Senza guardarmi.

di wonderfulleffe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non sai niente su di noi, Jon Snow. ***
Capitolo 2: *** Scalfisici il ghiaccio. ***
Capitolo 3: *** -Io.. ***
Capitolo 4: *** Qualcosa di diverso dalla sete di potere. ***
Capitolo 5: *** Sorrise malignamente.. ***



Capitolo 1
*** Non sai niente su di noi, Jon Snow. ***


Jon guardò Spettro.
Non era abituato al caldo, e neanche il suo meta lupo.
Aver passata la sua intera giovinezza a difendere la Barriera tra i guardiani della notte lo aveva temprato nel freddo del Nord. Un freddo che ti si attacca alle ossa e non se ne va via.
SI guardò intorno, e l'afa lo investì in pieno petto. Nonostante avesse indossato i suoi indumenti più leggeri quel caldo soffocante lo colse di sorpresa. Uno Stark, o in questo caso, il bastardo degli Stark non era fatto per il caldo e di questo se ne accorse anche tutto l'equipaggio di Sirena guizzante.
Gli uomini del veliero celarono in malo modo un sogghigno. Jon sapeva che lo risparmiavano solo per l'immensa lealtà che nutrivano per il capitano, ma nei suoi confronti non vi era la stessa simpatia.
"Mio lord, questa è Meeren, luogo di ristoro dalle incombenze del regno della nostra Khaleesi, la madre dei draghi, Daenarys Targaryen."  Il bastardo notò il tono con cui  il marinaio pronunciò il nome della donna.
Riverenza e ammirazione.
Come poteva una donna così giovane  suscitare  un  tale sentimento in un uomo grezzo e barbaro come quello?
Era uno dei motivi per cui Jon aveva lasciato le terre del Nord.
Il muso del suo meta-lupo Spettro contro la sua mano spezzò quel flusso di pensieri e riportò la mente del lord a Meeren.
Si guardò intorno, nulla a Westeros era pari alla bellezza che gli si presentava davanti.
La città di Meeren brillava sotto il cielo azzurro, e i fiori ne incorniciavano la  visione . Stormi di rondini planavano sulle mura del palazzo Reale e la statua di un drago si ergeva sulla sommità della piramide simbolo della famosa città portuale a sud di Essos.
"Dì la verità mio lord, mai ti saresti immaginato di lasciar da parte la tua imponente barriera per affrontare i mari turchesi e le terre rosse di Essos, corretto? Tutti gli uomini delle terre a Nord mi hanno sempre detto di non aver mai voluto affrontare queste lande desolate, come le chiamavano loro. Quale errore, a mio parere. Queste terre hanno molto da offrire a chi è disposto a offrirsi ad esse." disse il capitano Screymar.
Uomo oramai in là negli anni, col viso avvolto dalle rughe come il suo vascello era avvolto dalle onde lo guardava come un padre guardava il suo ingenuo bambino. Jon provò una fitta di dolore. Erano passati molti anni dalla morte di Eddard Stark.
"E' davvero così Screymar? Credi che noi uomini d'inverno non siamo in grado di tener testa alla piena presa dell'estate? "
"Ovviamente no Jon, un uomo come te, dalle imprese così valorose da essere cantate in tutti i confini delle terre conosciute è in grado di tener testa a qualsiasi avversità, d'altronde sei figlio di tuo padre.."
"Basta così, non ho bisogno delle tue lodi ser Screymar, ci pensano già i menestrelli di Samwell, comunque volevo domandare se qui nella reggia della Khaleesi vi è una locanda degna del suo nome in cui io possa alloggiare." Jon guardò all'interno della fortificazione, senza indicazioni dubitava fortemente di poter raggiungere alcun luogo.
"Jon, ne abbiamo già parlato, sarai sistemato con il tuo fedele Spettro nei miei alloggi, e sarai mio ospite per tutta la tua permanenza qui nella città libera di Meeren, sono affezionato a te per ciò non eludere il mio affetto. Te ne prego" Screymar sorrise stancamente, increspando le onde della sua età.

Dopo essere stato fornito di indicazioni per raggiungere gli alloggi del capitano Screymar, Jon Snow si inoltrò all'interno della città, sentiva che un dolce alito di vento stava arrivando.

Oltrepassate le porte della città Jon e Spettro si ritrovarono nel bel mezzo del mercato. Spezie di cui non aveva mai sentito l'odore gli avvolsero le narici e si sentì disorientato. Le donne nelle bancarelle lo invitavano ad assaggiare questo o quello. Una gamma di sapori nuovi pervasero il suo palato. I bambini accarezzavano il pelo del suo animale, che scodinzolava allegro, ma con diffidenza avvicinava il naso a quegli strani odori. Erano entrambi in un mondo totalmente nuovo.

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Capitolo 2
*** Scalfisici il ghiaccio. ***


