Non amerò nessuno come ho amato te

di ILoveAlbania95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una scuola infernale ***
Capitolo 2: *** 2. Messaggi in chat ***
Capitolo 3: *** 3. Aiuto! ***
Capitolo 4: *** 4. Il giorno è arrivato ***
Capitolo 5: *** 5. Sesso bestiale ***



Capitolo 1
*** 1. Una scuola infernale ***




1

Una scuola infernale
 

 

Che scuola di merda! Ero convinta che l'inferno fosse un posto migliore rispetto a questo schifo, in cui ero costretta a passare cinque giorni su sette della mia vita quando in realtà, avevo delle cose più interessanti da fare. Se fossi stata un'altra ragazza con le idee convinte riguardo al suo futuro, avrei abbandonato gli studi da tanto tempo; purtroppo però, io non sono mai stata una ragazza che sapeva cosa voleva per il suo futuro, ma sapevo che lasciare la scuola per un branco di cretini, senza aver preso un diploma, non era una bella aspirazione. Tantissime persone prima di me avevano visto il diploma come un lingotto d'oro; ed io passavo la vita a lamentarmi, quanto fosse difficile conquistarlo.

Non avrei mai potuto prendere il diploma se le mie giornate scolastiche erano rese impossibili da una minaccia: Kalhid Zofki. Lo odiavo a morte quello stronzo! Non faceva altro che trovare delle scuse, per prendermi in giro e il bello era che tutta la classe lo trovava simpatico, solo perché come moltri altri ragazzi era il tipico ragazzo che piaceva alle ragazze: scemo, ignorante e... tamarissimo. Nella mia vita, mi sono sempre chiesta come mai le ragazze fossero attratte da ragazzi del genere. Io non ho mai sopportato i tamarri e tanto meno, persone che vantano il proprio aspetto fisico credendo di essere il David di Michelangelo.

Kalhid lo detestavo da quel terribile giorno in cui ero uscita un attimo, durante la ricrezione, per andare a fare due passi al cortile della scuola. Per uno strano motivo, avevo lasciato la mia borsa personale in aula di scienze, cosa che non facevo mai durante l'intervallo. Giusto il tempo di rientrare in classe dieci minuti dopo, ecco che la prima cosa che vidi fu Kalhid che stava usando le mie cuffie s stava ascoltando la musica che avevo nel mio cellulare. Io mi ero avvicinata brutalmente e gli avevo tolto le cuffie. Lui tornò nel mondo dei vivi e mi aveva guardata con lo sguardo del classico deficente che aveva scoperto qualcosa.

« Ah eccoti, sfigata! Lo sapevi che Elton John è frocio? » mi domandò, ridendo a crepa pelle.

« Tu non sei degno di parlare di lui. Sembri più frocio tu, con quella tua faccia che i piccioni amano, per farci una cosa sola! » avevo risposto io, ridendomela.

« Parli propio tu, che sembri un suino che cammina su due zampe? » mi domandò lui, facendo scoppiare a ridere la classe.

Non aveva tutti i torti. Era vero che sembravo quasi un bel maialino, per colpa del mio viso paffutello e il mio fisico robusto, ma ero sempre migliore di lui. Io avevo dei capelli biondi al naturale e dei bellissimi occhi verdi che lui non avrebbe mai avuto perché doveva accontentarsi di due insignificanti occhi marroni, che rapressentavano ciò che era realmente: una merda. Mi domandavo dove cavolo fosse finito il mio carissimo professore di scienze, che avrebbe messo a tacere quel perdente di Kalhid, una volta per tutte e magari, con una bella nota sul registro. Non sapete quante note si era preso a mio scopo.

All'improvviso, in classe, era entrato il professore. Come al solito aveva quella sua espressione alla Mr Bean e portava anche gli occhiali rotondi come Harry Potter. Come altezza non era più alto di me, che ero alta un metro e settantacinque, ma a differenza mia aveva un fisico più asciutto. Quella mattina, era entrato indossando una giacca tipo piumone, per proteggersi dal freddo e, indossava dei jeans che mettevano in mostra le sue belle gambe. I suoi occhi erano marroni, come se fossero fatti di cioccolato al latte. Io ero stata l'unica ad alzarsi in piedi, al suo arrivo.

« Che cosa aspettate ad alzarvi, caproni ignoranti? Ovviamente, non mi riferisco a te, Lorena. Rifacciamo tutto da capo! Appena entro, voi vi alzate e dite "buongiorno!", capito? » disse. Notai che era uscito di nuovo dalla classe e subito dopo, entrò velocemente in classe e questa volta, tutta la classe si era alzata, esclamando "buongiorno".

« Di cosa parleremo oggi, professore? » avevo chiesto, a solo scopo di attirare la sua attenzione.

« Oggi parleremo sulla etero, omo e bisessualità! » rispose il professore. Ottimo! Proprio l'argomento perfetto.

« Hai capito Lorena? Parleremo di Elton John... » aveva commentato Kalhid inutilmente.

« Kalhid che cos'hai contro Elton John? È un grandissimo artista... » gli aveva risposto il professore. Io mi ero girata verso Kalhid, mostrandogli il dito medio e facendo la linguaccia.

« Professore, dica qualcosa a Lorena. Si comporta come una bambina di cinque anni! » commentò Kalhid facendomi le corna.

