Destroy me, Granger.

di niallerguitar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Malfoy Manor ***
Capitolo 2: *** Mudblood ***
Capitolo 3: *** Letter ***
Capitolo 4: *** Touch ***
Capitolo 5: *** Remorse ***
Capitolo 6: *** Death eater ***
Capitolo 7: *** I'm sorry ***
Capitolo 8: *** Daily Prophet ***
Capitolo 9: *** Shame ***
Capitolo 10: *** Never let me go ***
Capitolo 11: *** Forget everything I told you ***
Capitolo 12: *** Make me fine ***
Capitolo 13: *** If you go away ***
Capitolo 14: *** Regret ***
Capitolo 15: *** Hogsmeade ***
Capitolo 16: *** Never stop ***



Capitolo 1
*** Malfoy Manor ***


                             
Nialleraudition

MALFOY MANOR
L'enorme letto a baldacchino scricchiolava sotto il peso di Draco, che continuava a muoversi ripetutamente, cercando invano di trovare una posizione comoda. Ma i pensieri che lo tormentavano, sembravano ostinati a non lasciarlo in pace. Eppure in quella stanza, non costretto a sopportare la altrui compagnia, pensare era  pressoché inevitabile. La stanza dalle mura blu notte, avrebbero dovuto donargli serenità ma l'unica sensazione che provava non era altro che la solitudine. Una solitudine opprimente, che non gli lasciava scelta. 
Perché lui non l'ha mai avuta.
Fin dalla nascita, il suo destino era sempre stato progettato da qualcun altro al posto suo. Non aveva scelta, anzi aveva quasi l'obbligo di obbedire a tutto quello che i suoi genitori pretendevano, o che almeno si aspettavano. Eppure, chi se lo sarebbe mai aspettato che lui, Draco Malfoy, re delle Serpi, da sempre apparso agli occhi della gente come un ragazzo arrogante e viziato, per tutto questo tempo, non fosse stato altro che un'insulsa marionetta? 
Respinse l'odio che sentiva dentro di se, ingerendolo come un boccone amaro. Rassegnato al fatto che la libertà che aveva sempre sperato e bramato, non sarebbe mai riuscito ad assaggiarla davvero, chiuse gli occhi lasciandosi trasportare nell'unico luogo dove non c'erano regole né confini, un luogo dove non doveva né ferire né accontentare qualcuno.
Il letto freddo non migliorava la sua situazione, ricordandogli quanto in realtà fosse solo. La beatitudine che sentì quando ebbe chiuso gli occhi fu immensa. Avrebbe preferito dormire e rifugiarsi nei sogni per sempre, piuttosto che affrontare la dura realtà che lo circondava. Essere un Mangiamorte non era facile. Poteva convincersi anche tutto il giorno che lui non lo fosse davvero, che lui non facesse davvero parte di quel mondo, ma quando il Marchio gli pulsava ardente sull'avambraccio non poteva che sperare soltanto che quel bruciore lo annientasse. 
Infine, il suo sonno venne brutalmente interrotto dal trambusto che sentiva provenire dal piano di sotto, il che era un avvenimento più unico che raro in quella casa dove non si sentiva mai volare una mosca. 
Inizialmente non ci fece caso, speranzoso di restare ancora un po nei suoi sogni fingendosi chiunque altro che non fosse lui, ma il rumore non faceva che crescere, pertanto, preoccupato che qualcosa- qualunque cosa- potesse essere andata storta, scese dall’enorme letto a baldacchino e decise di scoprire il motivo di tale baccano.
Lasciò la sua stanza e percorse il corridoio e le scale che lo separavano dal salotto con il cuore martellante nel petto per l’ansia.
Entrò nella sala ed i suoi occhi, fra tutti coloro che erano presenti, finirono sul Golden Trio che si trovava impaurito in mezzo alla sala. 
Draco perse un battito, cosa diavolo facevano loro qui? Nonostante l'odio che provava per Potter e i suoi due amici, non li voleva lì. Era assurdo anche solo guardarli, sapendo che in casa sua non erano di certo degli ospiti graditi. 
<< Dicono che hanno preso Potter. Draco vieni qui. >> disse sua madre Narcissa, una donna alta e magra, dall'aspetto delizioso ma estremamente freddo che in quel preciso istante aveva dipinto sul volto un espressione eccitata, sostituendo quella infastidita che tutta la famiglia Malfoy indossava costantemente. 
Draco rimase immobile per qualche istante, ripetendo nella sua mente quelle parole ancora e ancora.  
<< Allora ragazzo? >>
Quella voce ebbe il potere di riportarlo alla realtà: Greyback, un lupo mannaro sostenitore di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. 
Draco restò impalato sulla soglia, sentendosi impacciato ed impaurito. Non era una cosa nuova che avesse paura, ormai non faceva altro che sentirsi terrorizzato. Guardò Narcissa e suo padre, Lucius, che lo fissavano aspettandosi una risposta. 
Cosa avrebbe dovuto dire? 
<< Allora, Draco. E’ lui? E’ Potter? >>
Solo allora si costrinse a guardare Potter negli occhi, l'idiota aveva la faccia gonfissima e lo fissava dritto negli occhi aspettandosi una risposta affermativa da parte di Draco che, però, non arrivò. Non ancora, almeno.
L'odio che provava per Potter era immenso, era iniziato fin dal primo anno ad Hogwarts. Lo detestava per il modo in cui San Potter era riuscito a batterlo in qualunque cosa, per il modo in cui era adorato da tutti e sopratutto per il modo in cui lo aveva umiliato la prima volta che si erano visti sul treno, beffeggiandosi di lui. Da quel giorno aveva deciso di odiare Harry Potter, di odiare la sua cicatrice ed il suo coraggio. Un coraggio ed una determinazione che lui aveva sempre invidiato, costantemente. 
Ma nonostante quello che provava, era talmente vigliacco da non riuscire ad ammettere che, si cavolo, quel tizio era proprio Harry Potter: il bambino sopravvissuto. 
Si limitò soltanto a sussurrare con voce flebile: << Io non…non sono sicuro. >>
Distolse lo sguardo da Potter, portandolo su Weasley e l'amica Granger, che sembravano ancora più terrorizzati di Harry. Il biondo sentì il suo stomaco stringersi in una morsa, così stretta da soffocarlo.
<< Ma osservalo bene, dai! Avvicinati! >>
Draco annuì, e con il cuore in gola si avvicinò ad Harry per poterlo guardare meglio. Non che ne avesse 
bisogno ovviamente, sapeva perfettamente che era lui. Lo Sfregiato aveva tentato inutilmente di mascherare il suo aspetto con uno stupido incantesimo, facendolo risultare praticamente inutile. Almeno ai suoi occhi. 
Si inginocchiò di fronte al ragazzo, il groppo amaro in gola si ingigantiva ogni secondo che passava. Non ci riusciva. Non poteva. 
<< Draco, se saremo noi a consegnare Potter al Signore Oscuro, tutto sarà per… >>
<< Non ci vorremmo dimenticare chi è stato a catturarlo, spero, signor Malfoy. >> grugnì Fenrir Greyback digrignando i denti nel disperato tentativo di risultare tranquillo. 
<< Certo che no, certo che no! >>
Suo padre, in tutta risposta si era avvicinato nuovamente al viso di Potter, studiandolo con attenzione. Sicuramente suo padre sapeva che il ragazzo era lo Sfregiato, ma non potevano esserne del tutto sicuri. 
Lucius, alzando il mento con fare altezzoso, si voltò verso il lupo mannaro guardandolo con sospetto.
<< Che cosa gli avete fatto? >> Chiese a Greyback. << Come si è ridotto così? >>
<< Non siamo stati noi. >>
<< A me pare più che altro una Fattura Pungente. >>
Draco, involontariamente, fece cadere il suo sguardo sulla Granger, sicuro che fosse stata lei ad aver gonfiato Potter come un pallone. Provò pena per il suo tentativo, ma ne rimase comunque colpito. Di lei, invidiava tanto quel suo senso pragmatico che la portava a fare il meglio che poteva anche in situazioni estreme.
<< C’è qualcosa lì, potrebbe essere la cicatrice, molto tirata… >> continuò suo padre sempre chinato, << Draco, vieni qui, guarda bene! Che cosa ne dici? >>
Con riluttanza e sempre più spaventato dalla sorte che sarebbe toccata al Trio guardò Harry ancora una volta, sempre più sicuro che fosse davvero lui. 
Draco, per quanto si imponesse di pensare il contrario, sapeva che se lui avesse disfatto i dubbi dei presenti, affermando che quello era davvero Potter questi sarebbero morti. E la morte non era lontanamente simile ai dispetti e le litigate senza fondo che svolgevano quotidianamente a scuola. La morte era molto peggio. 
Come non aveva messo fine alla morte dello stupido preside di Hogwarts, non voleva mettere fine alla vita di quel trio. 
Draco non poté fare a meno di porgersi una domanda: perché tali decisioni spettavano sempre a lui? Perché toccava sempre a lui porre fine alla vita di qualcuno?

<< Non so. >> rispose, troppo impaurito per guardare suo padre negli occhi. 
Con tale dichiarazione se ne andò verso il camino, vicino alla madre.
<< E’ meglio essere sicuri, Lucius. Completamente sicuri che sia Potter, prima di convocare il Signore Oscuro… >> Narcissa Malfoy prese una bacchetta e cominciò a studiarla. << Dicono che questa è sua, ma non corrisponde alla descrizione di Olivander… >>
I due studiarono la bacchetta con attenzione, lanciando sguardi furtivi a Potter che giaceva indisturbato in mezzo alla sala grande ed ampia, dove dal soffitto pendeva un lampadario in oro e cristallo, che illuminava le pareti rivestite in legno e creava strani giochi di luce con gli oggetti sparsi un po’ ovunque.
<< Se ci sbagliamo, >> continuò sua madre, << se chiamiamo il Signore Oscuro per niente…ti ricordi cos’ha fatto a Rowle e Dolohov? >>
Sua madre rabbrividì mentre pronunciava quelle parole, come se fossero una condanna a  morte. Il Signore Oscuro non era mai stato bravo a perdonare, ogni mossa falsa poteva essere fatale. 
<< E la Nata Babbana, allora? >> ringhiò Greyback, attirando l'attenzione dei presenti su di loro. 
Draco vide il lupo mannaro mantenere ben salda la presa sulla Granger, portandola sotto la luce dove tutti poterono vedere la paura sul suo volto.
<< Un momento. Sì…sì, era da Madama McClan con Potter! Ho visto la sua foto sul Profeta! Guarda, Draco, non è quella Granger? >>
Il biondo sentì come una pugnalata al petto trafiggergli il cuore. Non osava guardarla, perché se avesse visto ancora una volta quello sguardo sarebbe stato capace di scoppiare in lacrime davanti a tutti. Perché quella situazione era talmente dolorosa per lui? Perché adesso si preoccupava di quei ragazzi come non aveva mai fatto in tutta la sua vita?
<< Io…forse…sì. >>
<< Ma allora quello è il ragazzo Weasley! Sono loro, gli amici di Potter…Draco, guardalo, non è il figlio di Arthur Weasley, com’è che si chiama…? >>
<< Sì. Può darsi. >>
Ma quando tutto sembrava andare per il peggio, il terrore non era ancora arrivato al suo culmine: in quel momento Bellatrix Lestrange fece la sua entrata teatrale nel salone, portando dietro di sè un alone di tristezza e solitudine. Dopo aver chiesto spiegazioni a sua sorella, cominciò a camminare intorno ai prigionieri. 
Il suo sguardo cadde sulla Granger, e in un attimo fu di fronte a lei. 
<< Ma questa è la ragazza Mezzosangue…la Granger? >>
Draco trovò il coraggio di guardarla cadere a pezzi, pezzo dopo pezzo. Ma quando anche gli occhi di lei furono su di lui, il biondo non riuscì a mantenere lo sguardo e dovette chinarsi.
Raramente aveva visto suo padre tanto eccitato, il che rendeva Draco ancora più disperato. Non voleva che morissero. Non ancora o almeno, non così. 
<< Potter? Sei sicuro? Il Signore Oscuro dev’essere immediatamente informato! >>
Mentre sua zia si accingeva a toccare il Marchio Nero, Draco strinse in pugno la sua bacchetta, conscio che non sarebbe stato capace di assistere a quella scena.
<< Stavo per chiamarlo io! Lo chiamerò io, Bella, Potter è stati portato in casa mia, e si trova quindi sotto la mia autorità… >>
<< La tua autorità! Tu hai perso l’autorità insieme alla bacchetta, Lucius! >> Ribatté prontamente Bellatrix. 
<< Come osi? Toglimi le mani di dosso! >>
<< Questo non ha nulla a che vedere con te, non sei stata tu a catturare il ragazzo… >>
<< Chiedo perdono, signor Malfoy… >> Grayback si intromise nella lite fra Lucius e la cognata, << ma siamo stati noi a catturare Potter, e spetta a noi l’oro… >>
<< L’oro! Prenditi pure il tuo oro, sudicio avvoltoio, a me non serve l’oro! Io cerco solo l’onore della sua…della… >> Bellatrix si zittì all’improvviso, dando modo a suo padre di poter alzare la manica. << FERMO! Non toccarlo, moriremo tutti se il Signore Oscuro arriva adesso! >>
Draco seguì lo sguardo di sua zia fino ad incontrare quella che gli parve una spada.
<< Cos’è quella? >>
<< Spada. >>
<< Dammela. >>
<< Non è sua, signorina, l’ho trovata io. >>
Senza che Draco riuscisse a capire il perché di tale reazione, Bellatrix schiantò il gruppo di Ghermidori al muro facendoli cadere a terra con un tonfo che risuonò in tutta l'abitazione, eccetto Greyback che rimaneva sotto il suo controllo. 
<< Dove hai preso questa spada? >>

Bellatrix sembrava stranamente terrorizzata e la cosa colpì Draco.
<< Come osi? >>
<< Dove hai trovato questa spada? Piton l’ha rinchiusa nella mia camera blindata alla Gringott! >>
<< Era nella loro tenda. Lasciami ho detto! >>
La situazione andava peggiorando ogni secondo che passava e Draco, da quello che aveva capito, sapeva che i tre non erano in una buona situazione. Cercò di imporsi del fatto che non gli importava se morissero o meno quella notte, tanto sarebbe successo prima o poi. Potter si era scavato la fosse fin dalla prima volta che aveva incontrato il Signore Oscuro, e i suoi amici lo avevano seguito alleandosi. 
<< Draco, porta fuori questa feccia. Se non hai il coraggio di finirli, lasciali in cortile, ci penserò io. >>
Narcissa provò a prendere le difese del figlio, ma venne subito messa a tacere dalla sorella, che urlava impazzita.
<< La situazione è più grave di quanto tu possa immaginare, Cissy! Abbiamo un problema molto serio! >>
Bellatrix guardò i prigionieri e poi, riprendendo quel poco di autocontrollo che le era rimasto disse: << Se è davvero Potter non bisogna ferirlo. Il Signore Oscuro desidera provvedere di persona a Potter…ma se scopre…devo…devo sapere… >> Si rivolse di nuovo alla sorella. << Rinchiudete i prigionieri nel sotterraneo mentre rifletto sul da farsi! >>
Per un attimo provò rabbia per loro, per i Mangiamorte e per sé stesso. Sopratutto per sé stesso. Perché non aveva nemmeno il coraggio di rispondere a tono alle provocazioni di Bellatrix, che non faceva altro che offendere il suo ego. Un ego che ormai sapeva di aver smarrito. Aveva perso la sua dignità fin dalla prima volta che aveva dato l'accesso al Marchio Nero di violare la sua pelle bianca e candida, disgustandolo di quello che era diventato. Di quello che stava diventato per vigliaccheria. 
<< Questa è casa mia, Bella, tu non dai ordini in casa… >>
<< Fai come ti dico! Non hai idea del pericolo in cui ci troviamo! >>
Draco si avvicinò con riluttanza al camino, indeciso sul da farsi. 
<< Porta questi prigionieri nel sotterraneo, Greyback. >>
<< Aspetta. Tutti tranne… >> Bellatrix fece una pausa di un millesimo di secondo che bastò per far impazzire il cuore dei presenti, << tranne la Mezzosangue. >>
La Granger non batté ciglio, non lasciò passare nei suoi occhi nemmeno un briciolo di terrore, facendo notare ancora una volta a tutti il suo istinto da Grifondoro che, Draco sapeva, in quella situazione non le sarebbe servito a molto. 
Sarebbe crollata a minuti, tutti lo sapevano. 
Weasley si dimenò dalla sua prigionia, scalciando e digrignando con i denti: << No. Prendete me, tenete me! >>
Continuò ad urlare, fin  quando Bellatrix non gli diede un sonoro schiaffo sul viso. 
Draco chiuse gli occhi, portandoli poi dall'altra parte della stanza. 
<< Se muore durante l’interrogatorio, tu sarai il prossimo. Un traditore del proprio sangue per me viene subito dopo un Mezzosangue. Portali di sotto, Greyback, e controlla che siano ben rinchiusi, ma non fare altro…non ancora. >>
Mentre il lupo mannaro eseguiva l’ordine con un ghigno, lei tirò fuori un pugnale d’argento, separò la Mezzosangue dagli altri prigionieri e la trascinò al centro della sala tirandola per i capelli.
<< Allora sporca Mezzosangue, dove avete preso quella spada? >> La voce di Bellatrix era tagliente come una lama, ma Draco non riusciva a guardare. 
Gli occhi di sua zia saettavano impazziti da una parte all'altra, tirando i capelli della Granger ogni volta che non osava rispondere. Poi, come un lampo, Bellatrix perse la pazienza e quando la Nata Babbana non rispose nuovamente, punì la sua impudenza scagliandole contro un Crucio che fece urlare lei di dolore e sanguinare il cuore di Draco.
<< Questo era un avvertimento: dove avete preso quella spada? >> Non rispose e di nuovo fu costretta a subire un potente Crucio.
Draco sentiva su di sé lo sguardo della madre, ma non se ne curava: sapeva che molto presto non sarebbe riuscito più a resistere.
<< Te lo chiedo un’altra volta! Dove avete preso quella spada? Dove? >>
<< L’abbiamo trovata…l’abbiamo trovata…PER FAVORE! >>
Urlò di nuovo e stavolta Draco si voltò a guardarla.
Le guance erano rigate dalle lacrime, i begli occhi scuri gonfi e rossi, il corpo stravolto dal dolore.
Non avrebbe dovuto curarsene di tutto il dolore che la Granger stava provando, ma era inevitabile. Era come se quando il Crucio la colpiva, colpiva impercettibilmente anche lui. 
<< Stai mentendo, sudicia Mezzosangue, lo so! Siete stati nella mia camera blindata alla Gringott! Dimmi la verità, la verità! >>
Un altro urlo trafisse il cuore di Draco.
<< Che cos’altro avete rubato? Che cos’altro avete? Dimmi la verità o giuro che ti trapasso con questo pugnale! >>
A quel punto il ragazzo, aprì la bocca e nel momento in cui lo fece, si pentì immediatamente di quello che aveva detto.
<< Bellatrix credo che... lei non ne sappia niente di questa storia >> balbettò Draco, avanzando verso di loro con la bacchetta stretta nella mano destra. 
Lo sguardo di sua zia vagò dalla sua bacchetta ai suoi occhi, cercando di scrutare un qualsiasi tipo di scherzo o inganno dietro la sua voce. Ma era maledettamente serio. Bellatrix lo guardò furiosa, puntando la bacchetta a sua volta contro di lui. 
A quel punto, Narcissa intervenne, dichiarando che quella situazione era estremamente ridicola. Ma sua zia, sembrava intenta ad approfondire il discorso. 
<< No, no... Voglio sentire le motivazioni di questo... insolente >> ruggì Bellatrix, passandosi la bacchetta da una mano all'altra con fare innocente.
Ma nessuno disse nient'altro, nessuno osò muoversi. L'unico rumore era quello della lampada di diamanti che cigolava sopra le loro teste. I presenti alzarono la testa verso il rumore e quello che videro li soprese: Dobby, l'ex elfo domestico dei Malfoy, dondolava sul lampadario facendolo oscillare da una parte all'altra. 
Dopo qualche secondo, il lampadario cominciò a vibrare e poi, con un cigolio e un minaccioso tintinnio, iniziò a cadere.
<< NOOOOOO! >>
Narcissa si era accorta dello slancio del figlio e aveva provato a trattenerlo, ma Draco era deciso a non farsi fermare.
Senza troppe cerimonie, evitò la madre, ma, quel millesimo di secondo, bastò perché il lampadario si fracassasse sul pavimento creando una confusione tale che Harry e Weasley, scappati dalla prigionia, avevano iniziato a schiantare incantesimi alla sua famiglia. 
Sapeva che avrebbe dovuto aiutare i suoi genitori, sapeva che avrebbe dovuto restare ma non lo fece. Non fece nulla di tutto ciò. L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso. 
<< Expelliarmus >> Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute al muro. 
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange.  
 
 

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Capitolo 2
*** Mudblood ***


                             
Mudblood
2

 
Intorno a lui era tutto immensamente bianco. Il colore regnava sovrano sulle pareti e sul pavimento freddo. Le ginocchia lo avevano abbondato per colpa della velocità con cui si era spostato da un posto all'altro. 
Si era materializzato nella sua vecchia casa, nello Yorkshire. L'odore di fresco e di campagna lo avvolse immediatamente, trascinandolo nei ricordi della sua opprimente e lugubre infanzia. Un'infanzia che gli era stata rubata, fin dal principio. 
Draco si rese conto di quello che aveva fatto soltanto quando guardò la ragazza che aveva portato con sé cadere dalle sue braccia. 
Cosa diavolo gli era passato per la mente? Cosa avevano pensato Bellatrix, Lucius e Narcissa vedendolo andare via con lei? 
Si pentì immediatamente di averla aiutata, avrebbe dovuto lasciarla marcire in quella casa tra le grinfie di Bellatrix. Avrebbe dovuto lasciarla soffrire, e magari lasciarla esalare l'ultimo respiro prima di morire. Chi era lui per mettersi contro la sua famiglia per colpa di un'insulsa Mezzosangue? 
Eppure, mentre guardava il suo volto contrarsi tra le sue braccia non poteva che soffrire dinanzi a tanto dolore. Non sarebbe mai sopravvissuto se l'avesse lasciata morire lì, per colpa di Bellatrix, proprio sotto i suoi occhi. 
Non sarebbe mai riuscito a sopportare di averla guardata morire senza fare nulla. 
Per la prima volta aveva agito d'istinto, tralasciando l'orgoglio i pregiudizi che aveva su di lei. Nonostante sapeva che il suo sangue fosse sporco, nonostante sapeva che lei era maledettamente inferiore, Draco sapeva che era pur sempre umana. 
Ma ormai, non aveva il tempo di autocommiserarsi per il gesto stupido che aveva fatto, perchè la Granger era stata colpita da un pugnale d'argento proprio sulla coscia. Gemeva e si dimenava dal suo tocco, mentre chiudeva gli occhi per il dolore. Il jeans che indossava divenne ancora più scuro per colpa del sangue che continuava a sgorgare dalla ferita. Le tocco la gamba, mentre pensava frettolosamente a quello che avrebbe potuto fare per aiutarla. Afferrò saldamente il pugnale con la mano destra, e con un colpo secco lo sfilò provocando un urlo acuto da parte della Grifondoro. 
Il sangue della Granger gli sporcò le mani e parte della sua giacca nera. 
La Mezzosangue lo stava sporcando con il suo sangue: sudicio ed inferiore.
Non ebbe il tempo di prolungare il pensiero. Doveva agire in fretta. 
<< Diamine Granger, aiutami. Cosa devo fare? >> piagnucolò, spostandosi i capelli dal viso con ansia crescente. 
La ragazza ansimò, e con le poche forze che le erano rimaste sussurrò delle parole che il biondo inizialmente non percepì per colpa della lontananza, dovette avvicinarsi. 
<< Devi... prima bloccare il sangue... >> gemette, indicando con la mano la  bacchetta di Draco che lui teneva riposta nella tasca posteriore del pantalone. 
Il Serperverde chiuse gli occhi, cercando di ricordare con esattezza l'incantesimo. Dopo qualche secondo afferrò saldamente la bacchetta con la mano, puntandola verso la ferita sgorgante. 
<< EPISMENDO! >> urlò con voce chiara. 
La Granger chiuse gli occhi per un attimo, gemendo leggermente ma, il sangue, smise di sgorgare dalla ferita. 
<< Adesso? >> chiese con riluttanza, stremato dalla vista della ragazza dolente e del suo sangue sparso ovunque. 
Il suo sangue gli dava la nausea. 
Draco, vedendo che la Grifondoro continuava a non rispondere, aggiunse con voce saccente: << Hai un osso rotto! Cosa diavolo devo fare, Granger? >>
La ragazza aprì per un attimo gli occhi, e per Draco quel secondo sembrò infinito. In quell'arco di tempo riuscì a vedere il coraggio Grifondoro sgretolarsi in mille pezzi, completamente annientato dal dolore straziante che sentiva. 
<< Devi pronunciare... Brachium Emendo... in modo molto chiaro. Perfavore, Draco >> disse, crollando senza forze sul pavimento. 
Aveva la fronte sudata e i suoi sforzi di rimanere sveglia sembravano averla abbandonata del tutto. Anche la sua determinazione era man mano scomparsa. Il dolore l'aveva divorata. 
<< Maledizione! Granger, svegliati! >> gracchiò ancora, con la voce spezzata. 
Restò zitto, cercando di ritrovare la serenità per pronunciare in modo chiaro l'incantesimo. Visualizzò nella sua mente le gambe della Granger muoversi leggiadre su un prato, e non poté evitare di immaginarla con un sorriso e con i capelli ricci svolazzanti. 
<< BRACHIUM EMENDO! >> disse, puntando la bacchetta sulla coscia. 
Con sua grande sorpresa le ossa, invece di sparire, si stavano man mano congiungendo. Anche se lui non poteva vederle. 
Emise un sospiro di sollievo, e per un momento sul suo volto ossuto e spigoloso comparve un sorriso. Ci era riuscito. La sua gamba era salva. 
Adesso che dormiva, la ragazza aveva smesso di dimenarsi dal dolore. Anzi, aveva assunto uno sguardo tranquillo, in pace. Lontano da tutto il male che aveva subito, esattamente come voleva lui. 
La prese tra le braccia, ripudiando ogni stupido pensiero della sua coscienza che non faceva altro che ricordargli quanto traditore del suo sangue fosse. Il sangue sporco della Granger l'aveva macchiato, non solo l'aveva fatto su i sui vestiti ma l'aveva sporcato fin dal momento in cui l'aveva presa tra le braccia facendola smaterializzare con lui.
Cercò di non pensare ai suoi genitori e a quello che avrebbe detto suo padre. Non era ancora il momento di pentirsi, anzi, in quel momento, con Hermione che dormiva appisolata al suo petto, non riusciva proprio a farlo. Nemmeno lontanamente avrebbe preferito essere a casa sua piuttosto che lì con lei. Solo il pensiero, di dover lottare ancora in qualcosa per cui non credeva minimamente, lo ripugnava. 
Salì le scale con passo stabile, cercando di mantenere l'equilibrio ogni qualvolta i suoi piedi lo facevano inciampare. La sua vecchia casa non era lontanamente grande quanto quella attuale, ma aveva a disposizione abbastanza stanze per ospitare entrambi almeno per quella notte. Aprì la porta della sua vecchia camera con un calcio, poi la richiuse dietro di sé. 
Non seppe il perché aveva deciso di metterla proprio sul suo vecchio letto, ma non fece in tempo a cambiare idea che la ragazza si era già appisolata tra le lenzuola bianche. Prima che potesse sporcare qualcos'altro di suo, decise di toglierle i jeans e il solo pensiero di toccare ancora una volta il suo sangue- solo Salazar sa quanto- lo disgustava. 
Le sue dita lunghe e affusolate ricoprirono il bordo dei jeans scuri, tirandoli leggermente verso il basso. Non riusciva a capire il motivo del quale il suo cuore aveva cominciato a battere più velocemente, ma si costrinse a pensare che probabilmente era per la paura che la Grifona potesse aprire gli occhi proprio in quel momento. 
Fece passare il jeans su tutta la lunghezza delle gambe, buttandolo con nonchalance dall'altra parte della stanza. Quando diede un occhiata intorno, vide con dispiacere che la sua stanza era rimasta esattamente come la ricordava, niente era stato spostato, e questo non faceva altro che ricordargli lo spiacevole soggiorno che aveva intrapreso in quella casa. 
<< Ferula >> borbottò, e in un secondo si generarono delle bende che si avvolsero con velocità intorno alla ferita. 
La Granger dormiva ancora e approfittò del momento per infilargli dei vecchi pantaloni che teneva dentro l'armadio, in caso di emergenza. 
Draco non riusciva a capire perché stava facendo tutto questo per lei, sapendo che fino a stamattina solo il pensiero gli sarebbe sembrato ridicolo. Scosse la testa, stanco di guardarla poltrire comodamente nel suo letto. Ma il ragazzo non aveva avuto scelta. Decise che appena si sarebbe rimessa, la Grifondoro sarebbe stata costretta ad andarsene. 
Lasciò la sua camera, raggiungendo il bagno con passo felpato. Strada facendo si liberò della cravatta nera e sbottonò alcuni bottoni della camicia attillata, sentendola troppo stretta sul petto. I vestiti lo stavano soffocando. Quando raggiunse la destinazione, non poté fare a meno di irrigidirsi di fronte alla sua vista nello specchio: i capelli biondi erano spettinati e intrisi di sudore, la sua camicia nera era macchiata di sangue, così come le sue mani e i suoi pantaloni. 
Quel sangue. 
Il sangue di una Nata Babbana che suo padre gli aveva sempre imposto di disgustare. 
Si tolse frettolosamente la giacca, buttandola con disgusto a terra. Il respiro gli era diventato affannoso mentre sbottonava con furia la camicia. 
'Il loro sangue è sporco, Draco' 
Era rimasto a contatto con quel liquido per troppo tempo. L'aveva infettato. 
Un purosangue non poteva venire a contatto con una mezzosangue. Era contro natura. Era sbagliato. Completamente. 
'Dovresti vergognarti'
La voce di suo padre gli risuonava costantemente nella testa, rimpiazzando i suoi pensieri. Non sentiva nient'altro che Lucius, infuriato per quello che aveva fatto, per aver disonorato i Malfoy. 
Come aveva potuto fargli una cosa del genere? 
Li aveva abbandonati, nel momento in cui avevano più bisogno di lui. Aveva aiutato la Mezzosangue a scappare, e per questo, Draco ne era certo, non sarebbe mai stato perdonato. 
Aveva deluso tutti i suoi cari, ma stranamente non aveva deluso sé stesso. 
Le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso, dimostrando a sé stesso quanto fosse debole. Tolse la camicia con così tanta forza che i bottoni saltarono, cadendo con un tonfo leggero sul pavimento. Guardò il suo petto nudo allo specchio, mentre il sangue della Granger giaceva ai suoi piedi. Il Marchio sfafillava sul suo avambraccio, ricordandogli ancora una volta il suo sbaglio.
Era un Mangiamorte. 
E allora perché non si sentiva parte di essi? 
Quando si ebbe sfilato anche i pantaloni, si infilò nella doccia lasciando scivolare le sue insicurezze e le sue paure insieme al sangue sporco della Grifondoro che, adesso, dormiva tranquillamente nel suo letto. 
Lasciò per un momento i pensieri negativi fuori da quella doccia e si concentrò soltanto su pensieri positivi, ma era talmente difficile trovarli visto che tutto nella sua vita era negativo. Pensò a sua madre, ma nemmeno quello lo tranquillizzò sapendo di averla abbandonata. L'uomo che avrebbe dovuto essere suo padre lo escluse completamente, se avesse pensato a lui era sicuro che sarebbe di nuovo scoppiato in lacrime. 
Diamine, si sentiva una completa femminuccia. 
L'unica cosa positiva che aveva fatto nella sua vita, ovvero salvare la Mezzosangue, gli si era rivoltato contro, mettendolo in  cattivissimi rapporti con tutte le persone a lui care. 

