Dry

di Defensiveshoe56
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio potere, i miei soldi ***
Capitolo 2: *** La mia bambina si deve nutrire ***
Capitolo 3: *** Se mi arrabbio, divento Dio ***
Capitolo 4: *** Lobby ***
Capitolo 5: *** L'esecuzione ***
Capitolo 6: *** La fuga ***
Capitolo 7: *** Lotta sul jet ***



Capitolo 1
*** Il mio potere, i miei soldi ***


Una nuova giornata mi aspetta, e come al solito ho una consegna da fare.

Mi chiamo Tony Universe ma chiunque pronunci quel nome subito dopo si ritrova impossibilitato a dirne altri.

Descrivere chi sono è più complicato di quanto possa sembrare, anche perché, non conosco affatto le origini del mio “dono”; tutto quello che posso dire senza ricorrere a schemi logici troppo complicati è che sono in grado di utilizzare l'elettricità come mi pare e piace.

Non sto parlando della corrente elettrica che scorre nelle case normalmente, ma di quella che trasformo non appena il mio corpo la assorbe; la mia bambina è molto più forte di quella che vedete nelle centrali eoliche ed ha anche un colore viola scuro che adoro.

Tornando al discorso iniziale ho una consegna da fare e muoversi sui grattacieli di Manhattan spruzzando scariche viola in pieno giorno non è certo all'apice dello stealth, però per guadagnarsi da vivere ognuno trova il suo modo, che esso sia legale o no.

Devo consegnare questo pacchetto rosso in un vicolo affianco all'ottantesima e se non sono puntuale posso scordarmi i miei tremila dollari, il destinatario dovrebbe essere un uomo in giacca e cravatta sopra il tetto di un edificio che compone il vicoletto.

Salto il più in alto possibile senza usare nessun incremento dell'energia perché dopo questa visita avrei avuto bisogno di ricaricarmi; purtroppo però atterro con una spalla rivolta verso l'alto e faccio una scivolata di nove metri lungo il tetto dell'edificio.

Mentre cerco di rialzarmi con la testa intrisa di dolore una voce con tono sarcastico mi dice:


-Sai capisco tu sia un osso duro ma in quel pacchetto c'è qualcosa di tanto piccolo quanto pericoloso-


-Mi scusi, cercavo solo di non tardare, comunque sono sicuro che sia del tutto integro-


Gli spiego nel tentativo di rialzarmi.

Un uomo alto con una carnagione bianca come la neve mi sta guardando in modo malizioso, quasi, divertito dal mio patetico errore.

Ha dei capelli biondi come il bronzo tirati indietro con una quantità di gel impressionante. Sembra molto giovane ed ha un completo da ufficio che copre con un cappotto marrone, inoltre nel momento in cui mi ritrovo totalmente in piedi noto che sta giocherellando con un bastone da passeggio.


-Ragazzo mio, capisco il fatto che tu sia un novellino ma sarei leggermente in ritardo per un evento importante quindi potresti consegnarmi il mio pacco?-


Mi sussurra amichevolmente.


-Certo! Scusi per l'inconveniente, ecco a lei!-


Gli urlo per paura di qualche conseguenza.


-Grazie, ecco la tua ricompensa-


Mi allunga un rotolo di banconote tenuto su da un elastico.

Mentre lo osservo compiaciuto mi accorgo che sono settemilacinquecento dollari invece di tremila.


-Signore credo che lei si sia sba-


Alzo la testa ma lui è scomparso nel nulla più assoluto.

Essendo una persona che finge costantemente di avere uno spessore morale ora che sono da solo urlo.


-Ahahah! Con questo ci compro quattro ore di ricarica!-


Per l'appunto in questo momento ho scaricato quasi del tutto la mia bambina e per evitare una totale catastrofe ho intenzione di utilizzare questi soldi con un mio contatto, in modo che mi faccia entrare di nascosto nella centrale all'Indian Point di Manhattan per prendere un po' di corrente che mi basti qualche giorno.

Faccio piccoli salti tra gli edifici bassi vicino al canale per evitare sprechi di energia inutili.

Raggiungo il pub Barnley Stone sulla quarantanovesima dopo una serie infinita di corse e voli tra gli imponenti grattacieli di New York, mi fermo qualche secondo prima di entrare in quel luogo pieno di birre e risse a guardare il panorama: Un cielo grigio che manda giù qualche lacrima fredda che mi rinfresca le idee, macchine di ogni tipo che mi sfrecciano davanti tagliando la strada a metà, un rettangolo di erba che separa due corsie stradali e edifici immensi a non finire se non fosse per pub piccoli come questo che spezzano la monotonia del via vai di grigio e smog che mi circondano.

Lancio un sorriso alla mia città ed entro, come al solito a quest'ora ci sono poche persone il che mi fa parecchio piacere, mi dirigo verso il bancone mentre calpesto assi di legno marcio e sporco di birra.


-Larry papà è casa quanto vuoi per qualche ora qui, mio buon samaritano?-

Gli chiedo con fare disperato.


-Cinquanta Dry, come al solito-


Mi risponde il barista senza nemmeno guardarmi e restando concentrato sulla partita di football che danno sul televisore degli inzi anni 2000.

Dopo aver lasciato sul bancone una bella banconota da cinquanta mi dirigo verso la porta che dà sul retro.

Esco e subita una puzza di immondizia mista a vapore mi riempe le narici, corro il più velocemente possibile nell'entrata seguente prima di svenire.

Con un calcio leggero apro la porta che mi si para di fronte e la chiudo subito dopo essere entrato; guardo quel sudicio appartamento pieno di scatole di birra e dopo un'imprecazione abbastanza sostanziosa mi butto sul materasso blu che ricopre quei quaranta metri che compongono quello schifo.

Se non fossi un OverKal non penso che la mia testa mi farebbe comunque cadere così in basso.


-Dovrò fare una chiamata a Full prima di incontrarlo-


Dico tra me e me prima di cadere in un profondo sonno.

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Capitolo 2
*** La mia bambina si deve nutrire ***


Apro gli occhi all'istante non appena sento qualcuno bussare alla porta.


-Principessa ti conviene sloggiare ora, ci sono altri ospiti per me!-


La voce che urla continuando a bussare alla porta la riconosco appena, dev'essere Larry che mi ricorda il termine del mio tempo dentro quello sgabuzzino.


-Dammi un attimo e levo le tende!-


Mi siedo sul materasso e mi strofino gli occhi, appena li riapro guardo per qualche secondo quel muro grigio incrostato e la piccola finestra rettangolare che compagnia al lucernaio mentre filtra la luce lunare. Con quella fioca illuminazione riesco comunque a vedere le particelle di polvere svolazzare sul soffitto per poi tornare sul pavimento; proprio come un vulcano che è appena esploso e sta cospargendo il suolo con il suo pianto di cenere.

Mi alzo in piedi e osservo la mia figura allo specchi, ho degli occhi verde chiaro come se appartenessero ad un camaleonte. I miei capelli neri e lisci mi coprono quasi tutto il bulbo oculare destro, e si accostano perfettamente al mio cappotto nero lungo fino alle ginocchia.

L'ho fatto fare su misura quando ero in Canada da un vecchio reduce della guerra in Vietnam che fabbricava vestiti di ogni tipo con pelli fatte apposta a resistere agli impatti grazie a dei tessuti militari, in più l'ho reso con delle borchie sulla schiena e sulle braccia, un ottimo conduttore elettrico.

