I Need A Doctor

di JackiLoveCatoniss4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm about to lose my mind ***
Capitolo 2: *** You've been gone for so long ***
Capitolo 3: *** I'm running out of time ***
Capitolo 4: *** I need a doctor, call me a doctor ***
Capitolo 5: *** I need a doctor, doctor ***
Capitolo 6: *** To bring me back to life ***
Capitolo 7: *** I told the world, one day I would pay it back ***
Capitolo 8: *** Say it on tape and lay it, record it ***
Capitolo 9: *** So that one day I could play it back ***
Capitolo 10: *** But I don't even know if I believe it when I'm saying that ***
Capitolo 11: *** Doubt's starting to creep in, everyday it's just so grey and black ***
Capitolo 12: *** Hope, I just need a ray of that ***
Capitolo 13: *** Cause no one sees my vision when I play it for em', they just say its wack ***
Capitolo 14: *** But they don't know what dope is, and I don't know if I was awake or asleep when I wrote this ***
Capitolo 15: *** All I know is, you came to me when I was at my lowest ***
Capitolo 16: *** You picked me up, breathin' life in me, I owe my life to you ***
Capitolo 17: *** For the life of me, I don't see why you don't see like I do ***
Capitolo 18: *** But I just dawned on me you lost a son ***
Capitolo 19: *** Demons fightin' you, it's dark, let me turn on the lights and brighten me and enlighten you ***
Capitolo 20: *** I don't think you realize what you mean to me, not the slightest clue ***
Capitolo 21: *** 'Cause me and you were like a crew, I was like your sidekick ***
Capitolo 22: *** You're gonna either wanna fight when I get off this fuckin' mic, or you gon' hug me ***
Capitolo 23: *** But I'm out of options, there's nothing else I can do cause ***
Capitolo 24: *** It hurts when I see you struggle, you come to me with ideas ***
Capitolo 25: *** You say they're just pieces so I'm puzzled, cause the shit I hear is crazy ***
Capitolo 26: *** But you're either getting lazy or you don't believe in you no more ***
Capitolo 27: *** Seems like your own opinions, not one you can form ***
Capitolo 28: *** Can't make a decision, you keep questionin' yourself ***
Capitolo 29: *** Second guessin' and its almost like your beggin' for my help ***
Capitolo 30: *** Like I'm your leader, your supposed to fuckin' be my mentor ***
Capitolo 31: *** I can endure no more, I demand you remember who you are! ***
Capitolo 32: *** It was you, who believed in me, when everyone was tellin' you don't sign me ***
Capitolo 33: *** Everyone at the fucking label, let's tell the truth ***
Capitolo 34: *** You risked your career for me, I know it as well as you ***
Capitolo 35: *** Nobody wanted to fuck with the white boy, Dre I'm cryin' in this booth ***
Capitolo 36: *** You saved my life, now maybe it's my time to save yours ***
Capitolo 37: *** But I can never repay you, what you did for me is way more ***
Capitolo 38: *** But I ain't givin' up faith and you ain't giving up on me ***
Capitolo 39: *** Get up Dre, I'm dyin' I need you, come back for fucks sake! ***
Capitolo 40: *** It literally feels like a lifetime ago ***
Capitolo 41: *** But I still remember the shit like it was just yesterday though ***
Capitolo 42: *** You walked in, yellow jump suit, whole room, cracked jokes ***



Capitolo 1
*** I'm about to lose my mind ***


 

Il mio sonno tranquillo viene interrotto da una moltitudine di voci che, unite in una sola, si trasformano in un coro assordante – Rue, sveglia! – Spalanco gli occhi e faccio per alzarmi, ma cado rovinosamente per terra, accorgendomi solo all'ultimo istante di trovarmi proprio sulla sponda del letto che occupo insieme ai miei fratelli. Risate rimbombano per tutta la stanza e, dopo un attimo in cui mi passa lo stordimento dovuto alla lunga dormita che mi sono fatta, mi ci unisco anch'io. – Bambini, ma che succede? – Il tono dolce della zia, unito al profumo di biscotti appena sfornati proveniente dalla cucina, una vera rarità per la nostra famiglia, ci fa voltare verso di lei. È sempre bellissima, con un sorriso stampato sul volto levigato dal sole. Da quando i nostri genitori sono morti, viviamo con lei. – Su, ragazzi, che aspettate? Non sentite che buon odore? – I nostri visi si illuminano ed iniziamo una gara per vedere chi arriva per primo in cucina. Ovviamente, la vinco io, come sempre. Il secondo è mio fratello Jelly Roll, che ha solo un anno meno di me. Mamma e papà hanno fatto un figlio all'anno, tranne che per quanto riguarda il mio ultimo fratellino. Dopo di lui, vengono le mie sorelle, ordinate per età, neanche a farlo apposta: Chora, Eureka e Rhoda. Infine, accompagnato da mia zia, fa il suo ingresso nella sala da pranzo (anche se definirla così è, a parer mio, un po' troppo) il piccolo William. Facciamo una scorpacciata di quei dolci, lasciandone però una porzione ciascuno per pranzo, merenda e cena. Non mi chiedo dove zia ha preso i soldi per comprare la farina, il cioccolato e tutti gli altri ingredienti. Ci sono delle brave persone, i ricchi della città e, talvolta, anche i vincitori, che fanno un giro per le case più povere donando cibo o magari denaro a chi ne ha veramente bisogno. Però William ha solo quattro anni, ed ancora non ha idea di come vadano le cose qui a Panem, così chiede, col suo tenerissimo tono di voce: – Zia, dove l'hai presa tutta questa roba buona? – Apro la bocca per spiegarglielo, ma la zia mi brucia sul tempo. – Stamattina, ce l'ha portate Thresh. – Thresh. Il mio stomaco si attorciglia nel sentire quel nome. È un diciottenne che abita poco distante da noi. L'ho conosciuto solo quest'anno, dato che il Distretto 11 è molto grande, e mi sono presa una gigantesca cotta per lui. Spesso rimango ore ed ore a pensare a come sarebbe bello accarezzargli i capelli, neri come la pece, o perdersi nei suoi incredibili occhi dorati, una caratteristica piuttosto comune per chi proviene da qui ma che purtroppo io non ho ereditato, come si può evincere dal fatto che ho degli spugnosi capelli di un castano che sfocia nel nero e due iridi marroni come il cioccolato. – Rue, perché sei rimasta a bocca aperta? – La voce di Rhoda, la mia sorellina più piccola, identica a me in tutto e per tutto, mi riporta bruscamente sul pianeta Terra, o ciò che ne resta. – Eh? Cosa? – Mi metto a balbettare, scatenando l'ilarità di tutti i presenti. Ringrazio Dio di avermi donato una carnagione scura, cosicché non si nota se sono arrossita. – Ehm... forse è meglio se mi incammino. – Esco di casa, diretta ai campi che, fortunatamente , non sono molto distanti. Quando arrivo, i miei occhi saettano da una parte all'altra in cerca di Isabella, la mia migliore amica. La trovo ai piedi di una pianta del pane. – Isa! – chiamo. – Rue! – risponde lei, prima di corrermi incontro. Ci abbracciamo e le racconto dei biscotti. Bella è l'unica a sapere della mia cotta per Thresh. Il suo sguardo si fa improvvisamente malizioso. Mi indica col mento di guardare dietro di noi. Thresh è in piedi a parlare con un altro ragazzo, quasi sicuramente si tratta del suo più caro amico. Sono sempre insieme. – È la tua occasione. Vai – sussurra lei, prima di spingermi in avanti. Mi faccio coraggio e mi dirigo verso di loro. – Thresh – chiamo timidamente. Lui si volta. – Oh, ciao, Rue. – Sorride. – Volevo ringraziarti per i biscotti – mormoro. – Di nulla. È stato un piacere. – Annuisco e torno da Isa. – Oddio, Bella, non lo farò mai più! E tu non ti azzardare a farti venire in mente altre geniali trovate come questa! – Lei ridacchia. – Ehi, hai avuto una grande opportunità di parlare col ragazzo che ti piace… e ti lamenti pure? Ah, sarai anche la mia migliore amica, ma non penso che riuscirò mai a capirti fino in fondo. – Scuote la testa, fingendo disapprovazione e facendo partire un torrente di risate da parte mia. Dopodiché, mi arrampico fino alla cima dell'albero del pane, dove trovo appollaiata una ghiandaia imitatrice che canta armoniosamente insieme alla sua numerosissima famiglia.

Angolo dell'autrice: Il primo capitolo della mia sesta storia! Sì, esatto, vi sto scrivendo dopo aver fatto l'esame di francese, preoccupatissima per domani, quando toccherà a matematica, ed, un po' meno, dopodomani, ovvero il turno di inglese. Tornando alla fanfiction, questa volta tocca a Rue (mi dispiace, _candyeater03, ma per i più richiesti ci vorrà ancora tempo! XD). Allora, siccome io shippo abbestia Thrue, non potevo non accennare a loro due che, secondo me, sono troppo pucciosi. Bien, vale la pena lasciare una recensione o devo smettere direttamente di pubblicare la storia? XP Tanto non lo farò comunque. :D Baci

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Capitolo 2
*** You've been gone for so long ***


La giornata lavorativa passa più in fretta del solito, o almeno per me. Sentire le ghiandaie imitatrici che cantano mi rilassa e mi fa lavorare meglio. Quando i Pacificatori passano per controllare che tutto sia a posto, guardano ammirati il mio operato e mi fanno i loro più vivi complimenti, indicandomi come esempio per tutti gli scansafatiche. Tuttavia, non riesco a gioirne. Non rientra nelle mie priorità essere al centro delle attenzioni di quei carnefici che godono nel vederci sudare e soffrire per portare a casa un tozzo di pane che non basta neppure per una persona, figuriamoci una famiglia intera! La cosa che mi ha fatto più male, però, non è questa: infatti, quando quegli assassini mascherati da paladini della giustizia di Panem hanno attirato tutti gli sguardi degli altri lavoratori, uno dei primi che ho notato è stato quello di Thresh. Ostentava disgusto ed, anche se so che non era diretto a me, per un attimo i suoi occhi si sono posati sul mio viso, con quell’espressione rabbiosa tipica dei ribelli che hanno dovuto subire punizioni, la maggior parte delle quali ingiuste, da parte di quegli uomini vestiti di bianco. Così mi sono arrampicata più in alto che potevo, per sfuggire agli sguardi insistenti della gente rimasta a terra. L’unica che non mi osservava in quel modo era Isabella. Non c’è di che stupirsi. Non ho molti altri amici, all’infuori di lei. Sono una tipa timida e taciturna quando esco fuori. Solo a casa mi scateno liberamente, insieme ai miei fratelli e sorelle. Con loro e con Isa posso essere me stessa, mentre con gli altri non riesco ad aprirmi, a far fuoriuscire le mie emozioni. Continuo a lavorare instancabilmente per altre tre ore, fino a quando non issano la bandiera. Come al solito, sono l’unica a vederla, quindi fischio le quattro note di sempre. Le ghiandaie imitatrici catturano immediatamente quel motivetto cui oramai sono abituate, e se lo passano tra loro. Sento grida entusiaste provenire dal basso. Tutto il frutteto si anima a quella musica melodiosa, quasi paradisiaca che annuncia il loro ritorno a casa. Io scendo con molta calma. Bella mi aspetta. La sua casa è molto più vicina della mia, quindi arriviamo in un batter d’occhio. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento a domani. Poi mi incammino da sola verso la modesta abitazione di mia zia. Oggi abbiamo concluso il lavoro più tardi del solito. Probabilmente la capitale necessita di più cibo e, dato che il Distretto 11 è il maggior fornitore di quest’elemento indispensabile per la sopravvivenza dei cittadini, il presidente Snow ha evidentemente deciso di farci lavorare di più. La brezza fredda notturna mi accappona la pelle. Mi fermo per un istante. Non si tratta solo di questo. È come una specie di sesto senso: sta arrivando un pericolo. Cammino sempre più in fretta. Quando, finalmente, mi decido a correre, una voce mi blocca sul posto. – Ehi, bella bambina, dove… hic… stai andando così di fretta, eh? … Hic… Non ti vuoi intrattenere un po’ con me? – Mi volto lentamente. Un Pacificatore palesemente ubriaco è proprio dietro di me. È impossibile scappare. – No, io… devo andare a casa. – Lui singhiozza e si avvicina sempre di più. – Oh, suvvia… hic… tanto quei pezzenti dei tuoi genitori moriranno comunque di fame, se non sono già sepolti, quindi… hic… che differenza fa? – L’allusione a mia madre e mio padre mi annebbia gli occhi. Improvvisamente, quell’uomo allunga un braccio e mi strattona all’indietro, verso di lui. – Lasciami! – inizio ad urlare. – Lasciami andare! – Siccome non molla la presa, comincio a gridare sempre più forte. – Aiuto! Aiutatemi! – Per fortuna non c’è Isabella con me, altrimenti si sarebbe approfittato anche di lei. – Chiudi il becco, peste! – ringhia, trascinandomi di peso fino ad un vicolo. Io strillo più forte che posso ed, a quel punto, una figura corre verso di noi. È troppo massiccia per essere Isa. Thresh sbuca in mezzo alla nebbia ed atterra l’ubriacone con un pugno. – Avvicinati ancora a lei e non sarò tanto gentile! – sbraita. Quello si alza e tira fuori una pistola. – Brutto muso nero… – Un suo collega lo affianca. – Ehi, amico, lascia perdere, non ne vale la pena. È solo una dodicenne pelle e ossa. Dai, vieni. – Riluttante, lo segue. Io crollo a terra, scoppiando in singhiozzi così acuti da spaventare persino me stessa. Un braccio mi circonda. – Shhh… Va tutto bene. Ci sono qua io, ora. – Thresh mi prende in braccio ed io mi accascio contro il suo petto, continuando a frignare come la mocciosa che sono. Lui mi porta di peso fino a casa, raccontando alla zia, preoccupata per il mio ritardo, che sono caduta malamente mentre scendevo dall’albero. Lo ringrazio prima che se ne vada, e lui mi sorride. Decido che non parlerò nemmeno con Bella.

Buonasera (o buongiorno, dipende da quando leggerete la storia) a tutti voi, popolo di EFP! Che dite, mi merito un plauso per la mia crudeltà? Io dico di sì. XD È che i miei feelings da Thrue shipper premevano per un secondo capitolo riguardante la coppia più tenera (a parer mio) dell’intera saga di “Hunger Games”. Alors, oggi ci sono state le prove invalsi di italiano e matematica, ed in pratica avrei dovuto scrivere ieri, ma quando siamo tornate dal mare era troppo tardi, quindi ho avuto solo il tempo di pubblicare un altro capitolo di “Diamonds”. Domani, gli orali

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Capitolo 3
*** I'm running out of time ***


Non sono riuscita a dormire per tutta la notte, i ricordi di ciò che mi era successo solo poche ore prima: il vicolo buio, il Pacificatore ubriaco, il tentativo di stupro, l’arrivo di Thresh. Continuo a rivivere ogni scena di quei momenti. Non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. Se non ci fosse stato lui, chissà dove sarei adesso. La migliore delle prospettive mi avrebbe visto stesa nuda in quel vialetto, scossa da tremiti incontrollabili e piena di lividi in tutto il corpo, ed avrei dovuto convivere con quel ricordo per il resto della mia spero lunga vita. Nella peggiore, stamattina qualcuno avrebbe ritrovato il mio corpo, riverso in una pozza di sangue fuoriuscente dalle numerose ferite che quell’ubriaco mi avrebbe certamente provocato con un coltello, se non fossi stata tanto fortunata da andarmene con una semplice pallottola in testa, di certo più rapida ed indolore di una frusta o qualsiasi altra arma, ed i Pacificatori portano sempre con sé una pistola. Cerco di costringermi ad alzarmi per andare a preparare la colazione, ripetendomi che non è giusto che sia sempre e solo la zia a farsi in quattro per noi. I miei fratelli sono troppo piccoli per andare a lavorare nei frutteti, così, a parte lei, solo io mi prodigo un po’ affinché ci sia da mangiare per tutti. Scendo in cucina e rovisto fra i cassetti. Trovo altri biscotti e cerco di razionalizzarli per far sì che ci bastino almeno fino a domani. Non abbiamo nulla da bere, a parte acqua, e mentre sto per versarla in sette bicchieri, sento qualcuno bussare delicatamente alla porta. Non abbiamo un orologio ma so per certo, dalla luce del sole proiettata in cucina, che saranno massimo le sei del mattino. Riesco a capirlo per il semplice fatto che ho passato ore ed ore ad osservarla, prima che il lavoro nei campi mi stancasse così tanto da non riuscire a tenere gli occhi aperti. Mi dirigo silenziosamente in direzione della porta, esitando un attimo prima di aprirla, ripensando a ciò che mi è successo ieri sera. Mi tranquillizzo, ripetendomi che quel tipo non può conoscere il luogo in cui abito, ed anche se così fosse, non può essere così stupido da venirmi a cercare qui, dove mi conoscono tutti. Non appena spalanco la porta, trovo Thresh. Ha uno scatolone in mano, ed un altro è poggiato per terra, ai suoi piedi. – Ciao. Posso entrare? – chiede. Mi tiro indietro per farlo passare, poi, per aiutarlo, cerco di prendere l’altro scatolone, ma non riesco neppure a sollevarlo. Deve pesare più di me. Non stento a crederlo, visto che non arrivo a pesare trentacinque chili neanche bagnata fradicia. – No, lascia stare. Faccio io – dice Thresh, accortosi del mio vano tentativo di aiutarlo. – È troppo pesante – conclude. – Me ne sono accorta – borbotto, insoddisfatta per la figura appena fatta davanti all’unico ragazzo che mi è mai piaciuto. Be’, c’è da dire che in dodici anni di vita non ho avuto modo di incontrare persone tanto interessanti. Il suo sorriso mi riporta alla realtà, scaldandomi da capo a piedi. – Com’è che sei sveglia? È molto presto. – Mi mordo il labbro. – Non riesco a dormire. Sai, dopo ieri… – Un dubbio mi assale. – Ne hai parlato a qualcuno? – Lui si limita a fissarmi. – No – dice semplicemente, prima di continuare. – Non lo farei mai. Ti capisco. Neanch’io, se fossi al tuo posto, vorrei parlare con qualcuno di questo. Nemmeno al mio migliore amico. – Le parole mi sfuggono di bocca. – Infatti ho deciso di non parlare neppure con Isabella di quello che è successo. – Le lacrime iniziano a pungermi gli occhi senza motivo. Mi capita spesso, dalla morte di mamma e papà. Mi volto. No voglio che Thresh veda quanto sono patetica. L’unica con cui mi sfogo è Isa. Muovo a scatti la testa in cerca di un fazzoletto, quando lui me ne tende uno. Dannazione, mi ha visto! Tanto vale soffiarmi il naso e provare a recuperare un po’ di dignità. – Non devi vergognarti. È normale che tu ti senta così, dopo ciò che hai passato. E sono totalmente d’accordo con la tua decisione di non parlarne a Bella. – Sussulto. L’ha chiamata con uno dei suoi soprannomi. La cosa mi provoca un’istantanea gelosia. – A quanto pare, conosci molto bene Isabella – dico, con un tono più acido di quanto volessi. Thresh mi guarda sorpreso, poi un’ombra di comprensione passa sul suo volto. Cerca di mascherarla, senza troppo successo. – Ho scoperto da poco che io ed Isa siamo cugini. Non sono sicuro che lei lo sappia. – Spalanco gli occhi, vergognandomi di quel sentimento confinante con l’odio provato poco prima per Bella. – Oh. Se è tutto qui… – Apro gli scatoloni, scoprendo bibite di ogni genere. – Oh, mio Dio. Grazie mille, è fantastico! – Sorride e va via.

Angolo dell’autrice: Il terzo capitolo! Volevo farmi perdonare per non aver scritto ieri, così la mia fantasia non molto fertile in questo periodo ha partorito questo. So che non succede praticamente nulla di interessante o importante. Semplicemente, avevo voglia di scrivere un Missing Moment Thrue. Inizialmente, nella mia mente era in agguato l’idea di farli baciare per la prima volta qui, ma sarebbe stato eccessivamente prematuro, almeno secondo la sottoscritta. Se volete, potete suggerirmi voi quando scrivere qualcosa di romantico riguardo i due tributi più pucciosi dei Settantaquattresimi Hunger Games. Per fortuna, sono la terzultima del secondo giorno agli orali!

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Capitolo 4
*** I need a doctor, call me a doctor ***


Al posto dell’acqua, nei bicchieri verso le varie bevande portatemi da Thresh poco fa. Sistemo tutto sul tavolo e mi preparo ad un’altra giornata lavorativa, l’ennesima. Ho iniziato solo quest’anno, ma è stato faticosissimo. Se penso che dovrò continuare così per il resto della mia vita… Un momento. La zia non va ai campi. Lei si fa dare dai ricchi gli indumenti da lavare. Senza dubbio, anche quello è un lavoro estremamente faticoso, ma potrei provarci. In fondo, perché no? Potrei persino dimostrarmi piuttosto abile. Penso che uno di questi giorni chiederò a mia zia di insegnarmi il mestiere. In tal modo potrò offrirle una mano nei giorni in cui servirà tanto olio di gomito. Poi i miei pensieri si rivolgono ad altro. Isabella. Oggi devo sembrare calma e tranquilla, non deve notare nulla di strano nel mio comportamento, o capirà che ieri sera è successo qualcosa di molto grave. Mi sono sempre chiesta perché la maggior parte delle vittime di stupro non si rivolga quasi mai ai Pacificatori. Ora ho trovato non uno, bensì due motivi che mi spiegano il perché accade questo: il primo è che lo stupratore potrebbe essere uno di loro; il secondo è l’infinita vergogna che si prova. È quella che mi sento dentro, benché lui non abbia avuto il tempo di fare nulla. Ogni volta che ripenso a ciò che mi sarebbe potuto accadere, rabbrividisco. Adesso nella mia menta si sono formati tre nuovi quesiti: come fanno le persone stuprate a convivere con questo peso per tutti i lunghi anni che hanno ancora da vivere? Gli stupratori non si sentono in colpa, oppure ci riprovano? È stato così anche nell’antichità? Spero di non scoprire mai la risposta alla prima domanda. Improvvisamente, un rumore mi fa sobbalzare. Mi volto di scatto, e trovo la zia che mi sorride. – Rue, potrei parlarti un attimo? – Annuisco e mi avvicino a lei, che mi invita a sedermi. – Allora, piccolina, io so cos’è successo veramente ieri sera – esordisce. Io gelo. – Come… come fai a… – Poggia una mano sulle mie ginocchia tremanti. – Mezz’ora dopo che ti ho portato a dormire, Thresh è ritornato e mi ha raccontato tutto. Mi sono sentita morire dentro, non solo a causa di ciò che devi aver provato, ma anche per un altro motivo. – Si zittisce, inspira e respira profondamente, come per prendere coraggio. – Tesoro, tanti anni fa, quando avevo più o meno la tua età, stavo tornando a casa da scuola e… – Chiude gli occhi. Sembra che stia cercando di sopportare un ricordo doloroso tornatole all’improvviso in mente – …un uomo è sbucato fuori da un vicolo. Con una mano mi ha coperto la bocca, e con l’altra mi ha issato in braccio. Ho provato a mordergli le dita, ma resisteva al dolore. Mi ha portato fino ad una discarica, dove lo aspettava un suo compare. Puoi immaginare il resto. – Non riesco quasi a respirare. Mia zia mi ha appena confessato quello che dev’essere il più terribile e doloroso segreto della sua vita. Mi torna alla mente un giorno di tante estati fa, quando la mamma era ancora viva e mi raccontò del pomeriggio in cui la zia sparì per alcune ore e fu poi ritrovata appoggiata ad un muro, coi vestiti a brandelli ed in stato confusionale. Non volle mai rivelare a nessuno ciò che era successo. Disse solo aveva subito un’aggressione, ma non specificò mai di che genere. Ora quell’arcano mistero è stato svelato. – Zia, tu… sai chi è stato? – I suoi occhi sono lucidi di lacrime, mentre afferma: – Sì. Il nonno paterno ed il prozio di Isa, suo fratello. – Ed il mio mondo va in pezzi. I familiari di Bella, la mia migliore amica, hanno fatto soffrire in modo atroce la mia adorata zia? Non può essere vero! Sento le guance bagnate, ma non me ne preoccupo. L’unica cosa di cui sono consapevole è che mia zia ha accettato Isabella come se fosse una sua nipote anch’essa, e non una stretta parente dei due uomini che le hanno fatto del male quel giorno lontano. – Rue, promettimi che la tua amicizia con Isa non cesserà mai. – La zia tiene le mie mani strette fra le sue, in una morsa disperata, e mi fissa, piangendo silenziosamente. Io, guardandola dritto negli occhi, dico: – Te lo giuro, zia. Bella non è colpevole delle azioni spregevoli di suo nonno. Non è giusto che io la escluda dalla mia vita dopo che abbiamo condiviso insieme così tanti momenti e ci siamo sostenute a vicenda. – Il suo viso si illumina e mi abbraccia forte, mentre io mi rendo conto che questi due giorni sono stati i più intensi e sofferti della mia vita, finora. Adesso sono pienamente consapevole che le sfide del destino ti colpiscono nel profondo e non lasciano scampo.

Oh, mamma mia! Come diavolo ho fatto a scrivere una roba del genere? Vabbè, sarà la sindrome pre-orali. Anyway, questo è il quarto capitolo (obviously). Spero che non ci siano problemi con l’introspezione e che, nonostante la piega drammatica che sta prendendo questa storia, la fanfiction vi piaccia. In particolare, sono curiosa ed ansiosa di sentire i vostri pareri riguardo questa parte, che narra della vita dell’unico tributo impossibile da odiare prima che entri nell’arena. È piuttosto diverso da come scrivo di solito (un capitolo = un giorno). Mandatemi un gigantesco “in bocca al lupo!” per il mio ultimo esame!

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Capitolo 5
*** I need a doctor, doctor ***


Esco di casa, diretta nuovamente ai frutteti. Rimpiango gli anni in cui andavo a scuola, il luogo in cui ho conosciuto Isabella. All’epoca i miei genitori erano ancora tutti e due vivi. Ricordo il primo giorno: avevo cinque anni, e mamma e papà avevano lasciato Jelly Roll, Chora, Eureka e Rhoda dalla zia, e William non era ancora nato. Mi hanno accompagnato sino al portone, poi, una volta arrivati alla meta, si sono abbassati alla mia altezza. – Tesoro, non devi essere agitata. Vedrai che ti piacerà molto. Potrai imparare un sacco di cose nuove ed insegnarle ai tuoi fratellini – disse mia madre, sorridendo per confortarmi. Mio padre mi strinse forte a sé, sussurrandomi parole d’incoraggiamento. Da sopra la sua spalla, intravidi una ragazzina dai capelli color del pane e con la pelle di un marrone simile a quello del cioccolato al latte, quindi non molto scuro. Aveva pressappoco la mia stessa età, e quelli che dovevano essere i suoi genitori la stavano incoraggiando nello stesso modo in cui venivo incoraggiata io. Senza motivo, mi sciolgo dall’abbraccio di mio padre e cammino fino al punto in cui si trova la famiglia che ha attirato la mia attenzione. Tre paia d’occhi si voltarono a guardarmi, sorpresi ed incuriositi, ma io badavo solo alla mia coetanea. – Ciao, io sono Rue – dissi, tendendole la mano come avevo visto fare dai miei molto volte quando si presentavano a qualcuno. Accompagnai le mie parole con un flebile sorriso che, man mano che scorrevano i secondi, si faceva sempre più deciso. – Ciao. Io mi chiamo Isa. – Ricambiò la stretta e rise anche lei. – Vuoi essere mia amica? – le chiesi a bruciapelo, chissà per quale motivo. Sono passati anni ed ancora non mi capacito del coraggio che ho avuto quel giorno. Il sorriso di lei si accentuò. – Sì! – Senza dire un’altra parola, ci abbracciammo. Quando siamo insieme, ripensiamo spesso al modo assurdo e quasi irreale con cui è nata la nostra amicizia. È un modo per distrarci dai momenti bui e soprattutto un motivo per ridere in qualsiasi momento ne abbiamo voglia. Ma soprattutto è qualcosa di interamente nostro, da non condividere con nessuno, che ci unisce sempre di più ogni volta che ci ritorna in mente. Con tutti i pensieri che mi hanno affollato la mente, non mi sono resa conto di essere già giunta al luogo di lavoro. Mi impongo di concentrarmi sui frutti da raccogliere e di scordare gli avvenimenti di questi ultimi due giorni, che mi hanno turbata profondamente. Il mio sguardo viene come catturato dagli occhi color caramello di Bella. Alcuni passi dietro la sua figura, intravedo Thresh. Per un attimo, mi blocco. Che le abbia detto dell’aggressione? Mi tranquillizzo, ripetendomi che, anche se Isabella è sua cugina, avrà certamente tenuto conto del fatto che io gli abbia esplicitamente chiarito di non voler far parola con nessuno di quel che è accaduto, in special modo con Isa, soprattutto dopo aver saputo ciò che i suoi parenti hanno fatto a mia zia. Comunque sia, non potrò mai odiarla, non dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi avvicino ai due cugini, salutandoli entrambi. – Ehi, ragazzi! Come va? – Bella mi sorride come il primo giorno, mentre Thresh sembra estremamente stupito dal mio approccio, soprattutto dopo aver visto in che stato ero stamattina, ma fa buon viso a cattivo gioco e mi saluta. – Tutto bene. Tu? – Mi ritrovo a pensare che è proprio un bravo attore. – Non mi lamento. – Belle parole di sicurezza. Non esprimono né una menzogna né la verità. Sono una via di mezzo molto efficace. Credo che, ora che me ne sono resa conto, le userò molto più spesso, anche se devo tener conto del fatto che la gente potrebbe capire che non è sempre quella frase a descrivere il mio stato emotivo in quel momento. Facciamo una breve chiacchierata sul tempo prima di metterci tutti al lavoro. Thresh non si arrampica. Per lui sarebbe impossibile, data la sua stazza, così si limita a raccogliere i frutti più in basso ed ad aiutare chi non riesce a salire su di un albero o a coglierne alcuni perché non riesce a colmare la distanza di alcuni centimetri che lo separa dal suo obiettivo. Io non ho mai avuto bisogno di una mano: la natura è il mio mondo, gli unici luoghi in cui mi sento a mio agio sono quelli circondati dal verde delle foglie e dal marrone delle cortecce degli alberi. Tuttavia, se avessi conosciuto prima Thresh, avrei certamente cercato di fingere di non riuscire ad arrampicarmi solo per poter essere aiutata da lui. Sono certa che mi sarei presa una cotta per lui anche prima, se solo avessi avuto l’occasione di conoscerlo. Purtroppo, quest’opportunità ha bussato alla mia porta solamente quest’anno. Devo comunque ammettere che non mi dispiace.

