La morte è dietro l'angolo.

di Aven90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Non succede mai nulla, uffa”

Pioveva, a Musgans.

Erano passati ormai tre anni dalla risoluzione del caso del killer delle pillole, e Christian Jackson sbuffava da dietro la sua scrivania. Adesso era un poliziotto, finalmente era stato reintegrato dopo la promozione dei suoi barbari capi. Il Commissario Whiskers e l’Ispettore Anthony, infatti, avevano deciso, non sempre di comune accordo, di portare dietro la loro squadra che tanto bene aveva fatto nel paesino di Lectala. Piccoli furfanti, tentativi di rapina in cartoleria, e il già citato killer delle Pillole.

Per quel motivo Christian Jackson si lamentava. A parte che a Musgans non era difficile trovare brutto tempo (dipende anche dall’atmosfera della storia), ma quel pomeriggio era davvero noioso.

E dire che era stato davvero felice di indossare di nuovo la divisa blu della polizia e mettere dentro i criminali “come se fosse vero”, citando Whiskers.

“Eh, ne ha fatti di passi da gigante il Monopalla” aveva commentato una volta Whiskers, nel vedere la dedizione con cui Christian metteva dentro la volante Jack “Mano lesta”, un famoso ladro dotato di non molta fantasia nello scegliersi i soprannomi.

E adesso erano lì, a sbrigare una normale giornata lavorativa assieme ai compagni di sempre: la sua fidanzata Lucinda, che sbavava tutto il tempo per lui e non perdeva occasione per sbaciucchiarlo o per togliersi un bottone della divisa; la collega Mary, che frigida era tre anni prima e lo era ancora, aveva comprato un altro cane; e altri due nuovi componenti, che si erano aggiunti poiché così voleva il Primo Dirigente Donington: Hilary, la tizia con le treccine che all’inizio si occupava di portare i caffè a tutti, e Brad, il raccomandato per eccellenza: era nipote del Questore Lampard, un tizio senza scrupoli che si sentiva un dio. Per fortuna non frequentava quel commissariato.

Negli ultimi tre anni Christian non aveva fatto molto: aveva assistito a rapine, furti, aveva partecipato anche a delle irruzioni piene di suspence ed era piombato in mezzo a una trattativa di droga armi alla mano, e aveva anche partecipato a una carica contro dei tifosi esagitati. Non aveva fatto molto.

Eppure, c’era qualcosa che gli mancava, si disse mentre osservava il mondo fuori, mentre un uomo urlava sotto la pioggia che la sua vita faceva schifo: certo, gli mancavano le gare d’aste, ma anche Robert.

Il killer delle pillole, colui che uccideva perché voleva assolutamente mettere dietro le sbarre chi non era riuscito a curare sua madre. Ed era anche il suo migliore amico, gli portava le arancine tutti i terzi mercoledì dei mesi che non avevano una R nel nome. E non erano arancine qualsiasi, di quelle che si potevano trovare a buon mercato nel panificio di fronte al commissariato… anzi, erano proprio quelle. Però le prendeva al salmone e agli spinaci, e non le banali carne o burro. Non erano neanche troppo buone, ma come pausa pranzo ci stavano eccome.

E continuava a piovere, e nel frattempo passava un tizio che cantava sotto la pioggia usando l’ombrello per altri scopi. Christian si annoiava, ma era l’unica cosa che poteva fare, oltre a lavorare al computer, ovvero battere il record di Pinball ottenuto in una giornata simile dall’ispettore Anthony.

Mentre lavorava, Christian alzò lo sguardo verso gli altri colleghi: quanto avrebbe voluto essere di turno con la volante quel giorno! Magari assieme a Lucinda, e fare… fare.

Allora alzò lo sguardo all’orologio scatò (non di altissima qualità) che aveva comprato Whiskers, in un mercatino delle pulci. Considerato che non avevano cambiato l’orario quando si era trattato di passare dall’ora legale all’ora solare, dovevano essere quasi le diciotto.

“Amunì ca scurò” (Dovremmo congedarci, poiché scende ormai la sera) annunciò infatti Whiskers. Anche lui era annoiato, e si vedeva. Cominciò a prendere il trench fighissimo che aveva comprato da poco e si diresse verso il portone dell’uscita. Non era poi troppo diverso da sua figlia, che faceva esattamente la stessa cosa a scuola. Christian però non sapeva neanche che il commissario avesse in effetti una figlia, e anche se fosse lo aveva dimenticato.

A due minuti del suono della campanella rintocco delle sei, squillò il telefono, al quale rispose dunque Hilary, che aveva fatto carriera.

“Commissariato di M… sì, certo, il passeggino… no, la Bielorussia non ha mai confinato con… COSA? VENTISEI FOGLI? Andiamo subito!” esclamò Hilary, guardando coi suoi occhi neri tutti i colleghi. Whiskers era impallidito tutto d’un tratto.

“No… non me lo dire, ti prego… NON MI DIRE UN CAZZO!” esclamò Whiskers, cercando aiuto con lo sguardo verso Anthony, il quale tremava, così tanto fa far tremare il suo “ultimo caffè prima di scapparsene”.

Al che Hilary non seppe cosa dire. Rivelare o no ciò che aveva sentito? C’era da dire che chi aveva chiamato stava aspettando proprio loro…

“Mi dispiace, commissario, ma è appena arrivata una chiamata dalla Volante 15”

Da quel momento in poi, Hilary avrebbe accettato tutte le punizioni possibili.

“E chi sono questi stronzi?” chiese Whiskers, anche se in realtà li conosceva benissimo e li trovava anche simpatici. I conducenti della Volante, non i sedili.

“Hanno trovato un cadavere” spiegò la ragazza, sbiancando nel vedere la successiva reazione del commissario.

“MERDA! TI AVEVO DETTO DI NON DIRMI UN CAZZO! Hilary, ascoltami” riprese la calma. Era stato promosso tre anni prima, non poteva sbroccare in quel modo. O meglio, non con i nuovi arrivati, anche se ormai la confidenza che si prendeva cresceva sempre di più e di lì a poco sarebbe andato a lavoro con la canottiera e la panza (Whiskers era leggermente sovrappeso) che strabordava. Anche a fine ottobre, davvero.

“Ascoltami, dicevo. Non puoi, a fine giornata, dire è stato trovato un cadavere” aveva falsificato la voce per sottolineare il concetto “la gente si spaventa. Soprattutto io, che non posso tornare a casa a mangiare il bello gateau (sformato di patate con dentro di tutto) che mi ha preparato mia moglie Petulia”

Whiskers sospirò. “Andiamo a vedere, va… prima ci sbrighiamo, meglio è. Poi magari DOMANI cominciamo le indagini”

“Ma signore…” cominciò Brad.

“Domani.”

Chiuse il discorso quel pazzo di Thomas Whiskers. Si chiamava Thomas di nome, ma non aveva nessuna parentela con il padre di Voldemort, diciamo.

Ebbene, tutti andarono in via Robin Williams numero 13, ma non dentro il condominio, bensì in un vicolo adiacente. C’era già un capannello di gente, la volante 15, quella dei sedili comodi, e l’ambulanza pronta a ricevere il cadavere, che invece era rimasto lì. Immobile.

Anthony arrivò per prima e lo trovò ripugnante. Era già abituato a vedere morti, fra veglie funebri e casi di omicidi, ma non ci si abituava mai.

E il morto in questione era orribile. La morte era orribile. Io sono orribile. (non c’entra nulla).

L’uomo aveva il cranio maciullato, se ne vedeva ancora il sangue sgocciolare sulla faccia e gli occhi strabuzzati. Pezzi di cervello ovunque, persino a terra, dove si confondeva con il pavimento umido della pioggia incessante. Sopra la figura tinta di rosso, una scritta: 24/7.

“Difficile ricavare impronte così” disse Christian, non appena vide anche lui il cadavere, riferendosi a possibili impronte delle scarpe rimaste sulla strada.

“Chissenefrega delle fottute impronte, Jackson” tagliò corto Whiskers. Da notare come fosse serio, e solo perché stava perdendo l’appuntamento col gateau di cui sopra. “Qui bisogna indagare, e seriamente, anche. Altrimenti torniamo tutti a Lectala e agneddu è sucu, e finiu u vattiu. (locuzione simile a “chi s’è visto, s’è visto”) Fatelo esaminare dall’autopsia, o voi fannulloni” schioccò le dita per richiamare due o tre agenti e sospirò ancora. “Che palle, questa mania dei killer di lasciare messaggi criptici. Che minchia significa 24/7?”

“Fa 3 col resto di tre, signore” rispose pronto Brad, e si guadagnò un’occhiataccia da Anthony.

“Non m’interessa!” esclamò Whiskers. “Potrebbe essere un riferimento a ventiquattro diviso sette…” estrasse la calcolatrice dal telefono che aveva “Fa tre virgola quarantadue… il quarantadue è la Risposta, no?”

“Esatto, commissario” rispose Anthony.

“Però… non da nessuna risposta. Potrebbe anche essere un ventiquattro sopra un sette e che hanno significati diversi… ah, ci rinuncio!” esclamò, e cominciò a cercare tracce nei pressi della scena del crimine.

“Non vedete niente? L’illuminazione fa abbastanza schifo in effetti” commentò poi il commissario, cercando con l’applicazione torcia sempre sul telefono.

“C’è da dire che i vicoli sono sempre bui” disse Christian, cercando senza bagnarsi grazie a Lucinda, che gli teneva l’ombrello.

Tuttavia, il massimo che potevano fare era catalogare tutte le macchie di sangue rimaste e l’unico indizio, quel 24/7 scritto col sangue, appunto.

Recintarono la zona e andarono l’indomani, nel frattempo che l’autopsia lavorava anche di notte, per fare avere il rapporto sulla scrivania del commissario puntuale per le otto del mattino.

“Avvertite i suoi familiari, ditemi com’è morto e domani indagheremo meglio alla luce del sole! Chiaro?” abbaiò ai poveri agenti.

///

Maximilian Tessalonica era un uomo come tanti altri, a Musgans, e quindi, come tanti altri uomini del suo stesso stampo, leggeva il giornale a un certo orario. Aveva lavorato tutta la mattina, e alle sei di sera era giusto che si leggesse il giornale stampato diciotto ore prima.

Nel frattempo che eseguiva quel compito arduo, sua moglie Beth cucinava la cena. Al che, al terzo passaggio dei loro marmocchi che si mettevano fra le loro gambe e rincorrersi, la signora Tessalonica non ne poté più.

“AAAAH! Basta! Rick! George! Andate a giocare con l’Ipad!”

“Ma mamma…”

“SILENZIO!”

“Uffa” e andarono a rinchiudersi per giocare con l’Ipad. Fatto quello, Beth andò da Maximilian.

“Max, vai subito a comprare il prezzemolo, che mi è finito e mi è fondamentale per la ricetta!”

Il marito alzò lo sguardo dal giornale sospettoso.“Quale ricetta? E se non ce lo voglio, il prezzemolo?”

“ADESSO! VAI!”

“Uffa…” similarmente ai due figli, anche Maximilian si dileguò, per andare a comprare il prezzemolo.

Uscì dalla soglia di casa, visto che abitavano al pianterreno non fu difficile. E non fu difficile nemmeno attraversare la strada, visto che pioveva a dirotto non vi erano molte macchine a passare. La cosa più facile, per raggiungere il verdumaro, era dunque traversare la Lincoln Street e prendere il vicolino che la collegava con la via Robin Williams. Anche se era una stradina buia, le probabilità di essere aggredito erano infinitesimali.

Nel frattempo, pioveva a dirotto. A Maximilian non piaceva per niente camminare con l’ombrello, ma d’altro canto con la moglie Beth non si poteva discutere… così mise il piede nel vicolo e, ignorando i ratti e i gatti randagi che scavavano nell’adiacente bidone della spazzatura, proseguì.

Fu un attimo, tuttavia. Una figura nera, più densa della notte, piombò su di lui e lo colpì fortissimo con una specie di manganello, o forse era una sbarra. Tale fu il colpo che Maximilian perse i sensi e morì dopo qualche istante, giusto il tempo di sentire le sue forze venire meno e dedicare un ultimo pensiero alla sua famiglia. Poi, non comprese più nulla, divenne solo un cadavere che inerte giaceva a terra, come notò il suo assassino. Il killer lo poggiò seduto sul muro e, avendo già aperta la scatola cranica, dipinse col sangue di Maxilimilian la scritta 24/7.

///

Arrivando il giorno dopo, la scena del crimine era ancora intonsa, se si eccettuava la rimozione del cadavere già avvenuta il giorno prima.

Whiskers non era riuscito a dormire, un cane aveva abbaiato tutta la santa notte, inoltre come se non bastasse ogni volta che forse chiudeva occhio, una zanzara fastidiosa gli si avvicinava all’orecchio e lo risvegliava. Insomma, una notte da incubo… senza incubo, perché per avere un incubo bisogna partire dal presupposto che si è riusciti a dormire.

Ecco perché il giorno dopo, sulla scena del crimine e con la carpetta contenente la relazione dell’autopsia sotto braccio come un parigino, Thomas Whiskers osservò disgustato il tutto.

“Se siamo qui, in questo vicolo buio, oggi” disse “è perché vogliamo indagare su questo brutale assassinio. Ieri mi rendo conto di aver condotto le indagini un po’ in maniera raffazzonata“ Brad tossicchiò “ma come sapete il gateau NON poteva aspettare. Adesso il nostro Ispettore Sanderson ci leggerà questo… eh? ‘Sta taliata?” (= perché mi osservate in maniera inopinata?)

“Chiedo scusa” cominciò Christian “ma chi sarebbe Sanderson?”

“Io, stronzo” disse l’ispettore Anthony. “sei talmente stupido da non conoscere il cognome del tuo superiore? Ma io ti sbatto a dirigere il traffico!”

“Guarda che ormai non è più una cosa umiliante. Sai quante cose si imparano?” precisò Whiskers.

Ma Anthony, scuotendo la testa, aprì la carpetta rossa e lesse attentamente “Beh, si direbbe che sia morto con un colpo di un oggetto contundente, fatto forse di ferro… il che vuol dire che l’estrazione del cervello, per così dire, è avvenuta dopo ilo decesso” annunciò Anthony.

“È inutile auspicare nel ritrovo dell’arma del delitto, no?” chiese Mary, cercando da sé proprio l’arma. Gattonava in mezzo alla strada, anche. Whiskers ed Anthony la guardavano stralunati.

“Ma che gli hai dato a Mary stamattina, eh Anthony?” chiese Whiskers.

Sanderson stava ridendo come un folle “Aahahahaha, si è mangiata il vocabolario! Auspicare! Ahahahahah, caspita Mary, fatti una vita!”

E si misero a ridere come ai vecchi tempi. Era da molto che non lo facevano, intenti com’erano a sbuffare.

“Comunque” disse Whiskers. “Il colpo è stato dato da dietro, qui c’è scritto. Essendo in un vicolo non ci sono testimoni, non credo che ci siano impronte di scarpe da qualche parte… dovremmo risalire dalla famiglia”

Christian odiava quei momenti. Cosa bisogna dire a una famiglia distrutta?

In effetti tutto era chiuso a lutto e sia Beth che i due pargoli piangevano sconvolti.

“Non abbiamo nemmeno il cadavere” disse lei. “Lo state tenendo per gli accertamenti? E quando me lo ridate? Maledetto prezzemolo!”

Beth sembrava pazza, scuoteva Anthony per le spalle come se stesse cercando di svegliarlo da un torpore profondo.

“Prezzemolo? Intende dire che ha fatto uscire suo marito per comprare il prezzemolo?” chiese Whiskers. Poi guardò Anthony, ancora rimbambito per gli scossoni.

“Il mistero s’infittisce” dichiarò l’ispettore. “il prezzemolo FA un sacco di vittime. Sa quando lo mettono a tradimento? Va su tutto, infatti si dice proprio sei come il prezzemolo

“Infatti Jackson è un intricante (= colui che si immischia) da paura” disse Whiskers, così poi si misero a confabulare sottovoce contro Jackson e Lucinda, che in effetti non aveva occhi che per il suo fidanzato.

 “Suo marito aveva nemici dai quali guardarsi?” chiese Hilary, volendo guadagnare un po’ di punti esperienza.

“Oh- oooh, ti stai allargando?” chiese Mary, guardando torva la nuova arrivata. “Certi tipi di domande vanno fatte con professionalità, e tu rispondi solo alle telefonate!”

“Amunì (= andiamo) Mary, come sei squallida! Lo sappiamo bene che sei solo invidiosa perché ha fatto la domanda prima di te” affermò Anthony, prendendo un bicchierino di caffè da chissà dove.

Mary così venne taciuta e Lucinda si prese la sua rivincita, anche se effettivamente non aveva fatto molto.

“Beh… ma non mi viene in mente nessuno! È… era… una brava persona! E ora chi ci accudirà? Eh? Chi farà tutto quello che faceva lui?”

“Ovvero leggere il giornale?” sussurrò Brad guardando il giornale aperto sulla poltrona. Whiskers soffocò una risata appena in tempo.





Eccoci qui col primo capitolo :D ho finito di scriverla tempo fa, ma il tempo di betarmi da solo e di sistemare i filmini in testa, ecco che pubblico solo oggi ^^ fatemi sapere se avete voglia di chiudere la finestra oppure di chiedere a Christian quando si darà all'ippica! 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Appurato che la famiglia non aveva idea di possibili avversari di Maximilian, le indagini proseguirono con l’interrogare il mondo lavorativo del morto, ovvero un centro di assicurazioni.

“Magari ci sono cose che non sono arrivate alle orecchie della moglie. Indagate lì” disse Whiskers, mentre si grattava la pancia in ufficio e giocava a freccette contro il bersaglio suo preferito, ovvero il questore Lampard.

Aveva fatto il suo lavoro, si disse mentre colpiva proprio il naso di Lampard, un naso veramente “importante”, aquilino. Aveva delegato Christian e Lucinda, la coppia vomitevole, a interrogare i colleghi, e aveva mandato Brad e Hilary a investigare sui negozianti che frequentava. Lui, Anthony e Mary (o meglio, loro due) avrebbero visto cosa si poteva desumere dal colpo. Sbadigliò, Thomas. Dare ordini e delegare il più possibile era una pacchia!

“E c’è ancora il messaggio 24/7 da decifrare” sbottò Christian, facendo spaventare Lucinda, nella volante. “Chissà cosa vuol dire… tu hai qualche idea?”

Lucinda non si aspettava che Christian gli rivolgesse qualche domanda seria. Ad ogni modo, si schiarì la voce e disse “Sì tesoro, eccomi… voglio dire, il 24 potrebbe essere un riferimento, amore… mentre il 7 un altro riferimento scollegato, tesoro… quindi, vita,  secondo me sono due numeri distinti, anche perché tesoro abbiamo visto che ventiquattro diviso sette non viene un numero tondo. Capito amore?”

