A volte basta volerlo, per far andare le cose al loro posto

di Neflehim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Certi silenzi parlano da se, come certe presenze non hanno bisogno di parole. ***
Capitolo 2: *** C'è sempre per ognuno di noi chi ti occupa la mente più del necessario. ***
Capitolo 3: *** "C’è . . . un tempo per tacere e un tempo per parlare” ***
Capitolo 4: *** L'unico modo per conoscere una persona è amarla senza speranza. ***
Capitolo 5: *** Contando giorni,ore e minuti... nuovi incontri e strani appuntamenti ***
Capitolo 6: *** Alcool e Ringraziamenti. ***
Capitolo 7: *** Vincere a tutti i costi. ***
Capitolo 8: *** Rhianna e Alcool il Ritorno. ***
Capitolo 9: *** La PCM e gli strani consigli. ***
Capitolo 10: *** Il Ritorno del Demone. ***
Capitolo 11: *** Non sai mai quando essere forte, fino a quando essere forte é l'unica scelta che hai. ***
Capitolo 12: *** XII.“ Nella vita bisogna sapersi difendere. Ma la cosa peggiore, é doversi difendere da chi mai avresti pensato potesse ferirti.” ***
Capitolo 13: *** Revival ***



Capitolo 1
*** Certi silenzi parlano da se, come certe presenze non hanno bisogno di parole. ***


Certi silenzi parlano da se, come certe presenze non hanno bisogno di parole.
Cap I

Certi silenzi parlano da se, come certe presenze non hanno bisogno di parole





"L'unico che può battermi sono io"

"Allora se ti scontrassi proprio contro te stesso ... cosa succederebbe?"
"Un vincitore non ha nulla da dire ad un perdente".

Le parole che si era scambiato con Kise durante quella partita continuavano a risuonargli nelle orecchie come un disco rotto, senza che potesse fare nulla per farle smettere.

"Smetterò di ammirarti..."
"Smetterò di ammirarti..."
"Smetterò di ammirarti..."

Era come un mantra che lo stava facendo uscire fuori di testa.
Non riusciva a capire perché lo turbassero tanto quelle parole.
Vedere negli occhi di Kise rassegnazione, delusione e ... anche tristezza gli aveva stretto il cuore in una morsa.
L'ammirazione di Kise per lui era sempre stata una cosa piuttosto scontata. Uno dei suoi tre unici punti fermi in quella noiosa vita.
L'amicizia di Kuroko.
La persecuzione di Satsuki.
L'ammirazione di Kise.
Gli unici a cui aveva permesso di entrare nella sua quotidianità. Gli unici che erano riusciti a scuoterla almeno un po'.
Chiuse gli occhi rendendosi conto che ora gli era rimasta solo Satsuki.
Ripensare a Kuroko e a come stupidamente lo aveva perso, continuava a fargli male. Nonostante le parole crudeli che gli aveva detto alla partita contro la Seirin, il solo rivederlo poteva dire di averlo reso felice.
Lo sguardo fiero, le parole taglienti e il volto inespressivo.
Non era cambiato,Tetsu.
Scosse la testa quasi ridendo di sé.
Da quando mentiva anche a sé stesso, pur di rendere il carico sul suo petto un po' più leggero?
In realtà si era accanito sul Seirin per un motivo preciso.
Kagami Taiga.
Non c'era molto da dire.
Era geloso.
Geloso del fatto che Kuroko avesse scelto una nuova luce. Una luce che non era alla sua altezza. Geloso dei momenti che la suddetta luce passava con Tetsu; momenti che lui stesso aveva passato con Tetsu.
Geloso dei momenti che Kagami avrebbe ancora passato con lui.
Si schiaffò una mano sulla faccia, comprendendo che quei pensieri non lo avrebbero portato a nulla di buono.
Ordinò alla sua mente di smetterla.
Ovviamente quella gli disobbedì e si ritrovò a vagare tra i ricordi dei tempi delle medie.

"Il ghiacciolo che prendevano sempre al combini.
 Lo stridio delle scarpe sul pavimento,il rumore della retina che veniva scossa dalla palla che entrava nel canestro. Il respiro affannato di due persone che si allenavano in solitario nella palestra di sera tardi .
- Ah! Hai perso ancora Tetsu!-
- Aomine-kun ... sei irritante-
Come al solito lo lasciò spiazzato. Dopo avergli detto quelle cose, come se niente fosse gli aveva prima passato un asciugamano e poi offerto un ghiacciolo.
-Sei strano Tetsu- gli disse prendendo il gelato.
-Non è bello sentirselo dire proprio da te,Aomine-kun -
Non rispose alla provocazione ma gli scompigliò i capelli sapendo che gli avrebbe dato fastidio.”

Sospirò chiedendosi se per caso quella era una punizione di qualche tipo.
Una corrente d'aria proveniente dal basso lo fece rabbrividire.
A quanto pareva, il clima era troppo fresco per continuare a salire sul tetto.

Sei un idiota.

Ottimo, ora la sua mente gli parlava. Lo insultava!
Scosse la testa e rise silenziosamente. Si stava insultando da solo!
Alla fine però, era davvero un idiota.
Aveva abbandonato Tetsu, lo aveva lasciato a Kagami.
"Non ricordo neppure più... come ricevere i tuoi passaggi."
In quel momento le sue stesse parole gli parevano una sentenza di morte.
In senso simbolico, ovviamente. La morte del loro rapporto.
Era stato lui a distruggerlo.
Poteva riaverlo?
Poteva davvero riappacificarsi con Tetsu?

<< Smetterò di ammirarti...>>
Ecco di nuovo che la sua mente tornava a tormentarlo.

Con Kise era stato diverso.
Lui era diverso.
Non aveva iniziato assieme agli altri Miracoli, ma era comunque un talento nascente.
Come Kagami.
Quel pensiero gli fece storcere il naso dal fastidio.
Kise era un talento e in poco tempo era arrivato a superare Haizaki e arrendere il suo posto nella Teiko.
Era da sempre stato l'unico che, dopo un " one-on-one" in cui perdeva costantemente, continuava a non arrendersi e chiedeva la rivincita.
Una qualità che gli era piaciuta dalla prima volta che ci aveva giocato contro. Dopo ogni scontro perso, Kise migliorava un po' di più.
Ogni sfida era sempre più difficile e questo rendeva le cose sempre più divertenti. Era una delle poche cose che dopo lo sbocciare del suo talento rendevano il basket ancora interessante.
" Non ricordo neppure più ... come ricevere i tuoi passaggi."
Già. Era successo anche con Kise quando vinsero il loro secondo torneo nazionale alle medie.
Le loro sfide non lo avevano più entusiasmato come un tempo.
Eppure era rimasta la convinzione che l'ammirazione di Kise sarebbe rimasta. Che il luccichio nei suoi occhi quando giocavano assieme non sarebbe mai sparito e che non avrebbe mai smesso di voler giocare con lui. Di chiedergli la rivincita.
Lo sguardo che gli aveva rivolto in quella partita però, gli diceva che non avrebbero più giocato con il sorriso sulle labbra.
Niente più "one-on-one" solo per divertimento.
Gli faceva male ricordare gli occhi di Kise spenti e annoiati come i suoi.
Le lacrime che aveva versato quando aveva perso. Il maledetto abbraccio che il capitano gli aveva dato per sostenerlo.
Era sbagliato.
Come era stato sbagliato lo sguardo sofferente di Tetsu quando li aveva battuti, schiacciati, come se  lui non fosse mai stato il suo migliore amico.
Il disprezzo che aveva visto negli occhi di Kagami quando li aveva incrociati dopo aver detto quelle parole crudeli a Tetsu, guardandolo con superiorità.
Quanto ancora vuoi ferirlo? parevano dire.
Aveva dovuto distogliere lo sguardo e andarsene.
Non si era sentito un vincitore dopo aver battuto il Seirin. Non si era sentito bene come aveva sperato. Sapeva il motivo: nel momento in cui sarebbero usciti da quello stadio Kagami si sarebbero  fiondato a consolare Tetsu avvicinandoli ancora di più.
Gli faceva una rabbia cocente, quanto vedere Kasamatsu abbracciare Kise con troppo affetto.
Ora si rendeva conto quanto possessivo fosse nei confronti dei due compagni.
"Dai-chan?"
La voce sottile di Satsuki lo risvegliò dai suoi tormentosi rimorsi ma dal tono capì, che non lo avrebbe cambiato il corso dei suoi pensieri.
"Satsuki..." la voce non era annoiata come al solito, pareva piuttosto spezzata.
Alzò lo sguardo su di lei e la vide inginocchiata accanto a lui lo sguardo preoccupato.
" Dovresti risolvere le cose con loro se ti fa così tanto male..."
" E' passato quasi un anno... con Tetsu ... e le ultime partite..." solo con lei riusciva a dire davvero cosa pensava.
Erano come fratelli.
Fin da piccoli erano rimasti assieme. O piuttosto era Satsuki che lo aveva sempre seguito ovunque e sopportato anche nei momenti peggiori.
"Sai perfettamente che Tetsu non è minimamente capace di odiare qualcuno ne di provare rancore per chiunque. Kise... lui ti ha adorato per tre anni ... " Daiki stava per ribattere quando lei lo interruppe " una cosa del genere non si smette di provare a comando e le lacrime che ha versato a fine partita credo che lo provino."
Quelle parole gli avevano tirato su un po' il morale.
Un po'.
" Io..." non sapeva cosa dire.
La verità é che aveva paura.
Non lo avrebbe detto a Satsuki ma sapeva che lei lo aveva già capito .
"Avere paura di parlare con dei tuoi amici non ti fa molto l'unico che può battermi sono io, sai?" ci stava scherzando su ma poteva notare che non c'era neppure un po' di vero umorismo in quella frase o nei suoi occhi.
" Non è da te avere paura di un rifiuto, ne arrenderti Dai-chan!"
Aveva ragione come sempre, ma non era facile.
" Che cosa potrei dirgli?"
" Inizia a dire quello che provi, poi sono certo che i vecchi tempi faranno il resto."
"Quello che ... provo?"
Lo sguardo di Satsuki non gli piaceva per nulla.
" In effetti dovresti capire per bene se quello che ti piace è Ryouta-kun o Tetsu-chan..."
Arrossì stavolta e il cervello andò in blackout.
Era così simile a Kagami in quelle occasioni!
Un prodigio nel basket ma un macaco nelle relazioni umane.
Satsuki scoppiò in una risata divertita.
" Dai- chan sei sempre il solito!"
" A me piacciono le donne!"esclamò saltando seduto, ma neanche lui ci credeva più.
Erano secoli oramai che non apriva una rivista di modelle per vedere Mai-chan e il suo bel davanzale.
Anzi gli unici a cui aveva pensato assiduamente erano dell'altro sesso, belli ma decisamente piatti .
Il rossore che prima si poteva confondere con la sua pelle scura aveva raggiunto livelli ben visibili.
"Dai-chan... non c'è nulla di cui preoccuparsi sai? Io starò sempre dalla tua parte."
Sorrise debolmente mentre un pizzico di sollievo si faceva spazio dentro di lui a quelle parole.
Purtroppo però, ora la sua mente era in completo stato confusionale e di certo non poteva presentarsi da Tetsu o Kise in quello stato.
Fissò di sottecchi Satsuki ricordando in parte il sollievo che aveva provato quando gli aveva detto di essersi innamorata di Sakurai e che quindi avrebbe lasciato Tetsu in pace per un po' "Perché non potrei mai stare troppo lontana dal carattere così adorabile di Tetsu-chan!"così se ne era uscita.-
Arrivato a casa si ritrovò a riflettere sdraiato sul letto .
Gli piaceva Tetsu?
Per questo era stato sollevato dal fatto che Satsuki avrebbe smesso di stargli appiccicata?
Oppure era semplicemente l'istinto di protezione che faceva di nuovo capolino in lui per salvare l'amico da una morte certa per soffocamento?
Se chiudeva gli occhi e rivedeva l'immagine di Tetsu provava un misto di affetto e nostalgia.
Quando per dispetto la sua mente accostava la figura di Tetsu a quella di Kagami l'affetto e la nostalgia venivano sostituite dal fastidio e da un pizzico di rispetto in quanto non si poteva negare che il ragazzone avesse talento .
Provò ad immaginarsi Satsuki e l'affetto tornò. Se l'accostava a Sakurai invece gli veniva solo da ridere, visto i due caratteri completamente diversi  - Chissà quante volte si era già scusato di esistere?-.
Si ricordò quando , ridendo, Satsuki gli aveva raccontato come le si era confessato.
 "Mi dispiace ma mi piaci! Mi dispiace mettiti con me!"
Ridacchiò un attimo per poi tornare serio e constatare con un gemito che la figura del bel davanzale di Mai-chan non gli faceva nessun effetto.
Tetsu aveva decisamente più fascino. Perfino Kagami poteva essere giudicato un bel ragazzo.
Poi c'era Kise.
Lui ... dire che era bello era riduttivo.
Non lo avevano preso a fare il modello per nulla.
Fisico tonico, viso splendente e un didietro...
Scosse la testa cercando di far volare via dalla sua mente tutti quei pensieri sugli uomini, ma arrivando all'amara constatazione che ...
" Cazzo! Sono gay!"
Per fortuna i suoi non erano in casa, in quanto l'aveva detto a voce un po' troppo alta.
Non capiva davvero quando era successo!
Cioè : un giorno sbavava dietro alle riviste delle modelle scoperte e il giorno dopo verso i suoi due ex migliori amici!
Non era una cosa normale!
Si prese la testa tra le mani un po' terrorizzato e molto confuso.
Che doveva fare?
Decise di mandare un messaggio a Satsuki sperando di non disturbarla mentre era con Sakurai.
Sono gay scrisse semplicemente.
Satsuki ci mise ben cinque minuti a rispondere. I cinque minuti più lunghi di sempre.
Ben svegliato Dai-chan.
Grugnì infastidito a quell'assenso un po' troppo ironico.
Non so che fare.
Aspettò ancora, in ansia per una risposta che poteva risolvere tutti i suoi problemi esistenziali ma che quando arrivò gli sembrò piuttosto inutile.
Cosa vorresti fare?
Scrisse furiosamente abbastanza irritato.
Se lo sapevo non te lo avrei chiesto!
Stavolta ci volle un po' di più prima che quella rispondesse.
Hai deciso chi ti piace di più tra Tetsu-chan e Ryouta-kun?
Daiki sbiancò e arrossì allo stesso tempo, almeno così gli parve anche perchè non era sicuro che potesse accadere.
Un problema alla volta!
In effetti aveva appena capito di essere omosessuale, era un po' troppo per la sua piccola mente piena di palle da basket farci entrare anche la scelta tra quei due.
Non hai pensato che  forse quello é il Problema?
Rimase un attimo interdetto e rilesse la frase sul piccolo schermo un paio di volte non capendone il significato sottinteso.
In che senso?
Poteva vedere Satsuki dall'altra parte sospirare sconsolata.
Non ti sei reso conto che ti piacciono gli uomini proprio perchè pensavi in un modo diverso a Tetsu-chan e Ryouta-kun?
Aveva ragione da vendere ed ecco che nel suo cervello tornò il blackout.
Ok capire che era dell'altra sponda ma ora...
Gli prese il panico anche più di prima.
Arrivò un altro messaggio che lesse avidamente per poi avere quasi l'istinto di gettare il cellulare di sotto.
Scommetto che ora sei nel panico vero? Vorrei essere li per vederti.
"Satsuki...." era un averti meno che la ragazza prese al volo.
Su su Dai-chan non ti arrabbiare! Perché non lo scopri tu stesso?
Cioè?
Vai da Tetsu-kun e parlaci.
Lasciò cadere il cellulare sulla moquette .
"Vai da Tetsu e parlaci."
 Non sembrava una cattiva idea.
Poteva iniziare con il farsi perdonare per tutto quel tempo.
Si stupì di come ora gli paresse più facile parlare di quelle cose rispetto all'altro enorme problema che aveva.
Farò così , poi capirò cosa provo.
Gli mandò quel messaggio mentre un peso sul cuore gli si toglieva.
Bravo, Tetsu-kun sarà al campetto domani pomeriggio.
Non si chiese nemmeno come lo sapesse. Meglio non saperlo.
Notte.
Notte Dai chan.
Si rese conto che però così non bastava. Doveva dimostrare almeno un po' a Satsuki quanto gli facesse piacere il fatto che lei fosse sua amica e continuasse a supportarlo continuamente.
Satsuki... Grazie.
Quello era il massimo che ci si poteva aspettare da un tipo come lui e lo sapeva anche lei.
Di nulla Dai-chan, sarò sempre dalla tua parte ricordalo.
Chiuse il telefonino e si sdraiò di nuovo sul materasso leggermente più rilassato.
Dopotutto aveva una mente semplice Daiki : quando trovava un problema che non riusciva a risolvere ci rimaneva impigliato per secoli, ma se qualcuno gli faceva capire come sbrogliarlo allora  tutte le preoccupazioni passavano.

Nonostante avesse una mente semplice, decise che il pomeriggio del giorno dopo era arrivato decisamente troppo in fretta!
Alle quattro si era vestito e precipitato in fermata per non perdere il bus, tutto in meno di dieci minuti.
Ora si trovava imbambolato a fissare la porta del campetto da basket, incerto se entrare oppure rinunciare.
Mandò al diavolo tutto ed entrò trovando sorpreso, già una marea di gente sugli spalti.
Dal tabellone pareva si stesse tenendo un torneo di street basket e che in quel momento si stesse disputando la finale.
Dov'era Tetsu?
Lo cerco tra gli spettatori fino a che non si rese conto che stava giocando proprio in quel momento.
Rimase incantato nel vedere i movimenti fluidi e la coordinazione che Kuroko e Kagami stavano mostrando a tutti.
In pratica in attacco giocavano per lo più loro due, lasciando gli altri tre a difendere.
Non c'era da specificare che la squadra di Tetsu vinse con un gran vantaggio.
Parevano aver arrangiato dei giocatori a caso per iscriversi.
Sentì una fitta al cuore quando lo vide esultare e battere il pugno con Kagami alla fine della partita, e avrebbe voluto uccidere quest'ultimo quando lo vide abbracciarlo affettuosamente e Tetsu ricambiare un po' imbarazzato dai gesti espansivi dell'amico.
Li vide uscire dal campetto assieme agli altri giocatori che stupidamente gli battevano le mani sulle spalle.
"Come se avessero fatto qualcosa, loro!" si ritrovò a pensare infastidito.
Il fatto però, che Tetsu fosse così felice per aver vinto una semplice partitella del genere lo fece sorridere. Il basket sarebbe stato sempre parte preponderante nella vita dell'amico.
Fissò Kagami per bene: una mano del ragazzo era ancora appoggiata sula spalla di Tetsu, la sua ombra che dopo aver bevuto dalla borraccia la passava d'istinto all'altro che la prendeva come se fosse una cosa naturale.
Strinse i pugni e ricacciò la bile che stava salendo nello stomaco.
Rimase un attimo fermo mentre pensava al da farsi.
Forse non era il momento adatto per parlargli.
Forse la cosa migliore era andarsene, prima che dovesse assistere a qualche scenata smielata.
Forse... era un idiota che per la seconda volta in vita sua stava cercando di scappare da una situazione che avrebbe potuto ferirlo. E quella era esattamente la ragione per cui voleva parlare con Tetsu.
Scosse la testa e decise che era ora di fare l'adulto .
Scese le scalinate andando nella direzione che avevano preso quei due. Mise le mani in tasca cercando di farle smettere di tremare.
Poteva diventare adulto, ma l'ansia non gliela toglieva nessuno.
E se Tetsu non lo avesse perdonato ?
Se Satsuki avesse torto e il vecchio amico gli portava rancore?
Tanti se e nessuna risposta, ma di certo non poteva scappare.
Aveva già perso una volta, alle medie quando aveva permesso, anzi, aveva abbandonato Tetsu per non essere ferito.
Li vide nel campetto più piccolo, da soli.
Parlavano e scherzavano, mangiando qualcosa preso al bar li vicino.
Daiki prese un bel respirò e si fece vedere.
Il ciarlare si spense sul nascere ed entrambi si alzarono. A passo lento si avvicinò a loro e lo stesso fece Tetsu con la solita espressione indifferente, ma nei suoi occhi poteva leggere agitazione e sorpresa.
"Aomine-kun."
"Tetsu."
Taiga si avvicinò a loro.
"Kagami."
Bene, l'appello era completo.
Adocchiò con fastidio come il rosso si era accostato a Tetsu con fare protettivo.
Gli aveva appoggiato una mano sulla spalla e lo fissava minaccioso. Si ricordo quel documentario sui lupi che Satsuki lo aveva costretto a guardare : parlava di come il capo branco, l'alfa, fosse possessivo/a verso il proprio compagno e di come attaccasse chiunque provava ad avvicinarsi troppo a lei o a lui.
In quel momento Kagami sembrava uno di quei lupi visti in quelle scene, pronto ad attaccarlo se avesse provato a portargli via Tetsu. Ogni volta che Aomine voleva avvicinarsi a Tetsu, Kagami sembrava entrare in modalità: Stai lontano, da lui. Portamelo via e ti ammazzo.
Si accorse in quel momento che Tetsu non provava alcun fastidio alle attenzioni del ragazzone dietro di lui. Sembrava appoggiarsi a lui. Sostenersi.
Atterrito per un secondo, si rese conto che in qualche modo Tetsu sembrava appoggiarsi a Kagami per colpa sua.
Come se dovesse proteggersi da lui.
Possibili che avesse avuto un impatto psicologico così grande su di lui?
Che la sua presenza lo debilitasse tanto da doversi appoggiare a qualcuno?
Sentirsi felice per l'importanza - negativa- che aveva su Tetsu gli fece provare un bel po' di disgusto per se stesso.
Eppure quello era lui e se Tetsu avesse accettato le sue scuse avrebbe dovuto accettare anche quella parte .
Si stupì, quando Kagami lasciò la presa su Kuroko – non senza avergli lanciato uno sguardo minaccioso- e se ne uscì con un " Vado a prendere due Pocari alla macchinetta, tu vuoi qualcosa?"
Aveva saputo tramite Satsuki, che Kagami se ne era andato per un po' in America ma non pensava che fosse maturato.
" Una coca, grazie."
Il ragazzo annuì e poi se ne andò.
Quando fu fuori dalla visuale di entrambi, Tetsu sorrise " Kagami -kun non é per nulla discreto, ma almeno non si è messo ad urlarti contro o altro. L' America gli ha fatto bene."
Lo aveva detto con una dolcezza nella voce che lo fece rabbrividire.
Non c'era molto da capire: a Tetsu piaceva Kagami e a Kagami piaceva Tetsu.
L'unico mistero restava nel perchè non stessero già assieme.
Perché in quel caso Satsuki sarebbe stata praticamente la prima a saperlo, anche se non sapeva bene come ci riusciva.
E se lo sapeva Satsuki allora lo sarebbe venuto a sapere anche lui.
Sospirò cercando di mettere a tacere il tumulto che gli regnava dentro e si sedette sul muretto. L'altro fece lo stesso.
"Aomine-kun ... non credo che tu sia solo venuto a farti offrire una coca da Kagami-kun per quanto sia una cosa straordinariamente rara."
Daiki alzò lo sguardo su di lui " No."
"Perché sei venuto qui ?"
Aomine sorrise.
Andare dritto al punto. Tipico di Tetsu.
Cercò di raccogliere le idee ma non pareva per nulla facile.
"Io..io..." non era decisamente da lui balbettare. " Sono un idiota."
Sarcasticamente si complimento con se stesso perché ora Tetsu lo fissava con espressione un po' perplessa.
" Questa non é una novità per me, Aomine -kun."
Si trattenne davvero tanto dal non tirargli un pugno e questo parve notarlo anche Tetsu che sorrise di nuovo " Pare che Kagami-kun non sia l'unico ad essere maturato in questi giorni."
" Taci Tetsu!"
Il ragazzo obbedì e così calò di nuovo il silenzio. Probabilmente stava aspettando che lui dicesse qualcosa. Dopotutto era venuto lì per quello.
Aomine però , non era riuscito ancora a formulare un pensiero che avesse un senso concreto , così Tetsu decise di incitarlo enigmaticamente " Per quanto Kagami-kun sia maturato, non credo che la sua pazienza duri per più di una mezz'ora, prima che torni qui."
"E' una leggera insinuazione per dirmi di sbrigarmi a parlare per caso?"
Tetsu lo fissò.
" Non era leggera, Aomine -kun. Perché sei qui?"
Questa volta non c'era nulla di ironico nella sua voce. Più che altro pareva stanco. E non in senso fisico. Come se non ce la facesse più a reggere quella situazione che in effetti durava da troppo tempo.
"Sono un idiota , Tetsu."
"Aomine-kun, questo lo hai già detto"
"E' vero, ma intendevo che avrei dovuto accorgermene tempo fa,"
L'espressione di Tetsu cambiò drasticamente e lo vide spostare lo sguardo verso il canestro.
"Capisco, ma non importa."
"Si che importa."
Tetsu annuì.
Mentire non avrebbe di certo migliorato le cose.
"Anche se é patetico dirlo dopo tutto questo tempo, mi dispiace Tetsu."
Il ragazzo lo fissò senza espressione, sembrava gli stesse scavando dentro, come se volesse capire se fosse sincero oppure no, stavolta.
" E' vero, é patetico Aomine-kun."
Quello era davvero un brutto colpo da accusare, tanto che ritrovò ad abbassare lo sguardo.
Faceva male.
Era sempre stato egoista. Prendeva tutto quello che voleva e lasciava ciò che non gli serviva più . O che poteva minargli le vittorie.
Quest'ultima parte era quella che odiava di più di sé e che aveva minato il rapporto con Tetsu... e con Kise.
Quelle parole sembrava come un taglio netto al sottile filo che lo legava a Tetsu. Filo che ,egoista come era, non avrebbe permesso di recidere.
Non poteva permettersi di reciderlo.
Tetsu, da sempre, era stato una parte essenziale della sua carriera sportiva e della sua vita in generale.
L'unico ad essersi ritagliato uno spazio abbastanza ampio nella sua esistenza. Con calma e silenziosamente si era intrufolato nella sua quotidianità. Non chiedeva nulla, ne voleva nulla da lui se non restargli accanto e giocare a basket assieme la sera dopo gli allenamenti.
Era diventato il suo migliore amico senza neppure che se ne accorgesse.
La mattina lo aspettava appoggiato al muro davanti a casa sua, un libro tra le mani, la borsa dell'allenamento in spalla.
Senza pensarci lui, Satsuki e Tetsu avevano iniziato a pranzare assieme e a tornare a casa , passando prima per il combini per prendersi un gelato.
Allenarsi assieme loro due da soli, anche se vinceva sempre, era divertente. Vederlo impegnarsi sempre per migliorare. Vederlo crescere, come giocatore.
Anche i ghiaccioli nella maglietta per ripicca non erano male, se serviva alla loro amicizia.
Ora però...
"Tenevo molto a te , Aomine-kun. Eri il mio migliore amico. Mio fratello. Il mio idolo. Non ho abbandonato il basket solo perché tu me lo impedisti quel giorno. Sono quello che sono grazie a te. Se tu e Akashi-kun non mi aveste dato quegli indizi su quale fosse il mio stile di gioco non sarei neppure mai entrato in prima squadra..." il suo sguardo era lontano, nostalgico.
Gli piacevano quelle parole. Le condivideva.
Tetsu era stato il suo migliore amico. Lo aveva considerato il suo fratellino, anche se avevano la stessa età. Gli piaceva prendersi cura di lui e anche la sua compagnia.
" Mi fidavo di te, Aomine-kun. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di farti brillare. Essere la tua ombra era la ragione principale per cui giocavo. Un'ombra senza luce smette di esistere."
Parole dure, che gli stavano dolorosamente scavando un bel solco dentro .
Non poté far altro che abbassare la testa e restare in silenzio.
“Avrei voluto odiarvi, il giorno in cui la Teiko vinse l'ultimo campionato. Invece odiai me stesso per non aver potuto mantenere la mia promessa ad Ogiwara-kun. Odiai il mio modo di giocare a basket e anche il non aver potuto fermare quello che vi stava accadendo.”
Stavolta il suo tono pareva sofferente. Stava ricordando il periodo in cui aveva odiato il basket. Quei pochi mesi in cui non aveva avuto alcuna notizia su di lui.
Tetsu stava parlando più del solito.
La cosa paradossale era che avrebbe dovuto parlare lui e non Tetsu.
Lo vide prendere un bel respiro “ La verità é un altra Aomine-kun. Tu ti stavi allontanando e io non sono riuscito ad impedirlo. La colpa per quello che é successo e tanto mia quanto tua.”
Aomine rimase a fissarlo per un attimo.
“Non ho dormito stanotte. Continuavo a domandarmi se avevo davvero il diritto di chiederti perdono dopo così tanto tempo. E ora mi rendo conto di quanto però, sia importante tu per me Tetsu. Sono un idiota, me ne sono accorto solo dopo aver perso contro di voi.
Nonostante tu dica che sia colpa di entrambi, io non lo sento allo stesso modo.
Tu non hai colpa Tetsu.
E anche per quello che successe alle medie, al torneo.
Non ti mentirò, però. Non mi pento del modo in cui giocai quel giorno. Io sono io. E' così che gioco. Mi conosci.
Questo però non vuol dire che tu debba incolparti per qualcosa .”
Vide chiaramente Tetsu scuotere leggermente la testa, per nulla persuaso.
Non lo avrebbe convinto su quell'ultimo punto.
“Ora sei qui Aomine-kun. Io sto cercando di riparare alla mia colpa, tu sei qui per rimediare alla tua?”
Non era una domanda difficile.
Tetsu gli stava chiedendo implicitamente se perdonandolo oggi avrebbe mai potuto abbandonarlo di nuovo.
A quella domanda si era già risposto quella mattina.
“ Si, Tetsu. Sono qui per quello.”
L'amico – si, ora poteva di nuovo chiamarlo così-, gli sorrise. Uno sincero che gli scaldò il cuore.
“Non solo per questo, giusto?”
Senza poterselo impedire, Aomine arrossì fin sopra le orecchie.
“Non proprio.”
“ E allora per cos'altro sei qui?”
In qualche modo sentì di poterlo a Tetsu.
Aveva capito che Tetsu non gli piaceva in quel senso.
Era un bel ragazzo e l'attaccamento che aveva con lui era più di quello che si provava per un semplice amico. Ma non … insomma non gli piaceva.
A Tetsu piaceva Kagami. E nonostante provasse un astio e una rivalità, del tutto naturale, Kagami era una brava persona ed era quello giusto per Tetsu.
Diciamolo : uno era silenzioso, inespressivo e passava completamente inosservato, l'altro rozzo, rumoroso e esuberantemente emotivo.
Il mix perfetto. Si compensavano completamente.
Poteva accettarlo senza troppi problemi e questo gli provava che Tetsu non era la sua... come diavolo l'aveva definita quello stupida di Satsuki?
La tua anima gemella Dai-chan!
Ecco … Tetsu non era la sua anima gemella.
“ Satsuki mi ha fatto arrivare... cioè, mi ha indirizzato verso una novità su me stesso a cui... non potevo arrivare da solo.” Praticamente non aveva detto un bel nulla e Kuroko glielo confermò lanciandogli uno sguardo perplesso.
“ Aomine- kun, so che voi tenete molto in considerazione la mia capacità di leggere i comportamenti delle persone, ma in questo caso neppure io, credo di poter leggere tra le righe e sono abbastanza certo di non essere telepatico.”
Infatti.
Daiki sospirò.
Era Tetsu e gli piaceva Kagami. Non aveva nulla di cui vergognarsi. Non era comunque per nulla facile e sperò che stavolta l'amico avesse tutti gli indizi per arrivare da solo alla conclusione.
“Insomma : Mai-chan e il suo bel davanzale non mi fanno più nessun effetto.”
Tetsu non ci mise neppure un secondo per capire stavolta. Ovviamente non cambiò espressione.
“Lo avevo capitò già da un po'.”
Sarebbe sembrata una frase fatta e strafottente per chiunque, ma non per Daiki che conosceva abbastanza bene Tetsu da sapere che probabilmente era vero.
“ Immaginavo.”
“ Kise - kun, giusto?”
E fu così che Aomine prese di nuovo il colore dei capelli di Kagami.
“ Cosa... ah lasciamo perdere, neanche te lo chiedo!”
Tetsu era un mistero per ogni comune mortale. Lui non faceva eccezione.
Sospirò passandosi una mano tra i capelli.
“Sinceramente non lo so... ieri sera ho scoperto che sono gay e solo perchè mi sono accorto che guardavo te e Kise in modo diverso e ora ...”
Si rese conto di quello che aveva detto,solo quando vide un leggero e anomalo rossore scurire le guance solitamente pallide dell'amico.
“ Io... dimentica la parte che ti riguarda ti prego...” gemette schiaffandosi una mano sul volto, in imbarazzo. Gli era capitato troppo spesso nelle ultime dodici ore.
“Come vuoi.”
Se non fosse stato per il fatto che non lo guardava in faccia, Tetsu poteva sembrare tranquillo.
“Che cosa vuoi fare con Kise- kun?”
“Non ne ho idea … devo ancora capirci qualcosa. Quello che vorrei, per ora , è riallacciare il rapporto che avevo con lui, come ai vecchi tempi. Sarà difficile,ma voglio provarci.” Tetsu annuì concorde con quella strategia. “Dopo penserò a cosa fare.”
“ E' una buona idea. Se ti serve un consiglio sai dove trovarmi”
Aomine sospirò sollevato che l'amico fosse d'accordo e che fosse così disponibile, poi gli venne in mente qualcos'altro: Tetsu lo aveva perdonato e gli dava consigli. Ora toccava a lui a capire come stavano le cose con Kagami.
“ Tu invece?”
Tetsu lo fissò “Io cosa?”
“Non fare il finto tonto! Che succede con Kagami?”
Non arrossì, come ci si sarebbe aspettati da chiunque. Abbassò solo lo sguardo e rispose “Niente.”
Non era una negazione, ma una semplice affermazione.
“Che vuol dire niente?”
“Vuol dire niente, nulla di nulla”
Aomine sbuffò infastidito “ Suvvia Tetsu! A te Kagami piace e si vede lungo un miglio che a Kagami piaci tu! Che c'è di così complicato?!”
L'occhiata tagliante che l'amico gli lanciò gli fece ricordare che non era proprio la persona giusta per parlare di queste cose.
“Il complicato sta nel fatto che Kagami-kun é un idiota come te che ti sei reso conto solo ora di essere gay. Inoltre è estremamente timido e s'imbarazza facilmente. Ci metterà un secolo prima di capire che gli piaccio, ed un altro prima di prendere coraggio per confessarsi.”
Daiki si accigliò “ In pratica starete insieme nella tomba.”
“In pratica.”
Aomine stava per rispondere quando la previsione sulla poca pazienza del rosso di Tetsu si avverò e Kagami spuntò dall'entrata del campetto con le bibite.
Una lampadina si accese nella mente di Aomine: perché non accelerare il processo ?
Quando arrivò davanti a loro si accorse che la sua coca non c'era.
“ Era finita” dichiarò Taiga con uno sguardo minaccioso che il moro accolse con un sorrisetto.
“ Fa nulla stavo andando” sotto gli occhi dardeggianti del rosso si avvicinò a Tetsu che lo guardò un po' perplesso, e lo strinse in un mezzo abbraccio per poi scompigliargli i capelli.
“ Il numero é sempre lo stesso ?”
Il ragazzo annuì con un sorriso appena accennato sulle labbra. Probabilmente aveva capito le sue intenzioni.
“ Allora ti chiamo domani, così magari usciamo, che dici?”
“ Per me non c'è problema Aomine-kun.”
“ Kagami” lo salutò sempre sorridendo di scherno.
“ Aomine.”
Voltò le spalle ad entrambi e si diresse verso l'uscita.
Non era andata male, anzi.
Con Tetsu le cose erano andate piuttosto bene! Certo, ci avrebbe messo un po' prima di tornare ad essere il rapporto di un tempo, ma si sarebbe impegnato perché divenisse più saldo delle medie in modo da non rischiare che si rompesse di nuovo.
Tetsu lo aveva perdonato ma non gli bastava per essere davvero soddisfatto.
Voleva fare qualcosa di concreto per renderlo felice ed essere davvero degno di quel perdono.
Se Kagami sul serio, ci avrebbe messo un secolo prima di dichiararsi, allora era il caso che un esterno si intromettesse. E chi meglio di lui di cui Kagami era già geloso?
Il sorriso si allargò diventando quasi inquietante.
Si, avrebbe aiutato Tetsu.
Ma prima doveva telefonare a Satsuki.

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Capitolo 2
*** C'è sempre per ognuno di noi chi ti occupa la mente più del necessario. ***


Cap II

C'è sempre per ognuno di noi chi ti occupa la mente più del necessario.
da PensieriParole

Si erano dati appuntamento per il giorno seguente e per la gioia di Aomine erano riusciti a parlare di nuovo senza problemi, come se quegli otto mesi di lontananza non fossero mai esistiti.
Avevano parlato delle loro rispettive squadre, di come Satsuki ancora combinasse incontri tra di loro o almeno provava a farlo, di Kise e anche di Kagami.
Sostanzialmente quei loro appuntamenti servivano : a ricostruire il loro vecchio rapporto di amicizia, a chiarire i sentimenti di Aomine e a far ingelosire Kagami.
Visto lo sguardo di fuoco che di sottecchi gli aveva rivolto Kagami quando era andato a prendere Tetsu dopo gli allenamenti del Seirin, il loro piano stava andando alla grande.
Ovviamente ci sarebbe voluto un piccolo incentivo visto la testa bacata di Kagami, ma a quello Aomine ci avrebbe pensato più tardi.
Anche ricostruire il loro vecchio rapporto procedeva spedito.
Per quanto riguardava il chiarimento dei suoi sentimenti era un altra gatta da pelare.
Da sempre aveva pensato alle sue amate tette ed ora capire che quelle vecchie amiche non lo gustavano più era stato un duro colpo da digerire.
Tetsuya si stava sforzando di interpretare la sua parte da psicologo sentimentale, per cercare di sciogliere la matassa di pensieri che aveva per la mente confusa.
“ Aomine-kun... come va oggi?” iniziò sorseggiando la tazza di caffé che aveva appena ordinato al cameriere del bar in cui avevano deciso di sostare.
“ Come al solito...” gli rispose lui atono. Si sentiva sempre in imbarazzo in quei momenti.
“ Nessun progresso?”
Daiki inclinò la testa e sospirò “ Non proprio... anche se , stamattina non sono riuscito a non comprare questa” disse arrossendo e tirando fuori dalla tracolla una rivista di moda.
Tetsuya sgranò gli occhi e la prese tra le mani. Sorrise alla copertina, e dentro di sé esultò per quell'evidente progresso: quello sulla copertina era indubbiamente Ryouta-kun con solo i jeans addosso, mentre si passava seducente – per a chi piaceva il genere- una mano tra i capelli, promuovendo un nuovo balsamo.
-Forse dovrebbe dirlo ad Akashi-san...- gli passò per la mente come un lampo e alla stessa velocità se ne andò.
“ E' un buon inizio Aomine-kun” gli disse sorridendo leggermente.
“ Mmm...” ebbe come risposta. Il moro aveva nascosto la faccia nella tazza del cappuccino per la vergogna.“Ho detto al giornalaio che era per mia cugina”
Tetsu mostrò un'espressione perplessa “tua cugina non ha due anni, Aomine-kun?”
Sguardo irritato. “Già.”
“ Sei un idiota, Aomine-kun.”
Risposta secca e lapidaria.
Fulminata. “Non sei simpatico Tetsu.”
Un sospiro sconsolato. “ Perché hai comprato quella rivista?”
E riecco che la combustione si rifaceva spazio tra le guance di Daiki.
Lo sguardo repentino che lanciò prima alla figura in copertina poi a Tetsu e infine alla tazza era piuttosto indicativo e sorrise di nuovo, Tetsu, facendo saltare i nervi al moro.
“ Smettila di fare domande inutili e imbarazzanti! ”
“ E' il motivo per cui sono qui Aomine-kun” gli rispose senza scomporsi Tetsu che lo conosceva troppo bene per non capire che Aomine stava cercado solo di evitare il discorso principale.
L'amico emise un verso di stizza.
“Allora?”
Daiki sospirò piano venendo a patti con la verità che già sapeva, ma che detestava ammettere.
“ Perché c'era Kise, ok? Mi piaceva la foto e ho comprato la rivista!” si ritrovò a sussurrare incazzato.
“ E' una buona cosa, Aomine-kun. Vuol dire che sei attratto da Kise-kun anche a livello fisico...”
Aomine incassò la testa nelle spalle e borbottò qualcosa di incomprensibile.
Tetsuya sorseggiò di nuovo la sua bevanda aspettando che Daiki fosse di nuovo in grado di esprimersi senza che dovesse far intervenire un interprete professionista.
Conosceva bene il tipo – Kagami e Aomine erano così simili quando l'imbarazzo li pervadeva- e sapeva anche che non era il caso, in quei momenti, di fomentare l'imbarazzo o non sarebbe riuscito più a spiccicare parola.
Fortunatamente ci mise poco tempo, il moro, per ritrovare la lucidità necessaria per riprendere il discorso. Solo che la domanda era imbarazzante per lui, ora.
“ Quando hai capito di essere innamorato di Kagami?”
Non arrossì Tetsuya. Non era da lui dopotutto.
Rispose come sempre senza espressione, riflettendoci però qualche minuto prima.
“Kagami-kun é un idiota...”
Un inizio non proprio promettente.
“Si imbarazza per un nonulla, si arrabbia facilmente, agisce d'istinto e non riflette mai....”
Non erano complimenti, decisamente, ma Aomine decise di non interromperlo.
“In compenso é leale, non si arrende mai o si abbatte. Quando si tratta di basket niente riesce a fermarlo e farebbe di tutto per la squadra o per un amico. Non abbandonerebbe mai nessuno...”
All'ultima affermazione Daiki tornò ad incassare la testa tra le spalle come se fosse un accusa verso di lui, ma dal sorriso dolce che gli rivolse l'altro capì che non era sua intenzione.
“ Ha uno stomaco senza fondo e fa schifo nei test d' inglese nonostante abbia passato la maggior parte della sua vita in America e parli la lingua in maniera impeccabile...”
Daiki scoppiò in una risata a quelle parole.
“ Sinceramente i difetti sorpassano i pregi ma... non posso farci nulla, mi piace. E' il mio completo opposto, non saprebbe mentire neanche impegnodosi e le sue emozioni gli si leggono negli occhi e sul viso. Forse é vero che gli opposti si attraggono.”
Aomine stava per fare un gesto affettuoso quando Tetsu concluse con una frase tagliente “Ora che ci penso entrambe le luci che ho avuto sono tutte e due degli idioti... chissà se é un complotto contro di me!”
Daiki ritirò il braccio e lo guardò storto guadagnadosi un sorrisetto divertito.
Intanto però nella sua testa faceva gli stessi paragoni.
Lui e Tetsu si assomigliavano in qualche modo...
Entrambi erano due persone calme che cambiavano completamente quando erano in campo.
Esternare le loro emozioni non lo credevano necessario – ovviamente Tetsuya ci rusciva molto meglio-.
Si rese conto che anche se Tetsu gli piaceva molto, era più come un fratello che come un ragazzo.
Kise...
Kise era un'altra storia.
Era vitale e irritante.
Non stava mai fermo e gli piaceva il contatto fisico con le persone.
Era bello e sexy.
Sincero ed espressivo.
Combattente e inarrestabile quando entrava in campo.
Smetterò di ammirarti...
Quelle maledette parole e l'espressione delusa tornarono a tormentarlo tanto che Tetsu se ne accorse e lo richiamò.
“ Aomine-kun … tutto bene?”
Daiki sospirò “ Kise mi piace...meglio non girarci attorno.”
Stranamente riuscì a stupirlo e se ne compiacque.
“ Allora quale é il problema?”
“ L'ultima partita contro la Kaijo...”
Tetsu aspettò che proseguisse ma Aomine non disse più nulla.
“ Aomine-kun, Ryota-kun ti vuole bene... non so se gli piaci ma sicuramente per lui sei come un idolo da imitare...” sorrise all'ultima parola che rispiecchiava completamente lo stile di gioco del biondo.
Daiki scosse la testa “ Da quella partita non lo sono più...”
Tetsuya rimase in silenzio per un po', poi rispose “ Non é ancora meglio?”
“ In che senso?”
“ Se per lui non sei più un idolo non vuol dire che non ti considera più un amico … e il fatto che per lui eri una persona importante ma che ha deciso di superarti …vuol dire che non vuole più seguirti ma camminarti accanto, no? Inoltre secondo me il motivo principale, oltre a voler vincere per la sua squadra, é lo stesso che ha portato me a cercare di batterti.
Io e Kise-kun siamo molto simili quando si parla di Aomine-kun.”
Daiki ascoltava attento le sue parole mentre il suo cuore si scaldava un po'.
“ Sia io che Kise-kun volevamo che tornasse tutto come prima... quando tu eri quello che amava il basket più di tutti e non potevi far altro che sorridere quando giocavi. Penso che Kise si senta in parte deluso da se stesso per non esserci riuscito...”
Era difficile credere a quelle parole ma Tetsu era davvero una delle persone più schiette che conosceva e non avrebbe detto nulla pensando solo che fosse quello che l'altro voleva sentirsi dire.
Non era così buono, anzi.
Se diceva quelle parole allora le pensava, si disse.
“Che dovrei fare?”
“ Che vuoi fare?” gli rispose l'altro.
Gli ricordava troppo la conversazione avuta per messaggi con Satsuki.
“ Voglio... stare con Kise” si rese conto che era la verità nel momento stesso in cui finì d pronunciare quelle parole.
Tetsu storse un po' il naso “ Forse é il caso di andarci un po' piano, Aomine-kun.”
Il moro annuì concorde “ Dovrei almeno ristabilire il rapporto che di un tempo...”
“ E' giusto, ma vorrei che tu pensassi ancora un po' a quello che vuoi dirgli prima di precipitarti da lui.”
Daiki lo guardò un po' perplesso, non capendo quell'esitazione non da Tetsu ma decise di affidarsi all'amico che di certo era più lungimirante di lui su queste cose.
“ Va bene.”
Preso da un istinto famelico chiamò il cameriere e ordinò tre cornetti carichi di crema, sotto lo sguardo divertito di Tetsuya che invece chiese solo una piccola pastarella alla frutta.
Quando le loro ordinazioni arrivarono, i cornetti sparirono in pochi minuti, ingurgitati dalla fame voracica del moro, mentre Kuroko assaporò con calma la sua pasta gustandosi la fragola che gi er capitata.
“ Come va con Kagami?”
Kuroko rischiò di srozzarsi ma riuscì a dissimularlo alla perfezione, frutto degli anni di lavoro.
“ Al solito...amici come sempre” gli rispose amaramente.
“ Cioè?”
Tetsu lo fissò con rimprovero ma decise di parlare. Erano entrambi lì per quello.
“ Al solito... mi viene a prendere a casa la mattina, andiamo a scuola assieme e dopo gli allenamenti ci ritroviamo al Maji Burger e poi a casa sua per la cena... a volte rimango a dormire nella camera degli ospiti e la mattina andiamo a scuola assieme” gli spiegò come se fosse nulla, mentre gli occhi di Aomine si sgranavano sempre di più.
In pratica erano una coppia mancata!
Passavano la maggior parte del tempo assieme, a volte pure la notte anche se non per motivi indecenti.
Diamine! Kagami era un idiota ma Kuroko era fin troppo rispettoso!
Doveva davvero dare una spinta in più a quel macaco di Kagami in quanto era certo che Tetsu non si sarebbe fatto avanti per non turbare la sua luce.
Era davvero il caso di parlare con il suo principale rivale.
Sorrise inquietante .
Chissà magari sarebbe stato pure divertente!

Aveva appena lasciato Tetsu alla stazione quando sentì il cellulare squillare e sorrise quando lesse il nome sullo schermo.
Accettò la chiamata.
“ Dai-chan!” esclamò una voce da ragazza dall'altra parte.
“Hei Satsuki...”
“ Come è andata la seduta con Doc. Tetsu-kun?”
Daiki sbuffò divertito. Da quando aveva raccontato all'amica degli incontri suoi con Tesu, Satsuki aveva ironizzato dicendo che l'altro gli stava facendo da psicologo.
Si era arreso e non si arrabiava neppure più.
“ Tutto apposto, mi ha anche lasciato la ricetta.”
Sentì una risata “ Daichan quello è lo psichiatra!”
Aomine emise un suono incurante.
“ Ora dove sei?”
Daiki si guardò attorno “ Al parco vicino alla stazione.”
“ Aspettami lì, sono nelle vicinanze!”
“ Va bene ma fai in fretta ...” gli rispose annoiato sedendosi sulla prima pachina che incontrò.
Dopo aver attaccatò si ritrovò a ripensare alla conversazione avuta con Tetsu e a rendersi conto di quanto si sentiva meglio da quando aveva quegli incontri.
Non lo avrebbe mai ammesso – forse solo a Satsuki, ma tanto lei già lo sapeva-
I suoi sentimenti verso il biondo ora gli erano molto più chiari.
Si chiese di nuovo perché Tetsu gli avesse chiesto di aspettare prima di parlare con Kise, come se fosse un favore personale.
Non ebbe il tempo di rifletterci che vide la figura snella di Satsuki in lontananza.
In que momento lo prese un brutto, bruttissimo presentimento che si realizzò quando l'amica lo trascinò per negozi a fare shopping.
L'ultimo suono che emise fu un gemito sofferente per poi ritrovarsi tra scarpe e orecchini.

