stanza.
Non lo aveva mai visto così arrabbiato e determinato.
In quel momento le vennero in mente le parole di Nemesis:

“Lascia che ti dica una cosa.
Non c’è affetto più grande di una figlia per un padre e tu hai osato portaglielo via…con questo penso di averti già detto tutto”.

Forse, ora, cominciava realmente a comprendere quelle parole perché le leggeva negli occhi rancorosi  e disprezzanti di Vegeta.
Consapevole di ciò, si preparò a fronteggiare una guerra che forse, questa volta, avrebbe potuto non vincere…


                              
                                                                                                                                     CONTINUA…

 

 

 



ANGOLO DELL’AUTRICE

Mi scuso per l’immenso ritardo nel pubblicare la storia, ma ho avuto qualche imprevisto lavorativo e non ho avuto più il tempo per aggiornare.
Comunque ho approfittato del mio giorno libero per postare in tranquillità e mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Il momento tanto atteso è arrivato.
Chissà chi la spunterà tra il Principe e la perfida strega…
Ne approfitto per ringraziarvi, come sempre, del vostro interessamento alla mia storia, ne sono veramente contenta!
Grazie davvero di cuore! :)
Ci sentiamo presto.
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 15
*** E' Guerra! ***




                       CAPITOLO QUATTORDICESIMO
                                         E' Guerra!

                     


Mentre il resto della compagnia cercava di uscire dal castello, Goku e Trunks tentavano di giungere nella stanza dove si trovava Vegeta e, nel frattempo, quest’ultimo era pronto per affrontare la strega in una battaglia senza precedenti.
Aveva una rabbia dentro che era deciso a sfogare, adesso che ne aveva l’occasione.
Aveva aspettato quel momento da troppo tempo ed ora nessuno gli avrebbe impedito di vendicarsi.
Il corpo ferito e sofferente di Bra, la disperazione di Bulma e l’angoscia infinita del figlio.
Non avrebbe mai dimenticato il loro immenso dolore e tutto avvenuto, non solo per colpa della strega, ma anche per sua negligenza.
In fondo Arcadia si era comportata in quel modo per vendicare la sua famiglia, sterminata pur sempre da un saiyan.
Probabilmente se, a quel tempo, lui e Nappa non avessero attaccato quel posto, ora non si sarebbero trovati in quella situazione e l’incontro con la strega non avrebbe mai avuto luogo.
Il Principe non poteva di certo biasimarla per averlo attaccato, ma preferiva essere preso di mira lui, invece che sua figlia.
In quel caso avrebbe accettato di buon grado la sua sfida, ma non in questo modo.
Rapire Bra era la mossa più sciocca che poteva mettere in atto e picchiarla era addirittura impensabile.
La sua piccola stava soffrendo e poterlo percepire era una tortura ancora peggiore.
Come si poteva rimanere impassibile di fronte ad una circostanza simile?
La sua famiglia era intoccabile e presto, la donna, ne avrebbe avuto la conferma.
In fondo lui l’aveva avvertita di non sfiorare sua figlia, ma la strega aveva pensato bene di fare di testa sua ed ora avrebbe dovuto pagarne le conseguenze.
Mentre l’uomo rifletteva sull’accaduto, la donna lo fissava per studiarne le possibili mosse, ma si rese conto che dal suo sguardo non trapelò nulla, se non un’incontrastabile rabbia che avrebbe potuto distruggere ogni cosa.
Arcadia, non riuscendo più a sopportare quell’interminabile e lungo momento di silenzio, ruppe ogni indugio e, cercando di essere più convincente possibile, proferì determinata:

“Allora saiyan, sei pronto?”
“Quando vuoi. Siccome sono un vero Principe, farò iniziare te, ma non aspettare che stia a guardarti” replicò lui con tono serio.
“Tranquillo, non voglio vincere facile e poi questa vittoria voglio proprio guadagnarmela.
Mi sono allenata molto sinora ed è arrivato il momento di mettere in pratica il mio duro lavoro.
Ti avverto che utilizzerò la mia magia, solo se necessario.
È da tempo che aspetto questo momento” aggiunse lei ghignando.
“Bene, perché io non chiedo altro” concluse Vegeta con orgoglio.
“Prima però, permettimi di tutelare il mio castello dai nostri attacchi. Non ho voglia di ricominciare a ricostruirlo, dopo tutti i sacrifici che ho fatto per rimetterlo in piedi” intervenne lei con tono premuroso.
“Pensavo ti fossi aiutata interamente con la magia, per ricostruirlo” esclamò sospettoso il saiyan.
“Sarà pure magico, ma non è indistruttibile ed io non voglio correre rischi”.
“Va bene, non mi interessa. Fai quello che devi, ma sbrigati perché non ho intenzione di aspettare oltre” annunciò, Vegeta, irritato.
“Solo un minuto e poi sarò tutta tua” elargì la donna maliziosamente.

Dopo tali parole, la strega prese, dalla tasca del mantello, una boccetta e depositò la polverina, contenuta in essa, sul palmo delle mani.
La soffiò delicatamente e, in un istante, le pareti della stanza diventarono come di gomma.
Vegeta, notando l’astuzia della donna, le disse con indifferenza:
 


“Devo ammettere che sei molto furba.
Questo devo riconoscerlo. Hai creato delle pareti di gomma in modo che non possa sferrare i miei attacchi energetici senza che ne rimanga vittima anch’io, non è così?
“Diciamo che è solo una piccola precauzione, tutto qui” espose lei ghignando.
“Se ti rende più sicura, per me, non c’è problema perché io ho intenzione di combattere senza usare quel tipo di attacchi.
Anzi, ti dirò di più, lo farò solo se necessario” ribadì sarcasticamente il saiyan, provocandola, usando la sua stessa frase.

Arcadia rimase quasi stupita dall’atteggiamento fiero del Principe. Si ritrovò a pensare che, probabilmente, non l’avrebbe mai vinta con lui, ma questa volta sarebbe andata diversamente.
Doveva vincere per vendicare, non solo il suo popolo, ma anche il suo cuore ferito.
Una volta terminato il dialogo, entrambi assunsero la posizione che diede il via al vero e proprio combattimento.
Come d’accordi, fu proprio la strega ad aprire le danze di quell’incontro tanto atteso e aspirato da entrambi, iniziando così una guerra senza esclusioni di colpi.
Nel frattempo i figli di Goku e la scienziata erano quasi giunti all’uscita del palazzo, ma prima che poterono avvicinarsi al portone, s’imbatterono nell’esercito della strega.
Entrambi i giovani saiyan pensarono di batterlo velocemente, ma Gohan si accorse che qualcosa non andava e fermò all’istante il fratello, suggerendogli con tono basso:

“Aspetta Goten, c’è qualcosa che non va”.
“Che vuoi dire?” chiese scettico l’altro.
“Guardali, sono diversi da quelli che abbiamo incontrato sinora. Sono quasi inquietanti” aggiunse il maggiore con aria preoccupata.
“Credo che Gohan abbia ragione. Danno l’impressione di essere quasi comandati da qualcuno.
Sembra che abbiano lo sguardo assente” intervenne Bulma con tono turbato e stringendo più a sé la piccola Bra.
“Non avrete paura di loro, spero” li interruppe perplesso il minore.
“Io, invece, credo che dovremmo averne” obiettò Gohan preoccupato.

Il ragazzo non aveva tutti i torti.
I soldati che avevano di fronte non facevano parte dell’esercito incontrato sino ad allora, ma erano frutto della magia attuata dalla megera e questo, i presenti, non potevano sospettarlo.
Arcadia li aveva fatti comparire, attraverso un incantesimo, nello stesso momento in cui aveva tramutato le pareti, della stanza delle torture, in gomma.
Lei sapeva che Vegeta non era venuto solo, quindi aveva pensato di lasciare un bel regalo alla sua compagnia.
Tuttavia, il figlio maggiore di Goku, intuì che ci fosse qualcosa di strano e questo fatto lo allarmò fin da subito.
Probabilmente era stato l’aspetto freddo e glaciale, ma soprattutto il loro stato emotivo, ad insinuare in Gohan l’atroce dubbio.
Aveva potuto notare quanto gli altri soldati fossero più umani e fu proprio quel pensiero che fece comprendere, al figlio maggiore di Goku, ogni cosa.
A quel punto prese in mano la situazione e, con tono serio e deciso, propose al fratello e alla donna:

“Ragazzi, credo di aver capito tutto…questi soldati non sono umani, ma sicuramente sono stati creati da Arcadia, grazie alla sua magia”.
“Cavolo! E come faremo a sconfiggerli?” domandò stupito il più giovane.
“A questo penserò io. Goten, mentre io distraggo l’esercito, tu uscirai dal castello e accompagnerai Bulma alla navicella.
È tutto chiaro?”
“Si, ma tu come farai da solo? Sono in molti e non sappiamo come affrontarli” disse il minore con tono angosciato.
“Troverò un modo per tenerli a bada.
Tu fai ciò che ti ho detto, altrimenti quello che abbiamo fatto sinora sarà stato tutto tempo perso” insistette, con tono autorevole, il maggiore.
“Va bene, ma appena Bulma e Bra saranno al sicuro verrò a darti una mano. Te lo prometto” replicò determinato il fratello.
“Ok, però ora andate, svelti!”
“Mi raccomando Gohan, fai molta attenzione” si rivolse la scienziata assumendo un tono materno.
“Non preoccuparti Bulma” rispose il ragazzo percependo l’apprensione della donna.

Mentre i due si accingevano a lasciare il castello su ordine del ragazzo, quest’ultimo si apprestava a battersi con l’armata creata dalla perfida strega.
Intanto anche Goku e Trunks si erano imbattuti nell’ambigua truppa e persino loro avevano avuto non pochi problemi.
Non appena li avevano scorti, i due saiyan si erano subito scontrati con loro, ma qualcosa non andava e questo li impensierì particolarmente.
Mentre si battevano, il figlio di Vegeta chiese, con tono seccato, al più anziano:

“Perché non riusciamo a debellarli? Sembra che le loro energie siano inesauribili”.
“Semplicemente perché non sono come gli altri che abbiamo incontrato sino a questo momento” rispose Goku, con tono serio.
“Il tuo amico ha ragione. Loro non sono reali” intervenne, all’improvviso, il mago.
“Nemesis, sei tu?” esclamò sorpreso il lilla.
“Sono frutto di qualche magia, per caso?” domandò l’altro mentre sferrava calci e pugni contro gli avversari.
“Esattamente” ribatté il saggio creando una barriera difensiva contro la milizia.
A quel punto entrambi i saiyan smisero di combattere e il più giovane, con tono determinato, chiese a Nemesis:
“Tu non puoi utilizzare la tua magia per fermarli?”
“Purtroppo no. Non posso bloccare gli incantesimi impartiti da altri maghi, è praticamente impossibile”.
“E allora cosa facciamo?” riferì Trunks con tono preoccupato.
“Prenderemo tempo finché tutta questa storia non avrà fine” lo interruppe determinato Goku.
“Anche perché non credo ci sia modo di affrontare un esercito immortale, non vi pare?” intervenne, il saggio, sicuro di sé.
“A questo punto, credo sia il caso di avvertire persino Gohan e gli altri, anche perché affrontandoli, rischieranno soltanto di sprecare inutilmente le loro energie” asserì pensieroso il saiyan più anziano.
“Si, hai ragione. Allora sbrighiamoci” replicò determinato il più giovane.

Dopo essersi accordati, i tre si misero in cerca degli altri per avvertirli di tale novità.
Nel frattempo, mentre tutti tentavano di combattere con i propri mezzi a disposizione, nella stanza delle torture era in atto una violenta guerra, dove soltanto uno sarebbe stato il  vincitore.
Vegeta ed Arcadia erano immersi in una vera e propria battaglia dove il saiyan sembrava avere la meglio.
La strega si era allenata molto per apparire al massimo delle sue possibilità, ma aveva la sensazione di non riuscire neanche a scalfirlo con i suoi attacchi.
Sferrava calci e pugni a ripetizione, ma il Principe, con grande maestria, riusciva a pararli, tutti, senza difficoltà.
Ovviamente lei non era mai stata una grande guerriera, ma in passato aveva imparato a difendersi, cercando di non ricorrere sempre alla magia.
Specialmente, in questo duello, voleva dimostrare al saiyan la sua forza, senza usare i suoi poteri.
Tuttavia si dovette ricredere, soprattutto nell’istante in cui si accorse che non poteva più mantenere quel tipo di ritmo.
Vegeta era troppo forte, non solo perché più esperto, ma anche per un semplice e valido motivo…sua figlia.
La voglia di vendicarla lo spingeva a dare il meglio di sé e la donna si era accorta di tale rivalsa.
La sua determinazione lo rendeva immune da ogni attacco e questo la spaventava particolarmente.
A differenza sua, sembrava non esaurire mai le sue energie e questa situazione di sfavore cominciava a renderla nervosa ed insicura, principalmente, riguardo l’esito dello scontro.
Non voleva arrendersi, ma il suo corpo cominciava a cedere alla stanchezza e ai colpi che il saiyan le stava sferrando.
Vegeta si era accorto del calo di colpi da parte della strega e, approfittando di tale circostanza, decise di prendere in mano le redini del conflitto.
Era il suo turno e non avrebbe sprecato neanche un secondo del tempo che aveva a disposizione.
Arcadia aveva avuto il suo momento di gloria ed ora toccava a lui.
Con questo pensiero attaccò la donna che, trovandosi senza forze, non riuscì a schivare un paio di pugni che le arrivarono in pieno viso.
La strega cadde al suolo, ma seppur dolorante, cercò di rimettersi in piedi per dimostrare il suo coraggio e la sua volontà d’animo.
Il saiyan apprezzò la sua fermezza, ma non cambiò idea sulla sua prossima mossa.
Infatti le si avvicinò velocemente, senza che lei potesse avere il tempo di reagire, e la colpì, allo stomaco, con un violento calcio.
Con quel colpo la spedì verso l’alto, per poi farla precipitare verso il pavimento, l’unica superficie che non fosse di gomma.
Vegeta aveva avuto questa “accortezza” proprio perché Bra ne era stata esente.
Non erano presenti pareti di gomma a proteggerla, quando si era scontrata con Arcadia, e quest’ultima doveva ricevere lo stesso trattamento.
Intanto la donna si trovava a terra sofferente e, a quel punto, comprese che non aveva vie di scampo.
Era troppo stanca e dolorante per respingere altri attacchi.
Non riusciva neanche a rimettersi in piedi e questo la diceva lunga.
Così, mentre il Principe si avvicinava, decise di difendersi usando l’unica tecnica efficace…la sua magia.
Creò, velocemente, una barriera in grado di proteggerla sufficientemente, sperando funzionasse, almeno per un po’.
Il saiyan, accortosi di tale cambiamento, esibì uno dei suoi migliori e sarcastici sorrisi, per poi esclamare sicuro di sé:

“Lo sai meglio di me che questi trucchetti non ti salveranno”.
“E’ l’unica certezza che ho” replicò dolorante la donna, mentre si trovava seduta a terra.
“Io dico che non ti aiuterà, scommetti?” aggiunse l’uomo espandendo la sua aura e trasformandosi in super saiyan.

Vegeta, raggiungendo tale stadio, liberò una forza senza eguali e Arcadia, stremata dallo scontro, non riuscì a mantenere intatta la sua barriera che s’infranse scomparendo all’istante.
A quel punto la donna, sconsolata, si arrese all’evidente potenza dell’avversario.
Non lo credeva possibile, ma il Principe era riuscito, ancora una volta, ad avere la meglio su di lei e questo la irritò, ma allo stesso tempo, la ferì profondamente.
Nonostante tutti i suoi sforzi non era riuscita a cambiare l’esito della guerra, cominciata anche troppo tempo fa.
Non pensava sarebbe accaduto di nuovo, ma i fatti parlavano chiaro e lei non poteva fare altro che costatare il suo fallimento.
Mentre lei rifletteva sulla sua ipotetica sconfitta, il saiyan le si avvicinò con molta calma e, nel frattempo, prese, da terra, una frusta che si trovava nelle vicinanze.
Lui, notando lo sguardo intimorito della donna, sorrise in modo, tuttavia, amareggiato e, con tono di sfida, le domandò:

“Quante frustate hai dato a mia figlia, eh?
Ti sei divertita nel picchiarla a sangue?”
Il Principe, notando l’esitazione della strega nel fornirgli una risposta, si alterò maggiormente e, bruscamente, le intimò:
“Ti ho fatto una domanda, rispondi maledetta?”
“Avevo le mie buone ragioni” replicò lei con coraggio.
“A si, ma davvero? Bene, perché anch’io ho le mie valide ragioni per finirti e lo farò nel modo più doloroso che conosco” asserì severamente il saiyan agitando la frusta che teneva in mano.

Arcadia non voleva mostrarsi pentita e affranta per aver ferito consapevolmente la bambina, in fondo sapeva a cosa sarebbe andata incontro sfidando la sorte.
Tuttavia, lo sguardo glaciale e freddo del suo nemico, non preannunciava niente di buono e presto, la donna, avrebbe compreso una dura e fondamentale lezione.
Il vero dolore ti spinge a compiere azioni sconsiderate e lei lo avrebbe provato, di nuovo, sulla sua pelle.
Forse, per Vegeta, la vera battaglia doveva ancora iniziare…

 

                                                                                                                                                       CONTINUA…











ANGOLO DELL’AUTRICE

Eccomi, finalmente sono riuscita a postare lo scontro tanto atteso tra il Principe e la strega.
In realtà la battaglia non è ancora terminata e qualcosa di fondamentale dovrà ancora accadere…
Vi anticipo soltanto che sono rimasti tre capitoli, massimo quattro, alla fine della storia e poi mi toglierò dai piedi! XD
Detto questo, vi ringrazio tantissimo per le vostre recensioni e per chi mi segue in silenzio.
È molto gratificante sapere che ciò che scrivi è apprezzato.
Grazie davvero! 
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 16
*** Appesa ad un Filo ***





                        CAPITOLO QUINDICESIMO
                                Appesa ad un Filo

             





Mentre Vegeta si sfogava a dovere con la strega, Bulma e Goten erano riusciti a scappare dal castello, grazie al tempestivo aiuto di Gohan.
Si erano allontanati a sufficienza dal palazzo e, raggiunto un luogo al riparo da sguardi indiscreti, la scienziata tirò fuori, dalla tasca, la capsula che conteneva la navicella.
Una volta dentro, la donna si precipitò nella stanza adibita alle cure.
Aveva deciso di costruirla per soccorrere Vegeta nel caso decidesse di partire e allenarsi, fino a non reggersi in piedi.
Sperava di non doverne mai farne uso, ma purtroppo il destino aveva voluto diversamente.
Tuttavia, in quel momento, ringraziò la sua geniale intelligenza per aver inserito una stanza simile.
All’interno di essa vi era un lettino, posizionato al centro, un paio di mobili e un armadio che contenevano diversi medicinali, garze, un respiratore e tutto l’indispensabile per curare chi avesse bisogno.
Alle pareti laterali si trovavano un paio di oblò, ma c’era ancora qualcosa che catturò immediatamente l’attenzione di Goten…la vasca di rianimazione.
Non era mai entrato in quella stanza, soprattutto perché non ce ne era mai stata l’occasione.
Durante il mese trascorso nella navicella gli era capitato di medicarsi durante l’allenamento avuto con Trunks e gli altri, ma aveva sempre usato qualche medicinale trovato all’interno della camera gravitazionale.
Era rimasto incantato da quel macchinario, principalmente perché non gli era mai capitato di vederlo così da vicino.
Sapeva a cosa serviva perché era stato il fratello ad informarlo tempo fa.
Infatti Gohan aveva aiutato la scienziata a costruirlo, basandosi sulle direttive del Principe e, un giorno, aveva portato con sé Goten, per fargli vedere il loro progetto.
Non lo aveva mai visto in moto e questo lo incuriosì particolarmente, facendogli nascere il dubbio nel momento in cui vide la donna adagiare sua figlia sul lettino, attaccandole il respiratore.
Non capiva il motivo per cui lei non adoperasse il macchinario che poteva salvare la vita alla piccola Bra…
Questo fatto lo insospettì non poco e, con tono perplesso, le chiese:

“Ehi Bulma, perché non immergi Bra nella vasca che hai creato? La salverà senz’altro e in maniera definitiva”.
“Non posso” rispose, amareggiata, la scienziata.
“Perché? Tu e Gohan ci avete lavorato tanto e poi è sicuramente la scelta migliore”.
“Vedi Goten, la vasca non è ancora ultimata.
C’erano ancora delle cose da sistemare in questa navicella prima di poter essere utilizzata, però era anche l’unica a disposizione e sono stata costretta a prelevarla, nonostante i suoi difetti” esclamò lei rassegnata.
“Capisco”.
“E’ colpa mia Goten, dovevo agire diversamente e soprattutto dovevo riparare la vasca prima di ogni altro impegno, ma non pensavo fosse necessario. Ora che ne ho un disperato bisogno, non funziona” proferì la donna in lacrime.
“Non è colpa tua Bulma e poi non potevi prevedere una cosa simile. Lo so che, in qualche modo, ti senti responsabile perché vorresti fare di più per tua figlia, ma non hai nessuna colpa, credimi. Ascolta, perché non proviamo ad azionarla lo stesso? Che ne dici?” disse serio il giovane, avvicinandosi alla vasca.
“Non so, ho paura che non funzioni e non posso rischiare di compromettere maggiormente la salute di Bra” aggiunse lei intimorita.
“Guardala Bulma, non potrebbe stare peggio di così.
Voglio essere sincero…la sua aura si è indebolita vertiginosamente da quando ci trovavamo nel castello e non so quanto potrà resistere in quelle condizioni.
Vale la pena tentare, non credi?” le suggerì, il ragazzo, saggiamente.
“Forse hai ragione” ribadì la scienziata con tono angosciato.

