Perle di Ricordi II- L'Anima è nascosta nei Sospiri

di FairySweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiore di Cristallo ***
Capitolo 2: *** Lei è Luce ***
Capitolo 3: *** Voce dal Nulla ***
Capitolo 4: *** I ricordi vanno Rispettati ***
Capitolo 5: *** Passato e Presente ***
Capitolo 6: *** Cavalca il Vento ***
Capitolo 7: *** Dipinto di Vita ***
Capitolo 8: *** Troppo Vicino ***
Capitolo 9: *** Ti proteggo Io ***
Capitolo 10: *** Ritorno ***
Capitolo 11: *** Cuore ***
Capitolo 12: *** Parole ***
Capitolo 13: *** Seta ***
Capitolo 14: *** Mi è bastato uno Sguardo ***
Capitolo 15: *** Decidi da sola la tua vita ***
Capitolo 16: *** Cinque Lettere ***
Capitolo 17: *** Sguardo d'Amore ***
Capitolo 18: *** Promessa ***
Capitolo 19: *** Amore ***
Capitolo 20: *** Nel Tramonto ***
Capitolo 21: *** Ho dato vita all'Amore ***



Capitolo 1
*** Fiore di Cristallo ***


                                          Fiore di Cristallo




“Duca, quanto tempo” sorrise stringendo la mano dell'uomo tesa di fronte a sé “Mi congratulo con voi dottore, il vostro ospedale si è ingrandito” “La vostra presenza qui è davvero un onore” “Oh andiamo! Un prestigio del genere merita un viaggio fino a Genova” lo seguì lungo il viale salutando di tanto in tanto le giovani dame che chiacchieravano all'ombra.
“Allora, ditemi un po', com'è cambiata la vostra vita?” “Fate prima a chiedermi se mi sono sposato” “Lungi da me l'essere invadente” mormorò divertito sedendosi sul divanetto all'ombra di un grande salice “Mia moglie è qui da qualche parte, probabilmente sta chiacchierando con sua sorella” “Ah le donne …” un paggio gli porse un calice di vino avendo ben cura di non fissare troppo a lungo lo sguardo dell'uomo “ … se non ci fossero il mondo sarebbe un posto orribile” “E voi come state?” gli occhi si inchiodarono ai suoi colorandosi di fierezza “Ho una moglie stupenda, un figlio che cresce alla velocità della luce e tante distrazioni” “Distrazioni?” la vocina allegra del bambino arrivò come un fulmine a ciel sereno.
Correva verso il padre reggendo tra le mani una bambolina di porcellana.
I capelli più lunghi di quanto ricordava ma accuratamente pettinati e legati dietro alla nuca, era castano così chiaro da sembrare biondo, con dolci riccioli che incorniciavano un visetto furbo e leggermente arrossato, in qualche modo strano e contorto, quel bambino nella sua testa assomigliava a Martino, o almeno, al Martino che ricordava piccolo e allegro.
“Padre padre” esclamò raggiungendolo “Non ti avevo detto che scappare così non è educato” “Ma padre …” “Maria non è un gioco. Non puoi romperla perché non abbiamo un'altra balia in grado di sopportare le tue marachelle come lei” “Perché pensate sempre che sia colpa mia?” domandò inclinando leggermente la testolina di lato “Ricordi il dottore di cui ti ho parlato?” posò le mani sulle spalle del figlio voltandolo dolcemente verso Antonio “È un piacere rivedervi dottore. Mi congratulo con voi per il vostro traguardo” “Sei cresciuto davvero tanto lo sai? Quando ti ho visto io avevi due anni e mezzo” “Ora ne ho cinque” esclamò orgoglioso “Che ci fai con Anna in mano?” “Per questo sono corso qui padre, Anna si è rotta” Antonio sorrise studiando il volto del piccolo.
Il suo sorriso, il modo di osservare le cose, quel movimento leggero delle spalle che gli ricordava sua madre “E come si è rotta?” “Ludovica l'ha lasciata cadere sul selciato” mormorò voltando la bambola verso di lui.
Aveva il viso graffiato e la guancia destra sporca di terra “Sono sicuro che a Ludovica mancherà molto” “Non voglio che la veda così, e se poi si mette a piangere?” gli sorrise annuendo leggermente “Non è ridotta così male, voi cosa dite dottore?” Antonio sorrise prendendo la bambola tra le mani “Un bel bagno e una pulita e tornerà come prima” annuì appena sorridendo al figlio “Hai sentito il dottore? Starà bene” “Davvero?” “Dov'è tua madre?” Edoardo si voltò divertito verso l'entrata del parco.
Seguirono il suo sguardo incontrando una donna bellissima, con un bel vestito color del cielo, i capelli raccolti e un cappellino chiaro che rendeva la sua figura ancora più elegante.
Sorrideva, giocava con lo sguardo delle dame a pochi passi da lei annuendo di tanto in tanto alle loro chiacchiere “Duca io devo …” riprese fiato alzandosi lentamente “ … devo farvi i complimenti. Vostra moglie è ancora più bella di quella che ricordavo” Gregorio sorrise orgoglioso prendendo per mano il figlioletto “Anche se devo ammettere che utlimamente fatico a starle dietro” “Sarà solo un periodo, le donne sconvolgono sempre le nostre vite” “Forse è colpa di Ludovica” esclamò divertito “Posso andare dalla mamma?” “Mi prometti che non scapperai più senza avvertire Maria?” ma il piccolo non gli rispose nemmeno.
Corse via incurante delle risate del padre o dei suoi avvertimenti “Scusateci per questo piccolo squarcio di vita dottore” “Oh non preoccupatevi. I figli hanno sempre la precedenza sui pensieri di noi adulti” “Edoardo è molto legato a sua sorella” “Non credo che Emilia sia …” “Non credo che Emilia giochi ancora con le bambole” ma lo sguardo confuso sul suo viso lo costrinse a sorridere. Era talmente concentrato su Gregorio da non accorgersi di quella bambina a pochi passi da loro.
Piccola e bella con i capelli scuri come la notte, riccioli meravigliosi tenuti assieme da nastrini color lavanda e due occhi grandi, scuri di notte e colorati di passione.
La pelle di pesca e un visetto dolce a prendere in giro il mondo perché quel viso, era lo stesso che per anni aveva preso in giro il suo cuore.
Era così uguale a lei, così perfetta e delicata da sembrare quasi un sogno, la manina stretta a quella del fratellino mentre camminava verso di loro “Mi dispiace avervi introdotto così mia figlia” mormorò Gregorio sfiorando il suo viso con lo sguardo “Avete … avete una bambina meravigliosa” “Vero? Dio mi sembra impossibile” portò le mani dietro alla schiena seguendo orgoglioso i passi di sua figlia “Una figlia, una figlia solo mia” “Emilia è vostra” “Non fraintendetemi dottore, Emilia è mia figlia esattamente quanto Ludovica ma vedete …” riprese fiato sorridendo di quelle parole così strane “ … quando nasce un figlio è qualcosa di fantastico, diventi padre e impari ad amare il mondo ma quando nasce una bambina beh, diventi papà” “Sapete duca, ho idea che tra qualche mese potrò capire meglio i vostri pensieri” si voltò confuso verso di lui indeciso se sorridere o meno ma quell'espressione a metà tra la felicità e la malinconia lo costrinse a scegliere il riso “Congratulazioni dottore” esclamò stringendogli la mano “Diventerete padre” “Esatto” “Perché non sorridete? È una cosa bella, non dovreste fare altro” “Sono solo un po' stanco tutto qui. A volte mia moglie si sveglia nel cuore della notte, altre scoppia a piangere e io non so cosa fare” “E questo vi spaventa? Anna piangeva ogni tre giorni, tre giorni di pace e poi pianto a dirotto e se provavo a consolarla diventava intrattabile e scontrosa. Sono solo i primi mesi ma vedrete che tutto sarà più bello” l'altro sorrise annuendo appena “Sapete, con la mia principessa è stato qualcosa di speciale” “Voi dite?” “Ludovica è nata sorridendo dottore. Non ha pianto, non ha urlato come il fratello ma ha semplecemente aperto gli occhi e ha sorriso, mi ha sorriso capite?” “Voi eravate … eravate …” “Ero accanto a lei” “Credevo di essere l'unico a pensarla così” “C'era mia moglie in quella stanza, la mia bellissima moglie che urlava dal dolore. Maria ha provato a sbarrare la porta ma è servito a poco. Sono stato accanto a lei ogni minuto di ogni ora che ha passato cercando di non piangere dal dolore” “È stato …” “Orribile” asserì sorridendo “Orribile e basta. Restavo seduto accanto a lei con la mano stretta alla sua tentando di rassicurarla ma ogni volta che provavo … sentivo il suo dolore e quella sensazione di impotenza così presente in ogni minuto” “Mi state facendo passare la voglia di …” ma Gregorio scosse leggermente la testa cercando il suo sguardo “Quando il dottore ha sollevato mia figlia e l'ho vista è stato … è stata la sensazione più bella del mondo. La mia bambina, la mia perfetta e meravigliosa bambina. Ricordo di averla presa tra le braccia mentre Anna sorrideva. Era così piccola, così indifesa …” si fermò qualche secondo riprendendo fiato, giocando con quei ricordi tanto dolci e belli “ … avevo il terrore di romperla. È stata la cosa più giusta che abbia mai fatto in vita mia. Non perdetevi quel momento Antonio, ho perso la nascita di mio figlio perché ancorato a vecchie ed inutili tradizioni ma avrei voluto essere accanto a lei, l'avrei voluto davvero” posò una mano sulla spalla del medico sorridendo “ Non lasciate sola vostra moglie” quel gesto amichevole uscito dal nulla bastò a restituire la pace e la sicurezza poi due manine aggrappate alle sue gambe, un visetto di pesca sollevato verso il cielo solo per cercare i suoi occhi “Ciao angelo mio” “Anna” mormorò crucciata strofinandosi gli occhi “Anna starà bene, il dottore se ne prenderà cura” la prese in braccio sorridendo mentre quelle lacrime insolenti rigavano le gote rosee “Anna starà bene sorellina, ora sta dormendo non è vero papà?” “Oh si, ora è a riposare. Oggi ha avuto una bella avventura e merita un po' di riposo che ne dici?” ma le lacrime non smettevano di torturarla “No angelo mio, non piangere, papà odia vederti piangere” “Papà ha ragione” Antonio sorrise mentre un angelo di carne e fiato sfiorava la schiena della figlioletta “Anna ha bisogno di dormire un po'” era bella, più bella di quello che ricordava, così dannatamente bella da costringere il cuore a battere più forte.
I capelli sollevati, un nastro chiaro a bloccare quegli intrecci setosi e profumati e quel vestito meraviglioso cucito apposta per lei.
Le spalle scoperte, un taglio delicato che nascondeva il seno lasciando parte della schiena visibile, una sottilissima cinta scura fermava il vestito appena sotto il seno lasciando la stoffa libera di ricadere nel vuoto.
Niente corpetti, niente lacci troppo stretti niente costrizioni, un vestito fresco e pieno di libertà esattamente com'era il suo spirito “Dottore, posso porvi le mie congratulazioni?” sussurrò divertita inclinando leggermente la testa verso di lui “Avete raggiunto il vostro sogno” “Vi ringrazio duchessa. Vi ringrazio dal profondo del mio cuore” la mano di Edoardo si strinse attorno a quella della madre “Stai bene mamma non è vero?” sussurrò preoccupato ma lei sorrise  “Sto bene” Gregorio sospirò studiando qualche secondo il volto della moglie  “Smettetela di studiarmi duca, non sono un dipinto” “Sei terribilmente testarda” “Vieni angelo mio” sussurrò prendendo tra le braccia Ludovica “Andiamo a cancellare queste lacrime” la piccola nascose il viso sul seno della madre seguendo il suo respiro “Anna, ricorda cosa ti ha detto ...” “Da quando vi preoccupate così duca?” “Da quando hai scordato la parola tranquillità” ma lei ridacchiò divertita allontanandosi con i figli.
“Vi chiedo scusa” mormorò tornando a sedere assieme all'uomo “Mia moglie è …” “Vostra moglie è un angelo” “Lo so” rispose “Ma quell'angelo è delicato e di salute cagionevole dottore” “Come dite?” “La nascita di Ludovica ha aggravato quelle palpitazioni. Si stanca facilmente e a volte è così debole da non riuscire nemmeno a passeggiare in giardino. È come un fiore di cristallo che minaccia di cadermi dalle mani ogni minuto che …” “Cosa dice il vostro dottore?” domandò socchiudendo appena gli occhi “Il dottore l'ha visitata ieri. Sta meglio, meglio di tanti altri giorni. Dare alla luce un figlio è una cosa naturale ma a volte il corpo reagisce diversamente, per Anna è stato più difficile ma suvvia, ora non è il momento di parlare di queste cose” sollevò il calice di cristallo ancora pieno verso di lui sorridendo “Oggi è un giorno speciale per voi Ceppi e come tale va festeggiato” annuì debolmente sollevando a sua volta il calice ma negli occhi e nel cuore c'era solo un pensiero.
Avrebbe parlato di lei in eterno, con gli angeli o con i diavoli, con le stelle perfino con gli alberi perché lei era il suo dipinto preferito, la musica che più amava, il ricordo che nonostante il tempo restava aggrappato all'anima facendo un male atroce.

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Capitolo 2
*** Lei è Luce ***


                                Lei è Luce




 “Come ti senti?” sorrise appena senza muoversi, se ne restava così, sdraiata su quel divanetto all'ombra di una grande quercia ad osservare i giochi dei suoi figli mentre un uomo preoccupato le parlava, cercava in lei qualcosa che assomigliasse alla sicurezza o alla passione o a qualsiasi altro sentimento purché parlasse.
“Anna?” “Devi smetterla di preoccuparti così Gregorio” gli sfiorò una mano tirandolo leggermente in avanti “Sto bene, sono …” “Una bugiarda” mormorò inginocchiandosi nell'erba fresca, il viso così vicino al suo da poterlo quasi sfiorare e gli occhi persi in lei “Sei una bugiarda sposa mia” “Oh ti prego” “Ti nascondi dietro a sorrisi che non ho mai visto, ti stanchi quando passeggi in mezzo alle rose amore mio e tu ami da morire i fiori ma quante volte ti ho visto immobile sulla scala? Quante volte hai riflettuto sulla fatica di quei gradini che ti tolgono il fiato ogni giorno un po' di più! Pensi che non me ne accorga? Pensi che …” “Penso …” inizò divertita “ … penso che sia solo un periodo, penso che la stanchezza che provo sia solo passeggera. Penso che mio marito mi ami a tal punto da vedere il male in ogni cosa. Se qualcosa non va amore mio saresti il primo a saperlo ma ti prego, ti prego non smettere di essere l'uomo meraviglioso che sei sempre perché non posso preoccuparmi per te, non ora” un debole sorriso, un bacio delicato sulle labbra e tra le dita i suoi capelli così dannatamente belli e profumati da incatenarlo a lei ogni secondo di più “Perché sei ancora qui? Tuo padre sarà in ansia per te” ma l'indecisione sul volto di suo marito la costrinse ad alzarsi leggermente dal divano “Gregorio? Cosa …” “Il medico  pensa che non ci sia molto più da fare per lui” “Stava bene la volta scorsa e … tuo padre è l'uomo più forte che io abbia mai conosciuto. Si riprenderà anche questa volta” “Il cuore si indebolisce sempre di più” si alzò in piedi di colpo trattenendo il fiato “Ehi, no, dove credi di andare?” “Da tuo padre” “Sei impazzita? Anna non puoi … sei appena tornata da un viaggio, dovresti riposare e non correre ovunque” “Tuo padre merita un viaggio ancora” esclamò decisa piantando gli occhi nei suoi “Maria” la serva al suo fianco fece un leggerissimo inchino avvicinandosi a lei “Quando i bambini avranno finito i loro giochi portali dentro, servi loro la cena e mettili a letto, dì loro che la mamma tornerà domani mattina perché è andata a trovare il nonno e che presto, molto presto li porterò con me” “Come desiderate signora” “Andiamo?” esclamò voltandosi verso il marito. La stanchezza era sparita di colpo dal suo viso, non c'era più quel dolore a velarle gli occhi, niente paura, niente sonno troppo a lungo represso.
Era sorridente e fresca come quelle rose che tanto amava e senza aggiungere più una parola corse via da lui costringendolo a seguirla lungo il viale alberato come una farfalla insegue il profumo dei suoi fiori preferiti, perché quel fiore che tanto amava stava combattendo contro qualcosa che non poteva cambiare.


Le era sempre piaciuta quella tenuta, grande e luminosa, con bellissimi giardini fioriti e alberi secolari che brillavano di un verde quasi accecante.
Ricordava la prima volta che oltrepassò quei cancelli, la meraviglia che riempì i suoi occhi e poi l'amore di un uomo che l'aveva accolta come una figlia e che vedeva in lei tutto quello che per anni aveva sperato al fianco di Gregorio.
Tutto era luminoso in quella casa, perfino l'espressione sul volto della servitù sembrava irreale, qualsi scolpita, come se un'artista si fosse divertito a colorarvi sorrisi e dolcezza.
"Bentornata duchessa, il duca vi sta aspettando con ansia" mormorò il paggio aprendo dolcemente la porta.
L'ampia sala era profmata  e pultia, piena di librerie e di dipinti e sulla poltrona accanto alla finestra se ne stava un uomo dall'aria concentrata.
Gli occhi scorrevano veloci le pagine di un libro dalla copertina d'argento ma bastò il rumore della porta per scatenare in lui un enorme sorriso “Eccola qui la mia meravigliosa bambina” “Non alzatevi” sussurrò correndogli icontro “Vi prego, restate seduto, avete bisogno di riposare” “Non sono l'unico non è così?” Gregorio alle sue spalle ridacchiò appena “Figlio mio, questa tua visita è un piacere infinito” “Lo è molto di più per me padre” “Come state? Come vi sentite?” l'uomo borbottò qualcosa sfiorandole il viso, era alto, dal fisico robusto ed elegante.
Aveva gli stessi occhi di suo figlio, la stessa espressione seria e scontrosa ma c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, qualcosa che fino ad ora non aveva mai visto “Scusate per l'interruzione” gli sguardi si inchiodarono al viso del servo che era entrato nella stanza con una lettera tra le mani “Il prefetto chiede di essere accolto alla presenza della signoria vostra” “Non se ne parla nemmeno” esclamò Gregorio “Non ti ho insegnato l'educazione?” “Padre voi avete bisogno di riposare e non ammetto che futili chiacchiere vi rovinino questo bel pomeriggio. Parlerò io con il prefetto” “Servirebbe a qualcosa il mio rifiuto?” “Credete sia mai servito?” ribatté divertito “E poi, vi lascio con la mia bellissima sposa. Forse voi riuscirete a farle cambiare idea sul riposo” l'uomo socchiuse gli occhi voltandosi verso di lei “Oh … sono solo sciocche preoccupazioni di vostro figlio” ma quel figlio non era più nella stanza con loro.
Come un uragano in piena potenza era corso fuori di lì deciso a prendersela con chiunque, con il mondo intero per aver interrotto così quell'attimo di pace “Mio figlio si preoccupa sempre troppo di cose che invece non hanno alcun valore ma per te...” studiò qualche secondo il viso della ragazza sospirando “ … per te Anna lui ucciderebbe, per te scenderebbe all'inferno, per te rinuncerebbe alla sua vita, a tutto quello che fino ad ora conosce. Tu sei stata la sua salvezza bambina, l'hai salvato da qualcosa che non riusciva a controllare. Perdere sua madre così presto è stato un dolore troppo grande per lui, per sua sorella. È cresciuto in fretta, ha rinunciato alla spensieratezza della vita per concentrarsi sugli affari” “Non voglio che si preoccupi per me” sussurrò sedendo accanto all'uomo "Non voglio vederlo così, non mi piace e non amo quella costante paura che gli invade lo sguardo" sorrise stringendo la mano alla sua “Non mi piace vederlo così …” “Non puoi cambiarlo Anna. Mio figlio è un uomo meraviglioso. Ho sempre visto in lui solo un tesoro prezioso, fin da quando era bambino sapevo che sarebbe stato un degno erede della nostra famiglia. È intelligente e pieno di ideali e se mi è permesso dirlo anche piuttosto bello” le fece l'occhiolino scatenando un sorriso delicato “Ma se da un lato ero così orgoglioso di questo figlio dall'altro ero preoccupato perché sapevo bene che il mondo che aveva scelto non era abbastanza grande per l'amore, non per quello vero e pieno che colora ogni cosa della vita e poi …” le sfiorò il viso sorridendo “ … poi ha incontrato te. Ha scoperto l'amore Anna, tu gli hai dato un motivo per ricominciare a vivere. Gli hai regalato un mondo colorato che fino ad ora aveva rinchiuso a chiave nei cassetti della memoria. L'hai reso padre e questo è qualcosa di immenso. Si preoccuperà sempre per te, anche se la stanchezza che vede in te è solo una semplice infreddatura o se ti graffi con le spine di una rosa lui si preoccuperà per te. Non puoi cambiarlo bambina mia, non puoi chiedergli una cosa del genere perché sarebbe un sacrificio enorme e lui non è pronto a questo” “Lo so” mormorò abbassando qualche secondo lo sguardo “E allora cosa c'è che non va?” “Avete mai l'impressione che il mondo vada troppo veloce per voi?” “Ogni giorno” rispose divertito “Ma io ormai sono vecchio, il mondo è cambiato, diverso da quello che conoscevo e troppo veloce in ogni cosa ma per te …” le sollevò il viso studiandone l'espressione a metà tra la malinconia e la stanchezza “ … per te non dovrebbe essere così. Sei sempre stata tu ad essere troppo veloce per il mondo” “E se il mio mondo fosse cambiato come il vostro?” “Per quanto ancora hai intenzione di nascondergli le cose?” “Non voglio vederlo piangere” “Non piangerà Anna, Gregorio ha scordato cosa sono le lacrime” “Quel prefetto è un'idiota!” sbottò irritato Gregorio irrompendo nella stanza “Come può presentarsi qui così?” “Si è seduto sulla tua poltrona preferita?” domandò confuso “No” “Davvero?” “No!” Anna sorrise scuotendo leggermente la testa “Poltrona preferita a parte, quando avevate intenzione di dirmi che avete redatto un testamento?” “Ho bisogno del tuo permesso per farlo? Mi ero scordato di questa regola. Vorrà dire che domani mattina cercherò nelle cronache di giustizia un modo per evadere a questa costrizione” “Non siete divertente! Mi ha chiesto di firmare al posto vostro!” “Cosa ti aspettavi? Che ti chiedesse di pregare per me?” “Ancora padre?” “Oh andiamo” mormorò Anna alzandosi dal divanetto “Non è niente di grave, solo la vidimazione di un atto giuridico tutto qui” “Quando fate idiozie del genere voglio saperlo padre!” “Non essere sciocco” borbottò alzandosi, la mano stretta al braccio della giovane e gli occhi carichi di allegria “Per tua fortuna, non ho intenzione di raggiungere nostro signore nei cieli per un bel po'” e poi, voltandosi verso la giovane esclamò “Dove sono i miei nipotini?” “Stavano giocando in giardino e …” “Il gioco è importante, li preparerà al grande gioco che è la vita ma la prossima volta che non li porti con te ti uccido figlio mio” Gregorio sbuffò appena passeggiando nervosamente avanti e indietro per la stanza “Venite ora, andiamo a bere qualcosa di fresco in giardino” che senso aveva protestare? Li seguì fuori dalla stanza senza più aggiungere una parola perché costringere il cervello a ragionamenti troppo complicati poteva solo creare maggiore confusione.
Suo padre era innamorato di Anna, era la sua bambina, la sua piccola e meravigliosa bambina adottata, accolta con amore nella propria casa quasi come se in realtà fosse sua figlia carnale,  figlia della vita, figlia regalata per caso.
Anna era stata un regalo, un regalo immenso, pieno di luce e d'amore, Anna era il suo regalo che di colpo aveva illuminato la vita di suo padre, Anna era luce.