Si era svegliato male quella mattina, Kagami Taiga.
Non sapeva come mai ma da due settimane a quella parte ogni giorno si sentiva terribilmente irritato. Anzi in realtà lo sapeva.
Due settimane prima Kuroko gli aveva annunciato che era tornato amico con Aomine e da quel momento aveva iniziato a passare la maggior parte del tempo con il moro interrompendo la loro routine quotidiana.
Niente più incontri casuali al Maji Burger o cene preparate al volo per due o ancora notti con la camera degli ospiti occupata e ritrovarsi la mattina con un Kuroko completamente in disordine.
Quella nuova abitudine di Kuroko lo metteva terribilmente in ansia mentre lo stomaco gli si contorceva quando tornava a casa da solo, consapevole che in quel mometo la sua ombra stava passando il pomeriggio con la sua vechia luce e non con lui.
“ Kagami-kun oggi esco con Daiki-kun, quindi non vengo al Maji Burger...”
Quella era diventata la frase abituale e giornaliera che Kuroko gli diceva negli spogliatoi dopo l'allenamento mentre si cambiavano.
Ogni giorno assisteva alla stretta amichevole che quei due si scambiavano ogni volta che Aomine lo veniva a prendere nel pomeriggio. Li vedeva andare via di spalle e il cuore gli si stringeva in una morsa.
Non riusciva capire come mai ogni sera che tornava a casa sentiva che era terribilmente vuota.
Si era abituato così tanto alla non presenza di Kuroko che ora restarne senza gli faceva provare quella solitudine che non pensava di poter mai provare, soprattutto dopo aver ritrovato Tatsuya.
L'amicizia con Kuroko era iniziata dal nulla: non si prendevano quasi mai,anzi la maggior parte della loro giornata – tralasciando gli allenamenti in cuisi intendevano alla perfezione- era composta da costanti e frequenti discussioni sulle cose anche più stupide.
Eppure in meno di tre mesi si erano ritrovati in quella strana routine in cui senza pensarci lo passava a prendere mentre finiva la sua colazione o tornare a casa assieme e fermarsi al Maj Burger per oi passare al campetto per una partita o a casa dove Kagami preparava la cena.
Alla stessa velocità, una sera in cui Kuroko era rimasto assieme a lui a vedere una partita di Basket in televisione, si era ritrovato senza pensarci ad invitarlo a dormire da lui per non farlo tornare con il buio.
Così pian piano, invece di essere la camera degli ospiti, nella sua mente quella era diventata la camera di Kuroko, ed ora vederla tornare camera vuota degli ospiti, faceva male.
Si era ritrovato anche quel giorno, dopo gli allenamenti a girare per le strade da solo, senza sapere dove andare.
Vagava tra le persone incurante di essere spintonato.
All'improviso, con uno scatto rabbioso tirò fuori il cellulare, compose un numero e attese.
Pronto?
La voce familiare di Tatsuya lo allietarono almeno un po'.
“ Tatsuya? Sono Taiga...”
Yo fratello! Che succede?
“ So che é tardi... ma ti andrebbe di venire a cena da me?”
Ci fu qualche secondo di silenzio pria della risposta.
Certo! Ma va tutto bene? E' successo qualcosa di grave?
Si sentì sollevato all'assenso.
“ No … non proprio.”
Ok, Taiga appena arrivo mi dici cosa c'é che non va... ci vediamo tra poco.
Sorrise quando sentì la telefonata chiudersi.
Tatsuya dopotutto era sempre suo fratello.
Affrettò il passo per tornare a casa e preparare qualcosa da far trovare pronto all'altro.
Tatsya arrivò una mezz'ora dopo e Taiga aveva già preparato qualcosa da mettere sotto i denti.
Cucinare lo aveva distolto dai suoi pensieri distruttivi su quanto vuota fosse quella casa e su cosa stava facendo in quel momento Kuroko, se fosse ancora con Aomine.
Il suono del campanello lo fece saltare sulla sedia.
Non sapeva perché ma era sulle spine.
Quando aprì la porta abbracciò affettuosamente con un sorriso, l'amico fraterno che ricambiò un po' stupito.
“ Deve essere davvero grave per farti diventare così...” gli mormorò dopo aver sciolo l'abbraccio.
Mangiarono in silenzio guardando il telegiornale e solo dopo che Taiga aveva caricato la lavastoviglie e si era seduto di nuovo al tavolino, Tatsuya decise che era il momento di andare a mettere il dito nella piaga per capire cosa stava succedendo al fratellino.
“ Allora?”
Il sospetto e l'agitazione di Kagami tornarono tutto d'un tratto ora capiva anche da dove venivano.
“ Allora cosa?” disse cercado di tentennare inutilmente.
Tatsuya lo fissò storto “ Cosa é succeso Taiga? Non che mi dispiaccia che tu mi abbia invitato … ma mi stupisco che con te non ci sia Kuroko-kun.”
Quando vide Kagami sobbalzare a quel nome si rese conto quale fosse il problema.
“E' successo qualcosa con Kuroko-kun, giusto?”
Taiga iniziò ad agitarsi sul posto ed ad imppappinarsi con le parole come era suo solito “ Io... Aomine... Maji Burger... campetto... Kuroko … casa …. ospiti.”
Decisamente non aveva senso quello che aveva detto.
“ Fammi capire: hai incontrato Aomine al Maji Burger, Kuroko-kun era al campetto e a casa avevi ospiti?”
Infatti.
“ No... meglio che inizio dall'inizio.”
Tatsuya annuì sollevato “ Ecco bravo.”
“DuesettimanefaIoeKurokoabbiamopartecipatoaduntorneodistreetmadopoavervintoéarrivatoAomine che volevaparlareconKuroko...” lo aveva detto tutto d'un fiato senza una pausa rendendo di nuovo tutto incomprensibile.
“ Taiga sul serio... ti conosco da molto ma non riesco proprio ad interpretarti oggi.”
Kagami prese un profondo respiro e poi iniziò ad articolare con lentezza “ Due settimane fa... Io e Kuroko.... dopo aver vinto un torneo di street … abbiamo incontrato Aomie Daiki... che voleva parlare con Kuroko...” ci metteva dieci minuti per dire circa venti parole ma almeno ora Tatsuya iniziava a capire.
“ Prosegui.”
“ Me ne sono andato per lasciarli soli a parlare... e quando sono tornato sembrava che tutti i loro vecchi asti fossero spariti... ora sono due settimane che tutti i pomeriggi escono assieme.”
Tatsuya sorrise “E quindi?”
“ Non lo so … tutto questo mi agita...”
L'amico gli mise una mano sulla spalla “Se non mi ricordo male era già successo ma avevi risolto, giusto? Kuroko ti aveva detto che non aveva alcuna intenzione di tornare ad essere l'ombra di Aomine?”
Kagami tornò con la mente alla serata del nabe assassino:

“<< Tu con la tua passione nel giocare mi hai salvato dall'abbandonare il basket, facendo un enorme errore.>>
Gli occhi sinceri di Kuroko lo trapassarono.
<< Quindi... no, nonostante mi manchi molto Aomine- kun, non voglio tornare ad essere la sua ombra Kagami-kun.>>”*


“E' vero... ma ora é diverso... anche se ha detto di non voler tornare ad essere la sua ombra é come se invece lo stesse facendo...”
Tatsuya rimase a fissarlo per un po'. Non si parlava più di aver paura che Kuroko abbandonasse il suo ruolo in squadra e smettesse di essere suo amico.
Qui si trattava di essere gelosi. Molto gelosi.
Il fatto che il rapporto tra Kagami e Kuroko fosse strano, era chiaro per tutti .
Perchè di certo il fatto che si comportassero quasi come una coppia se non fosse per i gesti intimi, non era un normale comportamento da amici. Soprattutto se si trattava di due ragazzi adolescenti di quell'epoca tutti indifferenza e chiusi in sé stessi !
Tatsuya ripassò tutti i ricordi che aveva del fratello e sorrise immaginando come doveva essere incasinata la sua mente in quel momento.
Kagamiera sempre stato il tipo che moriva dalla vergogna quando si doveva seriamente parlare di sentimenti, soprattutto se si trattava dei suoi sentimenti.
“ Taiga... vuoi bene a Kuroko?”
Si doveva essere diretti con Kagami, perché se no non si sarebbe risolto nulla .
Come da copione il volto del rosso divenne incandescente e spostò subito lo sguardo sulla finestra.
Tatsuya aspettò pazientamente, consapevole che doveva dargli il tempo per articolarequancosa di sensato.
“ Io...si.”
Una frase sicura! Era davvero un passo avanti con Taiga!
Decise di scavare un po' più a fondo.
“ Ti piace stare assieme a lui?”
Stavolta Kagami non ci dovette neppure pensare e annuì guardandolo in volto.Aveva ancora le guance scarlatte ma non aveva intenzione di scappare.
Non era nella sua natura.
Tatsuya stavolta decise di rischiare.
“ Quindi... ti piace Kuroko-kun?”
Blackout.
Poteva benissimo leggerlo negli occhi del fratello che era tornato escandescente ed aveva iniziato a balbettare completamente nel pallone.
Tatsuya si schiaffò una mano sugli occhi esasperato dalla sua natura complicata e un po' infantile.
“ Taiga credo che il problema sia la gelosia.... Tu sei geloso di Aomine-san.”
Il rosso tornò a fissarlo di scatto. “ Geloso?”
“Già... dopotutto non ti da fastidio che Kuroko esca sempre con Aomine invece di passare il suo tempo con te?”
Kagami si ritroovò ad annuire ancora basito mentre un paio di ingranaggi tornavano a ruotare nella sua testa.
“Forse é il caso che tu inizi a chiederti cosa provi sul serio per Kuroko-kun, Taiga prima che sia davvero troppo tardi.”
Taiga annuì assoggettato dai consigli dell'amico.
Il suono di un cellulare che squillava distolse entrambi dai loro pensieri.
Kagami si avvicinò e prese il telefono.
Era un messaggio. Un messaggio che lo lasciò scioccato.
“ Vediamoci domani alle cinque al bar vicino alla stazione. Devo parlarti.
Aomine.”

Tetsuya, subito dopo aver preso il treno non si era diretto a casa.
Aveva preso un'altra via che lo avrebbe portato in un posto che non aveva mai sopportato per l'odore di medicinali e l'atmosfera tetra e pesante che vi aleggiava.
Aveva mentito a Daiki e questo non gli piaceva. Non ora che stavan tornando amici come un tempo, ma non aveva avuto scelta.
Era stata un sua richiesta, non aveva potuto rifiutare.
Come al solito entrò dalle porte scorrevoli e con passo sicuro si diresse verso la zona Ascensori.
Salì fino al terzo piano e quando uscì si ritrovò davanti ad una grande porta con su scritta l'odiata insegna “Reparto di Terapia riabilitativa”.
Aprì la porta e vi entrò sospirando mentre il suo morale scendeva sempre un poco.
Attraversò velocemente il corridoio fino a fermarsi davanti ad una stanza in particolare.
Bussò aspettando una risposta che ci mise poco ad arrivare.
“ Avanti.”
Tetsuya aprì la porta esitante .
La sua voce s'incrinò alla vista del sorriso sofferente con cui venne accolto.
“ Kise-kun... come va oggi?”











Angolino dell'autrice.

Non sono brava con i commenti finali , spero solo che il capitolo vi sia piaciuto.
- * Riferimento alla One shot "Vincere, per tornare a sorridere."
che avevo scritto qualche settimana fa e che ho pensato di far diventare uno Spin-Off di questa storia.




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Capitolo 3
*** "C’è . . . un tempo per tacere e un tempo per parlare” ***


Cap III


Aveva dato appuntamento a Kagami per le diciassette del giorno seguente, nel bar vicino alla stazione.
Si era preparato con calma, fatto una doccia e mangiato qualcosa di veloce.
I suoi non c'erano mai a casa, quindi non aveva problemi di tempo o di chi doveva andare prima al bagno. L'assenza dei suoi genitori non gli aveva mai provocato molta sofferenza o solitudine. La presenza fin dall'infanzia di Satsuki nella sua vita, aveva sempre colmato quei vuoti.
"Dai-chan! Mi stai ascoltando?!"
Come in quel momento, anche se non era molto contento della sua presenza. Da quando era arrivata in casa sua - all'una!- non aveva smesso un attimo di parlare,di mettere a posto cose già in ordine e a preparargli il pranzo senza che ce ne fosse realmente bisogno.
"Si, si! Ci andrò piano quanto basta..."sbottò alla fine, davanti allo specchio mentre si sistemava la felpa.
"Questo non mi rassicura per nulla Dai-chan!Conoscendoti lo farai scappare!"
Il ragazzo le rivolse un'occhiataccia attraverso il riflesso nello specchio "Hai così poca fiducia in me?"
Satsuki annuì senza esitazione e Daiki si trovò a imprecarle contro non proprio a bassa voce.
"Si tratta di Tetsu-kun, Dai-chan !"
Aomine sospirò " Lo so, Satsuki, vedrai che andrà tutto bene.."
Di certo non avrebbe mandato tutto a puttane dopo averlo ritrovato dopo così tanto tempo!
Uscì di casa con le raccomandazioni di Satsuki ancora nelle orecchie.
Prese un bel respiro inalando smog e odore di fritto, ritrovandosi a tossire per liberare i polmoni dalla sporcizia che c'era nell'aria.
Sarebbe stata una lunga giornata e nonostante fosse stato lui a organizzare l'incontro... una chiacchierata con l'odiato rivale non era proprio quello che desiderava per passare il tempo. Decise di andare a piedi visto che il bar non era poi così lontano.
Prese le cuffiette dalla tasca e le attaccò al cellulare. Sentire la musica era la sola cosa che riusciva a calmarlo. Dopo il basket ovviamente.
Con il sottofondo di una canzone movimentata e il tonfo costante della palla sull'asfalto si avviò a passo cadenzato lungo il viale alberato.
Osservò distratto il paesaggio che gli scorreva lento accanto mentre attraversava quelle strade.
Erano giorni ormai, che si sentiva molto più rilassato, più leggero.
Era di sicuro dovuto alla ritrovata amicizia con Tetsu.
Fece un sorriso appena accennato mentre ripercorreva con la mente le ore che passavano assieme, che poi si trasformò in una smorfia infastidita ricordando l'espressione afflitta dell'amico quando si parlava di Kagami.
Era abbastanza palese che Tetsu stesse soffrendo per il rapporto un po' troppo statico che aveva con il rosso.
Si chiese come mai non decidesse di fare lui il primo passo, poi gli rivenne in mente lo strano lampo che aveva attraversato quegli occhi solitamente inespressivi, quando gli aveva fatto quella stessa domanda durante uno dei loro incontri. Mise in moto il cervello dopo moltissimi mesi di inattività, in cui veniva utilizzato solo per il basket o per le riviste porno, e prese in analisi il comportamento di Kuroko, quello di Kagami e le parole che tempo prima gli aveva detto Satsuki riguardo il modo di essere di Testu e arrivò ad una conclusione che fece male: Tetsu fin dal suo arrivo alla Teiko era sempre stato un tipo non molto socievole, che dava la sua fiducia a pochi; quello che era successo all'ultimo torneo delle scuole medie e il suo abbandono dovevano averlo ferito profondamente, tanto da, come gli aveva confidato in uno dei loro incontri in cui avevano rivangato il passato, fargli odiare il loro amato basket.
Possibile che quella ferita continuasse a ripercuotersi su di lui ancora adesso?
Possibile che avesse ridotto l'amico in uno stato così fragile dal rifiutarsi di confessare i suoi sentimenti a Kagami per paura di perdere quel legame così forte che si era venuto a creare tra di loro?
Scosse la testa cercando di far sparire il suo senso di colpa.
Aveva organizzato quell'incontro con Kagami proprio per riscattarsi!
Continuare ad affliggersi non lo avrebbe portato a nulla.
Senza che se ne accorgesse era arrivato praticamente al punto d'incontro con addirittura trenta minuti di anticipo!
Brontolò qualcosa di incomprensibilmente simile ad un insulto verso Satsuki che lo aveva costretto ad uscire così presto e si appoggiò annoiato al muro vicino all'entrata del bar, ignorando gli sguardi ammirati delle ragazze che gli passavano vicino. Mandò un messaggio scocciato al rosso incitandolo a sbrigarsi e di rimando ne ricevette uno irritato in cui gli diceva chiaramente di non rompere i cosiddetti e che ci avrebbe messo il tempo che ci voleva.
Emise un verso seccato che fece saltare una vecchietta in procinto di entrare nel locale, ricevendo dalla stessa uno sguardo di rimprovero.
Sospirò e di nuovo maledisse Satsuki, annotandosi nella testa di cambiare serratura in modo che non potesse più recarsi a casa sua come le pareva.
Cancellò l'annotazione subito dopo, rendendosi conto che quella ragazza testarda gli serviva ancora.
Chiuse le palpebre cercando di concentrarsi sulla musica e sul rimbalzare ritmato della palla sull'asfalto.
Dopo qualche minuto sentì un vuoto nella mano sinistra e l'assenza della palla gli fece aprire di scatto gli occhi e aggrottare irritato le sopracciglia quando si ritrovò una banda di cinque idioti che sogghignavano.Puntò lo sguardo sul pallone che il capo branco, probabilmente, aveva tra le mani e ne tese una per farselo ridare.
"Guardate come fa il fighetto questo qui..." disse invece quello mentre gli altri ridacchiavano.
Daiki sospirò.
Volevano sul serio attaccare briga?
"Si comporta come se fosse il Dio del basket!" disse ancora l'idiota con un tono che gli confermò che volesse litigare.
Prese un respiro profondo e guardò l'orologio. Nella mente gli passarono la faccia irritata di Kagami se avesse fatto tardi, quella oltraggiata di Satsuki – non tanto per la rissa cosa a cui era abituata- ma per l'appuntamento saltato in sé, e quella sconsolata di Tetsu.
Fu soprattutto l'ultima che lo fece desistere dal mandarli all'ospedale tutti quanti .
" Sentite non mi va di fare a botte oggi , levatevi dalle palle" sbottò riprendendosi da solo il pallone.
Il capo branco sembrò irritarsi " Che c'è? Hai paura?"
Quelle parole lo mandarono in bestia e cancellarono tutto il buon senso che aveva avuto fino a qualche minuto prima.
"Non qui"disse voltando loro le spalle e recandosi al campetto di basket poco lontano che aveva visto sulla strada di andata.
Quelli lo seguirono sghignazzando.
Arrivati al campo si tolse la felpa per non sporcarla di sangue o di terra e si preparò per affrontare quei cinque che avevano avuto la malaugurata voglia di prendersela con il tipo sbagliato.
Scartò facilmente il primo che aveva cercato di colpirlo e il secondo si ritrovò a terra in pochi minuti; probabilmente non si era neppure reso conto di quello che era successo.
Stava per colpire il capo, quando una mano gli bloccò con facilità il polso. Si girò per tirare un bel destro al malcapitato quando si ritrovò di fronte alla faccia di Kagami che lo guardava accigliato e un po' esasperato.
"Possibile che ovunque vai scateni risse?"
Daiki si liberò facilmente dalla sua presa "Dono di Madre Natura" gli rispose di rimando scocciato.
Kagami sospirò e a Daiki gli sembrò che avesse borbottato qualcosa di simile ad un "Dovrò farci quattro chiacchiere con questa Natura..."
Non si chiese neppure come facesse ad essere così idiota.
Intanto gli altri idioti si erano rialzati, pronti a battersi nuovamente.
Vide il rosso guardarli di traverso e poi spostare gli occhi sulla palla che giaceva in un angolo.
" Oi... sapete giocare a basket?"
Quelli se lo guardarono per un attimo per poi scoppiare a ridere "Di certo meglio di voi!"
Kagami ghignò "Che ne dici Aomine? Un due contro cinque ti sta bene ?"
Daiki sorrise allo stesso modo e annuì, mandando apparentemente in bestia il gruppetto avversario.
Il risultato fu abbastanza scontato. Nonostante fossero rivali fin nelle ossa quando si travata di una sfida la loro competitività saliva alle stelle e riuscivano a coordinarsi senza problema.
Alla fine gli idioti furono asfaltati con un punteggio di 60-10.
A fine partita Kagami si asciugò il sudore dalla fronte con un asciugamano che aveva portato nella borsa da allenamento e ne passò uno all'altro.
"Che diamine te la sei portata a fare la borsa?!"
Taiga scrollò le spalle "Con te non si sa mai..."Dopo aver rimesso apposto il contenuto della borsa se la mise in spalla "Ho fame, andiamo al bar" detto questo gli voltò le spalle e si diresse verso l'uscita.
Aomine lo seguì senza protestare per il suo comportamento dispotico solo perché aveva fame anche lui e la voglia di discutere gli era passata con la fine della partita.
Arrivati nel locale presero entrambi quasi tutto il menù per la gioia del direttore e lo sgomento della cameriera e degli altri clienti.
Finito di mangiare il ventesimo cornetto ripieno, Kagami si ripulì la bocca e aspettò che anche l'altro completasse la sua colazione.
"Allora .. che vuoi?"
Daiki non si degnò di rispondergli immediatamente ma piuttosto preferì finire il suo cornetto alla crema e bere fino all'ultimo sorso il latte macchiato che aveva ordinato.
“Secondo te?”
“Immagino si tratti di Kuroko..”
Aomine si pulì la bocca con il tovagliolo di stoffa del bar “ Immagini bene”.
Decise di andare dritto al sodo e che avevano aspettato anche troppo quei due .
Serviva una bella scossa, soprattutto a quel ritardato di Kagami.
“Cosa provi per Tetsu?”
E fu così che, nel giro di sole ventiquattro ore, Kagami Taiga ebbe il suo secondo blackout cerebrale. Inoltre per lo stesso argomento! Poteva ritenersi un record nella storia.
Lo si poteva scorgere perfettamente, dal viso escandescente,gli occhi vacui e il balbettio con cui non riusciva ad articolare una singola parola di senso compiuto.
Daiki si godette appieno il momento di debolezza del rivale, con un ghigno sul volto.
“Kagami-kun? Sei ancora tra noi?” lo prese in giro simulando una voce strascicata.
Il rosso parve risvegliarsi a quelle parole e lo fissò con sguardo infuocato.
“Come diamine te ne esci così all'improvviso?!”
Aomine mise su una faccia innocente “Ho fatto una semplice domanda.”
Kagami emise un verso di stizza voltando il capo verso la finestra,ma Daiki non avrebbe certo lasciato cadere il discorso così.
“Allora?” lo incalzò a rispondere facendo arrossare ancora di più le gote già scarlatte dell'altro.
Kagami decise di prendersi un attimo per dare una risposta, ma comunque non riuscì a darne una concreta.
Parlare di quelle cose per lui era come un tabù.
L'imbarazzo e la vergogna gli pervadevano all'istante il cervello, azzerando ogni facoltà intellettiva utile che non fosse la voglia di scappare via o di cambiare discorso.
Inoltre aveva scoperto da poco che la presenza costante di Kuroko non faceva altro che amplificare quelle sensazioni.
Aveva ribattezzato Kuroko - solo nella sua mente- come il ragazzo che diceva più cose imbarazzanti che conosceva.
La maggior parte delle volte però, le cose che Kuroko gli diceva lo lusingavano. Una strana felicità che però non riusciva a spiegarsi. Ogni volta che Kuroko gli diceva qualcosa di bello, lui si sentiva importante. Ogni volta che lo guardava, provava qualcosa di caldo nel petto, gli pareva di essere davvero l'unica luce di Kuroko.
Poi era arrivato Aomine...
Già dal primo incontro aveva provato uno strano senso di impotenza.
Si era sentito inferiore, il riflesso della vera luce in un enorme specchio.
Nonostante pochi mesi prima, Kuroko stesso lo avesse rassicurato sul non voler tornare a giocare come partner di Aomine, ora... non sapeva più che pensare.
Era geloso di quel rapporto. Ormai se ne era reso conto da molto tempo.
Viveva ogni allenamento, ogni partita... con l'ansia di vederselo sparire sotto gli occhi e riapparire al fianco del moro che ora gli stava di fronte.
Era abbastanza per affermare che gli piaceva in senso romantico Kuroko?
Non lo sapeva e fu per questo che rispose allo stesso modo ad Aomine.
“Non so dirtelo...”
Aomine sospirò.
Se lo aspettava in qualche modo.
Per lui le cose erano tutte abbastanza chiare: Kuroko amava Kagami e viceversa.
Ma per Kagami... era un altro paio di maniche.
Lui era un casino con i sentimenti.
Gli serviva un onda d'urto più che una semplice scossa.
Sorrise … anzi ghignò.
Sapeva già cosa fare.
Stava per proferire parola quando fu interrotto proprio dal rosso che pareva rimuginare su qualcosa.
“E poi anche se fosse... come la mettiamo con Kuroko?”
Daiki lo fissò perplesso “ In che senso?”
“Non ho minimamente idea se gli piaccio oppure no... in realtà non so neppure che genere di persona gli piaccia... anzi non lo so neppure per me” detto quello sembrò tornare tra i suoi intricati pensieri.
Ok, Kagami era ufficialmente un idiota.
“Beh sono certo che non gli piacciono le donne... é un passo avanti” lo prese un po' in giro Daiki, ma invece Kagami lo fissò perplesso.
“Come fai ad esserne così sicuro?”
Il moro sgranò gli occhi e rimase per qualche secondo in silenzio.
Aveva combinato un guaio?
Un grosso guaio, a giudicare dallo sguardo affilato che gli stava lanciando Kagami in quel momento.
Tetsu mi ucciderà...

“Non so per quanto posso andare avanti in questo modo...”
Storse il naso mentre l'odore acre delle medicine gli penetravano nelle narici e le bruciavano  la gola.
“Per favore ...” la voce flebile gli fece incassare il collo nelle spalle
Il ragazzo si avvicinò alla finestra e scostò le tende pesanti per osservare il mondo esterno.
La luce calda rendeva il tutto come in una dimensione irreale.
Spostò lo sguardo sull'arredamento in legno scuro, le poltrone bianche riposte in fondo alla stanza e il caminetto per riscaldare il proprietario in quel freddo inverno.
“Farò del mio meglio... ma é anche amico mio.”
“Lo so... e mi dispiace, io... non so che altro fare...”
Si voltò di scatto verso la provenienza del lamento: dal centro della stanza proveniva un suono ritmato... un bip costante che gli risuonava fastidiosamente nelle orecchie.
Una macchinario emetteva quel rumore così molesto. E non era l'unico presente nella stanza.
Ve ne erano almeno altri due collegati tra loro. Lì vicino vi era un trespolo su cui era appesa una sacca trasparente con dentro un liquido incolore.  A quella stessa sacca era attaccato un tubicino che il ragazzo seguì con gli occhi fino a dove era attaccato.
Oltre a quei macchinari c'era altro che stonava in quella stanza: un letto. Non un semplice letto ma uno meccanico simile a quello usato nelle stanze d'ospedale.
Continuò a seguire lentamente, con lo sguardo, il percorso del piccolo tubicino quasi affascinato dalle piccole bolle che si creava all'interno della plastica.
La sua mente pareva voler evitare fino all'ultimo il contatto visivo con una scena che non voleva accettare.
Alla fine però, dovette arrivare al punto in cui quel tubo era inserito. Scorse un braccio lungo e niveo. Proseguì verso l'alto, verso la spalla e poi al collo su cui si soffermò un secondo di più, quasi a prepararsi per la vista successiva. Prese un respiro e fisso gli occhi sul viso: i capelli leggermente allungati, la pelle nivea quasi trasparente, il volto incavato e i segni scuri sotto gli occhi.
“Cosa fare? Potresti iniziare col mangiare da solo, senza bisogno di quella roba...” mormorò.
L'altro abbassò gli occhi “Non ce la faccio... io... davvero, non ce la faccio!”
Non disse nulla.
Non aveva idea di come potesse sentirsi, né voleva averne.
Non poter più fare quello che amava... sarebbe stato auto distruttivo.
Con un enorme peso sul petto, si avvicinò al letto e gli prese delicatamente la mano libera dalla flebo.
Si sentì i suoi occhi addosso e si prese qualche minuto prima di tornare a guardarlo.
“Devi farcela... se non per te, almeno puoi farlo per noi che ti vogliamo bene?”
Il ragazzo sentì qualcosa a smuoversi dentro di lui, a quelle parole. Degne della persona che aveva davanti. Non gli imponeva di guarire, glielo chiedeva gentilmente. Come se fosse un favore personale. Come se dalla sua guarigione dipendesse la sua felicità. Forse era anche la verità.
Per la prima volta in quei mesi, si sentì importante.
Non più un perdente, ma qualcuno che contava almeno per una persona. Eppure, sentì che non era abbastanza per ritornare come prima.
Non sarebbe mai tornato quello di un tempo. Almeno fisicamente.
“Inizierò... inizierò a mangiare qualcosa, promesso...”
Il sorriso raro che ricevette in cambio gli scaldò il cuore.
“Che ne dici se iniziamo da ora? Posso prepararti qualcosa già che ci sto...”
L'espressione terrorizzata che fece l'amico ampliò quel sorriso.
“C-credo... non ce ne sia bisogno... prenderemo del cibo da asporto. Pranzi con me,vero?”
L'altro annuì.
Si permise di sorridere  nuovamente anche lui dopo tanti mesi.

Camminava lentamente per la strada, le mani nella tasche, il capo rivolto alle vetrine che gli scorrevano davanti senza che le vedesse davvero, la mente era un tripudio di pensieri ed emozioni contrastanti.
Si era da poco lasciato con Aomine al bar e poteva dire con certezza di esserne uscito distrutto da quell'incontro.
La conversazione avuta continuava a girargli nella testa senza che se ne potesse liberare.
“Allora Aomine? Come puoi dire di esserne sicuro?”
Lo vide tentennare, prendere tempo mentre si contorceva le mani agitato.
Si rese conto che forse Aomine aveva detto qualcosa che non doveva.
Qualcosa che non gli piaceva e che probabilmente Kuroko non gli aveva detto.
“Aomine?” lo incalzò affamato di sapere.
Il moro parve arrendersi all'evidenza che non sarebbe riuscito a scamparla.
“Vai a far del bene e ci rimetti la pelle, che affare!”lo sentì borbottare e non decifrò perfettamente il messaggio, se non che Kuroko avrebbe ucciso Aomine per quello che gli stava per dire.
Sorrise.
Avrebbe provocato un omicidio... doveva rischiare?
Beh, si trattava di Aomine.
Se la sarebbe cavata...
“Perché Kuroko dovrebbe ucciderti?”gli disse ironico come se l'idea che la sua ombra potesse fare qualcosa di violento, fosse inconcepibile.
Aomine lo fissò tagliente “Hai mai visto Tetsu arrabbiato davvero?”
Rimembrò l'unica volta in cui aveva visto il volto di Kuroko trasformarsi in una vera e propria espressione d'ira: la partita contro la Kirisaki Daichi, quella in cui Teppei era stato  quasi malmenato e aveva dovuto anche restare per qualche giorno in ospedale.
Rabbrividiva ancora.
Annuì.
“In partita?”
Annuì di nuovo.
“Bene allora pensa a quella rabbia fuori dalla partita...” si ritrovò a rabbrividire “ esatto, ora pensala contro di te e capirai almeno in parte che intendo.”
Adesso capiva perfettamente il timore del moro. Non poteva neppure immaginare cosa volesse dire e non voleva neppure provarla quella sensazione.
Stava per chiedere ad Aomine cosa avesse fatto di così grave per far fare a Kuroko un'espressione del genere, ma si rese conto che si stava allontanando dal motivo principale.
“Allora?”
Vide Aomine sospirare e dedusse che stava cercando un modo di scampare all'ira futura di Kuroko.
“Tetsu è già stato con un ragazzo.”
Quell'affermazione gli provocò una tempesta di emozioni che definì negative.
La rabbia stava prendendo il sopravvento. Il solo pensiero di Kuroko che toccava... baciava  un ragazzo, gli stava mandando il sangue alla testa.
Riuscì a malapena a modulare la sua voce per non far trasparire emozioni “Chi?”

“Ogiwara ... se ti ha parlato di Akashi, immagino che abbia parlato anche di lui.”
Strinse il pugno sotto il tavolo e annuì a malapena.Ora il ragazzo che si baciava con Kuroko nella sua testa aveva un volto e quindi le sue emozioni si amplificarono.
“Era un suo vecchio amico di infanzia. Si tennero in contatto anche quando Tetsu si trasferì  alla Teiko e nelle vacanze di prima media si misero assieme.”
Aomine continuò a parlare fissandolo negli occhi “Si lasciarono alla fine della terza media...” lo vide abbassare lo sguardo “ alla fine del torneo nazionale. Probabilmente fu proprio a causa della finale e della partita in sé. Non mi pento di come é andata la partita ma avrei voluto giocare in modo diverso. Avrei voluto sapere che Ogiwara giocava nella squadra in finale.”
“Sarebbe cambiato qualcosa?”Kagami nonostante fosse ancora arrabbiato non si sentiva lasciare che Aomine si prendesse la colpa d qualcosa che dipendeva solo in parte da lui. Aomine sorrise lievemente “No, probabilmente. Comunque dopo quella partita pare che Ogiwara rimase così segnato che smise di giocare a basket e … lasciò Tetsu.”
Sembrava che non avesse finito, così aspettò che proseguisse.
“ Credo però... che i problemi tra di loro ci fossero già prima...”
Aggrottò le sopracciglia interessato “Che intendi?”
“Ogiwara era geloso,della squadra... in particolare di Akashi e … di me.”
La rabbia torno a montare. “ Aveva ragione?”
Aomine alzò le spalle “Su Akashi?Non lo so … Akashi é … Akashi.”
“Chiaro come il cielo di notte” sbottò irritato.
“Akashi,ha sempre avuto una preferenza per Kuroko. Una specie di affetto/ossessione. Ma no... non credo che Akashi provasse qualcosa di romantico nei suoi confronti. Lo vedeva piuttosto come una sua creazione, qualcosa che gli apparteneva. Credo che ci ritenesse tutti una sua proprietà”
Sgranò gli occhi “ E' matto?”
“A volte lo sembra. Non lo é, credimi.”
Sospirò. Non si era tranquillizzato del tutto in quanto Akashi... si ritrovò a sorridere.
Akashi é Akashi.
Lo aveva incontrato e sapeva che poteva essere pericoloso e che teneva in modo ossessivo alla specie di setta chiamata Generazione dei Miracoli che aveva creato nella sua mente. Decise che a quel problema ci avrebbe pensato più tardi.
“ E su di te? Su di te Ogiwara aveva ragione?”
Aomine ghignò in un modo che non gli piaceva. Lo vide tirare fuori dei soldi e metterli su tavolo.
Si alzò, ma prima di andarsene gli disse delle parole che lo scossero dentro.
“Ti consiglio di trovare in fretta le risposte che cerchi. Se non lo farai... Presto mi riprenderò Kuroko ad ogni costo.”
Quelle parole continuavano a girargli nella testa senza che potesse fare nulla per tirarcele fuori. Continuava a pensarci, mentre l'ansia che aveva tutti i giorni saliva ogni minuto di più.
Ora la sensazione che Kuroko sparisse dal suo fianco da un momento all'altro si era triplicata diventando quasi una certezza.
La cosa che più lo faceva stare male era proprio l'immaginare cosa sarebbe accaduto se Aomine fosse riuscito nella sua minaccia.
Immaginare anche solamente l'assenza permanente di Kuroko dal suo fianco, gli stringeva il cuore in una morsa.
Ora che i suoi sospetti erano diventati certezze... non sapeva più che fare. Vagliò l'idea di chiedere nuovamente consiglio a Tatsuya ma la scartò subito.
Era ora che riuscisse a prendere le sue decisioni da solo. Soprattutto le decisioni importanti per la sua vita.
Continuò a passeggiare per le strade affollate, buttando a volte uno sguardo verso le vetrine.
Una in particolare attirò la sua attenzione.
Era una vecchia videoteca. In vetrina vi erano diversi televisori accesi che mandavano in onda film o riprese di ogni genere.
Il primo degli schermi stava mandando un film texano, il secondo un documentario sugli animali che lo fece arrossire – un documentario su come si accoppiano i cani e anche abbastanza esplicito!- il terzo fu quello che lo lasciò a fissare lo schermo come ammaliato. Stava mandando in onda una partita di basket delle scuole medie.
Il telecronista improvvisamente si mise a urlare << E' finita! La Teiko passa alla finale delle Nazionali con lo schiacciante punteggio di 110 a 5! >>
A quelle parole capì perchè le divise bianche e azzurre avevano attirato la sua attenzione.
Davanti alla telecamera passò la squadra della Teiko.
Il primo anno, dedusse.
Tutti i giocatori stavano sorridendo. Il suo sguardo fu catalizzato su due figure in particolare: una era alta, pelle scura,corporatura imponente e capelli neri; l'altra molto più  bassa , gracile e la chioma azzurro chiaro.
Non ci voleva un genio per capire chi fossero.
Aomine aveva un braccio attorno alle spalle di Kuroko e se lo stringeva al petto, mentre gli scompigliava i capelli sorridendo .
Kuroko se lo lasciava fare senza problemi, anzi sorrideva a sua volta.
La gelosia prese di nuovo il sopravvento su di lui.
Vedere quella scena così intima, lo aveva portato a sostituirla con una più recente, dove era l' Aomine attuale ad abbracciare il Kuroko attuale e la cosa lo mandò in bestia.
Voltò le spalle agli schermi e agendo d''istinto come suo solito riprese il cammino a passo spedito verso una direzione a lui più o meno conosciuta.
Non sapeva ancora cosa fare, ma decise che ci avrebbe pensato una volta che fosse stato faccia a faccia con Kuroko.
Era tardi lo sapeva, il suo stomaco reclamava il cibo necessario per sfamarlo- che non era poco- ma lo ignorò e continuò a procedere a passo così spedito che pareva quasi correre.
Riuscì a calmarsi solo una volta salito sul treno che lo avrebbe portato verso casa di Kuroko.
Arrivò alla sua fermata in pochi minuti e quando scese si sforzò per ricordare quale fosse l'indirizzo della sua ombra.
Paradossalmente non era mai stato a casa di Kuroko, nonostante lui invece fosse ormai una specie di coinquilino.
Ci mise una decina di minuti prima di riuscire a trovare il posto giusto, ma quando lo fece non si fermò a riflettere e salì fino al piano giusto.
Kuroko si era trasferito in quel condominio subito dopo la partita contro la Too.
Gli aveva detto che i suoi genitori erano dovuti partire per la Francia all'improvviso e che quindi lui era stato costretto ad affittare quell'appartamento per non rischiare di doversi trasferire anche lui all'estero.
Rabbrividì a quel pensiero e si stupì quando si rese conto che se mai fosse accaduto, la prima soluzione che aveva trovato era stata quella di seguirlo immediatamente.
Non ci aveva più pensato in quanto era stato un pensiero istantaneo subito cancellato dalla rassicurazione di Kuroko nel volersi trovare un appartamento in cui alloggiare.
Si ritrovò davanti alla porta di casa di Kuroko ed esitò solo un momento prima di bussare.
Bussò e quando la porta si aprì e si ritrovò davanti l'oggetto dei suoi pensieri, Kagami Taiga perse il lume della ragione.

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Capitolo 4
*** L'unico modo per conoscere una persona è amarla senza speranza. ***


Cap IV



Aveva appena finito di fare la doccia.
Era uscito dal bagno indossando dei vestiti pesanti per contrastare il freddo proveniente dalla finestra aperta. Iniziò a frizionarsi i capelli ancora umidi con l'asciugamano, quando sentì lo stomaco brontolare, così decise di spizzicare qualcosa di precotto, visto la sua totale incapacità ai fornelli.
Prese dal frizer un contenitore contenente una cotoletta da poter cuocere nel forno a microonde e ve la mise a scaldare.
Tirò fuori dal cassetto una tovaglia rotonda che sistemò sul tavolo e si apprestò a finire di apparecchiare.
Quando il timer del forno prese a squillare, impiattò la sua cena e si mise a tavola.
Piluccò qualcosa del suo cibo, la mente lontana. I pensieri confusi si accavallavano tra loro.
La giornata pesante appena passata gli pesava gravosa sulle spalle. La testa gli doleva.
Portò due dita alla tempia pulsante, cercando di placare il martello pneumatico che sembrava aver preso posizione nel suo cervello ed era poco propenso a farsi rimuovere dalla sua zona di servizio.
Alla fine spostò lontano da sé il piatto mentre gli saliva la nausea.
Era stata una giornata lunga. Complicata.
Come il resto della sua vita d'altronde: un continuo di alti e bassi.
Era iniziato tutto il giorno in cui aveva incontrato per la prima volta Aomine-kun... in quella palestra che si svuotava completamente appena finivano gli allenamenti.
Il primo picco in caduta libera lo aveva avuto quando non era riuscito a giocare per bene alla sua prima partita con i titolari.
Era stato grazie ad Aomine-kun che aveva messo in gioco il suo ruolo come titolare, che aveva potuto fare il suo debutto nella seconda partita e che aveva portato al suo pieno grado di titolare nella prima squadra.
Per un po' le cose erano andate bene, fino all'inizio del secondo campionato Nazionale giovanile, quando il talento di tutti i membri della Generazione dei Miracoli, lui compreso, erano iniziato a sbocciare, portandoli ad un livello ben superiore di quello dei normali liceali. Forse anche dei professionisti.
Le catene della mente con cui teneva sigillata quella parte di sé che aveva tanto odiato tintinnarono per poi tendersi fino all'inverosimile.
Chiuse gli occhi e prese un bel respiro per calmarsi.
Il metallo tornò a rilassarsi e lui con loro.
Il cuore aveva iniziato a martellargli al solo pensiero che quelle catene smettessero di fare il loro dovere e solo quando le sentì tornare al loro posto riuscì di nuovo a tranquillizzarsi.
In quel momento il suo cellulare trillò segno che era arrivato un messaggio. Prese in mano l'apparecchio e un brutto presentimento lo prese quando lesse il messaggio.
Non ebbe il tempo di rispondere che il campanello suonò.
Si chiese chi potesse essere visto che erano davvero in pochi a sapere della sua nuova abitazione. Ipotizzò che fosse il postino ma scartò immediatamente l'idea quando vide il sole tramontare in lontananza e la luce farsi sempre più fioca. Si avvicinò all'interruttore dell'ingresso e accese la luce per evitare di rimanere al buio. Allo stesso tempo vagliò l'idea che potesse essere uno dei tre vicini che vivevano sullo stesso pianerottolo ma li scartò nuovamente in quanto era ora di cena e aveva rivolto loro una o due parole al massimo.
Alla fine decise che un rapinatore di certo non avrebbe suonato il campanello, così si avvicinò alla porta mentre si faceva scivolare l'asciugamano sulle spalle.
Quando abbassò la maniglia, di certo trovarsi sulla soglia, l'oggetto dei suoi più profondi desideri con un espressione poco raccomandabile stampata sul volto, non era nei suoi programmi di quella sera.
E neppure fare appena in tempo,a vedere un riflesso infuocato nei suoi occhi,prima che il rosso lo sbattesse contro la porta del suo appartamento.
Vide di sfuggita Kagami chiuderla con un calcio, per poi ritrovarsi le sue braccia attorno alla vita e le labbra premute con rabbia sulle sue.
La sua mente confusa si azzerò mentre la parte che solitamente occupava il novanta percento del suo cervello, quella logica, ragionevole, saggia e riflessiva, veniva relegata in un piccolo anfratto e lasciata a se stessa, sostituita da quella che di solito era libera solo la notte.
L'istinto prese il sopravvento, quell'impulso innato ad agire seguendo sequenze comportamentali precise in risposta a stimoli esterni. Nulla legato al raziocinio, ma solo alla mera soddisfazione dei propri bisogni.
Portò le braccia dietro la schiena dell'amico aggrappandosi spasmodicamente alla sua maglia come un superstite fa lo stesso con la speranza di veder passare una nave di salvataggio vicino all'isola deserta su cui era naufragato.
Ricambiò il bacio, strofinò le labbra su quelle dell'altro e le schiuse lasciando che il suo fiato caldo gli entrasse nella bocca; sentì la sua lingua saggiargli il palato e i brividi percorrergli la spina dorsale.
Quando i polmoni smisero di incanalare l'aria necessaria alla sopravvivenza, si staccò a forza ritrovandosi però, a battere la testa contro il muro mentre le labbra di Taiga gli succhiavano il labbro inferiore, scendendo poi sul mento e infine alla cima del collo su cui si soffermò per più tempo. Lo sentì spostarsi verso l'orecchio poco dietro il lobo e sentì il poco fiato riacquisito, tornare a mancargli.
Ansimò silenziosamente, mentre perdeva la presa e le braccia gli cadevano lungo i fianchi. Strinse i pugni e trattenne un gemito mordendosi le labbra. Chiuse gli occhi cercando di recuperare le sue, tanto decantate dai suoi amici, facoltà mentali.
Le sue tanto decantate facoltà mentali iniziarono a riattivarsi, facendo tornare la sua freddezza di carattere e di spirito. Per qualche secondo.

“ Kagami- ku... le parole morirono sul nascere in quanto Kagami gli tappò di nuovo la bocca con la propria trattenendolo dal dire qualunque cosa potesse impedirgli di continuare quello che stava facendo.
Mandò al diavolo la sua parte razionale e contribuì al bacio afferrandogli il volto con le mani e spingendolo di più verso di lui. Taiga parve gradire, infatti emise un mugolio soddisfatto e gli infilò le mani sotto il maglione per poi sfilargli la camicia dei pantaloni e arrivare alla pelle liscia dello stomaco.
Le mani di Kagami salirono verso l'alto trascinando con se l'odiato tessuto di lana e si staccò dalle sue labbra solo per svestirlo. Non gli diede comunque il tempo di raffreddare i bollori che si rituffò su di lui, gli morse il collo e succhiò lasciandogli un chiaro segno rosso alla base.
Taiga percorse con i polpastrelli la sua schiena liscia, godendo dei brividi che percepiva sotto le dita.
Tetsuya poggiò le mani sulla piega del gomito per sostenersi, mentre sentiva le gambe cedere.
Tornò a baciarlo togliendogli il fiato. Voleva assaporare il suo stesso respiro, inalare la sua aria.
Cercare per la prima ed ultima volta di essere una cosa sola con lui. Con la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe tutto finito.
Afferrò saldamente la maglia dell'altro e fece pressione per fargliela togliere. Kagami non protestò e lo lasciò fare con un sorriso, poi tornò a baciarlo con la passione e la ferocia degna di una bestia affamata.
Gli morse il labbro e Kuroko gemette mentre gli passava le dita sui bicipiti. Taiga sentendo i brividi nelle vene morse più forte stringendolo a sé per impedirgli di continuare.
Fu Tetsuya stavolta, a morderlo per dispetto e Kagami allontanò il volto guardandolo male ma ricevendo solo un occhiata inespressiva e un sopracciglio alzato.
“ Non riuscirò mai a vincere contro di te...” gli mormorò roco prima di riprendere quello che aveva iniziato e lasciare che Tetsuya facesse di lui quello che voleva.
Lo sguardo intenso che gli lanciò gli accelerò il respiro mentre il sangue prese a scorrere inarrestabile, provocandogli una violenta vampata di calore che lo fece sudare.
Lo sentì percorrergli con la punta delle dita i muscoli delle braccia, le spalle fino alla base del collo,poi scese di nuovo e alle mani aggiunse la bocca .
Taiga scambiò le posizioni e si appoggiò al muro. Vi sbatté la testa contro, quando le labbra di Tetsuya si soffermarono un po' troppo sull'aureola di pettorali.
Lo sentì succhiare e le gambe gli diventarono di burro. Dovette staccarlo oppure sarebbero finiti tutti e due sul pavimento. Kuroko alzò lo sguardo confuso ma Kagami non gli disse nulla e fece scontrare le loro labbra di nuovo, mentre le mani si affaccendavano sui bottoni della sua camicia.
Quando arrivò all'ultima asola fece scivolare il tessuto via dalle spalle dell'amante.
L'indumento fece un leggero tonfo che entrambi ignorarono, troppo occupati nel continuare a fare quello che stavano facendo.
Kagami gli morse e succhiò la lingua con ferocia. Gli occhi gli brillavano di una luce che agli sguardi degli altri poteva sembrare pericolosa me che a Kuroko accese le vene e gli fece tremare le gambe. Con le mani che tremavano scese dal torace fino al bordo dei jeans dell'altro. Percorse lentamente la cerniera e passò il pollice più volte sul bottone di ottone. Taiga si staccò dalla sua bocca e appoggiò la fronte sulla sua spalla emettendo un sommesso ringhio “ Muoviti...”
Tetsuya sorrise debolmente “ Problemi, Kagami-kun?”

