Of blood and ink

di MayQueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parole ***
Capitolo 2: *** Polvere di fata ***
Capitolo 3: *** In punta di piedi ***
Capitolo 4: *** Tagli ***
Capitolo 5: *** Ghiaccio ***



Capitolo 1
*** Parole ***


Nota dell'autrice: Questa ff è ambientata dopo il ritorno di Sherlock a seguito del suo finto suicidio, però per semplicità di narrazione ho preferito eliminare il personaggio di Mary: Sherlock e John hanno ricominciato a vivere a Baker Street e a collaborare per risolvere i casi. I personaggi descritti non appartengono a me, ma a Sir Arthur Conan Doyle e alla BBC. Scrivo a puro scopo di intrattenimento.
Altre note alla fine del capitolo!

 

Parole




L'appartamento in Baker Street è immerso nelle struggenti note di un notturno di Chopin, che scivolano con eleganza dalle corde del violino di Sherlock.  La musica e il profumo speziato dei dolcetti della signora Hudson continuano a colpire i miei sensi, e mi serve una buona dose di forza di volontà per rimanere concentrato sullo schermo del computer.

"John, quando avrai finito di tessere le mie lodi apriresti la finestra, per cortesia?"

 Mi blocco di scatto e mi giro a fissare il mio coinquilino con un'espressione al limite dello scandalizzato.

"Come..Scusa, cosa ti fa pensare che io stia tessendo le tue lodi?" balbetto, spiazzato dalla sua faccia tosta.
Al contrario lui non mi degna di uno sguardo, e continuando a suonare impassibile comincia a snocciolare le sue deduzioni con una parlantina degna dello spot di un medicinale.

"Scrivi all'incirca da mezz'ora in modo continuativo, non stai facendo una semplice ricerca. Applichi una forte pressione sui tasti, in particolare sulla barra spaziatrice, sei sicuro di quello che scrivi, eppure spesso ti blocchi per decine di secondi. Quando succede mantieni comunque la tua concentrazione, quindi non è una chat, non stai aspettando una risposta, in quel caso ti permetteresti di pensare ad altro nell'attesa. No, ti fermi perché vuoi trovare le parole giuste, uno dei tuoi assurdi lazzi romantici, quindi non stai scrivendo qualcosa di formale e asettico come una mail di lavoro. A questo punto le ipotesi sono due: uno, scrivi una mail a un'ipotetica fidanzata, due, aggiorni il tuo blog sui nostri ultimi casi. Scarterei la prima in quanto mi sarei accorto se tu avessi conosciuto una ragazza e soprattutto in quanto continui a studiarmi dall'alto al basso, mormorando le frasi che cerchi di riformulare: è evidente che sono io il soggetto di ciò che stai scrivendo. Dal momento che dubito che tu mi scriva una delle tue mail sdolcinate - e nel caso mi sbagliassi ti ricordo che sono sposato con il mio lavoro - rimane l'ipotesi del blog."

"E come sapresti che su di te sto scrivendo cose positive, di grazia??" chiedo infastidito.

La leggera risata gutturale di Sherlock non aiuta a distendere i miei nervi tesi.

"Non bisogna essere un consulente investigativo per capirlo, John. Che altro potresti scrivere?"

"Oh,  vediamo." incrocio le braccia guardandolo serio "Sherlock Holmes... Arrogante, insensibile, megalomane, antipatico, asociale... Completamente ignorante a proposito di tutto ciò che riguardi letteratura, filosofia, astronomia o cultura popolare... Privo di qualsiasi emozione o empatia, cinico ed egoista... Devo continuare?"
L'archetto del violino si ferma a mezz'aria. Se non fosse Sherlock il mio interlocutore avrei il terrore di avere esagerato.
Deglutisco nervoso quando lo vedo appoggiare lo strumento sulla poltrona e alzarsi con un sospiro seccato, per poi attraversare in pochi passi la stanza e posizionarsi in piedi dietro di me, leggendo ad alta voce le parole mostrate sullo schermo.
"Valeva la pena di essere feriti mille volte pur di scoprire la profondità e sincerità d'affetto che si nascondevano dietro quella fredda maschera. Per un attimo i suoi occhi chiari e duri si appannarono e le sue salde labbra furono percorse da un tremito. Per una volta ebbi la fuggevole visione di un gran cuore, oltre che di un gran cervello. Tutti i miei anni di umile ma disinteressato attaccamento raggiunsero in quell'attimo di rivelazione il loro apice..... Oh, si John. Sono davvero ferito dalle tue orribile parole."

Balbetto sillabe sconnesse cercando di formulare una risposta adeguata. Alla fine mi limito ad abbassare la testa imbarazzato al massimo, mentre Sherlock, con un' espressione soddisfatta, apre la finestra per poi tornare alla sua poltrona.
Sto ancora lottando contro l'impulso di cancellare tutto ciò che ho scritto sul blog quando dal piano terra arriva  il suono del campanello.

"Lestrade" dice Sherlock tranquillamente.

"Santo cielo" mormoro esasperato "E questo da cosa l'hai dedotto?"

Il sorriso sornione che mi rivolge mi fa capire che avrei fatto meglio a tacere.

"Non sottovalutarti, John." dice solo "Se ti fossi deciso ad aprire la finestra come ti avevo chiesto persino tu l'avresti visto entrare."

***

La volante della polizia parcheggia lungo il Victoria Embankment, a pochi metri dal palazzo di Westminster.

"Grazie di essere venuto, Sherock. La situazione è molto particolare." dice Greg mentre entriamo nella zona delimitata dal nastro giallo della polizia, proprio davanti al Big Ben.

"Avevo voglia di prendere un po' d'aria, Garrett. Non è detto che io accetti il caso, lo sai bene."

"Oh, ti piacerà, fidati." L'ispettore ignora il fatto che Sherlock ancora non è riuscito ad azzeccare il suo nome e ci fa strada tra poliziotti e agenti della scientifica fino al cadavere, proprio ai piedi della celebre torre dell'orologio.

La scena che si presenta ai miei occhi è più agghiacciante di quanto mi aspettassi. Il corpo è quello di una ragazza di poco più di vent'anni, minuta, carnagione chiara, capelli scuri. Giace supina sull'asfalto, in una pozza di sangue sgorgato dal suo petto lacerato. Non posso fare a meno di pensare che, a prima vista, le ferite sembrano quelle causate dai denti di un grosso animale.
Ciò che rende questo pensiero e l'intera immagine ancora più inquietante è il fatto che la ragazza che vedo morta davanti ai miei occhi indossa una mantellina con cappuccio rosso brillante e, vicino al suo braccio inerme, si trova un cestino da pic-nic, chiuso da una tovaglietta a quadri rossi.

Dopo pochi secondi si rialza e si gira verso me e Lestrade.

"È di Belfast. È venuta a Londra con alcuni amiche, 4 o 5, presumibilmente della sua stessa età. Forse nella stessa squadra di calcio femminile. Uccisa con una bottiglia rotta. L'assassino è presumibilmente un uomo anziano, sul metro e settanta. Ebbene? Dove sarebbe la situazione particolare?"

Io e Greg ci scambiamo un'occhiata sorpresa, per poi tornare a guardare il nostro amico.

"Sherlock. Davvero non noti nulla di strano in questo corpo?"

"Mi sembra un omicidio come tanti altri."

"Non ti ricorda niente? Nessuna...somiglianza?"

Aggrotta le sopracciglia, perplesso, fissandomi in silenzio. Vedo uno dei rari momenti di confusione farsi strada nei suoi occhi di ghiaccio. Quasi mi viene da ridere.

"Cappuccetto Rosso." dico, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. L'espressione di Sherlock non cambia di una virgola.

"Cappuccetto Rosso, Sherlock. La fiaba."

"Fiaba?"

"Dei fratelli Grimm."

 Dalle labbra di Sherlock esce un gemito lugubre, quasi disgustato.

"Tu non...Non conosci la storia di Cappuccetto Rosso?"

"Ommioddio..." il tono al tempo stesso sconvolto e divertito di Lestrade fa guadagnare all'ispettore un'occhiata gelida da parte del consulente investigativo.