Hermione aprì gli occhi di scatto, trovandosi in una stanza che non conosceva. Si portò le mani agli occhi, stropicciandoli per qualche secondo. Il sole filtrava attraverso le tapparelle socchiuse, riscaldandole la pelle ghiacciata. 
Si guardò intorno, costatando gli oggetti intorno a lei. Era seduta su un comodo letto dalle lenzuola bianche e profumate, e non ricordava di aver dormito così bene prima d'ora. C'era un grosso armadio di fronte a lei del medesimo colore delle lenzuola e delle tende ricamate. Si mise a sedere e nel momento in cui lo fece sentì un fitta alla testa colpirla, socchiuse gli occhi per il dolore. Un secondo dopo era tutto passato. 
Cercò di ricordare gli avvenimenti passati ed il suo ultimo ricordo era molto semplice: qualcuno la stava trasportando. Nonostante non ne ricordasse il volto, non riusciva a togliersi dalla testa  l'odore della persona a cui era abbracciata. La sua pelle aveva un'odore insolito, profumava di pulito e di inverno. Non sapeva bene come definirlo, ma con quell'odore si sentiva stranamente bene, osava dire al sicuro. 
Quando fu completamente sveglia, ricordò ogni cosa. 
L'odore della persona a cui si era dolorosamente aggrappata venne cancellato immediatamente dalla sua mente appena ne riconobbe il viso: Draco Malfoy, la Serpe più odiosa che avesse mai conosciuto. Il ragazzo che l'aveva sempre insultata fin dal primo anno ad Hogwarts, per il suo sangue, le sue origini Babbane e per i suoi denti storti che aveva fortunatamente aggiustato al quarto anno, grazie a lui d'altronde.
Ricordò di essere stata catturata dai Ghermidori insieme ad Harry e Ron. Nella sua mente si susseguirono immagini uno dietro l'altra, rivisse con dolore quelle in cui Bellatrix la torturava. Poi ricordò la confusione che Dobby aveva creato per aiutarli, ma che non era andato tutto come se l'aspettavano. Infatti Hermione era ancora nelle grinfie di Bellatrix e lei l'avrebbe uccisa se non fosse stato per la persona che l'aveva salvata. 
Quando aveva visto che Bellatrix Lestrange era stata catapultata via insieme alla sua bacchetta, avrebbe giurato di vedere Ron ed Harry una volta girata, ma la visione che aveva davanti la sorprese: a salvarla non erano stato uno dei suoi amici, bensì era stata proprio la persona che meno si aspettava: Malfoy. Quel Malfoy che non aveva fatto altro che odiarla per tutti quegli anni che, però, adesso l'aveva salvata. Cosa voleva in cambio per il suo gesto?
Si abbassò i pantaloni e tastò frettolosamente la gamba, sfilando con orrore le bende macchiate di sangue. La ferita era stata guarita con successo. 
Non voleva pensare al fatto che indossava pantaloni diversi dai precedenti e che quelli sicuramente non erano suoi. 
Ma adesso la domanda principale a cui non poteva fare a meno di pensare era la seguente: dov'erano Harry e Ron? Erano riusciti a scappare, o erano ancora prigionieri in Villa Malfoy? Il solo pensiero le fece gelare il sangue e sperò con tutta se stessa che i suoi amici stessero al sicuro. Hermione non sapeva se considerarsi salva o ancora in pericolo, insomma... Si trovava a casa di Draco Malfoy! Eppure qualcosa le fece credere che se Malfoy avesse voluto ucciderla l'avrebbe già fatto, o almeno non avrebbe corso il rischio di salvarla il giorno prima. 
Poggiò i piedi sul pavimento, rabbrividendo per il contatto con le piastrelle ghiacciate. Lasciò scivolare via l'ansia dal suo corpo, cercando di usare la parte razionale del suo cervello. 
Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Scendere al piano di sotto, ringraziare e poi andare via? 
Era la cosa più normale da fare, ma le sembrava talmente strano solo pensarci. 
Poggiò con cautela la mano sul pomello d'oro della porta e quando si aprì questa emise un cigolio che si estese per tutto il corridoio. Maledizione. 
Quando scese al piano di sotto avrebbe immaginato di tutto, ma sicuramente non avrebbe mai pensato di vedere un Draco Malfoy profondamente addormentato sul divano. Non aveva il solito cipiglio sul viso e questo rendeva i suoi tratti delicati più giovani e... belli. 
Pensò di svignarsela mentre lui dormiva, ma era contro la sua natura comportarsi da vigliacca. Avrebbe aspettato il suo risveglio e solo dopo averlo ringraziato sarebbe andata a trovare Harry e Ron. Non sapeva come, ma l'avrebbe fatto. 
Il salone era grande quasi quanto tutta la casa Babbana dei suoi genitori e il camino accesso in quel momento era talmente invitante che non resistette al desiderio di sedersi e accoccolarsi vicino al fuoco, così che questo sarebbe stato capace di sciogliere il ghiaccio che si era formato dentro di sé. 
Durante il tragitto verso il camino, non riuscì a staccare gli occhi da Malfoy che al suo passaggio aveva assunto un'espressione più dura, nonostante stesse dormendo. Notò che teneva stretto nella mano destra una lettera, probabilmente si era addormentato subito dopo averla letta. 
Non aveva intenzione di leggerla, almeno non prima aver visto il nome del mittente: Harry Potter, nonché il suo migliore amico. A quel punto, la curiosità prese il sopravvento e credette per un istante che Malfoy avesse preso una lettera di Harry che era destinata a lei ma no: c'era scritto chiaramente il nome del destinatario, ovvero la Serpe. 
Si avvicinò lentamente al ragazzo addormentato, con la costante paura che un solo gesto improvviso sarebbe stato capace di svegliarlo. Ma era più forte di lei, doveva leggere il contenuto.
Allungò il braccio, afferrò la lettera e con velocità ritrasse la mano portando l'oggetto vicino al viso. Era chiaramente una lettera inviata da Harry per Malfoy. Perchè Harry gli aveva inviato un lettera? Si avvicinò nuovamente al camino, pronta a scoprirlo ma non riuscì a leggere nulla che la lettera fu afferrata con forza da un Draco Malfoy che sostava infuriato davanti a lei. 
<< Cosa diavolo stai facendo? >> sbottò arrabbiato, riponendo furiosamente la lettera in tasca. 

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Capitolo 3
*** Letter ***


                             
Letter
3

L'aria fredda incombeva soave nella sala principale di Villa Malfoy. Nell'aria si poteva sentire la tensione echeggiare tra le crepe del soffitto, ma il sibilo di Nagini superava qualsiasi rumore. Il serpente strisciava sul pavimento, scrutando con le fessure gialle ogni cosa che gli stava intorno, per poi dirigersi silenzioso dal suo padrone. 
L'essere seduto sulla poltrona rossa lo accolse, facendolo sedere sulle sue ginocchia, beandosi del suo calore. Gli occhi rossi del mago più pericoloso del mondo si soffermarono sulla famiglia Malfoy che si trovava in ginocchio di fronte a lui, invocando perdono anche senza pronunciare nessuna parola. 
<< Signore... >> lo chiamò Lucius. 
Dal suo tono sembrava che stesse singhiozzando, ma nessuna lacrime sembrava offuscare la sua vista. Il mago dagli occhi rossi accolse il richiamo, facendogli segno con le dita lunghe e spigolose di andare avanti. 
<< Draco non ne aveva intenzione... >> iniziò l'uomo, incoraggiato dalle mani calde e graziose di sua moglie Narcissa. 
<< Signore, l'ho visto con i miei occhi!- intervenne Bellatrix, facendosi avanti coraggiosamente. - l'ho visto prendere la Mezzosangue con le sue stesse mani! Ha tradito la sua famiglia, il suo sangue, il... >>
<< Silenzio. >> la voce calma e pacata di Voldemort risuonò in tutta la sala, facendo rabbrividire i presenti. 
Poi rivolgendosi a Narcissa sibilò: << Cosa ne pensi di tutto questo, Narcissa? >> 
La donna non fiatò, e sembrò che per un attimo avesse smesso di respirare. Guardò suo marito e dopo aver respirato a lungo decise di parlare. 
<< Draco l'ha fatto per ricattare Potter, Mio Signore. Visto che il ragazzo era riuscito a scappare dalla prigione, Draco ha deciso di intervenire >> mentì, inventando la prima cosa che le era venuta in mente. 
<< Bugiarda! >> urlò Bellatrix, scatenando l'ira del Signore Oscuro che con un cenno del capo riuscì a zittirla nuovamente. 
<< Se mi date il permesso di trovare Draco, vi dirà tutto questo lui stesso! >>
Voldemort prese ad accarezzare Nagini, facendolo sibilare sotto il suo tocco. Sembrò pensare alle parole della donna intensamente, poggiando gli occhi rossi prima su Lucius poi su Narcissa. L'aria intorno ai Malfoy era tesa, sapevano che la vita di loro figlio pendeva dalle parole che il Signore Oscuro avrebbe pronunciato. 
<< Va bene- canticchiò, aprendo l'enorme bocca in qualcosa che doveva somigliare ad un sorriso- Vi darò del tempo per trovarlo, altrimenti sarà costretto a provvedere sul ragazzo per avermi tradito. >>
Bellatrix, alle parole del suo padrone sorrise. Sicuramente, dopo quello che Draco Malfoy gli aveva fatto, la donna non cercava altro che vendetta. 
Dopo un interminabile secondo, il silenzio che si era creato nella stanza sembrò vacillare. Il serpente era sceso dalle gambe del suo padrone, perché aveva iniziato ad avere fame. 
Voldemort sorrise, strizzando gli occhi rossi. 
<< Codalisca! >> il Signore Oscuro chiamò un uomo, che si affrettò a presentarsi al suo padrone. -Porta la cena a Nagini. >> sorrise di sbieco, e l'uomo basso e grassoccio, con una chiazza pelata sulla testa annuì, spaventato. 
***
Hermione non osava voltarsi, aveva troppo timore di incontrare lo sguardo furioso di Malfoy per farlo. Perché era stata così imprudente? Almeno, avrebbe potuto fare meno rumore. 
Comunque, con lo sguardo alto e solenne si voltò imbattendosi negli occhi gelidi e freddi del Serperverde. Credeva di non averlo mai visto tanto arrabbiato, almeno con lei. Cercò di non mostrarsi timorosa davanti a lui, sapendo di avere tutto il diritto di leggere una lettera da parte di Harry anche se non era stata esattamente indirizzata a lei. 
Perché diavolo Harry aveva inviato una lettera a quella Serpe? 
La ragazza non riusciva ancora a capacitarsene. Probabilmente Harry e Malfoy avevano deciso di fermare le ostilità ed allearsi per combattere una minaccia comune. Ma, Hermione, sapeva che, anche se Malfoy l'aveva salvata il giorno prima, questo era praticamente impossibile. Infatti,il suo sguardo minaccioso ne dava anche la prova. 
<< Cos'è? Che ha scritto Harry? >> balbettò Hermione, lasciandosi cadere dietro le spalle una massa scusa e informe di capelli ricci. 
Il ragazzo arricciò il naso, in un ghigno arrabbiato. Hermione aveva visto così tante volte quel ghigno che ormai non ci faceva nemmeno più caso. Lo guardò ancora, aspettandosi una risposta da parte sua che un secondo dopo arrivò. 
<< Oltre ad essere un insopportabile 'so-tutto-io', sei anche incredibilmente impicciona! >> sbottò, avvicinandosi a lei abbastanza da scontrare perfettamente le sue iridi chiare con quelle scure della Grifondoro. 
La ragazza non rispose, cercando di non sembrare delusa o in qualche modo offesa. Era abituata ai modi e alle parole di Malfoy, ma queste riuscivano ogni volta a colpirla. Le sue parole le facevano talmente male delle volte. 
<< Smettila di essere un'idiota imbecille e rispondimi! >> ribatté la Grifondoro, testando il suo sguardo con il suo pronta a non cedere. 
<< Come osi parlarmi così sporca... >> 
<< Oh Godric, Malfoy dammi quella stupida lettera e falla finita >> Hermione si trattenne dal mollargli un altro pugno, stringendo con forza le mani fino a far diventare le nocche bianche. 
Malfoy sembrò accorgersene, e con un sorrisetto incrociò le braccia al petto assumendo con le labbra un sorriso arrogante. 
<< Stai seriamente pensando di darmi uno schiaffo, Granger? >> chiese Malfoy in un sussurro, sorridendo beffardo. 
La Grifondoro sospirò, allontanandosi da Malfoy che scoppiò in un risolino improvviso. Tutta la rabbia che sembrava avere si era dissolta in un secondo. 
Hermione pensò ad un modo per convincerlo a farle leggere quella dannata lettera, lui non aveva il diritto di tenerla all'oscuro su qualcosa che riguardava Harry, quindi in un modo o nell'altro l'avrebbe letta. 
La ragazza non fece in tempo ad aprire la bocca per parlare che trovò il braccio di Malfoy disteso verso di lei. Teneva stretta nella mano destra il foglio accartocciato, porgendoglielo. 
Hermione sbatté le palpebre, leggermente spaesata per il suo cambiamento d'umore. Afferrò la lettera senza pensarci, e sotto lo sguardo freddo di Malfoy l'aprì trovando la familiare calligrafia del suo migliore amico. Distese il foglio cercando di rendere la scrittura leggibile. 

'Malfoy, 
Avrai capito chi sono, e ti chiedo di non accartocciare la lettera alla vista del mio nome. Non ti ho mai scritto niente, quindi questo avvenimento è strano per te quanto per me. 
Ti sono estremamente grato per quello che hai fatto per Hermione, se non fosse per te lei probabilmente non sarebbe ancora viva'


Hermione staccò per un attimo lo sguardo dal foglio, concentrandolo su Malfoy che sostava con disinteresse davanti a lei. Non l'aveva ancora ringraziato per quello che aveva fatto per lei, la ragazza pensò che probabilmente la Serpe non era abituato a ricevere gratitudine visto che non aveva mai fatto nulla di buono nella sua vita. 
Comunque, riprese la lettura con l'ansia che cresceva ad ogni riga. 

'Io e Ron stiamo bene e adesso ci troviamo lontano da casa tua. Vorrei che tu dicessi ad Hermione che entrambi non vogliamo che ci raggiunga, l'abbiamo già messa in pericolo abbastanza. Se dovesse succederle qualcosa non ce lo perdoneremmo mai. 
Voglio che tu le dica semplicemente che non la vogliamo, magari per lei sarà più semplice non venire a cercarci. So che probabilmente ti sto chiedendo troppo, ma vorrei che Hermione restasse con te. Hogwarts non è un posto sicuro per lei al momento. 
Abbiamo pensato molto su questo: Tu-Sai-Chi ti sta cercando, quindi l'aiuto di Hemione potrebbe esserti utile. Non ha la bacchetta ma andiamo, è la strega più intelligente e brillante che io conosca e lo sai anche tu. 
Quello che ti sto chiedendo ci costa molto, ma teniamo molto di più ad Hermione piuttosto che alla nostra dignità. 
Aspettiamo una tua risposta,
Potter.' 
La Grifondoro restò allibita, ancora troppo scossa per staccare gli occhi dal foglio. Malfoy la guardò curioso, aspettandosi una sua qualsiasi reazione. 
Il respiro le era diventato irregolare e anche sbattere le palpebre lo trovava talmente pesante. Il suo sguardo lasciò la carta ingiallita, cadendo impercettibilmente sul ragazzo di fronte a lei che la guardava come se si aspettasse che sarebbe esplosa di rabbia da un momento all'altro. Ma la Grifona non fece nulla, restò zitta mentre rielaborava nella sua mente le possibilità che aveva. 
Sapeva quello che Ron ed Harry stavano facendo adesso, cercavano gli Horcrux che avrebbero finalmente distrutto il Signore Oscuro una volta per tutte. 
Come avevano potuto fargli una cosa del genere? 
Loro tre, che avevano sempre vissuto tutte le avventure insieme adesso l'avevano lasciata, l'avevano abbandonata perché non la credevano abbastanza forte per superare con loro anche questo. Hermione sapeva a quello che andavano incontro, l'aveva saputo fin dal primo giorno. Lei sapeva di essere forte, diamine se lo era. 
Allora perché l'avevano abbandonata, per di più con una Serpe che lei non riusciva proprio a sopportare? 
Non guardò Draco nemmeno una volta, sapeva che se le avesse rivolto anche un solo sguardo sarebbe impazzita. La stanza era diventata improvvisamente troppo afosa, ed il fuoco che un momento prima voleva assaporare lievemente sulla pelle, adesso le stava bruciando anche l'anima. 
<< Granger? >> la chiamò Malfoy, sfiorandole debolmente il braccio infreddolito. 
Hermione non resistesse a quel tocco, lieve ma bollente. Si lasciò cadere sul divano, subito dopo essersi guadagnata un'occhiataccia dal Serpeverde. 
<< Che idioti. Pensano davvero che io resterò con le mani in mano mentre loro rischiano la vita per... >> d'un tratto si bloccò, ricordando che Malfoy non era nient'altro che un nemico che avrebbe potuto riportare tutto al Signore Oscuro in cambio del suo perdono. 
Malfoy la guardò con sospetto, posizionandosi proprio di fronte a lei con l'intenzione di scoprire quello che intendeva. La ragazza guardò il suo profilo in contrasto con i raggi del sole che entravano debolmente dalle finestre socchiuse. I suoi occhi grigi la scavavano, inoltrandosi nei suoi pensieri. I capelli biondo cenere gli ricadevano sul volto soffice, facendolo sembrare ancora più affascinante di quanto già non era. 
<< Rispondi che non ci penso proprio, e che andrò a cercarli. >> rispose prontamente, non badando a quel senso di solitudine che sentiva dentro di se. 
Si alzò con uno scatto, ingurgitando un groppo in gola che non la faceva respirare. La presenza così vicina di Malfoy le dava qualcosa molto simile alla nausea, solo molto molto più bella. 
<< Mi dispiace ma ho già accettato. Il tuo essere tremendamente perfettina e 'so-tutto-io' potrebbe essermi utile, infondo. >>
Malfoy le aveva detto, praticamente, in modo sgarbato che era intelligente ma Hermione era troppo arrabbiata per accorgersene. Si avvicinò periolosamente a lui, con la furia che le usciva anche dalle orecchie. 
<< Scordatelo, Malfoy. >> sbottò infine, dandogli le spalle e avvicinandosi alla porta. 
Era talmente arrabbiata che non si accorse nemmeno delle mani forti del Serperverde che la bloccarono sull'uscio della porta. La tenne stretta sé, non dandole possibilità di andarsene. 
<< Okay, vai pure. E' decisamente una scelta intelligente andarsene in giro da sola, senza bacchetta e per di più con i Mangiamorte alle calcagna. - la provocò , sottolineando ogni parola con disgusto. -Non ti fermerò. >> detto questo la lasciò, sedendosi poi tranquillamente sul divano. 
Si appisolò tra i cuscini, probabilmente deciso a riprendere il sonno che gli era stato brutalmente rubato prima dalla Granger. 
La ragazza non fiatò, rimase in piedi davanti alla porta verniciata di bianco che la stava invitando ad uscire. Sarebbe stato completamente da sciocchi andarsene da sola in cerca di Harry e Ron visto che non sapeva nemmeno da dove cominciare. Ma sarebbe stato abbastanza ridicolo accettare adesso, dopo che lei gli aveva rinfacciato che non voleva avere nulla a che fare con quella situazione. 
Si passò una mano tra i ricci scomposti, cercando di trovare in fretta una soluzione. Ma la realtà era che non aveva scelta, se se ne fosse andata in giro i Mangiamorte non ci avrebbero messo molto a trovarla, e solo il pensiero di rincontrarsi faccia a faccia nuovamente con Bellatrix le faceva venire il voltastomaco. 
Si avvicinò con passo fioco al ragazzo dai capelli biondi, torturandosi le dita nervosamente. 
<< Okay. >> disse soltanto, non avendo nulla da aggiungere. 
Draco aprì gli occhi, trovando la Granger proprio davanti a lui. Gli sorrise trionfante, alzando le sopracciglia e mostrando i denti bianchi in un sorriso beffardo. 
<< Aspetta un momento, Granger. Forse non hai capito che quello ad avere il comando sono io, ricordi? Ho io la bacchetta. Quindi ti consiglio vivamente di non comportarti come un odiabile Grifondoro e non darmi più fastidio del necessario.- aggiunse, con una punta di fastidio nella voce vellutata. -Quindi, accetti? >>
Draco si era alzato, ed aveva allungato una mano verso di lei sfiorandole debolmente la maglietta per colpa dell'eccessiva vicinanza. Hermione guardò la mano pallida della Serpe di fronte a lei, e nel momento in cui stava per stringerla si ritrasse. Draco la guardò profondamente, e notò l'irritazione passare attraverso le sue iridi grigie. 
<< Perché mi hai salvato? >> chiese debolmente. 
Sapeva che non doveva fargli quella domanda, ma era più forte di lei. Doveva sapere. 
Il ragazzo sbuffò, torreggiando su di lei. Si passò la lingua sulle labbra prima di parlare: << Sarò anche una Serpe, un Mangiamorte ed un Malfoy. Ma non sono un assassino, né io né la mia famiglia >> concluse, con una punta di orgoglio. 
Hermione non aggiunse altro, afferrò la mano di Malfoy e la strinse fidandosi per la prima volta di lui. 
Aveva appena stretto un patto con il Diavolo. 

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Capitolo 4
*** Touch ***


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Touch
4

Hermione si svegliò di colpo, sbattendo la testa con l'alta del letto. Mugugnò, accarezzandosi la parte dolente.
I suoi occhi si spalancarono e vagarono nervosamente per la stanza. Trattenne un piccolo singhiozzo e si spalmò le mani su tutta la faccia; sbatté le palpebre e si schiarì la gola per eliminare i rimasugli di sonno. Si sentiva disorientata, come se qualcuno avesse saltato attraverso le caverne della sua mente e stesse giocherellando con i suoi pensieri. 
Strofinò via lo strato di sudore freddo sulla fronte e si sedette, guardandosi attorno per assicurarsi che tutto fosse al proprio posto. 
I suoi incubi erano davvero vividi ultimamente, ed ogni volta che si svegliava non riusciva a capire se tutto il male che la circondava fosse realtà o pura fantasia. 
Avrebbe di certo preferito la seconda opzione, ma ogni volta che si guardava intorno non faceva altro che vedere dolore, ovunque. Come se l'oscurità riuscisse ad annientare ogni spiraglio di luce che provava ad entrare. 
Non riusciva a capire se gli avvenimenti del giorno prima fossero solo uno scherzo del suo subconscio o tutto vero. Magari non c'era stata nessuna lettera. Nessun Malfoy. Nessuna trappola. Magari oltre quelle mura bianche che la stavano opprimendo c'erano i suoi due migliori amici, non una Serpe schifosa. Magari. 
Il suo sguardo stanco cadde sulla cicatrice che si era formata sulla coscia, quella ferita causata dal pugnale di Bellatrix che Malfoy gli aveva curato. 
Cavolo, avrebbe tanto voluto che quello fosse stato soltanto un sogno: l'aveva voluto così tanto, che ora la delusione era impossibile da mandare giù. Questo la fece sentir male. Poteva davvero sentire il contenuto del suo stomaco, al solo pensiero di quanto lui fosse vicino. 
L'aveva convinta a restare, straordinariamente ci era riuscito. Non che Hermione avesse tanta scelta, comunque. Le opzioni erano due: restare con la Serpe oppure morire per mano dei Mangiamorte. Era stata una scelta difficile per lei: Malfoy le aveva fatto intuire quanto sarebbe stata debole se avesse deciso di andarsene. La vittoria quando lei aveva annuito, gliela aveva prepotentemente sbattuta in faccia con quel sorrisino. Se solo avesse avuto la bacchetta... 
Scosse la testa e decise che continuare a strullarsi con quei pensieri non era la cosa giusta da fare. Si alzò dal letto, ignorando i crampi allo stomaco dovuti al nervosismo e si diresse verso la porta. Quando l'aprì, questa sbatté con forza contro una scatola. La mora si chinò, per guardarne il contenuto. Era pieno di vestiti, ed Hermione si chiese dove Malfoy gli avesse trovati. 
Raccolse la scatola e la portò sul letto, esaminando con occhio critico gli indumenti. Si morse il labbro, notando la varietà di magliette colorate che Draco gli aveva regalato. Ne prese una, insieme ad un jeans e si diresse in corridoio, con l'intento di trovare un bagno. 
Era da giorni ormai che non faceva una doccia, quindi il solo pensiero di sentire l'acqua calda sfiorare il suo corpo la fece rabbrividire. 
Con sua grande sorpresa, trovò in fretta il bagno e fu soddisfatta per il semplice motivo di non aver incontrato Malfoy e di non aver avuto il bisogno di chiedergli aiuto. 
Chiuse la porta dietro di sé una volta che fu dentro. Il bagno era modesto e dal soffitto elevato. Lasciò cadere i suoi vestiti sporchi sul pavimento, posando quelli puliti sul ripiano. Lo specchio di fronte a lei gli diede l'occasione di vedere, dopo tanto tempo, il suo riflesso. Sicuramente, avrebbe preferito di certo non farlo. Aveva due profonde occhiaie violacee sotto gli occhi e le guance erano leggermente scavate, segno evidente che era da tempo che non mangiava qualcosa di decente. Le ossa sulle sue spalle erano appena un po' sporgenti, rendendo il suo corpo all'apparenza quasi scheletrico. 
Sbuffo e roteò gli occhi, evitando ancora di guardarsi. 
Quando sentì le gocce d'acqua bollenti sulla pelle si sentì decisamente meglio, eliminando quello strato di nervosismo che si era accumulato sul suo corpo. Le palpebre si chiusero, dando libero sfogo alle lacrime di scendere mischiandosi con l'acqua che scendeva prepotentemente dalla doccia. 
Dopo un quarto d'ora decise di uscire dal suo nascondiglio e affrontare quello che gli sarebbe aspettato una volta scese le scale: Draco Malfoy. 
Indossò lentamente i vestiti, cercando di far durare quell'attimo di pace ancora per un po'. Perché aveva la certezza che una volta scesa di sotto, lei e Malfoy avrebbero iniziato a litigare annullando quella pace a cui tanto lambiva. 
Una volta pronta, i suoi occhi non poterono fare a meno di posarsi sul suo riflesso allo specchio leggermente sollevata del fatto che fosse migliore del precedente. Le guance si erano lievemente arrossate, dovute al tepore della doccia, rendendo il suo viso focoso, più vivo. I suoi capelli erano gonfi e ricci, e si maledì ancora una volta per il fatto di non avere la bacchetta e di conseguenza non poter fare nessun tipo incantesimo per sistemarli. 
Non che importasse, ovviamente. Con tutta quella situazione sicuramente il suo aspetto era la cosa meno importante. 
Scese le scale con passo incalzante, mantenendosi alle sbarre per non cadere. 
Fece un respiro profondo, sicura che da un momento all'altro avrebbe incontrato gli occhi grigi di Malfoy. Ma ciò non accadde. 
L'enorme salone che comprendeva il salotto e la cucina era completamente vuoto, riscaldato soltanto dalla presenza del camino scoppiettante. Hermione non ci fece molto caso e approfittò della sua assenza per sgranocchiare qualcosa, visto che il suo stomaco gli stava dolorosamente implorando di assaporare del cibo. 
Aprì il frigorifero con scioltezza, aprendo la bocca alla vista di tutto quel cibo. Si sentì improvvisamente in colpa del fatto di usufruire su qualcosa che non le apparteneva, ma infondo doveva pur mangiare, no? 
Afferrò della pancetta e del porridge, posando tutto sul bancone. Iniziò a cucinare, saziandosi perfettamente soltanto dopo aver infilato in bocca l'ultimo boccone. Posò tutto sul lavello, intenzionata a non lasciare nulla sporco. L'ultima cosa che volava era sicuramente una scenata da parte di Draco per aver sporcato la sua "sacra cucina". 
Con sua grande sorpresa, vicino al lavello trovò una piccola radio che non sembrava particolarmente antica, anzi aveva quasi le sembianze di una radio babbana. L'accese, trovando vari canali babbani ed allora capì che non si trattava affatto di un oggetto appartenente al  mondo magico, bensì al suo vecchio mondo.  
Quando risuonò della vera e propria musica babbana, si sentì stupidamente a casa. Il suo umore non era lontanamente simile a quello che aveva appena sveglia, e poteva sentirsi quasi felice in quel momento mentre lavava i piatti e cantava Pretty Woman, proprio come faceva con sua madre quando finivano di pranzare. 
Provò a cacciare la nostalgia dentro di sé, sicuramente quella era l'ultima sensazione a cui avrebbe dovuto pensare. 
Il suo voltò si colorò di rosso quando si voltò, trovando Draco Malfoy appoggiato al muro della cucina, chiaramente divertito. Nascose un sorriso sotto la mano, che usava per toccarsi prepotentemente il mento. 
<< Sei terribilmente stonata, Granger.- gracchiò. -e diavolo, chi cavolo ti ha dato il permesso di usare la mia doccia e mangiare le mie cose?- aggiunse, con la rabbia che trapelava dalle sue iridi grigie. 
Lo sguardo di Hermione volò dal suo volto ai suoi vestiti, giurava di non averlo mai visto vestito così casual in tutta la sua vita. Quando riprese coscienza, un lampo di rabbia gli balenò come un fulmine sul viso costringendola a chiudere la bocca per non urlargli contro. Ma reagire alla sua provocazione fu inevitabile.
<< Smettila di essere così idiota, è già abbastanza duro essere costretta a rimanere qui per non essere uccisa da quelli come te! Posso avere il cavolo di diritto di farmi una doccia in pace? >> ringhiò Hermione a sua volta. Indietreggiò verso la parete e alzò la mano come avvertimento a starle lontano, ma lui continuò a camminare. << Non ti azzardare ad avvicinarti! >>
<< Come se volessi toccarti, certo >> grugnì, fermandosi nel punto in cui la mano di lei gli stava quasi toccando il petto. << Sono certo che potrei morire di disgusto se lo facessi >>
<< Oh non mi dispiacerebbe vederti morto >> mormorò Hermione con altrettanta rabbia. 
Draco strinse gli occhi, guardandola con quel sentimento che somigliava così tanto odio. Strinse i pugni, poggiandoli poi sul muro di fronte a lui inchiodandola sotto la sua altezza. Sapeva di aver esagerato, ma vederlo arrabbiato in quel modo non poteva fare a meno di dargli piacere. 
<< Come osi? >> grugnì con furia. 
Non poté aggiungere altro che la Granger si abbassò, scappando dalla piccola prigionia in cui le braccia di Draco l'avevano rinchiusa. 
<< Sta ferma! >> urlò Draco a sua volta, uscendo la bacchetta dalla tasca e puntandola verso di lei. 
Hermione, che un momento prima aveva l'intenzione di  sgattaiolare di sopra, si fermò immediatamente. Sentì la bacchetta premere con forza sulla sua nuca, segno che Draco si era avvicinato. 
<< Ripetilo di nuovo, e quella morta sarai tu. >> 
La ragazza non osava guardarlo negli occhi, sapeva di star affondando lentamente e che Draco probabilmente non l'avrebbe davvero uccisa, ma la potenza del suo sguardo la intimoriva  a tal punto da costringerla a non alzare lo sguardo. 
Le passò accanto, aumentando la forza sul collo con la bacchetta ogni secondo che passava. Gli occhi della Serpe vagavano dalla pelle scoperta, che in quel momento sembrava così invitante da toccare, alle guance rosse, che sembravano così invitanti da sentirne il calore, per poi arrivare alle labbra socchiuse, che sembravano così dannatamente invitanti da baciare. 
Hermione sentì il corpo di Draco dietro di lei, le spostò i capelli dal collo scoprendole l'orecchio. Sentì il suo fiato caldo premere sulla nuca, poi le parole che arrivarono le fecero gelare il sangue. 
<< Ricordati chi comanda qui, Mezzosangue. >> sussurrò, e nonostante il tono di voce basso Hermione riusciva a percepirne la rabbia. 
Infine Draco si congedò, lasciandola da sola e senza fiato in mezzo alla sala. 
Il suo profumo sembrò dissolversi nell'aria appena fu andato via. Non le mancava, affatto. Anzi, sentiva che adesso avrebbe di nuovo potuto riprendere a respirare. La ragazza ricacciò le lacrime indietro, sentendosi così maledettamente inferiore a lui. Finalmente lo stava capendo. 
Lasciò arrabbiata la cucina, dirigendosi alla porta principale. Si fermò, dinanzi alla maestosa porta di legno scuro sentendosi così piccola in confronto ad essa. Poi con un profondo respiro, uscì fuori imbattendosi nell'aria fredda che le sferzò la maglietta sottile. 
Sarebbe potuto essere così semplice andarsene, aprire una porta e sparire. Ma potrebbe essere anche così semplice essere trovata, senza l'aiuto della magia d'altronde. 
Mezzosangue. 
Le parole della Serpe le rimbombavano nel cervello, come un disco rotto che non aveva intenzione di ripararsi. Perché le sue parole la ferivano così tanto? Perché non poteva soltanto ignorarlo? Lo odiava Malfoy, eccome se lo odiava. 
Desiderava così tanto prenderlo a pugni con le sue stesse mani per il modo in cui era costantemente sicuro di essere migliore di tutti. 
Si allontanò dalla Villa, con l'intenzione di fare una passeggiata, e solo allora si accorse di trovarsi in pianura, circondata da un fitto bosco dove l'unico sentiero era poco visibile per colpa degli alberi che torreggiavano su di esso.
Si introdusse nella foresta, contando i passi che la distanziavano da Malfoy. Più era lontana e meglio si sentiva. L'aria fresca riusciva a donargli serenità e quando fu abbastanza lontana da Draco decise di fermarsi, appisolandosi contro il tronco di un albero alto fino alle nuvole grigie. Come gli occhi della Serpe. 
Bofonchiò disgustata, cercando di pensare a tutto tranne che a lui. Mentre ci pensava dedusse che probabilmente sarebbe stato meglio nascondersi da sola dai Mangiamorte, piuttosto che insieme a lui. Infondo, Draco stesso era un Mangiamorte. E se l'avesse tradita? Hermione non aveva mai preso in considerazione la cosa, ma più ci pensava più le sembrava possibile. 
Raccolse un rametto che si trovava tra le foglie, e prese a passarselo tra le dita lunghe. Infine, un rumore poco distante da lei le fece drizzare i peli sulla nuca. 
Si alzò in fretta, passando lo sguardo su tutto il perimetro della foresta costatando se effettivamente ci fosse qualcuno nei dintorni. Cercò istintivamente la bacchetta nella tasca, e quando non la trovò si sentì maledettamente stupida per essersi inoltrata fino a lì. 
Un altro rumore la fece voltare e nel momento in cui era pronta a correre una figura smilza e piccola le si presentò davanti. Dobby giaceva immobile e sorridente davanti a lei, torturandosi i lembi del vestito con le dita lunghe e ossute. 
Hermione trasse un sospiro di sollievo, e il nervosismo che sentiva prima sparì in un soffio quando, dopo tanto tempo, vide una faccia amica che non vedeva da troppo ormai. 
<< Dobby l'ha cercata ovunque, signorina. Dobby era in pensiero per lei! Harry Potter mi ha chiesto di trovarla e Dobby ha eseguito subito >> balbettò l'elfo, danzando con i piedi gracili e nudi. 
Hermione sembrò sognare alla vista di quelle parole, e in men che non si dica si ritrovò inginocchiata davanti all'elfo con le lacrime agli occhi. 
<< Cos'ha detto Harry? >> chiese, senza fiato. 
Dobby alzò gli occhi e con la vocetta stridula continuò: << Harry Potter ha appena saputo con una visione le vere intenzioni di Draco Malfoy! A quanto pare lui ha salvato lei soltanto per consegnarti nuovamente al Signore Oscuro, perché Draco Malfoy sapeva che Harry Potter sarebbe riuscito a scappare dalla prigione in Villa Malfoy. Harry Potter ha visto Narcissa Black dire tutto questo al Signore Oscuro! >> 
Hermione perse un battito, dovette sedersi a terra per non svenire. 
<< Ma Harry Potter ha un piano, signorina. Lei deve riuscire a portare Draco Malfoy ad Hogwarts dove verrà sicuramente arrestato e portato ad Azkaban. Ma Harry Potter ha detto di fare in fretta! Adesso Dobby deve andare, il suo tempo libero è limitato! >> Dobby si voltò ma Hermione non era ancora pronta a dirgli addio. 
<< Perché non puoi portarmi da Harry? >> chiese Hermione, mentre le lacrime si formavano agli angoli dei suoi occhi.
Dobby la guardò, comprensivo poi con voce vellutata aggiunse: << Draco Malfoy sa della missione di Harry Potter. Harry Potter crede che se non dovesse vederti più, Draco Malfoy potrebbe spifferare tutto al Signore Oscuro! >> 
Hermione non aggiunse nient'altro, si limitò soltanto a guardare Dobby sparire con uno schiocco di dita. 
La nebbia che regnava intorno a lei sembrò farsi sempre più fitta, e se avesse continuato a rimanere nel bosco avrebbe sicuramente perso la strada. 
Sporca e viscida Serpe. 
La ragazza non aveva più lacrime da versare, anzi aveva soltanto così tanta rabbia dentro. Adesso si era aggiunto un altro motivo che la obbligava a rimanere: la missione degli Horcrux. 
Ma Hermione promise a sé stessa che Draco l'avrebbe pagata. Come aveva potuto pensare anche solo per un secondo che Malfoy volesse seriamente aiutarla? Come poteva lontanamente pensare una cosa del genere? 
Giurò a sé stessa che l'avrebbe condotto aD Hogwarts e l'avrebbe fatto rinchiudere ad Azkaban. Giurò a sé stessa che lui avrebbe chiesto perdono con tutto il fiato che possedeva in corpo, per tutto quello che gli stava facendo. 
Si spalmò una mano sul viso, eliminando dalle guance tutti i segni di un possibile pianto. Gli occhi bruciavano ancora, ma per quelli non poteva fare nulla. 
<< Hermione >>
La ragazza si voltò incontrando lo sguardo preoccupato e fottutatamente viscido di Draco Malfoy. Teneva le mani in tasca, e sul viso cercava di dipingere lo sguardo più indifferente del suo repertorio, ma gli occhi grigi lo tradivano così ardemente. 
<< Pensavo fossi andata via... >> balbettò, con la voce ancora ridotta ad un sussurro. 
<< No, sono qui. >> si costrinse a dire, cercando con tutta la forza che possedeva di non tirargli un pugno sul viso. 
<< Forza, rientriamo >> le disse, quasi dolcemente. 
Poi si voltò dandogli le spalle ed Hermione si vide costretta a seguirlo, mentre nella sua mente prometteva ancora una volta a sé stessa e a tutto il mondo magico che Draco Malfoy non avrebbe avuto scampo. 