Jon non si sorprese nel vedere che benessere ci fosse nella città portuale di Mereen. Era ormai rinomata la cura che Daenarys Targaryen poneva nei sui abitanti. Ella li amava con tutta se stessa , forse per colmare la mancanza dovuta all'impossibilità di avere un erede al Trono di Spade? Soprannominata "Mhysa" da coloro a cui aveva ridato la libertà, era amata e osannata dal popolo, diversamente dai re venuti negli anni seguenti all'assassinio del Re folle. Ovviamente aveva avuto le sue problematiche nel regnare, data la giovane età , ma era stata all'altezza. Durante il suo girovagare nella città, Jon Snow incrociò lo sguardo degli Immacolati, i soldati che aveva comprato la regina durante i primi anni della riconquista, liberandoli dal vincolo di schiavitù che li legava ai mercanti fin dalla nascita. Gli era stata concessa la libertà di scegliere se arruolarsi alla sua campagna militare oppure tentare la strada della libertà. Gli Immacolati senza esitare avevano scelto di seguire la ragazza, diventandole devoti in tutto e per tutto. Quasi come se nelle loro vene ci fosse stato lo stesso sangue. Stessa decisione era stata presa da Dario Nahaaris , Primo Cavaliere della regina e comandante dei Secondi Figli , e suo amante secondo i pettegolezzi del populino. Il bastardo degli Stark però non era soddisfatto dai soli sussurri di corte. Voleva verificare da sé. La strada principale conduceva direttamente all'entrata del palazzo. Si distingueva facilmente dalle altre. Ogni scalino aveva incastonato nel centro una pietra, che brillava alla luce della Luna, secondo le spiegazioni del saggio Screymar. Quelle servivano per illuminare il cammino a chi passeggiava di notte o a chi aveva goduto fin troppo degli effetti inebrianti del vino. Il giovane sorrise, non era estraneo agli effetti di una buona bevuta. Ricordava ancora le tante allegre sbronze assieme ai Guardiani della Notte. Quanto tempo era passato e quanto mare li divideva.. Spettro si fermò. Davanti a loro si ergevano le mura del palazzo di Meeren, ribattezzato dalla nuova regnante "Tana del Fuoco". Nome che si addiceva alla reggia della Madre dei Draghi. - Presentati ragazzo! La regina accetta di buon grado tutti i suoi sudditi, ma per essere preso in considerazione devi almeno dire il tuo nome!-. Il soldato dalla pelle ambrata lo guardava con aria truce, era evidente che non aveva tempo da perdere. Per quanto riguardava l'animale che lo affiancava invece, sembrava non averlo nemmeno visto. Jon non era abituato a cose simili, tutti nel suo regno si stupivano delle fattezze di Spettro. - Il mio nome è Jon Snow, bastardo di casa Stark, ex membro dei Guardiani della Notte e fratellastro dei nobili del Nord.- -Allora ti annuncerò in questo modo alla nostra regina. Porgile il dovuto rispetto mio lord -. A differenza delle svariate volte in cui Jon era stato chiamato "Lord", per deridere la sua condizione di bastardo del Lord di Grande Inverno, Eddard Stark, non notò alcun tipo di sprezzo da parte del soldato. Svolte le solite presentazioni formali , i soldati lo condussero in un corridoio di pietra, illuminato dalla sola luce delle torce. Le pareti della galleria erano decorate da arazzi che raffiguravano le imprese della giovane regina. Essi rappresentavano le cruente guerre e i violenti scontri che la giovane donna aveva vissuto a cavallo dei suoi draghi, con la fierezza e il coraggio degno dei suoi destrieri. Jon mise finalmente piede nella sala principale, era fatta anch'essa di pietra. Era illuminata dalla luce flebile del sole, e sotto i pilastri che sostenevano il tutto, erano posizionati sull' attenti gli Immacolati forniti di una spada e di uno scudo decorato con lo stemma dei Targaryen; un drago rosso con tre teste. In mezzo alla sala si ergeva un altare dove sulla sommità vi era un trono occupato dalla regina Daenarys Nata dalla Tempesta, con una ragazzina al fianco, altrettanto particolare con quella esotica bellezza tipica delle regioni del Sud. La ragazzina dai capelli ricci e gli occhi verdi doveva essere la dama della regina, ma Jon non la notò quasi nonostante fosse di un'ammirabile fascino. Era rapito dalla bellezza della donna seduta sul trono. Illuminata dal sole, Daenarys sembrava risplendere. Aveva infatti capelli color avorio che portava sciolti sulle spalle, gli occhi erano viola e grandi, segno caratteristico della sua famiglia. Portava con eleganza un vestito che seguiva le linee del suo minuto corpo e la scollatura del pregiato abito accennava lievemente al suo piccolo seno. Il vestito era di tessuto viola, come il colore del suo sguardo, stretto in vita da una cintura di pietre preziose, forse fatta di Opali. Sulla testa invece c'era la corona per cui aveva lungo combattuto, sua di diritto e che portava con fierezza. Il bastardo si avvicinò ai piedi dell'altare in attesa di proferire parola con lei. -Ebbene? Jon Snow, così è il tuo nome, corretto? Per quale motivo hai intrapreso un viaggio cosi temerario per giungere in queste terre straniere?- Lo guardava dritto negli occhi, con austerità. -Credo che la ragione principale della spedizione sia tu mia regina. Sono stato spinto dalla curiosità di appurare ciò che si dice sul vostro conto.. -. Il giovane accarezzò Il suo meta lupo in mezzo alle orecchie. - E se posso chiederlo Lord Jon, cosa vanno dicendo sul mio conto?- -Beh, parlano della vostra gentilezza,della bontà d'animo che possedete, della vostra sublime bellezza..- Lei lo interruppe. - Jon Snow, so che non sei qui per tessere le mie lodi. Dimmi chiaramente le intenzioni che hai.- Jon esitò. Non era cosi facile spiegare come lui avesse solcato tutti quei mari solo per conoscerla. - A dire il vero ciò che mi ha spinto fin qui è la diplomazia. I lord al Nord ti hanno giurato fedeltà, questo è vero, ma rimangono diffidenti nei tuoi confronti. Per questa ragione sono stato inviato qui mia regina. Ho il compito e il dovere di instaurare un solido legame tra di voi e i nobili del Nord- E anche con me magari, pensò. - Quindi vi è ancora diffidenza.. E va bene. Vi accordo il compito di frequentare la mia corte per consolidare con me e con i miei consiglieri l' alleanza.- Il volto della giovane non trapelò emozione, forse ostentava sicurezza? Jon avrebbe imparato a interpretare il suo viso. Nella stanza non si alzarono proteste. La Madre dei Draghi sapeva esercitare il suo potere con fermezza. La ragazza in piedi accanto al trono però con i suoi sguardi in direzione di Jon, emanava diffidenza. Aveva un'aria più anziana dell'età che poteva avere. Ragazzina o no, Jon doveva essere cauto.

