Amore nel deserto

di albalau
(/viewuser.php?uid=105972)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 + epilogo ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1


Era notte fonda. La luna rischiarava il panorama davanti ai suoi occhi. Le acque del Nilo riflettevano quei candidi raggi, donando alla superficie del fiume un manto cristallino.
Tutto intorno taceva, solo il canto dei grilli spezzavano il silenzio.
Appoggiato con le mani alla balaustra del terrazzo della sua camera, ammirava tutto quello intorno a se. Sorrise.
Era il suo regno, o meglio, lo sarebbe diventato.
Lui, primogenito del Faraone d’Egitto, avrebbe ereditato quella carica e quelle terre fertili.
Tornò all’interno della camera e si fermò vicino al letto. Ammirò la donna che dormiva. Era bella, incantevole, una perla. E lui l’amava.
I lunghi capelli neri coprivano scompostamente quel viso divino. Il lenzuolo leggero il suo corpo sinuoso. Prese una decisione. Avrebbe fatto di lei la regina d’Egitto.
Entrò nel letto, stringendola a se.
-Masumi.- disse lei, aprendo gli occhi e tuffandosi in quello sguardo azzurro.
- Shiori, lasciati amare ancora dal principe d’Egitto.- disse soltanto, stendendosi sopra di lei.
E lei lo lasciò fare. Accarezzandogli il torace scolpito, passando le mani sul suo intero corpo, si donò completamente a lui. Felice di farlo. Era suo e lei gli apparteneva.

Fece il suo ingresso nella sala reale. Suo padre, con la madre al fianco, lo attendevano. Con passo sicuro e regale, andò a fermarsi davanti a loro, chinando il capo.
-Volevi vedermi padre?- domandò con voce decisa.
Eisuke lo osservò attentamente. Masumi era davvero degno del titolo che portava. La sua prestanza fisica era impressionante. Eccelleva in ogni disciplina di lotta e questo aveva portato il suo fisico ad irrubustirsi sempre di più. Ma non aveva solo quello. La sua intelligenza, il suo acume erano fuori dal comune. Il desiderio di conoscenza non aveva mai fine in lui. Non avrebbe potuto avere erede migliore. Guardò la moglie accanto a se, con orgoglio. Chigusa sorrise dolcemente. Aveva capito i sentimenti che albergavano nel marito e il cuore le scoppiò di gioia.
Eisuke riportò gli occhi sul figlio.
-Si Masumi. Sono venuto a conoscenza che stai frequentando Shiori, la figlia del capo di una delle tribù più potenti del nostro regno. Suo padre, Onodera, mi ha espresso una sua preoccupazione legittima.- lo informò serio.
Masumi ascoltava in silenzio il padre. Conoscendolo, sapeva che non aveva ancora finito.
-Hai intenzioni serie con la ragazza?- gli chiese.
L’uomo rizzò la schiena.
-Si padre. Voglio sposarla. Voglio fare di lei la regina d’Egitto.- rispose con decisione.
Il Faraone fu molto colpito dalla sincerità e dal tono di quelle parole. Ancora una volta, suo figlio non l’aveva deluso. La donna che aveva scelto era la migliore che potesse desiderare per lui.
-Bene. Se le cose stanno così, non posso fare a meno di gioirne. Ma per farle la tua proposta dovrai aspettare qualche giorno. Tu e tuo fratello dovrete recarvi domani stesso, al tempio della dea Iside. Assisterete alla cerimonia della nuova sacerdotessa e poi avrete l’onore di scortarla a palazzo. Fra due settimane si terrà la benedizione delle acque del Nilo e lei dovrà essere presente. Hijiri e i suoi uomini vi scorteranno. Solo dopo il tuo ritorno e la cerimonia potrai parlare alla tua donna. Ora va, ho alcuni affari da sbrigare.-
Masumi chinò nuovamente il capo e uscì. Con l’approvazione del padre, niente e nessuno si sarebbe opposto a quell’unione.

-E così hai intenzione di sposarti!- gli disse, affondando la spada, che prontamente fu parata.
- Si, amico mio.- gli rispose, cercando di colpirlo.
Hijiri e Masumi erano cresciuti insieme e sempre insieme avevano intrapreso l’arte del combattimento. Avevano subito stretto un forte legame di amicizia che era durato negli anni. Essendosi distinto fra tutti i giovani, Hijiri era stato nominato capo delle guardie reali e il suo compito, in particolare, era proteggere i figli del Faraone.
Quel giorno si stavano allenando come sempre. La notizia del matrimonio del suo amico lo aveva lasciato per un’attimo basito, ma poi, ripensandoci, doveva sinceramente amare la fanciulla. Lui non aveva mai provato molto interesse per le donna. Non che non gli piacessero, ma il suo primo pensiero era sempre stato quello di diventare, un giorno, il miglior Faraone che l’Egitto avesse mai avuto, per rendere orgoglioso suo padre.
-E la dolce creatura lo sa?- chiese evitando il fendente.
- Non ancora, ma la metterò al corrente al nostro ritorno dal tempio.- rispose.
Decisero di mettere fine all’allenamento a cui si erano sottoposti. Andarono verso il grande catino d’acqua per rinfrescare i loro corpi sudati e accaldati.
-Sono felice per te. Deve davvero essere speciale per farti compiere questo passo.-
- Grazie Hijiri. Si, lo è. Non poteva capitarmi donna migliore.- il suo sguardo si addolcì pensando a Shiori.
Un asciugamano di lino, di sorpresa, venne lanciato contro di lui.
-Spero davvero che sia così fratello.-
Masumi si voltò, trovandosi di fronte il fratello minore. Un po meno alto di lui, meno appariscente, ma comunque molto affascinate. Le amanti che aveva avuto non si contavano più. Era diventato il suo divertimento preferito far capitolare le donne ai suoi piedi. La cosa lo infastidiva un po. Non accettava che venissero trattate come oggetti.
-Come mai sei qui Yuu?- gli chiese.
Alzando le spalle si diresse verso di lui.
-Nostro padre mi ha messo a conoscenza sia del nostro piccolo viaggio che della tua decisione. Devo dire che mi hai sorpreso Masumi e non poco.-
Il sorriso che gli rivolse non gli piacque.
Intuendo i suoi sentimenti, Yuu decise di approfondire.
-Posso sapere chi è la fortunata?-
- Per quale motivo ti interessa? Non vorrai portarti a letto anche lei. Sai che se solo provassi a sfiorarla potrei dimenticare il nostro legame di sangue.- la voce di Masumi era dura.
Yuu scoppiò a ridere.
-Non potrei mai farlo! Però è divertente vederti geloso, non l’avrei mai creduto possibile.-
La risata contagiò anche Masumi. Suo fratello si divertiva e non poco a stuzzicarlo. E lui ogni volta cadeva nella sua trappola.
-Va bene Yuu, lasciamo perdere. Proposito che ne diresti di allenarti un po con me? Ne avresti bisogno.-
Il giovane principe prese in mano la spada e la osservò.
-Mi dispiace deluderti, ma non fa per me. Ho altri divertimenti io e non prevedono l’uso di quest’arma.-
- Come vuoi. Comunque vedi di darti da fare e di salutare la tua ultima conquista. Domani partiremo e, come sai, non riuscirai a fare nulla con le vestali del tempio. Per mantenere vivo lo spirito di Iside devono rimanere in eterno caste e pure. Starai in astinenza per una settimana. Mi chiedo se resisterai.-
- Stai tranquillo per me. Troverò un altro modo per distrarmi.-
Si salutarono e, mentre Yuu ritornava verso il palazzo, Masumi lo fissavo con interesse.
-Dovrai fare molta attenzione a lui, durante questo viaggio.- disse rivolto ad Hijiri.
- Lo so. Perdonami se te lo dico, ma tuo fratello non mi è mai piaciuto. Ho come l’impressione che ti invidi.-
- Non credo. Ha tutti i privilegio di cui godo anch’io.-
- Già, ma sarai tu il Faraone una volta che tuo padre traghetterà verso il regno dei morti. Il mio è solo un consiglio. Stai attento e non fidarti troppo di lui.-

Quella sera Masumi, nella sua stanza, ripensò alle parole di Hijiri. Possibile che lui vedesse quello che si celava ai suoi occhi? Si alzò e andò verso la grande terrazza. Non sapeva che pensare, ma decise di tenere gli occhi aperti. L’intuito di Hijiri difficilmente sbagliava. Suo fratello non era uno stupito e se davvero mirava a prendere il suo posto, sicuramente avrebbe agito al di fuori delle mura del palazzo. Il viaggio che stavano per intraprendere sarebbe stato rivelatore. Un solo sbaglio nei suoi confronti e l’avrebbe pagata cara.
Guardò la luna piena nell’oscurità. Il viso di Shiori gli apparve davanti, come una visione.
-Tornerò presto, amore mio, e poi potremo stare finalmente insieme alla luce del sole.- sussurrò con dolcezza.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


La mattina seguente era tutto pronto per il viaggio verso il tempio di Iside. Hijiri stava impartendo gli ultimi ordini ai suoi uomini per la sicurezza dei due principi.
Molti carri erano stati caricati con frutta e fiori, doni per la grande Dea, sicuri di fare gradito omaggio alla divinità.
Masumi uscì dal palazzo in compagnia del padre e della madre. Eisuke ammirava lo splendido lavoro che era stato fatto. La dea ne sarebbe stata soddisfatta, regalando loro, in occasione della benedizione del Nilo, raccolti prosperi e rigogliosi.
Si avvicinò al gruppo dei soldati.
-Capitano Hijiri.- chiamò.
L’uomo si girò e subito fece un profondo inchino al suo Faraone, imitato dal piccolo gruppo di guerrieri.
-Mio signore.- rispose.
-Siete stati eccellenti nella preparazione. Spero lo siate stati altrettanto per la sicurezza dei miei figli e dell’ospite che condurrete qui.-
- Si, mio Faraone. Tutto è stato studiato nei minimi dettagli. Nessuno correrà rischi.- lo informò con decisione.
Masumi, nel frattempo, era accanto al suo cavallo. Uno splendido esemplare con il manto nero come la pece e la lunga criniera rilucente. Osservò il suo amico, compagno di tante avventure.
-Ti aspetta una lunga cavalcata nel deserto, ma non temere. Al tramonto saremo a destinazione.-
Il cavallo nitrii, segno che aveva capito le parole del suo padrone.
-Che fai! Parli anche con gli animali adesso?- domandò una voce alle sue spalle.
Masumi si voltò.
-E tu sei in ritardo, come al solito, Yuu.- gli rispose.
Il ragazzo ignorò il tono di rimprovero.
-Tu mi hai detto di salutare la mia ultima donna come si deve e io ho ubbidito.- disse con superficialità.
-Nostro padre era molto infastidito quando, questa mattina, non ti sei presentato a ricevere le sue dirrettiva.-
Yuu, come al solito, alzò le spalle.
-Ci sei tu per quello. In fondo sei l’erede al trono, poco importa che anche io sia presente.-
Quella risposta data con una velata nota di odio e irritazione, lo colpì. Era vero che il fratello non avrebbe ereditato il titolo di Faraone, ma in qualità di principe aveva degli obblighi da rispettare. Gli tornarono nuovamente in mente le parole dell’amico.
Al momento decise di ignorare il suo atteggiamento e salì sul cavallo. Yuu, sorridendo sotto i baffi, lo imitò. Raggiunsero la testa del corteo.
Hijiri si mise al fianco di Masumi e il suo vice, Hamil, si avvicinò a Yuu.
Dopo aver salutato i sovrani, si accinsero a partire.

Il viaggio si stava svolgendo tranquillamente. Il percorso scelto era molto sicuro, ma bisognava ugualmente tenere gli occhi bene aperti. I doni per la dea e la presenza dei principi, potevano essere una preda molto allettante per i predoni.
Si fermarono nei pressi di un pozzo per rinfrescarsi e far abbeverare i cavalli. Le poche famiglie che vi abitavano vicino, guardavano con interesse i nuovi arrivati. Ma non osarono avvicinarsi. Il cordone di sicurezza era molto stretto.
Masumi sfruttò quell’occasione per parlare ad Hijiri.
-Forse avevi ragione a proposito del mio caro fratellino.- gli disse piano.
Hijiri voltò la testa di scatto.
-Ha provato a fare qualcosa- domandò apprensivo.
- No, ma quando stamattina abbiamo parlato, ho sentito qualcosa nel suo tono di voce. E non mi è piaciuto.- poi, puntando lo sguardo su Yuu, continuò.- Tieni d’occhio i suoi movimenti e avvertimi subito se noti qualcosa di strano. Qualunque cosa.-
L’amico annuì. Avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo principe.
In un altro punto dello spiazzo, due individui guardavano il principe e il capitano parlare.
-Cosa intendi fare? Tuo fratello è molto perspicace e ho paura che sospetti qualcosa.- gli disse abbastanza nervoso.
- Calmati Hamil. Non penserai che io sia così stupido da farmi scoprire. Al momento me ne starò tranquillo, so già quando agire. Ma tu dovrai tenere Hijiri lontano da me. Sono certo che Masumi gli avrà chiesto di controllarmi.- il suo tono di voce era calmo.
- Non sarà facile Yuu, ma tenterò.- rispose l’uomo.

Al calare del sole, finalmente giunsero a destinazione. Il tempio sorgeva al centro di una piccola oasi, ricca di palme e vegetazione. Era chiaro che lo spirito di Iside risiedesse in quel luogo.
Davanti al tempio, vennero accolti dal venerabile custode Kuronuma.
-Do il mio umile benvenuto ai principi dell’Egitto.- si prostrò davanti a loro.
- A nome del grande Faraone vi ringrazio.- rispose Masumi, facendo segno di alzarsi.
- Sono a conoscenza che siete venuti per assistere alla cerimonia di questa notte e che la nostra gran sacerdotessa dovrà seguirvi per la benedizione delle acque.-
- Infatti. Intendiamo ripartire domani stesso, in modo che la sacerdotessa si possa abituare al palazzo. Non l’ha mai visto e potrebbe essere un’occasione molto speciale anche per nostro padre fare la sua conoscenza.- spiegò il principe.
Kuronuma sorrise.
-La nostra divina ne sarà lieta. Attende con ansia di poter conoscere colui che tutto comanda sull’Egitto.- fece un cenno ai servi dietro di se.- Sarete stanchi per il viaggio. Con il vostro permesso, ho fatto preparare un bagno rinfrescante per voi, dopo assisterete alla celebrazione. Ma i vostri soldati dovranno attendere fuori, loro non sono ammessi.-
Masumi e Yuu, dopo aver dato istruzioni alle guardie, seguirono il custode in una piccola costruzione adiacente al tempio. Furono molto colpito dall’ambiente. La stanza era ampia e una grande vasca la occupava quasi completamente. Quattro colonne alte fino al soffitto, la adornavano e gli scalini di pietra candida, davano l’accesso in acqua.- Furono spogliati dai servitori e si immersero.
-Sai Masumi, sono davvero curioso di conoscere la sacerdotessa. Nessuno l’ha mai vista, noi saremo i primi a farlo.- disse Yuu.
- Non metterti strane idee in testa fratello. Non credo sia una buona cosa.-
- Ma dai, può darsi che sia anche una vecchia rugosa, oppure brutta con delle escrescenze. Sarebbe quasi divertente.- e scoppiò a ridere.
- Ti conviene smetterla. Non vorrai irritare Iside nel suo tempio.- gli disse con rimprovero.
Yuu tornò immediatamente serio. Questa volta il fratello aveva ragione. Non era prudente.
Dopo un po di tempo uscirono e vennero abbigliati per l’aoccasione. Kuronuma li attendeva davanti all’ingresso principale del tempio.
-Sta per incominciare la cerimonia. Voi starete insieme a me, in fondo alla sala. Non dovrete fare il minimo rumore, il minimo sussurro. È estremamente importante che la sacerdotessa non venga disturbata durante il rito.-
I due uomini annuirono e si fecero condurre all’interno.
Le vestali di Iside erano già in attesa. Tutte abbigliate con vesti bianche erano divise in due gruppi, separate da un lungo corridoio. In fondo una piccolissima gradinata con un basso altare. La statua della Dea proteggeva tutto dall’alto. Un canto melodioso risuonava nell’aria.
Masumi e Yuu erano completamente affascinati da quella visione. Sentivano chiaramente lo spirito della dea avvolgerli.
D’un tratto tutto tacque. Puntarono i loro sguardi all’altare e videro tre donne, avvolte in lunghi mantelli, fare il loro ingresso. Si posizionarono davanti alla grande statua di Iside, dandogli le spalle.
La due sacerdotesse ai lati, tolsero il mantello alla donna tra loro.
Spalancarono gli occhi. I lunghi capelli castani le scendevano lisci e perfetti sulla schiena. Ma fu l’abito a lasciarli senza fiato. La veste era candida e così trasparente che si potevano intravedere le forme del suo corpo.
Entrambi compresero che quella davanti a loro era la gran sacerdotessa.
Ignara della presenza dei due uomini, la ragazza alzò le braccia in direzione della statua.
La cerimonia aveva avuto inizio.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Il silenzio più totale regnava nella grande sala. La gran sacerdotessa era rimasta immobile con le braccia alzate. All’improvviso un suono melodioso si sprigionò nell’aria. Le due sacerdotesse, poste ai lati della grande Dea, avevano cominciato il loro canto. A quelle note, la gran sacerdotessa iniziò a danzare. I movimenti delicati delle braccia, la sensualità che trasmetteva con il corpo, lasciò senza fiato i due principi.
Sembrava realmente una figura divina, leggiadra, eterea.
Man mano che il canto diventava più forte, anche il ballo aumentava di intensità.
Alla fine cessò, lasciando la giovane donna ansante, inginocchiata con il capo chino, di fronte a Iside. Tornò il silenzio, rotto solo dal respiro della fanciulla.
Di colpo sollevò il capo e, alzando nuovamente le braccia, iniziò la sua preghiera alla Dea.

“ Io sono la genitrice dell’universo,
la sovrana di tutti gli elementi,
l’origine prima dei secoli,
la totalità dei poteri divini,
la regina degli spiriti,
la prima dei celesti;
l’immagine unica di tutte le divinità
maschili e femminili.
Sono io che governo
Col cenno del capo
Le vette luminose della volta celeste,
i salutiferi venti del mare,
i desolati silenzi degli inferi…..”

La sua voce risuonava chiara, limpida, appassionata.
Yuu la osservava con desiderio crescente, dentro di se. Non gli importava delle regole, delle possibili conseguenze. Aveva deciso che quella donna sarebbe stata sua. Tutto di lei doveva appartenergli. Ma al momento era meglio celare questo desiderio. Avrebbe avuto tutto il tempo in seguito.
Neanche Masumi riusciva a distogliere lo sguardo da quella figura minuta. Il suo corpo, se pur immobile, riusciva a sprigionare forza e regalità.
Si scosse solo quando la vide alzarsi e voltarsi. Finalmente poté vedere il suo viso.
Era bella, ma non era solo quello. A colpirlo furono i suoi occhi.
Marroni, grandi, profondi. Gli sembrò che lo stesse fissando e lui sprofondò in essi, verso un mondo senza fine. Poi la donna allungò le mani davanti a se, sembrava volerlo invitare, toccare.
E accadde.
Si sentì sollevare in aria. Guardò la figura alata venirgli incontro, abbracciarlo. Chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel dolce tepore. Caldo, avvolgente. Lentamente alzò le braccia, portandole intorno a quel corpo e stringendolo a se, con forza. Sembrava quasi che volessero fondersi l’uno dentro l’altra. Si separarono giusto lo spazio per guardarsi. Masumi era completamente nelle sue mani. Sentì quello sguardo penetrargli dentro, cercandolo, attirandolo. Impercettibilmente avvicinarono i loro visi, sfiorando leggermente l’uno le labbra dell’altro. Ma nello stesso istante, le fusero. Un bacio profondo, appassionato. Le mani percorrevano i corpi scossi dai tremiti. Si insinuarono nei posti più intimi e segreti, facendoli desiderare un’unione più profonda.
Unione che non tardò ad arrivare. Avvolti da candide piume, si donarono. Si completarono. Si fusero. Raggiunsero l’estasi in maniera completa. Mai l’uomo aveva provato simili sensazioni.
Un lampo di luce accecante lo riportò alla realtà.
La cerimonia era terminata e in quel momento si accorse di non essersi mai mosso. Era sconvolto da quello che aveva appena vissuto e si chiese se non fosse stato frutto di un’illusione.
Vide la gran sacerdotessa abbandonare l’altare. Possibile che…..
Una gomitata lo fece voltare.
-Capisco che tu sia rimasto affascinato da quella fanciulla, chi non lo sarebbe, ma è meglio muoversi se vogliamo accogliere come si deve la nostra ospite. Non vorrai farla aspettare.-
Masumi scosse la testa per riprendere il controllo di se. Non doveva più pensarci. Se l’era solo immaginato. Quella giovane donna aveva doti fuori dal comune, doveva essere così. Altrimenti non avrebbe potuto essere designata gran sacerdotessa.
Si avviò all’esterno del tempio con il fratello, ma, nonostante la sua convinzione, il suo cuore non la smetteva di battere velocemente all’idea di potersi nuovamente specchiare in quegli occhi caldi e immensi.

La giovane si stava cambiando, aiutata dalle sue due più care amiche, se non anche sacerdotesse del rito. Era ancora scossa da quello che aveva avvertito durante la cerimonia.
-Maya.- l’amica attirò la sua attenzione.- Ti senti bene?-
-Certo Rei. Ma perché mi fai questa domanda?- chiese cercando di nascondere il suo turbamento.
- Abbiamo notato qualcosa di strano durante la celebrazione.- rispose Ayumi, porgendole il candido abito.- Eri strana, quasi…….diversa.-
Maya guardò entrambe le ragazze. Possibile che quell’esperienza fosse stata così visibile agli altri?
Intuendo i suoi pensieri, Rei le sorrise.
-Non temere, non credo se ne sia accorto nessuno. In fondo non è successo niente di insolito, solo che noi, conoscendoti a fondo, ce ne siamo accorte.-
Maya sospirò. Neanche lei riusciva a darsi chiaramente una risposta a quello accaduto durante il rito.
Chiuse gli occhi. Rivisse l’intera scena. Lei che si alzava in volo, con enormi ali bianche. Andare di fronte ad un altro essere. Non ne distinse i contorni del volto, ma i suoi occhi così azzurri, così limpidi. Le erano penetrati dentro, illuminando il suo intero essere. Sentiva ancora le sensazioni del loro amplesso. Sembrava irreale, ma il suo corpo le ricordava che ciò che aveva vissuto non era solo frutto di un’illusione. Troppo intense le emozioni provate.
Scuotendo il capo, decise che non ci avrebbe pensato. Non le era concesso.
Terminò di vestirsi ed insieme ad Ayumi e Rei uscì all’aperto, per andare incontro ai due principi che erano venuti a scortarla alla dimora del grande Faraone.
Le accolse Kuronuma. Le portò al lucente laghetto dove erano attese.
-Permettetemi, mie signori, di presentarvi la grande sacerdotessa Maya.- la annunciò.
La ragazza si inchinò al loro cospetto.
-Mia sacerdotessa, permettetemi di stringervi la mano.- con un cenno della testa acconsentì.- Sono il principe Yuu, secondogenito del grande sovrano.-
Maya lo guardò attentamente. Le era capitato di vedere parecchi uomini durante i vari pellegrinaggi al tempio, ma doveva ammettere che costui era davvero affascinante.
-Ho l’onore di presentarvi anche il mio fratello maggiore, futuro Faraone. Il principe Masumi.-
Maya voltò lo sguardo e le parole le morirono in gola. Quegli occhi. Li stessi della sua allcinazione. Per un’attimo, che sembrò eterno, si fissarono, incantati.
Nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo.
Il nitrito del cavallo di Masumi spezzò l’incantesimo.
-È un’onore fare la vostra conoscenza.- le disse il principe biondo.
- Sono io ad essere onorata. Spero di non dover recare troppo disturbo.- rispose con garbo.
- Non lo sarete. Volevo informarvi che partiremo domani mattina presto. Spero che abbiate il tempo di prepararvi.- informò le tre donne.
- Non abbiamo molti bagagli con noi. Appena lo deciderete saremo pronte.-
Masumi le sorrise. Con un leggero inchino si allontanò, comunicando che avrebbe sistemato il tutto per la partenza.
Maya continuò ad osservarlo. Possibile che fosse lui? Ma in cuor suo sapeva di non sbagliare. Era lui, il suo spirito l’aveva riconosciuto. Ma sapeva che non avrebbe potuto esserci di più.
Il solo pensiero la fece star male. Lei, ormai, gli apparteneva.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


-Maya si può sapere che ti prende?-
La domanda di Rei la scosse dai suoi pensieri. Alzò gli occhi verso l’amica e poi guardò la ciotola davanti a se. Si accorse che aveva mischiato le erbe sbagliate. Non le era mai successo.
-Scusami, ero distratta.- si giustificò, cercando di rimediare al pasticcio.
Ayumi la stava osservando attentamente. Ormai aveva capito che alla sua sacerdotessa era successo qualcosa e doveva essere importante, visto che sbagliava addirittura le misture dei riti.
Le prese la ciotola dalle mani e si decise a parlarle chiaramente.
-Ascoltami. Tu hai detto che era andato tutto come al solito, ma non è così. Con noi lo sai che puoi parlare liberamente.- le disse con dolcezza.
Maya abbassò il capo. Non era certa di voler rivelare loro la verità. A lei non era concesso provare simili sensazioni e maggiormente nei confronti di un’uomo.
Intuendo il suo disagio, l’amica le prese le mani.
-Non puoi tenerti tutto dentro. Lo sai che potrebbe influire anche sulla prossima cerimonia. Se il tuo animo è turbato, anche Iside lo sarà.-
Prese un profondo respiro. Aveva ragione.
-E va bene. Durante la cerimonia, io…..io….ho avuto….una separazione dal corpo.- confessò.
Entrambe le ragazze spalancarono gli occhi. Ne avevano sentito parlare, ma molto raramente capitava. E succedeva solo a coloro che avevano un’anima pura, candida, senza ombre.
-Ma è meraviglioso!- esclamò Rei.- Questo significa che hai raggiunto il livello spirituale massimo.-
Maya si alzò di scatto, dandogli le spalle.
-Ti sbagli, invece. Non ho vissuto solo questo.-
Ayumi le si avvicinò.
-Cosa intendi?- chiese con apprensione.
-La mia anima è venuta a contatto con quella di un’altra persona.-
Entrambe ascoltavano in silenzio. Avevano capito che c’era di più.
-Nella mia “visione” avevamo un’unione.- disse alla fine.
-Maya, non sarà stata una specie di unione carnale?- le domandò Rei, temendo la risposta.
Si limitò ad annuire.
Entrambe crollarono a terra, in ginocchio. Com’era possibile.
-E tu, sai….hai…riconosciuto quest’anima?- Ayumi trattenne il fiato nel porgerli il quesito.
-Si Ayumi. E non solo questo. Io so che potrei appartenere solo a lui.-
-Cosa stai dicendo! Tu sei la gran sacerdotessa della grande Iside! Non ti è permesso provare simili sentimenti o attrazioni carnali!- reagì Rei.
Maya si accasciò a terra, con le mani sul volto.
-Lo so. Ed è per questo che sono confusa, turbata e anche spaventata.- disse singhiozzando.
La ragazze le andarono vicino. L’abbracciarono nel tentativo di calmarla.
Quando i singhiozzi terminarono, fu Ayumi a porle la domanda più difficile.
-L’hai riconosciuta? Oppure è stata trasportata da lontano.-
Si asciugò le lacrime con un piccolo fazzoletto di lino.
-Si, e lo avete incontrato anche voi.-
Si guardarono confuse. Avevano solo visto i soldati e i due principi. Di colpo compresero.
-Maya, si tratta per caso di uno dei figli del Faraone?-
-Il principe Masumi.- confessò a bassa voce.

Masumi osservava il cielo stellato sopra di lui. Aveva sempre amato godersi quello spettacolo, fin da piccolo. Gli aveva sempre dato un senso di pace e serenità.
Ma quella notte la sua mente era affollata da molti pensieri. In realtà da uno solo.
Quegli occhi, quel viso non volevano abbandonarlo. Soprattutto il ricordo di quello accaduto. Non aveva la minima idea di come comportarsi. Da una parte voleva andare da lei e chiedergli spiegazioni, ma dall’altro sapeva che non poteva. La fanciulla forse non gli avrebbe nemmeno creduto. E probabilmente non sapeva che cosa significasse. In fondo loro erano votate alla purezza per devozione alla dea, non poteva capire che volesse dire un’unione di corpi, anche se in quel caso si era trattato di anime.
Si mise seduto. Quel semplice viaggio si era già complicato. Dovevano tornare indietro e in fretta. Probabilmente era stato anche quel luogo mistico a suggestionarlo. Lui aveva una donna meravigliosa al suo fianco, la voleva sposare. Non poteva permettere a quella piccola parentesi di minare o rovinare il suo futuro. Il giorno seguente sarebbero partiti. Dopo una piccola deviazione per reperire le ultime cose che sarebbero servite per la benedizione, avrebbero fatto ritorno a palazzo. Li le loro strade avrebbero preso due percorsi diversi. Doveva togliersela dalla mente e al più presto.

Maya aveva deciso di fare una piccola passeggiata per schiarirsi le idee. Doveva assolutamente riuscire a dimenticare l’accaduto, altrimenti sapeva che la sua vita da li in avanti sarebbe stata un’inferno.
Un rumore alle sue spalle la fece voltare.
-Chi è?- domandò con apprensione.
L’ombra si rivelò.
-Perdonatemi, mia signora. Non era mia intenzione spaventarvi.- disse Yuu, palesandosi ai suoi occhi.
La fanciulla tirò un sospiro di sollievo.
-Perdonatemi voi invece principe Yuu. Non capita molto spesso di avere ospiti e io sono abituata a stare da sola.-
Presero a camminare fianco a fianco.
Yuu era curioso di conoscere la sua storia. Infatti era inusuale che una ragazza così giovane diventasse gran sacerdotessa.
-Dovete sapere che io sono praticamente cresciuta in questo luogo. Mia madre arrivò qui poco prima della mia nascita. Era dovuta fuggire dalla sua casa, per via di una disputa tra la sua famiglia e quella di mio padre. Loro si amavano, ma le famiglie erano sempre state contrarie alla loro unione. Fuggirono insieme. Ma sfortunatamente, dopo poco vennero ritrovati. In quel frangente, mio padre lotto aspramente per poter stare con mia madre, ma la sfortuna si accanì nuovamente contro di loro. Mio zio lo prese alla sprovvista e lo uccise. Mia madre, che nel frattempo aveva scoperto di aspettare un bambino, venne abbandonata nel deserto. Secondo loro, aveva disonorato il buon nome della famiglia e la creatura che portava in grembo ne era il simbolo. Credeva ormai di essere alla fine. Stremata, senza forze e con il dolore della perdita del suo amato ancora vivo in lei, decise di lasciarsi andare. Fa fortunatamente la ruota girò. Fu Kuronuma a trovarla, di ritorno da uno dei suoi tanti pellegrinaggi. La portò qui e la rimise in forze. Con l’aiuto della gran sacerdotessa prima di me, riuscì a tornare pian piano alla vita. Poi giunse il giorno della mia nascita. Fu una festa per il tempio. Fin da piccola ho seguito tutte le attività che si facevano qui, appassionandomene. Per volere di Aya, la divina, venni presa sotto la sua tutela. Aveva notato le mie potenzialità. Qualunque cosa facessi, era spontaneo e naturale. Trasmettevo, a suo dire, pace e serenità. Quello che serviva per diventare sacerdotessa. Mi insegnò tutto quello che significava essere il tramite della grande Iside in terra. Poi arrivò il giorno della mia proclamazione ufficiale. Mia madre era molto orgogliosa di me.- disse con gli occhi che brillavano dall’emozione.
Yuu aveva ascoltato in silenzio le sue parole. La ragazza al suo fianco era stata molto fortunata a crescere in quel luogo.
-Posso farvi un’altra domanda?-
Maya annuì.
-Vostra madre dov’è adesso?-
-Il giorno del passaggio è partita per un lungo viaggio insieme alla grande Aya. Ma sono certa che presto tornerà.- rispose con speranza.
Yuu sorrise. Aveva molta fiducia nel fatto di rivederla, ma lui sapeva che non sarebbe mai potuto accadere.
-Ora si è fatto tardi e domattina partiremo presto. È maglio che andate a riposarvi.- le disse prendendole entrambe le mani.
In quel preciso istante un brivido percorse la schiena della ragazza. Quel contatto le aveva dato, inspiegabilmente, fastidio.
-Avete ragione voi.- rispose, celando la sua inquietudine.
-E poi, grazie alle idee di mio fratello, giungeremo prima a casa.-
Quelle parole destarono la sua curiosità. Yuu se ne accorse e decise di spiegarsi meglio.
-Ha deciso di sposarsi e deve comunicarlo alla donna che ama.-
In quel momento Maya sentì la terra aprirsi sotto di se. E così si doveva sposare!
Un dolore fortissimo le spezzò il cuore. Per lei, anche se ne avesse avuto la possibilità, non c’era posto. Nascondendo i suoi sentimenti, si congedò.
Arrivò sul suo giaciglio in preda ad un’inarrestabile pianto. Perché, perché aveva dovuto incontrare quell’uomo.

-Posso sapere dove sei stato?-
Il giovane si voltò, incontrando lo sguardo carico di rimprovero del fratello.
-Non temere, non ho fatto nulla. Stavo soltanto conversando con Maya.-
A quelle parole, Masumi si irrigidì. E così si era già messo all’opera. Lo conosceva abbastanza bene da capire quando una donna attirava il suo interesse. Poco importava che fosse inavvicinabile. Ma la cosa che gli fece salire il sangue alla testa era il sapere che l’oggetto del suo desiderio era quella ragazza. Non gli avrebbe mai permesso nemmeno di sfiorarla. Se solo ci avesse provato……
-E di cosa, se posso chiederlo?-
Yuu fece spallucce.
-Di come sia diventata gran sacerdotessa. E poi le ho consigliato di andare a riposare in previsione del viaggio di domani.-
Masumi, cercando di non far trasparire la sua rabbia, gli disse.
-Be è meglio che tu vada a dormire. Ci vediamo domani.- e voltandogli le spalle se ne andò.
Rientrò nella sua tenda, chiudendo con uno scatto furioso il telo che fungeva da porta. Sembrava un leone in gabbia. Non accettava l’idea che suo fratello potesse fare dei pensieri peccaminosi su quella fanciulla. Di colpo decise. Al diavolo i suoi buoni propositi di starle lontano. L’avrebbe protetta da lui, ad ogni costo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Erano arrivati da qualche ora. Per proteggere Maya e i due principi reali, Hijiri si premurò di affittare una piccola abitazione, mentre Ayumi e Rei si prepararono per andare a comprare il necessario.
-Fate attenzione. Non è mai capitato che andaste da sole.- gli disse Maya con preoccupazione.
-Non temete mia signora.- s’intromise Hijiri.- Voi, qui, siete protetti sia dai miei uomini che da occhi indiscreti. Saremo io e il mio vice ad accompagnarle.-
Maya guardò l’uomo di fronte a se. Dal primo momento che l’aveva visto, le aveva ispirato molta fiducia. La sincerità che poteva leggere nei suoi occhi ne era la prova. Ma non poteva dire lo stesso dell’altro. Hamil, al contrario, la impensieriva. Nonostante non avesse fatto nulla di male, c’era qualcosa che stonava in lui. Ma decise di fidarsi, Hijiri sarebbe stato con loro e non c’era da preoccuparsi.
-D’accordo, mi fido di voi.- rispose con un sorriso.

Avanzavano nel mercato affollato. Per fortuna, non ci volle molto a trovare l’occorrente, ma mancava ancora una cosa. Per rendere più veloce la ricerca, decisero di separarsi. Fu così che Rei si ritrovò con Hijiri.
Camminavano fianco a fianco. L’uomo non si staccava mai da lei. In mezzo a quella gente era facile perdersi e non poteva rischiare una cosa del genere. Voltò il capo verso di lei, guardandola attentamente. Aveva un bel viso, lineamenti dolci e grandi occhi marroni. In quel momento non poteva vedere bene i suoi capelli perché coperti da un velo, ma sapeva essere marroni e, cosa alquanto curiosa, corti. Infatti era inusuale che una donna li portasse così.
Rei, sentendosi osservata, si girò. Appena vide il suo sguardo intenso su di se, arrossì lievemente e riporto gli occhi davanti a se. Ma non poté impedirsi di fargli una domanda.
-Posso sapere per quale motivo mi state guardando?-
-Mi chiedevo una cosa. Come mai portate i capelli in quel modo?-
La ragazza abbassò il capo e rimase in silenzio. A quel punto Hijiri pensò di aver fatto male a parlarle di quell’argomento.
-Perdonatemi, non volevo essere indiscreto.- cercò di scusarsi.
Rei scosse la testa.
-Non dovete scusarvi, la vostra domanda è legittima. È solo che non so se capireste fino in fondo il motivo che mi ha spinto a fare una cosa simile.-
Hijiri, sollevato, continuò.
-Posso provare.-
Prese un respiro prima di cominciare a parlare.
-Dovete sapere che io non sono egiziana. Provengo da una piccola isola al di là del mare. Anche nella mia terra si venera la grande Iside e io sono sempre stata molto affascinata da lei. Nel mio paese ero considerata una delle ragazze più belle, in particolare di me venivano ammirati i miei capelli. Erano il mio orgoglio. Ma un giorno accadde una cosa terribile.- la sua voce si affievolì.
Hijiri , in quel momento, si pentì di aver toccato l’argomento.
-Perdonatemi, se è troppo doloroso io…-
-No, state tranquillo.- lo fermò lei.- Dicevo…mia sorella si ammalò gravemente. Sembrava che nessuna cura fosse efficace e lei peggiorava a vista d’occhio. Eravamo disperati. Lei, all’epoca, aveva solo cinque anni. Mi recai al piccolo tempio dedicato alla grande dea e la supplicai di salvarla. Non so come accadde, ma mia sorella, il giorno dopo, si sentì meglio. Fu allora che presi la mia decisione. Tagliai i miei capelli, donandoli a Iside e divenni una sua discepola. Poi mi trasferì qui, per comprendere ancora meglio il suo spirito. Per caso incontrai il saggio Kuronuma e mi condusse dalla gran sacerdotessa Aya. Le spiegai il motivo del mio viaggio e lei mi accolse. Divenni una delle sue allieve e, in seguito, fui scelta e messa al fianco di Maya.-
Hijiri aveva ascoltato con attenzione il racconto della ragazza. Aveva, nella sua giovane vita, dato prova di un grande attaccamento alla famiglia, spirito di sacrificio e devozione. Era da ammirare.
-Capisco molto bene la vostra scelta. E avete avuto anche molto coraggio. Non è da tutti lasciare la propria casa per adempire a un voto.-
Rei sorrise. Quell’uomo le aveva subito ispirato fiducia e non si era sbagliata nel giudicarlo. Dentro di se fu felice di avergli parlato. Ma ora doveva portare a termine il suo incarico.

Ayumi camminava spedita tra le vie affollate e Hamil faticava e non poco a starle dietro.
-Non vi sembra il caso di rallentare un po?- le chiese con il fiatone, una volta raggiunta.
La ragazza si voltò infastidita.
-Bisogna sbrigarsi. Questo mercato è molto grande e non abbiamo ancora molto tempo per girarlo. In caso contrario, dovremmo aspettare domani e non è una buona cosa.-
Ayumi ripensava ancora alle parole di Maya. Non poteva lasciarla da sola con i tormenti del suo cuore. E poi la vicinanza del principe Masumi, anche se ignaro dell’accaduto, poteva essere deleteria per lo spirito della sua amica.
-Capisco cosa intendiate, ma correre in questa maniera non vi farà bene.- le disse l’uomo con convinzione.
La fanciulla prese un respiro profondo. In effetti si sentiva molto accaldata e le forze cominciavano ad abbandonarla. Ma decise di non darlo a vedere a quell’uomo.
-Va bene, come volete. Comunque non possiamo fermarci.- si voltò per riprendere il cammino, ma venne colta da un capogiro.
Hamil prontamente la sostenne, evitandogli così di cadere a terra. Fu così che Ayumi si ritrovò tra le braccia dell’uomo. Nemmeno lei seppe spiegarsi che sensazioni avesse cominciato a provare, ma l’avevano completamente stordita. Sentiva l’odore della sua pelle, con le mani avvertiva i muscoli delle sue braccia, per non parlare del calore trasmesso dalle sue mani sulla schiena. Non aveva mai sentito nulla di simile, neanche nel suo passato. Chiuse gli occhi, assaporando quella travolgente essenza che l’aveva invasa. Ma si riscosse, in maniera violenta. Cosa le prendeva adesso? No, non poteva, non dopo quello che aveva passato e nessuno avrebbe dovuto scoprirlo. Mai!
-Vi ringrazio, ma adesso sto meglio.- disse con fermezza.
Hamil non ne era molto convinto, ma decise di non indagare. Per il momento. Scrutò la fanciulla davanti a se. Non poteva negare che fosse molto bella. Occhi grandi e azzurri, capelli lunghi e biondi, inusuale per quelle parti. Era incantevole. Ma in quello sguardo, per un’attimo aveva scorto un’ombra scura, quasi come volesse nascondere qualcosa.
-Ne sono lieto, ma adesso, come avete detto, è meglio sbrigarsi.-
Insieme iniziarono nuovamente a camminare, ma questa volta, per evitare ulteriori capogiri, la ragazza rallentò il passo. Che sia mai che avesse nuovamente avuto bisogno dell’aiuto di un’uomo e in particolare di lui.

Maya sedeva sul piccolo terrazzino della sua camera. Guardava il panorama. Gli sembrava così insolito. Lei, abituata a scorgere stralci di vegetazione, quella distesa desertica le incuteva un po d’ansia. Sapeva che la loro terra era piena di deserti, ma non essendo mai uscita dalla zona sacra del tempio, non ne aveva mai avuto un contatto diretto. E poi ripensava continuamente al principe. Lei, che non aveva mai avuto alcun contatto con l’universo maschile, si ritrovava a desiderare intensamente anche solo una piccola carezza da parte dell’uomo che le aveva scombussolato la vita.
Un colpo inatteso, la fece sobbalzare. Voltandosi di scatto, incontro l’oggetto principale dei suoi pensieri. Rimase nuovamente incantata da lui.
Masumi avanzò di qualche passo nella sua direzione.
-Perdonate la mia intrusione. Avevo bussato, ma non ricevendo risposta, temevo vi fosse capitato qualcosa.- le disse con una nota di sollievo nella voce.
Maya, seppur a fatica, ritrovò la voce.
-Non può accadermi nulla, qui, con voi e i vostri soldati.- rispose con voce dolce.
Quel suono così soave, fece tremare il cuore di Masumi. Possibile che solo l’udire la sua voce lo emozionasse tanto? Andò verso la balconata, appoggiandosi ad essa.
La giovane vacillò per un’attimo. Il sole alle sue spalle, faceva risplendere i suoi capelli, rendendoli simili a fili d’oro. L’alone che delineava il suo possente corpo, lo faceva risplendere. Maya era completamente affascinata. Con difficoltà udì le sue parole.
-Voi siete molto importante e sarebbe una tragedia se vi capitasse qualcosa.-
Tornò a sedersi.
-Sono al sicuro con voi.- poi gli volse la domanda che la stava tormentando dalla sera prima.- Immagino che siate ansioso di tornare a casa.-
Masumi inarcò un sopracciglio, non capendo.
Maya decise di spiegarsi meglio.
-Vostro fratello mi ha messa al corrente che avete intenzione di sposarvi al nostro ritorno.- la voce terminò in un sussurro.
L’uomo strinse i pugni. Accidenti a suo fratello. Non aveva perso tempo.
Voleva assolutamente essere certo che nessuno, nemmeno lui, potesse mettersi in mezzo nei suoi piani. Rivelando alla ragazza il suo futuro fidanzamento, l’aveva messo fuori gioco. In ogni caso era sicuro che la donna davanti a lui avrebbe mai potuto cedere alle sue lusinghe.
-Infatti è mia intenzione, ma non credo di sposarmi tanto presto.-
Non si avvide del leggero sospiro della ragazza.
La porta si spalancò di colpo, facendoli sobbalzare.
Hijiri, Hamil, Rei e Ayumi erano entrati di corsa.
-Che succede?- chiese Masumi, percependo l’ansia nei quattro.
-Abbiamo un problema Masumi.- lo informò Hijiri.
Scrutò il suo amico con serietà.
-Qualcuno ha scoperto che siete qui e che la gran sacerdotessa è con noi. I mie uomini hanno già notato uno strano fermento all’orizzonte. Si preparano ad un’attacco.- lo informò.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Erano chiusi in quella da stanza da alcuni minuti.
-Sei sicuro di quello che stai dicendo?- gli domandò Masumi.
Hijiri annuì con il capo.
-Purtroppo. Appena arrivati, ho mandato alcuni dei soldati in perlustrazione. Sono stati loro ad accorgersi del pericolo. Senza farsi notare si sono infiltrati e hanno sentito il loro capo. Vogliono catturare sia voi due, che la sacerdotessa. In questo modo potranno richiedere un riscatto al nostro Faraone, che così si vedrebbe costretto a privarsi di tutto per liberarvi.- gli spiegò.
-Nostro padre non è uno stupido.- esordì Yuu.- Non cederebbe mai ad un ricatto del genere, nemmeno per noi.-
-Per voi no, mio principe, ma per Maya si. Se le capitasse qualcosa, vista la sua importanza, si rischierebbe una rivolta nel popolo.-
Masumi mise fine a quel discorso.
-Ora basta dilungarci in discorsi inutili. La cosa principale è proteggere le tre ragazze con noi. E, in proposito, io avrei un piano.- comunicò loro.
I presenti lo guardarono curiosi. Chissà che aveva in mente.

Maya si tormentava le mani. Mai prima d’ora, si era trovata in una situazione simile. La paura stava cominciando a prendere il sopravvento.
-Sta tranquilla. Vedrai che troveranno una soluzione.- le disse Rei, posando una mano sulle sue.
-Speriamo. Io non sono molto fiduciosa. Siamo in troppi e facilmente riconoscibili fuori da qui. Mi chiedo ancora come abbiano fatto a scoprire la nostra presenza in questa città.- commentò Ayumi.
-Cosa vuoi dire?- domandò l’amica.
-La nostra partenza era stata tenuta sotto silenzio. Solo in pochi conoscono la nostra meta e la deviazione che abbiamo fatto.-
Maya sbarrò gli occhi.
-Credi che ci sia stata una fuga di notizie? E da chi?-
Ayumi sospirò.
-Non lo posso di certo sapere, come non posso accusare nessuno senza prove. Ma non temere, saprò come scoprirlo.-
La giovane si avvicinò a lei.
-Per favore, non fare sciocchezze. Ricorda che hai promesso.-
Le sorrise dolcemente.
-Lo so Maya e non temere.-
La porta si aprì e gli uomini entrarono. Molto rapidamente spiegarono alle tre ragazze il loro piano. Potava essere pericoloso, se fossero stati scoperti, ma capirono di non avere scelta.
-Posso fare una domanda?- chiese Rei.
-Certo.- rispose Masumi.
-Non si insospettiranno nel vederci uscire dalla città?-
Masumi, a quel punto, sorrise.
-Non credo, anche perché avremmo un diversivo.-

-Starai scherzando, vero?- gli disse con impeto Yuu.
-No caro fratellino. È l’unico modo che abbiamo per passare inosservati.- rispose cercando di mantenersi serio.
-Mi rifiuto di andare in giro in questo modo!-
In effetti, non era l’abbigliamento adatto ad un principe. A dir la verità, non era l’abbigliamento adatto ad un’uomo.
Una lunga veste lo ricopriva. Una vistosa cintura allacciata alla vita e una lunga parrucca nera sulla testa. Per completare il tutto, un velo bianco posato sul capo.
A quella vista sia Masumi che Hijiri non riuscirono più a trattenersi. La fragorosa risata uscì dalle loro bocche, irritando ancora di più il giovane.
-Piantatela adesso.- gli intimò.
Masumi cercò di ricomporsi.
-Ascolta, guardala in un’altra ottica. In questo modo potrai proteggere la sacerdotessa. Se ti crederanno lei, noi potremmo uscire senza destare sospetti.-
-Tanto si fa sempre come decidi tu.- gli sibilò.
Appena le tre giovani donne lo videro, rimasero di stucco. Ecco cosa intendevano dire qualche minuto prima. Si divisero i compiti.
Yuu sarebbe uscito, con i soldati a cavallo, dalla parte ovest della città. A prima vista doveva sembrare che si stesse defilando. Masumi ed Hijiri speravano solo che quegli uomini cadessero nel tranello e che scambiassero il ragazzo per Maya.
Nel frattempo Hamil con Ayumi sarebbe andato a est, Hijiri e Rei a sud, mentre Masumi con Maya a nord. Si sarebbero rincontrati a palazzo da li a due giorni al massimo. Se solo uno di loro non fosse stato presente, allora avrebbero informato il Faraone. Ma speravano di cavarsela senza troppi problemi.
Erano in sella e pronti. Yuu aveva appena lasciato la piccola abitazione che gli aveva accolti. Loro assistevano da lontano.
Si accorsero del preciso istante in cui venne notato il gruppo.
-Bene, possiamo andare. Fate attenzione.- disse Masumi ai due uomini.
Entrambi annuirono e presero davanti a se le ragazze. Partirono subito, lasciando il loro principe indietro, con Maya.
-Meglio che si allontanino un po.-
La giovane annuì, ma era agitata. Si trovava da sola con lui. Sperò solo che il suo cuore non gli giocasse brutti scherzi. D’improvviso si sentì sollevare e depositare sul grande cavallo, di fronte a lui. In quella posizione poteva sentire il suo respiro, il suo profumo e il suo corpo. Chiuse gli occhi, assaporando quelle sensazioni sconosciute che le facevano paura, ma nello stesso tempo la facevano sentire viva.
Anche Masumi fu scosso dal sentire il corpo della ragazza praticamente tra le sue braccia. Il suo braccio cingeva la sua vita sottile e premeva sui suoi fianchi. L’odore dei suoi capelli lo inebriavano.
Il fischio che li raggiunse lo fece tornare in se. Quello era il segnale che avevano via libera.
Decise di non pensare più a quello che la vicinanza di Maya gli faceva provare. Non era giusto, non poteva. Ma un dubbio sfiorò la sua mente. Come doveva comportarsi, adesso, che per un periodo, relativamente breve, sarebbero stati soli?
Per un momento sperò, con tutto se stesso, che il tempo si fermasse.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Finalmente la loro corsa poté arrestarsi. Il pericolo sembrava superato, per il momento. Fece rallentare il cavallo e volse il suo sguardo sulla ragazza davanti a lui.
-Per fortuna non ci hanno inseguiti. Il tranello deve aver funzionato.- le disse.
La ragazza era ancora rigida tra le sue braccia e lui se ne accorse.
-Non dovete temere, non accadrà nulla.-
La voce calda le arrivò all’orecchio come una lieve carezza. Un brivido le percorse il corpo. Scosse la testa, cercando di respingere quelle sensazioni.
-Non dovete preoccuparvi per me. Sono sempre stata in grado di badare a me stessa, senza l’aiuto di nessuno.- gli disse Ayumi, girandosi do colpo verso di lui.
Hamil rimase basito da quella dichiarazione. La durezza che sentì nella sua voce lo sconvolse. Possibile che una creatura, all’apparenza così fragile, potesse contenere tanta forza?
-Perdonatemi, non volevo offendervi.- cercò di scusarsi.
Ayumi lo fissò negli occhi. Si era pentita del modo in cui gli aveva parlato. In fondo stava cercando di proteggerla e eseguiva solo degli ordini. Abbassò il capo.
-Sono io che devo scusarmi. A volte parlo senza pensare. Voi non avete colpa del mio stato d’animo.-
Hamil decise di lasciar cadere l’argomento. Quella ragazza a volte era davvero strana.
Cavalcarono ancora per qualche ora. Fortunatamente raggiunsero una piccola abitazione, nei pressi di un monte. Non si vedeva nessuno intorno, il luogo sembrava abbandonato. Ma sapeva anche che in quelle zone, gli abitanti tendevano a nascondersi, per la loro sicurezza. Si fermarono e scese da cavallo.
-State sempre al mio fianco. Non possiamo sapere se ci sia qualcuno di ostile.- le disse.
Ayumi lo prese per un braccio, costringendolo a voltarsi.
-E in caso contrario? Come avete intenzione di comportarvi?- gli chiese.
L’uomo si grattò il mento, pensieroso. In effetti poteva sembrare strano che un’uomo andasse in giro con una fanciulla per il deserto. Poi gli venne l’illuminazione.
-Ascoltate, mi è venuta un’idea. Ma non vorrei che voi fraintendeste le mie parole.-
-Vi ascolto.- rispose sicura.
-Bene. Se ci venisse chiesto diremmo che siamo sposati e che ci apprestiamo a raggiungere il nostro villaggio.-
Ayumi trasalì.
-Come sarebbe a dire?-
-Non possiamo certo rivelare chi voi siate in realtà. E il mio compito è quello di proteggervi.-
La ragazza pensò alle sue parole. In effetti aveva ragione, ma ancora non era così sicura di potersi fidare di lui. Ma al momento non aveva scelta.
-Va bene, faremo come volete.-
Hamil le sorrise, prendendola per le spalle.
-Andiamo allora.-
Bussò alla piccola porta di legno. Attesero qualche minuto, che il soldato ebbe l’impressione che veramente quel posto fosse abbandonato. Stava per rivolgersi alla ragazza, quando la porta si aprì di poco.
-Chi siete?- domandò una voce maschile all’interno.
-Perdonate la nostra intrusione. Vorremmo chiederle solo un po d’acqua per noi e per il nostro cavallo.-
Vide la figura squadrarlo da capo a piedi. Prima lui, poi la giovane accanto a se.
-Dove siete diretti?- gli domandò.
Hamil prese un respiro.
-Stiamo tornando al mio villaggio situato al di là delle montagne.-
Un rumore di zoccoli, giunto all’improvviso, fece voltare il soldato.
Un gruppo di uomini si era fermato a pochi metri da loro. Li riconobbe subito, aveva avuto a che fare con loro non molto tempo prima. Erano un gruppo di ladri, assassini e profanatori di tombe. E il loro capo era il bandito più feroce.
Strinse i denti, sperando solo di non essere riconosciuto.
-Vecchio vieni fuori! – urlarono.
L’uomo dentro alla piccola casa uscì. Non poteva di certo rifiutare, non dopo che avevano rapito la sua unica figlia.
Ayumi si sorprese nel vederlo. Non sembrava così anziano, eppure il suo sguardo era spento, privo di ogni vitalità. Lo seguì con gli occhi e li spalancò quando lo vide prostrarsi a terra davanti a quegli uomini.
-Non muoverti e non fare gesti inconsulti.- la mise in guardia Hamil, passando senza accorgersene al tu.
La ragazza sentì il suo irrigidimento e la sua tensione. Il suo viso era diventato una maschera di ghiaccio. Notò la preoccupazione che si era impadronita di lui. Questo poteva solo significare che conosceva quella feccia e che erano un grande pericolo. Fece come detto e si accostò ancora di più al suo fianco.
Li sentì parlare.
-Dacci l’acqua vecchio e subito.- disse uno di loro scoppiando a ridere.
L’uomo prese il secchio e lo riempì fino all’orlo. Lo portò ai suoi “ospiti”, ma loro per divertimento lo fecero cadere a terra.
-Vedi di stare attento! Guarda che hai combinato!- lo aggredì uno di loro, iniziando a prenderlo a calci.
A quella vista Ayumi scattò in avanti, ma Hamil la fermò.
-Ti ho detto di stare ferma. Non intrometterti.- disse nuovamente.
-Ma non vedi che gli stanno facendo?-
-Lo so, ma non ti devi esporre. E soprattutto non devo farlo io. Ho avuto a che fare con loro per conto del Faraone e ti assicuro che sono molto pericolosi.-
La ragazza non riusciva a credere alle sue orecchie. Come poteva stare li e non fare niente?
-Saranno anche pericolosi come dici, ma non posso restare qui a guardare. Il mio codice me lo impone.-
D’improvviso si mise una mano sulla bocca. Non doveva, non poteva. Stava rivelando cose che aveva promesso di dimenticare.
Hamil la guardò incuriosito. Che intendeva dire quella fanciulla? Di quale codice parlava? Stava per domandarglielo, quando una mano li trascinò all’interno.
Si trovarono di fronte una donna minuta e sciupata.
-Per fortuna non si sono accorti di voi, almeno credo. Tra poco se ne andranno.-
La videro avvicinarsi alla finestra chiusa da una tenda logora e guardare con le lacrime le vessazioni a cui era sottoposto quello che doveva certamente essere il marito.
Ayumi posò una mano sull’esile braccio della donna, facendola trasalire.
Posso fare qualcosa per voi?- le domando con un sorriso così dolce, che la donna avvertì un calore immenso riempirgli il cuore.
Ricambiando il sorriso e abbassando il capo rispose.
-Quello che avete fatto adesso è sufficiente.-
Hamil seguì con interesse quello scambio. La ragazza aveva certamente molte qualità, ma la più grande era sicuramente quella di riscaldare gli animi sofferenti. Ma ancora una questione rimaneva oscura. La sua affermazione di qualche minuto prima. La frase pronunciata da Ayumi non gli era nuova, ma non ricordava dove l’aveva già sentita.
Dopo qualche minuto, gli uomini giunti se ne andarono, lasciando il povero vecchio a terra. Hamil si precipitò da lui e l’aiutò a rientrare in casa. Lo distese sul piccolo giaciglio e lo lasciò alle cure delle due donne. Questa volta fu lui ad avvicinarsi alla piccola finestra. Voleva essere sicuro che se ne fossero andati, anche se non lo credeva. Conosceva molto bene quegli individui e quando puntavano una preda, difficilmente lasciavano le questioni in sospeso.
-Perché ce l’hanno con voi?- chiese ai padroni di casa, senza voltarsi.
L’anziano si mise a sedere a fatica. In quell’uomo c’era qualcosa di strano, ma era certo che non fosse malvagio. Decise di fidarsi.
-Fu una fatalità. Circa sei mesi fa, arrivò un’uomo in cerca di acqua. Lo accolsi, pensando si trattasse di uno dei tanti pellegrini che spesso si fermano da queste parti. Ma feci l’errore più grande della mia vita. Quel giorno fu mia figlia ad occuparsi di lui. Durante la notte si introdusse nella sua stanza e abusò di lei. Il giorno seguente decise di portarla via con se. Noi non potemmo far nulla, le nostre suppliche caddero nel vuoto. In seguito iniziarono ad arrivare quegli uomini che si rivelarono dei delinquenti della peggior specie e il finto pellegrino che aveva rapito mia figlia il loro capo. Il loro principale divertimento era quello di farmi sentire una nullità, ma non potevo far niente. Come adesso. Mi hanno detto che se mi fossi rifiutato o ribellato, avrebbero ucciso la mia adorata bambina.- finì il suo racconto con voce stanca.
Ayumi sentiva la rabbia salire dentro di se. C’erano molte similitudini tra la storia della ragazza e la sua e poteva capire molto bene il dolore che provavano le persone davanti a se.
Hamil non proferiva parola. Era meglio non rendere più profonda la loro ferita. Se avessero saputo…..
-Voi non siete uno di passaggio vero?- chiese all’improvviso la donna.- I vostri modi sono molto diversi dalle persone che siamo soliti a vedere.-
A quel punto si voltò.
-No, infatti. Sono al servizio del Faraone d’Egitto. Il mio compito è quello di portare questa fanciulla da lui e proteggerla dai vari pericoli che potremmo incontrare sulla nostra strada.- disse la verità a quelle due sfortunate anime. Ne sentiva il bisogno.
Entrambi gli sorrisero.
-Siete i benvenuti in questa umile dimora. Non possiamo offrirvi molto, ma quello che abbiamo ve lo cediamo volentieri.-

