Requiem for a Dream di ExLuna (/viewuser.php?uid=811967)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 - Pioggia ***
Capitolo 2: *** Cap.2 - Tenebra ***
Capitolo 3: *** Cap.3 - Incubo ***
Capitolo 4: *** Cap.4 - Prigione ***
Capitolo 5: *** Cap.5 - Ego ***
Capitolo 6: *** Cap.6 - Piedi Nudi ***
Capitolo 7: *** Cap.7 - Miserabile ***
Capitolo 8: *** Cap.8 - Specchio ***
Capitolo 9: *** Cap.9 - Occhi ***
Capitolo 10: *** Cap.10 - Doppia Faccia ***
Capitolo 11: *** Cap.11 - Tempo ***
Capitolo 12: *** Cap.12 - Eternità ***
Capitolo 13: *** Cap.13 - Silenzio ***
Capitolo 1 *** Cap.1 - Pioggia ***
Cap.1
(Nota
dell’autrice: storia inizialmente scritta e pubblicata anni fa per Final
Fantasy VII, dopo parecchio tempo che non veniva più aggiornata, la cancellai
insieme ad altre storie e al vecchio account. Avevo ancora il file nel computer,
così ho deciso di riprenderla e riadattarla ai personaggi di Naruto. Spero di
riuscire nell’impresa e di portarla avanti fino in fondo al suo lieto fine.
Piccola precisazione; il nome “Villaggio della Notte” è liberamente ispirato
alla saga “Cronache del Mondo Emerso” di Licia Troisi.)
CAP.1 Pioggia
Tutto iniziò una notte fredda e piovosa… ma
sarebbe meglio dire che tutto “terminò” in quella notte fredda e piovosa; lei
era in piedi, immobile, in un vicolo buio, l’acqua gelida che cadeva copiosa le
aveva inzuppato così tanto i vestiti che le si erano praticamente incollati al
corpo, aderendo perfettamente alla sua figura sinuosa, come una seconda pelle
che metteva ancora più in risalto ogni parte delle sue forme toniche… I suoi
occhi vitrei osservavano il vuoto, oltre il fiume d’acqua che scorreva nelle
crepe dell’asfalto, oltre il corpo esanime disteso a terra ai suoi piedi; il
suo respiro era regolare, a tratti soffocato dall’ansia e dalla tristezza…
nessun pensiero e nessuna emozione, solo un vago senso di liberazione. Eppure
non rammentava nulla di come era arrivata fino a quel vicolo, ancora non capiva
come era giunta a quell’ultimo atto estremo; il suo stesso corpo era sdraiato
lì per terra, il suo sguardo osservava se’ stessa e il suo stesso volto, ora
contrito nel freddo abbraccio della morte… aveva appena ucciso se’ stessa ed
era consapevole di aver ucciso anche la sua anima; ad un tratto i suoi occhi si
alzarono lentamente verso il cielo: uno spazio ristretto ed oscuro in cima alle
alte mura dei palazzi che sorgevano intorno al vicolo… quel vicolo dove tutto
ebbe inizio e dove tutto sarebbe finito.
La sveglia suonò rumorosa come tutte le mattine
e Sakura si alzò di buona lena, come ogni mattina, così come ogni mattina
svolgeva il medesimo rituale; doccia, cambio vestiti, colazione, riordino della
casa e poi in strada verso il palazzo dell’Hokage per consultare gli ultimi
rapporti aggiornati delle squadre ninja. Dopodichè l’intera giornata era
dedicata al suo lavoro in ospedale; dopo che Tsunade aveva lasciato la carica
di Kage in favore di Kakashi,
quest’ultimo le aveva affidato la completa direzione dell’Ospedale. Sakura ne
era stata grata, come allieva ed erede
di un ninja leggendario, doveva tutto alla sua maestra e non poteva certo
rifiutare un tale incarico.
Ma nonostante la giornata piena di impegni, non
era ancora riuscita a smettere di pensare a lui, a Sasuke; la sera, prima di
andare a letto, il suo sguardo si perdeva nel vuoto e la sua mente si infittiva
di pensieri ed illusioni sempre più frequenti. A volte le capitava anche
durante il giorno di rimanere imbambolata ad osservare il nulla, mentre il suo
cervello vagava dove più gli pareva; l’unica ad essersene accorta era stata
Ino, una volta dovette persino darle una sberla per farla rinvenire; da allora
la sua amica non perdeva occasione per prenderla in giro e da una lato Sakura
le era grata, almeno lei era l’unica in grado di capirla e che riusciva in un
qualche modo a distrarla e a farla ridere, così non era costretta ad
abbandonarsi tutte le volte ai suoi vaneggiamenti mentali.
Fin da quando lui aveva abbandonato il
villaggio diventando un nukenin, fin da allora aveva sempre pensato a lui, a
come farlo tornare a casa, al suo villaggio e ai suoi amici: sembrava che ci
fossero riusciti alla fine della guerra, ma lui aveva scelto di partire di
nuovo, non si sentiva ancora degno di tornare a far parte del villaggio. E
questo lei lo aveva capito.
Ma negli ultimi tre anni, i suoi pensieri verso
di lui erano diventati ancora più forti e negli ultimi giorni, stavano quasi
assumendo la forma dell’ossessione.
Era così deprimente e squallido, ciò che le
mancava più di tutto non era la sua effettiva presenza, era l’affetto intimo
tra uomo e donna, era l’amore vero, era la condivisione di ogni cosa, pensieri,
baci, abbracci dolci ed appassionati; le si riempiva il cuore ogni volta che ci
pensava, ma era chiaro che non avrebbe mai potuto pretenderlo da lui ed anche
se fosse tornato, se fosse cambiato, non era certa che sarebbe stato
intenzionato ad avvicinarsi a lei… o a qualcun’altra.
Lei avrebbe potuto riprovarci, ma aveva il
terrore di essere nuovamente respinta e di farsi più male di quanto già non se
ne stava facendo, martoriandosi la mente con quelle fantasie inutili e finiva
sempre con l’andare a dormire in compagnia di una tazza di camomilla fumante e
talvolta anche una sana dose di sonnifero.
Il sollievo arrivò solo qualche giorno dopo;
Kakashi, il Sesto Hokage, l’aveva mandata a chiamare nel suo ufficio, lo stesso
che un tempo era stato di Tsunade e di tutti i Kage prima di lei; durante la
ricostruzione era stato progettato e ristrutturato alla vecchia maniera, lo
stesso Consiglio aveva stabilito che tutto, nel villaggio, ritornasse allo
splendore che aveva prima della distruzione da parte di Pain.
Kakashi la salutò cordialmente, come aveva
sempre fatto, come se nulla fosse cambiato, quando era il maestro del Team 7…
il loro maestro.
Eppure Sakura potè scorgere nel suo sguardo una
nota di preoccupazione, e prima ancora che lei potesse ricambiare il saluto, le
pose sul tavolo di fronte a lei due rotoli, in uno era elencato in maniera
dettagliata il piano della sua nuova missione.
“Che
cos’è?” chiese la rosa a Kakashi.
“La tua
prossima missione. E’ da tanto che non vieni impiegata sul campo e preferirei
che continuassi a dedicarti al tuo incarico di dirigente dell’ospedale, ma è
necessario che ti occupi tu di questa missione.”
“E perché
proprio io?”
“Come ben
sai, al confine tra il paese del Fuoco e il paese del Vento c’è il paese dei
Fiumi, un territorio neutrale che fa da cuscinetto tra i due paesi. C’è un
villaggio a sud, chiuso tra le montagne e la costa, un villaggio che oserei
dire “insolito”; dalle informazioni che abbiamo è chiamato Villaggio della
Notte; un villaggio che vanta la luce del sole solo per pochissime ore al
giorno, il suo capo viene eletto ogni 5 anni con regolare elezione popolare e
di recente c’è stato un cambio al vertice e il nuovo leader vuole riformare
l’intera sistema giudiziario, sanitario ed amministrativo prendendo come
riferimento il sistema di Konoha. Non è un villaggio di ninja, non sappiamo
esattamente se questa serie di riforme prevedono anche l’istituzione di un
corpo attivo di ninja, al momento ci è stato espressamente richiesto che tutta
la documentazione che necessitano sia consegnato dal migliore ninja medico
donna del nostro villaggio. Richiesta che ho trovato alquanto bizzarra dato
che, attualmente, sei “tu” il nostro migliore ninja medico... e sei una donna.
Non mi sono sentito di rifiutare la richiesta, ma non avendo molte altre
informazioni riguardo a questo villaggio, voglio che tu ti rechi lì come
ambasciatrice e che con te vengano anche Sai e Choji; Sai adesso è un Anbu e si
occuperà di esplorare il campo raccogliendo tutti i dati possibili per nostro
conto. Choji invece dovrà guardarti le spalle.”
“Il
livello di questa missione non è considerato ad alto rischio. Ritiene davvero
necessario che debba avere delle guardie del corpo a farmi da balia?”
Sakura rispose con un sorriso ironico; aveva
ereditato il sigillo sulla fronte da Tsunade era stata la sua allieva ed era
abbastanza forte da poter affrontare qualunque pericolo. A Konoha era
considerata come nuovo ninja leggendario. Epiteto che non se lo era mai sentito
pienamente adatto a lei, ma aveva sempre sorvolato sull’argomento.
Kakashi però non sembrava del tutto concorde
con lei.
“Preferisco
non mandare allo sbaraglio nessuno dei miei ninja e tu in particolare. Voglio
essere sicuro che tutto proceda per il meglio.”
Per Kakashi, Sakura non era solo la sua
allieva, con il tempo era diventata come una figlia per lui, così come Naruto e
Sasuke erano diventati come dei figli e si sarebbe sempre sentito in obbligo di
guidarli e proteggerli, così come aveva fatto in tutti quegli anni.
“D’accordo
allora. Vado subito a preparare il mio equipaggiamento e raggiungerò Sai e
Choji al punto di incontro”
Sakura tenne con sé il rotolo della missione e
l’altro rotolo sigillato, quello da consegnare al capo del Villaggio della
Notte e si apprestò a lasciare la stanza.
“Portati
anche l’impermeabile. Pioverà molto nei prossimi giorni, in particolare nel
luogo dove andrete.”
Terminò Kakashi prima di vederla scomparire con
un cenno di assenso oltre la porta. L’Hokage provava uno strano senso di
inquietudine, il suo sesto senso gli suggeriva che qualcosa non andava in tutta
quella faccenda, ma era deciso a non lasciarsi sopraffare dai dubbi. Sapeva che
Sakura se la sarebbe cavata, ed era in ottima compagnia.
All’ultimo però decise comunque di mettere le
mani avanti, prese carta e penna ed iniziò a scrivere il suo messaggio.
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Capitolo 2 *** Cap.2 - Tenebra ***
Cap.2
(Nota
dell’Autrice: un grazie a coloro che hanno letto e recensito il
primo capitolo di questa storia a cui tengo particolarmente. Non posso
svelare subito i particolari della trama, ma nei prossimi capitoli ogni
mistero verrà svelato.)
CAP.2 Tenebra
Arrancava
nel buio e nel fango, l’odore era insopportabile, ma doveva fare
in fretta; poteva sentirli, erano dappertutto. Se fossero arrivati,
sarebbe stata la fine.
La luce era in fondo al tunnel, poteva vederla, ma aveva gli occhiali appannati ed era troppo buio.
Poteva toglierli, ma non poteva vedere bene senza, ed era buio. Cosa
poteva fare? Li avrebbe tolti ma poi avrebbe potuto perderli.
Ancora minuti preziosi trascorsi a riflettere, loro erano nel tunnel e
non poteva nascondersi; doveva raggiungere la luce, poteva farcela.
Caddero gli occhiali, difficile vederli nel buio e nella melma puzzolente; troppo tempo perso ancora per recuperarli.
Erano già arrivati…
Era troppo tardi…
La luce scomparve…
Quando
il messaggio arrivò al destinatario, Sakura, Sai e Choji erano
già partiti da almeno due giorni; ce ne sarebbero voluti almeno
4 in tutto, da Konoha al Villaggio della Notte, un villaggio moderno e
piuttosto caratteristico, con alti palazzi e come unica via di accesso
un canale che percorreva il centro cittadino. I lati del canale erano
percorsi da due larghi marciapiedi, barche di ogni forma e dimensione
passavano per quel canale; barche di contadini, barche di ricchi
mercanti o nobili cittadini, ce n’era per tutti i gusti.
Locali, ristoranti e negozi erano aperti fino a tardi, l’intero
villaggio era illuminato a giorno per più di 20 ore al giorno.
Il sorge sorgeva alle 11 di mattina e tramontava alle 14 del
pomeriggio; questo deficit aveva dato al villaggio l’insolito
nome di Villaggio della Notte, ma non aveva intaccato gravemente la sua
economia.
Sakura ed i suoi amici si guardavano intorno, osservando ogni minimo
dettaglio, la gente sembrava cordiale e di indole pacifica; da una
prima visita insomma, non c’era da preoccuparsi molto riguardo a
questo villaggio.
Quando raggiunsero il palazzo del capo, Sai rimase fuori, approfittando
per andare in ricognizione e trovare un posto tranquillo dove inviare
un dispaccio all’Hokage con le prime notizie.
Choji entrò insieme a Sakura ma fu invitato ad accomodarsi in un
salotto adiacente la Sala Consigliare; Sakura doveva entrare da sola.
La giovane assicurò il compagno che non c’era nulla da
temere, in ogni caso lo avrebbe chiamato se avesse avuto dei problemi.
Quando varcò la soglia dell’immensa stanza, si
trovò davanti un piccolo gruppo di cinque persone, riunite
intorno ad un tavolo rettangolare, tutti e cinque seduti rivolti verso
di lei; l’uomo al centro non era coperto dalla penombra, a dire
il vero tutta la stanza era avvolta da una luce soffusa, i pochi
lampadari accesi erano regolati apposta per non emettere troppa luce,
cosa alquanto strana.
Le altre quattro persone, tre uomini ed una donna, erano abbastanza
illuminati ed erano piuttosto avanti con l’età; non troppo
vecchi ma neppure giovanissimi. Il capo Villaggio si profuse in una
valanga di complimenti, inclusi anche gli altri membri; non finivano
più di elogiare Konoha per la sua temperanza, forza, dotava del
migliore sistema medico esistente, del migliore programma di
addestramento ninja, i suoi ninja erano i migliori del mondo…
bla bla bla… andarono avanti per almeno 20 minuti.
Sakura dovette dare fondo a tutto il suo autocontrollo, alla sua
pacatezza, imponendosi di sorridere sempre ogni qualvolta le
rivolgevano la parola; ma stava iniziando a venirle l’emicrania
con tutte quelle sviolinate, anche se erano indubbiamente gradite, ma
un po’ troppo eccessive a suo parere.
Finalmente, il Capo si decise a chiedere in consegna il rotolo che
Sakura aveva con sé; si scusò con lei per la poca luce
presente nella stanza, ma soffriva di una rara forma di disturbo alla
vista per cui non gli era concesso l’eccessiva esposizione alla
luce, sia a quella del sole che a quella artificiale.
Aprì e lesse il rotolo velocemente e lo richiuse, invitando
Sakura e i suo compagni di viaggi ad alloggiare nella più
rinomata locanda del villaggio, naturalmente le spese erano a carico
del Consiglio; in qualità di ospiti non avrebbero dovuto
preoccuparsi di alcuna spesa.
Sakura ringraziò per la gentile offerta, ricordando a sé
stessa di fare aggiungere da Sai anche quel particolare nel suo
rapporto; era alquanto inusuale per un piccolo Villaggio costiero,
farsi a carico di ospitare tre ninja stranieri per due giorni ed
occuparsi di tutte le spese.
Sapevano che era un Villaggio fiorente, ma vantava così tanta
ricchezza da accollarsi ogni loro esigenza e necessità?
“Forse è il loro modo di essere gentili”
Sentenziò
Choji, ma Sakura non si sentiva del tutto tranquilla; forse dopo un
bagno, una buona cena ed una sana dormita avrebbe avuto una visione
più chiara.
Stava piovendo a di rotto quella sera, le stanze della locanda messe a
disposizione per loro erano accoglienti, e il ristorante al pian
terreno era molto grande e quel giorno era abbastanza affollato.
In ogni caso quando anche Sai li raggiunse, trovarono subito un tavolo
libero dove accomodarsi ed ordinare qualcosa di buono; erano affamati,
Choji specialmente, per cui si fecero portare un po’ di tutto dal
menù, così da accontentare gli appetiti di tutti.
Sakura però non aveva particolarmente fame, cos’
lasciò Choji ad ingozzarsi e Sai a godersi la sua parte; era da
tanto che non partecipava ad una missione, dopo la crisi della luna
contro la terra aveva dovuto occuparsi di altro e non le erano state
più affidate.
Sentiva la mancanza di Naruto, sperava di poter tornare in tempo per
assistere Hinata la parto come medico; non poteva credere che quella
testa quadra stesse per diventare padre, ne era felice, ma allo stesso
tempo si sentiva triste.
Sakura in fondo aveva solo la sua carriera lavorativa, ed un forte
attaccamento ad un uomo che non aveva la più pallida idea di
dove fosse; la notte sarebbe stata davvero lunga in quel posto, fu il
barista a farle una proposta che le avrebbe risollevato il morale.
“Ha davvero l’aria di una che ha bisogno di un sakè caldo. Che ne dice, le andrebbe un bicchiere?”
Sakurà
lo guardò con espressione interrogativa, non aveva mai bevuto
alcolici e di certo non era intenzionata ad iniziare proprio quella
sera in un luogo sconosciuto, ma non se la sentì di rifiutare
l’offerta.
“Ma
sì perché no. Non ho mai bevuto il sakè, magari un
sorso, tanto per provare. Di certo non mi farà male.”
Il
cameriere arrivò immediatamente con un piccolo bicchiere ed una
bottiglia di sakè fumante; Sakura ingurgitò il primo
sorso alla goccia, abbandonandosi al tepore del liquido caldo che le
invase le viscere.
“Alla tua salute Sakura. Ed anche a te Sasuke!”
***
“Quanto
sei stupida, credi davvero che tutto questo basti a farti stare meglio?
Tanto vale strapparsi via il cuore e serviglielo su un vassoio per
cena. Lo gusterebbe meglio!”
“Chi ha parlato!!”
Sakura
si svegliò di soprassalto, il rombo di un tuono e la pioggia
incessante le martellava in testa così forte che era convinta di
aver sentito una voce nella stanza, eppure osservando meglio
nell’oscurità capì che era completamente sola,
forse era stato soltanto un brutto sogno; fuori dalla finestra lampi e
vento imperversavano sulla città, Sakura dovette alzarsi per
andare a controllare che tutte le porte e finestre fossero
completamente chiuse, pareva una tempesta in piena regola.
Non potè fare altro che tornarsene a letto, ficcandosi sotto le fredde coperte, cercando di dormire ancora un po’, fino alla sveglia del mattino.
Quando si addormentò di nuovo, la pioggia cadeva incessante e in quella stanza non era completamente sola…
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Capitolo 3 *** Cap.3 - Incubo ***
cap.3
[Nota dell’autrice: grazie a tutti coloro che
hanno letto e che stanno seguendo con entusiasmo la mia storia. Sono contenta e
vi abbraccio tutti, spero di non deludervi e continuerò a scriverla con lo
stesso entusiasmo con cui voi l’avete recensita. Baci baci!]
CAP.3 Incubo
Ancora pioveva a di rotto quella sera e i due
ragazzini corsero lungo il vicolo per poter trovare un riparo o meglio arrivare
a casa il prima possibile; uno dei due inciampò e quando l’altro tornò indietro
per aiutarlo entrambi si voltarono verso qualcosa che era disteso a terra, anzi
erano due… non molto distante da loro, all’uscita del vicolo, una persona con
l’impermeabile girava l’angolo verso l’altro lato della strada.
Non molto lontano da Konoha, appena fuori dal
villaggio, in una piccola locanda di ristoro vicino alla strada principale, un
giovane dai capelli scuri sedeva pacificamente sulla panchina a sorseggiare una
bevanda calda. Poco dopo venne raggiunto da un altro ragazzo della sua età, che gli si avvicinò amichevolmente con un
largo sorriso
“Ehi
teme, è da un po’ che non ci si vede, posso sedermi qui vicino a te?”
Il moro lo guardò di sbieco facendogli cenno
con il capo.
“Anche se
dicessi di no? Cosa ti porta da queste parti?”
“Che
strano stavo per farti la stessa domanda. Non sei molto lontano dal Villaggio
della Foglia, potresti anche passare a farci un salutino. Comunque, ero andato
a fare un giro nel regno dei Rospi e quando sono tornato ho ricevuto un messaggio
da Kakashi in cui mi chiedeva di riferirlo anche a te. Vuole che raggiungiamo
Sakura e che le facciamo da spalla nella sua missione!”
“Sakura?
Da quando ha ripreso ad andare in missione? Mi sorprende che Kakashi la mandi
da sola, poi”
Sasuke tornò a fissare la sua bevanda con finto
interesse, in realtà il solo pronunciare il nome di Sakura da parte di Naruto
gli aveva procurato un brivido lungo la schiena; era da un po’ che pensava di
ritornare definitivamente al villaggio, ma prima doveva riflettere bene su come
presentarsi davanti a Sakura e cosa dirle, di certo non poteva ignorarla.
Aveva molto pensato a lei nell’ultimo periodo,
non era certo ancora al cento per cento di amarla, ma magari avrebbero potuto
fare un tentativo.
Almeno così si sarebbe levato Naruto dai piedi,
che da quando si era messo con Hinata ed era rimasta incinta, non la smetteva
più di tempestarlo di domane del tipo: “Quando ritorni?”, “Quando finalmente
darai una possibilità a Sakura?”, “L’amore è meraviglioso!”, “Sto per diventare
padre, è ora che ti metti all’opera anche tu!”, eccetera, eccetera…
Ne aveva davvero abbastanza, di tutte quelle
fesserie, ed aveva deciso di starsene per conto suo ancora un anno; aveva bisogno
di aria e di meditarci su.
Adesso le cose cominciavano ad essere diverse;
si stava annoiando, se proprio doveva essere sincero con se stesso, e così facendo
avrebbe fatto contento anche il dobe, che
avrebbe smesso di tartassarlo ed avrebbe potuto riprendersi il tempo con
Sakura, la quale, ascoltando Naruto, sembrava avesse bisogno del loro aiuto.
“Uno
strano villaggio ha richiesto espressamente Sakura per recapitare una missiva;
non si sa molto a dire il vero su questo villaggio, così Kakashi ha pensato di
affiancarle Sai e Choji, per sicurezza. Loro fanno più che altro da informatori!”
“Se con
lei ci sono già Sai e Choji, noi a cosa serviamo?”
“Bhè,
siamo di supporto, se vogliamo metterla in questi termini. Kakashi è un
sentimentale, vorrà riunire ancora una volta il team 7, il team più forte di
Konoha!”
“Sai che
palle! Non è una missione così complicata, Sakura se la caverà benissimo anche
senza di noi.”
“Ma
quanto sei noioso! Si tratta di Sakura, dai che in fondo ti fa piacere. Ci
facciamo un giro, ce la spassiamo un po’ come ai vecchi tempi e torniamo.
Magari riesci anche ad assistere alla nascita di mio figlio!”
“E va
bene, testa quadra, hai vinto. Certe volte riesci davvero a tritarmele a dovere.
Dove si trova questo villaggio?”
“A sud
del paese dei Fiumi. Tra le montagne e la costa. Si chiama Villaggio della
Notte!”
Sasuke si era alzato in piedi e si stava
riassettando la casacca, quando di colpo il suo corpo si irrigidì come una
pietra, non appena Naruto gli rivelò il nome del Villaggio dove si trovava in
quel momento Sakura.
Sentì come un fuoco bruciargli dentro, adesso
capiva i timori di Kakashi ed aveva ragione a richiedere la presenza di lui e
Naruto sul campo. Non avevano un solo attimo da perdere.
“Andiamo!”
Iniziò a correre e a saltare, Naruto non ebbe
nemmeno il tempo di realizzare che era già mezzo scomparso tra gli alberi,
dovette accelerare parecchio il suo passo per stargli dietro.
“Ehi Sasuke
cos’è tutta questa fretta? Fino ad un secondo fa nemmeno ci volevi andare, sai
forse qualcosa che io e Kakashi non sappiamo?”
“Te lo
dico strada facendo!”
“E perché
non adesso? Accidenti Sasuke rallenta!!”
Sasuke atterrò su un ramo e si fermò, guardò
dritto negli occhi Naruto, e lì capì che si trattava di una cosa seria. Su
questo poteva esserne sicuro al cento per cento; Sasuke non era uno che
mentiva.
“Durante
il mio girovagare per il mondo, mi sono fermato, per un breve periodo, a Kiri,
al Villaggio della Nebbia. Lì ho udito storie che parlavano di uno sconosciuto
villaggio chiamato Villaggio della Notte e dove erano stati inviati alcuni dei
ninja più forti in missione diplomatica.
Non sono più tornati.
Il Mizukage ha inviato una ambasciata per avere notizie, ma sono subito
stati congedati dal nuovo capo del villaggio della Notte con l’unica
spiegazione che non ne sapevano nulla, che i loro ninja non erano più al
villaggio da giorni. Li hanno cercati nei dintorni ed anche per gli altri paesi,
per settimane; ma dei ninja di Kiri non vi è alcuna traccia. I timori di
Kakashi non sono così infondati. E se Sakura è nei guai, lo sono anche Sai e
Choji.”
“Io ti
credo amico, ma non sappiamo ancora nulla su di loro, magari sono già ripartiti
senza problemi.”
“Maggior
ragione per andare più veloci che possiamo ed accertarcene noi personalmente.
Non mi fido di quel villaggio. E faresti bene d’ora in poi a non fidarti
nemmeno tu!”
Naruto annuì con il capo e ripresero a correre
e saltare accelerando sempre di più il passo, tanto che avrebbero potuto
volare. Erano di nuovo insieme, complici e compagni nella stessa missione;
andare in soccorso a Sakura ed ai loro amici, nella speranza che le loro
supposizioni fossero sbagliate.
Sakura si svegliò per puro caso per effetto del
rumore della pioggia che ancora cadeva anche se in modo meno violento rispetto
alla notte precedente. Guardò l’orologio sulla parete vicino al letto e rimase
sconcertata, non riusciva a crederci; erano le 14:30 passate.
Si fece una doccia e si vestì in tutta fretta,
era primo pomeriggio ma sembrava che fosse mezzanotte tanto era buio; aprì un
secondo la finestra per capire come era il tempo ma dovette richiuderla
immediatamente, oltre la pioggia adesso era anche decisamente freddo.
Scese nel salone del bar della locanda, dove
trovò Choji seduto ad un tavolo ad ingozzarsi di patatine come al solito.
Quando la vide le fece cenno con la mano; Sakura si avvicinò e si scusò per il
terribile ritardo, ma Choji non ci badò.
“Non
preoccuparti” le disse continuando a mangiare le sue patatine “non c’è poi molto da fare da queste parti.
Sono andato in perlustrazione con Sai ed abbiamo raccolto un po’ di
informazioni come richiesto da Kakashi.”
“Perché non
mi siete venuti a chiamare!”
“Lo
abbiamo fatto, ma non rispondevi ed abbiamo pensato che fossi molto stanca, la
scorsa notte siamo andati a letto tardi, così ti abbiamo lasciato dormire.”
Sakura dovette trattenersi parecchio e dare
fondo a tutta la sua forza di volontà per non apparire anche solo minimamente
sull’orlo dell’incazzatura; era come se in quel momento ogni fibra del suo
essere reclamasse sangue e botte e nemmeno si accorse che le sue mani si erano
chiuse a pugno stringendo le dita così forte da farle scrocchiare. Il suo
sguardo era grave e serio ma fece di tutto per mantenere il proprio
autocontrollo; l’ultima persona con cui avrebbe voluto fare a botte in quel
momento era proprio Choji ma non ne comprendeva il motivo.
Più di tutto non capiva come aveva fatto a
dormire così profondamente e così a lungo e non essersene resa conto.
“Sakura? Perché
hai quello sguardo arrabbiato? E’ solo un piccolo e modesto villaggio costiero,
con ben poche attrattive. Niente di che. Non ti sarai mica offesa?”