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Capitolo 3
*** -Io.. ***


Gli toccò aspettare fino all'imbrunire, rendendosi spettatore della gentilezza della regina. Daenarys infatti accoglieva in udienza tutti i suoi cittadini e in cambio riceveva doni di qualsiasi genere. Abiti, gioielli, tessuti, libri ma anche pollame, farina e addirittura le corna di un bisonte! Ella sembrava non cedere alla fatica, e ogni suddito riceveva i più incantevoli sorrisi da parte della ragazza. -Immacolati! Riposo.- comandò ai soldati. Era tempo di cessare la guardia. Era giunta ora di cena, ed era stata un'altra lunga e intensa giornata per tutti quanti. Jon si alzò e il suo Spettro lo seguì, sentiva che doveva conferire con la regina. Seguendo la processione si incamminò verso le stanze della sovrana. Il bastardo aveva potuto vedere il lusso di Castel Granito, ma non era nemmeno paragonabile a quello che ornava Tana del Fuoco. Jon si stupì nell'osservare le preziose chincagliere che arredavano la stanza. C'erano anche bauli alti almeno 8 piedi che si elevavano verso il soffito, erano aperti e contenevano i più svariati tesori; collane, diademi, abiti dai tessuti più preziosi, e addirittura strane pietre brillanti grandi come un pugno. Al centro del dormitorio vi era una vasca che esalava vsapori profumati, odori inebrianti completamente sconosciuti a Jon. In fondo invece, su un terrazzo che godeva di una delle viste puù belle che il ragazzo avesse mai ammirato, era stato allestito un banchetto. A Snow, quasi simultaneamente al suo lupo, venne l'acquolina in bocca. Erano giorni che si nutrivano solo di zuppa ai porri e cappone. Il suo stomaco protestò violentemente. -Lord, non hai appettito?- Daenarys si rivolgeva a lui. -No.. Stavo aspettando voi maestà.- disse. Ella nel mentre si spostò dietro a un paravento e si fece spogliare dalle sue dame. Un tenue rossare pervase le guance fredde del bastardo. - Jon Snow, non voglio pregarvi, ma credo che un pasto ristoratore sia più che necessario dopo un viaggio come quello che avete affrontato.- Mandò la sua ragazzina a spingerlo verso il banchetto. Diversamente dalla mattina quegli occhi verdi non incrociaronomai quelli di Jon. -Missandei, ti prego, presenta al concilio il nostro gradito ospite.- esclamo Dany. Prima di essere messo a sedere notò un signore molto anziano, che possedeva uno sguardo furbo, come quello che solo i ragazzini sono in grado di avere. Gli fece un cenno di saluto. Con voce squillante e con una perfetta pronuncia della lingua comune , cosa che sorprese alquanto il giovane, che dubitava fortemente che la ragazzina, essendo cosi giovane, conoscesse un'altro idioma diverso dal Valyriano, gli presentò il vecchio: - Ser Lorax Raftir di Buco della Volpe, amministratore delle cariche pubbliche e della gestione dell'erario dei sette regni e delle terre libere, nominato anche consigliere di sua maestà la regina. - Jon ricambiò il saluto. -Daario Naharis, primo cavaliere della regina Targaryen, e suo diplomatico nelle terre straniere.- Un tipo muscoloso e di bell'aspetto alzò in alto il calice, sorridendo con gli occhi. Forte, occhi d'ambra e sorriso smagliante, fece capire a Jon Snow perché il populino sussurasse di una tresca tra lui e la regina. Jon comunque imitò il suo gesto. Un uomo nel frattempo però lo guardava, senza espressione. Vide però che non stava guardando lui bensì la ragazzina di nome Missandei. Lei chinò ancora di più il capo. C'era qualcosa tra i due, un qualcosa che Jon ben conosceva. Una chioma rossa balenò nella sua mente. Cercò di scacciarla via. -E infine il comandante Verme Grigio a capo della guardia reale, liberato dalle catene e servitore fedele della regina. - Missandei cercò di mascherare qualsiasi tipo di emozione o sentimento che la legava all'uomo dalla pelle scura. Verme Grigio comunque non aveva per niente l'aria di un nobile. Anche lui si inchinò e Jon non esitò a ricambiare. Ripensò alle lezioni di galateo di Septa Mordane, benché inutile l'etichetta era obbligatoria al cospetto di un sovrano. O una sovrana in questo caso. Arrivò finalmente la regnante. La sua bellezza lo meravigliò ancora una volta. era avvolta in una veste bianca che richiamava il colore dei suoi capelli, intrecciati laboriosamente con boccioli di Bella Morte. Per la prima volta gli rivolse un sorriso. Jon si sentì mancare il fiato. Il fuoco aveva raggiunto senza fatica il suo inverno. Cenarono accompagnati dai canti dei Fiati Muti di Meeren, donne che si narrava proferissero parola solo al momento di cantare. Jon infatti non le sentì se non durante l'esibizione. Sentì invece la risata cristallina di Dany che non contenne a causa di un battibecco fra Daario Naharis e un coppiere su chi fosse l'inventore della sonata di una certa pricipessa Yelah.. ma Jon non badò a quella coppia improbabile; coppiere e Primo Cavaliere. Lo aveva sorpreso più che altro il ridere spensierato di sua maestà. Tutti quei compiti, quei titoli e quelle imprese gli avevano fatto scordare che lei continuava ad avere 19 anni. E pensò anche alla sua età. 23 anni. Eppure si sentiva come se davanti a lui fossero strascorsi migliaia di anni. Forse gli dei gli avevano concesso di vivere finalmente la sua giovinezza. A quell'idea sorrise. Non gli era mai stato davvero concesso di essere un ragazzo. -Quindi non vi trattenete oltre? Ovviamente non posso impedirvelo, ma sono molto dispiaciuta. Sapete che oltre alla vostra saggezza gradisco molto la vostra compagnia. - Daenarys si sdraiò sui cuscini rivolgendo un delicato saluto al suo consiglio. Con aria lucida, attenta, aprì la bocca in un sorriso. Jon seppe che era arrivato il momento per parlarle. -E così sei il bastardo di Ned Stark, il braccio destro dell'usurpatore.. - Jon volle difendere il padre, ma la sovrana non gliene diede l'opportunità. - No, nessun rancore. Anzi. E' solo grazie ai Ribelli se il regno è tornato al suo splendore. Ho sentito il sangue del Drago che avvampava dentro di me e mi sono ripresa ciò che era mio di diritto. Il dolore per la perdita dei miei cari, sì , anche mio fratello il "re mendicante", rimarrano una cicatrice nel mio cuore fiammeggiante. Ma come ben sai, è il rischio di giocare al gioco del Trono. Ti garantisco che in questa partita il vincitore non è mai scontato. Ne si può pretendere che il vincitore sia sempre in buone mani. -Dany si strinse le braccia sul ventre. Jon sapeva di alcune donne che non erano in grado di accogliere il seme del dell'uomo e sapeva che lei era una di quelle. Si sentì molto triste per lei. Colpa di un incantesimo o di un vile scherzo del fato? Daenarys si accorse di quello sguardo furtivo e si coprì con le vesti dell'abito. Sembrava non apprezzasse mostrare le sue debolezze. -Mi dispiace altezza, sono addolorato dalla vostra perdita, ma concordo con ciò che dici. Il gioco per il potere ha donato al Dio Rosso tante anime da riempire mille mari. I miei fratelli ne sono stati vittime, ma fortunatamente ho ancora qualche affetto che mi lega a Westeros. - Jon si rivide insieme ai suoi fratelli a Grande Inverno. - nello stesso modo in cui voi siete legata ai vostri draghi mia signora. Un tesoro che secondo alcuni varrebba addirittura più di una stessa vita umana.- Denarys si strinse nelle spalle. - Ti dirò Lord Jon, io non sarei disposta a fare un sacrificio del genere, amo troppo la mia gente. E' la mia famiglia, sono i miei figli, così come lo sono i miei draghi, e non mi salterebbe mai in mente di anteporre gli uni davanti agli altri. Ho perso già fin troppe persone a me care. - si guardarono negli occhi. I suoi occhi viola la invecchiavano, sembravano aver affrontato cose che una fanciulla non dovrebbe mai vedere . Ecco una delle cose che rendeva Daenarys Targaryen così diversa dalle altre donne. _ Lord Jon, cortesemente, versami altro vino.- La regina si era leggermente scomposta dalla solita schermata dura che la separava da Snow. Manteneva una certa distanza, ma tenendo in grembo Spettro capì che iniziava a fidarsi di lui. -E così avevi fratelli?- chiese lei. Jon provò una leggera fitta quando dovetet parlare della sua famiglia, ripensando a quando aveva arruffato i capelli di Arya, e ricevuto i pugni giocosi di Rickon, mentre Bran, ormai lord di Grande Inverno, stringeva Sansa a sé sorridente. Pensò anche a Robb perito durante le nozze rosse per ordine di Lord Frey, un'ignobile viscido mostro. Gli Stark non avevano avuto modo di ricambiare il favore dato che la febbre gialla aveva consegnato il corpo rinsecchito del nobile al Dio Rosso. Jon non aveva più rivisto il fratello e di lui rimaneva solo il ricordo del loro ultimo gioco con le spade di legno, prima della sua partenza verso la Grande Barriera. - Ne avevo 5 maestà, due femmine e tre maschi, il più grande era Robb Stark, assassinato da Lord Frey, come ben sai, e purtroppo mai vendicato. Neanche per le mie sorelle è stato facile, una vittima del pazzo Jeoffrey e l'altra in fuga dalle Cappe Dorate. Stesso destino per Rickon e Bran, fuggiti per un soffio dalle grinfie dei Greyjoy. Ma sono riuscito a riabbracciarli, un po' più ammaccato di quando li avevo lasciati e molto più uomo di allora.- Dany sembrò volergli toccare una spalla, per confortarlo forse? La ragazza però si ritrasse. -E una donna? Una moglie? - Jon esitò nel rispondere e Dany reagì sconvolta. -Ti prego di perdonare questa mia maleducata curiosità. A volte non riesco a contenermi. Non devi rispondere se non ti appetisce farlo Lord Jon.- -No altezza, a dir la verità è da tanto che non parlo di questo argomento con nessuno. Comunque sì, c'è stata una donna, che mi ha amato e mi ha fatto dono di tutta se stessa. Anche io la amavo, ma per i doveri che avevo nei confronti dei Guardiani della Notte l'ho dovuta lasciar andare e ho dovuto compiere azioni che l'avevano profondamente delusa. Credevo di averla persa , Ygritte, una donna bruta vostra maestà. Capelli rossi e occhi grigi come il ghiaccio, proprio come il ghiaccio attorno alla grotta dove la feci mia.- Daenarys non sembrò per niente imbarazzata come il ragazzo constatò.- Era rude con me, ma si divertiva a farmi scoprire cose nuove sulla caccia, sugli animali, sull'amore. Mi aveva cambiato l'intera percezione che avevo del mondo. La persi una seconda volta. Il giorno in cui i bruti attaccarono i Guardiani. Persi il mio primo amore. La pelliccia non mi ripara più dal freddo, il mio cuore si è ghiacciato, dal giorno in cui ho perso Ygritte. -. Le candele illuminavano la stanza rendendo più semplice il compito della luna, piena quella notte. Daenarys si alzò e mise una mano tra le sue. -Io.. Suoni di trombe e grida ruppero le parole che Dany stava per pronunciare e una guardia entrò nella stanza. - Le gabbie dei draghi sua maestà! Sono state aperte!.- L'orrore si dipinse sul volto di Daenarys.

