A volte basta volerlo, per far andare le cose al loro posto di Neflehim (/viewuser.php?uid=118272)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Certi silenzi parlano da se, come certe presenze non hanno bisogno di parole. ***
Capitolo 2: *** C'è sempre per ognuno di noi chi ti occupa la mente più del necessario. ***
Capitolo 3: *** "C’è . . . un tempo per tacere e un tempo per parlare” ***
Capitolo 4: *** L'unico modo per conoscere una persona è amarla senza speranza. ***
Capitolo 5: *** Contando giorni,ore e minuti... nuovi incontri e strani appuntamenti ***
Capitolo 6: *** Alcool e Ringraziamenti. ***
Capitolo 7: *** Vincere a tutti i costi. ***
Capitolo 8: *** Rhianna e Alcool il Ritorno. ***
Capitolo 9: *** La PCM e gli strani consigli. ***
Capitolo 10: *** Il Ritorno del Demone. ***
Capitolo 11: *** Non sai mai quando essere forte, fino a quando essere forte é l'unica scelta che hai. ***
Capitolo 12: *** XII.“ Nella vita bisogna sapersi difendere. Ma la cosa peggiore, é doversi difendere da chi mai avresti pensato potesse ferirti.” ***
Capitolo 13: *** Revival ***
Capitolo 1 *** Certi silenzi parlano da se, come certe presenze non hanno bisogno di parole. ***
Certi silenzi parlano da se, come certe presenze non
hanno bisogno di parole.
Cap
I
Certi
silenzi parlano da se, come certe presenze non hanno bisogno di parole
"L'unico che può battermi sono io"
"Allora
se ti scontrassi proprio contro te stesso ... cosa succederebbe?"
"Un
vincitore non ha nulla da dire ad un perdente".
Le parole che
si era scambiato con Kise durante quella partita continuavano a
risuonargli nelle orecchie come un disco rotto, senza che potesse fare
nulla per farle smettere.
"Smetterò
di ammirarti..."
"Smetterò
di ammirarti..."
"Smetterò
di ammirarti..."
Era come un
mantra che lo stava facendo uscire fuori di testa.
Non riusciva a
capire perché lo turbassero tanto quelle parole.
Vedere negli
occhi di Kise rassegnazione, delusione e ... anche tristezza gli aveva
stretto il cuore in una morsa.
L'ammirazione
di Kise per lui era sempre stata una cosa piuttosto scontata. Uno dei
suoi tre unici punti fermi in quella noiosa vita.
L'amicizia
di Kuroko.
La
persecuzione di Satsuki.
L'ammirazione
di Kise.
Gli unici a
cui aveva permesso di entrare nella sua quotidianità. Gli
unici che erano riusciti a scuoterla almeno un po'.
Chiuse gli
occhi rendendosi conto che ora gli era rimasta solo Satsuki.
Ripensare a
Kuroko e a come stupidamente lo aveva perso, continuava a fargli male.
Nonostante le parole crudeli che gli aveva detto alla partita contro la
Seirin, il solo rivederlo poteva dire di averlo reso felice.
Lo sguardo
fiero, le parole taglienti e il volto inespressivo.
Non era
cambiato,Tetsu.
Scosse la
testa quasi ridendo di sé.
Da quando
mentiva anche a sé stesso, pur di rendere il carico sul suo
petto un po' più leggero?
In
realtà si era accanito sul Seirin per un motivo preciso.
Kagami Taiga.
Non c'era
molto da dire.
Era
geloso.
Geloso del
fatto che Kuroko avesse scelto una nuova luce. Una luce che non era
alla sua altezza. Geloso dei momenti che la suddetta luce passava con
Tetsu; momenti che lui stesso aveva passato con Tetsu.
Geloso dei
momenti che Kagami avrebbe ancora passato con lui.
Si
schiaffò una mano sulla faccia, comprendendo che quei
pensieri non lo avrebbero portato a nulla di buono.
Ordinò
alla sua mente di smetterla.
Ovviamente
quella gli disobbedì e si ritrovò a vagare tra i
ricordi dei tempi delle medie.
"Il
ghiacciolo che prendevano sempre al combini.
Lo
stridio delle scarpe sul pavimento,il rumore della retina che veniva
scossa dalla palla che entrava nel canestro. Il respiro affannato di
due persone che si allenavano in solitario nella palestra di sera tardi
.
-
Ah! Hai perso ancora Tetsu!-
-
Aomine-kun ... sei irritante-
Come
al solito lo lasciò spiazzato. Dopo avergli detto quelle
cose, come se niente fosse gli aveva prima passato un asciugamano e poi
offerto un ghiacciolo.
-Sei
strano Tetsu- gli disse prendendo il gelato.
-Non
è bello sentirselo dire proprio da te,Aomine-kun -
Non
rispose alla provocazione ma gli scompigliò i capelli
sapendo che gli avrebbe dato fastidio.”
Sospirò
chiedendosi se per caso quella era una punizione di qualche tipo.
Una corrente
d'aria proveniente dal basso lo fece rabbrividire.
A quanto
pareva, il clima era troppo fresco per continuare a salire sul tetto.
Sei
un idiota.
Ottimo, ora la
sua mente gli parlava. Lo insultava!
Scosse la
testa e rise silenziosamente.
Si stava insultando da solo!
Alla fine
però, era davvero un idiota.
Aveva
abbandonato Tetsu, lo aveva lasciato a Kagami.
"Non
ricordo neppure più... come ricevere i tuoi passaggi."
In quel
momento le sue stesse parole gli parevano una sentenza di morte.
In senso
simbolico, ovviamente. La morte del loro rapporto.
Era stato lui
a distruggerlo.
Poteva
riaverlo?
Poteva davvero
riappacificarsi con Tetsu?
<<
Smetterò di ammirarti...>>
Ecco di nuovo
che la sua mente tornava a tormentarlo.
Con Kise era
stato diverso.
Lui era
diverso.
Non aveva
iniziato assieme agli altri Miracoli, ma era comunque un talento
nascente.
Come Kagami.
Quel pensiero
gli fece storcere il naso dal fastidio.
Kise era un
talento e in poco tempo era arrivato a superare Haizaki e arrendere il
suo posto nella Teiko.
Era da sempre
stato l'unico che, dopo un " one-on-one" in cui perdeva costantemente,
continuava a non arrendersi e chiedeva la rivincita.
Una
qualità che gli era piaciuta dalla prima volta che ci aveva
giocato contro. Dopo ogni scontro perso, Kise migliorava un po' di
più.
Ogni sfida era
sempre più difficile e questo rendeva le cose sempre
più divertenti. Era una delle poche cose che dopo lo
sbocciare del suo talento rendevano il basket ancora interessante.
"
Non ricordo neppure più ... come ricevere i tuoi passaggi."
Già.
Era successo anche con Kise quando vinsero il loro secondo torneo
nazionale alle medie.
Le loro sfide
non lo avevano più entusiasmato come un tempo.
Eppure era
rimasta la convinzione che l'ammirazione di Kise sarebbe rimasta. Che
il luccichio nei suoi occhi quando giocavano assieme non sarebbe mai
sparito e che non avrebbe mai smesso di voler giocare con lui. Di
chiedergli la rivincita.
Lo sguardo che
gli aveva rivolto in quella partita però, gli diceva che non
avrebbero più giocato con il sorriso sulle labbra.
Niente
più "one-on-one" solo per divertimento.
Gli faceva
male ricordare gli occhi di Kise spenti e annoiati come i suoi.
Le lacrime che
aveva versato quando aveva perso. Il maledetto abbraccio che il
capitano gli aveva dato per sostenerlo.
Era sbagliato.
Come era stato
sbagliato lo sguardo sofferente di Tetsu quando li aveva battuti,
schiacciati, come se lui non fosse mai stato il suo migliore
amico.
Il disprezzo
che aveva visto negli occhi di Kagami quando li aveva incrociati dopo
aver detto quelle parole crudeli a Tetsu, guardandolo con
superiorità.
Quanto
ancora vuoi ferirlo? parevano dire.
Aveva dovuto
distogliere lo sguardo e andarsene.
Non si era
sentito un vincitore dopo aver battuto il Seirin. Non si era sentito
bene come aveva sperato. Sapeva il motivo: nel momento in cui sarebbero
usciti da quello stadio Kagami si sarebbero fiondato a
consolare Tetsu avvicinandoli ancora di più.
Gli faceva una
rabbia cocente, quanto vedere Kasamatsu abbracciare Kise con troppo
affetto.
Ora si rendeva
conto quanto possessivo fosse nei confronti dei due compagni.
"Dai-chan?"
La voce
sottile di Satsuki lo risvegliò dai suoi tormentosi rimorsi
ma dal tono capì, che non lo avrebbe cambiato il corso dei
suoi pensieri.
"Satsuki..."
la voce non era annoiata come al solito, pareva piuttosto spezzata.
Alzò
lo sguardo su di lei e la vide inginocchiata accanto a lui lo sguardo
preoccupato.
" Dovresti
risolvere le cose con loro se ti fa così tanto male..."
" E' passato
quasi un anno... con Tetsu ... e le ultime partite..." solo con lei
riusciva a dire davvero cosa pensava.
Erano come
fratelli.
Fin da piccoli
erano rimasti assieme. O piuttosto era Satsuki che lo aveva sempre
seguito ovunque e sopportato anche nei momenti peggiori.
"Sai
perfettamente che Tetsu non è minimamente capace di odiare
qualcuno ne di provare rancore per chiunque. Kise... lui ti ha adorato
per tre anni ... " Daiki stava per ribattere quando lei lo interruppe "
una cosa del genere non si smette di provare a comando e le lacrime che
ha versato a fine partita credo che lo provino."
Quelle parole
gli avevano tirato su un po' il morale.
Un
po'.
" Io..." non
sapeva cosa dire.
La
verità é che aveva paura.
Non lo avrebbe
detto a Satsuki ma sapeva che lei lo aveva già capito .
"Avere paura
di parlare con dei tuoi amici non ti fa molto l'unico
che può battermi sono io, sai?" ci stava
scherzando su ma poteva notare che non c'era neppure un po' di vero
umorismo in quella frase o nei suoi occhi.
" Non
è da te avere paura di un rifiuto, ne arrenderti Dai-chan!"
Aveva ragione
come sempre, ma non era facile.
" Che cosa
potrei dirgli?"
" Inizia a
dire quello che provi, poi sono certo che i vecchi tempi faranno il
resto."
"Quello che
... provo?"
Lo sguardo di
Satsuki non gli piaceva per nulla.
" In effetti
dovresti capire per bene se quello che ti piace è Ryouta-kun
o Tetsu-chan..."
Arrossì
stavolta e il cervello andò in blackout.
Era
così simile a Kagami in quelle occasioni!
Un prodigio
nel basket ma un macaco nelle relazioni umane.
Satsuki
scoppiò in una risata divertita.
" Dai- chan
sei sempre il solito!"
" A me
piacciono le donne!"esclamò saltando seduto, ma neanche lui
ci credeva più.
Erano secoli
oramai che non apriva una rivista di modelle per vedere Mai-chan e il
suo bel davanzale.
Anzi gli unici
a cui aveva pensato assiduamente erano dell'altro sesso, belli ma
decisamente piatti .
Il rossore che
prima si poteva confondere con la sua pelle scura aveva raggiunto
livelli ben visibili.
"Dai-chan...
non c'è nulla di cui preoccuparsi sai? Io starò
sempre dalla tua parte."
Sorrise
debolmente mentre un pizzico di sollievo si faceva spazio dentro di lui
a quelle parole.
Purtroppo
però, ora la sua mente era in completo stato confusionale e
di certo non poteva presentarsi da Tetsu o Kise in quello stato.
Fissò
di sottecchi Satsuki ricordando in parte il sollievo che aveva provato
quando gli aveva detto di essersi innamorata di Sakurai e che quindi
avrebbe lasciato Tetsu in pace per
un po'
–
"Perché non potrei mai stare troppo lontana dal carattere
così adorabile di Tetsu-chan!"così se ne
era uscita.-
Arrivato a
casa si ritrovò a riflettere sdraiato sul letto .
Gli piaceva
Tetsu?
Per questo era
stato sollevato dal fatto che Satsuki avrebbe smesso di stargli
appiccicata?
Oppure era
semplicemente l'istinto di protezione che faceva di nuovo capolino in
lui per salvare l'amico da una morte certa per soffocamento?
Se chiudeva
gli occhi e rivedeva l'immagine di Tetsu provava un misto di affetto e
nostalgia.
Quando per
dispetto la sua mente accostava la figura di Tetsu a quella di Kagami
l'affetto e la nostalgia venivano sostituite dal fastidio e da un
pizzico di rispetto in quanto non si poteva negare che il ragazzone
avesse talento .
Provò
ad immaginarsi Satsuki e l'affetto tornò. Se l'accostava a
Sakurai invece gli veniva solo da ridere, visto i due caratteri
completamente diversi - Chissà
quante volte si era già scusato di esistere?-.
Si
ricordò quando , ridendo, Satsuki gli aveva raccontato come
le si era confessato.
"Mi
dispiace ma mi piaci! Mi dispiace mettiti con me!"
Ridacchiò
un attimo per poi tornare serio e constatare con un gemito che la
figura del bel davanzale di Mai-chan non gli faceva nessun effetto.
Tetsu aveva
decisamente più fascino. Perfino Kagami poteva essere
giudicato un bel ragazzo.
Poi c'era
Kise.
Lui ... dire
che era bello era riduttivo.
Non lo avevano
preso a fare il modello per nulla.
Fisico tonico,
viso splendente e un didietro...
Scosse la
testa cercando di far volare via dalla sua mente tutti quei pensieri
sugli uomini, ma arrivando all'amara constatazione che ...
" Cazzo! Sono
gay!"
Per fortuna i
suoi non erano in casa, in quanto l'aveva detto a voce un po' troppo
alta.
Non capiva
davvero quando era successo!
Cioè
: un giorno sbavava dietro alle riviste delle modelle scoperte e il
giorno dopo verso i suoi due ex migliori amici!
Non era una
cosa normale!
Si prese la
testa tra le mani un po' terrorizzato e molto confuso.
Che doveva
fare?
Decise di
mandare un messaggio a Satsuki sperando di non disturbarla mentre era
con Sakurai.
Sono
gay
scrisse semplicemente.
Satsuki ci
mise ben cinque minuti a rispondere. I cinque minuti più
lunghi di sempre.
Ben
svegliato Dai-chan.
Grugnì
infastidito a quell'assenso un po' troppo ironico.
Non
so che fare.
Aspettò
ancora, in ansia per una risposta che poteva risolvere tutti i suoi
problemi esistenziali ma che quando arrivò gli
sembrò piuttosto inutile.
Cosa
vorresti fare?
Scrisse
furiosamente abbastanza irritato.
Se
lo sapevo non te lo avrei chiesto!
Stavolta ci
volle un po' di più prima che quella rispondesse.
Hai
deciso chi ti piace di più tra Tetsu-chan e Ryouta-kun?
Daiki
sbiancò e arrossì allo stesso tempo, almeno
così gli parve anche perchè non era sicuro che
potesse accadere.
Un
problema alla volta!
In effetti
aveva appena capito di essere omosessuale, era un po' troppo per la sua
piccola mente piena di palle da basket farci entrare anche la scelta
tra quei due.
Non
hai pensato che forse quello é il Problema?
Rimase un
attimo interdetto e rilesse la frase sul piccolo schermo un paio di
volte non capendone il significato sottinteso.
In
che senso?
Poteva vedere
Satsuki dall'altra parte sospirare sconsolata.
Non
ti sei reso conto che ti piacciono gli uomini proprio perchè
pensavi in un modo diverso a Tetsu-chan e Ryouta-kun?
Aveva ragione
da vendere ed ecco che nel suo cervello tornò il blackout.
Ok capire che
era dell'altra sponda ma ora...
Gli prese il
panico anche più di prima.
Arrivò
un altro messaggio che lesse avidamente per poi avere quasi l'istinto
di gettare il cellulare di sotto.
Scommetto
che ora sei nel panico vero? Vorrei essere li per vederti.
"Satsuki...." era un averti meno
che la ragazza prese al volo.
Su
su Dai-chan non ti arrabbiare! Perché non lo scopri tu
stesso?
Cioè?
Vai
da Tetsu-kun e parlaci.
Lasciò
cadere il cellulare sulla moquette .
"Vai da Tetsu
e parlaci."
Non
sembrava una cattiva idea.
Poteva
iniziare con il farsi perdonare per tutto quel tempo.
Si
stupì di come ora gli paresse più facile parlare
di quelle cose rispetto all'altro enorme problema che aveva.
Farò
così , poi capirò cosa provo.
Gli
mandò quel messaggio mentre un peso sul cuore gli si
toglieva.
Bravo,
Tetsu-kun sarà al campetto domani pomeriggio.
Non si chiese
nemmeno come lo sapesse. Meglio non saperlo.
Notte.
Notte
Dai chan.
Si rese conto
che però così non bastava. Doveva dimostrare
almeno un po' a Satsuki quanto gli facesse piacere il fatto che lei
fosse sua amica e continuasse a supportarlo continuamente.
Satsuki...
Grazie.
Quello era il
massimo che ci si poteva aspettare da un tipo come lui e lo sapeva
anche lei.
Di
nulla Dai-chan, sarò sempre dalla tua parte ricordalo.
Chiuse il
telefonino e si sdraiò di nuovo sul materasso leggermente
più rilassato.
Dopotutto
aveva una mente semplice Daiki : quando trovava un problema che non
riusciva a risolvere ci rimaneva impigliato per secoli, ma se qualcuno
gli faceva capire come sbrogliarlo allora tutte le
preoccupazioni passavano.
Nonostante
avesse una mente semplice, decise che il pomeriggio del giorno dopo era
arrivato decisamente troppo in fretta!
Alle quattro
si era vestito e precipitato in fermata per non perdere il bus, tutto
in meno di dieci minuti.
Ora si trovava
imbambolato a fissare la porta del campetto da basket, incerto se
entrare oppure rinunciare.
Mandò
al diavolo tutto ed entrò trovando sorpreso, già
una marea di gente sugli spalti.
Dal tabellone
pareva si stesse tenendo un torneo di street basket e che in quel
momento si stesse disputando la finale.
Dov'era Tetsu?
Lo cerco tra
gli spettatori fino a che non si rese conto che stava giocando proprio
in quel momento.
Rimase
incantato nel vedere i movimenti fluidi e la coordinazione che Kuroko e
Kagami stavano mostrando a tutti.
In pratica in
attacco giocavano per lo più loro due, lasciando gli altri
tre a difendere.
Non c'era da
specificare che la squadra di Tetsu vinse con un gran vantaggio.
Parevano aver
arrangiato dei giocatori a caso per iscriversi.
Sentì
una fitta al cuore quando lo vide esultare e battere il pugno con
Kagami alla fine della partita, e avrebbe voluto uccidere quest'ultimo
quando lo vide abbracciarlo affettuosamente e Tetsu ricambiare un po'
imbarazzato dai gesti espansivi dell'amico.
Li vide uscire
dal campetto assieme agli altri giocatori che stupidamente gli
battevano le mani sulle spalle.
"Come
se avessero fatto qualcosa, loro!" si ritrovò
a pensare infastidito.
Il fatto
però, che Tetsu fosse così felice per aver vinto
una semplice partitella del genere lo fece sorridere. Il basket sarebbe
stato sempre parte preponderante nella vita dell'amico.
Fissò
Kagami per bene: una mano del ragazzo era ancora appoggiata sula spalla
di Tetsu, la sua ombra che dopo aver bevuto dalla borraccia la passava
d'istinto all'altro che la prendeva come se fosse una cosa naturale.
Strinse i
pugni e ricacciò la bile che stava salendo nello stomaco.
Rimase un
attimo fermo mentre pensava al da farsi.
Forse non era
il momento adatto per parlargli.
Forse la cosa
migliore era andarsene, prima che dovesse assistere a qualche scenata
smielata.
Forse... era
un idiota che per la seconda volta in vita sua stava cercando di
scappare da una situazione che avrebbe potuto ferirlo. E quella era
esattamente la ragione per cui voleva parlare con Tetsu.
Scosse la
testa e decise che era ora di fare l'adulto .
Scese le
scalinate andando nella direzione che avevano preso quei due. Mise le
mani in tasca cercando di farle smettere di tremare.
Poteva
diventare adulto, ma l'ansia non gliela toglieva nessuno.
E se Tetsu non
lo avesse perdonato ?
Se Satsuki
avesse torto e il vecchio amico gli portava rancore?
Tanti se e
nessuna risposta, ma di certo non poteva scappare.
Aveva
già perso una volta, alle medie quando aveva permesso, anzi,
aveva abbandonato Tetsu per non essere ferito.
Li vide nel
campetto più piccolo, da soli.
Parlavano e
scherzavano, mangiando qualcosa preso al bar li vicino.
Daiki prese un
bel respirò e si fece vedere.
Il ciarlare si
spense sul nascere ed entrambi si alzarono. A passo lento si
avvicinò a loro e lo stesso fece Tetsu con la solita
espressione indifferente, ma nei suoi occhi poteva leggere agitazione e
sorpresa.
"Aomine-kun."
"Tetsu."
Taiga si
avvicinò a loro.
"Kagami."
Bene,
l'appello era completo.
Adocchiò
con fastidio come il rosso si era accostato a Tetsu con fare protettivo.
Gli aveva
appoggiato una mano sulla spalla e lo fissava minaccioso. Si ricordo
quel documentario sui lupi che Satsuki lo aveva costretto a guardare :
parlava di come il capo branco, l'alfa, fosse possessivo/a verso il
proprio compagno e di come attaccasse chiunque provava ad avvicinarsi
troppo a lei o a lui.
In quel
momento Kagami sembrava uno di quei lupi visti in quelle scene, pronto
ad attaccarlo se avesse provato a portargli via Tetsu. Ogni volta che
Aomine voleva avvicinarsi a Tetsu, Kagami sembrava entrare in
modalità: Stai
lontano, da lui. Portamelo via e ti ammazzo.
Si accorse in
quel momento che Tetsu non provava alcun fastidio alle attenzioni del
ragazzone dietro di lui. Sembrava appoggiarsi a lui. Sostenersi.
Atterrito per
un secondo, si rese conto che in qualche modo Tetsu sembrava
appoggiarsi a Kagami per colpa sua.
Come se
dovesse proteggersi da lui.
Possibili che
avesse avuto un impatto psicologico così grande su di lui?
Che la sua
presenza lo debilitasse tanto da doversi appoggiare a qualcuno?
Sentirsi
felice per l'importanza - negativa- che aveva su Tetsu gli fece provare
un bel po' di disgusto per se stesso.
Eppure quello
era lui e se Tetsu avesse accettato le sue scuse avrebbe dovuto
accettare anche quella parte .
Si
stupì, quando Kagami lasciò la presa su Kuroko
– non senza avergli lanciato uno sguardo minaccioso- e se ne
uscì con un " Vado a prendere due Pocari alla macchinetta,
tu vuoi qualcosa?"
Aveva saputo
tramite Satsuki, che Kagami se ne era andato per un po' in America ma
non pensava che fosse maturato.
" Una coca,
grazie."
Il ragazzo
annuì e poi se ne andò.
Quando fu
fuori dalla visuale di entrambi, Tetsu sorrise " Kagami -kun non
é per nulla discreto, ma almeno non si è messo ad
urlarti contro o altro. L' America gli ha fatto bene."
Lo aveva detto
con una dolcezza nella voce che lo fece rabbrividire.
Non c'era
molto da capire: a Tetsu piaceva Kagami e a Kagami piaceva Tetsu.
L'unico
mistero restava nel perchè non stessero già
assieme.
Perché
in quel caso Satsuki sarebbe stata praticamente la prima a saperlo,
anche se non sapeva bene come ci riusciva.
E se lo sapeva
Satsuki allora lo sarebbe venuto a sapere anche lui.
Sospirò
cercando di mettere a tacere il tumulto che gli regnava dentro e si
sedette sul muretto. L'altro fece lo stesso.
"Aomine-kun
... non credo che tu sia solo venuto a farti offrire una coca da
Kagami-kun per quanto sia una cosa straordinariamente rara."
Daiki
alzò lo sguardo su di lui " No."
"Perché
sei venuto qui ?"
Aomine
sorrise.
Andare dritto
al punto. Tipico di Tetsu.
Cercò
di raccogliere le idee ma non pareva per nulla facile.
"Io..io..."
non era decisamente da lui balbettare. " Sono un idiota."
Sarcasticamente
si complimento con se stesso perché ora Tetsu lo fissava con
espressione un po' perplessa.
" Questa non
é una novità per me, Aomine -kun."
Si trattenne
davvero tanto dal non tirargli un pugno e questo parve notarlo anche
Tetsu che sorrise di nuovo " Pare che Kagami-kun non sia l'unico ad
essere maturato in questi giorni."
" Taci Tetsu!"
Il ragazzo
obbedì e così calò di nuovo il
silenzio. Probabilmente stava aspettando che lui dicesse qualcosa.
Dopotutto era venuto lì per quello.
Aomine
però , non era riuscito ancora a formulare un pensiero che
avesse un senso concreto , così Tetsu decise di incitarlo
enigmaticamente " Per quanto Kagami-kun sia maturato, non credo che la
sua pazienza duri per più di una mezz'ora, prima che torni
qui."
"E' una
leggera insinuazione per dirmi di sbrigarmi a parlare per caso?"
Tetsu lo
fissò.
" Non era
leggera, Aomine -kun. Perché sei qui?"
Questa volta
non c'era nulla di ironico nella sua voce. Più che altro
pareva stanco. E non in senso fisico. Come se non ce la facesse
più a reggere quella situazione che in effetti durava da
troppo tempo.
"Sono un
idiota , Tetsu."
"Aomine-kun,
questo lo hai già detto"
"E' vero, ma
intendevo che avrei dovuto accorgermene tempo fa,"
L'espressione
di Tetsu cambiò drasticamente e lo vide spostare lo sguardo
verso il canestro.
"Capisco, ma
non importa."
"Si che
importa."
Tetsu
annuì.
Mentire non
avrebbe di certo migliorato le cose.
"Anche se
é patetico dirlo dopo tutto questo tempo, mi
dispiace Tetsu."
Il ragazzo lo
fissò senza espressione, sembrava gli stesse scavando
dentro, come se volesse capire se fosse sincero oppure no, stavolta.
"
E' vero, é patetico Aomine-kun."
Quello era
davvero un brutto colpo da accusare, tanto che ritrovò ad
abbassare lo sguardo.
Faceva male.
Era sempre
stato egoista. Prendeva tutto quello che voleva e lasciava
ciò che non gli serviva più . O che poteva
minargli le vittorie.
Quest'ultima
parte era quella che odiava di più di sé e che
aveva minato il rapporto con Tetsu... e con Kise.
Quelle parole
sembrava come un taglio netto al sottile filo che lo legava a Tetsu.
Filo che ,egoista come era, non avrebbe permesso di recidere.
Non poteva
permettersi di reciderlo.
Tetsu,
da sempre,
era stato una parte essenziale della sua carriera sportiva e della sua
vita in generale.
L'unico ad
essersi ritagliato uno spazio abbastanza ampio nella sua esistenza. Con
calma e silenziosamente si era intrufolato nella sua
quotidianità. Non chiedeva nulla, ne voleva nulla da lui se
non restargli accanto e giocare a basket assieme la sera dopo gli
allenamenti.
Era diventato
il suo migliore amico senza neppure che se ne accorgesse.
La mattina lo
aspettava appoggiato al muro davanti a casa sua, un libro tra le mani,
la borsa dell'allenamento in spalla.
Senza pensarci
lui, Satsuki e Tetsu avevano iniziato a pranzare assieme e a tornare a
casa , passando prima per il combini per prendersi un gelato.
Allenarsi
assieme loro due da soli, anche se vinceva sempre, era divertente.
Vederlo impegnarsi sempre per migliorare. Vederlo crescere, come
giocatore.
Anche i
ghiaccioli nella maglietta per ripicca non erano male, se serviva alla
loro amicizia.
Ora
però...
"Tenevo molto
a te , Aomine-kun. Eri il mio migliore amico. Mio fratello. Il mio
idolo. Non ho abbandonato il basket solo perché tu me lo
impedisti quel giorno. Sono quello che sono grazie a te. Se tu e
Akashi-kun non mi aveste dato quegli indizi su quale fosse il mio stile
di gioco non sarei neppure mai entrato in prima squadra..." il suo
sguardo era lontano, nostalgico.
Gli piacevano
quelle parole. Le condivideva.
Tetsu era
stato il suo migliore amico. Lo aveva considerato il suo fratellino,
anche se avevano la stessa età. Gli piaceva prendersi cura
di lui e anche la sua compagnia.
" Mi fidavo di
te, Aomine-kun. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di farti brillare.
Essere la tua ombra era la ragione principale per cui giocavo. Un'ombra
senza luce smette di esistere."
Parole dure,
che gli stavano dolorosamente scavando un bel solco dentro .
Non
poté far altro che abbassare la testa e restare in silenzio.
“Avrei
voluto odiarvi, il giorno in cui la Teiko vinse l'ultimo campionato.
Invece odiai me stesso per non aver potuto mantenere la mia promessa ad
Ogiwara-kun. Odiai il mio modo di giocare a basket e anche il non aver
potuto fermare quello che vi stava accadendo.”
Stavolta il
suo tono pareva sofferente. Stava ricordando il periodo in cui aveva
odiato il basket. Quei pochi mesi in cui non aveva avuto alcuna notizia
su di lui.
Tetsu stava
parlando più del solito.
La cosa
paradossale era che avrebbe dovuto parlare lui e non Tetsu.
Lo vide
prendere un bel respiro “ La verità é
un altra Aomine-kun. Tu ti stavi allontanando e io non sono riuscito ad
impedirlo. La colpa per quello che é successo e tanto mia
quanto tua.”
Aomine rimase
a fissarlo per un attimo.
“Non
ho dormito stanotte. Continuavo a domandarmi se avevo davvero il
diritto di chiederti perdono dopo così tanto tempo. E ora mi
rendo conto di quanto però, sia importante tu per me Tetsu.
Sono un idiota, me ne sono accorto solo dopo aver perso contro di voi.
Nonostante tu
dica che sia colpa di entrambi, io non lo sento allo stesso modo.
Tu non hai
colpa Tetsu.
E anche per
quello che successe alle medie, al torneo.
Non ti
mentirò, però. Non mi pento del modo in cui
giocai quel giorno. Io sono io. E' così che gioco. Mi
conosci.
Questo
però non vuol dire che tu debba incolparti per qualcosa
.”
Vide
chiaramente Tetsu scuotere leggermente la testa, per nulla persuaso.
Non lo avrebbe
convinto su quell'ultimo punto.
“Ora
sei qui Aomine-kun. Io sto cercando di riparare alla mia colpa, tu sei
qui per rimediare alla tua?”
Non era una
domanda difficile.
Tetsu gli
stava chiedendo implicitamente se perdonandolo oggi avrebbe mai potuto
abbandonarlo di nuovo.
A quella
domanda si era già risposto quella mattina.
“
Si, Tetsu. Sono qui per quello.”
L'amico
– si, ora poteva di nuovo chiamarlo così-, gli
sorrise. Uno sincero che gli scaldò il cuore.
“Non
solo per questo, giusto?”
Senza
poterselo impedire, Aomine arrossì fin sopra le orecchie.
“Non
proprio.”
“ E
allora per cos'altro sei qui?”
In qualche
modo sentì di poterlo a Tetsu.
Aveva capito
che Tetsu non gli piaceva in quel senso.
Era un bel
ragazzo e l'attaccamento che aveva con lui era più di quello
che si provava per un semplice amico. Ma non … insomma non
gli piaceva.
A Tetsu
piaceva Kagami. E nonostante provasse un astio e una
rivalità, del tutto naturale, Kagami era una brava persona
ed era quello giusto per Tetsu.
Diciamolo :
uno era silenzioso, inespressivo e passava completamente inosservato,
l'altro rozzo, rumoroso e esuberantemente emotivo.
Il mix
perfetto. Si compensavano completamente.
Poteva
accettarlo senza troppi problemi e questo gli provava che Tetsu non era
la sua... come diavolo l'aveva definita quello stupida di Satsuki?
La
tua anima gemella Dai-chan!
Ecco
… Tetsu
non era la sua anima gemella.
“
Satsuki mi ha fatto arrivare... cioè, mi ha indirizzato
verso una novità su me stesso a cui... non potevo arrivare
da solo.” Praticamente non aveva detto un bel nulla e Kuroko
glielo confermò lanciandogli uno sguardo perplesso.
“
Aomine- kun, so che voi tenete molto in considerazione la mia
capacità di leggere i comportamenti delle persone, ma in
questo caso neppure io, credo di poter leggere tra le righe e sono
abbastanza certo di non essere telepatico.”
Infatti.
Daiki
sospirò.
Era Tetsu e
gli piaceva Kagami. Non aveva nulla di cui vergognarsi. Non era
comunque per nulla facile e sperò che stavolta l'amico
avesse tutti gli indizi per arrivare da solo alla conclusione.
“Insomma
: Mai-chan e il suo bel davanzale non mi fanno più nessun
effetto.”
Tetsu non ci
mise neppure un secondo per capire stavolta. Ovviamente non
cambiò espressione.
“Lo
avevo capitò già da un po'.”
Sarebbe
sembrata una frase fatta e strafottente per chiunque, ma non per Daiki
che conosceva abbastanza bene Tetsu da sapere che probabilmente era
vero.
“
Immaginavo.”
“
Kise - kun, giusto?”
E fu
così che Aomine prese di nuovo il colore dei capelli di
Kagami.
“
Cosa... ah lasciamo perdere, neanche te lo chiedo!”
Tetsu era un
mistero per ogni comune mortale. Lui non faceva eccezione.
Sospirò
passandosi una mano tra i capelli.
“Sinceramente
non lo so... ieri sera ho scoperto che sono
gay e solo perchè mi sono accorto che guardavo te e Kise in
modo diverso e ora ...”
Si rese conto
di quello che aveva detto,solo quando vide un leggero e anomalo rossore
scurire le guance solitamente pallide dell'amico.
“
Io... dimentica la parte che ti riguarda ti prego...” gemette
schiaffandosi una mano sul volto, in imbarazzo. Gli era capitato troppo
spesso nelle ultime dodici ore.
“Come
vuoi.”
Se non fosse
stato per il fatto che non lo guardava in faccia, Tetsu poteva sembrare
tranquillo.
“Che
cosa vuoi fare con Kise- kun?”
“Non
ne ho idea … devo ancora capirci qualcosa. Quello che
vorrei, per ora , è riallacciare il rapporto che avevo con
lui, come ai vecchi tempi. Sarà difficile,ma voglio
provarci.” Tetsu annuì concorde con quella
strategia. “Dopo penserò a cosa fare.”
“ E'
una buona idea. Se ti serve un consiglio sai dove trovarmi”
Aomine
sospirò sollevato che l'amico fosse d'accordo e che fosse
così disponibile, poi gli venne in mente qualcos'altro:
Tetsu lo aveva perdonato e gli dava consigli. Ora toccava a lui a
capire come stavano le cose con Kagami.
“ Tu
invece?”
Tetsu lo
fissò “Io cosa?”
“Non
fare il finto tonto! Che succede con Kagami?”
Non
arrossì, come ci si sarebbe aspettati da chiunque.
Abbassò solo lo sguardo e rispose
“Niente.”
Non era una
negazione, ma una semplice affermazione.
“Che
vuol dire niente?”
“Vuol
dire niente, nulla di nulla”
Aomine
sbuffò infastidito “ Suvvia Tetsu! A te Kagami
piace e si vede lungo un miglio che a Kagami piaci tu! Che
c'è di così complicato?!”
L'occhiata
tagliante che l'amico gli lanciò gli fece ricordare che non
era proprio la persona giusta per parlare di queste cose.
“Il
complicato sta nel fatto che Kagami-kun é un idiota come te
che ti sei reso conto solo ora di essere gay. Inoltre è
estremamente timido e s'imbarazza facilmente. Ci metterà un
secolo prima di capire che gli piaccio, ed un altro prima di prendere
coraggio per confessarsi.”
Daiki si
accigliò “ In pratica starete insieme nella
tomba.”
“In
pratica.”
Aomine stava
per rispondere quando la previsione sulla poca pazienza del rosso di
Tetsu si avverò e Kagami spuntò dall'entrata del
campetto con le bibite.
Una lampadina
si accese nella mente di Aomine: perché non accelerare il
processo ?
Quando
arrivò davanti a loro si accorse che la sua coca non c'era.
“
Era finita” dichiarò Taiga con uno sguardo
minaccioso che il moro accolse con un sorrisetto.
“ Fa
nulla stavo andando” sotto gli occhi dardeggianti del rosso
si avvicinò a Tetsu che lo guardò un po'
perplesso, e lo strinse in un mezzo abbraccio per poi scompigliargli i
capelli.
“ Il
numero é sempre lo stesso ?”
Il ragazzo
annuì con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Probabilmente aveva capito le sue intenzioni.
“
Allora ti chiamo domani, così magari usciamo, che
dici?”
“
Per me non c'è problema Aomine-kun.”
“
Kagami” lo salutò sempre sorridendo di scherno.
“
Aomine.”
Voltò
le spalle ad entrambi e si diresse verso l'uscita.
Non era andata
male, anzi.
Con Tetsu le
cose erano andate piuttosto bene! Certo, ci avrebbe messo un po' prima
di tornare ad essere il rapporto di un tempo, ma si sarebbe impegnato
perché divenisse più saldo delle medie in modo da
non rischiare che si rompesse di nuovo.
Tetsu lo aveva
perdonato ma non gli bastava per essere davvero soddisfatto.
Voleva fare
qualcosa di concreto per renderlo felice ed essere davvero degno di
quel perdono.
Se Kagami sul
serio, ci avrebbe messo un secolo prima di dichiararsi, allora era il
caso che un esterno si intromettesse. E chi meglio di lui di cui Kagami
era già geloso?
Il sorriso si
allargò diventando quasi inquietante.
Si, avrebbe
aiutato Tetsu.
Ma prima
doveva telefonare a Satsuki.
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Capitolo 2 *** C'è sempre per ognuno di noi chi ti occupa la mente più del necessario. ***
Cap II
C'è
sempre per ognuno di noi chi ti occupa la mente più del
necessario.
da
PensieriParole
Si erano dati
appuntamento per il giorno seguente e per la gioia di Aomine erano
riusciti a parlare di nuovo senza problemi, come se quegli otto mesi di
lontananza non fossero mai esistiti.
Avevano
parlato delle loro rispettive squadre, di come Satsuki ancora
combinasse incontri tra di loro o almeno provava a farlo, di Kise e
anche di Kagami.
Sostanzialmente
quei loro appuntamenti servivano : a ricostruire il loro vecchio
rapporto di amicizia, a chiarire i sentimenti di Aomine e a far
ingelosire Kagami.
Visto lo
sguardo di fuoco che di sottecchi gli aveva rivolto Kagami quando era
andato a prendere Tetsu dopo gli allenamenti del Seirin, il loro piano
stava andando alla grande.
Ovviamente ci
sarebbe voluto un piccolo incentivo visto la testa bacata di Kagami, ma
a quello Aomine ci avrebbe pensato più tardi.
Anche
ricostruire il loro vecchio rapporto procedeva spedito.
Per quanto
riguardava il chiarimento dei suoi sentimenti era un altra gatta da
pelare.
Da sempre
aveva pensato alle sue amate tette ed ora capire che quelle vecchie
amiche non lo gustavano più era stato un duro colpo da
digerire.
Tetsuya si
stava sforzando di interpretare la sua parte da psicologo sentimentale,
per cercare di sciogliere la matassa di pensieri che aveva per la mente
confusa.
“
Aomine-kun... come va oggi?” iniziò sorseggiando
la tazza di caffé che aveva appena ordinato al cameriere del
bar in cui avevano deciso di sostare.
“
Come al solito...” gli rispose lui atono. Si sentiva sempre
in imbarazzo in quei momenti.
“
Nessun progresso?”
Daiki
inclinò la testa e sospirò “ Non
proprio... anche se , stamattina non sono riuscito a non comprare
questa” disse arrossendo e tirando fuori dalla tracolla una
rivista di moda.
Tetsuya
sgranò gli occhi e la prese tra le mani. Sorrise alla
copertina, e dentro di sé esultò per
quell'evidente progresso: quello sulla copertina era indubbiamente
Ryouta-kun con solo i jeans addosso, mentre si passava seducente
– per a chi piaceva il genere- una mano tra i capelli,
promuovendo un nuovo balsamo.
-Forse
dovrebbe dirlo ad Akashi-san...- gli passò per la mente come
un lampo e alla stessa velocità se ne andò.
“ E'
un buon inizio Aomine-kun” gli disse sorridendo leggermente.
“
Mmm...” ebbe come risposta. Il moro aveva nascosto la faccia
nella tazza del cappuccino per la vergogna.“Ho detto al
giornalaio che era per mia cugina”
Tetsu
mostrò un'espressione perplessa “tua cugina non ha
due anni, Aomine-kun?”
Sguardo
irritato. “Già.”
“
Sei un idiota, Aomine-kun.”
Risposta secca
e lapidaria.
Fulminata.
“Non sei simpatico Tetsu.”
Un sospiro
sconsolato. “ Perché hai comprato quella
rivista?”
E riecco che
la combustione si rifaceva spazio tra le guance di Daiki.
Lo sguardo
repentino che lanciò prima alla figura in copertina poi a
Tetsu e infine alla tazza era piuttosto indicativo e sorrise di nuovo,
Tetsu, facendo saltare i nervi al moro.
“
Smettila di fare domande inutili e imbarazzanti! ”
“ E'
il motivo per cui sono qui Aomine-kun” gli rispose senza
scomporsi Tetsu che lo conosceva troppo bene per non capire che Aomine
stava cercado solo di evitare il discorso principale.
L'amico emise
un verso di stizza.
“Allora?”
Daiki
sospirò piano venendo a patti con la verità che
già sapeva, ma che detestava ammettere.
“
Perché c'era Kise, ok? Mi piaceva la foto e ho comprato la
rivista!” si ritrovò a sussurrare incazzato.
“ E'
una buona cosa, Aomine-kun. Vuol dire che sei attratto da Kise-kun
anche a livello fisico...”
Aomine
incassò la testa nelle spalle e borbottò qualcosa
di incomprensibile.
Tetsuya
sorseggiò di nuovo la sua bevanda aspettando che Daiki fosse
di nuovo in grado di esprimersi senza che dovesse far intervenire un
interprete professionista.
Conosceva bene
il tipo – Kagami e Aomine erano così simili quando
l'imbarazzo li pervadeva- e sapeva anche che non era il caso, in quei
momenti, di fomentare l'imbarazzo o non sarebbe riuscito più
a spiccicare parola.
Fortunatamente
ci mise poco tempo, il moro, per ritrovare la
lucidità necessaria per riprendere il discorso. Solo che la
domanda era imbarazzante per lui, ora.
“
Quando hai capito di essere innamorato di Kagami?”
Non
arrossì Tetsuya. Non era da lui dopotutto.
Rispose come
sempre senza espressione, riflettendoci però qualche minuto
prima.
“Kagami-kun
é un idiota...”
Un inizio non
proprio promettente.
“Si
imbarazza per un nonulla, si arrabbia facilmente, agisce d'istinto e
non riflette mai....”
Non erano
complimenti, decisamente,
ma Aomine decise di non interromperlo.
“In
compenso é leale, non si arrende mai o si abbatte. Quando si
tratta di basket niente riesce a fermarlo e farebbe di tutto per la
squadra o per un amico. Non abbandonerebbe mai nessuno...”
All'ultima
affermazione Daiki tornò ad incassare la testa tra le spalle
come se fosse un accusa verso di lui, ma dal sorriso dolce che gli
rivolse l'altro capì che non era sua intenzione.
“ Ha
uno stomaco senza fondo e fa schifo nei test d' inglese nonostante
abbia passato la maggior parte della sua vita in America e parli la
lingua in maniera impeccabile...”
Daiki
scoppiò in una risata a quelle parole.
“
Sinceramente i difetti sorpassano i pregi ma... non posso farci nulla,
mi piace. E' il mio completo opposto, non saprebbe mentire neanche
impegnodosi e le sue emozioni gli si leggono negli occhi e sul viso.
Forse é vero che gli opposti si attraggono.”
Aomine stava
per fare un gesto affettuoso quando Tetsu concluse con una frase
tagliente “Ora che ci penso entrambe le luci che ho avuto
sono tutte e due degli idioti... chissà se é un
complotto contro di me!”
Daiki
ritirò il braccio e lo guardò storto guadagnadosi
un sorrisetto divertito.
Intanto
però nella sua testa faceva gli stessi paragoni.
Lui e Tetsu si
assomigliavano in qualche modo...
Entrambi erano
due persone calme che cambiavano completamente quando erano in campo.
Esternare le
loro emozioni non lo credevano necessario – ovviamente
Tetsuya ci rusciva molto meglio-.
Si rese conto
che anche se Tetsu gli piaceva molto, era più come un
fratello che come un ragazzo.
Kise...
Kise era
un'altra storia.
Era vitale e
irritante.
Non stava mai
fermo e gli piaceva il contatto fisico con le persone.
Era bello e
sexy.
Sincero ed
espressivo.
Combattente e
inarrestabile quando entrava in campo.
Smetterò
di ammirarti...
Quelle
maledette parole e l'espressione delusa tornarono a tormentarlo tanto
che Tetsu se ne accorse e lo richiamò.
“
Aomine-kun … tutto bene?”
Daiki
sospirò “ Kise mi piace...meglio non girarci
attorno.”
Stranamente
riuscì a stupirlo e se ne compiacque.
“
Allora quale é il problema?”
“
L'ultima partita contro la Kaijo...”
Tetsu
aspettò che proseguisse ma Aomine non disse più
nulla.
“
Aomine-kun, Ryota-kun ti vuole bene... non so se gli piaci ma
sicuramente per lui sei come un idolo da imitare...” sorrise
all'ultima parola che rispiecchiava completamente lo stile di gioco del
biondo.
Daiki scosse
la testa “ Da quella partita non lo sono
più...”
Tetsuya rimase
in silenzio per un po', poi rispose “ Non é ancora
meglio?”
“ In
che senso?”
“ Se
per lui non sei più un idolo non vuol dire che non ti
considera più un amico … e il fatto che per lui
eri una persona importante ma che ha deciso di superarti
…vuol dire che non vuole più seguirti ma
camminarti accanto, no? Inoltre secondo me il motivo principale, oltre
a voler vincere per la sua squadra, é lo stesso che ha
portato me a cercare di batterti.
Io e Kise-kun
siamo molto simili quando si parla di Aomine-kun.”
Daiki
ascoltava attento le sue parole mentre il suo cuore si scaldava un po'.
“
Sia io che Kise-kun volevamo che tornasse tutto come prima... quando tu
eri quello che amava il basket più di tutti e non potevi far
altro che sorridere quando giocavi. Penso che Kise si senta in parte
deluso da se stesso per non esserci riuscito...”
Era difficile
credere a quelle parole ma Tetsu era davvero una delle persone
più schiette che conosceva e non avrebbe detto nulla
pensando solo che fosse quello che l'altro voleva sentirsi dire.
Non era
così buono, anzi.
Se diceva
quelle parole allora le pensava, si disse.
“Che
dovrei fare?”
“
Che vuoi fare?” gli rispose l'altro.
Gli ricordava
troppo la conversazione avuta per messaggi con Satsuki.
“
Voglio... stare con Kise” si rese conto che era la
verità nel momento stesso in cui finì d
pronunciare quelle parole.
Tetsu storse
un po' il naso “ Forse é il caso di andarci un po'
piano, Aomine-kun.”
Il moro
annuì concorde “ Dovrei almeno ristabilire il
rapporto che di un tempo...”
“ E'
giusto, ma vorrei che tu pensassi ancora un po' a quello che vuoi
dirgli prima di precipitarti da lui.”
Daiki lo
guardò un po' perplesso, non capendo quell'esitazione non da
Tetsu ma decise di affidarsi all'amico che di certo era più
lungimirante di lui su queste cose.
“ Va
bene.”
Preso da un
istinto famelico chiamò il cameriere e ordinò tre
cornetti carichi di crema, sotto lo sguardo divertito di Tetsuya che
invece chiese solo una piccola pastarella alla frutta.
Quando le loro
ordinazioni arrivarono, i cornetti sparirono in pochi minuti,
ingurgitati dalla fame voracica del moro, mentre Kuroko
assaporò con calma la sua pasta gustandosi la fragola che gi
er capitata.
“
Come va con Kagami?”
Kuroko
rischiò di srozzarsi ma riuscì a dissimularlo
alla perfezione, frutto degli anni di lavoro.
“ Al
solito...amici come sempre” gli rispose amaramente.
“
Cioè?”
Tetsu lo
fissò con rimprovero ma decise di parlare. Erano entrambi
lì per quello.
“ Al
solito... mi viene a prendere a casa la mattina, andiamo a scuola
assieme e dopo gli allenamenti ci ritroviamo al Maji Burger e poi a
casa sua per la cena... a volte rimango a dormire nella camera degli
ospiti e la mattina andiamo a scuola assieme” gli
spiegò come se fosse nulla, mentre gli occhi di Aomine si
sgranavano sempre di più.
In pratica
erano una coppia mancata!
Passavano la
maggior parte del tempo assieme, a volte pure la notte anche se non per
motivi indecenti.
Diamine!
Kagami era un idiota ma Kuroko era fin troppo rispettoso!
Doveva davvero
dare una spinta in più a quel macaco di Kagami in quanto era
certo che Tetsu non si sarebbe fatto avanti per non turbare la sua
luce.
Era davvero il
caso di parlare con il suo principale rivale.
Sorrise
inquietante .
Chissà
magari sarebbe stato pure divertente!
Aveva appena
lasciato Tetsu alla stazione quando sentì il cellulare
squillare e sorrise quando lesse il nome sullo schermo.
Accettò
la chiamata.
“
Dai-chan!” esclamò una voce da ragazza dall'altra
parte.
“Hei
Satsuki...”
“
Come è andata la seduta con Doc. Tetsu-kun?”
Daiki
sbuffò divertito. Da quando aveva raccontato all'amica degli
incontri suoi con Tesu, Satsuki aveva ironizzato dicendo che l'altro
gli stava facendo da psicologo.
Si era arreso
e non si arrabiava neppure più.
“
Tutto apposto, mi ha anche lasciato la ricetta.”
Sentì
una risata “ Daichan quello è lo
psichiatra!”
Aomine emise
un suono incurante.
“
Ora dove sei?”
Daiki si
guardò attorno “ Al parco vicino alla
stazione.”
“
Aspettami lì, sono nelle vicinanze!”
“ Va
bene ma fai in fretta ...” gli rispose annoiato sedendosi
sulla prima pachina che incontrò.
Dopo aver
attaccatò si ritrovò a ripensare alla
conversazione avuta con Tetsu e a rendersi conto di quanto si sentiva
meglio da quando aveva quegli incontri.
Non lo avrebbe
mai ammesso – forse solo a Satsuki, ma tanto lei
già lo sapeva-
I suoi
sentimenti verso il biondo ora gli erano molto più chiari.
Si chiese di
nuovo perché Tetsu gli avesse chiesto di aspettare prima di
parlare con Kise, come se fosse un favore personale.
Non ebbe il
tempo di rifletterci che vide la figura snella di Satsuki in lontananza.
In que momento
lo prese un brutto, bruttissimo presentimento che si
realizzò quando l'amica lo trascinò per negozi a
fare shopping.
L'ultimo suono
che emise fu un gemito sofferente per poi ritrovarsi tra scarpe e
orecchini.
Si era
svegliato male quella mattina, Kagami Taiga.
Non sapeva
come mai ma da due settimane a quella parte ogni giorno si sentiva
terribilmente irritato. Anzi in realtà lo sapeva.
Due settimane
prima Kuroko gli aveva annunciato che era tornato amico con Aomine e da
quel momento aveva iniziato a passare la maggior parte del tempo con il
moro interrompendo la loro routine quotidiana.
Niente
più incontri casuali al Maji Burger o cene preparate al volo
per due o ancora notti con la camera degli ospiti occupata e ritrovarsi
la mattina con un Kuroko completamente in disordine.
