Requiem for a Dream

di ExLuna
(/viewuser.php?uid=811967)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 - Pioggia ***
Capitolo 2: *** Cap.2 - Tenebra ***
Capitolo 3: *** Cap.3 - Incubo ***
Capitolo 4: *** Cap.4 - Prigione ***
Capitolo 5: *** Cap.5 - Ego ***
Capitolo 6: *** Cap.6 - Piedi Nudi ***
Capitolo 7: *** Cap.7 - Miserabile ***
Capitolo 8: *** Cap.8 - Specchio ***
Capitolo 9: *** Cap.9 - Occhi ***
Capitolo 10: *** Cap.10 - Doppia Faccia ***
Capitolo 11: *** Cap.11 - Tempo ***
Capitolo 12: *** Cap.12 - Eternità ***
Capitolo 13: *** Cap.13 - Silenzio ***



Capitolo 1
*** Cap.1 - Pioggia ***


Cap.1

(Nota dell’autrice: storia inizialmente scritta e pubblicata anni fa per Final Fantasy VII, dopo parecchio tempo che non veniva più aggiornata, la cancellai insieme ad altre storie e al vecchio account. Avevo ancora il file nel computer, così ho deciso di riprenderla e riadattarla ai personaggi di Naruto. Spero di riuscire nell’impresa e di portarla avanti fino in fondo al suo lieto fine. Piccola precisazione; il nome “Villaggio della Notte” è liberamente ispirato alla saga “Cronache del Mondo Emerso” di Licia Troisi.)

 

 

CAP.1 Pioggia

Tutto iniziò una notte fredda e piovosa… ma sarebbe meglio dire che tutto “terminò” in quella notte fredda e piovosa; lei era in piedi, immobile, in un vicolo buio, l’acqua gelida che cadeva copiosa le aveva inzuppato così tanto i vestiti che le si erano praticamente incollati al corpo, aderendo perfettamente alla sua figura sinuosa, come una seconda pelle che metteva ancora più in risalto ogni parte delle sue forme toniche… I suoi occhi vitrei osservavano il vuoto, oltre il fiume d’acqua che scorreva nelle crepe dell’asfalto, oltre il corpo esanime disteso a terra ai suoi piedi; il suo respiro era regolare, a tratti soffocato dall’ansia e dalla tristezza… nessun pensiero e nessuna emozione, solo un vago senso di liberazione. Eppure non rammentava nulla di come era arrivata fino a quel vicolo, ancora non capiva come era giunta a quell’ultimo atto estremo; il suo stesso corpo era sdraiato lì per terra, il suo sguardo osservava se’ stessa e il suo stesso volto, ora contrito nel freddo abbraccio della morte… aveva appena ucciso se’ stessa ed era consapevole di aver ucciso anche la sua anima; ad un tratto i suoi occhi si alzarono lentamente verso il cielo: uno spazio ristretto ed oscuro in cima alle alte mura dei palazzi che sorgevano intorno al vicolo… quel vicolo dove tutto ebbe inizio e dove tutto sarebbe finito.
 

La sveglia suonò rumorosa come tutte le mattine e Sakura si alzò di buona lena, come ogni mattina, così come ogni mattina svolgeva il medesimo rituale; doccia, cambio vestiti, colazione, riordino della casa e poi in strada verso il palazzo dell’Hokage per consultare gli ultimi rapporti aggiornati delle squadre ninja. Dopodichè l’intera giornata era dedicata al suo lavoro in ospedale; dopo che Tsunade aveva lasciato la carica di Kage in favore di  Kakashi, quest’ultimo le aveva affidato la completa direzione dell’Ospedale. Sakura ne era stata grata, come allieva  ed erede di un ninja leggendario, doveva tutto alla sua maestra e non poteva certo rifiutare un tale incarico.
Ma nonostante la giornata piena di impegni, non era ancora riuscita a smettere di pensare a lui, a Sasuke; la sera, prima di andare a letto, il suo sguardo si perdeva nel vuoto e la sua mente si infittiva di pensieri ed illusioni sempre più frequenti. A volte le capitava anche durante il giorno di rimanere imbambolata ad osservare il nulla, mentre il suo cervello vagava dove più gli pareva; l’unica ad essersene accorta era stata Ino, una volta dovette persino darle una sberla per farla rinvenire; da allora la sua amica non perdeva occasione per prenderla in giro e da una lato Sakura le era grata, almeno lei era l’unica in grado di capirla e che riusciva in un qualche modo a distrarla e a farla ridere, così non era costretta ad abbandonarsi tutte le volte ai suoi vaneggiamenti mentali.
Fin da quando lui aveva abbandonato il villaggio diventando un nukenin, fin da allora aveva sempre pensato a lui, a come farlo tornare a casa, al suo villaggio e ai suoi amici: sembrava che ci fossero riusciti alla fine della guerra, ma lui aveva scelto di partire di nuovo, non si sentiva ancora degno di tornare a far parte del villaggio. E questo lei lo aveva capito.
Ma negli ultimi tre anni, i suoi pensieri verso di lui erano diventati ancora più forti e negli ultimi giorni, stavano quasi assumendo la forma dell’ossessione.
Era così deprimente e squallido, ciò che le mancava più di tutto non era la sua effettiva presenza, era l’affetto intimo tra uomo e donna, era l’amore vero, era la condivisione di ogni cosa, pensieri, baci, abbracci dolci ed appassionati; le si riempiva il cuore ogni volta che ci pensava, ma era chiaro che non avrebbe mai potuto pretenderlo da lui ed anche se fosse tornato, se fosse cambiato, non era certa che sarebbe stato intenzionato ad avvicinarsi a lei… o a qualcun’altra.
Lei avrebbe potuto riprovarci, ma aveva il terrore di essere nuovamente respinta e di farsi più male di quanto già non se ne stava facendo, martoriandosi la mente con quelle fantasie inutili e finiva sempre con l’andare a dormire in compagnia di una tazza di camomilla fumante e talvolta anche una sana dose di sonnifero. 

Il sollievo arrivò solo qualche giorno dopo; Kakashi, il Sesto Hokage, l’aveva mandata a chiamare nel suo ufficio, lo stesso che un tempo era stato di Tsunade e di tutti i Kage prima di lei; durante la ricostruzione era stato progettato e ristrutturato alla vecchia maniera, lo stesso Consiglio aveva stabilito che tutto, nel villaggio, ritornasse allo splendore che aveva prima della distruzione da parte di Pain.
Kakashi la salutò cordialmente, come aveva sempre fatto, come se nulla fosse cambiato, quando era il maestro del Team 7… il loro maestro.
Eppure Sakura potè scorgere nel suo sguardo una nota di preoccupazione, e prima ancora che lei potesse ricambiare il saluto, le pose sul tavolo di fronte a lei due rotoli, in uno era elencato in maniera dettagliata il piano della sua nuova missione. 

Che cos’è?” chiese la rosa a Kakashi. 

La tua prossima missione. E’ da tanto che non vieni impiegata sul campo e preferirei che continuassi a dedicarti al tuo incarico di dirigente dell’ospedale, ma è necessario che ti occupi tu di questa missione. 

E perché proprio io? 

Come ben sai, al confine tra il paese del Fuoco e il paese del Vento c’è il paese dei Fiumi, un territorio neutrale che fa da cuscinetto tra i due paesi. C’è un villaggio a sud, chiuso tra le montagne e la costa, un villaggio che oserei dire “insolito”; dalle informazioni che abbiamo è chiamato Villaggio della Notte; un villaggio che vanta la luce del sole solo per pochissime ore al giorno, il suo capo viene eletto ogni 5 anni con regolare elezione popolare e di recente c’è stato un cambio al vertice e il nuovo leader vuole riformare l’intera sistema giudiziario, sanitario ed amministrativo prendendo come riferimento il sistema di Konoha. Non è un villaggio di ninja, non sappiamo esattamente se questa serie di riforme prevedono anche l’istituzione di un corpo attivo di ninja, al momento ci è stato espressamente richiesto che tutta la documentazione che necessitano sia consegnato dal migliore ninja medico donna del nostro villaggio. Richiesta che ho trovato alquanto bizzarra dato che, attualmente, sei “tu” il nostro migliore ninja medico... e sei una donna. Non mi sono sentito di rifiutare la richiesta, ma non avendo molte altre informazioni riguardo a questo villaggio, voglio che tu ti rechi lì come ambasciatrice e che con te vengano anche Sai e Choji; Sai adesso è un Anbu e si occuperà di esplorare il campo raccogliendo tutti i dati possibili per nostro conto. Choji invece dovrà guardarti le spalle. 

Il livello di questa missione non è considerato ad alto rischio. Ritiene davvero necessario che debba avere delle guardie del corpo a farmi da balia? 

Sakura rispose con un sorriso ironico; aveva ereditato il sigillo sulla fronte da Tsunade era stata la sua allieva ed era abbastanza forte da poter affrontare qualunque pericolo. A Konoha era considerata come nuovo ninja leggendario. Epiteto che non se lo era mai sentito pienamente adatto a lei, ma aveva sempre sorvolato sull’argomento.
Kakashi però non sembrava del tutto concorde con lei. 

Preferisco non mandare allo sbaraglio nessuno dei miei ninja e tu in particolare. Voglio essere sicuro che tutto proceda per il meglio. 

Per Kakashi, Sakura non era solo la sua allieva, con il tempo era diventata come una figlia per lui, così come Naruto e Sasuke erano diventati come dei figli e si sarebbe sempre sentito in obbligo di guidarli e proteggerli, così come aveva fatto in tutti quegli anni. 

D’accordo allora. Vado subito a preparare il mio equipaggiamento e raggiungerò Sai e Choji al punto di incontro 

Sakura tenne con sé il rotolo della missione e l’altro rotolo sigillato, quello da consegnare al capo del Villaggio della Notte e si apprestò a lasciare la stanza. 

Portati anche l’impermeabile. Pioverà molto nei prossimi giorni, in particolare nel luogo dove andrete. 

Terminò Kakashi prima di vederla scomparire con un cenno di assenso oltre la porta. L’Hokage provava uno strano senso di inquietudine, il suo sesto senso gli suggeriva che qualcosa non andava in tutta quella faccenda, ma era deciso a non lasciarsi sopraffare dai dubbi. Sapeva che Sakura se la sarebbe cavata, ed era in ottima compagnia.

All’ultimo però decise comunque di mettere le mani avanti, prese carta e penna ed iniziò a scrivere il suo messaggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap.2 - Tenebra ***


Cap.2

(Nota dell’Autrice: un grazie a coloro che hanno letto e recensito il primo capitolo di questa storia a cui tengo particolarmente. Non posso svelare subito i particolari della trama, ma nei prossimi capitoli ogni mistero verrà svelato.)

 

CAP.2 Tenebra
Arrancava nel buio e nel fango, l’odore era insopportabile, ma doveva fare in fretta; poteva sentirli, erano dappertutto. Se fossero arrivati, sarebbe stata la fine.
La luce era in fondo al tunnel, poteva vederla, ma aveva gli occhiali appannati ed era troppo buio.
Poteva toglierli, ma non poteva vedere bene senza, ed era buio. Cosa poteva fare? Li avrebbe tolti ma poi avrebbe potuto perderli.
Ancora minuti preziosi trascorsi a riflettere, loro erano nel tunnel e non poteva nascondersi; doveva raggiungere la luce, poteva farcela.
Caddero gli occhiali, difficile vederli nel buio e nella melma puzzolente; troppo tempo perso ancora per recuperarli.
Erano già arrivati…
Era troppo tardi…
La luce scomparve…
 

Quando il messaggio arrivò al destinatario, Sakura, Sai e Choji erano già partiti da almeno due giorni; ce ne sarebbero voluti almeno 4 in tutto, da Konoha al Villaggio della Notte, un villaggio moderno e piuttosto caratteristico, con alti palazzi e come unica via di accesso un canale che percorreva il centro cittadino. I lati del canale erano percorsi da due larghi marciapiedi, barche di ogni forma e dimensione passavano per quel canale; barche di contadini, barche di ricchi mercanti o nobili cittadini, ce n’era per tutti i gusti.
Locali, ristoranti e negozi erano aperti fino a tardi, l’intero villaggio era illuminato a giorno per più di 20 ore al giorno. Il sorge sorgeva alle 11 di mattina e tramontava alle 14 del pomeriggio; questo deficit aveva dato al villaggio l’insolito nome di Villaggio della Notte, ma non aveva intaccato gravemente la sua economia.
Sakura ed i suoi amici si guardavano intorno, osservando ogni minimo dettaglio, la gente sembrava cordiale e di indole pacifica; da una prima visita insomma, non c’era da preoccuparsi molto riguardo a questo villaggio.
Quando raggiunsero il palazzo del capo, Sai rimase fuori, approfittando per andare in ricognizione e trovare un posto tranquillo dove inviare un dispaccio all’Hokage con le prime notizie.
Choji entrò insieme a Sakura ma fu invitato ad accomodarsi in un salotto adiacente la Sala Consigliare; Sakura doveva entrare da sola.
La giovane assicurò il compagno che non c’era nulla da temere, in ogni caso lo avrebbe chiamato se avesse avuto dei problemi.
Quando varcò la soglia dell’immensa stanza, si trovò davanti un piccolo gruppo di cinque persone, riunite intorno ad un tavolo rettangolare, tutti e cinque seduti rivolti verso di lei; l’uomo al centro non era coperto dalla penombra, a dire il vero tutta la stanza era avvolta da una luce soffusa, i pochi lampadari accesi erano regolati apposta per non emettere troppa luce, cosa alquanto strana.
Le altre quattro persone, tre uomini ed una donna, erano abbastanza illuminati ed erano piuttosto avanti con l’età; non troppo vecchi ma neppure giovanissimi. Il capo Villaggio si profuse in una valanga di complimenti, inclusi anche gli altri membri; non finivano più di elogiare Konoha per la sua temperanza, forza, dotava del migliore sistema medico esistente, del migliore programma di addestramento ninja, i suoi ninja erano i migliori del mondo… bla bla bla… andarono avanti per almeno 20 minuti.
Sakura dovette dare fondo a tutto il suo autocontrollo, alla sua pacatezza, imponendosi di sorridere sempre ogni qualvolta le rivolgevano la parola; ma stava iniziando a venirle l’emicrania con tutte quelle sviolinate, anche se erano indubbiamente gradite, ma un po’ troppo eccessive a suo parere.
Finalmente, il Capo si decise a chiedere in consegna il rotolo che Sakura aveva con sé; si scusò con lei per la poca luce presente nella stanza, ma soffriva di una rara forma di disturbo alla vista per cui non gli era concesso l’eccessiva esposizione alla luce, sia a quella del sole che a quella artificiale.
Aprì e lesse il rotolo velocemente e lo richiuse, invitando Sakura e i suo compagni di viaggi ad alloggiare nella più rinomata locanda del villaggio, naturalmente le spese erano a carico del Consiglio; in qualità di ospiti non avrebbero dovuto preoccuparsi di alcuna spesa.
Sakura ringraziò per la gentile offerta, ricordando a sé stessa di fare aggiungere da Sai anche quel particolare nel suo rapporto; era alquanto inusuale per un piccolo Villaggio costiero, farsi a carico di ospitare tre ninja stranieri per due giorni ed occuparsi di tutte le spese.
Sapevano che era un Villaggio fiorente, ma vantava così tanta ricchezza da accollarsi ogni loro esigenza e necessità? 

 Forse è il loro modo di essere gentili 

Sentenziò Choji, ma Sakura non si sentiva del tutto tranquilla; forse dopo un bagno, una buona cena ed una sana dormita avrebbe avuto una visione più chiara.
Stava piovendo a di rotto quella sera, le stanze della locanda messe a disposizione per loro erano accoglienti, e il ristorante al pian terreno era molto grande e quel giorno era abbastanza affollato.
In ogni caso quando anche Sai li raggiunse, trovarono subito un tavolo libero dove accomodarsi ed ordinare qualcosa di buono; erano affamati, Choji specialmente, per cui si fecero portare un po’ di tutto dal menù, così da accontentare gli appetiti di tutti.
Sakura però non aveva particolarmente fame, cos’ lasciò Choji ad ingozzarsi e Sai a godersi la sua parte; era da tanto che non partecipava ad una missione, dopo la crisi della luna contro la terra aveva dovuto occuparsi di altro e non le erano state più affidate.
Sentiva la mancanza di Naruto, sperava di poter tornare in tempo per assistere Hinata la parto come medico; non poteva credere che quella testa quadra stesse per diventare padre, ne era felice, ma allo stesso tempo si sentiva triste.
Sakura in fondo aveva solo la sua carriera lavorativa, ed un forte attaccamento ad un uomo che non aveva la più pallida idea di dove fosse; la notte sarebbe stata davvero lunga in quel posto, fu il barista a farle una proposta che le avrebbe risollevato il morale. 

Ha davvero l’aria di una che ha bisogno di un sakè caldo. Che ne dice, le andrebbe un bicchiere? 

Sakurà lo guardò con espressione interrogativa, non aveva mai bevuto alcolici e di certo non era intenzionata ad iniziare proprio quella sera in un luogo sconosciuto, ma non se la sentì di rifiutare l’offerta. 

Ma sì perché no. Non ho mai bevuto il sakè, magari un sorso, tanto per provare. Di certo non mi farà male. 

Il cameriere arrivò immediatamente con un piccolo bicchiere ed una bottiglia di sakè fumante; Sakura ingurgitò il primo sorso alla goccia, abbandonandosi al tepore del liquido caldo che le invase le viscere. 

Alla tua salute Sakura. Ed anche a te Sasuke! 

***

Quanto sei stupida, credi davvero che tutto questo basti a farti stare meglio? Tanto vale strapparsi via il cuore e serviglielo su un vassoio per cena. Lo gusterebbe meglio! 

“Chi ha parlato!!” 

Sakura si svegliò di soprassalto, il rombo di un tuono e la pioggia incessante le martellava in testa così forte che era convinta di aver sentito una voce nella stanza, eppure osservando meglio nell’oscurità capì che era completamente sola, forse era stato soltanto un brutto sogno; fuori dalla finestra lampi e vento imperversavano sulla città, Sakura dovette alzarsi per andare a controllare che tutte le porte e finestre fossero completamente chiuse, pareva una tempesta in piena regola.
Non potè fare altro che tornarsene a letto, ficcandosi sotto le fredde coperte,  cercando di dormire ancora un po’, fino alla sveglia del mattino.
Quando si addormentò di nuovo, la pioggia cadeva incessante e in quella stanza non era completamente sola…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap.3 - Incubo ***


cap.3

[Nota dell’autrice: grazie a tutti coloro che hanno letto e che stanno seguendo con entusiasmo la mia storia. Sono contenta e vi abbraccio tutti, spero di non deludervi e continuerò a scriverla con lo stesso entusiasmo con cui voi l’avete recensita. Baci baci!]
 

 

 

 

CAP.3 Incubo
Ancora pioveva a di rotto quella sera e i due ragazzini corsero lungo il vicolo per poter trovare un riparo o meglio arrivare a casa il prima possibile; uno dei due inciampò e quando l’altro tornò indietro per aiutarlo entrambi si voltarono verso qualcosa che era disteso a terra, anzi erano due… non molto distante da loro, all’uscita del vicolo, una persona con l’impermeabile girava l’angolo verso l’altro lato della strada.
 

Non molto lontano da Konoha, appena fuori dal villaggio, in una piccola locanda di ristoro vicino alla strada principale, un giovane dai capelli scuri sedeva pacificamente sulla panchina a sorseggiare una bevanda calda. Poco dopo venne raggiunto da un altro ragazzo della sua età,  che gli si avvicinò amichevolmente con un largo sorriso 

Ehi teme, è da un po’ che non ci si vede, posso sedermi qui vicino a te? 

Il moro lo guardò di sbieco facendogli cenno con il capo. 

Anche se dicessi di no? Cosa ti porta da queste parti? 

Che strano stavo per farti la stessa domanda. Non sei molto lontano dal Villaggio della Foglia, potresti anche passare a farci un salutino. Comunque, ero andato a fare un giro nel regno dei Rospi e quando sono tornato ho ricevuto un messaggio da Kakashi in cui mi chiedeva di riferirlo anche a te. Vuole che raggiungiamo Sakura e che le facciamo da spalla nella sua missione! 

Sakura? Da quando ha ripreso ad andare in missione? Mi sorprende che Kakashi la mandi da sola, poi

Sasuke tornò a fissare la sua bevanda con finto interesse, in realtà il solo pronunciare il nome di Sakura da parte di Naruto gli aveva procurato un brivido lungo la schiena; era da un po’ che pensava di ritornare definitivamente al villaggio, ma prima doveva riflettere bene su come presentarsi davanti a Sakura e cosa dirle, di certo non poteva ignorarla.
Aveva molto pensato a lei nell’ultimo periodo, non era certo ancora al cento per cento di amarla, ma magari avrebbero potuto fare un tentativo.
Almeno così si sarebbe levato Naruto dai piedi, che da quando si era messo con Hinata ed era rimasta incinta, non la smetteva più di tempestarlo di domane del tipo: “Quando ritorni?”, “Quando finalmente darai una possibilità a Sakura?”, “L’amore è meraviglioso!”, “Sto per diventare padre, è ora che ti metti all’opera anche tu!”, eccetera, eccetera…
Ne aveva davvero abbastanza, di tutte quelle fesserie, ed aveva deciso di starsene per conto suo ancora un anno; aveva bisogno di aria e di meditarci su.
Adesso le cose cominciavano ad essere diverse; si stava annoiando, se proprio doveva essere sincero con se stesso, e così facendo avrebbe fatto  contento anche il dobe, che avrebbe smesso di tartassarlo ed avrebbe potuto riprendersi il tempo con Sakura, la quale, ascoltando Naruto, sembrava avesse bisogno del loro aiuto. 

Uno strano villaggio ha richiesto espressamente Sakura per recapitare una missiva; non si sa molto a dire il vero su questo villaggio, così Kakashi ha pensato di affiancarle Sai e Choji, per sicurezza. Loro fanno più che altro da informatori! 

Se con lei ci sono già Sai e Choji, noi a cosa serviamo? 

Bhè, siamo di supporto, se vogliamo metterla in questi termini. Kakashi è un sentimentale, vorrà riunire ancora una volta il team 7, il team più forte di Konoha! 

Sai che palle! Non è una missione così complicata, Sakura se la caverà benissimo anche senza di noi. 

Ma quanto sei noioso! Si tratta di Sakura, dai che in fondo ti fa piacere. Ci facciamo un giro, ce la spassiamo un po’ come ai vecchi tempi e torniamo. Magari riesci anche ad assistere alla nascita di mio figlio! 

E va bene, testa quadra, hai vinto. Certe volte riesci davvero a tritarmele a dovere. Dove si trova questo villaggio? 

A sud del paese dei Fiumi. Tra le montagne e la costa. Si chiama Villaggio della Notte! 

Sasuke si era alzato in piedi e si stava riassettando la casacca, quando di colpo il suo corpo si irrigidì come una pietra, non appena Naruto gli rivelò il nome del Villaggio dove si trovava in quel momento Sakura.
Sentì come un fuoco bruciargli dentro, adesso capiva i timori di Kakashi ed aveva ragione a richiedere la presenza di lui e Naruto sul campo. Non avevano un solo attimo da perdere. 

Andiamo! 

Iniziò a correre e a saltare, Naruto non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che era già mezzo scomparso tra gli alberi, dovette accelerare parecchio il suo passo per stargli dietro. 

Ehi Sasuke cos’è tutta questa fretta? Fino ad un secondo fa nemmeno ci volevi andare, sai forse qualcosa che io e Kakashi non sappiamo? 

Te lo dico strada facendo! 

E perché non adesso? Accidenti Sasuke rallenta!! 

Sasuke atterrò su un ramo e si fermò, guardò dritto negli occhi Naruto, e lì capì che si trattava di una cosa seria. Su questo poteva esserne sicuro al cento per cento; Sasuke non era uno che mentiva. 

Durante il mio girovagare per il mondo, mi sono fermato, per un breve periodo, a Kiri, al Villaggio della Nebbia. Lì ho udito storie che parlavano di uno sconosciuto villaggio chiamato Villaggio della Notte e dove erano stati inviati alcuni dei ninja più forti in missione diplomatica.
Non sono più tornati.
Il Mizukage ha inviato una ambasciata per avere notizie, ma sono subito stati congedati dal nuovo capo del villaggio della Notte con l’unica spiegazione che non ne sapevano nulla, che i loro ninja non erano più al villaggio da giorni. Li hanno cercati nei dintorni ed anche per gli altri paesi, per settimane; ma dei ninja di Kiri non vi è alcuna traccia. I timori di Kakashi non sono così infondati. E se Sakura è nei guai, lo sono anche Sai e Choji.
 

Io ti credo amico, ma non sappiamo ancora nulla su di loro, magari sono già ripartiti senza problemi. 

Maggior ragione per andare più veloci che possiamo ed accertarcene noi personalmente. Non mi fido di quel villaggio. E faresti bene d’ora in poi a non fidarti nemmeno tu! 

Naruto annuì con il capo e ripresero a correre e saltare accelerando sempre di più il passo, tanto che avrebbero potuto volare. Erano di nuovo insieme, complici e compagni nella stessa missione; andare in soccorso a Sakura ed ai loro amici, nella speranza che le loro supposizioni fossero sbagliate.
 

Sakura si svegliò per puro caso per effetto del rumore della pioggia che ancora cadeva anche se in modo meno violento rispetto alla notte precedente. Guardò l’orologio sulla parete vicino al letto e rimase sconcertata, non riusciva a crederci; erano le 14:30 passate.
Si fece una doccia e si vestì in tutta fretta, era primo pomeriggio ma sembrava che fosse mezzanotte tanto era buio; aprì un secondo la finestra per capire come era il tempo ma dovette richiuderla immediatamente, oltre la pioggia adesso era anche decisamente freddo.
Scese nel salone del bar della locanda, dove trovò Choji seduto ad un tavolo ad ingozzarsi di patatine come al solito. Quando la vide le fece cenno con la mano; Sakura si avvicinò e si scusò per il terribile ritardo, ma Choji non ci badò. 

Non preoccuparti” le disse continuando a mangiare le sue patatine “non c’è poi molto da fare da queste parti. Sono andato in perlustrazione con Sai ed abbiamo raccolto un po’ di informazioni come richiesto da Kakashi. 

Perché non mi siete venuti a chiamare! 

Lo abbiamo fatto, ma non rispondevi ed abbiamo pensato che fossi molto stanca, la scorsa notte siamo andati a letto tardi, così ti abbiamo lasciato dormire. 

Sakura dovette trattenersi parecchio e dare fondo a tutta la sua forza di volontà per non apparire anche solo minimamente sull’orlo dell’incazzatura; era come se in quel momento ogni fibra del suo essere reclamasse sangue e botte e nemmeno si accorse che le sue mani si erano chiuse a pugno stringendo le dita così forte da farle scrocchiare. Il suo sguardo era grave e serio ma fece di tutto per mantenere il proprio autocontrollo; l’ultima persona con cui avrebbe voluto fare a botte in quel momento era proprio Choji ma non ne comprendeva il motivo.
Più di tutto non capiva come aveva fatto a dormire così profondamente e così a lungo e non essersene resa conto. 

Sakura? Perché hai quello sguardo arrabbiato? E’ solo un piccolo e modesto villaggio costiero, con ben poche attrattive. Niente di che. Non ti sarai mica offesa? 