Il professore aveva fatto finta di niente e aveva iniziato a fare lezione. Ad un certo punto, aveva iniziato a parlare di spermatozooi e ovaie. A me stava venendo la nausea a sentir parlare di questi argomenti. Avevo quattordici anni, ma non avevo ancora avuto esperienze sessuali e per questo, meno male! C'erano ragazzine di tredici anni che non avevano ancora avuto le mestruazioni e avevano già dato molto, in questo campo.

Kalhid solo a sentir parlare di ovaie e spermatozooi aveva colto l'occasione, per farmi saltare i nervi.

« Professore, la devo correggere di una cosa: lei ha detto che gli uomini non possono avere le ovaie, ma non è vero. Oggi, esistorno uomini che le hanno per davvero! » spiegò Kalhid girandosi verso di me. Tutta la classe aveva capito a chi si riferiva il suo commento e quindi, erano scoppiati tutti, a ridere.

« Mah che bravo! Kalhid se c'è una cosa che mi piace di te è la tua capacità di essere un somaro. Lo sai che il commento che hai appena fatto, ti costerà una bella nota sul registro? » aveva detto il professore, iniziando ad annotare qualcosa sul registro di classe. Io conclusi il tutto, con una smorfia rivolta a Kalhid.

La scuola sarebbe un posto migliore, se non ci fossero soggetti come lui a renderla un inferno. Meno male che io avevo una vera guardia del corpo, che faceva in modo di non farmi capitare niente di terribile. Quanto amavo quell'uomo! Nessuno dimostrava di tenerci a me, proprio come faceva il mio professore di scienze. Una notte avevo sognato che mi chiedeva di sposarlo, ma sapevo che la cosa sarebbe stata impossibile per dei motivi:

▪ Era il mio professore.

▪ Avevo solo quattordici anni e lui trentotto.

▪ Io ero una ragazzina.

Avrei dato oro, per trovare un quattordicenne che si comportasse come il professore. Peccato che però, i quattordicenni del mio tempo vedevano tutto come uno schifo, un infamia o un ingiustizia. L'unica soddisfazione la trovavano ogni sabato sera, a ballare in discoteca con gli amici. Io invece, a differenza loro, preferivo passare i sabato sera sul divano a leggere un libro, dopo aver cenato tranquillamente con una pizza e una Coca Cola. E poi c'erano loro, i miei eroi: Napoleone Bonaparte e Giulio Cesare.

Tutte le volte che leggevo un libro sulle loro imprese, mi sembrava quasi di viverci dentro e pensavo che quello, era il mio mondo. Tante volte nella mia vita, avrei dato oro per governare al fianco di Napoleone o entrare a far parte di una battaglia dell'Antica Roma anche se ero una donna, ma chi se ne frega! La fantasia non conosce limite.

Per questi motivi, i ragazzi preferivano starmi alla larga, ma se devo essere sincera, preferivo andare in giro con una corona d'alloro in testa ed essere presa per svitata, invece che essere come loro e trovare soddisfazione solo nel sabato sera. Ho sempre creduto che per questi motivi, ero più adatta a stare dietro al mio professore, che ad un ragazzino qualunque.

Alla fine della lezione mentre mi affrettavo per raggiungere l'aula di disegno architettonico, il mio professore mi aveva fermata per dirmi qualcosa. Io ero tesa come un cecio, solo a sapere che mi stava tenendo per mano. Sentivo che aveva bisogno di darmi delle notizie.

« Professore, ora dovrei andare nell'aula di disegno... » avevo commentando, diventando tutta rossa in faccia.

« Niente. Volevo solo dirti che anche a me piaceva Elton John quando ero un ragazzino della tua età. La mia canzone preferita era Crocodile Rock! » mi aveva detto. Poco dopo, si era avvicinato un po' troppo a me e colpo di scena... mi aveva dato un bacio sulla guancia. Io ero diventata sempre più rossa.

Non avrei mai potuto dimenticare quel momento, mai e poi mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

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Capitolo 2
*** 2. Messaggi in chat ***





2

Messaggi in chat

 

 

Sono passati quasi cinque anni. Avevo terminato gli studi al liceo artistico e colpo di scena, ero riuscita a prendere il diploma (brava! Vuoi un applauso?), ma avevo dovuto sudare per averlo. La soddisfazione più grande della mia vita era stato scoprire che Kalhid non era stato ammesso all'esame di maturità. Non potete immaginare quanto avevo goduto, quando ero venuta a sapere della sua non ammissione, ma dopo tutto, non puoi fare niente tutto l'anno e poi, sperare di dare l'esame lo stesso, nonostante una collezione impressionante di insufficenze. L'unica cosa che non era cambiata di me era che ero sempre innamorata del mio professore di scienze che adesso aveva quarantatrè anni e io ne avevo solo diciannove.

La mia vita sociale era migliorata: mi ero fatta due nuovi amici. Venivano tutti e due dal Senegal e uno dei due aveva diciannove come me, mentre l'altro ne aveva venti. Si chiamavano Abdoul e Siye. Logicamente, quegli impiccioni dei miei genitori lo sapevano che frequentavo due ragazzi africani e mi hanno raccomandata, di non sperare in una storia d'amore con uno dei due. In questi anni, avevo studiato il mio tipo di ragazzo ideale, vedendo anche i gusti dei miei genitori e questi sono requisiti che deve e non deve avere il mio fidanzato ancora sconosciuto.

Il mio ragazzo ideale ( secondo me) deve essere:

▪ Di qualsiasi nazionalità.

▪ Ricco.