L'altro alzò lo sguardo su di lui, con le gote imporporate e le pupille che brillavano, rivolgendogli un occhiata truce. Il sorriso di Kuroko si accentuò quando slacciò il bottone la sua mano s'insinuò nei pantaloni e sentì una protuberanza che sporgeva dai boxer più del dovuto.
Era eccitato e anche lui lo era.
Il ringhio di Kagami sfociò in una specie di gemito quando la presa di Tetsuya su di lui si fece più stretta. L'unica cosa che voleva in quel momento era che il suo compagno gli strappasse quei tessuti costrittivi e soddisfacesse i suoi desideri.
Diede un colpo di bacino per incitarlo a sbrigarsi e Kuroko decise di appagarlo facendo scivolare la sua mano nei boxer e sfiorò appena la sua erezione,provocando una reazione eccessiva da parte di Kagami che sbatté di nuovo la testa contro il muro e portò la mano dietro il collo dell'amante spingendo di più la bocca contro la sua.
Gli tirò i capelli e gli spinse indietro la testa quando il fiato tornò a mancargli. Affondò la bocca di nuovo nel collo morbido e lo morse mentre le dita di Tetsuya continuavano a sfiorarlo leggermente facendolo impazzire. Il ringhio che emise quando la mani di Kuroko si decisero di afferrare saldamente la sua erezione e le fece scorrere per tutta la sua lunghezza, fu basso, roco e monocorde.
Dovette strattonargli via le braccia de sé per non venirgli tra le mani.
Tirò giù Kuroko con se, stendendolo sul pavimento sotto di lui. Tetsuya tese di nuovo le mani per soddisfarlo ma Taiga le scacciò e mise le sue sui pantaloni della tuta e glieli fece scivolare delicatamente dalle gambe per poi gettarli via da qualche parte.
Miracolosamente un leggero rossore comparve sulle gote di Kuroko quando si ritrovò con lo sguardo del compagno addosso.
Taiga sorrise soddisfatto dall'aver provocato una qualunque tipo di reazione su quel volto solitamente inespressivo. Gli sfiorò il collo, le spalle, le braccia. Sostituì le mani con la bocca e lo sentì tremare sotto le sue labbra. Arrivò al petto e scese lentamente fino al basso ventre, quando incontrò la stoffa di boxer e dovette fermarsi. Alzò lo sguardo su di lui per chiedergli il permesso e Kuroko non rispose subito.
In quel momento Taiga gli stava dando la possibilità di scegliere, quella che non gli aveva dato – non che lui si fosse lamentato – quando lo aveva sbattuto contro la porta.
Sapeva bene come sarebbe finita la mattina dopo ma decise che non ci avrebbe pensato: per la prima volta in vita sua spense completamente la parte razionale e lasciò spazio solo all'istinto e alla passione che gli albergava nelle vene.
Annuì e lasciò che Taiga gli togliesse i boxer denudandolo completamente .
Si sentì a disagio quando il rosso non si mosse ma rimase a fissarlo gli occhi che gli percorrevano ogni centimetro di pelle.
Kagami rimase a contemplarlo come incantato e lo era davvero: tutto quel bianco lo abbagliava.
Sentiva sotto le mani i muscoli candidi guizzare ad ogni suo tocco. Poteva leggere quei minimi cambi di espressione che passavano su quel volto impassibile.
Quando si fu colmato abbastanza della sua immagine riprese la sua escursione verso il basto e sentì Tetsuya sussultare quando arrivò all'altezza dell'inguine. Alzò lo sguardo e si ritrovò fissato da uno sguardo impassibile come sempre, cosa che lo spinse a continuare.
Arrivato alla zona erogena dell'amante arrossì, ma non si fece scoraggiare.
Non era esperto come gli era sembrato Tetsuya....
Il pensiero che avesse fatto quelle cose anche a qualcun altro gli mandò il sangue al cervello più di quanto già ce ne era, ma si disse che non poteva recriminargli nulla.
Dopotutto a quei tempi neppure si conoscevano.
Prese coraggio e sfiorò l'erezione, ottenendo un leggero gemito che lo incoraggiò a continuare .
Carezzò lentamente tutta la lunghezza e poi strinse all'improvviso, provocando un altro gemito ma più forte. Continuò in questo modo godendo di quei suoni e delle molteplici espressioni che vedeva miracolosamente trasfigurare quel viso costantemente indifferente.
Si fermò quando lo vide aprire e chiudere i pugni nel vuoto e respirare tanto velocemente che ebbe paura stesse soffocando.
Alzò il volto verso l'amante e lo vide con gli occhi chiusi e le gote imporporate.
Quella visione gli mandò completamente in pappa il cervello e il sangue riprese a viaggiargli a velocità impressionante nelle vene.
Tornò a sfiorare il membro di Kuroko per poi avvicinarselo alla bocca. Nel momento in cui poggiò le labbra sulla sommità sentì Tetsuya trattenere il fiato ma lo ignorò. La sua mente era completamente accecata dalle sensazioni che stava provando.
Si fece guidare dai gemiti che melodicamente stava emettendo quella bocca tentatrice.
Continuò fino a quando non lo sentì gonfiarsi dentro la sua bocca e una mano non gli tirò i capelli facendolo staccare. La paura gelida lo prese al pensiero di aver fatto qualcosa di sbagliato ma quando lo fissò negli occhi quello che vide gli mozzò il fiato: Tetsuya aveva gli palpebre socchiuse le pupille lucide quasi alle lacrime, il respiro spezzato,le guance rosse come mele e i denti che mordevano le labbra per impedire ai suoni indesiderati di uscire.
“Kagami-kun... non così...” lo sentì ansimare le palpebre tremanti.
Il cuore gli accelerò a quelle parole e si sporse di nuovo verso di lui per baciarlo sulle labbra con la stessa passione fino a togliergli il fiato.
Le mani di Kuroko si strinsero sulle sue spalle poi scesero sulle braccia, sul petto ed infine arrivò al limite dei jeans che senza chiedere il permesso gli fece scivolare giù dalle gambe assieme ai boxer e che Taiga scalciò via in quanto lo stavano intralciando.
Kuroko portò le mani senza esitazione alla sua erezione per soddisfare almeno un po' la frustrazione del compagno. L'asta era dura bollente e umida contro le sue mai. Fece scorrere i palmi su di essa all'inizio fino ad afferrarla con una presa decisa in un secondo momento.
Sentire come quel piccolo gesto avesse sottomesso completamente Kagami alle sue mani, docile come una bestia non sarebbe mai stata, gli infiammò ancora di più le vene portando anche la sua eccitazione al culmine.
Come Kagami si lasciò guidare dai gemiti emessi ed essendo molto più avvezzo all'osservazione e all'ascolto riuscì in modo più soddisfacente nel compiere il suo dovere.
Il suono e i morsi che lo sentiva lasciare sul suo collo, la presa salda con cui gli tirava i capelli e il sudore che sentiva tra i loro corpi, ogni piccolo spasmo e tremito gli insegnava quando il piacere diveniva una tortura, dove era impossibile resistere e il momento adatto per fermarsi in modo da lasciare la giusta aspettativa.
Continuò fino a quando si ritrovò con le mani inchiodate al pavimento mentre il compagno non aveva più fiato ne per respirare ne per insultarlo, cercando di ritrovare un piccolo barlume di lucidità.
Era teso fino all'inverosimile... sarebbe bastato un niente per farlo venire e quando Taiga lo prese per le natiche e lo avvicinò tanto alla sua erezione che il glande frizionò contro la sua apertura, mandò al diavolo la parte razionale della sua mente, si liberò di qualsiasi inibizione e lasciò che la sua voce facesse quel che voleva fregandosene di quanto alte potessero essere le sue urla.
Lo sentì entrare piano e il gemito doloroso che emise riportò Kagami con i piedi per terra, cosciente e lucido.
Alzò il volto su di lui e vide i suoi occhi nuovamente lucidi ma stavolta non era il piacere quello che ci leggeva.
Tetsuya li chiuse mordendosi le labbra per non dire nulla che potesse rovinare il momento.
Ricordava bene la prima volta, con Ogiwara-kun.
Era stato dannatamente doloroso ma con il tempo si era abituato. Ora erano passati due anni circa e il suo corpo era come tornato vergine. Il suo inconscio lo sapeva ma nel momento in cui Kagami lo aveva toccato, la sua mente si era completamente azzerata, dimentico di tutto.
Incrociò lo sguardo con Taiga e sospirò internamente vedendo il terrore nei suoi occhi.
Kagami era abbastanza informato sul sesso tra uomini. Sapeva che per colui che stava sotto era maledettamente doloroso e si maledisse anche lui per esserselo dimenticato e non averlo preparato a dovere.
Ormai era troppo tardi per rimediare. Aveva solo due scelte: uscire da lui o continuare.
Nonostante la sola idea di fermarsi gliela rendeva insostenibile, lo avrebbe fatto se era quello che Tetsuya voleva.
Non avrebbe deciso lui cosa fare.
E lo capì anche Kuroko quando lo guardò negli occhi, mentre il dolore e il fastidio scemavano e la sensazione che provava nel sentirsi riempito da lui lo mandava in estasi.
Non c'era nulla da decidere.
Gli sorrise e annuì dandogli una specie di permesso.
Nonostante questo però le cose non migliorarono del tutto. La sua entrata era stretta e infuocata e Kagami non riusciva ad avanzare senza provocargli dolore.
Sbatté la testa al muro mentre il sangue continuava ad andare e venire tra il cervello e le parti basse mandandolo fuori di testa.
“Kagami-kun... va tutto bene...” ansimò Tetsuya e per dimostrarglielo avvitò letteralmente le gambe alla sua vita e portò le braccia dietro il collo e spinse violentemente la testa contro la sua facendo scontrare le loro labbra. Pareva voler impedire in alcun modo che uscisse da lui, e quei movimenti invece di allontanarlo non fecero altro che farlo sprofondare dentro di se e nonostante il bruciore si fece più violento allo stesso tempo la sensazione che Kagami fosse completamente dentro di lui lo mandò in visibilio.
La sua espressione dolorante però, non convinse Kagami che s'immobilizzò spaventato nonostante ormai sentisse la sua erezione avvolta interamente dal suo ventre bollente e la cosa fosse sempre più
invitante e insidiosamente piacevole.
Tetsuya sospirò platealmente stavolta, causa del carattere complicato del compagno.
Poteva quasi vedere il conflitto interiore che stava avendo: diviso tra quello che voleva immensamente fare e la paura di sbagliare. Come sempre.
Decise che per fargli fare quello che voleva doveva fargli perdere la testa abbastanza da non farlo più pensare.
Si abbassò di nuovo su di lui e lo baciò intensamente sulle labbra usando la lingua e qualunque tecnica che conosceva per farlo concentrare su quello che gli faceva provare.
Quando Kagami iniziò a rispondere al suo bacio sorrise leggermente, soddisfatto che il suo piano stesse funzionando. Non era ancora del tutto preso però, così quando si staccarono per riprendere fiato, prima che la mente di Taiga si riattivasse, posò le sue labbra sul collo mordendo e succhiando quanto basta per farlo gemere. Scese ancora continuando a passare la bocca sui muscoli ed iniziò a muoversi leggermente, dondolandosi e facendo urlare entrambi.
Quello parve bastare per far mandare a puttane qualunque cosa che impedisse a Kagami di lasciarsi andare agli istinti.
Ribaltò facilmente le posizioni e Tetsuya si ritrovò a sbattere poco gentilmente la testa contro il pavimento. Il gemito di dolore che emise per la botta non fu abbastanza da fermarlo ma comunque gli fece guadagnare un bacio di scuse.
Si contrasse internamente attorno al suo sesso più volte e gemettero entrambi per la frizione che questo provocò.
Incitato dal suono melodico della voce di Tetsuya, Taiga iniziò a spingere, il viso arrossato fradicio di sudore, le braccia tremanti ai due lati della testa dell'amante in modo che non gli stramazzasse addosso.
Spinse lentamente e in modo regolare per saggiare ogni minima sensazione.
Nella stanza risuonavano i loro gemiti e i respiri affannati.
Improvvisamente le spinte di Kagami si fecero più profonde e veloci tanto che Tetsuya si ritrovò a urlare e a sentirsi completato fino all'anima dal compagno.
Gli salirono le lacrime agli occhi a quel pensiero. Era quanto di più sbagliato ci potesse essere, per lo stesso motivo per cui all'inizio aveva provato a rifiutarsi.
La magia che c'era in quel momento sarebbe durata solo fino al mattino ed aveva deciso che non ci avrebbe pensato se non il giorno successivo. La sua mente si lasciò andare al piacere che Taiga gli stava regalando.
Strinse i denti e ricacciò indietro le lacrime in modo da nasconderle a Kagami quando quello alzò la testa dal suo collo e lo guardò negli occhi.
Per tutto il tempo dell'amplesso Taiga continuò a fissarlo alla ricerca di qualcosa nel suo sguardo che Kuroko abilmente riuscì a nascondere, ma allo stesso tempo non fece l'errore di distogliere lo sguardo- azione per nulla da lui per giunta – e dare al compagno dubbi e la possibilità di esitare.
Era un bravo bugiardo Kuroko, solitamente sia a parole che con gli occhi. Il suo volto di pietra gli dava numerosi vantaggi, ma stavolta non aveva calcolato la circostanza in cui si trovava e di come le emozioni nascessero indipendenti dalla sua mente e di quanto fossero difficili da reprimere.
Taiga, mentre continuava a fissarlo vide un lampo strano passare in quello sguardo colmo di piacere.
La cosa lo preoccupò al punto da fargli corrugare le sopracciglia e rallentare il ritmo delle spinte.
Questo non passò inosservato all'amante che si spaventò al pensiero che Taiga potesse capire cosa gli passasse per la testa e che potesse decidere di fermarsi per chiedere spiegazioni.
Quella reazione provocò di nuovo il lampo strano nei suoi occhi che Taiga vide diventare improvvisamente vitrei e riconobbe come emozione un terrore gelido che non gli aveva mai visto.
Come da previsione stava per fermarsi e chiedere a Kuroko cosa lo spaventasse mentre anche lui iniziava ad avere paura che il compagno si stesse pentendo di quello che stava succedendo tra loro,
quando Tetsuya portò improvvisamente le braccia dietro il collo di Kagami e gli chiuse la bocca con la propria e lo incitò a continuare facendogli perdere di nuovo la testa.

****

Taiga fu il primo a riprendersi.
Man mano che la sua lucidità tornava a riprendere il controllo, il suo primo pensiero fu quello di prendere Kuroko tra le braccia e portarlo in quella che aveva intuito essere la camera da letto.
Ce lo stese sopra e gli si mise accanto abbracciandolo da dietro per poi coprire entrambi con le coperte. Poggiò il capo vicino alla sua spalla e lasciò che la sonnolenza e la rilassatezza dovuta all'appagamento appena provato si prendessero cura di lui trascinandolo nel mondo tanto amato da Morfeo.
Tetsuya aspettò di essere sicuro che l'amante riposasse prima di liberarsi piano dal suo abbraccio, tremando leggermente e non per il freddo. Si alzò silenziosamente e si diresse in salone per recuperare i suoi vestiti. Prima di uscire dalla stanza si voltò appena verso il letto e i suoi occhi si velarono di nuovo mentre le lacrime s'impigliavano tra le ciglia.
Uscì dalla stanza e indossò l'intimo e una felpa, raccolse i restanti vestiti da terra, li piegò con le mani che gli tremavano e li mise sul tavolo.
Sentì le gambe cedergli sotto le emozioni così si diresse verso il divano e vi si sedette raggomitolandosi con le gambe piegate al petto. Se le abbracciò e vi poggiò la fronte, cercando di far uscire il resto del mondo. Cercando almeno per un po', di azzerare anche la sua stessa esistenza in modo da dimenticare quello che era appena successo e quello che invece sarebbe accaduto quando Taiga si sarebbe svegliato.
Non ci riuscì. Tutte le sensazioni che aveva provato da quando lo aveva baciato a quando lo aveva sentito dentro di se, rimasero impresse nella sua mente e continuavano a passargli davanti agli occhi riempendolo e rendendo il suo lavoro di rimozione dannatamente difficile.
Si arrese alla fine, al pensiero che per lui, che amava così tanto Kagami, dimenticare una delle esperienze più belle e allo stesso tempo più dolorose – sempre a livello sentimentale-della sua vita, fosse impossibile.
Aveva desiderato così tanto tutto quello, ma ora che era successo si ritrovava dilaniato tra il voler che non fosse mai accaduto e il volerlo rimembrare per sempre come un bellissimo e unico ricordo.
Non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo di lì a poche ore e non voleva nemmeno immaginarlo. O forse dci riusciva troppo bene che la sua mente evitava automaticamente di pensarci. Una specie di protezione contro qualcosa che lo avrebbe ferito ulteriormente.
Sentiva il corpo ancora dolorante e allo stesso tempo completamente rilassato.
Iniziò a riflettere su quando esattamente Kagami fosse diventato qualcosa di più di un semplice compagno di squadra e amico.
Sorrise amaramente per quel controsenso in quanto milioni di volte aveva ripetuto ad alta voce di come l'esistenza dell'ombra dipendesse completamente da quella della luce e di come solo ora capisse che non riguardava più solamente il basket, ma la sua intera vita. La sua quotidianità.
Le sue stesse parole era diventate realtà. Una realtà dura e crudele da accettare.

Non era iniziato in maniera civile, il loro rapporto.
La prima volta che avevano parlato faccia a faccia Kagami gli aveva intimato di abbandonare il basket mentre la seconda Tetsuya gli aveva detto che era impossibile per lui battere la Generazione dei Miracoli.
Tetsuya era sempre stato il tipo che alle cose non ci girava attorno, le prendeva di petto e a volte diceva anche parole che potevano ferire ma che se erano la verità allora non aveva timore di pronunciare.
All'inizio Kagami gli era sembrato irritato e allo stesso tempo un po' ammirato da questa sua caratteristica e ancora adesso gli sbraitava contro quando la sua “non-presenza” lo faceva apparire e sparire improvvisamente lasciandolo con un palmo di naso.
Successivamente quell'irritazione si era trasformata in una strana e contorta simpatia.
Alla fine entrambi non avevano potuto fare a meno di avvicinarsi grazie al loro profondo amore per il basket, si erano entrambi riconosciuti come elementi tanto in gamba da poter fare la differenza in partita.
Erano diventati quasi immediatamente una coppia fissa nelle partite. Per lui era facile coordinarsi con il resto della squadra, ma fin da subito era stata chiara l'affinità di gioco che c'era tra loro due. Taiga era diventato la sua seconda luce, solo che nel suo cuore il compagno di squadra aveva iniziato a brillare di una luce accecante tanto da scaldargli l'animo.
All'inizio aveva solamente riposto in Kagami una fiducia cieca e incrollabile. Non aveva smesso di credere in lui neppure quando Aomine-kun li aveva messi in ginocchio nella loro prima partita.
Non aveva smesso neppure quando la sua vecchia luce gli aveva detto che quella nuova era solo un illusione. La sua fiducia incrollabile era rimasta quella. Semplicemente incrollabile.
E le sue aspettative erano state del tutto ripagate.
La seconda volta che avevano affrontato la Too avevano vinto e Taiga aveva infranto i suoi limiti per far si che questo accadesse. Per il bene della squadra, per far si che tutti fossero felici a fine partita.
Andava tutto bene.... ma il ritorno di due vecchie conoscenze di entrambi, aveva fatto cadere tutte le sue certezze.
Più quella di Taiga che la sua.
La comparsa di Himuro Tatsuya aveva raffreddato i loro rapporti di molto e il sapere il loro passato non aveva fatto altro che allontanarli di più.
Subito dopo si era presentato la sua di vecchia conoscenza che non aveva gradito per nulla.
Lui e Murasakibara- kun non si erano mai presi molto.
Erano molto diversi sia per personalità che come giocatori, anche se a dirla tutta non c'erano giocatori mai stati come lui, almeno fino ad ora.
Beh, Murasakibara – kun e Himuro -san erano stati un cocktail fatale per la sua impassibilità. Soprattutto tutti e due nello stesso giorno.
Aveva sentito Kagami parlare in un inglese fluente tanto da far imbarazzare un qualsiasi professore.
L'espressione di Taiga era stata, per un buon osservatore come lui , sofferente e arrabbiata.
Gli aveva fatto male, in quanto egoisticamente, non gliel'aveva vista neppure quando Aomine li aveva battuti.
Per la prima volta in vita sua si era sentito geloso.
Aveva iniziato a provare lo stesso terrore di quando Kise-kun gli aveva preannunciato che lo sviluppo del suo talento a livello della Generazione dei Miracoli lo avrebbe distaccato completamente dalla sua squadra, e nonostante non lo avesse detto ad alta voce era sottinteso che si riferisse a come era finita con Aomine, anche se era certo che non volesse essere cattivo.
Quell'orribile sensazione aveva continuato segretamente a tormentarlo mentre il solo pensiero che Kagami diventasse un secondo Aomine, lo uccideva.
Quei pensieri e l'arrivo di Himuro gli avevano fatto comprendere quanto profondi fossero i suoi sentimenti per la sua nuova luce.
Presto aveva capito come i suoi sospetti su un ambiguo rapporto tra Kagami e Himuro fosse altamente improbabile: i due si consideravano entrambi parenti e provavano un sincero affetto fraterno l'uno per l'altro.
La stretta al cuore si fece ogni minuto più dolorosa mentre la sentenza per una fine che si avvicinava sempre più velocemente fece finalmente uscire quelle lacrime che si era impedito di piangere alla presenza dell'amante.
***

Nel dormiveglia, allungò le braccia verso l'altra parte del letto pensando di star per stringere il corpo dell'amante, ma invece si ritrovò a stringere l'aria e questo lo fece svegliare completamente.
Passò la mano sul materasso freddo e aprì le palpebre ancora impastate dal sonno.
Si alzò di scatto seduto, sorreggendosi con un braccio. Spostò lo sguardo sulla stanza alla ricerca della sua figura conosciuta,ma trovò solo una camera vuota e un'assenza che dava i brividi.
Fece volare via le lenzuola e senza pensare minimamente alla sua nudità e con un peso gigantesco nel petto che cresceva ogni minuti di più, si diresse nel salone.
Quando entrò nella stanza, la prima cosa che notò fu il pianoforte a coda riposto davanti alla finestra.
Sul tavolo vide piegati i suoi vestiti e d'istinto prese l'intimo e i jeans e l'indossò mentre con la coda dell'occhio vide una testa azzurra che spuntava dal divano.
“Non pensavo suonassi ...” mormorò cercando di sfaldare quel gelo che si poteva quasi tagliare con un coltello.
La voce sommessa e tagliente con cui il compagno gli rispose gli raggelò il sangue “Mia madre me lo ha insegnato quando ero bambino...”
Rimase un attimo fermo senza sapere cosa fare.
Senza poterci fare niente, la paura e il timore che Tetsuya si fosse pentito di quello che era successo tra loro, lo pervase completamente, destabilizzandolo e facendogli perdere l'equilibrio.
Prese un lungo e profondo respiro per calmarsi dicendosi che il panico non avrebbe di certo fatto parlare il proprietario di casa. Dopo che fu sicuro di non rischiare di stramazzare a terra dopo due passi, si diresse più deciso verso il divano e si sedette accanto al compagno voltandosi verso di lui.
Aspettò molto prima che Tetsuya si decidesse a parlare e quando lo fece la sua voce spezzata gli strinse il cuore.
“Perché?”
Quella domanda lo fece sobbalzare e non ne capì il senso.
“Cosa?”
Kuroko alzò lo sguardo su di lui puntandoli nei suoi e gelandolo di nuovo.
“ Perché sei venuto da me? Perché sei stato con me?”
Taiga corrugò le sopracciglia mentre quella domanda lo mandava completamente in confusione“Non lo sai?”
Tetsuya lo fulminò “ Io so perché l'ho fatto io... ma non perchè lo hai fatto tu.”
“Io...” non sapeva dargli una risposta ma in quel momento, in uno strano acume, gli fece analizzare la risposta che l'altro gli aveva dato “ Tu ...sai perché lo hai fatto?”
Tetsuya sospirò e chiuse gli occhi. La sua espressione pareva rassegnata.
“Taiga, pensi davvero che faccia sesso con chiunque mi aggredisca sulla porta di casa?”
Kagami sobbalzò sentendosi chiamare con il primo nome.
Solo dopo si rese conto di quello che l'altro aveva appena detto.
Scosse la testa mentre qualcosa dentro di lui si scaldava.
“Allora non ci vuole molto neppure per te per capire che mi piaci... e molto più di quanto possano piacersi due amici.”
Quelle parole lo mandarono nel pallone mentre il volto avvampava.
A Tetsuya … lui piaceva?
Beh era logico. Sapeva perfettamente che Kuroko non avrebbe mai fatto una cosa del genere senza sentimento. Ma lui?
Cosa provava per la sua ombra?
Di certo gli voleva bene e c'era molta attrazione fisica anche in quel momento, in cui ce lo aveva accanto mezzo svestito e gli ormoni ancora in visibilio dopo l'amplesso avuto poche ore prima ma...
c'era altro?
Era stato geloso di Aomine e su questo aveva smesso di avere dubbi ma... non riusciva davvero a comprendere quanto fosse profondo il sentimento che provava verso di lui.
Non riuscì quindi a dargli una risposta e questo lo annichilì in quanto lo sguardo di Tetsuya era rassegnato e vi era una nota dolorosa che gli fece stringere il petto in una morsa.
“Come pensavo...” mormorò Kuroko.
Prese un profondo respiro mentre sentiva le lacrime salire ma le ricacciò in basso decidendo che aveva già pianto molto mentre Kagami dormiva. Sapeva già quello che doveva fare ma questo non voleva dire che fosse più facile … o meno doloroso.
“ Taiga … credo sia il caso sia per me che per te di non avere più rapporti all'infuori degli allenamenti e della scuola...” quello che aveva appena detto erano stato tanto faticoso da pronunciare che le spalle gli si afflosciarono.
A quelle parole Taiga entrò nel panico “ No! Io... no!”
Tetsuya sospirò: in qualche modo si era aspettato anche una reazione del genere.
“ Non era davvero una scelta Taiga … ho bisogno che tu mi stia lontano in modo da non pensare ogni singolo minuto a quanto sia doloroso doverti vedere tutti i giorni e constatare che tu non sia mio. Neppure io potrò restare impassibile in simili circostanze.”
A quelle parole così schiette arrossì di nuovo mentre il morale si abbassava e la paura di una separazione definitiva cresceva. “Non puoi chiedermi questo, io …posso provare a-” fu interrotto immediatamente da un occhiata gelida “ Non voglio un uomo a metà Taiga. Starò con te solo nel momento in cui sarò sicuro che tu possa essere mio in maniera completa e se non succederà mai allora mi arrenderò a questo fatto e cercherò di andare avanti... per ora non puoi chiedermi di più.”
La sua voce era stata perentoria. Non accettava proteste e Taiga si sentì in una trappola costrittiva e allo stesso tempo poteva dire di capire almeno un po' di quello che gli stava dicendo.
Comprese che la ricostruzione del loro rapporto e magari anche il salire ad un nuovo livello dipendeva tutto da lui e sentì il peso che tale responsabilità avrebbe provocato sulla sua stessa vita e su quella dell'altro. Intanto Tetsuya aveva distolto lo sguardo da lui per fissarlo fuori dalla finestra segno che la conversazione era finita e che non gli avrebbe più rivolto parola.
Si alzò sconfitto e dopo aver preso i restanti indumenti si diresse con il capo chino verso la porta di casa. L'aprì e si girò un ultima volta prima di uscire. Lo sguardo fisso su quella piccola figura raggomitolata su se stessa, quella stessa con cui fino a poche ore prima aveva giaciuto e gridato assieme a lui.
Alla fine la porta si chiuse alle sue spalle e solo in quel momento Tetsuya si permise di tornare a respirare.
Si sfogò di tutto il dolore e frustrazione piangendo ancora, in solitudine come era giusto per lui e solo quando non ebbe più lacrime da versare si ricordò del messaggio ricevuto poco prima di aprire la porta quella sera.
Si alzò sentendo i muscoli delle gambe gridare vendetta a causa della posizione statica passata nelle ultime ore e prese il cellulare rimasto sul tavolino.
Rilesse il messaggio prima di rispondere .
Era da parte di Aomine.
<< Ho dato una bella spinta a quella stupida tigre... sono sicuro che presto
le cose si sistemeranno
~Aomine~
>>
Se prima di tutto quello che era successo gli avrebbe risposto chiedendo spiegazioni, ora sapeva perfettamente cosa dirgli.
<< Per favore Aomine-kun, la prossima volta che cercherai di aiutarmi, pensaci cento
volte e poi rinuncia.
~Kuroko~
>>



*****


Aveva passato due giorni a cercare di convincere Aomine che non lo odiava per il casino a fin di bene che aveva creato e che lo considerava ancora il suo migliore amico senza che dovesse ammazzare Kagami per tornare ad esserlo.
Erano stati i due giorni più lunghi e stressanti della sua vita, senza considerare ovviamente il giorno prima di quelli, il giorno della tragedia così lo aveva ribattezzato Daiki.
Il terzo ovviamente non poteva essere migliore degli altri due e infatti si ritrovò davanti alla villa di un vecchio amico in fase di depressione post infortunio definitivo.
Si sentiva molto lo psicologo di due quinti della Generazione dei Miracoli.
Prese un grosso respiro e le chiavi dalla tasca dei jeans con cui aprì il cancello in ferro battuto e si introdusse nel cortile della casa arrivando fino alla porta che aprì di nuovo con le stesse chiavi.
Si annunciò inutilmente in quanto la casa era pressoché vuota tranne la cuoca nelle cucine. Si diresse sicuro verso le scale e salì fino alla camera da letto del padrone di casa.
Bussò alla porta e senza aspettare entrò nella stanza conosciuta.
“Kurokocchi...”
Tetsuya sorrise sentendo la voce del compagno un po' più viva e forte degli altri giorni.
Kise si stava finalmente riprendendo.
Il biondo sorrise di rimando e Tetsuya rimase ad analizzarlo per vedere qualche miglioramento visivo: le guance un po' più piene o la pelle un po' più colorita.
In quel momento vedeva solo un leggero colorito. Le guance erano ancora piuttosto incavate e a suo parere era troppo sottopeso.
Corrugò le sopracciglia per nulla soddisfatto.
“Quale é il verdetto, Kurokocchi-sensei?”gli mormorò ironico Kise con un piccolo sorriso sul volto.
“ Sei ancora troppo magro...”lo rimbrottò l'altro sedendosi acanto a lui sul bordo del letto.
Ryouta sbuffò e gli scompigliò i capelli per poi scoppiare a ridere di gola quando il più piccolo gli scacciò la mano gentilmente, cosa alquanto strana da parte sua e che fece sembrare al biondo la sua situazione ancora più patetica.
Raramente Kurokocchi era gentile, soprattutto con lui.
“Oggi é venuto il Dottor Hodgins a visitarmi...”
Tetsuya alzò la testa incuriosito al sentire quel nome “ Il famoso Dottor Hodgins? Quello americano?”
Ryouta annuì “Lui.”
“Che ti ha detto?”
Kise chiuse un attimo gli occhi e prese un bel respiro “ Ha detto che potrebbe operarmi...”
L'amico sgranò gli occhi mentre un piccola luce appariva nel suo sguardo “Quante possibilità in percentuale?”
Il biondo sorrise amaramente “ 30% guarirò completamente, 50% non servirà a nulla, 20% non potrò più camminare.”
Kuroko abbassò gli occhi pensieroso “Che vuoi fare?”
Kise sbatté leggermente la testa contro il cuscino e poi la voltò di nuovo verso di lui.
“ Tu che faresti al mio posto?”
Tetsuya alzò lo sguardo ed incrociò il suo “Sai perfettamente che cosa farei.”
Ryouta annuì in silenzio “ Il basket é la tua vita...”
“ Non esiterei nemmeno un secondo: mi farei operare” abbassò di nuovo gli occhi “ Tu lavori anche come modello... non posso dirti quello che dovresti fare...”
Kise scosse la testa e si alterò leggermente “ Il lavoro come modello é solo un passatempo... il basket é anche la mia vita!”
A quelle parole Kuroko sorrise e Ryouta si sentì un vero idiota per essersi lasciato manipolare.
“ Kurokocchi sei tremendo!” si lamentò chiudendo gli occhi.
“ Ora però hai la tua risposta.”
Riaprì gli occhi e li fissò in quelli azzurri e inespressivi dell'amico.
“ Si , mi farò operare.”









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Capitolo 5
*** Contando giorni,ore e minuti... nuovi incontri e strani appuntamenti ***


Cap V.







Contando giorni, ore e minuti... nuovi incontri e strani appuntamenti.


Erano passati dieci giorni sette ore cinquantatré minuti e fortunatamente non aveva contato i secondi, da quella sera.
Taiga aveva rispettato la sua volontà e non gli aveva più rivolto la parola se non per necessità durante gli allenamenti. Aveva pensato che questa sua grande idea gli avrebbe reso le cose più facili e forse era vero ma... non pensava che potesse fare così male.
Sentiva il cuore stretto in una morsa costante e la nostalgia per le loro serate a vedere le partite delle Nazionali la provava già da quando aveva iniziato a " uscire" con Aomine un mese prima.
Prese la felpa da un cassetto, il borsone dall'armadio, la palla da basket da un angolo della sua stanza e le chiavi di casa da un recipiente posizionati all'ingresso vicino alla porta.
Uscì di casa come se fosse rincorso e appena fuori all'aria aperta tirò su un gran respiro.
Nel suo appartamento era diventato quasi insopportabile viverci. Ogni stanza gli ricordava quello che era successo. La porta, quando Kagami ce lo aveva sbattuto per baciarlo, la camera da letto beh... non c'era bisogno di dire cosa gli ricordava la camera da letto e il salone la rottura quasi definitiva dei loro rapporti.
Aveva bisogno sempre più spesso di uscire di casa per distrarsi e non pensare.
Scosse la testa comprendendo che continuare a rimuginare gli stava impedendo di mettere in atto quello per cui era uscito.
Con il pallone sotto braccio e il libro nell'altra mano mise in atto la sua abilità nel passare inosservato e osservando i comportamenti delle persone riuscì ad evitare completamente i passanti che gli venivano contro e da dietro.
Decise a priori di evitare il solito campetto in modo da non rischiare incontri non voluti - o voluti troppo-, così si diresse verso il campo dietro al parco Rikugien.
Passò per il parco stesso, con il desiderio di restare un po' tranquillo senza il caos che c'era nelle strade.
Ci mise circa una decina di minuti prima di arrivare a destinazione e quando si ritrovò davanti alla porta metallica del campetto, sbirciò dentro e lo trovò già occupato.
Sorrise: all'interno vi erano tre ragazzini che facevano rimbalzare goffamente il pallone sull'asfalto e cercavano di fare canestro.
Incuriosito aprì la porta metallica cercando di non attirare l'attenzione, cosa che solitamente gli riusciva piuttosto bene, e senza farsi vedere si andò a sedere sulle scalinate poste in fondo al campetto.
Ripose il libro nel borsone del Seirin e lasciò la palla accanto a se. Rimase ad osservare quei bambini godendosi quelle giocate infantili e i loro sorrisi esaltati quando la palla non sfuggiva loro di mano.
Gli ricordarono la sua infanzia, quando giocare era solo un divertimento senza impegno e vincere non era una necessità ne un obbligo.
Purtroppo quel pensiero riportò alla mente ricordi poco piacevoli, in cui Ogiwara-kun era una costante che si attenuava leggermente solo all'inizio dei tre anni di medie.
Storse il naso rammentando uno dei suoi giorni più brutti. Il terzo.
- Non ti sto incolpando di nulla Tetsuya... solo... tu non sei come loro ma io non riesco più a stare con te senza ricordare il modo in cui hanno giocato contro di noi... Non ci riesco proprio, mi dispiace... fa troppo male...-
Quelle erano state le parole con cui, due giorni dopo l'ultima partita del terzo anno delle medie, Ogiwara-kun lo aveva lasciato e lo aveva permesso ... si era sentito troppo in colpa verso di lui, per se stesso e  per il basket, per riuscire a tenerlo al suo fianco.
Non erano ricordi piacevoli.
Il secondo era stato probabilmente l'abbandono di Aomine-kun... sorrise amaramente al pensiero che Ogiwara-kun forse aveva avuto ragione ad essere geloso di lui in quegli anni delle medie, in quanto già allora, Aomine-kun e la Teiko erano più importanti del suo ragazzo.
Il primo...beh era il motivo per cui era lì in quel parco per smettere di angustiarsi.
Riportò la mente al campetto proprio nel momento in cui l'unica bambina cadde a terra dopo aver provato a fare un passo più complicato.
La palla rimbalzò verso di lui e socchiudendo gli occhi Tetsu vide una specie di taccuino in mano ad uno di loro contenente diversi disegni.
Prese una bottiglietta d'acqua e delle bende bianche dal borsone e si diresse verso il centro del campo mostrandosi per la prima volta da quando era entrato e da diversi metri di distanza per non spaventarli.
Li osservò mentre avanzava e notò che avevano tutti i vestiti consumati. Probabilmente erano bambini di strada.
Uno dei bambini, il più grande probabilmente, si mise tra lui e la più piccola con fare difensivo.
Si fermò e gli fece vedere la bottiglietta e la benda.“ Meglio disinfettarla ”gli disse avanzando di nuovo e accovacciandosi accanto al bambino a terra.
Prese un fazzoletto dalla tasca e lo imbevette di acqua poi lo avvicinò al ginocchio della bambina ma si fermò poco prima “ Brucerà ” mormorò,poi senza preavviso lo appoggiò sulla pelle sbucciata delicatamente. La bambina sussultò ma non disse nulla. Si morse il labbro e trattenne le lacrime.
“Sei coraggiosa”quella annuì e si lasciò medicare.
Finì di fasciargli la ferita con la benda, poi si rialzò aiutando anche la piccola che lo ringraziò.
“ Fa male? ” gli chiese.
La bambina piegò il ginocchio e fece qualche saltellò per provare.
Scosse la testa sorridendo tutto contento.
A quel punto anche i due più grandi lo ringraziarono e Tetsuya sorrise a sua volta intenerito.
Ricordò il libricino che aveva visto poco prima nelle mani di uno dei bambini così volse lo sguardo verso quel taccuino e poté vedere meglio quello che c'era disegnato sopra: un rettangolo con dieci puntini scuri disposti in uno schema ben definito; sotto vi erano quelli che parevano appunti.
La scrittura e le linee del disegno erano piuttosto infantili ma da quello che poteva leggere era decisamente bravo chi lo aveva scritto.
Alzò lo sguardo sul bambino che d'istinto chiuse il taccuino e abbassò gli occhi imbarazzato.
“Li hai fatti tu?” il piccolo annuì senza alzare gli occhi “Sei molto bravo... “
Alla fine il bambino alzò il mento e lo fissò dritto negli occhi " Mi piace leggere ma non abbiamo i soldi per comprare dei libri, così andiamo al negozio di video e quando danno una partita di professionisti alla tv... " scosse le spalle " prendo appunti su come si muovono e sulla strategia che penso stiano usando."
Tetsuya lo osservò leggermente sorpreso: doveva avere meno di dieci anni ma era intelligente e usava parole difficili per la sua età. Gli si strinse il cuore capendo quanto la vita con quei tre era stata ingiusta.
Prese una strana decisione per uno come lui ma sentiva di doverlo fare e per una volta seguì l'istinto cercando di non ricordare che l'ultima volta che lo aveva fatto non era andata molto bene.
“Me lo fai vedere un attimo?” il bambino glielo passò titubante mentre tutta la spavalderia di poco prima spariva nell'imbarazzo e nel timore dell'essere deriso da una persona più grande.
Kuroko scorse un paio di pagine e doveva dire che quel bambino aveva stoffa da vendere.
“Quello che hai scritto è quasi tutto giusto ...”
Ricevette in cambio un sorriso raggiante per essere stato lodato e uno sguardo sorpreso.
“ Giochi a basket nii-chan?”
Era stato il più grande a rivolgersi a lui stavolta. Aveva uno sguardo ammirato e curioso.
Tetsuya annuì “Gioco nella squadra della mia scuola”
Ci furono esclamazioni esultanti da parte di tutti e tre.
“ Il motivo per cui tu ...” iniziò indicando leggermente la bambina ferita “sei caduta...è  sostanzialmente perché vi mancano le basi... cose che non si possono imparare solo guardando delle partite registrate...”
“ Ce le puoi insegnare nii-san?” chiese stavolta il "bimbo intelligente" -non sapeva i loro nomi dopotutto- e tutti e tre si misero a fissarlo con gli occhi da cuccioli e si ritrovò a ridere silenziosamente.
Decisamente sapevano come ottenere quello che volevano.
“ Va bene...”andò a recuperare la palla sulle gradinate e tornò da loro.
“ Per prima cosa: per palleggiare bene non dovete usare il palmo della mano ma i polpastrelli...” il bambino più piccolo rivolse uno sguardo perplesso a quello intelligente che sospirando gli fece vedere cosa erano i polpastrelli.
Tetsuya diede loro una prova di quelle parole e il palleggio risultò perfetto “ questo vi permetterà di ottenere un palleggio più rapido. Quando questa vi tornerà sulla mano non afferratela ma spingetela di nuovo verso il basso con le dita usando soprattutto il movimento del polso e della parte del braccio sotto il gomito. Grazie all'uso delle dita al posto del palmo vi permetterà anche di decidere dove indirizzare la palla,” subito dopo in quel modo fece rimbalzare la palla verso il bimbo più grande che la prese al volo dimostrando buoni riflessi.
“Prova.” Lo incitò e il bambino obbedì e sorrise contento quando il palleggio gli riuscì senza che la palla gli sfuggisse dalle mani neppure una volta “ Ora passala.”
Lo fece e il bimbo intelligente anche se con un po' più di difficoltà riuscì a prendere la palla e a svolgere la sequenza per poi passarla alla più piccola che anche lei finì per poi ripassarla a quello più grande.
Ripeterono più volte e Kuroko si ritrovò a sorridere soddisfatto nel comprendere che i bambini sapevano già quanto fosse importante diventare padroni di una tecnica prima di passare alla successiva.
Quando riuscirono tutti e tre a fare una sequenza completa senza mai sbagliare decise che era il caso di passare alla successiva. Indicò al bambino più grande di ridargli la palla e quello obbedì docilmente assetato di imparare altro.
“Seconda lezione: la posizione. Non restate con il dritti come un palo quando palleggiate. Assumete una posizione più bassa in modo che il tragitto compiuto dal pallone partendo dalla mano fino a terra sia minore e così il difensore avversario avrà molti più problemi nel rubarvi la palla. Quindi prima di palleggiare accovacciatevi leggermente in posizione difensiva così...” piegò leggermente le ginocchia “ Tenete il busto e la testa ritti: vi permetterà di avere un buon equilibrio, la possibilità di muovervi più facilmente e di proteggere la palla allo stesso tempo impedendo che questa vi venga rubata.”
Tutti e tre i bambini imitarono goffamente la sua posizione. Dopotutto non se la stavano cavando male come prima volta.
Predisse che sarebbero migliorati in poco tempo visto tutto l'entusiasmo la passione verso quello sport e quel po' di talento che già riusciva a scorgere in loro.
“Bene ora provate a palleggiare in questa posizione ... vedrete che vi risulterà più facile” detto questo passò di nuovo la palla al più grande che la afferrò di nuovo agilmente e provò.
Parve notare fin da subito il cambiamento e infatti sorrise entusiasta dai progressi fatti.
“E' vero va meglio!”
Di nuovo eseguirono tutti e tre e restarono soddisfatti dalla facilità con cui riuscivano a palleggiare ora.
“ Cercate di tenere sempre la mano sopra la palla in modo che quando questa rimbalza verso l'alto la ritroverete sempre sotto le dita. In questo modo avrete sempre il controllo mentre vi muoverete per il campo e no rischierete di perderla regalandola all'avversario.”
Fece di nuovo una dimostrazione iniziando a palleggiare e allo stesso tempo a muoversi per il campo. Passò facilmente attraverso i tre bambini  e quando si ritrovò un po' più lontano usò la misdirection per far arrivare, senza che nessuno di loro se ne accorgesse, la palla dritta nelle mani del bimbo più grande.
Quando i tre si resero conto di cosa era successo emisero esclamazioni di stupore e incredulità.
Lo accerchiarono tutti e tre chiedendo come aveva fatto.
“ Non é una cosa che io stesso posso insegnarvi in quanto sarebbe molto difficile ed in parte dovreste essere nati con determinate caratteristiche ...” li vide abbassare lo sguardo delusi e anche un po' amareggiati forse perchè pensavano li stesse sminuendo “ Non fate quelle facce..” si affrettò a correggersi “ questa è una tecnica particolare che solo chi è nato con una presenza quasi impercettibile può usare... non conosco nessuno come me e fino ad ora non mi pare che ce ne siano mai stati di giocatori simili al mondo...”
Questo parve risollevarli “quindi anche noi possiamo diventare bravi? Anche se non siamo cresciuti in quartieri ricchi e non abbiamo ricevuto lezioni?”
Era una domanda proveniente dal bimbo intelligente che in quel momento, così indifeso e speranzoso in attesa di una risposta positiva, gli parve un semplice bambino insicuro a causa della sua precaria situazione.
Gli sorrise teneramente e posò una mano sulla testolina scura carezzandogli i capelli delicatamente “Tutti abbiamo un talento particolare... nessuno è nato senza;dovete solo avere la giusta testardaggine nel continuare a giocare anche se qualcuno vi dice che non ha senso ... anche quando perdete ricordatevi sempre che potrete giocare ancora, migliorarvi e che non è mai finita fino a quando amerete il basket”
Si ritrovò a finire senza fiato... non era abituato a fare quel tipo di discorsi così lunghi.
Il bambino parve rassicurato e gli rivolse un sorriso smagliante per poi fargli una richiesta.
“ Ci insegni a tirare a canestro nii-chan?”
Ecco quella era una richiesta un po' ostica per lui.
“ Mmm... questo é un problema...”
Il bambino lo guardò spaesato “E perchè?”
Come spiegarlo?
“ Avete visto il passaggio di prima?” Annuirono tutti e tre “Beh quel mio stile di gioco mi impedisce di tirare la palla come gli altri giocatori. Anche nel tiro uso il mio stile per questo motivo non è il caso che sia ad insegnarvi come tirare ...”
Il bimbo intelligente abbassò gli occhi pensieroso.
Fu il bimbo più grande a rispondere “ Ma il tiro non é... la cosa più importante per vincere una partita? Se non facciamo canestro come faremo a vincere?”
Tetsuya sospirò... aveva una soluzione per questo, tutto stava solo nel convincere quella persona.
“Ci ho già pensato... per ora però dovete allenarvi sulle basi: se non sapete muovervi nel campo senza che vi tolgano la palla allora non potrete mai arrivare al canestro e quindo fare punti.”
Alla fine allenò i bambini fino a tarda ora e solo quando vide il sole tramontare si rese conto che di quanto tardi avessero fatto.
“Per oggi basta così... continueremo un altro giorno, é ora di tornare a casa o...” si interruppe quando notò lo sguardo fisso e spalancato dei tre.
“Che succede?"
Bimbo intelligente balbettò qualcosa di molto simile ad un “Continuerai ad allenarci nii-san? Verrai ancora qui?”
Tetsuya sorrise capendo cosa li angustiava “Mi avete chiesto voi di insegnarvi, no?”
Dette quelle parole se li ritrovò tutti addosso in lacrime in pochi secondi.
“Visto che ci siamo che ne dite di dirmi i vostri nomi?”
I bambini gli fecero un grande sorriso mentre lo accompagnavano a prendere le sue cose sulle scalinate.
“Io sono Yuichiro...” iniziò il bimbo intelligente poi indicò l'amico accanto a se “ Lui é Akio e lei é Naomi...”
“ Io sono Tetsuya, piacere” gli rispose educatamente porgendogli la mano.
Era piuttosto comica come scena soprattutto quando Yuichiro gliela strinse con un espressione seriosa.
“ Vi accompagno...” disse prendendo in braccio Naomi e per mano Yuichi confidando che i quasi sette anni di età lo facessero camminare vicino a loro.
Attraversarono un paio di isolati e seguendo le istruzioni dei bambini si ritrovò davanti ad un edificio di media grandezza, non messo benissimo e con un giardino non grandissimo.
L'erba era piuttosto incolta e il tetto aveva diverse tegole rattoppate. Gli si strinse il cuore nel vedere dove abitavano quei bambini.
“ Akio! Naomi! Yuichiro! Piccole pesti ci avete fatto prendere un colpo!”
Tetsuya si voltò verso quella voce e vide una donna di circa vent'anni che correva verso di loro e che appena lo vide rallentò mettendosi visibilmente a posto i capelli.
Kuroko sorrise divertito per quel gesto e aspettò che li raggiungesse.
“ Salve..” lo salutò la donna con quello che doveva essere un sorriso seducente.
Decise di stare al gioco in quanto poteva rivelarsi piuttosto divertente.
Ricambiò il sorriso e rispose al saluto “ Salve signorina...”
La donna parve compiaciuta “ Le posso chiedere cosa ci fa assieme ai bambini?”
“ Li ho visti al campetto da basket del parco Rikugien e mi hanno tenuto compagnia...” cercò di mettere giù Naomi ma la bambina si attaccò alle sue spalle protestando sonoramente e affondando la testa nel suo collo
“Naomi-chan non posso restare con te stanotte...” le disse scherzoso mentre la bambina alzava il volto e riceveva un bacio sulla guancia con un sorriso.
“ Pare che tu le piaccia...” disse la donna allungando le braccia verso Naomi che però si riappiccicò a Tetsuya facendo i capricci.
“ Voglio stare con Tetsu-nii!”
Anche gli altri due parevano d'accordo con lei, infatti gli si aggrapparono alle gambe creando una strana e buffa statua.
“Tetsu-nii!”esclamò Yuichiro con le lacrime agli occhi “Resta con noi!”
Tetsuya cercando di non cadere e con la poca forza che Madre Natura gli aveva concesso alla nascita, si abbassò per carezzare loro la testa dolcemente.
Guardò poi l'orologio “ Avete un posto in più a tavola stasera?”
La donna parve illuminarsi e Tetsuya si trattenne dallo scoppiargli a ridere in faccia. Cosa poco da lui. O quella non ci sapeva proprio fare nel sedurre qualcuno oppure era una sua strana tecnica di abbordaggio del tutto inefficace. Cose entrambe abbastanza comiche visto le sue inclinazioni sessuali.
Fu invitato immediatamente all'interno dell'edificio e come aveva constato prima quella...casa famiglia? Qualunque cosa fosse era molto fatiscente .
I bambini fortunatamente si erano staccati dalle sue gambe lasciandolo libero di camminare, ma continuavano a “svolazzargli” attorno ridendo contenti che fosse rimasto a cena.
“ Non possiamo darti un pasto di prima classe ma Suor Therese fa la migliore shortcake alla fragola della prefettura...”
“ Mi accontenterò di buon grado della migliore Shortcake della prefettura... di certo sarà meglio dei miei cibi precotti.”
Si ritrovarono in una grossa sala rumorosa al cui centro vi era un lungo tavolo di dodici posti. Sette posti erano già occupati da esattamente sette bambini esagitati mentre gli altri tre erano vuoti.
Immaginò che uno di questi fosse in un futuro non troppo lontano occupato da Suor Therese e indovinò, infatti dopo qualche minuto in cui Yuichiro e Akio corsero dagli altri bambini, due suore entrarono nella stanza con in mano molte pietanze.
“ Oh Jinnie li hai ritrovati!”
Quella che aveva parlato era stata un donna abbastanza in carne con un viso dolce e gli occhi gentili.
“ Si Suor Therese... questo ragazzo” e indicò Tetsuya “ ce li ha riportati... ha detto che erano di nuovo al campetto del Rikugien a giocare...”
La suora sospirò “ Lo immaginavo... queste piccole pesti amano davvero tanto quello sport..”
 Dopo che Suor Therese ebbe appoggiato i vassoi sulla tavola si avvicinò a lui tendendogli una mano “ Ti ringrazio davvero molto per averci riportato i bambini... Sono Suor Therese, la matrona di questo orfanotrofio.”
Kuroko strinse la mano cercando di sorreggere allo stesso tempo anche Naomi che non aveva alcuna intenzione di scendere e si presentò a su volta.
“ Suor Therese, i bambini si sono molto affezionati a Kuroko-san e si rifiutano di farlo andar via... che ne dice se resta a cena anche lui?”
La donna più anziana lo fissò un attimo poi le labbra le si allargarono in un sorriso dolce poi guardò il tavolo i cui posti era no già quasi tutti occupati, tranne quello della suora, di Jinnie e di Naomi. “Per me va benissimo... il problema é che non abbiamo abbastanza posti ... ma risolveremo sicuramente...” si mise una mano sotto il mento pensierosa fissando la stanza accigliata, poi spostò lo sguardo su Tetsuya che alzò un sopracciglio perplesso. Allargò il sorriso e il sopracciglio di Kuroko si alzò ancora di più “ beh, pare che Naomi-chan non si staccherà da te molto presto...che ne dici di mangiare con lei in braccio?”
La bambina si staccò dal suo collo e gli sorrise da cucciola. Non riuscì quindi a rifiutare e si ritrovò seduto alla tavola con un piatto di ramen sotto il naso e uno per Naomi. Sentì una mano sulla gamba poco distante da dove era seduta la piccola Naomi e sospirò capendo già chi era .
Anche la bambina, che nonostante la sua età e certi atteggiamenti ancora infantili era già piuttosto matura su certe cose, si accorse di quel gesto e lanciò un occhiataccia a Jinnie che spostò subito la mano arrossendo.
Tetsuya si accostò all'orecchio di Naomi per poi sussurrare un “Grazie” e lasciargli un bacio sulla guancia.
“ Tetsu- nii!”
Il richiamo lo fece voltare “Akio-chan? Che succede?”
Lo vide scendere dalla sua sedia e avvicinarsi al suo posto. Gli appoggiò le manine sulla gamba e lo fissò speranzoso “ Tetsu-nii... domani verrai di nuovo vero?”
Tetsuya abbassò lo sguardo riflettendo. Il giorno dopo sarebbe dovuto tornare ad allenarsi con gli altri della sua squadra e quindi non poteva tornare.... l'espressione dolce del bambino però gli fece stringere il cuore.
Di certo a coach avrebbe usato il suo cadavere per pulire il pavimento se gli avesse detto che non poteva partecipare all'allenamento ad una settimana prima della partita, ma... ora che ci pensava sarebbe bastato saltare le lezioni e tornare in tempo per gli allenamenti. La sua media scolastica era piuttosto buona e le lezioni erano anche in dirittura d'arrivo, quindi non c'era alcun problema se saltava qualche giorno di studio.
“ Verrò a trovarvi domani mattina … ma non potrò restare tutto il giorno, va bene comunque?”
Il volto di tutti e tre i bambini si aprì in un grosso sorriso a quelle parole ed annuirono contenti.
Alle nove decise che era il caso di tornare a casa o sarebbe stato tropo tardi.
Si accordò con i bambini e le suore – stranamente molto propense ad affidarglieli - per venirli a prendere il giorno seguente e portarli di nuovo al parco di Rikugien.
Quando gli chiese come mai si fidava così tanto a lasciarli a lui nonostante non lo conoscessero e Suor Therese rispose solamente che si fidava del suo istinto ed infine aggiunse “ Tu saprai di certo tenerli fuori dai guai...”
Tetsuya annuì poi lasciò che i bambini lasciassero baci umidi sulle sue guance ed infine lasciò l'edificio.
Si guardò indietro verso la luce proveniente dalle finestre e si sentì in pace.
Non sapeva come spiegarlo ma l'aver passato il pomeriggio con quei bambini gli aveva fatto completamente dimenticare il suo dolore che provava. Una cosa che prima di quel giorno solo il basket era riuscito a fare.
Sorrise.
Forse quei bambini sarebbero stati il balsamo per il suo cuore ancora sanguinante.
Si voltò e riprese a camminare.
Arrivò fino alla stazione, in quanto nonostante non fosse molto lontano da casa era tardi e non era il caso tornarci a piedi.
Stava per fare il biglietto per il ritorno quando gli arrivò una chiamata.
Kise Ryouta.
Rispose con il cuore accelerato da una paura immotivata visto le condizioni fuori dal rischio di mortalità dell'amico.
“Kise-kun? Stai bene?”
Sentì che il biondo stava sorridendo dall'altra parte dell'apparecchio << Tutto bene, tranquillo Kurokocchi... solo, c'è qui il dottor Hodgins che mi sta proponendo il giorno dell'operazione e... vorrei che tu mi stessi accanto... ti dispiace?>>
La voce dell'amico era tremante e Tetsuya si sentiva non in obbligo o in dovere... ma piuttosto voleva semplicemente essere al suo fianco in quella decisione tanto importante.
“ Tra dieci minuti sono lì, chiedi scusa al dottore per l'attesa...”