Quella nuova
abitudine di Kuroko lo metteva terribilmente in ansia mentre lo stomaco
gli si contorceva quando tornava a casa da solo, consapevole che in
quel mometo la sua ombra stava passando il pomeriggio con la sua vechia
luce e non con lui.
“
Kagami-kun oggi esco con Daiki-kun, quindi non vengo al Maji
Burger...”
Quella era
diventata la frase abituale e giornaliera che Kuroko gli diceva negli
spogliatoi dopo l'allenamento mentre si cambiavano.
Ogni giorno
assisteva alla stretta amichevole che quei due si scambiavano ogni
volta che Aomine lo veniva a prendere nel pomeriggio. Li vedeva andare
via di spalle e il cuore gli si stringeva in una morsa.
Non riusciva
capire come mai ogni sera che tornava a casa sentiva che era
terribilmente vuota.
Si era
abituato così tanto alla non presenza di Kuroko che ora
restarne senza gli faceva provare quella solitudine che non pensava di
poter mai provare, soprattutto dopo aver ritrovato Tatsuya.
L'amicizia con
Kuroko era iniziata dal nulla: non si prendevano quasi mai,anzi la
maggior parte della loro giornata – tralasciando gli
allenamenti in cuisi intendevano alla perfezione- era composta da
costanti e frequenti discussioni sulle cose anche più
stupide.
Eppure in meno
di tre mesi si erano ritrovati in quella strana routine in cui senza
pensarci lo passava a prendere mentre finiva la sua colazione o tornare
a casa assieme e fermarsi al Maj Burger per oi passare al campetto per
una partita o a casa dove Kagami preparava la cena.
Alla stessa
velocità, una sera in cui Kuroko era rimasto assieme a lui a
vedere una partita di Basket in televisione, si era ritrovato senza
pensarci ad invitarlo a dormire da lui per non farlo tornare con il
buio.
Così
pian piano, invece di essere la camera degli ospiti, nella sua mente
quella era diventata la camera di Kuroko, ed ora vederla tornare camera
vuota degli ospiti,
faceva male.
Si era
ritrovato anche quel giorno, dopo gli allenamenti a girare per le
strade da solo, senza sapere dove andare.
Vagava tra le
persone incurante di essere spintonato.
All'improviso,
con uno scatto rabbioso tirò fuori il cellulare, compose un
numero e attese.
Pronto?
La voce
familiare di Tatsuya lo allietarono almeno un po'.
“
Tatsuya? Sono Taiga...”
Yo
fratello! Che succede?
“ So
che é tardi... ma ti andrebbe di venire a cena da
me?”
Ci fu qualche
secondo di silenzio pria della risposta.
Certo!
Ma va tutto bene? E' successo qualcosa di grave?
Si
sentì sollevato all'assenso.
“ No
… non proprio.”
Ok,
Taiga appena arrivo mi dici cosa c'é che non va... ci
vediamo tra poco.
Sorrise quando
sentì la telefonata chiudersi.
Tatsuya
dopotutto era sempre suo fratello.
Affrettò
il passo per tornare a casa e preparare qualcosa da far trovare pronto
all'altro.
Tatsya
arrivò una mezz'ora dopo e Taiga aveva già
preparato qualcosa da mettere sotto i denti.
Cucinare lo
aveva distolto dai suoi pensieri distruttivi su quanto vuota fosse
quella casa e su cosa stava facendo in quel momento Kuroko, se fosse
ancora con Aomine.
Il suono del
campanello lo fece saltare sulla sedia.
Non sapeva
perché ma era sulle spine.
Quando
aprì la porta abbracciò affettuosamente con un
sorriso, l'amico fraterno che ricambiò un po' stupito.
“
Deve essere davvero grave per farti diventare
così...” gli mormorò dopo aver sciolo
l'abbraccio.
Mangiarono in
silenzio guardando il telegiornale e solo dopo che Taiga aveva caricato
la lavastoviglie e si era seduto di nuovo al tavolino, Tatsuya decise
che era il momento di andare a mettere il dito
nella piaga per capire cosa stava succedendo al fratellino.
“
Allora?”
Il sospetto e
l'agitazione di Kagami tornarono tutto d'un tratto ora capiva anche da
dove venivano.
“
Allora cosa?” disse cercado di tentennare inutilmente.
Tatsuya lo
fissò storto “ Cosa é succeso Taiga?
Non che mi dispiaccia che tu mi abbia invitato … ma mi
stupisco che con te non ci sia Kuroko-kun.”
Quando vide
Kagami sobbalzare a quel nome si rese conto quale fosse il problema.
“E'
successo qualcosa con Kuroko-kun, giusto?”
Taiga
iniziò ad agitarsi sul posto ed ad imppappinarsi con le
parole come era suo solito “ Io... Aomine... Maji Burger...
campetto... Kuroko … casa …. ospiti.”
Decisamente
non aveva senso quello che aveva detto.
“
Fammi capire: hai incontrato Aomine al Maji Burger, Kuroko-kun era al
campetto e a casa avevi ospiti?”
Infatti.
“
No... meglio che inizio dall'inizio.”
Tatsuya
annuì sollevato “ Ecco bravo.”
“DuesettimanefaIoeKurokoabbiamopartecipatoaduntorneodistreetmadopoavervintoéarrivatoAomine
che volevaparlareconKuroko...” lo aveva detto tutto d'un
fiato senza una pausa rendendo di nuovo tutto incomprensibile.
“
Taiga sul serio... ti conosco da molto ma non riesco proprio ad
interpretarti oggi.”
Kagami prese
un profondo respiro e poi iniziò ad articolare con
lentezza “ Due settimane fa... Io e Kuroko.... dopo aver
vinto un torneo di street … abbiamo incontrato Aomie
Daiki... che voleva parlare con Kuroko...” ci metteva dieci
minuti per dire circa venti parole ma almeno ora Tatsuya iniziava a
capire.
“
Prosegui.”
“ Me
ne sono andato per lasciarli soli a parlare... e quando sono tornato
sembrava che tutti i loro vecchi asti fossero spariti... ora sono due
settimane che tutti i pomeriggi escono assieme.”
Tatsuya
sorrise “E quindi?”
“
Non lo so … tutto questo mi agita...”
L'amico gli
mise una mano sulla spalla “Se non mi ricordo male era
già successo ma avevi risolto, giusto? Kuroko ti aveva detto
che non aveva alcuna intenzione di tornare ad essere l'ombra di
Aomine?”
Kagami
tornò con la mente alla serata del nabe assassino:
“<<
Tu con la tua passione nel giocare mi hai salvato dall'abbandonare il
basket, facendo un enorme errore.>>
Gli
occhi sinceri di Kuroko lo trapassarono.
<<
Quindi... no, nonostante mi manchi molto Aomine- kun, non voglio
tornare ad essere la sua ombra Kagami-kun.>>”*
“E'
vero... ma ora é diverso... anche se ha detto di non voler
tornare ad essere la sua ombra é come se invece lo stesse
facendo...”
Tatsuya rimase
a fissarlo per un po'. Non si parlava più di aver paura che
Kuroko abbandonasse il suo ruolo in squadra e smettesse di essere suo
amico.
Qui si
trattava di essere gelosi. Molto gelosi.
Il fatto che
il rapporto tra Kagami e Kuroko fosse strano, era chiaro per tutti .
Perchè
di certo il fatto che si comportassero quasi come una coppia se non
fosse per i gesti intimi, non era un normale comportamento da amici.
Soprattutto se si trattava di due ragazzi adolescenti di quell'epoca
tutti indifferenza e chiusi in sé stessi !
Tatsuya
ripassò tutti i ricordi che aveva del fratello e sorrise
immaginando come doveva essere incasinata la sua mente in quel momento.
Kagamiera
sempre stato il tipo che moriva dalla vergogna quando si
doveva seriamente parlare di sentimenti, soprattutto se si trattava dei
suoi sentimenti.
“
Taiga... vuoi bene a Kuroko?”
Si doveva
essere diretti con Kagami, perché se no non si sarebbe
risolto nulla .
Come da
copione il volto del rosso divenne incandescente e spostò
subito lo sguardo sulla finestra.
Tatsuya
aspettò pazientamente, consapevole che doveva dargli il
tempo per articolarequancosa di sensato.
“
Io...si.”
Una frase
sicura! Era davvero un passo avanti con Taiga!
Decise di
scavare un po' più a fondo.
“ Ti
piace stare assieme a lui?”
Stavolta
Kagami non ci dovette neppure pensare e annuì guardandolo in
volto.Aveva ancora le guance scarlatte ma non aveva intenzione di
scappare.
Non era nella
sua natura.
Tatsuya
stavolta decise di rischiare.
“
Quindi... ti piace Kuroko-kun?”
Blackout.
Poteva
benissimo leggerlo negli occhi del fratello che era tornato
escandescente ed aveva iniziato a balbettare completamente nel pallone.
Tatsuya si
schiaffò una mano sugli occhi esasperato dalla sua natura
complicata e un po' infantile.
“
Taiga credo che il problema sia la gelosia.... Tu sei geloso di
Aomine-san.”
Il rosso
tornò a fissarlo di scatto. “ Geloso?”
“Già...
dopotutto non ti da fastidio che Kuroko esca sempre con Aomine invece
di passare il suo tempo con te?”
Kagami si
ritroovò ad annuire ancora basito mentre un paio di
ingranaggi tornavano a ruotare nella sua testa.
“Forse
é il caso che tu inizi a chiederti cosa provi sul serio per
Kuroko-kun, Taiga prima che sia davvero troppo tardi.”
Taiga
annuì assoggettato dai consigli dell'amico.
Il suono di un
cellulare che squillava distolse entrambi dai loro pensieri.
Kagami si
avvicinò e prese il telefono.
Era un
messaggio. Un messaggio che lo lasciò scioccato.
“
Vediamoci domani alle cinque al bar vicino alla stazione. Devo parlarti.
Aomine.”
Tetsuya,
subito dopo aver preso il treno non si era diretto a casa.
Aveva preso
un'altra via che lo avrebbe portato in un posto che non aveva mai
sopportato per l'odore di medicinali e l'atmosfera tetra e pesante che
vi aleggiava.
Aveva mentito
a Daiki e questo non gli piaceva. Non ora che stavan tornando amici
come un tempo, ma non aveva avuto scelta.
Era stata un sua richiesta, non aveva
potuto rifiutare.
Come al solito
entrò dalle porte scorrevoli e con passo sicuro si diresse
verso la zona Ascensori.
Salì
fino al terzo piano e quando uscì si ritrovò
davanti ad una grande porta con su scritta l'odiata insegna “Reparto
di Terapia riabilitativa”.
Aprì
la porta e vi entrò sospirando mentre il suo morale scendeva
sempre un poco.
Attraversò
velocemente il corridoio fino a fermarsi davanti ad una stanza in
particolare.
Bussò
aspettando una risposta che ci mise poco ad arrivare.
“
Avanti.”
Tetsuya
aprì la porta esitante .
La sua voce
s'incrinò alla vista del sorriso sofferente con cui venne
accolto.
“
Kise-kun... come va oggi?”
Angolino
dell'autrice.
Non sono brava con i commenti finali , spero
solo che il capitolo vi sia piaciuto.
- * Riferimento alla One shot "Vincere,
per tornare a sorridere."
che avevo scritto qualche settimana fa e che ho pensato di far
diventare uno Spin-Off di questa storia.
|
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Capitolo 3 *** "C’è . . . un tempo per tacere e un tempo per parlare” ***
Cap III
Aveva dato appuntamento
a Kagami per le diciassette del giorno seguente, nel bar vicino alla
stazione.
Si era preparato con calma, fatto una doccia e mangiato qualcosa di
veloce.
I suoi non c'erano mai a casa, quindi non aveva problemi di tempo o di
chi doveva andare prima al bagno. L'assenza dei suoi genitori non gli
aveva mai provocato molta sofferenza o solitudine. La presenza fin
dall'infanzia di Satsuki nella sua vita, aveva sempre colmato quei
vuoti.
"Dai-chan! Mi stai ascoltando?!"
Come in quel momento, anche se non era molto contento della sua
presenza. Da quando era arrivata in casa sua - all'una!- non aveva
smesso un attimo di parlare,di mettere a posto cose già in
ordine e a preparargli il pranzo senza che ce ne fosse realmente
bisogno.
"Si, si! Ci andrò piano quanto basta..."sbottò
alla fine, davanti allo specchio mentre si sistemava la felpa.
"Questo non mi rassicura per nulla Dai-chan!Conoscendoti lo farai
scappare!"
Il ragazzo le rivolse un'occhiataccia attraverso il riflesso nello
specchio "Hai così poca fiducia in me?"
Satsuki annuì senza esitazione e Daiki si trovò a
imprecarle contro non proprio a bassa voce.
"Si tratta di Tetsu-kun, Dai-chan !"
Aomine sospirò " Lo so, Satsuki, vedrai che andrà
tutto bene.."
Di certo non avrebbe mandato tutto a puttane dopo averlo ritrovato dopo
così tanto tempo!
Uscì di casa con le raccomandazioni di Satsuki ancora nelle
orecchie.
Prese un bel respiro inalando smog e odore di fritto, ritrovandosi a
tossire per liberare i polmoni dalla sporcizia che c'era nell'aria.
Sarebbe stata una lunga giornata e nonostante fosse stato lui a
organizzare l'incontro... una chiacchierata con l'odiato rivale non era
proprio quello che desiderava per passare il tempo. Decise di andare a
piedi visto che il bar non era poi così lontano.
Prese le cuffiette dalla tasca e le attaccò al cellulare.
Sentire la musica era la sola cosa che riusciva a calmarlo. Dopo il
basket ovviamente.
Con il sottofondo di una canzone movimentata e il tonfo costante della
palla sull'asfalto si avviò a passo cadenzato lungo il viale
alberato.
Osservò distratto il paesaggio che gli scorreva lento
accanto mentre attraversava quelle strade.
Erano giorni ormai, che si sentiva molto più rilassato,
più leggero.
Era di sicuro dovuto alla ritrovata amicizia con Tetsu.
Fece un sorriso appena accennato mentre ripercorreva con la mente le
ore che passavano assieme, che poi si trasformò in una
smorfia infastidita ricordando l'espressione afflitta dell'amico quando
si parlava di Kagami.
Era abbastanza palese che Tetsu stesse soffrendo per il rapporto un po'
troppo statico che aveva con il rosso.
Si chiese come mai non decidesse di fare lui il primo passo, poi gli
rivenne in mente lo strano lampo che aveva attraversato quegli occhi
solitamente inespressivi, quando gli aveva fatto quella stessa domanda
durante uno dei loro incontri. Mise in moto il cervello dopo moltissimi
mesi di inattività, in cui veniva utilizzato solo per il
basket o per le riviste porno, e prese in analisi il comportamento di
Kuroko, quello di Kagami e le parole che tempo prima gli aveva detto
Satsuki riguardo il modo di essere di Testu e arrivò ad una
conclusione che fece male: Tetsu fin dal suo arrivo alla Teiko era
sempre stato un tipo non molto socievole, che dava la sua fiducia a
pochi; quello che era successo all'ultimo torneo delle scuole medie e
il suo abbandono dovevano averlo ferito profondamente, tanto da, come
gli aveva confidato in uno dei loro incontri in cui avevano rivangato
il passato, fargli odiare il loro amato basket.
Possibile che quella ferita continuasse a ripercuotersi su di lui
ancora adesso?
Possibile che avesse ridotto l'amico in uno stato così
fragile dal rifiutarsi di confessare i suoi sentimenti a Kagami per
paura di perdere quel legame così forte che si era venuto a
creare tra di loro?
Scosse la testa cercando di far sparire il suo senso di colpa.
Aveva organizzato quell'incontro con Kagami proprio per riscattarsi!
Continuare ad affliggersi non lo avrebbe portato a nulla.
Senza che se ne accorgesse era arrivato praticamente al punto
d'incontro con addirittura trenta minuti di anticipo!
Brontolò qualcosa di incomprensibilmente simile ad un
insulto verso Satsuki che lo aveva costretto ad uscire così
presto e si appoggiò annoiato al muro vicino all'entrata del
bar, ignorando gli sguardi ammirati delle ragazze che gli passavano
vicino. Mandò un messaggio scocciato al rosso incitandolo a
sbrigarsi e di rimando ne ricevette uno irritato in cui gli diceva
chiaramente di non rompere i cosiddetti e che ci avrebbe messo il tempo
che ci voleva.
Emise un verso seccato che fece saltare una vecchietta in procinto di
entrare nel locale, ricevendo dalla stessa uno sguardo di rimprovero.
Sospirò e di nuovo maledisse Satsuki, annotandosi nella
testa di cambiare serratura in modo che non potesse più
recarsi a casa sua come le pareva.
Cancellò l'annotazione subito dopo, rendendosi conto che
quella ragazza testarda gli serviva ancora.
Chiuse le palpebre cercando di concentrarsi sulla musica e sul
rimbalzare ritmato della palla sull'asfalto.
Dopo qualche minuto sentì un vuoto nella mano sinistra e
l'assenza della palla gli fece aprire di scatto gli occhi e aggrottare
irritato le sopracciglia quando si ritrovò una banda di
cinque idioti che sogghignavano.Puntò lo sguardo sul pallone
che il capo branco, probabilmente, aveva tra le mani e ne tese una per
farselo ridare.
"Guardate come fa il fighetto questo qui..." disse invece quello mentre
gli altri ridacchiavano.
Daiki sospirò.
Volevano sul serio attaccare briga?
"Si comporta come se fosse il Dio del basket!" disse ancora l'idiota
con un tono che gli confermò che volesse litigare.
Prese un respiro profondo e guardò l'orologio. Nella mente
gli passarono la faccia irritata di Kagami se avesse fatto tardi,
quella oltraggiata di Satsuki – non tanto per la rissa cosa a
cui era abituata- ma per l'appuntamento saltato in sé, e
quella sconsolata di Tetsu.
Fu soprattutto l'ultima che lo fece desistere dal mandarli all'ospedale
tutti quanti .
" Sentite non mi va di fare a botte oggi , levatevi dalle palle"
sbottò riprendendosi da solo il pallone.
Il capo branco sembrò irritarsi " Che c'è? Hai
paura?"
Quelle parole lo mandarono in bestia e cancellarono tutto il buon senso
che aveva avuto fino a qualche minuto prima.
"Non qui"disse voltando loro le spalle e recandosi al campetto di
basket poco lontano che aveva visto sulla strada di andata.
Quelli lo seguirono sghignazzando.
Arrivati al campo si tolse la felpa per non sporcarla di sangue o di
terra e si preparò per affrontare quei cinque che avevano
avuto la malaugurata voglia di prendersela con il tipo sbagliato.
Scartò facilmente il primo che aveva cercato di colpirlo e
il secondo si ritrovò a terra in pochi minuti; probabilmente
non si era neppure reso conto di quello che era successo.
Stava per colpire il capo, quando una mano gli bloccò con
facilità il polso. Si girò per tirare un bel
destro al malcapitato quando si ritrovò di fronte alla
faccia di Kagami che lo guardava accigliato e un po' esasperato.
"Possibile che ovunque vai scateni risse?"
Daiki si liberò facilmente dalla sua presa "Dono di Madre
Natura" gli rispose di rimando scocciato.
Kagami sospirò e a Daiki gli sembrò che avesse
borbottato qualcosa di simile ad un "Dovrò farci quattro
chiacchiere con questa Natura..."
Non si chiese neppure come facesse ad essere così idiota.
Intanto gli altri
idioti si erano rialzati, pronti a battersi nuovamente.
Vide il rosso guardarli di traverso e poi spostare gli occhi sulla
palla che giaceva in un angolo.
" Oi... sapete giocare a basket?"
Quelli se lo guardarono per un attimo per poi scoppiare a ridere "Di
certo meglio di voi!"
Kagami ghignò "Che ne dici Aomine? Un due contro cinque ti
sta bene ?"
Daiki sorrise allo stesso modo e annuì, mandando
apparentemente in bestia il gruppetto avversario.
Il risultato fu abbastanza scontato. Nonostante fossero rivali fin
nelle ossa quando si travata di una sfida la loro
competitività saliva alle stelle e riuscivano a coordinarsi
senza problema.
Alla fine gli idioti furono asfaltati con un punteggio di 60-10.
A fine partita Kagami si asciugò il sudore dalla fronte con
un asciugamano che aveva portato nella borsa da allenamento e ne
passò uno all'altro.
"Che diamine te la sei portata a fare la borsa?!"
Taiga scrollò le spalle "Con te non si sa mai..."Dopo aver
rimesso apposto il contenuto della borsa se la mise in spalla "Ho fame,
andiamo al bar" detto questo gli voltò le spalle e si
diresse verso l'uscita.
Aomine lo seguì senza protestare per il suo comportamento
dispotico solo perché aveva fame anche lui e la voglia di
discutere gli era passata con la fine della partita.
Arrivati nel locale presero entrambi quasi tutto il menù per
la gioia del direttore e lo sgomento della cameriera e degli altri
clienti.
Finito di mangiare il ventesimo cornetto ripieno, Kagami si
ripulì la bocca e aspettò che anche l'altro
completasse la sua colazione.
"Allora .. che vuoi?"
Daiki non si degnò di rispondergli immediatamente ma
piuttosto preferì finire il suo cornetto alla crema e bere
fino all'ultimo sorso il latte macchiato che aveva ordinato.
“Secondo te?”
“Immagino si tratti di Kuroko..”
Aomine si pulì la bocca con il tovagliolo di stoffa del bar
“ Immagini bene”.
Decise di andare dritto al sodo e che avevano aspettato anche troppo
quei due .
Serviva una bella scossa, soprattutto a quel ritardato di Kagami.
“Cosa provi per Tetsu?”
E fu così che, nel giro di sole ventiquattro ore, Kagami
Taiga ebbe il suo secondo blackout cerebrale. Inoltre per lo stesso
argomento! Poteva ritenersi un record nella storia.
Lo si poteva scorgere perfettamente, dal viso escandescente,gli occhi
vacui e il balbettio con cui non riusciva ad articolare una singola
parola di senso compiuto.
Daiki si godette appieno il momento di debolezza del rivale, con un
ghigno sul volto.
“Kagami-kun? Sei ancora tra noi?” lo prese in giro
simulando una voce strascicata.
Il rosso parve risvegliarsi a quelle parole e lo fissò con
sguardo infuocato.
“Come diamine te ne esci così
all'improvviso?!”
Aomine mise su una faccia innocente “Ho fatto una semplice
domanda.”
Kagami emise un verso di stizza voltando il capo verso la finestra,ma
Daiki non avrebbe certo lasciato cadere il discorso così.
“Allora?” lo incalzò a rispondere
facendo arrossare ancora di più le gote già
scarlatte dell'altro.
Kagami decise di prendersi un attimo per dare una risposta, ma comunque
non riuscì a darne una concreta.
Parlare di quelle cose per lui era come un tabù.
L'imbarazzo e la vergogna gli pervadevano all'istante il cervello,
azzerando ogni facoltà intellettiva utile che non fosse la
voglia di scappare via o di cambiare discorso.
Inoltre aveva scoperto da poco che la presenza costante di Kuroko non
faceva altro che amplificare quelle sensazioni.
Aveva ribattezzato Kuroko - solo nella sua mente- come il ragazzo che
diceva più cose imbarazzanti che conosceva.
La maggior parte delle volte però, le cose che Kuroko gli
diceva lo lusingavano. Una strana felicità che
però non riusciva a spiegarsi. Ogni volta che Kuroko gli
diceva qualcosa di bello, lui si sentiva importante. Ogni volta che lo
guardava, provava qualcosa di caldo nel petto, gli pareva di essere
davvero l'unica luce di Kuroko.
Poi era arrivato Aomine...
Già dal primo incontro aveva provato uno strano senso di
impotenza.
Si era sentito inferiore, il riflesso della vera luce in un enorme
specchio.
Nonostante pochi mesi prima, Kuroko stesso lo avesse rassicurato sul
non voler tornare a giocare come partner di Aomine, ora... non sapeva
più che pensare.
Era geloso di quel rapporto. Ormai se ne era reso conto da molto tempo.
Viveva ogni allenamento, ogni partita... con l'ansia di vederselo
sparire sotto gli occhi e riapparire al fianco del moro che ora gli
stava di fronte.
Era abbastanza per affermare che gli piaceva in senso romantico Kuroko?
Non lo sapeva e fu per questo che rispose allo stesso modo ad Aomine.
“Non so dirtelo...”
Aomine sospirò.
Se lo aspettava in qualche modo.
Per lui le cose erano tutte abbastanza chiare: Kuroko amava
Kagami e viceversa.
Ma per Kagami... era un altro paio di maniche.
Lui era un casino con i sentimenti.
Gli serviva un onda d'urto più che una semplice scossa.
Sorrise … anzi ghignò.
Sapeva già cosa fare.
Stava per proferire parola quando fu interrotto proprio dal rosso che
pareva rimuginare su qualcosa.
“E poi anche se fosse... come la mettiamo con
Kuroko?”
Daiki lo fissò perplesso “ In che senso?”
“Non ho minimamente idea se gli piaccio oppure no... in
realtà non so neppure che genere di persona gli piaccia...
anzi non lo so neppure per me” detto quello sembrò
tornare tra i suoi intricati pensieri.
Ok, Kagami era ufficialmente un idiota.
“Beh sono certo che non gli piacciono le donne...
é un passo avanti” lo prese un po' in giro Daiki,
ma invece Kagami lo fissò perplesso.
“Come fai ad esserne così sicuro?”
Il moro sgranò gli occhi e rimase per qualche secondo in
silenzio.
Aveva combinato un guaio?
Un grosso guaio, a giudicare dallo sguardo affilato che gli stava
lanciando Kagami in quel momento.
Tetsu mi
ucciderà...
“Non so per quanto posso andare avanti in questo
modo...”
Storse il naso mentre l'odore acre delle medicine gli penetravano nelle
narici e le bruciavano la gola.
“Per favore ...” la voce flebile gli fece incassare
il collo nelle spalle
Il ragazzo si avvicinò alla finestra e scostò le
tende pesanti per osservare il mondo esterno.
La luce calda rendeva il tutto come in una dimensione irreale.
Spostò lo sguardo sull'arredamento in legno scuro, le
poltrone bianche riposte in fondo alla stanza e il caminetto per
riscaldare il proprietario in quel freddo inverno.
“Farò del mio meglio... ma é anche
amico mio.”
“Lo so... e mi dispiace, io... non so che altro
fare...”
Si voltò di scatto verso la provenienza del lamento: dal
centro della stanza proveniva un suono ritmato... un bip costante che
gli risuonava fastidiosamente nelle orecchie.
Una macchinario emetteva quel rumore così molesto. E non era
l'unico presente nella stanza.
Ve ne erano almeno altri due collegati tra loro. Lì vicino
vi era un trespolo su cui era appesa una sacca trasparente con dentro
un liquido incolore. A quella stessa sacca era attaccato un
tubicino che il ragazzo seguì con gli occhi fino a dove era
attaccato.
Oltre a quei macchinari c'era altro che stonava in quella stanza: un
letto. Non un semplice letto ma uno meccanico simile a quello usato
nelle stanze d'ospedale.
Continuò a seguire lentamente, con lo sguardo, il percorso
del piccolo tubicino quasi affascinato dalle piccole bolle che si
creava all'interno della plastica.
La sua mente pareva voler evitare fino all'ultimo il contatto visivo
con una scena che non voleva accettare.
Alla fine però, dovette arrivare al punto in cui quel tubo
era inserito. Scorse un braccio lungo e niveo. Proseguì
verso l'alto, verso la spalla e poi al collo su cui si
soffermò un secondo di più, quasi a prepararsi
per la vista successiva. Prese un respiro e fisso gli occhi sul viso: i
capelli leggermente allungati, la pelle nivea quasi trasparente, il
volto incavato e i segni scuri sotto gli occhi.
“Cosa fare? Potresti iniziare col mangiare da solo, senza
bisogno di quella roba...” mormorò.
L'altro abbassò gli occhi “Non ce la faccio...
io... davvero, non ce la faccio!”
Non disse nulla.
Non aveva idea di come potesse sentirsi, né voleva averne.
Non poter più fare quello che amava... sarebbe stato auto
distruttivo.
Con un enorme peso sul petto, si avvicinò al letto e gli
prese delicatamente la mano libera dalla flebo.
Si sentì i suoi occhi addosso e si prese qualche minuto
prima di tornare a guardarlo.
“Devi farcela... se non per te, almeno puoi farlo per noi che
ti vogliamo bene?”
Il ragazzo sentì qualcosa a smuoversi dentro di lui, a
quelle parole. Degne della persona che aveva davanti. Non gli imponeva
di guarire, glielo chiedeva gentilmente. Come se fosse un favore
personale. Come se dalla sua guarigione dipendesse la sua
felicità. Forse era anche la verità.
Per la prima volta in quei mesi, si sentì importante.
Non più un perdente, ma qualcuno che contava almeno per una
persona. Eppure, sentì che non era abbastanza per ritornare
come prima.
Non sarebbe mai tornato quello di un tempo. Almeno fisicamente.
“Inizierò... inizierò a mangiare
qualcosa, promesso...”
Il sorriso raro che ricevette in cambio gli scaldò il cuore.
“Che ne dici se iniziamo da ora? Posso prepararti qualcosa
già che ci sto...”
L'espressione terrorizzata che fece l'amico ampliò quel
sorriso.
“C-credo... non ce ne sia bisogno... prenderemo del cibo da
asporto. Pranzi con me,vero?”
L'altro annuì.
Si permise di sorridere nuovamente anche lui dopo tanti mesi.
Camminava lentamente per la strada, le mani nella tasche, il capo
rivolto alle vetrine che gli scorrevano davanti senza che le vedesse
davvero, la mente era un tripudio di pensieri ed emozioni contrastanti.
Si era da poco lasciato con Aomine al bar e poteva dire con certezza di
esserne uscito distrutto da quell'incontro.
La conversazione avuta continuava a girargli nella testa senza che se
ne potesse liberare.
“Allora
Aomine? Come puoi dire di esserne sicuro?”
Lo vide tentennare,
prendere tempo mentre si contorceva le mani agitato.
Si rese conto che forse
Aomine aveva detto qualcosa che non doveva.
Qualcosa che non gli
piaceva e che probabilmente Kuroko non gli aveva detto.
“Aomine?”
lo incalzò affamato di sapere.
Il moro parve arrendersi
all'evidenza che non sarebbe riuscito a scamparla.
“Vai a far del
bene e ci rimetti la pelle, che affare!”lo sentì
borbottare e non decifrò perfettamente il messaggio, se non
che Kuroko avrebbe ucciso Aomine per quello che gli stava per dire.
Sorrise.
Avrebbe provocato un
omicidio... doveva rischiare?
Beh, si trattava di
Aomine.
Se la sarebbe cavata...
“Perché
Kuroko dovrebbe ucciderti?”gli disse ironico come se l'idea
che la sua ombra potesse fare qualcosa di violento, fosse inconcepibile.
Aomine lo
fissò tagliente “Hai mai visto Tetsu arrabbiato
davvero?”
Rimembrò
l'unica volta in cui aveva visto il volto di Kuroko trasformarsi in una
vera e propria espressione d'ira: la partita contro la Kirisaki Daichi,
quella in cui Teppei era stato quasi malmenato e aveva dovuto
anche restare per qualche giorno in ospedale.
Rabbrividiva ancora.
Annuì.
“In
partita?”
Annuì di
nuovo.
“Bene allora
pensa a quella rabbia fuori dalla partita...” si
ritrovò a rabbrividire “ esatto, ora pensala
contro di te e capirai almeno in parte che intendo.”
Adesso capiva
perfettamente il timore del moro. Non poteva neppure immaginare
cosa volesse dire e non voleva neppure provarla quella sensazione.
Stava per chiedere ad
Aomine cosa avesse fatto di così grave per far fare a Kuroko
un'espressione del genere, ma si rese conto che si stava allontanando
dal motivo principale.
“Allora?”
Vide Aomine sospirare e
dedusse che stava cercando un modo di scampare all'ira futura di Kuroko.
“Tetsu
è già stato con un ragazzo.”
Quell'affermazione gli
provocò una tempesta di emozioni che definì
negative.
La rabbia stava
prendendo il sopravvento. Il solo pensiero di Kuroko che toccava...
baciava un ragazzo, gli stava mandando il sangue alla testa.
Riuscì a malapena a modulare la sua voce per non far
trasparire emozioni “Chi?”
“Ogiwara ...
se ti ha parlato di Akashi, immagino che abbia parlato anche di
lui.”
Strinse il pugno sotto
il tavolo e annuì a malapena.Ora il ragazzo che si baciava
con Kuroko nella sua testa aveva un volto e quindi le sue emozioni si
amplificarono.
“Era un suo
vecchio amico di infanzia. Si tennero in contatto anche quando Tetsu si
trasferì alla Teiko e nelle vacanze di prima media
si misero assieme.”
Aomine
continuò a parlare fissandolo negli occhi “Si
lasciarono alla fine della terza media...” lo vide abbassare
lo sguardo “ alla fine del torneo nazionale. Probabilmente fu
proprio a causa della finale e della partita in sé. Non mi
pento di come é andata la partita ma avrei voluto giocare in
modo diverso. Avrei voluto sapere che Ogiwara giocava nella squadra in
finale.”
“Sarebbe
cambiato qualcosa?”Kagami nonostante fosse ancora arrabbiato
non si sentiva lasciare che Aomine si prendesse la colpa d qualcosa che
dipendeva solo in parte da lui. Aomine sorrise lievemente
“No, probabilmente. Comunque dopo quella partita pare che
Ogiwara rimase così segnato che smise di giocare a basket e
… lasciò Tetsu.”
Sembrava che non avesse
finito, così aspettò che proseguisse.
“ Credo
però... che i problemi tra di loro ci fossero già
prima...”
Aggrottò le
sopracciglia interessato “Che intendi?”
“Ogiwara era
geloso,della squadra... in particolare di Akashi e … di
me.”
La rabbia torno a
montare. “ Aveva ragione?”
Aomine alzò
le spalle “Su Akashi?Non lo so … Akashi
é … Akashi.”
“Chiaro come
il cielo di notte” sbottò irritato.
“Akashi,ha
sempre avuto una preferenza per Kuroko. Una specie di
affetto/ossessione. Ma no... non credo che Akashi provasse qualcosa di
romantico nei suoi confronti. Lo vedeva piuttosto come una sua
creazione, qualcosa che gli apparteneva. Credo che ci ritenesse tutti
una sua proprietà”
Sgranò gli
occhi “ E' matto?”
“A volte lo
sembra. Non lo é, credimi.”
Sospirò. Non
si era tranquillizzato del tutto in quanto Akashi... si
ritrovò a sorridere.
Akashi é
Akashi.
Lo aveva incontrato e
sapeva che poteva essere pericoloso e che teneva in modo ossessivo alla
specie di setta chiamata
Generazione dei Miracoli che aveva creato nella sua mente. Decise che a quel problema ci
avrebbe pensato più tardi.
“ E su di te?
Su di te Ogiwara aveva ragione?”
Aomine ghignò
in un modo che non gli piaceva. Lo vide tirare fuori dei soldi
e metterli su tavolo.
Si alzò, ma
prima di andarsene gli disse delle parole che lo scossero dentro.
“Ti
consiglio di trovare in fretta le risposte che cerchi. Se non lo
farai... Presto mi riprenderò Kuroko ad ogni
costo.”
Quelle parole continuavano a girargli nella testa senza che potesse
fare nulla per tirarcele fuori. Continuava a pensarci, mentre l'ansia
che aveva tutti i giorni saliva ogni minuto di più.
Ora la sensazione che Kuroko sparisse dal suo fianco da un momento
all'altro si era triplicata diventando quasi una certezza.
La cosa che più lo faceva stare male era proprio
l'immaginare cosa sarebbe accaduto se Aomine fosse riuscito nella sua
minaccia.
Immaginare anche solamente l'assenza permanente di Kuroko dal suo
fianco, gli stringeva il cuore in una morsa.
Ora che i suoi sospetti erano diventati certezze... non sapeva
più che fare. Vagliò l'idea di chiedere
nuovamente consiglio a Tatsuya ma la scartò subito.
Era ora che riuscisse a prendere le sue decisioni da solo. Soprattutto
le decisioni importanti per la sua vita.
Continuò a passeggiare per le strade affollate, buttando a
volte uno sguardo verso le vetrine.
Una in particolare attirò la sua attenzione.
Era una vecchia videoteca. In vetrina vi erano diversi televisori
accesi che mandavano in onda film o riprese di ogni genere.
Il primo degli schermi stava mandando un film texano, il secondo un
documentario sugli animali che lo fece arrossire – un
documentario su come si accoppiano i cani e anche abbastanza
esplicito!- il terzo fu quello che lo lasciò a fissare lo
schermo come ammaliato. Stava mandando in onda una partita di basket
delle scuole medie.
Il telecronista improvvisamente si mise a urlare << E'
finita! La Teiko passa alla finale delle Nazionali con lo schiacciante
punteggio di 110 a 5! >>
A quelle parole capì perchè le divise bianche e
azzurre avevano attirato la sua attenzione.
Davanti alla telecamera passò la squadra della Teiko.
Il primo anno, dedusse.
Tutti i giocatori stavano sorridendo. Il suo sguardo fu catalizzato su
due figure in particolare: una era alta, pelle scura,corporatura
imponente e capelli neri; l'altra molto più bassa
, gracile e la chioma azzurro chiaro.
Non ci voleva un genio per capire chi fossero.
Aomine aveva un braccio attorno alle spalle di Kuroko e se lo stringeva
al petto, mentre gli scompigliava i capelli sorridendo .
Kuroko se lo lasciava fare senza problemi, anzi sorrideva a sua volta.
La gelosia prese di nuovo il sopravvento su di lui.
Vedere quella scena così intima, lo aveva portato a
sostituirla con una più recente, dove era l' Aomine attuale
ad abbracciare il Kuroko attuale e la cosa lo mandò in
bestia.
Voltò le spalle agli schermi e agendo d''istinto come suo
solito riprese il cammino a passo spedito verso una direzione a lui
più o meno conosciuta.
Non sapeva ancora cosa fare, ma decise che ci avrebbe pensato una volta
che fosse stato faccia a faccia con Kuroko.
Era tardi lo sapeva, il suo stomaco reclamava il cibo necessario per
sfamarlo- che non era poco- ma lo ignorò e
continuò a procedere a passo così spedito che
pareva quasi correre.
Riuscì a calmarsi solo una volta salito sul treno che lo
avrebbe portato verso casa di Kuroko.
Arrivò alla sua fermata in pochi minuti e quando scese si
sforzò per ricordare quale fosse l'indirizzo della sua ombra.
Paradossalmente non era mai stato a casa di Kuroko, nonostante lui
invece fosse ormai una specie di coinquilino.
Ci mise una decina di minuti prima di riuscire a trovare il posto
giusto, ma quando lo fece non si fermò a riflettere e
salì fino al piano giusto.
Kuroko si era trasferito in quel condominio subito dopo la partita
contro la Too.
Gli aveva detto che i suoi genitori erano dovuti partire per la Francia
all'improvviso e che quindi lui era stato costretto ad affittare
quell'appartamento per non rischiare di doversi trasferire anche lui
all'estero.
Rabbrividì a quel pensiero e si stupì quando si
rese conto che se mai fosse accaduto, la prima soluzione che aveva
trovato era stata quella di seguirlo immediatamente.
Non ci aveva più pensato in quanto era stato un pensiero
istantaneo subito cancellato dalla rassicurazione di Kuroko nel volersi
trovare un appartamento in cui alloggiare.
Si ritrovò davanti alla porta di casa di Kuroko ed
esitò solo un momento prima di bussare.
Bussò e quando la porta si aprì e si
ritrovò davanti l'oggetto dei suoi pensieri, Kagami Taiga
perse il lume della ragione.
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Capitolo 4 *** L'unico modo per conoscere una persona è amarla senza speranza. ***
Cap IV
Aveva appena finito di fare la doccia.
Era uscito dal bagno indossando dei vestiti pesanti per contrastare il
freddo proveniente dalla finestra aperta. Iniziò a
frizionarsi i capelli ancora umidi con l'asciugamano, quando
sentì lo stomaco brontolare, così decise di
spizzicare qualcosa di precotto, visto la sua totale
incapacità ai fornelli.
Prese dal frizer un contenitore contenente una cotoletta da poter
cuocere nel forno a microonde e ve la mise a scaldare.
Tirò fuori dal cassetto una tovaglia rotonda che
sistemò sul tavolo e si apprestò a finire di
apparecchiare.
Quando il timer del forno prese a squillare, impiattò la sua
cena e si mise a tavola.
Piluccò qualcosa del suo cibo, la mente lontana. I pensieri
confusi si accavallavano tra loro.
La giornata pesante appena passata gli pesava gravosa sulle spalle. La
testa gli doleva.
Portò due dita alla tempia pulsante, cercando di placare il
martello pneumatico che sembrava aver preso posizione nel suo cervello
ed era poco propenso a farsi rimuovere dalla sua zona di servizio.
Alla fine spostò lontano da sé il piatto mentre
gli saliva la nausea.
Era stata una giornata lunga. Complicata.
Come il resto della sua vita d'altronde: un continuo di alti e bassi.
Era iniziato tutto il giorno in cui aveva incontrato per la prima volta
Aomine-kun... in quella palestra che si svuotava completamente appena
finivano gli allenamenti.
Il primo picco in caduta libera lo aveva avuto quando non era riuscito
a giocare per bene alla sua prima partita con i titolari.
Era stato grazie ad Aomine-kun che aveva messo in gioco il suo ruolo
come titolare, che aveva potuto fare il suo debutto nella seconda
partita e che aveva portato al suo pieno grado di titolare nella prima
squadra.
Per un po' le cose erano andate bene, fino all'inizio del secondo
campionato Nazionale giovanile, quando il talento di tutti i membri
della Generazione dei Miracoli, lui compreso, erano iniziato a
sbocciare, portandoli ad un livello ben superiore di quello dei normali
liceali. Forse anche dei professionisti.
Le catene della mente con cui teneva sigillata quella parte di
sé che aveva tanto odiato tintinnarono per poi tendersi fino
all'inverosimile.
Chiuse gli occhi e prese un bel respiro per calmarsi.
Il metallo tornò a rilassarsi e lui con loro.
Il cuore aveva iniziato a martellargli al solo pensiero che quelle
catene smettessero di fare il loro dovere e solo quando le
sentì tornare al loro posto riuscì di nuovo a
tranquillizzarsi.
In quel momento il suo cellulare trillò segno che era
arrivato un messaggio. Prese in mano l'apparecchio e un brutto
presentimento lo prese quando lesse il messaggio.
Non ebbe il tempo di rispondere che il campanello suonò.
Si chiese chi potesse essere visto che erano davvero in pochi a sapere
della sua nuova abitazione. Ipotizzò che fosse il postino ma
scartò immediatamente l'idea quando vide il sole tramontare
in lontananza e la luce farsi sempre più fioca. Si
avvicinò all'interruttore dell'ingresso e accese la luce per
evitare di rimanere al buio. Allo stesso tempo vagliò l'idea
che potesse essere uno dei tre vicini che vivevano sullo stesso
pianerottolo ma li scartò nuovamente in quanto era ora di
cena e aveva rivolto loro una o due parole al massimo.
Alla fine decise che un rapinatore di certo non avrebbe suonato il
campanello, così si avvicinò alla porta mentre si
faceva scivolare l'asciugamano sulle spalle.
Quando abbassò la maniglia, di certo trovarsi sulla soglia,
l'oggetto dei suoi più profondi desideri con un espressione
poco raccomandabile stampata sul volto, non era nei suoi programmi di
quella sera.
E neppure fare appena in tempo,a vedere un riflesso infuocato nei suoi
occhi,prima che il rosso lo sbattesse contro la porta del suo
appartamento.
Vide di sfuggita Kagami chiuderla con un calcio, per poi ritrovarsi le
sue braccia attorno alla vita e le labbra premute con rabbia sulle sue.
La sua mente confusa si azzerò mentre la parte che
solitamente occupava il novanta percento del suo cervello, quella
logica, ragionevole, saggia e riflessiva, veniva relegata in un piccolo
anfratto e lasciata a se stessa, sostituita da quella che di solito era
libera solo la notte.
L'istinto prese il sopravvento, quell'impulso innato ad agire seguendo
sequenze comportamentali precise in risposta a stimoli esterni. Nulla
legato al raziocinio, ma solo alla mera soddisfazione dei propri
bisogni.
Portò le braccia dietro la schiena dell'amico aggrappandosi
spasmodicamente alla sua maglia come un superstite fa lo stesso con la
speranza di veder passare una nave di salvataggio vicino all'isola
deserta su cui era naufragato.
Ricambiò il bacio, strofinò le labbra su quelle
dell'altro e le schiuse lasciando che il suo fiato caldo gli entrasse
nella bocca; sentì la sua lingua saggiargli il palato e i
brividi percorrergli la spina dorsale.
Quando i polmoni smisero di incanalare l'aria necessaria alla
sopravvivenza, si staccò a forza ritrovandosi
però, a battere la testa contro il muro mentre le labbra di
Taiga gli succhiavano il labbro inferiore, scendendo poi sul mento e
infine alla cima del collo su cui si soffermò per
più tempo. Lo sentì spostarsi verso l'orecchio
poco dietro il lobo e sentì il poco fiato riacquisito,
tornare a mancargli.
Ansimò silenziosamente, mentre perdeva la presa e le braccia
gli cadevano lungo i fianchi. Strinse i pugni e trattenne un gemito
mordendosi le labbra. Chiuse gli occhi cercando di recuperare le sue,
tanto decantate dai suoi amici, facoltà mentali.
Le sue tanto decantate
facoltà mentali iniziarono a riattivarsi,
facendo tornare la sua freddezza di carattere e di spirito. Per qualche secondo.
“
Kagami- ku...” le parole
morirono sul nascere in quanto Kagami gli tappò di nuovo la
bocca con la propria trattenendolo dal dire qualunque cosa potesse
impedirgli di continuare quello che stava facendo.
Mandò
al diavolo la sua parte razionale e contribuì al bacio
afferrandogli il volto con le mani e spingendolo di più
verso di lui. Taiga parve gradire, infatti emise un mugolio soddisfatto
e gli infilò le mani sotto il maglione per poi sfilargli la
camicia dei pantaloni e arrivare alla pelle liscia dello stomaco.
Le mani di Kagami salirono verso l'alto trascinando con se l'odiato
tessuto di lana e si staccò dalle sue labbra solo per
svestirlo. Non gli diede comunque il tempo di raffreddare i bollori che
si rituffò su di lui, gli morse il collo e
succhiò lasciandogli un chiaro segno rosso alla base.
Taiga percorse con i polpastrelli la sua schiena liscia, godendo dei
brividi che percepiva sotto le dita.
Tetsuya poggiò le mani sulla piega del gomito per
sostenersi, mentre sentiva le gambe cedere.
Tornò a baciarlo togliendogli il fiato. Voleva assaporare il
suo stesso respiro, inalare la sua aria.
Cercare per la prima ed ultima volta di essere una cosa sola con lui.
Con la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe tutto finito.
Afferrò saldamente la maglia dell'altro e fece pressione per
fargliela togliere. Kagami non protestò e lo
lasciò fare con un sorriso, poi tornò a baciarlo
con la passione e la ferocia degna di una bestia affamata.
Gli morse il labbro e Kuroko gemette mentre gli passava le dita sui
bicipiti. Taiga sentendo i brividi nelle vene morse più
forte stringendolo a sé per impedirgli di continuare.
Fu Tetsuya stavolta, a morderlo per dispetto e Kagami
allontanò il volto guardandolo male ma ricevendo solo un
occhiata inespressiva e un sopracciglio alzato.
“ Non riuscirò mai a vincere contro di
te...” gli mormorò roco prima di riprendere quello
che aveva iniziato e lasciare che Tetsuya facesse di lui quello che
voleva.
Lo sguardo intenso che gli lanciò gli accelerò il
respiro mentre il sangue prese a scorrere inarrestabile, provocandogli
una violenta vampata di calore che lo fece sudare.
Lo sentì percorrergli con la punta delle dita i muscoli
delle braccia, le spalle fino alla base del collo,poi scese di nuovo e
alle mani aggiunse la bocca .
Taiga scambiò le posizioni e si appoggiò al muro.
Vi sbatté la testa contro, quando le labbra di Tetsuya si
soffermarono un po' troppo sull'aureola di pettorali.
Lo sentì succhiare e le gambe gli diventarono di burro.
Dovette staccarlo oppure sarebbero finiti tutti e due sul pavimento.
Kuroko alzò lo sguardo confuso ma Kagami non gli disse nulla
e fece scontrare le loro labbra di nuovo, mentre le mani si
affaccendavano sui bottoni della sua camicia.
Quando arrivò all'ultima asola fece scivolare il tessuto via
dalle spalle dell'amante.
L'indumento fece un leggero tonfo che entrambi ignorarono, troppo
occupati nel continuare a fare quello che stavano facendo.
Kagami gli morse e succhiò la lingua con ferocia. Gli occhi
gli brillavano di una luce che agli sguardi degli altri poteva sembrare
pericolosa me che a Kuroko accese le vene e gli fece tremare le gambe.
Con le mani che tremavano scese dal torace fino al bordo dei jeans
dell'altro. Percorse lentamente la cerniera e passò il
pollice più volte sul bottone di ottone. Taiga si
staccò dalla sua bocca e appoggiò la fronte sulla
sua spalla emettendo un sommesso ringhio “
Muoviti...”
Tetsuya sorrise debolmente “ Problemi, Kagami-kun?”
L'altro alzò lo sguardo su di lui, con le gote imporporate e
le pupille che brillavano, rivolgendogli un occhiata truce. Il sorriso
di Kuroko si accentuò quando slacciò il bottone
la sua mano s'insinuò nei pantaloni e sentì una
protuberanza che sporgeva dai boxer più del dovuto.
Era eccitato e anche lui lo era.
Il ringhio di Kagami sfociò in una specie di gemito quando
la presa di Tetsuya su di lui si fece più stretta. L'unica
cosa che voleva in quel momento era che il suo compagno gli strappasse
quei tessuti costrittivi e soddisfacesse i suoi desideri.
Diede un colpo di bacino per incitarlo a sbrigarsi e Kuroko decise di
appagarlo facendo scivolare la sua mano nei boxer e sfiorò
appena la sua erezione,provocando una reazione eccessiva da parte di
Kagami che sbatté di nuovo la testa contro il muro e
portò la mano dietro il collo dell'amante spingendo di
più la bocca contro la sua.
Gli tirò i capelli e gli spinse indietro la testa quando il
fiato tornò a mancargli. Affondò la bocca di
nuovo nel collo morbido e lo morse mentre le dita di Tetsuya
continuavano a sfiorarlo leggermente facendolo impazzire. Il ringhio
che emise quando la mani di Kuroko si decisero di afferrare saldamente
la sua erezione e le fece scorrere per tutta la sua lunghezza, fu
basso, roco e monocorde.
Dovette strattonargli via le braccia de sé per non venirgli
tra le mani.
Tirò giù Kuroko con se, stendendolo sul pavimento
sotto di lui. Tetsuya tese di nuovo le mani per soddisfarlo ma Taiga le
scacciò e mise le sue sui pantaloni della
tuta e glieli fece scivolare delicatamente dalle gambe per poi gettarli
via da qualche parte.
Miracolosamente un leggero rossore comparve sulle gote di Kuroko quando
si ritrovò con lo sguardo del compagno addosso.
Taiga sorrise soddisfatto dall'aver provocato una qualunque tipo di
reazione su quel volto solitamente inespressivo. Gli sfiorò
il collo, le spalle, le braccia. Sostituì le mani con la
bocca e lo sentì tremare sotto le sue labbra.
Arrivò al petto e scese lentamente fino al basso ventre,
quando incontrò la stoffa di boxer e dovette
fermarsi. Alzò lo sguardo su di lui per chiedergli
il permesso e Kuroko non rispose subito.
In quel momento Taiga gli stava dando la possibilità di
scegliere, quella che non gli aveva dato – non che lui si
fosse lamentato – quando lo aveva sbattuto contro la porta.