▪ Affascinante.

▪ Innamorato della storia.

▪ Lettore accanito di libri.

▪ Fan di Elton John.

Il mio ragazzo ideale (secondo i miei genitori) deve essere:

▪ Italiano (possibilmente di Cuneo).

▪ Figlio di avvocati.

▪ Della mia età (punto su cui non sono d'accordo).

▪ Cattolico.

Ora, come non deve essere il mio ragazzo, secondo i miei genitori:

▪ Musulmano.

▪ Molto più grande di me.

▪ Immaturo.

▪ Con la testa tra le nuvole.

▪ Pigro.

▪ Fissato con il sesso.

Anche se frequento due senegalesi, musulmani dalla testa ai piedi, non vuol dire che io debba per forza mettermi con uno di loro due. I miei genitori non erano ancora riusciti a capire, che erano solo dei miei amici. Avevano paura di trovarsi uno dei due in casa loro, in ogni momento. Per mia grande fortuna, mio padre non viveva con me da quando avevo otto anni perché si era separato da mia madre, ed era andato a vivere per conto suo. Nessuno dei due però, era a conoscenza che avevo portato a casa mia i miei amici, per un'infinità di volte. Mi sembrava come se il vicinato fosse sparito all'improvviso; di solito, le persone che vivono vicino a me sono tutte pettegole, ma voi non avete mai saputo nulla, se qualche mio vicino vi venisse a chiedere di me.

Mio padre Antonio Cerrato (alias Olmo Mesia) era contrario a tutto quello che non era, di origine italiana. Trovava inutile qualsiasi essere umano che veniva al di fuori della sua stessa nazione. Non solo: metteva i piemontesi davanti a qualsiasi altra razza italiana. Insomma, gli piaceva avere atteggiamenti razzisti. Non potete immaginare quando ho confessato che frequentavo due africani, come aveva reagito. Vi posso solo assicurare che quella volta, mi ero beccata due ceffoni, ma io nonostante tutto, avevo continuato a frequentare i miei amici fregandomene. Visto che non avevo la possibilità di trovarmi un ragazzo secondo i miei criteri, almeno gli amici potevo scegliermeli a modo mio. La prossima volta, mi sarei finta fidanzata con uno dei miei amici senegalesi così, vedremo quante sberle mi tirerà questa volta.

Dato che ero in delirio per non aver ancora incontrato il ragazzo dei miei sogni, avevo deciso di registrarmi in qualche sito d'incontri. Visto che avevo scarse probabilità di conoscere per strada, la mia anima gemella, avevo pensato che Internet avrebbe potuto aiutarmi nella ricerca. Non era affatto vero, che l'amore si trovava senza il bisogno di cercarlo perché se non lo cerchi, non lo troverai mai quindi, meglio essere furbi come me e cercarlo nei posti giusti e sicuri. Per registrarmi, dovevo trovare un nickname. Non appena lo avevo trovato, ero subito andata alla ricerca di qualche bel fusto.

Dopo dieci minuti, mi aveva scritto un certo: Warior05. La prima cosa che ero venuta a scoprire era che veniva da Roma. La sua foto però, mi aveva lasciata senza parole: assomigliava un botto, al mio professore di scienze. Incuriosita, avevo iniziato a scrivergli.

 

IO: Ciao come ti chiami?

WARIOR05: Piacere mio, sono Filippo Balducci. Tu chi sei?

IO: Mi chiamo Lorena Cerrato.

WARIOR05: Sei una bellissima ragazza. Ma di dove sei e, quanti anni hai?

IO: Sono di Torino. Ho diciannove anni. Tu?

WARIOR05: Sono di Roma, ma a volte, lavoro anche a Milano. Ho ventisei anni.

IO: Di cosa ti occupi di bello?

WARIOR05: Sfilate di moda e concorsi di bellezza. Tu, bella?

IO: Faccio volontariato a Torino e, in un paese piemontese.

WARIOR05: Senti bella, ho voglia di incontrarti. Sempre se a te non dispiace...

IO: Certo, ma a patto che vieni tu a Torino. Avevo tentato una fuga l'anno scorso da casa per conoscere uno di Roma, ma ho fallito... e meno male.

WARIOR05: Ah! Quindi ti piacciono i romani?

IO: Molto... inclusi quelli antichi, come Giulio Cesare.

WARIOR05: Ahahah! Sei simpatica. Senti, hai Facebook? Così ti mando la mia richiesta d'amicizia.

IO: Va bene, sono Lorena Cerrato e ho la stessa foto di questo profilo.

Avevamo deciso di vederci lunedì, di questa settimana. Lui in questo periodo era a Milano quindi, se l'appuntamento con me era alle quattordici e trenta, vuol dire che lui sarebbe partito da Milano, minimo alle dodici e mezza. Non vedevo l'ora di vedere chi diamine si sarebbe presentato. Ero un po' incosciente perché era anche probabile che quello nella foto non fosse realmente lui. Come poteva essere possibile, che uno come lui nonostante si occupasse di sfilate e concorsi, fosse iscritto ad un sito d'incontri? In ogni modo, come poteva trovare bella una come me, quando vedeva ogni santo giorno, delle ragazze molto più belle di me? La cosa mi puzzava fin troppo. Ora, il mio unico problema sarebbe stato non farlo sapere ai miei genitori che avevo un appuntamento con uno sconosciuto, che conoscevo solo virtualmente (o forse no).

