Capitolo 0: Prologo

P.S. Intendo chiamare il protagonista Kaito Akai (Kaito come Kaito Kid, che come lui è un ladro, e Akai perché il rosso è il colore predominante in questo gioco)

Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno schiavo. 

Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero.”

(Vladimir Lenin)

Ero contento. 

Quando mi avevano proposto di venire qui a Tokyo non avevo esitato ad accettare l’offerta, perché lo avrei dovuto fare? Mi era stata data la possibilità di venire a studiare in una scuola privata proprio nella capitale - che avevo sempre desiderato di visitare - mi sarei fatto dei nuovi amici, avrei condotto una buona vita e il mio futuro sarebbe stato pieno di roseo. 

Allora perché è successo tutto questo?

Tardo Pomeriggio, 6 Aprile.

Sono le cinque del pomeriggio e passeggio per le strade della mia città come se fossi un vagabondo alla ricerca di un posto dove stare. Le vacanze estive sono quasi finite eppure questo caldo torrido non smette di togliermi il respiro, per liberarmi da questa sensazione ho deciso di andare al mare a prendere un po’ d’aria salmastra. Il mio passo è lento e di tanto in tanto mi fermo ad osservare quella luce abbagliante alta nel cielo con il braccio sinistro sulla fronte. "Ho anche incominciato a sudare" Mi dico tra me e me forse anche a voce troppo alta prima di rimettermi in marcia. Non ci metto molto per raggiungere la spiaggia dorata che ha reso famosa questa piccola cittadina e appena lì, mi sdraio su una delle sdraie del posto, disperato a causa del clima bollente. I miei occhi sono chiusi mentre il mio corpo viene coperto da un enorme ombrellone blu e senza che me ne accorga mi addormento beato grazie all’ombra che l’oggetto mi ha garantito. 

"Kaito! Non dovevi tornare a casa per le sette? Io e tuo padre eravamo preoccupati!" Una voce dolce ma irritata allo stesso tempo mi sveglia dai miei sogni e quando esitante apro gli occhi, mi accorgo che una donna dai capelli lunghi e scuri quanto le sue iridi corvine si è avvicinata a me. Non appena la riconosco sollevo di scatto la mia testa dalla sdraia azzurra e guardo quella signora dritta negli occhi con uno sguardo desolato e un po’ spaventato. 

"Mamma!? Perché sei qui? Che ore sono?" Si, quella persona è proprio mia madre. Sembra che a causa del mio pisolino abbia perso la cognizione del tempo e chiaramente i miei si sono spaventati. Osservando il cielo, in effetti, noto che si è fatto scuro anche se non è affiorata ancora nessuna stella. Scuoto la testa, auto-rimproverandomi ma ad un tratto mi viene un dubbio… Come fa mia madre a sapere che sono qui?

"Come sapevi che mi sono nascosto qui?" In qualche modo, sembra che le mamme sappiano sempre tutto e oggi vorrei scoprire come fanno ad avere tutto sotto controllo.

"Ma che domande fai? Le mamme sanno sempre tutto non lo sapevi?" Emano un sospiro a questa risposta perché anche se l’avevo prevista speravo che mi raccontasse la verità questa volta, non mi ero accorto, però, che non aveva finito di parlare. "In questo periodo sei sempre venuto qui al mare da solo, vero? Prima di tornare a casa dal lavoro tuo padre ti vede sempre qui, a scrutare il sole mentre tramonta. Per questo sapevo dove cercarti." Rimango a bocca aperta dopo questa sua dichiarazione e non parlo fino a che lei non decide di continuare il suo discorso "Per caso c’è qualcosa che non va? Con me puoi parlarne lo sai" L'ho fatta preoccupare per me? Non pensavo che il mio comportamento la intimorisse. Mi piace guardare il sole calare perché mi da speranza. La speranza di una vita nuova e senza catene che mi leghino come ora. Ci sono troppe responsabilità e come se non bastasse il mondo degli adulti è tempestato di regole. Riuscirò mai a togliermi questa maschera che porto giorno dopo giorno senza sosta? Se un giorno non riuscissi più a sostenere questi pesi? Cosa ne sarà di me?  