Sapeva bene come sarebbe finita la mattina dopo ma decise che non ci
avrebbe pensato: per la prima volta in vita sua spense completamente la
parte razionale e lasciò spazio solo all'istinto e alla
passione che gli albergava nelle vene.
Annuì e lasciò che Taiga gli togliesse i boxer
denudandolo completamente .
Si sentì a disagio quando il rosso non si mosse ma rimase a
fissarlo gli occhi che gli percorrevano ogni centimetro di pelle.
Kagami rimase a contemplarlo come incantato e lo era davvero: tutto
quel bianco lo abbagliava.
Sentiva sotto le mani i muscoli candidi guizzare ad ogni suo tocco.
Poteva leggere quei minimi cambi di espressione che passavano su quel
volto impassibile.
Quando si fu colmato abbastanza della sua immagine riprese la sua
escursione verso il basto e sentì Tetsuya
sussultare quando arrivò all'altezza dell'inguine.
Alzò lo sguardo e si ritrovò fissato da uno
sguardo impassibile come sempre, cosa che lo spinse a continuare.
Arrivato alla zona erogena dell'amante arrossì, ma non si
fece scoraggiare.
Non era esperto come gli era sembrato Tetsuya....
Il pensiero che avesse fatto quelle cose anche a qualcun altro gli
mandò il sangue al cervello più di quanto
già ce ne era, ma si disse che non poteva recriminargli
nulla.
Dopotutto a quei tempi neppure si conoscevano.
Prese coraggio e sfiorò l'erezione, ottenendo un leggero
gemito che lo incoraggiò a continuare .
Carezzò lentamente tutta la lunghezza e poi strinse
all'improvviso, provocando un altro gemito ma più forte.
Continuò in questo modo godendo di quei suoni e delle
molteplici espressioni che vedeva miracolosamente trasfigurare quel
viso costantemente indifferente.
Si fermò quando lo vide aprire e chiudere i pugni nel vuoto
e respirare tanto velocemente che ebbe paura stesse soffocando.
Alzò il volto verso l'amante e lo vide con gli occhi chiusi
e le gote imporporate.
Quella visione gli mandò completamente in pappa il cervello
e il sangue riprese a viaggiargli a velocità impressionante
nelle vene.
Tornò a sfiorare il membro di Kuroko per poi avvicinarselo
alla bocca. Nel momento in cui poggiò le labbra
sulla sommità sentì Tetsuya trattenere il fiato
ma lo ignorò. La sua mente era completamente accecata dalle
sensazioni che stava provando.
Si fece guidare dai gemiti che melodicamente stava emettendo quella
bocca tentatrice.
Continuò fino a quando non lo sentì gonfiarsi
dentro la sua bocca e una mano non gli tirò i capelli
facendolo staccare. La paura gelida lo prese al pensiero di aver fatto
qualcosa di sbagliato ma quando lo fissò negli occhi quello
che vide gli mozzò il fiato: Tetsuya aveva gli palpebre
socchiuse le pupille lucide quasi alle lacrime, il respiro spezzato,le
guance rosse come mele e i denti che mordevano le labbra per impedire
ai suoni indesiderati di uscire.
“Kagami-kun... non così...” lo
sentì ansimare le palpebre tremanti.
Il cuore gli accelerò a quelle parole e si sporse di nuovo
verso di lui per baciarlo sulle labbra con la stessa passione fino a
togliergli il fiato.
Le mani di Kuroko si strinsero sulle sue spalle poi scesero sulle
braccia, sul petto ed infine arrivò al limite dei jeans che
senza chiedere il permesso gli fece scivolare giù dalle
gambe assieme ai boxer e che Taiga scalciò via in quanto lo
stavano intralciando.
Kuroko portò le mani senza esitazione alla sua erezione per
soddisfare almeno un po' la frustrazione del compagno. L'asta era dura
bollente e umida contro le sue mai. Fece scorrere i palmi su di essa
all'inizio fino ad afferrarla con una presa decisa in un secondo
momento.
Sentire come quel piccolo gesto avesse sottomesso completamente Kagami
alle sue mani, docile come una bestia non sarebbe mai stata, gli
infiammò ancora di più le vene portando anche la
sua eccitazione al culmine.
Come Kagami si lasciò guidare dai gemiti emessi ed essendo
molto più avvezzo all'osservazione e all'ascolto
riuscì in modo più soddisfacente nel compiere il
suo dovere.
Il suono e i morsi che lo sentiva lasciare sul suo collo, la presa
salda con cui gli tirava i capelli e il sudore che sentiva tra i loro
corpi, ogni piccolo spasmo e tremito gli insegnava quando il piacere
diveniva una tortura, dove era impossibile resistere e il momento
adatto per fermarsi in modo da lasciare la giusta aspettativa.
Continuò fino a quando si ritrovò con le mani
inchiodate al pavimento mentre il compagno non aveva più
fiato ne per respirare ne per insultarlo, cercando di ritrovare un
piccolo barlume di lucidità.
Era teso fino all'inverosimile... sarebbe bastato un niente per farlo
venire e quando Taiga lo prese per le natiche e lo avvicinò
tanto alla sua erezione che il glande frizionò contro la sua
apertura, mandò al diavolo la parte razionale della sua
mente, si liberò di qualsiasi inibizione e lasciò
che la sua voce facesse quel che voleva fregandosene di quanto alte
potessero essere le sue urla.
Lo sentì entrare piano e il gemito doloroso che emise
riportò Kagami con i piedi per terra, cosciente e lucido.
Alzò il volto su di lui e vide i suoi occhi nuovamente
lucidi ma stavolta non era il piacere quello che ci leggeva.
Tetsuya li chiuse mordendosi le labbra per non dire nulla che potesse
rovinare il momento.
Ricordava bene la prima volta, con Ogiwara-kun.
Era stato dannatamente doloroso ma con il tempo si era abituato. Ora
erano passati due anni circa e il suo corpo era come tornato vergine.
Il suo inconscio lo sapeva ma nel momento in cui Kagami lo aveva
toccato, la sua mente si era completamente azzerata, dimentico di tutto.
Incrociò lo sguardo con Taiga e sospirò
internamente vedendo il terrore nei suoi occhi.
Kagami era abbastanza informato sul sesso tra uomini. Sapeva che per
colui che stava sotto era maledettamente doloroso e si maledisse anche
lui per esserselo dimenticato e non averlo preparato a dovere.
Ormai era troppo tardi per rimediare. Aveva solo due scelte: uscire da
lui o continuare.
Nonostante la sola idea di fermarsi gliela rendeva insostenibile, lo
avrebbe fatto se era quello che Tetsuya voleva.
Non avrebbe deciso lui cosa fare.
E lo capì anche Kuroko quando lo guardò negli
occhi, mentre il dolore e il fastidio scemavano e la sensazione che
provava nel sentirsi riempito da lui lo mandava in estasi.
Non c'era nulla da decidere.
Gli sorrise e annuì dandogli una specie di permesso.
Nonostante questo però le cose non migliorarono del tutto.
La sua entrata era stretta e infuocata e Kagami non riusciva ad
avanzare senza provocargli dolore.
Sbatté la testa al muro mentre il sangue continuava ad
andare e venire tra il cervello e le parti basse mandandolo fuori di
testa.
“Kagami-kun... va tutto bene...” ansimò
Tetsuya e per dimostrarglielo avvitò letteralmente le gambe
alla sua vita e portò le braccia dietro il collo e spinse
violentemente la testa contro la sua facendo scontrare le loro labbra.
Pareva voler impedire in alcun modo che uscisse da lui, e quei
movimenti invece di allontanarlo non fecero altro che farlo sprofondare
dentro di se e nonostante il bruciore si fece più violento
allo stesso tempo la sensazione che Kagami fosse completamente dentro
di lui lo mandò in visibilio.
La sua espressione dolorante però, non convinse Kagami che
s'immobilizzò spaventato nonostante ormai sentisse la sua
erezione avvolta interamente dal suo ventre bollente e la cosa fosse
sempre più
invitante e insidiosamente piacevole.
Tetsuya sospirò platealmente stavolta, causa del carattere
complicato del compagno.
Poteva quasi vedere il conflitto interiore che stava avendo: diviso tra
quello che voleva immensamente fare e la paura di sbagliare. Come
sempre.
Decise che per fargli fare quello che voleva doveva fargli perdere la
testa abbastanza da non farlo più pensare.
Si abbassò di nuovo su di lui e lo baciò
intensamente sulle labbra usando la lingua e qualunque tecnica che
conosceva per farlo concentrare su quello che gli faceva provare.
Quando Kagami iniziò a rispondere al suo bacio sorrise
leggermente, soddisfatto che il suo piano stesse funzionando. Non era
ancora del tutto preso però, così quando si
staccarono per riprendere fiato, prima che la mente di Taiga si
riattivasse, posò le sue labbra sul collo mordendo e
succhiando quanto basta per farlo gemere. Scese ancora continuando a
passare la bocca sui muscoli ed iniziò a muoversi
leggermente, dondolandosi e facendo urlare entrambi.
Quello parve bastare per far mandare a puttane qualunque cosa che
impedisse a Kagami di lasciarsi andare agli istinti.
Ribaltò facilmente le posizioni e Tetsuya si
ritrovò a sbattere poco gentilmente la testa contro il
pavimento. Il gemito di dolore che emise per la botta non fu abbastanza
da fermarlo ma comunque gli fece guadagnare un bacio di scuse.
Si contrasse internamente attorno al suo sesso più volte e
gemettero entrambi per la frizione che questo provocò.
Incitato dal suono melodico della voce di Tetsuya, Taiga
iniziò a spingere, il viso arrossato fradicio di sudore, le
braccia tremanti ai due lati della testa dell'amante in modo che non
gli stramazzasse addosso.
Spinse lentamente e in modo regolare per saggiare ogni minima
sensazione.
Nella stanza risuonavano i loro gemiti e i respiri affannati.
Improvvisamente le spinte di Kagami si fecero più profonde e
veloci tanto che Tetsuya si ritrovò a urlare e a sentirsi
completato fino all'anima dal compagno.
Gli salirono le lacrime agli occhi a quel pensiero. Era quanto di
più sbagliato ci potesse essere, per lo stesso motivo per
cui all'inizio aveva provato a rifiutarsi.
La magia che c'era in quel momento sarebbe durata solo fino al mattino
ed aveva deciso che non ci avrebbe pensato se non il giorno successivo.
La sua mente si lasciò andare al piacere che Taiga gli stava
regalando.
Strinse i denti e ricacciò indietro le lacrime in modo da
nasconderle a Kagami quando quello alzò la testa dal suo
collo e lo guardò negli occhi.
Per tutto il tempo dell'amplesso Taiga continuò a fissarlo
alla ricerca di qualcosa nel suo sguardo che Kuroko abilmente
riuscì a nascondere, ma allo stesso tempo non fece l'errore
di distogliere lo sguardo- azione per nulla da lui per giunta
– e dare al compagno dubbi e la possibilità di
esitare.
Era un bravo bugiardo Kuroko, solitamente sia a parole che con gli
occhi. Il suo volto di pietra gli dava numerosi vantaggi, ma stavolta
non aveva calcolato la circostanza in cui si trovava e di come le
emozioni nascessero indipendenti dalla sua mente e di quanto fossero
difficili da reprimere.
Taiga, mentre continuava a fissarlo vide un lampo strano passare in
quello sguardo colmo di piacere.
La cosa lo preoccupò al punto da fargli corrugare le
sopracciglia e rallentare il ritmo delle spinte.
Questo non passò inosservato all'amante che si
spaventò al pensiero che Taiga potesse capire cosa gli
passasse per la testa e che potesse decidere di fermarsi per chiedere
spiegazioni.
Quella reazione provocò di nuovo il lampo strano nei suoi
occhi che Taiga vide diventare improvvisamente vitrei e riconobbe come
emozione un terrore gelido che non gli aveva mai visto.
Come da previsione stava per fermarsi e chiedere a Kuroko cosa lo
spaventasse mentre anche lui iniziava ad avere paura che il compagno si
stesse pentendo di quello che stava succedendo tra loro,
quando Tetsuya portò improvvisamente le braccia dietro il
collo di Kagami e gli chiuse la bocca con la propria e lo
incitò a continuare facendogli perdere di nuovo la testa.
****
Taiga fu il primo a riprendersi.
Man mano che la sua lucidità tornava a riprendere il
controllo, il suo primo pensiero fu quello di prendere Kuroko tra le
braccia e portarlo in quella che aveva intuito essere la camera da
letto.
Ce lo stese sopra e gli si mise accanto abbracciandolo da dietro per
poi coprire entrambi con le coperte. Poggiò il capo vicino
alla sua spalla e lasciò che la sonnolenza e la rilassatezza
dovuta all'appagamento appena provato si prendessero cura di lui
trascinandolo nel mondo tanto amato da Morfeo.
Tetsuya aspettò di essere sicuro che l'amante riposasse
prima di liberarsi piano dal suo abbraccio, tremando leggermente e non
per il freddo. Si alzò silenziosamente e si diresse in
salone per recuperare i suoi vestiti. Prima di uscire dalla stanza si
voltò appena verso il letto e i suoi occhi si velarono di
nuovo mentre le lacrime s'impigliavano tra le ciglia.
Uscì dalla stanza e indossò l'intimo e una felpa,
raccolse i restanti vestiti da terra, li piegò con le mani
che gli tremavano e li mise sul tavolo.
Sentì le gambe cedergli sotto le emozioni così si
diresse verso il divano e vi si sedette raggomitolandosi con le gambe
piegate al petto. Se le abbracciò e vi poggiò la
fronte, cercando di far uscire il resto del mondo. Cercando almeno per
un po', di azzerare anche la sua stessa esistenza in modo da
dimenticare quello che era appena successo e quello che invece sarebbe
accaduto quando Taiga si sarebbe svegliato.
Non ci riuscì. Tutte le sensazioni che aveva provato da
quando lo aveva baciato a quando lo aveva sentito dentro di se,
rimasero impresse nella sua mente e continuavano a passargli davanti
agli occhi riempendolo e rendendo il suo lavoro di rimozione
dannatamente difficile.
Si arrese alla fine, al pensiero che per lui, che amava così
tanto Kagami, dimenticare una delle esperienze più belle e
allo stesso tempo più dolorose – sempre a livello
sentimentale-della sua vita, fosse impossibile.
Aveva desiderato così tanto tutto quello, ma ora che era
successo si ritrovava dilaniato tra il voler che non fosse mai accaduto
e il volerlo rimembrare per sempre come un bellissimo e unico ricordo.
Non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo di lì a
poche ore e non voleva nemmeno immaginarlo. O forse dci riusciva troppo
bene che la sua mente evitava automaticamente di pensarci. Una specie
di protezione contro qualcosa che lo avrebbe ferito ulteriormente.
Sentiva il corpo ancora dolorante e allo stesso tempo completamente
rilassato.
Iniziò a riflettere su quando esattamente Kagami fosse
diventato qualcosa di più di un semplice compagno di squadra
e amico.
Sorrise amaramente per quel controsenso in quanto milioni di volte
aveva ripetuto ad alta voce di come l'esistenza dell'ombra dipendesse
completamente da quella della luce e di come solo ora capisse che non
riguardava più solamente il basket, ma la sua intera vita.
La sua quotidianità.
Le sue stesse parole era diventate realtà. Una
realtà dura e crudele da accettare.
Non era iniziato in maniera civile, il loro rapporto.
La prima volta che avevano parlato faccia a faccia Kagami gli aveva
intimato di abbandonare il basket mentre la seconda Tetsuya gli aveva
detto che era impossibile per lui battere la Generazione dei Miracoli.
Tetsuya era sempre stato il tipo che alle cose non ci girava attorno,
le prendeva di petto e a volte diceva anche parole che potevano ferire
ma che se erano la verità allora non aveva timore di
pronunciare.
All'inizio Kagami gli era sembrato irritato e allo stesso tempo un po'
ammirato da questa sua caratteristica e ancora adesso gli sbraitava
contro quando la sua “non-presenza” lo faceva
apparire e sparire improvvisamente lasciandolo con un palmo di naso.
Successivamente quell'irritazione si era trasformata in una strana e
contorta simpatia.
Alla fine entrambi non avevano potuto fare a meno di avvicinarsi grazie
al loro profondo amore per il basket, si erano entrambi riconosciuti
come elementi tanto in gamba da poter fare la differenza in partita.
Erano diventati quasi immediatamente una coppia fissa nelle partite.
Per lui era facile coordinarsi con il resto della squadra, ma fin da
subito era stata chiara l'affinità di gioco che c'era tra
loro due. Taiga era diventato la sua seconda luce, solo che nel suo
cuore il compagno di squadra aveva iniziato a brillare di una luce
accecante tanto da scaldargli l'animo.
All'inizio aveva solamente riposto in Kagami una fiducia cieca e
incrollabile. Non aveva smesso di credere in lui neppure quando
Aomine-kun li aveva messi in ginocchio nella loro prima partita.
Non aveva smesso neppure quando la sua vecchia luce gli aveva detto che
quella nuova era solo un illusione. La sua fiducia incrollabile era
rimasta quella. Semplicemente incrollabile.
E le sue aspettative erano state del tutto ripagate.
La seconda volta che avevano affrontato la Too avevano vinto e Taiga
aveva infranto i suoi limiti per far si che questo accadesse. Per il
bene della squadra, per far si che tutti fossero felici a fine partita.
Andava tutto bene.... ma il ritorno di due vecchie conoscenze di
entrambi, aveva fatto cadere tutte le sue certezze.
Più quella di Taiga che la sua.
La comparsa di Himuro Tatsuya aveva raffreddato i loro rapporti di
molto e il sapere il loro passato non aveva fatto altro che
allontanarli di più.
Subito dopo si era presentato la sua
di vecchia conoscenza che non aveva gradito per nulla.
Lui e Murasakibara- kun non si erano mai presi molto.
Erano molto diversi sia per personalità che come giocatori,
anche se a dirla tutta non c'erano giocatori mai stati come lui, almeno
fino ad ora.
Beh, Murasakibara – kun e Himuro -san erano stati un cocktail
fatale per la sua impassibilità. Soprattutto tutti e due
nello stesso giorno.
Aveva sentito Kagami parlare in un inglese fluente tanto da far
imbarazzare un qualsiasi professore.
L'espressione di Taiga era stata, per un buon osservatore come lui ,
sofferente e arrabbiata.
Gli aveva fatto male, in quanto egoisticamente, non gliel'aveva vista
neppure quando Aomine li aveva battuti.
Per la prima volta in vita sua si era sentito geloso.
Aveva iniziato a provare lo stesso terrore di quando Kise-kun gli aveva
preannunciato che lo sviluppo del suo talento a livello della
Generazione dei Miracoli lo avrebbe distaccato completamente dalla sua
squadra, e nonostante non lo avesse detto ad alta voce era sottinteso
che si riferisse a come era finita con Aomine, anche se era certo che
non volesse essere cattivo.
Quell'orribile sensazione aveva continuato segretamente a tormentarlo
mentre il solo pensiero che Kagami diventasse un secondo Aomine, lo
uccideva.
Quei pensieri e l'arrivo di Himuro gli avevano fatto comprendere quanto
profondi fossero i suoi sentimenti per la sua nuova luce.
Presto aveva capito come i suoi sospetti su un ambiguo rapporto tra
Kagami e Himuro fosse altamente improbabile: i due si consideravano
entrambi parenti e provavano un sincero affetto fraterno l'uno per
l'altro.
La stretta al cuore si fece ogni minuto più dolorosa mentre
la sentenza per una fine che si avvicinava sempre più
velocemente fece finalmente uscire quelle lacrime che si era impedito
di piangere alla presenza dell'amante.
***
Nel dormiveglia, allungò le braccia verso l'altra parte del
letto pensando di star per stringere il corpo dell'amante, ma invece si
ritrovò a stringere l'aria e questo lo fece svegliare
completamente.
Passò la mano sul materasso freddo e aprì le
palpebre ancora impastate dal sonno.
Si alzò di scatto seduto, sorreggendosi con un braccio.
Spostò lo sguardo sulla stanza alla ricerca della sua figura
conosciuta,ma trovò solo una camera vuota e un'assenza che
dava i brividi.
Fece volare via le lenzuola e senza pensare minimamente alla sua
nudità e con un peso gigantesco nel petto che cresceva ogni
minuti di più, si diresse nel salone.
Quando entrò nella stanza, la prima cosa che notò
fu il pianoforte a coda riposto davanti alla finestra.
Sul tavolo vide piegati i suoi vestiti e d'istinto prese l'intimo e i
jeans e l'indossò mentre con la coda dell'occhio vide una
testa azzurra che spuntava dal divano.
“Non pensavo suonassi ...” mormorò
cercando di sfaldare quel gelo che si poteva quasi tagliare con un
coltello.
La voce sommessa e tagliente con cui il compagno gli rispose gli
raggelò il sangue “Mia madre me lo ha insegnato
quando ero bambino...”
Rimase un attimo fermo senza sapere cosa fare.
Senza poterci fare niente, la paura e il timore che Tetsuya si fosse
pentito di quello che era successo tra loro, lo pervase completamente,
destabilizzandolo e facendogli perdere l'equilibrio.
Prese un lungo e profondo respiro per calmarsi dicendosi che il panico
non avrebbe di certo fatto parlare il proprietario di casa. Dopo che fu
sicuro di non rischiare di stramazzare a terra dopo due passi, si
diresse più deciso verso il divano e si sedette accanto al
compagno voltandosi verso di lui.
Aspettò molto prima che Tetsuya si decidesse a parlare e
quando lo fece la sua voce spezzata gli strinse il cuore.
“Perché?”
Quella domanda lo fece sobbalzare e non ne capì il senso.
“Cosa?”
Kuroko alzò lo sguardo su di lui puntandoli nei suoi e
gelandolo di nuovo.
“ Perché sei venuto da me? Perché sei
stato con me?”
Taiga corrugò le sopracciglia mentre quella domanda lo
mandava completamente in confusione“Non lo sai?”
Tetsuya lo fulminò “ Io so perché l'ho
fatto io... ma non perchè lo hai fatto tu.”
“Io...” non sapeva dargli una risposta ma in quel
momento, in uno strano acume, gli fece analizzare la risposta che
l'altro gli aveva dato “ Tu ...sai perché lo hai
fatto?”
Tetsuya sospirò e chiuse gli occhi. La sua espressione
pareva rassegnata.
“Taiga, pensi davvero che faccia sesso con chiunque mi
aggredisca sulla porta di casa?”
Kagami sobbalzò sentendosi chiamare con il primo nome.
Solo dopo si rese conto di quello che l'altro aveva appena detto.
Scosse la testa mentre qualcosa dentro di lui si scaldava.
“Allora non ci vuole molto neppure per te per capire che mi
piaci... e molto più di quanto possano piacersi due
amici.”
Quelle parole lo mandarono nel pallone mentre il volto avvampava.
A Tetsuya … lui piaceva?
Beh era logico. Sapeva perfettamente che Kuroko non avrebbe mai fatto
una cosa del genere senza sentimento. Ma lui?
Cosa provava per la sua ombra?
Di certo gli voleva bene e c'era molta attrazione fisica anche in quel
momento, in cui ce lo aveva accanto mezzo svestito e gli ormoni ancora
in visibilio dopo l'amplesso avuto poche ore prima ma...
c'era altro?
Era stato geloso di Aomine e su questo aveva smesso di avere dubbi
ma... non riusciva davvero a comprendere quanto fosse profondo il
sentimento che provava verso di lui.
Non riuscì quindi a dargli una risposta e questo lo
annichilì in quanto lo sguardo di Tetsuya era rassegnato e
vi era una nota dolorosa che gli fece stringere il petto in una morsa.
“Come pensavo...” mormorò Kuroko.
Prese un profondo respiro mentre sentiva le lacrime salire ma le
ricacciò in basso decidendo che aveva già pianto
molto mentre Kagami dormiva. Sapeva già quello che doveva
fare ma questo non voleva dire che fosse più facile
… o meno doloroso.
“ Taiga … credo sia il caso sia per me che per te
di non avere più rapporti all'infuori degli allenamenti e
della scuola...” quello che aveva appena detto erano stato
tanto faticoso da pronunciare che le spalle gli si afflosciarono.
A quelle parole Taiga entrò nel panico “ No! Io...
no!”
Tetsuya sospirò: in qualche modo si era aspettato anche una
reazione del genere.
“ Non era davvero una scelta Taiga … ho bisogno
che tu mi stia lontano in modo da non pensare ogni singolo minuto a
quanto sia doloroso doverti vedere tutti i giorni e constatare che tu
non sia mio. Neppure io potrò restare impassibile in simili
circostanze.”
A quelle parole così schiette arrossì di nuovo
mentre il morale si abbassava e la paura di una separazione definitiva
cresceva. “Non puoi chiedermi questo, io …posso
provare a-” fu interrotto immediatamente da un occhiata
gelida “ Non voglio un uomo a metà Taiga.
Starò con te solo nel momento in cui sarò sicuro
che tu possa essere mio in maniera completa e se non
succederà mai allora mi arrenderò a questo fatto
e cercherò di andare avanti... per ora non puoi chiedermi di
più.”
La sua voce era stata perentoria. Non accettava proteste e Taiga si
sentì in una trappola costrittiva e allo stesso tempo poteva
dire di capire almeno un po' di quello che gli stava dicendo.
Comprese che la ricostruzione del loro rapporto e magari anche il
salire ad un nuovo livello dipendeva tutto da lui e sentì il
peso che tale responsabilità avrebbe provocato sulla sua
stessa vita e su quella dell'altro. Intanto Tetsuya aveva distolto lo
sguardo da lui per fissarlo fuori dalla finestra segno che la
conversazione era finita e che non gli avrebbe più rivolto
parola.
Si alzò sconfitto e dopo aver preso i restanti indumenti si
diresse con il capo chino verso la porta di casa. L'aprì e
si girò un ultima volta prima di uscire. Lo sguardo fisso su
quella piccola figura raggomitolata su se stessa, quella stessa con cui
fino a poche ore prima aveva giaciuto e gridato assieme a lui.
Alla fine la porta si chiuse alle sue spalle e solo in quel momento
Tetsuya si permise di tornare a respirare.
Si sfogò di tutto il dolore e frustrazione piangendo ancora,
in solitudine come era giusto per lui e solo quando non ebbe
più lacrime da versare si ricordò del messaggio
ricevuto poco prima di aprire la porta quella sera.
Si alzò sentendo i muscoli delle gambe gridare vendetta a
causa della posizione statica passata nelle ultime ore e prese il
cellulare rimasto sul tavolino.
Rilesse il messaggio prima di rispondere .
Era da parte di Aomine.
<< Ho
dato una bella spinta a quella stupida tigre... sono sicuro che presto
le cose si sistemeranno
~Aomine~ >>
Se
prima di tutto quello che era successo gli avrebbe risposto chiedendo
spiegazioni, ora sapeva perfettamente cosa dirgli.
<< Per
favore Aomine-kun, la prossima volta che cercherai di aiutarmi, pensaci
cento
volte e poi rinuncia.
~Kuroko~ >>
*****
Aveva passato due giorni a cercare di convincere Aomine che non lo
odiava per il casino a fin di bene che aveva creato e che lo
considerava ancora il suo migliore amico senza che dovesse ammazzare
Kagami per tornare ad esserlo.
Erano stati i due giorni più lunghi e stressanti della sua
vita, senza considerare ovviamente il giorno prima di quelli, il giorno della tragedia
così lo aveva ribattezzato Daiki.
Il terzo ovviamente non poteva essere migliore degli altri due e
infatti si ritrovò davanti alla villa di un vecchio amico in
fase di depressione post infortunio definitivo.
Si sentiva molto lo psicologo di due quinti della Generazione dei
Miracoli.
Prese un grosso respiro e le chiavi dalla tasca dei jeans con cui
aprì il cancello in ferro battuto e si introdusse nel
cortile della casa arrivando fino alla porta che aprì di
nuovo con le stesse chiavi.
Si annunciò inutilmente in quanto la casa era
pressoché vuota tranne la cuoca nelle cucine. Si diresse
sicuro verso le scale e salì fino alla camera da letto del
padrone di casa.
Bussò alla porta e senza aspettare entrò nella
stanza conosciuta.
“Kurokocchi...”
Tetsuya sorrise sentendo la voce del compagno un po' più
viva e forte degli altri giorni.
Kise si stava finalmente riprendendo.
Il biondo sorrise di rimando e Tetsuya rimase ad analizzarlo per vedere
qualche miglioramento visivo: le guance un po' più piene o
la pelle un po' più colorita.
In quel momento vedeva solo un leggero colorito. Le guance erano ancora
piuttosto incavate e a suo parere era troppo sottopeso.
Corrugò le sopracciglia per nulla soddisfatto.
“Quale é il verdetto,
Kurokocchi-sensei?”gli mormorò ironico Kise con un
piccolo sorriso sul volto.
“ Sei ancora troppo magro...”lo
rimbrottò l'altro sedendosi acanto a lui sul bordo del letto.
Ryouta sbuffò e gli scompigliò i capelli per poi
scoppiare a ridere di gola quando il più piccolo gli
scacciò la mano gentilmente, cosa alquanto strana da parte
sua e che fece sembrare al biondo la sua situazione ancora
più patetica.
Raramente Kurokocchi era gentile, soprattutto con lui.
“Oggi é venuto il Dottor Hodgins a
visitarmi...”
Tetsuya alzò la testa incuriosito al sentire quel nome
“ Il famoso Dottor Hodgins? Quello americano?”
Ryouta annuì “Lui.”
“Che ti ha detto?”
Kise chiuse un attimo gli occhi e prese un bel respiro “ Ha
detto che potrebbe operarmi...”
L'amico sgranò gli occhi mentre un piccola luce appariva nel
suo sguardo “Quante possibilità in
percentuale?”
Il biondo sorrise amaramente “ 30% guarirò
completamente, 50% non servirà a nulla, 20% non
potrò più camminare.”
Kuroko abbassò gli occhi pensieroso “Che vuoi
fare?”
Kise sbatté leggermente la testa contro il cuscino e poi la
voltò di nuovo verso di lui.
“ Tu che faresti al mio posto?”
Tetsuya alzò lo sguardo ed incrociò il suo
“Sai perfettamente che cosa farei.”
Ryouta annuì in silenzio “ Il basket é
la tua vita...”
“ Non esiterei nemmeno un secondo: mi farei
operare” abbassò di nuovo gli occhi “ Tu
lavori anche come modello... non posso dirti quello che dovresti
fare...”
Kise scosse la testa e si alterò leggermente “ Il
lavoro come modello é solo un passatempo... il basket
é anche la mia vita!”
A quelle parole Kuroko sorrise e Ryouta si sentì un vero
idiota per essersi lasciato manipolare.
“ Kurokocchi sei tremendo!” si lamentò
chiudendo gli occhi.
“ Ora però hai la tua risposta.”
Riaprì gli occhi e li fissò in quelli azzurri e
inespressivi dell'amico.
“ Si , mi farò operare.”
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Capitolo 5 *** Contando giorni,ore e minuti... nuovi incontri e strani appuntamenti ***
Cap
V.
Contando
giorni, ore e minuti... nuovi incontri e strani appuntamenti.
Erano passati dieci giorni sette ore cinquantatré minuti e
fortunatamente non aveva contato i secondi, da quella sera.
Taiga aveva rispettato la sua volontà e non gli aveva
più rivolto la parola se non per necessità
durante gli allenamenti. Aveva pensato che questa sua grande idea gli
avrebbe reso le cose più facili e forse era vero ma... non
pensava che potesse fare così male.
Sentiva il cuore stretto in una morsa costante e la nostalgia per le
loro serate a vedere le partite delle Nazionali la provava
già da quando aveva iniziato a " uscire" con Aomine un mese
prima.
Prese la felpa da un cassetto, il borsone dall'armadio, la palla da
basket da un angolo della sua stanza e le chiavi di casa da un
recipiente posizionati all'ingresso vicino alla porta.
Uscì di casa come se fosse rincorso e appena fuori all'aria
aperta tirò su un gran respiro.
Nel suo appartamento era diventato quasi insopportabile viverci. Ogni
stanza gli ricordava quello che era successo. La porta, quando Kagami
ce lo aveva sbattuto per baciarlo, la camera da letto beh... non c'era
bisogno di dire cosa gli ricordava la camera da letto e il salone la
rottura quasi definitiva dei loro rapporti.
Aveva bisogno sempre più spesso di uscire di casa per
distrarsi e non pensare.
Scosse la testa comprendendo che continuare a rimuginare gli stava
impedendo di mettere in atto quello per cui era uscito.
Con il pallone sotto braccio e il libro nell'altra mano mise in atto la
sua abilità nel passare inosservato e osservando i
comportamenti delle persone riuscì ad evitare completamente
i passanti che gli venivano contro e da dietro.
Decise a priori di evitare il solito campetto in modo da non rischiare
incontri non voluti - o voluti troppo-, così si diresse
verso il campo dietro al parco Rikugien.
Passò per il parco stesso, con il desiderio di restare un
po' tranquillo senza il caos che c'era nelle strade.
Ci mise circa una decina di minuti prima di arrivare a destinazione e
quando si ritrovò davanti alla porta metallica del campetto,
sbirciò dentro e lo trovò già occupato.
Sorrise: all'interno vi erano tre ragazzini che facevano rimbalzare
goffamente il pallone sull'asfalto e cercavano di fare canestro.
Incuriosito aprì la porta metallica cercando di non attirare
l'attenzione, cosa che solitamente gli riusciva piuttosto bene, e senza
farsi vedere si andò a sedere sulle scalinate poste in fondo
al campetto.
Ripose il libro nel borsone del Seirin e lasciò la palla
accanto a se. Rimase ad osservare quei bambini godendosi quelle giocate
infantili e i loro sorrisi esaltati quando la palla non sfuggiva loro
di mano.
Gli ricordarono la sua infanzia, quando giocare era solo un
divertimento senza impegno e vincere non era una necessità
ne un obbligo.
Purtroppo quel pensiero riportò alla mente ricordi poco
piacevoli, in cui Ogiwara-kun era una costante che si attenuava
leggermente solo all'inizio dei tre anni di medie.
Storse il naso rammentando uno dei suoi giorni più brutti.
Il terzo.
- Non ti sto incolpando
di nulla Tetsuya... solo... tu non sei come loro ma io non riesco
più a stare con te senza ricordare il modo in cui hanno
giocato contro di noi... Non ci riesco proprio, mi dispiace... fa
troppo male...-
Quelle erano state le parole con cui, due giorni dopo l'ultima partita
del terzo anno delle medie, Ogiwara-kun lo aveva lasciato e lo aveva
permesso ... si era sentito troppo in colpa verso di lui, per se stesso
e per il basket, per riuscire a tenerlo al suo fianco.
Non erano ricordi piacevoli.
Il secondo era stato probabilmente l'abbandono di Aomine-kun... sorrise
amaramente al pensiero che Ogiwara-kun forse aveva avuto ragione ad
essere geloso di lui in quegli anni delle medie, in quanto
già allora, Aomine-kun e la Teiko erano più
importanti del suo ragazzo.
Il primo...beh era il motivo per cui era lì in quel parco
per smettere di angustiarsi.
Riportò la mente al campetto proprio nel momento in cui
l'unica bambina cadde a terra dopo aver provato a fare un passo
più complicato.
La palla rimbalzò verso di lui e socchiudendo gli occhi
Tetsu vide una specie di taccuino in mano ad uno di loro contenente
diversi disegni.
Prese una bottiglietta d'acqua e delle bende bianche dal borsone e si
diresse verso il centro del campo mostrandosi per la prima volta da
quando era entrato e da diversi metri di distanza per non spaventarli.
Li osservò mentre avanzava e notò che avevano
tutti i vestiti consumati. Probabilmente erano bambini di strada.
Uno dei bambini, il più grande probabilmente, si mise tra
lui e la più piccola con fare difensivo.
Si fermò e gli fece vedere la bottiglietta e la
benda.“ Meglio disinfettarla ”gli disse avanzando
di nuovo e accovacciandosi accanto al bambino a terra.
Prese un fazzoletto dalla tasca e lo imbevette di acqua poi lo
avvicinò al ginocchio della bambina ma si fermò
poco prima “ Brucerà ”
mormorò,poi senza preavviso lo appoggiò sulla
pelle sbucciata delicatamente. La bambina sussultò ma non
disse nulla. Si morse il labbro e trattenne le lacrime.
“Sei coraggiosa”quella annuì e si
lasciò medicare.
Finì di fasciargli la ferita con la benda, poi si
rialzò aiutando anche la piccola che lo ringraziò.
“ Fa male? ” gli chiese.
La bambina piegò il ginocchio e fece qualche
saltellò per provare.
Scosse la testa sorridendo tutto contento.
A quel punto anche i due più grandi lo ringraziarono e
Tetsuya sorrise a sua volta intenerito.
Ricordò il libricino che aveva visto poco prima nelle mani
di uno dei bambini così volse lo sguardo verso quel taccuino
e poté vedere meglio quello che c'era disegnato sopra: un
rettangolo con dieci puntini scuri disposti in uno schema ben definito;
sotto vi erano quelli che parevano appunti.
La scrittura e le linee del disegno erano piuttosto infantili ma da
quello che poteva leggere era decisamente bravo chi lo aveva scritto.
Alzò lo sguardo sul bambino che d'istinto chiuse il taccuino
e abbassò gli occhi imbarazzato.
“Li hai fatti tu?” il piccolo annuì
senza alzare gli occhi “Sei molto bravo... “
Alla fine il bambino alzò il mento e lo fissò
dritto negli occhi " Mi piace leggere ma non abbiamo i soldi per
comprare dei libri, così andiamo al negozio di video e
quando danno una partita di professionisti alla tv... " scosse le
spalle " prendo appunti su come si muovono e sulla strategia che penso
stiano usando."
Tetsuya lo osservò leggermente sorpreso: doveva avere meno
di dieci anni ma era intelligente e usava parole difficili per la sua
età. Gli si strinse il cuore capendo quanto la vita con quei
tre era stata ingiusta.
Prese una strana decisione per uno come lui ma sentiva di doverlo fare
e per una volta seguì l'istinto cercando di non ricordare
che l'ultima volta che lo aveva fatto non era andata molto bene.
“Me lo fai vedere un attimo?” il bambino glielo
passò titubante mentre tutta la spavalderia di poco prima
spariva nell'imbarazzo e nel timore dell'essere deriso da una persona
più grande.
Kuroko scorse un paio di pagine e doveva dire che quel bambino aveva
stoffa da vendere.
“Quello che hai scritto è quasi tutto giusto
...”
Ricevette in cambio un sorriso raggiante per essere stato lodato e uno
sguardo sorpreso.
“ Giochi a basket nii-chan?”
Era stato il più grande a rivolgersi a lui stavolta. Aveva
uno sguardo ammirato e curioso.
Tetsuya annuì “Gioco nella squadra della mia
scuola”
Ci furono esclamazioni esultanti da parte di tutti e tre.
“ Il motivo per cui tu ...” iniziò
indicando leggermente la bambina ferita “sei
caduta...è sostanzialmente perché vi
mancano le basi... cose che non si possono imparare solo guardando
delle partite registrate...”
“ Ce le puoi insegnare nii-san?” chiese stavolta il
"bimbo intelligente" -non sapeva i loro nomi dopotutto- e tutti e tre
si misero a fissarlo con gli occhi da cuccioli e si ritrovò
a ridere silenziosamente.
Decisamente sapevano come ottenere quello che volevano.
“ Va bene...”andò a recuperare la palla
sulle gradinate e tornò da loro.
“ Per prima cosa: per palleggiare bene non dovete usare il
palmo della mano ma i polpastrelli...” il bambino
più piccolo rivolse uno sguardo perplesso a quello
intelligente che sospirando gli fece vedere cosa erano i polpastrelli.
Tetsuya diede loro una prova di quelle parole e il palleggio
risultò perfetto “ questo vi permetterà
di ottenere un palleggio più rapido. Quando questa vi
tornerà sulla mano non afferratela ma spingetela di nuovo
verso il basso con le dita usando soprattutto il movimento del polso e
della parte del braccio sotto il gomito. Grazie all'uso delle dita al
posto del palmo vi permetterà anche di decidere dove
indirizzare la palla,” subito dopo in quel modo fece
rimbalzare la palla verso il bimbo più grande che la prese
al volo dimostrando buoni riflessi.
“Prova.” Lo incitò e il bambino
obbedì e sorrise contento quando il palleggio gli
riuscì senza che la palla gli sfuggisse dalle mani neppure
una volta “ Ora passala.”
Lo fece e il bimbo intelligente anche se con un po' più di
difficoltà riuscì a prendere la palla e a
svolgere la sequenza per poi passarla alla più piccola che
anche lei finì per poi ripassarla a quello più
grande.
Ripeterono più volte e Kuroko si ritrovò a
sorridere soddisfatto nel comprendere che i bambini sapevano
già quanto fosse importante diventare padroni di una tecnica
prima di passare alla successiva.
Quando riuscirono tutti e tre a fare una sequenza completa senza mai
sbagliare decise che era il caso di passare alla successiva.
Indicò al bambino più grande di ridargli la palla
e quello obbedì docilmente assetato di imparare altro.
“Seconda lezione: la posizione. Non restate con il dritti
come un palo quando palleggiate. Assumete una posizione più
bassa in modo che il tragitto compiuto dal pallone partendo dalla mano
fino a terra sia minore e così il difensore avversario
avrà molti più problemi nel rubarvi la palla.
Quindi prima di palleggiare accovacciatevi leggermente in posizione
difensiva così...” piegò leggermente le
ginocchia “ Tenete il busto e la testa ritti: vi
permetterà di avere un buon equilibrio, la
possibilità di muovervi più facilmente e di
proteggere la palla allo stesso tempo impedendo che questa vi venga
rubata.”
Tutti e tre i bambini imitarono goffamente la sua posizione. Dopotutto
non se la stavano cavando male come prima volta.
Predisse che sarebbero migliorati in poco tempo visto tutto
l'entusiasmo la passione verso quello sport e quel po' di talento che
già riusciva a scorgere in loro.
“Bene ora provate a palleggiare in questa posizione ...
vedrete che vi risulterà più facile”
detto questo passò di nuovo la palla al più
grande che la afferrò di nuovo agilmente e provò.
Parve notare fin da subito il cambiamento e infatti sorrise entusiasta
dai progressi fatti.
“E' vero va meglio!”
Di nuovo eseguirono tutti e tre e restarono soddisfatti dalla
facilità con cui riuscivano a palleggiare ora.
“ Cercate di tenere sempre la mano sopra la palla in modo che
quando questa rimbalza verso l'alto la ritroverete sempre sotto le
dita. In questo modo avrete sempre il controllo mentre vi muoverete per
il campo e no rischierete di perderla regalandola
all'avversario.”
Fece di nuovo una dimostrazione iniziando a palleggiare e allo stesso
tempo a muoversi per il campo. Passò facilmente attraverso i
tre bambini e quando si ritrovò un po'
più lontano usò la misdirection per far arrivare,
senza che nessuno di loro se ne accorgesse, la palla dritta nelle mani
del bimbo più grande.
Quando i tre si resero conto di cosa era successo emisero esclamazioni
di stupore e incredulità.
Lo accerchiarono tutti e tre chiedendo come aveva fatto.
“ Non é una cosa che io stesso posso insegnarvi in
quanto sarebbe molto difficile ed in parte dovreste essere nati con
determinate caratteristiche ...” li vide abbassare lo sguardo
delusi e anche un po' amareggiati forse perchè pensavano li
stesse sminuendo “ Non fate quelle facce..” si
affrettò a correggersi “ questa è una
tecnica particolare che solo chi è nato con una presenza
quasi impercettibile può usare... non conosco nessuno come
me e fino ad ora non mi pare che ce ne siano mai stati di giocatori
simili al mondo...”
Questo parve risollevarli “quindi anche noi possiamo
diventare bravi? Anche se non siamo cresciuti in quartieri ricchi e non
abbiamo ricevuto lezioni?”
Era una domanda proveniente dal bimbo intelligente che in quel momento,
così indifeso e speranzoso in attesa di una risposta
positiva, gli parve un semplice bambino insicuro a causa della sua
precaria situazione.
Gli sorrise teneramente e posò una mano sulla testolina
scura carezzandogli i capelli delicatamente “Tutti abbiamo un
talento particolare... nessuno è nato senza;dovete solo
avere la giusta testardaggine nel continuare a giocare anche se
qualcuno vi dice che non ha senso ... anche quando perdete ricordatevi
sempre che potrete giocare ancora, migliorarvi e che non è
mai finita fino a quando amerete il basket”
Si ritrovò a finire senza fiato... non era abituato a fare
quel tipo di discorsi così lunghi.
Il bambino parve rassicurato e gli rivolse un sorriso smagliante per
poi fargli una richiesta.
“ Ci insegni a tirare a canestro nii-chan?”
Ecco quella era una richiesta un po' ostica per lui.
“ Mmm... questo é un problema...”
Il bambino lo guardò spaesato “E
perchè?”
Come spiegarlo?
“ Avete visto il passaggio di prima?” Annuirono
tutti e tre “Beh quel mio stile di gioco mi impedisce di
tirare la palla come gli altri giocatori. Anche nel tiro uso il mio
stile per questo motivo non è il caso che sia ad insegnarvi
come tirare ...”
Il bimbo intelligente abbassò gli occhi pensieroso.
Fu il bimbo più grande a rispondere “ Ma il tiro
non é... la cosa più importante per vincere una
partita? Se non facciamo canestro come faremo a vincere?”
Tetsuya sospirò... aveva una soluzione per questo, tutto
stava solo nel convincere quella persona.
“Ci ho già pensato... per ora però
dovete allenarvi sulle basi: se non sapete muovervi nel campo senza che
vi tolgano la palla allora non potrete mai arrivare al canestro e
quindo fare punti.”
Alla fine allenò i bambini fino a tarda ora e solo quando
vide il sole tramontare si rese conto che di quanto tardi avessero
fatto.
“Per oggi basta così... continueremo un altro
giorno, é ora di tornare a casa o...” si
interruppe quando notò lo sguardo fisso e spalancato dei tre.
“Che succede?"
Bimbo intelligente balbettò qualcosa di molto simile ad un
“Continuerai ad allenarci nii-san? Verrai ancora
qui?”
Tetsuya sorrise capendo cosa li angustiava “Mi avete chiesto
voi di insegnarvi, no?”
Dette quelle parole se li ritrovò tutti addosso in lacrime
in pochi secondi.
“Visto che ci siamo che ne dite di dirmi i vostri
nomi?”
I bambini gli fecero un grande sorriso mentre lo accompagnavano a
prendere le sue cose sulle scalinate.
“Io sono Yuichiro...” iniziò il bimbo
intelligente poi indicò l'amico accanto a se “ Lui
é Akio e lei é Naomi...”
“ Io sono Tetsuya, piacere” gli rispose
educatamente porgendogli la mano.
Era piuttosto comica come scena soprattutto quando Yuichiro gliela
strinse con un espressione seriosa.
“ Vi accompagno...” disse prendendo in braccio
Naomi e per mano Yuichi confidando che i quasi sette anni di
età lo facessero camminare vicino a loro.
Attraversarono un paio di isolati e seguendo le istruzioni dei bambini
si ritrovò davanti ad un edificio di media grandezza, non
messo benissimo e con un giardino non grandissimo.
L'erba era piuttosto incolta e il tetto aveva diverse tegole
rattoppate. Gli si strinse il cuore nel vedere dove abitavano quei
bambini.
“ Akio! Naomi! Yuichiro! Piccole pesti ci avete fatto
prendere un colpo!”
Tetsuya si voltò verso quella voce e vide una donna di circa
vent'anni che correva verso di loro e che appena lo vide
rallentò mettendosi visibilmente a posto i capelli.
Kuroko sorrise divertito per quel gesto e aspettò che li
raggiungesse.
“ Salve..” lo salutò la donna con quello
che doveva essere un sorriso seducente.
Decise di stare al gioco in quanto poteva rivelarsi piuttosto
divertente.
Ricambiò il sorriso e rispose al saluto “ Salve
signorina...”
La donna parve compiaciuta “ Le posso chiedere cosa ci fa
assieme ai bambini?”
“ Li ho visti al campetto da basket del parco Rikugien e mi
hanno tenuto compagnia...” cercò di mettere
giù Naomi ma la bambina si attaccò alle sue
spalle protestando sonoramente e affondando la testa nel suo collo
“Naomi-chan non posso restare con te stanotte...”
le disse scherzoso mentre la bambina alzava il volto e riceveva un
bacio sulla guancia con un sorriso.
“ Pare che tu le piaccia...” disse la donna
allungando le braccia verso Naomi che però si
riappiccicò a Tetsuya facendo i capricci.
“ Voglio stare con Tetsu-nii!”
Anche gli altri due parevano d'accordo con lei, infatti gli si
aggrapparono alle gambe creando una strana e buffa statua.
“Tetsu-nii!”esclamò Yuichiro con le
lacrime agli occhi “Resta con noi!”
Tetsuya cercando di non cadere e con la poca forza che Madre Natura gli
aveva concesso alla nascita, si abbassò per carezzare loro
la testa dolcemente.
Guardò poi l'orologio “ Avete un posto in
più a tavola stasera?”
La donna parve illuminarsi e Tetsuya si trattenne dallo scoppiargli a
ridere in faccia. Cosa poco da lui. O quella non ci sapeva proprio fare
nel sedurre qualcuno oppure era una sua strana tecnica di abbordaggio
del tutto inefficace. Cose entrambe abbastanza comiche visto le sue
inclinazioni sessuali.
Fu invitato immediatamente all'interno dell'edificio e come aveva
constato prima quella...casa famiglia? Qualunque cosa fosse era molto
fatiscente .
I bambini fortunatamente si erano staccati dalle sue gambe lasciandolo
libero di camminare, ma continuavano a
“svolazzargli” attorno ridendo contenti che fosse
rimasto a cena.
“ Non possiamo darti un pasto di prima classe ma Suor Therese
fa la migliore shortcake alla fragola della prefettura...”
“ Mi accontenterò di buon grado della migliore
Shortcake della prefettura... di certo sarà meglio dei miei
cibi precotti.”
Si ritrovarono in una grossa sala rumorosa al cui centro vi era un
lungo tavolo di dodici posti. Sette posti erano già occupati
da esattamente sette bambini esagitati mentre gli altri tre erano
vuoti.
Immaginò che uno di questi fosse in un futuro non troppo
lontano occupato da Suor Therese e indovinò, infatti dopo
qualche minuto in cui Yuichiro e Akio corsero dagli altri bambini, due
suore entrarono nella stanza con in mano molte pietanze.
“ Oh Jinnie li hai ritrovati!”
Quella che aveva parlato era stata un donna abbastanza in carne con un
viso dolce e gli occhi gentili.
“ Si Suor Therese... questo ragazzo” e
indicò Tetsuya “ ce li ha riportati... ha detto
che erano di nuovo al campetto del Rikugien a giocare...”
La suora sospirò “ Lo immaginavo... queste piccole
pesti amano davvero tanto quello sport..”
Dopo che Suor Therese ebbe appoggiato i vassoi sulla tavola
si avvicinò a lui tendendogli una mano “ Ti
ringrazio davvero molto per averci riportato i bambini... Sono Suor
Therese, la matrona di questo orfanotrofio.”
Kuroko strinse la mano cercando di sorreggere allo stesso tempo anche
Naomi che non aveva alcuna intenzione di scendere e si
presentò a su volta.
“ Suor Therese, i bambini si sono molto affezionati a
Kuroko-san e si rifiutano di farlo andar via... che ne dice se resta a
cena anche lui?”
La donna più anziana lo fissò un attimo poi le
labbra le si allargarono in un sorriso dolce poi guardò il
tavolo i cui posti era no già quasi tutti occupati, tranne
quello della suora, di Jinnie e di Naomi. “Per me va
benissimo... il problema é che non abbiamo abbastanza posti
... ma risolveremo sicuramente...” si mise una mano sotto il
mento pensierosa fissando la stanza accigliata, poi spostò
lo sguardo su Tetsuya che alzò un sopracciglio perplesso.
Allargò il sorriso e il sopracciglio di Kuroko si
alzò ancora di più “ beh, pare che
Naomi-chan non si staccherà da te molto presto...che ne dici
di mangiare con lei in braccio?”