Nel tardo pomeriggio, ero uscita per chiedere consiglio ai miei amici senegalesi. Ero certa che loro avrebbero potuto darmi una mano o almeno, prepararmi a questo avvenimento. Il fatto era che muorivo dalla voglia di farlo con qualcuno. Era anche ora, che io perdessi la mia verginità perché non ce la facevo davvero più, ad aspettare un miracolo dal cielo poi, non era bello essere vergine a diciannove anni, specialmente per una ragazza. Fosse stato per i miei genitori, potevo arrivare vergine alla tomba. Loro erano convinti che il sesso andava fatto solo con chi si amava. Poverini! Per fare sesso con qualcuno, non era obbligatorio esserne innamorata. Tanti, al giorno nostro, lo facevano anche se non c'era l'amore, ma solo per il semplice fatto di non voler legarsi per sempre, ad una sola persona. Questo era il bello del sesso senza amore; potevi cambiare partner ogni volta e poi, mantenere il ricordo di quel momento, come se fosse stato comunque, uno dei ricordi più belli. In ogni modo, non prendete consigli da me, che non lo mai fatto in vita mia (per ora).

« Che cosa? Ti vedrai di nascosto con uno sconosciuto, incontrato su Internet? Ma sei diventata pazza? » aveva domandato Abdoul, che era seduto in una sedia.

« Non è colpa mia! Muoio dalla voglia di fare qualche esperienza... » avevo risposto, imbarazzata.

« Lui è bello? » aveva domandato Siye.

« Dalle foto che ho visto, non mi sembra niente male! » risposi io, diventando rossa.

« Cosa fa nella vita? » domandò allora, Abdoul.

« Si occupa di sfilate di moda e concorsi di belezza. Insomma, diciamo che è uno showman! » risposi io.

« Minkia! Allora, diventerai ricca. Non fartelo scappare, potrebbe essere un buon partito! » rispose Abdoul e poi riprese a parlare « Fai attenzione però! Se non appena vi vedete ti sembra che usi un comportamento strano, non appena farete sosta con la macchina: scappa. Mettiti a correre senza sosta e se mai, chiama me o Siye al cellulare. Mi raccomando... ».

« Tranquillo, non succederà niente di grave! » terminai, sorridendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3. Aiuto! ***




3

Aiuto!
 

Che magnifica notizia! Mio padre aveva deciso di venire a cena da noi. Era una magnifica notizia per tutti, ma per me era peggio di una febbre in pieno inverno. Per una volta che non volevo andare a dormire tardi, ecco che mio padre aveva deciso di passare una bella serata in famiglia. Fantastico. Andare a dormire era uno dei modi migliori per non far dubitare a nessuno, le proprie azioni; se volevo arrivare al giorno del mio appuntamento con Filippo, senza tanti problemi da parte dei miei genitori, dovevo iniziare fin da subito, a non renderli sospettosi. Visto che non ero una ragazza molto chiacchierona, non potevo neanche usara la tattica delle chiacchiere in famiglia perché se aprivo la bocca durante una delle tante cene, gli argomenti che uscivano dalla mia bocca erano sempre gli stessi e, alla mia famiglia non erano per niente interessanti.

Mia madre non era riuscita a preparare niente e allora, avevamo deciso di ordinare delle pizze a domicilio. Io avevo preso la mia pizza preferita cioè quella con prosciutto, panna e patatine fritte. Tutte le volte prendevo sempre quella perché mi piacevano molto le patatine fritte. Insomma, una pizza con le patatine fritte era l'alimento più salutare da consumare, prima di incontrare un uomo che si occupava di bellezza femminile. Chissà, quanto mi avrebbe dato di bellezza in una scala da 0 a 10. Immagino che non mi avrebbe dato neanche uno zero spaccato; non ero una ragazza fatta per il mondo delle modelle. Inoltre, lunedì era anche il mio compleanno e finalmente, avrei compiuto diciannove anni. Scusatemi, se vi avevo detto di avere già compiuto diciannove anni, ma di solito, quando mancava una settimana al mio compleanno iniziavo a considerarmi già, una dell'età che dovevo compiere.

Mio padre mi stava guardando sospettoso. A me non piaceva quando mio padre sospettava qualcosa che riguardava me perché si faceva sempre e solo gli affari miei, mentre a mio fratello non diceva mai niente. Avevo sempre pensato che per mio padre, mio fratello era visto come se fosse Gesù bambino. Beh, dopo tutto, io ero quella che si considerava la Dea Venere in persona, un po' come faceva Giulio Cesare però lui sosteneva che Venere fosse la sua vera madre.

Questo ventiquattro novembre sembrava molto promettente: avrei compiuto diciannove anni e se fosse andato tutto per il verso giusto, avrei anche perso la mia verginità. Alla fine, non avevano tutti i torti le persone che affarmavano che la vita era una cosa bellissima. Finalmente, avevo capito a cosa si riferivano quando affermavano una cosa del genere.

« Ti piace la pizza, figlia mia? » mi aveva domandato mio padre, mordendo una fetta enorme della sua pizza.

« Beh, più che altro mi piacciono le patatine fritte... » commentai io, pensando solamente a mangiare.

« A lei piace tanto la pizza! » commentò mia madre, che stava tagliando una fetta di pizza.

« Figliola, hai da fare lunedì pomeriggio? » mi aveva domandato mio padre, che due secondi dopo, stava bevendo un sorso di Coca Cola.