Erano stati sistemati nella camera che apparteneva alla figlia dei due anziani. Ayumi non era tranquilla e continuava a camminare.
-Meglio che ti riposi un po. Domani partiremmo molto presto.-
La ragazza si girò di scatto verso di lui.
-Come puoi stare così tranquillo, sapendo il doloro che attanaglia queste due persone gentili.- la sua voce tremava dalla collera.
-Ascolta, al momento non possiamo far nulla. Appena torneremo a palazzo informerò io stesso sia il Faraone che il mio capitano e insieme cercheremmo una soluzione.- cercò di farla ragionare.
-Perché, invece, non ce ne occupiamo noi? In fondo in due potremmo passare inosservati, al contrario di un piccolo esercito.- propose.
Hamil, esasperato, si avvicinò a lei.
-No! Prima di tutto da solo non posso affrontarli, non sai di che cosa siano capaci e secondo ti devo proteggere. Non deve accaderti nulla.-
-Sono capace di badare a me stessa, mi sembra di avertelo già detto.-
Questa volta non celò la sua curiosità.
-Che vuoi dire? Oggi sei troppo enigmatica.-
Ayumi sospirò profondamente e si sedette. In effetti si era scoperta in più di un’occasione con lui, anche se non ne capiva il motivo. Nessuno aveva mai sospettato niente e lei era stata accorta in quegli anni. Ma quell’uomo, in qualche modo, aveva risvegliato in lei istinti, sentimenti, passioni che credeva sopite per sempre.
-Va bene. In fondo ne hai il diritto e forse capirai il perché sono convinta che in due riusciremmo a farcela.-
Hamil si sedette di fronte a lei, in attesa.
-Non sto a dirti ne come, ne quando, ma sappi che sono stata addestrata alla scuola delle arti della guerra della dea Atena.- vide lo stupore in lui e continuò.- Come avrai capito non sono egiziana, ma greca. Ero una guerriera, una delle migliori. Ma sfortunatamente, nella mia vita sono successe cose molto brutte e che adesso non ho voglia di raccontarti. Per i miei problemi fuggì dalla mia terra e approdai qui. Kuronuma fu il primo che incontrai sul mio cammino. Mi condusse al tempio di Iside e li conobbi la grande Aya. Mi insegno che non esisteva solo la guerra per unire i popoli, ma anche l’amore. Così divenni sua discepola e, in seguito, una delle sacerdotesse affiancate a Maya. Ho sempre tenuto a bada la mia indole da guerriera, ma adesso è diverso. Non posso restare inerme a veder soffrire queste persone. Il mondo al di fuori dal tempio è diverso. Non dico che è giusto combattere, ma non si può restare a guardare e sperare.-
Hamil l’ascoltò in silenzio. Era incredulo da quello che aveva udito dalla bocca della giovane davanti a lui. Nei suoi viaggi che l’avevano portato al di fuori dei confini del suo Paese, aveva assistito ai combattimnti e agli addestramenti che si tenevano in Grecia e doveva ammettere che fossero molto duri, quasi quanto i suoi. Se era vero, ma non aveva motivo di dubitarne, quella ragazza doveva essere davvero eccezionale. L’ammirò, anche per il coraggio avuto nel rivelargli quel segreto. D’improvviso decise.
-Dopo quello che ho udito, non posso non pensare che forse potresti avere ragione.-
Ayumi sbarrò gli occhi.
-Faremmo come vuoi. So dove si accampano, ma dovrai seguire i miei ordini alla lettera.-
Ayumi sentì il cuore scoppiargli dalla gioia. Finalmente poteva di nuovo fare qualcosa per salvare la vita di un’altra persona, come una volta.
Gli gettò le braccia al collo, felice.
-Farò tutto quello che vuoi! Ubbidirò alle tue regole! Te lo prometto!-
Hamil rimase impietrito. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte della faciulla che teneva tra le braccia. La staccò gentilmente da se, con l’intento di mettere un po di distanza tra loro e di spiegarle il suo piano, ma le parole non uscirono. Si bloccarono appena incrociò i suoi occhi. Senza nemmeno rendersene conto, si chinò su di lei e le sfiorò le labbra. Quel tocco accese entrambi, in maniera violenta. Si persero tra i loro abbracci, i loro sospiri, i loro gemiti. Si unirono nella maniera più dolce possibile. Unione che li marchiò per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


-State bene?-
La domanda dell’uomo la riscosse. Per un momento le sembrò di aver sentito l’anima di Ayumi liberarsi. No, doveva essere stata una allucinazione, dovuta al caldo. Si girò verso l’uomo dietro a se.
-Non dovete temere per me.- gli rispose.
Masumi guardò la fanciulla, ma non le credette. Era da quella mattina che cavalcavano sotto il caldo sole del deserto e lei sicuramente non ci era abituata. Sicuramente stava risentendo delle dure condizioni climatiche. L’aveva avvertita abbandonarsi di colpo a lui e aveva paura che fosse svenuta. Doveva trovare un posto dove farla riposare e al più presto. Scrutò l’orizzonte con lo sguardo e una costruzione in lontananza attirò la sua attenzione. Sorrise. Sapeva dove erano arrivati e tra poco anche la ragazza avrebbe potuto riposare.
-Siamo quasi arrivati, dovete resistere ancora per poco.- le disse con dolcezza.
Quel suono fece tremare nuovamente il cuore di Maya. Abbassò lievemente il capo, ma era molto agitata. Non capiva ancora come potesse reagire in quel modo ad un’uomo che praticamente non conosceva e che per di più era fidanzato. Inoltre lei non poteva provare tutto questo, le era proibito. Cedere agli istinti carnali degli uomini era contro ogni dottrina da lei appresa e sarebbe stato un’insulto a Iside.
Masumi, invece, si sorprese ancore nel constatare quanto piacevole fosse averla tra le braccia. Nessuna fanciulla, neanche Shiori, aveva scatenato in lui tali emozioni. Era attratto da lei e non per la sua innavicinabilità. Era la donna che lo interessava, che lo attirava, che riscaldava il suo cuore e la sua anima solo con il suono della voce. Aveva scoperto, in quella giornata trascorsa da soli, di desiderarla, ma non solo fisicamente. Voleva tutto di lei, soprattutto l’amore. Si, l’amore. Lo stesso sentimento che aveva compreso provare per lei, dal primo istante che i suoi occhi avevano incrociati quelli della ragazza. Ma a questo si era aggiunta la consapevolezza che non sarebbe mai potuto accadere. Lei era inavvicinabile , lo sarebbe sempre stata. A quel pensiero, sentì una fitta dolorosa stringergli il cuore. Non l’avrebbe mai avuta e lui si sarebbe accontentato solo di quei brevi istanti, per il resto della vita.
Giunsero nei pressi delle rovine di un tempio abbandonato, ricoperto da una rigogliosa vegetazione. Maya si stupì nel vedere tutto quel verde.
-Questo è un’antico tempio, consacrato alla dea Anuquet, protettrice delle acque del sacro Nilo. Una leggenda antica narra che un giorno, quando lei e i suoi fratelli furono separati, si fermò in questo luogo e per placare la sua sete fece sgorgare un piccolo ruscello. Quell’acqua proveniva direttamente dal Nilo. Fu così che la vegetazione poté rifiorire.-
Maya ascoltava estasiata le sue parole. Non era a conoscenza di questa storia.
-Ora capisco il motivo di tanta abbondanza.- gli disse con un sorriso.
La ragazza si incamminò in mezzo a quel piccolo paradiso e l’uomo la seguiva con lo sguardo. Era bellissima. La sua espressione, i suoi movimenti, tutto era in armonia con l’ambiente circostante.
Ma era meglio pensare ad altro. Doveva preparare un giaciglio per la notte, che sarebbe giunta in poco tempo. Assicurandosi che Maya non avrebbe corso rischi, si avvicinò alle rovine. Dopo una breve ricerca, trovò il posto adatto. Non era molto ampio, ma coperto e il fuoco non sarebbe stato notato da nessuno.
Tolse il necessario dalla sua sella e disse alla fanciulla di raggiungerlo. Insieme prepararono i giacigli, lanciandosi, senza quasi accorgersene, continue occhiate furtive. Quando ebbero finito, Masumi accese il fuoco e tirò fuori le provviste.
-Sedete qui e aspettatemi. Vado a prendere dell’acqua.- le disse.
Maya, d’istinto, si aggrappò al suo braccio.
-Non lasciatemi sola troppo a lungo. Non mi sento sicura.-
La paura che sentì nella sua voce, lo intenerì. Senza rendersene conto, le sfiorò il viso con una carezza.
-Starò via pochissimo.- la rassicurò dolcemente.
Appena si fu allontanato, Maya comprese l’impulsività del suo gesto, ma non ne era pentita e soprattutto non poteva dimenticare il calore della sua mano. Arrossì di colpo e le gambe le cedettero, costringendola a sedersi. Il cuore gli batteva all’impazzata nel petto. Cosa le stava accadendo. Non era solo il frutto dell’illusione subita, non una sensazione passeggera, c’era qualcosa di più profondo. Quell’uomo le sconvolgeva i sensi, la sua stessa esistenza. Persa nei suoi pensieri, non si accorse del suo ritorno. Masumi si sedette di fronte a lei, il fuoco li divideva. Aveva scelto di proposito quella posizione. Le sarebbe stato lontano, ma poteva guardarla senza essere visto. Con lo sguardo percorse interamente il suo viso, notando ogni minimo particolare.
Maya all’improvviso lo riscosse.
-Com’è la vostra vita di principe?-
La domanda lo spiazzò un poco, ma in fondo la capiva. La fanciulla aveva conosciuto solo il mondo dentro al tempio.
-Non è tutto bello come si immagina. Ho molte responsabilità e mio padre mi mette sempre sotto pressione. Ma lo capisco. Un giorno, il più tardi possibile, dovrò succedergli al trono e vuole che io sia pronto per il ruolo che ricoprirò.- spiegò con calma.
L’uomo notò l’ombra di dolore che offuscò quei bei occhi marroni.
-Che vi succede adesso.- le chiese, preoccupato.
-Mi addolora pensare alla morte.- gli disse.
Masumi provò un’immensa tenerezza per lei.
-Non dovete. La morte fa parte della vita. È normale che sia doloroso, ma esiste. La cosa che può rincuorarci è vivere al meglio, per aver accesso al regno della luce.-
Maya pensò alle sue parole. Era vero e lei poteva comprenderlo molto bene, visto il ruolo che ricopriva.
-Avete ragione, ma ciò non toglie che sia doloroso.-
Fecero un’attimo di silenzio.
-E la vostra futura sposa, com’è?- gli era costato porre questa domanda, ma le serviva per tornare alla realtà.
Lo sguardo di Masumi si rabbuiò. Da quando aveva incontrato Maya, non aveva quasi mai pensato a Shiori. La fanciulla dinnanzi a se aveva assorbito ogni suo pensiero. Strinse i pugni. Maledizione a Yuu e ha quando le ne aveva parlato.
-è una donna molto dolce, comprensiva e proviene da una famiglia importante.- disse con distacco.
-Ed è…è molto…bella?- chiese con voce tremante.
-Si, lo è.- rispose a bassa voce, quasi avesse paura di farsi udire.
Maya abbassò il capo. Ma che risposta credeva di ottenere. Lo era certamente per far innamorare di se il principe. Si diede della stupida, che pensieri faceva adesso? Non doveva pensare ad altro che il suo dovere. A lei non era concesso provare sentimenti simili. Sarebbe stato deleterio se il suo animo fosse stato turbato, Iside non avrebbe più trovato accesso per trasmettere la sua parola.
Masumi decise di chiudere ogni argomento.
-Ora è meglio che andiamo a dormire. Domani ci aspetta un’altra dura giornata.-
Maya annuì e andò al suo giaciglio. Faticò non poco aprendere sonno, conscia della presenza dell’uomo non molto lontano da se.

Fu svegliata nel cuore della notte da dei rumori. Si alzò e guardò al suo fianco, decidendo di chiamare il Masumi. Ma spalancò gli occhi notando che il suo posto era vuoto. Prese coraggio e si diresse fuori dal loro riparo. S’incamminò nella verde macchia, attraverso le palme. Giunse dietro alle rovine e…..si bloccò.
Masumi si stava allenando con la spada. Affondava, girava, parava. Ogni movimento era perfetto. Il suo corpo era perfetto. Mai aveva visto niente di più bello. Indossava solo un corto gonnellino, che non arrivava neppure a metà coscia e che metteva i risalto le gambe modellate, fasciate solo da un paio di saldali legati con delle stringhe di cuoio al polpaccio. Impugnava la spada con maestria e abilità. I muscoli delle braccia, della schiena, il suo stesso torace, tutto era in tensione per lo sforzo. I candidi raggi lunari illuminavano la sua pelle, disegnando le linee del suo corpo.
Maya faticava a respirare. Non riusciva a distogliere lo sguardo. Ma doveva andarsene, prima che la vedesse. Si voltò, cercando di ritornare sui suoi passi, ma urtò un piccolo cumolo di sassi.
Masumi, a quel rumore si voltò e rimase impietrito. La fanciulla davanti a se lo fissava con uno sguardo che aveva paura a comprendere. Abbassò la spada e mosse qualche passo verso di lei.
-Come mai siete sveglia?- le domandò con voce calda.
Maya deglutì a fatica, ma non poteva stare in silenzio.
-Io, si ecco, ho sentito dei rumori, non vi ho visto, mi sono preoccupata, non lo so.- concluse, quasi balbettando.
Masumi notò il suo stato confusionale, ma lo imputò al fatto di essersi ritrovata sola.
-Perdonatemi, solo che non riuscivo a dormire e ho pensato di allenarmi un po.- le spiegò.
-E perché faticavate a dormire?-
L’uomo la guardò ancora. Non poteva certo dirle che il motivo era lei, la sua vicinanza, ciò che scatenava in lui.
-Sarà la tensione di questa deviazione imprevista.- divagò.
Maya riuscì ad abbassare la testa, non doveva continuare a fissarlo.
-Ora che so che siete ancora qui torno a riposare.- disse sospirando.
Fece per allontanarsi, ma inciampò in un sasso. Masumi mollò prontamente la spada e corse da lei, impedendogli di cadere. Fu così che si ritrovarono abbracciati. Maya aveva il capo appoggiato al petto muscoloso dell’uomo, poteva udire chiaramente i battiti del suo cuore. Le braccia strette ai fianchi, le mani appoggiate alle schiena grande e forte. Un forte brivido le percorse il corpo e un calore immenso si impossessò del suo essere, salendo dal profondo.
Masumi la teneva dolcemente tra le braccia. Con le mani, attraverso la leggera stoffa dell’abito, poteva sentire chiaramente la morbidezza della sua pelle. Piegò la testa verso il capo della ragazza, sentendo il profumo dei suoi capelli e inebriandosene. Con una lenta carezza risalì la sua schiena, fino a giungere la nuca . Tuffò le mani in quella morbida seta. Maya aveva chiuso gli occhi, per meglio assaporare quella sensazione. D’improvviso sentì il capo sollevarsi dolcemente e incatenò il suo sguardo con quello dell’uomo. Non ci furono parole, niente era calcolato. Tutto scaturiva solo dall’attrazione che provavano. Masumi si chinò su di lei, sfiorandole le labbra. Maya non si mosse, non poteva, non voleva. Si abbandonò a quel leggero e casto contatto. Ma subito si rese conto che non le sarebbe bastato. E lo capì anche lui. Approfondì il bacio, schiudendole le labbra e assaporando il suo aroma di donna. La ragazza smise di stringerlo e portò le mani al suo petto. Con dita leggere cominciò a sfiorarlo fino a giungere al collo di lui. Passò le braccia intorno ad esse, infilando le dita tra i suoi chiari capelli. Erano avvinghiati l’uno all’altra, persi in quel profondo contatto che gli avvolgeva i sensi. Masumi non riusciva a controllarsi, il suo desiderio stava crescendo sempre di più. Le accarezzava i fianchi sinuosi, fino a scendere alla base della schiena. Poi riportò la mano più in alto, sfiorandole i piccoli seni perfetti. Maya si lasciò andare ad un gemito di piacere. Mai aveva provato qualcosa di simile e tutto questo stava accadendo con l’uomo che le aveva rubato l’anima. La passione aveva quasi preso del tutto i sopravvento. Nessuno dei due voleva fermarsi e desideravano approfondire il loro incontro, più che mai.
Fu il nitrito del cavallo a riportare Masumi in se.
Si staccò di colpo dalla ragazza, rimanendo a fissarla incredulo. Cosa stava facendo. Non poteva. Lei era pura, lei era la persona più vicina ad una dea e aveva rischiato di profanare quel corpo che doveva restare intatto.
Anche Maya era sconvolta da quello provato. Si stava lasciando andare, per un’attimo aveva desiderato essere posseduta da lui, fondersi con lui. Come nell’illusione vissuta, ma stavolta sarebbe stato reale.
Rimasero qualche istante così, poi Masumi le diede le spalle.
-Tornate a dormire. Domani partiremmo presto.- le disse solamente.
Maya, ancora confusa, fece come richiesto. Era meglio mettere un po di distanza per permettere anche al suo cuore di calmarsi.
Appena fu sparita dalla sua vista, Masumi, in un’impeto d’ira, scaglio la spada che andò a conficcarsi nel tronco dell’albero li vicino. Maledizione, che gli era preso!
Non doveva assolutamente permettere alle sue emozioni di prendere il controllo. Ora come si sarebbe comportato con lei? Quel viaggio si era complicato e lui non sapeva più che fare.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Rei era ranicchiata in un angolo con gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie, nel tentativo di proteggersi da quel rumore che riempiva l’aria. Hijiri stava lottando contro i due uomini che li avevano rintracciati. Non capiva ancora come potesse essere accaduto. Era stato molto attendo e aveva seguito delle piste difficili da rintracciare. Ma non era servito. I due banditi li avevano colti di sorpresa alle pendici dei monti sacri e subito lo avevano attaccato. Fece scendere velocemente la ragazza da cavallo, impugnò la spada e incominciarono la loro lotta. Facilmente disarmò il primo uomo, facendolo stramazzare al suolo, ma il secondo avversario si stava rivelando più duro. Era un’abile combattente ed era già riuscito a ferirlo in più punti, ma non si sarebbe arreso. Doveva assolutamente proteggere la fanciulla insieme a lui. Era parecchio tempo che andavano avanti e ormai il sudore si era mischiato al sangue del suo corpo, cadendo in piccole gocce a terra. Rei aveva aperto leggermente gli occhi e rimase scioccata da quella vista. Provò un’immenso dolore nel vedere il guerriero ridotto in quello stato e per difendere lei. Sentiva il bisogno di fare qualcosa per aiutarlo, ma il suo movimento fu notato da lui.
-Non vi muovete!- gli gridò.
Quell’urlo ebbe il potere di fermarla. Ma non riusciva più a distogliere lo sguardo. Il possente capitano lottava senza tregue, incurante delle sue ferite. Benché non fosse il momento più adatto, lo ammirò e rimase estasiata da lui.
Hijiri comprese di essere arrivato al limite delle sue forze e, quindi, doveva inventarsi qualcosa per liberarsi del suo avversario. Con la coda dell’occhio vide una piccola sporgenza, che poteva fare al caso suo. Con un movimento veloce, riuscì a far sbilanciare il suo avversario e dirigerlo verso il punto che voleva. Affondò alcuni colpi di spada ai suoi fianchi, che furono prontamente parati, ma ciò permise ad Hijiri di lanciarsi con tutto il suo peso contro di lui. Il bandito perse l’equilibrio, andando a sbattere con la testa contro la pietra appuntita e stramazzando al suolo. Hijiri gli cadde addosso, senza respiro. Poi, con un’enorme sforzo, riuscì a risollevarsi per vedere se il suo piano aveva funzionato. Fortunatamente fu così. L’avversario giaceva a terra, privo di conoscenza.
Si alzò in piedi per tornare verso la fanciulla, ma le gambe gli cedettero. Stava per cadere, quando sentì due esili braccia stringerlo con forza, sorreggendolo.
Voltò il capo e incontrò gli occhi di Rei.
-Appoggiatevi a me.- disse con dolcezza.
L’uomo ubbidì. In fondo non sarebbe riuscito a muovere neanche un passo da solo. Lo condusse al suo cavallo, ma non sapeva come farlo salire. Anche lei era conscia che il pericolo non era sicuramente passato e potevano arrivare altri uomini. Il capitano, se pur forte, non sarebbe riuscito ad affrontarli. Non ferito almeno.
-Non temete, riuscirò a salire.- le disse con un filo di voce.
Con un’enorme sforzo si issò sul cavallo, mentre la fanciulla ne prese le redini e lo condusse in mezzo alle vie impervie di quel luogo, in cerca di un riparo.
Fortunatamente riuscì a trovare una piccola grotta, ben nascosta. Difficilmente sarebbero stati trovati. Preparò velocemente un giaciglio e vi fece distendere Hijiri, sofferente. Frugò nelle sue piccole sacche. Fortunatamente aveva con se delle erbe mediche.
“Un buon soldato non se ne separa mai.” pensò.
Prese una piccola ciotola e dell’acqua dalla bisaccia della sella. Preparò un’impasto da applicare alle ferite, ma prima doveva pulirle. Si avvicinò al corpo dell’uomo e, con mani tremanti, cominciò a togliergli la parte alta della tunica. Scoprì il suo torace possente e rimase senza fiato. Mai aveva visto tanta bellezza. Cercò di ricomporsi. Doveva finire alla svelta e non pensare a lui, come uomo. Bagnò un pezzo di lino e lo passò sui profondi tagli. Compiendo quell’operazione, però, non poté impedirsi di accarezzarlo, di sentire i suoi muscoli sotto le sue mani. Sentiva il calore avampare sul suo viso. Non era la prima volta che si prendeva cura di un ferito, ma con lui era diverso.
Aveva rischiato la vita pur di proteggerla, sarebbe morto per lei. Questo pensiero le raggelò il sangue. Non voleva che accadesse.
Posò la piccola pezza e rivolse gli occhi a lui. Al momento riposava, ma si vedeva che era sofferente. Senza rendersene conto, iniziò a sfiorargli il torace con la punta delle dita. Percorse ogni singolo muscolo, disegnava ogni più piccola linea che vedeva. Era completamente affascinata da lui. Per un’attimo lo guardò, ma aveva ancora gli occhi chiusi. Allora si lasciò andare, sopraffatta dal suo desiderio. Cominciò ad accarezzarlo più intensamente, passando completamente le mani su di lui. Era davvero splendido. Non riusciva a fermarsi. Finì di togliergli la tunica, scoprendolo interamente. Passò le mani sui suoi fianchi, sul basso ventre, per poi spostarsi sulle gambe muscolose. Tornò verso l’alto, ma fu a quel punto che lo udì gemere. Si risvegliò, come se fosse stata sotto un’incantesimo. Portò le mani al viso, sconcertata da quello che aveva appena fatto. Lo ricoprì velocemente e terminò di applicare l’unguento alle ferite. Poi si allontanò da lui. Ma cosa le era passato per la testa! E se si fosse svegliato? Come si sarebbe giustificata. Chiuse gli occhi, cercando di rimettere in ordine le idee. D’improvviso, però, gli vennero in mente le parole che la grande Aya aveva detto a lei e Ayumi prima di partire. Poteva davvero essere solo per quello? E se fosse capitato anche a lei, come doveva fare? Prima di ogni cosa doveva esserne certa, altrimenti avrebbe commesso l’errore più grande della sua vita.

Si svegliò nel cuore della notte. Subito cercò di alzarsi, ma una fitta al fianco glielo impedì. Di colpo ricordò la battaglia, le sue ferite e Rei. La cercò immediatamente con lo sguardo e si rilassò quando la vide non molto lontana da lui, riposare. Meno male stava bene. Poi abbassò gli occhi e notò di essere stato medicato. Sicuramente da lei. Si rilassò. Stendendosi nuovamente, ma non riusciva a dormire. Aveva fatto un sogno strano e continuava a pensarci. Vedeva la fanciulla curarlo, ma non solo. Le sue mani sul corpo accarezzarlo, prima lievemente, poi più intensamente. Aveva sentito il suo tocco insinuarsi in lui, profondamente fino ai punti più intimi. Smuovere ogni fibra del suo essere. Quasi fino al limite. Per la prima volta, l’uomo arrossì al solo pensiero che lei facesse davvero quelle cose, ma lo desiderava. La fanciulla scatenava in lui sensazioni che nessuna donna era mai riuscita a fargli provare e non c’entrava il fatto che lei fosse inavvicinabile. La sua timidezza, il suo dolce arrossire ogni volta che la guardava, il suo sorriso, i suoi occhi. Tutto di lei era incantevole. Non pensava fosse possibile che un sentimento potesse nascere in così breve tempo, ma se era così sapeva anche che era impossibile portarlo avanti. Avrebbe dovuto soffocarlo nel profondo del cuore, per il suo bene. Si decise ad alzarsi, non ne poteva più di starle così accanto con questi pensieri. Ma le forze tornarono ad abbandonarlo e si accasciò di lato.
-Cosa state facendo! Non dovete ancora muovervi.- lo rimproverò Rei.
Delicatamente posò le mani sulle sue spalle, nel tentativo di farlo stendere nuovamente.
-Sto bene, non preoccupatevi.- le rispose, involontariamente, con voce dura.
Rei si scosto da lui, ferita dal suo atteggiamento. Hijiri se ne accorse.
-Perdonatemi, non volevo essere offensivo nei vostri riguardi. Solo, vedete, io non sono abituato ad aver bisogno dell’aiuto di nessuno. Fin da piccolo ho sempre provveduto a me stesso, senza chiedere niente.-
Rei si sedette al suo fianco.
-Che intendete dire? E la vostra famiglia?- domandò.
Hijiri sorrise amaramente.
-Mia madre è morta appena mi diede alla luce e mio padre me ne ha sempre dato la colpa. Si è sempre disinteressato a me, a quello che facevo. E ben presto ho imparato ad arrangiarmi.- le spiegò.
La ragazza sentì amarezza nelle sue parole e dolore. Posò una mano su quella dell’uomo, nel tentativo di dargli forza.
Con un sospiro, Hijiri decise di proseguire.
-Divenni un piccolo ladro, molto abile a dire la verità. Ma per mangiare ci si doveva arrangiare. Ma un giorno feci l’incontro che cambiò radicalmente la mia vita.-
A quel punto Rei vide i suoi occhi illuminarsi.
-Il Faraone stava facendo vedere i confini della città al suo erede. Masumi all’epoca aveva dieci anni. Nella mia ingenuità, decisi di provare a rubare qualcosa al ricco convoglio, ma feci male i miei calcoli. Fui subito catturato e portato al cospetto del Faraone. Rischiavo la pena capitale, ma decisi di tentare il tutto per tutto per avere un’occasione. Non mi piegai alla sua volontà, anzi, come se fossi un folle, lo sfidai. Gli proposi di sfidare il suo campione a duello. Se fossi stato battuto, avrei perso la vita ugualmente, ma su avessi vinto….gli chiesi di entrare a far parte delle sue guardie personali e di dedicare la mia intera esistenza a lui. Con mio grande stupore, accettò.-
Rei era completamente assorta nel suo racconto.
-Allora avete vinto!- affermò.
L’uomo scoppiò a ridere.
-Sfortunatamente no. In fondo ero un bambino di otto anni contro un soldato con il triplo dei miei anni e molta esperienza. Ma il mio temperamento, il mio carattere hanno impressionato il Faraone che ha comunque accettato la mia richiesta. Fu così che entrai nell’addestramento dei soldati. L’uomo con cui combattei divenne il mio maestro e con mia sorpresa, scoprì che avrei ricevuto i suoi insegnamenti con Masumi. Fu da li che nacque la nostra amicizia. Anche se non lo siamo, ci consideriamo fratelli. Darei la vita per lui e Masumi farebbe lo stesso per me.-
La fanciulla si ritrovò ad ammirare il legame che lo univa al principe. Però in fondo era lo stesso che la univa a Maya e Ayumi.
-Sono contenta che la vostra vita sia migliorata.- gli disse soltanto.
Hijiri si voltò verso di lei e notò i suoi occhi pieni di commozione. Una piccola lacrima scese dai suoi occhi e lui la sciugo delicatamente.
-Scusatemi, non volevo rattristarvi.-
Rei scosse la testa.
-Sono felice invece di sapere che la vostra vita è migliorata.-
Continuarono a fissarsi per qualche istante. Hijiri non aveva scostato la mano, che ancora restava sul volto della ragazza. Rei sentiva il suo calore, vedeva la sua dolcezza negli occhi. Improvvisamente si avvicinò al suo viso, posando un leggero bacio sulla sua guancia. Vide la sua espressione stupita e si spigò.
-Questo è per ringraziarvi di quello che avete fatto oggi per me.- disse piano, ad un soffio da lui.
Hijiri portò la mano sul suo collo e l’attirò a se, in preda ad un’incontrollabile desiderio.
-E questo per quello che avete fatto voi.- sussurrò, prima di posare le labbra sulle sue.
Rei sentì il calore che l’aveva invasa qualche ora prima, ritornare prepotentemente a galla. Si aggrappò alle sue spalle, lasciando che l’uomo approfondisse il loro incontro. Con quel bacio hijiri si convinse di non aver sognato soltanto, ma di averlo vissuto.
Si staccò da lei, continuando a fissarla.
-Rei devo chiederti una cosa.- disse, dandogli del tu.
La ragazza cominciò a tremare leggermente. E se lui avesse sentito qualcosa?
-Cosa è successo mentre ero privo di sensi? Te lo chiede perché ho fatto un sogno, ma sembrava reale.-
La ragazza si allontanò velocemente, quasi fosse scottata da lui. Allora aveva sentoito, che poteva dirgli?
Hijiri, con fatica, la raggiunse.
-Ti prego, devo sapere. Ne ho bisogno per capire il mio cuore. E per capire te.-
Il suo tono accorato la sciolse.
-Io…io….non…so….vi…chiedo…perdono.- balbettò con gli occhi bassi.
Hijiri era scioccato. Allora era tutto reale.
-Rei, non sono arrabbiato. Solo non comprendo. Voi siete votate alla castità per volere di Iside. Non dovreste abbandonarvi alle debolezze umane.-
-Non è così!- lo interruppe.
-Che…che intendi dire?- le chiese.
-Io non posso spiegarvi niente al momento. Ma sappiate solo che le cose non stanno proprio come si dice. Ma soltanto io ed Ayumi ne siamo a conoscenza. Una regola esiste, ma è un po diversa.-
L’uomo le si fece più vicino.
-Allora vi è concesso innamorarvi, costruire una famiglia, nonostante il ruolo che ricoprite.-
Rei annuì. Hijiri non indagò oltre. Sentiva solo il cuore scoppiargli dalla gioia. Se le cose stavano così, poteva realmente sperare.
Le prese le mani con foga.
-Allora permettimi di corteggiarti, di provare a conquistare il tuo cuore. Dammi una possibilità.-
La ragazza scosse il capo, distruggendo le speranze di lui.
-Non occorre che tu faccia questo perché….- prese un respiro.- Io già ti appartengo. L’ho capito oggi e non voglio separarmi da te.-
Hijiri sorrise apertamente e l’attirò tra le braccia, tempestandole il capo di baci.
-Non te ne pentirai, te lo prometto.-
Poi le prese il viso e le regalò un bacio infinito, prima di farle conoscere la profondità dei suoi sentimenti che la loro unione sancì per l’eternità.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


I primi raggi del sole facevano capolino all’interno della piccola stanza le cui pareti erano state testimoni della loro unione.
Hamil si sollevò su un braccio, guardando la fanciulla al suo fianco che dormiva. Era davvero incantevole. Il suo candido incarnato risplendeva, i suoi capelli chiari incorniciavano un volto bellissimo. Mai aveva incontrato una donna simile. Non solo era bella, ma il suo carattere l’aveva molto colpito. Nonostante fosse una fanciulla molto dolce e altruista, dentro di se nascondeva una determinazione e una forza che non si sarebbe mai aspettato. Ed era anche appassionata. Ne aveva avuto la prova durante la notte appena trascorsa. Non aveva avuto nessuna titubanza, si era concessa a lui completamente, senza riserve. Come se non esistesse nulla a parte lui. E questo lo aveva sconvolto. Nessuna donna si era mai comportata come lei. Tutte, in un modo o nell’altro, lo avevano avvicinato solo per arrivare a uno dei principi. Praticamente lo usavano. A lui non era mai molto dispiaciuto, in fondo si divertiva e parecchio, ma nel profondo si sentiva svuotato. Mai una parola, mai una carezza data solo perché era lui. Ma con Ayumi era stato molto diverso. L’aveva fatto sentire importante, quasi amato. Tornò con lo sguardo su di lei. Lentamente abbassò il lenzuolo che la ricopriva e rimase a contemplare il suo corpo. Le mise una mano sul fianco, accarezzandoglielo.
-Cosa guardi?-gli chiese dolcemente.
Tornò con gli occhi sul suo viso. Un sorriso gli illuminò il volto.
-Te.- rispose solamente.
Ayumi portò le braccia intorno al suo collo, avvicinandone il viso. Lo baciò sulle labbra lievemente. Senza parlare, Hamil si spostò su di lei, coprendola con il suo corpo. Bastavano i loro sguardi incatenati a far capir loro cosa volevano. L’uomo lentamente penetrò i lei, senza mai lasciare i suoi occhi. Li vide spalancarsi e poi socchiudersi avvertendo quello che le stava facendo. Incominciò a muoversi piano, gustando e facendole gustare le sensazioni che provavano.
-Perché, perché Ayumi.- disse Hamil con affanno.
La ragazza avvinghiò le gambe intorno ai suoi fianchi, chiedendogli di più.
-Perché lo voglio, perché lo desidero, perché io ti desidero.- rispose con un filo di voce.
Hamil si fermò e la fissò.
-Ayumi…dici…dici sul serio?- chiese incredulo.
Gli prese il viso tra le mani, guardandolo intensamente.
-Ti ho voluto fin dal primo momento che ti ho visto, solo non credevo possibile che anche tu provassi ciò che sentivo io.-
-Solo una cosa…ma voi non…- lo zittì posando un dito sulle sue labbra.
-Ti spiegherò tutto, ma non adesso.- disse con voce roca.- Basta parlare. Amami.-
Hamil la guardò con uno sguardo pieno di passione e desiderio. Si sollevò su di lei, entrando più in profondità, fino a toccarle l’anima. Ayumi si abbandonò, fiduciosa, a lui.

I cavalli si fermarono alla deviazione che li avrebbe ricondotti a casa. Yuu si voltò verso i soldati. Avevano cavalcato tutta la notte per non farsi raggiungere e l’obbiettivo era stato raggiunto. Ora però doveva liberarsi degli uomini del suo seguito.
-Bene, sembra che il pericolo sia passato. Ora è meglio che ci separiamo. Se per pura sfortuna non fossimo riusciti nel nostro intento, daremmo nell’occhio.- comunicò loro.
-Ma mio principe, non possiamo lasciarvi in mezzo al deserto.- obbiettò uno di loro.
Yuu gli sorrise con sicurezza.
-Non temete, due di voi verranno con me. E poi questo fa parte del piano di mio fratello. Ci ritroveremo domani al limitare della città.- gli disse.
I soldati non avevano motivo di dubitare delle parole del loro principe e annuirono. Yuu scelse due degli uomini che sapeva fedeli a lui e lui soltanto.
Cavalcarono in direzione delle piccole montagne in lontananza.
Il suo animo era furibondo. Come aveva osato quell’uomo disubbidirgli? Gli doveva delle spiegazioni e avrebbe dovuto essere molto convincente anche.
Arrivò all’accampamento dopo solo un paio d’ore. Scese da cavallo e andò verso la tenda più grande. Sapeva che l’avrebbe trovato li. La sua ora era talmente grande, che quasi non si accorse delle risa che scaturivano al suo passaggio.
Entrò senza farsi annunciare.
-Si può sapere che cosa intendevi fare?- tuonò appena lo vide.
L’uomo di fronte a lui, alzò lo sguardo dalle sue mappe e scoppiò a ridere. La cosa irritò ancora di più Yuu.
-Allora, smetti di ridere e rispondimi!- ordinò.
L’altro si asciugò gli occhi dalle lacrime provocate dal troppo ridere.
-Prima cosa…..mi spieghi che ci fai vestito così? Secondo, non so di che parli.-
Yuu si guardò con disgusto.
-Ringrazia solo te stesso per questa pagliacciata.- rispose con durezza.
-Ti ho già detto che non ne so niente.-
Yuu si sedette di fronte a lui, sbuffando.
-Non fare il finto tonto Satomi. Ho riconosciuto alcuni dei tuoi. I nostri piani erano un po diversi se non sbaglio.-
Gli occhi di Satomi si strinsero. Accidenti! Aveva cercato di fare molta attenzione a non farsi scoprire e per questo erano stati ingaggiati dei personaggi sconosciuti al suo complice, ma dovevano aver commesso qualche stupidaggine. L’avrebbero pagata cara.
-Vedo che proprio non riesco a nasconderti nulla.- disse solo.
Yuu lo osservò. Nonostante fosse molto giovane, la sua fama di bandito e assassino era conosciuta a molti. Non aveva scrupoli e chiunque cercasse di ostacolarlo veniva tolto di mezzo senza tanti complimenti. L'uomo adatto al caso suo. Con lui di mezzo, nessuno sarebbe mai arrivato a sospettarlo.
-Se non sbaglio, avevamo deciso che saresti intervenuto quando saremmo stati quasi vicini al palazzo.-
-Si, mio caro, ma tu non mi avevi detto che sarebbe stato con voi. Quella donna poteva essere molto più preziosa di quello che pensi. Il Faraone non avrebbe rifiutato nulla con lei di mezzo.-
-Su questo potresti aver ragione, ma voglio ricordarti che ti devi occupare solo ed esclusivamente di Masumi. Non dovrà mai arrivare a sedersi sul quel trono.- disse con astio.
Satomi fissò il bel principe. Doveva odiare profondamente il fratello per quello che era stato destinato a lui. Ma, secondo lui, c’era qualcos’altro. In ogni caso non gli interessava, lui doveva restare fuori da quelle beghe fraterne.
-Comunque toglimi una curiosità. È così bella?- gli domandò.
-Un sogno direi. E sta certo che non me la lascerò sfuggire.- assicurò Yuu.
-E non temi che il tuo caro fratellino te la soffi da sotto il naso? Di sicuro per un po dovremmo stare calmi. Ogni attentato sarebbe rischioso al momento.-
Yuu sorrise.
-Non ho nulla da temere con lui. Si sposerà molto presto con una donna davvero incantevole. È stato lui a sceglierla per cui con Maya avrò campo libero.-
-Ma, se non sbaglio, non sono votate alla castità?- domandò l’amico.
Il principe rise in maniera maligna.
-Le farò cambiare idea.-
-Lo spero per te, anche perché avere una bella donna che soddisfi tutti i tuoi capricci è piacevole. Molto piacevole.-
Finendo la frase i suoi occhi si posarono sulla figura femminile che era appena entrata a portare il tea. La ragazza posò il vassoio tra loro e si congedò, ma non fece in tempo ad alzarsi che Satomi la prese per un polso e la tirò a se. Con forza le spinse la testa tra le sue gambe, costringendola a cominciare quello che avrebbe portato un’uomo all’estasi.
-Capisci cosa intendo?- chiese al suo interlocutore.
Yuu assisteva alla scena senza alcun imbarazzo. Per un’attimo pensò a Maya e a quello che avrebbe provato nel sentirla fare ciò che vedeva. Si, lo capiva e molto bene. Sarebbe riuscito ad averla, ne era certo.

-Ti ho detto di no!- esclamò al limite della pazienza.
Dopo essersi alzati, aveva detto ad Ayumi che prima di fare qualsiasi cosa, avrebbe fatto un piccolo appostamento, per studiare i loro comportamenti e per agire in sicurezza. Ma la ragazza non voleva sentire ragioni. Aveva deciso che sarebbe andata con lui e niente sembrava riuscire a farle cambiare idea.
-Ma perché!-
Hamil la prese per le spalle e la strinse con forza.
-Voglio solo capire quale sia il momento di muoverci. Non occorre che cui sia anche tu.-
-Credi che non sia in grado di difendermi?-
L’uomo sbuffò.
-Non è questo. Solo che sarei più tranquillo a saperti qui. Non vorrei correre il rischio che ti vedano. Con me da solo non ci sarebbero problemi se venissi catturato, non più di tanto almeno, però se ci fossi tu, non ti lascerebbero andare e addio alla liberazione di quella ragazza. Dopo si che saremmo nei guai.-
Ayumi lo guardava ancora un po risentita, ma in fondo aveva ragione.
-Va bene, farò come vuoi. Ti aspetterò qui, ma tu torna presto.-
Hamil le sorrise.
-Non temere, sarò qui prima che tu te ne renda conto. Dopo studieremo un piano insieme. Tu intanto fatti descrivere bene la ragazza, altrimenti non sarà semplice riconoscerla.-
La fanciulla annuì con il capo e fece per allontanarsi, ma l’uomo l’attirò a se stringendola sul suo petto.
-Non penserai di andartene così.- le sussurrò.
Ayumi passò le mani sulla sua schiena, fino a raggiungere la base del collo.
-Nemmeno per sogno.- rispose, alzandosi sulle punte dei piedi e regalandogli un bacio che li lasciò senza fiato.

L’accampamento era molto ben sorvegliato. Hamil riuscì a penetrarvi con molta fatica e le montagne intorno non rendevano di certo agevole il cammino. L’unica nota positiva era il fatto che c’erano molti nascondigli e che c’era solo una via d’uscita da quella piccola gola. Il recinto dei cavalli non era molto distante e poteva tornargli utile. Trovò un mantello logoro a terra, uguale a quello che usavano i banditi. Lo indossò e, fortunatamente, riuscì a mescolarsi tra loro. Aveva udito degli uomini stranieri ingaggiati e quindi nessuno badò al fatto che non lo conoscessero. Con sguardo attento misurò e registro ogni minimo particolare dell’ambiente. Con un piano molto accurato anche in due avrebbero potuto farcela. Stava tornando sui suoi passi, quando una voce famigliare lo fermò. Si nascose dietro ad una tenda, continuando a guardare fuori. Spalancò gli occhi riconoscendo il suo principe. Non riusciva ad udire quello che si stavano dicendo, ma conoscendo le sue intenzioni, lo immaginava. Allora erano questi i suoi piani e si era scelto degli uomini davvero senza scrupoli. Sentì una rabbia feroce impadronirsi di lui. Nonostante a palazzo lui fosse suo complice, non pensava di sicuro che arrivasse a tanto. Nella sua ingenuità, credeva che gli interessasse solo far in modo di spodestare il fratello, ma ora era certo che lo volesse uccidere. Ripensò a quello che si erano detti. No, non sarebbe stato complice di un’omicidio, non sarebbe arrivato a tanto. In fondo lui non aveva niente contro Masumi. Finché era allontanarlo andava bene, ma adesso……. Di colpo realizzò anche un’altra cosa. Se lui era li, questo significava che quegli erano gli stessi uomini che avevano cercato di attaccarli. L’ira divenne ancora più violenta nell’immaginare solo quello che poteva accadere se li avessero catturati. Pensò alle tre ragazze, in particolare ad Ayumi. Questa volta basta, quel ragazzo aveva superato il limite. Non si sarebbe più prestato ai suoi giochetti. Doveva assolutamente informare il suo capitano, subire la tremenda punizione che avrebbe ricevuto, ma non si sarebbe più tenuto dentro tutto. Attese che i due uomini sparissero dalla sua vista e anche lui si apprestò a tornare indietro. Doveva far presto, liberare la ragazza e recarsi a palazzo. Non aveva più molto tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Era parecchio tempo che lo stava guardando. Così affascinate nel sonno, anche così sprigionava forza e virilità. Rimase a contemplarlo, fino a che si decise ad alzarsi. Indossò il suo vestito e si diresse all’entrata della piccola grotta, per veder sorgere il sole. Per lei, quei raggi che si apprestavano ad illuminare quel giorno avevano un significato importante. Vedevano la nascita della sua nuova vita. Vita che era certa avrebbe condiviso con lui. D’un tratto, sentì due braccia cingerle dolcemente la vita ed attirarla verso un corpo caldo e possente.
Voltò il viso e si specchio dentro ai suoi occhi, carichi di amore. Amore solo per lei.
Si lasciò andare verso di lui, godendo a pieno di quell’abbraccio.
-Sei sveglia da molto?- le chiese con voce dolce.
Rei sorrise.
-Da un po.-
-E come mai non riuscivi a dormire?-
La ragazza si girò completamente verso di lui, portando le braccia intorno ai suoi fianchi.
-Forse perché pensavo a te e a quello che è accaduto tra noi.-
-E sentiamo. A quale conclusione è giunta la tua testolina?-
La ragazza si sollevò sulle punte dei piedi e raggiunse il suo viso.
-Che forse mi sono innamorata di te.- sussurrò sulle labbra carnose dell’uomo.
Hijiri la guardò intensamente.
-Anche io credo di amarti. Anzi ne sono certo.- affermò seriamente.
Un tenero bacio sugellò quelle parole. Dopo breve tempo, si separarono.
Hijiri le prese una mano tra le sue.
-Rei, devo chiederti una cosa importante.-
La condusse di nuovo l loro giaciglio e la fece sedere di fronte a se. La ragazza rimase un po turbata del suo sguardo serio, ma aveva capito di che cosa intendesse parlarle. Era giusto, glielo doveva.
-Ascolta.- incominciò l’uomo.- Questa notte, prima che noi……-
-Ho compreso Hijiri e hai ragione.- lo interruppe Rei.- So cosa vuoi sapere.-
Rimasero qualche minuto in silenzio. Poi la ragazza si decise ad iniziare il suo racconto.
-Tutto accadde circa sei mesi fa, quando la grande Aya abbandonò il tempio di Iside per intraprendere il suo viaggio. La sera prima, prese da parte sia me che Ayumi. Ci sedemmo intorno ad un piccolo tavolo nella sua casa. Ci narrò di alcuni eventi che la coinvolsero in passato. Tali situazioni la costrinsero a prendere dei provvedimenti per proteggere tutte le sacerdotesse del tempio. Devi sapere che in passato ognuna di noi aveva facoltà di potersi scegliere un marito, a patto che ci fosse un’amore incondizionato e sincero. Ma dopo quello che accadde ad Aya, ella fece, con l’aiuto del Faraone, una legge che imponeva la castità ad ogni sacerdotessa, in particolar modo colei che avesse preso il suo posto. Ma tale legge poteva anche essere aggirata. Se un’uomo fosse stato capace di risvegliare in noi l’amore e a metterci nella condizione di scegliere tra lui e il nostro dovere, potevamo seguire liberamente il nostro cuore e, di conseguenza, infrangere senza ripercussioni la legge. Comunque solo Maya non ne è a conoscenza. Il suo ruolo è molto più delicato del nostro, essendo il tramite di Iside. Per lei la scelta sarà più ardua, se capitasse. Non andrebbe contro la volontà della dea per quello. In fondo Iside non era solo dea, ma moglie e madre prima di tutto. Maya dovrà comprendere fino in fondo la sua anima e il suo cuore oltre che i sentimenti dell’uomo con cui vorrà dividere la sua vita, altrimenti rischierebbe di dover rinunciare all’unica cosa che è importante per lei.-
Hijiri ascoltava in silenzio il racconto della ragazza. Ora capiva molte cose e il perché del suo comportamento. Ma poi un pensiero lo travolse, all’improvviso.
-Allora…allora…tu mi ami davvero?- le chiese incredulo.
Lo sguardo di Rei si addolcì.
-Si Hijiri. Io ti amo.- confessò.- Lo so che può sembrare strano che in un paio di giorni possa nascere un sentimento così profondo, ma è successo. Sono disposta a tutto pur di restare al tuo fianco. Ora e per sempre.- concluse con voce emozionata.
L’uomo l’attirò violentemente tra le sue forti braccia. Era sua e nessuno gliela avrebbe portata via.
Si staccò da lei, cercando di ricomporsi.
-Ora è meglio che cominciamo a prepararci. Nelle mie condizioni non potremmo andare troppo veloci a cavallo e quindi ci metteremmo più del previsto a ritornare a palazzo.-
La ragazza annuì e insieme cominciarono ad avviarsi.

Masumi stava sellando il cavallo, ma i suoi pensieri continuavano a tornare a quello che era successo la notte passata. Ricordava ancora la morbidezza del corpo di Maya premuto contro il suo, l’appassionata risposta ai suoi baci, le sue carezze. Perché, perché stava accadendo tutto questo. Mai una donna aveva risvegliato in lui tali istinti e così prepotentemente. La voleva, la desiderava disperatamente. Ma era consapevole che doveva togliersela dalla testa. Non solo per la sua inavvicinabilità, ma perché aveva deciso di sposarsi. Si, a casa c’era una donna splendida che lo stava aspettando e con cui avrebbe diviso la vita. Il suo era solo uno sbandamento dovuto dalle circostanze, niente di più. Una volta portata a termine quella missione sarebbero ritornati ognuno alla propria vita, dimenticando quella parentesi.
Sospirò accarezzando la criniera del cavallo. Ci sarebbe riuscito. I suoi pensieri non sarebbero più stati diretti a quella fanciulla. Shiori l’avrebbe aiutato a dimenticarla.
-Buongiorno.-
La voce di Maya lo fece sobbalzare.
-Buongiorno a voi.- rispose senza voltarsi.
Maya abbassò il capo. In fondo doveva aspettarsi un’atteggiamento simile. Stava mantenendo le distanze e aveva ragione. Nemmeno lei capiva che le stava accadendo e il proprio comportamento della sera precedente era alquanto inusuale. Non si capiva, tantomeno capiva il suo cuore. Lei era votata a Iside, per mantenere il flusso con la dea doveva restare legata solo ed unicamente a lei, ma qualcosa non andava. Sentiva chiaramente che i suoi sentimenti farsi più forti per il principe allontanandola dal suo compito. Il bacio che si erano scambiati l’aveva sconvolta e confusa. Desiderava ardentemente quell’uomo, voleva appartenere solo a lui. E questo era sbagliato.
-Siete pronta? È meglio che ci muoviamo, altrimenti non riusciremmo ad arrivare a palazzo prima di sera.- le comunicò brusco.
Sapeva con non doveva trattarla così, ma essendo conscio che avrebbe cavalcato avendola tra le braccia non facilitava di certo il suo compito.
Maya rizzò la schiena e con uno sguardo deciso rispose.
-Sono pronta.-
Salirono sul possente destriero, cercando di mantenersi il più possibile distanti.
Uno doveva dimenticare i suoi desideri, l’altra le sue fantasie.

Hamil raggiunse l’abitazione dei due coniugi che li avevano ospitati. Era sconcertato da ciò che aveva appreso. Yuu doveva essere veramente fuori di testa per aver preso quell’assurda decisione. Non era solo voglia di salire sul trono, quello che provava aveva solo un nome. Odio. Odio profondo. Da quel che ricordava, Masumi non aveva mai fatto niente nei confronti del fratello, anzi. Si era sempre dimostrato disponibile con lui, in molte occasioni era riuscito a tirarlo fuori dai guai, prendendosi le colpe dei danni che commetteva il fratellino, coprendolo in ogni occasione. Per quello non capiva. Inizialmente aveva appoggiato la sua idea per rivalsa verso il suo capitano. Avevano fatto l’addestramento insieme e lui era sempre risultato il migliore. Al momento della nomina di capitano delle guardie però, era stato preferito Hijiri a lui. Non se ne era fatto una ragione. L’invidia nei suoi confronti era cresciuta a dismisura. Ma poi la beffa. Dallo stesso Hijiri era stato scelto come suo vice. Non accettava l’idea di prendere degli ordini da lui. Oltretutto era convinto che la sua nomina fosse stata voluta per l’amicizia che c’era tra lui e Masumi. Per quello Yuu aveva trovato in lui un’ottimo alleato. Il suo appoggio poteva essere fondamentale. A lui interessava soltanto prendere il posto che riteneva suo, poco importava se avesse gettato fango sia su Masumi che su Hijiri. Ma adesso le cose erano cambiate. In meno di due giorni aveva conosciuto una fanciulla che era riuscita a penetrare nella corazza di risentimento che si era costruito, aveva scaldato il suo cuore con parole e gesti appassionati. Aveva scelto di stare al suo fianco, rischiare tutto per lui. Si era, per la prima volta in vita sua, sentito importante e amato. Quella ragazza dai lunghi capelli dorati e dagli occhi color del cielo gli aveva aperto un mondo che per lui era un miraggio. Avrebbe dato la vita per lei. Quel pensiero lo fulminò. D’improvviso si accorse di una cosa che credeva impossibile. L’amava, dal profondo.
Fermò il cavallo e si piegò su di esso. Il calore diffuso nel suo petto lo lasciò senza fiato. Dunque era questo l’amore, quello vero. Rialzò il capo in direzione della piccola casa e la vide. I lunghi capelli sciolti sulle spalle, la candida veste che arrivava ai piedi. Immaginò il suo futuro. Lei che lo attendeva, lui che le andava incontro. Si rizzò nuovamente sulla sella. Avrebbe cambiato la sua vita, radicalmente. Lei, solo per lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12


Gli stava raccontando quello che aveva visto all’accampamento e come potevano usufruire dell’ambiente circostante.
-Hai capito tutto?- le chiese.
Ayumi annuì con la testa. Il piano ideato da Hamil era praticamente perfetto, l’unica cosa che rimaneva oscura era come trovare la fanciulla.
-Non sarà difficile. Mentre ero li, ho sentito alcuni degli uomini che abbiamo incontrato qui, parlare di lei. La tengono vicino alla tenda del loro capo per essere a sua disposizione ogni volta che desidera.-
Gli occhi della ragazza si scurirono di colpo. Era come pensava. Ancora una volta una donna veniva usata solo per puro piacere, poco importava se fosse contro la sua volontà.
Hamil si accorse del suo cambiamento repentino. Da quando era venuta a conoscenza della sfortunata storia di quella famiglia, il suo atteggiamento era un po diverso ogni qual volta si toccava l’argomento. Diventava seria e taciturna. Ora aveva deciso di sapere.
-Dimmi che cosa c’è.- le chiese gentilmente.
-Nulla.- rispose brusca.
L’uomo si avvicinò a lei e le prese una mano.
-Ascolta Ayumi, con me devi sentirti libera di parlare di ogni cosa, bella o brutta. Non voglio ci siano segreti tra noi.-
La ragazza strinse la sua mano, timorosa. Che sarebbe successo se gli avesse detto la verità? L’avrebbe disprezzata o peggio lasciata? Poteva confidarsi?
Hamil attese, ma non era sicuro che lei volesse parlare. La prese per le spalle, voltandola verso di se.
-Fidati di me. Ti prego.-
Ayumi lo fissò negli occhi e dentro ad essi lesse reale preoccupazione e supplica.
-Ho solo paura. Paura che tu, se decidessi di parlartene, te ne vada.- disse con voce incrinata.
Tutta la sua forza, la sua sicurezza, stava venendo meno.
-Non accadrà mai. Non ho alcuna intenzione di lasciarti, non solo per quello che è successo tra noi, ma perché ho capito che sei molto importante per me.-
-Dici…dici davvero?- domandò con le lacrime agli occhi.
Hamil l’attirò a se, abbracciandola con dolcezza.
-Puoi non credermi, ma io credo, anzi sono sicuro di amarti. Non voglio nessun’altra al mio fianco. Solo tu.-
La ragazza alzò lo sguardo su di lui e lesse nella sua espressione, nei suoi occhi, quel sentimento appassionato. Gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte. Il pianto scaturito in seguito fu una liberazione.
Appena i singhiozzi cessarono, si decise a raccontargli tutto.
Narrò di quando, da piccola, fu venduta dai suoi genitori, di tutti i sopprusi ai quali fu sottoposta, delle percosse ricevute e delle ripetute violenze, che le avevano distrutto l’anima. Fortunatamente , quando compì tredici anni, riuscì a scappare da quel luogo terribile. Si rifugiò nel tempio di Atena, supplicandola di aiutarla. La sua preghiera fu ascoltata. Infatti il giorno dopo, fu trovata da alcune guerriere in pattugliamento. Le supplicò di portarla con loro, di insegnarle a combattere, a difendersi. Non voleva dipendere da nessuno, solo da se stessa. L’addestramento fu molto duro, ma lei riuscì a superare ogni prova che le veniva sottoposta. In breve tempo divenne una delle guerriere più forti, ma un duro colpo non tardò ad arrivare. Durante un’azione di guerra, il suo comandante, colei che gli aveva insegnato tutto, venne uccisa per mano di una sua compagna. L’aveva tradita solo per ottenere il suo posto.
-Appena la vidi, mi scaraventai su di lei e la uccisi. L’odio che mi travolse quasi mi soffocò. Appena mi resi conto di quello che avevo fatto, mi accasciai al suolo, priva di forze. Non mi interessava più quello che succedeva intorno a me. Fuggì in preda ai miei tormenti. Vagai per giorni, fino a quando non incontrai Kuronuma, che mi condusse al tempio. Il resto lo sai.- concluse il suo racconto con gli occhi bassi.
Hamil seguiva in silenzio le sue parole. Rimase colpito da quello che udì. Quella ragazza aveva sofferto molto nella sua vita. Ma la cosa che lo colpì maggiormente fu la parte conclusiva del racconto. Simile alla sua, la stessa idea che stava per distruggere la sua vita. Fortunatamente avevano incrociato le loro strade e lui aveva compreso i suoi errori.
L’uomo le sollevò il viso. Voleva vederla, vedere i suoi occhi.
-Avevo capito che doveva esserti successo qualcosa di terribile in passato, come che non ero il primo uomo con cui stavi.-
A quelle parole la ragazza si irrigidì e fece il gesto di allontanarsi da lui, ma Hamil la trattenne.
-Non devi. La tua vita è stata molto dura, ma dopo quello che mi hai detto, non posso che amarti ancora di più. Voglio stare con te, vivere con te, creare una famiglia con te. Non lasciarmi, resta con me.- le disse con voce appassionata.
Ayumi non riusciva a crederci. I suoi timori, le sue paure vennero spazzate via da quello due semplici parole. Nuovamente le lacrime inondarono il suo volto, ma questa volta erano di felicità.
-Ti amo anch’io.- sussurrò.
Si sorrisero. Lentamente avvicinarono i loro visi, donandosi un bacio pieno dei sentimenti che provavano.

