Sognando Quel Viaggio

di Bad Bionda Bana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannovesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Ventesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventunesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventiduesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventitreesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventiquattresimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo Venticinquesimo ***
Capitolo 26: *** Capitolo Ventiseiesimo ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisettesimo ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventottesimo ***
Capitolo 29: *** Capitolo EXTRA ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Facevo fatica a dormire, quel sedile per me era troppo scomodo, eppure gli occhi non ne volevano sapere di rimanere aperti, per di più il mio iPod sembrava aver deciso di mettere solo canzoni tranquille che mi conciliavano il sonno, così presi la mascherina per gli occhi e decisi di provare almeno a fare un sonnellino. Vedendo come mi dimenavo sul sedile per trovare una posizione comoda, Jessica alzò il poggia braccio trai nostri due sedili e mi fece sdraiare con la testa sulle sue gambe e iniziò a farmi i grattini che tanto amavamo farci per poi tornare felicemente a guardare il cielo fuori dal finestrino. In pochi secondi mi addormentai lasciandomi trascinare dalla musica.
Jessica era la mia migliore amica, ed insieme eravamo in viaggio verso un'avventura che aspettavamo da anni, un'esperienza che avremmo assaporato insieme. Avevamo frequentato l'università di lingue orientali studiando come prima lingua il coreano, ed essendo quasi arrivate alla fine del nostro percorso, ci aspettava un mese intero di stage in Corea del Sud. Essendo un lavoro relativo all'università avremmo dovuto studiare sodo anche per preparare la tesi e laurearci una volta tornate a casa, ma non sarebbero mancate le serate nei locali a divertirci e chi lo sa, magari assieme anche a dei ragazzi. Jessica ed io viste dall'esterno eravamo molto diverse, lei aveva i capelli corti e li avrebbe preferiti scuri, io ce li avevo lunghi e li avrei preferiti più chiari, eravamo di stature e corporature differenti, ma al di là dell'aspetto fisico e pochi altri gusti particolari, eravamo molto simili, per questo avevamo stretto un'amicizia così grande in poco tempo.
-Alice.- sentii una voce leggera sovrastare la musica del mio iPod e una mano picchiettarmi il fianco, mugugnai qualcosa cercando di riaddormentarmi -Alice, stiamo per atterrare, svegliati.- aprii gli occhi e vidi Jessica e l'hostess fissarmi aspettando che mi sedessi dritta.
-Ho dormito davvero.- dissi sorpresa stropicciandomi gli occhi e sbadigliando con la mano davanti alla bocca.
-Si, e un paio di volte mi si è addormentata la gamba.- disse Jessica facendo ridere entrambe.
L'aereo atterrò dolcemente, come ogni volta al decollo e all'atterraggio mi si tappavano e stappavano le orecchie. Aspettammo che il segnale luminoso delle cinture si spegnesse per prendere i nostri bagagli a mano e scendere dall'aereo. Fuori c'era un sole splendente come pochi, la temperatura era calda ma piacevole. Una volta recuperate le nostre valigie uscimmo dall'aeroporto e il nostro sguardo fu subito colpito da un uomo con un cartello che riportava in nostri cognomi, così dopo esserci scambiate uno sguardo complice, ci avvicinammo a lui.
-Siamo Alice e Jessica.- disse lei ed entrambe facemmo un piccolo inchino che il signore ricambiò.
-Sono venuto per accompagnarvi al vostro dormitorio. Prego, da questa parte.- disse indicandoci quella che probabilmente era la sua macchina, ci aiutò gentilmente a mettere le valigie nel baule e ci accomodammo sui sedili posteriori.
Fino al giorno in cui saremmo tornate in Italia, avremmo dovuto vivere nel dormitorio dell'università di Seoul, certo sarebbe stato più divertente andare a stare in un appartamento, ma questo era quello che ci aspettava. Per tutto il viaggio rimanemmo entrambe a guardare fuori dal finestrino incantante da quel meraviglioso paesaggio che eravamo abituate a vedere solo in foto o in video sul computer. L'autista cercava di fare un po' di conversazione insieme a noi, ma riusciva solo ad ottenere risposte monosillabiche, non perché non volessi chiacchierare con lui, ma eravamo troppo affascinate da ciò che ci circondava.
-Eccoci qua.- disse parcheggiando davanti all'entrata. Ancora una volta ci aiutò con i bagagli e poi con un inchino ci salutò per poi ripartire. Guardai Jessica con un sorriso eccitatissimo, sorriso che aveva anche lei.
-Siamo qua. Cioè, siamo veramente qua.- non riuscivo a crederci, mi sembrava ancora impossibile.
-Dai, andiamo a vedere la nostra camera!- disse lei prendendomi per mano e strattonandomi, se non avessi avuto i riflessi pronti avrei lasciato la mia valigia in mezzo alla strada dalla fretta che aveva lei. Dopo aver parlato con la signora al bancone in entrata, ci diede le due copie della chiave e senza che si disturbasse andammo da sole a cercare la stanza, non sarebbe stata un'impresa. Avevamo una stanza doppia tutta per noi, con una mini cucina, il bagno e il soggiorno. Appena entrate lasciammo le valigie e ci abbracciammo forte ancora incredule di quello che ci sarebbe aspettato. Decidemmo che il problema bagagli da disfare lo avremmo affrontato più tardi, prima dovevamo assolutamente festeggiare così, dopo aver chiesto informazioni alla signora in entrata, uscimmo subito a fare un po' di spesa e una volta di ritorno iniziò la nostra piccola festa privata.




Angolo Autore: Probabilmene questa sarà l'unica volta che scriverò, ma volevo dire alcune cosucce. Nonostante tutto ciò che è successo in questi ultimi mesi ai nostri cari MBLAQ, molte mie amiche mi hanno consigliato di continuare a scrivere questa e altre storie su di loro, perché anche se le loro strade si sono separate (e vorrei aggiungere in ogni caso "temporaneamente". Si, secondo me torneranno di nuovo il gruppo di disagiati che sono sempre stati) immaginarli ancora in certe situazioni potrebbe essere un piccolo svago. Detto questo spero vivamente che la storia vi interessi, anche se nei primi capitoli non succederà molto, e vi piaccia. Baci!

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Sentii qualcosa che mi stava disturbando, presi le coperte portandole fin sopra al viso, stavo rischiando di soffocare, ma avevo troppo bisogno di dormire ancora un po', la sera prima eravamo rimaste sveglie fino a tardi per festeggiare, e poi avevamo ancora un po' di jetlag. Stavo per riaddormentarmi quando sentii la sveglia del mio telefono suonare.
-Alice, fai tacere i B1A4.- disse Jessica girandosi dall'altra parte, la mia sveglia era “Solo Day” dei miei amatissimi B1A4, il mio gruppo preferito.
-Probabilmente ci sarà impostata ancora l'ora italiana.- dissi allungando un braccio oltre le coperte cercando di afferrare lo strumento infernale che ci separava dai nostri dolci sogni.
-Penso che si sia regolato da solo il telefono, insomma, è pur sempre un Samsung, e ora siamo nella terra madre dei Samsung.- alzai le coperte per poterla guardare confusa -Sentimi, ho sonno.- e tornò sotto le coperte.
-In questo caso allora dobbiamo alzarci, visto che tra meno di un'ora dobbiamo essere allo stage e non sappiamo nemmeno dove sia.- il mio tono di voce si alzava man mano che pronunciavo quelle parole, saltai giù dal letto e buttai giù dal suo Jessica. In fretta e furia facemmo colazione e ci vestimmo per poi scendere e correre fino all'edificio principale dell'università, per fortuna non era molto distante. Eravamo in ritardo solo di un paio di minuti per l'incontro con la responsabile. Come di dovere ci presentammo e con attenzione ascoltammo tutta le varie spiegazioni che ci doveva sui nostri stage. Purtroppo avremmo fatto stage diversi, ma i momenti insieme non sarebbero venuti a mancare. Per quel giorno lo stage sarebbe iniziato nel pomeriggio, dopo pranzo.
-E io che pensavo saremmo andate a lavorare in qualche ristorante o in qualche hotel.- dissi sorpresa.
-E invece andremo a lavorare per Arirang.- disse Jessica tutta sorridente -Anche se sarebbe piaciuto anche a me fare lo stage a Simply Kpop.- continuò con una punta di amarezza.
-Cosa credi, che conoscerò gli idol?- iniziai a ridere -Si e no li vedrò da lontano.-
-Già meglio che per Pops in Seoul, li proprio non ce ne sono.- sbuffò calciando un sassolino.
-Facciamo così, se dovessi incrociare la strada di qualcuno che conosciamo mi faccio fare l'autografo per te.- sorriso poggiandole una mano sulla spalla -Umma- era da quando eravamo diventate migliori amiche se non da prima che la chiamavo in quel modo così affettuoso e unico -siamo a Seoul.- conclusi strappandole un piccolo sorriso e mi abbracciò forte.
L'ora di pranzo si stava avvicinando, così prendemmo un taxi e chiedemmo di farci portare in un ristorante che fosse vicino agli studi di Arirang, il tassista gentilmente ci portò in uno che non sembrava essere particolarmente costoso, magari avremmo potuto fermarci li ogni pomeriggio a mangiare insieme. Entrammo e subito un cameriere, notandoci e sgranando gli occhi probabilmente per il fatto che eravamo straniere, ci accompagnò al tavolo con un sorriso enorme, ci sedemmo e iniziammo subito a scrutare il menu. Io ero sempre stata una ragazza con gusti difficili nel cibo, riuscivo a mangiare poche cose, soprattutto quando mi trovavo in vacanza all'estero, in più non riuscivo a mangiare le portate piccanti e da quanto ne sapevo io molti piatti coreani erano piccanti, sentivo la gola bruciare solo a leggere gli ingredienti di certi piatti. Jessica lo sapeva bene e spesso si divertiva a prendermi un po' in giro, a lei piaceva moltissimo il piccante, era una delle poche cose dove eravamo all'opposto. Alla fine optai per della semplice carne pregando che non fosse troppo piccante, non volevo passare quel mese di stage a mangiare insalata o schifezze da fast food. I nostri ordini arrivarono in fretta e potemmo così gustarceli meglio, ogni tanto buttavo l'occhio verso il cameriere notando come ci fissava e ridacchiando per ogni volta che lo beccavo e lui arrossiva. Vista la mia immensa curiosità, presi una foglia di lattuga e un pezzetto di carne e feci quello che vedevo sempre fare nei drama, misi la carne nella foglia di lattuga come un pacchettino e lo mangiai, come mi aspettavo era veramente buona. Finito di mangiare guardai l'ora, dovevamo andare, così pagammo il conto e uscimmo per dirigerci agli studi. Camminando per strada notammo un ristorante proprio a fianco allo stabile di Arirang, con occhi luminosi ci guardammo.
-Domani Sushi!- dicemmo contemporaneamente per poi scoppiare a ridere, spesso ci capitava di dire o anche pensare le stesse cose nello stesso momento, all'inizio sembrava una cosa alquanto inquietante, ma poi lo prendemmo come un segno della nostra grande amicizia.
Arrivate al palazzo ci salutammo e andammo ognuna in cerca del proprio studio, ero da sola ed iniziai ad agitarmi, non ero male a parlare coreano, ma sapere che con me non c'era nessuno a poter capire l'italiano mi innervosiva, ma in fondo eravamo in una stazione televisiva internazionale, di sicuro avrei potuto fare affidamento anche sull'inglese. Mi avvicinai al banco informazioni e chiesi gentilmente dove si trovavano gli studi di Simply Kpop, la segretaria con un sorriso disponibile mi spiegò lentamente indicandomi la strada, la ringraziai con un piccolo inchino e così arrivai sul posto. Quando ero a casa in Italia spesso mi capitava di guardare Simply Kpop alla televisione, ma vedere il tutto dal vivo mi diede una scossa di eccitazione, lo stage dove si esibivano era enorme, i posti per il pubblico, tutte le telecamere, mi sembrava di essere in un altro mondo.
-Alice?- sentii una voce dietro alle mie spalle e sussultai, mi ero persa nella contemplazione di tutto ciò che mi circondava. Mi girai e vidi un ragazzo adulto ma con i lineamenti di un giovane, ero sempre stata un disastro a capire l'età dei coreani, sembravano tutti così giovani.
-Si, sono io.- risposi con un inchino -Lei è il mio capo?- chiesi in tono formale sfoggiando la mia pronuncia mezza italiana, lui sorrise.
-Si, chiamami Kim.- mi porse la mano e gliela strinsi -Immagino ti abbiano già detto come dovrai muoverti per questo stage.- io annuii un po' impacciata -Bene, ti mostro dove lavorerai.- e gentilmente mi portò in una sala computer, il mio compito era quello di tradurre le parole degli idol o degli spettatori nel caso non sapessero l'inglese. Non era un lavoro poi così complicato, speravo solo di non sbagliare a tradurre -Per qualsiasi cosa, vieni pure a chiedere a me.- concluse lui.
-Grazie signor Kim.- dissi facendo un inchino profondo.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


-Allora allora!- non feci tempo ad entrare in camera che Jessica subito mi assalì con una miriade di domande. Essendo il primo giorno di stage il suo capo decise di farla tornare a casa prima per riposarsi e prendere il giusto fuso orario, mentre io al contrario stavo per dimenticarmi di tornare, avevo studiato tutte le altre mie mansioni secondarie con attenzione e se non fosse stato per il signor Kim probabilmente mi sarei ritrovata ancora la accorgendomi dell'orario solo quando mi avrebbero buttato fuori per la chiusura del palazzo.
-Jessica, fammi entrare e riposare un attimo, poi ti racconto tutto quello che vuoi.- dissi ridacchiando -Per quanto ci sarà da raccontare poi, sono stata in sala computer tutto il tempo a capire come funziona il tutto.- buttai la felpa su una sedia rimanendo in maniche corte e mi buttai sul divano.
-Oh, è per questo che sei rimasta fino ad ora?- mi chiese lei con una punta di delusione -E io che pensavo avessi incontrato già qualcuno di interessante.- si sedette a fianco a me aggrappandosi al mio braccio.
-Se con “qualcuno di interessante” intendi idol, no mi dispiace, oggi non c'era nessuno, non era giorno di registrazione a quanto pare. E poi conoscendomi, sarei troppo timida per parlare con qualsiasi idol.- arricciai il naso al pensiero, per quanto con i miei amici sembrassi così estroversa e aperta, ero una ragazza molto timida, il dover parlare in una lingua che non era la mia di sicuro non avrebbe aiutato a sbloccarmi, figuriamoci poi se dovevo parlare ad personaggio famoso che fino a qualche giorno fa ero abituata a vedere in foto sul mio telefono o computer.
-Anche se l'idol in questione fosse proprio lui?- chiese lei con un tono leggermente malizioso, subito presi un cuscino dandoglielo in testa -Ahi!- disse portandosi la mano dove l'avevo colpita.
-Ma dai che non ti ho quasi nemmeno toccato.- dissi ridendo, ogni volta che qualcuno la toccava lei faceva come finta che gli avessero fatto male, ormai era diventato un riflesso condizionato per lei, ed essendo io una ragazza alquanto manesca, cosa della quale non andavo poi così fiera, spesso mi ritrovavo a darle piccole sberle o pizzicotti, ogni volta lei si lamentava e io la prendevo in giro dicendole che era troppo debole e sensibile. Lei in risposta mi fece la linguaccia.
-Comunque stavamo dicendo.-
-Stavamo dicendo che è tardi e se non vogliamo arrivare tardi domani dobbiamo andare a dormire.- dissi interropendola e mi alzai diretta verso la nostra camera.
-Eddai, cinque minuti mica faranno la differenza.- disse strattonandomi dalla mano e facendomi risedere sul divano.
-Questo lo dici tu.- risposi sorridendo -Che altro vuoi sapere?- esasperata mi arresi alla sua curiosità, e poi ero io quello più curiosa delle due.
-Cosa faresti se te lo ritrovassi davanti?- mi chiese guardandomi e aspettandosi una delle mie classiche risposte.
-Sinceramente non lo so, probabilmente rimarrei a fissarlo con una faccia da ebete.- risposi ridendo.
-Tu vorresti dirmi che una ragazza malata come te, nel vedersi davanti quell'armadio a quattro ante di Thunder rimarrebbe ferma a guardarlo senza fare nulla? Ma per favore!- scoppiò a ridere mentre io la guardai estremamente male.
-Dovresti averlo capito che io parlo tanto ma di concreto di tutto quello che abbia mai detto gli farei non riuscirei sul serio a farlo.- la pizzicai su un fianco facendola ridere ancora di più per il solletico, uno dei suoi punti deboli. Lei iniziò a dimenarsi cercando di sfuggire alle mie mani.
-Ok ok, va bene, ma basta solletico!- mi pregò lei. Io alzai le mani liberandola e lasciando che riprendesse fiato -In ogni caso, secondo me, non te ne staresti ferma e tranquilla a guardarlo.-
-Per quanto straveda per quel ragazzo, nemmeno sa che esisto al momento, cosa posso pretendere di fare se mai dovessi vederlo se non chiedergli di farsi una foto con me come una classica fan?-
-Potresti provare a non comportarti come la classica fan, fare amicizia.- mi rispose sorridendo, non potevo negare il fatto che spesso ci avevo pensato a questa possibilità, all'occasione di vederlo e di diventare semplici amici, mi sarebbe bastato, ma in ogni caso sapevo che non sarebbe mai successo.
-Dobbiamo andare a dormire.- mi alzai e le feci un cenno con la testa -Forza, che domani dobbiamo lavorare sodo, dobbiamo dare il meglio di noi e di sicuro non ci riusciremo se dormiamo poco la notte. Non vorrei addormentarmi sulla tastiera traducendo le loro frasi con parole assolutamente a caso.- mi scappò una risata all'immagine dei telespettatori sconcertati leggendo e cercando di capire che diavolo stia scrivendo come traduzione. Probabilmente lo aveva immaginato anche Jessica perché anche lei iniziò a ridere. Dopo esserci lavate viso e denti e esserci messe il pigiama, andammo a dormire, eccitate per la meravigliosa avventura che avevamo appena iniziato.
La mattina dopo ci alziamo belle riposate, Jessica un po' prima di me per il suo bisogno di farsi la doccia e lavarsi i capelli, ogni mattina quando andavamo all'università si doveva svegliare prima per la doccia, mentre io me ne rimanevo ancora un po' a sonnecchiare a letto. Facemmo una colazione veloce e uscimmo, vista la bella giornata, prendemmo due delle bici che metteva a disposizione il dormitorio, così avremmo fatto un po' di esercizio fisico.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quinto ***


Nuova mattina, nuova giornata di lavoro, quel giorno avrei fatto esercitazione sulla traduzione simultanea. Dopo essermi alzata, mentre Jessica si stava preparando, andai in bagno a lavarmi la faccia e i denti, mi truccai anche un po', per non fare brutta figura nel caso avessi incontrato qualcuno di famoso. Le giornate sembravano essere sempre più luminose, l'ideale per iniziare con un enorme sorriso. Jessica bevve come ogni mattina del caffè ed io del latte al cioccolato e poi salimmo in sella cariche per la nostra giornata di lavoro. Come arrivammo allo stabile notammo la presenza di numerosi van, neri e bianchi, parcheggiati davanti o nelle vie a fianco.
-Wow.- esclamò la mia amica sgranando gli occhi -Per caso avete le registrazioni oggi?- mi chiese senza distogliere lo sguardo dalle macchine.
-A me non avevano detto precisamente delle registrazioni. Il capo mi ha detto che oggi avremmo fatto delle piccole esercitazioni per la mia traduzione con il computer. Immaginavo ci sarebbe stato qualche idol, ma di certo non così tanti, sempre se questi van siano sul serio tutti di idol.- mi guardai attorno, i van erano davvero tanti e tutti con i finestrini oscurati, iniziai ad agitarmi.
-Ti avviso, verrò a trovarti in qualsiasi momento a me possibile. Oddio, ti immagini se ci sono anche gli MBLAQ?- disse con gli occhi illuminati dalla speranza.
-Ti prego, non farmi sognare ad occhi aperti così spudoratamente.- dissi portandomi le mani sul viso, sarebbe stato meravigliosamente terrificante incontrarli, non avevo la minima idea di come mi sarei dovuta comportare in loro presenza, avevo paura di incantarmi a fissarli facendomi così prendere per pazza.
Prima di andare nello studio, mi fermai un secondo in bagno per aggiustarmi i capelli e controllare che il trucco non si fosse sbavato, non ero ancora del tutto convinta del risultato finale, ma certo ora non potevo farci più nulla. Uscendo dal bagno andai a sbattere con la porta contro qualcuno, facendo così sbattere anche me contro di essa. Mi massaggiai la fronte per poi uscire a scusarmi con chiunque fosse la persona contro la quale ero andata.
-Scusa, sono terribilmente mortificata, mi dispiace.- feci l'inchino più profondo che potessi.
-Tranquilla, non è la prima volta che mi capita, ho la brutta abitudine di stare troppo vicino alle porte.- il mio interlocutore iniziò a ridere, la sua voce mi suonava molto familiare, così alzai lo sguardo rimanendo sorpresa tanto quanto lui -Ma tu sei straniera, sei la nuova stagista... italiana?- io annuii semplicemente, tra tutte le persone contro cui potevo imbattermi, tecnici, il mio capo, i ballerini, andai proprio contro Eli, rapper degli Ukiss e conduttore di Simply Kpop -Che succede? Non mi parli più?- sorrise scherzando.
-No no, scusa, è che è stato tutto troppo improvviso.- ricambiai il sorriso, probabilmente il mio viso era già diventato rosso per l'imbarazzo.
-Parli bene il coreano per essere straniera.- diede un'occhiata veloce all'orologio -È ora di lavorare, facciamo del nostro meglio. Fighting!- sorrise andandosene. Io filai velocemente alla mia scrivania in sala computer cercando di ragionare con me stessa, non era di certo quello il luogo e il momento di comportarsi da fan, dovevo concentrarmi e lavorare sodo.
-Alice.- quella volta non mi spaventai sorprendendo così il signor Kim -Sei pronta per il tuo primo giorno effettivo di lavoro?-
-Ma non dovevo fare qualche esercitazione prima?- lui distolse lo sguardo colpevole sorridendo, mi aveva ingannato.
-Te l'ho detto solo per non farti agitare, oggi avrai la tua prima registrazione.- sorrise poggiandomi una mano sulla spalla -So che farai un ottimo lavoro. Fighting!- ridacchiò per poi andarsene. Lentamente andai nel panico, avrei di gran lunga preferito che mo lo avesse detto prima, mi sarei preparata psicologicamente, invece non mi sentivo affatto pronta in quel momento, mandai velocemente un messaggio a Jessica.
“Primo incontro della giornata, Eli preso in pieno con la porta del bagno. Che figura.
Prima registrazione oggi... sono già in ansia!... morirò”
Mi sistemai alla scrivania e aspettai il mio turno, intanto mi guardai le varie performance dei gruppi, c'erano un paio di solisti, molti gruppi femminili nuovi che non conoscevo e pochi maschili. In pochi parlarono coreano, ebbi poco da tradurre e non era nemmeno poi così complicato, tutto quello che dicevano era una piccola presentazione e la descrizione del singolo che avevano portato. Per tutto il giorno non vidi il signor Kim, non lo avevo nemmeno incrociato durante la pausa pranzo, forse non voleva farmi agitare o aveva del lavoro suo di cui occuparsi. Invece in un paio di occasioni Jessica venne sul serio ad intrufolarsi nello studio curiosa di che idol ci fossero, ma rimase un po' delusa per l'enorme presenza di gruppi femminili, non si poteva dire che fossero i suoi preferiti.
-E anche oggi è andata.- disse Jessica stiracchiandosi -Andiamo a casa?-
-Hey, che ne dici di tornare si a casa, darci una rinfrescata, cambiarci e andare in qualche locale? Dobbiamo godercela fino in fondo quest'avventura, o sbaglio?- dissi ridacchiando.
-Uhm, non saprei. Sai che non sono molto una ragazza da locali e discoteche.- Jessica storse poco la bocca.
-Nemmeno io, ma pensaci, locali vuol dire molte persone, molte persone vuol dire ragazzi, ragazzi vuol dire ragazzi molto belli, quasi come gli idol.- le diedi una piccola gomitata e le strizzai l'occhio -Possiamo andarci anche semplicemente per alleggerire la mente e goderci quello che spero sarà un bello spettacolo.- lei rimase a pensarci per qualche secondo mentre io la pregavo silenziosamente.
-E va bene, mi hai convinta.- disse sorridendo, presa dalla gioia iniziai a saltellare come una demente -Forza, prima arriviamo al dormitorio prima potremmo godere di quella bella vista della quale parli.- e prendendomi per mano uscimmo. Una volta a casa ci cambiammo pronte per uscire per la prima di tante serata passate insieme a caccia di ragazzi da mangiarsi con gli occhi.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto ***


-Buongiorno Alice.- mi spaventai.
-Signor Kim.- sorrisi -Sono al secondo giorno di stage e già due spaventi mi ha fatto prendere.- portai una mano al cuore enfatizzando il tutto con ilarità.
-Però anche te ti spaventi facilmente. Pronta per il secondo giorno? È probabile che oggi incontrerai qualcuno di particolare.- disse facendomi l'occhiolino, e subito vidi una ragazza molto carina vestita in modo molto appariscente -Oh, che ti dicevo?- continuò lui ridacchiando. All'inizio non capii, pensavo fosse semplicemente una ballerina, ma poi mi accorsi essere Hyoyeon delle Girl's Generation, sgranai gli occhi sorpresa e molto probabilmente il mio viso si era colorato di rosso. Il signor Kim se ne accorse e sorridendo dolcemente mi salutò per tornare al suo lavoro. Io filai subito in sala computer, mi sentivo decisamente a disagio, così decisi di immergermi nel mio lavoro sperando di non farmi distrarre da niente e nessuno.
-Alice!- saltai dalla sedia per lo spavento.
-Signor Kim, non pensa di stare esagerando?- mi girai ma dietro di me non c'era il mio capo -Jessica, che ci fai qua?- chiesi sorpresa sorridendo.
-Sono venuta a prenderti, c'è la pausa pranzo, e ieri ci eravamo promesse di andare al ristorante che c'è qua a fianco.- mi rispose tutta sorridente -Sei pronta?-
-Un secondo.- controllai le ultime cose per vedere se era tutto a posto -Ok, andiamo.- dissi alzandomi e prendendola per mano -Sai che prima ho intravisto Hyoyeon?- bisbiglio per non farmi sentire.
-Alice, se parli in italiano nessuno ti capisce, è inutile che sussurri.- rispose ridendo.
-Ok, ma metti caso che sia ancora in giro, penso che lo riconoscerebbe il suo nome.-
-Donna ti fai troppi problemi. Però vedi? Inizi già a trovare gente che conosciamo, pochi giorni e vedrai anche qualche gruppo maschile.- iniziò a saltellare per la felicità -Sempre il telefono a portata che semmai mi mandi un messaggio, capito?-
-Va bene va bene.- annuii ridendo. Uscimmo dallo stabile e ci dirigemmo al ristorante. Sembravamo esperte di cucina giapponese, in Italia ci andavamo quasi ogni settimana, era troppo buona. Ovviamente prendemmo per la maggior parte sushi al salmone, era il nostro preferito, probabilmente in due mangiavamo un salmone intero ogni volta. Essendo a menu fisso, ordinammo il più possibile, stavamo quasi per scoppiare, pur di mangiare di più io mi tenevo l'acqua per la fine, se bevevo mentre mangiavo mi riempiva lo stomaco. Una volta finito di mangiare e pagato il conto, tornammo al nostro lavoro, come entrai nello studio di Simply Kpop sentii il mio telefono squillare, Sexy Beat risuonò per tutta la stanza facendo spaventare, di solito lo tenevo in vibrazione.
-Pronto?-
-Carina la suoneria?- sentii Jessica ridacchiare dall'altro capo della linea.
-Dannata! Vedi come ti concio una volta a casa.- facendo la finta offesa chiusi la chiamata, mi guardai in giro, per fortuna non c'era nessuno, o almeno credevo, sennò mi sarei sotterrata dall'imbarazzo. Andai in sala computer e mi misi alla mia scrivania pronta a riprendere il lavoro. Ero completamente da sola, così infilai le cuffiette sotto la maglia mettendo solo la destra e accesi la musica per rilassarmi un po', a mio parere mi concentravo meglio quando avevo la musica come sottofondo, soprattutto quando mi ascoltavo le versioni lullaby di certe canzoni. Ogni tanto alzavo il viso per controllare che nessuno mi stesse cercando, per quanto avessi solo un'auricolare e la musica fosse bassa, essendo concentrata avrei potuto non sentire. Per quanto facessi ancora fatica ad organizzare alcune cose, ci stavo prendendo piano la mano, per fortuna lo scrivere le mie varie fanfiction mi aveva aiutato a prendere più dimestichezza con la tastiera facendo così meno errori e scrivendo più velocemente, a volte riuscivo anche a scrivere senza guardare la tastiera. Oltre la porta sentivo voci molto familiari, di sicuro c'era qualche altro idol, e il solo pensiero mi mandava un attimo in crisi, avrei tanto voluto parlare con qualcuno di loro, ma ero troppo timida e vergognosa per farlo.
Ancora seduta sulla sedia alla mia scrivania mi stiracchia per poi guardare l'ora, era quasi finito il mio turno.
-Signor Kim.- lo intravidi passare per il corridoio.
-Si Alice?- si affacciò alla porta con il suo solito sorriso, era veramente disponibile nei miei confronti.
-Io avrei finito qui, e visto che manca poco alla fine del mio turno non è che potrei tornare a casa prima?- chiesi accennando uno sguardo da cucciolo. Lui si avvicinò alla mia postazione per controllare.
-Ci sono un paio di cose da sistemare, ma può andare. Probabilmente ti ci vorranno un paio di giorni per prenderci la mano.- mi diede una pacca leggera sulla spalla -Sai, qui dietro l'angolo c'è una libreria molto rinomata, ti consiglio di comprarti magari un paio di libri giusto per esercitarti con la traduzione, in questi giorni faremo delle prove per te per darti modo di prendere dimestichezza con la tua mansione principale, ma buttarsi avanti non è mai sbagliato, giusto?- mi disse facendomi l'occhiolino.
-Oh, certo signore!- annuii sorridendo -Ci andrò di sicuro. Allora buona serata signor Kim.- feci un piccolo inchino e dopo aver preso le mie cose uscii in cerca dello studio dove lavorava Jessica, una volta recuperata, la portai in quella libreria che mi era stata appena consigliata. Già dall'esterno si vedeva quanto fosse grande, ma una volta dentro ci sembrò quasi infinita. Io non ero mai stata un'amante della lettura da piccola, solo recentemente scoprii i miei generi di libri, mentre Jessica era sempre stata un'amante di questo mondo. Andammo subito a cercare se c'erano libri sui nostri amati protagonisti preferiti, i vampiri, ma poi io mi spostai sull'horror, per quanto odiassi i film di quel genere i libri li amavo. Ovviamente entrambe trovammo moltissimi libri che ci sarebbe piaciuto vedere, ma ci limitammo a prenderne solo un paio, almeno per il momento. La prima cosa che facemmo una volta casa fu iniziare a leggere i nostri nuovi libri.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