Sakura dovette faticare parecchio per controllarsi e senza più rivolgere la parola a Choji si diresse al bancone del bar dove ordinò una tazza di tè.
Continuava a pensare e ripensare a Sasuke e a Naruto, se soltanto fossero stati lì con lei, avrebbe avuto qualcuno con cui parlare e magari l’avrebbero aiutata a capire come mai si sentiva così strana e svuotata.
Le stava venendo il mal di testa a furia di pensarci, si sentiva troppo stanca per essere lì da poco più di un giorno senza aver fatto alcun minimo sforzo.
Pochi minuti dopo rientrò anche Sai; dall’ingresso principale percorse tutto l’atrio del bar inondandolo di acqua per la pioggia che aveva ripreso a cadere fitta sulle strade e sulle case.
Prese dal suo zaino un panno per asciugarsi e si mise vicino a Sakura, Choji era ancora al tavolo vicino a mangiarsi le sue patatine. 

Ho finito il giro di perlustrazione del perimetro esterno del villaggio; non ci sono mura, il villaggio è in una conca ben protetto dalle montagne e dal mare, ma non so fino a che punto possa diventare un potente villaggio ninja nel giro di poco tempo. Non hanno le basi strutturali, il numero degli abitanti non è così considerevole. Sembra che non sia una grande minaccia. A parte una strana struttura appena fuori dal villaggio, al termine di un’area paludosa, stagliata sulla scogliera che a prima vista si direbbe un enorme magazzino, secondo me domani mattina possiamo anche andarcene. 

Choji esultò, non ne poteva davvero più di quel posto e voleva tornarsene dalla sua ragazza e gustarsi i suoi manicaretti, Sakura però non riusciva a condividere lo stesso entusiasmo.
Tornare a casa significava dover tornare alla routine di sempre, sperava che quella missione le desse lo stimolo che le serviva per non pensare sempre a Sasuke e a quanto fosse piatta la sua vita.
L’unico conforto era la speranza, vana, che magari in quei giorni Sasuke fosse ritornato a Konoha. 

Aspetta e spera. Tanto prima o poi ti ritroverai con solo macerie in mano! 

Scusa che hai detto?! 

La domanda era rivolta a Sai che la guardò con aria interrogativa, non aveva la benché minima idea a cosa di riferisse o a perché in quel momento la sua amica fosse così arrabbiata. 

Sakura non stai bene? Io non ti ho proprio detto nulla. 

Sakura capì che non era stato Sai a parlare e si voltò dietro di sè un paio di volte sia a destra che a sinistra ma non riusciva a capire da dove venisse quella voce. Era sicura di averla sentita e non era la prima volta; ma come la prima notte, si convinse di aver avuto un’allucinazione e si voltò nuovamente verso il suo tè.
Ma quando alzò lo sguardo per poco non fece prendere uno spavento ai suoi compagni; scattò all’istante dalla sua sedia facendo alcuni passi indietro andando a sbattere contro un altro tavolo:  c’era uno specchio posto contro la parete del bar, proprio dietro alle mensole dove erano i bicchieri, le tazze e le varie bottiglie di vino e di liquore, questo specchio rifletteva tutta la sala ed era certa di aver visto qualcuno riflesso nel vetro, un volto che sorrideva ma quando si guardò intorno nella sala c’erano soltanto lei, Sai e Choji.
Respirava a fatica e i suoi compagni la osservavano con aria enigmatica senza capire cosa esattamente stesse accadendo, eppure Sakura cercava di mantenere il più possibile la calma… era difficile persino per lei convincersi che il volto che aveva visto riflesso nello specchio fosse realmente il suo, perché era quanto di più oscuro ed orribile che ci potesse essere.
Chiese scusa ai suoi amici, non voleva spaventarli, aveva avuto solo una allucinazione e che era tutta colpa della fame. Sorrise a propose di ordinare qualcosa da mangiare, l’idea ovviamente venne supportata da Choji, ma in quel momento le porte della locanda si spalancarono con violenza e nella sala entrarono degli uomini vestiti di nero con delle maschere completamente piatte e bianche, che lasciavano scoperti solo gli occhi.
Il più grosso si avvicinò con fare minaccioso a Sakura che, dal canto suo, rimase immobile a fronteggiarlo, occhi negli occhi. 

Sakura Haruno?” chiese l’uomo in nero. 

Sono io… 

Su ordine del Gran Consiglio, per l’omicidio di due cittadini del Villaggio della Notte, lei è in arresto. Venga con noi senza opporre resistenza. 

Cosa?? Ma che siete impazziti? State lontani, non osate… 

Choji si alzò di scatto rovesciando il tavolo, Sai si pose davanti a Sakura pronto a combattere; da dove venivano fuori quei tizi e cos’era questa storia dell’omicidio? Entrambe le parti sfoderarono le loro armi pronti a combattere, ma Sakura mise una mano sulla spalla di Sai e con l’altra bloccò Choji. Non era quello il luogo per uno scontro che avrebbe provocato un grave incidente diplomatico tra Konoha e il Villaggio della Notte. 

Se combattiamo ora, scateneremo una guerra e passeremmo noi dalla parte del torto. Mettetevi in contatto con Konoha il più presto possibile, sono sicura che si tratta di un malinteso e che verrà al più presto chiarito. 

Sai e Choji si fecero convincere e fecero un passo indietro, ma non smisero di tenere gli occhi fissi sugli uomini mascherati, osservando e memorizzando ogni loro movimento, mentre il leader prendeva Sakura per un braccio e la condusse fuori dove ad aspettarli c’era un furgone nero; i finestrini erano totalmente oscurati e non era possibile vedere all’interno o all’esterno di esso.
L’uomo le afferrò entrambi i polsi e glieli portò a forza dietro la schiena; dopodiché applicò un sigillo i cui simboli arcani la avvolsero bloccandole le braccia e il chakra, una tecnica che aveva già visto usare nella prigione del Sangue dove vi venne rinchiuso Naruto, tanto tempo fa. 

Ehi un momento! Credevo che questo non fosse un villaggio di ninja, come conoscete questo sigillo? 

L’uomo non le rispose, la spinse dentro il furgone con ben poca gentilezza e richiuse il portellone.
Il furgone partì ma fu solo dopo un viaggio che sembrava infinito che si fermò, proprio davanti all’entrata posteriore del palazzo del capo del Villaggio.
Sakura venne fatta scendere e condotta verso un labirinto di corridoi, fino ad una di quelle anguste sale usate per gli interrogatori dei prigionieri; l’intero stabile era oscuro e buio, all’interno lampade al neon a basso consumo energetico trasformavano i lunghi corridoi in luoghi tetri e oscuri. La fecero sedere ad una delle sedie davanti ad grande tavolo senza però liberarle le braccia ma creando un altro sigillo che la teneva bloccata alla sedia; poi gli uomini uscirono e chiusero la porta a chiave lasciandola lì, nel silenzio più completo. Sakura si guardò intorno osservando ogni singolo angolo della stanza che, a parte il tavolo, le sedie, la lampada sul soffitto e lo specchio nella parete non aveva nient’altro e persino l’unica finestra era ricoperta da una rete di acciaio; comunque era troppo piccola per poterci passare, anche ammesso che fosse riuscita a scappare, dove sarebbe mai potuta andare?
Le avevano intimato il silenzio, quindi durante il tragitto non potè fare altro che ascoltare il rumore delle ruote sul selciato delle strade fino all’arrivo a palazzo e adesso era in attesa che qualcuno venisse a spiegarle per quale motivo era stata arrestata e l’origine di quelle accuse; non aveva afferrato bene, era coinvolta nell’omicidio di due civili ed era per quel motivo che si trovava lì.
Non poteva essere vero, c’era sicuramente stato un errore; eppure, mentre continuava a guardare la porta davanti a se, era tesa e preoccupata, voleva che quell’incubo finisse al più presto e che la lasciassero tornare a casa, ma qualcosa dentro le diceva che non ne sarebbe uscita tanto presto… 

L’uomo mascherato, intanto, bussò ad una porta nel corridoio adiacente e la aprì appena ricevette la risposta; un’ombra in fondo alla stanza attendeva il resoconto dei suoi soldati. 

Abbiamo la ragazza. Cosa dobbiamo fare con gli altri due? 

Loro non mi servono. Lasciateli andare. Appena saranno abbastanza lontani dal villaggio, eliminateli!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap.4 - Prigione ***


cap.4

[Nota dell’Autrice: grazie di cuore a tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, non immaginavo così tanti apprezzamenti e mi fa davvero piacere. Spero che il prossimo capitolo non deluda le vostre aspettative, alla cui elaborazione ci ho messo il cuore e che dedico a tutti voi appassionati. Baci baci!] 

 

 

CAP.4 Prigione
Stanno solo perdendo il loro tempo. Tu non sei certo un agnellino anche se qualcuno ti sacrificherebbe volentieri… tu sai a chi mi riferisco non è vero?? 

Non aveva idea di che ore fossero, quando aprì gli occhi Sakura era mezza sdraiata sul tavolo della stanza degli interrogatori; l’avevano lasciata lì, bloccata alla sedia per tutta la notte, senza che nessuno venisse anche solo a portarle un bicchiere d’acqua. Aveva sete, dolori alla schiena per la posa innaturale su cui era stata costretta a dormire e inoltre iniziava a sentire la necessità di andare in bagno. Quella strana voce continuava a martellarle in testa, eppure non aveva alcuna idea di chi appartenesse; la stanza era completamente vuota e non c’era nessuno a parte lei.
Stava cercando di mettere a fuoco la porta che questa si aprì ed un paio di uomini entrarono a passo spedito, sbattendole in faccia un fascicolo con sopra il suo nome e iniziarono a girarle intorno sibilandole in faccia cose di cui non riusciva ad afferrare il senso.
 

Buongiorno tesorino, allora cosa ci racconti questa mattina? La notte trascorsa qui dentro deve averti fatto riflettere e sono curioso di sentire la storia fantasiosa che la tua bella testolina avrà confezionato! 

Eri annoiata, depressa, in cerca di qualche bella avventura maniacale?? Su avanti parla. Di certo i due uomini che hai spedito all’altro mondo la scorsa notte sarebbero curiosi di ascoltare la tua versione anche dall’aldilà! 

Sakura continuava a guardarli con occhi sgranati pieni di sconcerto, non capiva nulla di cose le stessero dicendo quei due uomini, poteva solo dire loro che era innocente e che non aveva fatto nulla. 

Mi dispiace io… non so di cosa state parlando. 

Senza alcun preavviso uno dei due le rifilò un manrovescio in faccia che le fece davvero male; dunque era così che al Villaggio della Notte trattavano i sospettati, a prescindere dal sesso?
Gli urlavano in faccia che doveva confessare e le fecero vedere le foto dei cadaveri, ma non sapeva chi erano quei due ragazzi massacrati in quel vicolo, dove non era mai passata; cercò di rispondere alle loro insistenti domande, sulla sua missione diplomatica, su dove si trovava il giorno prima, su dove era stata e cosa aveva fatto, ma sembrava che nessuna delle sue risposte a loro andasse bene.
 

La tua situazione può solo peggiorare o migliorare  a seconda di quello che ci dirai e finora non ci hai detto granchè. Noi vogliamo la verità e ti garantisco che te la tireremo fuori dalla bocca. 

Vi dico e vi ripeto che non conosco quei ragazzi, non li ho mai visti in vita mia e non sono stata io ad ucciderli… 

Davvero e allora spiegaci come mai quando siamo venuti a prenderti eri in procinto di partire. Stavi pensando di scappare indisturbata al tuo villaggio?? 

Non stavo scappando da nessuna parte, era solo… 

L’uomo vestito di nero le diede un altro ceffone in faccia impedendole di finire il discorso, andarono avanti a gridarle contro e a picchiarla per tutta la mattinata fino a che non ce la fece più ed implorò di poter andare in bagno, ma non le diedero retta e se ne andarono dopo un tempo infinito, lasciandola ancora lì seduta in quella stanza per un’altra ora o forse più; non aveva alcuna certezza che sarebbe finita tanto presto.
Quello che non sapeva era che Naruto e Sasuke erano in viaggio anche loro verso il Villaggio della Notte, come avrebbero reagito se avessero saputo quello che le stava accadendo?
Sai e Choji, per tutta la notte, avevano cercato di parlare con qualcuno che spiegasse il motivo per cui Sakura era stata arrestata e che gli permettessero di vederla, ma avevano ottenuto solo indifferenza e non potevano permettersi di usare la forza per farsi ascoltare.
Fu dopo diverse ore che alcuni uomini, completamente vestiti di nero, si diressero verso di  loro e li intimarono di lasciare il Villaggio della Notte; si occuparono loro stessi di scortarli alle porte del villaggio e li spinsero ad andarsene.
La storia si faceva sempre più complicata.
Ma a complicare ulteriormente le cose non fu certo l’intervento dei suoi amici; quando i due uomini in nero tornarono da Sakura, avevano una disposizione del giudice del Villaggio che la condannava al carcere a vita e con loro c’era una donna con in mano un sacchetto vuoto ed un altro invece contenente una tuta arancione, una tuta per carcerati.
 

Bhè anche se ti ostini a non confessare il tuo crimine bellezza, sei comunque oltre il baratro; ci sono due testimoni che ti hanno visto in quel vicolo la scorsa notte quindi a meno che tu ci dia un motivo per alleggerire la tua posizione non credo che uscirai dal carcere prima della fine dei tuoi giorni 

Sakura tremava e stava a sguardo basso a fissare la sue gambe congiunte, ma non fu più in grado di trattenersi; non proferì parola e di contro in risposta ai due poliziotti si fece la pipì addosso che le procurò una tale vergogna ed una umiliazione ancora più grande del disgusto e dello sdegno impresso nel volto dei due suoi aguzzini. 

Ecco ci mancava anche questa. Te lo dicevo io che era colpevole. Finisce sempre così! 

Uno dei due fece cenno alla donna di entrare e di occuparsi di lei; la liberarono dalla sedia, ma senza sciogliere il sigillo che le bloccava la forza e il chakra e venne accompagnata in bagno pressoché di peso, le sue gambe erano malferme e non la reggevano quasi più; la donna fu certamente un po’ più gentile dei due uomini, ma di certo non meno sgarbata e sprezzante, abituata comunque a trattare gli stranieri alla stessa stregua dei criminali, sia uomini che donne e non c’era da stupirsi. 

Al Villaggio della Notte non siamo così clementi con i criminali; sei già fortunata che non è in vigore la pena di morte. Al massimo potrai uscire tra vent’anni per buona condotta. 

A Sakura stava per esplodere il cervello, tutta quella faccenda era ridicola, eppure sembrava che stessero facendo di tutto per convincerla di aver veramente commesso quell’atrocità e per quanto si dichiarasse innocente iniziò a vacillare e sembrava quasi sul punto di svenire; sapeva che c’era ancora il viaggio per arrivare al carcere, e solo allora la sua vita si sarebbe trasformata in un vero e proprio inferno senza via d’uscita.
Ancora una volta venne trascinata via dal palazzo e caricata di nuovo sul furgone in direzione del carcere; una costruzione di pietra dalla forma di una torre, alta almeno 10 piani, costruita su una scogliera a ridosso del mare appena fuori dal villaggio, all’apparenza poteva essere un grande magazzino, proprio come aveva detto Sai ma in realtà era tutt’altro. Ci vollero 20 minuti prima di varcare i neri cancelli di quella torre, ove era sicura che non ne sarebbe mai più uscita o almeno non da viva. Osservò le oscure pareti e le recinzioni di metallo tutte intorno alle alte mura attraverso il piccolo finestrino sprangato del furgone ed una piccola lacrima le scese sulla guancia, l’unica e forse l’ultima per il resto della sua vita; non aveva avuto nemmeno la possibilità di poter vedere per l’ultima volta Naruto e i suoi amici… e Sasuke; forse quella era l’occasione giusta per risolvere una volta per tutte il suo conflitto interiore e dare un taglio netto a quella storia. Cosa mai avrebbe potuto fare lui per lei adesso, in una situazione come quella, di certo non poteva irrompere nel carcere mettendo tutto a ferro e fuoco, considerando che era pieno di guardie armate fino ai denti… non poteva esistere una simile eventualità, questa volta non sarebbe venuto nessuno a salvarla, non ci voleva un genio per capire che l’avevano incastrata a dovere, il punto era perché? Perché lei?
Mentre attraversava i corridoi metallici che conducevano al secondo ingresso, oltre il quale avrebbe conosciuto soltanto l’oblio, si chiese chi mai aveva organizzato una cosa simile e soprattutto, quante altre persone erano nella sua condizione; incarcerate senza motivo, accusate di aver commesso i crimini più svariati, senza che loro nemmeno se ne rendessero conto, solo perché erano ninja e magari in quel momento si trovavano altrove.
 

Sei veramente sicura di quello che stai pensando? Magari non eri poi del tutto cosciente mentre ti stavi punendo con le tue stesse mani! 

Sakura fu nuovamente sottratta dai suoi pensieri da quella oscura voce, e dovette costringere l’uomo in guardiola e ripeterle la domanda, dato che nemmeno si era resa conto che stesse parlando.
Ancora corridoi bui ed angusti, poi alti piani ognuno con un fitto numero di celle e lei era in una di queste; solo un numero, non esistevano nomi lì dentro, non erano più esseri umani, solo carne da macello a meno che non fossi abbastanza in gamba da sopravvivere. Il carcere era un unico agglomerato suddiviso in tre edifici equidistanti, uno dei quali era quello centrale a forma di torre; uno era per i prigionieri di sesso maschile, l’altro era per quelli di sesso femminile, il terzo era riservato al personale giudiziario, con l’infermeria, l’armeria e l’ufficio del capo.
Inutile dire che il settore femminile non era esattamente tra i più accoglienti, come nulla lo era in quella bolgia; dopo la visita sanitaria, la passerella davanti alle celle delle altre detenute era d’obbligo per giungere fino alla sua, la numero 503. Al momento era uscita indenne dai commenti curiosi e talvolta poco lusinghieri delle altre prigioniere, ora non restava che aspettare il giorno seguente e poi quello dopo ancora fino a che, forse, la pazzia l’avrebbe raggiunta prima della morte. 

Sai e Choji dovettero dare fondo a tutte le loro energie, dovevano tornare a Konoha il prima possibile e riferire immediatamente l’Hokage dell’accaduto; avevano lasciato il Villaggio della Notte da circa un’ora e si trovavano ora in un fitto bosco oltre  il quale avrebbero attraversato il confine con il paese del Fuoco.
Si erano appena inoltrati tra la fitta vegetazione, quando ad un tratto vennero accerchiati da un numeroso gruppo di uomini vestiti di nero, gli stessi che avevano incontrato al villaggio della Notte e che erano pronti ad attaccarli; ne seguì una battaglia cruenta in cui Choji e sai ebbero la meglio, ma altri aggressori si fecero avanti sfoggiando tecniche ninja inusuali e micidiali.
Quella era la conferma che il Villaggio della Notte in realtà era un villaggio di ninja e non un pacifico villaggio costiero come volevano invece dare a vedere, inoltre erano ninja molto pericolosi.
Fu in quel momento che, a grande sorpresa, giunsero Naruto e Sasuke e non ci volle molto che i ninja oscuri batterono la ritirata; Sasuke aveva attivato il Susanoo e Naruto era in modalità Kyuubi, solo uno stupido avrebbe reagito mettendosi contro di loro.
Sai e Choji furono sollevati, quei ninja erano intenzionati ad eliminarli ed eliminare ogni prova che Sakura era prigioniera al Villaggio della Notte ma ancora non si sapeva per quali oscuri motivi.
Entrambi raccontarono a Naruto e a Sasuke quanto era accaduto alla loro compagna e Naruto iniziò a ribollire di rabbia; era già pronto a recarsi al Villaggio della Notte e far saltare tutto e a farla pagare ai responsabili ma fu Sasuke a trattenerlo e ad imporgli la calma. 

Credi che reagendo così ci restituirebbero Sakura illesa? Siamo anche i ninja più forti di Konoha, ma se hanno messo in piedi tutta questa sceneggiata, ci deve essere sotto qualcosa di molto più importante. Ti sei già dimenticato quello che ti ho detto a proposito dei ninja di Kiri? Li ucciderebbero tutti solo per difendersi da noi, e magari molti altri  sono rinchiusi lì. Pur agendo nel migliore delle intenzioni, vuoi forse far scoppiare un’altra guerra? 

Naruto dovette ammettere che Sasuke aveva ragione; se volevano salvare Sakura, e tutte le persone tenute prigioniere al Villaggio della Notte, dovevano agire con cautela; Sai e Choji avevano adesso la via libera per tornare a Konoha e riferire a Kakashi, che avrebbe sicuramente inviato rinforzi, nel frattempo loro due sarebbero rimasti nei dintorni ed avrebbero cercato di scoprire quanto più potevano su questo carcere e al momento opportuno sarebbero intervenuti.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cap.5 - Ego ***


cap.5

[Nota dell’Autrice: un abbraccio a grande a tutti voi lettori che state seguendo la mia storia. Eccovi un nuovo aggiornamento. Spero che sia di vostro gradimento. Baci baci!]

 

CAP.5 Ego
Sai e Choji arrivarono a Konoha il giorno seguente, stanchi e prostrati per aver corso tutta la notte ma dovevano assolutamente riferire a Kakashi su quanto era accaduto al Villaggio della Notte; la storia aveva tutte le sfumature di una vera e propria mascherata, non solo per l’infondatezza delle accuse quanto per la velocità con cui avevano condannato Sakura e rinchiusa in carcere.
Fu Sai a recarsi direttamente nell’ufficio dell’Hokage e gli raccontò ogni particolare sull’accaduto e tutte le informazioni che era riuscito a raccogliere durante la loro permanenza in quel villaggio; raccontò di come erano stati fatti allontanare e poco dopo erano stati attaccati da ninja misteriosi vestiti di nero, ma che poi erano intervenuti anche Naruto e Sasuke.
 

Naruto e Sasuke sono quindi giunti al Villaggio della Notte? 

Domandò Kakashi, sollevato che i suoi due ragazzi avevano risposto al suo messaggio ed erano pronti ad intervenire. Sai riferì che Sasuke sapeva qualcosa riguardo al Villaggio della Notte e che lo aveva sentito parlare con Naruto riguardo e dei ninja di Kiri, ma non sapeva esattamente a cosa si riferisse.
Kakashi chiamò uno degli assistenti e chiese che l’ambasciatore del Villaggio della Nebbia e l’ambasciatrice di Suna si recassero immediatamente nel suo ufficio.
Tempo 10 minuti e Temari, accompagnata da un uomo che portava il copri fronte di Kiri, entrarono nell’ufficio di Kakashi, il quale li mise al corrente riguardo al Villaggio della Notte e chiese loro cosa sapevano i villaggi alleati riguardo a questo posto.
 

Kiri inviò dei ninja tempo fa, ma non sono più ritornati. Ci sorprese che il capo di quel villaggio non fosse a conoscenza di cosa ne fosse stato di loro. Li abbiamo cercati ovunque, ma sembra che nel villaggio non vi sia traccia di loro. 

Anche Suna ricevette una richiesta da parte del Villaggio della Notte di alcuni dei ninja migliori per alcune missioni, non abbiamo più avuto loro notizie. La cosa strana è che avevano richiesto le migliori kunoichi del Villaggio della Sabbia; sarei dovuta andare anch’io ma, essendo già impegnata con il mio incarico di ambasciatrice a Konoha ed essendomi appena sposata con Shikamaru, Gaara disse espressamente che dovevo restare qui e che avrebbe mandato altre ninja a disposizione. Alcune di queste ragazze le avevo addestrate io personalmente ed erano esperte nelle mie stesse tecniche. 

Kakahi ascoltò attentamente e più volte rivolse lo sguardo a Sai che confermò quanto aveva sentito da Sasuke: quello che non quadrava però, era il fatto che il Villaggio della Notte aveva con l’inganno attirato ninja donne dai migliori e potenti Villaggi Ninja, ma non era ancora ben chiaro a quale scopo. 

Al Villaggio della Nebbia abbiamo elaborato una teoria; le poche informazioni raccolte non ci permettono di arrivare a conclusioni fondate ma tra le ninja scomparse c’erano anche le figlie di alcuni dei membri dei Sette Spadaccini della Nebbia. Supponiamo che vogliano per fare degli esperimenti sul loro chakra e realizzare così un potente esercito che vanterebbe grandi doti ed eccezionali poteri. 

O magari farle procreare con i loro uomini migliori. Se così fosse, Temari è stata fortunata, ma non posso dire altrettanto di Sakura. Purtroppo sospettavo anch’io che ci fosse qualcosa di losco dietro tutta questa faccenda, ma non avendo prove certe e senza alcuna giurisdizione sul Villaggio della Notte, dovrò trovare un altro modo per liberare Sakura dalla loro prigione. 

Kakashi, fammi avere il più veloce falco che avete. Manderò subito un messaggio a Gaara spiegandogli ogni cosa; rispetto Sakura come ninja e come medico, non è solo un’amica, sarò sempre riconoscente nei suoi confronti per aver salvato la vita a mio fratello Kanguro. Hai la mia parola che Suna darà il suo totale appoggio. 

Kakahi ringraziò con un cenno di assenso, poi si rivolse a Sai affidandogli una missione assai più importante. 

Lo so che sei appena arrivato e che sarai stanco, ma tu sei già stato in ricognizione in quel villaggio e conosci la posizione di Naruto e Sasuke. Metti insieme una squadra di supporto e partite immediatamente; prendi con te Shikamaru, Shino, Ino e Kiba. Hinata è indisposta, dovremo contare solo sullo Sharingan di Sasuke! 

Sai acconsentì e lasciò l’ufficio insieme a Temari e al ninja di Kiri; Kakashi era visibilmente preoccupato per Sakura, se i loro sospetti era fondati dovevano sbrigarsi e trarre in salvo tutte le ninja tenute prigioniere; non sarebbe stato facile comunque tirare fuori Sakura dal carcere, soprattutto ora che sapevano che si trattava di un imbroglio. La volevano là dentro, ma chiunque fosse l’artefice si sarebbe assicurato non solo il proprio anonimato, ma anche che lei ci rimanesse.
Una parte di lui credeva fermamente che i suoi ragazzi avrebbero trovato il modo per entrare nel carcere, ma l’altra invece gli suggeriva cautela, il nemico che stavano per affrontare non era certo uno da sottovalutare.
 