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Capitolo 4
*** Qualcosa di diverso dalla sete di potere. ***


DAENARYS

L'uomo che sedeva davanti a lei era strano. Non ostentava la sicurezza o la spavalderia di quei nobili che aveva conosciuto al di là delle coste di Essos.
Era silenzioso, e indecifrabile, completamente diverso da lei. La khaleesi, Daenarys Targaryen che, con quei suoi grandi occhi viola, poteva essere decifrata in qualsiasi momento.

-Missandei come trovi il nostro ospite?- le aveva chiesto Dany mentre veniva spogliata dalla ragazza, preparata per il banchetto che aveva deciso di tenere quella sera. - Freddo mia signora, distaccato e freddo.- disse la ragazzina.
La descrizione la stupì, era proprio come lo aveva avvertito lei.
Strano fu anche il fatto che il luogo da dove lo stesso Jon Snow proveniva , questo era il nome del forestiero, dava quella sensazione. Il freddo del Nord non lasciava scampo nemmeno al cuore caldo della Madre dei Draghi.
Jon appariva forte come la sua terra. Freddo, come l'aria che pungeva la pelle durante l'Inverno. Temprato come la Grande Barriera. Jon era il diretto erede della durezza degli uomini delle terre a Nord.

Ser Barristan Selmy, morto durante la riconquista a causa di un colpo di spada che gli era stato fatale, le aveva parlato del padre di Jon, Lord Eddard Stark, il nobile lord di Grande Inverno.
Egli era morto per volere del folle re Jeoffrey, e aveva scoperto l'illeggitimità degli eredi al trono. Quei bastardi, figli dello sterminatore di re e della regina Cersei , erano la macchia che deturpava l'antica gloria dei Lannister, gettando sulla casa un'ulteriore vergogna.
Viserys invece le aveva parlato degli Stark in modo sprezzante , eremiti secondo lui, che aveva ribattezzato come "gli usurpatori" incuriosendo però la ragazzina.
D'altronde era la gente della sua terra natale, e ora, molti anni dopo, quella gente era sua suddita.

Dany spinta da una strana emozione, si convinse a trattenere Jon Snow per avere l'opportunità di parlargli e scoprire qualcuno di diverso, qualcuno che non avesse in mente solo i suoi tesori o i benefici che la sua amicizia poteva offrire.
Lei voleva un uomo che fosse tale.

Dany stava sorseggiando del vino, quando chiese a Jon che ne era stato della sua famiglia, e della sua amata, se ne aveva avuta una. Era una domanda strana, ma lo voleva sapere! C'era qualcosa che lo legava alla terra che aveva lasciato al di là delle coste? Bevve pensierosa, sentendo lo sguardo di lui che cercava i suoi occhi viola.
Nel momento in cui l'uomo iniziò a parlare dei suoi affetti si rese conto che non era affatto distaccato o freddo come le era parso all'inizio. Jon non lasciava le sue reali emozioni alla portata di tutti. Era introverso, e teso davanti a lei, che in fin dei conti era solo una ragazza appena uscita da quella che per le giovani avrebbe dovuto essere l'età delle sciocchezze , regina di Sette Regni e madre di tre draghi, e che non avrebbe mai potuto permettersi di essere stolta. Lei infatti non era intimorita da Jon, come le giovani lady della sua corte, anzi lo ammirava ed era affascinata dai suoi modi così distaccati e pensierosi.
Erano anni che Dany non si dava da fare per capire un uomo,nonostante si fosse sempre vantata di saper capire con una certa sicurezza a che cosa pensassero; la maggior parte di loro non aveva molta invettiva e i pensieri erano più o menoi gli stessi, quasi sempre maliziosamente rivolti a lei.
Questa sicurezza si infranse con Jon Snow. Lui la confondeva, non sapeva bene che mosse fare, e si ritrovò a esitare. Cercò infatti di confortarlo, ma quello sguardo penetrante ,le fecero ritrarre la mano. Questa vigliaccheria fece sentire Daenarys come la ragazzina che era stata un tempo. Si odiò per questo. Nemmeno con gli ambasciatori anziani, o i re più esperti di lei nel governare si era permessa di essere timorosa e di farsi fermare da un paio di occhi. Lei voleva avvicinarsi. Voleva ridurre lo spazio che li divideva. Voleva sentire il tepore delle sue mani e sentire meglio quello strana fragranza di foresta che il suo respiro emanava.
Questo strano odore però le ricordava in qualche modo casa.
Denarys aveva la gola secca.

Loto Stellato era arrivato con impeto per comunicarle la fuga dei suoi draghi.
Daenarys dimenticò completamente il bastardo, lasciando che qualsiasi cosa sentisse di dovergli dire in quel momento gli sfuggisse dalla mente.
Immediatamente la pervase l'orrore, e la paura di aver perso i suoi figli, ma soprattutto, di essersi fatta strappare di mano la furia del Drago.

N.A

Ciao a tutti, sono wonderfulleffe!

Prima di iniziare (torturandovi ancora un po' prima di farvi continuare il capitolo) devo darvi un paio di precisazioni. Ho deciso seguendo dei fidati suggerimenti (grazie @Laurelin_), di aggiungere il punto di Vista di Daenarys. Ho preso questa decisione per due motivi;

Innanzitutto ritengo molto importante dare voce anche a Dany, protagonista tanto quanto Jon. Inoltre, ritengo fondamentale seguire una delle caratteristiche più importanti di ASOIAF, ossia i punti di vista.

Anticipo già cdi non essere ancora sicura se i suoi momenti di presa della narrazione possano essere molto lunghi, ma questo perché non mi trovo del tutto in confidenza col suo personaggio e rischierei di attribuirle sfumature che non le appartengono per niente.

Detto questo spero che la mia "what if.." continui comunque a piacervi. Vi auguro buona lettura e Valhar Morghulis!


JON

Incendi e tumulti si propagavano per tutta la città.
Nonostante Daenarys avesse mandato alcune truppe di soccorso, l'incendio non sembrava voler essere domato. Fiamme cremisi avvolgevano Meeren, e l'alba aveva preso i colori del fuoco.
I due ragazzi erano affacciati sul balcone, in attesa di notizie.
Jon, impugnando nervosamente l'elsa della spada, scorse la regina scrutare il cielo preouccupata. I suoi draghi erano scappati e secondo quanto gli era stato, se non ci fosse stata lei, la stessa Madre dei Draghi, a controllare la volubilità delle sue creature, c'era la possibilità che non ci fossero più speranze per riprendere il loro controllo. Quei draghi sarebbero stati indomabili una volta inebriati dalla libertà e dall'indipendenza.
- Rhaegor! Viseryon! Drogon!- gridò Danearys, ma le sue urla furono inghiottite dalla confusione che inghiottiva Meereen in quel momento.

Snow si era offerto di proteggere la regina, siccome i consiglieri e gi immacolati erano intenti a recuperare la calma dei cittadini e a contenere il più possibile i danni dell' incendio.
"Non posso lasciarla così vulnerabile. Sarà anche la regina, ma una spada è sempre necessaria." pensò, mentre la osservava fare avanti indietro per la stanza, voltandosi di tanto in tanto a guardare in direzione della città. - Jon, lascia qui Spettro e prendi la tua spada. Avrò bisogno di te. - disse la ragazza.

Proteggere Dany si rivelò un difficile compito, dato che non ne volle sapere di starsene al sicuro dentro le mura di Tana del Fuoco, nonostante le proteste di Jon, ma volle uscire a tutti i costi per soccorrere la sua gente.
- E la ragazzina? Non possiamo portarla fuori in mezzo alla confusione e al pericolo! - disse Jon, fissando lo spavaldo sguardo di Missandei, in quel momento occupata ad aiutare la regina a indossare i sandali. - Faccio parte di quella gente, faccio parte dei sudditi di Daenarys Targaryen e se non li aiuto ora, mi sentirò come se avessi tradito il mio stesso sangue! - Ella si voltò di scatto pronta per uscire nella mischia, lasciando alle sue spalle il bastardo, in quel momento interdetto.
- Stai lì bello! - esclamò Jon quindi, all'inseguimento di Danaerys e la sua dama. Il coraggio non era una dote che a quelle donne mancava di certo.

