CAPITOLO 9.

Sono intenta a leggere il manoscritto di un’autrice molto giovane, ma molto promettente, quando qualcuno bussa alla porta del mio ufficio.
“Avanti!”
La porta si apre e la testa di Hannah fa capolino. “Ana, posso?”
“Certo, entra!” poso i fogli sulla scrivania e mi lascio andare contro lo schienale della poltrona.
Hannah entra con un bicchiere di succo d’arancia e un tramezzino.
“Ho pensato che avessi fame, è l’una e mezza!”
Sollevo di scatto lo sguardo all’orologio. Cavolo, ero così appassionata nella lettura che non mi sono proprio accorta che fosse l’ora di pranzo.
“Grazie Hannah, davvero, sei fantastica!!” le dico sinceramente.
Mi rivolge un dolce sorriso e appoggia il bicchiere e il piatto sulla mia scrivania, poi esce dal mio ufficio. Afferro il tramezzino e comincio a mangiare sorridendo come un’ebete. Da quando sanno che sono incinta, i miei collaboratori non fanno altro che coccolarmi e viziarmi, e so per certo che lo fanno per affetto, e non per un secondo fine. Mi fanno sentire davvero fortunata. Il bip del pc mi avverte che è arrivata una mail

Da: Christian Grey
A: Anastasia Grey
Data: 13 ottobre 2011 13:36
Oggetto: Ore che non passano mai

Mia meravigliosa moglie,
oggi il tempo scorre con una lentezza esasperante, non vedo l’ora che arrivino le 15 per vederti. Ricordi che alle 15:30 abbiamo un appuntamento con la dottoressa Greene, vero??

Christian Grey,
Amministratore delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.

Appoggio momentaneamente il tramezzino nel piatto per rispondergli.

Da: Anastasia Grey
A: Christian Grey
Data: 13 ottobre 2011 13:39
Oggetto: Sono incinta…

…ma non rincretinita. Ammetto di non essere il massimo della precisione, ma non potrei mai dimenticare un appuntamento così importante.
Anche tu mi manchi tantissimo. Ti amo.

Anastasia Grey,
Direttore editoriale, SIP

Riprendo a gustare il mio pranzo, e dopo pochi minuti il rumore di un’altra mail mi interrompe nuovamente.

Da: Christian Grey
A: Anastasia Grey
Data: 13 ottobre 2011 13:44
Oggetto: Incongruenze

Sei ancora in ufficio? A quest’ora non dovresti essere in pausa pranzo?
Sai che non potrei tollerare di sapere che non mangi. E non alzare gli occhi al cielo.

Christian Grey,
Amministratore delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.

Da: Anastasia Grey
A: Christian Grey
Data: 13 ottobre 2011 13:50
Oggetto: Dipendenti meravigliosi

Mr Grey, devo ammettere che non ti sfugge proprio nulla. Ma si dà il caso che io abbia una segretaria da dieci e lode, che mi ha portato qualcosa da mangiare e da bere direttamente in ufficio. Tieni a posto le mani che prudono.

Anastasia Grey,
Direttore editoriale, SIP

Finalmente riesco a finire il tramezzino e a bere tutto il succo d’arancia prima che arrivi la nuova mail di Christian.

Da: Christian Grey
A: Anastasia Grey
Data: 13 ottobre 2011 13:57
Oggetto: Invidia

Non sai quanto vorrei essere io a prendermi cura di te anche quando sei a lavoro.
Se mi licenziassi da amministratore delegato e mi facessi assumere a tempo pieno dalla direttrice editoriale più bella e in gamba degli Stati Uniti??

Christian Grey,
Amministratore delegato invidioso, Grey Enterprises Holdings Inc.

Non posso fare a meno di sorridere, devo ammettere che non mi dispiacerebbe affatto averlo nel mio ufficio tutto il giorno.

Da: Anastasia Grey
A: Christian Grey
Data: 13 ottobre 2011 14:03
Oggetto: MAGARI!

Sono sicura che questa direttrice editoriale non desidererebbe altro. Ama gli amministratori delegati, anzi, ama il SUO amministratore delegato.