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Capitolo 3
*** Voce dal Nulla ***


                                       Voce dal Nulla




“Perché sei qui?” mormorò confusa sollevandosi appena dal divano “Dovresti riposare” “Lo sto facendo” “In casa, nel tuo letto, non in giardino con un libro e una tazza di tè” “Perché sei qui?” ripeté confusa ma lo sguardo pieno di meraviglia dell'uomo era perso lontano da lei “Sono bellissimi” si mise a sedere sospirando, una mano posata in petto e gli occhi pieni di sorrisi “Mi piacerebbe giocare con loro, Dio come mi piacerebbe Anna” “Perché sei qui?” “Cosa ti ripeteva mamma sull'essere insistente?” esclamò divertito voltandosi verso di lei “Sei sempre più bella lo sai? Sei sempre stata bella ma ora … forse è colpa di Ludovica, o forse è stato Edoardo ma in ogni caso sei bellissima” “E tu sei sempre così …” “Bello? Elegante? Divertente?” “ … sciocco” mormorò alzandosi ma la mano dell'uomo posata sulla sua spalla la costrinse a restare sul divano “Non pensarci nemmeno, ho detto che devi riposare” “Perché puoi … tu puoi …” “Non so perché accada” “Non dovresti essere qui” "Non vorrei essere qui" ""Questa cosa non ha senso. Come puoi ..."  sussurrò tremante “Non dovresti essere qui” la vocina di sua figlia attrasse di colpo il suo sguardo.
Rideva felice seduta sull'erba, a pochi passi da lei Edoardo con un fiore azzurro stretto tra le mani e un bel sorriso sulle labbra “Guarda Ludovica, questo è un fiore, un fiore bellissimo” “Un fiore” esclamò allegra la bambina stringendo la mano del fratellino, aggrappata a lui si alzò lentamente in piedi ridendo di quel sollettico leggero che Edoardo creava dal nulla.
Per pochi secondi, pochi stupidi secondi nella memoria tornarono le sue parole … “Guarda Anna, questo è un fiore” “Fiore” …. si voltò di nuovo verso quel viso fresco e riposato che tanto amava, era lì di fronte a lei con lo sguardo orgoglioso e pieno d'amore e sembrava che niente al mondo potesse cambiare quell'espressione.
“Perché sei qui?” “Mi mancavi, mi mancava il tuo sorriso angelo mio” mormorò sfiorandole il volto “Sei felice con lui? Ti tratta bene?” annuì appena sorridendo “Mi racconti una bugia o è la verità?” “Non siete più capace di leggermi dentro conte?” "Non mi è permesso farlo ma la tua ironia non  è passata inosservata" "Nemmeno la tua mancanza di spiegazioni perché se credi davvero che io creda al ..." “Madre!” Edoardo apparve di colpo tra loro cancellando per qualche secondo quell'attimo confuso e perifno irreale “Guarda cos'abbiamo fatto” “Ti piace mamma?” prese dalle mani della figlioletta una coroncina di fiori bianchi e azzurri ordinatamente intrecciati tra loro “È bellissima” sussurrò baciando la bambina “Grazie amore mio, è il regalo più bello che la mamma abbia mai ricevuto” gli occhi dell'uomo a pochi passi da lei seguivano orgogliosi i movimenti dei bambini “Quando possiamo andare dal nonno?” domandò crucciato Edoardo sedendo sull'erba fresca “Non appena si sentirà un po' meglio” “Anche io voglio il nonno” “Anche io vorrei vedere il nonno” puntualizzò divertita prendendola in braccio “Ti somiglia” sorrise scuotendo leggermente la testa ma quella voce apparsa dal nulla era solo per lei perché di certo, i suoi figli non avrebbero mai capito “Ti somiglia così tanto Anna. Ha i tuoi occhi e il colore dei tuoi capelli e quello sguardo pieno di passione e di vita che non ti ha mai lasciato, fin da piccola, fin da quando hai aperto gli occhi Anna. Sei sempre stata così, così bella e piena d'amore” sollevò leggermente una mano sfiorando la testolina della piccola ma le dita accarezzarono solo aria e niente di più “Sei sempre stata la mia dolcissima Anna”.

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Capitolo 4
*** I ricordi vanno Rispettati ***


                           I Ricordi vanno Rispettati 






Aveva letto e riletto quella lettera almeno dieci volte. Quante volte aveva sognato la sua voce? Quante volte era rimasto a fissare il vuoto chiedendosi se stesse bene, se qualche volta pensava a lui se … un sacco di se e nessuna risposta ma lei, come la vita, era imprevedibile e senza cuore.
Quando l paggio gli lasciò tra le mani quella lettera sentì il cuore che lentamente arrestava la sua folle corsa e poi le sue parole …

Vi scrivo per porvi i miei più sentiti auguri. Ho sempre sperato per voi in un futuro degno della persona vostra e oggi quel futuro e a pochi mesi da voi. Mi dispiace non avervi scritto prima ma voi sapete bene quanto la mia vita sia veloce e complicata. Volevo ringraziarvi per il meraviglioso mazzo di fiori che avete mandato a palazzo. Inutile dirvi che non dovevate disturbarvi così.
Vi rinnovo gli auguri per il vostro erede e spero vivamente che siate felice quanto lo sono io.
   
                                              Duchessa Visconti



Erano solo poche righe, poche isulse righe cariche di distacco eppure per lui, per il suo cuore e la sua anima valevano più di mille parole.
Ma quella firma in fondo alla pagina, quelle due parole che niente conservavano della sua Anna lo fecero sorridere perché perfino da lì riusciva a sentire la sua paura.
Nascondeva qualcosa, qualcosa di importante e non aveva nessuna intenzione di svelarlo al mondo, tanto meno a lui “Mi perdoni signore, vostra moglie ha appena mandato un messo” “Davvero?” domandò confuso chiudendo la lettera “Si fermerà a palazzo Iloni per qualche settimana e chiede se vostro signore ha voglia di raggiungerla ma non vuole in nessun modo costringervi a qualcosa che non volete” sorrise alzandosi dalla poltrona “Passare un po' di tempo con sua sorella le farà bene. Non ho alcuna intenzione di disturbare quella meravigliosa riunione familiare. Finirei a parlare di corredi e giochi per un bambino che non ha nemmeno qualche mese di vita” il servo sorrise appena inchinandosi leggermente verso di lui “Signore, posso chiedervi una cosa?” un lieve cenno del capo lo convinse a continuare “Voi sapete bene che potete fidarvi di me e che una volta mi avete detto: non hai bisogno di parlarmi da estraneo perché sei un buon amico per me e …” “Cos'hai fatto?” “Io?” ribatté divertito “Io proprio niente ma voi siete …” si fermò qualche secondo cercando le parole giuste “ … beh ecco … vi conosco signore, vi conosco molto bene ormai e so che qualcosa vi turba, lo leggo nei vostri occhi e da buon amico vi dico …” posò le mani sulle sue spalle sorridendo appena “ … non lasciate a quei pensieri il sopravvento perché altrimenti li perderete” “Non sono pensieri importanti. Non è una grande perdita” “Sono pensieri che profumano di pesca e vaniglia e che scrivono lettere che a quanto pare vi sconvolgono i sogni” gli occhi del servo si riempirono di tenerezza e quasi come se parlasse al proprio figlio mormorò “L'amore non è mai futile. I ricordi vanno rispettati e custoditi gelosamente perché se decidiamo di eliminarli per sempre lasceranno un vuoto enorme nel cuore” “Non è amore” “Oh per favore! È sempre l'amore” “Amo mia moglie Francesco, mi renderà padre e le sono grato per questo dono immenso” “Si può amare chiunque ma è una sola la persona che chiudiamo a chiave nel cuore” gli fece l'occhiolino e poi, senza più aggiungere una parola uscì dalla stanza lasciandolo solo con il proprio silenzio.


Dovresti riposare” “Dovresti imparare l'arte del silenzio” Ludovica voltò il visetto verso la madre, gli occhi leggermente socchiusi nel tentativo di capire se  stesse parlando con lei o meno “Va tutto bene angelo mio, guarda, ti piace il vestito nuovo di Anna?” sollevò la bambola davanti alla figlia sorridendo “Non immagini nemmeno quanto vorrei stringerla tra le braccia” sussurrò sedendosi accanto a lei “Mi ricorda Emilia, ha le stesse espressioni buffe e quel modo di osservare le cose …” sfiorò la testolina della figlia sorridendo “Ti assomiglia lo sai?” mormorò divertita “A me?” “Ha il tuo sorriso e il taglio dei tuoi occhi. Non le piace mangiare il cioccolato” “Avrà preso qualcosa anche da suo padre?” domandò divertito osservando la nipotina “Sono sicuro che diventerà una bellissima donna, piena di allegria e di gioia. Se ti somiglia così tanto probabilmente sarà un problema costante per suo padre ma la bellezza è una dote di famiglia” “Anna?” si voltò di colpo incontrando gli occhi di suo marito “Non ti aspettavo così presto” “Con chi parli?” domandò confuso avvicinandosi a lei “Con un fantasma” ma lei sorrise nascondendo quella frase dietro ad un colpo di tosse leggero, come se quel ricordo apparso dal nulla potesse essere udito da chiunque “Stiamo giocando” “Davvero?” ribatté guardingo posando una mano sulla testa della figlioletta “Giocavi con le bambole?” “La mamma ha un nuovo vestito” esclamò allegra Ludovica sollevando la bambola “Ti piace papà?” “Oh è molto bello. Sono sicuro che ad Anna piace un sacco” “E abbiamo anche un nuovo cappellino e un mazzo di fiori” “Ma non vuole il cappellino” “E perché no?” domandò Gregorio sedendosi di fronte a lei, come se d'improvviso, quel problema di cappellini e bambole fosse la cosa più importante del mondo “Perché non vuole” “Questa si che è una risposta. Se una cosa non piace perché si deve essere costretti ad amarla per forza” “Perché a volte le persone hanno bisogno di amare qualcosa che non vorrebbero per aiutare l'anima a respirare” “Uao” mormorò stupito Gregorio “Scusa” “Per cosa?” “Scusa per … stavo pensando ad alta voce e ho …” “Va bene” mormorò sfiorandole il viso “Va tutto bene” “Non ci crede davvero” le labbra si piegarono in un dolcissimo sorriso poi un bacio leggero e di nuovo l'aria fresca “D'accordo, angelo mio vieni a dare un bacio a tuo padre?” “Vai via?” domandò crucciata sollevando lo sguardo dalla bambola “Solo per pochi giorni” la prese in braccio stringendola così forte tra le braccia da sembrargli quasi di spezzarla ma la bambina non fiatò, resto così, tra le braccia del padre sorridente e tranquilla “Eccolo qui il mio ometto preferito” esclamò divertito incontrando lo sguardo di Edoardo “Vieni a salutare tuo padre?” il bambino annuì appena abbandonando lo stipite della porta, le manine dietro alla schiena e un'espressione a metà tra la stanchezza e l'orgoglio.
L'orgoglio di chi sa cosa serba il futuro, di chi riconosce nel proprio padre la persona più perfetta del mondo “Ricordi cosa ti ho detto non è vero?” “Si padre, non temete, mi prenderò cura di mia madre e di mia sorella” “Bravissimo, ora vieni qui” tese una mano verso di lui ma il bambino la ignorò completamente stringendo le braccia attorno alle sue gambe “Vi voglio bene padre” “Lo so” “D'accordo, ora lasciate vostro padre libero di andare o cambierà idea in meno di cinque secondi” ad un liece cenno della testa Maria prese dalle braccia del duca la bambina “Non stancarti troppo sposa mia” sussurrò sfiorandole il collo con le labbra“Non correre ovunque e riposa” “Non preoccupatevi duca, sono grande e forte, saprò cavarmela” “Oh non ho dubbi” mormorò divertito tirandola dolcemente in avanti “Ci vediamo tra qualche giorno” le diede un bacio sorridendo, perdendosi in quel profumo atroce che lo incatenava a lei ogni secondo di più “Vai, noi staremo bene” “Vi lascio in mani sicure” esclamò divertito facendo l'occhiolino al figlio, un ultimo sguardo, un altro bacio e poi solo l'immagine di un uomo alto e forte che lasciava quella stanza.
Le sarebbe mancato, le mancava sempre quando si allontanava da lei ma la certezza di rivederlo era una sicurezza abbastanza forte per permetterle di vivere serena e tranquilla “Ti ama davvero” trasalì riportata alla realtà dalla voce del fratello “Ti ama davvero tanto”.


 

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Capitolo 5
*** Passato e Presente ***


                                   Passato e Presente




“Come stai?” la giovane sorrise lasciandosi baciare amorevolmente “Lo sai, mia sorella crede che mangiare più mele possano aiutare la creatura che porto in grembo a crescere sana e forte” “E io che credevo di essere medico” ma lo sguardo divertito sul viso della ragazza bastò a farlo sorridere “Com'è stata la tua giornata?” “Stancante” mormorò sedendo di fronte a lei “L'ospedale era pieno di pazienti e cerchiamo altri medici. Una giornata orribile” “Mi dispiace” “Non dispiacerti amore mio, sei la prima cosa bella che vedo oggi” “Allora ne sono felice, se posso farti sorridere con la mia presenza questo mi basta” per qualche secondo davanti agli occhi riapparve un immagine sfocata e due ragazzi che ridevano spensierati mentre attorno a loro le persone danzavano allegre … “Sei bellissima lo sai?” “Smetterai mai di ripetermelo?” sorrise divertito sfiorandole le labbra con le dita “Sei la prima cosa bella che vedo da questa mattina Anna” “Ed è bastato così poco per farvi sorridere? La mia presenza?” “Ti sembra poco?” “Allora vorrà dire che verrò a trovarvi ogni mattina” … scosse leggermente la testa divertito da quel ricordo insulso “Cosa leggi?” domandò poi soffermandosi sul volto della moglie “La storia di un amore diverso” amava quel sorriso tenero e innocente che appariva sulle sue labbra ogni volta che parlavano assieme.
Ludovica era diversa da Anna, era pacata, silenziosa, avvolta da un alone di innocenza che spesso la costringeva ad arrossire.
Quel giovane amore che le bruciava dentro era riuscito a dargli una ragione per dimenticare, per andare avanti giorno dopo giorno perché Ludovica aveva bisogno di lui, come un cucciolo indifeso si aggrappa alle mani amorevoli del padrone così lei si aggrappava a lui per respirare.
Anna non era mai stata così, a dire la verità, era l'esatto opposto di sua moglie, vivace, indipendente, allegra, a volte più veloce della vita stessa.
Non era mai riuscito ad amarla come meritava perché Anna era amore, l'amore più puro che brucia le vene e costringe i polmoni ad annaspare alla ricerca di aria pura.
A volte, si divertiva ad immaginare Ludovica correre a perdifiato in un prato per il semplice gusto di vedere quanto forte potesse essere la carezza del vento, la immaginava mentre imparava a cavalcare, mentre giocava con gli sguardi di giovani innamorati persi di lei e poi scoppiava a ridere perché di certo sua moglie non avrebbe fatto nessuna di quelle cose.
Cavalcare era prettamente da uomini, correre? Per quale motivo! Era così diversa da Anna.
Graziosa nell'aspetto, con lunghi capelli color del grano e la carnagione chiara, due occhi azzurri come il cielo e le labbra color di pesca.
Un fisico minuto ma ben proporzionato, avvenente e sensuale nei movimenti riusciva a conservare quella pennellata di pudore che le arrossava le guance per innocenti sciocchezze.
Anna? Lei era notte, era alba e tramonto. Quella bellezza violenta che le bruciava dentro non diminuiva mai, non si allontanva mai, nemmeno nella malattia era meno bella di quello che ricordasse.
Gli occhi scuri di notte, i capelli come ebano e la pelle di luna. Conosceva bene il suo corpo, le curve delicate di quella meraviglia che tante volte era stata soltanto sua e che ora, riposava al sicuro tra le braccia di un altro uomo.
Ricordava Anna adolescente, con le curve acerbe di un corpo indeciso e poi Anna diversa, giovane donna carica di emozioni, di passione e sensualità.
Anna che sorrideva senza sosta, che regalava al mondo, a lui, un po' di quella luce che le brillava dentro.
Anna che piangeva se un cucciolo arruffato dalla pioggia cercava rifugio nel suo immenso palazzo, Anna che si innamorava della musica, che imparava l'arte del ricamo e che scappava dalle imposizioni dell'etichetta cavalcando con suo fratello per i boschi e le radure.
Passato e presente assieme nello stesso cuore, assieme nello stesso pensiero ma passato e presente non possono camminare per mano.
C'è qualcosa nel passato che rende il presente privo di significato così come nel presente, c'era una piccola vita che rendeva il passato senza alcuna importanza eppure, quegli occhi di notte restavano ben inchiodati nel cuore, lontano dalla luce, dove solo il buio e le lacrime potevano arrivare.



Mi rincresce non potervi vedere in questa giornata per voi così importante ma voglio che voi sappiate che il vostro compleanno, è sempre stato per me motivo di gioia. Vi auguro il meglio che la vita possa … strappò il foglio senza nemmeno finire di leggere e con indifferenza lo gettò tra le fiamme del camino“Questa è la terza che bruci” “Esattamente come le prime due” sussurrò gelida “Dovrebbe smetterla di scrivere!” “Il sole dovrebbe smettere di sorgere?” si voltò confusa verso il fratello ma lui sospirò accavallando le gambe “Il sole non smetterà mai di sorgere Anna così come l'amore nascosto non smetterà mai di bruciare. Non puoi chiedergli di smettere di amare, sarebbe come chiedergli di smettere di respirare” “Almeno non perderebbe tempo con stupide parole” “Uao” sussurrò divertito “Ho saltato una parte della tua vita sorellina. Quando sei diventata così dura e severa con il mondo?” “Quando il mondo mi ha insegnato che l'amore ferisce più di un colpo di pistola!” “Ancora?” “Tu lo scorderesti?” esclamò piantando gli occhi nei suoi “Guardami negli occhi e giurami che lo scorderesti” ma lui non rispose “Perché allora dovrei farlo io? Cosa lo favorisce in questo? Ho smesso di cercarlo tanto tempo fa ma lui continua a ...è ingiusto” “No” puntualizzò alzandosi in piedi “È innamorato” “Io non lo sono!” urlò ma le mani dell'uomo si strinsero attorno alle sue spalle bloccando quel tremito violento “Non lo voglio nella mia vita … lui non … non può tornare indietro” una lacrima gelida scivolò via dagli occhi, una stupida lacrima insolente e senza cuore “Non lo voglio nella mia vita” “Sarà sempre nella tua vita Anna, è stato la tua vita per anni interi. Ascoltami …” sussurrò sollevandole dolcemente il volto “ … niente a questo mondo è giusto o sbagliato. Ci sono decisioni da prendere, vite da vivere e amori infiniti che legano due cuori per l'eternità. Non puoi scegliere chi amare e chi dimenticare perché la vita non funziona così” “Questo non è giusto” Fabrizio annuì leggermente asciugando quelle lacrime fresche che le correvano sul viso mentre un bambino se ne stava nascosto tra le tende a spiare sua madre.
Gli occhi carichi di confusione, di giovane paura mischiata a indecisione perché vedere sua madre piangere non aiutava per niente il suo piccolo giovane cuore ma vederla parlare con l'aria era ancora più doloroso.
Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte fino a quando papà non fosse tornato a casa ma lui così piccolo che altro avrebbe potuto fare? Si fece ancora più minuto nascondendosi tra i pesanti drappeggi di velluto e in silenzio restò lì, immobile ad ascoltare un pianto sommesso che mai avrebbe dimenticato.

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Capitolo 6
*** Cavalca il Vento ***


                                  Cavalca il Vento




Sono lontano da te da un giorno appena e mi manchi da morire. Lo so che stai bene, so che ti troverò sorridente ad aspettarmi ma so anche che leggerai questa lettera mille volte e di più ancora "Quando la smetterete di preoccuparvi per me duca? Non sapete che sono forte abbastanza per difendermi dal mondo?"  lo so, lo so mia adorata sposa, ma vedete, voi siete troppo bella per questo mondo, siete intelligente e piena di allegria e siete seduta a cavallo davanti al tramonto  a rileggere questa lettera  .... 
sorrise strngendo più forte le redini del cavallo con la mano libera … Siete perdonata, vi perdonerei ogni cosa amore mio,  cercherò di essere a casa il prima possibile e vorrei trovare la mia stupenda sposa tutta intera, sempre se la cosa non ti disturba angelo mio … chiuse la lettera sorridendo.
Come riusciva a leggerle nella mente restava un mistero, ripose il foglio al sicuro nella bisaccia e raddrizzò la schiena sospirando.
Sentiva i muscoli dell'animale tendersi nervosi sotto le gambe, il suo respiro, il fremito che saliva dalle sue gambe e che sembrava invaderle i sensi.
Immobile davanti a quel tramonto di miele e argento.
Colori delicati che scendevano dal cielo come pioggia sfiorando le spighe di grando “Non è bellissimo?” sussurrò accarezzando il collo dell'animale “Sei scappata di nuovo” annuì leggermente continuando a sfiorare il manto ambrato con le dita “Non credi sia infantile?” “E seguirmi ovunque non lo è altrettanto?” “Voglio solo assicurarmi che tu stia bene” “C'è già chi si occupa di questo” mormorò divertita, il giovane sorrise incontrando lo sguardo dell'uomo a qualche metro da loro.
Se ne stava immobile ad osservarla, i finimenti del cavallo stretti tra le dita e uno sguardo a metà tra la sorpresa e la serietà dipinto in viso “Da quando hai … da dove è uscito?” “Mio marito non corre rischi conte, vostra sorella è ben protetta” ma lui sorrise fischiando leggermente.
Un cavallo bianco come la neve apparve al suo fianco costringendola a sussultare “Non è bello?” “Hai un cavallo inesistente” esclamò divertita “Oddio, devo essere impazzita. Parlare con il nulla è sciocco” ma suo Fabrizio sbuffò montando in sella “Sciocco è fingere che la tua vita sia imperfetta, sciocco è pensare di nascondere cose importanti al proprio marito, sciocco è una lettera spedita per augurare falsa felicità"  sospirò divertita alzando gli occhi al cielo "Sciocco è restare qui a guadare il tramonto senza corre in mezzo a quell'oro luccicante” “Vuoi fare una gara? Davvero?” “Che c'è duchessa, avete paura?” strinse più forte le gambe attorno ai fianchi dell'animale afferrando saldamente le redini “State attento conte, siamo piuttosto bravi nelle gare” lo vide sorridere, annuire appena spronando il cavallo al galoppo “Andiamo sorellina, fammi vedere quanto sei brava” non si fermò a pensare nemmeno per un secondo.
Spronò il cavallo correndogli dietro.
Sentiva l'aria fresca giocare con i capelli, spettinarli, intrecciarli in disordinati boccoli profumati, il respiro accelerato del cavallo e il rumore degli zoccoli sul terreno “Coraggio sorellina, corri!” più veloce, sempre più veloce in mezzo a quel grano dorato incurante dell'ora, incurante dei battiti sempre più accelerati del cuore o dell'uomo che le correva alle spalle per raggiungerla.
Vedeva solo il volto sorridente di suo fratello affianco a lei che correva divertito come quando erano bambini, come quelle gare nel parco di casa per raggiungere  la fontana “Che c'è? Non riesci ad andare più veloce di così? Eppure una volta eri più veloce della vita Anna"  "La vita non può essere sempre uguale" "No è vero, ma i rimpianti restano sempre in fondo al cuore non è così?" "Potete smetterla di giocare con i miei pensieri e concentrarvi sulla nostra piccola gara?"  "Se non erro sorellina, Vento è un nome forte, raffinato, un nome che dovrebbe significare tante cose ... vento di pace, vento di amore, vento carico di spezie e meraviglie ma che meraviglia vedo in questo cavallo?” “Hai freddo Fabrizio?” “E perché dovrei averne?” domandò confuso avvcinandosi di qualche metro a lei “Perché c'è vento di tempesta” scoppiò a ridere allentando leggermente le redini.
Sentì il cavallo nitrire raddoppiando i colpi come se quella dolcezza improvvisa nei movimenti lo avesse costretto a correre ancora più veloce. 
Sentiva le risate di Fabrizio, i colpi di zoccolo del suo cavallo a pochi metri da lei e il battito del cuore che accelerava violentemente costringendola ad un respiro irregolare.
Correre verso l'oro del cielo, verso qualcosa che ormai non le apparteneva più. 
Come un cavallo selvaggio il suo spirito cavalcava il vento alleggerendo il carico di pensieri che il giorno le regalava.
Una voce profonda, diversa da quella di suo fratello apparve al suo fianco ricacciandola violentemente nella realtà “Volete imparare a volare mia signora?” “Ricordami ancora perché sei qui” mormorò tirando leggermente i finimenti, il cavallo rallentò la sua corsa costringendola a respirare di nuovo “Perché sono affezionato a voi?” ribatté ironico seguendola lungo la stradina sterrata.
Suo fratello era sparito, la sua voce, quel senso di pace assoluta che le riempiva il cuore, tutto era tornato reale, normale, in qualche modo perfetto.

