Abrasiveness

di Ilenia1605
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dianne era la ragazza che nessuno avrebbe mai voluto avere contro: testarda, egocentrica, arrogante e apatica.

Non le importava dei sentimenti degli altri, avrebbe sempre ottenuto quello che voleva, avrebbe calpestato chiunque le si sarebbe parata davanti.

Non aveva mezzi termini lei voleva tutto e basta e la maggior parte delle volte lo otteneva. La temevano in tanti e a lei non poteva far altro che piacere, era come se con uno sguardo potesse leggere la gente come un libro aperto. Le piaceva avere il controllo sulla vita degli altri, le piaceva poter muovere gli altri come burattini per ottenere ciò che le serviva, era molto brava a manipolare le persone.

Aveva un problema fisso: Ashton Irwin. Quel ragazzo proprio non le andava giù, era qualcosa di impossibile e lei non riusciva a leggerlo come tutti gli altri. Per lei sarebbe stato addirittura carino se non fosse che era troppo debole. Si faceva mettere sempre i piedi in testa dagli altri, non si sapeva far rispettare, aveva un carattere insulso. A Dianne piacevano le persone deboli, erano più facili da illudere, da manipolare ma erano anche le più fragili.

 

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Ashton era il solito "ragazzo invisibile" colui a cui nessuno faceva caso, colui che viveva la sua vita in modo monotono, senza una ragione precisa. Non gli piaceva essere al centro dell'attenzione, a volte qualcuno gli si avvicinava per fare

Dianne Mason. Lei era l'esatto opposto di lui: una ragazza che amava le attenzioni e piena di se mentre lui a volte pensava di non essere abbastanza per qualcuno, lei pensava di essere troppo per tutti.

L'aveva osservata per qualche mese e gli era bastato per capire che tipo di persona era, non gli piaceva per niente, era troppo misteriosa e altezzosa allo stesso tempo. Tutti la conoscevano per quello che era ma ashton era convinto che sotto la corazza da "Stronza" ci fosse di più. Una cosa stupida da pensare per un ragazzo che non la conosceva affatto ma che avrebbe imparato ad odiarla.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Dianne stava per entrare in quell'edificio grigiastro chiamato scuola. Esso dimostrava tutti i suoi anni con quell'intonaco scrostato, le mattonelle dei corridoi bianchi leggermente crepate in qualche punto e i banchi pieni di incisioni di alunni che hanno fatto la storia di quel posto. In quel momento Dianne era l'unica storia di quel posto.

I tacchetti delle scarpe che portava ai piedi producevano un rumore sordo sulle piastrelle bianche di ceramica, tutti si erano zittiti vedendola entrare, le risate si erano placate e i mormorii si erano interrotti, il mondo si era fermato ai suoi piedi, succedeva tutte le mattine, ogni giorno. Lei passo in mezzo al varco creatosi per farla passare, sicura di se, a testa alta, con una sola bretella della cartella sulla spalla e sfidando chiunque avesse il coraggio di parlarle. Si soffermò un secondo con lo sguardo su Ashton che era fermo appoggiato all'armadietto, con dei libri stretti tra le braccia e lo sguardo rivolto verso il basso intento a fissarsi le punte delle scarpe leggermente curvate verso l'interno. Lei fece una smorfia di disappunto e tornò a guardare dritto per la sua strada, come se tutti quei ragazzi che aspettavano un suo gesto non ci fossero o forse semplicemente non le interessava.

Arrivò fino al suo armadietto dove posò alcuni libri che non le servivano per poi continuare la sua "sfilata" mattutina per i corridoi della scuola, ma si bloccò quando vide una cosa che le interessava molto di più della lezione di algebra. Ashton stava entrando nel bagno dei ragazzi e lei avrebbe potuto tranquillamente metterlo con le spalle al muro in uno spazio così ristretto. Entrò e si appoggiò con il fianco alla porta d'ingresso, tenendo le braccia conserte sotto il seno mentre aspettava che lui uscisse dal bagno. Lo vide uscire mentre si sistemava la maglietta sui jeans bluastri, quando lui alzò lo sguardo broccò la mano a mezz'aria nei capelli riccioluti, fissando la ragazza come se avesse visto un fantasma. All'inizio gli sfiorò il pensiero che lei non fosse li per lui ma poi si rese conto che erano soli, non si azzardava a parlare, aspettava che fosse Dianne a rivolgergli la parola. Lei non si mosse, lo fissava e lui iniziò a pensare che fosse un poco inquietante, ma poi lei parlo e il respiro di Ashton gli si bloccò in gola.