Anastasia Grey,
Direttore editoriale in cerca di nuovi dipendenti, SIP

Finto il pranzo, riprendo a leggere il manoscritto e quando alzo gli occhi sono ormai le 14:50. Mi alzo dalla mia scrivania e mi dirigo in bagno per sistemarmi i capelli e aggiustare il trucco qua e là. Prendo la borsa e alle 15 in punto esco dalla SIP, scorgo subito Taylor, che è tornato effettivo al cento per cento, mi viene incontro e mi accompagna alla macchina, tenendomi aperta la portiera.
Salgo sul sedile posteriore, dove mi aspetta il mio meraviglioso uomo.
“Ciao!” esclama prendendomi la mano.
“Ciao” replico con un sorriso. Poi mi allungo verso di lui e lo bacio.
“Domattina presto devo partire per Taiwan” annuncia ad un tratto.
“Così all’improvviso??”
“Sai che c’era una trattativa in corso da diverso tempo, solo che volevo aspettare che Taylor stesse bene del tutto per partire.. mi dispiace dirtelo con così poco preavviso, ma anche io l’ho saputo stamattina..” spiega.
“E quanti giorni starete via??”
“Solo un paio, conto di essere di nuovo a Seattle lunedì, sperando che non ci siano intoppi..”
Sospiro, inevitabilmente mi mancherà, ma è il suo lavoro. “Io ti aspetterò qui..” dico con un sorriso.
Christian si porta la mia mano alle labbra e la bacia.
Restiamo in silenzio per il resto del tragitto, riesco a percepire l’agitazione di Christian, stiamo andando dalla dottoressa Greene per l’ecografia. Per me è la terza, mentre per lui è la prima, quindi capisco la sua ansia. Giunti allo studio della dottoressa, l’infermiera ci fa accomodare in sala d’attesa. Appoggio la testa sulla spalla di Christian, mentre osservo il suo ginocchio che fa su e giù.
“Tesoro, calmati, è solo una visita..” cerco di rassicurarlo.
“Scusa, piccola, hai ragione.. sono un po’ agitato..”
“Me n’ero accorta” commento ironica “Anche io sono un po’ preoccupata, credo sia normale..”
Christian mi scosta i capelli dietro alle orecchie per poi baciarmi la tempia e stringermi a sé.
Pochi minuti dopo l’infermiera ci accompagna nello studio della dottoressa.
Dopo aver esaminato le mie analisi, la dottoressa mi invita a seguirla nella stanzetta accanto per visitarmi, mentre Christian, un po’ contrariato, è costretto a rimanere nello studio. Dopo la visita, prima di procedere con l’ecografia, la dottoressa fa entrare anche Christian, che si siede accanto a me e mi prende la mano.
“Adesso vedremo il vostro bambino, siete pronti??” chiede la dottoressa.
Christian ed io annuiamo senza dire nulla. La dottoressa mi spruzza un po’ di gel azzurro sulla pancia, poi accende il macchinario e comincia a strofinarmi l’ecografo sulla pelle.
“Allora.. eccolo qua, o eccola qua..” afferma la dottoressa indicandoci una figura scura sullo schermo.
Il nostro bambino!!
“Sentiamo anche il battito..”, la dottoressa preme un pulsante e in pochi secondi si diffonde nella stanza il suono più bello che abbia mai sentito. Sento gli occhi inumidirsi e faccio ricorso a tutta la mia buona volontà per non piangere, ma è davvero difficile, soprattutto quando mi volto e incontro gli occhi di Christian, che osserva lo schermo con lo sguardo estasiato e innamorato.
“Dunque, lei è tra la nona e la decima settimana, il bambino misura circa 3 centimetri e pesa sui 10 grammi, sta anche cominciando a muoversi, ma è ancora troppo piccolo perché lei possa sentirlo..” spiega armeggiando con i pulsanti del macchinario per controllare che tutte le misure siano a posto.
“Direi che procede tutto alla perfezione!” commenta la dottoressa Greene.
Mi volto verso Christian e gli sorrido, lui ricambia il sorriso e mi stringe più forte la mano.
“Per me è tutto a posto, può rivestirsi..” dice porgendomi un paio di fogli di carta. Poi si alza, si sfila i guanti e torna nel suo studio. Mi pulisco la pancia dal gel con i fogli di carta, Christian posa una mano sulla mia e la guida da un lato all’altro, delicatamente. Mi metto seduta per sistemarmi la maglietta, Christian mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime.
“E’ stato bellissimo, vero??” chiede.
Annuisco, e le lacrime anziché fermarsi, scendono ancora di più.
“Hey, basta piangere su..”
Mi regala un dolcissimo bacio sulle labbra e poi torniamo nello studio della dottoressa.
“Allora, Mrs Grey sta seguendo un’alimentazione varia e soprattutto regolare?? Non vorrei capitasse nuovamente l’episodio di un mese fa..”
“S-sì, sì, sto seguendo tutte le sue raccomandazioni, dottoressa..” farfuglio, volgendo subito lo sguardo a Christian, che mi fissa con un’espressione corrucciata e un enorme punto interrogativo in fronte.
La dottoressa scrive qualcosa sulla mia cartellina, poi spilla le foto dell’ecografia e me la porge. Ci congediamo e usciamo dallo studio.
“Si può sapere che è successo un mese fa?” domanda Christian una volta in macchina.
“Niente…” mento spudoratamente.
“Anastasia!!” tuona prendendomi il mento tra le mani e voltando il mio viso verso di lui “Mi prendi per un idiota?? Dimmi la verità, altrimenti torno indietro a chiederlo alla Greene..”
So perfettamente che non sta scherzando affatto, quindi mi faccio coraggio e gli dico la verità, pur temendo la sua reazione, che non sarà piacevole.
“Un mese fa, quando tu eri in coma, il giorno dopo l’incidente.. non mangiavo praticamente da 24 ore, e all’improvviso sono svenuta..”
Mi lascia di colpo la mano, e la sua espressione diventa di ghiaccio. “Che cosa?? Svenuta?? E perché non me l’hai detto??” urla.
“Per lo sguardo che hai adesso, sapevo che ti saresti arrabbiato..”
“Arrabbiato?? Sono furioso, Anastasia, furioso e deluso.. come hai fatto a nascondermi una cosa così importante??”
“E’ stato solo un episodio, non volevo farti preoccupare.. sono stata visitata subito e sia io che il bambino stavamo bene..”
“Solo un episodio?? Nelle tue condizioni non hai mangiato per un giorno intero! Ti sembra una cazzata?”
“NO! Non è una cazzata!” sbotto “Solo che prima noi due abbiamo litigato, poi l’incidente, poi tu eri in coma.. si è accumulata tutta la paura, tutta la tensione.. non è stata solo la mancanza di cibo..” provo a spiegare.
Durante il tragitto di ritorno all’Escala non parliamo più, ognuno immerso nei propri pensieri. Con la coda dell’occhio noto che di tanto in tanto guarda nella mia direzione, ma sempre con quella durezza nello sguardo. Sapevo che avrebbe reagito male, ma perché non capisce che semplicemente non volevo farlo preoccupare?
Quando rientriamo a casa Christian si rintana nel suo studio senza degnarmi di una parola, io mi dirigo in camera, mi sfilo le scarpe con il tacco e indosso le ciabatte, decisamente più comode, e poi faccio irruzione nel suo studio, fregandomene di qualunque cosa stia facendo.
“Hai intenzione di tenermi il muso a lungo??” domando piantando le mani sulla sua scrivania.
Lui lascia perdere le varie scartoffie e mi incenerisce con lo sguardo. “No, potrei cantare una canzone o mettermi a ballare perché ho appena saputo che mia moglie ha messo a repentaglio la sua salute e quella di nostro figlio, e non mi ha detto niente, ti piace l’idea??”
Alzo gli occhi al cielo. Volontariamente.
“Non è il momento di fare lo spiritoso.. Ma perché per una volta non provi a metterti nei miei panni? Perché non capisci che io quella sera non volevo mangiare perché tu non c’eri, perché stavi rifiutando tuo figlio? Perché non capisci che quella notte sono morta di paura, con te che lottavi tra la vita e la morte in quella stramaledetta sala operatoria??” al ricordo di quell’orribile notte le lacrime cominciano a scorrere sul mio viso “Ti sembra così strano che io avessi lo stomaco chiuso con tutto quello che stava succedendo?? Ho capito di aver sbagliato, e mi sono ripromessa che mai e mai più avrei fatto di testa mia senza pensare alla salute del bambino.. e se non te l’ho detto è stato solo per non farti preoccupare per una cosa che ormai era stata superata..”
Christian non risponde, ed io non ce la faccio a sostenere il suo sguardo di rimprovero. Senza aggiungere altro volto le spalle ed esco da quella stanza, con le lacrime che ormai non accennano a fermarsi.
Prima che possa raggiungere l’atrio sento due braccia che mi avvolgono e il mento di Christian che si posa sulla mia testa.
“Scusami, ti prego scusami..” mormora al mio orecchio “Ho reagito d’impulso, come al solito.. non volevo trattarti male, solo che.. ho avuto paura, perdonami..”
Mi volto e affondo la testa nel suo petto, bagnando la sua camicia. Lui mi solleva il viso e mi sposta i capelli all’indietro.
“Ohi, ti prego non piangere, non ce la faccio a vederti così a causa mia.. ho sbagliato, piccola, avevi ragione tu.. sono stati dei giorni orribili per te, ed io non me ne ricordo mai abbastanza.. perdonami..”
La sua voce e i suoi occhi mi fanno capire che è pentito davvero, ma in fondo la colpa non è solo sua. Anche io reagisco sempre in maniera esagerata, piango per ogni cosa, ma forse saranno gli ormoni.
Gli allaccio le braccia intorno al collo e lo bacio. La sua lingua stuzzica le mie labbra, invitandomi a schiuderle. Le sue mani finiscono sui miei fianchi, e attirano il mio bacino contro il suo, facendomi sentire quanto mi vuole. Senza mai staccare le nostre labbra, finiamo in camera da letto, in pochi secondi Christian mi sfila le autoreggenti e la gonna, mentre io lo libero dalla camicia… e facciamo pace a modo nostro.
 