Il promontorio dietro il quale erano nascosti consentiva loro una perfetta visuale. Si guardarono un’ultima volta, intendendosi con lo sguardo. Tutto era pronto e il calar del sole avrebbe dato loro il segnale di inizio dell’operazione. Hamil continuava a fissarla con la coda dell’occhio. Quando, quel pomeriggio si era presentata di fronte a lui con la sua tenuta da combattimento, per poco non gli prendeva un colpo da quanto era bella. La corta veste lasciava scoperte le sue gambe perfette, il corpetto di cuoio metteva in risalto le sue forme armoniose, i capelli legati in un’alta coda facevano risplendere il suo dolce viso. Ayumi sentiva continuamente i suoi occhi e, senza volerlo, continuava ad arrossire. Ma non era il momento, avevano altro a cui pensare.
Finalmente giunse il momento di agire. Si fecero un cenno d’intesa e uscirono dal loro nascondiglio.

Il palazzo reale si scorgeva in lontananza. Ancora pochi minuti e si sarebbero separati. Involontariamente, a quel pensiero, Masumi rallentò il cavallo. Volse lo sguardo verso la fanciulla davanti a se. Appariva stanca. Per tutta la durata del viaggio l’aveva sentita rigida tra le sue braccia, cercava deliberatamente di evitare ogni contatto fisico con lui e per questo aveva usato molta della sua forza. Ora era al limite. Stava per crollare. Stava per domandarle come si sentisse, quando la sua attenzione fu attirata da un gruppo di soldati che stava arrivando. Immediatamente li riconobbe. Erano i suoi uomini. Con un cenno della mano li chiamò. Quando furono vicini, Masumi notò che mancava suo fratello.
-Dov’è Yuu?- gli chiese.
I soldati si guardarono, poi uno di loro rispose.
-Mio signore, dopo che siamo riusciti a liberarci degli inseguitori, il principe ha deciso di separarsi da noi, dicendo che così, se nel caso non fossimo riusciti nell’intento di seminarli, li avremmo confusi. Ha aggiunto che l’idea è stata vostra.-
Lo sguardo di Masumi si offuscò. Non aveva mai dato un’ordine simile e suo fratello aveva agito di testa sua. La cosa iniziava a puzzargli di bruciato. Un dubbio tremendo si era insinuato in lui, ma ancora non poteva far nulla. Era meglio attendere ancora, ma se i suoi sospetti fossero stati fondati…..
-Avete ragione, ne avevo discusso con lui prima della partenza. Non temete, è tutto a posto.- mentì loro.
All’ingresso del sontuoso palazzo trovarono la fedele Mizuky. Ella era la confidente della regina ed in passato anche l’insegnante dei due principi. Nonostante avesse soltando pochi anni più di Masumi, il suo carattere fiero, la sua indipendenza e la sua intelligenza l’aveve resa una delle donne più ammirate del palazzo reale.
La donna era uscita per consegnare dei documenti importanti all’architetto di corte, per il futuro omaggio al grande sovrano. Tutto doveva essere pronto per il prossimo compleanno del Faraone.
Appena li vide, si precipitò da loro. Era strano che fossero giunti soltanto loro e il suo istinto le disse che qualcosa di serio era accaduto. Come capì subito chi fosse la fanciulla insieme al principe. Masumi si sentì piuttosto rassicurato dalla sua presenza. Poteva affidare Maya alle sue cure, senza che corresse pericoli.
Scese da cavallo e prese la ragazza tra le sue braccia. Appena toccata terra, Maya perse completamente le forze e se non ci fosse stato lui sarebbe certamente caduta. Mizuky si accorse delle condizioni della ragazza.
-Sarebbe meglio che siate voi a portarla all’interno. So già quale stanza è stata destinata a lei. Vi accompagnerò.-
Masumi annuì, ma poi aggiunse.
-Ma sarete voi ad occuparvene.-
La donna sentì una strana nota nella voce del suo principe. La sua non era preoccupazione. Capì immediatamente che doveva essere successo qualcosa tra lui e la bella sacerdotessa, ma decise di non indagare al momento.
Fu adagiata su un morbido letto. Masumi la fissava con preoccupazione. Mizuky lo scrutava attentamente. In tanti anni che lo conosceva, mai una volta gli aveva visto tale espressione in viso.
-State tranquillo, mio principe. Se è come penso io, basterà una notte di riposo. Ora andate anche voi. Vostro padre sarà certamente stato avvertito del vostro arrivo.- gli disse la donna.
Masumi annuì. Era vero, adesso aveva il padre da affrontare e molte spiegazioni da dargli.
-Bene Mizuky, te la affido.- così dicendo uscì dalla stanza.
Percorreva i lunghi corridoi con un peso nel cuore. Quei due giorni si erano rivelati molto difficili, non fisicamente, ma per il suo animo. La donna che fino a poco tempo prima aveva tenuto tra le braccia lo aveva stregato e niente sembrava riuscire a toglierla dalla sua mente. Si apprestava a bussare alla porta della camera del padre, quando udì una voce a lui molto famigliare.
-Sei tornato.- disse dolcemente.
Masumi si voltò, ritrovandosi di fronte il bel viso di Shiori.
Immediatamente la donna gli corse incontro, stringendolo forte.
-Masumi mi sei mancato.-
L’uomo, al momento, rimase quasi immobile per la sorpresa. Poi si decise a ricambiare quella stretta, lievemente prima, più forte poi.
-Come mai sei qui.- chiese dolcemente sorpreso.
-Tuo padre. È stato tuo padre ad invitarmi.-
Masumi ripensò al colloquio che avevano avuto il giorno prima di partire e fu tutto chiaro. Intendeva cominciare a far conoscere la vita di corte a Shiori, per metterla meglio a suo agio una volta sposati.
-Capisco, mio dolce amore. La cosa non può che farmi un’immenso piacere.- disse con un sorriso.- Adesso però devi perdonarmi, ho bisogno di parlare con mio padre, ma ti prometto che passeremo il resto della serata insieme.-
Shiori annuì a si allontanò, felice.
L’uomo sospirò profondamente guardando quella dolce figura allontanarsi. Ora più che mai era deciso a sposarla, le sue assurde fantasie non avrebbero influito sul legame che aveva con quella leggiadra creatura.
Tornò a guardare la porta d’innanzi a se. Al Faraone non sarebbe certo piaciuto il resoconto che sarebbe stato costretto a fargli.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


-Non è possibile!- esclamò il Faraone.
Masumi aveva appena finito il suo resoconto e si aspettava quella reazione da parte del padre.
-L’unica spiegazione è che ci sia stata una fuga di notizie da palazzo.- concluse il principe.
Eisuke si voltò di scatto.
-Lo escludo categoricamente. Gli uomini che ho scelto per accompagnarvi sono i più fidati.-
-Allora come te lo spieghi? Solo noi sapevamo della nostra meta.-
Il Faraone camminava avanti e indietro per la stanza, senza riuscire a darsi una spiegazione. Ma suo figlio aveva ragione. Solo una spia a palazzo poteva informare quei delinquenti di questo viaggio.
Dandogli le spalle gli chiese.
-E che mi dici di Hijiri, Hamil e tuo fratello?-
-Siamo rimasti d’accordo che avremmo avuto un paio di giorni per tornare a palazzo. Al massimo entro domani saranno tutti qui.-
-Io sono già tornato.- esordì Yuu entrando.
Il padre, appena lo vide, soffocò una risata. Nonostante che Masumi lo avesse messo al corrente di quello che aveva fatto, doveva ammettere che era davvero buffo.
-Padre, non mettertici anche tu.- ormai era esasperato.
-Potevi cambiarti prima.- gli rispose.
Yuu sbuffò, palesemente infastidito.
-Avevo pensato di venire a salutarti prima.-
-Si, va bene. Comunque Masumi mi ha già messo al corrente di tutto, spero che tu non abbia avuto problemi.-
-No padre. Siamo riusciti a seminarli in breve tempo, poi io mi sono distaccato dal resto dei soldati per maggior sicurezza.-
-Dicendo che era un’ordine mio.- disse Masumi, guardandolo torvo.
-Non potevo fare altrimenti, se no non mi avrebbero lasciato andare.- gli spiegò.
-E se non fossi riuscito a seminarli? Se ti avessero catturato?-
-Non ero solo. Due uomini mi avevano accompagnato e poi so difendermi, non sono alla tua altezza, ma una spada la so maneggiare.- gli rispose con velata ostilità.
Masumi continuava ad osservarlo non convinto elle sue parole. Ora più che mai, sospettava che ci fosse stato lui dietro a quell’imprevisto, ma decise di tacere al momento.
-Comunque, la prossima volta, attieniti agli ordini. Non sopporto questi colpi di testa, neanche da te che sei mio fratello.- gli disse duramente.
I due uomini si fissarono. Fu Eisuke a mettere fine a quel singolare duello.
-Ora andate a riposare. Dobbiamo aspettare il ritorno di Hijiri ed Hamil, altrimenti ci vedremmo costretti a muoverci.-

Maya aprì lentamente gli occhi. Fece fatica a mettere a fuoco l’ambiente circostante.
Ricordava di essere giunta al palazzo insieme a Masumi, ma poi tutto era diventato buio di colpo.
-Vi siete svegliata.- disse una voce dolce.
La ragazza girò il capo e il suo sguardo incrociò quello di una donna molto bella.
-Voi chi siete?- domandò con un filo di voce.
La donna si avvicinò al suo letto.
-Il mio nome è Mizuky e sono la consigliera della regina Chigusa.-
Maya guardò attentamente Mizuky. Aveva un viso molto dolce e le ispirava simpatia.
-Perdonatemi, è solo che sono molto stanca.-
-Non dovete preoccuparvi. La cosa più importante è che adesso riposiate e recuperate le forze. A questo proposito ordinerò che vi venga preparato un bagno, così almeno parte della stanchezza scivolerà via.- le disse avviandosi.
La ragazza le sorrise.
-Grazie.-
Mizuky era appena uscita dalla stanza. Maya si riappoggiò sui morbidi cuscini. Per un momento aveva avuto paura che la donna davanti a se potesse essere la fidanzata di Masumi. Non avrebbe retto ad incontrarla in quel modo. Nei suoi occhi rivide ancora il bacio che si erano scambiati, sentì ancora quello che aveva provato. Strinse le braccia intorno al corpo, nel tentativo di cercare di nuovo quel calore, ma non era possibile. L’unica cosa da fare era sperare che quei giorni passassero in fretta e sperare di incontrarlo il meno possibile.
La donna rientrò poco dopo seguita dai servitori, tutte rigorosamente donne. Fu preparata la vasca e l’acqua fu arricchita con oli profumati. Mizuky aiutò Maya a spogliarsi e a distendersi nella vasca. La donna aveva ragione, parte della stanchezza stava lentamente scivolando via. Se fosse stato così facile anche con le pene del suo cuore.
-Ora perdonatemi, ma è richiesta la mia presenza dalla regina. Vorrà sicuramente sapere di voi. Tornerò il prima possibile e certamente con la regina.-

Percorreva i lunghi corridoi che l’avrebbero condotta nella sua stanza con passo leggero, quando all’improvviso venne trascinata in una piccola stanza buia. Sentì le labbra esigenti su di se, i suoi abiti cadere a terra velocemente e le mani del suo uomo accarezzarla con frenesia. Si, perché sapeva che era lui, nessuno la faceva sentire così.
-Che cosa stai facendo, potrebbe entrare qualcuno.- gli disse tra i sospiri.
-Non temere, sono tutti occupati, sia mio padre che Masumi.- gli rispose penetrandola all’istante.
-Mi sei mancato.-
Yuu non rispose, si stava godendo quell’amplesso affrettato. Ne aveva bisogno per scaricare tutta la tensione. Ben presto entrambi giunsero all’apice, desiderosi solo di quello.
Dopo poco si stavano già rivestendo, quando gli pose la domanda.
-Devo supporre che le cosa non sono andate come previsto.-
-Mio fratello è stato molto astuto e quell’idiota che ho ingaggiato molto stupido, ma so già come rimediare.-
-Che intendi fare?-
-Per un po nulla, sarebbe troppo sospetto, ma tu devi sempre stare al fianco di Masumi e riferirmi ogni cosa. Prima o poi farà una mossa sbagliata e io non voglio perdermela.-
-E immagino che anche l’arrivo della gran sacerdotessa servirà ai tuoi scopi.-
-Lo sai già?- le chiese incredulo.
-Quando c’è Masumi di mezzo lo sai che non mi sfugge nulla.-

Cavalcavano lentamente. Hijiri cominciava a sentire la stanchezza e Rei se ne accorse.
-Vuoi che ci fermiamo?- gli chiese apprensiva.
-No, non temere. Siamo quasi arrivati. Vedi quella grande costruzione?-
Rei seguì con lo sguardo il suo dito, annuendo.
-Bene, quello è il palazzo del Faraone.-
-Manca poco allora.- gli disse entusiasta e sollevata.
Hijiri le accarezzò il viso con una mano.
-Si tesoro, tra poco riposerai.-
Rei gli sorrise dolcemente.
Finalmente entrarono nel cortile dell’immenso palazzo. Subito avvertito, Masumi si precipitò da loro.
-Che cosa è successo Hijiri?- domandò notando le sue ferite.
-Niente di grave. Siamo stati attaccati, ma sono riuscito a liberarmene. Poi Rei me ha medicato, impedendo alle ferite di infettarsi.-
Masumi guardò la ragazza con gratitudine. Non l’avrebbe mai ripagata abbastanza per aver curato il suo amico.
-Dovere, mio principe.- gli disse Rei, capendo i suoi pensieri.
-Ora ce ne occuperemo noi. Voi è meglio che andiate da Maya. Sarà in pena.-
La giovane annuì e un servitore si presentò per farsi seguire, ma prima di allontanarsi lanciò una sguardo pieno d’amore all’uomo ferito, che egli ricambiò.
A Masumi tutto questo non sfuggì e decise di chiedergli spiegazioni. Andarono nella piccola casa di Hijiri. Lo aiutò a cambiarsi le fasciature. Si stupì nel constatare che stranamente le cicatrici sarebbero scomparse quasi del tutto.
-Quella ragazza ha fatto un lavoro eccezionale. Non rimarranno segni evidenti.-
-Devo dire che è molto in gamba.- gli rispose l’amico.
-Ma non è solo quello vero?- Masumi era andato subito al punto.
Hijiri si distese sul suo letto.
-No, hai ragione. È molto di più.- disse con aria sognante.
-Hijiri sai che non può accadere nulla con lei.- la sua voce era dura. Non si sarebbe mai aspettato niente del genere da parte sua.
-Ed è qui che ti sbagli amico mio.-
Masumi rimase sorpreso e molto.
-Che vuoi dire.-
-Io e Rei abbiamo parlato, di lei, di me, di noi. Ma non solo.-
Masumi si sedette su una sedia, confuso.
-Vuoi dire che tra voi……-
-Si. La amo e lei ama me.-
-Ma sei impazzito!- esclamò all’improvviso.
-Calmati, non lo sono. E poi a tutto c’è una spiegazione. Siediti e ascolta.-
Masumi uscì dopo qualche ora, ancora molto confuso su quello che gli aveva detto Hijiri. Allora loro potevano crearsi una vita al di fuori del tempio, essere libere di amare e di essere amate. Anche Maya. Ma il problema era il fatto che lei non ne fosse a conoscenza, ma se glielo avessero rivelato, allora a quel punto………….
“Lei non ti ama.” si disse.
Ma qualcosa dentro di lui non lo convinceva. Il bacio che si erano dati, la passione che aveva sentito in lei erano reali.
Doveva scoprirlo e al più presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** capitolo14 ***


Avanzavano lentamente nell’accampamento. Complice l’oscurità, erano riusciti a penetrarvi senza troppe difficoltà. I pochi uomini di guardia non li impensierivano. Il loro capo doveva sentirsi sicuro per averne lasciati così pochi. Giravano intorno alle varie tende, nel tentativo di trovare quella giusta. Finalmente scorsero quella giusta e Ayumi, non tenendo a bada l’impulso, corse verso di essa. Una stretta vigorosa la fermò.
-Non fare sciocchezze adesso.- le disse Hamil ha voce bassa.- Non ci saranno molte guardie, ma comunque è pericoloso lo stesso.-
Ayumi lo guardò e abbassò il capo. Aveva ragione e lo sapeva anche lei. Stava commettendo l’errore più grave che un guerrieri potesse fare.
-Perdonami. Mi sono lasciata prendere dalla foga. Non accadrà più.- promise.
Si fissarono per qualche istante, sorridendosi. Poi, con un cenno d’intesa, si apprestarono ad avvicinarsi all’obbiettivo.
In silenzio riuscirono ad entrare, ma ora cominciavano i problemi. La ragazza che cercavano non era l’unica in quella tenda. Molte donne l’affollavano. Ayumi si sentì invadere dalla rabbia, ma non poteva fare gesti affrettati. Non conosceva le altre storie e sarebbe stato assurdo cercare di portare via alche loro, per l’incolumità di tutti. Decisero di avanzare con cautela e Ayumi scrutava con attenzione ogni viso. La descrizione fattagli era stata molto accurata. Alla fine la loro ricerca fu premiata. Era in fondo alla tenda, girata di spalle. Ayumi si inginocchiò al suo fianco e lievemente le toccò una spalla. La ragazza sussultò e si volse. Per primo vide il viso di Hamil e fece l’atto di mettersi ad urlare per lo spavento. L’uomo prontamente le tappò la bocca, riducendola al silenzio. Ayumi si accostò al suo orecchio.
-Non urlare.- le disse piano.- Siamo qui per portarti via Sayaka.-
La fanciulla sgranò gli occhi sentendo il suo nome. Come facevano a conoscerlo?
Ayumi le sorrise e intuendo il suo dubbio le spiegò.
-Abbiamo conosciuto i tuoi genitori. Ci hanno aiutati e noi vorremmo fare lo stesso per loro.-
Sayaka sentì gli occhi inumidirsi. Allora non l’avevano dimenticata e la pensavano sempre. Annuì leggermente con il capo. Hamil, allora, tolse la mano dalla sua bocca.
-Ditemi cosa devo fare.-
Uscirono dalla tenda sempre in silenzio. Questa volta furono ancora più circospetti. Non c’era solo la loro vita in gioco. Andarono verso il recinto dei cavalli. Hamil aveva deciso di usarli per crearsi un varco, vista l’unica via d’uscita da quella valle. Sellò due cavalli, sempre cercando di non fare rumore.
Intanto Ayumi, nascosta insieme a Sayaka, lo attendeva.
-Grazie per quello che state facendo.- le disse.
Prese dolcemente la sua mano.
-Dovere. Immagino che tu abbia passato l’inferno qui.-
Gli occhi della ragazza si oscurarono.
-Si. Dovevo sempre essere a disposizione del loro capo, fare qualsiasi cosa mi dicesse. Anche se devo ammettere che la situazione è migliorata di recente. Non mi trattava più con aggressività, ne venivo più percossa. Sembrava quasi diventato gentile nei miei riguardi.-
-Forse eri tu volerlo vedere così.- le rispose.
-Può darsi. O forse solo il fatto che mi fossi arresa.-
L’arrivo di Hamil interruppe quel discorso.
-Tutto è pronto. Possiamo andare.- gli comunicò.
Si appestavano a salire sui cavalli, quando un’uomo che dormiva li vicino li vide. Si alzò di scatto, lanciando l’allarme per l’accampamento. Sayaka si spaventò molto, sapeva molto bene che cosa succedeva a coloro che cercavano di sottrargli una cosa di loro proprietà, poco importava se era una persona. I banditi partirono all’attacco. Hamil prontamente sguainò la spada e scese dal cavallo. Cominciò il combattimento. L’uomo era un’abile guerriero, difendeva le due donne con forza e prontezza, ma non poteva affrontarli tutti. Allora Ayumi decise di aiutarlo.
-Tu rimani ferma qui.- disse a Sayaka.
Scese anche lei dall’animale e impugnò la sua spada. Di colpo Hamil se la trovò a fianco.
-Non vorrai divertirti solo tu, spero.- le disse con un sorriso.
L’uomo lo ricambiò prima di voltarsi nuovamente verso i loro avversari. Stavano combattendo in completa sintonia, colpivano e si difendevano a vicenda. Sembravano un unico guerriero. Nel giro di poco tempo riuscirono a crearsi un varco. Allora tornarono velocemente sui cavalli e Hamil liberò il resto della mandria. Partirono a gran velocità, usando le bestie come copertura. Riuscirono a fuggire, lasciando indietro i loro nemici che, privi di cavalli, non poterono inseguirli.
Hamil volse lo sguardo indietro, convinto ormai della riuscita della loro fuga, ma le cose non andarono così. Sentì un dolore acuto ed improvviso alla schiena e si accasciò sul cavallo.
Ormai erano fuori pericolo e si avvicinavano velocemente all’abitazione della ragazza. Fu allora che Ayumi si volse e rimase impietrita. Vide il suo uomo riverso, senza muoversi, sul destriero. Immediatamente fermò il cavallo e corse verso di lui.
-Hamil! Hamil! Rispondimi!- gridò con le lacrime agli occhi.
Lentamente riuscì a tirarlo a terra, con delicatezza. Si accorse della freccia conficcata nella parte alta della sua schiena. Respirava ancora, ma ha fatica.
Sayaka, vedendo la situazione, si avvicinò a loro.
-Bisogna subito portarlo in casa e medicarlo.- disse alla ragazza, cercando di scuoterla.
Ayumi volse i suoi occhi in lacrime verso di lei e lentamente annuì. Entrambe lo sollevarono dirigendosi verso la piccola abitazione.

-Le sue condizioni sono preoccupanti.- le disse il padrone di casa.- Non abbiamo altro noi qui. Mi dispiace.-
Ayumi era accanto a Hamil e gli teneva una mano. Vedeva il suo torace alzarsi e abbassarsi in modo irregolare e non andava bene. Lei conosceva abbastanza le erbe curative, ma al momento non aveva con se ciò che gli serviva. Senza contare che non erano al sicuro. Quegli uomini potevano arrivare da un momento all’altro. Doveva mantenere il sangue freddo e la mente lucida, senza lasciarsi offuscare dai suoi sentimenti.
-Avete un carro?-
L’uomo annuì.
-Bene allora preparatelo. Partiremmo subito.- gli comunicò.
-E per dove?-
-Ci dirigeremo al palazzo del Faraone. Li avrò il necessario per curarlo e voi sarete al sicuro.-
-Ma….-
-Non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo sbrigarci.- il suo tono non ammetteva repliche.

Avevano viaggiato tutta la notte. Ayumi non aveva mai lasciato Hamil. Soffriva enormemente, mai aveva provato un dolore simile. Più di una volta la paura di perderlo stava per prendere il sopravvento, ma ogni volta l’aveva cacciata.
Finalmente il palazzo del Faraone fu avvistato. Giunsero davanti alle porte della grande costruzione, quando le guardie li fermarono.
-Non potete passare. Andate via.- gli intimarono.
Ayumi scese dal carro, parandosi davanti a loro.
-Io sono Ayumi, una delle sacerdotesse del tempio di Iside.- gli disse.
I due uomini la guardavano incuriositi. Non aveva certo l’abbigliamento di una sacerdotessa.
-Bella storiella. Ora sparite.-
Ayumi fu colta da una rabbia feroce. Sfoderò la spada, puntandola verso una delle guardie che vennero colte alla sprovvista.
-Ora ascoltatemi bene. Non mi importa se mi crediate o meno, quello che conta è che facciate passare. Il vostro vice comandante delle guardie reali, Hamil, è ferito gravemente e ha bisogno di cure.-
Uno dei due andò a guardare nel carro e spalancò gli occhi. La giovane aveva detto il vero.
-Lasciali passare! E avvisate subito il Faraone.-

Fu trasportato immediatamente nelle stanze interne al palazzo. Ayumi non lo lasciava un’attimo e si preoccupò di essere lei a curarlo. Maya e Rei, prontamente avvisate, corsero da lei. Maya impallidì nel notare l’abbigliamento dell’amica.
-Ayumi, ma che hai fatto.- chiese incredula.
-Perdonami Maya, ma non ho avuto scelta.-
Narrò alle due amiche gli ultimi avvenimenti, non tralasciando nemmeno il rapporto che la legava all’uomo ferito.
-Ma sei impazzita! Lo sai che non possiamo cedere agli istinti carnali!- esclamò la ragazza.
A quella frase Rei abbassò il capo. Aveva evitato accuratamente di dire a Maya cosa fosse accaduto tra lei ed Hijiri, ma a quanto pare anche Ayumi era rimasta vittima dell’amore.
-Maya…è capitato anche a me.- confessò.
La fanciulla si girò di scatto verso Rei.
-Ma che vi prende!-
Rei ed Ayumi si guardarono e capirono che era giunta l’ora che anche Maya fosse messa al corrente di tutto.
-Maya, siediti.- le dissero in tono serio.
La ragazza, colpita da quella serietà, ubbidì.
Fu Rei a parlare.
-C’è una cosa che non sai. Noi siamo state messe al corrente dalla grande Aya prima della sua partenza, ma ci aveva anche chiesto di non dirti nulla. Ma giunto a questo punto non possiamo più tacere, visto anche quello che provi per il principe Masumi.-
-Vi sbagliate. Io non provo nulla per lui.- scattò.
-Non puoi mentire con noi. Ti leggiamo dentro.- Ayumi confermò le parole di Rei.
Maya abbassò il capo. Era vero, non poteva nascondergli nulla.
-Ascolta adesso e poi prendi la tua decisione.-

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco le immagini. Appena gli fu tutto chiaro, riconobbe la stanza. Era a palazzo. Ma che ci faceva li? L’ultima cosa che ricordava era stato il dolore lancinante alla schiena e poi il nulla. Fece l’atto di alzarsi, ma una fitta lo fermò.
-Stai fermo, non puoi ancora muoverti.- disse la fanciulla al suo fianco, posando le mani sulle sue spalle per distenderlo nuovamente.
Hamil volse lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri di Ayumi.
-Ayumi, sei davvero tu?- le chiese con emozione.
La ragazza si sedette vicino a lui, con gli occhi lucidi e tenendogli una mano dolcemente.
-Si amore mio, sono io.-
Hamil sollevò il braccio e le sfiorò il viso con una carezza. La fanciulla la fermò sulla sua guancia.
-Ho avuto paura, paura di perderti.- così dicendo scoppiò in lacrime.
L’uomo l’attirò piano a se, facendole posare la testa sul suo petto e accarezzandole i capelli.
-Non è successo. Starò sempre vicino a te.- cercò di rassicurarla.
Rimasero in quella posizione per qualche tempo. Stavano cullandosi nella felicità di essersi ritrovati.
-Ayumi, cosa è successo dopo che sono stato ferito?- le chiese l’uomo scostandola un poco da se.
La ragazza si asciugò gli occhi, cercando di ricomporsi.
-Appena arrivati a casa di Sayaka, ho convinto i suoi genitori a partire. Dovevo portarti qui, dovevo curarti.-
-Ma come avete fatto a passare? Le guardie…- ma lei lo fermò con un sorriso.
-Sono stata convincente.-
Hamil la attirò nuovamente a se, ridendo.
-Dovevo immaginarlo che non ti fermi davanti a niente.-
Ayumi sollevò il viso e lo avvicinò a quello dell’uomo.
-No, se devo proteggere la persona che amo.- sussurrò.
Il cuore di Hamil accelerò a quelle parole. Ancora non capiva come poteva meritare l’amore di una fanciulla così speciale. Lentamente unirono le loro labbra, sugellando l’amore intenso che provavano.
Fu un colpo alla porta a separarli. Ayumi si diresse ad aprire, trovandosi di fronte Masumi.
-Volevo sapere se si era svegliato.- le disse.
La ragazza fece un leggero inchino.
-Si mio principe. E sembra stia meglio.-
Masumi avanzò nella stanza, fermandosi vicino ad Hamil.
-Principe Masumi.- lo salutò Hamil.
-Sono lieto di vedere che tu stia meglio. Devo anche dire che le cure di Ayumi sono state provvidenziali.-
La ragazza arrossì lievemente chinando il capo, mentre Hamil non capiva. Fu Masumi a spiegargli.
-In questi due giorni non ha fatto avvicinare nessuno. Ha voluto occuparsi personalmente di te. E per questo vi ringrazio.- disse rivolto a lei.
Si accorse immediatamente di averla messa in imbarazzo e ciò poteva solo significare che quello che aveva intuito era vero. La giovane provava qualcosa per il suo vice comandante e, a quanto pareva, il sentimento era corrisposto. Accidenti! I suoi due uomini migliori innamorati. E non di due fanciulle comuni, ma di coloro che fino a poco tempo prima credeva inavvicinabili, per poi scoprire che non era così. Come non lo era Maya. D’improvviso i suoi pensieri tornarono alla sacerdotessa. In quei giorni non aveva avuto modo di avvicinarla per cercare di capire se ci potesse essere una qualche possibilità per lui e parlarle della visione che aveva avuto al tempio. Ma lei gli sfuggiva, o meglio, non si era mai fatta trovare sola. Prima sua madre, poi Mizuky e infine pure Shiori. Ma doveva mettere fine ai suoi dubbi, a tutti i costi.
-Mio principe, avrei bisogno di parlarvi.-
La voce seria di Hamil lo distolse dai suoi pensieri. Si girò a guardarlo e la decisione che lesse i quegli occhi, gli fece capire che si trattava di qualcosa di estremamente importante.
-Ayumi, potreste lasciarci?-
-Si, mio principe.- e con un inchino si congedò, ma anche lei aveva compreso che qualcosa non andava.
Sperava solo che ad Hamil non capitasse nulla.
Masumi si sedette su una sedia davanti a lui.
-Parla, ti ascolto.-
Hamil prese un profondo respiro. Non era per niente facile quello che stava per fare, ma non si sarebbe tirato indietro. La decisione era presa.
-Immagino che siate già stato messo al corrente di quello che è successo. Solo non sapete cosa ho scoperto.-
Il principe incrociò le braccia sul petto, in attesa.
-Quando mi sono introdotto nell’accampamento, ho visto il loro capo e….- l’aprirsi della porta lo bloccò.
-Ha quanto vedo ti sei ripreso.- esordì Yuu entrando.
Hamil sgranò gli occhi. Non poteva parlare, non di fronte a lui! Avendo capito chiaramente i suoi piani, poteva essere molto pericoloso.
-Si, principe Yuu. Adesso sto meglio.- gli rispose, cercando di mantenere un tono neutro.
Yuu posò lo sguardo su suo fratello.
-Ha quanto vedo sei già qui. Se non sbaglio, non dovresti intrattenere la tua fidanzata?-
Masumi si alzò, parandosi di fronte a lui.
-Non credo di doverti spiegazioni e, comunque, fa parte dei miei compiti assicurarmi che gli uomini addetti alla nostra sicurezza stiano al meglio.-
Si sfidarono con lo sguardo, ma poi fu Masumi a cedere. Prestò nuovamente la sua attenzione ad Hamil. Aveva anche capito che la sua interruzione era dovuta all’entrata del fratello e non voleva farsi udire da lui.
-Spero di vederti al più presto al tuo posto.- gli disse con un sorriso e uscì dalla stanza.
Yuu aspetto qualche minuto. Doveva essere sicuro che Masumi fosse lontano. Andò da Hamil.
-Allora, da quando sei diventato il salvatore delle fanciulle in pericolo?- gli chiese con sarcasmo.
-Era solo un favore che ho fatto ha una famiglia che ha aiutato me e Ayumi.- rispose.
Yuu si voltò.
-Ayumi? Adesso la chiami per nome? Che razza di rapporto avete instaurato.-
Hamil decise di mantenere il silenzio sulla sua relazione con la ragazza. Non doveva metterla in pericolo e con quell’uomo tutto era possibile.
-Nessun rapporto. Abbiamo passato due giorni insieme e dovevamo avere una copertura. Nulla di più.-
Yuu lo fissò sospettoso, ma decise di lasciar cadere l’argomento. In fondo a lui interessava solo Maya.
-Va bene, ti credo. Comunque noi due dovremmo riparlare del nostro piano una volta che ti sarai ristabilito. Abbiamo ancora un piano da portare a termine.-
Hamil lo guardò uscire. Doveva fare attenzione e cercare il modo di informare Masumi il prima possibile.

Maya camminava per il grande giardino del palazzo. Finalmente era riuscita a stare per qualche ora da sola. Dal suo arrivo non ci era mai riuscita. Prima la regina che richiedeva la sua presenza, poi la sua consigliera Mizuky, che aveva il compito di spiegarle alcune cose riguardanti la festa in onore del Faraone, che si sarebbe tenuta da li a tre giorni. Poi la persona che non avrebbe mai voluto conoscere, Shiori. Doveva ammettere che non era come si era aspettata. Era molto bella, ma anche gentile e premurosa. Il suo atteggiamento era molto socievole e amichevole, ma soprattutto sincera. Poteva leggerlo nel suo sguardo. Si appoggiò con la schiena al tronco di un’albero. Come poteva sperare che il principe provasse qualcosa per lei, avendo al suo fianco una donna splendida come la sua futura sposa. Eppure aveva sentito qualcosa quando si erano baciati. Trasporto, passione e non solo per quel che a riguardava. E poi la sua visione. Doveva assolutamente capire il perché.
Un leggero fruscio la fece voltare. Il respiro le mancò. Lui eri li e la guardava.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Il vento muoveva leggermente i suoi capelli, ma quasi non se ne accorse. La sua attenzione era concentrata sull’uomo davanti a se. Il cuore batteva all’impazzata nel suo petto, non riusciva a controllarlo. Da quando aveva saputo la verità, si era guardata dentro, cercando di capire che cosa provasse realmente per lui. Ormai ne era certa. Lo amava. Intensamente, profondamente. Ma tutto questo stava mettendo a rischio la sua capacità di incanalare l’energia della grande dea. Il suo animo confuso non lo permetteva. Il suo cuore, la sua vita, la sua anima appartenevano a lui e niente avrebbe mai potuto cambiare quella realtà. Ma era ancora più consapevole, nonostante quello accaduti tra loro, che non ci sarebbe mai stato nulla tra loro.
Cercò di ricomporsi, sperando che lui non avesse notato il suo turbamento.
-Buongiorno mio principe.- lo salutò con un piccolo inchino.
Masumi, al suono della sua voce, si riscosse. Era rimasto incantato da lei. Ogni giorno di più capiva di amarla e che quello che provava per colei che avrebbe dovuto diventare la sua fidanzata, non era minimamente paragonabile. In quei giorni era riuscito a mantenere le distanze da Shiori, non cedendo alle insistenze della fidanzata di passare le notti assieme. Non ci sarebbe mai riuscito, con Maya che occupava non solo i suoi pensieri, ma il suo cuore. All’inizio credeva sinceramente di poter passare la sua vita con la donna che aveva scelto, ma ora non più. Quella fanciulla lo aveva completamente rapito. Sentiva che mai sarebbe riuscito ad avere al suo fianco una donna che non fosse lei. Ogni volta che i suoi grandi occhi marroni si posavano su di lui, anche di sfuggita, tutto il suo essere si sconvolgeva. Non solo la desiderava fisicamente, ma voleva parlare con lei, confidarsi, svelargli ogni suo più intimo segreto. Con lei si sentiva libero e felice. Le parole di Hijiri gli avevano dato una speranza.
-Buongiorno a voi.- rispose con voce calda.
Si avvicinò lentamente a lei, continuando a guardarla. Sotto ai suoi occhi un leggero rossore imporporò il viso di Maya, rendendola ancora più bella per lui.
-Ditemi la verità, stavate cercando un po di pace, vero?- le chiese, cercando di apparire disinvolto.
Maya respirava con calma, cercando di rallentare il suo cuore.
-Non dovrei dirlo, ma si.- poi si volse leggermente verso di lui.- Come fate? Cioè non fraintendetemi, mi trovo bene qui, tutti sono sempre molto cordiali, gentili e disponibili. Vostra madre è eccezionale, solo che non sono abituata e tutte queste persone intorno.-
-Capisco che intendiate. Comunque adesso vado e vi lascio nuovamente nella vostra tranquillità.- disse Masumi, cercando di celare il suo dispiacere nel compiere quell’azione.
-No, non andate!- esclamò Maya, trattenendolo per una mano.
Quel gesto bloccò l’uomo, che si volse basito verso di lei.
Maya, rendendosi conto della sua impulsività, lasciò la sua mano.
-Perdonatemi, solo non volevo che pensaste che non mi faceva piacere la vostra compagnia.- farfugliò, nel tentativo di giustificarsi.
Masumi sorrise nel vederla così. Il suo cuore scoppiava per la felicità. Forse…
-Va bene, resterò. Ve la sentite di fare una passeggiata?- le propose.
Maya annuì col capo. Masumi le porse il braccio che lei accettò. Procedevano lentamente nel grande giardino. Conversavano di ogni argomento e trovarono perfino di avere delle cose in comune. A Maya non pareva vero di poter parlare con lui così apertamente e liberamente.
-Posso farvi una domanda, se non sono indiscreto?- le chiese all’improvviso.
-Ditemi pure.- rispose la ragazza.
-Voi siete felice? Voglio dire, la vita nel tempio soddisfa a pieno la vostra vita? In fondo ci sono molte cose al di fuori di quelle mura che varrebbe la pena conoscere.-
Maya abbassò il capo.
-Io sono felice li. Ho consacrato la mia vita ad Iside. Tutto quello che faccio è in suo onore.-
Masumi rimase deluso da quella frase, ma se lo aspettava. Che credeva che la ragazza rinnegasse di colpo tutto quello che aveva fatto nella sua vita?
-Ma devo riconoscere che molte cose del mondo mi rimangono oscure.- prosegui lei.
-E quali cose.-
-L’uomo e la sua natura. Questo vale anche per ciò che può racchiudere il cuore. Nel tempio noi, io in modo particolare, non abbiamo molte occasioni per parlare con i pellegrini, conoscere le loro storie, i loro desideri o i sogni che racchiudono. Penso che sia importante invece fare ciò. Iside ci insegna molto e per avere la devozione degli uomini bisogna anche comprenderli e capirli.-
-Anche comprendere se stessi.- aggiunse lui.
-Si, anche questo è importante. Se il mio animo è confuso, anche quello di Iside lo sarà e lei non potrà manifestarsi.-
Masumi sentì la tristezza nella sua voce. Si fermò e si mise di fronte a lei.
-E voi siete confusa?-
Maya non riusciva a sostenere il suo sguardo. Era così intenso, sembrava volerle leggere dentro.
-Io…io…non so- mormorò.
Si avvicinò ancora di più a lei. I loro corpi si sfioravano.
-E perché non lo sapete.- disse piano a sua volta.
-Vi prego, lasciatemi andare.-
Masumi mise due dita sul suo mento, alzandole il viso.
-Non posso, non voglio.-
Maya sgranò gli occhi. Perché le diceva quelle cose, che significavano. Masumi decise di esporsi, non poteva andare avanti così.
-Sento che c’è qualcosa che ci unisce, fin dalla prima volta che ci siamo incontrati. O meglio, dal primo momento che vi ho vista. In quell’istante è accaduta una cosa che non mi sarei mai immaginato. A volte credo che sia stato solo frutto della mia mente, dell’atmosfera che si era creata durante la cerimonia, ma quando siete vicina a me, quella visione prende corpo, facendomi vivere di nuovo le sensazioni che ho provato.-
Maya non poteva credere a ciò che sentiva. Allora…allora…
D’improvviso strinse le mani sulle sue braccia.
-L’avete avvertita? Vissuta?- chiese con enfasi.
Quella domanda gli confermò tutto.
-Si e non posso dimenticare.-
La ragazza sentì le gambe cedergli. Ma se era così voleva dire che veramente le loro anime erano entrate in contatto e sentito ciò che il loro cuori gridavano. Si, adesso ne era certa, anche lui provava qualcosa per lei. Ma quella nuova rivelazione non riusciva a renderla felice.
Prontamente si staccò da lui, dandogli le spalle.
-Voi invece dovete dimenticare. Avete una fidanzata che vi ama e che sposerete. Io tornerò al tempio dopo la cerimonia e mi dimenticherete.-
Masumi la strinse nuovamente a se.
-Non chiedetemelo.- sussurrò sui suoi capelli.- Io non potrei mai riuscirci, perché questo vorrebbe dire dimenticare il mio cuore.-
La rigirò tra le braccia e asciugò le lacrime che aveva sentito scendere dai suoi occhi.
-Il mio cuore vi appartiene, ma non intendo forzarvi a fare nulla che vi possa turbare. Avete ragione la mia situazione non è tra le più semplici, ma se siete…sei disposta ad accettare il mio amore sono pronto a tutto, anche a sfidare il regno intero.-
Maya non riusciva a credere a ciò che sentiva. Tutto, tutto per di stare insieme.
-Non devi rispondermi subito, capisco che a decisione non è tra le più semplici per te. E poi c’è da tenere in considerazione la tua posizione di gran sacerdotessa. Avrai delle scelte importanti da fare e che cambieranno la tua vita. Riflettici.-
Poi si chinò su di lei, catturandole le labbra in un dolcissimo bacio. Maya si aggrappò alle sue spalle, abbandonandosi a quel bacio che racchiudeva in se i loro sentimenti. Quando si staccarono, Masumi la guardò con occhi colmi d’amore.
-Ora è meglio che tu vada.- le disse dolcemente.
La ragazza faticò a riprendere un po di controllo, ma in seguito annuì. Doveva pensare, chiarirsi e accettare quello che già sapeva che avrebbe fatto.
Si separarono e lei si avviò verso l’interno del palazzo sotto il suo sguardo. Masumi era al settimo cielo. Allora era veramente così. Lei lo amava davvero! Non glielo aveva detto chiaramente, ma si leggevano dentro e sentivano i loro sentimenti anche senza le parole.
Ma ora veniva la parte più dura. Lui aveva chiesto il fidanzamento con Shiori e spettava sempre a lui porre fine a tutto. Era consapevole che avrebbe spezzato il cuore alla giovane donna, ma sposandola l’avrebbe fatta soffrire ancora di più.
Si diresse verso l’ala del palazzo nella quale sapeva che avrebbe trovato il padre.
Non si accorse però della figura che lo aveva osservato per tutto il tempo. Strinse la mano ingioiellata con rabbia. Dovevano fare qualcosa e al più presto.

Rei aveva deciso di andare a vedere come stava Hijiri. Dal loro arrivo non si erano più potuti incontrare. Lo stato d’animo di Maya prima e le confidenza di Ayumi poi, non le avevano lasciato un’attimo di libetà. Senza contare che stavano cominciando i preparativi per la cerimonia di benedizione e l’imminente festa per il Faraone. Ma finalmente era libera. Si diresse verso quello che le avevano indicato come il campo d’addestramento dei soldati. Appena vi entrò, però, se ne pentì. Ad ogni suo passo sentiva gli sguardi dei guerrieri su di se. Sapeva che nessuno avrebbe osato avvicinarla, ma era stata un’incosciente ad andare da sola.
-Scusatemi.- chiamò coraggiosamente un soldato che le era passato vicino.
L’uomo la guardò con curiosità. Difficilmente si vedevano donne da quelle parti e mai così carine.
-Ditemi.- rispose con un tono che a Rei non piacque.
-Sto cercando il capitano Hijiri. Sapreste dirmi dove lo posso trovare?- chiese con apprensione sempre più crescente.
L’uomo le sorrise sinistro e le si avvicinò.
-Perché lo cercate? In fondo posso anch’io darvi ciò che cercate.- le disse afferrandola per un braccio.
Rei era pietrificata, non riusciva a muoversi.
-Toglile le mani di dosso.- una voce simile, ad un tuono, lo fece spostare.
Hijiri avanzava minaccioso verso chi aveva osato toccare la sua donna.
-Se non ne siete a conoscenza, Rei è ospite del grande Faraone. Se le capitasse qualcosa durante la sua permanenza a opera anche di uno solo di voi, sarete puniti tutti. E credo che sappiate cosa significhi.- disse con voce carica di rabbia.
Tutti i soldati, a quelle parole, indietreggiarono di un passo. La furia del Faraone era nota a molti di loro.
Hijiri si voltò.
-Come mai siete qui?- chiese cercando di controllare la sua collera.
Non pensava che la ragazza fosse così sconsiderata da non capire in che guaio si stesse cacciando. Se non fosse arrivato…preferiva non pensarci.
Rei comprese il suo errore, ma non ce la faceva più.
-Volevo sapere come stavate e se le ferite si fossero rimarginate.- disse abbassando il capo.
Hijiri, sentendo la sua voce carica di apprensione e di dispiacere, si diede dell’idiota. Non doveva trattarla così, ma la paura per lei aveva preso il sopravvento.
-Venite con me.- la prese per un braccio e la condusse all’interno di un piccolo alloggio. Sbarrò la porta per evitare di venire disturbati.
Appena compito queste operazioni la prese tra le braccia, sorprendendo anche lei.
-Perdonami. Solo che quando l’ho visto metterti le mani addosso mi è salito il sangue alla testa.-
Rei aveva capito e subito ricambiò la stretta.
-Sono io che mi devo scusare. Ho agito d’impulso, ma dovevo vederti. Mi mancavi.-
Si separarono giusto lo spazio per guardarsi.
-Mi sei mancata anche tu, amore mio.- le disse sfiorandole le labbra.
Ma durò un’attimo. Il bacio divenne profondo, intenso, infuocando i loro corpi e le loro anime. Il loro vestiti caddero velocemente a terra. Entrambi erano desiderosi di riunirsi. Hijiri la stese su una piccola brandina, sdraiandosi sopra di lei.
-Mi spiace, ma non c’è altro.-
-Non importa. A me interessa stare con te.- disse con un sorriso.
Ben presto le parole furono sostituite dai gemiti e dai sospiri che riempivano l’aria d’amore. La loro unione fu qualcosa di travolgente e tutto intorno a loro si annullò.
I loro respiri tornarono regolari molto tempo dopo.
-Da quel che vedo stai bene.- gli disse maliziosa.
-Tutto grazie ad una dolce fanciulla.- rispose tirandola sopra di se, ridendo.
Si stuzzicarono ancora un po, poi Rei ricordò una cosa.
-Ascolta Hijiri, hai parlato con Hamil da quando si è svegliato?.-
-No, tesoro.- notò il suo sguardo diventare cupo.- Cosa succede Rei.-
-Non lo so, ma ho parlato con Ayumi e lei sente che c’è qualcosa che non va.-
Hijiri si tirò a sedere.
-Non è che Ayumi si sbaglia? Conosco Hamil.- non rivelò nulla dei sospetti suoi e di Masumi, non voleva allarmarla.
-No, è molto intuitiva. Non dubita di lui, ma crede che abbia un segreto che abbia paura a rivelare.-
-Paura?- gli sembrava strano.- Hamil non è il tipo da averne. Anzi è anche abbastanza sbruffone, ma ammetto che è uno dei migliori, se non il migliore dei soldati che ci sono qui.-
-Ne è certa. E se ne è accorta al loro ritorno. Quando il principe Masumi è andato a parlare con lui, aveva visto il suo sguardo diventare serio di colpo. Aveva certamente qualcosa di importante da dirgli, ma lei è dovuta uscire. Comunque è abbastanza furba e curiosa. Non si è allontanata e poco dopo ha visto entrare anche il principe Yuu. Masumi è uscito poco dopo, ma aveva un’aria strana. Allora si è avvicinata alla porta e quello che ha udito l’ha scioccata.-
-Cosa ha sentito Rei!- chiese con enfasi Hijiri, visibilmente preoccupato.
-Lei è sicura che Yuu voglia attentare alla vita di Masumi.-

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** capitolo 17 ***



Maya stava raggiungendo la sua stanza. Aveva ancora nella testa le parole di Masumi. Parole dolci, d’amore che le riempivano di felicità il cuore. Non riusciva ancora a crederci. Le aveva detto che avrebbe atteso la sua decisione, ma non serviva. Sapeva già che avrebbe fatto, comunque restava sempre un punto oscuro tra di loro. Shiori. Masumi era in una posizione ben più complessa della sua. Era il principe, figlio del Faraone e non poteva rimangiarsi la parola data, non senza conseguenze. Perché non si erano incontrati prima? Perché il destino era stato così crudele? Non seppe darsi risposta, ma se lui era disposto a rischiare per lei, lei stessa avrebbe fatto altrettanto.
Era quasi arrivata alla porta della sua camera, quando si sentì chiamare. Si bloccò, temendo di voltarsi. Aveva riconosciuto quella voce.
-Maya, perdonate la mia sfrontatezza.- disse la donna andandole incontro.
Maya, facendosi forza, si girò, incontrando il bel viso di Shiori.
-Non disturbate affatto.- rispose, cercando di apparire più naturale possibile.
Shiori sorridendo apertamente, le andò di fronte.
-Avevo bisogno di un vostro consiglio.-
Maya si oscurò lievemente. Cosa voleva da lei quella donna.
-Ditemi, prego.-
Shiori scoppiò in una leggera risata.
-Ma non qui in corridoio, non vorrei essere udita da orecchie indiscrete. Possiamo andare nella vostra stanza?-
La fanciulla si scostò di lato, permettendo a Shiori di entrare. Maya la guardava aggirarsi per la stanza e notava sempre di più di quanto perfetta ella fosse. Si muoveva con assoluta padronanza, elegante e disinvolta. Non era certo come lei, che aveva paura di commettere un errore ad ogni passo. Si sentiva sicura solo nel tempio, ma fuori era goffa e impacciata.
-Devo dire che la vostra stanza è molto bella, di sicuro tra le migliori del palazzo. Ma la cosa non mi sorprende. Voi siete un’ospite speciale.- le disse.
Maya sentì qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che non aveva mai sentito. Sembrava quasi infastidita.
-Volevate qualcosa da me.- le ricordò la fanciulla.
-Oh si, è vero. Aveva una richiesta, sempre che sia possibile accettarla.- rispose sedendosi sul piccolo divano e allungando le gambe su di esso.
Maya si accomodò di fronte a lei, in attesa.
-Penso che abbiate capito il motivo della mia presenza a palazzo. La notizia non è stata ancora resa nota e devo dire che la proposta ufficiale non è arrivata, ma ormai si è capito. Presto diventerò la sposa del principe Masumi ed è mio desiderio che il matrimonio venga celebrato al tempio della grande Iside.-
A quelle parole Maya sbiancò. Non poteva realmente chiederle questo!
A fatica cercò di ricomporsi, non voleva dar a vedere quanto la notizia l’avesse scossa.
-Sarebbe un’onore mia signora, ma dovrei prima consultarmi con il saggio Kuronuma.-
Shiori si alzò.
-Capisco, ma non credo che rifiuterà. In fondo si tratta sempre del figlio del Faraone.- disse con una strana luce nello sguardo.
Maya l’aveva giudicata una donna dolce e gentile, ma si stava ricredendo. La sua espressione di superiorità l’aveva scioccata. Sembrava quasi che tutti dovessero ubbidirle.
-Prometto che al mio ritorno parlerò subito con Kuronuma.- si limitò a dire.
Shiori sorrise e si avviò alla porta, ma poi si fermò.
-Sono davvero curiosa di vedere cosa accadrà alla festa in onore del Faraone. Di solito sono delle cerimonie fastose e imponenti. Non stupitevi se passerete inosservata, in fondo la mia presenza accentrerà l’attenzione di tutti.-
La sua nota di cattiveria non sfuggì a Maya, mentre la guardava uscire dalla stanza. Era vero ciò che aveva detto. Lei, in confronto, non era niente. Nonostante occupasse un posto importante, non sarebbe mai stata alla sua altezza. Sentì lo sconforto penetrare in lei, invaderla. Lentamente si avvicinò alla terrazza, appoggiando le mani sul parapetto. Il sole tramontava, tingendo di rosso il cielo. Sollevò lo sguardo e per un’attimo vide la figura di Masumi in lontananza. Non sapeva dove stesse andando, ma il suo cuore lo accompagnava. Ricordò le sue parole, la forza con la quale le ebbe pronunciate. Prese la sua decisione in un’istante.
Lui era lei e lei era lui.
Avrebbe fatto vedere a tutti che sarebbe stata la donna, l’unica donna che poteva stare al suo fianco.

Masumi si apprestava a bussare alla porta. Sapeva che avrebbe avuto un duro scontro con il padre, ma non poteva farne a meno. Il Faraone si era esposto apertamente non solo con Shiori, ma anche con Onodera che sapeva essere molto potente. Mandare all’aria un matrimonio quasi fatto era un’offesa gravissima e poteva far perdere credibilità all’uomo più potente d’Egitto. Prese un profondo respiro. Solo di una cosa era certo, non si sarebbe tirato indietro.
-Masumi, tesoro.- la voce della madre lo fece voltare.- Come mai sei qui?-
Masumi le andò incontro.
-Madre mia.- disse prendendole entrambe le mani e depositandovi un lieve bacio.- Dovevo parlare con mio padre.- le spiegò.
Chigusa lo guardò incuriosita.
-Sa della tua visita?-
-No. È stata una mia iniziativa.-
La donna sorrise dolcemente.
-Visto che le cose stanno così, credo che potrai aspettare. Fammi un po di compagnia. È da molto tempo che non parliamo noi due da soli.-
Masumi non se la sentiva di negarle questa richiesta. Porse il braccio alla madre e si avviarono verso la sala riservata alla regina. La donna diede ordine ai servitori di portare qualcosa da mangiare e da bere per lei e il figlio. Quando si ritrovarono nuovamente soli, fu Chigusa a rompere il silenzio che era calato.
-Sai figliolo, devo ringraziarti.-
-Per quale motivo?- le chiese curioso.
-Per averci fatto conoscere quella splendida ragazza. Shiori è davvero la donna più adatta a diventare tua moglie.-
Masumi posò la coppa che teneva in mano. Come poteva distruggere le speranze della madre? Lei era l’unica donna che non avrebbe mai, in nessun modo, desiderato deludere.
Chigusa lo osservò attentamente. Credeva che le sue parole potessero fargli piacere, ma stranamente sentiva che non era così. Sospirò. Possibile che suo figlio avesse preso un’abbaglio? Doveva saperlo. –Masumi, che succede? Dovresti essere molto felice per il passo che ti accingi a fare, ma credo che non sia così. Cosa ti tormenta?- chiese con apprensione.
-Madre io non so come dirtelo.- disse a bassa voce.
Chigusa gli prese la mano, stringendola quasi volesse dargli forza.
-Puoi parlare liberamente con me. Non ti giudicherò, ne attaccherò.-
Masumi respirò piano.
-Mi è successa una cosa che non credevo possibile.- si fermò, non trovava le parole adatte a proseguire.
-Ti sei innamorato, ma quello che stai vivendo è qualcosa di travolgente, non è vero?-
Le parole che udì lo spiazzarono completamente.
Chigusa scoppiò a ridere.
-Non fare quella faccia Masumi. Sei mio figlio e ti conosco molto bene.-
-Ma come…- iniziò lui.
-Come l’ho capito? In questi ultimi giorni non hai avuto il comportamento che dovrebbe tenere un’uomo con la sua futura sposa. L’hai evitata, per quanto possibile. Ogni mio invito è stato declinato da parte tua, vista la presenza di Shiori. Non dubito che tu le voglia bene, ma non la desideri.- gli spiegò.
-No, infatti. Madre io non posso sposarla. So che mi ama, ma la renderei infelice. Non potrò mai donarle la vita che merita.-
Chigusa si diresse verso il grande vaso di fiori posto sul tavolo e prese un piccolo bocciolo.
-Comprendo i tuoi sentimenti. Molto bene anche.- terminò in un sussurro.
Masumi fu dietro di lei. Il suo tono lo aveva preoccupato.
-Cosa intendi.-
Chigusa si volse verso il figlio. Il suo sguardo limpido e sincero la convinsero. In fondo neanche lei riusciva più a nascondere il segreto che aveva custodito per anni.
-Allora ascolta. Molto tempo fa conobbi un’uomo. Era un viaggiatore e un poeta. Arrivò di notte, stremato, nei pressi della mia casa. Fu mio padre a curarlo e a rimetterlo in forze. Per ringraziarci ogni sera ci deliziava con le sue poesie e i suoi canti. Ma non fece solo quello.- abbassò lo sguardo e andò nuovamente a sedersi.- Conquistò il mio cuore. Si, mi innamorai di lui e fui ricambiata con la stessa intensità. Per mesi ci amammo di nascosto, la mia famiglia non doveva saperlo. Mio padre aveva già preso accordi col Faraone di allora per darmi in sposa a suo figlio. Solo che io non volevo. Ichiren, il mio amato, cercò di fargli cambiare idea, ma fu irremovibile. A nulla valsero anche le mie suppliche, le grida del mio cuore rimasero inascoltate. Ichiren fu percosso e cacciato. Fu accusato di avermi circuito e privato dell’illibatezza. Il dolore che provai fu immenso. Così che con la morte nell’anima andai in moglie ad Eisuke. Devo dire che tuo padre si è sempre comportato in maniera molto dolce con me, mi ha amata e mi ama con tutto se stesso. Anche io lo amo, ma la mia anima apparterrà per sempre a quel poeta. La parte più intima e nascosta del mio cuore sarà sua.-
Masumi ascoltò il silenzio il racconto della madre. Non immaginava neanche lontanamente che avesse potuto soffrire così tanto.
-Tesoro ti ho raccontato questa storia perché non voglio che accada a te quello capitato a me. L’amore è un sentimento travolgente e può portare solo a due cose: alla felicità completa o alla disperazione più assoluta. Scegli bene quello che vuoi fare, ma sappi che qualunque sia la tua decisione, non potrai più tornare indietro.-
Masumi alzò lo sguardo e fissò la madre negli occhi.
-Ho già preso la mia decisione e farò di tutto perché il mio amore possa volare libero.-
La donna ricambiò il suo sguardo.
-Allora se è così, va e non farti fermare da nessuno. Ma sta attento, non sarà semplice. Eisuke vuole assolutamente questo matrimonio e, se ti opporrai, dovrai combattere contro di lui.-
L’uomo si mise in piedi.
-Se sarà necessario lo farò. Non solo il mio cuore appartiene a quella donna, ma anche la mia anima.-

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


Sayaka camminava scortata da un soldato all’interno del palazzo. Aveva chiesto di incontrare il vice capitano Hamil e vedere come stava. Masumi stesso aveva acconsentito. Era di fronte alla porta e dopo poco venne fatta entrare. Trovò l’uomo seduto sul letto e sembrava che stesse meglio.
-Buongiorno.- lo salutò.
Hamil si voltò e rimase piacevolmente colpito dalla visita.
-Buongiorno a te Sayaka. Come mai sei qui?- le chiese gentilmente.
-Io e i miei genitori eravamo in pensiero per voi, ma a quanto vedo state meglio.-
Hamil sorrise a quella ragazza. Le avevano ridato la libertà e non solo a lei, anche alla sua famiglia. La cosa non poteva che renderlo felice.
-Si, mi sto rimettendo in fretta. Immagino siate stati sistemati in una delle case appena fuori il palazzo.-
-Si, mio signore. È stata la stessa signorina Ayumi a provvedere, con l’aiuto del principe Masumi.-
Doveva aspettarselo e la cosa gli fece un’immenso piacere. Quella ragazza era davvero una persona straordinaria.
-Be ora devo andare. Corro da mio padre a dargli la buona notizia su di voi.-
La ragazza si congedò felice. Non solo lui stava meglio, ma l’avevano tirata fuori da una situazione molto dura, ridandole la libertà. Per lei non poteva esserci una cosa più bella.
Percorreva il corridoio che l’avrebbe condotta all’esterno, quando il suono di una voce famigliare la bloccò.
-Bene, allora mio padre è nella sua stanza. Andrò immediatamente da lui.-
Sayaka si sporse per vedere chi stesse parlando e spalancò gli occhi. Lui! Lo stesso giovane uomo che aveva visto nella tenda di Satomi. Ma cosa ci faceva in quel luogo e, soprattutto, perché era abbigliato in maniera così ricca?
Si voltò piano e cercò di nascondersi, visto che lui si stava avvicinando. L’aveva appena superata, quando inavvertitamente urtò un vaso. Quel rumore fece voltare Yuu. Andò nel piccolo vano da dove lo aveva sentito e rimase basito nel trovarsi di fronte la giovane.
La prese bruscamente per un braccio.
-E tu che ci fai qui?- le chiese con apprensione crescente.
Il terrore si impadronì della ragazza.
-Io…io…io…- albettò.
Yuu la spinse dentro alla stanza li vicino, sbarrando la porta.
-Te lo ripeto. Cosa ci fai qui?-
-Sono…sono…arrivata…con il…vice capitano.- disse lei tremando.
Yuu ripensò all’arrivo di Hamil e a quello che gli era stato riferito. Allora si trattava di lei! La fanciulla che il suo complice aveva tratto in salvo. Questo significava che era stato attaccato il campo di Satomi. Accidenti! Lei conosceva i loro piani per assassinare Masumi ed era molto pericoloso averla in giro. Ragionò velocemente. Non poteva farla sparire, troppe persone erano a conoscenza sia della sua storia che della sua presenza.
Si avvicinò pericolosamente a lei. Sayaka indietreggiò, ma andò a sbattere contro il muro. Era in trappola.
-Ti conviene star zitta e far finta di non conoscermi.-
-Ma voi, voi volete far del male al principe.-
Yuu le sorrise sinistro, accarezzandole con cattiveria la guancia.
-Allora tu non sai chi sono io. Bene ti metterò al corrente del mio piccolo segreto. Sono suo fratello.-
La giovane impallidì.
-Per cui qualunque cosa tu dica, non sarai mai creduta. Ma per non correre rischi…-lasciò in sospeso la frase.
La buttò a terra e si stese su di lei. La violenza che subì la giovane fu terribile. Yuu sfogò su di lei tutta la rabbia e la frustrazione che aveva provato in quei giorni. Quando quella tortura terminò, lasciando la ragazza inerme a terra, le disse.
-Ricorda che questo non sarà niente in confronto a quello che farò a te a alla tua famiglia se rivelerai qualcosa.-
Uscì lasciandola sola. Finalmente poté sfogare le sue lacrime. Per un momento ripensò a Satomi. Nonostante fosse stata costretta da lui, mai una volta l’aveva umiliata e trattata con tale brutalità come aveva fatto il principe. Si mise a sedere, giurando nel suo cuore vendetta per quell’essere così crudele. Anche se le fosse costata la vita.