La bambina si staccò dal suo collo e gli sorrise da
cucciola. Non riuscì quindi a rifiutare e si
ritrovò seduto alla tavola con un piatto di ramen sotto il
naso e uno per Naomi. Sentì una mano sulla gamba poco
distante da dove era seduta la piccola Naomi e sospirò
capendo già chi era .
Anche la bambina, che nonostante la sua età e certi
atteggiamenti ancora infantili era già piuttosto matura su
certe cose, si accorse di quel gesto e lanciò un
occhiataccia a Jinnie che spostò subito la mano arrossendo.
Tetsuya si accostò all'orecchio di Naomi per poi sussurrare
un “Grazie” e lasciargli un bacio sulla guancia.
“ Tetsu- nii!”
Il richiamo lo fece voltare “Akio-chan? Che
succede?”
Lo vide scendere dalla sua sedia e avvicinarsi al suo posto. Gli
appoggiò le manine sulla gamba e lo fissò
speranzoso “ Tetsu-nii... domani verrai di nuovo
vero?”
Tetsuya abbassò lo sguardo riflettendo. Il giorno dopo
sarebbe dovuto tornare ad allenarsi con gli altri della sua squadra e
quindi non poteva tornare.... l'espressione dolce del bambino
però gli fece stringere il cuore.
Di certo a coach avrebbe usato il suo cadavere per pulire il pavimento
se gli avesse detto che non poteva partecipare all'allenamento ad una
settimana prima della partita, ma... ora che ci pensava sarebbe bastato
saltare le lezioni e tornare in tempo per gli allenamenti. La sua media
scolastica era piuttosto buona e le lezioni erano anche in dirittura
d'arrivo, quindi non c'era alcun problema se saltava qualche giorno di
studio.
“ Verrò a trovarvi domani mattina … ma
non potrò restare tutto il giorno, va bene
comunque?”
Il volto di tutti e tre i bambini si aprì in un grosso
sorriso a quelle parole ed annuirono contenti.
Alle nove decise che era il caso di tornare a casa o sarebbe stato
tropo tardi.
Si accordò con i bambini e le suore – stranamente
molto propense ad affidarglieli - per venirli a prendere il giorno
seguente e portarli di nuovo al parco di Rikugien.
Quando gli chiese come mai si fidava così tanto a lasciarli
a lui nonostante non lo conoscessero e Suor Therese rispose solamente
che si fidava del suo istinto ed infine aggiunse “ Tu saprai
di certo tenerli fuori dai guai...”
Tetsuya annuì poi lasciò che i bambini
lasciassero baci umidi sulle sue guance ed infine lasciò
l'edificio.
Si guardò indietro verso la luce proveniente dalle finestre
e si sentì in pace.
Non sapeva come spiegarlo ma l'aver passato il pomeriggio con quei
bambini gli aveva fatto completamente dimenticare il suo dolore che
provava. Una cosa che prima di quel giorno solo il basket era riuscito
a fare.
Sorrise.
Forse quei bambini sarebbero stati il balsamo per il suo cuore ancora
sanguinante.
Si voltò e riprese a camminare.
Arrivò fino alla stazione, in quanto nonostante non fosse
molto lontano da casa era tardi e non era il caso tornarci a piedi.
Stava per fare il biglietto per il ritorno quando gli arrivò
una chiamata.
Kise Ryouta.
Rispose con il cuore accelerato da una paura immotivata visto le
condizioni fuori dal rischio di mortalità dell'amico.
“Kise-kun? Stai bene?”
Sentì che il biondo stava sorridendo dall'altra parte
dell'apparecchio << Tutto
bene, tranquillo Kurokocchi... solo, c'è qui il dottor
Hodgins che mi sta proponendo il giorno dell'operazione e... vorrei che
tu mi stessi accanto... ti dispiace?>>
La voce dell'amico era tremante e Tetsuya si sentiva non in obbligo o
in dovere... ma piuttosto voleva semplicemente essere al suo fianco in
quella decisione tanto importante.
“ Tra dieci minuti sono lì, chiedi scusa al
dottore per l'attesa...”
*******
Quattordici giorni, dodici ore, ventinove minuti e fortunatamente non
aveva contato i secondi da quella sera.
Quattordici giorni, dodici ore e ventinove minuti di inferno per Kagami
Taiga in cui per tenere fede alla richiesta fatta dalla sua ombra erano
iniziate le sue sofferenze sentimentali.
Quattordici giorni, dodici ore e ventinove minuti in cui
cercava in tutti i modi di non avvicinarsi troppo a Tetsuya ma allo
stesso tempo non riusciva proprio a stragli lontano più di
un paio di metri.
Molte cose erano cambiate tra di loro, partendo dal fatto che entrambi
cercavano di parlarsi il meno possibile o piuttosto Kuroko cercava in
tutti i modi di ignorarlo quando Taiga provava a rivolgergli la parola
quelle rare volte.
A causa della loro distanza era stato quasi folle imparare a gestire
certi impulsi quando si ritrovavano troppo vicini.
Più i giorni passavano e più i suoi sentimenti
più reconditi emergevano assieme alla possessione fisica per
quel corpo così minuto che però scatenava in lui
reazioni legate strettamente alla libido.
Ogni volta che lo guardava, che fosse in volto o la sua schiena, le
mani gli prudevano dalla voglia di abbracciarlo e beh ... baciarlo
ovunque ci fosse pelle scoperta da toccare. Per questo quando gli
prendevano quegli impulsi doveva strettamente reprimere i suoi istinti,
cosa che solitamente non faceva, e per farlo iniziava col mettere le
mani in posti sicuri come per esempio le tasche.
In ogni caso non riusciva in alcun modo a stargli lontano ma allo
stesso tempo era proprio ciò che Tetsuya gli aveva chiesto
di fare e la cosa lo stava distruggendo.
“KAGAMI-KUN!”
Quel richiamo a due ottave più alte del normale gli
gelò il sangue e d'istinto mollò il pallone che
stava per tirare.
Stava quasi per mettersi sull'attenti con tanto di mano sulla fronte
quando si voltò verso la voce.
Nella squadra, c'erano solo due persone che lo chiamavano in quel modo
ed entrambi gli facevano tremare le gambe in egual modo ma per motivi
diversi. Una era davanti a lui, bassa, donna, con fischietto al collo
ed espressione corrucciata; l'altra era poco dietro di lui, basso allo
stesso modo, maschio e con uno sguardo impassibile.
“ Si?”
Sudò freddo immaginando già i mille giri di campo
o di scuola che avrebbe subito per un qualcosa di sbagliato che non
aveva la minima idea di aver fatto.
La ragazza guardò in basso, poi in alto, ai due lati,
arrossì ed infine fissò i suoi occhi in quelli di
Kagami con un po' più di decisione.
“Tu-ed io... Domani mattina – alle nove- al bar
della stazione!”
Non era una proposta, ma piuttosto un ordine.
A cui non poteva per nulla dire di no.
La vide guardare dietro di lui e sorridere e si disse che c'era
qualcosa sotto.
Sapeva già di non poter rifiutare e così si
ritrovò ad asserire titubante “O-ok...”
La coach gli sorrise e se ne andò, così Taiga
ancora piuttosto confuso si chinò per prendere la palla
quando sentì il collo prudere terribilmente.
Si rialzò cercando la causa di quel prurito e
sbiancò incrociando due occhi grigi che lo fissavano furiosi
da dietro gli occhiali.
Si voltò di scatto maledicendo la sua dannata sfortuna.
Diamine! Quei due si conoscevano da quasi tre anni ed era praticamente
chiaro a tutti che si piacevano e allora perché cavolo...
Si fermò rendendosi conto che era come se il bue dicesse
cornuto all'asino.
Con la coda dell'occhio cercò la figura di Tetsuya dove
l'aveva lasciata l'ultima volta che si era incantato a fissargli la
schiena ma non trovò nessuno. Lo cercò ancora per
tutta la palestra ma nulla.
Si voltò di nuovo e lanciò irritato il pallone
nel canestro e si sentì meglio solo quando lo vide entrare e
fare punto.
Il giorno dopo sarebbe stata una lunga
giornata.
Come sempre quando era in ansia passò la notte in bianco e
si ritrovò la mattina seguente con lo sguardo iniettato di
sangue e due segni neri sotto gli occhi.
C'era anche da dire che da due settimane a quella parte raramente
dormiva la notte, anzi ormai poteva dire di essersi abituato a restare
con gli occhi spalancati, a fissare il soffitto mentre per la mente gli
passeggiavano le immagini della sua ultima conversazione con Kuroko e
anche al loro ultimo incontro fisico.
Si vestì lentamente mentre la sua testa era piena di domande
per quello strano appuntamento, per lo sguardo infuocato del capitano e
per l'assenza di Kuroko.
Mangiò i suoi tre quintali di colazione e uscì di
casa.
Arrivò al bar con una decina di minuti d'anticipo
ordinò qualcos'altro da mangiare- giuso per tenersi occupato
e con la pancia pesante- e fu proprio così , con un panino
tra i denti che lo trovò la coach Aida.
Si sedette davanti a lui sospirando per nulla sorpresa da quella scena
e neppure quando il rosso parlò con la bocca piena per
salutarla.
“Sfciao coasch...” fortunatamente il cibo non gli
uscì dalla bocca.
“ Ciao anche a te Kagami-kun...”
La faccia schifata di Riko probabilmente fu abbastanza esplicita da
fargli inghiottire tutto il boccone intero per poi correre ai ripari
bevendo quasi metà della bottiglia d'acqua da un litro e
scampando da morte per soffocamento.
“Tutto a posto Kagami-kun?” gli disse Riko
sorridendo divertita dal volto paonazzo per la quasi asfissia.
Quello grugnì un assenso e si asciugò la bocca
con il fazzoletto.
“ Coach... che ci facciamo qui?”
La ragazza fece una faccia offesa “Non posso chiedere ad un
mio kohai di prendere un caffè?”
“ Non puoi farlo se poi il tuo kohai rischia la vita per mano
del suo sempai e capitano...”
Aida arrossì e abbassò lo sguardo “ E'
così evidente?”
Taiga le sorrise “ Coach, sarò stupido ma non
cieco e neppure gli altri della squadra, solo …
perché non ce lo dite... siamo tutti compagni,no?”
La coach divenne ancora più rossa, ma comunque
riuscì a guardarlo in faccia “ Avevamo pensato di
dirlo dopo la partita ...”
Kagami alzò gli occhi al cielo e sbuffò
borbottando “ A quanto pare piace proprio a tutti il dopo
partita...”
A quelle parole Riko fece una faccia strana “ E con questo
torniamo al motivo per cui ti ho chiesto di venire...” Taiga
riportò la sua attenzione su di lei “ Che succede
tra te e Kuroko-kun?”
Kagami non arrossì, il suo cervello non entrò in
blackout e le parole rimasero sulla sua lingua senza che balbettasse.
Una cosa decisamente strana per lui, ma la distanza fisica ed emotiva
con Kuroko, lo stava cambiando e nonostante la cosa non gli piacesse lo
accettava senza fare nulla, con la sola speranza di riuscire a mettere
tutto a posto al più presto.
“Un mese fa, poco dopo la partita contro la Yosen, Aomine
é venuto a cercarci e voleva parlare con Kuroko...”
Riko annuì facendogli segno che stava ascoltando.
“Beh... quel giorno Aomine e Kuroko sono tornati amiconi come
hai potuto vedere dalle volte che lo viene a prendere dopo
l'allenamento. Non mi piaceva tutto quello e non mi piace ancora in
realtà... ogni giorno avevo la sensazione che la non
presenza di Kuroko diventasse sempre più flebile e ho sempre
più paura che un giorno sparisca per poi vederlo accanto ad
Aomine..”
A quelle parole Aida sorrise soddisfatta da quello che stava sentendo.
“Due settimane fa circa, Aomine mi ha chiesto di vederci e
lì mi ha detto che se non mi sbrigavo a dichiararmi a
Kuroko, lui se lo sarebbe ripreso ad ogni costo.”
La coach sgranò gli occhi a quelle parole “Wow...
Diretto come al solito, tipico di Aomine-san.”
Kagami annuì.
“Come hai reagito?”
Rimase un attimo in silenzio analizzando il suo comportamento e
cercando di dare un nome all'enorme cazzata che aveva fatto.
“ Credo di aver perso la testa letteralmente... “
Riko corrugò le sopracciglia e Taiga si affrettò
a correggersi “ Cioè non proprio letteralmente...
insomma hai capito … ho dato di matto!”
La ragazza annuì mentre un brutto presentimento gli
attanagliava il petto.
“Cioè? Che hai fatto?”
Stavolta Taiga arrossì in quanto ciò che stava
per raccontare non era proprio una cosa di cui andare del tutto fieri
ne una cosa di cui parlava tutti i giorni.
“Mi sono fatto prendere dalla paura e dalla rabbia e guidato
dall'istinto sono andato a casa di Kuroko.”
Il brutto presentimento di Riko si accentuò.
“ E …?”
“E... quando mi ha aperto l'ho aggredito... cioè
l'ho baciato all'ingresso e …” divenne paonazzo
“ siamo finiti a letto assieme” concluse e gli
pareva di aver fatto di corsa il giro della città.
L'espressione stralunata di Aida però lo allarmò
e analizzando quello che aveva detto capì che poteva aver
frainteso, così si affrettò a difendersi
“Lui era consenziente!”
A quelle parole la coach si risvegliò e gli diede un
doloroso calcio negli stinchi “Lo avevo capito
idiota!”
“Allora perché..?”
Riko scosse la testa rassegnata alla stupidità del kohai
“ Stavo solo quantificando quanti danni hai fatto
...”
Taiga abbassò gli occhi “ Molti...
troppi.”
“Lo vedo... che ha detto dopo Kuroko-kun?”
Quella era la parte peggiore di tutta quella storia.
“Che gli piaccio e di non rivolgergli la parola e di evitare
un qualsiasi rapporto al di fuori di scuola e palestra,fino a quando
non capirò cosa provo per lui. E anche se dovessi capire che
è solo attrazione fisica se ne sarebbe fatto una ragione
avrebbe cercato di andare avanti.”.
Si complimentò con se stesso per quel riassunto senza
balbettii o esitazioni.
Riko parve riflettere su quelle parole “ Tipico di
Kuroko-kun... è un ragazzo forte ed é riuscito ad
affrontare la situazione in maniera razionale nonostante non debba
essere facile per lui.”
Taiga incassò ancora di più la testa nelle
spalle, sentendosi dannatamente in colpa.
“Cosa vuoi fare?”
Taiga sorrise leggermente e rispose con una naturalità che
sorprese la coach.
“ Mi dichiarerò dopo la partita contro il
Rakuzan.”
“Ah...”
Kagami alzò un sopracciglio a quella reazione abbastanza
strana.
“ Ecco.. non offenderti Kagami-kun, ma conoscendoti pensavo
che ci avresti messo molto …” Riko
aggrottò le sopracciglia e sospirò “molto
di più prima di deciderti.”
Il ragazzo le lanciò uno sguardo storto “ Quando
so quello che voglio me lo prendo ...”
“ Bene... sapendo questo sono ancora più stupita
che tu non abbia messo le cose apposto con lui nel momento in cui sei
arrivato a quella conclusione.”
Taiga abbassò gli occhi e prese un bel respiro “
Era quello che avrei voluto fare nell'esatto momento in cui mi sono
auto confermato che l'amavo ma... l'ultima volta che ho agito d'istinto
non è andata proprio benissimo, quindi...”
La coach annuì comprendendo ma non poteva dire di non essere
ancora un po' stupita sull'improvvisa maturità del kohai.
“Quindi dobbiamo solo vincere per rendere tutto
perfetto” concluse al posto di Kagami che le sorrise e
annuì.
“ Lo spero...”
A quelle parole la ragazza lo fissò un po' interdetta
“ Che intendi?”
“Intendo che spero solo che lui mi stia ancora aspettando
… Quando finirà la partita sarà
passato quasi un mese.... e spero che non abbia deciso di non avere
più nulla a che fare con me in maniera definitiva.”
Riko abbassò il volto riflettendo.
Poteva capire il timore di Kagami. Kuroko-kun era un tipo molto
razionale e da quello che gli aveva detto prima c'era anche la
possibilità che l'amico decidesse di non accettare la sua
dichiarazione.
Mentre uscivano dal bar la coach si ritrovò a sperare che
Kuroko-kun mandasse di nuovo a quel paese la sua freddezza mentale e si
facesse guidare dai sentimenti.
*******
Accelerò il passò sotto al tunnel della stazione
e si strofinò le braccia nervoso dal buio e dalla poca
luminosità che rischiarava il passaggio.
Non si sentiva a posto visto anche la poca gente che passava di
lì soprattutto a quell'ora.
Ogni rumore gli pareva sospetto o anomalo.
La suoneria del suo cellulare rimbombò nel cunicolo
mandandogli il cuore in gola e bloccandogli il respiro. Riprese a
inspirare normalmente e tirò fuori il cellulare dalla tasca.
Lesse il nome sul display e i battiti accelerarono di nuovo. Rispose.
“Kise-kun?! E' successo qualcosa?!”
<< No, Kurokocchi... volevo
solo tenerti compagnia mentre sei nel sottopassaggio, so che non ti
piace passare lì sotto a quest'ora.>>
Tetsuya sorrise grato per quell'affetto che l'amico riusciva a dargli
senza chiedere mai o quasi mai nulla in cambio.
“Grazie... come va ?”
Sentì una risata sommessa dall'altro capo del telefono.
<< Kasamatsu- senpai
é un tantino agitato dal tuo ritardo ...>>
Dall'apparecchio provennero strani schiamazzi simili a proteste
arrabbiate. Kuroko ipotizzò che il senpai stesse minacciando
di prenderlo a calci dopo l'operazione se non stava zitto.
“C'è anche lui?”
Un'altra risata e un insulto sussurrato.
<< Si, mi è venuto
a trovare mentre c'era il dottore... non so però se speri
che io guarisca o voglia uccidermi lui....>>
Tetsu allargò il sorriso sollevato dal sentire l'amico molto
meglio e soprattutto più allegro.
“Sono abbastanza certo che voglia che tu
guarisca...” gli rispose e quando la brezza fresca gli
carezzò il volto si rese conto che parlando al telefono era
finalmente uscito senza accorgersene da quel maledetto sottopassaggio e
in lontananza poteva vedere la villa di Ryouta.
“Kise-kun sto arrivando... grazie per la
compagnia..” detto questo attaccò e
affrettò il passo.
Ci mise solo qualche minuto ad arrivare davanti al cancello in ferro
battuto e non si prese il disturbo a suonare ma aprì
direttamente con le sue chiavi e lo stesso fece con la porta
d'ingresso.
Si diresse direttamente alla camera da letto ma prima deviò
verso la cucina e vi posò le sue cose in modo da non
incasinare la stanza di Ryouta.
Bussò stavolta ma non aspettò comunque di
ricevere una risposta ed entrò, avvistando subito la figura
dell'amico biondo sul letto al centro della camera.
Cercò con lo sguardo il medico lo trovò seduto su
una poltrona con un bicchiere di qualcosa molto simile a scotch.
“Kurokocchi!”
Il sorriso di Kise fu così contagioso che Tetsuya si
ritrovò a ricambiarlo e si avvicinò al letto
quasi ignorando la figura di Kasamatsu vicino a lui.
“ Come ti senti?” gli chiese scandagliando la sua
figura per intero come faceva di solito per capire se gli mentiva sulle
sue condizioni.
“Meglio!”
E sembrava sincero, infatti poteva cedere netti miglioramenti fisici:
guance più piene, pelle più colorita e
… beh più carne dappertutto.
Ryouta come sempre aspetto il suo parere finale con un sorriso
divertito.
“Sei sincero” concluse soddisfatto.
In quel momento gli si avvicinò quello che doveva essere il
medico.
“ Salve... devi essere Mr Kuroko Tetsuya...”
Gli aveva teso la mano e Kuroko la strinse annuendo “lei deve
essere il dottor Hodgins?”
Era un uomo sulla trentina un po' stempiato e dai capelli scuri.
Portava un paio di occhiali dalla montatura squadrata calati
leggermente sul naso.
Il dottore confermò la sua identità e
portò una sedia vicino al letto di Ryouta mentre Kuroko si
sedette sul bordo del letto e Kasamatsu invece rimase accanto al letto
in piedi aspettando che iniziassero.
“Bene, devi essere un amico davvero speciale…
visto che Kise-san non ha voluto sapere nulla senza di te,
Kuroko-san.”
Tetsuya alzò le spalle e rivolse un occhiata a Ryouta che
invece sorrideva per nulla in imbarazzo.
Con la coda dell'occhio vide Kasamatsu stringere i pugni e irrigidire
la mandibola irritato da qualcosa.
Non ci mise molto per capire il motivo di quella reazione.
Era abbastanza evidente che a Kasamatsu piacesse Kise e da quanto ne
sapeva, Kise ne era a conoscenza.
Cercava in tutti i modi di evitare che il senpai manifestasse in
maniera troppo evidente i suoi sentimenti da doverglielo far presente e
più volte era riuscito ad aggirare una vera e propria
confessione.
Il biondo allungò la mano verso quella di Tetsuya e il
ragazzo, quando la strinse, notò che tremava.
Kuroko sostò lo sguardo sul dottore e gli fece segno di
iniziare a parlare.
“Allora, abbiamo diversi giorni in cui potresti affrontare
l'operazione ma credo che prima la farai e meglio
sarà...”
La mano che Kuroko teneva tra la sua sussultò e
spostò d'istinto lo sguardo su Ryouta che era sbiancato
leggermente. Strinse di più le dita per fargli coraggio e
l'amico sembrò apprezzare.
“Va bene... quando?”
Il dottore sospirò “ come ti ho detto é
meglio il prima possibile e la clinica migliore per questo tipo di
operazione é libera già dalla prossima
settimana.”
Stavolta la mano non tremò e neppure la voce quando
accettò.
“ Bene ne sono contento. L'unico problema da risolvere ora
é il post operazione ...”
Aggrottarono in tre le sopracciglia perplessi dalle parole del medico.
“ Dopo l'operazione avrai bisogno di costante
assistenza. Per una settimana verrai tenuto ricoverato, poi
però dovrai trovare qualcuno che resti al tuo fianco fino a
quando non riuscirai a camminare di nuovo se l'operazione
andrà bene.”
Calò il silenzio mentre tutti riflettevano su quelle parole.
Alla fine Kuroko arrivò all'unica soluzione disponibile e
che non era neppure spiacevole.
“ Verrà a vivere da me.”
Tutti i presenti si voltarono verso di lui.
“ La mia casa é abbastanza grande da poter
ospitare tutti gli attrezzi necessari per la futura riabilitazione e ho
una stanza in più per ospitarti. L'operazione e la settimana
di ricovero porteranno la tua dimissione dalla clinica a pochi giorni
dopo la partita contro il Rakuzan e quini avrei tutto il tempo per
aiutarti e assisterti per ogni esigenza.”
La sua spiegazione era la più logica e Ryouta pareva del
tutto compiaciuto e anche molto contento da quella soluzione.
Kasamatsu invece non pareva affatto contento ma non disse nulla.
Il dottore alla fine se ne andò soddisfatto e gli disse che
lo avrebbe chiamato per decidere la data precisa.
Kise diede un occhiata fuori e poi si rivolse a Tetsuya “
Kurokocchi é troppo tardi per tornare a casa... rimani qui
stanotte?”
A Kasamatsu non lo chiese visto che abitava solo a due case di distanza
dalla sua e il senpai non si offese.
Alla fine Kuroko accettò di buon grado
l'ospitalità di Kise in quanto non aveva voglia di passare
per quel dannato sottopassaggio di nuovo.
Yukio se ne andò dopo una mezz'ora in cui discussero sul
trasloco che il biondo avrebbe dovuto affrontare.
Fortunatamente Kise andava abbastanza bene a scuola e un fine anno
anticipato era stato accettato di buon grado sia dal preside che dai
professori. Tetsu si ritrovava più o meno nella stessa
situazione quindi la richiesta non avrebbe portato alcun
problema.
“ Kurokocchi... sei sicuro che non disturbo?”
Tetsuya lo fissò perplesso.
“ Si, insomma … non voglio che tu ti senta
costretto ad ospitarmi...”
Kuroko lo guardò male “ Kise-kun...ho mai fatto
qualcosa che non volevo?”Il ragazzo scosse la testa.
“Allora smettila di farti problemi.”
Quelle parole parvero rassicurare il biondo che gli sorrise grato.
Alla fine passò il resto della serata prima di andare a
riposare ad ascoltare il racconto di Tetsuya sulla giornata appena finita.
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Capitolo 6 *** Alcool e Ringraziamenti. ***
Alcool e ringraziamenti.
L'ansia iniziava a farsi sentire.
La partita contro il Rakuzan sarebbe stata di lì a pochi
giorni e con essa anche la futura operazione di Kise che avevano
scoperto coincidere esattamente con l'incontro, cosa che non aveva reso
per nulla tranquillo Kuroko.
"Cosa ti preoccupa Testuya?"
La voce di Suor Therese lo riscosse dai suoi pensieri, riportandolo con
i piedi per terra nel luogo in cui era in quel momento.
"Oh, mi scusi sorella...ho molti pensieri per la testa in questi
giorni" gli rispose pacato come suo solito.
" Me ne vuoi parlare?" gli chiese la donna mentre carezzava la piccola
testolina mora poggiata sulle sue gambe.
Tetsuya sorrise dolcemente osservando i due bambini che giocavano
felici sul tappeto di casa sua.
Era un giorno di pioggia e non si poteva uscire, così Kuroko
aveva invitato i bambini e Suor Therese a rimanere a cena da lui, anche
costretto da sei occhioni da cucciolo che lo avevano implorato con uno
sguardo di poter stare con lui.
"Un mio amico tra pochi giorni si opera..." iniziò esitante
e la sorella lo fissò comprensiva.
"E' una cosa grave?"
"Rischia di non poter più camminare se qualcosa va storto..."
Gli arrivò una mano a scompigliargli i capelli per
confortarlo " Mi dispiace tesoro... sono sicura che andrà
tutto bene.."
"Lo spero... solo che ho accettato di ospitarlo per la riabilitazione e
quindi non potrei stare molto con i bambini...non voglio che ci
rimangano male..."
Il viso della donna si fece pensieroso, probabilmente alla ricerca di
una soluzione.
"Ci penseremo quando sarà il momento ok?"
Il ragazzo annuì, lasciandosi coccolare da quella mano che
pareva tanto quella di una madre, una madre di cui sentiva
tremendamente la lontananza. Si sentì abbracciare a
metà e la lasciò fare perché aveva
davvero bisogno di un po' di conforto.
"Non é solo questo che ti preoccupa vero?"
Tetsuya alzò lo sguardo su di lei ma non disse nulla.
"Immagino che tu non abbia ancora risolto con Kagami-san..."
Il ragazzo affilò lo sguardo " Non le ho chiesto una
confessione, sorella..." La voce gli era uscita più dura di
quello che voleva, ma non si scusò.
Suor Therese non si offese. In quelle settimane aveva imparato a
conoscerlo.
" Lo so tesoro... ma mi preoccupo per te..."
Il volto di Kuroko si addolcì " Per questo la
ringrazio,sorella ma... non ho voglia, in questo momento, di parlarne."
" Tetsu-nii!Tetsu-nii!" il richiamo di Akio li fece voltare verso il
bambino che, con le mani poggiate sulle ginocchia di Tetsuya protendeva
il faccino verso di lui con un gran sorriso: " Domani andremo al
parco,vero?"
Al ragazzo si strinse il cuore dovergli dare una delusione: " Mi
dispiace Akio-chan, ma domani devo allenarmi per la partita di
giovedì ed inoltre il campo sarà tutto bagnato..."
Il bambino abbassò lo sguardo facendo un visino triste che
intenerì Tetsuya portandolo a dargli un buffetto sulla
guancia. Si spostò leggermente tirando fuori dalla tesca
retro dei jeans quattro foglietti di carta che consegnò tra
le mani di Akio. Se li rigirò per qualche secondo tra le
dita e solo quando comprese cosa erano gli si illuminarono gli occhi
dalla gioia.
" Tetsu-nii... sono ..."
" I biglietti per la mia partita di giovedì, si" Tetsuya si
voltò verso la donna" Posso chiedere a Jinnie- san di
accompagnarli?"
Suor Therese gli sorrise ed annuì " Io non ho alcuna
obbiezione."
Kuroko le sorrise a sua volta prima di guardarsi attorno alla ricerca
di due pesone in particolare.
" Dove sono Aomine-kun e Momoi-san?"
Suor Therese si guardò attorno e poi riportò
l'attenzione sul ragazzo con un espressione colpevole che
capì al volo.
Tetsuya si schiaffò una mano davanti agli occhi mentre la
sorella sospirava sconsolata. Perfino i tre bambini - Naomi si era
appena svegliata - mostravano un 'espressione divertita.
" Non mi dire che ..." iniziò Therese.
" Probabile, si ..."
Si alzarono entrambi e seguiti dai bambini raggiunsero i combina guai
nella cucina. Appena entrarono una leggera esplosione li travolse.
Quella che un quarto d'ora prima poteva ancora essere definita la sua
cucina ora era uno sfacelo. Era tutto completamente sotto sopra. La
farina ricopriva ogni angolo, pentole e padelle sparse su ogni
superficie ancora incolume. Da una parte, vicino a i fornelli
probabilmente, vi erano due figure di altezza diversa, completamente
ricoperti di farina e cacao, che s'imprecavano contro.
"Satsuki,dannata! Ti avevo detto di non toccare nulla!"
" Dai-chan sei scortese!Ho seguito la ricetta di Suor Therese alla
lettera!"
Il moro la guardò male e con un cucchiaio e ancora
completamente impiastrato di farina,cioccolato e uova probabilmente,
punzecchiò la massa informe rimasta nel pentolino.
" Ah si? E mi dici cosa c'entra la salsa di soia nella torta di mele? E
le mele? Dove sono?"
La ragazza arrossì,voltò il capo offesa e solo in
quel momento si rese conto del gruppetto scioccato e come loro
ricoperto da strane sostanze, che sostava sull'entrata.
"Tetsu-chan!"esclamò correndo incontro al ragazzo che
però fece due passi indietro " Momoi-san, sono
già abbastanza sporco senza che ci aggiungi altra roba."
Satsuki mise su un espressione delusa ma non se la prese, come al
solito. Conosceva Kuroko da troppo tempo per non capire quando era
veramente arrabbiato e quando invece solamente irritato.
I bambini parevano essere gli unici a divertirsi, in quella specie di
panico che si era venuto a creare. Gironzolavano qua e la, assaggiando
di tanto in tanto il composto sparso un po' dappertutto ed emettendo
poi versi schifati.
Suor Therese sospirò intenerita mentre si toglieva dal volto
un po' di fuliggine proveniente dal forno mezzo esploso. "Credo sia il
caso di dare una ripulita e poi farci tutti un bel bagno, che ne dite?"
Tutti parvero concordare con lei e iniziarono a rassettare la cucina in
modo da farla tornare ad un aspetto accettabile.
Ci misero una buona mezz'ora ma alla fine le uniche cose sporche li
dentro erano i loro corpi.
" Che ne dite se rimanete qui a dormire stanotte?" propose Tetsuya
osservando il buio che era calato in fretta fuori dalla finestra.
Suor Therese segui il so sguardo " Ne sei sicuro?Non disturbiamo?"
" Si tranquilla sorella,la camera degli ospiti è libera e ho
abbastanza futon anche per i bambini. Non mi piace l'idea di farvi
tornare così tardi..."
Daiki e Satsuki accettarono senza obbiettare in quanto, da quando lui e
il moro erano tornati al vecchio rapporto, era capitato spesso che li
invitasse a restare per la notte dopo cena.
La donna osservò per qualche secondo i tre bambini che a
stento parevano riuscire a tenere gli occhi aperti e alla fine decise
di accettare anche lei.
" Chiamo Suor Christine per avvertirla allora."
Testuya annuì e gli indicò il telefono dall'altra
parte della stanza.
" Oi Tetsu vado prima io ..." Come al solito, Aomine non chiese il
permesso di niente e s'infilò in bagno.
Fortunatamente anche nella stanza degli ospiti ve ne era un altro, in
modo che le due donne potessero lavarsi senza problemi.
" Penso che la cosa migliore sia prima dare una bella ripulita ai
bambini..." ridacchiò Satsuki togliendo un po' di farina dai
capelli di Akio che sonnecchiava tra le sue braccia.
" Direi di si ... ti aiuto..."
Tetsuya prese in braccio Naomi e cercò di svegliare Yui per
infilarli nella vasca.
Fu un ardua impresa per i due ragazzi , in quanto i tre bambini erano
troppo stanchi per collaborare e quindi risultavano dei pesi morti
nelle loro mani.
Alla fine fortunatamente, riuscirono a farli tornare al loro stato
naturale e a metterli a letto.
Tetsuya diede la buonanotte a Satsuki dopo aver preparato tutto il
necessario per la notte, e si diresse verso la sua camera avendo
sentito la porta del bagno aprirsi.
Infatti all'interno, Aomine si stava frizionando i capelli con un
asciugamano, così Kuroko ne approfittò per darsi
una lavato mentre sentiva la massa appiccicosa farsi sempre
più solida scontro la sua pelle.
Con un sospiro di sollievo sentì l'acqua bollente scorrergli
addosso e si rilassò.
Lasciò la mente libera di vagare. Grave errore, ma anche lui
era troppo stanco per emettere un qualsiasi tipo di resistenza.
Come un magnete i suoi pensieri virarono drasticamente in una direzione
da lui indesiderata, senza che si potesse opporre in alcun modo.
La fitta dolorosa arrivò all'improvviso all'altezza del
cuore.
C'era un altro motivo nascosto nella sua richiesta a Suor Therese di
rimanere per la notte: lui stesso non era nelle condizioni di rimanere
da solo.
L'ansia gli aveva attanagliato lo stomaco al solo pensiero.
Probabilmente avrebbe passato la notte in bianco a girare per
la casa come un fantasma se fosse stato solo.
Taiga...
Il pensiero arrivò come un lampo e portò la
stessa distruzione che avrebbe fatto un vero fulmine su un albero.
Dovette poggiarsi alla parete per non scivolare, tanto era forte il
carico sentimentale che si portava dietro quel solo nome .
Aveva mantenuto la sua promessa, Taiga, e aveva cercato di non
rivolgersi a lui e di non stargli più così
attorno come gli aveva chiesto.
Era un sollievo, da una parte, ma terribilmente doloroso, dall'altra.
Gli mancava. In una maniera che non aveva creduto possibile.
I suoi sentimenti verso il compagno di squadra erano completamente
diversi da quelli che aveva provato anni prima per Shigehiro.
In pochi mesi il rosso era riuscito a surclassare completamente
l'affetto che aveva provato per il suo ex, rendendolo quasi una stupida
cotta da ragazzini.
Ricordava di aver sofferto moltissimo, quando Ogiwara lo aveva
lasciato. Ora si rese conto che probabilmente aveva solo sopravvalutato
quel dolore, non pensando di averlo confuso con quello che provava per
l'abbandono del basket e del suo migliore amico.
Kagami aveva completamente riempito la sua esistenza nel suo solido
modo esuberante. Era diventato la sua routine. Necessario come l'aria
che respirava.
Ora che stava provando la sua assenza, si rendeva conto di quanto fosse
assuefatto dalla presenza compagno.
Inoltre doveva ammettere che, anche se era imbarazzante, aver provato
il sesso con lui una volta, non gli era bastato affatto.
Ora che ne aveva saggiato un morso, voleva tutto il boccone, con una
possessività inusuale per uno come lui.
Voleva il suo corpo, il suo cuore e la sua anima.
Tutto il pacchetto completo o niente.
Prese un profondo respiro rendendosi conto che era
più di un quarto d'ora che era chiuso lì dentro e
da fuori proveniva un profondo silenzio, segno che almeno le donne con
i bambini erano già nel mondo dei sogni.
Uscì dalla doccia e dopo essersi asciugato
indossò solo i pantaloni del pigiama, troppo accaldato a
causa dei riscaldamenti.
Quando entrò in camera, non si sorprese dal trovarla vuota e
sicuro si diresse verso la cucina.
Come aveva immaginato, Daiki aveva la testa infilata nel frigo alla
ricerca di qualcosa da mangiare.
Senza che lo notasse Tetsuya lo osservò tirare fuori una
bottiglia di whisky che aveva portato Suor Therese da mettere un
pò nei dolci che voleva preparare, e con suo enorme panico
si rese conto che sull'etichetta vi era stampato a chiare lettere
"Succo alle mele".
Purtroppo, prima ancora che potesse dire qualcosa, Aomine aveva
stappato la bottiglia e trangugiato due belle sorsate.
Fece una faccia strana ma non disgustata e sotto l'espressione sgomenta
di Tetsu ne bevve altri due bei sorsi mentre le guance si coloravano di
un rosso acceso.
Quando si accorse di lui, Daiki mise su un sorriso strano "Hei Tetsu
non é male questo succo!" gli disse passandogli la bottiglia.
Tetsuya posò lo sguardo prima sulla bevanda, poi sul moro e
alla fine mandò a quel paese la sua coscienza e
favorì anche lui, sentendo l'alcool bruciargli la gola e
regalargli la tipica sensazione ovattata di cui si rese conto di averne
bisogno, quella sera.
Non seppe cosa gli prese ma bevve altri due sorsi gioendo
dell'annebbiamento della sua razionalità.
Con quel poco di coscienza che gli era rimasta, riuscì ad
impedire sia a se steso che a Daiki di scolarsi il resto della
bottiglia e a trascinarsi verso la loro camera.
Aomine lo seguì stranamente docile.
Si sentiva stranamente accaldato e la mente così che leggera
che dubitava fosse il succo a fare quell'effetto. Una piccola parte
della sua mente registrò il fatto che l'alcool potesse fare
quell'effetto, ma la ignorò, troppo concentrato su un punto
della pelle d Tetsuya che gli pareva piacevolmente morbido da
assaggiare.
Seguendo l'istinto, dopo che la porta si fu chiusa,
abbracciò da dietro l'amico e poggiò le labbra in
quel piccolo anfratto di pelle che congiungeva il collo alla spalla.
Lo saggiò con un morso sentendo il ragazzo sussultare.
" Aomine-kun...che diamine ti prende?!"
" Tetsu... ho fame..." gli rispose il moro interrompendolo.
Kuroko sospirò, cercando di tenere a freno il cuore che
palpitava e il sangue che a causa dell'alcool che gli circolava nelle
vene, si stava infiammando di eccitazione.
" C'è tanta roba nel frigo..."
Un altro morso .
" Tu mi sembri più buono .." lo voce era strascicata.
Tetsuya prese un 'altro respiro profondo per calmarsi . La situazione
stava decisamente degenerando e la cosa peggiore era che al suo corpo
non dispiaceva affatto mentre la sua mente invece pareva del tutto
assente.
Quel poco di razionalità rimasta la stava usando tutta per
impedirsi di perdere la testa.
" Aomine-kun sei ubriaco... e anche io lo sono... non credo sia il
caso... " non riuscì a finire la frase, in quanto il moro
gli aveva chiuso la bocca con la sua e lo aveva spinto sul letto.
Il suo ultimo pensiero razionale fu che dopo tante belle parole sul suo
amore assoluto verso Kagami... il giorno dopo si sarebbe sentito uno
schifo.
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16:00
Stesso giorno al Rakuzan.
“Chihiro... abbiamo l'allenamento oggi, sbrigati!”
Il ragazzo alzò lo sguardo annoiato sul capitano dagli occhi
bicromati che lo fissava gelidamente.
“ Tra un po' arrivo...” gli rispose tornando a
leggere.
Akashi assottigliò gli occhi mentre dietro di lui i restanti
membri della squadra trattenevano il respiro.
Nessuno aveva mai ignorato gli ordini dell'Imperatore.
Quello era un tabù che tutti avevano imparato a non
infrangere mai, che fossero più grandi o della sua
età non importava.
Quel ragazzo era entrato in squadra da poco e se ne fregava
completamente.
“Chihiro...”
Non alzò gli occhi dal suo libro ma riuscì lo
stesso a gelarlo con le parole.
“ Ricordati il motivo per cui ti permetto di usarmi,
Akashi.”
Non aveva alzato la voce né lo aveva guardato.
Il capitano strinse i pugni e si voltò con il viso contratto.
“ Vedi di arrivare in tempo.”
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9:30
Giorno seguente alla cena.
Un piccolo raggio di sole svegliò il ragazzo addormentato.
Sentiva le tempie pulsare terribilmente e i ricordi della sera
precedente cosparsi da una strana nebbiolina.
Si tirò su massaggiandosi con una mano la tempia dolente e
solo allora notò l'assenza di pigiama e anche un braccio
scuro poggiato sul suo stomaco.
Accanto a lui, ancora addormentato placidamente, sostava Daiki nelle
sue stesse condizioni.
Chiuse gli occhi e li strizzò cercando di rimembrare cosa
fosse successo quella notte ma l'ultimo ricordo che aveva era
– e piuttosto annebbiato pure quello- era la
sensazione morbida delle coperte contro la schiena e la bocca di Daiki
sulla sua .
Emise un gemito che svegliò il compagno accanto a se.
Aomine aprì debolmente un occhio per poi richiuderlo subito
sentendolo bruciare a causa della luce. Gemette anche lui di dolore e
cercò di mettersi seduto.
Quando credette di poter riaprire le palpebre senza diventare cieco
fissò confuso prima Tetsuya,poi il suo corpo coperto solo da
lenzuolo ed infine se stesso nelle stesse condizioni.
Sgranò gli occhi entrando nel panico.
“ Ultimo ricordo?” gli chiese l'amico sospirando.
Come sempre la sua mente aveva preso a lavorare già dalla
mattina presto e nonostante il dolore che pareva sconquassarla.
Aomine corrugò le sopracciglia cercando di ricordare.
“ Il succo di mele aveva uno strano sapore... e tu sembravi
una torta da magiare.”
Solo dopo che le ebbe pronunciate parve capire il senso di quelle
parole e arrossì.
“ Si beh... potrebbe non essere successo nulla
…” provò e Tetsuya concordò
ma nessuno dei due ci credeva più di tanto.
Insomma : erano in un letto, con la mente annebbiata, il corpo
dolorante e potevano benissimo avvertire l'assenza di biancheria da
sotto le coperte.
Non lasciavano spazio a molti dubbi.
“ Anche se non fosse, eravamo ubriachi quindi ...fa
nulla” decise sul momento Kuroko cercando di salvare il
salvabile, anche perché pareva che Daiki stesse per entrare
in shock mentale.
Quelle parole lo rassicurarono almeno in parte.
Sentirono dei rumori provenire dall'altra stanza e Tetsuya decise che
avrebbe avuto il tempo quella sera di sentirsi in colpa e che ora era
il momento di salvare le apparenza.
Senza scomporsi più di tanto tolse il lenzuolo e le coperte
e si diresse in bagno per vestirsi.
Quando uscì notò che lo sguardo di Daiki era
più lucido e deciso.
Si avvicinò a lui e lo fissò negli occhi
“ Se fosse successo .. allora voleva dire che doveva
succedere e basta."
Tetsuya annuì e gli sorrise.
La questione era chiusa e non ci sarebbero più tornati sopra.
Adorava quel lato del carattere di Aomine.
Si chiuse alla porta della sua stanza alle spalle e sorrise debolmente
dopo aver preso un profondo respiro.
Va tutto bene.
**********************************************************************
17:30.
Giorno precedente
all'incontro con il Rakuzan.
"Testu-nii... dove andiamo ?"
La vocetta di Yui gli fece abbassare lo sguardo sul bambino che gli
sorrideva contento di poter uscire al di fuori dell'orfanotrofio.
" A trovare Kise -kun."
" Ryo-nii?"
Kuroko annuì mentre attraversavano le porte automatiche
dell'ospedale andando verso l'ascensore. Quando le porte si aprirono il
ragazzo prese un bel respiro prima di spingere il bambino verso la
camera esatta in cui era ricoverato l'amico.
Si fermò con il pugno a qualche millimetro dal legno dalla
porta.
Non ci riusciva. Entrare di nuovo in quella stanza sterilizzata, vedere
quel corpo dilaniato dagli aghi delle flebo e circondato da macchinari
che emettevano suoni fastidiosi, ricordandogli costantemente il rischio
di perdere l'amico di un tempo e ritrovarci uno sconosciuto, gli
dilaniava l'anima. Il cuore accelerò e il respiro gli si
fece più corto al pensiero che l'operazione potesse finire
male. Le mani iniziarono a sudare e probabilmente Yui se ne accorse
perché alzò lo sguardo preoccupato su di lui e
gli strinse la mano come a dargli coraggio, senza però dire
nulla.
Tetsuya si sorprese nel comprendere quanto i bambini percepissero
così bene gli stati d'animo degli "adulti" e riuscissero a
dargli conforto senza pronunciare parole.
Gli sorrise riconoscente e bussò.
Sospirò di sollievo quando sentì una voce chiara
ed energica provenire da dentro la stanza.
Aprì la porta facendo entrare prima Yui in modo che potesse
correre incontro a Kise-kun sdraiato per metà su quel letto
d'ospedale che fece storcere il naso a Kuroko.
Il suo cuore gioì, quando sentì il biondo ridere
allegramente mentre tirava su Yui e gli schioccava una bacio affettuoso
sulla guancia.
Non poté far altro che ricambiare, il sorriso contagioso che
gli rivolse Kise appena si accorse di lui. Pareva davvero felice di
vederlo e non dubitava di questo.
Ryouta era sempre stato un tipo genuino e allo stesso tempo un po'
subdolo e ambiguo.
Il ragazzo dai due volti , lo avevano sempre chiamato alle medie. -
Prima che lo diventasse Akashi ovviamente.-
Frivolo e infantile nelle ore di tutti i giorni, serio, calmo e
arrogante durante le partite.
Si avvicinò a lui e si lasciò abbracciare, quando
lo vide protendere le braccia verso di lui come un bambino bisognoso di
affetto.
" Come stai?" gli chiese preoccupato, fissando con astio tutti i tubi
collegati alle braccia.
Ryouta sorrise ancora scompigliandogli i capelli divertito.
" Nervoso, ma sono certo che quando penserò a te e
Akashicchi che vi sfidate... sarò più preoccupato
per l'esito della partita che per l'operazione..."
Tetsuya gli rivolse uno sguardo esasperato " Kise-kun sei un idiota."
" Cosa? Perché dici questo Kurokocchi?!"
Il ragazzo scosse la testa mentre Yui li vicino rideva divertito,
nonostante molte cose non le avesse capite.
Con la coda dell'occhio vide la figura di Kasamatsu avvicinarsi e gli
fece un saluto con la testa.
Per un qualche motivo - non molto nascosto- al moro non riusciva
proprio a stare simpatico.
Non che gli importasse più di tanto dopotutto. Non aveva ma
avuto alcun rapporto con Kasamatsu- san prima dell'infortunio di Kise e
non aveva alcun interesse ad approfondire.
Diede un 'occhiata a Yui che era stato placcato da una delle infermiere
mentre correva per la stanza allegro di poter rivedere il biondo, e ora
mangiucchiava una barretta di cioccolato offerta dalla suddetta per
calmarlo un po'.
Doveva farlo. Doveva dirgli a verità. Non era sicuro ma non
si poteva sfuggire all'ovvio.
Non gli avrebbe nascosto quello che era successo solo per non farlo
agitare o per l'operazione.
" Kise-kun... devo confessarti una cosa."
Il ragazzo tornò serio e lo fissò incuriosito e
anche un po' intimorito dallo sguardo dell'amico.
" Dimmi Kurokococchi."
Tetsuya prese un bel respiro " Credo di aver
passato la notte con Aomine-kun."
Ci fu un silenzio gelido per qualche minuto, dove l'unico suono che si
sentiva era lo schioccare della barretta di cioccolato in mano a
Yuichiro.
Kuroko aspettò fremendo, una qualsiasi reazione da parte del
biondo, mentre con la coda dell'occhio coglieva gli sguardo furenti che
Kasamatsu- san gli stava rivolgendo.
Il silenzio fu rotto alla fine da un sospiro che riportò
l'attenzione di Tetsuya sull'interessato.
" Credi?" La voce era incolore ma poteva sentire che qualcosa si era
rotto nel suo tono.
" Sono quasi
certo che siamo stati a letto insieme..."
Kise aggrottò le sopracciglia a quelle parole ma al posto
suo fu Kasamatsu a rispondere alterato " Quasi?! Come puoi non esserne
sicuro?!"
" Avevamo bevuto entrambi quasi una bottiglia di whisky... non ricordo
molto dopo la prima sorsata."
Il biondo sgranò gli occhi stupefatto, poi dopo qualche
minuto, per lo stupore di tutti scoppiò in una risata di
cuore.
" Kurokocchi ubriaco?!" Improvvisamente la sua espressione
cambiò in una maliziosa " avrei voluto esserci anche io
quella sera!"
Tetsuya sospirò rassegnato.
Ecco di nuovo l'uomo dai due volti.
Accanto a sé sente un schiocco di lingua e non ci fu bisogno
di voltarsi per capire a chi avevano dato fastidio quelle parole. Di
certo non a Yui!
" Kurokocchi ... " la voce del biondo riportò la sua
attenzione su di lui e trattenne il fiato vedendosi rivolgere un
sorriso così affettuoso.
" Grazie..."
Tetsuya sgranò gli occhi a quelle parole, non aspettandosele
di certo dopo quello che aveva appena confessato. Certo non pensava
neppure che lo avrebbe preso a pugni, ma quello!
" Grazie per non aver pensato neppure per un secondo di nascondermelo a
causa della mia salute. Grazie di essere stato te stesso anche oggi."
Stavolta Kasamatsu non riuscì a reprimere un verso
stupefatto " Kise ma la morfina ti ha dato alla testa?!"
Il biondo lo fulminò con lo sguardo " Non mi hanno dato la
morfina senpai." La voce era uscita aspre e dura e congelò
il ragazzo sul posto zittendolo all'istante.
Alla fine tornò a rivolgersi a Tetsuya con un sorriso un po'
amaro " Sai... ho sempre pensato che prima o poi sarebbe successo..."
Kuroko non rispose aspettando che proseguisse.
" Ogni volta che vi guardavo, alle medie, parevate così ...
perfetti assieme. Vi completavate e allo stesso tempo eravate
completamente diversi. Anche il silenzio non pareva esservi sgradito.
In campo e fuori, più di tutti, riuscivate a capirvi con uno
sguardo,eravate in sincronia come se le vostre menti fossero collegate
da un filo invisibile..."
Abbassò lo sguardo colpevole " Devo ammettere che provo
disgusto per me stesso... " Tetsuya lo fisso perplesso " Quando vi
divideste, soffrii molto ma allo stesso tempo ero leggermente
sollevato... " gli rivolse uno sguardo timoroso da sotto le ciglia " Mi
odi ora senpai?"
Lo disse in memoria di quel poco tempo in cui Kuroko, alle medie, gli
aveva fatto da mentore.Nell'ultima parola ci aveva messo
così tanto sentimento che Tetsuya si commosse quasi. Quasi.
Gli scompigliò i capelli sorridendo leggermente " Sei un
idiota Kise-kun... ma non potrei mai odiarti."
Il volto di Kise si aprì in un sorriso mozza fiato.
" In bocca al lupo, Kurokocchi."
" Anche a te."
**************************************************************************************
9:00
Venti minuti al fischio
d'inizio.
Spogliatoio del Seirin.
C'era un silenzio inquietante nello spogliatoio dedicato al Seirin.
Nessuno riusciva a spiccicare parola, mentre l'ansia e l'attesa saliva
ogni secondo.
" Ragazzi!" la voce della coach distolse tutti dai loro pensieri " E'
il momento di entrare in campo! Non ho nulla da dirvi se non: Vincete!"
In risposta ebbe urla fomentate mentre rumorosamente la squadra usciva
dallo spogliatoio.
Poco prima di raggiungerli però alla coach prese il suo
infarto giornaliero quando Tetsuya la richiamò.
"Kuroko-kun! Che succede?"
"Coach... prima di entrare devo fare una telefonata... "
Riko solitamente lo avrebbe ucciso , ma lo sguardo troppo serio e
preoccupato del ragazzo la fermò costringendola ad accettare.