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Capitolo 7
*** Dipinto di Vita ***


                                      Dipinto di Vita 




“Non sono sicuro che tu abbia capito l'importanza delle mie parole” “E io non sono sicura che tu sia tornato a casa sano e salvo” “Davvero?” sorrise finendo di allacciarle il vestito.
Un nastro dopo l'altro stringeva quel corpetto di seta avendo cura di lasciarla libera di respirare, di muoversi come più le piaceva “Non volevi più indossare corpetti, dicevi che erano una costrizione e ora cambi idea” “Non indosso abiti troppo pesanti né ingombranti ma solo il tuo dono” le baciò la schiena nuda salendo fino al collo “Duca, dovreste finire di allacciare il vestito altrimenti i nostri ospiti aspetteranno ore intere” “E voi lasciateli aspettare” sussurrò voltandola dolcemente verso di sé “Hai una vaga idea di quanto tu mi sia mancata?” seguì con le dita il contorno delicato del viso scendendo fino al collo “Non posso perderti” “Perché dovresti?” domandò confusa stringendo la mano attorno alla sua “Non lo so, è questa strana sensazione che non … non posso perderti” “Non mi perderai” strinse più forte le dita attorno alle sue trascinando dolcemente quell'intreccio delicato sul suo seno “Lo senti? Questo battito appartiene solo a te Gregorio” ma lui sospirò posando la fronte contro la sua “Dobbiamo proprio farlo?” “Tuo padre ha voluto questa festa in tuo onore. Vuoi deluderlo?” “Credi che si arrabbierebbe?” “Oh andiamo!” esclamò divertita tornando a guardare lo specchio “Il giovane conte Fermi sarà presente” “Ti eri scordata questo piccolo particolare?” domandò indispettito tornando a stringere i lacci del corpetto “Oh per favore, tua figlia è innamorata di lui, come puoi tenerli lontani?” “La mando a vivere in Francia per il resto della sua vita” “Ti odierà per il resto della sua vita, è davvero questo che vuoi?” scosse leggemente la testa posando un bacio leggero sul suo collo.
Se sua madre avesse visto quell'attimo di dolcezza sarebbe andata su tutte le furie “Esistono le serve per questo Anna! Come ti viene in mente di chiedere a tuo marito una cosa del genere!” ma era certa, che se avesse impedito a Gregorio quel semplicissimo gesto l'avrebbe visto impazzire.
La sua vita assiema lui era diversa, lontana dalle costrizioni dell'etichetta, libera dalle catene della normalità.
Dormivano assieme tutte le notti, si svegliavano baciando il sole e ridendo abbracciati mentre il vento leggero accarezzava i loro corpi.
Erano sposati, sposati l'uno all'altra, sposati davanti a Dio e l'amore che li travolgeva giorno dopo giorno era troppo forte per essere incatenato.
I piccoli gesti quotidiani, mangiare assieme, passare ore sdraiati nel letto coperti solo della propria pelle e di quel sorriso tenero che riempiva i loro cuori.
Era di quell'uomo che si era innamorata, con lui aveva riscoperto la vita e di lui viveva ogni giorno che passava “Lo sai … quando ho fatto confezionare quest'abito pensavo alla bellezza che risplendeva sul corpo della modella ma ora …” posò le mani sulle sue spalle sorridendole “ … ora resto senza fiato duchessa perché voi siete perfetta” “Mi fate arrossire duca? Lo sapete che questo comporta conseguenze gravi” “Davvero?” ribattè divertito ma lei alzò gli occhi al cielo sfilandosi dalla sua presa “Devi proprio ripartire?” “Mio padre ha bisogno di pace e tranquillità, come può trovarle se i suoi esercizi commerciali continuano a mandargli lettere e missive? Ma non temere …” sussurrò sfiorandole il volto “ … tornerò presto” “Lo so” rispose abbassando qualche secondo lo sguardo “Il dottor Rinaldi è partito ieri per Napoli” “Per fare cosa?” esclamò irritato passseggiando nervosamente per la stanza “Non è per girovagare l'Italia che lo pago! Dovrebbe restare qui, inchiodato a questa casa senza muoversi di un passo” “Lo sai che questa riunione è molto importante, saranno presenti tutti i luminari di Torino. Resterà solo per pochi giorni e qui ci sono i suoi assistenti, se dovesse servirmi qualcosa posso …” “No” esclamò voltandosi verso di lei “Non lascerò mia moglie nelle mani di qualche dottorucolo troppo giovane e sciocco” “Parli come se avessi un male da cui è impossibile guarire” “Anna” le mani si strinsero dolcemente attorno alle sue spalle costringendola ad alzare lo sguardo “Non voglio che mia moglie sia in mani troppo giovani. Sistemerò la cosa nel modo più appropiato vedrai” “Scordatelo” esclamò ironica scivolando via dalla sua presa “Ma non ho nemmeno …” “Vi conosco duca, vi leggo nel pensiero e vi dico già da subito che non è una cosa che posso accettare” “Non è una cosa che puoi scegliere Anna. Ti lascio libera di vivere come più tu piace perché è giusto così, perché ti amo da morire sposa mia ma la tua salute, la tua vita, il tuo sorriso sono nelle mie mani dal giorno che davanti a Dio hai detto sì ed è compito mio proteggerli e se per farlo devo indispettirti per qualche giorno lo farò e tu …” ma lei scoppiò a ridere scuotendo leggermente la testa “Andiamo amore mio, i tuoi ospiti aspettano” l'ironia era sparita, la rabbia o lo sconforto volatilizzati, c'era solo un sorriso enorme così invitante e bello da cancellare ogni altra cosa “Ucciderò mio padre, lo farò prima del tempo” “Mentre pensi al modo di imbrogliare il tuo furbissimo padre puoi sorridere per favore? Il prefetto non si aspetta di certo un uomo imbronciato” prese per mano il marito e tirandolo dolcemente in avanti lo costrinse a muovere un passo e poi un altro ancora fino alla porta e a quella musica lontana che non aveva mai amato.


“E voi cosa ci fate qui?” “Non posso passare a trovare un buon amico?” “A Genova?” “D'accordo” esclamò allegro Gregorio posando sul tavolino un pacchetto amabilmente confezionato “Avevo degli affari da chiudere per conto di mio padre e ho pensato di venirvi a trovare ma come potevo presentarvi da voi senza un regalo adeguato?” “Duca non dovevate disturbarvi per …” “Per una nuova piccola vita? Suvvia non siate sciocco! Dov'è la vostra amabile moglie?” Antonio sorrise voltandosi leggemente verso il giardino che splendeva al di fuori delle finestre “A passeggio nel parco. Prego duca” Gregorio annuì appena sedendo sul divano di fronte a lui.
Un paggio si avvicinò con un vassoio d'argento dove due calici di vino brillavano sotto la luce del sole “So che non è all'altezza delle vostre cantine ma è molto buono”Sarà buonissimo” “Allora, come state? Come stanno i vostri figli?” “Oh loro stanno bene. Ludovica cresce sempre più velocemente e Edoardo sta imparando a cavalcare” “Di già?” “Mio padre crede che l'infanzia sia l'età migliore per imparare le grandi cose. Io non ero molto più giovane di mio figlio quando ho imparato a cavalcare e a tirare di scherma” “E vostra moglie è d'accordo?” "Vedete amico mio, mia moglie è quella che lo sfida costantemente” “Scherzate?” “Potrei mai farlo?” ribatté sorseggiando il vino “La conoscete Antonio? Credete davvero che un mio divieto verrà mai rispettato? Lei e mio figlio fanno a gara per vedere chi arriva prima al boschetto di faggi” “E non … non credete sia pericoloso?” “Ogni volta” esclamò deciso “Mi aspetto sempre che uno dei due torni indietro con il volto graffiato o qualcosa di mancante" "Come fate a viaggiare così tranquillo?" ribattp divertito "Io impazzirei" "Restare a casa non mi regalerà ore di pace. Ieri stavano passeggiando nel parco della tenuta, lo so che cavalcare non è sinonimo di riposo ma Anna ama la libertà e credo che nostro figlio abbia preso da lei questa voglia folle di scoprire le cose …” posò il calice concentrandosi sull'espressione di Antonio “ … c'era profumo di pioggia nell'aria, le ho detto mille volte di rientrare quando sente i tuoni in lontananza, che è pericoloso e che gli animali si spaventano facilmente” “Anna è … sta bene?” ma l'altro sorrise appena riprendendo il suo racconto
“ … mio figlio voleva giocare, voleva imparare a cavalcare così bene, da non essere costretto a sopportare un mio rifiuto quando mi avesse chiesto di accompagnarmi nelle battute di caccia e mia moglie ..." si fermò qualche secondo riprendendo fiato, quasi come se il peso di quel passato giovane e fresco facesse un male atroce " ... lei  ha acconsentito a quel gioco innocente ma un tuono ha spaventato il cavallo di Edoardo costringendolo a scappare via” scosse leggermente la testa sconvolto da quelle parole che lui stesso faticava a riconoscere “Edoardo è troppo piccolo per controllare un cavallo così grande ma Anna l'ha raggiunto e ...” “Anna?”  “Anna ha cavalcato al suo fianco incurante della pioggia o  dei tuoni. Era accanto a lui e l'ha preso per un braccio trascinandolo sulla propria sella. L'angelo custode che pago per proteggerli era già al loro fianco e ha tirato le redini di Vento impedendogli qualche brusca deviazione” “Vostro figlio sta bene?” domandò preoccupato Antonio “Mio figlio è talmente testardo che questa mattina è salito a cavallo di nuovo” “E vostra moglie è …” “Più testarda di lui” sbottò ironico giocherellando con un laccetto di cuoio “Li ho lasciati mentre decidevano chi dei due sarebbe partito per prima” “Forse dovreste impedirle cose del genere per qualche giorno. Anna non pensa mai a quello che … per lei la vita è una corsa continua e se non la fermate ho paura che …” “Dovreste vedere l'espressione sul volto di mio figlio. È incantato, innamorato di sua madre, sapete, all'inizio Edoardo era spaventato dai cavalli. Erano troppo grandi per lui e da lassù si sentiva solo, fuori posto  ma quando ha visto sua madre cavalcare  accanto a lui è cambiato di colpo. Il suo viso si è illuminato e la paura è sparita” Antonio sorrise seguendo ogni parola, quasi come se da quel discorso potesse ricostruire pezzo dopo pezzo l'immagine di quel giorno “Non devi aver paura bambino mio, è solo un modo diverso di giocare” “Cosa?” domandò tremante ma Gregorio annuì leggermente ripetendo esattamente le stesse parole “Fu questo che gli disse e mio figlio ha dimenticato di colpo la paura lasciandosi guidare dalle sue parole” “Duca, lo so che forse posso sembravi inopportuno" "Non fatevi di questi problemi amico mio" "Come sta vostra figlia?" ”Ludovica è ..." "No, no non ..." fece un bel respiro tentando di mettere in fila due parole sensate ma lo sguardo confuso sul viso dell'uomo lo costrinse a continuare “Vedete, ero molto legato a lei e …” “È diventata una giovane donna. Bella, intelligente, terribilmente furba. Assomiglia tanto a sua madre e a quanto pare, ha un fidanzato che le vuole davvero molto bene” “Davvero?” “Per quanto possa essere in disaccordo sulla cosa. A che servirebbe opporsi? Non è forse compito delle figlie rovinare il sonno dei propri padri? Se mia figlia è felice non posso che esserlo per lei” “Siete davvero un ottimo padre” “E voi?” “Io?” ripeté confuso posando il bicchiere “Siete pronto per un piccolo umano che piange e che reclama per sé ogni attenzione materna?” “A dirvi la verità duca, non vedo l'ora di incontrarlo” “Sarà qualcosa che non dimenticherete mai. Diventare padre cambia la vita. Cosa preferite dottore?” “Non ha importanza, purché sia sano e forte” la porta si aprì dolcemente e una giovane donna sorridente fece capolino.
“Oh … scusatemi, non volevo interrompere la vostra …” “Voi non avete idea del tempo che ho passato ad immaginarvi cara Ludovica” “Spero che i vostri pensieri siano stati ripagati” baciò la pelle fresca di quella mano tesa verso di sé sorridendo “Più che ripagati. Allora, come state? Come vi sentite?” “Un po' stanca ma credo sia normale, è natura” “State facendo la cosa più importante del mondo, siatene fiera” arrossì leggermente sedendo accanto al marito “Siete molto graziosa sapete? Sono certo che lo sarete altrettando dopo aver dato alla luce il vostro bambino” “Voi dite?” domandò con un filo di voce ma Gregorio annuì deciso sorridendo “Mia moglie è più bella di quanto non sia mai stata. Mi ha regalato due bambini meravigliosi e il suo corpo è lo stesso che ho amato la prima notte di matrimonio. È come se tutto attorno a lei fosse cambiato ma lei no. È sempre la stessa meravigliosa donna che incontrai molti anni fa” “Siete davvero innamorato della vostra Anna” Antonio trasalì leggermente nascondendosi dietro ad un sorriso falso e bugiardo“Davvero?” domandò divertito “Come fate a dirlo?” “Perché l'amore che vi lega a vostra moglie si percepisce nell'aria. Quando parlate di lei la rendete reale. È come un quadro che lentamente prende vita davanti ai nostri occhi. Più la ricordate e più ci costringete a vederla, ne dipingete i colori come un pittore fa con la sua preziosa tela” “Avete ragione” sussurrò inclinandosi leggermente verso di lei “Lei è la mia tela preziosa” scoppiarono a ridere divertiti come se in realtà si conoscessero da una vita intera.
Così, passarono il pomeriggio a parlare, a raccontarsi vite che in qualche modo si intrecciavano tra loro toccandosi nell'intimo dell'anima e regalandosi esperienze.
Grazie a quei ricordi aveva imparato a dipingere Anna.
Sapeva bene che ogni parola era in qualche modo già studiata, preparata apposta per quella conversazione e sapeva anche che Anna era a conoscenza di ogni cosa, sapeva dov'era suo marito, perché, cosa stesse facendo ed era certo che non le importasse granché perché al sicuro nella sua preziosa vita, aspettava il suo ritorno cancellando di colpo il giorno appena trascorso e ricominciando da capo, come se quell'attimo passato non avesse più alcuna importanza.

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Capitolo 8
*** Troppo Vicino ***


                                         Troppo Vicino         




“C'è qualcuno che chiede di voi” “Un paziente?” ma il vecchio servo scosse leggermente la testa sospirando “Qualcuno che viene da molto lontano suppongo” “Lontano?” “Torino” socchiuse qualche secondo gli occhi tentando di ricordare chi potesse avere un appuntamento con lui ma alla fine, vinto dalla curiosità, autorizzò quella visita.
Non conosceva quell'uomo ma aveva l'impressione di averlo già visto da qualche parte.
“Prego, accomodatevi” “Sono solo poche parole dottore, non avete bisogno di scomodarvi per me” “Dunque …” riprese appoggiandosi allo schienale della sedia “ … voi venite da Torino?” “Diciamo così” “Questo in che modo dovrebbe aiutarmi?” “Mi manda il duca Visconti” “Il duca?” l'altro annuì appena “Ho visto il duca due giorni fa e non ...” “Il mio signore ha una richiesta da farvi e sa bene che avete cose più importanti al momento ma spera che la vostra amicizia lo aiuti” “La mia amicizia è sempre qualcosa su cui può contare perciò vi prego, non esitate a …” “La duchessa” il respiro si bloccò di colpo morendogli in gola “È la duchessa il motivo per cui sono qui” “Anna?” un sorriso ironico e leggero prese vita sulle labbra dell'uomo “Come di certo sapete, la salute cagionevole della duchessa negli ultimi anni si è aggravata. Il medico personale della mia signora è a Napoli per assistere ad un importante convegno. Nonostante la presenza dei suoi assistenti e del dottor Farni il duca si sentirebbe più tranquillo se fosse un medico intelligente e bravo come voi a prendersi cura della duchessa, almeno fino a quando il dottor Rinaldi non sarà di ritorno e questo accadrà in cinque giorni più o meno” fece una pausa osservando l'espressione confusa sul viso di Antonio “Naturalmente il duca vi ricompenserà più che adeguatamente” “Perché io?” “Voi siete un amico oltre che un ottimo medico, sarà più facile per la duchessa parlare con voi” “Crede davvero che sarà così semplice?” “Credo che la duchessa vi infilzerà la gola con un coltello ma non temete, io sarò lì a proteggervi” “Molto rassicurante” “Il duca vi prega di riflettere bene su questa cosa. Sa che vostra moglie è in una fase molto delicata” “Ho detto che il duca poteva contare sulla mia amicizia tutte le volte che voleva ma questa non è una situazione facile. La duchessa e io abbiamo un passato e quel passato non fa altro che confondere” “Il passato è solo una parola di sette lettere. Potete decidere di non usarla più se vi va” “Ma resta comunque una parola importante” l'uomo sorrise appena annuendo “Posso chiedervi una cosa?” domandò d'improvviso “Il vostro volto non mi è nuovo, per caso ci siamo già incontrati?” “Sono un angelo custode” esclamò divertito l'altro infilando la porta alla velocità della luce.
Un angelo custode che diventava più nitido ogni secondo che passava perché quell'uomo silenzioso era lo stesso che anni addietro aveva accompagnato l'amore in quel campo di grano baciato dal sole.



Lo so che quest'idea non ti piace, so anche che ti arrabbierai e che urlerai o che te la prenderai con la nostra meravigliosa servitù ma non è stata colpa loro amore mio. È stata una mia scelta così ti prego di prendertela solo con me.
Ti amo, sei l'amore della mia vita e non voglio vederti stanca o sofferente e sappi, che la scusa del “gioco con le bambole” non ha funzionato.
Ci vediamo tra una settimana angelo mio e voglio vederti bella e sorridente come ti ricordo ogni volta che parto.


                                           Tuo per sempre
                                                         Gregorio




Non aveva scelto lei, non aveva avuto alcuna possibilità di opporsi a quella decisione ma l'avrebbe accettato, l'avrebbe fatto per l'amore che la legava a Gregorio e per quella promessa sussurrata a fior di labbra ma non avrebbe permesso ad un ricordo di scombinare di nuovo tutta la sua vita perché in quella vita non c'era posto per la debolezza.
“Dottore, che piacere rivedervi” mormorò raddrizzando la schiena, l'uomo di fronte a lei sorrise osservandola qualche secondo.
Immobile sulle scale con un bel vestito color delle rose e lo sguardo severo e orgoglioso che non le era mai appartenuto.
Se ne stava lì, ancorata a quella postura rigida e controllata tentando di mantenere una freddezza mai nemmeno provata “Anna non hai bisogno di …” “Duchessa” puntualizzò colorando lo sguardo di sfida “Se non vi dispiace preferisco che in assenza di mio marito voi teniate il rispetto dovuto” “Se è questo che preferite duchessa” “Portate i bagagli del dottor Ceppi di sopra” “Si signora” “Avete affrontato un viaggio lungo, avrete voglia di rinfrescarvi e di riposare un po'” annuì leggermente tentando di rispondere ma lei si era già allontanata incurante della sua presenza lì.
La seguì silenzioso fino ad un salotto riccamente arredato.
C'era un bel camino di marmo bianco e tre poltroncine di velluto rosso proprio di fronte alla libreria.
Un enorme pianoforte occupava il lato sinistro della sala dove arazzi e decori rendevano tutto più sfarzoso.
Era una famiglia ricca, molto ricca e quella ricchezza era evidente in ogni più piccolo oggetto.
Dalle tende, alle tazze per il té, perfino i fiori sembravano decorati da un lieve senso di superiorità “Maria vi accompagnerà nelle vostre stanze, avrete tutto il tempo che vorrete prima di cena e per ogni evenienza potete chiedere alla mia servitù” annuì appena seguendo i movimenti nervosi di quel corpo esile e delicato e poi si accorse che nell'angolo più buio della sala, c'era lo stesso uomo che si era fatto carico di quel messaggio tanto importante.
Vestito di nero se ne stava appoggiato al muro mezzo nascosto dalla tenda di velluto spiando i movimenti della sua signora “Il nostro medico tornerà tra cinque giorni perciò non sarete costretto a sopportare questa situazione per molto” “Credete davvero di essere una situazione spiacevole?” “Quello che sono o non sono per voi non è affare mio” esclamò secca piantando gli occhi nei suoi.
Quella bellezza baciata dal sole era lì, chiara e lampante ma c'era qualcosa di diverso, qualcosa di strano e silenzioso che si portava via il rossore delicato delle gote.
“Duchessa, perché non vi sedete qualche secondo?”  domandò invitandola a sedere sulla poltroncina di fronte a lui “Sto bene” “Proprio perché state bene vi chiedo di sedervi. Vi sto trattando come una qualsiasi paziente perciò vi prego, sedete” sospirò leggermene abbandonandosi sul divanetto, lontana da lui, da ogni sua parola “Vi sentite strana” “No”  annuì leggermente inginocchiandosi davanti a lei, un bel respiro e poi la mano posata sul suo viso “Ora guardatemi per favore” ma quegli occhi scuri troppo vicini erano capaci di confondere i pensieri e cancellare le parole “Sentite … sentite il cuore battere più forte” “No” “Niente giramenti di testa?” ma l'espressione sul suo viso bastò come risposta “Portatemi dell'acqua zuccherata, mi raccomando, metteteci molto zucchero” “Subito signore” “Ora voglio che mi guardiate negli occhi e che mi ripetiate qualcosa di passato" "Di passato?" "Ditemi cosa avete fatto ieri sera" sussurrò sorridente ma lei tossichiò leggermente “Non credo sia …” “Volete ascoltare il medico per qualche secondo?” gli occhi si colorarono di sfida e ironia cancellando in qualche secondo il sorriso d'angelo che per un istane le era apparso sul viso  “Ero con mio marito dottore, abbiamo cenato assieme  …” sentiva le mani dell'uomo strette attorno al suo viso e lo vedeva annuire lentamente mentre i suoi occhi continuavano a studiare il suo sguardo “ … era l'ultimo giorno che passavamo assieme prima della sua partenza e così siamo stati soli tutto il tempo. Indossavo una vestaglia di seta e Gregorio ha slacciato uno per uno i …” “D'accordo” mormorò infastidito “D'accordo credo possa bastare” ma quel sorriso candido e irrisorio era ancora lì di fronte a lui e non accennava a diminuire “ … aveva le mani fredde, ha sempre le mani fredde ma è stato così dolce da …” “Ecco l'acqua dottore” chiuse gli occhi ringraziando silenziosamente il cielo per quell'interruzione improvvisa.
“D'accordo, ora bevete” ma lei scosse leggermente la testa appoggiandosi allo schienale “Se non volete seguire i miei consigli come posso aiutarvi a stare meglio” si accorse ben presto che quel lievissimo gesto non era per lui.
Vide l'uomo accanto alla tenda annuire leggermente, al suo fianco, con la manina stretta alla sua Edoardo.
Reggeva un nastro di seta colorato e chiedeva all'uomo il perché di quella presenza accanto a sua madre ma l'altro scosse leggermente la testa uscendo sul terrazzo “Vi chiedo scusa per questa interruzione” prese tra le mani il bicchiere d'acqua sospirando “Vostro figlio sarà spaventato, potete vederlo se ne avete voglia, non sarò di certo io ad impedirvelo” “I vostri discorsi con me si dovranno limitare solo ed esclusivamente alla medicina. I miei figli non sono argomento di chiacchiere. Purtroppo o per fortuna, ogni terrazzo di questa casa che affaccia sul giardino ha una bella scalinata, cercherò di limitare i giochi dei bambini in spazi adeguati per permettervi di lavorare, Maria?” la giovane si avvicinò a lei inchinandosi leggermente “Non appena Ludovica si sarà svegliata dai disposizioni adeguate, i bambini giocheranno nelle loro stanza e in giardino ma sarà loro vietato l'accesso a questa sala e a quella degli specchi. Niente corse su e giù per le scale senza prima averle autorizzate ...” bevve un sorso d'acqua costringendosi a mandare giù quell'intruglio terribilmente dolce che provocava la nausea “ … per il resto, avranno tutta la libertà che vorranno” “Si signora” pochi secondi ancora prima di restare soli.
“Come vi sentite? Va un po' meglio?” annuì leggermente alzandosi “Dovreste riposare duchessa, i cali di pressione si possono facilmente guarire ma dovete riposare” “Non fate altro che ripetermi tutti continuamente le stesse cose” esclamò gelida sistemando una ciocca di capelli “Dovete riposare duchessa, state bene? Avete voglia di mangiare qualcosa in particolare? Come se dovessi rompermi o andare in frantumi da un momento all'altro!” ma Antonio sorrise appena riponendo nella borsa i suoi strumenti.
Conosceva bene quel carattere, Anna odiava le oppressioni , odiava sentirsi controllata continuamente ma più di tutto, odiava la prigione della malattia.
Restare in casa per un'infreddatura era una tortura atroce. La febbre? Una maledizione dal cielo, come poteva restare chiusa in quella prigione d'oro? Sarebbe scappata, prima o poi avrebbe rotto quelle catene e sarebbe scappata.
Non troppo lontano da sentire la mancanza dei suoi affetti più cari ma abbastanza per respirare da sola, il suo compito? Impedire a quel cuore troppo veloce di prendere il sopravvento “Ora, se volete scusarmi, mi ritiro nelle mie stanze” gli passo affianco incurante del suo sguardo, di quella vicinanza troppo sottile, così come tanto tempo prima, era piena di rancore e di rabbia che non sarebbero mai passate perché la sua presenza lì, non faceva altro che accentuarne i segni.