I tre uscirono nell'aria rovente di Meereen.
Era l'alba inoltrata, e il sole tingeva il cielo con i suoi luminosi colori.
Le persone correvano in tutte le direzioni e la confusione regnava sovrana.
Dany prese in mano la situazione. Radunò tutti quanti gli sfollati, che in volto avevano dipinta una maschera di puro terrore, all'interno di Tana del Fuoco. In un momento simile, solo la mano amica della regina poteva intervenire.
La ragazza ordinò ai suoi servitori di dare loro una coperta e un pasto caldo. I bambini e loro madri avrebbero dormito direttamente nelle sue stanze. I servitori dunque, giunsero svelti a dare una mano e a portare gli sfollati al sicuro, ma il panico non scemò.
"Ha a cuore i suoi sudditi, proprio come i Lannister e re Jeoffrey", pensò sarcasticamente Jon. Spesso i re che avevano posseduto quel trono erano stati totalmente estranei e indifferenti ai problemi della sua gente.
Il fuoco continuava a propagarsi, mentre i tre si davano da fare per mettere il maggior numero di persone al sicuro. Il fuoco era una creatura indomabile, lui lo sapeva bene, memore di quella notte di diversi anni addietro, dove aveva perso Ygritte, alla fortezza dei Guardiani, mentre le fiamme si imponevano senza timore, divorando tutto quello che gli si parava davanti.

- Immacolati! Secondi Figli!- Daenarys esclamava ogni tanto a gran voce - Datevi da fare con quell'acqua, fatelo per la vostra gente!- rinnovando l'entusiasmo dei sudditi, incitandoli a non perdere le speranze.

Quella mattina non sembrò passare mai, popolani e soldati collaboravano per domare le ardenti fiamme, mentre Daenarys e il suo consiglio parlavano sul da farsi.
Il sole ormai alto nel cielo, particolarmente caldo quel giorno, rendeva prolungava ogni singolo momento speso nell'attesa di qualche buona notizia. Jon, cercò di non badarci, mentre aiutava i servitori di palazzo a distribuire provviste per i Meeriniani.
Grondava di sudore per l'afa di quell'infausta giornata, quando finalmente arrivò la notizia che gli Immacolati e i Secondi Figli erano riusciti a domare il fuoco in quasi tutta la città.
Si asciugò il sudore con il dorso della mano, raccogliendo le goccioline che imperlavano la sua fronte, era un'ottima notizia!
Nel resto dei Meereeniani la paura era svanita, ma anziani, donne, bambini e uomini continuavano a scrutare con visibile tensione il cielo.
Erano ben consapevoli della portata della furia dei draghi.

- Jon, devi accompagnarmi a vedere la cella dei miei draghi, è fondamentale verificare un mio sospetto di persona. Devo sapere cosa è successo davvero. - lo guardò con un'espressione cupa. La treccia della sera prima si era disfatta, e i capelli si erano sciolti in riccioli scombinati. Stanca, ma determinata lo guardava, in attesa di una risposta. - Sarò onorato di farlo.- rispose Jon seguendola come un'ombra. Lui l'avrebbe protetta.
Jon accompagnò la Khaleesi Denarys Targaryen quindi nella stalla dei suoi draghi.
La donna non poteva permettere che alla sua dama, la sua amica gli fosse fatto del male, perciò ordinò che rimanesse a palazzo a occuparsi dei feriti.
Questa era una cosa di cui doveva occuparsi lei stessa, e anche Jon, che la seguiva senza proferire parola.

Camminarono tra i resti inceneriti dei palazzi.
Alcune case erano state erose dalle fiamme, ma fortunatamaente quel maledetto fuoco aveva risparmiato la maggior parte dell'edilizia, tipica per il materiale resistente, di Meeren.
I due giovani uscirono da una porta nascosta, situata al fianco della torre della sentinella, che un tempo doveva avere un nome carico di mistero, come di solito si usava dare in segno di scaramanzia.
L' uscita secondaria li condusse nella parte desolata parte della città. Massi e arbusti erano le uniche cose che Jon percepì davanti a sè.
Jon e Daenarys si ritrovarono però, dopo alcuni minuti di cammino, che al bastardo sembrarono non terminare mai, davanti ad una grotta oscura e profonda.
C'era una strana puzza di zolfo, che aleggiava tutt'intorno all'uscio.
L'entrata conduceva nella profondità della caverna, - il nido dei miei draghi.- disse Dany, come spiegazione.
La grata che chiudeva la cella era stata scardinata, non sciolta dal fuoco come Jon si era immaginato. I draghi erano stati liberati da qualcuno. Qualcuno in grado di controllarli, perché chi avrebbe mai osato avvicinarsi a quelle creature?. - Regina, sappiamo entrambi che non è stato un incidente. - disse Jon alla ragazza.
Dany a quelle parole tradì le sue emozioni e con voce isterica tornò chiamare i suoi draghi, - Rhegal! Drogon! Vyserion!- ma, ciò che ottenne fu solo l'eco della sua voce.

Daenarys quindi scoppiò in lacrime.
Snow era confuso, era vissuto in mezzo agli uomini, e alle emozioni di una donna non sapeva come reagire. Cercò quindi di consolarla tendendosi a debita distanza dal suo minuto corpo. Gli sembrava fin troppo azzardato toccarla o stringerla a sè.
-Vostra grazia, so che quanto è successo è terribile, ma dovete cercare di reagire! Il popolo ha bisogno di voi e so di quanto coraggio siete capace! - Quelle parole gli scapparono di bocca.
Jon temette quindi che la ragazza lo avrebbe biasimato per la sua insolenza, ma i suoi occhi viola lo guardarono semplicemente. Dando poi atto alle sue parole, si alzò.
La regina pareva esausta, ma rianimata da una forza nuova, di cui Jon era stato artefice.

Jon e Dany non attesero a lungo l'arrivo delle guardie.
Verme Grigio e altri suoi compagni non sembravano mostrare i segni della notte insonne trascorsa, a differenza di lui e sua maestà, che erano provati dalla stanchezza.
"Sono proprio più resistenti e forti di qualsiasi altro soldato che abbia mai incontrato", pensò Jon.
Le guardie non si dilungarono in troppe formalità e comunicarono a Daenarys che un non -morto era stato visto cavalcare il suo Drogon.
- I non morti sono opera esclusiva degli stregoni e delle maegi, Khaleesi. -
- Allora non dobbiamo perdere tempo. Una minaccia nuova incombe su di noi. - disse impassibile Daenarys. Era ora di agire.

Jon e Daenarys tornati a palazzo, si misero a consultare i manuali della ricca biblioteca di cui la reggia disponeva. A guardia dell'immensa biblioteca, un signore anziano addormentato poggiato sul bracciale della sedia.
-Buongiorno sua maestà, che onore trovarvi qui! Buongiorno lord.. - gli occhi di Jon, proiettati sul viso assonato del maestro, lo lasciarono confuso a pulirsi la bava col dorso della mano.
Dany aprì quindi la porta, dove intarsiata nel legno, c'erano delle scritte che Jon immaginò fossero appartenenti alla lingua Valyriana.

-Daenarys, credete che qui troveremo qualche risposta? - "Non credo che i libri siano sempre capaci di darci una risposta" rifletté Jon. - Non ne sono sicura, ma tanto vale provarci. Ho mandato a chiamare tutti i mastri nelle vicinanze, ma non arriveranno se non all'imbrunire di domani. Purtroppo dobbiamo concedergli il tempo di raccogliere i loro libri e le loro conoscenze. Mio caro Jon, per quanto l' intelligenza sia un'arte che in molti confronti + in grado di sopraffare qualsiasi avversario, essa non conosce la necessità e i vantaggi della prontezza. - Sembrava frustrata, e Jon condivideva appieno quella sensazione.

