Appunti dal passato

di looking_for_Alaska
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** giugno 1912 ***
Capitolo 2: *** giugno 1922 ***
Capitolo 3: *** 1922, festa di Charles (parte 1) ***
Capitolo 4: *** 1922, festa di Charles (parte 2) ***



Capitolo 1
*** giugno 1912 ***


Emmeline fissava instancabilmente il quadro di fronte a sé. Aveva gli occhi lucidi, colmi di lacrime. Ren, il suo amato Ren, la stava abbandonando. Emmeline sapeva che non sarebbe mai tornato, ma rivivere quel ricordo era sempre molto doloroso. Sentì le mani dell'amato scivolarle sulle spalle, in una dolce carezza. Profumava così tanto d'addio. Ren si passò la mano tra i capelli biondi, e le lanciò uno sguardo strano mentre si allontanava da lei. Emmeline scosse i lunghi boccoli castano scuro, tenendo fermamente il capo rivolto verso il quadro. << Emmeline, tesoro, finiscila con questa messinscena. Partirò tra due ore, e preferirei avere un bel ricordo della mia amata fino al giorno del mio ritorno. Non voglio ricordarti... così. Nemmeno ti volti a guardarmi, Emmeline >> Ren appoggiò il bastone da passeggio al muro. Emmeline si girò di scatto. L'abito di pizzo in stile impero svolazzò, sollevando un filo di polvere dal pavimento. Sbatté le mani sulla scrivania. << Ma davvero non capisci, Ren? Stiamo insieme da un anno ormai. E sembri sempre così innamorato, ero sicura che un giorno mi avresti chiesto di sposarti. E oggi, finalmente, alla festa della mia amica Lucinda mi chiedi di entrare in questo studio, perché devi assolutamente dirmi una cosa. Pensavo... pensavo che tu volessi... >> e la sua voce morì, mentre una piccola lacrima solitaria le rigava la guancia destra. Ren la osservava come sotto l'effetto di un incantesimo. Era scioccato e stupito. << Tu pensavi che volessi chiederti di sposarti? >>. Emmeline scoppiò a piangere istericamente. << Sì, dannazione, sì! Ogni tuo piccolo gesto mi ha fatto ritenere che fosse anche il tuo desiderio più profondo. Pensavo che lo avresti fatto oggi, Ren. Invece... te ne vai via >>. Il ragazzo le diede le spalle, mentre le lacrime si facevano strada anche sul suo volto. Ma non poteva mostrarglielo. Doveva farle credere che sarebbe andato tutto bene, oppure lei avrebbe insistito per andare con lui, e non poteva permetterglielo. << Tesoro, devo andare. Viaggerò in America, troverò un buon lavoro e guadagnerò bene, comprerò una bella casa in riva al mare, come abbiamo sempre progettato e poi tornerò a prenderti, d'accordo? Lo farò, Emmeline. Sarà solo un anno. Passerà in fretta, e in men che non si dica, sarò ancora al tuo fianco, e potremo vivere felici insieme >>. Emmeline sbuffò, facendosi aria con una mano. Un boccolo le scivolò dall'acconciatura. Ren le si avvicinò, e glielo scostò dal viso. Le asciugò le lacrime col pollice, sorridendole dolcemente. << Io ti amo, Emmeline. Tornerò a prenderti, fidati di me >>. La ragazza abbassò la testa. << Ren, ho quasi diciannove anni, mio padre mi obbligherà a sposare un nobile locale. Non potrò aspettarti >>. L'amato sembrò rimuginare tra sé, poi sembrò illuminarsi. << Allora non farlo, Emmy, amore. Non aspettarmi, sposa un altro. Poi tornerò e ti porterò via con me >>. Emmeline agitò la mano guantata, sospirando esasperata. << Avanti Ren, non scherzare! Non potrei mai sposarmi solo per convenienza. Cercherò di ritardare le cose il più possibile, ma ti prego, torna presto! >>. Ren le avvolse le braccia attorno al corpo, mentre la ragazza posava la testa sul suo petto. << Ti amo, Emmeline. Tornerò a prenderti, fidati di me. Te lo prometto, d'accordo? >>. Emmeline annuì, sperando vivamente che mantenesse la promessa.