Tutte queste domande mi assalgono mentre osservo il cielo sfumato di rosa e di arancio e la spiaggia è il posto migliore dove fermarsi a riflettere. 

"Stai tranquilla, non è nulla. Mi rilasso in questo modo, tutto qua" Mi alzo dalla sedia pieghevole e tendo la mano a mia madre facendo comparire un viso sul mio volto per far svanire le sue preoccupazioni. Prende la mia mano ricambiando il sorriso e insieme camminiamo fino a casa. 

"Siamo a casa!" Grida mia madre per far sapere anche a papà della mia presenza. Non appena sente la sua voce anche lui spunta fuori dalla cucina e viene ad accoglierci.

"Eccoti finalmente, sù vieni! Ho una cosa da dirti." Lasciandomi senza fiato per la sua inaspettata esuberanza corro anch’io in cucina, curioso di sapere di quale notizia si trattasse. Una volta entrati nella stanza ci accomodiamo tutti e tre sulle sedie di legno che si trovano intorno al tavolo da pranzo quindi papà porta i suoi gomiti su quella superficie poggiando la testa sulle mani in segno di supporto. Non lo avevo mai visto così serio, mi devo preoccupare?

"Papà, che succede?" Guardo i volti di entrambi i miei genitori e contrariamente a quello di mio padre sul volto di mia madre compare un sorriso estasiato. 

Il mio genitore si porta la mano davanti alla bocca stretta in un pugno e si schiarisce la voce prima di riprendere a parlare guardandomi fisso negli occhi.

"Ascolta Kaito, visti i tuoi buoni voti a scuola ritengo che sia uno spreco farti studiare qui piuttosto che darti una possibilità per coltivare ulteriormente la tua cultura. Per questa ragione, ho deciso di mandarti a Tokyo a studiare al liceo Shujin, una scuola privata molto prestigiosa. Non devi preoccuparti per il tuo alloggio, ho già preso accordo con un mio amico e ha accettato di ospitarti. Che ne dici Kaito, sei d’accordo?" Oggi è stata una giornata piena di sorprese ma questa è insuperabile. Non riesco a parlare per la felicità e non riesco nemmeno a immaginare che faccia abbia in questo momento! Sicuramente sto facendo la figura dell’idiota ma non importa. Non potrò mai ringraziare abbastanza i miei genitori per questo regalo. Alla domanda di mio padre annuisco entusiasta mentre sento il mio sorriso ingrandirsi. 

"Non so come ringraziarvi, davvero" Dopo queste parole si alzano tutti e tre e si riuniscono in un abbraccio di gruppo che sarebbe stato anche un ultimo saluto prima della partenza. 

"Tua madre ti ha messo il biglietto del treno nella valigia e ti ha preparato anche i bagagli. La partenza è prevista per le 21:00, ovvero…" controlla l’orologio che tiene al posto e quando si rende conto dell’ora che si è fatta sussulta. "Oh cielo! Mancano dieci minuti! Forza, andiamo in macchina ti accompagno alla stazione" Consapevoli del loro ritardo corrono verso il veicolo e montano con la stessa rapidità. L’auto non è delle più veloci, nonostante ciò prosegue ad una velocità impressionante. La distanza tra la nostra casa e la stazione non è molta fortunatamente e siamo riusciti ad arrivare appena in tempo. Il treno si sta per fermare nel frattempo ne approfitto per salutare un’ultima volta la mia famiglia. 

"Ci vediamo mamma, papà. Vi scriverò quindi non preoccupatevi per me" Li rassicuro con questa promessa e di tutta risposta mio padre mi accarezza la testa come se fossi ancora un bambino rendendo i miei ricci ancora più ribelli. 

"Ho grandi aspettative figliolo, fai del tuo meglio." Queste ultime parole di mio padre mi rendono felice per la fiducia che ha riposto in me ma d’altro canto mi turbano perché è come se mi avesse dato un bagaglio extra più pesante di un mattone. 

Corro verso il treno ed entro quando si aprono le porte. Saluto i miei genitori con la mano dalla finestrella delle porte automatiche e quando il treno si presta a partire vado a cercare un posto libero dove mettermi seduto. 