Christian rifletté intensamente, senza vedere di stare passando col rosso. “E se poi l’assassino voleva dirci che il vero indizio era il tre virgola quarantadue, lasciando perdere il 24/7? Da quale pista dobbiamo partire? E cos’è il 3,42? Certo, 24/7 potrebbe anche essere ventiquattro luglio, ma siamo ad ottobre…”

“Non ti crucciare vita, siamo arrivati comunque, amore. Perché continui a camminare con la macchina invece di trovare parcheggio, tesoro?”

Christian notò che in effetti la “Philip & sons assicurazioni” era stata passata e quindi, facendo retro marcia infrangendo ottocento regole del codice, parcheggiò in doppia fila.

I due scesero (Lucinda tornò ad allungarsi la gonna che aveva tenuta arrotolata per fare vedere a Christian le cosce) e determinato Jackson mostrò il distintivo al portinaio, che come al solito leggeva cose sconce.

“Buongiorno. Devo parlare col titolare” annunciò Christian. Era bello far vedere il distintivo della polizia, ogni tanto.

Il portinaio però non diede cenno di avere capito. Poi Christian capì: aveva gli auricolari, lo stronzo, e non poteva sentire.

Lucinda lo anticipò: sbatté una mano piena di anelli sul legno e urlò: “Ouuuu, scimunit’i guìarra! Ascolta u me zito!” (= senti, imbecille mentecatto! Ascolta il mio moroso)

Il tizio dunque sussultò e alzò la cornetta del telefono per dire “La polizia” e richiudere. “Sta venendo” disse poi agli agenti.

Dopo qualche istante venne fuori il titolare, inoltre costui fece in modo da non far capire da dove venisse: era alto e dai capelli brizzolati, ma questo non voleva dire niente, l’aspetto non aveva mai a che vedere col carattere, a meno che tu non abbia una cicatrice in faccia, allora hai per forza l’aria da uomo vissuto.

Ma non divaghiamo, anche perché Philip il titolare non aveva cicatrice alcuna.

“Salve, mi chiamo Philip e gestisco questa ditta assieme ai miei figli, Lewis e Harvey, che però sono assenti” esordì l’uomo, stringendo la mano a Christian e Lucinda.

“Volevamo parlare di Maximilian, l’uomo morto che lavorava per voi”

Philip sospirò. Sembrava dispiaciuto. “Eh, un gran lavoratore. Sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire”

Christian prese nota del fatto che la vittima era un nullafacente che giocava a Spider durante l’orario di ufficio e anche durante la pausa mensa.

“Le è mai pervenuto alle orecchie di qualcuno che potesse avercela con lui?” chiese Lucinda.

“No, non direi” scosse la testa il titolare. “Come ho detto, è sempre stato onesto con tutti ed era sempre pronto ad aiutare il prossimo”

Il che, per Jackson, voleva dire che non solo era bravissimo a spider, ma sapeva fare ad occhi chiusi anche la versione a quattro semi.

Ad ogni modo, non c’era modo di sospettare di lui, né di qualcun altro, così i poliziotti ordinarono a Philip e figli di rendersi sempre reperibili e tornarono alla base, dove diedero la loro deposizione e ascoltando anche quella degli altri.

“Nessuno sa niente” disse Brad, consultando il suo bloc notes. Lo faceva sempre, tanto che Christian pensava che sapesse più il suo bloc che Brad stesso, sulla vita di quest’ultimo. “Sembra davvero un tipo anonimo quanto integerrimo. Andava a comprare la frutta e la verdura, faceva la spesa e pagava le bollette alla posta”

Anche Hilary sembrava pensarla allo stesso modo “Esatto” disse, non aggiungendo altro che quello.

“Invece NOI abbiamo il rapporto completo dell’autopsia” disse Anthony, sfogliando i vari passaggi, molti dei quali segnati con l’evidenziatore giallo che per uno strano mistero poi divenne verde. “A quanto pare, la vittima è morta sul colpo dopo che il killer gli ha sfondato il cranio con una mazza. Ora, non sappiamo il materiale della mazza, ma ha un diametro che ricorda una da baseball. Inoltre, a giudicare dalla profondità e dall’altezza del colpo, si direbbe che il killer sia più alto della vittima, o comunque il colpo è venuto dall’alto”

Nessuno parlò. Non voleva dire molto, quel rapporto. Se non si aveva fra le mani l’arma del delitto non si poteva dire nulla. Così Brad cominciò a scrivere gli ultimi appunti sul bloc notes e Jackson prese a nominare la scritta sul muro.

“Boh, stiamo qui a spulciare sulla vita privata di quest’uomo, eppure il killer ci ha lasciato un messaggio molto chiaro, il ventiquattro barrato sette scritto col sangue sul muro. È da lì che dobbiamo cominciare le nostre ricerche, è troppo ovvio”

“Monopalla” lo apostrofò Whiskers, riferendosi al fatto che il suo amico Robert era in cella a scontare l’ergastolo (leggasi Pillole Mortali per maggiori informazioni, ndr) “che prove hai che quel messaggio sia stato scritto dal killer e non da Maximilian?”

Christian soffocò una risata “È morto sul colpo, no? Non ha avuto tempo di scrivere un cazzo”

Whiskers arrossì. L’aveva scafazzata e se ne era reso conto.

“Non siamo incappati in testimoni, Maximilian conduceva una vita ordinaria, non troviamo l’arma del delitto e l’unico appiglio che abbiamo è la scritta 24/7 citata da Monopalla” disse Whiskers. “Mi sembra di essere tornato indietro a tre anni fa, eh Anthony?”

Anthony si perse nei propri pensieri. “Esatto… che spasso, il caso del killer delle pillole. E quando ho dovuto usare il mitra, ti ricordi?” (non era mai successo, ndr)

“Ahahahahah, hai ragione, bro. E quando ho fatto a pezzi l’assassino con le mie mani?” (neanche questo era mai successo, ndr)

Christian lasciò invece cadere i propri pensieri sul caso attuale. Tre anni prima non c’erano Brad e Hilary, infatti i due furono affascinati dalle grandi imprese eroiche della premiata ditta. E adesso, un nuovo caso complicato si affacciava, e stavolta a Musgans, di cui Lectala era solo una frazione.

Chi era l’assassino? E perché aveva lasciato quel messaggio?

Anche a casa, ovvero il bilocale dove viveva con Lucinda, Christian non riusciva a toglierselo dalla testa, fissando le foto della scientifica come se fossero immagini della sua compagna tutta nuda. Faceva anche quello.

“Su tesoro, vieni a letto che ti faccio vedere l’assassino” disse Lucinda, sbaciucchiando la nuca del compagno.

Ma Christian stava fissando la scena del crimine, piuttosto che Lucinda in vestaglia. “DAVVERO DOVE? CHI?”

Lucinda socchiuse gli occhi. “Tesoro” disse. “Non hai mai voluto lavorare a casa, ora che ti prende? Mi trovi grassa?”

Christian scosse la testa “Ho un brutto presentimento. Perché ha scritto ventiquattro barrato sette? Che vuol dire?”

Christian guardò l’orologio appeso al muro, con le lancette a fiori di varie lunghezze. Erano quasi le diciotto. Certo, rispetto a ventiquattro ore prima era andato prima a casa, ma il caso del vicolo era davvero difficile. E ovviamente la televisione ne stava parlando.

“Sconcertanti le dichiarazioni del Questore Lampard, che ha ammesso candidamente “Non sappiamo che pesci pigliare”. Siamo nelle mani di una polizia impreparata. Da Musgans è tutto, a te Lucinda”

Fra l’altro la mezzobusto del tg nazionale si chiamava come la sua fidanzata.

Christian sospirò, ma era un sospiro diverso rispetto a quello fatto ventiquattro ore prima. Un sospiro di rassegnazione: difficilmente sarebbero venuti a capo di quell’enigma.

///

Amanda era una ragazza come tutte le altre e le piaceva ridere e scherzare, soprattutto dopo una giornata di studio all’università.

Ecco perché, al bar Cappuccino & basta, della via John RR Tolkien, era solita rilassarsi seduta ai tavolini fuori. Inoltre, la serata non poteva essere più diversa da quella della sera prima. C’era sempre freddo, ma perlomeno non pioveva.

“Ahahahahah che palle, ma finalmente è venerdì! Ci aspetta un bel weekend! Tu dove andrai, dolcezza?” chiese Betsy, con uno strano luccichìo agli occhi, rivolta proprio ad Amanda, che stava bevendo dignitosamente il suo cappuccino.

“Beh, se proprio volete saperlo…” Amanda adorava quando le amichette la squadravano ansiose di sapere, che poi c’era da dire che anche lei sbavava per ogni informazione sulle amiche. “Andrò in barca con Josh! Uaaaaaa! Tutto il weekend sul suo barcone e ce ne andiamo al largo e mi farò sfondare come una porta! Ahahahahah”

Tutti, persino il tuo vicino di casa, si sono voltati traumatizzati.

“Ahahahahahah finalmente ti sei decisa a dargliela! Non se ne poteva più, troppe rose nella nostra casetta alternativa!” c’era da dire che Betsy e Amanda erano coinquiline.

“Ahahahah, esatto! perlomeno adesso si soddisfa” disse Amanda, finendo il suo cappuccino. “E anche io mi soddisfo… avete visto com’è gnocco?” (= un bel ragazzo esteriormente)

“Sì… adoro il suo culo” commentò sognante Hilary, omonima dell’agente di polizia. “mamma mia”

“Ahahahaha troietta!” esclamò Amanda, come se lei non fosse già abbastanza facile. “E tu non dici niente, Margaret?”

Margaret finì di scrivere il suo sms al fidanzato stupido e disse togliendo gli occhiali e stropicciandosi la faccia “Non m’interessa da chi ti fai sfondare… ne abbiamo già parlato.”

“Ooooh, povera la mia suora” commentò dispiaciuta Amanda, accarezzandole un braccio. “Beh, pazienza se morirai vergine perché quell’Albert ce l’ha talmente piccolo da non riuscire a entrare, io mi godo i piaceri della vita, se non ti dispiace”

Così si alzò e seguita dalle amichette, lasciò a Margaret stessa l’arduo compito di pagare il conto.

“Ragazze” annunciò Amanda a un certo punto, battendosi in testa una mano. Si era sentito un rimbombo sordo. “Devo andare a comprare gli assorbenti! Torno subito! Betsy, cucina!”

“Giapponeeeseeee! C’è il pony express figo!” rispose di rimando Betsy, così la coinquilina entrò da sola al supermercato.

Qualcuno avrebbe potuto dire che se avesse avuto le mestruazioni il weekend romantico con Josh sarebbe anche potuto finire male, ma Amanda era una tipa molto bugiarda. Non doveva comprare gli assorbenti, bensì mandare un messaggio al ricco filantropo di cui sopra, e non voleva ochette in giro.

Stava scrivendo il testo, quindi non si rese conto di aver imboccato una strada solitaria e poco frequentata. Pure, quel tratto aveva sì i lampioni ma erano tutti fulminati, tanto che ti sembrava di stare camminando in un sogno.

Il posto perfetto per un’ombra. Un’ombra in più seguiva i passi di Amanda, che neanche si rese conto di essere stata freddata da dietro con sei colpi di pistola e cadde in avanti con ancora il messaggio pronto per essere mandato.

L’assassino osservò la vittima. Dio, quanto era “féscion”! lui aveva sempre odiato le donne féscion.

Pertanto la spogliò di tutto tranne che del reggiseno e, senza essere disturbato da nessuno, estrasse un coltello e cominciò a tagliuzzare la schiena della malcapitata.

Com’era bello affettare un corpo! Lui lo sapeva, ed era una goduria, soprattutto punendo una ragazza féscion come quella.

Poi lo vide: sangue copioso già si poteva vedere sul coltellazzo. Per fortuna aveva portato una torcia. Era una fortuna che quella stradina fosse così poco frequentata e al buio. Ed era vero: da una parte vi era una distesa di erbacce e qualche prefabbricato, dall’altra case che indifferenti badavano ai fatti propri.

E lui era nel marciapiede meno frequentato, addirittura. Ad ogni modo, la distesa di erbacce era delimitata da un muretto, così il killer scrisse, col sangue che stava estraendo e usando il coltello come penna, la scritta 24/7, che tanto stava facendo penare quei mentecatti della polizia.

Erano le 18.05. Perfetto. Tutto procedeva secondo i piani. Per quanto gli riguardava, la vittima poteva anche rimanere desnuda; così portò con sé il coltello e scomparve nell’ombra, così come nell’ombra era venuto.

Betsy attese, nel frattempo, il ritorno di Amanda. La chiamava al cellulare, eppure dava libero. Si fecero le venti, e poi le ventuno, e ancora niente. La ragazza cominciò a sudare freddo.

Aveva sentito parlare al telegiornale del killer dei numeri. E se…?

Le ventidue. Le ventitré. Il mattino dopo (verso le cinque) e una notte insonne, Betsy andò a cercarla.

Ciò che vide la fece urlare svegliando di soprassalto quella via addormentata.

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco il secondo omicidio! la situazione si fa sempre più interessante, ma perché secondo voi? E secondo voi, cosa significa il messaggio 24/7? Sempolice richiamo agli alieni oppure una cosa studiata a tavolino? Chissà! Nel frattempo, nel momento in cui ho pubblicato questo capitolo ho ricevuto cinquantotto visualizzazioni, una recensione e tre mi piace <3 <3 quindi grazie mille :D 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“E così non ha visto niente e ha solo trovato il corpo della sua amica a terra, vero?” chiese Christian Jackson, per conto del commissario Whiskers, il quale non aveva ancora smesso di togliere quegli occhi languidi dal corpo in reggiseno della ragazza morta. Anthony invece ci riuscì perché fu preso a sberle da Mary, il che fece sussultare di gioia Lucinda, la quale aveva scommesso con Christian sul felice amore fra l’ispettore e l’agente.

Felice, o comunque stabile. Forse. Quarantadue.

“Sì” disse Betsy dopo aver consumato tre pacchi di fazzoletti di marche diverse. E sì, anche quelli di Peppa Pig. Sapete, quelli odorosi che a quel punto profumerebbero di bacon. “Voglio dire… sniff! Era così giovane, così bella e piena di vita!”

“Sì” disse Christian. Poi si rivolse al commissario “Whiskers, credo che la ragazza dica la verità. Ha versato abbastanza lacrime per una vita intera, tanto che stavo per annegare, voiddire (= dunque, perciò, in qualche modo). Non può averla ammazzata lei e poi pentirsi per chiamare la polizia”

Whiskers osservò il corpo di Amanda essere portato via dall’ambulanza. “Non c’è nemmeno bisogno di fare l’autopsia… sei colpi di pistola e accanimento sul cadavere. Nemmeno Anthony saprebbe fare una cosa del genere! Anthony!”

“Dica, capo!” da notare come comunque si dessero del lei.

“Com’è che avresti detto di uccidere?”

“Non me lo ricordo più! Ahahahahaha!” e cominciarono a ridere e darsi i pizzicotti a vicenda. Al che, Christian capì una cosa fondamentale: l’ispettore e il commissario ridevano se sottoposti a forte stress.

In effetti, c’era di che stressarsi, al punto di darsi fuoco e buttarsi dal nono piano di un palazzo: non solo gli omicidi erano diventati due in due giorni, ma il simbolo 24/7 sbucava timido dal muretto che delimitava il marciapiede con la vasta distesa di terra confiscata alla mafia.

La mafia… che c’entrasse qualcosa? La vittima pagava il pizzo regolarmente o era evaditrice? Sei colpi a sangue freddo e tagli profondi… solo la scientifica poteva dire quale cosa era stata fatta prima, anche se Whiskers aveva detto che prima era stata freddata non voleva dire che fosse vero. Whiskers una volta aveva detto di aver visto un’astronave aliena parcheggiare sotto casa sua e ricevere una multa poiché in doppia fila, ma Christian indagando si rese conto che era il primo di aprile e che l’astronave l’aveva fatta lui per il sollazzo di sua figlia.

Per quello le parole del commissario andavano e venivano come il riflusso del mare.

24/7. Due omicidi e lo stesso simbolo. C’era un serial killer pazzo e poteva essere anche lui stesso.

“Ispettore Anthony…” “Non parlo con i monopalla”

Christian sbuffò e guardò da solo nella cartelletta delle indagini. Perfetto: la vittima del giorno prima era morta fra le 17,50 e le 18, quindi restava da capire a che ora fosse morta quella donna.

Forse Christian aveva trovato il significato di 24/7. Ma non ne era ancora molto sicuro, anche perché c’era l’enigma del tipo di arma del delitto da risolvere.

“È strano” disse Brad, una volta tornati in ufficio. “Prima ha sfondato il cranio di quel tipo con una probabile mazza da baseball, adesso ha… freddato, forse, una povera ragazza che stava messaggiando col suo zito”

Al che, arrivò trafelato un tizio alto, dai capelli neri e dal fisico possente. Era agghindato per una Cresima, pensò Christian.

“Unn’è a me zita? Fatimilla virir’!” (= ov’è ubicata la mia fidanzata? Fatemela osservare)  sbatté anche i pugni sul tavolo, quel fesso.

“Calma, calma” disse Whiskers. “Ou, ma co’ ccu sta parrannu? E cu ti fici tràsiri?” (= La prego di contenersi, poiché sta colloquiando con un ufficiale della polizia. Inoltre, non mi spiego qual soggetto l’ha fatta entrare in codeste stanze.)

“Giusto, mi scusi…”

“E che sono, sarto, che mi dice mi scusi?” (= NB: “mi scusi” può essere interpretato come “mi può scucire”, per questo Whiskers si chiede se in realtà lui sia un sarto, il che non lo escluderei a priori

“Comunque” tagliò corto il tizio “mi chiamo Josh Patterson, e sono il figlio di Caleb Patterson, proprietario della Patterson Industries. Sa quella degli orologi… Patterson, no limits!”

“Aaaah, minchia! I soldi ti escono dal culo?” chiese Mary, sfacciata come sempre.

“Esatto, chérie” rispose Josh, facendo con gli occhi un gioco seducente che qualche gallinaccia trovava affascinante. “Mi stavo giustappunto chiedendo la mia compagna dove l’avete messa. È una perdita terribile per me”

Brad e Hilary si scambiarono un’occhiata eloquente: non si sarebbe detto.

Nemmeno Whiskers sembrava avere abboccato, così chiese “Prima di risponderti, vorrei farti io una domanda” mise i piedi sul tavolo e congiunse le dita “Dov’eri ieri sera alle sei del pomeriggio?”

Egli non aveva idea di quando Amanda fosse morta, disse solo il primo orario che gli venne in mente.

“Ero sulla mia barca per passare un fine settimana con… con la morta” disse Josh, sbuffando. Sembrava più dispiaciuto per il weekend perduto che non per l’effettiva scomparsa della tizia.

“C’è qualcuno che può confermarlo o è una delle tue fantasie?” chiese Anthony, dopo aver bevuto un lungo caffè arabico.

“Ma voi lo sapete chi è mio padre?” chiese Josh, squadrando i due capi.

