In the middle of the night

di Sakura Hikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nel cuore della notte, ti ho sentito cantare… ***
Capitolo 2: *** Hai preferito la bellezza effimera al mio posto ***
Capitolo 3: *** La mia anima vive in te ***
Capitolo 4: *** One last time ***



Capitolo 1
*** Nel cuore della notte, ti ho sentito cantare… ***


Nel cuore della notte, ti ho sentito cantare…
 

Prompt di Parcker: Erik x Christine: le lacrime della bambina smarrita.
Parole: 421
 

La prima notte a Parigi Christine aveva pianto: aveva pianto perché si trovava da sola in un dormitorio sconosciuto, in una città sconosciuta; aveva pianto perché suo padre era morto, e lei era stata affidata ad un tutore di cui sapeva poco e nulla; aveva pianto perché non conosceva nessuno e aveva paura di restare sola; aveva pianto perché, scioccamente, aveva deciso di sgattaiolare via dalla sua camera per esplorare il teatro e si era persa.
Immerso nel buio, il teatro sembrava un luogo ancora più minaccioso. Per farsi coraggio, Christine intonò una canzone, come le aveva insegnato suo padre quando entrava nel panico. Quello che non si aspettava, era una voce maschile rispondere al suo canto, una voce profonda, gentile, rassicurante. Spinta dalla curiosità, Christine ascoltò e cercò, cantando a sua volta quando la voce taceva, per riprendere nella sua ricerca quando rispondeva. Giunse in una delle stanzette nel fondo del teatro; oltre il muro sentiva la voce cantare.
Impressionata, Christine chiese: “Sei l’Angelo della Musica?”, e senza dargli tempo di rispondere, continuò. “Devi esserlo: mio padre aveva detto che, dopo la sua morte, mi avrebbe inviato un angelo.”
Nessuna risposta seguì questa sua affermazione. Passarono alcuni lunghi, silenziosi istanti prima che la voce parlasse di nuovo: “Canta per me.”
E Christine cantò. Cantò la canzone preferita di suo padre, senza esitazione e senza che la voce le tremasse. Quando terminò la bambina attese speranzosa un applauso o una lode. Invece udì questo: “Adesso, da brava, ricomincia. Ma questa volta ascolta i miei consigli.”
L’angelo le insegnò a prendere dei respiri profondi e a rigettare l’aria in un lungo sibilo; serviva a mantenere più a lungo il suono, diceva; di tanto in tanto la interrompeva e le faceva ripetere alcune parti, dandole dei consigli su come darli la giusta interpretazione. Come tutti i bambini, Christine non prendeva molto bene le critiche, e mal sopportava quando qualcuno le faceva notare che sbagliava; ma l’angelo aveva una voce paziente, calmante e piena di fiducia in lei, e la bambina seguì obbedientemente ogni sua parola. Sembrò che il tempo si fosse fermato e che la lezione durasse per ore e ore, ma ben presto la stanchezza si fece sentire, e la bocca di Christine si aprì in uno sbadiglio.
“Devi riposare.”, disse l’angelo, più come un dato di fatto, eppure a Christine sembrò di percepire una nota di malinconia nella sua voce.
“Tornerò domani sera.”, promise, prima di andarsene.
E da quella notte, Christine cominciò a prendere lezioni di canto dall’Angelo della Musica.

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Capitolo 2
*** Hai preferito la bellezza effimera al mio posto ***


Hai preferito la bellezza effimera al mio posto
 

Prompt di Aris Parcker: Erik/Christine: You denied me, turning from true beauty.


Ti ho sentita cantare sul tetto, e sono corso per raggiungerti; ma il tuo canto non era per me, ma per l'altro, che adesso si trova al tuo fianco.
Vi ho udito cantare e scambiarvi promesse d'amore, mentre io restavo nascosto tra le ombre a prendermi cura del mio cuore sanguinante.
Sei crudele, Christine: ti avevo dichiarato i miei sentimenti, eppure tu ne sei rimasta indifferente; invece, hai accettato senza pensarci la proposta che ti era stata fatta da Raoul. Per tanti anni ti ho protetta ed istruita, e ti offrono anche una piccola parte del mio cuore ogni giorno, quando ci incontravamo nel nostro luogo segreto. Adesso la tua mente è occupata dal tuo nuovo fidanzato e dalla prospettiva di un futuro insieme, e il tempo trascorso in mia compagnia sembra essere stato rimosso.
Mi hai rinnegato, hai voltato le spalle alla vera bellezza per accostarti alle cose superflue.
Come hai potuto dimenticarmi, Christine? Come hai potuto accettare la compagnia di un altro, quando io ti avevo già offerto tutti ciò che avevo?
Come hai potuto pensare che io potessi sopravvivere senza la tua voce, il mio unico faro di felicità in questo tenebroso oceano di solitudine?
Canterai di nuovo per me? Farò un modo di sì. Ecco, ho preso in mano pergamena e calamaio, e sto scrivendo un'opera dove tu ed io saremo i protagonisti. E tutto il mondo conoscerà il nome di Christine Daeè, e tutto il mondo conoscerà il nostro amore.