*******

Quattordici giorni, dodici ore, ventinove minuti e fortunatamente non aveva contato i secondi da quella sera.
Quattordici giorni, dodici ore e ventinove minuti di inferno per Kagami Taiga in cui per tenere fede alla richiesta fatta dalla sua ombra erano iniziate le sue sofferenze sentimentali.
Quattordici giorni, dodici ore e ventinove minuti  in cui cercava in tutti i modi di non avvicinarsi troppo a Tetsuya ma allo stesso tempo non riusciva proprio a stragli lontano più di un paio di metri.
Molte cose erano cambiate tra di loro, partendo dal fatto che entrambi cercavano di parlarsi il meno possibile o piuttosto Kuroko cercava in tutti i modi di ignorarlo quando Taiga provava a rivolgergli la parola quelle rare volte.
A causa della loro distanza era stato quasi folle imparare a gestire certi impulsi quando si ritrovavano troppo vicini.
Più i giorni passavano e più i suoi sentimenti più reconditi emergevano assieme alla possessione fisica per quel corpo così minuto che però scatenava in lui reazioni legate strettamente alla libido.
Ogni volta che lo guardava, che fosse in volto o la sua schiena, le mani gli prudevano dalla voglia di abbracciarlo e beh ... baciarlo ovunque ci fosse pelle scoperta da toccare. Per questo quando gli prendevano quegli impulsi doveva strettamente reprimere i suoi istinti, cosa che solitamente non faceva, e per farlo iniziava col mettere le mani in posti sicuri come per esempio le tasche.
In ogni caso non riusciva in alcun modo a stargli lontano ma allo stesso tempo era proprio ciò che Tetsuya gli aveva chiesto di fare e la cosa lo stava distruggendo.
“KAGAMI-KUN!”
Quel richiamo a due ottave più alte del normale gli gelò il sangue e d'istinto mollò il pallone che stava per tirare.
Stava quasi per mettersi sull'attenti con tanto di mano sulla fronte quando si voltò verso la voce.
Nella squadra, c'erano solo due persone che lo chiamavano in quel modo ed entrambi gli facevano tremare le gambe in egual modo ma per motivi diversi. Una era davanti a lui, bassa, donna, con fischietto al collo ed espressione corrucciata; l'altra era poco dietro di lui, basso allo stesso modo, maschio e con uno sguardo impassibile.
“ Si?”
Sudò freddo immaginando già i mille giri di campo o di scuola che avrebbe subito per un qualcosa di sbagliato che non aveva la minima idea di aver fatto.
La ragazza guardò in basso, poi in alto, ai due lati, arrossì ed infine fissò i suoi occhi in quelli di Kagami con un po' più di decisione.
“Tu-ed io... Domani mattina – alle nove- al bar della stazione!”
Non era una proposta, ma piuttosto un ordine.
A cui non poteva per nulla dire di no.
La vide guardare dietro di lui e sorridere e si disse che c'era qualcosa sotto.
Sapeva già di non poter rifiutare e così si ritrovò ad asserire titubante “O-ok...”
La coach gli sorrise e se ne andò, così Taiga ancora piuttosto confuso si chinò per prendere la palla quando sentì il collo prudere terribilmente.
Si rialzò cercando la causa di quel prurito e sbiancò incrociando due occhi grigi che lo fissavano furiosi da dietro gli occhiali.
Si voltò di scatto maledicendo la sua dannata sfortuna.
Diamine! Quei due si conoscevano da quasi tre anni ed era praticamente chiaro a tutti che si piacevano e allora perché cavolo...
Si fermò rendendosi conto che era come se il bue dicesse cornuto all'asino.
Con la coda dell'occhio cercò la figura di Tetsuya dove l'aveva lasciata l'ultima volta che si era incantato a fissargli la schiena ma non trovò nessuno. Lo cercò ancora per tutta la palestra ma nulla.
Si voltò di nuovo e lanciò irritato il pallone nel canestro e si sentì meglio solo quando lo vide entrare e fare punto.
Il giorno dopo sarebbe stata una lunga giornata.

Come sempre quando era in ansia passò la notte in bianco e si ritrovò la mattina seguente con lo sguardo iniettato di sangue e due segni neri sotto gli occhi.
C'era anche da dire che da due settimane a quella parte raramente dormiva la notte, anzi ormai poteva dire di essersi abituato a restare con gli occhi spalancati, a fissare il soffitto mentre per la mente gli passeggiavano le immagini della sua ultima conversazione con Kuroko e anche al loro ultimo incontro fisico.
Si vestì lentamente mentre la sua testa era piena di domande per quello strano appuntamento, per lo sguardo infuocato del capitano e per l'assenza di Kuroko.
Mangiò i suoi tre quintali di colazione e uscì di casa.
Arrivò al bar con una decina di minuti d'anticipo ordinò qualcos'altro da mangiare- giuso per tenersi occupato e con la pancia pesante- e fu proprio così , con un panino tra i denti che lo trovò la coach Aida.
Si sedette davanti a lui sospirando per nulla sorpresa da quella scena e neppure quando il rosso parlò con la bocca piena per salutarla.
“Sfciao coasch...” fortunatamente il cibo non gli uscì dalla bocca.
“ Ciao anche a te Kagami-kun...”
La faccia schifata di Riko probabilmente fu abbastanza esplicita da fargli inghiottire tutto il boccone intero per poi correre ai ripari bevendo quasi metà della bottiglia d'acqua da un litro e scampando da morte per soffocamento.
“Tutto a posto Kagami-kun?” gli disse Riko sorridendo divertita dal volto paonazzo per la quasi asfissia.
Quello grugnì un assenso e si asciugò la bocca con il fazzoletto.
“ Coach... che ci facciamo qui?”
La ragazza fece una faccia offesa “Non posso chiedere ad un mio kohai di prendere un caffè?”
“ Non puoi farlo se poi il tuo kohai rischia la vita per mano del suo sempai e capitano...”
Aida arrossì e abbassò lo sguardo “ E' così evidente?”
Taiga le sorrise “ Coach, sarò stupido ma non cieco e neppure gli altri della squadra, solo … perché non ce lo dite... siamo tutti compagni,no?”
La coach divenne ancora più rossa, ma comunque riuscì a guardarlo in faccia “ Avevamo pensato di dirlo dopo la partita ...”
Kagami alzò gli occhi al cielo e sbuffò borbottando “ A quanto pare piace proprio a tutti il dopo partita...”
A quelle parole Riko fece una faccia strana “ E con questo torniamo al motivo per cui ti ho chiesto di venire...” Taiga riportò la sua attenzione su di lei “ Che succede tra te e Kuroko-kun?”
Kagami non arrossì, il suo cervello non entrò in blackout e le parole rimasero sulla sua lingua senza che balbettasse.
Una cosa decisamente strana per lui, ma la distanza fisica ed emotiva con Kuroko, lo stava cambiando e nonostante la cosa non gli piacesse lo accettava senza fare nulla, con la sola speranza di riuscire a mettere tutto a posto al più presto.
“Un mese fa, poco dopo la partita contro la Yosen, Aomine é venuto a cercarci e voleva parlare con Kuroko...”
Riko annuì facendogli segno che stava ascoltando.
“Beh... quel giorno Aomine e Kuroko sono tornati amiconi come hai potuto vedere dalle volte che lo viene a prendere dopo l'allenamento. Non mi piaceva tutto quello e non mi piace ancora in realtà... ogni giorno avevo la sensazione che la non presenza di Kuroko diventasse sempre più flebile e ho sempre più paura che un giorno sparisca per poi vederlo accanto ad Aomine..”
A quelle parole Aida sorrise soddisfatta da quello che stava sentendo.
“Due settimane fa circa, Aomine mi ha chiesto di vederci e lì mi ha detto che se non mi sbrigavo a dichiararmi a Kuroko, lui se lo sarebbe ripreso ad ogni costo.”
La coach sgranò gli occhi a quelle parole “Wow... Diretto come al solito, tipico di Aomine-san.”
Kagami annuì.
“Come hai reagito?”
Rimase un attimo in silenzio analizzando il suo comportamento e cercando di dare un nome all'enorme cazzata che aveva fatto.
“ Credo di aver perso la testa letteralmente... “
Riko corrugò le sopracciglia e Taiga si affrettò a correggersi “ Cioè non proprio letteralmente... insomma hai capito … ho dato di matto!”
La ragazza annuì mentre un brutto presentimento gli attanagliava il petto.
“Cioè? Che hai fatto?”
Stavolta Taiga arrossì in quanto ciò che stava per raccontare non era proprio una cosa di cui andare del tutto fieri ne una cosa di cui parlava tutti i giorni.
“Mi sono fatto prendere dalla paura e dalla rabbia e guidato dall'istinto sono andato a casa di Kuroko.”
Il brutto presentimento di Riko si accentuò.
“ E …?”
“E... quando mi ha aperto l'ho aggredito... cioè l'ho baciato all'ingresso e …” divenne paonazzo “ siamo finiti a letto assieme” concluse e gli pareva di aver fatto di corsa il giro della città.
L'espressione stralunata di Aida però lo allarmò e analizzando quello che aveva detto capì che poteva aver frainteso, così si affrettò a difendersi “Lui era consenziente!”
A quelle parole la coach si risvegliò e gli diede un doloroso calcio negli stinchi “Lo avevo capito idiota!”
“Allora perché..?”
Riko scosse la testa rassegnata alla stupidità del kohai “ Stavo solo quantificando quanti danni hai fatto ...”
Taiga abbassò gli occhi “ Molti... troppi.”
“Lo vedo... che ha detto dopo Kuroko-kun?”
Quella era la parte peggiore di tutta quella storia.
“Che gli piaccio e di non rivolgergli la parola e di evitare un qualsiasi rapporto al di fuori di scuola e palestra,fino a quando non capirò cosa provo per lui. E anche se dovessi capire che è solo attrazione fisica se ne sarebbe fatto una ragione avrebbe cercato di andare avanti.”.
Si complimentò con se stesso per quel riassunto senza balbettii o esitazioni.
Riko parve riflettere su quelle parole “ Tipico di Kuroko-kun... è un ragazzo forte ed é riuscito ad affrontare la situazione in maniera razionale nonostante non debba essere facile per lui.”
Taiga incassò ancora di più la testa nelle spalle, sentendosi dannatamente in colpa.
“Cosa vuoi fare?”
Taiga sorrise leggermente e rispose con una naturalità che sorprese la coach.
“ Mi dichiarerò dopo la partita contro il Rakuzan.”
“Ah...”
Kagami alzò un sopracciglio a quella reazione abbastanza strana.
“ Ecco.. non offenderti Kagami-kun, ma conoscendoti pensavo che ci avresti messo molto …” Riko aggrottò le sopracciglia e sospirò “molto di più prima di deciderti.”
Il ragazzo le lanciò uno sguardo storto “ Quando so quello che voglio me lo prendo ...”
“ Bene... sapendo questo sono ancora più stupita che tu non abbia messo le cose apposto con lui nel momento in cui sei arrivato a quella conclusione.”
Taiga abbassò gli occhi e prese un bel respiro “ Era quello che avrei voluto fare nell'esatto momento in cui mi sono auto confermato che l'amavo ma... l'ultima volta che ho agito d'istinto non è andata proprio benissimo, quindi...”
La coach annuì comprendendo ma non poteva dire di non essere ancora un po' stupita sull'improvvisa maturità del kohai.
“Quindi dobbiamo solo vincere per rendere tutto perfetto” concluse al posto di Kagami che le sorrise e annuì.
“ Lo spero...”
A quelle parole la ragazza lo fissò un po' interdetta “ Che intendi?”
“Intendo che spero solo che lui mi stia ancora aspettando … Quando finirà la partita sarà passato quasi un mese.... e spero che non abbia deciso di non avere più nulla a che fare con me in maniera definitiva.”
Riko abbassò il volto riflettendo.
Poteva capire il timore di Kagami. Kuroko-kun era un tipo molto razionale e da quello che gli aveva detto prima c'era anche la possibilità che l'amico decidesse di non accettare la sua dichiarazione.
Mentre uscivano dal bar la coach si ritrovò a sperare che Kuroko-kun mandasse di nuovo a quel paese la sua freddezza mentale e si facesse guidare dai sentimenti.

*******

Accelerò il passò sotto al tunnel della stazione e si strofinò le braccia nervoso dal buio e dalla poca luminosità che rischiarava il passaggio.
Non si sentiva a posto visto anche la poca gente che passava di lì soprattutto a quell'ora.
Ogni rumore gli pareva sospetto o anomalo.
La suoneria del suo cellulare rimbombò nel cunicolo mandandogli il cuore in gola e bloccandogli il respiro. Riprese a inspirare normalmente e tirò fuori il cellulare dalla tasca.
Lesse il nome sul display e i battiti accelerarono di nuovo. Rispose.
“Kise-kun?! E' successo qualcosa?!”
<< No, Kurokocchi... volevo solo tenerti compagnia mentre sei nel sottopassaggio, so che non ti piace passare lì sotto a quest'ora.>>
Tetsuya sorrise grato per quell'affetto che l'amico riusciva a dargli senza chiedere mai o quasi mai nulla in cambio.
“Grazie... come va ?”
Sentì una risata sommessa dall'altro capo del telefono.
<< Kasamatsu- senpai é un tantino agitato dal tuo ritardo ...>>
Dall'apparecchio provennero strani schiamazzi simili a proteste arrabbiate. Kuroko ipotizzò che il senpai stesse minacciando di prenderlo a calci dopo l'operazione se non stava zitto.
“C'è anche lui?”
Un'altra risata e un insulto sussurrato.
<< Si, mi è venuto a trovare mentre c'era il dottore... non so però se speri che io guarisca o voglia uccidermi lui....>>
Tetsu allargò il sorriso sollevato dal sentire l'amico molto meglio e soprattutto più allegro.
“Sono abbastanza certo che voglia che tu guarisca...” gli rispose e quando la brezza fresca gli carezzò il volto si rese conto che parlando al telefono era finalmente uscito senza accorgersene da quel maledetto sottopassaggio e in lontananza poteva vedere la villa di Ryouta.
“Kise-kun sto arrivando... grazie per la compagnia..” detto questo attaccò e affrettò il passo.
Ci mise solo qualche minuto ad arrivare davanti al cancello in ferro battuto e non si prese il disturbo a suonare ma aprì direttamente con le sue chiavi  e lo stesso fece con la porta d'ingresso.
Si diresse direttamente alla camera da letto ma prima deviò verso la cucina e vi posò le sue cose in modo da non incasinare la stanza di Ryouta.
Bussò stavolta ma non aspettò comunque di ricevere una risposta ed entrò, avvistando subito la figura dell'amico biondo sul letto al centro della camera.
Cercò con lo sguardo il medico lo trovò seduto su una poltrona con un bicchiere di qualcosa molto simile a scotch.
“Kurokocchi!”
Il sorriso di Kise fu così contagioso che Tetsuya si ritrovò a ricambiarlo e si avvicinò al letto quasi ignorando la figura di Kasamatsu vicino a lui.
“ Come ti senti?” gli chiese scandagliando la sua figura per intero come faceva di solito per capire se gli mentiva sulle sue condizioni.
“Meglio!”
E sembrava sincero, infatti poteva cedere netti miglioramenti fisici: guance più piene, pelle più colorita e … beh più carne dappertutto.
Ryouta come sempre aspetto il suo parere finale con un sorriso divertito.
“Sei sincero” concluse soddisfatto.
In quel momento gli si avvicinò quello che doveva essere il medico.
“ Salve... devi essere Mr Kuroko Tetsuya...”
Gli aveva teso la mano e Kuroko la strinse annuendo “lei deve essere il dottor Hodgins?”
Era un uomo sulla trentina un po' stempiato e dai capelli scuri. Portava un paio di occhiali dalla montatura squadrata calati leggermente sul naso.
Il dottore confermò la sua identità e portò una sedia vicino al letto di Ryouta mentre Kuroko si sedette sul bordo del letto e Kasamatsu invece rimase accanto al letto in piedi aspettando che iniziassero.
“Bene, devi essere un amico davvero speciale… visto che Kise-san non ha voluto sapere nulla senza di te, Kuroko-san.”
Tetsuya alzò le spalle e rivolse un occhiata a Ryouta che invece sorrideva per nulla in imbarazzo.
Con la coda dell'occhio vide Kasamatsu stringere i pugni e irrigidire la mandibola irritato da qualcosa.
Non ci mise molto per capire il motivo di quella reazione.
Era abbastanza evidente che a Kasamatsu piacesse Kise e da quanto ne sapeva, Kise ne era a conoscenza.
Cercava in tutti i modi di evitare che il senpai manifestasse in maniera troppo evidente i suoi sentimenti da doverglielo far presente e più volte era riuscito ad aggirare una vera e propria confessione.
Il biondo allungò la mano verso quella di Tetsuya e il ragazzo, quando la strinse, notò che tremava.
Kuroko sostò lo sguardo sul dottore e gli fece segno di iniziare a parlare.
“Allora, abbiamo diversi giorni in cui potresti affrontare l'operazione ma credo che prima la farai e meglio sarà...”
La mano che Kuroko teneva tra la sua sussultò e spostò d'istinto lo sguardo su Ryouta che era sbiancato leggermente. Strinse di più le dita per fargli coraggio e l'amico sembrò apprezzare.
“Va bene... quando?”
Il dottore sospirò “ come ti ho detto é meglio il prima possibile e la clinica migliore per questo tipo di operazione é libera già dalla prossima settimana.”
Stavolta la mano non tremò e neppure la voce quando accettò.
“ Bene ne sono contento. L'unico problema da risolvere ora é il post operazione ...”
Aggrottarono in tre le sopracciglia perplessi dalle parole del medico.
“ Dopo l'operazione avrai bisogno di costante assistenza. Per una settimana verrai tenuto ricoverato, poi però dovrai trovare qualcuno che resti al tuo fianco fino a quando non riuscirai a camminare di nuovo se l'operazione andrà bene.”
Calò il silenzio mentre tutti riflettevano su quelle parole.
Alla fine Kuroko arrivò all'unica soluzione disponibile e che non era neppure spiacevole.
“ Verrà a vivere da me.”
Tutti i presenti si voltarono verso di lui.
“ La mia casa é abbastanza grande da poter ospitare tutti gli attrezzi necessari per la futura riabilitazione e ho una stanza in più per ospitarti. L'operazione e la settimana di ricovero porteranno la tua dimissione dalla clinica a pochi giorni dopo la partita contro il Rakuzan e quini avrei tutto il tempo per aiutarti e assisterti per ogni esigenza.”
La sua spiegazione era la più logica e Ryouta pareva del tutto compiaciuto e anche molto contento da quella soluzione.
Kasamatsu invece non pareva affatto contento ma non disse nulla.
Il dottore alla fine se ne andò soddisfatto e gli disse che lo avrebbe chiamato per decidere la data precisa.
Kise diede un occhiata fuori e poi si rivolse a Tetsuya “ Kurokocchi é troppo tardi per tornare a casa... rimani qui stanotte?”
A Kasamatsu non lo chiese visto che abitava solo a due case di distanza dalla sua e il senpai non si offese.
Alla fine Kuroko accettò di buon grado l'ospitalità di Kise in quanto non aveva voglia di passare per quel dannato sottopassaggio di nuovo.
Yukio se ne andò dopo una mezz'ora in cui discussero sul trasloco che il biondo avrebbe dovuto affrontare.
Fortunatamente Kise andava abbastanza bene a scuola e un fine anno anticipato era stato accettato di buon grado sia dal preside che dai professori. Tetsu si ritrovava più o meno nella stessa situazione  quindi la richiesta non avrebbe portato alcun problema.
“ Kurokocchi... sei sicuro che non disturbo?”
Tetsuya lo fissò perplesso.
“ Si, insomma … non voglio che tu ti senta costretto ad ospitarmi...”
Kuroko lo guardò male “ Kise-kun...ho mai fatto qualcosa che non volevo?”Il ragazzo scosse la testa. “Allora smettila di farti problemi.”
Quelle parole parvero rassicurare il biondo che gli sorrise grato.
Alla fine passò il resto della serata prima di andare a riposare ad ascoltare il racconto di Tetsuya sulla giornata appena finita.





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Capitolo 6
*** Alcool e Ringraziamenti. ***


Alcool e ringraziamenti.

L'ansia iniziava a farsi sentire.
La partita contro il Rakuzan sarebbe stata di lì a pochi giorni e con essa anche la futura operazione di Kise che avevano scoperto coincidere esattamente con l'incontro, cosa che non aveva reso per nulla tranquillo Kuroko.
"Cosa ti preoccupa Testuya?"
La voce di Suor Therese lo riscosse dai suoi pensieri, riportandolo con i piedi per terra nel luogo in cui era in quel momento.
"Oh, mi scusi sorella...ho molti pensieri per la testa in questi giorni" gli rispose pacato come suo solito.
" Me ne vuoi parlare?" gli chiese la donna mentre carezzava la piccola testolina mora poggiata sulle sue gambe.
Tetsuya sorrise dolcemente osservando i due bambini che giocavano felici sul tappeto di casa sua.
Era un giorno di pioggia e non si poteva uscire, così Kuroko aveva invitato i bambini e Suor Therese a rimanere a cena da lui, anche costretto da sei occhioni da cucciolo che lo avevano implorato con uno sguardo di poter stare con lui.
"Un mio amico tra pochi giorni si opera..." iniziò esitante e la sorella lo fissò comprensiva.
"E' una cosa grave?"
"Rischia di non poter più camminare se qualcosa va storto..."
Gli arrivò una mano a scompigliargli i capelli per confortarlo " Mi dispiace tesoro... sono sicura che andrà tutto bene.."
"Lo spero... solo che ho accettato di ospitarlo per la riabilitazione e quindi non potrei stare molto con i bambini...non voglio che ci rimangano male..."
Il viso della donna si fece pensieroso, probabilmente alla ricerca di una soluzione.
"Ci penseremo quando sarà il momento ok?"
Il ragazzo annuì, lasciandosi coccolare da quella mano che pareva tanto quella di una madre, una madre di cui sentiva tremendamente la lontananza. Si sentì abbracciare a metà e la lasciò fare perché aveva davvero bisogno di un po' di conforto.
"Non é solo questo che ti preoccupa vero?"
Tetsuya alzò lo sguardo su di lei ma non disse nulla.
"Immagino che tu non abbia ancora risolto con Kagami-san..."
Il ragazzo affilò lo sguardo " Non le ho chiesto una confessione, sorella..." La voce gli era uscita più dura di quello che voleva, ma non si scusò.
Suor Therese non si offese. In quelle settimane aveva imparato a conoscerlo.
" Lo so tesoro... ma mi preoccupo per te..."
Il volto di Kuroko si addolcì " Per questo la ringrazio,sorella ma... non ho voglia, in questo momento, di parlarne."
" Tetsu-nii!Tetsu-nii!" il richiamo di Akio li fece voltare verso il bambino che, con le mani poggiate sulle ginocchia di Tetsuya protendeva il faccino verso di lui con un gran sorriso: " Domani andremo al parco,vero?"
Al ragazzo si strinse il cuore dovergli dare una delusione: " Mi dispiace Akio-chan, ma domani devo allenarmi per la partita di giovedì ed inoltre il campo sarà tutto bagnato..."
Il bambino abbassò lo sguardo facendo un visino triste che intenerì Tetsuya portandolo a dargli un buffetto sulla guancia. Si spostò leggermente tirando fuori dalla tesca retro dei jeans quattro foglietti di carta che consegnò tra le mani di Akio. Se li rigirò per qualche secondo tra le dita e solo quando comprese cosa erano gli si illuminarono gli occhi dalla gioia.
" Tetsu-nii... sono ..."
" I biglietti per la mia partita di giovedì, si" Tetsuya si voltò verso la donna" Posso chiedere a Jinnie- san di accompagnarli?"
Suor Therese gli sorrise ed annuì " Io non ho alcuna obbiezione."
Kuroko le sorrise a sua volta prima di guardarsi attorno alla ricerca di due pesone in particolare.
" Dove sono Aomine-kun e Momoi-san?"
Suor Therese si guardò attorno e poi riportò l'attenzione sul ragazzo con un espressione colpevole che capì al volo.
Tetsuya si schiaffò una mano davanti agli occhi mentre la sorella sospirava sconsolata. Perfino i tre bambini - Naomi si era appena svegliata - mostravano un 'espressione divertita.
" Non mi dire che ..." iniziò Therese.
" Probabile, si ..."
Si alzarono entrambi e seguiti dai bambini raggiunsero i combina guai nella cucina. Appena entrarono una leggera esplosione li travolse.
Quella che un quarto d'ora prima poteva ancora essere definita la sua cucina ora era uno sfacelo. Era tutto completamente sotto sopra. La farina ricopriva ogni angolo, pentole e padelle sparse su ogni superficie ancora incolume. Da una parte, vicino a i fornelli probabilmente, vi erano due figure di altezza diversa, completamente ricoperti di farina e cacao, che s'imprecavano contro.
"Satsuki,dannata! Ti avevo detto di non toccare nulla!"
" Dai-chan sei scortese!Ho seguito la ricetta di Suor Therese alla lettera!"
Il moro la guardò male e con un cucchiaio e ancora completamente impiastrato di farina,cioccolato e uova probabilmente, punzecchiò la massa informe rimasta nel pentolino.
" Ah si? E mi dici cosa c'entra la salsa di soia nella torta di mele? E le mele? Dove sono?"
La ragazza arrossì,voltò il capo offesa e solo in quel momento si rese conto del gruppetto scioccato e come loro ricoperto da strane sostanze, che sostava sull'entrata.
"Tetsu-chan!"esclamò correndo incontro al ragazzo che però fece due passi indietro " Momoi-san, sono già abbastanza sporco senza che ci aggiungi altra roba."
Satsuki mise su un espressione delusa ma non se la prese, come al solito. Conosceva Kuroko da troppo tempo per non capire quando era veramente arrabbiato e quando invece solamente irritato.
I bambini parevano essere gli unici a divertirsi, in quella specie di panico che si era venuto a creare. Gironzolavano qua e la, assaggiando di tanto in tanto il composto sparso un po' dappertutto ed emettendo poi versi schifati.
Suor Therese sospirò intenerita mentre si toglieva dal volto un po' di fuliggine proveniente dal forno mezzo esploso. "Credo sia il caso di dare una ripulita e poi farci tutti un bel bagno, che ne dite?"
Tutti parvero concordare con lei e iniziarono a rassettare la cucina in modo da farla tornare ad un aspetto accettabile.
Ci misero una buona mezz'ora ma alla fine le uniche cose sporche li dentro erano i loro corpi.
" Che ne dite se rimanete qui a dormire stanotte?" propose Tetsuya osservando il buio che era calato in fretta fuori dalla finestra.
Suor Therese segui il so sguardo " Ne sei sicuro?Non disturbiamo?"
" Si tranquilla sorella,la camera degli ospiti è libera e ho abbastanza futon anche per i bambini. Non mi piace l'idea di farvi tornare così tardi..."
Daiki e Satsuki accettarono senza obbiettare in quanto, da quando lui e il moro erano tornati al vecchio rapporto, era capitato spesso che li invitasse a restare per la notte dopo cena.
La donna osservò per qualche secondo i tre bambini che a stento parevano riuscire a tenere gli occhi aperti e alla fine decise di accettare anche lei.
" Chiamo Suor Christine per avvertirla allora."
Testuya annuì e gli indicò il telefono dall'altra parte della stanza.
" Oi Tetsu vado prima io ..." Come al solito, Aomine non chiese il permesso di niente e s'infilò in bagno.
Fortunatamente anche nella stanza degli ospiti ve ne era un altro, in modo che le due donne potessero lavarsi senza problemi.
" Penso che la cosa migliore sia prima dare una bella ripulita ai bambini..." ridacchiò Satsuki togliendo un po' di farina dai capelli di Akio che sonnecchiava tra le sue braccia.
" Direi di si ... ti aiuto..."
Tetsuya prese in braccio Naomi e cercò di svegliare Yui per infilarli nella vasca.
Fu un ardua impresa per i due ragazzi , in quanto i tre bambini erano troppo stanchi per collaborare e quindi risultavano dei pesi morti nelle loro mani.
Alla fine fortunatamente, riuscirono a farli tornare al loro stato naturale e a metterli a letto.
Tetsuya diede la buonanotte a Satsuki dopo aver preparato tutto il necessario per la notte, e si diresse verso la sua camera avendo sentito la porta del bagno aprirsi.
Infatti all'interno, Aomine si stava frizionando i capelli con un asciugamano, così Kuroko ne approfittò per darsi una lavato mentre sentiva la massa appiccicosa farsi sempre più solida scontro la sua pelle.
Con un sospiro di sollievo sentì l'acqua bollente scorrergli addosso e si rilassò.
Lasciò la mente libera di vagare. Grave errore, ma anche lui era troppo stanco per emettere un qualsiasi tipo di resistenza.
Come un magnete i suoi pensieri virarono drasticamente in una direzione da lui indesiderata, senza che si potesse opporre in alcun modo.
La fitta dolorosa arrivò all'improvviso all'altezza del cuore.
C'era un altro motivo nascosto nella sua richiesta a Suor Therese di rimanere per la notte: lui stesso non era nelle condizioni di rimanere da solo.
 L'ansia gli aveva attanagliato lo stomaco al solo pensiero.
 Probabilmente avrebbe passato la notte in bianco a girare per la casa come un fantasma se fosse stato solo.
Taiga...
Il pensiero arrivò come un lampo e portò la stessa distruzione che avrebbe fatto un vero fulmine su un albero.
Dovette poggiarsi alla parete per non scivolare, tanto era forte il carico sentimentale che si portava dietro quel solo nome .
Aveva mantenuto la sua promessa, Taiga, e aveva cercato di non rivolgersi a lui e di non stargli più così attorno come gli aveva chiesto.
Era un sollievo, da una parte, ma terribilmente doloroso, dall'altra.
Gli mancava. In una maniera che non aveva creduto possibile.
I suoi sentimenti verso il compagno di squadra erano completamente diversi da quelli che aveva provato anni prima per Shigehiro.
In pochi mesi il rosso era riuscito a surclassare completamente l'affetto che aveva provato per il suo ex, rendendolo quasi una stupida cotta da ragazzini.
Ricordava di aver sofferto moltissimo, quando Ogiwara lo aveva lasciato. Ora si rese conto che probabilmente aveva solo sopravvalutato quel dolore, non pensando di averlo confuso con quello che provava per l'abbandono del basket e del suo migliore amico.
Kagami aveva completamente riempito la sua esistenza nel suo solido modo esuberante. Era diventato la sua routine. Necessario come l'aria che respirava.
Ora che stava provando la sua assenza, si rendeva conto di quanto fosse assuefatto dalla presenza compagno.
Inoltre doveva ammettere che, anche se era imbarazzante, aver provato il sesso con lui una volta, non gli era bastato affatto.
Ora che ne aveva saggiato un morso, voleva tutto il boccone, con una possessività inusuale per uno come lui.
Voleva il suo corpo, il suo cuore e la sua anima.
Tutto il pacchetto completo o niente.
 Prese un profondo respiro rendendosi conto che era più di un quarto d'ora che era chiuso lì dentro e da fuori proveniva un profondo silenzio, segno che almeno le donne con i bambini erano già nel mondo dei sogni.
Uscì dalla doccia e dopo essersi asciugato indossò solo i pantaloni del pigiama, troppo accaldato a causa dei riscaldamenti.
Quando entrò in camera, non si sorprese dal trovarla vuota e sicuro si diresse verso la cucina.
Come aveva immaginato, Daiki aveva la testa infilata nel frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Senza che lo notasse Tetsuya lo osservò tirare fuori una bottiglia di whisky che aveva portato Suor Therese da mettere un pò nei dolci che voleva preparare, e con suo enorme panico si rese conto che sull'etichetta vi era stampato a chiare lettere "Succo alle mele".
Purtroppo, prima ancora che potesse dire qualcosa, Aomine aveva stappato la bottiglia e trangugiato due belle sorsate.
Fece una faccia strana ma non disgustata e sotto l'espressione sgomenta di Tetsu ne bevve altri due bei sorsi mentre le guance si coloravano di un rosso acceso.
Quando si accorse di lui, Daiki mise su un sorriso strano "Hei Tetsu non é male questo succo!" gli disse passandogli la bottiglia.
Tetsuya posò lo sguardo prima sulla bevanda, poi sul moro e alla fine mandò a quel paese la sua coscienza e favorì anche lui, sentendo l'alcool bruciargli la gola e regalargli la tipica sensazione ovattata di cui si rese conto di averne bisogno, quella sera.
Non seppe cosa gli prese ma bevve altri due sorsi gioendo dell'annebbiamento della sua razionalità.
Con quel poco di coscienza che gli era rimasta, riuscì ad impedire sia a se steso che a Daiki di scolarsi il resto della bottiglia e a trascinarsi verso la loro camera.
Aomine lo seguì stranamente docile.
Si sentiva stranamente accaldato e la mente così che leggera che dubitava fosse il succo a fare quell'effetto. Una piccola parte della sua mente registrò il fatto che l'alcool potesse fare quell'effetto, ma la ignorò, troppo concentrato su un punto della pelle d Tetsuya che gli pareva piacevolmente morbido da assaggiare.
Seguendo l'istinto, dopo che la porta si fu chiusa, abbracciò da dietro l'amico e poggiò le labbra in quel piccolo anfratto di pelle che congiungeva il collo alla spalla.
Lo saggiò con un morso sentendo il ragazzo sussultare.
" Aomine-kun...che diamine ti prende?!"
" Tetsu... ho fame..." gli rispose il moro interrompendolo.
Kuroko sospirò, cercando di tenere a freno il cuore che palpitava e il sangue che a causa dell'alcool che gli circolava nelle vene, si stava infiammando di eccitazione.
" C'è tanta roba nel frigo..."
Un altro morso .
" Tu mi sembri più buono .." lo voce era strascicata.
Tetsuya prese un 'altro respiro profondo per calmarsi . La situazione stava decisamente degenerando e la cosa peggiore era che al suo corpo non dispiaceva affatto mentre la sua mente invece pareva del tutto assente.
Quel poco di razionalità rimasta la stava usando tutta per impedirsi di perdere la testa.
" Aomine-kun sei ubriaco... e anche io lo sono... non credo sia il caso... " non riuscì a finire la frase, in quanto il moro gli aveva chiuso la bocca con la sua e lo aveva spinto sul letto.
Il suo ultimo pensiero razionale fu che dopo tante belle parole sul suo amore assoluto verso Kagami... il giorno dopo si sarebbe sentito uno schifo.

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16:00  
Stesso giorno al Rakuzan.

“Chihiro... abbiamo l'allenamento oggi, sbrigati!”
Il ragazzo alzò lo sguardo annoiato sul capitano dagli occhi bicromati che lo fissava gelidamente.
“ Tra un po' arrivo...” gli rispose tornando a leggere.
Akashi assottigliò gli occhi mentre dietro di lui i restanti membri della squadra trattenevano il respiro.
Nessuno aveva mai ignorato gli ordini dell'Imperatore.
Quello era un tabù che tutti avevano imparato a non infrangere mai, che fossero più grandi o della sua età non importava.
Quel ragazzo era entrato in squadra da poco e se ne fregava completamente.
“Chihiro...”
Non alzò gli occhi dal suo libro ma riuscì lo stesso a gelarlo con le parole.
“ Ricordati il motivo per cui ti permetto di usarmi, Akashi.”
Non aveva alzato la voce né lo aveva guardato.
Il capitano strinse i pugni e si voltò con il viso contratto.
“ Vedi di arrivare in tempo.”

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9:30
Giorno seguente alla cena.

Un piccolo raggio di sole svegliò il ragazzo addormentato.
Sentiva le tempie pulsare terribilmente e i ricordi della sera precedente cosparsi da una strana nebbiolina.
Si tirò su massaggiandosi con una mano la tempia dolente e solo allora notò l'assenza di pigiama e anche un braccio scuro poggiato sul suo stomaco.
Accanto a lui, ancora addormentato placidamente, sostava Daiki nelle sue stesse condizioni.
Chiuse gli occhi e li strizzò cercando di rimembrare cosa fosse successo quella notte ma l'ultimo ricordo che aveva era – e piuttosto annebbiato pure quello-  era la sensazione morbida delle coperte contro la schiena e la bocca di Daiki sulla sua .
Emise un gemito che svegliò il compagno accanto a se.
Aomine aprì debolmente un occhio per poi richiuderlo subito sentendolo bruciare a causa della luce. Gemette anche lui di dolore e cercò di mettersi seduto.
Quando credette di poter riaprire le palpebre senza diventare cieco fissò confuso prima Tetsuya,poi il suo corpo coperto solo da lenzuolo ed infine se stesso nelle stesse condizioni.
Sgranò gli occhi entrando nel panico.
“ Ultimo ricordo?” gli chiese l'amico sospirando.
Come sempre la sua mente aveva preso a lavorare già dalla mattina presto e nonostante il dolore che pareva sconquassarla.
Aomine corrugò le sopracciglia cercando di ricordare.
“ Il succo di mele aveva uno strano sapore... e tu sembravi una torta da magiare.”
Solo dopo che le ebbe pronunciate parve capire il senso di quelle parole e arrossì.
“ Si beh... potrebbe non essere successo nulla …” provò e Tetsuya concordò ma nessuno dei due ci credeva più di tanto.
Insomma : erano in un letto, con la mente annebbiata, il corpo dolorante e potevano benissimo avvertire l'assenza di biancheria da sotto le coperte.
Non lasciavano spazio a molti dubbi.
“ Anche se non fosse, eravamo ubriachi quindi ...fa nulla” decise sul momento Kuroko cercando di salvare il salvabile, anche perché pareva che Daiki stesse per entrare in shock mentale.
Quelle parole lo rassicurarono almeno in parte.
Sentirono dei rumori provenire dall'altra stanza e Tetsuya decise che avrebbe avuto il tempo quella sera di sentirsi in colpa e che ora era il momento di salvare le apparenza.
Senza scomporsi più di tanto tolse il lenzuolo e le coperte e si diresse in bagno per vestirsi.
Quando uscì notò che lo sguardo di Daiki era più lucido e deciso.
Si avvicinò a lui e lo fissò negli occhi “ Se fosse successo .. allora voleva dire che doveva succedere e basta."
Tetsuya annuì e gli sorrise.
La questione era chiusa e non ci sarebbero più tornati sopra.
Adorava quel lato del carattere di Aomine.
Si chiuse alla porta della sua stanza alle spalle e sorrise debolmente dopo aver preso un profondo respiro.
Va tutto bene.


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17:30.
Giorno precedente all'incontro con il Rakuzan.


"Testu-nii... dove andiamo ?"
La vocetta di Yui gli fece abbassare lo sguardo sul bambino che gli sorrideva contento di poter uscire al di fuori dell'orfanotrofio.
" A trovare Kise -kun."
" Ryo-nii?"
Kuroko annuì mentre attraversavano le porte automatiche dell'ospedale andando verso l'ascensore. Quando le porte si aprirono il ragazzo prese un bel respiro prima di spingere il bambino verso la camera esatta in cui era ricoverato l'amico.
Si fermò con il pugno a qualche millimetro dal legno dalla porta.
Non ci riusciva. Entrare di nuovo in quella stanza sterilizzata, vedere quel corpo dilaniato dagli aghi delle flebo e circondato da macchinari che emettevano suoni fastidiosi, ricordandogli costantemente il rischio di perdere l'amico di un tempo e ritrovarci uno sconosciuto, gli dilaniava l'anima. Il cuore accelerò e il respiro gli si fece più corto al pensiero che l'operazione potesse finire male. Le mani iniziarono a sudare e probabilmente Yui se ne accorse perché alzò lo sguardo preoccupato su di lui e gli strinse la mano come a dargli coraggio, senza però dire nulla.
Tetsuya si sorprese nel comprendere quanto i bambini percepissero così bene gli stati d'animo degli "adulti" e riuscissero a dargli conforto senza pronunciare parole.
Gli sorrise riconoscente e bussò.
Sospirò di sollievo quando sentì una voce chiara ed energica provenire da dentro la stanza.
Aprì la porta facendo entrare prima Yui in modo che potesse correre incontro a Kise-kun sdraiato per metà su quel letto d'ospedale che fece storcere il naso a Kuroko.
Il suo cuore gioì, quando sentì il biondo ridere allegramente mentre tirava su Yui e gli schioccava una bacio affettuoso sulla guancia.
Non poté far altro che ricambiare, il sorriso contagioso che gli rivolse Kise appena si accorse di lui. Pareva davvero felice di vederlo e non dubitava di questo.
Ryouta era sempre stato un tipo genuino e allo stesso tempo un po' subdolo e ambiguo.
Il ragazzo dai due volti , lo avevano sempre chiamato alle medie. - Prima che lo diventasse Akashi ovviamente.-
Frivolo e infantile nelle ore di tutti i giorni, serio, calmo e arrogante durante le partite.
Si avvicinò a lui e si lasciò abbracciare, quando lo vide protendere le braccia verso di lui come un bambino bisognoso di affetto.
" Come stai?" gli chiese preoccupato, fissando con astio tutti i tubi collegati alle braccia.
Ryouta sorrise ancora scompigliandogli i capelli divertito.
" Nervoso, ma sono certo che quando penserò a te e Akashicchi che vi sfidate... sarò più preoccupato per l'esito della partita che per l'operazione..."
Tetsuya gli rivolse uno sguardo esasperato " Kise-kun sei un idiota."
" Cosa? Perché dici questo Kurokocchi?!"
Il ragazzo scosse la testa mentre Yui li vicino rideva divertito, nonostante molte cose non le avesse capite.
Con la coda dell'occhio vide la figura di Kasamatsu avvicinarsi e gli fece un saluto con la testa.
Per un qualche motivo - non molto nascosto- al moro non riusciva proprio a stare simpatico.
Non che gli importasse più di tanto dopotutto. Non aveva ma avuto alcun rapporto con Kasamatsu- san prima dell'infortunio di Kise e non aveva alcun interesse ad approfondire.
Diede un 'occhiata a Yui che era stato placcato da una delle infermiere mentre correva per la stanza allegro di poter rivedere il biondo, e ora mangiucchiava una barretta di cioccolato offerta dalla suddetta per calmarlo un po'.
Doveva farlo. Doveva dirgli a verità. Non era sicuro ma non si poteva sfuggire all'ovvio.
Non gli avrebbe nascosto quello che era successo solo per non farlo agitare o per l'operazione.
" Kise-kun... devo confessarti una cosa."
Il ragazzo tornò serio e lo fissò incuriosito e anche un po' intimorito dallo sguardo dell'amico.
" Dimmi Kurokococchi."
Tetsuya prese un bel respiro " Credo di aver passato la notte con Aomine-kun."
Ci fu un silenzio gelido per qualche minuto, dove l'unico suono che si sentiva era lo schioccare della barretta di cioccolato in mano a Yuichiro.
Kuroko aspettò fremendo, una qualsiasi reazione da parte del biondo, mentre con la coda dell'occhio coglieva gli sguardo furenti che Kasamatsu- san gli stava rivolgendo.
Il silenzio fu rotto alla fine da un sospiro che riportò l'attenzione di Tetsuya sull'interessato.
" Credi?" La voce era incolore ma poteva sentire che qualcosa si era rotto nel suo tono.
" Sono quasi certo che siamo stati a letto insieme..."
Kise aggrottò le sopracciglia a quelle parole ma al posto suo fu Kasamatsu a rispondere alterato " Quasi?! Come puoi non esserne sicuro?!"
" Avevamo bevuto entrambi quasi una bottiglia di whisky... non ricordo molto dopo la prima sorsata."
Il biondo sgranò gli occhi stupefatto, poi dopo qualche minuto, per lo stupore di tutti scoppiò in una risata di cuore.
" Kurokocchi ubriaco?!" Improvvisamente la sua espressione cambiò in una maliziosa " avrei voluto esserci anche io quella sera!"
Tetsuya sospirò rassegnato.
Ecco di nuovo l'uomo dai due volti.
Accanto a sé sente un schiocco di lingua e non ci fu bisogno di voltarsi per capire a chi avevano dato fastidio quelle parole. Di certo non a Yui!
" Kurokocchi ... " la voce del biondo riportò la sua attenzione su di lui e trattenne il fiato vedendosi rivolgere un sorriso così affettuoso.
" Grazie..."
Tetsuya sgranò gli occhi a quelle parole, non aspettandosele di certo dopo quello che aveva appena confessato. Certo non pensava neppure che lo avrebbe preso a pugni, ma quello!
" Grazie per non aver pensato neppure per un secondo di nascondermelo a causa della mia salute. Grazie di essere stato te stesso anche oggi."
Stavolta Kasamatsu non riuscì a reprimere un verso stupefatto " Kise ma la morfina ti ha dato alla testa?!"
Il biondo lo fulminò con lo sguardo " Non mi hanno dato la morfina senpai." La voce era uscita aspre e dura e congelò il ragazzo sul posto zittendolo all'istante.
Alla fine tornò a rivolgersi a Tetsuya con un sorriso un po' amaro " Sai... ho sempre pensato che prima o poi sarebbe successo..."
Kuroko non rispose aspettando che proseguisse.
" Ogni volta che vi guardavo, alle medie, parevate così ... perfetti assieme. Vi completavate e allo stesso tempo eravate completamente diversi. Anche il silenzio non pareva esservi sgradito. In campo e fuori, più di tutti, riuscivate a capirvi con uno sguardo,eravate in sincronia come se le vostre menti fossero collegate da un filo invisibile..."
Abbassò lo sguardo colpevole " Devo ammettere che provo disgusto per me stesso... " Tetsuya lo fisso perplesso " Quando vi divideste, soffrii molto ma allo stesso tempo ero leggermente sollevato... " gli rivolse uno sguardo timoroso da sotto le ciglia " Mi odi ora senpai?" Lo disse in memoria di quel poco tempo in cui Kuroko, alle medie, gli aveva fatto da mentore.Nell'ultima parola ci aveva messo così tanto sentimento che Tetsuya si commosse quasi. Quasi.
Gli scompigliò i capelli sorridendo leggermente " Sei un idiota Kise-kun... ma non potrei mai odiarti."
Il volto di Kise si aprì in un sorriso mozza fiato.