Intanto un nuovo giorno era iniziato e Sakura iniziò a tenere mentalmente il conto delle ore e dei minuti memorizzando ogni singola attività che avveniva all’interno del carcere, cercando di regolarizzare i battiti del proprio cuore allo stesso ritmo con cui quelle attività venivano svolte in modo da non perdere il senso del tempo ma soprattutto per tenere la mente occupata con l’unica cosa che non l’avrebbe fatta uscire di senno. Sveglia all’alba, il sole non era ancora a livello dell’orizzonte, prima colazione di 10 minuti e poi attività socialmente utili come, sala cucito, lavanderie, pulizie; il sole alto di mezzogiorno segnava l’ora del pranzo e pausa di circa un’ora prima della ripresa dell’attività lavorativa o dello svago che per alcuni consisteva in letture in biblioteca, palestra o semplicemente una passeggiata nel cortile super murato del carcere, fino alle prime ore del pomeriggio, intorno alle due dove già il crepuscolo calava in tutto il villaggio, poi verso le sei si recava in mensa per la cena, doccia serale ed infine in cella per la notte: l’ora massima in cui chiudevano le porte e spegnevano le luci erano le nove e poi si ricominciava da capo. Una volta a settimana era previsto il controllo medico, le visite dei familiari non erano consentite.
Ogni tanto alla notte si sentivano strane urla e rumori provenire dalle celle, ma presto si sarebbe abituata anche a quello; erano trascorsi due giorni senza che succedesse nulla di particolare, lei cercava soprattutto di starsene in disparte e di non farsi notare troppo ma, per sua sfortuna, l’ala femminile del carcere non era una metropoli e alla fine venne notata dalla peggiore delle prigioniere detenute. Aveva ascoltato alcuni discorsi durante, la pausa pranzo, che parlavano di questa specie di banda femminile che teneva sotto controllo i vari bracci della sezione, la più pericolosa fra di loro si era fatta nominare boss della banda e tutte dovevano sottostare al suo volere o avrebbe reso la loro permanenza un vero inferno. Tutte, bene o male, erano passate sotto le sue grinfie; se le andavi a genio ti lasciava in pace, previo pagamento di un prezzo simbolico, come denaro, sigarette, cibo o altri generi di favori, altrimenti era meglio suicidarsi con le proprie mani prima che lo facesse lei; adesso era arrivato il turno di Sakura, anche se all’inizio la banda sembrava più osservarla, non ci sarebbe voluto molto prima che si avvicinassero.
Di giorno veniva impiegata in diversi lavoretti, mentre la notte invece quasi non riusciva a dormire; si era ripromessa di non piangere mai davanti a nessuno lì dentro, ma la notte, nel buio della sua cella, con lo sguardo rivolto verso il soffitto le lacrime scendevano copiose e silenziose sul viso senza che potesse fermarle; inoltre, come se non bastasse, la voce oscura si presentava puntuale a tormentarla senza neppure un perché.
 

Oh ma tu sai benissimo il perché. Sai esattamente chi sono, non c’è bisogno che tu faccia finta che io non esisto. Esisto e sarò sempre presente, ora più che mai hai un disperato bisogno di me.” 

Falla finita! Chiunque tu sia, lasciami in pace, ho già abbastanza problemi anche senza le voci che mi ronzano in testa 

Io non sono solo una voce nella tua testa idiota. Sono la realtà del tuo io più profondo, quello umano, quello che odia e ama il mondo come odia e ama sé stesso; sono la tua coscienza, la tua stessa anima appartiene a me e non certo a quello che tu pretendi di essere ,solo perché gli altri vogliono che tu sia così. Non te ne eri ancora resa conto? 

Basta! Smettila! Non voglio starti a sentire! 

E invece mi ascolterai! Mi implorerai di aiutarti quando quelle donne verranno da te. Puoi evitarle se vuoi ,ma ti verranno a cercare; hai ascoltato i discorsi delle altre detenute, sai bene che cosa ti faranno, puoi sempre cedere e lasciare che facciano di te quello che vogliono, così come le guardie carcerarie che non aspettano altro da te se non un errore anche solo banale per farti dimenticare di essere venuta al mondo. 

NO!! Basta, tu non sei me ed io non sono te, non sono obbligata ad ascoltarti… e non sono nemmeno obbligata ad essere ciò che tu vuoi farmi diventare, e dare loro ragione che sono un’assassina! 

Ma è esattamente ciò che siamo, o meglio, quello che sei realmente; combatti fino a farti male se necessario, odi l’amore che provi per lui che a mala pena ti corrisponde. Quanto hai desiderato ucciderlo per il dolore che ti ha causato giorno dopo giorno… forse li hai veramente uccisi tu i due ragazzi nel vicolo e non te lo ricordi neppure… 

Sakura si mise il cuscino in faccia per non far sentire le sue urla di disperazione; poteva esserci del vero in quello che il suo stesso ego le stava rivelando? Oramai non sapeva più qual’era la verità, tanto valeva crearsene una che almeno avesse un senso, forse anche più sopportabile; di certo non cera niente che avesse potuto rendere più sopportabile la continua invadenza della banda della prigione. Eva, il capo, si era accorta che Sakura la stava deliberatamente sfidando, ignorandola ogni volta che la provocava o anche solo tentava di avvicinarsi per imporle il suo volere; le aveva persino dato un soprannome, ma a Sakura tutto questo non importava, pur di non cedere. 

Ehi la principessina snob, oggi si è dimenticata di salutarmi come si deve. Sembra che ultimamente se lo stia dimenticando spesso, forse è giunto il momento di insegnarle le buone maniere ragazze. Mi piace quella sua bella chioma rosa, credo proprio che me ne prenderò un bel po’ come souvenir! 

L’avevano seguita fino alla lavanderia, dove quel giorno era di turno come lavorante, non c’erano porte o finestre e nemmeno uscite, non vi era quindi possibilità alcuna di evitare lo scontro diretto; a quel punto Sakura si sentì come un animale in trappola, senza chakra a causa del sigillo, e lei odiava sentirsi così, quasi quanto stare in una gabbia. Si sentì pervadere da uno strano fervore e le prudevano le mani; non c’era bisogno che lei cedesse e si sottomettesse ad Eva, era sufficiente cedere al proprio ego ferito e denigrato; il suo lato oscuro l’aspettava, pronto ad uscire con tutta la violenza di cui era capace.
Una delle donne al seguito di Eva si avvicinò abbastanza, da non avere però il tempo di allungare un solo dito verso di lei, tanto che era già a terra mentre un’altra si ritrovò dentro al cestone della biancheria sporca, ed un’altra ancora con la testa dentro l’oblò della lavatrice; erano sei contro uno, ma Sakura era abituata a nemici più grossi e più orrendi di una mezza dozzina di detenute sgangherate ed inette. Un braccio rotto ad una, un occhio nero ad un’altra e l’ultima, il capo, che pensava di poterle dare una lezione, era in fuga prima che Sakura le rivolgesse lo sguardo; i corridoi che collegavano la lavanderia al salone mensa della prigione erano lunghi e con un solo sbocco, oltre il quale non poteva certo scappare, tutta la sala era recintata e sbarrata: tutte le detenute presenti in quel momento si scansarono quando videro Eva correre a gambe levate con dietro Sakura che la rincorreva con sguardo feroce e le fu sufficiente un solo balzo per riagguantarla e farle sparire quel sorriso ebete dalla faccia. In un attimo furono circondate dalle altre detenute che gridavano ed incitavano alla lotta spietata; per puro istinto di conservazione, Eva cominciò a reagire e a dare pugni anche lei, ma era più alta e più tozza rispetto a Sakura che riuscì a suo modo a difendersi e, dal tifo che riceveva dalle prigioniere, di certo era la prima che osava affrontare e darne di santa ragione a quella prepotente: due minuti dopo era terra con il braccio di Sakura intorno al collo che la stava strozzando. Sarebbe finita male, se non fosse stato per le guardie che avanzarono in tenuta antisommossa, allontanando le altre detenute con i bastoni; bastava un non nulla e la prigione poteva veramente trasformarsi nel peggiore dei gironi dell’inferno, le regole erano severe, niente risse o altro che potesse turbare l’armonia e l’equilibrio dell’ordine all’interno del carcere, o a pagarne il prezzo sarebbero state tutte le detenute e per coloro che avevano provocato il caos, c’era la cella di isolamento ad attenderle per un periodo indefinito.
Una telecamera stava inquadrando tutta le scena, dai monitor di una sala segreta vennero dati ordini precisi, una punizione severa ad entrambe avrebbe placato gli animi; Sakura era ancora di più nel mirino del sistema e qualcuno sembrò compiacersene.
Sakura ed Eva furono entrambe travolte e prese a bastonate dalle guardie senza neppure rendersene conto, dopodiché furono trascinate a forza verso le celle di isolamento; Eva urlava e si dimenava, era terrorizzata da quel luogo e Sakura si rese conto a quel punto che qualcosa non andava, quella che avrebbe dovuto essere per lei la sua aguzzina, mostrò un lato debole e spaventato che non si sarebbe mai aspettato da nessun’altro lì dentro.
Sakura si fece condurre nella cella di isolamento senza proferire verbo, anche se a tratti il suo furore la faceva scattare verso gli agenti, ed ogni tanto tirava strattoni per liberarsi; la lasciarono solo una volta che l’ebbero rinchiusa nella cella cieca, nessuna finestra, nessuna luce, nessun letto, solo un catino per i bisogni ed una piccola fessura sulla porta d’acciaio che faceva filtrare appena la luce dei neon del corridoio.
Non aveva idea di quanto l’avrebbero tenuta segregata lì dentro, non aveva mai smesso di contare e cominciò una nuova serie per tenere la mente occupata in attesa che la porta si riaprisse di nuovo; ma non era sola lì dentro, c’era anche lei, il suo ego che aveva tutta l’aria di uno spettro dallo sguardo gelido ed inespressivo, il ghigno distorto che la faceva sembrare più un mostro, eppure era l’esatta espressione del suo io nascosto.
 

Lo vedi, alla fine hai ceduto all’unica verità che potrà ridarti la vera libertà. L’odio, la frustrazione, il terrore di non poter avere quello che desideri e di non essere libera è solo una piccola parte di tutto quello che puoi essere e che puoi ottenere con le tue doti innaturali; ma più di ogni altra cosa, la sola fondamentale, è che esso è equo. Tu dai qualcosa ed in cambio ricevi, senza alcun ombra di dubbio, non importa come dai e come ricevi; sarai sempre tu la padrona del tuo destino. L’amore, l’amarezza e l’affetto portano soltanto ad una misera schiavitù e stai pur certa che non avrai mai nulla di diverso in cambio tranne l’indifferenza. Perché è questo che lui prova per te, o non saresti qui altrimenti. Dov’è lui? Dov’è l’incostante Sasuke? Dove l’uomo che dovrebbe essere al tuo fianco in questo momento? 

Sakura aveva già capito da tempo qual’era la dura realtà, ma vedersela sbattere in faccia così come un macigno era dura da mandare giù; sentiva un sapore amaro in bocca e la gola le si stava seccando, per giorni però dovette resistere alla sete ed alla fame e cercò di convincersi che forse Sasuke non era in grado di aiutarla perché era lontano e non sapeva che lei era lì. Le ore passavano e faticava sempre di più a mantenere quella convinzione, tanto più che la voce tornava alla carica sullo stesso punto con più frequenza e stava smantellando ogni singola fibra di quella sicurezza sempre più fragile. Forse non lo avrebbe mai più rivisto; anche se fosse riuscita ad uscire da quell’inferno, guardarlo negli occhi per lei avrebbe significato odiarlo ancora di più.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cap.6 - Piedi Nudi ***


cap.6

[Nota dell’Autrice: un grande abbraccio a tutti i miei lettori che stanno seguendo con passione questa avventura. A tutti voi regalo questo nuovo aggiornamento, sono sicura che sarà di vostro gradimento. Baci baci!]
 

 

CAP.6 Piedi nudi
Nella sala di controllo del carcere, il dirigente osservava i progressi delle detenute ai vari test che eseguivano quotidianamente per accertarsi delle loro condizioni fisiche e quali di loro erano le più adatte ai suoi scopi.
Alcuni dei suoi uomini migliori entrarono nella sala computerizzata, era la squadra incaricata di eliminare Sai e Choji  ma che, ovviamente, l’agguato era fallito.

Come è possibile, erano soltanto in due, come avete fatto a farveli sfuggire? 

L’uomo nell’ombra era decisamente contrariato; essendo ancora vivi, Konoha sarebbe stata informata che Sakura era nelle loro mani, ma a complicare di più la situazione era l’intervento di Naruto e Sasuke. 

Sono intervenuti altri due ninja del Villaggio della Foglia; il Jonchuriki della Volpe e l’altro aveva lo Sharingan del clan Uchiha. 

Maledizione, siete degli inetti! Ora sanno tutto e dovremmo accelerare il processo! 

Uno degli uomini propose di mettere insieme una squadra e tentare di catturare i due ragazzi, avrebbero potuto usarli nel programma di procreazione. 

Non siate idioti! Uno di loro è la forza portante della Volpe a Nove code, l’altro è un Uchiha, sarebbe impossibile annullare le loro menti. Dobbiamo lavorare sulla loro compagna e dobbiamo farlo il prima possibile! 

Ad un tratto, uno degli addetti ai monitor richiamò l’attenzione del capo, era in corso una rissa tra due detenute ed una di loro era Sakura.
Quando l’uomo si avvicinò per vedere meglio, un ghigno di trionfo comparve sul suo volto; la ninja di Konoha aveva superato egregiamente tutti gli step e molto prima del previsto. 

Perfetto, questo renderà il processo più facile. Tenete lontani i suoi amici dal villaggio e dalla fortezza; la loro presenza complica le cose e dobbiamo annullare la mente di Sakura prima che possano entrare e riprendersela. Portate le detenute in cella di isolamento!
 

Nel buio della cella di isolamento era praticamente impossibile, per un essere umano, tenere il conto delle ore e dei giorni trascorsi in quell’angusto spazio vitale, dove l’unica compagnia notturna erano i passi delle guardie lungo il corridoio e le urla ed i lamenti di chi, probabilmente, non avrebbe mai più rivisto la luce del giorno, neppure quella concessa nell’ora d’aria.
Sakura si era abituata a tenere a mente qualsiasi cosa avesse un minimo di riferimento all’ora trascorsa, fin dal giorno in cui aveva fatto il suo ingresso nel braccio della prigione ma nella cella di isolamento, il conto era più difficile, venendo a mancare praticamente la quotidianità della vita in prigione, lì dentro invece poteva fare affidamento solo sui suoi battiti del cuore e sulla frequenza con cui doveva fare i suoi bisogni. I pasti erano l’unica cosa garantita tre volte al giorno, nonostante la punizione almeno non ti lasciavano morire di fame; Sakura però era certa che c’era molto di più in quella parte del penitenziario, rammentava come Eva era terrorizzata mentre veniva trascinata in cella di isolamento e poi, le grida notturne erano più intense rispetto a quelle che si udivano quando dormivi nella comodità della branda della tua cella.
La sua unica compagnia era il suo ego, che da quando era finita in cella di isolamento le parlava più o meno con regolarità, ed anzi, l’ultima notte addirittura si presentò davanti a lei; il suo stesso volto, il suo stesso aspetto, ma con gli occhi neri e il sorriso crudele, era più un mostro venuto dall’oltretomba che il suo vero io nascosto. Per Sakura era indifferente da quale parte recondita del suo cervello provenisse, oramai l’aveva accettata e si era abituata alla sua presenza, anche se conservava ancora un briciolo di volontà sufficiente a non lasciarsi andare completamente alla follia; in un certo senso, poteva anche ribaltare la cosa a suo vantaggio, doveva solo aspettare il momento propizio.
L’occasione non tardò ad arrivare, ma prima accadde qualcosa che non avrebbe mai potuto prevedere; una guardia le riferì, dallo spioncino della porta, che quella sarebbe stata la sua ultima notte in cella di isolamento, e se Sakura aveva tenuto bene a mente i suoi conti dovevano essere trascorsi più o meno 2 giorni. Teoricamente, la porta della sua cella si sarebbe aperta la mattina seguente all’alba, ma stranamente invece venne aperta a notte fonda invadendo la buia cella della luce artificiale del corridoio.
Sakura si portò un braccio a coprirsi gli occhi, che si erano già disabituati a qualsiasi tipo di luce, e ci mise un bel po’ ad abituarsi a quella dei neon; si avvicinò alla porta lentamente e sentiva che c’era qualcosa di strano, si affacciò fuori dalla cella con attenzione e vide che non c’era nessuno nel corridoio e nemmeno vicino alla porta della cella, era stata aperta e basta.
 

Alla fine sembra che ti abbiano esaudito, magari questa potrebbe essere l’occasione che aspettavamo per andarcene! 

Falla finita, credi davvero che sia così semplice uscire da questo lager. Ricordati che se mi uccidono muori anche tu. Prima diamo un’occhiata in giro, voglio capire cosa sta succedendo! 

D’accordo, come preferisci ma dopo non venire a lagnarti da me! 

Cominciò a percorrere il corridoio fino ad una grande porta doppia le cui ante si aprivano da entrambe i lati; un po’ come le porte battenti di alcuni corridoi dell’ospedale e a vedere bene anche quello sembrava il corridoio di un ospedale: era deserto e non c’era nessuno, alcune luci andavano ad intermittenza, come se dovessero fulminarsi da un momento all’altro e c’erano rumori e lamenti in tutte le direzioni, alcune porte ai lati non recavano scritte o numeri, ma proseguendo oltre si trovò ad una specie di incrocio fra due corridoi, dove in alcuni punti vicino alle pareti c’erano strani carrelli di metallo coperti da lenzuoli ed alcuni di questi carrelli erano grandi quanto un tavolo operatorio.
Sentì dei forti rumori provenire dal corridoio alla sua destra e intravide alcune luci azzurre dal fondo di esso, proseguì in quella direzione buttando l’occhio di tanto in tanto ai carrelli posizionati lungo il corridoio; ce ne era uno piccolo con delle scatole di metallo sopra e dei barattoli nel ripiano di sotto, un altro aveva delle lenzuola o biancheria da ospedale in genere. Quando arrivò in fondo al corridoio, Sakura era davanti ad una porta doppia come quelle delle sale operatorie, dai cui vetri piccoli e rettangolari poteva vedere con maggiore intensità le luci azzurre ed un rumore metallico, come di qualcosa di elettrico che sprigionava scariche continue di energia. Il suo io bastardo continuava a spingerla a vedere più da vicino cosa c’era oltre la porta, ma allo stesso tempo la sua curiosità venne catturata dalla branda vicino alla porta; era coperta da un lenzuolo, ma si intravedeva chiaramente la figura di qualcuno sotto di esso e dal fondo del lettino sporgeva un cartellino, come quelli che vengono legati al piede dei cadaveri.
Avvicinò lentamente una mano verso il lenzuolo e non ci volle molto per scoprire la testa di una donna e tanto fu lo sconcerto, che Sakura lo ricoprì immediatamente trattenendo il fiato e voltando il suo sguardo di nuovo verso la porta: che diavolo stava succedendo lì dentro? Chi era quella donna? Sicuramente anche tutti gli altri lettini che aveva intravisto lungo tutto il corridoio probabilmente nascondevano cadaveri… ma di chi?
Lentamente si avvicinò al vetro della porta e quello che vide nella stanza all’interno avrebbe fatto accapponare la pelle anche al più resistente dei guerrieri, ma quello che più la sconvolse fu il fatto che non soltanto c’erano uomini in tenuta da chirurgo, ma che stavano torturando con elettroshock una donna… quella donna era Eva. C’era una guardia all’interno della sala operatoria adibita a laboratorio di tortura e quando questa si voltò verso la porta e verso Sakura, ella scappò a gambe levate sicura che la sua presenza lì non soltanto era stata notata, ma che di sicuro ci era stata condotta apposta. In quel momento però non aveva alcuna intenzione di verificare personalmente le ragioni per cui si era trovata fuori dalla cella di isolamento, situata in un’ala della prigione adiacente a quella che pareva essere a tutti gli aspetti un centro di esperimenti o chissà cos’altro.
Scappò con quanta forza aveva in corpo e sperò che le sue gambe reggessero il più possibile, debilitata come era dai lunghi giorni nella piccola cella; tentò lungo il tragitto di aprire le porte laterali che incrociava ma erano tutte chiuse a chiave e fu per uno strano caso che, girando per un altro corridoio, riuscì a trovare una porta che conduceva a delle scale di collegamento a tutti i piani in quella ala del carcere. Si mise a scendere di corsa, ma fece soltanto un paio di piani prima di sentire sopra la sua testa,  e nel piano sottostante, le porte che sbattevano e le voci concitate delle guardie che la stavano rincorrendo; Sakura fu costretta a rientrare per un’altra porta, ritrovandosi così in un altro piano buio con solo le basse luci gialle delle luci di servizio o di emergenza che davano al piano un aspetto ancora più lugubre; anche lì c’erano diverse porte che parevano però essere semplici uffici, ma l’ansia di non farsi prendere aveva avuto il sopravvento e non aveva tempo per verificare se ce ne era qualcuna aperta e dove conducessero. Continuò a correre fino ad un’altra porta battente, oltre la quale brillava la luce fluorescente dei neon del corridoio; la spalancò velocemente per farsi strada, oltre di esse c’era un angolo verso un altro corridoio e poi successivamente alla sua destra c’erano della scale che portavano sia ai piani inferiori che superiori.
Sakura cercò di pensare in fretta senza rallentare, se prendeva le scale a scendere o a salire avrebbe sicuramente incrociato le guardie che stavano perlustrando i piani, poteva sentire l’eco delle loro voci; fortunatamente trovò un cartello con sopra disegnata la pianta del piano dove si trovava e potè vedere bene che, se proseguiva dritto lungo il corridoio, avrebbe probabilmente raggiunto l’uscita di emergenza verso le scale anti incendio e quindi fuori dallo stabile, probabilmente nel cortile del penitenziario. I suoi calcoli non furono però così perfetti, purtroppo per lei non aveva fatto caso alle telecamere nascoste agli angoli bui di ogni piano e scala, sapevano esattamente dove trovarla e per un attimo si rese conto che era tutta una trappola, l’avevano fatto apposta, tutto quanto era premeditato compreso il suo tentativo di fuga; aveva quasi raggiunto la porta antincendio che, all’angolo alla sua sinistra, venne placcata da due guardie grosse come armadi a muro e fu irrimediabilmente sbattuta a terra prima di schiena e poi rivoltata faccia a terra.

Cercò di reagire ma, per quanto forte, quegli uomini erano comunque più forti di lei; ebbe giusto il tempo di vedere due inservienti dell’infermeria raggiungere le guardie, uno di essi aveva una siringa in mano… il resto fu il buio più totale e Sakura perse completamente ogni cognizione del tempo, dello spazio e della memoria.
Riaprì gli occhi per un breve istante, ma non sapeva dire quando, né quanto tempo fosse passato, né tanto meno dove si trovasse; vedeva ogni cosa di bianco, sapeva di essere sdraiata su un letto e che c’erano delle persone vicino a lei, sentiva lievi fitte di dolore all’angolo della bocca ed intorno all’occhio, le guardie l’avevano colpita per bloccarla ma tutto era confuso e non capiva nulla di quello che le stavano facendo e cosa le stessero dicendo.
Le stavano controllando la pressione, il battito cardiaco, le presero del sangue per analizzarlo; le controllarono i denti e intravide anche uno specolum e dei tamponi per esami vaginali.
Una voce le chiese quando era stata l’ultima volta che aveva acuto il ciclo mestruale; a Sakura quella domanda era totalmente priva di senso, perché era di interesse per loro sapere da lei se era regolare con il ciclo? 

Che razza d domanda è? Perché mi state facendo queste domande? 

Dobbiamo accertarci che le tue funzioni vitali siano regolari, per fornirti  una dieta adeguata; se dimagrisci troppo sarai troppo debole e ti si interromperebbe il ciclo. Hai mai avuto relazioni sessuali? 

Cosa?? Assolutamente no!! Non osate toccarmi con quegli arnesi, fermatevi subito! State lontani da me! 

Alcuni infermieri le posizionarono le gambe per la visita ginecologica, ma Sakura cercò di dimenarsi per quanto fosse completamente assuefatta dalla droga che le avevano iniettato; le guardie le legarono i polsi al lettino ed un altro inserviente si avvicinò con un’altra siringa di sedativo.
Tempo pochi secondi e Sakura perse nuovamente la forza e la vista le si annebbiò completamente, da quel momento perse totalmente conoscenza.
Quando si risvegliò era nella sua cella, ma non quella di isolamento, la sua vera e propria che le era stata assegnata quando era arrivata; la testa le facevano male, così come le gambe e le braccia, persino lo stomaco sembrò rivoltarsi, la bocca era impastata e sentiva un sapore amaro e rancido, quasi come se le avessero fatto mangiare un topo morto; ogni muscolo del suo corpo era intorpidito e sentiva freddo lungo la schiena, alle mani ed ai piedi, non aveva scarpe né calze, gliele avevano fatte togliere quando l’avevano  condotta in isolamento, ma dopo quel momento non ricordava più nulla, nemmeno come era finita sulla branda della sua cella. Cercò di girarsi e di tirarsi su con l’ausilio delle braccia ma fu uno sforzo immane, tanto da costringerla e buttare la faccia sul water per espellere qualunque cosa aveva nello stomaco, se avesse potuto avrebbe rimesso anche l’anima, ma tutto quello che ottenne fu soltanto di svenire nuovamente a terra e lì rimase per non un numero imprecisato di ore. Persino la voce del suo ego sembrava sparita, non avvertiva nemmeno la sua presenza nella stanza, forse in un qualche modo gliel’avevano estirpata, anche se non era tanto convinta; si sentiva svuotata nel corpo e nella mente e non aveva idea di come venire a capo di quanto le era successo.
Riuscì a mettersi in piedi a fatica dopo parecchio tempo, ma era così debole che riuscì soltanto a trascinarsi a sedere sulla branda; non aveva la forza nemmeno per guardarsi allo specchio e vedere che aspetto aveva, di certo avrebbe visto nel suo volto la stessa espressione di un cadavere, ma almeno aveva conservato la certezza di essere viva; vennero alcune guardie donne ed altre due prigioniere per portarla nella zona docce, di sicuro puzzava peggio di un maiale, le cambiarono la tuta carceraria e le dettero biancheria pulita e delle nuove scarpe e poi la riportarono di nuovo in cella; non la fecero mai uscire nemmeno per andare a mangiare: se ne occupava una guardia carceraria che le portava un vassoio colmo di ogni ben di dio a pranzo e a cena. Per recuperare le forze diceva…
Sakura faticava a mangiare ma a poco a poco riuscì ad abituare il suo stomaco ad accogliere nuovamente il cibo più o meno come prima; si sentiva ancora come una palla da baseball presa a bastonate di continuo ma almeno respirava ancora e la voce dell’ego nella sua testa parve essersi placata, almeno in apparenza: se era vero che erano una cosa sola, unica ed indissolubile, poteva chiaramente sentire la rabbia e l’odio per il male fatto che la invadeva fin nel profondo, tutti erano coinvolti, nessuno era escluso, né all’interno del carcere e neppure all’esterno. I suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che la chiamava dietro alle sue spalle; Sakura era appoggiata con la schiena in un angolo vicino alle sbarre e ad un tratto nella cella di fianco sentì una voce che la chiamava, non aveva idea di chi fosse e nemmeno perché fosse interessata a parlare con lei così decise di ignorarla, ma la cosa si fece insistente e dovette cedere.
 

Ehi, sei ancora viva? Devi essere molto fortunata o molto sfortunata, di solito non si torna vivi dalle celle di isolamento, o girone del diavolo come la chiamiamo noi.” 

Tu chi sei? 

Nessuno, solo una povera ed inutile prigioniera come te. La differenza tra noi è che io sono stata in cella di isolamento molto più tempo di te 

Sakura voltò lentamente il viso verso il muro e le sbarre per ascoltare meglio; aveva capito bene o stava solo sognando?? 

Qual è il tuo nome e come sei finita qui dentro? 

Chiedimi chi sono stata. Ho praticamente perso il conto dei giorni e non c’è nessuno là fuori a cui interessi. 