Chiuso l'ennesimo manuale Jon si grattò la barba. "Solo un mucchio di stronzate su incantesimi di buon auspicio, niente di utile per capire chi sia l'artefice di questo disastro." Daenarys scorreva con altrettanto sconforto la pergamena che reggeva tra le mani.

Fuori regnava la calma, dalle finestre si sentivano le allegre discussioni tra i mercanti che riempivano la piazza centrale della città. Le catastrofi magiche non potevano certo permettersi di bloccare gli affari della capitale. D'altronde le tasse che versavano al tesoro dello stato, per il mantenimento delle spese pubbliche, era frutto del loro lavoro, e non poteva in alcun modo essere intralciato. Una cosa del genere avrebbe significato una forte crisi per Meereen, e per il resto delle città del vasto regno di cui Dany deteneva il potere.
Il potere, un valido elemento che avrebbe incoraggiato i vili ad affrontare Daenarys, ma non era l'unica cosa da non sottovalutare, Jon lo sapeva bene.
La vendetta, la passione, l'amore, il sesso, i soldi, erano cose per cui molti uomini avrebbero combattuto fino allo stremo delle forze. Tali vizi, per un uomo sapevano contare di più che un 'insignificante' trono.

- Khaleesi, ma avete idea di chi questo stregone sia? - si decise a chiedere Jon.
- Jon Snow, purtroppo saperlo mi terrorizza. Ho svariate ipotesi, dati gli espedienti a volte vili che mi hanno portato al riscuotimento del mio trono, e che hanno creato delle inimicizie, ma chi è in grado di spaventarmi davvero è chiunque si disfacesse dei propri principi interiori pur di vedere la mia disfatta. - visibilmente turbata tornò alla letture dei documenti, staccandocisi solo per dare istruzioni a Jon. Accorsero in aiuto Missandei e due ragazzi dalla pelle chiara, quasi malaticcia, coi capelli biondi, due gemelli di nome Tom e Ryon, impiegati come bibliotecari e per compiere piccole faccende domestiche che richiedessero una certa dimestichezza con lettere e numeri.
Trascorsero così l'intera giornata, arrivando alla sera , consumando solo un leggero pasto, e parlandosi per scambirasi solo eventuali informazioni utili trovate nei libri.

-Jon, ti prego, non sei forzato in quest'impresa. Voglio sapere se vuoi aiutarmi. Non sei mio schiavo e non accetterò qualsiasi tua risposta che non sia sincera. - Daenarys interruppe improvvisamente l'elenco che Jon stava facendo sui prodotti soporiferi per le creature feroci.
- Ti prego, non sei costretto, ti concederei la libertà in qualsiasi momento. - Jon corrugò le sopracciglia. - Regina Daenarys, è mio dovere aiutare, difendere la giustizia, e accorrere in aiuto se necessario. Quindi il mio posto, al momento, è qui, alla ricerca di qualcosa che non sappiamo.- addentò una fetta del Salmone ripieno che gli avevano servito e continuò la discussione, ignorando i colpevoli sguardi di Daenarys.

Dopo essersi congedati, ormai troppi stanchi addirittura per raggiungere i loro alloggi, Jon si convinse che i draghi non erano la centralità del problema, bensì il mezzo di cui si sarebbe servito la misteriosa figura per attuare qualcosa di ignobile. "Ma per quale scopo?" fu l'ultimo pensiero di Jon prima di cadere in un sonno profondo.

L'alba giunse, e Jon, con gli occhi ancora stanchi per tutti i volumi consultati, pulito e cambiato, dopo aver liberato Spettro nel cortile di Palazzo, si diresse verso la sala del trono, da dove provenivano diverse voci.
La sala era piena di mastri, o uomini che lo sembravano, date le catene che portavano appese al collo. Dany stava consultando un testo insieme a un paio di loro, calvi, anziani e con l'aria consumata, che rappresentavano l'immagine di chiunque si fosse dedicato da sempre alla cultura, rinchiudendosi per anni in una biblioteca a consultare libri e pergamene.

Denarys non lo vide, ma non ci badò perché fu un'altra cosa a catturare la sua attenzione.
Un bambino lo tirava dalla camicia . I suoi occhi scuri lo guardavano con intensità, con uno sguardo perso, con uno sguardo innocuo.

-Sei tu Jon Snow?-
- Sono io.Cosa cerchi bambino? Tu non dovresti essere qui. Ti sei perso? -
- Jon Snow, mio padre Screymar è rimasto ferito nell' incendio. Non sapeva dove eri e sono venuto a cercarti. Vuole parlarti. -

Jon si aggiustò l'elsa della spada, e prese il bambino in spalla. Si girò per guardare Daenarys. Avrebbe fatto a meno di lui per un po'. Il suo amico aveva bisogno di lui.
Con passo rapido si portò verso l'uscita. Il sole lo investì in pieno viso.

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Capitolo 5
*** Sorrise malignamente.. ***