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Capitolo 9
*** Ti proteggo Io ***


                                       Ti proteggo Io





"Perché?” “Fino a quando tuo padre non sarà tornato queste sono le nuove regole” Edoardo sbuffò sedendosi sul letto “Però a me non piacciono madre” “Lo so” mormorò divertita tirando leggermente indietro la coperta “Quanto resterà il dottore?” “Per cinque giorni” “E per cinque giorni io non posso giocare al cavaliere?” “Hai tutto il parco per potervi giocare ma le scale e la sala rossa sono vietate” “Lui non vi piace, non è così madre?” domandò crucciato voltandosi verso di lei “Questa è una cosa difficile da spiegare Edoardo” “Provateci lo stesso ve ne prego, sono bravo con le cose difficili” sorrise sedendosi accanto a lui “Io e il dottor Ceppi abbiamo un passato che ci accomuna bambino mio. Ci siamo incontrati molto giovani e ci siamo innamorati” “Davvero?” domandò stupito senza staccare gli occhi dal viso di sua madre “Mi amava così tanto da incantarmi, sognavo una vita con lui, un futuro assieme” “E vi ha fatto arrabbiare?” “No” sussurrò giocando con i capelli del figlio “Mi ha lasciato, si è innamorato di una giovane serva che viveva in un paese accanto a noi” “Perché?” “Non devi pensare che sia sbagliato, l'amore non è mai sbagliato né tra nobili né tra persone comuni. Era una brava ragazza e l'ha reso felice e le sono grata per questo” “Ma vi ha lasciato sola! Nessuno può lasciarvi da sola” “Non sono perfetta Edoardo, sono una donna come tante altre con i miei pregi e i miei difetti. Ho sofferto è vero, questo non lo nascondo ma è passato. Ho una vita meravigliosa, un marito stupendo e due bambini molto furbi e intelligenti”gli fece il solletico costringendo quelle risate pure e cristalline a rompere il silenzio “Posso sopportare la sua presenza qui e potete farlo anche voi ma ho bisogno che tu mi aiuti, puoi farlo per me?” “L'ho promesso a papà” asserì orgoglioso “Ora dormi amore mio” sussurrò coprendolo “Fai sogni d'oro” un bacio leggero sulle labbra del figlio e un bel sorriso nel cuore “Mamma?” sussurrò Edoardo “Quando arriva Emilia?” “Tra qualche giorno” rispose posando una mano sullo stipite della porta “Ora riposa” “Dai un bacio a Ludovica per me?” annuì leggermente mentre il suo meraviglioso bambino si nascondeva al sicuro tra le coperte.
I passi risuonavano leggeri lungo il corridoio, amava passeggiare di notte, ascoltare solo il rumore del proprio respiro e i lunghi silenzi della luna.
Gregorio diventava matto ogni volta che la sentiva passeggiare per la stanza “La notte è fatta per riposare amore mio. Perché non riesci a restare ferma?” ma ogni volta, lei sorrideva e dopo averlo baciato infilava la vestaglia e usciva sul terrazzo.
Di notte è tutto più bello, tutto più calmo e tranquillo, niente rumori violenti, niente corse folli da un lato all'altro della casa, solo suoni ovattati e pace.
Sorrise a Maria fermandosi qualche secondo sulla soglia della porta “Dorme come un angelo signora” un leggero inchino e poi solo il silenzio e una bambina addormentata tra le coperte.
Si avvicinò lentamente al letto fino a quando la mano non sfiorò i capelli d'ebano della figlia. Sembrava così serena, così tranquilla, la manina dolcemente posata sotto al mento e le gambine raggruppate, sembrava un piccolo gattino raggomitolato su sé stesso che cerca riparo nella dolcezza dei sogni.
Dormivi nella stessa posizione. Nostra madre cercava di sistemarti tutte le notti e tutte le notti ti raggomitolavi su te stessa” sorrise appena senza staccare gli occhi della figlia “Resterà qui per cinque giorni, non puoi nascondergli i tuoi figli per cinque giorni” “Non sono qualcosa che può usare per scoprire la mia vita” “Non credo voglia questo” sentì la sua mano sulla spalla e il suono tranquillizzante di quella voce che ormai era diventata parte della sua quotidianità “Conosco bene quell'uomo Anna, non giocherebbe mai con i tuoi bambini per arrivare a te” “Non meritano di finire in un passato di cui non hanno colpa” “Edoardo scapperà” mormorò divertito tirandola leggermente indietro.
Sentiva il respiro di suo fratello attraverso le spalle e le sue mani strette attorno a lei in un abbraccio silenzioso che restituiva calma ad un animo agitato come il mare in tempesta “Infrangerà le regole per avvicinarsi a quell'uomo” “Lo so” mormorò divertita “Prima o poi accadrà. È così curioso e … non voglio che pianga, non voglio che i miei figli piangano, è tanto brutto?” “Non vuoi che conoscano il tuo passato con il dottore perché lo odierebbero. Non vuoi che si arrabbino con qualcuno che ormai è solo un piacevole ricordo perché quel qualcuno vivrà con te per cinque giorni e questo ti spaventa” si voltò dolcemente verso di lui studiandone il viso, quell'espressione serena e calma, quel sorriso delicato che era appartenuto solo a loro due “Non avere paura del passato, non può farti del male” “L'ha fatto talmente tante volte che ne ho perso il conto” “Eppure non è quello che hai detto a Edoardo” le sfiorò il viso soffermandosi sulla linea delicata del mento “Sono qui con te, nessuno ti farà del male te lo prometto” la tirò dolcemente in avanti stringendola tra le braccia.
Il suo profumo, il battito leggero di un cuore che era solo polvere e quella sensazione di pace e tranquillità troppo a lungo dimenticata, com'era possibile? Perché riusciva a toccarlo? I fantasmi non si toccano, non si può parlare con loro né giocare perché non esistono eppure lui era lì, reale, stretto a lei così forte da toglierle il fiato.
Sollevò lentamente le mani stringendolo, sentiva il suo respiro sul collo e quelle labbra giovani che non smettevano di baciarla “Ti proteggerò io sorellina, nessuno ti farà del male te lo prometto”


 

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Capitolo 10
*** Ritorno ***


                                                        Ritorno





Due giorni passati così velocemente da sembrare solo sogno. Quella pace quasi irreale che regalava il tempo sembrava solo una dolcissima presa in giro.
Aveva passato le ore a passeggiare nel parco, chiacchierando con i mezzadri e scoprendo la meraviglia di quella terra troppo grande per appartenere ad un uomo solo.
C'erano campi di grano così immensi da non vederne la fine e girasoli sparsi ovunque. Aveva imparato a distinguere il sapore delicato di un frutto e la sua provenienza. Le mele così dolci venivano dalla terra a nord, dove un contadino tarchiato e dalla faccia rubiconda parlava con ogni suo albero alla mattina e alla sera mentre quelle più aspre, venivano dall'appezzamento a sud dove i figli del fattore giocavano a colpire i tronchi con i sassi.
E est vi erano due stupendi appezzamenti di terra che profumavano di buono, e un'enorme prato verde che i mezzadri chiamavano “il giardino della Duchessa”.
Non era visibile dalla strada perché il bosco ne difendeva la tranquillità ma se si entrava in quell'intreccio di alberi e stradine si poteva arrivare in quel bellissimo sogno nascosto.
Un sogno pieno di fiori, rose dal colore acceso che crescevano serene, gigli e margherite, tulipani colorati che creavano un dolcissimo incastro di foglie e petali, pennellate dolci di natura vivaci e forti proprio com'era quel carattere che aveva imparato ad amare.
Un giardino naturale che per volere del duca era sempre curato e protetto perché sua moglie amava quel piccolo squarcio di vita e per vederla sorridere, aveva messo un gazebo di ferro costruito apposta per lei.
Sapeva che spesso si rifugiava lì, quando la stanchezza diventava troppa, cavalcava fino a quel piccolo angolo di paradiso protetto dagli alberi per nascondersi al mondo intero ma per due giorni non l'aveva vista.
Lontano da lui, lontano da ogni parola, da ogni dannato sorriso, era rimasta nascosta per due giorni costringendo la sua mente ad impazzire.
Non riusciva a smettere di pensare a lei, cosa faceva, perché era così maledettamente lontana, se stava bene.
Sospirò tornando a concentrarsi sulle pagine del libro che reggeva tra le mani ma si accorse ben presto che nascosto dietro al cespuglio di rose, c'era un piccolo bambino che lo spiava divertito.
Sorrise appena studiando quel faccino dall'aria furba e birichina “Cosa ci fate qui fuori?” Edoardo uscì lentamente dal suo nascondiglio sorridendo “Voelvo vedervi” “E perché mai? State bene duca?” ma il piccolo annuì leggermente avvicinandosi di un passo ancora.
Le mani strette l'una all'altra dietro alla schiena e lo sguardo fiero e orgoglioso che tante volte aveva visto negli occhi di suo padre “In cosa posso esservi utile?” “Voi siete qui per mia madre?” “Per la sua salute” puntualizzò appoggiandosi di nuovo allo schienale della poltroncina “Sono qui perché il vostro medico si trova lontano e vostro padre è preoccupato” “Perché voi?” domandò inclinando leggermente la testa di lato “Perché voi e non un altro medico?” “Perché conosco vostra madre duca” “Lo so” quella risposta uscita dal nulla lo costrinse a sussultare “Voi sapete di …” “So che avete un passato che vi accomuna. Mamma dice sempre che il passato è prezioso, che va custodito e protetto ma che a volte fa male” “Vostra madre ha ragione” sussurrò “A volte il passato fa male” “Siete voi il suo passato dottore” esclamò tagliente inchiodando gli occhi ai suoi “È di questo che avete paura? Potete stare tranquillo duca, vostra madre è solo un piacevole ricordo che a volte torna a galla ma resterà solo un ricordo” “Non mi piace, non mi piace che siate così vicino a lei quando mio padre è lontano, non mi piace vedervi  …” la voce di Maria interruppe di colpo ogni discorso e un volto angelico prese il posto di una maturità troppo precoce che costringeva il suo giovane cuore a battere più forte che mai “Cosa ci fate qua fuori?” “Stavo giocando” “State disobbedendo alle regole di vostra madre” asserì la giovane ridacchiando “Vi ho cercato ovunque” “Mi dispiace, ma avevo ..” “Vostra sorella è appena arrivata” il volto del bambino si illuminò di colpo “Davvero?” seguì lo sguardo di Maria fino ad una giovane donna appena scesa dalla carrozza “Non correte” ma la raccomandazione della ragazza si perse nel vento perché Edoardo stava correndo a perdifiato verso il viale. “Maria” sussurrò alzandosi “Quella giovane è …” “La duchessa Emilia” rispose sorridente.
Restò immobile ad osservare quella corsa folle, la vide sorridere inginocchiandosi per accogliere un bambino raggiante che incurante di ogni cosa le correva incontro.
Un abbraccio forte e rumore di risate, si avvicinò a loro lentamente, cercando di non rompere quell'attimo di puro amore perché la voglia di rivedere Emilia era più grande di ogni altra cosa “Come stai bambino mio? Lo sai che sei diventato più grande?” esclamò sollevandolo da terra “Ancora qualche mese e non riuscirò più a prenderti in braccio” “Perché non sei venuta prima?” domandò crucciato Edoardo staccandosi dolcemente da lei “Cos'è quella faccina triste? Ti avevo promesso che sarei venuta a casa per tanto tempo” “È così Emilia? Starai a casa per tanto?” “Tre mesi interi” “Ed è tanto?” scoppiò a ridere divertita togliendo il cappellino “Dov'è papà?” “È partito due giorni fa” “Davvero?” una giovane donna al suo fianco prese tra le mani il cappellino lasciandola libera di parlare e muoversi “E la mamma sta bene?” Edoardo annuì appena scivolando via dalle sue braccia“C'è il dottore con noi” “Credevo che Rinaldi fosse …” “Un altro dottore” Emilia trasalì inchiodando lo sguardo al suo viso.
A pochi passi da lei se ne stava immobile, Maria al suo fianco e un'espressione a metà tra la meraviglia e l'orgoglio.
Strinse più forte la mano del fratellino alzandosi in piedi “Dottor Ceppi, è un piacere rivedervi” “Sei cresciuta davvero tanto Emilia” “Il tempo passa per tutti non è così?” “Stai bene?” ma lei non rispose, si limitò ad annuire leggermente senza concedergli nient'altro. 
Era cambiata, la maturità aveva preso il posto della fanciullezza donando al suo corpo giovani curve che la rendevano donna, il volto, i capelli ordinatamente intrecciati dietro alla nuca e poi quei movimenti nuovi e delicati.
Era bella, bella come sua madre la prima volta che la vide, bella come un giovane fiore appena sbocciato, così bella da cancellare in un secondo il ricordo di una bambina raggiante che gli correva incontro dopo una lunga giornata di lavoro.
“Hai fatto un buon viaggio?” “Non c'è viaggio brutto o stancante che possa piegarmi dottore. Mia madre è l'unico motivo per cui sono qui. Ho bisogno di passare del tempo con lei perché la sua mancanza in questi anni è stata violenta e atroce, voi mi capite non è vero?” era così brava a colpire dritto in fondo all'anima da fare male “Ludovica si è appena svegliata” esclamò Edoardo sollevando il viso verso di lei “Vieni a trovarla con me?” l'espressione dura e violenta sul viso della giovane si trasformò di colpo.
Divenne dolce e angelica, sfiorò con la mano libera il volto del fratellino sorridendo “Certo che vengo con te. Non vedo l'ora di abbracciarla” e senza più aggiungere una parola si allontanò da lui incamminandosi lungo il viale.

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Capitolo 11
*** Cuore ***




                                                Cuore




L'aria fresca della sera entrò leggera dalle finestre sfiorando la fiamma della candela, sui muri ombre traballanti si disegnavano dal nulla come tante onde tremanti di passione.
Sorrise chiudendo la cartelletta stracolma di fogli “Oh … perdonatemi” esclamò Emilia bloccandosi sulla porta “Stavo cercando mia madre e credevo di trovarla in libreria ma a quanto pare mi sbagliavo” “Lo sai …” sussurrò alzandosi lentamente “ … non hai bisogno di comportarti così” l'espressione confusa sul volto della ragazza era una risposta più che sufficiente.
Non aveva idea del perché stesse parlando con lei né le interessava. Tutto quello che voleva era vedere la madre e a poco valevano quei tentativi scialbi di toccarle il cuore “Non hai bisogno di trattarmi da estraneo” “Ho compiuto diciasette anni dottor Ceppi. Non ho bisogno di qualcuno che mi dica come devo o non devo fare le cose” i muscoli delicati del collo si contrassero leggermente costringendola ad una postura troppo rigida per una giovane donna come lei “Lo so” “E allora cosa …” “Amavo davvero tanto tua madre Emilia, ti considero parte della mia famiglia e rivederti è stato così … così strano” “No, no voi non l'amavate” “Emilia tu …” “Voi non amavate mia madre perché non si distruggono le cose che si amano!” esclamò tagliente inchiodando lo sguardo al suo “Mia madre non è un gioco Antonio, non è qualcosa con cui potete divertirvi a piacer vostro” “Credi davvero che sia questo per me?” “Siete sposato! Siete sposato e non avete alcun diritto di rivolgerle attenzioni di alcun tipo e …” “Non ti ho insegnato l'educazione?” le parole morirono in gola di colpo, quasi come se l'aria fosse scomparsa dalla stanza.
Anna se ne stava immobile a pochi passi da lei, lo sguardo serio e il volto leggermente arrossato “Perdonatemi madre, vi stavo cercando e ho solo …” “Hai incontrato il dottore. Non c'è niente di strano in questo, quello che non dovresti fare è spaventare il dottore” “Duchessa, posso chiedervi come vi sentite? L'infuso ha fatto effetto?” la vide annuire leggermente nascondendo ogni altra emozione dietro a quel cenno freddo e distante “Avete il volto arrossato” “Sono stata a cavallo” “Non vi avevo vietato di farlo almeno per stasera?” ma lei scosse leggermente la testa sorridendo, il primo vero sorriso da quando tre giorni addietro l'aveva vista immobile in cima alle scale “Dottore, se mio marito non riesce a convincermi come potete riuscirci voi?” “Siete maledettamente testarda lo sapete?” “Di cosa avevi bisogno?” mormorò poi cercando lo sguardo della figlia “Ludovica non vuole fare il bagno, ha deciso di dormire vestita” “Di nuovo” esclamò divertita giocherellando con i capelli “Di nuovo? Madre è …” “Questa è tutta colpa di tuo padre. Le ha raccontato la storia di una bellissima principessa che tutti amavano ma che nessuno poteva avere. Era talmente bella che anche nel sonno sembrava un angelo d'amore vestito. Tua sorella ha travisato le parole di tuo padre. Mi ricorda qualcuno lo sai?” “Io non dormivo vestita” “Emilia Agnese Caterina Visconti, tu adoravi dormire vestita” la giovane sorrise incurante della presenza di quell'uomo sempre più perso nei loro discorsi “Rosina ti preparava per la notte e quando passavo a trovarti eri raggomitolata su te stessa nel vestito nuovo di pizzo e seta” posò una mano sulla spalla della figlia sospirando appena “Dottore, la cena sarà servita a momenti, avete qualche richiesta particolare?” ci mise qualche minuto a capire che quella domanda era rivolta a lui e ancora di più a rispondere.
Fece un bel respiro costringendo le parole ad uscire una dopo l'altra ma che fatica atroce restare concentrato su ogni altra cosa che non fossero i suoi occhi o le sue labbra “No … no vi ringrazio. Non ho molto appetito questa sera” “Davvero? Non costringetemi a chiamare un medico. Sarebbe oltremodo divertente. Un medico per curarne un altro” ma Emilia scosse leggermente la testa trascinando la madre lontano da lui “Venite, devo raccontarvi una cosa” lontano da lui, lontano da ogni possibile sorriso e da ogni più piccolo sguardo.


Un altro giorno passato nel silenzio, un altro giorno passato ad osservare i giochi dei bambini che correvano a perdifiato nel parco e poi Emilia e quelle ore passate a raccontare favole sotto al gazebo accanto alla fontana.
Sorrise allontanandosi leggermente dalla finestra ma quel profumo lo conosceva bene così come il rumore di quei passi.
Si voltò leggermente verso l'entrata incontrando il suo sguardo “Maria mi ha detto che avete bisogno di me” “Volevo solo controllare come state” la vide annuire leggermente avvcinandosi al divano “Vi sentite bene? Avete avuto giramenti di testa o mancamenti” “Uno, ma è durato solo pochi secondi” “E perché non mi avete chiamato?” domandò gelido piantando gli occhi nei suoi ma lei sorrise appena rafforzando la violenza di quello sguardo “Perché so già a cosa sono dovuti dottore, non ho bisogno che un altro medico mi ripeta le stesse cose” “Voi sapete?” “È il cuore” in quel momento tutto attorno a lui si congelò di colpo.
Sentiva freddo, un freddo violento che saliva lungo la schiena inchiodandolo al pavimento “Il cuore?” “Il cuore” sussurrò portandosi una mano al petto “Vostro marito lo sa?” scosse leggermente la testa “Siete impazzita per caso? Voi dovete dirglielo!” “Devo?” esclamò ironica piantando gli occhi nei suoi “Per vederlo piangere e disperarsi? No dottore, non è così che funziona!” “E cosa accadrà quando non riuscirete più nemmeno a … Anna vi prego” strinse la mano attorno alla sua tirandola leggemente in avanti “Vi prego non tenete nascosta una cosa del genere perché soffrirà, maledirà il cielo per avervi persa senza un motivo e vostro marito non merita una cosa del genere” “E i miei figli?” sentì la mano dell'uomo stretta con forza attorno al suo polso, la sentì tremare leggermente allentando qualche secondo la presa “I miei figli meritano una cosa del genere? Sapere che la loro mamma è costretta a … no dottore!” tirò violentemente la mano liberandosi da quella stretta che bruciava da moririe “Non sarò io a rovinare quei sorrisi né tanto meno voi” “Mi chiedete di mentire?” “Non dovrebbe esservi difficile. L'avete fatto tante volte in passato!” “D'accordo, ora basta” si avvicinò a lei ma una mano si strinse con forza attorno alla sua spalla tirandolo leggermente indietro “No dottore, non vi lascio avvcinare più di così” esclamò l'uomo frapponendosi tra loro “Angelo accompagna il signore fuori. Credo abbia bisogno di fare una passeggiata. Siete pallido dottore” “Anna ti prego non …” ma era già scappata fuori lasciandoli soli “Tu lo sapevi?” l'altro sorrise mestamente abbassando qualche secondo lo sguardo “Sapere le cose è mio compito dottore. Tutto quello che fa la duchessa, se sta bene, se prende il cavallo per correre ovunque. Sono pagato per proteggerla ma con il tempo, ho imparato ad amarne anche i difetti” “Come potete mentire così? Non siete affezionato al vostro padrone?” ma l'altro scosse leggermente la testa sorridendo “Proprio per questo ho fatto una promessa. La mia signora è talmente legata al duca da non volerlo preoccupare per qualcosa di troppo grande da controllare. Lasciatela decidere della propria vita come più le pare o sarò costretto ad allontanarvi da qui” un altro cenno e poi solo il vuoto.