I miei pantaloni sono verdi scuri ed attillati che si adattano alla corsa e ai movimenti atletici a cui spesso ricorro; dopo essermi toccato la mia cicatrice sul labbro inferiore con il pollice mi sistemo la cintura ed esco da quell'appartamento infernale.

Apro lentamente la porta di legno e cerco un appoggio per salire in cima all'edificio che mi ritrovo davanti, il vicolo è composto da mattoni scheggiati rossi e una scala antincendio nera mi invita in modo indiretto a scalarla, la puzza emanata da quei tre cassonetti vicini alla porta del retro si è amplificata, probabilmente è dovuto al fatto che sono in momenti come questi che Larry riceve i consumatori più ingordi.


-Cazzo quanto vorrei farmi un drink! No... devo vedermi con Full all'Indian Point di Manhattan. Rimani concentrato Dry, rimani concentrato!-


Tocco la ringhiera della scala e la elettrifico un po', dopodichè faccio uscire dalla mia schiena due flussi energetci viola.


-Non so cosa farei se non avessi studiato un minimo di campi elettromagnetici! Ahahah!-


Ripeto più volte sogghignando.

Dopo essermi attaccato alla scala con i due raggi mi concentro un attimo per poi cominciare a levitare; infine mi do uno slancio potente e dopo qualche frazione di secondo sono sul tetto del palazzo pronto per correre, ci vogliono ben venti minuti prima di trovarmi nei pressi della famosa centrale elettrica.

Scorro la recinzione mentre resto nell'ombra, mi dirigo sulla prima torre di controllo presente in quel luogo rimanendo a terra.

Davanti a me miglialia di persone camminano ignare l'una dell'altra davanti a giganteschi schermi, che proiettano pubblicità di ogni tipo, posizionati sugli edifici composti principalmente da finestre scure, o trasparenti nel caso dei grattacieli.

Tocco il pannello di controllo della torre e trasmetto un segnale debole che però si riesce ad intravedere sui cavi delle turbine.

Attendo qualche minuto seduto sul prato bagnato a strappare fili d'erba finché una figura interamente vestita di giallo atterra davanti a me.


-Full! Ti trovo bene. Che ne dici di portarmi a fare il mio solito giretto?-


Dico all'uomo giallo con un sorriso ingenuo.


-Sono milleduecento per dieci minuti se vuoi fare come al solito.-


Mi risponde serio.


-Sempre così formale eh? Va bene discuteremo del tuo caratterino dopo che sarò sazio. Ecco a te.-


Dopo questa affermazione gli allungo qualche banconota che avevo già preparato e mi alzo in piedi saltellando per l'eccitazione. Prende i soldi con assoluta calma e mi dice.


-Seguimi.-


Con passo veloce gli resto affianco dopo aver scavalcato la recinzione,lo seguo tra le stradine della centrale piena di cupole e pali metallici fino ad arrivare alla porte del plesso al centro di tutto. Full guarda ruotando la testa le grosse porte rinforzate, poi gira la testa versoil display giallo alla sua sinistra. Quei cosi funzionano con un riconoscimento della mano del personale, ma Full vive clandestinamente nella centrale ed è un OverKal molto conosciuto in tutto il New Jersey. Toglie senza il minimo sforzo la parte superiore del meccanismo giallogniolo scoprendo una serie di dischetti metallici e cavi. Con l'altra mano tocca un dischetto e i suoi occhi grigi si illuminano, subito dopo la porta si apre con un cigolio acutissimo. Full è molto alto ed ha i capelli che possono sembrare dei serpenti ondulati, si estendono fino al collo e gli danno un'aria parecchio scontrosa.

Non appena il gigantesco transformatore al centro della stanza viene illuminati dalla luce automatizzata faccio un salto sopra la sua parte destra e strappo a mani nude la manopola di sicurezza, poi con una mano inserita nel lungo tubo scuro, estraggo due cavi spessi circa quindici centimetri.


-Non aspettavo altro!-


Urlo quasi in preda alla follia.


-Datti una calmata, sai bene quali sono le regole, poca energia alla volta sennò scatta l'allarme e le possiblità che io mi incazzi con te si alzano notevolmente.-


Mi esorta lui.


-Sì, sì come vuoi... Adesso però la mia piccolina deve scorrermi in tutto il corpo!!!-


Gli urlo evitando il suo sguardo e stringendo i cavi con tutta la forza possibile. Dopo pochi secondi l'impianto si avvia grazie al potere dell'hacking di Full e io sento il calore scorrermi in tutti gli arti. Comincio a ridere per quel desiderio primordiale e istintivo, qualche scossa viola chiaro viene proiettata sulle pareti di metallo a me vicine.


-Buono...-


Dice Full alzando il suo tono di voce.


Faccio molta fatica a controllare l'entrata di energia e questo mi porta a mettermi in ginocchio stritolando quei cavi con tutta la forza che il mio corpo colmo di adrenalina mi concede; passano dieci minuti di sobbalzi e attacchi epilettici accompagnati da le mie urle, che vengono rimproverate da Full con poche semplici parole.


-Tempo finito.-


Dice Full sospirando mentre io strappo i cavi dal mio torace ricacciandoli dentro il tubo.


-Oh sì! Adesso posso andare da Cardiax e L.V senza problemi!-

Esclamo facendo guardandomi le mani che pulsano di un rosa scuro.

Cardiax e L.V sono due gemelli OverKal che conosco solo da poco, hanno creato una fazione molto potente e influente qui a Manhattan e a quelli che si uniscono, bè, non manca nessun lusso. Il mio anonimo datore di lavoro mi ha fatto conoscere Cardiax che tramite un messaggio di una settimana fa mi ha spegato i requisiti per entrare nella loro fazione, il primo è quello per cui faccio o meglio facevo consegne, avere almeno cinquemila dollari. Il secondo è una dimostrazione di forza e del proprio potere nel loro quartier generale. Ed è a questo scopo che avevo bisogno di una ricarica, ora mi dirigerò al più presto da loro per cominciare una nuova vita come si deve.

O almeno spero.

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Capitolo 3
*** Se mi arrabbio, divento Dio ***


Sono in piedi sopra il centro taxi “New York Water taxi” con gli occhi chiusi e le braccia spalancate in contro vento, ogni singola folata che accarezza il mio corpo e solleva il giubbotto mi fa sentire come un dio. I miei piedi sono immobili, persino loro apprezzano questa simulazione astratta di potere, così, mentre imito un parafulmini il mio cellulare squilla con la sua solita suoneria da militare. Riapro gli occhi seccato e mi affretto ad estrarre il telefono dalla tasca interna di quel meraviglioso capo elegante.

-Scusami tanto sai, ma pur non essendo una donna ho bisogno dei miei tempi Joy!-

-Ehi amico, è nel tuo interesse farti accettare da Cardiax e L.V quindi vedi di portare il culo nelle fogne al più presto. Persone come loro non si preoccupano di aspettare i novellini.-

Mi risponde la voce femminile.

-Sarò lì tra poco.-

Con questa dichiarazione parecchio seccante chiudo la chiamata. Joy è la cosa più vicina ad un'amica che io abbia mai avuto, di sicuro tra le persone sulla mia lista nera lei sarebbe l'ultima; mi tocco la cicatrice sul labbro inferiore come è mio solito fare e salto dall'altra parte della strada atterrando sul marciapiede. Noncurante dei passanti vado al centro della corsia stradale evitando le macchine che suonano il clacson più volte, con una mano rimuovo il tombino sul terreno e mi butto all'interno delle fogne. Non appena alzo lo sguardo vedo qualcosa che mette molta suggestione. Un braccio umano galleggia seguendo la corrente dell'acqua del canale. Vedere un arto mozzato non mi impressiona affatto, ma quello per cui mi preoccupo è che credo di sapere da dove viene. Distolgo lo sguardo e comincio a correre nello stretta stradina di cemento che affianca il canale contenente materia organica allo stato puro. Poco prima di girare l'angolo sento urla di ogni genere: possono essere di gioia o anche di straziante dolore.