-Pronta a far sbavare un po' di ragazzi?- mi infilai i miei stivali alti fino al ginocchio pronta per la nostra prima serata in quella meravigliosa città.
-Parla per te.- mi rispose Jessica ridacchiando, io le lanciai un'occhiataccia delle mie.
-Donna, non è la prima volte che te lo dico, hai poca autostima.- le diedi un colpetto in testa mentre si stava infilando anche lei le scarpe -Ora non siamo in Italia, siamo giusto a qualche chilometro dalla nostra dolce casa, e qui abbiamo un vantaggio.- un sorrisino si creò sul mio volto.
-E sarebbe?- chiese lei facendo finta di non sapere e alzando gli occhi al cielo.
-Proprio questi.- feci finta di infilarle di dita negli occhi in risposta a quel suo gesto -Per non parlare del tuo vantaggio personale che sai invidio tanto.- conclusi buttando l'occhio sulla sua modesta scollatura.
-Sai cosa ne penso di... queste.- questo era un altro degli aspetti in cui eravamo opposte, mentre io ero scarseggiante di seno e avrei preferito anche solo una taglia in più, lei era abbondante e me ne avrebbe regalate volentieri un paio di taglie. Spesso finivamo con il prenderci in giro a vicenda, anche se quella a subire scherzosamente di più ero sempre io.
-In ogni caso già il fatto che siamo straniere ci da punti in più rispetto alle ragazze del posto.- annuii convinta -Quindi reggimi il gioco, per favore.- le feci i miei occhi da cucciolo, lei sbuffò.
-Guarda che non ti prometto nulla però, e poi non dobbiamo fare tardi perché domani dobbiamo lavorare.- quando si comportava così sembrava veramente la mia umma. Il sorriso si allargò e iniziai a saltellarle intorno. Piena di euforia la presi per mano e uscimmo dal dormitorio, essendo sera chiamammo un taxi, c'era fresco per andare in bici e poi eravamo vestite più o meno eleganti, e vederci in bici avrebbe fatto ridere chiunque. Per quella sera il mio piano fallì, ma di sicuro per la prossima sarei riuscita a truccare un po' anche Jessica, solo una volta c'ero riuscita, per una festa di capodanno in discoteca, volevo fare il possibile per farla sentire più sicura di sé stessa, anche se spesso lei non me lo permetteva. Chiedemmo all'autista se poteva portarci in un bel locale non conoscendone, quando arrivammo rimanemmo a fissarlo per alcuni minuti, nessuna delle due era abituata ad uscire per locali o per discoteche, non eravamo quel tipo di ragazze, eppure quello era così bello visto da fuori, e dentro era ancora meglio. Le luci che sfumavano dal blu al viola illuminavano tutta la pista da ballo e il bancone del bar che si trovava a destra di essa, ovviamente vicino al bar c'era uno spazio con poltrone, sedie e tavoli per potersi sedere. Impacciate ci dirigemmo verso il bar, dietro al bancone c'erano due baristi, uno molto carino, l'altro veramente bello, la divisa accentuava ad entrambi i muscoli sulle braccia.
-Può farmi un Vodka Red Bull?- chiesi un po' imbarazzata quasi urlando per contrastare il volume decisamente alto della musica -E un Peschito per favore.- feci un sorriso timido verso il barista carino.
-Ma certo, qualsiasi cosa per voi belle ragazze.- rispose facendo l'occhiolino e iniziando a preparare i nostri drink. Quando finì ci porse i due bicchieri con tanto di ombrellino decorativo, feci per prendere il portafoglio dalla borsa ma lui scosse la testa -Questi li offre la casa bellezze.- e tornò al suo lavoro. Io guardai Jessica e facendo spallucce con un sorriso ci andammo a sedere ad uno dei divanetti.
-Prima sera in un locale coreano e già ci offrono da bere.- dissi ridacchiando -Forse ho sottovalutato il nostro potere sui ragazzi coreani.-
-Il tuo potere.- disse lei bevendo il suo drink.
-Jessica, non rovinarmi la serata con le tue solite storie.- le diedi un colpetto sul braccio -E poi se non sbaglio ha parlato al plurale.- le feci una linguaccia per poi bere un sorso del mio drink. Io non ero abituata a bere alcool, anzi, il gusto proprio non mi piaceva, ma non mi andava di fare la figura di quella che si prende l'acqua in un locale. Quelle rare volte che capitava mi sforzavo di bere, ma ogni volta che sentivo il retrogusto dell'alcool mi sfuggiva un'espressione quasi disgustata, per Jessica era esilarante. Dopo qualche minuto ci abituammo al volume della musica, le canzoni erano energiche ed orecchiabili, in un paio di occasioni dei ragazzi vennero a chiederci di ballare, ma per quella sera ci saremmo trattenute per poco tempo, e poi avevamo tempo per divertirci, per una sera potevamo anche passare. Dopo il Peschito Jessica si ordinò anche un bicchierino di anima nera, adorava troppo quella bevanda, andava pazza per la liquirizia. Iniziò a farsi tardi, così decidemmo di ritornare al dormitorio, ma prima di uscire dal locale diedi un'ultima occhiata al barista carino, il quale ricambiò il mio sguardo e mi sorrise salutandomi con un cenno della testa. Salutai con lo stesso cenno per poi fuggire fuori trascinando con me Jessica dal braccio.
-Hey, ma che ti è preso?- mi chiese lei confusa.
-Nulla.- mi limitai a rispondere chiamando un taxi. Appena arrivò mi ci fiondai dentro seguita da lei.
-Sei sicura? A momenti mi strappavi un braccio.- si sporse per guardarmi in viso -Come mai sei tutta rossa?- un sorrisino si fece strada sul suo volto. Io sgranai gli occhi portandomi le mani sulle guance.
-Non è vero!- esclamai, ora si che ero imbarazzata.
-Dai dai, dimmelo.- mi prese da una manica togliendomi una mano dal viso -Il barista! Il barista ti ha detto qualcosa non so come! Che ti ha detto? O forse ti ha semplicemente fatto l'occhiolino. Forza, non farti pregare.- continuò lei punzecchiandomi i fianchi. Per mia fortuna arrivammo in fretta al dormitorio, pagai il tassista e scesi correndo dentro in cerca della nostra camera, dovevo sfuggire al suo assalto. Provai a chiuderla fuori ma non mi sentivo di fare una cosa così malvagia, così mi limitai a chiudermi in bagno. Dopo qualche minuto di resistenza cedetti alla sua curiosità raccontandole quel piccolo scambio di saluti, così semplice eppure così imbarazzante per me.
-Bene, direi che adesso abbiamo trovato il locale dove passeremo quasi tutte le sere.- decretò lei andando in camera a cambiarsi.
-Tutte le sere? Non eri te quella che diceva di non voler andare e tutto il resto?- la guardai incrociando le braccia al petto con una spalla appoggiata allo stipite della porta -Cosa ti avrebbe fatto cambiare idea?- dissi ridacchiando.
-Beh, tu hai fatto colpo sul barista carino, magari se ho abbastanza fortuna potrebbe presentarci un suo amico o addirittura l'altro barista, quello bello da svenire.-
-Bello da “s”venire?- dissi facendo le virgolette con le dita sulla esse. Scoppiammo entrambe a ridere.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Il giorno dopo allo studio di Simply Kpop avevamo ancora registrazioni, andai alla mia postazione e mi misi al lavoro da brava stagista, volevo sul serio dare il meglio di me per questo stage. Ogni volta che i cameraman inquadravano Eli mi ritornava in mente il nostro scontro, nel vero senso della parola, fuori dal bagno, alla fine quel giorno non ci siamo detti gran che, forse avrei dovuto offrirgli qualcosa per farmi perdonare, avrei potuto invitarlo a bere una Red Bull dato il fatto che ne eravamo entrambi amanti. I gruppi erano gli stessi del giorno prima, io non sapevo come funzionasse il programma, io ero solo addetta alle traduzioni. Una mia ipotesi era che facevano esibire i vari gruppi e poi montavano insieme i pezzi migliori, un po' come avevo visto fare per il dvd dei concerti dei Super Junior, all'inizio ne rimasi confusa nel vedere Yesung con i capelli corti e nell'inquadratura dopo con il codino. Il signor Kim venne a dare un'occhiata un paio di volte, giusto per accertarsi che fossi rilassata e non in piena agitazione, a quanto pare si fidava delle mie doti da traduttrice, e da brava apprendista ogni volta che potevo mi mettevo a leggere i libri che mi ero comprata alla libreria consigliatami da lui. In quel modo imparavo nuovi vocaboli e nuove espressioni che magari non c'erano nella lingua italiana o inglese, era un ottimo esercizio, capivo il perché me lo aveva consigliato.
Anche per quel giorno uscii a pranzo inseme a Jessica. Questa volta passò il tempo a raccontarmi tutto su quello che stava succedendo da lei, tutte le novità, le notizie che davano nel programma, sembrava un telegiornale per idol fatto a persona. Da come ne parlava capivo che le piaceva lavorare per quel programma, nonostante fosse solo che una semplice traduttrice, e la stessa cosa valeva anche per me. Nella mia vita non avevo avuto molte esperienze di lavoro, e al pensiero di dover fare quello stage per di più in un paese straniero mi dava i brividi. Fu la sicurezza di Jessica e la disponibilità dei miei colleghi ad aiutarmi a superare quello scoglio per me insormontabile, ormai mi trovavo perfettamente a mio agio, e quello che mi rattristava era il fatto che in un mese tutto quello sarebbe finito, e sapevo che una volta tornata a casa mi sarebbe mancato. Per questo motivo volevo dare il massimo, volevo lasciare a tutti loro una buona impressione della me lavoratrice, così nel caso fossi ritornata avrei potuto contare sul loro aiuto per la ricerca di un lavoro, o almeno speravo.
Finito di pranzare e concluso il nostro turno, ce ne tornammo al dormitorio più stanche rispetto al giorno prima.
-Hey Ali, ceniamo fuori questa sera?- mi chiese Jessica non appena varcammo la soglia della nostra stanza.
-Sinceramente vorrei rimanere a casa per questa sera, mangiare sul divano mentre guardiamo un film, ti va?- poggiai la borsa sul letto.
-Certo. Hai già qualche idea per il film? E per la cena cosa prepariamo?-
-Non avevamo trovato della pseudo pasta al supermercato? Potremmo farci della pasta con il tonno semplice semplice.- sorrisi dirigendomi in cucina e aprendo il frigo per controllare -Oppure se preferisci qualcosa di un po' più complesso abbiamo tutti gli ingredienti per il pollo con il curry.-
-Pollo al curry! Ti prego, mi è venuta improvvisamente voglia. La pasta lasciamola per quando proprio non ne abbiamo voglia di cucinare.- rispose prendendo il riso -Per il film cosa vuoi vedere?-
-Uhm, che ne pensi di “Lilo e Stitch”?- le chiesi sorridendo e tagliando il pollo, lei si girò verso di me con un sorriso a trentadue denti, quello era uno dei cartoni animati Disney che preferivamo in assoluto, eravamo entrambe amanti di quel tenerissimo alieno blu, avevamo anche i nostri pupazzi di Stitch a casa, li usavamo un po' come tramite per gli abbracci nel caso una di noi si sentisse triste. Cominciammo a cucinare ridendo e scherzando, sognando un giorno di incontrare qualche idol per strada, di poter parlare con loro. La nostra immaginazione iniziò a girovagare per qualche mondo parallelo in cui accadevano le cose più improbabili e meravigliose. Una volta pronto il pollo, prendemmo i piatti e ci sistemammo sul divano usando i cuscini come piccoli tavolini, coprendoli naturalmente con i tovaglioli per non sporcarli. Per quel viaggio ci eravamo preparate una serie di film e drama da guardare la sera nel caso fossimo troppo stanche per uscire, così attaccai il computer al televisore e feci partire il film. Ogni volta che si vedeva Stitch, ovvero praticamente sempre, sembravamo delle bambine di dieci anni, eravamo come tornare più giovani mentre impazzivamo per quella creatura aliena così carina e coccolosa. Nel momento di più alta tensione di tutto il film rischiammo anche di piangere entrambe.
-Era da tanto che non ci guardavamo “Lilo e Stitch” insieme.- disse Jessica alzandosi e portando i piatti in cucina, io la seguii e la aiutai a risciacquarli per poi metterli nella lavatrice -Dovremmo farle più spesso certe serate.-
-Davvero? E tutto il tuo entusiasmo per ieri dove è finito? Il “ora sappiamo dove passeremo tutte le sere”.- dissi punzecchiandola.
-Che c'è, ti manca di già il tuo amore di barista?- con una semplice domanda riuscì a rigirare la situazione -Non ti preoccupare, mica scappa.- continuò con un sorrisino un po' malizioso.
-Yah, nemmeno lo conosco quel tipo, so solo che è stato gentile ad offrirci da bere.-
-E che ti ha fatto l'occhiolino.- rispose dandomi una leggera gomitata -Scusa, non eri tu quella che diceva di volersi divertire con i ragazzi sentendosi una dea tra i mortali?-
-Io questo non l'ho mai detto!- esclamai iniziando a ridere.
-Stavo solo parafrasando.- mi fece la linguaccia. Finito di mettere a lavare piatti e posate ce ne andammo in camera. Lei prese il suo libro e mettendosi sotto le coperte iniziò a leggere, io invece staccai il mio computer dalla televisione e me lo portai sul letto -Non leggi questa sera?- io scossi la testa.
-Sento un po' di ispirazione, voglio vedere se riesco a buttare giù qualche riga.- aprii un foglio di testo e rimasi a fissarlo per qualche minuto -Il titolo lo rimando come sempre alla fine.- e iniziai a scrivere alcune parole che mi giravano per la testa da tutto il giorno.
-Nuova fanfiction in arrivo?- chiese Jessica sorridendo -Questa volta chi saranno i personaggi? Sempre loro?- annuii -Bene, allora ti lascio al tuo lavoro.-
Erano ormai un paio di anni che mi dilettavo a scrivere delle piccole fanfiction, mi piaceva poter dare come un'immagine attraverso le mie parole a quelle mie fantasie nascoste, a quei sogni che avrei tanto voluto si realizzassero. Mi ci volle un po' per affinare la mia tecnica, infatti mentre le prime due erano molto più semplici e poco considerevoli come storie, dalla terza si poteva notare come fossi cresciuta sotto l'aspetto della scrittura. Inoltre, dalla terza in poi cambiarono anche i protagonisti delle mie storie, i nuovi personaggi furono gli MBLAQ, e il protagonista principale era proprio Cheondung.

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


-Alice?- sentii qualcuno scuotermi -Alice!- mi svegliai d'improvviso sentendomi tutta indolenzita, la luce che proveniva dall'esterno mi dava fastidio alla vista, ma in poco tempo mi ci abituai, iniziai a stiracchiarmi facendo scrocchiare le ossa della schiena e delle mani -Yha, smettila.-
-Buongiorno.- sorrisi come un'ebete.
-Sei rimasta a scrivere tutta la notte?- Jessica guardò il computer sulle mie gambe, io feci spallucce, non era la prima volta che capitava, da quando vivevo con lei a Venezia per l'università era diventata una piccola abitudine, a casa rischiavo di subirmi parole dai miei genitori.
-Una volta che trovo l'ispirazione sai che è finita.- dissi sorridendo, a lei non piaceva molto quando passavo la notte a scrivere -Non ricordo nemmeno quanto ho scritto.- guardai lo schermo nero -A dire il vero non ricordo nemmeno se l'ho salvato.- sbiancai in viso, il computer era staccato dalla corrente, velocemente attaccai la spina e lo accesi. Non potevo essermi addormentata senza prima salvare, non potevo perdere qualsiasi cosa avessi scritto. Una volta sulla schermata del desktop andai a controllare, e con enorme sollievo ricordai che l'ultima frase salvata era effettivamente l'ultima che avevo scritto.
-Bene, ora che hai tutto salvato, possiamo andare?- spensi il computer e mi preparai, era raro vedere Jessica pronta prima di me. Per la fretta non mi fermai a fare colazione, e per tutto il viaggio verso gli studi di registrazione il mio stomaco la reclamò. Non appena arrivammo corsi subito verso l'unica macchinetta presente in entrata e mi comprai qualcosa per porre fine alle pene della mia pancia.
-Signor Kim, buongiorno.- dissi facendo un piccolo inchino non appena vidi il mio capo, come mi guardò in viso sgranò gli occhi.
-Alice, ti senti bene?- disse prendendomi per le spalle -Sei terribilmente pallida, e hai delle occhiaie che fanno paura.- mi poggiò la mano sulla fronte per accertarsi che non avessi la febbre.
-Stia tranquillo signor Kim,- ridacchiai togliendo gentilmente la sua mano dalla mia fronte -sto bene. Per il pallore penso sia normale vista la mia carnagione estremamente chiara, infatti di solito cerco di truccarmi un po' per darmi un pizzico di colore. Per le occhiaie è perché sono rimasta sveglia a scrivere questa notte, e la carnagione chiara le accentua particolarmente.- abbassai lo sguardo con la paura che mi sgridasse per la notte passata quasi in bianco nonostante il lavoro del giorno dopo.
-Capisco, cosa stavi scrivendo?- mi chiese con tono normale. Io cercai di trovare il coraggio per pronunciare quella semplice parola in grado di imbarazzarmi così tanto. In fondo i miei pochi lettori erano tutte ragazze giovani che mi capivano.
-Fanfiction.- mi strinsi nelle spalle. Mi sarei aspettata qualsiasi reazione da parte del signor Kim, tutte le reazioni esistenti, tranne quella.
-Wow, sul serio? Un giorno me ne farai leggere una?- alzai lo sguardo incontrando il suo, sembrava di vedere un bambino troppo cresciuto pronto a scartare i propri regali di compleanno.
-Dice sul serio?- lo guardai sorpresa, lui annuii sorridendo.
-Certo! Insomma, ho come l'impressione che tu sia brava con le parole, l'ho notato con le varie mail che mi mandavi quando eri ancora in Italia. Poi chi lo sa, si potrebbe trarre uno piccolo spunto per un drama.- mi fece l'occhiolino, io arrossii appena portandomi le mani sul volto.
-Non mi faccia sognare così liberamente. Tendo già di mio a farmi molti filmini mentali.- lo sentii ridere dolcemente -Ma se proprio vuole, a me fa piacere se le persone leggono quello che scrivo.-
-Ora sono curioso, dei protagonisti, della storia, di che intrecci si è inventata questa testolina.- mi diede un colpetto con il dito sulla fronte -E comunque non ti vergognare dei tuoi sogni.- mi poggiò una mano sulla spalla -Sognare è una delle cose più belle al mondo. E poi i sogni trovano sempre il modo per avverarsi.- mi sorrise dolcemente.
-Il suo sogno era quello di lavorare come direttore di un canale televisivo mondiale?- chiesi come una bimba curiosa di tutto, lui rise.
-Diciamo che il mio sogno secondario era di lavorare per la tv, ma rimanendo dietro alla telecamera. Il mio sogno più grande era quello di avere una famiglia, una moglie e dei meravigliosi figli da accudire. Piano si sta avverando visto che mia moglie, la signora Kim, è incinta.- i miei occhi si illuminarono -Dovrebbe nascere tra un paio di settimane.- il suo sorriso era meraviglioso, proprio il sorriso di un padre che non vede l'ora di abbracciare quella che sarebbe stata una nuova parte della sua vita.
-Oddio, sono felicissima per lei, congratulazioni!- feci un inchino profondo.
-E dopo questa digressione, si torna al lavoro sognatrice.- mi scompigliò i capelli e congedandomi andai in sala computer alla mia scrivania. Anche quel giorno avevamo le registrazioni, e in un momento di pausa inviai una mail al mio capo con il link di una delle mie storie, anche se mi imbarazzava molto, mi faceva piacere che anche lui la volesse leggere. Poi mi ricordai del fatto che era scritta in italiano, probabilmente mi avrebbe chiesto di tradurgliela, anche se così avrebbe perso alcune delle sue sfumature, tempo prima ci avevo provato traducendone una in inglese, e non era la stessa cosa. Poco dopo guardai il telefono e notai il led dei messaggi.
“Hey Ali! Scusami tanto, ma oggi dovrò trattenermi più del previsto al lavoro, il mio capo mi ha dato un po' di lavoro in arretrato che aveva la stagista precedente e che gli serve per domani. Dannata donna! Tu che fai? Mi aspetti e andiamo a mangiare al sushi o vuoi andare a casa e tornando vado a prendere io qualcosa d'asporto?”
Come lessi la parola “sushi” i miei occhi diventarono a forma di cuore, non persi nemmeno un secondo a rispondere al messaggio di Jessica.
“Direi assolutamente SUSHI! Ti aspetto, tanto ho già cosa fare per riempire il buco di tempo, il mio capo vuole leggere una delle mie storie........ Non chiedermi il perché, ma era serio, quindi dovrò tradurgliele essendo in italiano. Spero solo di non fare errori e di rendere bene la storia....”
“Non ci credoooooo! Hahhahahahah, muoio! Quindi anche lui poi saprà delle tue avventure amorose con il tuo amato Thunderino? Kkkkkk”
“Simpatica... quanto lui visto che per prendermi in giro mi ha detto che avrebbe potuto prendere le storie come spunto per qualche drama.. inutile dirti che ho iniziato con i miei filmini mentali.... Basta! Mi state distraendo dal mio lavoro! Ciao!”
“Chi ti distrae? Io e Thunderino? Kkkk”
“TU E IL MIO CAPO. CIAO!”
“tvb <3”
Sorrisi, le nostre discussioni spesso finivano in quella maniera. Misi via il telefono e tornai al mio computer, e una volta finite le registrazioni mi misi sul serio a tradurre la storia che avevo mandato al mio capo per mail, era un'impresa. Certi verbi, aggettivi, alcune espressioni esistevano solo che in italiano, ma cercai comunque di metterci tutto l'impegno possibile per poi inviare il risultato dei primi capitoli al signor Kim, giusto perché così poteva farsi un'idea di quello che si sarebbe dovuto aspettare. Una volta che finalmente Jessica finì il suo lavoro ce ne andammo insieme a gustarci del delizioso sushi, la nostra pietanza preferita.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Finalmente arrivò il venerdì, l'ultimo giorno di stage della settimana, adoravo quello stage ma una piccola pausa mi ci voleva, avevamo tutto il sabato per fare baldoria e tutta la domenica riposare e riprendere le forze. Arrivate agli studi di registrazione, entrambi i nostri capi vennero a complimentarsi per il lavoro fatto durante la prima settimana, noi sorridevamo felici ma anche un po' imbarazzate e in quel momento, come ogni mattina, le nostre strade si divisero.
-Ieri abbiamo finito le registrazioni, quindi per oggi abbiamo tutti poco lavoro. Permettimi di offrirti un caffè.- disse il signor Kim sorridendomi gentilmente, io scossi la testa e gesticolai di conseguenza.
-No no, grazie ma non bevo caffè, e poi dovrei essere io ad offrirglielo.- risposi sorridendo a mia volta -E non accetto un no come risposta.- conclusi indicandolo minacciosamente e scherzosamente col dito.
-Va bene, va bene. Non mi oppongo,ma vorrei offrirti anche io qualcosa. Cosa ti piacerebbe bere? Da quando lavori qui ti ho sempre e solo vista bere acqua.- ridacchiò e piano ci dirigemmo verso la macchinetta in entrata -Forza, tu mi offri il caffè e io cosa ti offro?-
-Ma non ha senso come cosa. Se offriamo entrambi è come se ce li pagassimo da soli.- scoppiai a ridere e lui si aggregò poco dopo, alla fine mi arresi alla sua insistenza e mi lasciai offrire una RedBull.
Rimanemmo li a chiacchierare per un bel po' di tempo. In collegamento con la mia bevanda gli raccontai del mio improvviso incontro con il conduttore del programma, di come avevo centrato in pieno il povero Eli con la porta del bagno il primo giorno di registrazione. Da quanto mi raccontò lui, capitava spesso ad Eli di sbattere contro qualcuno o contro una porta, proprio come mi aveva detto lui stesso, quasi tutti coloro che avevano lavorato e lavoravano ancora per Simply Kpop si erano scontrati con lui, era un po' come un rito di iniziazione, ora facevo parte di quella strana famiglia. Il signor Kim mi raccontò anche della sua famiglia, mi mostrò una foto di sua moglie, pelle candida, occhi e capelli scuri, era veramente bella, per non parlare di quella meravigliosa pancia che cullava al suo interno una nuova forma di vita. Curiosa gli chiesi se conoscevano già il sesso del bambino o se avevano preferito non saperlo per avere la sorpresa alla nascita, e fu proprio quest'ultima la risposta, non avendo idee per il nome speravano che una volta saputo il sesso alla nascita sarebbero riusciti a trovare il nome con solo uno sguardo. Sembrava molto come una scena di un film, mi intenerii come davanti ad un cucciolo di cane, anche io sognavo una famiglia tutta mia e un pargoletto da accudire e crescere, l'unica cosa che mi bloccava era la mia paura, se si poteva chiamare cosi', del parto. Il solo pensare a tutto quel dolore mi spaventava, molte volte Jessica mi diceva che era una delle cose più naturali al mondo, che la gioia di abbracciare ciò che io avevo creato avrebbe cancellato il ricordo di qualsiasi dolore.
-Alice, in ogni caso è presto per te, non preoccuparti per il momento e goditi quest'età così bella e libera. Poi può essere che ripensandoci con mente più matura capirai qual'è la cosa giusta da fare.- buttò il bicchierino del caffè nel cestino e, dopo che tolsi la linguetta per la mia collezione, buttò anche la mia lattina -Se vuoi, e se sarai ancora in Corea, puoi venire a fare da Babysitter al piccino, o piccina.-
-Sul serio? Si fiderebbe a lasciarlo da solo con me?- lo guardai sorpresa, in fondo non sapeva molto di me se non informazioni inerenti lo stage e il mio corso di studi.
-Fidati, in una sola settimana riesco a dire che sei una ragazza responsabile quando ce n'è bisogno. Forse il problema potrebbe essere la signora Kim non conoscendoti.- ridacchiò -Ma di sicuro un giorno la porterò qui così da presentartela, e farò così anche con nostro figlio.-
-Non vedo l'ora di conoscerla allora, e di vedere il piccolino.- dissi tutta esaltata, sapere che il mio capo pensava quelle cose di me mi rese estremamente felice, ora si mi sentivo parte della famiglia. Dopo la pausa pranzo, che passai come ogni giorno con la mia migliore amica, si aggiunse a noi anche Eli, il quale era venuto a ringraziare il signor Kim per l'ottimo lavoro. Quando si girò verso di me mi riconobbe subito, vista la situazione non era poi così difficile ricordarsi il mio viso tra tutti quelli orientali degli studi, per quanto fosse una stazione televisiva internazionale, la maggior parte delle persone che ci lavoravano erano coreane. Vista l'occasione offrii una RedBull ad Eli, glielo dovevo dopo il nostro scontro, nonostante lui continuasse a dire che non ce n'era bisogno.
In quella prima settimana non ero riuscita a socializzare con molte persone se non con il mio capo, io ero sempre stata una ragazza abbastanza timida, ed il fatto che ero anche l'unica straniera aumentava questa mia caratteristica, ma ero sicura che dalla settimana dopo avrei socializzato con le persone più vicine a me nel mio lavoro. Potevo iniziare da un piccolo gesto, chiedere un parere, offrire qualcosa da mangiare o bere, semplici azioni giusto per rendermi disponibile e amichevole nei loro confronti.
-Scusami, l'ultima volta non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami, e mi sembrava scortese andare a chiedere al signor Kim.- mi disse Eli dandosi un colpetto in testa e mostrandomi un dolcissimo sorriso, non sapevo ancora il perché, ma qualsiasi persona mi sorridesse in quella città mi sembrava il sorriso più bello che avessi mai visto.
-Mi chiamo Alice.- dissi ricambiando il suo sorriso -Il cognome è meglio se lo lasciamo stare.- conclusi ridacchiando, per quanto parlasse l'inglese e quindi sapesse pronunciare consonanti come la V e la F, non volevo rischiare di ridere per come avrebbe pronunciato il mio cognome.
-Che c'è? Hai paura che non lo sappia pronunciare?- chiese lui facendo il finto offeso per poi ridere.
-No, fidati Eli, è abbastanza complicato il suo cognome, te lo assicuro io che lo so.- intervenne il mio capo, a me scappò una piccola risatina. Eli rinunciò alla sua curiosità e iniziò subito a chiamarmi Ali, per lui era più semplice e poi mi faceva piacere, mi sentivo come più vicina a lui. Rimanemmo li a parlare fino alla fine della giornata, sembravamo aver fatto occupazione alla macchinetta in entrata. Nel momento in cui i due ragazzi se ne andarono arrivò Jessica, pronta per tornare a casa.
-Tu vai pure, io devo finire alcune cose, oggi ho passato l'intera giornata a chiacchierare con il capo e con Eli. Ti raggiungo a casa.- le sorrisi.
-Sei sicura?- annuii -Va bene, ma vedi di non fare troppo tardi, non mi piace il pensiero di te da sola in bici per strada di sera con il buio.- disse con un leggero tono di disapprovazione.
-Ma che carina che ti preoccupi per me.- le pizzicai una guancia -Farò il prima possibile, te lo prometto.-
-Sicura che non vuoi che ti aspetti? Non mi dispiace, anzi, starei di certo più tranquilla.-
-Umma, ho quasi ventidue anni, non c'è bisogno che ti preoccupi per me in questo modo. Ora dai, vai e prepara qualcosa di carino da fare questa sera.- la spinsi verso la porta d'entrata per le spalle ridendo.
-Va bene, ho capito, non c'è bisogno che mi mandi via con tutta questa cattiveria. Però vedi di tornare presto. Oh, e voglio sapere tutto quello di cui hai parlato con Eli, non farà parte di uno dei miei gruppi preferiti ma è comunque un idol, voglio sapere come ci si sente a parlare con uno di loro. A dopo allora.- e salutandomi uscì. Aspettai giusto qualche minuto, il tempo necessario per lei di svoltare l'angolo, per poi uscire. Non ero solita mentire alla mia migliore amica, ma mentre eravamo andate a pranzo quel giorno, avevo visto un negozio di animali che volevo assolutamente vedere, e visto come diventavo un'idiota in presenza di qualsiasi genere di cucciolo e non, volevo risparmiarle quella scena pietosa. Presi giacca e borsa e in velocità mi diressi verso il negozio, per fortuna era ancora aperto, ed essendo un po' tardi non c'era nessun cliente. Come entrai feci un piccolo inchino salutando la commessa, ennesima persona che rimase sorpresa del fatto che fossi straniera, a quanto pare non ne vedevano molti di stranieri in giro. Con gentilezza le chiesi se potevo andare a vedere sul retro gli animali in adozione, e mi diressi verso quella stanza che poteva benissimo rappresentare il mio paradiso personale, c'erano moltissimi animali di specie e razze diverse, dagli animali comuni da compagnia ai rettili, mi soffermai ad ogni gabbia, ad ogni teca incantandomi ad osservarli, purtroppo solo i cani erano dentro dei recinti e quindi potevo accarezzarli e farmi leccare le mani. Mi sentivo la ragazza più felice del mondo, uno dei miei primi lavori dei sogni era diventare una veterinaria appunto per il mio immenso amore per gli animali, ma il pensiero del sangue e di dover fare operazioni e cose del genere cancellò quel lavoro dalla mia lista.
Ero completamente persa nei miei pensieri che subito non mi accorsi che nel negozio era entrato qualcun altro, rimasi li ad offrire tutto il mio affetto a quelle piccole creature pelose. Poi quella persona entrò nel retro, probabilmente perché tenevano anche i cuccioli che portavano per la toelettatura, e quella teoria trovò conferma nel momento in cui notai che uno dei cagnolini aveva un collarino con la medaglietta. Non feci in tempo a leggere il nome che una voce mi spaventò.
-Soju, eccoti qui!-

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Saltai appena per lo spavento e mi allontanai dalla gabbietta avvicinandomi ad un altro cucciolo. Ero troppo imbarazzata per guardare il padrone del piccolo Soju, anche se mi sembrava familiare sia il nome del cane che la voce del padrone.
-Scusa, ti ho spaventata?- mi chiese con tono un po' preoccupato -Non era mia intenzione.-
-Non si preoccupi, anzi mi scusi lei, ma il suo cagnolino era troppo carino, non ho saputo resistere.- dissi poco prima di girarmi, poco prima di rendermi conto di chi realmente avevo davanti in quell'esatto momento. I miei occhi si aprirono più grandi che mai, le gambe cedettero appena e il cuore perse un battito prima di iniziare a battere come non mai. Lui sembrò fare più caso al fatto che ero straniera che alla mia reazione, la quale fu simile alla sua. Mir ed io ci ritrovammo a fissarci ad occhi sgranati per qualche secondo per poi ridere di tutta quella situazione.
-È la prima volta che mi capita una cosa del genere, sembrava tanto la scena di un film.- disse lui ridendo, io annuii un po' rossa in viso, avevo momentaneamente perso la facoltà di parola, o almeno in coreano, sembrava come se i miei tre anni di studi si fossero volatilizzati in un istante- Sei venuta qui per comprare un cucciolo?- mi chiese lui mostrandomi uno dei suoi sorrisi splendidi che lo rendevano un po' come il Peter Pan del suo gruppo. Presi coraggio e in un nanosecondo mi ripassai l'intero programma di lingua coreana dell'università.
-Mi piacerebbe moltissimo, io amo gli animali, ma nel dormitorio dove vivo non si possono tenere animali. E poi non saprei cosa fare quando dovrò tornare a casa.- diedi un'ultima occhiata a quei meravigliosi cuccioli che sembravano pregarmi di portarli con me.
-Oh, non sei coreana? Pensavo fossi metà coreana e metà straniera.- mi guardò stupito e curioso, sinceramente quel pensiero mi lasciò un attimo perplessa, ma poi pensai alla persona con la quale stavo parlando -Da dove vieni?-
-Vengo dall'Italia, ho studiato coreano all'università e per completare il mio corso di studi sono venuta a Seoul per un viaggio di studio. Lavoro come stagista per Simply Kpop.- dissi sorridendo, ogni volta mi sentivo fiera di potermi presentare in tal maniera, mi faceva sentire importante e bene, perché era un sogno che diventava realtà.
-Ora capisco perché parli il coreano così bene. Wow, l'Italia, dicono che sia bellissima, è vero?- a quella domanda mi sfuggì una tenera risatina.
-Si si, è molto bella.- annuii sorridendo.
-E come ti chiami?- mi chiese curioso di sentire un nome italiano pronunciato appunto da un'italiana.
-Il mio nome è Alice.- risposi accentuando il mio nome, un sorriso si allargò sul suo viso.
-Al... Allice?- conoscendo la fonetica coreana ridacchiai per come pronunciavano il mio nome -Io mi chiamo Mir, di sicuro non ti sarà difficile pronunciarlo.- a quel punto mi sorse un dubbio, che avesse capito che lo conoscevo? Che conoscevo gli MBLAQ? -Sai, tempo fa io e i miei amici abbiamo ricevuto delle lettere dall'Italia, da alcune nostre fan!- disse lui tutto orgoglioso. Una punta di felicità colpì il mio cuore propagandosi in tutto il corpo, il fatto che le avessero ricevute mi rese felice, ma sapere che effettivamente le avevano lette le nostre lettere mi emozionò. Io non avevo scritto molto, ma avevo mandato una chiavetta USB con alcuni miei video di danza con delle loro canzoni come sottofondo e delle cover di alcune canzoni, tra le quali “Monster” di Cheondung.
-Signore, mi scusi, le ho procurato gli articoli che mi ha chiesto.- disse il commesso portando alla cassa alcuni articoli per rettili, una gabbietta con dei topolini e un'altra apparentemente vuota.
-Oh bene!- esclamò Mir -Visto che ti piacciono gli animali, ti piacciono anche i rettili?- mi chiese avvicinandosi alla seconda gabbia, io annuii guardando curiosa, poi ricordai -Con Soju hai già fatto amicizia, quindi ora ti presento un altro mio amico.- e tirò fuori dalla gabbia il suo serpente domestico. Io amavo incondizionatamente ogni specie di animale, tranne che gli insetti, e se non fosse stato per la paura di mia mamma per quegli animali, mi sarebbe piaciuto comprare un serpente.
-Oddio, è bellissimo.- mi fermai a fissarlo stupefatta, raramente avevo avuto la possibilità di vederne uno da vicino e fuori da una teca -Posso accarezzarlo?- chiesi un po' timida.
-Certo!- rispose posandomi il serpente attorno al mio collo, subito mi spaventai per l'azione improvvisa, poi cominciai ad abituarmi, sentirlo insinuarsi tra i miei capelli mi dava un senso di affetto molto tenero e particolare, come un cucciolo quando si struscia contro la mano per farsi accarezzare -Sembri piacergli.- disse lui ridacchiando -Però ora dobbiamo andare.- pagò le sue cose e poi rimise l'animaletto nella sua gabbia. Guardai l'orologio e sbiancai in viso, era veramente tardi e avevo paura di controllare le possibili chiamate perse e i messaggi che avevo ricevuto nel telefono, così salutai velocemente Mir per poi correre a casa in bici. In fretta e furia mi fiondai nel nostro piccolo appartamento pronta a scusarmi per il ritardo.
-Scusami scusami scusami!- dissi portando le mani a preghiera davanti al viso.
-Dove diavolo eri finita?- mi chiese Jessica, a quanto pare si era preoccupata molto per me -Avevi detto che dovevi finire alcune cose. Che hai fatto per stare via tutto questo tempo? Tradotto la Bibbia?- il suo sguardo era fisso e serio su di me, mi faceva paura -Hai idea di come mi sono spaventata? Nemmeno rispondevi ai messaggi o alle chiamate.-
-Mi dispiace.- abbassai il viso -Ma in realtà...- iniziai a torturarmi le mani -Non ero a lavoro.- il suo sguardo probabilmente era cambiato ma non avevo il coraggio di alzare il mio -Sono andata al negozio di animali che c'è a fianco al ristorante giapponese.- rimasi a testa bassa, finchè non mi venne il colpo di genio -Ma non crederai mai a quello che sto per dirti, a chi ho incontrato in quel negozio!- lei incrociò le braccia tornando a guardarmi seria.
-E sentiamo, chi avresti incontrato?- ero sicura che una volta pronunciato il suo nome mi avrebbe perdonato per il ritardo.
-Mir.- come immaginavo i suoi occhi si spalancarono assieme alla bocca -Ho incontrato il maknae degli MBLAQ.- sorrisi iniziando a saltellare eccitata, davanti a lui dovetti reprimere la piccola fangirl che viveva in me, ma con la mia migliore amica mi sarei potuta sfogare finalmente.
-Ti prego, dimmi che gli hai chiesto una foto, un autografo, qualcosa.- disse speranzosa, e fu così che tutto il mio entusiasmo venne smorzato.
-Non... non ci ho pensato. Ci siamo persi a parlare e non glielo ho chiesto.- in quell'istante mi colpì un flash nella mente -Mi ha detto che hanno ricevuto le nostre lettere di tempo fa e mi sono dimenticata di dirgli che erano nostre.- mi diedi un colpo in fronte, era un'occasione d'oro e me la ero fatta scappare come una stupida.
-Aspetta, non ho capito. Lui ti ha detto che hanno letto le nostre lettere ma non sa che erano nostre?- Jessica mi guardò perplessa, io scoppiai a ridere.
-Ti spiego, mi ha chiesto da dove vengo e quando gli ho detto che sono italiana lui mi ha detto che tempo fa avevano ricevuto lui e dei suoi amici delle lettere dall'Italia.- chiarii sorridendo.
-Sai questo cosa vuol dire Ali?- sul suo viso si allargò un sorrisetto abbastanza inquietante -Questo significa che dalla settimana prossima torneremo più spesso in quel tenero negozietto, si sa mai che possa farsi vedere di nuovo.- concluse ridacchiando, e io con lei.
Passammo il resto della serata a mangiare schifezze e a parlare del mio incontro, non avrei mai pensato di riuscire ad avere una conversazione normale con un idol, in più era stato molto gentile nei miei confronti Mir, era veramente un bravo ragazzo. Poco prima di andare a dormire iniziai a fantasticare, e se invece di Mir avessi incontrato proprio Cheondung? Al solo pensiero il mio cuore iniziò a battere come se non ci fosse un domani. Molto probabilmente non sarei riuscita a dire nemmeno una parola, e ancora più probabile, se lo avessi visto avrei fatto di tutto perché non mi vedesse, ero una ragazza troppo timida. Quella sera era stata un'eccezione, la gioia e la spensieratezza di Mir mi avevano contagiato, mi sentivo come se stessi parlando con un mio vecchio amico e non con un idol conosciuto in tutto il mondo. Ma con Cheondung sarebbe stato diverso, me lo sentivo. Con lui sento come un rapporto diverso, certo, è il mio cantante preferito e lo ammiro da lontano come ogni fan che si rispetti, ma da quando avevo iniziato a scrivere delle storie su di lui, dal suo punto di vista, mi sentivo come più vicina a lui. Sentivo come di conoscerlo, mi sembrava di vedere ciò che scrivevo non con la mia mente, ma con i suoi occhi, e per quanto fosse qualcosa di bizzarro per qualsiasi persona normale, per me invece era qualcosa di magico.
Ovviamente, visto quello che era accaduto quella sera, non persi l'occasione e mi misi a scrivere qualche riga al computer, qualsiasi cosa poteva trasformarsi in uno spunto per qualche storia, soprattutto l'incontro con un cantante famoso.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Il giorno dopo rimanemmo a dormire fino a tarda mattinata, se sapevamo che non c'era nulla da fare ci era difficile alzarci presto o ad un orario decente. Con calma ci cambiammo e facemmo colazione, nonostante fosse ormai ora di pranzo, ma il pensiero di mangiare del kimbap, per il momento sapevamo cucinare quello, o del ramen appena sveglie non ci attirava poi così tanto.
-Bene, oggi è il nostro primo sabato in Corea, qui a Seoul.- dissi sorridendo in modo quasi malvagio -Direi che il pomeriggio dovremmo passarlo a “farci belle”.- continuai mimando le virgolette con le dita.
-Non dirmi che stai pensando ciò che non vorrei tu pensassi.- Jessica sospirò perché era proprio come diceva lei, e sapeva che non avrei mollato facilmente.
-Oggi pomeriggio shopping!- dissi tutta esaltata. In realtà, come Jessica, nemmeno a me piaceva poi così tanto andare in giro per negozi a provare vestiti su vestiti, ma vista l'occasione volevo sentirmi almeno per una sera una vera regina. Per fortuna, non molto distante dal nostro dormitorio c'era un piccolo centro commerciale, di certo per trovare qualcosa non avevamo bisogno di andare fino a Gangnam, ci accontentavamo facilmente, e poi così avremmo risparmiato i soldi per il taxi.
Non prendemmo nemmeno le bici, vista la giornata molto luminosa e soleggiata optammo per una tranquilla passeggiata, e in una decina di minuti arrivammo al centro commerciale. Sapevo esattamente ciò che ci serviva, nella mia mente si materializzò una lista della spesa molto dettagliata: vestito, scarpe, accessori vari, profumo, borsetta. In un primo momento facemmo un giro veloce in ogni negozio, giusto per farci un'idea su quello che avevano, anche se io avevo già messo gli occhi su una bellissima gonnellina corta ma a vita alta che avevo visto nel primo negozio, sembrava come se mi avesse chiamato. Jessica invece aveva trovato una maglietta carina, maniche corte e non eccessivamente scollata, con la scritta “Don't judge me, but admire me”. Al secondo giro la prima tappa furono i vestiti, abbinata alla gonna color blu elettrico comprai una canottiera con sfumature azzurre e verdi con un dolce motivo floreale, Jessica trovò un paio di pantaloni jeans neri semplici. Dopo sarebbe stato il turno delle scarpe, e con mia grande sorpresa riuscii a convincere la mia migliore amica a comprarsi un paio di scarpe con il tacco, fu una delle mie più grandi vittorie, mentre io comprai un paio di sandali con qualche centimetro di tacco. Trovammo facilmente sia gli accessori, collane, cinture, anelli, sia le borse, due pochette nere con alcuni brillantini sparsi. L'ultima fermata fu la profumeria, ci innamorammo di quel negozio dopo il primo passo, c'erano così tanti profumi e tutti così dolci e delicati. Chiedemmo alla commessa se era possibile avere un campione per ogni profumo, ovviamente con l'acquisto di uno dei loro articoli, così comprai un rossetto color pesca rosato e ci riempimmo di campioncini, così avremmo cambiato ogni giorno profumo.
Finiti gli acquisti ci sedemmo ad un piccolo bar gustandoci entrambe uno squisito milkshake al cocco, rilassandoci dopo il pomeriggio di spese.
-Ti prego, dimmi come hai fatto.- mi chiese improvvisamente Jessica, io la guardai non capendo ciò che intendeva.
-Come ho fatto a fare cosa?-
-A parlare con Mir come se fosse una persona qualunque. Io probabilmente mi sarei bloccata a fissarlo, non sarei stata capace di dire nemmeno una parola in italiano, figuriamoci in coreano.- io ridacchiai.
-All'inizio nemmeno io sono riuscita a parlare, mi ero bloccata. Ma a quanto pare il mio amore verso gli animali è talmente grande da neutralizzare l'imbarazzo nel parlare con un idol. Pensa che mi ha anche lasciato accarezzare il suo serpente.-
-Hai accarezzato il serpente di Mir?- chiese lei con un'espressione abbastanza perversa.
-Yah, sempre a pensare male.- ridacchiai dandole un colpetto sul braccio.
-Me le offri su un piatto d'argento, e poi qui quella che pensa sempre male sei tu.- ridemmo entrambe, controllammo l'ora -Forse è il momento di tornare a casa al dormitorio.- io diedi un'occhiata a tutte le nostre buste.
-Bene, tornando faremo un po' di muscoli sulle braccia.- lei alzò gli occhi al cielo rassegnata.
Una volta a casa iniziammo già a cambiarci per andare a cena, il ristorante sushi ci stava aspettando. La prima cosa che indossammo furono le scarpe, per iniziare ad abituarci ai tacchi nuovi. Provai a convincere Jessica a truccarsi un po', ma senza successo, e in più nemmeno io ne avevo molta voglia, mi limitai a mettermi un po' di crema sul viso. Una volta finita la preparazione ci fissammo l'una con l'altra per gli ultimi aggiustamenti per poi prendere le pochette e uscire. Ovviamente chiamammo un taxi, non potevamo certo andare in giro per Seoul con i tacchi in bici.
-Andiamo nello stesso locale dell'ultima volta?- chiesi per poi mangiare uno dei miei nigiri.
-Ti manca il tuo amico barista?- ridacchiò ammiccando -Siamo qui da una settimana e già ti sei presa una sbandata.-
-Non è vero, è solo perché quel locale era molto carino, e poi non ne conosciamo altri.- cercai di rimanere seria.
-Carino come il barista.-
-Smettila.- lei alzò le mani arrendendosi, anche se il sorrisino non se ne fosse ancora andato dal suo viso. Per quanto ciò che diceva era la verità, non me la sentivo di ritrovarmi in certe situazioni, in fatto di relazioni non avevo molta esperienza, ero stata con un ragazzo per un paio di settimane e basta. Non ero in cerca di storielle semplici e veloci, volevo solo godermi quella vacanza-studio. Conclusa la cena uscimmo per chiamare un taxi.
-Quello è il negozio di animali.- dissi indicandole il palazzo. Essendo sabato sera era chiuso.
-Chissà quando tornerà Mir, o se magari verrà qualcun altro.- disse Jessica iniziando a sognare ad occhi aperti -Magari verrà Cheondung insieme a Dadoong.- scossi la testa per fermare la mia fervida immaginazione.
-Forza sognatrice, andiamo.- e la spinsi verso il primo taxi che si fermò, poco prima di salire notai un van nero davanti agli studi di Arirang, mi chiedevo chi fosse a quell'ora.
Una volta davanti al locale sentii le gambe tremare, anche se non capivo se il motivo fossero i tacchi o il fatto che avrei rivisto quel barista. Feci entrare prima Jessica, e vedendolo, mandai lei a prendere i drink mentre io andai a sedermi ad un tavolo. Nel giro di pochi minuti vennero a chiedermi di ballare un paio di ragazzi, speravo arrivasse in fretta Jessica, certe situazioni mi mettevano a disagio.
-Finalmente. Ti avviso, io non mi scollerò da te.- mi aggrappai al suo braccio.
-Che succede?- mi chiese non capendo -Qualcuno ti ha infastidita?-
-No no, mi hanno solo chiesto di ballare, ma sai che sono timida e vado facilmente nel panico.-
-Quindi morirai di paura quando ti dirò che il barista ha chiesto di te.- disse sorridendo, io mi senti avvampare -E mi ha chiesto il numero di telefono.- a quella notizia fui piacevolmente sorpresa.
-Ma allora eri stata tu a fare colpo, non io.- sorrisi vedendola così felice, il discorso “ragazzi” era sempre stato molto delicato per lei. Non appena finimmo i nostri drink, la presi per un braccio portandola sulla pista da ballo.
-Che fai?- mi chiese tentando di opporre resistenza.
-Lasciati andare e conquistalo.- ridacchiai iniziando a ballare, lei non era molto convinta ma poi iniziò a ballare lanciando qualche occhiata al ragazzo. Ogni tanto ci si avvicinavano dei ragazzi per ballare con noi, tutti molto carini, e piano piano iniziai a rilassarmi. Dopo tre o quattro canzoni Jessica tornò a chiacchierare con il barista, mentre io uscii un paio di minuti per prendere un po' d'aria, un venticello fresco mi scompigliò dolcemente i capelli, la luna illuminava con la sua luce fievole la mia pelle candida, la stessa luna che vedevo anche a casa mia, anche se quella volta sembrava molto più bella, molto più speciale. Mi appoggiai la muro fuori dal locale per contemplare quell'astro che tanto amavo.
-Hey splendore.- trasalii sentendo una voce squarciare quel silenzio magico dentro il quale mi ero chiusa e persa -Cosa ci fa una bella ragazza come te qui fuori tutta sola?- un ragazzo si avvicinò, in un secondo mi irrigidii terrorizzata, non riuscivo a dire nulla -Ti ho vista ballare prima, ci sai fare. Sai come muovere questo tuo bel corpicino.- allungò una mano accarezzandomi il viso, io mi girai imbarazzata, ancora non dicevo nulla -Che c'è? Perché non dici nulla?- con l'altra mano si appoggiò al muro, poco distante dal mio viso -Sei timida? Oh, le ragazze timide sono le più carine.- e con un sorrisino mi prese da sotto il mento tentando di baciarmi, io lo spinsi via con le mani tremanti.
-Vattene via.- quelle due semplici parole mi uscirono come un sussurro, avevo troppa paura anche per urlargli dietro.
-Su tesoro, lasciati andare come hai fatto prima.- il ragazzo tornò all'attacco tentando di bloccarmi le mani.
-Yah! Vai via!- a quel punto ritrovai la voce, e per disorientarlo iniziai a parlare in italiano -Lasciami stare! Togliti!- ma a lui non sembrò importare, io continuavo a provare a divincolarmi dalla sua presa girandomi di lato per evitare le sue labbra, finché. Dal nulla vidi il ragazzo scaraventato a terra.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