Sakura dovette faticare parecchio per
controllarsi e senza più rivolgere la parola a Choji si diresse al bancone del
bar dove ordinò una tazza di tè.
Continuava a pensare e ripensare a Sasuke e a
Naruto, se soltanto fossero stati lì con lei, avrebbe avuto qualcuno con cui
parlare e magari l’avrebbero aiutata a capire come mai si sentiva così strana e
svuotata.
Le stava venendo il mal di testa a furia di
pensarci, si sentiva troppo stanca per essere lì da poco più di un giorno senza
aver fatto alcun minimo sforzo.
Pochi minuti dopo rientrò anche Sai; dall’ingresso
principale percorse tutto l’atrio del bar inondandolo di acqua per la pioggia
che aveva ripreso a cadere fitta sulle strade e sulle case.
Prese dal suo zaino un panno per asciugarsi e
si mise vicino a Sakura, Choji era ancora al tavolo vicino a mangiarsi le sue
patatine.
“Ho
finito il giro di perlustrazione del perimetro esterno del villaggio; non ci
sono mura, il villaggio è in una conca ben protetto dalle montagne e dal mare,
ma non so fino a che punto possa diventare un potente villaggio ninja nel giro
di poco tempo. Non hanno le basi strutturali, il numero degli abitanti non è
così considerevole. Sembra che non sia una grande minaccia. A parte una strana
struttura appena fuori dal villaggio, al termine di un’area paludosa, stagliata
sulla scogliera che a prima vista si direbbe un enorme magazzino, secondo me
domani mattina possiamo anche andarcene.”
Choji esultò, non ne poteva davvero più di quel
posto e voleva tornarsene dalla sua ragazza e gustarsi i suoi manicaretti,
Sakura però non riusciva a condividere lo stesso entusiasmo.
Tornare a casa significava dover tornare alla
routine di sempre, sperava che quella missione le desse lo stimolo che le
serviva per non pensare sempre a Sasuke e a quanto fosse piatta la sua vita.
L’unico conforto era la speranza, vana, che
magari in quei giorni Sasuke fosse ritornato a Konoha.
“Aspetta e spera. Tanto prima o poi ti
ritroverai con solo macerie in mano!”
“Scusa
che hai detto?!”
La domanda era rivolta a Sai che la guardò con
aria interrogativa, non aveva la benché minima idea a cosa di riferisse o a perché
in quel momento la sua amica fosse così arrabbiata.
“Sakura
non stai bene? Io non ti ho proprio detto nulla.”
Sakura capì che non era stato Sai a parlare e si
voltò dietro di sè un paio di volte sia a destra che a sinistra ma non riusciva
a capire da dove venisse quella voce. Era sicura di averla sentita e non era la
prima volta; ma come la prima notte, si convinse di aver avuto un’allucinazione
e si voltò nuovamente verso il suo tè.
Ma quando alzò lo sguardo per poco non fece
prendere uno spavento ai suoi compagni; scattò all’istante dalla sua sedia
facendo alcuni passi indietro andando a sbattere contro un altro tavolo: c’era uno specchio posto contro la parete del
bar, proprio dietro alle mensole dove erano i bicchieri, le tazze e le varie
bottiglie di vino e di liquore, questo specchio rifletteva tutta la sala ed era
certa di aver visto qualcuno riflesso nel vetro, un volto che sorrideva ma
quando si guardò intorno nella sala c’erano soltanto lei, Sai e Choji.
Respirava a fatica e i suoi compagni la osservavano
con aria enigmatica senza capire cosa esattamente stesse accadendo, eppure Sakura
cercava di mantenere il più possibile la calma… era difficile persino per lei
convincersi che il volto che aveva visto riflesso nello specchio fosse
realmente il suo, perché era quanto di più oscuro ed orribile che ci potesse
essere.
Chiese scusa ai suoi amici, non voleva
spaventarli, aveva avuto solo una allucinazione e che era tutta colpa della
fame. Sorrise a propose di ordinare qualcosa da mangiare, l’idea ovviamente
venne supportata da Choji, ma in quel momento le porte della locanda si
spalancarono con violenza e nella sala entrarono degli uomini vestiti di nero
con delle maschere completamente piatte e bianche, che lasciavano scoperti solo
gli occhi.
Il più grosso si avvicinò con fare minaccioso a
Sakura che, dal canto suo, rimase immobile a fronteggiarlo, occhi negli occhi.
“Sakura
Haruno?” chiese l’uomo in nero.
“Sono io…”
“Su
ordine del Gran Consiglio, per l’omicidio di due cittadini del Villaggio della
Notte, lei è in arresto. Venga con noi senza opporre resistenza.”
“Cosa??
Ma che siete impazziti? State lontani, non osate…”
Choji si alzò di scatto rovesciando il tavolo,
Sai si pose davanti a Sakura pronto a combattere; da dove venivano fuori quei
tizi e cos’era questa storia dell’omicidio? Entrambe le parti sfoderarono le
loro armi pronti a combattere, ma Sakura mise una mano sulla spalla di Sai e
con l’altra bloccò Choji. Non era quello il luogo per uno scontro che avrebbe
provocato un grave incidente diplomatico tra Konoha e il Villaggio della Notte.
“Se
combattiamo ora, scateneremo una guerra e passeremmo noi dalla parte del torto.
Mettetevi in contatto con Konoha il più presto possibile, sono sicura che si
tratta di un malinteso e che verrà al più presto chiarito.”
Sai e Choji si fecero convincere e fecero un
passo indietro, ma non smisero di tenere gli occhi fissi sugli uomini
mascherati, osservando e memorizzando ogni loro movimento, mentre il leader
prendeva Sakura per un braccio e la condusse fuori dove ad aspettarli c’era un
furgone nero; i finestrini erano totalmente oscurati e non era possibile vedere
all’interno o all’esterno di esso.
L’uomo le afferrò entrambi i polsi e
glieli portò a forza dietro la schiena; dopodiché applicò un sigillo i
cui simboli arcani la avvolsero bloccandole le braccia e il chakra, una tecnica
che aveva già visto usare nella prigione del Sangue dove vi venne rinchiuso
Naruto, tanto tempo fa.
“Ehi un
momento! Credevo che questo non fosse un villaggio di ninja, come conoscete questo
sigillo?”
L’uomo non le rispose, la spinse dentro il
furgone con ben poca gentilezza e richiuse il portellone.
Il furgone partì ma fu solo dopo un viaggio che
sembrava infinito che si fermò, proprio davanti all’entrata posteriore del
palazzo del capo del Villaggio.
Sakura venne fatta scendere e condotta verso un
labirinto di corridoi, fino ad una di quelle anguste sale usate per gli
interrogatori dei prigionieri; l’intero stabile era oscuro e buio, all’interno lampade
al neon a basso consumo energetico trasformavano i lunghi corridoi in luoghi
tetri e oscuri. La fecero sedere ad una delle sedie davanti ad grande tavolo senza
però liberarle le braccia ma creando un altro sigillo che la teneva bloccata
alla sedia; poi gli uomini uscirono e chiusero la porta a chiave lasciandola
lì, nel silenzio più completo. Sakura si guardò intorno osservando ogni singolo
angolo della stanza che, a parte il tavolo, le sedie, la lampada sul soffitto e
lo specchio nella parete non aveva nient’altro e persino l’unica finestra era
ricoperta da una rete di acciaio; comunque era troppo piccola per poterci passare,
anche ammesso che fosse riuscita a scappare, dove sarebbe mai potuta andare?
Le avevano intimato il silenzio, quindi durante
il tragitto non potè fare altro che ascoltare il rumore delle ruote sul
selciato delle strade fino all’arrivo a palazzo e adesso era in attesa che
qualcuno venisse a spiegarle per quale motivo era stata arrestata e l’origine
di quelle accuse; non aveva afferrato bene, era coinvolta nell’omicidio di due
civili ed era per quel motivo che si trovava lì.
Non poteva essere vero, c’era sicuramente stato
un errore; eppure, mentre continuava a guardare la porta davanti a se, era tesa
e preoccupata, voleva che quell’incubo finisse al più presto e che la
lasciassero tornare a casa, ma qualcosa dentro le diceva che non ne sarebbe
uscita tanto presto…
L’uomo mascherato, intanto, bussò ad una porta nel
corridoio adiacente e la aprì appena ricevette la risposta; un’ombra in fondo
alla stanza attendeva il resoconto dei suoi soldati.
“Abbiamo
la ragazza. Cosa dobbiamo fare con gli altri due?”
“Loro non
mi servono. Lasciateli andare. Appena saranno abbastanza lontani dal villaggio,
eliminateli!”
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Capitolo 4 *** Cap.4 - Prigione ***
cap.4
[Nota dell’Autrice: grazie di cuore a tutti
coloro che stanno seguendo la mia storia, non immaginavo così tanti
apprezzamenti e mi fa davvero piacere. Spero che il prossimo capitolo non
deluda le vostre aspettative, alla cui elaborazione ci ho messo il cuore e che
dedico a tutti voi appassionati. Baci baci!]
CAP.4 Prigione
“Stanno solo perdendo il loro tempo. Tu non
sei certo un agnellino anche se qualcuno ti sacrificherebbe volentieri… tu sai
a chi mi riferisco non è vero??”
Non aveva idea di che ore fossero, quando aprì
gli occhi Sakura era mezza sdraiata sul tavolo della stanza degli interrogatori;
l’avevano lasciata lì, bloccata alla sedia per tutta la notte, senza che
nessuno venisse anche solo a portarle un bicchiere d’acqua. Aveva sete, dolori
alla schiena per la posa innaturale su cui era stata costretta a dormire e
inoltre iniziava a sentire la necessità di andare in bagno. Quella strana voce
continuava a martellarle in testa, eppure non aveva alcuna idea di chi
appartenesse; la stanza era completamente vuota e non c’era nessuno a parte lei.
Stava cercando di mettere a fuoco la porta che
questa si aprì ed un paio di uomini entrarono a passo spedito, sbattendole in
faccia un fascicolo con sopra il suo nome e iniziarono a girarle intorno
sibilandole in faccia cose di cui non riusciva ad afferrare il senso.
“Buongiorno
tesorino, allora cosa ci racconti questa mattina? La notte trascorsa qui dentro
deve averti fatto riflettere e sono curioso di sentire la storia fantasiosa che
la tua bella testolina avrà confezionato!”
“Eri
annoiata, depressa, in cerca di qualche bella avventura maniacale?? Su avanti
parla. Di certo i due uomini che hai spedito all’altro mondo la scorsa notte
sarebbero curiosi di ascoltare la tua versione anche dall’aldilà!”
Sakura continuava a guardarli con occhi
sgranati pieni di sconcerto, non capiva nulla di cose le stessero dicendo quei
due uomini, poteva solo dire loro che era innocente e che non aveva fatto
nulla.
“Mi
dispiace io… non so di cosa state parlando.”
Senza alcun preavviso uno dei due le rifilò un
manrovescio in faccia che le fece davvero male; dunque era così che al
Villaggio della Notte trattavano i sospettati, a prescindere dal sesso?
Gli urlavano in faccia che doveva confessare e
le fecero vedere le foto dei cadaveri, ma non sapeva chi erano quei due ragazzi
massacrati in quel vicolo, dove non era mai passata; cercò di rispondere alle
loro insistenti domande, sulla sua missione diplomatica, su dove si trovava il
giorno prima, su dove era stata e cosa aveva fatto, ma sembrava che nessuna
delle sue risposte a loro andasse bene.
“La tua
situazione può solo peggiorare o migliorare a seconda di quello che ci dirai e finora non
ci hai detto granchè. Noi vogliamo la verità e ti garantisco che te la tireremo
fuori dalla bocca.”
“Vi dico
e vi ripeto che non conosco quei ragazzi, non li ho mai visti in vita mia e non
sono stata io ad ucciderli…”
“Davvero
e allora spiegaci come mai quando siamo venuti a prenderti eri in procinto di
partire. Stavi pensando di scappare indisturbata al tuo villaggio??”
“Non
stavo scappando da nessuna parte, era solo… “
L’uomo vestito di nero le diede un altro
ceffone in faccia impedendole di finire il discorso, andarono avanti a gridarle
contro e a picchiarla per tutta la mattinata fino a che non ce la fece più ed
implorò di poter andare in bagno, ma non le diedero retta e se ne andarono
dopo un tempo infinito, lasciandola ancora lì seduta in quella
stanza per un’altra ora o forse più; non aveva alcuna certezza che sarebbe
finita tanto presto.
Quello che non sapeva era che Naruto e Sasuke
erano in viaggio anche loro verso il Villaggio della Notte, come avrebbero
reagito se avessero saputo quello che le stava accadendo?
Sai e Choji, per tutta la notte, avevano
cercato di parlare con qualcuno che spiegasse il motivo per cui Sakura era
stata arrestata e che gli permettessero di vederla, ma avevano ottenuto solo
indifferenza e non potevano permettersi di usare la forza per farsi ascoltare.
Fu dopo diverse ore che alcuni uomini, completamente
vestiti di nero, si diressero verso di
loro e li intimarono di lasciare il Villaggio della Notte; si occuparono
loro stessi di scortarli alle porte del villaggio e li spinsero ad andarsene.
La storia si faceva sempre più complicata.
Ma a complicare ulteriormente le cose non fu
certo l’intervento dei suoi amici; quando i due uomini in nero tornarono da Sakura,
avevano una disposizione del giudice del Villaggio che la condannava al carcere
a vita e con loro c’era una donna con in mano un sacchetto vuoto ed un altro
invece contenente una tuta arancione, una tuta per carcerati.
“Bhè
anche se ti ostini a non confessare il tuo crimine bellezza, sei comunque oltre
il baratro; ci sono due testimoni che ti hanno visto in quel vicolo la scorsa
notte quindi a meno che tu ci dia un motivo per alleggerire la tua posizione
non credo che uscirai dal carcere prima della fine dei tuoi giorni”
Sakura tremava e stava a sguardo basso a
fissare la sue gambe congiunte, ma non fu più in grado di trattenersi; non
proferì parola e di contro in risposta ai due poliziotti si fece la pipì
addosso che le procurò una tale vergogna ed una umiliazione ancora più grande
del disgusto e dello sdegno impresso nel volto dei due suoi aguzzini.
“Ecco ci
mancava anche questa. Te lo dicevo io che era colpevole. Finisce sempre così!”
Uno dei due fece cenno alla donna di entrare e
di occuparsi di lei; la liberarono dalla sedia, ma senza sciogliere il sigillo
che le bloccava la forza e il chakra e venne accompagnata in bagno pressoché di
peso, le sue gambe erano malferme e non la reggevano quasi più; la donna fu
certamente un po’ più gentile dei due uomini, ma di certo non meno sgarbata e
sprezzante, abituata comunque a trattare gli stranieri alla stessa stregua dei
criminali, sia uomini che donne e non c’era da stupirsi.
“Al
Villaggio della Notte non siamo così clementi con i criminali; sei già
fortunata che non è in vigore la pena di morte. Al massimo potrai uscire tra
vent’anni per buona condotta.”
A Sakura stava per esplodere il cervello, tutta
quella faccenda era ridicola, eppure sembrava che stessero facendo di tutto per
convincerla di aver veramente commesso quell’atrocità e per quanto si
dichiarasse innocente iniziò a vacillare e sembrava quasi sul punto di svenire;
sapeva che c’era ancora il viaggio per arrivare al carcere, e solo allora la
sua vita si sarebbe trasformata in un vero e proprio inferno senza via
d’uscita.
Ancora una volta venne trascinata via dal
palazzo e caricata di nuovo sul furgone in direzione del carcere; una
costruzione di pietra dalla forma di una torre, alta almeno 10 piani, costruita
su una scogliera a ridosso del mare appena fuori dal villaggio, all’apparenza
poteva essere un grande magazzino, proprio come aveva detto Sai ma in realtà
era tutt’altro. Ci vollero 20 minuti prima di varcare i neri cancelli di quella
torre, ove era sicura che non ne sarebbe mai più uscita o almeno non da viva.
Osservò le oscure pareti e le recinzioni di metallo tutte intorno alle alte
mura attraverso il piccolo finestrino sprangato del furgone ed una piccola
lacrima le scese sulla guancia, l’unica e forse l’ultima per il resto della sua
vita; non aveva avuto nemmeno la possibilità di poter vedere per l’ultima volta
Naruto e i suoi amici… e Sasuke; forse quella era l’occasione giusta per
risolvere una volta per tutte il suo conflitto interiore e dare un taglio netto
a quella storia. Cosa mai avrebbe potuto fare lui per lei adesso, in una
situazione come quella, di certo non poteva irrompere nel carcere mettendo
tutto a ferro e fuoco, considerando che era pieno di guardie armate fino ai
denti… non poteva esistere una simile eventualità, questa volta non sarebbe
venuto nessuno a salvarla, non ci voleva un genio per capire che l’avevano
incastrata a dovere, il punto era perché? Perché lei?
Mentre attraversava i corridoi metallici che
conducevano al secondo ingresso, oltre il quale avrebbe conosciuto soltanto
l’oblio, si chiese chi mai aveva organizzato una cosa simile e soprattutto,
quante altre persone erano nella sua condizione; incarcerate senza motivo,
accusate di aver commesso i crimini più svariati, senza che loro nemmeno se ne
rendessero conto, solo perché erano ninja e magari in quel momento si trovavano
altrove.
“Sei veramente sicura di quello che stai
pensando? Magari non eri poi del tutto cosciente mentre ti stavi punendo con le
tue stesse mani!”
Sakura fu nuovamente sottratta dai suoi
pensieri da quella oscura voce, e dovette costringere l’uomo in guardiola e
ripeterle la domanda, dato che nemmeno si era resa conto che stesse parlando.
Ancora corridoi bui ed angusti, poi alti piani
ognuno con un fitto numero di celle e lei era in una di queste; solo un numero,
non esistevano nomi lì dentro, non erano più esseri umani, solo carne da
macello a meno che non fossi abbastanza in gamba da sopravvivere. Il carcere
era un unico agglomerato suddiviso in tre edifici equidistanti, uno dei quali
era quello centrale a forma di torre; uno era per i prigionieri di sesso
maschile, l’altro era per quelli di sesso femminile, il terzo era riservato al
personale giudiziario, con l’infermeria, l’armeria e l’ufficio del capo.
Inutile dire che il settore femminile non era
esattamente tra i più accoglienti, come nulla lo era in quella bolgia; dopo la
visita sanitaria, la passerella davanti alle celle delle altre detenute era
d’obbligo per giungere fino alla sua, la numero 503. Al momento era uscita
indenne dai commenti curiosi e talvolta poco lusinghieri delle altre
prigioniere, ora non restava che aspettare il giorno seguente e poi quello dopo
ancora fino a che, forse, la pazzia l’avrebbe raggiunta prima della morte.
Sai e Choji dovettero dare fondo a tutte le
loro energie, dovevano tornare a Konoha il prima possibile e riferire
immediatamente l’Hokage dell’accaduto; avevano lasciato il Villaggio della
Notte da circa un’ora e si trovavano ora in un fitto bosco oltre il quale avrebbero attraversato il confine
con il paese del Fuoco.
Si erano appena inoltrati tra la fitta
vegetazione, quando ad un tratto vennero accerchiati da un numeroso gruppo di
uomini vestiti di nero, gli stessi che avevano incontrato al villaggio della
Notte e che erano pronti ad attaccarli; ne seguì una battaglia cruenta in cui
Choji e sai ebbero la meglio, ma altri aggressori si fecero avanti sfoggiando
tecniche ninja inusuali e micidiali.
Quella era la conferma che il Villaggio della
Notte in realtà era un villaggio di ninja e non un pacifico villaggio costiero
come volevano invece dare a vedere, inoltre erano ninja molto pericolosi.
Fu in quel momento che, a grande sorpresa,
giunsero Naruto e Sasuke e non ci volle molto che i ninja oscuri batterono la ritirata;
Sasuke aveva attivato il Susanoo e Naruto era in modalità Kyuubi, solo uno
stupido avrebbe reagito mettendosi contro di loro.
Sai e Choji furono sollevati, quei ninja erano
intenzionati ad eliminarli ed eliminare ogni prova che Sakura era prigioniera
al Villaggio della Notte ma ancora non si sapeva per quali oscuri motivi.
Entrambi raccontarono a Naruto e a Sasuke
quanto era accaduto alla loro compagna e Naruto iniziò a ribollire di rabbia; era
già pronto a recarsi al Villaggio della Notte e far saltare tutto e a farla pagare
ai responsabili ma fu Sasuke a trattenerlo e ad imporgli la calma.
“Credi
che reagendo così ci restituirebbero Sakura illesa? Siamo anche i ninja più
forti di Konoha, ma se hanno messo in piedi tutta questa sceneggiata, ci deve
essere sotto qualcosa di molto più importante. Ti sei già dimenticato quello
che ti ho detto a proposito dei ninja di Kiri? Li ucciderebbero tutti solo per
difendersi da noi, e magari molti altri sono rinchiusi lì. Pur agendo nel migliore
delle intenzioni, vuoi forse far scoppiare un’altra guerra?”
Naruto dovette ammettere che Sasuke aveva
ragione; se volevano salvare Sakura, e tutte le persone tenute prigioniere al
Villaggio della Notte, dovevano agire con cautela; Sai e Choji avevano adesso
la via libera per tornare a Konoha e riferire a Kakashi, che avrebbe
sicuramente inviato rinforzi, nel frattempo loro due sarebbero rimasti nei
dintorni ed avrebbero cercato di scoprire quanto più potevano su questo carcere
e al momento opportuno sarebbero intervenuti.
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Capitolo 5 *** Cap.5 - Ego ***
cap.5
[Nota dell’Autrice: un abbraccio a grande a
tutti voi lettori che state seguendo la mia storia. Eccovi un nuovo
aggiornamento. Spero che sia di vostro gradimento. Baci baci!]
CAP.5 Ego
Sai e Choji arrivarono a Konoha il giorno
seguente, stanchi e prostrati per aver corso tutta la notte ma dovevano
assolutamente riferire a Kakashi su quanto era accaduto al Villaggio della
Notte; la storia aveva tutte le sfumature di una vera e propria mascherata, non
solo per l’infondatezza delle accuse quanto per la velocità con cui avevano
condannato Sakura e rinchiusa in carcere.
Fu Sai a recarsi direttamente nell’ufficio
dell’Hokage e gli raccontò ogni particolare sull’accaduto e tutte le
informazioni che era riuscito a raccogliere durante la loro permanenza in quel
villaggio; raccontò di come erano stati fatti allontanare e poco dopo erano
stati attaccati da ninja misteriosi vestiti di nero, ma che poi erano
intervenuti anche Naruto e Sasuke.
“Naruto e
Sasuke sono quindi giunti al Villaggio della Notte?”
Domandò Kakashi, sollevato che i suoi due
ragazzi avevano risposto al suo messaggio ed erano pronti ad intervenire. Sai
riferì che Sasuke sapeva qualcosa riguardo al Villaggio della Notte e che lo
aveva sentito parlare con Naruto riguardo e dei ninja di Kiri, ma non sapeva
esattamente a cosa si riferisse.
Kakashi chiamò uno degli assistenti e chiese
che l’ambasciatore del Villaggio della Nebbia e l’ambasciatrice di Suna si
recassero immediatamente nel suo ufficio.
Tempo 10 minuti e Temari, accompagnata da un
uomo che portava il copri fronte di Kiri, entrarono nell’ufficio di Kakashi, il
quale li mise al corrente riguardo al Villaggio della Notte e chiese loro cosa
sapevano i villaggi alleati riguardo a questo posto.
“Kiri
inviò dei ninja tempo fa, ma non sono più ritornati. Ci sorprese che il capo di
quel villaggio non fosse a conoscenza di cosa ne fosse stato di loro. Li
abbiamo cercati ovunque, ma sembra che nel villaggio non vi sia traccia di
loro.”
“Anche
Suna ricevette una richiesta da parte del Villaggio della Notte di alcuni dei
ninja migliori per alcune missioni, non abbiamo più avuto loro notizie. La cosa
strana è che avevano richiesto le migliori kunoichi del Villaggio della Sabbia;
sarei dovuta andare anch’io ma, essendo già impegnata con il mio incarico di
ambasciatrice a Konoha ed essendomi appena sposata con Shikamaru, Gaara disse
espressamente che dovevo restare qui e che avrebbe mandato altre ninja a
disposizione. Alcune di queste ragazze le avevo addestrate io personalmente ed
erano esperte nelle mie stesse tecniche.”
Kakahi ascoltò attentamente e più volte rivolse
lo sguardo a Sai che confermò quanto aveva sentito da Sasuke: quello che non
quadrava però, era il fatto che il Villaggio della Notte aveva con l’inganno
attirato ninja donne dai migliori e potenti Villaggi Ninja, ma non era ancora
ben chiaro a quale scopo.
“Al
Villaggio della Nebbia abbiamo elaborato una teoria; le poche informazioni
raccolte non ci permettono di arrivare a conclusioni fondate ma tra le ninja
scomparse c’erano anche le figlie di alcuni dei membri dei Sette Spadaccini
della Nebbia. Supponiamo che vogliano per fare degli esperimenti sul loro
chakra e realizzare così un potente esercito che vanterebbe grandi doti ed
eccezionali poteri.”
“O magari
farle procreare con i loro uomini migliori. Se così fosse, Temari è stata
fortunata, ma non posso dire altrettanto di Sakura. Purtroppo sospettavo
anch’io che ci fosse qualcosa di losco dietro tutta questa faccenda, ma non
avendo prove certe e senza alcuna giurisdizione sul Villaggio della Notte,
dovrò trovare un altro modo per liberare Sakura dalla loro prigione.”
“Kakashi,
fammi avere il più veloce falco che avete. Manderò subito un messaggio a Gaara
spiegandogli ogni cosa; rispetto Sakura come ninja e come medico, non è solo
un’amica, sarò sempre riconoscente nei suoi confronti per aver salvato la vita
a mio fratello Kanguro. Hai la mia parola che Suna darà il suo totale appoggio.”
Kakahi ringraziò con un cenno di assenso, poi
si rivolse a Sai affidandogli una missione assai più importante.
“Lo so
che sei appena arrivato e che sarai stanco, ma tu sei già stato in ricognizione
in quel villaggio e conosci la posizione di Naruto e Sasuke. Metti insieme una
squadra di supporto e partite immediatamente; prendi con te Shikamaru, Shino,
Ino e Kiba. Hinata è indisposta, dovremo contare solo sullo Sharingan di
Sasuke!”
Sai acconsentì e lasciò l’ufficio insieme a
Temari e al ninja di Kiri; Kakashi era visibilmente preoccupato per Sakura, se
i loro sospetti era fondati dovevano sbrigarsi e trarre in salvo tutte le ninja
tenute prigioniere; non sarebbe stato facile comunque tirare fuori Sakura dal
carcere, soprattutto ora che sapevano che si trattava di un imbroglio. La
volevano là dentro, ma chiunque fosse l’artefice si sarebbe assicurato non solo
il proprio anonimato, ma anche che lei ci rimanesse.
Una parte di lui credeva fermamente che i suoi
ragazzi avrebbero trovato il modo per entrare nel carcere, ma l’altra invece gli
suggeriva cautela, il nemico che stavano per affrontare non era certo uno da
sottovalutare.
Intanto un nuovo giorno era iniziato e Sakura
iniziò a tenere mentalmente il conto delle ore e dei minuti memorizzando ogni
singola attività che avveniva all’interno del carcere, cercando di
regolarizzare i battiti del proprio cuore allo stesso ritmo con cui quelle
attività venivano svolte in modo da non perdere il senso del tempo ma
soprattutto per tenere la mente occupata con l’unica cosa che non l’avrebbe
fatta uscire di senno. Sveglia all’alba, il sole non era ancora a livello
dell’orizzonte, prima colazione di 10 minuti e poi attività socialmente utili
come, sala cucito, lavanderie, pulizie; il sole alto di mezzogiorno segnava
l’ora del pranzo e pausa di circa un’ora prima della ripresa dell’attività
lavorativa o dello svago che per alcuni consisteva in letture in biblioteca,
palestra o semplicemente una passeggiata nel cortile super murato del carcere,
fino alle prime ore del pomeriggio, intorno alle due dove già il crepuscolo
calava in tutto il villaggio, poi verso le sei si recava in mensa per la cena, doccia
serale ed infine in cella per la notte: l’ora massima in cui chiudevano le
porte e spegnevano le luci erano le nove e poi si ricominciava da capo. Una
volta a settimana era previsto il controllo medico, le visite dei familiari non
erano consentite.