"Conosci i miei metodi, John, e sai come funziona la rigida organizzazione della mia mente. È progettata per conservare e ricordare nei minimi dettagli solo ciò che è funzionale al mio lavoro. Non c'è spazio per inutili storielle per bambini."

"Ma...Cappuccetto Rosso..." mi rifiuto di credere che l'infanzia di Sherlock sia stata davvero così orribile come sembra a volte. Quale bambino non ha mai sentito la storia di Cappuccetto Rosso? Quale adulto non la ricorda?

"E non è finita qui." si inserisce Greg, che ha ritrovato la serietà. Apre la galleria del suo smartphone e ci mostra le foto di un'altra scena del crimine. "È stata trovata ieri mattina vicino a Camden Town. Qualcuno ha pensato al suicidio ma converrete anche voi sul fatto che anche in questo caso la scelta degli abiti è bizzarra."

Nella foto, una giovane donna dai corti capelli rossi è riversa in una posizione innaturale, con gli arti piegati in angolazioni forzate e il cranio visibilmente fracassato. Indossa una calzamaglia, una tunica corta e un berretto, completamente verdi a eccezione di una piuma rossa che decora quest'ultimo.
Un brivido mi corre lungo la schiena.

"Dio mio. Peter Pan."

Sherlock osserva la foto per qualche secondo, poi rivolge a me uno sguardo serio e concentrato.

"Un'altra fiaba?" chiede.

Annuisco, sentendomi a disagio al pensiero di capire più di una scena del crimine di quanto non faccia Sherlock Holmes.
Vedo i suoi occhi illuminarsi di una luce che ho visto spesso, quella luce che sembra gridare: caso accettato!

"Meraviglioso!" dice, gli zigomi affilati messi in risalto da un largo sorriso euforico "Abbiamo un serial killer!"






*****************************

Note autrice: Questa è la prima ff che scrivo su Sherlock e la prima long che scrivo in assoluto.. spero di riuscire nel mio intento e di non annoiarvi!

La frase che ho usato nella trama (Siamo tutti storie, alla fine) è una citazione da Doctor Who, episodio 05x13

Ciò che Sherlock legge dal blog di John nella prima parte del capitolo è tratto da "Il taccuino di Sherlock Holmes" di, inutile dirlo, Sir Arthur Conan Doyle

Per questa storia ho deciso di ignorare il fatto che nell'episodio "The Reichenbach fall" Sherlock conosce bene la fiaba di Hansel e Gretel, e ho preferito attenermi al canon di Doyle, per cui Sherlock non ha nessuna conoscenza in fatto di letteratura. Dopotutto, se dimentica che la Terra gira intorno al Sole non vedo motivi per cui potrebbe ritenere utile ricordarsi storie per bambini.

Sono anche io una fanatica sostenitrice Johnlock, ma per questa ff ho deciso di restare nei limiti della "bromance", per rimanere più vicina allo stile degli episodi della BBC

Per qualsiasi dubbio e chiarimento non esitate a chiedere!!

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito... A presto!! :)

-May ;

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Capitolo 2
*** Polvere di fata ***


Polvere di fata



"Io adoro i Serial Killer! In bilico costante tra genialità e pazzia! Sono i più difficili da prendere, sono abituati a giocare... Ma quanto si divertono a lasciarsi seguire! Così dannatamente interessanti..farebbero di tutto per farsi notare!"

"Si, ho capito, conosco il genere..." mormoro, guardando un po' a disagio il mio amico che saltella entusiasta intorno al cadavere di una ragazza.

"Bene, studiamo le regole del gioco." Sherlock si sfrega i palmi delle mani e recupera un'espressione concentrata, girandosi verso Greg.

"Andiamo con ordine. La prima ragazza, quella con i capelli rossi. Accidenti Gavin, avreste dovuto chiamarmi ieri... Si sa chi è? Ci sono denunce di scomparsa?"
Greg apre la bocca per rispondere, ma è battuto sul tempo.

"Taylor Born." la detective Donovan si avvicina a noi,  sfogliando un bloc-notes pieno di appunti. "Irlandese, di Belfast. Era qui a Londra per partecipare a un torneo di calcio a 5."

"Ma tu..." balbetto guardando Sherlock, perplesso. "È quello che hai detto..l'hai detto per..." indico con un cenno della testa il cadavere di Cappuccetto Rosso.

"Ha al polso un braccialetto del Metropolitan College, di quelli che danno all'ingresso delle feste riservate agli studenti.  Che sia una calciatrice è evidente, la muscolatura delle gambe non è molto sviluppata, ma tonica e ben definita. Viaggiava con delle amiche, ha usato un fondotinta non adatto alla sua carnagione, devono averglielo prestato.. Il fatto che fossero compagne di squadra era solo una supposizione, devo ammettere."

"Fammi capire.." so di avere un'espressione a metà tra la sincera ammirazione e la stupidità più assoluta, come tutte le volte che ascolto una delle sue infinite catene di deduzioni.
"Tu non conosci Cappuccetto Rosso... ma sei un esperto di cosmetici?"

Sherlock mi zittisce con un gesto della mano e continua a parlare
"Quindi le vittime erano due componenti della stessa squadra... Sono state le compagne a denunciare la scomparsa?"

Donovan sospira
"No, purtroppo. È stato il direttore dell'albergo in cui dovevano alloggiare. Si è preoccupato perché non sono arrivate all'orario prestabilito per il check-in e non riusciva a mettersi in contatto con loro in alcun modo. L'intera squadra è scomparsa, insieme all'allenatrice, che le accompagnava. Abbiamo trovato il pullmino su cui viaggiavano abbandonato a bordo strada vicino a Twickenham."

"Vicino al primo cadavere" si inserisce Lestrade "Abbiamo trovato un biglietto. Diceva 'Seconda stella a destra'."  

"Maledizione..." un misto di rabbia e senso di colpa si fa strada nel mio stomaco: sei ragazze così giovani rapite e con ogni probabilità uccise da un pazzo ossessionato dalle fiabe per bambini. È sempre difficile accettare che nel mondo succedano davvero cose simili, anche per qualcuno abituato a vedere scene del crimine degne di un film.

"Recupera il tuo distacco professionale, John." dice Sherlock, come se mi avesse letto nella mente. "Sembri sul punto di vomitare. Non sono tutte morte, non ancora. Le tiene prigioniere, questo sì, e le ucciderà. Ma una a una. E noi possiamo batterlo sul tempo."

"...e come?" chiedo al limite dell'esasperazione di fronte alla sua freddezza.

"Giocando. Te l'ho detto, quelli come lui amano farsi seguire. Vuole essere trovato. Basterà seguire le sue tracce." 

Osservo per qualche secondo Sherlock mentre si guarda intorno. Ogni scatto fulmineo dei suoi occhi, ogni movimento  delle sue mani, che sembrano cercare di afferrare le idee e le ipotesi che si stanno affollando in quella mente geniale e maniacalmente organizzata. So che in questa fase dell'indagine il mio contributo è inutile.
Per questo mi sorprendo quando, bloccandosi di colpo, si gira e si avvicina a me a passi rapidi, gli occhi di ghiaccio fissi nei miei con uno sguardo determinato.

 "John. Tu sei perfetto."

"Cosa?" indietreggio di un passo.

"Sai tutto su storie per bambini, stupidi racconti fantastici e favole in genere. Sei perfetto per questo caso!"

"Io...Io suppongo di.."

"Andiamo, non fare il modesto, sei un esperto di idiozie. Forza, procediamo con ordine. Parlami della prima fiaba, quella della ragazza vestita di verde."

Sospiro, non sapendo se sentirmi onorato o insultato dalle parole di Sherlock.
"Va bene. Allora..Peter Pan. In poche parole è la storia di un...un ragazzo che non vuole crescere. E vive nell'Isola che non c'è..con sirene, indiani, pirati cattivi..."

"Che idiozie..."

"Un... Un giorno la sua ombra scappa...E per recuperarla entra nella casa di questi tre bambini..tre fratelli.."

"Certo, ombre che scappano...logico..."

"Sherlock, è una storia per bambini."