-Mollami! Vattene via!-urlavo sempre più forte, ma nonostante stessi parlando in italiano, questo non distolse il ragazzo dal suo intento. Ad un certo punto mi prese da sotto il mento bloccandomi il viso e iniziò ad avvicinarsi. Non potevo più opporre resistenza, ero intrappola, finché, poco prima che le nostre labbra si sfiorassero, vidi il ragazzo cadere rovinosamente a terra e un altro afferrarmi la mano facendomi salire su una macchina. La scena era stata così fulminea che non ebbi nemmeno il tempo di realizzare ciò che era appena successo, cosa che feci solo una volta che la macchina partì. Quel ragazzo mi aveva salvato, mi aveva liberato dalle grinfie di quel delinquente, il tutto con una facilità che mi lasciò disorientata.
-Signorina, mi dica l'indirizzo della sua residenza.- le parole dell'autista mi fecero uscire dalla mia bolla, e in un istante tornai nel panico. Ero nella macchina di uno sconosciuto. Questo ragazzo mi aveva appena aiutata, ma non lo conoscevo, e se anche lui avesse avuto cattive intenzioni? Potevo fidarmi a dargli l'indirizzo del dormitorio? -Signorina?- intimò l'autista. Decisi di fidarmi di lui e gli dissi l'indirizzo, in fondo il dormitorio era parecchio grande e molto sicuro, anche se sapeva l'indirizzo, non sarebbe stato semplice trovare il mio appartamento. Certo avrebbe sempre potuto aspettare fuori da stalker. Scossi la testa per allontanare tutti i peggiori scenari che mi vennero in mente,avevo come un buon presentimento verso quel ragazzo, non sapevo spiegarmelo, ma era qualcosa che andava oltre il fatto di avermi aiutato. Per tutto il viaggio rimasi in silenzio a guardarmi i piedi, la mia immensa curiosità pretendeva di sapere chi fosse quel ragazzo, ma non avevo il coraggio di alzare il viso per guardarlo in faccia. Cominciai a torturarmi le mani per poi giocherellare con l'orlo della gonna, in alcuni momenti mi sentivo come osservata, come se il ragazzo seduto a fianco a me si girasse per guardarmi. Quando arrivammo scesi dalla macchina tenendo il lo sguardo basso imbarazzata, piano presi coraggio almeno per dire due parola.
-Grazie mille.- deglutii -Grazie per l'aiuto.- la curiosità era troppa, così alzai lo sguardo notando che il ragazzo portava sciarpa, cappello e occhiali da sole, come se non volesse essere visto, cosa che mi incuriosì ancora di più -Ti...- presi un bel respiro -Ti rivedrò?- chiesi pentendomi dopo due secondi della domanda.
-Può essere.- rispose lui, la voce era strana a causa della sciarpa, ma il suono mi sembrava familiare. Probabilmente si accorse di ciò e mi salutò con un semplice gesto della mano, gesto che ricambiai. Ringraziai anche l'autista e dopo aver chiuso la portiera guardai il van nero andarsene, presa dal momento non mi ero accorta prima che fosse un van. Sospirai alzando gli occhi al cielo.
-Oddio, Jessica!- di fretta presi il telefono, non c'erano chiamate perse e messaggi da leggere, in fondo saranno passati una decina di minuti da quando ero uscita dal locale. Le lasciai un messaggio dicendole che ero tornata a casa, e che le avrei raccontato tutto il giorno dopo. Sapere di averla lasciata da sola al locale, anche se involontariamente, mi faceva sentire un po' male, speravo solo che si divertisse insieme al barista. Entrai nell'appartamento e mi buttai sul divano togliendomi velocemente le scarpe, mi stavano massacrando i piedi, non ne potevo più, e una volta tolte andai in bagno per mettere i piedi doloranti in ammollo nell'acqua tiepida, un vero sollievo. Dopo essermi cambiata mi infilai a letto con il mio fidato computer sulle gambe, quella sera era stata molto particolare, e decisi di prenderne spunto per le mie storie. Prima che Jessica fosse rientrata, mi addormentai.

La mattina dopo mi sveglia prima del previsto, e la prima cosa che feci fu controllare che la mia migliore amica fosse nel suo letto a dormire, e così fu. Stiracchiandomi andai in cucina per mangiare qualcosa. Come il giorno prima, mi ero svegliata tardi e più che colazione avrei potuto pranzare. Andando in bagno buttai un occhi in camera, Jessica stava dormendo beatamente, così decisi di non svegliarla, l'avrei tartassata di domande sulla sera prima più tardi. Mentre aspettavo che la bella addormentata si svegliasse guardai un po' la televisione, e trovai le repliche di Simply Kpop.
-Buongiorno.- disse Jessica trascinandosi per la stanchezza in cucina -Come mai non mi hai svegliata?-
-Buongiorno, ti vedevo così serena e stanca.- risposi sorridendo -Come è andata ieri sera?-
-Bene, quel ragazzo è così simpatico e dolce, quando le persone hanno iniziato ad andarsene mi ha chiesto anche di ballare.- a vederla così felice sorrisi -Tu invece? Che fine hai fatto? Pensavo ti fossi appartata con qualcuno.- mi diede una piccola gomitata d'intesa.
-Sai che non ne sarei capace.- la guardai male -Quando sono uscita per prendermi una boccata d'aria, un ragazzo mi aveva seguito, e ci ha provato.-
-E qual'è il problema? Era carino? Gli hai dato il numero?- la guardai di nuovo male e lei concluse le domande.
-Come si è avvicinato troppo a me mi sono bloccata, e quando ha cercato di baciarmi ho tentato di mandarlo via, ma lui insisteva. Gli stavo praticamente urlando di andarsene, quando un altro ragazzo lo ha steso buttandolo a terra.-
-Che gentile, ha visto una ragazza in difficoltà e l'ha aiutata.-
-Ha fatto tutto con una velocità assurda, un fulmine è stato. Ha buttato a terra il tipo e mi ha trascinato in macchina.- a quella frase Jessica mi guardò perplessa ma poi le sfuggi una risatina a causa del doppio senso -Mi ha riportato a casa.- dissi storcendo la bocca ma ridacchiando sotto i baffi.
-E come era questo tuo salvatore?- mi chiese curiosa.
-Non lo so.- risposi alzando le spalle -Era tutto coperto, sciarpa, cappello, occhiali da sole, evidentemente non voleva farsi vedere, e non mi ha detto il nome. Mi ha solamente detto che forse potremmo rivederci.-
-Occhiali da sole di sera? Certo che ce n'è di gente strana in giro. Di sicuro sarà più lui a rivedere te.- disse ridendo, e non aveva tutti i torti, lui mi aveva visto in viso, io no, avrei potuto riconoscere la sciarpa però, al pensiero risi anche io -Beh, è pur sempre un'avventura da raccontare al nostro ritorno. Oggi che facciamo?- mi chiese con un sorriso talmente grande da andare da un orecchio all'altro.
-Tu avresti qualche idea?- chiesi, quando aveva quello sguardo sapevo già che aveva qualcosa in mente, qualcosa di diabolico.
-Che ne diresti se facessimo una piccola tappa, ma proprio piccola piccola, ad una certa agenzia di un certo gruppo che piace tanto ad entrambe?- mise in mostra la sua versione unica degli occhioni da gatto.
-Che a caso si chiama Jtune?- continuai ridendo, lei iniziò a saltellare -Va bene, magari siamo fortunate.- e in un secondo ci preparammo.
Dopo una ventina di minuti in taxi arrivammo davanti all'agenzia degli MBLAQ, eravamo munite di qualsiasi cosa servisse, telefoni e macchinette fotografiche per delle foto, carta e penna per gli autografi. In un primo momento, visto che non c'era nessuno, ci facemmo una selca veloce con il palazzo dietro, uno dei tanti ricordi che ci porteremo in Italia con noi. Ci sedemmo sul muretto che c'era a fianco alle scale d'ingresso e aspettammo. I miei pensieri, le mie fantasie iniziarono subito a volare, mi immaginavo di poter vedere Mir uscire da quella porta e riconoscermi in un istante, molte fan dicevano per esperienza che i ragazzi riconoscevano le loro fan, figuriamoci una fan straniera che aveva incontrato pochi giorni prima. Ma ciò che mi avrebbe fermato il cuore sarebbe stato veder uscire Cheondung, anche solo poterlo vedere a pochi mentri di distanza per me sarebbe stato meraviglioso, salutarlo e vederlo sorridere non ad una telecamera come ero abituata, ma proprio a me. Ma la mia fantasia non intendeva fermarsi, correva più veloce del vento, me li immaginavo fermarsi a parlare con noi, parlare delle lettere che avevamo mandato anni prima con delle nostre amiche. Immaginavo che qualcuno di loro mi avesse riconosciuto dai video che gli avevo mandato, che si complimentassero con me per la mia bravura nella danza o nel canto e io diventare rossa come un peperone. Stavo sognando ad occhi aperti proprio come amavo tanto fare, finchè non sentii Jessica stringermi il braccio e scrollarmi come una bomboletta spray.
-Che succede Jessica?- chiesi guardandola, e la vidi con lo sguardo fisso davanti, a bocca aperta ed occhi increduli. Rivolsi lo sguardo nella stessa direzione e sgranai gli occhi sorpresa da ciò che vidi.
-Hey ciao! Guarda un po' chi si rivede.- il suo sorriso ebbe lo stesso effetto sul mio viso del sole sulla pelle senza protezione solare, me lo sentivo di essere diventata rossa, non tanto per il fatto che Mir mi avesse riconosciuto e che fosse venuto a salutarmi -Hyung, lei è la ragazza che ho conosciuto al negozio di animali. Al...Allice.- per quanto la sua pronuncia riuscisse sempre a strapparmi un sorriso, quella volta ero pietrificata.
-Ma tu non sei la ragazza che ci ha mandato la chiavetta USB?- chiese Joon mentre un sorriso si illuminò il suo viso.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo ***


E per la seconda volta nel giro di pochi giorni mi ritrovai li, immobilizzata, lo sguardo fisso ma allo stesso tempo come perso nel vuoto, la bocca aperta ma incapace di far fuoriuscire nessuna parola o frase di senso compiuto, le gambe tremavano, la mani sudavano. L'unica cosa che riuscivo a percepire era il battito del mio cuore che si faceva sempre più forte e veloce.
-Che succede? Non ti senti bene?- disse Joon tentando di prendermi un braccio per scrollarmi appena, ma prima che potesse farlo io lo ritrassi scuotendo la testa.
-S... Scusami.- mi grattai la testa più imbarazzata che mai -Diciamo che vari fattori mi hanno mandato un attimo in crisi. Mir che mi vede e mi saluta ricordandosi di me. Il fatto che ci sia anche tu e che effettivamente ti ricordi della chiavetta USB.- il mio sorriso era solare come pochi, aveva visto i miei video, si era ricordato di me.
-Quale chiavetta?- chiese Mir a Joon un po' disorientato.
-Una chiavetta che ci era arrivata con le varie lettere dall'Italia. Non ti ricordi?- gli diede un piccolo colpo in fronte come se stesse premendo un bottone per fargli tornare i ricordi, ridendo mi girai verso Jessica e la vidi in quello che era il mio stato precedente, immobile a fissare quel ragazzo che tanto aveva immaginato e sognato. Le diedi una piccola spinta per farla tornare alla realtà mentre a Mir tornò in mente tutto -Purtroppo è passato molto tempo da quando ho visto i tuoi video, ma ricordo che eri brava a ballare, spero che tu stia ancora studiando danza.- disse sorridendo.
-Certo, anche se da quando ho iniziato l'università mi sono dovuta limitare a Video Dance lasciando altri stili. Però penso di avere ancora un po' di tecnica.- ridacchiai atteggiandomi da ballerina professionista, quale di sicuro non ero, non era il mio stile la classica, anche se l'avevo studiata per alcuni anni.
-Da quanto danzi?-
-Questo è il mio quindicesimo anno di danza.- dissi fiera di me stessa, avevo dedicato alla danza gran parte della mia vita, anche se avevo scoperto il mio vero stile molto più avanti. Alla mia risposta Joon rimase leggermente di stucco, lo stesso anche Mir, e la cosa mi fece ancora più piacere -Comunque vorrei presentarvi la mia migliore amica e vostra grandissima fan, Jessica.- dissi prendendola per un braccio e spingendola verso di loro. La vidi diventare completamente rossa, peggio di un peperone, mentre i due ragazzi la squadrarono dalla testa ai piedi.
-Jessica, è un piacere conoscerti.- disse Joon sorridendole dolcemente, sapevo quanto stesse morendo in quel momento.
-P...Piacere.- rispose un po' a fatica lei, i suoi occhi seguivano qualsiasi movimento facesse il ragazzo, come se fosse stata ipnotizzata.
-Però tu non me lo avevi mica detto che ce l'avevi mandata anche te la lettera, o addirittura una chiavetta USB!- mi disse Mir -Sarei corso subito a rivedermi il contenuto.- continuò sorridendo.
-Diciamo che vita la situazione mi era un po' passato di mente.- mi grattai la testa imbarazzata -Poi non ti sei perso nulla di così grande, sono solo io che ballo e che canto, niente di particolare.-
-Ma ora sono curioso, perché se lo hyung dice che sei brava allora devi esserlo veramente.- io abbassai lo sguardo ancora più imbarazzata ma fiera di me stessa.
-Ci farebbe piacere trattenerci ancora un po' con voi ragazze, ma purtroppo abbiamo del lavoro da fare.- disse Joon continuando a sorridere verso Jessica, una volta andati avrei dovuto portarla di peso a casa perché le sue gambe non avrebbero retto -Spero di rivedervi presto in giro.- Joon fece un piccolo inchino per poi dirigersi verso il suv nero.
-Ma non ci facciamo nemmeno una foto? E poi Seoul è grande, sicuro che riusciremo a trovarle facilmente? Forse dovremmo scambiarci i numeri di telefono.- Mir iniziò ad agitarsi lievemente, io ridacchiai portandomi una mano davanti alla bocca.
-La foto, autografo o qualsiasi altra cosa prendiamole come impegno per la prossima volta, così abbiamo anche la scusa.- Joon rise, il suo sorriso era ancora più bello visto dal vivo -Per il numero di telefono, essendo straniere pagherebbero molto loro ad usarlo. Stai tranquillo Mir, le ritroveremo.- e scomparve nell'automobile.
-Allora alla prossima volta ragazze!- disse Mir entrando anche lui in auto per poi chiudere lo sportello. Jessica ed io rimanemmo a guardare l'auto scomparire nel traffico, per un momento il tempo sembrava essersi fermato. Sul serio avevamo appena avuto quella discussione con quei due ragazzi? Mi sentivo come se da un momento all'altro mi sarei svegliata da un sogno, finché non sentii come un urlo spaventarmi tutto d'un tratto. Mi girai e vidi la mia migliore amica che fissava ancora le macchine in strada con occhi sognanti.
-Ti prego, se è un sogno non svegliarmi.- mi disse mentre il suo sorriso diventava sempre più grande -Ho veramente incontrato Lee Joon, ho sul serio parlato con Lee Changsun.- in quel momento stavo per fare una battuta, ma pur di non rovinare quel suo momento così dionisiaco decisi di trattenermi.
-A quanto pare la fortuna è davvero dalla nostra parte.- dissi sorridendo, per una volta nella vita mi sentivo ottimista -Ora dobbiamo solo aspettare di incontrarli di nuovo, e se non li vediamo entro una settimana direi di tornare domenica prossima qui all'agenzia.-
-Assolutamente! Non possiamo trasferirci qua? Ci prendiamo una tenda da campeggio e tutto il resto, oppure facciamo prima e ci compriamo un camper.-
-Jessica, non esageriamo ora, cerchiamo di non abbassarci ai livelli delle fan psicopatiche che cercano addirittura di avvelenarli.- la guardai un po' seria sospirando -Cerchiamo di dare una buona impressione, giusto per non farli scappare via dando una brutta immagine alle fan italiane.- forse anche io stavo esagerando con tutti quei discorsi, ma se ci fosse stata anche la più piccola probabilità di poter stringere una semplice amicizia con quei ragazzi avrei voluto coglierla al volo.
Per tutto il viaggio di ritorno all'appartamento Jessica aveva un'espressione sognante, gli occhi persi nel vuoto, un sorriso dolcissimo dipinto sul volto, mentre io mi sentivo stranamente normale e la cosa mi sembrava strana. In un primo momento mi ero sentita mancare il respiro, ma poi era passato tutto, eppure davanti a me avevo due dei cantanti che tanto amavo, di cui uno era la seconda volta che lo incontravo e mi aveva riconosciuta, mentre l'altro mi aveva riconosciuto dai video che avevo mandato tempo fa complimentandosi per come ballavo, il materiale per essere emozionata c'era, ma nulla, mi sentivo come se avessi incontrato dei vecchi amici.
-Jessica, secondo te sono strana?- le chiesi all'improvviso una volta sulla porta del nostro appartamento.
-Si, ma lo dici sempre anche tu che ad essere strani ci si diverte di più.- disse lei facendo spallucce e poi sorridendomi.
-Non intendevo quello. Tu per tutto il viaggio avrai sognato su quello che potrebbe essere il secondo incontro con i ragazzi tutta felice ed eccitata. Io invece mi sento come sempre, non mi sento di aver appena parlato con degli idol.- mi sdraio sul divano guardando il soffitto cercando di riordinare i pensieri, purtroppo ero una ragazza che si lasciava prendere troppo dai propri pensieri.
-Stai tranquilla Ali, devi anche valutare che io ho incontrato il mio ultimate, ho incontrato Joon.- per un attimo ritornò sul suo viso quel sorriso sognante -Vedrai che nel momento in cui incontrerai e potrai parlare con Thunder sentirai l'emozione scioglierti le gambe, le farfalle nello stomaco e tutto il resto.- ridacchiò andando in cucina -Quindi ora basta pensare a certe cose e pensiamo a cosa mangiare.- era tardo pomeriggio, tardi per pranzare e presto per la cena, ma eravamo affamate entrambe, inoltre decidemmo di andare a letto presto per svegliarci belle fresche per il lavoro il giorno dopo.

-Buongiorno signor Kim.- dissi sorridendo quasi spaventandolo.
-Buongiorno Alice, riusciremo un giorno a non spaventarci a vicenda?- ridacchiò -Oggi per te ho una piccola, e spero gradita, sorpresa.- continuò mostrando il suo solito sorriso.
-Una sorpresa? Non mi dica che ci sono le registrazioni da fare e come l'ultima volta non me lo ha detto.- tentai di sorridere ma nel mio sguardo c'era un po' di timore, non sapevo mai cosa aspettarmi da quell'uomo.
-No no, le registrazioni inizieranno domani, noi registriamo dal martedì al giovedì.- si grattò la testa un po' in imbarazzo, probabilmente si sentiva un po' in colpa per lo scherzetto della settimana prima.
-Quindi cosa sarebbe questa sorpresa?- chiesi sorridendo, amavo le sorprese, in più la curiosità stava crescendo in modo esponenziale, ero sempre stata una ragazza molto curiosa, infatti qualche volta avevo paura di essere troppo assillante a causa di questa mia particolarità.
-Non cosa, ma chi semmai.- ridacchiò di nuovo -Da oggi avrai un piccolo aiuto nel caso non capissi qualche parola di quello che dicono i cantanti, ogni tanto capita anche a me. Oggi è il suo primo giorno, sarà una prova, poi vedremo se dargli questa piccola mansione o se rimandarlo a casa.-
-Un altro stagista straniero?- chiesi, magari avere qualcun altro di straniero, anche non per forza italiano, sarebbe stato divertente e mi sarei fatto un nuovo amico. Il signor Kim scosse la testa sorridendo -Quindi è coreano? In effetti avrebbe più senso.- sorrisi.
-Se dovesse dare problemi o fare qualcosa di sbagliato puoi riferire a me, ci penserò io a conciarlo per le feste.- lo vidi trattenere una piccola risata mentre ci avviammo verso la sala computer.
-In che senso? Lo metterebbe in punizione?- dissi scherzando.
-Certo, lui è mio nipote.-
-Suo nipote?- sgranai gli occhi -Lavorerò con suo nipote?- ero sorpresa, ma mai tanto quanto quando aprì la porta della sala computer.
-Alice, ti presento mio nipote Kim Mingyu.- e lo vidi li in piedi accanto alla mia scrivania.

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo ***


-Piacere di conoscerti Alice.- il ragazzo mi porse la mano un po' esitante.
-Il piacere è tutto mio Mingyu.- sorrisi stringendogli la mano.
-Beh, vi lascio così potrete conoscervi un po' meglio, tanto non ci sarà molto lavoro per oggi.- disse il signor Kim per poi uscire chiudendo la porta. In un secondo il mio sorriso scomparve e diedi un pugno sul braccio al ragazzo, il quale si lamentò portandosi una mano sul punto appena colpito.
-Tu! Brutto... brutto... brutto mascalzone!- gli diedi un altro pugno sull'altro braccio.
-Che succede? Rivedermi ti lascia senza parole?- ridacchiò lui portando di nuovo la mano nel punto dove lo avevo appena colpito.
-Si, senza parole che non siano imprecazioni.- risposi io seccata -Dopo quello che hai fatto hai anche il coraggio di fare lo spiritoso? Scommetto che il tuo caro zietto non sa della tua bravata di sabato sera.- incrociai le braccia guardandolo con aria di sfida, lui sgranò gli occhi.
-No, no ti prego.- congiunse le mani a preghiera -Non dirgli nulla di quello che è successo sabato, non me lo perdonerebbe mai. Purtroppo mi ha mandato qui a lavorare già per un mio casino successo un'altra sera di qualche settimana fa, questa non me la perdonerebbe.- in quel momento mi sentii una piccola dea, come se nel palmo della mia mano avessi la sua “vita” -Ti chiedo scusa, so benissimo di essermi comportato da cafone, purtroppo quando esco con i miei amici tendo a comportarmi come un idiota, ma io non sono così. E poi avevamo fatto una scommessa, chi sarebbe riuscito a strapparti un bacio avrebbe vinto, io ero il primo, ci avrebbero provato anche i miei amici, ma dopo che il tuo ragazzo mi ha dato un pugno tale da mandarmi al tappeto, tu sei sparita insieme a lui.-
-Aspetta un secondo.- mossi le mani in segno di fermarsi -Il mio ragazzo? Quello non era il mio ragazzo, è piombato dal nulla e dopo avermi salvata dalle tue grinfie- gli lanciai un'occhiataccia -mi ha riaccompagnato a casa. Tutto qui, non mi ha nemmeno detto come si chiama, se ne è andato dal nulla.- feci spallucce ricordando vaghe immagini di quella sera, sentendo così riaffiorare la curiosità sulla sua identità.
-Non mi hai voluto baciare, ma te ne sei andata via in macchina con un perfetto estraneo?- Mingyu scoppiò a ridere -Scusa, ma non sei molto coerente nelle tue azioni.- a quel punto gli diedi una sberla in testa -Ahi. Certo che per quanto tu sia una ragazza, fai male.-
-I miei genitori mi hanno sempre detto che ho le mani pesanti e che faccio male. In ogni caso è stato tutto improvviso, quel ragazzo mi ha trascinata sulla macchina in un momento, non ho nemmeno avuto il tempo di pensare a te caduto per terra che l'auto era già partita.- sospirai portandomi le mani tra i capelli -Senti, se proprio devi rimanere qua a lavorare, cerchiamo di andare d'accordo. Sono disposta a dimenticare, parzialmente, quello che è accaduto sabato, ma al primo errore te la vedrai con me.- conclusi con tono minaccioso.
-Certo certo! Grazie mille, vedrai che diventeremo grandi amici, sono un ragazzo molto simpatico.- mi sorrise contagiando anche me, in fondo non era un cattivo ragazzo, solo che il primo nostro incontro non era stato dei migliori -Però, scusa se te lo chiedo, non sei curiosa di sapere chi ti ha salvata quella sera?-
-Sinceramente si, sono veramente curiosa di saperlo, era tutto coperto penso giusto per non farsi riconoscere. Quando gli ho chiesto se ci saremmo rivisti lui mi ha semplicemente risposto forse.- mi chiedevo se sul serio ci saremmo rivisti, se avrei avuto l'occasione di ringraziarlo per ciò che aveva fatto -Ma al momento sono più curiosa della scommessa che avevate fatto tu e i tuoi amici.- dissi ridendo.
-Beh, non c'è molto da sapere, abbiamo visto una bella ragazza, straniera per di più, e allora abbiamo provato a cogliere l'occasione al volo.- rispose ridendo anche lui, ora l'atmosfera si era alleggerita. Continuammo a parlare per tutto il resto del turno di lavoro, per la pausa pranzo la Jessica mi aveva avvisata che aveva del lavoro e che non si sarebbe liberata facilmente, così ci prendemmo qualche schifezza alla macchinetta. Mingyu era un ragazzo normale, bravo in quello che faceva, anche se la maggior parte degli anni l'aveva passata insieme a suo zio e alla sua famiglia a causa dei problemi che avevano i suoi genitori. Essendo figlio unico tendeva spesso a sentirsi solo, per quello spesso la sera usciva con i suoi amici, per sentirsi circondato da molte persone e magari conoscerne di nuove. Aveva un paio di anni in più di me e si stava specializzando in medicina all'università di Seoul. Tralasciando l'approccio sbagliato di qualche sera prima, Mingyu era veramente un ragazzo dolce e gentile, e anche molto affascinante, alto con capelli e occhi scuri, vedendo il signor Kim, a quanto pare era un fattore genetico la bellezza. Ogni tanto capitava che il capo venisse a spiarci e a controllare, sembrava avere un rapporto molto stretto con Mingyu, che andava al di là della parentela tra zio e nipote, per molti anni si era dovuto occupare di lui come un padre, forse era stato questo a fargli desiderare una famiglia tutta sua, dei figli suoi.
-Bene ragazzi, diciamo che questo era il vostro giorno di prova.- disse il signor Kim ridendo -Era per vedere se andavate d'accordo, domani sarà l'effettivo giorno di prova di Mingyu. Oh, e domani conoscerai un secondo componente della mia famiglia Alice.- io subito non capii, poi ripensai ai vari discorsi avuti con il capo e mi si illuminarono gli occhi.
-Verrà sua moglie domani?- lui annuì sorridendo -Finalmente potrò conoscerla, potrò vederla con il pancione.- al solo pensiero ero già eccitata.
-Ma non c'è il rischio che sia pericoloso per la zia? Insomma, il tempo sta per scadere, sarà questione di giorni prima che nasca il mio cuginetto.-
-Guardatelo come si preoccupa, che carino.- dissi ridacchiando e ricevendo una piccola occhiataccia da Mingyu.
-Non ti preoccupare, nel remoto caso dovesse accadere qualcosa, l'ospedale è a cinque minuti da qui.- rispose il signor Kim scompigliandogli i capelli -Ora si torna a casa, ti riporto io Mingyu, con te ci vediamo domani Alice. Ciao.-
-Arrivederci signor Kim.- feci un piccolo inchino per poi andare all'uscita per aspettare la Jessica.

-Cosa? Il ragazzo che ti ha aggredita è il nipote del tuo capo e da domani lavorerete insieme? Certo che a volte la vita ha uno strano senso dell'umorismo.- mi disse Jessica sorpresa una volta arrivate a casa e sedute a tavola a mangiare -Almeno gli hai dato una lezione per ciò che ha fatto?-
-Ma certo, ti pare che una ragazza come me lascia passare un gesto del genere? Gli ho fatto una bella ramanzina e quasi minacciato di dire tutto a suo zio, così si è scusato. Abbiamo deciso di ricominciare da capo, e ora che lo conosco meglio posso dire che è un ragazzo molto simpatico, amichevole. Una persona del tutto diversa da quella che avevo giudicato quella sera.- ridacchiai -Mi ha detto che studia medicina all'università, dovrebbe avere più o meno la tua età.-
-E cosa ci fa uno che studia medicina in uno studio televisivo?- sul suo viso si disegnò un enorme punto interrogativo.
-Il capo lo ha mandato a lavorare con me per colpa di un altro episodio simile a quello con me successo qualche settimana fa. Per lui è come un lavoro part-time, così può guadagnare un po' di soldi senza rischiare di essere un peso per i suoi genitori, a quanto pare hanno abbastanza problemi di loro.-
-Divorziati?- mi chiese a sguardo basso, come se fosse dispiaciuta per lui. Io annuii e una volta finito di mangiare entrambe presi i piatti e li lavai nel lavandino della cucina per poi metterli via -Purtroppo certe cose capitano, ma da come ne parli sembra averla presa bene lui.-
-A causa di questa situazione, da piccolo lui si è ritrovato praticamente a vivere da suo zio, infatti si vede come sono legati l'uno all'altro, come è legato Mingyu alla famiglia di suo zio. Pensa che quando il signor Kim ha detto che domani sarebbe passata agli studi sua moglie, lui si è preoccupato visto che è incinta e che il parto potrebbe essere a giorni.-
-Certo che il signor Kim ti ha raccontato molte cose della sua famiglia.- ridacchiò lei buttandosi sul divano -Non mi meraviglierei se ti chiedesse di diventare la madrina del bimbo, o se addirittura ti chiedesse la mano a nome del nipote. Secondo me è anche per quello che l'ha portato a lavorare con te, vuole farvi avvicinare e spera che nasca qualcosa tra di voi.- alzai gli occhi al cielo sorridendo.
-Invece di pensare a certe cose, che sono oltre modo improbabili, pensa alla tua storiella.- mi girai con un sorrisino verso di lei -Vi siete già sentiti tu e il barista? Non ci credo che gli hai dato il tuo numero e lui ancora non ti ha chiamata.- le diedi una piccola gomitata d'intesa, lei iniziò a sorridere imbarazzata diventando lievemente rossa.
-Oggi ci siamo scambiati un paio di messaggi.- la guardai poco convinta -Va bene, ci siamo scambiati molti messaggi.- il suo viso stava diventando ancora più rosso -Quel ragazzo è così dolce, non sono abituata a sentirmi dire certi complimenti, mi... mi disorienta e mi mette un po' a disagio.-
-Jessica, ricordati quello che ti ho sempre detto, anche tu hai la tua bellezza, dovevi solo aspettare che il ragazzo giusto venisse a dirtelo.- all'improvviso la abbracciai -Come sei carina tutta imbarazzata, la mia umma!- lei si sorprese teneramente, non accadeva spesso che la abbracciassi così spontaneamente.
-E ricordati che il tuo appa non è certo quel barista.- mi disse lei ricambiando l'abbraccio.
-No, il mio appa è qualcun altro, e può essere che lo incontreremo di nuovo qualche giorno.- ridacchiai vedendola impazzire al solo pensiero di poter rivedere il suo amato Joon.