Ogni tanto alla notte si sentivano strane urla
e rumori provenire dalle celle, ma presto si sarebbe abituata anche a quello;
erano trascorsi due giorni senza che succedesse nulla di particolare, lei
cercava soprattutto di starsene in disparte e di non farsi notare troppo ma,
per sua sfortuna, l’ala femminile del carcere non era una metropoli e alla fine
venne notata dalla peggiore delle prigioniere detenute. Aveva ascoltato alcuni
discorsi durante, la pausa pranzo, che parlavano di questa specie di banda
femminile che teneva sotto controllo i vari bracci della sezione, la più
pericolosa fra di loro si era fatta nominare boss della banda e tutte dovevano
sottostare al suo volere o avrebbe reso la loro permanenza un vero inferno.
Tutte, bene o male, erano passate sotto le sue grinfie; se le andavi a genio ti
lasciava in pace, previo pagamento di un prezzo simbolico, come denaro,
sigarette, cibo o altri generi di favori, altrimenti era meglio suicidarsi con
le proprie mani prima che lo facesse lei; adesso era arrivato il turno di Sakura,
anche se all’inizio la banda sembrava più osservarla, non ci sarebbe voluto
molto prima che si avvicinassero.
Di giorno veniva impiegata in diversi
lavoretti, mentre la notte invece quasi non riusciva a dormire; si era
ripromessa di non piangere mai davanti a nessuno lì dentro, ma la notte, nel
buio della sua cella, con lo sguardo rivolto verso il soffitto le lacrime
scendevano copiose e silenziose sul viso senza che potesse fermarle; inoltre,
come se non bastasse, la voce oscura si presentava puntuale a tormentarla senza
neppure un perché.
“Oh ma tu sai benissimo il perché. Sai
esattamente chi sono, non c’è bisogno che tu faccia finta che io non esisto.
Esisto e sarò sempre presente, ora più che mai hai un disperato bisogno di me.”
“Falla
finita! Chiunque tu sia, lasciami in pace, ho già abbastanza problemi anche
senza le voci che mi ronzano in testa”
“Io non sono solo una voce nella tua testa
idiota. Sono la realtà del tuo io più profondo, quello umano, quello che odia e
ama il mondo come odia e ama sé stesso; sono la tua coscienza, la tua stessa
anima appartiene a me e non certo a quello che tu pretendi di essere ,solo
perché gli altri vogliono che tu sia così. Non te ne eri ancora resa conto?”
“Basta!
Smettila! Non voglio starti a sentire!”
“E invece mi ascolterai! Mi implorerai di
aiutarti quando quelle donne verranno da te. Puoi evitarle se vuoi ,ma ti
verranno a cercare; hai ascoltato i discorsi delle altre detenute, sai bene che
cosa ti faranno, puoi sempre cedere e lasciare che facciano di te quello che
vogliono, così come le guardie carcerarie che non aspettano altro da te se non
un errore anche solo banale per farti dimenticare di essere venuta al mondo.”
“NO!!
Basta, tu non sei me ed io non sono te, non sono obbligata ad ascoltarti… e non
sono nemmeno obbligata ad essere ciò che tu vuoi farmi diventare, e dare loro
ragione che sono un’assassina!”
“Ma è esattamente ciò che siamo, o meglio,
quello che sei realmente; combatti fino a farti male se necessario, odi l’amore
che provi per lui che a mala pena ti corrisponde. Quanto hai desiderato ucciderlo
per il dolore che ti ha causato giorno dopo giorno… forse li hai veramente
uccisi tu i due ragazzi nel vicolo e non te lo ricordi neppure…”
Sakura si mise il cuscino in faccia per non far
sentire le sue urla di disperazione; poteva esserci del vero in quello che il
suo stesso ego le stava rivelando? Oramai non sapeva più qual’era la verità,
tanto valeva crearsene una che almeno avesse un senso, forse anche più
sopportabile; di certo non cera niente che avesse potuto rendere più
sopportabile la continua invadenza della banda della prigione. Eva, il capo, si
era accorta che Sakura la stava deliberatamente sfidando, ignorandola ogni
volta che la provocava o anche solo tentava di avvicinarsi per imporle il suo
volere; le aveva persino dato un soprannome, ma a Sakura tutto questo non
importava, pur di non cedere.
“Ehi la
principessina snob, oggi si è dimenticata di salutarmi come si deve. Sembra che
ultimamente se lo stia dimenticando spesso, forse è giunto il momento di
insegnarle le buone maniere ragazze. Mi piace quella sua bella chioma rosa,
credo proprio che me ne prenderò un bel po’ come souvenir!”
L’avevano seguita fino alla lavanderia, dove
quel giorno era di turno come lavorante, non c’erano porte o finestre e nemmeno
uscite, non vi era quindi possibilità alcuna di evitare lo scontro diretto; a
quel punto Sakura si sentì come un animale in trappola, senza chakra a causa
del sigillo, e lei odiava sentirsi così, quasi quanto stare in una gabbia. Si
sentì pervadere da uno strano fervore e le prudevano le mani; non c’era bisogno
che lei cedesse e si sottomettesse ad Eva, era sufficiente cedere al proprio
ego ferito e denigrato; il suo lato oscuro l’aspettava, pronto ad uscire con
tutta la violenza di cui era capace.
Una delle donne al seguito di Eva si avvicinò
abbastanza, da non avere però il tempo di allungare un solo dito verso di lei,
tanto che era già a terra mentre un’altra si ritrovò dentro al cestone della
biancheria sporca, ed un’altra ancora con la testa dentro l’oblò della
lavatrice; erano sei contro uno, ma Sakura era abituata a nemici più grossi e
più orrendi di una mezza dozzina di detenute sgangherate ed inette. Un braccio
rotto ad una, un occhio nero ad un’altra e l’ultima, il capo, che pensava di
poterle dare una lezione, era in fuga prima che Sakura le rivolgesse lo
sguardo; i corridoi che collegavano la lavanderia al salone mensa della
prigione erano lunghi e con un solo sbocco, oltre il quale non poteva certo
scappare, tutta la sala era recintata e sbarrata: tutte le detenute presenti in
quel momento si scansarono quando videro Eva correre a gambe levate con dietro Sakura
che la rincorreva con sguardo feroce e le fu sufficiente un solo balzo per
riagguantarla e farle sparire quel sorriso ebete dalla faccia. In un attimo
furono circondate dalle altre detenute che gridavano ed incitavano alla lotta
spietata; per puro istinto di conservazione, Eva cominciò a reagire e a dare
pugni anche lei, ma era più alta e più tozza rispetto a Sakura che riuscì a suo
modo a difendersi e, dal tifo che riceveva dalle prigioniere, di certo era la
prima che osava affrontare e darne di santa ragione a quella prepotente: due
minuti dopo era terra con il braccio di Sakura intorno al collo che la stava
strozzando. Sarebbe finita male, se non fosse stato per le guardie che
avanzarono in tenuta antisommossa, allontanando le altre detenute con i bastoni;
bastava un non nulla e la prigione poteva veramente trasformarsi nel peggiore
dei gironi dell’inferno, le regole erano severe, niente risse o altro che
potesse turbare l’armonia e l’equilibrio dell’ordine all’interno del carcere, o
a pagarne il prezzo sarebbero state tutte le detenute e per coloro che avevano
provocato il caos, c’era la cella di isolamento ad attenderle per un periodo
indefinito.
Una telecamera stava inquadrando tutta le
scena, dai monitor di una sala segreta vennero dati ordini precisi, una
punizione severa ad entrambe avrebbe placato gli animi; Sakura era ancora di più
nel mirino del sistema e qualcuno sembrò compiacersene.
Sakura ed Eva furono entrambe travolte e prese
a bastonate dalle guardie senza neppure rendersene conto, dopodiché furono
trascinate a forza verso le celle di isolamento; Eva urlava e si dimenava, era
terrorizzata da quel luogo e Sakura si rese conto a quel punto che qualcosa non
andava, quella che avrebbe dovuto essere per lei la sua aguzzina, mostrò un
lato debole e spaventato che non si sarebbe mai aspettato da nessun’altro lì
dentro.
Sakura si fece condurre nella cella di
isolamento senza proferire verbo, anche se a tratti il suo furore la faceva
scattare verso gli agenti, ed ogni tanto tirava strattoni per liberarsi; la
lasciarono solo una volta che l’ebbero rinchiusa nella cella cieca, nessuna
finestra, nessuna luce, nessun letto, solo un catino per i bisogni ed una
piccola fessura sulla porta d’acciaio che faceva filtrare appena la luce dei
neon del corridoio.
Non aveva idea di quanto l’avrebbero tenuta
segregata lì dentro, non aveva mai smesso di contare e cominciò una nuova serie
per tenere la mente occupata in attesa che la porta si riaprisse di nuovo; ma
non era sola lì dentro, c’era anche lei, il suo ego che aveva tutta l’aria di
uno spettro dallo sguardo gelido ed inespressivo, il ghigno distorto che la
faceva sembrare più un mostro, eppure era l’esatta espressione del suo io
nascosto.
“Lo vedi, alla fine hai ceduto all’unica
verità che potrà ridarti la vera libertà. L’odio, la frustrazione, il terrore di
non poter avere quello che desideri e di non essere libera è solo una piccola
parte di tutto quello che puoi essere e che puoi ottenere con le tue doti
innaturali; ma più di ogni altra cosa, la sola fondamentale, è che esso è equo.
Tu dai qualcosa ed in cambio ricevi, senza alcun ombra di dubbio, non importa
come dai e come ricevi; sarai sempre tu la padrona del tuo destino. L’amore,
l’amarezza e l’affetto portano soltanto ad una misera schiavitù e stai pur
certa che non avrai mai nulla di diverso in cambio tranne l’indifferenza.
Perché è questo che lui prova per te, o non saresti qui altrimenti. Dov’è lui?
Dov’è l’incostante Sasuke? Dove l’uomo che dovrebbe essere al tuo fianco in
questo momento?”
Sakura aveva già capito da tempo qual’era la
dura realtà, ma vedersela sbattere in faccia così come un macigno era dura da
mandare giù; sentiva un sapore amaro in bocca e la gola le si stava seccando,
per giorni però dovette resistere alla sete ed alla fame e cercò di convincersi
che forse Sasuke non era in grado di aiutarla perché era lontano e non sapeva
che lei era lì. Le ore passavano e faticava sempre di più a mantenere quella
convinzione, tanto più che la voce tornava alla carica sullo stesso punto con
più frequenza e stava smantellando ogni singola fibra di quella sicurezza
sempre più fragile. Forse non lo avrebbe mai più rivisto; anche se fosse
riuscita ad uscire da quell’inferno, guardarlo negli occhi per lei avrebbe
significato odiarlo ancora di più.
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Capitolo 6 *** Cap.6 - Piedi Nudi ***
cap.6
[Nota dell’Autrice: un grande abbraccio a tutti
i miei lettori che stanno seguendo con passione questa avventura. A tutti voi
regalo questo nuovo aggiornamento, sono sicura che sarà di vostro gradimento.
Baci baci!]
CAP.6 Piedi nudi
Nella sala di controllo del carcere, il
dirigente osservava i progressi delle detenute ai vari test che eseguivano
quotidianamente per accertarsi delle loro condizioni fisiche e quali di loro
erano le più adatte ai suoi scopi.
Alcuni dei suoi uomini migliori entrarono nella
sala computerizzata, era la squadra incaricata di eliminare Sai e Choji ma che, ovviamente, l’agguato era fallito.
“Come è
possibile, erano soltanto in due, come avete fatto a farveli sfuggire?”
L’uomo nell’ombra era decisamente contrariato;
essendo ancora vivi, Konoha sarebbe stata informata che Sakura era nelle loro
mani, ma a complicare di più la situazione era l’intervento di Naruto e Sasuke.
“Sono
intervenuti altri due ninja del Villaggio della Foglia; il Jonchuriki della
Volpe e l’altro aveva lo Sharingan del clan Uchiha.”
“Maledizione,
siete degli inetti! Ora sanno tutto e dovremmo accelerare il processo!”
Uno degli uomini propose di mettere insieme una
squadra e tentare di catturare i due ragazzi, avrebbero potuto usarli nel
programma di procreazione.
“Non
siate idioti! Uno di loro è la forza portante della Volpe a Nove code, l’altro
è un Uchiha, sarebbe impossibile annullare le loro menti. Dobbiamo lavorare
sulla loro compagna e dobbiamo farlo il prima possibile!”
Ad un tratto, uno degli addetti ai monitor
richiamò l’attenzione del capo, era in corso una rissa tra due detenute ed una
di loro era Sakura.
Quando l’uomo si avvicinò per vedere meglio, un
ghigno di trionfo comparve sul suo volto; la ninja di Konoha aveva superato
egregiamente tutti gli step e molto prima del previsto.
“Perfetto,
questo renderà il processo più facile. Tenete lontani i suoi amici dal
villaggio e dalla fortezza; la loro presenza complica le cose e dobbiamo
annullare la mente di Sakura prima che possano entrare e riprendersela. Portate
le detenute in cella di isolamento!”
Nel buio della cella di isolamento era
praticamente impossibile, per un essere umano, tenere il conto delle ore e dei
giorni trascorsi in quell’angusto spazio vitale, dove l’unica compagnia
notturna erano i passi delle guardie lungo il corridoio e le urla ed i lamenti
di chi, probabilmente, non avrebbe mai più rivisto la luce del giorno, neppure
quella concessa nell’ora d’aria.
Sakura si era abituata a tenere a mente
qualsiasi cosa avesse un minimo di riferimento all’ora trascorsa, fin dal
giorno in cui aveva fatto il suo ingresso nel braccio della prigione ma nella
cella di isolamento, il conto era più difficile, venendo a mancare praticamente
la quotidianità della vita in prigione, lì dentro invece poteva fare
affidamento solo sui suoi battiti del cuore e sulla frequenza con cui doveva
fare i suoi bisogni. I pasti erano l’unica cosa garantita tre volte al giorno, nonostante
la punizione almeno non ti lasciavano morire di fame; Sakura però era certa che
c’era molto di più in quella parte del penitenziario, rammentava come Eva era
terrorizzata mentre veniva trascinata in cella di isolamento e poi, le grida
notturne erano più intense rispetto a quelle che si udivano quando dormivi
nella comodità della branda della tua cella.
La sua unica compagnia era il suo ego, che da
quando era finita in cella di isolamento le parlava più o meno con regolarità,
ed anzi, l’ultima notte addirittura si presentò davanti a lei; il suo stesso
volto, il suo stesso aspetto, ma con gli occhi neri e il sorriso crudele, era
più un mostro venuto dall’oltretomba che il suo vero io nascosto. Per Sakura
era indifferente da quale parte recondita del suo cervello provenisse, oramai
l’aveva accettata e si era abituata alla sua presenza, anche se conservava
ancora un briciolo di volontà sufficiente a non lasciarsi andare completamente
alla follia; in un certo senso, poteva anche ribaltare la cosa a suo vantaggio,
doveva solo aspettare il momento propizio.
L’occasione non tardò ad arrivare, ma prima
accadde qualcosa che non avrebbe mai potuto prevedere; una guardia le riferì,
dallo spioncino della porta, che quella sarebbe stata la sua ultima notte in
cella di isolamento, e se Sakura aveva tenuto bene a mente i suoi conti
dovevano essere trascorsi più o meno 2 giorni. Teoricamente, la porta della sua
cella si sarebbe aperta la mattina seguente all’alba, ma stranamente invece
venne aperta a notte fonda invadendo la buia cella della luce artificiale del
corridoio.
Sakura si portò un braccio a coprirsi gli
occhi, che si erano già disabituati a qualsiasi tipo di luce, e ci mise un bel
po’ ad abituarsi a quella dei neon; si avvicinò alla porta lentamente e sentiva
che c’era qualcosa di strano, si affacciò fuori dalla cella con attenzione e
vide che non c’era nessuno nel corridoio e nemmeno vicino alla porta della
cella, era stata aperta e basta.
“Alla fine sembra che ti abbiano esaudito,
magari questa potrebbe essere l’occasione che aspettavamo per andarcene!”
“Falla
finita, credi davvero che sia così semplice uscire da questo lager. Ricordati
che se mi uccidono muori anche tu. Prima diamo un’occhiata in giro, voglio capire
cosa sta succedendo!”
“D’accordo, come preferisci ma dopo non
venire a lagnarti da me!”
Cominciò a percorrere il corridoio fino ad una
grande porta doppia le cui ante si aprivano da entrambe i lati; un po’ come le
porte battenti di alcuni corridoi dell’ospedale e a vedere bene anche quello
sembrava il corridoio di un ospedale: era deserto e non c’era nessuno, alcune
luci andavano ad intermittenza, come se dovessero fulminarsi da un momento
all’altro e c’erano rumori e lamenti in tutte le direzioni, alcune porte ai
lati non recavano scritte o numeri, ma proseguendo oltre si trovò ad una specie
di incrocio fra due corridoi, dove in alcuni punti vicino alle pareti c’erano
strani carrelli di metallo coperti da lenzuoli ed alcuni di questi carrelli
erano grandi quanto un tavolo operatorio.
Sentì dei forti rumori provenire dal corridoio
alla sua destra e intravide alcune luci azzurre dal fondo di esso, proseguì in
quella direzione buttando l’occhio di tanto in tanto ai carrelli posizionati
lungo il corridoio; ce ne era uno piccolo con delle scatole di metallo sopra e
dei barattoli nel ripiano di sotto, un altro aveva delle lenzuola o biancheria
da ospedale in genere. Quando arrivò in fondo al corridoio, Sakura era davanti
ad una porta doppia come quelle delle sale operatorie, dai cui vetri piccoli e
rettangolari poteva vedere con maggiore intensità le luci azzurre ed un rumore
metallico, come di qualcosa di elettrico che sprigionava scariche continue di
energia. Il suo io bastardo continuava a spingerla a vedere più da vicino cosa
c’era oltre la porta, ma allo stesso tempo la sua curiosità venne catturata
dalla branda vicino alla porta; era coperta da un lenzuolo, ma si intravedeva
chiaramente la figura di qualcuno sotto di esso e dal fondo del lettino
sporgeva un cartellino, come quelli che vengono legati al piede dei cadaveri.
Avvicinò lentamente una mano verso il lenzuolo
e non ci volle molto per scoprire la testa di una donna e tanto fu lo
sconcerto, che Sakura lo ricoprì immediatamente trattenendo il fiato e voltando
il suo sguardo di nuovo verso la porta: che diavolo stava succedendo lì dentro?
Chi era quella donna? Sicuramente anche tutti gli altri lettini che aveva
intravisto lungo tutto il corridoio probabilmente nascondevano cadaveri… ma di
chi?
Lentamente si avvicinò al vetro della porta e
quello che vide nella stanza all’interno avrebbe fatto accapponare la pelle
anche al più resistente dei guerrieri, ma quello che più la sconvolse fu il
fatto che non soltanto c’erano uomini in tenuta da chirurgo, ma che stavano
torturando con elettroshock una donna… quella donna era Eva. C’era una guardia
all’interno della sala operatoria adibita a laboratorio di tortura e quando
questa si voltò verso la porta e verso Sakura, ella scappò a gambe levate
sicura che la sua presenza lì non soltanto era stata notata, ma che di sicuro
ci era stata condotta apposta. In quel momento però non aveva alcuna intenzione
di verificare personalmente le ragioni per cui si era trovata fuori dalla cella
di isolamento, situata in un’ala della prigione adiacente a quella che pareva
essere a tutti gli aspetti un centro di esperimenti o chissà cos’altro.
Scappò con quanta forza aveva in corpo e sperò
che le sue gambe reggessero il più possibile, debilitata come era dai lunghi
giorni nella piccola cella; tentò lungo il tragitto di aprire le porte laterali
che incrociava ma erano tutte chiuse a chiave e fu per uno strano caso che,
girando per un altro corridoio, riuscì a trovare una porta che conduceva a
delle scale di collegamento a tutti i piani in quella ala del carcere. Si mise
a scendere di corsa, ma fece soltanto un paio di piani prima di sentire sopra
la sua testa, e nel piano sottostante,
le porte che sbattevano e le voci concitate delle guardie che la stavano
rincorrendo; Sakura fu costretta a rientrare per un’altra porta, ritrovandosi
così in un altro piano buio con solo le basse luci gialle delle luci di
servizio o di emergenza che davano al piano un aspetto ancora più lugubre;
anche lì c’erano diverse porte che parevano però essere semplici uffici, ma
l’ansia di non farsi prendere aveva avuto il sopravvento e non aveva tempo per
verificare se ce ne era qualcuna aperta e dove conducessero. Continuò a correre
fino ad un’altra porta battente, oltre la quale brillava la luce fluorescente dei
neon del corridoio; la spalancò velocemente per farsi strada, oltre di esse
c’era un angolo verso un altro corridoio e poi successivamente alla sua destra
c’erano della scale che portavano sia ai piani inferiori che superiori.
Sakura cercò di pensare in fretta senza
rallentare, se prendeva le scale a scendere o a salire avrebbe sicuramente
incrociato le guardie che stavano perlustrando i piani, poteva sentire l’eco
delle loro voci; fortunatamente trovò un cartello con sopra disegnata la pianta
del piano dove si trovava e potè vedere bene che, se proseguiva dritto lungo il
corridoio, avrebbe probabilmente raggiunto l’uscita di emergenza verso le scale
anti incendio e quindi fuori dallo stabile, probabilmente nel cortile del penitenziario.
I suoi calcoli non furono però così perfetti, purtroppo per lei non aveva fatto
caso alle telecamere nascoste agli angoli bui di ogni piano e scala, sapevano
esattamente dove trovarla e per un attimo si rese conto che era tutta una
trappola, l’avevano fatto apposta, tutto quanto era premeditato compreso il suo
tentativo di fuga; aveva quasi raggiunto la porta antincendio che, all’angolo
alla sua sinistra, venne placcata da due guardie grosse come armadi a muro e fu
irrimediabilmente sbattuta a terra prima di schiena e poi rivoltata faccia a
terra.
Cercò di reagire ma, per quanto forte, quegli
uomini erano comunque più forti di lei; ebbe giusto il tempo di vedere due
inservienti dell’infermeria raggiungere le guardie, uno di essi aveva una
siringa in mano… il resto fu il buio più totale e Sakura perse completamente
ogni cognizione del tempo, dello spazio e della memoria.
Riaprì gli occhi per un breve istante, ma non
sapeva dire quando, né quanto tempo fosse passato, né tanto meno dove si
trovasse; vedeva ogni cosa di bianco, sapeva di essere sdraiata su un letto e
che c’erano delle persone vicino a lei, sentiva lievi fitte di dolore
all’angolo della bocca ed intorno all’occhio, le guardie l’avevano colpita per
bloccarla ma tutto era confuso e non capiva nulla di quello che le stavano
facendo e cosa le stessero dicendo.
Le stavano controllando la pressione, il
battito cardiaco, le presero del sangue per analizzarlo; le controllarono i
denti e intravide anche uno specolum e dei tamponi per esami vaginali.
Una voce le chiese quando era stata l’ultima
volta che aveva acuto il ciclo mestruale; a Sakura quella domanda era
totalmente priva di senso, perché era di interesse per loro sapere da lei se
era regolare con il ciclo?
“Che
razza d domanda è? Perché mi state facendo queste domande?”
“Dobbiamo
accertarci che le tue funzioni vitali siano regolari, per fornirti una dieta adeguata; se dimagrisci troppo
sarai troppo debole e ti si interromperebbe il ciclo. Hai mai avuto relazioni
sessuali?”
“Cosa?? Assolutamente
no!! Non osate toccarmi con quegli arnesi, fermatevi subito! State lontani da
me!”
Alcuni infermieri le posizionarono le gambe per
la visita ginecologica, ma Sakura cercò di dimenarsi per quanto fosse
completamente assuefatta dalla droga che le avevano iniettato; le guardie le
legarono i polsi al lettino ed un altro inserviente si avvicinò con un’altra
siringa di sedativo.
Tempo pochi secondi e Sakura perse nuovamente
la forza e la vista le si annebbiò completamente, da quel momento perse
totalmente conoscenza.
Quando si risvegliò era nella sua cella, ma non
quella di isolamento, la sua vera e propria che le era stata assegnata quando
era arrivata; la testa le facevano male, così come le gambe e le braccia,
persino lo stomaco sembrò rivoltarsi, la bocca era impastata e sentiva un sapore
amaro e rancido, quasi come se le avessero fatto mangiare un topo morto; ogni
muscolo del suo corpo era intorpidito e sentiva freddo lungo la schiena, alle
mani ed ai piedi, non aveva scarpe né calze, gliele avevano fatte togliere
quando l’avevano condotta in isolamento,
ma dopo quel momento non ricordava più nulla, nemmeno come era finita sulla branda
della sua cella. Cercò di girarsi e di tirarsi su con l’ausilio delle braccia
ma fu uno sforzo immane, tanto da costringerla e buttare la faccia sul water
per espellere qualunque cosa aveva nello stomaco, se avesse potuto avrebbe
rimesso anche l’anima, ma tutto quello che ottenne fu soltanto di svenire
nuovamente a terra e lì rimase per non un numero imprecisato di ore. Persino la
voce del suo ego sembrava sparita, non avvertiva nemmeno la sua presenza nella
stanza, forse in un qualche modo gliel’avevano estirpata, anche se non era
tanto convinta; si sentiva svuotata nel corpo e nella mente e non aveva idea di
come venire a capo di quanto le era successo.
Riuscì a mettersi in piedi a fatica dopo
parecchio tempo, ma era così debole che riuscì soltanto a trascinarsi a sedere
sulla branda; non aveva la forza nemmeno per guardarsi allo specchio e vedere
che aspetto aveva, di certo avrebbe visto nel suo volto la stessa espressione
di un cadavere, ma almeno aveva conservato la certezza di essere viva; vennero
alcune guardie donne ed altre due prigioniere per portarla nella zona docce, di
sicuro puzzava peggio di un maiale, le cambiarono la tuta carceraria e le
dettero biancheria pulita e delle nuove scarpe e poi la riportarono di nuovo in
cella; non la fecero mai uscire nemmeno per andare a mangiare: se ne occupava
una guardia carceraria che le portava un vassoio colmo di ogni ben di dio a
pranzo e a cena. Per recuperare le forze diceva…
Sakura faticava a mangiare ma a poco a poco
riuscì ad abituare il suo stomaco ad accogliere nuovamente il cibo più o meno
come prima; si sentiva ancora come una palla da baseball presa a bastonate di
continuo ma almeno respirava ancora e la voce dell’ego nella sua testa parve
essersi placata, almeno in apparenza: se era vero che erano una cosa sola,
unica ed indissolubile, poteva chiaramente sentire la rabbia e l’odio per il
male fatto che la invadeva fin nel profondo, tutti erano coinvolti, nessuno era
escluso, né all’interno del carcere e neppure all’esterno. I suoi pensieri
vennero interrotti da qualcuno che la chiamava dietro alle sue spalle; Sakura
era appoggiata con la schiena in un angolo vicino alle sbarre e ad un tratto
nella cella di fianco sentì una voce che la chiamava, non aveva idea di chi
fosse e nemmeno perché fosse interessata a parlare con lei così decise di
ignorarla, ma la cosa si fece insistente e dovette cedere.
“Ehi, sei
ancora viva? Devi essere molto fortunata o molto sfortunata, di solito non si
torna vivi dalle celle di isolamento, o girone del diavolo come la chiamiamo
noi.”
“Tu chi
sei?”
“Nessuno,
solo una povera ed inutile prigioniera come te. La differenza tra noi è che io sono
stata in cella di isolamento molto più tempo di te”
Sakura voltò lentamente il viso verso il muro e
le sbarre per ascoltare meglio; aveva capito bene o stava solo sognando??
“Qual è
il tuo nome e come sei finita qui dentro?”
“Chiedimi
chi sono stata. Ho praticamente perso il conto dei giorni e non c’è nessuno là
fuori a cui interessi.”