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Capitolo 2
*** giugno 1922 ***


Emmeline si sistemò i capelli dentro ad un cappello larghissimo. << No, decisamente quello no, tesoro >> suo marito le scoccò un bacio sulla guancia. Emmeline frenò un moto di disgusto, deglutendo forte. << Perché no, Charles? >> domandò indifferente. Suo marito Charles sorrise, e glielo sfilò dalla testa. << Questo giallognolo non è adatto a mia moglie. Per te, ci vuole decisamente qualcosa di più vivo >> e prese dalla selezione un cappello azzurro. Emmeline scosse forte la testa. << Oh cielo, Charles, no! Non starai parlando sul serio, spero! L'azzurro andava di moda l'anno scorso! >>. Il negozio di cappelli non le era mai sembrato così vuoto. Era stracolmo di accessori per la testa in ogni forma, dimensione e colore, ma nessuno sembrava adatto a lei. La signora Dough, che lavorava lì, le si avvicinò con un caldo sorriso sulle labbra. << Ciao Emmeline, è bello rivederti di nuovo. Cosa ti serve oggi? >>. Emmeline lanciò un'occhiata a Charles. << Un cappello, signora Dough. Ma purtroppo, io e il mio adorato marito siamo indecisi se prendere il giallo canarino o l'azzurro cielo >>. La commessa annuì, come se capisse la portata del problema. << Capisco. Be', l'azzurro cielo andava di moda l'anno scorso, ma sta davvero d'incanto con i tuoi occhi blu, Emmeline >>. La donna sorrise, e annuì. << E azzurro sia, allora >>. * * * Dopo che Charles fu uscito, Emmeline andò nella sua stanza. Aprì ogni cassetto, dal più piccolo al più grande. Aveva ragione di pensare che, alla festa che aveva organizzato quella sera, sarebbe potuto partecipare anche Ren, il suo primo e unico amore. L'uomo che l'aveva amata e riempita di promesse, e che poi l'aveva abbandonata. Emmeline era piuttosto sicura del fatto che lui non fosse a conoscenza che lei alla fine si era stancata di aspettarlo e che aveva ceduto ai corteggiamenti di Charles. Era un evento grandioso, di enorme portata. Ne avrebbero parlato anche i giornali. Ed Emmeline sapeva quanto Ren amasse le feste. Dieci anni... dopo dieci anni, l'avrebbe rivisto. L'avrebbe trovato. Abbracciato, baciato. Sarebbero tornati insieme, sarebbero scappati in America come era stato deciso inizialmente. Emmeline sperava che dicendo che la festa era a nome di Charles, lui sarebbe venuto più volentieri. Voleva fargli una sorpresa. E poi l'avrebbe vista. Sarebbe corso da lei, l'avrebbe sollevata e fatta volteggiare in aria, incredulo e felice di averla ritrovata. " Mi sei mancata, amore mio. Sono tornato a prenderti nel 1913, ma non ti ho mai trovata. Ho continuato a cercarti, ovunque, chiedendo di te ad ogni persona che incontravo. Ed ora finalmente ti ho trovata. Grazie per avermi aspettato, Emmeline, amore. Ora possiamo andarcene ed essere felici ", le avrebbe detto, facendola scoppiare a piangere di gioia. E poi sarebbero fuggiti, ridendo, mano nella mano. Charles li avrebbe visti scappare e non sarebbe rimasto ferito, perché avrebbe capito che era ciò che la sua amata moglie desiderava. Sì, sarebbe andato tutto per il meglio. Emmeline sollevò tutti gli inviti che Charles aveva mandato. Cercò tra ogni nome, tra mille lettere, finché lo trovò. << Ren Morrison >> sussurrò. Dentro di sé una felicità inesprimibile a parole scoppiò. Era lì, era tornato in Inghilterra. L'amore della sua vita, era tornato a prenderla e finalmente ora l'avrebbe trovata. Emmeline rimise tutto a posto, tremando. Ora sì che tutto sarebbe andato bene.