Il giorno dopo a lavoro c'era un po' più di confusione a causa delle registrazioni, si vedevano moltissimi idol e i ballerini girare per gli studi, mentre io e Mingyu eravamo chiusi nella nostra piccola sala computer. Anche a lui piaceva molto quello stile di musica, aveva i suoi gruppi preferiti maschili e femminili, ma come me era troppo timido per parlare con qualche idol, così ci limitammo ad osservarli da lontano.
-Hey ragazzi.- nella stanza entrò il signor Kim -Ora finalmente posso presentarti mia moglie, la signora Kim. Tesoro, lei è Alice, la ragazza della quale ti ho tanto parlato.-
-Buongiorno signora Kim.- feci un inchino porgendole la mano -È un piacere poterla conoscere, suo marito mi ha parlato molto di lei, mi ha persino fatto vedere una sua foto e posso dire che dal vivo è molto più bella.- sorrisi cordialmente, era veramente più bella di quando l'avevo vista in foto.
-Oh Alice, anche per me è un piacere conoscerti. Mi lusinghi così.- disse portandosi una mano sulla guancia un po' imbarazzata -Ciao Mingyu.-
-Ciao zia.- le sorrise e si avvicinò a lei poggiando una mano sulla sua pancia -Come ti senti? Tutto a posto?-
-Si si, tutto normale, non ti preoccupare Mingyu. Visto che ormai sei di famiglia, vuoi sentire?- si rivolse a me indicando la propria pancia.
-Posso sul serio? Mi è capitato solo una volta di sentire la pancia di una donna incinta.- la signora Kim mi sorrise e prendendomi la mano dolcemente la mise sulla sua pancia -È una sensazione bellissima.- dissi come meravigliata da tutto ciò, sopratutto nel momento in cui sentii il feto scalciare -Oh, ha scalciato.-
-Probabilmente non vede l'ora di uscire.- disse il signor Kim abbracciando da dietro la moglie e lasciandole un dolce bacio sulla guancia -Ragazzi, posso affidarvi i miei due tesori per un po'? Purtroppo è sorto qualche problema uscire per una decina di minuti. Cercherò di tornare il prima possibile.-
-Non si preoccupi, con noi è in buone mani.- dissi sorridendo e facendo il saluto dei militari, lui mi rispose con un sorriso e mi fece un piccolo occhiolino -A più tardi signor Kim.- diede un ultimo bacio a sua moglie e uscì. Intanto le registrazioni iniziarono, Mingyu si dimostrò di molto aiuto per la traduzione.
-Una piccola pausa ci vuole.- dissi stiracchiandomi -Ha bisogno di qualcosa? Magari una bottiglia di acqua.- chiesi alla signora.
-Saresti davvero gentile ad andare a prendermene una.- mi rispose lei sedendosi su una delle sedie. Uscii per andare a prendere l'acqua alla macchinetta in entrata e tornando verso la sala computer vidi con la coda dell'occhio una figura alta tutta coperta. Non feci in tempo ad avvicinarmi per chiedergli chi fosse che sentii delle urla venire dalla sala computer, urla che sentì anche quella figura misteriosa.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo ***


-Alice!- sentii Mingyu urlare, così corsi in sala computer -Chiama il signor Kim, alla zia si sono rotte le acque!- buttai per terra la bottiglietta e in fretta presi il telefono di Mingyu e cercai il numero del capo, io non avevo il suo numero di telefono. Intanto la signora Kim continuava ad urlare per le contrazioni tenendo la mano del nipote.
-Non risponde nessuno.- dissi con voce tremante, ero terrorizzata, non avevo la minima idea di come comportarmi, di cosa fare. Provai a richiamare ma vedendo quel ragazzo entrare e prendere delicatamente in braccio la signora mi fermai.
-Venite con me, la portiamo in ospedale.- disse andando a passo spedito verso l'uscita, Mingyu ed io lo seguimmo senza farci tante domande, io avevo uno strano presentimento. Salimmo in fretta nella sua macchina e l'autista capì subito quale era l'emergenza, si immise nel traffico cercando di farsi strada tra le macchine per arrivare in fretta all'ospedale. Riconsegnai il telefono al suo proprietario, il quale tentò di nuovo di chiamare lo zio. Come aveva detto il capo, l'ospedale non era troppo distante e ci arrivammo facilmente, l'autista si fermò davanti all'entrata e i due ragazzi aiutarono la signora Kim ad entrare, io ringraziai l'autista.
-È stato di nuovo un piacere signorina.- disse lui sorridendo, e fu a quel punto che lo riconobbi, era lo stesso autista di sabato sera, quindi avevo ragione, il mio presentimento era giusto, quel ragazzo era lui. Entrai di corsa nell'ospedale cercando con gli occhi uno dei due ragazzi, e non vedendoli chiesi ad un dottore dove avevano portato la moglie del capo, fu un infermiere ad accompagnarmi nella sala d'attesa, dove trovai Mingyu mentre parlava al telefono con suo zio.
-Si si, per fortuna un ragazzo ci ha accompagnato all'ospedale... ora è in sala con il dottore... ti prego zio fai in fretta, la zia ha bisogno di te.- chiuse la chiamata sospirando per poi girarsi verso di me.
-Sta andando tutto bene?- chiesi guardando la sala, lui annuì, l'unica cosa che mancava era la presenza del marito -Per caso hai visto dove è andato il ragazzo che ci ha portato qui?-
-Da quello che ho capito è andato fino al bar o alle macchinette. Senti, ma è chi penso io?- mi chiese mostrando un piccolo sorriso compiaciuto, io annuii un po' imbarazzata -Spero allora che non si ricordi del mio viso, o rischio un altro pugno.- disse ridendo.
-Tranquillo, garantisco io per te. In fondo lo hai fatto per una scommessa, e poi dopo averti conosciuto posso dire che non sei un cattivo ragazzo.- sorrisi e uscii dalla sala d'aspetto in cerca di alcune macchinette. Percorsi un paio di corridoi, i più tranquilli perché non volevo rischiare di essere d'intralcio, finché non vidi delle macchinette, mi tastai le tasche e sentii che per fortuna avevo qualche spicciolo per potermi prendere qualcosa, ma una mano mi fermò. Quando mi girai lo vidi li in piedi davanti a me. Mi porse una bottiglietta di latte alla fragola e si sedette sulla poltroncina a fianco alla macchinetta.
-Perché?- fu l'unica parola che riuscii a pronunciare in quel momento, mi sentivo agitata, ero veramente riuscita ad incontrare di nuovo quel ragazzo così misterioso.
-Quella sera- disse lui tenendo lo sguardo fisso davanti a sé -Quella sera profumavi di fragola. Ho pensavo avessi bevuto qualcosa alla fragola.- infatti aveva ragione, quella sera mi ero presa come mio solito un drink alla fragola. Mi sedetti a fianco a lui bevendo.
-Volevo..- abbassai lo sguardo imbarazzata -Volevo ringraziarti per il passaggio, se non ci fossi stato tu probabilmente saremmo ancora per strada a cercare un taxi.- sorrisi appena, lui non disse nulla -Ci hai aiutati, mi hai aiutata di nuovo, grazie.- tornai a bere finendo il latte alla fragola. La mia curiosità stava per uccidermi, avevo il bisogno di sapere chi era, di vedere il suo viso, ma ogni volta che tentavo, le parole mi morivano in gola per la timidezza. Ero curiosa si, ma sapevo anche che quello non era ancora il momento, che se avessi avuto un po' di pazienza sarei lo avrei incontrato un'altra volta, e a quel punto avrei saputo chi era quel ragazzo così misterioso. In fondo, era stato agli studi, sapeva dove trovarmi ora, e sapeva anche dove vivevo, il problema era che io non sapevo nulla di lui, solo che aveva l'impressionante abilità di essere nel posto giusto al momento giusto -Forse ora è meglio che torni da Mingyu.- mi alzai.
-Te lo avevo detto che ci saremmo rivisti, ma ancora non è il momento giusto.- disse lui all'improvviso, quando mi girai per guardarlo lui aveva ancora lo sguardo basso e il volto coperto, a percepii un piccolo sorriso attraverso quella sciarpa leggera. Poi si alzò anche lui e mi scompigliò i capelli prima di andarsene verso l'uscita, nel momento in cui sentii la sua mano tra i miei capelli un brivido mi attraversò la schiena. Rimasi a guardalo finché non scomparve oltre la soglia d'uscita, poi tornai in sala d'attesa accompagnata da una strana sensazione, da uno strano presentimento simile a quello che avevo prima di scoprire che effettivamente era lo stesso ragazzo che mi aveva aiutato sabato. Una volta entrata vidi Mingyu seduto su una sedia con uno sguardo molto più rilassato.
-Alice, dove eri finita? Oh giusto, eri con il tuo misterioso principe azzurro.- sorrise stiracchiandosi un po' -La zia ha partorito, è un maschietto.- il suo sorriso si allargò -Ora lo hanno portato nella sala dei neonati, e hanno detto che la zia dovrà rimanere qua in ospedale almeno per oggi per riprendere un po' di forze.-
-Il signor Kim è arrivato alla fine?- chiesi, mi dispiaceva non essere stata presente una volta nato il bimbo.
-Si si, è arrivato un paio di minuti dopo che te ne sei andata. Ti porto da lui, così vedi anche il piccolino.- mi disse e dopo essersi alzato mi condusse verso la stanza con tutti i neonati. Entrammo in un lungo corridoio, sulla sinistra c'erano delle finestre che davano sui bambini che dormivano, finestre piene di genitori e parenti che osservavano i propri figli e nipotini.
-Signor Kim, non sa come sono felice di vederla.- dissi vedendolo in fondo al corridoio, appiccicato al vetro.
-Alice! Vieni vieni.- mi prese per mano e mi trascinò alla finestra -Guarda, il primo della seconda fila da destra è mio figlio.- disse con voce emozionata, sentivo che avrebbe potuto anche piangere per la gioia, sempre se non lo aveva già fatto.
-Vostro figlio è bellissimo.- dissi guardando quel bimbo così piccolo -Come lo avete chiamato? Ha funzionato la vostra tecnica.- ridacchiai al pensiero di ciò che mi aveva detto giorni fa.
-Ha funzionato si, nel momento in cui lo abbiamo preso in braccio ci siamo guardati negli occhi e abbiamo trovato il nome perfetto per nostro figlio, come per magia.- sospirò ancora emozionato, lo guardai con occhi sognanti, sono certi momenti che mi facevano capire quanto la vita sia meravigliosa e piena di sorprese, e di magia -Lo abbiamo chiamato Sanghyun.- disse voltandosi verso di me e sorridendo un po' complice, io sgranai gli occhi sorpresa.
-Come mai proprio Sanghyun?- chiesi, se c'era una cosa che mi piaceva dei nomi coreani erano le varie combinazioni possibili con due semplici sillabe, ma perché proprio quelle due sillabe? Al sentirle pronunciare persi un battito, e la mia mente iniziò subito a pensare a lui, ma tornò presto sulla terra ferma.
-Perché ieri sera ho fatto leggere la storia che mi hai tradotto anche a mia moglie. Io lavorando per la televisione conosco abbastanza gli idol, mentre mia moglie no, e le è piaciuto moltissimo come descrivevi questo Sanghyun, come hai plasmato il suo carattere, le sue azioni.- in quel momento arrossii, ero felice che anche la moglie aveva letto quella piccola storia e che le era piaciuta, la mia scrittrice interiore era orgogliosa di me -Sapevo che ti sarebbe piaciuta la notizia del nome, piccola Soonja.- mi scompigliò i capelli teneramente mentre dentro di me volevo morire per l'imbarazzo -Oh, Mingyu mi ha detto che è stato un tuo amico ad accompagnarvi qui in ospedale. Vorrei tanto ringraziarlo.-
-Più che un mio amico è un mio conoscente, o forse nemmeno quello. L'ho incontrato la prima volta sabato e oggi per la seconda volta, e non so nulla su di lui, solo che nemmeno oggi era il momento giusto per conoscere il suo nome o il suo viso.- abbassai lo sguardo un po' dispiaciuta.
-Vuol dire che non lo hai nemmeno visto in faccia? Che strana storia. Forse vuole che prima tu conosca il suo carattere perché si sente insicuro del suo aspetto fisico, o forse semplicemente perché è un idol e non deve mostrarsi molto in pubblico.- disse il signor Kim ridacchiando -Mi sembra di vedere un drama.- ridemmo anche Mingyu ed io, perché in fondo aveva ragione, era una situazione troppo particolare per essere vera -Visto ciò che è successo, per oggi sono state cancellate le registrazioni e spostate a venerdì.-
-Dovremo appendere un fiocco azzurro fuori dagli studi.- dissi ridacchiando, i due mi guardarono non capendo. Non ci avevo pensato che forse quella era una tradizione occidentale -In Italia, e penso anche in altri paesi occidentali, quando nasce un bambino si appende un fiocchetto azzurro fuori la porta di casa, se invece nasce una bimba il fiocchetto deve essere rosa.- spiegai sorridendo.
-Ma è una cosa tenerissima, facciamolo anche noi zio.- disse Mingyu, io sorrisi fiera del mio paese e delle poche tradizioni, anche quelle più piccole, che conoscevo.
Diedi uno squillo a Jessica per spiegarle in poche parole quello che era successo, accennandole solamente del fatto che avevo rivisto quel ragazzo, rivisto per modo di dire, sapevo che una volta a casa avrei dovuto raccontarle tutto per filo e per segno. Poi andammo a trovare la signora Kim, ripensando al nome del bimbo, mi chiese se potevo tradurle un'altra delle mie storie, quella che aveva letto le era piaciuta molto, e le sarebbe piaciuto raccontarla un giorno al suo bambino. Rimanemmo li per poco, la signora Kim aveva bisogno ancora di riposo, il capo si propose per riaccompagnarmi a casa, ma non volevo disturbare, così presi un taxi e mi adoperai per prepare qualcosa di buono per la cena, dovevo buttarmi avanti, perché una volta a casa la mia migliore amica sarei stata inondata di domande e tutto.
-Bene, ora raccontami tutto.- disse ingoiando l'ultimo boccone di carne.
-Non mi lasci nemmeno il tempo di digerire o di lavare i piatti?- scoppiai a ridere e mi alzai portando i piatti al lavandino per pulirli.
-Mentre pulisci puoi parlare, e anche mentre digerisci. Forza che sono curiosa!-
-In realtà non è accaduto molto di più rispetto alla prima volta, mi ha offerto del latte alla fragola.-
-Latte alla fragola?- mi chiese interrompendomi.
-Si, sabato aveva sentito un profumo di fragola, era quello del drink, così ha pensato che mi sarebbe piaciuto, ma questi sono dettagli. L'ho ringraziato per la seconda volta e vedendo che lui non rispondeva mi sono alzata per andarmene, poi d'un tratto mi ha detto che quello non era il momento, ma che ci saremmo di sicuro rivisti, e prima di andarsene mi ha scompigliato i capelli.- ricordando la scena arrossii lievemente.
-Ma che carino, ti ha conquistata senza nemmeno farsi vedere in volto.- mi pizzicò il fianco facendomi il solletico.
-Dai smettila, non so nulla di lui, come può avermi conquistata con così poco? Comunque il capo e sua moglie hanno chiamato il figlio Sanghyun perché ieri sera hanno letto la mia storia.- mi affrettai a cambiare discorso -E vogliono che gli traduca anche l'altra storia.-
-Sanghyun? Dici sul serio? Allora è destino.- disse lei ridacchiando -Sbrigati a tradurgliela allora.-
-Ho già in mente quale potrebbe essere un bel regalo per il bimbo.- dissi sorridendo e mettendo via i piatti -Spero solo di avere tempo e di trovare qualcuno di specializzato che mi aiuti. Ma per il momento devo pensare alla traduzione.- andammo in camera e iniziammo a fare ognuna le proprie cose. Iniziai a tradurre la seconda storia ma poi mi fermai per una piccola pausa e continua la storia che stavo scrivendo, quelle giornate piene erano perfette per la mia ispirazione.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedicesimo ***


Il giorno dopo a lavoro tutti avevano saputo della notizia e andarono a congratularsi con il signor Kim. Poco prima di andare a lavoro mi ero fermata insieme alla Jessica in un negozietto per farmi fare un piccolo fiocco azzurro da attaccare fuori dagli studi, quando il capo lo vide ne era entusiasta. Dovetti spiegare quella nostra semplice tradizione a molte persone, persino alcuni idol vennero a chiedermi il perché del fiocco. Io e Mingyu ci stavamo preparando per iniziare quando il capo entrò in sala computer.
-Sono venuto a dirvi che per ieri mancava solo un gruppo per finire la registrazione. Ho parlato con chi di dovere e purtroppo non sono riusciti ad infilarlo tra le registrazioni di oggi o di domani, quindi si faranno si alcune registrazioni venerdì.- disse quasi dispiaciuto per noi.
-Beh, se è un solo gruppo vuol dire che non ci metteremo molto, o no?- rispose Mingyu come per tranquillizzarlo.
-Esatto.- sorrisi -Ora sono curiosa di sapere che gruppo è, può dircelo?- chiesi aspettandomi una risposta.
-Per la verità si, potrei dirvelo, ma vorrei fosse una sorpresa mia cara Alice.- ridacchiò il signor Kim -Quindi non lo dirò a nessuno dei due, e non provate a fare ricerche strane in giro per lo studio. Buon lavoro.- e uscì dalla stanza senza nemmeno darci il tempo di ribattere. Mingyu ed io rimanemmo a fissare la porta chiuse per un paio di minuti per poi guardarci con due facce che sembravano due punti esclamativi enormi.
Il resto della giornata proseguì normalmente, finimmo le registrazioni e tornammo a casa per cena, e la stessa cosa fu per il giorno dopo.
-Il mio capo ha detto che per domani mi da la giornata libera.- disse Jessica mettendo in tavola il pollo -Potresti chiedere al tuo capo se puoi andare via anche te prima se finisci il lavoro in anticipo, così possiamo farci un giro il pomeriggio.-
-Non posso, purtroppo ci hanno spostato delle registrazioni a domani, di martedì mancava solo un gruppo e non sono riusciti a farlo né ieri né oggi.- dissi sbuffando e giocherellando con le patate -Però puoi sempre venire fino da noi, così ti presento Mingyu.-
-Per venire vengo certo! Ma te lo dico, non mi convince quel Mingyu.- fece una piccola smorfia -Per quando possa essere simpatico e tutto non dimentichiamoci di quello che ti stava per fare sabato.-
-Jessica, stava solo cercando di baciarmi, mica di violentarmi. Non fare come tuo solito e fermarti alla prima impressione, cerca di conoscerlo, fallo per me.- feci gli occhi da cucciolo sperando di convincerla.
-Eh va bene, va bene.- sospirò -Comunque, che gruppo c'è domani?- mi chiese, la curiosità era ben visibile nel suo sguardo.
-Non ne ho la minima idea.- dissi ridendo -Il capo ha detto che me lo vuole tenere come sorpresa e non mi ha detto chi ci sarà.- presi un pezzo di pollo iniziando a mangiare.
-Ah beh, allora ci saranno gli MBLAQ!- urlò felicissima lei, mentre io quasi mi strozzai con il pollo. In fretta presi il bicchiere con l'acqua per berne un po' -Non dirmi che sul serio non lo avevi capito.- Jessica scoppiò a ridere e io la guardai male -Dai donna, è palese che ci saranno loro. Il tuo capo ha letto le tue storie, quindi sa che ti piacciono loro, soprattutto Thunder. A meno che non sappia anche di altri gruppi che ti piacciono la conclusione è più che ovvia.- disse lei orgogliosa del suo ragionamento.
-In effetti hai ragione. Quindi domani vedremo sul serio i ragazzi? Oddio non ci credo. Guarda che però se non ci sono loro mi arrabbio!- dissi facendo la finta minacciosa -Calma Alice, calma.- parlai con me stessa e presi un respiro profondo, ma aiutò ben poco. Passammo il resto della serata a fantasticare su quella che sarebbe stata la giornata seguente, ad immaginarli davanti a noi, belli come solo loro sono, a come presentarci, a cosa dirgli, ad ogni singolo dettagli. Inevitabilmente poi la nostra fantasia volò oltre quello che sarebbe stato possibile, con magari un appuntamento, una carezza, persino un bacio.
Il giorno dopo ci svegliammo fresche e raggianti, pronte per incontrare i nostri cari cantanti, arrivammo addirittura in anticipo agli studi, il custode aveva già aperto le porte, ma non era ancora arrivato nessuno, e le luci del palco erano ancora spente. Nonostante fosse piano giorno e ci fosse un sole stupendo fuori, la vista del palco completamente al buio metteva un po' di ansia, così munita di torcia mi avventurai in cerca dell'interruttore lasciando Jessica in sala computer. Per fortuna non ci misi molto a trovare l'interruttore, quel posto così al buio, senza nemmeno una finestra metteva i brividi. Mi voltai verso la sala e vidi Jessica gesticolare dalla finestrella presente davanti alla mia scrivania, subito non capii, poi vidi affacciarsi anche Joon e per un momento il mio cervello si fermò, erano veramente loro, erano arrivati, non potevo crederci nonostante vedessi Mir salutarmi come un bimbo che saluta la mamma dalla finestra della scuola. Mi affrettai per raggiungerli ma qualcuno mi prese la mano fermandomi, così mi girai e vidi la solita figura scura, il ragazzo ancora con il viso coperto.
-Che ci fai tu qui?- chiesi senza nemmeno collegare la bocca al cervello, il quale stava pensando ai ragazzi in sala computer.
-Non ti ricordi che sono venuto anche martedì? E meno male che sono venuto prima agli studi.- percepii di nuovo il suo sorriso oltre il leggero tessuto della sciarpa, proprio come quel giorno in ospedale -Pensavo fossi felice di vedermi.-
-Vederti, per modo di dire vederti.- diedi un'occhiata alla finestra vedendolo le teste dei ragazzi e di Jessica, in quel momento ero così vicina a Sanghyun eppure così lontana.
-Sembra che vorresti essere da un'altra parte.- disse lui lasciandomi il braccio.
-Scusa, ma vedi quella stanza, in quella stanza al momento ci sono la mia migliore amica e uno dei nostri gruppi preferiti, e vorrei tantissimo andare dal mio cantante preferito.- dissi un po' dispiaciuta -Come hai detto l'ultima volta, questo non è il momento mi dispiace.- e dopo aver fatto un inchino mi girai dirigendomi verso la sala computer.
-Non pensi che il tuo amato Sanghyun alias Cheondung alias Thunder possa aspettare qualche minuto in più.- subito mi bloccai e mi rigirai verso il ragazzo.
-E tu come fai a sapere che è proprio lui?- lo guardai sospettosa, sembrava voler giocare con me da come parlava, dal suo tono di voce.
-Beh, forse hai ragione, non sono un ragazzo molto paziente.- e rise appena abbassando la sciarpa, e in quel momento sentii tutte quelle sensazioni che Jessica aveva detto avrei provato una volta che mi sarei ritrovata davanti proprio lui. Si abbassò il cappuccio e si tolse gli occhiali da sole mostrando il suo viso sorridente che tanto mi piaceva -Mi presento, sono Park Sanghyun, piacere di conoscerti Alice.- fece un piccolo inchino.
-Ma quindi, quella sera, e all'ospedale..- le parole iniziarono a morirmi in gola, la quale sembrava essersi seccata in un istante -Sembra uno scherzo del destino.- ridacchiai nervosa grattandomi la testa.
-Uno scherzo del destino? Come mai dici così? Insomma, la prima volta è stato più un caso, passando di li avevo visto una fanciulla in difficoltà e non potevo certo non aiutarti. All'inizio non ti avevo riconosciuta, ma poi domenica Joon è arrivato in sala prove dicendo che lui e Mir avevano trovato una delle ragazze che ci avevano mandato le lettere dall'Italia, ma anche martedì era stato un caso per me averti trovata qua e-iniziai a ridacchiare interrompendolo -Che c'è?- mi guardò non capendo il motivo della mia reazione.
-Non intendevo quello, parlavo del fatto che proprio tu ci hai portati in ospedale. La signora Kim ha chiamato suo figlio come te.- dissi sorridendo.
-Come me? E perché? Che avesse capito che ero io?- io scossi la testa, l'imbarazzo tornò colorandomi di rosso le guance.
-Lo ha chiamato come te perché la notte prima il marito, ovvero il mio capo, le ha fatto leggere una delle mie storie che gli ho tradotto, storia della quale tu sei il protagonista.- abbassai lo sguardo, non potevo crederci che stavo sul serio per dire quelle cose proprio a lui -Ha detto che da come ti ho descritto le è piaciuto tantissimo il personaggio.-
-Aspetta, fammi capire, tu hai scritto una storia su di me, e grazie a quella storia hanno dato il mio nome ad un bambino appena nato?- mi guardò sorpreso ma sorridendo, io mi sentivo travolta da moltissime emozioni, ancora qualche secondo e mi sarei persa nei suoi occhi che fissavano i miei -In questo caso dovrai farmela leggere assolutamente.- disse lui senza sciogliere quel bellissimo sorriso, io sgranai gli occhi incredula, e in quell'unico istante tutte quelle emozioni sparirono lasciando il posto solamente a due, la felicità del fatto che lui, Park Sanghyun, volesse leggere una delle storie che io ho scritto su di lui, e la paura che una volta letta mi prenda per una di quelle fan esagerate che ai fansign gli portano il contratto matrimoniale da firmare.
-Ehm... vedremo.- abbassai lo sguardo portandomi le mani sulle guance, erano bollenti.
-Vedremo cosa? Me la farai leggere se farò il bravo?- si abbassò come fa un bimbo in cerca dei miei occhi -Ti devo ricordare che ti ho aiutata per ben due volte.- nel vederlo così non riuscii a trattenere una risatina, me lo ero sempre immaginato un ragazzo giovanile, che in certi atteggiamenti sempra più piccolo di quello che era, ma comunque un ragazzo maturo, un uomo.
-Penso che i tuoi amici e la mia migliore amica ci stiano aspettando, non credi?- dissi ridacchiando e facendogli cenno con la testa alla sala computer, volevo mantenere un atteggiamento amichevole nei suoi e nei confronti dei ragazzi. Ci avviammo verso la sala e come aprii la porta Jessica mi corse incontro senza nemmeno accorgersi di Sanghyun.
-Alice hai visto? Te lo avevo detto che ci sarebbero stati loro oggi alle registrazioni.- il suo sorriso era più radioso del sole che splendeva fuori dalla finestra -Ovviamente ho chiesto loro dov'è Thunder, ma hanno detto che prima di venire aveva un affare di cui occuparsi.- diedi un'occhiata ai ragazzi e vidi che stavano cercando di nascondere quei sorrisetti complici sui loro visi -Tu sai già chi sono, quindi- Jessica si girò verso i ragazzi -ragazzi, vi presento la mia migliore amica-
-Alice.- disse Seungho interrompendo Jessica e facendo un cenno con la testa -Finalmente G.O ed io ti vediamo di persona, è un piacere.- in un primo momento Jessica rimase un attimo a guardarlo confusa.
-Oh, forse vi hanno parlato Joon e Mir di lei avendoci incontrate domenica fuori dall'agenzia.-
-No, gliene ho parlato io.- disse Sanghyun entrando finalmente nella stanza con il suo classico sorrisetto -Tu devi essere Jessica, piacere di conoscerti.-
-Thunder! Sei arrivato.- il sorriso di lei si riaccese per qualche istante per poi tornare confusa -Ma scusa, come puoi aver parlato a loro di lei se è la prima volta che la incontri? Perché di sicuro se ti avesse incontrato me lo avrebbe detto, vero?- mi lanciò un'occhiata quasi minacciosa.
-Te lo avrebbe detto se avesse saputo che mi aveva incontrato.- rispose lui annuendo, i ragazzi ed io ci limitavamo a guardare quella scena ridacchiando, si capiva dal suo sguardo che Jessica non aveva capito il nesso logico di tutto ciò -Ti dico solo che l'ho incontrata dopo di Mir e prima di Joon.- lei iniziò a farsi tutti i suoi conti.
-Ma non ha senso come cosa. Mir lo ha incontrato venerdì sera al negozio di animali, e Joon domenica mattina davanti all'agenzia. L'unico buco possibile è sabato, ma sabato siamo state insieme tutto il tempo. Siamo andate al centro commerciale, poi a mangiare il sushi, al locale a ballare e poi siamo tornate a casa.- si fermò un secondo a pensare -Aspetta, ma lei è tornata prima. Quindi- alzò lo sguardo verso di lui sorpresa -eri tu quello che l'ha salvata dalle grinfie di Mingyu.- lui annuì sorridendo -E quindi sei stato sempre tu ad accompagnare lei e la signora Kim in ospedale. Waa, sembra il racconto di una favola.-
-Oddio Jessica, adesso non esageriamo.- dissi ridacchiando imbarazzata.
-Parla quella che giusto pochi minuti fa lo ha definito uno “scherzo del destino”.- disse Sanghyun con un sorrisino, mi girai verso di lui lanciandogli un'occhiataccia mista di minaccia e imbarazzo.
-E poi tu non mi hai ancora detto come facevi a sapere che sei il mio preferito degli MBLAQ.- dissi additandolo.
-Secondo te sul serio Joon ha una memoria abbastanza potente da ricordarsi un video visto tempo fa? Domenica ti ha riconosciuta perché io sapevo che eri tu la ragazza che aveva incontrato Mir, e mentre io mi sono riguardato il video lui è entrato in camera mia e ti ha vista.- stava sorridendo, ma non era lo stesso sorriso che mi aveva fatto dopo essersi tolto cappuccio e sciarpa, no, era un sorriso più dolce, caldo -Da quando ci avete mandato quelle lettere, penso di averla letta ogni volta prima di un'esibizione la tua, sentivo il calore di una fan leggendola, ma non una fan qualunque.- si portò una mano dietro la testa questa volta sorridendo un po' imbarazzato per la presenza degli altri -Non saprei come spiegarlo, insomma, riusciva a darmi la carica giusta. Ed è anche perché ho letto la tua “storia” su Dress Up che sono curioso di leggere una vera storia con me come protagonista.- in quel momento il mondo attorno a me si fermò, l'unica cosa che riuscii a fare era stringere la mano a Jessica, come per avere un contatto con la realtà.

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassettesimo ***


Le parole che Sanghyun pronunciò in quel semplice istante andavano oltre qualsiasi mio pensiero, qualsiasi mia fantasia, mi fecero perdere un battito lasciandomi pietrificata. Tenevo stretta la mano di Jessica, e riuscivo a percepire che aveva capito dalla sua stretta. Non sapevo cosa rispondere, le parole tornarono a morirmi in gola come era già successo prima, per fortuna arrivarono a spezzare il silenzio che si era creato il signor Kim e Mingyu.
-Buongiorno ragazzi, vedo che la sorpresa è stata scoperta.- disse ridendo, i ragazzi si girarono e fecero un piccolo inchino salutandolo -Aspettate un secondo.- il signor Kim iniziò a scrutarli per poi soffermarsi su di lui -Tu devi essere Sanghyun, o come ti chiamano più spesso, Cheondung.- sorrise porgendogli la mano -Finalmente posso darti un volto, anche se lavoro in questo settore, non ne so molto di cantanti e idol.-
-Un volto? Oh, immagino si riferisca alla storia di Alice.- disse lui mentre un sorriso si illuminò sul suo viso -Mi ha detto che grazie ad una sua storia lei e sua moglie avete dato il mio nome a vostro figlio.-
-E ti ha detto giusto. In questo caso tu sai già chi sono io.- ridacchiò e si girò verso gli altri -Io sono il capo che dirige il programma, e lui è mio nipote, momentaneo assistente di Alice.- Mingyu fece un piccolo inchino.
-Ma tu non sei il ragazzo che sabato scorso ha cercato di aggredire Alice?- chiese Sanghyun ovviamente riconoscendolo, Mingyu ed io sgranammo gli occhi, lui sorpreso e impaurito per ciò che avrebbe detto suo zio, io perché avrei dovuto avvisare Sanghyun di non dire nulla.
-Aggredito? Di che cosa sta parlando?- chiese il signor Kim visibilmente adirato.
-Forse è meglio se vi spiego.- dissi deglutendo con un po' di timore -Signor Kim, io e suo nipote ci eravamo già visti prima, ci siamo incontrati in un locale sabato scorso, e diciamo che lui ha tentato di baciarmi, ma non appena ci siamo riconosciuti a lavoro si è subito scusato e ora è tutto a posto.- mi girai verso Mingyu -Vedi, lui è il misterioso ragazzo che mi ha aiutato sabato e che ci ha portato in ospedale. In effetti, il nome di vostro figlio corrisponde al nome del ragazzo che ha portato noi e sua moglie all'ospedale.- dissi sperando di alleggerire l'atmosfera.
-Che strana coincidenza.- disse il signor Kim -Altro che drama, questa si che è una storia contorta e unica.- ridacchiò per poi guardare l'orologio -Bene ragazzi, ora bisogna mettersi al lavoro, così finiremo prima e potremo andare prima a casa. Con te ne discuteremo più tardi.- disse a Mingyu e uscendo poi dalla sala computer. Per tutto il tempo Jessica si era nascosta dietro i ragazzi per non creare ulteriori problemi.
-Dobbiamo andare anche noi, dobbiamo cambiarci e tutto.- disse Seungho -Di nuovo piacere di averti conosciuta Alice.- e seguito dagli latri uscirono.
-A più tardi.- disse Sanghyun facendomi un innocente occhiolino e seguendo gli altri, io lo salutai con la mano sentendomi poi un po' stupida.
-Che storia.- spuntò fuori Jessica ridendo -Esilarante e romantica allo stesso momento, ha ragione il tuo capo, potrebbero farci un drama.-
-Buongiorno.- disse Mingyu guardandola -Tu chi saresti?- sorrise.
-Io sono la migliore amica della ragazza che hai aggredito sabato scorso, quindi stai attento a quello che fai che ti controllo.- gli lanciò un'occhiataccia.
-Lei è Jessica, e non fare caso a quello che dice, si comporta da brava migliore amica cercando di proteggermi.- ridacchiai sedendomi al mio posto. Dopo qualche minuto iniziammo le registrazioni, i ragazzi si misero in posizione, avevano degli outfit bellissimi, avevo paura di farmi distrarre dal loro fascino mancando di tradurre qualche parola. Essendoci stati solo loro, non ci volle molto, dopo una ventina di minuti era già tutto finito. I primi ad andarsene furono il signor Kim e Mingyu, il capo non vedeva l'ora di tornare a casa da suo figlio e mi aveva promesso che un giorno lo avrebbe portato al lavoro così che sarei riuscita a vederlo e forse a prenderlo in braccio. Jessica ed io uscimmo dalla sala computer ritrovandoci davanti G.O.
-Ragazze, vi va di andare a bere qualcosa tutti insieme? Scusate se sono ancora vestito con i vestiti di scena, ma gli altri mi hanno mandato qui con la paura che foste già andate via.- disse sorridendo.
-Se per lei va bene allora ok.- dissi guardando Jessica, ma ero sicura che la sua risposta sarebbe stata solo che positiva -Però io prima devo andare in un posto, quindi che ne dite se facciamo così, voi sei andate, Jessica mi manda un messaggio scrivendomi dove siete e vi raggiungo.-
-Non puoi farlo un altro giorno? Insomma, quando ci ricapita di stare con gli MBLAQ?- disse lei ridacchiando.
-Prima lo faccio meglio è, e poi non ci metterò molto, ve lo prometto. Anzi, parto subito così intanto recupero tempo. Aspetto un tuo messaggio allora, a dopo.- li salutai e in fretta uscii dagli studi. Per evitare complicazioni non presi la bicicletta e chiamai un taxi spiegando al tassista dove portarmi, diedi un'occhiata in borsa controllando di avere la chiavetta USB. Una volta arrivata entrai in un negozio di stampe, come regalo per la nascita del piccolo Sanghyun avevo deciso di far stampare e rilegare la storia che avevo tradotto sapendo che era piaciuta sia al signor Kim che a sua moglie. Fortunatamente non ci misero molto, e il risultato era veramente carino, così chiesi se avevano anche della carta per fare un piccolo pacchetto regalo. Intanto arrivò il messaggio di Jessica, così una volta pagato corsi fuori in cerca di un taxi, il quale fortunatamente arrivò in fretta, gli riferii l'indirizzo e in meno di cinque minuti ero arrivata. Scesi dal taxi e vidi che ad aspettarmi fuori dal locale c'era Sanghyun.
-Eccoti.- disse sorridendo -Conosciamo i padroni del locale e quando veniamo qua ci riservano sempre una stanza per non essere disturbati, e non sapendo se l'avresti trovata, ti ho aspettato per accompagnarti.- aprì la porta lasciandomi entrare -Dove sei andata di bello? Sempre se posso saperlo.-
-Che gentile.- dissi sorridendo e seguendolo -Sono andata a preparare il regalo per il signor Kim, la moglie e il figlio. Gli ho stampato e rilegato il racconto che hanno letto dove sei il protagonista, così potranno tenerlo come libricino per leggerlo al figlio.-
-Ma che pensiero carino.- mi scompigliò i capelli aprendomi la porta, non appena mi videro mi salutarono tutti -E quando pensi di farla leggere anche a me? Insomma, sono curioso.- ridacchiò.
-Ma in questa storia c'è solo Cheondung o ci siamo anche noi?- chiese Mir curioso.
-Ci siete tutti e cinque.- dissi sedendomi al tavolo -I vostri personaggi ho cercato di renderli il più verosimili possibile.- Jessica mi ordinò gentilmente una lattina di The alla pesca. Per tutto il tempo chiacchierammo di molte cose, per di più erano loro a chiedere su di noi, visto che noi di loro sapevamo molto, non tutto ma molto. Jessica era come rapita da Joon, ad un certo punto iniziarono a parlare tra di loro senza più darci tanto bado, o almeno finché Mir non si intromise nel loro discorso. Ci chiesero del nostro passato, dei nostri hobby, di cosa ci piaceva fare nel tempo libero, anche se per il mio conto ci sarebbero potuti arrivare grazie alla lettera e alla chiavetta che gli avevo mandato.
Ad un certo punto sentii il telefono vibrare, uscii un secondo dalla stanza per rispondere senza disturbare gli altri.
-Pronto?- risposi.
-Alice, sono il signor Kim.- sentii la sua voce un po' più felice del solito -Ho chiamato perché ho delle ottime notizie, o almeno spero siano ottime, mancate solo tu e la tua amica a darmi l'ok.-
-Amica? Oh, allora oggi l'ha vista agli studi.- dissi ridacchiando.
-Si, ma mi sembrava un po' timida così non ho detto nulla.- ridacchiò anche lui.
-E per cosa dovremmo dare l'ok Jessica ed io?- chiesi curiosa, quando me lo disse non potei credere alle mie orecchie, rimasi un po' di stucco per poi ringraziarlo dicendogli che gli avrei fatto sapere il prima possibile e mettere giù la chiamata. Rientrai nella stanza con in viso un'espressione quasi sconvolta, gli altri iniziarono a preoccuparsi un po' chiedendomi che cosa era successo, perché avevo quella faccia, io mi girai verso Jessica.
-Il mio capo, il signor Kim, ha parlato con chi di dovere mi ha detto. Ci ha proposto di fare un piccolo programma di un paio di episodi per Arirang.- Jessica ebbe la mia stessa reazione.
-Sul serio? O mi stai prendendo in giro?- mi chiese.
-Secondo te potrei prenderti in giro con questa faccia? È tutto vero! E ha detto che se accettiamo, il programma sarà anche con voi, ha già parlato anche con il vostro manager.- dissi rivolgendomi ai ragazzi.
-Allora dovete assolutamente accettare, ci piacerebbe fare un qualcosa di particolare con delle nostre fan.- disse subito G.O -Chiama il tuo capo e accettate, c'è da festeggiare!-

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciottesimo ***


Per un momento mi lascia prendere dall'entusiasmo di tutti brindando anche io insieme a loro con l'ultimo sorso della mia Red Bull, vedere tutti quanti così eccitati metteva di buon umore anche me, ma poi riflettei un attimo su tutte le conseguenze che il programma avrebbe portato.
-Aspettate un secondo.- dissi fermandomi per poi guardare Jessica -Ma come facciamo a fare un programma televisivo? Insomma, tutti i giorni siamo a lavorare, e poi dobbiamo preparare la nostra tesi per laurearci una volta tornate a casa.- mentre il sorriso di lei diventò un punto di domanda tale quale al mio, i sorrisi dei ragazzi si spensero come un falò colpito dalla pioggia.
-Ma la tesi non potete scriverla una volta a casa?- chiese Seungho -Non ci credo che siete venute fino in Corea del Sud per chiudervi prima in un ufficio a lavorare e poi in camera vostra per i compiti.-
-Noi le abbiamo incontrate davanti alla nostra agenzia domenica scorsa, e Mir ha incontrato Alice nel negozio di animali, dubito che si chiudano affettivamente in camera.- rispose Joon con un sorriso dolce, a quel punto sia io che Jessica volevamo in parte sotterrarci, non volevamo passare per quelle che non fanno il loro lavoro.
-Te lo assicuro io, la sera escono a divertirsi, e parecchio a quanto pare.- aggiunse Sanghyun lanciandomi un'occhiatina che mi stava sciogliendo, anche se forse più per la vergogna che per l'imbarazzo -In ogni caso se il tuo capo ha detto di aver parlato con chi di dovere, tue testuali parole, allora penso che non dovreste preoccuparvi. Meglio chiedere conferma, visto che la mia è solo un'ipotesi.- Sanghyun ridacchiò alzando di nuovo il suo bicchiere di Coca Cola -Allora, questo brindisi?- e tutti alzammo in nostri bicchieri facendoli tintinnare tra loro.