" In bocca al lupo, Kurokocchi."
" Anche a te."

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9:00
Venti minuti al fischio d'inizio.
Spogliatoio del Seirin.

C'era un silenzio inquietante nello spogliatoio dedicato al Seirin.
Nessuno riusciva a spiccicare parola, mentre l'ansia e l'attesa saliva ogni secondo.
" Ragazzi!" la voce della coach distolse tutti dai loro pensieri " E' il momento di entrare in campo! Non ho nulla da dirvi se non: Vincete!"
In risposta ebbe urla fomentate mentre rumorosamente la squadra usciva dallo spogliatoio.
Poco prima di raggiungerli però alla coach prese il suo infarto giornaliero quando Tetsuya la richiamò.
"Kuroko-kun! Che succede?"
"Coach... prima di entrare devo fare una telefonata... "
Riko solitamente lo avrebbe ucciso , ma lo sguardo troppo serio e preoccupato del ragazzo la fermò costringendola ad accettare.
" Bene, ma non fare tardi che devi scaldarti."
Kuroko annuì e quando la coach uscì, tirò fuori il cellulare dalla borsa, compose il numero e attese.
<< Kurokocchi! Ti avevo detto che non c'era bisogno che mi chiamassi! >>
Lo ignorò " Come stai?"
Gli rispose il silenzio.
" Kise-kun... hai paura?"
Silenzio di nuovo.
"Non ti dirò che andrà tutto bene, Kise-kun... non é da me mentire su qualcosa che non so come andrà a finire, ma... ti starò accanto comunque vada."
Dal tono in cui gli rispose, poté percepire un sorriso spontaneo e affettuoso. << Grazie Kurokocchi! Vedi di vincere! >>
"Te lo prometto!"
Attaccò e stava per entrare quando gli arrivò un messaggio in segreteria.
 -  Spaccagli il culo, Tetsu! Dai-chan ci sono dei bambini! Tetsuya-san in bocca al lupo! Tetsu-nii vinci, sei grande!-
Sorrise ed uscì dallo spogliatoio.

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9:15
Cinque minuti al fischio d'inizio.
Presentazione squadra del Seirin.
Metà campo del Rakuzan.
 
<< ED ORA IL QUINTETTO TITOLARE: IL NUMERO 11, KUROKO TETSUYA! >>
Chihiro alzò gli occhi e cercò il ragazzo che entrava in campo mentre si sistemava il polsino . Quando lo trovò il suo cuore si strinse.
"Finalmente" mormorò.
Akashi notò lo sguardo e strinse i pugni.
- Sono assoluto Chihiro... vincerò anche quella battaglia.-

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9:17
Tre minuti al fischio d'inizio.
Presentazione della squadra del Rakuzan.
Metà campo del Seirin.

<< IL NUMERO 5: MAYUZUMI CHIHIRO. >>
La testa si alza di scatto, il cuore accelera e il petto si stringe.
-Non è possibile.-
L'unico pensiero che passa nella mente di Kuroko prima che l'arbitro dichiari l'inizio della partita.

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Capitolo 7
*** Vincere a tutti i costi. ***


8 minuti alla fine del terzo quarto.
Time out del Seirin.

Non stava andando bene.
Stavano perdendo in maniera eclatante e Chihiro aveva annullato del tutto la sua misdirection.
Nonostante tutto sentiva di non aver ancora perso.
Vedeva la speranza negli occhi della squadra, negli occhi del loro asso, scemare e questo non poteva permetterlo.
Aveva ancora qualcosa che poteva sfruttare e se neppure quella avesse funzionato, allora sarebbe stato costretto ad usare "quella".
Rabbrividì alla sola idea e dopo aver rivitalizzato la squadra, si prese un attimo ed uscì dallo spogliatoio, diretto nel suo conosciuto terrazzo.
Kagami, notando la cosa si chiese se in realtà andasse davvero tutto bene.
Rimembrò la partita contro la Too e ciò lo portò a seguirlo di nuovo.
Era vero che Kuroko gli aveva chiesto di stargli lontano ma non gli avrebbe permesso di deprimersi in silenzio dopo aver ridato la speranza a lui e alla squadra.
Si ritrovarono di nuovo nel terrazzo e Kagami ebbe una sensazione di deja-vu.
Stava per mostrarsi quando una voce lo gelò sul posto.
" Le cose non vanno bene... Tetsu."
Si chiese dove fosse spuntato ma non riuscì a darsi una risposta.
" Aomine-kun... ho ancora qualcosa da giocare prima di arrendermi."
Il moro annuì ma tese le labbra in un sorriso amaro " E se neppure quelli dovessero funzionare?"
Il pallido colorito di Tetsuya si fece ancor più cinereo " Non permetterò al Seirin di perdere."
" Quindi sei disposto ad usare anche quello?"
Il ragazzo annuì ma non sembrava felice " Se porterà alla vittoria del Seirin, si. Ho già fatto quell'errore una volta, non posso permettere che si ripeta."
Dire che Kagami non ci stava capendo nulla era il minimo.
Non capiva davvero di cosa parlavano ma in quel momento l'unica cosa che gli importava era la troppo poca distanza che c'era tra Aomine e Kuroko .
Vide il moro scompigliargli affettuosamente i capelli e lo sentì mormorare " Spero che non debba farlo... non mi piace l'idea che tu ci stia così male."
" Speriamo... grazie Aomine-kun..."
Daiki fece una faccia infastidita " Cavolo Tetsu! Ci conosciamo da quattro anni! Non è ora che mi chiami per nome?"
"No" rispose il ragazzo semplicemente e in risposta ebbe una risata.
" Devo andare Aomine-kun."
"Va bene..."
E Kagami si eclissò.


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5 Minuti dalla fine del terzo quarto.
Time out Rakuzan.

Ce l'aveva fatta. Tetsuya lo aveva riscritto.
Aveva sovrascritto del tutto la sua misdirection rendendolo inutilizzabile.
Per un qualche motivo si sentiva sia sconfitto che orgoglioso.
Sorrise e quel gesto non sfuggì ad Akashi.
La rabbia montò.
Si alzò piazzandosi davanti a lui.
"Posso ancora utilizzarti."
Il suo modo di parlare non ebbe la reazione sperata.
Non ebbe alcuna reazione.
"Fai come vuoi."
- Perché? Perché non reagisci mai con me?- non lo disse decidendo che se voleva continuare su quella strada, allora sarebbe stato implacabile.
Non avrebbe guardato in faccia a nessuno e avrebbe vinto, in modo che Chihiro si rendesse conto della sua immensa superiorità e gli portasse rispetto, lo ammirasse.
Avrebbe battuto il Seirin. Avrebbe battuto Kuroko. E chiunque si fosse messo sulla sua strada.

Nel momento in cui Chihiro capì quello che aveva fatto Akashi, per la prima volta la rabbia prese il posto dell'indifferenza.
Lo stava usando nel vero senso del termine.
Akashi sorrise amaramente quando incontrò la gelida ira del compagno.
Una reazione.

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40 secondi alla fine del terzo tempo.

Stavano andando bene,nonostante tutto.
Izuki aveva battuto in intelligenza e furbizia Hayama.
Koganei era riuscito a far tremare Mibuchi.
Ora non poteva più tirarsi indietro. Aveva quattro falli ma era il capitano.
Non poteva restare in panchina a guardare.
Tutta la sua squadra si stava impegnando sputando sangue pur di vincere.
Inoltre avevano tutti un motivo per non poter perdere.
Il suo sguardo cadde su Teppei che, nonostante non lo mostrasse apertamente, sapeva stesse soffrendo come un matto.
Quella sarebbe stata la loro ultima partita assieme.
Non si poteva concludere con una sconfitta , quando la vittoria era così vicina.
Tolse l'asciugamano dalla testa e chiese a Riko di poter entrare.
In qualche modo aveva capito la meccanica di tiro di Mibuchi ed era arrivato il momento di riunirsi alla squadra.
<< Cambio per il Seirin ! Esce il N.6 ed entra il N.4! >>
Ci furono esclamazioni di stupore.
Non se ne stupì.
Aveva quattro falli dopotutto.
Vide l'espressione affranta sul volto di Koganei quando gli diede il cambio e prese sulle sue spalle anche lo forzo del compagno nell'aiutare.
Non avrebbe permesso che finisse tutto così. Rendendo inutili i loro sforzi.
Avrebbero vinto.

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9: 54 minuti alla fine della partita.

Il capitano aveva tirato e segnato come se non avesse neppure visto Mibuchi.
Non poteva permettersi di sbagliare.
Aveva un presentimento.
Un brutto presentimento.
Lanciò un'occhiata a Teppei e quella brutta sensazione si accentuò.

- Probabilmente starai pensando "Visto che é l'ultima, non devo pensare al dopo... devo combattere fino a che la mia gamba non cadrà a pezzi!" Sbaglio?-

Quelle parole lo terrorizzavano perché comprendeva che la possibilità che l'amico compiesse quella scelta erano altissime.
In qualche modo però, il colpo che gli aveva dato Riko sulla schiena gli aveva azzerato i pensieri rendendo la sua mente abbastanza fredda da impedire a Mibuchi di fare canestro.
Nel momento in cui vide Teppei lottare per quel rimbalzò capì che non avrebbe protetto la sua gamba e non poté far altro che accettare la sua decisione, nonostante fosse terribilmente doloroso vagliare la possibilità di non poter più giocare assieme.
Si ritrovò ad incitarlo senza neppure sapere come.
Kiyoshi recuperò la palla in modo pericoloso per la sua gamba e la lanciò a Kagami che la infilò come da dovere nel canestro.

Di nuovo uno scontro contro Mibuchi e la disperazione nella consapevolezza di dover fermare quel tiro a tutti i costi.
Gli faceva davvero male la schiena...
Possibile che Riko lo avesse colpito così forte?
No, probabilmente gli aveva trasferito tutto: i suoi sentimenti e quelli della squadra.
Grazie a quel colpo era come se il suo corpo fosse percorso da un enorme fuoco che avrebbe usato per fermare quel tiro.
“Non me e frega un cazzo se sei uno dei Generali, uno del Rakuzan o se sei più forte di me! Comunque fermerò quel tiro costi quel che costi!”
E così fu.

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8:50 minuti dalla fine della partita.


Lo avevano deluso tutti, nella squadra.
Chihiro per primo e ancora gli bruciava.
Non aveva bisogno di loro. Poteva benissimo farcela da solo.
Ora nessuno avrebbe più potuto fermarlo.
La sua Zone si attivava nel momento in cui i suoi compagni non gli erano più di alcuna utilità e la condizione era stata soddisfatta.
Avrebbe vinto da solo, come sarebbe dovuto essere fin dall'inizio.
Lui era Assoluto.

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8:21 minuti alla fine della partita


Non ci riusciva.
Akashi lo superava facilmente come se stesse respirando e il guardiano della porta gli impediva di accedere a livello successivo.
Senza che se ne accorgesse , Tetsuya gli si avvicinò.
“ Kagami-kun... per una volta, perché non ti arrendi?”
Quella frase, detta proprio da lui, azzerò qualsiasi facoltà intellettiva nel suo cervello.
E non fu l'unico a rimanere scioccato.
“ Che diavolo stai dicendo?! Dopo aver fatto tanto...”
Kuroko scosse la testa.
“ Non parlavo della partita, ma di continuare a combattere da solo. Hai un fardello troppo grande da portare, anche se ci affidiamo a te... Perciò permettimi di aiutarti.”
Rimase per qualche secondo scioccato da quelle parole ma si riprese presto “ Non posso farlo. Posso farcela da solo! Ci riuscirò in qualche modo. Ho bisogno solo di un altro po' di tem-”
In quel momento capì cosa intendeva.
Non era giusto quello che stava facendo.
Non era la prima volta che non riusciva ad aprire una porta.
Anche se non ci riusciva doveva dare comunque il massimo con i mezzi che aveva.
Sorrise all'idea di poter condividere qualcosa con Kuroko e ciò gli fece sperare che non fosse troppo tardi per loro.
“ Ho capito. Credo che per stavolta accetterò il tuo aiuto. Battiamo assieme Akashi!”

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5:10 minuti alla fine della partita.
Time out Rakuzan.

Kuroko era riuscito ad usare il suo quasi occhio dell'imperatore, ad anticipare Kagami e a rubare la palla ad Akashi permettendo poi al primo di segnare.
La luce e l'ombra del Seirin erano riusciti a sconfiggere l'Imperatore Assoluto che ora non riusciva più a farne una giusta, costringendo l'allenatore a richiedere un time out.
Quella vista aveva fatto andare fuori di testa Mayuzumi dalla rabbia.
Interruppe il mister che stava per sostituire Akashi e gli si parò davanti.
Sei patetico.
Quelle parole fecero trattenere il fiato a tutti i presenti sulla panchina, mister compreso.
Nessuno si era mai permesso di dire parole del genere ad Akashi, ma lui non era nessuno.
“Cosa vorresti? Che ti confortassimo? Non farò nulla del genere. Non é proprio una cosa da me, ma in compenso mi lamenterò.  Prima hai fatto tanto lo sbruffone ed ora sei ridotto in questo stato? Non ti riconosco più. Sei completamente diverso dalla persona che ho conosciuto quella volta sul tetto. 
Perciò … tu chi sei?”
In quel momento Mayuzumi aveva solo espresso il suo pensiero .
Non conosceva l'animo di Akashi, ma fece comunque scattare qualcosa.
Seijuro Akashi, nato da una famiglia importante.
Per questo motivo ricevette un educazione severissima, dedita al successo e colui che ne fu artefice, fu suo padre.
Appena ebbe abbastanza anni da saper camminare e comprendere la sua posizione sociale, iniziò la sua educazione da bambino dotato.
Nulla di tutto questo era di sua scelta.
L'unica che aveva a cuore la sua fanciullezza era sua madre e fu proprio lei a convincere suo padre a lasciargli un po' di tempo libero da dedicare al basket.
Essendo dotato anche negli sport divenne subito molto bravo.
Il suo unico divertimento in una vita di doveri.
Al suo quinto anno di elementari perse sua madre per un'improvvisa malattia e questo gli causò un enorme dolore.
Ad aggiungersi alla sua infelicità ci fu il dover primeggiare in ogni materia e più cose imparava e più glie ne venivano insegnate.
In quel momento sentì come se ci fossero due persone al suo interno. Quella che andava a scuola e quella che tornava a casa.
Arrivò alla Teiko il cui motto del club sportivo era :Vittoria.
Entrò facilmente a far parte della prima squadra e l'unica cosa che voleva era poter continuare a giocare con i suoi compagni senza troppi pensieri, ma anche quello durò poco.
Il mister si dovette ritirare per una malattia e il motto della squadra iniziò a pesargli enormemente sulla testa, facendo emergere quel lato del suo carattere che pareva uscire solo tra le mura domestiche.
La prima volta che rischiò di perdere, il suo altro io prese il suo posto surclassando completamente la sua altra personalità, quella per cui la vittoria non era una cosa indispensabile per sopravvivere.
Il suo vero io fu spinto in profondità e pareva non dover più riaffiorare.
Fino a quel momento .
Aveva pensato che se uno dei suoi vecchi compagni fosse riuscito a battere il suo fratellino, quello sarebbe scomparso, lasciandogli finalmente il pieno possesso del suo corpo.
Eppure non ci riusciva.
Non riusciva davvero a perdere.
Così il suo vero io tornò in superficie, spingendo verso il basso l'Imperatore.
“ Coach... mi dispiace ma le chiedo di lasciarmi giocare.”
Si alzò sorridendo per la prima volta dopo anni, sinceramente.
Chissà se era perché il suo avversario era Kuroko.... che sentiva la necessità di continuare a giocare.
Aveva sempre avuto un rapporto speciale con lui.
Era stato colui che aveva scoperto la sua abilità e Akashi aveva sempre avuto una certa preferenza verso Tetsuya. Era stato l'unico a rifiutare il progresso indiscriminato.
L'unico a non lasciarsi travolgere dal potere.
Lo aveva sempre affascinato. Si sentiva in un qualche modo legato a quell'ombra.
Ora vi era legato a doppio filo.
Chihiro era per un qualche motivo legato a Kuroko.
Avevano qualcosa in comune finalmente.
Questa voglia di vittoria era oltre ogni suo controllo.
Fissò il volto stupito di Chihiro e il sorriso si ampliò “ E' strano che tu mi chieda chi sono.
Sono Akashi Seijuro,ovviamente.”

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5:07 minuti alla fine della partita.


Quando gli aveva rivolto quelle parole , Tetsuya aveva sentito un peso che si portava dalle medie, volare via.
Rivedere il vero Akashi era stato un sollievo.
Non riusciva più a fermarlo soprattutto ora che sia lui che tutti gli altri membri del Rakuzan erano entrati nella Zone.
Fissò lo sguardo in quello di Chihiro e sospirò di sollievo nel non scorgerci nessuna voglia di potere.
Erano al limite.
Nessuno di loro riusciva più a gestirli.
Anche lui si stava per arrendere.
Avrebbe dovuto violentare se stesso, di nuovo.
Poi accadde.
Un urlo. Il suo urlo.
Shigehiro era venuto a vedere la sua partita, giocava di nuovo a basket!
Presto anche gli altri della Generazione dei Miracoli a partire da Aomine, iniziarono ad acclamarli.
Le loro voci entrarono nei cuori di ognuno di loro dando nuova carica ai corpi distrutti dalla stanchezza.
E alla fine Kagami ci riuscì.
Aprì quella maledetta porta, scoprendo che l'unico a farvi la guardia era lo stesso Tetsuya. E anche la nuova trance era qualcosa, per una squadra come la loro, molto familiare.
Un sincronizzarsi attraverso uno sguardo di Kagami .
Il combattere tutti assieme.


*************************************************************************

00:00 Partita Conclusa.
Vincitore: Seirin.

Era finita.
Avevano vinto e ancora non riuscivano a crederci.
Senza rendersene conto, Kagami aveva stretto Kuroko a se mentre la voglia di baciarlo stava quasi per superare tutto.
Era stato grazie a lui se avevano vinto. Oggi, come nelle altre partite.
Era sempre stato il suo sostegno.
Si sentì vuoto quando gli fu tolto dalle braccia ma si disse che avrebbe avuto tempo per parlargli.
Presto sarebbe stato suo e avrebbe potuto vantare dei diritti concreti su di lui.

Era finita.
Era finita e l'unica cosa che voleva in quel momento era mettere mano al telefono e sapere come andava in ospedale.
Si ritrovò senza sapere come a stringere la mano ad Akashi e a promettergli di scontrarsi ancora.
Riuscì ad eclissarsi e a sfuggire da altri abbracci.
Si diresse verso lo spogliatoio, dopo aver stretto tra le mani la coppa.
Come previsto lo trovò vuoto; prese il cellulare e digitò il numero di Kasamatsu- san.
<< Kuroko.... é finita la partita?>>
“ Si Kasamatsu- san, abbiamo vinto.”
Il ragazzo dall'altro capo si complimentò freddamente con lui ma non se la prese.
“ L'operazione é finita?”
<< Si... é andata bene secondo i medici, ma sarà il tempo a decidere. >>
“ Capisco.” Il sollievo era totale tanto quanto la felicità a quelle parole.
Silenzio.
<< L'idiota ha chiesto di te.>> Secco e conciso. Tipico del senpai.
“ Arrivo appena posso.”
<< Va bene. A dopo.>>
Chiuse la chiamata e sentì le gambe cedere.
Il cuore aveva accelerato improvvisamente mandandolo in tachicardia, mentre tutta la stanchezza che aveva accumulato in quegli ultimi due mesi gli ricadeva addosso come macigni.
Ora poteva tornare a respirare.
Non letteralmente ovviamente.
Gli pareva di aver vissuto trattenendo il respiro, da quando aveva scoperto che l'infortunio di Kise-kun era più grave del previsto.
Si accasciò sulle panchine di legno e si prese il volto tra le mani mentre le labbra gli si stiravano in un sorriso.
“ Kuroko?”
La voce di Kagami gli arrivò ovattata alle orecchie e quasi sospetto di essersi appisolato in quei pochi minuti.
Alzò il volto dalle mani e fissò gli occhi in quelli sereni del rosso che gli sorrideva.
“ Che fai qui da solo?”
“ Avevo bisogno di un po' di calma.”
“ Capisco.”
Calò un silenzio imbarazzante in cui Kagami, nonostante si fosse ripromesso di confessarsi,  ora che era lì non riusciva a spiccicare parola.
“ Kagami-kun... mi volevi dire qualcosa?”
Taiga prese un bel respiro e stava per parlare quando fu interrotto da una voce proveniente dalla porta.
Tetsuya?



Angolo dell'autrice:

Ecco finito un altro capitolo.
Mi dispiace ma a parte qualche insinuazione velata qua e là,  le novità saranno la maggior parte nel prossimo capitolo!
I minuti della partita sono ripresi dalle scene nel manga .
A presto!!



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Capitolo 8
*** Rhianna e Alcool il Ritorno. ***


Rhianna e Alcool il Ritorno.




" Tetsuya?"

Kagami si voltò verso quella voce e quello che vide lo scioccò: Mayuzumi Chihiro era stagliato sulla porta, un sorriso che gli stirava il volto.
" Mayuzumi?!"
Perché lo chiama per nome?
Cosa vuole da Kuroko ?
Si conoscono ?
Mille domande del genere viaggiavano nella testa di Taiga. Domande che cercavano invano una risposta, vagando nel vuoto.
"Ah Kagami.... ti dispiace se ti rubo Tetsuya per un po'?"
Il rosso spalancò gli occhi per quella confidenza con cui si rivolgeva a Kuroko.
Si conoscevano, nessun dubbio. Lo poteva vedere da come brillavano gli occhi di Tetsuya alla vista di Chihiro.
" Kagami-kun, ti dispiace? Parleremo più tardi..." senza rivolgergli un altro sguardo seguì Mayuzumi fuori dallo spogliatoio, lasciando Kagami da solo con mille quesiti da risolvere e un senso di sconfitta che gli lacerava l'animo.


Si sentì all'improvviso avvolto dall'abbraccio del ragazzo e sorrise confortato, di sentire di nuovo quel calore dopo tanto tempo.
"Tetsuya... mi sei mancato."
Kuroko lo strinse a sua volta " Anche tu.... sono passati tre anni, dopotutto."
"E' vero... e sono contento che tu non abbia smesso di giocare. Mi hai spaventato quando mi hanno detto le tue intenzioni sei mesi fa e mi sono precipitato qui , per vedere che era successo."
Strinse la presa. " Eppure non ti sei fatto vedere e ti sei unito al Rakuzan."
Non c'era accusa nella voce. Solo pure constatazione.
Chihiro lo scostò un po' da se e lo fissò negli occhi " Sai che non potevo avvicinarmi  o sarebbe stato pericoloso..."
Kuroko annuì e nascose di nuovo il capo sul suo petto.
Gli era mancato.
Eccome.
Erano tre anni che non lo vedeva eppure gli parevano secoli.
" Che ne dici se ti offro da bere e festeggiamo la tua vittoria?"
Sospirò. Gli dispiaceva rifiutare ma non poteva fare altro. " Mi dispiace ma ora devo andare a trovare un amico in ospedale... perché non vieni con me? Te lo vorrei far conoscere... dalla prossima settimana inoltre vivrà da me..."
Mayuzumi sgranò gli occhi a quelle parole " E' grave?"
Tetsuya sorrise e scosse la testa sollevato dal poter finalmente dire " No , ormai è fuori pericolo."
" Ok allora. Voglio proprio conoscere questo amico che é riuscito ad infilarsi in casa tua!" gli rispose l'altro sorridendo.
Kuroko lo guardò male " Non si è infilato ... sono stato io a proporlo, per la sua salute."
" Allora é ancora più miracolato!"
" Sei irritante."
Mayuzumi rise, forse per la prima volta genuinamente da quando era tornato in Giappone.
Avere a che fare con il carattere scontroso e criptico di Tetsuya era come un balsamo per i suoi mille pensieri.
Era l'unico che riusciva a farlo stare bene.


Dietro l'angolo, un altro ragazzo aveva ascoltato tutta la conversazione stringendo i pugni dalla frustrazione.
Il senso di sconfitta provato in campo si stava ingigantendo, ma non era tipo da arrendersi alle prime difficoltà, lui.
Akashi Seijuro non si arrende mai.
Sarai mio!


L'incontro tra Chihiro e Kise era stato abbastanza pacifico e si erano presi entrambi in simpatia, con sollievo da parte di Kuroko, che inoltre aveva trovato abbastanza bene il biondo.
Restarono al suo capezzale fino a quando un infermiera non li sbatté fuori perché avevano superato l'orario di visita.    
Solo quando si ritrovò sul marciapiede davanti all'entrata dell'ospedale, Tetsuya si permise di gettare fuori tutta la tensione accumulata, poggiandosi stancamente alla parete e chiudendo gli occhi.
Chihiro gli si avvicinò preoccupato “ Mi dispiace”
A fatica il ragazzo riaprì gli occhi e lo fissò confuso, lo sguardo un po' velato “ Di cosa?”
“ Di non essere stato al tuo fianco in questi anni. Sono tuo ….” ma fu interrotto da una mano che gli tappò le labbra “ Lo hai detto anche tu... non potevi esporti o sarebbe stato pericoloso. Sono forte, lo sai...”
Mayuzumi lo fissò.
Si, era forte ma anche lui poteva cedere. Non era invincibile.
“ Allora, l'invito di festeggiare é ancora aperto?”
Chihiro si aprì in un sorriso “ Ovvio che si...”
Tetsuya lo fissò un po' perplesso “ Ti ricordi che hai appena perso contro di me, vero?”
Il ragazzo scrollò le spalle “ Quisquilie!”
“ Sei incredibile! Comunque niente alcool... ho scoperto che lo reggo poco...”
La risata dell'altro ragazzo risuonò nell'aria.


Aveva rifiutato l'invito da parte della squadra di festeggiare.
Non se la sentiva proprio di fare una cosa del genere quando l'unica cosa che voleva era chiudersi in camera e sperare che quella giornata finisse presto.
Aveva colto lo sguardo preoccupato della coach, unica sapere del suo piani confessarsi dopo la partita, ovviamente dopo Tatsuya, ma l'aveva ignorata.
Non era in vena di parlare con lei, sopratutto ora che lei e il capitano avevano rivelato a tutti della loro storia.
Sentì dei passi dietro di lui e non gli ci volle molto per capire di chi fossero, così rallentò aspettando che lo raggiungesse.
“ Taiga cos'hai?”
La voce preoccupata di suo “fratello”, lo fece sussultare ma non riuscì a spiccicare parola.
Non ci riusciva davvero.
Aveva pensato sul serio, dopo il modo in cui gli si era rivolto in partita, che le cose si sarebbero potute sistemare ma ora aveva mille dubbi nella testa che non sapeva come quietare.
Il solo ricordo di Kuroko che se ne andava con Mayuzumi gli faceva andare il sangue al cervello e le solite domande tornavano a fargli visita:
Chi era lui per Kuroko?
Perché quest'ultimo non aveva detto che lo conosceva?
In che rapporti erano?
“ Taiga! Solo un militare cammina a questo ritmo! Ma non sei stanco?”
La voce di Tatsuya lo raggiunse e lo scosse di nuovo.
“ Scusami...”
Erano arrivati in un parco isolato e Taiga decise che era il caso di fermarsi, visto il fiatone che aveva il fratello.
Si sedette su una delle panchine di legno e fu subito seguito da Himuro che vi si gettò sollevato dal poter ricevere un po' di riposo.
Passarono i minuti ma Taiga non aveva accennato ad emettere un suono, così decise di nuovo di cavargli le parole con le tenaglie.
“ Che é successo con Kuroko-kun?”
Kagami sussultò, dandogli solo delle conferme. Era così semplice capirlo.
“ Lo sai che posso aspettare anche tutta la notte vero?”
Era una specie di minaccia e Taiga era consapevole che non stava scherzando.
“ Ti ha rifiutato?”
Tatsuya attuò la tecnica via il dente via il dolore, ma non sorbì l'effetto dovuto in quanto Kagami sospirò solamente.
“ Non mi sono dichiarato...” gli rispose in un sussurro.
Himuro sgranò gli occhi.
Ok, Taiga quando si parlava di sentimenti era una frana, ma mai un codardo.
Glielo aveva giurato e lui non aveva minimamente dubitato che lo avrebbe fatto.
Doveva essere successo qualcosa che glielo aveva impedito.
“ Come mai?”
Kagami rese un bel respiro “ Stavo per farlo ma sono stato interrotto... da Mayuzumi Chihiro.”
Tatsuya lo fissò perplesso “ Il numero cinque del Rakuzan? E che voleva?”
“ Parlare con Tetsuya e lui lo ha seguito tutto contento prima ancora che potessi dire qualunque cosa!”
L'ultima parte la urlò quasi. Infine si voltò verso Himuro “ Non so che pensare Tatsuya! Che devo fare?”
Himuro fissò negli occhi il fratello e si rese conto di quanto Taiga tenesse davvero a Kuroko e di quanto ora ci stesse male.
 “ Taiga...” mormorò attirando la sua completa attenzione “ In questo mese... ti sei mai pentito di quella notte?”
“ No, mai.” La risposta era stata così immediata che lo fece sorridere “ Cioè... non mi sono mai pentito di essere stato con lui... ma di quello che é successo dopo si. Mi pento di non aver capito subito e così di avergli permesso di allontanarmi.”
Gli piacque quello che aveva appena detto.
“ Quindi dimmi... hai intenzione di arrenderti?”
Kagami sgranò gli occhi.
“ Hai intenzione di lasciartelo portare via?”
La determinazione che vide nei suoi occhi fu la sua risposta.
“ Non lascerò Kuroko a nessuno.”


Tatsuya si avviò verso casa con il sorriso stampato sulle labbra.
Certo, gli dispiaceva aver visto Taiga in quelle condizioni ma era anche piuttosto certo che le cose, presto si sarebbero rimesse a posto e che anche il fratellino avrebbe trovato la stabilità sentimentale.
Se qualcuno gli avesse mai chiesto chi ci vedeva bene accanto a Kagami , la sola risposta che gli veniva in mente era sempre la stessa : Kuroko Tetsuya.
Era l'unico in grado di calmarlo, di tenergli testa e di farlo ragionare. Ma anche di fargli fare cose folli.
Probabilmente sarebbe stato l'unico che avrebbe accettato al suo fianco.
Girò la chiave nella serratura e non si stupì di trovarla aperta.
Una donna, bionda, mezza nuda e con gli occhiali gli saltò addosso.
Si chiese come avesse fatto Alex a spogliarsi lampo, visto che era anche lei alla partita.
Sorvolò in quanto trovare una risposta ad Alex era come chiedersi se ci fossero gli alieni su Venere.
“ Tatsuya! Devo dire che il tuo compagno di squadra é abbastanza scortese! Non mi ha offerto neppure un dolcetto!”
Himuro alzò un sopracciglio a quelle parole e dalla mole della donna ne scorse un altra, decisamente visibile, spaparanzata sul su divano a riempirglielo di briciole con l'ennesima busta di biscotti scovata chissà dove.
“ Atsushi... che ci fai qui?”
Non si ricordava di aver messo sulla sua porta il cartello “ MI CASA ES TU CASA” ma sorvolò ormai sconfitto dal fatto che avrebbe passato al notte insonne con quei due.
“ Muro-chin...avevo fame.”
Gli venne da schiaffarsi una mano sulla faccia ma evitò di lasciarsi cinque dita sulle guance.
“ Ho capito.... preparo la cena...”


Nonostante i suoi buoni propositi, si ritrovò al secondo boccale di birra senza sapere come.
Strano però, che quella riusciva a reggerla abbastanza bene.
Ovviamente bisognava sorvolare sul fatto che aveva voglia di un altro boccale e che stava per ordinarlo, quando Chihiro gli ricordò che non reggeva così tanto bene l'alcool e che aveva deciso di non sfidare la sorte un'altra volta.
Sbuffò insoddisfatto ma accettò il consiglio, mentre vedeva l'altro ordinare il suo quarto boccale e buttarlo giù come se fosse acqua.
Cercò di rubargliene un sorso ma il più grande fu lesto a sottrarglielo, emettendo una risata leggera.
Gli arrivò un messaggio e si maledisse ricordando che aveva invitato i bambini ma che si era completamente scordato di salutarli prima di andare all'ospedale.
Sperò che non ci fossero rimasti troppo male e digitò i suoi ringraziamenti a Jinnie che li aveva accompagnati, promettendo di passare all'orfanotrofio il giorno seguente.
“ Kuro- chan!”
Improvvisamente una voce lo fece sussultare sentendosi chiamare.
Si voltò ritrovandosi davanti una chioma nera leggermente lunga e due occhi neri da gatto.
“ Takao-san... come mai qui ?” gli chiese facendogli spazio
Il moro alzò le spalle “ Avevo voglia di affogare i dolori nell'alcool...” gli rispose evasivo accomodandosi accanto a lui.
Tetsuya alzò un sopracciglio perplesso immaginando la persona protagonista ma non voleva essere invadente.
Eppure il ragazzo sembrava davvero aver bisogno di parlare.
Notò qualcosa di strano sul volto di Takao e quando comprese che era un livido sgranò gli occhi.
“Takao-san?! Hai fatto a botte?” disse ordinando per sé – sotto lo sguardo di rimprovero di Chihiro-
e per Kazunari qualcosa di leggermente più forte della birra.
“ Più o meno...”
Alla fine decise che invadente o no, sarebbe stato Takao a decidere se rispondergli.
“ Che è successo?”
Il moro sospirò “ Mi sono dichiarato a Shin-chan e lui in risposta mi ha dato un pugno... tipico di Shin-chan!”
Stavolta furono in due a dilatare le pupille e quando arrivò il cameriere, Chihiro ordinò qualcos'altro mentre Kuroko si scolò tutto il bicchiere cercando di schiarirsi la mente e ottenendo l'effetto opposto. Il liquido gli bruciò la gola ed iniziò ad avere caldo.
Che diamine si era preso?
 Aveva ordinato la prima cosa che gli era parsa abbastanza forte senza neppure leggere seriamente gli alcolici che conteneva.
 Iniziò a vedere luci strane che viaggiavano attorno ala testa di Takao e si chiese perché le stelle avevano deciso di fare un balletto attorno al moro.
Quando comprese che erano allucinazioni dovuti al troppo alcool che gli circolava nelle vene, scostò disgustato il bicchiere da davanti a se, sotto lo sguardo divertito di Chihiro che sorseggiava la sua bibita lentamente per ritardarne gli effetti.
Takao dal canto suo aveva buttato giù il secondo bicchiere mentre le guance gli si colorivano leggermente di rosso e gli occhi si trasformavano in due pozze lucide.
“ Takao san... non credo che bere così tanto ti farà bene...” gli mormorò anche lui un po' confuso.
Chihiro emise un verso sprezzante ma Tetsuya lo ignorò .
“ Ma é così buono Kuro-chan~”
Kuroko sospirò “ Credo che per questa sera sia il caso che dormiate entrambi da me... non penso che Takao-san sia in grado di tornar a casa da solo.”
Chihiro asserì.
Fortunatamente avevano scelto un bar vicino casa di Tetsuya così avrebbero dovuto fare solo qualche metro prima di arrivare.
Sulla strada del ritorno si ritrovarono a doversi incollare il peso del moro sulle spalle mentre questo cantava malamente Rhianna.
And i hate how much i love you boyyyyy!”

Dopo essei subiti dall'inizio alla fine Rhianna e le sue paturnie mentali, erano riusciti finalmente a mettere a letto Takao che si era addormentato come un bambino subito dopo aver toccato il cuscino.
Emettendo un sospiro sollevato Tetsuya si gettò sul divano prendendosi tra le dita le tempie e cercando di alleviarne il pulsare.
Chihiro gli si sedette accanto appoggiando la testa  e chiudendo gli occhi.
“ Non pensavo di poter mai vedere Takao-san in quello stato...” iniziò Tetsuya “ E non credevo neppure che Midorima avrebbe reagito in quel modo... non mi pare un azione da lui.”
Chihiro riaprì gli occhi e lo fissò “ In effetti anche se non lo conosco bene quanto te... mi ha dato l' impressione di una persona controllata fin nelle ossa.”
“Più o meno...” gli rispose Tetsuya stendendo le gambe verso il basso e  piegandosele poi al petto cercando di liberarle dalla pesantezza che si sentiva addosso.
“ Mi é sembrata che ci fosse tensione con Kagami nello spogliatoio...” se ne uscì tutto d'un tratto Chihiro, prendendolo del tutto alla sprovvista.
“ E' vero....” gli rispose comunque dopo essersi ripreso.
“ C'è qualcosa tra voi due, vero?”
Tetsuya stavolta ci mise un bel po' prima di rispondere, vagliando le parole adatte da usare.
“ Sono innamorato di lui...” alla fine aveva deciso di essere chiaro e diretto come lo era sempre stato.
Mayuzumi non parve molto sorpreso, anzi.
“ Lo immaginavo...”
Tetsuya si voltò verso di lui guardandolo curioso “ Da cosa?”
Chihiro fissò il soffitto per un attimo “ Dal fatto che ti conosco da quando sei nato … e da come ti muovi ... da come cerchi la sua figura in campo, e fuori anche.” Kuroko non disse nulla, in quanto era la pura verità e non sarebbe stato così ipocrita da negarlo. Inoltre solo un occhio attento come quello di Chihiro avrebbe potuto notare quei particolari. “ Da come lui fa lo stesso con te...” finì poi facendogli alzare il volto di scatto di nuovo verso di lui.
“ Si vede lontano un miglio che lui prova qualcosa per te di un'intensità eguale...”
Il silenzio gli venne in risposta.
Tetsuya non aveva detto più una parola per un bel po' “ L'unica cosa che non capisco è perché non siete già assieme...”
Kuroko prese un bel respiro prima di rispondere “ Siamo stati a letto assieme se questo può rallegrarti.”
La buttò li con indifferenza, mentre tutti i ricordi tornavano alla mente e il suo respiro accelerava impercettibilmente.
Il cuore si strinse al pensiero delle braccia del rosso attorno alla sua schiena, gli occhi nei suoi mentre lo baciava per fargli vedere tutto quello che stava provando in quel momento. L'intensità dei suoi sentimenti.
E lui l'aveva visto, eccome se lo aveva fatto. Dopotutto Kagami-kun era pur sempre un libro aperto. Eppure non era stato abbastanza. Aveva bisogno di conferme, di rassicurazioni. Non avrebbe mai iniziato una relazione, con la consapevolezza anche se minima che potesse trasformarsi in qualcosa a senso unico.
Chiuse gli cercando di scacciare quei pensieri nocivi e lentamente tornò a poggiare il capo alla spalliera del divano, sotto lo sguardo preoccupato d Chihiro.
“Ma?”
Riaprì gli occhi e li fisso in quelli di Mayuzumi che non si scompose più di tanto, ora abituato a quello sguardo.
“ Ma non era sicuro di amarmi... e non potevo rischiare.”
Si maledisse in quel momento, Chihiro.
Ripensò alla situazione che aveva trovato nello spogliatoio e non ci voleva molto per comprendere le intenzioni del numero 10. Era stato così contento di aver rivisto Tetsuya da non notare la situazione che regnava prima del suo arrivo.
“ Ed ora? Probabilmente voleva dichiararsi prima che io vi interrompessi...” nel suo tono vi erano intrise le sue più sincere scuse.
Tetsuya tornò a fissare il soffitto “ Se è così allora dovrà solamente trovare il coraggio di farlo di nuovo...”
Mayuzumi scosse la testa e raggiunse Tetsuya nel suo fissare il soffitto bianco.
Era sempre stato così il suo Tetsuya: dannatamente razionale e passionale assieme.
Era la persona a cui più voleva bene e verso cui più si sentiva in colpa.
Quasi rimpiangeva l'impossibilità di diventare il suo ragazzo.
Scoppiò a ridere silenziosamente e se Kuroko se ne accorse non lo diede a vedere, probabilmente attribuendolo ai postumi dell'alcool.
“Ryouta é molto simpatico...” gli disse alla fine cambiando discorso.
“ E' un idiota.... ma si lo é” gli rispose a sua volta Tetsuya stendendo le labbra leggermente.
“ Non é carino che tu insulti liberamente i tuoi amici, Tetsuya...” lo rimproverò corrugando le sopracciglia.
“ Non lo conosci ancora bene... poi vedrai.”
Lo vide socchiudere placidamente gli occhi e solo in quel momento tutta la fatica per la giornata gli cadde addosso lasciandolo quasi senza forze.
“ Andiamo a dormire ...” gli disse trovandolo subito d'accordo e trascinandoselo in camera.


La camera d'ospedale era molto affollata quel giorno.
Tetsuya si era portato, oltre a Chihiro anche Takao, reputando fosse meglio tenerlo d'occhio in quei giorni, prima che decidesse di ricambiare l'affronto ricevuto da Midorima.
A loro si erano subito allegati Jinnie con i bambini, entusiasti di poter uscire dall'orfanotrofio e poter rivedere Ryouta che avevano conosciuto qualche settimana prima.
Nel mezzo della confusione Kuroko ne approfittò per avvicinare un medico e chiedergli le condizioni dell'amico.
“ E' stabile e pare che la gamba non abbia avuto alcun rigetto, quindi possiamo permetterci di essere positivi. Se frequenterà regolarmente la fisioterapia ci sono buonissime possibilità che guarisca del tutto.”
Quelle parole lo rassicurarono ma c'era una cosa che gli premeva di chiedere: “ Se tutto andrà bene … potrà tornare a giocare a basket?”
Il medico lo fissò per un po', poi gli sorrise rassicurante “ il suo amico é fortunato che questo infortunio sia capitato adesso e non tra qualche anno. Il suo fisico é in continua mutazione , quindi se seguirà le indicazioni del suo medico sono certo che potrà giocare anche meglio di prima.”
Ora si, che poteva affermare con certezza che il peso dalle sue spalle era sparito.
La sola idea che Kise non potesse più giocare era insostenibile quasi come se fosse successo a lui. La rassicurazione che non sarebbe accaduto era come se potesse tornare a vivere finalmente.
“Ovviamente avrà bisogno del sostegno delle persone a cui tiene, ma vedo quello non gli manca...” se ne uscì il medico sorridendo mentre vedeva il proprio paziente ridere e scherzare con Takao che anche lui pareva aver ritrovato il sorriso, almeno un po'.
Ripensò a qualche sera prima e alla situazione pietosa in cui versava e non gli piacque la sensazione che aveva provato.
Decise in quel momento che lo avrebbe sostenuto.

Nella stanza, Takao intercettò il suo sguardo.
Doveva molto a Kuro- chan, ma anche Chihiro-san.
Era stata una fortuna incontrarli quella sera. I suoi pensieri erano stati così deprimenti che aveva seriamente preso in considerazione l'idea di andare con il primo sconosciuto  e cercare di dimenticare quella terribile giornata.
Fortunatamente il fato, era dalla sua.
Storse il naso a quel pensiero che avrebbe fatto solo tornare a galla pensieri nocivi in cui non si voleva immergere.
Aveva saputo da Chihiro-san la situazione di stallo in cui versava Kuro- chan con Kagami e nel momento stesso in cui l' aveva saputo i era ripromesso che non lo avrebbe lasciato a combattere contro i demoni da solo.
Chissà, magari aiutando lui avrebbe aiutato se stesso a superare la sua delusione.


                                                                                                                             Qualche mese più tardi.

Chihiro rivolse un'occhiata a ciò che succedeva in salotto e poi si diresse verso la cucina con il mezzo intento di uccidere il secondo residente.
Dal giorno stesso in cui avevano incontrato Takao in quel locale, era come se la loro ristretta famiglia lo avesse adottato.
Praticamente stava più a casa di Tetsuya – e da poco di Kise- che a casa sua.
Kise invece era sulla completa via di guarigione.  Grazie anche al loro sostegno – o almeno così affermava lui- la fisioterapia stava andando alla grande e da un paio di giorni aveva anche tolto del tutto le stampelle, mente la sedia a rotelle l'avevano venduta il giorno stesso in cui il dottore aveva affermato che non ne aveva più bisogno. Ci sarebbe voluto ancora un bel o' prima che potesse tornare a giocare a livello professionistico ma i medici erano ottimisti.
A proposito di Kise....
Lo trovò che tirava fuori altre due birre e riuscì fortunatamente a fermare sul nascere quella sua malsana idea di farli ubriacare ancora di più.
Gli tolse di mano le lattine e le ripose nuovamente nel frigo "Mi avevi detto che andava tutto bene..."
Il biondo lo fissò mentre dall'altra parte della casa gli arrivò chiara la voce atona di Tetsuya "Takao-kun almeno impara per bene le parole."
" Infatti ho tutto sotto controllo" obbiettò Kise semplicemente.
La vena sulla tempia di Chihiro iniziò a gonfiarsi e a pulsare pericolosamente " Ah si? E allora mi dici perché diavolo Tetsuya cerca di far combaciare da dieci minuti pezzi di due puzzle diversi e Kazunari balla e canta  malamente Love The Way You Lie a ritmo di Just Dance?! Come può questa definirsi una situazione sotto controllo?!" Si bloccò un attimo notando una cosa gli bloccò il respiro " Aspetta un attimo: quella nel lavandino é una bottiglia di scotch ...Vuota?!"
Kise si affacciò leggermente in salotto e fissò assorto il casino che regnava nella stanza, come se si rendesse conto solo ora delle patetiche condizioni in cui versavano i suoi due amici "Credo mi sia leggermente sfuggita di mano..."
"Ma dai? " gli rispose sarcastico l'altro mentre il dubbio che fosse poco lucido anche il biondo gli si affacciava nella mente, ma lo eliminò subito in quanto aveva già abbastanza problemi da risolvere per quella sera senza che ci si aggiungesse anche lui " e vedi di darti una mossa a portare loro un bicchiere d'acqua per diluire l'alcool!" Detto questo tornò nel salone con l'intento di salvare il salvabile.
Iniziò semplicemente a sparecchiare il tavolo dalle lattine vuote, lanciando di tanto in tanto delle occhiate preoccupate a Tetsuya che ancora una volta, testardo come sempre, prese due pezzi diversi e li avvicinò, cercando di incastrarli inutilmente.
Sospirò e buttò tutta l'immondizia che era riuscito a sbaraccare, perché se  c'era una cosa che Chihiro non sopportava proprio, era vedere una casa sporca. Gli prendeva l'incredibile voglia di pulirla lui stesso anche se non era la sua.
Finito le pulizie prese un bel respiro e stava per tornare di là quando si ritrovò davanti un Tetsuya poco  lucido e dallo sguardo strano.
" Chihiro... dovresti fermare Takao-kun... penso voglia spogliarsi" detto questo tornò al suo amato tavolo immergendosi di nuovo nella sua inutile impresa di trasformare con lo sguardo i pezzi di puzzle incombaciabili in un bel paesaggio nevoso.
Mayuzumi si portò entrambe le dita alle tempie iniziando a massaggiarsele mentre in lontananza sentiva le voci ovattate di Kise e Takao.
" Takaocchi non puoi spogliarti davanti a noi... inoltre siamo quasi a dicembre!"
"Ma io ho caldo ~ "
Il martellare nella sua testa aumentò.
Oh si, sarebbe stata una lunga notte.





Qualche ora prima

Tetsuya.

Era gelato.
Non riusciva in alcun modo a muovere un solo muscolo, per quanto volesse.
Lo sguardo fisso in un punto preciso, senza che riuscisse a distoglierlo: in fondo al viale , vi era la sua ossessione, mano per la mano con qualcuno che di certo non era Alex e neppure Tatsuya.
Rideva e scherzava e quando si abbassò per lasciargli un bacio sulla fronte , decise che aveva visto abbastanza egli voltò le spalle.


Qualche ora prima.

Kazunari.

La segreteria era un luogo che aveva sempre mal sopportato, soprattutto per il personale femminile quasi perennemente con gli ormoni sballati o inviperiti.
Quel giorno l'avrebbe odiata ance di più
Aspettava una semplice fotocopia quando la sua più grande maledizione si presento dalla seconda tizia incazzata con dei documenti da registrare.
Non lo aveva visto fortunatamente e lui stesso cercò di rendersi invisibile appuntandosi di farsi svelare da Kuro- chan i misteri della misdirection.
<< Per quanto tempo? >> sentì la donna chiedergli.
Il ragazzo occhialuto la fissò un attimo come indeciso sulla sua decisione e poi mise fine al suo povero cuore.
<< Sei mesi...  tornerò  a metà dell'anno prossimo. >>

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Capitolo 9
*** La PCM e gli strani consigli. ***


Angolo dell'autrice:

Che dire ! In velocità mi sono superata! Speriamo solo che anche la qualità sia buona.
Buona lettura!




Il PCM e gli strani consigli.