Masumi era finalmente riuscito ad essere ricevuto dal padre. Quel giorno, infatti, il Faraone era stato praticamente introvabile per lui. Si fermò di fronte al grande sovrano, in attesa che gli permettesse di parlare.
-Figlio mio, sono davvero felice di vederti.-
-Anche io padre.- gli rispose chinando il capo.- Sono qui perché devo parlarti di una cosa molto importante.-
Eisuke lo guardò con la felicità nello sguardo. Immaginava di che cosa si trattasse.
-Anche io devo parlarti Masumi.- lo informò.
Non sapeva per quale motivo, ma non era tranquillo. Suo padre era fin troppo soddisfatto.
-Dalla tua espressione devo dedurre che hai concluso una faccenda molto redditizia.-
-Infatti è così. Oggi mi sono incontrato in gran segreto con il padre della tua futura sposa, Onodera.-
Quella frase lo colse di sorpresa.
-Ti vedo colpito Masumi. Sai che se fiuto una buona opportunità di ingrandire il mio regno e di ottenere degli alleati preziosi non perdo tempo. Abbiamo parlato ed insieme siamo giunti alla stessa conclusione. Quando sarà celebrato il tuo matrimonio con Shiori, tutte le sue truppe e i suoi territori passeranno sotto la mia proprietà. Come ben sai, tali terre si estendono oltre i nostri confini e sono molto ricche e fiorenti. Amplieremo il nostro regno.-
Masumi strinse i denti. Quell’accordo gli stava rovinando i piani. Infatti, con questa allettante offerta, suo padre non sarebbe stato disposto allo scioglimento di questo legame. Sperava di arrivare ad informarlo prima che si muovesse, ma aveva fatto male i suoi calcoli. Ma non si sarebbe tirato indietro, a costo di sfidarlo apertamente.
-Padre è proprio di questo che ti devo parlare.-
Eisuke lo guardò interessato. Era troppo serio il suo tono e non gli piacque.
-Ti ascolto.-
-Vedi, non è facile.- incominciò con calma.- Non so come, ma credo di aver preso un’abbaglio con Shiori. Non penso che sia la donna adatta a me. Ammetto che sia molto dolce e affabile, ma ho cambiato idea. Mi sono accorto di non amarla sul serio e non voglio sposarla.-
A quel punto, Eisuke scattò in piedi.
-Cosa hai detto? Dopo la tua appassionata dichiarazione a me e a tua madre, dopo che mi sono esposto con Onodera, tu mi dice che ti tiri indietro? Non te lo permetto!- tuonò nella grande sala.
Masumi riconosceva che la reazione del padre fosse del tutto giustificata.
-Padre, mi dispiace.-
-Non ti voglio ascoltare. Farai quello che ho deciso. Sposerai Shiori e non voglio più tornare sull’argomento. Ora vattene! Non farti più vedere fino alla festa e ricordati che in quell’occasione comunicherò il tuo fidanzamento.-
-Padre, io…- incominciò Masumi.
-Ho detto vattene!-
Il giovane principe non poté far altro che ubbidire, ma sperava che calmandosi, gli avrebbe concesso il tempo di spiegargli il perché della sua decisione.

Maya, nella sua stanza, si stava preparando per l’incontro che avrebbe avuto con la regina. Sperava solo una cosa, che Shiori non fosse presente. Non l’avrebbe sopportato, non dopo la visita di quel pomeriggio. Un servitore bussò alla sua porta.
-La regina Chigusa vi sta aspettando.- la informò.
Maya annuì e lo seguì verso le stanze della regina. Attraversarono il giardino e la fanciulla volse lo sguardo ad esso. I ricordi di sole poche ore prima la investirono, facendole tremare il cuore. Il viso di Masumi le apparve alla mente, ma non solo. Anche le parole intense d’amore che le aveva rivolto erano scolpite nel suo cuore. Cuore che si fermò per un’attimo quando lo vide di fronte a se.
-Accompafnerò io la gran sacerdotessa da mia madre.- comunicò
Il servitore si inchinò profondamente e se ne andò.
Masumi avanzò verso di lei, senza mai lasciare i suoi occhi.
-Vieni con me.- le sussurrò.
Senza accorgersene, Maya annuì. Masumi la prese per mano, portandola in una ala molto appartata del palazzo. La stanza nella quale entrò non era molto grande, ma c’era una piccolo giardino privato recintato da alte mura che lo riparavano dagli sguardi indiscreti.
-Ti piace?- le domandò dolcemente.
-Masumi è bellissimo!- esclamò estasiata.
Girava tra le varie piante e fiori, sfiorando ogni foglia, ogni petalo. Masumi non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Era davvero incantevole. Maya si accorse di questo e non poteva impedirsi di continuare ad arrossire. La raggiunse, attirandola tra le braccia.
-Mi sei mancata.- le disse.
La ragazza si abbandonò a quell’abbraccio, ricambiandolo con forza.
-Anche tu.- rispose.
Rimasero in quella posizione a lungo, senza rendersi conto del tempo che passava. Poi Masumi, facendo forza su se stesso, si staccò da lei.
-Maya, devo dirti una cosa.-
Lo guardò con attenzione.
Le volse le spalle addentrandosi nel giardino.
-Sono andato a parlare con mio padre per comunicargli la mia decisione di non voler sposare Shiori.- incominciò.
Maya, dal suo tono di voce, percepì che qualcosa non andava.
-Non ha accettato la mia decisione e vuole assolutamente che mantenga il mio impegno.-
La giovane sacerdotessa sentì aprirsi la terra sotto di lei.
-Allora, allora…-
Masumi si volse, prendendola per le spalle.
-Devo conoscere adesso la tua volontà. Ne ho bisogno, altrimenti non so se potrò continuare per la strada che voglio intraprendere.-
Maya sentì il suo bisogno di avere certezze e questa volta doveva essere lei a dargliele.
Posò la mano sul suo viso, sorridendogli.
-Ho riflettuto molto, ma mi sono resa conto che non serviva. Non è stata difficile prendere quella decisione che il mio cuore aveva già accettato.-
Masumi la fissava e non riusciva a capire.
-Io, io ti amo Masumi e sono disposta a tutto per stare con te.- gli confessò.
L’uomo, al culmine della felicità, la strinse a se, facendola girare. Maya si aggrappò alle sue spalle ridendo felice. Quando la posò a terra la guardò con amore.
-Non te ne pentirai Maya, te lo prometto. Ti renderò felice e staremo sempre insieme.-
-Ma dal quel che mi hai detto, tuo padre non accetterà mai.- gli disse preoccupata.
-Se sei disposta a seguirmi, qualunque cosa accada?-
-Si.- rispose di getto.- Ma se in qualche modo riuscissi a fargli cambiare idea?-
-Non accadrà mai, lo conosco bene.- disse scuro in volto.- E poi non sa che si tratta di te, non mi ha dato il tempo di informarlo.-
Maya abbassò la testa, sconsolata. Come fare a convincere l’uomo più potente d’Egitto?
-Non preoccuparti, me ne occuperò io e se le cose non dovessero andare come spero allora sarò costretto ad una scelta estrema.-
-Masumi, non fare sciocchezze.- gli disse con ansia.
-Te lo prometto che non ne farò.- la rassicurò.- Ora andiamo, mia madre ti aspetta.-
Stava avviandosi, ma la ragazza lo trattenne. Masumi si voltò verso di lei, spalancando gli occhi per quel che lesse nei suoi. Possibile che fosse…
Senza rendersene conto avvicinò il viso al suo e posò le labbra su quelle rosee della ragazza. A quel tocco la giovane le dischiuse, lasciando che lui la assaporasse. Il bacio divenne qualcosa di molto intenso e passionale. Maya passò le mani tra i suoi capelli, attirandolo sempre di più. Sentiva un fuoco accendersi in lei, sempre più forte. Non voleva solo i suoi baci, il suo corpo chiedeva qualcosa di più. Masumi era in preda alle stesse sensazioni. Ormai i loro gesti erano incontrollabili. Continuavano ad accarezzarsi con frenesia sempre più crescente. Le mani li liberarono dei loro abiti. Masumi poi la stese dolcemente su quel morbido prato. La fissò, con ardore. Maya ricambiò quello sguardo con uguale passione. Cominciarono nuovamente ad accarezzarsi, baciarsi. Le mani percorrevano i loro corpi, esplorando e insinuandosi nei loro posti più segreti. I gemiti e i sospiri si confondevano con i sussurri e i baci. Poi giunse il momento più atteso da entrambi. Lentamente Masumi si mise sopra di lei, allargandole dolcemente le gambe. Maya non sapeva come, ma si inarcò contro di lui. Quel gesto eccitò ancora di più l’uomo che, guardandola negli occhi, lentamente penetrò in lei. Maya, a quell’intrusione, sussultò leggermente, anche per quel piccolo dolore che iniziava a sentire.
-Rilassati, amore. Andrà tutto bene.-
Fece come le disse e subito cominciò a sentire una miriade di sensazioni sconosciute. Masumi la stava portando a vette sempre più alte. Nemmeno lui immaginava che la loro unione portasse a quello. L’illusione che avevano vissuto non era nemmeno paragonabile a quello che stava capitando in quel luogo. La loro unione era sempre più intensa e travolgente. Quando l’apice arrivò, li lasciò completamente stremati, ma appagati nel corpo e nell’anima.
Masumi si sollevò su un braccio, guardandola. Maya lo ricambiò, con un’amore sconfinato negli occhi.
-Ti amo.- gli disse.
-Ti amo.- le rispose.- Ti prometto che farò di tutto perché noi si possa atre insieme e per sempre.-

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


L’ancella la annunciò alla regina. Maya entrò, facendo un profondo inchino.
-Perdonate il ritardo, mia signora.- le disse ossequiosa.
-Non preoccupatevi, Maya.- le rispose con un sorriso.
La giovane si accomodò di fronte a lei, tenendo gli occhi bassi. Aveva il timore che Chigusa potesse leggervi dentro il tumulto di sensazioni che albergavano nel suo cuore. Quello accaduto con Masumi era la cosa più bella che le potesse capitare. I suoi sentimenti erano ricambiati con la stessa intensità e la loro unione aveva sancito quell’amore così forte. Ormai ne era certa: niente e nessuno sarebbe riuscito a dividerli. Ma era anche conscia dei problemi che c’erano per loro. Masumi era quasi fidanzato ufficialmente, suo padre si opponeva allo scioglimento, nonostante non ci fosse ancora niente di formale, senza contare quello che aveva udito da Ayumi. Se le cose stavano realmente come l’amica sospettava, dovevano fare molta attenzione. Ma non aveva parlato con lui. Non voleva rompere quello che si era creato e poi voleva esserne certa prima di muovere delle accusa, in fondo si trattava sempre di suo fratello.
-Vi ho invitata qui per sapere da voi una cosa.- la voce di Chigusa interruppe le sue riflessioni.
-Ditemi, mia regina.-
-Come ben sapete, tra due giorni si terrà la festa in onore del mio consorte e vorrei farvi una richiesta.-
Maya la guardava incuriosita, non capiva che poteva volere da lei.
-Ora mi spiego meglio. Ci sarà una danza molto particolare e ci terrei che foste voi ad eseguirla. Non è difficile, ma con essa si esprime tutto il potere che può emanare l’amore. Per molti anni io stessa compivo questo rito, in omaggio al mio sovrano, ma poi, vista la mia età, ho smesso. Ora mi permetto di approfittare della vostra presenza e di chiedere a voi di eseguirla.-
Maya era alquanto sbalordita. Era stata informata da Mizuky di questa usanza. Da quel che aveva appreso, la danza aveva lo scopo preciso di far capire i propri sentimenti all’amato. Non le sembrava il caso di farla lei.
-Mia regina, non per rifiutare la vostra richiesta, ma non credo di essere la persona più indicata.- le disse.
-Invece vi sbagliate. Voi siete la più adatta, in quanto gran sacerdotessa di Iside. Se non erro, la leggenda narra che la grande dea usasse praticare questo ballo per il suo sposo, Osiride. Per cui non andrete minimamente incontro alle ire di Iside, se la danzaste.-
Maya conosceva la leggenda, era stata Aya stessa a narrargliela. Ma non pensava che venisse usate anche per quelle circostanze. In verità, lei l’aveva ballata e più di una volta al tempio, quando si teneva la celebrazione del raccolto, per far rinascere l’amore tra Iside e Osiride.
-Mia regina, io non so se posso. In fondo questa è una danza d’amore.-
-E chi meglio di voi può incarnarlo? Vi prego, non capiterà mai più di vederla ballata dalla gran sacerdotessa. Consideratelo un regalo per il Faraone.-
Chigusa cercava di convincerla in tutti i modi. Dalla chiacchierata con Masumi, aveva compreso chiaramente chi fosse la donna che aveva rapito il suo cuore. E doveva farlo comprendere anche ad Eisuke. Nel pomeriggio aveva avuto un duro confronto con lui, in merito alle parole del figlio. L’uomo non accettava la sua decisione e, avendo già preso accordi con Onodera, tirarsi indietro significava mettere in dubbio la sua parole. Chigusa aveva rimproverato il marito, per essersi esposto in quella maniera, ancor prima che Masumi avesse fatto qualsiasi proposta ufficiale alla ragazza. Ma era stato un discorso molto avventato e lo sapeva: non si rimproverava niente al potente Faraone. Era stata cacciata in malo modo da lui e gli era stato ordinato di non farsi vedere fino alla festa. Così si era vista costretta ad agire per vie traverse.
Scrutò il viso di Maya, cercando di capire se era riuscita a farla cedere. La vide abbassare il volto e poi rialzarlo con decisione.
-Va bene, accetto. Anche se sono ancora convinta che non spetti a me quel ruolo.-
Chigusa tirò un sospiro di sollievo.
-Vi ringrazio. Non sapete quanto sia importante per me.- le disse con un’ampio sorriso.

Ayumi era decisa a parlare con Hamil. Non gli piaceva, anche solo l’idea, che lui fosse coinvolto in un complotto contro la famiglia reale. Bussò alla sua porta e, dopo aver ricevuto risposta, entrò.
-Ayumi!- le disse l’uomo illuminandosi in volto.
Con molta calma si avvicinò a lui, sedendosi sul bordo del letto. Tenne a freno l’impulso di gettarsi tra le sue braccia, anche se la tentazione era forte. Prima voleva delle spiegazioni. Hamil notò lo strano atteggiamento della ragazza e ne fu turbato.
-Cosa c’è?- le chiese.
Ayumi prese un profondo respiro.
-Devo chiederti una cosa molto importante e anche dall’esito della tua risposta dipenderà la nostra relazione.-
Lo sguardo dell’uomo divenne serio. Possibile che la giovane avesse scoperto qualcosa?
-L’altro giorno, quando sono venuta a trovarti, ho visto il principe Yuu entrare poco dopo Masumi. Dopo che lui è uscito, il mio sesto denso mi ha messo in allarme e mi sono avvicinata alla porta. Ho udito la vostra conversazione e non mi è piaciuta.-
Hamil distolse lo sguardo da lei.
-E dimmi, ha che conclusione sei arrivata?-
-Che siete in combutta per assassinare Masumi.- disse tutto d’un fiato.
L’uomo strinse i pugni. Come doveva comportarsi adesso? Che avrebbe pensato di lui, una volta messa al corrente di quello che voleva fare? Ma la sua decisione l’aveva già presa e non sarebbe tornato indietro. Anche se rischiava di perderla.
-Vuoi la verità? E va bene.-
Ayumi attese in silenzio.
-Hai ragione, io e Yuu complottavamo contro Masumi e Hijiri. Avevamo intenzione di eliminarli entrambi, così lui sarebbe diventato Faraone e io il capo dell’esercito.-
Puntò gli occhi sulla giovane, ma nulla traspariva dalla sua espressione. Continuò.
-Ma è accaduta una cosa imprevista.-
-Cosa.- domandò molto seria Ayumi.
-Tu.-
La risposta la colpì.
-Mi sono reso conto, dopo che ti ho conosciuto e che mi hai aperto il tuo cuore, che il mio comportamento era quello di un’essere abbietto. Non si gioca con la vita delle persone solo per raggiungere i propri scopi e non si priva della vita per interessi personale, o per invidie e gelosie. Sono cambiato grazie a te, ma comprendo se ora tu te ne andassi per non tornare mai più.-
Ayumi si allontanò da lui, dirigendosi verso il balcone. Il pensiero che l’uomo che amava avesse fatto dei pensieri così diabolici la faceva soffrire, ma il coraggio di confessarlo a lei e l’immenso amore che sentiva nella sua voce, attuirono quel dolore. Si voltò a guardarlo.
-E, giunto a questa conclusione, che intendi fare?-
-Volevo dire tutto a Masumi, ma l’arrivo di Yuu me lo ha impedito. Sarebbe troppo pericoloso smascherarlo senza un piano preciso. Anche alla luce delle mie ultime scoperte.-
-Quali sarebbero?-
-Sayaka.- rispose.
La fanciulla sgranò gli occhi. Che legame aveva la ragazza con quel complotto?
-Quando sono andato a fare la ricognizione all’accampamento per liberarla, ho visto Yuu. Parlava con il loro capo, l’ho riconosciuto. Non sai quanto sia spietato e temibile e mettersi contro di lui con un piano ben preciso, sarebbe deleterio. Senza contare che ha l’appoggio del principe. Avrebbe protezione in ogni luogo del regno.-
-Ma allora c’è la possibilità che abbia visto Sayaka!- esclamò preoccupata.
-Può essere, ma non lo so. In ogni modo dobbiamo impedire che lei lo incontri. Se così fosse sarebbe più in pericolo qui che all’accampamento di quei delinquenti.-
-A lei provvederò io, ma per quel che ti riguarda, che farai?-
-Appena mi sarò ripreso cercherò nuovamente Masumi e se la cosa si rivelasse troppo pericolosa, parlerò con Hijiri. Voglio mettere fine ai giochi di quel bambino viziato e ne affronterò le conseguenze. Voglio essere degno dell’amore che mi porti e desidero che anche tu lo sia.-
Ayumi tornò al suo fianco e gli prese una mano.
-Tu una volta mi dicesti che ero stata coraggiosa a confessarti i dolori della mia vita e adesso io dico la stessa cosa a te. Sai perfettamente che rischi molto in questa impresa, ma sei disposto a tutto e…è per questo lato di te che ti amo. Ho conosciuto la parte più nascosta del tuo animo ed è stata quella a conquistarmi. Ti aiuterò in ogni modo possibile, voglio restare al tuo fianco, condividere tutto con te.-
Hamil non riusciva a crederci. Non solo voleva aiutarlo, ma era disposta a rischiare tutto per lui. Sentì un’immenso calore salire nel suo petto, pronto ad esplodere solo per quella fanciulla. L’attirò violentemente a se, aveva un bisogno impellente di stringerla al suo petto. Ayumi si lasciò andare, ricambiando quella stretta. Si guardarono e lui le catturò le labbra in un dolcissimo bacio. Ma capirono che desideravano di più. Ayumi, facendo forza alle ultime sue riserve, si allontanò un poco dal quel corpo che la richiamava prepotentemente.
-Hamil, tu non sei ancora completamente guarito e sarebbe rischioso se…- lui le mise un dito sulle labbra, facendola tacere.
-Anche se fosse il mio ultimo giorno di vita, niente potrebbe impedirmi di stare con te.- le sussurrò.
Quelle parole ebbero il potere di riempire gli occhi della giovane di lacrime.
Si abbandonò nuovamente e lo lasciò fare. L’uomo la liberò dell’intreccio dell’abito, mettendo in mostra le sue forme armoniose che tanto gli erano mancate. Ayumi fece scorrere le sue mani sul torace ancora fasciato in parte di Hamil, sentendolo ansimare ad ogni movimento. La cosa la mandava in estasi. Il sapere che solo un suo tocco provocasse in lui tali reazioni. Hamil la fece scivolare sotto di se, contemplando e baciando ogni singolo centimetro di pelle, insinuandosi in ogni suo più piccolo segreto. Ayumi passò le mani tra i suoi capelli, spingendolo la dove era certa che avrebbe trovato ciò di cui aveva bisogno. E anche lei. Erano ormai al limite, i loro corpi gridavano forte il desiderio di quell’unione a lungo cercata. Avvenne, nel modo più passionale possibile. I loro cuori battevano all’unisono, accelerando ad ogni movimento, ad ogni spinta. L’apice li colse, scuotendoli fino nel profondo all’anima. Stremati e appagati rimasero abbracciati sul quel letto. Sapevano che le loro vite sarebbero state unite per l’eternità.

La donna che entrò nella camera in penombra era già attesa.
-Allora, cosa dovevi dirmi di così urgente.- le chiese Yuu, restando voltato di spalle.
-Temo che Masumi intenda rompere ogni rapporto. E questo sarebbe un problema per i nostri piani.-
Yuu sorrise e si girò.
-Non lo farà. Nostro padre ci conta molto.-
-Tua madre ha qualcosa in mente per convincerlo e sai che è capace di tutto.- gli disse.
Il giovane si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia.
-Non ci riuscirà, non temere.-
-Ma almeno sei a conoscenza della donna per la quale tuo fratello vuole fare una cosa del genere?- gli domandò con astio nella voce.
-Non ne ho la minima idea, ma non credo sia rilevante.-
-Io penso il contrario. Si tratta di Maya. E non voglio assolutamente che quella metta le mani su di lui.-
A quel nome gli occhi di Yuu si ridussero a due fessure. E così suo fratello puntava a lei! Ma non aveva ancora fatto i conti con lui. Quella donna doveva essere solo sua.
-Questo cambia le carte in tavola. Dobbiamo liberarci di lui al più presto e anche di mio padre.-
La donna lo scrutò con attenzione. Sapeva ormai della sua passione folle per la gran sacerdotessa, ma non le avrebbe permesso di scavalcarla.
-Ricorda la tua promessa. Fa con lei quello che desideri, ma voglio essere la regina d’Egitto. Non ti darò la possibilità di mettermi da parte.-
-Non intendo farlo, sei troppo importante per i miei piani.- la rassicurò lui.
Ma in fondo ai suoi pensieri pensava già come toglierla di mezzo. Voleva Maya e solo lei avrebbe avuto

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


Hijiri era arrivato. Dalle sue fonti, aveva saputo che Hamil, visto che le sue condizioni stavano migliorando, era stato trasferito nel suo alloggio. Da li la decisione di andare a parlargli, voleva assolutamente sapere se quello che Rei aveva detto corrispondeva a verità. Ma comunque doveva stare attento. Da un paio di giorni aveva addosso la strana sensazione di essere seguito, nonostante nessuno si fosse fatto vedere. Per quel motivo aveva aspettato il calare della notte. Un lungo mantello scuro lo copriva, aiutandolo a mimetizzarsi. Davanti alla porta di Hamil, diede un colpo secco e, senza aspettare risposta, entrò.
Hamil era disteso nel letto e rimase basito nel trovarsi di fronte il suo capitano, così all’improvviso.
-Hijiri.- sussurrò.
L’uomo avanzò verso di lui.
-Vedo che ti stai riprendendo in fretta.- gli disse, sedendosi su una sedia accanto al letto.
Hamil lo guardò incuriosito. Non era insolito che lui si recasse a far visita ai suoi soldati feriti, ma lo era il recarsi di notte e mascherato in quella maniera.
-Si, infatti. La ferita era meno grave del previsto e le erbe mediche che Ayumi mi ha applicato, hanno fatto subito effetto.-
-Mi domando che cosa ti sia saltato in mente però. Gli ordini che avevi ricevuto erano molto chiari: proteggere la fanciulla e condurla a palazzo. Invece, non solo hai messo in pericolo la tua vita, ma anche la sua. Non nego che la tua sia stata una buona azione, ma molto sconsiderata.-
Hijiri stava volutamente girando intorno all’argomento principale. Anche lui, come Masumi, aveva parlato con Sayaka e con Ayumi. L’uomo che gli era di fronte era stato veramente eccezionale, non tutti si sarebbero comportati in quel modo. Per quello non capiva le parole di Rei. Stonavano con le sue azioni.
Hamil vide un fondo si sorpresa nei suoi occhi. Effettivamente lui non era a conoscenza del legame che aveva con Ayumi, ne che fosse stato questo a farlo decidere di cambiare radicalmente vita. Non era riuscito ad informare Masumi, ma lui lo doveva assolutamente mettere al corrente.
-Hijiri, io ti devo parlare.- disse serio.
Il capitano, in quel momento, capì che le parole di Rei erano fondate. Rimase in silenzio, attendendo.
-In questi anni ho sempre servito il Faraone, donandogli la mia lealtà, oltre che la mia vita. Ma ultimamente ho commesso pensieri e azioni che andavano contro i principi con i quali sono cresciuto e tutto solo per invidia.-
Gli narrò tutto quello che aveva fatto. Dall’inganno fino a giungere al tradimento. Anche se quello non ci era ancora stato, il pensiero l’aveva sfiorato.
Disse della tela tessuta da Yuu intorno a suo fratello e degli accordi presi con Satomi per assassinarlo.
-Ora sai tutto. Prendi la tua decisione. Qualunque essa sia, la accetterò.- concluse con uno sguardo fiero.
Hijiri era pensieroso. Il primo suo impulso era stato di prenderlo a pugni, ma poi, mentre il suo racconto procedeva, iniziava a provare ammirazione per lui. Non solo si stava giocando la reputazione, ma la vita. Il suo senso dell’onore aveva preso il sopravvento e, ma non poteva giurarci, Ayumi doveva aver avuto un ruolo importante nella sua scelta.
Quando ebbe terminato le sue riflessioni, si decise a parlare.
-Sai perfettamente che potresti essere accusato di complotto e venire giustiziato, una volta emessa la condanna?- gli chiese con voce calma.
-Lo so bene, ma non ce la facevo più. Sono pronto ad affrontare tutto quello che verrà deciso.- rispose, con altrettanta tranquillità.
Hijiri gli sorrise, sorprendendolo.
-Non ti accadrà nulla, è una promessa. Ti meriti il mio rispetto per come ti sei esposto e, sicuramente, anche quello di Masumi. Ma tu dovrai fare attenzione da ora in poi. Ho un piano in mente.-
Hamil lo fissò confuso.
-Ero già a conoscenza di quello che dovevi dirmi, ma volevo sapere le tue intenzioni. Ho elaborato un piano, ma al momento dovrai ancora far in modo che Yuu si fidi ancora di te. Puoi farlo?-
L’uomo nel letto continuò a guardarlo. L’aveva giudicato male e solo per le sue invidie. Era una persona migliore di lui. Prese la sua decisione.
-Si Hijiri, ma prima promettimi una cosa. Proteggi Ayumi, non voglio che le accada qualcosa. È una ragazza meravigliosa, ma piuttosto impulsiva. Sa tutta questa storia e non credo che se ne stia con le mani in mano. Evitale ogni problema, in qualsiasi modo.-
Il suo capitano gli sorrise.
-A quanto pare tieni molto a lei. E immagino che il vostro rapporto vada oltre la semplice conoscenza.-
Hamil arrossì, facendo scoppiare l’ilarità dell’altro.
-Smettila di ridere.- gli disse fintamente offeso.
-Non preoccuparti, in fondo siamo sulla stessa barca. Quelle ragazze sono eccezionali.-
Rimase nuovamente sorpreso.
-Vuoi dire che….-
-Sono innamorato di Rei, come tu lo sei di Ayumi. Ci sono entrate dentro, senza nemmeno che ce ne accorgessimo.-
-E ci hanno conquistati.- terminò Hamil.
Entrambi si guardarono, consci di aver trovato l’uno nell’altro non solo un valido aiuto, ma un’amico sincero. Si strinsero la mano e Hijiri se ne andò, dicendogli che si sarebbe messo in contatto con lui al più presto. Nel frattempo il suo compito era quello di continuare ad ingannare il giovane principe.

-…e dopo il ballo dovrete porgere un fiore ai due principi.- terminò Mizuki.
Maya stava ascoltando la donna che le stava illustrando i compiti da svolgere per la festa del Faraone.
-Come un fiore?- domandò incuriosita.
-Si, mia signora. A lato della sala verrà posto un grande vaso e all’interno disposti diversi fiori. Omaggiare i principi di quei fiori significa venerare il Faraone stesso. Loro sono il frutto dell’amore tra lui e la regina e, di conseguenza, il loro simbolo d’amore.- le spigò la donna.
Maya comprese, ma non sarebbe stato facile mantenere una espressione neutra quando si sarebbe trovata di fronte a Masumi. La cosa la preoccupava, temeva che i suoi sentimenti potessero essere letti da tutti.
-Questa infatti è la parte più suggestiva.- una voce maschile riecheggiò nell’aria.
Maya di voltò, incontrando gli occhi del suo amore. Resistette a stendo di corrergli tra le braccia.
Si sforzò di apparire distaccata e gli fece un profondo inchino.
-Mio principe, è un piacere incontrarvi.- disse con una nota di dolcezza nella voce.
Masumi le sorrise impercettibilmente.
-Puoi andare Myzuki. Ora mi occuperò io della nostra ospite.-
-Come desirate.- rispose congedandosi.
Appena fu uscita, l’uomo si precipitò da lei, prendendola tra le braccia. Dapprima Maya rimase sorpresa, ma poi si abbandonò a lui.
-Non sai quanto mi sei mancata.- le sussurrò tra i capelli.
-Anche tu Masumi.-
Rimasero stetti in un’abbraccio senza fine. Poi, però, si separarono.
-Vieni, devo mostrarti una cosa.-
La prese per mano e la condusse sulla grande terrazza. Maya rimase a bocca aperta. Sotto di lei si stagliava una vegetazione rigogliosa e, sullo sfondo, le acque del Nilo. Era una vista meravigliosa.
-Non avevo idea che esistesse un luogo così magico.- disse piano, con emozione.
Masumi la condusse fino al bordo della terrazza.
-Vedi quella piccola spiaggetta sullo sfondo?-
Maya annuì.
-Sarà quello il punto in cui si svolgerà la cerimonia di benedizione del Nilo.- la informò.
-Non c’è luogo più adatto. La grande Iside sarà lieta di manifestarsi in un posto così in sintonia col suo animo.-
Masumi osservò il suo profilo, sotto i luminosi raggi del sole al tramonto. Era bellissima, i suoi occhi, a quella vista, si erano accesi di una luce particolare, che la rendeva ancora più affascinante. Non resistette. Nuovamente l’attirò a se.
-Masumi, ho paura ci possano vedere.- protestò, ma debolmente.
Anche lei desiderava stringersi a lui, sentire il suo corpo avvolta dal calore che lui emanava.
-Ascoltami, devo chiederti una cosa.-
Il suo tono serio la colpì.
-Quando la cerimonia sarà finita, indipendentemente da quello che deciderà mio padre in merito a Shiori, sarò io stesso a riaccompagnarti al tempio.-
A quelle parole Maya tremò. Il solo pensiero di separarsi da lui la faceva star male.
-Tesoro, quando arriveremo io vorrei….vorrei…- prese un profondo respiro prima di continuare.- Vuoi diventare mia moglie?-
La proposta la lasciò senza parole. Non riusciva nemmeno a respirare. Sposarlo, divenire la sua sposa, condividere la vita con lui. Senza pensarci troppo, gli gettò le braccia al collo, in lacrime.
-Si, si, si!- esclamò al colmo della felicità.

Ayumi e Rei erano giunte alla piccola casa dove alloggiavano Sayaka e i suoi genitori. Volevano sapere come stavano e, in particolar modo Ayumi, sincerarsi se Yuu avesse avuto qualche contatto con lei. Era quello che temeva.
Bussarono alla porta e fu il padre della ragazza ad aprire.
-Che piacere rivedervi!- esclamò alla vista della ragazza.- Accomodatevi.-
Le due giovani entrarono, accolte con calore.
-Permettetemi di presentarvi la mia cara amica e sacerdotessa Rei.-
I padroni di casa si inchinarono di fronte a Rei, che arrossendo, rispose con un sorriso.
-Ayumi mi ha raccontato della vostra disavventura. Sono lieta che si sia concluso tutto per il meglio.-
Conversarono per qualche minuto, fino a che Ayumi non chiese di Sayaka.
-Nostra figlia non si sente molto bene e sta riposando.- le risposero.
-Possiamo vederla? Forse potremmo avere un rimedio per il suo malessere.- gli chiese Rei.
Annuirono, conducendole alla stanza della ragazza, La donna entrò, rscendone dopo pochi attimi.
-Vi sta aspettando.-
Entrambe entrarono. L’atmosfera che avvertirono non piacque a nessuna delle due. La fanciulla era seduta sul letto nella penombra della stanza. Fu Ayumi ad avvicinarsi.
-Ciao Sayaka. Tua madre ci ha detto che non stai bene.-
-Non preoccupatevi, si tratta solo di un leggero mal di testa.- cercò di apparire naturale.
Rei sentì immediatamente che qualcosa non andava.
-Non chiedermi il perché, dato che non ci conosciamo, ma non ti credo.- le disse.
Sayaka sussultò lievemente. Possibile che avesse capito?
-Ha ragione Rei. Anch’io ho avvertito qualcosa.- confermò Ayumi.
A quel punto, la ragazza scoppiò in lacrime.
Facendosi forza, raccontò loro quello che era successo. Ayumi e Rei rimasero prima sbalordite, poi si infuriarono. Fu la prima a parlare.
-D’ora in poi non uscire più da sola, non recarti a palazzo se non sarai scortata. Nel frattempo cercheremo una soluzione.-
-Io parlerò con Hijiri. Ha già affrontato Hamil.-
A quelle parole, fu Ayumi a spaventarsi. Rei se ne accorse e le prese le mani.
-Non temere. Non accadrà nulla a lui, ma da adesso ci potrebbero essere dei problemi in generale. Si comporteranno in maniera alquanto discutibile, ma hanno le loro ragioni. E poi tu sai di che sto parlando.-
L’amica annuì, ma l’angoscia non l’abbandonava. Se gli fosse accaduto qualcosa….
No, doveva aver ancora più fiducia in lui, in loro.
Ma presto tutte loro avrebbero dovuto fare una scelta che avrebbe cambiato le loro sorti.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


Le tre ragazze erano parecchio in tensione. I sospetti di Ayumi si erano rivelati fondati e quello capitato a Sayaka complicava le cose. Solo che non potevano presentarsi dal Faraone e accusare suo figlio di complotto ai danni del fratello.
-Cosa facciamo?- chiese Rei, alquanto preoccupata.
Maya si lasciò andare su una sedia.
-Non lo so. I problemi sono molti e non è sicuro che ci crederebbero.-
-Ma abbiamo qualcuno dalla nostra.- intervenì Ayumi.
Le due amiche la guardarono. Rei capì immediatamente a chi si riferiva.
-Ascolta, non sappiamo ancora se Hijiri gli ha parlato.-
-Allora dobbiamo accertarcene. Da questo credo dipenda la vita di tutte noi.-

Il messaggio che ricevette lo stupì. Pensava si trattasse di Rei, invece era Maya a richiedere la sua presenza. Avrebbe dovuto recarsi sulle rive del fiume al tramonto, cosa un po difficile, visto che quella sera si sarebbe svolta la festa un onore del Faraone e lui doveva dare gli ordini per la sicurezza di tutti. Ma se lo chiamava, doveva essere importante.
All’ora stabilita si presentò.
La fanciulla lo attendeva, in compagnia delle due amiche. Trattenne l’impulso di prendere Rei tra le braccia e volse la sua attenzione a Maya.
-Mia signora, come avete chiesto sono qui, anche se non ne capisco il motivo.- le disse, inchinandosi a lei.
-Perdonatemi capitano Hijiri, ma è importante. Voi sapete già di che cosa stia accadendo e dobbiamo sapere quali sono le vostre intenzioni.- rispose Maya senza indugi.
Hijiri comprese subito a che si stesse riferendo.
-Al momento non posso agire, ma abbiamo un piano in mente.-
Ayumi fece un passo avanti.
-Voi…chi?- chiese con voce incerta.
-Non temete Ayumi. Io e Hamil sappiamo come muoverci.- le disse con un sorriso rassicurante.
Vide la ragazza tirare un leggero sospiro di sollievo e ne fu felice. Doveva amarlo molto, quanto l’amava lui. L’aveva cambiato, in quel poco tempo, riportandolo all’uomo che era prima che l’invidia prendesse il sopravvento.
-Masumi non è ancora stato informato, ma cercherò di farlo il prima possibile. Credo che al momento Yuu non faccia sciocchezze.-
-Invece ne ha appena fatta una.- intervenne Rei.
Hijiri si volse di scatto.
-Che intendi?-
Gli narrarono quello appreso da Sayaka. Rei vide gli occhi dell’amato riempirsi di ira e odio profondo.
-Pagherà anche questa.- disse piano, con disprezzo profondo.- Questo cambia le carte in tavola. Parlerò immediatamente con Masumi, è di vitale importanza. Voi non fate nulla, comportatevi come al solito, in particolar modo questa sera. Non deva assolutamente insospettirsi.-
Tutte annuirono, anche se Maya aveva in serbo una piccola sorpresina per il principino. Ma le amiche non ne erano a conoscenza, altrimenti era certa che l’avrebbero dissuasa.

Masumi era diretto nella sua stanza per prepararsi. Temeva quella serata, in particolare per l’annuncio che il padre voleva fare, nonostante gli avesse ampliamente detto che non avrebbe rispettato quell’accordo.
Si tolse gli abiti e immergendosi nella vasca ricolma d’acqua si rilassò, facendo vagare la sua mente nei ricordi che aveva di Maya. Il suo viso, i suoi baci, il suo corpo. Lo sentiva ancora tra le sue braccia. Chiuse gli occhi, assaporando quelle sensazioni.
Di colpo sentì un tocco delicato sulle sue spalle. Aprì di scatto gli occhi, trovando il viso di Shiori a pochi centimetri dal proprio.
-Cosa fai qui?- le chiese sorpreso.
La donna sorrise per lo stupore che lesse nell’uomo.
-Ma tesoro, non agitarti. Ti fa male.- gli disse dolcemente.
-Shiori esci. Non dovresti stare nella mia camera.- cercava di sembrare naturale.
-Non temere, nessuno mi ha vista entrare e poi volevo stare un po sola con te. Da quando sei tornato, non abbiamo più avuto un attimo di intimità.- continuò con voce mielosa.
-Ascolta, dobbiamo parlare.- le disse serio.
Era giunto il momento. Non poteva continuare ad illuderla, doveva sapere che non l’avrebbe mai sposata.
Shiori rimase colpita dal suo tono e qualcosa le disse che doveva stare all’erta.
Masumi prese un telo prima di uscire dalla vasca. Lo annodò intorno ai fianchi e si diresse alla terrazza. Il sole del tramonto baciava con i suoi raggi quel corpo statuario, le gocce d’acqua scivolavano sul suo petto, morendo sul telo in vita. Shiori era abbagliata da quella visione, ma cercò di non farsi distrarre.
-So che mio padre ha parlato con il tuo e stasera sarà presente anche lui.- iniziò Masumi.
-Ne sono a conoscenza. Non posso che essere più felice, visto quello che significa.- rispose la donna.
-Si, quello che significa.- ripeté piano.
Prese un sospiro e si voltò verso di lei.
-Io credo che rimarrai delusa e di questo mi spiace.-
Shiori scattò in piedi, comprendendo a cosa si riferisse.
-Non provarci nemmeno. I nostri genitori hanno preso un’impegno che entrambi intendono rispettare. E io voglio diventare tua moglie. Ti amo, ne sei consapevole e anche tu mi ami.- esplose con convinzione.
-Non voglio ferirti, ma non posso continuare a fingere. Io credevo di amarti, ma ho compreso che il mio era affetto, niente di più. Non dovrei dirtelo così, ma io non ti amo e sposandoci commetterei l’errore più grande della mia vita. Mi renderei infelice e, cosa ancor peggiore, condannerei te alla stessa mia sorte.-
-Così pensi di liquidarmi in questo modo? Non te lo permetto Masumi!- esclamò.- Questa sera annunceremo il nostro fidanzamento, altrimenti mio padre scatenerà una guerra di enorme portata. Sai benissimo che, anche se i nostri uomini sono inferiori numericamente, possono schiacciare il vostro esercito. Come vedi hai le mani legate.- concluse con un sorriso beffardo.
Masumi sbiancò leggermente. Non credeva che quella donna. Che credeva dolce e sensibile, potesse trasformarsi così.
-Ora ti lascio, mio caro. Aspetterò con ansia la festa.-
Shiori si congedò, lasciandolo senza parole.

L’ora era arrivata. Maya si era preparata con cura, aiutata da Rei ed Ayumi. Lo spettacolo che si presentò alle sue amiche era splendido. Indossava un abito appositamente fornito dalla regina. Una larga fascia bianca le passava dietro il collo, andandosi ad intrecciare sul seno, lasciando scoperta parte della schiena e dell’addome. Una lunga gonna partiva dai fianchi, scendendo liscia fino a terra. I capelli era stati lisciati accuratamente, solo una piccola stringa dorata, legata sulla fronte, dava un piccolo tocco di colore. Era pronta per sostenere quella prova.
Si diressero verso il grande salone, con passo deciso. Ayumi e Rei, comunque, non erano molto tranquille. Avevano letto nello sguardo di Maya qualcosa che le impensieriva. Speravano solo di sbagliarsi.

Yuu era già presente nella sala e guardava con attenzione l’invitato d’eccezione. E così era giunto il momento che il suo caro fratello avrebbe chiesto in sposa Shiori. Ma viste le ultime notizie, sapeva che non sarebbe mai avvenuto. Meglio così. Se Masumi si inimicava un uomo potente come Onodera, non poteva che andargli bene e, sapendo la relazione che aveva intrapreso con la gran sacerdotessa, la sua fine era vicina. Era stato lui ad infangare una delle donne più pure al mondo e non poteva, quest’azione, passare impunita. Ci avrebbe pensato lui ad informare tutti del terribile crimine del fratello.
-Perché sorridi?- chiese una voce alle sue spalle.
-Perché la fine di Masumi è vicina, molto vicina.- rispose sorridendo.
-Io invece credo che ti sbagli. Tua madre appoggia la sua scelta e l’idea di far danzare Maya potrebbe essere la scelta giusta.- rispose lei.
-Non dire sciocchezze. Si sa che le sacerdotesse di Iside devono rimanere caste e Masumi se l’è portata a letto.-
-Appunto a questo mi riferivo. C’è una cosa di cui non sei stato messo al corrente e l’ho scoperto spulciando i vecchi archivi.-
-Che vuoi dire?- chiese voltandosi di scatto.
-Le sacerdotesse non hanno obbligo di castità. La legge è stata introdotta, con l’aiuto di tuo nonno, da Aya stessa, per proteggerle. Ma non ne conosco il motivo.-
-Vuoi dire che loro….-
-Si, mio principe. Comunque le cose tra noi non cambiano. Fa di Maya quello che vuoi, fa di Masumi quello che vuoi, ma io voglio governare sull’Egitto. Ricordalo molto bene Yuu.- gli disse con decisione.
-Non temere, avrai ciò che ti meriti. In fondo è anche grazie a te che posso cercare di eliminare Masumi. Sarai la mia regina, Mizuky.-

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


Nella sala gremita c’era un brusio continuo. La notizia che sarebbe stata la gran sacerdotessa di Iside a danzare al posto della regina, aveva stupito tutti, ma aveva creato anche grande curiosità. Senza contare che un altro motivo aveva attirato l’attenzione di molti. La presenza del grande capo Onodera e di sua figlia era stata notata e questo poteva solo essere un segno che presto si sarebbe imparentato con il Faraone. I dubbi su colui che avrebbe sposato Shiori non erano molti, l’unico potenziale sposo non poteva che essere il principe Masumi. Yuu, con passo sicuro, si avvicinò all’uomo.

-Vi do il mio benvenuto, Onodera.- lo salutò con un cenno del capo.

-Mio principe.- rispose inchinandosi l’uomo.

-Spero abbiate fatto buon viaggio.- continuò Yuu.

-Si, tutto è andato bene.- alzò il calice e ne bevve il contenuto.

Yuu lo guardò con la coda dell’occhio. Appariva molto sicuro di se, ma in fondo ne aveva motivo. Solo che ancora non conosceva fino in fondo come si sarebbero svolte le cose.

-Perdonatemi, ma vorrei mostrarvi la nuova composizione fatta arrivare apposta per la festa da Babilonia. Ci terrei molto.- gli disse, facendogli intuire il reale argomento di cui voleva parlargli.

-Molto volentieri.- rispose.

Si allontanarono in direzione del giardino, arrivando al centro. Li, effettivamente, spiccava una elaborata creazione floreale.

-Veramente magnifica! Un omaggio che vostro padre gradirà molto.-

-Ne sarà entusiasto. Ma adesso veniamo al nostro piccolo affare.-

Onodera si voltò verso quel giovane uomo. Si, il loro affare. Se avesse giocato bene le sue carte, il tornaconto sarebbe stato altissimo.

-Ditemi che volete sapere.-

-Yuu si avvicinò ai fiori, prendendone uno in mano.

-Come stanno?-

-Non troppo bene, ma sono vive. La loro salute dipende dal fatto che si ostinano a non voler il cibo. Si limitano a bere solo dell’acqua, ma non credo che resisteranno a lungo.- lo informò.

Yuu gli lanciò uno sguardo gelido, che fece tremare l’uomo.

-Vi avverto che se dovessero morire, ne pagherete le conseguenze. Sapete che non sono affatto calmo e gentile come mio fratello. Quelle due donne mi servono e sono molto più importanti di voi. Ricordatelo.- disse allontanandosi e lasciandolo con una forte paura dentro di se.

 

Il grande portone centrale della sala venne spalancato. Tutti i presenti crearono due ali ai lati del tappeto dorato, inchinandosi profondamente.

Il Faraone, accompagnato dalla sua regina, stavano entrando.

Avanzarono con passo solenne verso il trono. Eisuke, appena varcata la soglia, trattenne a fatica il suo entusiasmo. Tutto era stato preparato in maniera eccellente, gli addobbi sistemati a regola d’arte. Mizuky, per l’ennesima volta, l’aveva stupito.

Arrivarono al grande trono dorato. Lasciò andare la mano di Chigusa, invitandola ad accomodarsi alla sua destra. Poi anch’egli si sedette, non prima di aver dato il suo benestare che entrambi i figli prendessero il loro posto alle sue spalle.

I due fratelli si fermarono di fronte al padre, chinarono il capo e salirono dietro al grande trono. Masumi continuava, non visto, ad osservare Yuu. Poco prima, infatti, Hijiri lo aveva fermato, raccontandogli tutto quello che il giovane aveva in mente. In un primo momento era rimasto basito, non credeva che il fratello potesse arrivare a tanto. Poi, ripensandoci, non doveva stupirsi tanto. La rabbia si era impadronita di lui, ma ora, conoscendo i piani del ragazzo e avendo dalla sua parte anche un uomo fidato come Hamil, poteva cercare di volgere la faccenda a suo favore. Anche se sarebbe stato molto complicato. Il suo principale pensiero corse a Maya. La giovane conosceva sia le malefatte che i piani di Yuu e, sapendo lui il desiderio che aveva il fratello per la sacerdotessa, doveva essere molto cauto. Inanzitutto per proteggerla. Hiiri si era fatto promettere che non avrebbe fatto sciocchezze senza un piano preciso, ma non era semplice. Averlo così vicino e fingere con lui era molto dura. Ma non aveva scelta.

Fortunatamente la loro attenzione fu catturata da Mizuky. La donna si era posizionata al centro della sala, invitando i presenti a spostarsi, lasciando un ampio spazio davanti al Faraone.

-Il momento tanto atteso è giunto. Ora potremmo assistere nuovamente alla nascita dell’amore tra la grande Iside e il suo sposo Osiride.- disse solenne.

Lentamente si congedò, lasciando spazio allo spettacolo.

Il grande portone nuovamente si aprì, rivelando le tre donne che si accingevano ad entrare.

La sala ammutolì di colpo. L’avanzare della gran sacerdotessa, etereo ed elegante, li aveva ammaliati. Nessuno riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Rei ed Ayumi le tolsero il mantello che indossava, provocando lo stupore generale. Mai nessuna donna si era presentata in quelle vesti di fronte al Faraone, solo la sua sposa. Masumi era completamente rapito da lei, così come Yuu, ma per motivi differenti. Il primo sentiva l’amore che provava per quella fanciulla crescere ogni attimo di più, mentre il secondo aveva solo una brama di possesso.

Maya teneva il capo chino, in attesa che la musica cominciasse. L’attesa fu breve. Appena le note iniziarono a librarsi nell’aria, la giovane cominciò a muoversi. Le braccia, le gambe, il corpo, ogni parte di lei era in completa sintonia con la musica e faceva realmente sentire a chi la guardava, l’amore profondo e assoluto della dea. Almeno fino a che il ritmo non cambiò. Li la danza iniziò a divenire più provocante, eccitante. Yuu era al limite. Il desiderio che aveva di lei stava per esplodere violento. Eisuke, nonostante fosse in balia di Maya, lo percepì e con un semplice sguardo gli intimò di restare al suo posto. Riluttante, ma consapevole di non poter disobbedire al padre, ubbidì. Masumi, al contrario, rimaneva fermo e immobile. Si limitava a stringere con la mano una delle decorazioni del trono reale. Lei gli apparteneva, come lui del resto e era certo che in quel momento tutto ciò che provava, sentiva e trasmetteva era solo e unicamente per lui. Ogni qual volta che i loro occhi si incrociavano, entrambi potevano leggere il loro amore intenso e assoluto.

La musica cessò, lasciando Maya inginocchiata e ansante davanti al Faraone. Egli, ancora in preda alle emozioni che solo Chigusa era riuscita a scatenare in lui, si alzò a porse la mano alla giovane. Maya sollevò il viso e posò la sua su quella dell’uomo.

-Sono stato molto onorato che voi, questa sera, mi abbiate omaggiato in questo modo. Non avreste potuto farmi regalo più bello.- disse piano.

-L’onore è stato mio, mio signore.- rispose con un dolce sorriso.

-Ringrazio, davanti a tutti voi miei sudditi, la gran sacerdotessa Maya, per ciò che ha fatto. Ora, per completare il rito, che venga fatto entrare il grande otre. Che i regali fiori, giunti dagli splendidi giardini di Babilonia, possano omaggiare degnamente i miei figli, frutto dell’amore mio e della mia dolce sposa.- disse a voce alta e squillante.

Tornò a sedersi, lasciando quell’incarico prezioso a Maya.

I fiori furono portati di fronte alla ragazza, che li scrutò attentamente. Un lieve sorriso increspò le sue labbra. Nessuno se ne accorse, tranne Ayumi.

-Rei preparati. Credo che Maya stia per compiere la sciocchezza che temevamo.-

L’amica si volse di scatto.

-Come, adesso? Cosa te lo fa credere.-

-Guarda l’otre. Noti niente di strano?-

Rei puntò lo sguardo sui fiori e, di colpo, sbiancò. Non era possibile, non poteva fare qualcosa di così esplicito.

-Dobbiamo fermarla e subito!- esclamò piano.

-E come? Non vedi che siamo ad un punto delicato. Un nostro intervento potrebbe far sorgere dei sospetti in tutti. Speriamo solo che non ne conoscano il significato.-

Le due ragazze continuarono a fissare l’evolversi della situazione, con molta ansia.

Maya si accinse a scegliere i fiori per i principi. Vagò con la mano su di essi, fino a giungere a quelli designati. Chigusa ebbe un sussulto. Sapeva che significavano, ma non capiva il perché di quella scelta. Maya salì i pochi gradini che la separavano da Masumi e gli porse quel fiore particolare, da poco conosciuto in Egitto.

-Questa rosa dal colore particolare, la dono a voi mio principe. Forse in pochi lo sanno, ma il viola è conosciuto come colore dello spirito, rappresenta l’unione tra il cielo e la terra, tra calma e passione, tra saggezza e amore. È il colore della trasmutazione, della metamorfosi e della conversione. Esprime un energia pura: è una forza legata alla vitalità del rosso e all’intimo accoglimento del blu. È un’insieme di attesa e di precognizione e come messaggio porta il desiderio di elevazione alla coscienza umana, fino al raggiungimento del bianco, la pura luce.-

Le parole di Maya ebbero il potere di affascinare i presenti. Così intense e piene di sentimento. In quel preciso istante Shiori ebbe la consapevolezza che Masumi non sarebbe mai stato suo. Non c’erano dubbi, ormai, che il motivo che aveva spinto Masumi a non volerla più sposare era davanti ai suoi occhi e dalle parole appassionate rivolte a lui dalla ragazza, lo ricambiava. Chi era lei per poter impedire quell’amore assoluto e sincero? Aveva sbagliato a minacciarlo e adesso lo comprendeva. No, lo avrebbe lasciato libero. Doveva parlare a suo padre, prima che fosse tardi.

Nel frattempo Maya andò verso Yuu con l’altro fiore. Glielo porse e anche questa volta Chigusa tremò, ma per un motivo ben diverso.

-Anche per voi c’è una rosa, ma di un altro colore. Il giallo simboleggia il sole, l’intelletto, intuito, fede e bontà. Ma pur essendo un colore molto positivo, può avere dei risvolti nascosti. Se non si fa attenzione può nascondere gelosie, invidie e tradimenti celati nel cuore. Non sempre la persona ne è cosciente, ma quando questo sentimento si manifesta, le proprietà stesse del colore possono aiutare. Infatti in se il giallo contiene anche sacralità e divinità. Sta al proprio cuore cercare di far affiorare queste doti nell’animo.-

Yuu rimase basito dalla spiegazione della ragazza, ma ancor di più dallo sguardo gelido che aveva mentre parlava. Doveva essergli sfuggito qualcosa di molto importante. Forse…

Puntò gli occhi su Ayumi. Lei era l’unica che potesse aver capito che cosa lo legasse ad Hamil e Sayaka aveva completato l’opera. Doveva sbarazzarsi di lei, ma Maya l’avrebbe pagata per quell’insulto. Si, perché quella era stata una mancanza gravissima nei suoi confronti.

Chigusa, invece era molto preoccupata. Conosceva realmente il significato di quei fiori. Maya lo aveva mascherato molto bene, ma adesso temeva per la sua vita. Era stata imprudente.

-Eisuke, dobbiamo parlare. Si tratta di una questione molto importante.- disse seria.

Il marito si volse, leggendo timore nei suoi occhi. Mai aveva visto in lei tale espressione.

-Va bene Chigusa. Appena la festa sarà terminata parleremo.-

Approffitando della fine della cerimonia e del trambusto che ne seguì, Mizuky avvicinò Yuu.