-Non mi sembra ancora vero!- disse Jessica una volta varcata la soglia, i ragazzi erano stati così gentili da accompagnarci a casa, anche se solo per cambiarci.
-Invece di metterti a sognare, dobbiamo trovare qualcosa di adatto per questa sera. Ti devo ricordare che ceniamo con il mio capo, il manager dei ragazzi, uno dei produttori che lavorano per Arirang e la nostra responsabile dell'università?- dissi correndo di fretta in camera e buttando qualsiasi vestito elegante mi fossi portata sul letto.
-Stai calma Alice, non andiamo mica a cenare con la regina d'Inghilterra.- ridacchiò raggiungendomi in camera e iniziando a cercare tra i suoi vestiti -Non dobbiamo certo vestirci come se stessimo per andare ad un matrimonio.-
-No ok, ma non sarebbe male dare una bella impressione, farci vedere come due ragazze serie che si impegnano per il loro lavoro e tutto il resto.- dissi scartando qualsiasi vestito tranne due -E poi per una volta che ho una scusa per vestirmi elegante. Ora basta discutere, quale dei due?- dissi alzando i due vestiti e girandomi verso di lei. Uno era stato il mio vecchio vestito del mio primo ed ultimo ballo studentesco organizzato dal mio vecchio liceo, un semplice vestito nero con la gonna a ventaglio che si chiudeva con una zip sul davanti e da allacciare dietro al collo. L'altro vestito lo avevo usato per uno dei miei saggi di canto, un semplice vestito a tubino blu con uno strato di pizzo nero, non aveva alcuna spallina. Sapevo che chiedere consiglio a lei sui vestiti non aveva molto senso, non l'avevo mai vista indossare una gonna, lei sosteneva di non sentirsi a suo agio, ma ero troppo indecisa per fare una scelta da sola, il primo mi sembrava troppo semplice, mentre il secondo un po' troppo provocante. Lei rimase a guardare i due vestiti per qualche minuto, poi sul suo viso si creò un piccolo sorrisino.
-Quello blu con il pizzo.- decretò lei indicandolo, feci per esprimere i miei pensieri sul fatto che forse era troppo ma lei mi interruppe -E metti i tacchi quelli neri con la fascia alla caviglia.- presa di sorpresa acconsentii senza dire nulla e mi cambiai, il più delle volta si limitava a dirmi “mettiti quello che vuoi” senza esprimersi più di tanto. Nonostante quanto fosse corto il mio vestito, mi sentivo a mio agio grazie ai collant color carne.
Ci rinfrescammo entrambe e una volta pronte mandammo un messaggio ai ragazzi che si erano offerti di venirci a prendere, evitando così di dover prendere il taxi. Jessica indossava un paio di Jeans neri e una maglia un po' scollata, la quale di sicuro avrebbe attirato l'attenzione. Quando arrivarono prendemmo dei giubbettini leggeri e scendemmo il più in fretta possibile. Li salutammo e li ringraziamo di nuovo per la disponibilità e la gentilezza, per quella sera non c'era il loro autista, al volante c'era Seungho e seduto a fianco a lui G.O. La cena era stata organizzata dal mio capo, e con grande gioia mia e di Jessica, aveva prenotato un tavolo al ristorante giapponese vicino agli studi.

-Bene, ora possiamo parlare di questo progetto.- disse il signor Kim una volta che tutti finimmo di mangiare -Quando ho chiamato Alice, ne avevo già parlato con voi, ma giustamente ci sono state delle osservazioni da parte delle ragazze su alcune questioni. Purtroppo il capo di lavoro di Jessica non è potuto venire, ma ciò che sto per dirvi per Alice vale anche per Jessica. Questo programma può benissimo valere come stage per noi.- disse rivolgendosi alla responsabile dell'università.
-Ho chiamato la loro università in Italia, e anche per loro va bene. È pur sempre un modo per affinare il loro coreano.- disse sorridendo -E per il discorso della tesi hanno detto che potete prendervela con calma, non incorrerete in alcun problema o conseguenza.- concluse la responsabile. Jessica ed io ci guardammo e sorridemmo prendendoci per mano sotto al tavolo, volevamo urlarlo al mondo ma doveva contenerci, almeno per il momento.
-Perfetto! Ora parliamo più in dettaglio di come si pensava di strutturare il programma.- disse il signor Kim.
-Una delle idee di base era quella di mostrare l'esperienza di due ragazze straniere a Seoul e magari anche in altri luoghi o città, il tutto visto dai loro occhi.- disse il produttore -Quindi sarete voi a filmare e documentare ogni vostra esperienza, anche la più piccola, poi saremo noi a decidere quali spezzoni tenere o lasciare.-
-Aspettate un secondo, in che senso saremo noi a filmare e a commentare?- chiesi esprimendo la stessa domanda che si celava dietro lo sguardo confuso di Jessica. Come feci quella domanda notai un sorrisino sul viso del mio capo di lavoro.
-Vedi Alice, ho fatto alcune piccole ricerche, e ho trovato un certo canale YouTube.- ridacchiò -Da quando i nostri cari MBLAQ sanno trasformarsi in piccioni ballerini?- Jessica ed io ci pietrificammo per l'imbarazzo. Una volta, mentre stavamo aspettando il treno a Venezia per tornare a casa dall'università, ci eravamo messe a filmare dei piccioni che cercavano di estorcerci alcune patatine dando ad ognuno il nome di uno degli MBLAQ. Ci eravamo divertite tantissimo, e poi avevo anche fatto un piccolo montaggio con una delle loro canzoni.
-Beh, ora possiamo dire che gli MBLAQ hanno un music video per la canzone “Run”.- disse il loro manager ridacchiando. Noi due volevamo sotterrarci, guardai i ragazzi e vidi che non capivano di cosa stessero parlando, ma prima o poi avrebbero visto quei video anche loro.
-Non appena ho visto quel video, facendomi aiutare per la traduzione di quello che dicevate, mi era sembrata un'ottima idea per il programma. Magari davanti ad una telecamera sarebbe stato difficile per voi due essere voi stesse o essere sciolte come sono abituati gli idol, ma se sarete voi a filmare e tutto non dovrebbero esserci problemi, l'importante è che vi divertiate come quella volta.- concluse il signor Kim.
-Va bene.- dissi alzando le mani come per arrendermi -Gli altri dettagli?- chiesi curiosa.
-I ragazzi che ruolo avranno nel programma?- chiese Jessica, mi aveva praticamente letto nel pensiero, non che fosse strano per noi pensare alla stessa cosa.
-I ragazzi dovranno semplicemente essere un po' di tutto, vostri accompagnatori, guide, e poi con la presenza di idol sarà più alta la probabilità che il programma vada a buon fine e che in molti lo guardino.- disse il loro manager.
-Vi saranno date due telecamere, dovrete cercare di filmarvi a vicenda il più possibile, anche i ragazzi potranno filmarvi.- continuò il produttore -Voi avete ancora due settimane di permanenza qua in Corea del Sud, per la prima settimana potreste girare un po' Seoul e visitarla, poi farete un piccolo tour nelle città che più preferite. L'ultima cosa che si vedrà nel programma sarà la vostra partenza in aeroporto.-
-Allora, accettate?- chiese entusiasta il signor Kim rivolgendosi anche ai ragazzi. Guardandoci tra di noi ci scambiammo dei piccoli sorrisi di approvazione.
-Accettiamo.- disse Jessica.
Dopo aver firmato le carte necessarie per la partecipazione a questo nostro nuovo programma, ci salutammo tutti pronti per tornare a casa.
-Sentite ragazzi.- iniziò Jessica -Per noi la notte è ancora giovane, che ne dite di andare a festeggiare in qualche locale tutti insieme?- eravamo tutti d'accordo, ma io avevo uno strano presentimento su Jessica, come se stesse architettando qualcosa. Una volta in macchina Seungho mise l'indirizzo di un locale che conosceva nel navigatore. Non gli ci volle molto per arrivare, non c'era molto traffico -Alice, è meglio se ti sistemi il rossetto.- mi disse sussurrando Jessica mentre Seungho cercava da parcheggiare. Presi rossetto e specchietto, ma una volta aperto il rossetto Jessica mi urtò facendolo cadere sulle mie gambe, sporcando così le calze -Oddio scusa.- fece con espressione mortificata -Stavo cercando di prendere il telefono dalla tasca.-
-Non ti preoccupare.- dissi sospirando -Ma ora come faccio?- la macchia ovviamente non se ne sarebbe andata via per magia.
-L'unica cosa rimasta è togliersi le calze.- disse lei sorridendo -Ragazzi, Alice può togliersi le calze un momento in macchina vostra? Si è sporcata con il rossetto.-
-Mi hai sporcato tu.- dissi fra me e me cercando di non farmi sentire da lei, forse era proprio a questo che voleva arrivare.
-Ma certo.- disse Seungho -Forza, tutti fuori.- e tutti quanti, Jessica compresa, scesero. Il più velocemente possibile mi tolsi prima le scarpe, mi sfilai le calze appallottolandole e poi mi rimisi le scarpe. Avere tutta quella pelle così scoperta mi metteva a disagio, ma non quanto gli occhi dei ragazzi quando scesi dalla macchina, subito guardai male Jessica che se la stava ridendo, poi arrossii sentendo gli sguardi dei ragazzi che molto probabilmente erano caduti sulle mie gambe. Senza nemmeno guardare se quella mia sensazione era giusta, andai a buttare le calze in un cestino e poi entrammo nel locale. Questa volta non ci portarono in una stanza riservata per noi, ma comunque verso dei divanetti un po' più appartati, anche se sempre vicini alla pista da ballo.





Nel caso siate curiosi dei video del quale parlo nella storia, ecco qua i link! 

https://www.youtube.com/watch?v=AB0cNz_vdZI
https://www.youtube.com/watch?v=H4gCG0yLlM4
 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannovesimo ***


Il giorno dopo andammo agli studi di registrazione per gli ultimi accordi e per ricevere le telecamere con le quali avremmo dovuto documentare ogni nostro giorno.
-Buongiorno ragazze.- ci salutò il signor Kim più raggiante del solito -Immagino che non vediate l'ora di iniziare quindi cercherò di essere il più veloce possibile.- prese un pacco dalla sua scrivania -Qui dentro ci sono le telecamere e tutto ciò che potrebbe esservi necessario. Per esempio il supporto nel caso facciate un giro in bici per potervi filmare. Potete fare quello che volete, l'importante è che vi si veda, se insieme sarebbe meglio, soprattutto l'inizio, così che gli spettatori possano conoscervi, e che vi divertiate.- concluse lui con un sorriso enorme.
-Quindi noi per queste due settimane non dovremo fare altro che filmarci mentre facciamo le nostre solite cavolate?- chiesi quasi non credendoci ancora.
-E quando arriveranno anche gli MBLAQ nel programma?- chiese Jessica.
-I ragazzi dovrebbero aggiungersi a voi il prima possibile, però vorremmo uno o due giorni di riprese solo vostre. Ricordatevi che il programma è per di più su voi due.- rispose il signor Kim -Direi che è tutto. Mi dispiace avervi scomodate per così poco, ma volevo che veniste a vedere.- diede un'occhiata alla porta sorridendo. In quel momento si aprì ed entrarono Mingyu e la signora Kim con un passeggino, subito mi tornò in mente il piccolo regalo che avevo preparato per la nascita del bimbo, e che portavo sempre in borsa con me per fortuna.
-Penso che questo sia il momento più adatto per darvi questo.- dissi porgendo il pacchettino alla signora Kim -Non è niente di che, ma mi farebbe piacere se lo accettaste.- rimasi a fissarla mordendomi le labbra mentre lo apriva mostrando il libricino.
-Oddio, è la storia che ci hai fatto leggere?- chiese lei portandosi una mano davanti alla bocca -Sei stata un tesoro Alice.- mi abbracciò e poi si aggiunse anche il marito. Dopo quel piccolo momento di tenerezza, mi avvicinai al passeggino per vedere il piccolo Sanghyun. Era bellissimo, sembrava un piccolo bambolotto, solo più fragile, con tutto il coraggio possibile chiesi se potevo prenderlo in braccio, avevo un po' di paura perché non avevo mai tenuto un bimbo così piccolo in braccio, ma volevo sentire cosa si provava. Tra le mie braccia sembrava ancora più piccolo, e ogni tanto allungava la manina verso il mio volto come se avesse voluto conoscermi, io sorridevo più di quanto non avessi mai fatto, quella sensazione era indescrivibile e meravigliosa. Senza che me ne accorgessi, il signor Kim chiese a Jessica di filmarmi mentre ero persa in quel mio mondo materno.
-Questa qui è la zia Alice.- disse Mingyu prendendo la mano del bimbo -La zia che lascerà a lavorare da solo lo zio Mingyu.- concluse ridendo, io in risposta gli lanciai una piccola occhiataccia.
-Verrò a trovarti qualche volta. Prendila come un'effettiva vendetta per quel sabato.- risposi anche io ridendo e cullando un po' il bambino.

-Bene.- dissi seduta sul divano.
-Quindi?- rispose Jessica seduta accanto a me. Davanti a noi c'era il pacco aperto con le due telecamere e il resto dell'attrezzatura -Iniziamo?- presi una delle telecamere, la accesi e controllai che nell'inquadratura ci fossimo entrambe.
-Iniziamo.- premetti il tasto e la telecamera iniziò a registrare -Ehm, ciao. Lei è Jessica e io sono Alice. Da oggi, per le prossime due settimane registreremo la nostra vacanza/studio qua in Corea del Sud. Beh, vacanza/studio, per fare questo programma abbiamo finito prima lo stage quindi si può dire che è solo una semplice vacanza.- mi girai verso Jessica, la quale si limitava a guardare la telecamera annuendo -Forza dì qualcosa. Non lasciare che sia solo io a parlare.-
-E cosa mai dovrei dire? Noi due veniamo dall'Italia, siamo migliori amiche e speriamo di divertirci molto.- disse per poi bloccarsi -Ma sono io o abbiamo iniziato nel modo più noioso del mondo?-
-In effetti. Beh, dobbiamo un attimo scaldarci, è la nostra prima volta, non siamo abituate.- risposi continuando a registrare -Per questo programma dovremo documentare la nostra vacanza, potremmo iniziare mostrando dove viviamo.- mi alzai e girai la telecamera -Allora, ognuna presenta un paio di stanze mentre l'altra filma, inizia te.- mi girai trovandola con l'inquadratura.
-Io? Perché devo iniziare proprio io? Sai com'è la mia relazione con macchinette fotografiche e telecamere.- disse lei tentando di sfuggire.
-Perché al momento sono io quella che ha la telecamera.- risposi ridendo e inseguendola, lei andò a prendere la seconda telecamera.
-Ecco, ora anche io ho la telecamera.- iniziò a filmarmi.
-Vedo che siamo in una situazione di stallo.- dissi guardandola con atteggiamento da sfida -C'è solo un modo per sistemare tutto. Sasso.-
-Carta.-
-Forbice!- urlammo insieme. Per mia sfortuna le mie forbici vennero distrutte dal suo sasso.
-Accidenti. Va bene, inizio dalla cucina, ma poi ci scambiamo, il signor Kim ha detto che dobbiamo filmarci entrambe.- dissi ridacchiando e abbassando la mia telecamera -Bene, questa è la nostra piccola cucina, abbiamo tutti gli elettrodomestici più indispensabili a nostra disposizione, forno, microonde, lavastoviglie, frigo.-
-Ma stai facendo una televendita per caso?- chiese Jessica iniziando a ridere.
-Cosa dovrei dire se non questo per descrivere una stanza? Voglio vedere che farai tu allora.- iniziai a ridere anche io.
Filmammo ogni centimetro quadrato del nostro appartamento, ci mancava solo che da filmare anche i cassetti in camera da letto, ma preferimmo evitare. Pur di filmare qualcosa, ci mettemmo a fare giochini stupidi che avevamo visto o in qualche drama o nei programmi televisivi. Filmammo anche mentre cucinavamo, poi la sera uscimmo per una semplice passeggiata, forse fuori da quell'appartamento avremmo trovato ispirazione per qualche idiozia. Qualche passante, vedendoci filmare per strada, ci fece una linguaccia o ci salutò, così decidemmo di farci un piccolo cartello con la scritta “Free Hugs”. Andammo a comprare il necessario nella prima cartoleria aperta. Eravamo curiose di sapere in quanti si sarebbero fermati, e poi era sempre qualcosa di carino da filmare, qualche ragazzo cercò addirittura di attaccare bottone. Nonostante il nostro rifiuto nei confronti degli obbiettivi delle macchinette fotografiche o delle telecamere, ci divertimmo tantissimo e filmammo praticamente tutto il giorno, facemmo anche una piccola ripresa per la buonanotte prima di andare a dormire.

La mattina dopo a svegliarmi furono dei rumori leggeri ma insoliti, subito non ci feci caso più di tanto, mi limitai a girarmi dall'altra parte chiudendo di nuovo gli occhi. Purtroppo, una volta che mi svegliavo di mattina, raramente riuscivo a riaddormentarmi completamente, e in quel momento rimasi in uno stato di dormiveglia abbastanza leggero. Continuavo a sentire bisbigli e rumori di passi avvicinarsi alla nostra camera. Fin da quando abitavo con i miei genitori in Italia ero abituata ad ascoltare ogni minimo rumore, avevo addirittura imparato a riconoscere dai passi chi era a salire le scale o a scenderle. Rassegnata dal fatto che non avrei preso di nuovo sonno, mi grattai gli occhi e alzandomi a sedere aprii gli occhi incredula di ciò che vidi.
-Ehm, Jessica.- allungai una mano per scrollarla appena e spostarle la coperta dal viso tenendo lo sguardo fisso davanti a me -Penso tu debba svegliarti.-
-Ancora cinque minuti, è presto.- stava per tornare a dormire ma schiuse appena gli occhi e subito si tirò su a sedere sorpresa -Che diavolo?-
-Buongiorno!- si alzò un piccolo coro. Davanti a noi c'erano i ragazzi con in mano entrambe le nostre telecamere, Joon filmava Jessica mentre Sanghyun filmava me.
-Il sole splende alto nel cielo ed è tempo di svegliarsi dolci fanciulle.- disse G.O aprendo le tende e lasciando al sole entrare nella stanza. Mi girai un secondo verso Sanghyun, il quale non toglieva gli occhi dalla telecamera che inquadrava me, sul viso un dolce sorriso che a momenti mi scioglieva.
-Ok ok, va bene.- ridacchiai -Siamo sveglie.- spostai le coperte e scesi dal letto stiracchiandomi -Non ti alzi Je?-
-Preferirei cambiarmi tipo.- mi guardò con degli occhi che mi supplicavano di far uscire i ragazzi dalla camera, e capendo al volo li spinsi tutti in cucina con la scusa di dover preparare la colazione. Jessica non si sentiva molto a suo agio a farsi vedere in canottiera e pantaloncini corti, a dire la verità nemmeno io, ma dopo avermi vista con quel vestitino pensai che dei pantaloncini non fossero mica la fine del mondo.
-Ed ecco a voi un esemplare di Alice mentre si accinge a preparare il pasto adatto a lei e alla sua compagna di avventura Jessica.- disse Mir davanti alla telecamera di Sanghyun facendo finta di tenere un microfono in mano. Joon aveva spento la sua telecamera per non sovrabbondare con troppe registrazioni.
-Sento con piacere che hai imparato a pronunciare il mio nome senza tutte quelle elle in eccesso.- dissi ridacchiando, presi una banana e gliela misi in mano -Se devi farlo, almeno fallo bene con anche il microfono.-
-A quanto pare la razza di Alice ha molto senso dell'umorismo e interagisce liberamente con l'uomo.-
-Che ci fa Mir con una banana in mano?- chiese Jessica una volta entrata in cucina.
-Mi sta studiando come se fossi l'ultimo esemplare di me sulla faccia della terra.- risposi ridacchiando e facendo ridere anche gli altri.
-Beh, non ha tutti i torti.- ci girammo tutti verso Sanghyun, il quale aveva appoggiato la telecamera sul tavolo sempre puntata su di me -A meno che tu non abbia una gemella identica a te ma che al momento sta studiando chissà quale altra strana lingua- fece il giro del tavolo e mi si avvicinò -tu sei unica nel tuo genere.- sorrise e mi diede un colpetto sulla fronte come per farmi tornare in me.
-Sembra proprio che per gli esemplari di Alice sia arrivato il periodo dell'accoppiamento.- disse Mir mettendosi davanti all'inquadratura.
-Mir!- urlai quasi dandogli una sberla in testa. Come si spostò mi girai per non mostrare alla telecamera quanto fossi arrossita, ma purtroppo ad accorgersene fu Jessica, che mi lanciò un'occhiata complice. Mi sarei voluta sotterrare.

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Capitolo 20
*** Capitolo Ventesimo ***


Durante la colazione i ragazzi di raccontarono della piccola presentazione che avevano fatto prima di venire a svegliarci, da quel momento in poi anche loro facevano ufficialmente parte del programma. Per il resto della mattinata cercammo di decidere qualcosa da fare il pomeriggio, dovevamo pur trovare qualcosa di divertente da fare e da mostrare nel programma, ma le idee sembravano scarseggiare.
-Fuori c'è una bellissima giornata, che ne dite di un pomeriggio in piscina?- suggerì Joon.
-Assolutamente no.- disse Jessica prima che chiunque potesse concordare con lui, io mi limitai a ridacchiare. Sapevo benissimo quanto si sentisse a disagio in costume quando era in pubblico.
-Ammettilo Joon, lo hai proposto solo per vedere le ragazze in bikini.- disse G.O dandogli una piccola gomitata -Sempre il solito sei.-
-A parte che anche loro avrebbero il loro bel vedere.- ribatté inizialmente Joon -Ma non è vero! Io l'ho proposto solo perché fuori c'è caldo e c'è una bella giornata, e poi a chi non piace la piscina?- Seungho alzò la mano.
-Sai che non mi piace mostrarmi mezzo nudo in pubblico.- disse il leader -Quindi penso di essere il primo a capire il disagio di Jessica.- sorrise guardandola, lei gli mostrò uno sguardo di ringraziamento -Quindi sparate qualsiasi altra idea.-
-Secondo me potremmo fare qualcosa di non troppo stancante e questa sera andare in qualche locale. Poi nei prossimi giorni dovremo guidarle per Seoul vi ricordo. Dovremo fare le guide turistiche.- disse Sanghyun incrociando le braccia.
-Non sei mai stato un ragazzo da uscite nei locali la sera.- lo guardò Joon -Non è che le dolci gambe di Alice ti abbiano fatto cambiare idea?- il suo sorriso era tutto tranne che innocente, e io mi sentii morire d'imbarazzo, quando mettevo delle gonne non potevo non affidarmi alle mie care calze, sentirmi così esposta era stato troppo strano per me.
-Come se tu non le avessi guardate hyung.- rispose lui. Mi sentivo le guance avvampare, e nonostante mi sarei voluta nascondere sotto il tavolo, alzai lo sguardo in tempo per vedere che anche le guance di Sanghyun si erano colorate di un dolce e tenue rosso.
-Non eravate voi due quelli che dicevano che soffermarsi sulle gambe delle ragazze faceva passare per pervertiti? Che era meglio la S line?- disse Seungho con un sorrisetto. Subito non ricordai cosa volesse dire S line, poi mi tornò alla memoria. La S line era la linea del corpo femminile visto di profilo, dalla linea del seno a quella del sedere. Come probabilmente era suo solito, Seungho era riuscito a vincere su entrambi con una semplice frase, infatti entrambi distolsero lo sguardo imbarazzati. Io mi girai verso Jessica ed iniziammo a ridere.
-Facciamo così.- dissi prendendo la parola -Visto che voi avete visto il nostro appartamento, che ne dite di farci fare una visita guidata all'agenzia e al vostro dormitorio?- conclusi sapendo che avevo già l'appoggio della mia migliore amica. I ragazzi si scambiarono degli sguardi pensierosi, come se dovessero tenere nascosto un segreto di inestimabile valore.
-Direi che ha ragione.- disse Mir -In ogni caso penso che abbiano già visto tutto in qualche nostro programma, quindi vedere dal vivo non penso sia così diverso.- sorrise voltandosi verso Seungho.
-Giusto, tanto le tue mutande le avranno già viste.-
-Infatti.- disse Jessica ridendo, e con lei anche gli altri.
-Potremmo fargli vedere prima il dormitorio, preparare qualcosa da mangiare e poi portarle all'agenzia e magari buttare giù qualche caloria.- disse Joon facendomi l'occhiolino.
-Quindi si balla?- i miei occhi si illuminarono -Si si si! Vi prego.- mi girai verso gli altri con l'espressione più tenera che riuscii a fare.

Jessica ed io non stavamo più nella pelle, ci preparammo alla velocità della luce e tutti insieme andammo al dormitorio dei ragazzi. Avevano ragione, ci era già capitato un paio di volte di vederlo nei loro programmi, ma vederlo dal vivo fu una cosa totalmente diversa. I primi ad entrare furono loro, ci fecero aspettare qualche minuto fuori per riordinare un po' prima di farci entrare, ovviamente avevamo con noi le nostre telecamere, e filmammo anche in macchina durante il corto viaggio.
-Bene, da che camera volete partire?- disse Seungho sorridendo. Io e Jessica ci guardammo, ovviamente nessuna delle due sapeva scegliere. Alla fine decidemmo di partire dalla stanza del leader, la camera più tecnologica del dormitorio, Jessica si sentiva totalmente a suo agio in tutta quella tecnologia, io un po' meno perché avevo sempre avuto una certa disposizione a mandare in tilt qualsiasi apparecchio elettronico, soprattutto il computer di casa mia. Mentre Seungho si vantava con Jessica di tutti i dispositivi presenti nella sua camera, io mi limitai a filmarli.
-Ora che che ti sei beata della tua amata tecnologia, posso bearmi io di ciò che amo?- dissi sorridendole. Tutti mi guardarono non capendo cosa intendessi dire -Voglio conoscere i vostri animaletti.- dissi infine ridendo.
-Allora direi prima camera mia e poi camera di G.O hyung.- disse Mir -I miei cuccioli già li hai conosciuti, anche se Soju non abita qui con noi, come nemmeno il cucciolo del leader e Dadoong. G.O hyung è allergico al pelo degli animali.- intanto ci spostammo verso la sua camera, o almeno una parte di noi. Sanghyun e Jessica si tennero a debita distanza -Vediamo se riesci a trovarlo da sola.- disse ridendo.
-Sei sicuro di volere che guardi in giro per la tua camera? Non è che poi mi ritrovo qualcosa di peggio di un serpente?- chiesi ridendo -Anche se ho la sensazione che lo troverò al primo tentativo.- e così fu, mi bastò alzare il suo cuscino per trovarlo. Subito allungai una mano per accarezzarlo, ma poi Mir, con la stessa delicatezza di quella sera al negozio di animali, lo prese e me lo mise sulle spalle. Come l'ultima volta il serpente iniziò ad insinuarsi tra i miei capelli facendomi venire i brividi.
-Sembri a tuo agio.- disse G.O un po' sorpreso -Il più delle volte le donne hanno paura dei serpenti. E vedo che Jessica è a favore della mia tesi.- ridacchiò voltandosi verso di lei mentre rabbrividiva a quella scena come se se lo sentisse sulle sue spalle mentre filmava -Nemmeno Cheondung riesce ad avvicinarsi, figuriamoci prenderlo in mano.-
-Sarà che io sono un'amante degli animali. Se fosse per me andrei a vivere in uno zoo.- dissi ridendo -Però l'animale che più amo è il cane e subito dopo il gatto, insomma, i due animali di compagnia per eccellenza.- con attenzione presi il serpente e lo riadagiai sul materasso di Mir.
-Confermo, penso infatti che il piccolo Soju si sia innamorato di te a prima vista quella sera.- ridacchiò Mir.
-Allora andrai d'accordo anche con i miei animali.- rispose G.O portandoci verso la sua camera -Nemmeno qui entri Jessica?- le chiese.
-Diciamo che io e i rettili non andiamo molto d'accordo.- rispose lei rimanendo dietro al gruppo -Sarei anche entrata in camera di Mir per vedere i suoi manga, ma non con quel serpente libero di avvicinarsi a me.-
-Ma almeno qua sono nella loro gabbia e non liberi come quel dannato serpente di Mir.- disse Sanghyun cercando di tranquillizzarla, Mir gli lanciò un'occhiataccia -Che vuoi? Non sopporto i serpenti.-
-Più che altro sei terrorizzato dai serpenti. Capisco una dolce fanciulla come Jessica, ma un uomo grande e grosso come te?- Joon ridacchiò -Addirittura Alice è riuscita ad avvicinarsi e toccarlo.- intanto eravamo entrati nella camera di G.O, e mi aveva mostrato il piccolo alligatore e la sua lucertola, riuscii anche a prenderla in mano per qualche secondo, la rimisi nella sua gabbietta prima che potesse arrampicarsi sul mio braccio e finire chissà dove -Direi che ora manca solo la nostra camera.- disse Joon guardando Sanghyun.
-La nostra camera è abbastanza monotona e semplice, non c'è tutta questa tecnologia e nessun animale esotico strano e viscido.- continuò Sanghyun facendo finta di rabbrividire, poi entrambi ci condussero alla loro stanza. Proprio come aveva detto, era una camera normale, due letti, un guardaroba, la scrivania con il computer, eppure quando entrai sentii una piccola stretta allo stomaco, quella era la sua stanza, il luogo dove passava la maggior parte del tempo. Chissà per quali canzoni aveva trovato l'ispirazione in questa stanza. Chiedendo il suo permesso mi avvicinai al suo guardaroba, e riconobbi molti dei vestiti con i quali lo avevo visto in alcune foto, poi vidi le felpe, quelle felpe così grandi da volermici infilare anche io insieme a lui. Avrei tanto voluto stringerne una fra le braccia per poter sentire il suo profumo, per fare in modo che i miei vestiti lo assorbissero così una volta andata a casa lo avrei sentito di nuovo. Anche Jessica sembrava come in trance mentre esplorava la parte di Joon. La fine fu quando trovò Dani, il peluche di Joon, ci si aggrappò come un koala, ovviamente il proprietario del pupazzo non perse tempo a filmarla e a commentare come stesse cercando di rubargli la ragazza.
-Ragazzi, non pensate sia il momento di preparare qualcosa da mangiare?- chiese Seungho portandosi una mano sulla pancia -Io comincio a sentire un certo languorino, voi no?- si girò verso di noi cercando sostegno.
-Probabilmente tu lo senti ad ogni momento quel tuo languorino.- rispose Jessica ridendo -Ma si, anche io inizio ad avere un po' di fame.- io mi limitai ad annuire, e mentre gli altri andarono in cucina io mi avvicinai a Jessica.
-Dillo che ti sei impadronita del pupazzo perché ha il suo profumo.- dissi sottovoce dandole una piccola gomitata d'intesa, la sua risposta furono le guance leggermente rosse e un sorriso imbarazzato.
Per pranzo ci prepararono degli ottimi piatti tipici coreani, si dimostrarono dei cuochi molto bravi, anche se forse avevano cucinato un po' troppo cibo, Jessica ed io ci sentivamo piene, tanto che un altro boccone ci avrebbe fatte esplodere.
-Per avere calorie da buttare giù ballando bisogna mangiare molto, così ti ricarichi di energia.- disse Seungho dopo aver praticamente ripulito il piatto, ancora un po' e avrei potuto vedere il mio riflesso.
-Io passo ragazzi.- disse Jessica poggiandosi allo schienale della sedia e buttando la testa all'indietro sospirando -Non sono proprio il prototipo della ballerina ideale.-
-Ma dai, lo facciamo per divertimento. Non puoi tirarti indietro.- le dissi facendo i miei classici occhi da cucciolo, ma lei scosse la testa -Joon, convincila te, ti prego.- lui mi fece l'occhiolino per poi scambiare con gli altri uno sguardo di intesa, ma non aggiunse nulla, e con mia grande confusione il discorso si chiuse lì.

-Allora ragazze, siete pronte per vedere un po' l'agenzia?- chiese Seungho una volta che scendemmo tutti dalla macchina. Non appena vidi l'entrata dell'agenzia ricordai quella domenica in cui incontrammo Mir e Joon, e quel ricordo mi fece sorridere. Di certo non ci avrebbero portato a vedere ogni stanza dell'agenzia, come per esempio l'ufficio del capo, ma a noi due bastava vedere la loro sala prove, quella sala che ogni tenta si vedeva nei loro video mentre provavano varie coreografie e nuove performance. La sensazione fu la stessa del dormitorio, anche se ormai sapevamo a memoria com'era quella stanza, esserci dentro era tutta un'altra cosa. Come vidi le due pareti a specchio notai la mia espressione meravigliata e leggermente persa. Sovrappensiero inizia a ballare facendo qualche giro stando attenta a non esagerare, avevo pur sempre i muscoli non riscaldati, dopo solo qualche secondo mi accorsi degli sguardi di Jessica e dei ragazzi e mi sentii avvampare.
-Scusate, ma è più forte di me.- ridacchiai imbarazzata.
-Ma figurati, sennò per cosa credi che vi abbiamo portate qua a fare?- disse G.O sorridendo -E poi ne abbiamo parlato questa mattina, e vogliamo vedere la ballerina di quei video ballare dal vivo.- subito sgranai gli occhi, non avevo mai avuto problemi a ballare davanti ad altre persone, mi piaceva veramente molto ballare, era una parte di me, per me era come respirare, e più persone mi vedevano più ero felice. Ma in quel momento entrai nel panico, il più delle volte mi esibivo davanti a persone che non condividevano questa mia passione, e il pensiero di ballare davanti a dei professionisti mi spaventò per un secondo. Poi pensai a tutte le volte che avevo sognato questo momento, a quel sogno impossibile di poter diventare una delle loro ballerine e di poter dividere il palco insieme a loro e tornai in me.
-Però allora voglio qualcosa in cambio.- dissi incrociando le braccia e sorridendo -Voi vedrete dal vivo me, quindi anche noi due vogliamo vedere dal vivo voi.- conclusi indicando Jessica, la quale annuì.
-E lei per cosa se lo merita il nostro live?- chiese Joon facendo un sorrisino compiaciuto, Jessica ed io ci guardammo spiazzate -E no, la tua performance non vale anche per lei.-
-Posso abbracciarvi se volete.- disse lei aprendo le braccia e sorridendo, poi le venne il colpo di genio -Oppure posso cucinarvi qualche buon piatto italiano.- e si girò verso Seungho.
-Per me va bene.- disse subito lui già con l'acquolina in bocca. Joon stava per ribattere ma poi scosse la testa ridendo, probabilmente in testa lui aveva già pensato a qualcos'altro ma cedette.
-Allora a quanto pare è deciso.- disse Sanghyun voltandosi verso di me -Prima le signore.- e fece segno a Mir di accendere la musica.

