Il Sogno della Ninfa

di wingedangel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
Capitolo 1
 
 
Zaira è seduta ad occhi chiusi con la schiena appoggiata ad una quercia, ascolta il leggero rumore dell’acqua che si increspa sulla superficie del lago di fronte a lei, assecondando i dolci sospiri del vento che le accarezza il viso. Sorride quando in mezzo a quel silenzio si leva il cinguettio di alcuni piccoli passerotti che salutano con gioia il ritorno della madre. Zaira apre gli occhi e osserva la madre avvicinarsi e tuffarsi tra le fronde di quella grande quercia.

“Ciao!”

Una voce maschile la risveglia dai suoi pensieri. Sorpresa, abbassa lo sguardo verso quella voce. Davanti a lei c'è un ragazzo in costume, il corpo ancora bagnato, ad occhio e croce ha un paio d’anni più di lei, i capelli castani bagnati formano dei mezzi riccioli sulla sua fronte. Ma quello che davvero colpisce Zaira sono i suoi occhi, dello stesso colore dell’acqua del lago che ha davanti. Non si accorge che lo sta fissando finchè un’altra voce la riporta alla realtà…

“Principessa…”

 
Zaira aprì gli occhi e vide Soraya, la sua migliore amica da sempre, davanti a se, che la scrollava per svegliarla.

“ Ok, ok, sono sveglia!”

“ Oh bene, mi stavo preoccupando. Non ti svegli mai così tardi.”

Zaira sorrise, tornando per un momento con il pensiero al ragazzo del suo Sogno.

“ L’ho sognato!” esclamò felice.

Aspettava da settimane quel giorno, esattamente dal suo sedicesimo compleanno, ogni principessa delle ninfe era destinata ad un umano, che le si manifestava in sogno durante il suo sedicesimo anno, ed ora finalmente anche Zaira l’aveva sognato; ora finalmente sapeva chi era l’umano destinato a divenire il suo principe, darle una figlia e a garantirle il trono attraverso il matrimonio.

“ Davvero? E com’è? È carino?” fece Soraya, improvvisamente curiosa.

“ Non è solo carino! È semplicemente bellissimo! Dovevi vedere che occhi aveva!” esclamò sognante.

“ Bè allora trovalo! Così posso vederlo anche io!”

“ Ehi! Attenta a quello che dici! Lui è mio!” scherzò lei.

“ Lo so, lo so! Poi io ho già Lucas! Gli anni cominciano a vedersi per lui, ma è ancora un bel bocconcino, non credi?”

Zaira notò che a Soraya si illuminavano ancora gli occhi quando pensava a suo marito, nonostante i diversi anni di matrimonio; era stata una delle poche ninfe ad essersi davvero innamorate di suo marito. Solitamente, infatti, le ninfe uscivano a caccia di uomini, e appena ne trovavano uno di loro gradimento lo soggiogavano e lo portavano al catello, ma vivendo in una società prevalentemente femminile, in cui gli uomini erano poco più di marionette per la soddisfazione e la riproduzione delle ninfe, difficilmente riuscivano a provare dei veri sentimenti per loro. Soraya invece aveva scelto Lucas dopo diverse uscite, dopo averlo conosciuto bene, un po’ come facevano gli umani, Zaira non aveva mai capito perché se ne fosse data tanta pena.
Soraya era più vecchia della principessa Zaira, aveva quasi quarant’anni, anche se a vederla nessuno gliene avrebbe dati più di venti. Per questo la ragazza si sentiva a suo agio con lei, come se fosse una sua coetanea. Inoltre lei era sempre stata al suo fianco, fin da quando era piccola, quindi in un certo senso era inevitabile che si sentisse legata a lei.

“ Beh si, ma fidati che anche il mio bel sogno non era niente male! Ora, tempo di vestirmi e vado fuori a cercarlo!” rispose Zaira.

“ La regina vorrà vederti prima che tu esca...”

“ Ci andrò dopo, non vedo l’ora di conoscerlo, è da tanto che aspetto di incontrarlo.”

Soraya annuì.

“Hai ragione. Aspettiamo tutti da molto.”

Zaira non aveva bisogno che Soraya glielo ricordasse, sapeva bene che non le restava molto tempo, Anfitrite, regina delle ninfe di quel lago e madre di Zaira, si era improvvisamente ammalata, Zaira era convinta che fosse colpa delle sirene, ma non aveva alcuna prova, quindi finchè non avesse scoperto qualcosa in più non poteva fare nulla se non cercare di alleviare le sofferenze della madre insieme alle altre sue sorelle. Infatti anche se i loro poteri curativi erano in grado di guarire quasi ogni malattia umana, non riuscivano a far nulla per guarire la misteriosa malattia che aveva colpito la loro regina, riuscivano solamente a rallentare il graduale peggioramento delle sue condizioni. Come se ciò non bastasse Zaira doveva sbrigarsi a trovare il suo principe e a sposarsi, perché se sua madre fosse morta prima del tempo lei non avrebbe potuto succederle al trono, e questo avrebbe indebolito notevolmente le ninfe nella lotta che da anni si perpetrava contro le sirene che si erano stabilite in quel lago e non desideravano altro che reclamarlo per loro cacciando le ninfe.

“Beh visto che devi andare a caccia prova questo, lo indossavo quando ho incontrato Lucas, magari ti porta fortuna.” Continuò Soraya.

Soraya le porse uno dei suoi vestiti, prendendolo dal suo armadio, accanto a quello di Zaira, nell’immensa camera che condividevano da sempre. Era un semplice abito lungo di seta rosa, impreziosito da alcuni brillanti sulla scollatura, era magnifico, e appena se lo provò Zaira rimase stupita di quanto le stesse  bene. Quel vestito sembrava fatto apposta per lei, esaltava alla perfezione la sua bellezza sovraumana, i capelli biondi lisci, gli occhi che riflettevano il colore dell’acqua del lago, a seconda della luce che li colpiva spaziavano da un verde smeraldo all’azzurro del cielo.

Uscita dal castello subacqueo in cui viveva, Zaira si rese visibile agli occhi umani e assunse la sua forma umana, altrimenti la sua pelle squamosa avrebbe causato troppo scompiglio. Emerse dall’acqua e mentre si dirigeva a riva il suo sguardo scorse rapidamente i volti delle varie persone che avevano approfittato della bella giornata per farsi un bagno e godersi gli ultimi giorni di sole prima dell’arrivo dell’autunno.
Zaira raggiunse la riva leggermente delusa, il ragazzo che aveva sognato quella notte non c’era, riconobbe però la quercia sotto cui si era seduta, e vide Melia, una delle sue poche amiche fuori dal castello.

“Ehi, ciao Mel, come stai?” le chiese, avvicinandosi alla quercia in cui viveva la sua amica.

“ Tutto bene, come al solito. Me ne sto qui, ad osservare gli uomini godere delle prime giornate di sole, del tutto ignari di quanto ci sia oltre il loro sguardo.”

Zaira sorrise, riflettendo sulle parole della sua amica, aveva ragione, gli umani non potevano vedere la sua amica, non potevano vedere le amadriadi che vivono in quegli alberi, e le ninfe che popolano quel lago. Per rendersi visibili dovevano ricorrere ad un incantesimo per camuffarsi da umane, altrimenti gli umani sarebbero rimasti sconvolti. Guardò Mel e immaginò lo scandalo che avrebbe generato se gli umani avessero visto la sua vera forma. Una donna nuda dalla pelle marrone, gli occhi verdi e diversi ramoscelli con piccole foglie verdi come capelli, sarebbero sicuramente fuggiti terrorizzati.

“ Tu come te la passi? Come mai da queste parti?” le chiese Mel.

“ Beh ho sognato mio marito. Sono uscita per cercarlo, ma a quanto pare Il Sogno si sbagliava. Andrò a cercarlo in città.”

Un’espressione incredula si dipinse sul volto di Melia.

“ Il Sogno si sbagliava? Ma è impossibile… Dove avresti dovuto incontrarlo?”

Il cinguettio di alcuni piccoli passerotti le fece alzare lo sguardo, una rondine stava raggiungendo i suoi piccoli, e Zaira venne colta da un senso di deja-vu, senza però ricordare quando aveva già vissuto quella scena.

“ Dovevamo incontrarci qui, davanti a te…” disse, sovrappensiero.

Mel non le rispose, notando il ragazzo che, di ritorno da un bagno nel lago, si stava avvicinando all’amica, rapito, come ogni umano, dalla sua innaturale bellezza.

“ Ciao!” esordì lui, avvolgendosi in un asciugamano per asciugarsi.

Zaira si voltò e riconobbe il ragazzo del suo sogno, improvvisamente ricordò dove aveva già sentito il cinguettio dei passerotti: il Sogno. Zaira pronunciò nella sua mente l’incantesimo che l’avrebbe vincolato a sé e si affrettò a rispondere, per evitare di fissarlo e far la figuraccia che aveva sicuramente fatto nel sogno.

“ Ciao! Ti stavo aspettando.” Disse alzandosi.

Lui la guardò stupito da quelle parole.

“ Perché? Ci conosciamo già?”

Zaira si stupì, l’incantesimo non poteva non aver funzionato, era sicura di averlo pronunciato correttamente.

il ragazzo del Sogno deve essere lui, è tutto uguale al Sogno, allora come mai l’incantesimo non ha funzionato?- pensò.

 “ Oddio scusami! È che hai un volto familiare….” Disse, cercando di salvarsi dalla figuraccia.

Decise di riprovarci, pronunciando di nuovo tra sé l’incantesimo.

“ Che dici? Andiamo?” disse dirigendosi al lago, convinta che questa volta l’incantesimo avesse funzionato.

“ Dove?” chiese lui, senza capire.

Zaira non riusciva a crederci. Mel dalla sua quercia era stupita quanto lei, non aveva mai sbagliato un incantesimo, senza contare che erano anni che si esercitava con i compagni delle sue sorelle con quell’incantesimo, ed ora aveva fallito ben due volte. Zaira capì che c’era qualcosa sotto, per qualche motivo lui era immune alla sua magia. Per accertarsene decise di provare con un altro semplice incantesimo. Si concentrò e cercò di provocare un soffio di vento dirigendolo verso di lui. Appena vide l’effetto che si era creato intorno ai suoi piedi non ebbe più dubbi: qualcosa bloccava la sua magia. Le foglie d’erba a terra si muovevano sotto la spinta del vento, ma intorno ai suoi piedi rimanevano immobili, immuni a quel vento magico. Zaira non riusciva a capire, a quanto ne sapeva, non esisteva alcun modo per un umano di contrastare la magia di una ninfa.

“ Ehm… lo so che sei confusa… non capisco nemmeno io cosa succede, ma lo stai fissando, e lui ti ha appena fatto una domanda!” le sussurrò Mel.

Zaira si riscosse dai suoi pensieri. Il Sogno non sbagliava mai, era lui l’uomo che avrebbe dovuto diventare suo marito, e visto che il suo incantesimo non aveva funzionato, decise che l’avrebbe fatto innamorare alla maniera degli umani per poi convincerlo a seguirla, anche se ci sarebbe senz’altro voluto più tempo. Tempo che probabilmente non aveva, ma non aveva altra scelta, il destino aveva scelto lui come futuro principe delle Ninfe, non poteva certo ripiegare sul primo che passava.

“ a fare un bagno!” propose lei, cercando di salvare la situazione.

“ Non ho tempo, mi dispiace, sono venuto solo a fare una rapida nuotata, tra poco devo tornare a scuola. Certo che sei strana forte però.” Commentò lui, con una risatina.

-Perfetto! Ho appena deciso che voglio farlo innamorare, e lui pensa che sono strana, cominciamo bene! - pensò Zaira.

“ Oh si scusa, è che proprio stanotte ho sognato un ragazzo che ti assomigliava tantissimo, quindi ero un po’ frastornata.” si giustificò lei, con aria innocente. “ricominciamo da capo ok? Piacere, io sono Zaira.”

Gli porse la mano come aveva visto fare più volte agli umani, lui gliela strinse.

“ Piacere mio, io sono Alan.”

Lui sorrise, e Zaira si accorse che aveva davvero un bel sorriso. C’era qualcosa in quel ragazzo… - è quasi troppo bello per essere un umano –pensò.

“ e così mi hai sognato? A quanto pare era un sogno premonitore.” Alan ridacchiò.

Alan non si poteva rendere conto di quanto fosse vero ciò che aveva appena affermato.

“sembrerebbe di si” disse Zaira con un sorriso.

“ Beh, cambiando argomento, che fai di bello nella vita?”

Alan non poteva sapere come una domanda così apparentemente banale potesse mettere in difficoltà Zaira. Non poteva raccontargli nulla della sua vita da ninfa, non poteva certo svelare il suo segreto al primo umano che incontrava, anche se tale umano era il suo Sogno, lo avrebbe fatto scappare a gambe levate. Mentre Zaira rifletteva per inventarsi qualcosa per uscire da quella situazione, notò un ragazzo, più o meno dell’età di Alan, che si avvicinava a loro correndo.

“ Alan! Eccoti! Hai per caso perso la cognizione del tempo? Lo sai che la Scott ci mette in punizione se arriviamo in ritardo un’altra volta! E succede sempre per colpa tua! Ma perché vengo a cercarti ogni dannata volta?”

Alan sorrise di nuovo, voltandosi verso il suo amico.

“ Perché sei il mio migliore amico! Non mi lasceresti mai nella merda da solo!”

“ è vero, ma non ho nessuna intenzione di finire in punizione con te, quindi muovi il culo e torniamo a scuola!”

“ Arrivo, arrivo!” disse, mentre si affrettava a seguire l’amico, che intanto si era incamminato.

“ Ciao, ci vediamo!” esclamò in direzione della ragazza.

Zaira gli rivolse un cenno di saluto mentre lo guardava allontanarsi. Dopo poco però si rese conto che non sapeva nulla di quel ragazzo se non il nome, e che doveva fare assolutamente qualcosa, non poteva permettersi di rischiare di non vederlo più.
Così, nonostante la voce della sua coscienza le ricordasse in continuazione quanto quel comportamento fosse sbagliato, pronunciò un incantesimo per rendersi invisibile ad occhi umani, salutò con un cenno Melia e lo seguì.
Origliò per un po’ le loro conversazioni, intenzionata a capire che impressione aveva suscitato nel suo Sogno, oltre al fatto di essere “strana forte”. Ben presto però rimase delusa, non stavano parlando di lei, stavano discutendo di scuola e videogiochi così dopo poco Zaira non riuscì a fare a meno di annoiarsi, perdendosi nei suoi pensieri.
Li seguì finchè non li vide entrare a scuola, poi decise di tornare al lago, ora che sapeva dove trovarlo, la voce della sua coscienza si era fatta troppo insistente e le impedì di pedinarlo oltre. Inoltre voleva parlarne con sua madre e Soraya, capire cosa non aveva funzionato, e trovare il modo di farlo innamorare prima che le condizioni della regina si aggravassero troppo.

 
CANTUCCIO DELL'AUTRICE:
Ciao a tutte/i! Dopo anni resuscito su EFP! Da qualche anno mi diletto a leggere Urban Fantasy e Paranormal Romance, e questo è il mio primo tentativo in questa direzione. Confesso che è parecchio che ci lavoro, volevo tenermelo per me e farlo diventare un libro vero e proprio, ma non ho resistito alla tentazione di condividerlo, così eccomi qui (e su wattpad, sono praticamente ovunque sul web... buahahahah, ok basta!). Spero che questa storia vi piaccia, fatemi sapere se vale la pena che continui o se è meglio cestinare.
Baci a tutti.
Wingedangel.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 
 
Di nuovo al sicuro nel suo castello, Zaira raggiunse subito la sala del trono. Sua madre era seduta sul trono di velluto blu al centro di quell’enorme stanza. Alla destra del trono era posizionata un statua in marmo realizzata da un umano del quale Zaira non ricorda il nome, una rappresentazione del Dio Poseidone, il padre di Zaira e di molte altre regine. Infatti Poseidone, padre delle prime ninfe acquatiche, ogni cent’anni si congiunge con le regine delle ninfe dei vari corsi d’acqua per garantirne la discendenza, poi torna a sparire per i fatti suoi. Zaira non aveva nessuna voglia di condividere il letto con un dio vecchio di migliaia di anni, e tantomeno con suo padre, ma per fortuna mancavano ancora molti anni a quel giorno, è presto per preoccuparsene.
 
Zaira distolse lo sguardo dall’imponente statua e osservò la madre, il volto era più stanco del solito, notò, ma nel complesso le sue condizioni sembravano stabili. La principessa attraversò il colonnato al centro della stanza e si fermò di fronte al trono.
 
“ Zaira, finalmente! Ti aspettavo.” Esordì la regina.
 
“ Scusa il ritardo ma stanotte ho fatto il Sogno, così sono uscita subito per andare a cercarlo…”
 
“ Bene! Allora lui dov’è?” la interruppe la regina.
 
“ Ecco… c’è stato un problema, appena l’ho trovato ho pronunciato l’incantesimo, ma non ha funzionato. Non riesco a capire come mai. Ho provato più volte, ma era immune alla mia magia.”
 
“ È strano, è impossibile per un umano resistere agli incanti di una ninfa… a meno che…” cominciò la regina, riflettendo.
 
“ a meno che?” la interruppe Zaira, sperando di capirci qualcosa di più.
 
“ A meno che non sia protetto da una ninfa. C’era qualche sorella con te?”
 
Zaira ci pensò su, c’erano solo lei, Alan e Melia, non aveva avvertito la presenza di nessuna delle sue sorelle, eppure l’incantesimo non aveva funzionato.
 
“ No, ero sola. Ho incontrato Mel ma anche lei era stupita quanto me. Per il resto c’erano solo i soliti umani.”
 
“ Ma allora com’è possibile?” nemmeno la regina riusciva a spiegarselo.
 
“ Non ne ho idea, ma lui è il mio Sogno, ne sono sicura, e se non riesco a portarlo qui…”
 
Zaira era preoccupata, se nemmeno la regina sapeva come mai il suo incantesimo non aveva funzionato, come avrebbe fatto a far innamorare Alan prima che sua madre peggiorasse troppo? Si rendeva conto che perché lui decidesse di seguirla di sua spontanea volontà doveva provare dei sentimenti davvero profondi per lei, doveva fidarsi in modo incondizionato… ma Zaira non aveva tempo. Cosa sarebbe successo se non ce l’avesse fatta? Senza una regina a guidarle le sue sorelle sarebbero state perse, avevano passato le loro vite al servizio della regina, temeva che senza una guida tra le ninfe si sarebbe generato il caos, e con le sirene che miravano ad avere quel lago tutto per loro, le ninfe avevano un disperato bisogno di qualcuno che le tenesse unite in un fronte comune. Zaira era destinata a diventare regina, aveva delle responsabilità verso le sue sorelle, ma se non fosse riuscita a portare con sé Alan…
 
La regina le rivolse un sorriso, e per un momento dimenticò l’etichetta, dopotutto era sua madre prima di essere la regina.
 
“ Tesoro, smettila di preoccuparti per il nostro popolo, questo è compito mio. Io  terrò duro stai tranquilla, voglio che tu abbia l’opportunità di vivere la tua età senza troppe preoccupazioni. Conosci questo ragazzo, esci con lui, insomma fai la vita di una ragazza qualunque; il mondo degli umani è un mondo meraviglioso, voglio che tu abbia la possibilità di conoscerlo.”
 
Il volto della regina si oscurò mentre aggiungeva: “ Non voglio dover perdere anche te.” Lo disse a voce bassa, ma Zaira riuscì a sentirlo.
 
“ anche me? Che significa mamma?” chiede, preoccupata.
 
“ Niente tesoro, stavo parlando da sola, scusami.”
 
Zaira però non voleva lasciar stare. Le fece male rendersi conto che la madre le stava nascondendo qualcosa, ed era determinata a scoprire cosa stava succedendo, aveva la sensazione che la cosa la riguardasse molto da vicino.
 
“ Chi hai perso prima di me mamma?” insiste.
 
“ Nessuno, non preoccuparti, tesoro. Ora ho bisogno di riposare un pò, puoi uscire per favore?”
 
Zaira capì che è inutile insistere e uscì dalla sua stanza, delusa. Sua madre non le aveva mai mentito prima, o almeno così pensava. Si voltò per andarsene ma la regina la fermò.
 
“ Per favore mandami qui Soraya, devo informarla del vostro viaggio tra gli umani.”
 
- ‘Ma non aveva bisogno di riposare?- pensò Zaira, rabbiosa.
 
“ Viene anche lei?” chiese, il suo tono tradiva il suo stato d’animo.
 
“ Naturalmente! È la tua dama di compagnia, quindi ti accompagnerà.”
 
“ D’accordo altezza, la informerò che desiderate riceverla.” Rispose Zaira con astio, incamminandosi.
 
Il tono con cui le si era rivolta la figlia ferì la regina. Le si inumidirono gli occhi.
 
“Zaira…” cominciò.
 
La figlia la ignorò e uscì, ma anche se fosse rimasta la regina non avrebbe saputo come continuare. Non poteva dirle la verità, per quanto Zaira la meritasse, aveva troppa paura che se avesse saputo se ne sarebbe andata anche lei.
 
La principessa uscì dalla stanza e una sensazione di nostalgia le riempì il cuore. Le sarebbe mancato il castello, sua madre e le sue sorelle, ma se voleva che Alan si innamorasse di lei non aveva alternative, doveva partire.
 
Raggiunse la sua camera e vide Soraya stesa sul proprio letto, immersa nella lettura di un libro. Soraya amava ogni tipo di arte umana: dai quadri, ai libri e alla musica, non c’era un genere che non le piacesse, probabilmente era questo il motivo per cui si era davvero innamorata di Lucas, anche lui era un artista.
 
“ Però… gli umani saranno quel che sono… ma alcuni se la cavano parecchio bene quando scrivono.” Le disse, appena la vide entrare, poi si immerse di nuovo nella lettura.
 
“ Sono d’accordo. Comunque la regina ha chiesto di vederti.”
 
“ D’accordo, vado. Sai cosa vuole?”
 
“ Devo andarmene e la regina vuole che tu venga con me, comunque ti spiegherà tutto lei, non farla aspettare.”
 
Soraya posò a malincuore il libro e uscì dalla stanza. Rimasta sola, Zaira non aveva nessuna voglia di mettersi a preparare le valigie, dopotutto era una principessa, così decise di lasciarlo fare a Soraya. Si sdraiò sul letto a riflettere sulla sua nuova vita tra gli umani.
 
Ripensò al suo Sogno, a come la sua magia non avesse funzionato, nonostante fossero anni che si esercitava in attesa di quel giorno. Quando si esercitava con i compagni delle sue sorelle l’incanto funzionava sempre. Eppure quando finalmente era il momento giusto, quando aveva trovato finalmente il suo Sogno, quando davvero serviva che funzionasse… l’incantesimo aveva fallito. Perché? Chi o cos’era che bloccava la sua magia? Nemmeno la regina sapeva spiegarselo, e questo spaventava Zaira. Sapeva bene che solo una ninfa poteva bloccare il suo potere, ma quale ninfa avrebbe mai potuto volere questo? Zaira non avrebbe mai voluto dubitare delle sue sorelle, ma quello che era successo la costrinse a farlo. Una delle sue sorelle doveva  avere qualche mira malvagia se non voleva che la principessa trovasse il suo Sogno, ma com’era possibile? Ogni ninfa sapeva che senza una regina il regno delle ninfe non poteva prosperare, le sue sorelle avevano bisogno di una guida, e quel compito toccava a lei in quanto figlia della regina.
 
Che una delle sorelle avesse avuto qualche riserva in merito alle sue capacità di futura regina? Che fosse stato quello il motivo? Le sue riflessioni vennero interrotte dall’ingresso di Soraya.
 
Un pensiero le sfiorò la mente, ma lei lo accantonò prima che potesse anche solo prendere forma. Soraya era l’ultima ninfa che avrebbe potuto farle questo, era la sua migliore amica, la sua confidente e dama di compagnia, le voleva bene davvero, Zaira ne era sicura, gliel’aveva dimostrato diverse volte. Per non contare quanto era stata impaziente che Zaira facesse il sogno. No, non era lei, e Zaira si maledì tra sé per aver dubitato di lei, anche se solo per mezzo istante.
 
“pensavo di trovarti impegnata a fare le valigie, principessa. La regina vuole che partiamo al più presto.”
 
“ Ho pensato che se aspettavo te avrei potuto restare ancora un po’. So che se voglio far innamorare Alan di me devo entrare a far parte del suo mondo, ma non ho voglia di partire, mi mancherà il castello e le nostre sorelle.” Ammise.
 
“ D’accordo, ho capito, le valigie te le devo fare io. Comunque ti capisco, principessa, è dura lasciare tutto, ma la nostra missione è più importante, devi essere pronta a salire sul trono quando la regina…” Soraya non riuscì a completare la frase.
 
Zaira abbracciò l’amica.
 
“ Stai tranquilla, ce la faremo, riusciremo a portare qui il mio Sogno in tempo, e appena salirò sul trono mi vendicherò su chi ha fatto questo a mia madre, te lo prometto.”
 
La principessa era la prima a dubitare delle sue parole, ma sembrarono aver l’effetto desiderato su Soraya, che sorrise e si rimise al lavoro.
 
 
***
 
 
“Devo smetterla di venirti a cercare ogni volta! Poi finisco in punizione pure io!”
 
Ethan sbuffò seccato, uscendo dall’aula dove era rimasto con l’amico oltre l’orario scolastico per scontare l’ennesima punizione per essere arrivato in ritardo con Alan.
 
“ Lo dici ogni volta Ethan! Ma sei il mio migliore amico, non potresti mai lasciarmi da solo tra le grinfie della strega.”
 
Alan sorrise all’amico, alludendo alla loro professoressa di inglese, mentre si dirigevano verso l’uscita della scuola ormai quasi deserta.
 
“ Lo so, ma potresti avere pietà di me e comprarti un orologio!”
 
“ Ma io ce l’ho un orologio!”
 
“ Allora cosa ti costa guardarlo ogni tanto?” improvvisamente Ethan riconobbe la ragazza che stava uscendo dalla segreteria. “Ehi, quella non è la ragazza con cui parlavi prima al lago?”
 
Alan guardò nella direzione che gli stava indicando l’amico e la vide. Le andò incontro.
 
“ Ehi, ciao. Ci si rivede. Come mai qui? Non ti avevo mai vista a scuola prima.”
 
Zaira sorrise, felice di averlo già incontrato.
 
“ Lo so, sono venuta ad iscrivermi, mi sono trasferita da poco.”
 
“ Beh allora se posso darti un consiglio, ignora questo elemento alla mia destra, è un bravo ragazzo, ma è una fonte inesauribile di guai per la tua vita scolastica, lo dico per esperienza personale.” Sbottò Ethan.
 
 “ Ethan! Ma cosa dici? Non è vero!” si lamentò Alan.
 
“ Ah no? E per colpa di chi sono finito in punizione oggi pomeriggio?”
 
A Zaira scappò una risatina.
 
“ ehm… eddai, ti ho già chiesto scusa!” poi si rivolse alla ragazza. “ Non ascoltarlo, so anche essere un bravo studente quando voglio…”
 
“ Appunto! Quando vuoi… e tu non vuoi mai!” si intromise l’amico.
 