“Sì, quello che fa gli orologi di merda! Caspita, l’accattavu ajer’ e rurò ri Natale a Santo Stiefano!” (= l’ho acquistato giusto ieri, tuttavia è durato pochissimo. Gli eventi narrati si svolgono ad ottobre, lungi dal Natale e da santo Stefano Protomartire, è solo un modo di dire) disse Brad, sboccando e tirando fuori da chissà dove un orologio rotto.

Josh fece spallucce e se ne andò, non prima di avere sentito la solita frase di rendersi sempre reperibile.

“Bah” sospirò Whiskers. “Non so proprio cosa dire. Uh?” squillò il telefono, con la suoneria Sono bravo, sono bravissimo messa a tutto volume.

“Whiskers” disse. Poi Christian lo vide arricciare le labbra e dire solo un “Se vabbé” e chiudere il telefono.

“Signori” proseguì rivolto ai presenti “la vittima è morta dopo aver ricevuto sei colpi di pistola, quindi possiamo dire che sono i tagli da coltello ad essere accanimento di cadavere. Inoltre, la vittima è morta presumibilmente alle diciotto di ieri sera. Pertanto, prenderemo in considerazione l’omicidio di… quello di ieri… come si chiama?”

“Maximilian Tessalonica” suggerì Brad.

“Esatto, lui, e quello di Amanda dal reggiseno nero in pizzo, come seriali. Ergo, c’è un serial killer che si diverte ad ammazzare proprio durante l’orario di uscita e scrivere poi quel messaggio cretino. Ventiquattro barrato sette. Ovvero ventiquattro ore per sette giorni. Chiunque ci sarebbe arrivato”

Jackson ebbe un lampo. Ma certo! allora aveva visto giusto, solo che aveva paura di dirlo!

“Quindi… l’assassino ucciderà per altri cinque giorni?” chiese un’orripilata Hilary.

“Esatto, il che vuol dire che dopo quei cinque giorni scomparirà nel nulla, rendendo poi i caso archiviabile senza soluzione” disse ridendo Whiskers. “Siamo. Nella. Merda. Anthony, passami un’arancina”

Anthony aveva giustappunto comprato le arancine, però per mangiarsele solo loro due e godere dell’invidia altrui.

 “Questo è tutto quello che sapete fare? Mangiare arancine? E i morti? Il caso da risolvere?” protestò Hilary, che essendo nuova non aveva ancora compreso l’andamento delle cose.

“Frovachi tu allova” disse il commissario, masticando energicamente.

Hilary aprì dal suo pc la documentazione sul caso e provò a risolverlo seduta sulla sua sedia girevole rosa a cuoricini.

Non capì assolutamente nulla del linguaggio burocratico e forense con cui era stato scritto tutto e infatti dopo quattro secondi buttò la testa sulla tastiera e si addormentò, mandando per errore trenta malware a trenta diverse aziende.

“Ecco, questo succede a chi crede di sapere tutto, visto?” disse Whiskers, gustando la terza arancina. “Non sappiamo nulla sul criminale. Ha ucciso con la mazza da baseball, ma non sappiamo se è un giocatore dilettante, professionista oppure se l’ha comprata apposta per sbatterla in testa al tizio, poi. L’autopsia” estrasse il referto dal fax “dice che i proiettili appartengono a una Magnum 44, la celebre pistola a sei colpi. Potremmo partire da questa pista”

“Non facciamo che ha scelto questa pistola perché sa che ce ne sono tante in giro?” chiese Brad.

“Silenzio, sciocco” disse Mary, che stava seduta sulle gambe di Anthony.

Jackson non era convinto. Come mai all’assassino non importava lasciare quella pista ovvia? Sapeva che non l’avrebbero mai preso, proprio come pensava Robert?

“Lucinda” chiamò, e lei si scosse dal suo sogno pieno di Christian nudi che ballavano la macarena, come se fosse bello a vedersi. “Quanto dista la via Robin Williams dalla via JRR Tolkien?”

Lucinda fece una veloce ricerca su Google Maps e calcolò “A piedi ci vogliono sedici minuti”

“Brad, prendi nota: fra le due vittime ci sono sedici minuti di cammino” e detto quello cominciò a cercare i negozi dove potevano vendere una Magnum 44.

“Commissario, vorrei andarci io, a interrogare i negozianti” disse Jackson, ma Whiskers sospirò.

“Monopalla, non è che perché sei un agente devi sempre offrirti volontario, poi scocci! Allora! Jackson e Lucinda andranno a interrogare i negozianti di armi, mentre Brad e Hilary, che di solito non fanno niente…”

“Seeee, niente!”

“Silenzio, sto parlando!” e lanciò loro una pallina di carta “dicevo, voi due andrete a consultare l’archivio della polizia per vedere chi HA il porto d’armi”

Così Whiskers, Anthony e Mary rimasero senza fare nulla.

“E noi che facciamo?” disse Mary, la quale sperava di poter avanzare di grado da un momento all’altro. Il fatto era che l’Ispettore Anthony le aveva detto espressamente “verrai promossa quando meno te lo aspetti”, così dal canto suo la donna girava sempre con la pistola d’ordinanza, per poi fregare il posto a loro e comandare come una donna dispotica.

“Noi… beh, noi abbiamo anche un sacco di cose da fare” rispose Whiskers, solo che non aggiunse altro, e si piombò in un silenzio rotto solo dal tic tac dei secondi.

L’Ispettore Anthony sbadigliò. “Bah. Penso che vedrò un attimo questa cosa del baseball”

“Partita?” chiese Mary, scandalizzata.

“No, tesoro” ribatté lui. “Ma dovrà pur esserci qualcuno che sa. Un testimone, un qualcosa, un alieno che passava di là, e dai”

Siccome nessuno di loro sapeva indagare, Christian e Lucinda andarono in qualsiasi negozio di armi, e raccolsero molte informazioni.

“Oh sì, da me è stato acquistato questo fucile che…”

“Quarantaquattro magnum, zio!”

“Ah no, allora no”

Questo fu quello che successe quando si trattò con un negoziante che neanche sapeva cosa fossero le Magnum. Anzi sì, visto che fino a tre mesi prima se ne sbafava a tignité. (= in grande quantità, mi riferisco al gelato)

Così, se fra una pomiciata e l’altra Christian raccoglieva le sue informazioni, Brad e Hilary indagarono sui porti d’armi.

“Ehi, hai visto quel link su facebook che fa troppo ridere? Gente che crede di essere l’ombelico del mondo… ignorando di essere il buco del culo! Ahahahahah! Buco del culo!”

Ecco perché Brad era solo un agente semplice. Ad ogni modo, anche Hilary rise e andò a controllare su facebook (dal computer della polizia) e persero tempo a mipiacciare quelle pagine squallide, e chi se ne frega se c’erano ancora molte persone da controllare.

Anche Christian ebbe parecchie difficoltà.

“Suvvia, uno che chiede se sono state vendute 44 Magnum non può che volerne una…” disse a un certo punto un’altra negoziante, apparentemente ignara di stare parlando con un poliziotto in divisa.

“Seee, ma io ce l’ho una pistola, non vede?” e la fece vedere, la classica Beretta, anche se Lucinda pensava a un’altra pistola.

“Beh, allora sono sicura che ne vuole una di riserva” disse la negoziante.

“Nooo! Ma che parlo, arabo?” Christian sbatté la testa sul bancone, frustrato. In realtà Lucinda si fece avere la lista degli ultimi articoli venduti in quei tre mesi e risolse la questione.

“Sei una maga!” si complimentò il suo compagno.

“Ehehehehehe, ti pare che sono solo sexy?” chiese Lucinda. Era vero: per ogni grande uomo c’era dietro una grande donna. Oppure, come in questo caso, per ogni agente di polizia c’era sempre una donna che faceva le cose.

Così ebbero qualcosa su cui riflettere, una volta tornati in centrale.

“Il cerchio si stringe” disse Whiskers, confrontando i due fogli di carta sulla sua scrivania. “Vero che abbiamo pochissimo tempo, ma adesso, grazie anche all’infaticabile mio lavoro (aveva passato tutto il suo tempo a giocare a freccette) sappiamo che sono state vendute centoquarantacinque Magnum 44 ed esistono a Musgans solo novantacinque porti d’armi. C’è qualcuno che imbroglia, e fra questi c’è sicuramente il nostro serial”

Ridacchiò, Whiskers, ma non era molto più vicino alla soluzione rispetto a prima. 

 

 

 

 

E adesso che accadrà? Lo scopriremo un'altra volta, nel frattempo visualizzate numerosi! 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“E quando vieni?” chiese Kate, un’archeologa di origini inglesi, al suo nuovo fidanzato. Aveva quell’abitudine di cambiarli spesso.

E il fidanzato rispose “Sto trovando un po’ di traffico tesoro, lo sai che qua all’incrocio ognuno fa ‘nzoccu bùale” (= ciò che desidera)

E in effetti Christopher, soprattutto di sabato, era solito aspettare in coda nella famigerata Via Alessandro Volta, l’inventore della pila e lo scopritore del metano.

Comunque, la via Volta era composta da due semafori: uno serviva per bloccare le persone all’incrocio con la via Edison, una traversina dai lampioni fulminati, e il secondo semaforo serviva invece per gestire il traffico con la tangenziale. La tangenziale ad ogni modo non la prendeva mai nessuno e a Musgans eri considerato un perdente.

Però a Christopher serviva prenderla per andare a casa sua, dove conviveva con Kate, che nel frattempo stava preparando la cena, pensando a come e quando avrebbe fatto a Cristopher tutto quello che serviva.

Era lì, nella cucina bianca, a preparare qualcosa in padella che non mi interessa altrimenti mi viene fame, e canticchiava una canzone stonata. Era stonata la canzone, mica lei!

Ma non sapeva, o meglio lo sapeva, ma non le importava, che la cucina dava a un enorme terrazzo con la finestra aperta. E dalla finestra aperta vi si poteva vedere una palazzina di fronte, dove un’ombra stava preparando un fucile di precisione.

Non sappiamo come sia potuto entrare con tutta quella ferraglia ed evitare le domande scassa balle dei condòmini, e al momento la cosa non ha importanza. Tutto ciò che serve sapere è che il serial killer stava proprio puntando su Kate. La stessa Kate che stava cucinando e che ripensava spesso all’avventura avuta tre anni prima in Messico. (Heart Of the Rainbow per maggiori informazioni)

Uno, due, tre colpi risuonarono proprio mentre il campanile della cattedrale rintoccava sei volte, segno delle sei pomeridiane. Dopo aver fatto quello, il serial killer a forma di ombra (che NON è lo stesso di detective Conan, ma un parente) creò una fune e si lasciò calare nella suddetta cucina, ormai sporca di sangue e fiammeggiante.

Il tutto solo per scrivere 24/7 sul pavimento. Quel gioco al killer eccitava, ed era curioso di vedere dove sarebbero potuti arrivare quei maledetti incapaci di Whiskers e l’Ispettore Anthony senza essere disturbati dal Capo Inetto, Lampard. Ciò che gli dispiacque fu precisamente il fatto di non poter vedere la faccia atterrita di Christopher non appena vide la donna che amava col cranio spappolato.

///

“Questo gioco al massacro deve finire. In tre giorni, tre omicidi, tutti riconducibili a ciò che la polizia chiama il killer dei numeri. Come spero tutti sappiate, infatti il colpevole lascia sempre e solo, oltre a vistose macchie di sangue e in questo caso il nero bruciato, il simbolo ventiquattro barrato sette. Chissà cosa significa! Andiamo a chiederlo al Commissario Thomas Whiskers, il quale è noto per essere stato indagato di abuso d’ufficio, per poi far finire quel caso in una bolla di sapone.”

“Ci stiamo applicando al caso… ho già un super pool di agenti che lavorano ventiquattro ore al giorno. Tutti i giorni! Cose che non si sono mai viste a Musgans, e il colpevole ben presto finirà nelle mani della giustizia”

Queste le parole del capo della polizia, ma fonti interne al commissariato riferiscono che Whiskers e l’Ispettore Sanderson hanno tresche con le agenti donne. Quando finirà questa dittatura da uomo orco? Qui è tutto, a voi la…”

Christian spense il televisore. Era vero: Whiskers e Anthony palpeggiavano spesso e volentieri i sederi ben delineati dalle gonne attillate, ma dire addirittura che non sapevano che pesci pigliare gli era sembrato un’esagerazione. Inoltre, avevano un nuovo indizio sul colpevole: era un ottimo tiratore e possedeva un fucile di precisione.

Il fatto era che erano state vendute centoquaranticinque Magnum 44, ma l’assassino adesso viene e dichiara di possedere un fucile di precisione, e ne erano stati venduti appena tre.

Uno di quei tre era sicuramente del colpevole, ma ciò non era bastato a placare l'ira del Questore Lampard, venuto in sede addirittura col figlio, il ventiquattrenne… boh. Chi se lo ricordava.

“Allora! Che sono queste cose?”

Christian vide per la prima volta il volto di Lampard, e si stupì che fosse privo di tagli e di cicatrici. Poi ricordò che lo aveva visto solo nella foto che Whiskers usava per giocare a freccette.

Il naso aquilino c’era, così come anche i capelli a punta e ingrigiti ai lati. Un lungo cappotto nero lo copriva dal freddo ottobrino. E il… “figlio”, era uguale. Solo il cappotto era diverso, il figlio lo aveva grigio.
“Questore Lampard” disse Whiskers, mettendo davanti una scatola di biscotti. “Le assicuro che…”

“ ’Sta minchia, Whiskers! Le tolgo il caso!”

Il figlio ridacchiò, mentre in tutta la sala scese un gelo raccapricciante.

“Ma no, ma no, le spiego” disse Whiskers, sudando freddo e nascondendo molti fogli che usava lui per disegnare al posto dei rapporti sul caso “il fatto è che abbiamo nuove…”

“E il colpevole, ce l’avete? No… non l’avrete mai, mai, mai… soprattutto perché sparirà fra quattro giorni” sibilò il… figlio.

“Bravo… figlio” aveva detto il Questore, nominandolo ma Christian nel suo flashback aveva rimosso del tutto il nome. “Sarà l’Ispettore Sanderson ad occuparsi di questo caso, lei si ritenga esonerato” e detto quello, se ne andò di nuovo ad affrontare il solito acquazzone dei momenti critici.

Whiskers guardò Anthony. Anthony guardò Whiskers. Entrambi sollevarono le sopracciglia, come se si stessero comunicando qualcosa di incomprensibile, e in effetti solo Brad e Hilary furono rapiti da quella comunicazione, anzi c’era da dire che Hilary già li stava “shippando”, che era un termine che Christian non aveva mai sentito. Ma io sì, quindi lo scrivo.

Ad ogni modo, adesso che il caso era stato affidato a Anthony, l’Ispettore si sentì passato di grado.

“Ispettore superiore sostituto commissario Anthony Sanderson” aveva detto tutto d’un fiato, fumando un sigaro cubano che aveva comprato a… Cuba. Era stato a Cuba.

Non ALLA Cuba, proprio a Cuba, quello stato con capitale L’Avana.

Ad ogni modo, stava proprio fumando in servizio e in un locale pubblico e davanti a sé, seduto sulla scrivania di Whiskers, aveva Christian, Lucinda, Mary, Brad e Hilary.

Thomas invece era chiuso in se stesso e giocava a zero per (sarebbe il gioco del tris) da solo.

“Dunque! Dopo che mi sono presentato, passiamo a passare in rassegna tutti gli elementi del caso. Ci sono molte famiglie distrutte, molti compagni di vita disperati, e tutti chiedono giustizia. La prima vittima è stata colpita con una mazza da baseball, la seconda vittima è stata uccisa con sei colpi di 44 Magnum e la terza è stata sventrata col fucile di precisione. Stando ai risultati della scientifica, il fucile di precisione è un Barrett M82, probabilmente usato col treppiede. Chi di voi sa cosa sia un treppiede?”

Nessuno rispose.

“Molto male. Whiskers lo sa?”

“È un alieno che ha tre piedi” rispose seccato, molto seccato.

“Eh, ma così fai passare il prio” (= piacere) disse Anthony. “Comunque, la risposta è esatta. Dobbiamo considerare che sono state vendute nell’ultimo anno tre Barrett M82 a dei civili, quindi, a meno che non sia un poliziotto, abbiamo tre indagati. Dobbiamo capire innanzitutto chi ha sia la licenza per possedere il fucile, sia il fucile. Se non ce l’ha… peggio per lui. Dobbiamo interrogare tutti i condòmini del palazzo in cui è stato sparato il colpo mortale che ha ucciso la morta, Kate… qualcosa”

“Monopalla, vacci tu” disse poi Anthony dopo una pausa, rivolto ovviamente a Christian.

Christian portò seco Lucinda e andarono a interrogare tutti i condòmini del palazzo a sette piani, sperando che qualcuno il giorno prima avesse visto qualcosa. Inoltre, era impossibile non notare che la funivia con la quale si presumeva il killer fosse penetrato nella cucina di Kate era ancora attaccata.

 “Ok, Lucinda, allora. Tu visiterai i signori degli appartamenti di destra, io di quelli a sinis…”

“No, amore”

“Cosa, no?”

“Voglio stare con te tutto il tempo”

“Certo. Però se ci dividessimo i compiti finiremmo prima e poi andremmo a casa prima e ti sfonderei prima”

“Ooooh, quando mi dici che mi sfondi mi eccita!”

Con un vago senso di stranezza nel ricordare di quando indagava con Robert e quindi della totale assenza di quei dialoghi, cominciarono dal pianterreno.

La prima era una vecchia anziana che aveva vissuto la sua vita traslocando spesso.

“Sì, sono sei mesi che sto qui e non si era mai sentito niente del genere” disse a un incredulo Christian, nauseato dal forte odore di gatto. “Voiddire, una si fa a pennichella in pace e sente sti bùatta? (= codesti botti?) Ma unni sìemu? O cainnevale?” (= ma in quale loco ci troviamo? In una situazione carnevalesca?)

“Sì, ma lei ha visto qualcosa?” chiese Christian, ridestatosi dopo un’ora e mezza di chiacchiere inutili sulla storia della vita di Marlene De Vitis, novantatre anni ed “la guerra” sulle spalle.

“No, un ci sìanti? Stava ruimmiennu” (= No, non ascolti dunque? Stavo riposando)

“Oh. Ok. La ringrazio”

Secondo piano.

“Sì, in effetti ho sentito qualcuno che stava salendo le scale, ma siccome io ho preso l’ascensore non mi sono accorto di cosa potesse avere in mano”

“Potrebbero sembrare dei treppiedi, visti da lontano?”

“No, perché siccome ho preso l’ascensore non ho visto nulla di nulla”

“Sì, in effetti mi sembra plausibile. Bene, la ringrazio”

Terzo piano.