Angolo dell’autrice: È FINITA! Oggi ho fatto gli orali! Mi hanno persino detto i voti degli scritti: le invalsi di italiano e matematica sono andate bene, nella prova scritta di matematica ho preso otto, in quelle di inglese e francese nove, ed in quella di italiano dieci (ancora non ci credo di non aver fatto neppure un errore!)! Tornando alla storia, questo è il capitolo cinque. Scusatemi se la qualità della storia non vi soddisfa, ma scrivere su di Rue è più complicato del previsto! ;D Vi chiedo perdono se vi ho annoiato coi miei voti, ma dovevo condividerli! Baci

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Capitolo 6
*** To bring me back to life ***


Il canto delle ghiandaie imitatrici allieta anche oggi il duro lavoro di tutti noi raccoglitori, in special modo il mio. Dato che sto più in alto di tutti, trovo sempre intere famiglie di questi volatili. Mi permetto persino di cantare un po’ con loro, quando sono certa che in giro non ci siano Pacificatori. Ogni volta che intono una canzone, l’argomento centrale è sempre il fuoco. Questo è l’elemento che preferisco, chissà per quale motivo. Noi abbiamo bisogno di acqua principalmente per dissetarci, di terra per lavorare, di aria per sopravvivere. La funzione più importante del fuoco è quella di scaldare, e non è raro che un semplice falò possa provocare incendi con conseguenze disastrose. È qualcosa di distruttivo. Eppure lo sento in sintonia col mio animo. È come se ogni ramoscello bruciato da esso è paragonato ad un mio brutto ricordo che si allontana, fino a scomparire del tutto. Mentre rifletto su queste cose, canto e penso al fuoco. Chiudo gli occhi un momento per immaginarmelo. Quando li riapro, ho ancora il suo riflesso stampato sulle mie iridi, marroni come il cioccolato che si scioglie al suo contatto o speculari al legno che viene bruciato da esso. Il fuoco è letale, ma non mi spaventa. Quando vedo una fiamma, anche se debole, mi sento protetta, al sicuro, come se niente e nessuno potesse farmi del male. È una sensazione meravigliosa, che mi riscalda il cuore. Ho contagiato anche Isabella con questa mia passione. Le ho parlato di tutto ciò che provo ogni qualvolta sento la parola “fuoco” o ne vedo uno dal vivo, e lei mi ascoltava con grande interesse, dapprima scettica, poi stupita ed infine sembrava come stregata dalle mie parole. Abbiamo ponderato a lungo ogni singolo aspetto di questo splendido elemento della natura, abbiamo vagliato ogni pro e contro, ed alla fine Isa ha iniziato ad appassionarsi alle canzoni che lo riguardavano. Tuttora, in momenti imprevisti, mi chiede di cantarle qualcosa che lo riguardi. Ed io, felice di accontentarla, obbedisco. Alcune volte abbiamo preso il ritmo di alcuni balli popolari del nostro distretto ed abbiamo inventato canzoni che potessero accompagnarli. In questo modo, sono nate “Titanium”, “Light Em’ Up” e “The Girl On Fire”. Mi sto cimentando in questi brani in questo preciso istante, quando sento qualcuno che mi osserva dal basso. È Bella. Accanto a lei, c’è un ragazzino della nostra età che le piace molto. Non è molto a posto con la testa, si comporta come un bimbo di tre anni, ma adesso i suoi momenti di lucidità si sono intensificati. Tutto il Distretto 11 è convinto che guarirà da quella malattia simile alla pazzia. Il suo nome è Martin. È abbastanza alto, ha i capelli biondi, gli occhi dorati e la pelle chiara, cosa piuttosto insolita per chi è nato qui, ma ci sono abbastanza casi come il suo. Mi fissano sorridendo. Devono avermi ascoltato cantare per tutto il tempo. Se i Pacificatori li beccano con le ceste vuote, daranno loro almeno cinque frustate a testa. – Prendetele al volo – sussurro, facendo cadere alcuni dei frutti che ho raccolto: quattro mele, un paio di arance e qualche pesca. I loro cestini si riempiono abbastanza in fretta e, prima di andare a raccogliere qualcos’altro, bisbigliano un: – Grazie! – rivolto a me. Poi Isabella lo prende per mano e lo trascina in un posto dove i Pacificatori sono appena passati e che ritorneranno a controllare fra un po’, cosicché abbiano il tempo di raccogliere qualche altro frutto. Mi guardo intorno e, notando che qui non ho più nulla da infilare nella cesta, scendo, mettendomi alla ricerca di un albero stracolmo di frutti. La voce di Thresh mi blocca. – Canti meravigliosamente. – Nella sua voce si percepisce il sorriso che deve aleggiare sulle sue labbra proprio in questo momento. Anche se ho la pelle abbastanza scura, il mio rossore si intravedrà di certo. – Oh… ehm… grazie, Thresh – balbetto, voltandomi verso di lui. – Isa adesso sa che siamo cugini, e mi ha parlato molto di te. In bene, naturalmente – aggiunge. Sorrido. Bella, cosa farei senza di lei! – Davvero? E cosa ti ha raccontato? – La curiosità prende il sopravvento sulla timidezza. – Mi ha detto che, quando sei insieme a lei, parli sempre, che ti piace un mondo cantare e che hai una passione spropositata per il fuoco. Il resto me lo farò raccontare nei prossimi giorni – conclude, facendomi l’occhiolino e tornando a lavorare. Solo ora mi accorgo che è già sera. Il freddo pungente che caratterizza quest’orario comincia a farsi sentire, ma io ho i miei metodi per scacciarlo. Salgo su di un albero, il più in alto che posso. Le mie membra si irrigidiscono a poco a poco, ma, una volta ferma, chiudo gli occhi, ed il fuoco che immagino mi riscalda partendo dal petto.

Ma buonasera a tutti! This is the chapter six! Oggi non so cosa mi sia preso, ma ho deciso di fare del fuoco il protagonista principale di codesto capitolo. In un certo senso, è anche un modo per collegare Rue ai Giochi, di cui finora non ho mai parlato, ed a Katniss, la sua futura alleata nell’arena. Thresh e Rue si stanno conoscendo a poco a poco e, dato il rating arancione della storia, la relazione che nascerà tra loro non sarà fatta di semplici baci. So che è solo una dodicenne, ma sicuramente avrà voluto fare delle esperienze! Baci

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Capitolo 7
*** I told the world, one day I would pay it back ***


Isabella e Thresh mi accompagnano fino a casa su mia richiesta. Anche Martin si unisce a noi. Isa è molto più spigliata di me, non si fa problemi a civettare apertamente con chiunque le piaccia. Tuttavia, con quel ragazzino è diverso. Con lui Bella si apre, gli parla della sua vita, delle sue passioni, non si nasconde. Sono stupita ed allietata da questo suo cambiamento. Thresh non sembra farci molto caso. A quanto pare, non conosce ancora molto bene la sua cuginetta. Ascolta interessato ogni descrizione che fa Isabella su ciò che le piace. Sembra che le abbia fatto domande riguardanti esclusivamente me. Questo pensiero mi imbarazza un po’ . Mi domando per quale motivo si interessi tanto a quello che amo fare ed alle persone che frequentano. Io lo sono, ma ho una buona ragione: ho una cotta tremenda per lui. Ma Thresh? Perché drizza le orecchie ogni qualvolta sente il mio nome o qualcosa che mi riguarda personalmente? La risposta che mi balena in testa è così assurda che la scaccio subito via: è praticamente impossibile che uno come lui, grande e forte, sia attratto da una come me, mingherlina e debole sia fisicamente sia caratterialmente. Il fatto di vivere nel Distretto 11 non mi aiuta, eppure sembra che a lui non faccia alcun effetto. Non so se sia la sua costituzione o la sua voglia di farcela, ma riesce sempre a spuntarla quando si tratta di una lotta corpo a corpo. Ma non è questa la caratteristica principale che mi attrae in lui. Il giorno del mio compleanno, alcuni mesi fa, passai per caso in un vicolo piuttosto affollato: era giorno di mercato, e la gente si ammassava attorno alle bancarelle di cibo, per vedere se riusciva ad accaparrarsi qualcosa coi pochi soldi che ognuno di loro teneva in tasca. Improvvisamente, mi trovai davanti ad una bancarella di dolciumi: me ne ero potuti permettere così pochi, nella mia vita, che potevo contarli sulle punte delle dita di una mano. Guardai con desiderio quelle ciambelline ripiene, le barrette di riso soffiato ricoperte di cioccolato ed intere collane di caramelle, sapendo che non me li sarei mai potuti permettere. Tutt’ad un tratto, sentii le voci di due ragazzi poco più grandi di me. – Cos’hai intenzione di fare con tutti quei soldi che hai guadagnato, Thresh? – disse uno di loro. – Non ne ho idea. Mia nonna e mia sorella hanno detto che non vogliono nulla, che li devo spendere per me perché me li ho ottenuti con grande sforzo e fatica, ma non so cosa accidenti potrei comprare. – Il ragazzo che aveva parlato fino a quel punto si fermò. Istintivamente, mi girai ad osservare i loro movimenti. Puoi fidarti solo di chi conosci, qui, e quei due non rientravano nella mia lista dei visi noti. Uno di loro, molto alto, coi capelli nerissimi, due meravigliosi occhi dorati e la pelle davvero scura, mi stava fissando. Aveva uno sguardo strano. Mi preoccupai. Lui mi si avvicinò. – Ragazzina, non compri niente? – Scossi la testa, aggiungendo poi: – Non ho i soldi necessari. – Quel tipo (il suo amico l’aveva chiamato Thresh) sembrò riflettere un attimo, poi si mise a parlare col venditore. Comprò una montagna di dolci. Non riuscivo a sopportare quella vista. Mi sembrava che lo avesse fatto per dispetto, così mi voltai. – Ehi, piccolina, dove vai? – Mi girai nuovamente verso di lui. Mi tese i dolciumi. – Tieni. Buona giornata. – Scomparve col suo amico così com’era venuto, all’improvviso. Da quel giorno, l’ho incrociato molte volte, e poco dopo mi sono accorta di esserne innamorata. La voce squillante di Isabella mi riporta alla realtà. – Rue! Mi hai sentito? – Sussulto. – Scusami, Isa, sono un po’ stanca. Non vedo l’ora di andare a dormire. – È la prima scusa che mi salta in mente. Bella è tornata quella di sempre: spigliata e sfacciata. Parla con molta disinvoltura di qualsiasi argomento che venga appena accennato. Facciamo tutti del nostro meglio per starle dietro ma, sorprendentemente, Martin è l’unico che ci riesce, con sua grande soddisfazione. Non appena arriviamo nella via che costeggia la casa della zia, la mia migliore amica se ne viene fuori con un’altra delle sue geniali trovate: – Thresh, siccome siamo quasi arrivati, potresti finire tu di accompagnare Rue, mentre Martin potrebbe tornare con me verso casa mia. – Il nostro coetaneo accetta senza problemi la decisione, così la probabile futura coppietta torna indietro, mentre io e Thresh proseguiamo fino al portone dell’abitazione da cui provengono le urla parecchio imbarazzanti dei miei fratelli. – Scusali, sono più piccoli di me, e molto scatenati – balbetto, senza sapere cos’altro dire. La sua vicinanza mi confonde. Nessun altro mi ha mai fatto quest’effetto. – Non preoccuparti. Ci vediamo. – Sorride, prima di chinarsi e baciarmi sulla fronte. Rimango paralizzata al mio posto.

Angolo dell’autrice: Il capitolo sette! Insomma, so che la Thrue è un mezzo Crack Pairing, ma non riesco a non shipparli. Che pensate della storia? Ora, qualcuno di voi ha mai visto “Hungover Games – Giochi Mortali”? È una parodia di “Una notte da leoni” ed “Hunger Games” che vi consiglio vivamente. Fa sbudellare (?) dalle risate. Ah, a proposito, se qualcuno ha visto sul PC “Angry Games – La Ragazza Con L’uccello Di Fuoco”, può consigliarmi un buon sito, oppure va bene anche Nowvideo? Adesso, alle nove di sera, vado a leggere il primo capitolo di “Insurgent” (sì, finalmente l’ho comprato!).

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Capitolo 8
*** Say it on tape and lay it, record it ***


Ancora frastornata dagli ultimi eventi, entro in casa, e vengo immediatamente accolta dall’urlo uniforme dei miei fratelli: – Bentornata, sorellona! – come se fossero passati mesi o anni dall’ultima volta che ci siamo visti, mentre solo stamattina abbiamo fatto colazione insieme. – Come stai, nipotina? – domanda mia zia. – Bene. Ho passato una bella giornata, oggi, con Isabella e… – Mi interrompo, prima di rivelare qualcosa che potrebbe compromettermi davanti agli altri. – Che ci facevi lì fuori con Thresh? – si intromette Jelly Roll. – E perché ti ha baciato? – chiede maliziosamente Chora. – E-era un bacio amichevole, fraterno – balbetto io, senza sapere cos’altro dire. – Bugiarda! – esclama Eureka. – Non mentire! Non baci mai noi in quel modo – aggiunge Rhoda. – Ma non l’ho baciato io! È stato lui! A casa sua si farà in quel modo! – Oramai sono esasperata. Non posso lasciare che scoprano che mi piaccia. Mi torturerebbero a morte, facendo battutine allusive ogni volta che lo vedranno passare, ed a voce abbastanza alta per essere certi di farsi sentire da lui. Il guaio è che potrebbero sentirli anche molte altre persone, e nel frutteto, quando andrò a lavorare, non avrò più pace, soprattutto se, ad un certo punto, deciderò di togliermelo dalla testa per dedicarmi ai ragazzini della mia età, molto più alla mano. Isa potrebbe aiutarmi molto: si è presa una cotta per quasi tutti i dodicenni del Distretto 11. Martin è solo l’ultimo della serie, e spero vivamente che non ce ne saranno altri. Se inizierà ad interessarsi anche a ragazzi più grandi o bambini più piccoli, potrebbe guadagnarsi una brutta fama. Sono già in molti a credere che Bella sia una poco di buono, una facile, per così dire, a causa del suo quasi morboso attaccamento ai ragazzi. Io la difendo in continuazione da queste accuse diffamanti, perché mi fa molto male sapere che la mia migliore amica è malgiudicata da molti abitanti del distretto. Ma la cosa che mi fa più rabbia è l’ipocrisia di questa gente: molte persone, pronte a criticare il prossimo, fanno cose anche peggiori. Isabella è mille volte meglio di tutti loro messi insieme. Non sono neppure degni di allacciarle le scarpe. La voce di William mi distoglie dai pensieri che stavo elucubrando fino ad ora, riportandomi alla realtà. – Per me, Thresh e Rue sarebbero carini, insieme. – Ah, la voce dell’innocenza! Se la vita fosse facile come quando avevamo tutti la sua età. Gli piazzo un bacio sul naso e gli dico – Grazie, tesoro, ma Thresh è solo una specie di amico, per me. Insomma, ci siamo avvicinati in questi ultimi giorni, ed io non lo conosco ancora bene come Isa. – Dopodiché, ci sediamo tutti attorno il tavolo, per gustarci una cena decente dopo settimane: Jelly Roll è riuscito ad acchiappare un fagiano testagrigia. Dio, quanto mi è mancata la carne di questo volatile, così tenera e succosa! Sto per addentare la mia coscia, quanto il mio sguardo si posa sulla zia. Il suo viso è smunto e pallido. È dimagrita vistosamente da un po’ di tempo. Non era abituata ad occuparsi di bambini, ma la morte improvvisa dei nostri genitori l’ha costretta a prendersi cura di noi, e questo ha influito molto sulla sua salute ed il suo aspetto fisico. Giurerei che si astiene dal mangiare per non togliere neppure un boccone a noi, e mi sento tremendamente in colpa. Non è giusto che lei faccia tutta questa fatica senza essere ricompensata. Allungo il cosciotto di fagiano verso di lei. – Tieni, zia. Non ho molta fame. Berrò solo un po’ d’acqua, e poi andrò a dormire. – Probabilmente, uno stormo di fagiani testagrigia ripasserà da queste parti fra minimo un mese, e sarò costretta ad aspettare ancora molto prima di poterne assaggiare uno di nuovo, ma va bene così. La zia si fa in quattro (anzi, sei) per noi, merita almeno un ringraziamento speciale. I suoi occhi mi scrutano, increduli. – Cara, no, l’ho cucinato apposta per te! Su, da brava, mangia! – mi invita. – Zia, da quanto tempo non consumi un pasto sostanzioso? – domando a bruciapelo. Lei mi fissa dritto negli occhi. – Rue, davvero, non devi preoccuparti per me. Sto bene. Sono adulta: so badare a me stessa. – Cerca di convincermi delle sue parole con un sorriso tranquillizzante, di quelli che solo lei riesce a fare, ma stavolta non abbocco. – Zia, insisto: non è giusto che tu rinunci a mangiare per noi. Prendilo, altrimenti sarebbe uno spreco: non lo mangerei comunque. – Mio fratello, seduto alla mia sinistra, interviene. – Potresti darlo a me… – Di nascosto, gli do una gomitata che prima gli fa emettere un gemito di dolore e poi lo zittisce. Mia zia sembra decisamente colpita da questo gesto. – Solo se lo dividiamo – dice. Non vorrei toglierle neppure un boccone, ma se è l’unico modo per farla mangiare, allora… – Accetto – confermo.

Il capitolo otto! Niente, avevo semplicemente voglia di descrivere uno spaccato di vita quotidiana di Rue con la sua famiglia. Spero che, nonostante ci siano pochissimi accenni alla Thrue e la parte dedicata a Bella sia totalmente fuori luogo (mio modesto parere), vi sia piaciuta. Ora vi devo avvertire che mi trovo a casa di mia zia e non c’è connessione Internet, per cui, una volta tornata da me, dovrò pubblicare molti capitoli in un giorno solo. Adesso, se permettete (??), vado a scriverne un altro. Buone vacanze, e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 9
*** So that one day I could play it back ***


Stavolta non sono i miei fratelli a svegliarmi, bensì il canto del gallo, più forte del solito, stamattina, quasi a voler annunciare qualcosa di particolare. Eppure, oggi non c’è nulla di importante in programma, altrimenti me ne sarei ricordata. Tento di scavare a fondo nella mia mente, ma è solo quando apro gli occhi e vedo la tipica luce domenicale che mi rendo conto: oggi non si lavora! Il pensiero mi riempie improvvisamente di energie. Vorrei saltare giù dal letto, correre fuori in pigiama e gridarlo ai quattro venti. Di solito non sono così euforica, ma questa settimana è stata particolarmente faticosa e ricca di risvolti imprevisti che mi hanno fatto crollare esausta sul letto ogni singola notte, tranne quella del tentato stupro. Se non ci fosse stato Thresh… Rabbrividisco per l’ennesima volta al pensiero di cosa avrebbe potuto farmi quel Pacificatore. Spero di non incrociare più nessun ubriaco, di notte. Oramai ho paura ad attraversare le strade del distretto da sola. Infatti, chiedo quasi sempre ad Isabella di accompagnarmi. In effetti, mi sembra strano che non si sia ancora accorta del cambiamento nel mio comportamento. Sarà totalmente presa da Martin, o che so io…  Pensandoci bene, quel ragazzino si sta rivelando una benedizione. Isa è cambiata molto, da quando lo frequenta. È diventata meno impicciona ed invadente ed, anche se quando le parlo a spesso la testa tra le nuvole (ci manca solo che ne osservi una e dica “Ehi, somiglia al viso del mio Martin!”), non posso lamentarmi di com’è diventata. Ho sempre adorato Bella, ed anche se quello che ho scoperto sul conto di suo nonno mi ha fatto impressione (ancora non riesco a credere che un uomo del genere sia imparentato in qualche modo con la mia migliore amica), non ho mai dubitato, neppure per un istante, del nostro rapporto. Non siamo esattamente il genere “Noi contro il mondo”, semplicemente siamo molto unite da un legame speciale ed indissolubile, che non troverà mai fine. Io e lei, lei ed io, per sempre. Ecco il riassunto di tutta la nostra amicizia passata, presente e futura. Sono certa che nulla potrà mai cambiare, fra me e lei, o almeno non in peggio. Apro il cassetto accanto il letto, cercando di non fare rumore per non svegliare l’orda barbarica, e trovo il braccialetto intrecciato con steli di fiori che mi ha fatto Isabella il nostro primo anno di scuola insieme. Io ne ho fatto uno identico a lei nella forma, ma con materiale diverso: ho infatti usato le spighe di grano. Li indossiamo solo in previsione di momenti difficili, come, ad esempio, la mietitura, che si terrà fra soli quindici giorni. Già solo il pensiero di essere estratta mi fa battere il cuore all’impazzata e sudare come una fontana, ma sarebbe mille volte peggio se il nome pescato dall’accompagnatrice nella boccia femminile fosse quello di Isa. Non lo sopporterei, perché non avrei il coraggio di offrirmi volontaria al suo posto. Non avrei la benché minima chance di vincere gli Hunger Games. Ogni anno è scandito da quei Giochi infernali, che rubano ventiquattro vite. Sì, ventiquattro, perché anche se hai vinto ti porterai dietro l’arena per il resto dei tuoi giorni. Il gioco consiste proprio in questo. Uccidi, e ti porti per sempre il peso di ciò che hai fatto sul cuore, o vieni ucciso, ed abbandoni i tuoi cari. Ogni qualvolta vedo un vincitore o una vincitrice passeggiare per le vie del distretto, il suo sguardo è quasi sempre spento, segno che le cicatrici non hanno ancora abbandonato corpo ed anima. Tutti sanno che non lo faranno mai. Le poche volte che i loro occhi sono accesi, alla base di quella scintilla c’è la rabbia: rabbia per essere stato una pedina nelle mani di Capitol City, rabbia per aver spezzato giovani vite umane innocenti, rabbia per la tua, di vita, che non tornerà mai quella di prima. E la causa di questa rabbia è il presidente Snow, sono gli Strateghi, l’annunciatore, il presentatore: tutti coloro che guadagnano qualcosa dalla morte dei tributi. Fama, onore, gloria e denaro: sono queste le uniche cose che interessano ai capitolini. A loro non importa di fare del male alla gente, di essere fonte di dolore per migliaia di famiglie. Per settantatré anni hanno goduto delle morti di quei bambini, ed io non posso lasciare che la prossima sia Bella. È la nostra prima mietitura, le probabilità d’estrazione per noi due scarseggiano, ma se dovesse accadere l’irreparabile, ci sarà pure un modo per cambiare le nostre sorti, per impedire che ci venga fatto del male. Ma la cosa di cui abbiamo un disperato bisogno è qualcuno che ci guidi verso la libertà che c’è stata anni prima che i nostri antenati si distruggessero l’un l’altro.

Angolo dell’autrice: Il capitolo nove! Prima di domandarvi i vostri pareri in merito, volevo specificare, come ho fatto nella mia storia precedente, “Diamonds”, che sono parecchio indietro con la pubblicazione di fanfiction e che quindi dovrò pubblicarne molte a giorno, probabilmente. Non penso che le occasioni in cui ne pubblicherò solo uno saranno rare, ma preferisco avvertirvi. Adesso è meglio che vada a prepararmi per la cena di classe, quasi certamente l’ultima occasione in cui rivedrò i miei compagni tutti insieme prima delle pagelle. Non sono sicura che verranno a prenderle, quindi li saluterò stasera. Recensite, please! Bacioni da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 10
*** But I don't even know if I believe it when I'm saying that ***


Oggi sono di buonumore. La colazione che ci ha preparato la zia è davvero squisita: un bicchiere di latte ed un panino a testa. All’interno del tramezzino, c’è una crema alla nocciola fatta in casa dalla zia, che ci spiega che veniva prodotta già nell’antichità, e che veniva chiamata Nutella: che nome buffo! Anche se devo ammettere che è molto azzeccato. Inutile dire che quella prelibatezza speciale scompare all’interno dei nostri stomaci alla velocità della luce. Tre panini riescono comunque a sopravvivere all’abbuffata, ed io ho già in mente le persone a cui consegnarli. Dopo aver ringraziato calorosamente la zia, schiaffeggiato amichevolmente Jelly Roll, dato una spazzolata ai capelli di Chora, abbracciato Eureka, promesso a Rhoda che sarei tornata presto e baciato William su di entrambe le guance, corro fuori di casa, diretta verso l’abitazione di Isabella. I suoi genitori sono già in piedi, e mi accolgono come una di famiglia, prima di andare a svegliare quella dormigliona di Isa. Quando Bella scende, il sorriso che mi rivolge è pari ad una smorfia. Questo mi garantisce che la pagherò molto cara per aver interrotto il suo sonnellino di bellezza per far colpo su Martin l’unico giorno che poteva permetterselo. Tuttavia, quando, una volta lavata e vestita, mi accompagna fuori pronta per darmi una bella strigliata, adocchia i tramezzini, la sua espressione cambia di colpo. I suoi occhi sono accesi dalla golosità. Faccio un po’ la difficile prima di darle il panino, giusto per farla innervosire di primo mattino, e dopo le spiego la seconda parte del “piano” (se così lo possiamo definire) che mi è balenato in mente una volta contato il numero di tramezzini rimasti. Ovviamente, accetta subito, così vengo letteralmente trascinata dalla mia migliore amica a casa di Martin. Sua madre ci apre la porta, un po’ sorpresa. – Buongiorno, signora. Io sono Isabella e questa è Rue. Martin le avrà sicuramente parlato di noi – dice Isa, con un sorriso talmente zuccheroso da far venire la carie ai denti. – Uh, be’… veramente no! – esclama la trentenne, dubbiosa. – Ah, no? – La voce di Bella è leggermente incrinata. – Non fa niente. Ve lo chiamo subito – conclude con un sorriso la madre del forse non più futuro fidanzato della mia migliore amica che, comunque, acconsente ad uscire con noi. Da quando ci frequenta, sembra totalmente sano di mente. È bello pensare che la nostra compagnia giovi alla sua salute, riesce a farmi sentire importante. Intanto, mentre la mia coetanea fa l’offesa perché lui non l’ha mai nominata con sua madre e Martin cerca di spiegarsi, raggiungiamo l’ultima tappa del nostro percorso odierno. Quando la nonna di Thresh ci apre, un sorriso compare immediatamente sul suo volto e, senza neppure ascoltare una nostra parola, chiama una ragazza, dicendole di svegliare il fratello immediatamente. Thresh ci raggiunge poco dopo, e sua cugina gli dedica un sorriso angelico. Probabilmente, Martin non è al corrente del loro rapporto di parentela, quindi posso presumere che tutto ciò serva a farlo ingelosire. Do agli ultimi due arrivati i loro panini, e ci fermiamo a mangiare su di una panchina. Mi siedo accanto a Thresh ed, una volta finito di fare colazione, sto per rivolgergli la parola, quando… – Non ci credo! Anche tu sveglio a quest’ora di mattina? A quanto pare, abbiamo molte cose in comune! – L’insopportabile voce squillante di Lily Montgomery si intromette, distruggendo la quiete che si era creata intorno a noi. – Oh, ciao, Lily – dice Thresh, svogliatamente. Lily è una ragazza stupenda: meravigliosi capelli biondo rame, grandi occhi verdi, gonne sempre troppo corte e perenne sorriso sulle labbra, molto spesso dedicato a Thresh. È in classe con lui, e solo un idiota potrebbe non capire che ne è perdutamente innamorata. Un altro pregio di Lily è la pelle, perfetta da qualsiasi angolazione e bianca come il latte, cosa rarissima qui all’11. È nata il tre giugno, quindi ha festeggiato da poco il suo compleanno, e non ha sprecato l’occasione di invitare Thresh, che però ha gentilmente declinato la sua offerta. Il suo colore preferito è il verde, esattamente come i suoi occhi. Bella da mozzare il fiato. La gelosia mi pervade. Ed adesso che vuole? – Oh, ma vedo che sei in compagnia! Posso unirmi a voi? – Sto per rassegnarmi a passare la domenica con l’invadente Lily, quando Thresh si intromette. – Veramente, mia cugina ed il suo ragazzo vorrebbero trascorrere un po’ di tempo da soli, così ho deciso di accompagnare a casa Rue. Devo parlarle di una cosa molto importante. Privatamente – aggiunge, mettendomi poi un braccio intorno alle spalle e facendomi battere il cuore all’impazzata. – Oh, be, allora… In questo caso… D’accordo, sarà per un’altra volta – balbetta. Ci saluta sorridendo e cercando di nascondere il suo disappunto. Non appena si allontana, ridiamo tutti quanti.