Sento la sveglia gracchiare, con non poca fatica apro gli occhi e leggo che sono solo le cinque del mattino. Vedo Christian alzarsi e mi ricordo che ha puntato la sveglia così presto perché deve partire.
“Christian..” farfuglio.
“Piccola, dormi, è ancora presto..”
Mi dà un bacio in fronte e poi va a farsi la doccia. Quando esce dal bagno indossa un jeans e una maglietta a maniche lunghe, si siede per indossare le scarpe e poi si sistema i capelli. Nota che sono ancora sveglia e si china accanto al letto. 
Mi accarezza i capelli. “Dormi un altro po’, è prestissimo!”
Annuisco, in effetti ho ancora sonno. “Torni presto??”
“Certo che torno presto, mi mancherai da morire..”
“Anche tu!”
Mi bacia più volte, poi scosta la coperta, tira su la maglietta del mio pigiama e lascia un dolcissimo bacio sul mio ventre.
“Mi raccomando, controlla tu la mamma mentre io non ci sono!” sussurra con le labbra a pochi millimetri dalla mia pancia. Questo suo gesto di affetto infinito mi fa sciogliere come neve al sole.
Mi ricopre e mi bacia ancora una volta prima di prendere il trolley e uscire. Mi accoccolo su un fianco, abbraccio il suo cuscino e mi addormento di nuovo.
Quando mi sveglio, sono le sette, mi sa che devo proprio alzarmi. Mi stropiccio gli occhi e mi stiracchio, solo dopo riesco a mettere a fuoco e mi accorgo che c’è qualcosa sul letto accanto a me. È una bellissima rosa rossa, allungo il braccio per prenderla e la annuso, ha un profumo meraviglioso. Accanto c’è anche un biglietto.