-Bè, ora so dove si trova l'incontro.-

Mi preparo psicologicamente poco prima di svoltare a destra e mi incammino fiero verso il mio fato. Davanti a me si trova una gigantesca piattaforma di cemento che interrompe l'acqua dei quattro canali che si incrociano. Ci sono diverse impalcature vicine al soffitto da cui gente vestita in nelle maniere più assurde urla e fischia verso il centro dell'enorme stanza, proprio lì infatti due OverKal si aggiravano a vicenda seguendo il muro rotondeggiante. Alzo la testa e li vedo. Cardiax e L.V. Sul loro trono d'acciaio e spranghe tra le impalcature di legno. Sono vestiti allo stesso modo, con lunghi mantelli neri che gli coprono i vestiti veri e propri all'interno; hanno i capelli mori e tirati verso l'alto con quella che penso sia lacca. Le loro facce non presentano la minima emozione, quelle espressioni sono così… Vuote. Non riesco a capire se si stiano annoiando oppure siano bloccati permanentemente in quelle posizioni particolarmente, regali. Oltrepasso il cancello di ferro che sigilla l'arena e dico sibilando.

-Sono qui per la prova di forza.-

Tutti si zittiscono. I due combattenti si fermano come se il tempo si fosse congelato. I due gemelli alzano la testa e fanno trasparire quello che può sembrare un piccolo sorriso.

-L'incontro è sospeso.-

Annuncia Cardiax dalla destra.

-Chiamate Zen per la prova di forza e potere del nostro ospite. Dry.-

Continua l'altro gemello.

Guardo tra la folla e vedo un po' di movimento, probabilmente stanno chiamando il tipo conosciuto come Zen. Do per scontato cosa io debba fare e mi metto al centro dell'arena osservando i due precedenti sfidanti che saltano prendendo posto tra le impalcature. Scruto di nuovo in mezzo a quell'ammasso di gente e riesco a riconoscere Joy. Con i suoi corti capelli neri e i suoi occhi grigi che mi sfottono mentre lei sorride.

Ci vogliono pochi minuti prima che dall'ombra dietro di me qualcosa, o meglio, qualcuno atterri con potenza. Mi giro lentamente e osservo il mio avversario; ha una massa muscolare spaventosa ed il ventre scoperto con inciso sopra un tatuaggio composto da triangolo e due punti. Da quel che ricordo dovrebbe essere il simbolo della fazione. I suoi capelli sono blu elettrico e hanno una forma particolare, sono come la cresta di un moicano. Gli occhi li intravedo appena da quanto sono piccoli e sono di un bianco candido come la neve.

-Tu saresti il nuovo cranio da rompere, vero?-

Mi prende in giro lui.

-Non saprei, dicono che ho la testa molto dura.-

Ribatto con aria da superiore.

Lui comincia a correre nella mia direzione ed io faccio lo stesso, nella corsa il bestione carica lentamente un pugno, che è una mossa particolarmente stupida in uno spazio chiuso. Non appena vedo che è a qualche metro da me mi metto in ginocchio ed imito con la testa il limbo, scivolando sotto le sue gambe. Compiaciuto mi rialzo, ma non faccio in tempo a girarmi che qualcosa di caldo e grosso mi perfora la spalla sinistra per poi subito dopo lanciarmi contro il muro di cemento. Un dolore lancinante mi attraversa la spina dorsale e solo dopo aver riaperto gli occhi realizzo che aveva appena usato la sua mano come trivella per la mia spalla. Non sembrava così veloce e scattante in un primo momento e poi si è rivelato tutt'altro, la testa è appoggiata al terreno e riesco a vedere solo macchie di luce e colore. Provo a muovere un braccio ma la spina dorsale fa uno strano scricchiolio, quindi mi fermo subito; sto per riprendere a vedere normalmente quando un calcio nello stomaco mi toglie il respiro portandomi ad almeno quattro metri da terra. Doveva andare proprio così? I miei riflessi e allenamenti settimanali mi avevano tradito già nei primi secondi di lotta? Non so cosa pensare mentre volo lentamente verso l'alto osservando il mondo a rallentatore. Dicono che quando sei in svantaggio non è una questione di potere, ma di avidità. Proprio per questo ora mi ritrovo con delle costole fratturate e del sangue che mi gronda da una spalla. No. No. No! Io non posso crollare perché non possiedo abbastanza forza! Io me la creo la forza!

Il tempo riprende a scorrere normalmente ed io, mentre sono a mezz'aria, mi illumino di viola schivando l'ennesimo pugno che sta per arrivare. Puntando le gambe sul muro mi spingo in aria per orizzontale, poi, girandomi su me stesso guardo Zen che ancora non si è accorto di quello che stesse succedendo e mi attacco alla sua schiena con tutti gli arti.

In quel momento capisco come avesse fatto a prevedere la mia mossa prima. Zen è cieco. Ed è un classico che i ciechi affinino il sesto senso. Ma, come è abbastanza ovvio, restano degli invalidi con dei limiti; per l'appunto mi è bastato rimanere in aria per evitare che riuscisse a captare i movimenti sul terreno. Non appena mi avvinghio a lui come un ragno che intrappola la sua preda, cerco col mio corpo la fonte di energia più vicina, ovvero le luci. Usando me stesso come catalizzatore proietto sulla bestia la mia bellissima e aggraziata bambina, bruciando quel bastardo fino a renderlo nero. Mi stacco da lui mentre sta ancora urlando sdraiato per terra e rimanendo in piedi alzo lentamente la mia mano destra.

-If it's dry, it will reborn.-

Sussurro fiero a Zen prima di scaricargli addosso un lampo rosa molto potente ma non fatale. Non appena percepisco che il suo cuore si è fermato smetto con quella tortura e faccio gesto a L.V che devono soccorrerlo, intanto guardo Joy che con un finto sguardo indispettito mi chiede in modo indiretto di continuare quell'esecuzione così divertente.

Sorrido con malvagità e poi mi volto di nuovo verso i due gemelli.

-Allora? Cinquemila dollari avete detto, giusto?-

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Capitolo 4
*** Lobby ***


Sto seguendo con fatica la folla di che mi circonda e attraversa le fogne a passo veloce. Tengo la testa puntata verso il basso pensando alle facce terrorizzate degli spettatori quando ho battuto Zen.

Ho fatto davvero qualcosa di così incredibile? Posso capire che fosse un degno avversario, ma spero comunque che questo non sia il meglio del repertorio di Cardiax e L.V. Lasciando perdere queste domande interiori, mi dirigo tra cumulo di gente, il più vicino possibile a Joy.

Non appena la sfioro con la spalla la sento esclamare.

-Pensavo che avresti avuto la faccia tosta di ammazzarlo.-

Non mi rivolge nemmeno lo sguardo e rimane li con il suo piccolo sorriso strafottente.

-Lascio a te, mia signora del sangue, le esecuzioni. Così da non annoiarvi minimamente.-

Gli rispondo con franchezza.