Bene allora, chi sei stata prima di essere rinchiusa qui? 

Nell’altra vita ero una ninja del paese del Vortice. Sono abituata alle torture ed agli esperimenti; il mio chakra era molto particolare, potevo guarire le persone, bisognava solo “mordermi”. Non sono sempre stata prigioniera, ad un certo punto sono stata anche addestrata come ninja, sono stata carceriera, criminale, ed ero follemente innamorata di un ragazzo 

Come ti hanno catturato? 

E’ stato subito dopo la guerra. Sono venuta qui in cerca del ragazzo che amavo ma, alla fine, con l’inganno mi hanno rinchiusa qui. Dicono che siamo fondamentali per loro. Certo ho avuto guai peggiori questo è sicuro! 

Come fai a saperlo? 

Non lo hai notato? Siamo qui perchè qualcuno ci vuole usare come procreatrici dei loro futuri ninja; non siamo però tutte uguali, quel qualcuno ha bisogno di un certo tipo di donne utili allo scopo. Proprio come te! 

IO?? 

Certo, non dirmi che nonostante quello che ti è successo non te ne sei ancora accorta? Tu più di tutti sei completamente fuori posto qui, e come ti ho già detto non si torna vivi dal girone del diavolo, la cella di isolamento. Sei qui perché quel qualcuno ti vuole viva ed in salute più di tutte le altre e solo per un unico scopo.  

Di chi stai parlando, chi è questa persona? Cosa vuole da me? 

Non so risponderti, nessuno lo sa; voci di corridoio parlano di esperimenti e torture compiute nell’ala dove si trovano le celle di isolamento. Un’area top secret dicono, ma tutti qui sanno cos’è e cosa succede lì dentro. Eva, quella con cui hai fatto a botte, è morta. Evidentemente tu hai qualcosa che gli piace più di tutte noi, se ti tiene ancora in vita. Aspettati di tutto Sakura, quello che succede qui va oltre ogni regola umana, prima o poi verrà a prenderti di nuovo. Fino ad allora puoi soltanto pregare di restare a lungo nelle sue grazie! 

Sakura non poteva credere a ciò che quella donna senza nome le stava raccontando, che fosse anche quello un trucco per indurla in confusione o semplicemente le stavano inviando un messaggio per dirle che era sotto controllo e che da lì non poteva scappare, che non l’avrebbero lasciata andare di sua spontanea volontà ma solo e se, lui o loro, l’avrebbero permesso. Quello sembrava essere un incubo senza fine, e quel che peggio era che nessuno da Konoha ancora era venuto; non pretendeva certo che sfondassero il muro del carcere per farla evadere ma così era ancora più evidente che l’avevano lasciata sola.
Certo non poteva sapere che fuori oltre i cancelli del carcere, in realtà Naruto e Sasuke stavano elaborando un sistema per riuscire ad entrare; non avevano alcuna intenzione di abbandonare Sakura al suo destino: anche a costo di radere al suolo l’intero carcere, l’avrebbe fatta uscire e poi avrebbe scovato ovunque colui che aveva osato farle.
Bastava solo un imprevisto per mandare a monte tutto, quindi era necessario organizzare ogni cosa nei minimi dettagli; un’evasione non era certo un giochetto da ragazzi, ma avrebbero messo in atto un piano efficace e poi, con un po’ di fortuna, avrebbero scovato il vero colpevole. 

Sakura immersa nei suoi pensieri quando ad un tratto una lampadina le si accese nella mente; la donna nella cella a fianco, la sua voce le era familiare ed inoltre, ella conosceva il suo nome. Nel carcere non esistevano nomi, erano soltanto numeri.
Paese del Vortice… 

Ehi, ci sei ancora? 

Tu, conosci il mio nome e vieni da un luogo che conosco vagamente perché ho un caro amico la cui madre era originaria del tuo stesso paese. Ti chiami Karin, vero? Eri la ragazza con Sasuke nell’Akatsuki, non è così? 

Nessuno rispose dall’altra parte, ma Sakura sapeva di avere ragione. Doveva essere lei. Ne era assolutamente certa. 

Molto bene Sakura, i miei complimenti. Non ti hanno ancora totalmente annullato la tua identità!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cap.7 - Miserabile ***


cap.7

[Nota dell’Autrice: un grande abbraccio a tutti voi che state seguendo la mia storia. Grazie infinite per le recensioni, è un piacere sapere che vi piace sempre di più e chiedo scusa se magari ci sono degli errori qui e là Segnalatemeli pure, io non mi offendo.Eccovi un nuovo capitolo, spero che sia di vostro gradimento.
Piccola precisazione: in questo capitolo è descritta una scena liberamente ispirata al film “Biancaneve e il cacciatore”. Baci baci!]

 

 

CAP.7 Miserabile
Nei dintorni della fortezza, protetti dalla boscaglia, Naruto e Sasuke avevano trascorso gli ultimi due giorni in incognito, in cerca di informazioni, perlustrando il villaggio e i dintorni della prigione, elaborando tutte le strategie possibili per assaltare la fortezza e portare via Sakura; non era facile entrare al Villaggio della Notte evitando gli uomini in nero che facevano la guardia all’ingresso e tutto intorno al perimetro, sapevo che loro erano lì e li stavano tenendo d’occhio, dovevano quindi restare il più possibile nell’ombra e non far scoprire al nemico le loro intenzioni.
Alla fine ebbero un piccolo colpo di fortuna; con la scusa della fame, Naruto riuscì ad entrare in una piccola locanda nel centro del villaggio, dove venne servito da una giovane ragazza pressappoco adolescente che si mise subito a civettare con lui: bastarono poche domande per ottenere esattamente ciò che voleva.
Quando ritornò da Sasuke, che era rimasto fuori dal villaggio a coprire l’intera zona per Naruto, gli raccontò tutto quello che aveva scoperto riguardo alla fortezza. 

La chiamano Fortezza della Lacrima, nome angusto per un carcere; nell’ultimo mese sono state incarcerate diverse donne, molte erano ninja provenienti da altri villaggi, forse c’erano anche quelle provenienti da Kiri. Pare che non sia solo un semplice carcere, fanno anche ricerche ed esperimenti su queste donne per usarle per creare un forte esercito ninja. La ragazza della locanda ogni tanto lavora anche come inserviente negli uffici e nell’infermeria della fortezza e non sa bene che tipo di esperimenti siano. Niente di buono presumo. 

Ti ha forse detto qualcosa sulla Fortezza che sia utile a noi, per esempio un ingresso incustodito o altro del genere? 

C’è solo quello laterale, una rete metallica che gira intorno allo stabile che ospita l’infermeria e la lavanderia. Non ci sono molte guardie, specialmente alla notte. Dobbiamo cercare di passare da quella parte, sono stanco di aspettare, se è vero che fanno strane cose lì dentro specialmente alle donne, bisogna fare uscire Sakura subito! 

Sasuke era d’accordo, ma erano soltanto loro due, sarebbe servito un aiuto maggiore, in particolare serviva l’appoggio di un altro ninja medico qualora fosse stato necessario per Sakura; l’attesa era snervante anche per lui, ma dovevano agire con razionalità ed essere sicuri che il piano non fallisse. Non capiva bene ciò che sentiva ma condivideva il sentimento di Naruto, Sakura non sarebbe rimasta lì dentro un minuto di più.

Era appena calata la notte quando un boato ed un lampo proveniente dalla prigione mise in allerta l’intero villaggio; ci furono due esplosioni in contemporanea sia nel lato femminile che in quello maschile della prigione, le celle si aprirono automaticamente e tutti i detenuti uscirono nei corridoi, nella sale di svago e nel grande cortile esterno; tutte le guardie furono richiamate in assetto antisommossa, molti detenuti furono picchiati e resi inoffensivi ed altri ancora si arresero rimanendo in cella senza muoversi, altri ancora invece ingaggiarono veri scontri corpo a corpo con le guardie, alcuni prigionieri riuscirono persino a raggiungere l’infermeria e presero qualsiasi cosa potesse essere utile per usare come arma o per fabbricare bombe rudimentali. Il caos più totale si era impadronito del carcere; Sakura venne svegliata dalle esplosioni, vide la cella aprirsi e vide tutte le detenute uscire e correre nei corridoi: non fece in tempo a formulare l’intenzione di aggregarsi all’intero gruppo fuggiasco che venne afferrata per un braccio da Karin e venne trascinata fuori dal corridoio e spinta nella calca insieme a tutte le altre. 

Ma che sta succedendo? 

Semplice, questa è un’occasione soprattutto per te che per me 

Ma di cosa stai parlando? 

Karin non le rispose, si limitò a camminare più velocemente e a spingerla verso il portone del salone che avrebbe condotto all’uscita nel cortile; ci furono altre esplosioni, ogni centralina elettronica era saltata quindi tutte le porte a chiusura controllata era aperta e non poteva essere richiusa, inoltre ogni guardia in servizio era pronto a lanciare frecce e kunai per fermare la fuga dei detenuti o qualsiasi rivolta in atto e quella poteva trasformarsi nella peggiore delle ribellioni. Sakura però non era convinta di quello che stava accadendo, come era stato possibile soprattutto dall’esterno provocare le esplosioni o creare abbastanza baccano per favorire un’evasione; dal momento che ogni detenuto stava dormendo nella sua cella, nessuno, a parte il personale interno del carcere, poteva creare un simile caos… a meno che qualcuno non avesse intenzionalmente fatto saltare parte del carcere per un motivo. Forse le stesse persone che l’avevano rinchiusa lì.
Si liberò con uno strattone da Karin e le dette una violenta gomitata sul naso, poi riuscì ad afferrarla a trascinarla contro una parete e la bloccò lì con un braccio contro il suo collo; era ora di sapere tutto fino in fondo riguardo a quella storia assurda.
 

Adesso basta, mi hai stancato con i tuoi enigmi e le tue storie da pazza psicopatica. Tu sai molto di più di quanto vuoi farmi credere Karin, quindi adesso parlerai e mi dirai esattamente chi sta facendo tutto questo, chi mi ha voluto qui facendomi incarcerare senza motivo e perché?! 

Pensavo che ti fosse già abbastanza chiaro. Tutto quello che ti ho raccontato era la verità, sebbene siamo vicine di cella, sebbene ti abbia visto e riconosciuto in più di un’occasione non mi sono mai interessata a te, volevo prima vedere e capire esattamente il motivo per cui avevano preso proprio te; nessuno dei detenuti si interessa fino in fondo alla vita dell’altro così come nessuno si interessa della loro per cui ero riuscita a non dare troppo nell’occhio. Quando ho visto la tua lotta contro quella prepotente balorda di Eva e siete state portate nel girone del diavolo ero convinta che non vi avrei rivisto mai più, eppure magicamente dopo solo due giorni Eva è finita all’obitorio mentre tu sei ricomparsa nella tua cella; piuttosto malandata, ma viva. Ho capito che tu valevi molto più di tutte noi, quindi ho voluto raccontarti quanto valeva la pena sapere e che ero in grado di rivelare. Ci vogliono per farci accoppiare con i loro uomini più forti ed avere così ninja fortissimi da usare come esercito. Non posso eliminarci ma sanno come manipolare le nostre e menti, annullare la nostra volontà rendendoci consenzienti. Di più non so, puoi credermi, dovessi rimetterci la vita stessa! 

Se scommetti sulla tua vita quando sei rinchiusa qui dentro, non deve valere poi molto 

Karin sorrise in un ghigno sarcastico e in quell’istante altre esplosioni e combattimenti ravvicinati le costrinsero a muoversi tenendo bassa la testa per non venire colpite. 

Per capire se sei come loro vogliano, fanno dei test, oltre alle varie visite mediche tra qui quella ginecologica. Immagino te l’abbiano fatta, superata quella inizia il processo di annullamento della volontà. Non so esattamente come funziona, ma se sei ancora consapevole di chi sei probabilmente con te non ne hanno avuto il tempo. Questo attacco non è casuale, ma dubito che sia stato provocato da loro questa volta. Ogni tanto lo hanno fatto, ed una volta ero anche riuscita a scappare ma alla fine mi hanno catturata di nuovo. Io posso aiutarti se vuoi, approfittare del casino e raggiungere l’uscita, così che tu possa scappare, sarebbe l’occasione giusta per batterli sul loro stesso campo 

Non capisco un accidente di quello che mi stai dicendo ma immagino che non ho altra scelta che fidarmi; ma ad una condizione, se il tuo piano funziona tu vieni con me! 

Grazie dell’invito, ma la nostra arma ha una sola cartuccia ed è per una sola di noi due! 

Perché lo fai allora, perché vuoi aiutarmi se sei così certa di non potercela fare anche tu? 

Perché tu sei speciale, tu hai qualcosa che può cambiare tutto questo; tu hai quel cuore e quella forza che io non ho mai avuto. Ti ho vista all’ultimo combattimento tra Naruto e Sasuke; ho visto come lui ti guardava e come tu guardavi lui. Non sono poi così pazza, l’amore può distruggerti giorno dopo giorno ed io lo so, ci ho convissuto ogni giorno. Devi lottare contro questo cancro senza alcuna possibilità di vincere. Alla fine non ho potuto fare altro che seppellirlo con la mia stessa anima. Voglio che tu ritorni da lui, devi tornare da lui o non te lo perdonerò mai. Lui ha bisogno di te. Chiamala redenzione se vuoi! Ora però dobbiamo sbrigarci!” 

Sakura restò senza parole, e provò uno strano senso di compassione e gratitudine nei confronti di Karin; le offriva un’occasione, rinunciando alla sua libertà e al suo amore se necessario. Non poteva fare altro a questo punto che fidarsi di lei, ma promise a sé stessa che sarebbero fuggite insieme, non l’avrebbe lasciata lì. Corsero lungo i saloni ed i corridoi facendo lo slalom tra gli altri detenuti in fuga e le guardie che sparavano o venivano alla carica contro i prigionieri; riuscirono ad andare fuori nel cortile principale, attraverso una delle uscite di sicurezza, ma il caos fuori era peggio che all’interno; Sakura seguì la sua compagna, strisciando rapidamente radente al muro evitando di incrociare le luci dei riflettori che le avrebbero rese un bersaglio facile per i cecchini sui tetti degli edifici. Con fatica, e non senza un pizzico di ansia, riuscirono a raggiungere uno dei muri esterni dietro all’ala principale del lato femminile della prigione; la donna prese delle pietre e le lanciò contro i lampioni che illuminavano quell’angolo di terra che le separava dalla rete metallica, oltre la quale c’era ancora da percorrere una specie di corridoio tra le reti che portava ad un grande spiazzo vicino ad un magazzino: di fronte ad esso un enorme portone blindato, adiacente il quale, c’era una specie di buco nel muro coperto da una grata.
Karin allungò delle pietre anche a Sakura per lanciarle contro alcune telecamere che si trovavano proprio lungo il loro percorso, mentre l’altra si occupava di spegnere altre luci dei lampioni e di tagliare con delle rudimentali cesoie le reti metalliche ad ogni loro passaggio. 

Perché anche le telecamere? 

Se hai notato, solo la corrente che alimenta le luci e la chiusura centralizzata delle celle è saltata ma non quella delle telecamere e delle luci esterne! 

Credevo fosse tutto un unico circuito elettrico!? 

Lo credevo anch’io, ma l’ultima volta, in cui ci fu una specie di rivolta all’interno del carcere organizzata dai capi apposta per esaminarci, ho scoperto che a nord dell’intero complesso carcerario ci sono due centrali elettriche distinte; una che alimenta le sezioni del carcere, l’altra che serve per l’alimentazione separata del circuito di videosorveglianza. Ci stanno comunque osservando, tempo pochi minuti e si accorgeranno presto di noi e dove stiamo andando. Dobbiamo fare in fretta! 

Come fai a sapere come uscire da questo lager? 

Perché quella volta ero quasi riuscita a scappare. C’è una specie di tunnel attraverso le fognature che sbocca direttamente all’esterno, sul mare credo. Ci ero quasi arrivata, ma per paura di perdere i miei preziosi occhiali alla fine mi hanno raggiunta e mi hanno riportato indietro. Stupida vanità. Ad ogni modo, l’apertura è piuttosto visibile ed è larga abbastanza per poterci passare. Se raggiungi l’uscita del tunnel, sei fuori! 

Lo saremo entrambe! 

Karin si mise a ridere e continuò sulla sua strada seguita da Sakura; non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, ne quanto ci misero esattamente ad arrivare alla loro destinazione, ma su una cosa era certa; Karin aveva detto la verità, non appena furono sicure di poter attraversare lo spiazzo che separava il magazzino dal portone, un riflettore puntò verso di loro e furono contemporaneamente lanciati kunai e frecce dalle guardie sulle torrette di sorveglianza. Iniziarono a correre più veloce che poterono, ma Karin venne colpita al petto ed alle gambe e cadde a terra. Sakura si fermò a metà strada ed abbassò la testa ritornando indietro di alcuni passi per raggiungere Karin che ormai non poteva più proseguire; Sakura però non si arrendeva mai davanti a nulla ed era intenzionata a portare la ragazza con sé verso la salvezza, qualunque fosse il prezzo da pagare. 

Vattene... scappa adesso fin che puoi... io non posso farcela e non posso seguirti... te l’ho detto... solo una di noi può salvarsi e quella sei tu... quel buco celato dalla grata è lo sbocco dello scolo fognario... buttati lì dentro e segui il tunnel... porta dritto agli scogli... verso il mare... non è distante... al massimo puzzerai per un po’... promettimi che avrai cura di lui, sempre…va e buona fortuna... 

Se Sakura avesse potuto in quell’istante avrebbe versato più di una lacrima ma non aveva tempo nemmeno per pensare a piangere; di una cosa era certa, se fosse sopravvissuta, sarebbe andata al tempio ed avrebbe acceso una candela per lei, che l’aveva aiutata a scappare anziché scappare lei stessa, facendole promettere che si sarebbe presa cura di Sasuke. Fu per istinto che raccolse gli occhiali di Karin e li strinse forte nella mano.
Ci furono altri kunai e frecce, ma Sakura incurante di tutto e di tutti si alzò e si mise a correre quanto più veloce potesse, con i kunai che fischiavano da ogni dove, gettandosi di schiena in scivolata colpì la grata dello scolo fognario e scivolò ancora più giù fino alla fossa della fogna e da lì il tunnel l’avrebbe condotta fino allo sbocco al mare, proprio come aveva detto Karina. Aveva detto che non era lontano eppure le ci volle parecchio tempo e una grande forza di stomaco per sopportare il fetore immondo che non le risparmiò qualche rigetto lungo il percorso.
Quando arrivò alla fine, una sferzata di vento gelido e bagnato la investì in pieno, era proprio sull’orlo dell’imbocco su una scogliera a ridosso del mare; il rombo delle onde contro le rocce era assordante, ma gli spuntoni appuntiti che sfioravano l’acqua non la spaventarono e prese lo slancio gettandosi nelle acque tumultuose e gelide del mare…
 

La notizia dell’attacco alla fortezza si sparse per tutto il villaggio e raggiunse gli appartamenti del capo che chiamò subito i suoi uomini e raggiunse la fortezza quasi sull’orlo del collasso; la rivolta era ancora in corso in alcuni angoli del complesso, ma nell’insieme le guardie carcerarie avevano in  pugno la situazione, molte detenute erano morte altre erano state catturate e rinchiuse nelle celle di isolamento. Alcune guardie si piazzarono davanti al dirigente e capo del villaggio e lo aggiornarono sulla situazione; Sakura non era più all’interno de complesso, la ragazza dai capelli rossi del paese del vortice era stata uccisa durante la fuga.
L’uomo li fissò intensamente quasi avesse potuto incenerirli con lo sguardo; aveva fatto male a non cancellare la mente di Karin quando ne ebbe l’occasione, aveva aiutato Sakura a fuggire e puntò lo sguardo verso lo scolo della fognatura, perché era lì che si trovava ancora il cadavere della ragazza. Mandò subito degli uomini nel tunnel ed altri a perlustrare tutta l’area intorno alla fortezza, la scogliera, il bosco, ed il villaggio. Doveva riprendersi Sakura; il processo prevedeva due step con due iniezioni, per annullare completamente la volontà, dopo la visita medica le avevano fatto la prima iniezione, ma a quanto pare non le aveva fatto ancora effetto e da un lato se ne compiacque: era più forte di quanto pensasse. Doveva riaverla a tutti i costi. 

Prima riavrò Sakura e prima troverò quei bastardi che hanno cercato di mettermi i bastoni tra le ruote. Non mi importa se sono dei semi dei! Li farò soffrire fino all’ultimo respiro e sarà Sakura la mia arma vincente! 

Nelle ore successive, tutti quanti impiegarono ogni energia nella ricerca di Sakura, non soltanto le guardie e gli uomini in nero del Villaggio della Notte, ma anche Naruto e Sasuke, gli artefici dell’attacco alla Fortezza: erano stati raggiunti da Sai, Kiba, Shikamaru e Ino e per quanto non fossero certi di ritrovare Sakura, attaccarono in varie direzioni provocando anche le reazione immediata delle guardie; riuscirono a passare il cancello laterale, Kiba e Shikamaru portarono via alcune ragazze che si erano identificate come ninja della Nuvola, di Suna e della Terra, ma di Sakura non vi era alcuna traccia; sfidarono comunque la sorte ed ognuno si diresse in direzioni diverse sperando in un qualche colpo di fortuna. Un vero esercito si era mosso per sedare la rivolta nel carcere, dovettero abbandonare le ricerche all’interno e muoversi verso l’esterno.
Non potevano sapere che Sakura era riuscita a fuggire nel tunnel; nel trambusto delle ricerche e nel caos della rivolta, Sasuke aveva visto il corpo di Karin steso a terra. Non provò nulla in particolare per lei, solo tristezza perché capì quanto aveva dovuto sopportare e quanto male aveva fatto a lei e a Sakura. Questo però non gli impedì di notare delle impronte e numerosi kunai e frecce lanciati tutti intorno verso lo sbocco di quella che doveva essere una fognatura. Capì che Karin non era da sola, qualcuno era riuscito a scappare.
 

Nel frattempo il mare aveva restituito il corpo di Sakura sulla spiaggia, non lontano dal villaggio della Notte e sebbene non del tutto cosciente, era ancora in grado di sentire tutto ciò che la circondava; ci mise parecchio a rimettersi in piedi e nemmeno lei seppe come, ma era consapevole di dove si trovasse, la sua mente era stordita per effetto di qualcosa e camminò come un automa per diversi chilometri su una strada deserta nel mezzo della foresta.
Arrivò fino ad uno palude e vi cadde praticamente dentro; strisciò lentamente fino ad uno stagno, le gambe si facevano sempre più pesanti ed era sempre più buio: aveva i piedi nudi, le scarpe probabilmente le aveva dimenticate in cella o le aveva perse in mare, non riusciva a ricordarselo.
Si fermò per scorgere il suo riflesso nello specchio d’acqua scura, non era certa di conoscere il volto che vi intravedeva, in fondo non c’era molta luce; chiuse gli occhi vinta dalla stanchezza, inspirò a fondo l’aria muschiata della palude, pervasa da uno meraviglioso senso di libertà, prima di abbandonarsi completamente e pesantemente dentro l’acqua.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cap.8 - Specchio ***


cap.8

[Nota dell’Autrice: eccomi di nuovo gente, perdonate l’attesa, finalmente sono riuscita a scrivere questo aggiornamento che devo essere sincera, mi sono anche divertita a scriverlo. Un affettuoso abbraccio a tutti i lettori che seguono la fan fiction. Baci baci!]

 

 

CAP.8 Specchio
Sprofondare in un sonno profondo, senza sogni, senza rumori, senza pensieri o preoccupazioni… cancellare per sempre ogni barlume di coscienza che lega il corpo e l’anima alla terra… fare finta di esistere è ormai un gioco superato, adesso c’è solo il totale abbandono alla pace ed alla quiete del nulla…
Sakura non aveva più alcuna percezione di ciò che la circondava, il suo corpo intorpidito era totalmente immerso nell’acqua, lentamente si era lasciata andare senza opporre alcuna resistenza ed ora era lì, da un tempo infinito a faccia in giù ed il corpo abbandonato a mollo nello stagno. Non sentiva più niente, non c’era alcun rumore, neppure nella sua testa; tutto era muto o in attesa di qualcosa. A lei non importava più, voleva solo dormire e, lentamente, morire…
Eppure qualcosa o qualcuno la stava trattenendo, ma lei al contrario era convinta che le stesse dando una mano, accompagnandola nell’oblio. 

Sakura… 

Una voce dolce ed amica le sussurrava dolcemente, una voce familiare che però avrebbe preferito non sentire, perché sapeva che quella voce era soltanto un sogno irrealizzabile. 

Sakura… Che cosa ti è successo? Perché stai vagando nell’ombra, chi ti ha fatto così male? 

Per un solo istante Sakura socchiuse gli occhi, ritrovandosi faccia a faccia con la sua anima nera che si limitò a sorridere in un ghigno enigmatico; Sakura richiuse gli occhi soddisfatta, era quasi giunta la fine…
Non vedeva nulla, non sentiva nulla, non era ancora morta perché poteva percepire strani rumori provenire dall’esterno, ma desiderava solo andarsene in pace e nulla più; un curioso trambusto la avvolse, luci bianche si fecero intense illuminando l’acqua e tutto ciò la circondava. Fu in grado di distinguere un solo rumore, quello dell’acqua quando viene smossa con violenza, qualcuno si era tuffato nello stagno afferrandola e trascinandola via dal dolce torpore a cui si era gradualmente abituata. Perché non la lasciavano in pace? Perché continuavano a voler tenerla in vita? Era così difficile esaudire il suo desiderio?
Domande futili che non avrebbero avuto risposta, tranne una e semmai si fosse svegliata avrebbe preteso quello risposta.
Sasuke aveva scorto con lo Sharingan il corpo che giaceva a peso morto nell’acqua dello stagno paludoso e con un solo balzo raggiunse quella persona e riconoscendo la chioma rosa si gettò in acqua, afferrò il corpo galleggiante e lo girò per vedere meglio il volto, ed aveva ragione. Per un istante, il respiro gli si mozzò in gola, era così pallida e magra da essere quasi irriconoscibile, mentre le scostava i capelli dal viso non potè fare a meno di stringere i denti per reprimere la rabbia; vistosi lividi e tagli sulle labbra e sul sopraciglio lasciavano poco spazio all’immaginazione ed una domanda gli tormentò il cervello fin dal momento in cui la portò fuori dall’acqua… una domanda che presto avrebbe avuto una risposta.
Prese in braccio Sakura, la sentiva leggera come una piuma per quanto era magra; durante gli appostamenti con Naruto, aveva scoperto una grotta nelle montagne, non molto distante dal Villaggio della Notte ed era ben protetto e nascosto dalla boscaglia, difficile da individuare da parte di ninja nemici.
Incrociò per caso Naruto, che non appena vide in che condizioni era la sua cara amica quasi non poteva credere ai propri occhi. 

Teme? Ma… è Sakura? 

C’è una grotta nei paraggi dove possiamo nasconderla. Ci serve Ino però. Dove sono tutti gli altri? 