" Bene, ma non fare tardi che devi scaldarti."
Kuroko annuì e quando la coach uscì,
tirò fuori il cellulare dalla borsa, compose il numero e
attese.
<< Kurokocchi! Ti avevo detto che
non c'era bisogno che mi chiamassi!
>>
Lo ignorò " Come stai?"
Gli rispose il silenzio.
" Kise-kun... hai paura?"
Silenzio di nuovo.
"Non ti dirò che andrà tutto bene, Kise-kun...
non é da me mentire su qualcosa che non so come
andrà a finire, ma... ti starò accanto comunque
vada."
Dal tono in cui gli rispose, poté percepire un sorriso
spontaneo e affettuoso. << Grazie
Kurokocchi! Vedi di vincere! >>
"Te lo prometto!"
Attaccò e stava per entrare quando gli arrivò un
messaggio in segreteria.
- Spaccagli il
culo, Tetsu! Dai-chan ci sono dei bambini! Tetsuya-san in bocca al
lupo! Tetsu-nii vinci, sei grande!-
Sorrise ed uscì dallo spogliatoio.
***************************************************************************
9:15
Cinque minuti al fischio
d'inizio.
Presentazione squadra del
Seirin.
Metà campo del
Rakuzan.
<< ED ORA IL QUINTETTO TITOLARE: IL NUMERO 11, KUROKO
TETSUYA! >>
Chihiro alzò gli occhi e cercò il ragazzo che
entrava in campo mentre si sistemava il polsino . Quando lo
trovò il suo cuore si strinse.
"Finalmente" mormorò.
Akashi notò lo sguardo e strinse i pugni.
- Sono assoluto
Chihiro... vincerò anche quella battaglia.-
******************************************************************************
9:17
Tre minuti al fischio
d'inizio.
Presentazione della
squadra del Rakuzan.
Metà campo del
Seirin.
<< IL NUMERO 5: MAYUZUMI CHIHIRO. >>
La testa si alza di scatto, il cuore accelera e il petto si stringe.
-Non è
possibile.-
L'unico pensiero che passa nella mente di Kuroko prima che l'arbitro
dichiari l'inizio della partita.
|
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Capitolo 7 *** Vincere a tutti i costi. ***
8 minuti alla fine del terzo
quarto.
Time out del Seirin.
Non stava andando bene.
Stavano perdendo in maniera eclatante e Chihiro aveva annullato del
tutto la sua misdirection.
Nonostante tutto sentiva di non aver ancora perso.
Vedeva la speranza negli occhi della squadra, negli occhi del loro
asso, scemare e questo non poteva permetterlo.
Aveva ancora qualcosa che poteva sfruttare e se neppure quella avesse
funzionato, allora sarebbe stato costretto ad usare "quella".
Rabbrividì alla sola idea e dopo aver rivitalizzato la
squadra, si prese un attimo ed uscì dallo spogliatoio,
diretto nel suo conosciuto terrazzo.
Kagami, notando la cosa si chiese se in realtà andasse
davvero tutto bene.
Rimembrò la partita contro la Too e ciò lo
portò a seguirlo di nuovo.
Era vero che Kuroko gli aveva chiesto di stargli lontano ma non gli
avrebbe permesso di deprimersi in silenzio dopo aver ridato la speranza
a lui e alla squadra.
Si ritrovarono di nuovo nel terrazzo e Kagami ebbe una sensazione di
deja-vu.
Stava per mostrarsi quando una voce lo gelò sul posto.
" Le cose non vanno bene... Tetsu."
Si chiese dove fosse spuntato ma non riuscì a darsi una
risposta.
" Aomine-kun... ho ancora qualcosa da giocare prima di arrendermi."
Il moro annuì ma tese le labbra in un sorriso amaro " E se
neppure quelli dovessero funzionare?"
Il pallido colorito di Tetsuya si fece ancor più cinereo "
Non permetterò al Seirin di perdere."
" Quindi sei disposto ad usare anche quello?"
Il ragazzo annuì ma non sembrava felice " Se
porterà alla vittoria del Seirin, si. Ho già
fatto quell'errore una volta, non posso permettere che si ripeta."
Dire che Kagami non ci stava capendo nulla era il minimo.
Non capiva davvero di cosa parlavano ma in quel momento l'unica cosa
che gli importava era la troppo poca distanza che c'era tra Aomine e
Kuroko .
Vide il moro scompigliargli affettuosamente i capelli e lo
sentì mormorare " Spero che non debba farlo... non mi piace
l'idea che tu ci stia così male."
" Speriamo... grazie Aomine-kun..."
Daiki fece una faccia infastidita " Cavolo Tetsu! Ci conosciamo da
quattro anni! Non è ora che mi chiami per nome?"
"No" rispose il ragazzo semplicemente e in risposta ebbe una risata.
" Devo andare Aomine-kun."
"Va bene..."
E Kagami si eclissò.
**************************************************************
5 Minuti dalla fine del
terzo quarto.
Time out Rakuzan.
Ce l'aveva fatta. Tetsuya lo aveva riscritto.
Aveva sovrascritto del tutto la sua misdirection rendendolo
inutilizzabile.
Per un qualche motivo si sentiva sia sconfitto che orgoglioso.
Sorrise e quel gesto non sfuggì ad Akashi.
La rabbia montò.
Si alzò piazzandosi davanti a lui.
"Posso ancora utilizzarti."
Il suo modo di parlare non ebbe la reazione sperata.
Non ebbe alcuna reazione.
"Fai come vuoi."
- Perché?
Perché non reagisci mai con me?- non lo disse
decidendo che se voleva continuare su quella strada, allora sarebbe
stato implacabile.
Non avrebbe guardato in faccia a nessuno e avrebbe vinto, in modo che
Chihiro si rendesse conto della sua immensa superiorità e
gli portasse rispetto, lo ammirasse.
Avrebbe battuto il Seirin. Avrebbe battuto Kuroko. E chiunque si fosse
messo sulla sua strada.
Nel momento in cui Chihiro capì quello che aveva fatto
Akashi, per la prima volta la rabbia prese il posto dell'indifferenza.
Lo stava usando nel vero senso del termine.
Akashi sorrise amaramente quando incontrò la gelida ira del
compagno.
Una reazione.
**********************************************************************
40 secondi alla fine del
terzo tempo.
Stavano andando bene,nonostante tutto.
Izuki aveva battuto in intelligenza e furbizia Hayama.
Koganei era riuscito a far tremare Mibuchi.
Ora non poteva più tirarsi indietro. Aveva quattro falli ma
era il capitano.
Non poteva restare in panchina a guardare.
Tutta la sua squadra si stava impegnando sputando sangue pur di vincere.
Inoltre avevano tutti un motivo per non poter perdere.
Il suo sguardo cadde su Teppei che, nonostante non lo mostrasse
apertamente, sapeva stesse soffrendo come un matto.
Quella sarebbe stata la loro ultima partita assieme.
Non si poteva concludere con una sconfitta , quando la vittoria era
così vicina.
Tolse l'asciugamano dalla testa e chiese a Riko di poter entrare.
In qualche modo aveva capito la meccanica di tiro di Mibuchi ed era
arrivato il momento di riunirsi alla squadra.
<< Cambio per il Seirin ! Esce il N.6 ed entra il N.4!
>>
Ci furono esclamazioni di stupore.
Non se ne stupì.
Aveva quattro falli dopotutto.
Vide l'espressione affranta sul volto di Koganei quando gli diede il
cambio e prese sulle sue spalle anche lo forzo del compagno
nell'aiutare.
Non avrebbe permesso che finisse tutto così. Rendendo
inutili i loro sforzi.
Avrebbero vinto.
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9: 54 minuti alla fine
della partita.
Il capitano aveva tirato e segnato come se non avesse neppure visto
Mibuchi.
Non poteva permettersi di sbagliare.
Aveva un presentimento.
Un brutto presentimento.
Lanciò un'occhiata a Teppei e quella brutta sensazione si
accentuò.
- Probabilmente starai
pensando "Visto che
é l'ultima, non devo pensare al dopo... devo combattere fino
a che la mia gamba non cadrà a pezzi!" Sbaglio?-
Quelle parole lo terrorizzavano perché comprendeva che la
possibilità che l'amico compiesse quella scelta erano
altissime.
In qualche modo però, il colpo che gli aveva dato Riko sulla
schiena gli aveva azzerato i pensieri rendendo la sua mente abbastanza
fredda da impedire a Mibuchi di fare canestro.
Nel momento in cui vide Teppei lottare per quel rimbalzò
capì che non avrebbe protetto la sua gamba e non
poté far altro che accettare la sua decisione, nonostante
fosse terribilmente doloroso vagliare la possibilità di non
poter più giocare assieme.
Si ritrovò ad incitarlo senza neppure sapere come.
Kiyoshi recuperò la palla in modo pericoloso per la sua
gamba e la lanciò a Kagami che la infilò come da
dovere nel canestro.
Di nuovo uno scontro contro Mibuchi e la disperazione nella
consapevolezza di dover fermare quel tiro a tutti i costi.
Gli faceva davvero male la schiena...
Possibile che Riko lo avesse colpito così forte?
No, probabilmente gli aveva trasferito tutto: i suoi sentimenti e
quelli della squadra.
Grazie a quel colpo era come se il suo corpo fosse percorso da un
enorme fuoco che avrebbe usato per fermare quel tiro.
“Non me e frega un cazzo se sei uno dei Generali, uno del
Rakuzan o se sei più forte di me! Comunque
fermerò quel tiro costi quel che costi!”
E così fu.
***********************************************************************
8:50 minuti dalla fine
della partita.
Lo avevano deluso tutti, nella squadra.
Chihiro per primo e ancora gli bruciava.
Non aveva bisogno di loro. Poteva benissimo farcela da solo.
Ora nessuno avrebbe più potuto fermarlo.
La sua Zone si attivava nel momento in cui i suoi compagni non gli
erano più di alcuna utilità e la condizione era
stata soddisfatta.
Avrebbe vinto da solo, come sarebbe dovuto essere fin dall'inizio.
Lui era Assoluto.
*********************************************************************
8:21 minuti alla fine
della partita
Non ci riusciva.
Akashi lo superava facilmente come se stesse respirando e il guardiano
della porta gli impediva di accedere a livello successivo.
Senza che se ne accorgesse , Tetsuya gli si avvicinò.
“ Kagami-kun... per una volta, perché non ti
arrendi?”
Quella frase, detta proprio da lui, azzerò qualsiasi
facoltà intellettiva nel suo cervello.
E non fu l'unico a rimanere scioccato.
“ Che diavolo stai dicendo?! Dopo aver fatto
tanto...”
Kuroko scosse la testa.
“ Non parlavo della partita, ma di continuare a combattere da
solo. Hai un fardello troppo grande da portare, anche se ci affidiamo a
te... Perciò permettimi di aiutarti.”
Rimase per qualche secondo scioccato da quelle parole ma si riprese
presto “ Non posso farlo. Posso farcela da solo! Ci
riuscirò in qualche modo. Ho bisogno solo di un altro po' di
tem-”
In quel momento capì cosa intendeva.
Non era giusto quello che stava facendo.
Non era la prima volta che non riusciva ad aprire una porta.
Anche se non ci riusciva doveva dare comunque il massimo con i mezzi
che aveva.
Sorrise all'idea di poter condividere qualcosa con Kuroko e
ciò gli fece sperare che non fosse troppo tardi per loro.
“ Ho capito. Credo che per stavolta accetterò il
tuo aiuto. Battiamo assieme Akashi!”
**************************************************************************
5:10 minuti alla fine
della partita.
Time out Rakuzan.
Kuroko era riuscito ad usare il suo quasi occhio dell'imperatore,
ad anticipare Kagami e a rubare la palla ad Akashi permettendo poi al
primo di segnare.
La luce e l'ombra del Seirin erano riusciti a sconfiggere l'Imperatore
Assoluto che ora non riusciva più a farne una giusta,
costringendo l'allenatore a richiedere un time out.
Quella vista aveva fatto andare fuori di testa Mayuzumi dalla rabbia.
Interruppe il mister che stava per sostituire Akashi e gli si
parò davanti.
“
Sei patetico.”
Quelle parole fecero trattenere il fiato a tutti i presenti sulla
panchina, mister compreso.
Nessuno si era mai permesso di dire parole del genere ad Akashi, ma lui
non era nessuno.
“Cosa vorresti? Che ti confortassimo? Non farò
nulla del genere. Non é proprio una cosa da me, ma in
compenso mi lamenterò. Prima hai fatto tanto lo
sbruffone ed ora sei ridotto in questo stato? Non ti riconosco
più. Sei completamente diverso dalla persona che ho
conosciuto quella volta sul tetto.
Perciò … tu
chi sei?”
In quel momento Mayuzumi aveva solo espresso il suo pensiero .
Non conosceva l'animo di Akashi, ma fece comunque scattare qualcosa.
Seijuro Akashi, nato da una famiglia importante.
Per questo motivo ricevette un educazione severissima, dedita al
successo e colui che ne fu artefice, fu suo padre.
Appena ebbe abbastanza anni da saper camminare e comprendere la sua
posizione sociale, iniziò la sua educazione da bambino
dotato.
Nulla di tutto questo era di sua scelta.
L'unica che aveva a cuore la sua fanciullezza era sua madre e fu
proprio lei a convincere suo padre a lasciargli un po' di tempo libero
da dedicare al basket.
Essendo dotato anche negli sport divenne subito molto bravo.
Il suo unico divertimento in una vita di doveri.
Al suo quinto anno di elementari perse sua madre per un'improvvisa
malattia e questo gli causò un enorme dolore.
Ad aggiungersi alla sua infelicità ci fu il dover
primeggiare in ogni materia e più cose imparava e
più glie ne venivano insegnate.
In quel momento sentì come se ci fossero due persone al suo
interno. Quella che andava a scuola e quella che tornava a casa.
Arrivò alla Teiko il cui motto del club sportivo era
:Vittoria.
Entrò facilmente a far parte della prima squadra e l'unica
cosa che voleva era poter continuare a giocare con i suoi compagni
senza troppi pensieri, ma anche quello durò poco.
Il mister si dovette ritirare per una malattia e il motto della squadra
iniziò a pesargli enormemente sulla testa, facendo emergere
quel lato del suo carattere che pareva uscire solo tra le mura
domestiche.
La prima volta che rischiò di perdere, il suo altro io prese
il suo posto surclassando completamente la sua altra
personalità, quella per cui la vittoria non era una cosa
indispensabile per sopravvivere.
Il suo vero io fu spinto in profondità e pareva non dover
più riaffiorare.
Fino a quel momento
.
Aveva pensato che se uno dei suoi vecchi compagni fosse riuscito a
battere il suo fratellino, quello sarebbe scomparso, lasciandogli
finalmente il pieno possesso del suo corpo.
Eppure non ci riusciva.
Non riusciva davvero a perdere.
Così il suo vero io tornò in superficie,
spingendo verso il basso l'Imperatore.
“ Coach... mi dispiace ma le chiedo di lasciarmi
giocare.”
Si alzò sorridendo per la prima volta dopo anni,
sinceramente.
Chissà se era perché il suo avversario era
Kuroko.... che sentiva la necessità di continuare a giocare.
Aveva sempre avuto un rapporto speciale con lui.
Era stato colui che aveva scoperto la sua abilità e Akashi
aveva sempre avuto una certa preferenza verso Tetsuya. Era stato
l'unico a rifiutare il progresso indiscriminato.
L'unico a non lasciarsi travolgere dal potere.
Lo aveva sempre affascinato. Si sentiva in un qualche modo legato a
quell'ombra.
Ora vi era legato a doppio filo.
Chihiro era per un qualche motivo legato a Kuroko.
Avevano qualcosa in comune finalmente.
Questa voglia di vittoria era oltre ogni suo controllo.
Fissò il volto stupito di Chihiro e il sorriso si
ampliò “ E' strano che tu mi chieda chi sono.
Sono Akashi
Seijuro,ovviamente.”
**************************************************************************
5:07 minuti alla fine
della partita.
Quando gli aveva rivolto quelle parole , Tetsuya aveva sentito un peso
che si portava dalle medie, volare via.
Rivedere il vero
Akashi era stato un sollievo.
Non riusciva più a fermarlo soprattutto ora che sia lui che
tutti gli altri membri del Rakuzan erano entrati nella Zone.
Fissò lo sguardo in quello di Chihiro e sospirò
di sollievo nel non scorgerci nessuna voglia di potere.
Erano al limite.
Nessuno di loro riusciva più a gestirli.
Anche lui si stava per arrendere.
Avrebbe dovuto violentare se stesso, di nuovo.
Poi accadde.
Un urlo. Il suo
urlo.
Shigehiro era venuto a vedere la sua partita, giocava di nuovo a basket!
Presto anche gli altri della Generazione dei Miracoli a partire da
Aomine, iniziarono ad acclamarli.
Le loro voci entrarono nei cuori di ognuno di loro dando nuova carica
ai corpi distrutti dalla stanchezza.
E alla fine Kagami ci riuscì.
Aprì quella maledetta porta, scoprendo che l'unico a farvi
la guardia era lo stesso Tetsuya. E anche la nuova trance era qualcosa,
per una squadra come la loro, molto familiare.
Un sincronizzarsi attraverso uno sguardo di Kagami .
Il combattere tutti assieme.
*************************************************************************
00:00 Partita Conclusa.
Vincitore: Seirin.
Era finita.
Avevano vinto e ancora non riuscivano a crederci.
Senza rendersene conto, Kagami aveva stretto Kuroko a se mentre la
voglia di baciarlo stava quasi per superare tutto.
Era stato grazie a lui se avevano vinto. Oggi, come nelle altre partite.
Era sempre stato il suo sostegno.
Si sentì vuoto quando gli fu tolto dalle braccia ma si disse
che avrebbe avuto tempo per parlargli.
Presto sarebbe stato suo e avrebbe potuto vantare dei diritti concreti
su di lui.
Era finita.
Era finita e l'unica cosa che voleva in quel momento era mettere mano
al telefono e sapere come andava in ospedale.
Si ritrovò senza sapere come a stringere la mano ad Akashi e
a promettergli di scontrarsi ancora.
Riuscì ad eclissarsi e a sfuggire da altri abbracci.
Si diresse verso lo spogliatoio, dopo aver stretto tra le mani la coppa.
Come previsto lo trovò vuoto; prese il cellulare e
digitò il numero di Kasamatsu- san.
<< Kuroko....
é finita la partita?>>
“ Si Kasamatsu- san, abbiamo vinto.”
Il ragazzo dall'altro capo si complimentò freddamente con
lui ma non se la prese.
“ L'operazione é finita?”
<< Si...
é andata bene secondo i medici, ma sarà il tempo
a decidere. >>
“ Capisco.” Il sollievo era totale tanto quanto la
felicità a quelle parole.
Silenzio.
<< L'idiota
ha chiesto di te.>> Secco e conciso. Tipico
del senpai.
“ Arrivo appena posso.”
<< Va
bene. A dopo.>>
Chiuse la chiamata e sentì le gambe cedere.
Il cuore aveva accelerato improvvisamente mandandolo in tachicardia,
mentre tutta la stanchezza che aveva accumulato in quegli ultimi due
mesi gli ricadeva addosso come macigni.
Ora poteva tornare a respirare.
Non letteralmente ovviamente.
Gli pareva di aver vissuto trattenendo il respiro, da quando aveva
scoperto che l'infortunio di Kise-kun era più grave del
previsto.
Si accasciò sulle panchine di legno e si prese il volto tra
le mani mentre le labbra gli si stiravano in un sorriso.
“ Kuroko?”
La voce di Kagami gli arrivò ovattata alle orecchie e quasi
sospetto di essersi appisolato in quei pochi minuti.
Alzò il volto dalle mani e fissò gli occhi in
quelli sereni del rosso che gli sorrideva.
“ Che fai qui da solo?”
“ Avevo bisogno di un po' di calma.”
“ Capisco.”
Calò un silenzio imbarazzante in cui Kagami, nonostante si
fosse ripromesso di confessarsi, ora che era lì
non riusciva a spiccicare parola.
“ Kagami-kun... mi volevi dire qualcosa?”
Taiga prese un bel respiro e stava per parlare quando fu interrotto da
una voce proveniente dalla porta.
“ Tetsuya?”
Angolo dell'autrice:
Ecco finito un altro capitolo.
Mi dispiace ma a parte qualche insinuazione velata qua e
là, le novità saranno la maggior parte
nel prossimo capitolo!
I minuti della partita sono ripresi dalle scene nel manga .
A presto!!
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Capitolo 8 *** Rhianna e Alcool il Ritorno. ***
Rhianna e Alcool il Ritorno.
" Tetsuya?"
Kagami si
voltò verso quella voce e quello che vide lo
scioccò: Mayuzumi Chihiro era stagliato sulla porta, un
sorriso che gli stirava il volto.
" Mayuzumi?!"
Perché lo
chiama per nome?
Cosa vuole da Kuroko ?
Si conoscono ?
Mille domande del
genere viaggiavano nella testa di Taiga. Domande che cercavano invano
una risposta, vagando nel vuoto.
"Ah Kagami.... ti
dispiace se ti rubo Tetsuya per un po'?"
Il rosso
spalancò gli occhi per quella confidenza con cui si
rivolgeva a Kuroko.
Si conoscevano, nessun
dubbio. Lo poteva vedere da come brillavano gli occhi di Tetsuya alla
vista di Chihiro.
" Kagami-kun, ti
dispiace? Parleremo più tardi..." senza rivolgergli un altro
sguardo seguì Mayuzumi fuori dallo spogliatoio, lasciando
Kagami da solo con mille quesiti da risolvere e un senso di sconfitta
che gli lacerava l'animo.
Si sentì
all'improvviso avvolto dall'abbraccio del ragazzo e sorrise confortato,
di sentire di nuovo quel calore dopo tanto tempo.
"Tetsuya... mi sei
mancato."
Kuroko lo strinse a
sua volta " Anche tu.... sono passati tre anni, dopotutto."
"E' vero... e sono
contento che tu non abbia smesso di giocare. Mi hai spaventato quando
mi hanno detto le tue intenzioni sei mesi fa e mi sono precipitato qui
, per vedere che era successo."
Strinse la presa. "
Eppure non ti sei fatto vedere e ti sei unito al Rakuzan."
Non c'era accusa nella
voce. Solo pure constatazione.
Chihiro lo
scostò un po' da se e lo fissò negli occhi " Sai
che non potevo avvicinarmi o sarebbe stato pericoloso..."
Kuroko
annuì e nascose di nuovo il capo sul suo petto.
Gli era mancato.
Eccome.
Erano tre anni che non
lo vedeva eppure gli parevano secoli.
" Che ne dici se ti
offro da bere e festeggiamo la tua vittoria?"
Sospirò.
Gli dispiaceva rifiutare ma non poteva fare altro. " Mi dispiace ma ora
devo andare a trovare un amico in ospedale... perché non
vieni con me? Te lo vorrei far conoscere... dalla prossima settimana
inoltre vivrà da me..."
Mayuzumi
sgranò gli occhi a quelle parole " E' grave?"
Tetsuya sorrise e
scosse la testa sollevato dal poter finalmente dire " No , ormai
è fuori pericolo."
" Ok allora. Voglio
proprio conoscere questo amico che é riuscito ad infilarsi
in casa tua!" gli rispose l'altro sorridendo.
Kuroko lo
guardò male " Non si è infilato ... sono stato io
a proporlo, per la sua salute."
" Allora é
ancora più miracolato!"
" Sei irritante."
Mayuzumi rise, forse
per la prima volta genuinamente da quando era tornato in Giappone.
Avere a che fare con
il carattere scontroso e criptico di Tetsuya era come un balsamo per i
suoi mille pensieri.
Era l'unico che
riusciva a farlo stare bene.
Dietro l'angolo, un
altro ragazzo aveva ascoltato tutta la conversazione stringendo i pugni
dalla frustrazione.
Il senso di sconfitta
provato in campo si stava ingigantendo, ma non era tipo da arrendersi
alle prime difficoltà, lui.
Akashi Seijuro non si
arrende mai.
Sarai
mio!
L'incontro tra Chihiro
e Kise era stato abbastanza pacifico e si erano presi entrambi in
simpatia, con sollievo da parte di Kuroko, che inoltre aveva trovato
abbastanza bene il biondo.
Restarono al suo
capezzale fino a quando un infermiera non li sbatté fuori
perché avevano superato l'orario di
visita.
Solo quando si
ritrovò sul marciapiede davanti all'entrata dell'ospedale,
Tetsuya si permise di gettare fuori tutta la tensione accumulata,
poggiandosi stancamente alla parete e chiudendo gli occhi.
Chihiro gli si
avvicinò preoccupato “ Mi dispiace”
A fatica il ragazzo
riaprì gli occhi e lo fissò confuso, lo sguardo
un po' velato “ Di cosa?”
“ Di non
essere stato al tuo fianco in questi anni. Sono tuo
….” ma fu interrotto da una mano che gli
tappò le labbra “ Lo hai detto anche tu... non
potevi esporti o sarebbe stato pericoloso. Sono forte, lo
sai...”
Mayuzumi lo
fissò.
Si, era forte ma anche
lui poteva cedere. Non era invincibile.
“ Allora,
l'invito di festeggiare é ancora aperto?”
Chihiro si
aprì in un sorriso “ Ovvio che si...”
Tetsuya lo
fissò un po' perplesso “ Ti ricordi che hai appena
perso contro di me, vero?”
Il ragazzo
scrollò le spalle “ Quisquilie!”
“ Sei
incredibile! Comunque niente alcool... ho scoperto che lo reggo
poco...”
La risata dell'altro
ragazzo risuonò nell'aria.
Aveva rifiutato
l'invito da parte della squadra di festeggiare.
Non se la sentiva
proprio di fare una cosa del genere quando l'unica cosa che voleva era
chiudersi in camera e sperare che quella giornata finisse presto.
Aveva colto lo sguardo
preoccupato della coach, unica sapere del suo piani confessarsi dopo la
partita, ovviamente dopo Tatsuya, ma l'aveva ignorata.
Non era in vena di
parlare con lei, sopratutto ora che lei e il capitano avevano rivelato
a tutti della loro storia.
Sentì dei
passi dietro di lui e non gli ci volle molto per capire di chi fossero,
così rallentò aspettando che lo raggiungesse.
“ Taiga
cos'hai?”
La voce preoccupata di
suo “fratello”, lo fece sussultare ma non
riuscì a spiccicare parola.
Non ci riusciva
davvero.
Aveva pensato sul
serio, dopo il modo in cui gli si era rivolto in partita, che le cose
si sarebbero potute sistemare ma ora aveva mille dubbi nella testa che
non sapeva come quietare.
Il solo ricordo di
Kuroko che se ne andava con Mayuzumi gli faceva andare il sangue al
cervello e le solite domande tornavano a fargli visita:
Chi era lui per Kuroko?
Perché
quest'ultimo non aveva detto che lo conosceva?
In che rapporti erano?
“ Taiga!
Solo un militare cammina a questo ritmo! Ma non sei stanco?”
La voce di Tatsuya lo
raggiunse e lo scosse di nuovo.
“
Scusami...”
Erano arrivati in un
parco isolato e Taiga decise che era il caso di fermarsi, visto il
fiatone che aveva il fratello.
Si sedette su una
delle panchine di legno e fu subito seguito da Himuro che vi si
gettò sollevato dal poter ricevere un po' di riposo.
Passarono i minuti ma
Taiga non aveva accennato ad emettere un suono, così decise
di nuovo di cavargli le parole con le tenaglie.
“ Che
é successo con Kuroko-kun?”
Kagami
sussultò, dandogli solo delle conferme. Era così
semplice capirlo.
“ Lo sai che
posso aspettare anche tutta la notte vero?”
Era una specie di
minaccia e Taiga era consapevole che non stava scherzando.
“ Ti ha
rifiutato?”
Tatsuya
attuò la tecnica via il dente via il dolore, ma non
sorbì l'effetto dovuto in quanto Kagami sospirò
solamente.
“ Non mi
sono dichiarato...” gli rispose in un sussurro.
Himuro
sgranò gli occhi.
Ok, Taiga quando si
parlava di sentimenti era una frana, ma mai un codardo.
Glielo aveva giurato e
lui non aveva minimamente dubitato che lo avrebbe fatto.
Doveva essere successo
qualcosa che glielo aveva impedito.
“ Come
mai?”
Kagami rese un bel
respiro “ Stavo per farlo ma sono stato interrotto... da
Mayuzumi Chihiro.”
Tatsuya lo
fissò perplesso “ Il numero cinque del Rakuzan? E
che voleva?”
“ Parlare
con Tetsuya e lui lo ha seguito tutto contento prima ancora che potessi
dire qualunque cosa!”
L'ultima parte la
urlò quasi. Infine si voltò verso Himuro
“ Non so che pensare Tatsuya! Che devo fare?”
Himuro
fissò negli occhi il fratello e si rese conto di quanto
Taiga tenesse davvero a Kuroko e di quanto ora ci stesse male.
“
Taiga...” mormorò attirando la sua completa
attenzione “ In questo mese... ti sei mai pentito di quella
notte?”
“ No,
mai.” La risposta era stata così immediata che lo
fece sorridere “ Cioè... non mi sono mai pentito
di essere stato con lui... ma di quello che é successo dopo
si. Mi pento di non aver capito subito e così di avergli
permesso di allontanarmi.”
Gli piacque quello che
aveva appena detto.
“ Quindi
dimmi... hai intenzione di arrenderti?”
Kagami
sgranò gli occhi.
“ Hai
intenzione di lasciartelo portare via?”
La determinazione che
vide nei suoi occhi fu la sua risposta.
“
Non lascerò Kuroko a nessuno.”
Tatsuya si
avviò verso casa con il sorriso stampato sulle labbra.
Certo, gli dispiaceva
aver visto Taiga in quelle condizioni ma era anche piuttosto certo che
le cose, presto si sarebbero rimesse a posto e che anche il fratellino
avrebbe trovato la stabilità sentimentale.
Se qualcuno gli avesse
mai chiesto chi ci vedeva bene accanto a Kagami , la sola risposta che
gli veniva in mente era sempre la stessa : Kuroko Tetsuya.
Era l'unico in grado
di calmarlo, di tenergli testa e di farlo ragionare. Ma anche di fargli
fare cose folli.
Probabilmente sarebbe
stato l'unico che avrebbe accettato al suo fianco.
Girò la
chiave nella serratura e non si stupì di trovarla aperta.
Una donna, bionda,
mezza nuda e con gli occhiali gli saltò addosso.
Si chiese come avesse
fatto Alex a spogliarsi lampo, visto che era anche lei alla partita.
Sorvolò in
quanto trovare una risposta ad Alex era come chiedersi se ci fossero
gli alieni su Venere.
“ Tatsuya!
Devo dire che il tuo compagno di squadra é abbastanza
scortese! Non mi ha offerto neppure un dolcetto!”
Himuro alzò
un sopracciglio a quelle parole e dalla mole della donna ne scorse un
altra, decisamente visibile, spaparanzata sul su divano a riempirglielo
di briciole con l'ennesima busta di biscotti scovata chissà
dove.
“ Atsushi...
che ci fai qui?”
Non si ricordava di
aver messo sulla sua porta il cartello “ MI CASA ES TU
CASA” ma sorvolò ormai sconfitto dal fatto che
avrebbe passato al notte insonne con quei due.
“
Muro-chin...avevo fame.”
Gli venne da
schiaffarsi una mano sulla faccia ma evitò di lasciarsi
cinque dita sulle guance.
“ Ho
capito.... preparo la cena...”
Nonostante i suoi
buoni propositi, si ritrovò al secondo boccale di birra
senza sapere come.
Strano
però, che quella riusciva a reggerla abbastanza bene.
Ovviamente bisognava
sorvolare sul fatto che aveva voglia di un altro boccale e che stava
per ordinarlo, quando Chihiro gli ricordò che non reggeva
così tanto bene l'alcool e che aveva deciso di non sfidare
la sorte un'altra volta.
Sbuffò
insoddisfatto ma accettò il consiglio, mentre vedeva l'altro
ordinare il suo quarto boccale e buttarlo giù come se fosse
acqua.
Cercò di
rubargliene un sorso ma il più grande fu lesto a
sottrarglielo, emettendo una risata leggera.
Gli arrivò
un messaggio e si maledisse ricordando che aveva invitato i bambini ma
che si era completamente scordato di salutarli prima di andare
all'ospedale.
Sperò che
non ci fossero rimasti troppo male e digitò i suoi
ringraziamenti a Jinnie che li aveva accompagnati, promettendo di
passare all'orfanotrofio il giorno seguente.
“ Kuro-
chan!”
Improvvisamente una
voce lo fece sussultare sentendosi chiamare.
Si voltò
ritrovandosi davanti una chioma nera leggermente lunga e due occhi neri
da gatto.
“
Takao-san... come mai qui ?” gli chiese facendogli spazio
Il moro
alzò le spalle “ Avevo voglia di affogare i dolori
nell'alcool...” gli rispose evasivo accomodandosi accanto a
lui.
Tetsuya
alzò un sopracciglio perplesso immaginando la persona
protagonista ma non voleva essere invadente.
Eppure il ragazzo
sembrava davvero aver bisogno di parlare.
Notò
qualcosa di strano sul volto di Takao e quando comprese che era un
livido sgranò gli occhi.
“Takao-san?!
Hai fatto a botte?” disse ordinando per sé
– sotto lo sguardo di rimprovero di Chihiro-
e per Kazunari
qualcosa di leggermente più forte della birra.
“
Più o meno...”
Alla fine decise che
invadente o no, sarebbe stato Takao a decidere se rispondergli.
“ Che
è successo?”
Il moro
sospirò “ Mi sono dichiarato a Shin-chan e lui in
risposta mi ha dato un pugno... tipico di Shin-chan!”
Stavolta furono in due
a dilatare le pupille e quando arrivò il cameriere, Chihiro
ordinò qualcos'altro mentre Kuroko si scolò tutto
il bicchiere cercando di schiarirsi la mente e ottenendo l'effetto
opposto. Il liquido gli bruciò la gola ed iniziò
ad avere caldo.
Che diamine si era
preso?
Aveva
ordinato la prima cosa che gli era parsa abbastanza forte senza neppure
leggere seriamente gli alcolici che conteneva.
Iniziò
a vedere luci strane che viaggiavano attorno ala testa di Takao e si
chiese perché le stelle avevano deciso di fare un balletto
attorno al moro.
Quando comprese che
erano allucinazioni dovuti al troppo alcool che gli circolava nelle
vene, scostò disgustato il bicchiere da davanti a se, sotto
lo sguardo divertito di Chihiro che sorseggiava la sua bibita
lentamente per ritardarne gli effetti.
Takao dal canto suo
aveva buttato giù il secondo bicchiere mentre le guance gli
si colorivano leggermente di rosso e gli occhi si trasformavano in due
pozze lucide.
“ Takao
san... non credo che bere così tanto ti farà
bene...” gli mormorò anche lui un po' confuso.
Chihiro emise un verso
sprezzante ma Tetsuya lo ignorò .
“ Ma
é così buono Kuro-chan~”
Kuroko
sospirò “ Credo che per questa sera sia il caso
che dormiate entrambi da me... non penso che Takao-san sia in grado di
tornar a casa da solo.”
Chihiro
asserì.
Fortunatamente avevano
scelto un bar vicino casa di Tetsuya così avrebbero dovuto
fare solo qualche metro prima di arrivare.
Sulla strada del
ritorno si ritrovarono a doversi incollare il peso del moro sulle
spalle mentre questo cantava malamente Rhianna.
“ And i hate how much i love you
boyyyyy!”
Dopo essei subiti
dall'inizio alla fine Rhianna e le sue paturnie mentali, erano riusciti
finalmente a mettere a letto Takao che si era addormentato come un
bambino subito dopo aver toccato il cuscino.
Emettendo un sospiro
sollevato Tetsuya si gettò sul divano prendendosi tra le
dita le tempie e cercando di alleviarne il pulsare.
Chihiro gli si sedette
accanto appoggiando la testa e chiudendo gli occhi.
“ Non
pensavo di poter mai vedere Takao-san in quello stato...”
iniziò Tetsuya “ E non credevo neppure che
Midorima avrebbe reagito in quel modo... non mi pare un azione da
lui.”
Chihiro
riaprì gli occhi e lo fissò “ In
effetti anche se non lo conosco bene quanto te... mi ha dato l'
impressione di una persona controllata fin nelle ossa.”
“Più
o meno...” gli rispose Tetsuya stendendo le gambe verso il
basso e piegandosele poi al petto cercando di liberarle dalla
pesantezza che si sentiva addosso.
“ Mi
é sembrata che ci fosse tensione con Kagami nello
spogliatoio...” se ne uscì tutto d'un tratto
Chihiro, prendendolo del tutto alla sprovvista.
“ E'
vero....” gli rispose comunque dopo essersi ripreso.
“
C'è qualcosa tra voi due, vero?”
Tetsuya stavolta ci
mise un bel po' prima di rispondere, vagliando le parole adatte da
usare.
“ Sono
innamorato di lui...” alla fine aveva deciso di essere chiaro
e diretto come lo era sempre stato.
Mayuzumi non parve
molto sorpreso, anzi.
“ Lo
immaginavo...”
Tetsuya si
voltò verso di lui guardandolo curioso “ Da
cosa?”
Chihiro
fissò il soffitto per un attimo “ Dal fatto che ti
conosco da quando sei nato … e da come ti muovi ... da come
cerchi la sua figura in campo, e fuori anche.” Kuroko non
disse nulla, in quanto era la pura verità e non sarebbe
stato così ipocrita da negarlo. Inoltre solo un occhio
attento come quello di Chihiro avrebbe potuto notare quei particolari.
“ Da come lui fa lo stesso con te...”
finì poi facendogli alzare il volto di scatto di nuovo verso
di lui.
“ Si vede
lontano un miglio che lui prova qualcosa per te di
un'intensità eguale...”
Il silenzio gli venne
in risposta.
Tetsuya non aveva
detto più una parola per un bel po' “ L'unica cosa
che non capisco è perché non siete già
assieme...”
Kuroko prese un bel
respiro prima di rispondere “ Siamo stati a letto assieme se
questo può rallegrarti.”
La buttò li
con indifferenza, mentre tutti i ricordi tornavano alla mente e il suo
respiro accelerava impercettibilmente.
Il cuore si strinse al
pensiero delle braccia del rosso attorno alla sua schiena, gli occhi
nei suoi mentre lo baciava per fargli vedere tutto quello che stava
provando in quel momento. L'intensità dei suoi sentimenti.
E lui l'aveva visto,
eccome se lo aveva fatto. Dopotutto Kagami-kun era pur sempre un libro
aperto. Eppure non era stato abbastanza. Aveva bisogno di conferme, di
rassicurazioni. Non avrebbe mai iniziato una relazione, con la
consapevolezza anche se minima che potesse trasformarsi in qualcosa a
senso unico.
Chiuse gli cercando di
scacciare quei pensieri nocivi e lentamente tornò a poggiare
il capo alla spalliera del divano, sotto lo sguardo preoccupato d
Chihiro.
“Ma?”
Riaprì gli
occhi e li fisso in quelli di Mayuzumi che non si scompose
più di tanto, ora abituato a quello sguardo.
“ Ma non era
sicuro di amarmi... e non potevo rischiare.”
Si maledisse in quel
momento, Chihiro.
Ripensò
alla situazione che aveva trovato nello spogliatoio e non ci voleva
molto per comprendere le intenzioni del numero 10. Era stato
così contento di aver rivisto Tetsuya da non notare la
situazione che regnava prima del suo arrivo.
“ Ed ora?
Probabilmente voleva dichiararsi prima che io vi
interrompessi...” nel suo tono vi erano intrise le sue
più sincere scuse.
Tetsuya
tornò a fissare il soffitto “ Se è
così allora dovrà solamente trovare il coraggio
di farlo di nuovo...”
Mayuzumi scosse la
testa e raggiunse Tetsuya nel suo fissare il soffitto bianco.
Era sempre stato
così il suo Tetsuya: dannatamente razionale e passionale
assieme.
Era la persona a cui
più voleva bene e verso cui più si sentiva in
colpa.
Quasi rimpiangeva
l'impossibilità di diventare il suo ragazzo.
Scoppiò a
ridere silenziosamente e se Kuroko se ne accorse non lo diede a vedere,
probabilmente attribuendolo ai postumi dell'alcool.
“Ryouta
é molto simpatico...” gli disse alla fine
cambiando discorso.
“ E' un
idiota.... ma si lo é” gli rispose a sua volta
Tetsuya stendendo le labbra leggermente.
“ Non
é carino che tu insulti liberamente i tuoi amici,
Tetsuya...” lo rimproverò corrugando le
sopracciglia.
“ Non lo
conosci ancora bene... poi vedrai.”
Lo vide socchiudere
placidamente gli occhi e solo in quel momento tutta la fatica per la
giornata gli cadde addosso lasciandolo quasi senza forze.
“ Andiamo a
dormire ...” gli disse trovandolo subito d'accordo e
trascinandoselo in camera.
La camera d'ospedale
era molto affollata quel giorno.
Tetsuya si era
portato, oltre a Chihiro anche Takao, reputando fosse meglio tenerlo
d'occhio in quei giorni, prima che decidesse di ricambiare l'affronto
ricevuto da Midorima.
A loro si erano subito
allegati Jinnie con i bambini, entusiasti di poter uscire
dall'orfanotrofio e poter rivedere Ryouta che avevano conosciuto
qualche settimana prima.
Nel mezzo della
confusione Kuroko ne approfittò per avvicinare un medico e
chiedergli le condizioni dell'amico.
“ E' stabile
e pare che la gamba non abbia avuto alcun rigetto, quindi possiamo
permetterci di essere positivi. Se frequenterà regolarmente
la fisioterapia ci sono buonissime possibilità che guarisca
del tutto.”
Quelle parole lo
rassicurarono ma c'era una cosa che gli premeva di chiedere:
“ Se tutto andrà bene …
potrà tornare a giocare a basket?”
Il medico lo
fissò per un po', poi gli sorrise rassicurante “
il suo amico é fortunato che questo infortunio sia capitato
adesso e non tra qualche anno. Il suo fisico é in continua
mutazione , quindi se seguirà le indicazioni del suo medico
sono certo che potrà giocare anche meglio di
prima.”
Ora si, che poteva
affermare con certezza che il peso dalle sue spalle era sparito.
La sola idea che Kise
non potesse più giocare era insostenibile quasi come se
fosse successo a lui. La rassicurazione che non sarebbe accaduto era
come se potesse tornare a vivere finalmente.
“Ovviamente
avrà bisogno del sostegno delle persone a cui tiene, ma vedo
quello non gli manca...” se ne uscì il medico
sorridendo mentre vedeva il proprio paziente ridere e scherzare con
Takao che anche lui pareva aver ritrovato il sorriso, almeno un po'.
Ripensò a
qualche sera prima e alla situazione pietosa in cui versava e non gli
piacque la sensazione che aveva provato.
Decise in quel momento
che lo avrebbe sostenuto.
Nella stanza, Takao
intercettò il suo sguardo.
Doveva molto a Kuro-
chan, ma anche Chihiro-san.
Era stata una fortuna
incontrarli quella sera. I suoi pensieri erano stati così
deprimenti che aveva seriamente preso in considerazione l'idea di
andare con il primo sconosciuto e cercare di dimenticare
quella terribile giornata.
Fortunatamente il
fato, era dalla sua.
Storse il naso a quel
pensiero che avrebbe fatto solo tornare a galla pensieri nocivi in cui
non si voleva immergere.
Aveva saputo da
Chihiro-san la situazione di stallo in cui versava Kuro- chan con
Kagami e nel momento stesso in cui l' aveva saputo i era ripromesso che
non lo avrebbe lasciato a combattere contro i demoni da solo.
Chissà,
magari aiutando lui avrebbe aiutato se stesso a superare la sua
delusione.
Qualche mese più tardi.
Chihiro rivolse
un'occhiata a ciò che succedeva in salotto e poi si diresse
verso la cucina con il mezzo intento di uccidere il secondo residente.
Dal giorno stesso in
cui avevano incontrato Takao in quel locale, era come se la loro
ristretta famiglia lo avesse adottato.
Praticamente stava
più a casa di Tetsuya – e da poco di Kise- che a
casa sua.
Kise invece era sulla
completa via di guarigione. Grazie anche al loro sostegno
– o almeno così affermava lui- la fisioterapia
stava andando alla grande e da un paio di giorni aveva anche tolto del
tutto le stampelle, mente la sedia a rotelle l'avevano venduta il
giorno stesso in cui il dottore aveva affermato che non ne aveva
più bisogno. Ci sarebbe voluto ancora un bel o' prima che
potesse tornare a giocare a livello professionistico ma i medici erano
ottimisti.
A
proposito di Kise....
Lo trovò
che tirava fuori altre due birre e riuscì fortunatamente a
fermare sul nascere quella sua malsana idea di farli ubriacare ancora
di più.
Gli tolse di mano le
lattine e le ripose nuovamente nel frigo "Mi avevi detto che andava
tutto bene..."
Il biondo lo
fissò mentre dall'altra parte della casa gli
arrivò chiara la voce atona di Tetsuya "Takao-kun almeno
impara per bene le parole."
" Infatti ho tutto
sotto controllo" obbiettò Kise semplicemente.
La vena sulla tempia
di Chihiro iniziò a gonfiarsi e a pulsare pericolosamente "
Ah si? E allora mi dici perché diavolo Tetsuya cerca di far
combaciare da dieci minuti pezzi di due puzzle diversi e Kazunari balla
e canta malamente Love The Way You Lie a ritmo di Just
Dance?! Come può questa definirsi una situazione sotto
controllo?!" Si bloccò un attimo notando una cosa gli
bloccò il respiro " Aspetta un attimo: quella nel lavandino
é una bottiglia di scotch ...Vuota?!"
Kise si
affacciò leggermente in salotto e fissò assorto
il casino che regnava nella stanza, come se si rendesse conto solo ora
delle patetiche condizioni in cui versavano i suoi due amici "Credo mi
sia leggermente sfuggita di mano..."
"Ma dai? " gli rispose
sarcastico l'altro mentre il dubbio che fosse poco lucido anche il
biondo gli si affacciava nella mente, ma lo eliminò subito
in quanto aveva già abbastanza problemi da risolvere per
quella sera senza che ci si aggiungesse anche lui " e vedi di darti una
mossa a portare loro un bicchiere d'acqua per diluire l'alcool!" Detto
questo tornò nel salone con l'intento di salvare il
salvabile.
Iniziò
semplicemente a sparecchiare il tavolo dalle lattine vuote, lanciando
di tanto in tanto delle occhiate preoccupate a Tetsuya che ancora una
volta, testardo come sempre, prese due pezzi diversi e li
avvicinò, cercando di incastrarli inutilmente.
Sospirò e
buttò tutta l'immondizia che era riuscito a sbaraccare,
perché se c'era una cosa che Chihiro non
sopportava proprio, era vedere una casa sporca. Gli prendeva
l'incredibile voglia di pulirla lui stesso anche se non era la sua.
Finito le pulizie
prese un bel respiro e stava per tornare di là quando si
ritrovò davanti un Tetsuya poco lucido e dallo
sguardo strano.
" Chihiro... dovresti
fermare Takao-kun... penso voglia spogliarsi" detto questo
tornò al suo amato tavolo immergendosi di nuovo nella sua
inutile impresa di trasformare con lo sguardo i pezzi di puzzle
incombaciabili in un bel paesaggio nevoso.
Mayuzumi si
portò entrambe le dita alle tempie iniziando a
massaggiarsele mentre in lontananza sentiva le voci ovattate di Kise e
Takao.
" Takaocchi non puoi
spogliarti davanti a noi... inoltre siamo quasi a dicembre!"
"Ma io ho caldo ~ "
Il martellare nella
sua testa aumentò.
Oh si, sarebbe
stata una lunga notte.
Qualche ora prima
Tetsuya.
Era gelato.
Non riusciva
in alcun modo a muovere un solo muscolo, per quanto volesse.
Lo sguardo
fisso in un punto preciso, senza che riuscisse a distoglierlo: in fondo
al viale , vi era la sua ossessione, mano per la mano con qualcuno che
di certo non era Alex e neppure Tatsuya.
Rideva e
scherzava e quando si abbassò per lasciargli un bacio sulla
fronte , decise che aveva visto abbastanza egli voltò le
spalle.
Qualche ora prima.
Kazunari.
La segreteria era un
luogo che aveva sempre mal sopportato, soprattutto per il personale
femminile quasi perennemente con gli ormoni sballati o inviperiti.
Quel giorno
l'avrebbe odiata ance di più
Aspettava una
semplice fotocopia quando la sua più grande maledizione si
presento dalla seconda tizia incazzata con dei documenti da registrare.
Non lo aveva
visto fortunatamente e lui stesso cercò di rendersi
invisibile appuntandosi di farsi svelare da Kuro- chan i misteri della
misdirection.
<<
Per quanto tempo? >> sentì la donna chiedergli.
Il ragazzo
occhialuto la fissò un attimo come indeciso sulla sua
decisione e poi mise fine al suo povero cuore.
<<
Sei mesi... tornerò a metà
dell'anno prossimo. >>
|
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Capitolo 9 *** La PCM e gli strani consigli. ***
Angolo dell'autrice:
Che dire ! In velocità mi sono superata! Speriamo
solo che anche la qualità sia buona.
Buona lettura!
Il PCM e gli strani consigli.
Si ritrovò, il mattino successivo, con un bel mal
di testa e la casa sottosopra.
Piegò le gambe e poi le flesse, alzandosi e gemendo di
dolore, ma non si arrese – non sia mai – e
riuscì a rimanere diritto senza bisogno di sostegni.
Fissò davvero male l'odiato impossibile puzzle che riversava
incompiuto sul tavolo.
Si guardò attorno: alla fine pareva che Chihiro avesse
rinunciato a dare una ripulita e aveva pensato bene di raggiungerli nel
sonno. Takao era stramazzato per terra mezzo seduto, con la schiena
poggiata al divano, in una posizione che doveva essere davvero scomoda.
Kise era spaparanzato sul parquet a quattro di bastoni e Chihiro si era
sistemato composto sulla poltrona.
Sentiva la schiena a pezzi e sinceramente non era convinto che le gambe
potessero reggergli.
Con la nausea che saliva, si diresse barcollante verso il bagno e
rigettò tutto quello che non aveva ancora mangiato.
Sentì una mano che gli reggeva la testa e non si sorprese
quando, dopo aver dato al water anche l'anima, alzò lo
sguardo e incrociò quello grigio di Chihiro che lo fissava
preoccupato.
Cercò di sorridergli malamente, ma non dovette essere
convincente, in quanto lo sguardo del ragazzo si scurì ancora
di più.
Sostenuto dall'altro si sciacquò in silenzio la faccia e si
lavò i denti, cercando di togliersi il sapore orrendo dalla
bocca.
“ Stai bene ?” gli mormorò dopo che si
fu asciugato il volto.
Annuì un po' incerto.
“ Ti vado a preparare un caffè...” gli
disse ma a quelle parole, il colorito di Tetsuya si fece ancora
più pallido e sembrò quasi sull'orlo di riprovare
un incontro faccia a faccia con il gabinetto.
“ Meglio una tisana...” si corresse alla fine
trascinandoselo in cucina, cercando di fare il minor rumore possibile.
Quando gli mise la tazza fumante davanti, Tetsuya la fissò
come se da un momento all'altro dovesse prendere vita e dichiarargli
guerra.
Se la immaginò trasformare i manici in mani e che gli
proponesse un duello a suon di cucchiaini.
Chiuse gli occhi cercando di ritrovare la dovuta sanità
mentale.
Aggrottò le sopracciglia, mentre rivalutava l'idea avuta
mesi prima di ospitare quei due sciroccati a casa sua.
La loro presenza stava avendo effetti deleteri sulla sua mente.
Li riaprì e la tazza era tornata alle sue fattezze normali.
Sospirò di sollievo mentre infilava lentamente le dita nei
due manici, attento a non bruciarsi, e si portava il liquido scuro alle
labbra.
Assaporò un po' disgustato la bevanda ma si costrinse, per
il bene del suo stomaco – che proprio non ne voleva sapere di
calmarsi-, di tracuggiarla tutta senza emettere un fiato.