-Hey, Irwin- disse lei facendogli un sorrisetto, voleva proprio vedere se le avrebbe risposto o se era troppo timido per parlare con lei

-H-Hey- disse lui indeciso, lei non gli aveva mai rivolto la parola e quella situazione lo imbarazzava moltissimo.

Dianne si stacco dalla porta e iniziò ad avanzare verso Ashton in modo che indietreggiasse fino a sbattere contro il muro freddo, lui tremava leggermente, forse per l'eccitazione o forse per la paura. Lei gli si avvicinò di più, lasciando solo qualche centimetri di spazio tra i loro corpi e poi parlò di nuovo

- Hai paura di me Irwin?- disse con tono canzonatorio facendo la finta offesa, poi continuò

-Guarda che non ti mordo mica- disse passandosi la lingua sulle labbra in modo provocante, voleva stuzzicarlo per bene, era così divertente che quasi non voleva fermarsi e non lo fece.

-Perchè non parli, ti sei morso la lingua? Se vuoi, potrei farlo io al posto tuo- disse prendendo tra le dita il tessuto della maglietta poggiata sul torace di Ashton e iniziando a giocarci distrattamente. Lo sentì deglutire rumorosamente e irrigidirsi sotto la sua maglietta nera, era un fascio di nervi. Lei si avvicino di più tirando la stoffa e fece sfiorare per una buona manciata di secondi le loro labbra per poi soffiarci sopra

-Non hai nulla da dirmi Ashy?- disse lei stando attenta a non far toccare definitivamente le loro labbra e quando vide che Ashton non le rispondeva terrorizzato decise di fermare quella piccola tortura.

-Sai Irwin, non mi piacciono i morti- disse lei lasciandolo andare per poi uscire dal bagno senza girarsi e continuare la sua camminata per i corridoi come se niente fosse successo.

Ashton invece era letteralmente paralizzato e doveva ancora assimilare quello che era appena successo, stentava ancora a crederci, aveva i brividi e non credeva di aver mai sudato così tanto in vita sua. Parliamo di Dianne Mason. Nessuno osava avvicinarsi a lei e che lui sappia, lei non si era mai avvicinata a nessuno.

——————

Dianne se ne stava sdraiata sul suo letto fissando un punto indefinito del soffitto, mente le note di una canzone dalla riproduzione casuale scorrevano libere per tutta la stanza, aveva ripensato molto a quello che era successo con Ashton, si era divertita parecchio, gli piaceva giocare con lui e lo avrebbe rifatto volentieri. Ogni tanto si ritrovava a pensare che Ashton sarebbe stato un ragazzo carino se solo non avesse quell'aria da nerd. Il giorno dopo avrebbe sicuramente rigiocato con il suo nuovo giocattolo "Il timido Ashton Irwin" avrebbe voluto trasformare quel ragazzo in uno più spavaldo e sicuro di se, ma a quel punto non sarebbe più stato divertente, ci avrebbe solo giocato ancora per un poco e poi lo avrebbe buttato in mezzo alla pila dei giocattoli usati.

Si alzo e uscì di casa, ogni tanto aveva bisogno di camminare, per sfogare lo stress e la tensione semplicemente camminava. Arrivò fino al piccolo parchetto abbandonato poco distante da casa sua e si sedette su una panchina alzando il cappuccio della felpa in modo che nessuno l'avrebbe riconosciuta. Pensò a lungo, dalle cose più inutili fino alle grandi domande della vita, una cosa stupida da fare ma l'aiutava a sgomberare la mente e a trovare un po di pace in tutto quel casino che erano i suoi pensieri.