“Bene
allora, chi sei stata prima di essere rinchiusa qui?”
“Nell’altra
vita ero una ninja del paese del Vortice. Sono abituata alle torture ed agli
esperimenti; il mio chakra era molto particolare, potevo guarire le persone,
bisognava solo “mordermi”. Non sono sempre stata prigioniera, ad un certo punto
sono stata anche addestrata come ninja, sono stata carceriera, criminale, ed
ero follemente innamorata di un ragazzo”
“Come ti
hanno catturato?”
“E’ stato
subito dopo la guerra. Sono venuta qui in cerca del ragazzo che amavo ma, alla
fine, con l’inganno mi hanno rinchiusa qui. Dicono che siamo fondamentali per
loro. Certo ho avuto guai peggiori questo è sicuro!”
“Come fai
a saperlo?”
“Non lo
hai notato? Siamo qui perchè qualcuno ci vuole usare come procreatrici dei loro
futuri ninja; non siamo però tutte uguali, quel qualcuno ha bisogno di un certo
tipo di donne utili allo scopo. Proprio come te!”
“IO??”
“Certo,
non dirmi che nonostante quello che ti è successo non te ne sei ancora accorta?
Tu più di tutti sei completamente fuori posto qui, e come ti ho già detto non
si torna vivi dal girone del diavolo, la cella di isolamento. Sei qui perché quel
qualcuno ti vuole viva ed in salute più di tutte le altre e solo per un unico
scopo. ”
“Di chi
stai parlando, chi è questa persona? Cosa vuole da me?”
“Non so
risponderti, nessuno lo sa; voci di corridoio parlano di esperimenti e torture
compiute nell’ala dove si trovano le celle di isolamento. Un’area top secret
dicono, ma tutti qui sanno cos’è e cosa succede lì dentro. Eva, quella con cui
hai fatto a botte, è morta. Evidentemente tu hai qualcosa che gli piace più di
tutte noi, se ti tiene ancora in vita. Aspettati di tutto Sakura, quello che
succede qui va oltre ogni regola umana, prima o poi verrà a prenderti di nuovo.
Fino ad allora puoi soltanto pregare di restare a lungo nelle sue grazie!”
Sakura non poteva credere a ciò che quella
donna senza nome le stava raccontando, che fosse anche quello un trucco per
indurla in confusione o semplicemente le stavano inviando un messaggio per
dirle che era sotto controllo e che da lì non poteva scappare, che non l’avrebbero
lasciata andare di sua spontanea volontà ma solo e se, lui o loro, l’avrebbero
permesso. Quello sembrava essere un incubo senza fine, e quel che peggio era
che nessuno da Konoha ancora era venuto; non pretendeva certo che sfondassero
il muro del carcere per farla evadere ma così era ancora più evidente che
l’avevano lasciata sola.
Certo non poteva sapere che fuori oltre i
cancelli del carcere, in realtà Naruto e Sasuke stavano elaborando un sistema
per riuscire ad entrare; non avevano alcuna intenzione di abbandonare Sakura al
suo destino: anche a costo di radere al suolo l’intero carcere, l’avrebbe fatta
uscire e poi avrebbe scovato ovunque colui che aveva osato farle.
Bastava solo un imprevisto per mandare a monte
tutto, quindi era necessario organizzare ogni cosa nei minimi dettagli;
un’evasione non era certo un giochetto da ragazzi, ma avrebbero messo in atto
un piano efficace e poi, con un po’ di fortuna, avrebbero scovato il vero
colpevole.
Sakura immersa nei suoi pensieri quando ad un
tratto una lampadina le si accese nella mente; la donna nella cella a fianco,
la sua voce le era familiare ed inoltre, ella conosceva il suo nome. Nel
carcere non esistevano nomi, erano soltanto numeri.
Paese del Vortice…
“Ehi, ci
sei ancora?”
“Tu,
conosci il mio nome e vieni da un luogo che conosco vagamente perché ho un caro
amico la cui madre era originaria del tuo stesso paese. Ti chiami Karin, vero? Eri
la ragazza con Sasuke nell’Akatsuki, non è così?”
Nessuno rispose dall’altra parte, ma Sakura
sapeva di avere ragione. Doveva essere lei. Ne era assolutamente certa.
“Molto
bene Sakura, i miei complimenti. Non ti hanno ancora totalmente annullato la tua identità!”
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Capitolo 7 *** Cap.7 - Miserabile ***
cap.7
[Nota dell’Autrice: un grande abbraccio a tutti
voi che state seguendo la mia storia. Grazie infinite per le recensioni, è un
piacere sapere che vi piace sempre di più e chiedo scusa se magari ci sono
degli errori qui e là Segnalatemeli pure, io non mi offendo.Eccovi un nuovo capitolo, spero che sia di
vostro gradimento.
Piccola precisazione: in questo capitolo è
descritta una scena liberamente ispirata al film “Biancaneve e il cacciatore”. Baci baci!]
CAP.7 Miserabile
Nei dintorni della fortezza, protetti dalla
boscaglia, Naruto e Sasuke avevano trascorso gli ultimi due giorni in
incognito, in cerca di informazioni, perlustrando il villaggio e i dintorni
della prigione, elaborando tutte le strategie possibili per assaltare la
fortezza e portare via Sakura; non era facile entrare al Villaggio della Notte
evitando gli uomini in nero che facevano la guardia all’ingresso e tutto
intorno al perimetro, sapevo che loro erano lì e li stavano tenendo d’occhio,
dovevano quindi restare il più possibile nell’ombra e non far scoprire al
nemico le loro intenzioni.
Alla fine ebbero un piccolo colpo di fortuna;
con la scusa della fame, Naruto riuscì ad entrare in una piccola locanda nel
centro del villaggio, dove venne servito da una giovane ragazza pressappoco adolescente
che si mise subito a civettare con lui: bastarono poche domande per ottenere
esattamente ciò che voleva.
Quando ritornò da Sasuke, che era rimasto fuori
dal villaggio a coprire l’intera zona per Naruto, gli raccontò tutto quello che
aveva scoperto riguardo alla fortezza.
“La
chiamano Fortezza della Lacrima, nome angusto per un carcere; nell’ultimo mese
sono state incarcerate diverse donne, molte erano ninja provenienti da altri
villaggi, forse c’erano anche quelle provenienti da Kiri. Pare che non sia solo
un semplice carcere, fanno anche ricerche ed esperimenti su queste donne per
usarle per creare un forte esercito ninja. La ragazza della locanda ogni tanto
lavora anche come inserviente negli uffici e nell’infermeria della fortezza e
non sa bene che tipo di esperimenti siano. Niente di buono presumo.”
“Ti ha
forse detto qualcosa sulla Fortezza che sia utile a noi, per esempio un
ingresso incustodito o altro del genere?”
“C’è solo
quello laterale, una rete metallica che gira intorno allo stabile che ospita l’infermeria
e la lavanderia. Non ci sono molte guardie, specialmente alla notte. Dobbiamo
cercare di passare da quella parte, sono stanco di aspettare, se è vero che
fanno strane cose lì dentro specialmente alle donne, bisogna fare uscire Sakura
subito!”
Sasuke era d’accordo, ma erano soltanto loro
due, sarebbe servito un aiuto maggiore, in particolare serviva l’appoggio di un
altro ninja medico qualora fosse stato necessario per Sakura; l’attesa era
snervante anche per lui, ma dovevano agire con razionalità ed essere sicuri che
il piano non fallisse. Non capiva bene ciò che sentiva ma condivideva il
sentimento di Naruto, Sakura non sarebbe rimasta lì dentro un minuto di più.
Era appena calata la notte quando un boato ed
un lampo proveniente dalla prigione mise in allerta l’intero villaggio; ci
furono due esplosioni in contemporanea sia nel lato femminile che in quello
maschile della prigione, le celle si aprirono automaticamente e tutti i
detenuti uscirono nei corridoi, nella sale di svago e nel grande cortile
esterno; tutte le guardie furono richiamate in assetto antisommossa, molti
detenuti furono picchiati e resi inoffensivi ed altri ancora si arresero
rimanendo in cella senza muoversi, altri ancora invece ingaggiarono veri
scontri corpo a corpo con le guardie, alcuni prigionieri riuscirono persino a
raggiungere l’infermeria e presero qualsiasi cosa potesse essere utile per
usare come arma o per fabbricare bombe rudimentali. Il caos più totale si era
impadronito del carcere; Sakura venne svegliata dalle esplosioni, vide la cella
aprirsi e vide tutte le detenute uscire e correre nei corridoi: non fece in
tempo a formulare l’intenzione di aggregarsi all’intero gruppo fuggiasco che
venne afferrata per un braccio da Karin e venne trascinata fuori dal corridoio
e spinta nella calca insieme a tutte le altre.
“Ma che
sta succedendo?”
“Semplice,
questa è un’occasione soprattutto per te che per me”
“Ma di
cosa stai parlando?”
Karin non le rispose, si limitò a camminare più
velocemente e a spingerla verso il portone del salone che avrebbe condotto
all’uscita nel cortile; ci furono altre esplosioni, ogni centralina elettronica
era saltata quindi tutte le porte a chiusura controllata era aperta e non
poteva essere richiusa, inoltre ogni guardia in servizio era pronto a lanciare
frecce e kunai per fermare la fuga dei detenuti o qualsiasi rivolta in atto e
quella poteva trasformarsi nella peggiore delle ribellioni. Sakura però non era
convinta di quello che stava accadendo, come era stato possibile soprattutto
dall’esterno provocare le esplosioni o creare abbastanza baccano per favorire
un’evasione; dal momento che ogni detenuto stava dormendo nella sua cella,
nessuno, a parte il personale interno del carcere, poteva creare un simile
caos… a meno che qualcuno non avesse intenzionalmente fatto saltare parte del
carcere per un motivo. Forse le stesse persone che l’avevano rinchiusa lì.
Si liberò con uno strattone da Karin e le dette
una violenta gomitata sul naso, poi riuscì ad afferrarla a trascinarla contro
una parete e la bloccò lì con un braccio contro il suo collo; era ora di sapere
tutto fino in fondo riguardo a quella storia assurda.
“Adesso
basta, mi hai stancato con i tuoi enigmi e le tue storie da pazza psicopatica.
Tu sai molto di più di quanto vuoi farmi credere Karin, quindi adesso parlerai
e mi dirai esattamente chi sta facendo tutto questo, chi mi ha voluto qui
facendomi incarcerare senza motivo e perché?!”
“Pensavo
che ti fosse già abbastanza chiaro. Tutto quello che ti ho raccontato era la
verità, sebbene siamo vicine di cella, sebbene ti abbia visto e riconosciuto in
più di un’occasione non mi sono mai interessata a te, volevo prima vedere e
capire esattamente il motivo per cui avevano preso proprio te; nessuno dei
detenuti si interessa fino in fondo alla vita dell’altro così come nessuno si
interessa della loro per cui ero riuscita a non dare troppo nell’occhio. Quando
ho visto la tua lotta contro quella prepotente balorda di Eva e siete state
portate nel girone del diavolo ero convinta che non vi avrei rivisto mai più,
eppure magicamente dopo solo due giorni Eva è finita all’obitorio mentre tu sei
ricomparsa nella tua cella; piuttosto malandata, ma viva. Ho capito che tu
valevi molto più di tutte noi, quindi ho voluto raccontarti quanto valeva la
pena sapere e che ero in grado di rivelare. Ci vogliono per farci accoppiare
con i loro uomini più forti ed avere così ninja fortissimi da usare come
esercito. Non posso eliminarci ma sanno come manipolare le nostre e menti, annullare
la nostra volontà rendendoci consenzienti. Di più non so, puoi credermi,
dovessi rimetterci la vita stessa!”
“Se
scommetti sulla tua vita quando sei rinchiusa qui dentro, non deve valere poi
molto”
Karin sorrise in un ghigno sarcastico e in
quell’istante altre esplosioni e combattimenti ravvicinati le costrinsero a
muoversi tenendo bassa la testa per non venire colpite.
“Per
capire se sei come loro vogliano, fanno dei test, oltre alle varie visite
mediche tra qui quella ginecologica. Immagino te l’abbiano fatta, superata
quella inizia il processo di annullamento della volontà. Non so esattamente
come funziona, ma se sei ancora consapevole di chi sei probabilmente con te non
ne hanno avuto il tempo. Questo attacco non è casuale, ma dubito che sia stato
provocato da loro questa volta. Ogni tanto lo hanno fatto, ed una volta ero
anche riuscita a scappare ma alla fine mi hanno catturata di nuovo. Io posso
aiutarti se vuoi, approfittare del casino e raggiungere l’uscita, così che tu
possa scappare, sarebbe l’occasione giusta per batterli sul loro stesso campo”
“Non
capisco un accidente di quello che mi stai dicendo ma immagino che non ho altra
scelta che fidarmi; ma ad una condizione, se il tuo piano funziona tu vieni con
me!”
“Grazie
dell’invito, ma la nostra arma ha una sola cartuccia ed è per una sola di noi
due!”
“Perché
lo fai allora, perché vuoi aiutarmi se sei così certa di non potercela fare
anche tu?”
“Perché
tu sei speciale, tu hai qualcosa che può cambiare tutto questo; tu hai quel
cuore e quella forza che io non ho mai avuto. Ti ho vista all’ultimo
combattimento tra Naruto e Sasuke; ho visto come lui ti guardava e come tu
guardavi lui. Non sono poi così pazza, l’amore può distruggerti giorno dopo
giorno ed io lo so, ci ho convissuto ogni giorno. Devi lottare contro questo
cancro senza alcuna possibilità di vincere. Alla fine non ho potuto fare altro
che seppellirlo con la mia stessa anima. Voglio che tu ritorni da lui, devi
tornare da lui o non te lo perdonerò mai. Lui ha bisogno di te. Chiamala
redenzione se vuoi! Ora però dobbiamo sbrigarci!”
Sakura restò senza parole, e provò uno strano
senso di compassione e gratitudine nei confronti di Karin; le offriva un’occasione,
rinunciando alla sua libertà e al suo amore se necessario. Non poteva fare
altro a questo punto che fidarsi di lei, ma promise a sé stessa che sarebbero
fuggite insieme, non l’avrebbe lasciata lì. Corsero lungo i saloni ed i
corridoi facendo lo slalom tra gli altri detenuti in fuga e le guardie che
sparavano o venivano alla carica contro i prigionieri; riuscirono ad andare
fuori nel cortile principale, attraverso una delle uscite di sicurezza, ma il
caos fuori era peggio che all’interno; Sakura seguì la sua compagna,
strisciando rapidamente radente al muro evitando di incrociare le luci dei
riflettori che le avrebbero rese un bersaglio facile per i cecchini sui tetti
degli edifici. Con fatica, e non senza un pizzico di ansia, riuscirono a
raggiungere uno dei muri esterni dietro all’ala principale del lato femminile
della prigione; la donna prese delle pietre e le lanciò contro i lampioni che
illuminavano quell’angolo di terra che le separava dalla rete metallica, oltre
la quale c’era ancora da percorrere una specie di corridoio tra le reti che
portava ad un grande spiazzo vicino ad un magazzino: di fronte ad esso un
enorme portone blindato, adiacente il quale, c’era una specie di buco nel muro
coperto da una grata.
Karin allungò delle pietre anche a Sakura per
lanciarle contro alcune telecamere che si trovavano proprio lungo il loro
percorso, mentre l’altra si occupava di spegnere altre luci dei lampioni e di
tagliare con delle rudimentali cesoie le reti metalliche ad ogni loro
passaggio.
“Perché
anche le telecamere?”
“Se hai
notato, solo la corrente che alimenta le luci e la chiusura centralizzata delle
celle è saltata ma non quella delle telecamere e delle luci esterne!”
“Credevo
fosse tutto un unico circuito elettrico!?”
“Lo
credevo anch’io, ma l’ultima volta, in cui ci fu una specie di rivolta all’interno
del carcere organizzata dai capi apposta per esaminarci, ho scoperto che a nord
dell’intero complesso carcerario ci sono due centrali elettriche distinte; una
che alimenta le sezioni del carcere, l’altra che serve per l’alimentazione
separata del circuito di videosorveglianza. Ci stanno comunque osservando, tempo
pochi minuti e si accorgeranno presto di noi e dove stiamo andando. Dobbiamo fare
in fretta!”
“Come fai
a sapere come uscire da questo lager?”
“Perché quella
volta ero quasi riuscita a scappare. C’è una specie di tunnel attraverso le
fognature che sbocca direttamente all’esterno, sul mare credo. Ci ero quasi
arrivata, ma per paura di perdere i miei preziosi occhiali alla fine mi hanno
raggiunta e mi hanno riportato indietro. Stupida vanità. Ad ogni modo, l’apertura
è piuttosto visibile ed è larga abbastanza per poterci passare. Se raggiungi l’uscita
del tunnel, sei fuori!”
“Lo
saremo entrambe!”
Karin si mise a ridere e continuò sulla sua
strada seguita da Sakura; non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, ne
quanto ci misero esattamente ad arrivare alla loro destinazione, ma su una cosa
era certa; Karin aveva detto la verità, non appena furono sicure di poter
attraversare lo spiazzo che separava il magazzino dal portone, un riflettore
puntò verso di loro e furono contemporaneamente lanciati kunai e frecce dalle
guardie sulle torrette di sorveglianza. Iniziarono a correre più veloce che
poterono, ma Karin venne colpita al petto ed alle gambe e cadde a terra. Sakura
si fermò a metà strada ed abbassò la testa ritornando indietro di alcuni passi
per raggiungere Karin che ormai non poteva più proseguire; Sakura però non si
arrendeva mai davanti a nulla ed era intenzionata a portare la ragazza con sé
verso la salvezza, qualunque fosse il prezzo da pagare.
“Vattene...
scappa adesso fin che puoi... io non posso farcela e non posso seguirti... te
l’ho detto... solo una di noi può salvarsi e quella sei tu... quel buco celato
dalla grata è lo sbocco dello scolo fognario... buttati lì dentro e segui il
tunnel... porta dritto agli scogli... verso il mare... non è distante... al
massimo puzzerai per un po’... promettimi che avrai cura di lui, sempre…va e
buona fortuna...”
Se Sakura avesse potuto in quell’istante
avrebbe versato più di una lacrima ma non aveva tempo nemmeno per pensare a
piangere; di una cosa era certa, se fosse sopravvissuta, sarebbe andata al
tempio ed avrebbe acceso una candela per lei, che l’aveva aiutata a scappare
anziché scappare lei stessa, facendole promettere che si sarebbe presa cura di
Sasuke. Fu per istinto che raccolse gli occhiali di Karin e li strinse forte
nella mano.
Ci furono altri kunai e frecce, ma Sakura
incurante di tutto e di tutti si alzò e si mise a correre quanto più veloce
potesse, con i kunai che fischiavano da ogni dove, gettandosi di schiena in
scivolata colpì la grata dello scolo fognario e scivolò ancora più giù fino
alla fossa della fogna e da lì il tunnel l’avrebbe condotta fino allo sbocco al
mare, proprio come aveva detto Karina. Aveva detto che non era lontano eppure
le ci volle parecchio tempo e una grande forza di stomaco per sopportare il
fetore immondo che non le risparmiò qualche rigetto lungo il percorso.
Quando arrivò alla fine, una sferzata di vento
gelido e bagnato la investì in pieno, era proprio sull’orlo dell’imbocco su una
scogliera a ridosso del mare; il rombo delle onde contro le rocce era assordante,
ma gli spuntoni appuntiti che sfioravano l’acqua non la spaventarono e prese lo
slancio gettandosi nelle acque tumultuose e gelide del mare…
La notizia dell’attacco alla fortezza si sparse
per tutto il villaggio e raggiunse gli appartamenti del capo che chiamò subito
i suoi uomini e raggiunse la fortezza quasi sull’orlo del collasso; la rivolta
era ancora in corso in alcuni angoli del complesso, ma nell’insieme le guardie
carcerarie avevano in pugno la
situazione, molte detenute erano morte altre erano state catturate e rinchiuse
nelle celle di isolamento. Alcune guardie si piazzarono davanti al dirigente e
capo del villaggio e lo aggiornarono sulla situazione; Sakura non era più all’interno
de complesso, la ragazza dai capelli rossi del paese del vortice era stata
uccisa durante la fuga.
L’uomo li fissò intensamente quasi avesse
potuto incenerirli con lo sguardo; aveva fatto male a non cancellare la mente
di Karin quando ne ebbe l’occasione, aveva aiutato Sakura a fuggire e puntò lo
sguardo verso lo scolo della fognatura, perché era lì che si trovava ancora il
cadavere della ragazza. Mandò subito degli uomini nel tunnel ed altri a
perlustrare tutta l’area intorno alla fortezza, la scogliera, il bosco, ed il
villaggio. Doveva riprendersi Sakura; il processo prevedeva due step con due
iniezioni, per annullare completamente la volontà, dopo la visita medica le
avevano fatto la prima iniezione, ma a quanto pare non le aveva fatto ancora
effetto e da un lato se ne compiacque: era più forte di quanto pensasse. Doveva
riaverla a tutti i costi.
“Prima riavrò
Sakura e prima troverò quei bastardi che hanno cercato di mettermi i bastoni
tra le ruote. Non mi importa se sono dei semi dei! Li farò soffrire fino all’ultimo
respiro e sarà Sakura la mia arma vincente!”
Nelle ore successive, tutti quanti impiegarono
ogni energia nella ricerca di Sakura, non soltanto le guardie e gli uomini in
nero del Villaggio della Notte, ma anche Naruto e Sasuke, gli artefici dell’attacco
alla Fortezza: erano stati raggiunti da Sai, Kiba, Shikamaru e Ino e per quanto
non fossero certi di ritrovare Sakura, attaccarono in varie direzioni provocando
anche le reazione immediata delle guardie; riuscirono a passare il cancello laterale,
Kiba e Shikamaru portarono via alcune ragazze che si erano identificate come
ninja della Nuvola, di Suna e della Terra, ma di Sakura non vi era alcuna
traccia; sfidarono comunque la sorte ed ognuno si diresse in direzioni diverse
sperando in un qualche colpo di fortuna. Un vero esercito si era mosso per
sedare la rivolta nel carcere, dovettero abbandonare le ricerche all’interno e
muoversi verso l’esterno.
Non potevano sapere che Sakura era riuscita a
fuggire nel tunnel; nel trambusto delle ricerche e nel caos della rivolta,
Sasuke aveva visto il corpo di Karin steso a terra. Non provò nulla in
particolare per lei, solo tristezza perché capì quanto aveva dovuto sopportare
e quanto male aveva fatto a lei e a Sakura. Questo però non gli impedì di
notare delle impronte e numerosi kunai e frecce lanciati tutti intorno verso lo
sbocco di quella che doveva essere una fognatura. Capì che Karin non era da
sola, qualcuno era riuscito a scappare.
Nel frattempo il mare aveva restituito il corpo
di Sakura sulla spiaggia, non lontano dal villaggio della Notte e sebbene non
del tutto cosciente, era ancora in grado di sentire tutto ciò che la
circondava; ci mise parecchio a rimettersi in piedi e nemmeno lei seppe come,
ma era consapevole di dove si trovasse, la sua mente era stordita per effetto
di qualcosa e camminò come un automa per diversi chilometri su una strada
deserta nel mezzo della foresta.
Arrivò fino ad uno palude e vi cadde
praticamente dentro; strisciò lentamente fino ad uno stagno, le gambe si
facevano sempre più pesanti ed era sempre più buio: aveva i piedi nudi, le
scarpe probabilmente le aveva dimenticate in cella o le aveva perse in mare,
non riusciva a ricordarselo.
Si fermò per scorgere il suo riflesso nello
specchio d’acqua scura, non era certa di conoscere il volto che vi intravedeva,
in fondo non c’era molta luce; chiuse gli occhi vinta dalla stanchezza, inspirò
a fondo l’aria muschiata della palude, pervasa da uno meraviglioso senso di
libertà, prima di abbandonarsi completamente e pesantemente dentro l’acqua.
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Capitolo 8 *** Cap.8 - Specchio ***
cap.8
[Nota dell’Autrice: eccomi di nuovo gente,
perdonate l’attesa, finalmente sono riuscita a scrivere questo aggiornamento
che devo essere sincera, mi sono anche divertita a scriverlo. Un affettuoso
abbraccio a tutti i lettori che seguono la fan fiction. Baci baci!]
CAP.8 Specchio
Sprofondare in un sonno profondo, senza sogni,
senza rumori, senza pensieri o preoccupazioni… cancellare per sempre ogni
barlume di coscienza che lega il corpo e l’anima alla terra… fare finta di
esistere è ormai un gioco superato, adesso c’è solo il totale abbandono alla
pace ed alla quiete del nulla…
Sakura non aveva più alcuna percezione di ciò
che la circondava, il suo corpo intorpidito era totalmente immerso nell’acqua,
lentamente si era lasciata andare senza opporre alcuna resistenza ed ora era
lì, da un tempo infinito a faccia in giù ed il corpo abbandonato a mollo nello
stagno. Non sentiva più niente, non c’era alcun rumore, neppure nella sua
testa; tutto era muto o in attesa di qualcosa. A lei non importava più, voleva
solo dormire e, lentamente, morire…
Eppure qualcosa o qualcuno la stava
trattenendo, ma lei al contrario era convinta che le stesse dando una mano,
accompagnandola nell’oblio.
“Sakura…”
Una voce dolce ed amica le sussurrava
dolcemente, una voce familiare che però avrebbe preferito non sentire, perché
sapeva che quella voce era soltanto un sogno irrealizzabile.
“Sakura… Che
cosa ti è successo? Perché stai vagando nell’ombra, chi ti ha fatto così male?”
Per un solo istante Sakura socchiuse gli occhi,
ritrovandosi faccia a faccia con la sua anima nera che si limitò a sorridere in
un ghigno enigmatico; Sakura richiuse gli occhi soddisfatta, era quasi giunta
la fine…
Non vedeva nulla, non sentiva nulla, non era
ancora morta perché poteva percepire strani rumori provenire dall’esterno, ma
desiderava solo andarsene in pace e nulla più; un curioso trambusto la avvolse,
luci bianche si fecero intense illuminando l’acqua e tutto ciò la circondava.
Fu in grado di distinguere un solo rumore, quello dell’acqua quando viene
smossa con violenza, qualcuno si era tuffato nello stagno afferrandola e
trascinandola via dal dolce torpore a cui si era gradualmente abituata. Perché
non la lasciavano in pace? Perché continuavano a voler tenerla in vita? Era
così difficile esaudire il suo desiderio?
Domande futili che non avrebbero avuto
risposta, tranne una e semmai si fosse svegliata avrebbe preteso quello
risposta.
Sasuke aveva scorto con lo Sharingan il corpo
che giaceva a peso morto nell’acqua dello stagno paludoso e con un solo balzo raggiunse
quella persona e riconoscendo la chioma rosa si gettò in acqua, afferrò il
corpo galleggiante e lo girò per vedere meglio il volto, ed aveva ragione. Per
un istante, il respiro gli si mozzò in gola, era così pallida e magra da essere
quasi irriconoscibile, mentre le scostava i capelli dal viso non potè fare a
meno di stringere i denti per reprimere la rabbia; vistosi lividi e tagli sulle
labbra e sul sopraciglio lasciavano poco spazio all’immaginazione ed una
domanda gli tormentò il cervello fin dal momento in cui la portò fuori
dall’acqua… una domanda che presto avrebbe avuto una risposta.
Prese in braccio Sakura, la sentiva leggera
come una piuma per quanto era magra; durante gli appostamenti con Naruto, aveva
scoperto una grotta nelle montagne, non molto distante dal Villaggio della
Notte ed era ben protetto e nascosto dalla boscaglia, difficile da individuare
da parte di ninja nemici.
Incrociò per caso Naruto, che non appena vide
in che condizioni era la sua cara amica quasi non poteva credere ai propri
occhi.
“Teme? Ma…
è Sakura?”
“C’è una
grotta nei paraggi dove possiamo nasconderla. Ci serve Ino però. Dove sono
tutti gli altri?”