-Divertente. Evita almeno di starmi vicino quando siamo in presenza di Cardiax.-

Mi dice tornando ad essere seria. Poi, la vedo allontanarsi verso la sinistra della folla, scomparendo tra decine di persone.

Non capisco il perché di quell'ordine ma non voglio farci molto caso, lei è emotivamente instabile quando ci sono io. Continuando a pensare a lei capisco di non essere il tipo da fare complimenti, ma non è niente male come ragazza. Avrà si e no venticinque anni e quei capelli corti neri hanno il loro fascino. Sono un po' più chiari rispetto ai miei color carbone, e coprono anche a lei l'occhio destro. Il suo vestito, o almeno quel poco che ho intravisto, è totalmente blu ed ha dei bottoni esagonali molto spessi, inoltre i suoi pantaloni sono di un grigio acqua con qualche striscia bianca che li percorre. Dopo aver analizzato tutti i suoi vestiti mi dedico a capire dove stiamo andando esattamente. Pare che senza accorgermene siamo passati per qualche cunicolo nascosto ed ora ci troviamo nella stazione abbandonata di Waldorf Astoria.

-Credevo fosse una fazione con la carta igienica incastonata di diamanti.-

Sbuffo alzando un po' troppo la voce, tanto che il ragazzo davanti a me si gira nella mia direzione continuando a camminare all'indietro.

-Credi che non l'abbiano rinnovata “spara scintille”?-

-Bè penso di sì. Non saprei, da qua non si vede un cazzo se non il nome delle fermate.-

Gli rispondo un po' confuso.

-Vedrai, comunque piacere, sono Icaro. O almeno mi faccio chiamare così. Se non ricordo male tu sei Dry, giusto?-

Mi tende la mano dopo la sua presentazione, ma io non la stringo.

-Okaaaayy, che ne dici di spiegarmi il perché del tuo nomignolo dato che il cammino è ancora lungo?-

Continua ritraendo la mano.

-Forse quando mi daranno un po' di morfina per questa fottuta spalla.-

Gli rispondo secco.

Lui guarda verso il basso ridendo e si rigira. Ha la testa ovale, e dei capelli biondi molto corti e rasati, come quelli dei marine. La sua bocca è piena di denti smaglianti che fanno compagnia a due grandi occhi azzurri.

Dopo quella che sembra un'eternità, tutta la folla si ferma di colpo, facendomi rischiare di cadere sui binari. Gli OverKal veterani, che riconosco per il simbolo della fazione nei punti del corpo più improbabili, seguono L.V sopra un treno in disuso e proseguendo il loro cammino. Ora posso ammirare tutto il lavoro che è stato fatto qui alla stazione. Lo spettacolo mi lascia col fiato mozzato, quello che vedo sono centinai di stanze fatte di un qualche metallo bianco, esse sono incavate nei corridoi di tutta Waldorf Astoria. Nella parte destra rispetto ai binari posso vedere laboratori attrezzati con il massimo della tecnologia e in quella sinistra dove sono io, degli alloggi si allungano per tutto il tunnel illuminato dai neon. Proprio in mezzo si trova una specie di sala ricreativa, con manichini per il combattimento e brevissimi percorsi dedicati al parkour. Ogni singolo angolo di questo posto è occupato da OverKal intenti a studiare o a combattere tra loro, il che mi eccita non poco.

Il mio fantasticare viene fermato quando vedo Cardiax saltare sopra al suo trono rialzato sui binari.

Non appena si volta verso il gruppo di novellini di cui faccio parte inizia a parlare.

-Oggi, siete riusciti a dimostrare che avete dimestichezza col combattimento nella prova di forza. E i cinquemila dollari hanno dimostrato che sapete svolgere lavori impegnativi per fare denaro.

Questo però, non vi rende di certo speciali, anzi, siete ancora possibile materiale di scarto; da domani cominceranno gli allenamenti per capire meglio se vale la pena farvi lavorare con noi. Detto questo, voglio che seguiate Clay che vi accompagnerà nelle vostre stanze.-

Finisce indicando un uomo nero muscoloso in canottiera e jeans.

-Per i feriti, vi scorterà Lobby in infermeria.-

Continua Cardiax spostando l'indice verso una ragazza molto giovane e bionda.

Io seguo alla lettera le istruzioni e vado verso la biondina minuta.

Ha una tuta grigia futuristica molto simile a quella di un ingegnere. Le sue orecchie sono coperte da un paio di cuffie rosse con un microfono.

Gli occhi sono anch'essi grigi e la rendono molto eloquente a un primo sguardo. Mi piace parecchio l'abito che sta indossando, con quelle spalline di pelle e il bavero che le copre la bocca. Molleggiandomi arrivo davanti a lei con un largo sorriso stampato in faccia.

-Principessa del futuro, mi porteresti in infermeria per prenderti cura della mia spalla?.-

Le chiedo con tono sarcastico.

Lei evita il mio sguardo arrossendo e mettendosi a tremare.

-Ehi, scherzavo, non c'è bisogno di vergognarsi così tanto per una stupida battuta.-

Le dico di cercando di confortarla.

Sarò anche un bastardo ma non mi piace mettere di cattivo umore chiunque mi trovi davanti.

-Vieni con me, ti ci porto.-

Riprende lei continuando a dimostrare di essere nervosa.

Ci incamminiamo silenziosamente nel corridoio degli alloggi, fino ad arrivare ad un ascensore di vetro. Non appena si apre e la ragazza preme il bottone per il terzo piano lei mi chiede.

-Quando hai battuto Zen, perché hai continuato a folgorarlo?-

Il suo viso è chiaramente pieno di sconforto.

-Secondo te, dopo una mano nella spalla e un calcio nello stomaco, quanto posso arrabbiarmi?-

Rispondo disinteressato.

-A me sembrava piacere più che rabbia.-

Risponde con un filo di voce.

-E se fossero stati entrambi?-

Richiedo sogghignando e guardandola negli occhi.

Proprio in quel momento l'ascensore si ferma e apre le porte automatiche. Con uno scatto repentino la ragazza futuristica esce evitando di guardarmi e apre la prima porta sulla sinistra con una carta magnetica. Io la seguo con le mani incrociate dietro la schiena e osservo l'infermeria non appena vi ci entro. L'ennesima stanza di metallo chiaro, composta da quattro lettini vuoti e macchinari all'avanguardia riposti su dei ripiani in legno. Torno a guardare la fanciulla che sta smanettando con diversi contenitori di plastica in un lato della stanza.

Mi siedo lentamente sul primo lettino che ho davanti a attendo di essere rimesso in sesto. Dopo qualche secondo Lobby si avvicina a me con una sedia e un panno bagnato in mano.

-Potresti toglierti il cappotto, per favore?-

Mi chiede facendo aumentare il rosso sul suo viso.

-Tutto per una bella ragazza che vuole curarmi.-

Le rispondo divertito.

Eseguo alla lettera la sua richiesta lasciando il mio busto coperto da una semplice maglietta a maniche corte nera.

Lobby si avvicina alla mia ferita ancora sanguinante sulla spalla ed inizia a disinfettare col panno bianco; il dolore che avevo dimenticato ritorna in aggiunta al bruciore del disinfettante.

-Aaaahh!! Sai che ti dico? Forse si meritava un altro fulmine sulla schiena quel bastardo cieco!-

Urlo guardandola nei suoi vitrei occhi argentati.

A quella dichiarazione lei si gira verso di me e si affretta a togliere il tessuto dalla mia spalla.

-Ti prendo un antidolorifico prima di cominciare a cucire.-

Mi dice tornando vicino al ripiano.