-Sai cosa significa, vero?-

-Certo che lo so, non sono mica stupido. Me la pagherà. Tu pensa solo a tenermi lontano Masumi.- lo disse con voce carca di rabbia.

Masumi. Nel frattempo, aveva raggiunto Maya e l’aveva condotta in un punto molto appartato.

-Quello che hai fatto è stato molto pericoloso.- la rimproverò.

-Lo so, ma non potevo restare a guardare. –

Masumi l’abbracciò con impeto.

-Non fare più sciocchezze del genere, promettimelo.-

-Non posso Masumi. Ormai avresti dovuto capire come sono.-

Le accarezzò la testa, con dolcezza.

-Lo so, ed è per questo che ti amo.- stava per baciarla, quando un rumore li vece voltare.

-Shiori!- esclamò il principe.

-Perdonatemi.- disse loro, avanzando con capo chino.

-Cosa vuoi.- Masumi era sulla difensiva.

-Nulla, solo dirti che non intendo più sposarti. Ho capito che non saresti mai stato felice con me e che solo lei può farlo. Perdona anche le cattiverie che ti ho detto. Riparerò.-

Le sue parole lasciarono basiti sia Maya e Masumi. In particolare l’uomo.

-Shiori, ti ringrazie per quello che hai detto.-

-Non farlo Masumi. Ora vi lascio.- si allontanò velocemente, nascondendo le lacrime che solcavano il suo viso.

Yuu assistette a tutta la scena. Bene, ora anche questa cosa sarebbe girata a suo favore. Suo fratello aveva i giorni contati e anche la graziosa fanciulla al suo fianco.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


Capitolo   23

 

 

-No Shiori, non te lo permetto!- esclamò Onodera.

-Ma padre, cercate di capire. Io voglio essere felice e Masumi non potrà mai darmi quello che desidero.-

-Non mi importa! Tu sarai regina d’Egitto. Non voglio rinunciare a questa opportunità. Sposerai Masumi che tu lo desideri o meno. E questo è un ordine.- concluse, lasciandola sola.

Shiori si inginocchiò a terra, tra le lacrime. Era andata da suo padre con la ferma decisione di annullare il fidanzamento con il principe. Sapeva della delusione che gli avrebbe arrecato, solo non credeva che il genitore le si opponesse. Non gli interessava di vederla felice, voleva solo raggiungere i suoi scopi ed avere potere. Ma doveva assolutamente fargli cambiare idea. Si asciugò le lacrime. Avrebbe tentato un'altra strada, parlare direttamente con il Faraone. Si non c’era soluzione.

 

Eisuke e Chigusa si erano ritirati nei loro alloggi. Appena entrati, il Faraone tolse il pesante copricapo che indossava e si andò a sedere su una elegante poltrona.

-Di che cosa volevi parlarmi Chigusa? Sembravi molto strana questa sera e immagino che abbia a che fare con la sacerdotessa. Ho notato che il cambio del tuo atteggiamento si è verificato dopo la consegna dei fiori.- le disse direttamente.

La regina andò al suo fianco.

-Si, infatti. Tu hai compreso il perché Maya abbia scelto proprio quelli?- gli domandò.

Eisuke si grattò il capo. Dove voleva arrivare sua moglie.

-Be la ragazza è stata molto chiara nella sua spiegazione, se non sbaglio.- rispose.

-Non ha detto tutto Eisuke.-

Quelle parole attirarono completamente la sua attenzione.

-Spiegati meglio.-

Chigusa sospirò. Non aveva la minima idea di come il marito avrebbe reagito.

-Per prima cosa ho saputo che è stata lei a volere espressamente quei due fiori. Con la rosa viola è stata molto chiara, solo che ha evitato di dire che cosa significhi sotto l’aspetto sentimentale. Lei ama Masumi. Per questo la sua scelta.-

Il Faraone spalancò gli occhi. Non era possibile!

-Non vorrai dirmi che è lei la donna per la quale Masumi intende rompere il fidanzamento con Shiori!- esclamò.

La regina annuì, lasciandolo completamente sconcertato. E adesso? Che poteva fare. Però ricodò le parole di suo padre prima della sua morte. Andò verso le sue pergamene. Ne spostò alcune, rivelando un piccolo sportellino. Premette leggermente e si aprì. Ne estrasse un documento ingiallito. Con cautela lo aprì e rilesse quelle righe. No non poteva opporsi, in virtù di quella legge scritta anni addietro con l’aiuto di Aya.

-Se quello che dici corrisponde al vero, non vedo motivo per andare contro le decisioni di nostro figlio.-

Chigusa scattò in piedi.

-Ma lo sai anche tu che…- Eisuke la fermò.

-Tu hai conosciuto Aya e avete subito stretto amicizia. Molto spesso ti recavi al tempio per parlare con lei e confidarti e poi ti sei offerta di aiutarla quando ha avuto bisogno. Se in quell’occasione non ci fossi stata tu, non so se sarebbe riuscita a reagire a quella situazione. Solo che non sai una cosa. In virtù dei fatti accaduti, lei e mio padre hanno stipulato una legge, che conosci. Solo non sai che poteva essere aggirata.- le porse la pergamena affinché la leggesse.

Chigusa percorse quelle righe che le fecero vedere le cose in maniera diversa.

-Allora nostro figlio….-

-Non mi opporrò a questo legame. Masumi si merita una donna come lei.- concluse serenamente.

Il volto di Chigusa si distese in un sorriso. Non dubitava che suo marito comprendesse quel legame. Ma poi tornò seria.

-Comunque c’è un’altra cosa che mi preoccupa. Yuu.- disse.

Eisuke la guardò con sguardo interrogativo.

-La rosa gialla. Maya ha detto delle cose ben precise, ma in particolare riferite al solo colore. Ma non al significato che lo unisce al fiore.- gli spiegò.

-Parla chiaro.- le intimò il marito.

-La rosa gialla, in particolare della sfumatura data a Yuu, è sinonimo di gelosia, invidia. Temo che tuo figlio stia tramando qualcosa. E proprio ai danni di Masumi.- concluse.

 

-Tu sei completamente uscita di senno! Ti rendi conto di quello che hai combinato!- Ayumi era furente.

-Lo so benissimo invece. Solo che non potevo restare impassibile nel veder quell’individuo. Non dopo quello che mi avete detto!- rispose a tono Maya.

Le due ragazze si fissavano con ira nello sguardo. Nessuna delle due voleva cedere sull’altra. Maya era ben consapevole del pericolo al quale si era esposta e comprendeva la rabbia dell’amica. Solo che non era riuscita a controllarsi. Ayumi, dal canto suo, non pensava che la sua sacerdotessa potesse compiere gesti così avventati. Almeno non in modo plateale.

-Ora finitela entrambe. Il danno è fatto, ma possiamo ancora rimediare.- si intromise Masumi.

Si erano ritrovato tutti nella piccola abitazione di Hamil. L’uomo, nonostante stesse guarendo in fretta, non poteva ancora muoversi liberamente, per cui era stato deciso che riposasse. Di conseguenza prima della festa Hijiri lo aveva informato che al termine lui, accompagnato dalle tre ragazze e da Masumi, si sarebbero recati da lui per tenerlo informato.

-Yuu non è uno stupido e avrà capito perfettamente. Solo che sicuramente ignorerà che anche voi altri ne siate a conoscenza.- si intromise Hamil.

-Però, adesso, non si fiderà più di te. Immaginerà che Maya lo avrà saputo da Ayumi e lei da te.- constatò Hijiri.

Maya ascoltava in silenzio. Avevano ragione. La sua impulsività era stata deleteria per tutti. Masumi la osservava e ne capì il tormento.

-Maya adesso non angosciarti. Il nostro primo pensiero deve andare a voi e a Sayaka. Hijiri trova degli uomini fidati e mettili a scorta della ragazza e dei suoi genitori. Hamil da quel che vedo stai guarendo e quindi tu mi sarai molto utile. Dovrai tenere costantemente d’occhio Ayumi, Maya e Rei.- ordinò.

Entrambi gli uomini annuirono.

-E tu che farai Masumi?- gli chiese ijiri.

-Andrò da mio padre e cercherò di farmi ascoltare. Il tradimento è la cosa più grave che si possa commettere, poco importa che sia il figlio del Faraone a farlo.-

 

Yuu era di fronte a quella porta. Bussò, attendendo risposta.

-Buona sera padre. Volevate vedermi?- disse entrando.

-Si Yuu. Accomodati.-

Eisuke aveva fatto chiamare il figlio, dopo le rivelazioni di Chigusa e volva vederci chiaro.

-Lo sai che io sono sempre stato molto diretto, per cui devo farti una domanda.-

-Ti ascolto padre.- Yuu appariva tranquillo, ma dentro di se era molto nervoso.

Quel colloquio improvviso lo turbava. Forse aveva compreso il significato dei fiori, oppure era stato informato.

-Questa sera ho notato molte cose e non mi sono piaciute. Non ho dubbi sull’integrità della gran sacerdotessa, ma non posso dire lo stesso di te. Quel dono aveva un significato preciso ed ella deve conoscerne il motivo. Cosa mi nascondi?- gli chiese.

-Ma padre, adesso credete a uno stupido fiore? Non vorrei che Maya l’avesse fatto per confondervi.- si mise a ridere, ma dentro di se celava una profonda rabbia.

Quella ragazza stava per mandare all’aria tutti i suoi piani.

-Non è così Yuu. Ora parla.- gli ordinò con tono serio.

Il ragazzo si alzò e gli diede le spalle. Cosa fare adesso e come uscirne! Aveva capito che il padre teneva in molta considerazione la fanciulla del tempio e non avrebbe creduto che a lei. Se le cose stavano così, doveva agire e prima del tempo. Sogghignò maligno e si avvicinò ai bicchieri disposti sul vassoio.

-Vuoi del vino?- domandò con calma.- Poi parleremo.-

-D’accodo Yuu.- Eisuke si sedette e prese la coppa che il figlio gli porgeva.

Bevve un lungo sorso, sotto i suoi occhi.

-Bene, ora posso rivelarti la verità. Voglio essere io a governare l’ Egitto e per farlo devo eliminare il mio caro fratello. Avevo messo a punto un piano ben preciso: durante il ritorno dal tempio, quando saremmo stati in prossimità del palazzo, un gruppo di banditi avrebbe dovuto attaccarci e uccidere Masumi. Solo che quell’incapace che avevo ingaggiato, ha agito di testa sua anticipando l’attacco. Tutto è andato a monte, ma potevo in ogni modo far ancora qualcosa. Masumi avrebbe sicuramente scoratato Maya nuovamente al tempio e li lo avrei ucciso con le mie mani. Poteva riuscire, convinto di contare sull’aiuto di Hamil. Solo che quello sciocco si è innamorato di Ayumi e le ha rivelato i miei intenti. Da qui il passaparola con le altre e di conseguenza ad Hijiri e Masumi. Poi la grande trovata di Maya questa sera. Devo ammettere di averli sottovalutati, ma so come rimediare. Onodera farà al caso mio. Sta già espletando un importante incarico per me. Incarico che potrà annientare quella ragazza una volta per tutte.- spiegò tranquillo.

-Tu sei completamente uscito di senno!- esclamò Eisuke.

-Ti sbagli padre. Sono io l’unico che ha diritto di governare in Egitto. Solo il legittimo erede del Faraone. Masumi è solo un bastardo.- terminò con una risata.

Eisuke lo guardava incredulo. Come poteva dire quelle cose, come poteva averlo considerato suo figlio. All’improvviso sentì una forte fitta allo stomaco che lo fece piegare in due. Si accasciò sul pavimento, incapace di muoversi. Yuu si inginocchiò con tutta calma davanti a lui. Piegò il viso sul corpo agonizzante del padre.

-I fatti di stasera hanno cambiato i miei piani e per far quello che voglio tu devi sparire. Ti auguro un buon viaggio per il regno dei morti.- gli sussurrò.

Il Faraone non riusciva quasi più a muoversi, sapeva di essere stato avvelenato. A fatica alzò lo sguardo sul giovane.

-Io…io…starò…per morire…ma tu…non sarai…mai…il…far..ao…ne.- disse a fatica, ansante.

Yuu riamase un attimo stupito, ma si riprese subito.

-Le tue sono solo fantasie.-

-No…non…lo …sono.-

Yuu lo prese per la tunica.

-Parla, che vuoi dire.- i suoi occhi fiammeggiavano.

-Tu sei cresciuto…qui…da me e….da…Chigusa. Ma…non sei…e non sarai…mai mio….figlio.- concluse, chiudendo per sempre gli occhi, lasciando Yuu senza fiato.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


Capitolo   24

 

Masumi aveva preso la decisione definitiva di parlare con suo padre. Non poteva più nascondergli la verità, doveva parlargli. Percorreva i pochi metri che lo separavano dalla stanza del Faraone, quando quasi si scontrò con Shiori.

-Masumi!- esclamò, colta di sorpresa.

-Cosa stai facendo qui?- le domandò, abbastanza stupito.

Shiori abbassò il capo.

-Stavo andando a parlare con il Faraone. Mio padre si è opposto alla mia decisione di annullare il nostro fidanzamento. Solo lui può convincerlo.-

Masumi sospirò, ma fu immensamente felice di questa decisione. Non si era sbagliato a giudicare Shiori una donna di buon cuore. Nonostante fosse rimasta ferita dal suo atteggiamento, si stava dimostrando una persona meravigliosa.

-Ti ringrazio, dal profondo del mio cuore. Meriti l’affetto e la stima che avrai per il resto della mia vita.- l’uomo era sinceramente commosso.

Stava per aggiungere altro, quando un grido giunse alle loro orecchie. Corsero immediatamente nella direzione da cui proveniva, scoprendo che arrivava dalla camera di Eisuke. Masumi spalancò la porta e ciò che vide gli raggelò il sangue nelle vene. Sua madre era a terra, china sul corpo del padre, che sembrava privo di vita. Si avvicinò, con le gambe che faticavano a tenerlo in piedi.

-Madre…che…che…- non terminò.

Chigusa sollevò il suo sguardo. Gli occhi colmi di lacrime e dolore incontrarono quelli increduli del figlio.

-Masumi…Masumi!- disse scoppiando in un pianto disperato e gettando le braccia intorno al collo del figlio, stringendolo.

Rimasero li, a terra, abbracciati, immersi nel loro dolore sotto gli occhi atterriti di Shiori.

 

Il funerale del Faraone fu grandioso, come conveniva al suo rango. Il sarcofago in oro fu posto sopra un carro, arricchito da molti fiori e ornamenti. Due cavalli neri, i preferiti del sovrano, lo trainavano, conducendolo nel luogo a lui destinato. Hijiri e Hamil aprivano il corte. Poco dietro, seguivano a piedi, la regina insieme ai suoi figli, di seguito venivano Maya con Rei e Ayumi, in compagnia di Shiori e Onodera. Il resto degli appartenenti alla famiglia reale chiudeva il corteo. Giunti alla grande piramide, solo Chigusa poté entrare per dare l’ultimo saluto al suo consorte, gli altri rimasero fuori. Per tutto il tempo, Masumi nono perse mai d’occhio suo fratello. Non sapeva spiegarselo, ma era convinto che dietro la morte del padre ci fosse la sua mano. Il suo dolore aveva un che di finto, quasi costruito. Neanche una lacrima si era affacciata sul suo viso, anzi. Più di una volta aveva visto un sorriso, ben camuffato, apparire sulle sue labbra. Avrebbe dovuto stare attento. Adesso la sua posizione si faceva più delicata, essendo lui designato a prendere il posto del padre. Maya, per tutto il tempo, si era tenuta in disparte. Come voleva stargli accanto, lenire il dolore che il suo cuore provava. Ma non poteva.

Il ritorno alla reggia fu ancora più penoso. Masumi consolava la madre, continuamente in lacrime. Finalmente, dopo parecchie ore, riuscì a calmarla e farla addormentare. Diede ordine alle sue guardie di tenere d’occhio la camera della madre e impedire a cinque di entrare. Il suo riposo non doveva essere disturbato.

Si diresse verso la sua camera e, appena entrato, si accasciò al suolo, dando sfogo al suo dolore. Non seppe da quanto tempo piangeva, sentì solo due esili braccia stringerlo con amore. Alzò lo sguardo, incontrando quello dolce del suo amore.

-Maya.- sussurrò.

-Sono qui e non andrò da nessuna parte.- disse con dolcezza.

Lo portò sul letto e lo fece sdraiare, prendendo posto al suo fianco. Rimasero così, abbracciati per tutta la notte e lievemente il dolore di Masumi si placò.

 

Era tutto pronto. Dopo vari giorni di lutto, la cerimonia per l’insediamento del nuovo sovrano era pronta. Masumi si stava preparando, sotto lo sguardo attento di Hijiri e Hamil. Appena i servitori uscirono, parlò loro.

-Allora, avete scoperto qualcosa?-

Hijiri sospirò.

-Se tuo fratello è coinvolto, è stato molto furbo. Non ci sono tracce.-

Masumi batté un pugno sul tavolo. Accidenti, l’aveva sottovalutato.

-Nessuno ha saputo fornirci dove fosse dopo la cerimonia. Ma non abbiamo nemmeno potuto insistere molto, o avremmo dato nell’occhio.- spigò Hamil.

-Capisco.- non si rassegnava all’idea che qualcuno avesse potuto compiere questo gesto, perdi più al sospetto che Yuu fosse coinvolto.

Capiva che volesse togliere di mezzo lui, ma perché Eisuke?

-Ne riparleremo più tardi. Adesso dobbiamo andare.-

Arrivò alla grande sala per l’incoronazione. Tutti i sacerdoti che avrebbero compiuto il rito lo stavano aspettando. Avanzò lentamente verso il trono per fermarsi dinnanzi ad esso.

 Il sacerdote più anziano cominciò la lettura dei vari comandamenti ai quali il Faraone era soggetto. Masumi ascoltava con attenzione, imprimendo dentro di se quelle sacre leggi.  Era giunto il momento della posa del pesante copricapo, simbolo del potere. L’uomo si inchinò, restando in attesa, ma appena sentì la pesante pschent, la doppia corona formata dalla corona del Delta, quella rossa, a cui si sovrappone quella bianca dell’alto Egitto, una voce bloccò tutto.

-Fermatevi! È un’oltraggio far di lui un Faraone. Non colui che ha tolto la vita a suo padre!-

Tutti i presenti si voltarono, per vedere colui che aveva parlato. Yuu si stagliava all’ingresso. Avanzò con passo deciso verso il trono.

-Che diamine stai dicendo?- domandò al limite del controllo Masumi.

-Semplice fratello. Pensavi di poter nascondere il tuo delitto, ma io ti ho scoperto.- asserì.

-Non capisco.- rispose il fratello.

-Mi sorprendi, pensavo fossi più scaltro.- fece un cenno e Mizuky apparì al suo fianco, lasciando basito Masumi.

Yuu prese la boccetta che la donna gli porgeva e la mostrò a tutti.

-Questo è il veleno usato per uccidere mio padre e l’ho trovato nella stanza di Masumi.-

I presenti presero a mormorare rumorosamente.

-Io non ho fatto niente del genere. Adoravo nostro padre.- disse alzando il tono della voce.

-Si, ma vista la sua opposizione a sciogliere il fidanzamento con la figlia di Onodera, hai pensato di agire per via traverse. Complimenti fratello, hai superato te stesso.-

-Ti sbagli!- urlò.

-Yuu ti prego, conosci Masumi e sai che non arriverebbe mai a tanto.- lo implorò Chigusa.

Yuu la guardo con astio.

-Tu, madre, eri d’accordo con lui. Avete organizzato tutto insieme e ne ho le prove. Mizuky stessa vi ha visto parlare in modo alquanto ambiguo, il giorno prima della festa. Si è insospettita e me lo ha riferito. Poi, dopo la serata festosa, vi siete ritirati, tu e papà a parlare in privato. Dopo di che Eisuke è morto. Siete colpevole quanto lui!- si voltò in direzione delle guardie.- Prendeteli e portateli via. Rimarranno imprigionati fino all’emissione della sentenza.-

I soldati li preseso con forza, trascinandoli fuori dalla sala. Ma prima, Masumi riuscì a parlare con Mizuky.

-Mi fidavo di te. Sei stata la mia più cara amica. Non pensavo ti abbassassi a certi sotterfugi. Mi hai profondamente deluso.-

La donna li guardò uscire scortati dalle guardie e un immenso dolore l’invase. Che aveva fatto, come si era ridotta per colpa del potere.

 

Maya era nel giardino. Per volere di Masumi stesso non aveva partecipato alla cerimonia. Fu li che Hijiri la raggiunse.

-Siamo in un mare di guai.- esordì, stupendola.

Maya, notando lo stato dell’amico, si agitò ancora di più.

-Che è successo?-  gli chiese aggrappandosi al suo braccio.

-Yuu ha accusato apertamente Masumi di omicidio e Chigusa di essere sua complice. Li hanno condotti nelle prigioni.-

Maya avvertì un forte mancamento. Si accasciò al suolo, tremante. No, non poteva…

-Ma come…-

-Yuu aveva il veleno e ha detto di averlo trovato nella stanza del fratello. Senza contare che ha avuto complice Mizuky, che qui a palazzo è molto influente. Non so che fare, mi spiace.-

Maya si rizzò in piedi, con uno sguardo molto deciso.

-Ci penserò io.- disse con voce seria.

Hijiri la prese per un braccio.

-Non fate sciocchezze Maya. Se vi accadesse qualcosa Masumi ne morirebbe.-

-Non farò niente di insensato, stavolta. Immagino che la colpa sia mia in qualche modo. E della mia sconsideratezza. Rimedierò, ma vi prego abbiate cura di Rei e di Ayumi. Ve le affido, a voi e a Hamil.- con quelle parole se ne andò, lasciando che il terrore di quello che potesse fare si impadronisse di lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


Capitolo   25

 

Maya era davanti a quella porta. Aveva preso quella decisione per tentare di salvare Masumi, non aveva scelta. Bussò e rimase in attesa della risposta.

-Avanti.-

Con le mani tremanti aprì quell’uscio, trovandosi faccia a faccia con lui. Yuu vedendola sgranò gli occhi. Tutti si sarebbe aspettato tranne lei. Dopo l’attimo di sorpresa si ricompose, infine sorrise. Forse le cose si stavano mettendo meglio del previsto.

-A cosa devo la vostra visita?- le domandò.

Maya avanzo verso di lui, non distogliendo mai lo sguardo.

-Sono qui per via delle accuse che avete fatto a vostro fratello. Lo conoscete e non potete credere realmente che lui sia coinvolto.- gli disse.

Yuu si alzò dalla sua poltrona, andando a mettersi davanti a lei.

-Mi spiace per voi, ma non ho mentito. Masumi pagherà per quello che ha fatto.-

-Voi lo sapete che è innocente!- esclamò con foga.

Il giovane si mise a ridere. Quanto gli stava piacendo quella situazione.

-A quanto pare siete innamorata di lui. Ma non potete far nulla per salvarlo. La punizione che lo attende è la morte.-

La giovane sacerdotessa impallidì vistosamente. Lui…lui…non poteva…

-Però…- Yuu buttò la sua esca, sicuro che la ragazza avrebbe abboccato.

-Però cosa?- chiese speranzosa.

-Potrei cercare di intercedere per lui, ma a una condizione.-

Il silenzio calò tra loro. Maya si era resa conto che, spinta dall’amore che nutriva per Masumi, Yuu le avesse teso una trappola. Ma adesso non poteva tirarsi indietro e sarebbe stata disposta a tutto.

-Vi ascolto.-

-Bene. Io farò in modo che gli sia risparmiata la vita, ma voi dovrete restare qui, a palazzo, con me. Non potrete divenire la mia sposa, per ovvi interessi, ma sarete la mia amante.-

Maya cominciò a tremare. Non si sarebbe mai aspettata una richiesta del genere. Ma si trattava di salvare la vita del suo amore. Strinse i pugni, puntando sul principe uno sguardo carico di odio e di rancore.

-Va bene. Accetto.-

 

-Ma come è stato possibile!- esclamò Ayumi, appena appresa la notizia.

-Non lo sappiamo. Ci ha giocati per bene.- disse Hamil al limite del controllo.

-Senza contare dell’aiuto che gli ha fornito Mizuky. Ma adesso il problema è un altro. Masumi verrà sicuramente condannato alla pena capitale. Dobbiamo liberarlo prima e con lui la regina.-Hijiri era sempre più in ansia.

Rei si sedette al fianco dell’amica.

-Povera Maya. Non oso immaginare cosa stia passando adesso. Bisogna trovarla e spiegarle la situazione.-

-Non occorre. Io stesso le ho raccontato dell’accaduto, solo omettendo la parte della condanna.- disse Hijiri.

-Ma allora dov’è!- esclamò Ayumi.

Hijiri abbassò il capo. Aveva omesso di dire loro le parole di Maya, per non preoccuparle, ma adesso anche lui era molto in pensiero. Rei lo osservò attentamente e intuì  che era a conoscenza di qualcosa che non sapevano.

-Cosa vuole fare.- chiese all’uomo.

Hijiri, colto di sorpresa, non poté far altro che abbassare lo sguardo. Doveva sapere che rei avrebbe capito tutto, non riusciva a nasconderle niente. Adesso anche Ayumi, lo guardava con insistenza.

-Parla Hijiri.- lo esortò.

L’uomo sospirò per prendere coraggio.

-Ha detto che si dava una parte della colpa di ciò che è accaduto e che vi avrebbe rimediato. Inoltre vi ha affidate entrambe a me e Hamil. La cosa che mi ha sconvolto di più, però, è stato il tono della sua voce. Non mi è piaciuto e credo che sia andata da Yuu.-

-Infatti è così.- li interruppe Maya entrando nella loro stanza.

Rei e Ayumi le corsero incontro, abbracciandola. Poi Ayumi la scostò.

-Che hai fatto Maya?- le chiese con ansia.

La giovane andò a sedersi sulla poltrona, portando le mani in grembo e stringendole tra loro.

-Ho fatto un patto con lui. Non farà giustiziare ne Masumi ne la regina, ma in cambio io dovrò restare qui, a sua disposizione.-

Hijiri e amil scattarono in piedi.

-Maya è una follia! Se Masumi lo sapesse, preferirebbe mille volte morire piuttosto che vedervi insieme a quel verme!- esclamò il vice capitano.

-Ma io non voglio che muoia! Non potrei sopportare….non riuscirei….- non terminò, scoppiando in un pianto dirotto.

I due uomini si guardarono ed entrambi annuirono.

-Restate qui e non muovetevi.-

 

Il tragitto che li separava dalla sala dove sapevano esserci il giovane principe si stava accorciando. Mentre camminavano avevano messo a punto un piano. Non potevano assolutamente lasciare li Maya da sola, senza contare che anche Sayaka sarebbe stata in pericolo adesso. Giunti davanti alla porta, Hijiri guardò Hamil.

-Sei sicuro di riuscirci?-

-Non ci crederai, ma sono un ottimo attore. Non sospetterà niente e poi so come far leva su di lui. Da questo momento le nostre strade si divideranno, almeno fino a che non potrò portare Maya e Sayaka al sicuro. Proteggi Ayumi. Lei è il mio cuore.-

-Lo farò, amico mio.- disse stringendogli con forza la mano.

Varcò la soglia senza farsi annunciare. Yuu si volte, non sorpreso di quella visita.

-E così torni strisciando da me. Pensavo che quella ragazza ti avesse fatto perdere la ragione.- gli disse sarcastico.

Hamil sorrise.

-Parli di Ayumi? Lo sai che non potrei mai tradirti, in fondo entrambi miravamo a far fuori Masumi. La ragazza l’ho usata solo per entrare nelle loro grazie e far in modo che si fidassero di me.-

Il tono della sua voce era stato molto convincente, ma comunque Yuu pesò le sue parole. Non era convinto, non ancora.

-Allora spiegami il motivo di liberare quella piccola sgualdrina.- il riferimento a Sayaka era palese.

-Te l’ho detto. Ayumi si è sempre mostrata diffidente nei miei riguardi e mi serviva un azione decisa per farla capitolare. Sayaka è capitata a fagiolo. Devo ammettere che ho rischiato molto, ma ne è valsa la pena. Ho molte informazioni per te, mio principe. O meglio, mio Faraone.- concluse inchinandosi con riverenza al suo cospetto.

Yuu gli si avvicinò con un ampio sorriso.

-Bene, avremmo presto modo di vedere la tua lealtà.-

 

Masumi era chiuso in cella, incatenato al muro. Ripensava a quello che era successo, aveva davvero sottovalutato Yuu. Ma non si aspettava di certo una sua azione proprio alla cerimonia. Come non pensava che Mizuky si fosse alleata con lui. Era quello che l’aveva più deluso. Si fidava ciecamente della donna e sapere del suo tradimento lo gettava nello sconforto e gli fece capire quanto suo fratello fosse bravo a raggirare le persone. Il pesante cigolio della porta gli fece alzare il capo. Socchiuse gli occhi, alla vista di quella figura.

-A quanto pare anche tu sei stato molto bravo.- disse ad Hamil, che si era fermato a pochi passi da lui.

-Si, mio principe. Devi ammettere, però,  che sono stato molto bravo. Il mio voltafaccia è stato magnifico. Ci siete cascati tutti.- rispose beffardo.

-Già.- mormorò Masumi.

Gli uomini entrati dopo Hamil, lo slegarono e lo fecero alzare.

-Dove volete portarmi? Non credo che la sentenza sia già stata emessa.-

-No, infatti.- gli rispose l’uomo.- Solo che grazie alla grande generosità del futuro sovrano, non sarai condannato a morte, ma subirai lo stesso la sua punizione.-

Lo condussero all’esterno e li legato ad un palo, con le braccia in alto. Fu Hamil a controllare che tutto sia stato eseguito a regola d’arte. Ma in quel momento di vicinanza ne approfittò per parlargli, senza essere dito.

-Perdonami Masumi, ma non ho scelta. È l’unico modo per proteggere sia te che Maya. Yuu deve fidarsi di me.- sussurrò al suo orecchio.

Li Masumi comprese tutto. Allora la sua fiducia in quell’uomo era ben riposta, non si era sbagliato. Adesso la sua vita, quella di Maya e delle persone a lui care erano nelle sue mani. Hamil si allontanò di qualche passo e diede inizio alla punizione che consisteva nella fustigazione, sotto gli occhi di tutti i membri della famiglia. Masumi sopportò il dolore inflittogli, giurando, ad ogni frustata, che suo fratello avrebbe pagato nel modo più terribile possibile.

 

Chigusa era anche lei rinchiusa in una cella. Non sapeva cosa fosse accaduto a Masumi e questo la faceva soffrire enormemente. Piangeva lacrime amare, senza più forze.

-Non temere per lui ,madre. Non morirà, ma non vivrà nemmeno a lungo.- la voce di Yuu la riscosse.

-Tu! Come hai osato fare una cosa simile. Che figlio ho cresciuto!- esclamò con rabbia.

Yuu avanzò verso di lei, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.

-Non sono tuo figlio e dovresti saperlo.- vedendo lo sguardo incredulo della donna le spiegò meglio.- Mio padre, lui mi ha rivelato la verità. Devo ammettere di essere rimasto scioccato, all’inizio. Ma poi ho deciso di approfittare della posizione da voi datami. Adesso sarò solo io a decidere di quello che sarà di voi. Masumi sta già ricevendo la sua punizione, e che sarà ampliata quando verrà a conoscenza che la sua donna diventerà mia e tu, madre, seguirai il destino di quelle due scellerate, che hanno osato mettersi contro il mio volere.-

Chigusa lo fissava, non capendo a che si riferisse. Yuu la illuminò.

-Aya si è opposta alle mie direttive, ostacolandomi e correndo il rischio di mandare in fumo il mio piano, insieme alla sua compagna di viaggio, Haru. Sono mie prigioniere e tu le seguirai. Sono ancora in vita perché mi servono, ma non credo che lo resteranno a lungo. Adesso ho te.-

La regina spalancò gli occhi. Che cosa aveva fatto e di che peccato madornale si era macchiato colui che aveva sempre chiamato figlio.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** capitolo 26 ***


Capitolo  26

 

 

Stavano sorseggiando del te, nell’ampia terrazza che dava una splendida visuale del giardino.

-E così mio principe, alla fine ci siete riuscito a sbarazzarvi di vostro fratello.-

Yuu guardò il suo interlocutore, sorridendo compiaciuto di se stesso.

-Si, mio caro amico. E anche la sua donna è mia, sempre che lei non voglia rimangiarsi la parola condannandolo a morte.-

Onodera posò la tazza sul tavolino e si volse verso di lui.

-Però non potrete farne la vostra sposa.- puntualizzò.

-Lo so molto bene, ma per Masumi sapere che possiederò il suo corpo, sarà il colpo finale. Morirà ugualmente, ma lentamente e con questo dolore.-

-Devo dedurre che, anche se non verrà condannato a morte, abbiate già in mente qualcosa.- gli disse.

-Si. Lo farò soffrire enormemente e io gioirò. In ogni caso, veniamo al motivo per cui vi ho chiesto di incontrarmi.-

L’interesse dell’uomo si accentuò.

-Dopo l’incoronazione avrò bisogno di una moglie, Maya sarà la mia amante, ma una regina mi serve. Avevo pesato che, visto gli accordi che avevate precedentemente preso con mio padre, potrei usufruire della stessa opportunità. Intendo sposare Shiori.-

Il viso di Onodera si aprì in un largo sorriso. Mai aveva ricevuto proposta più allettante. Si alzò in piedi, porgendogli la mano. Yuu depose la sua sopra e l’uomo la voltò, inchinandosi fino a terra e posando un bacio su quel dorso.

-Sono molto onorato della vostra proposta e l’accetto con gioia.-

 

-Muovetevi. Non abbiamo molto tempo prima del cambio delle guardie.- disse Hamil sottovoce.

Si trovava nei sotterranei del palazzo, precisamente nella zona delle celle dei prigionieri. Non era tranquillo, visto la richiesta che si era costretto ad eseguire. Maya si era recata da lui, implorandolo di condurla da Masumi. Doveva assolutamente vederlo. All’inizio l’uomo aveva cercato di dissuaderla, spiegandole che se fosse stato scoperto, nessuno di loro sarebbe stato al sicuro. Ma non c’era stato niente da fare e lui si era visto costretto a capitolare. Per fortuna non avevano incontrato nessun ostacolo e giunsero alla cella senza intoppi.

-Avete pochissimi minuti.- la informò, aprendo la porta.

Maya, avvolta da un lungo mantello, entrò, ma appena i suoi occhi si abituarono il respiro le si bloccò. Portò le mani alla bocca, reprimendo un singhiozzo. L’uomo che amava era incatenato al muro, molte ferite gli segnavano il corpo e sembrava aver perso ogni vitalità. Sentendo quel rumore, Masumi sollevò il capo, spalancando gli occhi. Lei, il suo unico amore gli era di fronte.

-Maya.- sussurrò.

La giovane gli corse incontro, abbracciandolo come non aveva amai fatto.

-Amore, amore mio!- disse tra le lacrime.

Masumi voleva stringerla, ma non poteva. Soffriva nel vederla in quelle condizioni, ma doveva darle forza.

-Maya, Maya guardami.-

La giovane ubbidì e puntò i suoi occhi nelle iridi azzurre dell’uomo.

-Va tutto bene amore. Non resterò qui ancora a lungo.-

Maya non riusciva a sostenere il suo sguardo. Era stata informata che la pena di morte non sarebbe stata eseguita, ma di sicuro lui non doveva sapere che era per il suo accordo. Masumi avvertì qualcosa di strano in lei.

-Maya che succede?- le chiese.

-Nulla tesoro mio, solo che non sopporto l’idea che stai passando tutto questo da innocente, sia tu che tua madre.-

-Non temere, prima o poi la pagherà.- disse con tono duro.

La ragazza in quel momento decise di dirgli tutto. Non poteva nasconderglielo. Come non voleva che fosse suo fratello a metterlo al corrente.

-Masumi io…- venne interrotta.

-Maya dobbiamo andare. Ho sentito i soldati avvicinarsi.- li informò Hamil entrando.

Maya sgranò gli occhi. Così presto!

-Va adesso, non devono trovarti qui.- la voce di Masumi la scosse.

Si voltò, prendendogli il viso tra le mani.

-Appena sarà possibile tornerò da te.- gli promise, anche perché non gli aveva ancora detto nulla.

L’uomo le sorrise dolcemente e lei posò un delicato bacio, carico d’amore, sulle sue labbra.

Masumi la guardò uscire. Di colpo aveva ritrovato tutta la sua forza e la sua determinazione. E grazie a lei.

 

La mattina seguente, Rei fu svegliata da forti colpi dati alla porta. Con faccia assonnata andò ad aprire, trovandosi davanti delle guardie.

-Avete poco tempo per prepararvi. Siete tutte e tre attese nella grande sala dal nostro sovrano.- la informarono.

Rei era ancora immobile davanti a loro e solo un leggero movimento alle sue spalle la riscosse.

-Saremo pronte il prima possibile.- rispose chiudendo l’uscio.

Ayumi la osservava con curiosità.

-Cosa succede?- domandò.

-Va a chiamare Maya. Dobbiamo andare ad omaggiare quel verme.-

Per poco l’amica non scoppiò a ridere di fronte a quella espressione, ma immediatamente ricordò la loro situazione e tornò seria.

-Vado subito.-

 

Dopo pochi minuti erano di fronte a quella sala. Vennero fatte entrare e ciò che videro le gelò. Yuu sedeva sul trono con l’imponente corona sul capo. Ma quando avevano effettuato la cerimonia?

Il nuovo Faraone notò la loro sorpresa e, andando contro le solite regole che si tenevano in presenza della folla, andò loro incontro. Si fermò a pochi passi.

-Vi do il mio benvenuto, mie sacerdotesse di Iside. Comprendo il vostro stupore, ma data l’urgenza del momento, questa notte abbiamo provveduto all’incoronazione. Capite bene che l’Egitto non poteva stare senza un capo.-

Le fanciulle rimasero basite nell’udire le sue parole. In quel preciso istante la porta si riaprì e Onodera entrò con la figlia al fianco. Anche Shiori rimase sorpresa nel vedere il giovane principe incoronato a Faraone.

Yuu sorrise loro e tornò a sedersi sul trono. Fece un cenno alle guardie che si avvicinarono a Maya e Shiori. Presero le fanciulle per un braccio, portandole ai lati del trono. Ayumi e Rei invece vennero condotte nei pressi di una colonna e sorvegliate a vista. Non riuscivano a muoversi e il panico si stava impadronendo di loro. Che cosa aveva in mente quell’essere?

Non terminarono quel pensiero, quando nuovamente la loro attenzione e quella dei presenti, fu catturata dal nuovo arrivo. Masumi, colui che era destinato a diventare il re di quel Paese e lo stesso uomo accusato dell’uccisione di suo padre, era entrato, incatenato e trascinato dalle guardie. Appena arrivato davanti al trono alzò lo sguardo, rimanendo di sasso. Shiori, colei che avrebbe dovuto sposare e Maya, la donna del suo cuore, erano ai lati del Faraone, suo fratello.

-Finalmente sei qui. Bene.- incominciò Yuu.- Ti sei macchiato del più orribile dei delitti, l’uccisione di colui che ti ha dato la vita e averlo complottato con la di lui moglie e nostra madre. Per questo la tua punizione è la morte.-

Un brusio generale si alzò nella sala. Maya vacillò. Non, non poteva. Lei aveva promesso e lui non poteva rimangiarsi la sua parola. Anche Shiori si sentì venir meno. Masumi, colui che avrebbe sempre amato ucciso per una colpa che era certa non avesse mai commesso.

-Però…- riniziò Yuu.- Visto il profondo affetto che ci lega, ho deciso di risparmiarti.-

Masumi alzò lo sguardo, fissandolo con occhi glaciali.

-E a cosa devo questa tua benevolenza?- chiese beffardo.

-Lo sai che sei il mio unico fratello e, anche se ho imprigionato te e la mamma, io non posso farti morire. Abbiamo passato una vita assieme. Sei mio fratello.- mentiva spudoratamente ed entrambi lo sapevano.

-Comunque una punizione devo infliggertela. Sarai condannato all’esilio, per il resto dei tuoi giorni. L’Egitto per te non esisterà più e non vi rimetterai più piede. In caso contrario sarò costretto a decretare la tua morte. Gli uomini al tuo fianco hanno l’ordine di condurti nel deserto, ai nostri confini e li abbandonarti. Sarà poi la sorte a decidere per te.-

Maya sentiva le lacrime scorrerle sul viso, senza che potesse far nulla per frenarle. Cosa aveva fatto. Anche se non subito, l’aveva condannato lo stesso alla morte.

-Ma prima che tu te ne vada, volevo dirti che non devi temere per nostra madre. Lei resterà ospite delle prigioni di palazzo e non le accadrà nulla. E per quanto riguarda Shiori, sarò io stesso a prendermi cura di lei, perché diventerà la mia sposa.-

La donna cadde a terra, le gambe non erano riuscite a reggerla. Lei, lei sposate a quell’essere e suo padre che ne appariva felice. Tremante si portò le braccia intorno al corpo. Maya, vedendo il suo stato corse da lei, cercando di darle quel sostegno che sarebbe servito anche a lei.

Masumi, furente, cercò di muovere qualche passo verso il fratello, ma subito venne tirato e sbattuto a terra. Stavano per percuoterlo, quando il Faraone frenò la loro mano. Si inginocchiò di fronte a lui e avvicinò la bocca al suo orecchio.

-Sai immaginavo questa tua reazione. Anche se non sei innamorato di lei, le porti un profondo affetto e saperla sposata a me, l’uomo che si è dato da fare per eliminarti e che alla fine ci è riuscito senza sporcarsi le mani, ti fa male. Ma credo che soffrirai ancora di più nel sapere un’altra cosa. D’ora in poi la tua donna, colei che ami, colei per la quale daresti la vita, sarà mia. Non posso sposarla, ma sarà mia ogni volta che lo vorrò.-

Masumi alzò la testa. Posò lo sguardo su di lui e poi su Maya. Dalla sua espressione capì che il fratello non gli aveva mentito, ma perché? Intuendo i suoi pensieri, Yuu decise di essere più chiaro.

-Volevo condannarti a morte, ma lei è venuta da me ed era disposta a tutto per salvarti la vita e gli ho proposto un patto. Tu in vita e lei la mia amante. Ha accettato. Una stupida, non è vero?-

Masumi sentì le lacrime di rabbia, di frustrazione, di dolore salirgli agli occhi. D’improvviso si scaraventò contro D’improvviso si scaraventò contro Yuu, gettandolo a terra, con un grido di dolore. Non ricordò più nulla. Un violento colpo alla testa lo fece sprofondare nel buio. Ma prima di chiudere gli occhi, nella sua mente riapparve il viso della sua Maya. Il suo amore, il suo cuore. Che adesso era distrutto dal dolore.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** capitolo 27 ***


Capitolo   27

 

Era chiusa da ore nella sua stanza. Ancora davanti agli occhi le scorrevano le immagini di quella mattina e le parole ronzavano nella testa. Perché le aveva fatto questo? Aveva promesso. Ma a quanto pare i suoi intenti erano sempre stati altri e lei ci era caduta in pieno. Le sue lusinghe, le sue parole valevano meno di niente. Aveva tradito il suo sovrano, infangando così la reputazione che faticosamente si era creata a corte e per cosa! Per essere scaricata in quella maniera, messa da parte come un vecchio straccio. No, non si sarebbe ancora piegata di più al suo volere. Sarebbe riuscita a riabilitare la sua persona, anche in nome dell’affetto che sempre aveva portato all’uomo che ora non avrebbe più calcato il suolo egiziano. Uscì dalla camera, dirigendosi verso la grande sala. Entrò silenziosamente da una piccola porta secondaria e, senza farsi vedere, ascoltò la conversazione tra il Faraone e il suoi uomini, tra cui spiccava la figura di Hamil.

-Adesso le cose stanno girando per il verso giusto, ma manca ancora un tassello da mettere a posto.- disse Yuu.

-Di che si tratta mio signore?- domandò Hamil.

-Hijiri. Bisogna far in modo di toglierlo di mezzo e con lui le due ragazze che accompagnano Maya. Sarebbero solo di ostacolo adesso.- rispose.

Non aveva bisogno di sentire altro. Nuovamente in silenzio, uscì, dirigendosi verso il campo, dove era certa, avrebbe trovato il capitano. Infatti lo vide subito. Quell’uomo era sempre facile da individuare, almeno per lei. Gli andò incontro e lo chiamò.

-Devo parlarti.-

Ijiri sii voltò e rimase infastidito nel vedere la figura di Mizuky di fronte a lui.

-Vattene. Mi fai ribrezzo.- disse con disprezzo profondo.

La donna abbassò il capo. Sapeva di meritare quel trattamento. Ma non poteva arrendersi.

-Ti prego, Hijiri. È importante. Ne va della tua vita e di quella delle due sacerdotesse.- lo implorò.

L’uomo la fissò intensamente e qualcosa nei suoi occhi gli disse che almeno avrebbe dovuto ascoltarla. Sospirò.

-Vieni con me.-

 

-E perché dovrei crederti?- chiese dopo aver udito le sue parole.

-Lo so che il mio comportamento è stato orribile, ma mi sono resa conto che non potevo, non volevo andare avanti così.-

-Tu lo fai solo per prenderti la tua rivincita contro Yuu che ti ha scaricata.-

Mizuky gli diede le spalle.

-Ammetto che in un primo moment era così, ma poi le parole che Masumi mi ha rivolto, mi hanno costretta a guardarmi dentro. Poi, dopo la decisione di Yuu, ho capito di essere stata usata e di aver perso ogni stima di me. E tutto per il potere, potere che ho sempre desiderato, ma che non avrei mai avuto. Ma in fondo è giusto. Non merito niente, dopo le mie azioni.- concluse con voce bassa.

Hijiri studiò attentamente la figura di Mizuky. Negli anni che le era stato a fianco, aveva capito che era sempre stata molto ambiziosa e per questo, una volta avuta la possibilità, l’aveva afferrata. Ma il tradimento…Poi, di colpo, ricordò le parole di Hamil. Anche lui era caduto vittima di quel sentimento, ma alla fine era tornato in se. Se aveva avuto lui una seconda possibilità, perché negarla anche alla donna?

-Mettiamo il fatto che io ti creda. Cosa vuole fare quell’uomo?- domandò.

-Uccidervi.- esordì Hamil entrando.

Mizuky rimase di sasso nel vederlo. Era stata scoperta. Vedendo il terrore nei suoi occhi, Hijiri si decise a spiegarle.

-Non temere, è dalla nostra parte. Abbiamo un piano.-

-Ti sembra il caso di dirle queste cose?- lo rimproverò l’amico.

-Anche tu sei cambiato, perché lei no? In fondo se lo merita, almeno per aver rischiato a venire qui per informarmi.-

-Se lo dici tu. Però…- si rivolse alla donna.- Se ci tradirai nuovamente sarò io stesso a porre fine alla tua vita.- promise Hamil.

 

Ayumi e Rei si stavano dando da fare, correndo, nella stanza di Maya. Da quando, quella mattina, la ragazza aveva assistityo al trattamento inflitto a Masumi, una forte febbre si era impadronita di lei e non accennava a diminuire. Respirava a fatica e delirava. Le due amiche non sapevano più che fare. Nemmeno le erbe mediche a loro conosciute, facevano effetto. Fu in quello stato di agitazione che Hijiri ed Hamil le trovarono.

-Cosa sta accadendo?- domandò Hijiri.

-Maya, sta male. E molto. Non riusciamo a far scendere la febbre e siamo molto preoccupate.- rispose un’angosciata Rei.

Nessuna delle due ragazze si accorse della presenza di Mizuky, ma quando Ayumi la notò, la rabbia si impadronì di lei. Di getto prese la spada dal fianco di Hamil, sguainandola e puntandola al collo della donna.

-Cosa fai qui?- chiese con astio.

Hamil corse subito al fianco della ragazza.

-Lascia la spada Ayumi. Sta con noi adesso.-

La giovane si girò a fissarlo con stupore.

-Come? Ma siete impazziti? La situazione nella quale ci troviamo è maggiormente colpa sua!- esclamò furente.

Hamil posò una mano sul viso di Ayumi, accarezzandolo dolcemente.

-Ti fidi di me?-

La giovane sacerdotessa annuì. Non poteva fare diversamente.

-Allora sappi che noi tre abbiamo parlato e ci siamo chiariti. Mizuky è realmente pentita di ciò che ha fatto e vuole aiutarci.-

-Ma se…- lui la fermò.

-In quel caso ci penserò io.- le disse.

Ayumi lasciò la spada nella sua mano e appoggiò il capo al suo petto. La tensione accumulata stava sfociando in un pianto violento e aveva bisogno la vicinanza del suo uomo. Hamil l’accolse tra le sue braccia, cercando di trasmetterle un po della sua forza. Hijiri non distoglieva lo sguardo da Rei. La ragazza se ne accorse e si portò vicino a lui.

-Siamo molto preoccupate per la piega che stanno prendendo gli eventi. Maya è crollata, Ayumi è vicina allo sfinimento. Non so per quanto tempo potremmo reggere.- il suo tono calmo colpì l’uomo.

Nonostante apparisse la più fragile delle tre, in questa occasione stava mantenendo un autocontrollo invidiabile. Nemmeno lui era riuscito a farlo. Le passò un braccio intorno alle spalle. Era lui che adesso aveva bisogno della sua vicinanza.

Mizuky osservò la scena dinanzi a lei. Non poté fare a meno di ammirare il loro coraggio e di sentirsi ancora di più in colpa. Avrebbe rimediato, a tutti i costi.

-Dovete andarvene, almeno voi tre.- disse rivolta ad Hijiri.- Yuu sta cercando di togliervi di mezzo, in particolare voi due, rei ed Ayumi. Pensa che senza di voi, potrà agire liberamente su Maya.-

-Ma noi non possiamo abbandonarla in questo stato.- si oppose Ayumi.

Mizuky si avvicinò a lei.

-Starò io al suo fianco. La proteggerò e mai permetterò a quell’infido animale di posare le sue mani su di lei.- le disse in tono convinto.

La giovane sacerdotessa la studiò, molto attentamente. Sembrava sincera, però…

-Io resterò qui con lei e li terrò d’occhio. Appena possibile vi raggiungerò. Ma dovete partire subito.- li informò Hamil.

-Rimane il problema di come uscire da palazzo.- puntualizzò Hijiri.

-A quello penserò io. Farò in modo di allontanare le guardie per qualche minuto, in modo che voi possiate uscire.-

Ayumi guardò Hamil con la paura nello sguardo. L’uomo lo comprese e, scusandosi con i presenti, la portò nella stanza adiacente. Appena chiusa la porta le prese il viso tra le mani e la baciò appassionatamente. Bacio a cui lei rispose con tutta se stessa. Appena si separarono, l’uomo parlò.

-Devo restare qui per proteggere Maya, almeno fino a che non troveremo il modo per far pagare a Yuu tutto quello che ha fatto.- le spiegò. – E non dimenticare che c’è anche Sayaka. Cercherò di evitare che lui possa ancora farle del male.-

-Ma è molto pericoloso per te.- disse Ayumi con ansia.

-Lo so tesoro mio, ma non abbiamo scelta. Ti prometto che tornerò da te, qualunque cosa accada.-

La giovane gli gettò le braccia al collo, stringendosi a lui. Quel gesto accese nell’uomo una passione violenta, che però doveva tenere a freno. Non era il momento più adatto. Ayumi lo avvertì e lentamente cominciò a slacciargli l’armatura che portava.

-Ayumi…che fai…-

-Sss. Non parlare.- gli disse, iniziando a posare lievi baci sulle labbra.

Hamil tentò nuovamente di fermarla.

-Ascolta, noi dobbiamo…- ma lei lo fece tacere.

-Voglio far l’amore con te, adesso. Non impedirmelo. Lasciami questo ricordo.-

Quelle parole lo fecero capitolare. Anche lui ne aveva il bisogno. Chissà per quanto tempo sarebbero dovuti rimanere lontani e se si sarebbero mai più rivisti. La prese in braccio, facendola poi stendere sul letto.

-Amami, amami come non hai mai fatto.-

E lui lo fece. Con dolcezza, con passione, con tutto l’amore che le portava. Con la sua anima.

 

Il buio era giunto e le tre figure sgattaiolarono fuori dal palazzo, sotto lo sguardo attento di Mizuky. La donna rientrò dal balcone, andando a sedersi vicino al letto di Maya. Fortunatamente la febbre era un po scesa e ora riposava tranquilla. Leggermente aprì gli occhi e volse il viso in direzione della donna. Inizialmente si spaventò, ma Mizuky cercò di calmarla.

-Non temete, mia sacerdotessa. Non vi accadrà nulla.-

Il tono dolce della sua voce la tranquillizzò. Non ne sapeva il motivo, ma era certa di potersi fidare di lei, nonostante quello che era accaduto.

 

Hamil ci era riuscito. Nessuna delle guardie sorvegliava l’uscita. Hijiri fece un gesto in direzione delle due ragazze, che lo seguirono subito. La fredda aira che spirava dal deserto li accolse. Erano pronti a lasciare quel luogo, ma che presto, giurarono, avrebbero rivisto. E quando sarebbe accaduto, il giovane Faraone avrebbe pagato amaramente tutte le sue malefatte.

Nello stesso istante un carro giunse a palazzo e due donne furono fatte scendere. Le guardie le scortarono nelle prigioni ed aprirono una porta. Vennero sbattute all’interno. I loro occhi si abituarono con fatica alla flebile luce che proveniva dall’unica torcia alla parete, ma appena lo fecero, videro una donna accovacciata al suolo che le guardava. Si alzò da terra e andò loro incontro, con le lacrime.

-Non posso crederci. Sei tu!- esclamò la regina.

La donna più alta si portò le mani alla bocca.

-Chigusa!-

Le due donne si abbracciarono forte, felici di ritrovarsi. Mai era passato un giorno nel quale non ricordassero la loro amicizia.

-Aya, come sono felice di rivederti! Anche se le circostanze non sono delle migliori.- disse Chigusa.

Poi spostò lo sguardo sull’altra donna.

-Lei è…-

-Si, mia cara amica. Lei è Haru, la madre di Maya.- le confermò.- Ma adesso spiegami. Perché sei chiusa in cella?-

-Mio figlio, è stato lui a farlo.-

-Masumi?- chiese incredula.

-No, non Masumi. Yuu. Ha accusato sia me che Masumi di avrer assassinato Eisuke. Io sono stata rinchiusa qui e lui…lui condannato all’esilio a vita.- confessò scoppiando in lacrime.

Aya passò una mano intorno a lei, stringendo l’amica al suo petto.

-Per quale motivo l’ha fatto?- chiese a quel punto Haru.

-Odia suo fratello e lo invidia. Non ha mai accettato il fatto che Masumi fosse il primogenito. Senza contare che vuole anche la donna che lui ama.-

-Chi sarebbe Chigusa.- chiese Aya.

La regina puntò lo sguardo su Haru.

-Si tratta di Maya. Masumi la ama e lei ama lui.-

Il cuore della donna perse un colpo. Da quanto tempo non sentiva pronunciare così dolcemente il nome della sua adorata figlia.

-Allora la legge da me fatta è stata aggirata. Sono felice per quella fanciulla, ma adesso…..adesso…- non terminò.

-Le cose sono molto complicate. Senza contare che Yuu ha un motivo in più per odiare Masumi.-

Negi occhi di Aya comparve il terrore.

-Cosa sa?-

-Eisuke prima di morire, gli ha detto che non è nostro figlio.-

La vecchia sacerdotessa abbassò il capo. Non poteva essere, non voleva crederci.

-Ma perché voi siete qui?- il cambio di argomento la riscosse.

-Stavamo viaggiando da pochi giorni, quando una banda di briganti ci ha catturate. Siamo state condotte in una cella, all’interno di un grande palazzo. Non sappiamo il motivo, ne conosciamo l’identità di chi ha ordinato ciò. Quando stamattina sono venuti, dicendoci che saremo state condotte in un altro luogo. Non ti dico il mio stupore quando ho riconosciuto il palazzo. Ma mai avrei pesato di trovare anche te.-

L’aprirsi della porta interruppe il loro discorso.

-Vi do il mio benvenuto, grande Aya.- esordì Yuu entrando.

Le tre donne si volsero e lo fissarono. Aya iniziò a tremare vedendolo. Era li, davanti a lei, ignaro di tutto.

-Spero vi troverete bene nei vostri nuovi alloggi. Farò in modo che non vi manchi nulla e, soprattutto, che vi decidiate a parlare, una buona volta. La mia pazienza ha un limite e lo state raggiungendo.-

-Cosa vuoi da loro Yuu.- lo aggredì Chigusa.

Il giovane scoppiò in una risata.

-Lo saprai presto, mamma. Nel frattempo convincile a collaborare, altrimenti la prima a farne le spese sarai tu.- la informò, uscendo.

Chigusa osservò l’amica di sempre, senza comprendere le parole del figlio. Aya abbassò lo sguardo. Ora non riusciva  a parlare. L’amica avrebbe atteso a lungo una spiegazione.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


vi ringraziooooooooooooooo!!!!!!!!!!!! lo so sono stata latitante e molto...........diciamo che ho trovato parecchie difficoltà nell'andare avanti, la storia ad un certo punto si è evoluta per i fatti suoi.........................Spero che continui a piacervi!

Capitolo   28

 

 

Non era ancora sorto il sole, quando la porta della sua cella si aprì. I soldati entrati lo presero di forza, sollevandolo da terra e conducendolo fuori. Venne sbattuto su un carro che velocemente partì, conducendolo lontano dalla città.

Il viaggio stava durando da alcune ore, quando finalmente finì. Fu slegato e gettato a terra.

-Mio principe questa è la vostra meta.- gli dissero.

Masumi si guardò attorno. Davanti a lui appariva solo un immensa distesa desertica. Sorrise abbassando la testa. Dunque ecco in che modo suo fratello voleva farlo fuori. Un rumore ai suoi piedi attirò la sua attenzione.

-Per ordine del nostro Faraone, vi è stata donata una sacca d’acqua. Almeno avrete una possibilità di sopravvivere.- il soldato si mise a ridere.

-Gentile il nostro sovrano.- disse in tono sarcastico.

La raccolse da terra e lentamente si incamminò per quella distesa. Ma si voltò per un attimo.

-Spero che non vi pentirete mai della decisione che avete preso nel seguire Yuu.- disse loro, girando nuovamente le spalle al suo passato.

 

Maya aprì faticosamente gli occhi. La spossatezza dovuta alla violenta febbre non le consentiva di muoversi liberamente. Alzò un braccio in direzione della brocca posata sul tavolino al suo finco, ma non riuscì a prenderla.

-Non stancatevi, me ne occupo io.- le disse Mizuky, affrettandosi a versarle una piccola coppa d’acqua.