"Oh giusto, e ai bambini è meglio atrofizzare la mente finché si è ancora in tempo, non si sa mai che qualcuno abbia un briciolo di potenziale.." Quando usa questo tono sarcastico trattenermi dal prenderlo a pugni in faccia diventa davvero impegnativo.

"Hai intenzione di lasciarmi parlare o devo trascinarti a casa a guardare una VHS della Disney?"

"Perdonami. Continua pure."

"Insomma, questi tre bambini grazie alla polvere di fata riescono a volare e a seguire Peter.."

"C'è qualche luogo importante?"

"Scusa?"

"Un luogo, John. Deve esserci un luogo importante nella storia, è quella la chiave."

"Ma..perché proprio un.."

Con un gesto esasperato Sherlock strappa il cellulare dalle mani di Lestrade, impegnato a parlare con un agente della scientifica, e mi piazza davanti agli occhi la foto del cranio fracassato della nostra Peter Pan.

"Guarda. Non vedi?"

"Non capisco.."

"John, hai mai visto qualcuno morto a causa di una caduta? Omicidio, suicidio o incidente che sia."

Una morsa mi chiude lo stomaco e, giuro, se si potesse davvero incenerire qualcuno con lo sguardo a quest'ora al mondo non ci sarebbe nessun consulente investigativo.

"Si...Qualcosa del genere...." sibilo a denti stretti.

"Mh. Sono spiacente, domanda poco opportuna. Beh, fatto sta che in questa foto c'è poco sangue. Decisamente poco sangue perché la ragazza sia caduta in questo punto. Ergo, l'assassino vuole farci capire che dobbiamo cercare in un altro posto."

Lo guardo perplesso.
"Sei sicuro di.."
"John!" sbotta lui.

"Ok, ok, va bene! Quindi.. luoghi... Beh, l'Isola che non c'è.." Sherlock mi afferra il bavero della giacca.

"Ci serve un posto che esista, John, non possiamo volare via come delle fatine, e neanche il serial killer può farlo!"

"Ho capito, ho capito, lasciami pensare!!" Lo spingo via e mi allontano da lui di qualche metro, cominciando a camminare avanti e indietro.

"D'accordo, i bambini vivono a Londra... ma non so dove..." Mi guardo intorno cercando di pensare.

"Non lo so...Solo ad un certo punto...."

Mi fermo di colpo, girandomi a guardare Sherlock con gli occhi sgranati. Mi giro di nuovo. Dietro di me si staglia imponente la sagoma slanciata del Big Ben.
"In..in una scena del cartone animato...  Prima di andare sull'Isola che non c'è.. I bambini e Peter Pan si fermano su una lancetta del Big Ben....E lui indica loro la strada...Seconda stella a destra, e poi sempre dritti..."

"Come c'era scritto sul biglietto." Sherlock conclude il mio pensiero.
"E quindi eccoci qua." allarga le braccia, mostrando la scena del crimine. "Alla seconda tappa. Un po' in ritardo, vero. Ma ora abbiamo la conferma che ogni cadavere è un personaggio, ogni personaggio è una storia e ogni storia ci condurrà al personaggio successivo. E se siamo veloci possiamo recuperare."

Ignoro il fatto che, mentre si avvicina al cadavere di Cappuccetto Rosso si affretta a tirarsi su il colletto del cappotto come suo solito. Si inginocchia e, senza prestare attenzione a un agente della scientifica che cerca di fermarlo, comincia a frugare nel cestino da pic nic.

"Quindi..." comincio io.

"Quindi." Mi interrompe, scattando in piedi stringendo con esultanza un biglietto tra le dita. "Quindi spiegami, John,  cosa significa 'Scegli la strada a sinistra' in una  storia su una ragazza vestita di rosso?"





****
Note dell'autrice: Comincia l'indagine! Ho scritto questo capitolo quasi di getto, e per quanto io continui a rileggerlo non riesco a capire cosa non mi convinca...Quindi se siete arrivati a leggere fino a qua, vi prego di farmi sapere se vi è piaciuto o cosa invece secondo voi dovrei migliorare :) 
Non mi sembra di avere commenti particolari in questo caso, ma se voi doveste avere dubbi o curiosità di qualsiasi genere da volere chiarire sentitevi liberi di chiedermi qualsiasi cosa! 
A presto

-May

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Capitolo 3
*** In punta di piedi ***


In punta di piedi
 



"In pratica il lupo le indica la strada più lunga dicendole che è quella più breve?" con un paio di guanti neri alle mani, Sherlock continua a esaminare il cestino di vimini della nostra  sfortunata Cappuccetto Rosso.

"Esattamente."

"E così ha abbastanza tempo per mangiare la nonna."

"Un modo carino per ricordare ai bambini di non fidarsi degli sconosciuti."

"Se ci tengono alle loro nonne....Aaah, questo è interessante..." solleva il cestino e lo osserva da diverse angolazioni.

"Trovato qualcosa?"

"Terra." annusa l'oggetto delle sue analisi, ne gratta via un po' con il dito e io mi trovo costretto a distogliere lo sguardo quando lo assaggia con la punta della lingua.
"Questo è molto interessante..." estrae una bustina di plastica dalla sua tasca e vi versa dentro quello che deve avere riconosciuto come indizio fondamentale, per poi nasconderla nuovamente tra la stoffa del Belstaff.

"Sherlock?" Lestrade si avvicina al mio amico "Dobbiamo portare via il corpo."

"Nessun problema,noi andiamo via. John?"
Quasi correndo per riuscire a mantenere il suo passo lo raggiungo.  

"Dove andiamo?"

"A casa. Devo fare delle analisi. Taxi!"

***

Amo lavorare con Sherlock Holmes. Non c'è motivo di nasconderlo. Ormai sono dipendente dalle continue scariche di adrenalina che si provano camminando al suo fianco nel campo minato che lo circonda costantemente. Il mio passato da soldato mi è rimasto attaccato addosso come un virus, probabilmente non riuscirò mai a riabituarmi completamente alla vita del civile. Ne ho avuto la prova nei due anni di assenza di Sherlock. Ero completamente devastato. Non solo avevo perso il mio migliore amico, il mio compagno di avventure e il mio punto di riferimento. Avevo perso anche la mia unica opportunità di vivere davvero. Spesso mi sorprendo di non essere mai salito sul tetto del St Bart's durante quel periodo.

Ma adesso Sherlock è tornato. E Sherlock significa avventura. Sherlock significa mistero, pericolo, corse nella notte, spari a bruciapelo. Significa adrenalina, brividi, fuoco, ghiaccio. Sherlock significa morte, Sherlock significa vita. Non voglio più rischiare di perdere tutto questo, sono disposto a sopportare tutte le sue stranezze, tutte le sue manie e tutti i suoi capricci infantili.

Posso sopportare tutto. Tutto.

Ma giuro. Giuro su quanto ho di più caro al mondo che stare seduto alle tre di notte su una dannatissima poltrona, a fissare la sua dannatissima testa di capelli scuri, sforzandomi di tenere gli occhi aperti mentre lui analizza della dannatissima terra con il suo dannatissimo microscopio è una vera tortura.

"Quanti sono?" chiede Sherlock senza girarsi.

"Come, scusa?" sento la mia voce impastata dal sonno.  Mi strofino una mano sugli occhi.

"I miei capelli, hai finito di contarli?"

"Io...Io non..."

"Non riesci a fare niente di utile al caso, John?"

"Ma...cosa dovei fare?? Stai analizzando della terra! Sono le tre di notte!"

"Vai a letto."

"No, no Sherlock, non intendevo..." cerco di formulare un pensiero coerente nonostante la nebbia che mi pesa sulla mente

"Dico sul serio, John. Devi riposarti. E comunque qui ne avrò per un bel po'." Finalmente si gira a lanciarmi un'occhiata veloce.

"...Sei sicuro?" chiedo, dopo qualche secondo di riflessione.

"Sicuro. In queste condizioni non mi servi a molto. "

"Come vuoi...Mi riposo solo un'oretta, giusto il tempo di recuperare le forze... Se ci sono sviluppi però chiamami, va bene?"