“ Zitto tu! Comunque, Zaira, è stato solo un incidente il fatto che abbiamo fatto tardi oggi. Per fortuna che Ethan è venuto a cercarmi sennò se tardavo ancora, stavolta mi beccavo una sospensione!”
 
“ A cosa servono gli amici se non a tirarti fuori dai casini e finire in punizione con te?” sbottò Ethan, seccato.
 
Ethan era ovviamente infastidito dal fatto di essere finito in punizione per colpa del suo amico, ma si rendeva conto che l’avrebbe rifatto ogni giorno per il suo amico. Alan aveva fatto così tanto per lui… era fortunato ad essere il suo migliore amico.
 
“ Ecco, appunto! Allora, visto che sei nuova, che ne dici di fare un giro della scuola?”
 
“ Guarda, io ti ho avvisata!” la ammonì Ethan.
 
Alan lo fulminò con lo sguardò, Zaira sorrise notando la forte complicità che legava i due ragazzi. Da quando li aveva incrociati non avevano smesso un momento di beccarsi, però Zaira aveva notato che non c’era alcuna forma di odio nel tono della loro voce, anzi, li vedeva legati da un profondo affetto, nonostante a parole stessero quasi litigando. Era stupita da questa contraddizione, eppure c’era qualcosa di così bello in tutto ciò.
 
“ Beh, se merita la tua amicizia al punto da farti mettere in punizione con lui, forse vuol dire che vale la pena di correre il rischio!” commentò lei sorridendo ad Alan.
 
In quel momento Alan notò che dalla segreteria stava uscendo un’altra ragazza, non l’aveva mai vista prima, ma assomigliava molto a Zaira, e avrà avuto al massimo vent’anni.
 
“Zaira, andiamo a casa, dai.” Disse, mentre si avvicinava.
 
“ Si, eccomi. Comunque lui è Alan, e lui è Ethan.”
 
Appena Zaira fece le presentazioni, la ragazza prese a guardare insistentemente Alan, senza quasi calcolare Ethan. Poi si presentò, stringendo la mano ai ragazzi.
 
“ Piacere, io sono Soraya, la zia di Zaira.”
 
Ad entrambi i ragazzi sarebbero cadute le mascelle, se solo ciò non fosse stato fisicamente impossibile.
 
“ Zia?!” esclamarono in coro, increduli.
 
Soraya e Zaira sorrisero complici.
 
“ Beh… diciamo che io e sua madre abbiamo parecchi anni di differenza.”
 
“ Beh mi sa che dovremo rimandare il giro turistico Alan, devo andare. Ci vediamo.”
 
Detto questo Zaira si allontanò e uscì dalla scuola con la sua improbabile zia.
 
Rimasti soli, Ethan si rivolse al suo amico, aveva notato il comportamento strano della “zia” di Zaira.
 
“ Tu la conoscevi già la zia, per caso?”
 
“ No, mai vista prima, perché?”
 
“ Beh perché ti guardava in modo strano…”
 
Alan ci riflettè un attimo, no non l’aveva mai vista prima.
 
Tu sei strano!” scherzò.
 
“ Vabbè andiamo dai, avevo promesso a Iris di passare al Black Rose e per colpa tua sono tardissimo, mi odierà a vita se non le spiegherai che è tutta colpa tua!”
 
L’amico ridacchiò e annuì, così insieme uscirono da scuola e si diressero al Black Rose Pub.
 

CANTUCCIO DELL'AUTRICE:
Ri-ciao a tutte/i! Eccomi di nuovo con il secondo capitolo, per certi versi è un capitolo di transizione ma ho voluto inserire alcuni accenni ai futuri sviluppi della storia, gesti e domande a cui Zaira non sa ancora dare un senso, ma in futuro chissà... Diamo il benvenuto anche ad Ethan, e nel prossimo capitolo conosceremo anche Iris, chi sarà? A presto con il prossimo capitolo, cercherò di non farvi aspettare troppo.
Baci baci.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 
Il Black Rose Pub era il bar fuori da scuola, il bar che era stato il punto di ritrovo per generazioni di studenti della Riverside High School, e lo stesso valeva anche per Alan e Ethan, che si fermavano ormai quotidianamente al locale, prima e dopo le lezioni. Il motivo principale della loro frequenza così assidua al locale era Iris, la ragazza di Ethan, che lavorava come barista nei pomeriggi dopo la scuola.
 
Entrarono nel locale, era un bar non molto grande, i tavoli erano disposti sui quattro lati del locale, quasi addossati alle pareti, così da lasciare un ampio spazio intorno al bancone posto al centro della sala. In fondo al locale si poteva vedere una postazione per DJ, infatti, nei weekend venivano organizzati diversi eventi musicali, in modo che gli studenti potessero avere a disposizione una discoteca per svagarsi non troppo lontani da casa, o almeno questa era la giustificazione che placava gli animi dei genitori più apprensivi. Oltre che durante le feste il locale era sempre affollato prima e dopo le lezioni, quando gli studenti vi si riunivano. Ma quando Alan ed Ethan entrarono quel giorno, ormai la maggior parte degli studenti era già rientrata a casa, così Iris si accorse subito di loro. Aveva lunghi capelli rosso fuoco e due smeraldi al posto degli occhi, o perlomeno questo era ciò che diceva Ethan ogni volta che qualcuno gli chiedeva di lei. Appena misero piede nel locale, sentirono la sua voce che li rimproverava.
 
“ Ethan Lawson! Dove diavolo ti eri cacciato? Ti aspettavo dopo scuola! Sono passate due ore!”
 
Ethan lanciò uno sguardo eloquente ad Alan, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a farlo rinsavire, era stufo di finire nei guai per colpa sua. Alan sospirò e rispose alla domanda al posto suo.
 
“ è colpa mia, la Scott ci ha messi in punizione perché siamo rientrati tardi dalla pausa pranzo. Ethan mi era venuto a cercare, così ha fatto tardi anche lui. Scusa.”
 
Iris scosse la testa, esasperata. Era sempre la stessa storia.
 
“ Capisco che siete amici, ma amore… devi proprio finire nei casini anche tu ogni volta?”
 
“ Scusa, ma oggi ne valeva la pena. Ho trovato il qui presente che si intratteneva con una ragazza!”
 
Iris emise un piccolo gridolino di gioia, in un attimo dimenticò di essere arrabbiata.
 
“ Davvero? Dimmi tutto Alan! Chi è? Come si chiama? È una della scuola? Wow! Finalmente potremo fare qualche uscita a quattro! Non dovrai più fare il terzo incomodo!”
 
Iris si era messa a parlare a macchinetta, presa dalla curiosità e dal sollievo, era un anno ormai che Alan non voleva avere più alcun contatto con il mondo femminile, l’unica amicizia femminile che aveva era Iris. Dopo essere stata rifiutata da Alan, Abigail, la capo cheerleader della scuola, aveva persino provato a spargere la voce che Alan in realtà fosse gay, ma tutti sapevano cosa era successo un anno prima, e nessuno si permetteva di giudicarlo.
 
“ Frena Iris, ci siamo solo presentati, non ho certo quelle intenzioni. Lo sai bene che dopo quello che è successo con Chloe, trovarmi la ragazza è l’ultimo dei miei pensieri.”
 
Alan si rattristò tornando con il pensiero alla ragazza che aveva amato così profondamente, prima di perderla per sempre.
 
“ Ma Alan, lo sai che lei non avrebbe voluto vederti così. Lei voleva che tu fossi felice, lei non voleva che tu restassi solo.” disse Iris.
 
Alan si alzò di scatto dalla sedia, Iris aveva toccato un tasto dolente, e per quanto lei avesse pronunciato quelle parole in buona fede, lui sentì la rabbia montargli dentro.
 
“ E tu che diavolo ne vuoi sapere? Che ne sai di quello che sto provando? Io l’amavo, e l’amo ancora, e va bene, adesso è morta, ma non la voglio dimenticare! Non voglio una fottutissima altra ragazza! Voglio lei! E se non la posso avere, starò da solo, ma piantatela di continuare a dirmi di cercare un’altra!” sbottò furioso.
 
Non saluto il suo amico, non aspettò che uno dei due replicasse, si rimise lo zaino in spalla e se ne andò.
 
 
Non voleva tornare a casa, voleva solo starsene per conto suo, a pensare, a far calmare le sue emozioni. Così si incamminò, e raggiunse il cimitero. Entrò e si avvicinò alla sua ex ragazza, il cimitero era deserto, se non per una signora che stava cambiando i fiori sulla tomba del marito. Alan aspettò in silenzio che la signora se ne andasse, poi si chinò sulla tomba di Chloe.
 
Era passato più di un anno dal giorno in cui la ragazza era stata seppellita, e Alan continuava ad andare al cimitero quasi ogni giorno. Gli mancava, e non riusciva ad accettare il fatto che non l’avrebbe più rivista. Tornò con il pensiero agli ultimi mesi che avevano passato insieme, tra una visita all’ospedale e l’altra, da quando aveva saputo che la sua ragazza aveva un tumore. Eppure Chloe aveva sempre sorriso, nonostante tutto lei era felice, anche se il pensiero che stava per perderla non dava pace ad Alan. “ Sorridi” gli diceva sempre, “ sono ancora qui”. E Alan ci aveva provato, a sorridere. Ma ora? Come avrebbe fatto? Ne avevano parlato, e lei gli aveva detto che non voleva che la piangesse a vita, voleva che andasse avanti, che trovasse un'altra e che fosse “schifosamente felice”, ma lui non poteva, non ce la faceva, come poteva anche solo pensare di essere felice ora che Chloe era morta? Era impossibile! Impensabile!
 
Accarezzò la pietra della lapide, le lettere che formavano il suo nome… e ricordò tutto quello che di bello avevano vissuto nell’anno che avevano passato insieme, alcune lacrime gli si formarono sul volto. Restò seduto accanto alla lapide ancora per alcuni minuti, finchè non venne raggiunto dal suo amico, che si sedette accanto a lui.
 
 
Ethan appena vide il suo amico scappare fuori dal locale non lo seguì subito, così Iris gli chiese:
 
“ non vuoi seguirlo?”
 
“ Si, voglio. Ma è meglio aspettare un po’, se sta andando a trovare Chloe, ha bisogno di stare da solo con lei per un po’. Lo raggiungerò dopo, giusto per assicurarmi che esca dal cimitero prima o poi, altrimenti rischia di passarci tutto il pomeriggio.”
 
“ Hai ragione, vorrei non avergli detto quelle cose, ma è passato più di un anno ormai, pensavo che le cose andassero meglio per lui. Comincio a chiedermi se riuscirà mai a superare la morte di Chloe, se starà mai meglio.” Iris porse al suo ragazzo una Coca mentre parlava. “tieni, offre la casa” aggiunse con un sorriso.
 
“ Ce la farà prima o poi, dicono che il tempo sistema ogni cosa. E a giudicare da come guardava la nuova ragazza, forse finalmente ci sta riuscendo.”
 
“ Dici?”
 
Iris sperava davvero che il suo ragazzo avesse ragione, le dispiaceva vedere Alan continuare a soffrire così. Anche Ethan soffriva per il suo amico, e lei avrebbe tanto voluto poter far qualcosa per entrambi, si sentiva frustrata sapendo che non poteva far niente.
 
“ Dico, ma non dobbiamo forzarlo, non insistiamo, lasciamo che le cose vadano come devono andare, altrimenti rischiamo di farlo scappare da lei, se comincia a pensare di star tradendo Chloe tornerà tutto come prima.”
 
Iris annuì.
 
“Hai ragione, possiamo solo aspettare, e sperare che tutto vada per il meglio. Ma almeno è una brava ragazza secondo te?”
 
“ Beh, non posso dirlo, non la conosco, ma senz’altro è bellissima.”
 
Iris lo fulminò con lo sguardo.
 
“ Che c’è? Che ho detto?”
 
Iris alzò gli occhi al cielo.
 
“ Niente, ma sai, non è il massimo dire alla tua ragazza quanto è bella un’altra.” Disse, in preda a un momentaneo attacco di gelosia.
 
Ethan scoppiò a ridere.
 
“ Che c’è? Sei gelosa?” la stuzzicò.
 
Iris lo guardò con occhi innocenti, facendo finta di nulla.
 
“Gelosa? Io? No, era solo un osservazione.”
 
Lui la fissò, inarcando un sopracciglio, non le credeva per niente.
 
“ Dai, lo sai che io non ho occhi che per te.”
 
Le sorrise, sperando che le sue parole la tranquillizzassero. Poi notò un gruppetto di ragazze che entravano in quel momento.
 
“ Ok, hai clienti a quanto pare. Ti lascio lavorare. Vado a cercare il mio migliore amico.”
 
Così fece, salutò con un rapido bacio la sua ragazza poi uscì dal locale e si diresse verso il cimitero, dove, come immaginava, trovò il suo amico chino sulla lapide della sua ex ragazza. Gli si avvicinò.
 
“ Non credo sia la giornata migliore per cercare di scoprire se di notte i cimiteri sono abitati dagli zombie sai? Torniamo a casa, non far preoccupare ancora tua madre, mi ha già chiamato in pieno panico perché non le rispondi al cellulare.”
 
Alan alzò lo sguardo sul suo amico e si alzò, riprendendo coscienza di quello che succedeva intorno a lui, rendendosi conto che anche se lui stava soffrendo, il mondo continuava ad andare avanti, e non si sarebbe mai fermato ad aspettare. Doveva andare avanti, lo sapeva, ma era così maledettamente difficile, sarebbe stato molto più facile lasciarsi andare, lasciare che il mondo andasse avanti senza di lui; eppure ogni volta che stava per mollare Ethan appariva al suo fianco, a ricordargli che era il momento di muovere un altro passo, solo così, un piede dopo l’altro, sarebbe riuscito ad uscirne. Sorrise.
 
“ Sei venuto a salvarmi per la seconda volta in una giornata?”
 
“ A quanto pare. Dai andiamo, ho promesso a tua madre che ti avrei riportato a casa.”
 
Alan si incamminò insieme all’amico verso l’uscita del cimitero.
 
“ Hai già detto a mia madre che siamo finiti in punizione?”
 
“ Lo sapeva già, l’hanno chiamata da scuola.”
 
Alan annuì, triste.
 
“ Allora non so se ho molta voglia di tornare a casa.” Scherzò.
 
 
“ Alan White! Che diavolo di fine avevi fatto?” sbottò sua madre appena il ragazzo aprì la porta di casa.
 
Alan si portò una mano dietro la testa imbarazzato, sapeva di essere nei guai.
 
“ ehm… siamo finiti in punizione…”
 
“ lo so, mi hanno chiamato da scuola per informarmi. Ma avresti dovuto essere a casa già da un’ora e mezza! Hai idea di quanto fossi preoccupata? Dove sei stato?”
 
“ siamo stati al Black Rose, poi sono andato a trovare Chloe.” Ammise.
 
Un lampo di tristezza attraversò il volto di sua madre. Si chiedeva quando sarebbe finalmente riuscito a sorridere di nuovo. Soffriva ogni volta che lo vedeva tornare a casa distrutto dal cimitero, cosa che succedeva troppo spesso. Se le cose continuavano ad andare così suo figlio non sarebbe mai riuscito a superare la morte di Chloe e ad andare avanti. La donna sentì una stretta al cuore, le faceva male vedere suo figlio soffrire.
 
Un attimo dopo si riscosse. Era dispiaciuta per lui, certo, ma era sua madre ed era suo compito educarlo. Non poteva lasciare cadere la questione della punizione che si era beccato.
 
“ E come mai ti sei beccato una punizione?” chiese, severa.
 
“ Sono arrivato in ritardo a Inglese.”
 
“ e perché?”
 
“ ehm… ero andato a fare un giro al lago e ho perso la cognizione del tempo.”
 
La donna scosse la testa esasperata.
 
“ Beh ma c’è un lato positivo, ha conosciuto una ragazza.” Intervenne Ethan.
 
“ Questo non lo autorizza ad arrivare in ritardo a lezione.”
 
Ethan guardò l’amico con un sorriso triste.
 
“ beh io ci ho provato.”
 
Alan scrollò le spalle con una risatina.
 
“ ok, io vado. Ci vediamo stasera al Black Rose?” chiese Ethan all’amico.
 
“ No, il tuo amico è già stato in giro abbastanza. Oggi resta a casa, magari è la volta buona che impara a non arrivare in ritardo a scuola.” Si intromise la madre di Alan.
 
“ ma mamma!”
 
“ niente da fare, sei in punizione stasera Alan!”
 
Detto questo la donna si allontanò.
 
“Beh visto che a quanto pare stasera sono agli arresti domiciliari… Ho il nuovo Final Fantasy, ti va di giocarci un po’?” propose Alan.
 
“ L’ultimo? Sei riuscito a comprarlo alla fine?” esitò. “Dovrei andare a casa a farmi una doccia prima della festa, se arrivo tardi Iris mi fa la scenata… Vabbè dai, giusto una prova veloce.” Disse, cedendo.
 
Un’ora dopo i ragazzi furono interrotti dallo squillo del cellulare di Ethan. Il ragazzo lo estrasse velocemente dalla tasca senza staccare lo sguardo dal videogioco, lo passò all’amico.
 
“ Spegnimi questo coso per favore.”
 
Alan stava per farlo, quando lesse il nome sul display.
 
“è Iris.” Disse.
 
Ethan mise in pausa il gioco e lanciò uno sguardo all’orologio.
 
“cazzo!” prese il cellulare dalle mani dell’amico e rispose. “ Amore!”
 
“ Ciao, ti sto aspettando. Tra quanto arrivi?”
 
“ Dammi un’ora e sono da te.”
 
“ Un’ora?”
 
“ Si lo so scusa, è che sono appena uscito da casa di Alan, era in crisi per Chloe, aveva bisogno di me, scusa.” Inventò.
 
“Scusa” mimò Ethan rivolto al suo amico.
 
Alan gli sorrise, per fargli capire che era tutto a posto, e lo salutò con un cenno mentre usciva dalla stanza.

 
CANTUCCIO DELL’AUTRICE:
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Abbiamo avuto modo di conoscere meglio il nostro Alan, e lo so, sono sadica, ho appena complicato la vita alla povera Zaira, ce la farà a far innamorare Alan anche se lui sta soffrendo per la sua ex e non vuole saperne di altre ragazze?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo presto con il quarto capitolo,
baci
wingedangel

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 
Zaira scattò a sedere sul letto allarmata, sentendo che qualcosa non andava. Sentiva delle voci accanto al suo letto, voci maschili che si scambiavano battute idiote. Ma che diavolo ci facevano due umani accanto al suo letto a discutere di una brutta partita della sera prima? Si voltò e si batté la mano sulla fronte, sentendosi una stupida. Le voci provenivano dalla radiosveglia appoggiata sul comodino accanto al suo letto. Con un gesto brusco la spense e scese dal letto, ormai sveglia. Ma come diavolo fanno gli umani a infliggersi una tale tortura ogni mattina?
Si diresse verso l’armadio che Soraya la sera prima aveva provveduto a riempire con le sue cose. Mentre spostava le grucce una ad una si rese conto che nessuno di quei bellissimi vestiti eleganti che usava al castello poteva essere considerato adatto ad una giornata di scuola di una studentessa umana sedicenne. Decise che avrebbe rimediato con un incantesimo, procurandosi un abbigliamento più adatto. Il problema era che non aveva idea di come si vestissero le ragazze umane per andare a scuola. Provò a indossare un abitino estivo a motivi floreali come ne aveva visti parecchi addosso alle ragazze che andavano a prendere il sole al lago. Si controllò allo specchio. No, non andava. Zaira non aveva altre idee, non era mai stata in città fino al giorno prima, come poteva sapere in che modo bisognava vestirsi per andare a scuola? Un’immagine le balenò in mente. Il giorno precedente, quando aveva seguito Alan a scuola aveva visto una ragazza entrare di corsa, ma non ci aveva fatto caso. Cercò di ricordare come era vestita, e si creò un abbigliamento simile. Indossò una t-shirt rossa con scollo a V,  un paio di jeans, scarpe da tennis e un giubbetto leggero. Si controllò e decise che doveva andare bene, visto che quella ragazza era il suo unico modello di abbigliamento. Si ripromise di controllare l’abbigliamento delle sue compagne e regolarsi di conseguenza per i giorni seguenti.
Uscì dalla camera e si diresse verso la cucina. Come sempre Soraya era già sveglia e le stava preparando la colazione.
 
“Buongiorno.”
 
“Oh, buongiorno anche a te. Pronta per il tuo primo giorno di scuola?”
 
Zaira annuì, fissandola. Indossava un tailleur color crema che la faceva sembrare un’umana qualunque, se non si contava la sua innaturale bellezza ovviamente.
 
“ Che ci fai vestita così?”
 
“ Beh, devo andare a lavoro.”
 
Zaira la guardò, incredula.
 
“Siamo arrivate solo ieri e tu hai già trovato un lavoro?”
 
“ Beh l’affitto non si paga da solo.” Si giustificò lei.
 
“ Hai usato un incantesimo di persuasione, vero?”
 
“ Ho dovuto approfittarne parecchio ieri, altrimenti non avremmo un appartamento in cui vivere, e non saresti stata ammessa a scuola visto che non hai alcun documento, e niente che certifichi la tua formazione precedente.”
 
“ Ah ecco! Cominciavo a chiedermi come mai avevamo avuto così fortuna a trovare un appartamento così in fretta.” Rispose, con un sorriso.
 
Soraya per un attimo aveva temuto che la principessa si sarebbe arrabbiata per il suo uso della magia, e il suo sorriso la rassicurò.
 
“ E tu? Non ti ho mai vista vestita così.”
 
“ Beh ho dovuto cercare di adattarmi al modo di vestire degli umani. Sono credibile secondo te?”
 
Soraya le rivolse un sorriso incerto.
 
“ Credo di si, come te, non ho visto molti umani a scuola. Al massimo potrei ideare un catalogo di moda mare per umani.”
 
Zaira sorrise. Era vero, li avevano osservati spesso fare il bagno al lago, ma non avevano mai frequentato molto la città.
 
“ E quando hai incontrato Lucas? Ricordi come era vestito?” chiese, speranzosa.
 
Soraya ripensò al suo primo incontro con il suo compagno, intento a disegnare seduto in riva al lago, aveva esitato prima di pronunciare l’incantesimo, si era seduta accanto a lui e avevano parlato dei suoi disegni. Ricordava ogni dettaglio di quei momenti. Appena l’aveva visto si era sentita finalmente completa, tutto quello che aveva sempre cercato, quell’amore romantico di cui leggeva nei libri umani, era finalmente lì di fronte a lei, aspettava soltanto che lei pronunciasse le parole di quell’incantesimo che le avrebbe reso tutto più semplice. Ricordò come si era sentita felice con lui. Era davvero al settimo cielo in compagnia di quell’umano, poi la bolla di felicità in cui si era rinchiusa scoppiò, costringendola alla scelta più difficile della sua vita…
 
“ Ehi, Soraya? Ci sei?”
 
Soraya si riscosse di colpo dai suoi pensieri, rendendosi conto che la principessa stava ancora aspettando la sua risposta.
 
“Indossava un maglione scuro a quadri, e jeans. Perché…”
 
Soraya si interruppe appena notò che Zaira aveva provato a riprodurre l’abbigliamento che le aveva appena descritto. Scoppiò a ridere.
 
“ Era decisamente meglio prima!”
 
Così la principessa si cambiò di nuovo, poi fece rapidamente colazione e uscì di corsa da casa, chiacchierando con l’amica aveva finito per far tardi. Si diresse in fretta verso la scuola.
 
Aveva percorso appena duecento metri quando una macchina accostò accanto a lei.
 
“ In ritardo già dal primo giorno di scuola?” le chiese Alan, abbassando il finestrino.
 
 “ Beh, ho imparato dal migliore!” scherzò lei.
 
Alan ridacchiò, poi scese dalla macchina e le aprì la portiera, invitandola a salire.
 
“ Dai sali, ti diamo uno strappo a scuola.”
 
Zaira annuì e salì in quella specie di scatola di metallo semovente, elettrizzata. Aveva visto raramente le strane ‘macchine’ che gli umani usavano per spostarsi ma non aveva mai avuto la possibilità di farci un giro. Si sentiva felice come da bambina, quando Soraya la accompagnava a giocare con i pesci e le sirene del lago, prima che la sirena Xeni prendesse il potere e decidesse di cacciare le ninfe dal lago, Zaira non ne capiva il motivo, sirene e ninfe avevano convissuto pacificamente per anni, perché non poteva semplicemente lasciare che fosse così?
Si riscosse dai suoi pensieri e si sedette sul sedile dietro ad Alan, e in quel momento si rese conto che non erano da soli. Al posto di guida era seduta una donna che dimostrava almeno una quarantina d’anni. A Zaira fece uno strano effetto, era abituata a vedere invecchiare gli uomini delle sue sorelle, ma non aveva visto molte donne umane di una certa età. È così che sarebbe apparsa Soraya senza l’eterna giovinezza delle ninfe? Si chiese. Nel frattempo la donna si era accorta che Zaira la stava fissando, così decise di presentarsi.
 
“ Ciao, io sono Clarissa, la madre di Alan. Tu devi essere la ragazza nuova. Zaira, giusto?”
 
La ragazza guardò stupita prima la donna poi Alan. Come faceva a sapere il suo nome? Che Alan le avesse già parlato di lei? Beh se era così era senz’altro un buon segno. Forse la sua permanenza tra gli umani sarebbe stata meno lunga del previsto. Presto lui sarebbe caduto ai suoi piedi e l’avrebbe seguita al castello di sua spontanea volontà.
 
“ Alan mi ha parlato di te.” Disse Clarissa, notando lo sguardo confuso di Zaira.
 
“ Beh, veramente è stato Ethan.” Chiarì il ragazzo.
 
“ Ethan?” si lasciò sfuggire Zaira.
 
Ethan aveva parlato di lei alla madre di Alan? Che poteva significare? Perché avrebbe dovuto parlare di lei alla madre del suo migliore amico? Zaira non riusciva a capire.
 
“ stava cercando di evitare al suo amico la punizione per aver fatto tardi a scuola.” Spiegò Clarissa.
 
Eppure Zaira continuava a non capire, che c’entrava lei con la punizione di Alan? Guardò il ragazzo, aspettando un chiarimento.
 
“ Lascia perdere, dai” Disse invece lui, chiudendo la conversazione.
 
“ Beh che male c’è?” intervenne Clarissa. “ Ethan voleva solo farmi sapere che avevi conosciuto una ragazza. E anche se non potevo evitare di metterti in punizione per essere arrivato tardi a scuola, sono stata felice di sentirlo…”
 
“ Lo so, mi hai fatto il terzo grado!” la interruppe lui. “ Ma per favore volete smetterla tutti di insistere? Io non ho conosciuto nessuna! Si, ho incontrato Zaira, ma questo non vuol dire niente… non più. Smettetela di vederci dei significati che non ci sono!” sbottò, nervoso.
 