“Beh, io ho preso le scale perché odio gli ascensori occupati… ricordo che sbattei contro un tizio vestito di un cappotto grigio”

“Interessante quanto il suo attaccapanni, mister. Tutti uguali, voi testimoni! Perdete tempo in indizi inutili! IL VOLTO vogliamo sapere… camurrìa!” (= che fastidio)

“Eh, il volto unnu sacciu… (= non lo so) non me lo ricordo”

Christian sospirò. In ogni caso, aveva un indizio in più, ossia il cappotto grigio. Pregando che Lucinda stesse avendo maggiore fortuna, si congedò da quel tipo strano e salì ancora di un piano, utilizzando le scale. Sia mai che l’assassino avesse dimenticato qualcosa? Anche una monetina da cinque centesimi sarebbe andata bene, a quel punto!

Quarto piano.

La casa che toccava a lui nel quarto piano puzzava di fritto, ma quello perché il signore che viveva da solo (Christian non si chiese perché tutti i condomini vivessero da soli) aveva il vezzo di farsi come merenda un bel panino con le panelle e le crocché. (= le panelle sono sfoglie di pasta di ceci molto sottili, usate dunque anche come aggettivo qualificativo. Le crocché invece, checché ne dica Word, esistono e sono cibi simili a un cilindro, fatte invece con le patate)

“Uuuuh, ma che pititto (= fame)” commentò Christian. “Sa per caso se ha visto qualcosa di interessante in questi giorni, nel suo palazzo?”

Il mister fece spallucce e continuò a masticare davanti a un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni e proprio durante quello che dovrebbe essere un interrogatorio che potenzialmente avrebbe potuto aggravare la fedina del soggetto stesso.

Dopo diversi minuti di quella pantomima, Christian realizzò che in fin dei conti quell’uomo, se non stava dicendo niente, forse era perché non aveva proprio niente da dire, pertanto sospirò e senza neanche salutare si diresse da solo verso l’uscita.

“Non c’è più rispetto per le forze dell’ordine… però poi sono i primi a lamentarsi se gli rubano la bicicletta” si disse.

Quinto piano.

I piani, come detto, erano sette, e il sospetto che neanche Lucinda stesse trovando nulla di interessante si intensificò non poco, anzi molto.

Il quinto piano non era dei più accessibili, visto che già al di fuori della porta si sentivano urla e rumori metallici.

“SEI UNO STRONZO!” “Tu sei stronza!”, e via così. Insomma, due che litigavano. Christian ebbe il buon senso di non bussare, anche se in effetti avrebbe dovuto, e salì al sesto piano.

Sesto piano. Lì avrebbero dovuto vedere qualcosa.

“Sì, in effetti sì” rispose il bambino che in effetti sapeva qualcosa, tipo le tabelline. I suoi genitori invece avevano risposto che non avevano visto nulla.

“DAVVERO COSA?” urlò Christian scrollando le spalle del povero picciriddu.

“Ho visto uno che lanciava un filo per attaccarsi al nostro palazzo, ma non ho detto niente perché mi sembrava che era un tecnico”

Christian seppe che quell’informazione era fondamentale. Allora al settimo piano, la casa della vittima, avrebbero dovuto vedere qualcosa, i vicini della vittima.

Ma Lucinda tornò a mani vuote dalla sua indagine.

“Mi dispiace… nessuno sa niente, a parte un tizio che si aggirava furtivo con un treppiede vestito col cappotto grigio”

“Anche io ho un cappotto grigio” rispose Christian, anche se in quel momento era marrone scuro, il suo cappotto, quindi si riferiva ovviamente al tizio che si aggirava furtivo.

“Quindi… abbiamo detto che ha comprato una mazza da baseball, è un buon tiratore e ha pure un cappotto grigio, oltre ovviamente al fucile di precisione” ricapitolò dunque l’Ispettore Anthony, che adesso aveva lui le mani sul caso, e le mani anche su Mary. Le mani ovunque, insomma. “E dopo aver saputo tutte queste cose, ancora non siamo riusciti a prenderlo? Ma che minchia siamo?”

“Io direi di pedinare chi possiede i fucili di precisione” buttò lì Brad.

Tutti lo guardarono come se un alieno pazzo fosse penetrato dal soffitto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


E fu sera e fu mattina, quarto giorno dal primo omicidio.

Jeremy stava come al solito passeggiando per la strada. Erano quasi le sei del pomeriggio e il malu chi fare (= il cazzeggio) si stava impadronendo di lui.

Ovvio, vi era un assassino in circolazione e la raccomandazione era di non camminare da soli, ma lui era alternativo.

Gli amici, la scuola, la tipa che non gliela dava… insomma tutto si sommava a quello che si poteva definire un idiota.

Cioè, non un idiota nocivo, per intenderci. Jeremy era uno di quelli che bigiava a scuola per rollare una canna nel cortile, e so bene che è un cliché, ma è proprio ciò che aveva fatto quella mattina, e in quel momento erano quasi le sei di sera.

Jeremy dunque camminava per la Isaac Newton Boulevard, che era molto ma molto lunga. Era ottima per passeggiare sotto gli alberi e magari sedersi su una panchina a mangiare una broscia (= una brioche) gigante. E più passeggiava, meno era convinto di tornare a casa, quella sera. Magari avrebbe passato la serata con gli amici, la solita fumata, le solite risate. Aveva amici che lo facevano ridere, e fintantoché aveva loro, sarebbe andato tutto bene.

Mancava un minuto alle sei, lo aveva notato controllando il display del telefono.

“Bah” sbuffò, senza dire nulla, sempre con quegli auricolari che sembravano proprio cuffie da quiz televisivo.

Improvvisamente però, cadde e non si rialzò più. Era morto, così come stava camminando, e solo perché qualcuno da dietro lo aveva pugnalato otto volte. Che mammoletta, questo Jeremy.

Il killer si chiese se fosse il caso di scrivere anche quella volta il simbolo 24/7. Ad ogni modo lo fece, e lo scrisse sollevando la maglietta del tizio, proprio sullo stomaco e usando lo stesso pugnale.

///

“Non può essere, dai, stai scherzando” disse Anthony osservando Brad, l’agente brutto che sicuramente lo guardava senza venerarlo, ma non ne aveva le prove.

“Perché? No, sono serissimo” disse Brad. “Quando si hanno molti sospetti, è d’uopo pedinare e sapere cosa fanno, ogni minuto di ogni giorno”

“Ma come minchia parli… duopo, duopo. Duopo che? Spiegati!” esclamò l’Ispettore.

Brad sospirò. “Sentite. Se sono entrato in polizia è perché volevo dimostrare a me stesso che ero capace di reggere la pressione. Ebbene, noi abbiamo un serial killer a piede libero, no? E abbiamo detto che ci sono solo tre civili che hanno comprato quella marca di fucile di precisione…”

“Il Barrett” disse Anthony, sbirciando dagli appunti.

“Ecco. Propongo dunque una bella caccia all’uomo. Deve sentire il nostro fiato sul collo”

“Non siamo mica dei cani” obiettò l’Ispettore.

“Siamo i cani della giustizia!” Brad si alzò e quasi si aspettava un applauso, per la frase che gli era uscita.

Nessuno però lo fece, così Brad si sedette e aspettò un responso magari da qualcun altro.

“Beh, non è male come idea, sinceramente” disse Mary. “Voglio dire, io che sono il capo di tutto, mi sento scema a non riuscire a catturare un criminale. Quindi, perché no?”

“Perché sarebbe invasione della privacy” disse invece Lucinda. “Se lo scoprisse il Questore ci rinchiuderebbe tutti e ci darebbe in pasto ai leoni”

Tutti la guardarono.

“Beh, non può avere dei leoni in casa?”

Ma Anthony cercava lo sguardo di Whiskers, il quale era ancora abbattuto.

Whiskers sospirò e scosse la testa, mentre sfogliava la sua margherita. Ormai, da quando gli avevano tolto il caso, non era più collaborativo come una volta. Ad Anthony mancavano i caffè con iris (fritta o al forno, non aveva importanza) che pagava il suo commissario preferito ogni singola mattina. Infatti, Anthony era un tantino deperito, da quando non faceva più colazione. In effetti, sarebbe successo solo dalla mattina successiva, poiché il Questore era arrivato in centrale solo quella mattina, con tutti gli avvenimenti che ne sono conseguiti. Quindi Anthony stava già deperendo nonostante non avesse ancora cominciato a fare dieta.

“Uffa” disse Sanderson. “Comunque, l’idea del pedinamento, sebbene sia molto affascinante, non è una mia idea, quindi è da scartare a priori”

“Ma…” si lamentò Brad.

“Silenzio! Dovremmo prendere le cose seriamente, perché non c’è molto tempo! Il prossimo omicidio potrebbe avvenire alle sei di… oggi, quindi ora che sono le sei e venticinque… ”

Ecco che squillava il telefono. Non era possibile, Anthony aveva doti preveggenti. Ma prima che potesse fare qualcosa, ecco che Hilary rispose alzando la cornetta Mondial Casa ti aspetta.

“Sì, pronto? Sì… sì, e tu?… come? No… OH MIO DIO! Arriviamo subito!” poggiò la cornetta e disse senza pause fra una parola e l’altra “Hanno trovato un cadavere riconducibile al Killer dei Numeri!”

Così presero le volanti e a sirene spiegate sfrecciarono per le strade di Musgans, che alle sei di sera erano pienissime per l’ora di punta.

Erano posizionati in questa maniera: Brad, Hilary dietro e Christian e Lucinda messi davanti, in un’altra volante Anthony e Mary da soli e in un terza volante Whiskers, che quindi parlava da solo e rifletteva sul caso, mentre zigzagava fra le macchine che immobili cercavano di ostacolarlo.

Gli avevano tolto il caso… era vero, era un fatto incontrovertibile. Non avrebbe più offerto la iris ad Anthony, e quello non gli dispiacque affatto.

L’assassino però stava lasciando degli indizi sulla sua strada, come lui stava lasciando sgommate su sgommate sull’asfalto. Nemmeno Monopalla Jackson se n’era accorto, lui che aveva incastrato il killer delle pillole, che poi era Robert, il migliore amico di lui. Persino un imbecille ci sarebbe arrivato.

Ma il serial killer dei numeri… beh, si disse Whiskers. Quello era il quarto omicidio. La mazza da baseball, il fucile di precisione, il cappotto grigio… erano tutti elementi, quelli, che restringevano il cerchio sempre di più, per quello Whiskers sapeva chi era il colpevole, e lui avrebbe seguito il consiglio di Brad, ovvero pedinare quei tre civili. Avrebbe offerto a lui le iris, dall’indomani, e gliele avrebbe offerte alzando la voce e facendosi notare da tutti al bar, in modo che Anthony rosicasse.

Ecco, era arrivato sul posto, laddove l’aznalubma, che era un veicolo medico il quale Whiskers non aveva mai capito il significato, aveva già fatto prima.

Il cadavere era ancora a terra, a torso nudo e con su scritto 24/7 in rosso.

Rosso sangue.

“Ancora tre omicidi” sussurrò a se stesso Whiskers, non appena vide quel macabro spettacolo. Eppure c’era qualcosa che gli sfuggiva, qualcosa a che fare col cappotto grigio. A posteriori, il commissario si chiese perché. Cosa c’entrava il cappotto grigio con tutto il resto? E inoltre, poteva essere associato il cappotto grigio a tutti i problemi mondiali?

Non lo sapeva, e a malapena ascoltava le risate di quello stupido nel frattempo che gli snocciolavano le prime analisi.

“La vittima è stata colpita otto volte da un coltello signore, e…”

“Aahahahaha! Ma non si può stare attenti, dico io? Non è vero, mia dolce Mary?” e anche Mary, che nel frattempo era avvinghiata così tanto all’Ispettore che non si capiva come avesse fatto, rispose con la sua vocetta stridula e fastidiosa “Ihihihihi, sì tesoro mio! È solo uno stupido!”

Christian, evidentemente disgustato dal comportamento infantile dei due, osservava la scena del crimine, e si accorse che anche Whiskers era immerso nei suoi pensieri e persino in un cappotto di una taglia più grande.

Ad ogni modo, stavolta l’assassino non sembrava avesse lasciato indizi. Tutto ciò che si sapeva erano sempre le stesse quattro cose. Eppure… c’era qualcosa che non tornava.

“Ispettore Sanderson?” chiamò in un secondo momento il suo superiore, cercando di attirare la sua attenzione scuotendolo lievemente per la giacca.

Ma quegli era troppo impegnato a pomiciare in servizio per accorgersi di niente, anche davanti a tutti gli occhi dei curiosi e della stampa.

“Ispettore, mi scusi? Mi serve il suo permesso per prendere i dati sul caso”

Aveva fatto la medesima cosa anche tre anni prima… chissà se…

“Te li do io, coglionazzo” disse un burbero Whiskers, con in mano una mappatella (= catasto) di carta. “Voglio indagare con te e quella tua baldracca che ti porti appresso”, riferendosi a Lucinda.

“Un momento… baldracca?” chiese Christian, il quale era semplicemente sconvolto. Di lì a poco si aspettava un asino volante.

“Beh, sai come si dice, no? Rossa di capelli… andiamo, monopalla, voglio riprendermi il mio posto”

E così, Christian e Lucinda, seduti dietro e totalmente confusi, si fecero accompagnare da Whiskers, ma non alla centrale, ma in un posto attiguo, che non conosceva nessuno, nemmeno l’assessore al piano regolatore.

Era un vecchio edificio, dichiarato inagibile e destinato alla demolizione, ma grazie alla potenza delle forze di polizia era ancora lì, quasi in piedi e composto di un piano solo.

Whiskers ne aveva persino le chiavi, e aperse il cancello arrugginito, che fece un casino orribile e svegliò tutti i cani del circondario.

“Tutto quello che faremo in questo posto” disse Whiskers, accarezzando le decine di cani idrofobi che abitavano lo spiazzale antistante la baracca “non deve uscire da qui. È chiaro?”

“Sì, ma a cosa serve con le inda...:” cominciò Lucinda, ma Whiskers sibilò tagliando corto ogni obiezione e, consapevole che i due agenti stavano ponendosi mille domande, entrarono dentro la baracca, tramite una porta di ferro sempre aperta.

“Una volta questo era un magazzino della Lindongs & co.” Annunciò Whiskers “un’agenzia che vendeva frigoriferi e che poi si è espansa in quasi tutti i settori casalinghi, tranne i frullatori. Ad un certo punto ho scoperto che il CDA faceva aggiotaggio e l’appropriazione indebita e l’ho fatta chiudere, che poi è per questo che ho ottenuto i gradi di Commissario, quando ancora il Questore era quel sant’uomo di Von Heckerberg. Che poi non ho mai capito perché è andato in pensione, aveva solo settantacinque anni. Eh! Non avrebbero dovuto mettere in commercio quelle pentole!”

“Che pentole erano?” chiese Lucinda.

“Pentole che scoppiavano una volta messe sul fuoco… ho dovuto rifare la casa, accidenti. Ho indagato su di loro e li ho fatti chiudere. Uuhuhu, come mi piace dirlo… li ho fatti chiudere. Ad ogni modo, la centrale sorge proprio accanto a uno dei vecchi magazzini e io, grazie al fatto che sono un Commissario niente male, la prima cosa che ho fatto quando tre anni fa mi hanno trasferito qui ho corrotto l’assessore donna per confiscare questo terreno. Nessuno lo sa, però, e neanche voi, e neanche quello stronzo maniaco sessuale. Ho pensato che potesse tornarmi utile un giorno, e infatti ci tengo i miei cani di riserva che hanno fatto amicizia con questi assetati di sangue che abitano qui, e ci ho messo anche le sedie e un tavolo. Adesso che mi hanno degradato, non mi sento in colpa a mettere i bastoni fra le ruote al complotto Anthiony/Mary, e far mangiare loro la polvere. Prenderò tre piccioni con una sola fava, e TU mi aiuterai” indicando Christian. Lucinda si sentì esclusa, ma forse Whiskers l’aveva invitata solo perché era la tipa di Jackson.

“Allora, ascoltatemi” cominciò il Commissario, mettendo sul tavolo di legno tutta la roba sul caso. “Ho come la sensazione che manca qualcosa in questo caso”

“L’anello mancante” disse Christian.

“Esatto” rispose Whiskers. “Manca proprio l’anello mancante. Cos’è che lega i quattro omicidi? Ora, abbiamo abbastanza elementi anche di quest’ultimo per potere appartarci, tanto nessuno di quelli noterà la nostra assenza.”

Così si misero di buona lena, ma non ne cavarono un ragno dal buco. Non si sarebbe mai detto che a quel caso mancasse una voragine. L’unica soluzione possibile era pedinare quei tre civili che avevano comprato il Barrett, come aveva detto Brad.

In un momento di sonno (erano ormai le due di notte passate) Christian, per non dormire (gli altri due runfuliavano beati) si era persino messo a segnare con una penna i luoghi dei delitti su una piantina piuttosto consunta della città.

Quei momenti gli fecero ricordare il suo “soggiorno” in Sardegna, in Italia… quando si era trattato di fare uno scambio culturale fra le forze di polizia e avevano scelto proprio lui, spedito fra le pecore e il mare azzurro, e ovviamente le notti bianche coi superiori.

“Via Robin Williams numero tredici… qua. Via John RR Tolkien… qua. La tangenziale… qua. Isaac Newton Boulevard… qua. Caspita!”

Si era accorto di una cosa fondamentale. Aveva disegnato un quadrato… si sarebbe detto un rombo, ma Christian odiava i rombi. Dopotutto, il rombo è solo un quadrato che si è stiracchiato.

Tutti i luoghi si trovavano molto vicino fra di loro, e anche molto vicino la questura, che si trovava all’interno del rombo.

“Commissario… commissario!” Whiskers si svegliò di colpo.

“Eh? Unni semu? Cu sì? unn’è Petulia?” (= in quale loco ci troviamo? Chi sei? Donde si trova Petulia?)

“Siamo nel suo magazzino” rispose Christian, bisbigliando per non fare svegliare Lucinda. “Ho scoperto una cosa interessante” e gli pose sotto il naso il disegnino che aveva fatto sulla pianta.

Whiskers, che però non si era ancora ripreso dal meglio sonno, non aveva idea di cosa fosse né la definizione di interessante e nemmeno chi fosse il suo interlocutore.

Ma più guardava quella specie di figura geometrica, più il suo inconscio si svegliava. Più lo guardava, più si rendeva conto di essere un rombo lui stesso.

Era sicuro, Whiskers, che il fatto che la Questura fosse all’interno di quel quadrato c’entrasse qualcosa con l’abitazione dell’uomo che stavano cercando. Era per forza un uomo, l’assassino. Nessuna donna era mai stata ricercata nella sua carriera, non per quei crimini.

Così annuì al foglio e poi si rivolse a Christian. “Una buona intuizione, immagino. Sono cose che a quel deficiente sfuggiranno per forza. È servito fare la notte bianca, eheheheh, io non sbaglio mai!”

”Commissario…” obiettò.

“MAI.” Sottolineò l’ufficiale, e tornò a dormire.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il mattino seguente, Anthony, Mary, Brad e Hilary erano agitatissimi, quella fu la prima cosa che venne in mente a Jackson non appena entrato in ufficio.