Il sedile libero che trovo è provo accanto alla finestra, poggio la mia valigia nel portabagagli e mi siedo sulla poltrona rivolgendo lo sguardo alla finestra e tornando a far vorticare mille pensieri nella mia mente.  Le mie domande sono tante ma c’è né una in particolare a cui vorrei assolutamente dare una risposta. 

‘Riuscirò mai a spezzare queste catene?’

Angolo dell’autrice:

Salve ragazzi, spero che questa fanfiction vi piaccia! E’ la prima per me ma per quanto riguarda le critiche non vi risparmiate. Voglio superarmi perché so di non essere eccezionale e per farlo avrò bisogno dei vostri consigli. Fatemi sapere se avete dei suggerimenti riguardo alla storia, sarò felice di prenderli in considerazione per il capitolo successivo (ne farò parecchi). Per ora ne posterò uno alla settimana e nel caso in cui la storia piaccia scriverò più frequentemente. Grazie per aver letto questa storia, mi rende molto felice. 

Pixiemente ;)

CAPITOLO 1: BENVENUTO A TOKYO

NOTTE, 6 APRILE

SORPRENDENTEMENTE IL TRENO E’ PIENO DI GENTE. UTILIZZO SPESSO I MEZZI MA NON HO MAI LASCIATO LA CITTA’ PER ANDARE ALTROVE SE NON CON GLI AUTOBUS DELLA SCUOLA PER UNA QUALCHE GITA. NON NE HO MAI AVUTO BISOGNO, SPECIALMENTE CON TUTTE LE COSE CHE AVEVO DA FARE. LO STUDIO, IL LAVORO E AVVOLTE ANCHE LE FACCENDE DOMESTICHE ERANO TUTTE MIE RESPONSABILITA’ CHE NON POTEVO TRASCURARE - PERCHE’ NON VOLEVO ESSERE UN PESO PER LA MIA FAMIGLIA - . 

CON LA MIA PARTENZA PER TOKYO E’ MI SI E’ APERTO UN NUOVO MONDO IN CUI TUTTO QUELLO CHE ERO PRIMA PUO’ CAMBIARE. ALMENO QUESTO E’ QUELLO CHE PENSAVO PRIMA DI SALIRE. TUTTA QUESTA GENTE E’ DIRETTA ALLA CAPITALE PER UN MOTIVO O PER UN ALTRO. LA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE CHE VEDO SEMBRA CUPA E PENSIEROSA, QUASI COME SE NON AVESSERO UNA GIOIA NELLA VITA. POCHI GIOVANI RIESCONO A SCHERZARE SOTTO VOCE IN QUELL’ATMOSFERA DEPRIMENTE. 

CREDEVO CHE TOKYO FOSSE UNA META IMPORTANTE PER CHIUNQUE VIVA IN GIAPPONE E CHE IN FONDO, SIA UN BEL POSTO DOVE STARE. MI ASPETTAVO CHE SU QUESTO TRENO CI SAREBBE STATA UN’ARIA ALLEGRA E PIENA DI ENTUSIASMO, CON PERSONE CHE NON VEDONO L’ORA DI ARRIVARE. EVIDENTEMENTE SONO L’UNICO AD ESSERE COSI’ CONTENTO PER QUESTO VIAGGIO.

DAL MIO POSTO, TENENDO LA MIA BORSA SULLE GAMBE MENTRE I MIEI BAGAGLI SONO ANCORA SUL PORTABAGAGLI, RIESCO A VEDERE UN CARTELLO IN LONTANANZA. E’ UN NOTIZIARIO CHE PARLA DI BULLISMO, GRAVI INCIDENTI D’AUTO, PROVE FALSIFICATE, AUMENTO DELLE TASSE E GENTE CHE IMPAZZISCE DI PUNTO IN BIANCO. 

QUESTE NOTIZIE VENGONO TRASMESSE TUTTI I GIORNI EPPURE OGNI VOLTA NE RIMANGO SORPRESO. COSA POTRA’ MAI SPINGERE LA GENTE A COMPORTARSI IN QUESTO MODO? QUESTO MI FA RIFLETTERE QUINDI DISTOLGO LO SGUARDO DALLE NOTIZE E LO RIVOLGI VERSO IL BASSO TENENDO UN’ESPRESSIONE LEGGERMENTE INQUIETA. 