A Zaira sembrò una reazione eccessiva, che c’era di male se lui conosceva una ragazza e sua madre si faceva delle speranze? Poi realizzò il significato di quelle parole. Lei non gli piaceva. Ma come era possibile? Lui era umano, lei una ninfa. Era bellissima, perfetta. Come poteva non piacergli? Era impossibile! Poi le tornarono in mente le sue parole, quando il giorno precedente al lago le aveva detto che era “strana forte”. Che fosse quello il motivo? La trovava troppo strana per pensare di avere una storia con lei? Beh in effetti non aveva tutti i torti, pensò Zaira, dopotutto lei non conosceva il mondo degli umani, si sentiva un pesce fuor d’acqua tra gli uomini, non sapeva come comportarsi, era naturale che lei ai suoi occhi apparisse strana. Zaira sentiva che ci sarebbe voluto parecchio tempo per abituarsi a vivere tra gli umani, e per convincere Alan a seguirla, soprattutto ora che le aveva detto chiaro e tondo di non essere interessato a lei.
 
“ Ma ti pare il modo di trattarla, Alan? Non puoi davvero essere così cafone! Come pensi che abbia preso le tue parole? Guardala!” sbottò Clarissa, delusa dal comportamento del figlio.
 
Alan si rese conto in quel momento del fatto che Zaira aveva sentito quello che aveva detto, lei non sapeva di Chloe, aveva sicuramente interpretato male le sue parole, e anche se si sentiva umiliato da come sua madre si era rivolta a lui di fronte ad una ragazza, riconosceva che aveva ragione. Gli dispiaceva che Zaira prendesse sul personale le sue parole, doveva scusarsi.
 
“ Zaira, io non intendevo…”
 
“ Non preoccuparti, non fa nulla. Scusate, è stato solo un attimo di nostalgia di casa.” Disse lei, cercando di salvarsi dalla figuraccia.
 
“ Immagino, da dove vieni?” chiese Clarissa.
 
Zaira esitò, doveva inventarsi qualcosa, non poteva dir loro la verità, ma non sapeva molto della geografia degli umani.
 
“ Beh da nessun posto in particolare, io e la mia famiglia abbiamo girato molto. Solo che stavolta ho dovuto lasciare mia madre.” Ammise.
 
“oh mi dispiace. Come mai? Se non sono troppo indiscreta ovviamente.”
 
Zaira le sorrise. “Non c’è problema. È malata, è ricoverata in ospedale, e finché non starà meglio devo stare con mia zia. Così, eccomi qui.”
 
Stava mentendo, Zaira lo sapeva, ma dopotutto un fondo di verità c’era. La regina era davvero malata, anche se non poteva certo essere ricoverata in un ospedale umano. Il risultato comunque non cambiava, probabilmente non avrebbe più rivisto sua madre per molto tempo, e Soraya era il suo unico punto di riferimento in quel mondo estraneo. In fondo non poteva certo raccontare che sua madre era la regina delle ninfe che l’aveva allontanata da sé per permetterle di irretire Alan e portarselo via.
 
“ Mi dispiace, e dove l’hanno ricoverata? È tanto lontano? Riesci almeno ad andare a trovarla?” continuò Clarissa.
 
Zaira alzò le spalle, rassegnata. Soraya le aveva riferito che la regina non avrebbe gradito le sue visite finchè non avesse portato Alan con sé, non voleva che perdesse di vista la sua missione. Non si rendeva conto, però, che Zaira aveva bisogno di rivedere sua madre, si sentiva sola in quel mondo estraneo, e avrebbe voluto poter rientrare a casa, anche solo per poco, ma non poteva, doveva restare e convincere Alan a seguirla.
 
“ No, purtroppo. È ricoverata molto lontano, dove abitavamo prima, e ora c’è la scuola, e mia zia che vuole che pensi a farmi una vita e degli amici qui, perciò mi sa che non la vedrò più per un po’.”
 
In quel momento la donna fermò la macchina, erano arrivati davanti a scuola e non ci fu più tempo per approfondire il discorso, con grande sollievo di Zaira.
 
“ Mi raccomando Alan! Comportati bene, altrimenti ti scordi la macchina anche domani!” urlò Clarissa al figlio, appena i ragazzi scesero dall’auto.
 
“ Tranquilla, è già stato abbastanza imbarazzante farmi portare a scuola da te oggi, per domani preferisco di gran lunga la mia macchina!”
 
Poi Alan e Zaira entrarono a scuola, appena arrivarono all’ingresso lui fece per andarsene.
 
“ Ok, allora io vado, se faccio tardi anche oggi chi la sente mia madre! Ciao!”
 
“ Aspetta!”
 
Lui si fermò e si voltò.
 
“ Ehm… io avrei Storia con il prof Smith, sai dove devo andare?” chiese lei, leggermente imbarazzata.
 
Lui le sorrise. “ Certo, ti ci accompagno, vieni.”
 
“ No, basta che me lo spieghi. Non voglio farti arrivare tardi, e la campanella è appena suonata.”
 
“ Non farò tardi, ci devo passare davanti comunque, la mia classe è subito dopo la tua.”
 
La ragazza fu felice di sentire quelle parole, non era un tragitto lungo, ma era comunque contenta di stare ancora in sua compagnia, più tempo passavano insieme, più lei poteva cercare di dimostrargli di non essere così “strana forte” come lui credeva, sperando che la smettesse di credere così assurda l’idea di potersi innamorare di lei. Zaira sorrise e lo seguì.
 
Lui la guidò lungo un corridoio fiancheggiato su entrambi i lati da file di armadietti metallici, da cui qualche studente ritardatario stava ancora recuperando i propri libri.
 
Poco dopo Alan si fermò, indicandole una porta.
 
“Eccoci qui.” Disse. “la tua classe.”
 
“ Grazie.”
 
Zaira fece per entrare, ma lui la fermò.
 
“ A proposito, questo non vale!”
 
Zaira inarcò le sopracciglia, confusa. Che stava dicendo? Aveva sbagliato qualcosa? Aveva dimenticato qualcuna delle tante consuetudini umane?
 
“ Come scusa?”
 
“ Mi avevi promesso di permettermi di portarti a fare il giro della scuola. Ma questo non conta, okay?”
 
Zaira sorrise, sollevata, anche se non capiva perché dimostrasse questo interesse per lei se aveva detto che non la guardava assolutamente come una ragazza che potesse piacergli da quel punto di vista.
 
“Okay, ora però devo entrare. Ciao, e grazie.”
 
Zaira entrò in classe. Si accorse subito che il professor Smith era già entrato, era seduto alla cattedra con il naso su quello che doveva essere il loro libro di testo. Zaira non era mai andata a scuola prima, si era sempre occupata Soraya della sua istruzione, ma si rese conto che se avesse mai avuto un professore di storia se lo sarebbe immaginato proprio come il professor Smith: basso, capelli bianchi, occhiali, e un viso spigoloso tutte rughe che lo faceva assomigliare più ad un vecchio rudere che ad un essere umano.
 
“Tu devi essere la nuova. Zaira, giusto?” chiese, controllando il registro. “Bene, trovati un posto, svelta, e cominciamo la lezione.” Fu il suo caloroso benvenuto, poi tornò con il naso sul libro.
 
Zaira sospirò e fece scorrere lo sguardo sui suoi nuovi compagni di classe alla ricerca di un posto vuoto in cui sedersi. Notò subito una ragazza dai capelli rossi legati in una lunga treccia che agitava una mano per catturare la sua attenzione indicandole il posto vuoto accanto al suo. Zaira pensò subito che quella ragazza le era simpatica, sembrava un tipo esuberante, e in quel gruppo di sconosciuti dall’aria tremendamente annoiata, era l’unica che le stesse offrendo una buona accoglienza. Si sedette accanto a lei.
 
Nel frattempo il professor Smith aveva già iniziato la sua lezione, se così si poteva chiamare la mera lettura del libro di testo.
 
“Ciao, io sono Iris” le sussurrò la rossa, con un sorriso.
 
“Io sono Zaira, ma immagino che tu già lo sappia.” Rispose, ricambiando il sorriso.
 
Dopo una decina di minuti Zaira stava chiedendo a Iris come facesse a resistere per due intere ore a quelle lezioni così soporifere senza pensare di tentare il suicidio, quando il professor Smith la colse in flagrante.
 
“Signorina Evans, capisco che lei sia nuova, ma questo non le dà il diritto di disturbare la mia lezione, sa almeno di cosa stiamo parlando?”
 
Zaira lanciò un’occhiata al libro di Iris, che le stava indicando un paragrafo con il dito: ‘figure mitologiche greche: creature legate agli elementi’ Zaira quasi esultò per la fortuna sfacciata che le era capitata… forse questa ‘scuola’ non era poi così male, anche se non capiva il senso di certi argomenti, dopotutto gli antichi greci erano ormai morti e sepolti. Ormai nessuno credeva più agli dei e alle ninfe.
 
“ Certo. Parliamo di figure mitologiche dell’antica Grecia. Stava cominciando a parlare più nello specifico degli esseri legati agli elementi, per esempio le ninfe…” disse, per cercare di indirizzare la prossima domanda del professore.
 
“ Bene, allora visto che ritiene le mie lezioni così noiose da permettersi di disturbare, perché non presenta lei ai suoi compagni l’argomento?”
 
Il professor Smith sorrise, pregustando il momento in cui lei sarebbe rimasta zitta, in imbarazzo, incapace di continuare.
 
“ Ma professore… non l’ha ancora spiegato!” intervenne Iris.
 
“ Ve lo spiegherà lei, visto che sembra saperne abbastanza da non prestare attenzione. Allora, signorina Evans, vuole continuare?”
 
Zaira sorrise, per nulla intimorita. Il professore non poteva sapere che non avrebbe mai avuto bisogno di lezioni per rispondere a quella domanda.
 
“ Con molto piacere. I greci descrivono le ninfe come creature mitologiche figlie di Urano ma successivamente associate anche ad altri Dei. Hanno l’aspetto di bellissime ragazze, e vivono ognuna nell’elemento che le caratterizza. Ci sono ninfe dell’acqua, della terra e dell’aria. Stando ai greci le ninfe dell’acqua hanno nomi diversi a seconda del tipo di corso d’acqua in cui vivono, quindi abbiamo le Nereidi nei mari, le Limniadi nei laghi, le Potameidi nei fiumi…”
 
“ D’accordo.” La interruppe lui. “ Evidentemente nella sua scuola precedente ne avevate già parlato, ma i suoi compagni no, quindi per favore cerchi di fare attenzione.”
 
“Si, si, va bene.” Rispose scocciata.
 
“ Sei stata grande!” le sussurrò Iris appena il professore riprese la ‘lezione’.
 
Zaira sorrise, per quello che aveva visto la scuola umana era piuttosto noiosa, ma l’aver messo al proprio posto quel professore scorbutico l’aveva appena resa più simpatica alla classe, forse quello poteva essere un buon modo per instaurare rapporti con gli umani senza sembrare ‘strana forte’. Sua madre aveva ragione, andare a scuola sembrava un buon modo di imparare a relazionarsi, entro la fine della mattinata aveva già rimediato un invito per un pomeriggio di shopping con Iris, e per una festa il sabato sera.
 
 
CANTUCCIO DELL’ AUTRICE:

Ciao a tutte, intanto ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le seguite e le preferite, grazie mille, davvero, se volete lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate o se avete consigli da darmi lo apprezzerei molto.
Passando al capitolo, volevo inserire tutta la giornata scolastica in questo capitolo, ma risulterebbe troppo lungo, quindi vi toccherà aspettare il prossimo capitolo per vedere come andrà il giro della scuola che Alan ha promesso a Zaira. A presto ragassuole,
baci,
wingedangel.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 Capitolo 5

 

Zaira e Iris si erano appena sedute in mensa quando Ethan e Alan le raggiunsero, Alan si sedette accanto a Zaira mentre Ethan salutava Iris con un bacio. Zaira distolse lo sguardo, imbarazzata e si voltò verso Alan, che le sorrise.

“Allora? Come è andata la mattinata?”

“ Due ore del professor Smith, una di chimica, di cui non capisco niente, e due ore di inglese, fai un pó tu...”

“Oh, così hai conosciuto la Scott?” Fece lui.

“Già, la lezione non finiva più, anche se il professor Smith era decisamente peggio.”

“ Aspetta a dirlo, prova ad arrivare in ritardo ad inglese, allora si che mostrerà la sua vera natura!” Scherzò Alan.

Zaira si mise a ridere. “Non ci tengo, grazie.”

Zaira aveva appena finito di mangiare quando Alan la prese per mano e la trascinò con sé fuori dalla mensa.

“ Ehi! Che fai?” disse lei, correndo per stare al passo.

“ Beh, ti avevo promesso un giro della scuola, no? Forza, non abbiamo molto tempo prima della fine della pausa pranzo.”

Lui non le diede il tempo di replicare e si incamminò verso l’ala della scuola dove aveva seguito le lezioni del mattino.

“ Ecco, in questa ala della scuola si svolgono tutte le lezioni e i laboratori.”

Attraversarono il lungo corridoio e Zaira si soffermò ad osservare le targhette accanto ad ogni porta, cercando di memorizzare dove si trovassero le aule dei suoi professori e i vari laboratori. Entrarono nel laboratorio di disegno, Zaira fu subito investita dall’odore della carta e dei colori, rimase affascinata osservando i disegni degli studenti appesi alle pareti, non erano al livello dei quadri umani che decoravano il castello, ma erano molto colorati e davano un’aria accogliente alla stanza, non vedeva l’ora di seguire una lezione in quel posto. Non aveva mai provato a dipingere, ma non vedeva l’ora di provare.

Usciti dal laboratorio di disegno entrarono in quello di informatica, Zaira vide una ventina di strane scatole con accanto delle specie di TV, non aveva mai visto niente del genere. Aveva visto alcuni umani al lago con dei ‘computer’ appoggiati alle ginocchia tutti intenti a giocare a premere dei tasti per far comparire delle lettere sugli schermi luminosi, ma aveva sempre preferito sedersi ad osservare il lago e la natura piuttosto che perdersi di fronte ad uno schermo. Guardando meglio le strane scatole vicino ad ogni schermo Zaira notò delle etichette che numeravano i ‘computer’ progressivamente, non avrebbe mai creduto che esistessero computer così ingombranti.

“Non ti fare troppe illusioni, anche se dovrebbero, i prof non ci portano mai in aula informatica, ma se vuoi il pomeriggio l’aula resta aperta per chi avesse bisogno di fare delle ricerche su Internet.” Le spiegò Alan.

Zaira non aveva idea di cosa fosse ‘Internet’ ma a giudicare dalla naturalezza con cui lui ne parlava si sarebbe sentita una stupida a chiederglielo, così decise di lasciare correre e lo seguì fuori dalla stanza. Tornarono verso l’ala centrale della scuola.

“Qui c’è la mensa, la segreteria, e gli armadietti degli studenti, ma questo già lo sai. Ora vieni, andiamo a vedere le aule dei club pomeridiani. Tu quali corsi hai scelto?”

“Ehm… ancora nessuno, che corsi ci sono?”

Zaira ricordò in quel momento che il giorno prima Soraya le aveva dato una serie di fogli e depliant della scuola da leggere, lei li aveva ignorati, credendo che fossero solo semplici pubblicità. Ora si pentiva di non averli letti, sembrava che in quella scuola fosse obbligatorio scegliere almeno due corsi pomeridiani.

“Beh c’è nuoto, pallavolo, teatro, giornalismo, musica, informatica, ah già, ci sono anche le cheerleader, ma solo se stai simpatica ad Abigail, ma in tal caso non staresti simpatica a me…” disse lui, con un sorriso.

“Perché? Chi è Abigail?”

“Non l’hai conosciuta? Sei fortunata, anche se ho l’impressione che presto toccherà anche a te. È la capo cheerleader della scuola, e ci detestiamo a vicenda.”

“Come mai?”

“Beh diciamo che io l’ho rifiutata e lei è andata a dire a tutta la scuola che sono gay.”

Zaira scoppiò a ridere. Certo quella poteva essere una spiegazione al suo comportamento di quella mattina, ma non ce lo vedeva proprio con un uomo, poi Ethan aveva parlato alla madre di Alan di lei, quindi non poteva essere davvero gay.

“Beh Ethan non sembra pensare che tu sia gay… e anche Iris oggi a lezione mi continuava a tessere le tue lodi. Ho pensato che fosse innamorata di te, ma poi ho visto che sta con Ethan, evidentemente ti ammira molto.” Ammise Zaira.

“ Beh nessuno ha creduto ad Abigail, e fidati, Iris stava solo cercando di spingerti tra le mie braccia. Ma dovrebbe smetterla di cercarmi la ragazza, so farlo da solo, anche se non mi interessa più ormai…” disse.

Zaira notò che era improvvisamente diventato triste, gli dispiaceva vederlo così, avrebbe voluto fare qualcosa per lui, voleva saperne di più, anche se sentiva che costringerlo a parlarne gli avrebbe fatto male, eppure aveva bisogno di capire perché lui non volesse più innamorarsi. Si rese conto che per la prima volta non era la sua missione il principale motivo, voleva saperlo per trovare il modo di farlo stare meglio.

“Come mai? – gli chiese – se non sono indiscreta, ovviamente…”

“è una lunga storia, te la racconterò ma ora non abbiamo tempo, andiamo dai, c’è ancora molto da vedere!” le disse, prendendole la mano e trascinandola con sé.

Che entusiasmo! È una scuola, mica un parco giochi!’ pensò lei.

Alan le mostrò la sala prove del corso di teatro, la redazione del giornalino scolastico e la palestra, poi entrarono in piscina. Zaira rimase incantata di fronte a quella piscina. Era una semplice piscina, nemmeno tanto grande in effetti, ma lei moriva dalla voglia di farsi una nuotata. Era tra gli umani da un solo giorno, ma già le mancava farsi una nuotata in tranquillità. Alan parlava ma Zaira non lo ascoltava. Fu tentata di togliersi la maglietta e i jeans e tuffarsi in acqua, ma sapeva che poi Alan l’avrebbe creduta ancora più strana.

“Ci facciamo un bagno?” Gli chiese, quasi supplicandolo.

Lui rise.

“ Non si potrebbe entrare in piscina al di fuori delle lezioni, ma mi piacerebbe una volta tanto infrangere questa stupida regola e farmi un bagno, ma ora non c’è tempo, la pausa pranzo è quasi finita, e tu devi andare in segreteria a comunicare quali corsi hai scelto.”

Già, i corsi, Zaira sicuramente avrebbe scelto nuoto, ma per il resto non aveva idea di quale altro corso scegliere, non aveva mai provato a fare nessuna delle altre attività, non sapeva se ne sarebbe stata capace, eppure doveva scegliere.

“ Beh senz’altro sceglierò nuoto. Poi non saprei… Iris che corsi segue?” chiese lei, se doveva frequentare un corso su qualcosa che a malapena conosceva voleva almeno avere una faccia amica vicino.

“ Allora a nuoto saremo insieme! Comunque Iris fa teatro e… musica mi pare.” Spiegò Alan.

“ bene, allora io seguirò nuoto e teatro!” decise lei.

“ Saresti perfetta per la parte della sirenetta allora!” scherzò lui.

Zaira sorrise, triste, ripensando alle sue sorelle e alle sirene che minacciavano il suo regno. Perché le cose non potevano restare come quando era bambina? Perché le sirene ora dovevano volere il lago tutto per loro?

“ Ehm… ho detto qualcosa che non va?” chiese Alan, preoccupato dal suo repentino cambio d’umore.

Lei si riscosse subito, non poteva farsi vedere debole, e non voleva dovergli mentire.

“ Non è niente, tranquillo.”

Alan sospirò, la sua risposta non lo aveva convinto.

“ Anche tu hai i tuoi scheletri nell’armadio, vedo. Bene, andiamo dai, o faremo tardi.”

Si diressero in silenzio verso la segreteria. Zaira non riusciva a capire se Alan si fosse offeso, non parlava ma l’espressione non era arrabbiata, allora perché aveva smesso di parlare? In fondo anche lui non voleva parlarle del motivo per cui non voleva avere più ragazze, allora perché se la prendeva ora?

“non è niente davvero, è solo che non mi piace molto quella storia, tutto qui.” Mentì lei.

Lui le sorrise, convinto, o almeno così sembrava. Andarono in segreteria e appena Zaira finì di compilare il modulo di iscrizione ai corsi suonò la campanella, la pausa pranzo era appena finita.

“Uff... è già ora di tornare in classe? - sbottò Alan - allora mi sa che mi toccherà tornare in classe alla svelta prima di arrivare in ritardo anche oggi. Ma mi raccomando, prima o poi la dobbiamo fare quella nuotata clandestina!”

Zaira si mise a ridere, ma annuì, non vedeva l'ora di farsi una nuotata da sola con lui.

“ Promesso?” chiese lui.

“ Promesso! Lo aveva detto Ethan che mi avresti portato su una cattiva strada!” rise lei.

“ Veramente la nuotata abusiva l'avevi proposta tu!”

“ Touchè!” ammise lei.

“ Ok, ora vado prima di farmi sospendere, ci si vede!”

Alan corse via e Zaira consultò il suo orario pomeridiano... la aspettavano due lunghe ore di matematica; matematica dopo la pausa pranzo? Tanto valeva tentare il suicidio! Zaira non era mai andata bene in matematica, Soraya aveva provato mille volte a spiegargliela, ma non c'era nulla da fare, la matematica le aveva dichiarato guerra dalla prima volta che si erano trovate l'una di fronte all'altra. La ragazza considerò l'idea di cominciare a saltare le lezioni già dal suo primo giorno di scuola. In quel momento vide Iris uscire dalla mensa, così la raggiunse.

“ Ehi, ciao. Alla fine Alan ti ha lasciata andare, vedo. Che lezione hai adesso?” le chiese Iris.

“ Matematica” rispose Zaira, rassegnata.

“ Mamma mia! Sembri un condannato nel braccio della morte! Dai, su con il morale, siamo a lezione insieme! Vedrai che appena la capisci la matematica è anche divertente!” le rispose l'amica allegra, incamminandosi.

Zaira non riusciva a credere alle sue orecchie.

“ Ti piace la matematica?”

“ Si, perchè?”

“ Sei sicura? La matematica! Quella cosa con tutti quei numeri... ti piace?”

Zaira non riusciva a capacitarsene, l'aveva sempre vissuta come una tortura, non aveva mai trovato alcuna utilità in tutti quei numeri messi a caso, e ora Iris le diceva che addirittura si divertiva? Quell' umana non era normale!

“ Si, mi piace. Che c'è di strano?” disse Iris, con naturalezza.

“ Se lo dici tu...”

“ Vedrai, la Collins ti piacerà!”

Zaira ed Iris entrarono in classe, si sedettero vicine e attesero l'ingresso della professoressa. Entrò una signora sulla cinquantina, con folti capelli ricci rossi che le contornavano il viso, occhi castani e una corporatura piuttosto robusta. Si sedette alla cattedra e scorse i volti dei ragazzi e appena il suo sguardo si posò su Zaira sorrise.

“ Tu devi essere Zaira. - disse, controllando il registro. - come è andato il tuo primo giorno? Spero che i tuoi compagni ti abbiano accolto come si deve. Vedrai, ti troverai bene qui. Ora, passando alla parte noiosa. Come andavi in matematica nella tua scuola?”

Zaira esitò, non sapeva se le lezioni private di Soraya potessero essere interpretate come 'scuola', ma in ogni caso la matematica non sarebbe mai stata il suo forte.

“ehm… domanda di riserva?” disse lei.

La professoressa rise.

“ Non preoccuparti, sono qui per questo, se non capisci qualcosa chiedi pure senza problemi. Ora ragazzi, cominciamo.”

Alla fine della lezione Zaira dovette dare ragione ad Iris, la Collins le piaceva, era della matematica che avrebbe fatto volentieri a meno.

“ Allora? Avevo ragione vero? La matematica non è poi così male!” le disse Iris mentre uscivano dalla scuola.

“ Beh, la Collins mi sta simpatica, ma la matematica per niente!”

Iris rise.

“ Vabbè, io ora devo andare a lavorare. Ma ricordati che domani si va a fare shopping insieme!”

Zaira sorrise, non vedeva l'ora. Ma non sapeva che Iris lavorasse, era un'abitudine degli umani? Avrebbe dovuto trovarsi un lavoro anche lei? Ma come avrebbe fatto a trovare un lavoro? Conosceva così poco del mondo degli umani, e la magia di persuasione non era il suo forte, era Soraya quella brava in quelle cose.

“ Lavori? Dove?” chiese.

“ Qui di fronte, al Black Rose Pub. Lavoro i weekend e un paio d'ore al giorno durante la settimana. Purtroppo mia madre ha perso il lavoro e mio padre riesce a malapena a mantenerci con il suo stipendio, così cerco di portare a casa qualche soldo extra, non è granchè, ma è meglio di niente.”

Zaira rimase affascinata, era un atteggiamento molto maturo da parte della sua amica. Sembrava così allegra e spensierata, non avrebbe mai pensato che avesse problemi a casa. Per una ragazza di sedici anni non doveva essere facile lavorare e studiare; nonostante Iris avesse sempre il sorriso sulle labbra la sua non doveva essere una vita facile. Zaira non potè fare a meno di riconsiderare la sua vita, lei aveva sempre avuto tutto ciò di cui aveva bisogno, e anche di più, invece Iris doveva lavorare per assicurare alla sua famiglia una vita dignitosa. Aveva sempre considerato gli esseri umani inferiori alle ninfe, ora invece si rendeva conto di quanto si sbagliasse, certo, forse non avevano poteri magici, ma non si fermavano davanti ai problemi, non perdevano tempo a lamentarsi, si rimboccavano le mani, e trovavano una soluzione, a costo di inventarsela. Erano davvero degli esseri pieni di risorse.

“Ma come fai a studiare?”

“Beh cerco di stare attenta in classe per risparmiarmi lavoro a casa. Ma con il professor Smith non funziona molto, infatti in storia sono una frana! - le disse con un sorriso – Comunque, vuoi venire a fare un salto al Black Rose anche tu? Così ti offro qualcosa e chiacchieriamo ancora un po'?”

Zaira annuì e insieme si diressero verso il pub. Chiacchierarono un po' del più e del meno, Zaira era contenta di aver trovato un'amica tra tutti quegli umani. Si conoscevano solo da una giornata, quindi forse era presto per parlare di amicizia, ma Zaira e Iris erano entrate da subito in sintonia, e ora scherzavano insieme come se si conoscessero da sempre. Zaira non vedeva l'ora di tornare a scuola il giorno dopo, e di passare il pomeriggio con Iris. Sarebbe stato piacevole non pensare alla missione per un po'.

CANTUCCIO DELL'AUTRICE:
Ciao a tutte, eccomi con un nuovo capitolo, lo so ci ho messo troppo (sorry!!) e probabilmente questo capitolo è un pò noioso, ma volevo presentare la scuola poi la storia è proseguita da sola, quasi indipendentemente dalla mia volontà(si lo so, è un ragionamento un pò contorto, ma c'est la vie...). Comunque ora abbiamo conosciuto meglio Iris e in un certo senso anche Zaira. Ok, la smetto di blaterare e vi lascio, ci vediamo al prossimo capitolo! Grazie a tutte per le recensioni, le seguite e le preferite, vi adoro! A presto.
Baci
wingedangel

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


Alan si presentò puntuale a casa di Ethan quel sabato sera, al Black Rose avevano organizzato una festa e l'amico gli aveva chiesto un passaggio. Alan diede un colpo di clacson e dopo pochi minuti il suo amico salì in macchina.