Whiskers tornò nel suo angolino personale sempre più personale (non vi dico come lo aveva personalizzato), lasciando Christian e Lucinda ad affrontare quei babbuini che cercavano qualcosa mettendo a soqquadro i locali.

“State cercando…?” chiese Lucinda.

“I documenti sul caso del serial killer dei numeri! Allora? L’hai nascosto tu, non è vero?” fece Mary, impazzita e per farlo vedere non si era impegnata molto: aveva solo gli occhi fuori dalle orbite e i capelli arruffatissimi, che di solito erano sempre curatissimi.

“Io? Ma chimminchia rici?” (= non ho idea di cosa tu stia parlando), eppure Mary si avventò su Lucinda e litigarono come matte, tanto che Anthony dovette sparare in aria, per riportare l’ordine nelle cose.

“Adesso basta. Siamo di fronte a un maniaco omicida che si diverte a prenderci per il culo… finora abbiamo affrontato il problema dalla parte sbagliata. Che poi i documenti sul caso sono sempre stati sulla scrivania” e li sollevò, anche se prima non c’erano… chi li aveva messi? “Io direi di ripartire tutto da zero e rivedere cosa stiamo sbagliando… soprattutto alla luce dell’ultimo omicidio. Sappiamo che stavolta sono state utilizzate otto coltellate. Ebbene, siccome ha smesso di cambiare arma del delitto, c’è da dire che qualcuno ci spia”

Le parole dell’Ispettore Sanderson fecero svegliare dal torpore anche il commissario.

“Cosa? Credi che qualcuno ascolti le nostre peripezie? Ma chi fa, babbii?” (= stai per caso celiando?)

“Sì. Però, sono cinque giorni che non riesco a togliermi dalla testa che c’è qualcosa che ci sfugge, a tutti quanti.” Affermò Sanderson, ma Whiskers assunse una faccia schifata e tornò a personalizzare l’angolo più remoto dell’ufficio.

“Ad esempio, l’ultimo omicidio ci risulta, oltre ad essere stato compiuto alle sei di sera come tutti gli altri, ci risulta essere atipico. Voglio dire, il coltello era già stato usato, no? Quindi o prendiamo la lista dei coltelli o prendiamo veramente in considerazione la pista del pedinaggio, facendo attenzione dalle diciassette e cinque alle sei e dieci di oggi pomeriggio, mobilitando ciascun agente nei punti più remoti della città”

Christian non sapeva che la polizia avesse così tanti agenti. Dopo un secondo, realizzò che Anthony stava praticamente dicendo che non sapeva che pesci pigliare, ma per valorizzare la teoria che aveva formulato lui, alle due di notte e dentro un luogo inagibile in compagnia di un uomo disadattato, avrebbe dovuto ovviamente trovare delle prove.

E come trovare delle prove in qualcosa di così etereo, come un assassino che veniva, faceva quello che doveva fare, e se ne andava? Se rimanesse sul luogo del delitto, magari lo si sarebbe potuto acciuffare. Ma secondo quale criterio questo bastardo sceglieva le sue vittime?

Avevano l’elemento rombo… ma non bastava. Magari il prossimo omicidio sarebbe avvenuto addirittura fuori città. Oppure non sarebbe avvenuto affatto, e con la fortuna che avevano avuto fino a quel momento, forse davvero l’idea di Brad era l’unica attuabile.

A dar voce ai pensieri di Jackson, intervenne Anthony, che dopo aver bevuto un lungo sorso di caffè, disse.

“Ho avuto un’idea geniale, ragazzi! Abbiamo a che fare con tre Barrett, no? E se ci appostassimo per pedinare questi tre civili che lo hanno acquistato? Eh? Ci state?”

Era la stessa idea di Brad, ma adesso era l’unica carta che potevano giocare.

Così, con grande disappunto dell’agente nuovo, Christian avrebbe seguito uno, Hilary un altro e Lucinda un altro ancora. Chi aveva avuto l’idea si sarebbe attaccato, invece,  e mandato a casa. Il brutto era che quel weekend erano tutti andati a lavorare, per quel caso! E adesso, per la cosa più importante, Brad venne escluso.

Ad ogni modo, fu sin da subito chiaro che quei tre, i cui nominativi erano stati ritrovati con non poche difficoltà, anzi tante, erano incensurati e quindi sembrava proprio difficile che uno di loro potesse mettersi ad ammazzare la gente.

///

Il serial killer stava vivendo momenti molto sereni. Tutto procedeva secondo i suoi piani, per quanti indizi stava lasciando, la polizia non sembrava capace di acciuffarlo. Meglio così, si disse, aveva anche visto che gli agenti stavano pedinando chi possedeva un Barrett, nel caso in cui, alle sei di quella sera, si fosse messo ad uccidere. Ma lui aveva un’idea ben precisa del suo capolavoro e quindi nessuno lo avrebbe fermato.

Perché la morte era dietro l’angolo, sempre. E non solo, le sue vittime glielo chiedevano esplicitamente di morire.

Quel giorno sarebbe toccato a un giocatore di tennis, che stava uscendo proprio dal tennis club, e disse ai suoi amichetti  “Ci vediamo domani” e si avviò alla macchina. Ebbene, era proprio lì che lo voleva.

Si dava il caso che il nostro serial killer preferito avesse una macchina, e l’avrebbe usata anche per quelle esigenze.

Così, ingranata la marcia (la prima) si accorse di avere dimenticato il freno a mano alzato, così lo abbassò e partì.

La sua automobile all’occhio profano non avrebbe potuto dire niente, e in effetti passò inosservata come il resto dei veicoli che alle sei di sera circa ancora circolavano per le strade.

L’assassino cercava un modo veloce per uccidere quel tizio, mentre si teneva a distanza di sicurezza per non fare capire che il suo era un pedinaggio.

Ebbene, fu allora che gli venne l’idea geniale. Ormai avevano imboccato la Steve Jobs Ave; quindi piuttosto lontano dalla Questura, ma non aveva importanza. Anzi, sarebbe stata una bella gatta da pelare per la squadra di polizia capitanata da Anthony Sanderson.

Ravvivato da quelle motivazioni, il morto che camminava si stava avviando verso il portone di casa sua, il quale dava proprio sul marciapiede, il che lasciava supporre un ampio saloncino poi all’interno del condominio.

“AIUTO! MI SI È APPIOPPIATO IL LENZUOLO NEL GABBIANO!” si mise ad urlare l’assassino, e ciò attirò l’attenzione del giocare dilettante di tennis, il quale si girò per vedere cosa fosse successo.

E la faccia dell’assassino sorridente fu l’ultima cosa che vide, perché quegli aveva già puntato la pistola e con quattro colpi di silenziatore uccise Kevin Barnet, il quale aveva già citofonato alla moglie per farsi aprire.

In quello stesso momento, suonarono le sei di sera nella parrocchia vicina.

///

“Ancora una volta” sussurrò Christian, vedendo l’ennesimo cadavere portato via dall’ambulanza e sovrastando le urla di una moglie che scossa era dire poco.

“Ormai manca poco, su” disse Lucinda. “Tutte queste morti presto finiranno, se diamo per buono il significato che abbiamo dato a ventiquattro barrato sette”

“Infatti dovrebbero mancare altri due omicidi” disse Christian, che cominciava a essere seccato di tutta quella situazione. Però…

“Un momento” disse Whiskers. “Va bene, nessuno ha visto niente nemmeno stavolta, ma… intanto ha usato la pistola, e poi ha dimenticato di scrivere ventiquattro/settimi. Infine siamo lontani dal rombo di Christian Monopalla. Che sia un killer diverso?”

Tutti si guardarono attoniti. E adesso? Un nuovo caso in città? Che fosse un caso isolato oppure un omicidio riconducibile al serial killer, non lo si sapeva. Forse, il serial aveva dimenticato tutte quelle cose per provocare e pigghiare pu culu  (= celiare) le persone.

O forse no. Era difficile, era molto difficile.

“Se volete, c’è qualcuno che ha urlato” affermò una signora che stendeva la biancheria.

“Vogliamo, vogliamo” disse Anthony, che non aveva ascoltato il monologo di Whiskers e invece era interessato a guardare altro, ad esempio Mary che gattonava nel vedere eventuali indizi per terra. “Chi ha urlato e cosa?”

“Un qualcosa sui gabbiani” abbanniò (= vociò in maniera degna di un soprano) la signora. “E poi un vitti chiù nianti picchì misi i robbe na lavatrice” (= e poi non ho più visto nulla, poiché ho collocato una diversa quantità di indumenti nel lava biancheria)

“Forse la pistola aveva un silenziatore” sussurrò Hilary, che qualcosa doveva pure dirla, poverina. Aveva passato alcune ore a pedinare Mark Pellegrino, un essere assolutamente anonimo e regolare, che però aveva comprato un Barrett.

“Dobbiamo concludere” disse Anthony “che questo omicidio non è collegabile col serial killer dei numeri”

Certo, si disse Christian, poiché mancava il 24/7 tutto lasciava supporre che quello fosse davvero un caso a parte. Ma c’era qualcosa che non quadrava.

Com’è che non appena lui e Whiskers avevano formulato l’ipotesi che il serial killer stesse concentrandosi in ambienti vicini alla Questura adesso si presentava un omicidio a sangue freddo lontano da quell’edificio?

C’era qualcosa che non quadrava, e Christian era sicuro che se lo stesse chiedendo anche il Commissario Whiskers.

“C’è qualcuno che ci sta prendendo per il culo” disse senza colpo ferire Jackson, una volta a casa sua, con Lucinda al fianco che aveva preparato un Ciobar, e nel frattempo che Jackson elucubrava, la sua tipa gli faceva le moine strusciandosi addosso.

“Ma no tesoro, sei tu che mi afferri per il culo” sussurrò Lucinda, mordendogli l’orecchio.

“Abbiamo detto del rombo, e adesso un omicidio fuori dal rombo”

“Tu entri sempre nel mio rombo peloso” sussurrò ancora Lucinda, mettendosi a cavalcioni sul fidanzato.

“Ha usato la stessa pistola che abbiamo identificato all’inizio di questo caso”

“Hai pure tu una bella pistola che fa BANG! BANG!” disse l’altra, toccando appunto quella pistola. E sbaciucchiando il collo.

“E adesso c’è anche il fatto che non è stato messo il marchio”

“Marchio? Non mi viene in mente nessun sinonimo sessualmente allusivo con marchio, amore”

“NO! Adesso io andrò e…”

E squillò il telefono. Fu Lucinda però a rispondere.

“Sì… sì… beh, certo, a fuoco lento… COSA? LA MAIONESE? No… ok… passeremo al golf club” poi guardò Christian, si innamorò e disse “È stata rubata la macchina al Questore Lampard!”

Ecco, un’altra grana. C’erano così tante grane in quel sporco caso di ottobre (ormai novembre) del 2015 che ci si sarebbe potuto condire una pasta.

Magari bella densa di polpa al pomodoro. Ad ogni modo, dovettero tornare in centrale, anche dopo l’orario di lavoro.

“È un guaio” disse Lampard in persona, col figlio appresso, una volta riuniti tutti. “Non perché mi hanno rubato la macchina, voglio dire, posso comprarmela quando voglio, visto che è una Chevrolet Camaro, ma…”

“CAPPOTTO GRIGIO!” esclamò Christian sull’orlo di una crisi di nervi e alzandosi e additando il povero figlio di Lampard, che si sentì nudo e si coprì.

“Cos’hai contro mio figlio Joffrey?” chiese il Questore.

“L’assassino è stato visto indossare un cappotto grigio” proseguì spietato Christian, convinto di aver appena chiuso il caso.

“E…?”

“E… ehm” Jackson arrossì “no, beh… chiunque può avere cappotti grigi”

“Appunto” disse il Questore, poi si schiarì la voce e disse “Voglio dire, mio figlio non ha nemmeno un Barrett, no?”

“E non so neanche dove si trovi la Steve Jobs Ave” aggiunse Joffrey.

“Ma questo non avrebbe dovuto saperlo… non abbiamo ancor divulgato i particolari dell’ultimo omicidio” pensò Whiskers. Al che, gli pervenne alla memoria che la volta scorsa Joffrey aveva fatto riferimento al presunto count-down di vittime che poteva utilizzare il serial killer.

Due più due faceva quattro e Whiskers ebbe un’erezione. Mancavano solo le prove per inchiodarlo, anche se a dire il vero era così palese che persino un idiota ci sarebbe arrivato.

Non doveva perdere neanche un minuto. “Scusa, Joffrey, una domanda” esordì, alquanto emozionato. “Cosa c’entra la Steve Jobs Ave? Da dove ti esce fuori un indirizzo così preciso? La notizia della morte di quella persona non è ancora stava rivelata”

Joffrey tuttavia non diede alcun segno emozionale e disse tranquillo “No, il fatto è che io ho una ragazza e…”

E all’improvviso entrò un altro agente, che si chiamava Julie  e apparentemente non c’entrava nulla col caso, né lei né i suoi folti capelli ricci.

“Commissario! Ispettore! Questore Lampard! Hanno trovato la sua macchina alla Steve Jobs Boulevard e…”

“E?”

“Era accanto al luogo del delitto”

Quell’informazione fece piombare tutti gli astanti nel silenzio più totale.

E adesso che ci faceva l’auto del Questore proprio accanto al luogo del delitto?

Ad ogni modo, stando a quello che aveva detto Joffrey sul killer, e adesso quello, il ragazzo era passibile di arresto. A meno che…

“Scusate, stavo proprio finendo di parlare” disse Joffrey, che però era arrossito. “Il fatto è che io ho una ragazza, che abita proprio in via Steve Jobs, ma il palazzo accanto a dove è stato ucciso quel signore. Ve lo potete fare dire da lei stessa” e prese il suo Iphone e lo porse a nessuno in particolare. “Se ci avete fatto caso infatti la macchina è più vicina al numero 38 che al numero 42”

“E come fai a sapere che il morto è morto al numero 42?” rimbeccò Whiskers, con la bava alla bocca.

Anche lì la sala piombò in un altro silenzio assordante. Il cerchio attorno a Joffrey si stava chiudendo e anche il Questore cominciava ad avere dei dubbi.

“Dov’eri” continuò imperterrito Thomas Whiskers, euforico e pensando a tutte le volte in cui avrebbe voluto fare svergognare il Questore “alle sei di sera, cinque giorni fa?”

Joffrey a quel punto ammutolì. Tutti aspettavano una sua risposta.

“Ero dalla mia ragazza” disse.

“Ah, davvero? E come si chiama questa ragazza? Puoi confermare che eri con lei? E inoltre non è un testimone attendibile, visto che avresti potuto corromperla” disse Whiskers.

“Insomma, Whiskers!” lo interruppe a un certo punto Lampard. “Non può sospettare di mio figlio! Se sospetta di mio figlio, sospetta anche di me! E le pare giusto? Se poi io mi metto a piangere poi che fa? Se Joffey si mette a piangere poi che fa?”

Ma il commissario era ormai convinto della colpevolezza sia del figlio che del padre che lo stava coprendo. Era deciso più che mai a provare quella sua tesi e non si sarebbe certo fermato alle lacrime di coccodrillo di quel fesso.

“B-babbo” piagnucolò Joffrey. “Il cattivo commissario mi accusa!”

“Su, calmati figghiu miu” rispose Lampard. “Tanto, ormai il caso è di Anthony Sanderson, perciò Whiskers può dire quello che vuole. Ispettore, per caso lei sospetta di mio figlio?”

Ma Anthony, da buon lecchino qual era, rispose “No, no, si figuri!”

“Ecco come si ragiona. E con questo, noi andiamo. Trovate il colpevole alla svelta!”

“E ricordate che noi vi osserviamo! Ahahahah!”

Si riprendeva in fretta, il ragazzo. Lacrime false da bambino viziato, pensò Christian. Ma ad ogni modo era inattaccabile, fintantoché non avevano prove schiaccianti.

Pertanto, Anthony richiamò all’ordine i suoi sottoposti e ricominciarono a lavorare sul caso, isolando il delitto della Steve Jobs Ave con tutti gli altri, poiché non avevano elementi per ricondurlo col serial killer dei numeri.

Ma Christian e Whiskers sapevano. Ne erano convinti, così com’erano convinti che le macchine della polizia fossero blu: era Joffrey il serial killer, e non solo: si era macchiato anche dell’ultimo omicidio, che aveva compiuto per depistare le indagini.

“Innanzitutto dobbiamo vedere se ha davvero questa ragazza” bisbigliò Christian a Lucinda. “Tu hai un sacco di contatti su Busybody, vai e vedi”

Busybody era un social network blu con sullo sfondo una b bianca, e serviva per ritrovare le persone che si erano perdute durante la propria vita.

Christian aveva chiesto a Lucinda di indagare poiché era lei che gestiva il contatto in comune, si chiamava Lucy e Chri.

Tutti erano su Busybody. Tutti, persino tua zia che ha ottantasei anni, usa Busybody.

E così, nel buio del magazzino che Whiskers aveva scelto per il Complotto, i tre portarono il portatile con la chiavetta, che seppur scassatizza (= non funziona tanto bene) funzionava per esigenze di trama. perché la connessione era ancora buona, visto che era un punto particolare della città.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Ecco, digitiamo per prima cosa Joffrey Lampard nel motore di ricerca” spiegò la ragazza ai due caproni ignoranti che invece non sapevano di essere su quel social maledetto coi contatti uniti alle compagne.

Un attimo di attesa e Joffrey Lampard, o meglio, una sua foto, comparve sotto gli occhi di tutti. C’era scritto “Mantenuto presso Mamma e papà”, ed in effetti era proprio vero, come disse il commissario.

“Sì, la moglie di Lampard è un medico molto famoso, a quanto ne so, ma poi ha divorziato col Questore e adesso sono pieni di soldi tutti e due”

Anche il Commissario era pieno di soldi, ma si sa, l’erba del vicino è sempre più verde.

Così, vedendo un po’ le foto di questo tizio al mare con gli amici oppure in macchina, controllarono lo stato sentimentale.

Single.

“C’è scritto single… cosa vorrà mai dire?” si chiese Whiskers, in quanto era sposato da dieci anni più altri dieci anni di fidanzamento e quindi aveva dimenticato quella parola.

“Vuol dire che non si è impegnato sentimentalmente” spiegò Lucinda. “ma se non è fidanzato… un momento”

Aveva visto una foto compromettente. La fortuna stava nel constatare come Joffrey avesse impostato il proprio profilo come pubblico.

Joffrey seduto davanti a un treppiede con su un Barrett in piena regola. Si trovava su un cavalcavia.

“Cn amici ha fr gli skerzetti ihhihihihi!!1!”

Questo c’era scritto, ma secondo le ricerche non aveva comprato quel Barrett nell’ultimo anno in nessun negozio. Oltre a non avere la licenza per usarlo, lo aveva comprato clandestinamente.