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Capitolo 3
*** 1922, festa di Charles (parte 1) ***


Charles osservava la moglie, stupefatto.
Emmeline stava conversando amabilmente con una donna alta dai lunghi capelli biondi acconciati in una crocchia complicata, e per metà coperti da un grosso cappello rosa. Charles studiò il vestito della donna, scuotendo la testa : non era bella nemmeno la metà della sua dolce Emmeline.
Sua moglie indossava un lungo abito stile impero verde smeraldo, che metteva in risalto la carnagione pallida e le labbra piene. Sembrava felice, addirittura al settimo cielo, come se finalmente avesse trovato la pace interiore. 
Charles sorrise a sua volta. La vide salutare la donna e voltarsi verso di lui, salutandolo poi con la mano. L'uomo rispose al saluto con un sorriso, mentre la bella moglie lo raggiungeva. 
<< Allora tesoro, come va? >> gli chiese, sfoderando un sorriso meraviglioso. Charles le sfiorò una mano. 
<< Bene, cara. Sembri molto allegra, questa sera. E' successo qualcosa? >> le domandò amabilmente. 
Emmeline rise, scuotendo la testa. Un boccolo castano le sfuggì dalla pettinatura ricercata, ma lei sembrò non badarci. << Non ancora, amore mio,  non ancora >>.
Charles le si avvicinò e le diede un lieve bacio sulla gota rosea e morbida. << Era da molto che non ti vedevo così felice, Emmy >>.
Emmeline scrollò le spalle, scoppiando a ridere di nuovo; poi gliede le spalle e raggiunse un altro ospite, ma non prima di avergli rivolto un ultimo sorriso. 
Charles guardò l'enorme sala dove si stava svolgendo la festa. Il soffitto dorato sembrava brillare di luce propria, l'enorme lampadario di cristallo oscillava come scosso dal vento. La sala era grande e rotonda, con un palco sul fondo, dove stavano suonando dei violinisti, con un uomo al pianoforte, mentre una donna in età avanzata cantava.
Piccoli balconi era sollevati sotto e sopra il grande lampadario, sostenuti da grosse colonne in stile dorico bianche. 
Quella sala risplendeva dei gusti di Emmeline.
Lanciò un'occhiata a sua moglie. Charles era quasi preoccupato nel vederla così : possibile che avesse assunto qualche droga? 
Rise tra sé. No, impossibile. Non era da Emmeline.
La donna era raggiante, sembrava quasi brillare di luce propria. Quando parlava con qualcuno, quello non poteva far altro che essere contagiato dal suo buon umore. 
Non era felice, si corresse Charles. Era raggiante.
Ora era sicuro di non averla mai vista così. Quella felicità contagiò anche lui. Se sua moglie era così contenta, perché non poteva esserlo anche lui? Lei aveva dato ad intendere che stesse per succedere qualcosa, qualcosa di bello. Charles quindi era curiosissimo di sapere che cosa.
La guardò per l'ultima volta, sorridendo, prima di dirigersi verso uno dei cinque tavoli del buffet. 
Charles non si accorse che un uomo poco più giovane di lui lo stava osservando da dietro una colonna.

                                                                                                              *       *       *

Emmeline rise alla battuta di Rachel Millow, la moglie del sindaco, senza però ascoltarla davvero. Le era parso di scorgere un uomo dai capelli color sabbia dietro una colonna. Con una scusa si congedò dalla signora Rachel, che era una donna bella quanto noiosa.
Affrettò il passo per raggiungere il punto dove le era sembrato di vedere Ren, ma qualcuno le ghermì il braccio, tirandola indietro. Si trovò faccia a faccia con Miranda Berlock, la figlia sedicenne dei nobili Jane e Mark Berlock, una delle famiglie più ricche della città. Ma in quel momento ad Emmeline non importava; presto sarebbe partita insieme al suo amatissimo Ren per l'America. Si sarebbe lasciata Londra alle spalle, e con essa anche Charles e tutte quelle amicizie indesiderate e costrette.