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Capitolo 5
*** Remorse ***


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Remorse
5

 
Erano arrivati appena a metà strada quando un lampo squarciò il cielo, colorandolo di un colore intenso ma terrificante. Hermione seguiva in silenzio la Serpe che per sua fortuna aveva deciso di evitare qualsiasi commento che avrebbero potuto mettere a serio rischio il suo autocontrollo. 
La pioggia aveva iniziato a scendere frettolosamente dal cielo, inzuppando la terra sotto i loro piedi che non perse occasione di macchiarli i vestiti. Le scarpe ormai sudicie di Hermione squittivano sul terreno fradicio, riuscendo a calmarla in qualche modo. 
La ragazza per tutto il viaggio non poté smettere di pensare alle novità che Dobby gli aveva appena rivelato, e sinceramente, non poteva dire di esserne rimasta delusa perché, francamente, non lo era affatto. Malfoy non aveva mai fatto nulla di buono in vita sua, perché proprio adesso avrebbe dovuto cominciare? Perché avrebbe dovuto compromettere sé stesso proprio adesso che Voldemort era all'apice del suo successo? 
Hermione non ci aveva mai sperato davvero, e adesso ne aveva la prova. 
La stava usando per arrivare ad Harry. Non sapeva nemmeno quanto diavolo considerava il suo piano schifoso, non riusciva a decifrare quanto la disgustava. 
Ma nonostante tutto, non riusciva a perdonare sé stessa per non averlo capito fin da subito. Si era fatta completamente abbindolare da quella Serpe schifosa. 
Come aveva potuto lasciarsi confondere dai begli occhi grigi di Malfoy, pensando che fossero sinceri? 
Scosse la testa e decise di distogliere la sua mente da quel pensiero fisso contando le gocce di pioggia che cadevano con furia sulla sua testa. Teneva lo sguardo fisso sulle sue scarpe, concentrandosi sul confortevole rumore del suo respiro smorzato che si confondeva dolcemente con il vento. 
Alzò lo sguardo solo per confermare che Malfoy fosse ancora davanti a lei a guidarla, e quando vide la sua schiena dritta ed imponente muoversi con leggerezza nella pioggia non riuscì ad evitare un sospiro. Aveva sperato così ardemente che fosse scivolato da qualche parte nella foresta. 
Oltre le spalle rigide di Draco, Hermione scrutò il tetto immacolato dell'ex Villa Malfoy, che si confondeva con il verde della foresta brillando solennemente sotto la pioggia, bianca e massiccia. 
Quando rientrarono, qualcosa sembrò schiantarsi dritta nel petto della Grifondoro, addentrandosi fin sotto le ossa, e facendo a pezzi il suo cuore. Avrebbe preferito di certo rimanere fuori e morire colpita da un fulmine piuttosto che restare nella stessa stanza in cui c'era anche lui. 
E nel momento in cui Hermione alzò gli occhi per guardarlo, lui si voltò imbattendosi negli occhi marroni e vividi della Granger. Sovrappose il suo sguardo con il suo solo per qualche secondo poi entrambi guardarono altrove, troppo sconvolti per dire qualsiasi cosa. 
Sapevano entrambi di aver sentito qualcosa. L'unico problema era che non riuscivano a capire esattamente cosa fosse. 
La ragazza si passò le mani sulle vesti bagnante, maledicendosi mentalmente per non essersene accorta prima. La maglietta che qualche ora prima era servita a coprirla, adesso dava l'accesso alla Serpe di adocchiare ogni singola parte di pelle nascosta sotto di essa. 
Ma Draco non indugiò i suoi occhi tormentati nemmeno per un secondo su di lei. Ovviamente, perché avrebbe dovuto farlo? Le aveva detto espressamente quella mattina che solamente il pensiero di toccarla lo disgustava. Quel pensiero riuscì a sollevarla, non avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, allora. 
Hermione si tolse le scarpe sudicie, e nel momento in cui il suo sguardo non poteva tenerlo sott'occhio sentì come se tutta l'essenza di Malfoy si fosse concentrata su un solo punto: lei. Ma fu solo un'impressione perché quando si alzò nuovamente Draco era già sparito dalla sua visuale. 
Hermione si passò una mano fra i capelli, frustrata. Quanto a lungo sarebbe durata quell'agonia non poteva saperlo, ma a sollevarle il morale c'era il pensiero che almeno non stava soffrendo ingiustamente, ma per aiutare il suo migliore amico e tutto il mondo magico. Non avrebbe permesso mai e poi mai a Malfoy di intromettersi nella questione degli Horcrux. Voldemort andava distrutto e sicuramente con lui, tutti i suoi scagnozzi. E con scagnozzi intendeva Draco. 
Sentì il fievole rumore della doccia sopra la sua testa, segno che Draco era in bagno. Era possibile che in una casa così grande ce ne fosse solamente uno? Diavolo... 
Hemione, gocciolante, raggiunse il camino chinandosi verso di esso, assorbendo il calore delle fiamme che le accarezzavano il volto. Il silenzio intorno a lei era insostenibile, e riusciva a metterle ansia. Continuava a pensare e ripensare a quella mattina: alla bacchetta di Draco puntata contro di lei, le sue parole rudi e il suo sguardo minaccioso. Lei non aveva mai avuto paura di lui, ma quel giorno era riuscita ad intimorirla. Pensò al Marchio Nero che sfavillava tenebroso sul suo avambraccio, ricordandone ancora una volta l'aspetto. 
Il solo ricordo riuscì a terrorizzarla, e immaginarla sul braccio di Malfoy non la tranquillizzava affatto. 
Era ospitata da un Mangiamorte... 
Come poteva fare a sé stessa una cosa del genere? Sarebbe impazzita, di certo.
Poi, a distrarla dai suoi pensieri fu una cosa inaspettata: il fuoco aveva iniziato a crepitare, alzando le fiamme sempre più in alto, quasi sfiorandola, come se volessero accoglierla in un abbraccio. Hermione si allontanò debolmente, mantenendo sempre lo sguardo fisso sulle fiamme che adesso sembravano contorcersi fra loro formando qualcosa... una forma. 
Man mano si formò un volto, ed appena Hermione lo riconobbe il suo cuore scoppiò di felicità. Sicuramente vedere Harry in quel momento era la cosa che più sperava. Harry Potter attraverso le fiamme le sorrise sinceramente, e solo Godric sapeva quando Hermione avesse voluto stringerlo.
<< Oh, Harry >> sospirò Hermione, ed i suoi tentativi di trattenere le lacrime rimasero tali. 
Gli occhi verdi dell'amico, che in quel momento erano contornati dall fiamme, si posarono su di lei. Harry era felice di vederla, almeno lui e Ron potevano smetterla di pensare che Malfoy l'avesse uccisa. 
<< Hermione >> la salutò Harry e dal suo tono sembrava profondamente dispiaciuto per non poter essere lì con lei. << Come stai? >> aggiunse con un filo di voce. 
Hermione scosse la testa, tirando su con il naso. Non voleva farsi vedere in quel modo da Harry, non voleva che lui si preoccupasse. Aveva già troppo a cui pensare. Ma le lacrime furono inevitabili. 
<< Bene, Harry >> mentì, aggiungendo un sorriso per rendere il tutto più realistico. 
Harry sospiro, e sembrava quasi che il suo respiro si trasformasse in cenere attraverso il fuoco.
<< Hermione, ho riflettuto a lungo... - balbettò, ed il cuore di Hermione fece un salto -Sono stato uno sciocco a metterti in pericolo in questo modo. Al diavolo gli Horcrux, non posso permetterti di rischiare di finire di nuovo in quel posto... per colpa mia. Ron la pensa allo stesso modo. >> fece una pausa, poi con gli occhi lucidi aggiunse: << Torna >> 
La ragazza pianse silenziosamente. I suoi occhi erano ormai rossi e le sue guance del medesimo colore. Solo Godric sapeva quanto cavolo avrebbe voluto tornare ma semplicemente, non ci riusciva. Non poteva tornare e mettere a rischio tutto quanto. Rovinare tutto solo per colpa della sua debolezza. Una debolezza che tanto odiava, ma che inevitabilmente sentiva costantemente.
<< Dai Harry, ricordi... è solo Malfoy. Posso farcela, credimi. >> sorrise, e per un istante l'idea di accarezzargli il volto le passo per la mente, ricordandosi solo qualche secondo dopo che Harry era semplicemente fuoco in quel momento. 
Harry insistette ancora, ma quando vide che la sua migliore amica era cocciuta a non ascoltarlo decise di accettare. L'unico pensiero che riusciva a rincuorarlo era che conosceva bene Hermione, sarebbe riuscita a tener testa ad uno come Malfoy. Ce l'avrebbe fatta. O almeno, lo sperava. 
<< Come va con... Tu-Sai-Cosa? >> sussurrò la riccia, avvicinandosi di più al fuoco per sentire le parole biascicate da Harry. 
<< Io e Ron pensavamo ad una cosa... - balbettò, mentre la sua voce si confondeva con i lampi che tuonavano all'esterno -Ricordi la reazione di Bellatrix quando vide la spada? Sembrava impazzita... >>
<< Si- annuì -Aveva parlato di una camera blindata alla Grigott... Sembrava terrificata >> 
<< Chissà cosa tiene lì dentro... >>
Hermione saltò sul pavimento, attirando l'attenzione del suo migliore amico che la guardò preoccupata. 
<< E se ci fosse nascosto un Horcrux? Ricordi come Bellatrix insisteva sul fatto di non chiamare Tu-Sai-Chi, altrimenti sarebbero tutti finiti nei guai? >> 
Harry sembrò rifletterci per un istante, poi con velocità annuì sorridendo ampiamente. 
<< Ron! Ron! Hermione è un genio! >> 
Il volto di fuoco si voltò, e dalla prospettiva di Hermione sembrava che stesse guardando il camino. 
Poi, la ragazza percepì il rumore della doccia cessare e in un secondo il suo volto assunse un espressione terrificata. Richiamò Harry con voce flebile, schioccandogli le dita davanti al viso. 
<< Harry, devi andartene. Subito! >> sibilò, mentre controllava che dalle scale non scendesse Malfoy.
<< Hermione cercherò di aggiornarti sugli avvenimenti ogni volta che posso- balbettò, mentre il suo viso cominciava a scomparire e con quello, anche il cuore fatto a pezzi della Grifona -e ti prego, stai attenta>> 
Detto questo, di Harry non c'era più nessuna traccia se non per la cenere che giaceva immobile ai suoi piedi. 
La ragazza sospirò, alzandosi dal pavimento. I capelli si erano leggermente asciugati per via del calore, rendendoli ancora più gonfi del normale. Non si preoccupò nemmeno di aggiustarli, non gli importava assolutamente nulla. Una porta al piano di sopra sbatté ferocemente, segno che Draco si era appena chiuso in camera. 
Con il corpo tremante raggiunse il bagno, decisa a farsi una doccia per cercare di eliminare la sporcizia che sentiva dentro di sé. 
Quando salì le scale, non aveva preso in considerazione l'idea di trovare Draco in corridoio. La Serpe aveva già eliminato dal viso ogni tratto di dolcezza che precedentemente aveva visto in lui. 
Hermione gli passò accanto, non degnandolo nemmeno di uno sguardo. Le loro spalle si sfiorarono, e per Draco quel contatto fu quasi... piacevole? No, non lo era affatto. 
Afferrò la Grifona per il braccio, stringendolo saldamente e facendola voltare verso di lui. I suoi occhi erano rossi e stanchi, le sue labbra aperte in una smorfia infastidita e i capelli ingrifati che gli cadevano con riluttanza sulle spalle. Una Serpe l'avrebbe considerata assolutamente repellente da guardare, ma per Draco le guance rosse e le labbra carnose rendevano quella vista quasi... adorabile.
<< Hai il permesso di cucinarti qualcosa da mangiare, Granger. >> disse, con il tono più duro che avesse mai usato in vita sua. Credeva che dargli solo il permesso sarebbe bastato per umiliarla, ma mancava quel qualcosa che l'avrebbe sicuramente fatta infuriare. Infatti con irritazione aggiunse: << Non hai di certo bisogno della bacchetta, infondo una Babbana come te può di certo arrangiarsi. Era ora che abbandonassi la magia >> ed il solito ghigno comparve sul suo volto pallido incorniciato dai capelli biondi.
Hermione non batté ciglio. Odiava Malfoy, eccome se lo odiava. 
<< Va a farti fottere- ordinò, digrignando i denti e sottolineando ogni parola con disgusto. -Primo, non ho di certo chiesto il tuo permesso per cucinarmi qualcosa e secondo, il fatto che io sappia cucinare ti da un motivo in più per capire chi tra i due è capace di fare qualsiasi cosa >>
La Grifona mentiva palesemente. A stento sapeva cucinarsi delle Omelette
. D'altronde, non era capace di fare qualsiasi cosa, quindi la sua modestia riuscì a colpire anche sé stessa. Hermione decise di allontanarsi, ma la stretta della Serpe sul suo braccio era ancora stretta. Non aveva intenzione di lasciarla andare, non adesso che aveva osato tenergli testa.
<< Con "qualsiasi cosa" intendi il fatto di essere terribilmente presuntuosa ed irrilevante? Beh, su quello, stanne certa, sei la migliore >> ghignò maligno, riducendo gli occhi grigi a due fessure. 
Hermione perse le staffe e, dopo aver gonfiato d'aria i polmoni, cominciò ad urlare: << Sai che ti dico? Sarò anche presuntuosa ed irrilevante per te: poco mi interessa. La cosa che non ti entra in testa è che, nonostante il tuo sangue e le tue assurde convinzioni, l'unico irrilevante sei proprio tu, Malfoy. Perché io non ho bisogno di tatuarmi una schifezza sul braccio per garantire le mia salvezza, piuttosto preferisco lottare per la mia libertà! >>
Detto questo, la presa sul suo braccio diminuì, ma l'odio negli occhi di Malfoy non fece altro che accentuarsi. 
Lo sapeva. 
Sapeva di essere un codardo, ma cosa avrebbe dovuto fare? Deludere la sua famiglia? Beh, lo aveva fatto, solo... troppo tardi. Sentì il Marchio premere sul suo avambraccio quando vide la Granger allontanarsi. Poi non resistette a reprimere le parole che seguirono. Le sganciò come una bomba, sicuro che una volta lanciate l'avrebbero distrutta. 
<< Avrei dovuto lasciarti marcire con Bellatrix, magari adesso saresti felice e contenta nella tua tomba. Morta stecchita. Semmai qualcuno avesse voluto fartela. >> sputò, avanzando ancora una volta verso di lei. 
Le afferrò nuovamente il braccio, guardandola con sguardo tagliente. Il suo labbro era alzato in un ghigno, e la furia sembrava sgorgare senza tregua dai suoi occhi. Hermione dovette ritirare, sfortunatamente, le parole che stava per dire per il bene di Harry e della missione. 
<< Se la pensi così, avresti sicuramente dovuto farlo >> 
<< Si, avrei dovuto >> ribbatté ancora. 
Gli occhi di entrambi sparavano scintille, eppure non riuscivano a distogliere lo sguardo l'uno dall'altro. Erano talmente vicini che i loro respiri sembravano quasi unirsi, ma erano anche talmente arrabbiati per accorgersene. Hermione si voltò, ancora una volta decisa a farsi una doccia. Eppure moriva dalla voglia di prendere Malfoy a pugni. Non riuscì ad evitare una lacrima, che cadde involontariamente sulla guancia scorrendo fino al mento.
<< Granger >> Draco la chiamò dolcemente alzando un braccio per fermarla. 
<< No, Draco. Sta zitto. >> sussurrò, entrando subito dopo in bagno. 
Il ragazzo non ebbe il tempo di dire nulla, anzi, non ci era riuscito. Per la prima volta lei lo aveva chiamato per nome. E cavolo, se gli piaceva quel nome detto da lei. Gli scorreva sulla lingua come se fosse stato creato solo per lei. 
Draco, invece, per la prima volta, si era pentito di qualcosa. Sentiva dentro quel dispiacevole rimorso di cui aveva sempre avuto paura, ma che da sempre ambiva.
<< Senti, mi dispiace. Okay!- urlò, cercando di farsi sentire oltre la porta bianca. -Smettila di comportarti come una fottuta bambina! >> 
Il suo pugno finì contro la porta, facendolo sentire ancora peggio visto che le nocche avevano iniziato a pulsare. Arrabbiato, si allontanò scendendo in fretta le scale a chiocciola che sotto i suoi piedi sembravano barcollare. 
Nonostante avesse ferito gravemente il suo orgoglio, il rimorso era sparito. Ma aveva quella spiacevole sensazione che con lei, l'avrebbe sentito continuamente. 

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Capitolo 6
*** Death eater ***


                             
 Death eater
6

Prima di leggere il capitolo vorrei prima di tutto scusarmi per il ritardo, ma in questi giorni ho avuto parecchio da fare quindi perdonatemi. Infine vorrei tanto sapere cosa ne pensate lasciandomi qualche recensione visto che ne sono davvero poche. Ne sarei davvero felice. Vabbe smetto di rompervi adesso ahaha. Buona lettura!

Per tutta la notte che seguì, Draco non fece altro che rigirarsi nel letto con gli occhi spenti e la mente accesa. I suoi pensieri erano arrivati e toccare ogni cosa che aveva a che fare con la sua vita, dalla più oscura alle più pura. Tenne lo sguardo fisso sulla finestra spalancata, che gli dava ampia vista sul panorama: la Luna brillava alta nel cielo, illuminando il volto della Serpe che, assorto dalla sua lucentezza, non aveva nemmeno fatto caso al fatto che aveva allungato una mano verso di essa. 
Quanto avrebbe voluto sparire insieme a lei, quando il sole sarebbe sorto. Ma sapeva che non sarebbe mai accaduto. Rassegnato, ripose il braccio lungo il corpo accarezzando con le dita ceree la superficie delle lenzuola bianche. I suoi pensieri abbandonarono l'oscurità quando guardò ancora una volta il cielo, concentrandosi sulle cose pure che avrebbero potuto donargli almeno un minimo di serenità. Non poteva pensare a sua madre in quel momento, convinto del suo odio nei suoi confronti. Dopo che lui l'aveva abbandonata, Draco non poteva biasimarla. Anche lui avrebbe fatto lo stesso, al posto dei suoi genitori. Aveva mandato i Malfoy ancora più giù, per colpa del suo folle gesto. Ma ormai, tornare, non avrebbe avuto alcun senso. 
Nessuno lo avrebbe perdonato, d'altronde era troppo codardo per tornare. Troppo codardo per guardare i suoi genitori in viso, troppo codardo per leggerli la delusione negli occhi vitrei, troppo codardo per affrontare la sua probabile morte una volta tornato. Ma sapeva più di tutti di meritarla. Aveva agito nella maniera sbagliata, e come al solito non era riuscito a fare nulla di buono. 
Come se non bastasse, adesso si era ritrovato a volere la protezione della Granger, oltre alla sua bacchetta. Ma il prezzo era talmente alto da pagare... non era facile convivere con lei, eppure, non aveva il coraggio di rimanere da solo, o probabilmente, non aveva semplicemente il coraggio di lasciare lei sola. 
Abbandonò la testa sul cuscino, amareggiato. Le sue mani si strofinarono con lussuria sul viso, eliminando ogni traccia di stanchezza o tristezza. Ma sapeva di non riuscire a farlo correttamente: i suoi occhi avevano infatti sciolto il ghiaccio che li circondava, dando via libera alle sue emozioni di prosperare e di farsi notare, quasi come se fossero trasparenti. 
Poi a distrarlo, furono dei rumori alquanto forti che sembravano provenire da fuori. Guizzò fuori dalle lenzuola, avvicinandosi repentino alla finestra lasciando perdere l'invitante sensazione di lasciarsi prendere dalla luce lunare. Quello che vide lo spiazzò, e un secondo dopo le sue labbra avevano iniziato a tremare. 
Sapeva che prima o poi l'avrebbero trovato, ma non pensava sarebbe avvenuto talmente presto. 
Le sue gambe sembravano come incollate al pavimento, e non avevano nessuna intenzione di scendere ed affrontare quello che gli aspettava una volta fuori. 
Si mise le mani nei capelli mentre pensava a cosa fare, strizzò gli occhi cercando di capire quanto tempo aveva prima che i Mangiamorte sfondassero la porta. 
Sentì la risata di Bellatrix Lestrange perforargli le orecchie, facendolo istintivamente indietreggiare. Più era lontano dall'esterno e meglio si sentiva. 
Afferrò saldamente la bacchetta, stringendola nella mano destra mentre avanzava verso le scale. Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Gridare aiuto e cercare suo padre? Beh, no. Adesso era solo. 
Mentre scendeva le scale a chiocciola, riuscì a notare da una piccola finestra in alto Bellatrix che avanzava verso la porta con la bacchetta stretta in mano ed alcuni Mangiamorte alle calcagna che Draco non riuscì a riconoscere per colpa della distanza. 
Non fece in tempo nemmeno a scendere l'ultimo gradino, che la porta di ingresso venne sfondata, cadendo a terra con un tonfo e lasciando una scia di fumo dietro di sé. Draco, silenziosamente, entrò in un corridoio lasciandosi alle spalle i Mangiamorte che nel frattempo entravano nella Villa. La casa era abbastanza grande, quindi era consapevole che non l'avrebbero trovato subito. Era al sicuro, almeno per il momento.
<< Dracoooo! >> canticchiò sua zia, pavoneggiandosi nel salone illuminato solo dal forcone che teneva in mano Fenrir Greyback. 
Draco trattenne il respiro, pronto a smateriallizarsi altrove e lasciarsi alle spalle tutto quel disastro. Ma prima che potesse farlo, sua zia parlò ancora. 
<< Dove siete tu e la tua sporca amichetta Mezzosangue? Nascondersi è inutile, Dracuccio >> aggiunse, e Draco immaginò la linea dura delle sue labbra alzarsi in un sorriso maligno. 
Poi gli venne in mente lei. 
Hermione era da qualche parte in casa sua, e se Draco si fosse materializzato senza di lei l'avrebbero catturata. Per la seconda volta si vide costretto a salvarla, oppure tutto lo sforzo che aveva compiuto in quei giorni sarebbe andato perduto. Lei sarebbe andata persa. Non che li importasse, ma aveva bisogno di qualcuno che la aiutasse e poi non riusciva nemmeno a pensare di lasciarla lì. Perché era diventato così sentimentalista verso di lei e verso quel Potter? Ci mancava soltanto che aiutasse anche quel Weasley e sapeva di aver preso qualche botta in testa. 
Per raggiungere Hermione, sapeva di dover salire nuovamente le scale e di conseguenza attraversare il salone. Se faceva il tutto con il massimo silenzio, avrebbe potuto anche farcela. Ma quando guardò sua zia, intenta a salire le scale sapeva di aver già perso in partenza. Pensò velocemente ad un piano, a qualsiasi cosa che avrebbe potuto distrarla. 
Diamine, non sapeva nemmeno in che stanza si trovasse esattamente. Smaterializzarsi in corridoio, avrebbe fatto sicuramente troppo rumore. Non poteva correre rischi. 
Con la bacchetta stretta in mano, avanzò lungo il corridoio. La puntò contro un vaso grande e raffinato, che i suoi genitori avevano deciso di non portare con loro nella nuova casa, e lo fece fluttuare in aria per qualche secondo per poi farlo schiantare prepotentemente contro il muro di un'altra stanza, creando un tale frastuono che gli ospiti si videro costretti a raggiungere. Approfittando della loro distrazione, si accostò alle scale, salendole con il cuore in gola che pulsava sempre più rumorosamente ad ogni battito. 
Aveva pochi secondi, quindi con la bacchetta spalancò le porte una ad una controllando di sbieco all'interno. Ne aveva aperta qualcuna e della Granger non c'era nessuna traccia. Il suo cuore sprofondava ogni volta che non la vedeva. Come aveva potuto non ricordarsi subito di lei? Aveva soltanto sprecato tempo, scendendo al piano di sotto. Adesso probabilmente aveva fatto qualche stronzata e l'aveva persa. 
Se non la trovava nell'arco di dieci secondi, la Grifondoro sarebbe stata spacciata e probabilmente anche lui insieme a lei.
<< Maledizione! >> urlò infuriata, Bellatrix. 
Sentì il rumore dei mobili cadere, segno che sua zia era seriamente arrabbiata. Nel momento in cui percepì il rumore dei suoi piedi salire le scale trovò Hermione. 
Aveva gli occhi lucidi e stava per scavalcare la finestra. 
Lei sembrò non notarlo nemmeno, visto che il rumore, provocato dai Mangiamorte, era talmente assordante da stordirla. I Mangiamorte continuavano a sbattere porte e buttare ogni cosa che trovavano all'aria. 
Draco corse verso di lei, afferrandola per i fianchi prima che potesse buttarsi. Hermione restò per un attimo in bilico tra la stanza ed il suolo. I ricci le ricadevano con dolcezza sulla fronte, mentre i suoi occhi cercavano l'appiglio che la manteneva. Le mani di Draco premettero con forza nei suoi fianchi, quasi perforandogli la carne con le unghia. Però non cadde, infatti rimase stretta tra le sua braccia, in un posto molto più sicuro del terreno freddo e scuro che giaceva sotto le loro teste. 
<< Dove diavolo siete! >> tuonò Greyback, spalancando un'ennesima porta.
Si guardarono per un secondo negli occhi, non approfondendo maggiormente visto che Draco si stava già smaterializzando. 
L'aria pulita gli invase i sensi appena calpestarono l'erba sotto di loro. Il bubulare dei gufi gli fece intuire di essere parecchio lontani dalla vecchia sistemazione. Si guardarono intorno, assorti dagli alberi alti e le foglie cadute sotto i loro piedi. Le stelle, da lì, si vedevano mille volte di più. Sembrava come se stessero guardando il cielo con un telescopio, perché la vista era spettacolare. L'alternarsi dei colori rendeva tutto meraviglioso e la Serpe sentiva di poter morire lì, proprio in quel momento, dopo aver avuto la possibilità di guardare una simile lucentezza. 
A risvegliarlo dai suoi pensieri fu un suono gutturale uscire dalla bocca della Granger. Draco si voltò, trovandola piegata in due intenta a vomitare. La Serpe, inizialmente, non seppe cosa fare per rassicurarla, così gli posò una mano sulla spalla accarezzandola debolmente. Aspetta, da quando rassicurava la Mezzosangue? Scostò immediatamente la mano, e palesemente imbarazzato la lasciò scivolare nelle tasca dei pantaloni neri, che erano piuttosto eleganti per una passeggiata nel bosco. 
Hermione alzò la testa, passandosi una mano sulle labbra, disgustata. 
<< Non puoi nemmeno immaginare quanto io mi stia vergognando in questo momento >> ammise, posando per la prima volta gli occhi nei suoi. 
La Serpe rise, anche se dentro di sé avrebbe tanto voluto piangere. In che razza di situazione era finito? Aveva salvato la Grifondoro per la seconda volta, e chissà quante altre volte ancora avrebbe dovuto farlo. Anche se Draco aveva la spiacevole sensazione che la Granger sarebbe stata in grado di cavarsela senza di lui entrambe le volte. 
<< No- concordò, scuotendo la testa. -Ma posso immaginare quanto tu sia in debito con me >>
Nonostante avesse assunto un tono duro non poté evitare di sorridere. Non era un ghigno, non c'era nessuna malizia in quel gesto, si trattava soltanto di un sorriso. 
<< Probabilmente si >> sospirò, imbarazzata. 
Si stava torturando la maglietta con le dita, e Draco notò che i capelli erano più ingrifati del solito. 
Cavolo, stavano seriamente intrattenendo una conversazione pacifica per la prima volta? Non poteva quasi crederci che con la Granger potesse averne una ma a quanto pare stavano semplicemente parlando, senza urla, offese o pianti. Niente di niente. 
Hermione si guardò intorno, costatando che era ancora notte fonda. Probabilmente non era un'idea saggia continuare a camminare adesso, e non sapeva nemmeno dove sarebbero andati d'ora in poi. Lei sapeva perfettamente dove condurlo: ad Hogwarts. Ma sapeva anche che non sarebbe stato semplice convincerlo visto che per un Mangiamorte era categoricamente sconsigliabile farsi trovare lì. 
Guardò il profilo di Draco, trovandolo a fissare le stelle. I capelli biondi svolazzavano finendogli distrattamente sugli occhi freddi e grigi, la pelle diafana sembrava brillare sotto la luce della luna e per la prima volta trovò il suo sguardo sereno, senza quell'odioso cipiglio che lo accompagnava ogni volta che si incontravano. 
Era davvero bello, non poteva dire il contrario. Ma quella bellezza, rara quanto dannata, nascondeva un'anima oscura che Hermione aveva sempre odiato e disgustato. La bellezza che aveva visto in lui qualche secondo prima sembrò dissolversi nel nulla quando ricordò il suo piano. 
Se la sua intenzione era quella di condurla ai Mangiamorte, perchè l'aveva salvata ancora? 
Hermione non se ne capacitava, e pensò che probabilmente faceva tutto parte di un suo assurdo e contorno piano, quindi decise di tacere ed agire da sé. 
<< Bene, credo sia meglio restare qui. Almeno per stanotte >> borbottò Hermione, ancora stanca e scossa.
Draco girò la testa, guardandola come se le fossero spuntate tue testa. 
<< Ma cosa diavolo ti passa per la testa?- sbottò, facendo comparire sul viso il solito ghigno infuriato. -Credi seriamente che dormirò per terra!? No, è fuori discussione. Adesso tu ti alzi e ce ne and...Ti sei completamente bevuta il cervello! >>Urlò, mentre la guardava sedersi. 
<< Bene Malfoy, resta pure in piedi come un salame. Io continuo a dormire- disse, sedendosi sull'erba soffice, poi alzando lo sguardo continuò -Ah, se proprio non puoi dormire non sarebbe male l'idea di accendere un fuoco >> sorrise, chiaramente divertita. 
Draco la guardò con occhi sbarrati, stava per replicare ma la Grifondoro si era già accoccolata all'albero. Come se quella stupida pianta potesse donargli protezione. Sbuffò, incrociando le braccia al petto e guardandola infastidita. 
Voleva giocare? Va bene, ma avrebbe perso. 
Dopotutto, faceva abbastanza freddo quindi l'idea di accendere un fuoco non era affatto male. Radunò vicino a sé il maggior numero di rametti per poi sfilare la bacchetta dalla tasca. 
<< Incendio. >> sussurrò, con voce flebile. 
Infatti il fuoco dalla bacchetta uscì a tentoni, ma gli bastava. Sicuramente sarebbe stato umiliante se Hermione l'avesse sentito. Qualche minuto dopo aver acceso il fuoco, guardò esitante il terreno desiderando di avere un letto comodo e pulito su cui dormire. Infine, vedendo la Granger dormire beatamente si accasciò al suo fianco, accertandosi di essere abbastanza lontana da non sentire il suo profumo anche se era altamente improbabile. Infatti, appena fu a terra l'odore della sua pelle lo inondò come una folata di vento, facendolo strozzare nel suo stesso respiro. 
Non che non il suo odore non gli piacesse, anzi, odiava la sensazione di benessere che sentiva quando gli entrava nelle narici. 
Si girò dall'altra parte, dando le spalle alla Grifondoro che sembrava essersi già addormentata. I suoi capelli biondi si confondevano con I filetti d'erba bagnata che gli accarezzavano il viso. Sicuramente, credeva che dormire sull'erba sarebbe stato decisamente più disgustoso ma in realtà lo trovava quasi piacevole. 
Chiuse gli occhi, lasciandosi andare in un lungo sonno che per la prima volta non era infestato da incubi. Probabilmente erano le stelle ad aiutarlo a cacciare via i brutti sogni, e ne fu particolarmente grato. 
Infine, quando sembrava essersi quasi addormentato sentì le gambe di qualcuno intrecciarsi alle sue e quando controllò vide con orrore che erano quelle della Granger che, incoscientemente, si era accoccolata alle sue spalle esili. 
<< Granger >> provò a scacciarla leggermente ma vedendo che non aveva intenzione di svegliarsi decise di lasciar correre. 
Magari anche lui aveva bisogno di quel contatto quasi quanto lei. 
Infatti, si addormentò beatamente qualche secondo dopo aver chiuse le palpebre.