Alcuni miei cloni stanno coprendo la fuga di Shikamaru e Kina con le ninja che abbiamo salvato. Ritorneranno con loro a Konoha. Ho una altro clone insieme a Sai e Ino, non sono molto lontani, li avverto subito dove ci troviamo 

Alcuni minuti dopo erano nella grotta segreta e vennero raggiunti in breve tempo anche da Ino e Sai; stesero una coperta sulla fredda roccia dove Sasuke vi adagiò delicatamente Sakura, era completamente in stato di incoscienza e presentava i primi segni di ipotermia. Accesero un fuoco vicino al suo giaciglio in modo che si riscaldasse, ma il suo battito era così debole che sembrava non ci fosse più speranza. 

Ok ragazzi, uscite fuori e fate la guardia all’ingresso. Ci penso io a lei. Non la lascerò andare via, parola mia. 

Appena furono sole, Ino iniziò a spogliare Sakura e la coprì con la sua mantella affinchè il corpo rimanesse al caldo il più possibile; la tutta della prigione gettata nelle fiamme del fuoco acceso, ad una prima occhiata non sembrava che avesse lesioni gravi a parte le ferite evidenti, il problema però era un altro e dovette andare a chiamare i compagni per avere il loro aiuto. 

Devo farvi vedere una cosa 

La bionda si avvicinò a Sakura seguita da Naruto e Sasuke, Sai rimase di guardia alla grotta; quando Ino prese la mantella per abbassarla venne immediatamente bloccata da Naruto. 

Ehi ma sei matta Ino? E’ completamente nuda, cosa… 

Sei il solito cretino Naruto, non la voglio scoprire del tutto, non certo davanti a te. Sta zitto e guarda 

Ino abbassò leggermente la mantella fino al seno, lasciando scoperte solo le braccia, le spalle e il petto dove erano visibili i segni del sigillo dei carcerati; Naruto trattenne il fiato, era molto simile al sigillo che aveva applicato a lui anni fa nella Prigione del Sangue, mentre Sasuke si incupì ancora di più: negli anni trascorsi con Orochimaru e Kabuto ebbe modo di conoscere molti sigilli, e quello non era diverso da tutti quelli che aveva visto tanto che scatenò in lui una rabbia che mai aveva provato in vita sua.
Molte domande gli frullarono nella mente, a quelle domande avrebbe dato presto una risposta. 

Questo sigillo non solo blocca il chakra di Sakura, ma blocca anche il mio. Non riesco ad intervenire per curare le sue ferite se non viene rimosso ed io non sono capace di togliere un sigillo simile 

Tranquilla Ino, ci pensiamo io e Naruto. Tu fatti da parte, appena lo avremo tolto potrai intervenire. 

Naruto non se lo fece ripetere due volte, mise la mano destra sul petto di Sakura, Sasuke mise la sua su quella di Naruto e nello stesso preciso istante attivarono il loro chakra, un bagliore luminoso illuminò il volto sofferente di Sakura che, nel giro di pochi istanti, reagì con urla e dimenando il corpo per il forte dolore. I segni del sigillo cedevano molto lentamente, era incredibilmente potente, Naruto era sul punto di smettere pur di non far soffrire la sua amica. 

Che stai facendo dobe, non fermarti! 

Ma teme, le stiamo facendo male… 

Tu continua e basta. Ino! 

Bastò un solo sguardo di Sasuke ed Ino si gettò con tutto il corpo addosso a Sakura per tenerla ferma e non farle scivolare via la mantella che la copriva; ci vollero diversi minuti, ma che per i ragazzi sembrò un tempo interminabile, finalmente il sigillo scomparve non lasciando alcuna traccia di ciò che era.
Rimase solo una lieve bruciatura sul petto di Sakura, ma non appena Naruto e Sasuke si staccarono da lei, si allontanarono verso l’uscita della grotta lasciando Ino al suo gravoso compito, avrebbe rimediato lei a tutte le ferite dovevano solo assicurarsi che nessun nemico fosse nei paraggi.
Sasuke e Naruto non avrebbero permesso a nessuno di entrare lì ed attesero con pazienza che Ino finisse di visitarla.
Nel frattempo Sai li mise al corrente di quanto discusso nell’ufficio dell’Hokage; del sospetto anche da parte di Suna e di Kiri che il vero intento di questo fantomatico capo del Villaggio della Notte fosse quello di catturare la migliori ninja di tutti i più potenti villaggio del mondo conosciuto per farne cavie da laboratorio, esperimenti sul chakra che potevano includere anche l’accoppiamento con i loro uomini più forti.
Sebbene non ci fosse nulla di concreto, il sospetto però era molto forte e Naruto non potè trattenersi da dare un pugno ad una roccia mandandola  in frantumi; come avevano osato fare questo a Sakura? Non li avrebbe perdonati mai e poi mai, chiunque fosse l’artefice di un tale subdolo piano non l’avrebbe fatta franca.
La sua rabbia era comprensibile, anche Sasuke la pensava allo stesso modo, anche se non lo dava a vedere, per tutto il tempo aveva tenuto stretti i pugni per mantenere un briciolo di autocontrollo; non osava pensare a quanto avesse potuto sentirsi abbandonata e sola in tutto quel tempo in cui era stata in prigione ed il pericolo, ora che era evasa, che potessero trovarla per rinchiuderla di nuovo, era troppo grande e lo avrebbe scongiurato con tutte le sue forze.
L’esito della visita fatta da Ino non era rassicurante, erano ancora evidenti tracce di un potente sedativo e droghe di ogni genere, persino un antibiotico, ma ciò che la sorprese di più erano le piccole macchie sui polsi, sulle caviglie e sulle tempie, come se le avessero applicato degli elettrodi, fortunatamente non vi erano tracce alcune di violenza sessuale.
Distintamente aveva ascoltato i discorsi dei ragazzi e non appena ebbe risistemato al meglio la sua amica li raggiunse per rassicurarli.
 

E’ stata fortunata in un certo senso, è stata picchiata e torturata ma non ha subito molestie di altro genere; quello che è strano è che chiunque sia stato il suo aguzzino, l’ha martoriata lentamente e senza eccessiva pressione, non era intenzionato ad ucciderla, ma voleva farle male fino a che lei era in grado di resistere. Ed ha resistito parecchio; mi sorprende che non sia morta per il dolore provocato dall’abuso di tal metodi punitivi. Comunque potete stare tranquilli. Non hanno abusato di lei. 

Naruto non era per nulla contento della piega che stava prendendo quella storia, adesso sapevano di avere a che fare con un aguzzino sadico e psicopatico il cui intento era portare al limite l’essere umano per i suoi subdoli scopi.
Sakura però non era una delle tante, qualcosa di indefinito lasciava intendere che lei era sicuramente qualcosa di più e dovevano indagare molto più a fondo di quanto avessero fatto fino a quel momento; trovare quell’uomo non era solo una priorità, era essenziale per poter scavare nel suo passato e capire così il legame tra lui e Sakura.
 

Sakura potrebbe quindi non essere una vittima casuale? 

La domanda di Naruto era più che legittima ed Ino condivideva i suoi stessi sentimenti. 

Esatto. Senza saperlo, lei potrebbe aver intrecciato un legame con quella persona anche solo indirettamente, legame che ha fatto scatenare la follia in questa città e nel sistema che le ha fatto tutto questo. Dobbiamo impegnare maggiormente le nostre forze per trovarlo e fargliela pagare. 

Non prima di avergli fatto sputare la verità. Quando lo avrò tra le mani voglio fargli sputare tanto sangue quanto il male che ha fatto a Sakura 

Voglio provare la mia tecnica del Capovolgimento Spirituale. Anche se incosciente  potrei entrare nella mente di Sakura e scoprire qualcosa in più sul nostro aguzzino. Statemi vicino, potrebbe volerci un po’ 

Sai restò alle spalle di Ino per sostenerla, Naruto rimase a sorvegliare l’ingresso della grotta, Sasuke si sedette vicino a Sakura, sentiva nel profondo che, almeno per una volta, doveva essere al suo fianco se si fosse risvegliata.
Ino attivò la sua tecnica e perse conoscenza ma solo per pochi istanti, si svegliò di soprassalto, gli occhi vitrei e spenti , quasi bianchi, cercò di sfuggire alla presa di Sai urlando come una ossessa non rendendosi conto di dove si trovasse e con chi fosse.
Sai riuscì a calmarla e a farla tornare in sè; sudava freddo ma alla fine la bionda ritornò alla ragione chiamandolo per nome. Tutti rimasero sconcertati, nessuno riusciva a capire che cosa fosse successo, nemmeno Ino riusciva a trovare un senso al fallimento totale della sua tecnica, elemento di forza della sua famiglia da generazioni. 

Perdonatemi… io non so come sia successo. E’ completamente fuori dal mio controllo. Non ne sono sicura ma… credo che le abbiano iniettato una specie di sostanza che serve come precettore dell’annullamento della volontà. Forse prevedevano una seconda iniezione per completare il processo, non lo so, ma è talmente forte che mi ha totalmente sbattuta fuori e per poco non ha fatto effetto anche su di me. Non sono riuscita a vedere niente, mi dispiace. Ci vorrebbe un’abilità più potente, lo Sharingan di Sasuke magari… 

Tutti si voltarono verso Sasuke, non avevano dubbi sulle parole di Ino ma la faccenda si stava aggravando sempre di più e non avevano tempo di porsi ulteriori domande. 

Non si può fare! 

E perché mai teme, si tratta di Sakura! 

Perché deve essere cosciente affinchè lo Sharingan Ipnotico funzioni e in questo momento Sakura non è nelle condizioni adatte. 

Naruto spostò lo sguardo da Sasuke a Sakura e poi di nuovo su Sasuke e comprese che l’amico aveva ragione; stava ancora male per le condizioni in cui si trovava la sua amica ma ancora di più per il dolore che erano stati costretti a procurarle per toglierle il sigillo. Non aveva alcuna intenzione di fargliene ancora, doveva fidarsi di lui.
Fu Ino ad avere la soluzione al dilemma, non era un piano semplice ma sicuramente il più efficace al momento. 

Credo di aver capito che tipo di sostanza le hanno iniettato, ho alcune erbe con me ma non sono sufficienti, me ne servono delle altre e non posso andare a prenderle a Konoha, non abbiamo tutto questo tempo. Devo andare al Villaggio della Notte a prenderle, non c’è altra soluzione. 

Stai scherzando vero? Ino è troppo pericoloso, con il casino che abbiamo combinato alla Fortezza tutta la zona sarà piena di nemici, figuriamoci se al Villaggio non hanno già attivato le loro misure di sicurezza. 

Sai potrà coprirmi le spalle dall’alto. E’ sufficiente che mi tolga la fascia di Konoha e che mi privi di tutte le armi. Prestami il tuo mantello Naruto, camuffata da semplice popolana non si accorgeranno nemmeno della mia presenza. 

Il piano di Ino era abbastanza logico inoltre era per il bene di Sakura, dovevano tentare, così lasciarono che Ino e Sai lasciassero la grotta in direzione del Villaggio della Notte; Sai disegnò alcune nuvole e vi si nascose così da poter osservare Ino dall’alto e tenere d’occhio il suo percorso. Dal canto suo, Ino aveva avuto la dritta da Sai su dove trovare l’erboristeria, fortuna vuole che ce ne fosse una vicina all’ingresso principale del Villaggio; Ino si avvicinò a passo tranquillo e sicuro verso le guardie alla porta, con fare malizioso riuscì a convincerli che era soltanto una giovane di passaggio proveniente dalla cittadina di Takumi e che aveva bisogno di alcune erbe per la madre ammalata e solo il Villaggio della Notte aveva un’erboristeria molto fornita.
Con immensa soddisfazione di Sai e di Ino, le guardie la lasciarono passare senza problemi; trovò con facilità il negozio che le aveva indicato Sai e, come previsto, riuscì a procurarsi tutti gli ingredienti di cui aveva bisogno. Ma quando andò al bancone percepì un’aurea di sospetto nella vecchia donna e si limitò a porgerle il denaro; la donna le allungò il sacchetto e sottovoce la mise in guardia. 

Vattene subito al più presto ragazza! 

Come ha detto scusi? 

Sono vecchia ma non sono stupida, ho capito subito che non sei ragazza qualunque. Quelle come te le rinchiudono nella Fortezza della Lacrima. Se ti scoprono, ci finirai anche tu come tutte le altre. 

Ino rimase ammutolita e continuò a fissarla senza proferire parola, la vecchia si voltò facendo finta di fare qualcosa d’altro, ma non smise di intimidirla. 

Esci senza voltarti. Ti stanno già osservando. 

Con disinvoltura, Ino si mise il sacchetto delle erbe nel piccolo zaino che teneva legato alla cintura ed uscì dal negozio dirigendosi nuovamente verso le porte del Villaggio; con la coda dell’occhio intravide i due uomini in nero che la stavano seguendo e capì che la vecchia non stava mentendo, continuò a camminare tirandosi il cappuccio per tenersi più riparata e restare il più possibile nell’ombra.
Sai dall’alto si era accorto anche lui delle due figure che stavano dietro a Ino, ma non potendo comunicare in alcun modo con lei non potè fare altro che imprecare; restò con il fiato sospeso ad osservare nella speranza di non dover intervenire per proteggere Ino o addio alla copertura.
Incredibilmente, Ino riuscì a passare nuovamente le porte del Villaggio e non appena fu abbastanza coperta dagli alberi si mise a correre e a saltare in direzione del fiume per cercare di depistare gli inseguitori. 

Brava Ino! 

Sai la raggiunse poco più avanti, gli uomini in nero si erano messi sulle tracce di Ino ma non erano riusciti a capire che direzione avesse preso; si ritrovarono nei pressi di un grande albero, circondati da folti cespugli ma non erano completamente al sicuro. 

Non possiamo tornare alla grotta. Se ci vedono potrebbero scoprire il nascondiglio e sarebbe tutto perduto! 

Tranquilla Ino, ho già un’idea. Cerca di scrivere un messaggio per Naruto e Sasuke il più brevemente e velocemente possibile. Al resto penso io! 

Ino era abbastanza pratica di messaggi in codice, non fu difficile abbozzare qualche scarabocchio leggibile; passò un minuto e nei dintorni si udirono i passi degli uomini in nero che stavano perlustrando la zona. 

Hai finito? Dove ce l’hai il sacchetto delle erbe? 

E’ nella borsa dietro la mia schiena, legata alla cintu… 

Non ebbe il tempo di finire la frase, che Ino si ritrovò contro l’albero, stretta le braccia di Sai con le labbra attaccate alle sue, languidi movimenti della lingua e del corpo, bramosi di desiderio, mani che si muovevano sotto la mantella scrupolosi ed attenti; Sai trovò il sacchetto, Ino riuscì a passargli il biglietto, incuranti del fatto che erano stati visti dagli uomini in nero ma avevano proseguito oltre: due colombi che tubavano sotto un albero non era di loro interesse a quanto pare.
Appena si furono allontanati, Sai si staccò da un’ansimante Ino che ancora non riusciva a realizzare che finalmente il suo Sai si era fatto avanti in maniera così impetuosa, dopo mesi che si frequentavano. 

Wow accidenti, non pensavo che ci sapessi fare così bene! 

Era indispensabile. Il messaggio è già partito! 

Co…come? Lo hai già inviato? 

Avevo già preparato uno dei miei animaletti. Mentre ti baciavo ho composto il sigillo per attivarlo e ci ho attaccato il sacchetto delle erbe con il messaggio che hai scritto. Va tutto bene? 

Sì certo, sono solo un po’ delusa. Insomma, era tutto solo per la missione…  mi aspettavo qualcosa di diverso. 

Diverso da questo? 

Sai approfittò del breve momento di libertà per baciarla nuovamente, questa volta non c’erano scuse, poteva dichiararsi senza problemi.
Quando  si staccarono si presero per mano sorridendo l’una verso l’altra e presero la strada per Konoha. Il loro dovere al momento era finito. 

Naruto non riusciva a stare fermo, continuava a camminare avanti e indietro borbottando e qualche volta anche imprecando, erano trascorse un paio di ore da quando Sai ed Ino se ne erano andati, ormai dovevano già essere ritornati da un pezzo. La pazienza non era mai stato il suo forte. 

Accidenti, ma quanto ci mettono? Che non sia capitato qualcosa anche a loro? 

Piantala di darti pena, testa quadra. Non li abbiamo obbligati noi e comunque sia non è detto che siano per forza nei guai. Forse hanno bisogno di tempo per depistare eventuali inseguitori 

Neanche il tempo che Sasuke dicesse quelle parole che arrivò un furetto disegnato con intorno al collo legati strettamente, un sacchetto ed un messaggio; Naruto prese entrambi e l’animaletto scomparve, quando però lesse il messaggio iniziò a strabuzzare gli occhi cercando di capirne la scrittura che era completamente senza senso. 

Dovrebbe essere un messaggio di Ino, ma non ci capisco niente con tutti questi simboli e scarabocchi. Si è messa anche a fare i disegnini adesso? 

Sasuke prese dalle mani di Naruto il messaggio, sbuffando per la totale  noncuranza dell’amico; non aveva ancora imparato che a Konoha vengono usati segni stenografici per codificare i messaggi? 

Sì è un messaggio di Ino. Ha trovato le erbe ma lei e Sai non posso tornare alla grotta, sono inseguiti da uomini in nero e devono far perdere le loro tracce. Ci ha lasciato delle semplici istruzioni su come preparare l’infuso per Sakura. Non è sicura che l’effetto sia immediato, potrebbe volerci mezz’ora come anche di più. Dice di tenere sotto controllo il chakra di Sakura, quando avrà raggiunto almeno l’80% dovrebbe riprendere conoscenza 

Bene allora, da dove cominciamo? 

Seguendo le brevi istruzioni di Ino, presero dell’acqua da un ruscello non molto lontano dalla montagna e riuscirono a preparare quello che doveva essere un infuso, dall’odore nauseante e dall’aspetto poco commestibile; era più un liquido gelatinoso che a Naruto faceva venire il voltastomaco solo a guardarlo, ma Sasuke lo assicurò che era esattamente la procedura indicata da Ino. 

Come facciamo a farglielo bere adesso? Non possiamo certo farglielo ingurgitare bocca a bocca; io sono sposato, se lo venisse ad imparare Sakura mi seppellirebbe vivo, per non parlare di Hinata e tu… 

Naruto aveva perso l’arrabbiatura iniziale, e si preoccupava molto delle condizioni di Sakura, ma si trovavano ora in una condizione particolarmente imbarazzante in cui, pur di prendersi cura dell’amica, dovevano agire con delicatezza e riservatezza.
Sasuke iniziò ad averne piene le scatole, piuttosto che continuare a sentirlo blaterare a vanvera avrebbe ingoiato lui stesso quella brodaglia nauseante. 

Si può sempre sollevarla quel tanto basta per farle andare giù l’infuso. E’ molto denso, lo ingoierà senza problemi. 

Che? Ma ti sei dimenticato che è coperta solo da una mantella? Se provi a sollevarla si scoprirà, insomma si tratta di Sakura…è imbarazzante! 

Vuoi farla finita, dobe che non sei altro. Tienile la mantella mentre io le sollevo la testa 

Naruto da una parte tenne stretta la mantella sulle spalle di Sakura, dall’altra Sasuke la sollevò quel tanto che bastava per avvicinarle la ciotola alla bocca e farle andare giù l’infuso; come stabilito, essendo molto denso, Sakura non ebbe problemi ad ingoiarlo, era ancora in totale stato di incoscienza, non si accorse di nulla nemmeno quando Sasuke la adagiò nuovamente sulla coperta per lasciarla riposare. 

E adesso cosa facciamo Sasuke? 

Adesso aspettiamo! 

Naruto emise un sospiro di sconforto, ma non potevano più fare altro se non approfittare del momento per riposare un po’; Sasuke si sedette contro la parete rocciosa, sempre comunque vicino a Sakura, alla luce del fuoco i suoi lineamenti sembravano così delicati, non l’aveva mai osservata prima da quella prospettiva.
Non aveva mai realmente pensato a lei come a una donna, per lui era la noiosa e debole compagna di team, buona solo a frignare; con il passare del tempo però le cose erano notevolmente cambiate, quando lasciò Konoha per trovare la sua redenzione viaggiando per il mondo le aveva detto che sarebbe tornato un giorno, ma non le aveva promesso niente: niente che riguardasse loro due nello specifico.
Vedendola ora, stremata, indifesa, un corpo da cui avevano strappato via l’anima, non potè che domandarsi se non aveva mentito a se stesso quel giorno; forse valeva la pena tornare da lei, lei che lo aveva perdonato in tutto ed aveva cercato di salvargli la vita insieme a quella di Naruto.
E se avesse smesso di amarlo in quegli anni? Ci sarebbe rimasto male se Sakura avesse trovato altri “interessi”.
Era troppo stanco per pensarci adesso, ogni domanda avrebbe avuto la sua risposta.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cap.9 - Occhi ***


cap.9

[Nota dell’Autrice: tranquilli gente non sono sparita, devo portare a termine la storia, ormai siamo ad un punto cruciale e quindi non posso abbandonarvi a metà strada. Sapete che spesso gli impegni non lasciano molto spazio agli aggiornamenti, ma alla fine spero di deliziarvi con questo capitolo. Un abbraccio a tutti. Baci baci!]
 

 

Cap.9 Occhi
Quanto tempo era passato, non lo sapeva…ore…giorni…mesi…anni….
Camminava e camminava lungo un tunnel oscuro…niente rumori…niente vita…
Mai un tunnel era stato così lungo, eppure una luce apparve in lontananza, una luce che si faceva più grande a mano a mano che si avvicinava…
Sentiva voci, ma erano strane, non le capiva…
Sentiva freddo, terribilmente freddo…
Tremava e stava male, molto male…
Era viva...lo sentiva…ma dove si trovasse in quel momento non lo sapeva…
Iniziò ad avere paura, e se fosse ancora dentro al carcere?
Ricordava di essere scappata… forse l’avevano catturata di nuovo?
Cercò di aprire gli occhi, ma le palpebre sembravano così pesanti e la vista era tremendamente offuscata, vedeva solo ombre, ma non riusciva a distinguere di chi fossero in realtà.
Potevano essere quegli uomini e lei non intendeva lasciargli fare con quello ciò che avevano fatto ad altre, piuttosto sarebbe morta; cercò di muovere una mano e sentì del morbido come una coperta, muovendosi ancora toccò una superficie fredda e rocciosa e poi percepì del calore, quello di un fuoco. Rischiò di bruciarsi la mano mentre afferrava un bastone, ma almeno aveva un’arma da poter utilizzare per difendersi; avrebbe lottato, fino alla fine, non avrebbe ceduto facilmente.

Era ancora giorno, ma in realtà sembrava fosse mezzanotte passata, tanto era buio; Naruto si era fatto sempre più irrequieto, ogni tanto cercava di rilassarsi e di meditare ma la calma non era esattamente parte del suo carattere.
Dal canto suo Sasuke ne aveva approfittato per schiacciare un pisolino, ma dentro sentiva il sangue ribollirgli come mai prima di allora; al contrario, aveva trascorso gli ultimi anni a frenare quella sete di sangue e vendetta che lo aveva accompagnato per tutta la vita, ma dopo il discorso con Naruto e la vista di Sakura dopo che l’avevano salvata aveva risvegliato quel cane che era meglio lasciare dormire.
Stavano aspettando che la pozione di Ino facesse effetto e fu allora che, per sconfiggere la noia, Naruto e Sasuke si era messi a parlare; le parole di Naruto penetrarono come un fulmine a ciel sereno nella mente di Sasuke tanto da non riuscire a smettere di pensarci. 

E’ stata la mia migliore amica e compagna di team per anni, le voglio troppo bene per permettere che le facciano del male. Non riesco ad immaginare a quello che ha dovuto passare in quella fortezza, sebbene lei molto più forte di quanto la gente possa pensare. Ma quello che più mi fa esplodere il cervello è il pensiero che una cosa simile possa accadere alla mia Hinata. Distruggerei il mondo intero se solo osassero di torcerle un dito 

Sasuke era già a conoscenza dei forti sentimenti di amore e di amicizia che legavano Naruto a tutti coloro che incrociavano il suo cammino; non c’era bisogno che dimostrasse di poter attuare quanto diceva, lo aveva fatto anche con lui, aveva combattuto il mondo intero pur di farlo tornare a Konoha.
Ma quello che più lo aveva colpito era la totale devozione che aveva nei confronti di una donna, e non certo una donna qualunque; iniziò a pensare, era in grado anche lui di provare un sentimento così profondo verso qualcuno? Magari proprio verso Sakura?
Lei non aveva mai rinunciato a lui, forse le cose non erano cambiate più di quel tanto, ma lui lo avrebbe accettato?
Era un vagabondo dopotutto, aveva bisogno anche di stare da solo per conto proprio, lei lo avrebbe comunque accettato?
Fu solo per un caso che si accorse che Sakura si stava muovendo e proprio quando Naruto si avvicinò per controllare se stesse bene, Sasuke si gettò su di lei prima che lo colpisse con il ceppo infuocato; Sakura iniziò ad urlare e a dimenarsi come un’indemoniata, non li riconosceva ed inveiva contro di loro intimandoli di lasciarla andare via.
Sasuke si mise a cavalcioni sopra di lei, con una mano le tenne fermi i polsi sopra la testa e con l’altra cercò di tenerla coperta, Naruto dovette tenerle bloccate le gambe, ma si stupì di quanta forza ancora disponesse la sua amica. 

Sasuke dobbiamo fare qualcosa, non so per quanto riuscirò a tenerla ferma. E’ peggio di un’anguilla! 

Sasuke aspettava solo il momento adatto; aveva già percepito che la pozione di Ino aveva fatto effetto e che il chakra di Sakura si stava stabilizzando, era arrivato il momento di liberarle la mente da tutto quello che ancora le stava facendo perdere il senno.
Le afferrò il mento e chiamò a gran voce il suo nome, nel tentativo almeno di svegliarla; come scossa da un brutto sogno aprì improvvisamente gli occhi e fu allora che lo Sharingan venne attivato. 

ADESSO! 

Naruto sentì il corpo di Sakura bloccarsi all’istante ed allentò la presa sulle gambe, sembrava si fosse trasformata in un pezzo di marmo.
Sasuke si alzò nel giro di pochi istanti e prima di allontanarsi da lei si assicurò che fosse ben coperta.
Naruto lo osservò incuriosito, era riuscito ad usare il jutsu su di lei? Non voleva chiederglielo ma voleva sapere la verità 

Allora? Ci sei riuscito? 

Sì. Con lo Sharingan ipnotico i giorni si trasformano in secondi. Ho visto quanto serviva dai suoi ricordi. E non era esattamente ciò che mi aspettavo! 

Si diressero verso l’uscita della grotta, in modo da poter parlare in totale tranquillità e Sasuke iniziò a descrivere quanto aveva visto con gli occhi di Sakura. 