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventunesimo ***


La musica partì, e, con mia grande sorpresa, il panico da palcoscenico che provavo al pensiero di ballare di fronte agli MBLAQ svanì nel preciso momento in cui iniziai a ballare. Non conoscevo la canzone quindi facevo più fatica del normale ad improvvisare, non ero mai stata brava ad inventarmi una coreografia così su due piedi, preferivo seguire con più precisione una che conoscevo. Non era la prima volta che Jessica mi vedeva ballare, e probabilmente si era accorta del fatto che i miei movimenti non erano poi così fluidi, perciò con cautela si avvicinò alla postazione della musica per cercare una canzone che conoscessi, non ci mise molto a trovarla ed una volta selezionata “Rainism” di Bi Rain schiacciò Play. L'improvviso cambiamento di musica sorprese i ragazzi, i quali si girarono a guardare Jessica, in risposta lei gli mostrò un sorriso raggiante e li invitò a prestare attenzione a me.
Durante il primo anno di università colsi l'occasione per partecipare ad un contest di ballo di cover kpop, e portai proprio quella coreografia, non avevo vinto, ma molte persone iniziarono a soprannominarmi Rain dopo quel giorno. Come iniziai a ballare i ragazzi rimasero a bocca aperta, ad un certo punto iniziarono anche a battere le mani a tempo per incitarmi. Una delle mie parti preferite era quando andavo indietro con la schiena alla fine della canzone, e fu proprio in quel momento che gli MBLAQ iniziarono ad applaudire. Con un sorriso da un orecchio all'altro feci un inchino profondo.
-Abbiamo scoperto Rain hyung in versione femminile e più giovane.- disse G.O ridacchiando.
-Cheondung, hai filmato tutto vero?- chiesei Seungho, Sanghyun annuì sorridendo -Dovremmo farglielo vedere il filmato. Oppure farti ballare direttamente davanti a lui.- concluse con un sorrisetto, io mi sentii sbiancare.
-No no no.- iniziai a scuotere la testa -Non ce la farei mai a ballare davanti a lui, è già tanto se ho ballato davanti a voi. E per il video ce l'ho già, non vi dovete disturbare, l'ho pubblicato tempo fa su YouTube.- e vedendo le loro espressioni mi pentii subito di averlo detto, così cercai di cambiare discorso -Ora tocca a voi, non pensavate certo che ce ne saremmo dimenticate, vero Jessica?- cercai il sostegno nel suo sguardo.
-E sinceramente ho già una piccola idea su cosa farvi ballare, giusto per rimanere in tema.- lei gli fece cenno di posizionarsi al centro della sala e a me di sedermi, poi fece partire “Hip Song”. I ragazzi avevano ballato quella canzone, sempre di Bi Rain, in un programma televisivo molto tempo prima, e quindi sapevano già la coreografia e se la ricordavano ancora dopo tutti quegli anni. Presi la mia telecamera pronta per immortalarli, anche se non sarebbe servito per il programma, volevo tenermi quel ricordo come oro. Come iniziarono a ballare cercai di osservare un po' tutti, ma il mio sguardo si soffermava sempre su di lui, sempre su Sanghyun, non mi ero ancora resa del tutto conto di quanto fosse perfetto quel ragazzo finchè non me lo ritrovai a ballare davanti a me. Seguivo ogni suo movimento, fissavo ogni sua parte del corpo, le sue gambe magre ma forti fasciate dal tessuto leggero dei jeans, il busto visibilmente scolpito nonostante la maglia che lo copriva, e gli occhi, quegli occhi scuri che in quel preciso momento stavano fissando i miei , e come due calamite i nostri sguardi non si sciolsero fino alla fine della loro performance. Jessica per tutta la durata della coreografia si era mangiata con gli occhi Joon, e lui sembrava fare lo stesso. Finita la musica iniziammo entrambe ad applaudire entusiaste.
-Bravissimi!- gridammo entrambe prima in italiano, poi notando l'espressione di Mir e di G.O lo ripetemmo in coreano -Vedervi dal vivo è tutta un'altra cosa.- continuò lei alzandosi in piedi.
-Ci fa piacere che vi sia piaciuto.- disse Seungho facendo un piccolo inchino -E tu non dimenticarti la tua parte.- disse rivolto a Jessica -Per questa sera siamo già d'accordo che si andrà in qualche locale, ma una delle prossime sere sarai tu la cuoca.-
-Va bene va bene.- ridacchiò -E se facessimo domani sera? Di sicuro ci sarà da fare un po' di spesa per il necessario.- e mi guardò.
-Domani mattina prepara la lista e io vado a prenderti tutto nel pomeriggio, ok?- sorrisi.
-E noi che facciamo?- chiese Mir già eccitato al pensiero. Sia Jessica che io riflettemmo per qualche secondo.
-Voi siete gli ospiti, potete venire da noi o poco prima di cena così da trovare tutto pronto, oppure potete venire prima e guardarmi lavorare.- rise Jessica sperando che decidessero la prima opzione.
-Di sicuro servirà qualcuno che vi filmi.- Joon mi prese la telecamera dalle mani e inquadrò Jessica -O cosa penserete mettano nel programma, noi che balliamo? Penso che ce ne siano già abbastanza di nostre fancam su internet.- le sorrise dolcemente, e potei vederla sciogliersi sotto al suo sguardo.
-Allora io vengo con te.- Sanghyun mi poggiò un braccio attorno alle spalle facendomi spaventare appena -Servirà qualcuno che filmi anche te.- continuò facendomi l'occhiolino, io mi limitai ad annuire -Bene, allora abbiamo deciso già il programma per domani.-
-Tu filmerai Alice al supermercato, io Jessica a casa, Mir sarà il solito casinista, G.O gli farà compagnia da bravo babysitter e Seungho assaggerà qualsiasi cosa commestibile ci sarà in cucina.- riassunse Joon con un sorriso innocente, probabilmente qualcuno gli avrebbe voluto rispondere o lanciare una scarpa ma non lo fece per non fare brutta figura.
-Per questa sera in che locale andiamo?- chiesi all'improvviso -Abbiamo già deciso tutto per domani ma non i dettagli per oggi.- continuai ridacchiando.
-Si potrebbe andare nel locale dove siete andate voi due?- entrambe ci girammo a fissare Sanghyun non capendo a quale si riferisse -Quello dove ti ho salvata dalle grinfie di Mingyu.- concluse rivolgendomi un sorrisetto tra il rimprovero e il compiaciuto, io abbassai lo sguardo sorridendo a quel ricordo.
-Perchè vuoi andare proprio in quel locale? Insomma ce ne sono tanti altri dove ancora non siamo andati.- disse Jessica, ci voltammo tutti verso di lei, probabilmente tutti con lo stesso pensiero.
-Mi sembrava un posto carino, divertente. Lei quando era uscita aveva un sorriso enorme in viso.- continuò Sanghyun indicandomi -Perchè, non ti piace?- chiese guardandola confuso.
-No no.- scosse la testa -Quel locale va benissimo.- e sorrise.
-E anche questo è deciso.- decretò Seungho guardando l'orologio -Possiamo stare qui ancora un'oretta, poi vi riaccompagnamo a casa, doccia, ci si cambia e veniamo a prendervi per andare al locale.-
-Si signore!- urlò Mir ridendo, il leader lo guardò male -Immagino che per cena troveremo qualcosa da sgranocchiare al locale.- concluse con il consenso di tutti. Quando iniziarono di nuovo ad accendere la musica e a fare gli idioti, io mi avvicinai piano a Sanghyun.
-Che mi hai stalkerato fin da quando sono arrivata?- chiesi con un sorrisetto -Non credo nelle coincidenze, non quando mi sono ritrovata colui che mi ha aiutato quella sera anche nell'edificio dove lavoravo.-
-Credi nel destino?- mi chiese guardandomi negli occhi, io dovetti appellarmi a tutta la mia resistenza per sostenere il suo sguardo senza che le gambe mi cedessero, anche se ero consapevole del lieve colorito rosso che ormai avevano le mie guance.
-Non hai risposto alla mia domanda.- dissi una volta ritrovata la voce.
-Ogni cosa a suo tempo.- concluse sorridendomi dolcemente.

-Sbrigati Jessica, arriveranno a momenti!-
-Sono pronta! Sono pronta!- controllai per l'ennesima volta come mi stavano i capelli e il rossetto, quando sentii bussare alla porta, corsi a prendere la telecamera.
-Buonasera.- dissi filmando -Qual buon vento vi porta in questa umile dimora?-
-Sono giunto fino qui per chiedere alle dolci fanciulle se mi concedono un ballo.- disse G.O facendo un inchino -Ma prima- mi prese la telecamera dalle mani e la puntò verso di me -dobbiamo immortalare cotanta graziosità e bellezza.- ridacchiai e mi accorsi che gli latri non c'erano, così chiesi dove fossero -Abbiamo giocato a “sasso carta forbici” e il vincitore avrebbe avuto l'onore di vedervi per primo e accompagnarvi alla macchina da vero Playboy.- rispose sorridendo.
-E qualcosa mi dice che quel vincitore fortunato sei tu.- dissi ricambiando il sorriso -Ci sei Jessica?- e in un lampo arrivò anche lei. G.O girò lo schermetto della telecamera e si mise tra noi due.
-Quando manderanno in onda questo filmato, probabilmente quasi tutta la penisola mi invidierà.- disse compiaciuto filmandoci tutti e tre -Per non parlare di metà dei restati accompagnatori in macchina.- ridacchiò spegnendo la telecamera e poggiando ad entrambe un braccio intorno alle spalle.

-Eccoci arrivati.- annunciò Seungho parcheggiando la macchina. Mi avvicinai piano a Jessica sussurrando.
-Di preciso, quand'è stata l'ultima volta che hai sentito il barista?- chiesi.
-Ehm, tipo una settimana fa.- e il mio dubbio sul perché voleva cambiare locale fu confermato -Ma non ti preoccupare, non ci rovinerà la serata. Siamo pur sempre clienti.-
Entrammo nel locale e cercammo subito un posto abbastanza appartato per non farci disturbare da troppe fan dei ragazzi. A prendere i drink andarono Mir e Sanghyun, da bravi più giovani del gruppo. Come sempre Sanghyun non prese nulla di alcolico e io la mia solita Vodka Red Bull, con più Red Bull che Vodka. Quando il mio salvatore non mi rapiva per andare a ballare riuscivo a scambiare quattro chiacchiere con gli altri, i quali rimasero al tavolo per non dare troppo nell'occhio, e per fare compagnia a Jessica che non aveva alcuna voglia di ballare, forse per non farsi vedere dal barista. Non mi ero più interessata di cosa stesse accadendo tra loro perché erano affari suoi e non volevo impicciarmi, ma immaginavo che da quando avevamo incontrato i ragazzi si fossero allontanati, per quanto si fossero avvicinati in quei pochissimi giorni.
-Ma per caso- iniziò Sanghyun una volta avermi portato di nuovo sulla pista da ballo -conoscete il barista?- chiese facendomi segno verso il bancone.
-Più o meno, si sono semplicemente mandati qualche messaggio lui e Jessica. Perché?-
-Non so, ho notato che ogni tanto lancia delle brutte occhiatacce di invidia a Joon.- rispose lui ridendo -Magari è geloso-.
-Penso che vedendo come sorride Jessica si sia già reso conto di aver perso contro la compagnia di Joon.- sorrisi guardando la mia migliore amica felice come l'aveva vista poche volte -Ora posso fartene una io di domanda? Come mai continui a portarmi qui a ballare?- ridacchiai -Per fortuna ho delle scarpe abbastanza comode.-
-Perchè sei bella mentre balli, sembri più a tuo agio.- sorrise lui -E poi così posso ammirarti meglio che non fa quando sei seduta. Anche se avrei preferito indossassi il vestito dell'ultima volta.- mi fece girare sotto il suo braccio avvicinandomi a lui -Senza quelle fastidiose calze.- per un attimo mi sentii cedere le gambe e il mio cuore perse un battito.
-Stalker e anche pervertito, non male come impressione.- dissi cercando di ridere in modo normale.
-E non hai visto ancora nulla.- rispose lui pizzicandomi il fianco per farmi il solletico, e riprendemmo a ballare.

-Grazie per averci riaccompagnate a casa.- disse Jessica mentre io cercavo le chiavi dell'ingresso e dell'appartamento.
-Ci mancherebbe altro.- rispose Seungho -Era nostro dovere.- sorrise.
-Ehm, abbiamo un piccolo problema Jessica.- dissi con un sorriso tirato -Penso di aver dimenticato le chiavi dell'appartamento... dentro all'appartamento.-
-E ora come facciamo? Di sicuro il custode non c'è essendo troppo tardi, e non mi pare ce ne sia uno notturno essendo un dormitorio femminile.- sospirò.
-Non vedo dove sia il problema, vi ospitiamo noi.- disse G.O con un sorriso stampato in volto.

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Capitolo 22
*** Capitolo Ventiduesimo ***


Ed eccoci li, vista la situazione d'emergenza, a dormire nei letti di Joon e Sanghyun mentre loro si accontentarono del divano. Per quanto fosse quasi estate, entrambe ci raggomitolammo sotto le loro coperte. In un primo momento rimanemmo in silenzio, aspettando che tutti si addormentassero, poi a bassa voce iniziammo a ridacchiare come delle vere bimbe al loro primo pigiama party, per di più, vista la mancanza di un cambio per noi, ci prestarono dei loro vestiti comodi. Jessica indossava una tuta di Joon, completa con i pantaloni lunghi, mentre io una felpa bianca e dei pantaloncini corti di Sanghyun. Dopo un'oretta ci addormentammo anche noi due, o almeno Jessica. Io continuavo a rigirarmi da una parte all'altra non essendo molto abituata a quel tipo di letti, che erano diversi da quelli del dormitorio. Per di più iniziavo ad avere veramente caldo, e prima di poterci inciampare dentro, mi tolsi i pantaloncini che mi andavano troppo larghi, per fortuna la felpa era talmente lunga da farmi da vestito, e mi alzai per andare fino in cucina per bere un bicchiere d'acqua, da piccola mi aiutava sempre quando non riuscivo a dormire, e nel corridoio mi scontrai contro Joon.
-Oh, scusa.- dissi bisbigliando e facendolo un piccolo inchino, lui rimase in piedi a fissarmi -Joon?- gli passai una mano davanti al viso, ma ancora nessuna risposta -Che per caso sei sonnambulo?- chiesi, ma tutto ciò che ricevetti in risposta fu un suono simile ad un grugnito, poi mi girò attorno e andò verso il bagno. Non mi feci ulteriori domande e proseguii verso la cucina, senza fare troppo rumore presi un bicchiere e feci scorrere l'acqua del rubinetto, bevvi e poi lo posai nel lavandino. Passando davanti al soggiorno diedi un'occhiata al divano, Joon ancora non era tornato e riuscivo a vedere solo la sagoma di Sanghyun distesa a dormire. La tentazione di avvicinarmi anche solo per guardarlo dormire era tanta, ma mi girai e tornai verso la camera. Come aprii la porta vidi Joon con le coperte in mano che tentava di sdraiarsi sul suo letto accanto a Jessica, probabilmente era ancora mezzo addormentato e per abitudine tornò in camera sua. Cercai di capire se la mia migliore amica fosse sveglia, ma chiusi la porta per non disturbare, curiosa di come si sarebbero svegliati il giorno dopo, e andai in soggiorno.
Solo nel momento in cui arrivai mi ricordai della mancanza dei pantaloncini, i quali erano rimasti in camera insieme a Joon e Jessica. Facendo più piano possibile mi sdraiai dove aveva dormito poco prima Joon e chiusi gli occhi cercando invano di allontanare tutti i pensieri sul ragazzo addormentato a poca distanza da me. La mia mente saltava dal profumo della sua felpa, a quanto avrei voluto osservarlo dormire, ai mancanti pantaloncini, a cosa avrebbe fatto o pensato vedendomi li sul divano con lui in quello stato, e di certo tutto ciò non mi aiutò ad addormentarmi. Avevo il cuore a mille per l'agitazione e l'imbarazzo, ma tutto d'un tratto sembrò come fermarsi. Delle braccia si erano avvolte attorno a me premendomi la schiena contro il petto, il suo petto, poi con una mano prese la coperta per coprirmi le gambe.
-Penso tu abbia capito che mi piacciono le tue gambe, ma non penso che gli altri approverebbero questa situazione.- non riuscivo a vederlo, ma anche da quel suo semplice sussurro percepii il suo sorriso.
-Scusami, ma avevo caldo e poi mi andavano troppo larghi i pantaloncini, così me li sono tolti, però li ho lasciati in camera, dove al momento dormono Jessica e Joon.- dissi tutto d'un fiato imbarazzatissima.
-Tranquilla, ho assistito a tutta la scena, da quando ti sei scontrata con Joon in corridoio.- ridacchiò, io sospirai sorridendo -Anche quando ti sei fermata a guardarmi.- nessuno lo avrebbe visto, ma a quelle parole diventai completamente rossa -Stavo per alzarmi e venirti a prendere quando sei tornata in camera.-
-Sul serio?- mi girai a guardarlo sorpresa, i nostri occhi si era già abituati al buio, e in quel modo i nostri sguardi si incontrarono.
-Sono pur sempre un ragazzo.- sorrise sospirando -E mi fa piacere passare del tempo con una bella ragazza, soprattutto se è una mia fan.- ridacchiò e mi spostò un ciuffo dal viso sfiorandomi la guancia -Immagino tu sia tutta rossa, il tuo viso è bollente.-
-Non è vero, è solo che ho veramente caldo.- risposi sulla difensiva muovendo le gambe come per spostare la coperta -È pesante e mi fa venire ancora più caldo.-
-Sei sicura che non sia la mia vicinanza a farti venire tutto questo caldo?- chiese lui con un sorrisetto divertito.
-Dove è finito il timido ragazzo che aveva perso l'innocenza a causa della famigerata cartella “Piccione” di G.O?- chiesi spintonandolo appena, gli sfuggì una risata e si portò subito una mano davanti alla bocca facendo ridacchiare anche me.
-Lo sai che scherzo, sono proprio come mi si vede in televisione, un giocherellone che si diverte a punzecchiare i suoi hyung.- sorrise dolce -Se mi comporto così con te c'è un motivo ben preciso.-
-E quale sarebbe?- nella mia testa iniziarono a susseguirsi film su film, la mia immaginazione non aveva mai lavorato tanto quanto quel semplice momento di quella notte, avrei potuto trarre spunto per tantissime storie.
-Come ti ho detto, ogni cosa a suo tempo.- e mi scompigliò i capelli -Forza, ora a nanna che domani dobbiamo andare a fare la spesa. E non pensare che mi sia dimenticato delle tue storie, voglio davvero leggerle.- mi porse la mano con il mignolo alzato -Mi prometti che me le farai leggere?- intrecciai il mignolo con il suo sorridendo.
-Promesso.- e rimanendo così ci addormentammo.

-Non penso sia il caso di filmarlo.- sentii quella che mi sembra la voce di Seungho, così socchiusi piano gli occhi e tutto d'un colpo mi alzai tirando con me la coperta per coprirmi le gambe, rischiando così di far cadere giù Sanghyun.
-Posso spiegare.- dissi subito balbettando appena sia per l'imbarazzo che per la paura. Non ero mai stata una ragazza che dormiva fino a tardi, magari rimanevo comunque a letto un'oretta in più, ma tendevo a svegliarmi presto abituata per l'università. Quella mattina speravo di svegliarmi prima così da non farmi beccare in quella situazione.
-Sono le stesse parole che ha detto poco fa Joon.- continuò Seungho, accanto a lui Mir con in mano la telecamera spenta -Sono curioso di cosa mi racconterai tu.-
-Te l'ho detto, ero mezzo addormentato e mi sono dimenticato che c'erano loro in camera nostra, poi l'ho abbracciata pensando fosse Dani.- disse Joon rosso in viso -E lei stava dormendo profondamente, non se n'è accorta.- lanciai uno sguardo a Jessica, dalla sua espressione capii che se ne era accorta invece, e che non era affatto contraria a ciò che era accaduto. Poi spostai lo sguardo verso Mir.
-Un secondo, avevate intenzione di filmarci?- li fissai con gli occhi sgranati.
-In realtà volevo filmare anche Joon hyung e Jessica.- disse Mir annuendo -Dovevi vederli, Joon hyun sembrava un koala! Era abbracciato a lei e aveva pure una gamba agganciata alle sue.- mi fece un piccolo occhiolino, Joon gli diede una sberla in testa -Voi invece eravate distanti, ma vi tenevate per mano, no, neanche, solo il mignolo.- ci guardò in un modo strano.
-Io sono ancora curioso di sapere come ci siete finiti a dormire sul divano.- disse il leader che non aveva smesso di guardarci un istante. Gli spiegai del bisogno di bere, che mi ero scontrata con Joon e che quando l'ho visto in camera con Jessica sono andata in soggiorno dove Sanghyun era ancora sveglio, certo non gli dissi quello che era successo dopo -Si insomma, la colpa è di Joon.- decretò facendomi l'occhiolino per farmi capire che stava scherzando.
-Yah, hyung non picchiarmi, non l'ho fatto apposta.- e Joon si nascose dietro la schiena di Jessica tenendola per le spalle.
-Scusami un attimo Joon, ma ho bisogno del tuo scudo. Dobbiamo... ehm, fare l'inventario per ciò che devo comprare più tardi.- dissi la prima scusa che mi venne in mente e poi prendendo Jessica per mano la portai in bagno e chiusi la porta -Racconta, tutto e subito.- la guardai ridacchiando, le sue guance si stavano già colorando appena -Non è vero che stavi dormendo quando è arrivato.-
-No.- scosse la testa -Ero sveglia quando ho sentito che ti stavi alzando, poi ho sentito la porta e pensavo fossi te, così ho allungavo un braccio per prendere quello che credevo il tuo di braccio.- abbassò lo sguardo imbarazzata -Volevo un abbraccio e l'ho ricevuto da un'altra persona, poi quando ho appoggiato la fronte contro il suo petto e sfiorando la maglia ho sentito gli addominali ho capito che non eri tu.- poi alzò le braccia in segno di resa -Però dopo non ho fatto nulla io, mi sono bloccata come una statua avendo capito che era lui, è stato Joon ad appoliparsi a me peggio di una piovra, anche con la gamba.-
-E tu ovviamente lo hai lasciato fare.- dissi ridacchiando.
-Beh, non volevo di certo svegliarlo.- rispose mordendosi un labbro per evitare di sorridere come un'ebete -Ma mi dicono che anche voi due non ci siete andati piano.- continuò con un sorrisetto.
-Noi di intrecciato avevamo solo un mignolo, mica tutti gli arti.- dissi distogliendo lo sguardo.
-Certo, ma almeno io i miei pantaloni della tutta di Joon ce li avevo.- mi diede una piccola gomitata d'intesa -Ma in ogni caso, non so come spiegarlo. Quando vi abbiamo visti siamo rimasti tutti quanti come ipnotizzati.- la guardai non capendo -Anche se eravate relativamente distanti, sembrava sentirsi una certa tensione tra voi due, per quello voleva filmarvi Mir. Aspetta.- prese il telefono dalla tasta -Sono riuscita a scattarvi una foto.- la cercò nella galleria e me la mostrò. A vederla rimasi sorpresa come tutti gli altri, effettivamente tra noi due poteva starci benissimo un'altra persona se non anche due, eppure a vederla sentii qualcosa muoversi nella mia pancia. Forse era il modo in cui eravamo rivolti l'uno verso l'altra, oppure la maniera con la quale ci tenevamo stretti semplicemente con un mignolo, non sapevo spiegare quale dettagli la rendeva così singolare.

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventitreesimo ***


-E dopo averla vista allo stato brado mentre preparava la colazione, ecco l'unico esemplare esistente sulla terra di Alice nella fase della caccia.- Sanghyun mi seguiva facendo finta di nascondersi dietro agli scaffali per filmarmi, molte delle signore che erano li per fare la spesa ci guardarono confuse -Oh, che abbia trovato la sua preda finalmente?- chiese nel momento in cui presi in mano una confezione di farina.
-Non dovrei essere io quella a commentare i filmati?- chiesi prendendo anche una confezione di zucchero.
-L'esemplare di Alice sembra non avere paura dell'uomo e riesce ad interagirci con facilità.- disse lui facendo il finto sorpreso, io feci scrocchiare le dita in segno di avvertimento -Come siamo aggressive.- ridacchiò intenerito -E va bene, basta con il documentario per oggi.- lo guardai male -Basta con il documentario, punto. Però era una cosa carina, un modo più simpatico per conoscerti.- sbuffò avvicinandosi al cestello che tenevo in mano -Queste cose non sono in lista.-
-Lo so bene, ma ho intenzione di preparare un piccolo bonus, e Jessica è d'accordo con me.- ridacchiai, avvistai lo scaffale della cioccolata e allungai la mano per prendere una stecca, ma era troppo in alto. Mi alzai sulle punte dei piedi e nel momento in cui toccai la stecca di cioccolata, Sanghyun posò la mano sulla mia con l'intenzione di prenderla per me. Sapevo che era dietro di me, ma non mi girai perché sapevo anche che era troppo vicino a me -Grazie, l'ho presa.- e la misi nel cestello.
-Un bonus eh?- mi si piazzò davanti puntandomi la telecamera al viso -Posso sapere in anticipo di cosa si tratterà?- sorrise innocente, ma ricambiando il sorriso gli scossi la testa e a quel punto spense la telecamera -E fuori-onda?- questa volta il suo sorriso era diverso, un angolo della bocca appena alzato, il suo sguardo fisso nel mio.
-Mai sentito parlare di scambio equivalente?- dissi sorpassandolo in cerca delle ultime cose rimanenti nella lista di Jessica, lui mi raggiunse al mio fianco guardandomi un po' disorientato -Significa che se io ti do qualcosa, tu devi darmi qualcosa in cambio che abbia lo stesso valore.- spiegai scorrendo con lo sguardo i vari articoli sugli scaffali -Quindi sarebbe giusto se in cambio di una mia informazione tu me ne dessi un'altra.- sorrisi soddisfatta del mio ragionamento.
-Penso di sapere già cosa tu voglia sapere in cambio.- sospirò portandosi una mano sul viso -Ma fidati di me, ci sarà il momento adatto per ciò che devo dirti.- tese la mano per scompigliarmi i capelli ma la ritrasse quasi subito. Sorrisi per tranquillizzarlo nonostante quella sua frase mi avesse fatto mancare un battito, ero curiosa di sapere cosa doveva dirmi, e anche di quale sarebbe stato il momento adatto -Ma per le storie non saprei cosa darti in cambio.- continuò lui. Ormai avevamo preso tutto quello di cui aveva bisogno, così ci avvicinammo alla cassa per pagare -Tu avresti qualcosa in mente?- mi chiese passandomi gli articoli sul nastro. Sinceramente avevo una lista più che copiosa di cose che mi sarebbe piaciuto fare con lui o solo che facesse lui, ma mi vergognavo troppo a dirgliele.
-Facciamo così, per le storie mi ripaghi con un bel commento, perché essendo il protagonista voglio sapere cosa ne pensi. Voglio sapere se sono riuscita a rendere bene il tuo personaggio, i tuoi atteggiamenti, i tuoi pensieri.- Sanghyun prese le buste mentre io pagavo con la carta di G.O, aveva insistito tanto che pagassi con i loro soldi essendo in un certo senso ospiti loro -Poi prova a farti venire un'idea ispirandoti alle storie.- conclusi sorridendo e salendo in macchina. Lui salì dalla parte del guidatore e ancora prima di accendere il motore mi passò un cavetto -E questo cos'è?-
-Il cavetto per collegare la musica, sono curioso di scoprire cosa ascolti, a parte noi ovviamente.- poi riprese la telecamera poggiandola accesa sul cruscotto -Rieccoci qui.- disse sorridendo, guardai verso lo schermo e ci vidi li in macchina, uno accanto all'altra, per un attimo il mio cuore accelerò i suoi battiti, poi lo vidi girarsi verso di me, così sorrisi cercando di tornare in me. Senza dire nulla attaccai il cavetto al mio iPod e feci partire la prima canzone che mi venne in mente, Sanghyun si girò verso la radio per leggere il titolo ma non si vedeva -Che canzone è? Mi sembra familiare.-
-Sul serio?- chiesi sorridendo quasi come una bimba -Questa è Show You Off di Stevie Hoang, la canzone del tuo special stage con Hyorin delle Sistar. Da quando vi ho visti ballare insieme su questa canzone me ne sono innamorata subito.- dissi un po' imbarazzata, ciò che non dissi era che avevo sempre sognato una sua cover di questa canzone, ma a quanto pare dirlo non era necessario. Come si immise nel traffico iniziò a canticchiarla, e per metà canzone rimasi a bearmi della sua voce in perfetta armonia con quella del cantante, poi iniziai a cantare anche io presa dalla canzone. Mi ero momentaneamente dimenticata della telecamera.
-Era da tantissimo che non l'ascoltavo.- disse lui sorridendo. Per il resto del tragitto misi delle canzoni che potessi canticchiare per rilassarmi un po'.

-Siete arrivati finalmente.- disse G.O aprendo la porta -Ammettilo che hai cercato di rapirla per averla tutta per te.-
-Fidati che ci riuscirò prima che prenda l'aereo per tornare a casa.- rispose Sanghyun facendogli l'occhiolino -Quando avrò finito con lei non vorrà più andarsene.-
-Finito di fare cosa?- chiesi io tra il disorientata e l'impaurita, ma subito Seungho arrivò prendere la spesa distraendomi -Hey.- ridacchiai -Sei già affamato? Abbiamo pranzato solo un paio di ore fa.-
-Dovreste conoscere bene il mio stomaco, e poi quando mi ricapiterà di avere una cuoca italiana?- tornò in cucina da Jessica.
-Com'è andata durante la nostra assenza?- stavo per prendere la telecamera di Jessica quando me la rubò alla velocità della luce -Che c'è? Avete fatto o detto qualcosa che non dovevate?- chiesi facendo la finta mamma severa.
-Dai dai, sai che poi ti racconto tutto.- disse lei -E anche tu dovrai raccontarmi tutto.- sussurrò in modo tale che potessi sentirla solo io -Piuttosto, dobbiamo trovare un modo per tenerli lontani dalla cucina.- ridacchiò.
-Cosa? E chi lo avrebbe deciso?- chiese subito Seungho, lui non aspettava altro che il momento in cui Jessica avrebbe iniziato a cucinare per poter assaggiare qualsiasi cosa -Siete pur sempre in casa nostra, dobbiamo controllare che non facciate troppi guai, e poi non sapete dove sono pentole, padelle e posate.- sorrise sicuro di sé.
-Non penso ci sarà difficile trovare ciò che ci serve, e poi noi non combiniamo alcun guaio.- dissi -E ciò lo abbiamo deciso noi perché quello che devo preparare io è una sorpresa.- conclusi sorridendo -Ora via, fuori tutti.- ed entrambe li spingemmo via.
-E chi vi filmerà?- chiese Mir -Qualcuno dovrà filmarvi.-
-Ci arrangeremo.- rispose Jessica dandogli una pacca sulla spalla -Chiudetevi in camera e fate quello che volete, basta che non veniate in cucina. Capito Seungho?- lui sbuffò annuendo.
-Hey.. ehm.- stavo per chiamare Sanghyun, ma il non sapere con quale nome chiamarlo mi bloccò le parole in gola, così finii per prendergli il bordo della maglia. Quando si girò cercai la chiavetta usb nella borsa e gliela porsi un po' imbarazzata -Nel caso non sapessi cosa fare mentre aspetti.- il suo viso si illuminò.
-Grazie.- mi scompigliò i capelli per poi prendere la chiavetta -E chiamami pure Sanghyun.- ridacchiò e se ne andò come gli altri in camera sua. Di nuovo sembrava come se mi avesse letto nel pensiero.
Per cena Jessica aveva deciso di preparare qualcosa che non fosse troppo scontato come la pizza o la pasta, così pensò al pasticcio. Forse Seungho non aveva tutti i torti quando disse che doveva assicurarsi che non combinassimo guai, certo non rompemmo nulla, ma ci fu una piccola guerra di farina, guerra che rimase registrata e che in molti avrebbero visto, magari anche i ragazzi, ma non quel giorno. Non appena finimmo di cucinare, pulimmo tutto quel disastro in bianco. Volevamo che i nostri piatti fossero perfetti, così ci mettemmo più del tempo dovuto per prepararli, seguendo la ricetta in ogni suo passaggio, anche se io avevo la mia ricetta personale da seguire. Era ormai ora di cena, così andammo a chiamare i ragazzi dopo aver preparato la tavola. Seungho fu pronto in un attimo, dopo aver chiamato G.O e Mir, insieme Jessica ed io andammo a chiamare i due restanti. Vedendo la porta chiusa bussammo da brave ragazza.
-La cena è pronta.- dicemmo in coro ridacchiando, dall'altra parte della porta si sentirono dei rumori vaghi, un brusio e poi Joon uscì, da solo.
-È appiccicato al computer peggio di Mir con i suoi manga.- sbuffò -Chiede se possiamo portargli il piatto in camera.- disse lui con una smorfia.
-Può aggiungersi a noi più tardi.- dissi a sguardo basso, sapevo cosa stesse facendo, e la mia curiosità era troppo per interromperlo -Gli porto il piatto e le posate.- tutti e tre tornammo in cucina, dividemmo le porzioni del pasticcio e io presi il patto di Sanghyun.
-Dove vai con il piatto?- chiese Seungho guardandomi.
-Lo porto a Sanghyun, ci raggiungerà quando avrà finito.- stavo per andare a portargli il piatto quando Seungho mi prese per il braccio, rischiando di farmi cadere tutto.
-Noi abbiamo ospiti, le quali ci hanno gentilmente preparato la cena, e lui vuole mangiare per conto suo? Ma che storia è questa? Finire di fare cosa poi?- e a quel punto si girò verso Joon quasi fulminandolo.
-Non ne ho la minima idea, è attaccato al pc a leggere che so io. Ho provato a chiedergli ma mi ha zittito con un gesto della mano.-
-So io cosa sta leggendo.- dissi all'improvviso -Gli ho dato una chiavetta USB dove ci sono le traduzioni di due mie storie che ho scritto con lui come protagonista.- abbassai lo sguardo sentendomi quasi colpevole. Per un momento interminabile calò un silenzio insopportabile, nessuno sapeva cosa dire o cosa fare, poi Seungho mi lasciò il braccio e si sedette.
-Portagli pure il piatto.- disse G.O, io guardai Seungho, il suo sorriso aveva qualcosa di strano, quasi inquietante. Senza pormi domande su ciò che si erano detti mentalmente o a gesti durante quel silenzio, andai verso la camera di Sanghyun con il piatto.
-È permesso?- chiesi infilando la testa, lui era concentrato a leggere, così mi avvicinai piano e posai il tutto sulla scrivania accanto a lui -Ecco qua la cena.- ma nel momento in cui stavo per tornare dagli altri, mi prese per i fianchi facendomi sedere sulle sue gambe e puntò il dito contro lo schermo.
-Non sono morto, vero?- mi guardò come se mi stesse chiedendo se Babbo Natale esisteva veramente. Subito sgranai gli occhi, poi leggendo il punto indicatomi capii.
-Io non ti dico nulla.- risposi sorridendo, era una delle cose che preferivo di più lasciare il capitolo in sospeso così da incuriosire il lettore -Se vuoi sapere devi continuare a leggere.- e mi alzai.
-Oh puoi scommetterci che continuo a leggere, l'altra l'ho letta tutta d'un fiato.- rispose facendomi l'occhiolino.
Una volta tornata in sala da pranzo cercai di non pensare a quella frazione di secondo in cui, seduta sulle ginocchia di Sanghyun, la sua mano mi teneva stretta al fianco.
-Allora?- mi chiese G.O spostandomi la sedia per farmi sedere, tutti mi fissavano curiosi.
-Mi ha chiesto se era morto.- risposi come se nulla fosse -Scusate se vi ho fatto aspettare.- sorrisi cercando invano di non ridere per le loro espressioni confuse.
-Morto?- Mir diede un'occhiata al suo piatto -Non è che ci state dando cibo avvelenato?- in quel momento Seungho gli diede un piccolo schiaffo in testa -Giusto, parlava della storia. Ma ci siamo anche noi?-
-Certo che ci siete.- risposi sorridendo, nel frattempo il leader aveva già iniziato a mangiare.
-Ma allora voglio leggere anche io.- si lamentò Mir sembrando un bambino,tutti ridemmo a quella scena.