“Alcuni
miei cloni stanno coprendo la fuga di Shikamaru e Kina con le ninja che abbiamo
salvato. Ritorneranno con loro a Konoha. Ho una altro clone insieme a Sai e
Ino, non sono molto lontani, li avverto subito dove ci troviamo”
Alcuni minuti dopo erano nella grotta segreta e
vennero raggiunti in breve tempo anche da Ino e Sai; stesero una coperta sulla
fredda roccia dove Sasuke vi adagiò delicatamente Sakura, era completamente in
stato di incoscienza e presentava i primi segni di ipotermia. Accesero un fuoco
vicino al suo giaciglio in modo che si riscaldasse, ma il suo battito era così debole
che sembrava non ci fosse più speranza.
“Ok ragazzi,
uscite fuori e fate la guardia all’ingresso. Ci penso io a lei. Non la lascerò
andare via, parola mia.”
Appena furono sole, Ino iniziò a spogliare
Sakura e la coprì con la sua mantella affinchè il corpo rimanesse al caldo il
più possibile; la tutta della prigione gettata nelle fiamme del fuoco acceso,
ad una prima occhiata non sembrava che avesse lesioni gravi a parte le ferite
evidenti, il problema però era un altro e dovette andare a chiamare i compagni
per avere il loro aiuto.
“Devo
farvi vedere una cosa”
La bionda si avvicinò a Sakura seguita da
Naruto e Sasuke, Sai rimase di guardia alla grotta; quando Ino prese la
mantella per abbassarla venne immediatamente bloccata da Naruto.
“Ehi ma
sei matta Ino? E’ completamente nuda, cosa…”
“Sei il
solito cretino Naruto, non la voglio scoprire del tutto, non certo davanti a te.
Sta zitto e guarda”
Ino abbassò leggermente la mantella fino al seno,
lasciando scoperte solo le braccia, le spalle e il petto dove erano visibili i segni
del sigillo dei carcerati; Naruto trattenne il fiato, era molto simile al
sigillo che aveva applicato a lui anni fa nella Prigione del Sangue, mentre Sasuke
si incupì ancora di più: negli anni trascorsi con Orochimaru e Kabuto ebbe modo
di conoscere molti sigilli, e quello non era diverso da tutti quelli che aveva
visto tanto che scatenò in lui una rabbia che mai aveva provato in vita sua.
Molte domande gli frullarono nella mente, a
quelle domande avrebbe dato presto una risposta.
“Questo
sigillo non solo blocca il chakra di Sakura, ma blocca anche il mio. Non riesco
ad intervenire per curare le sue ferite se non viene rimosso ed io non sono
capace di togliere un sigillo simile”
“Tranquilla
Ino, ci pensiamo io e Naruto. Tu fatti da parte, appena lo avremo tolto potrai
intervenire.”
Naruto non se lo fece ripetere due volte, mise
la mano destra sul petto di Sakura, Sasuke mise la sua su quella di Naruto e
nello stesso preciso istante attivarono il loro chakra, un bagliore luminoso
illuminò il volto sofferente di Sakura che, nel giro di pochi istanti, reagì
con urla e dimenando il corpo per il forte dolore. I segni del sigillo cedevano
molto lentamente, era incredibilmente potente, Naruto era sul punto di smettere
pur di non far soffrire la sua amica.
“Che stai
facendo dobe, non fermarti!”
“Ma teme,
le stiamo facendo male…”
“Tu
continua e basta. Ino!”
Bastò un solo sguardo di Sasuke ed Ino si gettò
con tutto il corpo addosso a Sakura per tenerla ferma e non farle scivolare via
la mantella che la copriva; ci vollero diversi minuti, ma che per i ragazzi
sembrò un tempo interminabile, finalmente il sigillo scomparve non lasciando
alcuna traccia di ciò che era.
Rimase solo una lieve bruciatura sul petto di
Sakura, ma non appena Naruto e Sasuke si staccarono da lei, si allontanarono
verso l’uscita della grotta lasciando Ino al suo gravoso compito, avrebbe
rimediato lei a tutte le ferite dovevano solo assicurarsi che nessun nemico
fosse nei paraggi.
Sasuke e Naruto non avrebbero permesso a nessuno
di entrare lì ed attesero con pazienza che Ino finisse di visitarla.
Nel frattempo Sai li mise al corrente di quanto
discusso nell’ufficio dell’Hokage; del sospetto anche da parte di Suna e di
Kiri che il vero intento di questo fantomatico capo del Villaggio della Notte
fosse quello di catturare la migliori ninja di tutti i più potenti villaggio
del mondo conosciuto per farne cavie da laboratorio, esperimenti sul chakra che
potevano includere anche l’accoppiamento con i loro uomini più forti.
Sebbene non ci fosse nulla di concreto, il
sospetto però era molto forte e Naruto non potè trattenersi da dare un pugno ad
una roccia mandandola in frantumi; come
avevano osato fare questo a Sakura? Non li avrebbe perdonati mai e poi mai,
chiunque fosse l’artefice di un tale subdolo piano non l’avrebbe fatta franca.
La sua rabbia era comprensibile, anche Sasuke
la pensava allo stesso modo, anche se non lo dava a vedere, per tutto il tempo
aveva tenuto stretti i pugni per mantenere un briciolo di autocontrollo; non
osava pensare a quanto avesse potuto sentirsi abbandonata e sola in tutto quel
tempo in cui era stata in prigione ed il pericolo, ora che era evasa, che
potessero trovarla per rinchiuderla di nuovo, era troppo grande e lo avrebbe
scongiurato con tutte le sue forze.
L’esito della visita fatta da Ino non era
rassicurante, erano ancora evidenti tracce di un potente sedativo e droghe di
ogni genere, persino un antibiotico, ma ciò che la sorprese di più erano le
piccole macchie sui polsi, sulle caviglie e sulle tempie, come se le avessero
applicato degli elettrodi, fortunatamente non vi erano tracce alcune di
violenza sessuale.
Distintamente aveva ascoltato i discorsi dei
ragazzi e non appena ebbe risistemato al meglio la sua amica li raggiunse per
rassicurarli.
“E’ stata
fortunata in un certo senso, è stata picchiata e torturata ma non ha subito
molestie di altro genere; quello che è strano è che chiunque sia stato il suo
aguzzino, l’ha martoriata lentamente e senza eccessiva pressione, non era
intenzionato ad ucciderla, ma voleva farle male fino a che lei era in grado di
resistere. Ed ha resistito parecchio; mi sorprende che non sia morta per il
dolore provocato dall’abuso di tal metodi punitivi. Comunque potete stare
tranquilli. Non hanno abusato di lei.”
Naruto non era per nulla contento della piega
che stava prendendo quella storia, adesso sapevano di avere a che fare con un
aguzzino sadico e psicopatico il cui intento era portare al limite l’essere
umano per i suoi subdoli scopi.
Sakura però non era una delle tante, qualcosa
di indefinito lasciava intendere che lei era sicuramente qualcosa di più e
dovevano indagare molto più a fondo di quanto avessero fatto fino a quel
momento; trovare quell’uomo non era solo una priorità, era essenziale per poter
scavare nel suo passato e capire così il legame tra lui e Sakura.
“Sakura
potrebbe quindi non essere una vittima casuale?”
La domanda di Naruto era più che legittima ed
Ino condivideva i suoi stessi sentimenti.
“Esatto.
Senza saperlo, lei potrebbe aver intrecciato un legame con quella persona anche
solo indirettamente, legame che ha fatto scatenare la follia in questa città e nel
sistema che le ha fatto tutto questo. Dobbiamo impegnare maggiormente le nostre
forze per trovarlo e fargliela pagare.”
“Non
prima di avergli fatto sputare la verità. Quando lo avrò tra le mani voglio
fargli sputare tanto sangue quanto il male che ha fatto a Sakura”
“Voglio
provare la mia tecnica del Capovolgimento Spirituale. Anche se incosciente potrei entrare nella mente di Sakura e
scoprire qualcosa in più sul nostro aguzzino. Statemi vicino, potrebbe volerci
un po’”
Sai restò alle spalle di Ino per sostenerla,
Naruto rimase a sorvegliare l’ingresso della grotta, Sasuke si sedette vicino a
Sakura, sentiva nel profondo che, almeno per una volta, doveva essere al suo
fianco se si fosse risvegliata.
Ino attivò la sua tecnica e perse conoscenza ma
solo per pochi istanti, si svegliò di soprassalto, gli occhi vitrei e spenti ,
quasi bianchi, cercò di sfuggire alla presa di Sai urlando come una ossessa non
rendendosi conto di dove si trovasse e con chi fosse.
Sai riuscì a calmarla e a farla tornare in sè;
sudava freddo ma alla fine la bionda ritornò alla ragione chiamandolo per nome.
Tutti rimasero sconcertati, nessuno riusciva a capire che cosa fosse successo,
nemmeno Ino riusciva a trovare un senso al fallimento totale della sua tecnica,
elemento di forza della sua famiglia da generazioni.
“Perdonatemi…
io non so come sia successo. E’ completamente fuori dal mio controllo. Non ne
sono sicura ma… credo che le abbiano iniettato una specie di sostanza che serve
come precettore dell’annullamento della volontà. Forse prevedevano una seconda
iniezione per completare il processo, non lo so, ma è talmente forte che mi ha
totalmente sbattuta fuori e per poco non ha fatto effetto anche su di me. Non
sono riuscita a vedere niente, mi dispiace. Ci vorrebbe un’abilità più potente,
lo Sharingan di Sasuke magari…”
Tutti si voltarono verso Sasuke, non avevano
dubbi sulle parole di Ino ma la faccenda si stava aggravando sempre di più e
non avevano tempo di porsi ulteriori domande.
“Non si
può fare!”
“E perché
mai teme, si tratta di Sakura!”
“Perché deve
essere cosciente affinchè lo Sharingan Ipnotico funzioni e in questo momento Sakura
non è nelle condizioni adatte.”
Naruto spostò lo sguardo da Sasuke a Sakura e
poi di nuovo su Sasuke e comprese che l’amico aveva ragione; stava ancora male
per le condizioni in cui si trovava la sua amica ma ancora di più per il dolore
che erano stati costretti a procurarle per toglierle il sigillo. Non aveva alcuna
intenzione di fargliene ancora, doveva fidarsi di lui.
Fu Ino ad avere la soluzione al dilemma, non
era un piano semplice ma sicuramente il più efficace al momento.
“Credo di
aver capito che tipo di sostanza le hanno iniettato, ho alcune erbe con me ma
non sono sufficienti, me ne servono delle altre e non posso andare a prenderle
a Konoha, non abbiamo tutto questo tempo. Devo andare al Villaggio della Notte
a prenderle, non c’è altra soluzione.”
“Stai
scherzando vero? Ino è troppo pericoloso, con il casino che abbiamo combinato
alla Fortezza tutta la zona sarà piena di nemici, figuriamoci se al Villaggio
non hanno già attivato le loro misure di sicurezza.”
“Sai
potrà coprirmi le spalle dall’alto. E’ sufficiente che mi tolga la fascia di
Konoha e che mi privi di tutte le armi. Prestami il tuo mantello Naruto,
camuffata da semplice popolana non si accorgeranno nemmeno della mia presenza.”
Il piano di Ino era abbastanza logico inoltre
era per il bene di Sakura, dovevano tentare, così lasciarono che Ino e Sai
lasciassero la grotta in direzione del Villaggio della Notte; Sai disegnò
alcune nuvole e vi si nascose così da poter osservare Ino dall’alto e tenere d’occhio
il suo percorso. Dal canto suo, Ino aveva avuto la dritta da Sai su dove
trovare l’erboristeria, fortuna vuole che ce ne fosse una vicina all’ingresso
principale del Villaggio; Ino si avvicinò a passo tranquillo e sicuro verso le
guardie alla porta, con fare malizioso riuscì a convincerli che era soltanto
una giovane di passaggio proveniente dalla cittadina di Takumi e che aveva
bisogno di alcune erbe per la madre ammalata e solo il Villaggio della Notte
aveva un’erboristeria molto fornita.
Con immensa soddisfazione di Sai e di Ino, le
guardie la lasciarono passare senza problemi; trovò con facilità il negozio che
le aveva indicato Sai e, come previsto, riuscì a procurarsi tutti gli
ingredienti di cui aveva bisogno. Ma quando andò al bancone percepì un’aurea di
sospetto nella vecchia donna e si limitò a porgerle il denaro; la donna le
allungò il sacchetto e sottovoce la mise in guardia.
“Vattene
subito al più presto ragazza!”
“Come ha
detto scusi?”
“Sono
vecchia ma non sono stupida, ho capito subito che non sei ragazza qualunque.
Quelle come te le rinchiudono nella Fortezza della Lacrima. Se ti scoprono, ci
finirai anche tu come tutte le altre.”
Ino rimase ammutolita e continuò a fissarla
senza proferire parola, la vecchia si voltò facendo finta di fare qualcosa d’altro,
ma non smise di intimidirla.
“Esci
senza voltarti. Ti stanno già osservando.”
Con disinvoltura, Ino si mise il sacchetto
delle erbe nel piccolo zaino che teneva legato alla cintura ed uscì dal negozio
dirigendosi nuovamente verso le porte del Villaggio; con la coda dell’occhio
intravide i due uomini in nero che la stavano seguendo e capì che la vecchia
non stava mentendo, continuò a camminare tirandosi il cappuccio per tenersi più
riparata e restare il più possibile nell’ombra.
Sai dall’alto si era accorto anche lui delle
due figure che stavano dietro a Ino, ma non potendo comunicare in alcun modo
con lei non potè fare altro che imprecare; restò con il fiato sospeso ad
osservare nella speranza di non dover intervenire per proteggere Ino o addio
alla copertura.
Incredibilmente, Ino riuscì a passare
nuovamente le porte del Villaggio e non appena fu abbastanza coperta dagli
alberi si mise a correre e a saltare in direzione del fiume per cercare di
depistare gli inseguitori.
“Brava
Ino!”
Sai la raggiunse poco più avanti, gli uomini in
nero si erano messi sulle tracce di Ino ma non erano riusciti a capire che
direzione avesse preso; si ritrovarono nei pressi di un grande albero,
circondati da folti cespugli ma non erano completamente al sicuro.
“Non
possiamo tornare alla grotta. Se ci vedono potrebbero scoprire il nascondiglio
e sarebbe tutto perduto!”
“Tranquilla
Ino, ho già un’idea. Cerca di scrivere un messaggio per Naruto e Sasuke il più
brevemente e velocemente possibile. Al resto penso io!”
Ino era abbastanza pratica di messaggi in
codice, non fu difficile abbozzare qualche scarabocchio leggibile; passò un
minuto e nei dintorni si udirono i passi degli uomini in nero che stavano
perlustrando la zona.
“Hai
finito? Dove ce l’hai il sacchetto delle erbe?”
“E’ nella borsa dietro la mia schiena, legata
alla cintu…”
Non ebbe il tempo di finire la frase, che Ino
si ritrovò contro l’albero, stretta le braccia di Sai con le labbra attaccate
alle sue, languidi movimenti della lingua e del corpo, bramosi di desiderio,
mani che si muovevano sotto la mantella scrupolosi ed attenti; Sai trovò il
sacchetto, Ino riuscì a passargli il biglietto, incuranti del fatto che erano
stati visti dagli uomini in nero ma avevano proseguito oltre: due colombi che
tubavano sotto un albero non era di loro interesse a quanto pare.
Appena si furono allontanati, Sai si staccò da
un’ansimante Ino che ancora non riusciva a realizzare che finalmente il suo Sai
si era fatto avanti in maniera così impetuosa, dopo mesi che si frequentavano.
“Wow
accidenti, non pensavo che ci sapessi fare così bene!”
“Era
indispensabile. Il messaggio è già partito!”
“Co…come?
Lo hai già inviato?”
“Avevo
già preparato uno dei miei animaletti. Mentre ti baciavo ho composto il sigillo
per attivarlo e ci ho attaccato il sacchetto delle erbe con il messaggio che
hai scritto. Va tutto bene?”
“Sì
certo, sono solo un po’ delusa. Insomma, era tutto solo per la missione… mi aspettavo qualcosa di diverso.”
“Diverso
da questo?”
Sai approfittò del breve momento di libertà per
baciarla nuovamente, questa volta non c’erano scuse, poteva dichiararsi senza
problemi.
Quando
si staccarono si presero per mano sorridendo l’una verso l’altra e
presero la strada per Konoha. Il loro dovere al momento era finito.
Naruto non riusciva a stare fermo, continuava a
camminare avanti e indietro borbottando e qualche volta anche imprecando, erano
trascorse un paio di ore da quando Sai ed Ino se ne erano andati, ormai
dovevano già essere ritornati da un pezzo. La pazienza non era mai stato il suo
forte.
“Accidenti,
ma quanto ci mettono? Che non sia capitato qualcosa anche a loro?”
“Piantala
di darti pena, testa quadra. Non li abbiamo obbligati noi e comunque sia non è
detto che siano per forza nei guai. Forse hanno bisogno di tempo per depistare
eventuali inseguitori”
Neanche il tempo che Sasuke dicesse quelle parole
che arrivò un furetto disegnato con intorno al collo legati strettamente, un
sacchetto ed un messaggio; Naruto prese entrambi e l’animaletto scomparve,
quando però lesse il messaggio iniziò a strabuzzare gli occhi cercando di
capirne la scrittura che era completamente senza senso.
“Dovrebbe
essere un messaggio di Ino, ma non ci capisco niente con tutti questi simboli e
scarabocchi. Si è messa anche a fare i disegnini adesso?”
Sasuke prese dalle mani di Naruto il messaggio,
sbuffando per la totale noncuranza dell’amico;
non aveva ancora imparato che a Konoha vengono usati segni stenografici per
codificare i messaggi?
“Sì è un
messaggio di Ino. Ha trovato le erbe ma lei e Sai non posso tornare alla
grotta, sono inseguiti da uomini in nero e devono far perdere le loro tracce.
Ci ha lasciato delle semplici istruzioni su come preparare l’infuso per Sakura.
Non è sicura che l’effetto sia immediato, potrebbe volerci mezz’ora come anche
di più. Dice di tenere sotto controllo il chakra di Sakura, quando avrà
raggiunto almeno l’80% dovrebbe riprendere conoscenza”
“Bene
allora, da dove cominciamo?”
Seguendo le brevi istruzioni di Ino, presero
dell’acqua da un ruscello non molto lontano dalla montagna e riuscirono a
preparare quello che doveva essere un infuso, dall’odore nauseante e dall’aspetto
poco commestibile; era più un liquido gelatinoso che a Naruto faceva venire il
voltastomaco solo a guardarlo, ma Sasuke lo assicurò che era esattamente la
procedura indicata da Ino.
“Come
facciamo a farglielo bere adesso? Non possiamo certo farglielo ingurgitare
bocca a bocca; io sono sposato, se lo venisse ad imparare Sakura mi
seppellirebbe vivo, per non parlare di Hinata e tu…”
Naruto aveva perso l’arrabbiatura iniziale, e
si preoccupava molto delle condizioni di Sakura, ma si trovavano ora in una
condizione particolarmente imbarazzante in cui, pur di prendersi cura dell’amica,
dovevano agire con delicatezza e riservatezza.
Sasuke iniziò ad averne piene le scatole,
piuttosto che continuare a sentirlo blaterare a vanvera avrebbe ingoiato lui
stesso quella brodaglia nauseante.
“Si può
sempre sollevarla quel tanto basta per farle andare giù l’infuso. E’ molto
denso, lo ingoierà senza problemi.”
“Che? Ma
ti sei dimenticato che è coperta solo da una mantella? Se provi a sollevarla si
scoprirà, insomma si tratta di Sakura…è imbarazzante!”
“Vuoi
farla finita, dobe che non sei altro. Tienile la mantella mentre io le sollevo
la testa”
Naruto da una parte tenne stretta la mantella
sulle spalle di Sakura, dall’altra Sasuke la sollevò quel tanto che bastava per
avvicinarle la ciotola alla bocca e farle andare giù l’infuso; come stabilito,
essendo molto denso, Sakura non ebbe problemi ad ingoiarlo, era ancora in
totale stato di incoscienza, non si accorse di nulla nemmeno quando Sasuke la
adagiò nuovamente sulla coperta per lasciarla riposare.
“E adesso
cosa facciamo Sasuke?”
“Adesso
aspettiamo!”
Naruto emise un sospiro di sconforto, ma non
potevano più fare altro se non approfittare del momento per riposare un po’;
Sasuke si sedette contro la parete rocciosa, sempre comunque vicino a Sakura,
alla luce del fuoco i suoi lineamenti sembravano così delicati, non l’aveva mai
osservata prima da quella prospettiva.
Non aveva mai realmente pensato a lei come a
una donna, per lui era la noiosa e debole compagna di team, buona solo a
frignare; con il passare del tempo però le cose erano notevolmente cambiate,
quando lasciò Konoha per trovare la sua redenzione viaggiando per il mondo le
aveva detto che sarebbe tornato un giorno, ma non le aveva promesso niente:
niente che riguardasse loro due nello specifico.
Vedendola ora, stremata, indifesa, un corpo da
cui avevano strappato via l’anima, non potè che domandarsi se non aveva mentito
a se stesso quel giorno; forse valeva la pena tornare da lei, lei che lo aveva
perdonato in tutto ed aveva cercato di salvargli la vita insieme a quella di
Naruto.
E se avesse smesso di amarlo in quegli anni? Ci
sarebbe rimasto male se Sakura avesse trovato altri “interessi”.
Era troppo stanco per pensarci adesso, ogni
domanda avrebbe avuto la sua risposta.
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Capitolo 9 *** Cap.9 - Occhi ***
cap.9
[Nota dell’Autrice: tranquilli gente non sono
sparita, devo portare a termine la storia, ormai siamo ad un punto cruciale e
quindi non posso abbandonarvi a metà strada. Sapete che spesso gli impegni non
lasciano molto spazio agli aggiornamenti, ma alla fine spero di deliziarvi con
questo capitolo. Un abbraccio a tutti. Baci baci!]
Cap.9 Occhi
Quanto tempo era passato, non lo
sapeva…ore…giorni…mesi…anni….
Camminava e camminava lungo un tunnel oscuro…niente rumori…niente vita…
Mai un tunnel era stato così lungo, eppure una luce
apparve in lontananza, una luce che si faceva più grande a mano a mano che si
avvicinava…
Sentiva voci, ma erano strane, non le capiva…
Sentiva freddo, terribilmente freddo…
Tremava e stava male, molto male…
Era viva...lo sentiva…ma dove si trovasse in quel momento non lo sapeva…
Iniziò ad avere paura, e se fosse ancora dentro al
carcere?
Ricordava di essere scappata… forse l’avevano
catturata di nuovo?
Cercò di aprire gli occhi, ma le palpebre
sembravano così pesanti e la vista era tremendamente offuscata, vedeva solo
ombre, ma non riusciva a distinguere di chi fossero in realtà.
Potevano essere quegli uomini e lei non intendeva
lasciargli fare con quello ciò che avevano fatto ad altre, piuttosto sarebbe morta;
cercò di muovere una mano e sentì del morbido come una coperta, muovendosi
ancora toccò una superficie fredda e rocciosa e poi percepì del calore, quello
di un fuoco. Rischiò di bruciarsi la mano mentre afferrava un bastone, ma
almeno aveva un’arma da poter utilizzare per difendersi; avrebbe lottato, fino
alla fine, non avrebbe ceduto facilmente.
Era ancora giorno, ma in realtà sembrava fosse
mezzanotte passata, tanto era buio; Naruto si era fatto sempre più irrequieto,
ogni tanto cercava di rilassarsi e di meditare ma la calma non era esattamente
parte del suo carattere.
Dal canto suo Sasuke ne aveva approfittato per
schiacciare un pisolino, ma dentro sentiva il sangue ribollirgli come mai prima
di allora; al contrario, aveva trascorso gli ultimi anni a frenare quella sete
di sangue e vendetta che lo aveva accompagnato per tutta la vita, ma dopo il
discorso con Naruto e la vista di Sakura dopo che l’avevano salvata aveva
risvegliato quel cane che era meglio lasciare dormire.
Stavano aspettando che la pozione di Ino facesse
effetto e fu allora che, per sconfiggere la noia, Naruto e Sasuke si era messi
a parlare; le parole di Naruto penetrarono come un fulmine a ciel sereno nella
mente di Sasuke tanto da non riuscire a smettere di pensarci.
“E’ stata la mia migliore amica e compagna di
team per anni, le voglio troppo bene per permettere che le facciano del male.
Non riesco ad immaginare a quello che ha dovuto passare in quella fortezza,
sebbene lei molto più forte di quanto la gente possa pensare. Ma quello che più
mi fa esplodere il cervello è il pensiero che una cosa simile possa accadere
alla mia Hinata. Distruggerei il mondo intero se solo osassero di torcerle un
dito”
Sasuke era già a conoscenza dei forti sentimenti di
amore e di amicizia che legavano Naruto a tutti coloro che incrociavano il suo
cammino; non c’era bisogno che dimostrasse di poter attuare quanto diceva, lo
aveva fatto anche con lui, aveva combattuto il mondo intero pur di farlo
tornare a Konoha.
Ma quello che più lo aveva colpito era la totale
devozione che aveva nei confronti di una donna, e non certo una donna
qualunque; iniziò a pensare, era in grado anche lui di provare un sentimento
così profondo verso qualcuno? Magari proprio verso Sakura?
Lei non aveva mai rinunciato a lui, forse le cose
non erano cambiate più di quel tanto, ma lui lo avrebbe accettato?
Era un vagabondo dopotutto, aveva bisogno anche di
stare da solo per conto proprio, lei lo avrebbe comunque accettato?
Fu solo per un caso che si accorse che Sakura si
stava muovendo e proprio quando Naruto si avvicinò per controllare se stesse
bene, Sasuke si gettò su di lei prima che lo colpisse con il ceppo infuocato;
Sakura iniziò ad urlare e a dimenarsi come un’indemoniata, non li riconosceva
ed inveiva contro di loro intimandoli di lasciarla andare via.
Sasuke si mise a cavalcioni sopra di lei, con una
mano le tenne fermi i polsi sopra la testa e con l’altra cercò di tenerla
coperta, Naruto dovette tenerle bloccate le gambe, ma si stupì di quanta forza
ancora disponesse la sua amica.
“Sasuke dobbiamo fare qualcosa, non so per
quanto riuscirò a tenerla ferma. E’ peggio di un’anguilla!”
Sasuke aspettava solo il momento adatto; aveva già
percepito che la pozione di Ino aveva fatto effetto e che il chakra di Sakura
si stava stabilizzando, era arrivato il momento di liberarle la mente da tutto
quello che ancora le stava facendo perdere il senno.
Le afferrò il mento e chiamò a gran voce il suo
nome, nel tentativo almeno di svegliarla; come scossa da un brutto sogno aprì
improvvisamente gli occhi e fu allora che lo Sharingan venne attivato.
“ADESSO!”
Naruto sentì il corpo di Sakura bloccarsi all’istante
ed allentò la presa sulle gambe, sembrava si fosse trasformata in un pezzo di
marmo.
Sasuke si alzò nel giro di pochi istanti e prima di
allontanarsi da lei si assicurò che fosse ben coperta.
Naruto lo osservò incuriosito, era riuscito ad
usare il jutsu su di lei? Non voleva chiederglielo ma voleva sapere la verità
“Allora? Ci sei riuscito?”
“Sì. Con lo Sharingan ipnotico i giorni si
trasformano in secondi. Ho visto quanto serviva dai suoi ricordi. E non era
esattamente ciò che mi aspettavo!”
Si diressero verso l’uscita della grotta, in modo
da poter parlare in totale tranquillità e Sasuke iniziò a descrivere quanto
aveva visto con gli occhi di Sakura.