A DISTOGLIERMI DAI MIEI PENSIERI CI PENSA IL CHIACCHIERICCIO DI DUE RAGAZZE NON MOLTO LONTANE CHE SI TROVANO DAVANTI ALLE PORTE. MI VOLTO VERSO DI LORO E NOTO CHE STANNO PARLANDO DI QUALCOSA CHE APPARE SU UN TELEFONINO. FORSE STO GIROVAGANDO TROPPO CON LA MENTE ? IN FONDO NON BASTERA’ PENSARCI PER RISOLVERE QUESTI PROBLEMI. 

IMPROVVISAMENTE IL TRENO INCOMINCIA A RALLENTARE E CONFUSO MI CHIEDO “NON HO MAI VISTO QUESTO POSTO. TOKYO E’ QUESTA?” LA MIA IGNORANZA AL RIGUARDO E’ TALE CHE NON RIESCO A RICONOSCERE IL POSTO DALLA FINESTRA. QUANDO IL MEZZO SI FERMA DEFINITIVAMENTE PRENDO LA MIA VALIGIA E LA BORSA E MI DIRIGO VERSO L’USCITA. 

UNA VOLTA FUORI MI GUARDO INTORNO PER CAPIRE DOVE FOSSE L’UOMO CHE MI DOVEVA VENIRE A PRENDERE ALLA STAZIONE. NESSUNO SEMBRA FARMI UN CENNO E PER QUESTO COMINCIO AD AGITARMI. ESPLORO QUESTA ZONA SENZA TROVARE L’AMICO DI MIO PADRE PERO’ AD UN TRATTO LA SUONERIA DEL MIO CELLULARE MI SPIAZZA E LO TIRO FUORI PER VEDERE DI CHI SI TRATTI. 

“E’ UN MESSAGGIO” SUSSURRO NOTANDO LA NOTIFICA. 

CIAO KAITO

SONO SHINJI TERUMA, L’UOMO CHE TI OSPITERA’ DURANTE LA TUA PERMANENZA QUI. SONO IMPEGNATISSIMO AL LAVORO QUEST’OOGI QUINDI NON POSSO ALLONTANARMI TROPPO. POTRESTI RAGGIUNGERE IL ‘RED ART’? SI TROVA APPENA DOPO LA STAZIONE, IL SECONDO EDIFICIO ALLA TUA SINISTRA. SCUSAMI ANCORA SE NON TI SONO VENUTO A PRENDERE, MI FARO’ PERDONARE.

IN QUALCHE MANIERA QUESTO MESSAGGIO MI RASSICURA, ALMENO SO CHE NON SI E’ DIMENTICATO DI ME. MI FACCIO CORAGGIO DOPO AVER EMESSO UN SOSPIRO PROFONDO E CERCO DI RAGGIUNGERE IL LOCALE SEGUENDO LE INDICAZIONI DI QUEL SIGNORE. VADO SEMPRE DRITTO PER ORA E QUANDO ALZO LA TESTA DAL TELEFONO MI RITROVO IN UN ENORME INCROCIO PIENO DI GENTE. E’ INCREDIBILE LA DIFFERENZA TRA TOKYO E LA MIA CITTA’ NATALE. E’ VERO CHE NON E MOLTO CHE SONO QUI MA QUESTO POSTO E’ MOLTO PIU’ AFFOLLATO RISPETTO ALLE ZONE IN CUI VIVEVO!

*DRING*

SENTO COME UN CAMPANELLO ALL’IMPROVVISO E QUANDO RIPONGO LO SGUARDO SULLE PERSONE CHE SOLO POCHI MINUTI PRIMA ERANO COSI’ DINAMICHE, LE VEDO FERME, IMMOBILI. E’ COME SE IL TEMPO SI FOSSE FERMATO. 

COS’E’ SUCCESSO? PERCHE’ SONO TUTTI FERMI? E’ UN SOGNO?