Il capitolo dieci! Un po’ di pepe alla storia ci voleva, non trovate? Coooomunque, mi sono appena resa conto che non vi ho detto di quanti capitoli è composta la storia: be’, sarà la più lunga, fino ad ora ovviamente: ben 42 capitoli! Spero che mi seguirete. Il nome Lily Montgomery l’ho preso dalla soap opera “La valle dei pini”(era interpretata da Leven Rambin, la Glimmer di “Hunger Games”), mentre la descrizione corrisponde alla protagonista del libro “Direttamente al cuore”, Fannie (awww! <3 God save the ship!) Brisbane, di Charlotte Hughes. Vabbè, adesso vi saluto. Ciao ciao! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 11
*** Doubt's starting to creep in, everyday it's just so grey and black ***


Dopo “l’amabile chiacchierata” con Lily Montgomery, decidiamo di scegliere un posto più appartato. Gironzoliamo un po’ per il distretto fino a quando non entriamo nell’unico bar presente, totalmente vuoto a quest’ora del mattino. Isabella non ha smesso nemmeno per un attimo di punzecchiare Thresh riguardo le sue conquiste amorose, e lui le ha sempre risposto a tono, sotto gli sguardi divertiti di me e Martin. Ad un certo punto, Isa gli chiede se sia mai stato fidanzato con Lily, ed io aguzzo le orecchie. – Ci sono uscito un paio di volte, niente di che. Per me è solo un’altra vanesia con un bel paio di gambe – le risponde, scatenando l’ilarità generale. – Quindi, se non provi nulla per lei o per qualcuna della tua classe, la ragazza che ti interessa dev’essere più piccola o più grande di te – insinua maliziosa la mia migliore amica. Thresh spalanca gli occhi. – E cosa ti fa pensare che mi piaccia una ragazza? – domanda, basito. – Oh, andiamo! A quest’età, voi ragazzi non avete un pieno controllo del vostro testosterone, o sbaglio? – Mi escono addirittura le lacrime per il troppo ridere. – Be’, in effetti mi piace una persona, ma sono praticamente certo che mi considera solo un amico o tuttalpiù un fratello maggiore – confessa. La grassa risata che stavo facendo mi muore in gola. – Ah-ha! Beccato! Ti piace una ragazza più piccola, allora, eh? – Bella gli punta un dito contro. Niente da dire, è imbattibile quando si tratta di affari di cuore, anche se in questo caso avrei preferito restarne fuori. Mi asciugo le lacrime. Ora non so più se derivino dalla risata che mi stava scuotendo il corpo fino a poco fa o dal dolore per aver scoperto che a Thresh piace un’altra, e sinceramente non ci tengo a scoprirlo. Un coro di risatine sommesse proveniente dall’altro lato della “vetrina” del bar ci fa voltare tutti in quella direzione. Oh, magnifico! Questa giornata si sta rivelando una totale fregatura! Un gruppetto di quattro ragazze ci sta osservando, o meglio, sta divorando con gli occhi Thresh. A capitanarlo, c’è la tredicenne Ava Benton, una ragazzina antipatica ma, per quanto mi costa ammetterlo, di una bellezza eccezionale: gambe lunghe, capelli biondi e lisci, curve morbide, ciglia chiare, pelle ambrata ed occhi dorati. Il sogno di quasi ogni ragazzo del distretto. Dietro di lei, tre ragazze inconfondibili. Caroline Paxton è una diciottenne che va in classe con Thresh ed a scuola gli sta sempre appiccicata. È bellissima, nonostante i suoi seni siano appena sbocciati, in barba alla sua età già piuttosto avanzata. Ha un viso incantevole. Molti la definiscono “un fiore raro e prezioso” ma, a mio parere, non la conoscono. Ogni volta che la incontro quando sono sola non perde occasione per denigrarmi davanti alle sue amiche. Se ci sono altre persone presenti si trasforma: mi parla dolcemente e mi apostrofa come “la sorellina che non ha mai avuto”. Reagan Michaels si può descrivere in una sola parola: spettacolare. I suoi riccioli bruni sono famosi in tutto l’11. Ma ciò che più colpisce sono gli occhi straordinari che si ritrova: uno azzurro come il cielo, l’altro verde come uno smeraldo. Porta una corta zazzera che esalta il perfetto ovale del suo viso, il profilo delizioso, la bocca generosa ed il mento risoluto. I riccioli sulle tempie e sul collo, poi, attenuano l’austera semplicità dell’acconciatura. Anche lei è una diciottenne come Thresh. L’ultima è una formidabile bionda con gli occhi azzurri e le curve di una modella che corrisponde al nome di Chloe Jamison. È una sedicenne molto corteggiata. Ricordo che anche Thresh le andava dietro. È proprio quest’ultima a farsi avanti. – Thresh, quanto tempo! Come stai? – La pelle bianca di Caroline, Reagan e Chloe risplende al sole. – Ehm, buongiorno! Ci siamo anche noi! – si intromette Isabella, facendo scappare un accenno di risata a Martin. – Isa, non ti hanno insegnato che i bambini non devono disturbare quando i grandi parlano? – la rimbecca sarcasticamente la Jamison, scatenando le risate delle altre tre. Bella digrigna i denti, pronta a balzarle addosso, quando la voce di Thresh la ferma. – Me la passo molto bene, Chloe. Come mai questo quesito? – Il suo tono è molto formale, il che sembra sorprendere il gruppetto di ragazze che ha gli occhi puntati su di lui. – Be’, solitamente un ragazzo è felice solo quando ha una fidanzata al suo fianco, e non mi risulta che tu… – La voce di Thresh è sempre più scostante. – No, infatti. Non ho nessuno. Per ora. – Gli occhi delle ragazze si illuminano. – Per ora? – ripete Ava. – Sì – dice lui, prima di rivolgersi a noi. – Ricordate che vi ho detto che mi piace una ragazza più piccola? – Annuiamo tutti. – Bene, è qui. – Ed, inaspettatamente, si gira e mi bacia in bocca.

Angolo dell’autrice: Il capitolo undici! Bien, qui ho voluto esaltare il fascino che Thresh esercita sulle ragazze del suo distretto. Spero che questo suo aspetto non vi sia dispiaciuto. I nomi delle ragazze sono tutti presi da film interpretati da Leven Rambin (nel caso ve lo stiate chiedendo, no, la mia attrice preferita è Jennifer Lawrence XD). Be’, penso di aver detto tutto senza tralasciare cose importanti, giusto? Quindi ora vi saluto… Ah, no, aspettate! C’è il bacio! : ghigna perfidamente per averli fatti aspettare : Inizialmente non era previsto, ma la fantasia galoppa. Spero che l’insieme vi piaccia. Baci&abbracci!

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Capitolo 12
*** Hope, I just need a ray of that ***


Inizialmente, sono così scioccata che sgrano gli occhi, ma poi, quando realizzo cosa sta avvenendo, lascio che le palpebre calino sulle mie iridi e pupille e schiudo le labbra, permettendo alla sua lingua di entrare. La sento toccare la mia con la punta, mentre le sue mani si chiudono a coppa intorno al mio viso. Dopo alcuni secondi, le mie braccia circondano il suo collo, e lo tiro ancora di più verso di me. Quando abbiamo bisogno di respirare, ci stacchiamo per qualche breve attimo, ma solo di pochissimi millimetri, ci guardiamo intensamente negli occhi, poi, sotto gli sguardi sconvolti di Ava, Caroline, Reagan e Chloe, quello compiaciuto di Isabella e stupefatto di Martin, io e Thresh riprendiamo a baciarci. Riesco a sentire il suo sorriso attraverso il nostro contatto di labbra. Ad un certo punto, ci separiamo definitivamente, e non riesco a non godermi le espressioni del gruppetto di ragazze davanti a noi. Caroline sta sorreggendo Reagan, che sembra stia per svenire. Mio Dio, è solo un ragazzo! Ce ne sono a bizzeffe, anche se così pochi sono in ottima forma come Thresh che non vale neppure la pena di contarli. Chloe continua ad indicarci, dicendo: – Tu… lei… state insieme… con una ragazzina… come… io sono più bella… – È palesemente sotto shock. Ava si fa avanti. – Giuro che questa me la paghi, Mathony! Non finisce qui! – Quando ha cominciato a parlare, la sua voce somigliava ad un sibilo, mentre in questo preciso istante sta quasi gridando. Il suo bel viso ambrato è rosso di rabbia e verde di bile, come una mela. Thresh si alza in piedi. – Scusa, puoi ripetere? Sbaglio, o hai appena osato minacciare la mia ragazza? – La tredicenne indietreggia, spaventata. Il diciottenne è due volte più grosso di lei, e potrebbe farle davvero molto male. – Ragazze, andiamo! – esclama quella codarda, prima di darsela a gambe levate. Una volta che l’eco dei loro passi è ben lontana dal bar, non riesco a non trattenere una risata per la comicità della situazione: quelle quattro erano venute per provare a conquistare Thresh e si sono ritrovate davanti la sua fidanzata. Se ripenso alla scena del bacio, mi si mozza il fiato in gola. Non riesco ancora a credere che mi abbia baciato, ed ancor meno che gli piaccio. Insomma, è un sogno che si realizza! Lui mi piace da parecchi mesi, è stato il primo ragazzo per cui mi sono presa una cotta, e pure bella grossa, ed è meraviglioso che lui mi ricambi. Mi sento come se potessi fare qualsiasi cosa, ad esempio volare come le ghiandaie imitatrici. Dopo un interminabile silenzio, Isa sbotta: – Sì! Finalmente vi siete baciati! Anche se ti ci è voluto un bel po’ per confessarti, Thresh! – Lui sorride. – Dovresti imparare a controllare tutto questo tuo entusiasmo, Bella. – Poi si rivolge a me. – Rue, prima sono stato un po’ avventato, ma ho visto che hai ricambiato il mio bacio, quindi ho intenzione di chiedertelo ufficialmente: vuoi essere la mia ragazza? – Sono così stupita e scioccata e felice che rimango per alcuni secondi a bocca aperta, con il cervello disconnesso ed il cuore che mi scalpita furioso nel petto, prima di rispondere con un flebile: – Sì. – Sembra così incerto che Thresh mi guarda confuso. Probabilmente sta per chiedermi se è ciò che desidero davvero, quando sento una scarica di adrenalina in corpo, come se Isabella mi avesse passato tutta la sua sfacciataggine. Mi faccio coraggio e ripeto: – Sì! Sì! Sì! Sì! Sì! – Sembro quasi un disco rotto, ma poco importa: il mio sorriso è inequivocabile. Anche sul viso di Thresh ne è spuntato uno immenso. Si china verso di me e mi bacia nuovamente. Isa batte le mani, e Martin fa un fischio d’approvazione. Con loro come testimoni, più quelle quattro pestifere ragazze di prima, è praticamente certo che nessuna oserà più avvicinarsi a lui o insultare me, anche perché Thresh lo verrebbe sicuramente a sapere, ed a quel punto… Continuo a sorridere tra un bacio e l’altro. All’improvviso, però, i visi di Jelly Roll, Chora, Eureka, Rhoda e William mi compaiono in testa. Se lo sapessero, verrei presa in giro a vita. Forse alla zia potrei parlarne, ha poco più di vent’anni, sicuramente saprà darmi qualche buon consiglio, ma mi vergogno. So che è assurdo, visto che sto continuando a baciarmi col mio fidanzato davanti a Bella, Martin e la barista. A quanto pare, è parecchio interessato al nostro siparietto. Credo proprio che non succedano molte cose appassionanti da queste parti. Ci alziamo, la salutiamo educatamente e ce ne andiamo, non prima di aver notato la sua espressione delusa. Quando giungiamo a casa di Martin, do un piccolo colpo sulla spalla della mia migliore amica e le sussurro: – Quando ti darai da fare? – Lei ride sommessamente.

Ciao a tutti! Questo è il capitolo dodici! Sorry me, ma non avevo molte idee, ed in più mancano due minuti alle dieci di sera, sono davanti alla TV da un bel pezzo (non so se vi interessa, sicuramente no ma ve lo dico lo stesso XD, adesso stanno trasmettendo “House of Anubis”) e devo ancora leggere il quinto capitolo di “Insurgent” (Dio, già amo quel libro! <3). Per adesso non ho ancora trovato accenni alla Petris, ma so che ci sono (si mi sono spoilerata, ma chi se ne frega! XP). Vabbè, vi aggiorno domani. Baci baci by JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 13
*** Cause no one sees my vision when I play it for em', they just say its wack ***


Sono passati diversi giorni dai baci che io e Thresh ci siamo scambiati e dal nostro fidanzamento ufficiale, e non ho più avuto occasione di parlargli. Ogni volta che io ed Isabella lo incrociavamo per strada, ci faceva un cenno con la mano e si dirigeva nella direzione opposta alla nostra, e se provavamo ad andare direttamente a casa sua per invitarlo ad uscire con noi due e Martin, sua nonna ci diceva che era molto impegnato. Come se non bastasse, oltre a non capire cosa stia succedendo al mio ragazzo, la mietitura incombe. Sono rimasti solo dodici giorni. Sono terrorizzata: questo è il mio primo anno, ed ho già sette tessere. Ne ho presa una perché dovevo, mentre le altre sei sono per me ed i miei fratelli. Non lascerò che anche loro facciano lo stesso. In teoria, dovrei averne otto, ma la zia si è rifiutata categoricamente di farmene prendere una anche per lei. Non vuole che i miei rischi di essere estratta aumentino di anno in anno e, dato che ci sono abbastanza biglietti per una dodicenne come me, ho accettato il suo rifiuto senza controbattere. Isa ha quattro tessere, esattamente come Martin, mentre il mio Thresh (oramai posso chiamarlo così, o no?) ne ha ventotto. Fortunatamente, questo è il suo ultimo anno, e se non è stato estratto negli anni precedenti, di sicuro la buona sorte sarà a suo favore anche tra pochi giorni. E nel caso in cui, invece, dovessero estrarlo, ha una grande fiducia nelle sue doti. Sì, ne sono convinta: se Thresh verrà mietuto, vincerà gli Hunger Games senza un grande sforzo. L’unico problema è che i vincitori, una volta tornati a casa, non vogliono più legarsi a nessuno. Gli orrori che hanno visto nell’arena li fanno chiudere in loro stessi, e non lasciano neppure uno spiraglio per i loro cari o per chi vuole semplicemente aiutarli a mettersi tutto alle spalle, per quanto improbabile (ed, in certi casi, impossibile) sia. Comunque, oggi ho deciso di andare a parlare con Thresh. Deve spiegarmi questo suo improvviso silenzio. Ci vedevamo più spesso quando eravamo amici, ed a me questo non sta bene. Se essere fidanzati vuol dire passare meno tempo insieme, allora era meglio far rimanere tutto alla situazione originale. Solo che io non ci voglio tornare: Thresh mi piace troppo ed, anche se è possibile che il nostro legame non abbia un futuro, non voglio rinunciare a lui. Quando esco di casa, mi dirigo immediatamente da lui. Stavolta, ad aprirmi la porta è sua sorella. – Oh, ciao, Rue. Ti stavo aspettando – dice, cogliendomi del tutto impreparata. – Mio fratello mi ha pregato di consegnarti questo foglietto, casomai fossi venuta mentre lui era assente. Buona giornata – conclude, prima di sorridermi debolmente e chiudere la porta. Io chino il capo e leggo il biglietto: “Alle 17 sulla panchina su cui eravamo seduti quando abbiamo incontrato Lily, solo io e te”. Cerco di rimuginare sul perché non abbia voluto confidarsi anche con sua cugina Bella e Martin, ma ci rinuncio. Finalmente un segno, dopo tanti giorni passati a pensare unicamente al fatto che non sia accaduto niente dopo che ci siamo baciati davanti a tutta quella gente! Ho provato a ricevere sue notizie da parte di Isabella, ma dice che è sfuggente persino con lei, probabilmente perché sa che mi riferirebbe tutto. Comunque sia, adesso la mia mente riesce a registrare un unico e solo pensiero coerente: ho un appuntamento con Thresh! Corro a casa per prepararmi. Quando, però, giungo davanti a quella di Isa, mi fermo di botto. Senza pensare, busso alla sua porta. Non appena mi apre, le racconto tutta la vicenda. Alla fine, è quasi più emozionata di me. Mi accompagna fino alla mia abitazione e, strada facendo, mi dà qualche consiglio su come dovrei vestirmi. Non appena varco la soglia di casa, mi fiondo in camera mia e ribalto “l’armadio” che abbiamo e perfino i cassetti fino a quando non trovo la mise perfetta: camicetta nera con bordi rosa e pantaloncini dello stesso colore di questi ultimi. Come tocco finale, indosso anche i sandali che alla zia stanno piccoli. Ignoro i miei fratelli, che mi chiedono dove vado così conciata, e mi dirigo al luogo dell’appuntamento. Passo davanti al Palazzo di Giustizia e leggo l’orologio: le 16 e 55! Devo fare in fretta! Quando arrivo sul posto, lui è già seduto, anche se la sua aria non è esattamente comoda, anzi. Non appena mi vede, si agita persino di più. – Ehm… ciao, Rue. Siediti – mi invita. Dopo che ho eseguito, inizia: – Senti, Rue… forse abbiamo affrettato le cose… – Realizzo, con le lacrime agli occhi, cosa sta per accadere. – Mi stai lasciando? – Annuisce. Corro, piangente, da Bella.

Angolo dell’autrice: Oh, mio Dio! Giuro che mi sto odiando! Insomma, andava tutto così bene, e per carenza di fantasia che combino? Li faccio lasciare! Mi prenderei a schiaffi, se non avessi in testa un perfetto (ovviamente sarete voi a giudicare XD) seguito di questo dramma (sì, vabbè! XP). Anyway, questo è il capitolo tredici. Spero che, nonostante ciò che la mia mente fissata con l’angst (be’, forse è un po’ troppo classificarle la storia in tal modo) ha partorito, la fanfiction continui a piacervi. Mi scuso se non vi ho ancora ringraziato. Lo farò a breve. Bacioni da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 14
*** But they don't know what dope is, and I don't know if I was awake or asleep when I wrote this ***


Le lacrime mi offuscano la visuale. La mia spalla sbatte violentemente contro il muro di un’abitazione, ma non mi fermo neppure per controllare il livido che si sarà certamente formato a causa dell’impatto. La casa di Isabella è ancora piuttosto distante quando comincia a piovere. Le gocce d’acqua che cadono dal cielo si mischiano con le lacrime salate che fuoriescono dai miei occhi, e ne addolciscono leggermente il sapore. Il dolore che provo all’interno, però, rimane, e mi dilania, e la cosa peggiore è che Thresh non si merita questo, non dopo avermi illusa in quel modo. Io lo amavo, e purtroppo continuo ad amarlo, ma lui se ne infischia bellamente di me. Magari si è già scordato dell’esile ragazzina che ha salvato da un tentativo di stupro e di ciò che ha condiviso con lei. A proposito, chissà perché mi ha aiutata con quel Pacificatore ubriaco che ha provato a violentarmi. Avrebbe potuto lasciarmi nelle sue mani, tanto non si sarebbe preso alcuna colpa. Ed adesso chi sarà la prossima ragazza che bacerà, confessandole il suo amore per poi gettarla via come spazzatura dopo qualche giorno in cui non si farà più vedere, tanto che lei si chiederà se sia vivo e vegeto oppure morto stecchito come ho fatto io in questo lasso di tempo? Lily? Ava? Caroline? O magari Reagan? Per quel che ne so, in questo preciso istante potrebbe essere dappertutto a spassarsela con Chloe o una sgualdrina del suo calibro. Sono così presa dalle mie furenti constatazioni che non presto attenzione alla strada. Scivolo sulla terra bagnata e finisco dritta in una pozzanghera. Una macchina, di certo proprietà di qualche riccone capitolino venuto fin qui per sbrigare qualche affare, si ferma a pochi metri da me. Ne scende un signore distinto che mi viene incontro. – Che ti è successo, bambina? – Il suo tono di voce mi fa capire che esige una risposta. – Io… ho litigato con un mio amico. – È la prima scusa che mi balza in mente. Lui si china e mi prende in braccio. In questo istante, dovrei essere da Isa a confidarmi, ma la sua presa è così salda che mi è impossibile scendere. Mi porta fin dentro la sua auto. Non riesco a non notare la differenza fra quei sedili lindi e puliti ed i miei abiti sporchi e stropicciati. Quando chiude lo sportello, mi sento in trappola. – Veramente, io… dovrei andare dalla mia amica Bella – riesco ad articolare. Lui mi fissa. – Certamente. Dopo che le mie cameriere ti avranno dato una lavata e dei vestiti nuovi, il mio autista ti accompagnerà dovunque tu voglia. – Rimango lì, a bocca aperta, a fissare il mio benefattore. Ora che ho l’occasione di osservarlo meglio, riconosco le sue fattezze: è Clay Bodine, un ricco abitante di Capitol City che possiede una dimora nei pressi dell’11. Mi stropiccio gli occhi, chiedendomi se sia un incubo trasformato in sogno, ma la sua risata mi garantisce che sono perfettamente sveglia e cosciente. È più giovane di quanto credessi: non può avere più di ventotto anni. Ed è anche troppo bello ed incredibilmente attraente: capelli neri, occhi azzurri ed una figura che sarebbe poco definire sexy. Molta gente che lo ha intravisto lo ha sempre definito “bello come una scultura greca”, ma io non ho mai dato peso a queste voci. Tra l’altro, devo ancora capire il significato di quell’ultima parola, “greca”. Mah, sarà un residuo di ciò che c’era nel mondo prima della nascita di Panem; magari è un vocabolo che si riferisce ad un altro Stato. Mi accorgo che sto fissando Clay da un bel po’ come un’ebete, e smetto subito. Quando arriviamo al suo podere, dà immediatamente ordine di ripulirmi ad una giovane donna, che risponde con un: – Subito, signor Bodine! – Un’ora dopo, non c’è più traccia di sporcizia sul mio corpo. Saluto educatamente il capitolino, poi do al suo autista le indicazioni per giungere a casa di Isabella. Quando arriviamo, scendo e lo ringrazio, prima di incamminarmi verso Isa che, incredula, è uscita non appena ha notato la macchina che si è fermata davanti alla sua abitazione. Rivederla mi fa tornare in mente il motivo per cui l’ho cercata e, di nuovo disperata, mi butto tra le sue braccia, raccontandole tutta la storia del mio primo ed ultimo appuntamento con Thresh per filo e per segno. Non appena concludo, la trattengo per un braccio prima che si fiondi a casa di suo cugino e ne faccia una questione di Stato. Bella ne sarebbe capace, la conosco molto bene. Non è la prima volta che, per difendere i suoi interessi personali, ricorre alla violenza, anche se contro il mio oramai ex ragazzo non servirebbe affatto.

Ehilà, bel mondo! Sono lietissima di presentarvi il capitolo quattordici! La fantasia scarseggia, così, per non smettere di scrivere (è inutile, non ci riuscirei XD), ho inventato tutta questa storia. Il personaggio del ricco capitolino mi è venuto in mente quando ero a metà della stesura del capitolo. Il nome, Clay Bodine, l’ho preso da un libro che ho citato in uno degli scorsi angoli autrice, “Direttamente al cuore” di Charlotte Hughes. Non è male, ma fa parte della catena di romanzi “Harmony Destiny”. Ora non ricordo con esattezza, ma è possibile che ci siano scene spinte, da “rating rosso”.

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Capitolo 15
*** All I know is, you came to me when I was at my lowest ***


Quando mi sveglio, all’inizio mi sembra di avere un attacco di amnesia, poiché non possiedo alcun ricordo di avvenimenti importanti accaduti ieri, pur sapendo che è successo qualcosa. Non appena la memoria torna a fare il suo dovere, però, avrei preferito che la giornata appena trascorsa rimanesse avvolta nell’oblio. Rivedo, come in un flashback, il biglietto datomi dalla sorella di Thresh, il mio incontro con lui, la rottura del nostro fidanzamento, l’incontro con Clay Bodine e la rabbia di Isabella alla notizia che suo cugino mi ha lasciato. In tutta sincerità, questi ultimi due momenti mi strappano un sorriso (il primo) ed una mezza risata (il secondo). Quel miliardario è stato molto gentile. Chissà cosa potrei fare per sdebitarmi, ma tutto dipenderà dal fatto di rivederlo ancora. C’è pur sempre la possibilità che io non lo incontri mai più. Passando alla mia migliore amica, non ho mai visto Isa così arrabbiata, e dire che la conosco da ben sette anni! Comunque, mi ha fatto bene sfogarmi con lei, mi ha tirato su il morale facendomi anche ridere. Adesso che l’alba di un nuovo giorno è sorta, capisco che devo dimenticarmi del diciottenne che mi ha illuso e poi abbandonato. Ho deciso: andrò avanti. È giunto il momento che prenda in mano le redini della mia vita e dia una scossa alla mia esistenza. La mia seppur breve storia con Thresh ha avuto almeno un lato positivo: mi ha fatto maturare nuove idee in mente. Per adesso, non penserò più di tanto ai ragazzi. Uscirò solo con Bella e Martin e penserò unicamente a lavorare ed a divertirmi, mentre, quando tornerò a scuola, mi impegnerò nello studio, senza farmi condizionare o distrarre dagli altri. Oggi è sabato, quindi raccoglierò frutti solo per mezza giornata, fortunatamente. Ho intenzione di chiedere ad Isabella ed al suo ragazzo, se lo possiamo oramai definire così, di accompagnarmi a fare un giro dopo, se non sono troppo esausti a causa del lavoro svolto. Ma chi voglio prendere in giro, loro sono sempre iperattivi ed energici, in special modo la mia migliore amica: ogni persona che incontra Isa rimane sempre stupita dalla sua vitalità e vivacità. Lei ha una voglia di vivere incredibile ed incrollabile, e non si arrende mai di fronte a niente e nessuno. Come vorrei assomigliarle un po’, sotto questo aspetto! Invece devo rassegnarmi ad essere la ragazzina timida che tira fuori gli artigli solo quando è strettamente necessario. Comunque sia, posso sempre cambiare, anche se non repentinamente, altrimenti non riuscirei a riconoscermi neppure io. Dopo questa lunga riflessione, è arrivato il momento di alzarsi ed affrontare il duro lavoro che mi attende. Stranamente, i miei fratelli sono già tutti in cucina. Accade così poche volte che io abbia il letto tutto per me che di solito cerco di godermi appieno quei momenti. Oggi, però, sono stata a poltrire abbastanza, ed il mio stomaco sta brontolando per i morsi della fame. Poggio i piedi sul pavimento e corro verso la cucina di zia, trovando tutta la tribù intorno al tavolo: Jelly Roll ha appena rubato una frittella a Chora, mentre Eureka e Rhoda stanno litigando a causa della marmellata. L’unico che se ne sta tranquillo è William, così mi siedo accanto a lui e gli piazzo un bacio in fronte. – Dove hai preso frittelle di mais e marmellata d’arancia, zia? – domando, rendendomi conto solo ora di quanto devono costare queste prelibatezze. – Le ha portate il tuo ragazzo! – esclama Jelly Roll, sghignazzante. Il sangue mi si gela. – Io non ho un ragazzo. – Mi alzo da tavola. – E non ho nemmeno fame. Vado a lavoro. – Infilo la porta di casa senza aggiungere una parola, mentre tutti i miei fratelli mi fissano con espressione attonita. Cammino in fretta e rabbiosamente verso i frutteti. Mi calmo solo quando vedo Bella che mi viene in contro. – Ehi! Per dimostrare la solidarietà che proviamo per te in questo difficile momento della vostra relazione, io e Martin abbiamo deciso di non parlare con Thresh fino a quando non si scuserà. – Il suo tono di voce è talmente pomposo che non riesco a trattenere una risata. – Grazie per il sostegno, ma io e lui non abbiamo più alcuna storia. È finita, ed anche se tornasse strisciando, non lo perdonerei per niente al mondo. – Proprio in quel momento, i miei occhi marroni incontrano i suoi, dorati e pieni di dolore. Deve aver sentito ogni mia singola parola. Distolgo in fretta lo sguardo, prima di dirigermi verso l’albero più lontano da lui. Una volta in alto, il canto delle ghiandaie imitatrici mi fa scordare del tono gelido con cui mi sono rivolta ai miei familiari e del rimorso che ho provato subito dopo. Mi rilasso e do il mio meglio.

Angolo dell’autrice: Il capitolo quindici! Uhm, forse mi dilungo troppo nelle descrizioni degli stati d’animo della protagonista. Voi che ne pensate? Ora voglio chiedervi se mi sapete consigliare una fanfiction, anche in inglese, riguardo la coppia Miles Teller/Shailene Woodley. Ne ho trovata solo una in italiano, purtroppo non conclusa. Infine, volevo domandarvi se avete mai visto il film “The Spectacular Now” e, se la vostra risposta è affermativa, sapere se vi è piaciuto, per capire se vale la pena guardarlo (anche se penso che lo farò lo stesso, visto che shippo gli attori protagonisti, che lì fanno anche i piccioncini!).

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Capitolo 16
*** You picked me up, breathin' life in me, I owe my life to you ***


Purtroppo, oggi non abbiamo nulla da mangiare per colazione, così ci rassegniamo a bere un po’ di latte prima di uscire a far baldoria. La domenica continua a mettermi allegria, nonostante una settimana fa esatta, in questo preciso giorno, ho permesso a Thresh di prendermi il cuore e giocarci fino a quando non si è stancato. In effetti, pensandoci bene, è passato un tempo relativamente breve da quando me l’ha rubato a quando me l’ha restituito, spezzato in due parti. Sono comunque felice, perché quelle due parti sono perfettamente simmetriche, e le darò a qualcuno di cui mi fido per rimetterle insieme e non farle separare mai più. Per adesso, però, ribadisco il concetto che ho deciso di seguire ieri: mi divertirò con i miei amici senza pensare a ragazzi e fidanzamenti vari. Ieri Isabella non è potuta uscire, e siccome io e Martin ci sentivamo in imbarazzo a passare il pomeriggio da soli, tralasciando il fatto che mi sarei sentita tremendamente in colpa con la mia migliore amica, abbiamo rimandato ad oggi. Trascorreremo insieme tutta la giornata. Abbiamo in mente di fare pranzo a casa di Martin, merenda da me, anche se non so esattamente cosa offrire loro, e cena da Isa. I loro genitori sono d’accordo, ed anche la zia ed i miei fratelli non hanno posto problemi di alcun genere: anzi, Jelly Roll, Chora, Eureka, Rhoda e William adorano Bella e non vedono l’ora di conoscere Martin, anche se l’hanno intravisto alcune volte e sono a conoscenza dei suoi problemi mentali che però sembra stiano scomparendo del tutto. Una cosa per cui festeggiare, e stavolta non lascerò che qualcuno, nello specifico un diciottenne alto, coi capelli neri e gli occhi dorati, scombussoli i nostri piani. Thresh può trastullarsi benissimo con la sua nuova ragazza (sempre che ne abbia trovata una) in un luogo lontano da quello in cui abbiamo intenzione di recarci noi tre. Corro verso la casa di Isabella e la trovo già davanti alla porta insieme a Martin. Dopo esserci salutati, ci dirigiamo verso i frutteti. – Uff! Per una volta che non lavoriamo, proprio lì dobbiamo andare? – sbuffa Isa, sventolando una mano per rinfrescarsi, almeno in parte, il viso. È stata l’unica a non approvare l’idea del nostro luogo di lavoro come posto in cui incontrarci. Quando l’ho proposta, però, ho seguito questo ragionamento: tutti i raccoglitori si terranno alla larga da lì quest’oggi, quindi nessuno ci disturberà. Se poi ci aggiungiamo anche che tra questi ultimi compare Thresh… Ad essere sinceri, questo è il motivo principale per cui ho fatto quest’offerta ed ho spinto Martin a caldeggiarla. Non appena arrivati, ci mettiamo a correre, una sorta di gioco per scacciare la noia e tenerci in movimento, anche se non aiuta contro il caldo afoso che si respira dal 21 di giugno. Be’, consoliamoci, ad agosto sarà anche peggio. Bella è in testa al nostro piccolo gruppetto quando, all’improvviso, si ferma di botta. Fissa per un attimo qualcosa che non riesco a scorgere prima di girarsi e suggerire, balbettando: – Ehm… Forse è meglio che passiamo dall’altra parte. Anzi, sapete che vi dico? Cerchiamoci un altro posto. Mi sono stancata di correre tra questi dannati alberi che sono costretta a risalire tutto il resto della settimana! – È nervosa, lo capirebbe chiunque, e siccome preferisco fare chiarezza su qualsiasi cosa, la aggiro. Lei tenta inutilmente di fermarmi, anche se, una volta visto cosa voleva tenermi nascosto, avrei preferito seguire il suo consiglio di prima. Thresh e Lily Montgomery sono sotto ad un pesco. Stanno parlando. – Lily, ti ho già detto che non voglio… – dice lui, respingendola. – Oh, andiamo, Thresh! In fondo, hai già scaricato quell’insulsa ragazzina. Hai capito che non era abbastanza per te. Cosa ti impedisce di lasciarti andare? – e, senza attendere una risposta, lo bacia. Io resto impietrita al mio posto, quasi senza respirare, mentre guardo le loro labbra toccarsi. – Che bastardo! – sibila Martin, abbastanza forte, però, da farsi sentire dalla coppietta di neofidanzati, quasi certamente. – Rue… dai, muoviamoci – dice la mia migliore amica, afferrandomi debolmente per un braccio. Ora abbiamo la completa attenzione dei due maggiorenni che si trovano a svariati metri di distanza dal luogo in cui li stiamo osservando. – Rue! – esclama Thresh, quasi gridando. Non ho intenzione di sentire altro. Mi volto, le lacrime che mi rigano già il viso, e ricomincio a correre. – Aspetta! È colpa sua! – lo sento urlare. – Thresh, suvvia, smettila e fai l’uomo! Oramai l’ha capito che l’hai solo ingannata e che, mentre l’hai illusa per bene, ti divertivi con me! – Immagino l’espressione divertita della Montgomery mentre pronuncia ad alta voce queste parole. Dio, ma come fanno ad esistere persone che godono così tanto nel veder soffrire gli altri? Non mi giro più indietro.