Chihiro, che lo aveva fissato tutto il tempo, parve
soddisfatto solo quando vide la tazza completamente vuota e il colorito
dell'altro farsi un po' più roseo.
Sentì un vociare nel salone e dopo pochi minuti uno scarico
che veniva tirato, segno che il wc quel giorno aveva avuto a che fare
con molti amici. Gli altri due occupanti entrarono dopo poco,
richiedendo a Chihiro qualunque cosa che non facesse rivoltare il loro
stomaco.
Alla fine si ritrovarono tutti e tre, con una tazzona fumante -Chihiro
e Kise per lo più per solidarietà verso lui e
Takao- e un mal di testa coi fiocchi.
Erano praticamente un po' tutti uno straccio, anche se per motivi
diversi.
“ Dobbiamo rivalutare la diceria che l'alcool é la
migliore medicina per i problemi di cuore” se ne
uscì Takao dopo aver fissato per dieci minuti buoni la tazza
per poi saggiare un sorso emettendo un verso schifato.
“ Sono d'accordo” gli rispose subito Tetsuya
poggiando una mano sulla guancia e volgendo lo sguardo verso
l'orologio: erano le sei del mattino; mancava ancora molto prima di
recarsi a scuola per la presenza settimanale.
Aveva decisamente scelto il giorno peggiore per ubriacarsi.
Sentì qualcosa nella tasca dei jeans vibrare e mentre tirava
fuori il cellulare, si chiese come avesse fatto ad uscirne integro.
Nel momento stesso in cui però lesse il messaggio, gli
passò la voglia di farsi domande inutili.
Ringraziò Kise che si era messo tra lui e Takao-kun.
-Devo parlarti, é
urgente.
Midorima .-
Mantenne la sua solita espressione indifferente mentre scorreva ancora
un po' lo schermo leggendo il post scriptum.
- P.S
Oha Asa dice che avrai una settimana impegnativa.
Il tuo
oggetto fortunato é un cestino da picnic.-
Aggrottò le sopracciglia ma non si soffermò
più di tanto sulle ultime parole, decidendo che per quella
mattina di mal di testa ne aveva già abbastanza.
Digitò in fretta la risposta positiva, organizzando un
incontro per quel pomeriggio dopo le lezioni.
“ Torno tardi oggi...” disse ad alta voce mentre
tre paia di occhi si soffermavano su di lui.
“Come mai?” gli chiese Chihiro curioso.
Rimase un attimo in silenzio,vagliando su cosa dire.
“ Mi devo vedere con un compagno di classe per una ricerca da
consegnare” e probabilmente se lo avesse detto un altra
persona, sarebbe parsa la più stupida delle bugie, in quanto
la scuola stava finendo e i professori avevano smesso di dare compiti,
ma visto il soggetto che aveva pronunciato quelle parole nessuno fece
altre domande.
Aveva deciso che era meglio non dire del suo incontro con Midorima-kun,
davanti a Takao.
Preferiva ascoltare cosa voleva prima di decidere cosa fare.
La giornata pareva non dover passare mai.
Era venuto a scuola solo per combattere la noia e per distrarsi, in
quanto restare a casa lo avrebbe portato a soffermarsi su pensieri
nocivi per la sua sanità mentale.
Quanto poco poteva essere fortunato?
Dopo una settimana in cui si era trattenuto a casa con una scusa, era
tornato a scuola proprio lo stesso giorno in cui aveva deciso di farlo
anche Kuroko.
Ormai mancava solo una settimana alla fine dell'anno.
Rimase tutto il tempo con lo sguardo fisso davanti a se, cercando allo
stesso tempo di sparire, magari di fondersi con il banco.
Poteva sentire la leggera presenza di Tetsuya alle sue spalle e questo
lo agitava al limite del normale.
Ripensò a quante volte in quei due mesi aveva pensato di
andare a casa sua, per parlargli e mettere le cose a posto, ma l'ansia
e i dubbi lo avevano continuamente frenato.
Suonò la campana dell'ultima ora e prendendo coraggio si
voltò verso il banco dietro di lui.
Era
vuoto.
Sospirò sconfitto per l'ennesima volta.
Prese lentamente le sue cose e si diresse fuori dall'aula.
Con espressione tetra attraversò i corridoi di tutta la
scuola fino all'uscita .
“ Tai-nii-chan!”
Quel richiamo gli fece alzare lo sguardo e vide dietro i cancelli due
figure.
Si affrettò a raggiungerli e proprio quando
arrivò di fronte a lor,o la ragazza gli si buttò
tra le braccia facendolo ridere.
“ Kayla, non si fa!” la rimprovero Tatsuya, ma
quella ignorò il fratello e continuò a stringere
Taiga che ricambiava senza nulla in contrario.
Con la coda dell'occhio notò la valigia che aveva tra le
mani Tatsuya e ricordò che Kayla sarebbe partita quel
pomeriggio per l'America.
“ A che ora é il volo?”
“ Tra due ore, ma voleva assolutamente salutarti prima di
partire” gli rispose Himuro sorridendo affettuosamente alla
sorellina.
Taiga sorrise a sua volta.
Conosceva Kayla più o meno da quando conosceva Tatsuya, solo
che a quei tempi aveva appena quattro anni mentre ora era una bella
ragazzina di tredici .
Era molto più alta della sua età e per questo le
davano spesso qualche anno in più, proprio come il giorno
prima, quando l'aveva accompagnata a fare shopping e l'avevano
scambiata come la sua fidanzata.
Si erano fatti tutti e due una bella risata e avevano continuato a fare
finta, divertendosi un mondo.
Gli dispiaceva vederla partire, ma i suoi genitori la stavano
aspettando per un vacanza in famiglia a cui Tatsuya aveva deciso di
rinunciare per quell'anno.
Li accompagnò alla stazione degli autobus che li avrebbe
portati all'aeroporto e le diede un bacio sulla fronte, prima di
augurarle buon viaggio e vedere il mezzo sparire in lontananza.
Arrivò con un leggero anticipo ma trovò comunque
già occupato, un tavolo per il loro incontro.
Silenziosamente si sedette al suo posto e dopo aver ordinato il
caffè mancato di quella mattina, poggiò una mano
sulla guancia e aspettò che Midorima prendesse parola.
Fissò per qualche secondo l'oggetto sul loro tavolo.
Si, decisamente quello era uno era uno scolapiatti in ferro.
Meglio non farsi domande.
“ Quindi?”lo incalzò alla fine, visto
che il ragazzo non pareva intenzionato ad aprir bocca.
“ Volevo parlarti di Takao” iniziò dopo
aver preso un bel respiro.
Tetsuya alzò un sopracciglio “ Questo lo
immaginavo.”
Shintaro si mosse a disagio sulla sedia “ Un paio di mesi fa
si é dichiarato” si fermò di
nuovo e Kuroko si chiese se per caso stesse scrivendo un telegramma,
invece di portare avanti una conversazione.
“ In risposta gli hai dato un pugno e poi hai deciso di
partire per il Kanto, so anche questo. Vieni al punto
Midorima-kun.”
Shintaro allargò leggermente le pupille ma non chiese come
facesse a saperlo.
Non era sicuro che avrebbe ricevuto risposta.
Non riusciva mai a comprendere cosa passasse per la testa di quel
ragazzo così incomprensibile.
“ Da quel giorno... non son riuscito più a
guardarlo in faccia. Presto partirò per il Kanto ma non
voglio andarmene senza aver messo le cose a posto. Solo... non so come
fare.”
Tetsuya lo fissò scettico mentre ringraziava il cameriere
che gli aveva portato il caffè – non lo
biasimò per lo sguardo confuso che lanciò allo
scolapiatti prima e al padrone poi- per poi iniziare a sorseggiare la
sua bevanda attento a non scottarsi.
“ Iniziare con il chiedere scusa non rientrava nelle tue
possibilità?” gli disse con una voce incolore ma
per chi lo conosceva bene – e quattro anni erano abbastanza
anche per Midorima- poteva facilmente scorgerci una nota di pungente
sarcasmo.
“Ci avevo pensato,si”
“ Ma non lo hai fatto.”
“No.”
“Orgoglio immagino.”
Silenzio.
“ Credo sia il caso che tu metta da parte l'orgoglio e parli
sinceramente con Takao-kun.”
Se ci fosse stato Aomine-kun avrebbe usato termini più
scurrili, ma in quel caso non sarebbe stato il rispettoso ma a volte
irriverente Kuroko Tetsuya.
“E cosa dovrei dirgli?”
Kuroko si alzò lasciando qualche moneta sul tavolo.
“ Prova con lo scusarti per averlo preso a pugni dopo che si
é dichiarato... sarebbe già un
bell'inizio” detto quello gli voltò le spalle e se
ne andò lasciandolo tra i suoi pensieri.
Rimase parecchio tempo a riflettere sulle parole di Tetsuya, arrivando
alla conclusione che si,aveva ragione come al solito e doveva scusarsi.
Aveva già appurato che non ce la faceva ad andarsene senza
aver risolto le cose con Takao gli era impossibile.Decise che lo
avrebbe chiamato quando avesse messo a posto i suoi pensieri.
Il giorno seguente.
“No Akashi-kun... io e Chihiro non siamo amanti.”
La cosa iniziava a rasentare il ridicolo.
Nel giro di due giorni si era ritrovato nello stesso bar a dare
consigli di cuore ai due membri più chiusi a livello
emotivo, del GdM. Iniziava davvero a sentirsi il loro psicologo.
Se ci si aggiungeva Aomine-kun e Kise-kun che ormai erano suoi
"pazienti" abitudinari, l'unico che gli mancava da psicanalizzare era
Atsushi, ma sperava davvero che non dovesse sorbirsi anche lui
perché in quel caso era molto probabile che gli sarebbero
saltati i nervi.
“ Sicuro?” gli chiese il rosso assottigliando gli
occhi bicromatici.
Tetsuya sospirò esasperato. Come faceva a non esserlo?
“ Si, e smettila di far uscire l'Imperatore per cercare di
intimorirmi. La mia risposta é sempre no.”
Alla fine parve convinto, in quanto la pupilla torno del suo colore
naturale.
“ Capisco...”
Kuroko rimase in silenzio aspettando che Akashi parlasse, ma quello non
pareva intenzionato a farlo, così toccò a lui
prendere l'iniziativa.
“ Mi hai chiesto di venire, solo per questo? Avresti potuto
farlo per telefono.”
“ No, non solo per questo.”
“Immagino sia per Chihiro...”
“ Già.”
I monosillabi iniziavano sul serio stancarlo. Possibile che dovesse
sempre tirare fuori le parole con le tenaglie?
“ Akashi-kun la tua laconicità inizia a diventare
irritante” e detto da lui era come il bue che dice cornuto
all'asino, ma a differenza di Midorima che aveva accettato
di vederlo nel pomeriggio, Akashi aveva dettato lui l'appuntamento,
nonostante fosse stato proprio lui a chiedergli di vedersi.
Così ora erano le sette e mezza del mattino e si
ritrovava al secondo caffè con un tizio spaventoso che per i
primi dieci minuti del loro incontro era parso molto simile ad un
maniaco esaltato inquietante.
“ Pare che io non piaccia molto a Chihiro e questo non piace
a me...”
Finalmente erano spariti i monosillabi!
“ E perchè?" indagò curioso ma poteva
dire che sospettava già il motivo.
Silenzio.
Akashi probabilmente stava pensando ad una risposta abbastanza chiara
da dargli ed era già abbastanza imbarazzante da se.
In realtà lo era tutta quella situazione.
Per quanto avesse provato a nascondere la sua fragilità
facendo trapelare l'Imperatore, Tetsuya l'aveva intravista e la vedeva
anche ora.
Ed era questa la cosa più scioccante.
Akashi aveva sempre mostrato a tutti il suo lato sicuro, da capitano
prima e da dittatore poi.
Mostrava raramente ciò che provava davvero e vederlo in
difficoltà in quel momento, era strano e confortevole allo
stesso tempo.
Lo faceva apparire più umano.
“ Perché mi piace e voglio che sia mio.”
Lo aveva detto come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Kuroko stirò le labbra in un sorriso leggermente
divertito.
“ Akashi-kun se vuoi stare con Chihiro, inizia almeno a non
fare queste dichiarazioni di intenti. Sono quelle che lui odia di
più.” Il rosso lo fissò e
annuì “ Devi iniziare a capire che non tutto si
può comprare o avere con uno schiocco di dita. Certe cose
devi guadagnartele. Se vuoi stare con
Chihiro...”ripeté e ci pensò un attimo
cercando le parole adatte “ Devi essere te stesso
… il vero te e allo stesso tempo dimostrargli che per lui
non sei solo un oggetto o un traguardo da raggiungere o
avere.”
Raramente aveva parlato così tanto e la sensazione di apnea
quando finì, non gli piacque per nulla.
Un nuovo silenzio in cui Tetsuya finì il suo
caffè e alla fine aggiunse “ Chihiro non
eseguirà mai i tuoi ordini fuori dal campo...”
Quelle parole non sorpresero Akashi che sorrise sinceramente dopo tanto
tempo “ Lo so …é proprio per questo che
mi piace.”
Kuroko ricambiò leggermente il sorriso.
9:30
Rientrò a casa e non si stupì di trovare Takao e
Kise spaparanzati sul divano mentre guardavano un film horror.
Entrambi gli fecero spazio e lui prese posto in mezzo a loro,
rubando una manciata di pop corn dal contenitore del moro per poi
portarseli alle labbra, cercando di capire di che film si trattasse.
The Ring .
Originale.
In effetti aveva sempre avuto un strana predilezione per gli horror
americani.
“ Come é andata?” mormorò
Kise nascondendo il capo sulla sua spalla durante una scena piuttosto
cruenta.
“Illuminante e inquietante allo stesso tempo” gli
rispose Tetsuya laconico come sempre.
Per l'appunto, Kise alzò lo sguardo su di lui un po' confuso.
“ In che senso? Che voleva Akashi?”
“ Consigli su come conquistare Chihiro.”
Lo disse indifferente, come se stesse parlando del tempo e non si
scompose neppure nel sentire le esclamazioni stupefatte dei due accanto
a lui, continuando a cercare di seguire il film.
“ Ma che diavolo...?”iniziò Takao ma non
riuscì a finire in quanto il suo cellulare prese
a squillare, portando Kuroko a mettere pausa per non perdersi qualche
scena.
Alzò un sopracciglio preoccupato quando vide che l'amico si
era gelato sul posto, diventando immediatamente cinereo.
“ Takao-kun?”
“E' Midorima” mormorò il moro senza
sapere che fare.
Tetsuya lo fissò poco sorpreso. Non immaginava di certo che
ci avrebbe messo così poco ma sapeva che Midorima non era un
codardo, tanto quanto non lo era Takao.
“ Pronto?”
Infatti rispose senza esitare.
“ Che vuoi? Ah ora vuoi parlare? No, non ho intenzione di
farti una scenata anche perchè non sono solo...
Si.”
Attaccò.
Kuroko gli lanciò un' occhiata curiosa e tesa allo stesso
tempo.
“ Tutto a posto?” gli chiese vedendolo dirigersi in
silenzio in cucina e sperando davvero che non stesse per prendersi una
birra.
Speranza vana.
“ Takao-kun, vorrei ricordarti che non mi piace davvero
Rihanna e che ti fa male ubriacarti a quest'ora del mattino.”
17.30
Quel bar pareva essere diventato il ritrovo dei Miracoli e il
proprietario ormai stava meditando di creare un menù solo
per loro. Quando entrò nel locale, cercò
d'istinto una chioma verde e la trovò in uno dei posti in
fondo che fissava fuori.
Sul tavolino notò una strana lampada e scosse la testa al
solo pensiero, che avesse avuto il coraggio di andare in giro con una
cosa del genere tra le mani.
Prese un profondo respiro e si stampò un sorriso ironico
sulle labbra, prima di avviarsi verso il fondo del locale.
Appena si sedette al tavolo Midorima posò lo sguardo su di
lui che lo sostenne sprezzante.
“ Ciao.”
Takao rispose con un cenno della testa e si rifiutò di
ordinare, in quanto, parole sue: Non si sarebbe trattenuto molto.
Shintaro incassò le spalle leggermente ma cercò
di non darlo a vedere.
“ Allora, che vuoi?” gli chiese il moro quando
furono di nuovo “soli”- per quanto potevano esserlo
dentro un bar pieno di gente.-
“ Scusarmi direi...” gli rispose Midorima cercando
di mantenere la calma.
“ Scusarti? Dopo quattro
fottutissimi
mesi tu ti vieni a scusare?” sibilò Takao
fulminandolo.
Shintaro chiuse gli occhi e prese un bel respiro.
Sapeva che poteva andare in quel modo, ma non si sarebbe fatto
spaventare da quella reazione.
“Si” gli rispose sicuro probabilmente
sorprendendolo.
“ E non ti é minimamente passato per il cervello
che forse io
mi sia stancato di aspettare le tue scuse?!”
“ Se fosse così oggi non saresti venuto.”
Aveva dannatamente ragione ma era stanco di tutto quel tira e molla.
“ Fottiti Midorima.”
Si alzò, gli voltò le spalle.
Era una cosa patetica lo sapeva, ma era davvero stanco.
Illudersi di nuovo in un qualcosa che non esisteva faceva tremendamente
male.
Stava per andarsene quando una mano gli si strinse attorno al polso e
lo costrinse a girarsi nuovamente.
“ Aspetta... per favore .”
Stavolta non nascose il suo stupore a quelle parole. Midorima Shintaro mai
aveva chiesto per favore
a qualcuno che non fosse membro della sua famiglia.
“ Fammi spiegare, ok? Siediti.”
Troppo scioccato per rifiutare, Takao tornò a
sedersi aspettò.
Shintaro rimase un attimo in silenzio, alla ricerca delle parole adatte
con cui iniziare.
“Quel giorno...quando ti sei..” tentennò
arrossendo d'imbarazzo “ dichiarato, era passato davvero poco
tempo da quando avevamo perso contro il Rakuzan. Stavo passando davvero
un brutto momento. Mi pareva che quella sconfitta non fosse altro che
il compimento di quella specie di profezia che Akashi ci aveva
inculcato alle medie. Che alla fine non avessi fatto altro che ballare
sul palmo della sua mano.” Strinse i pugni “avevo
fallito. Di nuovo. Ma non era solo questo. Mi ero ripromesso che vi
avrei fatto vincere, che mi sarei assunto tutto il peso e vi avrei
portato alla vittoria, ma non ce l'avevo fatta. Avevo deluso la
squadra, te e me stesso...”
Takao stava per interromperlo ma Shintaro gli fece segno di non farlo o
non avrebbe avuto il coraggio di andare avanti.
“Poi sei arrivato tu e ti sei dichiarato come se fosse la
cosa più naturale del mondo. Come se la mia sconfitta, per
te non contasse nulla … come se non fosse stata colpa mia se
avevamo perso.”
Stavolta Takao lo interruppe “ Perché era
così Shin-chan... non é stata colpa tua... o
piuttosto non é stata solo tua. Siamo una squadra e se
perdiamo, perdiamo tutti assieme. Nessuno di noi ti ha mai dato la
colpa perché non stavi giocando da solo, eravamo cinque sul
campo.”
Quasi non si accorse di essere tornato ad usare quel nomignolo che per
quattro mesi si era rifiutato di pronunciare.
Shintaro sorrise amaramente a quelle parole.
“Oltre al senso di sconfitta mi prese la paura ..”
confessò facendo dilatare le pupille di
Takao “la paura di qualcosa di sconosciuto, che non
capivo e non potevo controllare. Questo, unito alla rabbia e alla
frustrazione, mi fece andare fuori di testa. E beh.. lo sai. Mi
dispiace per quel pugno.”
Silenzio. Di nuovo.
Midorima non sapeva più cos'altro dire, mentre Takao
analizzava tutte quelle parole cercando di dargli un senso.
“ Ed ora?” se ne uscì alla fine facendo
alzare lo sguardo dell'altro su di lui “hai ancora paura?
Sei venuto qui e ti sei scusato, ma per cosa ? Per cosa mi
stai chiedendo scusa ? Per il tuo comportamento? Per non essere stato
chiaro? Per cosa? Cosa vuoi?”
Shintaro parve rifletterci un bel po' prima di rispondere sinceramente
“ Non so il motivo, ma so che ti voglio al mio fianco, che in
questi quattro mesi mi sono sentito tremendamente solo senza la tua
voce a perseguitarmi.”
Quelle parole resero Takao leggero come l'aria e felice ... oh si molto
felice.
Eppure...
C'era una nota che stonava nella sinfonia generale.
Più provava ad ignorarla e più quella si faceva
pressante.
Ora riusciva a capire molto bene la risposta che gli aveva dato
Kuro-chan quando gli aveva chiesto come mai non si era messo con
Kagami, visto che essendo finiti a letto insieme, i sentimenti c'erano.
La sua risposta non gli pareva più così strana e
assurda.
<< Ma non
era sicuro di amarmi... e non potevo rischiare. >>
In quel momento si rivedeva molto in quelle parole.
“ Eppure partirai.”
Abbassò lo sguardo “Si.”
“E mi vuoi al tuo fianco. Non pensi sia un po'
contraddittorio?”
Midorima alzò di nuovo lo sguardo “
Potremmo...”
Takao lo interruppe immediatamente “ Non mi piacciono le
relazioni a distanza. Le odio in realtà.
Inoltre...” si alzò in piedi “ Tu non
sei ancora sicuro di nulla , Shin-chan ed io non posso permettermi di
intraprendere una relazione senza sapere che non mi lascerai da un
momento all'altro.” Shintaro stava per dire qualcosa in
quanto non gli piaceva per nulla il tono di quel discorso. Era una
persona egoista dopotutto, lo aveva sempre saputo.
Takao lo interruppe ancora prima che potesse spiccicare parola
“ Vai nel Kanto Shin-chan, avrai tempo per pensare. Ti
aspetterò qui in attesa di una risposta.”
Si sporse attraverso il tavolo e a qualche centimetro del suo volto, se
ne fregò degli altri clienti e poggiò le labbra
su quelle del ragazzo, in un bacio leggero e semplice che fece
desiderare ad entrambi qualcosa di più.
Si staccò a malincuore e ancora ad un soffio da lui gli
sussurrò “ Non aspettarti però, che
venga a salutarti all'aeroporto. Non ne ho alcuna intenzione.”
Si alzò e gli voltò le spalle uscendo dal locale.
Tre giorni
dopo.
L'aeroporto era già pieno di gente, tutti con le valigie
incollate alle mani.
Il ragazzo occhialuto fissava insicuro il display che annunciava gli
arrivi dei nuovi voli mentre sentiva la nuca bruciargli.
Non aveva bisogno di voltarsi per incrociare lo sguardo penetrante di
Tetsuya.
Sapeva perfettamente che non approvava.
E a dirla tutta neppure lui era più così certo di
volerlo fare ma ormai aveva preso la sua decisione e non poteva
più tornare indietro.
Aveva pensato che parlare con Takao, chiarirsi, lo avrebbe fatto
sentire meglio... invece era anche peggio di prima. Una parte di
sé continuava a puntare i piedi per impedirgli di avanzare
verso il gate.
Takao non era venuto a salutarlo. Aveva mantenuto la sua parola e
questo gli fece male, perché ricordava perfettamente lo
sguardo sofferente che gli aveva lanciato quel giorno al bar.
Prese un bel respiro.
Sarebbe tornato presto da lui.
Lo stava promettendo anche a sé stesso.
Fu chiamato il suo volo.
Fece un passo avanti.
" Mi ha chiamato Aomine-kun poco fa... voleva sapere cosa fare con Kise
-kun ..." iniziò Kuroko approfittando di un momento di
lucidità del moro e lanciando uno sguardo al biondo che
sonnecchiava più in là.
"Ancora?! Sai che potresti aprire un'attività continuando di
questo passo? Ho anche il nome adatto! PdCdM! "
Tetsuya fissò perplesso l'amico lanciando un 'occhiata
preoccupata al castello fatto di lattine di birra che gli aveva
orgogliosamente mostrato prima.
"E cioè? " gli chiese atono facendo attenzione a non
rovesciare neppure una lattina mentre portava "l'opera d'arte" -
così l aveva definita e lui non aveva voglia di fargli
presente che una cosa del genere era già stata fatta prima
-in cucina, reggendogli il gioco solo perché Takao era
ubriaco e bisognoso di attenzioni.
Il moro infatti fece un sorriso idiota " Posta del Cuore dei Miracoli!"
Rivelò tutto contento mentre Kuroko si ritrovò a
sospirare afflitto.
" Potremmo fare successo sai? Potremmo prendere il posto anche di
quell'odiosa tizia italiana... come si chiamava? Ah si quella figlia di
una grandissima..." l'occhiata raggelante di Tetsuya fu abbastanza
esaustiva per fargli comprendere di fermarsi prima di essere punito per
le sue parole scurrili " ...
donna, Maria de Filippi!"
L'amico scosse la testa esasperato e anche un po' divertito. Infatti le
sbronze di Takao erano quasi sempre piuttosto comiche, quando non
iniziava a intonare la fase deprimente di Rihanna. "Se proprio dobbiamo
allora sarebbe meglio PCM, non credi?"
Takao parve rifletterci su seriamente "Non male plebeo! "
Tetsuya improvvisò un inchino tenendo in bilico in una mano
l'opera d'arte e nell'altra la bottiglia di vino che aveva salvato
dalle grinfie del moro. Gli pareva di essere un giocoliere sul filo di
un rasoio “La ringrazio sua altezza" recitò
formalmente sentendosi abbastanza idiota nel farlo.
"Ora mi dia quella bottiglia di nettare che festeggiamo la nuova
apertura" gli disse convinto il moro ma Kuroko gli sorrise malevolo "
Mi dispiace sua maestà, ma il compito di un servo
é anche preservare l'integrità morale del suo
sovrano...quindi porterò il suo nettare nella nostra
cantina, al sicuro da mani predatrici."
Sì e poi anche lui si poteva prenotare un posto al manicomio.
Sospirò appurando che se non portava Takao a letto al
più presto... rischiava di fargli compagnia al tavolo degli
ubriachi.
Lanciò un occhiata a Kise che ormai era stramazzato al suolo
dormiente dopo il quinto bicchiere del liquido rosso e chiuse gli occhi
cercando una soluzione.
E ora come faceva a portare a letto quei due da solo?
Dove era Chihiro quando serviva?
Ah già ...si doveva vedere con Akashi... strano era
già la seconda volta che uscivano quei due...
Accennò un sorriso.
Chissà, magari i suoi consigli erano serviti a qualcosa...
Il suo problema
però rimaneva.
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Capitolo 10 *** Il Ritorno del Demone. ***
Angolo dell'autrice: Chiedo
scusa per l'immenso ritardo!
Buona
lettura.
Due
mesi dopo.
Una
settimana dall'inizio delle scuole.
"Cerca
di essere più preciso, Akio."
Aomine aggiustò la posizione del
bambino e lo lasciò tirare nuovamente.
Erano nel
parchetto del Rikugien, lui, Kuroko e Akio.
Yui e Naomi
erano usciti con le sorelle per delle compere e loro due avevano
deciso di portare Akio al parco per farlo divertire un po'.
"Tetsu... mi sono stufato di aspettare."
Kuroko
sospirò "Non dipende da me... Kise-kun non é in
Giappone in
questo momento."
Ed era
meglio che Ryouta avvertisse il suo manager di questa
cavolata.
Dopotutto era colpa sua se doveva dire tutte quelle
bugie al suo migliore amico.
"Dove
sarebbe?"
Ringraziò
sua madre per la faccia impassibile che gli aveva donato alla
nascita.
E ora che
s'inventava?
"In
Inghilterra... da sua madre."
In quale
girone dell'inferno stanziavano i bugiardi?
Sperava in
uno che contemplasse poca fatica... non era noto per la sua
resistenza.
Un ricordo
fastidioso gli tornò alla mente.
Si alzò in
piedi " Aomine-kun... hai da fare ora?"
Il moro
alzò un sopracciglio e poi sorrise ironico "Tetsu mi stai
invitando ad un appuntamento?"
L'amico
scosse la testa sconsolato "Aomine-kun... sei un idiota."
Daiki non
si offese. Lo conosceva bene.
"Domani
c'è il compleanno di Aida-san... devo farle un regalo. Vieni
con
me?"
Aomine ci
pensò su ma alla fine non aveva poi molto da fare ora che
erano
entrati nelle vacanze estive.
Di andare
agli allenamenti non se ne parlava proprio.
Si
divertiva molto di più aiutando i bambini nel basket.
“Ok.”
Tetsuya gli
sorrise grato. Non contava molto sull'aiuto di Daiki riguardo al
regalo, ma gli sarebbe stato di compagnia almeno.
Gli venne
in mente una cosa.
“Akio
vuoi venire con noi?”
Al bambino
s'illuminarono gli occhi e annuì.
Rimisero a
posto le loro cose e s'incamminarono verso il centro città.
“Che
regaleresti a Momoi-san?”s'informò intanto,
cercando di trovare un
idea.
Daiki stava
per aprire bocca e dire sicuramente una qualche oscenità,
che Kuroko
lo fermò immediatamente.
“Domanda
sbagliata, lascia perdere.”
Akio
intanto gli trotterellava attorno con un bel sorrisone stampato sul
volto.
Ci misero
un bel po' prima di arrivare al distretto commerciale e quando furono
lì. Ai due bambini
venne fame, così Kuroko fu
costretto a portare entrambi al Majin Burger per sfamarli.
Fortunatamente
non fu costretto anche a pagare per Aomine oppure la paga del suo
lavoro par-time sarebbe finita in me che non si dica.
Stava
finendo il suo frullato quando una voce lo gelò sul posto.
“Murasakibara!
Un giorno di questi ti verrà una congestione a forza di
gelati!”
Conosceva
quella voce.
Molto bene
anche.
Sperava
davvero che la sua espressione fosse rimasta imperturbabile come al
solito, ma dalla faccia preoccupata di Daiki ne dubitava.
“Tetsu...
sembra che tu stia per svenire da un momento all'altro” gli
confermò il moro.
“Non
dovrebbe essere qui... mi avevano detto che sarebbe tornato in
America.”
Aomine
lanciò un'occhiataccia ala cassa dove quel gruppetto male
assorbito
stava ancora discutendo.
“A quanto
pare si sbagliavano.”
Tetsuya gli
rivolse uno sguardo raggelante “Non sei d'aiuto
Aomine-kun.”
Non ci
avrebbero messo molto a notarli, visto la postazione in vista che si
erano scelti.
“Tetsu-nii..
stai bene?”
Il ragazzo
abbassò lo sguardo su Akio che lo fissava inquieto.
Cercò di
sorridere ma non era sicuro gli fosse uscito qualcosa di buono,
così
gli carezzò i capelli per tranquillizzarlo.
"Kuroko?”
S'irrigidì
all'istante, prese un bel respiro e si voltò mentre la sua
espressione tornava quella di sempre.
“Kagami-kun,
buonasera.” Adocchiò dietro di lui Murasakibara e
Himuro e li
salutò cortesemente.
Aomine non
si disturbò nemmeno di fare quello e si limitò ad
ignorarli
continuando a divorare i suoi panini.
“B-buonasera”balbettò
il rosso facendo alzare gli occhi al cielo a Tatsuya dietro di lui.
“Kuroko-kun...
fate compere?” s'intromise in modo da togliere dai pasticci
il
fratello.
Il gelo
calò di nuovo.
Una cosa
per nulla piacevole.
“Tetsu-nii
chi sono queste persone?”
La vocetta
del bambino ruppe la tensione attirando l'attenzione tutta su di lui.
“Sono...”
che avrebbe dovuto dire ?
Amici?
Forse con
Himuro e Murasakibara, ma Kagami?
“Giochiamo
a basket assieme qualche volta” si salvò in modo
da non dare una
vera e propria definizione a quello che era per lui il rosso.
“Sto
andando a cercare un regalo per Aida-san comunque” disse
infine
rispondendo alla domanda posta da Himuro.
Al moro si
illuminò lo sguardo “Anche noi!”
Il cuore di
Kuroko sprofondò in un brutto presentimento.
“Muro-chin
ho fame...”
Il lamento
del colosso li dietro interruppe quella che si sarebbe trasformata di
sicuro in una catastrofe.
Questo però
creò un altro dilemma: era decisamente stupido farli sedere
ad un
altro tavolo quando si conoscevano così bene.
Sospirò
comprendendo che comunque poteva sempre andare peggio di
così e si
spostò facendo loro spazio, tirando un calcio ad Aomine per
fargli
fare lo stesso.
Appena i
tre si furono seduti calò un silenzio imbarazzante:
ovviamente la
mente sopraffina di Tatsuya aveva fatto in modo da far sedere Kagami
accanto a Kuroko, mentre lui e Atsushi si erano messi accanto a uno
scocciato Aomine che continuò ad ignorarli.
L'unico che
non capiva cosa stava succedendo era Akio, che passava perplesso lo
sguardo su tutti loro, chiedendosi cosa c'era che non andava.
Alla fine
fu di nuovo Himuro a spaccare il ghiaccio “Avevi
già pensato a
qualcosa?”
Kuroko
scosse la testa “No... ancora non abbiamo visto nulla. Siamo
venuti subito qui.”
Tatsuya
alzò gli occhi al cielo sorridendo “Anche noi. I
bimbi avevano
fame.”
Stranamente
anche Tetsuya ricambiò il sorriso annuendo.
“Che ne
dite di andare assieme ?”
Ecco.
Proprio
quello che temeva.
Adocchiò
l'occhiata preoccupata di Aomine e sospirò.
“Va
bene.”
Kagami che
era rimasto in silenzio fino a quel momento sgranò gli occhi
e cercò
di calmare il cuore impazzito.
Lui e
Kuroko non si vedevano da due mesi e in quelli precedenti si erano a
malapena rivolti la parola.
E ora
avrebbero dovuto passare come minimo le prossime due ore a stretto
contato?
Sarebbe
stato un incubo.
Finirono da
Majin Burger circa un ora dopo,ovviamente.
La fame dei
tre prodigi riuscì ad essere placata solo dopo venti doppi
panini e
cinque gelati.
Ovviamente
Kagami e Aomine non persero occasione di fare casino e insultarsi a
vicenda neppure un attimo.
“Un
giorno di questi stipuleremo un mutuo in quel posto!” se ne
uscì
Tatsuya fissando sconsolato il suo portafoglio.
“Quisquilie”
mormorarono in coro Aomine e Kagami per poi guardarsi male a vicenda.
Kuroko
sospirò sconsolato da quelle reazioni infantili
“Son così
simili.”
“Già”
concordò Himuro mentre passeggiavano per le strade.
Tetsuya e
Kagami erano entrati in un paio di negozi senza risultati.
Alla fine,
con profondo rammarico da parte di Kagami e Aomine, Kuroko e Himuro
si recarono in biblioteca.
Tetsuya
rischiò molto comprando un libro di cucina per principianti
completamente incapaci.
Si era
accertato anche che menzionasse il completo divieto
nel
servire i piatti aggiungendo vitamine o quant'altro.
Ma
dopotutto, probabilmente lui era l'unico che poteva permettersi di
comprarle una cosa del genere senza morire, visto la sua
personalità.
Himuro
decise di prendere da parte di Kagami un libro sull'anatomia che
sicuramente sarebbe stato utile visto il lavoro che la ragazza voleva
intraprendere in futuro.
“Kuroko
sicuro di uscirne vivo con quel regalo?” gli chiese Kagami
abbastanza preoccupato sulla futura salute della sua ombra. Meglio
non chiamarlo con altri appellativi per il momento.
“Non ho
intenzione di morire avvelenato al prossimo allenamento fuori, in cui
cucinerà la coach, Kagami-kun...”
Taiga
dovette ammettere che avevano rischiato più volte una
lavanda
gastrica in quell'anno.
Mentre i
due si scambiavano queste parole, Himuro meditava sul come lasciare
soli quei due e poteva dire di non aver scelto i più
intelligenti
della cricca dei Miracoli, con cui fare piani.
Cercò
comunque di fare un tentativo, almeno con Aomine che pareva essere
l'attuale migliore amico di Kuroko-kun.
“Inventati
qualcosa e sparisci dalla circolazione per un po'” gli
intimò
avvicinandoglisi.
Il moro lo
guardò male “Come scusa?”
“Dobbiamo
sparire per lasciarli soli” chiarì Himuro cercando
di mantenere la
calma.
In quel
momento Aomine parve cogliere l'antifona e si grattò il
mento alla
ricerca di una scusa che non risultasse troppo banale.
Alla fine
sospirò, comprendendo che qualunque cosa avesse fatto Tetsu
lo
avrebbe capito al volo.
“Kagami
probabilmente ci cascherà, ma Tetsu mi
ammazzerà.”
Himuro alzò
le spalle “ Vuoi sul serio che continuino
così?”
Daiki li
fissò e comprese che voleva dire quando li vide entrambi a
fissare
il vuoto.
“Ok, va
bene”
Prese un
bel respiro e cercò di essere il più convincente
possibile,
sperando anche di ricevere una pena più lieve quando l'amico
avrebbe
capito che lo aveva fatto per lui.
“Oi
Tetsu... Satsuki mi ha chiesto di andarla a prendere … non
é
lontano, torno tra una mezz'oretta va bene?”
Lo sguardo
che gli rivolse fu raggelante come pensava e di certo non glie
l'avrebbe fatta passare liscia.
“Va bene
… ci vediamo dopo.”
Stava per
andarsene quando si rese conto che anche se tutto avesse funzionato,
con Akio di mezzo sarebbe andato tutto a...
Sospirò “Akio vieni con me?” disse la
bambino che lo guardò male.
Cercando di
non farsi notare dagli altri, lo implorò con lo sguardo e
quello
annuì, probabilmente più per pena che per altro.
Ok sarebbe
morto, era assicurato.
Tatsuya
sospirò.
Lo sguardo
di Kuroko-kun non prometteva nulla di buono.
Decise
comunque di portare avanti il suo piano e fece un segno ad Atsushi
che era riuscito a corrompere facilmente.
“Muro-chin
… ho fame.”
Tatsuya, da
ottimo attore quale era, riuscì ad esibirsi in un sospiro
rassegnato
“ Atsushi hai appena mangiato!”
Il ragazzo
lo ignorò e si diresse verso il più vicino
supermarket ancora
aperto.
Tatsuya
cercò di non rabbrividire al contatto con gli occhi di
Kuroko ed
inventò l'ennesima balla “Mi dispiace ragazzi...
torno subito.”
E si
dileguò ance lui.
L'imbarazzo
scese tra loro due per quella sceneggiata plateale.
Miracolosamente
fu Kagami a parlare per primo “ Mi chiedo cosa
s'inventerà Aomine
se Momoi non potrà venire...”
Kuroko
fissò per qualche secondo il sorrisetto divertito che si
stagliava
sulle labbra del rosso e poi se anche lui sommessamente
“Credo che
entrerà nel panico, Kagami-kun... uno spettacolo divertente
in
effetti.”
Taiga rise
clamorosamente.
Poco dopo
però, ripiombò il silenzio.
“Aida-san
mi aveva detto che saresti partito per l'America...”
Kagami
esultò internamente per quelle parole.
Questo
voleva dire che Kuroko aveva chiesto di lui.
“Si ma
sono tornato per il suo compleanno, ieri.”
“Capisco...
il basket americano? Ha ancora qualche sorpresa per te?”
Kagami si
appoggiò con i gomiti alla ringhiera che dava sul panorama
della
città illuminata dalle luci della sera.
Il
distretto commerciale era posizionato leggermente più in
alto e per
questo i cittadini avevano creato una specie di belvedere.
“Grazie a
Tatsuya e Alex ho fatto molti progressi... adattarsi al loro stile
molto più libero é sempre un piacere.”
Tetsuya
strinse le dita attorno al ferro freddo della ringhiera “
Ma?”
Taiga si
volse verso di lui “Ma per quanto ci provi, ho compreso che
mi é
impossibile fidarmi completamente della gente di là. Non
riesco a
dare il meglio con una qualsiasi squadra americana... non come ci
riesco giocando con te ed il Seirin. O con i Miracoli.”
Non era una
di quelle frasi fatte. Quelle parole davano un peso considerevole a
tutto.
“Va
davvero bene parlare così?”
Quella
frase riscosse Tetsuya dai propri pensieri e spostare nuovamente lo
sguardo sul rosso che allo stesso modo lo aveva abbassato verso di
lui, incrociando i suoi occhi senza imbarazzo.
“Ho
cercato per quanto possibile di rispettare le tue richieste...
perché
le tue volontà per me erano e sono più importanti
di ogni altra
cosa.”
Se fosse
stata una persona normale, Tetsuya sarebbe arrossito.
“Ma non
solo questo.”
Prese un
bel respiro prima di continuare “Avevi ragione... non era
giusto
stare assieme senza che sapessi cosa provavo. Volerti...”
Stavolta
Kagami arrossì e balbettò“ B-baciare e
fare altro...
non sarebbe bastato.”
Non sapeva
se quelle parole, per quanto imbarazzanti fossero, avrebbero portato
a decisioni positive oppure no, ma con la coda dell'occhio vide
Himuro e Murasakibara che venivano sgridati dal proprietario del
super market e rise sommessamente.
Non era
decisamente il momento adatto per le confessioni.
Kagami lo
fissò confuso.
“Kagami-kun...
per quanto io voglia parlare con te di tutto quello che vuoi... non
mi pare giusto far arrestare Himuro -san perché
Murasakibara-kun
vuole svaligiare il supermarket, non credi?”
Taiga si
voltò verso il punto che stava fissando e sorrise anche lui
alla
vista della faccia preoccupata di Tatsuya.
Poi tornò
serio.
“Non ho
intenzione di far passare altri sei mesi, Kuroko.”
Tetsuya
ricambiò lo sguardo.
“Non
accadrà” ci pensò su, alla ricerca di
quale fosse il giorno
giusto “Domani ci sarà il compleanno di Aida-san,
per questo non
pare il momento adatto... ma il giorno dopo io sono libero, tu lo
sei?”
Kagami
annuì immediatamente, senza neppure pensaci .
Qualunque
impegno avesse,lo avrebbe disdetto.
Si era
trattenuto fino a quel momento ma ora non ne aveva più
intenzione di
farlo.
Di
slancio,seguendo i suoi istinti lo abbracciò, senza dargli
neppure
il tempo di protestare.
Lo strinse
a sé ed immerse il volto nel suo collo, inalando quell'odore
che
aveva avuto l'opportunità di saggiare solo una volta.
“Mi sei
mancato Kuroko.”
Lui,la sua
essenza e la sua assenza a cui lo aveva costretto.
Non era il
momento adatto per le confessioni, ma almeno quello voleva dirglielo.
Non aveva
alcuna intenzione di lasciarlo più andare.
A quelle
parole sentì il cuore di Tetsuya accelerare. Esattamente
come il suo
quando le braccia del ragazzo si strinsero sulla sua schiena.
“Anche
tu Kagami-kun.”
Il cuore
gli si scaldò mentre la speranza che non tutto fosse perduto
divenne
certezza.
Quando si
staccarono e Tetsuya notò che il proprietario del
Supermarket aveva
messo mano al telefono, mentre Tatsuya cercava di far mollare un po'
di dolci a Murasakibara che con una mano gli fermava la testa,
comprese che era decisamente il caso di soccorrere Himuro-san.
Dopo aver
convinto l'uomo che il centro della Yosen non aveva intenzione di
rapinare il suo negozio, riuscirono ad uscire senza passare una
nottata in gattabuia.
Ovviamente
Taiga passò dieci minuti buoni a sbraitare contro il colosso
mentre
Kuroko s'intratteneva in un discorso interessante con Himuro,
ignorandoli completamente.
Ad un certo
punto gli arrivò un messaggio che lo fece sorridere.
Mittente: Aomine.
"Tetsu, mi sono scordato che Satsuki é
partita per Kyoto due giorni
fa.
Ora che faccio adesso?!
"
Mittente:Tetsuya.
" Aomine-kun, sei un idiota ma grazie.
"
La mattina
prima della festa, Tetsuya la passò a letto, ripercorrendo
completamente e più volte quello che era successo la sera
prima,
cercando di dargli un significato concreto.
Come doveva
interpretare le parole di Kagami?
Chihiro gli
aveva più volte dato dell'idiota, affermando che era
piuttosto
palese quello che volevano dire.
Eppure lui
non riusciva a sperare.
Erano
passati quattro mesi in cui non si erano visti. Poteva semplicemente
significare quello e basta.
Anche gli
amici possono mancarti, no?
Si mise un
braccio sugli occhi, mentre le tempie iniziarono a pulsargli
dolorosamente.
Chihiro gli
aveva detto che negli occhi di Kagami c'era un sentimento eguale al
suo.
Era vero? O
Chihiro aveva problemi di vista?
Smise di
pensarci o sarebbe uscito fuori di testa.
Si aggirò
come un fantasma nella casa deserta a causa dell'orario decisamente
insolito.
Le sei del
mattino.
Era
improbabile che Kise-kun fosse sveglio a quell'ora.
Comprendendo
che ormai il sonno era volato via da qualcun altro, decise di farsi
un agognato caffè.
Si ritrovò
a fissare in trance il liquido nero, la testa di nuovo perso in
qualche pensiero nocivo.
Sospirò e
decise di leggere il primo libro che aveva sotto mano.
Ci ripensò
appena lesse il titolo.
Amleto.
Meglio di
no.
Una
tragedia di Shakespeare non era proprio il caso.
Ne prese un
altro.
Un horror.
Molto
meglio.
Passò le
due ore successive con l'ansia dello scoprire se il serial killer
fosse Akira o Samira.
Lo chiuse
quando sentì la porta della camera di Kise-kun aprirsi e
decise che
il seguito lo avrebbe letto più tardi e lo raggiunse in
cucina.
“Kurokocchi
hai faccia distrutta! Hai dormito?”
“Poco”
gli rispose Tetsuya decidendo che un altro caffè non gli
avrebbe
fatto male.
“Kagamicchi?”
Annuì e
Kise sospirò.
“Kurokocchi,
domani lo vedrai... prepararti non serve a nulla.”
Tetsuya gli
sorrise “Kise-kun...” il biondo gli
lanciò un'occhiataccia e
così si corresse “ Ryouta-kun... se è
per questo lo vedrò anche
stasera.”
“Ma ci
parlerai per bene domani.”
Kuroko
sorrise “Touché.”
Kise stava
sorseggiando la sua bevanda quando intercettò un
occhiataccia da
parte di Kuroko.
“Che
c'è?”
“Ora stai
bene Kise-kun, quella é stata l'ultima volta che ho mentito
per te.”
La frase
era stata improvvisamente gelida, tanto che solo in quel momento il
biondo si rese conto quanto a Kuroko pesasse il dover mentire a
Daiki.
“Kurokocchi..
mi dispiace.”
Tetsuya gli
rivolse con il suo solito sguardo inespressivo “Smettila di
fare
il codardo, non é da te.”
Detto
questo lo lasciò solo andandosi a fare una doccia.
Il resto
della mattinata la passarono ognuno per cono proprio: Tetsuya
perché
vi era abituato, Kise perché aveva paura di aver rovinato il
rapporto con Tetsuya e non sapeva che fare.
Alla fine,
circa un'ora prima che Kuroko si recasse alla festa, Ryouta prese
coraggio .
“Kurokocchi...mi
odi?”
Tetsuya gli
sorrise allo sguardo terrorizzato che il biondo gli rivolse.
“No che
non ti odio Kise-kun. Sei un idiota.”
Ovviamente l'insulto
finale non andava mai eliminato.
Ryouta però
non si lamentò. Troppo contento per quelle parole
così familiari.
Lo
abbracciò di slancio e Kuroko si ritrovò a
dovergli dare delle
pacche sulla spalla per farsi lasciare o sarebbe morto.
“Kise-kun...
soffoco... Kise-kun!” Il biondo parve ignorarlo
così Tetsuya provò
con un altro metodo “Ryouta-kun … domani mi
piacerebbe sentire
cosa deve dirmi Kagami-kun, se non ti dispiace.”
Solo quando
sentì il suo primo nome Kise lo lasciò andare.
“Così
va meglio.”
Si recarono
alla festa.
Ovviamente
appena entrarono, il casino era assoluto.
Avevano
invitato anche molti membri di altre squadre e non c'era da
specificare il caos che si era creato.
La Coach e
il Capitano si erano arresi nel far rimanere nei ranghi la situazione
e Aida-san aveva deciso di annegare le preoccupazioni in una bella
bibita strettamente alcolica per il suo diciassettesimo compleanno.
Appena
entrato cercarono subito di affibbiargli un super alcolico che Kuroko
fissò per qualche minuto perplesso, mentre Kise-kun
l'accettò
volentieri.
Sospirò
poggiando la sua di bibita sul tavolo vicino, meditando il modo di
far tornare Kise a casa senza doverselo incollare.
Gemette
quando vide in lontananza Midorima-kun, tornato per qualche giorno
pensando di trovare Takao, ma il moro era partito per andare a
trovare la madre e sarebbe tornato il giorno seguente, così
la coach
aveva deciso di invitarlo alla sua festa.
Era
fortunato, Midorima-kun, che anche tutti gli altri fossero ubriachi.
In questo modo solo in pochi avrebbero ricordato la sua canzone
strampalata, vittima anche lei dell'alcool che circolava nelle vene
della guardia tiratrice.
“Non
credo che finirà bene” una voce calda e conosciuta
lo fece
sobbalzare.
“Non
volevo spaventarti.”
SI voltò
verso Kagami e gli rivolse un sorriso sinceramente contento di
rivederlo “ Tranquillo.”
Tornò a fissare il caos che regnava
e concordò con lui “ Dovremmo chiamare molti
taxi.”
“Meglio
rimanere sobri.”
Le
successive due ore le passarono ad impedire a molti di buttarsi dal
balcone,altri dal dare fuoco alla casa, altri ancora – come
Akashi/
Imperatore- dal rasare a zero ogni persona che gli passava accanto.
Rischiarono
più volte – soprattutto Kagami, stranamente- di
essere infilzati
da varie forbici.
Alla fine
si chiusero fuori al balcone quando la situazione parve essersi un
po' calmata.
Kagami
scoppiò a ridere.
“Non
pensavo che i Miracoli fossero così matti quando si
ubriacano!”
Kuroko gli
sorrise divertito “Akashi-kun ha cercato di infilzarti
più
volte.”
La risata di Taiga si strozzò a quelle parole e
imprecò
un “Dannato complessato bipersonale!”
Tetsuya
accennò miracolosamente una risata “Non ha molto
senso quello che
hai detto.”
“Forse
sono ubriaco anche io, o almeno vorrei esserlo.”
Si
poggiarono entrambi alla balaustra .
“Mi
ricorda qualcosa questa situazione” mormorò Kagami
fissando il
buio della notte.
Kuroko
annuì "A casa tua dopo la partita contro
Aomine-kun.”
“Già.”
Non dissero
nulla per un po', ma non era imbarazzante come il giorno prima.
Sembrava
loro di essere tornati alla relazione che avevano sempre avuto.
“ Cosa
hai fatto in questi mesi?”
La domanda
di Kagami spezzò il silenzio e distolse Kuroko dai suoi
pensieri.
“Mmm...
“
Esitò nel
rispondere. Non certo che fosse giusto parlare della situazione di
Kise.
Alla fine
decise che Kagami-kun non lo avrebbe detto a nessuno, men che meno ad
Aomine-kun.
“Kise-kun
ha dovuto sopportare un importante intervento alla gamba. Gli sono
stato vicino.”
A quelle
parole il rosso aveva sgranato gli occhi incredulo e lanciato
un'occhiata all'interno confuso dal vederlo così arzillo.
“Non lo
sapevo.”
Tetsuya
scosse la testa “Nessuno a parte davvero poche persone lo
sapeva,ovviamente Akashi é una di quelle poche.”
Kagami
annuì concorde che era impossibile che il matto non sapesse
tutto.
Come
faceva?
Li spiava
per caso ?
Bah.
“E ora
come sta?”
Kuroko
sorrise sollevato solo al pensiero “Ora sta bene... per
fortuna
l'operazione é andata molto bene e con un po' di
fisioterapia e
molta forza di volontà, ora possiamo dire che è
guarito del tutto.”
Anche
Kagami sorrise di rimando “Meno male.”