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Capitolo 7
*** I'm sorry ***


                             
I'm sorry
7

 
L'alba arrivò in fretta. I raggi del sole filtrarono tra i rami degli alberi, accarezzando il volto infreddolito della Grifondoro che aveva passato la notte in una foresta situata chissà dove con la piacevole compagnia della Serpe che prima di stendersi accanto a lei non aveva fatto altro che lamentarsi. 
Si rigirò tra le foglie, trovandole piacevolmente comode. Aprì gli occhi incontrando i rami degli alberi sopra la sua testa che si scontravano fra loro. Socchiuse le palpebre, beandosi di quella sensazione di solidarietà che sapeva le sarebbe stata rubata molto presto. Faceva abbastanza freddo, e la rugiada mattutina rendeva l'aria ancora più fresca. 
Hermione non sapeva esattamente che giorno fosse, visto che aveva ormai perso la concezione del tempo. Sapeva con certezza di trovarsi a Novembre, e sperava con tutto il cuore di raggiungere i suoi amici prima di Natale. Altrimenti sarebbe stato il primo, dopo tanto tempo, che avrebbe passato senza Harry e Ron. Mentre si rigirava una foglia rossa tra le dita, non poté fare a meno di immaginare cosa stessero facendo i suoi amici adesso. L'ultima volta che aveva visto Harry, lui l'aveva lasciata leggermente basita. Non aveva capito esattamente che intenzioni avesse quando l'aveva elogiata sulla sua intelligenza. Cosa avevano intenzione di fare quei due? Hermione per la prima volta si preoccupò a tal punto da non riuscire più a chiudere gli occhi. Aveva quella strana sensazione che, senza di lei ad aiutarli, sarebbero finiti nei guai. 
Adesso, la prospettiva di andare via ed aiutare i suoi amici, la trovava talmente invitante. Sarebbe stato semplicissimo approfittare di un Draco dormiente per rubargli la bacchetta e costringerlo a portarla ad Hogwarts dove avrebbe dato l'occasione a lei di trovare i suoi amici, ed a lui di essere rinchiuso ad Azkaban. 
Ma, mentre guardava Draco dormire beatamente accanto a lei, non trovava nemmeno la forza di fare un  atto simile. L'avrebbe ingannato, certo. Ma non in quel modo vigliacco e maligno. 
Si portò una mano sulla fronte, accertandosi di essere perfettamente lucida. Guardò Malfoy ancora una volta, notando il modo in cui le sue sopracciglia si erano aggrottate. Immediatamente si trovò a desiderare di scoprire cosa stesse sognando, voleva sapere tutti gli incubi che lo torturavano, tutti i segreti, le paure e i motivi che lo avevano reso ad essere la persona che era. 
Distolse lo sguardo dal suo viso, portandolo sul sentiero di fronte a sé. Si chiese se fosse il caso di svegliare Malfoy, ma vedendolo talmente indifeso e sereno decise di lasciarlo dormire. Nonostante non lo sopportasse, non riusciva ad essere cattiva con lui. 
Hermione soffocò uno sbadiglio con la faccia immersa nelle mani e si nascose sotto di esse, cercando di evitare che un tenace spiraglio di sole mattutino la colpisse in pieno viso. Il sole invernale era freddo, ma quella mattina lo sentiva stranamente confortante. 
Si alzò, passandosi le mani sui pantaloni per sbarazzarsi delle foglie rinsecchite. Si allontanò da Malfoy, percorrendo il sentiero verso l'interno della foresta. Dove diavolo erano finiti? Non avere la bacchetta era un'impresa, e si chiese come avrebbero fatto a trovare la via d'uscita da quel posto. La vegetazione era fitta ed il terreno umido sotto i suoi piedi rendeva difficile camminare. Controllava di non allontanarsi troppo di tanto in tanto, accertandosi di avere la Serpe sempre dietro. 
Poi lo sentì urlare. La Grifondoro si voltò , cominciando a correre verso di lui. L'ansia crebbe quando lo vide in piedi, con il volto terrorizzato. Poi quando vide Hermione poco distante da lui, la guardò sbigottito e con il volto disgustato. 
<< Cosa è successo? >> gli chiese, non facendo caso al suo sguardo. 
Draco non rispose subito, si limitò a fissare il punto in cui pochi secondi prima stava dormendo. 
<< C'era un animale sulla mia gamba. Era lungo e orribile, con delle zampette disgustose... >> bofonchiò, mentre le sue guance si tingevano di rosso. 
Malfoy, imbarazzato? Hermione trattenne una risata, scovando l'animale che aveva tanto terrorizzato Draco: era un  millepiedi che scorrazzava sulle foglie, impaurito quasi quanto lui. << Sul serio? Un millepiedi? Un piccolo animaletto babbano? >> sorrise Hermione, mentre le sua bocca si apriva in una risata che non riuscì ad evitare. 
Draco sbuffò, amareggiato. Si poggiò incoscientemente una mano sul cuore, per poi voltarsi verso la ragazza, guardandola con odio crescente. 
<< Non ridere, Granger >> la schernì, profondamente arrabbiato. 
Come aveva potuto lui, re delle Serpi, spaventarsi per un insulso animale babbano? 
<< Credevo fosse velenoso, tutto qui.  >> si giustificò, poi alzando un sopracciglio aggiunse: << Infondo facevo bene ad esserne schifato visto che non era altro che un animale babbano. Un'essere ripugnante come tutti voi! >>
Hermione sbuffò, eppure quel suo commento non riuscì a toglierle il sorrisetto dalla faccia. 
<< Perché non ammetti semplicemente di essertela fatta addosso? >> lo sfidò, ancora sorridente. 
Hermione gli diede le spalle, decisa a non prolungare ancora la conversazione. Era sicura che Draco avrebbe rovinato quella atmosfera di pace dicendo qualcosa di stupido. Infatti subito dopo le afferrò il braccio, bloccandola. 
<< Potresti smetterla di deridermi? >> gracchiò Draco, spazientito. 
Hermione fece una pausa, prendendosi un paio di lunghi respiri, mentre analizzava da vicino la sua faccia magra e appuntita. I suoi occhi grigi erano duri come il quarzo; freddi e illeggibili. Non si spostarono nemmeno un secondo, aspettavano solo che qualcuno di loro distogliesse lo sguardo l'uno dall'altro. Ma non lo fecero. 
<< No >> ridacchiò, scordandosi per la prima volta chi avesse davanti. 
Probabilmente era colpa degli alberi, dell'aria fresca e degli uccellini che canticchiavano ma, per la prima volta, Hermione non provava il costante desiderio di prendere Malfoy a pugni. 
Il ragazzo rimase in silenzio, vide le sue labbra contrarsi in un piccolo sorriso, ma durò talmente poco che Hermione non capì se lo avesse fatto davvero. Poi, sul volto di Draco ricomparve quella maschera neutra ed insensibile, che tanto Hermione aveva imparato ad odiare durante tutti quegli anni. 
 L'aveva allontanata ancora una volta dallo scoprire cosa si celava dietro quella coltre azzurra dei suoi occhi. Immaginò il nero totale, oppure qualche sfumatura più chiara. 
Draco, troppo spaventato dall'intensità dei suoi occhi, annullò ogni singolo contatto visivo che avevano intrapreso. Costruì un muro tra loro, con la certezza che almeno in quel modo sarebbero stati al loro posto. 
La Serpe si voltò verso il sentiero, e con la bacchetta spense il fuoco che scoppiettava ancora fumante tra il rametti. Osservò il perimetro del bosco, cercando di individuarne un'uscita. Si era smaterializzato così velocemente che non aveva nemmeno ragionato su dove andare. Aveva solo pensato ad un luogo sicuro e sopratutto lontano. 
Hermione lo osservò per tutto il tempo, probabilmente cercava di capire cosa gli stesse passando per la testa. 
<< Smettila di fissarmi, Granger. Non riesco a concentrarmi >> sbottò arrabbiato, e come uno stupido bambino incrociò le braccia al petto. 
Hermione sbuffò, poi lo imitò ma non smise di guardarlo. Non eseguiva certamente i suoi ordini. 
<< Potremmo materializzarci altrove, no? >> 
<< Ovvio, Granger. Perché non ci ho pensato prima? >> la assecondò, palesemente ironico. -Per quanto questa idea mi disgusti, credo sia meglio restare qui. Almeno fin quando i Mangiamorte non si saranno calmati. >> continuò, dando alla Granger qualche occhiata infastidita. 
<< Potremmo andare ad Hogwarts >> 
Hermione disse quelle parole senza nemmeno pensarci; uscirono come lampi lasciando Draco leggermente basito, quasi disorientato. Si voltò verso di lei, con la rabbia che sgorgava dagli occhi grigi. La Grifondoro si allontanò, e nel momento in cui faceva un passo indietro lui avanzava. Il suo battito era accelerato notevolmente e quando la schiena venne a contatto con un albero, un lamento fuoriuscì dalle sue labbra. 
Le braccia esili di Draco la circondarono, inchiodandola. 
Per la seconda volta, stava riuscendo a spaventarla. 
<< E dimmi, sporca Grifondoro, cosa diavolo vorresti fare ad Hogwarts? >> la schernì, toccandole un braccio con forza e costringendola a guardarla. 
Non riusciva a capire come Draco avesse potuto intuire qualcosa del piano suo e di Harry con una semplice domanda che lei gli aveva porso, quindi si costrinse a rimanere calma, sicura del fatto che non sapesse nulla. Sostenne lo sguardo con il suo, lottando per liberarsi dalla sua stretta. Draco, vedendola ribellarsi, la sbatté nuovamente all'albero unendo i loro corpi, sicuro che adesso la Grifona non avrebbe osato muoversi. Gemette leggermente al contatto, e Draco le sorrise mentre i suoi occhi sputavano fuoco. 
<< Niente- rispose Hermione, mantenendo costantemente lo sguardo -Levati di dosso, Malfoy >>
Da odiabile Grifondoro che era non abbandonava la sua tenacia ed il suo coraggio, non sarebbe mai riuscita a sottometterla a lui del tutto. Quindi, anche un solo piccolo gemito da parte sua era tanto. Ma non abbastanza. Avrebbe voluto vederla in ginocchio, tremante ed obbediente. 
Comunque sia, nonostante il possesso che aveva su di lei in quel momento la rabbia non sembrò vacillare nemmeno per un attimo.
<< Non andremo ad Hogwarts. Ficcatelo bene in testa, Mezzosangue. >> sputò, sfiorandole i fianchi con il disgustoso desiderio di possederli. 
I loro petti si toccarono, e Draco poté quasi sentire il cuore della Grifondoro battere insieme al suo. Poi, si staccò, ricordandosi del sangue che scorreva in quel cuore. Un sangue marcio, che mai, nemmeno lontanamente, avrebbe desiderato di volere. 
Hermione riprese a respirare quando Draco si allontanò. Il suo cuore però, sembrava aver smesso di battere. Come se dipendesse solamente da quel contatto. Come se dipendesse da lui. 
Scosse la testa, per la prima volta sollevata di poter abbassare lo sguardo. 
Draco, ancora girato, riprese a parlare: << Non so per quale motivo desideri andare ad Hogwarts, ma qualunque esso sia vedi di farlo sparire. >> dalla sua voce sembrava non proferire emozione. 
A qualsiasi altra persona normale quel tono di voce sarebbe sembrato soltanto stanco ma, con Malfoy, quel tono assumeva molti più significati. Poteva essere angosciato, tormentato o semplicemente arrabbiato. Qualunque esso fosse, non prometteva mai nulla di buono. 
Comunque, adesso che non poteva vederla, ripensò al gesto che aveva fatto qualche momento prima. Lo aveva sentito, il suo corpo. Eccome se lo aveva sentito. Sembrava quasi bramarla, o semplicemente sembrava desiderarla. Ma quella sensazione durò un attimo perché quando la Serpe si voltò, aveva stampato in volto quell'ennesimo ghigno disgustato che riservava solo a lei. 
<< Non avevo nulla in mente. >> ribatté, scostando un ciuffo ribelle dalla fronte. 
Draco ghignò, lisciandosi i vestiti neri e impeccabili con la mano per poi guardarla intensamente. 
<< Come dici tu, Mezzosangue. >> 
Hermione trattenne il fiato. L'aveva fatto ancora. 
L'aveva ancora una volta colpita ed affondata con quello stupido nomignolo. Per quanto fosse stupido, Hermione sapeva quanto in realtà fosse vero. Strinse i pugni, decisa a non cedere alle sue provocazione ma vedendolo sorridere soddisfatto, la Grifondoro perse le staffe. 
Gli andò incontro, raggiungendolo e colpendolo dritto sul naso. Il suono del suo pugno risuonò tra gli alberi, riproducendolo come un eco. Draco si tastò il naso dolorante, poggiandosi la mano sopra. Guardò Hermione negli occhi, ripensando a quando lo aveva colpito al terzo anno. Questa volta non sarebbe scappato: era lui il più forte. 
<< Non capirai mai quando fermarti vero?- la aggredì con rabbia, avanzando prepotentemente verso di lei. -Speri di avermi fatto male o di avermi ferito in qualche modo? Beh, mi dispiace deluderti ma sto alla grande. Non ho più tredici anni, Granger. Non scherzare con il fuoco>> sputò, afferrandola ancora una volta per i fianchi. 
<< Stupida Mezzosangue >> disse nuovamente, evidenziando ogni parola. 
Le mani della Grifona erano bloccate lungo il suo corpo, strette dalla morsa insistente di Draco che era deciso a non mollare. Hermione trattenne le lacrime, desiderando così ardemente di avere la sua bacchetta. Draco la stava torturando con quegli sguardi, e le sue parole ferivano di più di mille lame infilate nel petto. 
Poi, accade qualcosa che nessuno dei due si aspettava. 
Draco, allentò la presa. Chinò la testa e guardò i loro petti alzarsi ed abbassarsi a ritmo dei loro respiri. 
<< Senti, Granger...- sussurrò, afferrandole il mento per far si che lo guardasse. Dov'era finito il suo coraggio da Grifondoro? << Mi dispiace. Non so nemmeno perché l'ho detto ma mi sentivo in dovere di farlo. >>
Hermione non disse nulla, si limitò soltanto a fissarlo con la paura che quelle parole si rivelassero soltanto uno scherzo. 
<< Proviamo a non arrabbiarci l'uno con l'altro almeno per due secondi >> bofonchiò, mentre stringeva incoscientemente la maglietta delle Grifondoro tra le dita, attirandola verso di lui. 
Hermione annuì, ancora troppo scossa da tutto quello che era accaduto. 
Erano talmente strani, loro due. Erano capaci di urlarsi contro per ore, per poi fare pace e ricominciare qualche secondo dopo. 
Erano così strani, eppure si sentivano perennemente giusti. 


#spazioautrice
Salve people. 
Allora, questo capitolo non mi piace per niente. Non lo sopporto. 
Quindi, perdonatemi se è una completa schifezza, proverò a fare di meglio nel prossimo capitolo. 
Comunque fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione al capitolo. 
Alla prossima! 

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Capitolo 8
*** Daily Prophet ***


 
Daily Prophet
8

Il sole era ormai alto all'orizzonte e , nonostante il freddo invernale, cuoceva bollente sulla pelle della Grifondoro. Lei e Malfoy erano in viaggio da qualche minuto, eppure si sentivano già stanchi. Gli alberi robusti e imponenti della foresta sembravano contorcersi su se stessi, quasi come se volessero piegarsi su di loro. Draco non aveva aperto bocca per tutto il tempo, tranne per quelle numerose volte in cui si era lamentato per le sue scarpe nuove, ormai ricoperte di terra, che avrebbe dovuto far lucidare al più presto. 
Hermione si fermò, costatando quanto ancora avrebbero dovuto camminare. Più la vista della ragazza si allungava, più aveva bisogno di alzarsi sulle punte. Sembrava quasi infinito il tratto da percorrere, eppure dietro gli imponenti abeti dalle foglie verdi, riusciva a intravedere dei tetti... infatti, quando si fu allungata maggiormente scrutò delle case. 
Saltellò per guardarle meglio, ma i suoi sforzi rimasero tali. Sconfitta, ripose i piedi sul terreno guardando di nuovo di fronte a sè. 
<< Allora, Granger? >> gli chiese Draco, impaziente. 
<< Credo ci sia un villaggio>> rispose prontamente la ragazza, indicando con le dita la direzione in cui l'aveva visto. 
Draco si alzò leggermente sulle punte, ma non dovette sforzarsi più di tanto per vederle: dei tetti di mattoni si susseguivano uno dietro l'altro, dando vita a quella che sembrava una piccola cittadina Babbana. Non avrebbero dovuto camminare molto per raggiungere il villaggio, o almeno lo speravano. Draco annuì schietto verso la Grifondoro, poi si voltò continuando a camminare. 
Il ragazzo, anche se non lo dava a vedere, sentiva la paura costantemente addosso. Il timore di incontrare qualche Mangiamorte, Bellatrix o peggio, i suoi genitori lo stava torturando. Non aveva ancora dimenticato quello che aveva provato il giorno prima, infatti se la sentiva ancora addosso quella sensazione; era come un macigno indelebile che portava sul cuore che non lo lasciava respirare. 
Scosse la testa, cercando di eliminare ogni brutto presentimento. Si concentrò sul sentiero, cercando di non inciampare in un ennesima pozzanghera. I suoi abiti, sempre lucidi e immacolati adesso erano sporchi e trasandati. Aveva un tale bisogno di farsi una doccia ed indossare vestiti puliti. Non era abituato a dormire sotto un albero, e di certo non aveva voglia di rifarlo. 
Se solo non l'avesse salvata... Era finito in quel casino solo per colpa della Granger, di quella sporca Mezzosangue che l'aveva condannato.
Ma, infondo, a peggiorare il suo umore era la consapevolezza che non l'aveva di certo chiesto lei di essere salvata. 
Era tutta colpa sua e del suo stupidissimo istinto. Ormai era un traditore del suo sangue e della sua famiglia. Adesso era condannato ad una vita senza l'appoggio delle persone a lui care. Una vita che avrebbe sicuramente passato da solo. 
Solo, ma libero. 
Forse, quella era l'unica prospettiva buona in tutta quella situazione. 
Poi, intravide chiaramente il sentiero della foresta aprirsi in una stradina, accompagnata da una vallata di casette in legno. Vide Hermione accelerare improvvisamente il passo verso un grosso cespuglio, accostandosi contro di esso. Malfoy la seguì, guardandola stranito. Hermione gli afferrò brutalmente la giacca, facendolo piegare verso di lei. 
<< Cosa diavolo fai? >> la rimproverò Draco, per poi essere zittito dalla Grifondoro. 
Proprio in quel momento, dal lato opposto del grosso cespuglio comparve un uomo dall'aspetto ambiguo che sembrava voler passare inosservato agli occhi dei passanti: aveva una lunga barba, dello stesso colore delle folte sopracciglia marroni. Dalla tunica azzurra che indossava fuoriusciva una lunga bacchetta di mogano dall'aspetto ricurvo. 
Dopo qualche secondo il mago li superò inoltrandosi da qualche parte nella foresta. 
<< Non puoi farti vedere da altri maghi, sopratutto se sono Mangiamorte. Ricordati quello che sei. >> lo avvertì, con la voce simile ad un sussurro. 
Draco ingoiò un groppo amaro, annuendo freneticamente. 
<< Non dovrebbero essercene molti, comunque stiamo attenti. >> 
Insieme si alzarono, allontanandosi dal loro nascondiglio. Il sentiero sembrava fatto di ciottoli, e tutto intorno si susseguivano case di legno dall'aspetto piccolo e indenne. Sembrava quasi un villaggio disabitato, se non fosse per alcuni vecchietti che stavano passeggiando davanti a loro.
I due maghi camminavano vicini, cercando comunque di non attirare l'attenzione su di loro. Ma era complicato visto che erano entrambi ridotti male: i loro vestiti erano sporchi e trasandati, come anche i loro capelli. Dalle occhiaie violacee sotto gli occhi si poteva intuire che non dormissero da giorni. 
Continuarono a camminare, non prestando attenzione alle occhiate indiscrete dei due vecchietti. Draco sembrava sull'orlo di una crisi isterica, i Babbani che gli camminavano attorno gli facevano venire la nausea.
<< Cosa guardano questi idioti? >> borbottò Draco all'orecchio della Grifona. 
Hermione buffò, ma sul suo viso comparve un piccolo sorriso. Voltò il capo verso la Serpe, solo per guardare l'indignazione passare attraverso i suoi occhi grigi. 
<< Guarda che paesaggio stupendo, Malfoy. >> disse Hermione, indicando con le dita la foresta in cui avevano dormito. 
Infatti, dalla laggiù, si poteva vedere benissimo che la foresta non si trattava altro che una collina che andava man mano ad allungarsi. Dava l'aria di essere una grossa montagna.
Draco sbuffò, non prestando attenzione a quello che diceva, completamente disinteressato. 
<< Troviamo un posto dove mangiare qualcosa e andiamocene, maledizione >> sbottò, nascondendo la bacchetta che era uscita leggermente dalla tasca. 
Due bambini biondi e sorridenti gli passarono davanti, giocando e sogghignando alla vista di un Draco infuriato. Lui non ci fece caso, continuando a camminare. Hermione, invece salutò i bambini alzando le labbra in un sorriso. 
Subito dopo, si fermarono di fronte ad un edificio, anch'esso di legno, dall'insegna a caratteri giganti che diceva soltanto: 'Bob's house'. Un uomo di colore uscì dallo stabile, passandosi le dita infreddolite sulla barba grigia. Draco guardò Hermione, facendogli segno di accomodarsi. La ragazza, dubbiosa, annuì. Quando mise piede nell'edificio, un'odore di alcool e muffa gli entrò fin dentro le narici, facendola soffocare nel suo stesso respiro. Sembrava un pub, ma quando si addentrarono fino in fondo notarono un'uomo basso e riccioluto dall'aspetto anziano riordinare delle chiavi appese alla parete. Il Bob's house doveva essere un'Hotel. 
<< Va a parlarci. >> gli disse Hermione, facendo spallucce. 
<< Non ci penso a proprio. Non parlo con i Babbani, io! >> sussurrò, digrignando i denti. 
Hermione sbuffò, e si vide costretta ad avanzare verso la scrivania dell'anziano. Questa, sembrava appartenere ad un adolescente piuttosto che ad uomo che gestiva un'Hotel, infatti era ricoperto da fogli e scartoffie varie. Un computer vecchio e malmesso giaceva di lato alla scrivania, e sembrava non venir usato da un pezzo. Draco guardò il portatile con curiosità. 
Hermione prima di parlare, si girò verso la Serpe pregandogli di cambiare Hotel ma fu troppo tardi farlo perché ormai l'anziano si era girato verso di loro. Appena li vide, le sue labbra si alzarono in un sorriso rugoso e con le mani si sistemò il parrucchino biondo.
<< Buongiorno ragazzi, benvenuti al Bob's Hotel. Io sono Bob, cosa posso fare per voi? >> chiese, allegro. 
L'anziano, infatti, credeva che i ragazzi avessero sbagliato Hotel visto che lui aveva come clienti soltanto vecchi scorbutici. 
<< Noi, emh... vorremmo prendere una stanza per questa notte >> sorrise la Grifondoro, titubante. 
L'anziano diventò paonazzo, troppo preso dall'emozione. 
<< Oh, certo! Che stanza preferite? Matrimoniale, singola, oppure preferite accomodarvi... >>
<< Singola. >> sbottò Draco, evitando che continuasse a parlare ancora a lungo. 
Bob annuì, e tutto emozionato si voltò cercando la loro chiave nel mazzo che era appeso al muro. Poi ne prese una lunga e dorata, porgendola ad Hermione che l'afferrò quasi con ribrezzo. Quell'uomo le faceva venire i brividi, ma sorrise comunque per non mostrarsi maleducata. 
Mentre si affrettavano a seguire l'anziano verso la loro stanza, questo prese a parlare agitando le mani per mantenersi il parrucchino sulla testa pelata. 
<< Sapete, in quarant'anni di attività non avevo mai avuto dei clienti così giovani! >> borbottò, aprendo con la chiave una porta arrugginita e dall'aspetto malandato. 
I due ragazzi entrarono nell'alloggio, spalancando le palpebre. La stanza era piccola e disordinata, aveva due letti, un comodino ed un armadio. Una porta di legno scuro, nascondeva una toilette. 
<< Bene- disse l'uomo -Volevo avvisarvi che lo scarico non funziona molto bene, così anche le tubature. Non abbiamo il servizio in camera, quindi se avete voglia di mangiare qualcosa potete venire direttamente nella stanza di prima, dove assaggerete delle pietanze cucinate direttamente da me!- poi iniziò a ridere -Sapete, siamo a corto di personale! >>
Hermione rise debolmente, guardando di sottecchi Malfoy che sembrava essersi immobilizzato. Poi riprese a parlare: << Riguardo al pagamento siete liberi di farlo adesso oppure doma... >>
<< Si, certamente >> sbottò Draco, indossando il sorriso più falso del suo repertorio. 
Lo afferrò per le spalle, spingendolo con delicatezza fuori dalla stanza. Il vecchio non poté aggiungere nulla che la porta gli fu sbattuta in faccia.
<< Ha ragione, mio padre! I Babbani sono fuori di testa. >> sbottò Draco, appoggiandosi alla porta appena chiusa. 
<< Oh smettila, Malfoy! Non essere così superficiale >> sogghignò la Grifona, che al contrario di Draco trovava quella situazione divertente. 
<< Non darei nemmeno uno zellino a quel deficiente! Si aspetta anche che lo paghiamo, certo! >> 
Hermione nel frattempo, non aveva voglia di ascoltare le solite lamentele di Malfoy quindi con uno sbuffo uscì fuori dalla camera, lasciandolo solo. Infatti, appena fu fuori sentì il ragazzo mandare al diavolo anche lei. 
Scese in fretta le scale, raggiungendo il piano terra in cui si trovava precedentemente. Adesso il salone non era completamente vuoto, infatti oltre a Bob (che era intento a lucidare delle medaglie) c'era anche un'uomo seduto al bancone che leggeva un giornale. 
Infine si sedette anche lei, desiderosa di mangiare. Avrebbe preferito di certo non farlo, ma il suo stomaco ormai non resisteva più ed esigeva del cibo. Iniziò a tossire, attirando l'attenzione del proprietario che si voltò allegro verso di lei. 
<< Cosa desidera... ? >> chiese, cercando di indovinare il suo nome. 
<< Hermione >> disse la ragazza, sorridendo. Infondo stava iniziando ad essergli simpatico. Trovava buffo il modo in cui si comportava e, sopratutto, trovava divertente la sua parrucca. 
La ragazza non ebbe il tempo di aprire la bocca che una piatto colmo di carne e patatine gli fu messo sotto al naso. 
<< Umh, raffinato >> sogghignò la ragazza con voce talmente sottile che fortunatamente Bob non sentì. Inoltre, era troppo occupato ad osservare orgogliosamente il suo piatto per accorgersene. 
<< Sai Hermione, quanto vorrei tornare ad essere giovane... Rivivere la mia gioventù >> sospirò con aria sognante, mentre si toccava ansiosamente la parrucca. 
Hermione annuì, annoiata. Taglio la carne ed iniziò a infilarsela tra le labbra, infondo non era disgustoso come pensava. Probabilmente era la fame a farle cambiare idea. 
<< Hermione, secondo lei quanti anni ho? >> chiese, con eccitazione. Poi rivolgendosi al signore accanto alla ragazza: << E per lei, signore? >>
L'uomo in tutta risposta riprese a sfogliare svogliatamente il giornale, non badando all'eccentrico vecchietto che aspettava una risposta da parte loro. 
Hermione infilò una patatina tra i denti e per non risultare scortese provò ad indovinare: << Sessantadue? >> 
Ovviamente voleva essere gentile, dalle rughe intorno alle labbra e agli occhietti minuscoli Hermione poteva intuire che ne avesse almeno ottanta. 
<< Sbagliato! Ne ho ottantadue! >> rispose, ghignando. 
L'uomo accanto a loro alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla. 
Bob riprese a blaterare, alludendo al fatto che sembrasse così giovane per via della parrucca che aveva fortunatamente comperato qualche anno fa. 
<< Poi, non fumo, non bevo e non magio pizza! Faccio una corsetta intorno al locale tutte le mattine, ed è per questo che ho un fisico ancora compatto! >> si toccò la pancia. 
Hermione si limitava ad annuire ogni tanto, addolcendo il suo sguardo teso con un sorriso. Poi a distrarla dalle sue patatine fu l'uomo accanto a lei che, infastidito si alzò dalla sedia facendola stridere sul pavimento. Buttò il giornale nel cestino sotto il bancone e andò via sbattendo la porta. 
<< Bah, probabilmente è geloso >> spiegò Bob, drizzando la schiena. 
Hermione smise di ascoltarlo, perché ad attirare la sua attenzione fu il giornale dell'uomo. Infatti notò con piacere che non si trattava affatto di un giornale Babbano, apparteneva al mondo magico. 
<< Io ho finito, Bob. >> sorrise la ragazza, indicando il piatto. 
L'anziano, svogliatamente, prese il piatto e si recò in un'altra stanza. 
Velocemente Hermione afferrò il giornale, e prima che Bob potesse tornare si fiondò fuori dall'Hotel stringendo i fogli con una mano sola. Fuori faceva freddo, infatti si strinse le braccia al petto per non tremare. La strada era deserta, quindi aprì velocemente il giornale guardandoci dentro. La Gazzetta del Profeta, in prima pagina ritraeva un articolo di Rita Skeeter. 
Hermione sbarrò gli occhi quando lesse il titolo dell'articolo. 
"Harry Potter, il bambino sopravissuto, rapina la Gringott" 
Accanto al titolo, Hermione vide una foto allegata in cui si ritraevano Harry e Ron in senna ad un drago. 
Sbalordita, continuò a leggere tralasciando le parti in cui la Skeeter annunciava al mondo magico quanto fosse delinquente e maligno Harry Potter per colpa dell'assenza e dell'educazione dei genitori mancati. 
"Harry Potter, è stato scoperto questa mattina alla Gringott in una camera blindata sicuramente non di sua proprietà. Non si sa per certo a chi appartenesse, ma di chiunque fosse delle fonti ci fanno capire che Harry era sicuramente intendo a rubare. Harry Potter, aveva quindi deciso di risolvere i suoi problemi finanziari rapinando nella nostra banca di massima sicurezza. Sfuggito alle guardie, dopo aver saltato in senna al drago-guardia delle camere blindate con Ron Weasley, figlio di Arthur Weasley, di lui non si ha più alcuna traccia. Il Ministero della Magia si occuperò del caso..." 
Hermione chiuse in fretta il giornale, stanca di leggere tutte le idiozie che quella giornalista aveva detto su di lui. Non che non ci fosse passato, ma adesso la situazione era sicuramente peggiore. 
La ragazza, comunque, trasse un respiro di sollievo. I suoi amici stavano bene. 
Almeno, erano riusciti a prendere l'Horcrux? Mille domande le passarono per la mente, ma per nessuna di loro sembrava avere una risposta. Non sapeva nemmeno come contattarli, Harry aveva detto che l'avrebbe aggiornata, allora perché non si faceva vivo? Una lacrima scese lungo la sua guancia, ma fermò in fretta le altre prima che potessero scendere. 
Buttò il giornale in un cestino, lasciandosi andare quella storia alle spalle. 
Nel momento in cui salì i gradini che portavano al Bob's House, sentì il gugulare di un gufo proprio dietro di sè. Subito dopo si girò, incontrando una civetta bianca dall'aspetto stranamente familiare. Appena la riconobbe le sue labbra si alzarono in un sorriso felice, finalmente un sorriso sincero. Accolse Edvige con una risata e la civetta guizzò sulle sue braccia sedendosi subito dopo sull'avambraccio. 
<< Edvige, avrai fatto un lungo viaggio- la salutò, Hermione -Mi dispiace, non ho niente per te >> continuò, mentre slacciava un pezzetto di carta dalla zampetta. 
La civetta svolazzò via, infuriata. 
Hermione sogghignò, e per un momento le sembrò di essere tornata ai vecchi tempi. Si sedette sulle scale, non facendo caso al freddo che si impossessò velocemente del suo fondoschiena. 
Aprì il foglietto, e con sua grande sorpresa invece di trovare la calligrafia di Harry trovò quella disordinata e pasticciata di Ron. Sorrise istintivamente e, impaziente, cominciò a leggere. 
"Cara Hermione, 
Sono Ron, sarò breve. 
Non posso rivelarti i dettagli su tutto quello che sta succedendo perché questa lettera potrebbe essere intercettata, ti racconteremo tutto appena potremmo. Ci manchi tanto, senza di te ci sentiamo persi. Io mi sento perso. Non sai minimamente come mi senti in questo preciso momento, saperti con quel Malfoy con la costante paura che possa farti del male mi fa morire dentro.
Speriamo entrambi di rivederti presto, e per favore: stai attenta. 
Un bacio, 
Ron." 
Quando aveva visto la calligrafia di Ron  si era immaginata una lettera meno intima, invece le poche parole che le aveva detto erano riuscite a scaldarle il cuore togliendo tutto quel ghiaccio che si stava formando attorno ad esso. Si portò la lettera al cuore, come se questa potesse così donargli ancora più calore. Chiuse gli occhi, immaginando di essere insieme a loro da qualche parte del mondo alla ricerca degli Horcrux. 
Immaginò di essere seduta accanto a Ron, mentre lui le teneva stretta la mano e le diceva che sarebbe andato tutto bene. 
Dio, se le mancavano. 
Non aveva mai provato sensazioni simili prima d'ora, probabilmente perché non aveva mai nemmeno lontanamente immaginato di restare lontano da loro per un tempo tanto infinito. 
Quando riaprì le palpebre, le lacrime cominciarono a scendere ancora una volta. Non si preoccupò di fermarle, era stanca di reprimere i suoi sentimenti. 
Aveva voglia di piangere ed urlare fin quando la voce le sarebbe mancata. Desiderava trovare qualcuno che gli tracciasse la strada per tornare da loro. Per poter tornare finalmente ad essere felice, vivere. Anche se la guerra la stava uccidendo, almeno il calore dei suoi amici avrebbe potuto donargli anche quel minimo di speranza che pretendeva dentro di sé. Quel calore che poteva scongelare il suo cuore ghiacciato, rimasto al freddo per troppo tempo. 
Strinse la lettera che Ron gli aveva mandato fra le dita fredde. Si alzò dallo scalino di marmo, aprendo con le mani tremanti la porta che la separava dall'Hotel. Ci si infilò dentro, cercando di non farsi notare dallo stravagante proprietario della bottega che adesso se ne stava tutto solo seduto sulla poltrona. 
Gli scalini sembravo barcollare sotto il suo peso ma Hermione non se ne capacitò, era troppo stanca per pensare a qualsiasi cosa. 
Si era quasi scordata della presenza di Malfoy quando aprì la porta della camera, desiderando solo adesso di averne prese due. Draco era sdraiato sul letto, con la testa rivolta verso il soffitto. Ghignò quando la vide entrare. 
Aveva l'aria distrutta, e non aveva ancora approfittato della doccia per lavarsi. Le sue guance erano rosse ed e i suoi occhi gonfi, aveva pianto? Comunque, Draco non stacco gli occhi da lei per tutto il tempo. 
<< Cosa diavolo vuoi, Malfoy? >> sbottò arrabbiata, mentre si dirigeva verso il bagno. 
Draco non fiatò, anzi  continuò a sorridere sotto i baffi. Si passo una mano sul mento mentre la osservava. Non negò a sé stesso il piacere di guardarle le gambe e l'addome piatto, non poteva negare del fatto che la Granger fosse attraente ma non l'aveva mai considerata tanto piacevole. Odiava quando pensava a lei in quel modo, perché sicuramente non era così tanto bella. Era solo l'unica ragazza che vedeva da giorni, la sua reazione era più che normale. Non provava nessuna attrazione fisica verso di lei, figuriamoci. 
<< Siamo di cattivo umore eh, Granger? >> ghignò, mettendosi a sedere. 
Adesso erano più vicini ed Hermione lo guardava dal basso, e preferiva guardarlo così piuttosto che dall'alto. Le dava una certa sensazione di sicurezza. 
Sbuffò, arrabbiata. Decise di non dargli retta quindi si voltò dandogli le spalle. 
Mossa sbagliata. 
<< E questa? >> disse, con divertimento. 
Le afferrò la lettera di Ron portandola vicino al viso pallido e appuntito. Hermione si precipitò su di lui per afferrarla, ma Draco fu più veloce. La Serpe si alzò da letto, e con riluttanza fece stendere la Granger al posto suo. Le tenne le braccia ed il corpo fermo, così che non potesse dimenarsi. Hermione cercò di liberarsi dalla presa stretta delle sue mani sul suo corpo, sentendosi disgustata da quella prigionia. Erano entrambi seduti sul letto, solo che Hermione era intrappolata sotto di lui. 
<< Malfoy, non provare ad aprirla! >> sputò, digrignando i denti mentre cercava con tutte le forze di levarselo di dosso. Era incredibile quanto fosse debole in confronto a lui. 
Il calore della sua pelle la stava distruggendo. 
<< Oh, scordatelo Granger >> sibilò perfido, stringendo maggiormente la presa su di lei. 
Con la mano libera aprì la lettera, e una strana sensazione si impossessò di lui. I suoi occhi gelidi passarono su tutta al superficie del foglio, leggendone ogni parola. Era come se in quel momento volesse uccidere quel Weasley con le sue stesse mani. Come diavolo osava?
Lesse le righe una ad una, mentre la sua rabbia aumentò ad una frase in particolare. 
<< "Io mi sento perso" >> imitò le parole di Ron, mimando una smorfia con le labbra. -Quante volte avete scopato eh, Granger? Si sente talmente perso >> aggiunse. 
Hermione sfilò un braccio dalla sua stretta e cercò di afferrare la lettera dalle sue grinfie, per evitare che lui potesse leggere ancora qualcos'altro. Draco non aveva il diritto di violare in quel modo qualcosa che sentiva così vicina a lei, così intima. 
Draco posò la lettera sul comodino e le afferrò l'altra mano, spingendola contro il materasso. Adesso si stavano guardando faccia a faccia ed Hermione aveva gli occhi lucidi ed il respiro tremolante. 
<< Ha paura che ti faccia male, eh? >> ringhiò, stringendo la presa sui suoi polsi. 
Hermione cercò di spingerlo via, muovendo il bacino e le gambe. 
<< Povero Weasley- sputò ancora, gli occhi ridotti a due fessure. Poi fece passare lo sguardo su tutta la lunghezza del suo corpo, vedendo con piacere che si stava dimenando sotto il suo. -Sa che potrei ferirti proprio qui, su questo letto >> sibilò infine, avvicinandosi di più a lei. 
In quel momento Hermione perse la pazienza, e con forza gli assestò un calcio nei testicoli. Draco mollò la presa, contorcendosi su stesso. Hermione scese dal letto, raccogliendo la lettera con le lacrime che ormai uscivano senza tregua, tracciando delle linee bagnate sulle guance. 
<< Sei uno stronzo, Malfoy! >> urlò, prima di infilarsi in bagno e chiudere la porta con forza dietro di sé. 