Lentamente gliela portò alle labbra e la giovane bevve avidamente, tanto arsa era la sua gola. Poi soffermò il suo sguardo sulla donna.

-Siete stata voi ad assistermi?- le domandò.

Mizuky fece un segno affermativo col capo. Maya si abbandonò sui cuscini, indecisa su come continuare.

-Perché?-

La donna prese posto su un piccolo sgabello accanto al letto e cominciò il suo racconto, non tralasciando nulla. La giovane sacerdotessa ascoltò in silenzio.

-Cosa farete adesso?- chiese nuovamente.

-Voglio riabilitare la mia persona, ma in particolare fermare quell’arrogante ambizioso. Nemmeno io mi sarei aspettata che arrivasse a tanto, nonostante lo avessi aiutato. Non era mia intenzione far del male al Faraone e alla regina. E nemmeno a Masumi, ma mi ha colta di sorpresa. Mi sono accorta troppo tardi di quello che stavo facendo, accecata com’ero dal potere.-

-Spero per voi che sia la verità. Ora chiamatemi Rei ed Ayumi. Devo parlare con loro.- disse stancamente.

A quel punto Mizuky la mise al corrente dei nuovi sviluppi.

-Mi spiace, ma non è possibile. Yuu  ha deciso di eliminarli e, per la loro incolumità, sono fuggiti questa notte. Io sono rimasta insieme ad Hamil. Faremo in modo di proteggervi da lui e, nel contempo, troveremo un modo per fermarlo.-

Maya sgranò gli occhi a quella notizia. Ora la situazione era davvero complicata.

 

Finalmente, dopo ore, giunsero alla destinazione prestabilita. Hijiri sapeva che in quel villaggio, sperduto tra le montagne, non sarebbero stati trovati. Scesero dai cavalli ed entrarono nella piccola abitazione deserta. Rei ed Ayumi si guardarono attorno, augurandosi con tutto il cuore che la loro amica stesse bene.

-Non le accadrà nulla. Mi fido di Hamil e nel reale pentimento di Mizuky. Sarà al sicuro.- disse loro l’uomo, come a leggergli nel pensiero.

Ayumi sospirò, sedendosi su una sedia.

-Spero davvero sia così Hijiri. Comunque dobbiamo organizzarci in qualche modo. Non può passarla liscia.-

-Non lo farà, ma abbiamo bisogno di un po di tempo. Innanzitutto scoprire in che luogo intendono portare Masumi e sapere che cosa vuole fare alla regina. Poi agiremo.-

Rei li osservava in silenzio. In quel momento, sentendoli parlare, si sentì completamente inutile. Ayumi era una guerriera e poteva aiutarli, mentre lei… L’amica si accorse del suo cambio d’umore.

-Cosa ti succede?- le domandò andandole vicino.

-Nulla Ayumi.- rispose, ma il suo tono di voce non la convinse.

-Rei, ti conosco molto bene. Parla.- le ordinò.

A quel punto la ragazza abbassò il capo.

-Vedi è che io…io mi sento un impiccio per voi. Vorrei aiutarvi, ma non sono capace di farlo. E non voglio nemmeno stare a guardare da lontano.- confessò.

Hijiri guardò Ayumi, che capì all’istante.

-Ascolta, non devi dire queste cose. Tu ci sei sempre stata d’aiuto, ma se davvero lo desideri…sappi che non sarà facile. Posso insegnarti a maneggiare la spada e a combattere, però sarò un’insegnante esigente. Non accetterò scuse, ubbidirai ai miei ordini e se non bastasse, anche Hijiri mi aiuterà.-

Gli occhi della ragazza si illuminarono di gioia. Gettò le braccia al collo dell’amica.

-Lo farò, farò tutto quello che mi dirai. Non ti farò pentire della tua decisione!- esclamò felice.

-Si ho capito, ma non serve che mi strangoli.- disse ridendo Ayumi.- Ora, se non vi spiace, andrò al villaggio qui vicino. Abbiamo bisogno di provviste, visto che nei prossimi giorni saremo abbastanza impegnati. Te la affido, Hijiri.-

L’uomo annuì.

-Lo sai che è in buone mani.- rispose con un sorriso.

Ayumi uscì. Aveva preso quella decisione, consapevole che i due innamorai desiderassero stare un po da soli, come lo era stato per lei con Hamil, prima della partenza. Alzò lo sguardo verso il cielo. Dal giorno successivo la loro vita, quella che conoscevano, sarebbe cambiata. Radicalmente.

Hijiri si avvicinò a Rei.

-Sei sicura della decisione presa?- le domandò apprensivo.

-Lo sono e niente, nemmeno tu potrai farmi cambiare idea.- lo guardò con convinzione.

L’uomo abbassò il capo e sorrise.

-Non intendo farlo. Ti ammiro per la scelta che vuoi fare, ma sappi che sarà dura e molto. Intendo comunque aiutarti e non avrai nessun favoritismo nemmeno da parte mia.-

-Ne sono consapevole, ma è quello che voglio.- gli rispose.

A quel punto, l’uomo le andò ancora più vicino, fino a far sfiorare i loro corpi. Passò una mano tra i suoi capelli, attirando il viso verso il proprio.

-Sei testarda e molto orgogliosa. Ma è anche per questo che ti amo.- disse prima di chinarsi su di lei e catturarle le labbra in un bacio appassionato.

Inizialmente Rei si abbandonò. ,a poi ricordò l’amica. Con fatica, riuscì un po ad allontanarsi.

-Ascolta Hijiri, Ayumi potrebbe tornare presto e…- lui la interruppe.

-L’ha fatto di proposito. Non me lo ha fatto capire a parole, ma il suo sguardo era molto significativo. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo.-

Rei non era ancora convinta, ma ci pensò lui. La strinse a se, riprendendo da dove aveva interrotto. Dopo pochi istanti, infatti, la giovane cedette al suo assalto. Per troppo tempo i loro corpi erano stati separati e adesso gridavano il loro bisogno di riunirsi.

 

Il palazzo era in fermento. Tutti si preparavano al matrimonio del loro Faraone con Shiori. La giovane donna, complice la distrazione delle sue guardie, era riuscita a sgattaiolare fuori dalla sua stanza e giungere a quella di Maya. Fece per bussare, ma un vociare la costrinse ad entrare di corsa. Accostò l’orecchio all’uscio e quando sentì che si allontanavano, tirò un sospiro di sollievo.

-Buongiorno.- quel saluto la fece voltare e incrociò lo sguardo di Maya.

Subito si ricompose, non voleva che la ragazza vedesse la sua debolezza.

-Perdonatemi, solo che…- non terminò.

-Vi stavate nascondendo. Un po come faccio io.- le disse, sorprendendola.- Non abbiate timore, potete parlare liberamente. In fondo, siamo nella stessa situazione.- concluse con voce sofferente.

Shiori si sedette di fronte a lei e la fissò. Sembrava che la luce che avesse sempre visto, tutto d’un tratto si fosse spenta.

-Cosa vi ha fatto?- le chiese.

-Al momento ancora niente. Mizuky è riuscita a tenerlo lontano, dicendogli che non stavo bene, ma non credo ci riuscirà per molto.-

Shiori sentiva un forte dolore salirle nel petto. Quell’essere non solo stava rovinando la sua vita, ma anche quella della sacerdotessa, condannandole entrambe all’infelicità.

-Ma voi state peggio. Sarete costretta a sposarlo e se non sbaglio, proprio oggi.-

-Così è stato deciso, ma io…io non…- scoppiò a piangere.

Maya corse al suo fianco, passandole un braccio intorno alle spalle.

-Prima o poi riusciremo a liberarci dalla sua tirannia. Masumi tornerà, lo sento.-

La sua voce, carica di speranza, le fece alzare la testa.

-Forse non lo sapete, ma è stato condotto nel deserto e da li non si torna.- le disse tra i singhiozzi.

-Lui tornerà sempre da me.- rispose con un sorriso radioso.

Shiori, in quel momento, sentì un calore diffondersi in lei. Quella ragazza era davvero speciale e adesso non si stupiva che Masumi si fosse innamorato di lei. Si alzò rizzando la schiena, con un gesto deciso.

-Affronterò tutto quello che mi si presenterà d’innanzi. Con forza e coraggio, come fate voi. Sono certa anch’io che tornerà. Non vi lascerà mai a lui. Farò di tutto per impedirgli anche solo di sfiorarvi, ve lo prometto. Lo devo a voi e, soprattutto, lo devo a Masumi.-

Si congedò, apprestandosi ad adempiere al suo dovere.

 

Erano due giorni che vagava per il deserto. L’acqua che gli era stata data, nonostante l’avesse centellinata, era finita quella mattina. La sua speranza di trovare qualche riparo, un’oasi, era ormai caduta. Yuu aveva trovato proprio un bel posto! In lontananza intravide un piccolo ammasso di rocce e, lentamente, si diresse da quella parte. Si accasciò stremato vicino ad esse. Il calore del sole non gli dava tregua, spossandolo. Alzò gli occhi al cielo e lo vide terso, li abbassò verso l’orizzonte e vide solo sabbia. Sorrise amaramente. Non c’era modo di cavarsela in quelle condizioni.

-E bravo il mio fratellino. Stavolta hai dato il meglio di te.- disse a voce alta.

Poi, però, nella sua mente si materializzò il viso di Maya. Lei, cos’ dolce, così pura, nelle mani di quel mostro. No! Non gliela avrebbe lasciata, per niente al mondo. Sarebbe tornato anche dal regno dei morti per proteggerla. Con uno scatto improvviso si alzò, ricominciando a camminare. Ma non aveva fatto i conti con il suo corpo. Le gambe gli cedettero, facendolo precipitare a terra. La stanchezza e l’assenza di acqua si fecero sentire tutte insieme.

-Maya.- mormorò prima di perdere i sensi.

Il buio era calato, quando tre cavalieri si accostarono al corpo di Masumi. Uno di loro scese a terra, per controllare.

-È ancora vivo.-

Il più alto lo guardò bene e subito lo riconobbe.

-Bene, bene. Guarda un po cosa ci ha portato questa nostra scorribanda. Mettilo sul cavallo. Verrà con noi.- ordinò.

-Ma capo!- obbiettò uno di loro.

-Osi discutere i miei ordini? E poi non temere, in quelle condizioni non potrà far nulla. Andiamo!- disse, facendo scattare i cavalli al galoppo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** capitolo 29 ***


Capitolo   29

 

Si sveglio con la gola ancora arsa. Distrattamente allungò la mano, fino a che non incontrò una brocca. A fatica si sedette su quello strano giaciglio e bevve avidamente il liquido all’interno, poi mise a fuoco l’ambiente circostante. Era una tenda, non molto grande, il suo giaciglio era di paglia fresca e vicino a lui era stato messo un vassoio di frutta. Gli vennero in  mente gli ultimi ricordi, le ultime immagini. Il deserto, il sole cocente e lui che stava cadendo. Lentamente cercò di alzarsi in piedi, ma le gambe gli tremavano. Era ancora debole, troppo debole.

-Ti conviene non muoverti. Hai rischiato grosso, lo sai?- domandò la figura maschile che entrò all’interno.

Masumi lo guardò attentamente. Era un uomo, anzi ragazzo, molto alto e di bell’aspetto. Ma il suo sorriso, aveva un che di sinistro.

-Devo dedurre che sei stato tu a salvarmi.- disse con voce stanca.

Il giovane gli si sedette di fronte.

-Infatti. Solo che non capisco come mai tu ti trovassi in quel luogo sperduto, lontano da tutto, oasi comprese.- era un po curioso.

Masumi abbassò la testa e sorrise impercettibilmente.

-Diciamo che è una storia lunga.- disse solo.

Il giovane lo guardò scrupolosamente. Voleva sapere che ci facesse li. Da molti giorni non riceveva notizie dal suo contatto e questa cosa lo impensieriva. Poi trovarlo li, doveva essere accaduto qualcosa che gli sfuggiva.

-Ho tempo.- e così dicendo, si accomodò meglio.

-Non penserai che, se anche mi hai salvato la vita, ti racconti tutto di me così, su due piedi.- Masumi era lievemente infastidito da lui.

-Diciamo che ti conviene invece, mio caro principe.- disse, svelando quanto sapesse.

Spalancò gli occhi dallo stupore. Sapeva chi era?

-Se può farti stare più tranquillo, sappi che non solo conosco te, ma anche il tuo caro fratellino.- continuò.

Lo vide stringere i pugni, con una forza che non avrebbe dovuto avere. Allora non si era sbagliato e qualcosa di serio era successo.

-Che c’entri tu con lui?- domandò a denti stretti.

-Affari, solo affari.- rispose tranquillamente.

-Non ti conviene più fare affidamento su di lui. Sarebbe capace di tradirti, come ha fatto con me.-

Alzò un sopracciglio, non comprendendo.

-Non mi dire che ha cercato di farti fuori!- esclamò, cominciando a ridere.

La sua ilarità diete molto fastidio a Masumi, che si voltò. Notando di averlo infastidito, Satomi cercò di rimediare. Voleva sapere e solo lui poteva dargli le risposte che cercava.

-Ok scusa, era fuori luogo. Che ti ha fatto il principino.-

Masumi sospirò. In fondo non gli avrebbe sicuramente fatto male parlarne.

-Intanto non è più principe, ma Faraone. In secondo luogo, ha ucciso mio padre e imprigionato sia me che mia madre, con l’accusa di averlo fatto, portando prove fasulle. Mi ha condannato all’esilio e…..la mia donna è rimasta nelle sue mani.- concluse sconsolato.

Satomi era sorpreso e non poco. Così quel bamboccio aveva fatto tutto questo senza che lui ne sapesse niente. Non gli piaceva. E il loro accordo? Meglio non dire nulla al momento e vedere come poteva girare a suo favore la faccenda.

-Be sei messo male amico. Che intendi fare adesso?-

-Tornare a riprendermi quello che mi appartiene. Non solo Maya rischia nelle sue mani, ma anche due fanciulle che lui può torturare a suo piacimento. Senza contare la vita di mia madre.-

A quel nome, si incuriosì ancora di più. Maya, la gran sacerdotessa. Colei che doveva rapire quel giorno, oltre che ad uccidere Masumi.

-E così ce l’ha fatta.- mormorò.

Che a Masumi non sfuggì.

-Come fai a conoscerla? Che intendi dire?-

-Molto semplice, principe. Ero stato incaricato di rapirla.- disse con semplicità.

Masumi, a quel punto, scattò verso il ragazzo, ma date le sue condizioni, poté fare ben poco.

-Così sei stato tu ad attaccarci!- esclamò con voce debole, ma carica di rabbia.

-Il bello è che dovevo anche ucciderti! Ma ammetto che Yuu è stato più bravo di me.- concluse ridendo.

Masumi tremava, completamente invaso dall’ira. Eccolo, di fronte a lui, il suo carnefice. Satomi gli si inginocchiò di fronte, con il viso vicino al suo.

-Sai potrei facilmente portare a termine il mio compito adesso e tu non riusciresti a difenderti. Ma non solo perché sono stato pagato per questo, ma anche perché uno dei tuoi mi ha portato via qualcosa di molto importante e io la rivoglio.-

L’uomo, nonostante la rabbia, capì a chi si stava riferendo. Lei, voleva lei. La stessa che Hamil aveva liberato. Ora tutti i pezzi stavano pian piano tornando a posto e tutto aveva un senso.

-Non credo che la rivedrai tanto presto, a meno che non ti rechi al palazzo. E anche se riuscissi a farti ricevere, dubito che la troverai.- lo provocava, ma anche lui sapeva che il pericolo sussisteva.

Satomi lo prese per la tunica, con occhi fiammeggianti.

-Che vuoi dire?-

-Semplice “amico”. L’ha incontrato e non è stato molto gentile.-

-Che le ha fatto!- esclamò, alzando pure la voce.

-Penso che tu possa arrivarci da solo. L’ha vista con te e l’ha incontrata a palazzo. Troppo pericoloso per lui e ha dovuto ridurla al silenzio. È ancora viva, ma non so per quanto.-

Satomi lo lasciò, accasciandosi a terra. Che era successo, no, non doveva essere quello.

-La ami?- domandò Masumi, vedendo quanto le sue parole l’avessero scioccato.

-All’inizio no, era solo una preda, ma poi…nonostante io sia un criminale, speravo di farmi accettare da lei, che avesse, che riuscisse a provare qualcosa per me, a parte la paura. Si, la amo, ma non sono mai riuscito ne a  dirglielo, ne a dimostrarglielo.- rispose con un filo di voce.

Masumi si accostò a lui, intravedendo anche una piccola possibilità di far pagare a Yuu quello che aveva fatto.

-Ho una proposta da farti, sta a te accettarla o meno.-

-Ti ascolto.- disse sollevando il capo.

 

Gli allenamenti erano sempre più intensi per Rei e Ayumi non le dava tregua. Ma lei stava affrontando tutto con grinta e coraggio. Era il pensiero di Maya, li, da sola e in balia di quel mostro a non farla desistere.

-Per oggi abbiamo finito. Sappi che da domani cominceremo con le spade.- disse all’amica.

Rei si sollevò da terra, facendo un enorme sforzo per mantenersi dritta.

-Va bene.- rispose.

Hijiri le si materializzò accanto, pronto a sorreggerla in caso fosse caduta. Ma Rei lo ignorò, voltandosi ed entrando in casa con le proprie gambe. Non voleva farsi vedere debole.

-Era distrutta.- gli fece notare Ayumi.

-Lo so, ma devo ammettere che sta anche imparando in fretta.- disse l’uomo.

-Si, speriamo solo che sia pronta al momento. Lei non sa cosa significhi privare della vita qualcuno, dover scegliere tra se stessi e il nemico. Sarà questa la lezione più importante che dovrà imparare.-

-Ce la farà. La forza che ha dentro di se è grande e io l’ho vista. Solo che deve ancora accorgersene.-

Ayumi lo guardò e un sorriso apparve sulle sue labbra.

-La ami molto, vero?-

-Si, è la mia vita.-

Rei, appena chiusa la porta, crollò sul pavimento. Era distrutta e non ce la faceva più.

“Ma come fanno?” si domandò.

A carponi si trascinò al letto e si stese.

“Ce la farò Maya. È una promessa.” si disse prima di profondare in un lungo sonno.

 

Ormai non si ricordava più da quanto tempo era li. Si sollevò a sedere, con aria stanca.

-Mia regina, non fate sforzi.- le disse Haru avvicinandosi.

-Non temere, sto bene. Le mie ferite sono nell’animo. Non immaginavo l’odio che quel ragazzo provasse. Se l’avessi capito forse…-

-Non è colpa tua Chigusa.- disse Aya, con voce dolce.- L’errore è stato di tutti, mio per primo.-

La regina stava per rispondergli, quando la porta della cella si aprì.

-Vedo che siete ancora vive!- esclamò il Faraone entrando.

-Per tua sfortuna, devo dire.- Chigusa era disgustata dalla sua vista.

-Su mamma, non fare così. A proposito, hai convinto le tue amiche?-

-Non ti dirò nulla, giovane Faraone.- disse con orgoglio Aya.

Yuu, sorridendo, si avvicinò a lei.

-Ma dovrai cedere, prima o poi. Voglio quel tesoro e tu me lo darai.-

Aya lo fissava, senza timore. Quando lei e Haru erano state rapite, inizialmente non ne capirono il motivo. Che se ne facevano di due viandanti? Ma poi era stato tutto chiaro. I loro rapitori avevano scoperto che nel tempio, in un luogo nascosto, era custodito un tesoro, le offerte fatte alla dea Iside dai pellegrini. Nessuno sapeva di che si trattava, ma lui era convinto che fosse oro. Quanto si sbagliava! Aveva provato a dirglielo, ma non era stata creduta. Da li il loro inferno.

-Ti ho già spiegato che non è quello che tu desideri.-

-E io non ti credo. Ma cederai.- si alzò, allontanandosi di qualche passo.

Fece un gesto e degli uomini entrarono, anche Onodera. Ad Aya il cuore sembrò fermarsi. Da quanti anni non lo vedeva? Da quella notte che…

-Felice di rivederti, tesoro.- la salutò con disgusto.

-Lui cosa ci fa qui?- domandò Chigusa, portando su di se l’attenzione.

-Semplice, mia cara mamma. Ieri ho sposato sua figlia e adesso lavora a tempo pieno per me.- rispose il figlio.

Lui sposato! Sposato a Shiori! La donna era scioccata, ma non era la sola. Anche Aya era sbiancata.

-Ora, o mi dirai quello che voglio, oppure la prima a morire sarà lei.- la minacciò impugnando la spada e dirigendosi verso Haru, mentre le guardie tenevano ferme le due donne.

-Non farlo!- urlò Chigusa.

Ma Yuu non l’ascoltava. Puntava la spada sulla donna  a terra.

-Parla Aya.- disse.

Ma non ricevette risposta e allora si preparò a colpire. Tutto accadde in un attimo, nessuno se ne rese conto. Aya, liberatasi, si gettò tra la donna e la spada, venendo trafitta ad un braccio. Chigusa lanciò un grido e, liberatasi anche lei dalle guardie, si accovacciò al fianco di Aya, ferita e dolorante.

-Sei impazzito! Ti rendi conto di quello che hai fatto!- era furiosa.

-Non capisco queste storie.- ribatté, scoppiando a ridere.

Chigusa si alzò, in tutta la sua maestosità. Regalità che intimorì gli uomini. Era giunto il momento che lui sapesse.

-Ora te lo spiego. E fai molta attenzione.- disse in tono basso, ma deciso.

Yuu incrociò le braccia sul petto, senza abbandonare la sua aria di superiorità.

-Aya, la donna che hai tentato di uccidere, la donna che si è gettata su un’amica per difenderla.- si fermò un attimo.

-Mi sto spazientendo, arriva al punto.-

Chigusa era sempre più alterata e snocciolò tutto, senza tenersi dentro niente, volendolo colpire, come lui aveva fatto con l’amica.

-Non solo hai tentato di uccidere tua madre, ma hai sposato tua sorella!-

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


Capitolo   30

 

-Maledizione!!-

Stava scagliando in giro per la stanza qualsiasi cosa gli capitava sotto mano, con rabbia, ferocia. I vasi, che prima adornavano le mensole e i tavolini, erano solo cocci sparsi sul pavimento, le tende che adornavano le balconate, strappate e ridotte in brandelli. I suoi servitori, spaventati a morte dalla furia del loro sovrano, erano scappati. L’unico che assisteva a quello scempio era Hamil.

In silenzio lo osservava, gioendo dentro di se. Si meritava ampiamente quello che era successo, ma adesso doveva muoversi con molta più cautela di prima. Conosceva bene la sua crudeltà e poteva essere pericoloso, più del normale.

-Come hanno potuto…Nessuno deve, nessuno…- Yuu si era finalmente calmato.

Seduto sul letto con le mani sulla testa, rimuginava ancora su quelle parole. Era un bastardo, nel vero senso della parola.

No, non potevano passarla liscia, l’avrebbero pagata e a caro prezzo.

-Se posso, mio signore.- Hamil ruppe quel silenzio.

Volse lo sguardo verso il suo capitano, concedendogli il permesso di parlare.

-Al momento questo mi sembra il problema minore. Sono chiuse in cella, sotto massima sorveglianza e nessuno, a parte noi due e Onodera, sa cosa hanno detto.-

-Hamil, non capisco dove tu voglia arrivare.-

-Shiori, vostra moglie.- disse il soldato, ben sapendo che avrebbe messo in pericolo anche lei, ma conoscendo i suoi piani poteva anticiparlo.

O meglio, lo sperava.

Yuu, dopo quelle parole, scattò in piedi. Come aveva fatto a non pensarci da solo. Lei era sua sorella!

Hamil comprese che aveva capito.

-Il popolo si aspetta un erede forte e sano, ed essendo voi consanguinei diretti, questo non potrebbe mai avvenire.- sapeva di giocare col fuoco.

Comunque doveva assolutamente guadagnare tempo per tutti loro.

Il giovane sovrano, allo scuro dei pensieri del suo capitano, sorrise malignamente. A suo avviso, aveva appena trovato il modo di appropriarsi della giovane sacerdotessa, ma prima doveva sbarazzarsi della sua dolce sposa.

-Annullerò il matrimonio.- esordì.

-Perdonatemi, ma come avete intenzione di agire?- nessuna titubanza nelle sue parole, poteva essere deleterio anche per lui un solo sbaglio.

-Tutto a suo tempo Hamil. Saprai tutto.- ma il suo sguardo non era rassicurante.- Ora ho un secondo problema e qui mi serve il tuo intervento.-

L’uomo vide un ombra maligna nei suoi occhi e per la prima volta si irrigidì.

-Non voglio correre alcun rischio. Devi sbarazzarti di quelle tre donne. Se solo una delle guardie dovesse udire i loro discorsi, dovrei decimare anche i miei soldati e non è una buona idea.- il suo tono era freddo.

Decise di reagire, almeno per farsi venire in mente un buon piano.

-Anche Onodera era presente, ricordatelo.-

-Di lui mi occuperò io.- disse con un ghigno.

 

Mizuky percorreva a passo svelto il corridoio che l’avrebbe condotta da Maya.

Nel pomeriggio, mentre passava accanto alla stanza del Faraone, aveva udito dei forti rumori e vide i servitori fuggire spaventati, passandogli accanto. Sapendo di rischiare molto se fosse stata scoperta, si accostò alla porta e udì tutto. La sconvolse.

In quel momento capì che nessuno di loro era al sicuro in quel palazzo.

Spalancò la porta, richiudendola dietro di se. Le due donne sobbalzarono, colte di sorpresa.

-Perdonatemi se sono entrata in questo modo.- si scusò con un leggero inchino.

-Non preoccuparti. Deve esserci un buon motivo per averti fatto agire così.- Shiori si era alzata, andandole incontro.

-Si, mia regina.- confermò.

A quell’appellativo la donna sorrise tristemente.

-Non chiamarmi così, non lo merito. L’unica degna di questo titolo è la regina Chigusa e, in seguito, Maya.-

Il silenzio cadde nella stanza per alcuni minuti. Fu Maya a spezzarlo.

-Dicci il motivo della tua agitazione.- si rivolse a Mizuky.

La donna prese un profondo respiro e narrò loro quello di cui era venuta a conoscenza. Shiori e Maya impallidirono notevolmente, ma la sacerdotessa si sentì male quando apprese che, non solo la grande Aya era vicina a lei, ma anche la sua adorata madre. Chiuse gli occhi, con le lacrime che fuoriuscivano. Cosa stavano passando, rinchiuse, magari anche torturate da quell’essere ignobile.

-Temo seriamente per la vita delle tre donne, ma in particolare per la vostra.- concluse Mizuky.

Shiori si diresse al balcone, ancora pallida in volto.

-Mio fratello. Mio marito è mio fratelle.- mormorò.

Maya provò una stretta al cuore e si avvicinò, posandole una mano sulla spalla.

-Voi siete completamente diversi.-

La giovane regina abbassò il capo.

-Siete molto comprensiva, ma entrambe sappiamo che non è così. Lo stesso sangue marcio scorre nelle nostre vene.-

-Ma voi non vi siete mai macchiata di azioni orrende come lui, al contrario avete dimostrato di essere una donna con sani principi, con onore e onestà. Non paragonatevi più a quell’uomo, sarebbe un disonore per la vostra persona.- ribatte Maya con voce ferma.

Shiori la strinse d’improvviso a se, tra le lacrime. Quella ragazza era davvero capace di toccare i cuori.

-Vi ringrazio.-

Un rumore le costrinse a separarsi, anche Mizuky si voltò impaurita, ma tirarono un sospiro di sollievo. Hamil le osservò attentamente e comprese che erano a conoscenza della veritò.

-Vedo che non devo spiegarvi nulla, ma è meglio che vi metta al corrente dei piani del nostro sovrano.-

Annuirono e si sedettero intorno al tavolino, in attesa delle pessime notizie che sarebbero giunte.

Dopo tutte le spiegazioni erano ancora più atterrite di prima.

-Dobbiamo fermalo.- disse Mizuky.

-Sono d’accordo anch’io, ma bisogna usare cautela. L’unica cosa che mi preoccupa è come si comporterà con voi Shiori. Di questo mi ha lasciato allo scuro.-

Maya fissò lo sguardo assente della donna.

-E se non rimanesse mai sola?- propose.

-Non sarà possibile sorvegliarla sempre.- rispose Hamil.

-Posso affrontarlo da sola, non mi fa paura.- Shiori li spiazzò.- In fondo ho già capito come trattare con lui e escludo che voglia uccidermi, solleverebbe troppi sospetti. Due morti reali in poco tempo, un tradimento…tutto questo lo danneggerebbe con il popolo.-

-Penso che abbiate ragione, ma comunque state attenta. Io adesso devo andare, devo organizzare un’esecuzione.- disse facendo apparire un lieve sorriso sulle labbra.

Ma Maya lo fermò.

-Anche voi dovete stare attento.-

Hamil le prese le mani.

-Non preoccupatevi. Ho fatto una promessa al mio principe e intendo mantenerla.- vide il suo sguardo riempirsi di tristezza.- Sono sicuro che lui sta bene e presto tornerà a liberarvi.-

La giovane annuì. Si, doveva avere fiducia.

 

Il buio avvolgeva quella triste prigione.

Chigura si alzò dal suo scomodo giaciglio e raggiunse la sua cara amica.

-Non ti angustiare.-

Aya sospirò.

-Mio figlio, l’unica persona per cui avrei dato la mia vita, è diventato un essere spregevole.- la sua voce era stanca.

Chigusa si sentì responsabile.

-Sono io che ho sbagliato. Tra di loro, Masumi e Yuu, non ho mai fatto differenze, ma forse inconsciamente qualcosa deve aver percepito.-

La grande sacerdotessa prese le mani della regina.

-Sono certa che hai svolto il tuo compito di madre al meglio e hai dato loro lo stesso amore. Solo che lui deve aver ereditato nel suo carattere la violenza che ho subito da parte di quell’animale che ha il coraggio di chiamarsi uomo. Non devi incolparti di nulla.-

Chigusa ricambiò quella stretta.

-Ho paura che possa farti del male.-

-Lo farà. Sono un intralcio al suo potere, una minaccia troppo grande, ma temo di più come si vendicherà su di te, su Haru, su Shiori e su Maya.-

-Niente lo fermerà. Ha già ucciso Eisuke che credeva suo padre e…e il mio Masumi.- scoppiò a piangere.

Una mano si posò sul suo braccio.

-Mia regina, non fate così. Nessuno sa cosa è realmente accaduto a vostro figlio e, fino a che non ci saranno certezze, dobbiamo sperare.- Haru si era avvicinata a loro.

-Voi come fate a stare così tranquilla, sapendo che Maya è in mano sua.-

Haru le sorrise con dolcezza.

-Mia figlia è forte, niente può abbatterla. Sarà il nemico peggiore per il giovane Faraone.-

 

Era giunta l’alba, l’ennesima da quando era stato abbandonato nel deserto. Sembrava che tutto gli fosse contro, che la morte lo avrebbe raggiunto, condannando la sua anima per aver lasciato sola il suo amore. Invece la fortuna era tornata a sorridergli.

Quell’incontro, che per un primo momento sembrava condurlo verso la fine, si era rivelato la cosa migliore che gli potesse capitare.

Avevano passato l’intera notte, lui e Satomi, a mettere a punto il loro piano e adesso erano pronti.

-Masumi, è ora.- lo avvertì Satomi in sella al suo cavallo.

-Si, andiamo.-

Volse nuovamente lo sguardo all’alba.

“Maya, amore mio, sto tornando da te.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** capitolo 31 ***


Capitolo  31

 

Onodera, seduto sulla poltrona della sua grande stanza, sorrideva soddisfatto. Inizialmente, ammise, era stato un duro colpo scoprire di aver avuto un figlio da Aya. Ricordava ancora la prima volta che l’aveva vista.

Era andato in pellegrinaggio, dopo le insistenza della moglie, al tempio di Iside. In quel periodo si festeggiava l’inizio del raccolto, che avrebbe portato prosperità al tempio. Fu in quell’occasione che la vide. Bella, luminosa, incantevole. Subito ne fu attratto e il desiderio di possederla si era insinuato prepotentemente in lui. Con una scusa aveva abbandonato sia moglie che festeggiamenti per cercarla. La trovò nei pressi della piccola fonte sacra.

Lentamente si era avvicinato a lei e, dopo averla adulata, decise di fare la sua mossa. Ma Aya lo respinse, disgustata da quell’atteggiamento. Lui non accettò il suo no e, assicuratosi che non ci fosse nessuno nei paraggi, la scaraventò a terra e prese possesso violentemente del suo corpo, placando quel folle desiderio. Dopo quella volta non ebbe più occasione di rivederla. Una nuova legge era stata varata. Nessuno, a parte le sacerdotesse del tempio, poteva presenziare ai riti di Aya, almeno fino a che una nuova grande sacerdotessa sarebbe nata.

Allargò il suo sorriso. Yuu non avrebbe potuto negargli nulla, essendone lui il padre. Si, rimaneva Shiori, ma poco gli importava. I suoi figli governavano l’Egitto, solo questo contava.

La porta si aprì all’improvviso, facendolo sobbalzare, ma si calmò quando vide di chi si trattava.

Yuu avanzava con passo tranquillo nella sua direzione e con serenità dipinta sul viso.

-Buona sera Onodera, o forse dovrei chiamarti padre.- disse calmo.

L’uomo gli andò incontro, porgendogli un profondo inchino.

-Mio Faraone, potete chiamarmi come meglio preferite.- rispose ossequioso.

Gli fece segno di accomodarsi, mentre lui si dirigeva verso l’otre e riempì due coppe di delizioso nettare. Tornò vicino a lui e gliene porse una, in seguito si sedette anche lui.

-Penso che abbiamo qualcosa di cui discutere.- cominciò Yuu.

-Credo di si.- Onodera appariva rilassato.

-Intanto direi che è il caso di brindare alla nostra nuova parentela. Sai, io non mi sono mai sentito realmente loro figlio, mentre fin dalla prima volta che ti ho visto, ho avvertito un forte legame con te. Penso che sia un nuovo inizio per entrambi, come una solida alleanza.-

-Sono d’accordissimo con voi, mio signore.- era meglio non abbandonare le formalità, si disse.

-Bene, allora salute. Ad entrambi.-

Alzarono le coppe e bevvero i loro contenuti. Di seguito le posarono sul tavolino che li divideva e si strinsero la mano. Si, quell’alleanza sarebbe stata meravigliosa. Ma quando Onodera stava ritirando la mano, Yuu la trattenne.

-Non penserai che ti lasci libero di fare a tuo piacimento.- un ghigno maligno si formò sul suo viso, alterando i bei lineamento del giovane.

-Che…che intendete dire?- per la prima volta nella sua vita, provò paura.

-Semplice, sei un ostacolo.- spiegò.

Onodera scattò in piedi, ma un forte capogiro lo costrinse a tornare seduto. Il respiro iniziò a farsi affannato e la vista annebbiata.

Yuu si portò alle sue spalle e si piegò verso di lui.

-Sai, questo è lo stesso metodo che ho usato con quell’impostore di Eisuke. Chiamarlo padre non mi sembra il caso.-

Riuscì a sgranare gli occhi e all’improvviso capì. L’aveva avvelenato!

-Hai compreso. Bene.-

Si allontanò, continuando a parlare.

-Non posso correre rischi inutili vista la mia posizione. Forse non adesso, ma sono certo che prima o poi diresti in giro la verità sulla mia nascita e non voglio perdere quello che mi sono guadagnato a fatica.-

L’uomo crollò a terra, sempre più dolorante. Si inginocchiò al suo fianco.

-Ma non temere, non resterai il solo.- gli assicurò.

-Sh..io..ri..- marmorò.

Yuu scoppiò a ridere.

-No, tua figlia non morirà, anche se mi devo liberare di lei in qualche modo, ma non mi conviene ucciderla. Mi serve di più da viva. No, no. La mia preziosa madre, insieme alle sue complici ti seguiranno molto presto. E adesso…-

Lo prese per il capelli, per osservarlo meglio.

-Addio padre.- sussurrò, mollandolo agonizzante sul pavimento.

Aprì la porta, controllando che non ci fosse nessuno all’esterno, poi la richiuse. Con grande sforzo portò il corpo di Onodera, ormai privo di vita, nel letto. Lo coprì accuratamente, in seguito chiamò uno dei servitori. Costui entrò, porgendo un inchino al suo sovrano.

-Ascoltami bene. Il nostro ospite non si sente molto bene e adesso sta riposando. Nessuno deve entrare in questa stanza, per permettergli di riprendersi in tutta tranquillità. Saremmo io e la mia sposa ad occuparci dei suoi bisogni. Rammenta, solo noi.-

-Come ordinate, mio Faraone.-

Dopo che se ne fu andato, anche Yuu uscì. Bene, uno degli ostacoli era stato eliminato, adesso doveva attendere che Hamil portasse a termine il suo compito, dopo di che niente l’avrebbe fermato.

 

Ormai erano passati diversi giorni dalla loro fuga.

Ayumi, seduta su una roccia nei pressi della loro piccola casa, ripensava agli ultimi avvenimenti.

A quando avevano lasciato il palazzo, di nascosto, per salvarsi la vita, a Maya che era rimasta tra quelle mura, in balia di un pazzo scatenato, alla decisione di Rei di imparare a combattere, nonostante lei lo odiasse, alla sorte del principe Masumi, di cui non sapevano nulla. Ad Hamil, il suo amore. Lei che non si era mai lasciata abbattere da niente e da nessuno, adesso concedeva alla tristezza e alla malinconia di prendere possesso di se. Senza rendersene conto, le lacrime avevano cominciato a scendere dai suoi occhi, era al limite e stava cedendo.

-Ayumi.- un sussurro alle sue spalle.

La bionda sacerdotessa guerriero si voltò e vide i profondi occhi di Rei. La ragazza mora per la prima volta, vedeva la fragilità nell’amica. D’istinto si inginocchiò al suo fianco e la strinse a se, cullandola. Ayumi si abbandonò a quel dolce abbraccio, dando sfogo a tutto quello che si era tenuta dentro per quei giorni. Doveva, voleva. Almeno per trovare la forza per affrontare quello che l’aspettava.

Dopo un tempo che parve ad entrambe interminabile, si staccarono. La bionda aveva riacquistato la sua solita espressione, ma stavolta con una serenità nello sguardo che da tanto l’amica non  vedeva.

-Ti senti meglio?- le domandò.

-Si, grazie.- alzò gli occhi verso il cielo che aveva cominciato a tingersi di rosso, visto l’approssimarsi del tramonto.

Rei non chiese altro, ben sapendo quanto Ayumi odiasse far vedere la sua fragilità.

-Dove è andato Hijiri?-

-Mi ha detto che doveva prendere delle provviste e altre cose, ma è stato molto evasivo.- le rispose.

L’amica la guardò sorridendo e a rei non piacque. Conosceva quell’espressione…

-Allora, mia cara Rei, dato che siamo sole e non abbiamo niente da fare…che ne dici di farmi vedere i tuoi progressi? Sai, da quando ti alleni con Hijiri, non ho avuto occasione per capire fino a che punto sei arrivata.-

Rei non si aspettava quella proposta, ma sorrise. Si, poteva essere un’idea confrontarsi con lei, almeno sperava di comprendere se effettivamente aveva imparato qualcosa o se il compagno la agevolava.

-Ci sto. Ma niente delicatezza. Se voglio aiutare Maya devo essere pronta.- disse decisa, alzandosi.

-Bene. Cominciamo!-

 

Hijiri era riuscito a reperire tutto l’occorrente, senza dar troppo nell’occhio. Il villaggio che sorgeva vicino alla loro casa, non era molto grande e una richiesta di spade e armature poteva non passare inosservata. Cos’ aveva usato un semplice trucco. Comprare piccole parti da diversi posti, per poi assemblarle una volta raccolte. Comunque il problema più duro sarebbe stato per le armi. Loro avevano si delle spade, ma per quello che si apprestavano a fare, avevano bisogno anche di un arco e di punte di metallo per le frecce.

 L’uomo al quale si era rivolto, gli aveva lanciato un’occhiata strana. Quel giovane di bell’aspetto aveva fatto una richiesta che solitamente giungeva da parte dei predoni. Lui non ne aveva l’aria, ma sapeva di non potersi fidare troppo. Inizialmente era stato accondiscendente, per via dell’arco, ma con le punte si era tirato indietro. La sua mente aveva partorito diverse scuse, una meno credibile dell’altra, fino a che un uomo non era comparso alle sue spalle.

-Daigli tutto quello che ti ha chiesto.- intimò al commerciante.

Riconoscendolo, il povero vecchietto ubbidì, terrorizzato da quello che poteva accadergli. Consegnò tutto ad Hijiri, ma al momento del pagamento, il vecchio rifiutò il denaro, dicendo che erano dei pezzi di scarto e che sarebbero stati buttati.

Una volta all’esterno, Hijiri si voltò verso lo sconosciuto, squadrandolo. Non era tanto più basso di lui e dal fisico che si intravedeva, doveva anche essere un guerriero allenato, solo che il viso gli restava celato.

-Posso sapere chi devo ringraziare?- domandò, cercando di non far trasparire il suo disagio.

L’uomo incappucciato incrociò le braccia sul petto.

-Secondo te, mi devi qualcosa?- ribatte.

Lo stava provocando e lo capì, molto bene.

-Non ti ho chiesto nulla.- rispose piccato.

-No, ma avresti avuto dei problemi. Che io ho evitato.-

Innervosito, Hijiri scattò in avanti, prendendolo per il collo del mantello. Ma una presa ferrea sulla sua spalla lo fece desistere.

-Vieni con noi e saprai tutto.-

Quella voce! Era la sua! Ma non poteva…

Si voltò e le parole gli morirono in gola.

 

Shiori percorreva i corridoi del palazzo con ansia sempre più crescente. Nel pomeriggio si era rivolta ad uno dei suoi servitori per avere notizie del consorte, ma le avevano riferito che il Faraone era a fare dei sopralluoghi. Già questo le era sembrato strano. Yuu delegava sempre i suoi sottoposti per questi incarichi, non se ne occupava mai personalmente.

Vedendola persa nei suoi pensieri, il servitore la chiamò, sempre col dovuto rispetto.

-Si, scusami. Dove si trova mio padre?- sapeva di dover affrontare anche lui, dato che tramite Hamil aveva saputo che era a conoscenza del legame che li univa.

-Ma come mia regina, il nostro sovrano non vi ha informata?-

Shiori spalancò gli occhi, am cercò di tenere la stessa espressione.

-Oggi non ho avuto il piacere di incontrare il mio sposo.- si giustificò.

- Il nostro grande Faraone ci ha comunicato che il vostro genitore non sta molto bene e che vi occuperete della sua salute voi e il gentile sovrano.-

Questa spiegazione l’allarmò. No, non poteva aver fatto quello che…No, non doveva.

-Scusami, mi era passato di mente. Si, ricordo che me ne ha parlato. Puoi andare.-

Una volta che il servo uscì, prese la porta secondaria e corse verso il padre.

Era giunta davanti alla porta. L’aprì, sgusciando all’interno. Percorse la stanza, guardandosi attorno, quasi avesse paura di essere trovata in quel luogo. Giunta nei pressi del letto, scostò la tenda, avvicinandosi.

-Padre.- lo chiamò con voce tremante.

Ma lui non si mosse. Allora la giovane regina allungò una mano nella sua direzione, scostando il telo che ricopriva per metà il viso dell’uomo. Un grido sfuggì dalle sue labbra.

Onodera era immobile, con gli occhi sbarrati e un alone bluastro intorno alla bocca. Era chiaro dai sintomi. Era stato avvelenato, come Eisuke.

Le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi, sia per la sorte toccata al genitore, sia per aver capito chi c’era dietro a quella morte.

-Non credo di doverti dire nulla.- quella voce la fece sobbalzare.

Yuu stava in piedi, di fronte a lei. Cercando di recuperare un minimo di sangue freddo, gli si parò di fronte.

-Perché! Perché!-

-Beh tesoro, dovresti aver compreso anche tu che poteva essere pericoloso. Eri a conoscenza della sua sete di potere e quindi ho dovuto correre ai ripari.- alzò lo sguardo su di lei.- Ma non temere, non è l’unico di cui mi sono occupato.-

Shiori impallidì a quelle parole.

-Non, non capisco a dove tu voglia arrivare.-

-Semplice, mia cara. Ha minacciato di rivelare il mio…il nostro piccolo segreto.- spiegò tranquillo.

Shiori si irrigidì. Nessuno era a conoscenza, a parte lei, Maya, Mizuky ed Hamil, della verità.

-Leggo lo sconcerto nei tuoi occhi, mio angelo. quindi intendo illuminarti.- si sedette poco lontano da lei.

-Sai, non credevo che potesse tradirmi, ma mi sono sbagliato. Ero a conoscenza che stava tenendo lontana da me la mia preda, preda che non sei tu. Così ho ordinato ad un soldato di tenerla d’occhio e mi ha rivelato cosa molto interessanti. Ha udito tutto quello che vi siete dette e ho preso i miei dovuti provvedimenti, come farò con te.-

-Cosa hai fatto Yuu!- ora si stava spaventando.

Il giovane rise fragorosamente e malignamente.

-Hai presente il mio obelisco? Oggi hanno finalmente terminato di costruirlo, posando l’ultima pietra. Ma i miei sudditi non sapranno mai che è stato benedetto col sangue.- si alzò, andandole vicino.

-La nostra cara Mizuki è e sarà l’ornamento più bello di quel monumento.- sussurrò al suo orecchio, rivelandole la terribile fine che aveva fatto la loro amica.

Ora erano veramente in pericolo, tutti in mano di quel folle.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** capitolo 32 ***


Capitolo   32

 

I corridoi delle prigioni non gli erano mai parsi così lunghi. L’agitazione stava cominciando a farsi strada dentro di lui, il pericolo che tutti loro correvano era terribile.

Quel ragazzino, quel folle.

Sapeva che non doveva assolutamente sottovalutarlo, infatti credeva di non averlo fatto, ma si era sbagliato. E di grosso.

Ricordò quel pomeriggio, quando aveva scoperto il delitto del quale si era macchiato.

Aveva appena finito il giro di perlustrazione delle mura, se doveva far scappare le tre donne rinchiuse, voleva essere certo che tutto andasse per il meglio, quando aveva udito alcuni dei suoi uomini parlare. Avvertendo il tono concitato delle loro voci si è avvicinato, senza farsi vedere. Ciò che aveva udito gli aveva mozzato il respiro. Non poteva essere vero!

Si era appoggiato al muro dietro di lui stringendo i pugni. Ora doveva davvero darsi una mossa, ma non solo per le prigioniere, ma anche per Maya e Shiori. Erano loro due, adesso, a correre il pericolo più grande.

-Fermo. Per ordine del Faraone, nessuno può entrare.- gli disse duramente il soldato posto davanti alla porta.

-Vedi di guardare meglio chi ti trovi davanti. E adesso spostati.- replicò Hamil gelido.

Il soldato, resosi conto del suo errore, scattò sull’attenti davanti a lui.

-Vi chiedo perdono capitano. Con questa semi oscurità si fa fatica a delineare bene le immagini.- la sua voce tremava adesso.

A quella spiegazione, Hamil colse al volo l’opportunità che gli si stava presentando.

-Deve anche essere colpa della stanchezza. Da quanto tempo non dormi come si deve?-

-Cinque giorni, signore.-

L’illuminazione improvvisa. Bene, forse le cose iniziavano a volgere in suo favore.

-Appena finirò la visita alle prigioniere manderò qualcuno a darti il cambio. Mi servono uomini in piena forma.-

Varcò la piccola porta angusta e il cigolio attirò l’attenzione delle tre donne.

-E così Yuu ha mandato te per eliminarci.- esordì Chigusa nel vederlo.- Devo ammettere che mi hai molto deluso Hamil, non credevo che ti abbassassi a tanto.-

Il disprezzo che udì nella voce della sua regina era palese, non poteva darle torto.

Le andò di fronte, per poi inginocchiarsi al suo cospetto. Chigusa rimase senza parole a quel gesto.

-Perdonatemi, mia signora, ma non potevo fare altrimenti. Stanno accadendo fatti molto gravi e molte persone sono da proteggere. Fino a che Quel moccioso mi crede dalla sua parte posso agire liberamente. Per nostra sfortuna, però, ora dobbiamo ancora fare più attenzione. Già deu persone hanno pagato con la vita per via della sua smania di potere e adesso rischiano molto anche Shiori, ma soprattutto Maya.- spiegò tenendo la voce molto bassa.

Sarebbe stato deleterio se qualcuno lo avesse sentito.

La donna sgranò gli occhi, ma prima che riuscisse a domandare che cosa fosse accaduto, Aya lo precedette.

-Di chi state parlando? Che cosa ha fatto mio figlio?- era angosciata.

-Mizuki, la consigliera della nostra regina. Ha scoperto che stava cercando un modo per far scappare Maya, inoltre ha informato sia la sacerdotessa che Shiori del segreto della sua vera nascita.- si interruppe, non sapendo come sarebbe stata accolta quella terribile notizia.- L’ha uccisa, facendola schiacciare dalla punta dell’obelisco appena finito. Inoltre, come ben già sapete, la morte del precedente Faraone è avvenuta per mano sua.-

Haru si portò le mani alla bocca, per soffocare il grido che era salito dalla sua gola, le altre sue due compagne di prigionia sbiancarono.

-Non…non…è…possibile.- mormorò Chigusa.

-A me ha affidato la vostra esecuzione.-

-Per questo sei qui. Prima Eisuke, poi Masumi, ora Mizuki e in seguito…noi.- la regina prese un respiro, era stanca.

Si voltò verso Hamil con uno sguardo deciso.

-Fa quello che devi, ma lascia andare loro. Sono vittime della follia di quel ragazzo.-

-No, mia regina. I mio piano prevede un’altra fine.- rispose con un sorriso.

Prese le mani della donna, stringendole con calore.

-Ora dovete ascoltarmi attentamente e fidarvi di me.-

 

Maya continuava a camminare avanti e indietro per la stanza. Da parecchio tempo non vedeva Mizuki e Shiori era scomparsa, dopo la chiamata di Yuu. Avvertiva che stava succedendo qualcosa di brutto, l’aria stessa era intrisa di malvagità. Lo spalancare della porta la fece voltare di scatto.

-Voi!-

-Si, io.-

Yuu si avvicinò, come si fa con una preda e le si parò davanti. Fece scorrere i suoi occhi sulla figura della giovane, senza tralasciare nulla. La veste lilla che indossava, disegnava la sua figura, i capelli sciolti sulle spalle, rendevano il suo viso ancora più incantevole. Si, adesso poteva averla e nessuno lo avrebbe ostacolato. La prese per un braccio, facendola aderire al suo corpo. Maya non si oppose, tanto sarebbe stato inutile. Sentiva le labbra dell’uomo percorrerle il viso, scendere sul collo, le mani risalivano per il suo corpo, soffermandosi nei posti più intimi. Voleva allontanarsi, scacciarlo, ma non poteva. Adesso la sua vita e quella dei suoi amici, dipendeva dalle sue azioni.

Yuu era al limite. Da troppo tempo aveva desiderato poterla toccare, ma adesso nessuno poteva fermarlo. La donna che lo aveva sempre tenuto alla larga non c’era più, Shiori era segregata in quella stanza e lui poteva agire per appagare la sua lussuria.

Stava iniziando non a togliere, ma a strappare di dosso il vestito a Maya, quando dei poderosi colpi alla porta lo distrassero dal suo intento finale. Scocciato e imprecando andò ad aprire l’uscio, violentemente. Un soldato era davanti a lui.

-Cosa vuoi!- ruggì.

-Perdonatemi mio Faraone.- si inchinò, con tutto il corpo che tremava.

Ormai tutti gli uomini del suo esercito aveva cominciato a temerlo. Rimpiangevano amaramente la scomparsa del precedente sovrano e il destino che era stato riservato al principe Masumi.

-Appena a desso è giunta una lettera dal tempio di Iside per la gran sacerdotessa.-

Prese quella pergamena arrotolata e fece scorrere le righe sotto i suoi occhi. Li allargò, non  poteva! Adesso ci si metteva anche quell’uomo. Si voltò verso la fanciulla, con occhi fiammeggianti.

-Tu sei mia e non lascerai mai questo posto.- dichiarò, lanciandole contro quel messaggio.

Uscì seguito dal soldato, lasciandola sola. Maya, ancora tremante per quello che stava per accadere, si inginocchiò sul pavimento, prendendo tra le mani la pergamena. Era un messaggio di Kuronuma.

Visti gli ultimi fatti accaduti al palazzo reale, le chiedeva di tornare al tempio. Non era opportuno che la grande sacerdotessa restasse in un luogo di così tanta violenza. Se ciò non fosse stato possibile, lui stesso avrebbe informato chi di dovere e Maya sarebbe stata condotta via con la forza.

La ragazza alzò gli occhi da quel foglio. Sapeva molto bene cosa significassero quelle parole scritte. Molto tempo prima, quando si scoprì da dove provenisse Ayumi, le guerriere di Atena si presentarono al tempio, con la precisa intenzione di riportare la guerriera con loro. Fu Aya, con la sua dolcezza e fermezza a dissuaderle, ma fece loro una proposta. Se qualora la gran sacerdotessa si fosse trovata in difficoltà, loro avrebbero portato il loro aiuto, le loro armi, per difenderla. Accettarono.

Ayumi, tempo indietro, aveva narrato sia l’addestramento, che le battaglie che aveva sostenuto. Erano molto sanguinarie e feroci nella lotta. Sorrise, per la prima volta. Yuu avrebbe avuto il suo bel da fare con loro.

 

-Questo è il piano. La parte più difficile sarà entrare, ma poi…il caro Faraone sarà nelle nostre mani.- Satomi se la rideva sotto i baffi.

Si, non vedeva l’ora di torcere il collo a quel moccioso. Lui che aveva osato toccare la cosa più pura della sua vita.

Ayumi e Rei ancora non si erano riprese del tutto da quello che avevano saputo e guardavano i tre uomini incredule.

Appena Hijiri era tornato, le aveva prese in disparte, comunicando la grandiosa notizia.

-Come? Cosa? Davvero?- tre parole che il guerriero si aspettava.

-Si, lo so, è incredibile, ma vero.- confermò.

Le due ragazze stavano ancora cercando di assimilare la notizia, quando Masumi si presentò davanti a loro. Seguito da Satomi.

La prima reazione di Ayumi fu la rabbia. Ricordava ancora cosa era successo e poco tempo prima. Per colpa sua il suo uomo aveva rischiato di morire, ma il bandito la sorprese. Le si parò di fronte.

-Ti chiedo scusa per quello che ho fatto. Sono un bandito, un assassino, la mia indole è questa. Mi avevate sottratto ciò che era mio, la mia donna e non potevo lasciarvi andare impuniti. Inoltre avevo ricevuto degli ordini e un grosso compenso. Ma appena Masumi mi ha raccontato cosa era successo, tutto il mondo mi è crollato addosso. Ora metto al vostro servizio i miei uomini, anche la mia vita. Devo, voglio riavere al mio fianco la donna che amo e farla pagare a quel verme.-

Le parole, quelle parole dette con vera sincerità avevano colpito la ragazza.

Adesso il piano era pronto. Dovevano solo entrare, ma li…ci avrebbe pensato lei. Avanzò verso i tre uomini.

-Per quello potrò farcela da sola. Ero specializzata nelle incursioni.- sentiva il loro sguardo, in particolare quello del bandito.- Ammetto che quando siamo venuti nel tuo accampamento ero in pensiero per Hamil e mi sono comportata da imprudente. Ma ora no.-

-Scusa, solo una domanda. Mi hanno spiegato che sei una guerriera convertita alla dea Iside, ma che tipo di addestramento hai ricevuto?-  Satomi era dubbioso.

-Il migliore che potessi avere.- sorrise nel dire questa frase.

;asumi, comunque, rimaneva perplesso. Gli uomini di cui disponevano non erano sufficienti.

-In ogni caso dobbiamo agire con cautela. Siamo numericamente inferiori e l’esercito reale potrebbe schiacciarci.-

A quel punto Rei prese la parola. Ancora non erano stati informati di quella piccola alleanza.

-Io non credo ci siamo problemi di numero.- le due ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa, confondendo i tre presenti.

Fu Ayumi a spiegarsi.

-Tempo fa, quando entrai al tempio di Iside e divenni sua sacerdotessa, la grande Aya stipulò un accordo con le guerriere di Atena, Se mai una delle sacerdotesse e la gran sacerdotessa in persona, si fosse trovata nell’impossibilità di poter rientrare al tempio, loro sarebbero intervenute. Appena partite, abbiamo mandato un messaggio, tramite la tua Sakura, al tempio, spiegando l’accaduto. Lei ora è al sicuro, ma non posso dire lo stesso per Yuu. Ho un appuntamento con loro fra cinque giorni sulle rive del Nilo, esattamente dove inizia la diramazione dei suoi bracci. L’aiuto che cercavate ve lo garantirò io.-

Erano increduli. Quelle due ragazze continuavano a sorprenderli.

 

Masumi osservava il cielo, tempestato di stelle. I suoi pensieri, come ogni giorno, erano rivolti a Maya. Cosa faceva, come stava e se quel viscido essere avesse già approfittato di lei. Questo lo tormentava maggiormente. Non essere li a proteggerla.

-Sta bene.- la voce di Rei lo distolse.

-Come fai ad esserne certa?-

Si sedette accanto a lui.

-Lei non ha mai perso la speranza che tu possa tornare a prenderla, sente che sei vivo. E poi non è così ingenua. Ha un carattere molto forte e non si lascia abbattere facilmente. Yuu avrà i suoi problemi con lei.-

-Ma se lui avesse…- non terminò la frase.

Rei posò una mano sul suo braccio.

-Non la toccherà, non può. Inoltre avrà già ricevuto il messaggio di Kuronuma. Adesso ha altri problemi, problemi che lo terranno lontano da lei.-

-Non ne sono così certo.-

-Fidati, presto la riavrai al tuo fianco.-

 

Hamil aveva sistemato tutto, nessuno lo avrebbe scoperto. L’esecuzione sarebbe avvenuta nel cortile principale del palazzo, solo che nessuno avrebbe scoperto che non era vera.

Stava uscendo dalle prigioni accompagnato da alcuni uomini fidati e le prigioniere al seguito. Il patibolo per l’impiccagione era dinnanzi a loro. Le tre donne furono fatte salire e il faraone, con la moglie vicina, erano gli unici che avrebbero assistito. Yuu non voleva correre il rischio che qualche parola di troppo fosse udita da orecchie indiscrete.

Appena le vide si alzò in piedi.

-Bene, nonostante abbiate cercato di ostacolarmi, la vostra vita è giunta al termine.-

Chigusa lo osservò con rabbia.