I ragazzi si gustarono il pasticcio di Jessica e le fecero tantissimi complimenti, era venuto molto buono. Le discussioni toccarono gli argomenti più svariati, sembrava quasi un incontro tra amici di vecchia data, c'era chi rideva, chi insultava, raccontammo tanti di quegli episodi che avevamo vissuto Jessica ed io in Italia, fatti per noi normali, ma per loro abbastanza strani. Con Mir parlammo di manga e anime, delle fiere del fumetto che facevano in Italia, poi io iniziai a parlare della mia carriera da ballerina con Joon, Jessica cominciò un discorso puramente tecnologico insieme a Seungho. Stavo per chiedere a G.O se gli era mai capitato qualche episodio divertente a causa della narcolessia, ma ad interromperci fu una figura che si affacciò alla sala pranzo.
-Finalmente sei arrivato.- disse G.O -Ti davamo per disperso.- Sanghyun rispose con un semplice sorriso e si sedette fra me e G.O. Visto che ora c'eravamo tutti, mi alzai a prendere ciò che avevo preparato il pomeriggio -Allora? Come sono queste storie?- gli chiese, lui scosse la testa.
-Penso che il primo commento voglia dirlo solo a me per non farmi imbarazzare davanti a tutti voi.- dissi ridacchiando, lui annuì -Si ma... il gatto ti ha mangiato la lingua?- tutti si misero a ridere -Ed ecco qua il bonus.- dissi portando il vassoio in tavola -Questo è un dolce americano, si chiamano Brownies. A casa molte persone mi hanno fatto i complimenti e sono diventati tipo un marchio per me.- mi voltai verso Sanghyun -Visto che il gatto ti ha sul serio mangiato la lingua, per te niente dolce.- poco prima che io potessi sedermi al mio posto, lui mi prese di nuovo per i fianchi per farmi sedere sulle sue gambe -Ancora? In camera non ti è bastato?- ridacchiai, e solo dopo mi resi conto di ciò che avevo detto e di come gli altri mi stavano guardando. Avrei tanto voluto scivolare giù e nascondermi sotto al tavolo, ma un braccio di Sanghyun mi teneva sempre stretta al fianco.
-Che c'è? Non ti è piaciuto prima? Quando sei uscita eri tutta così rossa e tenera.- disse lui prendendo un brownie, subito avrei voluto strozzarlo con quel brownie -Dai dai, fai la brava bambina e mangia.- e prendendo un pezzo di dolce e mi imboccò. A quel punto tutti tranne lui eravamo un po' disorientati dal suo atteggiamento. Mi girai verso Jessica e la sua espressione mi fece capire quanto strana fosse quella situazione. Cercai di alzarmi, ma lui me lo impedì. Gli altri cercarono di sorvolare tornando ai loro discorsi, e quando si alzò un po' di brusio per le varie voci, Sanghyun si avvicinò al mio orecchio -Noto dalla tua reazione che come ricompensa per una delle storie va più che bene.- mi girai e lui mi sorrise nel modo più dolce che avessi mai visto.
-Non che mi dispiaccia, ma sono curiosa della tua opinione.- risposi ricambiando il sorriso -Quando potrò avere l'onore?- chiesi mangiando un pezzo di dolce. Da come mi guardò capii che mi avrebbe fatto morire di curiosità -Lasciami indovinare, ogni cosa a suo tempo?-
-Un paio di giorni e mi conosci già così bene.- e iniziò a ridere.

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventiquattresimo ***


Quella prima settimana volò in un soffio, i ragazzi ci portarono in qualsiasi museo conoscessero. Una delle cose che non eravamo riusciti a fare alla quale tenevo era vedere i fuochi d'artificio in riva al fiume Han, era sempre stato uno dei miei piccoli sogni, non riuscivo a spiegare come o perché, ma ero come innamorata di quel fiume.
Un giorno ci siamo visti con il signor Kim, gli abbiamo mostrato alcuni filmati per sapere se stavamo facendo un buon lavoro. Fortunatamente andava tutto bene, ma fu abbastanza imbarazzante. Gli chiesi come stavano la signora Kim e il piccolo Sanghyun lui mi disse che da quando lo avevano portato a casa, ogni sera gli leggevano un capitolo della mia storia per farlo addormentare. Saperlo mi riempì il cuore di gioia. Mi ripromisi che sarei dovuta andare a trovarli prima di partire, ma lui mi batté sul tempo invitandomi a cena da loro l'ultima sera. Subito pensai a Jessica, non volevo lasciarla da sola quella sera, ma poi pensai che qualcuno sarebbe di sicuro rimasto con lei a farle compagnia.
-Ho parlato con il produttore, e per la seconda settimana dovrete dividervi.- disse il signor Kim guardando Jessica e me, noi lo guardammo non capendo.
-Dividerci? Ma questa è la nostra vacanza, abbiamo aspettato così tanto per viverla insieme.- dissi guardando la mia migliore amica.
-Lo so, ma avete vissuto quest'avventura insieme per tre settimane, e poi in questo modo il programma sarà un po' più lungo. Vi prego ragazze, io ho le mani legate e non posso farci nulla, non fatemi sentire in colpa.- rispose lui, dalla sua espressione si capiva che gli dispiaceva -Oh, e ha anche detto che avere tutti e cinque voi potrebbe essere una distrazione dalle ragazze.- concluse guardando i ragazzi.
-Non c'è nessun problema, con loro possono rimanere Lee Joon e Cheondung.- disse Seungho sorridendo gentile -L'importante è che facciano i bravi, ma in fondo sono sempre filmati quindi non ci saranno problemi.- mi girai verso i due ragazzi aspettandomi di vederli in imbarazzo, ma l'occhiolino che mi fece Sanghyun fece imbarazzare me.
-Perfetto.- il signor Kim tirò un sospiro di sollievo -Quindi presumo che Lee Joon andrà con Jessica e Cheondung insieme ad Alice. Vi verranno dati due camper ben attrezzati. Che altro posso dirvi?- sorrise estasiato -Partirete domani, divertitevi.- e poi se ne tornò al suo lavoro.
-Domani? Dobbiamo andare a fare la valigia.- dissi un po' agitata.
-Vi accompagniamo a casa così farete tutto quello che dovete.- disse il leader -E così noi tre potremo salutarvi.- sorrise e una volta in macchina calò un silenzio quasi fastidioso, il pensiero che probabilmente non avremmo rivisto Seungho, G.O e Mir ci rattristò un po'. Quando arrivammo al nostro dormitorio, Jessica ed io abbracciamo quei tre ragazzi come se stessero partendo per il militare, forse a causa dei loro impegni o della distanza che ci divideva non li avremmo più sentiti, anche se speravamo con tutto il cuore accadesse il contrario. Una volta vista la macchina girare l'angolo, noi corremmo a sistemare tutte le nostre cose ormai sparpagliate per tutto l'appartamento, forse ci eravamo messe fin troppo comode.
La mattina dopo ci svegliammo presto pronte per quella meravigliosa ultima avventura. Ad aspettarci davanti all'entrata c'erano i nostri due accompagnatori, più belli che mai. Ovviamente prima di salire ognuno sul rispettivo camper, Jessica ed io ci abbracciammo per un lasso di tempo che per noi non sarebbe mai stato abbastanza, e poi ci salutammo. Ritrovarmi a fianco a Sanghyun con la consapevolezza che avremmo passato un'intera settimana noi due da soli mi sembrò la cosa più strana e impossibile a questo mondo, ma anche una delle più belle.
-Pronta a partire?- mi chiese lui con un sorriso da un orecchio all'altro -Tieni, questo è l'itinerario del viaggio.- e mi passò una cartina.
-Te l'ha data il signor Kim o il produttore?- chiesi curiosando tra le varie tappe mentre lui faceva partire il camper.
-No, ho scelto tutto io.- rispose entusiasta -Ti piace?- mi chiese speranzoso, lo guardai sorridendo come una bimba e annuii.
-Molto, sei stato veramente bravo.- mi allungai fino a scompigliargli i capelli per poi scoppiare a ridere -Immagino tu abbia già curiosato in giro, c'è tutto ciò che ci serve?- dissi riferendomi al camper mentre guardavo se c'era la possibilità di attaccare il telefono o l'iPod alla radio.
-Purtroppo no, ci hanno messo un letto in più, ne abbiamo due.- lo guardai non capendo -Volevo che dormissimo nello stesso letto.- concluse ridacchiando, io probabilmente arrossii a causa dei pensieri che affollarono la mia mente, così in fretta feci partire una canzone dal mio iPod, canzone che per mia sfortuna fu “Throw Away” degli MBLAQ.
-Ce l'hai con me anche tu?- dissi all'aggeggio elettronico.
-Lui mi capisce al volo.- e alzò il volume ridendo e cantando. Per ripicca gli pizzicai un fianco -Hey hey, non si fanno certe cose a chi guida.- rispose ridacchiando.
-Scusi signor autista, ma non è che può spiegarmi cosa andremo a vedere nelle località da lei scelte?- chiesi mostrandogli la cartina -Noto che la prima tappa è il mare. Vuoi farti una nuotatina?-
-Ho voluto optare per un tour del paesaggio del paese, ma ci saranno molte cose interessanti da vedere, non preoccuparti.- sorrise soddisfatto, e fu proprio quel sorriso a rendermi ancora più curiosa -La prima tappa è il mare perché voglio rendere il programma più interessante per i giovani ragazzi.-
-In che senso più- mi bloccai una volta capito cosa intendeva -Ma più interessante per i giovani ragazzi, o per te?- lo stuzzicai sorridendo.
-Te l'ho già detto quanto mi piacciono le tue gambe? Direi che sono curioso anche del resto.- e fece cadere lo sguardo sulle mie cosce, quella mattina mi ero svegliata più accaldata del solito così decisi di indossare un paio di pantaloncini di jeans corti. In quel momento mi ricordai della telecamera posizionata prima di partire sul cruscotto e sorrisi.
-Ma se non sbaglio in un programma avevi detto che guardare le gambe delle ragazze era da pervertiti.- piano accavallai le gambe -E saresti curioso del resto?- lo vidi deglutire e già quella fu una piccola vittoria per me e per la mia autostima.
-Cosa credi, che mi sia dimenticato della telecamera? Da quando sei diventata così tentatrice?- tenne lo sguardo fisso sulla strada -Ti ricordo che prima o poi quella andrà messa in carica,- indicò la telecamera -e a quel punto saremo solo noi due.- e quella volta il suo sorriso mi diede i brividi.
Durante il resto del viaggio cantammo come due disperati quasi tutte le canzoni del mio iPod. Per l'agitazione e la felicità, la notte prima avevo dormito gran poco, così ad un certo punto andai nel primo letto che trovai e mi appisolai, i movimenti del veicolo sembravano volermi cullare.

-Alice.- sentii qualcuno scuotermi piano -Hey Alice.- aprii piano gli occhi tenendo stretto il cuscino -Siamo arrivati, vieni fuori, c'è una giornata bellissima e adatta ad un bel bagno.- disse Sanghyun con un sorriso tenero, stiracchiandomi mi alzai e lo seguii fuori dal camper. La luce del sole colpì dolcemente il mio viso, attorno a me sentivo le risate dei bimbi che si divertivano sulla spiaggia o in acqua mischiate al rumore delle onde e dei gabbiani. Rimasi a fissare quello spettacolo per qualche secondo. Erano ormai anni che andavo al mare con i miei genitori, ma quella volta qualcosa era diverso, forse la compagnia -Forza, cambiati, io vado a trovare un posto per l'ombrellone.- e guardai Sanghyun allontanarsi in direzione del mare. Cercai un costume nella valigia e andai a cambiarmi velocemente, non avevamo programmato di andare al mare o in piscina con Jessica, ma io volli portarmi il costume in ogni caso, e avevo fatto bene.
Quando raggiunsi la spiaggia trovai il nostro ombrellone ma non Sanghyun, così mi guardai in giro cercandolo con lo sguardo, finché non lo vidi. Nel momento in cui i nostri sguardi si incontrarono lui sorrise e mi fece segno di raggiungerlo in acqua, io rimasi immobile a guardare quel corpo statuario per metà fuori dall'acqua, alcune gocce sulla sua pelle brillavano alla luce del sole, i capelli bagnati ricadevano sul suo viso sgocciolando un po'. Mi girai cercando di riprendermi e mi tolsi canottiera e pantaloncini rimanendo in costume. Stavo per girarmi e andare verso la riva quando una goccia fresca cadde sulla mia schiena facendomi rabbrividire,mi girai di scatto ritrovandomelo davanti.
-Capisco che voi ragazze dobbiate sempre farvi aspettare, ma io sono un ragazzo impaziente.- e con disinvoltura mi prese in braccio. Non so se ero più sorpresa del gesto, del contatto della sua pelle o se dall'acqua fredda contro la mia pelle. Nel momento in cui arrivò all'acqua un po' alta, mi mollò d'improvviso facendomi cadere come un sacco di patate.
-Yah! È fredda!- urlai alzandomi in piedi, Sanghyun scoppiò a ridere -Ridi?- gli schizzai un po' di acqua in viso.
-Questa è una dichiarazione di guerra.- disse con un sorrisetto divertito, stava per attaccare ma lo fermai in tempo.
-Non vorrai fare brutta figura davanti alle telecamere.- dissi indicando l'ombrellone, la telecamera era fissata non sapevo nemmeno io come, e inquadrava ovviamente verso di noi.
-C'è un posto dove di sicuro non potrà seguirci.- e si immerse nell'acqua, lo seguii con lo sguardo finché non mi trascinò sotto con lui. Subito iniziai a dimenarmi per l'improvvisa mancanza d'aria, poi mi concentrai trattenendo quel poco di respiro che ancora non avevo espulso. Tenni gli occhi chiusi, l'acqua salata mi rendeva difficile tenerli aperti, e sentii una mano prendere la mia, poi quello che immaginavo fosse un petto e infine il battito di un cuore. Probabilmente quel momento durò pochi secondi, o non sarei sopravvissuta per la mancanza di ossigeno, ma per me sembrò durare molto di più. Sanghyun mi lasciò la mano e riemerse, io subito dopo di lui -A causa del viaggio non abbiamo pranzato. Che ne dici di uno spuntino a base di frutta?- sorrise passandosi una mano tra i capelli bagnati.
-In effetti inizio a sentire la pancia che brontola.- risposi ridacchiando e portando una mano sullo stomaco -Andiamo a prendere qualcosa?- lui scosse la testa.
-Ci penso io, tu rimani qui a rilassarti.- tornò all'ombrellone per prendere i propri vestiti e andò a farsi una doccia veloce, io rimasi ancora un po' in acqua, poi andai a sdraiarmi al sole giocherellando un po' con la telecamera, non volevo ci fossero troppi momenti morti. Sanghyun tornò poco dopo con due scodelle di macedonia e una bomboletta di panna, inutile dire che ci fu una piccola lotta per la panna, mancava poco che sporcassimo la telecamera. Finito di mangiare rimanemmo tranquilli sotto al sole a riposare, piano piano stava iniziando a tramontare. Mi girai verso Sanghyun e vidi che si era addormentato, così mi alzai senza svegliarlo e andai a sedermi in riva al mare, con i piedi che veniva bagnati dalle onde. Il cielo era di una bellezza da lasciare senza fiato, le sue sfumature andavano dall'azzurro al rosso acceso, le nuvole bianche avevano un leggero riflesso rosato. Alzando il viso e concentrandosi si potevano già vedere delle piccole stelle brillare appena. Il mio sguardo e i miei pensieri si stavano perdendo all'orizzonte quando vidi qualcuno sedersi accanto a me.
-Direi che un bel filmato a questo tramonto ci vuole.- disse Sanghyun poggiando un braccio attorno alle mie spalle.
-Che ne dici anche di una foto?- chiesi sorridendo e guardandolo nell'inquadratura, lui annuì stringendomi a sé, poggiai la testa sulla sua spalla facendo il segno della vittoria con le dita pronta per la foto. Lui prese il suo telefono e scattò la foto.
-Fammi vedere! Fammi vedere!- cercai di rubargli il telefono inutilmente, lui rise di quel mio tentativo -Dai, perché non vuoi farmi vedere la foto?- chiesi facendo un piccolo broncio.
-Ho due sorelle, conosco bene come lavora il vostro cervelletto.- ridacchiò -Ti vedresti brutta e vorresti continuare a fare la foto finché non sarà perfetta.- nascose il telefono dietro la schiena.
-O forse vorrei rifarla solo per potermi stringere di nuovo a te.- nel momento in cui pronunciai quelle parole rimasi pietrificata dall'imbarazzo, non capivo dove avessi trovato il coraggio per dire una cosa del genere. Lui rimase a guardarmi un po' sorpreso. Senza dire nulla mi alzai, mi tolsi pantaloncini e canottiera e, arrivata un po' al largo, mi tuffai. L'acqua fresca fu un sollievo per il mio viso, mi sembrava stesse andando a fuoco. Quando aprii gli occhi, la notte era ormai calata, mi girai verso la spiaggia e vidi Sanghyun con la telecamera in mano a filmarmi. Presi un grande respiro e tornai da lui -Cosa facciamo questa sera?- chiesi sorridendo.
-Tu intanto vai a fare una doccia,- disse posandomi l'asciugamano sulle spalle -io vado a fare una passeggiata qui nei dintorni per vedere se c'è qualcosa di interessante da fare.-
-Niente doccia te?- chiesi tamponandomi i capelli, lui scosse la testa e mi ricordai che l'aveva fatta prima della merenda. A quel punto io tornai al camper, mi feci una doccia veloce e dopo essermi vestita mi asciugai i capelli. Mi giravano ancora per la testa quella frase e l'espressione di Sanghyun, probabilmente non sarei riuscita a dormire tranquilla.
-Ho trovato cosa faremo!- urlò lui da fuori dal camper facendomi spaventare.
-Non penso ne volessero essere messi al corrente anche gli abitanti del paese.- dissi aprendo la porta e ridacchiando.
-Non volevo aprire senza preavviso, magari non eri ancora vestita.- mi sorrise innocente.
-Potevi bussare.- presi la borsa e uscii -Quindi cosa facciamo?- chiesi curiosa.
-Non molto distante da qua c'è un Luna Park, che ne dici di fare un giro giusto per mangiare un po' di schifezze e magari fare qualche giochino? Potremmo vincere qualcosa.- rispose eccitato come un bambino.
-Hai la telecamera?- sorrisi e lui capì che l'idea mi piaceva, così ci incamminammo, io lo seguivo guardandomi attorno. Quel piccolo paesino era molto carino, quasi familiare, simile a quello dove andavo ormai quasi tutti gli anni con i miei genitori in Italia. Non appena arrivammo al Luna Park ci fermammo in un chioschetto per prenderci un paio di panini e delle patatine fritte, come nostro solito ci sporcammo con la maionese e il ketchup. Le giostre non erano paragonabili a quelle dei veri parchi divertimento, ma gli stand dei giochi erano molto carini.
-Questo questo.- disse Sanghyun fermandosi davanti ad una piccola pedana da colpire con un martello -C'è qualche peluches che ti piace?- chiese voltandosi verso di me, io guardai i vari pupazzi e come lo vidi lo indicai -Oh, vuoi il delfino?- lui ridacchiò e prese il martello con decisione e con un colpo secco colpì la pedana. Delle lucette si accesero e partì una canzoncina.
-Complimenti, ha vinto.- disse il proprietario dello stand -Può scegliere tra i pupazzi un po' più grandi.- Sanghyun scosse la testa.
-Posso avere il delfino?- chiese indicandolo e il signore lo prese.
-In tal caso potete prendere anche uno di quelli piccolini.- Sanghyun mi guardò.
-Ci dia quello per favore.- e il signore prese un portachiavi con il peluches di un cagnolino. Ringraziammo e poi mi porse i due premi -Questo è per te.- dissi porgendo il portachiavi a Sanghyun, in braccio tenevo quel delfino di peluches come una bimba. Lui sorrise e prendendolo lo attaccò alle chiavi del camper.
-Tranquilla, è solo provvisorio. Poi gli troverò un posto migliore.- sorrise e piano ci incamminammo verso il camper, si stava facendo tardi.
Una volta arrivati ci cambiammo a turno per metterci in pigiama, o almeno dei vestiti che ci assomigliavano. Sanghyun mi fece segno di andare nel letto in alto, mentre lui avrebbe dormito in quello sotto, così quando si fosse alzato per preparare la colazione non mi avrebbe svegliato. Salii con il peluches fra le braccia, e facendo attenzione mi sporsi quasi ritrovandomi a testa in giù.
-Buona not- non riuscii a finire di parlare che mi ritrovai le labbra di Sanghyun contro le mie.

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Capitolo 25
*** Capitolo Venticinquesimo ***


In quel momento non riuscii a pensare ad altro se non a quanto fossero morbide e calde le sue labbra. In quell'istante mi sembrava di essere dentro un film, come se stessimo vivendo la scena del bacio di “Spiderman”, solo che i nostri ruoli erano momentaneamente invertiti. Fu lo stesso Sanghyun a sciogliere il bacio, in viso aveva quel suo sorriso talmente dolce da far cadere ai suoi piedi qualsiasi ragazza, io ancora non riuscivo a metabolizzare cosa fosse appena accaduto, e anche una volta fatto, questa volta non sarei potuta scappare in acqua.
-Non farmi domande, penso di essere stato fin troppo coraggioso.- disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Ora a nanna, che domani sarà una giornata piena.- e si distese sul suo letto. Io feci lo stesso stringendo il delfino peluches al petto, dopo pochi secondi un sorriso eccitato e imbarazzato spuntò sul mio viso, ed addormentarmi con quel sorriso fu una delle cose più belle.
La mattina dopo mi svegliai con la sensazione di poter fare qualsiasi cosa, anche se non avevo la minima idea di come comportarmi con Sanghyun. Lui stava ancora dormendo, così piano scesi e presi la telecamera.
-Buongiorno a tutti.- dissi sussurrando verso la telecamera -Lo vedete questo ragazzo che sta dormendo?- inquadrai Sanghyun per un attimo -So benissimo che sapete già chi è, in fondo è più per lui che per me se state guardando questo programma. Per il famoso cantante degli MBLAQ Cheondung, o anche Park Sanghyun, ma non è di certo questo quello che voglio dirvi.- presi un profondo respiro -Probabilmente questo spezzone non lo manderanno mai in onda, ma ho bisogno di dirlo a qualcuno. Da quando ho conosciuto il magnifico ragazzo che è Sanghyun, ogni mio sogno sembra essere realizzabile, come se fossi in grado di fare di tutto e di più. L'ho sempre ammirato per come lo vedevo in televisione, e sapevo che mi sarei emozionata se mai lo avessi incontrato di persona, ma non avrei mai immaginato di sentirmi in questa maniera solo stando accanto a lui.- mi portai una mano al viso sorridendo quasi come un'idiota -Non so perché, ma sento come se lui potesse portarmi sulla luna. E in questo momento mi sento davvero una stupida a dire certe cose ad una telecamera mentre lui dorme dietro di me, sperando che stia sul serio dormendo.- sospirai quasi sollevata -Quindi ora vediamo se sta veramente dormendo o se questo diventerà il giorno più imbarazzante della mia vita.-ridacchiai e, dopo aver sistemato la telecamera, mi avvicinai al letto di Sanghyun, come pigiama indossava una felpa con il cappuccio alzato, così piano glielo abbassai scompigliandogli appena i capelli. Con un sorrisino malvagio andai a prendere un cubetto di ghiaccio e glielo infilai nella felpa. Lui subito aprì gli occhi e iniziò a dimenarsi cercando di toglierselo e bagnando un po' le lenzuola, io scoppiai a ridere, terribile errore. Come un fulmine mi prese portandomi sul letto.
-Ti diverti? Vediamo questo come ti diverte.- e una volta preso il cubetto infilò la mano sotto la mia maglia tenendola con il ghiaccetto contro la mia schiena, in risposta inarcai subito la schiena ridendo finché non mi abituai mentre si scioglieva piano.
-Guarda che le persone potrebbero fraintendere a vederci così.- dissi indicando la telecamera accesa.
-Lascia pure che fraintendano.- mi rispose dandomi un bacio sul dorso della mano per poi alzarsi -E pensare che avevo preparato una bella sorpresa per te per questa sera, ma visto come ti comporti penso che non si farà nulla.-
-Che sorpresa?- chiesi subito curiosa -Ti prometto che farò la brava per tutto il resto della vacanza.- sfoggiai i miei occhioni migliori, anche se sapevo già che stava scherzando. Lui ridacchiò scompigliandomi i capelli.
-Cambiati che dobbiamo uscire.- disse spegnendo la telecamera, io iniziai a cambiarmi senza aspettare che uscisse, in ogni caso sotto avevo ancora il costume, ma lui subito non se ne accorse -Che fai?- si girò di scatto dall'altra parte.
-Guarda che ho il costume sotto.- dissi ridendo e infilandomi i primi vestiti che presi dalla valigia -E poi sono abituata a cambiarmi in presenza di ragazzi, alla mia scuola di danza non c'erano camerini divisi.- gli picchiettai sulla spalla e lui si girò.
-Non è un buon motivo per spogliarsi davanti ad un ragazzo.- rispose un po' rosso in viso -E secondo me è meglio se non ti tieni il costume, oggi niente bagno.- sorrise, io lo guardai non capendo -Oggi ti porto a fare shopping.-

-Qualsiasi cosa tu voglia dillo e te la comprerò.- disse lui facendomi l'occhiolino -Ma vorrei chiederti di stare particolarmente attenta ad un certo vestito.-
-Che vestito?- chiesi curiosa, come richiesta mi sembrava abbastanza strana.
-Con la tua lettera avevi mandato anche una storia che avevi scritto sulla canzone “Dress Up”. Vorrei che trovassi il vestito che ti eri immaginata per quella storia, o meglio uno che ci si avvicini parecchio. Così potrai indossarlo questa sera. Ovviamente dovremo prendere anche scarpe, borsa e accessori.- concluse prendendomi per mano iniziando poi il giro dei negozi, certo sempre con la telecamera alla mano.
Vista la sua richiesta, mi concentrai per trovare quel vestito immaginario, come impresa certo non era semplice, passammo tutta la mattina e gran parte del pomeriggio dentro e fuori i negozi, e quando stavo per mollare la spugna, ecco che mi si presentò davanti agli occhi. Completamente rosso, gonna con spacco e top senza spalline, di un tessuto che sembrava danzare ad ogni movimento. Sanghyun non volle nemmeno vedere come mi stava, diceva di volersi tenere la sorpresa per quella sera. Dopo aver comprato il vestito andammo in cerca di un paio di scarpe col tacco e una borsa che potessero starci bene con il vestito, e questa volta fu di gran lunga meno complicato.
-Per caso hai intenzione di portarmi fuori a cena?- chiesi speranzosa, una cenetta elegante era uno dei miei piccoli sogni, ma lui scosse la testa sorridendo -Allora perché devo indossare il vestito?-
-Tra non molto lo scoprirai.- mi rispose e arrivammo al camper -Siamo anche giusti per la tempistica, quindi vai a cambiarti.- entrò un attimo e uscì con una busta -Io mi cambierò in una delle cabine della spiaggia e ti aspetterò qua fuori.- e detto questo mi lasciò sola al camper. Di corsa mi cambiai e mi sistemai i capelli, per quanto fosse corto, quel vestito era molto comodo. Mi guardai un'ultima volta nello specchietto della cipria e, dopo essermi messa un po' di profumo, mi avvicinai alla porta senza aprirla.
-Sanghyun? Sei lì?- dissi sperando in una risposta giusto per non sentirmi stupida a parlare ad una porta.
-Si si, sono qua. Tu sei pronta?- chiese lui in risposta, a quel punto presi un respiro profondo e aprii la porta con la telecamera in mano pronta a registrare la sua reazione. Subito sgranò gli occhi poi si trattenne deglutendo, i suoi occhi scorsero ogni centimetro quadrato del mio corpo, lo sentivo accarezzarmi le guance, scivolarmi sui fianchi. Senza dire nulla mi prese la telecamera dalle mani e mi inquadrò come per dare una motivazione a quella sua reazione.
-Come...Come mi sta?- chiesi un po' imbarazzata, probabilmente le mie guance si erano colorate dello stesso colore del vestito.
-Sei bellissima.- mi si avvicinò e inquadrò entrambi, anche lui era vestito veramente bene, come se si fosse dovuto sposare -Ora scusateci, ma un balletto ci aspetta.-
-Andremo a vedere uno spettacolo di danza?- gli occhi mi si illuminarono, lui annuì, e presa dalla felicità lo abbracciai.
-Per fortuna ho già spento la telecamera.- disse lui ridacchiando e ricambiando l'abbraccio.
-Ma è un abbraccio, mica ti ho aggredito.- stavo per sciogliere quell'abbraccio, ma lui mi tenne stretta ai fianchi.
-Non l'ho detto certo per quello.- e delicatamente mi lasciò un bacio sulla guancia, ma non come si da tra amici o parenti, gli mancavano pochi millimetri per sfiorarmi le labbra -Andiamo, o faremo tardi.- mi prese a braccetto come un vero gentiluomo e ci incamminammo. Il teatro non era poi così vicino, ma la passeggiata fu più che gradevole, per di più ogni tanto Sanghyun mi stringeva a sé. Lo spettacolo era di una delle compagnie di ballerini più famosa in Corea del Sud, tra tutto il pubblico forse noi eravamo i più giovani, ma io ero comunque emozionatissima per quella sorpresa. Per quanto non staccassi gli occhi da quei meravigliosi e aggraziati ballerini, avevo la sensazione che qualcuno mi stesse osservando, e avevo una piccola idea su chi potesse essere. Quando lo spettacolo finì, applaudii come non avevo mai fatto prima, e avevo gli occhi lucidi per l'emozione.
-Allora, ti è piaciuto?- mi chiese una volta usciti dal teatro, le stelle brillavano sopra la nostra testa -Anche se dalla lacrimuccia che hai versato direi che lo hai amato.- ridacchiò mentre io gli diedi un piccolo pugno sul braccio.
-Non ho pianto, avevo solo gli occhi lucidi, poi mi pare ovvio che mi sia piaciuto.- mi fermai tenendomi al suo braccio -Certo che però potrei piangere per queste scarpe, non sono molto abituata a questo tipo di tacchi anche se sono stupendi.- stavo per incamminarmi di nuovo quando Sanghyun si mise accucciato davanti a me.
-Togliti le scarpe e sali sulla mia schiena.- mi disse rimanendo fermo ad aspettarmi.
-No, ma figurati, ce la faccio benissimo ad arrivare fino al camper.- risposi prendendogli un braccio per farlo rialzare.
-Stai sul serio rifiutando la mia proposta?- si girò a guardarmi con un sorrisino, così mi arresi e, dopo avergli passato le scarpe, salii sulla sua schiena -Ora prendi la telecamera dalla borsa e fai la recensione dello spettacolo.- mentre io eseguivo ciò che mi era stato detto, lui si incamminò lentamente.
-Eccoci qua.- dissi una volta acceso l'apparecchio inquadrando entrambi -Mi è stato chiesto, o forse meglio dire ordinato, di recensire lo spettacolo.- sentii Sanghyun ridacchiare -Avendo io dedicato gran parte della mia vita alla danza non posso dire altro se non che è stato come sognare ad occhi aperti.-
-Infatti un sonnellino me lo sono fatto.- gli diedi un altro piccolo pugno.
-La recensione è la mia, tu non c'entri.- lui in tutta risposta fece finta di mollarmi e, presa dallo spavento, mi strinsi fortissimo a lui con le braccia e le gambe, dallo schermetto della telecamera notai come quella mia reazione gli fece molto piacere. Tornata in me ripresi a condividere la mia impressione, ciò che quei balletti avevano suscitato in me.

-Hey Alice, che ne dici di fare uno spuntino in spiaggia sotto le stelle? In fondo a pranzo abbiamo mangiato qualcosa al volo e non abbiamo nemmeno cenato. La mia pancia inizia a reclamare cibo, e se non mangiamo il resto della frutta che ho preso ieri dovremo buttarla via.- quando non sentì alcuna risposta da parte mia si accorse che mi ero addormentata sulle sue spalle. Ridacchiando riprese la telecamera per inquadrarmi -Oh, e questo cos'è?-

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Capitolo 26
*** Capitolo Ventiseiesimo ***


Mi rigirai nel letto e mi aggrappai alle coperte accavallandoci sopra una gamba come era mio solito in estate, abbracciai il cuscino e mi rannicchiai quasi andando a toccare con la fronte il ginocchio piegato, fu in quel momento che mi fermai contro qualcosa di caldo che non era certo il muro. Subito non ci feci caso, poi strinsi le coperte con la gamba sentendo qualcos'altro sotto, così aprii piano gli occhi -Yah!- feci un salto per lo spavento andando a sbattere con la testa prima contro le assi del letto sopra e poi contro il muro che era dietro di me.
-Ti sei fatta male?- chiese subito Sanghyun preoccupato, ciò che avevo sentito con la fronte era il suo petto, mentre attorcigliata alla mia gamba, sotto le coperte, c'era la sua -Speravo in un buongiorno migliore.- concluse ridendo e mi passò una mano dietro la testa.
-Potresti spiegarmi perché sono qui e non nel mio letto di sopra?- feci una piccola smorfia nel momento in cui premette piano con la mano nel punto in cui mi ero fatta male ben due volte e d'istinto portai la mano sopra la sua spostandola -Ma prima mi prenderesti un po' di ghiaccio?- senza dire nulla ma con un sorriso da un orecchio all'altro, andò a prendere un po' di ghiaccio mettendolo dentro ad un panno e sedendosi accanto a me lo poggiò delicatamente sul punto dolorante.
-Ieri sera ti sei addormentata mentre tornavamo al camper. Puoi concordare con me che salire quelle scalette pericolanti per portarti nel tuo letto non era poi così allettante, così ti ho fatto dormire nel mio letto.- lo guardai un po' confusa -So cosa stai pensando, perché non sono andato a dormire nel tuo letto allora? Non penso che un ragazzo come me ci starebbe in un buchetto come quello. Allora perché non ti ho svegliata? Beh, come potevo farmi scappare l'opportunità di stringerti accanto a me.- di colpo arrossii.
-Ma anche a dormire nello stesso letto con me sarai stato stretto.- dissi abbassando lo sguardo non potendo sostenere il suo per l'imbarazzo -Anche se penso che non ti sia dispiaciuto.- mi sfuggì una piccola risata -Però devo dirtelo.- feci un respiro e poi lo guardai negli occhi -Tutta questa storia non riesco ancora bene ad inquadrarla.- lui fece un piccolo sorriso un po' malinconico -Da quando siamo partiti noi due insieme, molte cose sembrano.. diverse. E spererei lo siano in bene.- ricambiai il sorriso cercando di tranquillizzarlo.
-Posso immaginare come ti senti, ciò che pensi, ma fidati di me, arriverà il momento in cui tutto verrà chiarito. Certo, se prima il problema era perché eravamo sempre insieme agli altri, ora è trovare il coraggio e le parole.- si portò una mano dietro alla testa scompigliandosi appena i capelli -Ho molte cose da dirti, e devo riordinare bene i pensieri per non fare confusione come un povero imbecille.- immaginarlo impacciato e timido mi fece ridere. Non avevamo passato molto tempo insieme, per quanto lo guardassi nei vari programmi televisivi che faceva, lo conoscevo di persona da non più di un paio di settimane. Una cosa sapevo di per certo, per quanto potesse fare il ragazzo duro e figo, era comunque dolce, gentile e anche un gran giocherellone.
-Intanto che sistemi tutto quello che dovrai dirmi, godiamoci questa vacanza, perché se non sbaglio oggi ci aspetta la seconda tappa del nostro viaggio.- tolsi il panno bagnato dal ghiaccio che si stava sciogliendo -Per fortuna non mi sono fatta così male, qualche minuto e passerà tutto. Ma prima direi che sarebbe meglio se mi cambiassi, con gioia notai che indossavo ancora il vestito della sera prima, mi sarei vergognata fino alla fine della mia vita anche solo al pensiero che mi avesse cambiato i vestiti mentre dormivo, ma gentilmente mi aveva solo infilato un paio di pantaloncini per evitare che rimanessi scoperta nel caso mi fosse salita la gonna mentre dormivo, ero solita muovermi tanto durante il sonno.
-Hai ragione.- si alzò e si stiracchiò -Oggi tocca allo zoo.- sorrise ancora prima di vedere la mia reazione perché se l'era già immaginata dopo aver visto come interagivo con gli animali dei suoi compagni, e probabilmente Mir gli aveva raccontato di quando ci eravamo visti nel negozio di animali.
Dopo una decina di minuti eravamo già per strada con la musica altissima a sgolarci e a ridere, Sanghyun preferì non prendere l'autostrada, prese invece delle viette in mezzo alla campagna, giusto per goderci anche un po' il panorama che ci offriva quel meravigliosi paese. Per quanto assomigliasse ai molti paesaggi che ero riuscita a vedere con la mia famiglia in giro per il mondo, in quel momento mi sembrò di vedere i prati verdi, i piccoli ruscelli tutti per la prima volta. Mi sentivo come in un mondo parallelo, uguale al nostro ma allo stesso tempo diverso, perché erano diverse le emozioni che sentivo. Mi chiedevo perché quel cielo azzurro, lo stesso cielo che potevo vedere anche da casa mia in Italia, in quel momento mi sembrava come surreale, come se fossi entrata in un dipinto. Chiusi gli occhi, e per un momento mi sembrò di percepire anche i suoni i tutt'altra maniera, ma vedendo che anche Sanghyun li sentiva come me capii che c'era effettivamente qualcosa di strano. Ci fermammo giù di strada per capire cosa non andasse, e quando provammo a ripartire il camper sembrò non dare segni di vita.
-Accidenti!- esclamò lui -La batteria del camper è andata.-
-Beh, basterà chiamare un carro attrezzi nella città più vicina e tutto si sistemerà, giusto?- chiesi tentando di calmare la mia voce, ma ciò che ne uscì fu comunque un suono leggero e tremolante, finché prendendo il telefono non mi uscì solo che un sussurro -Scarico.-
-Cosa hai detto?- non aveva capito ma dopo essersi girato verso di me e avermi visto impallidire con il telefono in mano collegò -No, non può essere.- di fretta prese il suo e la sua espressione diventò simile alla mia -Dopo averti messa a dormire ieri notte mi sono dimenticato il telefono di entrambi acceso.- preso dalla rabbia per quella sua mancanza, diede un calcio ad un cassetto spaventandomi.
-Non.. non ti preoccupare.- mi sforzai di trovare una soluzione per quella situazione, o anche semplicemente per far tornare anche solo in parte il buon umore -Che ne dici se oggi ci facciamo una bella passeggiata, così magari troviamo una città o anche un piccolo paesino dove chiedere aiuto e a cercare un meccanico. Che ne dici?- sforzai un piccolo sorriso per tranquillizzarlo, e per fortuna ci riuscii.
-Oppure potremmo fare una semplice passeggiata, intanto fare qualche filmato stile “dispersi nel nulla” e domani andare a cercare il meccanico. Non ti suona più divertente?- ricambiò il sorriso facendone uno più tenero e sincero. L'idea era veramente carina e originale, così annuii senza aggiungere altro -Per fortuna la telecamera è ancora carica, speriamo che duri almeno fino a sera.- si sporse a prenderla e la accese inquadrandoci -Qui diario di bordo del camper di Sanghyun e Alice.-
-Che stai dicendo?- iniziai a ridere per quella sua frase d'inizio -Guarda che non siamo mica su una nave dispersi per mare.-
-Però siamo comunque dispersi. Insomma, ci si è fermato il camper e i nostri cari cellulari hanno deciso di lasciarci durante la notte senza batteria, proprio come questo trabiccolo.- Sanghyun diede un pugno contro la parete.
-Yah! Non trattare male il camper, anche lui potrebbe avere dei sentimenti.- e accarezzai il punto in cui lo aveva colpito -Non è nulla, è solo un cattivone.- feci finta di parlare con un bambino.
-Siamo dispersi, isolati e lei preferisce la compagnia del camper alla mia, la cosa va di male in peggio.- ridemmo entrambi.
-Ma no dai, lo sai che mi fa veramente piacere essere qua con te, insomma, tutto questo mi sembra quasi solo un sogno.- dissi gesticolando senza un senso, lui rimase in silenzio -Come? Nessuna battutina da ruba cuori del tipo “lo so che hai sempre sognato di rimanere sola con me” o simili?- Sanghyun scosse la testa -Ho detto qualcosa che non avrei dovuto dire?-
-No, hai solo detto qualcosa che avrei tanto voluto sentire.- e sorridendo mi scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, io rimasi a guardarlo rapita da quella sua espressione -Prima che si scarichi anche la batteria della telecamera, è meglio uscire a fare quella passeggiata della quale avevamo parlato.- e così fu. Prendemmo una borsa con dentro del cibo e dell'acqua, una coperta, la telecamera e pregammo di ritrovare il camper dove lo avevamo lasciato una volta di ritorno. Per fortuna quel giorno il cielo sembrava voler essere più sereno che mai solo per noi, anche se per il pranzo trovammo comunque un pezzettino d'ombra dove stendere la coperta. Il paesaggio era una distesa verde con qualche colore dato dai fiori nel prato o sugli alberi, un venticello fresco creava uno splendido effetto di onde mare dove l'erba era più alta. Subito i nostri pensieri giravano intorno alla preoccupazione per il camper e se mai avessero dovuto rintracciarci cosa avrebbero pensato non potendo raggiungere nessuno dei due, poi tutto sparì lasciando spazio al nulla, la spensieratezza si impossessò di noi e delle nostre menti rilassandoci. Ad un certo punto spensi la telecamera e, distesa sulla coperta accanto a Sanghyun, chiusi gli occhi concentrandomi sui suoni che sentivo attorno a me; gli uccelli, il vento, le foglie degli alberi, e infine il mio cuore, con il suo battito che aumentò nel momento in cui sentii Sanghyun avvicinarsi di più a me. Eravamo molto vicini, talmente tanto che avrei potuto sentire anche il battito del suo cuore scoprendo che magari non batteva a sincrono con il mio, ma che riempiva i momenti vuoti in cui il mio non batteva completando quell'armonia che stava nascendo tra di noi.
Ripensando a ciò che mi aveva detto, a quelle cose del quale doveva parlarmi, la curiosità trovò posto nei miei pensieri portandomi ad elencare tutte quelle possibilità, o semplici fantasie, che la mia mente era capace di creare. Mi chiedevo quando sarebbe stato il momento adatto per lui, quando finalmente tutto quel mistero avrebbe trovato la luce, ma soprattutto, come avrei reagito io. Non ero mai stata brava ad affrontare discorsi importanti faccia a faccia, avevo sempre avuto paura di cedere a quella parte di me che da tempo avevo imparato a controllare, quella parte troppo sensibile che trovava modo di esprimersi soltanto attraverso le lacrime. Scossi la testa cercando di tornare alla realtà, qualsiasi cosa dovesse dirmi non mi sarei dovuta preoccupare.
Il resto della giornata passò tranquillamente, e per fortuna la batteria della telecamera durò giusto giusto fino a sera. La mattina dopo andammo alla ricerca di un paesino e di un meccanico, e la sorte volle che lo trovassimo abbastanza in fretta. Mentre Sanhyun accompagnò il meccanico a prendere il camper, io gironzolai per il paese curiosando per le vetrine dei negozi e dei ristoranti, era come sentirsi in un drama, tutto era proprio come lo vedevo dal computer o dal tablet sdraiata nel mio letto a casa mia. Alcune signore molto gentili cercarono di avere una piccola conversazione insieme a me incuriosite dal fatto che ero straniera, e spesso rimanevano felicemente sorprese nel sentirmi parlare in coreano e per il fatto che lo stessi studiando all'università. Alcune tentarono anche di parlare un po' della storia del loro paese, ma purtroppo io non ero mai stata brava in storia e quindi mi trovai veramente in imbarazzo a rispondere che non certe cose non le sapevo, ma mai come quando una signora mi offrì di assaggiare il kimchi che stava preparando per la sua famiglia e dovetti rifiutare, io e il cibo piccante non andavamo affatto d'accordo.
Quando Sanghyun tornò, io mi ero fermata a giocare con un paio di bambine in un piccolo parco giochi -Hey.- quando mi vide mi si avvicinò divertito per la scena, mentre io facevo la treccia ad una bimba l'altra stava acconciando i miei capelli aggiungendo nella treccia che mi aveva fatto molti fiorellini che aveva raccolto -Ho parlato con il meccanico e ha detto che il camper sarà pronto o questa sera o al massimo domani mattina.-
-Quindi vuol dire che per oggi rimarremo qua?- mi si illuminò il viso per il sorriso enorme che feci -Mentre eri via ho guardato un po' in giro e mi piace tantissimo questo paesino. Direi che è la sosta ideale per la nostra vacanza, anche se non era in programma.- ridacchiai.
-Di sicuro hai trovato come passare il tempo mentre non c'ero.- guardò le bimbe con un sorriso tenero -Siete veramente belle. State facendo bella anche la vostra unnie?-
-Ma la unnie è già tanto bella.- disse la più grande continuando ad infilare fiora tra i miei capelli, al momento non pensai a quando avrei dovuto toglierli.
-Tu sei il suo ragazzo?- chiese la più piccola, ma prima che potesse rispondere, la maggiore gli porse l'ultimo fiore che aveva.
-Come mai lo dai a me? Non lo aggiungi con tutti gli altri fiori?- le chiese sorpreso dal suo gesto, io finii la treccia alla più piccina.
-L'ho tenuto per ultimo perché quello era il fiore più bello, ma se sei il suo ragazzo devi essere tu a regalarglielo.- rispose lei sorridendo e facendogli segno di metterlo sopra il mio orecchio. Sanghyun mi prese per mano facendomi alzare in piedi e con delicatezza infilò il fiore dove gli era stato suggerito accarezzandomi poi la guancia.
-Così?- chiese lui sorridendo.