Sei così bella quando dormi che manderei a quel paese i Taiwanesi solo per restare accanto a te a guardarti per un tempo infinito. Ancora non sono uscito da questa casa e già sento la tua mancanza, spero che questi tre giorni passino il più presto possibile. Mi consola il fatto che non sei sola, c’è qualcuno di speciale con te, e mi ha promesso che ti controllerà, quindi fai la brava. Mi mancherai tantissimo, piccola mia.
Ti amo.. anzi.. VI amo!
Tuo per sempre, Christian.

Sorrido e mi asciugo la lacrima che mi sta rigando la guancia. Okei, ammetto che gli ormoni fanno dei brutti scherzi, però devo anche riconoscere che ho accanto a me l’uomo più dolce e premuroso del mondo. Quando prima di andare via si è messo a parlare a Puntino non ci potevo credere, credo sia stata una delle manifestazioni d’affetto più dolci che abbia mai visto.
Scosto la coperta e mi accarezzo la pancia.
“Hai visto, piccolo, il tuo papà ti ama.. gli stai praticamente rubando il cuore, come lui l’ha rubato a me.. Siamo proprio fortunati amore mio, tanto fortunati.”


Angolo me.
Buonaseera ragazzee!! (Anzi direi buonanotte xD)
Come annunciato dopo lo scorso capitolo, i momenti “zuccherosi” non mancano mai. Io li adoro, non posso farci niente *-* Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, sapete che ci tengo molto alla vostra opinione.
Un ringraziamento enorme a tutte voi che leggete, seguite e recensite. Vi adoro sempre di più.
Un bacione, alla prossima!
Mery.
 

CAPITOLO 22.