 

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Capitolo 12
*** Parole ***


                                            Parole





22 marzo

Come vi è venuto in mente padre? Credete davvero che la vicinanza di quell'uomo sia salutare? Mia madre non ha bisogno di lui così come non ne ho bisogno io! Lo so che per voi è naturale la sua presenza, siete amici ormai e mi chiedo come sia possibile data la differenza abissale che esiste tra voi ma per me no padre! Io ricordo il passato, ricordo ogni particolare di quei giorni e non lo perdonerò per essere scappato, mi ha lasciato sola e non si è nemmeno preoccupato per la mia vita! Non ammetto la sua presenza qui padre, ve ne prego, ve ne prego con tutto il cuore, tornate il prima possibile.
                                                                 Emilia




25 Marzo
Emilia ti ho insegnato il rispetto per la vita, per le persone anche se queste ti hanno ferito, tradito o abbandonato. Ho chiesto al dottor Ceppi di fermarsi qualche settimana ancora perché purtroppo gli affari della nostra famiglia mi costringono a questi lunghi viaggi e non ho intenzione di lasciare tua madre sola a sé stessa perché in tal caso farebbe quello che vuole e questo vuol dire non dormire mai.
Sai bene quanto me quanto tua madre sia forte, è tremendamente forte ma purtroppo ultimamente quella forza sta venendo meno, forse è solo un periodo o forse no ma in ogni caso, per il suo bene e per il bene dei tuoi fratelli, ho bisogno di un piccolo aiuto e se quell'aiuto arriva dal passato ben venga.
So cos'hai dentro bambina mia, so cosa ti ha fatto quel passato e non ho intenzione di prmettergli niente del genere, non di nuovo.
Ti prometto che andrà tutto bene, che tutto tornerà alla normalità ma per ora ho bisogno di saperti tranquilla accanto ai tuoi fratelli, soprattutto a Ludovica che è così piccola e indifesa, non capisce cosa stia accadendo e ha bisogno della tua presenza bambina mia.


Con amore
                                    Papà






Non era certo di essere del tutto sveglio, forse sognava, forse era rimasto intrappolato in uno di quei meravigliosi sogni che tengono l'anima prigioniera tra il sonno e la veglia.
Forse era semplicemente troppo stanco perché non c'era nessuna spiegazione a quello che aveva davanti agli occhi.
Non avrebbe mai e poi mai immaginato Anna vestita così, nemmeno nei sogni più nascosti, nemmeno negli incubi.
I capelli sollevati, le guance dolcemente arrossate e vestiti da uomo per coprire un corpo meraviglioso.
Vestiti che molte volte aveva odiato, vestiti che erano stati la prima causa di scontro tra lei ed Elisa e che ora, sembravano cuciti apposta per lei, per le forme delicate del suo seno, per i suoi fianchi.
Sorrise appena appoggiandosi all corrimano del balcone.
Nascosto lì in alto poteva spiarne ogni movimento, il suo respiro irregolare e spezzato da qualcosa, forse un gioco e poi quella spada stretta dolcemente nella mano sinistra.
Anna non era così, non la sua Anna.
Quella donna pacata e attaccata all'etichetta era sparita, sostituita dalla passione, dal coraggio e dall'amore.
Una donna diversa prendeva vita ogni giorno davanti ai suoi occhi, una mattina amava ricamare al sicuro sotto l'ombra di quella grossa quercia e un'altra  la trovava a correre come una matta spronando il cavallo al galoppo nei viali alberati.
Un giorno era sorridente e serena, un altro era vestita da uomo e un altro ancora, poteva leggerle negli occhi la stanchezza, la solitudine creata dall'assenza di un uomo che ormai aveva sostituito ogni loro ricordo.
Non riusciva a stare ferma nemmeno per qualche secondo, quell'energia sottratta al riposo era lì, chiara e lampante sotto gli occhi di tutti ma sapeva bene che per quanto orgogliosa e piena di sorrisi potesse sembrare, dentro di lei qualcosa si spegneva lentamente.
Lo vedeva nei suoi occhi, in quei movimenti a volte troppo fragili e nel suo respiro, lo sentiva nelle sue parole, nel battito sempre troppo veloce del cuore e in qui pochi attimi di silenzio che riusciva a rubare alla sua vita.
“Volete giocare anche voi?” tremò leggermente riportato alla realtà dalla voce cristallina della donna “Perdonatemi” rispose sporgendosi leggermente  “Volete ripetere?” ma lei sorrise appena “Volete giocare con noi?” Edoardo alzò il viso verso di lui ridendo “Il maestro d'armi ci insegna un nuovo passo” “Sono contento per voi duca, l'arte della spada è davvero molto raffinata” “Venite anche voi!” esclamò il bambino sollevando leggemente la sua spada “Non credo sia opportuno duca” “Coraggio dottore, avete scordato come si scendono le scale della mia tenuta?” scosse leggermente la testa posando la mano sul marmo bianco.
Un passo dopo l'altro, un gradino dopo l'altro fino a toccare l'erba fresca “I miei complimenti dottore” mormorò ironica scostandosi dagli occhi una ciocca di capelli “Non siete caduto nel tentativo di raggiungere il mio prato” “Sapete che quello che state facendo disobbedisce a tutto quello per cui …” “Non siate troppo severo con voi stesso” esclamò divertita stringendo la mano del figlio “Ve l'ho già detto dottore. Se mio marito non riesce ad impedirmi cose del genere come potete riuscirci voi?” “Allora signor Duca, siete pronto?” domandò orgoglioso il maestro d'armi sollevando la lama davanti al volto “Abbiamo del lavoro da finire qui” “Credete che mia madre possa allenarsi con noi?” domandò preoccupato ma l'uomo sorrise “Vostra madre è molto brava duca, davvero molto brava. Se vogliamo raggiungere il suo livello dobbiamo impegnarci parecchio” “Vuoi raggiungermi?” “Mi state sfidando madre?” annuì dolcemente stringendo più forte l'elsa tra le mani.
La punta della lama sfiorava l'erba mentre quegli occhi meravigliosi erano concentrati sui movimenti del figlio, su quel duello inventato dal nulla “Da quanto non uscite da quello studio?” domandò d'improvviso voltandosi verso Antonio “E voi da quando tirate di scherma?” “Da quando mio marito mi ha sfidato” “Così e tutto un gioco per voi?” la vide sospirare socchiudendo leggermente gli occhi, quasi come se da un momento all'altro quello sguardo pieno di passione potesse leggergli nell'anima “La vita è un gioco dottore” “La vostra vita non lo è duchessa! Non avete tempo per giocare” ma lei sorrise tornando a concentrarsi sul bambino “Non ho tempo per giocare, non ho tempo per andare a cavallo, non ho tempo per viaggiare o per fare l'amore” “Cosa?” “Per voi medici non ho tempo di fare niente. Dovrei riposare, restare il più possibile ferma a guardare la luna e il sole, a leggere o ricamare. Niente sforzi eccessivi, niente giochi con i miei figli” “Non riuscite a comprenderne il motivo?” domandò confuso “Lo comprendo bene dottore, non lo accetto ma lo comprendo” “Se lo comprendete allora cosa vi trattiene dal rivelare a vostro marito la verità? Sapete che lo scoprirà, prima o poi lo farà e ne soffrirà duchessa, ne soffrirà terribilmente. Gli sembrerà di morire assieme a voi, di perdere con voi ogni speranza, ogni passione, ogni voglia di vivere la vita” si fermò qualche secondo studiando quel viso di porcellana che per troppe notti aveva solo sognato “Il dolore per la vostra perdita sarà così grande da non permettergli di dimenticare. Desidererà morire per potervi raggiungere e a nulla varranno i sorrisi dei vostri figli perché in loro rivedrà sua moglie e piangerà da solo, durante le lunghe notti insonni della sua vita. Piangerà e maledirà il giorno che vi ha incontrata perché quel giorno, ha legato il suo cuore a voi e senza di voi la sua vita non avrà senso” “E voi come lo sapete?” ribatté gelida voltandosi di colpo verso di lui.
Gli occhi inchiodati ai suoi e il respiro leggeremente accelerato “Come lo sapete dottore!” “Perché ho provato le stesse cose, so cosa vuol dire veder morire l'amore della propria vita. So cosa vuol dire l'odio per quell'amore, la paura che scaturisce dal sogno perché in quel momento, ogni sogno apparteneva al suo sorriso, ai suoi meravigliosi occhi di notte …” “Smettetela” “ … ho pianto per quell'amore, ho maledetto il cielo e pregato Dio di poterlo dimenticare perché il dolore per quell'attimo, per quel sospiro a metà tra la vita e la morte, era troppo violento per il mio cuore” “Dio ha esaudito le vostre preghiere” c'era rabbia nella sua voce, passione e risentimento per lui, per il loro passato, per qualcosa che ormai sembrava impresso a fuoco sul suo volto “Avete dimenticato quell'amore, dovreste esserne fiero dottore, ora potete avere la vita che volevate dimenticando il passato” ma lui non rispose.
Si limitò a sorridere abbassando qualche secondo lo sguardo “State bene vestita così duchessa” solo silenzio e niente di più “Siete davvero molto bella” ma quelle parole caddero nel vuoto perché quel profumo che tanto amava ormai era lontano da lui.


 

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Capitolo 13
*** Seta ***


                                                   Seta




“Dottore” sorrise appena stringendo quella mano tesa verso di lui “Che piacere rivedervi duca. Com'è stato il vostro viaggio?” “Movimentato” esclamò divertito sedendosi sulla poltroncina di velluto di fronte a lui “Questa è la prima cosa soffice su cui siedo da giorni” “Un uomo della vostra statura avrà poltrone simili ovunque” “Si, ma il tempo per sedervici? Questo si che è raro amico mio” un servo dall'aria felice e soddisfatta posò sul tavolino un vassoio con due calici di vino “Allora, come state?” “Bene, molto bene duca” “Non avete tagli sul viso né lividi di dubbia natura, la mia bellissima sposa si è comportata bene” scoppiarono a ridere scordando per qualche secondo quella situazione oltre misura strana “Avete già visto vostra moglie?” Gregorio annuì appena sorseggiando il vino “Stava aspettando il suo cavallo” “Già” “Non datevi pensa amico mio. La sua salute è al sicuro” “Duca forse dovremo parlare di qualcosa che …” “No” mormorò posando il calice “Niente ramanzine né discussioni tristi, sono appena tornato da un viaggio lungo e stancante” “Questa cosa è della massima importanza” “Può aspettare un giorno no?” “Non credo che abbiate il tempo di aspettare per …” “Padre!” “Ecco la mia stupenda principessa” le manine di Ludovica si strinsero alle sue gambe, il volto sollevato verso di lui e negli occhi solo tanta gioia.
Per otto giorni aveva passato il tempo a chiedersi quanto fosse cambiata quella bambina, se fosse cresciuta, perché per otto giorni non l'aveva vista.
Nascosta come un gioiello prezioso, qualcosa che nessuno poteva toccare, qualcosa di fragile e delicato che solo Anna poteva ammirare.
Ora l'aveva davanti, piccola e bella, con i capelli sciolti e un vestitino color pesca che rendeva la sua pelle ancora più luminosa mentre quello sguardo sognante era solo per il suo papà “Mi sei mancata lo sai?” “Vai via ancora?” Gregorio sorrise prendendola in braccio “No, per tanto tempo papà resta a casa con voi” “Promesso?” domandò crucciata la piccola ma lui scoppiò a ridere baciandola “Che ci fai qui? Non dovresti essere di là con tua madre?” “Vostra figlia è una piccola traditrice” Gregorio annuì leggermente voltandosi verso la porta.
Era lì davanti a lui sorridente e felice, se ne stava immobile sulla soglia con le braccia conserte e lo sguardo perso sulla bambina “Vi offendete se vi dico che siete bellissima?” domandò divertito alzandosi in piedi “Me l'avete detto un'ora fa duca” “Sposa mia, potrei ripetervelo ogni ora del giorno senza mai esserne stanco” sussurrò sfiorandole il volto con la mano libera “Com'è stata la tua gita a cavallo?” “Movimentata” rispose abbassando qualche secondo lo sguardo ma la mano del marito posata dolcemente sul suo collo la costrinse a sollevare di nuovo il volto “Cosa mi nascondi?” Antonio sospirò alzandosi in piedi “Duchessa forse dovreste sedervi qualche secondo” “No dottore, mia moglie nasconde qualcosa” “Lo so duca e se volete avere l'accortezza di …” “Sei caduta?” ma il silenzio di quello sguardo bastò come risposta.
“Maria, porta Ludovica nella sua stanza” la giovane serva prese tra le braccia la bambina allontanandosi in fretta “Anna?” “Sto bene, non è successo niente” “Come vi sentite?” domandò confuso Antonio avvicinandosi a lei “Avete picchiato da qualche parte? La testa o …” “Mi spieghi com'è successo?” mormorò spaventato Gregorio stringendola per le spalle “Hai lasciato le redini? Qualcosa ha …” “Un cacciatore, lo sparo è stato forte e vicino. Vento si è spaventato e … ma c'era il tuo angelo custode con me e ha frenato il cavallo prima che i suoi zoccoli si divertissero a corrermi sopra ” “Un cacciatore? Ma che … nessuno ha il permesso di cacciare! Ho espresso il mio più totale divieto! Tu e i bambini passeggiate spesso nel bosco ed è per evitare cose del genere che ho vietato la caccia!” “Gregorio, sto bene vedi?” sussurrò sfiorandogli il viso ma le mani del marito la strinsero più forte tirandola tra le braccia “Dottor Ceppi, potete assicurarmi che sta bene?” domandò costringendola a sedere sul divano lì accanto “Dove stai …” “A tagliare la testa ad un insolente” sbottò gelido uscendo a grandi passi dalla stanza.
“Non mi avete risposto” “Cosa?” “Avete picchiato da qualche parte?” “La spalla” sussurrò “Solo la spalla” “D'accordo, fatemi vedere” sospirò abbassando leggermente il vestito.
Sotto le mani di nuovo quella pelle di seta pura che scorreva senza incontrare ostacoli, fresca e profumata come quelle pesche perfette che i contadini studiano nei più piccoli particolari.
Così bella da costringerlo a trasalire, e lei lo sapeva, conosceva bene l'effetto che aveva su di lui, sul suo animo povero e abbandonato perché  sorrise appena piegando leggermente la testa di lato, i capelli scivolarono via regalandogli la visione di quel collo che tanto aveva amato “Avete … avete un bel livido duchessa” mormorò tremante seguendo con le dita le linee della spalla “Vostro marito non ne sarà molto contento” “Mio marito non sarà a casa fino a quando non avrà trovato quel cacciatore” rispose “Si preoccupa sempre troppo” “Potevate ferirvi in modo grave duchessa” “Ma non è successo” raddrizzò di colpo la schiena allontanandosi leggermente dalla sua mano “Avete qualche consiglio medico da darmi per questo livido?” “Purtroppo no. Dovete solo evitare di caderci sopra di nuovo, potete farlo?” la sentì ridere mentre le mani coprivano di nuovo la spalla con la stoffa chiara nascondendogli la sua dolcezza “Non preoccupatevi, non è mia intenzione cadere di nuovo” si voltò verso di lui sorridendo appena, un sorriso falso, ingannatore, così delicato da sembrare solo una stupida smorfia “Vi ringrazio dottore” un leggero inchino e poi passi delicati e la consapevolezza di doverla lasciare presto, molto presto perché quegli occhi stavano violentemente divorando la sicurezza della sua nuova vita.


 

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Capitolo 14
*** Mi è bastato uno Sguardo ***


                   Mi è bastato uno Sguardo




“Siete stato molto bravo” l'uomo sorrise senza staccare gli occhi dal gazebo a pochi metri da loro “Non scherzo sapete? Avete salvato la vita della vostra signora” “Ho sempre creduto che il mestiere più pericoloso fosse il soldato, la guerra difficilmente ti lascia la libertà di vivere” “E invece?” “E invece ho incontrato la duchessa e ho cambiato idea sulla difficoltà dei lavori” Antonio sorrise scuotendo leggermente la testa.
La vicinanza con quell'uomo l'aveva aiutato a scoprire di nuovo Anna, i suoi movimenti, la sua voglia di oltrepassare i limiti, quel cuore debole che non si arrendeva alla realtà “Come l'avete incontrata?” l'altro socchiuse gli occhi voltandosi verso di lui.
Aveva il volto abbronzato dal sole e una cicatrice che solcava tutta la guancia destra terminando sul collo, non si era mai reso conto della grandezza di quel segno, forse perché la distanza tra loro aveva sempre nascosto tutto ma ora, di fronte a quegli occhi chiari come il cielo restava immobile ad ascoltare “Il mio passato non è qualcosa di cui vado fiero dottore. Ero un reietto, un ladro assassino che non si faceva scrupoli. Ho passato vent'anni in prigione, ho scoperto la solitudine, il dolore violento che provoca l'isolamento. Il mio unico punto di contatto con il mondo era un vecchietto, un uomo per bene che ogni pomeriggio veniva in prigione per leggere libri a noi poveri dimenticati” sorrise appena divertito da quel ricordo ormai passato “Ascoltavo le sue parole con avidità, come un bambino che vuole scoprire il mondo attraverso gli occhi del padre. Ho scoperto la pace, ho imparato a chiedere scusa, a perdonare la vita e a rispettarla. Quel vecchietto era un prete, parlava di Dio con un sorriso enorme in volto, come se potesse vederlo e parlare con lui ogni giorno. Morì pochi mesi prima del mio rilascio e da allora, decisi di diventare un uomo migliore, un uomo per cui lui, così buono, potesse essere fiero” “Ci siete riuscito?” l'altro scosse leggermente la testa sospirando “Non è facile trovare un lavoro quando passi la vita in prigione. Avevo buttato via i miei vent'anni, la possibilità di avere una famiglia, ma ci ho provato, Dio solo sa quanto ho provato ad essere normale. Poi un giorno, mentre sedevo sulle rive del fiume sentii una voce: sapete dirmi come si arriva al borgo?” ascoltava incantato dipingendo davanti agli occhi ogni più piccolo attimo di quei ricordi preziosi, vide l'altro sospirare dolcemente e poi di nuovo la sua voce “Mi voltai e la vidi. Giovane e bella, con il volto leggermente arrossato dalla corsa a cavallo e i capelli sciolti. Le chiesi come mai una donna viaggiava sola per i boschi e lei mi rispose che la solitudine non era qualcosa di cui aver paura perché nella solitudine si impara a conoscere sé stessi” “Anna ha sempre amato la solitudine, le dava modo di scappare dalla monotonia della vita” “L'ho accompagnata fino al borgo e quando la vidi sorridere beh … nel cuore …” si portò una mano al petto tornando a concentrarsi sulla donna seduta all'ombra “ … è successo qualcosa dottore. È bastato un sorriso per incatenarmi al suo futuro. Abbiamo passato quel pomeriggio assieme, mi ha fatto domande, ha ascoltato la mia storia senza giudicarmi e poi, come se niente fosse ha detto: venite a casa con me, mio marito saprà come aiutarvi” “E voi avete …” “L'ho seguita. Mi ha portato a casa come un cucciolo indifeso. La faccia del duca quando mi ha visto?” scoppiò a ridere passandosi una mano tra i capelli d'ebano “Diciamo che era piuttosto riluttante ma la duchessa ha così insistito da convincerlo. Da allora mi occupo della sua sicurezza” “Davvero?” domandò incredulo ma l'altro annuì orgoglioso “Non crediate che sia stato tutto semplice. Per otto mesi e mezzo sono stato seguito da due uomini armati per evitare che la duchessa venisse messa in pericolo ma ho giurato fedeltà al mio signore, ho consegnato la mia vita nelle sue mani. Sono stato sincero con lui, gli ho raccontato la mia storia senza mai vergognarmene. Il tempo ha fatto il resto” “Voi amate la vostra signora non è vero?” “Voi no?” trasalì indietreggiando di un passo “Non temete dottore. Non dirò niente a nessuno” “Ma che … io non …” “Oh andiamo! È scritto nei vostri occhi. Ogni volta che la guardate, che parlate con lei. Siete ancora attaccato ad un passato che ormai non esiste più” “Credetemi, Anna ormai è solo un piacevole ricordo” “Non si resta immobile per ore intere a fissare i piacevoli ricordi, non si passano le notti sveglie per loro e non si mette in discussione il passato per loro” “Credetemi, sono più che convinto che sia solo questo ormai per me” “Come volete dottore” mormorò divertito tornando a fissare il gazebo “Perché avete chiesto …” “Perché sono innamorato della mia signora, se non fosse già sposata probabilmente la sposerei io. Poco importa se è nobile di nascita, è così bella d'animo, così pura nei sentimenti … la sua vita è diventata la mia, i suoi respiri, i suoi sorrisi. Ho imparato ad amare di nuovo grazie a lei, i suoi figli mi vogliono bene quasi come se fossi parte della loro famiglia. Ho dimenticato il mio passato ma se le accadesse qualcosa, se qualcuno la toccasse o la ferisse o la facesse piangere, se accadesse qualcosa a quei bellissimi bambini tornerei ad essere quell'assassino senza cuore perché la mia signora mi ha restituito la vita” in quelle parole era custodita tutta la gratitudine di un uomo verso un angelo che ancora una volta era riuscita a salvare un cuore stanco e pieno d'odio.
Seguì lo sguardo dell'uomo fino a quella ragazza sorridente che si era alzata in piedi giocando con il figlio, correndo nell'erba fresca evitando di farsi toccare da quelle manine piccole e perfette, manine che guardavano al futuro, che un giorno, avrebbero fatto grandi cose e che per ora, si limitavano a cercare la mamma senza verfofnarsi di mostrare a tutti, perfino a lui, l'innocenza di quegli attimi passati assieme.