“ Allora? Come mai questa richiesta di recupero? Pensavo che saresti venuto alla festa con Iris.” Gli chiese.


“ No, lei è andata là presto, deve lavorare. E visto che per colpa della tua punizione in questi giorni ci siamo visti poco, volevo fare due chiacchiere con il mio migliore amico.”


“ Ma Iris lavora anche stasera? Non finiva alle 18?” chiese Alan.


“Ha chiesto un cambio, abbiamo passato il pomeriggio insieme, così stasera lavora un paio d'ore poi stacca e viene a divertirsi.”


Placata la sua curiositá i pensieri di Alan andarono subito a Zaira. Chissà se ci sarebbe stata anche lei. Ma cosa andava a pensare? Perché sentiva il desiderio di rivederla? L'aveva vista a scuola, avrebbe dovuto bastargli, invece voleva rivederla, come se le piacesse... no, non poteva desiderare Zaira, non era giusto nei confronti di Chloe.


“Ehi amico, che succede? A che pensi?” Gli chiese Ethan, rendendosi conto che l'amico era stranamente silenzioso.


“Niente, scusa. Ero sovrappensiero. Chissà quanta gente ci sarà stasera, di sicuro tutta la scuola...”


“ Si Zaira ci sarà, è andata con Iris.” Rispose Ethan.


Alan trattene a fatica un sorriso.


“Io non...” cominciò.


“Senti, alle feste al Black Rose ci va sempre tutta la scuola, non sarebbe certo una novità... ce l'hai scritto in faccia che è di lei che vuoi sapere!”


Alan fece per protestare ma si rese conto che sarebbe stato inutile..


“ A proposito di Zaira, lei e Iris hanno già legato, eh? Beh almeno si è fatta un'amica, i nostri compagni di solito non sono molto ospitali con la gente di fuori...” disse.


“ Beh a quanto pare questo non sarà un suo problema, la adorano già tutti.”


“ Davvero?”


Alan faticava a crederci, c'erano già stati studenti nuovi a scuola e puntualmente venivano presi di mira per scherzi di ogni tipo dai suoi compagni. Come poteva essere che Zaira l'avesse scampata?


“ Si, non hai saputo di come ha risposto al professor Smith?”


“ No, che ha combinato?”


Ethan ridacchiò.


“ Se me lo chiedi così sembri sua madre, comunque lui l'aveva beccata a chiacchierare con Iris, e lei l'ha subito messo a tacere, da come me l'hanno raccontata deve essere stata una scena impagabile.”


Alan rise. Finalmente qualcuno gliel'aveva fatta vedere a quella sottospecie di professore.


 

Poco dopo i ragazzi arrivarono al Black Rose, il locale aveva aperto solo da un'ora ma c'era già parecchia gente, soprattutto studenti della Riverside. Erano in pochi a ballare sulla pista, la maggior parte della gente stava ancora intorno al bar, così Alan ed Ethan fecero non poca fatica a raggiungere Iris al bancone. La ragazza era impegnata a servire un gruppetto di ragazze, così si appoggiarono al bancone ad aspettare il loro turno, accanto alle ragazze Alan scorse Zaira, appoggiata al bancone che osservava l'amica con l’aria un po’ spaesata.


“ Ehi ciao! Ci sei anche tu!” le disse.


Alan era felice di vederla, e questo lo fece sentire in colpa, lui amava solo Chloe, non poteva lasciarsi irretire dalla prima bella ragazza che vedeva. Eppure Zaira era così bella, e sembrava così indifesa, c'era qualcosa nel suo sguardo, sembrava che non solo la scuola, ma tutto ciò che aveva intorno fosse nuovo per lei. Alan voleva prendersi cura di lei, anche se non ne comprendeva il motivo. Il suo cuore accelerò per un momento quando lei sorrise. Ma che gli stava succedendo?


“ Eh già, Iris non mi ha dato molta scelta, o venivo con lei oppure non mi passava il compito di algebra.”


Alan ridacchiò.


“ E io che pensavo che tu fossi una brava ragazza! Appena arrivata e già copi i compiti?”


“ Beh ognuno ha le sue materie, con la storia e la letteratura me la cavo, ma i numeri decisamente non fanno per me.”


“ Ti capisco. Allora, ti piace la festa?”


Zaira esitò un attimo prima di rispondere. Si guardò intorno, a disagio.


“ Si, dai. C’è parecchia gente.”


“ Sii sincera. Non mi sembri molto a tuo agio.”


Zaira alzò le spalle e sospirò.


“ Beh, che posso farci? Sono appena arrivata e mi trascinano qui, in mezzo ad un mare di gente che non conosco, musica troppo alta, e la mia amica è troppo impegnata con il lavoro per chiacchierare. Mi sento un po’ spaesata ma mi ci abituerò.” confessò.


Alan le sorrise e le porse la mano.


“ Vuoi uscire?” le chiese.


“ Ma sei appena arrivato…”


“ Non importa, almeno possiamo farci due chiacchiere in tranquillità senza dover urlare.”


Zaira sorrise e gli prese la mano, Alan la guidò fuori dal locale, e, girato l'angolo, si sedettero su una panchina poco distante.


“ Scusa se ti ho costretto ad uscire, ma mi sentivo un pesce fuor d’acqua là dentro.” esordì Zaira.


Alan le sorrise per rassicurarla. Non gli dispiaceva di essere uscito dal locale per parlare con lei, indipendentemente dai suoi sentimenti che lo stavano mandando in confusione, sapeva di doverle delle scuse. Sua madre aveva ragione, era stato un vero cafone nei suoi confronti, e ora Zaira aveva tutto il diritto di sapere il vero motivo che l'aveva spinto a risponderle così. No, si disse Alan, non era quello il vero motivo, per la prima volta sentiva il bisogno di parlare di Chloe con qualcuno, e sentiva che di Zaira si poteva fidare.


“ Non devi scusarti, non mi hai costretto a far nulla, sono stato io a chiederti se volevi uscire, no? Poi volevo scusarmi con te, e quello non era il posto adatto.”


“ Scusarti? Per cosa?”


“ L’altro giorno, in macchina di mia madre, ho detto delle cose che non avrei dovuto. Ho ripensato molto a come ti devono essere suonate le mie parole, e mi vergogno di quel che ho detto. Quindi è giusto che tu sappia la verità…” le disse.


Zaira gli sorrise.


“ Non è necessario, sapevo che non c’era cattiveria in quello che hai detto, non me la sono presa, stai tranquillo.”


“ Hai ragione, non l’ho detto con cattiveria, è solo che sono stufo che mia madre e i miei amici continuino a spingermi a cercare una ragazza così insistentemente. So che lo fanno solo perché vogliono vedermi felice, ma non è con un’altra ragazza che sarò felice.” disse Alan, più a se stesso che a lei.


A quelle parole Zaira si incuriosì, e non potè fare a meno di chiedere spiegazioni.


“ Un’altra ragazza? Scusami ma non ti seguo, per caso si tratta di una storia finita male?”


“ Beh potremmo metterla anche così. Vedi, avevo una ragazza, Chloe, due anni fa le hanno diagnosticato un tumore, e dopo nemmeno un anno mi ha lasciato…”


“ Oddio, mi dispiace…” disse lei, senza sapere come continuare.


“ Ora capisci? Capisci perché ho risposto così a mia madre? Non ce l’avevo con te, tu sei una bellissima ragazza, ma io non posso avere un’altra ragazza, non sarebbe giusto nei suoi confronti.” confessò lui.


Zaira annuì, triste. Ora che sapeva la verità, si rendeva conto che sarebbe stato ancora più difficile farlo innamorare e convincerlo a seguirla. Sembrava che ogni giorno che passava si aggiungesse un ostacolo al raggiungimento della missione, ma doveva riuscirci, sua madre aveva bisogno di lei, e Zaira non voleva perderla senza rivederla almeno una volta. Eppure erano passati quattro giorni e lei aveva fatto ben pochi progressi, si sentiva frustrata ma non poteva darlo a vedere ad Alan.


“ Ti capisco, ma capisco anche i tuoi amici, non è giusto che continui a impedirti di essere felice. Nessuno ti chiederà mai di dimenticarla, credo che vogliano solo che tu vada avanti. E prima che tu te ne esca con frasi del tipo ‘che vuoi saperne tu di lei?’ sappi che capisco come ti senti. Mia madre sta per morire per la stessa ragione, e non posso nemmeno andare a trovarla.” si lasciò scappare Zaira, mentre una lacrima le solcava il volto.


Istintivamente Alan la abbracciò, non immaginava che lei stesse passando lo stesso suo inferno.


“ Mi dispiace, ma perché non puoi andare a trovarla? So che hai detto che è lontana, ma non potresti farti accompagnare da tua zia e andare da lei ogni tanto?”


Zaira scosse il capo.


“ Se potessi sarei già là, ma quello che fa più male è che è stata lei a dirmi che non vuole che vada da lei.” confessò, triste.


Ormai Zaira piangeva tra le sue braccia, si rendeva conto che aprirsi con un ragazzo che conosceva così poco forse non era una buona idea, ma aveva un tale bisogno di parlarne che non le importava nulla delle conseguenze, voleva fidarsi di Alan, dopotutto lui era il suo Sogno.


“ Cosa? Perché?”


' Perchè devo sbrigarmi a portarti nel nostro castello, non posso perdere altro tempo, per quel che ne sappiamo ogni giorno può essere l'ultimo.' pensò lei.


“ Non lo so…” disse.


“ Non preoccuparti, non mi importa quanto lei sia lontana, se vuoi andare a trovarla ti ci accompagnerò io. Sono sicuro che quando ti vedrà non riuscirà a mandarti via.”


Zaira lo guardò, non poteva accettare, non poteva portarlo da sua madre, non prima di averlo fatto innamorare e di avergli detto la verità. Però non aveva tutti i torti, sua madre non poteva impedirle di andare a trovarla per assicurarsi che stesse bene, non voleva che lei se ne andasse senza che potesse rivederla almeno una volta.


“ Ti ringrazio, ma non posso chiederti questo, ne parlerò a So… a mia zia, e vediamo se riesco a convincerla.”


Alan non capiva come una madre potesse decidere di rinunciare a vedere la figlia, soprattutto quando stava per morire. Poi guardò il bracciale che portava al polso, e il suo pensiero andò alla sua vera madre, che aveva dovuto rinunciare a lui subito dopo averlo messo al mondo. Chissà dov'era ora? Alan non sapeva nemmeno se fosse ancora viva… No, non poteva lasciarsi trascinare da quei pensieri, Zaira aveva bisogno di lui, non poteva pensare solo a sé stesso.


“ Va bene, ma se andasse male non esitare a chiamarmi, ok? Non è un problema per me, davvero.”


Lei sorrise, Alan era davvero un bravo ragazzo, così generoso e disponibile, anche se la conosceva poco.


“ Grazie Alan, davvero.”


Lui le sorrise, asciugandole le ultime lacrime che le rigavano il volto.


“ Non fa nulla, davvero. Vuoi tornare dentro o ti riporto a casa?”


“ Puoi portami a casa? Se non ti dispiace, naturalmente.”


Zaira non era dell'umore adatto per festeggiare, non dopo quello che si erano detti lei ed Alan.


“Nessun problema. Andiamo.” le disse lui alzandosi dalla panchina.


Così salirono in macchina e tornarono a casa di Zaira, durante il tragitto parlarono tranquillamente come se nulla fosse successo, ma ora Zaira sapeva che sarebbe stato ancor più difficile farlo innamorare, lui non si sarebbe mai permesso di amare un’altra ragazza dopo quello che era successo con Chloe.


“ Però è proprio un peccato che non ci sia modo di farti innamorare.” disse lei ridacchiando mentre scendeva dall’auto.


Prima che potesse rendersi conto di quello che diceva Alan rispose:


“ Beh, non sarà facile.”


Zaira sorrise ed entrò in casa. Alan mentre rimetteva in moto si rese conto che per la prima volta dopo la morte di Chloe stava prendendo in considerazione l’idea di innamorarsi di nuovo, questo lo spaventava, non voleva tradire in alcun modo Chloe, eppure quando era insieme a Zaira si sentiva felice come non era ormai da tempo. Zaira era molto diversa da Chloe, ma riusciva a risvegliare il suo lato romantico, Alan non voleva illuderla, ma non riusciva a fare a meno di essere gentile con lei, di starle vicino. Poi si rese conto del significato delle parole di Zaira. Aveva ammesso di essere interessata a lui! Lei, bella come una dea, era interessata proprio a lui, Alan non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto, felice che lei ricambiasse i sentimenti che lui ancora non voleva ammettere di provare.


 

Quando Alan tornò al Black Rose, trovò Iris e Ethan che chiacchieravano esattamente dove li aveva lasciati.


“ Ehi amico, capisco Iris che sta lavorando, ma tu non sarai mica venuto fin qui per far tappezzeria?” disse appena li raggiunse.


“ Beh io almeno non sono sparito nel nulla per quasi un’ora, dove diavolo eri?” gli chiese Ethan.


Iris aveva appena finito il turno, si stava togliendo il grembiule per andare a festeggiare insieme ai suoi amici quando si accorse dell'assenza dell'amica.


“E Zaira dove l’hai lasciata?” chiese ad Alan.


“ A casa, abbiamo parlato un po’ poi mi ha chiesto di riaccompagnarla.”


“ Ma tu guarda! Mi pianta in asso senza dirmi una parola, se lo scorda il compito di algebra lunedì!” disse Iris ridacchiando.


“ Le ho raccontato di Chloe.” Confessò lui.


Iris e Ethan smisero immediatamente di ridere e lo guardarono quasi increduli, Alan non parlava mai di Chloe, e quando erano loro a nominarla lui cambiava subito espressione, troncava la discussione con un ‘che volete saperne voi?’ e scappava via. Perciò ora sapere che ne aveva parlato con una quasi sconosciuta, se da un lato li preoccupava, dall’altro li faceva ben sperare, forse era un segno che Alan era finalmente pronto a guardare avanti.


“ Ora perché mi guardate così? Ho dovuto dirglielo dopo la figura che mia madre mi ha fatto fare con lei. Non potevo mica lasciarle credere che fossi un tale cafone! Comunque adesso è inutile pensarci, anche se lei sa di Chloe questo non cambia nulla, no?”


Ethan sospirò, forse davvero non era cambiato nulla, Alan continuava a mettersi sulla difensiva quando si trattava di riprendere in mano la sua vita e ricominciare a provare dei sentimenti. Dalla morte di Chloe era diventato molto più freddo, si era chiuso in sé stesso, non voleva condividere con nessuno la sua sofferenza, nemmeno con i suoi migliori amici. Con Zaira però Ethan aveva notato che lui cambiava, sembrava tornare il ragazzo spensierato di un tempo, sperava proprio che non fosse solo una sua impressione, il suo amico meritava più di chiunque di essere felice e sperava che Zaira riuscisse dove lui ed Iris avevano sempre fallito.


 

CANTUCCIO AUTRICE:

Arieccomi! Ciao a tutte, eccovi un nuovo capitolo, Alan amava Chloe ma sembra che stia cominciando a mostrare un certo interesse per la nostra protagonista, dopotutto non si può soffrire per sempre, no? (per fortuna!) Sembra che il periodo nero di Alan stia lentamente passando, ma non basterà una cotta per convincere Alan a seguire Zaira e mollare tutto..

Purtroppo Lunedì parto per la Grecia e non credo di aver pronto il prossimo capitolo in tempo, è un capitolo delicato e preferisco scriverlo bene piuttosto che rifilarvi un aborto (ora come ora è un'accozzaglia di vari pezzi presi qua e là dalle varie revisioni che ho fatto a questa storia prima di postarla), quindi per l'aggiornamento putroppo se ne riparla dopo il 24 :(

Però vi lascio con un piccolo spoiler nell'attesa: nel prossimo capitolo (a meno che non mi esca troppo lungo e decida di spezzarlo) Zaira finalmente capirà perché l'incantesimo per soggiogare Alan non ha funzionato… (anche se in questo capitolo vi ho lasciato un dettaglio che... forse ci potete arrivare da sole, se avete idee scrivetele nelle recensioni)

Ok ho scritto un poema, altro che 'cantuccio', è una stanza intera! :D A presto ragazze, grazie a tutte per le recensioni e le seguite, vi amo!

Baci,

wingedangel.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo Sette


 

La domenica, appena sveglio, Alan tornò al cimitero, sapeva che doveva cercare di farsi forza, di superare la morte della sua ragazza e andare avanti con la sua vita, ma non ce la faceva; ci aveva provato, ogni volta che andava al cimitero si riprometteva che sarebbe stata l’ultima, eppure il giorno successivo tornava sempre, era più forte di lui…

Era seduto davanti alla tomba di Chloe da parecchio, ricordando i momenti passati insieme a lei con sguardo perso, quando una voce lo riscosse dai suoi pensieri.

“ Ehi, ciao!”

Alan si voltò e vide Zaira in piedi accanto a lui. Il sole dietro di lei creava degli splendidi giochi di luce tra i suoi capelli dorati, sembrava che risplendessero. 'Sembra un angelo' pensò, ma si riscosse subito, non poteva permettersi di fare quel tipo di pensieri.

“Ehi! Come mai qui?” le chiese.

Zaira cercò di inventarsi una bugia meno imbarazzante della realtà, ma non le venne in mente nulla, Alan la stava fissando, doveva rispondere, non aveva scelta.

“Ehm… mi sono persa…” ammise, imbarazzata.

Lui si mise a ridere, lei abbasso lo sguardo e lesse il nome sulla lapide.

“ è lei? La tua ragazza?”

Alan si limitò ad annuire, con lo sguardo triste.

“ Sorridi.” Disse solamente lei.

Lui alzò lo sguardo su di lei, confuso.

“ Come?”

“ Ormai è passato un anno” disse, leggendo la data sulla lapide. “ Penso che Chloe non ce la faccia più a vederti così. Le hai già dedicato troppe lacrime, è ora di dedicarle un po’ della tua felicità, nessuno dice che tu la debba dimenticare, ma cerca di sorridere di più, fallo per lei.”

“ Non posso, Zaira, non ce la faccio.” confessò lui.

A Zaira dispiaceva vedere Alan soffrire, e si sentiva inutile, non sapeva cosa fare per farlo star meglio; voleva stargli vicino ma allo stesso tempo non sapeva come fare. Aveva già provato una volta quella sensazione, quando una delle sue sorelle aveva perso il suo compagno. Anche se alle ninfe bastava un incantesimo per soggiogare un umano, vivendoci a lungo insieme tra di loro si creava un legame, e a volte, come nel caso di Soraya, quel legame diventava amore. Anche se per la sua amica Zaira non era riuscita a fare granchè, voleva che con Alan le cose andassero diversamente. Sapeva che molti umani credevano che i morti non li lasciassero mai veramente, che continuassero a vivere in quello che chiamavano 'paradiso', e decise di sfruttare questa credenza per cercare di spingere Alan a guardare avanti, a superare il suo dolore e a pensare alla sua ragazza con il sorriso.

“ Anche sapendo che questo la farà soffrire?” disse.

Alan le rivolse uno sguardo confuso, ma anche incuriosito, così lei continuò.

“ Ti racconterò una cosa. Un paio di anni fa, una delle mie migliori amiche ha perso suo marito, ricordo che era distrutta, non c’era niente che potessi fare per farla stare meglio, mi sentivo frustrata e completamente impotente. Ero disposta a fare qualsiasi cosa per lei, ma doveva uscirne da sola. Soffriva lei e soffrivo io; e anche se non conoscevo molto suo marito, mi sentivo persa quasi quanto lei. Quello che voglio dire è che si, Chloe è morta, ma dovunque lei sia, penso che stia soffrendo almeno quanto te a vederti così. Quindi, anche se so che è dura, devi andare avanti, devi cercare dentro di te anche un solo motivo per sorridere, e aggrappartici con tutte le tue forze, in modo che anche Chloe, guardandoti, possa sorridere. Okay?”

Alan la guardò, incapace di ribattere, non aveva mai visto la cosa da quel punto di vista, e doveva ammettere che se Zaira aveva ragione lui stava facendo soffrire l'unica donna che avesse mai veramente amato. Non poteva permetterselo, non voleva che lei soffrisse per colpa sua, e se per farla sorridere doveva essere felice, ci sarebbe riuscito, anche se non sarebbe stato affatto facile sapendo che non avrebbe più potuto rivedere il suo sorriso.

“La tua amica… poi ce l’ha fatta ad andare avanti?” chiese.

Un sorriso colmo d’affetto comparve sul volto di Zaira ripensando all’amica; le mancava molto, non vedeva l'ora di tornare al castello, ma prima doveva compiere la sua missione.

“ Si, ne è uscita più forte di prima.”

Alan sorrise, finalmente convinto.

“ Sai, ho passato l’ultimo anno a sentirmi in colpa ogni volta che mi capitava di essere felice, mi sa che ho sbagliato tutto.”

Zaira ridacchiò, felice di vedere una nuova determinazione nel suo sguardo.

“ Lo penso anche io.”

Alan si alzò e si voltò verso di lei sorridendo. Conosceva così poco quella ragazza, ma in un momento aveva fatto così tanto per lui, le era davvero grato, non sapeva come ringraziarla.

“ Zaira… Grazie.” disse, sincero.

“ Mi piaci di più quando sorridi, sai?” gli rispose.

' Come fa ad essere così bella e così dolce? Perchè ogni volta che la guardo non riesco a smettere di sorridere?' pensò Alan. In quel momento, Alan non pensò più a Chloe, perse la cognizione del mondo intorno a sé, anche se la sua mente gli gridava di darsi una calmata, che non poteva invaghirsi di lei, mentre la guardava nulla contava più. Sentiva solo il battito del suo cuore, e fu in quel momento, dopo solo cinque giorni, che si rese conto che era fottuto, si era innamorato di quegli occhi, di quel sorriso, della ragazza 'strana forte' conosciuta un giorno in riva al lago.

Certo, forse era tutto sbagliato, forse era troppo presto, forse aveva preso solo troppo sole, ma lei era li, davanti a lui e gli aveva appena dato una speranza mentre lui era perso nel suo dolore.

Poi non pensò più. Le prese il viso tra le mani, e prima di riuscire a rendersi conto di quello che stava facendo, la baciò.


 

Lui l’aveva baciata, Zaira non riusciva a crederci, era felice, lui si stava innamorando di lei, finalmente stava per raggiungere il suo obiettivo, sapeva che per ora era solo un'infatuazione, che se gli avesse detto la verità lui sarebbe scappato, ma appena il suo amore per lei si fosse consolidato, sarebbe potuta tornare da sua madre e dalle sue sorelle, insieme ad Alan.

Eppure, sebbene le mancasse la sua famiglia, quel pensiero le mise tristezza, per la prima volta si rese conto delle ripercussioni che il suo egoismo avrebbe avuto sulla vita di Alan. Lei sarebbe diventata regina con lui al suo fianco, ma lo avrebbe costretto ad abbandonare la sua vita, i suoi amici, si rese conto che non era questo ciò che voleva per lui. Lei voleva che lui fosse felice, e sapeva che se l’avesse seguita non lo sarebbe stato. Si stava innamorando di lui, Zaira non aveva mai preso davvero in considerazione quella possibilità. Certo, lui era il suo Sogno, sapeva che se ne sarebbe innamorata, eppure… ora che era entrata a far parte della sua vita, che aveva conosciuto i suoi amici, improvvisamente privarlo di tutto ciò le parve un gesto incredibilmente crudele.

Zaira si riscosse dai suoi pensieri, ci avrebbe pensato più tardi, ora Alan la stava baciando, e non voleva perdersi nemmeno un istante di quel momento, di quelle emozioni incredibilmente umane che stavano prendendo il sopravvento nel suo cuore.

Dopo quelli che sarebbero potuti essere istanti oppure minuti, Alan si staccò, la guardò negli occhi e sorrise; poi improvvisamente si rese conto di quello che stava succedendo e rovinò tutto.

“ Oddio.. scusami… non so cosa mi sia preso…” disse, cercando di giustificarsi.

Zaira lo vide lanciare uno sguardo alla lapide di Chloe. Gli prese il volto tra le mani e lo costrinse a guardarla. Si rendeva conto che era inevitabile affrontare l'argomento, ma non voleva che Alan rovinasse tutto così presto.

“ Ehi, stai calmo, non abbiamo fatto niente di male, stavi sorridendo, eri felice, non devi sentirti in colpa. Chloe capirà.” disse lei.

Alan annuì, poco convinto e improvvisamente di nuovo triste.

“ Dai, usciamo di qui.” Disse.

Uscirono dal cimitero e si sedettero sul prato antistante.

“ Pessimo posto per un primo bacio.” Cercò di sdrammatizzare lui.

Non convinse nemmeno se stesso. Aveva appena tradito Chloe, come aveva potuto lasciarsi andare così?

“ Non importa il posto, quello che conta è se, ignorando i tuoi sensi di colpa, lo rifaresti.”

Lui esitò, non riusciva a non sentirsi colpevole per quello che aveva fatto.

Insomma, lei è morta!’ pensò Zaira, frustrata.

“ Non lo so, io… forse, se nella mia vita non ci fosse stata Chloe, si, lo rifarei. Ma Chloe c'è stata, e io… io non posso farle questo….” disse lui, triste.

Zaira sospirò, non sapeva più come fare a convincerlo, le sue parole gli facevano male, lei ci teneva a lui, e se lui davvero non voleva più storie dopo Chloe… lei si stava innamorando dell'unico umano che non avrebbe mai potuto avere.

“ Non credo che tu stessi facendo nulla di male. Però potevi dirmelo prima che mi innamorassi di te.” confessò lei, mentre una lacrima le rigava il volto.

“ Sei innamorata di me?” disse lui, stupito.

Alan si rese conto di non aver mai realmente preso in considerazione i sentimenti di Zaira, era troppo preso a preoccuparsi di quanto fossero sbagliati i suoi.

“ In effetti non lo so.” ammise lei. “Non sono mai stata innamorata prima, ma ci tengo a te, e non dico che voglio che facciamo coppia fissa così, su due piedi. Ma vorrei starti vicino, conoscerti meglio. Insomma, io sono qui, ma se tu sceglierai sempre lei… che ci sto a fare?”

Alan non sapeva cosa rispondere, stava facendo del male alla ragazza che poco prima stava baciando, ma cos'altro poteva fare? Non poteva tradire Chloe…

Zaira si alzò e si diresse verso la strada, sperando di ritrovare la via di casa, se non c'era verso di far innamorare Alan sarebbe tornata al castello, e insieme alla regina avrebbero trovato una soluzione, magari avrebbe potuto soggiogare un altro umano e sperare che non ci fossero problemi; ogni regina aveva sposato il suo Sogno, nessuno sapeva cosa sarebbe successo se avesse scelto un umano qualsiasi, con un po' di fortuna sarebbe andato tutto bene.

“ Dove vai?” le chiese Alan.

Non ne sapeva il motivo, ma Alan aveva il presentimento che se la lasciava andare non l'avrebbe più rivista. Non poteva permettere che accadesse, nonostante Chloe, non voleva perdere Zaira. Di nuovo non sapeva spiegarsi i suoi sentimenti, ma cominciava a farci l'abitudine.