Seriamente, mi sto domandando se sto scrivendo una fanfiction, una soap opera o una di quelle storie piene di drammi adolescenziali che viene ripetuta più e più volte nei telefilm (e che, personalmente, adoro XD). Vabbè, qualunque sia la risposta, questo è sempre e comunque il capitolo sedici. Forse Rue potrebbe sembrarvi un po’ OOC, ma per me non è così. L’abbiamo conosciuta solo attraverso l’alleanza con Katniss durante i Giochi, e questo è invece ciò che mi immagino io riguardo alla sua vita nel Distretto 11, ovviamente in pieno rispetto del rating arancione della storia. Allora, una recensione, please?

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Capitolo 17
*** For the life of me, I don't see why you don't see like I do ***


Non appena, ieri sera, sono arrivata a casa, ho sbattuto violentemente la porta e mi sono diretta immediatamente in camera, singhiozzando come una disperata. I miei fratelli hanno provato a farmi parlare, persino la zia si è scomodata dai suoi lavori domestici per capire qual è la causa di questo mio grande dolore. Nonostante tutti i loro tentativi, ho comunque deciso di non rivelare a nessuno la causa del mio malessere. Non sopporterei gli sguardi di compatimenti che di sicuro mi rivolgeranno, né le frasi fatte del tipo “Non badarci, è solo un idiota”, “ Troverai di meglio”, “Sei così giovane ed hai tutta la vita davanti, non è giusto che consumi i migliori anni della tua adolescenza a causa di qualcuno che non ti merita né ti meriterà mai”. Contrariamente a ciò che pensa la maggior parte della gente, queste parole non sono d’aiuto o di conforto, anzi, peggiorano ancora di più lo stato d’animo della persona cui sono rivolte. Ho preferito saltare la cena per non far vedere in che condizioni mi trovavo e, così facendo, ho forzatamente ignorato la terribile fame che mi attanagliava le viscere dello stomaco. Quando Jelly Roll, Chora, Eureka, Rhoda e William sono venuti a dormire, ho finto di essere già caduta in un sonno profondissimo. Peccato che, ogni volta che chiudevo gli occhi, mi ritrovavo davanti quella maledetta scena: Thresh e Lily che si baciavano. D’accordo, lui tecnicamente non è più il mio ragazzo, ma ci eravamo lasciati appena due giorni prima. La mia coscienza ha continuano a gridarmi per tutta la notte che in fondo sapevo che era stata lei a prendere l’iniziativa, l’avevo visto coi miei stessi occhi, ma il mio stupido orgoglio si rifiutava di accettare la realtà. In quelle ore, l’unica cosa di cui ero per certo a conoscenza era che soffrire per amore è molto peggio del dolore fisico. Spero sinceramente di non provare più nulla di così devastante. Stamattina mi sono alzata all’alba senza fare il minimo rumore per non svegliare la tribù di fratelli e sorelle che sta ancora dormendo beatamente nel letto che condividiamo, sono andata in cucina, ho versato un po’ di latte dentro ad un bicchiere e, dopo essermi cambiata e lavata, sono uscita fuori. Non avevo proprio voglia di incontrare la mia famiglia, che di certo non si è ancora dimenticata della scenata fatta ieri da me. Ed adesso sono davanti alla casa di Isabella, mentre aspetto che la mia migliore amica esca da quella porta per fare la strada fino ai frutteti insieme. Prima collegavo quel posto solo alla fatica che facevo mentre lavoravo, adesso invece è diventato il teatro della mia sfortuna amorosa. Un’ora dopo aver iniziato il mio appostamento sotto casa sua, Isa esce fuori sbadigliando e stiracchiandosi. La risatina di gola che emetto la fa voltare di scatto verso di me. – Rue! – esclama, sorpresa più dalla mia allegria che dalla mia comparsa, credo. – Ciao, Bella. Anch’io sono felice di vederti – la prendo in giro. Mi fissa come un’ebete per alcuni secondi, prima che un sorriso si dipinga sul suo volto. – Ma come siamo contente oggi, Mathony! – ribatte. – Forse è meglio se ci sbrighiamo ad arrivare – dico in tono evasivo. Voglio evitare qualsiasi argomento riguardante un certo diciottenne di mia conoscenza. – Hai ragione – conviene Isabella, ora tornata seria. Quando giungiamo sul posto, parlando del più e del meno, troviamo il gruppo di oche he abbiamo già incontrato quel fatidico pomeriggio al bar: Ava, Caroline, Reagan e Chloe. Le loro risate aperte di scherno non lasciano ombra di dubbio: sono già venute a conoscenza di ciò che è successo ieri. Io e la mia migliore amica le ignoriamo, dirigendoci da Martin, che ci aspetta poco più in là. La vista di quelle anatre starnazzanti, oltre a guastarmi la digestione del latte, mi ha anche privato della loquacità che ho dimostrato fino a quel momento con Isa. A poco a poco, arrivano anche tutti gli altri braccianti. Thresh è tra gli ultimi. Vedo la sua testa scattare a destra ed a sinistra, come in cerca di qualcuno. Istintivamente, mi nascondo dietro a Martin, facendo poi segno a Bella di coprirmi perché sono ancora troppo esposta. Alla mia migliore amica non poteva capitare un’occasione migliore di questa: senza preavviso, afferra il volto di Martin e lo bacia. Iniziano a pomiciare e, nonostante lo sconvolgimento mentale che mi stanno provocando (ovviamente scherzo), riesco a non farmi beccare dal mio ex, che passa oltre senza degnare coloro che fino a poco tempo prima erano i suoi amici di uno sguardo. I miei occhi continuano lo stesso a seguire la sua figura, fino al momento in cui le mani di Lily non lo agguantano per dargli un bel bacio.

Angolo dell’autrice: Il capitolo diciassette! Seriamente, non so cosa mi sia preso per scrivere questo genere di capitoli. Sarà perché stamattina, mentre ero dall’oculista, ho visto uno spettacolo della natura–ehm, volevo dire bambino adorabile di soli due anni con cui ho giocato per un po’ ed a cui ho dato anche un crostino. Non ho ancora capito se ho visto il mio futuro marito o il figlio che avrò tra qualche annetto (be’, insomma, qualche! XD). Uhm… be’, ci penserò su! XP Domani torno a casa, quindi ricomincio a pubblicare. Vi mando un beso (?) e vi saluto, cari.

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Capitolo 18
*** But I just dawned on me you lost a son ***


Questa mattina non ho proprio voglia di alzarmi. Il pensiero che, fra solo poco tempo, rivedrò la coppietta di piccioncini composta da Thresh e Lily. Solo il pensiero di Isabella e Martin che si sbaciucchiano e mi risollevano il morale mi fa scendere dal letto. Jelly Roll, che di solito si impiccia sempre dei miei affari, stranamente non ha fatto domande riguardo il mio comportamento di due giorni fa. Chora è diventata persino più gentile con me, da domenica scorsa. Eureka ha smesso di stressarmi con la faccenda dei compiti: ora è in grado di fare tutto da sola, e per ciò che non riesce a risolvere chiede aiuto alla zia. Rhoda, che è l’unica a riuscire a leggermi dentro, sembra non aver ancora compreso il perché del mio attacco isterico. William, con cui ho un meraviglioso rapporto, non si è più lagnato con me di questioni futili, quasi come se avvertisse la tensione che si è creata in me. Persino la zia non ha insistito con le domande sul mio pianto logorante di non molto tempo fa. Tutte queste piccole cose mi fanno giungere a due conclusioni: la prima, del tutto insensata, che pensino di essere loro la causa del mio attacco di nervi e che per questo siano diventati gentilissimi con me; e la seconda, purtroppo terribilmente plausibile, che siano venuti a sapere di me e Thresh. Ma no, sono sicura che c’è anche una terza opzione, semplicemente in questo momento non sono in grado di vederla. Faccio colazione con loro (stavolta al posto del latte c’è il tè) e poi esco. Isa ed il suo ragazzo mi hanno detto che mi attenderanno al frutteto. Oggi ci sarà molto da fare, i Pacificatori ce l’hanno già anticipato ieri, per cui meglio rimboccarsi le maniche e cominciare a darsi immediatamente da fare. Quando arrivo, non c’è traccia né di Bella né del suo fidanzato. Mi chiedo dove accidenti possano essere, anche se non mi sorprendo più di tanto: la mia migliore amica non è mai stata puntuale, e probabilmente avrà “attaccato” questo suo difetto a Martin. Oppure, molto semplicemente, si sono nascosti in un angolino a baciarsi. Quest’ultimo pensiero mi fa sorridere, ma la voce che sento dietro di me, unita all’ombra che si è proiettata davanti al mio corpo, mi gela il sangue. – Rue. – Mi volto lentamente. Il tono della voce di Thresh non è mai stato talmente roco. – Per favore, lascia che ti spieghi… – inizia, ma lo blocco subito. – Spiegarmi cosa, caro il mio ex? Non mi sembra che quei baci che tu e Lily vi siete scambiati abbiano bisogno di un chiarimento, o mi giudichi così stupida? – Il sorriso che gli rivolgo è glaciale. – Ti prego, Rue! Voglio solo parlarti! – Mi volto. – Spiacente, ma io non ho nessuna intenzione di rivolgerti un’altra parola. – E, detto questo, intravedo Isabella e Martin incamminarsi verso i frutteti mano nella mano, e comincio a correre nella loro direzione. Io e la mia migliore amica ci abbracciamo, mentre col suo nuovo ragazzo scambio un semplice saluto informale. Quando tutti i lavoratori sono presenti, i Pacificatori annunciano nuovamente che oggi dovremo darci da fare fino a sera, visto che in queste ultime settimane non abbiamo fatto un bel niente. Vedo molti dei ragazzi stringere i pugni per trattenere la rabbia che reprimono da troppo tempo. Io ed i miei amici seguiamo le loro istruzioni alla lettera, per evitare dolorose punizioni corporee. Ci arrampichiamo su tre alberi vicini per continuare a conversare senza problemi. Ad un certo punto, mi chiedono di cantare, ed io intono qualche nota inventata così, sul momento: subito, le ghiandaie imitatrici mi copiano. Dio, quanto mi sono mancate! Anche Martin prova ad intonare alcuni versi della Canzone della Valle, ed i volatili rispondono al suo richiamo. Non avrei mai immaginato che avesse una voce tanto bella. La sua famiglia, e soprattutto lui, dev’esserne orgogliosa. Dopo questa parentesi canterina, i Pacificatori ci invitano a scendere per un pausa. Ci consentono di mangiare alcuni frutti che abbiamo raccolto noi stessi. È la prima volta che succede. Poi consegnano ad ognuno di noi un paio di occhiali che, a prima vista, sembrerebbero da sole, mentre in realtà sono per il buio. Nessuno di noi si era accorto che era già giunta la sera. Continuiamo il nostro lavoro ancora per un altro po’, fino a quando non giro lo sguardo e vedo Martin nascondere gli occhiali nei pantaloni. – Che fai? – sussurro. – Mi diverto – risponde, prima di scendere dal pero che aveva scelto. Neanche cinque minuti dopo, sento uno sparo, seguito da un grido. – Martin! – È la voce di Isa. Scendo frettolosamente a terra, e vedo Bella inginocchiata accanto al corpo oramai senza vita del suo ragazzo. Mi avvicino e gli chiudo gli occhi.

Odiatemi, vi dico solo questo! XD No, okay, questa scena dovevo scriverla per forza, visto quello che dice Rue nel primo libro. Comunque sia, questo è il capitolo diciotto. Desidero informarvi (oddio, ma da quando sono diventata così formale?! XP) che i Missing Moments sul Distretto 11 stanno per concludersi, e che presto, anzi prestissimo, ci sarà la mietitura. Be’, adesso vado al mare prima che tornino mia zia e mio cugino, quindi vi saluto. A domani, belli miei. Baci dalla vostra carissima JackiLoveCatoniss4ever che vi adora e vi idolatra, sperando che voi facciate lo stesso con lei (?). Ciao!

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Capitolo 19
*** Demons fightin' you, it's dark, let me turn on the lights and brighten me and enlighten you ***


I funerali di Martin si tengono dopodomani, e chi è stato incaricato dalla famiglia di aiutare a prepararlo è dispensato dagli obblighi lavorativi. I suoi genitori hanno scelto me, Isabella ed altri ragazzi giovani per farci riposare alcuni giorni. Ci hanno detto che si sarebbero occupati di tutto loro e che, se i Pacificatori notavano che non c’era molto fermento, avrebbero inventato una scusa plausibile, ma tutti noi ci siamo rifiutati: abbiamo detto alla madre ed al padre di Martin che ci saremmo prodigati fino all’estremo per garantire al loro povero figlio una degna cerimonia funebre. Oggi iniziano i preparativi. Io ed Isa, siccome eravamo le sue amiche più fidate, abbiamo il compito di vestirlo con i suoi abiti migliori, per questo oggi ci recheremo a casa sua. Queste decisioni sono state prese ieri notte, ma eravamo tutti lucidi a causa dell’avvenimento: era da tanto che non si verificavano più omicidi di alcun genere al Distretto 11. Il Pacificatore che ha ucciso Martin ovviamente se la caverà: dirà che il ragazzino stava cercando di rubare gli occhiali da buio perché voleva divertirsi, quando invece gli erano stati consegnati con un scopo ben preciso: lavorare, raccogliere frutta da spedire alla capitale, servire Capitol City. Non so chi sia quest’assassino, ma so per certo che lo odierò fino alla morte. Martin aveva solo dodici anni… Sento i miei occhi inumidirsi e scuoto la testa per scacciare via le lacrime. Non ho dormito. Sono stata seduta accanto alla finestra per tutta la notte, senza smettere di pensare alle ingiustizie della vita. La zia mi ha lasciato in quella posizione diverse ore fa, ma non fa nessun commento quando, una volta entrata in cucina per preparare la colazione, vede che non mi sono smossa di un millimetro. Ieri sera mi ha abbracciato, ed io mi sono schiacciata contro di lei per soffocare le lacrime. Ha già provato a consolarmi, e non ha più niente da dire. Non che serva a molto. Ho perso un amico, e non me ne farò mai una ragione. Esco di casa senza mangiare perché non ho appetito. Trovo la mia migliore amica appoggiata al muro della sua abitazione, ancora scossa dai singhiozzi. Mi avvicino a lei. – Bella, mi dispiace – mormoro, prima di stringerla a me. Sento che sta per scoppiare in un pianto dirotto, quando fa un respiro profondo e cerca di ritrovare un contegno.  Ci dirigiamo lentamente verso il luogo in cui abitava Martin. Sua madre ci accoglie sorridendo molto debolmente. Ha gli occhi arrossati, e le labbra sono strette tra loro, probabilmente per contenere un urlo di dolore e rabbia. Ci mostra la camera dove suo figlio dimorava. – Quello è l’armadio. Cercate un bell’abito – dice, prima di posarsi una mano sulla bocca e correre in salotto. Io ed Isabella non parliamo per tutto il periodo della nostra ricerca. Improvvisamente, mi capita tra le mani una camicia bianca. Isa mi mostra i jeans che ha scovato. Sono di gran lunga i migliori capi d’abbigliamento che Martin possedeva. Portiamo tutto da sua madre, che tira fuori da non so dove un paio di mocassini, molto adatti al completo da noi trovato. – Grazie per l’aiuto – sussurra, prima di accompagnarci alla porta. – Arrivederci – diciamo educatamente. Percorriamo un tragitto diverso da quello precedente. Ci troviamo davanti al cimitero, dove un gruppo di ragazzi che non possono avere età inferiore ai diciotto anni sta scavando una fossa. Fra di loro, intravedo anche Thresh. Con tutto quello che è successo, non riesco ad odiarlo. Anzi, vorrei che non fosse accaduto nulla tra noi, che fossimo ancora amici come un tempo. Desidero ardentemente che mi abbracci, ma so che non mi è concesso, perché lui adesso sta con Lily. Sto per dire alla mia migliore amica di tornare indietro, quando lui ci vede. Viene verso di noi, e non appena arriva si rivolge a sua cugina. – Mi spiace, Bella. So che tenevi molto a lui. – Lei inizialmente sembra non sentirlo. Poi alza la testa. – Fammi un favore, Thresh. – Si avvicina ancora di più a lui. – Torna nostro amico – dice alla fine, prima di accasciarsi sul suo petto, ricominciando a piangere. Lui la abbraccia e glielo conferma. Dopo si rivolge a me, col labiale: – Possiamo incontrarci dopo, per favore? – Faccio un leggero e quasi impercettibile cenno d’assenso, prima di comunicargli: – Alle quattro. – Lui annuisce energicamente, e si lascia persino scappare un sorrisino. Devo guardare per terra per non mostrargli che sorrido anch’io. È del tutto inappropriato, viste le circostanze, ma almeno è una flebile speranza che tutto possa tornare come prima. I mormorii di alcuni ragazzi mi incuriosiscono. – Eccolo, è lui. L’assassino. – Mi volto di scatto, e con mio sommo orrore rivedo il Pacificatore che ha tentato di violentarmi.

Angolo dell’autrice: Il capitolo diciannove! Okay, sono in ritardo, lo so, (XP) ma che ne pensate dello svolgimento degli eventi? La narrazione è migliorata rispetto a prima  o, al contrario, è peggiorata, oppure è sempre uguale? Sono contentissima di essere tornata a pubblicare. In quella settimana d’astinenza (?), potevo solo curiosare sul telefono, e devo ammettere che ho passato più tempo sul fandom di “Frozen” dopo aver visto il film, a leggere Kristanna ed Helsa (sì, shippo anche loro! XD) ed a guardare video su YouTube. Vabbè, tra un po’ mi connetto per pubblicare il primo capitolo della storia. Bacioni!

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Capitolo 20
*** I don't think you realize what you mean to me, not the slightest clue ***


Oggi io ed Isabella non dobbiamo fare nulla. Ci è stato assegnato il compito più facile, credo. Non sono un’esperta in materia di funerali. Quando è toccato ai miei genitori, non ci sono state così tante cerimonie: li hanno semplicemente inseriti all’interno di due bare e seppelliti. Occhio non vede, cuore non duole. Non ho mai dato molto peso a quest’antico detto ma, ora che ci ripenso, mi stupisce la sua falsità. Non passa giorno che io non pensi a mia madre ed a mio padre. Gli infiniti momenti che ho trascorso con loro mi hanno donato una serenità che è svanita non appena i cuori di entrambi hanno cessato di battere per sempre. È vero, non riesco a vedere la tomba di loro due, ma nei giorni di sconforto, quelli più neri (e ce ne sono stati parecchi, da quando se ne sono andati), ogni volta che li penso, il cuore inizia a tamburellare furiosamente nel mio petto. Il dolore è lancinante ed immediato. Le lacrime scendono giù da sole, a volte non me ne rendo neanche conto perché l’unica cosa su cui riesco a focalizzarmi è il ricordo dei visi di mamma e papà. Per questo motivo mi sono praticamente imposta di lasciare che il mio pensiero vaghi e li raggiunga solo quando sono da sola. Questa è una cosa talmente privata che non mi sento di condividere neppure con Isa. A proposito di Bella, ieri abbiamo deciso che avremmo passato tutta la giornata al cimitero, per vedere se possiamo renderci utili in qualche modo, quindi finisco di mangiare a tempo di record ed esco. Isabella mi ha dato appuntamento proprio nel luogo dove adesso si trova chi deve scavare la fossa. All’improvviso, mi blocco. Ieri io e Thresh non ci siamo più incontrati perché, dopo aver visto che l’assassino di Martin era lo stesso Pacificatore che aveva tentato di stuprarmi, ero troppo sconvolta per parlare con chicchessia. Gli ho sussurrato che non se ne faceva niente ed ho letteralmente trascinato via Isa che, stranamente, non ha protestato. Il suo comportamento è mutato molto, da quella tragica serata. Ho sempre saputo che Martin per lei era molto più importante degli altri ragazzini con cui era uscita, ma non immaginavo che la sua perdita potesse devastarla a tal punto. Senza accorgermene, ho proseguito la camminata, ed adesso mi ritrovo proprio davanti al minuscolo cancello del cimitero. La mia migliore amica mi aspetta all’interno, con due pale in mano. A quanto pare, deve aver convinto tutti i diciottenni lì presenti che anche noi due, a dispetto del nostro aspetto, possediamo una discreta forza, o almeno quel che basta per scavare una tomba. Mi avvicino a lei ed afferro la pala che mi tende, pronta a darmi da fare. In una giornata, però, i ragazzi hanno già compiuto quasi tutto il lavoro. Ora si tratta solo di estirpare le erbacce che giacciono sul fondo. Io e Bella ci caliamo all’interno della fossa e ci rendiamo utili in quest’altro modo. Thresh ci ha dato una cesto a testa dove possiamo poggiare ciò che raccogliamo. Sono minuscoli, perciò sono quasi interamente pieni quando risaliamo in superficie. Li consegniamo ad un ragazzo di cui non riesco proprio a ricordare il nome. Ad un certo punto, qualcuno mi afferra e mi trascina a qualche metro di distanza da lì. Né urlo di terrore né protesta escono dalle mie labbra, fintanto che so a chi appartengono quelle braccia forti che mi hanno sollevato da terra. Quando sento nuovamente il suolo sotto i piedi, alzo lo sguardo ed incontro i magnetici occhi dorati di Thresh. – Sì? – dico, fingendo indifferenza e freddezza quando, in realtà, tutto ciò che vorrei è buttarmi tra le sue braccia e piangere e singhiozzare fino a non avere più lacrime ed a perdere la voce per le troppe grida. – Abbiamo un discorso in sospeso. – Il suo tono di voce è teso. – Ah, giusto. Be’, direi che potremmo anche tornare semplici amici, non credi? – Mi addolcisco un po’. – Sai che non è l’amicizia che voglio da te – sussurra con voce roca. Cosa?! Prima mi dice tutto il contrario… ed adesso questo?! Mi spazientisco. – Senti, Thresh, non so che cosa ti sia preso. Prima mi baci davanti a sette persone, poi non ti fai sentire per giorni, dopo mi dai un appuntamento in cui dici che abbiamo corso troppo, ti vedo baciare un’altra ed infine mi dici che non vuoi da me solo un’amicizia? Penso che faresti bene a schiarirti le idee, prima di parlare. – Mi allontano, decisa a raggiungere il gruppetto che si trova poco più in là, quando la sua voce mi ferma: – È stato un ricatto! – Mi volto lentamente, con espressione interrogativa. Non sono preparata a tutto ciò.
 
Ehilà! Questo è il capitolo venti! Nel prossimo ci sarà la fine del racconto del ricatto di Lily (vi è mai capitato di odiare un personaggio da voi creato? Be’, a me sì, PARECCHIE VOLTE! XD). Spero che vi abbia incuriosito. Come procede la storia? È tutto ok? Avete trovato molti errori ortografici? Non vi piace l’immagine che ho dato di Rue e Thresh? Ah, già, dimenticavo di dirvi (o forse l’ho già fatto? XP) che, visto che il rating della fanfiction è arancione, ci saranno scene spinte (infatti, tra i generi spicca erotico e tra le note lime).

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Capitolo 21
*** 'Cause me and you were like a crew, I was like your sidekick ***


 

Io, la zia, Jelly Roll, Chora, Eureka, Rhoda e William ci apprestiamo ad uscire da casa, vestiti a lutto. Oggi è il giorno del funerale. Tutto il Distretto 11 si appresta a dare l’ultimo saluto al piccolo Martin. Il pastore ci aspetta in piazza, eppure la mia mente non è concentrata sul sentiero che stiamo percorrendo, bensì sulla discussione che ho avuto ieri con Thresh. Quando mi sono girata a guardarlo, mi ha spiegato tutti gli avvenimenti di questi terribili ultimi giorni. – Lily mi ha minacciato, dicendo che, se non ti avessi lasciata e mi fossi messo con lei, avrebbe rivelato un segreto che riguarda un po’ tutta la mia famiglia – ha iniziato a dire, ottenendo la mia più completa attenzione. – Di che si tratta? – La curiosità che ho dimostrato era del tutto inappropriata, ma desideravo andare a fondo della faccenda, esaminandone ogni suo lato. – Non posso dirtelo. Se si venisse a sapere in giro… – I suoi occhi erano spenti. – Non ti fidi di me. – Nel tono della mia affermazione spiccava una punta di dolore. – Non è questo, Rue, credimi! Posso solo rivelarti che ruota tutto intorno a mia sorella. – Sembrava disperato alla prospettiva di qualcosa. Forse aveva paura che qualcuno potesse venirlo a sapere, oppure tutta quella diffidenza che dimostravo nei suoi confronti lo stava esasperando, o ancora non voleva perdermi di nuovo. Quest’ultimo pensiero mi si fissò in testa e non voleva saperne di andarsene. – È davvero così grave? – bisbigliai alla fine. – Più di quanto immagini – mi rispose. – Quindi è questo il motivo per… tutto ciò che è successo. – Faccio un respiro profondo. Non riesco a credere che quella vipera della Montgomery sia arrivata al ricatto pur di ottenere Thresh, quasi come se fosse un oggetto. Anzi, senza quasi. Eppure non capisco. Ci sono molti ragazzi, qui. Perché intestardirsi per volerne uno solo? Non riuscirò mai a capire Lily e quelle del suo calibro, tipo Ava, Caroline, Reagan e Chloe. Non si rendono conto che fanno del male anche a loro stesse, condannando qualcuno che non le ama a passare insieme il resto della vita? La loro mentalità resterà per sempre qualcosa di sconosciuto, per me, di questo ne sono praticamente certa. Torno alla realtà solo quando Isabella mi scuote per una spalla. – Ehi! – esclama. – Eh? Cosa...? – balbetto io, risvegliandomi dal mio torpore. – È da un bel po’ che ti chiamo. – Il suo tono di voce così basso mi fanno rivolgere lo sguardo verso di lei. La scruto attentamente: Isa ha le occhiaie più marcate di ieri, e nei suoi occhi intravedo solo il dolore. Senza pensarci un attimo, la stringo a me. – So che fa male, Bella, ma lo supererai – mormoro fra i suoi capelli. – Tu non capisci… – Ha ripreso a singhiozzare. Oramai la Isabella che conoscevo è definitivamente scomparsa, ed una paura animale si fa strada dentro di me al pensiero che la mia vera migliore amica non torni mai più. La sorreggo e raggiungiamo insieme la mia famiglia. Il pastore ha già iniziato il suo discorso da un bel po’, ma non voglio sentirlo decantare le lodi di Martin. Lui non l’ha conosciuto veramente, non sa com’era. Io sì. Isa sì. Thresh sì. I suoi genitori sì. Ma tutta la gente che si è presentata oggi è venuta per una pura questione di formalità. È morto un ragazzino, l’ennesimo. Nulla di strano. Molti di loro hanno sofferto per la morte dei loro figli, parenti o amici durante gli Hunger Games, quindi questo non deve sembrar loro niente. Eppure per me, per Bella, per molti altri significa qualcosa. Piango ogni volta che una persona muore. Martin non fa eccezione, i tributi neanche, che provengano dal nostro distretto o dagli altri, che siano poveri come noi o ricchi come i Favoriti. Mentre fisso lo sguardo sulla bara al centro del piazzale, la mia vista si annebbia. Mi piego in due per trattenere l’urlo di dolore e rabbia che minaccia di sciamare fuori dalla mia bocca. Vorrei solo buttarmi a terra e potermi sfogare per la morte del mio amico, ma mi affretto a ricompormi. La mia migliore amica è l’unica che può immaginare come mi sento. I suoi genitori la vengono a prendere. Vorrei potermi annullare in quest’istante, se solo la mia vita potesse compensare la sua, resuscitarlo, ma ciò non è possibile. E quando le braccia di Thresh mi circondano, non oppongo resistenza. Mi accascio contro il suo petto e piango lacrime silenziose ma amare, mentre la sua mano sinistra è posata sulla mia schiena e la destra è occupata ad accarezzarmi i capelli. Oramai l’ho perdonato, e non m’importa più che ci vedano. In quest’istante, oltre al dolore, vorrei gridare al mondo che amerò per sempre Thresh Radioactive con tutta me stessa.

Angolo dell’autrice: Il capitolo ventuno! Sono rimasti solo tre capitoli prima della mietitura, quindi godeteveli pure con calma, ahahah (?). Scusatemi, ma adesso dovrei andare a pubblicare il primo capitolo di “I Need A Doctor”, dato che ieri, quando volevo selezionare i generi ed i personaggi, quando premevo Ctrl mi segnalava troppa roba. Non so se sia un problema del computer o meno. Prima non mi era mai successo. Vabbè, avete alcuni video da consigliarmi in chiave “Fifty Shades” sulle mie coppie preferite di “Hunger Games”, “Harry Potter”, “Divergent”, “Frozen” o magari anche “Braccialetti Rossi 2”? Vabbè, vi saluto. Ciaoooooo!