<< Signora Emmeline, questa festa è fantastica! Si nota moltissimo che è stata lei ad organizzarla, sa? L'oro le dona molto, e applicarlo a questa sala è stato un colpo di genio! >> esclamò Miranda, porgendole un bicchiere con un cocktail. Emmeline lo prese delicatamente e bevve un lungo sorso, lanciandole poi un'occhiata sorpresa.
<< Non è uno dei nostri cocktail, qui c'é qualcosa di diverso >> biascicò stupefatta, allontanando il bicchiere da sé, come se avesse una qualche malattia.
Miranda scoppiò a ridere. << Mi sono permessa di aggiungerti due foglie di menta e qualche petalo di magnolia durante la preparazione. Rende il tutto più dolce e fresco, non trova anche lei? >>.
Un lampo di rabbia balenò in Emmeline, che però tentò di soffocarlo. Non poteva maltrattare un ospite, non se si trattava della figlia dei Berlock. Ma come si permetteva di modificare gli ingredienti dei suoi cocktail? Alla sua festa?
<< Davvero una bella idea, Miranda. Probabilmente è un problema mio, visto che non amo il gusto dolce della magnolia mescolato a quella fresco della menta. Ma sicuramente molti lo apprezzeranno >> calcò molto la frase, e vide che Miranda capiva che la sua azione le aveva dato fastidio.
Ma la ragazza fece un sorrisetto, e prima di voltarsi per dirigersi altrove disse sorridendo : << Oh, sono sicura che sarà così, signora Emmeline! Ogni cosa ha un segreto, e soltanto poche persone in questa sala capiranno quali sono gli ingredienti che hanno stravolto il semplice gusto di un cocktail qualsiasi. Alcuni lo ameranno, altri chiusi mentalmente lo detesteranno,  ma nessuno saprà chi l'ha cambiato.
Ogni cosa ha un segreto, signora Emmeline, ma ci sono cose il cui compito è scoprire i segreti degli altri. E io sono una di esse >> e con un ultimo sorriso, la ragazza se ne andò.
Emmeline era come congelata sul posto. Era possibile che Miranda sapesse di Ren? No, si disse. No.
Come poteva saperlo?
Possibile che lo conoscesse da prima? Che l'avesse conosciuto nel 1912?
Ma certo che no, si rispose. Nel 1912 Miranda aveva solo otto anni, ed era piuttosto sicura che Ren fosse tornato in Inghilterra solo quell'anno. 
Quindi quelle di Miranda erano parole vuote, senza senso. E se la sorella di Miranda lo avesse conosciuto...? 
Emmeline scosse forte la testa. No, Mina Berlock non ne sapeva nulla.
Lei e Mina erano coetanee. Erano anche piuttosto amiche, almeno finché Mina non era partita nel 1913 per una destinazione ignota.
Emmeline scrollò le spalle, intimandosi di non pensare quelle cose senza alcun senso, non ora che Ren era da qualche parte in quella sala che aspettava solo lei. Si voltò di scatto, e si diresse al buffet dei cocktail. Richiamò l'attenzione del barista. 
<< Mortimer, per favore, fai in modo che nessuno beva più il cocktail con la menta e la magnolia >>.
Il barista le lanciò un'occhiata perplessa e anche piuttosto scocciata. << Come, signora Emmeline? La gente lo chiede. Piace a quasi tutti >>.
Emmeline sentì la rabbia dirompere di nuovo in lei. << Be' a me no >> esclamò, spingendo il proprio bicchiere contro il petto del barista, obblingandolo così a prenderlo. << Quindi trova il modo di fallo sparire, oppure io non ti pago dopo la festa >>.
Mortimer alzò gli occhi al cielo, e con un'occhiata gelida rispose : << Come desidera, signora Emmeline >>.
Si diresse quindi al buffet dei dolci e prese un muffin al cioccolato. Si voltò per cercare Ren tra la folla... e se lo ritrovò di fronte.
In quel momento tutte le parole che aveva pensato, il discorso che aveva scelto con tanta cura, i progetti che aveva fatto svanirono.
Non aveva davvero pensato a come sarebbe stato averlo di fronte, con quei capelli color della sabbia pettinati all'indietro, un filo di barba, e quegli occhi color mezzanotte che la scandagliavano nel profondo.