Tutto inizia dall’Ospedale di Konoha, anni di duro lavoro senza mai fermarsi…
le pillole per dormire alla notte e togliersi dalla mente l’immagine di Sasuke…
l’ufficio dell’Hokage, Kakashi stava consegnando un rotolo con i dettagli della sua missione…
Il viaggio con Sai e Choji, il Villaggio della Notte perennemente avvolto nell’oscurità; il consiglio del villaggio e l’uomo nell’ombra… Sakura aveva dei dubbi sulla sua identità e sui suoi modi alquanto ambigui…
Una tranquilla cena al ristorante dell’albergo, Sakura si era allontanata dal tavolo dove stava mangiando con i suoi compagni e si era diretta al bancone del bar; il barista le aveva offerto del sakè e lei aveva accettato…
L’ultimo brindisi rivolto a Sasuke prima di perdere contatto con la realtà per effetto dell’alcool… o forse era per qualcosa d’altro…
Sai e Choji le avevano dato la buona notte, ma non si erano accorti di nulla…
Sakura cercò di alzarsi per andare in camera sua ma non le reggevano le gambe…
Il barista la prese di peso e si offrì di accompagnarla, ma sul suo volto era comparso uno strano sorriso; in cima alle scale una donna li aspettava e si prese a carico Sakura, vestendola per la notte e mettendola a letto…
La donna e il barista di scambiarono dei cenni complici; l’uomo prese l’impermeabile di Sakura ed uscì rientrando poco dopo rimettendolo al suo posto: Sakura non era del tutto incosciente, i suoi ricordi erano nitidi, ma di sicuro avevano fatto in modo che non potesse muoversi e che dimenticasse qualunque cosa che avesse visto, perché il mattino dopo Sakura si svegliò tardi e senza alcuna memoria della sera prima…
Non aveva nemmeno riconosciuto la donna, quando quest’ultima era entrata nella stanza degli interrogatori con la tuta dei carcerati per Sakura, ma Sasuke con lo Sharingan aveva visto tutto…
Forse troppo… 

Ormai era chiaro che si trattò di un piano ben architettato per far sì che Sakura venisse rinchiusa nella fortezza; Sasuke però non raccontò tutto quanto a Naruto, omise alcuni dettagli che preferì mantenere per sè.
Sakura aveva patito l’inferno e nessuno, nemmeno Naruto, doveva venirne a conoscenza; aveva capito quanto l’amico tenesse a Sakura, doveva però agire con molta cautela, colui che aveva orchestrato tutto, il vero e solo responsabile non sarebbe rimasto impunito a lungo, ma dovevano prenderlo vivo, o tutto sarebbe andato perduto e non avrebbero avuto giustizia.
Alcuni movimenti nel bosco adiacente la grotta, distrassero i due ragazzi dalla loro discussione e li misero in allarme; alcuni ninja nemici erano ancora sulle tracce di Sakura e si stavano pericolosamente avvicinando alla grotta dove l’avevano nascosta.
Naruto si propose come esca per distrarli e farli allontanare, Sasuke avrebbe sorvegliato e protetto Sakura, nel caso portarla via in un luogo più sicuro. 

Creerò diverse copie affinchè per depistarli e tenerli lontani. Non lasciare che trovino Sakura. Non la abbandonare un’altra volta. Resta con lei!
[O questa volta ti ucciderò per davvero…] 

Sasuke non rispose, si limitò a fissare negli occhi Naruto, aveva chiaramente recepito il messaggio e non era certo una minaccia; quando Naruto attivò la Moltiplicazione Superiore, diversi cloni si sparsero per tutta l’area, era impossibile capire chi fosse quello vero, fortunatamente il piano funzionò e i nemici iniziarono a seguire Naruto e le sue copie allontanandosi dalla grotta. Ad ogni modo quel luogo non era più sicuro, bisognava spostarsi, ma era necessario che Sakura camminasse con le sue gambe, bisognava che si riprendesse e in fretta: le scarse ore di luce consentivano di potersi muovere più liberamente, non appena calarono le tenebre, anche Sasuke creò un paio di copie di se stesso mandandole in ricognizione nell’area circostante vicino al nascondiglio.
Sasuke creò poi un jutsu illusorio a coprire l’ingresso della grotta in modo che da fuori nessuno si accorgesse che, in realtà, era soltanto una finta parete; doveva trovare dell’acqua e in abbondanza, inoltre Sakura necessitava di vestiti, l’unico sistema era infiltrarsi di nuovo dentro al Villaggio, nessuno avrebbe fatto caso a lui, con lo Sharingan Ipnotico sarebbe passato inosservato e poi quale sistema migliore per nascondersi dai nemici se non sotto i loro stessi occhi?
Incontrò una donna che affittava camere e che aveva una figlia che aveva all’incirca la stessa età e corporatura di Sakura; chiese in affitto una camera e se poteva prestargli dei vestiti della ragazza per un’amica che si era ferita e che non aveva nulla per cambiarsi.
La donna fu molto gentile e riservata e gli diede alcuni vestiti senza fare domande; Sasuke dovette cambiare percorso più volte prima di riuscire a tornare da Sakura, la quale, con sua immensa sorpresa, era perfettamente sveglia, seduta sulla coperta ed avvolta con l’altra da capo a piedi che si massaggiava le tempie e il collo e quando lo vide per la prima volta dopo che se ne era andato di nuovo, Sakura temette di avere le allucinazioni. 

Finalmente! Ce ne hai messo di tempo, pensavo che con le tue capacità ti saresti ripresa più in fretta! 

Che… cosa ci fai tu qui? E…dove sono esattamente? 

E’ una lunga storia che non mi va di raccontare una seconda volta. Anche se alla prima ho dovuto fare un riassunto di ciò che era essenziale! 

Sasuke le porse dell’acqua che aveva procurato, nelle istruzioni di Ino era specificato che la pozione avrebbe provocato un retrogusto amaro che induceva la sete e quindi Sakura doveva bere molta acqua per recuperare anche i minerali persi.
Cominciò a raccontarle di come Kakashi aveva chiesto a lui e a Naruto di venire in appoggio a Sakura, dicome avevano attaccato la Fortezza con l’intenzione di liberarla, di come l’avevano trovata e portata al sicuro, della pozione di Ino, dello Sharingan Ipnotico e di altri particolari che fecero arrossire non poco la rosa, dato che, fin dal risveglio, si era accorta di non avere vestiti.
Sasuke le allungò una borsa, aveva trovato degli abiti ed un posto sicuro dove nascondersi senza il rischio di venire trovati.
Sakura cercava di tenere la concentrazione, averlo così vicino era molto più di quanto avesse potuto desiderare, ma allo stesso tempo era combattuta e confusa, non era sicura dei sentimenti che provava in quel momento; rabbia, felicità, disprezzo, delusione, in definitiva Sasuke era accorso in suo aiuto perché glielo avevano chiesto Kakashi e Naruto e non certo perché ci tenesse davvero, eppure le sue attuali attenzioni sembravano dire tutto l’opposto. Forse aveva davvero bisogno di più tempo per disintossicarsi e recuperare pienamente le forze. 

Sono stata drogata diverse volte… hanno inibito il mio chakra e le mie abilità… un’ulteriore ragione del motivo per cui non capisco un accidente di niente sul perché o per come ti ho davanti a me in questo istante. Ad ogni modo… grazie, presumo che sarei morta se non fosse stato per te. 

Non ero da solo. Naruto è andato via un paio d’ore fa per tenere occupati i ninja della Fortezza che ti stanno dando la caccia. Quanto lo hai fatto arrabbiare questo tizio per volerti a tutti i costi? 

Quanto sei disposto ad offrire per questa domanda? 

Sasuke si profuse in un ironico sorriso, in certi momenti valeva la pena scherzarci sopra su certe cose; quella in particolare era una situazione che aveva ben poco di divertente ma potevano sempre sfruttarla a proprio vantaggio. 

A Konoha si staranno già organizzando; Shikamaru, Kiba, Ino e Sai saranno già arrivati ed avranno fatto rapporto. Naruto è ancora in giro da qualche parte a tenere occupati gli scagnozzi del capo del Villaggio, non possiamo stare a qui, tanto vale aspettare in un luogo più comodo così potrai recuperare meglio le forze e parlare di quanto successo all’interno della Fortezza! 

Pensavo che avessi usato lo Sharingan Ipnotico su di me… di nuovo! 

E’ proprio di questo di cui voglio parlare, ma non qui e non adesso! 

Sakura sospirò, aveva mal di testa, sicuramente per effetto della pozione che le stava ripulendo l’organismo dalle droghe che le avevano iniettato, avrebbe preferito restare lì, in quella gelida e alquanto scomoda grotta, ma allo stesso tempo dovette dare ragione a Sasuke; doveva spostarsi in un luogo diverso, sotto lo stesso tetto di quell’uomo nell’ombra che le aveva fatto provare le pene dell’inferno. 

Immagino che non abbia scelta che tornare in quel Villaggio… nascosta in bella vista. Ironico oserei dire. Mi concedi un minuto per vestirmi? 

Sasuke uscì di nuovo dalla grotta per lasciare un po’ di privacy a Sakura, di recente non ne aveva avuta molta, almeno lui poteva concedergliela.
Osservò il panorama, dalla sua posizione poteva vedere bene il Villaggio e la Fortezza della Lacrima, il luogo oscuro dove presto sarebbe tutto finito.
I ricordi di Sakura gli martellavano ancora nella testa; avevano usate delle droghe per tenerla buona, ma non soltanto lei, anche  a tutte le altre ninja detenute veniva riservato lo stesso trattamento.
Temeva ciò che stava pensando in quel momento, solo Sakura era la chiave per risolvere quell’enigma e dato che la stavano cercando “fuori” dal Villaggio, nessuno avrebbe mai sospettato che in realtà lei era ancora lì.
 

Come previsto, l’intera Konoha era in fermento, la notizia si era già sparsa ed era già stata allestita una task force pronta a partire al comando di Kakashi che nominò Shikamaru leader dell’operazione; quando rientrarono con le ninja salvate dalla fortezza, tra di loro ce ne era una proveniente da Suna e Temari venne subito chiamata in qualità proprio di ambasciatrice, per essere presente all’interrogatorio della giovane: essa confermò che era parte del team di kunoichi da Suna che erano state mandate al Villaggio della Notte in missione, su richiesta stessa del capo del Villaggio, ad un certo punto sono state arrestate e rinchiuse nella prigione con l’accusa di terrorismo ai danni del villaggio stesso. Erano state drogate e torturate, nella fortezza c’erano altre ninja e a tutte venivano fatti esami ed esperimenti sul chakra, sul loro ciclo mensile e sulla loro forza fisica e mentale; le sue compagne erano morte in seguito a alle torture, lei era sopravvissuta abbastanza da poter testimoniare che le pratiche mediche che venivano attuate sulle donne rinchiuse era di annullare loro la volontà in modo da poterle rendere docili e controllarle e poi farle accoppiare con i loro uomini migliori.
Kakashi ritenne che fosse abbastanza, Temari era sconcertata, di fianco a lei Shikamaru stava dando grande forza di autocontrollo, ma era chiaro che stava ribollendo di rabbia, sapendo che sua moglie avrebbe potuto essere una di loro. 

Abbiamo informazioni a sufficienza per attaccare il Villaggio della Notte e catturare il capo, liberando così anche le altre prigioniere. Temari hai la possibilità di informare tuo fratello della situazione attuale? 

L’intento di Kakashi era di sfruttare al massimo l’alleanza tra i due villaggi per essere certi di poter sopraffare il nemico, senza causare vittime innocenti tra la popolazione. 

E’ già in viaggio verso il Villaggio della Notte. Quando mandai la prima missiva, ricevetti la sua risposta che aveva radunato i migliori ninja di Suna e che avrebbe comandato lui stesso l’intera squadra. 

Come? Lui stesso come Kazekage in prima linea? 

Te l’ho detto Kakashi; Sakura è nostra amica e saremo sempre in debito con lei per aver slavato la vita a nostro fratello. E’ il minimo che Gaara possa fare se non agire lui stesso in prima persona! 

Sai ed Ino, da poco rientrati a Konoha si recarono nell’ufficio di Kakashi per fare rapporto; Sakura stava bene ma le sue condizioni iniziali erano critiche, Sai aveva fatto un disegno dettagliato della Fortezza della Lacrima e del Villaggio, c’era la possibilità di evitare di coinvolgere i civili e di poter dare scacco solo alla prigione: l’attuale posizione del team 7, Naruto, Sasuke e Sakura era non molto distante dal villaggio stesso, ma dato che il nemico stava ancora dando la caccia a Sakura c’era la possibilità che potessero spostarsi.
Kakashi ordinò a Kiba e a Shino di andare al Villaggio della Notte e mettersi in contatto con Sasuke e Naruto, in modo da informarli che Konoha e Suna stavano arrivando e di tenere protetta e al sicuro Sakura, fino al loro arrivo.
Ormai era solo questione di tempo, la partita stava per chiudersi ed avrebbero fatto in modo di uscirne ancora una volta vincitori.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cap.10 - Doppia Faccia ***


Cap.10

[Nota dell’Autrice: eccomi con un nuovo aggiornamento gente, grazie a tutti voi che state seguendo la mia storia, ormai siamo vicini alla fine di questa avventura, ci sono ancora alcuni punti oscuri che solo nell’ultimo capitolo verranno risolti, ma già adesso potrete gustarvi la soluzione di un enigma che fin dall’inizio ha lasciato tutti con il fiato sospeso. Ovviamente il tanto atteso SasuSaku, che spero in questo capitolo soddisferà tutti gli amanti della coppia. Baci baci!]
 

 

Cap.10 Doppia faccia
Era buio, come sempre del resto, non esisteva il giorno in quel posto, Sakura non riusciva ancora a capire come facessero gli abitanti del Villaggio della Notte a convivere con quella condizione di totale mancanza di luce; il luogo perfetto per un maniaco eccentrico e folle che era riuscito ad incantare tutti e mettere in scena quella macabra commedia: erano morte tante donne e chissà quante altre erano succubi delle sue macchinazioni.
Sasuke le aveva detto di coprirsi i capelli con una sciarpa che le aveva procurato, in modo da renderla irriconoscibile; camminava al suo fianco a fatica, Sakura dovette dare fondo ad ogni energia per recitare al meglio la sua parte ma non era ancora del tutto in forze e la sua volontà cedette nel momento in cui si avvicinarono al cancello principale del Villaggio. Il solo pensiero di rimettere piede in quella cittadina le procurò un senso di nausea e per poco non svenne, ma Sasuke la tenne stretta con un braccio intorno alla sua vita, incoraggiandola a non cedere, presto sarebbero stati al sicuro. 

Non manca molto, cerca di resistere. La casa della donna che ci ospiterà non è molto distante ed è abbastanza riparata, nessuno si accorgerà che siamo lì. Non lo permetterò! 

Che ne è stato di Naruto? Si preoccuperà se non ci troverà più nella grotta! 

Ho mandato un mio clone a cercarlo. Tranquilla, fidati di me e fai solo quello che ti dirò! 

Ancora una volta doveva farsi comandare a bacchetta da un uomo, una sensazione che allo stato attuale le risultava sgradevole, ma trattandosi di Sasuke si sentiva più sicura e la faceva sentire ancora nella realtà.
Il piano di Sasuke funzionò, le guardie all’ingresso non fecero molto caso a loro, sembravano una normale coppia di residenti come gli altri; dietro ai palazzi nel centro cittadino c’era un  piccolo quartiere residenziale, si diressero verso una delle case più grandi dove ad attenderli c’era la donna che Sasuke aveva incontrato e che gli aveva affittato la stanza.
Si trovava nell’ala posteriore della casa, rivolta verso il giardino, riservato e tranquillo, con un letto, una sedia ed un bagno adiacente, ebbero asciugamani e coperte per la notte; Sasuke lasciò il letto a Sakura mentre lui si sarebbe sistemato sul pavimento, ma dato che aveva il sonno leggero anche la sedia sarebbe andata bene. 

E’ tutto così assurdo. Mi hai evitato per anni e adesso ci ritroviamo insieme, da soli nella stessa camera. Se lo raccontassi non mi crederebbero. 

Sì hai ragione non ti crederebbero. Perché non ti riposi, io vado a fare un giro nei dintorni. 

Hai ancora la ricetta della pozione di Ino? Mi sento ancora un po’ fuori fase ed entrando in casa ho notato che in la signora in cucina tiene delle erbe, vorrei provare a cambiare le dosi per aumentarne l’efficacia e recuperare più in fretta le forze 

Sasuke fece un cenno di assenso e sfilò da una tasca il biglietto di Sai e di Ino porgendolo a Sakura; ci fu un lieve contatto tra le loro dita, ma nessuno dei due si ritrasse, in quel momento entrambi avevano bisogno di quel contatto. Quando Sasuke se ne andò, Sakura rimase a lungo a fissare la porta, provando di nuovo quel senso di inquietudine che tanto l’aveva accompagnata in quegli anni sperando che prima o poi si sarebbe ripresentato, ma non era mai accaduto, almeno fino a quel momento e non era certo dei più felici.
Avrebbe preferito essere a casa, a Konoha, invece erano nascosti nel luogo più terribile del mondo e doveva accontentarsi; aveva ancora dei dubbi che sarebbe rientrato presto in quella stanza, ma preferì non pensarci e a credere che sarebbe andata diversamente, o avrebbe ancora una volta perso la ragione. 

Folle, ha appena dimostrato che è corso in tuo aiuto perché glielo avevano chiesto e non certo perché prova qualcosa per te. Sei ancora una ragazzina stupida che crede nei sogni. 

Sakura si portò le mani alla testa, una forte attacco di emicrania minacciava di fargliela esplodere in mille pezzi, possibile che quella voce, quella angusta presenza fosse ancora lì a tormentarla?
Era chiaro che le droghe che le avevano dato avevano avuto l’effetto di accentuare quel suo io oscuro, oltre che mandarla fuori di senno.
Le venne in mente un’idea, qualcosa che aveva letto nei libri di medicina di Tsunade riguardo ad una pratica poco usata e poco convenzionale da renderla pericolosa, ma doveva tentare per liberarsi per sempre di quel fantasma che la opprimeva.
Chiese alla padrona di casa di poter usare le erbe che aveva in cucina; osservando bene le indicazioni di Ino, non erano del tutto sbagliate solo un po’ imprecise e si preparò un altro infuso dall’odore e dal sapore meno sgradevole, aggiungendo degli ingredienti e cambiando le dosi.
Rientrò in camera e si preparò un bagno caldo, erano trascorsi giorni dall’ultima volta che aveva visto una saponetta e fu molto grata che in quella casa ci fosse l’acqua corrente, così poté riempire la vasca e dopo aver ingurgitato l’intero contenuto della sua tazza, si svestì e si immerse completamente nell’acqua calda.
Per essere sicura che la sua idea funzionasse, dalla cucina aveva preso un piccolo coltello; quando si immerse nella vasca si assicurò di tenerlo ben stretto in pugno dalla parte della lama, chiuse gli occhi ed attese, abbandonandosi completamente agli effetti della sua pozione fino a cadere in uno stato di totale incoscienza, sprofondando fino nel fondo della vasca. 

Era in un luogo completamente buio, il suo corpo diviso a metà, così come quello del suo io di fronte a lei; sembrava reale, ma non lo era eppure lei sorrideva malignamente, avrebbe preso il sopravvento se solo Sakura gliene avesse dato la possibilità. 

Hai deciso di incontrarmi di persona? Bastava che ti guardassi allo specchio. Non siamo poi così diverse, l’unica differenza è che io ammetto ciò che sono veramente! 

E che cosa sei veramente? Solo una mera macchinazione che hanno provocato nella mia mente. Non sei reale, ed io non sono certo tenuta a sopportarti 

Invece hai bisogno di me e tu lo sai; dai pure la colpa ad altri se ti fa comodo, in realtà hai sempre saputo di essere un’inetta ed una mela marcia, hai ucciso, hai odiato, non c’è nulla di innocente in te tranne il tuo bel faccino. Una maschera perfetta, persino Sai lo aveva notato, ricordi? 

Sakura rammentò quel fatto, l’anno in cui Sai divenne parte del team 7, prendendo il posto di Sasuke e Yamato sostituì Kakashi, temporaneamente indisposto dopo la battaglia per salvare Gaara dall’Akatsuki.
Sai all’epoca era un membro della Radice agli ordini di Danzo, privo di ogni sentimento umano, fece una battuta sgradevole nei confronti di Sasuke e fu lei a fermare Naruto dal prenderlo a botte; sorrise ironicamente ed un secondo dopo atterrò Sai con un poderoso gancio destro e tutti rimasero sorpresi.
Fu Sai a complimentarsi per la sua abilità nel fingere un’espressione amichevole e poi colpire con tutta la rabbia che aveva in corpo prima ancora che il nemico potesse rendersene conto. 

Vogliamo parlare poi di come hai ingannato Naruto per fargli credere di essere innamorata di lui e non di Sasuke? Hai persino drogato i tuoi stessi compagni, architettando per tuo conto un abile piano per uccidere Sasuke, l’uomo che dici di amare e per la quale sei disposta a patire in eterno le pene dell’inferno!! Non è esattamente un comportamento da devota innamorata 

Sakura non ce la faceva più, era troppo da sopportare; anche se erano passati anni, quei ricordi la tormentavano e sebbene a quel tempo avesse agì secondo coscienza, dovette ammettere che c’era del vero nelle parole del suo ego: non era peggio di tutti i nemici che aveva affrontato nel corso della sua vita. Che cosa di fatto era diventata? 

Hai persino lasciato morire Karin, che si è sacrificata per darti una possibilità che non meriti. Guardati, sei stata nuda per giorni davanti ai suoi occhi e neppure ti ha sfiorato. Ti ha evitato come una lebbrosa. Ma se mi lasci uscire e prendere il tuo posto, a me guarderebbe di certo. Non fallirei nel togliergli la vita, come hai fatto tu! 

Sakura stava per perdere il controllo, il suo piano stava fallendo, come sempre aveva fallito con Sasuke, magari aveva ragione lei; non riuscì a trattenere le lacrime, il suo corpo stava scomparendo mentre quello della sua omonima prendeva forma sempre di più.
Era dunque questo il suo destino?
Forse sarebbe stato più facile lasciarsi andare una volta per tutte, lasciare che fosse “lei” a comandare e vivere al suo posto; così facendo però avrebbe fatto un grave torto a tutti coloro che le volevano bene e che su di lei avevano sempre contato: Naruto non l’aveva mai considerata di fatto una perdente, era il suo migliore amico.
Aveva ancora delle divergenze caratteriali con Ino, ma era sempre la sua migliore amica. Tutti lo erano e avrebbe dato l’anima per loro.
Anche a Sasuke, se lui glielo avesse chiesto; era una fallita per quanto riguardava il suo amore per lui, ma almeno era un amore sincero. 

[Sakura…] 

Udì il suo nome come un eco lontano, una piccola luce infondo al tunnel oscuro che la stava inghiottendo; non vedeva più la sua mano, ma sentiva che stringeva qualcosa di tagliente e solo in quel momento rammentò che cosa fosse.
Alzò lo sguardo verso il suo ego e da quegli occhi ella capì che aveva di nuovo la forza per sconfiggere i suoi incubi; Sasuke, la sua più grande debolezza, il suo sogno irraggiungibile, avrebbe lottato per tenersi stretta quella piccola parte di sé che gli era così cara e familiare, l’unica che facesse parte del suo mondo, l’unica che la facesse sentire ancora parte del mondo reale.

[Sasuke…] 

La luce diventava sempre più forte, il corpo dell’ego stava scomparendo, mentre quello di Sakura riprendeva la sua originaria forma.
L’ego cercò di respingerla, di lottare per restare attaccato a Sakura, ma lei ormai aveva trovato la chiave per respingerla. 

Se dovrò cadere, allora, lo farò combattendo per ciò in cui credo ora… la libertà di essere me stessa! Non sono una persona perfetta, ma questo lo sai già. Ma io sono reale, sono reali i miei sentimenti, anche se avrò il cuore spezzato centinaia di volte, io rimarrò fedele ai miei principi. Perché io sono io. Sono Sakura Haruno. Nessuno potrà mai cambiare ciò che sono. 

Con un grido soffocato, il suo ego scomparve in una nuvola di polvere, mentre la luce tornava a brillare nella sua oscurità. 

Si risvegliò di soprassalto, uscendo dall’acqua tossendo e spuntando per essere stata immersa a lungo in apnea; rimase a sedere cercando di respirare, come se si fosse appena risvegliata da un incubo, di fianco a lei qualcuno le massaggiava la schiena per aiutarla a riprendersi: quel qualcuno era Sasuke, era appena rientrato nella stanza quando vide la porta del bagno leggermente aperta e chiamò Sakura svariate volte senza avere risposta. Quando poi la vide svenuta, completamente sotto l’acqua temette il peggio. 

Accedenti a te, che stavi cercando di fare? Volevi forse suicidarti? 

No…dovevo… fare una cosa… 

Ho vissuto a contatto con Kabuto ed Orochimaru per anni, vuoi che non conosca la pratica che stavi adoperando? La prigionia ti ha fatto partire il cervello! 

Prese uno asciugamano e glielo mise sulle spalle, quella situazione si stava facendo per lui sempre più complicata; non negò a se stesso di aver provato paura in quel momento, allo stesso tempo sentì il corpo pervadere di desiderio, ogni istante che passava vicino a lei.
Non era semplice fare finta di non vederla, specialmente senza vestiti, ma nonostante tutto ci teneva a rispettarla.
La aiutò ad uscire dalla vasca e la fece sedere sul letto, le tolse il coltello dalla mano e prese un altro asciugamano per tamponarle la ferita; qualunque cosa fosse, qualunque demone cercasse di affrontare, era il momento di chiarire alcune cose lasciate in sospeso.
Gli era chiaro che la causa di tutto il male a Sakura, era lui. 

Perché mi vuoi aiutare se ti faccio così pena? 

La domanda di Sakura lo spiazzò, non era esattamente il genere di domanda a cui avrebbe voluto rispondere, ma da qualche parte doveva iniziare. 

Perché, anche se ti sembrerà assurdo, a mio modo ci tengo a te, come ci tiene Naruto… non esattamente nella stessa misura credo. 

Lo stai facendo per Naruto, allora? La cosa non mi sorprende affatto, tra noi è sempre stato così… 

Dovresti ascoltare la mia versione, prima di trarre conclusioni affrettate. 

E quale sarebbe? 

Sasuke prese qualche secondo per cercare le parole adatte, non era mai stato bravo in quel genere di cose, ma forse era l’argomento a spaventarlo di più. 

Lo sai che ho usato lo Sharingan Ipnotico su di te, dovevamo capire che cosa ti era successo, ma quando parlai a Naruto di ciò che ho visto nei tuoi ricordi, non gli ho detto tutto. Ho tenuto per me ciò che i tuoi ricordi hanno in verità rivelato suoi tuoi sentimenti per me. Non che sia una novità, ma fin dal primo bicchiere di sakè e persino nella cella dove ti avevano rinchiusa, la tua voce che parlava nel buio verso il nulla, ogni volta sussurravi il mio nome. Non mi è facile restarti vicino sapendo che la causa di tutto il tuo male in realtà sono io. Non era esattamente ciò che mi sarei aspettato… 

Sakura ascoltò in silenzio, senza proferire parola, provando un certo imbarazzo per il fatto che proprio lui aveva avuto accesso alla sua parte più intima, ma allo stesso tempo era grata per quella piccola confessione; non glielo aveva mai negato, ma adesso che lui sapeva poteva comprendere che mai il suo amore era stato più vero e sincero, fino all’ultimo, quando hanno cercato di portarglielo via.
Sasuke proseguì. 

Ho visto l’uomo nell’ombra, ho visto le ore che hai trascorso in quella prigione, ho visto quello che facevano ed ho visto in che modo sei riuscita a scappare e… ho visto chi ti ha aiutato. Tutte queste informazioni sono importanti per me, non solo per prendere il responsabile, ma anche perché ora so quanta forza questo sentimento che da sempre provi per me ti ha aiutata a sopravvivere. E’ un insegnamento che vale la pena apprendere. Non  voglio farti promesse Sakura; non so se sarò in grado di essere l’uomo che tu vorresti, ma se sei disposta ad aiutarmi, ci posso provare. 