Tutto
inizia dall’Ospedale di Konoha, anni di duro lavoro senza mai fermarsi…
le
pillole per dormire alla notte e togliersi dalla mente l’immagine di Sasuke…
l’ufficio
dell’Hokage, Kakashi stava consegnando un rotolo con i dettagli della sua
missione…
Il
viaggio con Sai e Choji, il Villaggio della Notte perennemente avvolto
nell’oscurità; il consiglio del villaggio e l’uomo nell’ombra… Sakura aveva dei
dubbi sulla sua identità e sui suoi modi alquanto ambigui…
Una
tranquilla cena al ristorante dell’albergo, Sakura si era allontanata dal
tavolo dove stava mangiando con i suoi compagni e si era diretta al bancone del
bar; il barista le aveva offerto del sakè e lei aveva accettato…
L’ultimo
brindisi rivolto a Sasuke prima di perdere contatto con la realtà per effetto
dell’alcool… o forse era per qualcosa d’altro…
Sai
e Choji le avevano dato la buona notte, ma non si erano accorti di nulla…
Sakura
cercò di alzarsi per andare in camera sua ma non le reggevano le gambe…
Il
barista la prese di peso e si offrì di accompagnarla, ma sul suo volto era
comparso uno strano sorriso; in cima alle scale una donna li aspettava e si
prese a carico Sakura, vestendola per la notte e mettendola a letto…
La
donna e il barista di scambiarono dei cenni complici; l’uomo prese
l’impermeabile di Sakura ed uscì rientrando poco dopo rimettendolo al suo
posto: Sakura non era del tutto incosciente, i suoi ricordi erano nitidi, ma di
sicuro avevano fatto in modo che non potesse muoversi e che dimenticasse
qualunque cosa che avesse visto, perché il mattino dopo Sakura si svegliò tardi
e senza alcuna memoria della sera prima…
Non
aveva nemmeno riconosciuto la donna, quando quest’ultima era entrata nella
stanza degli interrogatori con la tuta dei carcerati per Sakura, ma Sasuke con
lo Sharingan aveva visto tutto…
Forse
troppo…
Ormai era chiaro che si trattò di un piano ben
architettato per far sì che Sakura venisse rinchiusa nella fortezza; Sasuke
però non raccontò tutto quanto a Naruto, omise alcuni dettagli che preferì
mantenere per sè.
Sakura aveva patito l’inferno e nessuno, nemmeno
Naruto, doveva venirne a conoscenza; aveva capito quanto l’amico tenesse a
Sakura, doveva però agire con molta cautela, colui che aveva orchestrato tutto,
il vero e solo responsabile non sarebbe rimasto impunito a lungo, ma dovevano
prenderlo vivo, o tutto sarebbe andato perduto e non avrebbero avuto giustizia.
Alcuni movimenti nel bosco adiacente la grotta,
distrassero i due ragazzi dalla loro discussione e li misero in allarme; alcuni
ninja nemici erano ancora sulle tracce di Sakura e si stavano pericolosamente
avvicinando alla grotta dove l’avevano nascosta.
Naruto si propose come esca per distrarli e farli
allontanare, Sasuke avrebbe sorvegliato e protetto Sakura, nel caso portarla
via in un luogo più sicuro.
“Creerò diverse copie affinchè per depistarli e
tenerli lontani. Non lasciare che trovino Sakura. Non la abbandonare un’altra
volta. Resta con lei!”
[O questa volta ti ucciderò per davvero…]
Sasuke non rispose, si limitò a fissare negli occhi
Naruto, aveva chiaramente recepito il messaggio e non era certo una minaccia;
quando Naruto attivò la Moltiplicazione Superiore, diversi cloni si sparsero
per tutta l’area, era impossibile capire chi fosse quello vero, fortunatamente
il piano funzionò e i nemici iniziarono a seguire Naruto e le sue copie
allontanandosi dalla grotta. Ad ogni modo quel luogo non era più sicuro,
bisognava spostarsi, ma era necessario che Sakura camminasse con le sue gambe,
bisognava che si riprendesse e in fretta: le scarse ore di luce consentivano di
potersi muovere più liberamente, non appena calarono le tenebre, anche Sasuke
creò un paio di copie di se stesso mandandole in ricognizione nell’area
circostante vicino al nascondiglio.
Sasuke creò poi un jutsu illusorio a coprire
l’ingresso della grotta in modo che da fuori nessuno si accorgesse che, in
realtà, era soltanto una finta parete; doveva trovare dell’acqua e in
abbondanza, inoltre Sakura necessitava di vestiti, l’unico sistema era
infiltrarsi di nuovo dentro al Villaggio, nessuno avrebbe fatto caso a lui, con
lo Sharingan Ipnotico sarebbe passato inosservato e poi quale sistema migliore
per nascondersi dai nemici se non sotto i loro stessi occhi?
Incontrò una donna che affittava camere e che aveva
una figlia che aveva all’incirca la stessa età e corporatura di Sakura; chiese
in affitto una camera e se poteva prestargli dei vestiti della ragazza per
un’amica che si era ferita e che non aveva nulla per cambiarsi.
La donna fu molto gentile e riservata e gli diede
alcuni vestiti senza fare domande; Sasuke dovette cambiare percorso più volte
prima di riuscire a tornare da Sakura, la quale, con sua immensa sorpresa, era
perfettamente sveglia, seduta sulla coperta ed avvolta con l’altra da capo a
piedi che si massaggiava le tempie e il collo e quando lo vide per la prima
volta dopo che se ne era andato di nuovo, Sakura temette di avere le
allucinazioni.
“Finalmente! Ce ne hai messo di tempo, pensavo
che con le tue capacità ti saresti ripresa più in fretta!”
“Che… cosa ci fai tu qui? E…dove sono
esattamente?”
“E’ una lunga storia che non mi va di raccontare
una seconda volta. Anche se alla prima ho dovuto fare un riassunto di ciò che
era essenziale!”
Sasuke le porse dell’acqua che aveva procurato,
nelle istruzioni di Ino era specificato che la pozione avrebbe provocato un
retrogusto amaro che induceva la sete e quindi Sakura doveva bere molta acqua
per recuperare anche i minerali persi.
Cominciò a raccontarle di come Kakashi aveva chiesto
a lui e a Naruto di venire in appoggio a Sakura, dicome avevano attaccato la
Fortezza con l’intenzione di liberarla, di come l’avevano trovata e portata al
sicuro, della pozione di Ino, dello Sharingan Ipnotico e di altri particolari
che fecero arrossire non poco la rosa, dato che, fin dal risveglio, si era
accorta di non avere vestiti.
Sasuke le allungò una borsa, aveva trovato degli
abiti ed un posto sicuro dove nascondersi senza il rischio di venire trovati.
Sakura cercava di tenere la concentrazione, averlo
così vicino era molto più di quanto avesse potuto desiderare, ma allo stesso
tempo era combattuta e confusa, non era sicura dei sentimenti che provava in
quel momento; rabbia, felicità, disprezzo, delusione, in definitiva Sasuke era
accorso in suo aiuto perché glielo avevano chiesto Kakashi e Naruto e non certo
perché ci tenesse davvero, eppure le sue attuali attenzioni sembravano dire tutto
l’opposto. Forse aveva davvero bisogno di più tempo per disintossicarsi e
recuperare pienamente le forze.
“Sono stata drogata diverse volte… hanno inibito
il mio chakra e le mie abilità… un’ulteriore ragione del motivo per cui non
capisco un accidente di niente sul perché o per come ti ho davanti a me in
questo istante. Ad ogni modo… grazie, presumo che sarei morta se non fosse
stato per te.”
“Non ero da solo. Naruto è andato via un paio
d’ore fa per tenere occupati i ninja della Fortezza che ti stanno dando la
caccia. Quanto lo hai fatto arrabbiare questo tizio per volerti a tutti i costi?”
“Quanto sei disposto ad offrire per questa
domanda?”
Sasuke si profuse in un ironico sorriso, in certi
momenti valeva la pena scherzarci sopra su certe cose; quella in particolare
era una situazione che aveva ben poco di divertente ma potevano sempre
sfruttarla a proprio vantaggio.
“A Konoha si staranno già organizzando;
Shikamaru, Kiba, Ino e Sai saranno già arrivati ed avranno fatto rapporto.
Naruto è ancora in giro da qualche parte a tenere occupati gli scagnozzi del
capo del Villaggio, non possiamo stare a qui, tanto vale aspettare in un luogo
più comodo così potrai recuperare meglio le forze e parlare di quanto successo
all’interno della Fortezza!”
“Pensavo che avessi usato lo Sharingan Ipnotico
su di me… di nuovo!”
“E’ proprio di questo di cui voglio parlare, ma
non qui e non adesso!”
Sakura sospirò, aveva mal di testa, sicuramente per
effetto della pozione che le stava ripulendo l’organismo dalle droghe che le
avevano iniettato, avrebbe preferito restare lì, in quella gelida e alquanto
scomoda grotta, ma allo stesso tempo dovette dare ragione a Sasuke; doveva
spostarsi in un luogo diverso, sotto lo stesso tetto di quell’uomo nell’ombra
che le aveva fatto provare le pene dell’inferno.
“Immagino che non abbia scelta che tornare in
quel Villaggio… nascosta in bella vista. Ironico oserei dire. Mi concedi un
minuto per vestirmi?”
Sasuke uscì di nuovo dalla grotta per lasciare un
po’ di privacy a Sakura, di recente non ne aveva avuta molta, almeno lui poteva
concedergliela.
Osservò il panorama, dalla sua posizione poteva
vedere bene il Villaggio e la Fortezza della Lacrima, il luogo oscuro dove
presto sarebbe tutto finito.
I ricordi di Sakura gli martellavano ancora nella
testa; avevano usate delle droghe per tenerla buona, ma non soltanto lei,
anche a tutte le altre ninja detenute
veniva riservato lo stesso trattamento.
Temeva ciò che stava pensando in quel momento, solo
Sakura era la chiave per risolvere quell’enigma e dato che la stavano cercando
“fuori” dal Villaggio, nessuno avrebbe mai sospettato che in realtà lei era
ancora lì.
Come previsto, l’intera Konoha era in fermento, la
notizia si era già sparsa ed era già stata allestita una task force pronta a
partire al comando di Kakashi che nominò Shikamaru leader dell’operazione;
quando rientrarono con le ninja salvate dalla fortezza, tra di loro ce ne era
una proveniente da Suna e Temari venne subito chiamata in qualità proprio di
ambasciatrice, per essere presente all’interrogatorio della giovane: essa
confermò che era parte del team di kunoichi da Suna che erano state mandate al
Villaggio della Notte in missione, su richiesta stessa del capo del Villaggio,
ad un certo punto sono state arrestate e rinchiuse nella prigione con l’accusa
di terrorismo ai danni del villaggio stesso. Erano state drogate e torturate,
nella fortezza c’erano altre ninja e a tutte venivano fatti esami ed
esperimenti sul chakra, sul loro ciclo mensile e sulla loro forza fisica e
mentale; le sue compagne erano morte in seguito a alle torture, lei era
sopravvissuta abbastanza da poter testimoniare che le pratiche mediche che
venivano attuate sulle donne rinchiuse era di annullare loro la volontà in modo
da poterle rendere docili e controllarle e poi farle accoppiare con i loro
uomini migliori.
Kakashi ritenne che fosse abbastanza, Temari era
sconcertata, di fianco a lei Shikamaru stava dando grande forza di
autocontrollo, ma era chiaro che stava ribollendo di rabbia, sapendo che sua
moglie avrebbe potuto essere una di loro.
“Abbiamo informazioni a sufficienza per
attaccare il Villaggio della Notte e catturare il capo, liberando così anche le
altre prigioniere. Temari hai la possibilità di informare tuo fratello della
situazione attuale?”
L’intento di Kakashi era di sfruttare al massimo l’alleanza
tra i due villaggi per essere certi di poter sopraffare il nemico, senza
causare vittime innocenti tra la popolazione.
“E’ già in viaggio verso il Villaggio della
Notte. Quando mandai la prima missiva, ricevetti la sua risposta che aveva
radunato i migliori ninja di Suna e che avrebbe comandato lui stesso l’intera
squadra.”
“Come? Lui stesso come Kazekage in prima linea?”
“Te l’ho detto Kakashi; Sakura è nostra amica e
saremo sempre in debito con lei per aver slavato la vita a nostro fratello. E’
il minimo che Gaara possa fare se non agire lui stesso in prima persona!”
Sai ed Ino, da poco rientrati a Konoha si recarono
nell’ufficio di Kakashi per fare rapporto; Sakura stava bene ma le sue
condizioni iniziali erano critiche, Sai aveva fatto un disegno dettagliato
della Fortezza della Lacrima e del Villaggio, c’era la possibilità di evitare
di coinvolgere i civili e di poter dare scacco solo alla prigione: l’attuale
posizione del team 7, Naruto, Sasuke e Sakura era non molto distante dal
villaggio stesso, ma dato che il nemico stava ancora dando la caccia a Sakura c’era
la possibilità che potessero spostarsi.
Kakashi ordinò a Kiba e a Shino di andare al
Villaggio della Notte e mettersi in contatto con Sasuke e Naruto, in modo da
informarli che Konoha e Suna stavano arrivando e di tenere protetta e al sicuro
Sakura, fino al loro arrivo.
Ormai era solo questione di tempo, la partita stava
per chiudersi ed avrebbero fatto in modo di uscirne ancora una volta vincitori.
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Capitolo 10 *** Cap.10 - Doppia Faccia ***
Cap.10
[Nota dell’Autrice: eccomi con un nuovo
aggiornamento gente, grazie a tutti voi che state seguendo la mia storia, ormai
siamo vicini alla fine di questa avventura, ci sono ancora alcuni punti oscuri
che solo nell’ultimo capitolo verranno risolti, ma già adesso potrete gustarvi
la soluzione di un enigma che fin dall’inizio ha lasciato tutti con il fiato
sospeso. Ovviamente il tanto atteso SasuSaku, che spero in questo capitolo
soddisferà tutti gli amanti della coppia. Baci baci!]
Cap.10 Doppia faccia
Era buio, come sempre del resto, non esisteva
il giorno in quel posto, Sakura non riusciva ancora a capire come facessero gli
abitanti del Villaggio della Notte a convivere con quella condizione di totale
mancanza di luce; il luogo perfetto per un maniaco eccentrico e folle che era
riuscito ad incantare tutti e mettere in scena quella macabra commedia: erano
morte tante donne e chissà quante altre erano succubi delle sue macchinazioni.
Sasuke le aveva detto di coprirsi i capelli con
una sciarpa che le aveva procurato, in modo da renderla irriconoscibile;
camminava al suo fianco a fatica, Sakura dovette dare fondo ad ogni energia per
recitare al meglio la sua parte ma non era ancora del tutto in forze e la sua
volontà cedette nel momento in cui si avvicinarono al cancello principale del
Villaggio. Il solo pensiero di rimettere piede in quella cittadina le procurò
un senso di nausea e per poco non svenne, ma Sasuke la tenne stretta con un
braccio intorno alla sua vita, incoraggiandola a non cedere, presto sarebbero
stati al sicuro.
“Non
manca molto, cerca di resistere. La casa della donna che ci ospiterà non è
molto distante ed è abbastanza riparata, nessuno si accorgerà che siamo lì. Non
lo permetterò!”
“Che ne è
stato di Naruto? Si preoccuperà se non ci troverà più nella grotta!”
“Ho
mandato un mio clone a cercarlo. Tranquilla, fidati di me e fai solo quello che
ti dirò!”
Ancora una volta doveva farsi comandare a
bacchetta da un uomo, una sensazione che allo stato attuale le risultava
sgradevole, ma trattandosi di Sasuke si sentiva più sicura e la faceva sentire
ancora nella realtà.
Il piano di Sasuke funzionò, le guardie
all’ingresso non fecero molto caso a loro, sembravano una normale coppia di
residenti come gli altri; dietro ai palazzi nel centro cittadino c’era un piccolo quartiere residenziale, si diressero
verso una delle case più grandi dove ad attenderli c’era la donna che Sasuke
aveva incontrato e che gli aveva affittato la stanza.
Si trovava nell’ala posteriore della casa,
rivolta verso il giardino, riservato e tranquillo, con un letto, una sedia ed
un bagno adiacente, ebbero asciugamani e coperte per la notte; Sasuke lasciò il
letto a Sakura mentre lui si sarebbe sistemato sul pavimento, ma dato che aveva
il sonno leggero anche la sedia sarebbe andata bene.
“E’ tutto
così assurdo. Mi hai evitato per anni e adesso ci ritroviamo insieme, da soli
nella stessa camera. Se lo raccontassi non mi crederebbero.”
“Sì hai
ragione non ti crederebbero. Perché non ti riposi, io vado a fare un giro nei
dintorni.”
“Hai
ancora la ricetta della pozione di Ino? Mi sento ancora un po’ fuori fase ed
entrando in casa ho notato che in la signora in cucina tiene delle erbe, vorrei
provare a cambiare le dosi per aumentarne l’efficacia e recuperare più in fretta
le forze”
Sasuke fece un cenno di assenso e sfilò da una
tasca il biglietto di Sai e di Ino porgendolo a Sakura; ci fu un lieve contatto
tra le loro dita, ma nessuno dei due si ritrasse, in quel momento entrambi
avevano bisogno di quel contatto. Quando Sasuke se ne andò, Sakura rimase a
lungo a fissare la porta, provando di nuovo quel senso di inquietudine che
tanto l’aveva accompagnata in quegli anni sperando che prima o poi si sarebbe
ripresentato, ma non era mai accaduto, almeno fino a quel momento e non era
certo dei più felici.
Avrebbe preferito essere a casa, a Konoha,
invece erano nascosti nel luogo più terribile del mondo e doveva accontentarsi;
aveva ancora dei dubbi che sarebbe rientrato presto in quella stanza, ma
preferì non pensarci e a credere che sarebbe andata diversamente, o avrebbe
ancora una volta perso la ragione.
“Folle, ha appena
dimostrato che è corso in tuo aiuto perché glielo avevano chiesto e non certo
perché prova qualcosa per te. Sei ancora una ragazzina stupida che crede nei sogni.”
Sakura si portò le mani alla testa, una forte
attacco di emicrania minacciava di fargliela esplodere in mille pezzi,
possibile che quella voce, quella angusta presenza fosse ancora lì a
tormentarla?
Era chiaro che le droghe che le avevano dato avevano
avuto l’effetto di accentuare quel suo io oscuro, oltre che mandarla fuori di
senno.
Le venne in mente un’idea, qualcosa che aveva
letto nei libri di medicina di Tsunade riguardo ad una pratica poco usata e
poco convenzionale da renderla pericolosa, ma doveva tentare per liberarsi per
sempre di quel fantasma che la opprimeva.
Chiese alla padrona di casa di poter usare le
erbe che aveva in cucina; osservando bene le indicazioni di Ino, non erano del
tutto sbagliate solo un po’ imprecise e si preparò un altro infuso dall’odore e
dal sapore meno sgradevole, aggiungendo degli ingredienti e cambiando le dosi.
Rientrò in camera e si preparò un bagno caldo,
erano trascorsi giorni dall’ultima volta che aveva visto una saponetta e fu
molto grata che in quella casa ci fosse l’acqua corrente, così poté riempire la
vasca e dopo aver ingurgitato l’intero contenuto della sua tazza, si svestì e
si immerse completamente nell’acqua calda.
Per essere sicura che la sua idea funzionasse,
dalla cucina aveva preso un piccolo coltello; quando si immerse nella vasca si
assicurò di tenerlo ben stretto in pugno dalla parte della lama, chiuse gli
occhi ed attese, abbandonandosi completamente agli effetti della sua pozione
fino a cadere in uno stato di totale incoscienza, sprofondando fino nel fondo
della vasca.
Era in un luogo completamente buio, il suo
corpo diviso a metà, così come quello del suo io di fronte a lei; sembrava
reale, ma non lo era eppure lei sorrideva malignamente, avrebbe preso il
sopravvento se solo Sakura gliene avesse dato la possibilità.
“Hai deciso di
incontrarmi di persona? Bastava che ti guardassi allo specchio. Non siamo poi
così diverse, l’unica differenza è che io ammetto ciò che sono veramente!”
“E che
cosa sei veramente? Solo una mera macchinazione che hanno provocato nella mia
mente. Non sei reale, ed io non sono certo tenuta a sopportarti”
“Invece hai bisogno di
me e tu lo sai; dai pure la colpa ad altri se ti fa comodo, in realtà hai
sempre saputo di essere un’inetta ed una mela marcia, hai ucciso, hai odiato,
non c’è nulla di innocente in te tranne il tuo bel faccino. Una maschera
perfetta, persino Sai lo aveva notato, ricordi?”
Sakura rammentò quel fatto, l’anno in cui Sai
divenne parte del team 7, prendendo il posto di Sasuke e Yamato sostituì
Kakashi, temporaneamente indisposto dopo la battaglia per salvare Gaara
dall’Akatsuki.
Sai all’epoca era un membro della Radice agli
ordini di Danzo, privo di ogni sentimento umano, fece una battuta sgradevole
nei confronti di Sasuke e fu lei a fermare Naruto dal prenderlo a botte;
sorrise ironicamente ed un secondo dopo atterrò Sai con un poderoso gancio
destro e tutti rimasero sorpresi.
Fu Sai a complimentarsi per la sua abilità nel
fingere un’espressione amichevole e poi colpire con tutta la rabbia che aveva
in corpo prima ancora che il nemico potesse rendersene conto.
“Vogliamo parlare poi
di come hai ingannato Naruto per fargli credere di essere innamorata di lui e
non di Sasuke? Hai persino drogato i tuoi stessi compagni, architettando per
tuo conto un abile piano per uccidere Sasuke, l’uomo che dici di amare e per la
quale sei disposta a patire in eterno le pene dell’inferno!! Non è esattamente
un comportamento da devota innamorata”
Sakura non ce la faceva più, era troppo da
sopportare; anche se erano passati anni, quei ricordi la tormentavano e sebbene
a quel tempo avesse agì secondo coscienza, dovette ammettere che c’era del vero
nelle parole del suo ego: non era peggio di tutti i nemici che aveva affrontato
nel corso della sua vita. Che cosa di fatto era diventata?
“Hai persino lasciato
morire Karin, che si è sacrificata per darti una possibilità che non meriti.
Guardati, sei stata nuda per giorni davanti ai suoi occhi e neppure ti ha
sfiorato. Ti ha evitato come una lebbrosa. Ma se mi lasci uscire e prendere il
tuo posto, a me guarderebbe di certo. Non fallirei nel togliergli la vita, come
hai fatto tu!”
Sakura stava per perdere il controllo, il suo
piano stava fallendo, come sempre aveva fallito con Sasuke, magari aveva
ragione lei; non riuscì a trattenere le lacrime, il suo corpo stava scomparendo
mentre quello della sua omonima prendeva forma sempre di più.
Era dunque questo il suo destino?
Forse sarebbe stato più facile lasciarsi andare
una volta per tutte, lasciare che fosse “lei” a comandare e vivere al suo
posto; così facendo però avrebbe fatto un grave torto a tutti coloro che le
volevano bene e che su di lei avevano sempre contato: Naruto non l’aveva mai
considerata di fatto una perdente, era il suo migliore amico.
Aveva ancora delle divergenze caratteriali con
Ino, ma era sempre la sua migliore amica. Tutti lo erano e avrebbe dato l’anima
per loro.
Anche a Sasuke, se lui glielo avesse chiesto;
era una fallita per quanto riguardava il suo amore per lui, ma almeno era un
amore sincero.
[Sakura…]
Udì il suo nome come un eco lontano, una
piccola luce infondo al tunnel oscuro che la stava inghiottendo; non vedeva più
la sua mano, ma sentiva che stringeva qualcosa di tagliente e solo in quel
momento rammentò che cosa fosse.
Alzò lo sguardo verso il suo ego e da quegli
occhi ella capì che aveva di nuovo la forza per sconfiggere i suoi incubi;
Sasuke, la sua più grande debolezza, il suo sogno irraggiungibile, avrebbe
lottato per tenersi stretta quella piccola parte di sé che gli era così cara e
familiare, l’unica che facesse parte del suo mondo, l’unica che la facesse
sentire ancora parte del mondo reale.
[Sasuke…]
La luce diventava sempre più forte, il corpo
dell’ego stava scomparendo, mentre quello di Sakura riprendeva la sua
originaria forma.
L’ego cercò di respingerla, di lottare per
restare attaccato a Sakura, ma lei ormai aveva trovato la chiave per
respingerla.
“Se dovrò
cadere, allora, lo farò combattendo per ciò in cui credo ora… la libertà di
essere me stessa! Non sono una persona perfetta, ma questo lo sai già. Ma io
sono reale, sono reali i miei sentimenti, anche se avrò il cuore spezzato
centinaia di volte, io rimarrò fedele ai miei principi. Perché io sono io. Sono
Sakura Haruno. Nessuno potrà mai cambiare ciò che sono.”
Con un grido soffocato, il suo ego scomparve in
una nuvola di polvere, mentre la luce tornava a brillare nella sua oscurità.
Si risvegliò di soprassalto, uscendo dall’acqua
tossendo e spuntando per essere stata immersa a lungo in apnea; rimase a sedere
cercando di respirare, come se si fosse appena risvegliata da un incubo, di
fianco a lei qualcuno le massaggiava la schiena per aiutarla a riprendersi:
quel qualcuno era Sasuke, era appena rientrato nella stanza quando vide la
porta del bagno leggermente aperta e chiamò Sakura svariate volte senza avere
risposta. Quando poi la vide svenuta, completamente sotto l’acqua temette il
peggio.
“Accedenti
a te, che stavi cercando di fare? Volevi forse suicidarti?”
“No…dovevo…
fare una cosa…”
“Ho
vissuto a contatto con Kabuto ed Orochimaru per anni, vuoi che non conosca la
pratica che stavi adoperando? La prigionia ti ha fatto partire il cervello!”
Prese uno asciugamano e glielo mise sulle
spalle, quella situazione si stava facendo per lui sempre più complicata; non
negò a se stesso di aver provato paura in quel momento, allo stesso tempo sentì
il corpo pervadere di desiderio, ogni istante che passava vicino a lei.
Non era semplice fare finta di non vederla,
specialmente senza vestiti, ma nonostante tutto ci teneva a rispettarla.
La aiutò ad uscire dalla vasca e la fece sedere
sul letto, le tolse il coltello dalla mano e prese un altro asciugamano per
tamponarle la ferita; qualunque cosa fosse, qualunque demone cercasse di
affrontare, era il momento di chiarire alcune cose lasciate in sospeso.
Gli era chiaro che la causa di tutto il male a
Sakura, era lui.
“Perché
mi vuoi aiutare se ti faccio così pena?”
La domanda di Sakura lo spiazzò, non era
esattamente il genere di domanda a cui avrebbe voluto rispondere, ma da qualche
parte doveva iniziare.
“Perché,
anche se ti sembrerà assurdo, a mio modo ci tengo a te, come ci tiene Naruto…
non esattamente nella stessa misura credo.”
“Lo stai
facendo per Naruto, allora? La cosa non mi sorprende affatto, tra noi è sempre
stato così…”
“Dovresti
ascoltare la mia versione, prima di trarre conclusioni affrettate.”
“E quale
sarebbe?”
Sasuke prese qualche secondo per cercare le
parole adatte, non era mai stato bravo in quel genere di cose, ma forse era
l’argomento a spaventarlo di più.
“Lo sai
che ho usato lo Sharingan Ipnotico su di te, dovevamo capire che cosa ti era
successo, ma quando parlai a Naruto di ciò che ho visto nei tuoi ricordi, non
gli ho detto tutto. Ho tenuto per me ciò che i tuoi ricordi hanno in verità
rivelato suoi tuoi sentimenti per me. Non che sia una novità, ma fin dal primo
bicchiere di sakè e persino nella cella dove ti avevano rinchiusa, la tua voce
che parlava nel buio verso il nulla, ogni volta sussurravi il mio nome. Non mi
è facile restarti vicino sapendo che la causa di tutto il tuo male in realtà
sono io. Non era esattamente ciò che mi sarei aspettato…”
Sakura ascoltò in silenzio, senza proferire
parola, provando un certo imbarazzo per il fatto che proprio lui aveva avuto
accesso alla sua parte più intima, ma allo stesso tempo era grata per quella
piccola confessione; non glielo aveva mai negato, ma adesso che lui sapeva
poteva comprendere che mai il suo amore era stato più vero e sincero, fino
all’ultimo, quando hanno cercato di portarglielo via.
Sasuke proseguì.
“Ho visto
l’uomo nell’ombra, ho visto le ore che hai trascorso in quella prigione, ho
visto quello che facevano ed ho visto in che modo sei riuscita a scappare e… ho
visto chi ti ha aiutato. Tutte queste informazioni sono importanti per me, non
solo per prendere il responsabile, ma anche perché ora so quanta forza questo
sentimento che da sempre provi per me ti ha aiutata a sopravvivere. E’ un
insegnamento che vale la pena apprendere. Non
voglio farti promesse Sakura; non so se sarò in grado di essere l’uomo
che tu vorresti, ma se sei disposta ad aiutarmi, ci posso provare.”