#SPAZIOAUTRICE 

Allora, scusate ma mi viene da ridere se penso a quello che ho scritto a proposito di Bob. Mi dipiace ma lo odoro, ceh tipo che mi è successo davvero di incontrare un vecchietto che mi ha raccontato tutta la storia della sua vita e io ho dimostrato molto interesse per il suo racconto certo.
Viva le virgole! 
Comunque, la parte con Draco avevo intenzione di inserirla nel prossimo capitolo ma avevo paura che senza quella parte il capitolo risultasse troppo stupido. Tutta colpa di Bob. 
Immaginate Bob che si sbatte tipo in testa le sue medaglie. Bob aka Dobby. Poi non so perchè ho scelto il nome Bob, è il nome meno originale del mondo dai. 
Vabbe, anche se questo capitolo è stato un parto spero che alla fine vi sia piaciuto almeno un pochino. 
Fatemelo sapere in una recensione!
Aspettate, dico l'ultima cosa è sparisco: ho corretto i capitoli precedenti dagli errori olè! *fa la ola* Ho il brutto vizio di non rillegere e commettere errori stupidi. Scusatemi. 
Vabbe pt. 2
Al prossimo capitolo! ;* ( cerco di fare una faccina carina senza risultare invalida ) 

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Capitolo 9
*** Shame ***


Shame
9

 
Il bagno era ancora più piccolo di quanto ricordasse, quando ci entrò dentro. La vasca da bagno, il gabinetto e il lavandino occupavano più spazio di quanto avrebbero dovuto, e lì dentro sentiva come se sarebbe potuta svenire da un momento all'altro. Hermione appoggiò il peso del suo corpo contro il lavandino, evitando di guardare il suo riflesso nello specchio, sicura che avrebbe visto qualcuno che non era lei. 
Cercò di reprimere le lacrime mentre stringeva con forza la lettera di Ron, appallottolandola fra le dita. Non avrebbe voluto rovinarla in quel modo, ma in quel momento sembrava l'unica soluzione per calmare la sua ira. Perché la consapevolezza di avere soltanto un muro a dividerla da Malfoy, le faceva venire il voltastomaco. Quanto odiava quella situazione, quanto odiava lui. 
Draco l'aveva umiliata, l'aveva trattata come se fosse spazzatura, beffeggiandosi di lei e dei suoi amici. Ed in quel momento, odiava Malfoy ancora di più, per essere così mentalmente chiuso e perché ormai non le aveva dato nessun motivo per non farlo. Alzò impercettibilmente lo sguardo, incontrando quello di una ragazza che le somigliava ma che non riusciva a riconoscere, per quanto ci provasse. Prima di spogliarsi, si accertò che la porta fosse ben chiusa. Dopo aver rimosso i vestiti li posò delicatamente sul bordo della vasca, rassegnata al fatto che una volta finito il bagno avrebbe dovuto indossarli nuovamente. 
Fece riempire la vasca fino all'orlo, assicurandosi che l'acqua fosse abbastanza calda. Poi, nel momento in cui si voltò il sapone cadde sul pavimento, rotolando fino alla porta. Bestemmiò silenziosamente mentre si affrettava a raccoglierlo, mandando al diavolo tutto di quell'Hotel, partendo da quella stupida stanza fino al proprietario. 
Probabilmente, in circostanze diverse, si sarebbe sentita in colpa, se solo il suo corpo fossa stato in grado di sopportare un'altra emozione negativa.
Ma non poteva. Il solo pensiero di Malfoy, l'aveva riempita di acidità e di nervosismo, e tutto questo combinato con una costante sensazione di rabbia e solitudine, non lasciava più spazio per niente. 
Entrò nella vasca, lasciandosi inebriare di piacere dal calore dell'acqua che l'avvolse completamente. Si immerse, lisciandosi la massa di capelli ricci. 
Infine, nonostante sentisse l'acqua bollente sulla pelle, il calore non riuscì comunque a fermare i costanti brividi che le partivano dalla schiena fino all'estremità del collo. Le goccioline cadevano svogliatamente dai suoi capelli come pioggia dal cielo. 
Sapeva che non avrebbe resistito a lungo in quella vasca, perché tutta la calma che aveva accumulato stava svanendo con forza insieme alla sporcizia sul suo corpo tremolante. 
Guardò la lettera stropicciata di Ron che giaceva indisturbata accanto a lei, come se il solo contatto visivo potesse donargli serenità che, sfortunatamente, non arrivò. Ritrasse il braccio verso di essa, spingendo dentro di sé il desiderio di rileggerla ancora e ancora... Aveva quella strana sensazione che se ci avesse immerso la mano dentro, avrebbe potuto raggiungerlo ovunque lui fosse. Almeno, ci sperava. 
La voglia di raggiungere Ron ed Harry ormai sembrava essere diventato quasi un desiderio proibito, che Hermione era costretta ad evitare e respingere. Di certo, abbandonare tutto adesso non sarebbe stata un'idea saggia, ma come poteva anche solo guardare Malfoy dopo quello che le aveva fatto?
Era talmente arrabbiata che avrebbe preferito non essere stata salvata da lui, quel giorno. Eppure, Hermione sapeva che lui non l'aveva fatto per lei, ma per una ragione ben precisa: ricattare Harry, usandola come esca. 
Quindi, se le sue intenzioni erano le seguenti, perché non aveva ancora agito? Quando l'avrebbe portata ai Mangiamorte? 
Di certo, Hermione non stava facendo un buon lavoro. In effetti, erano ancora molto lontani da Hogwarts, come avrebbe potuto convincerlo ad andarci se non facevano altro che litigare? 
Quando la Grifondoro posò i piedi sulle mattonelle sentì il suo corpo gelarsi al contatto. Si avvolse un asciugamano rosso intorno al corpo, accarezzandosi le braccia per donarsi almeno un po di calore. 
La temperatura era certamente diminuita rispetto a quella mattina, e fra qualche ora il sole sarebbe tramontato portando via con sé tutti i suoi raggi. La Grifondoro si fermò di fronte alla specchio, passandosi la spazzola sui capelli ricci. Gli occhi rossi che aveva, gli restituirono lo sguardo attraverso lo specchio, facendola sentire ancora più debole di quanto già fosse.
Non aveva parole per descrivere il suo stato d'animo, semplicemente non ne aveva nemmeno la forza. Malfoy la stava distruggendo, poco a poco. E aveva quella orribile sensazione che lui non si sarebbe fermato fin quando non l'avrebbe vista cadere e spezzarsi in mille pezzi. 
Una volta vestita, si spalmò una mano sulla faccia cercando di eliminare ogni residuo di pianto dal suo viso, fallendo miseramente. Non raccolse nemmeno i capelli in una coda, anzi non si preoccupò nemmeno di asciugarli. Infatti, li lasciò cadere umidi sulle spalle. 
Respirò a fondo, mentre pensava velocemente a cosa dire una volta fuori. Una volta che non ci sarebbe stato più nemmeno un muro tra loro a proteggerla. Ripose la lettera in tasca, in modo tale che lui non potesse afferrarla ancora. 
Una volta fuori, trovò ciò che si aspettava: Malfoy era sdraiato sul letto esattamente nella stessa posizione in cui lo aveva trovato mezz'ora fa. Solo che sul suo volto questa volta non appariva il solito ghigno divertito, anzi sembrava che avesse assunto un'espressione impassibile, quasi famelica e non sapeva se sentirsi intimidita o meno. 
Sul comodino era riposta una tazza e dei giornali, Hermione si chiese per un attimo del perché Draco stesse leggendo quelli Babbani. 
Hermione rifletté un momento, sicuramente non si aspettava di trovarlo talmente silenzioso, anzi giurava che l'avrebbe derisa ancora, una volta entrata. Quindi, non sapeva esattamente come comportarsi con lui. Sembrava pronto a commentare qualsiasi errore facesse, quindi si promise di non fare nulla di stupido. Si sedette semplicemente sull'altro letto, mentre si sistemava i capelli umidi che incominciavano già ad arricciarsi e gonfiarsi come un pallone.
Draco guardò di sottecchi ogni sua azione, cercando di non farsi notare dalla Grifondoro che sembrava non notarlo nemmeno. Era talmente stanco del suo profumo, che adesso si era sicuramente accentuato per via della doccia. Appena era entrata, la stanza aveva iniziato a profumare di lei. Era decisamente stanco. 
Non voleva vederla, per di più non aveva voglia di sentire quel suo stupido profumo, e certamente non aveva voglia di sentirla parlare, quindi si promise di restare zitto ed evitare qualsiasi tipo di conversazione con lei. Voleva evitare persino di guardarla, ma fu inevitabile quando la vide sdraiarsi sul letto, con le gambe accavallate una all'altra e le mani poggiate sulle cosce. Lei gli diede le spalle, spostando la massa di capelli ricci che creavano un tale contrasto con i cuscini bianchi. 
Nella sua mente, si susseguirono continue immagini sulla loro precedente lite: quando lei era sotto di lui. 
Scosse la testa, come aveva potuto anche solo pensarci? Anzi, come aveva potuto farlo? Perché doveva sempre ricordare quanto fosse sporco il suo sangue per ricordarsi chi aveva davanti? 
Grugnì, e decise che quel silenzio non gli piaceva. Improvvisamente, aveva voglia di sentire la sua voce anche se probabilmente l'avrebbe insultato. Ma gli andava bene. 
 << Hai pianto, Granger? >> le chiese, sedendosi sul letto e guardandola fisso. 
Adesso i suoi muscoli si erano irrigiditi, e così anche la mascella. Riusciva perfino a notare la lotta che stava facendo con sé stessa: il suo istinto le diceva si tacere mentre il suo animo da Grinfondoro non riusciva a rimanere in silenzio. Draco sapeva che la Granger avrebbe preferito morire piuttosto che dargli ragione. 
<< Sicuramente non per causa tua. >> aggiunse, non spostandosi nemmeno di un millimetro dalla sua precedente posizione. 
Ed era vero, non aveva pianto per lui ma per tutta quella situazione in generale. Malfoy, faceva solo parte di quella piccola porzione di dolore che circondava la sua vita. Una piccola, grande, parte.
Hermione aveva un tono annoiato, come se le parole di Malfoy non la toccassero minimamente. Ma Draco sapeva che non era così, e la cosa lo eccitava talmente tanto. Il potere che aveva sulla sua lingua lo elettrizzava. Poteva renderla triste, arrabbiata o semplicemente frustrata anche con una sola parola. 
<< Ah, si? >> la sfidò, alzando il mento per guardarla in faccia visto che continuava a nascondersi. 
Questa volta lei girò la testa, incontrando il suo sguardo gelido e chiaramente divertito. 
<< Si, Malfo- iniziò, ma venne brutalmente interrotta. 
<< Sai, non mi sembrava così al secondo anno. >> aggiunse, con un tono leggermente irritato rispetto al precedente. 
<< Ero soltanto una bambina, Malfoy! Con il tempo ho capito di non dare retta a gente come te! >> replicò, mettendosi a sedere. La sua pazienza stava man man esaurendo. 
E Draco lo vide, quel luccichio nei suoi occhi. Quel luccichio che tanto gli piaceva. 
<< Cos'era stato? La parola Mezzosangue a farti piangere, o il fatto di aver fatto vomitare lumache al tuo caro Weasley? >> intuì maligno Draco. 
<< Non parlare di Ron o- 
<< Ho per caso toccato un nervo scoperto, Granger? >> sorrise. 
Adesso erano entrambi in piedi, ed Hermione era pronta a prenderlo a pugni se non avesse chiuso all'istante quella sua inutile bocca. 
<< Smettila di parlarmi- avanzò verso di lui. -Smettila di guardarmi, smettila di respirare, smettila di far qualsiasi cosa che mi dia fastidio >> 
Dalla gola di Draco uscì una risata, che si espanse in tutta la stanza. 
<< Oh, certo. Come se io prendessi ordini da te. >> la schernì, guardandola con odio crescente. 
Poi alzò un sopracciglio, e senza dargli nemmeno il tempo di replicare aggiunse: << O forse preferisci Potter? >>
L'indignazione si fece spazio sul volto della Grifondoro e senza nemmeno pensarci allungò una mano verso il comodino afferrando la prima cosa che venne a contatto con le sue mani. Prese una tazza e la lanciò fortissimo; sicuramente più forte di quanto avesse immaginato. Draco la schivò, facendola schiantare con un tonfo sul muro dietro di loro. La tazza si spaccò in due, cadendo a pezzi sul pavimento provocando un rumore stridulo. Se avessero continuato in quel modo, qualcuno sarebbe sicuramente andato a trovarli. 
Hermione tornò a fissare con rabbia Malfoy, trovandolo soddisfatto per aver mancato la tazza. Stupido verme schifoso. 
<< Ti avverto, Malfoy. Smettila di parlare dei miei amici o giuro che...- 
<< Cosa? >> chiese, guardandola innocentemente. 
Senza nemmeno che se ne fosse accorta, Malfoy aveva afferrato la sua bacchetta e ci stava giocherellando, facendola passare da una mano all'altra. Nulla di offensivo, era solo un gesto per ricordarle che era lui quello con la magia dalla sua parte. 
La Grifondoro non aggiunse nient'altro, decise che magari tacere sarebbe stata la scelta giusta. Ma non riusciva a rimanere in quella stanza con lui che continuava a provocarla, stava infatti aspettando un'altra sua reazione ma Hermione promise a sé stessa che non sarebbe arrivata. 
<< Okay. >> disse soltanto, scrollando le spalle. 
Hermione distolse lo sguardo, e con il mento ancora alzato si girò intenta ad andarsene e scendere al piano di sotto dove sicuramente avrebbe trovato compagna molto più interessante e piacevole. 
Ma la Serpe non era della stessa opinione, infatti non gli diede nemmeno il tempo di fare un passo che scattò in avanti per afferrarla ma lei lo bloccò puntandogli contro la mano.
<< Cosa diavolo significa okay? >> urlò, torreggiando su di lei. 
Ma Hermione non capì, quando si accorse che la sua voce non era minacciosa; era più irritata e forse un po... ferita? Non aveva alcun senso. 
<< Cosa deve significare, Malfoy? Significa semplicemente okay! >> si rabbuiò, scrollando le spalle. 
Draco finse di non essere rimasto spiazzato dalla sua frase, e si fece passare ridicolosamente una mano tra i capelli. Poi grugnì un poco, e si limitò a scrutarla dall'alto in basso per un momento. E poi, subito dopo, non si vedeva più, accompagnato dal rumore delle sue scarpe che raggiungevano la porta e il fracasso di quest'ultima che veniva fracassata alla parete. 
Con sua grande sorpresa, Hermione si ritrovò sola nella stanza con la piacevole compagnia del suo letto e del completo silenzio. 
***
Appena sbatté la porta dietro di sé, sentì la rabbia dentro di lui crescere a dismisura. Era incazzato, anzi si sentiva umiliato. Si era fatto mettere i piedi in testa da una stupida Mezzosangue. Qualsiasi cosa dicesse, riusciva in qualche modo a spiazzarlo. Era talmente imprevedibile, ed il fatto di non avere nessun tipo di controllo su di lei lo faceva impazzire. 
Eppure, era l'unica in grado di suscitare in Draco anche un minimo di curiosità e forse era proprio questo il motivo per cui non riusciva a sopportarla. 
Scese le scale con furia, mentre si slacciava la cravatta nera che lo stava decisamente soffocando. L'aria intorno a lui era densa, pronto a strappargli anche l'ultimo respiro. 
Ma la temperatura sembrò vacillare completamente quando fu sull'orlo delle scale di legno.  La sensazione che provava l'aveva già sentita talmente volte, eppure ogni volta che la provava sembrava essere sempre più potente. Come se lo stessero trafiggendo con mille lame, pronte a pugnalargli anche l'anima. 
Narcissa e Lucius Malfoy erano in piedi di fronte alla scrivania dello stupido proprietario, parlottavano tra loro con dei sussurri, con la costante paura che qualcuno potesse udirli. Draco si nascose, preso alla sprovvista dai suoi genitori. Quella vista avrebbe dovuto rassicurarlo, qualsiasi persona avrebbe dovuto sentirsi al sicuro alla vista dei propri genitori. Ma la sicurezza, era senz'altro l'ultima sensazione che Draco provava. 
Aveva paura, eccome se ne aveva. 
Perché si trovavano lì? Perché lo stavano cercando?
Draco era pronto a raggiungerli per scoprirlo, ma solo l'idea di incontrare lo sguardo gelido di suo padre lo fece indietreggiare. Sarebbe sopravvissuto alla vista della loro vergogna nell'avere un figlio talmente stupido e codardo? 
Per la millesima volta, ricordò quanto, in una sola notte, era riuscito a mandare ancora più giù i Malfoy. Cosa pensavano i Mangiamorte di loro, adesso?
Era sicuro che parlassero di Draco classificandolo come un traditore del proprio sangue. Lui, Draco Malfoy, un traditore del proprio sangue. 
Come si era ridotto così?
Sperò in un aiuto, un cenno, una rassicurazione che se avesse incontratolo sguardo dei suoi genitori loro lo avrebbero stretto a sé e gli avrebbero sussurrato quanto lo volessero bene. Ma tutto ciò non accadde. 
Infatti, prima che Draco potesse manifestasi agli occhi dei suoi genitori, pronto ad accettare qualsiasi loro rimprovero un urlo riecheggiò nell'aria. 
Lucius, aveva appena mandato al tappetto il proprietario dell'hotel pronunciando l'anatema che uccide, facendolo cadere a terra con un tonfo. 
Draco si ritrasse nell'ombra, sicuro di non aver mai visto suo padre uccidere qualcuno con così tanta indifferenza. 
'E' solo un babbano' sembrava leggergli negli occhi quando lo guardò ancora una volta. 
Doveva andare via. 
I suoi genitori non l'avrebbero perdonato, l'avrebbero tradito come lui aveva fatto con loro. 

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Capitolo 10
*** Never let me go ***


                             
Never let me go 
10
Capì di aver trattenuto il fiato per troppo tempo solo quando i polmoni iniziarono a bruciargli. Qualcosa nel suo stomaco continuava a girare vorticosamente e un senso di nausea sembrava non volerlo abbandonare. Deglutì nervosamente, mentre ragionava sul da farsi. 
I suoi occhi vagarono ovunque, in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi, qualcuno a cui chiedere aiuto. Il viso di sua madre, adesso, sembrava l'appiglio ideale su cui contare. L'unica donna che lo aveva visto crescere, che lo aveva amato più di stessa anche se non l'aveva mai dimostrato apertamente. Si, sua madre era di certo l'appiglio ideale. 
Respirando affannosamente, fece un passo avanti, allontanandosi dall'oscurità in cui si era celato per tutto quel tempo. Tenne lo sguardo basso, troppo spaventato per incontrare quello dei suoi genitori. I due inizialmente sembravano non aver fatto caso a lui, erano troppo impegnati a guardare il Babbano steso ai loro piedi.
Infine, dopo aver alzato lo sguardo, lo videro: Narcissa e Lucius Malfoy guardarono Draco senza riconoscerlo. Aveva lo stesso volto del loro tanto amato figlio, ma quel velo di tristezza che gli attraversava gli occhi grigi era a loro ignoto. 
Non credevano di aver mai visto un Draco Malfoy tanto in lotta con sé stesso. Come lo avevano ridotto? Il solito pallore sul suo viso sembrava ancora più cadaverico, ed i suoi occhi grigi erano più spenti del solito, le occhiaie violacee davano l'impressione che non dormisse da giorni. 
Il primo istinto di Narcissa fu quello di correre da lui per abbracciarlo, sussurrargli che, nonostante lo sbaglio fatto, per lei era sempre il suo Draco. Quel figlio che aveva sempre amato e che per sempre avrebbe fatto. 
L'unica cosa buona che aveva fatto nella sua vita era stato lui; Draco era l'unica cosa di cui non si pentiva.
Il Serpeverde finalmente alzò lo sguardo, incontrando quello gelido dei suoi genitori. Erano composti, come al solito. Non sembravano neanche lontanamente scossi quanto lui. Si costrinse a mantenere lo sguardo fisso, consumando quel briciolo di coraggio che gli era rimasto. 
<< Draco >> sussultò Narcissa. 
I suoi occhi, mentre lo guardavano, sembravano aver assunto una sfumatura più chiara, ma fu solo un impressione perché qualche secondo dopo avevano ricominciato a guardarlo con indifferenza. 
Il ragazzo si limitò ad avvicinarsi lentamente, con la costante paura che i suoi genitori potessero aggredirlo in qualche modo, sia fisicamente che mentalmente. Ma infondo, aveva quella strana sensazione che non avrebbero fatto nulla di tutto ciò. Erano i suoi genitori: le persone che lo amavano di più in assoluto. Le uniche persone che erano riuscite ad amarlo.
Lucius, si passò una mano sul mantello nero mentre guardava suo figlio con quel pizzico di disprezzo che infondo aveva costantemente dipinto in viso. Però, dentro di sé, Lucius era felice di rivederlo. Almeno sapeva con certezza che fosse ancora vivo.
Draco non si aspettava di certo parole d'affetto o tanto meno sguardi contenti da parte loro: sapeva già come lo avrebbero accolto una volta visto.
<< Dov'é la Mezzosangue? >> gli chiese suo padre, fissando altrove per costatare che non ci fosse effettivamente nessuno ad origliare. 
<< Di sopra. >> borbottò Draco, indicando con il dito tremolante il soffitto. 
Nascose le mani nella tasca dei pantaloni, cercando di non far notare quanto il suo gesto fosse risultato goffo e nervoso. 
Lucius lo squadrò. << Almeno non te la sei fatta scappare, Draco. Lei è la tua unica occasione per farti perdonare dal Signore Oscuro... sempre se riuscirà a farlo. >> aggiunse, con una nota amara alla fine. 
Lo sguardo della Serpe volò da suo padre a sua madre, cercando qualsiasi contatto che avrebbe potuto tranquillizzarlo. Lui non voleva morire, non per mano del Signore Oscuro, non per colpa della Granger, non per colpa sua.
<< Potrebbe non farlo? >> Draco strabuzzò gli occhi, cercando di far sembrare il suo tono di voce piatto.
Lucius si avvicinò maggiormente al ragazzo, afferrandogli debolmente la giacca per farlo avvicinare. 
<< Draco, non provare nemmeno a farmi questo genere di domande- ringhiò, digrignando i denti -Il Signore Oscuro sarebbe troppo buono se ti perdonasse, ma tua madre ha pensato bene a come rimediare ai tuoi errori. >> Draco deglutì rumorosamente. 
Si ritrovò ad annuire, troppo impaurito per aggiungere qualsiasi altra cosa. Lucius allentò la presa sulla giacca del figlio, dandogli il permesso di allontanarsi. 
<< L'hai ucciso. >> affermò Draco, alludendo all'uomo steso sul pavimento. 
Lucius fece una smorfia, spostandosi con solennità il mantello così da farlo ricadere perfettamente dietro la schiena. << E' solo svenuto, Draco. Poi, non dirmi che provi pena per questo Babbano. Hai fatto fin troppi sbagli con loro. >> sussurrò, arricciando le labbra in una smorfia irritata. 
Draco intuì immediatamente a cosa si riferisse, infatti non aggiunse nient'altro e decise che rimanere in silenzio era la scelta più saggia. Eppure, leggeva perfettamente negli occhi di suo padre la vergogna che provava nei suoi confronti, l'odio e il rammarico per aver condotto tutti loro ad un simile pericolo. 
<< Portala qui. >> ordinò. 
Draco sbatté le palpebre e senza nemmeno annuire si allontanò, lasciando i suoi genitori in attesa. Ma prima che potesse fare un solo passo, suo madre gli afferrò il braccio stringendolo in un abbraccio materno che Draco credeva di non aver mai ricevuto in tutta la sua vita. Quell'abbraccio lo confortò, a tal punto da dargli quel coraggio che tanto gli mancava ma a cui tanto ambiva. 
<< Qualsiasi strada tu decida di intraprendere, qualsiasi scelta tu deciderai di seguire sappi che io sarò sempre dalla tua parte, amore mio. >> sussurrò, con voce talmente sottile che Lucius non udì nemmeno una singola parola. 
Ma Draco aveva percepito tutto, ed era pronto ad accogliere qualsiasi scelta il suo cuore gli avrebbe suggerito. Ma non era così dannatamente semplice... Tutte le scelte che aveva fatto, lo avevano sempre condotto nella direzione sbagliata. Ma adesso, Draco, non era tanto sicuro che quelle scelte fossero state pensate da lui, o almeno non esattamente. 
Doveva portargli la Mezzosangue. 
Un gioco da ragazzi, ce l'avrebbe fatta. 
Poteva, giusto?
Ma come? 
Mentre saliva le scale, pensò a diversi modi per portarla via. Sarebbe bastato un altro inganno, una bugia? Una singola menzogna che avrebbe messo fine alla sua vita? 
Doveva portargli la Granger. Era indispensabile. 
E per quanto il suo cuore gli sussurrasse disperatamente di non farlo, decidere di non ascoltarlo era inevitabile. Infondo, non l'aveva mai ascoltato. Perché avrebbe dovuto iniziare proprio adesso? Aveva sempre seguito una logica ben precisa, abbandonando il suo cuore da qualche parte e chiudendo i suoi sentimenti con un lucchetto. Ma adesso sembravano aver trovato la chiave per aprirsi perché le sentiva forti e chiare battere furiosamente nel petto. 
Salì le scale a passo spedito e pensò di aver decisamente perso il controllo delle gambe perché queste ormai avevano iniziato una corsa sfrenata verso la camera della Grifondoro. Si bloccò sull'uscio della porta, pensando a quello che avrebbe dovuto dire una volta entrato. 
Non poteva semplicemente dirgli: "Ehi, Granger! Ci sono i miei genitori giù, vorresti conoscerli?" 
No. Lei non era sciocca, non avrebbe sicuramente abboccato a nulla. 
Infine, notò decisamente troppo tardi che la porta in realtà non era chiusa del tutto. La spinse silenziosamente, controllando di sottecchi cosa ci fosse all'interno. I due letti erano rimasti esattamente come li aveva lasciati e con quelli anche il comodino. Ci entrò dentro, e vide che della Granger non c'era neanche l'ombra. 
Dove diavolo era finita? 
Non fece in tempo a pensare a nulla che sentì qualcosa sfiorare la tasca dei suoi pantaloni e afferrare la bacchetta con prepotenza. Era ancora girato, ma capì immediatamente quello che era successo. Infatti, quando sentì la sua stessa bacchetta premere contro la sua nuca, ne ebbe la certezza. 
<< Pensavi fosse così facile ingannarmi, viscida Serpe? >> sbottò, punzecchiandogli il collo con la punta della bacchetta. 
Draco sorrise debolmente, voltandosi infine verso di lei. 
La Grifondoro, nonostante avesse il controllo della situazione, sembrava comunque in difficoltà. Aveva paura, e Draco poteva sentire il suo timore passare attraverso la bacchetta ed arrivare fino a lui. 
<< Quella è mia, Granger. >> sorrise Draco, indicando con le dita la bacchetta che Hermione teneva stretta tra le mani. 
La ragazza deglutì, spingendo con più forza la punta sul suo collo. Stava finalmente dimostrando quanto fosse debole. 
<< Adesso io me ne vado, e porto la tua stupida bacchetta via con me. >> sintetizzò la Grifondoro, guardandolo fisso. 
Draco sentì come se qualcosa gli avesse oltrepassato il cuore perché diavolo, sembrava aver smesso di battere. 
Hermione sollevò le sopracciglia, cercando di non far notare il dolore che sentiva. Non voleva abbandonare Draco al suo destino, ma sicuramente non aveva intenzione di morire per mano sua. Sapeva che il momento in cui lui l'avrebbe incastrata sarebbe arrivato prima o poi, e se lei non lo avesse seguito giù per le scale e non avesse origliato la conversazione, sarebbe sicuramente accaduto quello stesso giorno.
Draco inarcò la schiena, stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche per lo sforzo. Anche lei lo stava abbandonando. << No. Non vai da nessuna parte. >> ringhiò, afferrandola per il gomito. Il braccio di Hermione cadde impercettibilmente sul petto della Serpe, spingendolo lontano da lei. 
Hermione cercò di sottrarsi dal suo tocco, che sembrava bruciare sulla pelle. << Malfoy, lasciami!- sbottò, con le lacrime agli occhi. -Non costringermi ad usarla. >> indicò la bacchetta. 
<< Non ne saresti capace, comunque. >> disse, masticando con odio ogni parola. 
L'angoscia che la Grifondoro poco prima sentiva, venne sostituita dalla rabbia che ancora una volta Draco le aveva provocato. Senza che Hermione se ne rese conto, la bacchetta cominciò a fare scintille facendo indietreggiare immediatamente Malfoy con un urlo dolorante. 
<< Cazzo, Granger! >> mugugnò, accarezzandosi la parte dolente. 
Hermione lo guardò sconfitta, poi sospirò. << Addio, Draco. >>
Si guardarono ancora, sicuri di non voler distogliere lo sguardo l'uno dall'altro. Draco, sicuramente non avrebbe voluto smettere di guardarla. Infondo perché avrebbe dovuto? Era così... bella. 
Così bella e così dolorosa. Perché la sensazione che gli stava provocando adesso era dolorosa, faceva male vederla andare via. 
Allungò un mano per trattenerla, e con meno sicurezza di quanto avrebbe voluto giocò le sue ultime carte. << Allora, come se la cava Harry? Con gli Horcrux, intendo- sorrise frivolo, approfittando del fatto che avesse abbassato la guardia per attirarla a sé. -Dovresti seriamente smetterla di parlare nel sonno, piccola Grifondoro. >> le accarezzò il braccio senza pensarci, intrecciando la sua mano con la sua così da tenerla stretta. Così che non l'avrebbe abbandonato. 
Hermione ingoiò un gruppo amaro che teneva in gola, e riprese a respirare sempre più affannosamente. Quando questo ragazzo avrebbe deciso di dargli pace? Mai, probabilmente. 
Cacciò le lacrime indietro. << Cosa devo fare per farti restare in silenzio? >> sussurrò.
Draco la guardò profondamente, senza staccare lo sguardo nemmeno per un secondo. Sentiva quasi di avere bisogno di quel contatto, quasi come se il suo corpo lo esigesse. Eppure, entrambi sembravano assorbire quei pochi sguardi nel silenzio. Non c'era nessuna parola che esprimeva quello che sentivano, perché nessuna parole sembrava riuscire a farlo perfettamente. Lasciarono che le loro mani si toccassero, come se fosse una cosa del tutto naturale per loro. Come se fossero nati solo per quello. Si raggiunsero, in un luogo dove non avevano né barriere né confini. 
<< Primo, devi darmi la mia bacchetta- iniziò, afferrandola dolcemente. Hermione, comunque non si oppose. -Secondo, non andartene mai. Sono stato chiaro, Granger? Mai. >> continuò, infilandosi la bacchetta nella tasca. 
Hermione lo fissò, e nonostante la sua frase avesse dovuto suonare come una minaccia lei riuscì a cogliere qualcosa di più oltre quelle semplici parole... Ma no, era impossibile. 
<< Allora scappa con me, Draco. >>
La Serpe, rimase talmente abbagliato dal modo in cui lei pronunciò il suo nome che non si accorse nemmeno di quello che la Grifondoro stava facendo. Si era infatti smaterializzata altrove, portandolo con lei in un posto lontano. Lontano da Lucius e Narcissa, lontano dal suo destino. 