“Sì, è il nostro uomo, e dai commenti si evince che non è in contatto con nessuna ragazza… anzi forse è anche omosessuale” disse Lucinda.

“Bisognerebbe hackerare il suo profilo” suggerì Christian, e Lucinda lo fece. Che ci voleva? Lo fanno tutti, oggigiorno.

Dopo averlo hackerato, controllarono tutta la notte ogni singola conversazione, ma non c’era nulla di compromettente, a parte forse le sue lamentele verso le istituzioni e verso suo padre. Ma non sembrava avere relazioni, né con gli uomini, né con le donne e nemmeno con i funghi.

Una volta fattasi l’alba, Whiskers si rese conto che era già la seconda notte di fila che passava la notte fuori dal suo lettone rassicurante.

“Mancano solo le prove… non ha un alibi e potrebbe avere un ottimo movente. Dobbiamo solo incastrarlo. Adesso sono le… sei, ma del mattino. Quindi abbiamo dodici ore per attirarlo in una trappola. Ieri dev’essersi sentito alle strette, in quanto il suo castello di carte sta per crollare, ebbene faremo in modo di acchiapparlo creando un’esca a cui non può non abboccare”

Ma alle parole del commissario non seguitò una vivace conversazione su come e quando acchiappare Joffrey inchiodandolo con delle prove schiaccianti, ma più che altro si parlò su quale iris fosse migliore: se quella del bar all’angolo oppure quelle che sfornavano al panificio, sempre all’angolo, ma opposto.

Il problema era che però alle sei di quella sera Joffrey avrebbe commesso un altro omicidio, e sarebbe stato il sesto di quella interminabile carneficina, e  ideata solo per sputtanare le istituzioni.

“Perché” si chiese Christian, mentre masticava la iris fritta offerta dal Commissario “devono pagare altre persone per un’insoddisfazione personale? Non ha mai pensato quel bastardo che…”

“Ehilà” intervenne Anthony e Christian dovette starsene zitto. L’Ispettore aveva preso l’abitudine di spuntare a casaccio perché sperava di fare pace col sodale superiore. Anni di amicizia erano stati cancellati con un colpo di spugna, e solo perché a Whiskers era stato tolto il caso. Il problema era che poi non aveva preso nessun altro caso in affidamento.

“Oh, buongiorno ispettore” salutò freddo Christian.

“Ciao, Monopalla. Ti vedo con le occhiaie, oggi. Ci hai dato dentro, vecchio pisellone? Ahahah” gli diede una sberla sulla nuca e andò a prendersi un caffè arabico nel suo solito sgabello, proprio di fronte alla cameriera graziosa che mostrava la camicia sbottonata.

Christian sospirò. Magari ci avesse dato dentro! Lucinda era così invitante! Ma il senso della giustizia che accomunava entrambi aveva loro impedito di avere amplessi da cinque giorni.

Comunque, ormai un nuovo giorno si profilava in quel commissariato, e l’ombra del Questore era più che mai presente.

“Dobbiamo capire chi ha assassinato Kevin Barnet. Posto che questo omicidio non è riconducibile al killer dei numeri, ovvio” disse Anthony. “Essendo che l’auto del Questore era presente al momento dell’omicidio, è possibile che comunque il figlio del Questore, che era con la sua ragazza, abbia visto o sentito qualcosa”

“Secondo noi è stato proprio Joffrey Lampard a premere il grilletto, pensa un po’” disse Whiskers. Anthony allora spezzò una matita che stava rigirando e fissò in cagnesco il suo superiore.

“Allora, secondo me non c’entra niente perché tu non devi parlare” replicò stizzito.

“E tu come osi darmi del tu, pezzo di fango? Sono un Commissario, cabbasisi!” esclamò ripieno d’ira Whiskers.

E stavano venendo alle mani quando infine Brad sparò un colpo in aria.

“Scusate, ma non ne voglio vedere aggaddi (= zuffe), mi fanno impressione” si giustificò Brad, che però aveva bucato il soffitto.

“Sì, hai ragione. Con sto fango non ne vale la pena” disse Whiskers, sottolineando la parola fango.

“Fango ciù rici a to patre” si difese Anthony, offendendo dunque il padre di Whiskers, del quale non erano rimaste nemmeno le ossa.

“Forse to patre, ddu magnaccio” così si difese Whiskers, adducendo che invece il padre di Sanderson fosse colui che gestisce le prostitute.

E tornarono ad azzuffarsi violentemente, separati però da un altro colpo di pistola di Brad, stavolta diretto alla gamba del Commissario, che sanguinò copiosamente.

“Scusate davvero” disse Brad.

“Hai colpito un tuo superiore! Sei pazzo?” chiese Hilary, alla quale piacevano i pazzi.

“Se la sono cercata” si giustificò l’altro, mentre Whiskers ululava per il dolore e venne portato via in ambulanza.

Nel frattempo che succedevano quelle cose, Christian e Lucinda tornarono a interrogare la signora del lenzuolo dirimpettaia alla via Steve Jobs.

“Sì, ho visto tutto” disse colei, versandosi del succo di frutta all’arancia dentro un bicchiere. “Ha abbanniato e ha sparato. Aveva un cappotto grigio ma non so dire come fosse fatto, perché ero nel  balcone e molti dettagli sfuggono”

“Va bene, la ringrazio” disse Christian, e poi disse a Lucinda in macchina “è sicuramente Joffrey. Deve essere per forza lui. Non ha nemmeno un alibi”

“Ci serve una prova schiacciante” ribatté Lucinda. “Dunque, secondo le ricostruzioni, la prima vittima di questo caso stava rincasando dopo aver preso il prezzemolo”

“Sì” annuì Christian.

“La seconda vittima si era appartata per scrivere un messaggio dopo aver detto di assentarsi”

“Sì” annuì di nuovo, svoltando con la macchina.

“La terza vittima è stata uccisa nella sua cucina, perché in qualche modo l’aveva vista parlare al telefono col fidanzato” disse Lucinda.

“Esatto. Si trovava su un ripiano più alto, figurati se non lo sapeva!”

“Sì, e questo quadrava anche col rombo, poi chiuso con la quarta vittima, che stava passeggiando da solo” ricordò Lucinda.

“Ecco. Ma con questo cosa vuoi dire?” chiese Christian.

“Voglio dire le modalità dei delitti. Joffrey usa persone di cui è sicuro che hanno fatto una promessa di ritornare” disse Lucinda. “Infatti, anche l’ultima vittima ha citofonato a casa, ma non ha potuto rispondere”

“Sì… però come possiamo acciuffarlo? Credi che dovremmo…”

“Inscenare un teatrino davanti ai suoi occhi. Su Busybody abbiamo visto che fa nuoto, no? Ecco, ci appostiamo davanti la piscina comunale e mettiamo in atto la Trappola!”

Così, ringalluzziti dal piano, andarono a riferirlo al povero Thomas Whiskers, che ingessato era fermo a letto.

“Sì, sono stato operato subito” disse lui, senza che nessuno lo avesse chiesto, ma avendo visto i due agenti arrivare. “Sto bene, e se non me lo impedissero verrei subito a indagare al magazzino”

“Non c’è bisogno di magazzino” disse Christian. “io e Lucinda abbiamo organizzato una trappola”

“Oh, cacchio! No, per favore, devo essere io ad arrestare quel bastardo e sputtanare sia il Questore che quel fango”

Ormai Anthony era diventato un pezzo di fango. Cioè, lo era anche prima, un fango, ma dopo aver perso l’amicizia lo era nel vero senso della parola.

“Ma se non la fanno uscire…” obiettò Lucinda.

“Che cacchio, Lucì! Sono il Commissario di Musgans, io! Posso fare ‘nzoccu vuogghiu!” e infatti scese dal lettino e si fece dare una sedia a rotelle, ammettendo che in effetti non poteva camminare.

“Non sarà una gamba fitusa (= puzzolente) a fermare la grande ribalta del Commissario! Ci scriveranno un giallo di sopra!”esclamò Thomas, determinato a vincere come lo sono io che sto scrivendo questo giallo fituso.

“Sì, magari sopra il gesso! Stia zitto, Whiskers, e andiamo alla piscina comunale!” disse Christian, utilizzando un sarcasmo ignorante.

Così i tre andarono alla piscina comunale. Erano le diciassette e quarantacinque di una giornata qualunque. Secondo il regolamento, il killer 24/7 avrebbe dovuto colpire di lì a un quarto d’ora.

“Bene, vedete? Fra poco uscirà” disse Lucinda.

Si fecero le sei meno dieci ma nessuno che potesse assomigliare a Joffrey faceva capolino da quelle porte scorrevoli.

Le sei meno cinque, e neanche l’odore di Joffrey. Al che, a Whiskers pervenne una domanda.

“Sentite” esordì. “Ma siete sicuri che questo fosse il giorno in cui Coso si allena?”

Christian e Lucinda si guardarono. Nessuno aveva controllato, in effetti! I due si precipitarono verso la portineria e in effetti la portinaia disse che Joffrey Lampard si sarebbe presentato proprio l’indomani.

In quello stesso istante, un lampione cadeva sopra la testa di Sandra Bowman, la donna arco che aveva avuto la sola colpa di dire “Sto tornando a casa” al telefono.

///

In effetti, Joffrey Lampard non aveva quel giorno la piscina, perciò ha avuto tutto il tempo di studiare la sua prossima vittima.

Aveva funzionato il depistare le indagini non scrivendo 24/7 nell’ultimo omicidio, così la polizia credeva che la morte di Steve Jobs Ave fosse solo un altro caso, isolato dal resto, quindi erano in attesa ancora del quinto omicidio del killer. A ad ogni modo non ci sarebbero state otto morti, ma solo sette. E quel giorno ci sarebbe stata la sesta, come da regolamento.

L’aveva trovata, era Sandra Bowman, una sua vecchia compagna di corso all’università. Lui aveva interrotto gli studi, lei si era laureata e sposata da poco. L’aveva cercata su Busybody e poi grazie alle conoscenze in polizia, aveva trovato il suo recapito e l’aveva pedinata tutto il giorno.

E adesso era il momento di terminarla, dato che comunque aveva soddisfatto la sua vita. Inoltre, aveva sentito al telefono che stesse dicendo “Sto tornando, preparate la tavola”. Ebbene, il cliente ideale.

Erano le sei, quasi. Si appostò con la Chevrolet vicino casa sua, la Leonardo da Vinci Street, il numero 100, proprio accanto a un lampione. E lui, guarda caso, aveva una sega.

Non c’era nessuno per strada, e comunque la gente alle macchine non facevano caso a lui, e se per caso un passante dovesse chiedere, poteva dire di esser un addetto alla manutenzione in borghese. Niente di cui preoccuparsi, la gente tende a farsi gli affari propri.

Anzi, per essere ancora più sicuri, decise di arrampicarsi sul  palo usando i suoi talenti in free climbing, un vecchio corso stupido fatto perché la personal trainer era graziosa.

Così, dovette solo calcolare bene la traiettoria… che riuscì. Il palo della luce cadde proprio sopra la cucuzza dell’odiata Sandra, che morì sul colpo.

A Joffrey non rimase altro che scendere senza guardare in basso e comporre 24/7 con i pezzi di vetro.

///

“Maledizione” si disse Christian, guardando il cadavere maciullato il vetro ovunque, che ricordava loro che l’assassino era in circolazione.

“A quanto pare Joffrey ha un alibi” disse Anthony, baldanzoso. “Alle sei di oggi aveva la piscina, che si trova molto lontano da qui”

Christian e Lucinda lo sapevano benissimo dove si trovasse la piscina. Solo che quello non era giorno di allenamento, checché ne dicesse il fango.

“Che è, ora non parli più? Chiacchierooone! Monopaaaalla! Questo capita chi si mette con quel figgh’i pulla (= figlio di buona donna)” e via così. Anthony era sicuro che il colpevole non fosse Joffrey, e i fatti gli stavano dando ragione, almeno secondo il suo modo di vedere.

Ma lui, Lucinda e Whiskers sapevano che era stato Joffrey, e sarebbe bastato andare a parlare con la portinaia della piscina per verificare l’alibi.

Avrebbero dovuto tendergli una trappola, quindi avevano solo un giorno per farlo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Era un giorno qualsiasi a Musgans. Il sole sorse e i galli in periferia avevano cominciato a fare casino.

Tutti, nessuno escluso, avevano cominciato la routine, anche se in un certo magazzino tre persone avevano perso la notte per preparare tutto a puntino.

Ognuno di loro, e precisando che uno di loro tre era con la sedia a rotelle, aveva un compito ben preciso.

Mentre Anthony e la sua squadra stava lavorando al caso non si capiva come, Christian si recò in borghese e con una barba finta vicino la Questura, dove sapevano che Joffrey era uso a fare colazione. Al bar, ovviamente, a mangiare quel giorno un cornetto con la crema gialla.

Secondo il piano, Christian avrebbe dovuto chiamare Lucinda “Veronica”. No, non era ubriaco, era il copione.

“Pronto, Vero? Ciao, tesoro… no, figurati… allora ci vediamo alle sei di stasera, porto anche mio padre, sai ha la sedia a rotelle. Vengo con la solita Ford blu”

Whiskers si era lamentato del fatto che doveva chiamarlo padre, ma lo svolgersi degli eventi lo richiedeva. Mai avrebbe pensato una cosa simile.

“Ci vediamo alle sei davanti al negozio di scarpe di via Impero Romano, ok ciao” e chiuse la telefonata. Siccome Christian si era seduto proprio accanto a Joffrey, egli era venuto a conoscenza che alle sei di sera davanti al negozio di scarpe della via Impero Romano qualcuno avrebbe incontrato Veronica col padre con la sedia a rotelle.

E lì sarebbe stato anche lui. Un modo per far arrivare la morte veniva sempre, e passò la giornata non solo a bighellonare come suo solito, ma a riflettere su come e cosa usare per perpetrare un ottimo omicidio, un omicidio che lo avrebbe fatto schizzare nella top three dei più noti assassini della città.

Ce n’erano piuttosto due assassini molto noti e che poi ebbero finito i loro giorni. Uno era Lucius Cutthroat, il quale aveva ucciso nottetempo ventidue persone in tredici anni ed era stato acciuffato e condannato a morte; l’altro era Marcus Morderin, il quale dopo aver assassinato ventisette fra donne e uomini, sparì nel nulla e non si era mai saputo niente di lui. Si seppe il nome solo perché a un certo punto il signor Morderin, rispettabile impiegato di banca, si era assentato dal lavoro non giustificando. Da qui si seppe che il Morderin aveva ucciso tutta quella gente poiché sua parente. E sì, era imparentato con ventisette persone.

Ora, perché stiamo parlando di due assassini vissuti nel Novecento? Perché Joffrey si rifaceva a loro, nel suo modo di uccidere, anche se non condivideva gli stessi ideali dei suoi predecessori.

Così, sospirando ed essendo pronto a qualsivoglia conseguenza, attese seduto sulla panchina ad attendere che fossero le sei del pomeriggio.

Era convinto che non l’avrebbero mai scoperto, nonostante la sua lingua lunga lo avesse tradito più e più volte, a cominciare dalla sua previsione di ulteriori quattro omicidi. Ed era convinto anche che suo padre si sarebbe pentito delle sue malefatte, ma non era il momento di pensarci. Era piuttosto il momento di vedere dove si trovasse in effetti la Via Impero Romano e trovare il mezzo pubblico che lo avrebbe condotto in quel frangente. Accese dunque il telefono e lo connesse, col 4g, su Google, un motore di ricerca che ogni tanto fa vedere cose strane nella sua homepage.

Così scrisse “Via Impero Romano” e il motore, da esemplare serio qual era, glielo fece vedere subito.

Non era molto distante da dove si trovava, ovvero al parco, ma avrebbe dovuto prendere per forza un mezzo pubblico, altrimenti rischiava di arrivare in ritardo. Il mezzo pubblico in questione era l’autobus, ovvero un mezzo gommato che serve a trasportare più persone facendole scendere in varie fermate. Ora, se un autobus ha sette fermate ma le persone sono trentacinque, quante fragole oggi ha venduto zio Amedeo?

Ora, tutto questo per dire che Joffrey Lampard, il serial killer dei numeri, aveva intenzione di prendere il sette barrato.

Il sette barrato, come certamente molti di voi sapranno, fa quel tragitto che passa per la via Impero Romano ma poi svolta a un certo punto, e visto che il negozio di scarpe, secondo Google Maps, si trovava vicino l’ultima fermata, a Joffrey toccava scendere prima.

Ma ecco che l’imprevisto era sempre dietro l’angolo.

Sta di fatto che a Musgans saliva sempre almeno un controllore. C’era questa piaga sociale, inesistente in nessun’altra città, tranne che in questa metropoli disastrata.

E stette di fatto che nel sette barato salirono ben tre controllori: uno si mise accanto il conducente e altri due rovistavano fra i passeggeri alla cerca di un agognato biglietto.

Anzi, a dire il vero non cercavano i biglietti per sé, ma per verificare se tutti i passeggeri avessero obliterato prima di entrare. Il fatto era che un servizio pubblico, per poterne usufruire, bisognava acquistare il biglietto e poi obliterarlo sul messo, altrimenti eri considerato un contravventore e bisognava pagare una multa.

“Biglietto, prego” disse un controllore dunque a Joffrey.

Quest’ultimo prese tempo. Sapeva benissimo che non aveva il biglietto, ma siccome si stavano approssimando le sei del pomeriggio non poteva perdere tempo. Ad ogni modo, non sarebbe stato un problema pagare l’eventuale multa.

“Come, scusi?” chiese Joffrey, dopo un po’. “Mi perdoni, ero sovrappensiero”

“Biglietto, prego” ripeté pazientemente il controllore.

“Biglietto… di cosa, mi scusi? Possono essercene tanti, sa? Dell’autobus, della lotteria…”

Ormai era molto vicino alla fermata decisiva. Ora o mai più.

“In questo caso mi serve dell’autobus. Ce l’ha o non ce l’ha?” chiese il tizio a Joffrey, non volendo perdere tempo. Insomma, quella sera ci sarebbe stata la partita di basket di coppa, e allora.

“No, non ce l’ho” rispose Joffrey, candidamente. Gli era venuta un’idea, e forse l’avete intuita anche voi che mentre leggete giocate a Candy Crush.

“Documenti, allora” e stavolta il controllore venne soddisfatto. Gli pervenne una carta di identità e ovviamente il nome di Lampard fece smuovere qualcosa nella memoria del tizio.

“Lampard? Sei per caso parente del Questore?”

“Sono suo figlio. E adesso mi faccia scendere, prima che perda la fermata”

Il controllore rese il documento a Joffrey e si allontanò spaventato. “Mi scusi, mi scusi. Ovviamente può salire quando vuole... anzi mi offro io stesso come mezzo di locomozione”

Così il ragazzo col cappotto grigio scese e notò per prima cosa il famoso negozio di scarpe. Erano le diciassette e cinquanta minuti, e lui era presente.