Le sue labbra si tesero in un sorriso, ma Emmeline nemmeno se ne accorse.
Sentì tutto l'amore che aveva messo da parte irrompere in lei come il mare in tempesta. Si sentì una piccola barca in quell'oceano, una barca che veniva sballottata a destra e a sinistra. Ma in qualche modo si sentiva al sicuro. Ren era il mare, e il suo mare non le avrebbe mai fatto del male. 
<< Si sente bene, signora? >>.
La voce del suo uomo tanto atteso la riportò alla realtà. 
<< Sì, Ren. Sto bene >> sussurrò in risposta, incapace di pensare a qualcosa migliore da dire.
D'altra parte lui non sembrava averla riconosciuta, anzi, la fissava in modo strano.
<< Lei è la moglie del signor Charles, giusto? >> le domandò cortesemente. Emmeline drizzò la schiena.
<< Sì, ma non conta più, ormai. Sono felice che tu sia venuto a prendermi, finalmente >> esclamò, lasciandolo che la bocca si aprisse di nuovo in un ampio sorriso.
Ma Ren la guardava ancora senza capire. L'uomo fece un passo indietro. << Come, scusi? E' sicura di sentirsi bene? >>.
Emmeline avanzò, gesticolando impaziente. << Ren, suvvia, non c'é tempo da perdere in questi giochetti! Se ce ne andiamo ora che mio marito è distratto, forse... >>.
Ren sembrava sempre più spaventato, quindi Emmeline sospirò. L'unica cosa da fare era parlargli in privato, da solo, in modo che potesse ascoltarla. 
Allungò una mano guantata di verde verso di lui. << Posso parlarti da solo? Per favore >> aggiunse, notando la sua espressione diffidente.
Alla fine, Ren acconsentì. << Sì, d'accordo >>.
Emmeline lo guidò nello studio di suo marito Charles. Era rivestito da scaffali di libri, con una piccola scrivania di legno ingombra di fogli, con una  statua di acciaio della regina degli scacchi. Ma la parte bella era la porta finestra di vetro che dava sul giardino esterno : si poteva notare la fontana e le mille luci delle lampade colorate.
Era un posto piccolo ma bellissimo, adatto a confidenze.
<< Allora? >> la esortò lui a parlare, con un gesto impaziente. 
Strano, pensò Emmeline. Ren non era mai stato impaziente.
<< Ren, aspettavo tanto il tuo ritorno. Mi avevi detto che saresti rimasto in America solo per un anno, ma invece ne sono passati dieci. Ma finalmente sei qui, sei venuto per portarmi via; capisco la tua preoccupazione, quindi ho capito anche perché poco fa hai finto di non conoscermi. Ma ora che siamo soli puoi abbracciarmi. Mi sei mancato molto, Ren, amore mio >> le guance le si arrossarono per la foga. 
Sorrideva felice. Finalmente il suo Ren era lì.
<< C-come? Vuoi dirmi che tu sei... Emmeline? >> pronunciò il suo nome come se ne fosse terrorizzato. Arretrò.
<< Sì, Ren. Sono felice che tu sia tornato a prendermi. Ora possiamo andarcene >>.
Ma lui non si muoveva, era come congelato sul posto. Sul viso aveva dipinta un'espressione allibita e incredula. Emmeline non poté fare a meno di chiedersi se magari non fosse tutta una finta.
<< Ren? >> lo chiamò per riportarlo alla realtà.
Lui scosse la testa e sembrò riprendersi. << Sì. Emmeline, sei diventata davvero bella >>.
Emmeline sorrise. << Grazie, tesoro mio, ma ora dobbiamo andarcene prima che qualcuno noti la nostra assenza >>.
Ren pareva ora imbarazzato. << Emmeline, io non sono venuto per portarti via. A dire il vero, non sapevo nemmeno che fossi la moglie del signor Charles. E' stata solo una piacevole coincidenza l'incontrarci qui >> le rivolse un lieve sorriso.
Emmeline era livida. Pallida. Sconvolta.
Come era possibile? Ren, l'amore della sua vita non era tornato per lei?  