#SpazioAutrice
Salve a tutti amanti della Dramione!
Allora, questa volta ho aggiornato prima e posso ritenermi soddisfatta di me stessa. 
Lo so, il capitolo è davvero corto. Ma volevo farlo finirlo così, e sinceramente sono ancora indecisa su come continuarlo. 
Vi piacerebbe se adesso i due piccioncini, dopo essersi scambiati queste tenerissime frasi, incontrassero qualcuno di seriamente inaspettato (credo) o volete che rimangano soli ancora per un po? Rido, credo di essere la prima persona in assoluto che fa queste generi di domande ma non importa! 
Comunque, stanotte ci penso ewe. 
Alla prossima!
Baci xx

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Capitolo 11
*** Forget everything I told you ***


         
Forget everything I told you 
11
Sicuramente, Draco non ricordava di aver dormito così bene da giorni ormai. Infatti, quando aprì gli occhi quella fredda mattina di inverno, si pentì immediatamente di averlo fatto. 
Bastò guardarsi intorno per ricordare gli avvenimenti del giorno prima e, di certo, avrebbe preferito non ricordare nulla. Avrebbe preferito continuare a dormire, infischiandosene dei suoi genitori, e delle promesse che a loro aveva fatto. Eppure, le parole di sua madre erano ancora nitide nella sua mente come se le avesse appena pronunciate davanti a lui. Poteva contare ancora sull'amore di sua madre, nonostante i suoi perenni sbagli. 
Era immensamente grato alla Granger di averlo fermato, di averlo condotto verso un'altra strada che Draco riteneva giusta. E solo in quel momento, capì quanto suo padre avesse sbagliato con lui. Lui che aveva sempre voluto un figlio modello, che alla fine, si era rivelato un completo disastro. Draco ricordava vagamente i motivi che lo spingevano ad essere come suo padre, anzi di motivi non ne aveva neanche uno. Era solo cresciuto con la costante convinzione di doverlo fare, di essere costretto a dimostrare a tutti quello che si aspettavano. Ma adesso, in quella tenda, con l'unica compagnia del silenzio non sentiva più le necessità di somigliare a lui. Sentiva quella strana sensazione di libertà, di cui aveva sempre sentito il bisogno ma che mai aveva preteso. Sentiva di dover decidere per sé, anche se questo avrebbe potuto mettere a rischio tutto. Non era certo di potercela fare, non ne era neanche vagamente convinto. Ma probabilmente, poteva provarci. 
La tenda in cui aveva dormito era piccola, troppo piccola per le sue gambe lunghe. Eppure, aveva trovato il modo di entrarci. Si spalmò una mano sul viso, eliminando tutti i residui di sonno dai suoi occhi intorpiditi. Stringeva tra le dita una coperta di lana, che non ricordava di possedere. Si stiracchiò e dopo aver emesso un ennesimo sbadiglio, si protese verso l'apertura della tenda aprendo la zip con uno scatto. 
In un secondo l'aria fredda entrò nel piccolo spazio, inoltrandosi ovunque e facendo rabbrividire il Serpeverde che in risposta chiuse gli occhi. Si sentiva stranamente bene in quel momento, talmente vivo. 
Uscì lentamente dalla tenda, ancora troppo stanco per fare movimenti completamente fluidi. Rimase senza fiato quando toccò con i piedi la neve che giaceva ovunque lui guardasse. Infatti, il paesaggio intorno a lui era completamente immacolato e si chiese quanto tempo avesse dormito. Si scaldò le mani, sfregandole una all'altra mentre si faceva spazio nella neve. I capelli biondi gli cadevano sulla fronte oscurandogli la vista, ma era troppo impegnato a squadrare una ragazza appoggiata ad un albero per accorgersene. 
La Granger se ne stava seduta sulla neve, con una coperta ed un libro sulle ginocchia. I capelli erano raccolti in una crocchia disordinata e gli occhi sembravano più riposati. Non si era nemmeno accorta della presenza di Draco e sinceramente lui preferiva così. Era sicuramente bello vederla arrabbiata, ma vederla in quel modo era ancora meglio. Era piacevole restare semplicemente a fissarla. Sembrava quasi una qualche specie di bambola rinchiusa in una pallina di vetro con la neve, intoccabile ma facilmente vulnerabile. 
Si avvicinò lentamente, spostandosi i capelli biondi dal viso. Quando fu abbastanza vicino, Hermione alzò gli occhi marroni facendoli scontrare perfettamente con i suoi grigi. Draco perse un battito. Sicuramente gli occhi della Granger non erano mai stati niente di speciale, erano solo marroni, nulla di estremamente vistoso. Ma adesso, con alcuni fiocchi di neve ad incorniciarle il viso, i suoi occhi avevano qualcosa di affascinante, sembravano così veri. Notò alcune ciocche di capelli uscire disordinatamente dalla coda , e la sua pelle aveva quasi raggiunto la tonalità della neve sottostante.
Era splendida. 
Non dissero nulla, Draco si limitò a sedersi di fronte a lei con le spalle appoggiate ad un tronco, esattamente nella sua stessa posizione. 
Era piacevole quel silenzio ma Hermione non perse tempo a distruggerlo, eppure, la sua voce non lo irritò affatto, anzi, la trovava quasi rilassante. Poteva una voce effettivamente rilassarlo? Era assurdo anche solo pensarci. 
<< Ho preso alcune cose dalla stanza in Hotel, ho usato la tua bacchetta. Spero non ti dispiaccia. >> sussurrò, con la voce ridotta ad una carezza. 
Draco non rispose, continuò a guardare i rami spogli sopra le loro teste. Poi il suo sguardo cadde sul fiume ghiacciato che sembrava estendersi all'infinito. Poi Draco annuì, rispondendo alla Granger che nel frattempo non aveva fatto altro che guardarlo. 
Certo che il fatto che lei avesse osato prendere la sua bacchetta lo infastidiva, eccome se lo faceva. Eppure si sentiva in dovere di non urlarle contro, almeno adesso che il suo viso non era piegato in quella smorfia di disgusto che costantemente lui le faceva indossare. 
Sicuramente Hermione si sarebbe aspettata di tutto, ma mai avrebbe pensato ad un Draco calmo e rilassato. Probabilmente era ancora troppo stanco per iniziare una lite. 
Quindi, visto che Draco non sembrava intenzionato ad aggiungere altro, Hermione ritornò al suo libro, stringendosi subito dopo la coperta alle gambe visto che il freddo aveva iniziato a pungerle la pelle.
<< Dove siamo? >> chiese Draco, con lo sguardo ancora fisso sugli alberi. 
Adesso due uccelli si stavano rincorrendo alti nel cielo, dirigendosi verso il sole. Hermione non rispose subito, e sembrava stesse elaborando le parole giuste da dire. I suoi occhi luccicavano ma non lo fece notare. 
<< Nella foresta di Dean. >> disse, poi chiuse il libro tracciandone il profilo con le dita. 
Sembrava avesse ancora molto da raccontare, quindi Draco drizzandosi nelle spalle aspettò che continuasse. Hermione, invece, non lo guardò nemmeno una volta. 
<< Ci sono venuta con mamma e papà anni fa. E' esattamente come me la ricordavo.- sorrise. -Gli alberi, il fiume, ogni cosa. Come se nulla fosse cambiato. >> 
Fece silenzio per un attimo, e poi guardandolo attentamente continuò: << Non è vero, certo. Oggi tutto è cambiato. >> 
Gli occhi della Sepe scrutarono ogni singolo lembo di pelle scoperta della Grifondoro, guardandola come se fosse un reperto storico troppo fragile per essere toccato. 
<< Se oggi ci portassi i miei forse non riconoscerebbero niente. Né gli alberi, né il fiume, nemmeno me. >> fece una pausa, chiudendo gli occhi e corrugando le sopracciglia come se stesse mandando giù le lacrime, reprimendo i suoi sentimenti fino a ridurli in polvere. 
Guardò Draco, che per la prima volta si sentiva seriamente dispiaciuto per qualcosa, ma era troppo orgoglioso per dimostrarlo. Avrebbe tanto voluto abbracciarla, diavolo se lo voleva. Lo desiderava talmente tanto, che adesso, la convinzione assurda che aveva di non poterlo fare lo uccise dentro. 
<< Forse dovremmo restare qui, Draco. Invecchiare... >> rise leggermente. 
Draco non seppe cosa dire, rimase paralizzato sulla neve, quasi come se le sue parole lo avessero congelato. Non perché fossero cattive, ma perché lo sorpresero a tal punto da non sapere come obbiettare. Malfoy, sicuramente, in quei giorni stava iniziando a capire quanto realmente la Granger fosse buona. Era talmente diversa da lui. 
Comunque, riuscì a farlo sorridere di rimando. Ma non ebbe le forze di aggiungere nient'altro perché le parole della Grifondoro lo avevano spiazzato. 
<< Non so se sarei mai riuscito a farlo. >> sbottò infine Draco, ritrovando la voce che sentiva di aver smarrito.
Hermione corrugò le sopracciglia. << Fare cosa? >>
<< Consegnarti. A mio padre. >> sospirò, ma non aggiunse nient'altro.
Draco decise poi di ritornare nel silenzio, cullato dalla neve e dal freddo che gli pungeva la pelle. 
Hermione tentò inutilmente di nascondere un sorriso che si era fatto spazio sulle sue labbra, portandosi una mano alla bocca. La ragazza probabilmente aveva giudicato Draco in modo talmente rapido che ormai cambiare idea su di lui era totalmente impossibile. Ma, adesso, vedendolo talmente in difficoltà non riusciva a non provare un pizzico di affetto nei suoi confronti. Infondo, era fatta così. 
Hermione, infatti, nonostante ritenesse Malfoy un completo deficiente inopportuno, ripugnante e viziato, non riusciva a guardarlo con lo stesso odio che provava per lui tempo fa. 
<< Lo so. >> annuì. 
Poi nel momento in cui Draco alzò lo sguardo verso di lei, la vide sorridere. Vide comparire due piccole fossette appena accentuate ai lati della bocca, rendendola così dannatamente e fottutatamente irresistibile. Infatti, per quanto quel sorriso gli piacque, non riuscì ad allontanare quella sgradevole sensazione di star stupendo il limite. Quella sottile linea che li divideva si stava infatti frantumando sotto i loro occhi, senza che Draco facesse nulla per fermare il processo. Stava dimenticando chi era lei. Per quanto fosse stata gentile, di certo Draco poteva farne a meno di quella assurda gentilezza che aveva dimostrato verso di lui negli ultimi dieci minuti. Lasciò scivolare giù tutte le belle parole che si erano dedicati, e sfoggiò il solito ghigno arrabbiato che costantemente riservava per lei. 
<< Come siamo finiti a parlare di questo, Granger? >> sputò, facendo salire a galla la rabbia che sentiva per sé stesso. 
Odiarla, o almeno disgustarla era una delle regole che si era imposto fin da bambino. Nonostante adesso le aveva infrante quasi tutte, non riusciva nemmeno lontanamente a concepire l'idea di averla amica. Il suo sangue, riusciva a bloccare qualsiasi tipo di pensiero positivo. 
Si sentiva bloccato, da una volontà più grande di lui che non riusciva a controllare. 
Hermione rimase zitta per un momento, quindi Draco approfittò della sua debolezza per attaccarla nuovamente. << Non mi interessa dei tuoi genitori Babbani, visto che tu mi hai portato lontano dai miei. >> disse, mettendosi in piedi.
Gli occhi della Grifondoro saettavano di rabbia mentre lo guardava con disprezzo, tutte le cose che aveva precedentemente pensato su di lui si era velocemente dissolte nel nulla. 
Perché con Malfoy la situazione era sempre la stessa: passavano dall'affetto all'odio in una manciata di secondi. 
<< Non mi sembrava la pensassi così, ieri! Quando mi pregavi di non lasciarti andare! >> disse, con la voce rotta mentre si alzava dal terreno lasciando cadere la coperta ed il libro nella neve. 
I due si fissarono, incerti se prendersi a schiaffi o meno. 
<< Oh, vedo che ci hai creduto molto facilmente.- ghignò, schioccando la lingua. -Sai qual è la differenza tra me e te? Che tu credi costantemente che ci sia del buono in tutto ma... sorpresa Granger! Alcune persone non sono buone, non provano sentimenti, non riescono ad amare. >> ringhiò, digrignando i denti ad ogni parola per sottolineare il concetto. 
Hermione finse che quelle parole non la toccarono minimamente, si auto convinse di essere abituata a tutto quello. Ma la verità era che non lo era affatto. Facevano maledettamente male, quelle parole. L'avevano uccisa nel profondo, avevano colpito proprio quella piccola speranza che aveva sepolto dentro di sé. Facendola a pezzi. 
<< Sai, Malfoy. Stavamo andando talmente bene, perché devi sempre rovinare tutto? Sei talmente convinto di essere come loro? Di appartenere ai Mangiamorte? >> urlò, con le lacrime agli occhi. 
Non sapeva il perché ci stesse provando tanto, la verità era che ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sapere. 
<< Beh, tu non sei come loro! Lo leggo nei tuoi occhi, Draco!- una lacrime scese sul suo volto, ma non aveva voglia di fermarla. -Non so cosa sia successo ieri in Hotel, ma qualcosa è maledettamente successa. Dio, sono così stupida. >> rise, dandogli le spalle. 
Draco non aggiunse nulla, ancora una volta l'umiltà della Granger l'aveva fatto restare senza parole. Perché non poteva semplicemente dirle di smetterla con quelle sue assurde fantasie? Forse perché una parte di lui ci credeva?
<< Il tuo sangue... >> iniziò il Serpeverde, cercando di trovare le giuste parole. Ma la frase che stava per dire sembrò fermarsi sulla punta della lingua, facendolo rimanere in silenzio con le mani aggrappate una all'altra. 
Hermione rise, passandosi una mano sugli occhi. << E' di questo che si parla? Oh beh, è sempre stato questo. >> dedusse, voltandosi completamente. 
Detto questo, iniziò a camminare nella parte opposta lasciandosi alle spalle il Serpeverde. Non sapeva se aveva fatto la cosa giusto, sinceramente, era talmente confuso. Malfoy sapeva di aver provato qualcosa in Hotel, ne era maledettamente sicuro. Le parole che gli aveva disperatamente sussurrato erano vere. Sentiva di non aver mai aperto il suo cuore in quel modo. Eppure stava mandando tutto all'aria, proprio in quel momento. Ma inevitabilmente, riteneva di doverlo fare. Era una cosa che doveva essere fatta. Si stavano spingendo troppo oltre, e Draco era ancora  irreparabilmente disgustato da lei e dal suo sangue. Era una convinzione che lo tormentava ogni minuto, ogni secondo. 
Non sapeva se un giorno sarebbe riuscito a lasciarsi andare quelle assurde convinzioni, anzi, non era nemmeno convinto di poterlo fare. 
Non ce la faceva. 
Calciò con il piedi la neve sul terreno, mentre stringeva la presa sui suoi capelli biondi. Era frustrato, completamente. 
Nel frattempo la Granger era entrata in tenda,e l'idea di raggiungerla era talmente allettante. Pensò alle ultime parole che gli aveva detto tempo prima di andarsene, e sentì la rabbia attraversagli le vene. 
Con le mani in tasca si precipitò verso la tenda, scavando con i piedi nella neve. Aprì la zip della tenda senza nemmeno chiedere il permesso e ci entrò dentro, lasciandosi alle spalle il freddo che lo circondava un attimo prima. 
Hermione lo fissò, scandalizzata ma per niente sorpresa. 
<< Sai, Granger. Non è sempre stato il tuo sangue, sì, per la maggior parte del tempo lo era ma  l'odio che provo verso quel maledetto sangue non è paragonabile all'odio che provo essenzialmente verso di te. Dio, sei così fastidiosa. Lo sei sempre stata.- urlò, schiacciandola infondo alla tenda per colpa del piccolo spazio che avevano. -Sai, non era bello tornare a casa e trovare un padre che mi urlava costantemente contro quanto fossi stupido per essermi fatto battere da una stupida Mezzosangue. Dio, non so nemmeno perché te lo sto dicendo. >> 
Prese fiato per un secondo, e la Granger non ebbe nemmeno il tempo di obbiettare che Draco ricominciò ad urlare. << Ti ho sempre considerata una persona inutile, anzi per non eri nemmeno una persona. Ho sempre tenuto la distanza dalla tua gente, perché vi ho considerati sempre così fottutatamente disgustosi. Poi, non so perché, quel giorno e tutti quelli a seguire, ho deciso di salvarti. Non ho mai capito perché l'ho fatto, anzi, non me ne capacito nemmeno tuttora. So solo che mi sentivo in dovere di farlo, tu eri lì, a terra per colpa di mia zia ed io era così debole... I giorni dopo ormai ci ero troppo dentro per lasciarti andare, quindi ho continuato a farlo e rifarlo ancora. >> masticò duramente ogni parole mentre Hermione rimaneva in silenzio, schiacciata infondo alla tenda e con il respiro mozzato. 
<< Poi, improvvisamente mi ha colpito la lettera che Weasley ti aveva scritto ed io avevo seriamente pensato di lasciarti lì perché quello che stavo sentendo non era accettabile. Improvvisamente, come uno stupido Nottetempo fastidioso, irritante, frustante, snervant- >>
<< Ho capito. >> disse Hermione, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che restare in silenzio. 
 Malfoy scosse il capo e cominciò ad eliminare lentamente lo spazio che li divideva, causando al cuore della Granger un battito più forte.
<< Dimentica tutto quello ho detto. >> borbottò infine, mentre cercava di alzarsi dalla posizione scomoda e troppo vicina in cui entrambe erano. 
Ma nel momento in cui cercava di coordinare entrambe le gambe per scappare da quella situazione, accade qualcosa che nessuno dei sue si aspettava. Draco la guardò, ammirando ogni muscolo e ogni piccola imperfezione della sua pelle. Il respirò era incontrollato, e le sue mani avevano impercettibilmente cercato le sue. Erano talmente vicini che le loro labbra si scontrano leggermente, causando un fremito ad entrambi. Draco aveva mollato, aveva finalmente deciso di abbandonare tutte le sue difese. O quasi...
<< Cosa diavolo stai facendo? >> Hermione lo scacciò con le mani, allontanandosi dalle sue pericolose labbra di cui tanto sentiva il bisogno ma che tanto la terrorizzavano. 
Perché sapeva che se lo avesse baciato anche solo una volta, sarebbe cambiato tutto. Ogni cosa sarebbe stata stravolta, e sapeva per certo che non ne sarebbe uscita illesa. 

#SPAZIOAUTRICE
Scusate, scusate, scusate. 
Ci ho messo davvero tantissimo tempo per aggiornare, e mi dispiace tantissimo. E' stato un periodo un po difficile per me, quindi per me era difficile aggiornare. Spero comunque che ne sia valsa la pena e che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima! 
Un bacio. xx 

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Capitolo 12
*** Make me fine ***


Make me fine
12

Hermione non riusciva a capire esattamente cosa provasse in quel momento. Quello che sapeva con certezza, era che aveva sentito un grande sollievo quando Draco l'aveva lasciata sola. Ma non poteva evitare di dire che aveva provato anche un'infinita delusione quando lui l'aveva guardata con disprezzo prima di aprire la tenda e sparire dalla sua vista. 
La Grifondoro si passò frettolosamente una mano sulla faccia, eliminando ogni traccia di una probabile "bella sensazione". Perché le sentiva ancora forti, quelle labbra. Le sentiva bruciare sulle sue con un'irrefrenabile fremenza, nonostante l'avessero solamente sfiorata. 
Si tastò le labbra con le dita, cercando di ritrovare quella sensazione che stava man mano svanendo. Ma forse era meglio così, era decisamente meglio dimenticare. Perché prima avrebbe dimenticato, prima sarebbe riuscita a capire la gravità di quella assurda situazione. Ma non era facile scacciare quell'assurdo fervore che si stava espandendo nel suo corpo, fino a raggiungere quel suo cuore ormai freddo, che necessitava così tanto quel calore. 
Era come una vampata di aria fredda nel deserto, tanto piacevole quanto essenziale. Perché una volta assaggiata, veniva reclamata sempre di più. 
E lei non voleva assolutamente che nulla del genere accadesse. Non adesso che con Ron le cose stavano andando finalmente bene, non adesso che sentiva finalmente di appartenere a qualcuno. Semplicemente non adesso. Non con Draco Malfoy.
Si rifiutava anche solo pensare di cedere ad una Serpe come lui. Nonostante tutto quello che avevano passato in quei giorni, non riusciva ad accettare i sentimenti che provava. Non riusciva a capire se fosse semplice attrazione o se sotto tutte quelle carezze e quegli sguardi ci fosse anche solo un minimo sentimento di affetto. 
Hermione era sicura che da parte sua non ce ne fosse neanche un po', ma dopo quello che le avevo detto era difficile crederci. 
Eppure, mentre se ne restava stesa nella tenda, con le coperte sulle gambe e gli occhi chiusi, era quasi riuscita a dimenticare tutto ciò che si celava oltre quello che le stava succedendo. Infatti, la guerra, fuori da quella tenda, stava andando avanti.  Forse era semplicemente quest'ultima a spingerla sempre di più verso la scelta sbagliata, verso Draco. Perché fra tutto quel male, riusciva incoscientemente a trovare qualcosa di buono in lui. Una qualche specie di stupida sensazione che si accertava di non seguire. 
Si rotolò su un lato, affondando la testa nelle coperte. Si strinse la giacca al petto, cercando di donarsi più calore. Si sforzava stupidamente di non piangere, sbattendo in continuazione le palpebre. Era assurdo quanto Harry e Ron gli mancassero, ed il fatto di non poter fare nulla per aiutarli le faceva venire il voltastomaco. Non avevano ancora molto tempo. 
Hermione, sfortunatamente, non sapeva se erano riusciti a distruggere l'Horcrux che si trovava nella camera blindata di Bellatrix. Anzi, non sapeva nemmeno se fossero riusciti a prenderlo. L'unica cosa che sapeva per certo era che i suoi amici erano usciti sani e salvi  dalla Gringott.
Infine, chiudendo gli occhi, si addormentò, con la piacevole sensazione che prima o poi li avrebbe rivisti. 
Nel frattempo, fuori dalla tenda, un furioso Draco Malfoy camminava in circolo, mentre si strofinava le mani l'una con l'altra con l'intenzione di riscaldarsi. 
I capelli biondo cenere gli ricadevano sulla fronte oscurandogli la vista, e per quanto si sforzasse di spostarli questi trovavano sempre il modo per ritornare nella loro precedente posizione. 
Dopotutto, da quando aveva abbandonato la tenda, non riusciva nemmeno a ricordare il numero delle volte in cui si era maledetto per quello che aveva cercato di fare. Era stato talmente stupido. Si era fatto abbindolare dai suoi begli occhi marroni e dalle sue dannatissime labbra... Erano così vivide nella sua mente che ancora adesso il pensiero di affondarci dentro era talmente allentante. 
Scalciò ancora una volta la neve con i piedi, mentre ragionava sul da farsi. Si sentiva così ferito che non era neanche lontanamente concepibile l'idea di ritornare in tenda. 
La odiava quella Grifondoro. Eccome se la odiava. 
L'aveva sempre fatto, e non vedeva il motivo per cui avrebbe dovuto smettere adesso. Eppure, per quanto si imponesse di pensare che di lei non gli importava, il suo rifiuto l'aveva ferito dentro. Gli aveva creato una ferita talmente profonda che difficilmente sarebbe stato in grado di rimarginarla. 
Ma perché gli importava talmente tanto?
Infatti, nonostante l'accaduto, i giorni passarono con lentezza. I due non si erano più rivolti la parola, tranne per quelle rare volte in cui parlare era inevitabile. Non avevano nemmeno preso in considerazione l'idea di discutere su quel quasi bacio; nessuno dei due ne aveva il coraggio. 
Le notti passavano e il freddo pungente aumentava, insieme alla neve sul terreno. Hermione si era offerta più volte di prendere il posto di Draco e di dormire fuori dalla tenda, ma la Serpe aveva sempre rifiutato, costatando che non facesse poi così tanto freddo. In realtà, era troppo arrabbiato ed orgoglioso per accettare il suo aiuto. Quindi la Granger, si sentiva ogni sera più in colpa e desiderava soltanto che la smettesse di essere talmente cocciuto. 
Ma un giorno accadde qualcosa. 
Una sera in particolare, l'aria era diventata talmente fredda e pesante che anche respirare sembrava impegnativo. Le dita congelate di Hermione si stringevano intorno alla coperta di lana, mentre fuori il vento soffiava prepotentemente sulla tenda. Si rigirò più volte, cercando di trovare una posizione comoda e non pensare al ragazzo che proprio in quel momento stava riposando fuori dalla tenda in cui la ragazza dormiva. 
Ma quando un'altra folata di vento freddo fece muovere nuovamente il riparo, Hermione decise che ne aveva abbastanza. Si alzò tremolante, portandosi la coperta sulle spalle, e sistemandosi i capelli intorno alle orecchie, per donarsi maggiore calore. 
Fece scendere lentamente la zip fino all'estremità, dando modo al vento e alla neve che cadeva a fiocchi di entrare nel riparo. Uscì lentamente i piedi, riparati da due grossi scarponi, fuori dalla tenda. Appena il suo viso venne a contatto con il gelo,  tutto il suo corpo rabbrividì e si sentì davvero male al solo pensiero di un Draco congelato che dormiva fuori. 
Non lasciò che il freddo e la paura la fermasse e si catapultò fuori, strizzando gli occhi per vedere meglio attraverso il buio. Si maledisse ancora una volta per il semplice fatto di non avere più la bacchetta, e decise di arrangiarsi e di cercarlo ad occhi nudi.
Gli scarponi affondavano nella neve, creando orme spesse sul terreno. E nel momento in cui stava per urlare il suo nome, lo vide: era appoggiato al solito albero, gli occhi chiusi e le braccia strette attorno al corpo. Aveva una coperta sulle spalle, ma era palese il fatto che non riuscisse a donargli abbastanza calore. 
Lo raggiunse, e velocemente si chinò su di lui. Gli tastò la fronte e cercò di svegliarlo, scuotendolo delicatamente dalle spalle. Il ragazzo non diede alcun segno di vita, si limitò semplicemente a restarsene con gli occhi chiusi. Hermione si fece prendere dal panico e nel momento in cui gli afferrò la bacchetta dalle tasche dei pantaloni, Draco la chiamò. Fu un suono debole, poco udibile per colpa del vento che ululava tra gli alberi fitti e cespugliosi. 
Si aiutò con la bacchetta mentre lo prendeva tra le braccia, anche se quest'ultima non rispondeva perfettamente ai suoi comandi. 
<< Forza, ci siamo quasi. >> si incitò, mentre lo trasportava attraverso la neve. 
Inciampò più volte, ma non cadde mai. Non poteva permettersi di cedere proprio adesso. Lasciò che entrambe le braccia del ragazzo furono appoggiate completamente a lei, così che il trasporto dall'albero alla tenda risultasse meno arduo. 
Grazie alla bacchetta, riuscì a dargli un ultimo spintone che fece in modo che Draco entrasse nella tenda, seguito subito dopo da un Hermione stanca e tremolante. Lo fece stendere, coprendolo immediatamente con tutte le coperte che avevano a disposizione. Dopo avergli sfiorato la fronte utilizzò la bacchetta del Serpeverde per rendere la tenda più calda, visto che il ragazzo era freddo come il ghiaccio. Gli passò per la testa l'idea di accendere un fuoco, ma la neve cadeva troppo forte; non avrebbe resistito. Hermione si concentrò un attimo, e  decise di fare l'unica cosa che credeva sarebbe riuscito ad aiutarlo: lo tenne stretto a sé. 
Draco, nonostante non avesse forze per ribattere, per un secondo si irrigidì ma quello dopo aveva stretto le sue mani intorno a quelle della Grifondoro lasciando entrare il calore fin sotto le ossa. 
E mentre sentiva il corpo di Draco riscaldarsi insieme al suo, lo guardava dormire tra le sue braccia come se fosse un piccolo bambino addormentato. Teneva la testa sul suo petto, facendosi toccare dalle mani della Granger che viaggiavano tra i suoi capelli biondi tracciandone il profilo con le dita ancora ghiacciate. Draco, biascicò qualche parola che Hermione non riuscì a sentire. Infatti, non seppe mai che il Serpeverde l'aveva semplicemente ringraziata.  
Il mattino dopo, quando la luce filtrò attraverso il tessuto sottile della tenda, entrambi aprirono gli occhi realizzando dopo qualche secondo il modo in cui erano sdraiati. Erano infatti uno accanto all'altra, con le fronti vicine e le braccia di Draco strette attorno a quelli della Granger. 
Hermione passò l'intera giornata ad occuparsi di lui, visto che Draco si era sfortunatamente ammalato per colpa della bufera. Non avevano parlato molto, poiché Draco non aveva nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti. 
La Grifondoro non poté fare a meno di sentirsi male per lui, infondo era colpa sua se aveva passato tutte quelle notti fuori. Quindi, mentre faceva scorrere ancora una volta uno straccio bagnato sulla sua fronte, gli chiese nuovamente scusa. Ma Draco era troppo addormentato per sentirle. 
Quando il sole raggiunse il suo massimo splendore, la neve si stava lievemente sciogliendo. Hermione passeggiava tra gli alberi, con un libro in mano ed una matita fra le dita. Si intratteneva sfogliando il libro Delle Magie Fetide e Putridissime, dove cercava inutilmente informazioni sugli Horcrux. Aveva ormai sfogliato centinaia di libri, ma in nessuno di essi venivano citati. Non aveva notizie dei suoi amici ormai da tempo, e si chiedeva con ansia quando Harry e Ron avrebbero deciso di farsi vivi. Se lo erano ancora. 
Scacciò quei pensieri dalla sua mente, cercando di focalizzarsi su cose meno dolorose. Peccato che non ce ne fossero molte. 
Chiuse il libro con uno scatto quando sentì un rumore di rami spezzati dietro si sé. Si voltò con uno scatto e un secondo dopo incontrò lo sguardo gelido di Malfoy.
<< Scusa, non volevo spaventarti. >> disse Draco, appoggiando il peso del suo corpo ad un albero dietro di sé.
 Rimasero entrambi impalati l'uno di fronte all'altra, senza dire nemmeno una parola. La Serpe incrociò le braccia al petto, facendo spuntare sul suo volto un cipiglio appena accentuato. Hermione si limitò a fissargli le braccia, ancora scossa dal fatto che solo la notte scorsa la stavano stringendo. 
<< Come ti senti? >> chiese la Grifona, innocentemente. 
Ricominciò a camminare, aprendo nuovamente il libro e seppellendoci il viso dentro. Draco la guardò camminare in circolo, sembrava come impazzita. 
Le si parò davanti, bloccandola per le spalle. Si guardarono, e Draco si sentì decisamente meglio rispetto a due secondi prima. 
<< E' okay. >> si limitò a rispondere, scuotendo le braccia e fissandola con insistenza. 
Il suo okay, era dovuto a lei. Ma non l'avrebbe mai detto ad alta voce. 
Draco le sorrise leggermente, ed il cipiglio scomparì facendo spazio sul suo volto ad un'espressione divertita. 
<< E questo cos'è?- disse giocosamente, afferrando il libro con dolcezza e portandoselo davanti al viso. Lo osservò con attenzione poi le rivolse uno sguardo interrogativo. -Siamo in questa maledetta situazione e tu stai  fottutatamente studiando? >> rise. 
Hermione scosse la testa, leggermente offesa. << Cercavo una cosa- fece una pausa. -Poi è sbagliato leggere un libro solo per avere una buona media a scuola. >> si difese. 
Draco sorrise leggermente, e cominciò a leggere con attenzione alcune parole. Infine, si soffermò nuovamente su di lei. << Cosa cercavi? >> chiese. 
Hermione si rabbuiò, e iniziò a giocare nervosamente con i lembi della sua felpa. << Umh, niente di importante. Davvero. >> 
Il sorriso sul volto di Draco vacillò leggermente, ma non sembrava arrabbiato anzi, sembrava solo... offeso? 
<< Non voglio che tu abbia segreti con me, Granger. >> disse velocemente, quasi come se non avesse il controllo delle sue parole. 
Hermione non poteva e non voleva fidarsi di lui ancora una volta, quindi si limitò a scuotere le spalle con indifferenza. Non doveva mai più nominare la missione dei suoi amici, mai più. 
<< Okay, stavo semplicemente leggendo.- mentì, poi con irritazione continuò. -La scuola mi manca molto. Gli amici, gli insegnanti... Semplicemente mi manca ogni cosa di Hogwarts, sopratutto studiare. >> aggiunse, questa volta c'era una punta di verità in quello che aveva detto. 
Era vero il fatto che le mancasse ogni cosa, infondo a chi non sarebbe mancato? Solo il pensiero di Hogwarts, riusciva a donargli una forte tristezza che era impossibile da eliminare. 
Draco non seppe cosa dire, si limitò semplicemente ad aggiustarsi la camicia nera che adesso aveva un paio di bottoni fuori posto.
<< Ti mancano Potter e... Weasley? >> chiese, cercando di risultare semplicemente curioso ma la verità era tutt'altro: era geloso da impazzire. 
Hermione rise, passandosi una mano sulla faccia, cercando di cacciare le lacrime che si stavano formando agli angoli dei suoi occhi marroni. 
Quindi, quel semplice sorriso che le era comparso sul volto al solo pronunciare il loro nome, gli diede abbastanza risposte senza che lei fiatasse. 
<< Non so come puoi semplicemente tollerarli, Granger.- sbottò, paralizzandosi. - Come può piacerti quel Weasley? >> 
Hermione sobbalzò. Come poteva anche solo pensarlo? 
Quello che lei provava per Ron era un cosa solo e soltanto sua, che con nessuno aveva mai avuto il coraggio di condividere. Mentre pensava a cosa rispondere, Draco si stava già avvicinando. 
Il suo profumo iniziava ad entrarle nelle narici, inebriandole i sensi. 
<< Lui non ti merita, Granger. Weasley è talmente sfigato, stupido, rozzo... >> iniziò, ma venne interrotto dalla mano di Hermione che si fermava sul suo petto. 
Non si era nemmeno accorto di quanto si fosse avvicinato. Perché, questa confusione che lei gli creava nel cervello era una delle conseguenze di averla accanto ogni secondo. 
<< Non parlare di lui come se lo conoscessi. >> lo ammonì, ancora scossa. 
Draco, ammaliato, le posò una mano sulla guancia scorrendo con il dito su tutta la superficie del suo volto, dagli zigomi appena pronunciati alle labbra socchiuse. 
Hermione in quell'attimo chiuse gli occhi, e Draco sapeva con certezza di star perdendo ancora una volta il controllo. 
<< Se solo... - si bloccò, soffermandosi sulla pelle del suo collo. << Se solo ti lasciassi baciare. Dimenticheresti quel dannato Wealsey in un secondo. >> adesso la sua mano era dietro il suo collo, e la stava indirizzando verso di lui. 
La pelle diafana di Draco sembrava essere diventata ancora più pallida, ed i suoi occhi grigi non la lasciavano per un momento. Se solo lo avesse baciato, sarebbe cambiato tutto? 
<< Draco...- sussurrò, allontanandosi dal suo tocco. -Cosa stai facendo? >> ripeté ancora una volta, l'unica differenza era che questa volta non sembrava affatto sincera. 
Ansimò quando le labbra di lui si posarono sul suo collo, lasciando una serie di freddi ed umidi baci che furono in grado di accelerale il battito cardiaco in un solo secondo. 
<< Solo... Sta zitta, Granger. Fammi stare bene. >> strinse una mano sui suoi fianchi, quasi come se volesse possederli. 
Hermione boccheggiò, in cerca di aria. Perché con lui talmente vicino, sembrava mancarle ogni secondo che passava.
<< Draco, domani ti pentirai di questo. Ti pentirai di me. Di quello che sono. >> trasalì Hermione, con lo sguardo che andava dai suoi occhi alle sue labbra impazienti. 
Il libro le venne strappato di mano, e con prepotenza Draco la afferrò. << Probabilmente. >> sorrise, facendo scorrere una mano sulle sue cosce. 
Infine, le labbra di Draco furono sulle le sue. 