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Capitolo 15
*** Decidi da sola la tua vita ***


                    Decidi da sola la tua Strada 






Allora? Come vuoi risolverla questa cosa?” “Da quando sono affari tuoi?” domandò divertita continuando a passeggiare lungo il viale alberato “Da quando nostra madre vi ha generato dopo di me duchessa” “Oh” sussurrò sfiorando con le dita i petali di una rosa “Allora è questa la vostra preoccupazione conte, l'etichetta che impone al fratello maggiore la responsabilità della famiglia” “Siete brava duchessa, molto brava” lo sguardo si fuse per qualche secondo al suo cancellando il passato, il presente, quella folle realtà dove una donna passeggiava assieme ad un fantasma per i giardini della propria casa “Diciamo che ho avuto modo di conoscere la vita” “Hai ragione, ora però hai bisogno di rallentare un po'” “Riposo già tanto” “Continua a ripetertelo, forse prima o poi ci crederai anche tu” “Guarda che come ti ho fatto apparire dal nulla posso farti sparire” “Non credo” esclamò divertito sfiorandole il volto “Ti manco sorellina, ti manco così tanto che non riesci a lasciarmi andare, non l'hai mai fatto” “Lo so” sussurrò abbassando qualche secondo lo sguardo “È colpa tua, te ne sei andato senza pensare a me. Mi hai lasciato senza più un riferimento al mondo” “Credevo di averti lasciato in buone mani, ne ero così convinto Anna, speravo che fosse il battito del tuo cuore, quell'amore puro a cui sei sempre rimasta legata e invece …” si fermò qualche secondo studiando il viso della sorella, così bella, così lontana da lui eppure tanto vicina “ … ho sbagliato. Ho fatto un'errore Anna, un errore enorme e ora ne stai pagando le conseguenze” “Non hai scelto tu la mia vita. Non è colpa tua” “No ma potevo proteggerti, potevo farlo tante di quelle volte e ora, ora sono qui a parlare con te con la consapevolezza di creare in tuo marito solo paura” un dolcissimo sorriso le colorò le labbra costringendolo a fare altrettanto “Sei ancora innamorata di lui?” “Cosa?” “Lo ami ancora?” “Perché vuoi saperlo?” “Perché hai passato anni interi a pensare a lui, al suo ricordo, all'amore che vi ha legati. Hai incontrato un altro uomo, ti sei sposata, hai due bambini meravigliosi e la vita che ho sempre sognato per te eppure lui continua a rientrare nei tuoi giorni. Ne sei ancora innamorata?” la vide sospirare, abbassare qualche secondo lo sguardo, via, lontano dai suoi occhi come se d'improvviso, in quell'enorme groviglio di emozioni potesse trovare un senso logico, una via per decifrare finalmente i propri pensieri.
Poteva leggere sul suo viso ogni sentimento, ogni parola, ogni battito di cuore. C'era sofferenza, passione, una voglia sfrenata di vita e l'amore, l'amore violento che spacca il cuore e lacera l'anima ma quello, non era lo stesso amore che le batteva in petto anni addietro.
Era qualcosa di diverso, un amore maturo, consapevole, pieno di passione e serenità, un amore che aveva finalmente dato respiro al suo cuore troppo a lungo maltrattato “Io sono …” sorrise appena cercando le parole giuste per spiegare il proprio respiro “ … sono ancora innamorata di lui. Lo sono sempre stata, lo sarò sempre credo, è stato importante per me. Era l'amore della mia vita, quel tremito leggero che fa battere un giovane cuore. Mi ha insegnato la felicità, l'attesa piena di impazienza delle gioventù, quando resti sveglia tutta la notte pregando che l'alba arrivi presto per vedere di nuovo quegli occhi” l'uomo di fronte a lei annuì dolcemente stringendola dolcemente per le spalle “Resterà sempre dentro di me, ogni giorno che passa, ogni giorno che Dio mi regala penserò a lui sorridendo, lo ringrazierò per essere stato tanto dolce con me e mi arrabbierò continuamente con lui perché forse, se non fosse scappato da me, ora ci sarebbe lui al mio fianco ...” “Non devi pensare che sia sbagliato, non è …” “... ma non è lui che immagino ora, qui con me, accanto a me” gli occhi del fratello si aprirono in un sorriso enorme perché finalmente, in quelle parole, in quello sguardo silenzioso e delicato era uscita la verità, quella verità che per giorni interi aveva cercato e che ora era lì, solida e limpida davanti al mondo “Gregorio mi ha salvato la vita sai? Ero stanca, delusa, abbandonata all'idea di passare la mia vita sola, avevo mia figlia, una forza enorme e meravigliosa. Era la mia piccola bambina, il mio raggio di luce e poi …” si fermò qualche secondo ridendo di quei ricordi tanto belli
“ … un uomo alto, dagli occhi gentili e il sorriso di un angelo è apparso dal nulla. È arrivato d'improvviso, come un temporale estivo che porta refrigerio, la sua voce ha portato allegria nel mio cuore. Ero ferita e distrutta, inginocchiata davanti al futuro e lui mi ha preso per mano, si è innamorato di me, di Anna e non di una pallida imitazione del passato” “Anna non è mai una pallida imitazione del passato” puntualizzò stizzito il fratello tirandola dolcemente in avanti, la mano stretta alla sua mentre passeggiavano di nuovo fianco a fianco “Amo mio marito, sono innamorata di lui e se potessi tornare indietro, se mi chiedessero di scegliere di nuovo farei tutto esattamente come ho fatto fino ad ora. Sceglierei mio marito, il suo sorriso, la sua dolcezza, quella sfrontata voglia di urlare al mondo che sono solo sua, che non importa dove siamo o con chi parliamo, io sono sua e non ha paura di lottare per questo” “Eh si, sei diventata grande” “È vero?” ribatté divertita stringendosi dolcemente nelle spalle “Quand'è accaduto?” “Credo che il tempo passato sia un ottimo punto di partenza per la tua risposta” “Eri così piccola, così bella e delicata. Avevo promesso di proteggerti contro il mondo intero. Crescendo ho capito che non avevi bisogno di questo, che eri abbastanza forte per difenderti dal mondo” “Avevo sempre bisogno di te” “Certo che ne avevi bisogno. Come avresti risolto altrimenti le liti con i tuoi compagnucci di merende?” “Chi?” “La contessa Rolandi, il duca Magistri e quel pomposo damerino del conte Castelli” “E tu come lo sai?” domandò stupita ma lui ridacchiò divertito dandosi un'aria saccente, la stessa che da ragazzi colorava il suo portamento “Ti facevo seguire” “Con che coraggio venite a dirmelo conte?” ma lui scoppiò a ridere abbracciandola di colpo “Credevi davvero che ti avrei lasciato andare in giro da sola alla tenera età di quattordici anni? Che fratello sarei stato? Eri la mia luce Anna, non avrei permesso a nessuno di portarti via” chiuse gli occhi perdendosi nel profumo del fratello.
Un odore delicato e potente assieme che la riportava violentemente a quegli anni, a due giovani spensierati che ridevano assieme, giocavano, correvano per un parco enorme incuranti delle raccomandazioni materne.
Due giovani che non avevano mai nascosto a nessuno il meraviglioso rapporto che correva tra loro e quell'abbraccio, aveva lo stesso profumo di tanti anni prima.
Strinse le braccia attorno al fratello sorridendo “Mi sei mancato così tanto” “Lo so” sussurrò Fabrizio passando una mano tra quei fili di seta scura che si intrecciavano alle dita perdendosi sulla schiena della ragazza “E resterò con te fino a quando ne avrai bisogno” “Fino a quando il mio cuore si divertirà a togliermi il respiro?” “Fino a quando non avrai risolto tutti i tuoi quesiti” “Allora credo che non vi basterà l'eternità intera conte” “Duchessa, voi sottovalutate il mio potere. Avete appena fatto una scelta sapete?” “Il mio amore? Quello era semplice conte, la mia scelta riposava al sicuro nel cuore, la presenza di quel ricordo confondeva i pensieri ma la purezza del mio presente è più forte” “Quanti altisonanti paroloni tutti assieme” esclamò divertito staccandola dolcemente da sé “Semplice o meno, avete scelto e questo restituirà un po' di pace al vostro cuore. Ora, come risolverete il problema che si pone davanti a voi?” “Il ricevimento per il fidanzamento di Emilia?” “Il fatto che vostro marito sa il vostro piccolo segretuccio duchessa” “Ci penserò” “Ti ama davvero Anna” strinse le mani attorno al volto della sorella soffermandosi sulla dolcezza dei suoi lineamenti “Perché si è accorto di tutto senza chiederti mai niente. Sono grato al cielo che sia al tuo fianco” posò le labbra sulla sua fronte lasciandovi un bacio leggero, un bacio delicato e puro che l'avrebbe accompagnata per sempre.


 

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Capitolo 16
*** Cinque Lettere ***


                                          Cinque Lettere




“Otto” “No amore mio” sussurrò divertito prendendo in braccio la figlioletta “Sei troppo piccola per giocare a fare il matematico” “No papà” “Ehi” le diede un bacio posando il piccolo abaco sulla scrivania “Non è questo il tempo di studio angelo mio. Devi giocare e ridere e scoprire le cose belle dell'infanzia” “Con papà” esclamò divertita posando la testolina sulla sua spalla “Certo, assieme a tuo padre. Giocheremo, prenderemo il te in giardino chiacchierando di quello che vuoi …” ripose nella libreria un volume continuando a stringere la bambina con un braccio “ … e penseremo al tuo futuro. Sceglierai la tua strada come più ti piace e il tuo papà sarà al tuo fianco per sorreggerti e guidarti” “Mamma?” per qualche secondo, qualche lunghissimo secondo il mondo attorno a loro scomparve.
C'erano solo gli occhi di sua figlia, occhi grandi e scuri come la notte, occhi dentro i quali si perdeva in un infinità di paure.
Come avrebbe cresciuto quella bambina? Come le avrebbe spiegato la verità? Lei così indifesa che chiedeva della sua mamma, che dipingeva nel quadro a colori del loro futuro il suo volto, la sua voce gentile, il suo profumo.
Sorrise appena seguendo con un dito i lineamenti della piccola “La mamma sarà la donna più bella del nostro mondo. Sarà così bella da rendere le madri delle altre giovani invidiose di lei” ma quei passi leggeri nel corridoio li conosceva bene.
Tornò a concentrarsi sui libri ordinatamente infilati nella libreria cancellando di colpo quell'attimo di debolezza “Gregorio, sai dov'è …” “Mamma!” un bel sorriso le colorò il volto mentre le braccia della bambina si tendevano verso di lei “Eccolo qui il mio angelo” esclamò divertita prendendola tra le braccia” “Da dove vieni?” domandò confuso osservandone i movimenti “Da una piccola gita nel parco” “Ti sei divertita?” annuì appena prendendosi quel bacio leggero carico di dolcezza “Il marchese Rivetti ha mandato un invito” “Per cosa?” “Per un ballo” “Un ballo?” “Una situazione dove dame e cavalieri danzano avvolti da note e …” “Ma davvero?” ribatté ironico ma lei non lo ascoltava nemmeno più.
Rideva felice danzando per la stanza assieme alla bambina, un passo, un altro ancora e quello scroscio di risate improvvise che coloravano ormai ogni suo pomeriggio “Il dottor Ceppi partirà questo pomeriggio” riprese sedendosi dietro alla scrivania “Anna?” “Lo so, ti ho sentito anche la prima volta amore mio” “Intendi raggiungerlo il mese prossimo? Nascerà suo figlio” “Vieni con me?” domandò divertita giocherellando con le manine di Ludovica “Dovresti salutarlo prima che se ne vada” “Non mi hai risposto” si voltò verso di lui socchiudendo appena gli occhi “Vieni con me?” “Tu la smetterai di nascondermi le cose?” quei pochi secondi passati a spiarsi, a leggersi nell'anima erano bastati a tutti e due per capire che in realtà, quel male immenso che custodiva il suo cuore non era più un segreto.
Lo leggeva nello sguardo terrorizzato di suo marito, in quella voglia folle di abbracciarla che ogni ora del giorno tornava a sconvolgerlo “Dovresti riposare un po'” “Hai ragione” “Davvero?” domandò stupito ma lei scoppiò a ridere avvicinandosi alla scrivania “Che c'è?” “Mi hai sconvolto sposa mia, non mi dai mai ragione, quando lo fai è …” “State attento duca, potrei anche rimangiarmi tutto” si chinò dolcemente verso di lui fino a quando le labbra non si sfiorarono in un bacio delicato “Andate avanti voi duca, io riposo per qualche ora e poi vengo a salutare il dottore” un debole cenno d'assenso e poi solo le risate fresche della sua bambina lungo i corridoi.




“Volevo rigraziarvi” “Non dovete” “No andiamo, insisto dottore, vi siete preso cura della mia sposa” gli porse un foglio di carta magistralmente ripiegato su sé stesso, un nastrino di seta ne avvolgeva il contenuto e si fermava in un nodo dove la cera lacca era amabilmente disciolta e lo stemma di famiglia brillava violento.
“Questo cosa …” “Un piccolo regalo. Un dono per il vostro ospedale. Apritelo solo quando sarete a Genova” “Duca io non so come … non posso accettarlo” “Si che potete” esclamò divertito dandogli una leggerissima pacca sulle spalle “Per i vostri malati, per i vostri studi e per la nascita di vostro figlio” “Vi ringrazio” “Allora, sapete già che nome dare al vostro erede?” “No, non ancora” rispose confuso passandosi una mano in viso “A dire la verità sono impaziente, non so ancora se sia maschio o femmina” “Non datevi pena amico mio, vedrete che sarà comunque una gioia immensa” “Non lo metto in dubbio” i servi si affaccendavano attorno a loro, quel piccolo rinfresco d'addio organizzato apposta per lui era stata una piacevole sorpresa.
Qualcosa di diverso che aveva rotto il pensiero fisso che quei giorni avevano scolpito a fuoco nella sua mente “Vostra moglie sarà impaziente di riavervi a casa” “Non è l'unica” esclamò divertito toccando leggermente il calice del duca con il proprio “Vi conosco da tempo ormai e posso considerarmi vostro amico” “Un buon amico” puntualizzò Gregorio “Proprio per questo, per l'amicizia che ora ci lega e per l'affetto che ho imparato ad avere nei vostri confronti ho bisogno di parlare con voi di una cosa” “È importante?” “Vostra moglie” “Mia moglie” sussurrò l'altro perdendosi con lo sguardo da qualche parte “La mia bellissima moglie che maschera la realtà dietro ai sorrisi” “Come dite?” “Nulla” mormorò tornando a concentrarsi su di lui “Di cosa volevate parlarmi?” “Mi avete chiesto di vegliare sulla sua salute e l'ho fatto ma fino ad ora, vi ho nascosto una cosa duca, una cosa che avrei dovuto confidarvi subito e che invece ho tenuto dentro per tutto questo tempo” “Non aspettate troppo” lo osservò confuso tentando di capire cosa significassero quelle parole uscite fuori dal nulla “Se continuate a girarci attorno non lo direte mai dottore” “Non è una cosa semplice da dire” “Sono cinque lettere” si bloccò di colpo trattenendo il respiro “Conosco bene le bugie della mia sposa sapete? Crede sempre di potermi nascondere tutto. La rabbia, la paura, quei battiti troppo forti che spesso le tolgono il respiro. È il suo cuore lo so bene, l'ho sempre saputo” “Come?” sorrise mesto posando il calice sul vassoio di un servo “Il nostro medico di fiducia è un mio buon amico. Le confidenze che voi fate a me ora, il dottor Raimondi me le ha fatte mesi addietro. Era solo un controllo, non si era sentita troppo bene, una semplice infulenza. Le ho detto tante volte di non cavalcare con la pioggia ma lei non mi ascolta mai” sospirò perdendosi in qualche pensiero lontano “Quando il dottore l'ha visitata ho smesso di respirare. Ricordo ancora ogni secondo di quegli attimi. Le sorrideva parlando amabilmente ma nei suoi occhi c'era qualcosa di gelido, quello sguardo non lo dimenticherò mai sapete? Lo sguardo di chi impotente cerca una spiegazione, un modo, una via d'uscita. Anna conosce la verità, la conosce da sempre e prova a mascherarla, me la nasconde per evitarmi ogni sofferenza” “Non immaginavo niente del genere. Vostra moglie non mi ha mai detto di …” “Dottore, ci sono giorni in cui mi moglie vorrebbe infilzarvi con la forchetta per la carne” sorrise annuendo leggermente “Non vi avrebbe mai raccontato niente del genere” “Ci sono cure da seguire, una dieta adeguata e nuovi trattementi da provare” “La mia sposa fa già tutto quello che deve per la sua salute ma non credo ci siano altri motivi per costringerla a lottare più di quanto non stia facendo ora” sospirò perdendosi qualche secondo nell'espressione del duca.
Conosceva bene quello sguardo, era lo stesso che anni addietro l'aveva massacrato, conosceva il suo dolore, la rabbia del suo cuore, la voglia folle di spaccare cose, urlare, inveire contro il cielo.
Aveva provato le stesse cose, come poteva ora permettergli di restare lì, immobile nel vuoto a soffrire? A dire addio all'amore della sua vita? Come poteva guardarlo senza fare niente? Avrebbe perso sua moglie, la sua Anna, la stessa Anna che batteva ancora violentemente nel suo cuore, nonostante la sua nuova vita, nonostante sua moglie e il figlio che tra poco gli avrebbe regalato.
Fece un bel respiro posando il calice di vino “Duca, lo so che siete stanco, avete paura, una paura folle di perderla ma se non la costringete a lottare la perderete così velocemente da non accorgervene nemmeno” “La sto perdendo ogni giorno dottore, ogni giorno un po' di più. Conosco bene questa malattia, mia madre è morta della stessa cosa. È stato orribile, ho vissuto assieme a lei dolori che non le avrei mai concesso di provare ma chi sono io per impedirlo? Sono forse un Dio?” sorrise appena tornando a nascondersi dietro al volto di un uomo duro, pieno d'orgoglio e serenità “Ora basta parlare di cose tristi amico mio. Avete ben altro in testa” si voltarono verso le scale incontrando il sorriso meraviglioso di Anna.
Scendeva dolcemente i gradini con Edoardo alla sua destra, la mano stretta a quella della madre e un bel sorriso sul visetto.
Aveva indossato un bel vestitino color panna con cuciture dorate, la giacchetta ordinatamente chiusa sul petto e i capelli raccolti in una codina color del grano che scendeva sulle spalle.
Sembrava un uomo in miniatura, così uguale a suo padre, così fiero e orgoglioso mentre teneva per mano al sua bellissima mamma.
Scendeva accanto a lei incurante delle persone attorno a loro, incurante di quella situazione tremenda che toglieva il fiato a suo padre, a quell'uomo venuto da molto lontano per prendersi cura di loro.
Ludovica se ne stava amabilmente aggrappata a lei, con la manina posata sul suo seno e i capelli raccolti sulla nuca dove nastrini colorati si fondevano all'ebano.
Era piccola e graziosa, con occhi grandi e profondi sempre pieni di sorrisi, sempre colorati di vivacità, gli stessi occhi che ora sorridevano a Gregorio.
“Non dovresti stancarti così” “Quanto pensi che pesi mia figlia?” rispose divertita fermandosi a pochi passi da loro “Dottore, mi rincresce davvero perdervi sapete? Siete stato un'ottima compagnia per me in questi giorni” ma lui non rispose, si limitò a sorridere abbassando lo sguardo perché quella bugia magistralmente nascosta tra le parole era più bella che mai “Ma comprendo che avete cose importanti a cui non potete rinunciare” “Vi ringrazio duchessa” Edoardo lasciò la mano della madre permettendole di stringere quella del medico.
Un contatto leggero che bastò a mandarlo in totale confusione, la sua pelle, il profumo di quella seta che troppo a lungo aveva solo immaginato e poi il suo sorriso, fresco, malizioso, pieno di ironia che giocava costantemente con lui, con i suoi occhi, con la sua volontà troppo debole per opporvisi.
Fece un bel respiro baciando lentamente la sua mano “Vi ringrazio per la vostra ospitalità duchessa, siete stata …” “Meravigliosa?” sorrise annuendo leggermente “Spero di non offendervi in alcun modo chiedendovi di aver cura di voi” “Perché dovreste?” domandò confusa tornando a stringere la mano del figlio “Siete un medico, è più che sensata la vostra preoccupazione” “No io … non intendevo …” “Amore mio” mormorò Gregorio avvicinandosi a lei “Credo che il dottore abbia bisogno di parlare qualche minuto con te” “Tu pensi?” le sfiorò il volto con una mano seguendone i lineamenti “So già cosa mi dirà” “Lo so, ma per il tuo bene e per il suo, resta a parlare assieme a lui, solo pochi minuti” “Gregorio io non …” “Di cosa hai paura?” ma lo sguardo sul viso della moglie era già di per sé una risposta “Sarò qui accanto con i bambini, non mi allontanerò mai” sorrise mentre quel lievissimo assenso uscì dalle sue labbra.
Prese la figlia dalle sue braccia tornando a voltarsi verso Antonio “Vi chiedo scusa amico mio” “Per cosa?” “Per avervi mostrato le mie spalle per qualche minuto ma vedete …” Edoardo lo fisso confuso mentre tendeva la mano verso di lui “ … per evitare alla mia bellissima sposa altre fatiche, porterò i bambini a giocare un po'” “Ma padre io non …” “Andiamo, lascia alla mamma il tempo per salutare il dottore” a malincuore e senza voglia alcuna, la manina di Edoardo si strinse attorno alla sua.
“Non dovevate” ma lei sorrise seguendo i passi dei suoi bambini nel prato lì affianco “Non è stata una mia scelta, mio marito ha pensato che potesse aiutarvi a partire senza rimorsi” restò immobile ad osservarla, il suo corpo, il respiro lento che muoveva dolcemente il suo petto, quel vestito color dell'ambra che rendeva la sua pelle ancora più chiara.
Era silenziosa, troppo silenziosa per essere Anna.
Lo sguardo perso su qualcosa, su qualcuno che sembrava accompagnarla ovunque, gli occhi concentrati, lontani, leggermente socchiusi per proteggersi da quei raggi di tramonto “Vostro marito conosce la verità” “Lo so” mormorò sorridendo “Non riesco mai a nascondergli niente” “Mi avete mentito” “Quando?” domandò tornando a cercare i suoi occhi “Quando mi avete raccontato di quel segreto, avete detto che era importante, che non gli avreste mai raccontato niente per evitare di farlo soffrire” “Sei una bugiarda sorellina” ridacchiò divertita mentre l'immagine di suo fratello appariva lentamente accanto a lei “Credete sia semplice provare a nascondere le cose a Gregorio? Pessima idea” “E allora perché l'hai fatto?” “Credevo di riuscire a regalargli una parvenza di normalità. Qualcosa che assomigliasse alla realtà finta che mi dipingevo attorno” “Ma vostro marito non merita niente del genere” “Ha ragione” “Tu che ne sai?” esclamò ironica ma si accorse ben presto che quell'esclamazione uscita dal nulla, quell'attimo di sé stessa, aveva colpito Antonio con una violenza impressionante.
Non era con lui che parlava, non era a lui che rivolgeva le proprie attenzioni ma a quel fratello che ora rideva appoggiandosi alla carrozza affianco al medico “Perdonatemi” sussurrò abbassando qualche secondo lo sguardo “Pensavo ad alta voce” “Non … non fa nulla. State bene?” domandò confuso cercando i suoi occhi, aveva il volto arrossato e le mani continuavano a torturare un laccetto di seta “Duchessa, se sentite …” “Sto bene” esclamò gelida “Non preoccupatevi per me” “Stai scherzando?” tremò leggermente sotto il colpo di quelle due stupide parole.
Un cambio di tono, il passaggio dal voi al tu così violento, così doloroso e pieno di rabbia “Non preoccuparmi? Sei impazzita? Anna tu sei …” “Sono stata qualcosa!” “Eccoci finalmente. Ora la mia sorellina chiarirà la confusione che le regna dentro” ignorò la voce del fratello senza staccare gli occhi da Antonio “Sono stata qualcosa nel tuo passato, nel tuo presente, in quell'attimo passato a reggere una spada davanti al volto mentre mi studiavi! Mentre cercavi di capire dove fosse sparita Anna!” “Sei così arrabbiata con me?” domandò confuso avvicinandosi a lei di un passo, vide Fabrizio raddrizzarsi di colpo posando la mano sulla spalla dell'uomo trattenendolo lì, impedendogli di muovere un passo.
Bloccato tra i dubbi e le paure, incatenato da una nuova vita che ora reclamava ogni frutto di quelle scelte che durante gli anni l'avevano costretto a cambiare “Credi che sia facile per me? Lasciarti qui e andare lontano, cercare di vivere serenamente la mia vita, con mio figlio, con mia moglie mentre tu sei …” “Mentre sono qui? Di cosa hai paura? Non sono sola!” “Lo so” rispose gelido trattenendosi dall'urlare quelle parole “Ti conosco Anna, ti conosco così bene da capire che qualcosa non va, c'è qualcosa che non va e non è il cuore o la tua vita o la mia! C'è qualcosa che ti costringe ad allontarti da tutto e tutti e …” “Ora basta” si voltò verso il giardino incontrando gli occhi di suo marito.
I bambini giocavano a rincorrersi nell'erba fresca usando le gambe del padre come protezione, si aggrappavano a lui ridendo, sollevando i volti giovani verso di lui ma i suoi occhi erano lontani, inchiodati al volto di sua moglie, a quello sguardo che supplicava aiuto “Lo vedi? Lo fai di nuovo” mormorò Antonio ridendo “Ogni volta che parli con me cerchi lui!” “Cosa vuoi da me?” ribatté gelida avvicinandosi di un passo “Vuoi che ti dica che mi sei mancato? Che ho pensato a te? È stato così! È accaduto ma è stato il passato! Tu hai scelto per tutti e due e ora hai la tua vita! Goditi la tua vita e resta lontano dalla mia” “Non sono stato io Anna! Tuo marito è preoccupato per te!” “E questo come dovrebbe preoccupare anche te?” “Che vuol dire?” domandò stupito allargando le braccia “Tu stai … che cosa dovrei fare? Fingere indifferenza?” “Ti costa tanto?” “Forse dovrei imparare da te, sei piuttosto brava a fingere indifferenza!” “Tu non …” “Respira” si bloccò di colpo permettendo all'aria di entrare di nuovo nei polmoni.
Era talmente arrabbiata da non accorgersi che la mano di suo marito si era stretta attorno al suo polso bloccandola lì, impedendole di lasciare a quello schiaffo la libertà assoluta di colpire il volto di Antonio “Fai un bel respiro” la voltò dolcemente verso di sé sorridendole “Va tutto bene amore mio” “Ho solo …” “Hai perso il controllo?” domandò divertito scostandole dagli occhi una ciocca di capelli “Me ne sono accorto. Non preoccuparti, va tutto bene” le sfiorò il collo spiando il volto del medico oltre le sue spalle “State bene?” “Meglio di vostra moglie” la sentì tremare violentemente, se non l'avesse stretta per le spalle si sarebbe voltata prendendolo a schiaffi senza rimorso alcuno “Madre?” sussurrò Edoardo stringendole dolcemente una mano “State bene?” “Si, si amore mio, sto bene” “Siete sicura?” “Ti va di accompagnarmi?” il bambino annuì porgendole la mano “Vi saluto dottore, e ancora congratulazioni per la vostra meravigliosa gioia. Vi auguro ogni bene, a voi e alla vostra sposa” gli sorrise un'ultima volta prima di incamminarsi assieme al figlio lasciando un uomo confuso alle proprie spalle.