-Uccidici pure, ma presto pagherai per le azioni delle quali ti sei macchiato.-

Il Faraone scoppiò a ridere.

-Ti sbagli, madre. Sono intoccabile.-

Shiori non aprì bocca, non poteva. Yuu le aveva sigillato la bocca con un lembo di stoffa. Orami non sopportava più la sua voce e poi, perché far sapere a loro le ultime novità? Non era il caso, tanto lo avrebbero scoperto a breve.

Il giovane le guardò mentre il cappio veniva assicurato ai loro colli. Osservò il preciso istante nel quale le botole si aprirono. Gioì per la sua momentanea vittoria.

Adesso il suo segreto era al sicuro. Shiori, ricattata con la vita di Maya avrebbe taciuto. Maya per lo stesso motivo. Hamil era l’unico di cui si potesse fidare. E le guerriere che si apprestavano ad arrivare? Beh, avrebbero avuto una bella sorpresa.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** capitolo 33 ***


Capitolo  33

 

 

La luna rischiarava, come il suo solito, la superficie dell’acqua. Quel fiume, tanto grande quanto vitale, in quel momento segnava l’inizio della loro rinascita. Rinascita che avrebbe portato solo prosperità e felicità.

Ayumi, affiancata dall’amica e dai tre uomini, si avvicinò a colei che doveva essere il comandante dell’esercito. Si inginocchiò.

-Mi fa piacere rivederti.- il sorriso che comparve sul suo viso era benevolo.

-Fa piacere anche a me rivedervi, Utako, mia signora.-

La donna la guardò con occhi amorevoli. Quando la fanciulla, ancora giovanissima, era entrata a far parte delle sue guerriere, subito l’aveva presa sotto la sua ala. E aveva fatto bene. Col tempo, si era rivelata la migliore delle sue guerriere, ma il suo animo così sensibile, l’aveva, non poco, impensierita. Non sapeva quanto avrebbe retto alle atrocità che vedeva. Infatti non si era sbagliata. La ragazza, benché forte e determinata, era crollata. Le voleva un gran bene, la considerava la figlia che non aveva mai avuto, per quel motivo, per quel sentimento di affetto quasi paragonabile all’amore materno, non se la era sentita di opporsi alla decisione che aveva preso. Dopo la sua fuga, aveva smosso mari e monti per ritrovarla, fino a che non giunse a quel tempio. Il tempio di Iside.

Quando i suoi occhi si erano nuovamente specchiati in quelli azzurri di lei e vi aveva letto serenità, aveva compreso il motivo delle sue azioni. Voleva la pace e l’aveva trovata. Si era confidata la con grande Aya, confidandole i suoi timori per la prediletta. Aya l’aveva rassicurata, dicendole che in quel luogo Ayumi aveva finalmente trovato la pace. Ma non poté evitare di fare quella richiesta. Il tempio non era mai stato preso di mira dai banditi, che lo consideravano, come giusto che fosse, sacro. Ma l’aggressione da lei subita, aveva fatto temere per la vita delle altre sacerdotesse, non era detto che la legge varata con l’aiuto del Faraone fosse sufficiente. Utako aveva ascoltato in silenzio la sua esposizione e alla fine accettò. Nessuna delle seguaci di Iside doveva correre pericoli e lei le avrebbe protette.

Appena ricevette la lettera di Kuronuma, nella quale spiegava la situazione, aveva radunato le sue guerriere ed era partita alla volta della foce del Nilo. Li avrebbe nuovamente incontrato Ayumi e scoperto se la sua scelta era stata realmente quella più giusta.

Ora, osservando attentamente la ragazza, dovette ammettere che era così. Era maturata e non solo come combattente. I suoi occhi esprimevano una convinzione e determinazione che prima non possedeva. Nessuno sarebbe stato in grado di fermarla.

-Spiegami per bene che cosa è accaduto e a che cosa dobbiamo prepararci.- le ordinò.

Ayumi la condusse verso il gruppetto alle sue spalle e le presentò i principali componenti.

-Lei è la mia amica Rei, il capitano delle guardie reali Hijiri, Satomi…- non si soffermò troppo su di lui.- E infine il principe Masumi.-

Utako scrutò l’ultimo uomo con interesse, non ci capiva molto. Perché il principe designato a diventare il sovrano d’Egitto, si trovava li?

Masumi mosse un passo verso la donna.

-Immagino che siate sorpresa, ma se mi darete il tempo, vi spiegherò ogni cosa.-

Si fissarono negli occhi per qualche momento e alla fine lei acconsentì.

Il racconto prese loro molto tempo e Masumi non si tenne dentro nulla. Doveva essere sincero fino in fondo se voleva il suo aiuto. Anche Ayumi parlò e confessò, per la prima volta apertamente, il profondo legame con Hamil. Alla fine del racconto, Utako tirò un profondo respiro.

-La situazione non è delle più semplici. Inoltre il princ…Faraone potrebbe aver cambiato la disposizione dell’esercito. Non che questo mi preoccupi, ma sarebbe più semplice entrare.-

-Per quello non ci sono problemi. Hamil avrà sicuramente fatto i modo di lasciare tutto inalterato, ma se Yuu è stato informato di un vostro possibile coinvolgimento, cercherà di attuare qualche trappola.- disse Hijiri.

-Per quello lasciate fare a me. So già come muovermi.- sentenziò con un sorriso la guerriera.

 

Il carro che ospitava i corpi delle tre donne giustiziate stava lasciando il cortile dell’esecuzione. Yuu non lo abbandonava con lo sguardo, compiacendosi di quello che era appena successo. Si voltò verso la sua sposa, sorridendo.

-Adesso, mia cara, sono al sicuro.-

Shiori lo fissava con gli occhi sbarrati, ancora incredula di quello che era stato capace di fare.

Il giovane la prese poco gentilmente per un braccio e la sospinse all’interno. Percorsero il corridoio fino a giungere alla stanza della donna. Aprì la porta e la gettò all’interno.

-Ora stattene qui buona buona, tra poco manderò la tua nuova compagnia e mi raccomando, per te e per Maya, comportati come si deve.-

La lasciò sola, a terra, ancora tremante. A fatica si rialzò e si sedette sul letto. Ripensò a come erano precipitati velocemente gli eventi. Ormai quel folle era incontrollabile e lei, vista la situazione nella quale si trovava, poteva fare ben poco. Di colpo rialzò la testa decisa. No, non poteva arrendersi, non senza lottare. Avrebbe dimostrato a Yuu che si era messo contro la persona sbagliata. Pensò al modo migliore di agire, ma prima di tutto doveva uscire da li. Stava escogitando una soluzione, quando nuovamente udì la porta. Si voltò, trovandosi di fronte colui che l’avrebbe tenuta d’occhio e non solo quello a giudicare dal suo sguardo. Un’idea balenò nella sua mente. Si, poteva funzionare.

-E così il mio consorte ha mandato te.- disse rivolta alla guardia.

-Si, mia regina. Inoltre ha aggiunto che potevo fare di voi quello che più desideravo.- la guardò con un ghigno dipinto sul volto.

Shiori non si perse d’animo a quelle parole, la sua decisione l’aveva già presa. Qualunque cosa accadesse.

Lo vide avanzare verso di lei, slacciarsi la cintura nella quale era infilata la spada e la prese per entrambe le braccia. La squadrò con voglia.

-Sarà divertente. Per voi non credo, ma per me di sicuro.-

Cominciò a baciarla con violenza, aprendole a forza la bocca, iniziando a strapparle il vestito. Shiori non si oppose, le serviva quella vicinanza. Riuscì a portare un braccio sul fianco dell’uomo e afferrare l’oggetto metallico sulla schiena. Sapeva dov’era, spesso l’aveva visto indosso a Hamil, il quale le aveva spiegato il perché era tenuto li. Lo estrasse, pregando che lui non se ne accorgesse. Preghiera che fu esaudita. L’uomo era troppo preso da ciò che faceva, per rendersi conto del movimento della donna. Ora le serviva solo poter muovere liberamente il braccio e questo le fu possibile quando lui sostò la presa sul fianco. Ora, era il momento.

Con tutta la forza che possedeva, lo colpì sulla schiena. Il soldato si accasciò con un grido soffocato, ma Shiori fu più lesta di lui a reagire. Premette una mano sulla sua bocca e colpì nuovamente. Uno, due, tre volte, fino a che non crollò steso al suolo. Ansimante, si alzò dal suo corpo esanime e il pugnale le scivolò dalle mani. Aveva appena ucciso un uomo. Guardò quel corpo, gli occhi sbarrati. Sapeva che non aveva avuto scelta, doveva farlo. Si riscosse dal torpore che si era impadronito di lei. Correre fuori, raggiungere Maya. Ecco che doveva fare. Raccolse nuovamente il pugnale e aprì con circospezione la porta. Nessuno girava per i corridoi, forse per un ordine preciso di Yuu. Così nessuno avrebbe sentito le sue grida. Uscì fuori e iniziò a correre. Raggiunse la stanza della sacerdotessa, ma una guardia era posta all’esterno. Come allontanarla? Se ci fosse stata ancora Mizuky. Il pensiero della donna la rattristò, che fine terribile le era stata riservata.

Un grido proveniente dal fondo del corridoio la riscosse. No, non potevano averlo già scoperto. Vide il soldato tentennare, non sapeva se abbandonare la sua posizione, oppure restare. Mosse un passo, ma con la coda dell’occhio notò la donna. Spostò la tenda che la nascondeva con un rapido gesto. Ora era la fine, ne era certa.

-Mia regina.- sussurrò.

Shiori alzò gli occhi, fissandolo. L’uomo tolse l’elmo che indossava e si inchinò davanti a lei. gesto che la scioccò. Che stava succedendo?

-Sono felice di vedere che vostra maestà è incolume. Ho temuto per la vostra vita.-

-Che…che…- non terminò.

Si rialzò e prese nuovamente a guardarla.

-Sono al servizio del Faraone, ma ubbidisco solo agli ordini del mio capitano. In questi giorni ha raccolto molti uomini intorno a se e tutti contro il Faraone. Quel ragazzo non merita il trono e nemmeno voi.- spiegò con decisione.

-Allora perché non vi opponete a lui?-

-Perché ancora dei soldati gli sono fedeli e crudeli quanto lui. Non possiamo esporci, siamo in pochi ancora, ma speriamo in un aiuto dall’esterno.-

Shiori comprese di potersi fidare di quel soldato. Per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentì sollevata.

-Posso sapere il tuo nome?-

-Akame, mia signora.-

I loro occhi si incrociarono e un brivido percorse la schiena della donna. Brivido che aveva provato solo con una persona, ma non così intenso. Si riscosse, non era di certo il momento. Maya, doveva andare da lei.

-Io…io devo…- la interruppe.

-Andate e fate quello che dovete. Per quel che mi è possibile vi proteggerò.-

Lo ringraziò con un cenno del capo e entrò nella stanza della giovane sacerdotessa, ma era ancora scossa da quello che aveva provato con quell’uomo. Akame. Ripeté mentalmente il suo nome che le donò una strana beatitudine.

 

Ormai era da considerarsi al sicuro. Ogni tanto le idee di quel ragazzo gli erano utili.

Yuu aveva, infatti, stabilito che i corpi dovessero venire trasportati nel deserto e abbandonati.

Grazie a quella disposizione, Hamil aveva messo a punto il suo piano. La guardia del giorno prima era stata sostituita con uno dei suoi soldati e avevano preparato il tutto. Con delle corde robuste avevano legato le mani delle prigioniere, ma erano state anche accuratamente passate intorno alla loro vita. In seguito un pezzo di essa era stato allungato verso l’alto, in modo da poter assicorarlo al cappio, una volta infilato al collo. Vista la distanza, Yuu non si sarebbe accorto di nulla e Hamil aveva fatto in modo che solo i suoi uomini fossero vicino al patibolo.

Giunti a destinazione controllò che non ci fosse nessuno nei paraggi e fece disporre i soldati in cerchio, facendo in modo di coprire il carro. Scostò un lembo della coperta che lo ricopriva.

-Adesso siete al sicuro.- comunicò alle donne.

Chigusa sollevò il capo e lo fissò.

-Mi spiace di averti definito un traditore, è merito tuo se siamo ancora vive.-

L’uomo le sorrise amaramente.

-Non sono di certo una brava persona. Fino a non molto tempo fa ero completamente al servizio di Yuu, ma grazie a una ragazza, colei che mi ha rubato sia il cuore che l’anima, mi sono ravveduto e ho compreso i miei errori.-

La regina posò la mano sul suo braccio.

-È una donna fortunata ad avervi.-

-Il fortunato sono io.- rispose ripensando dolcemente alla sua Ayumi.

Il tempo di parlare era finito. Nonostante  non ci fosse nessuno, loro non erano ancora al sicuro.

-Quest’uomo vi condurrà al tempio di Iside, dove Kuronuma vi aspetta. Avete acqua e cibo a sufficienza per l’intero viaggio.- alzò gli occhi verso il padre di Sayaka.

-Sono nelle tue mani.-

L’uomo sorrise.

-State tranquillo, sono disposto a dare la vita per voi e per loro. Ve lo devo.- la gratitudine era chiara nella sua voce.

-Vedi che non sia necessario. Tua figlia ha ancora bisogno di te.-

Guardò il carro allontanarsi, col cuore speranzoso. Il loro viaggio doveva andare ben.

Montò nuovamente in sella, aveva ancora molte cose da fare al palazzo. L’esercito guerriero votato ad Atena stava per arrivare e lui doveva organizzarsi per facilitare loro l’accesso nelle mura.

-Torniamo indietro!- ordinò con forza.

Si, la battaglia per porre fine al dominio di quel ragazzino stava per cominciare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** capitolo 34 ***


Capitolo  34

 

Maya era ancora atterrita da quello che Shiori le aveva appena raccontato. Non poteva essere. Così vicina a sua madre dopo tanto tempo e adesso…no, non poteva averla di nuovo persa. E questa volta definitivamente.

-Ti prego, non può essere.- le aveva chiesto tra le lacrime.

Shiori capiva perfettamente cosa la ragazza stesse provando. Le andò vicino e posò una mano sulla sua spalla.

-Mi spiace davvero Maya, ma ero presente.-

La ragazza scoppiò a piangere, incapace di tenersi dentro quel dolore. La donna di fronte a lei poté solo prenderla tra le braccia e cercare di confortarla.

-Maya, c’è un’altra cosa di cui ti devo informare.- la sua voce tremava.

Quella ragazza aveva appena ricevuto un duro colpo, non sapeva come avrebbe reagito anche a questo. A fatica riuscì ad alzare la testa e guardarla negli occhi.

-Ti ascolto.- disse asciugandosi gli occhi.

Shiori si allontanò di qualche passo da lei.

-Si tratta di Mizuky.- il so tono era grave.

Maya di colpo sgranò gli occhi. La donna era scomparsa da alcuni giorni, nessuno aveva sue notizie e adesso Shiori la nominava. Un terribile presentimento riuscì a farsi strada in lei.

-Non…non l’avrà…scoperta…- adesso era lei a tremare.

Shiori si limitò ad annuire, sperando che capisse, senza essere costretta a rivelarle cosa fosse successo.

Maya si portò una mano alla bocca, trattenendo un grido. Aveva compreso, lei non c’era più.

Non ebbe il tempo di parlare, che la porta si spalancò e il soldato di guardia entrò di corsa.

-Mie signore.- il suo tono allarmato le fece spaventare.

-Akame, che succede.- chiese Shiori.

-Mia regina dovete scappare. L’uomo che avete ucciso è stato trovato e il Faraone ha dato ordine di trovarvi.-

Le due donne si guardarono preoccupate. Come fare ad uscire dal palazzo senza essere viste?

-Come facciamo, l’intera ala brulicherà di soldati.- Maya era angosciata.

Stavolta non sarebbe stato facile sfuggirgli.

-A questo posso provvedere io, ma una volta fuori dovrete stare attente. Trovatevi un nascondiglio sicuro, intanto informerò il capitano Hamil.-

Videro Akame dirigersi verso la parete dove era il letto di Maya. Impugnò la piccola decorazione a lato e la sospinse. Una porta nascosta si aprì, rivelando un passaggio segreto.

-Percorretelo fino in fondo. All’uscita vi troverete al limitare delle mura, esattamente dove sorge il passaggio che viene usato per dirigersi al fiume. Addentratevi tra le canne e poi seguite il corso d’acqua verso il mare. Ma mi raccomando. Fuori da qui sarete senza protezione, dovrete contare solo su voi stesse. Di più non posso fare.-

-Perché non ci hai detto prima di questo passaggio?- Shiori non capiva.

Akame sorrise amaramente.

-Mia regina è stato il capitano a dirmi di tacere. Avrei dovuto rivelarlo solo se non ci fossero state altre vie d’uscita. Perdonatemi.-

La donna abbassò il capo, ma capì perfettamente il motivo per il quale Hamil avesse taciuto di quel passaggio. Se entrambe fossero scomparse nel nulla prima del tempo, le cose si sarebbero complicate troppo e lui non avrebbe avuto il tempo per organizzarsi. Anche Maya capì tutto questo.

Andò vicino al soldato.

-Non hai nulla di che scusarti e non temere per noi. Sapremo cavarcela.- lo rassicurò la sacerdotessa con voce dolce.

Infatti aveva notato la tristezza e la preoccupazione riempire il suo sguardo. Apprensione per lei, ma soprattutto per Shiori.

-Vi ringrazio, mia signora. Ma ora andate, non abbiamo molto tempo. Capiranno perfettamente che siete insieme.-

-Ma tu…sei stato messo di guardia e immagineranno che mi hai fatto entrare.- adesso era Shiori ad essere in pensiero per lui.

-So come fare.- la rassicurò.

Scortò entrambe all’inizio del passaggio. Maya fu la prima ad entrare, ma l’uomo la fermò di nuovo.

-Prendete queste, vi saranno utili.-

Maya impugnò la spada che gli venne data, come Shiori. Si, poteva servire, in particolare se si fosse trovata davanti quell’uomo.

Lo ringraziò con un cenno del capo e iniziò la discesa nel passaggio buio. Shiori guardò un’ultima volta quel soldato che stava rischiando così tanto per loro. Non disse nulla, ma mentalmente si augurò che tutto andasse per il meglio. Doveva, voleva rivederlo sano e salvo.

Seguì Maya all’interno del corridoio immerso nell’oscurità. Sarebbero riuscite a farcela, ad ogni costo.

 

 

Erano seduti nella tenda preparata dalle guerriere di Utako e stavano mettendo a punto gli ultimi dettagli del piano.

-Ricapitoliamo.- disse Utako.- Devo essere certa che tutti abbiate capito cosa dovete fare.-

I presenti ascoltavano la donna in religioso silenzio.

Nessuno di loro aveva domande da fare su di lei, la sua fama la precedeva. Era un ottima alleata, la migliore.

-Io, insieme ad un piccolo gruppo, andremo al palazzo reale per incontrare direttamente il Faraone, il secondo gruppo, di cui faranno parte Masumi, Hijiri e Satomi con i suoi uomini, si apposteranno all’uscita del passaggio segreto del quale mi avete parlato. Se non ho capito male, porta direttamente all’interno del palazzo e così entrerete senza problemi. Una volta dentro, vista la presenza di voi due…-indicò Masumi ed Hijiri.- non avrete difficoltà nel muovervi. Il terzo gruppo, invece, si infiltrerà dove si trova il centro d’addestramento dei soldati. Meglio bloccarli prima che possano organizzarsi per bene e sarà Ayumi a comandare.-

La ragazza rimase di sasso. Non si aspettava questo incarico.

-Ma…ma…- Utako fermò le sue parole.

-Sei la più adatta. Conosci il nostro metodo d’azione e hai le capacità di comandare e dirigere le operazioni. Prima in te, anche se vedevo una gran forza, non albergava la determinazione. Ora la possiedi. Fanne buon uso.- la guardò con un sorriso, che la ragazza, convinta, ricambiò.

Si, adesso non doveva solo pensare ad uscire indenne da una battaglia, ma salvare la vita di coloro che amava.

-Non dimentichiamo che anche Hamil si sarà preparato.- intervenne Masumi.

-Non lo dimentico, per quello manderò Ayumi nella tana dei soldati. Li avrà più possibilità di incontrarlo e spiegargli che stiamo facendo.- rispose la guerriera.- Adesso che tutto è pronto, meglio andare a riposare. Domani ci aspetta una lunga giornata.-

 

Il buio che le avvolgeva, aveva assicurato loro una perfetta via di fuga. Ormai il palazzo era alle loro spalle e il fiume davanti a loro. Videro immediatamente la fitta fila di canne che spuntavano dall’acqua.

Una a fianco all’altra, si guardarono.

-Possiamo farcela.- Maya strinse la mano di Shiori.

Nessuna delle due era molto sicura di uscire indenni da quella situazione e si facevano coraggio a vicenda.

-Si, non abbiamo altra opportunità in fondo.- si sorrisero.

Insieme entrarono in acqua e iniziarono a camminare tra il canneto, nella direzione indicata loro da Akame.

Inciamparono più volte, finirono anche sommerse dal fiume in certe occasioni, ma non si diedero per vinte. Durante il loro percorso, Maya cominciò a pensare del perché il soldato le avesse spinte ad andare proprio da quella parte. Shiori percepì qualcosa nel silenzio della compagna.

-Che ti succede?- le domandò.

Maya prese un profondo respiro.

-Sai, mi chiedevo perché proprio verso il mare. Per noi sarebbe stato più sicuro risalire il fiume, li ci sono più nascondigli. A meno che Akame non sapesse qualcosa che ci ha tenuto nascosto.-

Shiori riportò lo sguardo davanti a se. Il ragionamento della ragazza non faceva una piega, sarebbe davvero stato più sensato andare nella direzione opposta.

-Pensi che ci abbia raggirato? A prima vista non mi sembrava avesse cattive intenzioni e se voleva farci cadere nelle mani di Yuu, poteva organizzare qualcos’altro di meno impegnativo.- le fece notare.

-Si, quello è vero. A meno che…- l’illuminazione.

La donna si fermò e la prese per un braccio.

-A meno che cosa.-

-Il Faraone ha ricevuto una lettera da Kuronuma nella quale veniva informato che se non mi avesse fatta tornare al tempio di Iside, sarebbero state mandate le guerriere di Atena a riprendermi. Questo patto tra la grande Aya e il comandante Utako venne stipulato poco dopo l’arrivo di Ayumi al tempio. Devi sapere, che tempo fa, lei faceva parte delle schiere di Atena. Il patto serve a proteggerci. Può darsi che loro si siano accampate non molto lontano da qui.-

-Se è così dobbiamo muoverci, allora.- le disse concitata.

Forse la salvezza era vicina.

-Si, andiamo.-

Proseguirono per molto tempo, ormai non sentivano nemmeno più i piedi da quanto erano freddi per colpa dell’acqua, ma improvvisamente la loro attenzione fu attirata da un piccolissimo bagliore. Uscirono dal fiume e posarono i piedi nulla terra asciutta. Si scambiarono uno sguardo, potevano essere chi stavano cercando. Cercando di non far rumore si avvicinarono alla luce di quel fuoco, ma non trovarono nessuno.

-Non mi piace.- disse Shiori.

-Nemmeno a me. And…- le sue parole furono bloccate.

-Guarda guarda chi abbiamo qui.- una voce maschile alle loro spalle le fece voltare.

Si trovarono di fronte a tre uomini e aveva tutta l’aria di essere dei banditi. Le accerchiarono con lentezza, senza mai staccare da loro gli occhi.

-Due belle fanciulle nel cuore della notte. Chissà come ci divertiremo.- disse uno di lor con una risata sinistra.

Maya si sentì montare dalla rabbia. Tutto stava andando per il verso sbagliato e adesso si trovavano in una pessima situazione, senza via d’uscita. Fece l’unica cosa che poteva fare.

Strinse l’elsa della spada e la portò davanti a se, assumendo la posizione di difesa che le era stata insegnata. Shiori la guardò stupita.

-Non mi dire che la sai usare.- disse riferendosi all’arma.

-Sai, ho ricevuto qualche lezione in segreto, anche se speravo di non doverle mettere in pratica.- rispose mantenendo un’espressione seria.

-Io, al contrario, è già tanto se riesco a tenerla in mano, ma cercherò di non esserti di ostacolo.-

Le due donne si sorrisero, pronte a dar battaglia.

-Lasciateci andare o sarà peggio per voi.- la sacerdotessa tentava di intimidirli, ma con scarsi risultati.

L’uomo più vicino a lei scoppiò a ridere.

-Scordatelo bellezza, anzi. Vediamo cosa sapete fare.-

Così dicendo si scagliò contro Maya, che abilmente parò il colpo, lasciando stupito il bandito.

-Allora sai come si usa.-

-Molto meglio di quello che credi.- rispose la ragazza, tenendo il tono di voce basso.

L’uomo cominciò ad incalzarla sempre più forte. Maya si difendeva bene, solo che non era abituata a colpi così forti. Le braccia le si stavano intorpidendo dai colpi ricevuti, non avrebbe retto ancora per molto. Shiori, nel frattempo, era stata disarmata con facilità e tenuta ferma dagli altri due. Ma non volevano fermare il combattimento, anche perché la vittoria sarebbe stata scontata.

-Cosa sta succedendo!- una voce tuonò interrompendo lo scontro.

-Capo sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo.- disse il bandito girandosi verso il nuovo arrivato.

-Ti ho fatto una domanda.- il suo tono non ammetteva repliche.

-Beh, vedi…Abbiamo trovato queste due e pensavamo di divertirci un po’.- si giustificò.

Mya guardò attentamente il capo di quei criminali. Sembrava molto giovane, bei lineamenti, ma gli occhi erano di ghiaccio. Faceva quasi paura.-

Il ragazzo avanzò, fino a trovarsi davanti a lei. La squadrò. Aveva un che di familiare, ma con tutto quel fango in viso, faceva fatica ad inquadrarla. L’altra donna non la conosceva, ma la prima…

Poi, di colpo, comprese. Si voltò di scatto verso i suoi uomini.

-Dovrei darvi una lezione per quello che stavate per fare!-

Si guardarono senza afferrare il senso delle sue parole.

-Abbiate almeno la decenza di inchinarvi davanti alla regina d’Egitto, Shiori e alla gran sacerdotessa di Iside, Maya!-

I tre uomini sbiancarono. Stavano per far del male alle due donne che dovevano salvare e per le quali aveva giurato di dare la vita se necessario. Si inginocchiarono all’istante, porgendo le loro scuse e sperando che Satomi non li punisse realmente.

Nel frattempo, Maya e Shiori erano esterrefatte. Come faceva quell’individuo a conoscerle?

Satomi comprese la loro confusione e si voltò sorridendogli.

-Venite con me. Ci sono delle persone che saranno felicissime di vedervi, sane e salve.- disse con dolcezza.

Non poterono far altro che seguirlo. Giunsero in un punto nascosto dalle rocce e li videro parecchie tende. Non capivano bene dove fossero finite. Giunti ad una delle tende più grandi, nuovamente le fissò.

-Aspettatemi qui.- sparì al suo interno.

Ma quando nuovamente il lembo della tela si rialzò, entrambe sgranarono gli occhi.

Li, davanti a loro, le persone che amavamo, le persone a cui tenevano di più.

E Maya rivide il suo amore.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** capitolo 35 ***


Capitolo  35

 

Era immersa nella vasca che le guerriere di Atena le avevano messo a disposizione. Quella giornata che era cominciata come un incognita, per poi svilupparsi in un incubo, si era conclusa nel migliore dei modi. Li aveva rivisti, i suoi amici più cari, sani e salvi. E aveva rincontrato lui, il suo amore. L’unico.

La felicità che l’aveva invasa era stata talmente grande da procurarle un leggero svenimento. Da quanto non si sentiva così serena? Ormai non lo ricordava nemmeno più.

Adesso, avvolta da quel dolce tepore, si stava rilassando per la prima volta dopo settimane.

Il suo pensiero corse inevitabilmente a Masumi. Per un primo istante, dopo che aveva saputo della sua condanna, aveva temuto di averlo perso, ma poi dentro di se una forza sconosciuta era emersa, convincendola, facendole sentire che non era così. Lui era vivo e prima o poi le loro anime si sarebbero riunite, come era effettivamente accaduto.

Appoggiò la schiena al bordo della vasca, distendendosi e chiudendo gli occhi. Molti pensieri, incognite alle quali voleva dare risposta, ma avrebbero atteso. Ora le bastava solo sapere che tutti loro erano in salvo e non pensare al giorno seguente, dove nuovamente si sarebbero divisi, per porre fine al dominio di quel ragazzo.

Un tocco lieve la riscosse, ma non dovette aprire gli occhi per capire di chi si trattava. Le sue mani, il suo calore erano incancellabili per lei.

-Masumi.- sussurrò.

L’uomo era apparso nella tenda senza farsi sentire, voleva godersi della sua vista, dopo così tanto tempo. Appena varcata la soglia, il respiro gli si era mozzato. Era ancora più bella di quel che ricordava e in un istante venne sopraffatto dal profondo amore che provava per lei. Non aveva resistito e le si era avvicinato.

Dopo essersi inginocchiato alle sue spalle e aver respirato il dolce profumo della sua pelle, aveva posate le sue mani sulle sue esili spalle. Nella sua voce nessuna sorpresa, per entrambi il riconoscersi era del tutto spontaneo.

-Mi sei mancata.- le mormorò.

Sul volto di Maya apparve un lieve sorriso. Si, era mancato anche a lei, come la stessa aria che respirava. Aprì gli occhi e drizzò la schiena, prima di voltarsi. Si specchiò nell’azzurro dei suoi occhi, limpido e puro. Senza parlare, lo invitò ad avvicinarsi ancora di più. Masumi rimase ammaliato dai suoi gesti così sicuri e da quello che lesse nel suo sguardo. Un amore incondizionato.

Prese la sua mano e la strinse nella sua. Maya si alzò in piedi, incurante di essere completamente nuda e cominciò a sfilargli la corta tunica che indossava. Quando ebbe terminato, lo fece entrare nella vasca, abbastanza grande per tutti e due. Rimase a fissarsi per qualche attimo, ma poi la passione, a lungo trattenuta, esplose. Si tuffarono l’una nella braccia dell’altro, fondendo le loro bocche, assaporandosi a vicenda. Le mani vagavano sui loro corpi, con calma, facendo assaporare ad entrambi le sensazioni che si stavano donando. Masumi, lentamente, si sedette nella vasca, facendo scivolare la fanciulla sopra di se. I baci, le carezze che si scambiavano, erano solo il preludio a quello che più agognavano. Maya incrociò le gambe intorno ai suoi fianchi, permettendogli l’ingresso verso la sua intimità. Masumi non resistette più. Entrò in lei e insieme raggiunsero l’apice che li portò, un’altra volta, verso la completa felicità.

 

-Maya, devo farti una domanda.- fu lui a rompere il silenzio.

Erano distesi nel letto della ragazza, abbracciati, e l’uomo le accarezzava pigramente un braccio. Maya sollevò il capo dal suo petto e lo guardò in volto. Masumi incrociò i suoi occhi.

-Io, ecco, nel tempo…- lo zittì posandogli un dito sulle labbra.

-Non mi ha mai toccata, non glielo ho permesso. Anche se avevo sempre al mio fianco tre protettori e una di questi ha dato la vita per difendermi.- la sua voce si incrinò.

Masumi si sollevò su un gomito.

-Che intendi dire?- il suo tono era preoccupato, oltre che ansioso.

La sacerdotessa si mise a sedere, coprendosi con un candido telo e volgendogli le spalle.

-Non ne eravamo a conoscenza, nemmeno Hamil, nonostante tenesse sotto controllo i soldati. Era seguita e ci ha sentite parlare. Mizuki, lui l’ha…l’ha…- finalmente Maya poteva piangere, sfogare quel dolore che per giorni aveva tenuto dentro di se.

Masumi era sconcertato, non ci credeva. Come aveva fatto a diventare così brutale suo fratello?

Corse verso la sua donna e la strinse a se. La cullò dolcemente, riportandola con se sul letto.

-Non è colpa tua.- le sussurrò, ma dentro di se scoppiava di rabbia.

Ma Maya sapeva che doveva anche dirgli il resto. Si fece nuovamente coraggio.

-Masumi, non ha fatto solo questo.- mormorò.

I suoi occhi si ridussero a due fessure. Di quali altri crimini si era ancora macchiato Yuu?

Con voce tremante gli narrò l’orrenda fine delle tre prigioniere e del vero legame che aveva con Shiori. Lo sentì rigido, teso in tutto il corpo.  Percepì la sua rabbia. Con lentezza tornò a guardarlo in viso, rimanendo senza parole. Sembrava pietra, nulla dell’uomo che aveva conosciuto traspariva.

-Pagherà anche questa.- disse con voce spaventosa.

 

Il sorgere del sole annunciava a tutti che il loro piano stava per cominciare.

Appena Maya uscì dalla tenda con la mano in quella di Masumi, rimase abbagliata dall’imponenza dell’esercito di Atena, schierato in tenuta da battaglia. Utako, vedendola, si avvicinò a lei.

-Mia sacerdotessa.- la salutò inchinandosi al suo cospetto.

-Alzatevi Utako, non sono necessarie queste formalità tra amici.- rispose con un sorriso.-Masumi mi ha già messa al corrente di quello che accadrà, ma io voglio fare la mia parte. Non resterò a guardare mentre combattete per la salvezza di tutti.-

La donna si stupì di quella dichiarazione, non se lo aspettava.

-Maya, ecco, preferirei che voi, insieme alla regina Shiori, steste lontane dalla battaglia. Non sappiamo cosa ha in mente il Faraone e non vorrei vi capitasse qualcosa.-

Maya le prese le mani.

-Non dovete avere queste paure. So come difendermi e soprattutto da lui.-

Con quella frase si arrese. Aveva dimenticato, per un momento, quello che Ayumi le aveva riferito. Era testarda quando voleva.

-Va bene, ma resterete insieme a Rei e agli uomini di Satomi. Interverrete solo quando le acque si saranno calmate.-

La ragazza accettò quelle condizioni, l’ultima cosa che voleva era dare ulteriori pensieri. E, comunque, la sua scelta era stata rispettata.

Dopo aver preso i relativi accordi, Maya si recò da Shiori.

-Andrò con loro.- le disse.

La donna sorrise abbassando lievemente il capo, si aspettava una scelta simile dalla ragazza.

-Fa attenzione.- si raccomandò.

Maya le sorrise apertamente.

-Non preoccuparti, non accadrà nulla a nessuno di noi.- si voltò per raggiungere gli altri, ma Shiori la trattenne, prendendola per una mano.

-Maya, io volevo chiederti…- cominciò, ma titubante.

La giovane comprese subito cosa volesse chiederle.

-Lo cercherò e mi assicurerò che stia bene.- sapeva che si riferiva al soldato che le aveva fatte uscire dal palazzo.

 

Tutto era pronto, i gruppi divisi.

Utako lanciò un ultimo sguardo ad Ayumi, sorridendole, sicura della scelta che aveva fatto.

Partì al galoppo con una manciata delle sue guerriere, in direzione del palazzo. Gli altri la imitarono, verso le loro mete.

Era arrivata davanti all’imponente costruzione e subito si accorse che erano attese.

Il Faraone, con colui che doveva essere il capitano delle sue guardie ed alcuni soldati, l’attendevano.

Fece cenno alle sue guerriere di fermarsi.

-Andrò da sola, voi attenetevi solo al piano.- ordinò.

Spronò il suo cavallo nella direzione desiderata.

Yuu la guardava avvicinarsi. Era rimasto sorpreso nel vedere con quante poche guerriere si era presentata, forse una decina al massimo. Quella donna lo stava sottovalutando ed era un errore.

Inclinò la testa verso Hamil.

-State pronti a far scattare la trappola al mio comando.-

-Come ordinate.- rispose l’uomo.

Il Faraone fece avanzare il suo destriero di qualche passo, per poi fermarlo davanti alla donna.

-Immagino voi siate il comandante delle guerriere di Atena.-

-Le porgo i miei omaggi, grande Faraone.- rispose inchinando il capo.- Avete visto giusto, il mio nome è Utako.-

-Ho ricevuto la lettera dal tempio di Iside che mi informava della vostra visita, solo che non ne comprendo il motivo.- assunse un aria falsamente stupita.

-Il grande saggio Kuronuma era in pensiero per la gran sacerdotessa. Molti fatti alquanto preoccupanti sono accaduti in questo periodo e non è più parso un luogo consono alla sacerdotessa.-

Il viso di Yuu produsse una leggera smorfia. Avrebbe dovuto pensare anche a quell’uomo, errore tralasciarlo.

-Quello che è accaduto in questo ultimo periodo è già stato sistemato e i colpevoli puniti. Non c’era bisogno di scomodarvi.-

-Era nostro dovere controllare. In particolare dopo che la missiva giunta a voi non ha trovato risposta.-

-Si, è vero, ma non ho creduto di doverlo fare, visto che il giorno stesso dell’arrivo della lettera, Maya ha lasciato questo palazzo, per fare ritorno al tempio.-

Utako lo guardò, celando il suo disgusto. La puzza delle sue menzogne aveva intriso l’aria, ma fece finta di credergli.

-Se le cose stanno così, vi chiedo scusa per questa nostra visita. Ripartiremo verso il tempio e ci assicureremo che Maya sia arrivata sana e salva.-

Yuu la fermò, posando una mano sulle redini del cavallo della donna.

-Avete fatto un viaggio lungo e faticoso. Ristoratevi nel mio palazzo e domani mattina ripartirete.- le disse cercando di mostrare un reale interesse per lei.

Utako sorrise sotto i baffi. Il piano stava procedendo proprio come se lo era immaginato.

-Accetto molto volentieri la vostra proposta.- rispose.

Con un cenno della mano, fece avvicinare le altre guerriere e si apprestarono a seguire in Faraone.

Lo videro raggiungere i suoi soldati, loro chiudevano il gruppo.

Varcarono le mura esterne, ma all’improvviso si videro circondate da una moltitudine di uomini con le spade sguainate.

-Che significa tutto questo?- chiese adirata.

Yuu si volse a guardarla, con un sorriso stampato in volto.

-Significa che avete fatto male a sottovalutarmi. Nessuno mi porterà via Maya e voi siete in arresto per aver minacciato la vita del sovrano d’Egitto.-

Dalle sue parole, Utako comprese che quel ragazzo ancora ignorava la fuga di Maya. Allora il soldato che aveva aiutato sia la ragazza che la regina, era riuscito a coprirle. Bene, andava sempre meglio. Continuò la sua recita.

-Siete impazzito! Nessuno crederà una cosa simile!-

-Dite? E pensate davvero che qualcuno osi mettere in dubbio le mie parole? Soprattutto, che non riesca a trovare testimoni a mio favore? Se credete questo, siete un ingenua. E adesso portatele nelle segrete- ordinò ai soldati.

Le guerriere non si mossero, anzi, cercarono di reagire, ma il loro comandante le fermò. Erano in netto svantaggio numerico e poi andava bene così. Vennero disarmate, tirate giù dai cavalli e legate. Hamil si occupava personalmente di Utako e ogni tanto le lanciava qualche sguardo di scuse. In quel momento non poteva fare assolutamente niente per loro, ma avrebbe pensato presto ad un piano per farle fuggire. L’unica cosa che ancora lo teneva legato ad un briciolo di speranza, era il fatto che Akame gli aveva detto che Maya e Shiori erano riuscite a fuggire e che il Fraone non l’aveva scoperto. Prese la donna per un braccio, ma nel farlo lei inciampò, sbilanciandosi verso di lui e finendogli addosso. Ne approfittò.

-Non temete, fa parte del mio piano farci catturare. Preparatevi a tutto.- bisbigliò al suo orecchio, senza che nessuno lo notasse.

Hamil sgranò per un attimo gli occhi. Un piano? Ma cosa stava accadendo? Forse aveva incontrato Maya e lei le aveva spiegato tutto, oppure…Troppo sperare che…

Non finì il pensiero, visto che era già stato richiamato all’ordine dal suo sovrano.

-Hamil che stai aspettando! Non ho tempo da perdere, portale via!-

Si girò verso di lui, chinando il capo.

-Come ordinate.-

 

Il sole stava tramontando e loro si trovarono nel punto designato. Il canneto, abbastanza fitto, li nascondeva agli occhi di tutti.

-Bene. Io, Hijiri e Satomi entreremo e perlustreremo la stanza. Il balcone si affaccia proprio da questa parte, appena la strada sarà sicura vi farò un cenno e ci seguirete.- disse Masumi agli uomini.

-Masumi, fammi venire con te.- Maya si era avvicinata a lui.

L’uomo sospirò, immaginava di dover discutere su questo punto con lei.

-Ascolta Maya, è meglio che rimani qui, insieme a Rei.-

Maya ha ragione. Nemmeno io voglio restare a guardare, voglio veder soffrire quell’animale con i miei occhi.- Rei sosteneva la causa dell’amica.

-Rei, non ti ci mettere anche tu!- s’intromise Hijiri.

I due uomini non volevano assolutamente che le loro donne rischiassero, le due donne non cedevano. Andando avanti così, non sarebbero approdati a nulla. Fu Satomi a mettere fine alla discussione.

-Adesso finitela! Sembrate dei bambini.- si prese un’occhiataccia da tutti e quattro, ma non si fece assolutamente intimidire.

-Rei maneggia molto bene la spada, visto anche gli insegnanti che ha avuto, Maya è molto sveglia e di sicuro non si metterà a fare sciocchezze. E poi, meglio averle con noi, se agissero di testa loro, potrebbero mandare a monte tutto, visto che non conoscono fino in fondo il piano che abbiamo in mente.-

-Ma ci prendi per stupide?- Rei si era offesa.

-Per niente, solo che ho capito che entrerete lo stesso.- si giustificò.

Masumi ed Hijiri scossero la testa, ma diedero ragione a Satomi. Non sarebbero state li.

-Va bene, ma guai a voi se vi allontanerete da noi.- le guardò serio.

Le due amiche sorrisero.

-Promesso.-

 

Ayumi era pronta, le guerriere ai suoi ordini all’erta. Se tutto stava andando come doveva, tra poco sarebbero dovute entrare. Guardò il sole che stava tramontando e la prima stella che appariva nel cielo. Mentalmente si stava augurando che andasse tutto come doveva.

-Ayumi.- una voce alle sue spalle la distolse da quei pensieri.

Si voltò e incrociò gli occhi di una guerriera.

-Vedrai che ce la faremo. Utako si fida di te e anche noi.-

La fanciulla le sorrise, felice di avere il loro appoggio incondizionato.

L’ultimo raggio di sole scomparve.

-Bene, andiamo.- ordinò decisa.

Scavalcarono le mura, in silenzio. Nessuno dei soldati presenti si accorse di loro. Avanzarono con circospezione, fino al campo di addestramento. Gli uomini erano ancora vigili, anche se qualcuno dava segni di stanchezza. Ayumi indicò con cenni della mano come dovevano disporsi, per preparare in seguito l’attacco.

Erano pronte, mancava solo il via. Stava per far procedere l’attacco, quando si sentì afferrare per le spalle. Agì d’istinto. Si voltò, sfoderando la spada e puntandola verso il suo nemico, ma si bloccò. Non poteva crederci!

Il muro accolse la sua schiena, mentre due labbra bollenti si posarono sulle sue. La testa le girava vorticosamente, tanta la felicità di essere nuovamente tra le sue braccia.

-Non speravo più di rivederti.- sussurrò l’uomo sulla sua bocca.

-Avevo paura che potesse accaderti qualcosa.- rispose con lo stesso tono.

Finalmente anche loro si erano riuniti. Hamil si staccò da lei, giusto lo spazio per guardarla negli occhi. Quegli splendidi occhi.

-Adesso non c’è tempo, ma sappi che Utako mi ha spiegato tutto e sono qui per aiutarti. Richiama le guerriere e seguitemi, così saprete cosa ho in mente. Uniti vinceremo, amore mio.-

Ayumi annuì e fece cenno alle donne di seguirli. Si chiusero in una casupola che affiancava il campo. In quel momento la fanciulla scoprì che il piano di Utako e di Hamil concordavano in diversi punti.

-Meglio, almeno non dovremmo fare molte modifiche.- disse.

Hamil la fissò per qualche secondo.

-Che intendi dire?-

-Fidati di me.- rispose solo, con un sorriso sulle labbra.

 

Due figure, coperte da lunghi mantelli, si aggiravano per i corridoi del palazzo, intente a non farsi scoprire. Cercavano la loro vittima, mancava poco. E tra poco avrebbe pagato per tutto.

La sua fine sarebbe giunta e nella maniera più atroce.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** capitolo 36 ***


Capitolo   36

 

La piccola porta scorrevole inserita nel muro, si aprì senza far alcun rumore e le figure avvolte nell’ombra entrarono in silenzio. Si guardarono circospetti, ma fortunatamente la stanza era completamente deserta.

-Bene. Adesso speriamo di avere la stessa fortuna anche fuori. Più tardi ci scoprono, meglio è.- disse piano Masumi.

Satomi si avvicinò all’uscio, cercando si percepire qualche rumore all’esterno, ma nemmeno un sussurro si udiva. Si voltò verso i compagni con un’espressione non molto convinta.

-A me non piace, troppo silenzio. Non vorrei che qualcosa fosse andato storto.-

-Stai tranquillo. Generalmente a quest’ora i soldati non girano per il palazzo, sono impegnati nel pattugliamento delle mura.- gli rispose Hijiri.

-Si, però…- anche Rei appariva perplessa.

-Cosa non ti convince?- le chiese Maya.

-Il cortile delle guardie non dista molto da qui e Ayumi dovrebbe essere già arrivata. Il suo compito era immobilizzare le guardie e almeno un minimo di rumore dovrebbe giungere.- spiegò.

Tutti si guardarono con la stessa perplessità di Satomi e di Rei.

-In effetti hai ragione, ma forse Ayumi non ha ancora attaccato.- constatò Hijiri.

-No, Utako e lei hanno studiato nei minimi dettagli il suo compito e l’orario è già passato da un po’ di tempo. I dubbi di Rei sono fondati.- precisò Maya.

Il silenzio calò nuovamente tra loro. Fu Maya a spezzarlo.

-In ogni caso restare qui a domandarci cosa è o non è successo non ci porterà a niente. Usciamo e affrontiamo qualunque cosa ci troveremo di fronte.-

-Maya ha ragione. Andiamo. Agiremo di conseguenza.- le fece eco Masumi.

Annuirono compatti e si diressero verso il grande corridoio.

 

-Allora, hai capito?- chiese per l’ennesima volta Ayumi.

Hamil sbuffò esasperato. Erano ormai cinque volte che gli ripeteva le stesse cose.

-Si, ho capito. Mica sono scemo!- rispose, cercando di mascherare la stizza.

Ayumi lo comprese subito e dolcemente si avvicinò a lui.

-Perdona il mio comportamento, è solo che non vorrei che qualcosa andasse storto. Troppe vite sono in mano nostra.-

L’uomo accennò un sorriso.

-Lo so, ma non temere. Riusciremo.-

Le venti guerriere erano appostate in attesa e finalmente l’ordine giunse. Con passo felpato aggirarono l’accampamento, ma proprio mentre stavano per attaccare, un urlo squarciò l’aria.

-Soldati! Adesso!-

Gli uomini impugnarono le lance e le spade e scattarono verso gli intrusi.

-Come hanno fatto a scoprirci!- esclamò Ayumi.

-Non lo so, ma preparatevi!- disse Hamil.

Il piccolo esercito fece appena in tempo a prendere le spade, che subito si scatenò l’inferno. Il fragore delle spade e la ferocia del combattimento copriva tutto. Ayumi ed Hamil vennero per qualche tempo separati, ma anche a distanza l’uomo poté ammirare il suo modo di combattere. Era semplicemente perfetta. Come anche le guerriere. Nonostante fossero in netta minoranza, stavano dando parecchio filo da torcere alle guardie del Faraone. Dopo qualche tempo, riuscirono ad avvicinarsi nuovamente.

-Che diamine sta succedendo. Mi avevi detto che era tutto sotto controllo. E i tuoi uomini?- domandò con voce irata.

-Gli uomini a me fedeli non sono più di dieci. Il loro compito era quello di liberare Utako, non appena voi foste penetrate dalle mura. Non capisco nemmeno io come sia potuto accadere.-

-Allora c’è una spia.- disse, schivando un fendente proprio vicino al suo viso.

Già, ma chi…pensò Hamil.

 

Utako sentì il catenaccio della porta della loro cella scivolare a terra e l’uscio aprirsi. Un piccolo gruppo di uomini entrò a posò una cassa non molto grande davanti a loro.

-Qui ci sono le vostre armi, prendetele e seguiteci.- gli disse l’uomo davanti a lei.

Utako si alzò dal pavimento e raccolse la sua spada.

-E di grazia, chi vi manda?- chiese un po’ perplessa.

-Il capitano Hamil, siamo hai suoi ordini. Ci ha incaricati di scortarvi fuori dalle prigioni e condurvi all’interno del palazzo.-

“Strano, eravamo rimasti d’accordo in un altro modo.” Pensò la donna.

Vedendo la sua leggera titubanza, il soldato spiegò la variazione che aveva subito il loro piano.

-Il capitano ha notato degli stani individui girare nel palazzo, dopo che vi aveva lasciate. Sembravano mercenari e banditi, per cui ha dovuto, per dire, improvvisare. Venire scortate da noi è il modo più sicuro per passare inosservati.-

-Capisco.- disse solo Utako.

Poi sollevò lo sguardo verso il soldato.

-Posso sapere il tuo nome?-

-Akame, mia signora. Per servirvi.- rispose con un inchino.

 

 

Masumi, con i suoi compagni, stava percorrendo il corridoio deserto. Nonostante sapesse anche lui come venivano effettuati i turni di guardia, effettivamente Satomi aveva ragione. Troppo silenzio.

-Mi piace sempre meno.- la voce sussurrata del bandito giunse alle sue orecchie.

-Mi dispiace dirlo, ma hai ragione. Qualcosa non torna.- ammise anche il principe.

-Forse Ayumi ha svolto fin troppo bene il suo compito.- s’intromise Hijiri.

-O forse no.- disse riluttante Rei.

Anche  Maya non era molto tranquilla. Molto spesso, negli ultimi giorni di permanenza nel palazzo, qualcosa non tornava nemmeno a lei. Durante la notte sentiva strani fruscii e sussurri che poi con l’approssimarsi dell’alba sparivano. In un primo momento non ci aveva dato peso, ma adesso la cosa iniziava a farsi sospetta.

-Affrettiamoci verso gli appartamenti del Faraone. Meglio evitare sorprese.-

Tutti su questo punto furono d’accordo.

Svoltarono nel buio corridoio di sinistra, ma all’improvviso si arrestarono. Passi frettolosi arrivavano verso di loro. Subito si nascosero dietro le colonne decorate ai loro lati e attesero. Molte figure, con vari tintinnii simili ad armi li oltrepassarono, ma appena superati si arrestarono. In quegli attimi anche il respiro si arrestò nel gruppo di Masumi, che temette di essere stato soperto, ma la tensione scemò in un attimo

-Vedo che siete già qui.- la voce famigliare di Utako li fece uscire dal loro nascondiglio.

-E per me è un piacere vedere che tutto prosegue come previsto.-

L’espressione della donna si accigliò.

-Non proprio principe. Molti mercenari girano per queste stanze e per tutti è diventato ancora più rischioso. Spero solo che ad Ayumi sia andato tutto come designato.-

Appena ebbe finito questa frase, la donna vide giungere di corsa un soldato, ma visto come parlava con Akame, doveva trattarsi di uno degli uomini di Hamil. Infatti era così, ma dal suo sguardo preoccupato quando si voltò verso di loro, capì che qualcosa non stava andando come doveva.

-Sono caduti in un’imboscata. Sapevano dell’attacco e adesso stanno combattendo.-

-Come è possibile!- esclamò la donna.

Tutti si erano ancora di più ammutoliti.

-Devo andare da loro. Voi proseguite con il piano.- disse Utako.

Stava per muoversi, quando una mano la trattenne. Era Maya.

-Salvatela, vi prego.- sussurrò sull’orlo delle lacrime.

Il viso della donna si addolcì e un sorriso comparve sulle sue labbra.

-Non temete, mia sacerdotessa. Darei la mia vita per proteggerla.-

Appena le guerriere con il loro capo scomparvero, il gruppo di Masumi si mosse, ma il pensiero di tutti era rivolto agli amici coinvolti in quel combattimento imprevisto.

Masumi per primo era in ansia. Che cosa stava ancora architettando suo fratello? Allearsi con mercenari e banditi, era inaudito!

Per un momento volse gli occhi verso gli uomini alle sue spalle. In fin dei conti anche lui aveva fatto lo stesso…ma non era minimamente paragonabile a Yuu.

Perso in questi pensieri, quasi non si accorse di essere giunto a destinazione.

-Bene, ci siamo.- sussurrò.

Stava per aprire la porta, ma Satomi lo fermò.

-So perfettamente che spetta a te l’onore di ucciderlo, ma fammi divertire un po’. Deve pagare anche quello che ha fatto a Sayaka.-

-Avrai la tua vendetta. Te lo prometto.-

Lentamente aprì la porta. La stanza era avvolta dal buio. Penetrarono all’interno in silenzio assoluto, ma una volta arrivati al centro della stanza, un rumore improvviso li fece arrestare. Le porte si spalancarono, degli uomini con spade in mano entrarono velocemente, sia dall’ingresso che dalla terrazza. Si ritrovarono circondati, senza possibilità di muoversi. Satomi ed Hijiri tentarono una difesa, che però si rivelò vana. In pochi attimi tutti si ritrovarono disarmati e con le spade puntate alla gola.

-Vedo che il sole del deserto ti ha risparmiato, per portarti direttamente davanti a me.-

Yuu esordì con questa frase, facendosi largo tra i suoi alleati.

Masumi, che ormai era stato buttato a terra, come il resto dei suoi, alzò il capo, incontrando lo sguardo beffardo del fratello.

-Che tu sia maledetto per tutti i crimini dei quali ti sei macchiato.- sibilò con rabbia.

La risata del Faraone riempì la stanza.

-Io ho fatto solo quello che ritenevo giusto. Tutto mi apparteneva e tu sei sempre stato un ostacolo.-

Si avvicinò al fratello, inginocchiandosi per arrivare al suo volto.

-Ti ho sempre odiato. Ti credevi superiore a me, mentre invece non eri niente.-

-Sei un bastardo.- sussurrò il principe, non distogliendo lo sguardo.

-Taci!- gridò Yuu, tirandogli un pugno in pieno viso.

Poi voltò gli occhi verso Maya. La prese per un braccio, attirandola bruscamente a se.

-Lasciala!- urlò Masumi scattando in piedi, ma un poderoso calcio allo stomaco lo fece ritornare al suo posta.

-Masumi!

-Non muoverti, dolcezza. Adesso avrò quello che ho sempre agognato dal momento che ti ho vista e proprio davanti al tuo grande amore.- disse con crudeltà.

La sacerdotessa sbiancò. No, non poteva farle questo. Non a lei, non a lui.

-Un…Faraone…non si…abbasserebbe a …tanto.- balbettò.

-No?! Posso fare tutto.- con queste parole la scaraventò sul letto di fronte a loro.

-Goditi lo spettacolo fratello.- e poi volse il viso verso i suoi alleati.- E voi tenete tutti fermi e fate in modo che Masumi si goda lo spettacolo dalla prima fila.-

 

Shiori si aggirava per l’accampamento inquieta. Il non sapere come si stava svolgendo la battaglia e il restare inerme la faceva impazzire. Ancora in preda alla sua angoscia, entrò nella prima tenda di fronte a lei. Sapeva che apparteneva ad una delle guerriere di Utako e che era vietato introdursi all’interno, ma cercava un posto per riportare la calma dentro di se. Non poteva continuare così, altrimenti quella notte non sarebbe mai passata. Si sedette sul giaciglio alla sua sinistra e cercò di rilassarsi. Stava per prendere una coppa per bere un po’ d’acqua, quando la sua mano urtò un piccolo cofanetto, che cadde a terra.

-Accidenti! Sta andando sempre peggio!- esclamò esasperata.

Si inginocchiò apprestandosi a raccogliere il contenuto fuori uscito, quando la sua attenzione fu catturata da un piccolo lembo di pergamena nascosta sotto la branda.

Con cautela la estrasse e l’aprì. Man mano che i suoi occhi percorrevano lo scritto, il suo volto perdeva sempre più colore. Appena ebbe terminato la pergamena le scivolò dalle mani. No! Se quello che era scritto corrispondeva a verità, tutto era perduto.

Pensò ai suoi amici, alle persone che stavano rischiando la vita mentre lei era al sicuro nell’accampamento.  Ripensò a Maya. Lei, all’apparenza così fragile, ma che dentro di se possedeva una forza che nessuno poteva immaginare. Lei che aveva sfidato tutto e tutti per il suo amore.

Shiori prese un profondo respiro e drizzò la schiena. Era o non era la regina d’Egitto?

Ora era il momento di dimostrarlo, prendendo in mano le redini della sua vita.

Con passo deciso si diresse all’esterno. Era giunto il tempo anche per lei di combattere.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** capitolo 37 ***


Capitolo   37

 

Maya aveva gli occhi sbarrati. Non poteva credere che Yuu potesse farle una cosa simile, non davanti a Masumi. Il suo odio era talmente grande da fargli dimenticare il suo essere umano? Probabilmente si. Le azione spregevoli che aveva commesso in quei mesi erano la prova della sua completa mancanza di umanità. Lo guardava mentre si dirigeva verso di lei, sentiva gli occhi di Masumi pieni di rabbia e sofferenza. Doveva fare qualcosa, ma cosa, senza correre il rischio di mettere in pericolo la vita degli amici?

Yuu le bloccò i polsi, lei cercò di divincolarsi, ma era troppo forte. Si ritrovò inchiodata al letto, con quel corpo sopra di lei, quel corpo che non voleva. Ma ormai era tutto perduto…

 

-Ayumi!- l’urlo di Hamil squarciò l’aria.

La giovane, infatti, era accerchiata da cinque soldati e sembrava che stesse per soccombere. Lui era distante qualche metro e non poteva raggiungerla. Molti corpi giacevano ai loro piedi. Guerriere, soldati del Faraone, ma nessuno dava ancora segni di cedimento. La fanciulla era affaticata, ma ancora si batteva come un leone. Spinto da una forza che nemmeno l’uomo credeva di possedere, riuscì a liberarsi dai suoi avversari e raggiunse la sua donna. Con un poderoso fendente, abbatté due soldati, ma anche lui era stato raggiunto da un colpo al fianco. Resistette al dolore, l’incolumità della bionda guerriera veniva prima di tutto.