POV CHRISTIAN
 
Vedo Linc accasciarsi davanti a me, e dietro di lui Taylor con il braccio teso e la pistola in mano, con gli occhi pieni d’odio. Cazzo, come ho fatto a non pensarci prima? La porta a muro che mette in contatto il mio ufficio con quello di Taylor, solo Jason ed io ne siamo a conoscenza.
Sono immobile, incapace di parlare e muovermi. Taylor si avvicina e sfila immediatamente la pistola dalle mani di Lincoln, controlla che sia ancora vivo e chiama un’ambulanza, mentre almeno dieci agenti di polizia fanno irruzione nel mio ufficio.
Abbasso lo sguardo al pavimento, dove Lincoln giace privo di sensi, e una pozza di sangue man mano si sta allargando. Non riesco a credere che sia davvero tutto finito, almeno qui, perché Anastasia è ancora nelle mani di quel porco.
“Si allontani da qui, Mr Grey!” mi ordina un agente.
Taylor mi afferra delicatamente per un braccio e mi porta fuori.
“Mr Grey, vuole che la porti in ospedale??”
Scuoto la testa con forza. “No Jason, voglio andare a casa, quel bastardo di Hyde ha preso in ostaggio Anastasia..”
“Lo sappiamo Mr Grey, Sawyer e Gail hanno già chiamato la polizia..”
Sopraggiunge Barney porgendomi un bicchiere d’acqua e zucchero. “Tenga Mr Grey..”
“Grazie Barney” dico prendendo il bicchiere.
Bevo il contenuto tutto in un sorso e mi sento un po’ meglio, almeno fisicamente.
“Il detective Clark vorrebbe parlarle..”
“Non ora Barney, devo correre da mia moglie..” dico, poi mi rivolgo a Taylor “Andiamo!”
Jason ed io entriamo in ascensore, ma anziché uscire al piano terra, usciamo al piano del garage. L’entrata della GEH è gremita di giornalisti e fotografi, per cui Taylor esce dall’ingresso sul retro, e giuro che in quasi cinque anni non l’ho mai visto violare il codice della strada come in questo momento: semafori rossi, limite di velocità, segnali di stop, manda a fanculo tutto e procede verso la Big House.
Mi guardo i polsi, il viola si è un po’ schiarito, ma mi fanno ancora male. Mi fa male tutto a dire il vero: la testa, le gambe, il viso a causa degli schiaffi, ma soprattutto il cuore. Ho un macigno che mi opprime il petto al punto da farmi mancare l’aria: ho paura per Ana, saranno riusciti i poliziotti a liberarla?
Quando arriviamo davanti alla Big House, Taylor digita il codice per aprire il cancello, percorre il vialetto e noto un’ambulanza, tre volanti della polizia più diversi agenti che circondano la casa. Scendo e mi precipito verso l’ingresso, ma due di loro mi bloccano.
“Sono il signor Grey, c’è mia moglie lì dentro..” urlo.
“Lasciatelo passare!!” esclama il comandante.
I due agenti mi lasciano le braccia e il comandante mi raggiunge.
“Che sta succedendo?? Perché non intervenite??” chiedo, impaurito e tremante.
“Mr Grey, stiamo studiando la piantina della villa per capire da dove entrare..”
“E mentre voi perdete tempo mia moglie lì dentro muore di paura.. ed io qui fuori”
“Si calmi signor Grey, potremmo spaccare un vetro ed entrare, ma Hyde è armato, potrebbe commettere qualunque follia, dobbiamo essere cauti..”
Mentre sto per ribattere, un rumore dal garage richiama la mia attenzione, alcuni paramedici stanno trasportando fuori una barella, mi avvicino e riconosco Ryan, ha dei rivoli di sangue sul viso e una mascherina che gli copre naso e bocca. Alza una mano per fare segno ai paramedici di fermarsi e poi mi invita ad avvicinarmi. Si scosta la mascherina e apre leggermente gli occhi. “Mi perdoni, Mr Grey, sono cascato nella sua trappola..”
“Non ti affaticare adesso, vedrai che starai bene, ti voglio presto in forma” lo rassicuro. Lui mi sorride debolmente e rimette di nuovo la mascherina al suo posto prima di essere portato via in ambulanza.
Mi avvicino a Taylor che sta parlando con Sawyer, il comandante e due agenti. “Come sta Mrs Jones??” chiedo.
“E’ molto molto spaventata, è venuta a prenderla sua sorella poco fa..”
Annuisco. Poi Jason riprende a parlare con il comandante, indicando vari punti su un pezzo di carta che deduco sia la piantina della casa.
“Vede comandante, escludendo la porta di ingresso e la portafinestra del salone che dà sul giardino, bisogna entrare solo dal tetto..” indica un rettangolino azzurro sulla piantina bianca “Questa, vede, è la finestra della mansarda al terzo piano, se riuscissimo ad entrare da qui, basterebbe semplicemente raggiungere le scale e scendere in cucina..”
“Mr Taylor, il problema è proprio quello: entrare! Rompendo il vetro faremmo rumore, e Hyde se ne accorgerebbe..”
“Fate salire me!” si offre Jason “So io come aprire quella finestra senza fare rumore..”
“E’.. è sicuro, Mr Taylor??”
“Certo!”
Jason indossa velocemente un’imbracatura e degli scarponcini più pratici e poi, senza neanche attendere il sostegno degli agenti, comincia ad arrampicarsi per il tubo del gas. Si muove con agilità e in pochi secondi, che a me sembrano ore, è già al secondo piano, rapidamente raggiunge il tetto e la finestra della mansarda. Non so come faccia, ma nel giro di sessanta secondi riesce ad aprirla e ad infilarsi all’interno, seguito poco dopo da altri quattro uomini.
Da quel momento in poi non riusciamo a vedere più nulla. Possiamo solo aspettare.
Ogni minuto che passa la mia ansia aumenta sempre di più, il mio cuore batte all’impazzata e la testa è pesante.
Dopo un tempo che non saprei definire, sentiamo dei movimenti, delle urla, probabilmente dovuti ad una colluttazione, e poi finalmente vedo uscire dalla porta principale due agenti che tengono le braccia a quella specie di animale viscido. È ammanettato e ha un occhio nero, credo sia opera di Jason.