Di nuovo
quel silenzio piacevole.
Ad un certo
punto a Taiga venne in mente un particolare che aveva notato la sera
prima “Ieri tu ed Aomine stavate con un bambino.”
“Ah si,
Akio... ho incontrato lui ed altri due bambini al parco del Rikugien
mentre giocavano a basket.”
Kagami lo
ascoltò interessato a qualunque cosa lo riguardasse.
Quei sei
mesi senza sapere con certezza cosa aveva fatto Kuroko gli era pesato
come un macigno.
Ogni giorno
si era chiesto se almeno una volta Kuroko lo aveva pesato, se lo
aspettava ancora.
E ogni
volta la paura che ormai i sentimenti di Tetsuya fossero mutati lo
coglieva impreparato mandandolo nel panico e spingendolo quasi a
prendere il telefono e chiedere spiegazioni al diretto interessato.
Quei due
mesi in America, in cui era stato ancora più lontano, erano
stati
una piccola tortura.
“Sono
orfani e quando posso li porto con me al parco per insegnare loro a
giocare... a volte vengono Aomine-kun o Kise-kun... a volte da
solo.”
Stava per
dire qualcosa,Taiga, quando il vicino uscì in balcone e li
gelò,
intimando loro di abbassare il volume di tutto quello che stavano
facendo o avrebbe chiamato la polizia.
A quelle
parole i due si sbrigarono a rientrare e controllare la situazione.
Fortunatamente
evitarono la denuncia, trovando dei senpai volenterosi e lucidi che
li aiutarono a rimettere a posto le cose ed a rimandare a casa la
gente ormai stramazzata, attraverso taxi o passaggi, chiamando
genitori arrabbiati.
Alla fine
riuscirono a mettere a letto anche la coach, grazie al Capitano che
era riuscito a rimanere parzialmente lucido e i due sorrisero quando
comunicò loro che sarebbe rimasto a casa della ragazza per
quella
notte, o mattina.
Riuscirono
a caricare su un taxi anche Midorima-kun che avrebbe dormito da
Akashi e Kuroko recuperò Kise dal pavimento.
Chiamò un
taxi e ci sbatté dentro il biondo aiutato anche da Kagami.
Il momento
dei saluti fu leggermente imbarazzante.
“A-allora
a domani...”
Tetsuya
annuì “Facciamo al Majin Burger?”
“Alle
sei va bene?”
“Ok....
a domani pomeriggio.”
Kuroko salì
sul taxi e Kagami gli chiuse la portiera.
Niente baci
mozzafiato, nonostante l'istinto del rosso stesse ringhiando
insoddisfatto.
Lo avrebbe
fatto domani, dopo essersi confessato.
Riuscir a
convincere l'autista del taxi ad aiutarlo a portare su Kise, fu tutta
una questione di soldi ovviamente.
Dentro casa
decise che il biondo per quella sera sarebbe stato bene anche sul
divano e con li stessi vestiti.
Dopo averlo
posizionato si diresse in bagno per cambiarsi.
Quando
toccò il letto con la schiena emise un sospiro di piacere.
La mente
iniziò a vagare al giorno dopo facendo migliaia di ipotesi
che
venivano smentite o asserite nello stesso secondo, fino a quando gli
occhi non gli si chiusero e il sonno lo avvolse.
Quando si
svegliarono nessun dei due s stupì dell'aspetto disastrato
in cui
versavano.
Dopotutto
erano tornati alle tre del mattino ed erano solo le nove.
Kise doveva
vedersi con il sui manager per chiedergli il favore di inventarsi la
balla dell'Inghilterra e Tetsuya aveva promesso ai bambini di passare
la mattinata con loro.
Bevvero in
silenzio il loro caffè, per non far aumentare il mal di
testa già
abbastanza doloroso.
Si
salutarono e presero strade diverse.
Passarono
l'intera mattinata nella chiesa in quanto per quel giorno il tempo
aveva deciso di buttare giù tutta l'acqua contenuta dalle
nuvole.
Dopo pranzo
i bimbi gli chiesero di salire nelle stanze di sopra per partecipare
ad un qualche gioco da tavolo.
Perse due
ore della sua vita cercando di conquistare le varie vie del Monopoli
giapponese e si stupì di come i bambini invece fossero bravi
a
giocarci.
Cioè di
Yui non si stupì più di tempo e neppure di Akio
dopotutto visto che
potevano essere definiti entrambi dei piccoli geni, ma che anche
Naomi, così piccola riuscisse facilmente a fare
i conti...
Quando
ormai si era dichiarata la sua completa sconfitta in quel maledetto
ed eterno gioco, si sentì un urlo dal piano di sotto e tutti
tre
trattennero il respiro scioccati.
Non era un
semplice urlo di una persona a cui era cascata qualcosa o altro
simile. No.
Era un urlo
di puro terrore e subito dopo si sentì un sparo che
gelò
completamente Tetsuya, a cui arrivò al naso un'insolita
puzza di
bruciato.
Kuroko fece
segno ai bambini di restare in stanza in silenzio mentre lui apriva
la porta e si sporgeva dalle scale verso il basso.
Con suo
orrore fu investito da una considerevole nuvola di fumo che quasi lo
soffocò.
Che stava
succedendo?
Era
impossibile che con quella pioggia fosse scoppiato da solo un
incendio.
E quello
sparo?
Un ladro?
O...
Con il
dubbio atroce tornò dai bambini e disse loro di rimanere in
stanza
fino a quando non fosse tornato.
Forse
sarebbe riuscito a gestirlo.
I tre gli
rivolsero un occhiata terrorizzata che cercò di
tranquillizzare con
un sorriso tirato.
Prima di
scendere prese il cellulare esultando sul fatto che c'era abbastanza
linea da fargli fare una telefonata.
Chiamò
subito la polizia informandola della situazione.
Scese piano
le scale cercando di scorgere qualcosa.
Iniziò a
sentire tremendamente caldo.
Si diresse
lentamente in cucina e si gelò sul posto appena
entrò: una figura
stava in piedi in mezzo alle fiamme, ai suoi piedi un corpo esanime
che non riuscì a distinguere.
Riconobbe
quell'uomo.
Oh si... lo
conosceva bene.
Si voltò e
quando lo vide la bocca gli si trasformò in un sorriso
crudele.
“Da
quanto tempo, Tetsuya.”
Il ragazzo
iniziò a tremare dal terrore.
“Padre...”
L'inferno lo imprigionò di nuovo tra le sue spire .
Kagami lo
aspettò per delle ore al Majin Burger, invano.
Poi una
telefonata.
Il mondo
gli cadde a pezzi.
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Capitolo 11 *** Non sai mai quando essere forte, fino a quando essere forte é l'unica scelta che hai. ***
XI
-Non
sai mai quando essere forte, fino a quando essere forte é
l'unica
scelta che hai.-
Correva,
in quel corridoio con illuminazione soffusa.
Gli
odori di medicinali che gli perforavano le narici rivoltandogli lo
stomaco.
Continuò
a correre, la mente vuota se non delle parole confuse che gli aveva
detto quella ragazza al banco delle informazioni.
Non
poteva essere.
Non
ora.
Rallentò
quando la sua mente registrò il fatto che era arrivato.
Si
bloccò sul posto, incapace di fare i pochi passi che lo
avrebbero
condotto verso l'inferno.
“ Lei
é...?”
La
voce di uno dei medici lo riscosse dalle sue paure.
“ Io...”
Chi
era?
Il
suo ragazzo?
Sarebbe
potuto esserlo se fosse andato tutto come avevano previsto.
Un
suo amico?
Non
voleva essere solo quello ma era l'unico termine con cui poteva
chiamarsi in quel momento.
“ Un
suo amico.”
L'uomo
annuì “ Per ora lei é una delle poche
persone con cui possiamo
conferire. Era tra le persone da chiamare in caso di incidente. Non
riusciamo a contattare la sua famiglia.”
Taiga
scosse la testa “ Sua madre é in
Inghilterra.”
Ricordava
quando Kuroko gli aveva chiesto se poteva inserirlo nella lista delle
persone da chiamare nelle emergenze.
Ne
era stato immensamente felice e solo ora capiva il motivo e si dava
dell'idiota per l'ennesima volta per non averlo fatto prima.
“ Potete
chiamare voi la sua famiglia allora?”
Taiga
annuì ma non era questo che voleva sapere.
La
telefonata che aveva ricevuto non riusciva a toglierselo dalla testa.
<<
Signor Kagami... Siamo dell'ospedale cittadino... chiamiamo per
Kuroko Tetsuya...>>
Non
gli avevano detto cosa era successo ma aveva inteso che non era una
cosa semplice.
Eppure
non riusciva a far uscire le parole. Non ci riusciva.
Erano
bloccate in gola dal terrore.
Ma
doveva
sapere.
“ Cosa...Come...”
Non
disse nulla di sensato ma il dottore parve capire.
Prese
un bel respiro, l'uomo, prima di rispondergli.
Poi
alzò lo sguardo su di lui. Uno sguardo grave e preoccupato
“Non le
mentirò signore... Il suo amico è in sala
operatoria” a quelle
parole Taiga sentì il suo cuore perdere un battito e le
gambe
tremargli “ é grave... e non sappiamo se ce la
farà...”
Le
gambe cedettero e Taiga non seppe più mantenersi.
Cosa
diavolo era successo?
Perché?
Doveva
andare finalmente tutto a posto e invece...
Non
riusciva più a rialzarsi.
Che
motivo aveva?
La
sua ragione era in una sala operatoria con chissà cosa
aperto e
rischiava la vita.
Il
dottore gli s'inginocchiò accanto e poggiò una
mano sulla spalla.
“ E'
molto importante per lei?”
Taiga
ebbe la forza di annuire. “Più di chiunque
altro...”
Il
dottore gli sorrise “Allora devi essere forte, almeno per
lui.
Credi in lui.”
Quelle
parole riuscirono a farlo rialzare. A fatica e con a mente ancora
scombussolata, ma ce la fece.
Come
aveva detto il medico, doveva farlo. Per lui.
Si
mise seduto sulle sedie in sala d'aspetto e si permise di versare le
sue lacrime per ciò che stava accadendo, cercando di sfogare
la
disperazione.
Non
ci riuscì.
Il
dolore continuava a sconquassargli il petto e non riusciva a
respirare tanto era forte.
Aveva
bisogno di qualcuno al suo fianco.
La
prima persona che gli veniva in mente era dall'altra parte della
pota, sotto i ferri.
Con
la seconda, prese il telefono automaticamente e digitò il
numero sul
display.
Due
squilli e la voce dall'altra parte rispose.
<<
Taiga? >>
Non
sapeva che tono la sua voce avrebbe assunto ma aveva bisogno del suo
appoggio.
“Tatsuya...”
imprecò nella sua testa perché ne uscì
fuori un lamento che
avrebbe preoccupato di sicuro il fratello.
Esattamente
come aveva pensato il suo tono di voce allarmò Tatsuya.
<<
Taiga... stai bene? E' successo qualcosa? >>
Prese
un bel respiro, ma il dolore non si placò.
“ Kuroko...
lui è ...”
Non
riuscì a dirlo.
Non
ce la faceva.
<<
Taiga dove sei? Ti raggiungo...>>
“ Ospedale
...” riuscì a sfiatare.
Silenzio.
<<
Arrivo.>>
“ Muro-chin
ho fame...”
Tatsuya
sospirò mentre si asciugava le mani con lo strofinaccio.
Lui
e Taiga erano stati via quasi tutta l'estate ed ora per vendetta,
Atsushi gli dava il tormento chiedendogli di preparare i dolci
più
disparati e complicati.
Aprì
il frigo per prendere ciò che aveva nascosto la sera prima
alla fame
vorace del compagno.
“Ecco-”
fu interrotto dallo squillare del cellulare e come un
giocoliere,cercando di non fare danni, resse con una mano la torta
mentre con l'altra tirava fuori l'apparecchio dalla tasca.
Fece
un segno scocciato ad Atsushi che lo ricambiò con un alzata
di
spalle.
Lo
sguardo che gli lanciò fu comunque abbastanza minaccioso da
farlo
alzare dal divano per raggiungerlo.
Lesse
il nome sul display e aggrottò le sopracciglia: Taiga lo
aveva
informato del fatto che avrebbe finalmente chiarito con Kuroko-kun
quella sera.
Che
diavolo era successo stavolta?!
Attivò
la chiamata e quando sentì la voce spezzata del fratello
dall'altra
parte si gelò, mentre consegnava la torta nelle mani di
Atsushi, che
gliela tolse dalle mani e lo fissò perplesso.
“ Taiga...
stai bene? E' successo qualcosa?”
Atsushi
lo fissò apprensivo. Tatsuya non si lasciava mai coinvolgere
emotivamente, se non quando si trattava di Kagami.
Storse
il naso al pensiero che per il moro, il fratello, era una delle
persone più importanti.
Lui
non ci era riuscito.
Tatsuya
gli piaceva ma a parte scroccare qualche dolce ed averlo come
amico... non riusciva ad avere qualcosa di più.
Non
riusciva ad avere lui. E tutti lo sapevano, quanto fosse possessivo
sulle cose che gli piacevano.
Lo
vide sbiancare e s avvicinò preoccupato.
“ Arrivo.”
Attaccò
e per un attimo non riuscì a dire nulla e neppure ad alzare
lo
sguardo su Atsushi.
Quando
lo fece, Murasakibara rabbrividì.
“ Si
tratta di Kuroko-kun, Atsushi...”
Il
ragazzo si poggiò al mobile dietro di lui, le gambe che
tremavano.
“E'
in ospedale...”
La
torta finì per terra.
“
E'
grave.”
Atsushi
si volatilizzò nel ripostiglio per prendere le sue cose.
“Kagamicchi!”
La
voce di Mr Copia gli arrivò stridula alle orecchie.
Alzò di poco la
testa per fissare due figure che si avvicinavano di corsa.
“ Kise...”
sfiatò con un fil di voce.
Il
biondo rallentò, il volto pallido e spaventato dallo stato
in cui
versava il rosso.
“ Come...?
Dov'é?”
Kagami
prese la forza da chissà dove e riuscì a
spiccicare parola “ Lo
stanno operando...”
Ryouta
barcollò “ Come... ma che è
successo?!”
Taiga
scosse la testa.
Si
poggiò con la schiena al muro mentre Takao rimase immobile,
gli
occhi persi nel vuoto “ Tetsu-chan...”
Una
piccola parte del cervello di Taiga si chiese come avessero fatto a
venire a conoscenza di quello che era successo, ma la preoccupazione
cacciò via quella domanda inutile, tornando a fare da
padrone.
“Dobbiamo
contattare Chihiro...” fu la seconda cosa che
riuscì a mormorare
Kise e che ebbe il potere di far riscuotere gli altri due .
Takao
mise immediatamente mano al telefono e dopo aver digitato velocemente
il numero rimase in attesa.
“ Chihiro
?”
Kagami
li fissò perplesso. Non riusciva a capire al loro urgenza
nel voler
contattare Mayuzumi.
Chi
era quel ragazzo per Kuroko?
E
Takao?
Cosa
c'entrava in tutto questo?
Ancora
tante domande ma nessuna risposta.
“ Come?!”
Quell'esclamazione
fece saltare entrambi che volsero immediatamente il capo verso
Kazunari.
“ Oddio..
ora controllo immediatamente! Ti aspettiamo!”
Attaccò
e senza guardare in faccia nessuno si diresse a passo spedito verso
un medico che si stava avvicinando dalla parte opposta.
“ Scusi
… insieme al ragazzo lì dentro …
dovrebbero essere stati portati
anche tre bambini...”
A
quelle parole Kise sbiancò ancora di più se
possibile e corse
accanto all'amico per sentire meglio la risposta.
“Si
ma state tranquilli hanno solo un leggero principio d'intossicazione
da fumo...pare che il signor Tetsuya li abbia protetti fino
all'arrivo dei soccorsi e deve essere stato davvero un miracolo visto
le condizioni in cui era.”
Kise
fissò confuso Takao che gli rivolse uno sguardo apprensivo,
“ L'orfanotrofio
é bruciato... pensano sia doloso.”
Ryouta
barcollò.
“ Cosa
diamine é successo?!”
A
quell'esclamazione disperata rispose solamente il vuoto del silenzio.
Akashi
abbassò il telefono con mano tremante.
Il
mondo iniziò a cascare in mille pezzi.
Non
riusciva a guardare negli occhi Chihiro, consapevole di quanto per il
suo compagno fosse importante Tetsuya anche se non conosceva i
dettagli.
Atsushi
lo aveva appena chiamato mentre si dirigeva in taxi verso l'ospedale
con Himuro.
Cosa
era accaduto?
Chi
era il responsabile di quella tragedia?
Era
meglio che fosse fuggito oltreoceano o se l'avesse trovato, dubitava
che sarebbe tornato a camminare con le sue gambe.
Alla
fine dovette alzare lo sguardo verso Chihiro che aspettava poco
più
in la con un sorriso appagato che faceva male. Sorriso che
sfumò
appena vide l'espressione grave di Akashi e strisciò tra le
lenzuola
verso di lui, preoccupato.
“ Che
succede?”
Seijuro
chiuse per un attimo gli occhi cercando di trovare le parole adatte
“
Chihiro,si tratta di Tetsuya.”
Nel
momento in cui vide il terrore negli occhi del compagno,
capì che
non c'erano parole adatte per dare la notizia “ Non so
precisamente
cosa è successo ma dobbiamo andare in ospedale.”
Non
gli fece neppure finire la frase che già era uscito dal
letto ed
aveva iniziato a rivestirsi nel panico più completo.
Akashi
gli si avvicinò cercando di placare la furia con cui stava
cercando
di chiudersi la camicia.
Lo
afferrò per le spalle e lo scosse cercando di farlo tornare
lì con
sé con la testa.
“ Calmati...
in questo modo non lo aiuterai!”
Il ragazzo lo fissò impaurito.
Un terrore tale che non aveva visto mai nello sguardo di nessuno.
“ Tu...
tu non puoi capire.”
Quel
commento non piacque a Seijuro che non gli permise di sfuggire alla
sua presa” Allora spiegamelo Chihiro... perché hai
ragione : non
capisco.”
Il
compagno scosse la testa nel panico più completo “
No io...non
posso!”
Non
disse nulla Akashi, ma non lo lasciò, facendogli comprendere
che non
si sarebbe mosso fino a che non avesse ricevuto spiegazioni.
Alla
fine Chihiro si arrese e aprì bocca.
Cinque
minuti dopo erano entrambi sul taxi in direzione dell'ospedale.
Stavano
passeggiando per le strade.
Le
vacanze erano quasi finite e presto il nuovo anno scolastico sarebbe
iniziato.
Il
malato dell'oroscopo che Hyuuga avano dovuto ospitare in casa, appena
aveva sentito che sarebbe uscito per visitare il nuovo negozio
sportivo, se ne era fregato del fatto che fosse un appuntamento tra
lui e Aida e lo aveva costretto ad invitarlo.
Riko
fortunatamente aveva compreso i suoi problemi e non si era arrabbiata
per quell'intrusione..
Dopotutto,
se non si parlava di Oha Asa, la guardia tiratrice dello Shutoku era
piuttosto silenzioso e di piacevole compagnia.
Ovviamente
escludendo il fatto che la mattina aveva monopolizzato il televisore
a casa Hyuuga.
Nonostante
questo sua madre si era praticamente innamorata di lui e quindi non
c'era da sorprendersi se Junpei non fosse al settimo cielo per la sua
presenza.
Arrivarono
davanti al negozio sportivo ma all'entrata Riko si bloccò.
“ Aomine-kun...”
mormorò, attirando l'attenzione degli altri due che stavano
fissando
le vetrine, affascinati dai nuovi prodotti.
Davanti
a loro vi erano l'asso della Too e la sua manager.
“Oh
guarda Dai-chan! Shintaro-kun e gli amici del Seirin!”
Il
moro la guardò male “ Lo vedo da solo
Satsuki...”
Riko
sorrise “ Anche voi qui per il nuovo negozio?”
Satsuki
annuì ricambiando gioiosa come sempre “ Si!
Dai-chan ha bisogno di
nuovo paio di scarpe ed è sempre piuttosto categorico
riguardo marca
e tipo!”
La
coach scoppiò in una risata, ricordando che Kagami-kun aveva
esattamente e stesse pretese.
Stava
ancora ridendo quando sentì il cellulare nella tasca dei
jeans
vibrare e lei si apprestò a risponde sotto lo sguardo
perplesso
degli altri.
Fissò
un po' sorpresa il nome sul display prima di attivare la chiamata.
Sotto
minaccia, Kagami gli aveva confessato che quella sera aveva un
appuntamento con Kuroko e che si sarebbe finalmente dichiarato,
quindi si chiedeva come mai la stesse chiamando, quando i quel
momento sarebbe dovuto essere assieme alla sua ombra a fare
decisamente altro.
I
ragazzi davanti a lei, la videro perdere colore ad ogni parola
pronunciata dalla persona dall'altra parte e per questo Hyuuga le
poggiò una mano sulla spalla preoccupato.
All'improvviso
il telefono le cadde dalle mani, ma lei non parve prestargli
attenzione neppure quando lo calpesto.
Come
in trance corse in mezzo alla strada ed iniziò a cercare il
primo
taxi libero.
Hyuuga
la rincorse cercando di evitare di farla investire.
La
riportò sul marciapiede ma lei continuava dimenarsi cercando
di
liberarsi “ Dobbiamo andare Junpei! Dobbiamo
andare!”
Il
moro la afferrò per le spalle “Riko che diavolo
succede?! Chi era
al telefono?!”
Non
l'aveva mai vista in quello stato. Riko non si era mai comportata in
quel modo.
La
ragazza lo fissò nel panico più completo
“ Kagami-kun! Era
Kagami-kun! Ha detto che é all'ospedale e che stanno
operando
d'urgenza Kuroko-kun!”
Quelle
urla gelarono tutti e tre i ragazzi che impallidirono di colpo e
Satsuki crollò a terra mentre calde lacrime le scorrevano
sul viso.
Hyuuga
la mollò inorridito mentre scuoteva la testa . Daiki non si
muoveva,
lo sguardo vacuo perso nel vuoto.
Midorima
fu l'unico a riuscire a mantenere un minimo di controllo, nonostante
il petto fosse chiuso in una morsa costrittiva che gli toglieva il
fiato. So mise anche lui in mezzo alla strada ma con più
accortezza
della ragazza e riuscì a fermare il primo taxi che
passò.
Non
avevano detto altro da quando avevano scoperto dell'incendio e il
silenzio regnava opprimente nel corridoio davanti alla porta della
sala operatoria. Himuro e Atsushi erano arrivati pochi minuti prima
ed ora Tatsuya aveva un braccio attorno alle spalle di Taiga cercando
di confortarlo. Murasakibara era poggiato al muro accanto al loro e
non aveva toccato dolce.
Diceva
tutto sulla gravità della situazione.
Uno
scalpiccio di piedi fece alzare loro la testa verso l'entrata: Akashi
e Chihiro si stavano avvicinando a passo veloce.
Senza
che se ne accorgesse, dopo qualche minuto, Kagami si ritrovò
il
volto di Chihiro a pochi centimetri dalla faccia.
“ Come
sta?!”
Taiga cercò di distanziarsi di qualche centimetro ma il
ragazzo lo teneva ancorato per le spalle impedendogli di
allontanarsi.
“ Non
lo so … mi hanno detto solo che è grave e che
...” prese un
respiro tra i denti e le labbra tremarono nello sforzo di non
piangere ancora“ che non sanno se ce la
farà...”
A
quelle parole Chihiro si staccò, gli occhi sgranati e il
terrore sul
volto.
Sentiva
le gambe tremare, così indietreggiò fino a
toccare il muro con la
schiena e scivolare sul pavimento, con la testa tra le mani.
“
Tetsuya...”
Seijuro
non riusciva a muoversi. Per la prima volta in vita sua non sapeva
cosa fare.
Tetsuya
era sotto i ferri e lui non poteva fare nulla per aiutarlo.
Si
sentiva inutile e la sua famiglia tanto potente non poteva fare nulla
.
Una
cosa però poteva farla: stare accanto a Chihiro che stava
adendo a
pezzi con il rischio di perdere se stesso.
Riuscì
a muovere qualche passo e si accasciò accanto a lui. Non lo
abbracciò. Chihiro non era il tipo da accettare conforto e
abbracci.
Restò
al suo fianco, cercando di fargli sentire la sua presenza.
Se
ne fregò di essere su un pavimento lurido.
Passò
un'ora e di nuovo era sceso il silenzio.
Gli
unici movimenti erano quelli delle teste che si alzavano per
osservare a luce rossa che continuava a rimanere rossa.
Improvvisamente
altri rumori.
Si
voltarono in sincrono e cinque ragazzi li raggiunsero in fretta.
Aomine
arrivò per primo ma si bloccò all'improvviso alla
vista del biondo
seduto su una delle sedie.
“ Kise?!”
Il
ragazzo alzò lo sguardo vuoto su di lui e parve a malapena
riconoscerlo “Aominecchi...”
“ Come...
fai?”
Kise
riabbassò lo sguardo verso il pavimento “ Vivo con
Kurokocchi...
mi ha messo tra le chiamate d'emergenza.” Non gli importava
più di
nascondersi. Niente più aveva senso se Kurokocchi non usciva
sano e
salvo da lì.
Quelle
parole sconvolsero non poche persone: Kagami, che alzò di
scatto lo
sguardo stralunato sul biondo, Himuro ma era stupito in modo
più
lieve ed infine Aomine che invece non riusciva a credere che per
tutto quel tempo Tetsu gli avesse mentito.
Si
sentì tradito, ma rispetto al terrore di perderlo, era
decisamente
una sensazione più lieve.
Altre
due ore passarono.
Il
corridoio sembrava un accampamento profughi ma a nessuno importava.
Aomine
alzò lo sguardo verso la porta della sala operatoria proprio
nel
momento in cui la luce rossa si spense.
Si
alzò in piedi di scatto e Kagami seguì il suo
sguardo e poi si mise
in piedi anche lui.
Tutti
gli altri fecero lo stesso.
Pochi
minuti dopo le porte si aprirono ed un medico si avvicinò al
gruppo
mentre si toglieva guanti e mascherina con aria grave.
“ C'è
un parente ?”
Kagami
stava per dire che la madre era salita un ora prima su un aereo e che
sarebbe arrivata il giorno seguente, quando Chihiro fece un passo
avanti sotto lo sguardi interdetto di molti di loro, ma non tutti.
“ Io
...sono suo fratello”e si sentì sollevato dal
poterlo rivelare
finalmente.
Il
silenzio calò tombale.
Il
medico si avvicinò di qualche passo a lui ma
lasciò che potessero
sentire tutti.
“ L'operazione
è andata bene ma non è ancora fuori pericolo. Lo
abbiamo indotto ad
un coma con farmaci in modo da fargli risanare tutte le ferite. Lo
faremo uscire dal coma solo quando saremo certi che non
morirà
appena sveglio.”
Parole
dure che di buone notizie avevano solo il fatto che l'operazione
fosse andata per il meglio.
Tutto
il resto non lasciava molte speranze.
“ Se
posso essere sincero, il vostro compagno è fortunato anche
solo ad
essere sopravvissuto.
Un
proiettile gli ha perforato un polmone ed un altro gli ha sfiorato il
cuore. E' un miracolo che sia ancora vivo. Inoltre ha anche protetto
quei bambini con i colpi in corpo....quel ragazzo é un
eroe.”
Nessuno
ribatté e il medico si fece da parte mentre le porte della
sala
operatoria si aprivano di nuovo e la barella usciva.
Kagami
fu il primo che si avventò su di essa per vederlo.
Il
cuore si fermò : il corpo della sua ombra era pallido,
più del
solito. Quasi etereo.
Il
70% di pelle era coperta di bende, testa compresa.
Poggiò
leggermente la fronte su quella di Kuroko e chiuse gli occhi. Il solo
contatto con la sua pelle anche se minimo gli diede un sollievo
immenso.
Era
leggermente calda.
“ Kuroko...”
La
scena fu così commovente che quasi si commossero gli altri.
Quasi.
Fu spostato di forza. Chihiro prese il suo
posto ma non lo toccò.
Lo
fissava con uno sguardo che mise i brividi a Taiga: c'era
così tanto
affetto in quegli occhi che fece tornare le lacrime.
Ora
che sapeva che Chihiro era il fratello di Kuroko capiva molte cose e
soprattutto molte reazione del più piccolo in presenza del
ragazzo.
“ Signore...
dobbiamo portare il paziente nella sua stanza a terapia
intensiva.”
Le
infermiere lo spostarono e iniziarono a spingere la barella verso
l'ascensore.
“ Quando
la stanza sarà pronta potrete visitarlo ma sempre con
discrezione.”
Detto
questo le porte si chiusero e loro rimasero di nuovo soli.
Il
silenzio regnò per qualche secondo sovrano, poi Chihiro si
riscosse
e fermò il medico che aveva parlato con loro poco prima.
“ Ci
sono sopravvissuti dell'incendio?”
L'uomo
abbassò lo sguardo “ Come abbiamo detto al suo
amico, i tre
bambini che suo fratello ha protetto con il suo corpo.”
Il
ragazzo rimase un attimo in silenzio poi gli chiese il numero della
stanza.
“Si
può sapere che te ne frega? I bambini stanno bene... questo
basta
no?”
Chihiro
lo fissò un attimo “ Non sappiamo come abbia fatto
Tetsuya a
beccarsi quei proiettili se l'edificio è
bruciato.”
Esclamazioni
sorpresa e di assenso.
Erano
stati tutti così presi da Tetsuya che non avevano pensato
con
lucidità.
Akashi
gli si avvicinò fino a pararglisi davanti lo
fissò negli occhi “
Tu hai dei sospetti su chi é stato.”
Non
c'era domanda nella sua frase e Chihiro non si sorprese.
“ Si...
ma non ne sono sicuro. Per questo devo vedere i bambini. Potrebbero
aver sentito qualcosa.”
Voltò
le spalle a tutti e si diresse verso la direzione che gli aveva
indicato il medico.
Kagami
sostò a metà del corridoio, tra Chihiro e
l'ascensore.
Non
sapeva che fare.
Sentì
qualcuno poggiargli una mano sulla spalla e si voltò : erano
Riko e
Hyuuga.
“ Va
con lui Kagami... appena mettono a posto la stanza ti
contatto.”
Taiga
rimase un attimo incerto ma poi lo seguì.
Andarono
in cinque : lui, Chihiro,Akashi, Aomine e Kise.
Salirono
con l'altro ascensore un piano sopra e cercarono la stanza.
Fu
Kise ad aprire per primo la porta.
Gli
si strinse il cuore quando vide i tubicini attaccati alle piccole
braccia dei bambini.
Vecchi
e dolorosi ricordi gli tornarono alla mente: ricordi in cui vi era
lui al loro osto e altri in cui quei bambini gli avevano ridato la
gioia di vivere.
Appena
Yui lo vide gli si illuminarono gli occhi “
Ryou-nii...” mormorò
debolmente.
A
quelle parole, anche gli altri due si voltarono verso la porta e
sorrisero.
Kise
e Aomine si avvicinarono subito ai loro letti “ Come
state?”
Tutti
e tre fecero cenni positivi poi Akio fece la domanda “
Tetsu-nii
sta bene?”
Non
seppero rispondere, in quanto entrambi sapevano perfettamente quanto
fossero intelligenti e che non si facevano fregare facilmente
nonostante la giovane età.
“ No...
non molto.” Alla fine optarono per la verità.
Sbiancarono
tutti e tre “ Ma... ma starà bene, vero?”
Non
ebbero cuore di dirgli che non c'erano certezze così Kise
sorrise “
Certo che starà bene...”
Dopo
qualche minuto Chihiro si avvicinò e loro lo riconobbero
“
Chihiro-nii!”
“ Ciao
piccoli”.
Akashi
si godette la scena. Non lo aveva mai visto in quel modo.
“Ho
bisogno che voi mi diciate delle cose su quello che é
successo, ok?”
Yuichiro
distolse lo sguardo, ma Akio lo mantenne saldo nonostante non dovesse
essere facile “Servirà a Tetsu-nii?”
Chihiro
annuì e gli carezzò la guancia.
“Allora
va bene.”
Ci
pensò un attimo ma alla fine aveva bisogno di sapere tutto
dall'inizio per capire.
“ Mi
potete dire cosa é successo?”
Il
bambino abbassò la testa e il bip dei macchinari
aumentò
leggermente.
“ Eravamo
a giocare con Tetsu-nii nella nostra camera quando abbiamo sentito lo
sparo.”
Chihiro
strinse il lenzuolo, mentre Aomine e Kagami che era rimasto sulla
porta, s'irrigidirono.
“Tetsu-nii
uscì sulle scale e nella stanza entrò del
fumo...” Tossì per
qualche minuto e Chihiro si allarmò “ Tetsu-nii ci
disse di
aspettare in camera ma.. non siamo bravi ad obbedire agli
ordini.”
Sorrise
amaramente, cosa strana per un bambino di quell'età.
“ Pochi
minuti dopo Tetsu-nii.... siamo scesi anche noi.”
Chihiro
cercò di non forzarlo ma aveva in assoluto bisogno di
risposte.
” C'era
fumo dappertutto ma siamo riusciti a vedere … e a
sentire.”
“ Cosa?”
Il
bambino chiuse gli occhi e sembrò soffrire solo al ricordo
“
Tetsu-nii era davanti al salone e poco più in la c'era un
uomo...
Tetsu-nii lo ha chiamato -Padre-...”
Tutti
nella stanza s'irrigidirono e Kagami stava per scoppiare.
Chihiro
invece prese un bel respiro e strinse gli occhi.
Come
aveva immaginato.
Akashi
lo fissò per tutto il tempo, cercando di non perdersi
neppure un
cambiamento d'espressione.
“ Continua
per favore,Akio...” sfiatò a fatica Chihiro.
“Hanno
parlato un po' ma non abbiamo capito bene... poi l'uomo ha sparato e
dopo gli è crollato addosso una parte del tetto .
Il
fuoco era tutto attorno... avevamo paura, abbiamo urlato mentre
Tetsu-nii stava cadendo a terra.
Lo
abbiamo raggiunto e lui ci ha messo sotto di lui fino all'arrivo dei
medici.”
Il
bambino scoppiò a piangere e Chihiro se lo strinse al petto.
“ Sta
tranquillo.”
Subito
dopo Akio anche Yui si lasciò andare alle lacrime e ci
misero un po'
prima di addormentarsi.
Uscirono
dalla stanza e Chihiro si appoggiò al muro perché
le gambe parevano
non reggerlo.
Akashi
accorse da lui.
Sapeva
che sarebbe potuto succedere.
Era
tornato lì proprio per quel motivo.
Eppure
non lo aveva previsto.
Avrebbe
dovuto proteggerlo. Era il fratello maggiore e per l'ennesima volta
Tetsuya era stato ferito perché lui non era stato in grado
di
impedirlo. Aveva fallito.
Stavolta
non fu in grado di trattenere le lacrime e quelle presero a
scorrergli lente e calde sul volto.
Kagami
e Aomine si pararono davanti a lui. Kise rimase in disparte ancora
tropo scosso. Akashi li fissò male ma non poté
biasimarli.
“ Abbiamo
bisogno di spiegazioni.”
Chihiro
annuì e si strofinò il volto con un braccio.
“ Dopo, andiamo da
Tetsuya adesso.”
Presero
l'ascensore e salirono due piani.
Fu
Riko ad accoglierli e a portarli nella stanza giusta.
Chihiro
non riusciva ancora ad entrare così decisero d comune
accordo che
Kagami sarebbe stato il primo.
La
porta cigolò sommessamente e Taiga mosse titubante qualche
passo
all'interno chiudendosi la porta alle spalle.
Cercò
immediatamente la sua figura nella stanza e quando la trovò
il suo
cuore perse un battito.
Kuroko
aveva i capelli azzurri arruffati, il viso pallido e smunto, cosparso
di lividi e graffi rossi.
Kagami
sentì le gambe cedere di nuovo ma resistete e
trascinò la sedia lì
vicino.
Lo
contemplò in silenzio.
Si
beò della sua vista. Cercò di registrare ogni
particolare della sua
figura, nella sua mente.
Si
azzardò a prendergli la mano non cosparsa da tubi
trasparenti,
delicatamente e poggiò la fronte sulle lenzuola candide.
“ Non
puoi abbandonarmi Tetsuya...”
-E
ho paura di perderlo, ogni ora, ogni giorno,ogni secondo, ogni
fottuto istante.-
|
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Capitolo 12 *** XII.“ Nella vita bisogna sapersi difendere. Ma la cosa peggiore, é doversi difendere da chi mai avresti pensato potesse ferirti.” ***
“
Nella
vita bisogna sapersi difendere.
Ma la cosa peggiore, é
doversi difendere da chi mai avresti pensato potesse ferirti.”
Taiga
sospirò sorseggiando lo schifoso caffè delle
macchinette.
Appoggiò
la testa al muro e chiuse gli occhi doloranti.
Quella
situazione era assurdamente insostenibile. Ormai non dormiva
più
bene non sapeva neppure da quanti giorni. Ogni volta che chiudeva gli
occhi rivedeva Tetsuya steso su quel lettino, il corpo coperto da
fasciature e aghi infilati nelle vene.
Il
petto che si alzava a malapena gli faceva ricordare costantemente che
quello stesso busto era stato trapassato da proiettili d'accaio e che
ogni secondo che passava il cuore di quell'esile corpo poteva
smettere di battere da un momento all'altro.
Ogni
volta che entrava in quella stanza d'ospedale, che varcava la soglia
di quella camera sterilizzata, il timore di vedere il letto
circondato dai medici per una qualche complicazione gli attanagliava
il petto, togliendogli il fiato e impedendogli di respirare.
Allo
stesso tempo però lo pervadeva anche la speranza di vederlo
finalmente aprire gli occhi.
Erano
passate due settimane ma non era ancora successo.
Schiacciò
il bicchiere di plastica delle macchinette e, incurante dei rivoli
del caffè che gli colavano tra le dita rendendole
appiccicose, fece
canestro nel cestino per poi avviarsi lungo il corridoio che portava
a quella stanza che tanto aveva iniziato ad odiare.
Entrò
e la prima cosa su cui si catalizzarono i suoi occhi fu, come sempre,
la persona stesa in stato vegetativo su quel lettino e subito dopo
sulla seconda persona addormentata su una sedia con le braccia sul
materasso accanto alle spalla di Tetsuya e il capo su di esse.
La
madre di Kuroko era arrivata dall'Inghilterra qualche giorno dopo
l'incidente e il rispettivo ricovero e da quel momento si era
rifiutata categoricamente di lasciare quella stanza fino a quando il
figlio non si fosse svegliato o... Taiga scosse la testa.
Non
voleva neppure pensarci a una cosa del genere.
Spostò
lo sguardo sul resto della stanza e di nuovo si fermò su un
punto
preciso da cui proveniva una leggera e fioca luce: accanto al letto
di Tetsuya i medici, grazie soprattutto alle pesanti pressioni di
Akashi, erano stati costretti a dover mettere altri tre lettini in
quanto i bambini di Kuroko, si erano rifiutati
anche loro di
lasciare il fianco del ragazzo.
Puntò
gli occhi sul lettino da cui proveniva l'unica fonte di luce : solo
due stavano riposando; il terzo era seduto sul letto, con la schiena
tenuta dritta dal cuscino , le gambe piegate e un libro tra le mani.
"
Yuichiro..." mormorò per non svegliare gli altri .
Il
bambino alzò lo sguardo su di lui" Taiga-nii... "
mormorò
assonnato.
"E'
tardi ... " disse sfilandogli il libro dalle mani e poggiandolo
poco più in là.
Yuichiro
non protestò e si mise meglio tra le coperte lasciando che
il rosso
gliele rimboccasse, ma non chiuse gli occhi.
Gli
prese la mano e gliela strinse.
"Non
voglio dormire da solo."
Taiga
sorrise leggermente " Rimango qui fino a quando non ti
addormenti."
Il
bambino ricambiò il sorriso e gli passò il libro
che aveva prima
tra le mani "Me ne leggi un po'?”
Kagami
non ebbe cuore di rifiutare “ Va bene...”
Lo
aprì e strabuzzò gli occhi “ La
guerra d'Indipendenza cubana
1895-1898?! Ma
che razza di
libri leggi?!”
Le
guance di Yuichiro si arrossarono “ Non c'erano molte storie
all'orfanotrofio che potessero aiutarmi a trovare un lavoro nel mio
futuro.”
Taiga
alzò un sopracciglio e sospirò.
Quel
bambino era troppo, davvero troppo maturo per la sua età.
“ Domani
ti porto storie più adatte a te.”
Iniziò
a leggere ma diciamo che smise di pensare a quello che stava leggendo
quasi subito.
Poco
dopo il bambino si assopì tranquillo.
Stava
per poggiare il libro sul comodino quando improvvisamente la sua
mente si catalizzò su un movimento accanto al letto dove
erano loro
due.
Akio
si era svegliato di soprassalto, con il volto rigato dalle lacrime e
il respiro spezzato.
Taiga,
terrorizzato da quella reazione gli si avvicinò sedendosi
accanto a
lui e se lo strinse istintivamente al petto per tranquillizzarlo.
Il
suo cuore si scaldò sentendo le piccole braccia stringergli
spasmodicamente la maglia come se fosse l'unico appiglio in mezzo a
quell'incubo.
Dopo
pochi minuti, Akio si spostò leggermente e fissò
i suoi occhi
liquidi in quelli di Taiga in una muta domanda che il ragazzo colse
al volo.
"
Si sveglierà Akio... non gli permetterò di
portarcelo via... te lo
prometto!"
Gli
occhi del bambino s'illuminarono di fiducia a quelle parole che
riuscirono a strappargli anche un minuscolo sorriso.
Sapeva
di star facendo un errore promettendo una cosa su cui non aveva
controllo, ma era certo che Tetsuya non si sarebbe mai arreso e
avrebbe continuato a combattere per la sua vita proprio come faceva
ogni volta in campo.
Sentì
una mano poggiarglisi sulla spalla e alzò lo sguardo
incrociando
quello di una donna che gli sorrideva in modo dolce.
Silenziosamente
gli tese le braccia e Taiga gli passò il bambino che lei
abilmente
cullò tra le braccia, nonostante non fosse poi
così piccolo.
Dieci
minuti dopo Akio aveva chiuso gli occhi assopito.
La
signora Hanako ridistese con delicatezza il bambino tra le coperte e
lo ricoprì carezzandogli i capelli.
“ Taiga-kun
… Chihiro vorrebbe parlare a te e agli altri
ragazzi...” abbassò
lo sguardo la donna “probabilmente di quel... del mio ex
marito.
Quando arriveranno porterò i bambini in un altra
stanza.”
La
rabbia e l'odio che poteva scorgere negli occhi della signora Hanako
lo spaventò, incitandolo ad uscire.
Si
accostò al lettino di Tetsuya,rimanendo per un attimo a
fissarlo e
sfiorandogli la gota con dita impalpabili.
La
pelle del ragazzo era così fredda da far spavento.
Non
un guizzò o un battito di ciglia.
Sembrava...
scosse la testa.
Non
doveva pensarci.
“ Tornerò
presto...” mormorò al vuoto prima di lasciare la
stanza.
“ Atsushi...”
Murasakibara
si voltò verso di lui e li rivolse uno sguardo gelido
“ Ora non mi
va di parlare con te Muro-chin.”
Tatsuya
fece un passo indietro. Non si aspettava un tono del genere da lui.
Non
si aspettava di essere trattato in quel modo.
Poteva
sentire l'angoscia che pervadeva il compagno e poteva anche capirla.
Uno
dei suoi più cari amici era in pericolo di vita.
Eppure
fece male lo stesso.
Atsushi
sembrava avvolto in una dimensione privata. Un posto a cui solo una
cerchia ristretta poteva entrare. E per lui era divieto di accesso.
Totale divieto di accesso.
Una
mano si poggiò sulla spalla del ragazzo più alto.
Tatsuya
alzò lo sguardo e dentro di se sospirò: ecco una
delle persone che
aveva invece un accesso illimitato a quella zona off limits.
Una
delle persone che più lo facevano rabbrividire.
Seijuro
Akashi.
“ Atsushi...
andiamo. Chihiro ci vuole con sé.”
Murasakibara
obbedì e si alzò docilmente.
Il
cuore di Tatsuya si strinse.
Lui
non era invitato.
Si
sbagliava di grosso.
“ Himuro-san?
A Chihiro farebbe piacere che venissi anche tu.”
Tatsuya
sgranò gli occhi sorpreso.
Non
pensava davvero di rientrare nelle persone a cui era permesso
ascoltare.
Non
pensava neppure che lo avessero mai considerato altro se non il
vecchio amico di Taiga.
Li
seguì in silenzio con negli occhi l'immagine della schiena
di quei
due che proseguivano.
Continuò
per tutto il tempo a sentirsi escluso.
Cos'altro
poteva essere per Atsushi oltre ad un semplice tutore-amico?
Nulla
probabilmente.
Strinse
i pugni fino a farli sbiancare.
Si
sentì impotente.
Per
non poter avere Atsushi.
Per
non essere abbastanza per la ristretta cerchia della Generazione dei
Miracoli.
Per
non essere all'altezza del suo migliore amico fraterno.
Per
non poter far nulla per aiutare il suddetto amico fraterno ora in
crisi perché innamorato di un ragazzo che poteva cessare di
respirare da un momento all'altro .
Per
non poter far nulla per Kuroko-kun che rischiava di cessare di
respirare da un momento all'altro.
In
poche parole impotente.
Era
imbarazzante in tutta quella situazione.
Decisamente
imbarazzante.
Non
si vedevano da mesi e nessuno dei due aveva pensato che il loro
incontro sarebbe avvenuto così.
Era
difficile anche solo guardarsi negli occhi.
Il
moro sospirò.
Era
decisamente stupido pensare a quello mentre Tetsu lottava per la sua
vita.
Con
la coda dell'occhio vide Shintaro passarsi una mano tra i capelli,
mentre con lo sguardo continuava ad andare senza accorgersene al
punto in cui era la camera di Tetsuya.
Non
poteva lasciarlo ad affogare nella disperazione.
Si
sedette accanto a lui e Midorima alzò lo sguardo.
“ Tetsu
è forte Shin-chan... Non smetterebbe mai di
lottare.”
Il
ragazzo annuì ma sembrava solo cercare di auto convincersi.
Doveva
riuscire a distrarlo e magari distrarre se stesso.
“ Come
era il Kanto?”
Ci
riuscì. Shintaro lo fissò e i suoi occhi
brillarono.
“ Non
male. A parte la squadra di basket... fa schifo
lì.”
Kazunari
ridacchiò.
“ Sei
sempre così selettivo!”
Midorima abbassò lo sguardo ma sulle
labbra gli spuntò un sorrisetto “Pretendo solo il
meglio.. e
loro non
lo sono.”
Lo
fissò mentre diceva le ultime parole.
Non
riuscì a non arrossire Takao.
Come
al solito, la guardia tiratrice aveva detto qualcosa che nascondeva
le sue vere dichiarazioni.
Sorrise
sollevato che Shin-chan non fosse cambiato per nulla e lui sapeva
perfettamente come prenderlo.
“ Hai
visitato qualche luogo interessante? I combini di lì ti
hanno
soddisfatto?”
Per
la prima volta sentì Shintaro ridere.
“ Si...
ho fatto un buon rifornimento!”
Fu
strano.
Di
solito quando si parlava di Oha Asa, Shin-chan era sempre serissimo.
Anzi...
Shin-chan era sempre serissimo.
Stava
cambiando?
No...
piuttosto stava maturando.
Aveva
iniziato a capire quanto le sue ossessioni fossero divertenti o
assurde talvolta.
Era
un bel passo avanti.
“Il
Museo d'arte Moderna di Saitama è piuttosto
interessante.”
Takao
lo fissò perplesso, ma sotto sotto credeva di aver capito
che
intendeva e decise comunque di non chiedere direttamente ma di farlo
dire a lui per una volta.
“Quindi?”
Murasakibara
si rigirò tra le mani lo strano oggetto che secondo
l'oroscopo di
Kuroko era quello fortunato.
“ E'
un bel posto da visitare.”
Takao
scosse la testa sorridendo “ Non ce la fai proprio a chiedere
senza
che siano gli altri a dare le risposte che non sai
pronunciare?”
Shintaro
arrossì “ Mi conosci abbastanza bene... sei tu che
di solito
traduci agli altri quello che mi passa per la testa.”
Kazunari
annuì “ Si ma sono un po' arrugginito …
quindi se vuoi dire
qualcosa fallo e basta.”
Rimase
un attimo in silenzio e si tirò su gli occhiali come faceva
sempre
quando era nervoso o esaltato.
Non
c'era dubbio su cosa fosse in quel momento.
“ Potremmo
andarci qualche volta.”
Takao
sorrise “ Beh in realtà sarei io che ti dovrei
venire a trovare
lì...”
Midorima
scosse la testa “No... non tornerò nel
Kanto.”
Quello
lo stupì.
Tanto.
E
qualcosa si smosse dentro di lui.
Speranza
forse...
“ Ah
no?”
“ No...
appena sapremo qualcosa di certo su Kuroko farò domanda di
ritrasferimento qui.”
Stentò
un sorriso Takao.
La
felicità in quel momento non era appropriata così
non la sentì, ma
era qualcosa che vi andava molto vicino.
“ Kazunari?”
Alzarono
entrambi lo sguardo trovandosi davanti alla figura leggermente
incurvata di Chihiro.
“Ah
ecco Midorima... Venite un attimo ? Vi devo parlare di … beh
lo
sapete di che vi devo parlare.”
Entrambi
annuirono ma si voltarono all'unisono verso la camera di Tetsuya e
Chihiro seguì il loro sguardo.
“ Non
voglio stare lontano... quindi ci vediamo dentro la sua stanza.
”
Takao
asserì.
Se
tra Midorima e Takao era stato imbarazzante loro nell'imbarazzo ci
affogavano.
Ryouta
guardò di sottecchi il moro accanto a lui che fissava
ostinatamente
il muro davanti a sé.
Poteva
sentire la rabbia repressa che sfociava dal corpo.
Sobbalzò
quando la voce aspra gli arrivò alle orecchie.
“ Perché?”
Alzò
gli occhi verso di lui ma Daiki non lo guardava, tenendo i pugni
stretti fino a farli sbiancare.
Rimase
in silenzio Kise aspettando che specificasse.
“Tetsu
non mi avrebbe mai mentito di proposito se non fossi stato tu a
chiedergli di farlo.”
Si
ritrovò all'improvviso lo sguardo tenebroso ed irato dritto
negli
occhi e il suo cuore vacillò.
“ Perché?”
Sospirò.
Era
il momento della resa dei conti.
Aveva
sempre saputo che prima o poi sarebbe accaduto ma se l'era immaginato
diverso.
In
un posto diverso.
In
una situazione diversa soprattutto.
Non
con Kurokocchi che respirava con una macchina poco più in
là.
“ La
nostra partita... te la ricordi?”
Aomine
annuì.
“ Mi
infortunai in quella partita. “
Rimase
in silenzio perché quello non era nulla di nuovo per il moro.
Non
ancora.
“ Pensai
che non fosse nulla così continuai a giocare nella Winter
Cup
nonostante la gamba mi facesse davvero male.”
Ancora
nessuna reazione da parte dell'altro ma poteva vedere una vena di
timore nei suoi occhi.
“ Sbagliai.
Nella partita contro Kurokocchi diedi tutto me stesso e come si dice
: raccogli quel che semini.”
Dilatò
le pupille Daiki. Non voleva credere a quello che poteva star per
dire il biondo.
“ Aggravai
tanto il mio infortunio che ho rischiato seriamente di non poter
più
camminare.”
Nonostante
la sua carnagione fosse molto scura, Kise fu sicuro di vederlo
impallidire.
“ Kurokocchi
fu l'unico che capì che nonostante tutto le cose non
andavano...
Sono un bravo attore, ma lui capisce le persone meglio di chiunque
altro.”
Aomine
annuì come un automa.
Non
riusciva davvero a concretizzare il pensiero di un possibile Kise
impossibilitato ad usare le gambe.
Impossibilitato
a giocare.