“ Dovrei restare?” gli chiese, senza rispondere.

Alan lanciò uno sguardo verso il cimitero, pensando a Chloe. Zaira sospirò rassegnata e si voltò per andarsene.

“ Resta.”

Quando Zaira si voltò verso di lui notò che stava ancora fissando il cimitero, poi guardò verso di lei e sorrise.

“ Ma andiamoci piano, ok?” le disse.

Zaira sorrise e tornò a sedersi accanto a lui.

“ Mi sta bene. Ma solo se mi prometti che cercherai di sorridere di più.” Disse lei porgendogli il mignolo.

Lui rise e sigillò la promessa.

“ Parola di scout.” Scherzò.

Zaira però quasi non lo sentì, il braccialetto che Alan aveva al polso catturò la sua attenzione. Le sembrava di averlo già visto da qualche parte. Era una semplice cordicella in caucciù con un ciondolo d’argento a forma di conchiglia, era sicura di averlo già visto, ma non ricordava quando o dove. Appena lo sfiorò con il dito, lo ritrasse subito. Il ciondolo scottava.

“ Che c’è? Hai preso la scossa?” scherzò Alan, che non capiva il suo comportamento.

Zaira non capiva, non si rendeva conto di quanto quel ciondolo scottasse? Eppure lo portava con una tale naturalezza, senza il minimo fastidio. Improvvisamente le tornò alla mente il giorno in cui l’aveva conosciuto, quando l’incantesimo non aveva funzionato. Che fosse proprio quel ciondolo a respingere la sua magia? Era stato incantato da qualcuno? Forse una sirena era in qualche modo venuta a sapere del suo Sogno e aveva agito prima di lei? Impossibile, solo lei, Mel, Soraya e la regina sapevano chi era il suo Sogno, e Zaira si fidava ciecamente di ognuna di loro. Doveva assolutamente esaminare meglio quel ciondolo.

“ È molto bello.” Disse, cercando di salvarsi dalla figuraccia.

“ Ethan dice che mi fa sembrare un po' gay. Ma è l’unico oggetto che mi resta della mia vera madre. Mia mamma dice che prima di morire me l’ha messo e ha insistito perchè non lo togliessi mai. In effetti sembra una cosa un po’ strana, ma siccome è un suo ricordo ci tengo ad averlo con me.”

Zaira ancora non capiva, se il ciondolo gliel'aveva dato sua madre alla sua nascita non poteva essere un'azione mirata a colpire lei, visto che l'aveva sognato da nemmeno una settimana, ma allora perché incantare il ciondolo? E chi l'aveva incantato? Non poteva essere il figlio di una ninfa, forse sua madre si era rivolta alle ninfe per proteggerlo, ma quale ninfa avrebbe accettato di privarsi di una futura 'preda'? Doveva venire a capo di quel mistero, altrimenti non sarebbe mai riuscita a portare a termine la missione.

“ Posso vederlo?” gli chiese.

Lui se lo tolse e lo porse a Zaira, lei non credeva che nonostante le insistenze della madre lui se lo sarebbe tolto così facilmente. Forse Alan si fidava davvero di lei, oppure non si rendeva conto del potere che quel ciondolo aveva. Zaira prese il ciondolo con cautela, cercando di non dare a vedere ad Alan l'effetto che faceva a contatto con la sua pelle. Appena lo prese in mano, però, si rese conto che non scottava più. Evidentemente l'incantesimo funzionava solo quando il bracciale veniva indossato. Per togliersi ogni dubbio Zaira sussurrò tra se le parole dell’incantesimo che non aveva funzionato quella volta al lago. L'effetto fu immediato. Alan le prese la mano e appena lei si voltò verso di lui la fissò negli occhi.

“ Ti amo Zaira, ti prego, accetta il mio amore, permettimi di farti felice, sarei pronto a seguirti ovunque pur di starti accanto, ti prego amore mio, portami con te.” la supplicò lui.

Zaira avrebbe dovuto approfittarne, portarlo al lago da sua madre, sposarlo e diventare regina. Ce l’aveva fatta, lui era in suo potere ormai. Ci erano voluti cinque giorni, ma ora era finalmente pronta a diventare regina, e lui sarebbe stato il suo re, avrebbero generato una splendida principessa e sarebbe andato tutto come aveva sempre immaginato.

Eppure le si attorcigliava lo stomaco a sentirlo parlare così, quello non era il suo Alan, era solo un manichino vuoto pronto a compiacerla in qualunque modo. Zaira non poteva fare questo ad Alan, non dopo averlo conosciuto in tutta la sua meravigliosa umanità. Pregò che sua madre resistesse ancora un po', non poteva ancora portare Alan con sé, conosceva i suoi doveri di principessa, ma voleva che Alan la seguisse di sua spontanea volontà, e che fosse libero di ritornare tra gli umani ogniqualvolta lo desiderasse. Sospirò, consapevole che non avrebbe più potuto tornare indietro una volta pronunciate quelle parole, ma doveva farlo. Alan non meritava di essere soggiogato.

“ Se davvero mi ami, provamelo. Indossa di nuovo questo braccialetto, dimentica di averlo mai tolto, e non separartene mai più.”

Lui obbedì, riacquistando subito la lucidità mentre l’incantesimo di Zaira si disgregava. Allungò il polso verso di lei per mostrargli il bracciale, come se nulla fosse successo.

“ E’ buffo, per quanto strana fosse la richiesta di mia madre, non l’ho davvero mai tolto. Da bambino mi divertiva pensare che mi proteggesse dagli spiriti cattivi. Avevo davvero una grande fantasia.” scherzò lui.

Zaira sorrise, consapevole che probabilmente non sarebbe più riuscita a portarlo al castello, dopotutto per Alan non sarebbe stato facile accettare l'idea di lasciare tutto per seguire lei, ma sapeva di aver fatto la scelta giusta. Alan aveva il diritto di scegliere la sua strada, e lei non l'avrebbe influenzato.

 


CANTUCCIO AUTRICE:
Sorpresa! Sono riuscita a scrivere il capitolo prima della partenza! Spero che vi piaccia, nel prossimo capitolo si scoprirà chi ha incantato il bracciale e perchè, ma se volete, siete libere di provare ad indovinare... Ora però mi tocca scappare... pranzo con i parenti :( Ci sentiamo dopo le ferie, buon Ferragosto a tutte!
Baci,
wingedangel.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


Zaira ed Alan restarono ancora un po' al cimitero a chiacchierare del più e del meno, poi lui la riaccompagnò a casa.

Allora ci vediamo domani a scuola, porta il costume, abbiamo una nuotata clandestina che ci aspetta al pomeriggio!” le disse lui, sorridendo.

Lei sorrise a sua volta, amava vederlo sorridere, inoltre non aveva più nuotato da quando aveva lasciato il suo lago, ora non vedeva l'ora di nuotare da sola insieme a lui, di perdersi nel suo elemento insieme al suo Sogno, si immaginava a stupirlo con giochi d'acqua creati con i suoi poteri… no. Non poteva ancora svelargli la sua vera natura, era troppo presto, non voleva spaventarlo e perderlo per sempre.

Non vedo l'ora! A domani!” rispose lei.

Lui si sporse verso di lei e le diede un tenero bacio. Zaira sorrise, e mentre lo guardava allontanarsi si accarezzò la guancia che lui le aveva appena baciato. Era felice, e perdutamente innamorata di quel ragazzo. Alan. Sapeva che per lui non sarebbe stato facile dimenticare Chloe, ma quel pomeriggio aveva comunque fatto un bel passo avanti, l'aveva baciata! Le aveva dimostrato di essere innamorato di lei!

Appena Zaira rientrò a casa venne riscossa dai suoi pensieri trovandosi di fronte Lucas, il compagno di Soraya, insieme alla sua amica. Cosa ci faceva a casa loro?

Lucas?” chiese, confusa.

Soraya si voltò verso di lei sorridente, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza.

Oh ciao Zaira, mi mancava Lucas così l’ho portato qui, se qualcuno lo vede possiamo dire che è tuo zio!” disse ridacchiando.

Zaira dapprima sorrise, poi improvvisamente si ritrovò a fissare Lucas, non si era mai resa conto di quanto Alan gli somigliasse, certo, lui era più giovane e più… bello! Zaira si ricordò che quando l’aveva visto gli sembrava troppo bello per essere un semplice umano, e improvvisamente capì. Alan non era del tutto umano, Assomigliava a Lucas, ma sembrava avere la bellezza di una ninfa… no, non era possibile, le leggi lo vietavano! Guardò Soraya sconvolta, come aveva potuto non dirle niente?

Ehi che ti succede? Qualcosa non va?” chiese Soraya notando l’espressione sconvolta dell’amica.

Alan” disse “è vostro figlio, vero?”

Soraya sbiancò. Il terrore nel suo sguardo era evidente, voleva parlare, dirle la verità, pregarla di non dire niente alla regina, ma come poteva pretendere una cosa simile? Zaira era la principessa, e lei aveva infranto una delle leggi più importanti.

Lo conosci? Come sta?” chiese Lucas, apprensivo.

Bastarono quelle parole a fugare ogni dubbio nella mente di Zaira. Lucas era il padre di Alan e non lo vedeva da anni, era normale che fosse preoccupato per lui. Nonostante tutto, lei gli sorrise.

Sta benone, tranquillo.”

Tesoro, potresti lasciarci sole per favore?” chiese Soraya al suo compagno.

Lucas la salutò con un bacio e uscì dalla stanza. Soraya si sedette sul divano del soggiorno, Zaira restò in piedi, nervosa.

Allora?” chiese, impaziente.

Si, Alan è nostro figlio.” Ammise Soraya. “ ti prego, non dirlo alla regina!”

Zaira non riusciva a crederci, era vero, Alan era un ibrido. Ora cosa avrebbe dovuto fare? Come avrebbe dovuto comportarsi? Le leggi parlavano chiaro, avrebbe dovuto… non riusciva nemmeno a pensarci, lui era il suo Sogno, non poteva farlo.

Perché non mi hai mai detto niente? Soprattutto quando hai scoperto che era lui il mio Sogno?” chiese.

Io… avevo paura che lo avresti detto alla regina! Mi avrebbe bandita per sempre, o…”

“ …o peggio.” Continuò Zaira al posto suo. “ma sono la tua migliore amica, o almeno tu lo sei per me, non ti avrei mai potuta denunciare! Pensavo ti fidassi di me!”

Io mi fido di te, è solo che…” Soraya non sapeva come continuare.

Zaira si sedette, le dispiaceva porle quella domanda, dopotutto stavano parlando di Alan, del suo Sogno, ma doveva farlo, doveva sapere come erano andate le cose.

Perché non l’hai ucciso? Sai che avresti dovuto farlo, non possiamo lasciar vivere degli ibridi…”

No! Ti prego! Non puoi ucciderlo!” la interruppe Soraya, terrorizzata.

Per chi mi hai preso? Non potrei mai farlo! È il mio Sogno e…” esitò, poi sorrise “mi sto innamorando di lui.”

Zaira sapeva che era la verità, non aveva ancora fatto pienamente chiarezza nei suoi sentimenti, ma sapeva che ormai non lo faceva più per la missione, voleva farlo innamorare perché anche lei era innamorata di lui.

Ma non mi hai risposto, Soraya, ho bisogno di sapere la verità, devo conoscere tutta la storia.” Aggiunse.

Soraya era più tranquilla ora che sapeva che suo figlio e il suo segreto erano al sicuro. Sospirò e iniziò il suo racconto.

Non potevo ucciderlo, era mio figlio. Prima che nascesse ero convinta che se fosse stato maschio sarei riuscita a far ciò che dovevo. Sapevo che non devono esserci maschi nella nostra comunità, ma quando ho stretto Alan tra le braccia, con Lucas al mio fianco… mi dispiace Zaira, io non ce l’ho fatta. Sapevo che non potevamo tenerlo con noi, ma non lo potevo uccidere, era mio figlio, volevo che potesse avere una vita. Ho pensato che se l’avessimo lasciato tra gli umani nessuna di noi si sarebbe accorta di lui. Insomma, sappiamo tutte e due quanto poco consideriamo gli umani, no?”

Ma se una di noi lo avesse voluto soggiogare? Non c’era il rischio che ti scoprissero?” Improvvisamente Zaira si ricordò di dove aveva visto il bracciale che aveva al polso Alan. “Il bracciale di Lucas! Quello che aveva nella foto sul tuo comodino, ora ce l’ha Alan!”

Soraya annuì.

Si, ho lanciato un incantesimo protettivo sul ciondolo del bracciale di Lucas, ho cambiato la cordicella perché stesse al piccolo polso di Alan, poi sono uscita dal lago, passeggiavo invisibile con Alan in braccio, salutandolo prima di dirigermi in città per lasciarlo davanti alla porta di qualche casa, all’improvviso ho sentito dei singhiozzi, c’erano due ragazzi, erano evidentemente innamorati, mi sono avvicinata a vedere cosa succedeva e ho sentito lui che diceva che non gli importava quello che le aveva detto il medico, avrebbero lo stesso avuto un bambino. Ho sentito che era la famiglia giusta, ho baciato Alan e mi sono resa visibile. Ero in lacrime, non volevo lasciare il mio bambino, ma dovevo, così mi sono avvicinata da dietro alla coppia…

*°*°*°*°*

Scusatemi, per errore ho origliato la vostra conversazione. Forse posso aiutarvi.”

Lei si volta e sorride.

Che bel bambino! Quanto ha?” chiede.

È nato stanotte. So che può sembrarvi strano, ma devo chiedervi un’enorme favore. Sembrerò una madre snaturata ma non posso tenere il mio bambino, se lo portassi a casa me lo farebbero uccidere, nella mia famiglia non vogliono assolutamente un maschio. Vi prego, prendetelo con voi e dategli la vita che io non posso dargli.”

Lei guarda il ragazzo che annuisce, poi sorride.

Non sappiamo come ringraziarla, le prometto che avrà la vita che si merita, sarà felice e ricorderà sempre la persona meravigliosa che è la sua vera madre.”

Vi ringrazio, vi chiedo solo una cosa: non toglietegli mai quel braccialetto, è importante.”

Lei annuisce, io bacio un’ultima volta Alan e le passo il bambino.

Come si chiama?” chiede il ragazzo.

Alan, e, che ci crediate o meno, è figlio di una ninfa.”

*°*°*°*°*

non so se ci hanno creduto o se in futuro gli hanno detto qualcosa, mi sono resa invisibile davanti ai loro occhi e me ne sono andata. Non ho più avuto sue notizie finchè non mi hai detto che l’incantesimo non aveva funzionato. Mi dispiace averti mentito, ma non sapevo come avresti reagito, non potevo mettere in pericolo la sua vita.”

Zaira aveva ascoltato la storia di Soraya senza interrompere, ora però, aveva ancora più domande che le frullavano per la testa.

Così è per questo che quando l’hai visto a scuola sei rimasta imbambolata.”

Soraya sorrise. “ Si, l’ultima volta che l’avevo visto era in fasce, ora è quasi un adulto, mi ha fatto un certo effetto rivedere mio figlio dopo tanto tempo. Ha tanto di Lucas.” Disse sognante.

Ma perché hai detto ai suoi genitori che sei una ninfa?”

Beh, in fin dei conti Alan è un ibrido, non sapevo se crescendo avrebbe manifestato qualche potere, non volevo finisse in un manicomio.” Ridacchiò.

Zaira sospirò esausta, aveva bisogno di stare da sola ed elaborare tutte le nuove informazioni, in fondo la sua migliore amica stava per diventare sua suocera. Le venne da ridere al pensiero.

Ok, ora ti lascio tornare da Lucas, ho bisogno di pensare, vado in camera mia.”

Entrata in camera si stese sul letto. Alan era un ibrido, il figlio della sua migliore amica per giunta! Ora come avrebbe dovuto comportarsi con lui? Clarissa sapeva che era figlio di una ninfa, ma Alan? Sapeva che sua madre non era un semplice essere umano? E se così fosse, Alan aveva qualche potere? Doveva trovare il modo di scoprirlo, ma come? Non poteva certo dirgli 'ciao, lo sapevi che la tua vera madre é una ninfa?'

Per non parlare delle sue sorelle. Avrebbero accettato di avere come re un ibrido? Probabilmente no, allora cosa doveva fare? Nasconderglielo? E se poi l'avessero scoperto da sole? L'avrebbero visto come un tradimento… no, non poteva tacere, ma allora come doveva fare? Rinunciare ad Alan? No, non avrebbe sposato un altro umano, se lui era il suo Sogno ci doveva essere un motivo. Dopotutto Alan non sembrava così pericoloso, era un ibrido, certo, ma non lo erano forse anche tutte le sue sorelle? Lei era figlia diretta di Poseidone, ma le altre ninfe non erano tutte nate da padri umani? Da quel punto di vista erano ibridi al pari di Alan. Allora perché tutti i figli maschi dovevano essere uccisi? Era una legge priva di qualsiasi senso! Eppure era così radicata, erano secoli, se non millenni, che i figli maschi venivano sacrificati perché ibridi. Non era giusto, Zaira decise che il suo primo atto da regina sarebbe stato eliminare quella stupida legge. Probabilmente avrebbe sconvolto le sue sorelle, ma questa strage di bambini doveva finire al più presto. E Alan avrebbe avuto tutti i diritti di regnare al suo fianco, dopotutto era molto più 'ninfa' di molti re che lo avevano preceduto. 


CANTUCCIO AUTRICE:

Rieccomi con un nuovo capitolo, scusate l'attesa ma ne è valsa la pena, almeno spero. Finalmente abbiamo scoperto la verità su Alan e la vera identità di sua madre. Ve lo aspettavate? E come reagirà Zaira rivedendo Alan dopo questa scoperta? Gli dirà che conosce sua madre o preferirà tacere?

Comunque non temete, i misteri non sono certo finiti qui, quindi... Stay Tuned!

A presto,

wingedangel.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Mentre andava a scuola quel Lunedì mattina, Zaira non riusciva a smettere di pensare a come avrebbe reagito quando si fosse trovata davanti Alan. Dopo le rivelazioni del giorno prima, non sapeva se sarebbe riuscita a fare finta di nulla, a ignorare il fatto che Alan era un ibrido. Voleva chiedergli se sua madre gli aveva detto che Soraya era una ninfa, se aveva qualche potere particolare, se si sentiva diverso dagli altri; voleva dirgli che conosceva la sua vera madre, che era viva e che poteva presentargliela, se voleva… no, non poteva farlo, se non sapeva nulla l'avrebbe solo spaventato, e non avrebbe più voluto saperne nulla di lei.

“ Ehi, ragazza! Sei scappata Sabato!”
Zaira si voltò e vide Iris che accelerava per raggiungerla.
“ Ops, scusa, avrei dovuto avvertirti.”
“ Alan mi ha detto che avete parlato di Chloe. Ne parla a malapena con me ed Ethan, se sei riuscita a farlo aprire con te hai fatto più o meno un mezzo miracolo, quindi ti si può perdonare tutto.” scherzò lei.
Zaira rise.
“ Quindi me lo passi lo stesso il compito di algebra?”
“ Certo, sciocchina! Ma potresti anche studiare, sai?”
“ Ma non è colpa mia… la matematica mi odia! Io ci provo ma lei non vuole saperne di farsi capire!”
Arrivarono a scuola e si diressero verso la loro aula. Mancavano ancora pochi minuti all'inizio delle lezioni. A Zaira non importava molto del suo rendimento scolastico, dopotutto non sarebbe rimasta a lungo tra gli umani. Eppure la professoressa Collins era l'unica in quella scuola a mostrarsi amichevole, ad offrirle una mano, le sarebbe dispiaciuto consegnarle il compito in bianco.
“ Dai, siediti, ti aiuto a correggere i compiti per casa.” le disse Iris.
Zaira la guardò smarrita. Con tutto quello che era successo il giorno prima si era completamente dimenticata di fare i compiti.
“ Non li hai fatti? Oggi avevamo il compito e tu non hai nemmeno fatto gli esercizi?” le chiese l'amica, incredula.
“ Ehm… ho incontrato Alan, abbiamo parlato ancora di Chloe, lui mi ha baciata, e così… me ne sono dimenticata.”
L'amica si bloccò di colpo, non riusciva a crederci, davvero Alan aveva baciato Zaira? Allora era realmente interessato a lei! Finalmente Alan stava ricominciando a vivere, per la prima volta dalla morte di Chloe aveva deciso di permettersi di essere felice. Iris sorrise, doveva assolutamente dirlo ad Ethan!
“ Ehi! Aspetta un attimo! Cosa? Alan ti ha baciata?” le chiese.
Zaira annuì, senza capire il motivo di quella reazione da parte di Iris. Come mai era così stupita? Che c'era di male nel fatto che lui l'avesse baciata? Le era sempre sembrata favorevole, persino Alan le aveva detto che Iris la stava spingendo tra le sue braccia. Allora perchè reagiva così? Aveva forse male interpretato le sue intenzioni?
“Si, perché? Cosa c'è di male?”
“ Niente, per l'amor del cielo! Ma sei o non sei la mia migliore amica?”
Zaira sorrise, felice di sapere che Iris la riteneva sua amica. Questo le riportò alla mente il fatto che tornando al suo castello con Alan non l'avrebbe più rivista, e ciò le dispiaceva tantissimo. Si rese conto che si stava affezionando troppo al mondo degli umani, di questo passo sarebbe mai riuscita a tornare al suo lago? Si riscosse da quei pensieri. Certo che sarebbe tornata, lo doveva a sua madre e alle sue sorelle. Lei era la principessa, aveva delle responsabilità. Non poteva permettersi il lusso di cedere all'egoismo.
“Certo.”
“ Allora cosa diavolo aspettavi a dirmelo? Voglio sapere tutto, TUTTO! Non risparmiarmi nemmeno un dettaglio, hai capito?”
Zaira rise. Stava per iniziare il racconto ma in quel momento la professoressa di matematica entrò in classe.
“ Bene, ragazzi, tutti seduti e iniziamo il compito.” disse.
Zaira si sedette al suo posto accanto ad Iris e le disse:
“ Mi sa che dobbiamo rimandare. In bocca al lupo!”
“ Tranquilla, cercherò di passarti la mia brutta prima di consegnare. Poi in mensa mi racconterai tutto.”

Quindici minuti prima della fine dell'ora Zaira aveva finito di risolvere gli esercizi del compito. - Beh, non è andata troppo male dai. Pensavo peggio.- pensò, orgogliosa. Forse, in fin dei conti, la matematica le stava finalmente dando un'occasione.
Alzandosi per consegnare il compito, Iris le fece scivolare la brutta sul suo banco. Zaira si affrettò a nasconderla sotto il suo foglio, poi confrontò i risultati di Iris con i suoi e il suo orgoglio andò rapidamente in frantumi. Dei sette esercizi che la professoressa aveva assegnato loro, soltanto un risultato combaciava. Iris era molto brava in matematica, quindi era improbabile che avesse sbagliato quasi tutti gli esercizi. Era molto più probabile, invece, che fosse Zaira ad aver sbagliato tutto. La sua lotta con la matematica continuava, e lei era appena stata sconfitta nuovamente. Sospirò e cominciò a copiare.