I ciottoli erano una vera seccatura per il passo affrettato di Jon Snow, che si dirigeva frettolosamente dall'amico ferito Screymar. Il bastardo procedeva seguendo le indicazioni del bambino che si portava in spalla. Piccolo e minuto, per i suoi 9 anni, quel ragazzino non mancava certo di astuzia . Jon grazie ai suoi lievi cenni del viso riuscì a trovare il palazzo in poco tempo. Non un ragazzino molto loquace. Percorse vie strette e anguste, passando per bordelli e locande gremite di gente completamente sbronza, apparentemente riprese in fretta dall'incendio, giunsero nella parte della città che più aveva risentito del fuoco. Quel tratto di Meereen aveva subito molto danni, le mura annerite e gli edifici mangiati dalle fiamme erano una prova evidente. Le fiamme avevano inghiottito la capitale. Giunsero finalmente davanti ad un immenso palazzo. Il bambino, sceso da Jon, si diresse all'interno di quella che doveva essere la villa di Screymar. I suoi sandali rimbombavano in tutta la struttura. Snow si rese conto di quanto fosse quella struttura imponente, nonostante i danni, una volta entratovi dentro. Il portone, un po'annerito, risplendeva, adornato da migliaia di pietre, probabilmente opali , e le statue, impegnate in posizioni molto elaborate, facevano da contorno alle rare ed esotiche piante del giardino. Una volta entrato però, Jon si rese conto che la villa dell'amico non era stata così fortunata. Quando entrò, Jon notò che all'interno della struttura regnava un insieme di decadimento e devastazione; alcune travi, intarsiate abilmente nel legno , erano crollate, e gli arazzi, riportanti la genialogia dei Berry, la famiglia di Screymar, erano ridotti a brandelli. I mobili distrutti o carbonizzati riempivano le sale. Jon poteva riconoscere però la magnificenza di quel luogo. Respirava solo ricordi ormai persi, inceneriti dalle fiamme. Una ragazza piuttosto giovane, con dei familiari occhi neri, gli venne incontro e lo guidò nella stanza del mercante. Sembrava piuttosto un'altare funereo. La luce lì dentro faceva fatica a farsi strada. Una semplice branda sosteneva il corpo esanime dell'amico. Dell'incenso bruciava, disegnando nell'aria una densa striscia di fumo. Screymar sulla brandina, era fasciato su una gamba. Sul resto del corpo Jon notò delle piaghe, probabilmente di ustione, che in quel momento venivano inumidite dalla ragazza con dei panni che emanavo un tremendo tanfo di carogna. Nel sud si usavano spesso erbe curative e benefiche caratterizzate però da un odore incredibilmente disgustoso. L'amico si mosse. -Jon? Sei tu?- esclamò Screymar. Jon si fece avanti, il vecchio sorrise malizioso. Con quel suo beffardo fare scherzoso, lo rimproverò. Jon si senti lievemente imbarazzato - Hai dimenticato il mio invito! Sei stato catturato da quegli enormi occhi viola, eh? - chiese divertito l'uomo, mortificando ancora di più il ragazzo. Non sembrava arrabbiato, e gli sorrideva perfino in modo complice. Che fosse davvero stato rapito dal fascino Targaryen? Anche se fosse stato vero, non lo avrebbe comunque mai ammesso, nemmeno con se stesso, non lui. Cambiò discorso. - E le tue finanze? L'incendio ha danneggiato i tuoi beni? - "Il fuoco non fa distinzione della classe sociale delle sue vittime, colpisce chiunque gli capiti a tiro " pensò mestamente Jon. - Sarà difficile far tornare tutto come prima, ma cercherò di rimediare, se questa ferita non mi strapperà prima dalla mia vecchiaia. Ma non è per parlare dei miei acciacchi che sei venuto qui Jon, né per farti perdonare per le tue dimenticanze, di cui comunque non ti devi rammaricare. Sei giovane, e per quanto tu sia un uomo fatto oramai, commetti errori, come tutti, ne sono ben consapevole. -Jon, tu sei qui perché so di chi siete alla ricerca tu e e la Regina. So chi è l'artefice di questi tumulti, e chi ha riportato alla vita il defunto Xaro Xhoan Daxos, morto anni fa per mano dell'allora ragazzina Daenarys. Per sapere queste informazioni però, temo che dovrai assecondare le debolezze di un vecchio. Voglio raccontarti la storia di un ragazzo di nome Screymar, curioso e poco assennato. Siediti comodo Jon, ho molte cose da dirti. - Raeb servì del té alle fragranze nere, accompagnato da tartine di zenzero e cannella delle isole dei Cedri, molto gustose. Screymar iniziò il racconto, mentre sullo spiraglio del magazzino si appollaiò un passerotto Bramito, occupato a spulciarsi le piume. L'aria calda faceva appiccicare i vestiti sulla pelle. "Anni e anni fa, il mio lavoro non si limitava al semplice scambio di merci tra una città e l'altra,ma mi occupavo di cercare tesori, o comunque, qualsiasi artefatto in grado di catturare la mia attenzione. Non sono tutt'ora uno che si stupisce facilmente, perciò ho avuto l'opportunità di viaggiare ovunque, sfiorando i confini delle terre sconosciute. Incontrai appunto, in uno di quei viaggi, tuo padre, lord Eddard Stark. Fui spettatore delle meraviglie a Nord e a Sud dei Sette Regni. Conoscendo anche i personaggi più strani; veggenti, curatrici, maegi, sciamani. Fino a che un giorno, incontrai questo stregone, Yart Wakkul, che mi lasciò un vivido ricordo nella mente. Ero giovane, solitario, ma come chiunque trovavo la morte un evento catastrofico. Maligno. " Screymar sorseggio il tè, nei suoi occhi chiari si rifletteva il rimpianto. Jon non si era mai pentito degli errori commessi, ma guardando il vecchio si ritrovò a pensare se un giorno anche lui avrebbe provatoil rammarico per un'eventuale passo falso. Il tè era ancora bollente. "L'incontro che feci fu davvero strano. Tale incontro si presentò come uno dei soliti venditori ambulanti che cercano di rifilarti qualche sorso d'acqua per gocce della fonte dell'eterna giovinezza. Lo ignorai. Non era di certo diverso da altri furboni che avevo già incontrato. Mi prese per la tunica nonostante fossì già a due piedi distanza da lui. -Lorie, la bellissima figlia del mercante di cotone ti ha già sostituito mio caro giovanotto. Il suo ventre non ha tempo di aspettare il seme di un viandante così irresponsabile e che non sa niente su ciò che è la vita. - Ero allibito. Quel nome.. Come lo sapeva? Come lo poteva sapere?! La folla del mercatino di Volantis era come scomparsa. Avvertivo solo me e lui. Io, Jon, ero terrorizzato, mi sentivo come se tutto ciò a cui tenevo, tutti i miei segreti, le mie paure fossero in qualche modo esposte. Messe a nudo. E come sapeva il nome della ragazza a cui mi ero promesso? Come sapeva di lei? Gli occhi di quest'individuo erano scuri, molto scuri, vigili. I capelli neri e lunghi facevano da contorno ad una barba ben curata. Il viso abbronzato e affabile. Così ordinario e così spaventosamente distinto. L'uomo scoppiò in una risata. Non suonava rassicurante. - E quindi signore? Vuole vedere i miei tesori dentro la bottega? Sarà un vero onore mostrarglieli.- Non riuscii a oppormi. Non ne avevo la forza. Ero paralizzato. La gente attorno a me brulicava indaffarata. Avanzavo spinto da quest'uomo terrificante. Nessuno notava il mio sguardo spaventato. In quel magazzino di chincaglierie, pieno zeppo di parti animali, polveri, maschere con tetre espressioni e cristalli dalla sconosciuta provenienza, Yart era scomparso dietro una tenda di perline. Ero nei guai. Se quella fosse stata la mia giornata nel mondo dei vivi, avrei scoperto almeno chi era il mio carnefice. Gironzolando tra le mercanzie mi accorsi che quel luogo era diverso. Spoglio e adornato con una ghirlanda di teschi " e Jon, ho avuto l'inquietante sensazione che qualcuno di essi fosse umano.. "Si ergeva in mezzo alla stanza una specie di pozzo. Ero spaventato. Respiravo pesantemente. La paura mi pervadeva tutto il corpo, non riuscivo a muovere un singolo muscolo. Poi mi resi conto del perché. Quel mercante, O MEGLIO, quello stregone stava recitando delle parole in una lingua oscura. Nella lingua dei Maegi. Avrei voluto chiedergli perché ero li, ma temevo il responso. Avevo compreso chiaramente come facesse Yart a conoscere tutte quelle cose su di me." rispose dopo aver recitato qualche strana parola rivolta al pozzo, e come se stesse ridendo di me, finalmente mi rispose. - Giovane, hai mai pensato ad essere sopra a tutti? Ad ottenere ciò che vuoi? La fama, la ricchezza, l'amore? Ti ha mai sfiorato l'idea? Ovviamente sì, Jon. Quelle parole mi allettavano. Un giovane uomo non avrebbe mai voluto qualcosa del genere? Avevo avuto tante amanti lungo il mio percorso, ero andato a letto con qualsiasi fanciulla, ma non era amore ciò che avevo ottenuto. Nella mia città mi conoscevano come Screymar, l'erede del grande Saffeo, mercante di seta, ma nulla di più. Avrei mai trovato persone che mi dessero rispetto solo al suono del mio nome? E i soldi? I soldi si guadagnavo con fatica, ma con facilità se ne andavano, avrei potuto godere dei piaceri della vita senza mai versare una goccia di sudore per far sì che ciò potesse succedere. Le mie mani fremevano. - Cosa mi costerebbe? - Mi agitavo immaginandomi una vita senza affanni, senza dolore, senza paure. Presto però tornai in me; se c'era qualcosa che avevo imparato a care spese nella mia giovane vita, era che tutti gli uomini non facevano mai niente per niente. Una vita idilliaca avrebbe avuto sicuramente il suo prezzo. - Parliamo di una cosa tanto volgare come il denaro?