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Capitolo 13
*** If you go away ***


                             
If you go away
13
Hermione si svegliò di soprassalto il mattino seguente, con la maglietta intrisa di sudore e i capelli sfatti che le incorniciavano il viso magro e ossuto. Spostò rapidamente la coperta, scoprendosi le gambe anch'esse bagnate. 
Non seppe esattamente il motivo per cui quella notte non aveva fatto altro che rigirarsi nella tenda, tutto quello che sapeva era che non riusciva a pensare a nient'altro. 
Era inutile quando costantemente ci provasse; era inevitabile. 
Nel momento in cui si faceva passare una mano sulle labbra non poteva fare a meno di ripensare al calore che fino a qualche ora fa- quelle stesse labbra- avevano ricevuto. La mano le si allungò impercettibilmente fino alla clavicola, desiderando di sentire di nuovo le sue labbra premere proprio su quel punto. Le sue braccia si tesero piacevolmente quando le mani raggiunsero la pancia scoperta sotto la maglietta, fino a scendere sempre più giù desiderano di ricevere ancora una volta i suoi baci proprio lì. Chiuse gli occhi, assaporando il dolce ricordo dei muscoli di Draco che si flettevano sotto di lei in un modo talmente delicato da essere doloroso. Il suo tocco arrivò fin dentro le cosce, sfiorando di poco la sua intimità e desiderando così ardentemente di sentirlo esattamente in quel punto. 
Sobbalzò e si mise a sedere nel momento stesso in cui aveva formulato quel pensiero nella sua mente. 
Ricordare era inevitabile, ma non poteva accettare il fatto che fossero ancora talmente vividi nella sua mente. Era stato uno sbaglio, uno sbaglio colossale ma non poteva evitare di ammettere di volerne ancora e ancora. 
Si spalmò ancora una volta la mano destra sulla faccia, rassegnandosi al fatto di essere ceduta completamente a lui. Se solo i suoi amici lo avessero saputo, se solo Ron lo avesse saputo... Cosa avrebbero pensato di lei, allora? Che fosse una stupida traditrice? Probabilmente. 
Sentì i suoi occhi diventare ancora più umidi,  ma non se ne preoccupò neanche minimamente. Era stanca di nascondere il suo dolore dietro una stupida maschera, lei non era forte, non lo era mai stata. 
Un singhiozzò fuoriuscì dalla sue labbra socchiuse, e un secondo dopo il silenzio della tenda fu rimpiazzato dalle sue lacrime. Se solo non fosse stata talmente sciocca, se solo non avesse seguito quel suo dannato istinto. 
Pianse ancora al solo pensiero di un Draco trionfante e sorridente che si celava oltre quella tenda, ce l'avrebbe sbattuta in faccia la sua vittoria. Perché, sicuramente Draco non provava nulla di sincero verso di lei. Ma anche Hermione, non riusciva a identificare esattamente cosa provasse per lui. Era solo stanca di provare quell'irritante formicolio nello stomaco tutte le volte che lo vedeva.
Si chiuse le mani intorno al viso quando nella sua mente riaffiorarono le parole che Draco le aveva sussurrato all'orecchio prima di prendere prepotentemente la sua innocenza. Le aveva detto talmente tante volte quanto la trovasse bella, che adesso eliminare quel ricordo era inevitabile. 
Aveva sempre pensato che la sua prima volta sarebbe stata con qualcuno di cui era perfettamente sicura, qualcuno che la volesse realmente bene. Qualcuno come Ron. 
Si rassegnò al fatto che rimanere in quella tenda a piangere non avrebbe sistemato le cose, e decise di parlarne direttamente con lui. Quindi, con le mani tremolanti si avvolse la coperta attorno alle spalle e sospirando uscì dalla piccola tenda lasciandosi dietro il calore che con la bacchetta di Draco aveva emanato qualche sera fa con un incantesimo. 
Fuori, il freddo era ancora insopportabile. Infatti iniziò a pizzicarle il naso e le punte dei piedi dentro gli scarponi. Si fece avanti nella neve zoppicando, trascinando con sé la coperta di lana che in risposta strisciava sulla neve fresca. Le labbra presero a tremare mentre guardava la distesa di neve sotto i suoi piedi desiderando solo per un attimo di caderci dentro e lasciarsi alle spalle ogni cosa. Il fiume scintillava grazie alla tiepida luce del mattino del sole che  lentamente sorgeva lungo le colline, dando larga vista alla distesa d'acqua che si estendeva. Il ghiaccio si stava sciogliendo pian piano, ed Hermione immaginò che fra qualche settimana il fiume sarebbe stata di nuovo pieno d'acqua. Si avvicinò alla riva, contemplando il suo riflesso che le ricambiava lo sguardo attraverso lo specchio d'acqua. Distolse lo sguardo e lo portò precipitosamente da un'altra parte, troppo scossa dalla sua immagina trasandata. 
Ma quando lo portò dall'altra parte, notò un uomo alto e biondo che camminava verso la tenda facendo svolazzare della legna dietro le sue larghe spalle. Aveva lo sguardo basso e agitava in continuazione la bacchetta di fianco a sé, cercando di non farli cadere al suolo. I suoi abiti erano altrettanto trasandati, e per colpa delle scarpe eleganti camminava difficilmente nella neve. I suoi occhi erano grigi e profondi come al solito, le sue labbra erano lievemente rosse per via del freddo pungente. Hermione trasse un sospiro. 
In un primo momento Draco non si accorse della ragazza che si intratteneva goffamente sulla riva del lago, con le braccia incrociate e la coperta indossata con sciatteria sulle spalle. Non si accorse nemmeno del fatto di quanto felice si sentisse, ma fortunatamente- questo- poteva saperlo soltanto lui. 
Un secondo dopo, però, la vide. Inutile dire quanto goffo fosse stato per aver lasciato la presa sulla bacchetta e aver schiantato al suolo ogni pezzo di legno. Hermione gli sorrise debolmente, nonostante non ne avesse la forza. Draco si precipitò a raccogliere i rametti con la bacchetta, cercando di nascondere l'imbarazzo che si stava formando sulla sua guancia. Da quando Draco Malfoy arrossiva? 
Hermione lo raggiunse nel momento in cui Draco non era in grado di vederla. Ma la Serpe sembrava aver perso completamente la capacità di far volare gli oggetti e di pronunciare correttamente l'incantesimo perché continuava a farli cadere. 
<< Dai a me. >> sorrise Hermione, raccogliendo la bacchetta con dolcezza dalla sua mano. 
Draco la guardò debolmente, senza accennare nemmeno ad una singola espressione facciale che le facesse intuire il suo stato d'animo.  Agitò e colpì la bacchetta in direzione dei rametti e immediatamente questi risposero all'incantesimo vibrando nell'aria. 
Draco borbottò qualcosa che somigliava molto ad una specie di ringraziamento taciturno. Hermione annuì e ricominciò a camminare verso la tenda dimenticando per un momento il reale motivo per cui era appena uscita. 
La Serpe nel frattempo adagiò perfettamente i pezzi di legno vicino alla tenda e con un colpo di bacchetta fece apparire del fuoco. 
<< Draco...>> Hermione si voltò, mentre si torturava con insistenza le maniche della maglia.  << Credo che dovremmo parlare di quello che è successo. >> boccheggiò, lasciando trasparire tutta l'agitazione dalla sua voce. 
Draco trasalì leggermente, e si limitò a fissare il fuoco di fronte a sé non sapendo effettivamente cosa dire. 
Cosa era successo? Avevano fatto sesso, e allora? Draco aveva sfogato tutta la sua frustrazione su di lei, e allora? 
Ma era realmente e solamente il piacere che lei gli aveva provocato, il motivo per cui non riusciva più a chiudere gli occhi senza vederla apparire anche nei suoi sogni? Era seriamente la soddisfazione di averla fatta sua il motivo per cui non riusciva più a smettere di pensare a lei? Era stato semplicemente sesso quello che avevano fatto?
Draco rimase in silenzio, sospirando leggermente. Ma nel momento in cui aprì la bocca per parlare, qualcuno lo fece al posto suo. 
<< Credo che dovremmo entrambi dimenticare questa storia, è stato uno sbaglio... Avremmo dovuto fermarci. >> intuì Hermione, abbassando il tono di voce ad un sussurro. 
E per Draco quelle parole furono come una pugnalata al petto perché, proprio nel momento in cui apriva la bocca per accettare il fatto che quello che avevano condiviso non era stato soltanto sesso, lei l'aveva ucciso dicendogli di dimenticare. 
Ma come poteva Hermione considerare quella passione qualcosa di talmente scontato da dover essere dimenticato? Come poteva Draco dimenticare il modo in cui i le loro anime si erano uniti in uno solo? Come poteva dimenticare i suoi fianchi, i suoi occhi e quelle sue dannatissima labbra? Doveva dimenticare anche il modo in cui lei aveva urlato il suo nome? No, non ne era capace. 
Ma lei, evidentemente l'aveva già fatto. Per Hermione sembrava talmente semplice parlare di tutto quello, come se fosse stata una semplice avventura. Ma per lui non lo era affatto, perché mai si era sentito talmente bene tra le braccia di qualcun'altro. 
Annuì freneticamente, mentre la rabbia si faceva spazio fra i suoi lineamenti. << Ovvio, Granger. Non avresti dovuto nemmeno ricordarmelo. >> sbottò. 
Hermione in un primo momento sembrò incupirsi ma quello dopo si era ridotta semplicemente ad annuire. Infondo se lo aspettava. Come poteva anche solo per un momento pensare che da parte sua ci fosse stato del sentimento? Si sentiva talmente usata, era disgustata da sé stessa. Perché lei ci aveva stupidamente messo il cuore, mentre lui evidentemente no. 
Gli diede le spalle, e prese a camminare dalla parte opposta. Non riusciva nemmeno a guardarlo. Camminò con furia verso la tenda, mentre le scarpe affondavano nella neve lasciando impronte sempre più profonde. Si voltò per un attimo, solo per controllare se Draco la stesse seguendo, ma ovviamente no: infatti la Serpe stava camminando dalla parte opposta diretto chissà dove. 
Aprì la zip della tenda con uno schiocco per poi entrarci dentro. Si sedette, avvolgendosi le braccia alle gambe. In realtà, in quel momento non si sentiva né triste né abbattuta. Era semplicemente rassegnazione il sentimento che la tormentava. Hermione gli aveva detto di dimenticare, perché era sicuro che dopo l'avrebbe chiesto lui. Almeno in questi modo, lei avrebbe sofferto di meno. 
Inserì la mano nello zainetto che aveva rubato all'Hotel, tirandoci fuori un pezzo di carta e una penna Babbana che ormai Hermione non usava da anni. 
Si concentrò per un'istante, poggiandosi la penna sulle labbra mentre pensava alle parole giuste da imbrattare sul foglio. 
"Caro Harry" Scrisse disordinatamente. 
Aveva seriamente bisogno di parlare con lui in quel momento, infatti ogni volta che ci scriveva sopra qualcosa sembrava sentirsi ogni secondo un po' meglio. 
" E' da un po che non sento né te che Ron, spero che entrambi stiate bene. Da me è tutto okay. Le discussione tra me e il Furetto si sono leggermente placate, quindi credo di star mantenendo abbastanza tranquilla la situazione. 
Vorrei tanto essere lì con voi, solo Godric sa quanto. Non mi dilungherò molto, solo... Spero in una tua risposta, solo per avere la certezza che non mi abbiate dimenticato.
Un abbraccio, 
Hermione. " 

La lettera non era niente di esageratamente accusatorio, anche se le intenzioni di Hermione erano abbastanza palesi. Era arrabbiata, con lui, con Ron, con Malfoy e con sé stessa. 
I suoi due migliori amici l'avevano abbandonata e lei si era ritrovata sola con la Serpe che non era mai riuscita a sopportare ma che le era entrata talmente dentro. 
Piegò la lettera, scrivendoci sopra a lettere più piccole il nome di Harry. Si alzò velocemente, ripulendosi i jeans dalla sporcizia e si precipitò fuori intenta a trovare Draco. 
Voleva chiedergli di aiutarla a spedire quella lettera a Harry, sperando che lui l'avrebbe aiutata. Ma mentre camminava le sue speranze diminuivano sempre di più perché aveva l'assurda convinzione che Malfoy l'avrebbe solamente derisa. 
Si inserì tra due alberi particolarmente grossi mentre i suoi occhi marroni schizzavano da una parte all'altra per individuare la figura alta di Malfoy. Ma improvvisamente, quando sentì delle voci echeggiare attraverso gli alberi, si schiacciò contro uno di loro nascondendosi dalla vista degli ospiti. 
Ma non vedendoli arrivare oltre la distesa bianca decise di raggiungerli lei stessa con il cuore che saltava ad ogni passo. Man mano che si avvicinava le voci sembravano diventare impercettibilmente sempre più forti e prepotenti. Quando fu abbastanza vicina, riuscì ad individuare tre sagome e non ebbe dubbi su chi fossero. 
Due di loro tenevano puntate le bacchette contro un'ultima sagoma che Hermione non fece fatica ad individuare. Draco si teneva a debita distanza, anch'egli armato di bacchetta, dai due ragazzi che somigliavano così ardentemente ai suoi due migliori amici. 
Il cuore le si bloccò in gola quando fu abbastanza vicina da averne la certezza. Si spalmò una mano sulla bocca, per evitare che un qualsiasi rumore potesse uscirne. Si nascose dietro un grosso albero mentre le sue orecchie origliarono perfettamente ogni parola. 
<< Cosa?!- era Ron. << Come non sai dov'é? Stupido verme schifoso, io ti uccido! >> 
<< Ron, non è il momento. >> sbottò Harry, puntando ancora più furiosamente la bacchetta verso Draco. 
Il Serpeverde in risposta strinse la presa intorno alla bacchetta, stringendo gli occhietti perfidi e guardando Harry con rabbia. 
<< Si, stupido deficiente.- continuò Malfoy, e questa volta guardò Ron. << Te l'ho detto, non so dove è andata. >> 
Ron e Harry si scambiarono delle occhiate dubbiose, mentre si avvicinavano sempre di più.
<< Lascia che controlli, allora.- propose Harry, scrollando le spalle. - Se non c'è come dici tu, ce ne andremo. >>
Draco restò per un momento in silenzio, mentre le sue labbra si avvicinavano in un ghigno furente di rabbia. Poi con voce netta, approfittando del fatto che Harry si fosse distratto lo disarmò con un incantesimo, facendo lo stesso anche con Weasley. 
Le bacchette volarono con forza lontano dai due Grifondoro, ma arrivarono abbastanza vicine ad Hermione che aspettò un momento prima di raggiungerle. Infatti, non poteva credere a quello che stesse succedendo. 
<< Andatevene prima che cambi idea.- ringhiò Draco, stringendo la bacchetta talmente forte che le nocche si ingiallirono. - Qui non potete starci. Inoltre, lei. non. è. qui. >> aggiunse, sottolineando con rabbia ogni parola. 
<< Expelliarmus. >> ulrò un terza voce, che fino ad un secondo fa non aveva fatto parte della conversazione. 
Hermione infatti avanzò incerta verso i suoi amici, disarmando Draco con un solo colpo. La Serpe aprì la bocca,  sorpreso. I suoi occhi si strinsero mentre la guardava avanzare verso di lui con la bacchetta stretta in mano e un'espressione totalmente diversa da quella che aveva qualche ora fa. 
Infatti lo sguardo di Hermione sembrava sussurrargli quanto schifo gli facesse in quel momento. 
<< Eccola! Lei è qui! Oh Malfoy, hai superato il limite! >> ulrò Ron, ma la sua voce sembrava talmente lontana. 
Infatti, adesso c'erano soltanto lei e Malfoy. 
<< Hermione, ti prego... >> sussurrò talmente sottovoce che solo la Grifondoro riuscì a udire quelle parole. 
Lei era pronta, aveva uan voglia matta di ucciderlo. Adesso. Aveva la bacchetta dalla sua parte. Poteva vendicarsi per tutto il dolore che le aveva provocato. Poteva farlo. 
<< Mi disgusti, Malfoy. >> ringhiò, quando furono a pochi centimetri di distanza. 
Nel frattempo i suoi amici li sentiva come se appartenessero a due mondi lontani e completamente opposti. 
Gli occhi di Draco sembravano essere diventati umidi dopo quelle parole, come se non riuscisse più a controllare quello che facevano. Malfoy lasciò per la prima volta che le sue emozioni trasparissero, lasciò che si mostrassero perché era talmente stanco di sigillarle. 
<< Hermione, se te ne vai...- borbottò, con la voce che tremava ad ogni parola. -Se te ne vai, non potrei sopportarlo. Per favore perdona tutto quello che ti ho fatto, sento di poter essere migliore... Sento di poterlo fare per te, ti prego. >> sibilò, cercando di trovare nei suoi occhi quella passione che avevano la notte in cui avevano fatto l'amore. Dov'era finita quella ragazza? 
<< Malfoy, sei l'essere più ripugnante che abbia mai conosciuto. Ti prego, smettila di parlare, di guardarmi. Smettila di fare qualsiasi cosa. >> disse, e  a quelle parole la sua voce si ruppe completamente spazzando via quell'espressione dura dal suo volto. 
Subito le sue lacrime furono fermate da Ron che la trascinò verso di sé, allontanandola da Draco che in risposta iniziò ad urlare. 
<< Non toccarla, maledetto Weasley! >> urlò spingendo Harry che gli si era parato davanti. 
"Addio, Draco" sembrò leggergli sul volto prima che Potter lo schiantasse con la bacchetta e la fece cadere al suolo. 

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Capitolo 14
*** Regret ***


                         
Regret 
14

Se solo le braccia di Ron non l'avessero stretta talmente forte, Hermione era completamente ed irreparabilmente sicura che sarebbe tornata indietro. Se solo la pioggia avesse smesso di cadere, era sicura che le sue lacrime non avrebbero più potuto camuffarsi tanto bene. Se solo non avesse guardato il corpo di Draco cedere sotto i suoi occhi, era sicura che non avrebbe visto solo ed unicamente quella scena ogni volta che chiudeva le palpebre. 
La landa desolata in cui si trovava sembrava incuterle ancora più tristezza man mano che camminava. Era sera, e l'unica luce proveniva dalla Luna piena sopra la sua testa. La neve fredda sotto di lei le congelava i piedi, nonostante fossero coperti da enormi scarponi. Diede un'occhiata alla tenda in cui Harry e Ron dormivano, chiedendosi se avrebbe dovuto raggiungerli. Scosse la testa e si sedette sul terreno fradicio con la testa rivolta verso il cielo. Contò le stesse poco visibili, per via delle nuvole che oscuravano maggiormente il cielo. Trasse un sospiro, chiudendosi le braccia intorno al torace, mentre si chiedeva se tutto quel dolore sarebbe passato prima o poi. Chiuse gli occhi, e un secondo dopo l'oscurità venne sostituita dall'immagine di Draco che cadeva al suolo. Non voleva soffrire per averlo lasciato  lì, inerme, svenuto e ghiacciato sulla neve ma, inevitabilmente, non poteva farne a meno. In quel momento la sua collera era stata talmente elevata che non era riuscita nemmeno a guardarlo negli occhi. Se solo lei non avesse origliato quella conversazione, i suoi due migliori amici se ne sarebbero andati... Senza di lei. Draco sarebbe stato davvero tanto egoista e vigliacco da mentire per tenerla con lui? 
'Se te ne vai...' Hermione non aveva creduto davvero alle sue parole. Eppure, adesso le sembravano talmente vere, così sincere. 
Era sicura che avrebbe ricominciato a piangere se solo Ron non si fosse seduto accanto a lei. Non disse niente, rimase semplicemente accovacciato sulla neve a guardarla. Hermione cercò di non fare caso al suo sguardo, continuò infatti a guardare il cielo sorridendo leggermente quando le mani di Ron le accarezzarono le spalle. Sicuramente l'amico voleva semplicemente darle conforto, ma quello che non sapeva era che la ragazza si sentiva ancora peggio grazie a quel contatto. Sentiva come se la sua coscienza fosse sporca perché mentre sentiva le sue dita sfiorarle la maglietta, ricordava quanto considerasse bello il tocco di Draco Malfoy. 
<< Dev'essere stato orrendo... >> sussurrò Ron, prendendola alla sprovvista. 
Infatti, Hermione, per un secondo credette che Ron avesse intuito i suoi pensieri. 
<< Cioè stare con Malfoy tutto questo tempo, insomma... Non è poi così simpatico, no? >> sorrise, ed Hermione si rilassò per un'istante. 
<< No, non lo era affatto. >> borbottò, spezzando un rametto che giaceva indisturbato sulla neve. 
Lo lanciò, facendolo scivolare oltre la collina. 
Ron sorrise ancora e aprì nuovamente la bocca per parlare. Nonostante Hermione morisse dalla voglia di parlare con lui, sicuramente non era di Draco che voleva parlare. 
Infatti, fu sorpresa quando Ron cambiò argomento. << Avevo paura che non ti avremmo più trovata- disse, questa volta si girò completamente verso di lei. -Insomma, cercavamo di metterci in contatto con te da settimane ma sembravi essere sparita dal mondo, ecco... >>
<< Avete visto dov'ero... essere trovata era praticamente impossibile. >> sorrise, per spezzare la tensione. 
"Anche essere sentita, Granger"
La voce di un Draco sogghignante echeggiò nella sua testa come un vecchio disco, ed Hermione era sicura che alludesse a quella sera in cui avevano fatto l'amore. Scosse la testa, cercando di eliminare quella voce, però senza avere successo. 
<< Stai bene? Sei pallida. >> dedusse Ronald, toccandole con leggerezza la mano. 
<< Si, Ron. >> rispose brusca, scacciando la mano dell'amico. 
In risposta, Ron sembrava essere impallidito tutto ad un tratto. Abbassò la testa, facendo sentire Hermione ancora più in colpa. 
<< Credo che andrò a dormire, vieni con me? >> chiese, cercando di recuperare il sorriso. 
Ron annuì, speranzoso. Insieme si avviarono verso la tenda, che era stata stregata per sembrare più grande all'interno, dove trovarono un Harry Potter profondamente addormentato. La sua fronte era intrisa di sudore, e i suoi occhiali erano buttati con noncuranza sulla coperta imbottita. Hermione si chinò verso di lui, accarezzandogli la fronte con tenerezza. Gli spostò la lunga frangia di capelli bagnati dal viso e sistemò gli occhiali in un luogo più sicuro. Ron la guardò per tutto il tempo, e se solo l'avesse guardata in quel modo qualche mese fa avrebbe sentito quelle strane farfalle svolazzarle nello stomaco che adesso, però, non sentiva più. Come se fossero appassite insieme a Draco sulla neve. 
Entrambi si stesero sui letti a baldacchino, avvolgendosi la coperta intorno al corpo. 
<< Hermione... >> la chiamò Ron, teso. 
<< Ron? >> 
<< Ti ha fatto del male? Draco...? >> 
L'aveva fatta del male? Sì. Eccome se lo aveva fatto. L'aveva stregata, l'aveva incatenata a lui con un qualche stupido incantesimo di cui lei non era a conoscenza. Un incantesimo talmente potente da farle scordare qualsiasi altra cosa. Come se tutto il resto non avesse importanza. Come se l'unico antidoto fosse lui e solamente lui. L'aveva ingannata, l'aveva ferita ma l'aveva salvata. In qualche modo talmente subdolo e spregevole l'aveva fatto. 
Ma voleva andare avanti, voleva dimenticare. 
Perché Hermione con ogni addio imparava. Imparava che l'amore non era mai stato appoggiarsi a qualcuno, e che la compagnia non era mai stata sicurezza. Aveva imparato che i baci non erano mai stati contratti e che i doni non erano mai state promosse. 
<< No Ron, non l'ha fatto. >> ed una lacrime scese sulla sua guancia. 