Quella era l’ultima spiaggia per sua figlia e doveva tentare l’impossibile per poterla salvare.
Doveva farcela, ad ogni costo, perché non poteva pensare di poter sopravvivere senza più vedere il suo dolce sorriso o immaginarla correre vivacemente per tutta la casa.
Non poteva arrendersi e non doveva farlo neanche la sua bambina.
Così, decisa, si diresse verso la vasca e, mentre pigiava i tasti per l’accensione, domandò al giovane:

“Goten, prendi Bra e toglile i vestiti, poi portala qui”.
“Perché dovrei spogliarla?” esclamò, arrossendo, il ragazzo.
Non osava immaginare cosa avrebbe potuto fargli Vegeta, se fosse stato presente in quella circostanza.
“Perché le sue ferite devono essere direttamente a contatto con il liquido che si trova all’interno della vasca.
I vestiti ostacolerebbero il suo risanamento.
Solo così la sua guarigione sarà più completa e veloce”
“Va bene, ho capito” concluse Goten decisamente più determinato.

Il ragazzo eseguì alla lettera gli ordini della donna, lasciandole al collo soltanto la collana regalata dal padre, e  una volta terminato, la prese delicatamente tra le braccia dirigendosi verso la scienziata.
Bulma aprì il portellone della vasca e fece deporre la figlia al suo interno, per poi richiuderla.
Prima di attivare il meccanismo di accensione, si assicurò che tutti i fili fossero collegati correttamente.
Ora era rimasta soltanto una cosa da fare, ossia pigiare il tasto che avrebbe avviato la vasca.
La scienziata esitò nel farlo, ma fu incoraggiata dalle parole confortevoli del giovane Son:

“Non aver timore Bulma. Nel caso accada qualcosa, interverrò all’istante, anzi la distruggerò, se sarà necessario”.
“Beh, io mi auguro che non ci sia bisogno di farla saltare in aria, ma, se serva, non esitare” rispose lei con tono autorevole.

Il moro fece un cenno affermativo con il capo e, a quel punto, la donna, dopo un lungo respiro, avviò la macchina sperando in un vero e proprio miracolo.
Goten guardò, pensieroso, la piccola attraverso il vetro appoggiando una mano su di esso.
Sperò, con tutto il suo cuore, che la bambina si riprendesse presto perché non rivederla sorridere sarebbe stato un duro colpo non solo per la sua famiglia, ma anche per lui…
Si era affezionato molto a Bra, in fondo era la sorellina del suo migliore amico ed era abituato a vederla spesso, quando andava a trovare Trunks.
Provava, per lei, un profondo ed incondizionato affetto, forse perché non aveva mai avuto una sorella ed, ora, il pensiero che potesse accaderle qualcosa, di veramente spiacevole, lo terrorizzava oltre l’inverosimile.
Così, insieme a Bulma, pregò che la bambina riprendesse presto conoscenza e, senza rendersene conto, sussurrò angosciato:

“Forza piccola, non mollare. Quando ti rimetterai giocheremo ancora insieme, te lo prometto”.
                                                           
                                      


Nel frattempo Goku, Trunks e Nemesis vagavano nel castello alla ricerca degli altri.
Il saiyan più anziano intercettò distintamente l’aura del figlio maggiore e, prontamente, percepì la sua difficoltà.
Probabilmente anche lui aveva incontrato l’esercito immortale e, come era accaduto a loro, stava subendo senza avere un minimo di tregua.
Intuendo chiaramente la complessità di tale situazione, decise di intervenire non appena avesse scorto suo figlio.
Svoltato l’angolo vide subito Gohan stremato, a terra, circondato da circa una ventina di soldati che stavano per infierire, sferrando il colpo di grazia.
Per un saiyan sarebbe stato un gioco estremamente facile, vincere contro quel gruppo di nemici, ma la situazione era ben più complicata, se l’avversario di fronte era una truppa immortale con una riserva di energia, praticamente, infinita.
Così, Goku, decise di intervenire all’istante, prima che il figlio finisse in guai ancora più grossi.
Il saiyan avvertì Trunks con lo sguardo e l’altro rispose con un gesto d’intesa.
A quel punto, lanciò una sfera energetica per attirare l’attenzione e, approfittando della distrazione dell’esercito, il figlio di Vegeta si fiondò sull’amico, ormai senza forze, e lo portò in salvo allontanandosi velocemente dal campo di battaglia.
Raggiunto il proprio obiettivo, il Son e gli altri si allontanarono, frettolosamente, rifugiandosi in una delle stanze presenti nel corridoio affianco.
Il lilla fece sdraiare Gohan a terra con la schiena appoggiata alla parete.
A quel punto il ragazzo si riprese e, riconoscendo i visi familiari dei suoi conoscenti, pronunciò sarcasticamente:

“Finalmente siete arrivati, non vi sarete mica persi?”
“Se fai dell’ironia significa che, in fondo, stai bene” intervenne scherzando Trunks.
“L’importante è che siamo arrivati in tempo.
Ora hai bisogno di riposarti un po’, quindi ti conviene andare alla navicella e medicarti le ferite” gli suggerì, pacatamente, il padre.
“Ma, papà io mi sento bene e non devi preoccuparti”.
“Gohan, segui il mio consiglio. Non riesci neanche a stare in piedi e in queste condizioni non sei molto utile.
Per favore Trunks, potresti accompagnarlo?” domandò gentilmente Goku al giovane.
“Va bene” rispose prontamente il lilla.
“Perfetto. Nel frattempo, io e Nemesis, andremo a dare un’occhiata a tuo padre per vedere come si evolve la situazione” asserì serio il Son.

Dopo essersi accordati, Goku e il mago uscirono allo scoperto con l’intento di arrivare alla stanza in cui si trovavano il Principe e la strega.
Il saiyan aveva un brutto presentimento.
Percepiva l’aura dell’amico aumentare vertiginosamente ad ogni passo che compiva e questo lo rendeva tremendamente nervoso, non per paura, ma perché non sapeva cosa aspettarsi, una volta giunto a destinazione.
Era a conoscenza soltanto di una cosa…Vegeta era davvero furioso.
Poteva sentire nitidamente il dolore che l’amico stava covando e che solo un genitore può comprendere.
In fondo Vegeta stava soltanto facendo un po’ di giustizia, a modo suo, ma probabilmente, persino lui, si sarebbe comportato allo stessa maniera.
Nella sua vita, anche lui, aveva provato sentimenti come la rabbia, il rancore, il desiderio di giustizia più di un’occasione, ma mai vendetta.
Invece, ora, il solo pensiero di far del male ad una bambina innocente lo colpiva intensamente, forse perché non sopportava l’idea di potersela prendere con i più deboli o con persone che non erano in grado di difendersi.
Lo trovava un comportamento da vigliacchi, se non una mossa alquanto sleale.
Questa volta condivideva completamente il pensiero del Principe ed ora era convinto che nessuno avrebbe potuto fermarlo, neanche lui.
Tuttavia non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea e forse non voleva neanche.
Per la prima volta, Son Goku, provava un sentimento alquanto contrastante, ma nello stesso tempo appariva nitido nella sua mente.
Aveva timore soltanto nel formulare un‘ipotesi simile, ma doveva ammettere a se stesso che quel sentimento si avvicinava molto ad un senso di rivalsa o più semplicemente alla cosiddetta vendetta.
Una parola a lui sconosciuta perché quel tipo di sentimento non era mai albergato nel suo cuore anche se ora, qualche dubbio, cominciava a nascere in lui.
Quando si era trasformato in super saiyan contro Freezer, per vendicare Crilin, aveva provato una profonda rabbia, ma ora si sentiva diverso, forse perché la vittima in questione era solo una bambina innocente.
Tuttavia, si ritrovò a riflettere velocemente sull’accaduto e, in fin dei conti, sperò soltanto che la piccola sopravvivesse a quest’incubo perché, in caso contrario, era convinto che Vegeta avrebbe scatenato l’inferno.
Effettivamente, Goku, non si stava sbagliando perché il Principe era molto determinato a portare a termine il suo obiettivo, ossia punire severamente la strega.
Il saiyan aveva legato i polsi della donna con una catena che pendeva dall’alto, costringendola a tenere le braccia alzate verso l’alto.
Arcadia si teneva a malapena in piedi, dopo aver ricevuto calci e pugni dall’uomo, ma non si arrendeva, anche se era allo stremo delle forze.
Lei voleva dimostrare il suo coraggio e la sua forza, nonostante la debolezza stesse per avere il sopravvento.
Erano ore che la torturava e il suo corpo ne era la prova perché era ricoperto di tagli e lividi, ma la donna non accennava segni di cedimento, anche se la sua sofferenza era ben evidente.
In realtà l’obiettivo di Vegeta era quello di torturarla fino al momento in cui lei avrebbe chiesto pietà, ma Arcadia era troppo orgogliosa per cedere a questo tipo di debolezza.
Tuttavia il saiyan continuò imperterrito la sua missione, colpendola ripetutamente, finché non cambiò la sua tattica.
Si fermò improvvisamente e riprese la frusta, da terra, che aveva lasciato in precedenza.
L’agitò con violenza facendola sbattere sul pavimento per poi avvicinarsi lentamente alla megera e sussurrarle, con tono profondo, a poca distanza dal viso:

“Ti basta la lezione o vuoi che continui?”
“Che vuoi dire?” replicò fievolmente la strega.
“Hai realmente capito cosa hai fatto a mia figlia? Perché posso ricominciare, se qualcosa non è stato chiaro”.
“Io non sono pentita, se è questo che pretendi.
Non ti chiederò mai scusa, puoi giurarci” ribatté lei sofferente.
“Non è a me che devi le tue scuse.
Per colpa tua la vita di mia figlia è appesa ad un filo ed ora lo sarà anche la tua” aggiunse, lui, con tono furioso.
“E’ il prezzo da pagare per le tue malefatte, saiyan”.
“Ti sei solo comportata da vigliacca. 
Dovevi colpire me, non lei.
Bra non centrava nulla e tu lo sapevi, ma hai voluto prendertela, lo stesso, con mia figlia.
La questione riguardava solo me e te, ma a quanto pare dovrò rinfrescarti le idee.
Ora pagherai le conseguenze del tuo gesto, finché non ne sarò soddisfatto” asserì seccato Vegeta.
“Io non ho paura di affrontare la morte, se ci tieni tanto a saperlo” obiettò, ghignando, la megera.
“E chi ha parlato di morte…” concluse, con tono deciso, il Principe.

A quel punto Arcadia scoprì il vero intento del saiyan.
Lui non voleva ucciderla, forse era partito con quello scopo, ma ora aveva cambiato nettamente idea.
Vegeta voleva soltanto vederla soffrire e farle patire le stesse pene inflitte alla figlia.
Era persino curioso di sapere quanto sarebbe resistita la donna sotto le sue torture, perché lui non si sarebbe fermato finché non avrebbe avuto la certezza che la bambina si fosse risvegliata.
Così l’uomo riprese il supplizio da dove si era arrestato, punendola, a dovere, con la frusta che teneva ancora in mano.
Sotto i suoi colpi, la strega stringeva i denti per non dare la soddisfazione, al saiyan, di vederla soffrire ulteriormente.
Quei colpi facevano davvero male, ma lei non avrebbe mai chiesto scusa per un’azione compiuta consapevolmente, ne valeva del suo orgoglio.
Così decise di sopportare, in silenzio e per quanto le era ovviamente possibile, la sua infinita penitenza.
Mentre Vegeta la castigava duramente, fu attraversato da una strana sensazione ed, infatti, qualche secondo dopo, si  ritrovò accasciato al suolo colpito da un forte dolore al petto.
Vedendolo in quelle condizioni, la donna rimase allibita non riuscendo a comprendere il motivo del suo male.
Tuttavia, nonostante le sue precarie condizioni, udì distintamente il Principe sussurrare:
 
“Non è possibile…Bra…”

In quel momento Vegeta giunse ad un’amara conclusione.
Purtroppo, l’aura della sua bambina, era scomparsa per sempre…
 

 


                                                                                                                                                                 CONTINUA…
 

 










ANGOLO DELL’AUTRICE

Perdonate il mio solito ritardo, ma ormai credo vi siate abituati…
In questo capitolo, da come avete potuto leggere, accade qualcosa di veramente impensabile.
Vegeta percepisce l’aura di Bra scomparire e questo lo getta nello sconforto più totale, ma davvero non ci sarà più niente da fare per la piccola?
Nel prossimo capitolo scoprirete tutto, è una promessa! ;)
GRAZIE a tutti voi che mi seguite e recensite! 
A Presto!!!
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 17
*** Disperazione ***





                          CAPITOLO SEDICESIMO 
                                     Disperazione

                     






“Non è possibile…Bra…”

In quel momento Vegeta giunse ad un’amara conclusione.
Purtroppo l’aura della sua bambina era scomparsa per sempre…
Il saiyan non lo credeva possibile, ma soprattutto non voleva crederci.
Come era potuto accadere?
Qualche istante prima, purtroppo, era successo l’inevitabile.
Bulma e Goten stavano monitorando, con attenzione, la vasca in cui era immersa la bambina, prima che accadesse l’inimmaginabile.
Stava procedendo tutto come da protocollo, quando all’improvviso qualcosa andò storto.
Il giovane Son, invece di avvertire l’aura di Bra migliorare, percepì un netto peggioramento.
Inizialmente pensava di essere in errore, ma dopo aver appurato la drammatica circostanza in cui la piccola si trovava, informò immediatamente la scienziata, prima che la situazione degenerasse.
La donna, una volta comunicatele, la notizia, non resistette e premette il pulsante per ritirare il liquido all’interno.
Fece per aprire il portellone, ma rimase bloccato, probabilmente per colpa della pressione esercitata al suo interno.
Qualcosa non aveva funzionato a dovere, altrimenti la porta non si sarebbe arrestata in tale maniera.
In quell’istante Bulma maledisse quella vasca con tutta se stessa per non essere riuscita a completarla a suo tempo.
Aveva ancora troppi difetti ed, ora, queste mancanze stavano gravando sulla figlia.
Non si sarebbe mai perdonata se le fosse accaduto qualcosa di irreparabile, per sua negligenza.
Bra era troppo importante e anche il solo pensare di poterla perdere la faceva uscire di senno.
Non osava immaginare la reazione di Vegeta, se la figlia avesse cessato di esistere.
Probabilmente sarebbe morto anche lui, con lei.
Il compagno non lo avrebbe mai ammesso, ma teneva molto alla sua famiglia e con Bra aveva un rapporto speciale, forse perché era una bambina.
Lei riusciva sempre a raggirarlo e puntualmente il saiyan soccombeva al suo dolce visino.
Anche se, inizialmente, lui accampava delle scuse, lamentandosi del comportamento viziato della figlia, alla fine, cedeva sempre alle sue richieste.
Di certo non mancavano i rimproveri o le punizioni, ma la scienziata lo aveva silenziosamente scoperto ad accarezzarla, quando la piccola dormiva oppure a lasciarle un tenue bacio sulla fronte.
Probabilmente quel tipo di gesti non li avrebbe mai compiuti, mentre Bra era vigile, sicuramente sarebbe stato troppo imbarazzante per lui.
La donna si era ritrovata più volte a sorridere, quando lo scopriva intento a regalare quei rari momenti di serenità.
Lo conosceva bene il compagno e, anche se davanti agli altri mostrava il suo lato più severo, sapeva cosa celava davvero il suo cuore e questo le bastava.
Non desiderava altro perché aveva già tutto quello di cui aveva bisogno ed ora non voleva rinunciarci per colpa di una serie di eventi.
Presa dalla rabbia e dalla paura di perdere la piccola, ordinò, con tono perentorio, al ragazzo:

“Goten, non mi interessa come, ma distruggi questa vasca, prima che la prenda a calci”.
“Aspettavo soltanto il tuo permesso” replicò, serio, il moro demolendo il vetro con un potente pugno.

Una volta mandato in frantumi il vetro, il ragazzo prese al volo la bimba tra le braccia, prima che cadesse al suolo.
Mentre la turchina era intenta a cercare una coperta con cui avvolgere la figlia, Goten ne approfittò per accertarsi delle condizioni della piccola.
Al tatto la sentiva piuttosto fredda e questo non era un buon segno.
Percepì i suoi battiti rallentare ad ogni minuto che trascorreva e questo lo mise subito in allarme.
D’istinto la strinse maggiormente a sé e, per donarle ancora calore, si trasformò in super saiyan, sperando, in qualche modo, di aiutarla a riscaldarsi.
Non notando grandi miglioramenti, il ragazzo, sconfortato, si accovacciò a terra e, stringendo ancora più a sé la bambina, sussurrò angosciato:

“Ti prego piccola, non mollare. Devi combattere e resistere come una vera saiyan. Io so che puoi farcela.
Non arrenderti proprio ora”.

Bulma, appena trovata la coperta, si voltò e la scena che le si presentò la intenerì enormemente.
Vide il giovane Son, circondato dal prestigioso oro, riscaldare la propria figlia con il calore emanato dalla propria aura.
La donna non poté trattenere un sorriso dovuto alla scena che le si era appena presentata.
Lei aveva notato con quanto affetto, il ragazzo, si prendeva cura di Bra e questo non lo avrebbe mai dimenticato.
In lui rivedeva molto suo padre Goku, non solo per l’aspetto fisico, ma anche per il suo gran cuore.
Gli somigliava molto e, forse, non poteva essere altrimenti.
Con quel pensiero in mente, si avvicinò ai due e, accovacciandosi anche lei a terra, porse la coperta al giovane.
Il ragazzo la prese gentilmente e velocemente la avvolse intorno al corpo infreddolito della piccola.
Per un momento, il piano, sembrò funzionare, infatti la bambina pareva essersi stabilizzata, ma, improvvisamente, qualcosa non andò.
Accadde tutto nel giro di pochi secondi.
Il moro avvertì chiaramente i battiti di Bra decelerare e la sua aura affievolirsi troppo frettolosamente.
Non ebbe il tempo di capire cosa realmente stesse succedendo, ma, purtroppo, una cosa era certa…l’aura di Bra si era spenta per sempre.
La scienziata comprese perfettamente, dallo sguardo paralizzato del ragazzo, che qualcosa non andava.
Aveva assunto, nel giro di qualche istante, un’aria piuttosto cupa e questo la fece tremare di paura.
Stava accadendo qualcosa di veramente grave ed la donna lo lesse negli occhi sconvolti e lucidi del giovane saiyan.
La turchina, intuendo ogni cosa, ebbe soltanto la forza di domandare, con voce rotta e tremante:

“Ti prego Goten non dirmi che…”
“Mi dispiace Bulma…” rispose il ragazzo non riuscendo a trattenere più le lacrime.
“No-non è possibile…dimmi che non è vero!” aggiunse la donna ormai disperata.
“Vorrei tanto, ma mentirei.
Avrei tanto voluto poter fare di più.
Devi perdonarmi Bulma” replicò lui addolorato porgendole il corpo della piccola, ormai senza vita.
La scienziata prese, tra le braccia, sua figlia e, tra le lacrime, sussurrò:
“La mia bambina…perché proprio lei”.
“Non è giusto!” esplose rabbioso il giovane colpendo il pavimento con un violento pugno per poi aggiungere rammaricato:
“Come faremo a dirlo agli altri?”
“Non ce ne sarà bisogno” irruppe, Trunks, con tono sofferente aiutando Gohan, ferito, ad entrare.
Quest’ultimo si sedette su una sedia trovata nella stanza addolorato, mentre il lilla si avvicinò alla madre, seduta ancora a terra.
Si piegò in ginocchio e, fissando tristemente la sorellina, chiese alla donna, trattenendosi dal piangere:
“Mamma, com’è potuto accadere?”
“Non lo so tesoro mio, non lo so” ribatté inconsolabile la turchina. 

A quel punto, il figlio, non riuscendo a mantenere quel distacco, strinse a sé, in unico abbraccio, la madre e la sorellina lasciandosi sfuggire tutte le lacrime conservate sino a quel momento.
Il giovane non riusciva ancora a credere ad un fatto simile, ma purtroppo la realtà era quella e non sapeva proprio come riuscire a cambiarla.
Si sentiva svuotato, come se in quel momento non esistesse nient’altro al di fuori di lui.

Reagire è difficile quando si perde una persona cara e Trunks conosceva bene quel tipo di sentimento.
Nella sua vita gli era già capitato di sperimentare una sofferenza simile e risaliva al periodo di Majin Bu.
Il sacrificio di suo padre era stato un momento davvero difficile da affrontare e sperava fosse l’ultimo, invece si sbagliava.
Una prova ancora più dura gli aveva fatto riaffiorare vecchie cicatrici, dolori che non si dimenticano, neanche con il passare degli anni.
Allo scontro con il mostro rosa si era preparato duramente, sfiancandosi fino allo stremo delle forze, ma non ero pronto nel vedere sua sorella morire, senza un valido motivo.
Lo rendeva pazzo il solo pensare di non rivederla per colpa di una strega senza scrupoli.
Non conosceva il passato di quella donna, ma non doveva permettersi di toccare un essere innocente, solo per vendicarsi.
Si poteva credere e lottare per seguire i propri ideali, bastava però farlo nel giusto modo.
Combattere lealmente era la mossa più appropriata, senza sotterfugi.
Era questo che Arcadia non aveva ben compreso e ora, la sua smania di vendetta, aveva strappato Bra alla sua giovane e adorata vita.
Questo era decisamente troppo, per lui, da sopportare…
Mentre rimuginava sui suoi pensieri, chiese, con tono addolorato, alla madre:

“Cosa succederà, quando papà lo scoprirà?”