Una lacrima scese sulla guancia di Sakura, di
certo non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione simile, non in quel
frangente; per anni aveva sperato che lui si avvicinasse almeno un poco a lei
ed ora il suo sogno si stava avverando, non esattamente come se lo era
immaginato da ragazzina ma si sarebbe accontentata più che volentieri.
Fu per istinto che gli prese il volto tra le
mani porgendo le sue labbra sulle sue in un casto bacio che valeva più di mille
parole.
Si distaccò lievemente, solo per pronunciare
una sola parola.
“Grazie.”
Lui glielo aveva detto diverse volte in
passato, ora era il suo turno dimostrare la sua riconoscenza; entrambi non
furono in grado di stabilire come si ritrovarono sdraiati sul letto a baciarsi
e ad abbracciarsi appassionatamente, ma nulla contava se non quello che
provavano l’una per l’altra. Nemmeno la notte.
Quando si risvegliò al mattino, Sasuke tastò lo
spazio nel letto di fianco a lui e con stupore si accorse che era vuoto; si
guardò intorno alla stanza con nervosismo, non vedendola da nessuna parte, ma
subito dopo la vide uscire dal bagno fresca e riposata ed si riadagiò sul
cuscino con un sospiro di sollievo.
“Stai
forse cercando di uccidermi, per la seconda volta?”
Le disse in tono ironico, ma lei si limitò a
sorridergli e si rimise di fianco a lui con niente indosso; non era più
necessario provare vergogna a mostrarsi a lui come mamma l’aveva fatta.
“Non ho
ancora avuto occasione di chiederti scusa per quella volta…”
“Non
starti ad angustiare troppo Sakura, ormai è acqua passata.”
“Non lo è
stato per me. Ieri, diciamo, ho dovuto chiudere i conti con alcuni fantasmi
nella mia mente.”
“Lo so
già. Finiscila di scusarti, mi farai addormentare.”
Sakura gli prese la mano, giocando con le sue
dita e tenendola ben stretta come se tra loro fosse sempre stata una cosa
naturale; c’era ancora da risolvere una piccola questione e forse quello era il
momento giusto per affrontarlo.
“Sasuke,
posso farti una domanda? Quando hai usato lo Sharingan Ipnotico, hai visto il
capo di questo villaggio, l’uomo nell’ombra…”
“Se vuoi
sapere se ho visto il suo volto, la risposta è no. Ciò che ho visto erano i
tuoi ricordi, come non sei riuscita a vederlo tu, non sono stato in grado di
vederlo nemmeno io. Però ho udito la sua voce e posso dirti che mi era familiare,
ma non so esattamente chi sia, di sicuro qualcuno con grandi conoscenze mediche
ed informazioni dettagliate su tutti i villaggi ninja, in particolare sulle
migliori donne combattenti. Incluso te.”
Sakura riflettè attentamente su quelle parole,
tutto aveva un senso ma se effettivamente era così, c’era solo una persona che
poteva corrispondere a un tale profilo; quella persona però era scomparsa da
tempo, non poteva essere lui.
“Pensi
possa essere Orochimaru?”
“Ne
dubito, ha lasciato Konoha dopo la guerra e so che se la sta spassando da
qualche parte nel Paese della Pioggia. L’ho anche incontrato una volta durante
il mio viaggio. Sono certo che non si tratta di lui, ma qualcuno di molto più
subdolo”
Nella mente di Sakura iniziò a formarsi un nome
ed il sospetto crebbe ancora di più; se non era Orochimaru, era però qualcuno
che in passato era stato molto vicino a lui, qualcuno che era scampato alla
morte e che era ritornato ancora più spietato.
“Sasuke,
e se fosse…”
Sakura non ebbe il tempo di finire la frase che
bussarono alla porta della camera; la padrona di casa li stava chiamando perché
qualcuno all’ingresso chiedeva di loro, un giovane ragazzo biondo, stando alla
descrizione che ne fece.
Dovettero abbandonare la comodità del letto e
vestirsi in tutta fretta, quando scesero nell’atrio principale della casa
Naruto era appoggiato sullo stipite della porta a braccia conserte con un’aria
che era un misto tra lo scocciato e il divertito.
“Ma che
belli amici che siete, io fuori all’addiaccio mentre voi vi godete la comodità
di una camera.”
“Tempismo
perfetto dobe, hai finalmente ricevuto il messaggio dal mio clone”
“Giusto
in tempo, ho dovuto seminare non so quanti uomini armati prima di incontrare
Gaara al confine tra il Paese del Vento e il Paese dei Fiumi. Ha ricevuto un
messaggio da Konoha ed è subito partito per darci manforte. Attaccherà la
Fortezza insieme a noi per porre fine una volta per tutte ai piani diabolici
del nostro fantomatico MisterX”
“Dove si
trova adesso l’esercito del Kazekage?”
“A pochi
chilometri dal Villaggio della Notte. Dobbiamo andare al punto di incontro
anche noi, tra non molto dovrebbero arrivare anche i rinforzi dal Villaggio
della Foglia.”
“Bene
allora andiamo. Tu Sakura rimarrai qui, è molto meglio se rimani nascosta
ancora per un po’”
“Cosa?
Sasuke mi stai prendendo in giro? Sono l’unica qui che conosce la Fortezza, perché
mi ci hanno rinchiusa e posso sicuramente dare un mano.”
“Proprio
per questo voglio che ti fidi di me e che lasci fare a noi questa volta. Sei
stata troppo coinvolta in questa storia e anche se so quanto sei forte,
preferisco saperti al sicuro che perderti”
Sakura acconsentì a malincuore, avrebbe
preferito stare al fianco di Sasuke e Naruto in quella battaglia, ancora non
gli aveva detto che aveva capito la vera identità del misterioso capo e sperò
che lo avesse capito anche lui. Fece un cenno di assenso e gli diede un fugace
bacio di addio prima di vederlo uscire dalla porta della casa, fu allora che vide
uno strano sorriso sul volto di Naruto.
“Mi
dispiace Naruto, per averti lasciato fuori…”
“Tranquilla
Sakura, non mi sono realmente offeso, semmai ti sia venuto il dubbio. Sono
contento che vi siate messi insieme. Era quello che volevi no? Magari ce la
sbrighiamo in fretta così ce ne torniamo a casa a festeggiare. Offro io!”
“Si certo
e con quali soldi, sei sempre al verde. Ah già dimenticavo, sei sposato ad una
Hyuuga, i forzieri di famiglia pagheranno il conto.”
“Ehi così
mi spezzi il cuore, mi consideri un tale approfittatore?”
Sakura rise di gusto, era un piacere ritornare
a scherzare con Naruto e dopo averlo salutato sparì anche lui dietro a Sasuke,
nella flebile luce del mattino, l’unica luce che potevano vantare almeno per qualche
ora.
L’idea di rimanere chiusa in quella casa senza
fare niente non le andava a genio, anche se aveva accettato la richiesta di
Sasuke, di fatto non gli aveva promesso nulla; conosceva bene il proprio
carattere, recuperò dalla stanza quel poco che aveva e il coltello che aveva
preso dalla cucina il giorno prima.
Si accorse in quel momento che non aveva più
gli occhiali di Karin, si mise a cercarli ovunque nella stanza, ma non erano
lì, probabilmente li aveva persi nella palude o nella grotta fuori dal
Villaggio. Non aveva tempo per andare a cercarli adesso, doveva prima chiudere
quella storia una volta per tutte ma questa volta non era da sola.
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Capitolo 11 *** Cap.11 - Tempo ***
cap.11
[Nota dell’Autrice: finalmente sono riuscita ad
aggiornare. Ci ho messo un po’ ma sono stata ultra impegnata e questo capitolo
è stato scritto a singhiozzo.
Per farmi perdonare vi informo che c’è stato un
cambio di programma; questo non è l’ultimo capitolo, ce ne sarà bensì un altro,
che dovrebbe poi essere quello definitivo. Non sarà molto lungo, voglio tenermi
i dettagli cruenti per il gran finale. Piccola precisazione: in questo capitolo
viene riportato un brano ed un’arma particolare ispirati ad “1Q84” di Murakami
Haruki. Baci baci!]
Cap.11 Tempo
“Il tempo in
sé dovrebbe avere una struttura uniforme ma, una volta consumato, si deforma.
Un periodo di tempo può essere terribilmente pesante e lungo, e un altro
leggero e breve. E a volte il prima e il dopo si invertono e nei casi peggiori
scompaiono del tutto. Forse le persone, regolando il tempo in modo così
arbitrario, regolano anche il significato della propria esistenza. In altre
parole, contribuendo a plasmarlo, riescono a mantenere, seppure a fatica, la
propria sanità mentale.”
[Cit.
Murakami Haruki “1Q84” pag.341]
Ci
sarebbe voluto ancora un giorno, forse due prima che Sasuke e Naruto
incontrassero Gaara e i rinforzi mandati da Kakashi e poi assediare il
Villaggio della Notte e la Fortezza della Lacrima.
Sakura
era ben decisa a non starsene in disparte con le mani in mano, dal momento che
era nascosta, poteva sfruttare a proprio vantaggio quella condizione di
anonimato e indagare per il villaggio, soprattutto poteva osservare da vicino
il palazzo del capo villaggio e la fortezza, aspettando il momento decisivo, in
cui anche i suoi compagni sarebbero arrivati.
Aveva
ancora in mente la notte trascorso insieme a Sasuke, le parole dette, i
sussurri; osservava il letto di quella piccola stanza e non potè trattenere un
lieve rossore ed imbarazzo, ripensando al tempo che era passato agognando quei
momenti con tutta se stessa.
Era
stato gentile, non si era offeso quando, nella foga della loro passione, lei si
era ritratta incerta, non desiderava che la loro prima volta insieme fosse in
una spoglia camera in un villaggio terrificante con il fiato del nemico a pochi
centimetri dalla porta; lui aveva capito e per quasi tutta la notte restarono
abbracciati a baciarsi e ad esplorarsi a vicenda, assorbendo nella memoria ogni
singolo dettaglio, in attesa del giusto momento.
Si
scosse da quel torpore e si diede da fare come meglio poteva; per iniziare non
aveva armi, doveva procurarsi assolutamente un qualsiasi attrezzo, anche
rudimentale, per potersi difendere qualora ne avesse avuto bisogno.
Si
recò in cucina ed osservò attentamente l’ambiente, aprì alcuni cassetti e trovò
altri coltelli come quello che aveva già usato; ne trovò alcuni più piccoli e
ne prese un paio, poi guardando sotto il lavandino, trovò una “pietra belga”,
di grana fine e acciaino, usato per affilare la lama dei coltelli: li avrebbe
resi affilati come rasoi.
Con
sua grande sorpresa in una scansia trovò anche un punteruolo rompighiaccio e le
venne un’idea; con la pietra belga poteva lavorare il punteruolo in modo da
renderlo sottile ed acuminato quanto bastava per essere adoperato agilmente e,
colpendo i punti giusti, provocare la morte dell’avversario senza che quest’ultimo
se ne accorga.
Con
il materiale raccolto tornò nella stanza e chiuse bene la porta a chiave; si
prese tutto il tempo che le serviva, iniziò a lavorare all’affilatura dei
coltelli e del rompighiaccio, con calma senza fretta, il lavoro doveva essere
il più accurato possibile.
La
padrona bussò alla porta verso l’ora di cena per offrirle una minestra di tofu e
del pane al melone, ma Sakura rifiutò cortesemente; il suo lavoro era più
importante del mangiare e doveva dedicarsi attentamente solo a quello: più si
concentrava sull’affilatura, più rimandava il sonno che avrebbe portato
soltanto incubi.
La
scorsa notte ne aveva avuti diversi, nonostante l’effetto del siero per
controllare la volontà fosse svanito e la sua mente libera dai suoi demoni; fu
costretta ad alzarsi dal letto ed immergersi di nuovo nella vasca colma d’acqua
per rilassarsi: Sasuke non l’aveva sentita, dormiva profondamente e solo al
mattino, quando lui si svegliò, lei uscì dal bagno senza aver neppure chiuso
occhio.
Andò
avanti per ore, fermandosi di tanto in tanto solo per rilassare i muscoli e
fare qualche esercizio per sgranchire le ossa, poi di nuovo ricominciava fino a
quando non fu assolutamente certa che l’affilatura fosse perfetta al millimetro.
Era
già l’alba quando alzò gli occhi per scrutare il cielo sopra al villaggio;
aveva lavorato senza sosta, ma adesso si sentiva più sicura con quelle armi
micidiali nel taschino della gonna.
Sebbene
avesse trascorso un’altra notte in bianco, Sakura non si sentiva così esausta
per cui si assicurò di essere ben camuffata con mantello, cappuccio e scialle
in testa a coprire i capelli rosa per non farsi riconoscere, poi uscì dalla
stanza decisa ad indagare il più possibile nel villaggio ed ottenere quante più
informazioni riusciva a raccogliere ed infine attendere i suoi compagni all’ingresso
del villaggio.
La
prima con cui ebbe occasione di parlare, fu proprio la padrona della casa dalla
quale aveva avuto una stanza e dei vestiti; la donna le raccontò, con le lacrime
agli occhi, che circa due anni prima, il capo del villaggio era morto
improvvisamente ed al suo posto il consiglio aveva nominato un uomo
sconosciuto, non appartenente al villaggio e che nessuno di fatto aveva mai
visto né tanto meno conoscevano il nome; in due anni aveva incrementato l’
economia del villaggio e ristrutturato l’antica fortezza che già da decenni
veniva usato come magazzino: doveva essere usato come centro di ricerca medica,
ospedale e scuola, invece lo scopo finale fu nettamente diverso. Il laboratorio
di ricerca c’era davvero ed anche l’ospedale, ma invece di una scuola venne
creato un carcere ed una caserma per addestrare i migliori soldati, “a difesa
dell’incolumità dei cittadini” avevano detto. Avevano creato innumerevoli posti
di lavoro e molti giovani erano stati assunti all’interno come inservienti,
infermieri, tecnici e altro;
cominciarono presto a girare strane voci riguardo a quello che realmente
accadeva all’interno della fortezza; ninja stranieri, soprattutto donne
iniziarono a sparire ed anche gli stessi cittadini, perlomeno chi era in
servizio all’interno, ad un certo punto, non tornarono più a casa, si pensò che
fossero venuti a conoscenza di verità scomode ma nessuno ebbe il coraggio di
fare nulla.
Persino
sua figlia aveva trovato lavoro come aiuto cuoca nelle cucine, ma dopo qualche
mese iniziò a raccontare alcuni episodi di quanto realmente stava accadendo
dentro al carcere; una sera non rientrò a casa e nemmeno il giorno dopo e
quello dopo ancora.
Chiese
notizie all’ufficio pubblico al palazzo principale, le dissero che c’era stata
un’epidemia tra i detenuti e parte del personale civile era stato infettato e
quindi erano tenuti in quarantena dentro alla fortezza, nessuno poteva entrare
o uscire. Dopo un mese le restituirono il corpo della figlia in una bara,
vittima dell’epidemia dissero, ma lei non ci aveva creduto.
Non
potendo contestare direttamente le circostanze di morte stabilite dai medici,
aveva continuato la sua vita così come tutti i cittadini del villaggio; Sakura
non potè fare altro che ascoltare in silenzio ma era certa di aver udito i
pensieri della donna in cui la implorava di aiutarli. In definitiva nemmeno per
loro la vita era così rose e fiori. Doveva sbrigarsi, magari riusciva anche a
comunicare all’esterno con Sasuke e Naruto, svolgendo il ruolo di informatrice
direttamente all’interno e fornendo loro tutte le informazioni utili per
attaccare la fortezza e il palazzo principale; il resto del villaggio sarebbero
riusciti a lasciarlo intatto, la popolazione non aveva nulla a che fare con i
crimini commessi da chi ormai sapeva chi fosse in realtà.
Si
camuffò per bene, facendo attenzione a coprirsi bene i capelli e andò in
perlustrazione, ci mise tutto il giorno percorrendo ogni strada ogni vicolo a
casaccio per evitare anche di farsi scoprire, incontrò persone, ascoltò le loro
storie, quando si trovò davanti ai cancelli del palazzo principale questi erano
sbarrati e guardie ben equipaggiate presidiavano l’edificio; sapevano che
presto sarebbero arrivati i ninja di Konoha e di Suna e quindi il consiglio si
era ben barricato dentro le mura del palazzo: il capo però sentiva che non era
lì, conoscendolo per come lo conosceva lei, era sicuramente dentro la fortezza
e non era poi così scontato che avrebbe usato le gallerie sotterranee per
fuggire.
Tenendo
l’imponente ed angusta mole del carcere come punto di riferimento si diresse
verso di esso, mantenendosi il più possibile nell’ombra; per raggiungerlo
meglio però, sarebbe dovuta uscire dalle mura del villaggio tramite una porta
secondaria da cui poi si proseguiva nel sentiero verso la collina ove sorgeva
la fortezza.
Sakura
non poteva rischiare di farsi vedere, si accorse subito di un discreto via vai
di guardie e di ninja armati, alcuni di questi gruppi provenivano dalla
foresta.
Da
quanto era riuscita a capire e a vedere, si stavano preparando per l’attacco
imminente: sapevano dunque che Sakura era stata soccorsa perché allora
continuare a pattugliare il bosco e le montagne per trovarla?
No,
lei non c’entrava più nulla oramai, era soltanto uno stratagemma per sapere in
anticipo dove e quando Suna e Konoha avrebbero attaccato.
Sakura
decise che per quel giorno poteva bastare, si stava facendo tardi e di Sasuke e
Naruto ancora nessuna notizia, forse si stavano ancora organizzando con Gaara e
gli altri team di Konoha; rientrare nella stanza non le sembrò una grande idea,il
solo pensiero di dover aspettare al chiuso e al buio di quel piccolo ambiente
le fece salire la nausea ed un senso di claustrofobia: bel lavoro che avevano
fatto in quella fortezza infernale, le ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo
prima di farsela passare.
Pensò
che era meglio trovare un angolo riparato, presso un vicolo tra i palazzi
vicino alle porte principali, ma ad un tratto vide la vecchia signora, proprietaria
della casa, non molto distante da lei che stava attraversando la strada in
direzione opposta a quella dove si trovava l’abitazione.
Per
un momento gli sguardi delle due donne si incrociarono, ma la vecchia lo
abbassò subito con una espressione spaurita e intimorita allo stesso tempo; il
suo comportamento incuriosì Sakura che per curiosità ed istinto, si incamminò
anche lei dietro alla donna e la seguì lungo la strada principale che costeggiava
il canale principale.
Uno
strano senso di inquietudine avvolse Sakura come una pesante coperta di
cemento; i suoi sensi percepivano qualcosa di strano, nella donna, lungo le
strade, nelle persone che ancora affollavano i marciapiedi e i ristoranti: ad
un tratto la donna si fermò, proprio davanti al cancello principale del Palazzo
del Consiglio, altamente sorvegliato, nulla era cambiato da quella mattina.
La
donna si guardò intorno e poi proseguì a destra, camminando a passo deciso
lungo il perimetro che circondava l’edificio fino ad ingresso secondario
libero, senza alcuna sorveglianza; la donna entrò senza voltarsi e Sakura,
seppur titubante, la seguì all’interno, oltre una porta di metallo incustodita.
Ogni
fibra del suo essere era in agitazione, non era normale lasciare libero un
passaggio dove chiunque poteva accedervi; i nervi di Sakura erano talmente tesi
che avrebbero potuto spezzarsi in secondo e i suoi sensi in allarme, ma lei
continuò a proseguire: doveva andare fino in fondo e, come ipnotizzata, camminò
lungo un lungo corridoio fino ad un altro accesso che dava su una grande stanza
buia.
Percepì
uno strano odore, famigliare che le procurò un brivido gelido lungo la spina
dorsale; un odore di malvagità e morte che aveva già sentito e bastò quello per
farla girare su se stessa diretta verso l’uscita.
Fu
in quell’attimo che le luci si accesero e davanti a lei una guardi armata le
sbarrava la strada; d’istinto si voltò per correre attraverso la stanza verso
un’altra uscita, o almeno quello era l’intento: non fece che qualche passo, era
praticamente circondata da uomini in nero, dal volto coperto ed armati fino ai
denti.
Dietro
di loro, in fondo alla stanza, la donna osservava la scena a debita distanza;
sul suo volto ci fu un vago segno di desolazione e dispiacere per ciò che aveva
fatto, poi un’altra porta si aprì ed entrarono altre guardie che scortavano una
giovane fanciulla che venne consegnata tra le braccia della donna che,
piangendo, abbracciò forte quella ragazza che a sua volta piangendo esclamò il
nome della madre.
Era
dunque quella la figlia defunta della donna??
Tale
fu lo sconcerto e la sorpresa che Sakura si sentì crescere dentro una rabbia
mai provata prima; quella donna le aveva mentito, era dunque stata tradita
impunemente e non solo, anche Sasuke era sicura della buona fede di quella
signora, era così stato tradito anche lui.
“Non è colpa del traditore se la vittima del tradimento
non è altro che un ingenuo; il traditore resterà sempre un infame, qualunque
siano le ragioni del tradimento!”
Una
voce nota si levò nell’ombra, ed alla tenue luce dei neon, Sakura finalmente
vide il vero volto dell’infamia.
“Erano giorni che ti tenevo d’occhio, ma la
tua curiosità morbosa ha agevolato i miei piani. Non avrai davvero creduto che
fossi così stupido da non aver capito il piano di Sasuke di tenerti nascosta
proprio dentro al mio Villaggio?”
“Lo sai, che un attimo, l’ho creduto davvero…
Kabuto!”
A
Sakura gli si rivoltava lo stomaco vuoto dal disgusto che provava nel
ritrovarsi faccia a faccia con quell’essere nauseabondo; parte del suo volto
era trasformato e sembrava più un viscido serpente che un essere umano.
Ciò
che era strano però, per Sakura, era come fosse stato possibile per Kabuto
liberarsi dalla Tecnica Illusoria di Itachi; lo aveva imparato per caso, quando
aiutò Tsunade nel ricomporre il braccio di Sasuke e Naruto alla fine del loro
sanguinoso combattimento: in un momento di delirio per effetto dei sedativi e
degli anestetici, Sasuke ripercorse quella battaglia in cui Itachi interruppe l’Edo
Tensei e sparì definitivamente dopo aver imprigionato Kabuto in una realtà
illusoria dove avrebbe ripetuto all’infinito lo scontro tra lui, Sasuke ed
Itachi.
Oltre
a quello, altri conti non tornavano; magari Kabuto non era uno stupido, eppure
Sakura era certa che Sasuke e Naruto l’avevano protetta e tenuta al sicuro
senza farsi scoprire.
Dov’era
dunque il tranello?
“Ho occhi ed orecchie dovunque inoltre
nessuno dei tuoi amici si è accorto del piccolo microchip sottocutaneo che ti
era stato impiantato nel tuo braccio sinistro. Ti facevo più intelligente e
scaltra Sakura, anche se devo ammettere che la tua mente è molto più forte di
quanto mi aspettassi e le tue abilità in questi anni si sono notevolmente
perfezionate. Non posso che ritenermi comunque soddisfatto.”
“Che cosa
hai in mente Kabuto? Ormai il cerchio si è già chiuso, il Sesto Hokage e il
Kazekage sono già a conoscenza delle tue malefiche macchinazioni, è questione
di poco; appena saranno qui, sia Naruto che Sasuke ti ridurranno in cenere e
posso assicurarti che io sarò al loro fianco per renderti indietro 100 volte
tutto quello che hai fatto a quelle donne in questi anni. 100 volte per ogni
donna ninja, ed altri 100 per ogni giorno di tortura.”
Kabuto
sogghignò, le minacce a lui non avevano mai fatto caldo né freddo; in quel
momento era lui ad avere Sakura sotto scacco, presto avrebbe consumato la sua
vendetta.
“Lo sai mia cara, non vedo l’ora di vederlo.
Nel frattempo perché non ci accomodiamo nel mio alloggio personale alla
Fortezza della Lacrima. Voglio offrirti… un tè… da amici!”
L’espressione
“amici”, pronunciata da Kabuto, aveva per Sakura un sapore più amaro e sporco
dell’acqua di uno stagno, si sforzò di mantenere il battito del cuore regolare,
ma sapeva che con quell’essere c’era ben poco di cui essere tranquilli.
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Capitolo 12 *** Cap.12 - Eternità ***
cap.12
[Nota
dell’Autrice: eccomi con un nuovo aggiornamento, il caldo mi sfianca le energie
e la voglia di scrivere precipita sotto i tacchi, ma voglio assolutamente
finire questa fan. Ancora una volta speravo di terminare con questo capitolo ma
alla fine mi sono trovata a fare un ulteriore passaggio che spero sia a voi
gradito. Baci baci!!]
Cap.12 Eternità
Ripercorrere
a ritroso quei angusti corridoi le stava facendo venire la nausea, ancora di
più quella finta e pacata gentilezza che Kabuto aveva sempre tenuto, come se
fosse lui il più furbo, il più dotato, il più scaltro farabutto che sa sempre
cavarsela in ogni situazione.
Dagli
un pennello in mano e ti disegnerà se stesso a sua immagine e somiglianza sul
soffitto di un tempio in tutta la sua ampiezza, ma la domanda che ancora
frullava in testa a Sakura mentre veniva scortata dagli uomini in nero
preceduti dal loro, così detto, “capo”, era come avesse fatto a liberarsi dal
jutsu di Itachi.
Sebbene
Kabuto fosse un uomo di talento, non era sicuramente all’altezza del fratello
maggiore di Sasuke; trattenne il più possibile i coniati di vomito che le
salivano dallo stomaco, adesso era più che mai decisa ad andare fino in fondo e
dare un senso a quella macabra vicenda.
Di
una cosa era sicura, non si sarebbe mai lasciata andare ai suoi inganni una
seconda volta, era pronta ad affrontare tutto il suo esercito anche da sola se
fosse stato necessario, non avrebbe avuto paura…
Ma
era proprio su questo che lui contava, la sua paura di perdere totalmente il
controllo delle sue facoltà mentali e fisiche e di essere alla mercè di
chiunque si fosse trovato insieme a lei nella medesima stanza.
Giunsero
alle stanze personali di Kabuto dentro la Fortezza della Lacrima e Sakura venne
fatta accomodare su una poltroncina appositamente posizionata al centro della
stanza di fronte ad un’altra poltrona ed in mezzo un piccolo tavolino dove
venne fatto servire un vassoio di tè fumante; i sensi di Sakura percepirono
immediatamente che il liquido ambrato aveva qualcosa che non andava, senza neppure
prendere in mano la tazza annusò l’aria concentrata di un odore diverso dal
comunissimo tè.
Non
si avvicinò nemmeno per prendere n mano la tazza, rimase ferma al suo posto con
lo sguardo fisso su di lui.
Ora
erano seduti l’una di fronte all’altro, aspettando che l’inserviente e le
guardie uscissero dalla stanza; rimasero accanto alla porta soltanto due uomini
in nero, sicuramente Kabuto preferì assicurarsi che Sakura fosse costantemente
sotto torchio.
Ma
a lei non interessava quante persone sarebbero rimaste in quella stanza, nel
giro di breve tempo nessuno di loro avrebbe più respirato l’aria della notte
incombente; lei era concentrata su una sola persona, lo sguardo scuro per la
rabbia e la determinazione nel vincere la sua più ardua battaglia contro un
nemico che non aveva niente di più di tutti quelli che aveva affrontato in
passato; soltanto un misero lombrico strisciante.
Se Kabuto si aspettava di trovare in lei il
terrore, l’angoscia e la disperazione nell’essere di nuovo nelle sue mani, lei
gli avrebbe mostrato quanto errate fossero le sue supposizioni; lo avrebbe
ammazzato alla fine di questo ne era sicura… non vi erano alternative, doveva
soltanto guadagnare ancora un po’ di tempo fino al ritorno di Sasuke.