Si ritrovò, il mattino successivo, con un bel mal di testa e la casa sottosopra.
Piegò le gambe e poi le flesse, alzandosi e gemendo di dolore, ma non si arrese – non sia mai – e riuscì a rimanere diritto senza bisogno di sostegni. Fissò davvero male l'odiato impossibile puzzle che riversava incompiuto sul tavolo.
Si guardò attorno: alla fine pareva che Chihiro avesse rinunciato a dare una ripulita e aveva pensato bene di raggiungerli nel sonno. Takao era stramazzato per terra mezzo seduto, con la schiena poggiata al divano, in una posizione che doveva essere davvero scomoda.
Kise era spaparanzato sul parquet a quattro di bastoni e Chihiro si era sistemato composto sulla poltrona.
Sentiva la schiena a pezzi e sinceramente non era convinto che le gambe potessero reggergli.
Con la nausea che saliva, si diresse barcollante verso il bagno e rigettò tutto quello che non aveva ancora mangiato.
Sentì una mano che gli reggeva la testa e non si sorprese quando, dopo aver dato al water anche l'anima, alzò lo sguardo e incrociò quello grigio di Chihiro che lo fissava preoccupato.
Cercò di sorridergli malamente, ma non dovette essere convincente, in quanto lo sguardo del ragazzo si scurì ancora di più.
Sostenuto dall'altro si sciacquò in silenzio la faccia e si lavò i denti, cercando di togliersi il sapore orrendo dalla bocca.
“ Stai bene ?” gli mormorò dopo che si fu asciugato il volto.
Annuì un po' incerto.
“ Ti vado a preparare un caffè...” gli disse ma a quelle parole, il colorito di Tetsuya si fece ancora più pallido e sembrò quasi sull'orlo di riprovare un incontro faccia a faccia con il gabinetto.
“ Meglio una tisana...” si corresse alla fine trascinandoselo in cucina, cercando di fare il minor rumore possibile.
Quando gli mise la tazza fumante davanti, Tetsuya la fissò come se da un momento all'altro dovesse prendere vita e dichiarargli guerra.
Se la immaginò trasformare i manici in mani e che gli proponesse un duello a suon di cucchiaini.
Chiuse gli occhi cercando di ritrovare la dovuta sanità mentale.
Aggrottò le sopracciglia, mentre rivalutava l'idea avuta mesi prima di ospitare quei due sciroccati a casa sua.
La loro presenza stava avendo effetti deleteri sulla sua mente.
Li riaprì e la tazza era tornata alle sue fattezze normali. Sospirò di sollievo mentre infilava lentamente le dita nei due manici, attento a non bruciarsi, e si portava il liquido scuro alle labbra.
Assaporò un po' disgustato la bevanda ma si costrinse, per il bene del suo stomaco – che proprio non ne voleva sapere di calmarsi-, di tracuggiarla tutta senza emettere un fiato.
 Chihiro, che lo aveva fissato tutto il tempo, parve soddisfatto solo quando vide la tazza completamente vuota e il colorito dell'altro farsi un po' più roseo.
Sentì un vociare nel salone e dopo pochi minuti uno scarico che veniva tirato, segno che il wc quel giorno aveva avuto a che fare con molti amici. Gli altri due occupanti entrarono dopo poco, richiedendo a Chihiro qualunque cosa che non facesse rivoltare il loro stomaco.
Alla fine si ritrovarono tutti e tre, con una tazzona fumante -Chihiro e Kise per lo più per solidarietà verso lui e Takao- e un mal di testa coi fiocchi.
Erano praticamente un po' tutti uno straccio, anche se per motivi diversi.
“ Dobbiamo rivalutare la diceria che l'alcool é la migliore medicina per i problemi di cuore” se ne uscì Takao dopo aver fissato per dieci minuti buoni la tazza per poi saggiare un sorso emettendo un verso schifato.
“ Sono d'accordo” gli rispose subito Tetsuya poggiando una mano sulla guancia e volgendo lo sguardo verso l'orologio: erano le sei del mattino; mancava ancora molto prima di recarsi a scuola per la presenza settimanale.
Aveva decisamente scelto il giorno peggiore per ubriacarsi.
Sentì qualcosa nella tasca dei jeans vibrare e mentre tirava fuori il cellulare, si chiese come avesse fatto ad uscirne integro.
Nel momento stesso in cui però lesse il messaggio, gli passò la voglia di farsi domande inutili.
Ringraziò Kise che si era messo tra lui e Takao-kun.

-Devo parlarti, é urgente.
Midorima .-

Mantenne la sua solita espressione indifferente mentre scorreva ancora un po' lo schermo leggendo il post scriptum.

- P.S
Oha Asa dice che avrai una settimana impegnativa.
Il tuo oggetto fortunato é un cestino da picnic.-

Aggrottò le sopracciglia ma non si soffermò più di tanto sulle ultime parole, decidendo che per quella mattina di mal di testa ne aveva già abbastanza. Digitò in fretta la risposta positiva, organizzando un incontro per quel pomeriggio dopo le lezioni.
“ Torno tardi oggi...” disse ad alta voce mentre tre paia di occhi si soffermavano su di lui.
“Come mai?” gli chiese Chihiro curioso.
Rimase un attimo in silenzio,vagliando su cosa dire.
“ Mi devo vedere con un compagno di classe per una ricerca da consegnare” e probabilmente se lo avesse detto un altra persona, sarebbe parsa la più stupida delle bugie, in quanto la scuola stava finendo e i professori avevano smesso di dare compiti, ma visto il soggetto che aveva pronunciato quelle parole nessuno fece altre domande.
Aveva deciso che era meglio non dire del suo incontro con Midorima-kun, davanti a Takao.
Preferiva ascoltare cosa voleva prima di decidere cosa fare.

La giornata pareva non dover passare mai.
Era venuto a scuola solo per combattere la noia e per distrarsi, in quanto restare a casa lo avrebbe portato a soffermarsi su pensieri nocivi per la sua sanità mentale.
Quanto poco poteva essere fortunato?
Dopo una settimana in cui si era trattenuto a casa con una scusa, era tornato a scuola proprio lo stesso giorno in cui aveva deciso di farlo anche Kuroko.
Ormai mancava solo una settimana alla fine dell'anno.
Rimase tutto il tempo con lo sguardo fisso davanti a se, cercando allo stesso tempo di sparire, magari di fondersi con il banco.
Poteva sentire la leggera presenza di Tetsuya alle sue spalle e questo lo agitava al limite del normale.
Ripensò a quante volte in quei due mesi aveva pensato di andare a casa sua, per parlargli e mettere le cose a posto, ma l'ansia e i dubbi lo avevano continuamente frenato.
Suonò la campana dell'ultima ora e prendendo coraggio si voltò verso il banco dietro di lui.
Era vuoto.
Sospirò sconfitto per l'ennesima volta.
Prese lentamente le sue cose e si diresse fuori dall'aula.
Con espressione tetra attraversò i corridoi di tutta la scuola fino all'uscita .
“ Tai-nii-chan!”
Quel richiamo gli fece alzare lo sguardo e vide dietro i cancelli due figure.
Si affrettò a raggiungerli e proprio quando arrivò di fronte a lor,o la ragazza gli si buttò tra le braccia facendolo ridere.
“ Kayla, non si fa!” la rimprovero Tatsuya, ma quella ignorò il fratello e continuò a stringere Taiga che ricambiava senza nulla in contrario.
Con la coda dell'occhio notò la valigia che aveva tra le mani Tatsuya e ricordò che Kayla sarebbe partita quel pomeriggio per l'America.
“ A che ora é il volo?”
“ Tra due ore, ma voleva assolutamente salutarti prima di partire” gli rispose Himuro sorridendo affettuosamente alla sorellina.
Taiga sorrise a sua volta.
Conosceva Kayla più o meno da quando conosceva Tatsuya, solo che a quei tempi aveva appena quattro anni mentre ora era una bella ragazzina di tredici .
Era molto più alta della sua età e per questo le davano spesso qualche anno in più, proprio come il giorno prima, quando l'aveva accompagnata a fare shopping e l'avevano scambiata come la sua fidanzata.
Si erano fatti tutti e due una bella risata e avevano continuato a fare finta, divertendosi un mondo.
Gli dispiaceva vederla partire, ma i suoi genitori la stavano aspettando per un vacanza in famiglia a cui Tatsuya aveva deciso di rinunciare per quell'anno.
Li accompagnò alla stazione degli autobus che li avrebbe portati all'aeroporto e le diede un bacio sulla fronte, prima di augurarle buon viaggio e vedere il mezzo sparire in lontananza.


Arrivò con un leggero anticipo ma trovò comunque già occupato, un tavolo per il loro incontro.
Silenziosamente si sedette al suo posto e dopo aver ordinato il caffè mancato di quella mattina, poggiò una mano sulla guancia e aspettò che Midorima prendesse parola.
Fissò per qualche secondo l'oggetto sul loro tavolo.
Si, decisamente quello era uno era uno scolapiatti in ferro.
Meglio non farsi domande.
“ Quindi?”lo incalzò alla fine, visto che il ragazzo non pareva intenzionato ad aprir bocca.
“ Volevo parlarti di Takao” iniziò dopo aver preso un bel respiro.
Tetsuya alzò un sopracciglio “ Questo lo immaginavo.”
Shintaro si mosse a disagio sulla sedia “ Un paio di mesi fa si é dichiarato”  si fermò di nuovo e Kuroko si chiese se per caso stesse scrivendo un telegramma, invece di portare avanti una conversazione.
“ In risposta gli hai dato un pugno e poi hai deciso di partire per il Kanto, so anche questo. Vieni al punto Midorima-kun.”
Shintaro allargò leggermente le pupille ma non chiese come facesse a saperlo.
Non era sicuro che avrebbe ricevuto risposta.
Non riusciva mai a comprendere cosa passasse per la testa di quel ragazzo così incomprensibile.
“ Da quel giorno... non son riuscito più a guardarlo in faccia. Presto partirò per il Kanto ma non voglio andarmene senza aver messo le cose a posto. Solo... non so come fare.”
Tetsuya lo fissò scettico mentre ringraziava il cameriere che gli aveva portato il caffè – non lo biasimò per lo sguardo confuso che lanciò allo scolapiatti prima e al padrone poi- per poi iniziare a sorseggiare la sua bevanda attento a non scottarsi.
“ Iniziare con il chiedere scusa non rientrava nelle tue possibilità?” gli disse con una voce incolore ma per chi lo conosceva bene – e quattro anni erano abbastanza anche per Midorima- poteva facilmente scorgerci una nota di pungente sarcasmo.
“Ci avevo pensato,si”
“ Ma non lo hai fatto.”
“No.”
“Orgoglio immagino.”
Silenzio.
“ Credo sia il caso che tu metta da parte l'orgoglio e parli sinceramente con Takao-kun.”
Se ci fosse stato Aomine-kun avrebbe usato termini più scurrili, ma in quel caso non sarebbe stato il rispettoso ma a volte irriverente Kuroko Tetsuya.
“E cosa dovrei dirgli?”
Kuroko si alzò lasciando qualche moneta sul tavolo.
“ Prova con lo scusarti per averlo preso a pugni dopo che si é dichiarato... sarebbe già un bell'inizio” detto quello gli voltò le spalle e se ne andò lasciandolo tra i suoi pensieri.



Rimase parecchio tempo a riflettere sulle parole di Tetsuya, arrivando alla conclusione che si,aveva ragione come al solito e doveva scusarsi. Aveva già appurato che non ce la faceva ad andarsene senza aver risolto le cose con Takao gli era impossibile.Decise che lo avrebbe chiamato quando avesse messo a posto i suoi pensieri.


Il giorno seguente.


“No Akashi-kun... io e Chihiro non siamo amanti.”
La cosa iniziava a rasentare il ridicolo.
Nel giro di due giorni si era ritrovato nello stesso bar a dare consigli di cuore ai due membri più chiusi a livello emotivo, del GdM. Iniziava davvero a sentirsi il loro psicologo.
Se ci si aggiungeva Aomine-kun e Kise-kun che ormai erano suoi "pazienti" abitudinari, l'unico che gli mancava da psicanalizzare era Atsushi, ma sperava davvero che non dovesse sorbirsi anche lui perché in quel caso era molto probabile che gli sarebbero saltati i nervi.
“ Sicuro?” gli chiese il rosso assottigliando gli occhi bicromatici.
Tetsuya sospirò esasperato. Come faceva a non esserlo? “ Si, e smettila di far uscire l'Imperatore per cercare di intimorirmi. La mia risposta é sempre no.”
Alla fine parve convinto, in quanto la pupilla torno del suo colore naturale.
“ Capisco...”
Kuroko rimase in silenzio aspettando che Akashi parlasse, ma quello non pareva intenzionato a farlo, così toccò a lui prendere l'iniziativa.
“ Mi hai chiesto di venire, solo per questo? Avresti potuto farlo per telefono.”
“ No, non solo per questo.”
“Immagino sia per Chihiro...”
“ Già.”
I monosillabi iniziavano sul serio stancarlo. Possibile che dovesse sempre tirare fuori le parole con le tenaglie?
“ Akashi-kun la tua laconicità inizia a diventare irritante” e detto da lui era come il bue che dice cornuto all'asino, ma a differenza di Midorima che aveva accettato di vederlo nel pomeriggio, Akashi aveva dettato lui l'appuntamento, nonostante fosse stato proprio lui a chiedergli di vedersi.
 Così ora erano le sette e mezza del mattino e si ritrovava al secondo caffè con un tizio spaventoso che per i primi dieci minuti del loro incontro era parso molto simile ad un maniaco esaltato inquietante.
“ Pare che io non piaccia molto a Chihiro e questo non piace a me...”
Finalmente erano spariti i monosillabi!
“ E perchè?" indagò curioso ma poteva dire che sospettava già il motivo.
Silenzio.
Akashi probabilmente stava pensando ad una risposta abbastanza chiara da dargli ed era già abbastanza imbarazzante da se.
In realtà lo era tutta quella situazione.
Per quanto avesse provato a nascondere la sua fragilità facendo trapelare l'Imperatore, Tetsuya l'aveva intravista e la vedeva anche ora.
Ed era questa la cosa più scioccante.
Akashi aveva sempre mostrato a tutti il suo lato sicuro, da capitano prima e da dittatore poi.
Mostrava raramente ciò che provava davvero e vederlo in difficoltà in quel momento, era strano e confortevole allo stesso tempo.
Lo faceva apparire più umano.
“ Perché mi piace e voglio che sia mio.” Lo aveva detto come se fosse la cosa più semplice del mondo.
 Kuroko stirò le labbra in un sorriso leggermente divertito.
“ Akashi-kun se vuoi stare con Chihiro, inizia almeno a non fare queste dichiarazioni di intenti. Sono quelle che lui odia di più.” Il rosso lo fissò e annuì “ Devi iniziare a capire che non tutto si può comprare o avere con uno schiocco di dita. Certe cose devi guadagnartele. Se vuoi stare con Chihiro...”ripeté e ci pensò un attimo cercando le parole adatte “ Devi essere te stesso … il vero te e allo stesso tempo dimostrargli che per lui non sei solo un oggetto o un traguardo da raggiungere o avere.”
Raramente aveva parlato così tanto e la sensazione di apnea quando finì, non gli piacque per nulla.
Un nuovo silenzio in cui Tetsuya finì il suo caffè e alla fine aggiunse “ Chihiro non eseguirà mai i tuoi ordini fuori dal campo...”
Quelle parole non sorpresero Akashi che sorrise sinceramente dopo tanto tempo “ Lo so …é proprio per questo che mi piace.”
Kuroko ricambiò leggermente il sorriso.


9:30


Rientrò a casa e non si stupì di trovare Takao e Kise spaparanzati sul divano mentre guardavano un film horror.
Entrambi gli fecero spazio e lui prese posto in mezzo a loro, rubando una manciata di pop corn dal contenitore del moro per poi portarseli alle labbra, cercando di capire di che film si trattasse.
The Ring .
Originale.
In effetti aveva sempre avuto un strana predilezione per gli horror americani.
“ Come é andata?” mormorò Kise nascondendo il capo sulla sua spalla durante una scena piuttosto cruenta.
“Illuminante e inquietante allo stesso tempo” gli rispose Tetsuya laconico come sempre.
Per l'appunto, Kise alzò lo sguardo su di lui un po' confuso.
“ In che senso? Che voleva Akashi?”
“ Consigli su come conquistare Chihiro.”
Lo disse indifferente, come se stesse parlando del tempo e non si scompose neppure nel sentire le esclamazioni stupefatte dei due accanto a lui, continuando a cercare di seguire il film.
“ Ma che diavolo...?”iniziò Takao ma non riuscì a finire in quanto il suo cellulare prese a squillare, portando Kuroko a mettere pausa per non perdersi qualche scena.
Alzò un sopracciglio preoccupato quando vide che l'amico si era gelato sul posto, diventando immediatamente cinereo.
“ Takao-kun?”
“E' Midorima” mormorò il moro senza sapere che fare.
Tetsuya lo fissò poco sorpreso. Non immaginava di certo che ci avrebbe messo così poco ma sapeva che Midorima non era un codardo, tanto quanto non lo era Takao.
“ Pronto?”
Infatti rispose senza esitare.
“ Che vuoi? Ah ora vuoi parlare? No, non ho intenzione di farti una scenata anche perchè non sono solo... Si.”
Attaccò.
Kuroko gli lanciò un' occhiata curiosa e tesa allo stesso tempo.
“ Tutto a posto?” gli chiese vedendolo dirigersi in silenzio in cucina e sperando davvero che non stesse per prendersi una birra.
Speranza vana.
“ Takao-kun, vorrei ricordarti che non mi piace davvero Rihanna e che ti fa male ubriacarti a quest'ora del mattino.”


17.30

Quel bar pareva essere diventato il ritrovo dei Miracoli e il proprietario ormai stava meditando di creare un menù solo per loro. Quando entrò nel locale, cercò d'istinto una chioma verde e la trovò in uno dei posti in fondo che fissava fuori.
Sul tavolino notò una strana lampada e scosse la testa al solo pensiero, che avesse avuto il coraggio di andare in giro con una cosa del genere tra le mani.
Prese un profondo respiro e si stampò un sorriso ironico sulle labbra, prima di avviarsi verso il fondo del locale.
Appena si sedette al tavolo Midorima posò lo sguardo su di lui che lo sostenne sprezzante.
“ Ciao.”
Takao rispose con un cenno della testa e si rifiutò di ordinare, in quanto, parole sue: Non si sarebbe trattenuto molto.
Shintaro incassò le spalle leggermente ma cercò di non darlo a vedere.
“ Allora, che vuoi?” gli chiese il moro quando furono di nuovo “soli”- per quanto potevano esserlo dentro un bar pieno di gente.-
“ Scusarmi direi...” gli rispose Midorima cercando di mantenere la calma.
“ Scusarti? Dopo quattro fottutissimi mesi tu ti vieni a scusare?” sibilò Takao fulminandolo.
Shintaro chiuse gli occhi e prese un bel respiro.
Sapeva che poteva andare in quel modo, ma non si sarebbe fatto spaventare da quella reazione.
“Si” gli rispose sicuro probabilmente sorprendendolo.
“ E non ti é minimamente passato per il cervello che forse io mi sia stancato di aspettare le tue scuse?!”
“ Se fosse così oggi non saresti venuto.”
Aveva dannatamente ragione ma era stanco di tutto quel tira e molla.
“ Fottiti Midorima.”
Si alzò, gli voltò le spalle.
Era una cosa patetica lo sapeva, ma era davvero stanco.
Illudersi di nuovo in un qualcosa che non esisteva faceva tremendamente male.
Stava per andarsene quando una mano gli si strinse attorno al polso e lo costrinse a girarsi nuovamente.
“ Aspetta... per favore .”
Stavolta non nascose il suo stupore a quelle parole. Midorima Shintaro mai aveva chiesto per favore a qualcuno che non fosse membro della sua famiglia.
“ Fammi spiegare, ok? Siediti.”
Troppo scioccato per rifiutare, Takao tornò a sedersi  aspettò.
Shintaro rimase un attimo in silenzio, alla ricerca delle parole adatte con cui iniziare.
“Quel giorno...quando ti sei..” tentennò arrossendo d'imbarazzo “ dichiarato, era passato davvero poco tempo da quando avevamo perso contro il Rakuzan. Stavo passando davvero un brutto momento. Mi pareva che quella sconfitta non fosse altro che il compimento di quella specie di profezia che Akashi ci aveva inculcato alle medie. Che alla fine non avessi fatto altro che ballare sul palmo della sua mano.” Strinse i pugni “avevo fallito. Di nuovo. Ma non era solo questo. Mi ero ripromesso che vi avrei fatto vincere, che mi sarei assunto tutto il peso e vi avrei portato alla vittoria, ma non ce l'avevo fatta. Avevo deluso la squadra, te e me stesso...”
Takao stava per interromperlo ma Shintaro gli fece segno di non farlo o non avrebbe avuto il coraggio di andare avanti.  “Poi sei arrivato tu e ti sei dichiarato come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se la mia sconfitta, per te non contasse nulla … come se non fosse stata colpa mia se avevamo perso.”
Stavolta Takao lo interruppe “ Perché era così Shin-chan... non é stata colpa tua... o piuttosto non é stata solo tua. Siamo una squadra e se perdiamo, perdiamo tutti assieme. Nessuno di noi ti ha mai dato la colpa perché non stavi giocando da solo, eravamo cinque sul campo.”
Quasi non si accorse di essere tornato ad usare quel nomignolo che per quattro mesi si era rifiutato di pronunciare.
Shintaro sorrise amaramente a quelle parole.
“Oltre al senso di sconfitta mi prese la paura ..” confessò facendo dilatare le pupille di Takao “la paura di qualcosa di sconosciuto, che non capivo e non potevo controllare. Questo, unito alla rabbia e alla frustrazione, mi fece andare fuori di testa. E beh.. lo sai. Mi dispiace per quel pugno.”
Silenzio. Di nuovo.
Midorima non sapeva più cos'altro dire, mentre Takao analizzava tutte quelle parole cercando di dargli un senso.
“ Ed ora?” se ne uscì alla fine facendo alzare lo sguardo dell'altro su di lui “hai ancora paura? Sei venuto qui e ti sei scusato, ma per cosa ? Per cosa mi stai chiedendo scusa ? Per il tuo comportamento? Per non essere stato chiaro? Per cosa? Cosa vuoi?”
Shintaro parve rifletterci un bel po' prima di rispondere sinceramente “ Non so il motivo, ma so che ti voglio al mio fianco, che in questi quattro mesi mi sono sentito tremendamente solo senza la tua voce a perseguitarmi.”
Quelle parole resero Takao leggero come l'aria e felice ... oh si molto felice.
Eppure...
C'era una nota che stonava nella sinfonia generale.
Più provava ad ignorarla e più quella si faceva pressante.
Ora riusciva a capire molto bene la risposta che gli aveva dato Kuro-chan quando gli aveva chiesto come mai non si era messo con Kagami, visto che essendo finiti a letto insieme, i sentimenti c'erano.
La sua risposta non gli pareva più così strana e assurda.
<< Ma non era sicuro di amarmi... e non potevo rischiare. >>
In quel momento si rivedeva molto in quelle parole.
“ Eppure partirai.”
Abbassò lo sguardo “Si.”
“E mi vuoi al tuo fianco. Non pensi sia un po' contraddittorio?”
Midorima alzò di nuovo lo sguardo “ Potremmo...”
Takao lo interruppe immediatamente “ Non mi piacciono le relazioni a distanza. Le odio in realtà. Inoltre...” si alzò in piedi “ Tu non sei ancora sicuro di nulla , Shin-chan ed io non posso permettermi di intraprendere una relazione senza sapere che non mi lascerai da un momento all'altro.” Shintaro stava per dire qualcosa in quanto non gli piaceva per nulla il tono di quel discorso. Era una persona egoista dopotutto, lo aveva sempre saputo.
Takao lo interruppe ancora prima che potesse spiccicare parola “ Vai nel Kanto Shin-chan, avrai tempo per pensare. Ti aspetterò qui in attesa di una risposta.”
Si sporse attraverso il tavolo e a qualche centimetro del suo volto, se ne fregò degli altri clienti e poggiò le labbra su quelle del ragazzo, in un bacio leggero e semplice che fece desiderare ad entrambi qualcosa di più.
Si staccò a malincuore e ancora ad un soffio da lui gli sussurrò “ Non aspettarti però, che venga a salutarti all'aeroporto. Non ne ho alcuna intenzione.”
Si alzò e gli voltò le spalle uscendo dal locale.
 

Tre giorni dopo.


L'aeroporto era già pieno di gente, tutti con le valigie incollate alle mani.
Il ragazzo occhialuto fissava insicuro il display che annunciava gli arrivi dei nuovi voli mentre sentiva la nuca bruciargli.
Non aveva bisogno di voltarsi per incrociare lo sguardo penetrante di Tetsuya.
Sapeva perfettamente che non approvava.
E a dirla tutta neppure lui era più così certo di volerlo fare ma ormai aveva preso la sua decisione e non poteva più tornare indietro.
Aveva pensato che parlare con Takao, chiarirsi, lo avrebbe fatto sentire meglio... invece era anche peggio di prima. Una parte di sé continuava a puntare i piedi per impedirgli di avanzare verso il gate.
Takao non era venuto a salutarlo. Aveva mantenuto la sua parola e questo gli fece male, perché ricordava perfettamente lo sguardo sofferente che gli aveva lanciato quel giorno al bar.
Prese un bel respiro.
Sarebbe tornato presto da lui.
Lo stava promettendo anche a sé stesso.
Fu chiamato il suo volo.
Fece un passo avanti.


" Mi ha chiamato Aomine-kun poco fa... voleva sapere cosa fare con Kise -kun ..." iniziò Kuroko approfittando di un momento di lucidità del moro e lanciando uno sguardo al biondo che sonnecchiava più in là.
"Ancora?! Sai che potresti aprire un'attività continuando di questo passo? Ho anche il nome adatto! PdCdM! "
Tetsuya fissò perplesso l'amico lanciando un 'occhiata preoccupata al castello fatto di lattine di birra che gli aveva orgogliosamente mostrato prima.
"E cioè? " gli chiese atono facendo attenzione a non rovesciare neppure una lattina mentre portava "l'opera d'arte" - così l aveva definita e lui non aveva voglia di fargli presente che una cosa del genere era già stata fatta prima -in cucina, reggendogli il gioco solo perché Takao era ubriaco e bisognoso di attenzioni.
Il moro infatti fece un sorriso idiota " Posta del Cuore dei Miracoli!" Rivelò tutto contento mentre Kuroko si ritrovò a sospirare afflitto.
" Potremmo fare successo sai? Potremmo prendere il posto anche di quell'odiosa tizia italiana... come si chiamava? Ah si quella figlia di una grandissima..." l'occhiata raggelante di Tetsuya fu abbastanza esaustiva per fargli comprendere di fermarsi prima di essere punito per le sue parole scurrili " ... donna, Maria de Filippi!"
L'amico scosse la testa esasperato e anche un po' divertito. Infatti le sbronze di Takao erano quasi sempre piuttosto comiche, quando non iniziava a intonare la fase deprimente di Rihanna. "Se proprio dobbiamo allora sarebbe meglio PCM, non credi?"
Takao parve rifletterci su seriamente "Non male plebeo! "
Tetsuya improvvisò un inchino tenendo in bilico in una mano l'opera d'arte e nell'altra la bottiglia di vino che aveva salvato dalle grinfie del moro. Gli pareva di essere un giocoliere sul filo di un rasoio “La ringrazio sua altezza" recitò formalmente sentendosi abbastanza idiota nel farlo.
"Ora mi dia quella bottiglia di nettare che festeggiamo la nuova apertura" gli disse convinto il moro ma Kuroko gli sorrise malevolo " Mi dispiace sua maestà, ma il compito di un servo é anche preservare l'integrità morale del suo sovrano...quindi porterò il suo nettare nella nostra cantina, al sicuro da mani predatrici."
Sì e poi anche lui si poteva prenotare un posto al manicomio.
Sospirò appurando che se non portava Takao a letto al più presto... rischiava di fargli compagnia al tavolo degli ubriachi.
Lanciò un occhiata a Kise che ormai era stramazzato al suolo dormiente dopo il quinto bicchiere del liquido rosso e chiuse gli occhi cercando una soluzione.
E ora come faceva a portare a letto quei due da solo?
Dove era Chihiro quando serviva?
Ah già ...si doveva vedere con Akashi... strano era già la seconda volta che uscivano quei due...
Accennò un sorriso.
Chissà, magari i suoi consigli erano serviti a qualcosa...
Il suo problema però rimaneva.





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Capitolo 10
*** Il Ritorno del Demone. ***




Angolo dell'autrice: Chiedo scusa per l'immenso ritardo!
Buona lettura.











Due mesi dopo.

Una settimana dall'inizio delle scuole.


"Cerca di essere più preciso, Akio."
Aomine aggiustò la posizione del bambino e lo lasciò tirare nuovamente.
Erano nel parchetto del Rikugien, lui, Kuroko e Akio.
Yui e Naomi erano usciti con le sorelle per delle compere e loro due avevano deciso di portare Akio al parco per farlo divertire un po'.
"Tetsu... mi sono stufato di aspettare."
Kuroko sospirò "Non dipende da me... Kise-kun non é in Giappone in questo momento."
Ed era meglio che Ryouta avvertisse il suo manager di questa cavolata.
Dopotutto era colpa sua se doveva dire tutte quelle bugie al suo migliore amico.
"Dove sarebbe?"
Ringraziò sua madre per la faccia impassibile che gli aveva donato alla nascita.
E ora che s'inventava?
"In Inghilterra... da sua madre."
In quale girone dell'inferno stanziavano i bugiardi?
Sperava in uno che contemplasse poca fatica... non era noto per la sua resistenza.
Un ricordo fastidioso gli tornò alla mente.
Si alzò in piedi " Aomine-kun... hai da fare ora?"
Il moro alzò un sopracciglio e poi sorrise ironico "Tetsu mi stai invitando ad un appuntamento?"
L'amico scosse la testa sconsolato "Aomine-kun... sei un idiota."
Daiki non si offese. Lo conosceva bene.
"Domani c'è il compleanno di Aida-san... devo farle un regalo. Vieni con me?"
Aomine ci pensò su ma alla fine non aveva poi molto da fare ora che erano entrati nelle vacanze estive.
Di andare agli allenamenti non se ne parlava proprio.
Si divertiva molto di più aiutando i bambini nel basket.
“Ok.”
Tetsuya gli sorrise grato. Non contava molto sull'aiuto di Daiki riguardo al regalo, ma gli sarebbe stato di compagnia almeno.
Gli venne in mente una cosa.
“Akio vuoi venire con noi?”
Al bambino s'illuminarono gli occhi e annuì.
Rimisero a posto le loro cose e s'incamminarono verso il centro città.
“Che regaleresti a Momoi-san?”s'informò intanto, cercando di trovare un idea.
Daiki stava per aprire bocca e dire sicuramente una qualche oscenità, che Kuroko lo fermò immediatamente.
“Domanda sbagliata, lascia perdere.”
Akio intanto gli trotterellava attorno con un bel sorrisone stampato sul volto.
Ci misero un bel po' prima di arrivare al distretto commerciale e quando furono lì. Ai due bambini venne fame, così Kuroko fu costretto a portare entrambi al Majin Burger per sfamarli.
Fortunatamente non fu costretto anche a pagare per Aomine oppure la paga del suo lavoro par-time sarebbe finita in me che non si dica.
Stava finendo il suo frullato quando una voce lo gelò sul posto.
“Murasakibara! Un giorno di questi ti verrà una congestione a forza di gelati!”
Conosceva quella voce.
Molto bene anche.
Sperava davvero che la sua espressione fosse rimasta imperturbabile come al solito, ma dalla faccia preoccupata di Daiki ne dubitava.
“Tetsu... sembra che tu stia per svenire da un momento all'altro” gli confermò il moro.
“Non dovrebbe essere qui... mi avevano detto che sarebbe tornato in America.”
Aomine lanciò un'occhiataccia ala cassa dove quel gruppetto male assorbito stava ancora discutendo.
“A quanto pare si sbagliavano.”
Tetsuya gli rivolse uno sguardo raggelante “Non sei d'aiuto Aomine-kun.”
Non ci avrebbero messo molto a notarli, visto la postazione in vista che si erano scelti.
“Tetsu-nii.. stai bene?”
Il ragazzo abbassò lo sguardo su Akio che lo fissava inquieto.
Cercò di sorridere ma non era sicuro gli fosse uscito qualcosa di buono, così gli carezzò i capelli per tranquillizzarlo.
"Kuroko?”
S'irrigidì all'istante, prese un bel respiro e si voltò mentre la sua espressione tornava quella di sempre.
“Kagami-kun, buonasera.” Adocchiò dietro di lui Murasakibara e Himuro e li salutò cortesemente.
Aomine non si disturbò nemmeno di fare quello e si limitò ad ignorarli continuando a divorare i suoi panini.
“B-buonasera”balbettò il rosso facendo alzare gli occhi al cielo a Tatsuya dietro di lui.
“Kuroko-kun... fate compere?” s'intromise in modo da togliere dai pasticci il fratello.
Il gelo calò di nuovo.
Una cosa per nulla piacevole.
“Tetsu-nii chi sono queste persone?”
La vocetta del bambino ruppe la tensione attirando l'attenzione tutta su di lui.
“Sono...” che avrebbe dovuto dire ?
Amici?
Forse con Himuro e Murasakibara, ma Kagami?
“Giochiamo a basket assieme qualche volta” si salvò in modo da non dare una vera e propria definizione a quello che era per lui il rosso.
“Sto andando a cercare un regalo per Aida-san comunque” disse infine rispondendo alla domanda posta da Himuro.
Al moro si illuminò lo sguardo “Anche noi!”
Il cuore di Kuroko sprofondò in un brutto presentimento.
“Muro-chin ho fame...”
Il lamento del colosso li dietro interruppe quella che si sarebbe trasformata di sicuro in una catastrofe.
Questo però creò un altro dilemma: era decisamente stupido farli sedere ad un altro tavolo quando si conoscevano così bene.
Sospirò comprendendo che comunque poteva sempre andare peggio di così e si spostò facendo loro spazio, tirando un calcio ad Aomine per fargli fare lo stesso.
Appena i tre si furono seduti calò un silenzio imbarazzante: ovviamente la mente sopraffina di Tatsuya aveva fatto in modo da far sedere Kagami accanto a Kuroko, mentre lui e Atsushi si erano messi accanto a uno scocciato Aomine che continuò ad ignorarli.
L'unico che non capiva cosa stava succedendo era Akio, che passava perplesso lo sguardo su tutti loro, chiedendosi cosa c'era che non andava.
Alla fine fu di nuovo Himuro a spaccare il ghiaccio “Avevi già pensato a qualcosa?”
Kuroko scosse la testa “No... ancora non abbiamo visto nulla. Siamo venuti subito qui.”
Tatsuya alzò gli occhi al cielo sorridendo “Anche noi. I bimbi avevano fame.”
Stranamente anche Tetsuya ricambiò il sorriso annuendo.
“Che ne dite di andare assieme ?”
Ecco.
Proprio quello che temeva.
Adocchiò l'occhiata preoccupata di Aomine e sospirò.
“Va bene.”
Kagami che era rimasto in silenzio fino a quel momento sgranò gli occhi e cercò di calmare il cuore impazzito.
Lui e Kuroko non si vedevano da due mesi e in quelli precedenti si erano a malapena rivolti la parola.
E ora avrebbero dovuto passare come minimo le prossime due ore a stretto contato?
Sarebbe stato un incubo.

Finirono da Majin Burger circa un ora dopo,ovviamente.
La fame dei tre prodigi riuscì ad essere placata solo dopo venti doppi panini e cinque gelati.
Ovviamente Kagami e Aomine non persero occasione di fare casino e insultarsi a vicenda neppure un attimo.
“Un giorno di questi stipuleremo un mutuo in quel posto!” se ne uscì Tatsuya fissando sconsolato il suo portafoglio.
“Quisquilie” mormorarono in coro Aomine e Kagami per poi guardarsi male a vicenda.
Kuroko sospirò sconsolato da quelle reazioni infantili “Son così simili.”
“Già” concordò Himuro mentre passeggiavano per le strade.
Tetsuya e Kagami erano entrati in un paio di negozi senza risultati.
Alla fine, con profondo rammarico da parte di Kagami e Aomine, Kuroko e Himuro si recarono in biblioteca.
Tetsuya rischiò molto comprando un libro di cucina per principianti completamente incapaci.
Si era accertato anche che menzionasse il completo divieto nel servire i piatti aggiungendo vitamine o quant'altro.
Ma dopotutto, probabilmente lui era l'unico che poteva permettersi di comprarle una cosa del genere senza morire, visto la sua personalità.
Himuro decise di prendere da parte di Kagami un libro sull'anatomia che sicuramente sarebbe stato utile visto il lavoro che la ragazza voleva intraprendere in futuro.
“Kuroko sicuro di uscirne vivo con quel regalo?” gli chiese Kagami abbastanza preoccupato sulla futura salute della sua ombra. Meglio non chiamarlo con altri appellativi per il momento.
“Non ho intenzione di morire avvelenato al prossimo allenamento fuori, in cui cucinerà la coach, Kagami-kun...”
Taiga dovette ammettere che avevano rischiato più volte una lavanda gastrica in quell'anno.
Mentre i due si scambiavano queste parole, Himuro meditava sul come lasciare soli quei due e poteva dire di non aver scelto i più intelligenti della cricca dei Miracoli, con cui fare piani.
Cercò comunque di fare un tentativo, almeno con Aomine che pareva essere l'attuale migliore amico di Kuroko-kun.
“Inventati qualcosa e sparisci dalla circolazione per un po'” gli intimò avvicinandoglisi.
Il moro lo guardò male “Come scusa?”
“Dobbiamo sparire per lasciarli soli” chiarì Himuro cercando di mantenere la calma.
In quel momento Aomine parve cogliere l'antifona e si grattò il mento alla ricerca di una scusa che non risultasse troppo banale.
Alla fine sospirò, comprendendo che qualunque cosa avesse fatto Tetsu lo avrebbe capito al volo.
“Kagami probabilmente ci cascherà, ma Tetsu mi ammazzerà.”
Himuro alzò le spalle “ Vuoi sul serio che continuino così?”
Daiki li fissò e comprese che voleva dire quando li vide entrambi a fissare il vuoto.
“Ok, va bene”
Prese un bel respiro e cercò di essere il più convincente possibile, sperando anche di ricevere una pena più lieve quando l'amico avrebbe capito che lo aveva fatto per lui.
“Oi Tetsu... Satsuki mi ha chiesto di andarla a prendere … non é lontano, torno tra una mezz'oretta va bene?”
Lo sguardo che gli rivolse fu raggelante come pensava e di certo non glie l'avrebbe fatta passare liscia.
“Va bene … ci vediamo dopo.”
Stava per andarsene quando si rese conto che anche se tutto avesse funzionato, con Akio di mezzo sarebbe andato tutto a...
Sospirò “Akio vieni con me?” disse la bambino che lo guardò male.
Cercando di non farsi notare dagli altri, lo implorò con lo sguardo e quello annuì, probabilmente più per pena che per altro.
Ok sarebbe morto, era assicurato.

Tatsuya sospirò.
Lo sguardo di Kuroko-kun non prometteva nulla di buono.
Decise comunque di portare avanti il suo piano e fece un segno ad Atsushi che era riuscito a corrompere facilmente.
“Muro-chin … ho fame.”
Tatsuya, da ottimo attore quale era, riuscì ad esibirsi in un sospiro rassegnato “ Atsushi hai appena mangiato!”
Il ragazzo lo ignorò e si diresse verso il più vicino supermarket ancora aperto.
Tatsuya cercò di non rabbrividire al contatto con gli occhi di Kuroko ed inventò l'ennesima balla “Mi dispiace ragazzi... torno subito.”
E si dileguò ance lui.
L'imbarazzo scese tra loro due per quella sceneggiata plateale.
Miracolosamente fu Kagami a parlare per primo “ Mi chiedo cosa s'inventerà Aomine se Momoi non potrà venire...”
Kuroko fissò per qualche secondo il sorrisetto divertito che si stagliava sulle labbra del rosso e poi se anche lui sommessamente “Credo che entrerà nel panico, Kagami-kun... uno spettacolo divertente in effetti.”
Taiga rise clamorosamente.
Poco dopo però, ripiombò il silenzio.
“Aida-san mi aveva detto che saresti partito per l'America...”
Kagami esultò internamente per quelle parole.
Questo voleva dire che Kuroko aveva chiesto di lui.
“Si ma sono tornato per il suo compleanno, ieri.”
“Capisco... il basket americano? Ha ancora qualche sorpresa per te?”
Kagami si appoggiò con i gomiti alla ringhiera che dava sul panorama della città illuminata dalle luci della sera.
Il distretto commerciale era posizionato leggermente più in alto e per questo i cittadini avevano creato una specie di belvedere.
“Grazie a Tatsuya e Alex ho fatto molti progressi... adattarsi al loro stile molto più libero é sempre un piacere.”
Tetsuya strinse le dita attorno al ferro freddo della ringhiera “ Ma?”
Taiga si volse verso di lui “Ma per quanto ci provi, ho compreso che mi é impossibile fidarmi completamente della gente di là. Non riesco a dare il meglio con una qualsiasi squadra americana... non come ci riesco giocando con te ed il Seirin. O con i Miracoli.”
Non era una di quelle frasi fatte. Quelle parole davano un peso considerevole a tutto.
“Va davvero bene parlare così?”
Quella frase riscosse Tetsuya dai propri pensieri e spostare nuovamente lo sguardo sul rosso che allo stesso modo lo aveva abbassato verso di lui, incrociando i suoi occhi senza imbarazzo.
“Ho cercato per quanto possibile di rispettare le tue richieste... perché le tue volontà per me erano e sono più importanti di ogni altra cosa.”
Se fosse stata una persona normale, Tetsuya sarebbe arrossito.
“Ma non solo questo.”
Prese un bel respiro prima di continuare “Avevi ragione... non era giusto stare assieme senza che sapessi cosa provavo. Volerti...” Stavolta Kagami arrossì e balbettò“ B-baciare e fare altro... non sarebbe bastato.”
Non sapeva se quelle parole, per quanto imbarazzanti fossero, avrebbero portato a decisioni positive oppure no, ma con la coda dell'occhio vide Himuro e Murasakibara che venivano sgridati dal proprietario del super market e rise sommessamente.
Non era decisamente il momento adatto per le confessioni.
Kagami lo fissò confuso.
“Kagami-kun... per quanto io voglia parlare con te di tutto quello che vuoi... non mi pare giusto far arrestare Himuro -san perché Murasakibara-kun vuole svaligiare il supermarket, non credi?”
Taiga si voltò verso il punto che stava fissando e sorrise anche lui alla vista della faccia preoccupata di Tatsuya.
Poi tornò serio.
“Non ho intenzione di far passare altri sei mesi, Kuroko.”
Tetsuya ricambiò lo sguardo.
“Non accadrà” ci pensò su, alla ricerca di quale fosse il giorno giusto “Domani ci sarà il compleanno di Aida-san, per questo non pare il momento adatto... ma il giorno dopo io sono libero, tu lo sei?”
Kagami annuì immediatamente, senza neppure pensaci .
Qualunque impegno avesse,lo avrebbe disdetto.
Si era trattenuto fino a quel momento ma ora non ne aveva più intenzione di farlo.
Di slancio,seguendo i suoi istinti lo abbracciò, senza dargli neppure il tempo di protestare.
Lo strinse a sé ed immerse il volto nel suo collo, inalando quell'odore che aveva avuto l'opportunità di saggiare solo una volta.
“Mi sei mancato Kuroko.”
Lui,la sua essenza e la sua assenza a cui lo aveva costretto.
Non era il momento adatto per le confessioni, ma almeno quello voleva dirglielo.
Non aveva alcuna intenzione di lasciarlo più andare.
A quelle parole sentì il cuore di Tetsuya accelerare. Esattamente come il suo quando le braccia del ragazzo si strinsero sulla sua schiena.
“Anche tu Kagami-kun.”
Il cuore gli si scaldò mentre la speranza che non tutto fosse perduto divenne certezza.
Quando si staccarono e Tetsuya notò che il proprietario del Supermarket aveva messo mano al telefono, mentre Tatsuya cercava di far mollare un po' di dolci a Murasakibara che con una mano gli fermava la testa, comprese che era decisamente il caso di soccorrere Himuro-san.
Dopo aver convinto l'uomo che il centro della Yosen non aveva intenzione di rapinare il suo negozio, riuscirono ad uscire senza passare una nottata in gattabuia.
Ovviamente Taiga passò dieci minuti buoni a sbraitare contro il colosso mentre Kuroko s'intratteneva in un discorso interessante con Himuro, ignorandoli completamente.
Ad un certo punto gli arrivò un messaggio che lo fece sorridere.

Mittente: Aomine.

"Tetsu, mi sono scordato che Satsuki é partita per Kyoto due giorni fa.

Ora che faccio adesso?! "

Mittente:Tetsuya.

" Aomine-kun, sei un idiota ma grazie.
"


La mattina prima della festa, Tetsuya la passò a letto, ripercorrendo completamente e più volte quello che era successo la sera prima, cercando di dargli un significato concreto.
Come doveva interpretare le parole di Kagami?
Chihiro gli aveva più volte dato dell'idiota, affermando che era piuttosto palese quello che volevano dire.
Eppure lui non riusciva a sperare.
Erano passati quattro mesi in cui non si erano visti. Poteva semplicemente significare quello e basta.
Anche gli amici possono mancarti, no?
Si mise un braccio sugli occhi, mentre le tempie iniziarono a pulsargli dolorosamente.
Chihiro gli aveva detto che negli occhi di Kagami c'era un sentimento eguale al suo.
Era vero? O Chihiro aveva problemi di vista?
Smise di pensarci o sarebbe uscito fuori di testa.
Si aggirò come un fantasma nella casa deserta a causa dell'orario decisamente insolito.
Le sei del mattino.
Era improbabile che Kise-kun fosse sveglio a quell'ora.
Comprendendo che ormai il sonno era volato via da qualcun altro, decise di farsi un agognato caffè.
Si ritrovò a fissare in trance il liquido nero, la testa di nuovo perso in qualche pensiero nocivo.
Sospirò e decise di leggere il primo libro che aveva sotto mano.
Ci ripensò appena lesse il titolo.
Amleto.
Meglio di no.
Una tragedia di Shakespeare non era proprio il caso.
Ne prese un altro.
Un horror.
Molto meglio.
Passò le due ore successive con l'ansia dello scoprire se il serial killer fosse Akira o Samira.
Lo chiuse quando sentì la porta della camera di Kise-kun aprirsi e decise che il seguito lo avrebbe letto più tardi e lo raggiunse in cucina.
“Kurokocchi hai faccia distrutta! Hai dormito?”
“Poco” gli rispose Tetsuya decidendo che un altro caffè non gli avrebbe fatto male.
“Kagamicchi?”
Annuì e Kise sospirò.
“Kurokocchi, domani lo vedrai... prepararti non serve a nulla.”
Tetsuya gli sorrise “Kise-kun...” il biondo gli lanciò un'occhiataccia e così si corresse “ Ryouta-kun... se è per questo lo vedrò anche stasera.”
“Ma ci parlerai per bene domani.”
Kuroko sorrise “Touché.”
Kise stava sorseggiando la sua bevanda quando intercettò un occhiataccia da parte di Kuroko.
“Che c'è?”
“Ora stai bene Kise-kun, quella é stata l'ultima volta che ho mentito per te.”
La frase era stata improvvisamente gelida, tanto che solo in quel momento il biondo si rese conto quanto a Kuroko pesasse il dover mentire a Daiki.
“Kurokocchi.. mi dispiace.”
Tetsuya gli rivolse con il suo solito sguardo inespressivo “Smettila di fare il codardo, non é da te.”
Detto questo lo lasciò solo andandosi a fare una doccia.
Il resto della mattinata la passarono ognuno per cono proprio: Tetsuya perché vi era abituato, Kise perché aveva paura di aver rovinato il rapporto con Tetsuya e non sapeva che fare.
Alla fine, circa un'ora prima che Kuroko si recasse alla festa, Ryouta prese coraggio .
“Kurokocchi...mi odi?”
Tetsuya gli sorrise allo sguardo terrorizzato che il biondo gli rivolse.
“No che non ti odio Kise-kun. Sei un idiota.”
Ovviamente l'insulto finale non andava mai eliminato.
Ryouta però non si lamentò. Troppo contento per quelle parole così familiari.
Lo abbracciò di slancio e Kuroko si ritrovò a dovergli dare delle pacche sulla spalla per farsi lasciare o sarebbe morto.
“Kise-kun... soffoco... Kise-kun!” Il biondo parve ignorarlo così Tetsuya provò con un altro metodo “Ryouta-kun … domani mi piacerebbe sentire cosa deve dirmi Kagami-kun, se non ti dispiace.”
Solo quando sentì il suo primo nome Kise lo lasciò andare.
“Così va meglio.”