NON POTRETE MAI IMMAGINARE COSA HO VISTO. DOPO QUALCHE ISTANTE DI STATICITA’ UNA FIGURA TERRIFICANTE COMPARE DAVANTI AI MIEI OCCHI. E’ TOTALMENTE NERA CIRCONDATA DA UN FUOCO BLU SCURO E SPAVENTOSO. 

NELLA MIA CITTA’ MI DISTINGUEVO PROPRIO PER LA MIA COMPOSTEZZA, INFATTI IN QUESTA TEMIBILE SITUAZIONE SONO RIUSCITO A MANTENERE UNO SGUARDO SERIO E CONCENTRATO FISSANDO QUELLA CREATURA MISTERIOSA. 

“VUOI ESSERE LIBERO?” UNA VOCE STRANA E PROFONDA SI FA SENTIRE DOPO E QUALCHE SECONDO DI SILENZIO PIU’ TOTALE E MI SORPRENDO DI QUESTE PAROLE. QUESTO ESSERE CONOSCE I MIEI PENSIERI? ANCHE SE NON MI FIDO COMPLETAMENTE DECIDO DI ANNUIRE CAPENDO BENE IL SIGNIFICATO DELLE SUE PAROLE.

“SE VUOI ESSERE LIBERO ASCOLTA LA MIA VOCE. STRINGIAMO UN PATTO. TI DARO’ LA LIBERTA’ CHE TANTO DESIDERI IN CAMBIO DEL TUO CORPO. ACCETTI LA MIA OFFERTA? QUANDO CI INCONTREREMO DI NUOVO VOGLIO UNA RISPOSTA.”

NON MI VIENE NEMMENO DATA LA POSSIBILITA’ DI REPLICARE CHE QUELLA COSA SCOMPARE NEL NULLA E LA GENTE RIPRENDE A CAMMINARE COME SE NULLA FOSSE. 

‘POSSIBILE CHE LO ABBIA VISTO SOLO IO? COME PUO’ ESSERE?’

SONO CHIARAMENTE PERPLESSO E CERCO DI TROVARE UNA SPIEGAZIONE LOGICA A QUELLO CHE E’ ACCADUTO. COME SI PUO’ TROVARE UNA SPIEGAZIONE PER QUESTO?! SICURAMENTE SARA’ STATO SOLO UN SOGNO, UN’ALLUCINAZIONE CAUSATA DAL VIAGGIO. 

SCUOTO LA TESTA E MI RIMETTO IL TELEFONINO IN TASCA PRIMA DI PROSEGUIRE PER IL RISTORANTE DOVE IL SIGNOR TERUMA LAVORA. METTO DA PARTE QUESTA FACCENDA MENTRE VADO AVANTI E MI CONCENTRO UNICAMENTE SULLA CITTA’. E’ UN POSTO ENORME, QUESTO E’ POCO MA SICURO! CI SONO MOLTISSIMI NEGOZI, TANTA GENTE E MOLTISSIME COSE CHE NELLA SUA CITTADINA NON AVEVA MAI VISTO SE NON NEI FILM. 

GIRO A SINISTRA COME VIENE DESCRITTO NELLE ISTRUZIONI E DOPO QUALCHE METRO RIESCO A DISTINGUERE UNA SCRITTA: RED ART

ECCOLO! IL POSTO E’ QUESTO! 

SORRIDO PER ESSERE FINALMENTE ARRIVATO A DESTINAZIONE E INCOMINCIO A CORRERE PORTANDOMI LE MIE COSE CON ME. QUANDO MI TROVO DAVANTI ALL’EDIFICIO APRO LA PORTA ESITANTE PENSANDO A COME MI SAREI DOVUTO PRESENTARE E A COSA AVREI DOVUTO DIRE. LA PRIMA IMPRESSIONE E’ TUTTO, NO?