Zaira e Iris si erano appena sedute al loro solito tavolo a mensa, quando Alan ed Ethan le raggiunsero. Zaira guardò Alan, sembrava così umano, era difficile pensare che fosse un ibrido. Gli sorrise, dopotutto non le importava più di tanto, ibrido o meno era sempre il suo Alan, il suo Sogno. L'unico vero problema era se le sue sorelle lo avrebbero accettato come re, una volta scoperta la sua vera natura. Fu Iris a riscuoterla dai suoi pensieri.
" Ma non è giusto! Quando riusciremo a parlare un po' da sole io e te?" sbottò Iris, curiosa di conoscere tutti i dettagli del bacio.
Zaira ridacchiò. Alan le guardò incuriosito.
" Come, scusa?" chiese lui.
" Niente, lascia perdere." le rispose Iris, prima di voltarsi verso il suo ragazzo e dargli un rapido bacio.
"Allora? Sei pronta per la nostra nuotata clandestina?" sussurrò Alan a Zaira.
Lei sorrise.
" Sono sempre pronta a farmi una nuotata! Ma quando la facciamo? Dopo pranzo ho il corso di teatro."
" E io il corso di nuoto, ma possiamo farla durante la pausa pranzo. Quindi basta chiacchiere e muoviti a finire di mangiare!" disse lui, sorridendo.
Zaira rise poi si concentrò sul suo piatto. Dopo appena cinque minuti aveva finito. Non vedeva l'ora di tuffarsi in acqua. Era quasi una settimana che non si faceva una nuotata e per lei che solitamente non passava più di un paio d'ore fuori dall'acqua, una settimana all'asciutto era praticamente un'eternità.
Appena anche Alan ebbe finito la prese per mano e corse fuori dalla mensa.
"Ehi, amico, ti stiamo così antipatici che non vedi l'ora di scappare?" scherzò Ethan, beccandosi una gomitata dalla sua ragazza.
" Lasciali stare, ho delle news da raccontarti!" disse lei, facendo l'occhiolino all'amica.
Zaira ridacchiò. Probabilmente Iris pensava che Alan volesse portarsela da qualche parte per pomiciare un po'. Ancora non sapeva che quel bacio non significava affatto quello che credeva lei, anzi, Alan aveva subito messo in chiaro che voleva andarci piano, che quel bacio non significava che stavano insieme; ma se non altro le aveva dimostrato di essere interessato a lei. E questo a Zaira bastava, almeno per il momento.
Insieme si diressero verso la piscina, entrarono e Alan cominciò subito a spogliarsi. Appena si tolse la maglietta Zaira si ritrovò a fissarlo imbabolata. Alan non era particolarmente muscoloso, aveva un fisico asciutto, senza tartaruga o pettorali da palestra, eppure lei si ritrovò ad immaginarsi stretta tra le sue braccia mentre lo abbracciava a sua volta, accarezzandogli la schiena nuda...
"Ehi? Ci sei? Se non hai già addosso il costume gli spogliatoi delle ragazze sono di là." le disse lui, indicandole una delle porte accanto all'ingresso della piscina.
Zaira si riscosse dai suoi pensieri, sentendo le guance avvampare per l'imbarazzo. Si tolse maglietta e pantaloni, restando con addosso solo l'anonimo costume sportivo nero da piscina della scuola che le aveva dato la segretaria quando si era iscritta al corso di nuoto. Poi si voltò verso la piscina e si tuffò, seguita da Alan.
Tornare in acqua dopo così tanto tempo fu come tuffarsi in Paradiso per Zaira. Era di nuovo nel suo elemento, si sentiva piena di energia e incapace di stare ferma. Voleva nuotare, avrebbe chiacchierato con Alan più tardi. Si avvicinò al bordo della vasca.
" Beh, che dici? Facciamo una gara?" gli chiese.
" Ci sto!" rispose lui, prendendo posto al suo fianco.
" Peggio per te! Sono parecchio veloce!" lo provocò lei.
" Anche io! Facciamo due vasche a stile libero?"
" Perfetto! Pronto? Via!" disse lei.
Alan partì subito, lei decise di dargli qualche secondo di vantaggio, avrebbe vinto in ogni caso, non aveva intenzione di trattenersi, voleva nuotare più veloce che mai, godersi l'acqua ad ogni bracciata. Prese un respiro e partì anche lei. Sentiva il suo corpo fendere l'acqua, ad ogni bracciata si sentiva sempre più a casa, nonostante si trovasse solo in una piscina scolastica, le bastava chiudere gli occhi per sentire il profumo del suo lago invaderle le narici, per vedere il suo castello davanti a lei, e ritrovarsi bambina a nuotare con Soraya tra le sirene. Le sirene. Un moto di tristezza la colse, e aprì gli occhi, senza però smettere di nuotare. Vide Alan al suo fianco. Com'era possibile? Non aveva mai visto un umano nuotare così veloce! Dovette però riconoscere che gli umani che aveva visto nuotare al lago lo facevano solo per divertimento, non li aveva mai visti impegnati in una gara di velocità. Accelerò, avrebbe vinto, non si sarebbe lasciata battere da un umano. Eppure Alan le teneva testa. Alla fine della prima vasca erano ancora affiancati, Zaira accelerò ancora, cominciando però a sentire la fatica, Alan la stava mettendo alla prova. Sentiva lo spirito di competizione crescere dentro di lei, le tornarono in mente le gare che faceva ogni tanto con Soraya, lei sì che era veloce a nuotare! Zaira si avvicinava alla fine della seconda vasca, Alan solo leggermente dietro di lei, ma improvvisamente accelerò e... vinse. Zaira non riusciva a crederci. Lei, una ninfa, era stata sconfitta da un umano, anzi, da un ibrido. Evidentemente aveva preso la sua velocità nel nuoto da Soraya, e Zaira non potè evitare di chiedersi se non avesse ereditato altri poteri da sua madre.
" Però, sei veloce." gli disse lei, con il respiro affannato.
" Anche tu! Mi hai dato parecchio filo da torcere!" rispose lui.
" Ma siete tutti così bravi a nuotare in questa scuola? In caso dimmelo subito che ritiro l'iscrizione al corso." scherzò lei.
Alan ridacchiò.
" Non puoi annullare l'iscrizione ai corsi, ormai per quest'anno sei incastrata. Comunque, tranquilla, nessuno è mai riuscito a battermi qui a scuola."
Così Zaira ebbe la conferma del fatto che la sua velocità era dovuta ai suoi poteri. Ne aveva altri? Zaira cominciò a pensare che chiamarlo ibrido fosse troppo riduttivo, temeva che Alan potesse rivelarsi un 'ninfo' a tutti gli effetti. - Beh, se è così devo decisamente trovargli un nuovo nome, mi rifiuto di chiamarlo ninfo! - pensò.
" Vorrà dire che un giorno andremo al lago e ti sfiderò di nuovo. E questa volta ti assicuro che vincerò." gli disse lei.
" Allora domani, dopo scuola, andremo a nuotare. E sarò io a vincere, di nuovo." la provocò lui.
" Lo vedremo."
Zaira sorrise, finalmente avrebbe rivisto Mel, e forse anche qualcuna delle sue sorelle. Non vedeva l'ora!
" Dai, usciamo, altrimenti non facciamo in tempo ad asciugarci." disse lui, ridestandola dai suoi pensieri.
Uscirono dalla piscina e raccolsero due degli asciugamani lasciati accanto alla piscina. Zaira sarebbe volentieri tornata in acqua, dopotutto per asciugarsi le bastava semplicemente far evaporare l'acqua in eccesso, questione di pochi secondi. Ma avrebbe dovuto usare i suoi poteri di fronte ad Alan, ed era ancora troppo presto per svelargli la sua natura.
" Comunque, anche se ho perso, mi ha fatto piacere questa nuotata clandestina, grazie." gli disse lei.
Lui sorrise.
" E di che? Dopotutto sei stata tu a suggerirmi l'idea. In ogni caso, anche a me ha fatto piacere nuotare con te. Mi sono divertito."
" Ci credo, hai vinto!" scherzò lei.
" Dai, domani avrai l'occasione per rifarti. Ora andiamo ad asciugarci i capelli e vestirci, che se entra il professore e ci trova qui siamo fritti!"
Zaira si diresse nello spogliatoio femminile ed Alan in quello maschile. Appena prima di entrare la richiamò.
" Ah, Zaira..."
" Dimmi."
" Dopo scuola ti aspetto di fronte all'ingresso. Ti devo parlare."
Zaira rimase a fissarlo mentre lui entrava nello spogliatoio. Di che cosa le doveva parlare? Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Iris le aveva raccontato che quando un ragazzo diceva 'dobbiamo parlare' c'era poco da star tranquilli. Entrò nello spogliatoio ripensando agli avvenimenti di quei giorni, aveva fatto qualcosa di male? Non le risultava. Aveva forse infranto qualcuna delle infinite regole sociali degli umani?
Ora che non c'era Alan accanto a lei, utilizzò i suoi poteri per asciugarsi e si rivestì. Attese qualche minuto poi uscì dallo spogliatoio, Alan la stava aspettando. Anche lui si era rivestito, Zaira ripensò al suo petto nudo... poi si ricompose. Non poteva lasciarsi andare a quei pensieri e fare di nuovo la figura della scema.
" Allora, che mi dovevi dire?" chiese.
" Te lo dico più tardi dai... ora dobbiamo uscire prima che arrivi qualcuno."
Uscirono dalla piscina e si diressero verso il giardino della scuola. Si sedettero su una panchina.
" Allora? Me lo dici? Mi sto preoccupando." confessò lei.
" Tranquilla, non è nulla di grave."
In quel momento Zaira vide una ragazza voltarsi e incamminarsi verso di loro. Aveva lunghi capelli neri lisci ed occhi verdi, Zaira dovette riconoscere che era molto bella, nonostante fosse truccata troppo pesantemente per un giorno di scuola. Non che Zaira se ne intendesse molto di moda umana, però quella ragazza le sembrava un pò eccessiva. La ragazza si avvicinò alla panchina su cui erano seduti, guardando Zaira negli occhi, con aria di sfida. Zaira sostenne il suo sguardo, per nulla intimidita, quella ragazza non aveva idea di con chi aveva a che fare.
" Ciao, tu devi essere la ragazza nuova di cui parlano tutti... Piacere, io sono Abigail." disse, in tono tutt'altro che amichevole.
" Permettimi di darti un consiglio. Stai lontana da Alan, è tutta fatica sprecata. Non è in grado di riconoscere il fascino femminile... se capisci cosa intendo."
Zaira le rivolse uno sguardo disinteressato. Provava solo pena per quella ragazza, non era in grado di accettare di venire rifiutata da un ragazzo e si abbassava a spargere malelingue. Decise di fargliela pagare. Sorrise ad Alan, sperando capisse cosa voleva fare e decidesse di stare al gioco.
" Sai cosa me ne faccio dei tuoi consigli?"
Zaira si voltò verso Alan,  gli prese la mano e sorrise. Avvicinò leggermente il volto al suo ed Alan capì. Passò solo un attimo prima che Alan annullasse le distanze e la baciasse. Di nuovo. Zaira era felice, aveva cercato quel bacio per zittire Abigail, ma anche perchè voleva a tutti i costi perdersi di nuovo in quelle emozioni così intense che l'avevano colta il giorno prima al cimitero. Le sembrava una cosa allo stesso tempo così naturale e così straordinaria baciare Alan, che si ritrovò a chiedersi perchè non potesse essere sempre così. Voleva poterlo baciare senza pensieri, ma lui aveva subito messo in chiaro che non voleva 'tradire' Chloe. Alan la strinse a sè mentre la baciava, come se davvero in quel momento per lui ci fosse solo lei, come se avesse finalmente lasciato andare Chloe e si fosse concesso un'opportunità per essere felice.
Dopo alcuni istanti Alan si staccò, Zaira si aspettava di vedere del turbamento nei suoi occhi, invece Alan sorrideva. - Probabilmente è solo una facciata per non darlo a vedere a quell'arpia - si disse Zaira.
" Ti sbagli - disse lui, rivolto ad Abigail - Mi piacciono le donne, non le puttane."
Abigail sbuffò e se ne andò, fingendo indifferenza.
" Finalmente se ne è andata! Tornando a noi... Allora? Cosa mi volevi dire?" riprese Zaira.
Lui sospirò.
" E va bene. Te lo dico, tanto abbiamo ancora un po' di tempo. Beh... Sai, quando ti ho conosciuta ho pensato..."
" che sono strana forte" lo interruppe lei.
Alan si mise a ridere.
" Beh, si, anche. Ma quel che voglio dire è che ho pensato subito che eri bellissima, più di qualunque ragazza io avessi mai visto... E si, devo ammetterlo, anche più di Chloe. Ti ho salutata, sentendomi subito dopo un cretino, si, insomma, non potevi certo essere interessata ad uno come me. Invece non mi hai snobbato, anzi, sembravi interessata, anche se lo ammetto, ho pensato che fossi strana. Poi ti ho rivista a scuola e ti ho conosciuto meglio. Mi aspettavo che fossi tipo Abigail..."
"Ehi! Così mi offendi!"
Alan rise di nuovo.
" Invece ho scoperto che sei molto dolce, e, ho cominciato a provare delle cose. Cose che ho sempre negato, perchè non volevo fare un torto a Chloe, non potevo provare dei sentimenti per un'altra, non era giusto. Poi ieri... beh sai com'è andata... e da ieri sera non faccio che ripensare alle tue parole. Non conoscevi Chloe, eppure mi hai detto le stesse cose che lei mi ripeteva prima di morire: 'sii felice' 'non aver paura di innamorarti di nuovo'. Mi sono reso conto che ero io ad impedirmi di essere felice, che per paura di tradirla stavo tradendo i suoi desideri. Lei mi amava, voleva che fossi felice, e io sono stato egoista, ho pensato solo a me, io volevo lei, nessun'altra, non mi importava del resto. Invece con te... nonostante tutto riesco ad essere me stesso, ad essere felice. Volevo solo ringraziarti, e... chiederti una cosa."
Zaira era rimasta colpita dalle sue parole, non sapeva cosa dire, ma era felice che lui si stesse lasciando andare. Finalmente aveva deciso di guardare avanti, di superare la morte della sua ragazza, Zaira sapeva che non l'avrebbe mai dimenticata, ma le stava dando un'opportunità. Si stava innamorando di lei.
" Ti ascolto."
"Beh... ecco... voglio ancora andarci piano, ma pensavo, ti andrebbe di stare insieme? In modo ufficiale... insomma, è inutile girarci intorno, tu mi piaci e..."
Zaira sorrise, felice. Le sembrava tutto troppo bello per essere vero.
" Ci stai già girando intorno." gli disse.
Senza lasciargli il tempo di replicare lo trasse a sè e lo baciò di nuovo.
" Si, mi va di stare insieme." gli rispose, con le labbra ad un millimetro dalle sue.
Alan la baciò di nuovo.


CANTUCCIO DELL'AUTRICE:
Lo so, ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo. Vi chiedo scusa, ma è Settembre, l'estate è andata, e con lei il mio tempo libero.
In ogni caso, ora ce l'ho fatta! E per farmi perdonare vi ho lasciato un capitolo più lungo del solito, senza contare che Alan e Zaira finalmente stanno insieme!
Con questo capitolo chiudo la parte 'introduttiva' della storia. Insomma, abbiamo conosciuto Zaira ed Alan, conosciamo il mondo delle ninfe, è ora che la storia inizi sul serio, no?
Bene, dal prossimo capitolo ci sarà più azione, ve lo prometto. Anche se, se va come penso, poi mi odierete, ma dettagli... io vi voglio bene lo stesso.
Spero che questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto,
wingedangel

P.s. A proposito, se posso permettermi di fare un pò di pubblicità. Se state cercando una bella storia da leggere qui su EFP, vi consiglio 'Elements' di Nephertiti. E' un'interattiva, senz'altro un'idea originale. (brava Nephy!)  E' ancora agli inizi ma le premesse per un bellissimo romanzo ci sono tutte. Date un'occhiata se vi va!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10


Quando, la mattina successiva, suonò la sveglia, Alan non aveva alcuna intenzione di alzarsi per affrontare l'ennesima noiosa giornata di scuola. Guardò l'ora sul cellulare, le sei e quaranta. Le sei e quaranta? Ma cosa si era fumato la sera prima per puntare la sveglia ad un orario così indecente? Stava per rimettersi a letto quando ricordò. Aveva promesso a Zaira che sarebbe passato a prenderla prima di scuola. Scattò a sedere sul letto e scese a fare colazione.

Alle otto meno un quarto era di fronte a casa di Zaira. Diede un colpo di clacson per avvisare la ragazza del suo arrivo. Dopo poco la porta si aprì, e Alan vide un uomo di mezz'età, biondo con alcuni capelli bianchi e i suoi stessi occhi azzurri. Non riusciva a smettere di fissarlo, era come guardarsi allo specchio, solo con venti o trent'anni in più. Ma che andava a pensare! Manco fosse il Dorian Gray dell'età moderna! Si riscosse, e appena vide Zaira uscire di corsa da casa, un sorriso gli apparve sul viso.

" Ciao Lucas, ci vediamo più tardi." disse lei a quell'uomo.

" Non porti lo zaino oggi?" le chiese Alan.

" Oddio che scema!"

Zaira tornò in casa a prendere lo zaino mentre Alan ridacchiava.

" Eccomi, possiamo andare."

Recuperato lo zaino, Zaira raggiunse rapidamente Alan e salì in macchina.

" Buongiorno." gli disse.

Appena vide l'uomo rientrare, Alan baciò Zaira. Era così bello poterla baciare senza farsi mille problemi, senza preoccuparsi della sua reazione, di stare o meno tradendo la sua ex-ragazza. Si sentiva un ragazzo normale, come non si sentiva da tempo. Non aveva più pensieri o preoccupazioni di alcun genere. Gli sembrava tutto troppo bello per essere vero. Aveva passato l'ultimo anno a piangere la morte della sua ex ragazza, aveva persino dimenticato cosa si provava ad essere felice, ora invece sorrideva di nuovo, ed era tutto merito di Zaira.

" Buongiorno a te. Comunque, chi era quell'uomo?" chiese, curioso, non appena si fu staccato da lei.

" Lucas, mio zio."

- Certo! Come ho fatto a non pensarci prima! Se vive con sua zia avrà sicuramente uno zio, no? Che imbecille sono! - pensò Alan.

Quando arrivarono a scuola Zaira fece appena in tempo ad oltrepassare l'ingresso che Iris quasi la travolse, prendendo l'amica per un braccio e trascinandola verso l'aula di Inglese.

" Ciao Alan!" urlò in direzione dell'amico, poi si voltò verso Zaira. " Tu ora mi devi raccontare tutto."

Alan vide la professoressa Scott appoggiata allo stipite della porta che le guardava avvicinarsi.

" Sono le otto e un minuto, siete in ritardo! Le chiacchiere possono aspettare la fine della mia lezione!"

" Mi scusi professoressa. Ma la signorina Evans non si sente bene, la stavo accompagnando in infermeria." si giustificò Iris.

Zaira tossì rumorosamente e si portò una mano alla fronte, fingendo di star male. Iris, tenendola per il braccio superò la porta dell'aula, fingendosi preoccupata verso Zaira. Alan si fermò ad assistere alla scena.

" Signorina Williams, l'infermeria è da quella parte." disse la professoressa indicando la parte opposta del corridoio.

" Oh, grazie. Me ne ero dimenticata." disse Iris, voltandosi.

" In classe! Questo non è il corso di teatro!" sbottò la professoressa.

Iris e Zaira si rassegnarono ed entrarono in aula.

" E se vi sento chiacchierare durante la lezione vi beccate una punizione." concluse, chiudendo la porta.

Alan scoppiò a ridere, poi raggiunse la sua aula. Ethan era già seduto, ma il professor Smith non era ancora arrivato, così appena lo vide si alzò e gli andò incontro.

" Allora amico? Si dice in giro che ieri tu e Zaira vi siete baciati nel giardino della scuola! È vero?"

Alan ridacchiò ed annuì.

" Sì, io e Zaira stiamo insieme. So che non dovrei per via di Chloe, ma lei mi piace, e abbiamo deciso di provarci. Vediamo come andrà."
Ethan sospirò, esasperato.

" Alan, non so più quante volte te l'ho ripetuto, non stai facendo un torto a Chloe, stai cercando di essere felice, che è esattamente ciò che voleva lei."

" Forse hai ragione. Scusa se non ti ho ascoltato prima." Riconobbe Alan.

Ethan ridacchiò.

" Ti perdono. Anche se sei stato una piaga."

In quel momento entrò il professor Smith, Alan aprì il libro e si preparò alle due ore più noiose della settimana. Mentre il professore di storia 'spiegava' Alan non riuscì ad evitare di pensare a quel pomeriggio. Non vedeva l'ora che le lezioni finissero per andare a farsi un bagno al lago con Zaira. Ma se solo avesse saputo cosa l'aspettava, non sarebbe stato altrettanto impaziente.

***

Dopo le lezioni, Alan prese per mano Zaira appena uscì da scuola, la guidò alla sua macchina e insieme andarono al lago. Alan parcheggiò, poi percorsero a piedi il piccolo viale tra gli alberi e raggiunsero la riva. Alan si spogliò rimanendo in costume poi si voltò verso Zaira, vide che fissava una delle querce di fronte al lago.

" Che c'è?" chiese lui.

Zaira trasalì, sorpresa.

" Niente, stavo solo pensando che è sotto quella quercia che ci siamo conosciuti."

Alan sorrise e l'abbracciò. Zaira era così dolce, non si pentiva di averle chiesto di stare con lui. Le diede un rapido bacio poi la prese in braccio e si diresse verso il lago.

" Ehi, che fai?" chiese lei.

Alan avanzò ancora, e appena l'acqua gli arrivò alla vita la lasciò cadere.

" Questo." disse.

Zaira riemerse dall'acqua e scoppiò a ridere, prima di cominciare a schizzargli l'acqua addosso.

" Ah, vuoi la guerra allora?" disse, prima di ricambiare il favore.

Giocarono in acqua ancora un po', poi lei si fermò, rendendosi conto di essere ancora completamente vestita.

" Ehi! Mi hai buttato in acqua vestita!"

Alan scoppiò a ridere. Davvero non se ne era accorta prima? Lei uscì dal lago e si tolse i vestiti bagnati, restando con un bikini blu. Alan smise improvvisamente di ridere e si mise a guardarla. Era davvero bellissima, prese a fissare le gocce d'acqua che le attraversavano la schiena, fino a finire la loro corsa sul bordo del costume. Alan si riscosse, quei pensieri stavano prendendo una piega pericolosa. Zaira si voltò e corse di nuovo in acqua.

" Hai forse dimenticato la nostra sfida? Facciamo fino alla riva opposta?" chiese lei.

Alan osservò il lago. - Saranno quasi tre chilometri! - pensò. Come poteva pensare di nuotare fin là?

" Sul serio riusciresti a nuotare fin là? Mi spiace ma io passo." disse.

Zaira scoppiò a ridere vedendo la reazione di Alan alla sua proposta, la sua espressione stupita era buffissima, aveva quasi gli occhi fuori dalle orbite.

" Scherzavo! Allora, vediamo... - Zaira si guardò intorno, cercando un punto di riferimento. - da qui fino più o meno quell'albero laggiù, e ritorno." disse, indicando un albero a circa cento metri da loro.

" Affare fatto. Pronta? Via!"

Partirono insieme, Alan dovette dare il massimo da subito, Zaira era così veloce, faceva fatica a tenerle testa. Sembrava persino più veloce del giorno prima in piscina. Ma come faceva a nuotare così velocemente? Nessuno nuotava più veloce di lui a scuola. A quanto pareva aveva trovato pane per i suoi denti, accelerò.

Aveva quasi raggiunto l'altezza a cui si trovava l'albero, era già pronto a voltarsi per tornare indietro e raggiungere Zaira, quando si sentì trascinare verso il fondo. Sentiva una mano stringergli una caviglia e tirarlo giù con forza. Colto alla sprovvista, non ebbe il tempo di prendere fiato e finì presto sott'acqua. Sentì l'acqua invadergli la gola. Istintivamente cercò di sputarla, ma non servi a nulla, continuava a inghiottire acqua, cercò di chiudere la bocca, ma servì a poco. Mentre affondava vide Zaira che continuava a nuotare. Ma allora chi era che lo stava trascinando giù? Erano soli al lago, ne era sicuro. Cercò di spingersi con le braccia e la gamba libera verso la superficie, alla disperata ricerca di aria. Appena riuscì a mettere fuori la testa cercò di attirare l'attenzione di Zaira urlando il suo nome. La mano sulla sua caviglia strinse più forte, e con uno strattone lo trascinò giù di nuovo. Alan sentì un dolore acuto alla caviglia, come se... no, non potevano essere artigli... quale creatura aveva mani umane e artigli affilati degni di un'aquila? Mentre i suoi polmoni si contraevano in modo spasmodico alla ricerca di aria, Alan si costrinse ad abbassare lo sguardo, doveva capire cosa lo stava trattenendo, probabilmente era solo uno scherzo della sua fantasia, sicuramente era solo rimasto impigliato in qualcosa sul fondale. Appena vide cosa lo stava trattenendo, si rese conto che la mancanza d'aria gli stava probabilmente dando alla testa. Aveva le allucinazioni, non c'era altra spiegazione, la ragazza che gli aveva appena lasciato la caviglia per afferrarlo per il collo non poteva essere una sirena. Eppure, se i suoi occhi non lo ingannavano, quella ragazza era decisamente una sirena, al posto delle gambe aveva una coda di pesce verdognola e squamosa. Alan era sempre riuscito a vedere abbastanza bene sott'acqua, quindi o quella sirena era solo uno scherzo della sua immaginazione, oppure era reale. No, non poteva essere, le sirene non esistevano, lo sapeva bene.

- Un sogno, è solo un dannato sogno - pensò.

Doveva solo svegliarsi, e tutto sarebbe finito. Ma se davvero era un sogno, perchè il dolore che provava alla caviglia e al petto sembrava così reale? Vide Zaira nuotare verso di lui, un'espressione terrorizzata sul volto.

"Xeni! Lascialo!" urlava alla sirena.

L'aveva chiamata per nome? Zaira conosceva quella sirena? Alan ci capiva sempre meno, e in quel momento nemmeno gli importava, era troppo occupato a cercare di non morire. Zaira si avvicinò a lui e gli prese il polso. Aveva una pietra tra le mani e la stava strofinando contro il cordoncino del suo braccialetto, cercando di tagliarlo. Ma che gli saltava in mente? Se quella pazza ce l'aveva con lui perchè lei non scappava? E se non voleva scappare poteva cercare di aiutarlo, perchè se la prendeva con quel bracciale? Passò solo qualche secondo, poi Zaira riuscì a togliergli il bracciale, Alan però non ce la faceva più, aveva un disperato bisogno d'aria, sentiva i suoi polmoni contrarsi spasmodicamente cercando di mettere in circolo dell'aria che ormai non avevano più, Alan si lasciò andare e chiuse gli occhi. Era finita, stava morendo.

Improvvisamente prese a tossire e a sputare acqua, riempiendosi i polmoni d'aria. Aprì gli occhi, come mai ora riusciva a respirare? Vide Zaira con la mano tesa verso di lui, e notò che, nonostante fossero ancora sotto la superficie del lago, la sua testa era come immersa in una bolla d'aria. Osservò Zaira, legato ad una delle spalline del suo costume aveva il suo bracciale, sorrideva. Era stata lei a salvarlo? No, non era possibile, come avrebbe potuto fare una cosa simile? Eppure ora lui era sott'acqua e stava respirando. Che diavolo stava succedendo? Tutto ciò era troppo persino per essere un sogno, la sua fantasia non arrivava così lontano.

" Ti ho detto di lasciarlo! Lui non c'entra niente!" la sentì urlare.

Le voci gli giungevano ovattate attraverso la bolla, ma riusciva lo stesso ad ascoltare quello che le due si dicevano. Non poteva far altro che ascoltare, e cercare di dare un senso alle loro parole, visto che la sirena lo teneva ancora per il collo. Zaira alzò una mano ed Alan sentì una forte corrente d'acqua infilarsi tra il suo collo e le dita della sirena, che per un attimo perse la presa, Zaira ne approfittò per tirare Alan verso di sè, ma improvvisamente la corrente cominciò a spingerlo nuovamente verso la sirena, che lo abbracciò da dietro, impedendogli di muoversi. Alan non potè evitare di sentirsi un bambolotto conteso tra due bambine che litigavano. Quella situazione non gli piaceva nemmeno un po', Zaira era visibilmente spaventata, e Alan desiderava solo che lei se ne andasse e si mettesse al sicuro. Ma quella corrente che aveva sentito sul suo collo... era opera di Zaira? No, non era possibile, come avrebbe potuto farlo? Sicuramente era solo una sua impressione.

" Stupida ninfa! Controlliamo lo stesso elemento. Se tutto ciò che sai fare è qualche giochino con l'acqua, non ho nulla da temere da te, principessa." Xeni disse l'ultima parola con disprezzo.

Alan sgranò gli occhi. Allora era stata davvero Zaira a creare quella corrente che l'aveva liberato dalla presa della sirena. Zaira era una... ninfa? Ricordava che il professor Smith aveva letto qualcosa sulle ninfe a scuola, ma Alan non l'aveva ascoltato, cosa significava che Zaira era una ninfa? Era una cosa buona? Oppure no?

Dal canto suo Zaira non sapeva cosa fare, non voleva che Alan rischiasse di ferirsi, lui era solo un umano, e gli artigli di Xeni puntavano proprio al centro del suo petto, al suo cuore. Non poteva permetterle di ucciderlo, non voleva perdere Alan, non ora che stavano finalmente insieme. Sentì la rabbia montare in lei, gliel'avrebbe fatta pagare a quella sirena, già non sopportava che minacciasse le sue sorelle, ora anche Alan? Questo era troppo! Se prima voleva solo punirla, ora sentiva il bisogno impellente di ucciderla.

" Cosa vuoi da lui? È solo un umano! Lascialo andare e veditela con me, se davvero non hai paura della futura regina delle ninfe!" disse, rabbiosa.

Alan era confuso, non capiva cosa stava succedendo, sapeva solo che quella situazione lo spaventava. Non aveva mai visto Zaira parlare così, le era sempre parsa una ragazza quasi indifesa, ora invece sembrava persino pericolosa. Guardando Zaira stare sott'acqua senza il minimo sforzo, con i muscoli tesi dalla rabbia, quasi fosse pronta a saltare addosso a quella sirena, Alan si ritrovò a chiedersi come fosse possibile che quella fosse la stessa ragazza che aveva conosciuto in quella settimana, la stessa ragazza che stava cominciando ad amare. Sembravano due persone completamente diverse, e del tutto incompatibili.

- Mi ha mentito. Per tutto questo tempo mi ha solo preso in giro! - realizzò Alan.

" Futura regina delle ninfe!" Xeni scoppiò a ridere. " Questo ragazzo è il tuo Sogno! Stavi per portarlo al castello! E io non aspettavo altro! Io ora ucciderò questo bel bocconcino, così tu non potrai diventare regina, tua madre morirà presto grazie al veleno che le ho fatto somministrare, e senza una regina le ninfe non avranno il potere per opporsi a me, e sarò finalmente io a regnare su questo lago!"