"Buonanotte, John"

"..'Notte."


Dopo tutto quello che ho detto sull'adrenalina e il costante stato di eccitazione derivati dal lavorare a un caso con Sherlock vorrei poter dire che nonostante la stanchezza  non sono riuscito a chiudere occhio e, appena lui è riuscito a estrarre ciò che voleva dalle analisi al microscopio sono balzato in piedi come una molla, pronto a lanciarmi in una nuova avventura notturna.

La verità, purtroppo, è che io non sono un sociopatico iperattivo. Appena la mia testa ha sfiorato il cuscino il mio cervello si è resettato e sono piombato in un sonno profondo e senza sogni. E quando mi sono svegliato già albeggiava, la signora Hudson cominciava a muoversi al piano di sotto e davanti al microscopio non c'era nessuno. La terra era ancora sul vetrino, e sul tavolo era poggiato un quaderno pieno di appunti, formule chimiche e disegni di molecole. In fondo alla pagina, cerchiata tante volte che la penna aveva quasi forato il foglio, c'era la scritta: 'Richmond Park"

"Sherlock Holmes,  tu mi farai diventare pazzo..." in fretta e furia afferro la giacca, prendo la pistola dal cassetto del comodino in camera
mia e mi precipito in strada a cercare un taxi.

***

Il cellulare squilla quando già vedo gli alberi del parco in lontananza.

"Ti avevo detto di chiamarmi!" sbotto appena premo il tasto per rispondere

"Entra dal cancello di Petersham. Ti aspetto al Poets' Corner."

 "Sherlock, avresti dovuto.."

"Sbrigati." mi interrompe, secco. "L'ho trovata."

***

"È viva."

"Viva? Oh grazie al cielo!" Sherlock mi fa strada in un dedalo sempre più fitto di rami e arbusti. A un tratto credo addirittura di vedere un grosso animale a pochi metri di noi. Non sembra neanche di essere nel centro di Londra.

"Però è ridotta male." continua Sherlock

"Hai chiamato un'ambulanza? E la polizia?"

"Non ancora, prima voglio portarla fuori di qui."

"Come l'hai trovata?"

"Nella terra c'erano dei minerali e delle tracce di piante che si trovano solo qui in tutta la città. Siccome il biglietto del nostro 'lupo cattivo' diceva di andare a sinistra mi è bastato continuare a spostarmi verso destra. Tutto qua." Si schiarisce la voce con un colpo di tosse
"Eccoci."

Seminascosto  dagli alberi e coperto dai rampicanti c'è un capanno di legno dall'aspetto fatiscente. Rabbrividisco al pensiero che lì dentro è rinchiusa da ormai quattro giorni una ragazza di poco più di vent'anni.

"Forza" dico appoggiando una mano sul portone di legno marcio, ma prima che io possa spingere Sherlock mi afferra per un braccio costringendomi a girarmi.

"John, se dico che è ridotta male è perché è ridotta davvero male."

Lo guardo sorpreso.

"Sì, immagino..perché....?" Comincio a chiedere. Lui mi fissa con uno sguardo serio negli occhi chiarissimi, senza battere ciglio. Un brivido mi scorre lungo la schiena e mi sembra di scorgere qualcosa oltre quelle iridi di ghiaccio. Un lampo di... Preoccupazione?
"Sherlock..." dico un po' incerto, accennando a un sorriso "Lo sai che non è la prima volta che vedo qualcuno ridotto davvero male....Sono un medico..sono un soldato..."

Continua a guardarmi per qualche secondo.
"Lo so." dice poi, lasciandomi il braccio ed entrando nel capanno.
Lo seguo. Lui si guarda intorno con cautela e poi attraversa i pochi metri che ci separano dall'angolo opposto della stanza, dove è rannicchiata una figura esile avvolta in un largo vestito azzurro ormai rovinato e lercio.

" Questo è John Watson." dice Sherlock alla ragazza "È un medico."

Finalmente mi avvicino e riesco a osservarla bene. La vista, devo dire, è davvero pietosa: capelli biondi raccolti in un'elaborata acconciatura ormai disfatta; viso smunto, scavato, privo di qualsiasi colore se non quello del trucco colato dagli occhi a sporcare le guance. Doveva essere un bellissima ragazza, prima di essere rinchiusa per giorni senza acqua e senza cibo. Ora che vedo la figura per intero riconosco il vestito: è lo stesso che indossa Cenerentola nel cartone Disney del 1950.
Ma ovviamente il nostro 'lupo cattivo' non poteva accontentarsi di farla morire di fame, come rischiava di fare la ragazza della fiaba, costretta alle condizioni di una schiava prima di incontrare il principe azzurro. No. Il nostro era un serial killer. Era uno psicopatico con una strana fissazione per le fiabe, che aveva deciso di rapire e uccidere un gruppo di ragazze solo per un semplice gioco, per poterle vestire come delle bambole.

Come per molti altri classici Disney la versione della storia di Cenerentola proposta nel cartone animato è leggermente diversa da quella originale. Ricordo di averlo letto mesi fa in un blog su internet. Essendo cartoni per bambini, la Disney ha dovuto eliminare alcuni particolari ritenuti troppo macabri.
Nel caso di Cenerentola, non sembrava appropriato raccontare a dei bambini che le sorellastre della ragazza, per riuscire a infilarsi la scarpetta di cristallo,  decidono di tagliarsi le dita dei piedi.

Questo è un particolare poco conosciuto, tutti preferiscono pensare alle fiabe nel modo in cui ce le hanno sempre raccontate. Ma a quanto pare il nostro Serial Killer doveva conoscerlo, perché i piedi della ragazza davanti a me sono orribilmente mutilati.

Devo distogliere lo sguardo un secondo per prendere un respiro profondo e abituarmi all'idea di ciò che ho davanti. Senza neanche guardare nella sua direzione sento gli occhi di Sherlock fissi su di me.

Finalmente, riesco a riprendere un po' di professionalità e mi inginocchio vicino alla ragazza.
"Ciao. Sono il dottor John Watson. Mi senti? Come ti chiami?"

Un paio di occhi blu e terrorizzati si fissano su di me.
"Clara...Clara Boyle.." la voce è roca, di chi non tocca acqua da giorni. Non posso fare a meno di pensare che abbiamo davvero fatto appena in tempo. Il polso è molto debole e sicuramente le ferite ai piedi non aiutano le sue condizioni.

"Bene, Clara... Ora ti  portiamo fuori di qui. Lascia solo che copra questi brutti tagli, così faranno un po' meno male. Fidati di me, andrà tutto bene. " Mi tolgo la giacca e, con uno strappo secco, mi stacco la manica destra della camicia. Il solo rumore della stoffa che si lacera fa sobbalzare Clara. Le rivolgo quello che spero sia un sorriso rassicurante e poi, aiutandomi con i denti, strappo la manica a metà.

"Ok, ora stai ferma...Farà male, ma è necessario..."  Lei annuisce velocemente con la testa, scossa dai tremiti.
In pochi secondi fascio nel modo più stretto che mi riesce quello che rimane dei suoi piedi.

"Sherlock?" mi giro a cercarlo con lo sguardo. È sulla porta, guarda fuori. Sembra una sentinella.

"Sherlock, aiutami. Dobbiamo alzarla molto delicatamente."

***

Adagiamo Clara sulla barella dell'ambulanza. Lei mi rivolge uno sguardo riconoscente, poi si rivolge verso Sherlock e la paura torna a tremarle negli occhi. "Lei..." balbetta "..Lei sta bene?"

La guardo perplesso, mentre Sherlock sussurra in fretta "Si, sto bene, non si preoccupi.." per poi aiutare i paramedici a metterle una mascherina per l'ossigeno.

Quando l'ambulanza riparte mi permetto di tirare un sospiro di sollievo e mi lascio cadere a terra, vicino alla recinzione del parco.
Sherlock rimane in piedi, rigido, lo sguardo fisso in un punto impreciso, probabilmente perso nei suoi pensieri.

Lo guardo per qualche secondo, a mia volta pensieroso, poi mi decido a parlare.

"Allora?" chiedo

"È un peccato per la tua camicia, ti stava bene."