 

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Capitolo 3
*** La mia anima vive in te ***


La mia anima vive in te



Prompt di Aris Parcker: POTO: sento la mia anima nella tua voce.
Parole: 151




Come esprimere a parole ciò che gli provocava la voce di Christine?
Essa è così dolce e delicata, come il canto dell'allodola che annuncia lo spuntar del giorno, ma al tempo stesso vibrante e musicale, come una corda di violino perfettamente tesa.
È inebriante, è intossicante, ed Erik aveva capito in fretta che quella voce sarebbe stata la sua dipendenza, quando anni fa l'aveva sentita cantare per la prima volta.
Se gli avessero chiesto quale fosse il suo suono preferito, avrebbe sicuramente risposto la voce di Christine: essa era vita, luce, faceva vibrare e splendere la sua anima e fargli dimenticare per un attimo quei lunghi anni trascorsi a nascondersi agli occhi del mondo.
La voce di lei lo metteva in comunicazione con l'anima del mondo, con l'essenza più pura della Natura. Il mondo di sopra non poteva offrire nient'altro di meglio, se c'era il suo angelo a cantare per lui.




 

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Capitolo 4
*** One last time ***


One last time



Prompt di Elena: Christine!centric, fluff: canta un'ultima volta per me, mio Angelo.
Parole: 507


 
Christine non riusciva a dormire: distesa nel letto che condivideva con Raoul osservava i raggi della luna gettare un debole chiarore all’interno della loro stanza. L’orologio batté le tre. Attenta a non svegliare il marito, Christine si alzò dal letto, infilò la vestaglia ed uscì in balcone. Era una notte tiepida, e tirava appena un filo di vento sulla città.
Ormai quella di uscire fuori la notte per una boccata d’aria stava diventando un’abitudine, rifletté Christine, da quando erano cominciati… come chiamarli? Incubi? Allucinazioni uditive?
Perché Christine era assolutamente certa di non essersi sognata la voce di Erik che la chiamava nel cuor della notte – non per ben otto volte di seguito, almeno – ma al tempo stesso si rendeva conto che il Fantasma dell’Opera non poteva trovarsi lì in Florida, a quasi mezzo mondo di distanza dal suo rifugio sotto l’Opera di Parigi. Era impossibile. Madame Giry aveva giurato che era scomparso nell’incendio, e Christine le credeva.
E allora, quella voce che udiva ogni notte cos’era? Uno scherzo del suo subconscio che proprio non voleva saperne di lasciar perdere il ricordo del suo mentore, del suo Angelo? Del suo amore per lui?
Christine sapeva che non doveva pensare così: non era un comportamento che si confaceva ad una signora e donna sposata, ma soprattutto non era giusto nei confronti di Raoul. Eppure, il suo cuore non riusciva a dimenticare Erik. E sarebbe stata una bugiarda se non avesse ammesso almeno a sé stessa che tornava spesso con la mente a quell’ultima notte, quando aveva preso la sua decisione finale, ed inevitabilmente finiva per domandarsi se aveva fatto bene.
Una voce ruppe il silenzio della notte. Una voce che Christine conosceva molto bene, ed il suo cuore ebbe un lieve sussulto. “Canta un’ultima volta per me, mio Angelo”.
Una semplice richiesta. Anche la notte prima aveva detto la stessa cosa, e così tutte le notti precedenti aveva ripetuto la stessa supplica, senza fallo.
E come tutte le notti precedenti, Christine cantò. Cantò quella canzone che l’aveva fatta conoscere al mondo intero e le aveva portato fama. Quella canzone che aveva attirato l’attenzione di Raoul per la prima volta. Quella canzone che aveva provato dietro insistenza dell’Angelo della Musica, che sosteneva che lei fosse una cantante di gran lunga migliore di Carlotta Giudicelli, e che molto probabilmente, in un futuro non molto lontano, avrebbe preso il suo posto un giorno.
Erik aveva ragione. Erik aveva sempre avuto fiducia in lei. E anche se aveva agito in modo diabolico per farla arrivare dove era ora, Christine non riusciva ad odiarlo. O semplicemente a dimenticarlo.
Ogni volta che cantava – persino in quel momento – sentiva la sua voce echeggiare nella sua mente, il suo tono caldo e ipnotico che la scuoteva fino alle ossa e le provocava brividi lungo il corpo.
Christine eseguì l’ultimo virtuosismo prima della conclusione della canzone. L’eco della sua voce riecheggiò nel buio della notte, sempre più lieve fino a sparire. Eppure la ragazza avrebbe potuto giurare di sentire in risposta alla sua esibizione un ‘Brava, brava, bravissima’.




 

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