La donna non fece in tempo a rispondere perché all’improvviso, un violento terremoto, fece tremare ogni cosa scuotendo i presenti.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro perché tutti immaginarono chi ne fosse l’artefice…
Soltanto Bulma osò ardire sconsolata:

“Credo che tuo padre l’abbia già saputo, Trunks”.

Infatti la scienziata non si sbagliò affato perché il Principe, dopo aver scoperto la tragica notizia, non riuscì a trattenere la sua rabbia e, un istante, tutto intorno a lui iniziò a tremare urlando il suo immenso dolore.
Sperava davvero di sbagliarsi il saiyan, ma purtroppo aveva verificato più volte la situazione, ma l’esito era sempre lo stesso.
Il solo pensare di non rivederla più era davvero un colpo al cuore e troppo da sopportare per un padre.
Così, in un attimo, espanse la sua aura facendo oscillare ogni cosa intorno a sé, persino la strega rimase impressionata dal cambiamento di Vegeta.
Inizialmente non riusciva a comprendere il motivo del suo turbamento, poi però si ricordò di aver sentito il saiyan sussurrare il nome della figlia ed un secondo dopo era scoppiato l’inferno.
Forse era successo qualcosa alla bambina, ma non poteva immaginarne la sua morte, in fondo non lo credeva possibile in quanto figlia di un saiyan, non poteva essere bastato lo scontro che avevano avuto, qualche giorno prima, per ucciderla.
Malgrado ciò, doveva essere accaduto qualcosa di veramente grave, per scatenare l’urlo disperato del Principe perché quello sguardo così addolorato mai lo aveva scorto sul viso del più crudele dei guerrieri.
In quell’istante, la strega, si ricordò di quando Nemesis l’avvertì del mutamento dell’uomo ed, ora, cominciava a comprendere le parole del saggio.
Forse non aveva tutti i torti…
Nel frattempo, il saiyan, diede libero sfogo a tutta la sua rabbia, facendo crollare ogni cosa, anche la stanza in cui si trovavano lui e la donna.
Persino la catena che pendeva dal soffitto e teneva legata la megera, si spezzò improvvisamente e la strega cadde a terra poiché troppo debilitata per reggersi in piedi.
Ormai anche l’incantesimo lanciato da Arcadia, riguardo le pareti di gomma, si era già spezzato poco prima perché il tempo a disposizione era giunto al termine.
L’immane potenza del Principe fu avvertita, ovviamente, anche da Goku e il mago che stavano procedendo in quella direzione.
Anche il Son aveva percepito l’aura di Bra spegnersi lentamente, per poi esaurirsi completamente.
Fu proprio in quel lasso di tempo che captò l’aura di Vegeta incrementarsi ogni secondo che passava, avvertendo tutto il suo infinito dolore.
Nemesis, non riuscendo ancora a capire chiaramente la situazione, domandò, con tono preoccupato, al saiyan:

“Cosa sta succedendo? Ed Arcadia? Riesci a sentire se è ancora in vita?”
“Lei è viva, non temere. Quello che mi preoccupa è Vegeta” asserì, serio, il saiyan.
“Perché la sua potenza è aumentata così repentinamente?” chiese l’altro perplesso.
“Perché, purtroppo, Bra non è più con noi.
Quello che stai ascoltando è solo la disperazione di un padre” rispose, addolorato, il moro.
“Oh no, Bra” esclamò, afflitto, Nemesis.
“Ti consiglio di portare fuori la tua amica, prima che crolli ogni cosa” gli suggerì Goku.
“Ma tu cosa farai? Proverai a fermarlo?”
“Nessuno, in questo momento, potrà frenare la sua rabbia, nemmeno io ne sarei in grado.
Tuttavia rimarrò qui, finché non si sarà sfogato a dovere.
Tu, nel frattempo, segui il mio consiglio, tanto non si accorgerà neanche della vostra assenza”.

Il saggio fece cenno con il capo e, una volta giunti a destinazione, seguì alla lettera le direttive del saiyan.
Tutto intorno a loro stava crollando e doveva assolutamente sbrigarsi, prima che la situazione degenerasse ulteriormente.
Appena arrivato all’uscio, individuò subito la strega, appoggiata alla parete accanto.
Il suo volto era sfinito, pieno di tagli, lividi e ferite, ma, in fondo era viva ed era questo ciò che più contava.
In realtà, ciò che lo impressionò particolarmente, era il Principe
Era davvero il volto della disperazione.
Soltanto incrementando la sua aura riusciva a far tremare la terra e questo lo spaventò non poco.
Era davvero fuori di sé e, purtroppo, ne aveva tutti i motivi.
Persino lui era rimasto sconvolto dall’apprendere la triste notizia della scomparsa di Bra, nonostante la conoscesse da poco tempo.
Si era affezionato a lei e sperava veramente che riuscisse a salvarsi, in qualche modo.
Aveva fatto di tutto, ma evidentemente, non era stato abbastanza.
Sconsolato, si fece coraggio e si avvicinò alla donna per soccorrerla.
Arcadia, riconosciuto il mago, accennò ad un sorriso e debolmente, sussurrò:

“Nemesis, alla fine sei venuto”.
“Pensavi davvero che ti avrei abbandonata? Ora è meglio andare, non è il caso di rimanere ancora qui” ribatté, lui, con tono autorevole.
“Aspetta, devo prima chiederti una cosa.
Per caso è successo qualcosa alla bambina?” domandò, lei, affannata.
“Purtroppo la piccola non è riuscita a sopravvivere.
Ora sarai soddisfatta, immagino” replicò, con amarezza, l’uomo.
“Io non credevo…”
“Ti avevo avvertito, Arcadia, ma non hai voluto ascoltarmi.
Il tuo intento era seminare dolore e, come puoi vedere, ci sei riuscita alla perfezione” obiettò, Nemesis, indicandole Vegeta.

La strega rimase scioccata dalla notizia ricevuta dal mago.
Credeva davvero che la bambina riuscisse a sopravvivere, nonostante le ferite inferte, ed invece si era sbagliata.
Aveva ucciso un’ innocente creatura e nessuno avrebbe potuto cambiare gli eventi.
Lei ne era la responsabile e, soltanto ora, comprese la gravità della situazione.
Il saggio, accorgendosi dello stato di shock in cui vagava la megera, decise di attuare il suo piano.
La prese, accuratamente, in braccio per non arrecarle altro dolore e la condusse fuori dalla stanza.
Odiava la donna per ciò che aveva fatto alla figlia del saiyan, ma non poteva ignorare gli anni trascorsi insieme consolidati, nel tempo, da una forte amicizia.
Solo per questo decise di aiutarla.
Mentre i due si allontanavano dall’edificio, Vegeta proseguì, con il suo urlo disperato, sotto gli occhi vigili e affranti di Goku.
Quando il Principe consumò gran arte della sua energia si ritrovò a terra, in ginocchio, con il fiatone.
Quest’ultimo sapeva della presenza dell’amico, anche se si trovava di spalle.
Dopo qualche minuto di silenzio, il saiyan più anziano domandò, con tono sofferente:

“Perché proprio a mia figlia, perché Kakaroth?”
“Non lo so fratello, non lo so”.  *
“Ho sempre assicurato alla mia famiglia che li avrei protetti in ogni circostanza e invece, guarda cos’è accaduto” disse, con rabbia, il padre della piccola.
“Non è colpa tua, Vegeta”.
“E’ qui che ti sbagli Kakaroth. Il mio passato crea soltanto guai e i risultati parlano chiaro”.
“Non farti carico di questo peso. Non potevi prevedere l’arrivo di quella strega e sicuramente neanche la piega che avrebbero preso gli eventi.
L’unica consolazione che abbiamo sono le sfere del drago.
Potremmo usarle per riportare in vita Bra e poi il drago non farà nessun problema per resuscitarla, visto che non è mai deceduta.
Tra qualche tempo la rivedrai” annunciò Goku, con tono consolatorio.
“Ti stai sbagliando nuovamente, perché, questa volta, le sfere non ci saranno di nessun aiuto” espose, sconfortato, l’altro.
“Che vuoi dire, Vegeta?” sollecitò perplesso il Son.
“Tu, forse, non lo sai, ma io e Bulma le abbiamo già utilizzate una volta per salvare Bra.
È accaduto alcuni anni fa, quando ancora non aveva compiuto due anni.
In quel periodo, la notte, ero tormentato da continui incubi riguardanti la mia famiglia.
Non riuscivo a capire il senso di quei sogni, ma soltanto una cosa era chiara. Qualcuno di loro sarebbe stato vittima di un sortilegio ed io non avrei potuto fare niente per aiutarli.
Persino oggi mi chiedo chi sia il responsabile di quell’incubo, ma non l’ho mai scoperto.
Nonostante ciò, ho cercato di non dare peso a tutta questa faccenda, sino a quando la bambina ha cominciato a mostrare i primi segni di sofferenza.
Ogni giorno che passava era sempre più pallida, non mangiava, si lamentava parecchio, fino a quando, un giorno, non ha perso conoscenza.
A quel punto, con Bulma, abbiamo deciso di recarci dal Supremo, ma neanche lui sapeva come risolvere l’enigma e, infine, abbiamo pensato di chiamare il drago Shenlong.
Una volta invocato, abbiamo provato a chiedergli di annullare tale maledizione, ma ci ha informato che non poteva fare nulla per spezzare l’incantesimo.
Tuttavia una soluzione esisteva, anche se ai limiti della sopportazione”.
“Fammi indovinare. Vi ha chiesto di lasciarla morire per poi  farla resuscitare, giusto?” domandò, Goku, sicuro di sé.
“Si. È stata la cosa più difficile che abbia dovuto affrontare.
Una volta riavuta indietro mi sono ripromesso che l’avrei protetta, anche a costo della mia vita e, invece, ho fallito” concluse il saiyan addolorato.
“Mi dispiace Vegeta, ma non ero a conoscenza di questa storia”.
Bulma ha pensato di non raccontarlo a nessuno per non farvi preoccupare, soprattutto perché il piano è andato a buon fine”.
“Capisco. Visto come stanno le cose ti conviene andare dalla tua famiglia, Vegeta. Ora hanno bisogno di te” gli suggerì dispiaciuto il moro.
A quel punto, il Principe, fece per andarsene, ma prima di abbandonare la stanza, sussurrò affranto:
“Questa volta l’ho persa per sempre”.
Goku udì chiaramente quelle parole, anche se solo sussurrate, e, rammaricato, ribadì:
“Vorrei tanto poterti aiutare fratello, ma non so come”.

Vegeta, una volta uscito dal castello, s’imbatté in un violento temporale.
Pensò che anche il cielo piangeva, proprio come lui, perché esternamente poteva non sembrare, ma dentro, invece, urlava.
Istintivamente guardò in alto e solo una frase spezzò quel momento di estremo silenzio:

“Se puoi sentirmi, perdonami bambina mia…perdonami”.
E, con la morte nel cuore, si recò alla navicella salutando, per l’ultima volta, la sua piccola saiyan…
 


                                                                               

                                                                                                                                                          CONTINUA…

 








* Vi consiglio di passare da Ssjgod e leggere la sua trilogia “Come Fratelli”, se non l’avete già fatto.
 Credetemi, ne vale la pena!










ANGOLO DELL’AUTRICE

Devo ammettere che anch’io ho faticato un po’ a scrivere questa parte della storia…
Mi rendo perfettamente conto del malinconico e sofferente capitolo, ma, purtroppo era necessario.
Tutti credono che non ci sia più niente da fare per la piccola Bra…sarà davvero così?
Detto questo, inizialmente, volevo fare un unico capitolo per raccontarvi subito il proseguo, ma ho dovuto separarlo perché troppo lungo, se unito all’altro.
Comunque non temete perché arriverà presto il seguito!
GRAZIE per la vostra pazienza nel seguirmi, ma soprattutto per le vostre bellissime recensioni!
A Presto.
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 18
*** La Mia Piccola Saiyan ***





                      CAPITOLO DICIASSETTESIMO
                               La Mia Piccola Saiyan

          






Mentre il Principe volava velocemente per raggiungere il capezzale della figlia, la scienziata spiegò ai presenti il motivo per cui non era possibile utilizzare le sfere del drago per salvare la piccola Bra.
Appena scoperta la sconvolgente notizia, tutti si rattristarono particolarmente perché quella rappresentava l’unica via di uscita per la bambina.
A quel punto un lungo silenzio scese nella stanza e nessuno osò pronunciare altra parola.
La turchina si trovava adagiata sul letto e teneva stretta a sé la piccola Bra come per rassicurarla, quando faceva un brutto sogno.
In realtà, questo, era un incubo dal quale lei avrebbe voluto tanto risvegliarsi presto, ma purtroppo, con il passare dei minuti, si rendeva conto che era tutto una menzogna.
Sperava davvero che, da un momento all’altro, la figlia riaprisse presto i suoi bellissimi occhi, ma più la fissava e più comprendeva la triste verità.
Il punto è che sembrava così surreale l’intera vicenda, da non essere possibile, ma il solo contatto con il corpo freddo della bambina, la faceva ritornare con i piedi per terra, scontrandola con la drammatica realtà.
Tuttavia, nonostante la vita della piccola si fosse spenta da qualche ora, la madre continuava a stringerla a sé come per riscaldarla da quel gelo che si era impossessato della figlia e che non l’avrebbe più lasciata.
Trunks fissava sua madre distrutta dal dolore e, per la prima volta, si sentì davvero impotente di fronte ad una sofferenza simile.
Non credeva che si sarebbe ripetuta la stessa scena di qualche anno fa.
All’epoca, il drago Shenlog, era riuscito ad avverare il loro desiderio di riportarla in vita, ma ora chi lo avrebbe fatto?
Perché doveva esserci un modo per salvarla e lui non si sarebbe arreso finché non lo avrebbe trovato.
Forse era un pazzo e probabilmente non avrebbe risolto nulla, ma lui doveva tentare per il bene della sua sorellina.
Così decise di lasciare, per un momento, quella stanza non solo per schiarirsi le idee a riguardo, ma perché diventata improvvisamente troppo stretta.
Non voleva essere egoista, ma proprio non riusciva a sopportare la vista del corpo esamine di sua sorella e il volto disperato della madre, pertanto lasciò la stanza silenziosamente seguito da un tristissimo Goten.
Inizialmente voleva lasciarlo solo, ma considerando la drammaticità degli eventi, decise di accompagnarlo tacitamente.
La scienziata si era accorta dell’allontanamento del figlio, ma sapendo della presenza del Son accanto a lui, si sentì più sollevata a riguardo.
Non voleva commettesse delle sciocchezze e soprattutto non voleva pensare di poter rimanere anche senza di lui.
Subito dopo il suo pensiero andò al compagno.
Bulma era davvero molto preoccupata della sua reazione. Non sapeva davvero cosa aspettarsi, ma di una cosa era certa…la sua sofferenza sarebbe stata infinita e non era sicura di poter sopportare il suo sguardo apparentemente freddo e carico di dolore.
Conosceva Vegeta e, a quest’ora, si stava senz’altro incolpando dell’accaduto, ma lui non aveva colpe, se non quella di amare sua figlia alla follia.
Per lei si sarebbe sacrificato tutte le volte necessario per salvarla e su questo non c’era nessun dubbio.
Fu proprio in quell’istante che il Principe varcò la soglia della stanza.
La donna sapeva che era entrato, ma non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi per paura di non riuscire a reggere il dolore che avrebbe potuto scorgervi.
Intanto il saiyan, una volta dentro, fissò la compagna con la figlia tra le braccia e, dopo qualche istante, le si avvinò lentamente, sapendo che non era pronto ad affrontare nuovamente quella situazione.
Una volta giuntole davanti, le si sedette accanto, sul letto, guardandola negli occhi e notando le calde lacrime che scendevano silenziose dal suo candido viso.
In quell’istante l’uomo non pronunciò una parola, ma fece l’unica cosa che avrebbe avuto senso in quella circostanza.
Strinse a sé Bulma e Bra in unico abbraccio sperando di lenire così anche il suo dispiacere, ma invano.
Tuttavia, quel calore, a qualcuno fu di grande aiuto perché la scienziata, ritrovandosi vicino il compagno, sfogò finalmente tutto il suo immenso dolore.
Gohan osservò la scena desolato, sapendo di non poter fare nulla per lenire la loro sofferenza.
Era un dolore troppo grande per essere soppresso ed i loro sguardi tormentati ne erano la prova.
Non c’era molto che il giovane potesse fare, se non condividere quell’improvvisa ed immensa tristezza che invade il cuore e lo spezza fino a ridurlo in pezzi.


Fu proprio durante tale riflessione che soggiunse il padre.
Goku era appena entrato e vedendo il figlio, sconsolato, accanto alla parete gli suggerì:

“Gohan vieni…lasciamogli un po’ di spazio”.
“Si, hai ragione” rispose il giovane con tono cupo.
Una volta usciti, il padre, notando ancora le ferite e i lividi sul corpo del ragazzo, gli chiese serio:
“Come va figliolo?”
“Male papà e non mi riferisco alle mie condizioni. Non posso credere che Bra non ci sia più e non oso immaginare la loro sofferenza. Anch’io, ora, sono padre e so cosa significa avere una figlia.
Se fosse successa a Pan, una cosa simile, sarei diventato pazzo. Non doveva accadere un fatto del genere.
Noi siamo venuti per salvarla ed invece non ci siamo riusciti” replicò arrabbiato il saiyan.
“Hai ragione Gohan, non dovevamo fallire, però purtroppo non c’è molto da aggiungere.
Ora, l’unica cosa da fare, è stare accanto a Vegeta e alla sua famiglia e mi raccomando, non farti sfuggire un discorso simile davanti a loro.
So che questa esperienza ti ha molto turbato perché lo leggo nei tuoi occhi, ma cerca di controllarti, va bene?” gli suggerì il genitore appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Si, hai ragione papà”.
“Bene, ora cerchiamo di capire dove sono finiti Nemesis e la strega, che ne pensi?”
“Ma come, Vegeta non l’ha uccisa?” domandò il figlio stupito.
“Credo ci sia arrivato vicino, ma quando ha percepito l’aura di Bra spegnersi, il suo istinto lo ha portato a sfogare la sua ira in altro modo…ti basti sapere che il castello di Arcadia è diventato quasi un cumulo di macerie.
È rimasto ben poco in piedi” lo informò serio Goku.
“Capisco, allora ci conviene sbrigarci prima che quella donna si allontani troppo. Nemesis, alla fine, ha deciso di aiutarla, vero?”
“Si, è così, ma in fondo quell’uomo ci ha aiutati abbastanza ed, ora, non possiamo chiedergli di rimanere in disparte, mentre la donna con cui ha trascorso parte della sua vita rischia di morire.
Sarebbe troppo per lui, non ti pare?”
“Non posso darti torto, papà. Io credo davvero che il mago non sia una persona malvagia, ma se lui ha le sue ragioni noi abbiamo le nostre, giusto?”
“Esattamente figliolo ed ora diamoci da fare” concluse Goku con fermezza.

Intanto Trunks, seguito da Goten, era uscito dalla navicella per una boccata d’aria.
Voleva dimenticare ciò che era accaduto nelle ultime ore, resettare la sua memoria e cancellare così anche lo strazio che provava la sua anima.
Purtroppo non era possibile ritornare indietro nel tempo e, constatando i fatti, non era semplice trovare una soluzione ad un problema come quello che stavano affrontando.
Il lilla non si capacitava della tragica sorte riservata alla sorellina e non voleva neanche accettarla.
Per lui era impensabile vivere senza di lei e la solo idea lo devastava enormemente.
Non poteva arrendersi perché sentiva che esisteva ancora una piccola speranza per Bra, forse era soltanto il dolore a parlare oppure avevano tralasciato qualcosa che, in quell’istante, sfuggiva a tutti.
Mentre il giovane si perdeva nei suoi stessi pensieri, Goten lo osservava preoccupato.
Sapeva che stava soffrendo e, conoscendo l’amico, non si stava dando pace per l’accaduto.
Trunks era sempre stato un tipo riservato e silenzioso, ma quello sguardo così freddo e deciso lo mise in allarme.
In quei momenti assomigliava tremendamente a Vegeta e quando assumeva quel cipiglio così severo accadeva, matematicamente, qualcosa di imprevedibile.
Il moro sapeva che non si era arreso, riguardo la sorella, perché lo leggeva nei suoi occhi determinati e carichi di odio per quella maledetta strega.
Tuttavia, il Son, cercò di smorzare quel lungo silenzio calato in quella circostanza e, cercando di far sfogare l’amico,  aggiunse rammaricato:

“Trunks, so che stai soffrendo, ma non tenerti tutto dentro.
Credimi, servirà soltanto a farti stare peggio.
Parla…”
“Io non ho niente da dire” rispose l’altro con tono distaccato.
“Non ci credo. Avanti Trunks, siamo soli e nessuno, all’infuori di me, è presente ora.
Non devi vergognarti”.
“Io non mi vergogno affatto, ma una cosa voglio dirtela… io non mi arrenderò Goten.
Deve esserci un modo per salvare Bra ed io lo troverò” replicò, a tono, il lilla.
“Non voglio scoraggiarti amico, ma l’unica nostra speranza erano le sfere del drago.
Se non possiamo usare quelle, purtroppo credo non ci sia molto da fare” asserì l’amico dispiaciuto.
“Ti sbagli Goten, io non mi arrenderò finché avrò anche il più piccolo barlume di speranza”.
“Ascolta Trunks, io so che stai soffrendo molto, ma devi cercare di essere realista e fermarti quando sai che la battaglia è persa. So che questo è il tuo modo di reagire alla tua perdita, ma lasciati dire che stai sbagliando” disse il moro appoggiandogli le mani sulle spalle.
“Ti sbagli!” ribadì irritato l’altro.
“Non c’è più niente per cui tu possa combattere Trunks, vuoi capirlo? È finita”.