"Sherlock." Dico serio.

"Dico davvero. Ora la dovrai buttare. A meno che non ci sia una nuova moda di cui non sono al corrente che prevede di andare in giro con un braccio scoperto.."

"Sherlock! Allora?" 

"Allora cosa?" chiede seccato, senza degnarmi di uno sguardo.

"Allora, cosa c'è che non va, Sherlock?" sospiro. "Ti conosco da molto tempo, sai, so capire quando è successo qualcosa."

Questa volta si gira verso di me e mi rivolge un sorriso sarcastico un po' tirato.
"Capire le cose è il mio compito, qua."

"Sì? Beh, sappi che qualcosa l'ho imparato anche io." ribatto con tono offeso.

"Ah, è così?" chiede, mettendosi dritto davanti a me "Vuoi giocare alle deduzioni?" Spalanca le braccia "Avanti. Analizzami."
 



*****
Note dell'autrice: Salve! Spero che questo capitolo sia abbastanza comprensibile! ^^"
Specifico solo un paio di cose
-Il Richmond Park è un grande parco a Londra, a sud del Tamigi... è una riserva naturale, quindi non è raro trovarvi daini o cervi. 
-Nella versione di Cenerentola dei fratelli Grimm effettivamente una sorellastra si taglia l'alluce e l'altra si taglia un pezzo di tallone per riuscire a calzare la scarpetta, che in quel caso è d'oro, dicendo che tanto "da regine non avranno bisogno di camminare". Delle colombe fanno notare al principe (che evidentemente non aveva le capacità deduttive di Sherlock) che dalla scarpetta esce del sangue, e lui capisce l'inganno.  
-Non sono riuscita a non mettere John che usa la sua camicia per fasciare le ferite di "Cenerentola", da bravo soldato. Era un'immagine troppo affascinante, diciamolo. 
-Sì, questo capitolo (come sarà anche il prossimo) e in particolare l'ultima battuta trasuda Johnlock da tutti i pori. Non lo faccio apposta, giuro. Solo che io tento di avvicinarmi il più possibile allo stile dei libri o degli episodi della BBC e, diciamocelo, bromance o no, non c'è niente di più Johnlock dei canon. 

Come sempre spero che il capitolo sia piaciuto e che non sia troppo lungo o noioso.. Vi chiedo di lasciare una recensioncina per farmi sapere che ne pensate :) Se avete domande o curiosità di qualsiasi genere sono a vostra completa disposizione! 

A presto! 

-May

 

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Capitolo 4
*** Tagli ***


Nota dell'autrice: Questa volta metto le note all'inizio perché devo scusarmi per il ritardo!!! Avevo detto che avrei aggiornato più di una settimana fa ma ho avuto molto da fare....Spero che la lunghezza del capitolo basti a farmi perdonare ^^" Come sempre spero che vi piaccia e vi chiedo di lasciare una recensioncina, anche per farmi qualsiasi domanda, nel caso in cui qualcosa non vi fosse chiaro o aveste qualche curiosità da soddisfare... A presto!!! :) 