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Capitolo 27
*** Capitolo Ventisettesimo ***


-Penso che impazzirò poi a togliermi tutti questi fiori.- dissi ridendo e guardandomi la fine della treccia.
-Potevi pensarci prima di lasciare libero arbitrio alla bambina sui tuoi capelli.- rispose Sanghyun ridendo anche lui -L'importante è che questo rimanga li.- concluse indicando il fiore che mi aveva messo lui. Subito portai la mano per sistemarlo sorridendo meno di quanto non stessi facendo dentro di me dal momento in cui aveva fatto quel gesto.
-Chissà cosa si staranno immaginando quelle bimbe adesso.- mi incamminai per un piccolo sentiero immerso fra gli alberi. Dopo qualche secondo mi accorsi che Sanghyun non era al mio fianco ma qualche passo indietro, con un'espressione un po' combattuta in viso -Tutto ok? Qualcosa non va?- chiesi lievemente preoccupata, sembrava in guerra con sé stesso.
-No ok, ora o mai più. Forza.- sembrava parlare tra sé e sé, in una frazione di secondo me lo ritrovai davanti, le sue mani esitarono nel prendere le mie -È tutto il viaggio che penso a quale sarebbe stato il momento più adatto, e sinceramente non so nemmeno se questo possa esserlo.- fece una pausa prendendo un respiro profondo -Devi sapere Alice, che da quando ho ricevuto la tua lettera e la chiavetta USB, le ho tenute come fossero oro. Non so ancora come spiegare cosa provai nel momento in cui lessi le tue parole, soprattutto quando descrivevi la tua impressione della mia canzone “Monster”, immaginarti da sola nella tua camera, al buio con le guance rigate dalle lacrime di felicità mi ha come riscaldato il cuore. Per quanto ci avessi inviato dei tuoi video di danza e alcune tue foto per riconoscerti in essi, mi sono sempre chiesto come sarebbe stato ritrovarmi davanti quella ragazza che fu capace di scrivere parole tanto dolci e capaci di darmi forza.- io rimanevo ad ascoltarlo quasi non credendo alle mie orecchie, tutto quello che avevo sempre sognato mi dicesse in risposta alla mia lettera me lo stava dicendo proprio in quel momento -E poi ti ho trovata, non so ancora chi devo ringraziare per aver avuto tale fortuna. Però non volevo mostrarmi a te subito come Cheondung, cantante degli MBLAQ, ma come Park Sanghyun, anche se per come ero camuffato sarebbe stato difficile riconoscermi anche per mia madre.- ridacchiò nervoso grattandosi dietro la testa e poi tornando a stringermi le mani, questa volta con più dolcezza -Capii che il nostro sarebbe stato un legame diverso da qualsiasi altro quando la prima sera in cui ci incontrammo mi chiedesti se ci saremmo rivisti. Ero un ragazzo che avevi incontrato per la prima volta e del quale non eri nemmeno riuscita a vedere il viso, eppure mi avevi chiesto se ci saremmo rivisti. In quel momento però non capii un piccolo dettaglio.- una piccola goccia d'acqua mi distrasse colpendomi la punta del naso.
-Ehm, Sanghyun, forse è meglio finire il discorso da un'altra parte.- dissi alzando il viso verso il cielo, alcune nuvole si erano addensate nel cielo rendendolo più grigio.
-No, non posso fermarmi ora, o non troverò più le parole.- rispose subito Sanghyun, e proprio in quell'istante la pioggia iniziò a scendere gradualmente, poi piano piano più forte. Tentai di coprirmi la testa con la mano ma velocemente Sanghyun me la prese e attirò di nuovo la mia attenzione -Alice, in questi giorni insieme a te, no, che dico, quella notte in cui siete rimaste te e Jessica a dormire da noi al dormitorio, quando ho letto le tue storie, e con quel bacio ho capito perché il nostro legame era così forte nonostante ci conoscessimo da poco.- la pioggia continuava a scendere bagnandoci i capelli e i vestiti, ma a lui non sembrava importare, e vedendolo avvicinarsi cominciò a non importare nemmeno a me. Avevamo i capelli ormai fradici, le gocce che scendevano dalle punte cadendo sul suo viso sembravano mimetizzarsi come delle piccole lacrime -Come quel giorno mi sono innamorato delle tue parole, ora mi sono innamorato di te.- con delicatezza mi spostò i capelli bagnati dal viso e poi stringendomi a lui mi baciò. Questo bacio non fu per niente come quello che mi aveva dato sul camper, piccolo, sfuggevole, quasi innocente, ma fu più passionale, sempre con una piccola punta di tenerezza. Sentivo le sue labbra morbide desiderare le mie mentre la pioggia le inumidiva con le sue gocce. Mentre le sue mani si posarono sui miei fianchi stringendoli come per non farmi scappare, io gli presi il viso fra le mani ricambiando il bacio e la passione. Perché per quanto lo amassi come artista, come una fan ama il suo cantante preferito, grazie alle sue parole il mio cuore si sbloccò facendo capire anche a me che i sentimenti che provavo per lui non erano comuni, ma qualcosa di più speciale, qualcosa che non poteva essere descritto. Un sentimento che silenzioso si insinuò nei nostri cuori legandoli l'uno all'altro.
Il rumore di un tuono lontano mi fece sussultare, così prendendomi per mano Sanghyun iniziò a correre sotto la pioggia per spostarci da sotto agli alberi, io lo seguii iniziando a ridere. Se ne accorse e arrivati vicino al piccolo parco giochi iniziammo a fare gli stupidi sotto la pioggia, un paio di volte rischiammo entrambi di scivolare per il fango che si stava formando sul terreno. Alzai lo sguardo verso il cielo con un sorriso talmente solare che avrebbe potuto far smettere la pioggia, un sorriso che sincero come quello che aveva Sanghyun mentre mi guardava. Quella volta fui io ad avvicinarmi a lui e a cercare le sue labbra, per tutto il tempo eravamo stati come due calamite, ma solo quel giorno capimmo che i nostri cuori avevano preceduto la nostra ragione.
-Forse è meglio andare a vedere come è messo il meccanico con il camper e cambiarci i vestiti prima di prenderci qualche malanno.- disse Sanghyun sciogliendo piano il bacio ma rimanendo a pochi centimetri dal mio viso -Non vorrei rovinare la vacanza, o meglio, questo momento a causa di un raffreddore.- mi lasciò un piccolo bacio a stampo. Senza aggiungere nulla lo presi per mano e ci incamminammo verso l'officina. Per fortuna aveva finito prima e potemmo già prendere il camper, mettemmo subito in carica i telefoni e la telecamera -Questa piccola tappa imprevista ci ha sconvolto i piani.- disse ridendo -Forse è meglio tornare prima così potrai sistemare con calma la valigia e salutare il signor Kim.- trovammo un parcheggio per camper e decidemmo di fermarci per la notte e ripartire la mattina dopo per tornare a Seoul.
-Io è domani sera che sono a cena dal signor Kim ora che ci penso.- dissi una volta in pigiama -Però questo vuol dire che- dopo aver realizzato le parole mi morirono in gola.
-Cosa?- mi chiese Sanghyun cercando il mio sguardo.
-Questo vuol dire che la mattina dopo dovrò partire, dovrò tornare a casa... a casa mia in Italia.- colta da un'onda di nostalgia e tristezza abbassai lo sguardo sulle mie mani senza guardarle veramente. In un lampo mi risvegliai da quel meraviglioso sogno rendendomi conto di come il tempo era passato velocemente scadendo, era ora di tornare alla realtà. Sarei tornata in Italia e probabilmente prima che potessi ritornare in Corea da Sanghyun sarebbe potuto accadere di tutto, e ci avrebbero potuto allontanare più di quanto non avessero fatto i nostri paesi. Avevo sempre ritenuto il destino un modo per chiamare l'ironia con la quale la mia vita sembrava divertirsi, spesso anche a spese mie, perciò non sapevo se definire in tale modo il nostro incontro, ma di certo sapevo di non poter essere certa che una volta preso quell'aereo ci saremmo potuti rivedere.
-Hey hey.- mi prese per mano e piano mi avvicinò a sé facendomi sedere sulle sue gambe -Non dirmi che ti preoccupa questo piccolo dettaglio.- mi sorrise dolce pizzicandomi appena il fianco -Lo so che può sembrare tutto incerto dopo che sarai salita su quell'aereo, ma da quando il futuro non lo è? Ma ricorda che il futuro non è fatto per deprimersi pensando al peggio, ma per darsi forza pensando a tutti i modi con i quali si potranno realizzare i nostri sogni.- alzai lo sguardo guardandolo negli occhi -Capisco che al momento quello di domani ti sembrerà un addio, ma credimi se ti dico che non ti lascerò scappare via così facilmente.- mi abbracciò stringendomi più che poté -Certo non posso assicurarti che già il giorno dopo essere tornata ci potremo vedere di nuovo, probabilmente dovrò spiegare la situazione a molte persone.- sospirò -Dovrai solo avere un po' di pazienza.-
-Pazienza.- ripetei annuendo -Sono sempre stata brava ad aspettare.- conclusi sorridendo -Allora ti aspetterò, oppure aspetterò il prossimo volo per la Corea del Sud.- lui in risposta mi prese il viso fra le mani e mi baciò, facendomi così capire che in quel momento c'eravamo solo noi due, noi due e i nostri due cuori legati l'uno all'altro da un sentimento che sarebbe potuto arrivare persino alla luna. Le sue mani mi strinsero, come per dire che per quanto mi sarei potuta allontanare da lui, saremmo comunque stati vicini, l'uno nei pensieri dell'altra.
Anche quella sera dormimmo insieme nel letto di Sanghyun, ma questa volta fu completamente diverso dalle altre, questa volta eravamo entrambi consapevoli che qualcosa era nato, di amarci. E così ci addormentammo, senza alcun pensiero sulla mia partenza, su come lui avrebbe spiegato tutto ciò ai suoi compagni, al manager, se fosse stato opportuno renderlo pubblico, no, ci addormentammo godendo a vicenda della nostra compagnia, del calore del corpo dell'altro contro la nostra pelle, dei nostri respiri che andavano quasi all'unisono.

La mattina dopo ci svegliammo più vicini di quando ci eravamo addormentati, entrambi fingemmo di dormire convinti che l'altro stesse ancora dormendo solo per poter rimanere così ancora per qualche minuto in più. Ma per quanto rimandassimo, era arrivato il momento di tornare a casa dagli altri, era arrivato il momento di salutare tutte quelle persone meravigliose che avevo incontrato in questa mia avventura.
Quando arrivai al dormitorio Jessica non c'era, probabilmente l'avrei rivista quella sera dopo la cena a casa dal signor Kim, anche se ero indecisa se chiamarla per raccontarle tutto quello che era successo o se aspettare di essere tranquille e sole sull'aereo per raccontarci a vicenda cosa avevamo fatto in quei pochi giorni di vacanza con Sanghyun e Joon. Visto il vuoto momentaneo lasciato dalla mia migliore amica, Sanghyun si offrì di aiutarmi a sistemare le mie cose, probabilmente non tanto per aiutarmi ma più per poter passare più tempo insieme possibile. Nonostante tutte quelle bellissime parole su come ci saremmo rivisti un giorno, su come i nostri nostri cuori si sarebbero rincontrati, entrambi non volevamo che arrivasse il momento dell'addio definitivo, avevamo comunque paura che il destino ci riservasse uno dei suoi scherzi di cattivo gusto. Avremmo voluto rompere qualsiasi orologio in modo tale che il tempo si fermasse, scattarci una foto e rimanerne intrappolati fino alla fine.
Una volta finita di preparare la valigia, ci sedemmo sul divano, non passarono nemmeno due minuti che subito mi strinse a sé. Non avevamo bisogno di altre parole, ci bastava stare insieme.

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Capitolo 28
*** Capitolo Ventottesimo ***


-Allora Alice, spero ti sia divertita durante il tuo soggiorno nel nostro paese.- disse il signor Kim sparecchiando la tavola -Ci piacerebbe molto se tornassi a farci visita, prima o poi nostro figlio dovrà avere l'onore di conoscere l'autrice del libro che gli leggeremo ogni notte fino ad addormentarsi.-
-Mi farebbe veramente piacere.- risposi ridacchiando -Penso che debba tornare al dormitorio ora, probabilmente Jessica è tornata.- mi alzai e con un abbraccio salutai il signor Kim e sua moglie -La ringrazio per l'esperienza stupenda.- poi presi la manina del piccolo Kim Sanghyun -Un giorno ci rivedremo, non ti ricorderai di me, ma io mi ricorderò di te.- feci un ultimo inchino e poi mi incamminai verso il dormitorio. Dissi a Sanghyun che non mi sarebbe servito un passaggio, che avrei preso un taxi non sapendo quando me ne sarei andata, ma in realtà volevo solo godermi un ultimo sguardo in solitaria a quella città incantevole che era Seoul. Il sole non era ancora tramontato del tutto, quindi c'era ancora un po' di luce, e la casa del signor Kim non era poi così distante dal dormitorio. Durante la passeggiata ripercorsi ogni singolo momento passato da quando Jessica ed io varcammo la porta della nostra stanza, il primo giorno a lavoro, le pause pranzo al ristorante giapponese, la prima serata in un locale e quando abbiamo conosciuto finalmente i ragazzi. Avevamo fatto così tante cose, sarebbe stato difficile racchiuderle in poche parole quando i nostri genitori ci avrebbero chiesto di quest'esperienza. Ripassai davanti al primo locale in cui eravamo state Jessica ed io, quel luogo che era stato testimone del mio primo incontro con Sanghyun, anche se a mia insaputa. Poi vidi il palazzo degli studi televisivi di Arirang, ricordandomi quando per sbaglio andai addosso ad Eli con la porta del bagno, del giorno in cui rividi il ragazzo che aveva tentato di baciarmi scoprendo essere il nipote del mio capo, e infine quella mattina in cui quel ragazzo misterioso ci portò all'ospedale perché la signora Kim stava per dare al mondo suo figlio. Poi arrivai al dormitorio, e come immaginavo, Jessica era tornata e mi stava aspettando in camera per raccontarci tutto quello che ci era accaduto, ripensare ai momenti passati insieme e anche per versare qualche lacrima pensando al fatto che nel giro di poche ore ci saremmo lasciate tutto ciò alle spalle.
-Dai dai, siamo riuscite a venire la prima volta, ciò non vuol dire che non ci sarà una seconda, poi una terza e via così.- disse Jessica sorridendo mentre io mi asciugavo gli occhi.
-Il punto è che..- deglutii cercando le parole adatte -non ti ho raccontato proprio tutto.- lei mi guardò non capendo a cosa mi riferissi. Presi coraggio e le raccontai quello di più importante che era accaduto tra me e Sanghyun, dei baci, delle parole che ci eravamo detti sapendo che il giorno della nostra partenza sarebbe arrivato. Subito Jessica rimase a guardarmi con un'espressione strana in viso, poi mi abbracciò.
-Non ti preoccupare, troveranno entrambi il modo per ritrovarci, anche dovessimo andare in capo al mondo.- in un primo momento non capii, ma una volta che ci arrivai ricambiai l'abbraccio e lasciai che le lacrime scendessero contro il mio sorriso.

Il giorno dopo ci svegliammo riposate ma con un peso sul petto, con lo stomaco tutto aggrovigliato, riluttanti prendemmo le valige e chiamammo un taxi che ci portò fino all'aeroporto. Imbarcammo le valige e passammo i controlli, poi cercammo un bar dove fare colazione, lei prese un caffè mentre io un semplice bicchiere d'acqua. Il nostro volo sarebbe partito a distanza di un paio d'ore, ore che non sapevamo come riempire per non morire annoiate. Girammo tutto l'aeroporto, entrammo in tutti i negozi curiosando ma senza prendere nulla. Poi d'un tratto una voce mi chiamò all'altoparlante.
-Alice Galvani, ripeto, Alice Galvani è pregata di dirigersi al controllo bagagli. Alice Galvani attesa al controllo bagagli.-
-Cosa? Perché mi vorrebbero al controllo bagagli?-
-Magari hanno trovato la droga della tua valigia.- rispose Jessica ridendo.
-Yah! Dai che già mi sto spaventando da sola, non aiuti.- mi misi a ridere anche io -Tu vieni con me comunque.- e la trascinai con me al controllo bagagli. Con mia enorme sorpresa oltre le guardie vidi Mingyu -Hey, che ci fai te qua?-
-Uno, potevi anche venire a salutarmi prima di partire, mio zio nemmeno mi ha detto che ieri sera eri a cena da loro. Due, qui c'è qualcosa che devi vedere.- e mi passò un tablet.
-Cosa dovrebbe essere?- chiesi prendendo il tablet.
-Mio zio mi ha detto che devi assolutamente vederlo, ho fatto una corsa assurda per portartelo.- ci spostammo in un posto un po' più appartato, Mingyu cercò un video e lo fece partire, nell'inquadratura c'eravamo io sulle spalle di Sanghyun.
-Ok è partito, buonasera a tutti. Vedete questa dolce creatura che sta dormendo sulla mia spalla? Ormai sono quasi due settimane che la vedete ridere e scherzare in questo programma. Vi starete chiedendo cosa voglia dirvi in questo momento, ma a dire la verità nemmeno io lo so, o forse si. L'unica cosa che so è che probabilmente nemmeno lo manderanno in onda questo spezzone, proprio come quello che ha registrato lei e che ho visto giusto qualche minuto fa.- la sua risata dolce colpì il mio cuore -Può essere che questo pezzo lo faranno vedere solo ad Alice, e sinceramente lo preferirei, mi sto vergognando tantissimo in questo momento, non oso immaginare se qualcun altro dovesse vederlo, anche se al momento sembra che stia parlando con un pubblico. Beh, ecco qualcosa che voglio dirvi, la notte scorso ho avuto il coraggio di baciare questa ragazza, ancora non ci credo. Il bacio sarà durato pochi secondi, ma saranno quei pochi secondi a rimanere nel mio cuore quando lei se ne andrà. Perché purtroppo quel giorno si sta avvicinando, l'unica mia paura è che possa arrivare prima che riesca a dirle tutto quello che devo.- fece una piccola pausa abbassando lo sguardo -Prima che possa capire cosa realmente mi sta accadendo, perché già quando ho letto la lettera che mi aveva mandato tanto tempo fa qualcosa in me era come cambiato, ma da quando l'ho potuta incontrare quel qualcosa è diventato sempre più grande, ma ancora non capisco cosa potrebbe essere. O forse già lo so e non lo ammetto a me stesso con la paura che lei non possa capire, che lei non possa ricambiare.- prese un respiro profondo e rialzò lo sguardo -Ma è proprio questo punto di domanda che mi sta consumando, perciò devo trovare il coraggio, devo essere uomo e dirle tutto, senza pensare a cosa verrà dopo. Quindi auguratemi un grandissimo Fighting.- alzo il pugno e sorrise per poi spegnere il video. Sentivo gli sguardi di Jessica e Mingyu su di me, ma non vedevo nulla se non la miniatura del video con il sorriso di Sanghyun. Sapevo che mi stavano chiamando vedendo che non rispondevo, non vedendo alcuna reazione da parte mia. Eppure alzandomi posai il tablet sulla sedia e iniziai a correre. La mia mente mi stava urlando contro, ma le mie gambe e i miei piedi non si fermarono, i miei occhi vedevano gli ostacoli da evitare ma non puntavano nessuna meta in particolare. Continuai a correre, probabilmente non non sarei potuta nemmeno tornare indietro senza il biglietto che avevo lasciato nella borsa accanto a Jessica e Mingyu. Arrivai all'entrata dell'aeroporto, ma nemmeno le porte furono capaci di fermarmi, uscii alla luce del sole e continuai a correre, finché non trovai l'ostacolo che non avrei potuto superare, e che non avrei mai voluto superare. Anche lui come me stava correndo, ma con una meta ben decisa, ovvero io.
-Alice, che ci fai qua fuori?- Sanghyun mi prese e mi strinse forte -Dovresti essere dentro ad aspettare di imbarcarti.-
-Potrei chiedere la stessa cosa a te, che ci fai qui?- gli chiesi con gli occhi lucidi, lui sospirò e mi prese il volto fra le mani.
-So di averti detto tutte quelle cose sul fatto che anche dopo che avrai preso quell'aereo ci saremmo rivisti e tutto, ma...- si bloccò come se avesse voluto ricacciare dentro le parole sapendo che non era giusto -ma non posso lasciarti andare, pensavo di essere forte e riuscirci, ma mi sbagliavo.- il suo sguardo si posò sul mio -Non sono un uomo, ma solo un bambino viziato che ha bisogno di te al suo fianco.-
-Invece si che sei un uomo, l'uomo che è riuscito ad esprimere i suoi sentimenti nonostante le sue paure, proprio come stai facendo ora. Un bambino si sarebbe limitato a dirmi quelle parole per farmi partire con il cuore un po' più in pace, ma soffrendo poi.- lui mi guardò sbalordito -Ho appena finito di vedere il video che hai fatto la sera dello spettacolo di danza.- gli presi una mano intrecciando le dita con le sue -Non chiedermi perché o cosa mi abbia spinto a farlo, ma nel momento in cui il video è finito, ho iniziato a correre, senza alcuna meta, e ti ho trovato sulla mia via.- e senza chiedermi nulla mi baciò, in quel bacio sentii il suo bisogno di me, la sua richiesta di restare, ma anche il suo voler essere forte e lasciarmi andare promettendomi che ci saremmo rivisti.

Ora vi starete chiedendo quale via abbia scelto di seguire, se quella della ragione prendendo l'aereo e tornando a casa mia in Italia, o se quella del cuore rimanendo li insieme a Sanghyun. Quello che posso dirvi è che questa... è tutta un'altra storia.

E siamo arrivati alla fine anche di questa storia, ringrazio tantissimo tutti coloro che l'hanno seguita e che hanno lasciato qualche recensione, è sempre un piacere per me leggere i vostri commenti, sapere se un capitolo vi è piaciuto o meno. Ancora grazie! <3

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Capitolo 29
*** Capitolo EXTRA ***


Jessica e Alice si salutarono un’altra volta, mi stupiva ogni volta l’amicizia che c’era tra quelle due ragazze, ma questo non era il punto. La cosa importante era che finalmente avrei avuto Jessica per un’intera settimana tutta per me. Mi scambiai uno sguardo d’intesa con Cheondung e poi salimmo sui nostri rispettivi camper, la nostra avventura stava per iniziare.
-Allora, qual è il tragitto?- mi chiese una volta seduta accanto a me sul sedile del passeggero, sentivo i suoi occhi su di me, ma non avevo il coraggio di girarmi per la paura di imbambolarmi ad osservare ogni minimo dettagli del suo viso senza che uno dei ragazzi facesse battutine stupide.
-E se ti dicessi che non ho preparato nulla?- ridacchiai e mi volta verso di lei grattandomi la testa colpevole, e fu la fine. Lei scoppiò a ridere e io non potei fare a meno di rimanere a guardarla in tutta la sua bellezza, gli occhi chiusi, le guance leggermente arrossate. Mi costrinsi a distogliere lo sguardo ridendo anche io, la telecamera era ancora spenta, ma in quel viaggio sarà la nostra inseparabile compagna, e solo in quel momento mi resi conto del guaio in cui mi ero cacciato. Non sarei mai riuscito a trattenermi del tutto sapendo che attorno a noi non c’era nessuno, o almeno nessuno di umano. Presi un veloce respiro –Sarà tutto una sorpresa, se vedi qualcosa che ti interessa dillo e noi ci fermeremo.- sorrisi più normalmente che potei e presi l’aggeggio infernale poggiandolo davanti a noi sull’apposito piedistallo, la accesi –Ed eccoci qua, pronti per il nostro viaggio.- controllai nell’inquadratura che i capelli fossero in ordine e partii.
-Avviso i gentili spettatori che Joon non ha deciso alcuna tappa, andremo totalmente alla cieca.- continuò lei ridacchiando –A parer mio ci perderemo in qualche bosco.- a quelle parole il primo pensiero che mi venne fu che non sarebbe stata una brutta idea, dopo un po’ si sarebbe scaricata la batteria della telecamera e saremmo stati completamente soli. Scossi la testa e mi immisi in strada, se devo guidare devo rimanere concentrato.
 
I primi due giorni furono molto stile campeggio, proprio come da programma, trovammo un paio di posti carini e un po’ sperduti dove mangiare, paesaggi mozzafiato e ci siamo pure fatti molte foto, le quali terrò sempre con me come ricordo di quel meraviglioso viaggio, di quella meravigliosa ragazza. A causa della mia carriera sono sempre stato attento a come mi comportavo con le ragazze, a cosa dicevo, ma con lei non ce la facevo, dal primo giorno in cui la vidi, dal momento in cui seppi che ero il suo preferito tra noi cinque, dentro di me scattò come un interruttore. Sarei stato capace di fare a botte con quel barista da quattro soldi che ci stava provando con lei qualche giorno prima che ci incontrassimo.
Il terzo giorno ci fermammo in una cittadina non molto grande e affollata, volevo portare Jessica fuori a cena, come fosse stato un vero appuntamento, sperando solo di non sembrare troppo patetico ai suoi occhi.
-Ho chiesto nel bar qui a fianco se mi lasciano cambiare nel loro bagno, così potrai cambiarti tranquillamente.- sorrisi e chiusi la porta del camper dirigendomi verso il bar. Non saremmo andati nel ristorante più elegante del mondo, ma volevo comunque che i vestiti saltassero all’occhio, così presi un paio di jeans, una maglia bianca e una camicia nera. L’abbinamento non mi sembrò male, non ero elegante ma nemmeno troppo sportivo. Tornai al camper e bussai.
-Jessica, sei pronta?- ricevetti una risposta che interpretai come un “si “ e aprii la porta –Wow.- per un momento rimasi lì sulla porta ad osservarla. Non potevo negare il fatto che l’occhio mi fosse caduto per prima cosa sulla scollatura della sua maglia, Jessica non era come le solite ragazze coreane, non era magra da far paura, aveva le curve nei posti giusti, e il decolté avrebbe fatto sognare qualsiasi ragazzo. Tornando in me la osservai del tutto, stava un incanto, e per di più aveva un profumo dolcissimo, come se il dessert della serata sarebbe stata lei. Scossi di nuovo la testa cercando di allontanare possibili pensieri e immagini poco consone.
-Allora, come sto?- fece un piccolo giro su sé stessa per mostrarmi il suo outfit nel suo completo.
-Stai benissimo.- risposi e le presi la mano –Dovremo camminare un po’, spero non ti dispiaccia.- dissi sorridendo, a me di sicuro non sarebbe dispiaciuto visto che avrei potuto godere della morbidezza della sua mano, la sua pelle era così liscia e avrei voluto avvicinare la sua mano alle mie labbra per baciargliela.
-Una bella passeggiata prima e dopo cena non è male come idea.- disse mostrandomi quel suo sorriso così dolce, mi ci volle tutto il mio autocontrollo per distogliere lo sguardo e ricordare la strada per il ristorante. Eppure non riuscii a resistere.
-Hai messo del profumo?- chiesi fingendo al meglio innocenza, lei annuii –Posso sentirlo?- presi l’occasione al volo e avvicinai piano il viso al suo collo, inspirai a fondo quel profumo come se fosse l’ultimo mio respiro, volevo registrarlo nei miei ricordi sentendolo ogni volta che pensavo a lei. A rovinare il momento furono i miei pensieri poco opportuni, così malvolentieri mi allontanai –Molto buono, è dolce.- dissi sfoderando uno dei miei sorrisi da far sciogliere una fan per nascondere tutto ciò che si stava scatenando dentro di me. Le strinsi la mano e ci incamminammo verso il ristorante.
 
-Direi che la prossima volta dovresti andarci più leggero con il vino.- Jessica ridacchia tentando di portarsi un mio braccio attorno alle spalle per aiutarmi a camminare dritto. Non pensavo che le mie doti da attore mi sarebbero tornate utili in questo viaggio.
-No, la festa è già finita?- chiesi nel momento in cui vidi il camper davanti a noi, la voce trascinata da autentico ubriaco.
-Eh si festaiolo, hai bisogno di riposarti se non vuoi avere un brutto dopo sbronza domani quando ti sveglierai.- piano mi adagiò nel suo letto, probabilmente non aveva nemmeno intenzione di provare a portarmi nel mio letto sopra, sapeva che non ce l’avrebbe fatta, e un secondo dopo scomparve in bagno a cambiarsi. Non appena la mia testa cadde sul suo cuscino, sentii il suo profumo, ma non quello che si era messa questa sera, no, il profumo della sua pelle. Un momento chiusi gli occhi per bearmi di quel profumo, e fu proprio in quell’istante che lei uscì dal bagno. Feci finta di dormire e la sentii scostarmi delicatamente i capelli da viso. Quando percepii che stava per salire sulla scaletta per andare a dormire nel mio letto, le presi la mano facendola cadere al mio fianco sul materasso, il mio sguardo fisso sul suo.
-Joon, ma non stavi dormendo tu?- mi chiese un po’ confusa e sorpresa, gli occhi così scuri e profondi appena sgranati che guardavano i miei.
-Jessica.- presi un bel respiro senza toglierle gli occhi di dosso –Penso sia inutile a questo punto ignorare ciò che la mia ragione vuole nascondere. Il mio cuore sarà sempre più forte di essa.- stringendole la mano al mio petto sperai di farle percepire la sicurezza dei miei sentimenti e allo stesso momento la mia insicurezza nell’esprimerli, lei mi guardava pronta ad accettarli –Abbiamo passato molto tempo insieme, e un qualsiasi ragazzo si sarebbe innamorato di te piano piano, ma non .- il suo sguardo divenne appena confuso e io sorrisi come per rassicurarla –Jessica, io mi sono innamorato di te nel preciso momento in cui ti ho vista, ma avevo paura.- abbassai lo sguardo sulle nostre mani sorridendo un po’ imbarazzato –Avevo paura che per te fossi un semplice idol, un amore irraggiungibile se non solo una fantasia remota, ma poi ho capito con mio enorme piacere- alzai lo sguardo incrociando di nuovo il suo e le accarezzai dolcemente la pelle morbida del suo viso –che sbagliavo. Anche se non era tua intenzione farlo, in questi pochi giorni passati da soli ho potuto conoscere la vera te stessa, e me ne sono innamorato ancora di più, superando questa mia stupida paura.- sempre ricambiando il mio sguardo, sorrise dolcemente a quelle mie parole –Ho capito che tra di noi c’era qualcosa di più di un semplice affetto, che ciò che provavo nel vederti non è quello che si prova quando si vede un’amica, che i miei sentimenti erano più profondi.- lei abbandona il viso contro la mia mano inclinandola un po’, e quasi mosso da una forza esterna il mio viso inizia ad avvicinarsi al suo, la mia voce a diventare un sospiro leggero –E dopo averlo capito posso dire che mi sono innamorato di te.- le nostre labbra ormai a pochi millimetri, e finalmente pronunciai quelle parole come se fossero una preghiera –Ti amo.- la stavo pregando di accettare i miei sentimenti, e in un battito d’ali le nostre labbra si congiunsero in un bacio che avrebbe fatto battere il cuore di qualsiasi ragazzo. Un bacio, lento, pieno di passione, ma soprattutto pieno di promesse che un giorno ci saremmo detti a voce, ma non in quel momento, in quell’istante l’unica cosa importante erano le nostre labbra, le une per quelle dell’altro, come i nostri sentimenti, i nostri cuori.

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