Quelle parole colpirono duramente il lilla, non perché non fosse cosciente della situazione, ma perché non voleva appurare la triste realtà.
Era più facile e meno doloroso far finta di niente, ma ora che veniva messo con le spalle al muro non poteva continuare a scappare dalla verità.
A quel punto il giovane guardò negli occhi il suo amico e, non riuscendo a trattenere oltre le lacrime, proferì con tono afflitto:

“Era la mia sorellina, capisci Goten?
Io avrei dovuto proteggerla sempre ed invece non ne sono stato capace".
“Non è colpa tua amico…non potevi prevedere un fatto del genere. Nessuno se lo aspettava”.
“Forse, ma ora Bra non c’è più…non c’è più!!!!” esplose rabbiosamente Trunks, trasformandosi in super saiyan.

Il Son comprese pienamente il dispiacere del suo amico e decise di non intervenire.
Sapeva che ne aveva bisogno, così non interferì e lo lasciò a fare i conti con la sua immensa disperazione.
Soltanto una frase osò uscire dalle sue labbra:

“Sfogati amico mio, sfoga il tuo vero dolore”.

L’immenso tormento del giovane saiyan non passò inosservato ai suoi genitori.
Si trovavano ancora in quella stanza, abbracciati, assieme alla piccola Bra, ormai senza vita.
Nessuno dei due adulti aveva avuto il coraggio di aggiungere qualcosa in riguardo alla tragedia che li aveva colpiti.
Erano troppo sconvolti e scioccati anche per pronunciare una singola parola che, in quella circostanza, poteva essere soltanto sconveniente.
Entrambi stavano vivendo un incubo senza fine che, purtroppo, si era ripetuto nuovamente.
Quando, l’ultima volta, l’avevano riportata in vita si erano promessi di proteggerla, anche a costo di sacrificarsi loro stessi, ma disgraziatamente avevano fallito e questo non se lo sarebbero mai perdonati.
Veder morire la propria figlia, senza poter fare nulla per impedirlo, è il dispiacere più grande che possa capitare ad un genitore e loro, purtroppo, lo sapevano fin troppo bene.
Questa volta speravano davvero di poterlo evitare, ma sciaguratamente, il destino aveva avuto in serbo altro.
Ora, entrambi, si sentivano persi, svuotati di un amore troppo prezioso e questo non lo avrebbero mai potuto accettare.
Forse, con il tempo, il rancore per quella vicenda sarebbe scemato, ma una ferita come quella non si sarebbe mai potuta rimarginare.
Il peso di quel drammatico avvenimento li avrebbe perseguitati sino alla fine dei loro giorni e di questo ne erano pienamente convinti.
Mentre riflettevano ad una vita senza la propria figlia, la scienziata, tra le braccia del compagno, sussurrò debolmente:

“Niente sarà più come prima. Cosa faremo senza di lei?
Io non riesco neanche ad immaginarlo”.

Vegeta percepì chiaramente le parole della compagna, ma era troppo addolorato per poter anche solo rispondere e la donna se ne accorse.
Tuttavia, dopo qualche istante, il saiyan ruppe il silenzio ricreatosi, aggiungendo con tono sin troppo fermo:

“Ho bisogno di due minuti”.

Bulma lo fissò intensamente intuendo che volesse rimanere un momento, da solo, con la bambina, così fece cenno con il capo come segno di approvazione.
Prima di alzarsi depositò un bacio sulla fronte, ormai fredda, della piccola e fece per andarsene, ma la sua mano venne trattenuta improvvisamente da quella dell’uomo.
Lei non si voltò perché conosceva il motivo per cui lui l’aveva fermata.
Il Principe temeva che lo ritenesse responsabile dell’accaduto, ma la scienziata non lo aveva pensato neanche per un secondo.
Così, per rincuorarlo, proferì con tono rassicurante, ma prossima al pianto:

“Non potrei mai avercela con te saiyan, perché, anche se per poco, mi hai omaggiato del dono più bello” concluse la donna riferendosi a Bra.

A quel punto, Vegeta, convinto dalle parole appena udite, lasciò la presa e la compagna fu libera di abbandonare la stanza come da lui richiesto.
Rimasto solo con la figlia, l’uomo strinse maggiormente a sé la piccola come per donare calore a quel corpo ormai spento da qualche ora.
Il saiyan non credeva ancora a ciò che stava accadendo e soprattutto sperava di non dover rivivere la stessa scena vissuta alcuni anni prima, invece si sbagliava.
L’episodio, così come il patimento che provava, era identico  soltanto con una piccola differenza.
All’epoca sapeva di avere una possibilità per trarla in salvo, invece ora non aveva più niente, se non una sorda e profonda disperazione.
In quell’istante non le importava neanche della strega, probabilmente, in seguito, l’avrebbe trovata e uccisa sul colpo, ma ora voleva unicamente riavere la sua dolce bambina indietro.
Resosi conto dell’impossibilità del suo desiderio si ritrovò a sussurrare rammaricato:

“Non sono riuscito a mantenere la promessa che ti ho fatto tempo fa e non me lo perdonerò mai.
Persino il ciondolo che porti al collo non ha saputo proteggerti ed io che pensavo potesse farlo quando non ne ero capace.
Nonostante questo, mi hai reso orgoglioso di te, quando ho sentito la tua aura cambiare e diventare una vera saiyan.
Non me lo sarei mai aspettato da una bambina viziata e capricciosa come te, ma non sai quanto mi sono sbagliato.
Che darei per sentire di nuovo la tua voce…
Non riuscirò mai a dirti addio, mia piccola saiyan” terminò il padre affranto e stringendo ulteriormente a sé la sua dolce e tenera Bra.
Tuttavia qualcosa accade in quel drammatico istante…
Una luce calda ed intensa investì totalmente la bambina lasciando il Principe senza parole…
 

 

 

                                                                                                                                                           CONTINUA…














ANGOLO DELL’AUTRICE

Eccomi di nuovo!
Da come avete potuto leggere qualcosa sta per accadere…
Chissà se questa drammatica vicenda avrà un diverso risvolto…
Ormai siamo agli sgoccioli ed il capitolo finale si sta avvicinando.
Chissà che fine hanno fatto il mago e la strega?
Non preoccupatevi perché nel prossimo capitolo ritroverete anche loro.
Detto questo, non finirò mai per ringraziarvi delle vostre recensioni e del vostro interesse a questa storia, nonché ai lettori silenziosi.
A Presto! 
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 19
*** Ritornare alla Vita ***





                           CAPITOLO DICIOTTESIMO
                                    Ritornare alla Vita

           








Il Principe non poteva credere ai suoi occhi.
Si sentì circondare improvvisamente da una luce calda ed accecante che lo stordì non poco.
In quel frangente non riuscì a comprendere cosa stesse realmente accadendo, non solo perché sconvolto dalla tragica fine della figlia, ma soprattutto perché stupito della situazione che stava vivendo al momento.
Quando la luce che lo circondava scomparve, si guardò intorno per riuscire a capire da dove provenisse, ma la sua attenzione venne catturata da un oggetto che conosceva sin troppo bene.
Fissò attentamente il ciondolo che la bambina portava al collo, e che lui stesso gli aveva regalato, illuminarsi intensamente.
Fu in quell’istante che intuì ogni cosa.
Era stata la collana ad emanare quel fascio di luce che aveva avvolto lui e la piccola, ma ci fu una cosa che non comprese.
Perché si era illuminato?
Bra, purtroppo, non dava segni di vita e ora non ne capiva l’utilità.
Aveva bisogno di quel disperato miracolo prima e non ora che non ne aveva più necessità.
Non riusciva davvero a comprendere il motivo per cui si fosse illuminato e sinceramente, in quel momento, non volle neanche pensarci.
Era stanco il saiyan, esausto per una missione che credeva di poter vincere.
Non pensava minimamente di poter perdere una tra le persone più importanti della sua vita e probabilmente non lo avrebbe mai accettato.
L’uomo si ritrovò a riflettere e arrivò alla conclusione che non aveva fallito soltanto come guerriero, ma soprattutto come padre.
Non aveva protetto Bra nel giusto modo e forse aveva peccato di superbia.
Credeva di poter riportare a casa la bambina sana e salva, invece aveva sottovalutato le potenzialità di quella strega e l’unica a rimetterci la vita era stata proprio sua figlia.
Aveva commesso un grave sbaglio e ora ne stava pagando le conseguenze.
Così, preso da una forte ed immensa malinconia, strinse ancora più a sé la piccola, come se non volesse lasciarla più andare e, non riuscendo a trattenersi, sfuggì al suo controllo una velocissima lacrima che si depositò sul viso della bimba.
Fu un attimo e il saiyan udì debolmente una voce che lo fece rabbrividire all’istante. Non poteva essere vero…

“Papà, perché stai piangendo? Mi stai bagnando tutto il viso”

Il Principe aveva paura ad alzare lo sguardo perché pensava di essersi immaginato tutto e probabilmente era proprio così. Malgrado ciò, quando udì nuovamente chiamare il suo nome, alzò di scatto il capo e poté osservare la sua immagine negli splendidi occhi blu della sua dolce bambina.
Il saiyan non poteva davvero credere a ciò che stava vedendo…sua figlia era viva e gli stava parlando, seppur fievolmente.
In quel momento fu attraversato da mille emozioni, difficile da spiegare.
In un frangente era passato dalla rabbia, paura, tristezza, delusione, sconforto allo stupore, alla gioia e la felicità più pura. Sentire quella voce fece ricominciare a battere il suo cuore in un modo davvero indescrivibile.
Tuttavia, si chiedeva, come era possibile un fatto simile…
La bimba era così fredda pochi minuti prima ed ora si era come riaccesa una fiamma in lei.
Non era più così pallida, infatti il suo viso stava ricominciando a riappropriarsi del suo colorito originale.
Le gote si stavano colorando di un rosa tenue, così come le sue labbra, non più cianotiche, mentre tutti i lividi presenti sul suo corpo erano come spariti.
Bra stava ritornando ad essere la sua piccola saiyan…stava tornando lentamente a vivere sotto lo sguardo perplesso dell’uomo.
Quello doveva essere decisamente un sogno oppure un vero e proprio miracolo.
Propense più per la seconda, quando i suoi pensieri furono ancora piacevolmente interrotti dalla tenera voce della bambina:

“Papà perché mi stai abbracciando così forte? Se continui così mi soffochi”.
Vegeta allentò un pochino la presa e, guardandola negli occhi, le disse:
“Io non so come tutto questo sia diventato possibile,  ma non lasciarmi più piccola peste, intesi?” asserì lui con finto distacco.
“Ma cosa dici, papà?” domandò confusa la piccola.
“Niente ha più importanza, ora” asserì deciso il Principe.
“Cos’è successo?” aggiunse lei come stordita.
“Qual è il tuo ultimo ricordo?”
“Non lo so, ora ho solo tanto mal di testa”
“Non fa niente, ricorderai. Ora è meglio che riposi…io nel frattempo vado ad avvertire tua madre e Trunks.
Non muoverti di qui, intesi?” la informò alzandosi in piedi.
“Va bene, papà”.

Il saiyan, prima di andarsene, lasciò un lungo bacio sulla fronte della figlia.
Questo bacio era differente dagli altri e aveva un sapore assolutamente diverso, forse perché sapeva decisamente di rinascita…un vero ritorno alla vita, non solo per lei, ma anche per la sua famiglia.
Una volta uscito, si recò nella stanza da letto che condivideva con la compagna perché era lì che aveva percepito la sua aura.
Aprì lentamente la porta e il buio lo inghiottì all’istante.
Tuttavia riuscì ad intravedere la sagoma della donna sdraiata sul letto che gli dava le spalle.
Non si udiva alcun suono, se non il pianto disperato della scienziata.
Per il saiyan era una pugnalata al cuore saperla così addolorata e soprattutto non poter fare niente per cambiare il corso degli eventi, ma questa volta sarebbe andata diversamente.
Con questo pensiero le si avvicinò a e le si sdraiò accanto, abbracciandola da dietro.
Non pronunciò una singola parola perché fu anticipato dalla compagna che, percependo la sua presenza, gli rivelò tra le lacrime e stringendo a sé il peluche della figlia:
 
“Io non posso farcela Vegeta…non posso immaginare di vivere senza la mia bambina, è troppo, per me, da sopportare.
Mi si spezza il cuore il solo pensare di non rivederla più in giro per la casa e sentire la sua voce.
È un dolore lacerante che sono sicura mi farà impazzire”.
“Shhhhh, non aggiungere altro Bulma” rispose l’uomo, con tono prodondo, cercando di consolarla.
“Lo so che anche tu stai soffrendo molto e forse questo mio atteggiamento è un po’ egoista, ma è più forte di me. Ti prego, perdonami” asserì lei piangendo.
“Non devi farmi le tue scuse perché non hanno senso, ma c’è una cosa che devo farti vedere…vieni con me, donna” sussurrò lui con tono autorevole.
“Vegeta, ora non ho neanche la forza per potermi muovere.
Possiamo rimandare?”
“No, devi vederla ora” ribatté determinato il saiyan prendendo la compagna in braccio.

La scienziata non aveva la forza necessaria per ribellarsi,  in quanto il dolore l’aveva prosciugata di ogni sua energia.
Così, rassegnata, si lasciò condurre dal Principe appoggiando il capo sulla sua spalla.

Uno volta arrivati a destinazione, Vegeta aprì la porta della stanza, dove si trovava la figlia, e lentamente si avvicinarono al lettino dove lei era coricata.
La donna, seduta accanto alla piccola, la guardò  teneramente non sapendo che stesse solo dormendo.
La madre l’accarezzò dolcemente i capelli, sotto lo sguardo attento del compagno, e con voce tremante aggiunse:

“Sembra quasi stia dormendo”.
“Lei sta dormendo” ribadì lui seriamente.
“Vorrei tanto crederlo”.
“Ma è così, donna, e ora te lo mostrerò” disse il saiyan sotto lo sguardo perplesso della scienziata.
“Bra, svegliati” pronunciò il padre toccandole un braccio per ridestarla.
A quel contatto la piccola mugugnò qualcosa di incomprensibile e, qualche istante dopo, sussurrò:
“Papà, che succede?”
“Qualcuno sta morendo dalla voglia di salutarti” replicò il Principe indicando Bulma alle spalle della bambina.
La piccola si voltò e, non appena scorse sua madre, si tuffò tra le sue braccia urlandole:
“Mamma!”

La turchina rimase sconvolta da ciò che vide.
Sua figlia era viva e la stava abbracciando, ma non riusciva a capire come poteva essere possibile.
Poco prima giaceva, ormai senza vita, su quel lettino ed ora le parlava come se tale fatto non fosse mai accaduto.
La donna fissò perplessa il compagno e lui, comprendendo il suo smarrimento, le consigliò soltanto:

“Non fare domande, goditi soltanto tua figlia”.

Bulma non se lo fece ripetere due volte ed abbracciò la piccola con tutto l’affetto che solo una madre può nutrire per la propria bambina.
Non riusciva davvero a capire cosa fosse realmente successo, ma in quel frangente, non le importava perché Bra era viva e niente avrebbe potuto rovinarle quel momento di pura gioia.
Nel frattempo arrivarono persino Goku e Gohan che, avvertendo di nuovo l’aura della piccola, si erano precipitati a controllare che fossero nel giusto.
Arrivati a destinazione appurarono subito la verità.
Videro Bra abbracciare teneramente la madre e questo era lo spettacolo più bello che potessero scorgere, aprendo la porta di quella stanza.
Rimasero entrambi senza parole, ma a Goku non sfuggì lo sguardo rasserenato e disteso del Principe.
Percepiva la sua aura più tranquilla, rilassata e tale fatto lo rese davvero più sollevato.
Tuttavia c’era ancora una cosa che il Son volle chiedere all’amico e così, con tono curioso, domandò:

“Ehi Vegeta, puoi spiegarmi cos’è successo?”
“Vuoi sapere come mia figlia sia ritornata in vita?”
“La mia curiosità è lecita, non ti pare?” asserì sorridendo il più giovane.
“Sai Kakaroth, non ne sono sicuro, ma credo centri qualcosa il ciondolo che ho regalato a Bra”.
“Dici sul serio?”
“Si. Il regalo di mia madre funziona ancora, ma c’è una cosa che non mi è chiara.
Perché ha impiegato tutto questo tempo ad agire?” s’interrogò il Principe.
“Non so cosa rispondere Vegeta, ma ora l’importante è che tua figlia stia bene…il resto non conta” proferì convinto il Son.
“Già”.
“Guarda Bulma, ha ripreso a vivere e sono sicuro che sia così anche per te e Trunks. A proposito, lui dov’è?” domandò perplesso Goku.
“È quello che mi sto chiedendo anch’io” replicò serio l’altro.
“Io so dove si trova” intervenne Goten interrompendo i presenti.
“E sarebbe?” lo incalzò il Principe.
“Sta andando a cercare la strega”.
“Cosa?” proruppe angosciata la scienziata.
“Perché non lo hai fermato?” chiese il fratello maggiore.
“Ci ho provato, ma non è servito a nulla.
Ho cercato di farlo ragionare, ma quando è furioso è praticamente impossibile.
Mi ha detto che vuole vendicare Bra e poi è partito come un razzo senza darmi neanche il tempo di aprire bocca” disse dispiaciuto il ragazzo. 
“Goten, sei tornato!” urlò la piccola andando incontro al giovane e abbracciandolo.
Lui rimase senza parole e ricambiando, confuso, l’abbraccio disse:
“Allora ho sentito bene. Ho percepito di nuovo la tua aura, ma pensavo fosse solo frutto della mia immaginazione.
Com’è possibile?”
“Non era ancora arrivato il suo momento” sottolineò Goku con un sorriso.
“Sai Goten, io ti ho sentito” disse la bambina distraendolo dal padre.
“Cosa?”
“Ho sentito la tua voce, quando non riuscivo a svegliarmi” continuò la bambina riferendosi al momento in cui era gravemente ferita.
“Davvero?”
“Si e mi ricordo anche che mi hai detto una cosa…appena mi sarei svegliata avremmo giocato di nuovo insieme”.
“Si, è vero l’ho detto e intendo mantenere la mia promessa” affermò, con sincerità, il giovane.
“Grazie!”  ripose, contenta, la piccola abbracciandolo nuovamente.
Il ragazzo ricambiò il suo gesto di affetto, ma allentò la presa quando udì distintamente il padre della bambina avvisarlo:
“Ehi moccioso, non prenderti troppa confidenza”.
“Andiamo Vegeta è soltanto un abbraccio, non esagerare” intervenne prontamente Goku, sorridendo.
“Io non esagero affatto ed ora andiamo a recuperare quell’incosciente di mio figlio, prima che si cacci nei guai” asserì seccato il Principe.
“Ti somiglia, mio caro” lo informò innervosita la compagna.
“Io non sono un incosciente”.
“No, ma lui è un impulsivo...proprio come te” concluse determinata la donna.
“Non è meglio rimandare la discussione in un altro momento?” intervenne Gohan con tono imbarazzato.
“Hai ragione, dobbiamo rintracciare Trunks” rispose angosciata la turchina.
“Mi auguro che abbia almeno avuto il buon senso di non attaccare nell’immediato” proferì Vegeta con tono fermo, ma che nascondeva un velo di preoccupazione.
“Perché? In fondo la strega non è in grado di difendersi visto il modo in cui l’hai ridotta” ribatté, con tono austero, Goku.
“Infatti non è Arcadia che mi preoccupa…”
“Ti stai riferendo al mago, vero Vegeta?” replicò attentamente Gohan.
“Esattamente”.
“Andiamo amico, credi davvero che Nemesis possa far del male a Trunks, dopo il nostro trascorso?” domandò stupito il Son più anziano.
“Potrebbe essere possibile, Kakaroth.
È vero, ci ha aiutato a ritrovare Bra, ma non significa che è dalla nostra parte. Ricordati che quella donna è l’unica persona che le è rimasta del suo passato e posso garantirti che farà di tutto per proteggerla, anche dichiararci guerra” ribadì il Principe con tono autorevole.
“Beh, messa in questi termini è un po’ drammatica la situazione. Forse è il caso che ci muoviamo” concluse Goku grattandosi il capo.
“Non cambierai mai, Kakaroth” disse il saiyan un po’ irritato.
Nel frattempo la piccola, udendo i discorsi dei grandi, chiese
teneramente al giovane Son:
“Goten, il mio fratellone sta bene, vero?”
“Ma certo, Bra. Trunks è troppo in gamba per mettersi nei guai, fidati di me” replicò il ragazzo cercando di essere il più convincente possibile.
“Va bene, allora se lo dici tu ci credo” rispose allegramente la bimba.