Al risveglio, passarono alcuni istanti prima che Hermione ricordasse l'accaduto. Poi nutrì la speranza infantile che tutto quello fosse stato solo un sogno, che le visioni di Draco steso inerme sulla neve fossero solo false immagini. Ma voltando la testa sul cuscino riconobbe la tenda familiare e i suoi due migliori amici dormirci all'interno. Si alzò tremolante e con le coperte ancora avvolte al corpo si avviò verso la piccola cucina che occupava la maggior parte dello spazio. Aprì il frigo e non fu affatto sorpresa quando non ci vide nulla; il suo stomaco non fu affatto di aiuto quando cominciò a brontolare. Harry si alzò subito dopo di lei, scoccandole un'occhiata che durò solo pochi secondi poi, proprio come lei, si avviò al frigo speranzoso di trovarci qualcosa. 
<< Dovremmo cercare del cibo. >> intuì, indicando il frigorifero ancora vuoto. 
Hermione quasi si aspettava che a quell'esclamazione sarebbero spuntati piatti stracolmi di cibo, esattamente come succedeva ad Hogwarts. 
Delusa, annuì. Poi con la testa rivolta verso le sue scarpe si avviò fuori dalla tenda, desiderando niente meno che la solitudine. 
Cavolo, avrebbe dovuto sentirsi al settimo cielo per essere di nuovo insieme ai suoi migliori amici, per avere di nuovo l'opportunità di aiutarli con gli Horcrux e per essersi liberata di Draco. Ma dentro di sé sentiva di tutto, tranne che la felicità. Perché il modo in cui aveva mollato Malfoy, continuava a tormentarla da giorni, opprimendola con quella orribile visione del suo corpo steso sulla neve... di come il pallore del suo viso si fosse confuso talmente bene con il terreno bianco in cui il suo corpo era posato...
Scosse la testa e rivolse i suoi pensieri altrove, ovvero su dove avrebbero potuto trovare del cibo oppure sulla prossima mossa che avrebbero dovuto compiere per trovare gli Horcrux. 
I giorni passarono con una lentezza disumana, Ron ed Harry le avevano raccontato tutto sulla Coppa e su come l'avevano presa. Ron cercò di ironizzare sul fatto di come ne erano usciti vivi per miracolo. Hermione non apprezzò la battuta, perché se loro fossero morti si sarebbe sentita persa ed in colpa per tutta la vita. Infatti, l'orribile sensazione di essersela spassata con Malfoy nella tenda, mentre i suoi amici rischiavano la vita per qualcosa di importante, si fece spazio nella sua mente. Si rigirò la Coppa tra le mani, con la consapevolezza che adesso non avevano nulla a disposizione per distruggerla, visto che la Spada di Grifondoro era perduta di nuovo. Pensò con insistenza a qualcosa che avrebbe potuto distruggerla, ma non le venne in mente a nient'altro che non fosse la Spada o qualcosa che avesse a che fare con il veleno del Basilisco. Dopo aver parlato a lungo, i tre si congedarono e tornarono in un silenzio confortante. 
Harry e Ron, i giorni che seguirono, avevano ormai smesso di chiederle se fosse successo qualcosa di importante durante la permanenza con Draco. E per la prima volta aveva mentito: no, non era accaduto nulla. Ma era impossibile non notare la vergogna nei suoi occhi, infatti quando Harry riformulò la domanda giurò non di non aver mai visto Hermione talmente arrabbiata. Presa alla sprovvista, fu costretta a raccontare dei Mangiamorte e di come Draco l'aveva salvata ancora. Non fu sorpresa quando nessuno dei due proferì parola, ma Hermione sicuramente fu grata del loro silenzio. 
Il Natale arrivò e passò in fretta. Non avevano avuto modo di scambiarsi alcun regalo, ma gli abbracci e gli auguri bastarono a dimostrare i loro affetto l'uno verso l'altra, anche senza aver ricevuto doni. L'albero di Natale che avevano piacevolmente improvvisato, ad Hermione piacque molto e le diede qualche stimolo in più per apprezzare meglio la festa e regalare sorrisi ai due amici. Il Natale riusciva sempre e comunque a metterla di buon umore... Chissà come Draco l'aveva passato. 

Le mani era gelate, nonostante le avesse tenute vicino al fuoco per un quarto d'ora. Le fiamme si alzavano debolmente dalla legna, creando strani giochi di luce sulla neve. I suoi occhi grigi si posarono su di esso, desiderando così ardentemente un rifugio, una casa accogliente, una carezza o una rassicurazione. Ma sopratutto, desiderava più di ogni altra cosa riavere quella presenza che aveva considerato costante, che tanto aveva odiato ma che adesso esigeva con tutto sé stesso. 
Draco non si muoveva da settimane. Il timore di essere trovato, adesso che era solo, era troppo. Hermione riusciva a donargli sicurezza, ma adesso che anche lei lo aveva abbandonato si era ritrovato più solo che mai. Il vuoto che aveva lasciato dentro di lui era immenso, e Draco non riusciva a capacitarsi del fatto che aveva talmente tanto bisogno di quella presenza. 
Era da giorni ormai che considerava l'idea di andare ad Hogwarts, dove una vita fa, un vecchio Preside gli aveva detto che avrebbe sempre trovato qualcuno disposto ad aiutarlo... Ma con quale coraggio? Con quale coraggio poteva presentarsi lì, dopo che per colpa sua quel vecchio Preside era morto?
Si schiacciò le mani contro la faccia, catturando le lacrime che stavano cercando di scendere. 
No. Troppe volte si era dimostrato debole. Troppe volte aveva pianto. 
Avrebbe trovato un modo... Doveva solo aspettare, doveva solo rimanere al sicuro e continuare a cercare... Doveva solo trovare una figura spuntare tra gli alberi e venire verso di lui, perché Hermione non lo aveva davvero abbandonato. Sarebbe spuntata tra gli alberi da un momento all'altro e lui, lui doveva solo aspettare. 

#SPAZIOAUTRICE
Scusate. Scusate. Scusate. Scusate. 
Potrete mai perdonarmi? Non ho aggiornato per tipo un sacco di tempo e mi sento parecchio in colpa per questo. 
Inizio col dirvi che questo è solo un capitolo di passaggio quindi probabilmente è davvero brutto e corto, ma come ho detto prima: Scusate tanto. 
Cercherò di aggiornare il prima possibile, grazie se continuate a seguire la storia nonostante non aggiorni spessissimo. 
A presto, spero. 
Baci xx

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Capitolo 15
*** Hogsmeade ***


Hogsmeade
15

Il sole sorse in fretta quella mattina di inizio Febbraio. Il freddo era diminuito notevolmente, insieme al vento burrascoso che quella notte non aveva fatto altro che soffiare contro la tenda. La pioggia scese con leggerezza dal cielo nel momento in cui Hermione mise piede fuori dalla tenda. Si strinse la vestaglia al corpo, mentre con una mano si portava una tazza di tè alle labbra screpolate ed infreddolite. 
Nonostante piovesse, il sole riusciva comunque a sfiorarle debolmente la pelle, che a quel contatto non poté fare a meno di rabbrividire. Continuò a scrutare la radura tutto intorno, notando un laghetto dai riflessi verdi, che sembrava invitarla a fare un bagno. Hermione ricordava perfettamente l'ultima volta che aveva fatto un vero e proprio bagno: era stato durante la permanenza con Draco nella foresta di Dean. Ricordò talmente bene quando aveva scrutato una testa bionda guardarla da lontano...
Chiuse e gli occhi, e si concentrò sul battito del suo cuore, che aveva improvvisamente accelerato al solo ricordo di Malfoy. 
Il cinguettio degli uccelli tutto intorno riuscì a distrarla, e con lo sguardo attento fissò gli alberi sopra di lei, desiderosa di scrutarne almeno uno. Un uccellino dal pelo paffuto e arruffato planò verso di lei, curvandosi verso il laghetto verde, e il suo desiderio di tuffarsi crebbe maggiormente. 
Si avvicinò alla riva, guadagnandosi un'occhiataccia sospettosa dal piccolo uccellino che, in risposta, volò lontano da lei. Hermione cercò di capire quanto profondo il lago potesse essere, ma dal modo in cui gli alberi si riflettevano contro la superficie trasparente del lago, era praticamente impossibile intuirlo. Scoccò un'occhiata all'erba sotto di lei, sentendo una freschezza confortante partirgli dai piedi fino ai polpacci, come se la rugiada mattiniera si fosse intrufolata nei suoi scarponi, fino a raggiungere la pianta del piede. 
Poteva quasi ritenersi rilassata in quel momento. Riusciva quasi a dimenticare ogni pensiero, ogni paura, ogni insicurezza. C'era soltanto lei, la freschezza dell'erba e il lago luccicante. 
Sarebbe stato tutto talmente perfetto, se non fosse stato per un urlo soffocato che squarciò l'aria, mandando all'aria ogni piccolo frammento di solidarietà che si era insinuato nel corpo di Hermione. 
La ragazza corse verso la tenda, aprendo la zip con uno scatto talmente veloce che la cerniera rischiò di rompersi. 
Ma ogni preoccupazione che fino a qualche momento prima la tormentava, sembrò dissolversi nel nulla perché adesso capiva che l'unica cosa realmente importante a cui pensare era Harry. Infatti, lo guardava contorcersi su sé stesso, allargare le braccia con fare disumano e urlare come se lo stessero pugnalando dritto al petto. 
Si inginocchiò sull'amico, desiderando soltanto che il dolore che stava sentendo, passasse il prima possibile. 
<< Ron!- urlò, scostando i capelli arruffati dalla fronte di Harry, rivelando quella dannata cicatrice che gli stava causando tutto quel dolore. -Ron, svegliati! >> continuò, con la voce ridotta ad un sussurro spezzato. 
Ron salto giù dal letto velocemente, con il panico che aleggiava sul suo viso. Si chinò anche lui verso l'amico, scambiandosi un'occhiata preoccupata con Hermione. 
<< Oh, Harry. >> piagnucolò, scostando le coperte che lo coprivano fino al torace in modo che gli arrivasse più aria possibile. 
Il cuore della ragazza iniziò a battere con veemenza nel petto, ed Hermione aveva quella strana sensazione che se avesse continuato a battere talmente forte, sarebbe stato capace di uscire fuori dal petto. Nei minuti che seguirono, Harry fu preso da altri attacchi isterici. Teneva costantemente gli occhi chiusi, ed Hermione lo odiava talmente tanto per non aver imparato per bene l'Occlumanzia. 
Dopo un tempo indefinito, Harry finalmente aprì gli occhi, saltando sul posto e guardandosi nervosamente intorno. Aveva una chiazza sudata sulla maglietta e i capelli leggermente bagnati gli ricadevano sulla fronte, nascondendo la cicatrice. 
<< Harry? Oh, Harry stai bene? >> sussurrò Hermione, aiutandolo ad alzarsi. 
Sembrava tremare tutto. 
Ron lo guardò preoccupato, e rimase in silenzio mentre lo aiutava a mettersi su. 
Harry scrutò per un momento la coperta che fino a qualche secondo prima lo stava avvolgendo, inforcò gli occhiali e rivolse lo sguardo nuovamente ai suoi amici. << Lui sa- sbottò, lasciando sbigottiti Ron ed Hermione che, in risposta continuarono a restare in silenzio. -Lui sa. Tu-Sai-Chi sa che io e Ron siamo entrati della camera blindata alla Gringott. Sa che cosa abbiamo preso, e sa che diamo la caccia agli Horcrux. >> ripeté, con il respiro affannoso. 
<< E tu come lo sai? >> borbottò Ron, aggrottando le sopracciglia. 
<< L'ho visto! >>
<< L'hai fatto entrare? Harry non devi farlo! >> lo rimproverò Hermione e si trattenne dal non piangere. 
Harry si rabbuiò, ed evitò lo sguardo di Hermione per tutto il tempo. Sicuramente non aveva voglia di litigare, non adesso che aveva scoperto una cosa estremamente importante. 
<< Hermione non riesco ad impedirlo sempre! E poi se non l'avessi visto, adesso non l'avremmo scoperto! >> ribatté. 
Hermione in tutta riposta restò in silenzio, profondamente offesa. 
<< Lascia perdere, che è successo? >> chiese Ron, assicurandosi che le sue mani smettessero di tremare.
<< Beh è furioso, e anche spaventato. Sa che se distruggiamo tutti gli Horcrux potremmo ucciderlo. Credo che non si fermerà davanti a niente pur di non farci trovare gli altri...e c'è di più: uno si trova ad Hogwarts. >>
Tutti e tre rabbrividirono, scambiandosi delle occhiate preoccupate. Nel frattempo, fuori dalla tenda, il vento aveva ricominciato a tuonare furiosamente contro di loro. 
Hermione trasse un sospiro. << Cosa? L'hai visto? >> 
<< Ho visto il castello. E Priscilla Corvonero, deve avere a che fare qualcosa con lei- intuì. << Dobbiamo andarci subito. >> disse, e le sue mani finirono impercettibilmente sulla zip della tenda. 
Hermione spalancò gli occhi e con forza gli strinse il braccio, facendo in modo che si voltasse completamente verso di lei. Come poteva anche solo dire una cosa del genere? 
<< Ma cosa, sei impazzito per caso? No, non possiamo farlo! Almeno non adesso! Dobbiamo pianificare, escogitare qualcosa! >> 
<< Hermione, quando mai uno dei nostri piani ha seriamente funzionato? Pianifichiamo, arriviamo e si scatena l'inferno! >> sbottò, spalancando la tenda e dando modo al vento di entrare. 
Hermione non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che Ron acconsentì, guadagnandosi un'occhiataccia da parte sua. << Hermione... - l'ammonì. -Harry ha ragione. Ma c'è un problema: ora il preside è Piton. Non possiamo di certo entrare dalla porta principale e dire "Ciao gente, come state?" come se niente fosse. >>
Harry sembrò rifletterci un momento, mentre Hermione non fece nemmeno caso alle sue parole, ancora profondamente offesa e arrabbiata per il modo irresponsabile in cui si stavano comportando.
<< Infatti andremo ad Hogsmeade, al Mielandia. Passeremo dal passaggio segreto in cantina.- annunciò, raccogliendo la bacchetta di Narcissa che aveva precedentemente preso a Villa Malfoy e infilandosela in tasca. -Lui, lui ha qualcosa che non va. Lui... in passato... sono sempre riuscito a seguire i suoi pensieri e adesso sembra tutto sconnesso. >> borbottò, camminando verso l'esterno.  Ron lo seguì ed Hermione con riluttanza fece lo stesso. 
<< Forse sono gli Horcrux. Forse si è indebolito... forse sta morendo. >> sussurrò Ron, quasi con allegria. 
Hermione scosse la testa, era chiaro che non stava morendo. 
<< No, no... è più come se fosse ferito. Semmai è ancora più pericoloso. >> 
<< Io rimango dell'idea che non dovremmo andarci, Harry. E' troppo rischioso e se... >> cominciò Hermione, ma venne brutalmente interrotta dalle mani di Harry sulle sue spalle. 
<< Hermione, lo so che sei spaventata- disse e per la prima volta abbandonò il cipiglio arrabbiato -Ma questa volta non ti accadrà nulla, te lo prometto. >>
Hermione avrebbe tanto voluto dirgli che non aveva paura per lei, ma per loro. E se gli fosse successo qualcosa una volta arrivati lì? E se fossero morti?
I se, erano troppi. Ma davanti all'ostinazione di Ron ed Harry non poté fare a meno di annuire, imbronciata. << Va bene, ma portiamo il Mantello. >>
***
Appena Hermione, Harry e Ron toccarono il suolo videro High Street di Hogsmeade farsi spazio davanti a loro, ma non era esattamente come se la ricordavano: infatti era diventato tutto così dolorosamente malinconico, o forse erano loro che guardavano quella familiare strada con occhi diversi. Si scambiarono un'occhiata ed Herrmione capì dai loro sguardi che stavano ricordando anche loro tutti i pomeriggi passati proprio lì. Adesso sembravano tempi talmente lontani... 
Poi delle urla, ancora peggiori di quelle di Harry, lacerarono l'aria. I tre rabbrividirono all'istante, perché intuirono immediatamente che a provocarlo era stato il loro arrivo. Hermione non fece nemmeno in tempo a sbattere le ciglia che una decina di Mangiamorte avvolti nei mantelli e incappucciati si riversarono in strada, con le bacchette strette in mano, pronti a colpire. 
<< Intrusi!- urlò un Mangiamorte, e con la bacchetta alzata cercò con gli occhi acquosi qualsiasi cosa sinistra che si stesse muovendo. -Accio Mantello! >> ruggì ancora, facendosi spazio nel buio soffocante. 
Hermione afferrò gli amici, evitando che Ron alzasse stupidamente la bacchetta. Harry sembrò avere le stesse intenzioni perché, silenziosamente, fece segno di avviarsi verso la strada laterale più vicina.
<< Che c'è Potter, hai perso il Mantello? >> ghignò uno di loro, che per un soffio mancò la spalla di Ron. 
<< Sparpagliatevi, è qui! >> continuò il Mangiamorte che aveva tentato l'incantesimo di Appello. 
<< Cosa facciamo? >> bisbiglio Hermione, terrorizzata. 
I tre continuarono a camminare nel buio, fin quando non si ripararono dietro quello che sembrava un vicolo. Attesero in silenzio, ascoltando i passi vicini dei Mangiamorte che non perdevano occasione di schiantare qualunque cosa si muovesse. 
<< Andiamo via!- tentò ancora, Hermione. -Smaterializziamoci subito! >>
<< Ottima idea. >> disse Ron, ma prima che Harry potesse rispondere, un Mangiamorte urlò: << Vieni fuori, Potter! E' inutile nascondersi. >> 
Prima che Harry parlò, qualche Mangiamorte disse qualcosa a proposito dei Dissennatori. E se davvero avevano intenzione di liberarli... Erano spacciati. 
Hermione era sicura che non sarebbe comunque riuscita ad evocare un Patronus. 
<< Ci stavano aspettando- bisbigliò Harry, controllando che nessuno riuscisse a sentirli. -Hanno messo qualche incantesimo per intercettarci. Scommetto che c'è n'è anche uno per non farci andare via... >> continuò, e dietro di lui volarono altre luci rosse. 
I Mangiamorte discussero a lungo e dopo qualche secondo si liberarono urla di assenso. Hermione intuì meccanicamente che la prossima mossa sarebbe stata quella di liberarsi dai Dissennatori. 
<< Dobbiamo provare a Smaterializzarci, Harry! >> ripeté Hermione, in un flebile sussurro. 
Entrambi avvertirono un freddo glaciale e insopportabile calare sulla strada, raggiungerli e immobilizzarli. Il buio li avvolse, segno che i Dissennatori erano stati davvero liberati. Hermione afferrò la mano di Harry con forza e girando insieme ai due amici provò a smaterializzarsi. Ma Hermione non vide un tubo lungo e stretto davanti a sé, non sentì nemmeno l'aria, attraverso la quale avrebbero dovuto spostarsi, avvolgerla. Quindi, arrivarono tutti alla terribile conclusione che erano spacciati. 
Insieme, lottarono contro il freddo e arretrarono ancora lungo la stradina laterale, seguendo i muri a tentoni e cercando di fare meno rumore possibile. Poi videro i Dissennatori girare l'angolo, erano più di dieci e sembravano venire proprio verso di loro... Hermione sentì Harry stringere la bacchetta con esitazione, ma quando furono così vicini che i loro volti, sotto il cappuccio, erano facilmente visibili, Harry alzò la bacchetta e sussurrò: << Expecto Patronus! >> 
Il cervo d'Argento uscì dalla sua bacchetta e caricò: i Dissennatori si dispersero e da un punto lontano si levarono urla di trionfo. 
<< E' lui, è laggiù! C'è quel cervo... Il suo Patronus, è lì! >> qualcuno sembrava urlare con talmente tanta foga che sembrava stesse per svenire. Ma sfortunatamente nessuno cadde a terra. 
I Mangiamorte avanzarono verso il punto in cui il Patronus di Harry era apparso, ma prima che alzassero le bacchette pronti allo scontro, una voce vicina e stranamente familiare chiamò: << Potter, veloce, qui dentro! >> 
Senza esitare, i tre obbedirono e varcarono la soglia della porta con ancora il fiatone. 

#SPAZIOAUTRICE
E' vero che mi amate, giusto?
Allora no... Diamo i meriti alla Rowling per questo capitolo. Purtroppo non ho potuto cambiare più di così. Io seguo fedelmente ogni cosa accaduta nei libri quindi non posso inventarmi nulla (Apparte la Dramio, si intende!)
Il prossimo capitolo sarà leggermente diverso perché ci sarà anche Dobby quindi alleluja! Poi le cose cambieranno del tutto quando arriveranno ad Hogwarts. Perchiò, sopportatemi questo capitolo. 
Ah, giusto! Voglio fare una precisione, se notate, nel capitolo ho scritto che Harry afferra la bacchetta di Narcissa. Se ricordate, nei libri, Harry prende quella di Draco ma visto che nella mia ff la bacchetta serviva a me (non pensate male, figle di James!) ho lasciato che prendesse quella di Narcissa. Alla fine dovrebbe essere la stessa cosa, non trovate?
Va bene, smetto di blaterare. 
Al prossimo capitolo, spero presto ew!
Baci xx 



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Capitolo 16
*** Never stop ***


                 
Never stop
16
Hermione non riusciva a capire se fossero stati troppo impulsivi o se era lei a preoccuparsi più del dovuto. Poi, però, vide i suoi amici scambiarsi sguardi vacui e poco rassicuranti. La figura alta e scura, che li aveva fatti precedentemente entrare nella dimora, li oltrepassò per poi uscire in strada, spalancando la porta e chiudendola dietro di sé con prepotenza. 
<< Chi diavolo era?- sobbalzò Ron, indicando con il dito tremolante l'esatto luogo in cui la figura scura era appena scomparso. - Per un momento mi è sembrato... >>
<< Silente >> concluse Hermione per lui.
I tre non avevano di certo avuto alcun modo di guardarlo in viso, visto che non ne avevano avuto la minima occasione. Poi, con un forte rumore e un debole strillo, Dobby, l'elfo domestico  li raggiunse con gli occhi fieri e traboccanti di lacrime. 
<< Harry Potter! >> disse poi, stringendosi una giacca rossa attorno alle spalle piccole e tremolanti. 
<< Dobby! Cosa ci fai qui? >> mormorò Harry, mentre oltre la porta qualcuno cominciò ad emettere strani grugnii, ed Hermione intuì che fosse l'uomo che li aveva ospitati. 
<< Forza- proseguì l'elfo, acciuffando Harry dalla manica della camicia a quadri -Non c'è tempo da perdere, Dobby deve scortarvi di sopra. Tenete il mantello, fate piano! >> 
I tre annuirono immediatamente. Hermione, nonostante si guardasse frettolosamente intorno, non aveva idea di dove fossero. Una debole luce, proveniente da una candela, illuminò una parte della stanza ed Hermione riconobbe il sudicio pavimento della Testa di Porco. Scortati da Dobby, che non faceva altro che saltellare, corsero dietro il banco, oltre una seconda porta che conduceva a una traballante scala di legno, e salirono più in fretta che poterono. Sudati e affaticati, arrivarono in un salone ben illuminato, dalle pareti scure e il pavimento meno lurido di quello al piano di sotto. Un tappeto liso occupava quasi tutta la stanza ed il camino colorava le pareti con un debole arancione provocato dal fuoco scoppiettante. Hermione notò un grande ritratto a olio, sula quale era raffigurata una ragazza bionda che guardava la stanza con una sorta di vacua dolcezza. Sembrava non essersi accorta della loro presenza. 
Dalla strada giunsero poi delle urla. Hermione, ancora avvolta nel mantello scivolò fuori e con Dobby alle calcagna guardò giù, per capire chi stesse provocando tutto quel baccano. Sul marciapiede c'erano parecchie sagome: l'uomo che li aveva salvati, che riconobbero come il barista della Testa di Porco, e parecchi Mangiamorte incappucciati. Tutti sembravano parecchio scossi, sopratutto il barista che ad ogni esclamazione alzava le mani come se si stesse controllando da sferrare un pugno al Mangiamorte più vicino. 
<< Ve l'ho già detto, maledizione! Ma mi sembra di essere costretto a ripeterlo: se portate dei luridi Dissennatori nella mia via, io gli spedisco contro un Patronus! Mi danno la nausea, non li voglio vicini! >> urlava contro un incappucciato che teneva stretta la bacchetta e si guardava nervosamente intorno, come se fosse convinto che da un momento all'altro sarebbe spuntato Harry. 
<< Quello non era il tuo Patronus, tu vuoi prenderci in giro! - ribatté un Mangiamorte -Quello era un cervo, l'ho visto con i miei stessi occhi! >> e si indicò la faccia con la bacchetta. 
<< Un cervo!- ruggì il barista. -Beh, credo che dovresti migliorare la tua vista brutto zuccone... Expecto Patronum! >>
Hermione vide un qualcosa di grosso e cornuto uscire dalla sua bacchetta a testa bassa e avviarsi lungo la strada. Non riusuciva a vederlo bene ma era sicura che non si trattasse di un cervo. 
<< Ecco il vostro "cervo"! >>
<< Ma non assomiglia ad un cervo >> osservò il Mangiamorte, con meno sicurezza. 
Il barista sospirò, amareggiato. << Perché non è un cervo! Prima avete visto una Capra! >> 
I Mangiamorte si scambiarono un'occhiata cupa, poi uno di loro sembrò avere un'illuminazione ed avanzò sicuro verso il barista. 
<< Il coprifuoco è stato violato, hai sentito il segnale. C'era qualcuno per la strada, è contro le regole. >> insisté, e Hermione sentì Dobby sbuffare. 
<< Se mi va di far uscire il gatto, lo faccio! Al diavolo il vostro coprifuoco! >> 
<< Va bene, ma viola ancora il coprifuoco e non saremo così indulgenti! >>
I Mangiamorte tornarono verso High Street. Hermione gemette di sollievo, e sfilando gli amici da sotto il mantello si lasciò cadere tremolante sulla sedia. Dobby la guardò compassionevole, mentre le orecchie lunghe continuavano a muoversi frettolosamente. Dopo aver chiuso le tende, sentirono il Barista sprangare di nuovo la porta sotto e salire le scale. Hermione guardò Harry rigirarsi un pezzo rotto di specchio  tra le dita, mentre i suoi occhi erano fissi sullo specchio rettangolare appeso al muro, a cui mancava un pezzo. 
Il Barista entrò. << Maledetti imbecilli. Come vi è venuto in mente di venire qui? >> mugugnò burbero. 
<< Grazie. Ci ha salvato la vita >> replicò Harry. 
I suoi occhi indugiarono di nuovo sullo specchio, prima di posarlo sul Barista. << E' il suo occhio quello che ho visto nello specchio, quando eravamo in Villa Malfoy >> intuì, notando gli sguardi confusi dei suoi amici. 
<< Si! E' stato il Signor Silente a mandare Dobby da voi. Il Signor Silente ha visto Harry Potter i suoi amici in difficoltà e ha mandato Dobby a salvare Harry Potter >> gracchiò contento, salendo con le gambe piccole e scheletriche sulla sedia, accanto a quella di Hermione. 
<< Lei è Aberfoth >> mormorò Harry rivolto alla schiena dell'uomo. 
Questi non fece nulla per alleviare i dubbi di Harry, si limitò a restare in silenzio, chinarsi ed accendere il fuoco. 
<< Mi sorprende il fatto che conosci il mio nome ragazzino, non dirmi che Silente ti ha parlato di me? >> mormorò, ironico. Poi, uscì dalla stanza. Riapparve qualche minuto dopo con un grosso vassoio, sulla quale giaceva una grossa pagnotta, del formaggio e una caraffa di peltro colma di idromele, che posò su un tavolino davanti al fuoco. Affamati, mangiarono e bevvero, e per un po' gli unici rumori furono lo scoppiettio del fuoco, il tintinnio dei bicchieri e il rumore di denti sbattere. 
<< Bene >> cominciò Aberforth quando si furono saziati; Hermione aveva continuato a guardare fuori dalla finestra, negli angoli bui e dentro le finestre delle case, cercando per un momento di non pensare e nulla. << Dovete andarvene di qui. Non adesso; vi scoprirebbero all'istante. Domani all'alba, usate il mantello dell'invisibilità e arrivate fino alle montagne. Se siete fortunati magari incontrerete Hagrid >> 
<< Noi non ce ne andiamo- rispose Harry. - Dobbiamo entrare ad Hogwarts >> 
Il fratello di Silente sembrò per un momento incupirsi, le sue palpebre si abbassarono per un attimo e un grugnito uscì dalle sue labbra. 
<< Non riesco a capire tutti questi ragazzini che vogliono entrare ad Hogwarts da qui! Ma dico io, siete impazziti completamente? >> ringhiò Aberforth, chinandosi in avanti. 
Ron, Hermione ed Harry si scambiarono un'occhiata, sconcertati. Chi altro era venuto ad Hogsmeade? Per un attimo, un brivido li percorse la schiena ed ebbero un'orribile sensazione di panico. 
<< Signor Silente, chi altro voleva entrare ad Hogwarts? >> borbottò Ron, impaurito. 
Dobby saltò giu dalla sedia, ed inizio a trotterellare in giro come se avesse appena ricevuto una scossa lungo tutto il corpo. Aberforth restò in silenzio, infine si voltò nuovamente verso il camino. << Un ragazzino- borbottò. -Non che siano fatti vostri, comunque >> 
Ron fece per obbiettare quando l'uomo riprese a parlare, voltandosi furiosamente verso di loro. << Quello che dovete fare è andare il più lontano possibile da qui >> osservò. 
<< Lei non capisce. Non c'è molto tempo. Dobbiamo entrare nel castello. Silente... cioè, suo fratello... voleva che noi... >> 
Per un attimo la luce del fuoco rese le lenti unte degli occhiali di Aberfoth opache, di un bianco luminescente e piatto, facendo quasi spavento per quanto cadaverico sembrasse. 
<< Mio fratello Albus voleva un sacco di cose >> commentò << e di solito la gente aveva il vizio di farsi del male nel corso dei suoi grandiosi piani. Vattene da questa scuola, Potter, e anche dal paese, se puoi. Dimentica mio fratello e i suoi audaci progetti. E' andato dove niente di tutto questo può ferirlo e tu non gli devi nulla >>. 
<< Lei non capisce- ripeté Harry -Lui mi ha lasciato un compito! Ha lasciato un compito a tutti noi! >> ringhiò, indicando Hermione e Ron dietro di lui. 
Hermione intanto, se ne restava in silenzio, nell'ombra, con l'orribile sensazione di sapere chi era il ragazzo che aveva fatto visita ad Aberfoth prima di loro. 
<< E' in contatto con qualcun'altro, dell'Ordine? >> chiese infine la ragazza, cercando di ignorare quella fastidiosa immagine di un Draco sorridente seduto esattamente sulla poltrona di fronte a lei. 
Aberfoth distolse lo sguardo da Harry, rivolgendolo ad Hermione. << L'ordine è finito. Tu-Sai-Chi ha vinto. Chiunque dica il contrario, si prende solo in giro >> ammise. 
<< Ed è per questo che dobbiamo entrare ad Hogwarts >> balzò Harry, alzando di poco la voce. Perfino Dobby sprofondò maggiormente nella sedia. 
<< Ragazzo, mio fratello non vi ha dato un compito, ma una missione suicida >> replicò, calmo. << Cosa ti fa pensare che puoi fidarti di un tipo come Silente, che puoi credere a qualunque cosa mio fratello ti abbia detto? In tutti questi anni ti ha mai menzionato il mio nome?- chiese, facendo una pausa. -Ti ha mai menzionato il suo? Ariana, sua sorella... Te l'ha mai menzionata? >> indicò la ragazza nel quadro, che continuava a fissarli con crescente curiosità. 
<< Perché avrebbe dovuto... >>
<< Avere dei segreti? Dillo tu a me >> disse, versandosi del liquido rosso nel bicchiere. Lo portò alle labbra, schioccando la lingua. 
<< Io mi fidavo di lui >> insisté, guardando i suoi amici in cerca di sostegno. 
Hermione lo vedeva, sapeva quello che Harry stava sentendo. Riusciva a percepire la delusione farsi spazio tra i suoi occhi verdi. Harry avrebbe voluto che Silente si fosse confidato con lui, che non gli avesse nascosto nulla, e invece gli aveva nascosto così tante cose che la delusione era impossibile da eliminare. Adesso Harry sentiva solo un vuoto dentro, che nulla avrebbe potuto colmare. 
<< Non mi interessa cosa è successo tra lei e suo fratello.- iniziò, mormando. A stento Hermione riuscì a percepire le parole uscire come spifferi dalle sue labbra- Non mi interessa se lei ha mollato. Mi fidavo dell'uomo che conoscevo, e noi dobbiamo entrare nel castello stanotte >> disse, infine. 
Gli occhi di Aberfoth e quelli di Harry non si lasciarono per un'istante. La determinazione di Harry, superava la delusione e il vuoto che sentiva come una pugnalata del petto. Voleva fidarsi di Silente, doveva farlo. 
Abertfoth si allontanò, senza distaccare lo sguardo. Con le dite indicò il quadro sopra il camino, e rivolgendo finalmente gli occhi verso di lei, mormorò: << Tu sai cosa fare >>. 
In un attimo, Ariana, annuì e con un sorriso si voltò, cominciando a camminare lungo la profondità del quadro fino a diventare un debole puntino di inchiostro nero sulla tela. 
<< Dove l'ha mandata? >> chiese Ron, avanzando verso il quadro e guardandoci all'interno. 
<< Vedrete >> si limitò a rispondere Aberfoth, poi barcollando leggermente e facendo un debole cenno col capo a tutti loro sparì al piano di sotto. 
Dobby fece per seguirlo, ma si bloccò sull'uscio della porta. Con le gambe tremolanti prese a guardare Hermione con apprensione fin quando Hermione stessa non se ne accorse. << Va tutto bene, Dobby? >> chiese, titubante. 
Approfittando del rumore provocato dal quadro che si spalancava, e da un Neville particolarmente esuberante che usciva fuori dalla cornice, Dobby afferrò dolcemente Hermione dalla giacca facendo in modo che solo lei potesse sentire. 
<< Il figlio dei Malfoy, è stato qui per parecchi giorni insieme ad Aberfoth e Dobby. Dobby ha curato Draco Malfoy, perché Draco Malfoy era gravemente malato. Dobby  ha aiutato Draco Malfoy a materializzarsi dentro le cucine di Hogwarts.- mormorò, torturandosi il capello colorato con le mani -Draco Malfoy sta cercando lei, Signorina Granger. Non si fermerà fin quando non l'avrà trovata >> disse, con gli occhietti traboccanti di lacrime. 
Infine Hermione non sentì più nulla visto che venne trascinata dentro il quadro, dove all'interno si estendeva un enorme passaggio segreto. 

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