VADO ALL’INTERNO E NONOSTANTE SIA MOLTO TARDI CI SONO ANCORA MOLTE PERSONE NEL LOCALE E LO STAFF STA LAVORANDO DURAMENTE. TRA I CAMERIERI DISTINGUO UN RAGAZZO DAI CAPELLI MARRONI, SCOMPIGLIATI QUASI QUANTO I MIEI, E DAGLI OCCHI VERDI SMERALDO. E’ MAGRO E NON SEMBRA MOLTO ATLETICO. PROBABILMENTE HA LA MIA STESSA ETA’…

“BUONA SERA, DESIDERA ORDINARE?” SI AVVICINA A ME CON UN SORRISO A TRENTADUE DENTI MENTRE TIENE UN VASSOIO NELLA MANO DESTRA. HA UNA DIVISA DA LAVORO IDENTICA A QUELLA DEI SUOI COLLEGHI DI COLORE ROSSO PROPRIO COME IL NOME DEL RISTORANTE STA AD INDICARE. 

“NON PROPRIO, A DIR LA VERITA’ STO CERCANDO SHINJI TERUMA, IL PROPRIETARIO DEL NEGOZIO. SAI DOVE POSSO TROVARLO?” CORTESEMENTE CERCO DI CONVINCERLO AD AIUTARMI E MI MOSTRO SODDISFATTO PER LA SUA DISPONIBILITA’.

“CERTO, E’ ALLA CASSA. VEDI QUEL SIGNORE SUI 40 ANNI E DAI CAPELLI NERI LAGGIU’? QUELLO E’ IL TUO UOMO.” LO INDICA CON LA MANO MENTRE CON GLI OCCHI SEGUO LA DIREZIONE IN CUI HA PUNTATO IL DITO. ANCHE SE E’ IL PROPRIETARIO HA LA STESSA DIVISA DEGLI ALTRI E ANCHE LUI, SI DIMOSTRA UN UOMO SIMPATICO E DISPONIBILE CHE ACCOGLIE OGNI SUO CLIENTE CON IL SORRISO.

E’ BELLO RITROVARSI IN UN AMBIENTE COSI’ SOLARE, MI SENTO BENE QUI. SALUTO IL CAMERIERE CHE CONTINUA A COMPIERE IL SUO LAVORO DOPODICHE’ MI AVVICINO A SHINJI CHE NON SEMBRA RICONOSCERE IL MIO VISO E MI SCAMBIA PER UN CLIENTE. NON GLI LASCIO IL TEMPO DI PARLARE CHE MI PRESENTO RIVELANDOGLI LA MIA IDENTITA’.

“SALVE, SONO KAITO AKAI, IL RAGAZZO CHE AVEVA ACCETTATO DI OSPITARE. MI DISPIACE SE SONO ARRIVATO TARDI MA VISTO CHE C’ERO HO VOLUTO AMMIRARE PER BENE LA CAPITALE.” GLI OCCHI DEL CASSIERE SI ILLUMINANO E ANNUISCE IN SEGNO DI APPROVAZIONE.

“KAITO! DI PERSONA SEI PIU’ BELLO DI COME TUO PADRE MI AVEVA DESCRITTO! BENVENUTO A TOKYO! COME BEN SAI QUESTO E’ IL MIO LOCALE: ‘RED ART’ E QUANDO AVREMMO FINITO DI LAVORARE TI PRESENTERO’ LO STAFF COME SI DEVE. PER ORA TI BASTI SAPERE CHE QUEL RAGAZZO CON CUI STAVI PARLANDO POCO FA E’ MIO FIGLIO, SHOTA; QUELLA RAGAZZA LAGGIU’ INVECE, QUELLA CON I CAPELLI ROSSI E GLI OCCHI MARRONI, SI CHIAMA AKARI.”

PRECEDENTEMENTE NON AVEVO NOTATO QUELLA CAMERIERA PERCHE’ ERA TROPPO INDAFFARATA CON IL LAVORO MA QUANDO IL SIGNORE ME LA INDICA RIESCO A TROVARLA E ANNUISCO AL PROPRIETARIO PER FARGLI CAPIRE CHE HO CAPITO A CHI SI RIFERISCE.