Il giovane saiyan si fidava davvero del suo amico e credeva in ogni singola parola che aveva detto alla piccola, ma aveva paura che potesse non bastare.
Trunks era partito davvero furioso e temeva che la sua collera lo accecasse a tal punto da non rendersi conto del pericolo che poteva correre.
L’unica cosa che lo rincuorava era che presto lo avrebbero raggiunto, sperando di evitare un’altra battaglia.
Intanto il lilla sorvolava, sotto la pioggia, i cieli di Arlia cercando di scovare, grazie all’aiuto dell’aura, la strega che aveva spezzato la vita della sua dolce sorellina.
Era un dolore troppo grande da sopportare e un oltraggio che andava punito a dovere, senza alcuna pietà.
Il ragazzo era davvero accecato dalla rabbia per potersi rendere conto di una cosa alquanto fondamentale.
Non si era accorto che l’aura della piccola Bra era tornata a risplendere e, a volte, una simile distrazione può costare caro in alcune circostanze…
Malgrado ciò, mentre ispezionava i luoghi sotto di sé, avvertì delle aure alquanto familiari che provenivano da una rovina non molto lontana da dove si trovava.
Localizzato il punto esatto, scese a terra e si diresse verso il suo obiettivo.
Una volta raggiunto il posto desiderato e, sicuro di chi si trovasse all’interno di quella rovina, urlò, furioso, a pieni polmoni:

“Strega, lo so che sei lì dentro…esci fuori e combatti lealmente, se ne hai davvero il coraggio.
Io non ho paura di te!
Sei soltanto una codarda che ha giocato con la vita di una creatura innocente solo per avere la sua amata vendetta ed io ti odio per questo.
La pagherai cara per ciò che hai fatto perché, ora, ti posso assicurare che è il mio turno”.

La voce rabbiosa e rancorosa del giovane penetrò attraverso le mura, danneggiate dal tempo, del luogo che i due "nemici" avevano scoperto come rifugio provvisorio.
La donna era seduta, a terra, appoggiata ad una parete e aveva uno sguardo molto provato.
Era visibilmente sofferente, per via dei colpi ricevuti dal Principe, e con il passare dei minuti non sembrava affatto migliorare.
Il saiyan l’aveva punita severamente e, probabilmente, meritava un castigo simile per aver ucciso sua figlia.
Nemesis era molto preoccupato per lei perché temeva davvero il peggio.
Le ferite che riportava sul corpo erano diverse ed alcune anche piuttosto gravi, forse aveva persino qualche lesione interna, visto il modo in cui era ridotta.
Non sapeva davvero come aiutarla.
Prima di uscire dal castello era riuscito a prendere dell’erba curativa e qualche flacone di medicinale, ma niente di più.
Gli dispiaceva enormemente vederla in quelle condizioni, ma purtroppo, parte della responsabilità era anche sua.
L’aveva avvertita riguardo Vegeta, ma lei non aveva voluto sentire ragioni ed ora ne stava pagando le conseguenze.
Sapeva che sarebbe successo ed ora non poteva fare altro che constatarne i fatti, mentre, in sottofondo, si udiva distintamente, l’urlo di dolore del giovane figlio del saiyan.
Ascoltarono ogni singola parola e quando la voce del ragazzo cessò, il mago prese la sua definitiva decisione:

“Io vado, tu rimani qui”.
“Cosa? Neme-sis do-dove stai andando?” domandò debolmente la strega.
“Questa guerra deve finire. Hai sbagliato e sei stata giustamente punita per questo, ma ora penso possa bastare, che ne dici?” replicò, lui, con tono cupo.
“Nemesis, non andare…ti prego” gli suggerì lei fievolmente e con tono preoccupato.
“Tranquilla, tornerò sano e salvo. Non posso permettergli di farti, ancora, del male. So di non essere stato sempre d’accordo con le tue decisioni e questo ci ha allontanati, ma non posso dimenticare il legame che ci unisce.
Sei tutto ciò che mi rimane del mio passato e non permetterò a nessuno di distruggerlo” concluse, deciso, l’uomo avvicinandosi all’amica e lasciandole un bacio sul capo.
Qualche istante dopo uscì dall’edificio in mura pronto per scontrarsi con il diavolo in persona…
 


 

 


                                                                                                                                    CONTINUA…

                     
                            

              







ANGOLO DELL’AUTRICE

Salve a tutti!!!
Fortunatamente sono riuscita a postare un po’ prima e avete finalmente assistito alla rinascita della piccola Bra, anche se qualcuno sembra non essersi accorto di tale sorpresa…
Chissà cosa succederà a Trunks?
E Nemesis come si comporterà?
Ormai è rimasto poco al termine della storia e devo ammettere che un po’ mi dispiace, ma sono davvero contenta che l’abbiate apprezzata! 
Grazie davvero a tutti!!
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 20
*** La Resa dei Conti ***





                          CAPITOLO DICIANNOVESIMO
                                     La Resa dei Conti

             






Mentre Trunks aspettava ansiosamente di scontrarsi con la strega, il Principe non faceva altro che farsi arrovellare il cervello per cercare di risolvere la situazione senza apportare ulteriori danni.
Conosceva il figlio e sapeva che il dolore e la sofferenza lo avrebbero portato a comportarsi in maniera sconsiderata.
Ovviamente non poteva fargliene una colpa perché anche lui, in passato, aveva agito allo stesso modo.
Quando, all’epoca, Mirai Trunks era stato colpito a morte da Cell lui non ci aveva pensato due volte e, travolto dalla rabbia, si era scagliato contro il mostro per vendicare il proprio figlio.
In quell’istante ricordava benissimo di non riuscire a controllare la furia che stava lo divorando e la stessa cosa doveva essere capitata a Trunks.
Non poteva assolutamente rimproverarlo, però aveva scelto, di certo, il momento più sbagliato per dare sfogo alla sua ira.
Ora che la piccola Bra era ritornata in vita, voleva evitare di esporre gli altri a questa battaglia.
Voleva mettere lui la parola fine a questa drammatica vicenda, con il cuore sgombro da mille patimenti e sofferenze, ma qualcuno lo aveva anticipato bruciandolo sul tempo.
Doveva ammettere quanto il lilla gli somigliasse caratterialmente anche se l’aspetto fisico potesse ingannare, ma il cipiglio serio e lo sguardo, a volte imbronciato, erano senza ombra di dubbio, una sua caratteristica.
Era davvero orgoglioso del suo ragazzo, ma questa alzata di ingegno da parte sua non ci voleva, non ora che era deciso a mettere fine a tutta questa faccenda.
La domanda che si poneva in questo istante era, tuttavia, un’altra… perché non riusciva a proteggere i suoi figli?
La prima a farne le spese era stata Bra, poi una volta riavuta indietro, era stato il turno di Trunks.
Possibile ci fosse qualcosa che sfuggiva al suo occhio vigile ed attento?
Probabilmente era così, visto l’evolversi della situazione.
Bulma si era accorta dello stato in cui vagava il compagno e decise di intervenire, in fondo lo aveva visto piuttosto pensieroso e con lo sguardo sin troppo imbronciato, non poteva di certo ignorarlo.
Quell’aria accigliata era un sintomo alquanto preoccupante, se era dipinto sul volto del Principe e lei aveva già intuito il motivo, ma decise, malgrado ciò, di intromettersi nei suoi pensieri e farlo parlare.
Si avvicinò lentamente al saiyan, che nel frattempo si trovava nella sala comandi nella sua solita posizione a braccia conserte, e lo abbracciò da dietro appoggiando il capo alla sua schiena.
Vegeta non la scansò, nonostante avesse percepito il suo arrivo prima che entrasse all’interno della stanza.
In quella circostanza, forse, aveva bisogno di lei, in fondo gli bastava la sua presenza, nient’altro e la donna sembrò intuirlo perché non pronunciò neanche una parola.
Il suo abbraccio era sufficiente e la scienziata, questo, lo sapeva.
Il silenzio prese il sopravvento ed entrambi rimasero ad ascoltarlo per alcuni minuti, finché lei non decise di interrompere quel lungo istante di calma apparente, domandando impensierita:

“Tesoro, sei preoccupato per Trunks, vero?”
“Tze, io preoccupato per lui? Perché dovrei? È un guerriero e conosce il modo per difendersi” replicò falsamente il saiyan staccandosi dalla compagna.
“Perché è tuo figlio e so benissimo che sei angosciato anche se mi vuoi far credere il contrario.
Non c’è nulla di sbagliato in questo” riferì lei con tono determinato.
Vegeta stette per replicare, ma fu anticipato dall’entrata della bambina che, correndo allegramente verso il padre, gli domandò:
“Papà, Goku ha detto che andrete a prendere Trunks…”
“Si e con questo?” le chiese seriamente il genitore, sapendo già dove volesse arrivare.
“Posso venire anch’io?”
“No”.
“Ti prego papà!”
“Bra, sai benissimo che non piace ripetermi.
Non insistere” sottolineò lui severamente.
“Io voglio venire lo stesso” esclamò decisa la piccola mettendo il broncio.
“Ora smettila Bra. Hai gli stessi vizi di tua madre”.
“Scusami?” intervenne la compagna con disappunto.
“Ha ereditato tutto da te” disse il Principe seccato.
“A si? Anche quando si trasforma in un essere biondo incontrollabile?” borbottò adirata la donna.
“E no mia cara, quello lo ha preso da me… è la parte migliore” ribatté lui compiaciuto.
“Scusate, non vorrei interrompervi, ma forse è il caso di entrare in azione. Che ne dici, Vegeta?” suggerì Goku, interrompendo i due coniugi.
“Una volta tanto dici una cosa sensata, Kakaroth.
Andiamo, useremo il tuo teletrasporto, così risparmieremo del tempo” aggiunse il saiyan avvicinandosi all’amico.
“Aspettami papà, io voglio venire con te” esclamò decisa la bambina strattonando la gamba del padre.
“Tanto non le farai cambiare idea” proferì, sicura di sé, la scienziata.
“Fa come ti pare mocciosa, ma se ti farai uccidere di nuovo saranno affari tuoi, chiaro?” esclamò falsamente il genitore.
“Io non mi farò uccidere, papà, perché ci sarai tu a proteggermi” concluse teneramente la piccola afferrandogli la mano.

Il Principe guardò intensamente sua figlia e soltanto in quell’istante comprese quanta fiducia e lealtà, lei, gli stava riservando.
Lui riuscì quasi a toccare con mano l’immenso affetto che la piccola provava per lui e questo lo riempì, segretamente, di gioia.
Non avrebbe mai potuto dimenticare quello sguardo così sincero che aveva già avuto modo di incontrare grazie a suo figlio Trunks e alla sua donna.  
Il saiyan ancora non riusciva a capire, in fondo non meritava tanto affetto, visto il suo orribile passato.
Aveva commesso tanti sbagli nella sua esistenza, ma loro gli dimostravano sempre tanto calore ed un profondo rispetto.
Probabilmente, un tempo, avrebbe calpestato un sentimento simile perché credeva che tutto ciò potesse rendere deboli e patetici, ma ora le cose erano decisamente cambiate.
In realtà, quella profonda consapevolezza, lo aveva reso, con il passare degli anni, più forte, determinato, combattivo e questo lo doveva soltanto a loro.
Non avrebbe mai potuti ripagarli abbastanza per ciò che la sua famiglia gli donava ogni giorno, ma forse una cosa poteva ancora farla…essere il guerriero che sognava di essere, non per vendetta, ma solo per proteggere chi amava davvero.
Aveva rischiato di perdere Bra due volte e questo non se lo sarebbe mai perdonato, ma ora lei era viva, di fronte a lui, e non avrebbe ricommesso di nuovo gli stessi errori.
Doveva impedire ad ogni costo che la sua famiglia corresse dei rischi e questo includeva anche Trunks.
Non poteva di certo lasciarlo solo a combattere la sua battaglia e di sicuro non glielo avrebbe permesso.
Doveva ammettere che suo figlio era davvero migliorato, nel combattimento, e aveva dimostrato, negli anni, grande tempra e tenacia.
Era coraggioso, educato, paziente, rispettoso delle regole, ma quando si arrabbiava perdeva completamente il controllo e questo lato del carattere lo aveva preso decisamente da lui.
Ovviamente anche appartenere alla nobile razza dei saiyan aveva il suo peso ed era un dato particolarmente rilevante, in questo caso.
Così, con quel pensiero in mente, fissò sua figlia e con tono autorevole, le suggerì:

“Reggiti, perché andiamo a prendere tuo fratello”.

La piccola gli sorrise allegramente e si aggrappò alla gamba del padre, mentre il Principe appoggiò una mano sulla spalla di Goku aspettando di essere teletrasportato.
Infine Vegeta guardò la sua compagna e, immaginando già la risposta, le domandò:

Donna, tu che hai intenzione di fare?”
“Mi sembra logico, ovviamente, vengo anch’io, ma verrò con la navicella. Voglio essere sicura che funzioni tutto perfettamente, visto che è ferma da un po’”.
“Fa come credi” replicò, con finto distacco, il compagno.
“Non preoccuparti, Vegeta, rimango io con Bulma, così non resterà sola. Vi raggiungeremo appena possibile” intervenne saggiamente Gohan.
“Buona idea, figliolo. Andiamo ragazzi” riferì Goku al resto della compagnia che poi sparì sotto agli occhi preoccupati del giovane Son e della scienziata.
“Ti prego Gohan, dimmi che quest’incubo finirà presto” aggiunse la donna angosciata.
“Terminerà a breve, credimi. Credo proprio che questa storia abbia le ore contate” concluse, sicuro di sé, il ragazzo.

Nel frattempo, Trunks, si trovava faccia a faccia con Nemesis.
In primo luogo non si aspettava di vedere lui, in fondo non gli interessava scontrarsi con il mago.
Il giovane voleva battersi con Arcadia perché era lei, e nessun altro, la responsabile della morte della sua sorellina.
In realtà aveva percepito l’aura della strega piuttosto debole, probabilmente per via dello scontro avuto poco prima con suo padre, ma a lui non importava.
Non riusciva ad avere pietà per quella donna che aveva distrutto la sua vita, facendo cessare quella della piccola Bra.
Come si poteva rimanere impassibili di fronte ad una tragedia del genere?
Era questo che si domandava il giovane Trunks e a cui non aveva trovato risposta anche se, in realtà, una soluzione esisteva ed era l’unica possibile…vendicarsi.
Intanto Nemesis guardava con aria preoccupata il giovane di fronte a lui.
Sentiva che non era una persona malvagia, ma in quell’istante sembrava dimostrare il contrario.
Era impossibile non notare il viso tremendamente contratto del giovane, così come tutti i muscoli del suo corpo.
Doveva soffrire molto ed immaginava anche il motivo.
Poteva persino comprendere la sua rabbia e la sofferenza che gli scorreva nelle vene, ma non sapeva davvero come aiutarlo.
Il saiyan era in posizione di attacco e immaginava che, prima o poi, avrebbe sferrato la sua mossa, ma ciò che lo turbava particolarmente era l’espressione del suo volto.
Aveva già avuto modo di incontrare, in passato, quell’espressione così minacciosa, severa e determinata che difficilmente si dimenticava.
Poteva differire nell’aspetto fisico, ma per il resto non c’era alcun dubbio.
Lui era davvero il figlio del Principe dei Saiyan ed ora ne aveva anche la prova.
Mentre l’uomo pensava ad un modo per uscire fuori da quella delicata situazione, il giovane, stanco di aspettare, domandò con tono seccato:

“Ehi, mago non è te che voglio. Fai uscire fuori la tua amica o giuro che sarò io a farlo e non sarà affatto piacevole”.
“Aspetta un momento Trunks, io so che non sei un tipo violento. Tu hai un animo buono, per favore non farlo” rispose, inquieto, Nemesis cercando di prendere tempo.
“E’ vero, su questo hai ragione amico, ma quando sono arrabbiato difficilmente riesco a controllarmi e ora non immagini neanche cosa sono capace di fare”.
“So che stai soffrendo molto per Bra e lo capisco, ma uccidere Arcadia non te la riporterà indietro” aggiunse malinconicamente il mago.
“Lo so e non puoi immaginare cosa sto provando in questo istante perché il dolore è inspiegabile, però conosco un modo per placare la rabbia che mi porto dentro”.
“La vendetta non è la soluzione, Trunks”.
“Sono punti di vista, Nemesis e poi sono, per metà, un saiyan… cosa ti aspetti che faccia?”
“Non attaccare, per favore” lo supplicò il mago.
“Mi chiedi una cosa che non posso fare.
Porta fuori la strega, altrimenti non risparmierò neanche te” replicò il lilla assumendo uno sguardo di ghiaccio.
“Non volevo arrivare a questo, ma non mi lasci altra scelta, ragazzo. Prima di giungere a lei dovrai vedertela con me” ribatté il saggio con tono sin troppo serio.
“Se ci tieni tanto…io non ho nessun problema.
Allora, sei pronto mago?” chiese il giovane preparando una sfera d’energia sull’indice della mano.
“Pronto” ribadì l’altro predisponendosi ad uno scontro che avrebbe evitato volentieri.

Il lilla assestò il suo potente attacco, ma il nemico riuscì a creare una barriera difensiva che lo aiutò a proteggersi totalmente.
Tuttavia Trunks non si arrese e continuò a sferrare i suoi attacchi migliori senza mai fermarsi, ma la barriera creata da Nemesis era molto resistente e difficile da abbattere.
Così, il ragazzo, decise di cambiare tattica e all’improvviso si arrestò.
L’altro lo fissò perplesso e, dubbioso, gli domandò:

“Perché ti sei fermato?”
“Ti piace vincere facile, non è vero Nemesis?” elargì seccato il saiyan, riferendosi alla sua magia.
“Ognuno usa i mezzi che ha a disposizione, non ti pare?”
“Si, è vero, ma tu ti stai limitando a difenderti soltanto.
Perché non combattiamo lealmente?”
“Cosa intendi?” ribatté, accigliato, il mago.
“Uno scontro ad armi pari. Io non uso i miei attacchi energetici e tu fai a meno della tua magia.
Che ne pensi?” spiegò, sicuro di sé, il giovane tirando fuori la sua fedele spada.
“Va bene, mi hai convinto” proferì il saggio facendo sparire la barriera che lo proteggeva e tirando fuori il suo bastone magico.
“Pronto?” domandò il lilla.
“Quando vuoi, ma la tua semplice spada non riuscirà a ferirmi”.
“Questo lo vedremo” concluse Trunks accennando un sorriso.

Si fissarono per qualche secondo come per studiarsi anche se quel breve momento durò poco perché fu proprio il giovane a rompere gli indugi ed ad attaccare per primo.
Nemesis rispose al nemico difendendosi con il suo abile bastone, anche se doveva ammettere quanto la spada del ragazzo fosse resistente.
Quando i due oggetti erano venuti a contatto aveva avuto la sensazione che la spada fosse speciale.
Era diversa dalle altre, persino il materiale di cui era forgiata sembrava unico.
Lo scontro durò alcuni minuti senza che i due trovassero riposo.
Entrambi erano davvero abilissimi nei movimenti e nessuno sembrava voler cedere, anche se cominciavano ad intravedersi i primi segni di stanchezza.
Il mago approfittò di una piccola pausa, tra un colpo e l’altro, per domandargli:

“Sai Trunks, hai ragione la tua spada deve essere davvero speciale per resistere ai colpi del mio fedele bastone”.
“Si lo è. Mi è stata donata da un caro amico, quando ero più piccolo, e mi disse di farne sempre buon uso”.  *
“Bene, quindi tu sai che questo combattimento non ha senso, vero?” asserì, responsabilmente, il saggio.
“Infatti non sei tu il mio obiettivo, Nemesis” replicò l’altro fermando lo scontro.
“Ti prego Trunks, non uccidere l’unica persona che mi è rimasta del mio passato.
Lo so che ti sto chiedendo tanto…”
“Appunto, non chiederlo” lo interruppe freddamente il giovane senza pensarci due volte.
“Infatti dovresti farlo e basta, saiyan” disse una debole voce provenire dall’entrata della rovina.

Entrambi si girarono e videro la strega che riversava a terra in misere condizioni.
Il mago, vedendo Arcadia ridotta allo stremo, la soccorse immediatamente precipitandosi da lei.
Si accovacciò e la prese delicatamente tra le braccia per poi sussurrarle:

“Perché non sei rimasta dentro? Non devi sforzarti sei ancora troppo debole”.
“Ho senti-to che combattevi e…non pote-vo fare finta…di niente. Tu non devi mori-re per colpa…mia, non sarebbe giusto” riferì la donna, sofferente, per vie delle sue gravi ferite.
“Per te sarei disposto a farlo” le spiegò lui con dolcezza.
“Sei solo uno sciocco”.
 
Mentre i due stavano parlando, il lilla non poté trattenere la sua ira, specialmente dopo aver visto apparire la strega.
Il suo dolore riaffiorò lentamente facendogli perdere ogni contatto con la realtà.
Era una pena troppo grande da affrontare e, senza quasi accorgersene, preparò una sfera energetica nella sua mano pronta ad essere lanciata.
Fu un attimo e il giovane sferrò il suo attacco, senza rifletterci troppo, verso il suo obiettivo.
Il mago se ne accorse all’istante e rapidamente creò una barriera riflettente che difese lui e la donna, da morte certa.
Il piano attuato da Nemesis funzionò e il colpo lanciato dal saiyan ritornò indietro.
Per Trunks sarebbe stato facile respingere il suo stesso attacco, ma venne distratto dalla voce di una tenera bambina:

“Fratellone!”

Il giovane non poteva ancora crederci…si voltò e vide la sua dolce sorellina andarle incontro.
Come poteva essere viva?
Aveva sentito la sua aura spegnersi, poco tempo prima, ed ora lei era lì e le stava andando incontro.
Era come imbambolato perché non riusciva a comprendere l’intera faccenda.
Tuttavia venne risvegliato dall’urlo del padre, che non essendo riuscito a trattenere la piccola Bra, gli urlò:

“Trunks”! 