“ Mi
é stato accanto in questi mesi... si é preso cura
di me ed é
rimasto con me quando ho avuto bisogno di lui.”
Incassò
la testa Aomine, sentendosi assurdamente in colpa per non aver
indagato o capito che dietro al comportamento anomalo dell'ombra ci
fosse qualcosa di grave.
“Era
con me quando dovetti decidere se operarmi con la concreta
possibilità di non poter più camminare, oppure
fare fisioterapia e
rinunciare per sempre al basket.”
Daiki
strinse i pugni.
Non
riusciva neppure ad immaginare come sarebbe stata la sua vita senza
il basket.
Non
sarebbe stato più nessuno.
Forse
sarebbe stato nella stessa situazione di Kise s e quel giorno Satsuki
non gli avesse impedito di giocare.
Il
sospiro del biondo lo riportò sulla terra “ Come
vedi mi sono
operato e fortunatamente é andato tutto per il
meglio...” Non
pareva aver finito per questo Aomine non disse nulla, non sospettasse
che le successive parole avrebbero fatto così male
“ Credo che non
ce l'avrei fatta ad andare avanti se non ci fosse stato lui.”
Il
tono che aveva usato Ryouta era stato così dolce da fare
male.
La
domanda sorse spontanea: che Kise amasse Tetsu?
Il
cuore gli si stinse a quel pensiero.
“ Ti
piace Tetsu?”
Non
sapeva come era riuscito a sputare fuori quelle parole ma ce l'aveva
fatta.
Kise
sorrise entusiasta “ Certo che mi piace Kurokocchi!”
Daiki
chiuse gli occhi.
Questo
faceva male e si sentì una merda ad essere geloso dell'amico
fraterno attaccato ad un respiratore.
Ryouta
non capì subito la strana espressione dell'altro, ma quando
lo fece
gli prese una strana ilarità.
Scoppiò
a ridere attirando lo sguardo irato di Aomine “ Che cazzo
ridi?!”
“ E'
esilarante che tu pensi che io sia innamorato di Kurokocchi...
Aominecchi!”
Gli
parve che un grosso peso volasse via a quelle parole.
“ Non
lo sei?”
Kise
si portò un dito sotto il mento pensieroso e solo in quel
momento
Aomine si rese conto di quanto davvero fosse sexy quel dannato
modello.
Strinse
i pugni cercando di trattenersi dal non mettergli le mani addosso in
modi che decisamente non erano né puri né
innocenti.
Le
unghie perforarono i palmi ed il dolore riportò i suoi
istinti nei
ranghi.
“ Direi
di si … alle medie.”
Fu
di nuovo un brutto colpo.
“ Kurokocchi
mi ha sempre affascinato … fin da quando é
diventato il mio
senpai... e dopo anche di più.”
Incassò
le spalle Aomine, mentre quelle parole lo ferivano in un modo che non
aveva mai provato.
“Ma
è passato in fretta alla fine … solo due anni,
che sarà mai!”
Il
suo tono trasudava d'ironia.
“ Mi
sono anche dichiarato sai?”
Ecco
quello era un colpo anche più forte degli altri.
“ E
Tetsu?”
Kise
sospirò “ Mi ha rifiutato é ovvio
… hai dimenticato che stava
con Ogiwara-kun a quel tempo?”
Aomine
sospirò dandosi dell'idiota per averlo dimenticato.
“ Non
ricordo imbarazzo tra voi anzi...”
In
effetti ad un certo punto l'amicizia tra Kise e Tetsu si era
approfondita.
Non
se ne era accorto prima ma ora lo ricordava meglio.
“ Perché
Tetsu mi fece capire che era solo ammirazione e semplice affetto...
così....mmm … mi sono messo l'anima in pace e ho
deciso che la
cosa migliore era comportarmi come sempre.
Sono
un buon attore, lo sai . Far finta che andasse tutto bene fu una
specie di gioco da ragazzi per me. Almeno fino a quando non mi
passò.”
Aomine
si passò una mano tra i capelli.
Non
se l'era aspettata, una cosa del genere.
Non
aveva mai sospettato che potesse esserci qualcosa tra Tetsu e Kise.
Neppure
un qualcosa di minimo.
Ora
era tutto più chiaro e nonostante gli pesasse quella piccola
macchia
poteva mettersi il cuore in pace.
Almeno
per qualcosa.
“Perché
diavolo hai chiesto a Tetsu di mentirmi?!” sbottò
alla fine.
Kise
sbuffò ridacchiando allo stesso tempo.
“ Ti
conosco Aominecchi... sapendo che era successo alla partita, per
quanto tu possa mentire anche a te stesso... ti saresti sentito in
colpa. Perché mi sono infortunato giocando contro di
te.”
Daiki
incassò le spalle.
Nessuno
poteva batterlo nel mentire a se stesso, ma non era il momento di
farlo.
Kise
aveva ragione: si sentiva in colpa anche ora, nonostante sapesse che
era andato tutto bene.
Nonostante
sapesse tutto questo, la rabbia montò lo stesso
perché se c'era una
cosa che non sopportava era proprio quando le persone gli mentivano.
Ancora
peggio quando chiedevano ad altri di mentirgli per lui.
Lo
prese per il colletto, l'ira che gli invadeva lo sguardo “
Come
cazzo hai potuto coinvolgere Tetsu?!”
Kise
cercò di allontanarsi ma aveva sempre saputo che l'altro era
più
forte di lui.
“ Non
lo ho costretto Aominecchi! Glielo ho chiesto e lui mi ha detto che
l'avrebbe fatto!”
“ E
secondo te che avrebbe dovuto fare ?! Rischiavi di perdere l'uso di
una gamba è ovvio che avrebbe acconsentito!”
Ora
l'ira aveva invaso anche il suo animo “ Esatto! Stavo
perdendo
l'uso della gamba e per una volta ho voluto essere egoista! E'
così
brutto?! Sono così orribile?!”
Fu
puro istinto ciò che lo portò ad agire come fece.
Vedere
il biondo così disperato per colpa sua lo aveva fatto uscire
di
testa.
Premette
le labbra su quelle di Kise e afferrò il colletto della sua
camicia,
attendendo.
Un
pugno?
Che rispondesse?
Il
suo cuore inizialmente sprofondò quando lo sentì
immobile, come
gelido, ma tornò al suo posto per poi toccare le stelle
quando il
biondo lo spinse contro il muro e sfiorò con la lingua le
sue
labbra.
Sciolse
la presa sul colletto e gli afferrò le spalle saldamente,
spingendolo verso di lui.
Saggiò
il suo sapere e gli girò la testa.
Voleva
di più.
Gli
sfiorò il volto e immerse le dita nei suoi capelli.
Alla
fine dovettero staccarsi per mancanza d'ossigeno, ma Aomine non
distolse lo sguardo nonostante l'imbarazzo avesse ormai pervaso le
sue guance.
Se
l'avesse fatto avrebbe voluto dire che si era pentito e non era
così,
anzi.
Era
la cosa migliore che avesse fatto assieme ad aver ritrovato
l'amicizia di Tetsu.
Kise
sorrise leggermente “ Cavolo Aominecchi... non diventerai mai
un
politico!” gli sussurrò a pochi centimetri dalle
sue labbra.
Daiki
esultò internamente e ricambiò un mezzo sorriso
“ Infatti gioco a
basket... la testa non serve poi molto lì”
Un
risata sommessa.
Kise
si avvicinò di nuovo ma dei passi lo costrinsero ad
allontanarsi.
Aomine
non se la prese, dopotutto si erano appena baciati... c'era un
divario enorme tra quello e dirlo al mondo.
Akashi
si fermò davanti a loro.
Non
fece domande sulla posizione equivoca in cui i due si ritrovavano.
“Chihiro
vuole dirci cosa é successo. Dobbiamo andare nella stanza di
Tetsu.”
Entrambi
si alzarono di scatto, completamente dimentichi di quello che era
successo poco prima, sostituito dall'assoluto bisogno di sapere.
Si
ritrovarono tutti nella stanza di Tetsuya.
Una
bella folla di persone che speravano sinceramente di non essere
sbattuti fuori dalle infermiere.
Taiga
rimase accanto a Tetsuya senza muoversi di un centimetro.
Chihiro
era dall'altro lato e teneva leggermente la mano senza flebo del
fratello.
“ Quindi?”mormorò
Aomine senza riuscire a distogliere lo sguardo dal corpo che pareva
esanime.
Stava
per parlare quando la porta della stanza si aprì e la madre
di
Kuroko entrò.
“ Mamma...”
La
donna sorrise dolcemente e sfiorò la fronte di Tetsuya,
scostandogli
i capelli e baciandogli la pelle scoperta.
Si
rialzò rivolgendosi a Chihiro “ Tesoro... credo
sia il caso che
racconti io come andò quel giorno … tu non eri
lì Chihiro.”
Il
ragazzo abbassò lo sguardo ma la madre gli
carezzò il volto “ Non
é stata colpa tua...”
“ Sarei dovuto restare con voi.”
La
donna scosse la testa.
Poco
dopo si voltò verso gli altri “ Sarò io
a raccontarvi come
andarono le cose.”
Aspettarono
in silenzio, in quanto pareva essere un ricordo doloroso.
“Il
mio ex marito era una persona violenta... o piuttosto lo
diventò
quando fu licenziato.
Non
riuscì a trovare un nuovo lavoro ed iniziò a
bere. L'alcool lo fece
diventare violento...no.”
Scosse
la testa “No... lui era già un uomo violento di
natura e l'alcool
ha solo accentuato la cosa.”
Non
parlò per cinque buoni minuti, afflitta da chissà
quale dramma
interiore.
“Successe
tutto un giorno... Tetsuya prima di Ogiwara-kun ebbe un altro bambino
a cui voleva davvero bene...i primi due anni delle
elementari.”
Quelle
parole attirarono l'attenzione di Taiga che alzò lo sguardo,
fino al
allora incollato sul ragazzo esanime nel letto, sulla donna.
“ Quel
giorno, i genitori del bambino ci chiesero di tenerlo fino al dopo
cena... “ abbassò lo sguardo la donna “
il mio ex marito era
uscito fuori a bere come al solito così...
accettai.”
Kagami
e tutti gli altri rimasero in silenzio ad aspettare.
“ Fu
uno sbaglio.”
Trattennero
il fiato.
“ Lui
tornò mentre preparavo la cena...” Hanako si
portò una mano al
volto disperata “ era completamente ubriaco ed
iniziò a
prendersela con i bambini... li difesi ma mi spinse via, facendomi
sbattere con la schiena contro il muro.
Si
accanì sui bambini e … l'amico di Kuroko
provò a difenderlo ma fu
sbalzato via e...”
la
donna strinse i pugni fino a farli sbiancare “finì
contro lo
spigolo del tavolo con la testa.”
Taiga
perse il poco colorito che aveva.
“ Quel
bastardo non se ne accorse neppure e continuò a picchiare
Tetsuya.
Non riuscivo a muovermi ma solo osservare ala scena impotente.
Poi
accadde il peggio...”
Peggio
di quello che già era successo?
Peggio
di un bambino ferito alla testa e di un altro picchiato a sangue dal
proprio padre?
Cosa
poteva esserci di peggio?
Una
domanda che stanziava nell'animo tremante di tutti i presenti.
“ Tetsuya
venne sbattuto contro la macchina del gas e la pentola di olio
bollente che era sul fuoco... gli cadde sulla schiena.”
D'istinto,
per l'orrore, Taiga strinse la mano di Kuroko, mentre gli altri
ebbero reazioni diverse: Akashi strinse i pugni con il volto irato,
Murasakibara divenne pallido come la neve, Midorima chiuse gli occhi.
La
reazione più strana fu quella di Aomine che
abbassò semplicemente
lo sguardo a terra.
Taiga
ebbe abbastanza forza e coraggio da fare una domanda che premeva a
tutti “ Che successe al bambino amico di Kuroko?”
Chihiro
e Hanako restarono un attimo in silenzio ma comunque non furono loro
a rispondere.
“ Morì
due giorni dopo in ospedale.”
Aomine.
Era
stato lui a parlare.
Chihiro
sospirò “Immaginavo che Tetsuya te lo avesse
raccontato.”
Silenzio
ancora.
Tutti
cercavano di registrare quello che avevano saputo... ma era
così
difficile!
Così
doloroso!
Come
potevano pensare che la persona a cui più volevano bene in
quella
stanza avesse potuto sopportare tutto quello.
La
voce della signora Kuroko li riportò alla realtà
“ Dopo che fu
accertata la morte del bambino... fu aperta un indagine e il mio ex
marito fu arrestato per omicidio e tentato omicidio. Solo che quel
bastardo si era indebitato con la yakuza che non potendo più
ricevere i soldi da lui,avrebbe usato noi come sostituti
debitori.”
Non
era finita quindi.
“ Per
questo motivo fummo messi sotto protezione e divisi: io in
Inghilterra, Chihiro a Osaka da mia sorella e Tetsuya rimase qui da
altri parenti.”
Ora
si spiegava come mai nessuno avesse saputo di Chihiro fino a quel
momento.
“ Inoltre
il bastardo prima di essere condannato, giurò che si sarebbe
vendicato contro di noi... sporco bastardo!”
Nessuno
riuscì ad avere il tempo per capire del tutto cosa quelle
parole
volevano dire.
I
macchinari che in quel momento tenevano in vita Tetsuya iniziarono ad
emettere suoni assordanti mentre il corpo del ragazzo prese a tremare
preda delle convulsioni.
-“
Tetsuya!”-
|
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Capitolo 13 *** Revival ***
Angolo
dell'autrice: Ebbene
no! Non sono morta! Solo che ho avuto tremila cose da fare ed inoltre
questo capitolo si é fatto molto desiderare.
Mi
odierete probabilmente a fine capitolo, ma va bene così...
mi piace.
Preciso
non sono masochista ma se riceverò minacce di morte
vorrà dire che
la storia vi ha preso e la cosa non può che farmi piacere!
Ok,
ora vi lascio!
Ci
rivediamo alla fine!
Revival
[Act XIII ]
In
pochi minuti la camera fu inondata di medici che li cacciarono via
chiudendo la porta dietro di loro.
Taiga
si appoggiò tremante alla parete, il volto pallido e il
cuore che
pareva pompargli sangue nelle orecchie.
Con
la coda dell'occhio vide Chihiro e la madre stringersi in un
abbraccio che serviva a sostenersi per non crollare a terra.
Gli
altri erano seduti sulle sedie, distrutti.
Sapevano
cosa poteva succedere una volta che i medici sarebbero usciti da
quella stanza.
C'era
il cinquanta percento che andasse bene e il cinquanta che finisse in
tragedia.
Non
ci voleva pensare all'ultima. Neppure minimamente.
Passarono
i minuti che divennero ore.
Tatsuya
rimase al suo fianco per tutto il tempo. Non lo lasciò
autodistruggersi dai rimorsi da solo.
Si,
perché in quel momento nella sua testa giravano solo cose
come:
“Avrei
dovuto dargli appuntamento prima.”
“Sarei
dovuto andarlo a prendere invece di andare separatamente.”
E
altra roba dello stesso tipo.
Continuava
ad incolparsi per ogni cosa.
E
si chiese se, nel caso si fosse fatto avanti prima, avrebbe potuto in
qualche modo evitare tutto questo.
Sapeva
che era una domanda stupida, ma non riusciva a non pensarci.
Non
ci riusciva nonostante le rassicurazioni di Tatsuya.
Improvvisamente
la porta della stanza si spalancò e ne uscì in
medico con una
cartella clinica.
La
signora Hanako e Chihiro si avvicinarono immediatamente a lui per
sapere qualcosa ma Taiga non ne ebbe il coraggio, così
rimase
poggiato alla parete cercando di interpretare l'espressione dell'uomo
con il camice.
Non
riuscì a sentire cosa dicevano ma improvvisamente Hanako
crollò a
terra piangente e Taiga sentì le ginocchia tremare mentre
gli occhi
si spalancavano fino all'inverosimile e la testa si svuotava.
NO!
Questo
era l'unico pensiero che riusciva a girare nella sua mente
completamente annebbiata dal panico.
Non
poteva finire così .
Davanti
ai suoi occhi passarono le immagini di quell'anno e mezzo assieme .
Dal
giorno in cui l'aveva conosciuto … in palestra.
Quando
era comparso all'improvviso attirando l'attenzione di tutti su di
lui.
Quando
lo aveva incontrato quello stesso giorno nel ristorante che aveva
scelto per cenare.
La
partitella dopo aver mangiato … quella in cui gli aveva
detto di
mollare il basket ed in cui il ragazzo gli aveva ribattuto mettendo
in piedi il suo discorso astruso su luci e ombre.
Il
giorno successivo, quando aveva scoperto per la prima volta la vera
abilità del ragazzino fantasma.
Quando
lo aveva accettato per il suo strano talento facendo di loro due un
duo perfettamente sincronizzato e vincente.
Le
partite sudate contro i Miracoli.
L'irritazione
quando aveva scoperto che molte cose sul passato della sua ombra gli
erano state nascoste.
La
partita contro Aomine.
La
notte in cui tutte le cose erano state sconvolte.
In
cui erano iniziati i suoi tormenti.
Il
giorno in cui aveva capito perfettamente i suoi sentimenti verso di
lui.
La
paura.
L'odio
per se stesso proprio per quella paura.
La
paura che fosse troppo tardi.
Quella
contro Kise.
Poi
Midorima.
Murasakibara.
Ed
infine Akashi .
La
partita in cui avevano vinto .
In
cui avrebbe voluto baciarlo.
La
scoperta di Chihiro.
Il
ritorno dalle vacanze in America.
L'incontro
al quartiere commerciale.
La
promessa di chiarirsi.
La
festa per il compleanno della coach.
Infine
l'appuntamento designato l'attesa per un arrivo che non ci sarebbe
stato.
Poi
l'inferno.
Troppe
cose erano successe per permettere che gli venisse strappata via la
felicità così velocemente.
Le
gambe non gli tennero più e alla fine si ritrovò
seduto contro il
muro,con le mani tremanti sulle ginocchia e solo allora
riuscì ad
alzare il volto di nuovo verso quel medico chiedendosi che tipo di
espressione potesse avere un uomo dopo aver detto ad una madre di non
essere riuscito a salvare suo figlio.
Il
respiro gli si bloccò in gola.
Il
volto dell'uomo non aveva nessun accenno di costernazione e se non
avesse spostato lo sguardo verso le labbra, probabilmente lo avrebbe
preso a pugni.
Poi
lo vide, qualcosa non ci sarebbe dovuto essere dopo aver dato una
simile notizia.
Un
sorriso di sollievo.
Un
sorriso che stonava con quello che vedeva.
Abbassò
gli occhi verso la signora Hanako ancora a terra e solo in quel
momento notò la sue labbra distese leggermente verso l'alto
mentre
le lacrime continuavano a scendere sul suo volto.
E
capì e torno a respirare.
Capì
e il suo cuore riprese a battere, mentre piano, sentiva il vuoto
riempirsi nuovamente di calore e gli occhi bruciare.
Non
impedì al suo corpo di piangere, di buttare fuori quel
minuto in cui
aveva davvero temuto il peggio. In cui era morto dentro.
Si
prese il volto tra le mani mentre anche le sue labbra si stendevano
in un sorriso pieno di sollievo.
Non
si guardò attorno e si appoggiò d'istinto alla
spalla di Tatsuya
quando lo sentì sedersi al suo fianco.
“ E'
tutto finito Taiga... tutto finito.”
*************************************
Due
giorni dopo
Akashi
li aveva "convocati" tutti sul terrazzo dell'ospedale e
avevano quasi dovuto costringere Kagami a lasciare il capezzale di
Tetsuya per unirsi a loro.
Il
medico aveva detto che ora il ragazzo era completamente fuori
pericolo e che quella crisi era solo dovuta alla volontà di
quel
corpo di tornare a svegliarsi.
Ora
dovevano solo aspettare un risveglio che sarebbe avvenuto presto e
Taiga si era convinto a voler restare al suo fianco per quando si
sarebbe accaduto.
Akashi
era arrivato perfino a chiederglielo per favore!
Solo
allora, troppo scioccato da quell'avvenimento anomalo - Aomine aveva
anche commentato uno stralunato " Ci invadono gli alieni!"-
si era lasciato trascinare da Tatsuya sulle scale che portavano
all'aperto.
Arrivati,
avevano trovato l'ex capitano affacciato verso il basso con i gomiti
appoggiati sulla ringhiera.
Li
aveva sicuramente sentiti arrivare - dopotutto erano otto persone di
cui tre facevano rumore anche solo respirando- ma non si
girò verso
di loro e aspettò che lo raggiungessero.
"
Ho sempre pensato che fossimo collegati da un filo invisibile..."
iniziò sorprendendo tutti " In qualche modo noi sei... " e
non c'erano dubbi a chi si stesse rivolgendo " sin dalle
medie, ci siamo cercati senza poterci dividere. Non ha importanza il
fatto l'essere stati avversari. Siamo riusciti lo stesso a rimanere
uniti nonostante tutto..."
Il
silenzio accompagnò quelle parole, in un consenso approvato
dagli
interessati.
"
Quest'anno e mezzo in squadre separate, ci ha fatto crescere. Abbiamo
incontrato persone che ci hanno cambiato..." lanciò
un'occhiata
a Chihiro che gli sorrise " Ma la verità é
che.... aver perso
contro Tetsuya e Kagami ci ha fatto comprendere qualcosa di
importante: il talento non basta per vincere. Ci vuole passione e
amore, ma soprattutto la volontà di non arrendersi mai, per
quanto
possa essere disperata la situazione."
Nessuno
disse nulla ma nuovamente si poteva leggere la condivisione negli
occhi della Generazione dei Miracoli.
"
Eppure, sono convinto che riusciremo a dare il nostro meglio solo
stando assieme. Non so quale siano i vostri desideri, ma io non ho
alcuna intenzione di abbandonare il basket, dopo il diploma."
Stavolta
il silenzio si fece pesante.
Ognuno
pensava, cercando una propria risposta.
Kagami
fu il primo a ribattere senza neppure pensarci su " Io non ho
alcuna intenzione di mollare il basket... é l'unica cosa che
potrei
fare nella vita."
Quelle
parole parvero scuotere i presenti.
Aomine
fu il secondo a confermare le parole di Kagami e in una reazione a
catena tutti e otto asserirono dando le loro risposte.
Seijuro
parve sollevato ma non lo diede a vedere apertamente " Nel
prossimo anno e mezzo, saremo ancora una volta avversari, ma finita
la scuola... ho intenzione di creare una nuova squadra e vorrei che
voi otto e ovviamente anche Tetsuya quando si sveglierà, ne
faceste
parte."
Il
silenzio avvolse di nuovo le sue parole mentre ognuno di loro
rifletteva su quello che era stato appena detto.
Alla
fine fu di nuovo Taiga a spezzare quella situazione pesante “
Per
quanto mi riguarda ne riparleremo dopo il diploma. Ora non posso
darti una risposta che non ho.”
Detto
questo il ragazzo si voltò e tornò di sotto
lasciandoli soli a
riflettere su cosa fare.
**********************************
Passò
i giorni a vegliare il suo risveglio, tornando a malapena a casa per
un cambio o un doccia.
Rimaneva
ore senza fare nulla, se non osservare il volto addormentato della
sua ombra.
Non
si annoiava mai, nonostante l'immobilità a cui era
costretto.
Aspettava
paziente.
Si
stupiva di come riuscisse a restare fermo per ore senza provare alcun
fastidio o voglia di alzarsi.
Ogni
volta che si ritrovava nel suo appartamento vuoto, l'ansia di non
poter essere al fianco di Tetsuya lo attanagliava, portandolo a
compiere in pochissimo tempo tutte quelle azioni che prima della
tragedia erano quotidiana routine.
Non
ne sentiva mai la mancanza e neppure il non poter più
mangiare i
panini del Majin Burger gli dava noia.
Tornava
di corsa all'ospedale subito dopo ogni faccenda e rimaneva
lì,
nell'attesa che quegli occhi solitamente inespressivi tornassero ad
aprirsi, o che una sua mano emettesse anche un minimo movimento.
Dopo
i giorni, passarono i mesi.
La
scuola iniziò nuovamente e lui fu costretto a tornarci,
sotto
minacce di morte da parte della coach.
Si
diedero i turni per vegliare Tetsuya, nonostante sua madre non lo
mollasse un attimo.
Gli
ex diplomati della Teiko passavano per l'ospedale almeno una volta al
giorno sperando di ricevere buone notizie, inutilmente.
I
medici avevano detto che era normale, questo sonno.
Il
corpo di Kuroko aveva ricevuto un fortissimo shock e sarebbe stato un
miracolo se non avesse riportato anche danni cerebrali.
Taiga
non voleva neppure pensarci ad una simile possibilità.
Anche
lui, nonostante fosse completamente avverso a quelle cose chiamate
libri, aveva visto abbastanza film su queste cose , per saperne
abbastanza degli effetti collaterali che poteva portare un coma
così
lungo.
No
… davvero meglio non pensarci.
Quella
mattina aveva deciso di passare presto all'ospedale, prima di recarsi
a scuola.
Aveva
di proposito lasciato la finestra aperta, per far entrare l'ultima
brezza estiva prima del avvento dell'inverno.
Poggiò
come tutti i giorni il frullato alla vaniglia sul comodino accanto al
lettino e si mise in spalla la cartella dirigendosi verso la porta
“
Oi Tetsuya... ci vediamo più tardi.”
Mise
una mano sulla maniglia della porta.
Poi
si bloccò improvvisamente .
Il
cuore gli arrivò nelle orecchie in pochi secondi.
Lo
aveva sentito.
Ne
era certo.
Si
voltò lentamente, mentre la borsa cadeva a terra e le mani
gli
tremavano.
Spalancò
gli occhi quando lo vide: un piccolo movimento della mano e un
leggero gemito proruppe da quelle labbra pallide.
Le
gambe gli si mossero da sole, mentre la mente era completamente vuota
– non che fosse una novità, quella - .
Arrivò
accanto al lettino proprio nel momento in cui le palpebre di Tetsuya
tremolarono prima di aprirsi.
Lo
vide cercare di alzarsi per poi rinunciare.
Alzare
un braccio e fissarlo inebetito mentre i raggi del sole vi si
riflettevano.
Il
respiro gli si bloccò in gola, nel momento in cui si
specchiò con
le iridi azzurre, ancora leggermente appannate.
“ Tetsuya...”
mormorò mentre sentiva le lacrime imperlargli le ciglia.
Il
giovane da poco sveglio, a quel suono si voltò verso di lui
e
strizzò le palpebre.
“ Tu
… tu chi sei?”
***********************************
“ Ci
stai ancora pensando?”
Il
mormorio di Takao lo riscosse dai suoi pensieri, facendogli alzare lo
sguardo su di lui.
“ Mh?”
Il
moro alzò gli occhi al cielo.
“Alle
parole di Akashi intendo...”
Shintaro
lo fissò perplesso “ Perché tu
no?”
Takao
gli rivolse un occhiataccia prima di sbuffare “ Ovvio che ci
sto
pensando, solo che non riesco a comprendere perché voglia
anche me.”
Stavolta
fu Midorima a sbuffare, cosa strana per il suo record di espressioni
illeggibili, e si permise anche di dargli un colpo dietro la testa.
“ Smettila
di sminuirti in quel modo Takao!”
Il
compagno sospirò massaggiandosi il punto leso “
Quali credi che
siano e intenzioni di Akashi?”
La
guardia tiratrice ci pensò su un attimo prima di rispondere
“
Credo che voglia sinceramente creare una squadra con tutti i vecchi
membri della Generazione dei Miracoli... visto che stiamo parlando
del vero Akashi. Ma penso anche che voglia creare un altra squadra
molto forte... di cui tu e Mayuzumi farete sicuramente parte.”
Takao
lo fissò un attimo sorpreso “ Un altra squadra? E
da chi credi
sarà composta?”
Midorima
contò le persone che elencava sulle dita “ Tu,
Mayuzumi... credo
che coinvolgerà Kiyoshi quando tornerà
dall'America... il Capitano
del Seirin... Hyuuga. Himuro della Yosen é quasi certo.
Penso che
almeno loro verranno chiamati.”
Il
moro dovette ammettere che Shintaro era di certo l'unico che riusciva
a capire davvero per bene Akashi.
“ Cosa
farai?” chiese prendendolo alla sprovvista.
Non
parve comunque pensarci su molto “ Come ha detto Kagami...
non
posso dargli risposte che non ho ora. Ci penseremo dopo il
diploma.”
*********************************
“ Da
quanto tempo ci riflettevi?”
Akashi
lo fissò alzando un sopracciglio.
Seduto
sul letto lo fissava.
Erano
passati tre mesi dal giorno in cui Chihiro aveva accettato di
mettersi con lui e le cose andavano bene... ovviamente escludendo il
fatto che Tetsuya non si fosse ancora svegliato e che Chihiro era
qualcosa – o qualcuno- che non poteva controllare.
Il
fratello di Kuroko pareva aver preso come impegno di vita il
contrastarlo quando cercava di comandare.
Ed
alla fine Akashi non faceva altro che arrendersi.
Eppure
quando accadeva non sentiva minimamente il sapore amaro della
sconfitta, anzi.
La
resa a Chihiro era un qualcosa di piacevole a cui non avrebbe mai
rinunciato.
“Da
un po'...”
Il
ragazzo sbuffò scocciato “ E quando avevi
intenzione di mettermene
a parte?”
Ed
Akashi comprese di aver compiuto un passo falso e abbassò lo
sguardo
sentendosi colpevole.
Chihiro
era molto simile a Tetsuya quando ti fissava dritto negli occhi:
aveva uno sguardo magnetico che sapeva mettere soggezione.
Ovviamente
lui stesso non faceva testo, ma che fosse qualcun altro a fargli
quell'effetto era una cosa a dir poco strabiliante.
“ Tra
un po'...” mormorò improvvisamene giù
di morale.
Era
l'unico che riusciva a farlo sentire dannatamente fragile e lui
odiava sentirsi in quel modo.
Erano
in quei momenti che sentiva la presenza dell'altro se stesso farsi
sempre più pressante nella sua anima.
Sapeva
che a parer del fidanzato – era strano definirlo in quel modo
e lo
faceva sempre e solo nella sua testa- il suo gesto poteva essere
interpretato come una costrizione o piuttosto un renderlo partecipe a
fatto compiuto, ma non era stata sua intenzione.
Era
semplicemente un qualcosa, un desiderio che aveva sentito nascere
dentro e che alla fine aveva voluto esternare, in uno dei momenti per
loro più difficili.
Rabbrividì
quando l'immagine dell'amico steso su quel letto candido decise di
aprire uno spiraglio nella sua mente.
Strinse
gli occhi fino a quasi farsi male prima di mormorare un memorabile
'Mi dispiace' di cui nuovo solo Chihiro sarebbe stato testimone.
Senza
che lo potesse vedere, il ragazzo sorrise quasi intenerito prima di
sporgersi verso di lui e baciarlo.
Restarono
parecchi minuti così, senza far nulla, prima che Chihiro si
scostasse, con uno sguardo tormentato che Akashi aveva imparato a
riconoscere in quei mesi.
“ Tetsuya
é forte... supererà anche questa.”
E
l'altro ci credette.
Perché
ne aveva un immenso bisogno.
*********************************
Si
portò la tazza alla bocca.
Non
era il tipo da bar, ma poteva fare un eccezione se voleva dire
passare del tempo con lui.
Alzò
leggermente gli angoli della bocca verso l'alto, mentre lo vedeva
agitarsi, parlando di non so quale video musicale.
Gli
piaceva osservarlo gesticolare in modo plateale di un qualsiasi
argomento.
Non
importava di cosa trattasse ma gli metteva una certa
serenità in
quei mesi in cui si sentiva sull'orlo di un baratro, dove solo uno
spiffero d'aria poteva gettarlo nel vuoto o farlo cadere
all'indietro, al suolo solido e sicuro.
Era
il suo unico appiglio alla realtà e sapeva, con estrema
certezza,
che per il biondo era lo stesso.
Per
quanto quel comportamento, quel ciarlare di qualsiasi cosa gli
passasse per la testa, fosse solitamente una cosa normale, la ruga
pronunciata poco sopra le sopracciglia gli dava una chiara immagine
di quanto quel comportamento fosse solo apparenza, per non far
trasparire il suo stato d'animo effettivo.
“ Aominecchi...”
Il
chiaro richiamo alla realtà da parte del compagno lo
riscosse.
Alzò
un sopracciglio chiedendo in quel modo cosa volesse. Non era mai
stato un tipo di molte parole.
“ E'
da cinque minuti che mi fissi solamente … é
imbarazzante.”
Ed
in effetti le guance erano leggermente colorate, dandogli un aria
decisamente tenera e quello non era decisamente un pensiero da lui.
Ma
si sa: Kise Ryouta faceva un effetto strano alla gente che lo
guardava, uomini o donne che fossero. E che dovevano girare alla
larga ora.
“ Non
ti piace?”
Ryouta
si grattò una guancia abbassando lo sguardo sul tavolino.
“ Non
é che non mi piace ma... il modo in cui lo fai
é... diverso.”
Lo
fissò corrugando le sopracciglia perplesso “ In
che senso?”
Le
guance del biondo s'imporporano ancora di più “
Non … mi hai
mai guardato in quel modo.”
Si
dichiarò davvero fortunato ad avere quel tipo di carnagione
scura ma
non si fece abbattere dall'imbarazzo “ Ed in che modo ti
guarderei?”
Kise
fissò male il sorrisetto che era spuntato sulle labbra del
moro,
prima di rispondere “ Come se ti piacesse quello che
vedi.”
Il
sorriso di Daichi si allargò “ Perché
mi piace” affermò come
se fosse la cosa più naturale del mondo.
E
fu così che Ryouta si ritrovò ad arrossire come
un ragazzino.
Di
nuovo.
********************************
Mosse
le labbra sopra quelle dello sconosciuto, fregandosene del resto del
mondo e mandando a quel paese tutto e tutti.
La
Generazione di Miracoli.
Atsushi.
E
se stesso che gli andava ancora dietro e che ci stava male.
L'unico
che non si sarebbe mai permesso di allontanare, era Taiga, che
decisamente era in una situazione emotiva peggiore della sua.
Aveva
passato giorni ad accompagnarlo all'ospedale e a venirlo a
riprendere.
Non
lo faceva per dovere ma solo per profondo attaccamento a quello che
era come un fratello.
Sentì
le mani del ragazzo che stava baciando infilarsi sotto la sua maglia
e glielo lasciò fare, reprimendo il brivido di opposizione
che il
suo corpo gli mandò lungo la schiena.
Spinse
con rabbia quel corpo aitante contro il muro, mentre la musica
assordante gli entrava nelle orecchie e l'alcool in circolo gli
bruciava le vene.
“ Che
ne dici di andarcene in uno dei privé?” gli
mormorò lo
sconosciuto, mordendogli il lobo.
Stava
per accettare quando due mani – due grandi mani –
lo afferrarono
per le spalle spingendolo contro una schiena , rendendosi conto che
probabilmente arrivava a malapena con la testa sotto il mento.
Inalò
a fondo l'odore del suo presunto aggressore e s'irrigidì.
Conosceva
quella fragranza, ma non aveva alcun senso.
Perché
la persona a cui apparteneva odiava, quel genere di posti.
Per
lui la musica era troppo alta e c'era troppa gente che si toccavano
tra loro e ballavano scalmanati.
Decisamente
non era un luogo per lui.
Si
liberò da quella presa e si voltò verso il suo
presunto ma
conosciuto aggressore e trattenne il fiato.
“ Atsushi...
che cazzo ci fai qui?”
Il
ragazzo lo fissò inespressivo prima di spingerlo dietro di
lui.
“ E
tu chi diavolo sei?!” urlò lo sconosciuto
baciatore ad Atsushi a
cui bastò solo allungare una mano per fermarlo.
“ Lui
stava con me bestione, sparisci!”
Murasakibara
lo spinse via ed afferrò di nuovo Tatsuya per un braccio in
modo da
trascinarlo fuori di lì.
Il
moro protestò cercando di ritrarsi ma era abbastanza ovvio
che il
compagno fosse più forte di lui.
Fu
praticamente buttato verso l'uscita del locale e Himuro non aveva mai
visto quell'espressione sul volto del centro.
Era
un insieme tra l'arrabbiato ed una qualche emozione che non riusciva
a comprendere.
“ Atsushi...
che - diavolo - ci fai – qui!” sillabò
scandendo per bene,
mentre barcollava sentendo la testa girare.
Murasakibara
lo afferrò prima che crollasse lungo disteso a tera e solo
in quel
momento si rese conto che probabilmente, in quel drink c'era stato
versato qualcosa di anomalo.
Che
di sicuro non doveva essere versato.
Droga
?
Medicine
strane ?
Forse
anche del GHB... non pensava comunque ce ne fosse stato bisogno.
Non
si era dimostrato molto ritroso, dopotutto.
“ Sei
ubriaco” affermò senza remore il gigante, cercando
di tenerlo
fermo in piedi.
Tatsuya
si appoggiò al suo braccio, nonostante la sua mente si
opponesse,
affollata dalla totale confusione e strane nuvolette bianche.
Non
si sentiva spesso in quel modo.
Gli
accadeva solo negli ultimi tempi e quando, mesi prima, aveva pensato
di avere una cotta per Taiga e lo aveva allontanato per cercare di
capirci qualcosa.
Poi
Taiga se ne era andato e lui si era sentito una merda per non averci
nemmeno provato.
Mesi
dopo, aveva deciso di andare in Giappone per risolvere la situazione
ma aveva trovato il fratello già innamorato perso - anche se
ancora
non se ne era accorto – di Kuroko.
Subito
dopo aveva incontrato Atsushi.
E
si era reso conto quanto poco amore ci fosse nei sentimenti che
provava verso Taiga.
“ Si
… e drogato probabilmente...” affermò
corrugando le sopracciglia
pensieroso.
Atsushi
strinse la presa sul suo braccio fissandolo con una rabbia che non lo
caratterizzava “ Che ci fai qui?”
Tatsuya
cercò fare un espressione accigliata ma gliene
riuscì solamente una
decisamente buffa, visto la leggera risata che uscì dalla
bocca di
un ragazzo che stava entrando nel locale.
“ Mi
diverto?”cercò anche di sembrare ironico ma di
nuovo non gli
riuscì.
A
Murasakibara non fece ridere anzi, la sua espressione si
irrigidì
ancora di più “ Ti diverti a farti drogare, Tatsuya?”
Quando
sentì il suo nome senza strani nomignoli
rabbrividì, spalancando
gli occhi terrorizzato.
Si
rimise dritto, riuscendo a malapena a restare indietro, ma si
staccò
comunque da lui come scottato.
Cercò
di non far notare la sua espressione ma con la mente poco lucida gli
era piuttosto difficile .
“ Chi
ti dice che non sia stato io stesso a drogarmi?”
Non
era la risposta - domanda giusta, visto che stavolta Atsushi parve
davvero arrabbiato e riprese il suo braccio avvicinandoglisi
pericolosamente.
Quella
notte il ragazzone decisamente non sembrava in lui, esattamente come
lui, ma almeno lui aveva un alibi per non essere se
stesso.
Cosa spingeva invece Murasakibara ad essere così stranamente
arrabbiato?
“ Ti
sei drogato, Tatsuya?”gli chiese sibilando.
Sul
serio: dove era finito il ragazzo sempre bambino che s'ingozzava di
dolci?
Da
quando si era trasformato in un ragazzo di sedici anni normale?
Se
normale s'intendeva per un bestione alto più di due metri
che non
sapeva far altro che mangiare e giocare a basket senza mai
ingrassare, apatico, costantemente annoiato, bellissimo...
Aspetta.
Quello non doveva assolutamente pensarlo.
Mai
più.
Scosse
la testa sia per togliersi dalla mente quei pensieri nocivi che per
rispondere esasperato all'oggetto dei suddetti pensieri e che intanto
aspettava una risposta, mentre poteva scorgere dettagliatamente
–
erano distanti solo due centimetri massimo – come la
preoccupazione
prendeva il posto della rabbia nei suoi occhi.
“ No
Atsushi … non mi drogo,” Sorrise quando lo vide
rilassarsi
leggermente “ Probabilmente sarà stato il tizio di
prima.”
Lo
vide stringere l'unico pugno libero con forza, come se si stesse
trattenendo dal fare qualcosa di avventato.
Alla
fine parve decidere di lasciare perdere e riprese a trascinarlo per
la strada verso una destinazione ignota.
“Atsushi!”alla
fine Tatsuya riuscì a dare il giusto tono irritato alla sua
voce,
che spinse l'altro a fermarsi.
“Si
può sapere dove stiamo andando? E che ci fai qui?”
Probabilmente
Murasakibara stava pensando di poter evitare quella domanda infatti
riprese a camminare come se nulla fosse, ma Himuro era troppo stanco
– e ubriaco , anche se quello in minor dose – per
giocare
all'investigatore,così puntò i piedi e si oppose
con resistenza.
“ Andiamo
a casa... non sei in grado di guidare... devo chiamare un
taxi”
disse l'altro prendendo in mano il cellulare, ma Tatsuya non era
dello stesso avviso così glielo sfilò dalle dita
fissandolo male.
L'aria
della sera gli stava facendo bene e piano si stava riprendendo,
riacquisendo la lucidità mentale per pensare con
razionalità.
“ Perché
sei qui?” chiese di nuovo ma stavolta con un tono che non
ammetteva
repliche.
Atsushi
non gli lasciò il braccio quando l'altro gli fece segno di
togliere
la mano ma lo fissò indifferente “ Tu
perché sei qui?”
Himuro
si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo “ Non
rispondermi con un
altra domanda... non siamo più dei ragazzini” gli
disse con più
durezza di quello che voleva.
Alla
fine il ragazzone parve arrendersi all'evidenza che era impossibile
evitare quella conversazione.
“ Sono
qui per te” gli disse come se fosse la cosa più
naturale del
mondo.
Tatsuya
rimase interdetto, non aspettandosi di certo una risposta del genere.
“ Per
me...” ripeté più a se stesso che a
qualcuno in particolare, ma
Atsushi annuì lo stesso “ E perché
saresti qui per me?”
Il
diretto interessato sbuffò infastidito “
Perché ero
preoccupato.”
“ Tu … eri preoccupato”
mormorò il moro
abbastanza scioccato “ per me” concluse e
spalancò gli occhi
quando lo vide asserire.
“ Perché?”
chiese ancora cercando di non soffermarsi su quanti 'perché'
avesse
pronunciato in meno di dieci o quindici minuti.
Atsushi
stavolta parve un po' indeciso su cosa fare ma alla fine lo
tirò per
il braccio, ancora stretto nella sua mano, verso di sé
schiacciandolo su di lui.
“ Perché
ti sei allontanato da me … e non sapevo dove fossi e non mi
piaceva. Non puoi andartene in giro a baciare la gente.”
Chiunque
altro lo avesse ascoltato senza conoscerlo, sarebbe sembrato solo il
amento egoista di un bambino possessivo verso il suo giocattolo, ma
per Tatsuya non fu così.
Quella
era molto meglio di una dichiarazione.
Perché
Atsushi era possessivo verso le cose che pensava gli appartenessero.
Sorrise
.
Quella
serata era andata meglio di quello che credeva.
********************************
Vento.
Qualcosa di morbido che gli avvolgeva il busto. Un universo nero
tutto attorno e dolore in ogni muscolo.
Percepì
una mano, da qualche parte. Mosse le dita debolmente e le
sentì
inondate di un lieve formicolio . Lentamente aprì gli occhi.
Al nero
si sostituì un bianco accecante. Fu come recuperare tutti i
sensi in
una volta : vista,tatto,olfatto, udito … beh il gusto non
ero
sicuro di averlo riacquisito .
Era
avvolto da un caos continuo scoppiato all’improvviso. Sentiva
dei
passi poco lontani da lui, qualcosa di freddo e morbido sotto le
dita, un odore acido e pungente gli arrivò alle narici ed
infine la
luce accecante della lampada al neon davanti ai suoi occhi mentre di
conseguenza mille riflessi gli ballavano davanti alla vista.
Ne
fu sopraffatto. Sbatté le palpebre e cercò di
tirarsi su ma la sua
schiena protestò non permettendogli di fare neppure un
movimento, a
parte muovere le dita.
Ogni
muscolo del corpo gemette, mozzandogli il fiato. Nel bianco accecante
,poco a poco iniziò a distinguere un braccio pallido
appoggiato su
una coperta altrettanto bianca.
Dove
sono?
La
domanda emerse dalle sue membra semplice e terribile. Non seppe darsi
una risposta. Si guardò la mano che rifletteva i raggi
solari
provenienti dalla finestra alla sua destra.
Chi
sono io?
Neanche
questa domanda ebbe una risposta. Una morsa gelata si strinse le
tempie e si contrasse lo stomaco. Si toccò il petto,
là dove il
cuore batteva il tempo della sua ansia e della sua paura.
Era
piatto.
Sono
un uomo.
Nonostante
tutto saperlo non lo rassicurò per nulla.
“ Tetsuya...”
A
quel richiamo il suo collo si girò senza il suo consenso ,
provocandogli una scossa dolorosa.
Si
ritrovò davanti un ragazzo enorme.
Cioè
… non proprio un gigante ma nel senso che era davvero alto
ed
imponente: “muscoli” era la parola che
probabilmente avrebbe
usato come nomignolo. Eppure non erano eccessivi.
Non
gli dava fastidio. Anzi.
Sollevò
lo sguardo verso il suo viso e rimase per un attimo stupefatto : quel
ragazzo aveva il volto più corrucciato che conoscesse.
Cioè che
conosceva. O che avrebbe dovuto conoscere.
Dannazione!
Era davvero stressante.
Qualcosa
nel suo volto attirò la sua attenzione : aveva davvero delle
strane
sopracciglia!
Ma
era affascinante.
Molto
affascinante.
Lo
vide fissarlo completamente basito e si chiese perplesso...
"Tu...
tu chi sei? "
Con
una stranissima stretta al cuore vide quella persona
perdere
colorito mentre il volto gli si trasfigurava in un espressione
sofferente.
"Aspetta
un attimo Tetsuya... vado a chiamare un medico."
Gli
voltò le spalle e a lui prese il panico.
Non
riusciva a capire cosa fosse ma nel profondo della sua anima sentiva
di non voler stare lontano da quella persona.
Di
volerla al suo fianco.
Seguendo
l'istinto gli afferrò una mano, cercando di ignorare i
dolori atroci
che gli produsse quel semplice movimento.
Quella
persona si girò verso di lui fissandolo sorpreso.
"
Non te ne andare" gli disse, con più sicurezza e fermezza
nella
voce di quanto pensasse di possederne.
Il
ragazzo rimase in silenzio, come se fosse alla ricerca di qualcosa
nel suo sguardo, così si sentì quasi in dovere di
spiegarsi "Ti
conosco non è così? Sennò non saresti
rimasto al mio fianco
aspettando che mi svegliassi."
La
certezza nelle sue parole lo sconvolse.
Non
riusciva a comprendere come poteva esserne così sicuro, ma
si fidava
del suo istinto... o almeno credeva di farlo.
Il
sentimento che sentiva era incredibilmente forte ed inspiegabile.
Non
aveva idea neppure di quale fosse il suo nome ma si fidava
ciecamente.
Di
certo non era una cosa che poteva essere spiegata in modo razionale e
qualcosa gli diceva che doveva essere stato una persona radicalmente
ragionevole,prima di ... dimenticarsi chi era.
Intanto
il ragazzo dalle buffe sopracciglia era rimasto in silenzio per
parecchi minuti prima di abbassare il capo in un assenso.
Cercò
di comprendere come mai si sentiva tanto sereno con una persona a
lui, almeno al momento, sconosciuta ma l'unica cosa che
trovò fu
solo il sentimento profondo che sentiva di provare verso quella
persona.
"
Noi ... siamo amanti o qualcosa del genere?"
Fu
divertente vedere la faccia dello sconosciuto-buffo-ma-affascinante
andare a fuoco a quelle parole e si stupì quando il ragazzo
gli
parlò con voce calma e controllata.
Qualcosa
dentro di lui gli suggerì che era cambiato e che solo pochi
mesi
prima - mesi? O giorni? Per quanto tempo aveva dormito?- oltre ad
arrossire avrebbe anche iniziato a balbettare imbarazzato in un modo
divertente e tenero allo stesso tempo.
"Cosa
te lo fa pensare?"
Non
ebbe bisogno di pensarci su, prima di rispondere.
"
Non lo so.... una sensazione."
Il
ragazzo annuì più a se stesso che a lui ed
abbassò lo sguardo
sulla sua mano che ancora gli stringeva il polso e che non aveva
nessuna intenzione di lasciare.
"
No,non lo siamo...non proprio... o meglio, avremmo dovuto esserlo ...
ma..."
Sembrò
impicciarsi con le sue stesse parole e sorrise inconsciamente a
quella reazione, stupendosi poi di averla avuta.
Sul
serio non capiva, ma quel ragazzo gli stava simpatico a vista e ...
c'era quel qualcosa che lo dilaniava.
Il
non ricordare chi fosse era diventato più importante del
ricordare
chi fosse lui stesso.
Voleva
riconoscerlo, perché sapeva che quella persona
stava
soffrendo anche solo a vedere il suo volto e faceva male.
Non
voleva che quella persona penasse ancora a causa
sua.
Ancora,
perché dalla quantità considerevole di macchinari
presenti nella
stanza e da quanti tubi fossero attaccati al suo corpo poteva dedurre
che non si era ritrovato in una bella situazione... qualunque essa
fosse.
"
Che mi è successo?" si costrinse a chiedere anche se non era
certo di voler davvero una risposta.
Quella
domanda parve agitare il ragazzone, che si allontanò di
nuovo dal
lettino suscitando a sua volta il timore che se stesse andando.
In
realtà, quella persona si sporse
solamente sul comodino, per
prendere una sottospecie di telecomando - uh! ricordava cosa fosse un
telecomando... un passo avanti!- e premere il pulsante per chiamare i
medici nella stanza.
Pareva
quasi che fossero appostati dietro la porta aspettando che fosse il
momento adatto per irrompere nella stanza, perché dopo solo
due
minuti si ritrovò un folla di uomini in camice bianco
accanto al
letto .
Sentì
la mano calda e grande di quella persona scivolare
via dalla
sua stretta ed il panico tornò a fargli visita,
manifestandosi al
resto del mondo sotto forma di un suono costante e martellante da
parte di quelle dannate macchine attaccate al suo corpo.
Vide
uno dei medici sorridergli cercando di essere rassicurante "
Calmati ragazzo... va tutto bene."
Scosse
la testa, gli occhi completamente spalancati dal terrore dell'ignoto
e si sporse verso quella persona, cercando di
richiamata a se
ed imprecando perché si era scordato di chiedergli il nome.
Ironico
davvero.
Annaspò
nella sua mente, mentre il petto si stringeva in una morsa ed il
respiro tornava a mancargli.
Vide
i medici cercare di capire quale era il problema ma lui sapeva di
stare solo avendo un attacco di panico.
Alla
fine qualcosa iniziò a tartassargli la testa.
Un
nome che però continuava a sfuggirgli dalle labbra,mentre le
braccia
continuavano a protendersi verso la figura spintonata da quegli
uomini in bianco fuori dalla porta.
Poteva
sentirlo sulle labbra, saggiare il sapore eppure non riusciva ad
afferrare il significato e questo non faceva altro che irritato
contro se stesso.
Il
cuore gli perse un battito quando lo vide fissarlo per l ultima volta
dallo stipite, poco prima che la porta venisse chiusa e solo allora,
gli uscì senza rendersene conto...senza che ne avesse il
controllo.
"
Taiga! Non andare!"
Angolo
dell'autrice: Spero
davvero di restare viva per scrivere la parte due !
Ebbene
si ! Con questo é finita la prima parte di questa storia, ma
non
preoccupatevi perché ho già in cantiere come
continuarla e quindi
cercherò di restare nei tempi soliti.
Inoltre
non inizierò un altra storia ma continuerò
semplicemente da
questa,quindi con il capitolo quattordici e così via.
Mi
serve decisamente una pausa temporale per farla allineare a quello
che avevo in mente.
Spero
davvero che nonostante la fine, vi sia piaciuto !
Fatemi sapere!
Neflehim
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