Mi avvento immediatamente su di lui.
“No, Mr Grey, no!” grida Sawyer tentando di fermarmi. Ma è tutto inutile, quando me lo ritrovo davanti gli assesto due cazzotti, urlando tutto il mio odio e sfogando tutta la paura di queste ultime ore.
Gli agenti portano via Jack, ed io entro in casa, correndo verso la cucina. Quando entro Taylor ha appena slegato i polsi di Anastasia.
“Christian…” dice piangendo non appena mi vede.
“Amore mio…” corro verso di lei, che si alza e a stento riesce a raggiungere le mie braccia, prima che le sue gambe cedano. Mi siedo a terra e la tengo tra le braccia, stringendola forte.
“E’ tutto finito piccola, è tutto finito...” le sussurro, mentre lei piange forte contro il mio petto.
“Sawyer, chiama un’ambulanza..”
“Già fatto Mr Grey, sta arrivando..”
Neanche il tempo di dirlo che Anastasia mi sviene tra le braccia.
“No amore mio, ti prego..” supplico, e mi rendo conto di stare piangendo anche io.
In pochi secondi mi ritrovo circondato, oltre che dalle divise degli agenti, anche da quelle dei paramedici.
Mi sposto per dare loro modo di sollevare Ana e metterla sulla barella.
La portano fuori ed io li seguo. “La prego dottore mi faccia salire..”
“Veramente non si…” fa per dire l’infermiere, ma il medico lo zittisce alzando la mano, poi si rivolge a me “Salga pure Mr Grey”
“Grazie!!”
Salgo sull’ambulanza e mi siedo accanto alla barella, tenendo la mano di Anastasia.
Prego silenziosamente Dio che non sia nulla di grave, potrei andare in carcere e ammazzarlo di botte quell’animale. Il medico tasta il polso di mia moglie, e annuisce. Quel gesto mi infonde un po’ di ottimismo.
“Dottore, cosa pensa che abbia??” chiedo disperato.
“Non si spaventi, Mr Grey, da quel che vedo, deduco che lo svenimento di sua moglie sia dovuto alla paura e alla tensione, non è nulla di grave..”
Tiro un sospiro di sollievo.
Dieci minuti dopo arriviamo in ospedale, Anastasia viene portata direttamente al reparto di ginecologia, dove la visita subito la dottoressa Greene.
“Mr Grey, devo chiederle di uscire..”
“No, dottoressa, non lascio mia moglie”
“Mi dia solo il tempo di visitarla, poi la farò entrare.. la prego..” mi supplica.
So che ha ragione, deve fare il suo lavoro, ma non ce la faccio ad allontanarmi da Anastasia.
Prendo un respiro. “Va bene, le concedo dieci minuti..”
La Greene annuisce e, mentre mi sto avviando verso la porta, mi chiama. Mi volto e la vedo aprire un mobiletto bianco, ne estrae una bustina verde quadrata e me la porge. “E’ ghiaccio, per il viso..” spiega.
“Grazie” mormoro prima di uscire.
Mi siedo su una sedia in corridoio e appoggio delicatamente la bustina di ghiaccio prima su una guancia e poi sull’altra.
“Mr Grey..” mi volto e vedo Jason venire verso di me “Come sta sua moglie?”
“La dottoressa la sta visitando..”
“Anche lei dovrebbe farsi visitare..”
“Non m’importa niente di me, l’importante ora è solo che Anastasia e il bambino stiano bene..” dico con la voce rotta.
“Ma certo che stanno bene!” mi rassicura stringendomi la spalla.
“Jason io.. devo ringraziarti..” balbetto alzandomi. “Senza di te oggi non so cosa sarebbe successo, mi hai salvato la vita due volte..”
“Non deve ringraziarmi, Mr Grey, è stato faticoso, ma ne è valsa senza dubbio la pena..” mi sorride. “Ora è tutto finito, deve pensare solo a sua moglie..”  
“Grazie Jason!” esclamo stringendogli la mano come ad un amico.
Sento la porta della dottoressa aprirsi, e mi volto di scatto.
“Allora..?” domando impaziente.
“Può stare tranquillo Mr Grey, sua moglie sta bene, e il bambino anche, ho controllato il battito attraverso lo stetoscopio, ed è forte come sempre..” sorrido.
“E’ sveglia?”
“Ancora no, è un po’ intontita, ma è normale.. vede, dopo l’enorme spavento che ha avuto, il battito cardiaco di sua moglie era leggermente accelerato, quindi per prima cosa i miei colleghi dell’ambulanza le hanno iniettato un farmaco che bloccasse il rilascio di adrenalina e che quindi stabilizzasse la frequenza cardiaca, e questi farmaci fungono anche da calmanti, quindi è normale che sua moglie sia ancora mezza addormentata, ma non si preoccupi, sta bene”
“La ringrazio dottoressa! Posso entrare??”
“Certo! Io sono in sala travaglio, non appena sua moglie si sveglia mi faccia chiamare..”
“Va bene!” dico prima di entrare nella stanza.
Anastasia è sul lettino, addormentata, con una coperta che le arriva allo stomaco. Prendo una sedia e mi siedo accanto a lei, prendendole la mano. Accarezzo delicatamente il suo pancione e osservo il suo seno che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro. Sembra calma ora, ma solo Dio sa quanto ha sofferto oggi, e i lividi sul suo volto lo dimostrano: quel porco deve averla schiaffeggiata. Se lo avessi davanti lo ammazzerei, il pensiero che abbia anche solo sfiorato ma moglie mi fa impazzire.
Te lo prometto amore mio, nessuno ti farà più del male, ti proteggerò a costo della mia stessa vita.
Ad un tratto Anastasia comincia a muoversi, e poi apre finalmente gli occhi.
“Christian..” sussurra.
“Sono qui piccola..” la rassicuro alzandomi e avvicinandomi a lei. Le do un bacio in fronte e le accarezzo i capelli per calmarla.
“D-dove sono?” domanda confusa.
“In ospedale amore, sei svenuta..”
“Oddio il bambino…” fa per mettersi a sedere, ma la faccio distendere subito.
“Puntino sta bene, non ti preoccupare..”
“Mi fa male la testa..” si lamenta.