Il ragazzo si voltò e vide il suo stesso attacco ritornare indietro, pronto per colpire, non lui, ma la sua piccola sorellina.
Fu un attimo… con uno slancio corse e prese al volo la bambina proteggendola con il suo stesso corpo.
L’impatto fu molto violento.
Il corpo del lilla giaceva a terra con i vestiti ridotti a brandelli e ferite ovunque.
La bambina si trovava sotto il corpo del ragazzo, ancora viva.
Trunks gli aveva fatto da scudo e l’aveva salvata senza esitazione.
La piccola sollevò il corpo del giovane e, vedendo lo stato in cui riversava, lo strattonò chiamandolo con voce rotta dal pianto:

“Fratellone ti prego, svegliati”.

Purtroppo il ragazzo sembrava non dare segni di vita e questo aumentò non solo la sua apprensione, ma soprattutto la sua rabbia.
La bambina si sentì invadere da una scarica di adrenalina che non riuscì a controllare, data dalla collera che circolava liberamente nel suo sangue.
Era troppa da tentare di trattenere e così la piccola diede libero sfogo al vero saiyan che viveva in lei.
Un’aura dorata la circondò lentamente, impedendo a Vegeta e Goten, persino, di avvicinarsi…malgrado ciò quell’aura fece increspare, inevitabilmente, le labbra al Principe dei Saiyan

 

 

                                                                                                                                                      CONTINUA…









*Tapion è un personaggio che compare soltanto nel film Dragon Ball Z: L'eroe del pianeta Conuts.
È in quella occasione che lui dona la sua spada al piccolo Trunks.









ANGOLO DELL’AUTRICE

Scusate l’attesa, ma alla fine sono riuscita a pubblicare.
Da come avete potuto leggere, ora è la piccola Bra ad essere davvero arrabbiata…chissà come reagirà quando si troverà faccia a faccia con il suo amico Nemesis…
Ormai sono rimasti solo due capitoli, così poi la storia potrà ritenersi conclusa.
GRAZIE, come sempre, per le vostre gradite recensioni e ai lettori silenziosi.
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 21
*** La Fine di un Incubo ***





                             CAPITOLO VENTESIMO
                                  La Fine di un Incubo

            






Bra non sapeva cosa stesse succedendo al suo corpo, ma sentiva soltanto una grande rabbia invaderla e una scarica di adrenalina avvolgerla totalmente.
Non riusciva davvero a controllarsi, non dopo aver visto suo fratello, esanime, a terra.
Lui le aveva fatto scudo con il suo corpo unicamente per proteggerla dall’attacco di colui che credeva suo amico.
Probabilmente era stato proprio quel fatto a ferirla maggiormente perché si era sentita tradita da una persona di cui si fidava e questo le era bastato per scatenare la sua ira.
Non poteva sorvolare su una faccenda simile e in fondo non voleva neanche farlo.
Lei credeva davvero nell’amicizia con il mago, in fondo le era stato vicino, quando la strega la maltrattava e questo non poteva di certo dimenticarlo.
Le sue rassicuranti parole e le cure che le aveva riservato in tutto questo tempo, avevano toccato profondamente il cuore della piccola, facendola capitolare all’istante.
Lei si era fidata senza pensarci due volte, non solo perché si sentiva protetta, ma anche perché percepiva chiaramente la sua estrema sincerità.
Non avrebbe mai pensato, un giorno, di doversi scontrare con lui, non dopo quello che avevano passato insieme, ma purtroppo non poteva fare altrimenti.
Trunks era stato colpito per colpa sua e di certo non riusciva a sopportare l’idea di stare a guardare soprattutto perché la sua natura non glielo permetteva.
La rabbia che aveva in corpo era troppa per rimanere inascoltata e doveva, in qualche modo, farla esplodere.
Non importava come, ma sentiva l’esigenza di liberarsi di quel peso opprimente che la stava letteralmente schiacciando.
Fu un attimo e la bambina, urlando con tutta se stessa, si ritrovò completamente avvolta da un’aura dorata che fece sgranare gli occhi ai presenti, eccetto per il padre.
Lui, in fondo, non si meravigliò di tale sorpresa perché sapeva che, un giorno, la sua piccola avrebbe dato prova della sua forza e dell’appartenenza alla nobile razza dei saiyan…era solo questione di tempo.
Tuttavia, riflettendoci, la faccenda era piuttosto esilarante…
Poco prima la bambina teneva stretta la mano del proprio padre, come per cercare protezione, mentre ora era lì, davanti a lui, mostrando la sua potenza nascosta.
A quel pensiero, il Principe, non poté trattenere un ghigno compiaciuto e pieno di orgoglio per la sua piccola saiyan.
Nel frattempo anche Bulma e Gohan, che erano appena atterrati, riuscirono a vedere, con i propri occhi, la trasformazione di Bra.
Nonostante fosse trasformata, la scienziata dovette rassegnarsi all’idea che anche la sua bambina fosse proprio come suo padre.
Probabilmente, sapeva, che prima o poi sarebbe arrivato, anche per Bra, il momento di dimostrare la sua vera natura, ma non credeva così presto.
In fondo era ancora molto piccola e non la vedeva adatta per il combattimento, ma forse era soltanto preoccupata, come madre, che le potesse di nuovo accadere qualcosa di irreparabile.
Vegeta si era accorto dell’apprensione da parte della compagna, ma decise di sorvolare e riprendere l’argomento, quando l’intera storia sarebbe giunta al termine.
Le si avvicinò e la bloccò per un braccio, quando la vide partire per andare a sincerarsi delle condizioni di suo figlio.
La donna lo fissò con aria perplessa e lui, per rassicurarla, le disse con tono fermo e autorevole:

“Aspetta, lascia fare a Bra”.

A quel punto, Bulma, anche se controvoglia, seguì il consiglio del suo uomo e rimase a guardare con attenzione.
Intanto la piccola trasformata, ormai in super saiyan, si avvicinò a Trunks, conciato piuttosto male, e con tono dispiaciuto, gli domandò:

“Fratellone, mi senti?”
“Bra…tu stai bene, vero?” ribatté sofferente, il giovane, per via dell’attacco subìto.
 “Si. Mi dispiace Trunks…per colpa mia ti sei fatto tanto male”.
“Non preoccuparti per me, piccola, io starò bene”.
“Però non è giusto. Vorrei tanto poterti aiutare.” aggiunse lei rammaricata.
“Ma lo stai già facendo…ti sei trasformata in super saiyan e, grazie al tuo calore, mi sto già sentendo meglio” gli riferì lui, mentendole. In fondo non voleva farla preoccupare, né tantomeno farla sentire in colpa.
“Davvero?” domandò lei speranzosa.
“Si, è così”.
“Io, però, vorrei tanto poter fare di più, per te” replicò Bra, affranta,  adagiandosi, poi, sul torace del fratello.

Fu un attimo ed il ciondolo di Bra prese a brillare improvvisamente avvolgendo, di una luce intensa, entrambi.
I presenti furono costretti a chiudere gli occhi, ma poco dopo quel fasciò di luce cessò, facendo tornare tutto alla normalità.
Nessuno riuscì a comprendere realmente la situazione, tranne Vegeta.
Lui aveva già vissuto un’esperienza simile, quando Bra era tornata in vita e la stessa cosa stava accadendo ora.
Grazie al potere sprigionato dalla collana, Trunks era guarito sotto lo sguardo stupito di tutti i presenti, eccetto del padre.
In quel preciso istante neanche la bambina riuscì a capire realmente cosa fosse accaduto, tuttavia sentì soltanto due accoglienti braccia stringerla forte.
Sollevò lentamente lo sguardo e si ritrovò davanti il viso sorridente del suo fratellone.
Per un momento rimase stupita perché il ragazzo sembrava come rinato, senza nessun graffio.
Non riusciva a spiegarsi come il fratello fosse guarito così istantaneamente, ma era troppo contenta per rifletterci ancora, così si strinse maggiormente al corpo del giovane e, con tono sin troppo allegro, affermò:

“Fratellone, sei guarito!”
“Esatto, anche se non capisco come sia potuto succedere”.
“Ora, però, non mi lasci più, vero?”
“Ci puoi scommettere”.

Nel frattempo i presenti si avvicinarono ai due fratelli per sincerarsi delle condizioni del giovane.
La prima ad intervenire fu la scienziata che, accovacciandosi a terra, mise una mano sulla spalla del lilla e, con tono preoccupato, domandò:

“Trunks, sicuro di stare bene?”
“Certo mamma non preoccuparti. Mi sento come rinato, anche se ancora non capisco cosa sia realmente successo”.
“Il merito è di tua sorella e della collana che porta al collo.
La sua energia ha come ricaricato la collana, sprigionando così tutto il suo potere.
È grazie a lei, se sei completamente guarito” spiegò chiaramente il padre con orgoglio.
“Lo immaginavo” rispose il figlio scompigliando, affettuosamente, i capelli alla sorella.
“Ora cosa facciamo?” chiese Gohan con aria seria, riferendosi al mago e alla strega.
“Ci voglio pensare io, a loro” intervenne determinata la bambina.
“Bra, non mi sembra il caso” replicò prontamente la madre.
“Invece, io, credo proprio di si” interruppe deciso il Principe.
“Ma, Vegeta?” replicò stupita la turchina.
“Lei deve avere la possibilità di riscattarsi, dopo quello che le è accaduto. È il suo momento e nessuno deve intromettersi.
Nel caso in cui abbia bisogno, sarò io stesso ad intervenire. Sei d’accordo, Bra?”
“Si, papà”.

Dopo aver acconsentito, la piccola, con passo sicuro, si diresse lentamente verso i nemici per sistemare, una volta per tutte, l’intera faccenda.
Intanto Vegeta si avvicinò alla compagna per farle comprendere che non doveva temere nulla, ma, al suo minimo tocco, la donna si scostò immediatamente.
Era, senz’altro, arrabbiata con lui per aver preso una decisione senza consultarla e la sua donna odiava non sentirsi presa in considerazione, a maggior ragione se si trattava dei suoi figli.
Malgrado ciò, l’uomo non si stupì del suo atteggiamento, in fondo immaginava il suo timore, come madre, ma doveva accettare che Bra fosse una saiyan e forse, con il tempo, ci sarebbe riuscita.
Sicuramente veder combattere la propria bambina l’angosciava, ma lei doveva avere fiducia nelle capacità della piccola perché, dietro al suo dolce visino, nascondeva un grande potenziale e di questo, Vegeta, non aveva alcun dubbio.
Tuttavia il saiyan decise, per ora, di accantonare la questione con la compagna e rimandare il tutto una volta ritornati a casa.
Inizialmente avrebbero, come di consueto, discusso per qualche ora e poi avrebbero fatto pace nell’unico modo che il Principe conosceva e che, sicuramente, la scienziata non avrebbe saputo rinunciare.
In fondo sapeva come prenderla…
Tuttavia decise di rifletterci più tardi perché, in quell’istante, aveva qualcosa di molto più importante da vedere e non voleva assolutamente perderlo.
Infatti, la bambina, era arrivata davanti ai suoi nemici con l’atteggiamento fiero di chi non temeva niente e nessuno.
La sua aura risplendeva di una luce accecante e i suoi occhi verdi erano decisi ed impenetrabili.
Nemesis rimase stupito, non solo di saperla ancora in vita, ma persino del cambiamento avvenuto in lei... non immaginava quanto potesse cambiare attraverso quella trasformazione.
In realtà aveva già avuto modo di scorgerla, con quelle sembianze, attraverso lo scontro avvenuto con Arcadia, ma era stato solo per breve tempo.
Ora aveva modo di vederla con più attenzione e ciò che vide lo turbò particolarmente.
Non era tanto la trasformazione a renderlo nervoso, ma il suo ghigno compiaciuto, ripreso, senza ombra di dubbio, dal suo nobile padre.
 


Persino i tratti del suo viso si erano induriti, rendendola decisamente più sicura di sé.
Non sembrava più essere la bambina indifesa che gli stringeva la mano, quando aveva paura, e questo lo rese piuttosto triste.
Si era affezionato molto a Bra e aveva imparato a conoscere, in parte, il suo carattere dolce, tenero, allegro, sincero, ma, ora, vedendola trasformata, si rese conto di quanto poco conoscesse di lei.
Tuttavia, l’uomo ero contento di saperla ancora viva e si ritrovò a pensare che, probabilmente centrasse il suo ciondolo.
Si fissarono a lungo negli occhi, finché non fu proprio la piccola a rompere quell’imbarazzante silenzio, domandando delusa:

“Perché?”
“Cosa?” rispose perplesso l’uomo non riuscendo a capire l’interrogativo posto dalla bambina.
“Perché hai fatto del male al mio fratellone?
Credevo fossi mio amico…”

Fu proprio in quell’istante che il mago riconobbe la vera Bra…quella dolce bambina che aveva avuto modo di incontrare e che gli aveva regalato tanti sorrisi.
La maschera da dura che si era ostinata ad indossare era crollata nel momento in cui lei gli aveva rivolto la parola.
Tutti i suoi dubbi svanirono anche se continuava a rimanere turbato, non tanto dal suo aspetto, quanto dalla sua impulsività.
Tuttavia, Nemesis, cercò di replicare alla sua domanda nel modo più sincero che conosceva soprattutto perché era davvero arduo rimanere impassibile di fronte al malinconico viso della bambina.
Così, con tono sincero, le disse:

“Vedi Bra, ho solo cercato di difendere me ed Arcadia dall’attacco che tuo fratello ci ha scagliato.
Non era mia intenzione fargli volutamente del male…devi credermi”.
“Però lo hai fatto” ribadì triste la piccola.
“Lo so e mi dispiace. Hai tutte le ragioni del mondo per avercela con noi e se vuoi scontrarti con me io non muoverò un solo dito”.
“Non sono sicura di volerlo fare… io, in fondo, ti voglio bene” proferì la piccola con tono affettuoso.
“Anch’io ti voglio bene, Bra” rispose commosso il mago.
“Infatti non è con lui che dovesti prendertela.
Sono io la responsabile di tutto…uccidi me” interruppe la strega debolmente, mentre era tra le braccia dell’amico.
“Cosa dici?” replicò duramente il mago.
“E’ vero Nemesis e tu lo sai. Devi sapere, mocciosa, che sono riuscita ad ucciderti due volte, ma con scarsi risultati… a quanto pare non è ancora arrivato il tuo momento”.

L’ultima frase, pronunciata dalla strega, spiazzò tutti i presenti, persino il Principe.
Tentò di capire a cosa si riferisse Arcadia con quel “due volte” e, dopo qualche istante, si accese in lui una lampadina che gli fece intuire ogni cosa…
Come una furia, incapace di trattenersi, il saiyan si scagliò contro la donna, prendendola per il collo, e furioso le domandò:

“Sei stata tu, vero?”
“Vi prego, mettetela giù” intervenne preoccupato Nemesis, non solo per la sorte dell’amica, ma anche per le sue misere condizioni.
“Silenzio!” esclamò, con tono durissimo, il padre della bimba.
“Ci s-sei arri-vato, final-mente.
Ebbene si, sono io la re-sponsabile dei tuoi incubi e del malessere di tua fi-glia che poi l’ha por-tata alla mor-te, qualche an-no fa, ma a quanto ve-do i miei stratagemmi non so-no servi-ti a molto” asserì lei, senza paura, appurando le ottime condizioni di Bra, ma allo stesso tempo sofferente per via della stretta di Vegeta sul suo collo.
“Co-sa hai usato, que-sta volta, per ri-portarla in vi-ta?” elargì, curiosa, la megera.
“La collana di mia madre.
Devo ammettere che, persino a distanza di anni, funziona alla perfezione.
Te la ricordi, vero?”
“Hai sempre avu-to schifosamente fortu-na, saiyan”.
“No, sei tu che mi fai schifo.
Ti sei permessa di uccidere mia figlia due volte e dovresti finire all’inferno soltanto per averlo pensato”.
“E allora, per-chè non lo fai?” chiese la strega provocandolo.
“Perché è quello che desideri, visto le tue pessime condizioni ed io non ho nessuna intenzione di accontentarti” proferì severamente il saiyan lasciando la presa e facendo cadere, rovinosamente, a terra la donna. 

Il mago le si avvicinò immediatamente per soccorrerla, mentre la piccola guardava la scena turbata.
Non sapeva spiegarsi bene il motivo, ma si sentiva diversa.
Una volta rivista la strega voleva soltanto scontrarsi con lei per avere la sua rivincita, ma ora, dopo aver appurato le sue pessime condizioni, aveva cambiato idea.
In fondo era soltanto una bambina e il combattimento non rientrava nelle sue priorità.
Lei ambiva unicamente di tornare alla sua vecchia vita, alle sue abitudini…era questo che voleva più di ogni altra cosa.
Il padre si accorse del repentino cambiamento della bambina, così, per risvegliarla da quel torpore, si accovacciò per arrivare alla sua altezza e con tono deciso le chiese:

“Bra, ascoltami”.
“Si, papà?”
“Sei tu che devi decidere cosa fare del tuo nemico. Hai subìto un torto ed ora hai la possibilità di riscattarti.
Vuoi sfidarla?”
“Io, non lo so. Prima volevo farlo, ma, ora, mi fa solo pena” aggiunse confusa la piccola abbassando lo sguardo.
Il padre le prese il mento, sollevandole il viso, per poi aggiungere:
“Non abbassare mai lo sguardo, Bra, con nessuno.
Non sei costretta a farlo, se non vuoi...sei ancora piccola e non sei pronta per questo”.
“Papà, io voglio solo tornare a casa” disse lei gettandosi tra le braccia del padre.
“Va bene, ma non c’è bisogno di piagnucolare.
Ci penserò io a lei” asserì serio il saiyan, ricambiando, tuttavia, la stretta.
“Ti sba-gli saiyan…io non ti permet-terò di ferirmi ancora” s’intromise seccata la strega.
“Che vuoi dire, Arcadia?” le domandò preoccupato il mago.
“Mi dispiace Nemesis, ma credo sia la soluzione migliore per tutti. Io metterò fine a tutta questa storia, ma a modo mio” affermò decisa la donna allontanando, da sé, l’amico.

La donna, con la poca forza rimasta, si alzò in piedi con non poca fatica e creò, grazie alla sua magia, una sfera luminosa di grandi dimensioni che lanciò contro i presenti, cogliendo di sorpresa persino l’amico.
Il Principe, intuendo subito la sua mossa, si preparò a ricevere il suo attacco cercando di respingere quello del nemico, ma prima allontanò immediatamente la figlia da sé, per poi urlarle:

“Vattene Bra, scappa!”
“No papà, io non ti lascio”.
“Avanti, non fare la sciocca. Ubbidisci”.
“Te lo puoi scordare, io non me ne vado”.

Dopo aver preso la sua decisione, la bambina si affiancò al padre e tentò di sfruttare la sua trasformazione in saiyan per aiutare il genitore, contribuendo con al sua energia.
Nonostante fosse arrabbiato per il comportamento sconsiderato della piccola, l’uomo non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto.
Quella bambina era davvero una forza della natura, anche se, a volte, riusciva ad essere più testarda della madre.
Tuttavia, malgrado l’aiuto di Bra, la sfera lanciata dalla strega sembrava essere davvero potente e aveva paura che la figlia non sarebbe riuscita a resistere per molto.
Cercò di trovare una rapida soluzione finché non vide apparire al suo fianco il figlio maggiore.
Trunks era andato in loro aiuto, in fondo doveva aspettarselo da un valoroso guerriero come lui.
Il giovane si mise in posizione e usò tutta al sua energia per aiutare a respingere quella maledetta sfera.
Fissò, per un momento, il padre che ricambiò la sua occhiata e, con tono sarcastico, disse:

“Pensavi davvero che sarei rimasto a guardare?”
“No e comunque se non fossi intervenuto, una volta ritornati sulla Terra, non ti avrei dato tregua” replicò ghignando il padre.
“Allora ci ho visto giusto”.
“Non dubitare mai di tuo padre”.
“Va bene. Che ne dici, sistemiamo, una volta per tutte, questa faccenda?” chiese, accennando ad un sorriso, il giovane.
“Non avrei saputo dirlo meglio” ribatté Vegeta ricambiando l’intesa venuta a crearsi con il giovane.
“Sei pronta Bra?” chiese deciso il genitore.
“Puoi contarci, papà”.
“Bene, allora facciamogli vedere chi sono i veri saiyan”.