“DEVI ESSERE STANCO. CHIEDERO’ A SHOTA DI ACCOMPAGNARTI A CASA, TANTO A MOMENTI DOBBIAMO CHIUDERE.” DOPO UN OCCHIOLINO VELOCE CHIAMA IL FIGLIO QUASI URLANDO E GLI CHIEDE DI ACCOMPAGNARMI A CASA. ANCHE SE ESITANTE IL RAGAZZO ACCETTA LA RICHIESTA DEL PADRE, SI TOGLIE VELOCEMENTE L’UNIFORME  E MI FA CENNO DI SEGUIRLO. SALUTO IL SIGNOR TERUMA POI ESCO CON IL RAGAZZO BRUNO LASCIANDO I MIEI BAGAGLI DIETRO IL BANCONE DOVE SI TROVA IL CAPO. 

PER STRADA HA COMINCIATO A FARE FREDDO E PER SCALDARMI MI AGGRAPPO’ ALLA MIA GIACCA STRINGENDOMI IN ESSA. 

“ALLORA SEI TU IL FAMOSO KAITO! MIO PADRE DICE CHE HAI IL CERVELLO DI UN COMPUTER” NON MI ASPETTAVO UNA LODE SIMILE DA UNO STUDENTE DELLA MIA ETA’ MA DA QUESTO ALMENO POSSO DEDURRE CHE SANNO UN PAIO DI COSE SUL MIO CONTO.

“SI, SONO IO PERO’ SE CI PENSI BENE I COMPUTER NON HANNO UN CERVELLO.”  NON SO NEMMENO IO SE QUESTA E’ UN’OSSERVAZIONE O UNA BATTUTA MA VISTO CHE SHOTA SI E’ MESSO A RIDERE PROBABILMENTE CREDERA’ CHE STIA CERCANDO DI ESSERE DIVERTENTE. LASCIAMOLO CREDERE QUELLO CHE VUOLE.

“HAI RAGIONE” DICE TRA UNA RISATA E L’ALTRA MENTRE CONTINUA A PASSEGGIARE A PASSO LENTO. “ANCHE SE SEI INTELLIGENTE RIESCI AD ESSERE DIVERTENTE! BENE, CREDEVO DI DOVER CONVIVERE CON UN NOIOSISSIMO NERD E SOPPORTARE TUTTE LE SUE OSSESSIONI PER LA MIA INTERA CARRIERA SCOLASTICA MA SONO DAVVERO CONTENTO CHE NON SIA COSI’” LO PRENDO PER UN COMPLIMENTO E IN EFFETTI SAREBBE MEGLIO CERCARE DI ANDARE D’ACCORDO CON LUI VISTO CHE VIVRANNO NELLA STESSA ABITAZIONE. 

TRA UNA CHIACCHIERA E L’ALTRA FINALMENTE RIUSCIAMO AD ARRIVARE A CASA DEL RAGAZZO. RISPETTO ALLA MIA VECCHIA CASA QUESTA E’ MOLTO PIU’ GRANDE E SPAZIOSA E ANCHE L’ARREDAMENTO E’ PIUTTOSTO MODERNO. MI PIACE MOLTO QUESTO POSTO, E’ FUORI DAGLI SCHEMI, DIVERSO DA QUELLO CHE CONOSCO. FINALMENTE QUALCOSA STA CAMBIANDO. 

“BENE, IO TORNO A LAVORARE, VOGLIO ASSICURARMI CHE VADA TUTTO LISCIO. TU VAI PURE A DORMIRE, LA TUA STANZA E’ AL PIANO DI SOPRA, LA PRIMA A DESTRA. BUONA NOTTE” IN TUTTA FRETTA ESCE DALLA PORTA E SE NE VA LASCIANDOMI SOLO IN CASA. SONO DAVVERO STANCO E L’UNICA COSA CHE VOGLIO FARE ADESSO, E’ UN BEL PISOLINO. ENTRO NELLA STANZA CHE MI E’ STATA RISERVATA E NON SPRECO NEMMENO TEMPO PER OSSERVARLA CHE CADO SUL FUTON IN PREDA AL SONNO. 