« In effetti, dovrei accompagnare un mio amico a teatro... » commentai io, sapendo che la cosa non portava niente di buono.

« Ricordati il corso di scrittura creativa alla sera... » mi ricordò mia madre.

« Magari dopo il corso, andiamo a mangiare una bella piadina tutti insieme. Cosa ne pensi? » domandò mio padre, sorridendo.

« Forse sarebbe meglio di no, insomma, non vedi quanto sono grassa? È ora che inizi a mettermi a dieta seriamente, se no rischio di danneggiare la mia salute! » lo avevo detto davvero? Che coraggio.

Cazzo. Mi ero dimenticata che avevo il corso di scrittura creativa alla sera. Non potevo pretendere di vedermi con Filippo alle due e mezza del pomeriggio, andare da qualche parte, fare le nostre cose e poi, pretendere di essere alle otto di sera, al corso di scrittura. Dovevo scegliere se vivere un pomeriggio molto movimentato o una serata al corso di scrittura. Era più che logico, che avrei scelto il pomeriggio movimentato, senza bisogno di pensarci troppo a lungo. Voleva dire che lunedì pomeriggio, avrei chiamato mio padre per dirgli che stavo male e che non sarei andata al corso di scrittura così, non avrebbe scoperto il mio incontro segreto.

Era vero che dovevo perdere qualche chilo, ma per ora, non me la sentivo di metermi a dieta perché la cosa richiedeva tanta fatica e molti sacrifici; peccato che in questo momento, non me la sentivo di fare delle rinunce. Quando ero al liceo ero riuscita a perdere quattro chili, ma perché a causa del mio amato professore di scienze, non facevo che pensare a lui dalla mattina alla sera e quindi, mangiare come mio solito era stato impossibile per tanto tempo specialmente dopo quella volta che mi aveva dato un bacio sulla guancia. Che bel ricordo! Sarà sempre uno dei ricordi che non potrò mai dimenticare. Quando avro centodue anni, mi ricorderò ancora del mio professore.

Tornando tra il mondo dei vivi, mi ero resa conto che mio padre si era sdraiato tranquillo e beato sul divano. Io non vedevo l'ora che alzasse il sedere e che se ne tornasse a casa sua. Volevo bene al mio papà, ma non sapevo se lui ne voleva a me per questo, mi comportavo male nei suoi confronti solo perché non sapevo se fosse a conoscenza del fatto che ero sua figlia.

« Papà, ma tu lo sai che hai anche una figlia? » avevo domandato stupidamente.

« Che domande sono queste? Certo, che lo so di avere una figlia. Lorena, vedo che questa sera siamo in vena di dire stupidate... » commentò mio padre, sorridendo leggermente.

« Non saprei. A volte, sembra che nella mia vita sei più assente che presente quindi scusami, ma è normale se mi sento un po' triste! » avevo spiegato, con una voce triste. Stavo per scoppiare in lacrime.

« Non dire stupidate! » concluse mio padre.

Ero corsa in bagno e mi ero chiusa a chiave; non volevo uscire di lì fino a quando mio padre non se ne fosse andato via. Visto che ero sola avevo iniziato a piangere in silenzio, senza farmi sentire dai miei genitori. Stavo ripensando al mio professore; era bastato vederlo cinque minuti, per innamorarmi di lui, quando studiavo al liceo artistico e dopo di lui, non ero riuscita a innamorarmi di nessun altro al mondo. Vedevo già questo WARIOR05 come un Dio. Chissà chi era realmente però; io non ero tanto sicura di volerlo scoprire. Per carità! Io avevo pensato che un sito d'incontri era comunque un luogo dove si potevano conoscere anche brave persone, non per forza, gente cattiva. Cazzo! Non sarò mica l'unica buon anima che si è iscritta in un sito d'incontri; sicuramente qualche altra buon anima, si sarà iscritta prima di me o almeno spero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 4
*** 4. Il giorno è arrivato ***


 

 

4

Il giorno è arrivato


Finalmente il lunedì tanto atteso era arrivato e per sfortuna perché le cose non andavano bene fin di prima mattina. Mia madre, questa mattina, era uscita di casa con un pessimo umore e io mi domandavo, come mai. Avevo la strana sensazione che anche lei aveva iniziato a dubitare, che stavo tramando qualcosa e non aveva tutti i torti a pensarlo anzi, aveva ragione. Avevo paura che tra qualche minuto, mi avrebbe telefonato dicendo che aveva scoperto, i miei piani segreti. No, non avrebbe scoperto un bel niente! Per una volta meritavo anche io di avere una delle famose botte di culo, che altre persone ricevevano per tutta la vita. Volevo essere io, la fortunata di quel giorno quindi sarebbe dovuto andare tutto, a mio favore.

Ero riuscita a sistemarmi in un modo decente: alle dieci del mattino ero andata a farmi la piega dal parruchiere cinese vicino a casa mia. Mi ero fatta fare i capelli lisci perché così mettevano in mostra il loro bellissimo colore e quindi questo WARIOR05 non avrebbe potuto resistere al mio fascino anche sè il mio corpo mi metteva abbastanza a disagio per via di qualche chiletto di troppo, ma non ero neanche obesa. Per farla breve, ero leggermente in carne ma tutto sommato, avevo una carnagione di un bianco quasi cadaverico, occhi color verde chiaro e per finire, ero alta un metro e settantasette. WARIOR05 sei decisamente spacciato.