-Ti faccio così paura? Ahahah!! Questo sì che è assurdo!-

Sbraito in preda alle risate.

-Io sono… Nuova come te. Sono qui da un mese circa, e mi fai abbastanza paura… Non ti sei limitato a vincere nella prova di forza, hai anche rischiato di causare un infarto a Zen!-

Mi urla con le lacrime che iniziano a rigarle il viso.

-Ancora con questo Zen? Ascoltami bene piccola bambina! Quello che io faccio quando vinco o combatto sono affari miei capito?! E se provi ancora a farmi la morale in questo modo giuro su questa cazzo di fazione, che sarai costretta a disinfettare le prossime ferite con la lingua!-

Le rispondo con la collera che prende il posto del buon umore.

Dopodiché mi alzo in piedi e mi lancio su di lei, sbattendo un pugno su un armadietto di vetro e rompendolo di conseguenza. Con gli occhi colmi di terrore rimane lì impalata a fissarmi finché non decido di risedermi sul letto. I seguenti cinque minuti passano nel più totale silenzio, con me seduto e dolorante, e Lobby intenta a ricucire la ferita con ago e filo.

Passano ancora un paio di minuti ed io decido di distruggere l'atmosfera tetra che si era creata.

-Ehi, forse me la sono presa un po' troppo prima, mi spiace.-

Le dico cercando di essere dolce e andando contro la mia natura.

-N-non fa niente. Non dovevo giudicarti per le cose che avevi fatto.-

Risponde Lobby balbettando.

Aspetto che la benda venga arrotolata nel punto ferito e mi alzo in piedi testando il dolore, che ancora posso sentire, anche se rispetto a prima, è diminuito notevolmente.

-Come ti senti?-

Mi domanda insicura.

-Meglio, decisamente meglio.-

Le dico fiero.

-Forse, posso… Darti una ricompensa.-

Dico seduttivo alla ragazza.

Le abbasso con una mano il bavero chiuso dalla cerniera e con l'altra le avvolgo il collo, infine faccio per baciarla ma lei si dimena con forza; dopo neanche due secondi dal mio tentativo audace lei apre il palmo delle mani e genera in essi due sfere trasparenti che mi lanciano, con una forza immensa, sul muro dall'altra parte della stanza.

Ora mi sento stordito, ma la botta non mi ha causato niente di che. Non appena riapro gli occhi Lobby è già scappata via e riesco a sentire il suo pianto soffocato mentre entra nell'ascensore.

-E poi sarei io quello violento…-

Dico ironicamente a me stesso.


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Capitolo 5
*** L'esecuzione ***


Credo di essermi già fatto molti nemici in questo posto. Chi l'avrebbe mai detto che Lobby avesse un fratello? Adesso, tutta la fazione sa di quel piccolo atto audace che mi è costato un bel volo doloroso quattro metri. Comunque non mi sento affatto preoccupato; né tantomeno in colpa per quello che ho fatto. Anche se domani dovrò affrontare Rail, il fratello maggiore di quella sgualdrina minuta.

Sto riflettendo su che strategia adottare nel mio prossimo combattimento mentre sono sdraiato sul letto del dormitorio al secondo piano. Intanto, gioco con la scheda scolastica della G.G Urban Academy tra le mani. Nella stanza fa troppo freddo anche per me, e non ha certo l'aspetto fantastico che m'immaginavo. I muri sono bianchi come tutti gli altri, la stanza è composta solo da cinque letti fatti di un qualche polimero simile alla plastica e incastonati nel pavimento di pietra grigia.

Non vi è nessuna decorazione o soprammobile per rendere il tutto meno monotono. Inoltre le luci sono solo due fastidiosissimi neon che funzionano ad intermittenza.

-Che due palle…-

Sospiro annoiato.

Vorrei tanto andare nella stanza ricreativa, ma non penso che sarei ben accetto. Quella stronzetta ha più influenza di quanto pensassi; troverò il modo per fargliela pagare.

Rimango a giocare con la tessera scolastica per qualche minuto finché non sento qualcuno bussare alla porta di metallo del dormitorio.

-Sì?-

Chiedo con calma.

-Cena in tavola.-

Risponde una voce roca con indifferenza.

Cena. Ero talmente immerso nei miei pensieri che mi sono dimenticato di quanta fame avessi. Subito mi alzo dal letto ed esco nel corridoio bianco e pieno di cavi elettrici.

Corro velocemente verso la sala centrale posta in mezzo ai binari e noto subito che stanno già servendo il cibo a tutti. Gli OverKal stanno mangiando e chiaccherando tranquillamente sopra i vagoni abbandonati e le rotaie. Giro la testa a destra e sinistra intento a cercare dove servono il cibo, e intravedo due ragazze, parecchio sensuali, che camminano in giro lanciando ciotole colme di zuppa agli OverKal che si avvicinano; non perdo altro tempo e mi posiziono nelle vicinanze di quelle due splendide creature angeliche.

Non ci vuole molto tempo prima che una di esse si diriga a passo svelto verso di me.

-Prendi, immagino tu abbia fame.-

Mi dice in modo seducente la bella mora mentre mi consegna una ciotola.

-Oh, grazie zuccher-

Non faccio in tempo a risponderle che la sua mano si stampa sulla mia guancia sinistra.

-Prendi anche questo, per Lobby.-

Continua la ragazza alterata per poi allontanarsi da me.

Mi massaggio vicino alla mascella e mi siedo sulle rotaie davanti a me. Questa cosa si sta ripercuotendo troppo sulla mia persona; spero che la gente dimentichi presto questa cosa. Comincio a mangiare con foga quella disgustosa zuppa marrone che mi hanno appena servito. Non c'è bisogno di badare al sapore, basta mettere qualcosa nello stomaco per l'incontro di domani. Finisco in pochi minuti il mio piatto e decido di rimanere lì seduto a guardare i membri della fazione divertirsi tra il chiasso e le risate.

Sto per alzarmi ed andarmene quando Joy sbuca dal nulla e si siede affianco a me.

-Stavolta l'hai fatta grossa Casanova.-

Mi dice guardando in avanti e sghignazzando.

-Eh già… Scommetto che volevi essere al posto della povera, piccola ed indifesa Lobby.-

Sussurro con tono sarcastico.

-Solo al pensiero mi dispiace per lei. Comunque c'è poco da ridere. Suo fratello è riuscito a convincere Cardiax a metterti contro di lui.-

-Non è un problema, anzi, devo cogliere questa occasione. Se lo batto scommetto che verrò rispettato da tutti qui.-

Dichiaro sorridendo.

-Ahahah! Tu non hai la minima idea di chi sia Rail! Fossi in te comincerei a pensare di scappare mentre tutti dormono!-

Mi dice divertita.

Dopodiché si alza in piedi e si dirige verso un gruppo di OverKal che parlano normalmente rispetto agli altri. Lo vedremo se è così forte come dicono; da quello che so lui combatte corpo a corpo ed ha un potere simile a quello della sorella. Mostrerò a tutti cosa succede quando vengo sfidato. Accenno a un sorriso e mi rialzo in piedi, avanzando nel corridoio verso la camera da letto.

Un uomo di mezz'età pelato mi sveglia di colpo tirandomi un ceffone in faccia.

-Svegliati, ti stanno chiamando per combattere nell'arena interna.-

Mi dice calmo scuotendomi sul letto.