Una lacrima scese sulla guancia di Sakura, di certo non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione simile, non in quel frangente; per anni aveva sperato che lui si avvicinasse almeno un poco a lei ed ora il suo sogno si stava avverando, non esattamente come se lo era immaginato da ragazzina ma si sarebbe accontentata più che volentieri.
Fu per istinto che gli prese il volto tra le mani porgendo le sue labbra sulle sue in un casto bacio che valeva più di mille parole.
Si distaccò lievemente, solo per pronunciare una sola parola. 

Grazie. 

Lui glielo aveva detto diverse volte in passato, ora era il suo turno dimostrare la sua riconoscenza; entrambi non furono in grado di stabilire come si ritrovarono sdraiati sul letto a baciarsi e ad abbracciarsi appassionatamente, ma nulla contava se non quello che provavano l’una per l’altra. Nemmeno la notte. 

Quando si risvegliò al mattino, Sasuke tastò lo spazio nel letto di fianco a lui e con stupore si accorse che era vuoto; si guardò intorno alla stanza con nervosismo, non vedendola da nessuna parte, ma subito dopo la vide uscire dal bagno fresca e riposata ed si riadagiò sul cuscino con un sospiro di sollievo. 

Stai forse cercando di uccidermi, per la seconda volta? 

Le disse in tono ironico, ma lei si limitò a sorridergli e si rimise di fianco a lui con niente indosso; non era più necessario provare vergogna a mostrarsi a lui come mamma l’aveva fatta. 

Non ho ancora avuto occasione di chiederti scusa per quella volta… 

Non starti ad angustiare troppo Sakura, ormai è acqua passata. 

Non lo è stato per me. Ieri, diciamo, ho dovuto chiudere i conti con alcuni fantasmi nella mia mente. 

Lo so già. Finiscila di scusarti, mi farai addormentare. 

Sakura gli prese la mano, giocando con le sue dita e tenendola ben stretta come se tra loro fosse sempre stata una cosa naturale; c’era ancora da risolvere una piccola questione e forse quello era il momento giusto per affrontarlo. 

Sasuke, posso farti una domanda? Quando hai usato lo Sharingan Ipnotico, hai visto il capo di questo villaggio, l’uomo nell’ombra… 

Se vuoi sapere se ho visto il suo volto, la risposta è no. Ciò che ho visto erano i tuoi ricordi, come non sei riuscita a vederlo tu, non sono stato in grado di vederlo nemmeno io. Però ho udito la sua voce e posso dirti che mi era familiare, ma non so esattamente chi sia, di sicuro qualcuno con grandi conoscenze mediche ed informazioni dettagliate su tutti i villaggi ninja, in particolare sulle migliori donne combattenti. Incluso te. 

Sakura riflettè attentamente su quelle parole, tutto aveva un senso ma se effettivamente era così, c’era solo una persona che poteva corrispondere a un tale profilo; quella persona però era scomparsa da tempo, non poteva essere lui. 

Pensi possa essere Orochimaru? 

Ne dubito, ha lasciato Konoha dopo la guerra e so che se la sta spassando da qualche parte nel Paese della Pioggia. L’ho anche incontrato una volta durante il mio viaggio. Sono certo che non si tratta di lui, ma qualcuno di molto più subdolo 

Nella mente di Sakura iniziò a formarsi un nome ed il sospetto crebbe ancora di più; se non era Orochimaru, era però qualcuno che in passato era stato molto vicino a lui, qualcuno che era scampato alla morte e che era ritornato ancora più spietato. 

Sasuke, e se fosse… 

Sakura non ebbe il tempo di finire la frase che bussarono alla porta della camera; la padrona di casa li stava chiamando perché qualcuno all’ingresso chiedeva di loro, un giovane ragazzo biondo, stando alla descrizione che ne fece.
Dovettero abbandonare la comodità del letto e vestirsi in tutta fretta, quando scesero nell’atrio principale della casa Naruto era appoggiato sullo stipite della porta a braccia conserte con un’aria che era un misto tra lo scocciato e il divertito.

Ma che belli amici che siete, io fuori all’addiaccio mentre voi vi godete la comodità di una camera. 

Tempismo perfetto dobe, hai finalmente ricevuto il messaggio dal mio clone 

Giusto in tempo, ho dovuto seminare non so quanti uomini armati prima di incontrare Gaara al confine tra il Paese del Vento e il Paese dei Fiumi. Ha ricevuto un messaggio da Konoha ed è subito partito per darci manforte. Attaccherà la Fortezza insieme a noi per porre fine una volta per tutte ai piani diabolici del nostro fantomatico MisterX 

Dove si trova adesso l’esercito del Kazekage? 

A pochi chilometri dal Villaggio della Notte. Dobbiamo andare al punto di incontro anche noi, tra non molto dovrebbero arrivare anche i rinforzi dal Villaggio della Foglia. 

Bene allora andiamo. Tu Sakura rimarrai qui, è molto meglio se rimani nascosta ancora per un po’ 

Cosa? Sasuke mi stai prendendo in giro? Sono l’unica qui che conosce la Fortezza, perché mi ci hanno rinchiusa e posso sicuramente dare un mano. 

Proprio per questo voglio che ti fidi di me e che lasci fare a noi questa volta. Sei stata troppo coinvolta in questa storia e anche se so quanto sei forte, preferisco saperti al sicuro che perderti 

Sakura acconsentì a malincuore, avrebbe preferito stare al fianco di Sasuke e Naruto in quella battaglia, ancora non gli aveva detto che aveva capito la vera identità del misterioso capo e sperò che lo avesse capito anche lui. Fece un cenno di assenso e gli diede un fugace bacio di addio prima di vederlo uscire dalla porta della casa, fu allora che vide uno strano sorriso sul volto di Naruto. 

Mi dispiace Naruto, per averti lasciato fuori… 

Tranquilla Sakura, non mi sono realmente offeso, semmai ti sia venuto il dubbio. Sono contento che vi siate messi insieme. Era quello che volevi no? Magari ce la sbrighiamo in fretta così ce ne torniamo a casa a festeggiare. Offro io!” 

Si certo e con quali soldi, sei sempre al verde. Ah già dimenticavo, sei sposato ad una Hyuuga, i forzieri di famiglia pagheranno il conto. 

Ehi così mi spezzi il cuore, mi consideri un tale approfittatore? 

Sakura rise di gusto, era un piacere ritornare a scherzare con Naruto e dopo averlo salutato sparì anche lui dietro a Sasuke, nella flebile luce del mattino, l’unica luce che potevano vantare almeno per qualche ora.
L’idea di rimanere chiusa in quella casa senza fare niente non le andava a genio, anche se aveva accettato la richiesta di Sasuke, di fatto non gli aveva promesso nulla; conosceva bene il proprio carattere, recuperò dalla stanza quel poco che aveva e il coltello che aveva preso dalla cucina il giorno prima.
Si accorse in quel momento che non aveva più gli occhiali di Karin, si mise a cercarli ovunque nella stanza, ma non erano lì, probabilmente li aveva persi nella palude o nella grotta fuori dal Villaggio. Non aveva tempo per andare a cercarli adesso, doveva prima chiudere quella storia una volta per tutte ma questa volta non era da sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Cap.11 - Tempo ***


cap.11

[Nota dell’Autrice: finalmente sono riuscita ad aggiornare. Ci ho messo un po’ ma sono stata ultra impegnata e questo capitolo è stato scritto a singhiozzo.
Per farmi perdonare vi informo che c’è stato un cambio di programma; questo non è l’ultimo capitolo, ce ne sarà bensì un altro, che dovrebbe poi essere quello definitivo. Non sarà molto lungo, voglio tenermi i dettagli cruenti per il gran finale. Piccola precisazione: in questo capitolo viene riportato un brano ed un’arma particolare ispirati ad “1Q84” di Murakami Haruki. Baci baci!]
 

 

Cap.11 Tempo
“Il tempo in sé dovrebbe avere una struttura uniforme ma, una volta consumato, si deforma. Un periodo di tempo può essere terribilmente pesante e lungo, e un altro leggero e breve. E a volte il prima e il dopo si invertono e nei casi peggiori scompaiono del tutto. Forse le persone, regolando il tempo in modo così arbitrario, regolano anche il significato della propria esistenza. In altre parole, contribuendo a plasmarlo, riescono a mantenere, seppure a fatica, la propria sanità mentale.”
[Cit. Murakami Haruki  “1Q84” pag.341]

 

Ci sarebbe voluto ancora un giorno, forse due prima che Sasuke e Naruto incontrassero Gaara e i rinforzi mandati da Kakashi e poi assediare il Villaggio della Notte e la Fortezza della Lacrima.
Sakura era ben decisa a non starsene in disparte con le mani in mano, dal momento che era nascosta, poteva sfruttare a proprio vantaggio quella condizione di anonimato e indagare per il villaggio, soprattutto poteva osservare da vicino il palazzo del capo villaggio e la fortezza, aspettando il momento decisivo, in cui anche i suoi compagni sarebbero arrivati.
Aveva ancora in mente la notte trascorso insieme a Sasuke, le parole dette, i sussurri; osservava il letto di quella piccola stanza e non potè trattenere un lieve rossore ed imbarazzo, ripensando al tempo che era passato agognando quei momenti con tutta se stessa.
Era stato gentile, non si era offeso quando, nella foga della loro passione, lei si era ritratta incerta, non desiderava che la loro prima volta insieme fosse in una spoglia camera in un villaggio terrificante con il fiato del nemico a pochi centimetri dalla porta; lui aveva capito e per quasi tutta la notte restarono abbracciati a baciarsi e ad esplorarsi a vicenda, assorbendo nella memoria ogni singolo dettaglio, in attesa del giusto momento.
Si scosse da quel torpore e si diede da fare come meglio poteva; per iniziare non aveva armi, doveva procurarsi assolutamente un qualsiasi attrezzo, anche rudimentale, per potersi difendere qualora ne avesse avuto bisogno.
Si recò in cucina ed osservò attentamente l’ambiente, aprì alcuni cassetti e trovò altri coltelli come quello che aveva già usato; ne trovò alcuni più piccoli e ne prese un paio, poi guardando sotto il lavandino, trovò una “pietra belga”, di grana fine e acciaino, usato per affilare la lama dei coltelli: li avrebbe resi affilati come rasoi.
Con sua grande sorpresa in una scansia trovò anche un punteruolo rompighiaccio e le venne un’idea; con la pietra belga poteva lavorare il punteruolo in modo da renderlo sottile ed acuminato quanto bastava per essere adoperato agilmente e, colpendo i punti giusti, provocare la morte dell’avversario senza che quest’ultimo se ne accorga.
Con il materiale raccolto tornò nella stanza e chiuse bene la porta a chiave; si prese tutto il tempo che le serviva, iniziò a lavorare all’affilatura dei coltelli e del rompighiaccio, con calma senza fretta, il lavoro doveva essere il più accurato possibile.
La padrona bussò alla porta verso l’ora di cena per offrirle una minestra di tofu e del pane al melone, ma Sakura rifiutò cortesemente; il suo lavoro era più importante del mangiare e doveva dedicarsi attentamente solo a quello: più si concentrava sull’affilatura, più rimandava il sonno che avrebbe portato soltanto incubi.
La scorsa notte ne aveva avuti diversi, nonostante l’effetto del siero per controllare la volontà fosse svanito e la sua mente libera dai suoi demoni; fu costretta ad alzarsi dal letto ed immergersi di nuovo nella vasca colma d’acqua per rilassarsi: Sasuke non l’aveva sentita, dormiva profondamente e solo al mattino, quando lui si svegliò, lei uscì dal bagno senza aver neppure chiuso occhio.
Andò avanti per ore, fermandosi di tanto in tanto solo per rilassare i muscoli e fare qualche esercizio per sgranchire le ossa, poi di nuovo ricominciava fino a quando non fu assolutamente certa che l’affilatura fosse perfetta al millimetro.
Era già l’alba quando alzò gli occhi per scrutare il cielo sopra al villaggio; aveva lavorato senza sosta, ma adesso si sentiva più sicura con quelle armi micidiali nel taschino della gonna.
Sebbene avesse trascorso un’altra notte in bianco, Sakura non si sentiva così esausta per cui si assicurò di essere ben camuffata con mantello, cappuccio e scialle in testa a coprire i capelli rosa per non farsi riconoscere, poi uscì dalla stanza decisa ad indagare il più possibile nel villaggio ed ottenere quante più informazioni riusciva a raccogliere ed infine attendere i suoi compagni all’ingresso del villaggio.
La prima con cui ebbe occasione di parlare, fu proprio la padrona della casa dalla quale aveva avuto una stanza e dei vestiti; la donna le raccontò, con le lacrime agli occhi, che circa due anni prima, il capo del villaggio era morto improvvisamente ed al suo posto il consiglio aveva nominato un uomo sconosciuto, non appartenente al villaggio e che nessuno di fatto aveva mai visto né tanto meno conoscevano il nome; in due anni aveva incrementato l’ economia del villaggio e ristrutturato l’antica fortezza che già da decenni veniva usato come magazzino: doveva essere usato come centro di ricerca medica, ospedale e scuola, invece lo scopo finale fu nettamente diverso. Il laboratorio di ricerca c’era davvero ed anche l’ospedale, ma invece di una scuola venne creato un carcere ed una caserma per addestrare i migliori soldati, “a difesa dell’incolumità dei cittadini” avevano detto. Avevano creato innumerevoli posti di lavoro e molti giovani erano stati assunti all’interno come inservienti, infermieri, tecnici e altro;  cominciarono presto a girare strane voci riguardo a quello che realmente accadeva all’interno della fortezza; ninja stranieri, soprattutto donne iniziarono a sparire ed anche gli stessi cittadini, perlomeno chi era in servizio all’interno, ad un certo punto, non tornarono più a casa, si pensò che fossero venuti a conoscenza di verità scomode ma nessuno ebbe il coraggio di fare nulla.
Persino sua figlia aveva trovato lavoro come aiuto cuoca nelle cucine, ma dopo qualche mese iniziò a raccontare alcuni episodi di quanto realmente stava accadendo dentro al carcere; una sera non rientrò a casa e nemmeno il giorno dopo e quello dopo ancora.
Chiese notizie all’ufficio pubblico al palazzo principale, le dissero che c’era stata un’epidemia tra i detenuti e parte del personale civile era stato infettato e quindi erano tenuti in quarantena dentro alla fortezza, nessuno poteva entrare o uscire. Dopo un mese le restituirono il corpo della figlia in una bara, vittima dell’epidemia dissero, ma lei non ci aveva creduto.
Non potendo contestare direttamente le circostanze di morte stabilite dai medici, aveva continuato la sua vita così come tutti i cittadini del villaggio; Sakura non potè fare altro che ascoltare in silenzio ma era certa di aver udito i pensieri della donna in cui la implorava di aiutarli. In definitiva nemmeno per loro la vita era così rose e fiori. Doveva sbrigarsi, magari riusciva anche a comunicare all’esterno con Sasuke e Naruto, svolgendo il ruolo di informatrice direttamente all’interno e fornendo loro tutte le informazioni utili per attaccare la fortezza e il palazzo principale; il resto del villaggio sarebbero riusciti a lasciarlo intatto, la popolazione non aveva nulla a che fare con i crimini commessi da chi ormai sapeva chi fosse in realtà.
Si camuffò per bene, facendo attenzione a coprirsi bene i capelli e andò in perlustrazione, ci mise tutto il giorno percorrendo ogni strada ogni vicolo a casaccio per evitare anche di farsi scoprire, incontrò persone, ascoltò le loro storie, quando si trovò davanti ai cancelli del palazzo principale questi erano sbarrati e guardie ben equipaggiate presidiavano l’edificio; sapevano che presto sarebbero arrivati i ninja di Konoha e di Suna e quindi il consiglio si era ben barricato dentro le mura del palazzo: il capo però sentiva che non era lì, conoscendolo per come lo conosceva lei, era sicuramente dentro la fortezza e non era poi così scontato che avrebbe usato le gallerie sotterranee per fuggire.
Tenendo l’imponente ed angusta mole del carcere come punto di riferimento si diresse verso di esso, mantenendosi il più possibile nell’ombra; per raggiungerlo meglio però, sarebbe dovuta uscire dalle mura del villaggio tramite una porta secondaria da cui poi si proseguiva nel sentiero verso la collina ove sorgeva la fortezza.
Sakura non poteva rischiare di farsi vedere, si accorse subito di un discreto via vai di guardie e di ninja armati, alcuni di questi gruppi provenivano dalla foresta.
Da quanto era riuscita a capire e a vedere, si stavano preparando per l’attacco imminente: sapevano dunque che Sakura era stata soccorsa perché allora continuare a pattugliare il bosco e le montagne per trovarla?
No, lei non c’entrava più nulla oramai, era soltanto uno stratagemma per sapere in anticipo dove e quando Suna e Konoha avrebbero attaccato.
Sakura decise che per quel giorno poteva bastare, si stava facendo tardi e di Sasuke e Naruto ancora nessuna notizia, forse si stavano ancora organizzando con Gaara e gli altri team di Konoha; rientrare nella stanza non le sembrò una grande idea,il solo pensiero di dover aspettare al chiuso e al buio di quel piccolo ambiente le fece salire la nausea ed un senso di claustrofobia: bel lavoro che avevano fatto in quella fortezza infernale, le ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo prima di farsela passare.
Pensò che era meglio trovare un angolo riparato, presso un vicolo tra i palazzi vicino alle porte principali, ma ad un tratto vide la vecchia signora, proprietaria della casa, non molto distante da lei che stava attraversando la strada in direzione opposta a quella dove si trovava l’abitazione.
Per un momento gli sguardi delle due donne si incrociarono, ma la vecchia lo abbassò subito con una espressione spaurita e intimorita allo stesso tempo; il suo comportamento incuriosì Sakura che per curiosità ed istinto, si incamminò anche lei dietro alla donna e la seguì lungo la strada principale che costeggiava il canale principale.
Uno strano senso di inquietudine avvolse Sakura come una pesante coperta di cemento; i suoi sensi percepivano qualcosa di strano, nella donna, lungo le strade, nelle persone che ancora affollavano i marciapiedi e i ristoranti: ad un tratto la donna si fermò, proprio davanti al cancello principale del Palazzo del Consiglio, altamente sorvegliato, nulla era cambiato da quella mattina.
La donna si guardò intorno e poi proseguì a destra, camminando a passo deciso lungo il perimetro che circondava l’edificio fino ad ingresso secondario libero, senza alcuna sorveglianza; la donna entrò senza voltarsi e Sakura, seppur titubante, la seguì all’interno, oltre una porta di metallo incustodita.
Ogni fibra del suo essere era in agitazione, non era normale lasciare libero un passaggio dove chiunque poteva accedervi; i nervi di Sakura erano talmente tesi che avrebbero potuto spezzarsi in secondo e i suoi sensi in allarme, ma lei continuò a proseguire: doveva andare fino in fondo e, come ipnotizzata, camminò lungo un lungo corridoio fino ad un altro accesso che dava su una grande stanza buia.
Percepì uno strano odore, famigliare che le procurò un brivido gelido lungo la spina dorsale; un odore di malvagità e morte che aveva già sentito e bastò quello per farla girare su se stessa diretta verso l’uscita.
Fu in quell’attimo che le luci si accesero e davanti a lei una guardi armata le sbarrava la strada; d’istinto si voltò per correre attraverso la stanza verso un’altra uscita, o almeno quello era l’intento: non fece che qualche passo, era praticamente circondata da uomini in nero, dal volto coperto ed armati fino ai denti.
Dietro di loro, in fondo alla stanza, la donna osservava la scena a debita distanza; sul suo volto ci fu un vago segno di desolazione e dispiacere per ciò che aveva fatto, poi un’altra porta si aprì ed entrarono altre guardie che scortavano una giovane fanciulla che venne consegnata tra le braccia della donna che, piangendo, abbracciò forte quella ragazza che a sua volta piangendo esclamò il nome della madre.
Era dunque quella la figlia defunta della donna??
Tale fu lo sconcerto e la sorpresa che Sakura si sentì crescere dentro una rabbia mai provata prima; quella donna le aveva mentito, era dunque stata tradita impunemente e non solo, anche Sasuke era sicura della buona fede di quella signora, era così stato tradito anche lui. 

Non è colpa del traditore se la vittima del tradimento non è altro che un ingenuo; il traditore resterà sempre un infame, qualunque siano le ragioni del tradimento! 

Una voce nota si levò nell’ombra, ed alla tenue luce dei neon, Sakura finalmente vide il vero volto dell’infamia. 

Erano giorni che ti tenevo d’occhio, ma la tua curiosità morbosa ha agevolato i miei piani. Non avrai davvero creduto che fossi così stupido da non aver capito il piano di Sasuke di tenerti nascosta proprio dentro al mio Villaggio? 

Lo sai, che un attimo, l’ho creduto davvero… Kabuto! 

A Sakura gli si rivoltava lo stomaco vuoto dal disgusto che provava nel ritrovarsi faccia a faccia con quell’essere nauseabondo; parte del suo volto era trasformato e sembrava più un viscido serpente che un essere umano.
Ciò che era strano però, per Sakura, era come fosse stato possibile per Kabuto liberarsi dalla Tecnica Illusoria di Itachi; lo aveva imparato per caso, quando aiutò Tsunade nel ricomporre il braccio di Sasuke e Naruto alla fine del loro sanguinoso combattimento: in un momento di delirio per effetto dei sedativi e degli anestetici, Sasuke ripercorse quella battaglia in cui Itachi interruppe l’Edo Tensei e sparì definitivamente dopo aver imprigionato Kabuto in una realtà illusoria dove avrebbe ripetuto all’infinito lo scontro tra lui, Sasuke ed Itachi.
Oltre a quello, altri conti non tornavano; magari Kabuto non era uno stupido, eppure Sakura era certa che Sasuke e Naruto l’avevano protetta e tenuta al sicuro senza farsi scoprire.
Dov’era dunque il tranello? 

Ho occhi ed orecchie dovunque inoltre nessuno dei tuoi amici si è accorto del piccolo microchip sottocutaneo che ti era stato impiantato nel tuo braccio sinistro. Ti facevo più intelligente e scaltra Sakura, anche se devo ammettere che la tua mente è molto più forte di quanto mi aspettassi e le tue abilità in questi anni si sono notevolmente perfezionate. Non posso che ritenermi comunque soddisfatto.” 

“Che cosa hai in mente Kabuto? Ormai il cerchio si è già chiuso, il Sesto Hokage e il Kazekage sono già a conoscenza delle tue malefiche macchinazioni, è questione di poco; appena saranno qui, sia Naruto che Sasuke ti ridurranno in cenere e posso assicurarti che io sarò al loro fianco per renderti indietro 100 volte tutto quello che hai fatto a quelle donne in questi anni. 100 volte per ogni donna ninja, ed altri 100 per ogni giorno di tortura.” 

Kabuto sogghignò, le minacce a lui non avevano mai fatto caldo né freddo; in quel momento era lui ad avere Sakura sotto scacco, presto avrebbe consumato la sua vendetta. 

Lo sai mia cara, non vedo l’ora di vederlo. Nel frattempo perché non ci accomodiamo nel mio alloggio personale alla Fortezza della Lacrima. Voglio offrirti… un tè… da amici! 

L’espressione “amici”, pronunciata da Kabuto, aveva per Sakura un sapore più amaro e sporco dell’acqua di uno stagno, si sforzò di mantenere il battito del cuore regolare, ma sapeva che con quell’essere c’era ben poco di cui essere tranquilli.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Cap.12 - Eternità ***


cap.12

[Nota dell’Autrice: eccomi con un nuovo aggiornamento, il caldo mi sfianca le energie e la voglia di scrivere precipita sotto i tacchi, ma voglio assolutamente finire questa fan. Ancora una volta speravo di terminare con questo capitolo ma alla fine mi sono trovata a fare un ulteriore passaggio che spero sia a voi gradito. Baci baci!!] 

 

Cap.12 Eternità
Ripercorrere a ritroso quei angusti corridoi le stava facendo venire la nausea, ancora di più quella finta e pacata gentilezza che Kabuto aveva sempre tenuto, come se fosse lui il più furbo, il più dotato, il più scaltro farabutto che sa sempre cavarsela in ogni situazione.
Dagli un pennello in mano e ti disegnerà se stesso a sua immagine e somiglianza sul soffitto di un tempio in tutta la sua ampiezza, ma la domanda che ancora frullava in testa a Sakura mentre veniva scortata dagli uomini in nero preceduti dal loro, così detto, “capo”, era come avesse fatto a liberarsi dal jutsu di Itachi.
Sebbene Kabuto fosse un uomo di talento, non era sicuramente all’altezza del fratello maggiore di Sasuke; trattenne il più possibile i coniati di vomito che le salivano dallo stomaco, adesso era più che mai decisa ad andare fino in fondo e dare un senso a quella macabra vicenda.
Di una cosa era sicura, non si sarebbe mai lasciata andare ai suoi inganni una seconda volta, era pronta ad affrontare tutto il suo esercito anche da sola se fosse stato necessario, non avrebbe avuto paura…
Ma era proprio su questo che lui contava, la sua paura di perdere totalmente il controllo delle sue facoltà mentali e fisiche e di essere alla mercè di chiunque si fosse trovato insieme a lei nella medesima stanza.
Giunsero alle stanze personali di Kabuto dentro la Fortezza della Lacrima e Sakura venne fatta accomodare su una poltroncina appositamente posizionata al centro della stanza di fronte ad un’altra poltrona ed in mezzo un piccolo tavolino dove venne fatto servire un vassoio di tè fumante; i sensi di Sakura percepirono immediatamente che il liquido ambrato aveva qualcosa che non andava, senza neppure prendere in mano la tazza annusò l’aria concentrata di un odore diverso dal comunissimo tè.
Non si avvicinò nemmeno per prendere n mano la tazza, rimase ferma al suo posto con lo sguardo fisso su di lui.
Ora erano seduti l’una di fronte all’altro, aspettando che l’inserviente e le guardie uscissero dalla stanza; rimasero accanto alla porta soltanto due uomini in nero, sicuramente Kabuto preferì assicurarsi che Sakura fosse costantemente sotto torchio.
Ma a lei non interessava quante persone sarebbero rimaste in quella stanza, nel giro di breve tempo nessuno di loro avrebbe più respirato l’aria della notte incombente; lei era concentrata su una sola persona, lo sguardo scuro per la rabbia e la determinazione nel vincere la sua più ardua battaglia contro un nemico che non aveva niente di più di tutti quelli che aveva affrontato in passato; soltanto un misero lombrico strisciante.

Se Kabuto si aspettava di trovare in lei il terrore, l’angoscia e la disperazione nell’essere di nuovo nelle sue mani, lei gli avrebbe mostrato quanto errate fossero le sue supposizioni; lo avrebbe ammazzato alla fine di questo ne era sicura… non vi erano alternative, doveva soltanto guadagnare ancora un po’ di tempo fino al ritorno di Sasuke.