Zaira non intendeva permettere a quella sirena di prendersela con Alan, se davvero voleva il trono delle ninfe, doveva vedersela con loro, non doveva mettere in mezzo gli umani, e soprattutto, non doveva toccare il suo Alan. Lanciò un'occhiata al fondale del lago, individuò una pietra sufficientemente appuntita da rallentare la sirena, era pochi metri dietro Xeni, perfetto! Si stava concentrando per generare una corrente per scagliare la pietra contro la sua coda quando sentì l'urlo di Alan. Alzò immediatamente lo sguardo. Xeni gli stava graffiando il petto con i suoi artigli, tentando di arrivare al cuore per ucciderlo. Zaira entrò improvvisamente nel panico, doveva trovare il modo di distrarla, doveva impedirgli di ucciderlo, non perchè lui era il suo Sogno, ma perchè voleva stare con lui, perchè amava la sua umanità, e non voleva perderlo. Avrebbe persino rinunciato al trono per lui, se non ci fosse stata la minaccia di Xeni a incombere sulle sue sorelle.

" Lui non è il mio Sogno! È solo un mio amico umano con cui mi volevo fare una nuotata!" cercò di dire, nel disperato tentativo di fermarla.

Zaira trassè un profondo sospiro di sollievo quando vide Xeni smettere di graffiare Alan e scoppiare a ridere. Controllò la ferita di Alan, continuava a sanguinare, doveva sbrigarsi, tornò a cercare la pietra con lo sguardo.

" Sei proprio disperata, vero? Una ninfa amica di un umano? Non ci crederei nemmeno se lo vedessi con i miei occhi. Questo ragazzo è il tuo Sogno, e io lo ucciderò."

Zaira era furente, Xeni non avrebbe mai dovuto far del male ad Alan, sollevò la pietra e la ruotò, in modo che la parte più appuntita puntasse verso la sua coda.

" Tu non conosci gli umani, la pensavo come te prima di conoscere il mio Sogno e i suoi amici. Ma mi hanno dimostrato che non solo è possibile l'amicizia tra un umano e una ninfa, ma anche l'amore."

Zaira sorrise ad Alan, che però si voltò dalla parte opposta, e chiuse gli occhi. Ne aveva viste troppe quel giorno per riuscire a credere alle parole di Zaira, dopotutto lei gli aveva sempre mentito, come poteva ora parlare di amore? Come poteva crederle, ora che sapeva che il loro rapporto era basato solo su una serie infinita di menzogne?

" Amore?" Xeni rise. " Non può esserci nè amicizia nè tantomeno amore tra un umano e una ninfa. Quello che hai provato è stata solo un'illusione. Scommetto che il tuo Sogno nemmeno sapeva che sei una ninfa. Guardalo. Guardalo ora che ha scoperto la verità, non mi sembra amicizia o amore quello che è dipinto sul suo volto. Mi sembra più... disprezzo. Ormai sei un mostro per lui, nulla di più."

Zaira si rifiutava di credere alle parole di Xeni. Alan era il suo Sogno, Alan l'amava, non c'era disprezzo sul suo volto, probabilmente era solo spaventato da tutta quella situazione. Doveva portarlo via di lì, e quando sarebbero stati al sicuro, lei gli avrebbe raccontato tutto.

" Pensala come vuoi, ma io sono una ninfa e tu sei solo una sirena. Se siamo noi a regnare su questo lago, un motivo c'è. Io ora uscirò dall'acqua con lui, e tu non potrai fermarmi!" disse, furente.

Scagliò la pietra, che colpì la coda di Xeni. La sirena lanciò un urlo, lasciò andare Alan mentre sprofondava e si accasciava sul fondale, incapace di nuotare finchè la ferita non si fosse rimarginata. Zaira si affrettò a prendere Alan tra le braccia e a portarlo verso la riva.

" Rientrerete in acqua prima o poi, devi portarlo al castello. E quel giorno io sarò lì, è ucciderò il tuo Sogno! Questa è una promessa! Non dimenticarlo, principessa!" urlò loro Xeni.

Zaira ignorò la sua minaccia. Ci avrebbe pensato più avanti. Ora doveva pensare ad Alan. Appena raggiunsero la riva lo stese a terra, prese un pò di acqua tra le mani e concentrandosi, la fece scorrere sulle ferite di Alan. In pochi secondi, il suo petto e la sua caviglia tornarono perfettamente intatti, come se nulla fosse successo.

Alan la osservò senza dire una parola, sapeva che avrebbe dovuto esserle grato per avergli salvato la vita. Ma non ce la faceva. Non dopo tutto quello che era successo. Zaira gli aveva mentito, era una ninfa. Che cosa questo volesse dire non lo sapeva ancora bene, ma sapeva che quella sirena aveva ragione, Zaira era praticamente una specie di mostro. Un mostro bellissimo, ma pur sempre un mostro.

Zaira appena finì di guarirlo gli rimise il braccialetto.

" Ti protegge davvero." disse. " Impedisce alla magia delle ninfe di agire su di te."

Alan si mise seduto. Zaira cercò di sostenerlo ma lui si scansò.

" Mi hai curato, no? Sto bene." disse, freddo.

Zaira si rabbuiò. Le faceva male vedere Alan, il suo Sogno, anzi, il suo ragazzo, trattarla così. Capiva che per lui non sarebbe stato facile accettare quello che era successo, ma non voleva che scappasse da lei, anche se ormai era probabilmente inevitabile.

" Alan. Ti posso spiegare tutto..." cominciò, posandogli una mano sulla spalla.

" Non mi toccare." Disse lui alzandosi. " Quella sirena aveva ragione, sei un mostro, e io non voglio più avere niente a che fare con te."

Quelle parole furono per Zaira come una coltellata in pieno petto. Le lacrime cominciarono a scendere incontrollate. Se davvero Alan la pensava così era tutto finito, la sua storia con lui e ogni speranza di salvare le sue sorelle. Eppure, ciò che le faceva più male non aveva niente a che fare con i suoi doveri di principessa, la uccideva rendersi conto che non l'avrebbe più rivisto.

" Ti posso presentare la tua vera madre, se vuoi." disse, in un ultimo disperato tentativo di convincerlo a restare.

" Pure lei è un mostro? Fantastico." disse, sarcastico.

Poi se ne andò senza voltarsi indietro, lasciando Zaira seduta a terra, in lacrime.




CANTUCCIO AUTRICE:

Arieccomi!  Beh, vi avevo promesso che ci sarebbe stata più azione e ho mantenuto la parola, no?  Tra l'altro ho già scoppiato la coppia dopo a malapena 24 ore!
Alan è stato parecchio cafone alla fine, vero? Povera Zaira.
Alan: Ci ho qu
asi rimesso le penne! Che fossi un po' sconvolto è naturale, no? Non odiatemi... ha fatto tutto lei!
Vabbè, lasciatelo perdere. Ora che succederà?  Si accettano scommesse! No, ok la smetto.
Se vi è piaciuto il capitolo lasciate una recensioncina, se non vi è piaciuto si accettano critiche, così posso cercare di migliorare.
Grazie a tutte per le recensioni, le seguite e le preferite, vi amo!
A presto,
wingedangel.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
Alan si incamminò sul sentiero nel bosco per raggiungere la macchina. Era sconvolto da quello che era successo, ne aveva avuto abbastanza di ninfe e sirene per quel giorno, e per quelli a venire. Voleva solo andarsene a casa e dimenticare tutto, le ninfe, le sirene, persino Zaira. Non la voleva più vedere, voleva semplicemente tornare alla sua banalissima vita da ragazzo normale che non ne sapeva nulla di ninfe e di sirene. Voleva essere il solito Alan che passava i pomeriggi con Ethan a giocare ai videogiochi o ad uscire con lui e Iris. E se voleva riuscirci, doveva cancellare definitivamente Zaira dalla sua vita.
Appena rientrò a casa salutò rapidamente i suoi genitori e si diresse in camera sua. Si buttò sul letto, le braccia incrociate dietro la schiena, lo sguardo fisso sul soffitto, la mente in subbuglio. Il tragitto in macchina l'aveva aiutato a schiarisi un pò i pensieri, a liberarsi della rabbia iniziale, ma ora non sapeva nemmeno come si sentiva, era deluso per aver scoperto che Zaira gli aveva sempre mentito, spaventato per la minaccia di quella sirena, turbato per aver scoperto che sua madre era ancora viva, ma soprattutto si sentiva in colpa per come si era rivolto a Zaira prima di andarsene. Era arrabbiato, turbato, spaventato, ma non pensava davvero che lei fosse un mostro, e vedere le sue lacrime lo aveva fatto sentire un verme. Aveva ferito l'unica donna a cui teneva dopo Chloe. Si sentì ancora peggio quando ricordò di come lei lo avesse aiutato ad affrontare la morte di Chloe, di come gli fosse stata accanto, di come con lei lui riusciva a sorridere nonostante tutto. Certo, Zaira non gli aveva detto che era una ninfa, ma perchè tutto il resto non poteva essere vero?
Alan si riscosse da quei pensieri, probabilmente era solo la parte di lui ancora innamorata di lei a fargli pensare quelle cose, doveva smettere di vederla o anche solo di pensare a lei, stare con Zaira era troppo pericoloso, non voleva avere quella pazza scatenata di una sirena alle costole, per non contare il fatto che, stando a quello che aveva detto Xeni, Zaira stava con lui solo per portarselo al castello e diventare regina. Era anche vero però che quella sirena stava cercando di ucciderlo, quindi probabilmente stava dalla parte dei cattivi, era giusto fidarsi delle sue parole? Però Zaira non aveva certo smentito. Lei stava davvero cercando un uomo da portarsi via per diventare regina, il suo Sogno. Alan doveva solo capire se quel Sogno era lui o meno, ma, a giudicare dalle attenzioni che Zaira gli rivolgeva da quando era arrivata, non gli restavano molti dubbi.
Ma cosa andava a pensare? Doveva smetterla di cercare spiegazioni a quello che era successo, doveva semplicemente dimenticarsi di tutto. Lo sguardo gli cadde sul suo portatile. Lo accese, deciso a farsi una partita per distrarsi un pò. Poi, quasi inconsapevolmente, aprì un motore di ricerca e digitò la parola 'ninfa'. Una breve ricerca non poteva certo fargli male, no? - giusto il tempo di togliermi la curiosità poi lascio perdere tutto.- si disse.
Dopo una decina di minuti chiuse il pc. Tutto quello che aveva trovato era una classificazione dei vari tipi di ninfe, a quanto pareva Zaira era una Naiade, per il resto non aveva scoperto molto che lo aiutasse a dare un senso a quello che era successo quel giorno.
Dopo aver cenato andò subito a letto, stranamente riuscì ad addormentarsi nonostante avesse la testa affollata di pensieri, evidentemente essere quasi morto doveva essere parecchio stancante.
 
 * * *

 Il giorno successivo, mentre si preparava ad andare a scuola, Alan pensava a cosa avrebbe dovuto fare quando avesse rivisto Zaira a scuola. Aveva deciso di starle lontano, ma come poteva riuscirci se lei frequentava la sua stessa scuola? Visto che evitarla sarebbe stato troppo difficile, decise che l'avrebbe affrontata. Se lei gli si fosse avvicinata avrebbe messo in chiaro che non gradiva più la sua compagnia, le avrebbe chiesto di non parlargli più, e se lei l'avesse fatto lo stesso lui l'avrebbe ignorata, finchè lei non se ne fosse fatta una ragione.
Quandò entrò a scuola fortunatamente non la vide, andò in classe, in tempo per scoprire che il professore della prima ora era assente. Se solo l'avesse saputo prima avrebbe potuto evitare di correre come se avesse avuto un mastino alle costole per arrivare a scuola in tempo.

" Bene, come passerai questa ora buca? Andrai dalla tua dolce ragazza?" gli chiese Ethan.

" Lei è a lezione, genio. Comunque ci siamo lasciati."

Ethan sgranò gli occhi, incredulo. Come potevano essersi già lasciati? Erano stati insieme a malapena una giornata!

" Bello scherzo amico! Ma non ci casco."

" Non è uno scherzo. Ci siamo lasciati davvero." confermò Alan.

" Come? Che è successo?"

- Semplice, ho scoperto che lei è una ninfa, e una sirena ha tentato di uccidermi. - pensò, amareggiato.

" È una lunga storia." disse solamente.

Ethan alzò un sopracciglio, perplesso.

" Eh? Siete stati insieme a malapena ventiquattr'ore... Come fa ad essere una lunga storia? Dai, racconta."

Alan sbuffò, infastidito. Non aveva intenzione di raccontare tutto ad Ethan, era il suo migliore amico, ma se gli avesse detto la verità lui l'avrebbe sicuramente preso per pazzo.

" Lascia perdere, non voglio parlarne."

Ethan sospirò, conosceva bene il suo amico, sapeva che non c'era verso di convincerlo. Così sviò la conversazione verso un argomento meno spinoso, e la prima ora passò rapidamente.

In mensa, Alan non riusciva a stare fermo, si sistemava la maglietta, piegava il tovagliolo, scacciava briciole immaginarie dai pantaloni, agitato. Nonostante fosse deciso a chiudere definitivamente la sua storia con Zaira, l'idea di rivederla lo rendeva nervoso, sapeva che l'avrebbe fatta soffrire, ma doveva farlo. Non poteva certo stare con una ninfa! Eppure quando Iris raggiunse il loro tavolo era sola.

" Zaira?" chiese Alan.

" Non è venuta oggi."

Alan non aveva considerato quella possibilità. In effetti, Zaira probabilmente non aveva bisogno di andare a scuola, sicuramente si era iscritta solo per cercare il suo Sogno, quindi, ora che tra loro era tutto finito, non aveva più bisogno di frequentare la Riverside. Probabilmente non l'avrebbe più rivista. Era quello che voleva, no? Troncare il rapporto per riuscire a dimenticarla. Allora perchè si sentiva così triste all'idea di averla persa per sempre? Fissò il posto vuoto accanto al suo, il posto di Zaira. Ripensò alle loro chiacchierate, alla loro fuga in piscina, si era sentito così spensierato in quei momenti, e ora...

" No, non è per niente finita." disse Ethan, osservando il suo amico.

Alan si riscosse dai suoi pensieri, Zaira era una ninfa, lo aveva ingannato per tutto il tempo, doveva togliersela dalla testa una volta per tutte. Non aveva alcun senso innamorarsi di lei quando per lei era tutta una finta.

" Si invece, non ne voglio più sapere niente di lei." e come lo disse si rese conto che stava mentendo.

No, doveva smetterla, Zaira non lo amava, lo aveva preso in giro, non meritava che lui provasse quei sentimenti per lei.

" Cosa non è finita?" chiese Iris, senza capire.

" Zaira ed Alan si sono lasciati." disse Ethan.

Iris guardò Alan, sconvolta. Non si aspettava che la loro storia durasse così poco. Le erano sembrati così affiatati il giorno prima.

" Beh? Che c'è?" chiese Alan.

" C'è che sei un deficiente!" disse Iris.

Non gli lasciò il tempo di rispondere, si alzò da tavola con il cellulare in mano per chiamare la sua amica. Quando la vide rientrare in mensa, Alan dovette trattenersi dal chiederle come stava Zaira. Ma che gli stava succedendo? Lei lo aveva solo preso in giro e lui si preoccupava ancora per lei. Doveva trovare il modo di riprendere il controllo di sè stesso, non poteva permettersi di cascarci di nuovo.
Il suo telefono prese improvvisamente a vibrargli in tasca. Chi era che lo chiamava durante l'orario scolastico? Controllò il mittente, sua madre. Come mai lo chiamava a scuola? Rispose.

" Mamma?"

" Vieni a casa appena puoi, ho già chiamato a scuola per avvisare che salterai le lezioni del pomeriggio."

Come mai sua madre gli faceva saltare il pomeriggio a scuola? Proprio lei che era così fissata con la scuola. Che le fosse successo qualcosa?

" Arrivo subito, ma stai bene? È successo qualcosa?"

" Sto bene, tranquillo. Ma c'è qualcuno che dovresti conoscere." senza dire altro, riattaccò.

Qualcuno che doveva conoscere? Alan non riusciva a capire, che stava succedendo in quei giorni? Prima una sirena cercava di ucciderlo e scopriva che Zaira non era umana, ora uno sconosciuto si presentava a casa sua per conoscerlo, Alan aveva il presentimento che le cose fossero collegate. Salutò i suoi amici e tornò a casa.
Appena entrò vide sua madre seduta in soggiorno insieme agli zii di Zaira. Sempre ammesso che fossero davvero i suoi zii. Cosa ci facevano a casa sua? Si serebbe aspettato di tutto, tranne di ritrovarsi a chiacchierare con gli zii della sua ex ragazza.

" Eccoti, vi lascio soli. Avrete senz'altro bisogno di parlare da soli. Io vado a preparare il pranzo per tuo padre."

Così Clarissa uscì, lasciando Alan solo con gli zii di Zaira.

" Alan, forse è meglio se ti siedi." disse Soraya.

Alan fece come gli era stato detto e si sedette sulla poltrona accanto al divano su cui erano seduti i suoi ospiti. Dopo le rivelazioni del giorno precedente, sapeva che non valeva la pena di ribattere, se avevano a che fare con Zaira sicuramente nemmeno loro erano quello che sembravano.

" Come mai siete qui? Vi ha mandato Zaira?"

Soraya scosse la testa.

" No, siamo venuti appena abbiamo saputo che hai scoperto la verità."

" E perchè siete venuti? Ho l'impressione che non siate i veri zii di Zaira, giusto?"

" Infatti. È per questo che ho voluto che ti sedessi. Alan, noi siamo i tuoi genitori. Quelli biologici, se non altro."

Alan li guardò sconvolto. I suoi genitori? No, non era possibile! I suoi veri genitori erano morti quando lui era bambino! Istintivamente portò la mano al suo bracciale. Le tornarono in mente le parole di Zaira. Ti protegge davvero. Quindi i suoi genitori erano come Zaira? Allora anche lui era un ninfo? No, non poteva essere. Altrimenti non avrebbe rischiato di affogare.

" Alan?" disse Soraya, risvegliandolo dai suoi pensieri.

" I miei genitori? E siete... ninfi?" Chiese lui.

Soraya si mise a ridere.

" No. Io sono una ninfa, Lucas è umano. Eppure ci amiamo lo stesso, quindi non ascoltare quello che ha detto quella sirena. Umani e ninfe possono amarsi, e noi ne siamo la prova."

Lucas passò un braccio dietro alla schiena di Soraya e la trasse a sè. Alan non riusciva a crederci. I suoi veri genitori... erano vivi ed erano di fronte a lui. Ma se non erano morti... Alan era stato abbandonato. Perchè? Perchè non l'avevano tenuto con loro? Di nuovo Alan sentì la rabbia montare in lui. Ma c'era un'altra cosa che aveva bisogno di sapere prima di mandarli al diavolo.

" Zaira vi ha raccontato proprio tutto, eh? Ma se tu sei una ninfa e lui un umano... io... cosa sono?"

Soraya sospirò, triste, prima di cominciare a parlare.

" Tu sei un ibrido. E non dovresti nemmeno esistere. Per questo motivo ti abbiamo abbandonato, tra le ninfe vengono accettate solo le femmine, se nasce un maschio la madre lo deve uccidere, se non lo fa lo fanno le altre ninfe. Io però non ho voluto ucciderti, quindi ho finto di averlo fatto e ti ho affidato a tua madre e tuo padre. Il ciondolo che porti al polso, era di Lucas, io l'ho incantato perchè ti proteggesse e ho chiesto ai tuoi di non togliertelo. Alan, perdonaci se puoi, so che non deve essere facile rendersi conto di essere stato abbandonato. Ma se non lo facevamo, saresti stato ucciso. Era l'unico modo di proteggerti."

Alan sospirò, rendendosi conto che non aveva più motivo di avercela con loro, dopotutto l'avevano abbandonato per salvargli la vita, se non l'avessero fatto, sarebbe morto prima ancora di cominciare davvero a vivere.

" Non sono arrabbiato con voi. Anzi, vi sono grato per avermi salvato la vita. Però... non potevate venire a vivere in città? Magari potevo stare con Lucas mentre tu andavi a fare le tue cose da ninfa, poi tornavi a casa, no?"

Soraya abbassò lo sguardo.

" Oh Alan, non è così facile. Ma questo te lo spiegherà meglio Zaira..."

" No." la interruppe lui. " Voi siete i miei genitori, ho sempre desiderato conoscervi, e cercherò di farlo, nonostante tutto. Ma lasciate stare Zaira, lei non c'entra, io... non voglio più vederla!"

" Alan, non puoi. Tu... sei destinato a lei. Sei destinato a diventare il re delle ninfe e a regnare accanto a lei."

Destinato? Che voleva dire? Non era più nemmeno libero di scegliere con chi stare? Non aveva certo scelto lui di essere messo in mezzo a tutta quell'assurda faccenda!

" No, io non intendo diventare re di un regno che nemmeno conosco, insieme ad una ragazza che non posso nemmeno scegliere."

Soraya sorrise.

" Lo posso capire. Ma tu l'hai scelta, Alan. L'hai scelta prima ancora di sapere tutto questo, ora sei arrabbiato e spaventato, ma tu hai amato Zaira dalla prima volta che l'hai vista, così come lei ha amato te. Il Sogno indica alla futura regina non solo il futuro re, ma l'uomo destinato a farla innamorare davvero. Questo non lo sa nemmeno Zaira, ma è sempre stato così, fin dalla prima ninfa. Anche se decidi di rinunciare a lei, non amerai mai nessuna come sei destinato ad amare lei."

Alan non sapeva cosa farsene di tutta quella storia del destino. Lui voleva essere libero, libero di scegliere, libero anche di sbagliare, ma comunque sarebbe stata una sua scelta. Non sopportava l'idea di dover fare quello che gli dicevano solo perchè era 'destinato'. Se davvero era destinato a stare con Zaira sarebbe comunque tornato da lei, ma seguendo il percorso dettato dalle sue scelte personali, non certo perchè una ninfa gli diceva cosa fare. Quella ninfa forse era sua madre, ma non aveva nessun diritto di decidere per lui. Per non parlare del fatto che a Zaira non gliene fregava niente di lui.

" Di nuovo sta storia del Sogno. Zaira non faceva che chiamarmi così di fronte a quella sirena. Lei non mi ama, io sono solo il Sogno che la farà diventare regina, è tutto ciò che le importa! Non si è nemmeno preoccupata di chiamarmi per nome, ero solo il suo Sogno!" sbottò Alan, rabbioso.

" Stava cercando di proteggerti, Alan. Xeni è la regina delle sirene, da parecchio tempo cerca di prendere il controllo dell'intero lago. Ha persino fatto avvelenare la madre di Zaira. Ti aspetti davvero che Zaira le dica anche il tuo nome? Xeni non può uscire dall'acqua, è vero. Ma se conoscesse il tuo nome, troverebbe qualcuno che ti rintracci e faccia il lavoro sporco per lei."

Alan rimase spiazzato, non sapeva cosa dire, effettivamente Soraya non aveva tutti i torti. Poi, per la prima volta fu Lucas a rivolgersi a lui.

" Alan, Zaira ti ama davvero. Sua madre sta morendo lentamente, la regina delle sirene sta cercando di ostacolarla in ogni modo e, come se non bastasse, ha delle enormi responsabilità nei confronti delle sue sorelle. Dovrebbe portarti al castello il prima possibile, ma quando ne ha avuto l'occasione ha rinunciato,  sa che dovrai essere tu a regnare al suo fianco, ma non vuole privarti di tutto quello che hai qui. Sta mettendo a rischio il suo futuro regno per te, per lasciarti la possibilità di scegliere. Quindi non azzardarti nemmeno a pensare che lei non ti ami. Forse non se ne rende ancora conto, ma è così." disse Lucas.

Alan lo guardò, senza parole. Non aveva mai visto la cosa da quella prospettiva. Non si era reso conto di ciò che Zaira stava rischiando per lui. Ciononostante, non si sentiva pronto ad abbandonare del tutto la sua vita umana. Non poteva lasciarsi tutto alle spalle per una ragazza che conosceva da appena una settimana. Lui ci teneva a Zaira, certo, ma come poteva sapere che non era solo una cotta passeggera? Per non parlare del fatto che, dopo essere quasi annegato, non aveva più nessuna intenzione di entrare nemmeno in piscina, figurarsi trasferirsi al castello subacqueo delle ninfe!

" Va da lei, Alan. Ti spiegherà tutto. È andata al lago." le disse Soraya.

" Ma non è pericoloso?" chiese lui, ricordando le ultime parole di Xeni.

" Stai tranquillo, non entrare in acqua per nessun motivo e tutto andrà bene, ci sarà Zaira con te."

Alan annuì, salutò i suoi genitori, e si diresse al lago. Non sapeva ancora cosa sarebbe successo, se sarebbe tornato con lei o meno, ma doveva saperne di più, voleva conoscere tutta la verità prima di prendere una qualsiasi decisione.