-May

Tagli 


Lo guardo serio negli occhi per qualche secondo, per assicurarsi che non mi stia prendendo in giro. Poi, con un sospiro, mi alzo in piedi.
"Bene." dico, cominciando a osservarlo.
"Allora..."
"Forza, John, concentrati. Cos'hai notato di strano?"
"...Sei stato zitto troppo tempo, prima."
"Ti lasciavo fare il tuo lavoro" alza le sopracciglia in un'espressione saccente
"Tu non lasci mai nessuno fare il suo lavoro. Devi sempre dire la tua, fare a modo tuo, perché pensi di fare tutto meglio. No, eri troppo silenzioso. E.. quando mi parlavi. Faticavi a guardarmi negli occhi."
"Ed è strano questo?"
"Sì, direi di sì. Lo fai continuamente, ti piace mettere in soggezione la gente." La mia risposta gli suscita una leggera risata, simile a un colpo di tosse. Sorrido a mia volta, ma poi mi viene un'altra illuminazione.
"Hai tossito. Anche prima hai tossito!"
"Eccellente, dottore. I sintomi aumentano. Che altro?"
Lo squadro dall'alto al basso. Che altro c'era?
"Guarda bene, John. Non cercare elementi straordinari, valuta quello che già conosci. Trova cosa c'è che non va nelle cose ordinarie."
"Ok, cose ordinarie...vediamo...Il cappotto." vedo che annuisce appena con la testa.
"Il cappotto.." continuo "È sporco. E pieno di pieghe. E anche i tuoi pantaloni. E hai i capelli in disordine. Tu hai sempre un aspetto perfetto, ci tieni a queste cose..."
"Ignorerò questo complimento eccessivo, nonostante la situazione cominci a divertirmi. Quindi, John, ti manca poco, un ultimo passaggio per completare la catena. I miei vestiti e i miei capelli sono in disordine."
"Sì."
"Ma..."
"Ma..." continuo a osservarlo, ogni dettaglio, ogni cosa fuori posto, ogni cosa che invece è al posto giusto..
"La sciarpa." dico improvvisamente
 "Sì..?"
"La sciarpa è in ordine. Tutto il resto no, ma la sciarpa è perfettamente in ordine."  Vedo un sincero sorriso di approvazione increspare le labbra di Sherlock.
"Devi averla riannodata." continuo "Anzi, l'hai annodata in modo più stretto del solito."
"Molto bene, John, molto bene... E da questo cosa possiamo dedurre?"
Lo guardo inumidendomi le labbra, cercando di riflettere.
"Perché qualcuno dovrebbe preoccuparsi di un dettaglio così insignificante come la posizione di una sciarpa? Cosa può fare una sciarpa?" mi sprona lui.
"Una sciarpa... Protegge. Protegge dal freddo.."
"Oppure...?"
"Oppure..."  mormoro.
"Oppure..."  Improvvisamente una luce mi si accende nella mente "Oppure...nasconde qualcosa."
Sherlock sorride leggermente.
"Molto bene davvero. Stai migliorando, John."
"Togliti la sciarpa." dico secco, avendo ormai intuito la situazione.
"Sherlock, togliti subito la sciarpa."
"Va bene, Capitano. Te lo sei meritato." dice lui con tono tranquillo, per poi sfilarsi la sciarpa con un movimento fluido, permettendomi di vedere il suo collo.
Il suo collo, dalla pelle dello stesso colore dell'avorio, solcato per la lunghezza da una profonda abrasione del colore del sangue.
Deglutisco e respiro profondamente, sentendo la rabbia salirmi velocemente alla testa.
"....Che è successo, Sherlock?" Stringo i pugni, cercando di mantenere la calma.
"Era là." risponde tranquillamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo "Mi ha preso alle spalle, appena sono entrato nel capannone. Semplice filo di ferro."          
Mentre parla vedo chiaramente il suo pomo d'Adamo muoversi nella gola, mettendo ancora di più in risalto l'orribile sfregio. Persino a me sembra di sentirlo bruciare.
"...Il serial killer." dico freddo.
"Non l'ho fermato, purtroppo."
"Non l'hai fermato, Sherlock?"
Aggrotta un attimo le sopracciglia, sorpreso.
"No, se ci fossi riuscito avrei..."
"Sherlock. Tu non sei riuscito a fermarlo perché lui ti stava strangolando. Ti rendi conto di questo?"
"Non credere di essere l'unico ad avere già vissuto brutte esperienze, John."
"Ti avevo detto di chiamarmi. Ti avevo detto di chiamarmi se avessi trovato qualcosa. Ma tu? No. "
Mi fissa in silenzio, con un'espressione impassibile.
"No." continuo "No, tu devi sempre fare da solo. Di testa tua. E così? Così io dormivo mentre tu venivi strangolato. Non ti rendi conto della situazione?" faccio respiri profondi, costringendomi a mantenere la calma.
"E se fossi arrivato e ti avessi trovato a terra morto? Ti sei chiesto cosa avrei fatto? Mh?"
A mia sorpresa, Sherlock distoglie lo sguardo. Abbassa la testa, come un bambino che si rende conto di avere esagerato.
"Non puoi permetterti rischi del genere." continuo  "Tanta gente conta su di te. La vita di quelle ragazze dipende da te. Non puoi permetterti di morire di nuovo, mettitelo bene in testa. E non mi interessa se sei convinto di poter fare tutto da solo. Non è così e lo sai bene anche tu. Sei umano, e questo significa che hai bisogno di qualcuno al tuo fianco, che ti piaccia o no."
Segue qualche secondo teso di silenzio.
Poi sospiro, e mi costringo a rilassare i muscoli tesi delle braccia. So che non si scuserà e probabilmente alla prima occasione si comporterà ancora nello stesso identico modo. Almeno mi sono potuto sfogare. Ma ora capisco che è meglio tornare a parlare di qualcosa che è più nel suo campo d'azione.
"Deve avere una formazione medica."
Sherlock alza subito la testa, improvvisamente di nuovo ansioso di continuare la conversazione.
"Le dita dei piedi..Non erano solo tagliate, erano amputate. Con una precisione chirurgica."
"Molto interessante..Ottimo lavoro, John!"                                                       
"Si.." dico con tono amaro "Ippocrate si starà rivoltando nella tomba."
"Non prenderla sul personale, John... se tutti seguissero l'etica e la morale come fai tu il mondo sarebbe un posto infinitamente più noioso."
"Va bene, come dici tu..Allora, come può tornarci utile questa informazione?"
"Fai un giro degli ospedali. Scopri se uno dei medici più anziani, intorno ai sessant'anni, ha avuto un comportamento strano ultimamente. Se ha subito qualche esperienza traumatica. E se ha una passione per la letteratura o le storie per bambini..Aspiranti scrittori o cose del genere.."
"E tu cosa fai?" chiedo, vedendolo alzare un braccio per fermare un taxi.
"Torno a Baker Street...devo fare una ricerca." apre la portiera e si siede sul sedile posteriore.
"Se quando torno a casa non ti trovo ti vengo a cercare e finisco di strangolarti, lo sai questo, vero?"
Un veloce occhiolino è l'esauriente risposta di Sherlock, prima che il taxi parta e si allontani in direzione del Tamigi.
Scuoto la testa, ma non riesco a trattenere un sorriso rassegnato.
"Sherlock Holmes, tu mi farai diventare pazzo.."
***
Appena apro la porta la Signora Hudson mi corre incontro con un'espressione esasperata stampata in faccia.
"Oh, John, grazie al cielo è tornato...Lo sta facendo di nuovo!"
"Facendo cosa?" faccio in tempo a chiedere, ma la mia domanda trova risposta nell'inconfondibile rumore di spari proveniente dal piano di sopra. La Signora Hudson si porta le mani tra i capelli.
"Santo Cielo...il mio muro..."
Salgo le scale ed entro nell'appartamento, già pronto all'ennesima discussione.
"Siamo nel bel mezzo di un'indagine, Sherlock, non puoi dirmi che ti annoi, dovresti..." La voce mi si spegne in gola davanti alla scena che mi si presenta agli occhi.
Non solo è strano vedere Sherlock, con la pistola ancora fumante in mano, praticamente coricato sulla poltrona davanti alla tv. Ciò che rende la situazione davvero assurda è riconoscere sullo schermo il cartone animato di Cenerentola. In particolare la scena finale delle nozze, con tanto di topolini che lanciano i chicchi di riso. 
Sento un sorriso incredulo farsi strada sul mio volto contro la mia volontà.
"Stai..." mi schiarisco la voce per mascherare una risata  "...Stai guardando Cenerentola?"
"Possiamo dire che sto studiando il caso." spara un colpo al muro. "Guardare una cosa simile è come un'apoptosi per le mie cellule cerebrali. "
"Come  sei drastico.."
"La zucca si è trasformata in una carrozza. I topi parlano e indossano vestiti. E John, ti prego, non farmi parlare delle canzoni..." Proprio in quel momento nel cartone il coro comincia a cantare.
"Have faith in your dreams and someday...Your rainbow will come shinin' through.."
"Oh, per amor del cielo!!!" con un grido straziato Sherlock punta la pistola contro lo schermo della tv.
"No, Sherlock, quello costa!" Per fortuna riesco a bloccargli il polso e a strappagli l'arma di mano prima che lui prema il grilletto. Mi lancia un'occhiata truce e incrocia braccia e gambe.
Sospiro e mi passo una mano tra i capelli, appoggiando la pistola sul tavolino. A volte mi sembra davvero di avere a che fare con un bambino.
"Ah, finalmente è finito. I 75 minuti più lunghi della mia vita."
"É inutile che io tenti di spiegarti che quella storia incoraggia i bambini a credere nei loro sogni e a non arrendersi nei momenti difficili, vero?"
"Mi congratulo per la deduzione, John. Ma ora dimmi" appoggia i gomiti ai braccioli della poltrona e unisce le punte delle dita sfiorandosi il labbro superiore con gli indici "Hai scoperto qualcosa?"
Sospiro "É stato un buco nell'acqua, temo. Sono stato in una decina di ospedali ma i chirurghi sopra i 60 anni sono davvero pochi, e sembra che nessuno abbia una storia particolarmente interessante. È probabile che il nostro uomo sia ormai in pensione."
"D'accordo."
"Ah, e sono passato a Scotland Yard. Lestrade ha potuto parlare con Clara. È molto debole ma se la caverà."
"Ha detto qualcosa di utile?"
"Non molto a dire il vero. Il pullmino su cui viaggiava la squadra è andato in panne nel punto in cui poi la polizia l'ha trovato. L'uomo si è fermato dicendo che poteva aiutarle, poi le ha minacciate con una pistola e le ha drogate..Probabilmente con del cloroformio. Si sono risvegliate tutte insieme, legate. Non è in grado  di descrivere il luogo perché era buio, ha solo saputo dire che era in una sorta di stretto corridoio, perché se stendeva le gambe toccava la parete di fronte. L'uomo prende una ragazza alla volta, la costringe a vestirsi e la porta via."
"Di lui non ha detto nulla?"
"Ha detto che era abbastanza anziano, robusto, con degli strani baffi."
"Strani baffi?"
"Così mi ha riferito Greg. Non so dirti altro."
"Capisco.."
Mi lascio cadere sulla mia poltrona con un sospiro.
"Quindi? Che facciamo ora?"
"Ora continuiamo a giocare, ovvio." risponde Sherlock.
"E come? Non abbiamo niente in mano.."
"È strano che tu lo dica!"  dice con tono sarcastico, infilando una mano nella tasca della giacca ed estraendo un foglio di carta piegato con cura.
Lo guardo confuso, corrugando la fronte.
"Quello..Quello cos'è?"
"Il nostro indizio, John! Era nel capanno dove abbiamo trovato la ragazza. Questa è una caccia al tesoro, un gioco. Non devi dimenticare le regole." spiega il foglio e allunga il braccio per farmelo prendere.
É all'incirca la metà di un normale foglio da fotocopia, completamente scritto a macchina. Non ci sono frasi, non c'è traccia di punteggiatura. Sono solo parole, scritte una dopo l'altra, apparentemente senza alcun ordine logico. Leggo ad alta voce le prime.
"Sognare, cenere, orfano, ballare, cristallo, discoteca, desideri..... cosa dovrebbe significare?"
"È un messaggio in codice. Uno dei metodi più antichi, più facili da decifrare e meno sicuri di cui sono a conoscenza."
Annuisco e continuo a fissare il foglio cercando di capire qualcosa da quel miscuglio insensato di lettere. Sherlock sospira esasperato e si alza in piedi.
"Ho capito, ti faccio vedere." Recupera una matita dalla scrivania e mi strappa il foglio dalle mani.
"É poco più di un gioco per bambini. Basta scrivere il messaggio che si vuole inviare riempiendo gli spazi tra una parola e un'altra con altre parole, in modo tale che non si capisca quali appartengono al messaggio e quali no.  Il destinatario riesce a capire quali eliminare perché queste appartengono tutte a uno stesso campo semantico, o a uno stesso ambito... Basta conoscere la chiave. Chiaro?"
"E quindi la nostra chiave.."
"La nostra chiave è la storia di Cenerentola, John! È semplicissimo!" Sherlock comincia a scarabocchiare il foglio. Mi alzo e mi metto vicino a lui, osservando i movimenti frenetici della matita.
"Sognare...I sogni son desideri, come in quell'orribile canzone che fanno sentire ogni tanto nel cartone..." scarabocchia la prima parola rendendola illeggibile, poi fa lo stesso con la seconda "Cenere...da cui il nome Cenerentola...Cenerentola è orfana.." continua così, cancellando la maggior parte delle parole scritte sul foglio. Solo le poche parole che non hanno nessuna relazione con la storia rimangono ben visibili.
"Ecco qua." conclude, cerchiando le parole rimaste "Discoteca abbandonata. Vetrate colorate. Sud. Tamigi."
Sorrido meravigliato "Geniale"
"Piuttosto banale, a dire il vero." Sherlock lancia con noncuranza il foglio e la matita sulla scrivania.
"Quindi la prossima mossa è cercare una discoteca abbandonata?"
"Ho già fatto qualche ricerca, le discoteche abbandonate a sud del Tamigi sono parecchie. A quest'ora la mia affidabile rete di senzatetto sta controllando quali hanno una vetrata colorata e sono in una zona abbastanza tranquilla da poter far entrare una ragazza vestita in modo ridicolo senza farsi notare." si infila il cappotto e recupera la sciarpa, appoggiata su una sedia in cucina.
"Dovrei avere il rapporto all'una, il che vuol dire... tra circa tre quarti d'ora. Ottimo. Usciamo. Hai fame?"
 