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Capitolo 22
*** You're gonna either wanna fight when I get off this fuckin' mic, or you gon' hug me ***


Quando mi sveglio, l’agitazione pervade ogni singola cellula del minuscolo ed esile corpo che mi ritrovo. Questo è il terzo giorno precedente la mia prima mietitura! Se sono in questo stato già oggi, martedì non sarò neppure in grado di parlare. È la prima volta che desidero ardentemente lavorare tutto il giorno al frutteto. Almeno riuscirei a distrarmi, ma oggi è sabato, quindi il pomeriggio è libero. Chissà se Isabella e Thresh avranno voglia di trascorrerlo come ai “vecchi tempi”. Forse è un po’ troppo presto. Il funerale, se così si può definire quello che è avvenuto in piazza, di Martin è stato celebrato solo ieri. Il dolore di Isa sicuramente è più vivo che mai. Dovrà presentarsi per forza a raccogliere la frutta ma so per certo che, se dipendesse da lei, starebbe in casa a piangere per intere giornate. Probabilmente farebbe entrare solo me o, in alternativa, suo cugino a consolarla. Non appena la vedrò, la stringerò e cercherò di lavorare sempre accanto a lei. Il mio umore è talmente basso che, quando mi presento a colazione, trovo sei paia di occhi fissarmi con un’espressione preoccupata. Fingo indifferenza e prendo posto accanto a Rhoda. La gente si stupisce sempre della somiglianza fra me e lei. Alcuni, quando ci hanno viste per la prima volta, hanno pensato che fossimo gemelle. Abbiamo dovuto ripetere un numero infinito di volte che non lo siamo e che io sono più grande di lei di ben quattro anni. Con lei ho avuto un rapporto migliore che con gli altri. A volte, quando Bella stava male ed io non avevo nessuno a cui confidare segreti, dubbi e paure, parlavo con lei. E mi risultava semplice, come se fosse una cosa naturale. Non tutti hanno un rapporto così con i propri fratelli o sorelle. So che, nell’antichità, non si sopportavano per motivi futili. Qui all’11 essere figlio unico significa mangiare di più, per questo non esserlo crea tensioni ed incomprensioni fa i vari membri della famiglia. Fortunatamente, io non ho mai avuto questo problema. Mentre divoro quel poco che c’è per me, sento la mano di Rhoda stringere la mia sotto il tavolo. Ci metto un po’ prima di ricambiare, ma lo faccio. Le mie dita si uniscono alle sue, e rimaniamo in tale posizione fino a quando non devo alzarmi per dirigermi al luogo in cui lavoro. Cerco di non pensare per tutto il tragitto. Quando arrivo, mi metto immediatamente alla ricerca di Isabella, ma qualcuno mi ferma, strattonandomi. Mi volto senza sapere cosa aspettarmi, e trovo il viso di Lily a pochi centimetri dal mio. – E così ce l’hai fatta, eh, piccola bastarda? – sibila, velenosa. – Non s di cosa tu stia parlando – ribatto freddamente, mentendo. È ovvio che lo so. Di che altro potrebbe trattarsi, o meglio, di chi, se non Thresh? – Non provare a dirmi delle bugie. Ti sei presa il mio ragazzo – comincia. La blocco subito. – Primo, toglimi le mani di dosso. – Sorpresa, obbedisce. – Secondo, io non ti ho rubato proprio niente. È Thresh che deve decidere con chi stare. Comunque, mi permetto di darti un consiglio. La prossima volta che ti piace qualcuno, non ricattarlo per costringerlo a fidanzarsi con te. Semplicemente, mostragli ciò che sei realmente. Levati di dosso la maschera della diciottenne astuta e calcolatrice, perché io so che tu non sei così. Devi solo farlo capire agli altri. Non nasconderti più. – Il mio tono di voce si è progressivamente addolcito. Lei mi fissa, strabuzzando gli occhi. Poi, ancora scioccata, si gira e se ne va, riflettendo su ciò che le ho appena detto. Un applauso mi fa sobbalzare. – E brava la mia migliore amica! Sai, se dare consigli fosse il tuo lavoro, a quest’ora saresti più ricca di tutti gli abitanti di Capitol City messi insieme, compreso il presidente Snow. – Il sorriso di Isa è uno dei più piccoli che abbia mai visto. Sono abituata a vedere i suoi denti scintillare al sole, ma penso che questa nuova sfaccettatura del suo carattere sia dovuta al suo recente lutto. Senza pensarci, faccio ciò che avevo progettato a casa: la abbraccio, stringendo più forte che posso. – Ed ovviamente divideremmo a metà l’incasso – dico scherzando, riferendomi alla sua battuta di prima, sebbene l’accenno a quel dannato serpente che governa Panem mi abbia fatto rabbrividire. – Ti va di uscire, dopo il lavoro? – aggiungo, staccandomi da lei ma continuando a stringerle le mani. – Non so, Rue. Mi fa troppo male. – Abbassa il viso, mordendosi il labbro inferiore. Le accarezzo i capelli. – Shhh, non piangere. Passerà, prima o poi. – La sento deglutire rumorosamente. Annuisce, asciugandosi il volto. – Andiamo a cercare due alberi vicini – propongo. Bella mi segue silenziosamente. All’ultimo secondo, Thresh si unisce a noi due.

Il capitolo ventidue! Come va, gente? Scusate, ma fa un caldo pazzesco e non riesco a connettere il cervello, quindi ho partorito quest’obbrobrio. Sorry me se sto diventando sempre più scadente, ma è da un po’ di tempo che non mi sento alquanto bene. Forse rivedere “Hunger Games” dopo quasi un mese di distanza mi solleverà il morale quel tanto che basta per non farmi sentire una pezza da piedi (senza motivo, poi! XD). Vabbè, magari domani trovo qualche video interessante sul cast di HG, HP, Divergent o Braccialetti Rossi 2, o magari su Frozen o Rapunzel. Baci da me!

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Capitolo 23
*** But I'm out of options, there's nothing else I can do cause ***


La domenica precedente la mia prima mietitura. Mi si mozza il fiato in gola quando, pochi secondi dopo essermi svegliata, realizzo questo. Ho una paura folle, è inutile negarlo. Durante la Cerimonia di Apertura indosserei qualche costume ridicolo. Probabilmente la gente riderà di me, e quelle saranno le uniche attenzioni che riceverò quel giorno; per non parlare dell’addestramento, poi. Non sono capace di tenere in mano un coltello, figuriamoci lanciarlo. Il mio punteggio sarà sicuramente il più basso dei ventiquattro, anche se non ho idea di chi possano essere gli altri tributi né so per certo di venire sorteggiata. Se così fosse, nemmeno l’intervista potrebbe deviare il corso del mio destino. Quest’anno si ripeterà lo stesso schema di sempre: trionferà uno dei Favoriti, quasi certamente si sarà offerto volontario “per portare gloria ed onore al suo distretto”. Dicono tutti così. Ed il bello è che la capitale non sembra stancarsi mai di questi assurdi stereotipi, anzi, li incoraggia. Il loro tifo sfrenato mi disgusta in una maniera assurda. Il disprezzo che provo per i capitolini non fa altro che aumentare di giorno in giorno, e l’odio per ciò che ci fanno ha raggiunto livelli quasi inaccettabili. I miei pensieri hanno questo sfondo, stamattina. Non faccio molto caso alle vuote chiacchiere che la mia famiglia si scambia mentre facciamo colazione. Semplicemente, una volta finito di mangiare esco. Io ed Isabella sembriamo attaccate con la colla, specialmente di questi tempi. Facciamo tutto insieme, anche perché ho ancora aura ad incamminarmi da sola per i viottoli del Distretto 11. Il tentativo di stupro che ho subito è avvenuto più di tre settimane fa, ma non so se riuscirò mai a riprendermi del tutto dal terrore che si è impossessato di me quella notte e che minaccia di non abbandonarmi più. La mia migliore amica, dal canto suo, sta cercando con tutte le sue forze di superare la perdita del suo Martin, ed io ho la funzione della spalla su cui piangere. Inizialmente, quando ci incontriamo, io ed Isa non ci diciamo nulla. Ci incamminiamo verso alcune panchine. Nessuna di noi ha una gran voglia di camminare. Il caldo non aiuta. Tuttavia, quando vedo Thresh seduto poco più in là, non riesco a resistere e, una volta afferrata Bella per un braccio, la trascino verso il luogo in cui il ragazzo che, nonostante tutto, amo ancora. – Ehi, ciao – dico, piuttosto imbarazzata. – Oh, ciao, ragazze. Scusate, ma non vi avevo viste. Volete sedervi? – Il suo tono è sorpreso, come se non si aspettasse di vederci fuori. Chissà, magari attendeva qualcun altro, ed il tarlo della gelosia si impossessa nuovamente di me. Poi, però, rifletto con calma. Se stesse aspettando qualcuno, non ci avrebbe certo invitate a sedere accanto a lui, col rischio di mandare a monte l’appuntamento. E poi è possibile che si tratti del suo amico, quello che prima stava sempre con lui. Thresh deve averlo trascurato molto, passando intere giornate in nostra compagnia. Sì, se sta aspettando qualcuno questa mi sembra la spiegazione più plausibile. – Avete intenzione di andare in qualche posto? – dice lui, rompendo il silenzio che si era creato fra noi tre. – In realtà, non abbiamo molta voglia di passeggiare. Siamo uscite per il semplice fatto che non sopportavamo di rimanere chiuse in casa. Sai, dopodomani c’è la nostra prima mietitura… – risponde Isabella, sforzandosi di intrattenere un tono normale. In fondo, si tratta pur sempre di suo cugino. – Già, ci sono passato anch’io. Fortunatamente, per me questo è l’ultimo anno – controbatte. Già, non ci avevo pensato. Se uno dei bigliettini col suo nome non verrà estratto, per lui sarà la fine di un incubo. Non dovrà più preoccuparsi di nessuno. Sua sorella è troppo vecchia per essere mietuta. Io, invece, non avrò pace fino a quando tutti i miei fratelli non saranno al sicuro. Questo pensiero mi colma d’ansia: e se uno di loro venisse mietuto? Se si trattasse di Jelly Roll o William, non potrei fare nulla. Ma se ciò riguardasse Chora, Eureka o Rhoda, allora potrei offrirmi volontaria per salvarle. – A cosa pensi? – La domanda di Isa mi coglie del tutto impreparata. – Be’, ecco… io… i miei fratelli… – La spiegazione che do lascia molto a desiderare, ma Bella riesce ad intendere ciò che volevo dire. – Ti capisco, anche se sono figlia unica. Dev’essere terribile. La tua paura moltiplicata per sei volte… Io non riuscirei a sopportarlo. A volte mi chiedo come ci riesci, ma poi la risposta mi viene naturale. – Mi sorride. – Tu sei speciale. Riesci a portare tutto il peso del mondo sulle tue spalle. Io non riuscirò mai ad avere il tuo coraggio. – Questa sua affermazione fa nascere in me un moto d’affetto verso lei. Di slancio, l’abbraccio forte. Thresh mi regala un meraviglioso sorriso.

Angolo dell’autrice: Salve a tutti! Ho scritto il capitolo ventitré in balia di un caldo che riuscirebbe a spaccare le rocce, ma spero che stavolta il risultato sia più soddisfacente delle altre. Quando ho cominciato a scrivere, oggi, ero in preda ad una strana malinconia che mi tormentava da giorni, poi, all’improvviso, più o meno a metà della stesura, ho provato una felicità inspiegabile che ha fatto apparire dal nulla un sorriso sulla mia faccia. Qualcuno di voi ha provato queste sensazioni? Se sì, me le potrebbe spiegare? Vabbè, adesso aspetto zio che dovrebbe insegnarmi come scaricare le canzoni. Baciotti!

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Capitolo 24
*** It hurts when I see you struggle, you come to me with ideas ***


Sto guardando il soffitto ininterrottamente. Da ore. Mi sono svegliata in preda agli incubi. Fortunatamente, i miei fratelli hanno continuato a dormire beatamente, così come la zia. Meglio. Se avessi turbato il loro sonno, avrei dovuto dare una spiegazione, e cos’avrei potuto dire? “Scusate, ragazzi, ho solo sognato di essere accoltellata innumerevoli volte da altrettante persone per poi essere data in pasto a delle feroci belve sanguinarie, quindi niente di che. Su, tornate a dormire. Buonanotte”? Nel migliore dei casi, mi avrebbero giudicata pazza. Nel peggiore, invece, avrei condizionato i loro sogni. Si sarebbero svegliati ogni cinque minuti urlando a squarciagola, per poi riportare racconti di assassini misteriosi ed ibridi nell’arena. Non c’è che dire, il continuo avvicinarsi della mietitura ha dato alle fantasie più macabre che si possano immaginare il via libera per scorrazzare nella mia mente. È rimasto solo un giorno. Se penso che mi sentirò così per altri sei anni… Sei? Ma che dico… dodici! Dovrò preoccuparmi anche di Jelly Roll, Chora, Eureka, Rhoda e William, per non parlare di Isabella. Ha meno possibilità di essere estratta di me, ma è comunque a rischio. Per fortuna, Thresh è al suo ultimo anno, e non devo più pensare a Martin. Quest’ultima frase mi mette addosso una nostalgia incredibile per quel ragazzino che stava per guarire dalla sua “pazzia” e l’amaro in bocca per la sua morte. Non sopporto più la piega che hanno preso i mei pensieri. Devo andarmene. Mi alzo e mi vesto in fretta, attenta a non svegliare nessuno, ed imbocco la porta di casa senza fare il minimo rumore. Tecnicamente, oggi sarebbe una giornata di lavoro, ma non me la sento proprio di trovarmi davanti tutte quelle persone sapendo che chiunque abbia tra i dodici ed i diciotto anni potrebbe essere mietuto domani ed essere spedito in un’arena a combattere per la sua sopravvivenza. Mi chiedo come facciano i Favoriti. Probabilmente li addestreranno anche a cancellare le emozioni, in quelle loro accademie piene di armi. È illegale allenarsi prima dei Giochi, ma Capitol City chiude un occhio con i distretti 1, 2 e 4, a patto che si diano da fare e soprattutto offrano un bello spettacolo ai capitolini durante gli Hunger Games. L’aria fresca e frizzantina del mattino mi rilassa, ed elimino tutte le preoccupazioni, accantonando le riflessioni sui tributi. I piedi mi conducono da soli verso il posto speciale che ho trovato poco dopo che mi sono trasferita a casa della zia. È un masso cavo ed abbastanza spazioso per la sottoscritta, proprio davanti al letto di un fiume. Lo scrosciare di quest’ultimo è forte quel tanto che basta per non far udire alcun rumore, così mi acquatto in quella semi-caverna per trovare il coraggio di affrontare le prossime trentadue ore, quelle che mi separano dalla mietitura. Stranamente, ho già avuto modo di constatare che il mio cervello è sveglio e vigile alle sei del mattino, pur con una notte per metà terrificante e per l’altra insonne alle spalle. Chiudo gli occhi. Nessuno sa di questo posto, nemmeno Isa. Non potrebbe trovarmi anima viva. – Bel nascondiglio. – A quanto pare, mi sbagliavo. Spalanco le mie iridi marroni e scatto in piedi. Davanti a me, c’è Thresh. Tiro un sospiro di sollievo, e solo ora mi rendo conto di quanto io sia stata stupida ad andarmene in giro all’alba quando colui che ha tentato di stuprarmi è ancora in giro. Meno male che si tratta solo di Thresh… Ma se non fosse stato lui? Rabbrividisco per le conseguenze che la mia azione avventata avrebbe potuto avere. – Ehi, piccola, senti freddo? – domanda il mio interlocutore con fare premuroso. Fingo indignazione. – Piccola a chi, scusa? – Questo mio piccolo sketch, se così si può definire, lo fa ridere. Mi lascio andare anch’io, prima di rimettermi a sedere ed invitandolo a seguirmi. – Allora, come mai sei sveglia a quest’ora? – chiede, tornando serio. – La mietitura è domani – bisbiglio così piano che dubito mi abbia sentito. Quando annuisce, mi conferma che la mia voce, per quanto debole, ha raggiunto le sue orecchie. – Ne hai parlato con Bella? – Sospiro. – Di questi tempi affrontiamo spesso quest’argomento, ma Isa a volte è persino più spaventata di me. – Mi lascio sfuggire un risolino del tutto insensato e fuori luogo. – Non conosco ancora bene mia cugina, ma direi che hai ragione. È un po’ paurosa. – Sorride. – Se hai bisogno d’aiuto con Isabella, basta che chiedi. Io ci sarò sempre per te. – Le parole mi sfuggono di bocca prima che io riesca a trattenerle. Lui mi fissa intensamente negli occhi. – Lo so – dice solo, prima di chinarsi e baciarmi. Era da tempo che non sentivo le sue labbra sulle mie, e ringrazio Dio che a trovarmi sia stato lui e non la mia amica.

Buonsalve, gente! Questo è il capitolo ventiquattro, ovvero quello che segna la fine dei Missing Moments della nostra adorabile protagonista. Spero che vi sia piaciuto, perché il prossimo capitolo, che scriverò oggi stesso perché ne ho voglia perché la fantasia continua ad ispirarmi, tratterà della mietitura, e tutti noi sappiamo come andrà a finire, no? Coooooomunque, colgo l’occasione datami da questo spazio che mi sono ritagliata (??) per ringraziare le due persone che hanno recensito il primo capitolo e seguono la storia, ossia BlackandLupin (je t’adore!) e Queen Elizabeth (cioè, ti rendi conto che sei in tutte le mie storie?).

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Capitolo 25
*** You say they're just pieces so I'm puzzled, cause the shit I hear is crazy ***


È arrivato. Il giorno che più temevo è giunto, alla fine. Gli incubi di ieri, che sul momento mi sembravano tanto spaventosi, non sono niente in confronto a quelli di stanotte. Non riuscivo a controllarmi, mi svegliavo sempre urlando ma, al contrario di quel che aspettavo, nessuno mi ha posto domande che riguardassero il contenuto dei miei incubi. La mia famiglia si è semplicemente limitata a consolarmi e tranquillizzarmi. Ho fatto passare una nottataccia a tutti, e la mattinata non si prospetta affatto piacevole. Quando i Pacificatori si sono presentati alla nostra porta, lo scorso pomeriggio, la zia ha dovuto mentire loro, dicendo che non ero potuta venire al lavoro a causa dei crampi allo stomaco che la fame mi aveva causato. Loro hanno distribuito un po’ di dolci e qualche alimento più sano. Prima di andarsene, si sono rivolti a me, che fingevo d’essere dolorante: – Ci aspettiamo che ti presenti domani mattina, mietitura o meno. – Ci siamo accaniti su quelle leccornie come non abbiamo mai fatto, ma la zia è riuscita a metterne in salvo più della metà, destinandole per la colazione, il pranzo, la merenda e la cena di oggi. – È un’occasione speciale – ha detto, rivolgendomi uno sguardo furtivo, poi ha accatastato il cibo nel ripiano più alto della credenza, al di fuori della portata di chiunque di noi. Tuttavia, abbiamo accettato volentieri la sua decisione e ci siamo accontentati di quel poco che avevamo raccattato dalla tavola. Purtroppo, nemmeno il pensiero di tutte quelle golose pietanze riesce a farmi spuntare un sorriso sulle labbra. Ho un nodo allo stomaco così stretto che mi sorprenderei persino se una singola e minuscola briciola di pane riuscisse ad attraversarlo. Cerco comunque di mangiucchiare qualcosina qua e là per impedirmi di crollare a terra nel frutteto, anche se dubito che l’adrenalina che mi scorre nelle vene mi permetterà di farlo. Quando esco, cammino rigida fino a quando non mi trovo davanti ad Isabella. La sua pelle ha assunto un colorito pallido. Dev’essere stata la disgrazia (no, l’assassinio) di Martin, unito alla tensione nervosa accumulata a causa di questa giornata, a farla sbiancare in tal modo. La nostra conversazione non va oltre il saluto iniziale, ma le nostre mani si trovano e si stringono, e questo vale più di mille parole. Noi saremo sempre insieme, qualsiasi cosa accada. Ci arrampichiamo su due alberi vicini: Isa ha scelto un fico, io un banano. Non parliamo, ci limitiamo semplicemente ad eseguire gli ordini impartitici dalla capitale. I Pacificatori, quando ci passano davanti, ci guardano con approvazione. Proseguiamo a lavorare fino a mezzogiorno. Due di noi, da domani, non saranno più qui, e questo farò meglio ad accettarlo subito. Domando a Bella se vuole pranzare con noi, ma lei mi risponde che sua madre ha già preparato tutto. – Vuoi venire tu? – chiede timidamente. – No, grazie. Sai, i miei fratelli e la zia… Be’, sarà per un’altra volta. – Mentre Isabella si allontana, aggiungo mentalmente “Se ci sarà”. Mi dirigo a grandi passi verso casa. Stavolta costringo letteralmente il mio stomaco ad accogliere qualche boccone in più di quelli di stamattina. Le ore che mi separano dalla mia prima mietitura scorrono in modo strano. Né lente e logoranti, né troppo veloci. Quando le campane dell’orologio cittadino segnano le due, ci avviamo in piazza. Io indosso un vestito che apparteneva alla mamma, di un verde intenso. L’abito di Jelly Roll era di papà, viola scuro. Quello di Chora è, invece, della zia, di un bell’azzurro. Eureka ne ha messo uno rosso camelia, molto cupo. Rhoda si è infilata quello rosso chiaro che mi piaceva tanto da piccola, mentre William ne ha uno di una arancione molto chiaro. È un gruppo variegato, il nostro. Quando arriviamo davanti al Palazzo di Giustizia, vengo immediatamente intercettata da Thresh, che mi mostra come devo registrarmi. La puntura che ho sulla mano pizzica giusto un po’. Pensavo peggio. Mi guardo intorno, e quando i miei occhi marroni incontrano quelli sabbia di Bella, mi sento leggermente meglio. Almeno non sono sola. Quando la raggiungo, ci abbracciamo ed, una volta divise, le nostre dita si trovano senza discussione. Mi volto per cercare Thresh (non so ancora se definirlo il mio ragazzo, i dubbi sono tanti). Una volta trovato, lui mi sorride e mi dice, usando il labiale: “È tutto ok”. Non riesco a capire se sia un’affermazione o un quesito, perciò annuisco nel momento esatto in cui esce l’accompagnatrice del Distretto 11, Nicole Keyes. Ripete le stesse cose che oramai tutti conoscono a memoria, ci fa vedere il solito video in cui il presidente Snow parla della guerra e, nel silenzio generale, si dirige verso la boccia femminile. Pesca un biglietto, lo apre e dice, con voce ferma: – Rue Mathony!

Angolo dell’autrice: Ahi, ahi, ahi! Ecco la parte dolorosa! Vabbè, questo è il capitolo venticinque. Da qui, come potrete capire, inizia tutto. Possiamo definire queste ultimi diciotto (diciassette, escludendo questo) parti come una rivisitazione del libro originale, scritto dall’ineguagliabile Suzanne Collins, dal punto di vista di Rue. Spero proprio che continuerete ad apprezzare la mia fanfiction. Ci tengo molto a non deludervi ed a caratterizzare nel modo migliore questi personaggi che mi sono entrati dentro e che, sono sicura, non andranno mai via. Desidero ringraziare chiunque, recensori e semplici lettori. Come sempre, accetto qualsiasi critica, purché costruttiva. Baci da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 26
*** But you're either getting lazy or you don't believe in you no more ***


Avevo sperato fino all’ultimo di non sentire quel nome. Il mio. Certo, sarei rimasta devastata se fosse toccato ad Isabella, ma ciò che provo è completamente diverso. Sono ferma, talmente immobile che devo sembrare una statua, come se non fosse successo nulla di grave o importante. Invece Nicole, l’accompagnatrice dei tributi del Distretto 11 – credo che, a questo punto, dovrei dire “la mia accompagnatrice” – ha pronunciato il nome con cui sono stata chiamata alla nascita. Sono stata scelta. Non ci sono scappatoie, qui. Posso solo dirigermi, con lentezza sfiancante, verso la morte. Eppure non faccio neanche quello. Rimango a fissare il vuoto per altri secondi, mentre lei, con la sua voce squillante, ripete: – Rue Mathony! – Sento una mano stringermi forte il braccio e strattonarmi via da quel gruppo di dodicenni. Adesso sono in mezzo alle due fazioni, quella maschile e quella femminile. Comincio a camminare, ma ho la testa altrove. Non voglio vedere la mia famiglia. È la prima volta che sono felice per la prematura morte dei miei genitori. Almeno non saranno costretti a vedere la loro figlia combattere all’ultimo sangue negli Hunger Games ed, inevitabilmente, perdere. Mi sembra già di sentire la lama di un coltello lambirmi il collo. Salgo le scale, fissando dritto davanti a me. Una volta raggiunto il palco improvvisato davanti al Palazzo di Giustizia, vengo spinta delicatamente da Nicole verso la zona in cui si trova il microfono. Lei si piazza davanti ad esso ed esclama: – Bene! Ci sono volontari? – Alla sua domanda risponde solo il sibilo prolungato del vento tra gli edifici decrepiti che mi circondano. Non c’è nessuno che sia disposto a prendere il mio posto. La cosa non mi stupisce. Ci sarebbe stato da meravigliarsi se qualcuno avesse spintonato la gente, urlando a squarciagola: – Mi offro volontaria come tributo! –, ed invece è accaduto ciò che avviene puntualmente ogni anno da che ne ho memoria: la folla se ne sta in silenzio, limitandosi semplicemente a guardare chi è destinato al macello. Inevitabilmente, i miei occhi scivolano sulle persone che mi fissano, compassionevoli. Ed, altrettanto inevitabilmente, incrociano quelli di Isa, offuscati dalle lacrime che le hanno già inondato le guance. Dedico un’occhiata furtiva ai miei familiari, ma poi chiudo gli occhi per evitare di scrutarli ancora, anche se oramai è troppo tardi, l’immagine di loro sei, stretti per cercare di soffocare il dolore, mi si è fissata in testa, e non credo che mi abbandonerà mai, come le lacrime di Bella. Avrò l’occasione di parlare con loro una volta sola, prima di essere spedita a Capitol City. Vorrei che, in un modo o nell’altro, Isabella riuscisse a trovare un modo ingegnoso con cui farmi scappare da questo dannato incubo che è la realtà. La voce di Nicole mi perfora i timpani: – E adesso… il giovane uomo! – Si incammina con tutta calma verso la boccia che contiene i nomi dei ragazzi e ne estrae fuori un’altra strisciolina di carta, identica alla mia. L’unica differenza è il contenuto. Torna al suo posto e dice, con voce forte e chiara: – Thresh Radioactive! – E non appena pronuncia quelle parole, chiudo gli occhi, sentendomi morire. Perché lui? Perché? Le mie mani hanno iniziato a tremare impercettibilmente quando sono stata estratta, ma adesso il loro fremito è divenuto incontrollabile. Thresh, intanto, è già giunto sul palco. In questo preciso istante, si trova proprio accanto a me. Ovviamente, nemmeno per lui ci saranno volontari. E perché mai dovrebbero? Lui sì che è forte, potrebbe vincere. Mentre realizzo questo, comincio a capire. Sì, lui potrebbe vincere. Anzi no, lui vincerà. Ed io cercherò di fare in modo che questo mio ultimo desiderio si avveri. Isa non dovrà subire un doppio lutto. Perderà la sua migliore amica, ma non il cugino che aveva appena imparato a conoscere. Per quanto riguarda i miei familiari, un giorno capiranno il perché del mio gesto e se ne faranno una ragione. La nostra accompagnatrice richiama nuovamente l’attenzione delle telecamere: – Ed ecco a voi… i tributi dal Distretto 11! Su, ragazzi, stringetevi la mano! – Mi volto lentamente verso il mio compagno. Nei suoi occhi leggo una rabbia mai vista prima in nessuno, e so per certo che nell’arena non si risparmierà, che ucciderà finché non sarà rimasto solo lui. Questo rende il mio compito più facile. Allungo una mano ossuta e stringo la sua, grande sicuramente il doppio, se non il triplo. E mentre salutiamo un’ultima volta la nostra gente, coloro che ci hanno visto crescere e maturare, cerco di nuovo con gli occhi Bella. E, non appena la trovo, la fisso intensamente. Dopo pochi attimi, lei spalanca le sue iridi color sabbia, intuendo cosa mi frulla in testa, e fa un vano segno di diniego. Sa benissimo che ho già deciso tutto.

Finalmente un finale di capitolo che mi soddisfa! Questo, come potete ben vedere, è il capitolo ventisei. Non ne sono rimasti molti, infatti escludendo questo ne restano solo sedici. Spero comunque che non giudichiate la storia noiosa e che anzi la troviate appassionante. Domani mi dedicherò a scrivere dei saluti e delle mietiture riguardanti gli altri tributi. Se avete seguito le altre mie storie, saprete già chi presenterò, se no… be’, non vi rimane che aspettare! Adesso vado a postare il quinto capitolo, prima di uscire un po’ in giro con una delle mie migliori amiche. Ci si vede, belli!