 


CANTUCCIO AUTRICE:
Rieccomi qui!
Alan ha conosciuto i suoi veri genitori, e ora è pronto (Alan: eh? Pronto a chi?) ad affrontare Zaira. Cosa succederà? Cosa deciderà Alan? Appuntamento al prossimo capitolo!
A proposito, vi chiedo scusa, so che ci ho messo parecchio ma sto capitolo non riesco proprio a farmelo piacere. L’avrò modificato quindici volte e ancora non mi convince. Però di sto passo non aggiornavo più, quindi eccomi qui. Spero che almeno a voi piaccia. In ogni caso accetto consigli, fatemi sapere che ne pensate.
A presto,
Baci,
wingedangel.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo Dodici
 
Zaira quel giorno non era andata a scuola, in fin dei conti ci si era iscritta solo per Alan. E ora che lui non voleva più saperne di lei, che senso aveva andare a scuola? Certo, voleva rivedere Iris, ma per il momento voleva solo stare sola. Non era pronta ad affrontare Alan, e vederlo tra i corridoi della scuola non l'avrebbe aiutata di certo.
Quando scese a fare colazione e vide Soraya decise di raccontarle tutto, Alan era suo figlio, ed ora che sapeva che era Zaira era una ninfa, Soraya poteva decidere di presentarsi a lui se lo avesse voluto.
Andò al lago, l'unico posto in cui riusciva a sentirsi in pace. Si sedette accanto al tronco di Melia. La sua amica driade si accorse subito della sua presenza.
" Ciao, ho visto quello che è successo ieri. Mi dispiace." le disse.
" Anche a me." ammise Zaira. " Ora non so come fare, ho rovinato tutto."
" È solo un umano. Cercane un altro."
Zaira scosse la testa. No. Non voleva rinunciare ad Alan. Era stata così bene con lui in quei giorni, prima che Xeni rovinasse tutto. Si era innamorata di lui, lo voleva al suo fianco, voleva lui, non un altro umano qualunque.
" Non posso, è il mio Sogno." disse.
" Beh, in fin dei conti è un semplice umano, uno vale l'altro. Tanto sarai tu la regina."
Zaira scosse di nuovo la testa, non era così semplice, se aveva sognato proprio Alan doveva esserci un motivo.
" Ho capito. Ti sei innamorata di lui." disse Mel con un sorriso.
Zaira annuì. Una lacrima sfuggì al suo controllo al pensiero che non avrebbe più potuto stare con lui.
" L'amore... com'è?" chiese Mel, pensierosa.
Zaira sollevò lo sguardo verso l'amica, ricordando che lei non avrebbe mai potuto provarlo, non poteva allontanarsi troppo dal suo albero. Le sorrise.
" Bellissimo. Non so come spiegartelo, pensi sempre a lui, passi la giornata a sorridere come una deficiente, e quando sei con lui è come se tutto il resto perdesse improvvisamente importanza. Poi come baciano! Passerei la giornata a baciare Alan." ammise Zaira.
Poi ricordò cosa era successo. Come poteva essere stato proprio Alan a chiamarla 'mostro'? Perchè non le aveva lasciato il tempo di spiegarsi?
In quel momento il suo telefono prese a squillare. Zaira lesse il mittente, Iris.
" Hai anche tu uno di quei cosi umani?" le chiese Mel, stupita.
" Si, a quanto pare tra gli umani li hanno tutti, così ho dovuto prenderne uno anche io. Ora scusa un attimo, devo rispondere."
" Ciao Iris." disse, portandosi il telefono all'orecchio.
" Che cavolo è successo?"
" Eh?" Zaira non capiva, era preoccupata perchè non era andata a scuola, oppure aveva saputo che Alan l'aveva lasciata?
" Alan mi ha detto che vi siete lasciati, che è successo?"
" È una lunga storia..."
" Come scusa? Siete stati insieme appena un giorno, come può essere una lunga storia? Ha fatto il deficiente e l'hai piantato?"
" Non è colpa mia, mi ha lasciato lui."
" Cosa? Ma gli si è inceppato il cervello? Perchè?"
Zaira si rese conto che Iris non l'avrebbe mollata finchè non le avesse dato una spiegazione, ma non poteva dirle la verità, non poteva perdere anche lei.
" Diciamo che ha scoperto un lato di me che non conosceva." disse, sperando che le bastasse.
Iris esitò, poi riprese a parlare.
" Forse ho capito! Ha scoperto che fumi?"
" Non fumo."
" Ti droghi?" il tono di Iris ora era un pò più preoccupato.
" No."
" Ehm... ci sono! Sei a capo di una banda di gangster!" disse, ridacchiando.
" No."
" Allora non sei il capo ma ne fai solo parte?"
" No, niente gangster." disse Zaira, senza riuscire a trattenere una risatina.
" Mmm... allora... si, ci sono! In realtà sei un uomo!"
Zaira scoppiò a ridere.
" Cosa?"
" Si, tipo un trans o un travestito, roba così."
Zaira non riusciva a smettere di ridere.
" No, sono una donna al cento per cento."
" Beh, se non fumi, non ti droghi, non sei una gangster e nemmeno un uomo, allora è Alan che è un deficiente! Non può essere nulla di così ingestibile, siamo tutti diversi l'uno dall'altro, non può lasciarti per una cavolata. È proprio questo che significa stare in coppia, imparare ad accettarsi, ognuno con le proprie diversità."
Zaira smise di ridere. Iris aveva ragione, erano diversi, lei era una ninfa e lui un umano, anzi, nemmeno del tutto umano; era davvero sbagliato cercare di trovare il modo di stare insieme lo stesso?
" Iris..."
" Ci sono! Sei una vampira!"
" Piantala!" disse lei, scoppiando a ridere di nuovo.
" Un'aliena?" disse "ET telefono casa" aggiunse, con una vocina ridicola.
Zaira non sapeva che volessero dire le sue ultime parole, ma era così ridicola mentre lo diceva, le cominciava a far male lo stomaco dalle risate.
" Iris..." cominciò, improvvisamente seria.
" Dimmi."
" Grazie. Sei riuscita a farmi ridere nonostante tutto..."
" Sta tranquilla, tornerete insieme. Alan è un idiota, ma vedrai che si accorgerà di aver sbagliato, e tornerà da te. Abbi pazienza. Ora ti lascio che devo ancora finire di mangiare e tra dieci minuti suona la campanella. Domani torni?"
Zaira sorrise, Iris aveva ragione, non doveva arrendersi. Alan sarebbe tornato da lei, doveva solo riuscire a spiegarsi, a fargli capire che dopotutto non erano poi così diversi.
" Si, ci vediamo domani. Buon appetito."
Zaira riattaccò.
" Chi era?" le chiese Melia.
" Una mia amica."
" Un' umana?"
Zaira annuì.
" Si. Non credevo che sarebbe stato possibile, ma mi sono fatta degli amici tra gli umani."
" Sta attenta Zaira, so che gli umani sono creature affascinanti. Ma ricordati che dovrai tornare tra le ninfe appena avrai convinto il tuo Sogno a seguirti."
Zaira abbassò lo sguardo. Prima di conoscere Alan le avrebbe dato ragione, ora però non ne era più così convinta. Era tra gli umani da poco più di una settimana, e già era piena di dubbi. Se anche fosse riuscita a convincere Alan a seguirla, era davvero pronta a lasciare gli umani? A non rivedere più Iris ed Ethan?
Si strinse le ginocchia al petto, mentre osservava il suo lago, aveva delle responsabilità nei confronti delle sue sorelle, come poteva pensare di abbandonarle? Ma non voleva abbandonare nemmeno Iris. Cosa avrebbe dovuto fare? I due mondi erano davvero così inconciliabili?
Persa in questi pensieri non si rese conto che qualcuno le si stava avvicinando finchè non si sedette accanto a lei. Si voltò.
" Alan!" disse, stupita.
" Ciao. Scusa per le cose che ti ho detto ieri, sono stato un vero stronzo. Non penso che tu sia un mostro, però... non è una cosa facile da mandar giù. La mia ragazza è una ninfa."
Lei lo guardò stupita.
" Sono ancora la tua ragazza?"
Alan esitò.
" Beh... penso di sì. Ma dovrai spiegarmi tutto, anche se forse non sarò in grado di comprendere del tutto voglio sapere con chi sto, e chi è quella stronza che vuole uccidermi."
Zaira era felice di sentire quelle parole, ma si rendeva conto che raccontargli la verità rischiava di allontanarlo ancora di più da lei. Eppure non poteva rifiutare, Alan aveva diritto di sapere, solo così avrebbe potuto prendere una decisione.
" Certo, ti racconterò tutto. Ma tu devi fidarti di me, io ci tengo davvero a te Alan. Ok?"
Alan non sapeva a cosa stava dando il suo consenso ma annuì lo stesso, si fidava di Zaira, non sarebbe tornato da lei altrimenti.
" Bene, per favore ascoltami fino alla fine. Poi, se vorrai, potrai andartene. Allora... per tutti i mari, non so nemmeno da che parte cominciare... Io sono una ninfa, la principessa delle ninfe che vivono in questo lago. Mia madre, la regina, è stata avvelenata da Xeni, la 'stronza' che ti vuole uccidere. Come hai visto, noi ninfe siamo dotate di poteri curativi, ma purtroppo non possiamo fare nulla per guarire mia madre. Quindi no, non ha un tumore, ma mia madre sta per morire davvero, e quando succederà dovrò essere pronta a succederle al trono. E qui entri in scena tu. Ogni principessa erede al trono, nel corso dei suoi sedici anni fa un sogno. Sogna l'incontro con l'uomo che diventerà suo marito, permettendole di diventare regina. La principessa quindi cerca il suo Sogno tra gli umani, e appena lo trova, recita un incantesimo che soggioga l'umano e lo convince a seguirla accecato dall'amore. Tu sei il mio Sogno."
" Ma tu non mi hai soggiogato." Realizzò Alan.
" Già, quando ti ho conosciuto ci ho provato, ma non ha funzionato. Ricordi quando mi hai detto che ero strana? Ero sicura che l'incantesimo avesse funzionato, invece il braccialetto che hai al polso ti ha protetto."
" Il bracciale di Lucas." disse Alan, osservandosi il polso.
" L'hai conosciuto?"
" Si, lui e Soraya sono venuti da me prima. Comunque, scusa l'interruzione, continua."
" Ho deciso di iscrivermi alla tua scuola per farti innamorare di me..."
Zaira vide l'espressione di Alan mutare di colpo, probabilmente pensava che lei l'avesse solo preso in giro.
" Aspetta. Non giungere a conclusioni affrettate. Lo ammetto, il mio obiettivo all'inizio era quello, ma non avevo messo in conto il fatto che poi sono stata io ad innamorarmi di te. Infatti, quando ti ho fatto togliere il bracciale al cimitero, domenica..."
" Aspetta un attimo, tu non mi hai mai fatto togliere il braccialetto."
" Lasciami finire. Ho di nuovo lanciato l'incantesimo per soggiogarti, così, per controllare se a quel punto funzionava. E ha funzionato, tu mi hai giurato amore eterno ed eri pronto a seguirmi. Avrei potuto portarti al castello e finirla li. Ma non potevo, non volevo privarti di tutto ciò che avevi qui, della tua umanità. Così ti ho fatto rimettere il bracciale e dimenticare di averlo mai tolto."
" Perchè me l'hai fatto dimenticare?"
" Perchè tu ancora non sapevi nulla della mia natura. Saresti scappato, come in fin dei conti hai fatto quando l'hai scoperto. - disse lei con un sorriso. - Beh... credo sia tutto. Ora, se vuoi, puoi andartene." concluse lei, triste.
Alan non si mosse.
" Sei ancora qui?" chiese Zaira, incredula.
Lui le sorrise e le prese la mano.
" Si."
" Pensavo che non ne avresti più voluto sapere di me." ammise Zaira.
" Pensavi male. Ora però dobbiamo trovare una soluzione. Tu devi diventare regina, e io sono pronto a diventare re al tuo fianco, se questo può salvare le ninfe. Ma non voglio dover lasciare Ethan, Iris, la mia famiglia adottiva, e tutto ciò che ho qui. Come facciamo? Magari potrei tornare qui ogni tanto, anche se sono re, no?"
" Non lo so, non è mai successo prima che il re volesse tornare tra gli umani. Temo che le mie sorelle possano pensare che non ti interessi di loro, oppure che tu sia una minaccia per le ninfe. Non posso regnare senza il consenso delle mie sorelle, sarebbe troppo pericoloso. Capisco le tue ragioni, credimi, ma..."
" Ma devi pensare al benessere delle tue sorelle, sarai la loro regina. È giusto così, lo so, però... la mia vita è qui. Ho Ethan, gli amici, la scuola... io non appartengo al tuo mondo, Zaira." disse lui.
Zaira abbassò lo sguardo, triste. Alan aveva ragione, lui non apparteneva al suo mondo. Lui era un umano, lei una ninfa, vivevano in due mondi completamente diversi. Capiva benissimo Alan, anche lei, se avesse dovuto lasciare per sempre le sue sorelle per vivere tra gli umani... non ce l'avrebbe fatta. Certo, le piacevano gli umani, si era fatta degli amici in quella scuola, ma le mancavano da morire le sue sorelle. Non passava giorno che non sognasse di rientrare a castello, dopotutto le ninfe erano la sua famiglia, mentre tra gli umani lei sarebbe sempre stata un'estranea. Voleva tornare a casa, e capiva perchè Alan non volesse lasciare la sua.
" Non c'è proprio un altra soluzione?" le chiese Alan.
Zaira scosse il capo, sconsolata. A questo punto cosa poteva fare? Rassegnarsi a perdere Alan e cercare un altro umano da soggiogare? No, non voleva lasciare Alan, doveva esserci un'altra soluzione, a costo di lasciare il trono ad un'altra ninfa, magari a Soraya. Decise che sarebbe tornata al castello per parlarne a sua madre. Non intendeva diventare regina se questo significava perdere Alan.
" No. Ma andrò a parlare con mia madre. Magari posso cedere il trono a tua madre."
Alan aggrottò la fronte, che c'entrava Clarissa con tutta quella storia? Poi si rese conto che Zaira si riferiva a Soraya.
" Ne sei sicura?"
Zaira alzò le spalle.
" È l'unico modo per stare insieme." ammise.
Lo salutò, poi entrò in acqua, diretta al castello. Alan rimase fermo ad aspettarla, mentre osservava il lago in cui il giorno precedente stava annegando.

 
CANTUCCIO AUTRICE:
Rieccomi dopo secoli! Scusatemi per il ritardo ma sono stata superimpegnata e non ho avuto il tempo di scrivere :( Comunque ora eccomi qui con un nuovo capitolo! Che ne pensate? Cosa dirà la regina? Permetterà a Zaira di cedere il trono a Soraya? Appuntamento al prossimo capitolo! E per farmi perdonare per l’attesa vi prometto un grosso colpo di scena, a presto!
Baciotti,
wingedangel.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Appena Zaira rientrò al castello una delle sue sorelle le corse subito incontro.

" Principessa! Sei tornata!" esclamò.

La ninfa sorrideva raggiante, Zaira ricambiò il sorriso, anche lei era felice di vederla. Ritornare a casa le fece effetto, era stata via solo una settimana ma le erano mancati molto il castello e le sue sorelle. La vita tra gli umani era così diversa, e nonostante amasse stare in compagnia di Alan, Iris ed Ethan sentiva che non sarebbe mai riuscita a sentirsi a casa in quel mondo così diverso da quello in cui era cresciuta; era felice di aver conosciuto il mondo degli umani, le piaceva vivere tra loro, ma la sua vera casa sarebbe sempre stata il suo castello.

Allo stesso tempo però Zaira sapeva che Alan si trovava nella stessa sua situazione, come poteva aspettarsi che lasciasse la sua vita per vivere con lei in un mondo che non conosceva e che considerava gli umani poco più che spazzatura? Le cose dovevano cambiare, Alan non era un umano soggiogato qualsiasi, Zaira sapeva che avrebbe preso il suo ruolo di re piuttosto seriamente, e insieme avrebbero lottato perchè gli umani venissero considerati di più tra le ninfe, e magari, con il tempo, le sue sorelle avrebbero cominciato a considerare davvero la possibilità di vivere insieme agli umani.

" Si - rispose alla ninfa che l'aveva accolta - purtroppo però non potrò trattenermi a lungo, come sta la regina?"

Zaira cominciava ad essere davvero preoccupata per la salute della madre, prima della sua partenza le sue condizioni avevano preso a peggiorare piuttosto rapidamente, e ogni giorno che passava lontana dal castello temeva che arrivasse qualcuno a riferirle che la regina non ce l'aveva fatta. La principessa sapeva bene che a causa del suo ruolo probabilmente non avrebbe nemmeno avuto il tempo di piangere sua madre prima di dover prendere le redini del regno; soprattutto con Xeni che non aspettava altro per prendersi il trono. Allora perchè sua madre l'aveva allontanata a quel modo? Sapeva che doveva concentrarsi sulla missione, ma era davvero necessario tagliare i ponti con sua madre, con l'unica famiglia che le era rimasta?

" Ecco... ormai è costretta a letto, riesce ancora a svolgere le sue funzioni, ma ho paura che non le resti molto tempo." disse l'altra, triste. " A te come va? Sei riuscita a far innamorare di te il tuo Sogno?"

Zaira avrebbe voluto poter farle tornare il sorriso, avrebbe voluto poterle dire che era andato tutto bene, che il loro futuro re stava per raggiungerla a castello, pronto a restare al suo fianco per sempre, ma non poteva, Alan non avrebbe rinunciato alla sua vita per sempre, e probabilmente anche Zaira sarebbe stata costretta ad abbandonare le ninfe appena si fosse diffusa la notizia che aveva rinunciato al trono in favore della sua dama di compagnia. Le sue sorelle si sarebbero sicuramente sentite tradite e lei sarebbe stata cacciata dal regno. Ma nonostante l'affetto che nutriva per le sue sorelle, non voleva passare la sua vita lontano da Alan.

" Si..." cominciò Zaira.

" Perfetto - la interruppe lei, entusiasta. - allora, dov'è?"

Zaira sospirò e la ninfa smise immediatamente di sorridere, rendendosi conto che c'era qualcosa che non andava.

" È una lunga storia. Devo parlare con la regina proprio a questo proposito, per non contare che Xeni cercherà di ucciderlo appena entrerà in acqua..." disse Zaira, più a sè stessa che altro.

" Cosa? Non ti preoccupare, ti aiuteremo a proteggerlo, è il minimo che possiamo fare per il nostro futuro re!"

Zaira non potè fare a meno di sentirsi orgogliosa del coraggio e della lealtà che la sua sorella stava dimostrando, senza contare che non aveva nemmeno mai visto il re che si stava offrendo di proteggere. Ma conosceva Xeni, non era un avversaria da sottovalutare, e non intendeva mettere in pericolo le sue sorelle.

" Non voglio esporvi ad un simile pericolo, non se posso evitarlo. Ora scusa, ma devo parlare con la regina al più presto."

Zaira si diresse verso la stanza della regina, e mentre attraversava i grandi corridoi non potè fare a meno di notare che le sue sorelle si aprivano in ampi sorrisi al suo passaggio. Probabilmente pensavano che era riuscita a soggiogare il suo Sogno e che finalmente sarebbe diventata regina. Non potevano sapere che in realtà il motivo per cui Zaira era tornata era per rinunciare al suo titolo di principessa a favore di Soraya. Zaira non era pronta ad abbandonare per sempre le sue sorelle, ma era troppo sperare che non la cacciassero appena avessero appreso la notizia.

La stanza della regina non era particolarmente grande, ma lasciava Zaira senza fiato ogni volta che ci entrava. Le pareti bianche erano decorate con motivi dorati e diversi dipinti umani che raffiguravano le ninfe e il dio Poseidone su ogni parete, al centro della stanza c'era un'enorme letto a baldacchino con drappeggi color crema; i mobili richiamavano i colori e i decori delle pareti, bianchi con bordi e pomelli dorati. Ogni cosa in quella stanza era permeata da un'aura di regalità.

La regina Delfina era stesa a letto, addormentata. Zaira le si avvicinò e la scosse per svegliarla.

" Mamma."

La regina si svegliò di colpo e sgranò gli occhi quando vide sua figlia al suo fianco.

" Tesoro! Sei tornata! Finalmente! Lui dov'è?" chiese guardandosi intorno.

Zaira abbassò lo sguardo, sua madre sembrava così entusiasta, l'avrebbe sicuramente delusa dicendole che voleva rinunciare al trono per amore del suo Sogno. Eppure non voleva neppure perdere Alan...

" Che è successo?" chiese sua madre, improvvisamente seria.

" Beh ecco... mi sono innamorata. Lui ricambia per fortuna, così gli ho raccontato tutto, che sono una ninfa e che lui è destinato a diventare re. Lui ha capito, credo, ma non vuole lasciare il mondo degli umani per sempre, e io non posso e non voglio costringerlo a farlo."

La regina si alzò faticosamente a sedere sul letto.

" Ma gli hai spiegato che cosa significherebbe per noi non avere una regina in questo momento? Lui è destinato ad essere il nostro re, ha delle responsabilità nei nostri confronti!"

Zaira si alterò, come poteva pretendere qualcosa da Alan? Lui era solo un umano che voleva vivere la sua vita, e lei gliel'aveva già sconvolta abbastanza. Se fosse diventato re sarebbe stata solo una sua scelta.

" Certo che gliel'ho spiegato! Ma quali responsabilità pretendi che si prenda nei confronti di un regno che nemmeno conosce e che tra l'altro considera gli umani poco più che soprammobili? Gli ho detto che diventerà il nostro re, e lui è anche disponibile ad esserlo, a condizione che lo lasciamo tornare nel mondo degli umani di tanto in tanto."

La regina sospirò, sconsolata. Sentiva che stava per perdere sua figlia un'altra volta, ma non avrebbe mai permesso che succedesse ancora.

" Figlia mia, io capisco il vostro punto di vista, però quando sarai regina dovrai pensare prima di tutto al benessere delle tue sorelle, e non credo che prenderebbero bene gli allontanamenti del re. Potrebbero considerarlo un tradimento nei loro confronti."

" Ma non possiamo saperlo! È la prima volta che il re non è un umano soggiogato, probabilmente le nostre sorelle riusciranno a capire il suo bisogno di tornare alla sua vita ogni tanto."

" L'hai detto tu stessa. La maggior parte di noi considera gli uomini 'poco più che soprammobili', non credo che si prenderebbero il disturbo di provare a comprendere quello che prova un umano."

- Ma lui non è un umano!- avrebbe voluto obiettare Zaira, ma aveva promesso a Soraya che non avrebbe svelato alla regina quello che aveva fatto, quindi tacque.

" Bene, visto che non intendo lasciare Alan per cercarmi un altro umano da soggiogare, non credo ci sia altra soluzione. Rinuncerò al trono. Soraya regnerà al mio posto insieme a Lucas." dichiarò Zaira decisa.

" Non puoi farlo. Soraya non ha sangue regale, non può prendere il tuo posto. Soltanto una figlia di Poseidone può sedere sul trono delle ninfe." obiettò la regina.

" Beh, allora è ora di rinnovare queste vecchie leggi. Senza Alan io non intendo regnare, e se le sorelle non accettano un cambio di rotta si ritroveranno presto senza una regina." dichiarò Zaira, ostentando un egoismo non suo, cercando di nascondere quanto in realtà era preoccupata per il futuro delle sue sorelle.

La regina a quelle parole impallidì. Stava succedendo ancora, se non avesse fatto qualcosa al più presto Zaira se ne sarebbe andata per sempre. Non poteva perdere un'altra figlia, non l'avrebbe permesso, non questa volta, c'era troppo in gioco. Anche se ciò significava modificare leggi vecchie di secoli. Ma era ancora la regina e aveva il potere di farlo; si rendeva conto che probabilmente stava anteponendo il benessere di sua figlia a quello delle sue sorelle, ma in fin dei conti se Zaira se ne andava anche tutte le ninfe sarebbero state in pericolo. Zaira aveva ragione, dopo tanti secoli forse una ventata di novità avrebbe fatto bene anche a loro.

" Forse una soluzione c'è, dovrei praticamente riscrivere tutte le leggi sulla successione reale ma non intendo perdere anche te." disse.

A quelle parole Zaira si ricordò dell'ultima conversazione con sua madre prima di partire per la città, quando alla regina erano sfuggite le stesse parole ma non aveva voluto darle nessuna spiegazione.

" Che significa?" chiese.

La regina sospirò, ormai non poteva più tirarsi indietro, doveva raccontarle la verità.

" Trova tua sorella, anche lei è figlia di Poseidone, potrete regnare insieme." confessò.

Finalmente Zaira aveva trovato una soluzione al suo problema, ma improvvisamente non le importava più. La notizia l'aveva sconvolta.

" Io ho una sorella?"

La regina annuì.

" Sì, si chiama Eleni. È stata cacciata dal nostro regno perchè ha preferito gli umani a noi ninfe. È grazie a lei se io ora sono più tollerante verso gli umani, il suo attaccamento agli umani mi ha fatto riflettere sui loro pregi. Ma ora te ne stai andando anche tu per stare con loro. Forse voi ragazze non avete tutti i torti, spero che sotto il vostro regno gli umani vengano rivalutati tra noi ninfe."

Zaira era rimasta senza parole. Aveva una sorella, Eleni, che come lei aveva lasciato tutto per gli umani. Non la conosceva ancora, ma sentiva che avevano molto in comune.

" Si è innamorata anche lei di un umano?" chiese.

" No. Si è innamorata della loro arte, della loro musica, poi ha lasciato il regno per conoscere meglio la loro cultura. Quando è tornata era cambiata, sosteneva che non dovevamo soggiogare gli umani, ma imparare a conoscerli e a vivere in mezzo a loro. Le sorelle non hanno gradito le sue idee, Eleni stava per diventare regina, come avrebbe potuto regnare senza il favore delle ninfe? Per il bene del regno ho dovuto cacciarla. Non mi sono mai pentita tanto di una mia scelta. Ora sono pronta a rischiare pur di riavervi qui, ma sappiate che il vostro regno non sarà facile."

Troppe domande affollavano la mente di Zaira perchè lei potesse preoccuparsi del suo futuro da regina. Che aspetto aveva sua sorella? Dov'era? Perchè non sapeva nulla della sua esistenza? Come avrebbe fatto a ritrovarla? E come avrebbe reagito Eleni quando Zaira l'avesse trovata?

" Ma come mai io non so nulla di lei? Perchè nessuno mi ha detto niente? E dov'è ora Eleni?"

" Quando lei se ne è andata ho chiesto a Poseidone di darmi un'altra figlia, un'altra erede. Poi ho ordinato a tutte le ninfe di non dirti nulla di Eleni, non volevo che ti allontanassi da noi anche tu... Per Soraya è stata molto dura, era la migliore amica di Eleni, mi ha supplicato più volte di parlarti di lei, ma ho sempre rifiutato. Mi dispiace. Inoltre non ho più notizie di Eleni da quando se ne è andata, non so dove sia ora, ma potresti provare a chiedere a Soraya, probabilmente si sono tenute in contatto. Mi dispiace figlia mia, mi rendo conto che avrei dovuto dirti tutto molto tempo fa, forse avrei potuto rivedere Eleni un'ultima volta prima di..."

" Non dirlo!" la interruppe Zaira. " La troverò e te la porterò qui, te lo prometto, tu tieni duro solo un'altro pò. La rivedrai mamma, te lo prometto."

La regina scosse la testa, triste.

" Purtroppo non credo di avere ancora molto tempo. Per favore, dì a Eleni che le voglio bene, spero che un giorno potrà perdonarmi per quello che le ho fatto. Ora lasciami sola, tu devi cominciare a cercare tua sorella, e io devo fare in modo che voi possiate regnare insieme quando tornerete qui. Ti voglio bene figlia mia." disse la regina con un sorriso.

Zaira abbracciò la madre mentre calde lacrime le rigavano il volto. Per la prima volta si rese conto di quanto poco tempo restasse alla regina delle ninfe, Zaira sperò con tutto il cuore che quella non fosse l'ultima volta che vedeva la regina.

- Questa me la pagherai Xeni, fosse l'ultima cosa che faccio! Avrai la vita della regina, ma non il mio regno. Appena verrai a reclamarlo ti ucciderò con le mie mani!- pensò Zaira, furente.

" Ciao mamma, ti voglio bene. Tieni duro, presto tornerò con mia sorella, e potrai dirle tutto di persona. A presto."

Abbracciò un ultima volta la madre e uscì dalla stanza e da palazzo, pronta a tornare dal suo Alan. Avrebbero trovato Eleni insieme, e tutto sarebbe andato finalmente a posto.



CANTUCCIO DELL'AUTRICE:

Lo so, sto rischiando il pubblico linciaggio per osare aggiornare dopo così tanto tempo. Perdonatemi, vi prego! Non voglio morire giovane! :D
Il capitolo era pronto in bozza da tempo, ma ci ho dovuto lavorare parecchio per sistemarlo, scusate :(
In compenso eccovi il colpo di scena: Eleni, la sorella di Zaira. Riusciranno a ritrovarsi? Eleni accetterà di regnare insieme alla sorella? E questo come risolverà il problema di Zaira e Alan? Appuntamento alla prossima puntata! :D (Sperando che non passino altri due mesi...)
Un abbraccio, a presto!
wingedangel.

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