“E’ normale amore”
La stringo forte baciandole più volte la testa. Ana mi prende le mani e nota i polsi illividiti “Ma che ti ha fatto quel verme??” chiede prima di scoppiare a piangere.
“Hey hey hey, non piangere piccola, non piangere..” sussurro cullandola tra le mie braccia “E’ tutto finito adesso, è tutto finito!”
Le asciugo le lacrime e poi chiedo ad un’infermiera di avvisare la dottoressa Greene, che poco dopo fa il suo ingresso nella stanza.
“Come si sente, Mrs Grey?”
“Mi fa male la testa..”
“Non si preoccupi, è normale.. adesso facciamo un’ecografia, le va??”
“Certo!” risponde Ana.
La dottoressa le toglie la coperta, le solleva la maglietta e le spruzza il gel sulla pancia. Accende il macchinario e comincia l’ecografia.
“Cuoricino prima di tutto..” preme un pulsante e ci fa sentire il battito del cuore del nostro piccolino. Finalmente, dopo tanto spavento e tanta angoscia, Ana ed io ci guardiamo negli occhi e sorridiamo.
“Vediamo un po’ come sta questo giovanotto..” dice la dottoressa scrutando attentamente lo schermo “Direi che cresce benissimo: 28 centimetri di lunghezza per quasi mezzo chilo di peso..” esclama contenta.
Anastasia mi stringe la mano e ride, e il mio cuore fa una capriola sentendo il suono della sua risata.
“E’ tutto a posto, non dovete preoccuparvi!” ci rassicura la dottoressa spegnendo il macchinario e porgendomi i consueti fogli di carta. Asciugo con la massima delicatezza la pancia di mia moglie, che mi guarda sorridente, e poi si riveste.
“Mrs Grey, può sollevare un attimo la manica?” chiede la dottoressa reggendo un aggeggio per misurare la pressione. Quando però lo inserisce al braccio di Anastasia e legge il responso, la sua faccia non mi piace affatto.
“La sua pressione è alta, signora.. il che è normale, dopo la… la brutta esperienza che ha vissuto… però io come medico non posso farla andare via con questi valori, nel suo stato…”
Vedo Anastasia sbiancare. “E quindi cosa…?”
“Se i valori non si normalizzano, purtroppo devo tenerla almeno fino a stasera in osservazione..”
“No dottoressa la prego, voglio tornare a casa..” la supplica Ana.
La dottoressa ci pensa un attimo. “Facciamo così, adesso fate una passeggiata, per i corridoi, al bar, in giardino, ma restate comunque qui, tra mezz’ora salite di nuovo, e se la pressione è scesa la faccio tornare a casa, va bene?”
Ana annuisce e sorride. Poi mi prende per mano e insieme usciamo dalla stanza. Ci incamminiamo lungo il corridoio, senza una meta precisa, fino a ritrovarci davanti alla vetrata del nido. La tendina è alzata e possiamo vedere tutti i bimbi nelle loro culle: sono dieci, sei femmine e quattro maschi, uno più bello dell’altro.
“Oddio quanto sono belli..” dice mia moglie emozionata.
“Hai ragione, sono così piccoli, così teneri..” osservo.
Un leggero vociare accanto a noi ci distrae: una giovane coppia, probabilmente non supereranno i venticinque anni, osserva affascinata i bambini dall’altra parte del vetro. La ragazza indossa una camicia da notte azzurra con i ricami bianchi, sicuramente è una delle dieci mamme.
“Guarda i lineamenti del naso, delle labbra.. come fai a dire che non è identico a me??” dice il ragazzo.
“Veramente lui ha il nasino fine, mentre il tuo è a patata, che paragoni fai??” ribatte la ragazza.
“Qual è il vostro bambino?” domanda Anastasia, curiosa come sempre.
“Il numero 8” spiega la ragazza sorridendo “Il vostro, invece??”
“Beh, a dire il vero, il nostro è ancora qui dentro..” spiega Ana mostrando la pancia.
“Oddio scusami! Che stupida che sono, non ho neanche notato che indossi la felpa..”
“Non fa niente, comunque complimenti, avete avuto un bambino stupendo!”
“Grazie!” rispondono in coro i due ragazzi.
All’improvviso la porta del nido si apre e spunta la testa di un’infermiera. “Mrs Rainold, il suo bambino si è svegliato per la poppata, vuole portarlo in camera?”
“Certo!” risponde la ragazza, entrando con suo marito. Dalla vetrata la vediamo raggiungere la culla numero 8, e prendere delicatamente in braccio il piccolino. Esce dal nido, mentre il ragazzo la segue trascinando la culla.
“E’ stato un piacere, e.. auguri!!” esclama stringendo quel minuscolo fagottino.
“Grazie!” esclamiamo Ana ed io, prima che i due, anzi, i tre, si dirigano verso le camere.
“Dev’essere davvero bellissimo..” mormora mia moglie con aria sognante.
“Quattro mesi e la vivremo anche noi quest’emozione” le dico stringendola forte a me.
Ana resta in silenzio per qualche secondo. “Quando ero.. lì.. per un attimo ho pensato che non l’avrei vissuta mai quest’emozione..” ammette. Le sollevo il viso e noto che i suoi occhi sono lucidi.
“Amore mio, non dobbiamo pensarci, è andato tutto bene, dobbiamo pensare solo alle cose belle adesso.. capito??”
Lei annuisce e mi sorride, poi mi prende una mano e se la posa velocemente sulla pancia. “Senti come scalcia..”
Non posso fare a meno di ridere, questo piccolino non è ancora nato, ma è già capace di farci dimenticare per un po’ tutti i brutti momenti.
“Sai..” dice Ana “Quando per un attimo ho avuto paura di non rivederti più, ha cominciato a scalciare più forte, come se avesse voluto rassicurarmi.. e ho stretto i denti per lui..”
“Anche io per un attimo ho temuto di non rivedervi più, ed è stato proprio il pensiero di voi a non farmi crollare..”