Finalmente sarei uscita dalla verginationzone anche io. Da tempo meritavo che mi accadesse, ero stufa di sapere che ero ancora vergine e poi, non volevo arrivare a cinquantanni senza mai aver avuto un rapporto sessuale con qualcuno. No, non ero io quella che avrebbe avuto un destino così crudele. Per una volta avevo pensato a ciò che volevo realmente e sopratutto, avevo studiato per bene come ottenerlo. Grazie a questo WARIOR05 avrei finalmente capito che anche io, potevo portare a termine un obbiettivo. Non m'importa se perderò la mia verginità con uno sconosciuto, ma devo per forza perderla. È un peso che non sopporto più dall'inizio del liceo. Al liceo c'erano delle ragazze che avevano avuto rapporti sessuali solamente in seconda media. Ora che avevo finito la scuola avevo tutto il tempo a disposizione per divertirmi e vivere qualche esperienza, visto che per ora non ho ancora preso in considerazione l'idea di trovare un lavoro.

Mi ero vestita con una t-shirt verde di Fiorella Rubino, pantaloni neri e degli stivali borchiati. In testa mi ero messa una pinzetta a foma di rosa che era dello stesso colore della maglietta.Al collo indossavo una collana di bigiotteria con un ciondolo a forma di serpente.

Con WARIOR05 mi ero data appuntamento in via Gino Lisa numero 14. Ero vicina a casa di mia nonna ma essendo che erano le due e mezzo del pomeriggio, non avrei avuto nessun incontro con lei dato che a quell'ora era incollata alla televisione per guardare Beautiful. Io avrei avuto il Segreto in televisione, ma quel giorno avrei fatto un'eccezione, avevo cose più importanti da fare. Quando sullo schermo del mio cellulare si erano fatte le due e mezza del pomeriggio, davanti a me non c'era alcuna traccia di WARIOR05. Come immaginavo... dovevo aspettarmelo che non sarebbe venuto. Uffa! Possibile che solo io ero così sfigata? Dovevo saperlo fin da subito, che era tutta una sua messa in scena. Avevo deciso di aspettare ancora venti minuti poi, sarei tornata a casa.

Alle tre meno dieci, una macchina bianca rallenta piano piano poco prima di raggiungermi e ad un certo punto, l'auto si ferma. Dalla macchina era uscito un giovane con molto fascino: assomigliava molto a Sheldon, un personaggio di una serie televisiva chiamata Big Bang Theory. Domanda numero uno: come avevo fatto a trovare uno così? Colpo di genio, sicuramente. Noto che lui mi prende per la mano e mi da un bacio sulla guancia.

« Ciao bella, lo sai che sei molto più carina dal vivo che nelle foto? Di solito quando decido di conoscere qualche ragazza incontrata sul web, alla fine si rivela una delusione ma tu no... sei... bella! » commentò lui, sforzando un timido sorriso.

« Grazie, anche io ti trovo molto affascinante. Dimmi una cosa: ti devo chiamare WARIOR05 o Filippo? » commentai, cercando di sembrare simpatica.

« Filippo naturalmente! WARIOR05 è solo un nome inventato per il sito... » commento lui, sarcastico.

« Senti, che cosa hai intenzione di fare con me? » chiesi, pur sapendo la risposta e la cosa più bella, era che io volevo fare la stessa cosa.

« Beh, voglio prendermi cura di te bellissima! » rispose lui con una faccia furbetta.

Quando ci trovammo nei pressi di via Chiesa Della Salute, eravamo rimasti fermi ad un semaforo che era diventato rosso. Filippo aveva colto l'occasione per baciarmi sulla bocca ma sopratutto, mi aveva messo la mano in una zona molto intima. Per uno strano motivo, mi era piaciuta quella mossa così mentre lo baciavo, con coraggio gli avevo toccato una parte in particolare.

« Uhm! Tesoro, ti chiedo solo di avere pazienza fino in hotel perché se mi tocchi lì durante il viaggio, non ho idea se ci arriviamo in hotel! » rispose lui, tornando a concentrarsi sul volante.

Dove cavolo era questo hotel? Il viaggio stava incominciando a sembrarmi infinito e io morivo dalla voglia di farlo. Volevo scopare a tutto andare. Tanto che avrei potuto continuare fino alla fine dei miei giorni. Avevo un casino di ricordi da buttare via e quello, mi sembrava il modo migliore per liberarmi da i traumi del mio passato. Era tutto nuovo per me e finalmente, avrei fatto parte anche io di quel mondo che mi era ancora sconosciuto. Pensai che forse avrei scoperto che era una cosa bellissima fare queste cose, idea che non avevo mai pensato fino ad ora. Dovevo solo concentrarmi e cercare di rendere il momento indimenticabile. Voglio ricordarmi questo avvenimento anche quando sarò una novantenne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** 5. Sesso bestiale ***


5

Sesso bestiale


 

Siamo nell'ascensore del hotel. Filippo ha cominciato a baciarmi in bocca e poi era sceso sul collo. Mi faceva impazzire; tanto che avevo paura di ritrovarmi nuda ancora prima di entrare in camera, ma non sarebbe successo. Era già tanto che eravamo riusciti a vederci, facendola franca ai miei genitori che non si sarebbero mai aspettati di sapere che ero andata in hotel con un uomo e sicuramente, non saprei se glielo avrei detto perché immaginavo che la cosa mi avrebbe procurato una bella ramanzina da parte di mia madre.