Quando decise di rialzare la testa vide uno dei suoi spettacoli preferiti in assoluto: il tramonto, era bellissimo vedere come gli arancioni e i rosa si mischiavano tra loro dando vita a nuove sfumature, ogni tramonto era originale e unico, non ce ne era mai uno uguale all'altro ed era questa la cosa che l'affascinava di più dei tramonti, scoprirne uno nuovo ogni giorno.

Appena abbassai lo sguardo vidi il mio giocattolo preferito seduto in un angolino su una vecchia giostra girevole, l'osservai.

Osservai il modo in cui le nuvolette d'aria condensata gli uscivano dalla bocca, osservai il modo in cui qualche ciocca ribelle gli si poggiava sulla fronte e lui se la riportava indietro, osservai il suo modo di osservare il tramonto, come se non ci fosse cosa più bella e semplice al mondo.

Continuai a osservarlo attentamente in ogni suo movimento fino a quando non decisi di andare a disturbarlo.

-Hey- dissi sedendomi vicino a lui senza chiederglielo, lui si girò lentamente per vedere chi fossi e subito si irrigidì vedendo che ero io

- No ti prego, non di nuovo- dissi sbuffando

-C-Cosa?- disse lui in un misto tra confusione e spavento, dio ma facevo così paura?

- Di fare il timidino del cazzo! Seriamente Ashton finiscila- dissi alquanto scocciata

- Ma...non lo faccio apposta, sono così- disse lui timidamente, non ne sembrava nemmeno convinto

-Potresti sforzarti almeno un po?- chiesi retoricamente

-Ehm..-disse lui non sapendo cosa dire

-Santo cielo Ashton è la prima conversazione decente che facciamo, non impappinarti proprio adesso, ce la puoi fare- dissi divertita

-La seconda- disse lui, ommiddio, una risposta decente, non ci credo

-Cosa?- dissi leggermente confusa

-In teoria è la nostra seconda conversazione- disse lui guardando le sue mani nervosamente -Anche se la prima non la possiamo proprio chiamare conversazione- wow si stava sforzando davvero molto

-Facciamo progressi Ashy- dissi ridacchiando

-Già- disse lui tornando silenzioso

Guardammo per qualche minuto il sole mentre spariva dietro alle montagne illuminando ancora di poco il cielo con una fioca

- Amo il tramonto è in assoluto la mia parte preferita del giorno-dissi volendo continuare a fare conversazione con lui

- Già, tutti quei colori e quelle sfumature trasmettono un senso di pace assoluta- disse lasciandosi finalmente andare

-Concordo- dissi poggiando la testa sulla sua spalla e lasciandomi avvolgere i sensi dal suo profumo, era strano, sapeva di salsedine e contando il mio amore per il mare la cosa era alquanto azzeccata.

Restammo così per qualche minuto ma l'aria si stava facendo davvero fredda e non avevo certo voglia di prendermi una bronchite per quel ragazzo.

- Io devo andare, ho freddo- dissi alzandomi e salutando Ashton con la mano e lui ricambiò con un timido cenno del capo.

Mi chiesi perchè lui non se ne andò, faceva davvero freddo ed era tardi per stare ancora fuori ma lui rimase li e scommetto che c'è rimasto per un bel po a giudicare dal raffreddore del giorno dopo.

—————-

Altro giorno, stessa scena: il rumore dei miei tacchi che echeggiano, il mio sguardo verso Ashy che stav... Ashton, dov'è Ashton? Guardai a destra e a sinistra più volte ma non lo vidi da nessuna parte quindi proseguii la mia camminata e quando tutti finalmente furono entrati in classe mi misi a passeggiare per la scuola in cerca del mio giocattolo preferito.

Guardai nei bagni, nella bidelleria, nella sala insegnanti e perfino in presidenza, ma di lui nessuna traccia. Erano quasi e mezza e non avevo voglia di entrare per fare solo mezza lezione di fisica quindi decisi di entrare alla seconda ora, avrei voluto andare in cortile ma mi avrebbero beccata facilmente allora decisi di andare sul tetto. Il tetto della scuola era piatto e immenso, sulla destra c'era un piccolo canestro di cui rimaneva solo il cerchio di ferro arrugginito, due cisterne dell'acqua sulla destra, mentre contro il muro c'era un vecchio materassino da ginnastica polveroso. Nonostante facesse davvero freddo, vicino alle cisterne dell'acqua calda c'era un bel tepore. Mi sedetti a gambe incrociate vicino alla cisterna aspettando il suono della campana quando un rumore improvviso mi fece spaventare e sbattei la testa contro la cisterna.