Si recarono alla festa.
Ovviamente appena entrarono, il casino era assoluto.
Avevano invitato anche molti membri di altre squadre e non c'era da specificare il caos che si era creato.
La Coach e il Capitano si erano arresi nel far rimanere nei ranghi la situazione e Aida-san aveva deciso di annegare le preoccupazioni in una bella bibita strettamente alcolica per il suo diciassettesimo compleanno.
Appena entrato cercarono subito di affibbiargli un super alcolico che Kuroko fissò per qualche minuto perplesso, mentre Kise-kun l'accettò volentieri.
Sospirò poggiando la sua di bibita sul tavolo vicino, meditando il modo di far tornare Kise a casa senza doverselo incollare.
Gemette quando vide in lontananza Midorima-kun, tornato per qualche giorno pensando di trovare Takao, ma il moro era partito per andare a trovare la madre e sarebbe tornato il giorno seguente, così la coach aveva deciso di invitarlo alla sua festa.
Era fortunato, Midorima-kun, che anche tutti gli altri fossero ubriachi. In questo modo solo in pochi avrebbero ricordato la sua canzone strampalata, vittima anche lei dell'alcool che circolava nelle vene della guardia tiratrice.
“Non credo che finirà bene” una voce calda e conosciuta lo fece sobbalzare.
“Non volevo spaventarti.”
SI voltò verso Kagami e gli rivolse un sorriso sinceramente contento di rivederlo “ Tranquillo.”
Tornò a fissare il caos che regnava e concordò con lui “ Dovremmo chiamare molti taxi.”
“Meglio rimanere sobri.”
Le successive due ore le passarono ad impedire a molti di buttarsi dal balcone,altri dal dare fuoco alla casa, altri ancora – come Akashi/ Imperatore- dal rasare a zero ogni persona che gli passava accanto.
Rischiarono più volte – soprattutto Kagami, stranamente- di essere infilzati da varie forbici.
Alla fine si chiusero fuori al balcone quando la situazione parve essersi un po' calmata.
Kagami scoppiò a ridere.
“Non pensavo che i Miracoli fossero così matti quando si ubriacano!”
Kuroko gli sorrise divertito “Akashi-kun ha cercato di infilzarti più volte.”
La risata di Taiga si strozzò a quelle parole e imprecò un “Dannato complessato bipersonale!”
Tetsuya accennò miracolosamente una risata “Non ha molto senso quello che hai detto.”
“Forse sono ubriaco anche io, o almeno vorrei esserlo.”
Si poggiarono entrambi alla balaustra .
“Mi ricorda qualcosa questa situazione” mormorò Kagami fissando il buio della notte.
Kuroko annuì "A casa tua dopo la partita contro Aomine-kun.”
“Già.”
Non dissero nulla per un po', ma non era imbarazzante come il giorno prima.
Sembrava loro di essere tornati alla relazione che avevano sempre avuto.
“ Cosa hai fatto in questi mesi?”
La domanda di Kagami spezzò il silenzio e distolse Kuroko dai suoi pensieri.
“Mmm... “
Esitò nel rispondere. Non certo che fosse giusto parlare della situazione di Kise.
Alla fine decise che Kagami-kun non lo avrebbe detto a nessuno, men che meno ad Aomine-kun.
“Kise-kun ha dovuto sopportare un importante intervento alla gamba. Gli sono stato vicino.”
A quelle parole il rosso aveva sgranato gli occhi incredulo e lanciato un'occhiata all'interno confuso dal vederlo così arzillo.
“Non lo sapevo.”
Tetsuya scosse la testa “Nessuno a parte davvero poche persone lo sapeva,ovviamente Akashi é una di quelle poche.”
Kagami annuì concorde che era impossibile che il matto non sapesse tutto.
Come faceva?
Li spiava per caso ?
Bah.
“E ora come sta?”
Kuroko sorrise sollevato solo al pensiero “Ora sta bene... per fortuna l'operazione é andata molto bene e con un po' di fisioterapia e molta forza di volontà, ora possiamo dire che è guarito del tutto.”
Anche Kagami sorrise di rimando “Meno male.”
Di nuovo quel silenzio piacevole.
Ad un certo punto a Taiga venne in mente un particolare che aveva notato la sera prima “Ieri tu ed Aomine stavate con un bambino.”
“Ah si, Akio... ho incontrato lui ed altri due bambini al parco del Rikugien mentre giocavano a basket.”
Kagami lo ascoltò interessato a qualunque cosa lo riguardasse.
Quei sei mesi senza sapere con certezza cosa aveva fatto Kuroko gli era pesato come un macigno.
Ogni giorno si era chiesto se almeno una volta Kuroko lo aveva pesato, se lo aspettava ancora.
E ogni volta la paura che ormai i sentimenti di Tetsuya fossero mutati lo coglieva impreparato mandandolo nel panico e spingendolo quasi a prendere il telefono e chiedere spiegazioni al diretto interessato.
Quei due mesi in America, in cui era stato ancora più lontano, erano stati una piccola tortura.
“Sono orfani e quando posso li porto con me al parco per insegnare loro a giocare... a volte vengono Aomine-kun o Kise-kun... a volte da solo.”
Stava per dire qualcosa,Taiga, quando il vicino uscì in balcone e li gelò, intimando loro di abbassare il volume di tutto quello che stavano facendo o avrebbe chiamato la polizia.
A quelle parole i due si sbrigarono a rientrare e controllare la situazione.

Fortunatamente evitarono la denuncia, trovando dei senpai volenterosi e lucidi che li aiutarono a rimettere a posto le cose ed a rimandare a casa la gente ormai stramazzata, attraverso taxi o passaggi, chiamando genitori arrabbiati.
Alla fine riuscirono a mettere a letto anche la coach, grazie al Capitano che era riuscito a rimanere parzialmente lucido e i due sorrisero quando comunicò loro che sarebbe rimasto a casa della ragazza per quella notte, o mattina.
Riuscirono a caricare su un taxi anche Midorima-kun che avrebbe dormito da Akashi e Kuroko recuperò Kise dal pavimento.
Chiamò un taxi e ci sbatté dentro il biondo aiutato anche da Kagami.
Il momento dei saluti fu leggermente imbarazzante.
“A-allora a domani...”
Tetsuya annuì “Facciamo al Majin Burger?”
“Alle sei va bene?”
“Ok.... a domani pomeriggio.”
Kuroko salì sul taxi e Kagami gli chiuse la portiera.
Niente baci mozzafiato, nonostante l'istinto del rosso stesse ringhiando insoddisfatto.
Lo avrebbe fatto domani, dopo essersi confessato.

Riuscir a convincere l'autista del taxi ad aiutarlo a portare su Kise, fu tutta una questione di soldi ovviamente.
Dentro casa decise che il biondo per quella sera sarebbe stato bene anche sul divano e con li stessi vestiti.
Dopo averlo posizionato si diresse in bagno per cambiarsi.
Quando toccò il letto con la schiena emise un sospiro di piacere.
La mente iniziò a vagare al giorno dopo facendo migliaia di ipotesi che venivano smentite o asserite nello stesso secondo, fino a quando gli occhi non gli si chiusero e il sonno lo avvolse.

Quando si svegliarono nessun dei due s stupì dell'aspetto disastrato in cui versavano.
Dopotutto erano tornati alle tre del mattino ed erano solo le nove.
Kise doveva vedersi con il sui manager per chiedergli il favore di inventarsi la balla dell'Inghilterra e Tetsuya aveva promesso ai bambini di passare la mattinata con loro.
Bevvero in silenzio il loro caffè, per non far aumentare il mal di testa già abbastanza doloroso.
Si salutarono e presero strade diverse.

Passarono l'intera mattinata nella chiesa in quanto per quel giorno il tempo aveva deciso di buttare giù tutta l'acqua contenuta dalle nuvole.
Dopo pranzo i bimbi gli chiesero di salire nelle stanze di sopra per partecipare ad un qualche gioco da tavolo.
Perse due ore della sua vita cercando di conquistare le varie vie del Monopoli giapponese e si stupì di come i bambini invece fossero bravi a giocarci.
Cioè di Yui non si stupì più di tempo e neppure di Akio dopotutto visto che potevano essere definiti entrambi dei piccoli geni, ma che anche Naomi, così piccola riuscisse facilmente a fare
i conti...
Quando ormai si era dichiarata la sua completa sconfitta in quel maledetto ed eterno gioco, si sentì un urlo dal piano di sotto e tutti tre trattennero il respiro scioccati.
Non era un semplice urlo di una persona a cui era cascata qualcosa o altro simile. No.
Era un urlo di puro terrore e subito dopo si sentì un sparo che gelò completamente Tetsuya, a cui arrivò al naso un'insolita puzza di bruciato.
Kuroko fece segno ai bambini di restare in stanza in silenzio mentre lui apriva la porta e si sporgeva dalle scale verso il basso.
Con suo orrore fu investito da una considerevole nuvola di fumo che quasi lo soffocò.
Che stava succedendo?
Era impossibile che con quella pioggia fosse scoppiato da solo un incendio.
E quello sparo?
Un ladro?
O...
Con il dubbio atroce tornò dai bambini e disse loro di rimanere in stanza fino a quando non fosse tornato.
Forse sarebbe riuscito a gestirlo.
I tre gli rivolsero un occhiata terrorizzata che cercò di tranquillizzare con un sorriso tirato.
Prima di scendere prese il cellulare esultando sul fatto che c'era abbastanza linea da fargli fare una telefonata.
Chiamò subito la polizia informandola della situazione.
Scese piano le scale cercando di scorgere qualcosa.
Iniziò a sentire tremendamente caldo.
Si diresse lentamente in cucina e si gelò sul posto appena entrò: una figura stava in piedi in mezzo alle fiamme, ai suoi piedi un corpo esanime che non riuscì a distinguere.
Riconobbe quell'uomo.
Oh si... lo conosceva bene.
Si voltò e quando lo vide la bocca gli si trasformò in un sorriso crudele.
“Da quanto tempo, Tetsuya.”
Il ragazzo iniziò a tremare dal terrore.
“Padre...”
L'inferno lo imprigionò di nuovo tra le sue spire .

Kagami lo aspettò per delle ore al Majin Burger, invano.
Poi una telefonata.
Il mondo gli cadde a pezzi.





















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Capitolo 11
*** Non sai mai quando essere forte, fino a quando essere forte é l'unica scelta che hai. ***


XI





-Non sai mai quando essere forte, fino a quando essere forte é l'unica scelta che hai.-








Correva, in quel corridoio con illuminazione soffusa.
Gli odori di medicinali che gli perforavano le narici rivoltandogli lo stomaco.
Continuò a correre, la mente vuota se non delle parole confuse che gli aveva detto quella ragazza al banco delle informazioni.
Non poteva essere.
Non ora.
Rallentò quando la sua mente registrò il fatto che era arrivato.
Si bloccò sul posto, incapace di fare i pochi passi che lo avrebbero condotto verso l'inferno.
Lei é...?”
La voce di uno dei medici lo riscosse dalle sue paure.
Io...”
Chi era?
Il suo ragazzo?
Sarebbe potuto esserlo se fosse andato tutto come avevano previsto.
Un suo amico?
Non voleva essere solo quello ma era l'unico termine con cui poteva chiamarsi in quel momento.
Un suo amico.”
L'uomo annuì “ Per ora lei é una delle poche persone con cui possiamo conferire. Era tra le persone da chiamare in caso di incidente. Non riusciamo a contattare la sua famiglia.”
Taiga scosse la testa “ Sua madre é in Inghilterra.”
Ricordava quando Kuroko gli aveva chiesto se poteva inserirlo nella lista delle persone da chiamare nelle emergenze.
Ne era stato immensamente felice e solo ora capiva il motivo e si dava dell'idiota per l'ennesima volta per non averlo fatto prima.
Potete chiamare voi la sua famiglia allora?”
Taiga annuì ma non era questo che voleva sapere.
La telefonata che aveva ricevuto non riusciva a toglierselo dalla testa.
<< Signor Kagami... Siamo dell'ospedale cittadino... chiamiamo per Kuroko Tetsuya...>>
Non gli avevano detto cosa era successo ma aveva inteso che non era una cosa semplice.
Eppure non riusciva a far uscire le parole. Non ci riusciva.
Erano bloccate in gola dal terrore.
Ma doveva sapere.
Cosa...Come...”
Non disse nulla di sensato ma il dottore parve capire.
Prese un bel respiro, l'uomo, prima di rispondergli.
Poi alzò lo sguardo su di lui. Uno sguardo grave e preoccupato “Non le mentirò signore... Il suo amico è in sala operatoria” a quelle parole Taiga sentì il suo cuore perdere un battito e le gambe tremargli “ é grave... e non sappiamo se ce la farà...”
Le gambe cedettero e Taiga non seppe più mantenersi.
Cosa diavolo era successo?
Perché?
Doveva andare finalmente tutto a posto e invece...
Non riusciva più a rialzarsi.
Che motivo aveva?
La sua ragione era in una sala operatoria con chissà cosa aperto e rischiava la vita.
Il dottore gli s'inginocchiò accanto e poggiò una mano sulla spalla.
E' molto importante per lei?”
Taiga ebbe la forza di annuire. “Più di chiunque altro...”
Il dottore gli sorrise “Allora devi essere forte, almeno per lui. Credi in lui.”
Quelle parole riuscirono a farlo rialzare. A fatica e con a mente ancora scombussolata, ma ce la fece.
Come aveva detto il medico, doveva farlo. Per lui.
Si mise seduto sulle sedie in sala d'aspetto e si permise di versare le sue lacrime per ciò che stava accadendo, cercando di sfogare la disperazione.
Non ci riuscì.
Il dolore continuava a sconquassargli il petto e non riusciva a respirare tanto era forte.
Aveva bisogno di qualcuno al suo fianco.
La prima persona che gli veniva in mente era dall'altra parte della pota, sotto i ferri.
Con la seconda, prese il telefono automaticamente e digitò il numero sul display.
Due squilli e la voce dall'altra parte rispose.
<< Taiga? >>
Non sapeva che tono la sua voce avrebbe assunto ma aveva bisogno del suo appoggio.
Tatsuya...” imprecò nella sua testa perché ne uscì fuori un lamento che avrebbe preoccupato di sicuro il fratello.
Esattamente come aveva pensato il suo tono di voce allarmò Tatsuya.
<< Taiga... stai bene? E' successo qualcosa? >>
Prese un bel respiro, ma il dolore non si placò.
Kuroko... lui è ...”
Non riuscì a dirlo.
Non ce la faceva.
<< Taiga dove sei? Ti raggiungo...>>
Ospedale ...” riuscì a sfiatare.
Silenzio.
<< Arrivo.>>

Muro-chin ho fame...”
Tatsuya sospirò mentre si asciugava le mani con lo strofinaccio.
Lui e Taiga erano stati via quasi tutta l'estate ed ora per vendetta, Atsushi gli dava il tormento chiedendogli di preparare i dolci più disparati e complicati.
Aprì il frigo per prendere ciò che aveva nascosto la sera prima alla fame vorace del compagno.
Ecco-” fu interrotto dallo squillare del cellulare e come un giocoliere,cercando di non fare danni, resse con una mano la torta mentre con l'altra tirava fuori l'apparecchio dalla tasca.
Fece un segno scocciato ad Atsushi che lo ricambiò con un alzata di spalle.
Lo sguardo che gli lanciò fu comunque abbastanza minaccioso da farlo alzare dal divano per raggiungerlo.
Lesse il nome sul display e aggrottò le sopracciglia: Taiga lo aveva informato del fatto che avrebbe finalmente chiarito con Kuroko-kun quella sera.
Che diavolo era successo stavolta?!
Attivò la chiamata e quando sentì la voce spezzata del fratello dall'altra parte si gelò, mentre consegnava la torta nelle mani di Atsushi, che gliela tolse dalle mani e lo fissò perplesso.
Taiga... stai bene? E' successo qualcosa?”
Atsushi lo fissò apprensivo. Tatsuya non si lasciava mai coinvolgere emotivamente, se non quando si trattava di Kagami.
Storse il naso al pensiero che per il moro, il fratello, era una delle persone più importanti.
Lui non ci era riuscito.
Tatsuya gli piaceva ma a parte scroccare qualche dolce ed averlo come amico... non riusciva ad avere qualcosa di più.
Non riusciva ad avere lui. E tutti lo sapevano, quanto fosse possessivo sulle cose che gli piacevano.
Lo vide sbiancare e s avvicinò preoccupato.
Arrivo.”
Attaccò e per un attimo non riuscì a dire nulla e neppure ad alzare lo sguardo su Atsushi.
Quando lo fece, Murasakibara rabbrividì.
Si tratta di Kuroko-kun, Atsushi...”
Il ragazzo si poggiò al mobile dietro di lui, le gambe che tremavano.
E' in ospedale...”
La torta finì per terra.
E' grave.”
Atsushi si volatilizzò nel ripostiglio per prendere le sue cose.


Kagamicchi!”
La voce di Mr Copia gli arrivò stridula alle orecchie. Alzò di poco la testa per fissare due figure che si avvicinavano di corsa.
Kise...” sfiatò con un fil di voce.
Il biondo rallentò, il volto pallido e spaventato dallo stato in cui versava il rosso.
Come...? Dov'é?”
Kagami prese la forza da chissà dove e riuscì a spiccicare parola “ Lo stanno operando...”
Ryouta barcollò “ Come... ma che è successo?!”
Taiga scosse la testa.
Si poggiò con la schiena al muro mentre Takao rimase immobile, gli occhi persi nel vuoto “ Tetsu-chan...”
Una piccola parte del cervello di Taiga si chiese come avessero fatto a venire a conoscenza di quello che era successo, ma la preoccupazione cacciò via quella domanda inutile, tornando a fare da padrone.
Dobbiamo contattare Chihiro...” fu la seconda cosa che riuscì a mormorare Kise e che ebbe il potere di far riscuotere gli altri due .
Takao mise immediatamente mano al telefono e dopo aver digitato velocemente il numero rimase in attesa.
Chihiro ?”
Kagami li fissò perplesso. Non riusciva a capire al loro urgenza nel voler contattare Mayuzumi.
Chi era quel ragazzo per Kuroko?
E Takao?
Cosa c'entrava in tutto questo?
Ancora tante domande ma nessuna risposta.
Come?!”
Quell'esclamazione fece saltare entrambi che volsero immediatamente il capo verso Kazunari.
Oddio.. ora controllo immediatamente! Ti aspettiamo!”
Attaccò e senza guardare in faccia nessuno si diresse a passo spedito verso un medico che si stava avvicinando dalla parte opposta.
Scusi … insieme al ragazzo lì dentro … dovrebbero essere stati portati anche tre bambini...”
A quelle parole Kise sbiancò ancora di più se possibile e corse accanto all'amico per sentire meglio la risposta.
Si ma state tranquilli hanno solo un leggero principio d'intossicazione da fumo...pare che il signor Tetsuya li abbia protetti fino all'arrivo dei soccorsi e deve essere stato davvero un miracolo visto le condizioni in cui era.”
Kise fissò confuso Takao che gli rivolse uno sguardo apprensivo,
L'orfanotrofio é bruciato... pensano sia doloso.”
Ryouta barcollò.
Cosa diamine é successo?!”
A quell'esclamazione disperata rispose solamente il vuoto del silenzio.


Akashi abbassò il telefono con mano tremante.
Il mondo iniziò a cascare in mille pezzi.
Non riusciva a guardare negli occhi Chihiro, consapevole di quanto per il suo compagno fosse importante Tetsuya anche se non conosceva i dettagli.
Atsushi lo aveva appena chiamato mentre si dirigeva in taxi verso l'ospedale con Himuro.
Cosa era accaduto?
Chi era il responsabile di quella tragedia?
Era meglio che fosse fuggito oltreoceano o se l'avesse trovato, dubitava che sarebbe tornato a camminare con le sue gambe.
Alla fine dovette alzare lo sguardo verso Chihiro che aspettava poco più in la con un sorriso appagato che faceva male. Sorriso che sfumò appena vide l'espressione grave di Akashi e strisciò tra le lenzuola verso di lui, preoccupato.
Che succede?”
Seijuro chiuse per un attimo gli occhi cercando di trovare le parole adatte “ Chihiro,si tratta di Tetsuya.”
Nel momento in cui vide il terrore negli occhi del compagno, capì che non c'erano parole adatte per dare la notizia “ Non so precisamente cosa è successo ma dobbiamo andare in ospedale.”
Non gli fece neppure finire la frase che già era uscito dal letto ed aveva iniziato a rivestirsi nel panico più completo.
Akashi gli si avvicinò cercando di placare la furia con cui stava cercando di chiudersi la camicia.
Lo afferrò per le spalle e lo scosse cercando di farlo tornare lì con sé con la testa.
Calmati... in questo modo non lo aiuterai!”
Il ragazzo lo fissò impaurito. Un terrore tale che non aveva visto mai nello sguardo di nessuno.

Tu... tu non puoi capire.”
Quel commento non piacque a Seijuro che non gli permise di sfuggire alla sua presa” Allora spiegamelo Chihiro... perché hai ragione : non capisco.”
Il compagno scosse la testa nel panico più completo “ No io...non posso!”
Non disse nulla Akashi, ma non lo lasciò, facendogli comprendere che non si sarebbe mosso fino a che non avesse ricevuto spiegazioni.
Alla fine Chihiro si arrese e aprì bocca.
Cinque minuti dopo erano entrambi sul taxi in direzione dell'ospedale.

Stavano passeggiando per le strade.
Le vacanze erano quasi finite e presto il nuovo anno scolastico sarebbe iniziato.
Il malato dell'oroscopo che Hyuuga avano dovuto ospitare in casa, appena aveva sentito che sarebbe uscito per visitare il nuovo negozio sportivo, se ne era fregato del fatto che fosse un appuntamento tra lui e Aida e lo aveva costretto ad invitarlo.
Riko fortunatamente aveva compreso i suoi problemi e non si era arrabbiata per quell'intrusione..
Dopotutto, se non si parlava di Oha Asa, la guardia tiratrice dello Shutoku era piuttosto silenzioso e di piacevole compagnia.
Ovviamente escludendo il fatto che la mattina aveva monopolizzato il televisore a casa Hyuuga.
Nonostante questo sua madre si era praticamente innamorata di lui e quindi non c'era da sorprendersi se Junpei non fosse al settimo cielo per la sua presenza.
Arrivarono davanti al negozio sportivo ma all'entrata Riko si bloccò.
Aomine-kun...” mormorò, attirando l'attenzione degli altri due che stavano fissando le vetrine, affascinati dai nuovi prodotti.
Davanti a loro vi erano l'asso della Too e la sua manager.
Oh guarda Dai-chan! Shintaro-kun e gli amici del Seirin!”
Il moro la guardò male “ Lo vedo da solo Satsuki...”
Riko sorrise “ Anche voi qui per il nuovo negozio?”
Satsuki annuì ricambiando gioiosa come sempre “ Si! Dai-chan ha bisogno di nuovo paio di scarpe ed è sempre piuttosto categorico riguardo marca e tipo!”
La coach scoppiò in una risata, ricordando che Kagami-kun aveva esattamente e stesse pretese.
Stava ancora ridendo quando sentì il cellulare nella tasca dei jeans vibrare e lei si apprestò a risponde sotto lo sguardo perplesso degli altri.
Fissò un po' sorpresa il nome sul display prima di attivare la chiamata.
Sotto minaccia, Kagami gli aveva confessato che quella sera aveva un appuntamento con Kuroko e che si sarebbe finalmente dichiarato, quindi si chiedeva come mai la stesse chiamando, quando i quel momento sarebbe dovuto essere assieme alla sua ombra a fare decisamente altro.
I ragazzi davanti a lei, la videro perdere colore ad ogni parola pronunciata dalla persona dall'altra parte e per questo Hyuuga le poggiò una mano sulla spalla preoccupato.
All'improvviso il telefono le cadde dalle mani, ma lei non parve prestargli attenzione neppure quando lo calpesto.
Come in trance corse in mezzo alla strada ed iniziò a cercare il primo taxi libero.
Hyuuga la rincorse cercando di evitare di farla investire.
La riportò sul marciapiede ma lei continuava dimenarsi cercando di liberarsi “ Dobbiamo andare Junpei! Dobbiamo andare!”
Il moro la afferrò per le spalle “Riko che diavolo succede?! Chi era al telefono?!”
Non l'aveva mai vista in quello stato. Riko non si era mai comportata in quel modo.
La ragazza lo fissò nel panico più completo “ Kagami-kun! Era Kagami-kun! Ha detto che é all'ospedale e che stanno operando d'urgenza Kuroko-kun!”
Quelle urla gelarono tutti e tre i ragazzi che impallidirono di colpo e Satsuki crollò a terra mentre calde lacrime le scorrevano sul viso.
Hyuuga la mollò inorridito mentre scuoteva la testa . Daiki non si muoveva, lo sguardo vacuo perso nel vuoto.
Midorima fu l'unico a riuscire a mantenere un minimo di controllo, nonostante il petto fosse chiuso in una morsa costrittiva che gli toglieva il fiato. So mise anche lui in mezzo alla strada ma con più accortezza della ragazza e riuscì a fermare il primo taxi che passò.

Non avevano detto altro da quando avevano scoperto dell'incendio e il silenzio regnava opprimente nel corridoio davanti alla porta della sala operatoria. Himuro e Atsushi erano arrivati pochi minuti prima ed ora Tatsuya aveva un braccio attorno alle spalle di Taiga cercando di confortarlo. Murasakibara era poggiato al muro accanto al loro e non aveva toccato dolce.
Diceva tutto sulla gravità della situazione.
Uno scalpiccio di piedi fece alzare loro la testa verso l'entrata: Akashi e Chihiro si stavano avvicinando a passo veloce.
Senza che se ne accorgesse, dopo qualche minuto, Kagami si ritrovò il volto di Chihiro a pochi centimetri dalla faccia.
Come sta?!”
Taiga cercò di distanziarsi di qualche centimetro ma il ragazzo lo teneva ancorato per le spalle impedendogli di allontanarsi.

Non lo so … mi hanno detto solo che è grave e che ...” prese un respiro tra i denti e le labbra tremarono nello sforzo di non piangere ancora“ che non sanno se ce la farà...
A quelle parole Chihiro si staccò, gli occhi sgranati e il terrore sul volto.

Sentiva le gambe tremare, così indietreggiò fino a toccare il muro con la schiena e scivolare sul pavimento, con la testa tra le mani. “ Tetsuya...”
Seijuro non riusciva a muoversi. Per la prima volta in vita sua non sapeva cosa fare.
Tetsuya era sotto i ferri e lui non poteva fare nulla per aiutarlo.
Si sentiva inutile e la sua famiglia tanto potente non poteva fare nulla .
Una cosa però poteva farla: stare accanto a Chihiro che stava adendo a pezzi con il rischio di perdere se stesso.
Riuscì a muovere qualche passo e si accasciò accanto a lui. Non lo abbracciò. Chihiro non era il tipo da accettare conforto e abbracci.
Restò al suo fianco, cercando di fargli sentire la sua presenza.
Se ne fregò di essere su un pavimento lurido.

Passò un'ora e di nuovo era sceso il silenzio.
Gli unici movimenti erano quelli delle teste che si alzavano per osservare a luce rossa che continuava a rimanere rossa.
Improvvisamente altri rumori.
Si voltarono in sincrono e cinque ragazzi li raggiunsero in fretta.
Aomine arrivò per primo ma si bloccò all'improvviso alla vista del biondo seduto su una delle sedie.
Kise?!”
Il ragazzo alzò lo sguardo vuoto su di lui e parve a malapena riconoscerlo “Aominecchi...”
Come... fai?”
Kise riabbassò lo sguardo verso il pavimento “ Vivo con Kurokocchi... mi ha messo tra le chiamate d'emergenza.” Non gli importava più di nascondersi. Niente più aveva senso se Kurokocchi non usciva sano e salvo da lì.
Quelle parole sconvolsero non poche persone: Kagami, che alzò di scatto lo sguardo stralunato sul biondo, Himuro ma era stupito in modo più lieve ed infine Aomine che invece non riusciva a credere che per tutto quel tempo Tetsu gli avesse mentito.
Si sentì tradito, ma rispetto al terrore di perderlo, era decisamente una sensazione più lieve.

Altre due ore passarono.
Il corridoio sembrava un accampamento profughi ma a nessuno importava.
Aomine alzò lo sguardo verso la porta della sala operatoria proprio nel momento in cui la luce rossa si spense.
Si alzò in piedi di scatto e Kagami seguì il suo sguardo e poi si mise in piedi anche lui.
Tutti gli altri fecero lo stesso.
Pochi minuti dopo le porte si aprirono ed un medico si avvicinò al gruppo mentre si toglieva guanti e mascherina con aria grave.
C'è un parente ?”
Kagami stava per dire che la madre era salita un ora prima su un aereo e che sarebbe arrivata il giorno seguente, quando Chihiro fece un passo avanti sotto lo sguardi interdetto di molti di loro, ma non tutti.
Io ...sono suo fratello”e si sentì sollevato dal poterlo rivelare finalmente.
Il silenzio calò tombale.
Il medico si avvicinò di qualche passo a lui ma lasciò che potessero sentire tutti.
L'operazione è andata bene ma non è ancora fuori pericolo. Lo abbiamo indotto ad un coma con farmaci in modo da fargli risanare tutte le ferite. Lo faremo uscire dal coma solo quando saremo certi che non morirà appena sveglio.”
Parole dure che di buone notizie avevano solo il fatto che l'operazione fosse andata per il meglio.
Tutto il resto non lasciava molte speranze.
Se posso essere sincero, il vostro compagno è fortunato anche solo ad essere sopravvissuto.
Un proiettile gli ha perforato un polmone ed un altro gli ha sfiorato il cuore. E' un miracolo che sia ancora vivo. Inoltre ha anche protetto quei bambini con i colpi in corpo....quel ragazzo é un eroe.”
Nessuno ribatté e il medico si fece da parte mentre le porte della sala operatoria si aprivano di nuovo e la barella usciva.
Kagami fu il primo che si avventò su di essa per vederlo.
Il cuore si fermò : il corpo della sua ombra era pallido, più del solito. Quasi etereo.
Il 70% di pelle era coperta di bende, testa compresa.
Poggiò leggermente la fronte su quella di Kuroko e chiuse gli occhi. Il solo contatto con la sua pelle anche se minimo gli diede un sollievo immenso.
Era leggermente calda.
Kuroko...”
La scena fu così commovente che quasi si commossero gli altri. Quasi.
Fu spostato di forza. Chihiro prese il suo posto ma non lo toccò.

Lo fissava con uno sguardo che mise i brividi a Taiga: c'era così tanto affetto in quegli occhi che fece tornare le lacrime.
Ora che sapeva che Chihiro era il fratello di Kuroko capiva molte cose e soprattutto molte reazione del più piccolo in presenza del ragazzo.
Signore... dobbiamo portare il paziente nella sua stanza a terapia intensiva.”
Le infermiere lo spostarono e iniziarono a spingere la barella verso l'ascensore.
Quando la stanza sarà pronta potrete visitarlo ma sempre con discrezione.”
Detto questo le porte si chiusero e loro rimasero di nuovo soli.
Il silenzio regnò per qualche secondo sovrano, poi Chihiro si riscosse e fermò il medico che aveva parlato con loro poco prima.
Ci sono sopravvissuti dell'incendio?”
L'uomo abbassò lo sguardo “ Come abbiamo detto al suo amico, i tre bambini che suo fratello ha protetto con il suo corpo.”
Il ragazzo rimase un attimo in silenzio poi gli chiese il numero della stanza.
Si può sapere che te ne frega? I bambini stanno bene... questo basta no?”
Chihiro lo fissò un attimo “ Non sappiamo come abbia fatto Tetsuya a beccarsi quei proiettili se l'edificio è bruciato.”
Esclamazioni sorpresa e di assenso.
Erano stati tutti così presi da Tetsuya che non avevano pensato con lucidità.
Akashi gli si avvicinò fino a pararglisi davanti lo fissò negli occhi “ Tu hai dei sospetti su chi é stato.”
Non c'era domanda nella sua frase e Chihiro non si sorprese.
Si... ma non ne sono sicuro. Per questo devo vedere i bambini. Potrebbero aver sentito qualcosa.”
Voltò le spalle a tutti e si diresse verso la direzione che gli aveva indicato il medico.
Kagami sostò a metà del corridoio, tra Chihiro e l'ascensore.
Non sapeva che fare.
Sentì qualcuno poggiargli una mano sulla spalla e si voltò : erano Riko e Hyuuga.
Va con lui Kagami... appena mettono a posto la stanza ti contatto.”
Taiga rimase un attimo incerto ma poi lo seguì.
Andarono in cinque : lui, Chihiro,Akashi, Aomine e Kise.
Salirono con l'altro ascensore un piano sopra e cercarono la stanza.
Fu Kise ad aprire per primo la porta.
Gli si strinse il cuore quando vide i tubicini attaccati alle piccole braccia dei bambini.
Vecchi e dolorosi ricordi gli tornarono alla mente: ricordi in cui vi era lui al loro osto e altri in cui quei bambini gli avevano ridato la gioia di vivere.
Appena Yui lo vide gli si illuminarono gli occhi “ Ryou-nii...” mormorò debolmente.
A quelle parole, anche gli altri due si voltarono verso la porta e sorrisero.
Kise e Aomine si avvicinarono subito ai loro letti “ Come state?”
Tutti e tre fecero cenni positivi poi Akio fece la domanda “ Tetsu-nii sta bene?”
Non seppero rispondere, in quanto entrambi sapevano perfettamente quanto fossero intelligenti e che non si facevano fregare facilmente nonostante la giovane età.
No... non molto.” Alla fine optarono per la verità.
Sbiancarono tutti e tre “ Ma... ma starà bene, vero?”
Non ebbero cuore di dirgli che non c'erano certezze così Kise sorrise “ Certo che starà bene...”
Dopo qualche minuto Chihiro si avvicinò e loro lo riconobbero “ Chihiro-nii!”
Ciao piccoli”.
Akashi si godette la scena. Non lo aveva mai visto in quel modo.
Ho bisogno che voi mi diciate delle cose su quello che é successo, ok?”
Yuichiro distolse lo sguardo, ma Akio lo mantenne saldo nonostante non dovesse essere facile “Servirà a Tetsu-nii?”
Chihiro annuì e gli carezzò la guancia.
Allora va bene.”
Ci pensò un attimo ma alla fine aveva bisogno di sapere tutto dall'inizio per capire.
Mi potete dire cosa é successo?”
Il bambino abbassò la testa e il bip dei macchinari aumentò leggermente.
Eravamo a giocare con Tetsu-nii nella nostra camera quando abbiamo sentito lo sparo.”
Chihiro strinse il lenzuolo, mentre Aomine e Kagami che era rimasto sulla porta, s'irrigidirono.
Tetsu-nii uscì sulle scale e nella stanza entrò del fumo...” Tossì per qualche minuto e Chihiro si allarmò “ Tetsu-nii ci disse di aspettare in camera ma.. non siamo bravi ad obbedire agli ordini.”
Sorrise amaramente, cosa strana per un bambino di quell'età.
Pochi minuti dopo Tetsu-nii.... siamo scesi anche noi.”
Chihiro cercò di non forzarlo ma aveva in assoluto bisogno di risposte.
C'era fumo dappertutto ma siamo riusciti a vedere … e a sentire.”
Cosa?”
Il bambino chiuse gli occhi e sembrò soffrire solo al ricordo “ Tetsu-nii era davanti al salone e poco più in la c'era un uomo... Tetsu-nii lo ha chiamato -Padre-...”
Tutti nella stanza s'irrigidirono e Kagami stava per scoppiare.
Chihiro invece prese un bel respiro e strinse gli occhi.
Come aveva immaginato.
Akashi lo fissò per tutto il tempo, cercando di non perdersi neppure un cambiamento d'espressione.
Continua per favore,Akio...” sfiatò a fatica Chihiro.
Hanno parlato un po' ma non abbiamo capito bene... poi l'uomo ha sparato e dopo gli è crollato addosso una parte del tetto .
Il fuoco era tutto attorno... avevamo paura, abbiamo urlato mentre Tetsu-nii stava cadendo a terra.
Lo abbiamo raggiunto e lui ci ha messo sotto di lui fino all'arrivo dei medici.”
Il bambino scoppiò a piangere e Chihiro se lo strinse al petto.
Sta tranquillo.”
Subito dopo Akio anche Yui si lasciò andare alle lacrime e ci misero un po' prima di addormentarsi.
Uscirono dalla stanza e Chihiro si appoggiò al muro perché le gambe parevano non reggerlo.
Akashi accorse da lui.
Sapeva che sarebbe potuto succedere.
Era tornato lì proprio per quel motivo.
Eppure non lo aveva previsto.
Avrebbe dovuto proteggerlo. Era il fratello maggiore e per l'ennesima volta Tetsuya era stato ferito perché lui non era stato in grado di impedirlo. Aveva fallito.
Stavolta non fu in grado di trattenere le lacrime e quelle presero a scorrergli lente e calde sul volto.
Kagami e Aomine si pararono davanti a lui. Kise rimase in disparte ancora tropo scosso. Akashi li fissò male ma non poté biasimarli.
Abbiamo bisogno di spiegazioni.”
Chihiro annuì e si strofinò il volto con un braccio. “ Dopo, andiamo da Tetsuya adesso.”
Presero l'ascensore e salirono due piani.
Fu Riko ad accoglierli e a portarli nella stanza giusta.
Chihiro non riusciva ancora ad entrare così decisero d comune accordo che Kagami sarebbe stato il primo.
La porta cigolò sommessamente e Taiga mosse titubante qualche passo all'interno chiudendosi la porta alle spalle.
Cercò immediatamente la sua figura nella stanza e quando la trovò il suo cuore perse un battito.
Kuroko aveva i capelli azzurri arruffati, il viso pallido e smunto, cosparso di lividi e graffi rossi.
Kagami sentì le gambe cedere di nuovo ma resistete e trascinò la sedia lì vicino.
Lo contemplò in silenzio.
Si beò della sua vista. Cercò di registrare ogni particolare della sua figura, nella sua mente.
Si azzardò a prendergli la mano non cosparsa da tubi trasparenti, delicatamente e poggiò la fronte sulle lenzuola candide.
Non puoi abbandonarmi Tetsuya...”




-E ho paura di perderlo, ogni ora, ogni giorno,ogni secondo, ogni fottuto istante.-












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Capitolo 12
*** XII.“ Nella vita bisogna sapersi difendere. Ma la cosa peggiore, é doversi difendere da chi mai avresti pensato potesse ferirti.” ***




Nella vita bisogna sapersi difendere.
Ma la cosa peggiore,
é doversi difendere da chi mai avresti pensato potesse ferirti.”






Taiga sospirò sorseggiando lo schifoso caffè delle macchinette.
Appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi doloranti.
Quella situazione era assurdamente insostenibile. Ormai non dormiva più bene non sapeva neppure da quanti giorni. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva Tetsuya steso su quel lettino, il corpo coperto da fasciature e aghi infilati nelle vene.
Il petto che si alzava a malapena gli faceva ricordare costantemente che quello stesso busto era stato trapassato da proiettili d'accaio e che ogni secondo che passava il cuore di quell'esile corpo poteva smettere di battere da un momento all'altro.
Ogni volta che entrava in quella stanza d'ospedale, che varcava la soglia di quella camera sterilizzata, il timore di vedere il letto circondato dai medici per una qualche complicazione gli attanagliava il petto, togliendogli il fiato e impedendogli di respirare.
Allo stesso tempo però lo pervadeva anche la speranza di vederlo finalmente aprire gli occhi.
Erano passate due settimane ma non era ancora successo.
Schiacciò il bicchiere di plastica delle macchinette e, incurante dei rivoli del caffè che gli colavano tra le dita rendendole appiccicose, fece canestro nel cestino per poi avviarsi lungo il corridoio che portava a quella stanza che tanto aveva iniziato ad odiare.
Entrò e la prima cosa su cui si catalizzarono i suoi occhi fu, come sempre, la persona stesa in stato vegetativo su quel lettino e subito dopo sulla seconda persona addormentata su una sedia con le braccia sul materasso accanto alle spalla di Tetsuya e il capo su di esse.
La madre di Kuroko era arrivata dall'Inghilterra qualche giorno dopo l'incidente e il rispettivo ricovero e da quel momento si era rifiutata categoricamente di lasciare quella stanza fino a quando il figlio non si fosse svegliato o... Taiga scosse la testa.
Non voleva neppure pensarci a una cosa del genere.
Spostò lo sguardo sul resto della stanza e di nuovo si fermò su un punto preciso da cui proveniva una leggera e fioca luce: accanto al letto di Tetsuya i medici, grazie soprattutto alle pesanti pressioni di Akashi, erano stati costretti a dover mettere altri tre lettini in quanto i bambini di Kuroko, si erano rifiutati anche loro di lasciare il fianco del ragazzo.
Puntò gli occhi sul lettino da cui proveniva l'unica fonte di luce : solo due stavano riposando; il terzo era seduto sul letto, con la schiena tenuta dritta dal cuscino , le gambe piegate e un libro tra le mani.
" Yuichiro..." mormorò per non svegliare gli altri .
Il bambino alzò lo sguardo su di lui" Taiga-nii... " mormorò assonnato.
"E' tardi ... " disse sfilandogli il libro dalle mani e poggiandolo poco più in là.
Yuichiro non protestò e si mise meglio tra le coperte lasciando che il rosso gliele rimboccasse, ma non chiuse gli occhi.
Gli prese la mano e gliela strinse.
"Non voglio dormire da solo."
Taiga sorrise leggermente " Rimango qui fino a quando non ti addormenti."
Il bambino ricambiò il sorriso e gli passò il libro che aveva prima tra le mani "Me ne leggi un po'?”
Kagami non ebbe cuore di rifiutare “ Va bene...”
Lo aprì e strabuzzò gli occhi “ La guerra d'Indipendenza cubana 1895-1898?! Ma che razza di libri leggi?!”
Le guance di Yuichiro si arrossarono “ Non c'erano molte storie all'orfanotrofio che potessero aiutarmi a trovare un lavoro nel mio futuro.”
Taiga alzò un sopracciglio e sospirò.
Quel bambino era troppo, davvero troppo maturo per la sua età.
Domani ti porto storie più adatte a te.”
Iniziò a leggere ma diciamo che smise di pensare a quello che stava leggendo quasi subito.
Poco dopo il bambino si assopì tranquillo.
Stava per poggiare il libro sul comodino quando improvvisamente la sua mente si catalizzò su un movimento accanto al letto dove erano loro due.
Akio si era svegliato di soprassalto, con il volto rigato dalle lacrime e il respiro spezzato.
Taiga, terrorizzato da quella reazione gli si avvicinò sedendosi accanto a lui e se lo strinse istintivamente al petto per tranquillizzarlo.
Il suo cuore si scaldò sentendo le piccole braccia stringergli spasmodicamente la maglia come se fosse l'unico appiglio in mezzo a quell'incubo.
Dopo pochi minuti, Akio si spostò leggermente e fissò i suoi occhi liquidi in quelli di Taiga in una muta domanda che il ragazzo colse al volo.
" Si sveglierà Akio... non gli permetterò di portarcelo via... te lo prometto!"
Gli occhi del bambino s'illuminarono di fiducia a quelle parole che riuscirono a strappargli anche un minuscolo sorriso.
Sapeva di star facendo un errore promettendo una cosa su cui non aveva controllo, ma era certo che Tetsuya non si sarebbe mai arreso e avrebbe continuato a combattere per la sua vita proprio come faceva ogni volta in campo.
Sentì una mano poggiarglisi sulla spalla e alzò lo sguardo incrociando quello di una donna che gli sorrideva in modo dolce.
Silenziosamente gli tese le braccia e Taiga gli passò il bambino che lei abilmente cullò tra le braccia, nonostante non fosse poi così piccolo.
Dieci minuti dopo Akio aveva chiuso gli occhi assopito.
La signora Hanako ridistese con delicatezza il bambino tra le coperte e lo ricoprì carezzandogli i capelli.
Taiga-kun … Chihiro vorrebbe parlare a te e agli altri ragazzi...” abbassò lo sguardo la donna “probabilmente di quel... del mio ex marito. Quando arriveranno porterò i bambini in un altra stanza.”
La rabbia e l'odio che poteva scorgere negli occhi della signora Hanako lo spaventò, incitandolo ad uscire.
Si accostò al lettino di Tetsuya,rimanendo per un attimo a fissarlo e sfiorandogli la gota con dita impalpabili.
La pelle del ragazzo era così fredda da far spavento.
Non un guizzò o un battito di ciglia.
Sembrava... scosse la testa.
Non doveva pensarci.
Tornerò presto...” mormorò al vuoto prima di lasciare la stanza.

Atsushi...”
Murasakibara si voltò verso di lui e li rivolse uno sguardo gelido “ Ora non mi va di parlare con te Muro-chin.”
Tatsuya fece un passo indietro. Non si aspettava un tono del genere da lui.
Non si aspettava di essere trattato in quel modo.
Poteva sentire l'angoscia che pervadeva il compagno e poteva anche capirla.
Uno dei suoi più cari amici era in pericolo di vita.
Eppure fece male lo stesso.
Atsushi sembrava avvolto in una dimensione privata. Un posto a cui solo una cerchia ristretta poteva entrare. E per lui era divieto di accesso. Totale divieto di accesso.
Una mano si poggiò sulla spalla del ragazzo più alto.
Tatsuya alzò lo sguardo e dentro di se sospirò: ecco una delle persone che aveva invece un accesso illimitato a quella zona off limits.
Una delle persone che più lo facevano rabbrividire.
Seijuro Akashi.
Atsushi... andiamo. Chihiro ci vuole con sé.”
Murasakibara obbedì e si alzò docilmente.
Il cuore di Tatsuya si strinse.
Lui non era invitato.
Si sbagliava di grosso.
Himuro-san? A Chihiro farebbe piacere che venissi anche tu.”
Tatsuya sgranò gli occhi sorpreso.
Non pensava davvero di rientrare nelle persone a cui era permesso ascoltare.
Non pensava neppure che lo avessero mai considerato altro se non il vecchio amico di Taiga.
Li seguì in silenzio con negli occhi l'immagine della schiena di quei due che proseguivano.
Continuò per tutto il tempo a sentirsi escluso.
Cos'altro poteva essere per Atsushi oltre ad un semplice tutore-amico?
Nulla probabilmente.
Strinse i pugni fino a farli sbiancare.
Si sentì impotente.
Per non poter avere Atsushi.
Per non essere abbastanza per la ristretta cerchia della Generazione dei Miracoli.
Per non essere all'altezza del suo migliore amico fraterno.
Per non poter far nulla per aiutare il suddetto amico fraterno ora in crisi perché innamorato di un ragazzo che poteva cessare di respirare da un momento all'altro .
Per non poter far nulla per Kuroko-kun che rischiava di cessare di respirare da un momento all'altro.
In poche parole impotente.

Era imbarazzante in tutta quella situazione.
Decisamente imbarazzante.
Non si vedevano da mesi e nessuno dei due aveva pensato che il loro incontro sarebbe avvenuto così.
Era difficile anche solo guardarsi negli occhi.
Il moro sospirò.
Era decisamente stupido pensare a quello mentre Tetsu lottava per la sua vita.
Con la coda dell'occhio vide Shintaro passarsi una mano tra i capelli, mentre con lo sguardo continuava ad andare senza accorgersene al punto in cui era la camera di Tetsuya.
Non poteva lasciarlo ad affogare nella disperazione.
Si sedette accanto a lui e Midorima alzò lo sguardo.
Tetsu è forte Shin-chan... Non smetterebbe mai di lottare.”
Il ragazzo annuì ma sembrava solo cercare di auto convincersi.
Doveva riuscire a distrarlo e magari distrarre se stesso.
Come era il Kanto?”
Ci riuscì. Shintaro lo fissò e i suoi occhi brillarono.
Non male. A parte la squadra di basket... fa schifo lì.”
Kazunari ridacchiò.
Sei sempre così selettivo!”
Midorima abbassò lo sguardo ma sulle labbra gli spuntò un sorrisetto “Pretendo solo il meglio.. e loro non lo sono.”

Lo fissò mentre diceva le ultime parole.
Non riuscì a non arrossire Takao.
Come al solito, la guardia tiratrice aveva detto qualcosa che nascondeva le sue vere dichiarazioni.
Sorrise sollevato che Shin-chan non fosse cambiato per nulla e lui sapeva perfettamente come prenderlo.
Hai visitato qualche luogo interessante? I combini di lì ti hanno soddisfatto?”
Per la prima volta sentì Shintaro ridere.
Si... ho fatto un buon rifornimento!”
Fu strano.
Di solito quando si parlava di Oha Asa, Shin-chan era sempre serissimo.
Anzi... Shin-chan era sempre serissimo.
Stava cambiando?
No... piuttosto stava maturando.
Aveva iniziato a capire quanto le sue ossessioni fossero divertenti o assurde talvolta.
Era un bel passo avanti.
Il Museo d'arte Moderna di Saitama è piuttosto interessante.”
Takao lo fissò perplesso, ma sotto sotto credeva di aver capito che intendeva e decise comunque di non chiedere direttamente ma di farlo dire a lui per una volta.
Quindi?”
Murasakibara si rigirò tra le mani lo strano oggetto che secondo l'oroscopo di Kuroko era quello fortunato.
E' un bel posto da visitare.”
Takao scosse la testa sorridendo “ Non ce la fai proprio a chiedere senza che siano gli altri a dare le risposte che non sai pronunciare?”
Shintaro arrossì “ Mi conosci abbastanza bene... sei tu che di solito traduci agli altri quello che mi passa per la testa.”
Kazunari annuì “ Si ma sono un po' arrugginito … quindi se vuoi dire qualcosa fallo e basta.”
Rimase un attimo in silenzio e si tirò su gli occhiali come faceva sempre quando era nervoso o esaltato.
Non c'era dubbio su cosa fosse in quel momento.
Potremmo andarci qualche volta.”
Takao sorrise “ Beh in realtà sarei io che ti dovrei venire a trovare lì...”
Midorima scosse la testa “No... non tornerò nel Kanto.”
Quello lo stupì.
Tanto.
E qualcosa si smosse dentro di lui.
Speranza forse...
Ah no?”
No... appena sapremo qualcosa di certo su Kuroko farò domanda di ritrasferimento qui.”
Stentò un sorriso Takao.
La felicità in quel momento non era appropriata così non la sentì, ma era qualcosa che vi andava molto vicino.
Kazunari?”
Alzarono entrambi lo sguardo trovandosi davanti alla figura leggermente incurvata di Chihiro.
Ah ecco Midorima... Venite un attimo ? Vi devo parlare di … beh lo sapete di che vi devo parlare.”
Entrambi annuirono ma si voltarono all'unisono verso la camera di Tetsuya e Chihiro seguì il loro sguardo.
Non voglio stare lontano... quindi ci vediamo dentro la sua stanza. ”
Takao asserì.