Il corridoio dell'albergo aveva le pareti verniciate con uno strano colore verde acqua, un colore che ha me dava la forza di restare calma. Poco prima di entrare nella camera numero 86 mi ero accorta che sul pezzo di muro, che distaccava la nostra camera da quella successiva, c'era un poster appeso che raffigurava un dipinto del periodo impressionista. Doveva essere di Monet e io che avevo fatto il liceo artistico ero esperta, in queste cose.

Una volta entrata in camera, mi ero accorta che le pareti erano bianche e sul muro davanti al grande e semplice letto matrimoniale, c'era lo stesso quadro che avevo visto prima. Strano. Per un momento avevo avuto la strana sensazione di essere più interessata alle pareti della stanza invece che al mio compagno, se così potevo chiamarlo. Non sapevo praticamente niente di lui però dovevo ammettere che mi piaceva tanto. Quello sguardo mi metteva una strana sensazione di paura e allo stesso modo, mi dava la certezza di essere in buone mani.

Lui mi stava baciando sul collo dandoci dentro poi, tornò a concentrarsi sulle labbra. Aveva delle labbra stupende e sopratutto, erano spesse. Io invece, avevo il labbro superiore sottilissimo e quello inferiore molto spesso. Poco dopo, mi aveva messo la lingua in bocca... da quanto tempo, non avevo più fatto il famoso bacio con la lingua! Devono essere passati almeno cinque anni; ricordo che l'ultima volta era stato in seconda superiore, durante un pomeriggio di maggio.

Qualche minuto a seguire, lui mi aveva infilato le mani dentro la maglia e mi stava toccando il reggiseno, stringendomi le tette. Che bella sensazione! Per uno strano motivo, avevo sentito i capezzoli diventare duri e avevo la strana sensazione che un tantino più sotto dovevo essere bagnata a causa della mia eccitazione. Era la prima volta che mi succedeva. Un tempo l'unico che mi aveva fatto battere il cuore era stato il mio professore di scienze, ma non mi aveva mai portato a questo risultato eppure, per lui provavo sul serio qualcosa. Ah Filippo! Che cosa mi stai facendo? Sei il primo che mi fa impazzire in questo modo. All'improvviso, mi toglie le mani dal seno, io lo guardo con uno sguardo supplicente, per farlo continuare.

« Cosa ne dici se ci mettiamo più comodi? » mi chiese, sedendosi sul letto.

« Va bene! » risposi, non capendo più niente.

Mi sdraiai affianco a lui che si afrettò a baciarmi di nuovo, infilandomi una mano nella zona più delicata del mio corpo. Per un attimo, avevo pensato che depilarmi sarebbe stata un'ottima idea, ma avrei dovuto pensarci molto prima perché non potevo di certo farlo davanti a lui. Non sapevo se mi ero appena fatta una delle mie figuraccie oppure no, ma in questo momento dovevo cercare di non pensare a niente, solo a godermi questo momento che chissà, quando si sarebbe ripetuto.

« Svestiamoci, se no non so come faremo a fare quello che dobbiamo fare, se restiamo vestiti », si spiegò iniziando a togliersi i vestiti e io feci lo stesso.

Una volta nudi visto che faceva freddo, ci eravamo messi sotto le lenzuola. Lui mi aveva baciata sulla bocca per altri lunghi minuti e io non pensavo proprio a niente, solo a vivere quel momento; poi, scese sempre più giù e sentire le sue labbra in ogni parte del corpo era una cosa stupenda, era una sensazione che mi piacque subito, senza nessuna esitazione. Non sapete come mi ero sentita quando aveva iniziato a leccarmi con la lingua in un punto preciso... da Dio! Mi sembrava di essere finita in paradiso anche da viva e, nonostante tutto, quella era la prima volta che facevo sesso con un uomo, che assomigliava anche al mio professore di scienze.

Ad un certo punto, Filippo aveva smesso di leccarmi e aveva messo piegate le mie gambe allargandole. Oddio! Sapevo che momento stava per accadere, ma non sapevo se ne avevo coraggio di sopportarlo; mi avrebbe fatto male? Dovevo solo aspettare di scoprirlo. Lo aveva messo dentro; dopo, aveva iniziato a fare un movimento abbastanza forte e in quel momento dato che sentivo un forte dolore, fui costretta a fargli una rivelazione molto intima.

« Ehi, fai un po' piano! Sono vergine... » commentai.

« Ah! Non me lo aspettavo, scusa! » rispose lui, che era rimasto sorpreso dal mio commento.

Riprese a muoverlo dentro, ma questa volta con più delicatezza (meno male!). Potevo immaginarlo che avesse dato per scontato che avendo diciannove anni, avevo perso la verginità almeno tre anni prima, ma non era stato così; nessuno prima di lui, mi aveva regalato dei simili momenti. Avrei tanto voluto che al posto suo ci fosse il mio professore, ma che importa? Ora volevo divertirmi con lui e speravo che quella non fosse la prima e ultima volta che lo avrei rivisto. Mi aveva fatta andare fuori di testa e a letto, era estremamente fantastico. Non sapevo però, se lui pensava la stessa cosa di me. Ero una ragazza vergine, fino a qualche minuto fa, ma adesso, non lo ero più. Questo era il mio debutto al mondo del sesso e se dovevo dirla tutta, era un mondo che aveva iniziato a piacermi. Sapevo che questo giovane affascinante, poteva insegnarmi tutto quello che sapeva di questo mondo e io avrei appreso con interesse le sue lezioni. Volevo rivederlo ancora tante volte.