- Yart mi leggeva nella mente, ormai non c'era dubbio, eppure quel potere sovrannaturale continuava a turbarmi. La magia non ha mai portato a niente di buono, Jon. - Io ti parlo di potere, soldi, fama, amore e tu pensi a quanto questo ti costerà! Forse però, non sei così stolto come sembri Screymar. Il mio prezzo non sono le monete e nemmeno gli zaffiri, stupidi mezzi mortali di alcun valore per gli Dei. No.. io parlo di cose ben più grandi. Cose ben più preziose io desidero. - La delicata voce di mia sorella risuonò nella mia mente. Il mio tesoro più grande, la madre di Theo e Raeb, la mia famiglia. Non ci volevo pensare. Non ci dovevo pensare. Ma ecco affiorare nella pozza dei miei ricordi il suo dolce e incantevole viso. Yart sorrise crudelmente. La mia piccola sorella. Se hai sorelle sai come me che se le fosse successo qualcosa non saresti mai riuscito a perdonarti. - Io non ho affetti, il mio cuore non ha spazio per nessuno. Per questo ho bisogno di te, e ti darò l'opportunità di ottenere il potere, insieme a me!- Per me era troppo. Arretrai terrorizzato. Come avrei potuto sacrificare mia sorella? Era l'unica persona rimasta al mio fianco nonostante tutti i guai che avevo combinato. La fama a quel punto non mi attraeva più. Volevo tornare a casa. Corsi quindifuori dall'antro di Yart, più veloce che potei e non mi guardai indietro. Qualcosa mi seguiva, ne sono più che sicuro. Non ci badai, sapevo solo che dovevo tirarmi fuori da quell'orribile posto, ma con mia grande sorpresa lo stregone non mi trattenne. L'aria rovente della città, gremita di gente mi avvolse di nuovo, e quando mi girai per assicurarmi che niente di quel tremendo incontro fosse rimasto alle mie spalle, notai che l'entrata della bottega del Maegi Yart, era scomparsa. " Screymar, strinse le nocche sulle ginocchia. Sentiva ancora il terrore provato tanti anni prima. Sentiva ancora gli occhi di Yart sulla schiena. -Di quell'uomo ho sentito parlare di nuovo, Jon. Non è invecchiato e non si è nemmeno indebolito,e credo che negli anni si sia adoperato per mantenersi giovane con delle fatture talmente oscure da offuscarti la vista per almeno 12 lune. Sì, temo lui e quella sua infida magia nera! - Jon colse il debole vecchio intimorito che si celava nell'amico. La paura indeboliva e rendeva indifesi al cospetto del nemico. - Molti mercanti di quelle zone mi hanno detto come di notte siano state trafugati dai tumuli ai margini della loro città i corpi esanimi dei loro defunti. Ma ciò che è più strano è che nessun cimelio è stato portato via. E ciò che più rende oscura la vicenda, ragazzo mio, è che alcune dame del silenzio resero noto di come alcuni defunti di cui si stavano prendendo cura, in un momento di pausa dalle incombenze quotidiane, scomparvero. I cadaveri se ne erano andati e nessun corpo fu ritrovato. - Estranei? No, qui nelle terre libere non si era mai sentito parlare né di Estranei né di sacrifici di soli bambini maschi. Ciò però non lo rassicurava comunque. -Ho dubitato fino all'ultimo del ritorno di Yart. Volevo che fosse solo una mia sensazione errata. Ma quando i miei informatori mi hanno avvenuto dell' incendio e del "non morto" Xaro, defunto da diversi anni ormai, non ho più avuto dubbi. Quello spregevole uomo è approdato a Meeren per prendersi il potere che spetta alla madre dei Draghi. Con lui il mondo sarebbe assoggettato ad una personalità meschina a e malvagia, e dubito che i suoi seguaci non morti, vendicativi, e pieni di rancore, sappiano provare pietà per coloro che hanno ciò che invece loro hanno perso da tempo. " L'anziano concluse il suo racconto, intrecciando le mani e guardando gravemente Jon. Il bastardo sapeva bene che Screymar temeva di vivere nuovamente in un mondo dove solo la violenza era la legge riconosciuta. Jon non avrebbe mai permesso l'avvenire di qualcosa di simile. - Screymar, Yart finirà nella tomba, come quei non morti, sguazzando nella sua merda.- Sul viso del mercante le rughe attorno agli occhi si distesero. Non era comunque tranquillo. "Daenarys deve saperlo", pensò Jon mentre tornava al castello. Senza che il ragazzo se ne fosse accorto giunse il crepuscolo. Così come il sole era fuggito così le persone erano scomparse. Il bastardo si ritrovò ad ascoltare i suoi stessi passi, echeggianti nei vicoli. La sua spada gli batteva lungo il fianco, e il buio inondava il suo cammino. Le ombre sovrastavano il suo inquieto avanzare, poichè molte cose , poco illuminate, gli apparivano deformi. Era insicuro sul da farsi. La luna opaca quella notte, era più che inutile a Jon Snow. Qualcosa però lo prese improvvisamente per un braccio, strattonandolo. Immediatamente il bastardo estrasse la spada dall'elsa, puntandola sul viso dell'incauto avversario. La lama era ad un pollice dal viso dell'idiota che aveva osato essere così incauto. Chissà come funzionava Ghiaccio nelle terre libere. - Lord Snow!- Un paio di torce sbucarono da dietro l'angolo. La luce svelò l'identità dei suoi attentatori. Due Secondi figli con in mano una torcia, e un giovane immacolato, ancora inesperto, sotto la spada di Jon, allarmati, ma apparentemente sollevati, lo scrutavano sotto la luce delle torce. Compreso immediatamente che non vi erano alcun tipo di minaccia, lasciò andare il ragazzo. -Lord Snow, la nostra Khaleesi vi vuole a palazzo. Ha bisogno di comunicarvi dei risvolti nelle vostre ricerche. Seguici! - " Daenarys, anche io ho importanti notizie da darti." La luce delle torce creava giochi di ombre al loro passaggio. Qualche animale scorrazzava nei vicoli, il silenzio pervadeva le strade, indomabile. Il clangore delle armature e delle spade era l'unico suono che Jon riusciva a sentire. Meereen per il momento era al sicuro. Nella sala del trono c'erano Daario Naharis e un paio di secondi figli, visibilmente annoiati. Della tranquillità non sapevano che farsene, bramavano l'azione. La spada però non avrebbe mai potuto niente contro la magia. - Jon. Abbiamo molte cose di cui parlare - si interruppe Dany, rivolgendosi al bastardo, con uno sguardo severo. Un gran maestro si congedo con la regina e corse fuoridalla sala della corona, con in mano una pila di rotoli in mano. Il tavolo del Consiglio però era ancora invaso da volumi e pergamene. Sembravano come aspettarlo. Sarebbe stata un'altra notte insonne. - Screymar aprì gli occhi, d'improvviso. Qualcosa lo aveva svegliato. Non aveva un buon presentimento. - Raeb? Kevan? - il suo grido strozzato non ottenne risposta. Forse era stato semplicemente il vento. La vecchiaia da tempo lo faceva intimorire perfino della luce delle candele. Richiuse gli occhi. L'indomani sarebbe andato alla Tana del Drago per parlare direttamente alla Khaleesi. Non sarebbe stato più codardo, ma avrebbe affrontato con valore quell'uomo che un tempo aveva popolato i suoi peggiori incubi. -Valhar Morghulis - mormorò fra se e se. Tutti gli uomini devono morire. Un nuovo rumore turbò il suo sonno. " Credevo di essere semplicemente vecchio e invece sono diventato rimbambito!". L'indomani avrebbe chiesto a Raeb di dormire nella sua stanza, perlomeno per sentirsi al sicuro. Screymar sentì premere sulla gola qualcosa di freddo, affilato, che squarciò da una parte all'altra il suo collo. Aprì gli occhi, e prima di sfumare delicatamente nelle mani della morte, guardò negli occhi il suo aguzzino. Un viso in putrefazione gli sorrideva malignamente, ponendo fine alla sua vita. Tutti gli uomini devono morire. Un cane, in qualche vicolo più in là, oltre le mura del palazzo del vecchio mercante, abbiava al buio, spaventato.

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