<< Cosa stai dicendo? Ren, per favore, non scherzare. Non c'é molto tempo >>.
Ren le lanciò un'occhiata esasperata. << Ma molto tempo per cosa? Sono venuto a questa festa solo perché me l'ha chiesto Charles. Non mi sono nemmeno dove fossi, tu >> le disse con noncuranza.
Emmeline si sentì come se qualcuno le avesse preso il cuore e gliel'avesse ridotto in brandelli. Sentì il suo mare inondarla e tentare di affogarla. Ma ora non si sentiva più al sicuro. 
La porta si aprì e una donna dai lunghi boccoli neri avanzò verso di loro e si aggrappò al braccio di Ren. << Cosa sta succedendo qui? >> chiese cortesemente. << Ren? Line? >>.
Ren rivolse un sorriso alla donna. << Non preoccuparti, cara. Stavo salutando una vecchia conoscenza >>.
Emmeline era sconvolta. Aveva riconosciuto quel viso subito, ma non era stata sicura finché non aveva parlato.
Esisteva solo una persona al mondo che la chiamava Line. 
E quella persona era Mina Berlock.

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Capitolo 4
*** 1922, festa di Charles (parte 2) ***


<< Line, tesoro? Tutto bene? >> Mina le sfiorò un braccio, preoccupata.
Il dolore invase il cuore di Emmeline, già ridotto a pezzi.
Non solo non era tornato a prenderla. Ma si era pure sposato con la sua amica di infanzia. Mina era a conoscenza del suo amore per Ren, eppure aveva tradito la sua fiducia ugualmente.
Ecco come si sentiva : tradita.
Emise un respiro tremante. << S-sì... sto bene... >>.
Mina annuì sorridendo e si rivolse a Ren. << Amore, io torno nella sala. Ho conosciuto una signora davvero simpatica, ed ora mi sta aspettando al buffet dei salati. A dopo! >> gli scoccò un rapido ma appassionato bacio sulle labbra. Poi si avvicinò e abbracciò anche Emmeline, che tuttavia rimase immobile. << E' stato un piacere rivederti, cara >>.
E poi lasciò la stanza.
In quel momento il dolore fu sostituito dalla rabbia. Si sentiva come se tutto l'amore che provava per lui fosse stato sostituito dall'odio.  L'uomo che amava e che aveva giurato di amare per sempre, l'aveva tradita.
Con una sua cara amica.
La sua rabbia era cocente, distruttiva, dirompente.
Ma Ren sembrava non notarla. << Mi fa piacere averti incontrata di nuovo, Emmeline >>.
Nonostante l'odio che provava, Emmeline si costrinse a sorridere. << Anche a me, e perdonami se prima ti sono sembrata isterica.
Vieni qui, vicino alla finestra, guarda come sono le belle le luci che giocano con la fontana >> mormorò amabilmente.
Ren, sentendosi rassicurato, si diresse verso la porta a vetri. << E' uno spettacolo davvero meraviglioso, Emmeline. Sei una donna davvero fortunata >>.
Emmeline avvicinò la mano alla statuetta di acciaio sulla scrivania, e senza farsi sentire, la sollevò.
Ren intantò parlava, sicuro di sé. << Tuo marito è davvero un brav'uomo. Tientelo stretto, Emmy >>.
Emmeline non rispose nulla, e appena lui si voltò a guardarla interdetto, per capire come mai non parlava, lei lo colpì con la statua.
Ren stramazzò a terra privo di sensi. 
Emmeline cominciò a sudare, spaventata. Doveva nasconderlo. Doveva fargliela pagare, doveva soffrire quanto aveva sofferto lei. 
Controllò dalla porta-finestra che non ci fosse nessuno, poi la aprì, quindi afferrò l'uomo per i  piedi e lo trascinò fuori. Cercò freneticamente con gli occhi un punto dove la luce non arrivava.
E lo trovò: tra i due pini altissimi, alla fine del giardino. Lì era buio pesto.
Lasciò Ren un attimo per terra e corse fino allo sgabuzzino degli attrezzi lì vicino e prese due corde e una pala.