Non gli rispondo neanche e mi affretto a raggiungere la sala centrale. Non appena giungo lì, cammino per circa cento metri sulle rotaie fino a che non vedo un'altra stazione abbandonata piena di OverKal urlanti ed eccitati. La struttura è quasi identica al circolo delle fogne, con la differenza che Cradiax e L.V sono su un trono dall'altra parte dei binari a osservare il tutto. Con un balzo arrivo nei pressi dell'arena rendendomi visibile a tutti. Non tardano ad arrivare fischi e urla di rabbia dal pubblico, li ignoro tranquillamente e attendo il mio prossimo nemico.

-Silenzio!-

Urla di colpo L.V.

-Qualche parola prima di iniziare.-

Continua Cardiax.

-I primi sfidanti saranno Rail e Dry, più avanti detteremo i prossimi incontri di questa mattina. Le regole sono semplici. Chi perde è fuori dalla fazione, e, come ben saprete, chi viene espulso è automaticamente un uomo morto. Questo significa che ogni vincitore sarà libero di giustiziare come meglio crede l'avversario sconfitto. Detto questo potete iniziare.-

Annuncia risedendosi tranquillamente sul trono.

Subito dopo, dalla folla arriva Rail con un lungo balzo. Lo guardo attentamente non appena si presenta davanti a me. Una maschera di cuoio scuro gli copre quasi tutta la faccia lasciandomi vedere solo gli occhi marroni e sottili, insieme a dei capelli color platino luminescente.

-Tu non hai la minima idea di quanto ti farò soffrire.-

Urla Ray con la voce soffocata dalla maschera.

Rimango in silenzio e con la testa piegata verso il basso.

-Fai il silenzioso adesso, eh?! Peccato volevo vedere quanto potevano diventare acute le tue urla.-

Aggiunge colmo di rabbia.

Anche stavolta non mi degno di prestargli attenzione e attendo pazientemente la sua prima mossa. Subito dopo la sua affermazione, Rail salta verso l'alto e ricopre le sue mani di un manto trasparente, visibile solo grazie alle onde che lo attraversano con frequenza. Non appena accumula abbastanza potenza tra i palmi si lancia verso il basso tirando un pugno al suolo; l'impatto è devastante, ma la cosa impressionante è che l'onda a d'urto si dirige a gran velocità verso di me. Mi sblocco dalla mia posizione e faccio anch'io un salto, girando all'indietro ed evitando quel cumulo di potenza invisibile. Inizio a correre vicino al muro nel tentativo di aggirare Rail. Lui continua senza timore la sua serie di pugni al terreno, che mano mano mi rendono le schivate in aria sempre più difficili.

Dopo essermi fermato qualche secondo mi accorgo che si è appena distratto e sta guardando in un'altra direzione. Colgo l'occasione e gli lancio un fulmine in pieno petto, che però lui riesce a bloccare sbattendo i pugni e generando l'ennesima onda trasparente.

Rimango lì stupito e particolarmente incazzato e, senza rendermi conto che mi è saltato e sopra, mi butta a terra scaricando su di me una serie di pugni devastanti. La mia testa sanguina da tutte le parti e sento che potrebbe rompersi da un momento all'altro. Fortunatamente Rail, smette con il suo attacco d'ira violento e si rialza. Lo vedo in modo confuso mentre mi prende per la gola e mi scaglia sui binari, fuori dall'arena.

-Non capisco come un infame come te sia riuscito ad entrare!-

Esclama furioso Rail.

Poi strappa dal terreno una lastra di metallo e rincomincia a percuotermi con forza.

-Ti stavi divertendo a molestare una povera ragazza eh?!-

Aggiunge sbattendomi in faccia la sua arma improvvisata.

-Inutile!-

Sbraita picchiando di nuovo.

-Schifoso!-

Ripete tirandomi contro per l'ennesima volta quella lastra.

-Codardo!-

A quelle parole le mie pupille diventano minuscole e il dolore alla testa e al busto svanisce.

Rail sta per colpirmi di nuovo ma con una mano blocco il pezzo di metallo, e gli tiro un calcio che lo rispedisce dritto nell'arena, vicino a una panchina rovinata.

Guardo quell'affare che ora avevo tra le mani e noto che è molto appuntito su una estremità. Salgo anch'io il gradino della stazione e guardo Rail mentre cerca di rialzarsi. Non sembra si sia fatto molto male, ma di sicuro l'ho stordito.

-Hai detto per caso, codardo?-

Gli chiedo adirato ma mantenendo un tono di voce pacato.

-Perché mi sembrava di aver sentito quell'orribile insulto sai.-

Puntualizzo.

Lui si rialza e prepara un colpo ad impatto sul suo pugno. Non gli lascio il tempo di caricarlo e gli spedisco un fulmine molto simile ad un flusso d'acqua nella pancia.

-Allora ho sentito bene! A questo punto, caro Rail, mi costringi a diventare molto molto cattivo.-

Pronuncio quelle parole spezzando il silenzio che la folla aveva creato già da un po'.

Prendo la lastra a due mani e la conficco a pieni polmoni nella schiena di Ray, che urla in preda al dolore. Poi lo prendo per i capelli e lo metto in ginocchio rivolto verso il pubblico che comincio a scrutare con lo sguardo da folle. Finalmente vedo Lobby che ovviamente mi sta osservando incredula, in un pianto soffocato dal suo solito bavero.

-Ehi Lobby! Siamo qua! Ci vedi?-

Faccio il gesto per indicare la nostra posizione mentre ridacchio come uno psicopatico.

-Vai… all'inferno…-

Sussurra Ray a fatica.

-E da dove credi che io venga?-

Gli rispondo ormai pervaso dalle risate.

-Ed ora signore e signori!-

Urlo rivolto verso il pubblico.

-Sia fatta la luce!-

Afferro con una mano il volto semicoperto della mia vittima e scarico su di lui tutta l'energia nel mio corpo. Attorno a me un alone di scintille viola copre, l'ormai terrorizzato, pubblico che tanto disprezzavo.

Passano dieci secondi prima che io termini l'esecuzione di Rail e molli il suo cadavere carbonizzato sul terreno.

Faccio un inchino a Cardiax e L.V. dall'altra parte, poi mi rigiro verso Lobby a salutarla da buffone isterico. Guardo anche Joy, che mi osserva persino lei piena di paura, e le mando un bacio con la mano. Infine utilizzo la levitazione per sfrecciare in direzione del quartier generale e svanire nel nulla.

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Capitolo 6
*** La fuga ***


Basta. Non ne posso più. Altro che lusso e vita agiata, qui si sta di merda! Il mio anonimo datore di lavoro non è stato sincero, e nemmeno i due gemelli. Non ho intenzione di completare missioni vivendo da spartano. Quei soldi potevano essere utilizzati per rendere questo posto elegante e lussuoso, ma no, qui c'è solo tanta tecnologia e nient'altro.

Però ho deciso, me ne andrò, ma non senza il giusto compenso. Gli altri staranno ancora combattendo e devo approfittare di questa tranquillità per rubare un po' di cosette. Ho già preso uno zaino blu scuro con una sola spallina dal magazzino qua accanto. Ora devo solo capire dove tengono i soldi. Esco nel corridoio dove aleggia un silenzio assoluto e uso l'ascensore qualche metro più avanti per andare al piano terra, l'unico che ci hanno vietato di visitare. Non appena le porte automatiche si aprono un odore pungente di muffa e acqua sporca mi travolge. Starnutisco un attimo prima di accendere la luce dall'interruttore sulla destra. Ecco davanti a me un muro in cemento incastonato di cassette d'acciaio. Non è stato poi così difficile. Ma subito dopo questo pensiero noto una figura coperta da un lungo mantello nero che si sta avvicinando; probabilmente è quella che si può definire una guardia. Il suo passo è lento e si riesce a sentire un rumore metallico provenire da sotto il mantello. So già cosa dovrò affrontare. Le mie mani iniziano ad illuminarsi non appena è abbastanza vicino a me.