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Capitolo 27
*** Seems like your own opinions, not one you can form ***


Parte l’inno nazionale ed, una volta concluso, i Pacificatori avanzano e prendono sia me sia Thresh per un braccio e ci conducono all’interno del Palazzo di Giustizia. Veniamo scortato fino a due porte. Si tratta delle stanze in cui diremo addio ai nostri familiari ed amici. Mi siedo sul divano di velluto, in attesa che si faccia vivo qualcuno. Ad un certo punto, un Pacificatore spalanca la porta e dice, con tono piatto ed autoritario: – Avete tre minuti. – I miei fratelli si riversano nella sala, correndomi incontro. La prima a raggiungermi è Rhoda. Si accascia contro il mio petto, piangendo a dirotto, e le mie braccia le cingono la schiena. Eureka si siede accanto a me, la sua fronte contro la mia spalla. Chora mi stringe una mano quasi con violenza. Jelly Roll è in piedi e continua a fissarmi, senza dire niente. La zia, con in braccio William, mi raggiunge. I suoi occhi sono appannati dalle lacrime, mentre il mio fratellino frigna ininterrottamente. Nonostante la sua tenera età, ha già compreso quale sarà la sorte della sua amatissima sorellona. Vederli in questo stato mi provoca un malessere interiore che spero di non provare mai più. È come se una parte del mio cuore venisse strappata via dal petto e fatta in milioni di pezzettini. No, no. I pezzi non sono un milione. Sono sei, esattamente come le persone che sto per lasciare a casa. – Tesoro mio, mi dispiace! – La voce della zia è soffocata. Il dolore riesce quasi ad impedirle di parlare. – Mi dispiace così tanto, così tanto… – Alla fine, i singhiozzi hanno la meglio sulle parole, e lei si accascia a terra. Intorno a me è tutto un piagnisteo che minaccia di non finire mai. La porta si apre senza alcun preavviso. – Tempo – dice una voce che non ammette repliche. Appartiene allo stesso Pacificatore di prima. Io ed i miei cari non siamo riusciti a dirci nulla di concreto, ma io conosco già i loro sentimenti riguardo me, so da quanto affetto sono stata circondata in questi dodici anni, e mi basta. Fisso un punto non specificato, in attesa che l’uragano Isabella faccia il suo ingresso. E lei non mi delude. Spalanca il portone e si precipita verso di me come una forsennata. Io non faccio niente se non guardarla mentre si avvicina sempre di più. L’impatto dei nostri due corpi è doloroso, ma mai quanto la lacerazione interna che subisco di nuovo. Un altro pezzo del mio cuore è appena volato via. Isa piange per un po’, poi la sua voce si fa carica di rabbia. – Dimmi che non hai intenzione di farlo! – La fisso, muta come un pesce. – Dimmelo! – grida Bella, facendomi sobbalzare. Mi prendo tutto il tempo per risponderle con un’unica, semplice parola: – Sì. – Mi aspetto uno scoppio d’ira furioso da parte sua, ma Isabella, stranamente, si calma. Passiamo i restanti minuti a fissarci occhi negli occhi. Quando il Pacificatore torna a prenderla, Isa non oppone alcuna resistenza. Il mio prossimo visitatore è la nonna di Thresh. Mi dedica una carezza e sussurra un: – Povera bambina – prima di andarsene. Alla fine, entra persino sua sorella. Mi stringe, quasi cullandomi e canticchiando una delle mie canzoni preferite. Chissà chi glielo avrà detto. Il Pacificatore torna a prendere anche me, stavolta. Vengo infilata in una macchina, dove sono già presenti Nicole e Thresh. Mi chiedo se Bella sia andata a parlare anche con lui. In fondo, è suo cugino. Quando arriviamo al treno, le telecamere ci inquadrano un’ultima volta, poi saliamo. Partiamo praticamente subito. Solo adesso mi accorgo della grande fame che mi assale. Tuttavia, devo ancora attendere per la cena. L’accompagnatrice mi mostra la cabina che occuperò durante il breve viaggio fino alla capitale. Mi faccio una doccia e mi cambio. Proprio mentre ho finito di rivestirmi, bussa Nicole, avvertendomi di venire a mangiare. Quando entro in sala, scopro che non siamo solo noi tre. Al gruppetto si sono uniti i mentori che avremo. Chaff è un uomo di circa quarantanove anni, che fa battute su battute ed ha un moncherino al posto di una mano. Seeder è una cinquantanovenne molto silenziosa, ma gentile. Mi rivolge un grande sorriso e mi invita a sedermi accanto a lei. Mi limito a consumare i pasti, prima di andare a guardare le mietitura degli altri. Mi restano impressi solo alcuni tributi. Dal Distretto 1, Glimmer Belcourt e Marvel Sanford. Dal 2, Clove Kentwell ed il volontario Cato Hadley. Dal 4, Marina Schulse e Max Eisenstein. Dal 5, Finch Crossley. Dal 6, la volontaria Sophie Sullivan e suo fratello William. Dopo di noi, ci sono solo la volontaria Katniss Everdeen e Peeta Mellark. Ed intanto penso a quanto siano fortunate Kate e Primrose ad avere due sorelle così protettive.

Angolo dell’autrice: Il capitolo ventisette! Sì, so che non è molto ricco di contenuti, ma oggi sono veramente stanca. In più, domani dovrei partire per andare a Norcia e Visso con alcuni miei parenti, quindi ho la mente altrove. Per oggi mi sono limitata a scrivere un capitolo solo. Adesso posterò il sesto e mi metterò a guardare la TV, oppure starò un po’ su Internet, ma dal cellulare. Ringrazio nuovamente i recensori BlackandLupin e Queen Elizabeth che, lo ripeto, seguono anche, ed i semplici lettori. Jacki vi ama! <3 XD A domani, cocchi miei! Baci dalla vostra adorata JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 28
*** Can't make a decision, you keep questionin' yourself ***


Non ho pianto. Avevo promesso a me stessa che non l’avrei fatto ed ho mantenuto il giuramento. Ora, però, vorrei essermi sfogata. È come se fossi prossima a scoppiare a causa delle emozioni negative che continuano ad accanirsi contro di me. Rabbia, dolore, frustrazione, impotenza. Vorrei spaccare tutto, urlando come una pazza furiosa, ed al contempo piangere fino a che il mio corpo non conterrà più lacrime. Improvvisamente, tutti i volti di chi ho lasciato a casa iniziano a turbinare velocemente nella mia mente: la zia, Jelly Roll, Chora, Eureka, Rhoda, William e, soprattutto, Isabella. Ha perso Martin da pochi giorni, ed adesso è costretta a guardarmi combattere all’ultimo sangue in diretta nazionale. Saranno tutti incollati allo schermo nell’esatto momento in cui esalerò l’ultimo respiro, dopodiché scomparirò. Sarò solo l’ennesimo tributo morto in un’altra arena. Verrò ricordata solo nel caso in cui la mia dipartita giunga in modo eclatante: ad esempio, se mi squarteranno o cose del genere è praticamente ovvio che la gente non si scorderà di me per un po’. Ma non è questo il modo con cui voglio abbandonare Panem. Non desidero affatto immaginarmi i capitolini assetati di sangue che incitano il mio uccisore e poi discutono sui metodi alternativi con cui avrei potuto essere ammazzata. Purtroppo, per loro sono un animale da macello, non un essere umano, ed, in quanto discendente da traditori, devo andarmene il prima possibile per non continuare a contaminare la nazione. Certo, la loro adorazione verso i vincitori è palpabile, ma li idolatrano solo perché si sono rivelati i migliori fra i peggiori. È un gioco di parole assurdo, lo so, ma mai quanto i crudeli Hunger Games. Ho bisogno di parlare di questo con qualcuno. Il mio pensiero corre immediatamente ad Isa. Mi do subito della stupida. Bella non c’è, e probabilmente non la rivedrò mai più. Poi arriva l’illuminazione. Su questo treno, insieme a me, si trova un’altra persona che riesce a capirmi e comprendermi quasi quanto Isabella. Non mi stupisce, dato che si tratta proprio di suo cugino. So che la mia migliore amica mi spronerebbe a parlare con lui, e non dovrebbe riuscirmi difficile, visto che, in queste settimane, abbiamo fatto molto più che parlare. Esco dal mio scompartimento e busso delicatamente sulla porta di quello di Thresh. Lui mi apre dopo neanche cinque secondi. – Ehi, ciao! – Il suo viso si illumina, e questo minuscolo particolare mi scalda il cuore. – Posso entrare? – Sono consapevole dell’assurdità della mia timidezza, ma nemmeno Isa, che mi conosce meglio di tutti, riuscirebbe a riconoscermi se fossi molto più disinvolta. – Certo. – Si toglie dall’uscio, prima di dare una sbirciata all’esterno e chiudere silenziosamente. – Ho bisogno di sfogarmi! – esclamo tutto d’un fiato, stringendo i pugni e fissando il mio sguardo sul lindo pavimento che si trova proprio sotto di me. Alzo lentamente gli occhi e vedo che mi sta osservando, stupito. Mi rendo conto, con orrore, di trovarmi nella sua camera. Oh, chissà cosa penserà adesso di me! – Ehm… no, non intendevo quello! – mi affretto ad aggiungere. – Ah, bene! – Fa un sorriso e si predispone ad ascoltarmi. Ed io mi apro completamente con lui. Gli racconto i miei timori, le paure, i dubbi. Lui annuisce di tanto in tanto, a volte mi dà ragione, ma perlopiù resta in completo silenzio. Ho il terrore di averlo annoiato con le mie chiacchiere, seppur io le reputi molto importanti. Quando capisce che ho concluso il mio discorso, si avvicina a me e mi abbraccia. Non stringe troppo perché, in confronto a lui, io sono una bambolina, ed ha paura di farmi male. Quando mi tocca, presta così tanta attenzione ai suoi movimenti che sembra sia intento a maneggiare qualcosa di porcellana. Queste sue precauzioni mi fanno sentire protetta… amata. D’accordo, forse sto correndo un po’ troppo, ma, in fin dei conti, ci siamo baciati più di una volta. Tra le sue braccia mi sento al sicuro, come se nulla potesse più urtarmi, e vista la situazione che stiamo vivendo, tutto ciò è paradossale. Lo guardo dritto negli occhi, e vedo che si sta avvicinando sempre di più. Il suo viso si blocca pochi attimi dopo, ad una manciata di centimetri dal mio viso. Socchiudo leggermente le labbra, invitandolo a non tirarsi indietro proprio adesso, all’ultimo momento, e lui non mi delude. Annulla la distanza che c’è tra noi con un bacio dolce. E ci siamo solo io e lui al mondo. Niente più fratelli o sorelle, né zie o altro. Bella non esiste più. Esistiamo solo io e lui, non ci serve altro. Quando si separa da me, mi sembra di cadere nel vuoto. Faccio un respiro profondo per riacquistare il controllo. – G-grazie. Buonanotte – balbetto, prima di uscire come un razzo dalla sua camera, senza curarmi di guardare intorno.

Prima che me lo chiediate, sì, sono consapevole che la Thrue è un mezzo Crack Pairing, ma non riesco a resistere a raccontare questi momenti fluffosi fra loro due. Insomma, sono troppo teneri! *-* Ehm… : tossisce, cercandosi di riprendere il controllo della sua mente, scombussolata dai troppi feels : Dicevamo? Ah, sì. Be’, ladies and gentlemen, questo, come vi sarete già accorti, è il capitolo ventotto. Avrei dovuto raccontare di più, fare qualche riferimento a Chaff e Seeder, e magari uno sporadico accenno a Nicole, lo so, ma ho preferito concentrarmi solo su chi conta davvero per la protagonista.

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Capitolo 29
*** Second guessin' and its almost like your beggin' for my help ***


Stringo i denti, ma un gemito soffocato riesce lo stesso a fuoriuscire dalle mie labbra. – Ahi! – Non pensavo che la ceretta fosse talmente dolorosa. Immagino che col passare del tempo ci si abitui, ma questo lusso non mi sarà concesso. – Oh, cara, mi dispiace! So che fa male, ma non ci possiamo fare nulla! Non è rimasto molto, comunque! – La voce acuta di Julianne è peggiore persino di quella di Nicole. – Allora, tesoro, sei pronta? – Il tono stridulo di Mag è insopportabile. Per quanto riguarda Harry… be’, mi dà sui nervi. Sembra che si sia fatto una plastica facciale. Nessuno sarebbe capace di sorridere sempre. Eppure, ogni qualvolta che il mio sguardo si posa su di lui, è così. – Adesso andiamo  chiamare Rex, il tuo stilista! Aspettalo qui! – esclama, in modo estremamente effeminato, il mio unico preparatore maschio. Lo staff si allontana ed io, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, mi fermo ad osservare gli altri tributi, dato che non ho avuto molto tempo per osservarli sullo schermo TV, durante la mietitura. Il mio occhio cade immediatamente su Glimmer. È una bella ragazza: capelli biondi e fluenti, occhi verde smeraldo, corpo alto e sensuale... È sexy dalla testa ai piedi. Niente a che vedere con Lily, Ava, Caroline, Reagan, Chloe e le altre ragazze del nostro distretto. Isabella la considererebbe un modello da imitare. Mi metto ad osservare Marina. È molto carina, con quei capelli neri e gli occhi di un marrone intenso, quasi neri… molto simili ai miei, solo che i suoi sembrano celare qualche oscuro segreto e non rispecchiano i profondi meandri della sua anima. Anche la sua pelle è scura, e dona molto al suo aspetto. Isa sarebbe gelosa di lei. Cerco con lo sguardo Katniss, una delle due volontarie. Non presta attenzione a nessuno, troppo concentrata sul dolore che le causano quei tre tizi che le girano sempre attorno. Ha i capelli neri, anche se di una tonalità più chiara di quelli della sua coetanea del 4, la pelle olivastra, tipica di chi proviene dalla zona più povera del Distretto 12, e gli occhi grigi, in cui arde un fuoco inarrestabile. Mi piacerebbe stringere amicizia con lei, parlarle, raccontarle della mia passione per quello stesso elemento che brucia nelle sue iridi color cenere… Ma cosa vado a pensare?! Saremo insieme nell’arena degli Hunger Games, non faremo mica una scampagnata! Bella, comunque, proverebbe le stesse sensazioni che sento io. Distolgo lo sguardo da lei e lo rivolgo verso l’altra volontaria, Sophie. È bellissima, con la pelle diafana, i capelli di un castano talmente scuro da sembrare nero, visto in lontananza, e gli occhi verde-azzurri. Di solito, a chi possiede le iridi molto chiare, come le sue, è possibile leggere dentro, mentre con quella particolare diciottenne pare impossibile. Il membro maschile del suo staff rientra e la chiama. Deve incontrarsi col suo stilista, a quanto pare. Quando poggia i piedi per terra, noto anche che è piuttosto alta. Isabella vorrebbe assolutamente scoprire come fa a sembrare un’apparizione venuta da un altro mondo, anzi, un’altra galassia. Quando la porta si chiude alle sue spalle, mi concentro sull’ultima ragazza che ha attirato la mia attenzione, Clove. Non è molto alta, ma è davvero carina. Ha i capelli neri, la pelle bianca come il latte cosparsa di lentiggini sul viso e gli occhi di un colore indefinito, tra il verde ed il marrone, molto curiosi. Viene dal Distretto 2, quindi ho buone ragioni di credere che non sia esattamente una tipa amichevole. Penso che si dimostrerà uno dei tributi più letali di quest’edizione, anche se Thresh non avrebbe alcun problema a farla fuori. Quest’ultimo pensiero mi fa rabbrividire. Non riesco ancora ad essere cinica come dovrei riguardo i miei avversari. Isa, comunque, concorderebbe con me nella descrizione fatta alla quindicenne. Il mio staff ricompare dal nulla, pronto a trascinarmi da Edward. Mentre mi avvio verso l’uscita, urto per sbaglio Sarah, la ragazza dell’8. Bella non sarebbe mai stata tanto maldestra. Borbotto qualche scusa prima di seguire Adèle e gli altri. Raggiungiamo un’altra porta, dietro la quale mi aspetta un costume da contadina, comunque molto carino. Mi avvicino per toccarlo, per capire di quale materiale è fatto, quando un grido mi blocca. – Ferma! – Sobbalzo, girandomi di scatto verso il luogo da cui è provenuta la voce. Un ragazzo che non può avere più di vent’anni corre verso di me, controllando che io non abbia arrecato alcun danno al suo prezioso abito, dopodiché mi scruta con freddezza e me lo fa indossare senza troppi convenevoli. Devo ammettere che mi sta bene. Mi spinge con molto malgarbo fuori dalla porta, avvertendomi che me la farà pagare se non gli farò fare una bella figura alla Cerimonia di Apertura, suo trampolino di lancio.
 
Angolo dell’autrice: Bonjour! Sì, lo so che avrei dovuto inserire anche la sfilata dei tributi qui, ma ho preferito dedicare più attenzione alla loro descrizione. E poi oramai mi conoscete (?), sapete bene che la Cerimonia di Apertura non è tutta ‘sta gran cosa, descritta da moi. XD Vabbè, spero che apprezzerete anche il ventinovesimo capitolo. Au revoir! (Ehm… no, non conosco il perché di questa mia fissa per il francese, oggi. Di solito la mia follia non raggiunge questi limiti… volevo dire… niente, lasciamo perdere, che è meglio! XP). Okay, adesso vi saluto per davvero. Ciao da JackiLoveCatoniss4ever! Baci!

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Capitolo 30
*** Like I'm your leader, your supposed to fuckin' be my mentor ***


L’ascensore si ferma ed, quando si apre, io ed il mio odioso stilista ci ritroviamo nell’atrio. Lui mi spintona. – Forza, ragazzina, non ho tutto il giorno! Muoviti! Il tuo carro è da quella parte! – Mi indica la zona in cui Thresh ed il suo staff di preparatori, accompagnato dalla stilista, ci stanno aspettando. Quei tre tipi strani finiscono di lavorare su di lui e se ne vanno, pronti a godersi lo spettacolo. Mentre mi passano accanto, sento le loro voci dai toni eccitati accavallarsi l’una sopra l’altra. Raggiungo il mio compagno di distretto, che mi regala un sorriso, attento a non farsi vedere. La nostra équipe potrebbe comprendere la nostra situazione. Non so se sarebbe un bene o un male, ma è meglio prevenire che curare. Seguendo il suo esempio, gli dico, muovendo unicamente le labbra senza emettere alcun suono: – Il mio stilista è un idiota totale. E la tua? – Risponde immediatamente, dimostrandomi di aver afferrato ciò che gli ho detto ed imitando il mio modo di comunicare. – Un mostro in fatto d’intelligenza! Davvero, mai incontrata una persona più stupida di lei! – Abbasso il viso e mi piazzo una mano davanti alla bocca per trattenere una risata. Almeno abbiamo ancora qualche momento da passare insieme, io e lui. Oh, come vorrei che Isabella e Martin fossero qui con noi! Chissà come si sentirà Isa, poi! Il ragazzino di cui era innamorata è morto, e la sua migliore amica e suo cugino sono stati scelti come tributi per la settantaquattresima edizione degli annuali Hunger Games, “i giochi della fame”. D’un tratto, mi rendo conto che, tra pochi minuti, Bella  tutti gli altri abitanti del Distretto 11, comprese le nostre due famiglie, ci vedranno sfilare davanti a cento milioni di persone urlanti che non vedono l’ora di poter scommettere su chi di noi reggerà di più nell’arena in diretta nazionale! Il solo pensiero mi fa tremare le gambe. Quell’insopportabile di Rex se ne accorge. – Eh no, signorina! Non azzardarti a svenire o a farti prendere da un attacco di panico! Tu adesso sali su quel carro e dai il meglio di te, sono stato chiaro? – Quando non rispondo, mi scuote violentemente per le spalle. – Hai afferrato il concetto sì o no, piccola pezzente? – Thresh lo afferra per un braccio e lo tira all’indietro, regalandogli un’occhiata assassina. Quello – non me la sento proprio di definirlo un essere umano – ci guarda con disprezzo e disgusto. Proprio mentre temo che le cose stiano per degenerare, ci viene dato l’avviso di salire sui nostri carri. Obbedisco, felice di dovermi allontanare da quella persona spregevole che è il mio stilista. Noi siamo i penultimi, quindi mi prendo tutto il tempo per rilassarmi e fare qualche respiro profondo. I primi a partire sono Glimmer e Marvel, seguiti da Cato e Clove, quelli del 3, Marina e Max, Finch ed il suo compagno di distretto, Sophie e William, i tributi del 7, i ragazzi dell’8, i due del 9, il maschio e la femmina del 10 e noi. Dietro il nostro carro, ci sono solo Katniss e Peeta. Quando usciamo noi, non succede niente di che. Non abbiamo suscitato lo scroscio di applausi e grida che è avvenuto quando sono comparsi i tributi del 2 e del 6. All’improvviso, sembra che si sia scatenato il finimondo. Mi volto, e vedo che i sedicenni del 12 stanno andando a fuoco! Rimango a bocca aperta per un po’, prima di rendermi conto che dovrei fissare la gente che si trova davanti a me, non due pericolosi rivali che potrebbero rivelarsi i miei potenziali assassini. Io e Thresh cerchiamo di attirare qualche sponsor, ma a parte frasi del tipo – Oh, ma quanto è carina quella ragazzina! Non la trovi adorabile anche tu? – e – Quel ragazzo sembra davvero molto forte. Guarda che muscoli! – non otteniamo un granché. Quando raggiungiamo la nostra meta, ovvero l’Anfiteatro, il presidente Snow fa il suo solito discorso, dandoci il benvenuto a Capitol City ed augurandoci buona fortuna per i Giochi. Neanche un minuto dopo, siamo al coperto. Rex è furibondo, e la sua collega cerca di calmarlo. – Quella piccola scimmia non serve a niente! È solo una bastarda figlia di due straccioni provenienti da uno dei distretti più poveri di Panem! – Queste parole mi fanno salire le lacrime agli occhi, ma le trattengo: ho un orgoglio ed una dignità, io, e non permetterò a nessuno di calpestare né l’uno né l’altra. Thresh fa per avventarsi sul mio stilista, ma gli stringo un braccio talmente forte da farlo voltare verso di me. – Non ne vale la pena – dico, e lui, dopo un attimo d’esitazione, decide di mantenere la calma. Veniamo raggiunti da Chaff, Seeder e Nicole. Tutti insieme, ci avviamo verso l’ascensore, pronti a gustarci una deliziosa cenetta.
 
Il capitolo trenta! Escluso questo, ne mancano solo dodici alla conclusione della storia. Siete tristi? Io sì, un po’, anche perché raccontare la morte di Rue potrebbe rivelarsi psicologicamente devastante per me almeno quanto lo è stato leggerla (anche se non regge il confronto con quella di Primrose. Penso di essere masochista, visto che la vedo molto bene con Gale, infatti sono una delle mie coppie preferite! XD). Vabbè, spero comunque di esserne all’altezza. Nel prossimo capitolo ci saranno l’addestramento e le sessioni private. Vado a scriverlo immediatamente! Ci sarà una delle mie scene preferite nel film! XP Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 31
*** I can endure no more, I demand you remember who you are! ***


Mi sembra ancora di sentire l’aroma delle crespelle al forno con ragù ed il sapore della parmigiana di melanzane in bianco, quando mi sveglio. Quella di ieri è stata la cena migliore di sempre, per me. Il mio piatto preferito è stato il dolce: Mont Blanc al bicchiere. Semplicemente delizioso! Per il resto, ci sono state servite portate come mezzemaniche al radicchio, bucatini con mozzarella e spaghetti pomodorini e granchio. Non pensavo nemmeno che esistessero cose del genere. Edward e Nicole si sono scandalizzati quando ho chiesto i nomi di cibi di cui non avevo mai sentito parlare. Isabella e gli altri li avrebbero graditi molto. Oggi, però, l’argomento principale riguarderà, purtroppo, gli allenamenti. Mi faccio una doccia veloce e mi infilo la tuta che qualche senza-voce deve aver lasciato stanotte. Mi dirigo in sala da pranzo, dove sono già tutti presenti. – Allora, strategie. Prima cosa: volete che vi alleni insieme oppure separati? – Io ed il mio compagno di distretto non abbiamo dubbi. – Insieme – rispondiamo all’unisono. – Bene. Per quanto riguarda la tattica, davanti agli altri tributi non mettetevi in mostra. Riservate il meglio di voi stessi per l’arena. – Annuiamo. Sembra un buon piano, per ora. Nicole ci scorta fino all’ascensore, che ci porta sino alle vere sale d’addestramento. Non appena entriamo, capisco che ogni speranza di rimanere un po’ da sola con Thresh non si realizzerà mai. Ci siamo tutti, mancano solo Katniss e Peeta. Cinque minuti dopo, alle dieci precise, ci raggiungono ed Atala, il capoistruttore, può finalmente iniziare il suo discorso. Io non ascolto molto. Continuo a pensare ad Isa, sola nell’11. Bella non si merita tutto questo, per lei ci vuole solo il meglio. Ma sento che, in un modo o nell’altro, la mia morte potrebbe aiutarla. So che è assurdo: Isabella mi prenderebbe a schiaffi se sapesse a cosa sto pensando, ma ho una specie di sesto senso. Isa, un giorno, sarà libera. E non solo lei: anche i miei familiari seguiranno Bella. E così sarà, fino a quando Isabella non raggiungerà il suo Martin e me. Qualcuno mi scuote una spalla: Atala ha finito il discorso, ma io, troppo presa a pensare ad Isa, non me n’ero accorta. Mi volto, aspettandomi di trovare Thresh, ed invece davanti a me c’è Max, il mio coetaneo proveniente dal Distretto 4. – Ehi, tutto a posto? Sembravi soprappensiero. – Annuisco senza troppa convinzione. Sì, stavo solo riflettendo. Sai, mi sono venuti in mente i miei familiari e la mia migliore amica, Bella… – È strano. Di solito non mi confido con gli sconosciuti, ma lui ha l’aria così perbene… I miei occhi intercettano un coltello, poggiato poco più in là. Ce l’ha messo Cato, il Favorito del 2. Senza pensarci, corro verso il luogo in cui si trova, lasciando solo il mio interlocutore. Afferro l’arma e mi arrampico sulle impalcature del centro. Il diciottenne se ne accorge solo quando il tributo del 10, Jason, si siede in quel punto esatto, incolpandolo di averglielo rubato. Intanto, la maggior parte dei tributi alza lo sguardo verso di me, sogghignando. Potrebbero tradirmi, ma non lo fanno. Scendo dopo un po’, rimettendo il coltello al suo posto e tornando dal dodicenne lentigginoso che ho conosciuto prima. Riesco ad incrociare lo sguardo contrariato di Thresh quando vede che mi fermo accanto al biondino coi capelli a cespuglio. La sua gelosia mi lusinga, certo, ma bisogna ammettere che è piuttosto divertente, visto il posto in cui ci troviamo. Anche se, osservando gli altri, noto che non siamo noi l’unica coppia d’innamorati. Glimmer, per esempio, si sta facendo aiutare da Marvel al tiro con l’arco, guardandolo maliziosamente, a volte. Max continua a sospirare, fissando insistentemente Marina. Finch parla a voce bassa, ma le sono così vicina che riesco a sentire ogni singola parola: – Oh, Haymitch, come vorrei che fossi qui con me! – Se non sbaglio, dovrebbe trattarsi del mentore di Katniss e Peeta, che per l’inciso sono costantemente insieme. Sophie getta delle occhiate furtiva a Cato, che ricambia, mentre suo fratello William (mi sta simpatico perché ha lo stesso nome del mio fratellino) regala dei sorrisi seducenti a Clove, che sembra andare letteralmente in tilt. I giorni passano in questo modo, chi alle armi chi alle tecniche di sopravvivenza, ed arrivano le sessioni private. Io vengo chiamata quasi alla fine. Mi arrampico come quando sono entrata qui per la prima volta, saltando da una zona all’altra della stanza, sotto gli sguardi per metà ubriachi e per l’altra abbastanza sorpresi degli Strateghi. Una quindicina di minuti dopo, mi avvisano che può bastare. Me ne vado, certa di non ottenere un gran punteggio. Non ho fatto assolutamente niente, se non saltellare di qua e di là come se fossi nel frutteto del mio amato distretto, tra vari alberi.
 
Angolo dell’autrice: Il capitolo trentuno! So che molti di voi lo giudicheranno noioso e monotono, ma non ho idee. In più sono esausta per aver appena scritto tre capitoli di fila. Vabbè, spero che comunque sia abbastanza soddisfacente. Nel prossimo ci saranno i punteggi e penso proprio che finalmente entrerò appieno nel rating arancione della storia. In ogni caso, qualcosa mi verrà in mente. XD Vi avviso ugualmente che non sarà niente di perverso, non sono una pervertita come gente che conosco (e non mi riferisco ad EFP, tranquilli! XP). È il momento di dire “Ciao!”. (?) Baci da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 32
*** It was you, who believed in me, when everyone was tellin' you don't sign me ***


Thresh ha fatto la sua sessione privata prima di me, quindi si trova già al nostro piano, l’undicesimo. La cosa che più mi sorprende è che mi sta aspettando. – Ehi. Come ti è andata? – mi chiede. Sospiro. – Non bene, almeno credo. Per quel che ne so, potrei pure essere il primo tributo a ricevere zero, nei punteggi. – Appoggia una mano sulla mia spalla. – Dai, non demoralizzarti in questo modo. Vedrai che andrà tutto per il meglio. – Sbuffo. – Lo spero. – La nostra conversazione riesce comunque a restituirmi il sorriso. Ci dirigiamo verso la sala da pranzo, con l’intenzione di mangiare, ma è completamente vuota. Non c’è la benché minima traccia di Chaff, Seeder, Nicole o gli altri. Non sono presenti neppure i senza-voce, che sono una costante in ogni stanza. – Ma dove sono finiti tutti? – domando ad alta voce, sperando che qualcuno mi senta. – Non ne ho la più pallida idea. Ti va di cercarli? – Scuoto la testa. – Nemmeno a me. Forza, sediamoci. – Ci accomodiamo sul divano, senza sapere bene cosa fare. Guardo imbarazzata il pavimento, come se questo fosse un momento intimo, ed in un certo senso è così. Isabella, dove sei quando ho bisogno di te!, penso, disperata. Tralasciando il fatto che io ho quasi sempre bisogno di Isa, in questo caso i suoi consigli mi sarebbero molto utili, non solo perché è più esperta di me in faccende di cuore, ma anche perché Thresh è suo cugino, e potrebbe darmi qualche suggerimento, visto che, in teoria, dovrebbe conoscerlo meglio di me. È proprio il diciottenne che mi sta creando così tanti complessi interiori ad interrompere il silenzio che si è formato tra noi e che già dura da qualche minuto. – Allora… che ti va di fare? – A priori potrebbe benissimo sembrare una domanda innocente, ma riesce solo ad imbarazzarmi di più. – I-in che senso? – chiedo, non sapendo bene che tipo di risposta vorrei ottenere. – Be’, se ti va di accendere la TV, o mangiare senza aspettare gli altri, o anche baciarmi… – Mi lascio sfuggire una risatina nervosa. – La terza opzione è quella che mi piace di più. – E, stranamente, è la verità. Ho una voglia matta di baciarlo, ed anche lui, a quanto pare, visto il sorriso malizioso che mi dedica prima di chinarsi su di me. Quando le nostre labbra si sfiorano, vorrei che la nostra équipe non si facesse più vedere. Questo momento magico non può essere interrotto dallo starnazzare della nostra accompagnatrice o dal tono acido del mio stilista. Presto, però, il bacio diventa qualcosa di più. Il mio ragazzo – non so se posso esattamente definirlo in questo modo, ma chi se ne importa – mette una mano dietro la mia testa, spingendomi ancora di più verso di lui. D’altro canto, io appoggio entrambi i palmi sul suo torace muscoloso. Mi stupisco io stessa dell’audacia che mostro di possedere quando cominciano a scendere per poi arrivare posarsi appena sopra la sua virilità. Dopo un attimo d’esitazione, tocco la sua erezione. Lui si stacca brevemente da me, guardandomi sorpreso, prima di sorridere in modo seducente ed allungare una mano fino al mio seno acerbo. Ho i capezzoli già induriti, come il suo membro, e lui se ne dev’essere accorto, perché ci giocherella un po’, ridendo di gusto, prima di baciarli delicatamente. Mi mordo il labbro. È piacevole ed incredibilmente appagante. Non mi sono mai sentita così desiderata in tutta la mia corta esistenza. Bella sarebbe fiera di me, almeno credo. – Vuoi che smetta? – domanda lui. Una parte di me probabilmente non sarebbe capace di reggere, mentre l’altra… lo vuole con tutta sé stessa. Quindi faccio un cenno di diniego, permettendogli di continuare ancora per un po’ a torturarmi i seni, mentre io gli accarezzo le parti basse. Circa cinque minuti dopo, sentiamo delle voci accavallarsi l’una sull’altra, il che ci mette sull’avviso: i nostri mentori ed il resto della gente che deve occuparsi di noi sta tornando. Ci separiamo in fretta, senza rivolgerci più nemmeno uno sguardo una volta che entrano gli altri. Mangiamo in fretta, perché abbiamo tutti una gran voglia di assistere alla trasmissione in cui diranno quali punteggi abbiamo ottenuto. Circa a metà pasto, però, si uniscono a noi i nostri staff di preparatori, seguiti dagli stilisti. La sola vista di Rex mi fa passare l’appetito e guastare la digestione. Allontano educatamente il piatto da me, ma lui, con tono sgarbato, inizia immediatamente a criticarmi: – Ehi, tu, piccolo maiale nero! Finisci quello che hai nel piatto, forza! Hai la fortuna di essere servita e riverita, e che fai? Rifiuti il nostro cibo? Sai, penso che gioirò quando morirai nell’arena. – Le lacrime mi salgono agli occhi. Isabella saprebbe rispondergli per le rime. Thresh si alza e gli dà un pugno.
 