Sai da bambino credevo davvero che un giorno sarei diventato un grande ninja medico… un eroe che avrebbe salvato molte persone… E’ grottesco quanto il tempo e l’esperienza abbiano cambiato il mio concetto di eroe; semmai ora come ora mi potrei definire un eroe riluttante, non sono e non faccio esattamente ciò che la gente comune si aspetterebbe.

Sakura prestò attenzione ad ogni singola parola, anche se in un primo istante non le fu ben chiaro lo scopo di quella dichiarazione buttata lì di getto di punto in bianco; forse era soltanto il suo tiepido tentativo di instaurare una pacifica conversazione.
Le tornò in mente che, con lei, Kabuto non era mai stato di fatto sgarbato o aggressivo, ma era certa che non l’avesse mai considerata al di là una ragazzina ingenua ed inetta. Allora perché si era disturbato a sequestrarla e a torturarla per i suoi subdoli scopi?
Era abbastanza evidente che il suo obiettivo principale era ancora una volta Sasuke; eppure non capiva come potesse essere così certo che tramite lei avrebbe raggiunto i suoi scopi. Era necessario un chiarimento. 

La tue seghe mentali non mi interessano nemmeno un po’ , Kabuto. Piuttosto sono curiosa di sapere come sei uscito dal jutsu di Itachi? Considerato che era un avversario al di fuori della tua portata, ci tengo davvero a conoscere il trucco che hai usato per eludere la sua tecnica illusoria definitiva. 

Ottima osservazione, ma la risposta dovresti già conoscerla da sola. Però se ci tieni così tanto che sia io ad illuminarti, bene allora, diciamo che scomparendo colui che l’ha applicata ad un certo punto la tecnica illusoria ha cominciato a perdere la sua efficacia da sola. Avevo conservato abbastanza chakra da rompere il muro ed uscirne, ma sfortunatamente per me lo sforzo mi ha reso debole e mezzo cieco. Ho un difetto visivo per cui non posso stare a contatto diretto con la luce. Ti ritieni soddisfatta? 

Abbastanza. Ora spiegami esattamente quali sono le tue reali intenzioni. Cosa vuoi fare con me di preciso, a parte essere la tua squallida cavia da esperimento? 

Come sei pungente. Non la prenderei così tanto sul piano personale. 

Ah davvero? E come la dovrei prendere secondo te? Non mi hai certo invitato a fare una passeggiata nel parco. 

Troppo sdolcinato ed avresti rifiutato se lo avessi fatto in circostanze completamente diverse. La verità è che quando la morte, la guerra e la violenza ti corrompono la vita, il tuo modo di pensare cambia e cresce dentro di te un solo ed unico credo: importi sugli altri e schiacciarli prima che loro facciano lo stesso con te. 

Strano, eppure almeno una volta ti hanno seppellito!” 

“Non sarebbero capaci di uccidere nemmeno se dipendesse dalla loro vita o da quella delle persone che amano; perché non uccidere e basta senza stare tanto a girarci intorno!?
Io lo faccio perché mi piace, perché lo trovo appagante e se questo significa essere al di sopra dell’essere umano sono lieto di non essere più quel tipo d’umano che certe persone avevano già stabilito che fossi.
Mi trovi sadico? Pazzo, magari?
Almeno io so di essere qualcosa, tu invece che cosa sei, Sakura? Sempre dietro a rincorrere i tuoi compagni restando un passo indietro rispetto a loro. Eppure in te c’è molto di più di ciò che appare… e non è che quel che appare sia poco…
 

Sakuro sapeva che Kabuto non era del tutto sano di mente, adesso però ebbe la certezza che si era completamente fumato il cervello; nonostante tutto però un pochino lo ammirava, almeno era fermamente legato alle sue convinzioni e nessuno lo avrebbe desistito nei suoi propositi. Un po’ come lei e Naruto, erano decisamente simili a Kabuto da un certo punto di vista.
Ma nella realtà erano totalmente diversi e tra non molto avrebbe detto addio alla sua vita definitivamente.
 

Accidenti che schifo! Ma come cavolo ha fatto Sakura a scappare per questi tunnel nauseabondi! 

Naruto non fece altro che lamentarsi per il puzzo tremendo delle fognature da dove sapevano che era passata Sakura quando era fuggita dalla Fortezza della Lacrima; Sasuke lo aveva visto quando aveva usato lo sharingan ipnotico su di lei ed era normale che quelle fossero l’unico ingresso in entrata e in uscita abbastanza sicuro ed anonimo per sferrare il loro attacco a sorpresa.
Quando si erano incontrati con Gaara ai margini della foresta che separava il Villaggio della Notte dalle montagne a ridosso del fiume, Sasuke aveva illustrato nei dettagli tutto quello che riguardava il Villaggio e la Fortezza; un piano semplice e ben congeniato, ormai sapevano che la mente criminale a cui stavano dando la caccia era Kabuto per cui bisognava agire con più astuzia e soprattutto al contrario di quello che lui si sarebbe aspettato.
Gaara, insieme a Shino, Shikamaru e metà dei ninja di Suna, si sarebbero introdotti nel villaggio rendendo inoffensivo qualsiasi nemico che avrebbero incontrato fino al Palazzo Consigliare; una volta avrebbero fatto irruzione e tratto in arresto i membri anziani del consiglio e i comandanti dell’esercito operativo. Sasuke, Naruto, Kiba, Sai e gli altri ninja di Suna, avrebbero dato scacco matto alla Fortezza attraversando l’intricato sistema di tunnel sotterranei il cui unico accesso era dalla scogliera a ridosso del mare; alcuni di loro si sparsero per i tunnel piazzando bombe e sigilli incendiari, al momento opportuno avrebbero fatto esplodere il terreno del cortile interno e sarebbero usciti allo scoperto dai tombini vicino alle mura.
C’era una vigilanza serrata, questo era il chiaro segno che li stavano aspettando ma non davano certo ad intendere il come e il quando e soprattutto da dove.
L’idea essenziale era quello di provocare un gran casino e riprendere Kabuto, possibilmente vivo; in realtà Sasuke aveva ben altro in mente, questa volta lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Arrivarono all’imbocco del tunnel all’interno del cortile, lo stesso dove era passata Sakura, sembrava piuttosto tranquillo ed attesero la comunicazione tramite ricetrasmittenti, che anche gli altri fossero alle loro rispettive posizioni per iniziare l’attacco definitivo; trascorsero approssimativamente 5 minuti quando ad un tratto un boato fece tremare tutto il sottosuolo e non si trattava dell’esplosione che avevano programmato. Si guardarono intorno avvolti dalla polvere a dalla melma ma niente era ciò che sembrava, nessuno aveva acceso la miccia in anticipo, il colpo proveniva dall’esterno e quando Sasuke sbirciò fuori dall’imbocco vide lo stabile centrale della fortezza ridotto in macerie e a quel punto vide con i suoi occhi la ragione per cui tutto stava andando a rotoli.
 

Sakura era ancora in attesa della risposta alla sua domanda, sulle reali intenzioni di Kabuto e sul motivo per cui aveva scelto proprio lei.
Egli abbozzò un sorriso distorto, era ovvio che il suo obiettivo principale era vendicarsi di Sasuke ed usare lei come esca andava oltre la semplice vendetta e Sakura se ne stava rendendo conto. 

Un figlio assicura l’eternità e la prosecuzione del tuo codice genetico; in principio era soltanto un mezzo per creare un esercito di ninja con doti ed abilità al di sopra dell’immaginario e realizzare per conto mio uno stato ninja in grado di reggere il confronto con Suna e Konoha. Un degno rivale sul piano politico, sociale ed economico… ad un certo punto però questo non mi è bastato e mi sono reso conto che avrei potuto raggiungere obiettivi più alti ottenendo così allo stesso tempo la mia vendetta verso Sasuke. 

Volevi che mettessi al mondo un figlio tuo solo per darti una soddisfazione verso Sasuke? Che assurdità, lui non mi ha mai considerata niente di più che una seccatura, pensavi davvero che gli avresti fatto torto in questo modo? 

Bhè direi che ha funzionato piuttosto bene finora, o mi sbaglio? 

Il riferimento era chiaramente inteso all’intervento di Sasuke e Naruto nel farla evadere dalla fortezza ed alle manovre dell’Uchiha per tenerla nascosta ed al sicuro dai ninja di Kabuto.
Per un qualche oscuro motivo lui era pienamente sicuro che Sasuke provasse dei sentimenti forti per la rosa, ma che aveva sempre represso per i suoi propositi di vendetta verso il fratello prima e poi verso Konoha e l’intero mondo ninja. 

Avrai anche indovinato sul conto di Sasuke, ma credimi che su di me hai proprio sbagliato su tutta la linea. Mai e poi mai farò da incubatrice umana per i tuoi figli. Qualunque cosa tu possa fare, io lotterò fino all’eternità se necessario, non mi toccherai mai con un dito perché te lo strapperei prima ancora che tu possa avvicinarti a me 

Questa è la ragione per cui i miei esperimenti includevano l’annullamento della volontà umana. Tranquilla, non ti ho sottovalutato nemmeno per un secondo, al contrario ero entusiasta all’idea che fossi proprio tu la prescelta. Nessun coinvolgimento emotivo o fisico, ma soltanto genetica… e avrei continuato ad esistere per l’eternità 

Adesso Sakura si rese veramente conto del pozzo senza fondo della mente folle di Kabuto; piuttosto si sarebbe uccisa ed avrebbe incenerito il suo stesso corpo che lasciarlo in mano a quell’essere disgustoso… ed avrebbe portato con sé anche lui. 

Quasi dimenticavo, preferisci latte o limone nel tuo tè? 

Kabuto si piegò in avanti sul tavolino ed armeggiò con le porcellane ma lei rimase ferma al suo posto in attesa di quel preciso istante in cui si sarebbe trovato alla sua portata; concentrò tutta la sua energia in un solo ed unico colpo, non doveva esitare né tanto meno lasciare spazio a lui o ai suoi uomini, non doveva permette che la fermassero o tentassero di reagire.
Si alzò in piedi di scatto e prima ancora che Kabuto potesse rendersene conto, Sakuro sprigionò tutta la forza di cui era capace nel sua tecnica più infallibile, appresa da Tsunade e migliorata con il passare degli anni.
Era come osservare una scena video al rallentatore; il tavolino e il vassoio con l’intero set da tè andò in frantumi e poi ancora più giù fino al pavimento ed una voragine si estese fino al piano sottostante e fino alle mura che si sbriciolarono come se fossero fatte di pasta frolla; uno dopo l’altro i pezzi caddero uno dietro l’altro sprofondando sempre di più verso il vuoto.
Un boato seguì la violenta esplosione che fece tremare la terra, cose e persone vennero risucchiate in un vortice di polvere, terra e pietre; a quel punto il segnale fu chiaro e i ninja di Suna e Konoha lasciarono i tunnel risalendo in superficie approfittando del trambusto generale e del fumo di polvere che avvolse l’intera area.
Kabuto e Sakura riemersero dalle macerie arrancando tra la montagna di calcinacci, travi e cavi elettrici; Sakura intravide tra la polvere movimenti di persone che correvano in ogni direzione, si udirono dei combattimenti sia dentro che fuori le mura della Fortezza, gli alleati erano giunti appena in tempo ma non era ancora giunto il momento di gridare vittoria.
Si stava guardando intorno in cerca del suo nemico, sapeva che Kabuto era ancora lì intorno vivo e vegeto; percepì qualcosa alle sue spalle ma quando fece per voltarsi un destro ben assestato la fece sbalzare a terra.
Kabuto incombeva su di lei ed era indubbiamente furioso, in mano teneva una siringa che poteva significare soltanto due cose: morte o sottomissione.
Dalla tasta del suo abito afferrò il coltello da cucina e si rimise in piedi pronta a difendersi, ma ecco nella nube di polvere e nell’oscurità comparve una persona a lei familiare che si frappose tra lei e Kabuto.
L’ex braccio destro di Orochimaru, ovviamente, non fu molto contento, l’espressione del suo volto parlava da sola.

Brava Sakura! Ora non ti dispiacerà se sarò io a concludere. 

NO! Non mi farò battere ancora una volta da un Uchiha. Non mi avrai mai vivo e non avrai nemmeno lei! 

Ottimo! Non era nei miei piani lasciarti respirare ancora a lungo!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Cap.13 - Silenzio ***


cap.13

[Nota dell’Autrice: eccomi finalmente dopo tanto penare siamo giunti alla conclusione di questa avventura. In principio ero un po’ incerta sul risultato ma il numero di quanti hanno letto, inserito nei preferiti o anche solo nelle seguite e le recensioni ricevute mi hanno dato tutto sommato una bella soddisfazione. Non mi reputo in alcun modo il Wilbur Smith del momento ma nel mio piccolo sono contenta che a tutti voi, recensori e visitatori, sia una pochino piaciuta. Baci baci!!
Un grosso abbraccio ed un grazie in particolare vanno a “manga”, “marylwatase”, “kry333”, “zonami84”, “mewmewdrake03”, i miei recensori più affezionati.]
 

 

Cap.13 Silenzio
Alla fine arrivò, come un’onda impetuosa e violenta, senza preavviso e senza strascico ricoprì tutto con il suo pesante mantello, persino il tempo sembrava essersi fermato, nessun respiro e nessun movimento. Solo il buio e quella sensazione sgradevole di essere l’unica persona rimasta sulla terra. Ciò che resta è soltanto immateriale, immobile… ma soprattutto silenzioso. 

Sakura rimase in disparte immobile, osservando i due uomini ora l’uno di fronte all’altro; Kabuto era scaltro ed intelligente molto più di Sasuke ma il tempo e l’esperienza avrebbero certo giocato a favore dell’Uchiha.
Ad un certo punto Sakura percepì dei rumori dietro di sé, quando si voltò per affrontare ciò che secondo lei poteva trattarsi di un ninja nemico, una mano fulminea le afferrò il braccio ed un bruciore simile ad una puntura la pervase e l’immagine di Kabuto sogghignante fu l’ultima immagine prima che il mondo intorno a lei diventasse confuso e surreale.
Sasuke si girò appena e sgranò gli occhi scorgendo la copia di Kabuto con la siringa in mano inserita nel braccio di Sakura; nessuno si era accorto della copia e Kabuto ebbe modo di colpire per primo approfittando della distrazione: era quasi riuscito a colpirlo ma Sasuke riuscì a schivare il colpo all’ultimo secondo scostandosi di lato con un’abile mossa.
Kabuto si sbilanciò in avanti e Sasuke  colse l’occasione e contrattaccò, gettandosi contro a Kabuto colpendolo in pieno sullo stomaco con un gancio ben assestato e lo colpì in pieno; Kabuto si accasciò a terra, il fiato mozzato per il colpo ricevuto ma ancora non intendeva demordere e mostrò subito la sua mossa successiva.
Peccato però che Sasuke fu molto più veloce e gli fu subito addosso, spingendolo a terra rotolarono insieme sul terreno polveroso strattonandosi a vicenda furiosamente fino a che Kabuto riuscì a colpire Sasuke con due gomitate al collo e al petto. Il giovane rotolò su se stesso di lato e poi si mise a carponi cercando di respirare tra un colpo di tosse e l’altro; nonostante tutto Kabuto conservava ancora una certa dose di forza fisica.
Kabuto dal canto suo impugnò un pugnale ben affilato e si diresse verso Sasuke guardandolo con occhi di ghiaccio; l’Uchiha si voltò appena in tempo per vedere Kabuto fendere l’aria con il coltello nella sua direzione, in un mortale affondo: il giovane si lanciò verso di lui prima ancora che potesse infierire ed intercettò il colpo con il braccio destro mentre con il sinistro colpì in pieno il petto di Kabuto con il suo micidiale Chidori, scaraventandolo nuovamente a terra per diversi metri per effetto della poderosa scarica elettrica.

Kabuto non fu in grado di riprendersi immediatamente, emise un urlo straziato mentre tentava di rimettersi in piedi, aveva una bruciatura su tutto il petto, la pelle gli ricadeva a brandelli insieme a strisce di stoffa della camicia; cercò di curarsi alla bene meglio, ma il suo chakra si era notevolmente indebolito per effetto della tecnica  illusoria di Itachi, quel poco che aveva non poteva sprecarlo.
La figura di Sasuke incombeva su di lui e Kabuto si rese conto che, per quanti sforzi facesse, per lui quel giorno sarebbe stato l’ultimo, ma era intenzionato comunque a prendersi la sua vendetta e lo avrebbe fatto tramite Sakura. 

Dimmi la verità ragazzo, che cosa puoi mai trovare di interessante in una come Sakura? Non è che sia poi un gran bellezza anche se ammetto che ha un certo stile nel combattere 

Chiese Kabuto sogghignando e tossendo terribilmente per il colpo appena subito; Sasuke non rispose, rimase ad osservarlo per diversi minuti, Kabuto si stava innervosendo, sapeva che avrebbe perso lo scontro fisico e tattico contro Sasuke ma era certo che comunque avrebbe vinto sul fronte opposto, il lato emotivo e sentimentale. 

Allora?? Cos’è non merito nemmeno una risposta?? Non sono cero meno patetico di quanto non lo sia tu! 

Fu in quel momento, le labbra di Sasuke si inclinarono in un sorriso sghembo e compiaciuto, fu troppo tardi per Kabuto rendersi conto che, in quel preciso istante, il suo cuore cessò di battere colto da un infarto fulminante.
 

Sakura si ritrovò avvolta in un sogno ma non era così, si accorse fin da subito che ì, ancora una volta, Sasuke era riuscito ad attivare il Rinnegan e la sua tecnica illusoria evitando così che la copia di Kabuto portasse a termine il compito prefissato: la sensazione di bruciore al braccio in realtà non era altro che la pressione dell’ago sulla pelle e quel strano effetto di stordimento altro non era che la tecnica illusoria, creata appunto da Sasuke che si accorse in extremis della presenza della copia.
Fortunatamente, la copia non ebbe modo di completare l’operazione, grazie infatti all’illusione creata apposta da confondere Kabuto facendogli credere di avere in pugno entrambi i ninja di Konha.
Sakura approfittò dell’occasione per reagire prontamente, caricando tutta la sua forza nelle gambe, lanciandosi addosso alla copia come un ariete; si chinò sufficientemente per caricarlo con la spalla destra, sollevandolo da terra di qualche centimetro come un toro imbufalito e scaraventarlo a terra lontano da lei.
Non gli dette il tempo necessario per reagire, Sakura caricò ancora piombandogli addosso con un balzo e arrivando spedita con il suo destro micidiale che colpì il terreno sotto di esso.
La copia si era volatilizzata, ma non appena Sakura alzò lo sguardo sopra di li, vide almeno un dozzina di ninja vestiti di nero che stavano per attaccarla; naturalmente la rosa era perfettamente in grado di gestire centinaia di nemici alla volta ma in quel momento un lampo giallo raggiunse il campo fulmineo al fianco di Sakura.
La kunoichi fu immensamente grata di avere ancora una volta Naruto al suo fianco a guardarle le spalle e a quel punto decise che era il momento di attivare anche lei la sua tecnica più potente; si concentrò e dal sigillo sulla sua fronte il chakra si sprigionò in tutto il corpo rendendola ancora più forte e veloce, questo era chiamato
Byakugō.
Con Naruto ad occuparsi dei nemici da una parta, lei si dedicò a quelli dell’altra, sconfiggendoli uno per uno senza ricevere in cambio nemmeno un graffio; ad un tratto però uno degli avversari di corporatura massiccia e più alto in statura riuscì a parare un colpo di Sakura con una mano e con l’altra la afferrò per il collo e con un decisa pressione delle dita sula trachea minacciava di soffocarla.
Forte della sua massa, l’uomo teneva inchiodata Sakura che  con uno sforzo estremo cercava di respirare e di reagire afferrando il braccio del ninja concentrando tutto il suo chakra su di esso, torcendolo fino a costringere il muscolo sull’osso; non appena sentì il colpo secco della frattura, la stretta dell’uomo sul collo di Sakura si allentò quanto bastava per consentirle colpire il ninja allo sterno con un pugno poderoso che lo scaraventò contro la cinta muraria dall’altro lato del campo.
Sakura cercò di riprendere più fiato possibile dopo quel terribile momento in cui stata per essere soffocata; udì un boato e un suono metallico familiare e fu allora che si voltò e vide Sasuke che aveva appena adoperato il Chidori su Kabuto infierendogli un colpo quasi letale.
La rosa si rese subito conto che la battaglia stava volgendo a favore dell’Uchiha e che ormai era questione di tempo, kabuto non poteva farcela, il suo potere stava svanendo e fu allora che Sakura ebbe una illuminazione; osservando attentamente la scienza, Kabuto si trovava a pochi passi da Sakura, la quale le tornò in mente che aveva ancora un’arma nel taschino della gonna. Infilò la mano nella tasca cercando il contatto solido dell’impugnatura del rompighiaccio che lei stessa aveva affilato accuratamente per ore, trasformandolo in uno stiletto dalla punta acuminata; un’arma letale per chi sapeva come utilizzarla.
Lei era un medico ed aveva le perfette conoscenze per dare definitivamente la morte in maniera rapida, silenziosa ed indolore.
Una cortesia, che avrebbe volentieri risparmiato a Kabuto, dopo tutto quello che aveva fatto, ma aveva giurato a se stessa che avrebbe messo la parola fine con tutte le sue forze e così avrebbe fatto.
Sasuke dal canto suo sogghignò compiaciuto, aveva creato il climax perfetto in modo che Sakura, con movimenti rapidi e silenziosi, si ritrovò alle spalle di Kabuto, il quale nel tentativo di reagire, curando le proprie ferite e facendosi beffe dell’Uchiha, nemmeno si accorse della punta sottile ed affilata che gli trapassò il cervelletto alla base del collo; Sakura sapeva esattamente dove colpire, un colpo preciso e pulito in quel punto specifico e il cuore avrebbe cessato di battere all’istante.
Intorno a loro calò il silenzio, non si udivano più nemmeno i clangori della battaglia che ancora intercorreva tra i ninja di Suna e Konoha contro gli uomini in nero del villaggio della Notte; la nube di polvere si diradò a poco a poco, la fortezza era in fiamme e distrutta in molti punti, c’erano morti e feriti ovunque e tra questi, con sollievo di Sakura, c’era anche Kabuto.
L’ex braccio destro di Orochimaru, giaceva a terra ai piedi della kunoichi con occhi vitrei e privi di vita, esattamente come sperato, l’infarto che colpì Kabuto fu fulminante e perì all’istante.
Sakura era stremata e sentì salire la nausea con violenza, deglutiva a più riprese per ricacciarla indietro e non cedere al vomito, ormai era finita e non intendeva più mostrare le sue debolezze, specialmente di fronte a Sasuke che ancora sorrideva soddisfatto. 

Hai fatto in modo che gli dessi io il colpo di grazia? 

Chiese Sakura con il respiro affannoso di chi aveva appena corso una maratona. 

Lo meritava! E tu ne avevi il diritto! 

Come facevi a saperlo? 

Non sei certo una sprovveduta, il modo lo avresti trovato comunque. E poi la tasca della tua gonna è molto piccola, non era impossibile notare la tua arma speciale. Ora toccherà anche a me stare molto attento a non farti arrabbiare! 

Sakure si mise a ridere con le lacrime agli occhi, ora poteva gioire della libertà conquistata e del suo amore ritrovato.

Trascorsero alcuni mesi, le detenute ancora imprigionate nella Fortezza della Lacrima vennero liberate e portate a Konoha per essere sottoposte a cure specifiche prima di rimandarle a casa nei loro rispettivi villaggi; Sakura chiese a Kakashi di poter essere il capo della squadra medica e scientifica che si sarebbe occupata di loro, essendo una sopravvissuta era l’unica in grado di poterle curare in maniera efficace.
I membri anziani del consiglio che avevano appoggiato Kabuto vennero catturati da Gaara e dai suoi ninja e portati a Suna; furono imprigionati e venne istituito un processo composto da vari giudici dei villaggi di provenienza di ognuna delle ninja sequestrate ed incarcerate nella Fortezza della Lacrima.
Quest’ultima venne rasa al suolo fino alle fondamenta e gli abitanti del villaggio vennero lasciati liberi di vivere le loro vite come meglio credevano;  in linea di massima nessuno di loro aveva colpe per le malefatte di Kabuto e dei suoi consiglieri per cui la vicenda venne archiviata definitivamente.
Sasuke rimase al villaggio per un po’ giusto per vedere Naruto e la sua nuova famiglia; gli venne assegnato un alloggio non molto distante dalla casa di Sakura ed un giorno decise di invitare la ragazza da lui per trascorrere un po’ di tempo insieme prima che lui ripartisse.
Parlarono di molte cose e gli anni trascorsi vennero lasciati alle spalle e ancora una volta Sakura perdonò Sasuke per la sua dissennatezza e per averla ingannata usandola come esca per arrivare a Kabuto.
L’Uchiha le raccontò che, quando Ino l’aveva curata nella grotta, si era accorta della piccola cicatrice che Sakura aveva sul braccio sinistro e con un piccolo intervento aveva estratto il microchip consegnandolo in mano a Sasuke. Quando in seguito lui utilizzò lo Sharingan Ipnotico spulciando nei ricordi di Sakura per scoprire la verità su quanto le era accaduto, capì subito che l’autore di tutto era Kabuto e l’unico modo per riuscire ad arrivare a lui era che continuasse a credere di avere Sakura sotto controllo, per cui aveva nascosto il microchip in una cucitura del vestito che la signora della casa gli aveva prestato per lei.
Lui aveva anche intuito che la donna avrebbe avuto un ruolo chiave e decise di sfruttare al massimo qualsiasi carta che Kabuto aveva nel mazzo rigirando il gioco contro di lui. 

Immagino che tenermi all’oscuro del tuo piano facesse parte del gioco. Sai che non mi piace essere usata come la pedina di una scacchiera. 

Ma nella mia scacchiera, tu sei la Regina che ha dato scacco matto al Re! 

Sakura sorrise, nonostante tutto, la considerazione che ebbe di lei le riempì il cuore di orgoglio.
Rimase sorpresa quando Sasuke, estrasse da una tasca un paio di occhiali rossi, gli occhiali di Karin; li porse a Sakura che li guardò incredula convinta di averli perduti per sempre ed invece erano sempre stati al sicuro nelle mani di Sasuke. Erano perfettamente intatti, le lenti non avevano neppure un graffio. 

E’ giusto che li tenga tu. Probabilmente lei avrebbe voluto così. 

Sasuke non aggiunse altro, si sapeva che non era un sentimentale ma in fondo non era del tutto senza cuore; il corpo di Karin venne recuperato dall’obitorio della Fortezza e portata a Konoha, Sasuke stesso si occupò di darle una degna sepoltura, dopotutto lei aveva dato la sua vita per salvare Sakura e quello era il massimo che poteva fare come segno di gratitudine.
Sakura non fece domande limitandosi ad annuire, non erano necessarie altre parole al riguardo; le uniche furono quelle pronunciate da Sasuke che la informavano che sarebbe dovuto ripartire di nuovo nel giro di pochi giorni e che sarebbe stato via a lungo…  ancora.
Lei si limitò a sospirare, quella era la loro vita ma era pronta ad accettarlo, non avrebbe per questo smesso di amarlo.
Si alzò e gli prese la mano, lo fece alzare e lo condusse nella camera da letto sorridendo maliziosamente.
 

Bene allora sarà meglio che ti aiuti… ad allenarti…

 

 

- Fine -

 

 

 

 



 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3040966