-Ho disattivato tutti gli allarmi e rimosso le protezioni di ghisa.-

Una voce molto giovanile e acuta pronuncia quelle parole lasciando coperto il proprio enigmatico volto.

-Consideralo un regalo, ma ricorda che noi ti osserviamo, quando vorrai cambiare la tua vita come tu desideri puoi venire da noi.-

Mi dice la losca figura in nero.

-Ci puoi trovare all'aeroporto Kennedy, ci riconoscerai, fidati.-

Dopo questa affermazione, l'individuo mi supera di scatto ed entra nell'ascensore.

Strano sarebbe dire poco. Ma quando si parla di soldi non mi faccio troppe domande.

Corro subito vicino alla parete in cemento e passo diversi minuti ad estrarre cassette dal muro e svuotarle dalle banconote. Quando il mio zaino raggiunge il limite di capienza lo rimetto in spalla diagonalmente vista la sua unica cinghia. Ora, l'unica cosa di cui devo preoccuparmi è raggiungere vivo e vegeto l'esterno. Dopo aver usato l'ascensore, corro fino alla solita sala centrale composta da vagoni e costruzioni di legno o ferro. Ora inizia la parte complicata. Devo trovare un'uscita più corta per la superficie. Stranamente arriva il colpo di fortuna giornaliero. Una porta su una pedana rialzata mi riempe di gioia solo alla vista. Salto sulla piattaforma e la sfondo la porta con un calcio ben assestato.

-Ehi tu! Oh merda… R chiama tutti quanti! Lo psicopatico ha rubato qualcosa e sta scappando!-

Urla qualcuno alle mie spalle.

Mi volto subito e riconosco il nero muscoloso di due giorni fa. Fantastico. Mi sembrava fin troppo bella l'idea di scappare senza essere visto. Ma non c'è tempo per le lamentele, quindi mi lancio a tutta velocità nel basso tunnel oltre la porta. Dopo qualche passo vedo una lunga scala rovinata verso l'alto, con un ringhiera al centro. Scelgo di utilizzare la tecnica che mi permette di andare più veloce. Salto e atterro con le punte sulla ringhiera arrugginita e pongo le mani in avanti. Non ci ho mai provato, ma a scuola mi hanno detto che posso creare campi magnetici in grado di spostare il mio corpo o degli oggetti che possano condurre elettricità. Mi preparo un attimo e faccio uso di due flussi violacei molto simili ad una sorgente d'acqua, vista la mia abilità nel mantenere una tensione costante. Non appena i flussi toccano la ringhiera inizio a sfrecciare verso l'alto a grande velocità. Non credevo di riuscirci, forse la Urban è servita a qualcosa dopotutto. Ci vuole poco prima che riesca ad arrivare alla fine delle scale, dove trovo l'ingresso per le fogne. Questo promette bene. Infatti mi basta cercare per un po' di metri per trovare un tombino che conduca all'esterno. Salgo una scaletta e sposto il pezzo di ghisa per poi richiudermelo dietro. L'aria fresca è una manna dal cielo e mi riempie i polmoni atrofizzati per la puzza di chiuso. Il sole batte forte sui pedoni e le macchine di quella che penso sia la venticinquesima Ave, vicino al parco di East Elmhurst. Qui le case e i condomini non sono alti come quelli del Middle quindi devo adattarmi per la mia fuga. Ci metto poco prima di saltare su un edificio con un cartellone pubblicitario raffigurante un uomo intento a mostrare una bottiglia di Coca-Cola.

Solo ora sorge un dilemma non da poco. Dove vado? Larry è a Manhattan, ed andare fino là in volo è fuori discussione. Inoltre, se non faccio in fretta gli Spike Men potrebbero individuarmi. Gli Spike Men sono quelli che tutti conoscono come Men in Black, ma nella comunità di New York noi OverKal li chiamiamo Spike Men. Il nome deriva dal fatto che la maggior parte delle loro armi corpo a corpo è a punta, e spesso anche le armi da fuoco usano dardi appuntiti. Non mi sono mai interessato agli Spike Men più di tanto; non me li sono mai ritrovato alle calcagna e oggi non deve essere la prima volta. Full non mi aiuterebbe, di giorno lui è a Newark ed incontrarlo non è possibile. Però forse un'idea ce l'ho, d'altronde io voglio cambiare vita, quindi potrei dirigermi all'aeroporto per incontrare quelli di cui ha parlato il tizio coperto dal mantello. So benissimo che è rischioso dato che non so nulla su questi soggetti, però finché è giorno posso gestire qualsiasi situazione.

Il viaggio è lunghissimo. Passo un'ora a fare salti e scivolate tra i cieli di New York, anche se ripensandoci, potevo prendere un taxi. Ma ormai sono nei pressi del Jhon F. Kennedy e non ne vale la pena. Riesco a vedere almeno dieci piste d'atterraggio pur essendo tornato al suolo, più precisamente nella seconda entrata della zona est. Dietro di me ci sono le corsie ridotte per le automobili da cui centinaia di persone salgono e scendono. Entro e subito e una luce abbagliante proveniente da negozi di ogni genere mi travolge. Il corridoio è trafficato da persone multietniche con valigie grandi o piccole tra le mani, e diversi banconi per le informazioni sono sparsi in giro in bella vista. Il pavimento è lindo nonostante tutto, e le piastre rossicce accostate con pareti bianche fanno un certo effetto. Il problema adesso, è trovare i presunti “amichetti” che mi stanno aspettando.

E mentre rifletto su cosa fare una decina di persone mi si avvicinano circondandomi ma evitando il contatto visivo. Rimango fermo a guardare come quelli che sembravano i tipici avvocati di gran fama, con cravatte rosse e completi grigi abbinati ai capelli lisci e immacolati. Dopo qualche secondo una donna ben vestita munita di cartellino dell'aeroporto nel taschino mi si avvicina.

-Gate quattro D, prima sala d'attesa, vicino al bar.-

Dice con tono gentile e un sorriso chiaramente forzato.

Capisco al volo quella dichiarazione e uso le scale mobili sulla destra per raggiungere il punto da lei indicato. Non necessito nemmeno di fare check-in o controlli, nessuno mi chiede nulla e mi lascia semplicemente passare. Sono stupito per l'interesse che questi tizi sembrano nutrire per me, forse posso davvero rendere la mia vita divertente e lussuosa.

Arrivo davanti al Gate 4 D e ci metto poco prima di individuare la sala d'attesa e, di conseguenza, il mini bar. Faccio un passo in direzione di quest'ultimo e mi blocco quando riesco a vedere le due persone che bevono il caffè nei pressi di esso.

Un uomo ben vestito, in giacca e cravatta sopra una camicia azzurra e subito affianco a lui quella che sembra essere… Joy.

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Capitolo 7
*** Lotta sul jet ***


Scioccato non è la parola esatta per descrivere il mio stupore, propenderei più per incapace di realizzare. Joy, la ragazza che fino a qualche ora fa stava assistendo al mio combattimento nelle tombe è ora nell'aeroporto più grande di New York. La vedo voltarsi nella mia direzione e lasciare il suo caffè sul ripiano madreperlato del mini-bar.