Anastasia mi accarezza dolcemente il viso, mi sfiora le guance arrossate con i pollici, con la delicatezza di una piuma, e il suo tocco ha il potere di far sparire il bruciore. E poi accosta le labbra alle mie, accarezzandole, con dolcezza e amore. La abbraccio forte, e mi ripeto che devo crederci, che lei è finalmente di nuovo tra le mie braccia, e niente e nessuno la allontaneranno mai da me.
Riprendiamo la nostra passeggiata, chiacchierando di qualsiasi cosa che non sia l’accaduto di questa giornata, tento di farla ridere e rilassare, e credo di riuscirci.
Do un’occhiata all’orologio, cavolo, tra tutto quello che è successo si sono fatte già le quattro del pomeriggio.
“Amore vuoi qualcosa da mangiare al bar?” le propongo.
“Uhm.. non mi va..”
“Ana per favore, hai saltato il pranzo..”
“Lo so, però voglio mangiare solo a casa mia..”
Faccio per ribattere, ma poi ci rinuncio. Se si è intestardita sul fatto che vuole tornare a casa, è impossibile farle cambiare idea. Ma, in fondo, come darle torto?? In questo momento vuole solo sentirsi al sicuro. Piccolina mia.
“Va bene, come vuoi tu.. vogliamo tornare dalla dottoressa?”
“Sì dai, andiamo!”
Mi prende a braccetto e rientriamo nello studio della Greene per misurare nuovamente la pressione.
“I valori si sono stabilizzati, può tornare a casa, Mrs Grey!”
“Oh, grazie a Dio” sospira Ana.
“Però mi ascolti: dunque adesso lei deve innanzitutto mangiare, poi rilassarsi e soprattutto riposarsi..”
“Nel senso che non devo uscire??”
“Assolutamente no, anzi, le fa bene uscire. Per riposarsi e rilassarsi intendo che deve stare lontana da qualunque fonte di stress, solo per qualche giorno, ovviamente.. in modo da smaltire tutta la tensione di queste ore.. si conceda qualche giorno di ferie, e poi potrà tornare alla sua vita normale..”
“Va bene, grazie dottoressa!”
Ci congediamo prima di uscire dalla stanza e prendere l’ascensore che ci conduce al piano terra, dove Taylor ci aspetta alla reception.
“Mrs Grey, sono felice di vedere che sta bene..”
Anastasia sorride, poi mi guarda, e leggo nei suoi occhi una muta richiesta, annuisco e le lascio la mano. Lei, timidamente, abbraccia forte Jason.
“Grazie, grazie per avermi salvata..”
Jason, un po’ imbarazzato, ricambia l’abbraccio. “Ho fatto il mio lavoro Mrs Grey, è stato un onore!”
Anastasia si stacca da lui e mi prende di nuovo la mano.
“Mr Grey, mi sono permesso di chiedere a Gail di preparare qualcosa, avrete fame..”
“Grazie mille Jason, è proprio così!”
Mentre siamo in macchina mi telefona mia madre in lacrime, la rassicuro sulle condizioni mie, di Ana e del bambino e le chiedo di rassicurare tutti. Sicuramente anche i miei fratelli e Kate saranno molto preoccupati.
Una volta rientrati a casa, un invitante profumo ci avvolge, lo riconosco subito: maccheroni al formaggio. Anastasia ed io ci sfiliamo i cappotti e li appendiamo all’ingresso, dopodiché ci dirigiamo in cucina e restiamo a bocca aperta, sul tavolo troneggia un enorme orsacchiotto con una maglietta a mezze maniche azzurra.
“Oddio, è bellissimooo!!” esclama Ana, con l’euforia di una bambina “Gail, da dove viene??”
Mrs Jones lascia un attimo i fornelli e si avvicina a noi. “Beh, per la verità di fronte al palazzo dove abita mia sorella c’è una grande pupazzeria e non appena ho visto quest’orsacchiotto in vetrina ho pensato a lei.. e poi.. insomma volevo che trovasse in cucina qualcosa di bello, così che questo posto, a primo impatto, non le ricordasse solo.. cose brutte..”
“Oddio Gail… grazie…” mormora Anastasia abbracciandola e scoppiando a piangere. “Grazie, grazie..”
“La prego, non mi ringrazi, l’ho fatto con il cuore..”
“Io non ho parole, è così tenero..” dice stringendo le zampe dell’orsacchiotto.
“Come si sente adesso??”
“Molto meglio, il bambino sta bene, ed è questa la cosa più importante.. ora non dobbiamo fare altro che dimenticare questo brutto incubo..”
“Magari un bel piatto caldo di pasta può aiutare??”
“Se è cucinato da lei, sicuramente!”
Mra Jones sorride e torna ai fornelli a togliere la pasta dal fuoco. La osservo e osservo Taylor, sono i nostri due dipendenti più fidati, al punto che forse la parola ‘dipendenti’ non è adatta: loro sono molto di più, conoscono ogni sfumatura di noi, e si prendono cura di noi pur restando sempre professionali e discreti. E talvolta i loro gesti mi fanno capire che non ci vedono solo come datori di lavoro, ma si sono affezionati a noi, e devo riconoscere che anche noi siamo affezionati a loro.
“Jason.. Gail..” li chiamo, si voltano entrambi verso di me “Vi va di mangiare con noi??”
Anastasia mi osserva incredula, sorridendo.
“Beh.. io..” balbetta Gail.
“Aggiungo due posti!” dice Ana prendendo due piatti e due bicchieri in più.
Durante il nostro pasto che è una via di mezzo tra pranzo e cena, sembriamo davvero quattro amici, chiacchieriamo di tutto, inevitabilmente anche di quello che è successo. Ma con ottimismo, siamo riusciti a superare questo ostacolo così grande, e le cose non potranno che migliorare adesso.
Osservo Ana che mangia di gusto, e come sempre ne sono tanto felice. Osservo la sua felpa che si alza e si abbassa sui polsi, svelando i segni della corda, rossi come quelli sul viso, ma so che pian piano passerà tutto, fuori, e soprattutto dentro.


Angolo me.
Buonasera bambolee!! Come vedete non vi ho fatto aspettare due giorni, so che eravate molto impazienti. Spero che siate felici di come le cose si siano risolte, non potevo farli soffrire oltre. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Grazie mille ancora a voi che leggete e recensite la mia storia, siete fantastiche!!
Alla prossima, un bacio. Mery.