Dopo tanto tempo, avevamo deciso di fare una pausa. Filippo era esausto e anche io, lo ero. Avevo come la sensazione di non avere più le gambe e il cuore mi batteva forte forte. Questo Filippo, mi piaceva proprio tanto e questo era l'effetto che mi faceva. Mi ero sentita attratta da lui anche quando ci parlavamo solo in via chat. C'era stato qualcosa che mi aveva fatto sapere fin da subito, che con lui mi sarei sentita libera di fare ogni cosa. La pausa era durata almeno trenta minuti. Mentre mi stava accarezzando la schiena, guardandomi negli occhi avevo l'impressione che desiderava dirmi qualcosa.

« Ehm... te la senti di provare a metterlo in bocca? » mi aveva domandato, mettendomi poi la mano sul suo coso e io non avevo resistito alla sensazione di toccarlo.

« Beh, non ho mai fatto questo tipo di cose... ma posso provarci! » commentai, sentendo una strana sensazione di caldo, stessa sensazione di quando si ha la febbre.

« Fallo solo se te la senti... non ti obbligo affatto! » rispose lui, con una voce molto dolce.

Lo avevo guardato per quindici secondi negli occhi e, dopo... mi ero messa a mangiare quella banana molto gustosa. Ci credereste se vi dicessi che sapeva proprio di banana? La vita è proprio strana. Lo stavo leccando, come se all'improvviso, mi fossi ritrovata un Chupa Chups davanti a gli occhi. Era stato sufficente quello, per mettermi al tappeto.

Questo ci sapeva fare con le donne. Dopo tutto, era uno che si occupava di modelle quindi, chissà con quante di loro lo aveva già fatto, prima di arrivare a me, ma non me ne frega proprio niente, ora ero io che lo stavo trattando come un vero Dio o almeno, era quello che speravo.

Dopo aver finito di gustare il Chupa Chups o ancora meglio, un Chupa Chups al gusto banana, eravamo tornati a riassumere la posizione di prima ovvero, io sdraiata e lui che me lo mette dentro, mentre mi morde e lecca i capezzoli. Riempendomi successivamente, con dei baci sulle labbra. Era semplicemente micidiale.

Una volta esausti ci eravamo messi tranquillamente sdraiati a letto. Ci stavamo facendo delle tenere coccole e, lui mi guardava teneramente negli occhi. Per una volta, avevo iniziato a pensare che la vita era una cosa fantastica sopratutto per questi momenti che ognuno inizia a vivere a suo tempo e a me era iniziato tutto, durante la mia prima giornata da dicianovenne. Non volevo più tornare a casa, ma sarei dovuta tornarci perché i miei genitori dovevano essere già abbastanza spaventati, non avendomi vista al corso di scrittura. Avevo fatto tutto questo solo perché per una volta, volevo fare qualcosa per me stessa e avevo trovato la cosa migliore. Dovevo ricordarmi che era il mio compleanno e quindi, avevo la libertà di viverlo a modo mio, questo giorno importante.

« Sei dolcissima! Mi hai fatto impazzire... » commentò Filippo, mettendomi dei capelli dietro l'orecchio.

« Tu sei spettacolare! » risposi io, con molta felicità.

« Ho fatto solo del mio meglio. Ti è piaciuto passare con me, il giorno del tuo compleanno? » mi domandò.

« Tantissimo, non avrei trovato un modo migliore di passare un compleanno! » risposi, con una voce serena.

« Solo una cosa: ti immagini se ci fosse stata tua madre, come mi avevi detto in chat? Non pensi, che si sarebbe sentita in imbarazzo? » commentò Filippo.

« Oh Gesù! Meno male che non è venuta... » avevo risposto ridendo. Non potevo neanche immaginare, che cosa avrebbe provato mia madre se ci fosse stata sul serio.

« Quando ci vediamo di nuovo? » domandò lui.

« Domani collegati su Facebook e ti faccio sapere quando sono libera! » avevo risposto.

« Okay! ».

Quaranta minuti dopo, eravamo usciti dal nostro caldo hotel. Non volevo tornare a casa, ma restare con lui per il resto dei miei giorni. Avevo pensato che dopo oggi, non avrebbe più voluto vedermi e invece, mi ha subito chiesto quando ci rivedremo. Quanto avrei voluto rispondere "Anche domani, tesoro!", ma domani mi aveva detto che lavorava quindi, voleva dire che avrebbe visto delle modelle e io ero già molto gelosa.

Una volta arrivati in via Giovanni Randaccio, una via molto vicina a casa mia, Filippo aveva fermato la macchina e mi aveva baciata sulle labbra. Dopo più o meno dieci minuti che andavamo avanti a baciarci si era fermato per parlarmi.

« Ti amo, piccola! » mi aveva detto.

« Anche io » avevo risposto.

« Allora, restiamo per sabato? » chiese, guardandomi negli occhi.

« Restiamo d'accordo così... se succede qualcosa ti avverto! » spiegai io.

« Possiamo fare un saltino a Milano se vuoi... » commentò lui.

« Vedremo... » terminai baciandolo.

Dopo averlo salutato, ero uscita dalla macchina. Mi voltai ancora un momento e lui era già ripartito. Mi mancava e sentivo già la sua mancanza. Ora, dovevo trovare una scusa per giustificarmi con i miei genitori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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