E con questa ultima frase un padre e i suoi due figli, si ritrovarono a combattere, per la prima volta tutti insieme, fianco a fianco come il Principe aveva sempre sognato…


 

                                                                                 

                                                                                                                                                               CONTINUA…
 

 

 







ANGOLO DELL’AUTRICE

Eccomi, da come avete potuto intuire siamo ormai quasi giunti alla conclusione di questa storia.
Il prossimo sarà l’ultimo capitolo e, sinceramente, mi dispiace un po’, in fondo mi sono divertita parecchio a scrivere questo racconto, ma tutto, prima o poi, ha una fine.
Sicuramente senza le vostre recensioni non sarebbe stato lo stesso e vi ringrazio tantissimo per avermi seguito con tanta costanza.
Rimando i ringraziamenti al capitolo finale.
GRAZIE davvero tanto anche ai lettori silenziosi.
Ci sentiamo prestissimo!
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 22
*** Ritorno sulla Terra (Prima Parte) ***





                            CAPITOLO VENTUNESIMO
                                    Ritorno sulla Terra
                                         -Prima Parte-

           
                   
              




I tre saiyan si ritrovarono a respingere il potente attacco lanciato dalla strega tutti insieme, per la prima volta, e questo fu grande motivo di orgoglio per il Principe.
Non si sarebbe mai aspettato un risvolto simile, almeno non così presto.
Sino ad allora non aveva mai pensato ad allenare Bra, né tantomeno vederla destreggiarsi nel combattimento.
L’aveva sempre considerata come la sua piccola bambina da proteggere, da non accorgersi che, anche lei, aveva delle qualità come saiyan.
Ovviamente non si era dimenticato di questo particolare…più semplicemente non voleva ammetterlo a se stesso.
Era più facile sorvolare sull’argomento piuttosto che affrontarlo e lui questo lo sapeva bene.
Non era un codardo e di conseguenza non era abituato a fuggire di fronte ai problemi… nella sua vita aveva sempre guardato in faccia la realtà .
Si era scontrato con numerosi nemici e superato mille difficoltà, ma questa volta era diverso perché in mezzo al dilemma c’era sua figlia e questo lo aveva sempre bloccato.
Non riusciva ad immaginare la sua piccola destreggiarsi in un combattimento.
Con Trunks era stato diverso perché era un maschio, quindi gli rimaneva più semplice allenarlo, come fosse un obbligo, mentre con Bra era totalmente differente.
La vedeva minuta, incapace di difendersi e questo fattore lo aveva, in qualche modo, condizionato, nel corso del tempo, da farlo sempre desistere, almeno sinora.
Non aveva cambiato totalmente opinione, ma stava cominciando a guardare la figlia in modo diverso.
Questa brutta esperienza l’aveva profondamente mutata da renderla più forte e sicura di sé.
Vederla trasformata in super saiyan aveva abbattuto quasi ogni sua remora arrivando così alla conclusione che, forse, aveva esagerato con le sue celate premure.
In fondo era sua figlia e doveva aver pur ereditato qualcosa della sua persona.
Tuttavia quella determinazione e fierezza che leggeva nello sguardo della bambina, lo aveva incoraggiato a non demordere e ad avere più fiducia nelle sue capacità.
Doveva ammettere che il dolce e tenero visino della piccola lo aveva confuso nella sua decisione di poterla, un giorno, allenare, ma ora sapeva che poteva osare qualcosa in più, senza particolari timori.
L’unica che, forse, avrebbe potuto darle problemi era la sua compagna, ma con lei avrebbe sicuramente trovato un accordo per venirsi incontro.
Rinfrancato da tale pensiero, aumentò maggiormente la sua potenza per respingere l’attacco della megera ed evitare una tragedia.
Tuttavia non riuscì a trattenere un ghigno compiaciuto, quando percepì il potere dei figli aumentare con il suo.
Probabilmente si erano accorti dell’improvviso innalzamento dell’aura del padre, così anche loro, decisero di incrementare la loro forza per rendersi, ulteriormente, utili.
Come poteva non essere orgogliosi di loro?
Gli risultava praticamente impossibile…
Nel frattempo, se da un lato i tre saiyan acquisivano potenza, dall’altro, Arcadia, stava iniziando a mostrare i primi segni di cedimento.
In realtà li aveva attaccati con uno scopo ben preciso…
Lei sapeva che, ridotta in quelle condizioni, non sarebbe riuscita a vincere, quindi li aveva attaccati unicamente per costringerli a respingere il suo assalto e mettere fine all’intera faccenda.
Sinceramente non si era immaginata un risvolto simile, ma ora la vedeva come l’unica via d’uscita per smettere di soffrire.
Tuttavia aveva un solo rammarico…quello di aver coinvolto il suo amico Nemesis.
Lui l’aveva aiutata tanto nel corso degli anni, non solo a gestire i suoi poteri, ma le era stato sempre vicino nel momento del bisogno e questo non lo avrebbe mai dimenticato.
Il mago non si meritava una fine simile e la strega gli avrebbe impedito, con ogni mezzo, di avvicinarsi a lei.
Dal suo canto, l’uomo la fissava con angoscia perché aveva intuito cosa avesse in mente la donna e non poteva tollerarlo. L’uomo fece per avvicinarsi, visto che si trovavano ad alcuni metri di distanza, ma la megera lo fermò all’istante, urlandogli:

“Nemesis, non fare un altro passo…per favore”.
“Pretendi davvero che rimanga a guardarti morire, senza fare niente? Io non te lo permetterò”.
“Neanche se sono io a chiedertelo?” domandò, affaticata, la donna.
“E’ davvero questo ciò che vuoi?” chiese affranto l’uomo.
“Voglio raggiungere i miei cari, Nemesis e sfrutterò questa occasione per mettere fine a tutte le mie sofferenze”.
“Per favore, ripensaci…è una follia” replicò addolorato il mago.
“Tu, per me, sei stato più di un amico, Nemesis.
Sei stato un padre, un fratello, una roccia a cui aggrapparmi, quando ero in difficoltà.
Non potrò mai sdebitarmi con te, però una cosa voglio che tu la sappia…io ti terrò sempre nel mio cuore, anche nell’aldilà.
Ti prego, non dimenticarmi…ti voglio bene” concluse lei con le lacrime agli occhi, ma felice della sua decisione.
Si guardarono un momento negli occhi e lentamente la strega abbassò le braccia facendosi travolgere dalla sfera energetica dei nemici.
Prima che l’attacco la investisse, si udì soltanto l’urlo di dolore del mago:
“Arcadiaaaaaaa!”

E così tutto cessò.
Quando il polverone, sollevato per colpa dell’attacco, scomparve non rimase nulla della strega né del suo fidato compagno.
Vegeta si guardò intorno per accertarsi della situazione e constatò quanto tutto fosse diventato improvvisamente silenzioso.
Era sicuro della morte di Arcadia non solo per l’aura, ora, inesistente, ma perché conosceva le intenzioni della megera.
Aveva letto nei suoi occhi la sua determinazione, quando si era avvicinato a lei poco prima dello scontro e, conoscendola, non si sarebbe tirata indietro proprio all’ultimo secondo.
Di Nemesis aveva qualche dubbio, in fondo quel mago era una continua scoperta, ma persino la sua aura era svanita, quindi decise di non pensarci troppo.
Una volta terminato lo scontro, il Principe ed i suoi due figli, ritornarono alla stato normale, ma, Vegeta, percependo l’aura della bambina calare vertiginosamente, decise di prenderla tra le braccia prima che cadesse al suolo stremata.
La piccola era sicuramente svenuta per via dello sforzo eccessivo che il suo corpo non era abituato a sostenere e questo, lui, lo aveva già preventivato.
I tre si recarono dal resto della compagnia e la scienziata si precipitò subito sulla figlia con aria preoccupata.
Il compagno, intuendo la sua angoscia, la informò con tono rassicurante:

“Non preoccuparti troppo, donna.
Bra sta bene, ha solo bisogno di riposare e recuperare le forze”.
“Ottimo lavoro ragazzi. Siete stati davvero fenomenali, insieme” intervenne Goku sorridendo.
“Avevi qualche dubbio, Kakaroth?” domandò Vegeta sogghignando.

Il Son stette per replicare, ma venne bloccato da una forte scossa che fece tremare l’intero pianeta.
Tutti sbarrarono gli occhi intuendo la pericolosità del momento, soprattutto perché la terra non smetteva di tremare.
Ancora pochi minuti e il pianeta sarebbe esploso.
Il Principe ordinò a tutti di entrare nella navicella e lasciare immediatamente quel posto.
Il resto della compagnia eseguì alla lettera le parole del saiyan e in pochi istanti si ritrovarono all’interno del mezzo pronti per decollare.
La scienziata cercò di potenziare al massimo la partenza per cercare di abbandonare, il prima possibile, l’orbita di Arlia.
Fortunatamente, dopo alcuni istanti, riuscirono in tale intento giusto il tempo per osservare l’esplosione dell’astro, riflettersi nei loro occhi.
Vedere un pianeta esplodere era pur sempre spiacevole, ma quello rappresentava la fine di un incubo ed, egoisticamente, tutti tirarono un sospiro di sollievo.
A quel punto, Vegeta, decise di portare a letto la piccola saiyan, ancora stretta tra le sue braccia.
Era orgoglioso di lei e delle sue capacità, in fondo su questo non aveva mai dubitato, ma vederla così impavida lo aveva davvero colpito.
Era veramente soddisfatto di sua figlia.
Nonostante non avesse seguito un regolare allenamento, aveva dimostrato di avere carattere, grinta, tenacia e determinazione, tutte qualità che la rendevano una saiyan a tutti gli effetti.
Non poteva che esserne più fiero.
Con quel pensiero in mente, si recò nell’infermeria e adagiò la piccola sul letto coprendola con cura.
Si assicurò che nessuno lo vedesse e velocemente si chinò sulla figlia per lasciarle un leggero bacio sulla fronte.
A quel punto, un tenue sorriso si affacciò sul volto del Principe non riuscendo a trattenersi.
Probabilmente, complice, era stata anche la stanchezza, ma soprattutto la consapevolezza che ora la sua bambina era sana e salva.
Finalmente l’incubo era finito ed ora potevano tornare a vivere serenamente le loro vite, almeno finché non sarebbe apparso qualche altro nemico, ma l’uomo sperava davvero che Arcadia fosse l’ultima della sua lunghissima lista.

Erano già trascorse diverse ore, da quando l’intera compagnia aveva abbandonato frettolosamente il pianeta Arlia e ognuno cercava di occupare il tempo come meglio poteva.
Gohan e Goten stavano riposando, Bulma si trovava nella propria camera, mentre Trunks era andato a dare uno sguardo alla sua sorellina.
Da quando erano partiti, la piccola ancora dormiva placidamente, ma nessuno si preoccupò più del dovuto.
In fondo Bra aveva esaurito parecchia energia e non essendo preparata ad un dispendio così elevato, era del tutto normale che il suo corpo reagisse in tale maniera.
Tuttavia il fratello decise di starle accanto e aspettare il suo risveglio.
Lui le appoggiò una mano sui capelli e, dolcemente, l’accarezzò con una delicatezza disarmante.
Aveva rischiato davvero di perderla, questa volta, e se non fosse riuscita a tornare in vita sarebbe veramente impazzito.
Non voleva ripensare al dolore provato, quando aveva percepito la sua aura spegnersi completamente.
Una rabbia, mista al dolore, lo aveva invaso, improvvisamente, rendendolo folle alla sola idea di non poterla più rivedere.
Sarebbe stato troppo, per lui, da sopportare, ma, per fortuna, in qualche modo, era tornata alla vita ed era questo che più contava.
Mentre la sfiorava la vide ridestarsi lentamente e lei, strofinandosi gli occhi, chiese ancora con tono assonnato:

“Trunks, sei tu? Dove siamo?”
“Certo che sono io. Ci troviamo sulla nostra navicella e stiamo facendo ritorno sulla Terra”.
“Sul serio?”
“Sì, piccola. L’incubo è finalmente finito”.
“Che bello, non vedo l’ora di tornare a casa” disse la bambina sbadigliando.
“Ci vorrà del tempo, quindi ti conviene riposare ancora per un po’. Che ne dici?”
“Si, ho molto sonno. Fratellone, ti va di dormire con me?”
“Certo, sorellina”.

Il giovane accettò volentieri l’invito della bambina e, facendosi posto sul letto, l’abbracciò teneramente a sé, sapendo che nessuno, ora, le avrebbe più fatto del male.
 


Nel frattempo, Goku e Vegeta, si trovavano nella sala di controllo per verificare che tutto stesse procedendo nel migliore dei modi.
Il Principe era appoggiato alla parete accanto ad un oblò, intento a fissare la volta celeste.
Stava ripensando agli ultimi avvenimenti accaduti e come avessero messo fine all’intera vicenda.
Fortunatamente si era concluso tutto in maniera davvero lodevole e, se lo scontro con Arcadia aveva avuto esito positivo, lo doveva specialmente ai suoi due figli.
Ritrovarsi a combattere, l’uno a fianco all’altro, era stato, per lui, uno dei momenti più significativi ed eccitanti della sua vita.
Non lo avrebbe mai creduto possibile ed invece si sbagliava.
Chissà se sarebbe riaccaduto di nuovo?
Ovviamente, il Principe, non aveva una risposta alla domanda che si era posto, ma di una cosa era certo.
Se un giorno Bra avesse voluto, lui l’avrebbe allenata come una vera saiyan, ora che aveva scoperto le sue immense capacità.
Si era sempre trattenuto perché la considerava la sua bambina e, per via del suo tenero faccino, non riusciva nemmeno ad immaginarsi di colpirla.
Tuttavia, adesso, la questione era totalmente mutata ed il saiyan stava seriamente pensando di mettere in pratica tale convinzione.
Sicuramente la compagna avrebbe avuto qualcosa da ridire, ma, alla fine, avrebbe senz’altro compreso.
In fondo Bra era sua figlia e doveva avere la possibilità di scegliere.
Forse, ora, avrebbe rifiutato perché piccola e non interessata a questo genere di cose, ma, probabilmente, tra qualche anno avrebbe potuto cambiare tranquillamente idea.
Lui non voleva forzarla nella scelta, in fondo doveva decidere da sola, senza sentirsi obbligata.
Tuttavia, in entrambi i casi, lui ci sarebbe sempre stato per lei, senza ombra di dubbio.
Era talmente immerso nelle sue elucubrazioni che non si era neanche accorto che Goku lo stesse chiamando da qualche minuto…

“Vegeta… Ehi Vegeta, mi senti?” urlò infine il Son per cercare di riportarlo con i piedi per terra.
“Kakaroth, smettila di gridare…non sono sordo” replicò seccato l’altro.
“Scusami amico, ma è da qualche minuto che cerco di attirare la tua attenzione, però sembra che tu stia in un altro mondo”.
“Stavo soltanto riflettendo, tutto qui”.
“Stavi ripensando allo scontro con Arcadia, vero?”
“Sì, ma non a lei, precisamente”.
“La trasformazione di Bra ti ha stupito, eh?” chiese Goku sorridendo.
“Non immaginavo celasse tutta quella forza, in fondo dovevo aspettarmelo, visto che è mia figlia, ma Bra non è mai stata interessata al combattimento ed io non ho mai insistito” ribatté serio il Principe.
“Non hai perseverato perché Bra è una femmina, invece che un maschio, in fondo con Trunks non hai avuto di questi problemi.
Io credo che il tuo sia un comportamento più che giustificato, non ti pare?”
“Sai Kakaroth, credo che, una volta tanto, tu abbia visto giusto” ribadì Vegeta con tono sarcastico.
“Non sono così tonto come tu affermi spesso” esordì l’altro grattandosi la testa.
“Adesso non allargarti troppo Kakaroth”.
“Hai intenzione di allenare Bra?” chiese il Son a bruciapelo.
“Se lo vorrà io sarò più che disponibile ad aiutarla”.
“Bulma è d’accordo?”
“Perché mi poni questa domanda?” lo interrogò cupamente il compagno della scienziata.
“L’ho vista molto contrariata riguardo la trasformazione di Bra, ma forse era soltanto preoccupata”.
“Ora lo scopriremo” rispose il saiyan più anziano dirigendosi verso la stanza che divideva con la sua donna.
“Aspetta Vegeta…prima che tu vada da lei volevo prima chiederti un’ultima cosa”.
“Sbrigati Kakaroth” .
“Credi che anche Nemesis sia perito durante lo scontro?”
“La sua aura non era più percepibile, quindi credo non abbia avuto scampo. Hai qualche dubbio a riguardo?”
“In realtà no…mi dispiace soltanto che non sia riuscito a sopravvivere, in fondo non era veramente cattivo” esordì il Son dispiaciuto.
“Forse, ma era troppo legato ad Arcadia per poter solo pensare di vivere senza di lei.
Se fosse sopravvissuto, probabilmente, si sarebbe impiccato unicamente per poterla raggiungere” aggiunse determinato l'altro.
“Credo tu abbia ragione” concluse, Goku, rassegnato all’idea.
“Ci vediamo dopo, Kakaroth”.

Dopo averlo salutato, Vegeta, si recò dalla scienziata per risolvere, una volta per tutte, la questione lasciata in sospeso su Arlia.
Appena aprì la porta, intravide subito la compagna appoggiata all’oblò, che si trovava nella stanza, illuminata solo da una fioca luce proveniente da una piccola lampada appoggiata su un comodino vicino al letto.
La donna gli dava le spalle, ma anche se non poteva vederla direttamente in faccia, sapeva che era arrabbiata con lui.
Così, una volta chiusa l’uscio, si avvicinò alla scienziata aspettandosi una scenata oppure uno dei suoi soliti rimproveri, ma nulla di questo accadde.
Quel silenzio non gli piaceva affatto, così, facendosi serio, la voltò verso di sé, prendendole il mento tra le dita, e lo sguardo della turchina lo lasciò, per la prima volta, incapace di reagire.
Il suo viso era colmo di lacrime e molto arrossato, probabilmente era da un bel po’ che piangeva, ma il saiyan non seppe darsi una spiegazione, finché la donna non gli domandò singhiozzando:

“Ti prego Vegeta, abbracciami.
Per favore, non dirmi di no…ne ho troppo bisogno”.

L’uomo la fissò, per un momento, ma, poco dopo, l’avvicinò maggiormente a sé, prendendola tra le braccia per poi adagiarsi con lei sul letto.
Bulma si appoggiò al suo petto e continuò a piangere tutte quelle lacrime che aveva trattenuto sino ad allora.
Il compagno non proferì parola, ma la strinse forte a sé ricordandole la sua presenza.
In quell’istante, il saiyan, non seppe darsi una valida spiegazione al comportamento della scienziata, forse quello sfogo era dovuto agli ultimi avvenimenti accaduti.
Tuttavia decise di rimandare a quando lei si sarebbe calmata.
Dovevano assolutamente chiarire perché, la Bulma che ora teneva stretta a sé, non poteva essere lei…

 
 


                                                                                                                                                         CONTINUA…

 

 

 

 

 

 


ANGOLO DELL’AUTRICE

Eccomi ritornata!
Chiedo scusa per l’ora tarda, ma non sono riuscita a postare prima...
Ecco a voi l’ultimo capitolo che ho deciso di dividere in due parti, ma non temete non vi farò aspettare a lungo per leggere l’ultima parte perché è quasi pronta.
Ormai la storia è giunta al termine e non finirò mai di ringraziarvi per avermi fatto compagnia con le vostre recensioni.
GRAZIE davvero a tutti voi ed ai lettori che mi hanno seguita in silenzio.
Ci sentiamo per l’ultima parte!
Un Abbraccio.

GALVANIX

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Capitolo 23
*** Ritorno sulla Terra (Ultima Parte) ***





                         CAPITOLO VENTIDUESIMO 
                                 Ritorno sulla Terra 
                                     -Ultima Parte-

 


 

           
                   


Era trascorsa quasi un’ora dall’entrata del saiyan nella stanza che condivideva con la compagna e, da quel momento, la donna sembrava lentamente calmarsi.
Erano ancora distesi sul letto, abbracciati silenziosamente, e nessuno dei due aveva ancora proferito parola.
La turchina, ora, si sentiva decisamente più leggera, anche se particolarmente spossata.
Non era nel suo carattere scoppiare in un pianto dirotto, come era accaduto qualche istante prima, ma non era riuscita a trattenersi, quando aveva scorto il compagno.
Era stata una vera e propria necessità quella di liberarsi delle lacrime che la opprimevano già da tempo e non poteva più rimandare.
Ora, tra le braccia del suo uomo, si sentiva libera da ogni peso e questo, sicuramente le avrebbe facilitato il compito di doversi chiarire con lui.
Sapeva che, in fondo, Vegeta non l’avrebbe mai giudicata sulla reazione appena avuta perché comprendeva il suo stato d’animo, ma si sentiva, tuttavia, in dovere di spiegargli cosa le era realmente accaduto.
D’altro canto, il saiyan era lì che attendeva una chiara risposta e se non avesse fatto lei il primo passo, sicuramente, ci avrebbe pensato il sottoscritto.
Sinceramente era rimasto spiazzato dall’improvviso pianto emotivo della donna, ma, evidentemente, sopportare una tale situazione l’aveva logorata nel tempo, rendendola, infine molto vulnerabile.
Non doveva essere stato facile, per lei, vedere nuovamente sua figlia strappata alla vita ed essere cosciente di non poter fare nulla per salvarla.
Fortunatamente tutto si era risolto per il meglio e Bra aveva, ancora una volta, sfidato la Signora in nero, beffandola egregiamente.
Probabilmente era stato proprio questo a sconvolgerla maggiormente e, ovviamente, non poteva biasimarla, ma ora era giunto il momento di riprendersi e tornare a vivere, anche se sospettava ci fosse dell’altro.
Non riusciva davvero a sopportarla in quello stato, forse perché vederla così debole, e sin troppo sensibile, lo toccava sin dentro al suo essere, infastidendolo ulteriormente.
Notando si fosse calmata, decise di intervenire per chiarirsi definitivamente e risolvere il problema una volta per tutte.
Così, tenendola ancora stretta tra le sue braccia, le domandò con tono profondo e autorevole:

“Allora donna, mi vuoi spiegare cosa ti è successo?”
“Io…credo di essere arrivata al limite.
Nell’ultimo periodo sono accadute tante cose e questo è stato l’unico modo che avevo per sfogarmi completamente.
Io so bene di averti spiazzato, ma non sono riuscita davvero a trattenermi e mi dispiace, un po’, per questo.
Forse non sono così forte come credi” rispose lei amareggiata.
“E’ vero, mi hai spiazzato con il tuo atteggiamento, ma non vuol dire che mi hai deluso… in fondo sei una terrestre, cosa potevo aspettarmi?” asserì il saiyan beffandola.
“Che vorresti dire, sentiamo?” replicò la compagna indignata.
“Che siete una razza debole e tu ne fai parte.
Non c’è altro da aggiungere”.
“Ma, davvero? E tu appartieni ad una razza di scimmioni maleducati”.
“Si, ma lo scimmione ti piace…non è così?” chiese lui sarcastico e soddisfatto di vederla ribattere come una volta.
“Sei proprio uno sciocco, Vegeta”.
“No Bulma, la sciocca sei tu. Dovevi subito parlare con me, invece di nasconderti” ribadì lui con tono serio.
“Lo so, ma l’improvvisa morte di Bra mi ha sconvolta e ho reagito di conseguenza”.
“Sei sicura che centri solo questo o c’è dell’altro?”
“Che vuoi dire?”
“Lo sai dove voglio arrivare, donna” esclamò sostenuto l’uomo.
“E va bene, lo ammetto. La trasformazione di Bra in super saiyan mi ha un po’ impressionata, anche se non conosco bene il motivo.
In fondo dovrei esserci abituata, ma non è così.
In verità, quando Trunks si è trasformato per la prima volta, non ho avuto problemi a riguardo, ma ora, con Bra è diverso”.
“Cosa ci sarebbe di diverso? Trunks è sempre tuo figlio.” chiese determinato il saiyan, intuendo già la sua risposta.
“Non lo so…per me, i miei due figli, sono uguali e non potrei mai voler bene più ad uno rispetto all’altro, ma non posso nasconderti che vedere la mia bambina trasformata non mi abbia fatto un certo effetto.
Il punto è che Trunks ha sempre avuto il desiderio di diventare un grande guerriero come te, sin da piccolino, e non lo hai mai nascosto, mentre Bra non ha mai avuto tanto interesse per questo genere di cose.
Malgrado ciò, nonostante questo, è diventata, comunque, una super saiyan” replicò lei pensierosa.
“Davvero ti disturba così tanto la sua trasformazione?” domandò seccato il compagno.
“No, non fraintendermi…in fondo è anche tua figlia ed era inevitabile che, prima o poi, accadesse, ma non immaginavo così presto. So bene quanto tu sia orgoglioso di lei e devi credermi, quando ti dico che per me è lo stesso”.
“Allora dimmi qual è il tuo problema, donna”.
“E’ ancora una bambina, Vegeta, ed io vorrei tenerla ancora un po’ con me. Ho paura che cresca troppo in fretta e non voglio che succeda anche a lei”.
“Credi sia accaduto questo a Trunks?” chiese scettico l’uomo.
“Si, in fondo è così. Lui è cresciuto, quasi venerandoti, cercando sempre la tua approvazione, ancora oggi, e questo lo ha spinto ad allenarsi giorno dopo giorno, mettendo da parte il suo essere bambino.
Sei stato molto duro con nostro figlio, forse perché è il tuo primo erede maschio e hai voluto sempre il massimo, ma lui, per non deluderti, non si è mai tirato indietro” ribadì, con tenerezza, la scienziata alzandosi e appoggiando le mani sul petto dell’uomo per poterlo guardare in viso:
“Ascolta, Vegeta, ho solo una richiesta da farti…se hai intenzione di allenare Bra ti chiedo soltanto di aspettare ancora un po’, in fondo è così piccola ed io non sono pronta per vederla piena di tagli e lividi…ti prego”.
“Io l’addestrerò unicamente se sarà lei a volerlo e non la forzerò, se rifiuterà di farlo, ma se accetterà potrò aspettare qualche anno, non uno di più.
L’allenamento saiyan prevede che s’incominci in tenera età, quando il fisico è ancora acerbo e permette dei movimenti flessibili. Per tale motivo non posso attendere molto e spero tu possa comprenderlo” affermò conciso il saiyan.
“Si, lo capisco…se e quando ti domanderà di prepararla al combattimento, riuscirai davvero a colpirla?
Perché, secondo me, avrai qualche problema in proposito”.
“Cosa vorresti dire? Non mi farò mettere k.o. dal suo dolce visino” asserì, con finta sconsideratezza, l’uomo.
“Ma, Vegeta, lei ti ha già messo al tappeto, anche se non vuoi ammetterlo” elargì, la turchina, sorridendo.
“A si? Questo è tutto da vedere” esclamò lui ribaltando le posizioni e ritrovandosi sopra di lei.

Il Principe la osservò a lungo, non lasciandosi sfuggire nulla di lei, e all’improvviso la baciò con la stessa passione che sempre lo contraddistingueva.
Ogni volta che la guardava non riusciva a resisterle e probabilmente Bra aveva ripreso esattamente dalla madre perché ogni volta si ritrovava ad accontentarla.
Erano davvero furbe, forse perché sapevano davvero come prenderlo e lui, alla fine, cedeva.
Non avrebbe mai immaginato che, un giorno, si sarebbe ritrovato “sottomesso” da due donne, ma i fatti parlavano chiaro e lui, per quanto potesse nasconderlo, doveva accettare la dura verità.
Dopo aver assaporato a lungo le labbra della compagna, il saiyan le sfilò la felpa dedicandosi completamente al suo collo depositando così una lunga scia di baci fino ad arrivare al suo prosperoso seno.
In quel punto dedicò particolare attenzione, beandosi degli ansiti della scienziata e lentamente scese lungo il suo ventre accorgendosi dei brividi di piacere che le procurava.
Infine le tolse frettolosamente i jeans e si preparò per giungere nel suo posto più sensibile.
Riprese a baciarle il ventre incoraggiato dalla donna ormai ansimante:
“Ti prego, non smettere”.
Mentre si dirigeva verso il basso, pronto per toglierle gli slip, venne distratto da altro e, con immenso dispiacere, si allontanò dalla compagna decisamente seccata del suo brusco ed improvviso distacco.
La turchina fissò perplessa il suo uomo e, alquanto contrariata, domandò:

“Vegeta, perché hai smesso?”
“Lo capirai molto presto” replicò lui indignato per essere stato costretto a fermarsi.
La donna stette per ribattere, ma fu anticipata da una vocina sin troppo familiare…
“Mamma, papà posso entrare?”
“Oh, Bra…che tempismo” aggiunse Bulma rassegnata prendendo velocemente una vestaglia, dal cassetto del comodino, per poterla indossare.
“Credo lo faccia di proposito” proferì seccato l’uomo.
“Si, come no…entra pure tesoro”.

Appena udì la voce della madre, la piccola aprì lentamente la porta e dopo averla richiusa si gettò, come di consueto, sul letto dei suoi genitori.
Era davvero contenta che quel maledetto incubo si fosse concluso e che fosse ritornata sana e salva dalla sua famiglia.
Durante il viaggio di andata verso Arlia le erano mancati terribilmente i suoi cari, ma, fortunatamente, Nemesis le era stato accanto come un vero amico ed ora le dispiaceva non poterlo più rivedere.
Non era riuscita neanche a dirgli addio e questo l’addolorava enormemente.
Un velo di tristezza attraversò i suoi occhi, oscurandoli, e questo non passò inosservato ai suoi genitori.
Bra era sempre stata una bambina allegra, solare, con una certa parlantina e vederla così taciturna, triste li impensierì notevolmente.
La donna lanciò un’occhiata d’intesa al compagno e, dolcemente, chiese alla figlia:

“Tesoro, c’è qualcosa che non va?”
“No mamma, sono contenta di essere tornata da voi anche se un po’ mi dispiace di non poter più rivedere Nemesis.
Lui era mia amico e non era davvero cattivo…io lo so”
“Ti credo, Bra. Anch’io la penso esattamente come te e sono sicura che ora, il tuo amico, si trovi in un bel posto dove regna la pace” disse la madre rassicurandola.
“Dici sul serio, mamma?”
“Sì, piccola mia” concluse la turchina abbracciando teneramente la figlia.
“Mamma?”
“Dimmi pure”
“Quando torniamo a casa facciamo i dolcetti insieme?”
“Certo, perché no?”

Alla domanda posta dalla bambina, il saiyan accennò ad un sorriso rammaricato, forse perché sperava che la richiesta della figlia fosse un’altra.
Probabilmente Bra era ancora piccola per potersi dedicare al combattimento, in fondo era una femmina e aveva, senz’altro, interessi diversi.
Sapeva che quella brutta esperienza l’avesse, in qualche modo, segnata a vita, ma sperava che potesse essere di monito per il futuro, però, evidentemente, si sbagliava.
Forse non era pronta per quel tipo di insegnamento e difficilmente lo sarebbe stata.
Ovviamente non l’avrebbe forzata a combattere, nel caso non avesse voluto, ma un po’ci aveva decisamente fantasticato.
Mentre rifletteva sulla questione, si ritrovò la piccola accoccolata sul suo torace e prima che potesse aggiungere una parola, la bambina lo bruciò sul tempo, avanzando una richiesta che non si sarebbe mai aspettato:

“Papà?”
“Mhm”
“Quando torniamo a casa  mi insegni a diventare forte come te e Trunks?”
“Cosa?” chiese il padre stupito.
“Ti prego, papi…lo farai?”
“Ne sei davvero sicura, Bra?
Sarà un duro allenamento lo sai questo, vero?” esclamò serio il padre, ma sinceramente contento della sua pretesa, anche se tentava di nasconderlo.
“Lo so papà, ma io sarò forte come su Arlia…te lo prometto”.
“Bene, allora è deciso, ma aspetteremo ancora qualche anno, d’accordo?”
“Perché? Io volevo cominciare subito” disse lei perplessa.
“Il tuo fisico deve abituarsi gradualmente ad un allenamento simile e, per te, è ancora presto, ma sono convinto che tra qualche anno sarai più che pronta” elargì autorevole il genitore, mantenendo così la promessa fatta alla compagna.
“Va bene, per me è lo stesso” replicò contenta la piccola, abbracciando teneramente il saiyan, per poi aggiungere:
“Posso dormire con voi, papà?”
“Mi sembra che tu lo stia già facendo”.
 
Dopo tali parole, Bra, si addormentò placidamente tra le braccia del padre suscitando un sorriso da parte della madre che non passò inosservato al Principe.
Vegeta, accortosi, avanzò irritato per essersi fatto scoprire in intimità con la figlia:

“Cos’hai da ridere, donna?”
“Ho ragione io, mio caro, lei riesce sempre a metterti k.o.
La tua è una battaglia persa ed è meglio che lo ammetti” replicò soddisfatta la scienziata coricandosi accanto al suo uomo.

Lui sapeva perfettamente che, la turchina, avesse decisamente ragione, ma non sarebbe mai riuscito ad ammettere l’evidenza.
Quando la piccola gli aveva chiesto di allenarla non poteva crederci…stava effettivamente perdendo le speranze, ma, in realtà, così non era stato.
In fondo era la figlia del Principe dei Saiyan e, in lei, doveva scorrere quel senso di rivalsa e ribellione che aveva sempre caratterizzato la sua razza.
Era stato così per Trunks e per la bambina non poteva andare diversamente.
Era stato uno stolto a pensare che sua figlia si rifiutasse di allenarsi.
Si era lasciato condizionare dalla richiesta che aveva fatto poco prima alla madre, in fondo non poteva biasimarla perché, in realtà, era per metà una terrestre e a volte lo dimenticava.
Tuttavia, l’importante, era che lei avesse deciso di sua spontanea volontà di voler conoscere da vicino l’arte del combattimento e lui le avrebbe insegnato tutto ciò che conosceva, senza esitazione.
Ora che la teneva stretta tra le sue braccia sapeva cosa doveva fare.
Niente e nessuno le avrebbe fatto più del male perché, la sua bambina, aveva la stoffa per diventare una grande guerriera.
 


Era trascorso quasi un mese dalla loro partenza da Arlia e l’intera compagnia era ormai giunta sul pianeta Terra.
Finalmente quel lunghissimo viaggio era terminato e tutti poterono ritornare alle proprie vite.
Prima che Goku ed i suoi figli se ne andassero, Vegeta, aveva provato, in qualche modo, a ringraziarli del loro contributo, ma il suo orgoglio glielo aveva proibito.
Tuttavia il capo famiglia Son, intuendo il suo sforzo, intervenne in suo aiuto:
“Non sforzarti troppo, amico, non è nelle tue abitudini ed io poi potrei abituarmici”.
Dopo tale intervento il Principe non poté fare altro che rispondere con uno di suoi soliti ghigni.
Appena rientrati in casa, Trunks e Bra si fiondarono nelle proprie stanze, mentre i genitori rimasero, per un momento, come in contemplazione.
In passato avevano dato per scontato avere una casa confortevole, munita di ogni agio, ma ora si rendevano conto di quanto fossero fortunati a possederne una.
Quel viaggio aveva cambiato tutti, in qualche modo, forse li avevi resi più consapevoli di ciò che avevano e di quello che stavano per perdere.
Fortunatamente tutto si era concluso per il meglio, ma quella esperienza sarebbe rimasta impressa nella memoria di tutti.
Lentamente calò la sera e, dopo essersi saziati con un abbondante cena, i Brief ritornarono pian piano alle proprie abitudini, ma per quella sera fecero tutti un’eccezione...
La stanchezza del viaggio li aveva decisamente spossati, così tutti si ritrovarono a varcare la soglia della propria stanza per riposare le proprie membra.
Intanto, mentre i figli erano già nel mondo dei sogni, la scienziata, una volta rassettata la cucina, decise di recarsi anch’essa nella camera da letto sistemandosi per la notte.
Una volta giunta a destinazione pensò bene di usufruire del bagno interno rilassandosi sotto una bella doccia calda.
Si sfilò lentamente i vestiti e subito dopo entrò nel box immergendosi nel tepore che emanava il getto dell’acqua.
Rimase dentro a lungo godendosi la pace che la circondava e beandosi di quel momento di estrema tranquillità.
Mentre era immersa nei suoi pensieri si sentì afferrare la vita, da dietro, da due possenti braccia.
Lei comprese subito chi fosse e, appoggiandosi completamente a lui, esclamò con voce suadente:

“Cosa vuoi, saiyan?”
“Davvero non lo hai ancora capito?” ribatté con tono profondo il compagno baciando la spalla della scienziata.
“Si, ma preferisco il letto…è molto più comodo”
“Non ho intenzione di perdere altro tempo, visto le volte che siamo stati interrotti recentemente.
Non intendo aspettare oltre” replicò deciso il saiyan voltando la turchina verso di sé e baciandola con passione.

Mentre la baciava ardentemente, il Principe esplorò ogni centimetro del suo corpo, con estrema passione, facendo gemere di piacere la compagna.
Bulma sapeva di non poter resistere al suo uomo, in fondo era da tanto che non si concedevano qualche momento di intimità ed ora non intendeva rinunciarci.
Vegeta, compiaciuto dell’effetto che aveva su di lei, la strinse maggiormente a sé e, avvicinandosi ad un suo orecchio, le sussurrò rocamente:
“Ti voglio, donna”.
A quel punto, il saiyan, intuendo il tacito assenso di lei, la penetrò all’istante facendola di nuovo sua.
Entrambi goderono intensamente di quel momento come fosse l’ultimo.
L’acqua scivolava sui loro corpi rendendoli ancora più roventi, mentre la scienziata si aggrappava tenacemente al suo uomo, vinta da tanta passione.
In poco tempo il bagno si riempì di ansiti e gemiti, spinta dopo spinta, soprattutto quando l’orgasmo li travolse contemporaneamente lasciandoli alquanto soddisfatti ed appagati.
La turchina si abbandonò completamente al compagno ed il saiyan, accorgendosi della sua stanchezza, chiuse il getto dell’acqua e sollevò la donna tra le braccia avvolgendola con un asciugamano.
Per velocizzare il processo di asciugatura, incrementò leggermente la sua aura ed asciugò entrambi in un istante.
Infine si recarono nella loro stanza dove lui adagiò la scienziata quasi addormentata.
Aprì un cassetto del comodino, che aveva accanto, per prelevare dei boxer ed una volta indossati s’infilò subito nel letto stringendo a sé la sua donna.
Gli erano mancati notevolmente quei momenti così intimi con la sua compagna.
Da quando Bra era stata rapita non avevano avuto più occasione di stare insieme in quel modo per via dell’apprensione che li aveva divorati, ma ora avevano tutto il tempo per recuperare.
Quando si voltò, notò il viso addormentato, ma sereno della turchina e, dovette ammetterlo, lo rincuorò a sufficienza.
Era, ormai, dallo loro partenza dalla Terra che non aveva più rivisto il suo sorriso, ma ora, fortunatamente, tutto era ritornato alla normalità e con esso anche la felicità della sua “pazza” scienziata.
Con quel pensiero, depositò un leggero bacio sulla fronte della consorte e, dopo tanto tempo, anche lui si lasciò tranquillamente “cullare” tra le confortevoli braccia di Morfeo.
Qualche ora più tardi, Vegeta si svegliò perché raggiunto da un forte senso di arsura, così, cercando di non destare la compagna, la scostò delicatamente da sé ed uscì silenziosamente dalla stanza.
Mentre percorreva il lungo corridoio si accorse che la camera della figlia era ancora illuminata, così, pensando fosse rimasta accesa la luce, si apprestò a raggiungerla.
Quando entrò per spegnerla notò la piccola ancora sveglia e seduta sul letto con un’espressione piuttosto malinconica.
Vedendola in quelle condizioni, il padre decise di intervenire e con tono severo, ma celato da un’ombra di preoccupazione, domandò:

“Bra, cosa fai sveglia a quest’ora della notte?”
“Non riesco a dormire”
“Suona piuttosto strano, se detto da te.
Avanti, dimmi qual è il tuo problema, ma fallo in fretta” ribadì lui con tono serio.
“Papà, perché Nemesis è morto?
Lui è stato buono con me e non meritava quella fine.
Era mio amico” esordì, piangendo, la piccola lasciando spiazzato il padre.

Vegeta sapeva che il mago si era preso cura di lei, durante la sua assenza, ma non pensava che avessero legato in una maniera così forte.
Bra aveva un carattere piuttosto socievole, quindi non aveva mai avuto difficoltà a fare amicizia, ma non credeva possibile che tra loro si fosse instaurato un rapporto di così grande fiducia…evidentemente si era sbagliato.
A quel punto, pur di non vederla piangere, decise di fare una cosa che mai avrebbe immaginato di compiere e che, probabilmente, non avrebbe più avuto il coraggio di adempire.
Si avvicinò alla bambina e la prese in braccio avvolgendola con la coperta che si trovava adagiata sul letto.
Spalancò la finestra della cameretta e, con la piccola tra le braccia, si alzò in volo uscendo all’aperto.
Il saiyan s’innalzò per alcuni metri, allontanandosi di poco dalla loro abitazione, e stringendo a sé la figlia per non farle prendere freddo.
La bimba, non riuscendo a comprendere le gesta del genitore, gli chiese perplessa:

“Papà, perché siamo usciti?”
“Guarda il cielo con attenzione, Bra” rispose autorevole l’uomo.
Lei, dopo aver eseguito alla lettera il suo consiglio, aggiunse curiosa:
“Dove devo guardare? Ci sono solo le stelle”.
“Esatto, ma, come immaginavo ti è sfuggita la cosa più importante”.
“E sarebbe?”
“Lassù c’è una stella che è la più luminosa di tutte.
Credo sia proprio il tuo caro amico” disse lui con tono serio.
“Dici davvero?” chiese eccitata la piccola.
“Ti sembra stia scherzando?”
“E’ davvero molto bella quella stella.
Anche se non riesco a vederlo, potrò parlarci?” asserì lei speranzosa riferendosi a Nemesis.
“Nessuno te lo vieta”
“Va bene, allora voglio soltanto che lui sappia che sarà, per sempre, il mio migliore amico”
Dopo tale affermazione, Bra, vide l’astro illuminarsi intensamente come se avesse recepito la sua frase.
“Papà, hai visto come brilla? Nemesis mi ha sentito”

Il Principe fece un cenno di assenso con il capo e la piccola, rassicurata dal padre, si rasserenò in un attimo ritornando la bimba solare di sempre.
A quel punto, la figlia, sentendosi protetta tra le braccia paterne, si addormentò sorridendo proprio come sua madre.
Constatando tale fatto il saiyan non poté trattenere un celato sorriso e, prima di rientrare in casa, si ritrovò anche lui a fissare il firmamento con un unico pensiero in mente…
Per la prima volta si ritrovò a ringraziare un estraneo, un “nemico” che, non solo aveva cercato di salvare la vita di sua figlia, ma che aveva fatto molto di più...
Il sorriso che vedeva, ora, stampato sul volto di Bra era tutto merito di quel mago, un po’ misterioso, ma che nascondeva un grande cuore.
 

 

                           
                                                                               
                                                                                                                                                 FINE…

 

 

 

 

 



ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciao a tutti e scusate per l’immenso ritardo, ma tra gli impegni di lavoro e problemi vari, non ho più avuto il tempo per postare.
Finalmente sono riuscita a pubblicare l’ultima parte della storia e, sinceramente, devo ammettere che un po’ mi dispiace, non solo perché il racconto è terminato, ma anche perché ricevere, ogni volta, le vostre recensioni è stato, per me, un grande piacere.
Grazie a voi sono riuscita a migliorare e di questo ve ne sono veramente grata.
Volevo ringraziare, in prima persona, SSJD, non solo per aver commentato ogni mio singolo capitolo, ma anche per i suoi preziosi consigli e tutti gli altri recensori che mi hanno accompagnato sinora.
Ogni vostra singola recensione è stata, per me, davvero speciale e di questo, non finirò mai di ringraziarvi.
Ognuno di voi è stato davvero importante...
Infine un grande ringraziamento, non solo a tutti i lettori silenziosi che mi hanno seguita finora, ma anche chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!
Ci sentiamo presto…ho in mente già altre storie da scrivere e chissà, probabilmente, persino una os che si ricollegherà con questo racconto.
A Presto!! 
Un Abbraccio.

GALVANIX

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