Di lì a poco, sarebbero dovuti venire quel tizio e suo padre con la sedia a rotelle, e una certa… una certa… aveva dimenticato il nome, ma di sicuro poteva essere solo una signora che aveva a che fare con un tipo con il padre paraplegico.

Le diciassette e cinquantacinque. Joffrey aveva con sé la sua mitica Beretta, che tanto lo aveva aiutato in quei giorni. Ormai non aveva più importanza cercare di diversificare l’arma del delitto, sapevano anche i muri che era lui l’assassino.

E finalmente, tre minuti prima delle sei, una Ford blu arrivava da destra e parcheggiava. Joffrey capì che era il momento.

Estrasse la Beretta, e sorridendo a Veronica, la quale stava sorridendo alla Ford, sparò alle gomme della vettura, la quale tuttavia non andò a sbattere da nessuna parte, perché Christian si fermò di colpo, e grazie alla frenata parcheggiò.

Lucinda ebbe la prontezza di spirito di puntare la pistola sulla tempia di Joffrey e sibilargli all’orecchio “Sei in arresto”.

///

Christian, Lucinda e Whiskers ormai erano talmente assenti dal quartier generale della polizia che nessuno ne sentiva più la mancanza, a parte ovviamente Brad e Hilary, ma loro erano troppo impauriti nel chiedere qualcosa, perché al sentire il termine “Commissario”, Anthony cominciava a sbraitare e parlare in una lingua arcaica che neanche lui conosceva. E, se era già di malumore, cominciava anche a sparare al soffitto, che già bucato aveva lasciato che parecchi piedi del piano superiore cadessero.

Così i magnifici tre, di cui due invischiati nella lotta personale di Whiskers e incolpevoli di tutta la vicenda, attuarono il piano losco che se fosse riuscito non avrebbe portato nessuna vittima. E senza che Anthony dicesse o facesse nulla per fermarli, poiché aveva quelle reazioni quando si parlava dell’amico fraterno che ogni mattina gli offriva la iris, cosa che in quel periodo non era più.

Così, mentre lui e la sua squadra erano a un punto morto e non sapevano che pesci pigliare, pur girando sempre attorno alla soluzione senza mai afferrarla (esatto, come una mosca), gli altri tre avevano ideato un’ottima esca, che si era conclusa come abbiamo visto.

Christian sapeva già che Joffrey avrebbe sparato alle gomme, così non appena si accorse che la sua vettura smise di aiutarlo, frenò inchiodando e, sgommando senza pietà perdendo molti centimetri di battistrada (tanto la macchina era di Whiskers), parcheggiò perfettamente davanti al negozio di scarpe, con Lucinda che minacciava Joffrey con la pistola d’ordinanza, puntando la canna alla tempia sinistra del povero ragazzo.

“Spiega come mai hai un’arma” sibilò la ragazza, che non era solo chiacchiere e sesso. “Spiega come mai sei qui, insomma spiega tutto. Altrimenti ti ammazzo”

“Ti conviene confessare, ragazzo” disse Whiskers, che aveva perso quarantadue anni di vita dopo la manovra pericolosa di Christian, ma era ancora vivo.

Joffrey sospirò. “Sì” rispose. “Inutile tergiversare ancora. Sono io l’assassino del ventiquattro barrato sette e anche l’omicida della Steve Jobs Ave. Quell’omicidio fa parte degli omicidi seriali, anche se non ho messo la firma per depistare le indagini. Non sono fidanzato e ho fatto quel che ho fatto per vendicarmi su mio padre”

“Cosa?” chiese Christian, allibito. Lui aveva ancora un padre e una madre, nonostante in due storie non sono apparsi nemmeno una volta.

“Non ho mai avuto un padre” disse Joffrey, adirato. “Sempre fuori per lavoro, e le notti anche, e il giorno pure, e Pasqua, e Natale, sempre in quel dannato ufficio. Eppure, non ho mai visto mio padre - nemmeno dopo essere diventato Questore - dire di aver risolto un caso…”

“Così ne hai creato uno” disse Whiskers.

“Esatto” rispose lui. “Volevo fargli capire quanto fosse stupido a confidare nella giustizia. Così ho deciso di eliminare sette persone per poi sparire nel nulla, e se il piano fosse riuscito, gli sarebbe rimasto il dubbio amletico di un colpevole mai catturato. Ad esempio, il Barrett l’ho comprato al mercato nero”

“Solo che noi lo abbiamo capito. Ti sei tradito almeno cento volte” disse Lucinda.

“Sì, è vero” ammise Joffrey, che sogghignava. “Ma da qui a catturarmi ce ne passa”

Tutti e tre lo guardarono, e sfruttando quella frazione di secondo Joffrey estrasse dal nulla (gliel’ho data io adesso) una bomba lacrimogena e fuggì via, correndo come un pazzo e rubando una macchina come si fa a GTA.

La macchina che aveva rubato in questione era stata appena aperta dal proprietario che stava caricando sul portabagagli la spesa appena fatta, così Joffrey non fece il minimo sforzo per entrare e partire, tanto anche senza chiave un modo per fare partire la macchina si trova sempre, e Joffrey, che aveva studiato, sapeva tutto su questi metodi alternativi.

E aveva anche eventuali provviste per cominciare la sua vita da latitante, lasciando i nostri protagonisti con un pugno di mosche in mano… tremendo.

È tremendo avere un pugno di mosche in mano, no?

“Ha confessato solo per cercare una bomba nascosta sotto il cappotto grigio” disse Christian.

“E non ha neanche rispetto per gli invalidi” borbottò Whiskers, osservando la vettura allontanarsi. Con una gomma bucata, non potevano inseguire proprio nessuno.

“No! Non mi arrenderò!” esclamò il Commissario, che, dimostrando di stare benissimo, estrasse la ruota di scorta e, con un abile gioco di mano e utilizzando un buon cric, ecco che la ruota venne sostituita.

“Salite su” invitò Thomas Whiskers utilizzando un tono da duro. “Andiamo a caccia”.

Ecco che, lasciando il copertone bucato sul marciapiede come solo un vero cittadino di Palermo Musgans sa fare, Whiskers, commissario di polizia infortunato; Christian Jackson, Agente Scelto qualificato per giocare a spider risolvere casi; e infine la Tenente Lucinda Flashly, la quale stranamente è un grado di parecchio superiore a Christian, il quale però bisognava dire che era stato estromesso dal corpo di polizia e quindi aveva dovuto ricominciare da capo la carriera.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ma stavamo parlando dell’inseguimento.

I tre partirono, mettendo la prima, la seconda e poi la terza, e infine la quarta, per non parlare della quinta.

Tutto questo per dire che sfrecciarono zigzagando fra le automobili, e in men che non si dicesse raggiunsero Joffrey. Erano proprio appiccicati, e ormai Musgans stava presentando le ultime casette, quelle della periferia, dove la criminalità era più reale.

Whiskers fece comporre il numero di telefono a Lucinda per prendere in mano la città e installare dei posti di blocco a tutte le uscite, ma prima che il Questore potesse fare una cosa del genere ce ne passava.

“Cosa? Avete catturato il colpevole e lo state inseguendo?”

“Sì, era suo figlio, come aveva detto Whiskers. Reo confesso, signore”

“Non dica stronzate, Tenente” e chiuse la telefonata.

Così niente posti di blocco, e Whiskers dovette contare solo sulla sua abilità con le quattro ruote per catturare Joffrey.

Ormai la tangenziale era semivuota, il casino delle sei del pomeriggio era tutto nella corsia opposta, poiché i lavoratori del quartiere delle fabbriche stavano tornando a casa, ma i nostri protagonisti stavano invece uscendo.

Così, nella corsia semivuota, lasciarono molto presto Musgans, e Whiskers era alle costole. Stavano toccando almeno i centodieci chilometri all’ora, quando il limite era notoriamente settanta.

“Allora, Tenente? Il Questore ha chiuso la città?” chiese Whiskers, sempre più nervoso dalla velocità superiore con cui Joffrey stava conducendo il suo bolide.

“No, signore” rispose Lucinda, la quale aveva il cuore in gola. Non era facile controllare una macchina ad alta velocità e il rischio di incidenti era prossimo. “Ma possiamo sparare…”

“NON SE NE PARLA UN CAZZO!” esclamò Christian. “Se spariamo ora, il nostro obiettivo muore! E noi lo dobbiamo consegnare vivo al Questore!”

“Esatto. Ecco qual è il problema. Dobbiamo sorpassarlo e chiudergli la strada, anche a costo di fare un tamponamento.”

Whiskers, Lucinda e Christian così non notarono nemmeno di aver sorpassato Lectala, ultimo baluardo dell’hinterland di Musgans per perdersi nell’aperta campagna, che alla luce del tramonto, non era poi così interessante.

Dopo Lectala, la prossima uscita, ovvero la prima uscita dell’autostrada vera e propria, si trattava di Nophie, un paesino minuscolo che nessuno si cagava ma che aveva in sé un sacco di bellezze artistiche e una bella spiaggia. Quindi se lo cagavano, ma solo nella bella stagione, e come detto eravamo ormai all’inizio di Novembre.

Le due vetture continuavano a sfrecciare, e ormai stavano toccando i centoventi chilometri orari. All’occhio di falco della polizia non sfuggì questo particolare.

Stava di fatto infatti che alla polizia stradale avevano dato in tempi recenti un aggeggio elettronico chiamato Autovelox, e loro lo avevano installato disseminandolo nei punti più improbabili dell’autostrada. Compito dell’Autovelox era scattare una foto a chi superava il limite imposto dalla dittatura.

Ed ecco che alla centrale pervennero diverse foto, tante da farci un album, delle due macchine.

“Ehi, Nick” disse Tessa a Nick, appunto. Erano in due, gli agenti che controllavano cosa pubblicava l’Autovelox.

“Sì, dimmi” rispose Nick, il quale stava giocando colpevolmente a Candy Crush, al posto di Spider.

“Ci sono due che si stanno divertendo. Ma l’Autovelox è implacabile” sussurrò Tessa, la quale sogghignava quando i contravventori venivano fotografati. Sapete, una volta era capitato che stava circolando in borghese sulla corsia di emergenza, e su trentacinque macchine che lo avevano fatto, solo a lei venne confiscata la patente.

“Già, l’autovelox è implacabile” ripeté a pappagallo Nick, detto “Nickname” dagli amici.

Non ci volle molto, e dalle targhe risalirono ai proprietari.

“COSA? Una delle due macchine sembra appartenere a Whiskers! Oh cazzo! Non possiamo fargli multe, sarebbe uno shock!” si scandalizzò Nick, per la prima volta imbarazzato nella sua vita.

“Che facciamo?” Tessa si mise la testa fra le mani. Avere i capelli corti in quel caso era necessario.

“Dobbiamo compiere il nostro dovere” disse Nick, in totale autonomia e senza interpellare  il suo più diretto superiore.

Anzi, lo stava facendo adesso. “Superioreee!”

Il superiore pervenne, sbucando dal nulla. Anzi, aveva aperto la porta degli studi sull’Autovelox. “Chibbù, Nick?” (= cosa ti affligge?)

“Ci sono due che fanno le corse clandestine. Dobbiamo fermarli, prima che sia troppo tardi” spiegò Tessa, al posto di Nick, il quale si era atterrito guardando la faccia del suo superiore. In effetti, aveva un brufolo gigante proprio sulla pelata che non era bello da vedere. E un altro sul naso. E un altro ancora sulla guancia destra, esattamente quella che si usa per dare la vasata. Era un’esperienza orribile salutarlo, per chi lo conosceva.

“E qual è u pobbrema?” (= e qual è il dilemma?) chiese il superiore, che per comodità chiameremo Sovrintendente Pimple.

“Una della due macchine è la macchina di Whiskers!” spiegò Tessa, mettendosi a piangere.

“Oh. Minchia. C’è, voiddiri” (= assurdo) commentò il Sovrintendente. L’unica cosa che rimaneva da fare, conoscendo Whiskers, era chiamare chi stava sopra di lui, ovvero il Commissario Generale della Pubblica Sicurezza, l’avvenente e imprescindibile Capo della Polizia, che stava alla vetta di una montagna da sola e in cima a una scalinata rozza che contava duemilaquindici gradini.

No, questo se fosse stata un’eremita. Ma purtroppo stiamo parlando di Agatha Van Washington, che era a capo della polizia da poco, da quando era avvenuto il rimpasto dei piani alti, che aveva coinvolto persino il settantacinquenne  prefetto Von Heckerberg. E non era eremita, aveva sette figli e un matrimonio alle spalle e un secondo all’attivo.

Così, il povero sovrintendete dovette chiamare questo pezzo grosso, che dall’alto del suo ufficio, con la scrivania in mogano e le piante di ficus, non se la spassava, ma faceva abbili (= versava bile, letteralmente) poiché non trovava una graffetta per chiudere alcuni documenti. Le graffette non si trovano mai.

Ecco che dunque squillò il telefono di servizio. “Pronto?” gracchiò la signora, che si congratulò col servizio segreteria per essere così veloce.

“Ehm… buonasera. La macchina del Commissario Whiskers sta sorpassando i limiti di velocità e ormai non fa più parte della giurisdizione cittadina, ma di quella provinciale!”

Ad Agatha si rizzarono i capezzoli. Sapeva benissimo che Whiksers non si scomodava per quisquilie, e sapeva anche delle sue deduzioni sul figlio di Lampard, che scucivolo (= scontroso) si era inimicato tutta la Questura, assieme al padre, che non era poi un granché come uomo.

“Farò mandare gli elicotteri. Ci penso io”

Ecco, due secondi di conversazione. Anche perché con superiori di quel calibro non si sa mai cosa dire, né come trattarli.

Agatha, sfruttando tutti i suoi poteri da vecchia megera, fece pervenire mezza dozzina di elicotteri a pattugliare l’autostrada deserta ai confini del mare.

Il peggio era che purtroppo avevano già sorpassato i cento all’ora, così nessuna delle due vetture potevano andare a prendere la bambina.

Ma comunque, non divaghiamo. I sei elicotteri (mezza dozzina vale a dire sei) non si riesce a capire come partirono e arrivarono repentinamente dove le due macchine si stavano sfidando a un inseguimento folle e senza possibilità di sosta e assistettero a quanto segue.

Whiskers, il quale non gradiva perdere, nemmeno a scopa con la sua figlioletta, che unica era quindi viziatissima; sapeva bene che quella vettura poteva andare più veloce di quella di Joffrey, e, sfottendo il paradosso di Achille e della lumaca, si avvicinò asintoticamente al suo obiettivo. Sempre più asintoticamente, e nel frattempo gli svincoli delle città di Marauders, Sratocaster e di Gibson furono tutti ignorati. Sono città ammuzzo (= a casaccio), non vi preoccupate. Un giorno le visiteremo, ma non è questo il giorno.

Whiskers sapeva cosa stava facendo, e aveva appena sentito la voce in falsetto di Lucinda che terrorizzata aveva segnalato la presenza di almeno sei elicotteri della polizia.

Doveva sbrigarsi, altrimenti il merito della cattura non sarebbe mai andato a lui.

 Decise di andare a tavoletta. Ormai stava davvero toccando i centotrenta, ma siccome erano entrambi nella corsia di sorpasso forse qualcuno si sta chiedendo come Whiskers avesse intenzione di sorpassare e tagliare la strada a Joffrey.

E me lo sto chiedendo anche io. Era travolgente vedere quelle due vetture sfrecciare e sfidare il muro del suono, mentre fabbriche e campagne si alternavano a intervalli regolari.

Whiskers ormai aveva isolato le sue orecchie. Christian e Lucinda avrebbero potuto dirgli in eterno della loro paura di morire e degli elicotteri che stavano segnalando la loro presenza facendo un caos assordante, ma ormai lui aveva deciso.

Ormai le due macchine stavano quasi per sbattere, producendosi quindi nella tipica “bussatina” delle gare automobilistiche, ed a quella velocità voleva dire morte sicura.

Ma non successe, perché con una sterzata infernale Whiksers si mise nella corsia regolare e sorpassò a destra, infrangendo l’ottocentesima regola del codice della strada nella mezz’ora in cui stava guidando. Sì, aveva infranto anche l’articolo 183, quello che riguarda il trasporto animale; ma la vera chicca è che il codice stradale di Musgans e della sua nazione contava solo duecentoquaranta articoli.

“Devo mettermi un po’ più distante” disse Whiskers, ma nessuno lo sentì, in quanto i suoi due sottoposti avevano il cuore che stava per scoppiare.

Ma ormai era fatta, il sorpasso avvenne dalle parti della città di Lambrush, e adesso Whiskers era in vantaggio di alcuni metri. Capì da solo che era avvenuta la parte più difficile del piano.

“Signori, è stato un onore indagare con voi stasera” disse il Commissario, mettendo le mani avanti quasi sicuro di morire. Appoggiò il piede destro sul freno e inchiodò dopo aver sterzato verso sinistra, producendo un testacoda pazzesco, girando la macchina due e forse anche tre volte.

Joffrey fu costretto anche lui ad inchiodare ma in quella finì la sua corsa. Circondato dagli elicotteri e con la macchina di Thomas Whiskers a sbarrargli la strada, non aveva più dove andare.

“FERMO! MANI IN ALTO! SEI CIRCONDATO!” fu il grido del megafono, stavolta udibile a tutti.

“Vediamo adesso chi è questo bastardo…” borbottò Lampard, che era nell’elicottero ammiraglio di fianco al Capo Supremo della polizia Agatha Christy Van Washington.

“Ma quello è il Commissario Whiskers! Non era infortunato? Allora deve aver capito chi era e lo ha inseguito infrangendo un sacco di regole!” esclamò Agatha, che ci aveva visto giusto sin dall’inizio e la sua ammirazione per Thomas crebbe.

“A dimostrazione che lo fa spesso” rincarò la dose Lampard, ma Agatha era ammirata, appunto.

“Silenzio, e vediamo chi esce dalla sua macchina”

Furono attimi di tensione. Joffrey non si decideva ad uscire.

“Allora? Perché non esci? Ormai la tua corsa è finita, mio caro” lo esortò Whiskers.

“Abbiamo bloccato il traffico, guarda” fece notare Lucinda a Jackson, che un po’ deluso stava osservando gli eventi da passivo, invece che da protagonista.

“E allora?” chiese quegli, un po’ troppo bruscamente.

“No niente, se non ti devo parlare dimmelo” disse Lucinda, ferita.

“Non adesso” disse Christian, che era distratto e stava tenendo una conversazione senza sapere di cosa stesse parlando.

Purtroppo per lui Lucinda era una che pensava troppo.

“Quindi non ti posso parlare più? Ma perché, frequenti un’altra? Mi trovi grassa?”

“Ma che dici…”

Lucinda scosse la testa delusa e tornò a concentrarsi sulla vettura incriminata dalla quale stava uscendo proprio Joffrey Lampard.

“NO! MIO FIGLO NO! NON MIO FIGLIO!” urlò Lampard.

Eppure, Joffrey aveva la mani alzate.