-Ma porca tro...- gemetti massaggiandomi la nuca 

- Scusa- disse una vocina flebilmente da dietro la cisterna, quella vocina 

-Ashton?- chiesi leggermente sorpresa di trovarlo qui 

-Dianne?- chiese lui con lo stesso tono facendo spuntare la sua testolina riccioluta da un lato

- Cosa ci fai qui?- gli chiesi  

-Potrei farti la stessa domanda- disse chinando la testa

- Non avevo voglia di entrare, tu?- mentii spudoratamente

-Anch'io- disse ovviamente mentendo, si vedeva lontano un chilometro

-Okay e ora dimmi anche la verità- dissi tranquillamente chinando la testa dal suo lato

-C-Che- disse lui guardandomi

-Avanti, dimmi perchè sei qui- dissi lasciandolo perplesso

- Ecco, avevo bisogno di pensare- disse portandosi le ginocchia al petto

-A cos- la campanella interruppe il nostro discorso allora mi alzai e salutandolo con la mano me ne andai senza aggiungere nient'altro.

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Heyy, spero che il capitolo e la fanfiction vi piaccia

-ileniaxx

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


Il resto della giornata non fu particolarmente interessante e non incontrai più Ashton, però avrei voluto tanto sapere su cosa stava riflettendo sul tetto della scuola e come aveva trovato quel posto.

Io mi ci rifugiavo spesso, potevo scappare da tutto ed essere semplicemente Dianne, una normale ragazza che ama i tramonti e le passeggiate, alquanto banale, lo so.

Ma se togli tutta la stronzaggine, la cattiveria e le cattive cose che ho fatto, rimango solo io e siccome "solo io" non sono abbastanza interessante mi sono ricoperta da una corazza che mi ha reso quello che sono.

Ed era proprio questo il problema di Dianne, non credeva abbastanza in se stessa e questo la portava a non credere nemmeno negli altri, non credeva nelle persone e nemmeno in se stessa e questo forgiava il suo carattere abrasivo. Non si preoccupava dei sentimenti degli altri semplicemente perchè pensava che a gli altri non sarebbe importato dei suoi. Forse lei aveva solo bisogno di incontrare una bella persona tipo Ashton, una persona gentile a cui magari sarebbe potuto importare di lei. O forse no.

Se solo qualcuno fosse entrato  nella testa di Ashton in questo momento si sarebbe perso nel groviglio di pensieri e di emozioni che provava e che non voleva provare. Era incredibile come una persona all'apparenza tanto monotona, poteva rivelarsi così complessa e interessante se la si conosceva meglio. Lui era uno di quei ragazzi che non te li aspetti ma che ti entrano nelle ossa  e poi escono portandosi via tutto con loro  e forse Dianne per una volta aveva trovato pane per i suoi denti. Qualcuno simile a lei? No, Ashton era molto diverso, lui era molto di più di quello che Dianne sarebbe mai potuta essere, solo che lo teneva nascosto dentro di se e non permetteva a nessuno di tirare fuori da lui quel lato  che a lui stresso non piaceva. E Dianne aveva proprio trovato la preda perfetta per i suoi giochini malati.

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Era li seduta in mezzo al prato della sua lussuosa villa con un blocchetto a fogli bianchi estraibili poggiato sulle gambe incrociate ricoperte dai pantaloni di jeans. Erano circa le sei e mezza e a momenti sarebbe tramontato il sole ma lei era ancora li che disegnava qualsiasi cosa interessante che gli capitava a tiro, era un bel passatempo quando non si ha nulla da fare. Dopo aver finito il bellissimo disegno che raffigurava uno scoiattolo che sgranocchiava una nocciola, Dianne si alzò portando dentro il blocchetto e la matita ed uscì infilandosi una felpa più pesante. Ovviamente era diretta al parco dove aveva incontrato Ashton, era una scusa per vederlo?Forse. Era una scusa per sapere a cosa pensava quella mattina? Sicuro.  