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Capitolo 5
*** Ghiaccio ***


Ghiaccio 


"Io davvero non riesco a capire, John."

Per poco non mi soffoco con un boccone del panino che sto mangiando al sentire quelle parole dette dalla voce di  Sherlock.
Mi copro la bocca con la mano e comincio a tossire, sperando di non attirare l'attenzione dell'intero bar. Quando finalmente riprendo a respirare cerco di rivolgere al mio amico un sorriso neutro.

"Di cosa parli?"

"Perché la gente si ostina a scrivere storie?" chiede guardandomi con un'espressione seria in volto.

"Beh... La gente scrive quando ha qualcosa da dire." rispondo, incerto.

"Ma a che scopo? Quando io scrivo qualcosa è perché ha un'utilità, come i risultati di indagini, di esperimenti o di studi in genere. Arrivo a comprendere il bisogno di raccontare cose realmente successe, anche se non lo condivido. Come te, sul tuo blog. Suppongo che serva da sostegno alla tua pessima memoria o che sia un modo di aumentare la tua autostima, facendo sapere agli altri cosa ti succede. Ma perché inventare storie? Cose irreali, magari anche impossibili?"

Lo guardo con un'espressione perplessa e mi appoggio allo schienale della sedia, pensieroso. È buffo come anche una persona come
Sherlock Holmes, che non si interessa in alcun modo a materie come la filosofia o la natura umana in generale, possa porti domande simili, che ti colgono impreparato su un argomento di cui hai esperienza ogni giorno.

"Io credo... Forse può essere un modo per evadere dalla realtà. Insomma, per dimenticarsi per un po' dei problemi della vita di tutti i giorni e...immergersi, diciamo, in mondi diversi...che possono essere come uno vuole. "

"..Mondi che nel 99% dei casi sono peggiori di quello reale, visti gli infiniti pericoli che i cosiddetti eroi devono costantemente
affrontare."

"Però gli eroi vincono."  controbatto tranquillamente "In questi racconti il protagonista vince sempre. La struttura è quasi sempre la stessa: c'è una situazione iniziale di tranquillità, interrotta dall'arrivo del nemico, o comunque da un evento che mette in pericolo l'equilibrio dei personaggi. Questo fa partire il viaggio dell'eroe, che deve superare prove e prendere decisioni, fino ad arrivare a sconfiggere il cattivo, grazie all'intervento di un aiutante.. una spalla." comincio a spiegare, senza riflettere troppo.
"Va sempre così, alla fine. Non importa quanto grande o spaventoso sia il mostro che si trova davanti. L'eroe vince. E questo è il bello delle storie, ci insegnano che tutti possiamo essere come quell'eroe e...sconfiggere i nostri demoni. Qualunque cosa essi siano, ecco."

Mi zittisco e bevo qualche sorso dalla mia birra, cercando di evitare gli occhi di Sherlock fissi su di me. Dopo qualche secondo un pensiero mi attraversa la mente e non posso evitare di sorridere.
"Sai...Non mi aspetto che tu capisca. Ma c'è un bellissimo film, che sicuramente non hai visto, in cui il protagonista dice che... Nonostante la medicina, l'ingegneria, l'economia e simili sono importanti e indispensabili per il nostro sostentamento.. le cose che veramente ci tengono in vita sono la bellezza, la poesia, l'amore... Tutto qua. È la natura umana. Siamo fatti così, dobbiamo sempre trovare un lato spettacolare o romantico in ogni cosa, per essere felici. E per chi vive una vita senza particolari avventure o emozioni, inventarne di nuove diventa un bisogno fisico. Semplicemente perché questa è la natura umana, va ben oltre la fredda logica e la ragione pratica. Tu dirai che amore, poesia e bellezza sono stupidaggini, ma ti giuro che se è così ringrazio il cielo per la stupidità umana."

Fisso lo sguardo sul bicchiere e mi mordo la lingua. Non sono bravo con questo genere di discorsi, ma una volta che comincio a parlare fatico a fermarmi.

"Affascinante."

Quello di Sherlock è praticamente un sussurro. Lo guardo di sottecchi, sempre con la testa bassa, e mi sorprendo trovando le sue labbra distese in un sorriso e il suo sguardo di ghiaccio addolcito da un luccichio che poche volte ho visto illuminare quegli occhi.

"Mh?" chiedo distrattamente.

"La tua teoria, John, è estremamente affascinante."

Corrugo la fronte sorpreso e mi passo una mano sulla nuca, in imbarazzo. Non capisco se dica sul serio o se mi stia prendendo in giro.
"Si. Beh, grazie, ma non guardarmi come se fossi un.. bambino che legge una poesia di Natale." ribatto con tono infastidito, a scanso di equivoci.

Sherlock distoglie lo sguardo, girandosi verso la vetrata del bar, e recupera la solita espressione impassibile.
"È l'una. Se hai finito di mangiare è ora di andare." si alza e indossa la sciarpa con un movimento rapido.
Io guardo il mio panino ancora per metà integro e con un sospiro lo abbandono sul piatto e mi alzo, ripulendomi la giacca da alcune briciole. Poi mi precipito fuori dal locale per raggiungere Sherlock, che si è già avviato verso il luogo dell'incontro con il suo informatore.

***

La discoteca si trova in una zona residenziale a pochi chilometri da Twickenham. È un quartiere tranquillo, non mi sorprende che i giovani del luogo abbiano sempre preferito pagare poche sterline per una corsa in taxi e spostarsi in zone più movimentate per andare a divertirsi.
I lampeggianti della volante della polizia si riflettono sulle vetrate colorate dell'edificio, creando giochi di luci che in altri contesti potrebbero anche essere suggestivi. Mentre il nostro taxi si avvicina, però, sono troppo teso per interessarmi a particolari come quello: continuo ad agitarmi sul sedile, guardando fuori dal finestrino impaziente. A freddare la mia agitazione arriva la voce di Sherlock. Calma, inespressiva, ma in grado di farmi perdere in un istante buona parte delle mie energie.
"Guarda i pantaloni di quel poliziotto." dice, ancora prima che la macchina si fermi "È morta."

Sospiro rassegnato, senza neanche interessarmi a cosa possa avere visto per dedurre la situazione. Siamo arrivati tardi.

"Sherlock."

Appena scendiamo, Lestrade si avvicina a noi a rapidi passi, guardandosi attorno come a controllare che nessuno sia negli immediati paraggi. Dal suo sguardo capisco, senza sorpresa, che Sherlock ci ha visto giusto.