Se tra Midorima e Takao era stato imbarazzante loro nell'imbarazzo ci affogavano.
Ryouta guardò di sottecchi il moro accanto a lui che fissava ostinatamente il muro davanti a sé.
Poteva sentire la rabbia repressa che sfociava dal corpo.
Sobbalzò quando la voce aspra gli arrivò alle orecchie.
Perché?”
Alzò gli occhi verso di lui ma Daiki non lo guardava, tenendo i pugni stretti fino a farli sbiancare.
Rimase in silenzio Kise aspettando che specificasse.
Tetsu non mi avrebbe mai mentito di proposito se non fossi stato tu a chiedergli di farlo.”
Si ritrovò all'improvviso lo sguardo tenebroso ed irato dritto negli occhi e il suo cuore vacillò.
Perché?”
Sospirò.
Era il momento della resa dei conti.
Aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe accaduto ma se l'era immaginato diverso.
In un posto diverso.
In una situazione diversa soprattutto.
Non con Kurokocchi che respirava con una macchina poco più in là.
La nostra partita... te la ricordi?”
Aomine annuì.
Mi infortunai in quella partita. “
Rimase in silenzio perché quello non era nulla di nuovo per il moro.
Non ancora.
Pensai che non fosse nulla così continuai a giocare nella Winter Cup nonostante la gamba mi facesse davvero male.”
Ancora nessuna reazione da parte dell'altro ma poteva vedere una vena di timore nei suoi occhi.
Sbagliai. Nella partita contro Kurokocchi diedi tutto me stesso e come si dice : raccogli quel che semini.”
Dilatò le pupille Daiki. Non voleva credere a quello che poteva star per dire il biondo.
Aggravai tanto il mio infortunio che ho rischiato seriamente di non poter più camminare.”
Nonostante la sua carnagione fosse molto scura, Kise fu sicuro di vederlo impallidire.
Kurokocchi fu l'unico che capì che nonostante tutto le cose non andavano... Sono un bravo attore, ma lui capisce le persone meglio di chiunque altro.”
Aomine annuì come un automa.
Non riusciva davvero a concretizzare il pensiero di un possibile Kise impossibilitato ad usare le gambe.
Impossibilitato a giocare.
Mi é stato accanto in questi mesi... si é preso cura di me ed é rimasto con me quando ho avuto bisogno di lui.”
Incassò la testa Aomine, sentendosi assurdamente in colpa per non aver indagato o capito che dietro al comportamento anomalo dell'ombra ci fosse qualcosa di grave.
Era con me quando dovetti decidere se operarmi con la concreta possibilità di non poter più camminare, oppure fare fisioterapia e rinunciare per sempre al basket.”
Daiki strinse i pugni.
Non riusciva neppure ad immaginare come sarebbe stata la sua vita senza il basket.
Non sarebbe stato più nessuno.
Forse sarebbe stato nella stessa situazione di Kise s e quel giorno Satsuki non gli avesse impedito di giocare.
Il sospiro del biondo lo riportò sulla terra “ Come vedi mi sono operato e fortunatamente é andato tutto per il meglio...” Non pareva aver finito per questo Aomine non disse nulla, non sospettasse che le successive parole avrebbero fatto così male “ Credo che non ce l'avrei fatta ad andare avanti se non ci fosse stato lui.”
Il tono che aveva usato Ryouta era stato così dolce da fare male.
La domanda sorse spontanea: che Kise amasse Tetsu?
Il cuore gli si stinse a quel pensiero.
Ti piace Tetsu?”
Non sapeva come era riuscito a sputare fuori quelle parole ma ce l'aveva fatta.
Kise sorrise entusiasta “ Certo che mi piace Kurokocchi!”
Daiki chiuse gli occhi.
Questo faceva male e si sentì una merda ad essere geloso dell'amico fraterno attaccato ad un respiratore.
Ryouta non capì subito la strana espressione dell'altro, ma quando lo fece gli prese una strana ilarità.
Scoppiò a ridere attirando lo sguardo irato di Aomine “ Che cazzo ridi?!”
E' esilarante che tu pensi che io sia innamorato di Kurokocchi... Aominecchi!”
Gli parve che un grosso peso volasse via a quelle parole.
Non lo sei?”
Kise si portò un dito sotto il mento pensieroso e solo in quel momento Aomine si rese conto di quanto davvero fosse sexy quel dannato modello.
Strinse i pugni cercando di trattenersi dal non mettergli le mani addosso in modi che decisamente non erano né puri né innocenti.
Le unghie perforarono i palmi ed il dolore riportò i suoi istinti nei ranghi.
Direi di si … alle medie.”
Fu di nuovo un brutto colpo.
Kurokocchi mi ha sempre affascinato … fin da quando é diventato il mio senpai... e dopo anche di più.”
Incassò le spalle Aomine, mentre quelle parole lo ferivano in un modo che non aveva mai provato.
Ma è passato in fretta alla fine … solo due anni, che sarà mai!”
Il suo tono trasudava d'ironia.
Mi sono anche dichiarato sai?”
Ecco quello era un colpo anche più forte degli altri.
E Tetsu?”
Kise sospirò “ Mi ha rifiutato é ovvio … hai dimenticato che stava con Ogiwara-kun a quel tempo?”
Aomine sospirò dandosi dell'idiota per averlo dimenticato.
Non ricordo imbarazzo tra voi anzi...”
In effetti ad un certo punto l'amicizia tra Kise e Tetsu si era approfondita.
Non se ne era accorto prima ma ora lo ricordava meglio.
Perché Tetsu mi fece capire che era solo ammirazione e semplice affetto... così....mmm … mi sono messo l'anima in pace e ho deciso che la cosa migliore era comportarmi come sempre.
Sono un buon attore, lo sai . Far finta che andasse tutto bene fu una specie di gioco da ragazzi per me. Almeno fino a quando non mi passò.”
Aomine si passò una mano tra i capelli.
Non se l'era aspettata, una cosa del genere.
Non aveva mai sospettato che potesse esserci qualcosa tra Tetsu e Kise.
Neppure un qualcosa di minimo.
Ora era tutto più chiaro e nonostante gli pesasse quella piccola macchia poteva mettersi il cuore in pace.
Almeno per qualcosa.
Perché diavolo hai chiesto a Tetsu di mentirmi?!” sbottò alla fine.
Kise sbuffò ridacchiando allo stesso tempo.
Ti conosco Aominecchi... sapendo che era successo alla partita, per quanto tu possa mentire anche a te stesso... ti saresti sentito in colpa. Perché mi sono infortunato giocando contro di te.”
Daiki incassò le spalle.
Nessuno poteva batterlo nel mentire a se stesso, ma non era il momento di farlo.
Kise aveva ragione: si sentiva in colpa anche ora, nonostante sapesse che era andato tutto bene.
Nonostante sapesse tutto questo, la rabbia montò lo stesso perché se c'era una cosa che non sopportava era proprio quando le persone gli mentivano.
Ancora peggio quando chiedevano ad altri di mentirgli per lui.
Lo prese per il colletto, l'ira che gli invadeva lo sguardo “ Come cazzo hai potuto coinvolgere Tetsu?!”
Kise cercò di allontanarsi ma aveva sempre saputo che l'altro era più forte di lui.
Non lo ho costretto Aominecchi! Glielo ho chiesto e lui mi ha detto che l'avrebbe fatto!”
E secondo te che avrebbe dovuto fare ?! Rischiavi di perdere l'uso di una gamba è ovvio che avrebbe acconsentito!”
Ora l'ira aveva invaso anche il suo animo “ Esatto! Stavo perdendo l'uso della gamba e per una volta ho voluto essere egoista! E' così brutto?! Sono così orribile?!”
Fu puro istinto ciò che lo portò ad agire come fece.
Vedere il biondo così disperato per colpa sua lo aveva fatto uscire di testa.
Premette le labbra su quelle di Kise e afferrò il colletto della sua camicia, attendendo.
Un pugno?
Che rispondesse?

Il suo cuore inizialmente sprofondò quando lo sentì immobile, come gelido, ma tornò al suo posto per poi toccare le stelle quando il biondo lo spinse contro il muro e sfiorò con la lingua le sue labbra.
Sciolse la presa sul colletto e gli afferrò le spalle saldamente, spingendolo verso di lui.
Saggiò il suo sapere e gli girò la testa.
Voleva di più.
Gli sfiorò il volto e immerse le dita nei suoi capelli.
Alla fine dovettero staccarsi per mancanza d'ossigeno, ma Aomine non distolse lo sguardo nonostante l'imbarazzo avesse ormai pervaso le sue guance.
Se l'avesse fatto avrebbe voluto dire che si era pentito e non era così, anzi.
Era la cosa migliore che avesse fatto assieme ad aver ritrovato l'amicizia di Tetsu.
Kise sorrise leggermente “ Cavolo Aominecchi... non diventerai mai un politico!” gli sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.
Daiki esultò internamente e ricambiò un mezzo sorriso “ Infatti gioco a basket... la testa non serve poi molto lì”
Un risata sommessa.
Kise si avvicinò di nuovo ma dei passi lo costrinsero ad allontanarsi.
Aomine non se la prese, dopotutto si erano appena baciati... c'era un divario enorme tra quello e dirlo al mondo.
Akashi si fermò davanti a loro.
Non fece domande sulla posizione equivoca in cui i due si ritrovavano.
Chihiro vuole dirci cosa é successo. Dobbiamo andare nella stanza di Tetsu.”
Entrambi si alzarono di scatto, completamente dimentichi di quello che era successo poco prima, sostituito dall'assoluto bisogno di sapere.

Si ritrovarono tutti nella stanza di Tetsuya.
Una bella folla di persone che speravano sinceramente di non essere sbattuti fuori dalle infermiere.
Taiga rimase accanto a Tetsuya senza muoversi di un centimetro.
Chihiro era dall'altro lato e teneva leggermente la mano senza flebo del fratello.
Quindi?”mormorò Aomine senza riuscire a distogliere lo sguardo dal corpo che pareva esanime.
Stava per parlare quando la porta della stanza si aprì e la madre di Kuroko entrò.
Mamma...”
La donna sorrise dolcemente e sfiorò la fronte di Tetsuya, scostandogli i capelli e baciandogli la pelle scoperta.
Si rialzò rivolgendosi a Chihiro “ Tesoro... credo sia il caso che racconti io come andò quel giorno … tu non eri lì Chihiro.”
Il ragazzo abbassò lo sguardo ma la madre gli carezzò il volto “ Non é stata colpa tua...”
“ Sarei dovuto restare con voi.”

La donna scosse la testa.
Poco dopo si voltò verso gli altri “ Sarò io a raccontarvi come andarono le cose.”
Aspettarono in silenzio, in quanto pareva essere un ricordo doloroso.
Il mio ex marito era una persona violenta... o piuttosto lo diventò quando fu licenziato. Non riuscì a trovare un nuovo lavoro ed iniziò a bere. L'alcool lo fece diventare violento...no.”
Scosse la testa “No... lui era già un uomo violento di natura e l'alcool ha solo accentuato la cosa.”
Non parlò per cinque buoni minuti, afflitta da chissà quale dramma interiore.
Successe tutto un giorno... Tetsuya prima di Ogiwara-kun ebbe un altro bambino a cui voleva davvero bene...i primi due anni delle elementari.”
Quelle parole attirarono l'attenzione di Taiga che alzò lo sguardo, fino al allora incollato sul ragazzo esanime nel letto, sulla donna.
Quel giorno, i genitori del bambino ci chiesero di tenerlo fino al dopo cena... “ abbassò lo sguardo la donna “ il mio ex marito era uscito fuori a bere come al solito così... accettai.”
Kagami e tutti gli altri rimasero in silenzio ad aspettare.
Fu uno sbaglio.”
Trattennero il fiato.
Lui tornò mentre preparavo la cena...” Hanako si portò una mano al volto disperata “ era completamente ubriaco ed iniziò a prendersela con i bambini... li difesi ma mi spinse via, facendomi sbattere con la schiena contro il muro.
Si accanì sui bambini e … l'amico di Kuroko provò a difenderlo ma fu sbalzato via e...”
la donna strinse i pugni fino a farli sbiancare “finì contro lo spigolo del tavolo con la testa.”
Taiga perse il poco colorito che aveva.
Quel bastardo non se ne accorse neppure e continuò a picchiare Tetsuya. Non riuscivo a muovermi ma solo osservare ala scena impotente.
Poi accadde il peggio...”
Peggio di quello che già era successo?
Peggio di un bambino ferito alla testa e di un altro picchiato a sangue dal proprio padre?
Cosa poteva esserci di peggio?
Una domanda che stanziava nell'animo tremante di tutti i presenti.
Tetsuya venne sbattuto contro la macchina del gas e la pentola di olio bollente che era sul fuoco... gli cadde sulla schiena.”
D'istinto, per l'orrore, Taiga strinse la mano di Kuroko, mentre gli altri ebbero reazioni diverse: Akashi strinse i pugni con il volto irato, Murasakibara divenne pallido come la neve, Midorima chiuse gli occhi.
La reazione più strana fu quella di Aomine che abbassò semplicemente lo sguardo a terra.
Taiga ebbe abbastanza forza e coraggio da fare una domanda che premeva a tutti “ Che successe al bambino amico di Kuroko?”
Chihiro e Hanako restarono un attimo in silenzio ma comunque non furono loro a rispondere.
Morì due giorni dopo in ospedale.”
Aomine.
Era stato lui a parlare.
Chihiro sospirò “Immaginavo che Tetsuya te lo avesse raccontato.”
Silenzio ancora.
Tutti cercavano di registrare quello che avevano saputo... ma era così difficile!
Così doloroso!
Come potevano pensare che la persona a cui più volevano bene in quella stanza avesse potuto sopportare tutto quello.
La voce della signora Kuroko li riportò alla realtà “ Dopo che fu accertata la morte del bambino... fu aperta un indagine e il mio ex marito fu arrestato per omicidio e tentato omicidio. Solo che quel bastardo si era indebitato con la yakuza che non potendo più ricevere i soldi da lui,avrebbe usato noi come sostituti debitori.”
Non era finita quindi.
Per questo motivo fummo messi sotto protezione e divisi: io in Inghilterra, Chihiro a Osaka da mia sorella e Tetsuya rimase qui da altri parenti.”
Ora si spiegava come mai nessuno avesse saputo di Chihiro fino a quel momento.
Inoltre il bastardo prima di essere condannato, giurò che si sarebbe vendicato contro di noi... sporco bastardo!”
Nessuno riuscì ad avere il tempo per capire del tutto cosa quelle parole volevano dire.
I macchinari che in quel momento tenevano in vita Tetsuya iniziarono ad emettere suoni assordanti mentre il corpo del ragazzo prese a tremare preda delle convulsioni.

-“ Tetsuya!”-









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Capitolo 13
*** Revival ***





Angolo dell'autrice:
Ebbene no! Non sono morta! Solo che ho avuto tremila cose da fare ed inoltre questo capitolo si é fatto molto desiderare.

Mi odierete probabilmente a fine capitolo, ma va bene così... mi piace.
Preciso non sono masochista ma se riceverò minacce di morte vorrà dire che la storia vi ha preso e la cosa non può che farmi piacere!
Ok, ora vi lascio!
Ci rivediamo alla fine!

Revival
[Act XIII ]



In pochi minuti la camera fu inondata di medici che li cacciarono via chiudendo la porta dietro di loro.
Taiga si appoggiò tremante alla parete, il volto pallido e il cuore che pareva pompargli sangue nelle orecchie.
Con la coda dell'occhio vide Chihiro e la madre stringersi in un abbraccio che serviva a sostenersi per non crollare a terra.
Gli altri erano seduti sulle sedie, distrutti.
Sapevano cosa poteva succedere una volta che i medici sarebbero usciti da quella stanza.
C'era il cinquanta percento che andasse bene e il cinquanta che finisse in tragedia.
Non ci voleva pensare all'ultima. Neppure minimamente.
Passarono i minuti che divennero ore.
Tatsuya rimase al suo fianco per tutto il tempo. Non lo lasciò autodistruggersi dai rimorsi da solo.
Si, perché in quel momento nella sua testa giravano solo cose come:
Avrei dovuto dargli appuntamento prima.”
Sarei dovuto andarlo a prendere invece di andare separatamente.”
E altra roba dello stesso tipo.
Continuava ad incolparsi per ogni cosa.
E si chiese se, nel caso si fosse fatto avanti prima, avrebbe potuto in qualche modo evitare tutto questo.
Sapeva che era una domanda stupida, ma non riusciva a non pensarci.
Non ci riusciva nonostante le rassicurazioni di Tatsuya.
Improvvisamente la porta della stanza si spalancò e ne uscì in medico con una cartella clinica.
La signora Hanako e Chihiro si avvicinarono immediatamente a lui per sapere qualcosa ma Taiga non ne ebbe il coraggio, così rimase poggiato alla parete cercando di interpretare l'espressione dell'uomo con il camice.
Non riuscì a sentire cosa dicevano ma improvvisamente Hanako crollò a terra piangente e Taiga sentì le ginocchia tremare mentre gli occhi si spalancavano fino all'inverosimile e la testa si svuotava.
NO!
Questo era l'unico pensiero che riusciva a girare nella sua mente completamente annebbiata dal panico.
Non poteva finire così .
Davanti ai suoi occhi passarono le immagini di quell'anno e mezzo assieme .
Dal giorno in cui l'aveva conosciuto … in palestra.
Quando era comparso all'improvviso attirando l'attenzione di tutti su di lui.
Quando lo aveva incontrato quello stesso giorno nel ristorante che aveva scelto per cenare.
La partitella dopo aver mangiato … quella in cui gli aveva detto di mollare il basket ed in cui il ragazzo gli aveva ribattuto mettendo in piedi il suo discorso astruso su luci e ombre.
Il giorno successivo, quando aveva scoperto per la prima volta la vera abilità del ragazzino fantasma.
Quando lo aveva accettato per il suo strano talento facendo di loro due un duo perfettamente sincronizzato e vincente.
Le partite sudate contro i Miracoli.
L'irritazione quando aveva scoperto che molte cose sul passato della sua ombra gli erano state nascoste.
La partita contro Aomine.
La notte in cui tutte le cose erano state sconvolte.
In cui erano iniziati i suoi tormenti.
Il giorno in cui aveva capito perfettamente i suoi sentimenti verso di lui.
La paura.
L'odio per se stesso proprio per quella paura.
La paura che fosse troppo tardi.
Quella contro Kise.
Poi Midorima.
Murasakibara.
Ed infine Akashi .
La partita in cui avevano vinto .
In cui avrebbe voluto baciarlo.
La scoperta di Chihiro.
Il ritorno dalle vacanze in America.
L'incontro al quartiere commerciale.
La promessa di chiarirsi.
La festa per il compleanno della coach.
Infine l'appuntamento designato l'attesa per un arrivo che non ci sarebbe stato.
Poi l'inferno.
Troppe cose erano successe per permettere che gli venisse strappata via la felicità così velocemente.
Le gambe non gli tennero più e alla fine si ritrovò seduto contro il muro,con le mani tremanti sulle ginocchia e solo allora riuscì ad alzare il volto di nuovo verso quel medico chiedendosi che tipo di espressione potesse avere un uomo dopo aver detto ad una madre di non essere riuscito a salvare suo figlio.
Il respiro gli si bloccò in gola.
Il volto dell'uomo non aveva nessun accenno di costernazione e se non avesse spostato lo sguardo verso le labbra, probabilmente lo avrebbe preso a pugni.
Poi lo vide, qualcosa non ci sarebbe dovuto essere dopo aver dato una simile notizia.
Un sorriso di sollievo.
Un sorriso che stonava con quello che vedeva.
Abbassò gli occhi verso la signora Hanako ancora a terra e solo in quel momento notò la sue labbra distese leggermente verso l'alto mentre le lacrime continuavano a scendere sul suo volto.
E capì e torno a respirare.
Capì e il suo cuore riprese a battere, mentre piano, sentiva il vuoto riempirsi nuovamente di calore e gli occhi bruciare.
Non impedì al suo corpo di piangere, di buttare fuori quel minuto in cui aveva davvero temuto il peggio. In cui era morto dentro.
Si prese il volto tra le mani mentre anche le sue labbra si stendevano in un sorriso pieno di sollievo.
Non si guardò attorno e si appoggiò d'istinto alla spalla di Tatsuya quando lo sentì sedersi al suo fianco.
E' tutto finito Taiga... tutto finito.”


*************************************


Due giorni dopo



Akashi li aveva "convocati" tutti sul terrazzo dell'ospedale e avevano quasi dovuto costringere Kagami a lasciare il capezzale di Tetsuya per unirsi a loro.
Il medico aveva detto che ora il ragazzo era completamente fuori pericolo e che quella crisi era solo dovuta alla volontà di quel corpo di tornare a svegliarsi.
Ora dovevano solo aspettare un risveglio che sarebbe avvenuto presto e Taiga si era convinto a voler restare al suo fianco per quando si sarebbe accaduto.
Akashi era arrivato perfino a chiederglielo per favore!
Solo allora, troppo scioccato da quell'avvenimento anomalo - Aomine aveva anche commentato uno stralunato " Ci invadono gli alieni!"- si era lasciato trascinare da Tatsuya sulle scale che portavano all'aperto.
Arrivati, avevano trovato l'ex capitano affacciato verso il basso con i gomiti appoggiati sulla ringhiera.
Li aveva sicuramente sentiti arrivare - dopotutto erano otto persone di cui tre facevano rumore anche solo respirando- ma non si girò verso di loro e aspettò che lo raggiungessero.
" Ho sempre pensato che fossimo collegati da un filo invisibile..." iniziò sorprendendo tutti " In qualche modo noi sei... " e non c'erano dubbi a chi si stesse rivolgendo " sin dalle medie, ci siamo cercati senza poterci dividere. Non ha importanza il fatto l'essere stati avversari. Siamo riusciti lo stesso a rimanere uniti nonostante tutto..."
Il silenzio accompagnò quelle parole, in un consenso approvato dagli interessati.
" Quest'anno e mezzo in squadre separate, ci ha fatto crescere. Abbiamo incontrato persone che ci hanno cambiato..." lanciò un'occhiata a Chihiro che gli sorrise " Ma la verità é che.... aver perso contro Tetsuya e Kagami ci ha fatto comprendere qualcosa di importante: il talento non basta per vincere. Ci vuole passione e amore, ma soprattutto la volontà di non arrendersi mai, per quanto possa essere disperata la situazione."
Nessuno disse nulla ma nuovamente si poteva leggere la condivisione negli occhi della Generazione dei Miracoli.
" Eppure, sono convinto che riusciremo a dare il nostro meglio solo stando assieme. Non so quale siano i vostri desideri, ma io non ho alcuna intenzione di abbandonare il basket, dopo il diploma."
Stavolta il silenzio si fece pesante.
Ognuno pensava, cercando una propria risposta.
Kagami fu il primo a ribattere senza neppure pensarci su " Io non ho alcuna intenzione di mollare il basket... é l'unica cosa che potrei fare nella vita."
Quelle parole parvero scuotere i presenti.
Aomine fu il secondo a confermare le parole di Kagami e in una reazione a catena tutti e otto asserirono dando le loro risposte.
Seijuro parve sollevato ma non lo diede a vedere apertamente " Nel prossimo anno e mezzo, saremo ancora una volta avversari, ma finita la scuola... ho intenzione di creare una nuova squadra e vorrei che voi otto e ovviamente anche Tetsuya quando si sveglierà, ne faceste parte."
Il silenzio avvolse di nuovo le sue parole mentre ognuno di loro rifletteva su quello che era stato appena detto.
Alla fine fu di nuovo Taiga a spezzare quella situazione pesante “ Per quanto mi riguarda ne riparleremo dopo il diploma. Ora non posso darti una risposta che non ho.”
Detto questo il ragazzo si voltò e tornò di sotto lasciandoli soli a riflettere su cosa fare.


**********************************

Passò i giorni a vegliare il suo risveglio, tornando a malapena a casa per un cambio o un doccia.
Rimaneva ore senza fare nulla, se non osservare il volto addormentato della sua ombra.
Non si annoiava mai, nonostante l'immobilità a cui era costretto.
Aspettava paziente.
Si stupiva di come riuscisse a restare fermo per ore senza provare alcun fastidio o voglia di alzarsi.
Ogni volta che si ritrovava nel suo appartamento vuoto, l'ansia di non poter essere al fianco di Tetsuya lo attanagliava, portandolo a compiere in pochissimo tempo tutte quelle azioni che prima della tragedia erano quotidiana routine.
Non ne sentiva mai la mancanza e neppure il non poter più mangiare i panini del Majin Burger gli dava noia.
Tornava di corsa all'ospedale subito dopo ogni faccenda e rimaneva lì, nell'attesa che quegli occhi solitamente inespressivi tornassero ad aprirsi, o che una sua mano emettesse anche un minimo movimento.
Dopo i giorni, passarono i mesi.
La scuola iniziò nuovamente e lui fu costretto a tornarci, sotto minacce di morte da parte della coach.
Si diedero i turni per vegliare Tetsuya, nonostante sua madre non lo mollasse un attimo.
Gli ex diplomati della Teiko passavano per l'ospedale almeno una volta al giorno sperando di ricevere buone notizie, inutilmente.
I medici avevano detto che era normale, questo sonno.
Il corpo di Kuroko aveva ricevuto un fortissimo shock e sarebbe stato un miracolo se non avesse riportato anche danni cerebrali.
Taiga non voleva neppure pensarci ad una simile possibilità.
Anche lui, nonostante fosse completamente avverso a quelle cose chiamate libri, aveva visto abbastanza film su queste cose , per saperne abbastanza degli effetti collaterali che poteva portare un coma così lungo.
No … davvero meglio non pensarci.
Quella mattina aveva deciso di passare presto all'ospedale, prima di recarsi a scuola.
Aveva di proposito lasciato la finestra aperta, per far entrare l'ultima brezza estiva prima del avvento dell'inverno.
Poggiò come tutti i giorni il frullato alla vaniglia sul comodino accanto al lettino e si mise in spalla la cartella dirigendosi verso la porta “ Oi Tetsuya... ci vediamo più tardi.”
Mise una mano sulla maniglia della porta.
Poi si bloccò improvvisamente .
Il cuore gli arrivò nelle orecchie in pochi secondi.
Lo aveva sentito.
Ne era certo.
Si voltò lentamente, mentre la borsa cadeva a terra e le mani gli tremavano.
Spalancò gli occhi quando lo vide: un piccolo movimento della mano e un leggero gemito proruppe da quelle labbra pallide.
Le gambe gli si mossero da sole, mentre la mente era completamente vuota – non che fosse una novità, quella - .
Arrivò accanto al lettino proprio nel momento in cui le palpebre di Tetsuya tremolarono prima di aprirsi.
Lo vide cercare di alzarsi per poi rinunciare.
Alzare un braccio e fissarlo inebetito mentre i raggi del sole vi si riflettevano.
Il respiro gli si bloccò in gola, nel momento in cui si specchiò con le iridi azzurre, ancora leggermente appannate.
Tetsuya...” mormorò mentre sentiva le lacrime imperlargli le ciglia.
Il giovane da poco sveglio, a quel suono si voltò verso di lui e strizzò le palpebre.

Tu … tu chi sei?”


***********************************


Ci stai ancora pensando?”
Il mormorio di Takao lo riscosse dai suoi pensieri, facendogli alzare lo sguardo su di lui.
Mh?”
Il moro alzò gli occhi al cielo.
Alle parole di Akashi intendo...”
Shintaro lo fissò perplesso “ Perché tu no?”
Takao gli rivolse un occhiataccia prima di sbuffare “ Ovvio che ci sto pensando, solo che non riesco a comprendere perché voglia anche me.”
Stavolta fu Midorima a sbuffare, cosa strana per il suo record di espressioni illeggibili, e si permise anche di dargli un colpo dietro la testa.
Smettila di sminuirti in quel modo Takao!”
Il compagno sospirò massaggiandosi il punto leso “ Quali credi che siano e intenzioni di Akashi?”
La guardia tiratrice ci pensò su un attimo prima di rispondere “ Credo che voglia sinceramente creare una squadra con tutti i vecchi membri della Generazione dei Miracoli... visto che stiamo parlando del vero Akashi. Ma penso anche che voglia creare un altra squadra molto forte... di cui tu e Mayuzumi farete sicuramente parte.”
Takao lo fissò un attimo sorpreso “ Un altra squadra? E da chi credi sarà composta?”

Midorima contò le persone che elencava sulle dita “ Tu, Mayuzumi... credo che coinvolgerà Kiyoshi quando tornerà dall'America... il Capitano del Seirin... Hyuuga. Himuro della Yosen é quasi certo. Penso che almeno loro verranno chiamati.”
Il moro dovette ammettere che Shintaro era di certo l'unico che riusciva a capire davvero per bene Akashi.
Cosa farai?” chiese prendendolo alla sprovvista.
Non parve comunque pensarci su molto “ Come ha detto Kagami... non posso dargli risposte che non ho ora. Ci penseremo dopo il diploma.”

*********************************

Da quanto tempo ci riflettevi?”
Akashi lo fissò alzando un sopracciglio.
Seduto sul letto lo fissava.
Erano passati tre mesi dal giorno in cui Chihiro aveva accettato di mettersi con lui e le cose andavano bene... ovviamente escludendo il fatto che Tetsuya non si fosse ancora svegliato e che Chihiro era qualcosa – o qualcuno- che non poteva controllare.
Il fratello di Kuroko pareva aver preso come impegno di vita il contrastarlo quando cercava di comandare.
Ed alla fine Akashi non faceva altro che arrendersi.
Eppure quando accadeva non sentiva minimamente il sapore amaro della sconfitta, anzi.
La resa a Chihiro era un qualcosa di piacevole a cui non avrebbe mai rinunciato.
Da un po'...”
Il ragazzo sbuffò scocciato “ E quando avevi intenzione di mettermene a parte?”
Ed Akashi comprese di aver compiuto un passo falso e abbassò lo sguardo sentendosi colpevole.
Chihiro era molto simile a Tetsuya quando ti fissava dritto negli occhi: aveva uno sguardo magnetico che sapeva mettere soggezione.
Ovviamente lui stesso non faceva testo, ma che fosse qualcun altro a fargli quell'effetto era una cosa a dir poco strabiliante.
Tra un po'...” mormorò improvvisamene giù di morale.
Era l'unico che riusciva a farlo sentire dannatamente fragile e lui odiava sentirsi in quel modo.
Erano in quei momenti che sentiva la presenza dell'altro se stesso farsi sempre più pressante nella sua anima.
Sapeva che a parer del fidanzato – era strano definirlo in quel modo e lo faceva sempre e solo nella sua testa- il suo gesto poteva essere interpretato come una costrizione o piuttosto un renderlo partecipe a fatto compiuto, ma non era stata sua intenzione.
Era semplicemente un qualcosa, un desiderio che aveva sentito nascere dentro e che alla fine aveva voluto esternare, in uno dei momenti per loro più difficili.
Rabbrividì quando l'immagine dell'amico steso su quel letto candido decise di aprire uno spiraglio nella sua mente.
Strinse gli occhi fino a quasi farsi male prima di mormorare un memorabile 'Mi dispiace' di cui nuovo solo Chihiro sarebbe stato testimone.
Senza che lo potesse vedere, il ragazzo sorrise quasi intenerito prima di sporgersi verso di lui e baciarlo.
Restarono parecchi minuti così, senza far nulla, prima che Chihiro si scostasse, con uno sguardo tormentato che Akashi aveva imparato a riconoscere in quei mesi.
Tetsuya é forte... supererà anche questa.”
E l'altro ci credette.
Perché ne aveva un immenso bisogno.

*********************************

Si portò la tazza alla bocca.
Non era il tipo da bar, ma poteva fare un eccezione se voleva dire passare del tempo con lui.
Alzò leggermente gli angoli della bocca verso l'alto, mentre lo vedeva agitarsi, parlando di non so quale video musicale.
Gli piaceva osservarlo gesticolare in modo plateale di un qualsiasi argomento.
Non importava di cosa trattasse ma gli metteva una certa serenità in quei mesi in cui si sentiva sull'orlo di un baratro, dove solo uno spiffero d'aria poteva gettarlo nel vuoto o farlo cadere all'indietro, al suolo solido e sicuro.
Era il suo unico appiglio alla realtà e sapeva, con estrema certezza, che per il biondo era lo stesso.
Per quanto quel comportamento, quel ciarlare di qualsiasi cosa gli passasse per la testa, fosse solitamente una cosa normale, la ruga pronunciata poco sopra le sopracciglia gli dava una chiara immagine di quanto quel comportamento fosse solo apparenza, per non far trasparire il suo stato d'animo effettivo.
Aominecchi...”
Il chiaro richiamo alla realtà da parte del compagno lo riscosse.
Alzò un sopracciglio chiedendo in quel modo cosa volesse. Non era mai stato un tipo di molte parole.
E' da cinque minuti che mi fissi solamente … é imbarazzante.”
Ed in effetti le guance erano leggermente colorate, dandogli un aria decisamente tenera e quello non era decisamente un pensiero da lui.
Ma si sa: Kise Ryouta faceva un effetto strano alla gente che lo guardava, uomini o donne che fossero. E che dovevano girare alla larga ora.
Non ti piace?”
Ryouta si grattò una guancia abbassando lo sguardo sul tavolino.
Non é che non mi piace ma... il modo in cui lo fai é... diverso.”
Lo fissò corrugando le sopracciglia perplesso “ In che senso?”
Le guance del biondo s'imporporano ancora di più “ Non … mi hai mai guardato in quel modo.”
Si dichiarò davvero fortunato ad avere quel tipo di carnagione scura ma non si fece abbattere dall'imbarazzo “ Ed in che modo ti guarderei?”
Kise fissò male il sorrisetto che era spuntato sulle labbra del moro, prima di rispondere “ Come se ti piacesse quello che vedi.”
Il sorriso di Daichi si allargò “ Perché mi piace” affermò come se fosse la cosa più naturale del mondo.
E fu così che Ryouta si ritrovò ad arrossire come un ragazzino.
Di nuovo.

********************************

Mosse le labbra sopra quelle dello sconosciuto, fregandosene del resto del mondo e mandando a quel paese tutto e tutti.
La Generazione di Miracoli.
Atsushi.
E se stesso che gli andava ancora dietro e che ci stava male.
L'unico che non si sarebbe mai permesso di allontanare, era Taiga, che decisamente era in una situazione emotiva peggiore della sua.
Aveva passato giorni ad accompagnarlo all'ospedale e a venirlo a riprendere.
Non lo faceva per dovere ma solo per profondo attaccamento a quello che era come un fratello.
Sentì le mani del ragazzo che stava baciando infilarsi sotto la sua maglia e glielo lasciò fare, reprimendo il brivido di opposizione che il suo corpo gli mandò lungo la schiena.
Spinse con rabbia quel corpo aitante contro il muro, mentre la musica assordante gli entrava nelle orecchie e l'alcool in circolo gli bruciava le vene.
Che ne dici di andarcene in uno dei privé?” gli mormorò lo sconosciuto, mordendogli il lobo.
Stava per accettare quando due mani – due grandi mani – lo afferrarono per le spalle spingendolo contro una schiena , rendendosi conto che probabilmente arrivava a malapena con la testa sotto il mento.
Inalò a fondo l'odore del suo presunto aggressore e s'irrigidì.
Conosceva quella fragranza, ma non aveva alcun senso.
Perché la persona a cui apparteneva odiava, quel genere di posti.
Per lui la musica era troppo alta e c'era troppa gente che si toccavano tra loro e ballavano scalmanati.
Decisamente non era un luogo per lui.
Si liberò da quella presa e si voltò verso il suo presunto ma conosciuto aggressore e trattenne il fiato.
Atsushi... che cazzo ci fai qui?”
Il ragazzo lo fissò inespressivo prima di spingerlo dietro di lui.
E tu chi diavolo sei?!” urlò lo sconosciuto baciatore ad Atsushi a cui bastò solo allungare una mano per fermarlo.
Lui stava con me bestione, sparisci!”
Murasakibara lo spinse via ed afferrò di nuovo Tatsuya per un braccio in modo da trascinarlo fuori di lì.
Il moro protestò cercando di ritrarsi ma era abbastanza ovvio che il compagno fosse più forte di lui.
Fu praticamente buttato verso l'uscita del locale e Himuro non aveva mai visto quell'espressione sul volto del centro.
Era un insieme tra l'arrabbiato ed una qualche emozione che non riusciva a comprendere.
Atsushi... che - diavolo - ci fai – qui!” sillabò scandendo per bene, mentre barcollava sentendo la testa girare.
Murasakibara lo afferrò prima che crollasse lungo disteso a tera e solo in quel momento si rese conto che probabilmente, in quel drink c'era stato versato qualcosa di anomalo.
Che di sicuro non doveva essere versato.
Droga ?
Medicine strane ?
Forse anche del GHB... non pensava comunque ce ne fosse stato bisogno.
Non si era dimostrato molto ritroso, dopotutto.
Sei ubriaco” affermò senza remore il gigante, cercando di tenerlo fermo in piedi.
Tatsuya si appoggiò al suo braccio, nonostante la sua mente si opponesse, affollata dalla totale confusione e strane nuvolette bianche.
Non si sentiva spesso in quel modo.
Gli accadeva solo negli ultimi tempi e quando, mesi prima, aveva pensato di avere una cotta per Taiga e lo aveva allontanato per cercare di capirci qualcosa.
Poi Taiga se ne era andato e lui si era sentito una merda per non averci nemmeno provato.
Mesi dopo, aveva deciso di andare in Giappone per risolvere la situazione ma aveva trovato il fratello già innamorato perso - anche se ancora non se ne era accorto – di Kuroko.
Subito dopo aveva incontrato Atsushi.
E si era reso conto quanto poco amore ci fosse nei sentimenti che provava verso Taiga.
Si … e drogato probabilmente...” affermò corrugando le sopracciglia pensieroso.
Atsushi strinse la presa sul suo braccio fissandolo con una rabbia che non lo caratterizzava “ Che ci fai qui?”
Tatsuya cercò fare un espressione accigliata ma gliene riuscì solamente una decisamente buffa, visto la leggera risata che uscì dalla bocca di un ragazzo che stava entrando nel locale.
Mi diverto?”cercò anche di sembrare ironico ma di nuovo non gli riuscì.
A Murasakibara non fece ridere anzi, la sua espressione si irrigidì ancora di più “ Ti diverti a farti drogare, Tatsuya?”
Quando sentì il suo nome senza strani nomignoli rabbrividì, spalancando gli occhi terrorizzato.
Si rimise dritto, riuscendo a malapena a restare indietro, ma si staccò comunque da lui come scottato.
Cercò di non far notare la sua espressione ma con la mente poco lucida gli era piuttosto difficile .
Chi ti dice che non sia stato io stesso a drogarmi?”
Non era la risposta - domanda giusta, visto che stavolta Atsushi parve davvero arrabbiato e riprese il suo braccio avvicinandoglisi pericolosamente.
Quella notte il ragazzone decisamente non sembrava in lui, esattamente come lui, ma almeno lui aveva un alibi per non essere se stesso. Cosa spingeva invece Murasakibara ad essere così stranamente arrabbiato?
Ti sei drogato, Tatsuya?”gli chiese sibilando.
Sul serio: dove era finito il ragazzo sempre bambino che s'ingozzava di dolci?
Da quando si era trasformato in un ragazzo di sedici anni normale?
Se normale s'intendeva per un bestione alto più di due metri che non sapeva far altro che mangiare e giocare a basket senza mai ingrassare, apatico, costantemente annoiato, bellissimo...
Aspetta. Quello non doveva assolutamente pensarlo.
Mai più.
Scosse la testa sia per togliersi dalla mente quei pensieri nocivi che per rispondere esasperato all'oggetto dei suddetti pensieri e che intanto aspettava una risposta, mentre poteva scorgere dettagliatamente – erano distanti solo due centimetri massimo – come la preoccupazione prendeva il posto della rabbia nei suoi occhi.
No Atsushi … non mi drogo,” Sorrise quando lo vide rilassarsi leggermente “ Probabilmente sarà stato il tizio di prima.”
Lo vide stringere l'unico pugno libero con forza, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa di avventato.
Alla fine parve decidere di lasciare perdere e riprese a trascinarlo per la strada verso una destinazione ignota.
Atsushi!”alla fine Tatsuya riuscì a dare il giusto tono irritato alla sua voce, che spinse l'altro a fermarsi.
Si può sapere dove stiamo andando? E che ci fai qui?”
Probabilmente Murasakibara stava pensando di poter evitare quella domanda infatti riprese a camminare come se nulla fosse, ma Himuro era troppo stanco – e ubriaco , anche se quello in minor dose – per giocare all'investigatore,così puntò i piedi e si oppose con resistenza.
Andiamo a casa... non sei in grado di guidare... devo chiamare un taxi” disse l'altro prendendo in mano il cellulare, ma Tatsuya non era dello stesso avviso così glielo sfilò dalle dita fissandolo male.
L'aria della sera gli stava facendo bene e piano si stava riprendendo, riacquisendo la lucidità mentale per pensare con razionalità.
Perché sei qui?” chiese di nuovo ma stavolta con un tono che non ammetteva repliche.
Atsushi non gli lasciò il braccio quando l'altro gli fece segno di togliere la mano ma lo fissò indifferente “ Tu perché sei qui?”
Himuro si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo “ Non rispondermi con un altra domanda... non siamo più dei ragazzini” gli disse con più durezza di quello che voleva.
Alla fine il ragazzone parve arrendersi all'evidenza che era impossibile evitare quella conversazione.
Sono qui per te” gli disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Tatsuya rimase interdetto, non aspettandosi di certo una risposta del genere.
Per me...” ripeté più a se stesso che a qualcuno in particolare, ma Atsushi annuì lo stesso “ E perché saresti qui per me?”
Il diretto interessato sbuffò infastidito “ Perché ero preoccupato.”
“ Tu … eri preoccupato” mormorò il moro abbastanza scioccato “ per me” concluse e spalancò gli occhi quando lo vide asserire.

Perché?” chiese ancora cercando di non soffermarsi su quanti 'perché' avesse pronunciato in meno di dieci o quindici minuti.
Atsushi stavolta parve un po' indeciso su cosa fare ma alla fine lo tirò per il braccio, ancora stretto nella sua mano, verso di sé schiacciandolo su di lui.
Perché ti sei allontanato da me … e non sapevo dove fossi e non mi piaceva. Non puoi andartene in giro a baciare la gente.”
Chiunque altro lo avesse ascoltato senza conoscerlo, sarebbe sembrato solo il amento egoista di un bambino possessivo verso il suo giocattolo, ma per Tatsuya non fu così.
Quella era molto meglio di una dichiarazione.
Perché Atsushi era possessivo verso le cose che pensava gli appartenessero.
Sorrise .
Quella serata era andata meglio di quello che credeva.

********************************

Vento. Qualcosa di morbido che gli avvolgeva il busto. Un universo nero tutto attorno e dolore in ogni muscolo.
Percepì una mano, da qualche parte. Mosse le dita debolmente e le sentì inondate di un lieve formicolio . Lentamente aprì gli occhi. Al nero si sostituì un bianco accecante. Fu come recuperare tutti i sensi in una volta : vista,tatto,olfatto, udito … beh il gusto non ero sicuro di averlo riacquisito .
Era avvolto da un caos continuo scoppiato all’improvviso. Sentiva dei passi poco lontani da lui, qualcosa di freddo e morbido sotto le dita, un odore acido e pungente gli arrivò alle narici ed infine la luce accecante della lampada al neon davanti ai suoi occhi mentre di conseguenza mille riflessi gli ballavano davanti alla vista.
Ne fu sopraffatto. Sbatté le palpebre e cercò di tirarsi su ma la sua schiena protestò non permettendogli di fare neppure un movimento, a parte muovere le dita.
Ogni muscolo del corpo gemette, mozzandogli il fiato. Nel bianco accecante ,poco a poco iniziò a distinguere un braccio pallido appoggiato su una coperta altrettanto bianca.
Dove sono?
La domanda emerse dalle sue membra semplice e terribile. Non seppe darsi una risposta. Si guardò la mano che rifletteva i raggi solari provenienti dalla finestra alla sua destra.
Chi sono io?
Neanche questa domanda ebbe una risposta. Una morsa gelata si strinse le tempie e si contrasse lo stomaco. Si toccò il petto, là dove il cuore batteva il tempo della sua ansia e della sua paura.
Era piatto.
Sono un uomo.
Nonostante tutto saperlo non lo rassicurò per nulla.
Tetsuya...”
A quel richiamo il suo collo si girò senza il suo consenso , provocandogli una scossa dolorosa.
Si ritrovò davanti un ragazzo enorme.
Cioè … non proprio un gigante ma nel senso che era davvero alto ed imponente: “muscoli” era la parola che probabilmente avrebbe usato come nomignolo. Eppure non erano eccessivi.
Non gli dava fastidio. Anzi.
Sollevò lo sguardo verso il suo viso e rimase per un attimo stupefatto : quel ragazzo aveva il volto più corrucciato che conoscesse. Cioè che conosceva. O che avrebbe dovuto conoscere.
Dannazione! Era davvero stressante.
Qualcosa nel suo volto attirò la sua attenzione : aveva davvero delle strane sopracciglia!
Ma era affascinante.
Molto affascinante.
Lo vide fissarlo completamente basito e si chiese perplesso...
"Tu... tu chi sei? "
Con una stranissima stretta al cuore vide quella persona perdere colorito mentre il volto gli si trasfigurava in un espressione sofferente.
"Aspetta un attimo Tetsuya... vado a chiamare un medico."
Gli voltò le spalle e a lui prese il panico.
Non riusciva a capire cosa fosse ma nel profondo della sua anima sentiva di non voler stare lontano da quella persona.
Di volerla al suo fianco.
Seguendo l'istinto gli afferrò una mano, cercando di ignorare i dolori atroci che gli produsse quel semplice movimento.
Quella persona si girò verso di lui fissandolo sorpreso.
" Non te ne andare" gli disse, con più sicurezza e fermezza nella voce di quanto pensasse di possederne.
Il ragazzo rimase in silenzio, come se fosse alla ricerca di qualcosa nel suo sguardo, così si sentì quasi in dovere di spiegarsi "Ti conosco non è così? Sennò non saresti rimasto al mio fianco aspettando che mi svegliassi."
La certezza nelle sue parole lo sconvolse.
Non riusciva a comprendere come poteva esserne così sicuro, ma si fidava del suo istinto... o almeno credeva di farlo.
Il sentimento che sentiva era incredibilmente forte ed inspiegabile.
Non aveva idea neppure di quale fosse il suo nome ma si fidava ciecamente.
Di certo non era una cosa che poteva essere spiegata in modo razionale e qualcosa gli diceva che doveva essere stato una persona radicalmente ragionevole,prima di ... dimenticarsi chi era.
Intanto il ragazzo dalle buffe sopracciglia era rimasto in silenzio per parecchi minuti prima di abbassare il capo in un assenso.
Cercò di comprendere come mai si sentiva tanto sereno con una persona a lui, almeno al momento, sconosciuta ma l'unica cosa che trovò fu solo il sentimento profondo che sentiva di provare verso quella persona.
" Noi ... siamo amanti o qualcosa del genere?"
Fu divertente vedere la faccia dello sconosciuto-buffo-ma-affascinante andare a fuoco a quelle parole e si stupì quando il ragazzo gli parlò con voce calma e controllata.
Qualcosa dentro di lui gli suggerì che era cambiato e che solo pochi mesi prima - mesi? O giorni? Per quanto tempo aveva dormito?- oltre ad arrossire avrebbe anche iniziato a balbettare imbarazzato in un modo divertente e tenero allo stesso tempo.
"Cosa te lo fa pensare?"
Non ebbe bisogno di pensarci su, prima di rispondere.
" Non lo so.... una sensazione."
Il ragazzo annuì più a se stesso che a lui ed abbassò lo sguardo sulla sua mano che ancora gli stringeva il polso e che non aveva nessuna intenzione di lasciare.
" No,non lo siamo...non proprio... o meglio, avremmo dovuto esserlo ... ma..."
Sembrò impicciarsi con le sue stesse parole e sorrise inconsciamente a quella reazione, stupendosi poi di averla avuta.
Sul serio non capiva, ma quel ragazzo gli stava simpatico a vista e ... c'era quel qualcosa che lo dilaniava.
Il non ricordare chi fosse era diventato più importante del ricordare chi fosse lui stesso.
Voleva riconoscerlo, perché sapeva che quella persona stava soffrendo anche solo a vedere il suo volto e faceva male.
Non voleva che quella persona penasse ancora a causa sua.
Ancora, perché dalla quantità considerevole di macchinari presenti nella stanza e da quanti tubi fossero attaccati al suo corpo poteva dedurre che non si era ritrovato in una bella situazione... qualunque essa fosse.
" Che mi è successo?" si costrinse a chiedere anche se non era certo di voler davvero una risposta.
Quella domanda parve agitare il ragazzone, che si allontanò di nuovo dal lettino suscitando a sua volta il timore che se stesse andando.
In realtà, quella persona si sporse solamente sul comodino, per prendere una sottospecie di telecomando - uh! ricordava cosa fosse un telecomando... un passo avanti!- e premere il pulsante per chiamare i medici nella stanza.
Pareva quasi che fossero appostati dietro la porta aspettando che fosse il momento adatto per irrompere nella stanza, perché dopo solo due minuti si ritrovò un folla di uomini in camice bianco accanto al letto .
Sentì la mano calda e grande di quella persona scivolare via dalla sua stretta ed il panico tornò a fargli visita, manifestandosi al resto del mondo sotto forma di un suono costante e martellante da parte di quelle dannate macchine attaccate al suo corpo.
Vide uno dei medici sorridergli cercando di essere rassicurante " Calmati ragazzo... va tutto bene."
Scosse la testa, gli occhi completamente spalancati dal terrore dell'ignoto e si sporse verso quella persona, cercando di richiamata a se ed imprecando perché si era scordato di chiedergli il nome. Ironico davvero.
Annaspò nella sua mente, mentre il petto si stringeva in una morsa ed il respiro tornava a mancargli.
Vide i medici cercare di capire quale era il problema ma lui sapeva di stare solo avendo un attacco di panico.
Alla fine qualcosa iniziò a tartassargli la testa.
Un nome che però continuava a sfuggirgli dalle labbra,mentre le braccia continuavano a protendersi verso la figura spintonata da quegli uomini in bianco fuori dalla porta.
Poteva sentirlo sulle labbra, saggiare il sapore eppure non riusciva ad afferrare il significato e questo non faceva altro che irritato contro se stesso.
Il cuore gli perse un battito quando lo vide fissarlo per l ultima volta dallo stipite, poco prima che la porta venisse chiusa e solo allora, gli uscì senza rendersene conto...senza che ne avesse il controllo.


" Taiga! Non andare!"








- End Part One -






Angolo dell'autrice: Spero davvero di restare viva per scrivere la parte due !
Ebbene si ! Con questo é finita la prima parte di questa storia, ma non preoccupatevi perché ho già in cantiere come continuarla e quindi cercherò di restare nei tempi soliti.
Inoltre non inizierò un altra storia ma continuerò semplicemente da questa,quindi con il capitolo quattordici e così via.
Mi serve decisamente una pausa temporale per farla allineare a quello che avevo in mente.
Spero davvero che nonostante la fine, vi sia piaciuto !
Fatemi sapere!

Neflehim







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