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DOVE SONO? RICORDO SOLO DI ESSERMI ADDORMENTATO A CASA TERUMA POI IN QUALCHE MODO SONO ARRIVATO QUI. COS’E’ QUESTO POSTO? IL MIO SGUARDO CADE SULLE MIE MANI E SOLO IN QUEL MOMENTO RIESCO A NOTARE UN DETTAGLIO BIZZARRO. SONO AMMANETTATO. COSA VUOL DIRE QUESTO? CHI MI HA MESSO QUESTE MANETTE E PERCHE’? DELLE CATENE DI FERRO LIMITANO I MIEI MOVIMENTI PERCIO’ L’UNICA COSA CHE POSSO FARE E’ AVVICINARMI ALLE SBARRE. 

“LIBERATEMI! LIBERATEMI!” UN MISTO DI RABBIA E PAURA SI INCULCANO IN ME MENTRE UN UOMO ANZIANO DAI CAPELLI GRIGI E DAGLI OCCHI GRANDI E PENETRANTI RIDACCHIA DAVANTI A ME. PERCHE’ STA RIDENDO? CHE C’E’ DA RIDERE?! ANCORA NON CAPISCO LA SITUAZIONE E MI SENTO PROFONDAMENTE PRESO IN GIRO. CONTINUO A PROTESTARE SENZA SOSTA QUANDO ALTRE DUE RAGAZZE COMPAIONO DAL NULLA. 

SEMBRANO DUE GEMELLE ED ENTRAMBE PORTANO GLI STESSI VESTITI. UNA PERO’ HA UNA TRECCIA E L’ALTRA HA I CAPELLI RACCOLTI. COSA VOGLIONO DA ME? NON POSSO FAR ALTRO SE NOON ESSERE SOSPETTOSO DI TUTTI E DI TUTTO IN QUESTO ISTANTE E MENTRE CERCO DI ROMPERE GLI ASSI DI FERRO IN VANO LE DUE BIONDINE SCUOTONO LA TESTA. 

“BENE BENE, CHI ABBIAMO QUI? BENVENUTO NELLA VELVET ROOM. IO SONO IGOR E QUESTE SONO LE MIE DUE ASSISTENTI: ROSE E VIOLET. IL NOSTRO COMPITO SARA’ QUELLO DI ASSISTERTI NEL TUO VIAGGIO E DARTI CIO’ DI CUI AVRAI BISOGNO PER ANDARE AVANTI. INTANTO, POTRESTI DIRCI IL TUO NOME?”

E’ UNA PRESA IN GIRO. SONO CHIUSO IN UNA PRIGIONE, CON DELLE CATENE CHE MI IMPEDISCONO DI MUOVERMI COME SE FOSSI UN CRIMINALE INCALLITO E LUI MI CHIEDE DI PRESENTARMI COME SE NIENTE FOSSE? E’ ASSURDO! 

“SONO KAITO AKAI MA A VOI COSA IMPORTA? PERCHE’ MI AVETE RINCHIUSO QUI DENTRO?!” IGOR CONTINUA A RIDERE SOTTO I BAFFI IRRITANDOMI ANCORA DI PIU’. ALMENO DEGNAMI UNA RISPOSTA SE NON E’ CHIEDERE TROPPO!

“PIACERE DI CONOSCERTI. NON SONO STATO IO A RINCHIUDERTI IN QUELLA CELLA. LA VELVET ROOM ESISTE TRA IL SOGNO E LA REALTA’, TRA INCONSCIO E SUBCONSCIO. QUESTO POSTO RIFLETTE QUELLO CHE C’E’ NEL TUO CUORE E SEMBRA PROPRIO CHE TU TI SENTA IN GABBIA. SOLO COLORO CHE STRINGONO UN PATTO POSSO ENTRARE QUI E FORSE TU LO FARAI A BREVE. QUESTA E’ STATA SOLO UNA VISITA, LA PROSSIMA VOLTA CHE CI RIVEDREMO AVRAI GIA’ INIZIATO IL TUO VIAGGIO.”

CONCLUDE COSI’ IL SUO DISCORSO LASCIANDOMI A BOCCA APERTA. NON RIESCO A REPLICARE CHE MI INIZIA A FAR MALE LA TESTA. IL DOLORE INFATTI PERSISTE FINCHE’ NON PERDO I SENSI.

COSA MI STA SUCCEDENDO?