Tornò da lui e gli legò le mani e i piedi in nodi strettissimi, poi, con la pala sottobraccio, riprese a trascinarlo fino al punto dove i pini ombreggiavano.
Era notte, e tutti gli invitati erano in casa. Non rischiava di essere scoperta.
Lo mollò contro il tronco di uno dei due alberi e incominciò a scavare. Faceva caldo e lei sudava. I tacchi a spillo le davano fastidio, quindi li tirò via con un calcio, rimanendo a piedi nudi.
Quando la fossa fu abbastanza profonda, gettò il corpo di Ren dentro. Vide la terra umida aderire al suo corpo. Ren iniziò a muoversi e poi aprì gli occhi. Appena il suo cervello registrò ciò che era successo, iniziò a divincolarsi, guardando le pareti di terra di fronte a lui.
In effetti la buca era davvero profonda, constatò con freddezza Emmeline.
Poi, finalmente, gli occhi di Ren incontrarono i suoi.
<< Cosa stai facendo, Emmeline? Perché? >> .
La donna fu scossa da una risata amara. << Perché, mi chiedi? Mi hai tradita. Ti ho aspettato per dieci anni, Ren. Dieci dannatissimi anni. Ti ho scritto moltissime lettere a cui non hai mai risposto. Sono stata ogni giorno seduta ad una finestra, attendendo di vederti tornare.
Ma non è mai successo. E ora scopro che non ti sei nemmeno preso il disturbo di farmi sapere che amavi un'altra >>.
Ren era spaventato, e Emmeline si aspettò di vedere i suoi occhi luccicare di lacrime. Si aspettò che si scusasse.
Ma lui non lo fece.
<< Avanti, Emmeline, non fare l'idiota. Tirami fuori da qui e dimenticherò tutta questa storia, te lo prometto. Non ti denuncerò >>.
Emmeline sorrise macabra. << Denunciarmi? E con chi vuoi denunciarmi, con gli insetti, quando ti avrò sepolto vivo? >>.
Ren era spaventato. 
Ma non credeva davvero che l'avrebbe fatto, intuì lei.
Quindi con la pala iniziò a riempire la buca. 
Guarda dove sono arrivata, si disse. Ad uccidere l'uomo che ho amato e che mi ha tradita. L'uomo che mi ha condannata a vivere di tristezza e di ricordi. L'uomo che non si é nemmeno preoccupato di dirmi che non mi amava più. L'uomo che ora odio.
Ren cominciò a piangere, spaventato. << Ti prego, Emmeline, non farlo. Non sai quello che fai, sei sconvolta, ti prego, Emmeline, tirami fuori, ti prego... >>.
<< Stai zitto! >> gridò lei.
<< Emmeline, per favore,  per favore, un tempo ci amavamo! Non farmi questo, per favore! >>.
Emmeline riprese a scavare. << Tu hai fatto molto peggio >>. Ormai mancava poco.
<< Lo so, me ne rendo conto, ma... >>.
<< Cos'é che mi hai detto una volta?  "Tornerò a prenderti, fidati di me"? Bene, tornerò anche io, Ren. Come tu sei tornato da me.
Tra dieci anni, forse tornerò. Con una nuova pala per riportare alla luce il tuo cadavere divorato dai vermi, di cui rimarranno solo le ossa! >>.
Seguì una pausa, poi ad un tratto Emmeline scoppiò a piangere istericamente. << Non mi hai nemmeno chiesto scusa! Non mi hai nemmeno detto che ti dispiaceva per avermi mollata e non essere mai tornato da me! Per avermi tradita! >> gridò mentre continuava a gettare terra dentro alla fossa. Ormai di Ren si vedeva solo il viso.
L'uomo tentò di muoversi, ma sia le mani che i piedi erano legati.
Emmeline assaporò il terrore che gli leggeva negli occhi.
<< Mi dispiace, perdonami! >> urlò lui piangendo istericamente in risposta. Ma non stava guardando lei: la sua attenzione era catturata dalla terra che inesorabilmente gli cadeva addosso.
Emmeline attese un momento, prima di rispodere con freddezza : << Un uomo spaventato non è mai un uomo sincero >>.
E con un ultimo colpo, sigillò la fossa.

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