-Abbiamo cinque minuti prima che questo posto venga evacuato e si trasformi in un campo di battaglia.-

Dice affrettandosi a raggiungere la porta del Gate 5.

-Non ho tempo per le spiegazioni, ma devi fare una scelta ora, indipendentemente da quello che tu conosci il gruppo californiano che tanto ti esaltava.-

Continua seria.

-Quei tizi sono una leggenda Joy, e poi, perché dovrei fidarmi?-

Gli rispondo incredulo.

-Perché nella tua vita non ti capiterà mai più una richiesta come questa, c'è una aereo per Los Angeles che ci sta aspettando e tu puoi scegliere se salirci sopra con noi o tentare di sopravvivere qui a New York.-

Conclude velocemente.

La proposta è veramente assurda, per l'ennesima volta mi ritrovo a fare una scelta pericolosa. D'altronde se quello che dice è vero devo assolutamente salire sull'aereo.

-Accetto, ma ora dimmi come mai il JFK sta per essere attaccato, e io cosa c'entro?-

Gli chiedo nervoso.

-Te lo spiegherò sul jet, ora muoviti.-

Mi risponde.

Corriamo giù per le scale del Gate e usciamo all'aperto dove centinaia di aerei e operai sono posizionati, proprio dopo cinquanta metri di camminata veloce vedo un jet nero con i motori accesi e sgombro dai macchinari per il rifornimento. Ormai il cielo si è fatto cupo e sono sicuro che ci sarà pioggia per tutti. Salgo nel jet per primo e noto che per quanto possa sembrare di lusso è comunque corazzato come uno militare. L'interno è pazzesco.

Venti sedili uno di fronte all'altro fatti di pelle bianca sono posizionati insieme a dei tavolini di vetro fissati al pavimento. E lo champagne è la ciliegina sulla torta, messo in un piccolo catino con del ghiaccio su l'angolo in fondo del corridoio, poco prima dei bagni; non credo di aver mai visto un aereo simile e forse questa sarà anche la mia ultima volta.

Dopo di me sale il signore che avevo visto insieme a Joy prima. Quest'ultima è scortata da due signori con un completo verde elegante.

Lei prende posto davanti a me insieme ai due signori ed urla.

-Puoi andare!-

Subito il jet inizia a spostarsi sulla pista, e dopo una manovra di cinque minuti comincia a prendere velocità.

-Devi spiegarmi tante cose amica mia.-

Gli dico sorridendo e guardando lo stesso vestito che indossa da ieri.

Forse dovrei cambiarmi anch'io appena posso, e anche una doccia non mi farebbe male.

-Tutto a suo tempo Dry, adesso bisogna scappare dai gemelli e dall'intera fazione. Hanno messo una taglia sulla tua testa.-

Mi dice senza ricambiare il sorriso.

Sto per rispondere ma l'aereo viene scosso da un'esplosione che sembra provenire dal centro dell'aeroporto.

-Parli del diavolo e guarda chi arriva.-

Sospira preoccupata.

Entrambi gli uomini si alzano e vanno al finestrino pronti per ogni evenienza.

-ADESSO L'INTERA FAZIONE MI STA CERCANDO?!-

Urlo disperato.

-Non sei l'unico Dry, anche io li ho fatti incazzare un bel po', e non sapevo avessero così tanti seguaci.-

Risponde cercando di calmarmi.

Anche io mi avvicino al finestrino e riesco a vedere il disastro incombere.

Tutto il piano terra va a fuoco e diversi aerei sulla sinistra sono esplosi, inoltre le urla delle persone che ormai corrono anche in mezzo alle piste accompagnano migliaia di OverKal che volano e saltano dovunque nel tentativo di uccidere qualsiasi cosa gli si pari davanti. Indubbiamente sono gli uomini di Cardiax e L.V visto il simbolo che ogni OverKal ha.

Il jet inizia a decollare ed io tiro un sospiro si sollievo. MA subito sento dei tonfi sul tetto del jet. Ovviamente dopo un urlo che non riesco a distinguere tutti gli OverKal che si intravedono all'esterno partono per una corsa maniacale verso di noi.

-Prendi quota testa di cazzo!-

Sbraita Joy al pilota nella stanzetta.

Riusciamo a raggiungere una discreta altezza ma dei pugni e altri colpi urtano la parte superiore dell'aereo.

-Joy dobbiamo uscire qua sopra e massacrarli prima che si decomprima l'aereo!-

Gli ordino dirigendomi verso la fine del corridoio.

-Ok… Voi due andate ad aiutare il pilota! Dobbiamo salire il più possibile!-

Dice agli elegantoni in verde.

-Io e te usciamo per l'apertura di emergenza!-

Dichiara spostando lo sguardo su di me.

CI buttiamo in direzione del bagno e apriamo la porta di ferro con il cartello di divieto.

La chiudiamo alle nostre spalle e il buio divora la stanza.

-Appena apro dovrai reggerti, o ti ritrovi s cadere nel vuoto!-

Mi intima Joy.

-Se sopravviviamo ti porto a mangiare fuori.-

Rispondo con una risata nervosa.

Joy allunga la mano al portellone sul soffitto e piega leggermente le gambe.

-1… 2… e 3!-

Una forza immensa mi scaraventa verso l'alto facendomi schiantare sul soffitto.

Rintontito vedo che Joy è nella mia stessa situazione e si sta cercando di uscire fuori.

Aspetto un attimo e faccio lo stesso anch'io; il vento sulla faccia mi provoca un grande fastidio e mi impedisce di vedere bene. Afferro la coda dell'aereo e provo a mettermi in piedi, ma riesco solo ad accovacciarmi.

Due OverKal sono attaccati saldamente al metallo e stanno cercando di rimuoverlo a suon di pugni.

Colgo l'occasione per dare la mano a Joy e fargli il segno di lanciarsi su di loro.

Lei accenna ad un si e si schiaccia sul mio stomaco puntando le braccia verso i due individui in mantello. La afferro per i fianchi e con tutta la forza che posso concedermi in questo momento la butto nella loro direzione.

Con una grazia e maestria degne della più bella delle donne tira un calcio sul muso del primo OverKal buttandolo giù nel vuoto, poi, prima di fare la stessa fine si attacca anche lei al metallo rimanendo sdraiata. Ora tocca a me.

Mi preparo un attimo prima di correre verso il secondo OverKal che però si è già accorto del nostro atto cooperativo e mi tira un pugno nella stomaco scagliandomi verso l'alto.

In quei pochi millesimi secondi riesco a realizzare che è la fine, l'aereo sarebbe andato avanti e io mi sarei diretto nella direzione opposta.

Ma qualcosa nel mio istinto di sopravvivenza mi fa fare qualcosa di incredibile.

Anche se potenzialmente pericoloso mi reggo in volo all'aereo con due fulmini viola; e non aspetto il secondo colpo prima di prendere lo slancio verso l'OverKal nemico, buttandolo giù con un destro sulla faccia. Infine lascio che il jet mi lanci di nuovo all'indietro e afferro Joy con la sinistra spostando entrambi in nostri corpi vicino alla coda. Chiaramente puntando verso il basso rientriamo nella stanza di emergenza e ci chiudiamo subito il portellone dietro. Veniamo entrambi spinti nel buoi contro la parete ferrosa dietro di noi e rimaniamo intorpiditi e silenziosi per qualche minuto.

Tutti e due siamo schienati sul muro freddo e spesso e ci siamo seduti per riprendere fiato.

-Allora… Scegli tu il ristorante?-

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