“Padre” disse “sono io. Non mi hai mai visto, seppure ho abitato nella tua stessa casa. L’unica conversazione che ho avuto con te è stata a cena. Ricordi, quando mi hai chiesto di passarti il sale? Ecco, adesso ti sputtano davanti a tutta la polizia! SONO IO IL KILLER VENTIQUATTRO SETTIMI!”

Tutti, persino le macchine che stavano passando nell’altra corsia, si fermarono e disgustati lo osservavano nel suo delirio.

“Non so più cosa dire. Arrestatemi” incalzò Joffrey, e Whiskers non se lo fece ripetere due volte.

“Ti dichiaro in arresto. Hai diritto di rimanere in silenzio, bla bla bla…”

Così venne scortato al Tribunale, ovvero il Palazzo di Giustizia, ovvero in attesa di un processo che si sarebbe svolto solo due giorni dopo.

C’erano proprio tutti. Lampard aveva dato le sue dimissioni da Questore, così adesso era un altro il nuovo Questore. Thomas Whiksers sarebbe stato promosso a Vice Questore Aggiunto, Anthony no.

“Il che vuol dire più stipendio e far parte dei piani alti della piramide. Mi manca solo il titolo di faraone adesso” disse Whiskers, complimentandosi e sollevando il bicchierino del caffè automatico davanti ai suoi due sottoposti, che non erano stati promossi.

“Sì, e a me quello di sacro romano imperatore”

Una voce molto nota riempì le orecchie dei tre, e Whiskers chiuse gli occhi, auto convincendosi che era solo la sua immaginazione.

“Sanderson” sibilò. “Che minchia ci fai qui?”

Anthony era da solo, vestito del solito cappotto lungo, esattamente identico a quello dell’ex amico fraterno Thomas.

“Vice Questore Aggiunto, eh? Che palle, ti promuovono sempre” disse Anthony. “Ma dovevo venire. Come amico, vengo a celebrare il tuo trionfo.”

E gli porse la mano.

Lucinda e Christian si stupirono: non credevano che sarebbe mai successo, infatti i due erano anche venuti alle mani, tanto che poi Brad aveva persino sparato alla gamba di Whiskers, anche se poi era misteriosamente guarito senza essere dimesso dall’ospedale.

“Tu vuoi fare pace perché vuoi le iris” obiettò sospettoso Thomas.

“SIIIII HAI RAGIONE TI PREGO SONO IN ASTINENZAAA!!!!”

Anthony si era buttato persino ai piedi del Vice Questore Aggiunto, baciandogli le scarpe di camoscio finto che aveva.

“Caspita, devi essere proprio disperato per non mettere nemmeno le virgole” ridacchiò Thomas, che lo fece alzare e lo abbracciò.

“Amico mio”

“Amico mio”

Ripeterono entrambi la stessa cosa e da allora tornarono ad essere amici e a scherzare sul nuovo titolo di Whiskers.

Ma più che altro per vedere il processo.

I tre giudici chiamati a giudicare erano uomini famosi per giudicare ed emettere sentenze. Sembra strano dirlo, però la loro esperienza nel fare il loro mestiere la si vedeva da come gli abiti neri che avevano erano proprio neri, e non di un altro colore.

“Fate entrare l’imputato”

L’imputato in questione era Joffrey, già vestito con la tipica maglia a righe orizzontale bianche e nere e la palla al piede. E sì, anche due pesanti manette ai polsi.

“Perché l’avete fatto entrare così bardato?” chiese il giudice più a sinistra, il quale però non si chiedeva chi lo avesse fatto entrare con la parrucca.

“Non trovavamo gli abiti moderni, Vostro Onore” rispose il secondino “e gli abbiamo messo la palla al piede perché ci andava”

“Molto bene.”

“Molto male” lo corresse il giudice in mezzo. “Non stiamo rispettando il protocollo”

“Beh, ma si sa che i processi durano molto, no? Un’udienza possiamo anche farla come ci pare” fece notare il giudice di destra, che di carattere era abbastanza lavativo.

“Ok, silenzio in aula!” esclamò il presidente, ovvero il giudice in capo, innervositosi per la piega che stava prendendo quella farsa.

“Fatemi capire di cosa è accusato l’imputato” proseguì il Presidente, che era un po’ seccato, ma forse anche per i fatti suoi.

“Omicidio, Preindente”

“Oh, mio Dio!”

“Sei omicidi e uno tentato, signore”

“Ah”

“Reo confesso, signore”

Il Presidente sbuffò. “Ma allora non c’è bisogno di tirarla per le lunghe! Qui mi era pervenuta una lista di possibili testimoni per la difesa, guardate qua: ananas, latte, pasta, carta igienica… chi minchia si chiama Carta Igienica?”

“No signore, quella è la lista della spesa di sua moglie”

Il Presidente arrossì.

“Bene, allora. Tu hai qualcosa da dichiarare, prima che faccia entrare i testimoni per l’accusa?”

“No” rispose Joffrey. “I miei compagni di cella soffrono di insonnia”

“Avevi detto che non avevi nulla da dichiarare e te ne esci…”

“Sì, amunì, sono reo confesso, è inutile che chiami ancora testimoni”

“Non ne ho chiamato nemmeno uno” disse il presidente, poi alzò lo sguardo e vide l’ex Questore Lampard affranto. Si vedeva che aveva l’anima infranta, bastava guardarlo. Era distrutto internamente, la sua vita era stata distrutta da suo figlio stesso.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Forse non tutti sanno che in un’udienza è possibile emettere una sentenza, dopo aver ascoltato tutti i testimoni, sia dell’accusa che della difesa, e poi ci si ritira a deliberare, proprio come in famosi programmi televisivi italiani.

Era dunque giunto il momento della sentenza anche per quel processo, che si era protratto anche troppo, senza che vi fossero interruzioni pubblicitarie. Lo si percepiva nell’aria. L’aula dei processi era più “densa” (fatemi passare il termine), e si respirava un’atmosfera più pesante, tanto che la si poteva tagliare con un coltello. Dopo un’oretta di processo, i tre giudici chiamati a giudicare, quindi non di certo a sistemare un pc, si sedettero e lessero la sentenza.

E poi, un qualcheduno aveva pure detto “Amunì! N’am’a smùavere?” (Andiamo! Ci dobbiamo sbrigare?), quindi non potevano più esserci dubbi: i giudici dovevano esprimersi su quel caso giudiziario che aveva preoccupato Musgans per diversi giorni.

In quell’oretta, ognuno si era divertito a farsi i cavoli propri, com’era giusto che fosse quando si andava a vedere un processo con la sentenza già scritta da qualche parte, ovvero all’inizio di questo documento word dove ho stilato tutta la scaletta e adesso mi ritrovo ad improvvisare.

Per di più, quando i giudici si erano ritirati per deliberare, Chrtistian e Lucinda avevano avuto tutto il tempo per sporcellare, ed quindi è perfettamente inutile che io scenda nei particolari… voglio dire, non sono mica un voyeur!

Quindi giunse il momento che tutti stavano aspettando, persino coloro i quali erano del tutto estranei a questa storia.

Il Presidente dell’Aula, alzatosi in piedi, doveva enunciare quanto scoperto da quel processo. E si era scoperto molto, anche il fatto che Joffrey aveva frequentato una scuola privata e ne era uscito col massimo dei voti. Poi si era scoperto anche che Lampard senior era diventato Questore solo grazie a delle mazzette, ma siccome quel processo riguardava gli omicidi del figlio, lui non poté essere imputato perché altrimenti il processo cambiava natura.
Il Presidente aveva una mezza idea di imputare anche Lampard senior, ma non lo fece, limitandosi ad appuntare il suo nome sul suo taccuino dalla copertina nera.

Il Presidente del Collegio Giudicante, tal Thomas Enevoldsen, rimase in piedi e cercò con lo sguardo la prima telecamera che gli capitò a tiro.

Tutti i media erano presenti, non potevano perdersi quello che era stato un caso giuridico di ottima rilevanza e dall’altissimo share. C’era tutto: la polizia coinvolta nello scandalo, omicidi, familiari distrutti… ne avevano da campare per mesi, e sono sicuro che anche dopo la sentenza avrebbero fatto di tutto per ricamarci ancora sopra.

“Dopo aver visto il codice… comma… e dopo aver visto il DDL tal dei tali CONDANNO l’imputato al carcere a vita! A vita, e che non possa mai più uscire dalle nostri regie prigioni!”

Lo disse con un tono veramente appassionato, forse troppo, per un tizio che dovrebbe essere super partes.

“Veramente siamo in una repubblica” fece notare qualcuno dalle retrovie dell’aula. Quel qualcuno odiava assolutamente le imprecisioni.

“Sì, ma le prigioni sono state costruite quando c’era il regno” rispose il giudice, dando sfoggio di un’elevata cultura, al di sopra delle aspettative e facendo tacere l’individuo molesto. Avrebbe voluto anche lui gettare nelle segrete, ma non aveva fatto nulla di male.

E dunque finì così la carriera da malavitoso di Joffrey Lampard, e quella giuridica di suo padre Joffrey Lampard senior. Tutte le vittime che fin qui hanno entrambi mietuto hanno potuto trovare la pace dei sensi, ricordando invece ai vivi che la morte è sempre dietro l’angolo, anche quando meno se lo si aspetta. La morte è dietro l’angolo anche se si vive in un cerchio, anzi soprattutto in quel caso.

Brad e Hilary continuarono a sottostare alle direttive di Anthony Sanderson, il quale non essendo riuscito a capire chi era l’assassino pur essendo ovvio, rimase Ispettore e da lì non si schiodava, pur avendo Mary con sé. Se a qualcuno interessasse sapere come mai Mary non piantava il suo superiore per avere una sua carriera indipendente e magari puntare al posto di Comandante Supremo delle Forze Armate, beh, bisognava dire che Mary ormai aveva accettato di sposare Anthony, e quindi non è che poteva lasciarlo in tredici in quel modo.

Per quanto riguarda Lucinda e Christian, finalmente, anche loro decisero di convolare a giuste nozze. Mica potevano fare nozze sbagliate, d’altro canto! E avevano invitato tutti, persino Agatha Van Washington, la quale però declinò l’invito, infatti quello stesso giorno aveva da fare, come ad esempio presenziare alla recita di uno dei suoi tanti figli, che faceva il cespuglio nella recita scolastica intitolata “Steppe d’amore”.

Così Christian si ritrovò nella piena “tomba dell’amore”, e questo suscitò abbastanza ilarità fra Anthony e Whiskers, i quali erano tornati più amici di prima. Anzi, Whiskers fece da testimone ad Anthony, qualche giorno dopo il matrimonio di Christian.

“Oh, hai sposato un monopalla Lucinda!” esclamò Whiskers.

“Ahahahaha e cosa ci fa con una palla sola? Ahahahah!” chiese Anthony, sicuro della risposta stupida che avrebbe dato l’amico.

“Aahahahahaha figli a metà!” e giù altre risate, mentre colpivano Christian sempre nell’occhio, grazie ai chicchi di riso.

Come viaggio di nozze i due avevano pensato di fare un viaggio nel Mediterraneo, e lì Christian ebbe modo anche di risolvere lo spinoso caso dello spazzolino scomparso, poi risoltosi col fatto che era messo in un’altra tasca.

Ma a noi non interessano queste quisquilie, ci interessa sapere che Christian decise di andare a trovare Robert in carcere, ovviamente dopo il viaggio di nozze. Non era facile ottenere un permesso, il reparto di Robert era fra i più ostici, ma Christian aveva conoscenze ai piani alti e quindi lui andava e veniva da quel reparto, tanto che Christian sembrava anche lui un carcerato. una volta avevano provato a regalargli al classica maglia a righe orizzontali, ma lui scappò via senza un motivo apparente.

Certo, non era più come una volta: una volta i due chiacchieravano sotto alla luce del sole, mangiavano le brioche gelato alla luce del sole, adesso c’era un pannello trasparente anti proiettile a dividerli, e persino due secondini per lato, in modo che a Robert non potesse venire in mente di ucciderlo, magari passandogli una pillola, e a Christian non potesse venire in mente di aiutarlo ad evadere magari mettendo un grimaldello dentro la torta.

“Maledizione” disse Christian a Robert, molti giorni dopo il suo viaggio di nozze, andandolo a trovare per potergli donare le tradizionali arance.

Robert era stato il migliore amico di Christian, fino a tre anni prima, quando quest’ultimo era stato riconosciuto come il serial killer delle pillole, che aveva tenuto sotto scacco Lectala per un certo periodo di tempo. Dopo che Robert si era macchiato di quei omicidi, era ovvio che l’amicizia sarebbe dovuta fermarsi.

“Cosa maledizione?” chiese Robert, annoiato e depresso. Avevano solo pochi minuti per un colloquio e quindi dovevano fare in fretta. C’era anche un secondino che teneva i minuti e siccome era di origini svizzere era molto preciso.

C’era da dire di Robert che aveva perso parecchi capelli e presentava un paio di vistose occhiaie, ma quello perché la sua cella era attigua a un cortile pieno di cani che abbaiavano che ogni singola notte tenevano il loro concertino e non facevano dormire nessuno, nella cella numero 369, composta da Robert e altre tre persone. I cani, com’erano avvezzi, abbaiavano, perché era estremamente raro vedere un cane starnazzare.

“Alla fine il protagonista di questa storia è stato il commissario Whiskers, non io” disse Christian.

“Oh” rispose Robert. Non sembrava tuttavia solidale con l’amico. “Come siamo abbattuti. E guarda caso dovevi essere il protagonista della storia proprio quando ero io a uccidere? Eh?”

Christian rispose con una smorfia. “Non uccidevi e nessuno ti metteva in gattabuia”

“Ormai ho imparato un sacco di cose in questi trentasette mesi chiuso in questa cella” disse Robert, in confidenza e cambiando totalmente discorso. “Ad esempio, se ti cade una saponetta nelle docce comuni è meglio non raccoglierla”

“Beh, questo lo sanno tutti”

“Nell’ora d’aria i boss li riconosci subito. Sono quelli che hanno più galoppini attorno”

“E anche questo lo so già. Ma tu, quanti galoppini hai?”

Robert non avrebbe voluto rispondere, era uno smacco per lui non avere galoppini.

“Zero, di solito gioco a basket con gli altri scemi. Che poi abbiamo solo un canestro. Hanno finito di fare mobbing e quindi mi hanno accolto”

“Sì, ma forse stiamo divagando” tagliò corto Christian. “Volevo chiederti… che ne pensi tu di tutto il caso?”

Robert sospirò. “Non lo so” rispose. “Certo, l’inseguimento con testacoda finale è stato davvero uno spasso, però io non sono d’accordo con Joffrey. Voglio dire, meglio infilare una pasticca in bocca a chi vuoi uccidere invece di fare tutto questo casino, no?”

Al che, Christian capì. Non so cosa, ma lo capì perfettamente e poteva scriverci su diciassette tomi anche lunghi, di questa cosa che ha capito. Era una di quelle rivelazioni illuminanti e lui la ebbe solo alla fine di questo caso.

Ecco perché Christian uscì dal carcere ritemprato e più motivato che mai a risolvere tutti i casi che gli si ponevano davanti, da quelli più stupidi come il caso che ha coinvolto la Banca Nazionale, a quelli più complessi, ovvero chi aveva rubato la caramella al bambino.

E tanto per rimanere in tema, alcuni giorni dopo quel colloquio, nel campo da golf di Musgans, due imprenditori snob stavano giocando a golf, appunto.

Era estremamente raro, così come per i cani starnazzare, anche giocare a basket in un campo da golf.

Quel campo da golf, lo dico perché mi va per completezza, non accettavano solo imprenditori, ma come abbiamo visto nel Romanzo Rosa potevano, dietro lauto pagamento, iscriversi anche le persone comuni, anche se comunque accettavano solo la valuta locale e non gli euro che hai appena fatto uscire dal tuo salvadanaio a forma di porcellino.

Quindi era possibile vedere di tutto: dal macellaio che per hobby gioca a golf all’imprenditore che invece gioca a golf perché deve, visto che quelle sfere della società non conoscevano altro sport. E anche i professionisti si allenavano al golf club di Musgans, infatti era capitato una volta che era passato di lì Matt Cricket, un campione dell’arte della mazza.

Ecco perché questi due signori erano messi uno di fronte all’altro, e vi assicuro che c’entrano tantissimo con la storia che stiamo raccontando, come vedrete.

Uno dei due era basso, l’altro un po’ più alto. In ogni caso, quello e alto era veramente scarso a giocare a golf, ma si compensava bene perché sapeva fare bene il suo lavoro, invece quello basso era nella media in entrambe le cose.

“E tu come lo vedi lo spread?” chiese uno all’altro, mentre lisciava la pallina come un principiante. L’avevo detto io.

“Oh, non male” rispose l’altro imprenditore. Era evidente che stavano parlando di borsa, proprio come le loro ex mogli. Ah, no, quelle sono borse. Ecco, appunto.

Va beh, mi sto incartando. Fra poco mi spediranno chissà dove sottoforma di pacco regalo? Chissà.

Ad ogni modo, l’altro imprenditore, che si chiamava Richard, che si occupava principalmente di mobili, colpì bene la pallina, ma aveva calibrato male il tiro, che quindi concluse la sua traiettoria dritto in un lago. C’era sempre un lago nei green, era assurdo, come se servisse a qualcosa. Ed era un lago anche sporco, lo si intuiva dall’acqua poco cristallina e dalla vasta quantità di rane non ipnotiche che vi gracidavano.

Non leccate le rane

“Che palle… e poi devi anche battere la pallina da dentro il lago, altrimenti vengo squalificato” si lamentò Richard, ma Derek ridacchiò. Era abitudine di Derek ridacchiare quando Richard parlava, infatti quando si era trattato di parlare di lavoro Derek e Richard non potevano incontrarsi.

A Derek balenò un’idea completamente uscita di senno, una cosa che non si dovrebbe mai fare e che invece stava per essere fatta.

“Su, dai, prendila con le mani, tanto qui siamo tra amici” e così, completamente di sgarrubbo (= di nascosto e in maniera truffaldina), i due si avvicinarono fluttuando, era loro abitudine camminare fluttuando, soprattutto quando dovevano muoversi senza dare nell’occhio, verso il laghetto e Richard  prese la pallina.

Ma qualcosa non andava.

“Momento, si è incastrata” commentò Richard, e non riuscì a disincastrare la pallina, ma piuttosto ad estrarla con tutto il suo nuovo contenitore, il quale contraccolpo fece capitombolare Richard nel laghetto, bagnando quindi tutto il suo completo Armani.

I completi Armani andavano molto di moda quell’anno, ma forse lo stilista non aveva previsto che i suoi capi si potessero bagnare da un momento all’altro e quindi non li aveva fatti impermeabili.

 Il fatto era che la pallina era rimasta incastrata fra i denti di un cadavere molto gonfio, con la bocca aperta.

 

 

 

 

E anche questa storia è finita ^^ ringrazio tutti quelli che mi hanno visualizzato ^^

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