Ayumi, nel frattempo, teneva egregiamente a bada i “nemici”. Affondava, colpiva, si difendeva con maestria, come se non avesse mai abbandonato il campo di battaglia. Ma commise un errore. Vide Hamil giungere verso di lei, vide come abbatteva i due soldati, vide la sua profonda ferita. Per un attimo il suo cuore vacillò. Il suo uomo era a terra, ma si rialzò nel tentativo di arrivare a lei.

Per fortuna avvertì uno spostamento d’aria alle sue spalle, così riuscì a bloccare il colpo che stava arrivando, ma era stanca e la spada cominciava a pesare. Si piegò su un ginocchio, cercando di resistere.

-Ayumi!-

Ancora la sua voce, quella voce tanto amata. Doveva farcela, per lui, per i suoi amici, per Utako che tanto credeva in lei. Con le sue ultime energie sollevò il braccio, colpendo l’avversario e facendolo cadere. Si voltò giusto in tempo per vedere il prossimo avversario, ma quando stava per colpire qualcosa la trattenne. Il soldato appena abbattuto era riuscito e fermarle il braccio e lei non riusciva a liberarsi. Strattonò più forte, ma era inutile. Vide la spada avversaria avvicinarsi sempre di più, come al rallentatore, lei inerme ad attendere la fine. Guardò negli occhi, fiera, il nemico. Che nessuno avesse avuto il coraggio di dire che le guerriere di Atene fossero delle vigliacche.

Mentre pensava a questo, mentre stava per soccombere, un altro grido ruppe l’aria. Ma questo era molto diverso. Era un grido di guerra, uno che lei conosceva molto bene.

Il soldato che stava per colpirla si fermò, trafitto in pieno petto da una freccia. L’altro alle sue spalle, cadde a terra con un colpo di spada.

Con sguardo sorpreso, Ayumi si alzò da terra, specchiandosi negli occhi di Utako.

-Siamo arrivate. Adesso occupati del tuo uomo.- disse con voce dolce.

Poi il suo sguardo si indurì.

-A questi vermi pensiamo noi. Lunga vita alle guerriere di Atena! E morte ai nostri nemici!-

Nel rimbombante fragore della battaglia, Ayumi riuscì a raggiungere Hamil. Lo prese tra le braccia, stringendolo a se.

-Non ci abbatteranno, adesso siamo in salvo.- gli sussurrò.

L’uomo alzò lentamente una mano, passandola nei capelli della ragazza.

-Ti amo.- disse soltanto.

 

Era pronta, gli uomini, per quanto fossero criminali, le avevano dato la loro completa fiducia. Lei poteva cambiare le sorti di quella battaglia, doveva.

Volse lo sguardo verso il palazzo che ora le appariva limpido. Il momento del riscatto era giunto e lei, Shiori, non si sarebbe tirata indietro. Qualunque ne fosse stato l’esito.

 

Maya non ne poteva più. A stento riusciva a trattenere i conati che provenivano dal suo stomaco ogni volta che quel viscido essere posava le labbra sul suo corpo. Ormai parte del suo abito era stato lacerato e lui vagava su di lei come meglio credeva. Ma doveva reagire, assolutamente. Con una rapidità che non credeva di avere, riuscì a liberare una mano dalla presa di Yuu e portarla dietro la schiena. Il giovane Faraone non comprese appieno il suo gesto, fino a che non si ritrovò con una lama puntata alla gola.

-Ora alzati e ordina ai tuoi uomini di lasciarli liberi.- gli intimò con voce ferma.

Per un momento il giovane rimase spiazzato, ma poi cominciò a ridere sommessamente.

-E spiegami, come credi di uscire da qui, illesa e con tutti loro? –

-Un modo lo troveremo.- ribatte decisa.

-Maya, Maya. Non poserai nemmeno un piede a terra, perché appena lo farai, il tuo caro Masumi verrà ucciso. Questa feccia ha ordine di eliminarlo se non otterrò da te quello che voglio.-

Il corpo della ragazza venne percorso da un brivido. La vita del suo uomo era nelle sue mani e sapeva perfettamente che Yuu non bleffava. Chiuse gli occhi, ripensando a quello che era accaduto non molto tempo prima e la decisione fu presa in un momento.

Con sguardo deciso puntò gli occhi in quelli di lui.

-Meglio morire nel tentativo di fermarti, che vivere sotto il tuo dominio.-

Con questa frase se lo scrollò di dosso mettendosi a cavalcioni su di lui, portando le mani in alto, pronta a colpire.

Tutto si svolse rapidamente, nessuno se ne accorse. Solo un grido e un corpo rivolto a terra. Maya si voltò, come raggelata. La sua amica, la sua cara Rei, le aveva fatto da scudo con il suo corpo. Infatti era stata l’unica che era riuscita a scorgere il movimento dell’uomo che si trovava più vicino alla sacerdotessa e, senza pensarci troppo, era riuscita a liberarsi e a gettarsi tra loro per salvarla.

Il pugnale le cadde di mano, raggiungendo il freddo pavimento. Hijiri aveva sbarrato gli occhi nel vedere il suo amore stesa a terra, immobile. Gridò il suo dolore e cominciò a dimenarsi per correre da lei. Anche i suoi amici fecero altrettanto.

-Idioti! Teneteli!- urlò Yuu.

I suoi seguaci cominciarono a colpirli con bastoni, spade e lance, ma niente sembrava arrestarli, ma alla fine ebbero la meglio. Hijiri fu fermato a pochi passi da Rei. Nemmeno gli avevano dato la possibilità di sfiorarla.

Yuu, cogliendo l’attimo, prese Maya per un braccio e la condusse al limitare della stanza. Guardò i suoi nemici ormai resi inoffensivi e comunicò i suoi ordini.

-Portateli nelle prigioni e assicuratevi che non possano muoversi per qualche tempo.- poi si rivolse verso Maya.- Tu avrai un’altra destinazione, ma non temere. Porterò a termine quello che avevo cominciato.-

 

Finalmente era finita, tutti erano stati abbattuti. Utako, con passo lento, si avvicinò ad Ayumi, che ancora teneva tra le braccia Hamil.

-Come state?-

-Tutto bene. La ferita è profonda, ma non grave. Gli serve solo un po’ di riposo.- rispose la ragazza.

-Allora è meglio che rimanga qui e ben nascosto, non credo…- ma venne interrotta dall’uomo.

-Non pensateci nemmeno. Non potrei mai stare qui, inerme, mentre le persone a me care rischiano la vita. È mio compito stare con voi, aiutarvi.-

-Hamil, ragiona. Sei ferito e il tuo braccio non può esserti utile.- disse Ayumi con una nota di angoscia nella voce.

Le sorrise.

-E tu mi conosci, sai che non lo farò. Inoltre so usare il braccio sinistro tanto bene quanto il destro. On sono così semplice da battere.-

-Il solito testone.- brontolò.

-Allora se siamo d’accordo, corriamo in aiuto degli altri. Non so perché, ma ho un brutto presentimento.- disse Utako.

Con molta circospezione giunsero alla stanza del Faraone, ma si stupirono quando trovarono la porta spalancata.

-Non capisco.- mormorò Ayumi.

-Facciamo attenzione.- sussurrò Utako.

Entrarono dentro e subito notarono il disordine che regnava. Vasi rotti, tavolini rovesciati e, cosa ancora più sconvolgente, macchie di sangue a terra.

-Ma cosa…- Ayumi era sconcertata.

Hamil mosse qualche passo in direzione del letto, ma si immobilizzò all’istante. La bionda ragazza notò la sua reazione e subito andò da lui, ma all’improvviso venne arrestata proprio dalle sue braccia.

-No, non guardare.-

-Ma Hamil, cosa non…- non terminò la frase.

I suoi occhi caddero su un lembo di vestito a lei molto noto. Era lo stesso che indossava la sua amica quella stessa mattina.

-No.- sussurrò.-No! Rei!-

Corse verso il corpo dell’amica, girandola e scuotendola.

-Ti prego, dimmi che stai bene. Rispondimi! Rispondimi!-

Hamil, inginocchiato al suo fianco, cercava di scostarla, senza successo. Anche Utako e le sue guerriere si ammutolirono nel vedere la disperazione della loro compagna, sentire il dolore che traspariva dalla sua voce.

-Non scotermi così, mi fai male.- una voce flebile fermò quello sfogo.

Ayumi sbarrò gli occhi, così come gli altri.

-R…Rei…- balbettò incredula.

-Non credere…che sia così…facile farmi…fuori.- rispose con fatica.

Hamil, molto accuratamente, riuscì a sollevarla per stenderla sul letto. La fece girare su un fianco ed esaminò la sua ferita. Ma niente. Si vedeva solo un grosso livido sulla schiena sotto la protezione che indossava.

-Ora spiegami come mai non hai perso nemmeno una goccia di sangue. Con quel foro dovevi essere morta.- le chiese con incredulità.

Rei rise sommessamente.

-Ho imparato qualche trucco da Hijiri e lui ha recitato alla perfezione. Abbiamo rinforzato la mia armatura, proprio per evitare questo.-

-E immagino che invece gli altri ti credano morta.- constatò l’uomo.

-Era nei nostri piani. Perdonatemi se non ve ne ho parlato prima, ma era necessario, in caso avremmo dovuto improvvisare.- disse, sentendosi in colpa per il dolore che sapeva aver arrecato agli amici.

-Sei perdonata solo perché sei viva.- la voce di Ayumi non nascondeva una nota di rabbia.

-Felice di vedere che sei sana e salva, ma ora ci spieghi che cosa è accaduto?- chiese Utako, visibilmente sollevata, ma anche preoccupata.

-Ci aspettavano. Siamo stati subito circondati e Yuu ha tentato di abusare di Maya, di fronte a tutti.-

-Quel verme!- disse Ayumi.

-Bastardo!- le fece eco Hamil.

-Comunque non ci è riuscito. Maya l’ha minacciato con un pugnale, ma quando lo stava per colpire, uno del suoi uomini ha cercato di ucciderla. Io, sapendo che non avrei riportato grandi traumi, mi sono lanciata in mezzo, ma lo avrei fatto anche se ci avessi rimesso la vita. Mi hanno creduta morta e hanno agito di conseguenza. Dopo averli resi innocui, sono stati condotti nelle prigioni, mentre Maya non so dove sia, ma probabilmente non molto distante.-

Utako, che aveva ascoltato in silenzio, si accigliò.

-Come poteva essere a conoscenza del nostro piano?- chiese.

Hamil la guardò dritta negli occhi.

-Ce lo siamo chiesti anche io e Ayumi, quando siamo stati attaccati. L’unica spiegazione è che ci sia una spia tra noi.-

Il silenzio calò tra loro. Utako osservò le sue guerriere, ma nessuna di loro poteva compiere una simile azione. Hamil non era stato e su Satomi non aveva dubbi. Voleva morto il Faraone. Che diamine stava accadendo?

-In ogni caso, adesso la priorità sta nel salvare sia Maya che Masumi. Ayumi, tu insieme ad Hamil e Mina, andrete alla ricerca di Maya. Noi ci dirigeremo alle prigioni e libereremo gli altri, ma fate attenzione. Non voglio perdere nessuno.- poi guardò Rei.- Se te la senti verrai con me.-

A fatica la ragazza si alzò in piedi.

-Non sarò di ostacolo.-

-Bene, andiamo.-

Stavano per uscire, quando Ayumi richiamò l’attenzione del suo comandante.

-Dov’è Mina?-

Si guardarono intorno, ma della ragazza nessuna traccia.

 

Maya era in quella stanza buia ormai da troppo tempo. Doveva far qualcosa, altrimenti sarebbe uscita di senno. Il dolore per la perdita dell’amica, il pensiero di Masumi in prigione, quello che Yuu le avrebbe fatto quando sarebbe tornato. No, non poteva farsi abbattere. Per lei e per tutti coloro che amava.

Con fatica si alzò dal pavimento e cominciò a guardarsi attorno. Non c’era nessuna via d’uscita. Solo mura attorno a lei e l’unica porta era sbarrata dall’esterno. Iniziò a tastare i muri, con la speranza di poter trovare un passaggio segreto come c’era nella sua stanza, ma la ricerca non dava i suoi frutti. Le lacrime che aveva cercato di trattenere, iniziarono a scorrere sul suo viso. Non era possibile che dovesse restare li, inerme, senza poter far nulla. Stava cedendo, ma proprio in quel momento, udì un rumore provenire dal fondo della stanza. Con cautela mosse qualche passo in quella direzione, ma all’improvviso si arrestò. Due figure, avvolte in lunghi mantelli neri, entrarono.

Rimasero qualche attimo a studiarsi, poi il più alto dei due parlò.

-Non temete, mia sacerdotessa. Siamo qui per aiutarvi.-

Maya spalancò gli occhi. Quella voce, non poteva sbagliarsi.

Ma…come poteva essere?

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** capitolo 38 ***


 

Capitolo   38

 

Era li, immobile e senza riuscire ancora ad emettere alcun suono. Non ci credeva ancora…

Lui, colui che fino a poco tempo prima era l’uomo più potente di tutto l’Egitto, lo stesso uomo che era stato assassinato per mano di quell’essere che erano li a combattere, adesso era di fronte a lei.

Con un enorme sforzo, riuscì a parlare.

-Voi…voi eravate…- non proseguì.

Eisuke si avvicinò alla ragazza, racchiudendo le mani tra le sue.

-Lo so e perdonatemi per quello che vi ho costretti a passare.- disse con tono grave.

-Ma come è possibile?- adesso la curiosità stava prendendo il sopravvento su Maya.

L’uomo fece un profondo respiro.

-Vedete, ho sempre creduto di potermi fidare di entrambi i miei figli, malgrado che nessuno dei due fosse realmente sangue del mio sangue.-

-Sicuramente non Yuu mio signore, ma Masumi è vostro figlio.- ribadì la ragazza.

Sorrise. Eisuke sorrise, ma tristemente.

-Come vorrei fosse stato così. Vedete Maya, quando conobbi Chigusa, mi innamorai di lei perdutamente, solo che ignoravo che il suo cuore era già stato donato ad un altro. Quando la sua famiglia lo scoprì, venne scacciata e per ripicca, uccisero il suo uomo. Nonostante tutto, decisi ugualmente di prenderla in moglie. Troppo grande era il mio amore per lei. Poco prima delle nozze, però, lei dimostrò un coraggio come pochi uomini e pochissime donne possedevano. Venne da me e mi svelò di aspettare un bambino. Dopo molte riflessioni, che mi sono costate davvero molto, feci la scelta migliore della mia vita. La sposai ugualmente, non facendo mancare nulla ne a lei ne al bambino, che ho amato più della mia stessa vita. Sono fiero del figlio che ho cresciuto e anche se non sono il suo padre naturale, mi sento tale, come so che sia lui, che la mia sposa, mi considerano come tale.- concluse con orgoglio.

Maya era sinceramente colpita da quelle parole, non immaginava quanto forte fosse il legame di quell’uomo alla sua famiglia.

-Capisco, mio signore. Solo che adesso non comprendo. Voi eravate morto.-

Eisuke scoppiò in una profonda risata.

-Era quello che volevo far credere e ci sono riuscito.-

La giovane ancora non comprendeva a pieno le sue parole.

-Vedete, ero a conoscenza che Yuu stava macchinando qualcosa, ma mi sfuggivano i suoi veri motivi. Per qualche tempo l’ho fatto seguire da persone estranee al palazzo, ma a me fedeli. Hanno scoperto che intratteneva corrispondenze e contatti con gente poco “raccomandabile”. Per quello e mi scuso profondamente con voi, l’ho affiancato a Masumi per scortarvi qui. Immaginavo che commettesse qualche errore, ma per via della vostra messa in scena in quel villaggio, non sono riuscito a risalire a nulla. Ho dovuto attendere. La sera del banchetto, quando avete offerto quelle due rose e dopo che Chigusa mi aveva spiegato realmente il loro significato, ho capito. Yuu voleva eliminarmi e far ricadere la colpa sul fratello. Così ho organizzato la mia morte. Prima che venisse da me, ho preso un filtro che neutralizzasse il suo veleno e che mi desse una morte apparente. Quando condussero il mio corpo nella tomba reale, Chigusa mi somministrò la pozione che mi ha riportato alla piena coscienza, in questo modo ho potuto agire indisturbato. Mi sono recato al vostro tempio, piegando a Kuronuma cosa fosse accaduto e gli chiesi di chiamare le guerriere di Atena, per tenere fede al loro patto, solo che gli imposi il silenzio sulla mia persona.-

Guardò negli occhi la ragazza e li vide velarsi di lacrime. Abbassò il capo, con fare colpevole.

-Perdonatemi per il male che, anche indirettamente, ho arrecato a tutti voi, ma vi prometto che presto tutto questo finirà.-

Maya si asciugò le lacrime che avevo cominciato a scorrere sul suo viso.

-Non dovete, non sono in collera con voi. Pensavate di agire per il meglio e, si, avete ragione. Tutto finirà e stanotte.-

Poi volse lo sguardo verso l’altra figura.

-Shiori…lei mi aveva detto che…-

-Gli uomini del nostro grande sovrano mi hanno salvata all’ultimo momento. Ora voglio solo aiutarvi, come ho fatto prima di venire scoperta.- spiegò la donna.

-Grazie. Grazie di tutto, Mizuky.- disse abbracciandola.

La donna, commossa, ricambiò quella stretta, ma subito si ricompose.

-Dobbiamo andare, mio signore. Non vorrei che ci scoprissero.-

-Si, hai ragione.-

I tre si mossero, uscendo nuovamente da quel passaggio segreto. Appena varcata la soglia, si trovarono in un corridoio che Maya non aveva mai visto. Rapidamente si mossero, fino a quando non udirono dei passi provenire verso di loro.

-Presto! Nascondiamoci!- disse Mizuky.

I tre celarono la loro vista dietro alle colonne che adornavano il corridoio e attesero. L’ansia tra di loro era palpabile. Poi all’improvviso, delle figure comparvero. Trattennero il fiato, fino a quando…

-Ayumi!- esclamò Maya.

L bionda guerriera arrestò la sua corsa, voltandosi lentamente. Non poteva…ma era la sua voce.

Finalmente i loro occhi si incrociarono. Avanzando piano, si trovarono l’una di fronte all’altra, con le lacrime agli occhi.

-Maya…sei veramente …tu…- era ancora incredula.

-Si, amica mia.-

Si strinsero con forza, piangendo dalla gioia. Ma ben presto quella felicità venne sostituita da un pianto disperato della sacerdotessa.

Ayumi la scostò da se, cercando di capire il perché di quella disperazione.

-Ayumi…Rei…lei è…è…- ma l’amica non la fece proseguire.

-Sta bene. Era un piano architettato da lei e Hijiri.-

Prese a spiegare cosa realmente fosse successo, mentre le lacrime di Maya cessarono, un altro sentimento prese il sopravvento su di lei.

-Giuro che appena la vedo, gliela faccio pagare! Si rende cnto, almeno di quello che ho passato?- chiese con voce irata.

Ayumi rise leggermente.

-Lo sa bene, solo che non aveva scelta. Non essere adirata con lei.-

La fanciulla mise il broncio.

-Comunque ci metterà un po’ di tempo per farsi perdonare.- brontolò.

Questa volta la bionda rise apertamente.

-Come vuoi, ma ora dobbiamo muoverci. Anche perché, sia io che Utako abbiamo un sospetto. Se fosse fondato…- non terminò la frase.

Maya, incuriosita, la spronò a parlare, per capire cosa celassero le sue parole.

Ayumi le narrò dell’imboscata nella quale erano caduti poco prima che sferrassero l’attacco e dalla strana sparizione di Mina.

-Allora ecco con chi si incontrava.- la voce di Eisuke risuonò nel corridoio.

Tutti ammutolirono nel vedere sia lui che Mizuky.

-Mio…signore.- disse incredulo Hamil, inchinandosi a lui.

Il sovrano lo guardò con ammirazione.

-Sono fiero di quello che hai fatto.- disse soltanto.

Hamil lo fissò con stupore. Mai, in tutti quegli anni, aveva rivolto a lui queste parole.

-So cosa è accaduto e ti sei dimostrato degno della fiducia che hai sempre meritato. Forse ho sbagliato a non dirtelo prima, forse certi comportamenti non li avresti avuti, ma ti sei ravveduto e sei l’uomo che ho sempre saputo che tu fossi.-

Hamil aveva le lacrime negli occhi. Avrebbe dato la vita per il suo sovrano, ora più che mai. E non solo per lui.

-Che volevate dire?- chiese Ayumi, dopo essersi ripresa dallo stupore.

-Sapevo che Yuu si incontrava con una donna misteriosa. Nessuno, nemmeno i miei uomini erano mai riusciti a scoprire la sua identità. Era molto brava a sfuggire al loro controllo, se mai ne fosse stata a conoscenza. Solo voi, guerriere, ne siete all’altezza.- spiegò.

Ayumi era sorpresa. Non tanto dalle sue parole, ma…

-Mina è la spia!-

-Dobbiamo muoverci. Oramai avrà già avvertito Yuu e il vostro comandante avrà bisogno di aiuto.-

 

-E adesso, cosa facciamo?- chiese Satomi con rabbia.

Masumi non aveva risposta, riusciva solo a pensare a Maya nelle mani di suo fratello e alla povera Rei.

-Utako sarà già riuscita ad entrare e Rei le avrà raccontato tutto.- disse tranquillamente Hijiri.

Tutti si voltarono verso di lui, stupiti come non mai. Fu Masumi a parlare.

-Hijiri, lo sai, Rei è…- ma venne interrotto dall’uomo.

-Sta bene. Avevamo prese questa precauzione in caso di pericolo estremo.-

Narrò loro in che cosa consistesse il loro piano. Il principe scattò in piedi, furente.

-Ma ti rendi conto di quello che avete fatto e del rischio corso?-

-Calmati Masumi, l’idea è stata di Rei. All’inizio non ero d’accordo, ma quella ragazza è molto persuasiva. Comunque, se tutto è andato secondo i piani, tra non molto saremmo nuovamente liberi di agire.-

Infatti, appena finite quelle parole, sentirono la serratura scattare e una donna si parò davanti a loro.

-Mio principe.- disse inchinandosi.

-Utako!- esclamò.

-E non solo.- e sul suo viso comparve un sorriso.

-Rei!- dissero tutti.

La fanciulla entrò lentamente, conscia della sorpresa di tutti loro.

-Perdonatemi, ma era necessario.- si scusò con i presenti.

Il viso di Masumi si distese, dopo tanto tempo.

-L’importante è che tu stia bene. Solo che adesso non so come la prenderà Maya.-

-Non temete. Ayumi sarà già riuscita a trovarla e le avrà spiegato. Adesso dobbiamo andare. Non abbiamo trovato difficoltà per giungere qui e temo il peggio.- disse Utako.

-Che intendete?-

-Abbiamo scoperto l’identità di chi ci ha traditi. E verrà punita severamente, sempre che sopravviva.-

Uscirono dalle prigioni, con circospezione. Percorsero un altro interminabile corridoio, fino a giungere nel giardino. Li udirono dei movimenti dall’altra parte. Si voltarono e a loro comparvero Ayumi, Hamil, le guerriere e, con immensa gioia di Masumi, la sua Maya.

Stavano per incontrarsi, quando una voce li fermò.

-Alla fine siete giunti. E dritti dritti nella mia trappola.- fece Yuu dal balcone.- Uccideteli, ma la fanciulla no. Di lei me ne occuperò io.-

All’improvviso una moltitudine di uomini li circondarono. Era troppi, non sarebbe stato facile.

Utako guardò Masumi e si sorrisero. Avrebbero venduto molto cara la pelle.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** capitolo 39 ***


Capitolo 39

 

 

Il silenzio della notte era rotto solo dal rumore del vento. I guerrieri dei due fronti si studiavano in silenzio.

Masumi era consapevole di essere in inferiorità numerica, ma non potevano più tornare indietro. Dovevano porre fine alla tirannia di Yuu e quella notte. A costo di rimetterci la vita.

-Allora, fratello, siamo giunti alla resa dei conti.- disse Yuu sorridendo.

-Già, ma se fossi in te non canterei vittoria troppo presto.- gli rispose con durezza.

Il giovane Faraone scoppiò in una sonora risata, poi alzò un braccio.

-Avanti!- gridò.

Da dietro gli alberi uscirono gli uomini hai suoi ordini, scagliandosi su di loro.

-Venderemmo cara la pelle! Sterminiamoli!- la voce di Utako caricò le sue guerriere che si lanciarono all'attacco.

In breve tempo il silenzio fu sostituito dal cozzare delle spade. Combattevano senza risparmiarsi, Masumi e i suoi. Tutto dipendeva da quello scontro.

La loro vita. L'intera esistenza del loro Paese.

Hijiri, con Rei a fianco, davano tutto, coprendosi le spalle a vicenda. L'uomo era notevolmente impressionato dal miglioramento della sua donna. La sua forza di volontà l'aveva aiutata a tirare fuori doti che nemmeno sospettava di avere.

Hamil, insieme ad Utako, cercava di aprire un varco per Masumi. A lui il compito di fronteggiare il sovrano, ma l'impresa non era delle più semplici. Per ogni mercenario abbattuto, ne comparivano altri due. Sembravano infiniti.

-Se continuiamo così, non so per quanto resisteremmo.- constatò Hamil.

-Lo so, ma non abbiamo alternative.- rispose la donna, ben conscia che, a parte un miracolo, in breve sarebbero stati sopraffatti.

-Non dobbiamo arrenderci, ne smettere di sperare.- intervenne Maya.- I miracoli accadono. Basta crederci.-

La guardarono, affascinati dalla fiducia che albergava nei suoi occhi. Ma non ebbero il tempo di replicare, che un'altra ondata si scagliò su di loro.

Masumi si parò davanti alla sua donna, per impedire che fosse colpita, ma la ragazza fu più lesta e abbatté il suo avversario.

-E questo dove lo hai imparato?- chiese l'uomo stupito.

-Beh, ammetto che quando non eravamo intente a pregare, Ayumi mi ha dato delle lezioni.- disse abbassando lo sguardo.

-Ricordami di ringraziarla.- rispose, schivando un fendente.

Sorrise tra se. Quella ragazza era piena di sorprese.

Nel frattempo, Ayumi, sentendosi attaccata alle spalle, si voltò, bloccando la spada che stava per colpirla e riconoscendo la sua avversaria.

Il suo sguardo si indurì, diventando ghiaccio.

-Perché Mina! Ci hai tradite, hai tradito colei che ci ha cresciute come figlie! Hai tradito il tuo giuramento!- le gridò.

Mina forzava il braccio, ma non riusciva a togliere la spada alla bionda.

-Tu! La colpa è solo tua!-

Ayumi rimase stupita da quelle parole.

-Che stai blaterando.-

-Prima che tu arrivassi ero io la preferita di Utako, ma dopo...dopo tutto è cambiato. Aveva occhi solo per te e io ero stata messa da parte!- le svelò, con rabbia.

Si staccarono, fissandosi ansanti. Una con odio, l'altra sconcertata.

-Tu non sei mai stata allontanata da lei.- insistette.

-A no? Le missioni più importanti sono sempre state affidate a te e a me lasciava solo le briciole.-

Ayumi scosse la testa.

-Era solo perché lei non voleva che rischiassi più del dovuto. Se...se ti fosse capitato qualcosa, ne sarebbe morta.- confessò alla fine.

-Non dire falsità!- urlò, scagliandosi nuovamente su di lei.

Ayumi parava ogni colpo, ma la stanchezza cominciava a farsi sentire e le braccia le dolevano, ma non poteva cedere. Non fino a che non le avesse svelato la verità.

-Non sto mentendo Mina.- doveva convincerla.

-Visto che dici così, cosa credi mi farebbe adesso, se non uccidermi in caso di vostra vittoria?-

Ayumi abbassò leggermente lo sguardo. Aveva ragione. Il loro giuramento puniva con la morte i traditori. Chiunque essi siano.

-Allora cerca di redimerti in qualche modo, aiutandoci. Non combattendoci.-

-Non posso. Ormai ho dato i miei servigi a Yuu e non posso tornare indietro. Nemmeno se volessi.- concluse la frase quasi in un sussurro, ma che l'avversaria udì.

Quella frase, però, intaccò la difesa di Mina e Ayumi ne approfittò. La disarmò e, in seguito, la prese per un braccio, schiacciandola a terra.

-Uccidimi.- la pregò, ormai conscia che la fine era arrivata.

-No, non fino a che non mi dirai che intendevi.-

La ragazza non disse una parola, ma iniziò a singhiozzare silenziosamente. Ayumi continuava a tenerla ferma, pregando che si decidesse a parlare. Alla fine, Mina cedette.

-Yuu...lui...lui ha mio figlio.- confessò.- Se non lo aiuto, lo ucciderà!-

Ayumi sgranò gli occhi. Un figlio! Ma come...Non era il momento, ma dopo avrebbe dovuto dare spiegazioni.

-Ne riparleremmo. Ora aiutaci e ti prometto che anche lui sarà salvo. Yuu cadrà.- le disse con fermezza.

Mina la guardò con le lacrime agli occhi.

-Promettimelo.- chiese speranzosa, desiderosa di crederle.

-Te lo giuro su quello che ho di più caro. Fallo per lui e per darti la possibilità di farti perdonare da tua madre.-

A Mina mancò il fiato ad udire quelle parole.

-Mia...mia madre? Lei è...- Ayumi la interruppe.

-Non è morta, era una bugia, ma a fin di bene. Tua madre è Utako. Ora capisci il perché ti teneva lontana? Io ero più sacrificabile di sua figlia.- le spiegò con un sorriso.- Ora andiamo e rendila nuovamente fiera di te.-

Le porse la mano e l'aiutò ad alzarsi.

-Non sarà facile, siete in netto svantaggio.- constatò Mina.

-Lo so, ma loro non hanno la nostra forza. Ce la faremmo.-

 

Ormai lo scontro andava avanti da parecchi minuti. Le perdite erano evidenti da entrambe le parti, ma in particolare tra le fila di Masumi.

-Masumi, non possiamo andare avanti così. Se vogliamo fermarli, dobbiamo colpire Yuu. Con il loro capo fuori gioco, sarà facile avere ragione di loro.- disse Hamil.

-Già, ma non riusciamo ad avvicinarci. Maledizione!-

-Ho un'idea.- s'intromise Maya.- Se mi offrissi a lui, come diversivo, forse la sua attenzione...-

-Non se ne parla Maya!- la fermò il principe.

-Ascoltala, forse non ha tutti i torti.-

Satomi li aveva appena raggiunti e, valutata l'idea della ragazza, aveva subito notato che la sua era un'ottima trovata.

-Lo potremmo distrarre a sufficienza per poterlo aggirare senza essere notati.-

-Io non posso rischiare la sua vita.- continuò imperterrito.

-Non mi accadrà nulla.- insistette Maya.

Masumi stette in silenzio un attimo, valutando quella soluzione. Doveva ammetterlo, era davvero la sola.

-E va bene. Ma se ti accadesse qualcosa...- non continuò.

Maya posò una mano su quella dell'amato, stringendola con dolcezza.

-Non succederà.-

L'uomo annuì e, a malincuore, la lasciò andare.

Maya schivò un fendente, poi facilmente parato da Hamil e si mise in mezzo al giardino.

-Faraone!- gridò.

Il chiasso intorno a lei cessò e Yuu si sporse per guardarla.

-Ferma questa follia e io mi consegnerò a te. Siamo pochi per affrontare tutti i tuoi uomini e non voglio più che nessuno perisca. In cambio ti prometto sottomissione assoluta, per l'intera durata della mia vita.-

Yuu sogghignò, soddisfatto. Il suo obbiettivo era stato raggiunto, ma mancava ancora una cosa per il compimento della sua opera.

-Vediamo se ho capito bene. Tu ti consegneresti a me e io in cambio che dovrei fare?- domandò, già prevedendo la sua risposta.

-Lascia liberi coloro che si sono opposti al tuo volere e potere. Questa è la mia sola richiesta.-

-Sai, immaginavo questa risposta, ma lo sai anche tu che non posso accontentarti.- vide la rabbia sul viso di lei, allora continuò.- Ma voglio essere clemente. Darò loro fino all'alba per scappare, poi i miei soldati partiranno all'inseguimento. Il resto verrà da se.-

Maya restò impietrita. Nemmeno la sua resa poteva salvare totalmente la vita alle persone a lei care.

-Allora Maya, accetti?- chiese impaziente, ma ormai sicuro di avere la vittoria in pugno.

Maya chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Stava per accettare, quando un forte rumore alle sue spalle fece girare tutti i presenti.

Spalancò gli occhi, incredula. Un numeroso numero di uomini era comparso e, alla loro guida, colei che fino a quel momento era ancora la regina d'Egitto.

-Ora è giunta la tua fine, mio caro consorte e fratello.-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Capitolo 40 + epilogo ***


Finalmente dopo anni mi sono decisa a terminare questa storia. Non sono pienamente convinta di come sia venuto questo capitolo, ma ho davvero lasciato trascorrere troppo tempo e mi sono persa. comunque ringrazio tutti coloro che l'hanno letta, preferita e seguita.
Un bacio! Lau!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 Capitolo 40

 

Shiori era immobile. Lo sguardo fiero e duro, puntato su colui che era il suo nemico. Poco importava il legame che avessero, lui si era macchiato di atrocità terribili. Non poteva considerarlo più né un marito, né tanto meno un fratello.

-Ti consiglio di arrenderti Yuu, altrimenti la tua fine sarà segnata.- ribadì la giovane Regina con astio.

Il Faraone sorrise, poi scoppiò in una forte risata.

-Sei una stupida e un ingenua! Ormai ho già vinto! Maya è nelle mie mani, Masumi e i suoi alleati sono costretti alla resa. Credi che la tua bella entrata possa cambiare qualcosa?-

Shiori si guardò attorno. In effetti il giovane non aveva tutti i torti. Gli amici erano accerchiati e la giovane sacerdotessa a due passi dal nemico. Ma ancora lui non sapeva... Sorrise tra sé e sé.

-Forse hai ragione mio sposo, ma ignori una cosa fondamentale.-

Yuu socchiuse gli occhi. Di che diamine stava parlando quella donna? Lui non trascurava nulla.

-Che intenti, pazza che non sei altro?- sibilò appena.

Non si accorse di nulla, tutto avvenne rapidamente. Un'ombra alle sue spalle si materializzò, coprendolo completamente. Un braccio gli serrò la gola, stringendolo e facendogli mancare il respiro. Gli “spettatori” rimasero senza fiato nel vedere la scena.

L'ombra parlò al suo orecchio, con voce bassa e carica sia di amore che di odio.

-Ti ho allevato come se fossi mio. Ti ho dato tutto. Il mio amore, la mia fiducia, il mio rispetto. Tutto...ho fatto tutto per te, figlio mio. Ma questa follia deve giungere al termine. Non permetterò né a tuo fratello, né a quella leggiadra fanciulla, né tanto meno a tua sorella di compiere quel gesto che solo io posso fare. Perdonami figlio, ma questo è l'unico modo.-

La mano armata di pugnale calò su di lui, colpendolo al cuore. Nessuna esitazione, nessun ripensamento. Yuu spalancò gli occhi sentendo la sua cane lacerarsi. Non poteva essere. Lui, l'unico degno di essere il Faraone, sconfitto in quel modo, a tradimento. E proprio da quell'uomo che aveva amato e ucciso per convenienza e per gelosia. Avvertì il suo corpo irrigidirsi e poi accasciarsi tra le braccia di colui che aveva sempre chiamato padre.

-Perdonami.- ribadì Eisuke, con le mani sporche del sangue di suo figlio.

Yuu riuscì a guardarlo negli occhi e vi lesse angoscia e dolore. E solo in quel momento comprese. Capì che aveva sbagliato tutto, aveva frainteso ogni atteggiamento e comportamento del genitore. Socchiuse gli occhi e per la prima volta sorrise. Un sorriso sincero.

-Grazie.- riuscì a mormorare prima di esalare l'ultimo respiro, tenendo sempre stretta la mano di Eisuke.

La morte del Faraone ebbe un impatto inaspettato per i suoi alleati. In men che non si dica vennero disarmati e accerchiati. Quei pochi uomini che ancora cercavo di resistere furono costretti alla resa in pochi attimi. Maya, facendo appello alle poche forze che le rimanevano, si avvicinò al corpo esanime di Yuu e al vecchio Faraone che lo teneva tra le braccia. Le lacrime inondarono il suo viso alla vista della sofferenza del vecchio uomo. Posò delicatamente, quasi temesse di fargli del male, una mano sulla sua spalla. Eisuke, avvertendo quella dolce carezza, alzò il volto incrociando gli occhi della fanciulla.

-Non potevo...lui non era così...la colpa è stata mia...- cercò di giustificarsi.

D'istinto la giovane si inginocchiò accanto a lui e lo prese tra le braccia, stringendolo con quanta forza aveva.

-Voi non avete niente da rimproverarvi e lui ve lo ha dimostrato ringraziandovi. Vi prego, non prendetevi colpe non vostre.- gli disse piano, piangendo insieme a lui.

Masumi era sbalordito. Davanti a lui c'era suo padre, l'uomo che sapeva defunto e sepolto nella tomba. Invece...

-Ci sono molte cose da spiegare mio principe.-

Si voltò di scatto incontrando il volto sorridente di Mizuki. Impallidì notevolmente, ma non solo lui. Ayumi, Rei e Hijiri, che sapevano dell'atroce fine che aveva incontrato, rimasero senza fiato.

-A tempo debito.- continuò la donna prima di allontanarsi e raggiungere il suo Signore.

-Mio occuperò io di tutto Faraone. Ora andate, vostro figlio ha bisogno di voi.- disse ad Eisuke che ancora stringeva Yuu e abbracciava Maya.

L'uomo sollevo gli occhi e annuì. Aveva adempiuto al suo doloroso compito. La morte li aveva sfiorati, adesso dovevano celebrare la vita.

Masumi era ancora senza parole. Suo padre, il suo amato padre era vivo, di fronte a lui. Eisuke posò la mano sulla sua spalla, con un leggero sorriso.

-Ti chiedo perdono per la messinscena da me organizzata, ma non avevo altro modo per proteggere sia te che tua madre.- parlò con calma, ma il suo tono era pieno d'amore.

-Perché...- riuscì solo a mormorare.

-Vieni con me e ti spiegherò ogni cosa.-

Shiori, nel frattempo, si guardava intorno alla disperata ricerca di quel volto appena conosciuto, ma che già era scolpito nella sua mente. Non lo trovava da nessuna porte, possibile...

Un leggero tocco la costrinse a voltarsi alla sua destra con speranza rinnovata, ma rimase per un attimo delusa. Non era lui, era Maya.

-Hai commesso un imprudenza, ma ti ringrazio. La tua comparsa ha salvato tutti noi.-le disse con un dolce sorriso.

La giovane Regina scosse il capo.

-Dovevo venire, il mio animo sarebbe stato lacerato se non avessi fatto qualcosa per aiutarvi.-

Ma Maya vide oltre che alla gioia della vittoria, un ombra velare il suo sguardo. Strinse di più la presa sul suo polso.

-Sta bene, non temere e tra poco potrai accertarlo con i tuoi stessi occhi.- le sussurrò, facendo sobbalzare il cuore della donna a quella rivelazione.

In un impeto Shiori la strinse a sé lasciando uscire le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto.

-Grazie.- mormorò soltanto.

-Mia Signora.- udì quasi appena quella voce, ma la riconobbe all'istante.

Si voltò di scatto, incrociando lo sguardo caldo di colui che aveva tanto rischiato per loro, per lei.

-Akame...-

-Sono lieto di vedere che state bene. Perdonate se ho tardato a presentarmi al vostro cospetto.- disse chinando il capo, ma la donna lo prese in contropiede gettandogli le braccia al collo.

-Non hai nulla di che scusarti. Nulla!-

Il soldato rimase per un momento spiazzato di fronte a quel gesto, ma si riprese e strinse la giovane.

-Mia Regina.- sussurrò.

-Non sono più una Regina, ma solo Shiori.-

Maya sorrise e si allontanò di qualche passo. Forse veramente anche per quella sfortunata anima era giunto il momento di volare libera.

-Maya, tesoro, vieni. Mio padre ha chiesto che anche tu sia presente.- la voce di Masumi le giunse da dietro facendola voltare.

Si fissarono intensamente per qualche istante, ma poi la giovane sacerdotessa annuì e, prendendosi per mano, si accinse a seguirlo.

Nella stanza che una volta gli era appartenuta, il Faraone redivivo si sedette e attese l'arrivo delle persone da lui richieste. In breve tempo tutti lo raggiunsero: Masumi e Maya, Hijiri con Rei, Hamil e Ayumi. Utako con Mizuki e, infine, il bandito Satomi. Erano in piedi, in attesa di una spiegazione alle loro domande. L'unica che tutto sapeva era Maya, ma sapeva che spettava solo a lui quel compito.

-Bene, ora che siete qui riuniti vi dirò cosa è accaduto e il perché della scelta che ho dovuto fare.-

Eisuke abbassò lievemente il capo e prese un profondo respiro.

Iniziò a narrare tutti i fatti, i sospetti, le decisioni che avevano portato lui, il grande Faraone a farsi credere morto.

-Non avevo altra scelta. Mi duole che questa mia decisione abbia portato sofferenza a tutti voi.-

-Padre perché...perché non mi avete detto nulla.-scattò Masumi.

Eisuke lo fissò per un attimo negli occhi e vi lesse, oltre che al sollievo di averlo nuovamente accanto a se, anche rabbia e delusione.

-Per proteggerti. Se Yuu avesse sospettato anche in minima parte che non ero realmente morto, non ci avrebbe pensato due volte a uccidervi tutti. E i metodi li conosceva molto bene. Mi addolora solo sapere che la mia Chigusa...- chiuse gli occhi, lasciando che una lacrima solcasse il suo stanco viso.

-Non dovete temere per la vostra sposa.- s'intromise Hamil, facendo sobbalzare il suo sovrano.

-Ero stato incaricato di presiedere l'esecuzione e ho fatto tutto quello in mio potere per salvarla. Sia lei che vostra madre, Maya. Anche la grande Aya è ancora in vita e tutte sono state scortate fino al tempio di Iside.-

-Che aspettavi a dircelo?- Ayumi lo strattonò per un braccio con violenza.

-Scusami, ma fino a che questa storia non fosse giunta al termine non potevo far correre loro dei rischi.-

Maya, sentendo la notizia che sua madre era viva, si aggrappò alla tunica di Masumi con le lacrime agli occhi.

-È viva. Mia madre è viva.- non ci credeva, finalmente poteva nuovamente riabbracciarla.

Anche Masumi era incredulo e non poté che provare un enorme rispetto per quell'uomo che tutto aveva rischiato per loro.

-Hamil.- lo chiamò avvicinandosi.

Il vice comandate delle guardie reali volse gli occhi verso il suo principe, chinando leggermente il capo.

-Non sai che grande dono hai fatto a tutti noi.- e gli strinse la mano con le lacrime che minacciavano di sgorgare dai suoi occhi.

Satomi, comunque, pensò bene di spezzare tutta quella dolcezza che si era creata, non considerando nemmeno di essere in presenza del Faraone d'Egitto.

-Va bene, tutto è andato come doveva, ma a me preme solo sapere dove si trova Sayaka.-

Sentendo quel nome, Hamil scattò pronto a sguainare la spada e mettere fine alla sua vita. Aveva s combattuto con loro, ma non si doveva dimenticare chi era, né quello che aveva fatto passare a quella fanciulla. Hijiri si accorse di quel fulmineo movimento e saltò a sua volta per impedire al suo sottoposto e amico di agire.

-Fermati!-

-Lasciami andare Hijiri! Come osa parlare di lei!-

-Osa perché la ama.-

Quelle parole penetrarono nella coltre di rabbia che provava diradandola di colpo.

-Cosa scusa?- era incredulo.

-Non sono un santo, né voglio esserlo. Ma quella donna è mia.- continuò Satomi.

-Sempre se lei ti vorrà.- puntualizzò Masumi.-Non sai ancora se ricambia o no i tuoi sentimenti.-

Il bandito alzò le spalle.

-Non vorrai costringerla!- esclamò Rei.

Satomi, con lo sguardo serio la fissò negli occhi.

-No. Non potrei fare questo a lei. La lascerò libera di decidere.-

Maya che aveva assistito in silenzio si avvicinò al giovane.

-Sento che il sentimento che ti lega a lei è profondo. Forse non era così all'inizio, ma poi è germogliato e cresciuto. E credo che Sayaka capirà.-

-Sono pronto anche ad un suo rifiuto.-

-Mostrategli come siete realmente e se solo lei ha intuito un minimo della bontà nel vostro animo vi ricambierà.- continuò la sacerdotessa con voce lieve.

Satomi scoppiò a ridere sentendo quelle parole.

-Io buono? Ma sapete chi sono?-

-Sì. Non ci avreste aiutato se il vostro cuore non fosse stato nobile.- confermò Maya con convinzione.

Il bandito tornò serio a quelle parole.

-Sacerdotessa io sono un bandito, un ladro, un assassino.-

-Ma siete anche un uomo con sentimenti forti e puri.-

Rimase in silenzio colpito dalla convinzione sentita in quella frase. Forse...forse poteva ancora sperare.

-Masumi.- la voce di Eisuke risuonò nuovamente in quella stanza attirando l'attenzione del principe.-Devo parlare in privato con te se non ti spiace. Voi, valorosi guerrieri, siete liberi di andare. Riposate.-

-Maya resta con me.- affermò deciso.

Di qualunque cosa il padre volesse parlargli la voleva al suo fianco. Nessun segreto doveva esserci tra loro.

-Come preferisci.-

 

Ayumi e Rei stavano ammirando il cielo da uno dei grandi balconi del palazzo. Era limpido e tempestato di stelle. Quello spettacolo era grandioso. D'un tratto la bionda sacerdotessa-guerriera sospirò.

-Che ti succede?- le chiese l'amica.

-Vorrei solo sapere che cosa accadrà adesso.- disse con voce quasi malinconica.

-Semplice. Torneremo alle nostre vite di sempre.- la leggerezza che udì nella sua voce la fece voltare di scatto.

Stava per riprendere la parola, quando Rei continuò.

-Oppure potremmo cambiarle radicalmente.-

-Rei..-

L'amica si girò verso di lei.

-Tu ti sei innamorata proprio come me. Io non avrei mai la forza di lasciare Hijiri, la mia anima ne morirebbe. Proprio come la tua se fossi costretta ad abbandonare Hamil per tornare al tempio. La mia scelta l'ho fatta dal momento che il mio cuore, il mio corpo, il mio intero essere si sono congiunti a lui- tornò nuovamente con lo sguardo sul cielo stellato.-Questa è la mia scelta Ayumi, ma non posso decidere anche per te.-

La bionda fanciulla sorrise.

-Sai credo che quest'avventura sia servita molto di più di quello che credevamo. Abbiamo trovato noi stesse e la nostra strada.-

Un leggero bussare alla porta le costrinse ad interrompere il loro discorso.

-Mie signore.- Hamil entrò, seguito da Hijiri.

Rei volò letteralmente tra le braccia del suo uomo, mentre Ayumi rimase qualche attimo a contemplare la figura del proprio. E prese la sua decisione definitiva, tutte le paure e i tentennamenti svanirono. Si avvicinò con calma senza mai stacca gli occhi dai suoi.

-Sei il mio cuore, la mia anima.- gli sussurrò.

-E tu la mia.- rispose con un sorriso.

-A quanto pare il palazzo sarà in fermento quando la regina Chigusa farà ritorno.- disse loro Hijiri, staccandosi leggermente dalla sua donna.

-Lo immagino. Il principe Masumi non è uno che perde tempo.- commentò a sostegno Ayumi.

-E come dargli torto. Con tutto quello che hanno passato meritano questa felicità.- convenne Rei.

-Come la meritate anche voi. Siete state imprudenti, ostinate, coraggiose. Avete messo in gioco tutto per il vostro legame. Amiche preziose, donne magnifiche.- disse con ammirazione Hamil.

Ayumi si volse verso di lui, sfiorando il suo volto con una mano.

-Anche voi siete degni di tali affermazioni. E siete degni del nostro amore.-

Poi si decise a fare quella domanda che stringeva il cuore suo e di Hijiri.

-Ayumi, cosa avete intenzione di fare adesso?- il riferimento che potessero tornare al tempio di Iside era palese.

Le due giovani si guardarono per un attimo e si sorrisero. Si voltò con decisione verso colui che le aveva catturato il cuore.

-Faremo quello che ci dice la nostra anima.- rispose enigmatica, ma Rei, vedendo lo sguardo interrogativo dei due guerrieri comprese che non potevano tenerli ancora sulle spine, comprendendo anche che la decisione di Ayumi combaciava con la sua.

-La nostra anima è con voi e mai potremmo tradirla.- disse sorridendo dolcemente.

 

Masumi passeggiava sulla riva del Nilo, stava ancora pensando alla scioccante rivelazione del padre. Che padre non era realmente, ma che tutto aveva dato per esserlo. Maya lo osservava da lontano, consapevole dei pensieri che affollavano la mente dell'amato. Non doveva essere facile per lui e lei aveva il compito di stargli il più possibile vicino. Prese coraggio e lo affiancò. Lui l'aveva sentita.

-Perché tutti questi segreti, non capisco.-

-L'ha fatto per amore verso tua madre e per amore verso di te. Pensa solo quello che sarebbe potuto succedere se la notizia fosse trapelata.- gli disse con tranquillità.

-Ma avevo il diritto di sapere!- scattò all'improvviso.

Maya vide la sua sofferenza nei suoi occhi. Si sentiva ingannato, ma non era così. Gli prese le mani, stringendole appena.

-Vuoi bene a tuo padre?-

-Certo che gliene voglio, ma...- lei lo interruppe.

-Questo è quello che conta. Un padre non è solo quello che ti da la vita, ma è colui che ti fa crescere, che ti insegna, che ti sprona nelle difficoltà. Il fato è stato ostile con tua madre e con colui che ti ha generato, ma hai avuto la fortuna di avere al tuo fianco una persona ammirevole e degna del tuo amore.-

Le parole della fanciulla entrarono in profondità nel suo animo, scuotendolo. Aveva ragione lei, come sempre. Lui amava Eisuke, lui gli aveva dato tutto. Con orgoglio anche e lo sapeva.

Le sorrise dolcemente.

-Sì è così. Mi sono lasciato prendere dallo sconforto di questa rivelazione, non tenendo in considerazione i sentimenti di mio padre, tanto meno quelli di mia madre che tanto deve aver sofferto.-

Già, Chigusa. Chissà cosa deve aver passato quella donna. Privata dell'amato con forza, ripudiata perché portava in grembo un figlio.

-Ma le cose non sono sempre negative. Il Faraone l'ha amata e la ama tutt'ora nonostante tutto. Sii felice di quello che hanno e di quello che anche tu hai.-

-Lo sono Maya. Lo sono amore mio.- le rispose accarezzandole i capelli, leggermente mossi dalla brezza della sera.

Lei si godette appieno quella carezza, abbandonandosi a lui. Ma questo non sarebbe bastato ad entrambi. In quel momento, senza nessuna ombra oscura che incombeva su di loro, potevano far volare libero il loro amore. Masumi, con delicatezza, sciolse il nodo che teneva fermo l'abito di Maya, facendolo scivolare a terra. Eccola lì, la sua Dea, nuda e illuminata solo dai raggi lunari. E il suo cuore cominciò a battere all'impazzata. Era sua, solo sua.

-Amami. Amami qui, sulle rive del sacro fiume. Fammi vivere tra le tue braccia.- disse Maya in un sospiro, allacciando le braccia al collo di lui.

-Tutto quello che desideri amore mio.- rispose solo, stringendola a se e impossessandosi delle sue labbra.

 

Era passata una settimana, ma alla fine erano giunte. Chigusa guardava le mura del palazzo imperiale farsi sempre più vicine con il cuore in tumulto. Era tutto finito, ma non poteva che provare tristezza per l'amica Aya. La vedeva con gli occhi ancora velati dal dolore, ma non poteva che capirla. Lei stessa sarebbe stata nelle stesse condizioni se fosse morto Masumi. Haru, nonostante soffrisse nel vedere l'espressione di Aya, era felice. Tra non molto avrebbe rivisto sua figlia.

Il carro si fermò al centro del cortile e la tenda che le riparava scostata appena. Chigusa riconobbe subito il volto di Hijiri.

-Capitano.- lo salutò con un cenno della mano.

-Mia Regina. Permettetemi di aiutarvi, voi e le vostre compagne di viaggio.- rispose porgendole il braccio.

-Attendete un attimo.- lui chinò il capo e si allontano di qualche passo.

-Aya?- richiamata la donna sollevò lo sguardo verso di lei.

E comprese il suo stato d'animo, ma nessuno aveva colpe.

-Stai tranquilla Chigusa. Doveva andare così e non incolpo nessuno se non me stessa. Forse se lo avessi tenuto con me...ma non dobbiamo recriminare sul passato. So che tu ed Eisuke avete fatto il meglio che potevate. Non angustiarti.- disse con il sorriso sulle labbra.

Poi si rivolse all'altra donna con loro.

-Sarai molto felice Haru. Stai per vedere Maya dopo molto tempo.-

-Lo sono mia signora, come sono impaziente.-

-Allora andiamo. Capitano! Siamo pronte.-

 

La sala del trono era in fermento, ma proprio che non riusciva a stare ferma era Maya. Sua madre, sua madre era arrivata!

-Calmati o ti prenderà un malore.- le disse sottovoce Ayumi.

-Lascia perdere. È da stamattina che è in fermento.- intervenne Rei.

-Ma non è un comportamento degna di una sacerdotessa il suo agirasi in questa maniere.- ribatté stizzita.

Rei scoppiò in una leggera risata.

-Perché il nostro combattere con spade alla mano lo era? O il tuo trascinare Hamil in uno stanzino lo era? Ed è successo solo poche ore fa.-

Ayumi arrossì violentemente. Non sapeva di essere stata vista. Decise di lasciar perdere e si zittì.

Anche Masumi era trepidante, ma lui come principe non poteva darlo a vedere. Almeno fino a che le porte si aprirono e le donne fecero il loro ingresso. Al diavolo l'etichetta!

Corse incontro alla madre, stringendola forte, con le lacrime che gli uscivano dagli occhi chiari.

-Madre mia. Siete qui.- mormorò.

Chigusa era sorpresa, mai si sarebbe aspettata un gesto simile davanti a tutti. Ma, dopo un attimo, non se ne curò nemmeno lei. Strinse il figlio a sé, con forza.

-Figlio mio.- disse solo.

-Lunga vita alla Regina! Lunga vita al Principe!- quello riecheggiò nella sala.

Quella dimostrazione d'affetto coinvolse tutti i presenti.

Anche il Faraone, nonostante non si fosse ancora mosso, era felice di quello a cui stava assistendo. E mentalmente ringraziò ancora Hamil per quello che aveva fatto. Il suo gesto aveva reso possibile quello. Lentamente si alzò dal trono e scese gli scalini che lo separavano dalla moglie.

-Bentornata mia Regina.-

Chigusa si staccò dall'abbraccio del figlio osservando il marito e il suo sguardo commosso e felice.

-Sono felice di essere di nuovo di fronte al mi sposo.- disse con un leggero inchino.

Le formalità tra loro dovevano rimanere, almeno di fronte ai sudditi. In privato, già sapeva che le cosa sarebbero state diverse e non ne vedeva l'ora. Eisuke le porse il braccio e insieme tornarono verso il trono sacro. Erano di nuovo insieme.

A quel punto avanzarono anche le altre due donne e il cuore di Maya fece le capriole nel petto. Eccola lì, sua madre. E non resistette. Le si fiondò addosso.

-Madre! Madre mia!- esplose tra le lacrime, ricevendo l'abbraccio caloroso di Haru.

-Maya, bambina mia, così cresciuta.- disse solo, lasciandosi coccolare la quelle braccia.

-Madre ho così tante cose da dirti, tante da raccontarti.- continuò la giovane tra le lacrime.

-Abbiamo tutto il tempo figlia mia.-

Anche Aya fu sommersa dalle braccia di Ayumi e Rei. E in quel momento si rese veramente conto, fin nel profondo dell'anima, che sì aveva perso un figlio, ma aveva altre figlie che l'amavano e che non avrebbe mai abbandonato. Un errore commesso in gioventù poteva sempre avere un rimedio. E quello era il più dolce.

 

 

 

Epilogo

 

Da quel giorno molti ne erano trascorsi e tutti felici.

Satomi, una volta che Sayaka era giunta al palazzo con la Regina, si era deciso ad affrontarla per sapere se poteva avere una speranza. Non ci credeva, ma doveva tentare. All'inizio lei si era spaventata, non voleva farsi avvicinare, ma un giorno, mentre raccoglieva delle erbe per Ayumi, lui le si parò davanti. Con coraggio le confessò ogni cosa, pronto al peggio, ma lei scoppiò a piangere. Ne rimase scioccato e con forza riuscì a farsi dire il motivo. Lei non poteva stare con lui, non dopo quello che le era accaduto. Stringendo i denti, perché già sapeva...lui sapeva! Anche se goffamente, era sempre un bandito, cercò di rassicurarla. Non importava.

-Smettila di fare il buono! Non sforzarti a nascondere la tua natura per me! Non è così l'uom che amo!- sbottò lei.

E a lui prese un colpo. Nonostante tutto lo amava!

-Come è possibile.- mormorò.

-Conosco come sei. All'inizio ti odiavo, ma poi...tu eri diverso e ho visto nel tuo cuore. Non cercare di essere quello che non sei solo per me, rimani te stesso.. disse con enfasi.- però se non ti macchiassi più di delitti...-

Lui la strinse a se con forza, sapendo che i suoi sentimenti erano ricambiati.

-Tutto quello che desideri, mia signore.- sì, perché per lei era disposto a tutto.

In quel tempo, invece, Aya aveva ascoltato i racconti delle tre giovani sacerdotesse, sempre affiancata dall'inseparabile amica. All'inizio erano rimaste turbate, ma Maya, Ayumi e Rei erano riuscite a fugare ogni paura e dubbio. E non poté che esserne più felice. L'unica ancora con delle remore era Haru. Sua figlia era innamorata del principe ereditario.

-Sei sicura che sia quello giusto?-

-Madre io lo amo con la stessa intensità con cui lui ama me.- la rassicurò lei.

Ma ben presto aveva avuto modo di appurarlo lei stessa. Non l'avevano scorta, ma lei li aveva visti a passeggiare nel giardino interno del palazzo e quello che trasmettevano i loro lievi gesti, i loro sguardi poteva essere interpretato solo in una maniera. Amore puro.

Per quello diede la sua approvazione.

Quel giorno di mezza estate non solo segno l'unione di una coppia che tanto aveva combattuto per vivere alla luce del sole il loro amore, ma anche quella di altre due coppie che erano state segnate dallo stesso cammino, dallo stesso sentimento e dallo stesso volere.

Iniziava una nuova era, fatta solo di prosperità e amore.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=705690