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Capitolo 17
*** Sguardo d'Amore ***



                                           Sguardo d'Amore





 “Come sta?” il medico sospirò scuotendo leggeremente la testa. Era certo che prima o poi sarebbe accaduto ma non era pronto, non lo sarebbe mai stato.
Sentì la mano dell'uomo stretta attorno alla sua spalla, il suo respiro lento e regolare “Mi rincresce duca, credetemi davvero quando vi dico che se potessi, prenderei per me tutto il dolore che vi sconvolge” “Lo so amico mio” sussurrò tremante ricacciando indietro le lacrime “Cosa posso … come posso aiutarla?” “Vi prescriverò un'altra medicina, più forte di quella che usa ma non intendo comunque lasciare la tenuta. Dobbiamo essere cauti” “Si, certo” “Padre?” si voltò di scatto incontrando lo sguardo di suo figlio.
Il medico sorrise indietreggiando di un passo mentre il bambino studiava confuso il suo volto “Ciao amore mio, che ci fai qui? Dov'è tua sorella?” “Con la balia” “Hai bisogno di qualcosa?” “Dov'è la mamma?” Gregorio sospirò chiudendo qualche secondo gli occhi, un bel respiro profondo prima di incontrare di nuovo il volto fresco del suo bambino “La mamma è … sta riposando” ma l'espressione sul viso del piccolo lo costrinse a continuare “Il dottore sta controllando che tutto sia in ordine. Sai che la mamma ultimamente non è stata molto bene” “Lo ricordo, è svenuta in giardino” “Bravo” sussurrò inginocchiandosi di fronte a lui “Ora ha solo bisogno di riposare” “Perché state piangendo?” “Io non …” ma le dita del bambino si posarono sulle sue guance cancellando di colpo le lacrime “Perché piangete?” “Duca, permettete?” mormorò il medico avvicinandosi lentamente a loro “Come sapete la salute di vostra madre è cagionevole. Ha bisogno di riposare in questo momento più che mai” “È il suo cuore non è vero?” Gregorio si voltò confuso verso il figlio “Tu come …” “Ho sentito padre, vi ho sentito mentre ne parlavate con il medico” “Avete ragione, è il cuore duca. Vostra madre non riesce più a controllare il cuore” “Non si controlla mai il cuore” mormorò il bambino abbassando lo sguardo ma la mano del padre si posò dolcemente sulla sua testa “Non aver paura bambino mio, andrà tutto bene” “Non è vero padre” sussurrò tremante “Lei morirà per colpa del cuore e noi non …” “Sarò sempre qui con voi” tirò il figlioletto tra le braccia stringendolo così forte da togliergli il respiro “Non vi lascerò mai, te lo prometto amore mio, non vi accadrà mai niente” sentì le braccia del bambino strette attorno al suo collo e i singhiozzi sommessi che l'avevano costretto a reagire di colpo.
Era solo un bambino ma avrebbe imparato ben presto a conoscere il dolore e forse, era proprio quello che non poteva sopportare.
Avrebbe voluto tenere il dolore il più lontano possibile da quella casa, dai suoi bambini ma che potere aveva lui? Non era Dio e non era un angelo, tutto quello che riusciva a fare, era restare lì, aggrappato al suo bambino, aggrappato alla vita.


“Perché non sorridi?” fece un bel respiro stringendo più forte la mano attorno alla sua “Scusa, scusami amore mio, stavo pensando” “Lo sai, non sei bravo con le bugie” sorrise appena perdendosi nella bellezza della sua sposa.
Era pallida, sfinita, ma tanto bella da togliergli il respiro.
Perfino così, perfino in quel letto sembrava la stessa che anni addietro gli aveva rubato il cuore.
“Come ti senti?” “Come questa mattina” mormorò voltando il viso verso di lui “Sono stanca” “Lo so, lo so ma vedi, il medico pensa che ti rimetterai in fretta” la vide sorridere, chiudere gli occhi e sorridere come se d'improvviso si divertisse a prenderlo in giro “Mi fai una promessa?” “Tutto quello che vuoi” “Promettimi che non sarai troppo severo con Emilia” “Cosa stai …” “Lei ama davvero quel ragazzo. Sogna una vita con lui” “I sogni sono solo sogni, ci si sveglia sempre” “E non permettere a Edoardo di chiudersi nel silenzio” “Che stai …” le sfiorò il viso seguendone con le dita i lineamenti “ … è una lista di cose da fare? È questo che stai facendo?” “Il silenzio fa bene ma nostro figlio è chiuso con il mondo, con sé stesso. Non permetterglielo amore mio, ha bisogno di liberare quel carattere tanto bello che custodisce dentro” “D'accordo” mormorò portandosi la sua mano alle labbra “E Ludovica è … lei è così piccola. Trova per lei un buon educatore, la nostra bambina è molto intelligente, non impedire di fare quello che vuole, non impedirle di leggere” “Non le impedirò niente amore mio. Farà tutto quello che vuole e nostro figlio avrà una bella vita. Prenderà lezioni di scherma con un maestro, il migliore che esista. Andrà a cavallo, viaggerà, studierà e sceglierà da solo la sua strada. Emilia …” si fermò qualche secondo sorridendole “ … Emilia sceglierà l'amore della sua vita liberamente, con il veto del padre ma pur liberamente” “Ma che …” “Oh andiamo! Sono già abbastanza indulgente con lei” “Se tua madre fosse stata così indulgente con te saresti scappato subito da qui” rispose colorando quella frase di ironia “Ehi, che cosa ti ho detto su mia madre?” “Io mi appello a tua madre ogni volta che ti comporti da sciocco” posò le labbra sulle sue interrompendo quello scriscio di risate leggere “Non devi uscire per …” “Non devo fare niente di più importate di quello che sto facendo” “Lo sai che non mi piace vederti triste amore mio. Esci da qui, vai a concludere i tuoi affari, distogli la mente da me altrimenti divento matta” “Tu sei già matta” la porta si aprì dolcemente, Edoardo reggeva un mazzo di fiori freschi, sorrideva sereno mentre passo dopo passo si avvicinava alla madre “Sono bellissimi bambino mio” “Io e Ludovica siamo stati a passeggiare nel parco” la bambina corse nella stanza aggrappandosi alle braccia del padre “Emilia!” esclamò divertita “Emilia?” “Oh … dimenticavo” sussurrò Gregorio alzandosi in piedi “Tua figlia arriverà a momenti” “Hai dimenticato una piccola cosa non è così?” “Oh andiamo! Non l'ho fatto apposta” “Ha ragione madre” lo sguardo della donna incontrò quello giovane e fresco di sua figlia.
Giovane e bella, più grande dell'ultima volta che la vide, più bella ancora.
Corse accanto alla madre abbracciandola “Che bello vedervi, come state? Come vi sentite?” “Bene, ora che sei qui bene amore mio” si staccò dolcemente da lei sfiorandole il volto con le dita “Sei ancora più bella dell'anno scorso lo sai?” “Voi siete troppo buona” “Non dire sciocchezze” esclamò orgoglioso Gregorio posando una mano sulla spalla di Emilia “Tua madre è bellissima, tu non potevi essere diversa da lei” “E tu?” domandò divertita sfiorando il faccino di Edoardo “Come stai fratellino mio?” “Sono felice di vederti” Ludovica si aggrappò al vestito della sorella costringendola a sorridere “Ciao farfallina!” esclamò divertita prendendola in braccio “Come vedi …” iniziò Anna sorridendo al marito “ … sono in ottima compagnia” “Questo dovrebbe tranquillizzarmi?” “Non preoccuparti padre, ci resto io qui con lei” “Visto? Non preoccuparti” ripeté divertita facendole l'occhiolino, un bacio leggero sulle labbra e poi solo il sorriso di sua figlia a riempirle gli occhi.


 

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Capitolo 18
*** Promessa ***



                                                     Promessa






Era bastata una lettera, una stupida lettera per convincerlo ad abbandonare ogni cosa.
Incurante del tempo, dell'ora, di ogni cosa, era semplicemente partito da Genova per lei, perché era sempre lei a scandire le sue giornate.
Aprì la porta di colpo tentando di respirare, Gregorio si voltò appena verso di lui, il volto segnato dalla stanchezza, gli occhi cerchiati e l'incarnato pallido “Scusatemi duca, perdonatemi per questo mio comportamento ma non …” “Non avete niente per cui chiedere scusa” mormorò l'altro tornando a fissare il parco oltre i vetri “Mi rincresce avervi disturbato. So che la vostra nuova vita è frenetica, un figlio cambia sempre ogni cosa ma vedete, la mia sposa ha espresso il desiderio di vedervi e non …” riprese fiato passandosi una mano in viso, le lacrime sparirono sotto quel tocco delicato restituendo alla sua voce la fermezza che gli era sempre appartenuta “ … non posso e non voglio negarle niente” “Il vostro medico?” “Nelle sue stanze” “Cosa …” “Oh, non molto ormai. La mia bellissima sposa fatica perfino a respirare” per qualche secondo, qualche leggerissimo e stupido secondo il cuore parve fermarsi nel petto.
Non esisteva più il tempo, non c'erano stagioni, niente anni o minuti, solo quel pesantissimo senso di impotenza che lo spingeva nell'angolo più buio dell'anima “Venite, vi porto da lei” annuì debolmente seguendo il duca lungo il corridoio.
Combattuto tra il desiderio di vederla che al tempo stesso, scatenava una folle e insolente paura.
Chi era lui per preoccuparsi così? Con che diritto pensava a lei? Si fermarono davanti a quella porta elegantemente decorata, una serva si avvicinò al duca porgendogli una busta chiusa da un sigillo di cera rosso fuoco “Perdonatemi” sussurrò aprendo lentamente il foglio “Maria, chiama Aldo e digli di aspettare nella libreria” la giovane annuì appena inchinandosi leggermente “Scusate dottore, come vedete, la nostra vita non è cambiata per niente” “Questo è un bene duca, la tranquillità della vita quotidiana può aiutarla” “Voi dite?” aprì lentamente la porta e d'improvviso, il marito preoccupato e stanco sparì dietro ad un sorriso bello come il sole.
Si avvicinò al letto, la mano stretta a quella della ragazza e gli occhi pieni di luce mentre le sfiorava dolcemente le labbra “Come stai amore mio?” “Come l'ultima volta che l'hai chiesto” “Ti ho portato un regalo sai?” si scostò leggermente di lato, Anna sorrise appena stringendo più forte la mano del marito.
Non era quella la reazione che si sarebbe aspettato. Quando l'aveva lasciata avevano litigato per l'ennesima volta, in fondo, ogni loro incontro era un litigio ma quello, quello era un attimo di Anna, un attimo pieno di quel ricordo che non era mai uscito dal suo cuore.
“È un piacere rivedervi duchessa” “Lo pensi davvero?” un tremito leggero gli sfiorò la schiena salendo fino alle labbra perché non ricordava nemmeno più l'ultima volta che gli aveva dato del tu “Penso che siate sempre bellissima” “Già” mormorò ridacchiando “Mio marito non fa altro che ripeterlo” “Perché è la verità amore mio” “Quanto posso essere bella in questo momento? Pallida, debole, con i capelli in disordine e le labbra livide” ma un leggerissimo colpo di tosse le impedì di continuare a parlare.
Una giovane dai capelli color del grano si avvicinò al letto porgendole un bicchiere d'acqua ma quel leggero movimento della testa la costrinse ad indietreggiare di nuovo.
“Anna, ora devo lasciarti per qualche ora” “Lo so” “Qualche ora appena amore mio ma ti prometto, che sarò qui quando ti sveglierai” “Correte duca, altrimenti il prefetto si arrabbierà molto” le diede un bacio e senza più aggiungere una parola lasciò la stanza.
“Puoi sederti, prometti di non lanciarti cose” “Ne siete sicura?” “Perché?” “Perché se volete solo …” “No” sussurrò socchiudendo gli occhi “Perché mi tieni lontano così?” lo sguardo confuso sul viso dell'uomo la costrinse a sorridere “Scusa, a volte vedo cose che non dovrebbero esistere e parlo con ...beh, non ha importanza” l'altro annuì appena sedendosi accanto al suo letto.
Era confuso, confuso da quel cambio improvviso nel tono della sua voce, confuso da quel sorriso che restava saldamente ancorato alle sue labbra e che nonostante tutto, non era per lui.
“Come sta il tuo bambino?” “Cosa?” “Tuo figlio, il bambino nato un mese fa” “Oh … bene, sta bene” ma quell'espressione la conosceva bene, fece un bel respiro continuando a parlare “Assomigli a mia moglie anche se lei continua a ripetere che ha i miei occhi” “Davvero? Stai attento dottore, quando sarà grande avrà una fila di belle damine fuori dalla porta di casa” “Anna è … tu stai ...” “Per morire” un debole sorriso le colorò le labbra mentre le dita giocavano con una ciocca di capelli “Gregorio prova a nascondermi la sua sofferenza ma lo vedo, lo vedo bene sai? È stanco, sfinito dal mio male e vorrei evitargli tutto questo dolore ma non so come fare così, l'unico modo che ho è lasciarlo andare” “Non lo aiuti così. Soffrirà, si sentirà morire” si voltò appena cercando gli occhi azzurri del medico “Non è così semplice Anna. Non passerà mai, non basterà tutto il tempo del mondo a lenire quel dolore” “Non posso cambiare il presente” “Lo so” “Imparerà a camminare da solo e sarà un ottimo padre e non ...” una lacrima scivolò via da quegli occhi di notte costringendolo a tremare “ … la cosa che fa più male è non poter vedere i miei bellissimi bambini crescere. Non poterli abbracciare o toccare. Non poter più baciare mio marito e so che è egoista, so che è sbagliato ma vorrei vivere in eterno accanto a lui” “Non è sbagliato, è amore” “Questa è la seconda volta che amore si prende gioco di me” quel sorriso tra le lacrime faceva un male atroce.
Era così forte e potente da sconvolgerlo, d'improvviso ogni cosa si era mischiata a quel sorriso.
Le certezze, l'amore ormai passato per quella donna meravigliosa, i loro ricordi assieme.
Tutto di nuovo confuso e senza più alcun senso.
La mano si mosse da sola, le dita si strinsero attorno al suo polso, la sentì tremare leggermente mentre gli occhi si sfioravano dolcemente “Il mio non è mai stato un amore falso Anna” “Lo so” “No, no non lo sai, non l'hai mai saputo, credevo di non meritare la dolcezza del tuo mondo e ho sbagliato ma non ho mai smesso di amarti” un altro sorriso, più bello di prima, puro e fragile come cristallo “Mi fai una promessa?” annuì appena stringendo più forte la sua mano “Avrai cura di Gregorio?” “Tu stai … perché?” “Perché sei stato il mio amore. L'amore della mia vita Antonio e Gregorio è … lui è l'amore fresco e puro. È fragile e dolce, ha bisogno di cure, cure che io non potrò più donargli e sto male per questo” trattenne un singhiozzo cercando di sorridere “Ma l'amore non può … non deve morire assieme a me altrimenti non potrei mai perdonarmelo. Ora il mio passato, l'amore violento che ho provato per te può prendersi cura dell'amore giovane e indifeso” l'avrebbe baciata, l'avrebbe fatto senza pensare più a nient'altro che a loro ma c'era qualcosa che lo bloccava lì, qualcosa di invisibile, un muro di cristallo, un filo invisibile che lo tirava costrantemente indietro.
“Non ti sto chiedendo di fare da balia a mio marito, lui non ne ha bisogno. Ti chiedo solo di costringerlo a vivere. Non permettergli di rifugiarsi nell'angolo più cupo del cuore, dove le ombre mangiano i ricordi” le sfiorò il viso con un dito seguendone i contorni poi quelle deboli parole che uscivano dall'anima “Te lo prometto Anna” la vide sorridere, tremare leggermente sotto quella carezza delicata a cui non era più abituata ma che le era mancata da morire perché il presente senza passato non ha alcun valore.

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Capitolo 19
*** Amore ***



                                                                                    Amore





Aveva sempre amato con ogni fibra del suo essere, con ogni briciolo di vita che il suo cuore poteva sopportare, sorrise posando una mano sul seno “Non è buffo?” domandò divertita voltandosi verso l'acqua fresca della fontana “Ho sempre usato il cuore, nella vita, nelle mie scelte, l'ho costretto a battere così forte da farmi male” “La vita non si può spiegare” “Mai?” l'altro sorrise sfiorandole il volto “Se fosse così semplice, per quale motivo siamo su questa terra?” “Per amare” “Davvero?” ribatté divertito ma lo sguardo sul volto della sorella lo costrinse a sorridere “Sei sempre stata così sorellina, sei sempre stata innamorata, della mamma, del papà, di una goccia d'acqua che scivolava lungo le vetrate di casa nostra. Non sono mai riuscito a capirti fino in fondo e ti chiedo perdono per questo” “Perché?” “Perché se ti avessi capita sarei riuscito a proteggerti” “Ma tu l'hai fatto” “Già” “Fabrizio” lo sguardo si sollevò dolcemente incontrando il volto sorridente di sua sorella “Mi hai protetto tante di quelle volte che ne ho perso il conto ormai. L'hai fatto con la mamma, con Alvise, con Antonio, e hai continuato a farlo anche con Gregorio” “Eri felice con lui vero? Perché vedi, ho passato ore a chiedermi se era l'uomo giusto per te, se fossi serena assieme a lui e non sono mai riuscito a darmi una risposta” “L'ho sposato, ho avuto due bambini meravigliosi con lui, ho avuto una vita stupenda accanto a lui. Era quello giusto” “L'hai già detto una volta” la vide tremare leggermente mentre gli occhi si concentravano sui giochi dell'acqua “Ricordi? Eravamo qui e mi hai detto: è quello giusto Fabrizio” “Perché lo era” “Amabilmente dissento sorellina” “Credo che fosse più semplice di quanto pensi. Antonio era quello giusto in quel momento della mia vita. Forse, sarebbe stato quello giusto per tutta la mia vita ma le cose non si possono programmare. Non puoi scegliere come sarà il tuo futuro, c'è Dio per quello e Dio mi ha regalato l'uomo giusto. Amavo Antonio. Lo amo ancora e credo sia perché lo associo al passato, ai miei ricordi, alla mia gioventù” fece un bel respiro tornando a cercare gli occhi del fratello “Ma amo mio marito, lo amo con tutto il mio cuore ed è questo l'amore di cui sono innamorata” ridacchiò divertita per quella frase uscita dal nulla.
Era strano, più strano di quanto immaginasse insomma, morire era davvero così? Si muoveva, parlava, respirava ma nel suo petto non c'era più quel tremore leggero.
Niente più affanni, niente fatica, niente di niente, eppure, nonostante tutto, cercava continuamente quel battito leggero che si accendeva ogni volta che suo marito la sfiorava, ogni volta che i suoi figli le sorridevano “Ti abituerai sorellina” “Cosa?” “Accadrà prima di quanto immagini. Scorderai come si respira, il rumore del tuo cuore e tutto ti sembrerà normale” “Sento solo … è strano. Sento solo silenzio” ma l'altro sorrise posando una mano su quella della sorella “Ora sento il tuo silenzio sorellina” tante volte aveva spiato la sua vita, tante volte le era rimasto accanto senza parlare, senza poterla sfiorare.
In quel viso di perla leggermente arrossato dal sole vi era rinchiuso tutto il suo passato. Nei suoi occhi, nella dolcezza delle sue labbra, nella sua voce, tutto di lei apparteneva a lui, tutto apparteneva al passato, a quei ricordi preziosi che profumavano di famiglia.
Le notti passate a spiare il cielo, i giochi nel parco, le ore trascorse sdraiati sull'erba a spiare la bellezza del tramonto e poi i capricci, i litigi, gli abbracci, gli occhi severi della madre che non riusciva mai a separarli, nemmeno per un secondo.
Sorrise seguendo con un dito i lineamenti della ragazza “Sei sempre stata così bella” “Vi assomiglio conte” “Vero” esclamò orgoglioso prendendola a braccetto “Siete pronta duchessa?” “Non credo” “Coraggio, fate un bel respiro perchè ci sono persone da salutare” seguì lo sguardo del fratello fino a quell'uomo vestito di nero che camminava lentamente lungo il sentiero.
Lo sguardo perso da qualche parte oltre il silenzio, gli occhi ancora arrossati e le labbra strette nel tentativo folle di ricacciare indietro le lacrime perché stringeva per mano due giovani cuori che non meritavano altro dolore.
Fece un bel respiro aggrappandosi al braccio di Fabrizio e senza aggiungere una parola seguì suo marito.