“Sai da
bambino credevo davvero che un giorno sarei diventato un grande ninja medico…
un eroe che avrebbe salvato molte persone… E’ grottesco quanto il tempo e
l’esperienza abbiano cambiato il mio concetto di eroe; semmai ora come ora mi
potrei definire un eroe riluttante, non sono e non faccio esattamente ciò che
la gente comune si aspetterebbe.”
Sakura
prestò attenzione ad ogni singola parola, anche se in un primo istante non le
fu ben chiaro lo scopo di quella dichiarazione buttata lì di getto di punto in
bianco; forse era soltanto il suo tiepido tentativo di instaurare una pacifica
conversazione.
Le
tornò in mente che, con lei, Kabuto non era mai stato di fatto sgarbato o aggressivo,
ma era certa che non l’avesse mai considerata al di là una ragazzina ingenua ed
inetta. Allora perché si era disturbato a sequestrarla e a torturarla per i
suoi subdoli scopi?
Era
abbastanza evidente che il suo obiettivo principale era ancora una volta
Sasuke; eppure non capiva come potesse essere così certo che tramite lei
avrebbe raggiunto i suoi scopi. Era necessario un chiarimento.
“La tue seghe mentali non mi interessano
nemmeno un po’ , Kabuto. Piuttosto sono curiosa di sapere come sei uscito dal
jutsu di Itachi? Considerato che era un avversario al di fuori della tua
portata, ci tengo davvero a conoscere il trucco che hai usato per eludere la
sua tecnica illusoria definitiva.”
“Ottima osservazione, ma la risposta dovresti
già conoscerla da sola. Però se ci tieni così tanto che sia io ad illuminarti,
bene allora, diciamo che scomparendo colui che l’ha applicata ad un certo punto
la tecnica illusoria ha cominciato a perdere la sua efficacia da sola. Avevo
conservato abbastanza chakra da rompere il muro ed uscirne, ma sfortunatamente
per me lo sforzo mi ha reso debole e mezzo cieco. Ho un difetto visivo per cui
non posso stare a contatto diretto con la luce. Ti ritieni soddisfatta?”
“Abbastanza. Ora spiegami esattamente quali
sono le tue reali intenzioni. Cosa vuoi fare con me di preciso, a parte essere
la tua squallida cavia da esperimento?”
“Come sei pungente. Non la prenderei così
tanto sul piano personale.”
“Ah davvero? E come la dovrei prendere
secondo te? Non mi hai certo invitato a fare una passeggiata nel parco.”
“Troppo sdolcinato ed avresti rifiutato se lo
avessi fatto in circostanze completamente diverse. La verità è che quando la
morte, la guerra e la violenza ti corrompono la vita, il tuo modo di pensare
cambia e cresce dentro di te un solo ed unico credo: importi sugli altri e
schiacciarli prima che loro facciano lo stesso con te.”
“Strano, eppure almeno una volta ti hanno
seppellito!”
“Non
sarebbero capaci di uccidere nemmeno se dipendesse dalla loro vita o da quella
delle persone che amano; perché non uccidere e basta senza stare tanto a girarci
intorno!?
Io lo faccio
perché mi piace, perché lo trovo appagante e se questo significa essere al di
sopra dell’essere umano sono lieto di non essere più quel tipo d’umano che
certe persone avevano già stabilito che fossi.
Mi trovi
sadico? Pazzo, magari?
Almeno io so
di essere qualcosa, tu invece che cosa sei, Sakura? Sempre dietro a rincorrere
i tuoi compagni restando un passo indietro rispetto a loro. Eppure in te c’è
molto di più di ciò che appare… e non è che quel che appare sia poco…”
Sakuro
sapeva che Kabuto non era del tutto sano di mente, adesso però ebbe la certezza
che si era completamente fumato il cervello; nonostante tutto però un pochino
lo ammirava, almeno era fermamente legato alle sue convinzioni e nessuno lo
avrebbe desistito nei suoi propositi. Un po’ come lei e Naruto, erano
decisamente simili a Kabuto da un certo punto di vista.
Ma
nella realtà erano totalmente diversi e tra non molto avrebbe detto addio alla
sua vita definitivamente.
“Accidenti che schifo! Ma come cavolo ha
fatto Sakura a scappare per questi tunnel nauseabondi!”
Naruto
non fece altro che lamentarsi per il puzzo tremendo delle fognature da dove
sapevano che era passata Sakura quando era fuggita dalla Fortezza della
Lacrima; Sasuke lo aveva visto quando aveva usato lo sharingan ipnotico su di
lei ed era normale che quelle fossero l’unico ingresso in entrata e in uscita
abbastanza sicuro ed anonimo per sferrare il loro attacco a sorpresa.
Quando
si erano incontrati con Gaara ai margini della foresta che separava il
Villaggio della Notte dalle montagne a ridosso del fiume, Sasuke aveva
illustrato nei dettagli tutto quello che riguardava il Villaggio e la Fortezza;
un piano semplice e ben congeniato, ormai sapevano che la mente criminale a cui
stavano dando la caccia era Kabuto per cui bisognava agire con più astuzia e
soprattutto al contrario di quello che lui si sarebbe aspettato.
Gaara,
insieme a Shino, Shikamaru e metà dei ninja di Suna, si sarebbero introdotti nel
villaggio rendendo inoffensivo qualsiasi nemico che avrebbero incontrato fino
al Palazzo Consigliare; una volta avrebbero fatto irruzione e tratto in arresto
i membri anziani del consiglio e i comandanti dell’esercito operativo. Sasuke,
Naruto, Kiba, Sai e gli altri ninja di Suna, avrebbero dato scacco matto alla
Fortezza attraversando l’intricato sistema di tunnel sotterranei il cui unico
accesso era dalla scogliera a ridosso del mare; alcuni di loro si sparsero per
i tunnel piazzando bombe e sigilli incendiari, al momento opportuno avrebbero
fatto esplodere il terreno del cortile interno e sarebbero usciti allo scoperto
dai tombini vicino alle mura.
C’era
una vigilanza serrata, questo era il chiaro segno che li stavano aspettando ma
non davano certo ad intendere il come e il quando e soprattutto da dove.
L’idea
essenziale era quello di provocare un gran casino e riprendere Kabuto,
possibilmente vivo; in realtà Sasuke aveva ben altro in mente, questa volta lo
avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Arrivarono
all’imbocco del tunnel all’interno del cortile, lo stesso dove era passata
Sakura, sembrava piuttosto tranquillo ed attesero la comunicazione tramite
ricetrasmittenti, che anche gli altri fossero alle loro rispettive posizioni
per iniziare l’attacco definitivo; trascorsero approssimativamente 5 minuti
quando ad un tratto un boato fece tremare tutto il sottosuolo e non si trattava
dell’esplosione che avevano programmato. Si guardarono intorno avvolti dalla
polvere a dalla melma ma niente era ciò che sembrava, nessuno aveva acceso la
miccia in anticipo, il colpo proveniva dall’esterno e quando Sasuke sbirciò
fuori dall’imbocco vide lo stabile centrale della fortezza ridotto in macerie e
a quel punto vide con i suoi occhi la ragione per cui tutto stava andando a
rotoli.
Sakura
era ancora in attesa della risposta alla sua domanda, sulle reali intenzioni di
Kabuto e sul motivo per cui aveva scelto proprio lei.
Egli
abbozzò un sorriso distorto, era ovvio che il suo obiettivo principale era
vendicarsi di Sasuke ed usare lei come esca andava oltre la semplice vendetta e
Sakura se ne stava rendendo conto.
“Un figlio assicura l’eternità e la
prosecuzione del tuo codice genetico; in principio era soltanto un mezzo per
creare un esercito di ninja con doti ed abilità al di sopra dell’immaginario e
realizzare per conto mio uno stato ninja in grado di reggere il confronto con
Suna e Konoha. Un degno rivale sul piano politico, sociale ed economico… ad un
certo punto però questo non mi è bastato e mi sono reso conto che avrei potuto
raggiungere obiettivi più alti ottenendo così allo stesso tempo la mia vendetta
verso Sasuke.”
“Volevi che mettessi al mondo un figlio tuo
solo per darti una soddisfazione verso Sasuke? Che assurdità, lui non mi ha mai
considerata niente di più che una seccatura, pensavi davvero che gli avresti
fatto torto in questo modo?”
“Bhè direi che ha funzionato piuttosto bene
finora, o mi sbaglio?”
Il
riferimento era chiaramente inteso all’intervento di Sasuke e Naruto nel farla
evadere dalla fortezza ed alle manovre dell’Uchiha per tenerla nascosta ed al
sicuro dai ninja di Kabuto.
Per
un qualche oscuro motivo lui era pienamente sicuro che Sasuke provasse dei
sentimenti forti per la rosa, ma che aveva sempre represso per i suoi propositi
di vendetta verso il fratello prima e poi verso Konoha e l’intero mondo ninja.
“Avrai anche indovinato sul conto di Sasuke,
ma credimi che su di me hai proprio sbagliato su tutta la linea. Mai e poi mai
farò da incubatrice umana per i tuoi figli. Qualunque cosa tu possa fare, io
lotterò fino all’eternità se necessario, non mi toccherai mai con un dito
perché te lo strapperei prima ancora che tu possa avvicinarti a me”
“Questa è la ragione per cui i miei
esperimenti includevano l’annullamento della volontà umana. Tranquilla, non ti
ho sottovalutato nemmeno per un secondo, al contrario ero entusiasta all’idea
che fossi proprio tu la prescelta. Nessun coinvolgimento emotivo o fisico, ma
soltanto genetica… e avrei continuato ad esistere per l’eternità”
Adesso
Sakura si rese veramente conto del pozzo senza fondo della mente folle di
Kabuto; piuttosto si sarebbe uccisa ed avrebbe incenerito il suo stesso corpo
che lasciarlo in mano a quell’essere disgustoso… ed avrebbe portato con sé
anche lui.
“Quasi dimenticavo, preferisci latte o limone
nel tuo tè?”
Kabuto
si piegò in avanti sul tavolino ed armeggiò con le porcellane ma lei rimase
ferma al suo posto in attesa di quel preciso istante in cui si sarebbe trovato
alla sua portata; concentrò tutta la sua energia in un solo ed unico colpo, non
doveva esitare né tanto meno lasciare spazio a lui o ai suoi uomini, non doveva
permette che la fermassero o tentassero di reagire.
Si
alzò in piedi di scatto e prima ancora che Kabuto potesse rendersene conto,
Sakuro sprigionò tutta la forza di cui era capace nel sua tecnica più
infallibile, appresa da Tsunade e migliorata con il passare degli anni.
Era
come osservare una scena video al rallentatore; il tavolino e il vassoio con
l’intero set da tè andò in frantumi e poi ancora più giù fino al pavimento ed
una voragine si estese fino al piano sottostante e fino alle mura che si
sbriciolarono come se fossero fatte di pasta frolla; uno dopo l’altro i pezzi
caddero uno dietro l’altro sprofondando sempre di più verso il vuoto.
Un
boato seguì la violenta esplosione che fece tremare la terra, cose e persone
vennero risucchiate in un vortice di polvere, terra e pietre; a quel punto il
segnale fu chiaro e i ninja di Suna e Konoha lasciarono i tunnel risalendo in
superficie approfittando del trambusto generale e del fumo di polvere che
avvolse l’intera area.
Kabuto
e Sakura riemersero dalle macerie arrancando tra la montagna di calcinacci,
travi e cavi elettrici; Sakura intravide tra la polvere movimenti di persone
che correvano in ogni direzione, si udirono dei combattimenti sia dentro che
fuori le mura della Fortezza, gli alleati erano giunti appena in tempo ma non
era ancora giunto il momento di gridare vittoria.
Si
stava guardando intorno in cerca del suo nemico, sapeva che Kabuto era ancora
lì intorno vivo e vegeto; percepì qualcosa alle sue spalle ma quando fece per
voltarsi un destro ben assestato la fece sbalzare a terra.
Kabuto
incombeva su di lei ed era indubbiamente furioso, in mano teneva una siringa
che poteva significare soltanto due cose: morte o sottomissione.
Dalla
tasta del suo abito afferrò il coltello da cucina e si rimise in piedi pronta a
difendersi, ma ecco nella nube di polvere e nell’oscurità comparve una persona
a lei familiare che si frappose tra lei e Kabuto.
L’ex
braccio destro di Orochimaru, ovviamente, non fu molto contento, l’espressione
del suo volto parlava da sola.
“Brava Sakura! Ora non ti dispiacerà se
sarò io a concludere.”
“NO! Non mi farò battere ancora una volta da
un Uchiha. Non mi avrai mai vivo e non avrai nemmeno lei!”
“Ottimo! Non era nei miei piani lasciarti
respirare ancora a lungo!”
|
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Capitolo 13 *** Cap.13 - Silenzio ***
cap.13
[Nota
dell’Autrice: eccomi finalmente dopo tanto penare siamo giunti alla conclusione
di questa avventura. In principio ero un po’ incerta sul risultato ma il numero
di quanti hanno letto, inserito nei preferiti o anche solo nelle seguite e le
recensioni ricevute mi hanno dato tutto sommato una bella soddisfazione. Non mi
reputo in alcun modo il Wilbur Smith del momento ma nel mio piccolo sono
contenta che a tutti voi, recensori e visitatori, sia una pochino piaciuta.
Baci baci!!
Un
grosso abbraccio ed un grazie in particolare vanno a “manga”, “marylwatase”,
“kry333”, “zonami84”, “mewmewdrake03”, i miei recensori più affezionati.]
Cap.13 Silenzio
Alla fine
arrivò, come un’onda impetuosa e violenta, senza preavviso e senza strascico
ricoprì tutto con il suo pesante mantello, persino il tempo sembrava essersi
fermato, nessun respiro e nessun movimento. Solo il buio e quella sensazione
sgradevole di essere l’unica persona rimasta sulla terra. Ciò che resta è
soltanto immateriale, immobile… ma soprattutto silenzioso.
Sakura rimase in
disparte immobile, osservando i due uomini ora l’uno di fronte all’altro;
Kabuto era scaltro ed intelligente molto più di Sasuke ma il tempo e
l’esperienza avrebbero certo giocato a favore dell’Uchiha.
Ad un certo punto
Sakura percepì dei rumori dietro di sé, quando si voltò per affrontare ciò che
secondo lei poteva trattarsi di un ninja nemico, una mano fulminea le afferrò
il braccio ed un bruciore simile ad una puntura la pervase e l’immagine di
Kabuto sogghignante fu l’ultima immagine prima che il mondo intorno a lei
diventasse confuso e surreale.
Sasuke si girò
appena e sgranò gli occhi scorgendo la copia di Kabuto con la siringa in mano
inserita nel braccio di Sakura; nessuno si era accorto della copia e Kabuto
ebbe modo di colpire per primo approfittando della distrazione: era quasi
riuscito a colpirlo ma Sasuke riuscì a schivare il colpo all’ultimo secondo
scostandosi di lato con un’abile mossa.
Kabuto si
sbilanciò in avanti e Sasuke colse
l’occasione e contrattaccò, gettandosi contro a Kabuto colpendolo in pieno
sullo stomaco con un gancio ben assestato e lo colpì in pieno; Kabuto si
accasciò a terra, il fiato mozzato per il colpo ricevuto ma ancora non
intendeva demordere e mostrò subito la sua mossa successiva.
Peccato però che
Sasuke fu molto più veloce e gli fu subito addosso, spingendolo a terra rotolarono
insieme sul terreno polveroso strattonandosi a vicenda furiosamente fino a che
Kabuto riuscì a colpire Sasuke con due gomitate al collo e al petto. Il giovane
rotolò su se stesso di lato e poi si mise a carponi cercando di respirare tra
un colpo di tosse e l’altro; nonostante tutto Kabuto conservava ancora una
certa dose di forza fisica.
Kabuto dal canto
suo impugnò un pugnale ben affilato e si diresse verso Sasuke guardandolo con occhi
di ghiaccio; l’Uchiha si voltò appena in tempo per vedere Kabuto fendere l’aria
con il coltello nella sua direzione, in un mortale affondo: il giovane si
lanciò verso di lui prima ancora che potesse infierire ed intercettò il colpo
con il braccio destro mentre con il sinistro colpì in pieno il petto di Kabuto
con il suo micidiale Chidori, scaraventandolo nuovamente a terra per diversi
metri per effetto della poderosa scarica elettrica.
Kabuto
non fu in grado di riprendersi immediatamente, emise un urlo straziato mentre
tentava di rimettersi in piedi, aveva una bruciatura su tutto il petto, la
pelle gli ricadeva a brandelli insieme a strisce di stoffa della camicia; cercò
di curarsi alla bene meglio, ma il suo chakra si era notevolmente indebolito
per effetto della tecnica illusoria di
Itachi, quel poco che aveva non poteva sprecarlo.
La
figura di Sasuke incombeva su di lui e Kabuto si rese conto che, per quanti
sforzi facesse, per lui quel giorno sarebbe stato l’ultimo, ma era intenzionato
comunque a prendersi la sua vendetta e lo avrebbe fatto tramite Sakura.
“Dimmi la verità ragazzo, che cosa puoi mai
trovare di interessante in una come Sakura? Non è che sia poi un gran bellezza
anche se ammetto che ha un certo stile nel combattere”
Chiese
Kabuto sogghignando e tossendo terribilmente per il colpo appena subito; Sasuke
non rispose, rimase ad osservarlo per diversi minuti, Kabuto si stava
innervosendo, sapeva che avrebbe perso lo scontro fisico e tattico contro
Sasuke ma era certo che comunque avrebbe vinto sul fronte opposto, il lato
emotivo e sentimentale.
“Allora?? Cos’è non merito nemmeno una
risposta?? Non sono cero meno patetico di quanto non lo sia tu!”
Fu
in quel momento, le labbra di Sasuke si inclinarono in un sorriso sghembo e
compiaciuto, fu troppo tardi per Kabuto rendersi conto che, in quel preciso
istante, il suo cuore cessò di battere colto da un infarto fulminante.
Sakura
si ritrovò avvolta in un sogno ma non era così, si accorse fin da subito che ì,
ancora una volta, Sasuke era riuscito ad attivare il Rinnegan e la sua tecnica
illusoria evitando così che la copia di Kabuto portasse a termine il compito
prefissato: la sensazione di bruciore al braccio in realtà non era altro che la
pressione dell’ago sulla pelle e quel strano effetto di stordimento altro non
era che la tecnica illusoria, creata appunto da Sasuke che si accorse in
extremis della presenza della copia.
Fortunatamente,
la copia non ebbe modo di completare l’operazione, grazie infatti all’illusione
creata apposta da confondere Kabuto facendogli credere di avere in pugno
entrambi i ninja di Konha.
Sakura
approfittò dell’occasione per reagire prontamente, caricando tutta la sua forza
nelle gambe, lanciandosi addosso alla copia come un ariete; si chinò
sufficientemente per caricarlo con la spalla destra, sollevandolo da terra di
qualche centimetro come un toro imbufalito e scaraventarlo a terra lontano da lei.
Non
gli dette il tempo necessario per reagire, Sakura caricò ancora piombandogli
addosso con un balzo e arrivando spedita con il suo destro micidiale che colpì
il terreno sotto di esso.
La
copia si era volatilizzata, ma non appena Sakura alzò lo sguardo sopra di li,
vide almeno un dozzina di ninja vestiti di nero che stavano per attaccarla;
naturalmente la rosa era perfettamente in grado di gestire centinaia di nemici
alla volta ma in quel momento un lampo giallo raggiunse il campo fulmineo al
fianco di Sakura.
La
kunoichi fu immensamente grata di avere ancora una volta Naruto al suo fianco a
guardarle le spalle e a quel punto decise che era il momento di attivare anche
lei la sua tecnica più potente; si concentrò e dal sigillo sulla sua fronte il
chakra si sprigionò in tutto il corpo rendendola ancora più forte e veloce,
questo era chiamato Byakugō.
Con
Naruto ad occuparsi dei nemici da una parta, lei si dedicò a quelli dell’altra,
sconfiggendoli uno per uno senza ricevere in cambio nemmeno un graffio; ad un
tratto però uno degli avversari di corporatura massiccia e più alto in statura
riuscì a parare un colpo di Sakura con una mano e con l’altra la afferrò per il
collo e con un decisa pressione delle dita sula trachea minacciava di
soffocarla.
Forte
della sua massa, l’uomo teneva inchiodata Sakura che con uno sforzo estremo cercava di respirare e
di reagire afferrando il braccio del ninja concentrando tutto il suo chakra su
di esso, torcendolo fino a costringere il muscolo sull’osso; non appena sentì
il colpo secco della frattura, la stretta dell’uomo sul collo di Sakura si
allentò quanto bastava per consentirle colpire il ninja allo sterno con un
pugno poderoso che lo scaraventò contro la cinta muraria dall’altro lato del
campo.
Sakura
cercò di riprendere più fiato possibile dopo quel terribile momento in cui
stata per essere soffocata; udì un boato e un suono metallico familiare e fu
allora che si voltò e vide Sasuke che aveva appena adoperato il Chidori su
Kabuto infierendogli un colpo quasi letale.
La
rosa si rese subito conto che la battaglia stava volgendo a favore dell’Uchiha
e che ormai era questione di tempo, kabuto non poteva farcela, il suo potere
stava svanendo e fu allora che Sakura ebbe una illuminazione; osservando
attentamente la scienza, Kabuto si trovava a pochi passi da Sakura, la quale le
tornò in mente che aveva ancora un’arma nel taschino della gonna. Infilò la
mano nella tasca cercando il contatto solido dell’impugnatura del rompighiaccio
che lei stessa aveva affilato accuratamente per ore, trasformandolo in uno
stiletto dalla punta acuminata; un’arma letale per chi sapeva come utilizzarla.
Lei
era un medico ed aveva le perfette conoscenze per dare definitivamente la morte
in maniera rapida, silenziosa ed indolore.
Una
cortesia, che avrebbe volentieri risparmiato a Kabuto, dopo tutto quello che
aveva fatto, ma aveva giurato a se stessa che avrebbe messo la parola fine con
tutte le sue forze e così avrebbe fatto.
Sasuke
dal canto suo sogghignò compiaciuto, aveva creato il climax perfetto in modo
che Sakura, con movimenti rapidi e silenziosi, si ritrovò alle spalle di
Kabuto, il quale nel tentativo di reagire, curando le proprie ferite e
facendosi beffe dell’Uchiha, nemmeno si accorse della punta sottile ed affilata
che gli trapassò il cervelletto alla base del collo; Sakura sapeva esattamente
dove colpire, un colpo preciso e pulito in quel punto specifico e il cuore
avrebbe cessato di battere all’istante.
Intorno
a loro calò il silenzio, non si udivano più nemmeno i clangori della battaglia
che ancora intercorreva tra i ninja di Suna e Konoha contro gli uomini in nero
del villaggio della Notte; la nube di polvere si diradò a poco a poco, la
fortezza era in fiamme e distrutta in molti punti, c’erano morti e feriti ovunque
e tra questi, con sollievo di Sakura, c’era anche Kabuto.
L’ex
braccio destro di Orochimaru, giaceva a terra ai piedi della kunoichi con occhi
vitrei e privi di vita, esattamente come sperato, l’infarto che colpì Kabuto fu
fulminante e perì all’istante.
Sakura
era stremata e sentì salire la nausea con violenza, deglutiva a più riprese per
ricacciarla indietro e non cedere al vomito, ormai era finita e non intendeva
più mostrare le sue debolezze, specialmente di fronte a Sasuke che ancora
sorrideva soddisfatto.
“Hai fatto in modo che gli dessi io il colpo
di grazia?”
Chiese
Sakura con il respiro affannoso di chi aveva appena corso una maratona.
“Lo meritava! E tu ne avevi il diritto!”
“Come facevi a saperlo?”
“Non sei certo una sprovveduta, il modo lo
avresti trovato comunque. E poi la tasca della tua gonna è molto piccola, non
era impossibile notare la tua arma speciale. Ora toccherà anche a me stare
molto attento a non farti arrabbiare!”
Sakure
si mise a ridere con le lacrime agli occhi, ora poteva gioire della libertà
conquistata e del suo amore ritrovato.
Trascorsero
alcuni mesi, le detenute ancora imprigionate nella Fortezza della Lacrima
vennero liberate e portate a Konoha per essere sottoposte a cure specifiche
prima di rimandarle a casa nei loro rispettivi villaggi; Sakura chiese a
Kakashi di poter essere il capo della squadra medica e scientifica che si
sarebbe occupata di loro, essendo una sopravvissuta era l’unica in grado di
poterle curare in maniera efficace.
I
membri anziani del consiglio che avevano appoggiato Kabuto vennero catturati da
Gaara e dai suoi ninja e portati a Suna; furono imprigionati e venne istituito
un processo composto da vari giudici dei villaggi di provenienza di ognuna
delle ninja sequestrate ed incarcerate nella Fortezza della Lacrima.
Quest’ultima
venne rasa al suolo fino alle fondamenta e gli abitanti del villaggio vennero lasciati
liberi di vivere le loro vite come meglio credevano; in linea di massima nessuno di loro aveva
colpe per le malefatte di Kabuto e dei suoi consiglieri per cui la vicenda
venne archiviata definitivamente.
Sasuke
rimase al villaggio per un po’ giusto per vedere Naruto e la sua nuova
famiglia; gli venne assegnato un alloggio non molto distante dalla casa di
Sakura ed un giorno decise di invitare la ragazza da lui per trascorrere un po’
di tempo insieme prima che lui ripartisse.
Parlarono
di molte cose e gli anni trascorsi vennero lasciati alle spalle e ancora una
volta Sakura perdonò Sasuke per la sua dissennatezza e per averla ingannata
usandola come esca per arrivare a Kabuto.
L’Uchiha
le raccontò che, quando Ino l’aveva curata nella grotta, si era accorta della
piccola cicatrice che Sakura aveva sul braccio sinistro e con un piccolo
intervento aveva estratto il microchip consegnandolo in mano a Sasuke. Quando
in seguito lui utilizzò lo Sharingan Ipnotico spulciando nei ricordi di Sakura
per scoprire la verità su quanto le era accaduto, capì subito che l’autore di
tutto era Kabuto e l’unico modo per riuscire ad arrivare a lui era che
continuasse a credere di avere Sakura sotto controllo, per cui aveva nascosto
il microchip in una cucitura del vestito che la signora della casa gli aveva
prestato per lei.
Lui
aveva anche intuito che la donna avrebbe avuto un ruolo chiave e decise di
sfruttare al massimo qualsiasi carta che Kabuto aveva nel mazzo rigirando il
gioco contro di lui.
“Immagino che tenermi all’oscuro del tuo
piano facesse parte del gioco. Sai che non mi piace essere usata come la pedina
di una scacchiera.”
“Ma nella mia scacchiera, tu sei la Regina che
ha dato scacco matto al Re!”
Sakura
sorrise, nonostante tutto, la considerazione che ebbe di lei le riempì il cuore
di orgoglio.
Rimase
sorpresa quando Sasuke, estrasse da una tasca un paio di occhiali rossi, gli
occhiali di Karin; li porse a Sakura che li guardò incredula convinta di averli
perduti per sempre ed invece erano sempre stati al sicuro nelle mani di Sasuke.
Erano perfettamente intatti, le lenti non avevano neppure un graffio.
“E’ giusto che li tenga tu. Probabilmente lei
avrebbe voluto così.”
Sasuke
non aggiunse altro, si sapeva che non era un sentimentale ma in fondo non era
del tutto senza cuore; il corpo di Karin venne recuperato dall’obitorio della
Fortezza e portata a Konoha, Sasuke stesso si occupò di darle una degna
sepoltura, dopotutto lei aveva dato la sua vita per salvare Sakura e quello era
il massimo che poteva fare come segno di gratitudine.
Sakura
non fece domande limitandosi ad annuire, non erano necessarie altre parole al
riguardo; le uniche furono quelle pronunciate da Sasuke che la informavano che
sarebbe dovuto ripartire di nuovo nel giro di pochi giorni e che sarebbe stato
via a lungo… ancora.
Lei
si limitò a sospirare, quella era la loro vita ma era pronta ad accettarlo, non
avrebbe per questo smesso di amarlo.
Si
alzò e gli prese la mano, lo fece alzare e lo condusse nella camera da letto
sorridendo maliziosamente.
“Bene allora sarà meglio che ti aiuti… ad
allenarti…”
- Fine -
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