Il capitolo trentadue! Allora, io adoro Isa tanto quanto odio Rex. E poi Thresh è un grande, almeno per me. XD A quanto pare, Bella è lui hanno lo stesso carattere. XP Be’… ehm… so che avrei dovuto inserire anche i punteggi ma… non ce l’ho proprio fatta. Mi sono concentrata molto sulla parte da rating arancione (ma è da rating arancione, poi? Boh!) e non me la sono sentita di scrivere altro, anche perché sono le nove ed undici di sera. È strano che mi senta così imbarazzata, visto che ho fatto una long a rating rosso sulla Maxina.

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Capitolo 33
*** Everyone at the fucking label, let's tell the truth ***


Seeder accende lo schermo. Caesar Flickerman è già in onda. – Come sapete, tutti i tributi ricevono un punteggio dopo tre giorni di duro addestramento. Gli Strateghi vogliono sottolineare l’eccezionale qualità dei concorrenti. Dal Distretto 1… Marvel Sanford. Con un punteggio di… 9. – Ovvio, è uno dei migliori. – Glimmer Belcourt, con un punteggio di… 8. – Devo ammettere che da lei mi sarei aspettata di meno. – Dal Distretto 2… Cato Hadley. Con un punteggio di… 10. – Be’, lui è il capo dei Favoriti. – Clove Kentwell, con un punteggio di… 10. – Non mi sorprende. Perdo l’attenzione per un po’. La ritrovo quando sento il nome del mio amico. – Dal Distretto 4… Max Eisenstein. Con un punteggio di… 5. – Oh, che peccato! – Marina Schulse, con un punteggio di… 6. – Quest’anno non tutti i Tributi Prescelti sono letali come loro solito. Torno a fissare il muro, ma solo per poco. – Finch Crossley, con un punteggio di… 5. – Eppure mi è sembrata così intelligente mentre la osservavo darsi alle tecniche di sopravvivenza. – Dal Distretto 6… William Sullivan. Con un punteggio di… 11. – Rimango a bocca aperta. – Sophie Sullivan, con un punteggio di… 12. – Purtroppo, i migliori muoiono subito. Cerco di prepararmi psicologicamente per la batosta che riceverò quando Caesar pronuncerà il mio nome. – Dal Distretto 11… Thresh Radioactive. Con un punteggio di… 10. – Tutte le persone presenti in sala esplodono in un applauso. – Rue Mathony, con un punteggio di… 7. – Persino Rex deve ricredersi sul mio conto. – E per finire, il nostro ultimo distretto. Dal Distretto 12… Peeta Mellark. Con un punteggio di… 8. – Sapevo che sarebbe risultato fra i più bravi. – E per finire, dal Distretto 12… Katniss Everdeen. Con un punteggio di… 11. – Pensavo che avesse di talenti nascosti, ed infatti non mi sbagliavo. Chaff spegne la TV. – Ragazzi, domani vi prepareremo pe le interviste. Alle otto in punto dovrete trovarvi qui – dice Nicole, prendendo parola. Io ed il mio compagno annuiamo e corriamo nelle nostre camere, felici ma stanchi. Mi getto sul letto, ed intanto rifletto su quali possono essere state le sensazioni di Isabella e della mia famiglia al mio 7. Ancora non ci credo. Mi sembra di sentire Isa ed i miei fratelli gridare dalla gioia, mentre la zia mi fissa col suo solito sorriso bonario, che mi manca così tanto. Mi addormento praticamente senza accorgermene. Quando riapro nuovamente gli occhi, è mattina. Nella mia mente riaffiora il ricordo dell’avvertimento fattoci da Nicole, così mi alzo in fretta, dando un’occhiata all’orologio: le sette ed un quarto. Tiro un sospiro di sollievo: ho tutto il tempo per prepararmi. Come sempre, mi faccio una doccia ed indosso abiti puliti. Niente più tuta da addestramento. Sono la prima ad arrivare in sala da pranzo. Vorrei che ci fosse anche Thresh. Se penso a quello che è accaduto tra noi ieri sera… Anche se, in fondo, non era poi molto. Bella mi avrebbe spronata ad andare avanti… o forse no? Insomma, ci sono ben sei anni di differenza tra me e lui. Comunque, l’entrata in scena della mia accompagnatrice mi fa dimenticare tutto il resto. Aspettiamo gli altri senza dirci nient’altro che – Buongiorno, cara. Dormito bene? – e – Sì, grazie dell’interessamento. – Siamo un po’ troppo formali, ma tra due giorni sarò nell’arena, e preferisco occuparmi di più della mia preparazione che instaurare un qualche tipo di rapporto con la mia équipe. Pian piano, arrivano tutti. Dopo colazione, io vengo presa in custodia da Seeder, mentre Thresh segue Chaff in un’altra stanza. Non appena ci sediamo, la mia mentore comincia a parlare. – Allora, Rue, come di certo saprai, devo aiutarti a preparare l’intervista. Avevo pensato che potresti dimostrarti brutale. Botta e risposta, mi sono spiegata? – Spalanco gli occhi. So già che per me sarà impossibile sostenere le sue alte aspettative. In più, né i miei familiari né Isabella mi riconoscerebbero più, se mi mostrassi in tal modo. Comunque, alle prove cerco di fare del mio meglio, anche se è evidente, dalla sua espressione, che non sono affatto convincente. Dopo pranzo, Nicole ci aiuta a perfezionare la tecnica della camminata, il modo di sedersi, il portamento, lo sguardo, i gesti delle mani ed il sorriso. A fine giornata, sono talmente esausta che salto la cena. L’accompagnatrice mi sveglia picchiettando sulla porta ed avvertendomi che un’altra “grande, grande, grande giornata” sta per iniziare. Oggi vengo affidata a Julianne, Mag, Harry e Rex. Lo staff mi trucca ed, una volta finito, lo stilista mi fa indossare un bell’abito di un azzurro candido. Nicole ci accompagna sino al luogo in cui si svolgeranno le interviste. Sono troppo nervosa per ascoltare quelle degli altri, e quando tocca a me, mi tremano le gambe. Tuttavia, rispondo con sicurezza a tutte le domande del presentatore. Sono semplicemente me stessa, come vorrebbero Isa e gli altri.
 
Angolo dell’autrice: Il capitolo trentatré! La nostra Rue tiene molto all’opinione di sua zia, Jelly Roll, Chora, Eureka, Rhoda, William e Bella, ovviamente. So che questo capitolo è molto frettoloso, ma nel prossimo devo concludere le interviste e far iniziare i Giochi, quindi… enjoy, please! ;D Adesso passiamo ai ringraziamenti: voglio un mondo di bene (? XD) a BlackandLupin, che recensisce e segue la storia, Queen Elizabeth, che fa esattamente lo stesso, e teampeeta, che ha inserito la qui presente (??) fanfiction tra le preferite e le seguite. Vi A-D-O-R-O! Arrivederci al prossimo capitolo (oggi sono più strana del solito)!

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Capitolo 34
*** You risked your career for me, I know it as well as you ***


Quando torno all’undicesimo piano, tutta la squadra mi viene incontro. Inizialmente, temo che sia perché non ho rispettato i patti, ma l’abbraccio di Nicole mi confonde: la mia accompagnatrice non ha mai dimostrato di tenere particolarmente a me o a Thresh: allora perché questo? La fisso con uno sguardo interrogativo e lei comincia subito a parlare: – Tesoro, sei stata meravigliosa! La tua spontaneità li ha letteralmente conquistati! Con il sette che hai preso, potresti addirittura diventare la vincitrice più giovane di tutti i tempi! – La osservo per capire se scherza o mi sta prendendo in giro. La sua aria sognante, però, mi conferma la sua terribilmente sciocca speranza. Come può anche solo far finta di pensare che io ce la posso fare? Forse non ha compreso fino in fondo il mio carattere. Casomai, è Thresh colui che potrebbe farla diventare famosa come accompagnatrice, e farò di tutto perché questo accada. – Complimenti, cara! – Vengo raggiunta da una Seeder sorridente. A quanto pare, ho fatto bene a disobbedirle. Il mio staff di preparatori si fionda a sbaciucchiarmi, lanciando gridolini estasiati per la buona impressione che devo aver fatto. Persino Rex mi guarda con sufficienza, confessando: – Sì, forse non sei così malaccio, ma di solito è la prima impressione che conta, no? – Mi trattengo dal saltargli al collo: con l’allenamento che ho fatto, forse potrei anche avere la meglio su di lui, cogliendolo di sorpresa. Chaff mi dà una sonora pacca sulla spalla, facendomi barcollare, prima che tutti quanti riportino la loro attenzione allo schermo: Caesar sta intervistando Thresh. Devo dire che lo avevo malgiudicato: con me è stato molto dolce ed ha cercato di mettermi a mio agio praticamente da subito. Fa lo stesso col mio compagno di distretto, che però si rivela esattamente il contrario di me: be’, del resto gli opposti si attraggono, giusto? Quest’ultimo pensiero mi fa sorridere. Veniamo raggiunti dall’ultimo membro della nostra équipe dopo tre minuti, e si ripetono le scene festanti di poco prima. Io, però, dopo avergli sussurrato: – Bel lavoro! – torno a guardare lo schermo. È il turno di Katniss. La osservo piroettare sul palco e parlare di sua sorella prima che venga chiamato Peeta e faccia la sua confessione shock: è innamorato della sua coetanea. Nessuno del mio gruppo fiata a causa della rivelazione del sedicenne. Rievoco i tre giorni passati ad addestrarci, e tutto mi appare chiaro: come ho fatto a non capirlo prima? Erano sempre insieme, sembrava ci fossero migliaia di segnali riguardanti un loro rapporto, magari un’amicizia stretta prima dei Giochi. Ed invece si è rivelato essere qualcosa di molto più profondo. Dopo un po’ mi riscuoto dallo stato di trance in cui ero stata inglobata, e mi rendo conto di essere esausta. Mi trascino verso la camera che occupo e crollo sul letto, addormentandomi all’istante, consapevole che domani inizieranno gli Hunger Games. Oh, come vorrei che Isabella fosse qui a confortarmi! Una serie di colpi ritmici alla porta mi sveglia: ovviamente si tratta di Nicole. Mi accorgo di indossare ancora l’abito di ieri sera, e mi affretto a cambiarmi prima di presentarmi nell’atrio. Faccio una veloce capatina in bagno e poi esco. I due mentori mi augurano buona fortuna. L’accompagnatrice mi saluta raccomandandomi di fare del mio meglio. Lo stesso accade con Thresh. Siamo solo noi due ad entrare nell’ascensore. Non appena le porte si chiudono ed il trabiccolo inizia a muoversi, lui bisbiglia: – Qualsiasi cosa succeda, ricordati una cosa. – Senza neanche ascoltarlo, faccio uscire dalla mia bocca la frase che trattenevo da troppo tempo: – Ti amo. – Lui mi guarda, sbalordito, prima di chinarsi a baciarmi e rispondere, sorridendo: – Anch’io. – Ci separiamo in fretta quando le porte dell’ascensore si spalancano. Veniamo trascinati in due direzioni diverse dai Pacificatori, ed io non faccio altro che pensare a quando hanno portato via Isa da me. Bella mi manca così tanto! Cosa darei per un paio di minuti di conversazione con lei! Accantono la riflessione su di Isabella quando vedo che, ad attendermi alla Camera di Lancio, o Recinto del Bestiame, mi attende Rex. Non c’è traccia di Julianne, Mag o Harry. Guardo diffidente il mio stilista, che sospira e dice: – Mi dispiace per tutto ciò che è successo fra noi. Di solito, tendo a comportarmi male con una persona quando ritengo che affezionarmi a lei non mi porterà altro che dolore. – Rimango a bocca aperta. È totalmente inaspettato, ma mi sento felice. Lo abbraccio di slancio, prima di salire sul cilindro. Mentre sale rivolgo un pensiero a tutti quelli che sono rimasti a casa con Isa, prima di trovarmi in piedi nell’arena. Bella e gli altri,  scompaiono dalla mia mente, mentre Claudius Templesmith, l’annunciatore ufficiale di tutti i Giochi, esclama: – Signore e signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!
 
The chapter thirty-four! Cavoletti di Bruxelles, sono rimasti only eight chapters prima che la storia si concluda. Già sono preoccupata per come descriverò la morte di Rue… Oggi avrei dovuto scrivere altri due capitoli ma, visto che sono le 20:53, lo farò domani. Adesso ne pubblico un altro prima di andare a guardare l’ottava stagione di “Bones”. Ed in questa puntata  i ringraziamenti vanno a: BlackandLupin, che recensisce e segue; Queen Elizabeth, idem; teampeeta, che ha inserito la storia tra le preferite e le seguite; e _candyeater03, che recensisce ed ha inserito la fanfiction tra le ricordate e le seguite.

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Capitolo 35
*** Nobody wanted to fuck with the white boy, Dre I'm cryin' in this booth ***


10… Glimmer è a pochi passi da me, pronta ad iniziare il bagno di sangue. 9… Marvel tiene lo sguardo basso, come se si vergognasse di ciò che sta per fare. 8… Marina studia il terreno tutt’intorno per capire se c’è qualche ipotetica via di fuga. 7… Max respira in fretta, spaventato da quello che sta per accadere. 6… Finch osserva alternativamente i boschi e lo strapiombo, che si trovano in due parti opposte, divisi dall’enorme lago che spero vivamente sia d’acqua dolce. 5… Thresh non sembra affatto preoccupato, piuttosto inquieto per qualcosa. 4… Katniss scruta ogni tributo per vedere se riesce a trovare l’altra metà degli Innamorati Sventurati del distretto 12. 3… Peeta l’ha trovata, e scuote il capo nella sua direzione, come per invogliarla a non fare qualcosa di cui poi potrebbe pentirsi. 2… Sophie ha adocchiato un paio d’asce, e non mi pare che abbia la minima intenzione di lasciarsele sfuggire. 1… William è per metà coperto dalla Cornucopia, perciò non posso osservarlo e capire le sensazioni che sicuramente avrà stampate in faccia. 0… Cato è il primo a scendere dal piedistallo al suono del gong. Corriamo tutti come dei forsennati. Inizialmente punto ad un set di coltelli che si trova a pochi passi di distanza, ma quando vedo che anche Clove li ha visti, lascio perdere: ho avuto modo di notare la sua bravura con quelle armi, e non voglio farmi uccidere subito. Afferro un minuscolo zaino e volo in direzione del bosco. Una volta al sicuro, cerco di riflettere. Guardo bene ogni singolo albero che mi circonda, controllo se ci sono cespugli di bacche a me conosciute, ed alla fine decido di non distanziarmi troppo da questa zona. Percorro ancora qualche metro alla ricerca di un buon nascondiglio, e quando lo trovo devo trattenermi dal fare i salti di gioia: è davvero perfetto! Si tratta di una macchia proprio al limitare del bosco, ma il fogliame è così fitto che posso osservare facilmente la distesa piatta in cui si stanno svolgendo gli scontri tra i tributi senza essere vista. Stabilisco che, per ora, è meglio non fare alcun tipo di movimento: me ne sto nascosta e scruto il territorio davanti a me, nel caso qualcuno si avvicinasse troppo. Facendo così, ho modo di vedere i corpo riversi di Sophie, che Glimmer ha colpito violentemente e più volte con un mattone, e William, che è stato ferocemente assassinato da Cato prima che quest’ultimo si rendesse conto di chi stava facendo fuori. Alla fine, rimangono unicamente i Favoriti… no, mi sbaglio. Max sguscia fuori dal grande corno dorato, ma Cato gli si avventa contro con un machete. Il mio amico crolla a terra, morto. Ancora non riesco a crederci. Dopo Martin, ne ho perso un altro, senza contare Isabella, che sicuramente starà guardando preoccupata la trasmissione. Mi chiedo se Isa sia preoccupata anche per suo cugino Thresh. Poi Cato scatta verso gli alberi e Bella scompare dalla mia mente. Vedo la spada del capo dei Tributi Prescelti trapassare Marina da parte a parte. Ha ucciso tre persone, forse anche di più, e l’unica per cui sembra provare rimorso è William, il fratello della sua Sophie. A quanto pare, non si dev’essere accorto che è stata proprio Glimmer, che ha protetto, ad ucciderla. Se lo sapesse… mi vengono i brividi solo a pensare alle conseguenze! E Clove? Si è resa conto della morte del suo amato? Credo di no, altrimenti il suo compagno di distretto sarebbe già a terra, grondante di sangue, con il manico di un coltello che fuoriesce dal suo petto. Sembra che il gruppo di alleati stia aspettando qualcuno. Peeta fa capolino da dietro il grande corno d’oro, ma non viene assassinato come mi aspettavo, anzi: risulta essere proprio colui che i Tributi Favoriti attendevano. – Allora, hai visto dov’è andata? – domanda Marvel, brusco. – Sì, da quella parte. – Il Ragazzo Innamorato indica un punto distante dal mio nascondiglio, ed io sospiro di sollievo, prima di cominciare ad interrogarmi sul perché sta facendo questo a Katniss, perché sì, dev’essere per forza lei, a meno che non si riferisse a me, a Finch o a Sarah, ma queste ipotesi sono una più improbabile dell’altra. Stacco qualche bacca zuccherina da un cespuglio: la fame è tornata a farsi sentire. Chissà se Isabella convincerà gli abitanti più ricchi del Distretto 11 a sponsorizzarmi. Isa ha grandi capacità persuasive. Questo pensiero mi fa sorridere ma, quando parte l’inno, Bella ed il resto del mondo svaniscono, mentre osservo i volti dei caduti: la tredicenne del 3, Max, Marina, il quindicenne del 5, Sophie, William, i due del sette, il ragazzo dell’8, quelli del 9 e la sedicenne del 10. Prima devono essere stati sparati dodici colpi di cannone.

Angolo dell’autrice: Il capitolo trentacinque! Oh, my God, la metà dei tributi è già stata spazzata via: Rue dev’essere estremamente preoccupata, me vedremo tutto nel prossimo capitolo, che scriverò questo pomeriggio. Adesso, come di consuetudine, i ringraziamenti: 1) BlackandLupin, che recensisce e segue; 2) Queen Elizabeth, idem; 3) teampeeta, che ha inserito la storia tra le preferite e le seguite; 4) _candyeater03, che recensisce ed ha inserito la fanfiction tra le ricordate e le seguite; 5) Libri_StoriaDiUnaVita, che recensisce e l’ha inserita tra le preferite e le seguite. Questo capitolo è dedicato a voi, che mi illuminate la giornata. Baci!

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Capitolo 36
*** You saved my life, now maybe it's my time to save yours ***


Vengo svegliata da un rumore. Scatto immediatamente a sedere mentre cerco di scrutare oltre la vegetazione per capire se qualcuno mi sta osservando. Dopo un po’, sento di nuovo quel leggero fruscio che però è bastato a scuotermi dal sonno leggero in cui ero piombata senza nemmeno accorgermene, a causa dei pericoli costanti che l’arena potrebbe riservarmi ed ovviamente per la paura di venir trovata da qualche tributo assetato di sangue, o, ancora peggio, l’intero gruppo dei Favoriti. Quando i miei occhi incrociano le iridi dal riflesso simile al vetro di un opossum, tiro un sospiro di sollievo, non prima di essermi guardata per bene intorno. La voglia di riposare se n’è andata. Adesso è un altro il pensiero che mi occupa la testa: devo assolutamente riuscire a scovare Thresh. Almeno so che non è morto nel bagno di sangue iniziale, ed escludo la possibilità che il cannone abbia decretato la sua morte mentre dormivo: mi sarei svegliata immediatamente, se l’avessi sentito rombare. Un secondo dopo essere giunta a queste conclusioni, quel pezzo d’artiglieria vecchio di settantaquattro anni, se non di più, spara. Sobbalzo, terrorizzata. È ancora notte, quindi è probabile, anzi quasi certo, che la vittima si sia fatta trovare dai Tributi Favoriti: sono gli unici capaci di andare a caccia a quest’ora. Chissà dove sono in questo preciso istante. Rabbrividisco se penso che possono essere a pochi metri di distanza dal mio nascondiglio e, di conseguenza, da me. Forse non è il momento migliore per andare a cercare il mio compagno di distretto. E se fosse proprio lui il morto? No, non è possibile. Ho sentito un unico colpo di cannone: Thresh, se fosse stato attaccato, avrebbe sicuramente reagito e magari sarebbe riuscito ad uccidere uno o due dei Tributi Prescelti ed anche a scappare, forse. In qualunque modo stiano le cose, è meglio che attenda il ritorno di quei carnefici prima di partire. Quei cinque non mi deludono: si fanno vivi dopo un po’, blaterando qualcosa a proposito della stupidità della ragazza che hanno fatto fuori. Sicuramente non si stanno riferendo a Finch, e non credo proprio che Katniss corrisponda alla loro descrizione, quindi deve trattarsi per forza di Sarah. Osservo ogni loro movimento, non aspettando altro che si addormentino profondamente. Non so se Capitol City stia trasmettendo ora il reality show ma, nel caso la risposta sia affermativa, mi sembra di vedere i miei familiari ed Isabella mangiarsi le unghie davanti allo schermo TV della piazza oppure in casa. Mi immagino l’espressione di Isa, cerco di riflettere su quali incitamenti possa farmi per incoraggiarmi, e sorrido. So che Bella è con me anche ora, e che non mi abbandonerà mai. Quel lontano giorno di sette anni fa, ho concluso davvero un ottimo affare, proponendole di diventare mia amica. Non potevo scegliere persona più affidabile di Isabella. Se Martin fosse ancora vivo, sia lui che Isa urlerebbero come pazzi davanti alla televisione, sperando che io non mi arrenda. Purtroppo, Bella è sola, ma la sua grinta vale per due. Mentre formulavo tali pensieri, tre dei miei peggiori avversari sono stati agguantati da Morfeo. Gli unici due ancora in piedi sono Clove e Peeta. Inizialmente se ne stanno entrambi in silenzio, fissando in direzioni opposte, poi il sedicenne parla. – Come stai? – Alla luce della luna, riesco a scorgere Clove che lo guarda inarcando un sopracciglio. – Come vuoi che stia? Siamo negli Hunger Games, 12, te ne sei dimenticato? – Lui la fissa. – Mi chiamo Peeta. E comunque mi riferivo a William. – Lei, tutt’a un tratto, s’irrigidisce. – Non pronunciare mai più il suo nome, 12. Sono stata chiara? – Il sedicenne continua a guardarla. – Mi chiamo Peeta. Ad ogni modo, se vuoi parlare di lui, io sono qui. – La quindicenne parla con tono di voce alterato: – Ma chi ti credi di essere, il detentore della verità assoluta su tutto e tutti? Lasciami in pace, 12! – Inaspettatamente, lui l’afferra per un braccio e la fa voltare nella sua direzione. – Ti ho detto che mi chiamo Peeta. – Si fissano intensamente negli occhi per qualche istante, prima che la ragazza ricominci a parlare, stavolta flebilmente. – Tu come ti sentiresti se avessi appena perso l’amore della tua vita? – Lui pare rifletterci per un attimo, prima di rispondere: – Mi sentirei morto dentro. – Clove annuisce, facendogli intendere di aver centrato il punto. Per alcuni secondi non accade nulla, poi Peeta fa passare un braccio intorno alle spalle della sua alleata e la stringe a sé. Dal canto suo, Clove affonda il viso nell’incavo del collo del sedicenne, singhiozzando leggermente. Io non muovo un muscolo. Forse è per questo che Peeta ha deciso di aiutarli a dare la caccia a Katniss. A causa di Clove. Perché, sinceramente, ora sono loro a sembrarmi gli Innamorati Sventurati dell’edizione.

Il capitolo trentasei! Eh, lo so, lo so. Stavolta non vi avevo accennato nulla riguardo i miei OTP proprio perché volevo sfruttare l’effetto sorpresa. Be’, la vera azione si svolgerà nel prossimo capitolo, come avete potuto intendere voi stessi. Corro immediatamente a scriverlo, per la vostra gioia (COSCIENZA: Seh, seh, come no. Scappate finché siete in tempo! IO: Ma sta’ zitta, brutto uccellaccio del malaugurio. Ehm… perdonatela, ragazzi, non sa quel che dice. COSCIENZA: Come, prego?! IO: Ne riparliamo dopo, neh!). E dopo questo penoso siparietto, saluto BlackandLupin, Queen Elizabeth, teampeeta, _candyeater03 e Libri_StoriaDiUnaVita, che sono i miei personali tesori.

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Capitolo 37
*** But I can never repay you, what you did for me is way more ***


Sono rimasta sveglia tutta la notte, in attesa che anche gli ultimi due Favoriti crollassero dal sonno, tenendoli costantemente d’occhio non solo per necessità, ma anche, lo devo ammettere, per curiosità, nel caso in cui tra i due accadesse qualcosa di più. Quando però si addormentano, rigidamente separati, inizia la prima fase del mio piano: trovare Thresh. Mi si scalda ancora il cuore quando ripenso alle battute che ci siamo scambiati in ascensore, e questo è un motivo in più per scovarlo. Sono sicura che, una volta che avrà vinto, ci saranno intere schiere di ragazze pronte a consolarlo, nel nostro distretto. Inizialmente, è probabile che accetterà solo il conforto di sua cugina Isabella, ma poi chissà, magari Isa quando si troverà una nuova migliore amica (il che spero vivamente che accada, perché Bella non può piangere sia la mia morte sia quella di Martin), gliela presenterà, e forse in lei troverà qualcuno simile a me. Se avranno una figlia femmina, potrebbero persino chiamarla Rue in mio ricordo, mentre se nascerà un maschio sarebbe bello dargli come nome quello di Martin. Isabella ne sarebbe molto contenta. Torno a concentrarmi sulla mia missione, eliminando momentaneamente Isa e tutti coloro a cui voglio più bene dalla testa. Dove può essere andato? Chiudo gli occhi e scavo a fondo nella memoria, per cercare di capire se, durante il bagno di sangue, l’ho visto dirigersi da qualche parte. Mi viene immediatamente in mente lo strapiombo dall’altra parte del lago. Ciò significherebbe attraversare il campo nemico con l’alto rischio di essere scoperta ed assassinata sul posto. Ma no, magari mi starò sbagliano e si trova qui nei boschi, da qualche parte. Questo semplifica la mia ricerca, ma leggermente, forse troppo leggermente. All’improvviso, mi trovo davanti ad una specie di bivio. Scelgo la strada che mi sembra meno tortuosa e proseguo con passo felpato in quella direzione. Mi rendo conto che è stata la scelta migliore, perché dopo un po’ sento provenire delle grida dal luogo in cui mi sarei probabilmente trovata se avessi seguito quel sentiero. Per sicurezza, comunque, comincio a camminare sempre più in fretta, non azzardandomi ancora a correre. Quando alzo lo sguardo, noto che è nuovamente notte. Ho camminato e riflettuto per l’intera giornata senza neanche mangiare. Mi fermo un attimo a raccogliere radici, nocciole, erbe ed anche qualche bacca prima di proseguire il cammino. Quando si fa troppo buio, decido di arrampicarmi su di un albero e passare la notte lì. Infilo le mani nei calzini trovati all’interno dello zaino raccattato nei pressi della Cornucopia il primo giorno e mi addormento con l’immagine di Sarah che fluttua nel cielo notturno stampata nei miei occhi. La mattina, non appena faccio per scendere, un debole ronzio mi blocca. Alzo lo sguardo e vedo nidi di api – o vespe – su ogni albero. Aguzzo lo sguardo e mi accorgo, con mio sommo orrore, che si tratta di aghi inseguitori. La paura mi paralizza e mi rintano nuovamente nel tronco cavo dell’albero in cui ho passato la notte. Bella la reputerebbe la decisione migliore o si vergognerebbe di me? Per la prima volta, non m’importa della risposta. Devo trovare Thresh ed aiutarlo, e devo essere ai massimi livelli per farlo. Così passa un’altra giornata, mentre cerco di capire come neutralizzare quei killer geneticamente modificati che si trovano a qualche metro d’altezza da me. Chissà come ho fatto a non accorgermene ieri sera. Poi mi rendo conto di una cosa alquanto strana: il loro ronzio è stranamente basso. In quel preciso istante, vedo Finch arrampicarsi su di un albero, e poco dopo Katniss arriva correndo e prende la sua stessa decisione. Il branco dei Favoriti la raggiunge poco dopo. Cato cerca di scalare il pino, ma è troppo pesante. In seguito, lui e Glimmer scagliano un paio di frecce in direzione della Ragazza di fuoco, mancandola. Si accampano sotto il suo albero, in attesa che scenda. La mattina vengo svegliata da un: – Pssst, pssst! – insistente. Fisso i miei occhi marroni in quelli ambrati di Faccia di Volpe, che mi indica il nido degli aghi inseguitori, mima il movimento di tagliarlo e fa cenno di dirlo a Katniss. Obbedisco. Devo ancora una volta ammirare la sua intelligenza. La ragazza in fiamme mi osserva attentamente, prima di comprendere e salire fino in cima all’albero, con l’intenzione di far crollare il nido sopra chi la vuole morta. Sospetto che la sua più grande speranza sia di riuscire ad uccidere Peeta, il compagno di distretto che l’ha tradita in tutti i modi possibili, non solo unendosi ai Favoriti, ma anche rendendo partecipe tutto il pubblico di Panem della sua simpatia verso la sua alleata, Clove. Chissà se tutto il loro amoreggiare era unicamente diretto alle telecamere dell’arena.