C'era freddo, più freddo di quanto sembrasse ma forse, quel brivido leggero che sentiva era solo impressione e niente di più.
Strinse più forte le manine dei figli mentre sua moglie scompariva lentamente sotto terra, inghiottita dal buio, dal freddo.
Le aveva promesso di tornare in tempo, le aveva promesso che sarebbe stato al suo fianco ma quegli occhi tanto belli che gli avevano sorriso, si erano chiusi per sempre impedendogli perfino di respirare.
Aveva lasciato i suoi affari a metà perché restare separato da lei per due ore appena gli erano sembrate un'eternità ma lei non era più vita.
Si era addormetata sfinita da quella malattia maledetta e non si era più svegliata, se ne era andata incurante di lui, del suo dolore, delle sue lacrime ma a cos'era servito? Ricordava l'esatta sequenza di quei minuti.
Le urla, il pianto violento, le braccia strette attorno a lei e le labbra così vicino alle sue da poterle quasi sfiorare.
Aveva passato minuti lunghi come ore intere così, abbracciato a lei, incatenato a quel letto con la speranza di vederla sorridere di nuovo ma non era servito a niente.
L'aveva lasciato da solo, solo nelle lacrime, solo assieme al dolore. Sentì suo figlio sospirare, stringere più forte la sua mano quando una manciata di terra cadde sulla bara candida di sua madre.
Erano così piccoli, così indifesi, come si sarebbe preso cura di loro?  Riusciva a malapena a respirare, come poteva fare altro? Forse sarebbe passato, forse, fingere che non fosse reale l'avrebbe aiutato.
Smettila di darti colpe amore mio. Non è colpa tua, non è colpa di nessuno” ma si bloccò qualche secondo socchiudendo gli occhi “Secondo te può sentirmi?” “Certo che ti sente. Magari non subito, magari le tue parole sembreranno solo vento ma prima o poi, il suo cuore le tradurrà in frasi e dolcezza” “E se non …” “Smettila di essere razionale, non è razionalità che ti serve ora. Dimentica ogni cosa sorellina, ci siete solo tu e lui, parlagli” si voltò di nuovo verso il marito sospirando.
Come si parla a qualcuno che non può sentire? Come si parla ad un cuore? Sfiorò con una mano il volto di Gregorio sorridendo “Era vero sai? Sei quello giusto. Sei l'uomo perfetto e molte volte mi sono chiesta cosa sarebbe accaduto se ti avessi incontrato anni fa. Forse, avremmo avuto più tempo per noi, altri figli o una vita diversa. Mi hai salvato amore mio, mi hai preso per mano e sollevato da terra. Ho imparato ad amare di nuovo, ho imparato a respirare assieme a te dimenticandomi del passato, delle paure, di quell'amore che mi è sempre bruciato nel petto e che appartiene ad un altro. Ho dimenticato ogni cosa assieme a te. Il regalo immenso che mi hai fatto quando mi hai chiesto in sposa? Non credo nemmeno che tu sappia che gioia immensa è stata per me. Mi sono data completamente a te amore mio e tu mi hai regalato un mondo sereno, al sicuro da ogni cosa. Hai amato mia figlia come se fosse tua e mi hai regalato due angeli stupendi” abbassò lo sguardo incontrando il volto triste di suo figlio.
Si inginocchiò davanti a lui posando un bacio leggero sulla sua fronte “Tuo padre ti aiuterà a diventare un uomo stupendo . Sono orgogliosa di te, lo sarò sempre e voglio che tu abbia una vita meravigliosa Edoardo. Una vita come lo è stata la mia perché anche le delusioni ti aiutano a diventare grande. Oh certo, all'inizio farà male, ti sentirai solo ma ricorda piccolo mio, che la tua mamma è sempre accanto a te. Che ti voglio bene e che sei la mia vita. Sei stato il mio dono speciale, il riscatto di una vita passata a vivere nei ricordi e ora, ora sei qui davanti a me con quel faccino triste e credimi, vorrei cambiare le cose ma non posso farlo, nessuno può farlo” Fabrizio sorrise avvicinandosi di un passo a lei “Ti somiglia lo sai?” “Trovi? Io credo che somigli a suo padre” “Ma ha il tuo modo di vedere il mondo” si mosse leggermente di lato avvicinandosi a Ludovica.
Così piccola, così fragile e confusa, con quegli occhioni stanchi che cercavano continuamente la mamma, la sua mamma e che non capiva come mai suo padre fosse così triste, perché tutte quelle persone attorno a loro piangevano.
Le avevano semplicemente raccontato la storia di una principessa che si era addormentata per sempre, così, la sua mamma come quella principessa aveva chiuso gli occhi dimenticandosi come ci si sveglia “Non preoccuparti farfallina, quando sarai grande capirai ogni cosa. Forse per te è meglio così, tutto questo dolore ti viene risparmiato, almeno in parte ma spero che ricordi quanto ti ho amato bambina mia e quanto ti amo. Ora è tutto confuso, tutto difficile e lo sarà ancora per qualche tempo ma vedrai che tuo padre troverà di nuovo il sorriso e giocherà assieme a te proprio come ha sempre fatto e ti racconterà di noi, di me e di quanto mi somigli. Perché è così sai? Mi somigli così tanto, e tuo padre sarà contento di questo perché mi rivedrà in te ma tu sei una piccola personcina diversa da me ed è giusto così” seguì con un dito i lineamenti di sua figlia trattenendo qualche secondo il respiro quando i suoi occhi si posarono sul suo volto.
Era uno specchio. Lo specchio del suo cuore, della sua anima che d'improvviso si affacciava al mondo “Non può vederti” “Ma lei sta … è così …” “No Anna. Non è permesso, non può vederti” si morse leggermente le labbra rialzandosi.
Sentiva il bisogno violento di piangere, di urlare e maledire il cielo per quella distanza imposta che faceva un male atroce ma dai suoi occhi non scendeva nessuna lacrima, le sue labbra erano immobili, capaci solo di dire addio e niente di più “Ciao bambina mia” sussurrò mentre gli occhi di Emilia si chiudevano qualche secondo cercando di allontanare quell'immagine dal cuore “Sai quanto sono orgogliosa di te? Non credo nemmeno che tu possa immaginarlo. Sei diventata una donna stupenda, non fare i miei errori, non vivere un'amore che non ti appartiene. Scegli con il cuore, non importa dove esso ti porti, seguilo e basta e vedrai che andrà tutto bene” le sfiorò il volto sorridendo“Non lasciare che tuo padre si rifugi nel buio dei pensieri. Non permettergli niente del genere. Costringilo a vivere Emilia perché è una persona talmente bella, che privare il mondo del suo sorriso è un insulto alla vita stessa. Prenditi cura di lui come di un fiore prezioso, tieni al sicuro i tuoi fratelli dal passato, da me, da questo silenzio violento che scalderà i loro cuori ma ricorda che ognuno di voi ha il proprio carattere, la propria vita e dovete viverla come più vi piace. Evita che tuo padre riveda troppo di me in loro perché altrimenti regalerà loro una vita identica alla mia e non è giusto, né per lui né per voi” “Anna” si voltò leggemente incontrando lo sguardo del fratello “Ora dobbiamo andare” “Di già?” “Credimi sorellina, ti donerei la vita se mi fosse concesso, reclamerei la tua morte per me e ti lascerei qui a vivere, ad invecchiare assieme a tuo marito e ai tuoi figli ma non posso” “Lo so” mormorò tremante stringendo la mano attorno al polso del marito “Staranno bene. Gregorio si prenderà buona cura di loro e poi c'è Emilia” ridacchiò avvicinandosi alla nipote “La mia bellissima damina” “Ce la faranno vero? Staranno bene?” “Con il tempo staranno bene. Staranno bene Anna” ma lo sguardo confuso sul volto della sorella lo costrinse a continuare “Hanno bisogno di tempo. Hanno perso la mamma, Gregorio ha perso l'amore della sua vita, devi dargli tempo di dirti addio perché ora non è pronto a lasciarti andare e non lo sei nemmeno tu. Ora è tutto complicato, ti senti persa e vuota ma è giusto così, devi imparare a vivere nella solitudine per permettere al calore dei ricordi di scaldarti il cuore, anche un cuore che ormai è solo polvere”  tese una mano verso di lei sospirando "Sentirai i loro pensieri, vedrai i loro sorrisi ogni volta che ne hai voglia e vivrai la loro vita. Sarai con Emilia quando si sposerà, sarai lì quando Edoardo incontrerà l'amore e quando Ludovica scoprirà la dolcezza dell'essere madre. Nessuno dice che sarà semplice ma sarà così bello da convincerti a dimenticare il dolore e la paura che provi adesso" la vide sospirare, chiudere gli occhi mentre la mano scivolava via da suo marito.
Per la prima volta nella vita si sentiva sola, allontanata dal calore e dalla sicurezza, sospesa in qualcosa che non riusciva a controllare ma la mano di suo fratello era un'ancora sicura.
Le dita si intrecciarono alle sue costirngendo le gambe a muovere un passo e un altro ancora “Non era qui” “Cosa?” sussurrò confusa “Lui non era qui” “Non te ne sei accorto?” “Mi prendi in giro?” ma lei sorrise continuando a cercare con lo sguardo i suoi figli “Non è mai stato bravo a dire addio. Non ha mai imparato a separarsi dall'amore. È qui Fabrizio, nascosto, lontando dal dolore dei miei figli perché questo appartiene solo a loro ma lui è qui” l'altro annuì appena sorridendo mentre lo sguardo si perdeva oltre le spalle di Gregorio, dove un uomo in ginocchio piangeva come un bambino disperato, nascosto dagli alberi, nascosto dal silenzio.


 

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Capitolo 20
*** Nel Tramonto ***




                                                                                                   Nel Tramonto





Non deve avere un senso, non deve per forza avere una ragione. È solo amore. Conosci bene l'amore, ti è bastato uno sguardo per farlo sbocciare” posò la schiena al tronco dell'albero ascoltando i singhiozzi leggeri di un uomo distrutto “Hai provato a dimenticare ma non ci sei riuscito. Lo so perché è la stessa cosa che ho fatto io sai? Ma mentre per me è diventato un dolce ricordo, per te è rimasto amore. Ecco perché stai piangendo, ecco perché hai lasciato tua moglie e tuo figlio a casa e sei venuto qui da solo” sfiorò con le dita il senso giocherellando con il battito di un cuore invisibile “Se fossi venuto assieme a tua moglie saresti stato costretto ad usare le parole e hai parole da usare in questo momento. Hai sempre avuto paura di amarmi, mi hai trasformato in qualcosa che assomiglia ad un pensiero, a qualcosa di lontano da Anna perché era più semplice amarmi. Non l'avresti mai detto che il nostro amore cresciuto dal nulla sarebbe diventato così grande. Così forte da invadere ogni pensiero, ogni sogno. Mi hai costretta a cambiare per poterti stare accanto, dicevi continuamente che ero troppa vita per te, troppo amore e mi hai lasciata per un'altra” inspirò a fondo soffermandosi qualche secondo sul gioco del vento con l'erba “Forse lei era meno Anna, forse riuscivi ad essere te stesso con lei. Mi hai fatto del male, più male di quanto immagini e per dimenticarti ho sposato un altro. Ho cambiato me stessa per l'ennesima volta Antonio. Perché non riuscivo respirare senza di te, non riuscivo a pensare, a vivere. Sei tornato da me e cos'è cambiato? Poi quel colpo di pistola, e quello che ne è venuto” si mosse leggemente raggiungendo l'uomo inginocchiato davanti a lei.
Sentiva il vento sfiorarle la pelle, giocare con i suoi capelli avvolgendoli in disegni delicati, si chinò leggermente in avanti sedendosi di fronte a lui.
L'erba fresca sotto le dita e gli occhi di quell'uomo distrutto davanti ai suoi “Sai perché l'ho fatto Antonio? Perché ero certa che quando avrei aperto gli occhi di nuovo, tu saresti stato al mio fianco, che mi avresti sorriso e tutto sarebbe andato bene. Ho aperto gli occhi e tu non c'eri. Te ne sei andato di nuovo, mi hai lasciato cadere e sono rimasta sul pavimento del cuore per mesi. Ti ho aspettato, ero arrabbiata con te, non riuscivo a capire come potesse un uomo innamorato, lasciare così la propria donna. L'ho capito sai? Non era colpa tua, non sei in grado di amarmi Antonio e non è una cattiveria la mia. Non vorrei mai vederti piangere, mai, ma la verità è questa. Non sei mai stato in grado di amarmi e ne ero consapevole, ma ti sono rimasta accanto perché ti amavo così tanto da nascondere a me stessa tutto il resto. Forse era egoismo il mio, ti volevo per me e non mi importava cosa sarebbe accaduto ma ho sbagliato, ho piegato me stessa, mi sono persa Antonio e non ho mai più ritrovato la strada di casa” sollevò lo sguardo studiando per qualche secondo il volto dell'uomo “Ecco il motivo di quel gesto tanto folle. Quando ho permesso a quell'uomo di avermi per sé non lo facevo per cattiveria ma solo per te. Per il tuo amore, per poterti rivedere di nuovo. Era solo amore Antonio e niente di più. Te l'ho detto, l'amore non ha senso, non ha mai torto né ragione, non è qualcosa di programmato, non puoi capirlo, non puoi domarlo” gli sorrise sollevando dolcemente una mano ma più si avvicinava al suo volto e più sentiva dentro il bisogno folle di scappare da lì.
Restò immobile, con la mano a mezz'aria e gli occhi persi nei suoi. Il respiro leggermente accelerato e un dolcissimo rossore sulle guance “Lo vedi? Ecco l'amore. Era questo che ti regalavo Antonio. Il tremore del mio respiro ogni volta che incontravo i tuoi occhi, la dolcezza dei miei pensieri e forse, avrei potuto regalarti un figlio. Una piccola personcina che racchiudeva i nostri cuori ...” la mano si mosse leggemente in avanti incontrando la pelle fresca e le lacrime “ … ma non ti è bastato. Non è colpa tua, l'amore fa paura. Mi sono alzata da quel pavimento, ho preso per mano mio marito e ogni parola ha cambiato il suo significato. Ho imparato ad essere di nuovo me stessa. Ecco perché non sono mai tornata da te. Ecco perché non ti ho mai cercato. Non volevo che la tua presenza intaccasse la mia nuova vita perché lo sai che sarebbe accaduto. Se fossimo stati soli troppo a lungo sarebbe accaduto ma l'amore di mio marito mi ha tenuto al sicuro. È questo amore. Non lasciare che tua moglie soffra per colpa di un ricordo” lo sentì sospirare, una lacrima le scivolò sotto le dita costringendola a sorridere “Ora lasciami andare Antonio, sono solo un ricordo e niente di più. Non è compito tuo soffrire per me, non sono le tue lacrime che mi aiutano a camminare verso il vuoto. Forse lo sarebbero state ma ora è diverso. Ricordi cosa ti ho chiesto? Ero sincera con te, non lasciare che il passato occulti la purezza di quelle parole” fece un bel respiro, la mano scivolò via dal suo volto mentre il vento prendeva il posto di quella carezza “Addio amore” lo vide tremare leggermente, sollevare lo sguardo incontrando i suoi occhi.
Sorrise mentre i raggi tenui del tramonto nascondevano il suo viso regalandogli una visione leggera.
Un ultimo sprazzo di tramonto dove il suo incarnato si confondeva con il rosa tenue del cielo e i suoi occhi piegati in un sorriso, il più bello che avesse mai visto, più dolce perfino della vita stessa Lo vide alzarsi, tendere una mano verso di lei come se d'improvviso potesse sfiorarla ma il sole si era portato via anche quell'ultimo sorriso regalandogli per l'ultima volta la sua Anna. 

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Capitolo 21
*** Ho dato vita all'Amore ***




                                                                      Ho dato vita all'Amore




“Sei nervoso” “No, non è vero” "Smettetela di torturare quel pezzo di carta altrimenti tutti qui tradurranno i vostri pensieri" nascose le mani dietro alla schiena sospirando "Tutto questo è proprio necessario?" "L'avete fatto anche con me" scosse leggermente la testa sorridendo di tanto in tanto alle dame e ai conti, duchi e marchesi che passeggiavano per il suo parco "Penso solo che sia troppo presto. Non lo credi anche tu?" "Ammetete che siete nervoso?" "No" “Oh si che lo sei” esclamò divertita nascondendo le labbra dietro al ventaglio di pizzo “Oh andiamo papà. Credi davvero di potermi nascondere le cose?” “Quando sei diventata così?” ma Emilia sorrise posando la mano libera sul ventre arrotondato “Diventerai nonno a breve, Edoardo partirà per Torino tra qualche giorno dove diventerà un ottimo soldato e Ludovica …” “Ludovica è molto felice” esclamò divertita la ragazza sbucando dal nulla.
Aveva i capelli sciolti sulle spalle, raccolti da un semplicissimo fermaglio d'argento che lasciava ricadere dolci riccioli scuri. Un vestito leggero azzurro come il cielo che le fasciava la vita sottile permettendole ogni movimento e un sorriso enorme dipinto sul volto.
Assomigliava così tanto a sua madre da togliergli il respiro ogni volta che i suoi occhi gli sorridevano.
L'incarnato prezioso così chiaro e delicato, il colore dei capelli, la profondità del suo sguardo e quel sorriso meraviglioso “Perché non sorridete?” domandò crucciata osservando il padre “Ho promesso di essere corretto. Questo non comprende sorrisi o dolci convenevoli” “Nostro padre non sopporta l'idea che un giovane abbia intenzione di fidanzarsi con te” “E per quale motivo? Non è forse il normale corso della vita questo?” “Mi sa che hai proprio ragione” esclamò divertita Emilia prendendo a braccetto la sorella “Per nostro padre tutto è ombroso e scuro” “Vostro padre vorrebbe solo essere lasciato in pace” ma le braccia di Ludovica si strinsero attorno a lui costringendolo a sorridere “Non fate così, lo so che in fondo siete felice” “Hai solo quindici anni, sei così giovane” “Non sono più grande della mamma quando incontrò l'amore” tremò leggermente sconvolto da quelle parole così innocenti e pure “Non è così forse?” Emilia annuì appena nascondendo una lacrima leggera.
Dopo tutti quegli anni la sua assenza era più forte dei giochi, della vita che scorreva, fece un bel respiro sfiorando il volto della figlia “Hai ragione, è così. Tua madre aveva la stessa età” “Allora sorridete un po' per me, fatelo per me d'accordo. Non importa altro, voglio solo vedervi sorridere” “Come puoi chiedere ad un uomo così burbero di sorridere?” Emilia ridacchiò mentre il braccio di Edoardo si stringeva attorno al padre “Nostro padre ha scordato come si sorride. Per lui la parola risata ha assunto un nuovo significato” “E quale?” domandò incantata Ludovica “Non so dirlo per certo ma penso assomigli ad una malattia” “Oh andiamo!” esclamò Gregorio voltandosi verso il figlio.
Era diventato un giovane uomo ormai, alto e forte, con i capelli color del grano e gli occhi di cielo che profumavano di vita.
Gli assomigliava, gli assomigliava tanto, in realtà rivedeva in suo figlio la stessa adolescenza che aveva passato lui.
Edoardo era uguale a lui, concentrato, razionale, con la capacità di capire e comprendere ogni cosa attorno a sé ma c'era quest'altro carattere che ogni tanto si affacciava dai suoi occhi.
Qualcosa di folle, qualcosa che lo costringeva a lunghe cavalcate dove correva a perdifiato, dove poteva respirare il mondo ed era abbastanza certo che fosse colpa di sua moglie “Non eri impegnato con i preparativi del tuo viaggio?” “La mia sorellina merita la mia presenza” “Non saltargli al collo ti prego” “Ehi, quando mai ho fatto qualcosa del genere?” “Il conte Morelli te lo ricordi?” “Ludovica ha ragione, lo hai minacciato di morte” “Solo perché ha sfiorato Ludovica in mia presenza” “Quindi nessuno può toccarla?” “Nessuno con pensieri che includano lo scoprire se la mia sorellina è pronta ad essere donna” esclamò ironico ma Emilia ridacchiò spingendolo leggermente di lato “Sembri nostro padre, protettivo ed egoista” “Guardate che vi sento” “Voglio solo che sia al sicuro. Che nessun giovane con troppo ardore si accosti a lei regalandogli lacrime” “Ecco vedi? L'hai fatto di nuovo! Sei uguale a nostro padre. Cosa pensi che abbia fatto con me quando gli presentai mio marito?” “Oh per favore!” “Irrazionale come papà” “Al prossimo paragone che fate vi giuro che ne subirete le conseguenze” ma poco importava quello che diceva, continuavano a parlare escludendo anche solo l'idea di averlo tra loro.
“Ludovica è grande abbastanza per iniziare a scoprire il mondo” “Dovresti essere la sorella maggiore?” “State attento duca, l'ultima volta che mi avete risposto così siete finito a sedere nella fontana del giardino” “Sembri la mamma” “Meno male, almeno un po' di buon senso ogni tanto arriva fino al tuo pensiero” “In realtà sei più fastidiosa della mamma. Spero che tuo figlio sia un maschio, non potrei sopportare un'altra Emilia” Ludovica seguiva confusa quel battibecco che sapeva di tenerezza.
I suoi occhi passavano dal viso del fratello a quello di Emilia mentre suo padre se ne stava dietro di lei, con le mani posate sulle sue spalle e un bel sorriso sulle labbra “Non preoccuparti, non sono pazzi bambina mia. Si vogliono bene, ti vogliono bene ed è per questo che parlano così” “Non voglio che litighino per me” “Non stanno litigando. Vedi …” si fermò qualche secondo voltandola dolcemente verso di sé “ … è questo che fanno i fratelli. Si perendono cura l'uno dell'altro. Quando la tua mamma è volata in cielo sono morto assieme a lei. Emilia si è presa cura di me, di noi e lentamente siamo diventati grandi” “Non ricordo la mamma” “Lo so. Ma non devi avere paura. Ti racconterò ogni volta che vorrai il suo sorriso, la sua voce e la dolcezza del suo abbraccio” la tirò dolcemente in avanti nascondendola tra le braccia “Padre?” “Dimmi” “Mi promettete che sorriderete al mio fidanzato?” “Oddio” sussurrò alzando gli occhi al cielo.
Hai visto? La vita vince sempre sorellina” “Sei stato bravo amore mio” sussurrò divertita mentre suo fratello si sedeva sull'erba accanto a lei “Ludovica ti somiglia così tanto. È impressionante Anna, sei tu ma con un nome diverso, con una vita diversa e la mia damina presto diventerà mamma. Edoardo è così …” “Assomiglia a Gregorio ma c'è qualcosa in lui che mi fa sorridere” “Cosa?” domandò confuso soffermandosi sui lineamenti del nipote “Assomiglia a Martino, ti assomiglia Fabrizio” “Hai ragione” mormorò colorando quell'affermazione di orgoglio “Questa è una bella cosa conte. Mio figlio sarà un uomo meraviglioso perché porta dentro due cuori, quello del padre e quello di suo zio. Ho dato la vita ad un essere perfetto” rispose ironica voltandosi verso di lui “Hai dato vita all'amore” “Sono belle parole, ho dato vita all'amore” e in quell'istante, tutti gli errori e le cattiverie del passato svanirono di colpo mascherate dalla dolcezza di quattro cuori pulsanti che mai le avrebbero permesso di scappare via da loro.


 

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