"Può saltare i convenevoli, ispettore. Non deve ringraziarmi per avere individuato il luogo del delitto e  sappiamo già che la ragazza è morta. E che ha addosso un improbabile costume da carnevale."

"No, non è tanto il vestito la cosa bizzarra questa volta". Greg si passa una mano tra i capelli brizzolati. Sembra imbarazzato: probabilmente, per usare un'espressione particolarmente cara a Sherlock, la polizia brancola nel buio.

"E allora cosa c'è di strano?" mi inserisco io, per spronarlo.

"Beh. Semplicemente il corpo è freddo." dice.

Lo guardo perplesso un secondo, poi mi giro verso Sherlock, che si lascia sfuggire una risata saccente.
"Gale, io non sarò un medico ma penso che il Dottor Watson possa confermare l'esistenza di un particolare chiamato algor mortis. Quando i processi biologici si interrompono, è naturale che la temperatura corporea del cadavere si abbassi, per effetto.."

"Risparmiamo il sarcasmo, Sherlock." Lo interrompe l'ispettore, brusco. "So di cosa sto parlando. Se dico freddo, intendo davvero freddo. Ve ne renderete conto. Vi lascio cinque minuti, entrate."

***

Il posto deve essere in disuso ormai da qualche anno. All'interno è quasi difficile respirare a causa dell'odore di chiuso e l'aria stagnante. Le pareti, un tempo probabilmente azzurre, sono ricoperte da macchie scure di umidità, e sui pochi tavolini all'entrata lo strato di polvere è tale da sembrare un panno bianco. I cavi di sostegno della sfera stroboscopica devono avere ceduto, e la grande palla ricoperta di specchi è in frantumi al centro della pista da ballo. Troviamo il corpo proprio lì, circondato da schegge di vetro che brillano riflettendo la luce che entra dalle vetrate. Di nuovo mi ritrovo a pensare che il quadro generale è estremamente affascinante. Subito Sherlock si inginocchia e comincia la sua analisi.
La ragazza giace su un fianco, in posizione fetale. Anche guardandola da distante capisco che non deve essere morta da molto, vista la rigidità degli arti. Come anticipato da Greg, il suo abbigliamento non è stravagante quanto quello delle altre vittime: niente vestiti da principessa, colori appariscenti o calzamaglie ridicole. Indossa una semplice camicia bianca, una gonna marrone e uno scialle di lana dello stesso colore, che a giudicare dallo stato devono essere abbastanza vecchi, ed è scalza.

Quando Sherlock si rialza vedo che ha trovato, sotto il colletto della ragazza, il solito foglio di carta con l'indizio. Se lo infila in tasca, mi guarda, e con un gesto della mano mi fa capire che è il mio turno. Sospirando, mi accovaccio vicino alla ragazza. Tra i suoi capelli, scuri e ricci, ci sono minuscoli frammenti di vetro. Senza pensare, mi affretto a scostarle una ciocca dal viso, scoprendo con un tuffo al cuore due occhi azzurri ancora spalancati e pieni di orrore.
La prima cosa che noto è la colorazione della pelle, che ha assunto un'insolita sfumatura rossastra sul collo. Quando vi appoggio una mano, però, mi blocco sorpreso, capendo di cosa Lestrade parlava prima. Anche attraverso il lattice del guanto, infatti, sento chiaramente che la temperatura del corpo è innaturalmente bassa. Sembra davvero di toccare un pezzo di ghiaccio. Sollevo la testa confuso.

"Qual è la diagnosi, dottore?"  chiede Sherlock, in piedi dietro al mio fianco.

"Io...Non so. Avrei detto asfissia, ma..."

"Ma sembra più una morte per congelamento." conclude per me una voce alle mie spalle. Anderson si piazza vicino a Sherlock, le mani sui fianchi coperti dalla stoffa azzurra della tuta della Scientifica. "Se non fosse che non mi sembra che qui faccia così tanto freddo da lasciarci la pelle."

Vedo Sherlock alzare gli occhi al cielo.

"Forse...Che sia successo da un'altra parte?" suggerisco.

"Forse in una cella frigorifera o qualcosa del genere.."

"Certo, un'autopsia sarebbe d'aiuto e.."

"SILENZIO!"
La voce di Sherlock rimbomba nello spazio vuoto della discoteca. Quasi spaventato, lascio la frase a metà e mi schiarisco la voce, in imbarazzo. Anderson ammutolisce e si allontana di un passo.

"Anderson, ti prego di smettere di pensare se non sei in grado di farlo come si deve, e John, non dargli corda. Non è possibile che sia morta di assideramento, la pelle non è fredda, non c'è niente che lo possa indicare, come edema agli arti o colorazione bluastra di unghie e labbra. Il livor mortis è tendente al rosso, non grigiastro come nei casi di congelamento. No, questa ragazza è morte di asfissia, la tua diagnosi iniziale era corretta, Jonh."

"Ma.." comincia Lestrade, incerto "Hai sentito anche tu quanto è fredda.."

"Te lo concedo, è molto fredda. La poverina ha gli organi interni completamente congelati, ma questo è un sintomo secondario di ciò che ha causato il suo soffocamento: ha ingerito qualcosa che, pur non essendo di per sé tossico, si è espanso all'interno del suo corpo, causando l'asfissia."

"Azoto liquido!" quasi grido, riuscendo a capire il ragionamento di Sherlock in un lampo di genio.

Lui apre le braccia in un gesto esasperato.
"Ti ringrazio, John. Cominciavo a temere che per laurearti avessi pagato il Presidente della Commissione. Esatto, azoto liquido. Bolle a -195°, credo che anche tu, Anderson, capisca che è una temperatura molto bassa. Ecco spiegato l'apparente congelamento."

"Ma perché darsi tutta questa pena?" chiede Lestrade.

"Semplice, solo a scopi scenografici. È qui che dobbiamo cominciare a concentrarci su chi è la ragazza."

Anderson si schiarisce la voce
"Abbiamo trovato i documenti. Si chiamava Leslie Wright, aveva 25 anni e..."

"Non mi interessa nulla, ti ringrazio. John, raccontami una storia."
L'agente della scientifica lo guarda sconvolto, alza le braccia al cielo e se ne va, offeso dal comportamento di Sherlock. Questo, completamente indifferente, mi fissa negli occhi aspettando che io parli. Balbetto qualche sillaba sconnessa, insicuro. La citazione non è evidente come negli altri casi.

Guardo la ragazza, bellissima anche nell'orrore della morte. La posizione in cui si trova, che la fa sembrare fragile come una bambina. I vestiti, che sembrano quelli di una mendicante. I frammenti di vetro che brillano tra i ricci corvini, come brina su un prato invernale.

Torno a guardare Sherlock, e anche nei suoi occhi vedo il ghiaccio e la neve.

Un brivido mi attraversa la schiena.

"Io...io penso...Potrebbe essere la piccola fiammiferaia?"  





*****
Author's corner: 
Salve a tutti! ^^ Sono finalmente riuscita a trovare un po' di tempo per aggiornare... Un paio di appunti su questo capitolo:
-Per chi non lo sapesse, il film di cui parla John nella prima parte del capitolo è "L'Attimo Fuggente". Spero che tutti lo abbiate visto, in caso contrario GUARDATELO. è un capolavoro *-* 
-Ovviamente non sono un' anatomopatologa, né un medico, e non sono neanche particolarmente portata per le materie scientifiche...Tutto ciò che dico quando descrivo processi scientifici/sintomi/cause della morte ecc, è frutto di ricerche su internet o al massimo nozioni di base acquisite a scuola o da qualche serie tv poliziesca.... Non escludo che ci siano errori, anche assurdità..vi chiedo di perdonarmi, faccio del mio meglio ^^" 
Spero che il capitolo sia piaciuto...come sempre, se avete dubbi, curiosità o appunti da fare, non esitate a scrivere! Ogni recensione mi fa un immenso piacere, quindi non siate timidi, vi prego ♥
A presto! (Non escludo che, prima di pubblicare il prossimo capitolo, io pubblichi una piccola OS a parte, che mi frulla in testa ormai da un pezzo....Tenetevi aggiornati ^^) 
Ciau! 

-May



 

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