Angolo dell’autrice: Il capitolo trentasette! E sì, ancora Cleeta, non ne sarò mai stufa! Sono così adoraaaaaabili (sì, so che adesso avrò contro tutti gli adoratori della Clato, Clarvel, Peetniss, Clovniss e Throve, ma che ci posso fare? Io sono così)! Bien, passando alle cose serie come se quella non lo fosse… come trovate la storia? Soddisfa le vostre aspettative o, al contrario, le delude? Comunque mi sembra ovvio che non ci saranno altri contatti tra Rue e Thresh riguardanti il rating arancione della storia, anzi forse non ce ne saranno affatto. Perdonami, sorellina di _candyeater03! Detto questo, mi dileguo.

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Capitolo 38
*** But I ain't givin' up faith and you ain't giving up on me ***


Katniss sta per finire di segare il ramo. Il nido oscilla pericolosamente prima di staccarsi. Si schianta al suolo, ed un sciame inferocito di aghi inseguitori vola via da esso, in cerca del colpevole per neutralizzarlo. I primi esseri viventi che individua sono i Favoriti, quindi il gruppo omogeneo di assassini compostosi poco prima dell’inizio dei Giochi si mette a correre, terrorizzato ed incurante di qualsiasi altra cosa. La persona che più mi sorprende è Cato. Lui è Glimmer hanno scherzato per tutto il periodo in cui sono stati accampati sotto l’albero della Ragazza di fuoco, davanti ai miei occhi, ed hanno dormito a stretto contatto l’uno con l’altra, ed adesso lui che fa? L’abbandona, non pensando ad altro che a salvarsi. Mi chiedo se avrebbe fatto lo stesso, se al suo posto ci fosse stata Sophie. Probabilmente no, perché credo che, nonostante sia un Tributo Favorito, abbia un cuore, e che per tutto il tempo passato a Capitol City quest’organo abbia battuto per la sua coetanea proveniente dal Distretto 6. – Glimmer! – Sento un urlo, e riconosco immediatamente la voce di Marvel. Si discosta dai suoi alleati e prova a tornare dalla sua compagna di distretto per aiutarla, ma il capo dei Tributi Prescelti lo blocca, spingendolo il più lontano possibile da lì. – Continua a correre! Non puoi più fare niente per lei, tanto sarebbe successo comunque! – Una nota di dispiacere si insinua nella sua voce. È possibile che un’alleanza di questo tipo possa comportare anche un’amicizia. Non è detto che chiunque stringa un patto nell’arena voglia poi uccidere chi l’ha fatto con lui. Clove e Peeta sono scomparsi dalla mia visuale, così torno a poggiare lo sguardo verso la splendida diciassettenne del Distretto 1, e vorrei non averlo mai fatto. Il suo corpo è interamente coperto da orrendi bubboni violacei che mi provocano il riflesso del vomito. Un fruscio mi fa, con sollievo, distogliere l’attenzione dal macabro spettacolo che si trova qualche metro più giù. Vedo Finch sfrecciare in mezzo agli alberi, col chiaro intento di allontanarsi il più possibile da quel luogo. Un altro rumore, alle mie spalle, mi attira. Mi volto vedo che Katniss ha raggiunto la ragazza che, oramai è evidente, ha ucciso. Sembra un po’ frastornata: forse le vespe killer hanno punto anche lei. Toglie ad una aduna le dita di Glimmer dall’arco ed estrae con fatica la faretra, rimasta incastrata sotto la scapola. Sembra stia contando le frecce, quando un grido lacera l’aria. – Katniss, che ci fai ancora qui? Vattene! Che stai aspettando? Corri! – È Peeta. A quanto pare, non l’ha tradita. La sedicenne obbedisce, ma io non posso ancora muovermi, perché Cato, Clove e Marvel sbucano dal folto della foresta. Capiscono che il Ragazzo Innamorato non ha fatto altro che ingannarli per tutto questo tempo. Il diciottenne estrae la spada, mentre Peeta sfodera il suo coltello. La loro lotta è molto breve: Cato riesce a ferirlo molto profondamente ad un gamba dopo neanche tre minuti. Sta per finirlo quando Clove lo blocca, afferrandogli un braccio. – Lascia stare. Morirà dissanguato. Faremo meglio a trovare lei. – Il suo alleato, dopo qualche attimo d’esitazione, accetta. Il cannone spara, e l’urlo di dolore di Marvel è terribilmente straziante. Per un interminabile secondo, sembra che esista solo quello. Mi dimentico di tutto: la mia famiglia a casa, Isabella, Martin, Thresh… Nulla ha più senso, quando ti rendi conto di aver perso la persona amata. Finalmente, credo di aver capito quali erano i sentimenti di Isa il giorno in cui hanno ucciso il nostro amico. Povera Bella! Mi rincresce non essere stata in grado di consolarla nel modo più adeguato ma, da quel che vedo, so che non ci sarei mai riuscita. Isabella era inconsolabile, proprio come Marvel ora. Clove lo spinge delicatamente verso il luogo del loro accampamento, gettando un’occhiata ferita in direzione di Peeta, che ricambia. Quando anche Cato scompare in mezzo agli alberi, il ragazzo del Distretto 12 inizia a strusciare. Dopo poco, nel bosco torna a regnare la quiete. Per un attimo provo a pensare a come mi sentirei se vedessi il viso di Thresh proiettato in cielo. Subito vengo colpita ed attraversata da un dolore lancinante. Per la prima volta, comprendo appieno lo stato d’animo di Isa. Deve sentirsi così praticamente ogni giorno. Scaccio quel pensiero dalla mia mente e scendo in fretta dall’albero. Mi impongo di dimenticare Bella, ora, perché è giunto il momento che prosegua nella ricerca di Thresh. Qualcosa, però, mi blocca. Katniss. Morirà di sicuro, se non troverò un modo per aiutarla. So che non possono esserci due vincitori negli Hunger Games, ma voglio comunque aiutarla, così imbocco il sentiero preso da lei, sperando di raggiungerla in tempo e, magari, di incontrare Thresh durante il mio cammino.

Il capitolo trentotto! Oh, cavolo! Ma voi ci credete che, escluso questo, sono rimasti solo altri quattro capitoli? No, cioè, vi rendete conto che questo è il quintultimo? Io no, a dir la verità. Adesso, un messaggio rivolto a _candyeater03: so che ci tieni molto a leggere di Sophie, William, Cato e Clove, ma per questi tre devo ancora raggruppare tutte le idee. Ne ho già alcune, ma la maggior parte di quel che mi è venuto in mente riguarda altri personaggi, quindi, salvo imprevisti o anticipazioni, non inizierò a postare i loro punti di vista prima d’inizio dicembre. Scusa!

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Capitolo 39
*** Get up Dre, I'm dyin' I need you, come back for fucks sake! ***


Non è difficile seguire le orme di Katniss. Il suo corpo impazzito lascia evidenti segni di distruzione. Spero comunque che non sia andata troppo lontano. Del resto, come potrebbe? È imbottita di veleno e, se non ricordo male, ferita ad una gamba. Scommetto che è stata lei a gridare, due giorni fa, dalla parte opposta del bosco in cui mi trovavo io. Immersa in tali pensieri, non mi accorgo di un insistente ronzio intorno al mio braccio fino a quando non sento un dolore acuto in quello sinistro. Stringo le labbra e controllo cos'è che mi fa così male. Il pungiglione di un ago inseguitore è conficcato nell'avambraccio. Lo estraggo, sempre con la bocca serrata per evitare di far uscire gemiti di dolore, e mi metto a cercare le foglie curative che vengono usate nel Distretto 11. Nel mentre, cerco di focalizzarmi su me stessa. Non devo lasciare che il veleno di quella dannata vespa killer mi ottenebri il cervello e la capacità di giudizio, così comincio a ripetermi mentalmente: “Mi chiamo Rue Mathony. Sono nata l'anno dei sessantaduesimi Hunger Games. I miei genitori sono morti. Io sono stata affidata a mia zia, insieme ai miei fratelli. Il nome della mia migliore amica è Isabella. Il mio amico Martin è stato ucciso poche settimane fa. Sono innamorata di Thresh Radioactive. Il giorno della mietitura, sono stata scelta come tributo. La mia mentore è Seeder, l'accompagnatrice Nicole, i preparatori Julienne, Mag ed Harry, mentre lo stilista si chiama Rex. Durante la Cerimonia di Apertura, ero vestita da contadina. Ho preso 7 come punteggio alla sessione privata con gli Strateghi. Ho giurato di morire per far vincere Thresh. In questo momento, sono sulle tracce di Katniss Everdeen”. Fortunatamente, individuo presto le foglie che cerco. Ne strappo una manciata e le lego intorno alla parte lesa del mio braccio, prima di proseguire. Trovo la Ragazza di fuoco stesa in una buca poco profonda. Noto immediatamente i punti feriti sul suo collo e la mano destra. Colta da un'improvvisa ispirazione, torno nel luogo in cui si trovano le foglie e ne raccolgo molte altre. Mi reco nuovamente da Katniss e ripeto lo stesso procedimento che ho usato per fasciare il mio avambraccio. Il cannone non ha più sparato dopo la morte di Glimmer, quindi la sedicenne è sicuramente viva. Per precauzione, appoggio l'orecchio sul suo petto, nel punto esatto in cui si trova il cuore. Lo sento battere non troppo debolmente, ma molto al di sotto della norma. Sarà a causa delle punture subite. La veglio per ore, eppure non accenna a svegliarsi, così tiro fuori un po' del cibo che ho raccolto ed inizio a mangiare. La sera, l'unico viso a comparire in cielo è quello della bionda dell'1. Mi arrampico su di un albero a ridosso della buca in cui vi è il corpo privo di coscienza di colei che vorrei diventasse la mia alleata, infilo le mani nei calzini esattamente come le notti precedenti e mi addormento, sognando di essere ancora a casa, a cucinare con la zia, parlare con Isa e giocare coi miei fratelli. La mattina vengo svegliata da un potente rombo di cannone, che fa evaporare all'istante il viso di Bella dalla mia mente e la felicità che provavo mentre ero nel mondo dei sogni. Il sorriso mi scompare dal volto. Scendo di volata giù dall'albero per controllare il battito cardiaco della ragazza dagli occhi grigi. È migliorato rispetto a ieri, quindi non è lei ad essersene andata. Forse si tratta dei Favoriti, in fondo anche loro sono stati punti. O magari è Peeta: Cato lo ha praticamente gambizzato. Rabbrividisco al pensiero che possa trattarsi del mio Thresh. Oppure si tratta di Finch: che la sua intelligenza l'abbia tradita? Cerco di ricordare chi altro c'è. Wonder, il ragazzino del 3, e Jason, lo zoppo del 10. Chiunque sia, siamo quasi giunti agli ultimi otto. Ancora un morto, e gli intervistatori di Capitol City si precipiteranno dalle nostre famiglie per intervistarle. Non oso allontanarmi dal mio nuovo nascondiglio neppure per cercare Thresh: la paura di essere uccisa è troppo grande. Mi do mentalmente della stupida: come posso aver paura della morte se ho deciso io stessa di lasciare questo mondo per permettere al ragazzo che amo di vivere? Isabella si vergognerebbe di avere un'amica con simili timori. Ma no, Isa ha capito quando gliel'ho spiegato, durante i saluti finali. Bella è una delle poche persone di cui mi posso fidare. La lista è diminuita dalla morte di Martin. Pensare a loro mi provoca solo dolore, quindi decido di andare a raccogliere qualche altro frutto, senza allontanarmi troppo, beninteso. La sera, è il viso di Jason ad apparire in cielo. La mattina dopo, Katniss apre finalmente gli occhi.

Angolo dell'autrice: Il capitolo trentanove! Ehm... in realtà sarebbe dovuto essere più corposo, ma per oggi ho deciso che bastava. Domani finirò di scrivere la storia, in fondo mi sono rimasti solo tre capitoli.*piange* Vabbè, torno ad assillarvi con le mie domande insensate: sono l'unica a guardare “Inazuma Eleven GO!” ed a tifare per la coppia formata da Victor Blade e Skie Blue, o, come molti preferiscono chiamarli, Kyousuke Tsurugi ed Aoi Sorano? Di certo sono l'unica a shippare Mark con Victoria. *sorride come un'ebete* Forza Tori! Okay, adesso vi saluto. Bye! Adieu! Au fiedersen! Insomma, ciao da JackiLoveCatoniss4ever!

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Capitolo 40
*** It literally feels like a lifetime ago ***


Mi nascondo dietro all’albero su cui ho dormito queste ultime due notti. Non conosco Katniss e non posso essere sicura di ciò che farebbe vedendomi. Lei appare confusa. Si guarda intorno fino a quando non individua l’arco che ha rubato dal corpo inerme di Glimmer. Afferra anche la faretra e finalmente conta le sue frecce. Mi sposto per osservarla meglio, ma un fruscio mi tradisce. La Ragazza di fuoco si volta nella mia direzione. Mi appiattisco contro la corteccia dell’albero, anche se sono praticamente certa che oramai sia troppo tardi. Mi ha già visto. Viene lentamente nella mia direzione e dice, con voce calma: – Rue? Tranquilla, non voglio ucciderti. – Dopo una rapida valutazione, decido che posso fidarmi di lei. In fondo, ha seguito il mio consiglio, o meglio, quello di Finch. Mi allontano dall’abete e la fisso timidamente. Mi fa un sorriso che io ricambio. Sì, non mi tradirà. Forse è a causa del fatto che ho la stessa età di sua sorella Prim, o magari si tratta di qualcos’altro, ma il suo sguardo quasi materno mi induce a pensare che sia una bella persona. I suoi occhi si spostano in un punto imprecisato dietro di me. Prende una freccia dalla faretra che ha sulla schiena e la incocca all’arco. Mi allontano da quell’arma, spaventata, ed inciampo in qualcosa. Un frammento di pietra tagliente. Mmmh, forse potrei usarlo come coltello. Lo raccolgo e lo metto nella mia bisaccia. Intanto, Katniss ha centrato il suo obiettivo. Alzo la testa e riconosco immediatamente il fagiano testagrigia. Senza parlare, accendo un fuoco, mentre lei scuoia l’animale. Si cuoce in poco tempo durante il quale chiacchieriamo un po’, anche se di cose che no hanno la minima importanza. Le racconto dell’11, di mia zia ed i miei fratelli, di Isabella. Nomino distrattamente Martin: non voglio che mi chieda com’è morto. Lei mi parla del suo distretto e dei suoi familiari, citando spesso il nome di un certo Gale. Ci interrompiamo per mangiare. Quando finisco la mia coscia, cerco di non guardare con troppo desiderio la sua. – Vuoi anche la mia? – Tengo gli occhi bassi, chiedendomi come abbia fatto ad accorgersene. – No, sono sazia. – Un risolino le fuoriesce dalle labbra. – Tieni. – Accetto la sua offerta, seppur sentendomi un po’ in colpa. – Grazie. – Dopo un breve attimo di silenzio, mi domanda – Che è successo mentre dormivo? – Senza pensarci neanche, le rispondo: – La ragazza dell’1 e il ragazzo del 10. – Annuisce. – E il ragazzo del mio distretto? – chiede. Sorrido. – Lui sta bene. Credo che sia giù al fiume. – Ricordo che, mentre Peeta prendeva quella direzione, ho sentito un lieve scroscio d’acqua. Abbassa lo sguardo sui resti del fagiano. Non resisto alla tentazione. – È tutto vero? – domando, curiosa come non mai. – Cosa? – Sembra interdetta. – Tu e lui… – Il mio tono di voce è malizioso. Le scappa una risata. – E dove sono Cato e gli altri? – Il suo tentativo di fuorviarmi ottiene i risultati sperati, ricordandomi che sono in un’arena, e non davanti ad Isa. – Loro sono giù al lago. Hanno raccolto tutte le provviste in una piramide. – Non sono molto specifica, ma pare che a lei questo basti. – Sembra invitante. – Sorridiamo insieme. Sento che le sta venendo in mente un piano. La notte dormiamo entrambe nel suo sacco a pelo, e la mattina ci mettiamo subito in moto. – È legna verde. Fa un sacco di fumo. Questo accendilo per ultimo, poi allontanati immediatamente da qui – mi ordina dopo che abbiamo raccolto tutte quelle cataste. – D’accordo. – Faccio un cenno d’assenso. – Distruggerò le loro provviste e poi ci rivedremo al luogo del nostro primo incontro – afferma. – Ci serve un segnale nel caso una di noi venisse presa – propongo. – D’accordo. Di che tipo? – domanda. Proprio in quel momento, vedo la sua spilla con la ghiandaia imitatrice. – Questo. Ascolta. – Le faccio sentire le quattro note che cantavo sempre al frutteto alla fine di una giornata di lavoro. Tutti i volatili nei dintorni le ripetono. – Ghiandaie Imitatrici. Sì, giusto. – Guarda incantata gli alberi. – Prova tu. – Ripete il fischi alla perfezione. – Bene, se sentiamo questo significa che stiamo bene e che torneremo presto – aggiungo. – Va bene – conferma. Di slancio, l’abbraccio. – Ehi! Ci rivediamo presto. – Sembra stupita. Di certo, anche a casa lo saranno, in special modo Bella. Non ho mai avuto molti amici, all’infuori di lei e Martin, e non credo che Thresh si possa definire propriamente un amico. – Sta’ attenta – la metto in guardia, prima di separarci. Le ho indicato il luogo in cui i Tributi Favoriti sono accampati. Non dovrebbe faticare molto a raggiungerlo. Accendo i primi due fuochi. Subito dopo aver dato fuoco alla seconda catasta di legna, sento un boato. Non riesco a trattenere un sorriso. Katniss ce l’ha fatta! Improvvisamente, cado in una trappola dei Tributi Prescelti, e comincio ad urlare ininterrottamente.

Il capitolo quaranta! Scriverò gli ultimi due questo pomeriggio. Avrei voluto parlare di più di Isabella, ma diventa sempre più difficile inserirla nei pensieri di Rue. Ho cercato di attenermi ai dialoghi del film. Che dite, ho fatto un buon lavoro? Anche voi avreste voluto che Isa comparisse molte volte? Personalmente, mi mancherà non occuparmi più di Bella, perché non credo che riprenderò più questo personaggio. Forse quello di Martin sì, ma è probabile che la migliore amica della nostra protagonista finisca nel dimenticatoio, a meno che non vogliate scriverci su voi. XD Be’, mi sembra di aver detto tutto.

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Capitolo 41
*** But I still remember the shit like it was just yesterday though ***


Le urla si sono interrotte oramai da un bel po’. Ho smesso subito dopo aver compreso che le mie grida avrebbero potuto attirare i Favoriti invece di Katniss. Sospiro. Solo io sono capace di infilarmi in guai del genere. Gli Strateghi staranno sicuramente proiettando questa scena. A casa, tutti quanti vedranno la mia debolezza. Immagino già i visi sorridenti e maliziosi di Lily, Ava, Caroline, Reagan e Chloe. No, forse non Lily. Spero fermamente che, dopo il discorso che le ho fatto quel giorno che ora mi sembra lontano anni luce nel frutteto, sia cambiata almeno un po’. Non mi sembra di chiedere troppo. Il mondo è andato in rovina a causa di odi, gelosie, invidie e rancori: che c’è di male nel voler persuadere una persona che non sono quelli i mezzi per ottenere qualcosa? Isabella sarebbe d’accordo con me. Ammesso che Isa non si vergogni della sottoscritta per la situazione in cui si è cacciata: sono intrappolata in una rete da non so nemmeno quanto tempo, e non posso chiedere aiuto perché sarebbe come issare una bandiera con su scritto: “Venite a prendermi!”. Non posso permettermi ulteriori strilli, ed in questo modo sono daccapo. Poi il mio sguardo intercetta un’ala bianca e nera sventolarmi davanti. Ma certo, il fischio! Ripeto immediatamente le quattro note che ho insegnato alla mia alleata, ed i volatili lo imparano subito. – Rue? Sei tu? – Questa voce… Non ci posso credere! È impossibile che lui sia qui! È come se fosse Bella, o mia sorella Rhoda, o la zia, o chiunque altro io abbia lasciato al Distretto 11. Ma lui non è all’11 con Isabella, no. Lui è qui con me per la stessa ragione. Con un sorriso a illuminarmi il volto, lo chiamo. – Thresh! – Il cugino della mia migliore amica sbuca fuori dal folto del bosco e mi corre incontro. – Rue! Oh, mio Dio, ma cosa ti è successo? – domanda, preoccupatissimo. – Sono rimasta intrappolata. Dev’essere opera dei Tributi Favoriti – spiego. – Sicura che non sia stata invece la ragazza del 12? – chiede, dubbioso. – No, Katniss è mia amica. Ci siamo alleate ieri. Liberami, per favore! – lo imploro, disperata. – E come? Non ho nulla di tagliente! – Cerco di pensare in fretta ad una soluzione. – Prova a strappare la rete con le tue mani. – Il risultato è inutile. – Niente da fare. Non so di cosa è fatta, ma è senza dubbio opera di Capitol City. – Il mio respiro si fa sempre più affrettato, finché non mi balena in mente un’altra idea, l’ennesima di questa giornata tremenda. – Aspetta! Dovrei avere un frammento di pietra tagliente in tasca. – Frugo nei miei pantaloni, poi nella casacca, ma non trovo nulla. – Oh, no! Devo averlo perso! – Mi salgono le lacrime agli occhi. Dove sei, Katniss? Non può essere morta: avrei sentito il colpo di cannone. – Puoi dirmi la strada che hai fatto per arrivare qui? In questo modo, posso provare a cercarlo, o magari trovare ancora prima qualcos’altro di tagliente. – Mentre gli indico a ritroso il percorso che ho fatto per giungere fino al punto in cui ci troviamo noi adesso, mi domando come faccia d avere la mente lucida in circostanze del genere. Dev’essere una specie di dono, come quello di Isa di tirar fuori la grinta ed il coraggio dagli altri. Quando lo guardo allontanarsi, sorrido. Eh sì, non c’è alcun dubbio: Thresh è sicuramente il cugino di Bella. A mano a mano che passa il tempo, però, comincio a preoccuparmi. Com’è che non si fa vivo? Non è riuscito a scovare proprio nulla? Oppure mi ha semplicemente abbandonato al mio destino, tornando al suo nascondiglio? Mi rifiuto anche solo di prendere in considerazione quest’ultima possibilità. Comunque sia, non posso più starmene con le mani in mano. Devo fare qualcosa. Ripeto ancora il fischio e, dopo poco, con mia somma gioia, lo sento tornare da me. – Katniss! Katniss! – comincio ad urlare. – Katniss, aiutami! Katniss! – La Ragazza di fuoco appare dopo pochissimo tempo correndo in mio soccorso. – Katniss! – ansimo un’ultima volta, la paura che inizia a scomparire, lasciando però al suo posto una grande agitazione. Dove sarà finito Thresh? Sto pensando a questo, quando lei tira fuori il suo coltello. – Shh, sta calma! Va tutto bene! – Dopo pochi istanti, sono finalmente libera da quella dannata rete piazzata lì strategicamente dai Tributi Prescelti. Abbraccio la sedicenne, che continua a ripetermi tra i capelli: – Va tutto bene! Va tutto bene! – Mi stacco da lei e sto per aprir bocca, quando mi paralizzo. Marvel è a pochi metri di distanza, pronto a scagliare una lancia. Katniss tira una freccia dritta al suo petto e lo colpisce. Io, però, non riesco a vedere bene la scena. Sono troppo concentrata sul dolore lancinante provocatomi dall’arma del diciassettenne dell’1, che decido di estrarre.

Angolo dell’autrice: Il capitolo quarantuno! So che l’ultima frase è deludente, ma non riusciva a venirmi in mente niente. Sorratemi! XP Vabbè, la morte di Rue, per quanto complicata, è pur sempre descrivibile (?), quindi farò del mio meglio nel prossimo (ed ultimo) capitolo, cercando di soddisfarvi. Bando alle ciance, corro immediatamente a scriverlo. Certo, prima devo raccogliere un po’ le idee, ma spero vivamente di ottenere un buon risultato. Ovviamente sarete voi a giudicare, perciò… che ne dite di una recensioncina piccina picciò? Oddio, era da un sacco di tempo che non chiedevo recensione. Okay, basta con gli scleri.

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Capitolo 42
*** You walked in, yellow jump suit, whole room, cracked jokes ***


Katniss si volta verso di me e, quando nota che dal mio stomaco fuoriesce l’arma lanciataci contro dal Favorito, un’espressione di puro orrore le si dipinge in faccia. Io, intanto, ho il respiro mozzato. La testa mi gira vorticosamente, ed il dolore al basso ventre ed alla schiena non lascia dubbi: sono appena stata trapassata da una lancia. Ciò che provo è indescrivibile: non mi sono mai sentita così male prima d’ora. Quando, finalmente, estraggo anche la punta aguzza dell’arma, la lascio cadere, crollando immediatamente a terra. Sento abbastanza distintamente gli ansiti dellmia alleata, che si inginocchia accanto a me e posiziona la mia testa sulle sue gambe. Inizia a slacciarmi la casacca per controllare la gravità della ferita, e dal suo sguardo distrutto e perso capisco che oramai non c’è più niente da fare. Stranamente, non provo disperazione, né tantomeno odio. Sapevo già, quando tutto questo è iniziato, che alla fine sarebbe andata così: anzi, lo avevo perfino programmato per far vincere Thresh. Ora, però, sono consapevole che non sarà lui a trionfare, bensì la ragazza che sta cominciando a singhiozzare sopra di me. Ricordo il fuoco nei suoi occhi quando si è offerta volontaria per la sorella, le fiamme che si riflettevano sulle sue iridi grigie durante la sfilata dei tributi, l’attenzione che riservava ai corsi di sopravvivenza al Centro di Addestramento, l’abito che indossava durante la sua intervista, ed adesso mi focalizzo sulla scintilla che splende intorno alle sue pupille, offuscando il mondo circostante. Sarà lei a tornare a casa, ma non da sola. Peeta rimarrà al suo fianco, e prima o poi tutti quanti noteranno quel che sto vedendo io ora. Questa ragazza così forte sarà un simbolo. Molto probabilmente, lo è già, ma il suo potere si rafforzerà e le permetterà di andare contro il governo sadico del presidente Snow. La sedicenne che si trova qui con me sarà colei che darà inizio alla tanto agognata rivoluzione. Ci sono voluti anni prima che arrivasse qualcuno come lei, ma ora che è qui finalmente verrà istituito un regime di libertà molto diverso dall’attuale autocrazia, e gli Hunger Games finiranno per sempre. L’unico mio rimpianto è quello di non poterla sostenere in questo arduo compito. – Va tutto bene! Va tutto bene! Passerà presto, vedrai! – Cerca di diluire con un sorriso le lacrime che le stanno già rigando il volto ed il tono strozzato con cui mi si è rivolta. Una lacrima scende anche sul mio viso ma, al contrario di quello che la gente può pensare, non è di dolore, bensì di gioia. – Tu… devi… vincere. – La mia voce è soffocata ma decisa. Lei non risponde. – Ti va di cantare? – Il mio ultimo desiderio. – Certo. – Inizia ad intonare qualcosa che sembra sia una ninnananna. Assimilo ogni parola, fissando il cielo, fino a quando una luce accecante mi investe, e non sento più nulla. All’improvviso, torno a vedere normalmente. Sono sulla distesa in cui sono iniziati gli scontri. La Cornucopia risplende al centro del prato. Intorno a me, ci sono tutti coloro che sono già morti. Quelli a cui non ho mai dato molto peso, ovvero Wonder – a proposito, forse ho confuso quel boato con il suo colpo di cannone – e la tredicenne del 3, il quindicenne del 4, i due del 7, Sarah ed il suo compagno di distretto, i tributi del 9 e Jason e la sedicenne del 10, stanno giocando a frisbee sulla riva del lago. Li fisso incredula, prima di voltarmi ad osservare gli altri. Marina e Max si tengono per mano ai margini del bosco, mentre Sophie e William parlano ininterrottamente, con dei grandi sorrisi stampati sui loro bei volti. Glimmer ha una mano poggiata sulla spalla di Marvel, che sembra estremamente deluso, e sta cercando di consolarlo, dicendogli: – Almeno tu sei arrivato agli ultimi otto e quando sei morto non eri un orrore. E poi, guarda il lato positivo: finalmente siamo insieme! – aggiunge con malizia, prima di chinarsi a baciarlo. Quando i due si staccano, il diciassettenne dell’1 mi nota e mi viene incontro: – Ehi, Rue! Scusami per averti uccisa, ma sai come funzionano i Giochi, no? – dice tutto d’un fiato. Gli sorrido per tranquillizzarlo. – Non c’è problema. E poi avrei perso comunque. Sono Katniss e Peeta i predestinati a trionfare. – Marvel e Glimmer, che intanto ci ha raggiunti, mi fissano sbalordita. – Ma allora l’hai capito anche tu! – esclamano all’unisono. – Certo. Le fiamme non erano solo decorative, ma una cosa che avevano all’interno dei loro cuori. – Chiacchiero un po’ con loro ricevendo la conferma che tutti i tributi sono giunti alla nostra stessa conclusione riguardo gli Innamorati Sventurati del Distretto 12. Pian piano, ci raggiungono tutti, compreso Thresh. L’ultimo è Cato. E finalmente c’appostiamo tutti intorno al lago: la ribellione ha inizio!

Il capitolo quarantadue! Cavoli, non vi avevo nemmeno avvertiti di quando avevo passato la metà, ma pazienza. Ringrazio per ovvi motivi BlackandLupin, Queen Elizabeth, teampeeta, _candyeater03 e Libri_StoriaDiUnaVita. Vi consiglio caldamente di ascoltare le canzoni “Diamonds” di Rihanna, che ha ispirato la mia precedente fanfiction, ed “I Need A Doctor” di Skylar Grey, Eminem e Dr. Dre, che dà il titolo a quest’altra storia. Infine, vi do appuntamento alla mia prossima fanfiction, che comincerò a scrivere domani stesso e che narrerà il punto di vista di Thresh: “My Blood Is Burning”. Spero di avervi soddisfatti. Magari ci rivediamo presto, chissà.

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