Si sedette alla solita panchina e alzando lo sguardo in alto si accorse che anche oggi e per sempre il sole stava calando per poi sorgere il giorno successivo. Ma si accorse anche che non era sola e non gli dispiaceva in quanto  la sua compagnia era Ashton come sempre seduto a fissare un punto indefinito tra le nuvole. Lei colse l'occasione e si sedette di fianco a lui portando le ginocchia al petto e tenendo per un po lo sguardo fisso sul cielo e quando lo spostò sul ragazzo di fianco lo beccò mentre la fissava e sorrise appena per poi parlargli

-Ciao Ashy- disse poggiando la guancia contro le ginocchia ma continuando a guardare verso il ragazzo che poco dopo le rispose

-Ciao Dianne- disse per la prima volta ricambiando il mio sorrise ma sempre con quella sua timidezza caratteristica 

-Ashton ti posso fare una domanda?-disse lei giocando con la sua collanina 

-Dimmi-disse distogliendo lo sguardo da lei, forse aveva paura della domanda che avrebbe potuto fargli, avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa e questo lo terrorizzava appena perchè di certo non poteva mentirle, lo aveva già fatto una volta e non aveva funzionato

-A cosa pensavi oggi sul tetto-disse lei schietta girandosi per guardare la sua reazione, lui sembrò pensarci su qualche secondo e poi rispose

-A tutto e niente, hai presente quel momento della giornata in cui hai semplicemente bisogno di non pensare a nulla e goderti le grandi domande della vita?- e Dianne conosceva benissimo quella sensazione  e per un momento le sembrò di sentire Ashton così simile a lei

-Sì mi capita quando osservo il tramonto- disse lei annuendo

-Ecco quello era uno di quei momenti- osservò per poi tornare in silenzio

-Mi piace stare con te- disse lei non dando troppo peso alla frase 

-Anche a me- rispose lui cautamente, come se avesse paura di dirlo

-O almeno le volte in cui parli e non fai scena muta- disse lei ridacchiando e lui la seguì nella risata anche se si vedeva da lontano che era imbarazzato

Rimasero in silenzio per qualche minuto regalandosi a vicenda qualche sguardo di sfuggita e poi lei notò una piccola cicatrice sul palmo mano destra del ragazzo e siccome era una ragazza parecchio curiosa gli chiese come se l'era guadagnata. Lui le raccontò che da piccolo era caduto dalla bici finendo in un torrente solo che incredibilmente non si era fatto nulla ma mentre tirava su la bici dall'asfalto si tagliò con il pedale e dovettero correre al pronto soccorso per mettergli i punti mentre sua madre continuava a lamentarsi del fatto che il sugo si sarebbe bruciato. Dianne scoppiò in una fragorosa risata e non solo per le facce buffe di Ashton o in se per il racconto ma per il fatto che l'allegria di Ashton era contagiosa e non si poteva fare a meno di essere felice con lui.

Erano passate quasi due ore tra racconti d'infanzia e storielle varie e ogni minuto che passavano insieme avevano paura che uno di loro dovesse andare via  allora Dianne si decise e lo chiese per prima.

-A che ora dovresti andare?-gli chiese lei sicura di se come sempre

-In realtà non ho un coprifuoco- disse lui scrollando le spalle sorridendo

-Allora voglio stare ancora un po con te, nemmeno io ho il coprifuoco- disse girandosi verso di lui - e poi come ho già detto mi piace chiaccherare con te- ma a Dianne non piaceva solo "chiaccherare" con Ashton ma le piaceva stare con lui in generale. Lui le faceva momentaneamente dimenticare chi era, le faceva  passare momenti normali come una ragazza normale, cosa che Dianne non era mai stata.

-Che cosa vorresti fare?-disse lui leggermente titubante ravviandosi i capelli con una mano 

-Non lo so, francamente io sto bene anche qui- disse lei, ma non era la verità, almeno non tutta. In realtà lei temeva di essere vista in giro con Ashton, lui era il suo giocattolino privato e appena qualcuno gli avrebbe visti insieme tutte le ragazze della città gli sarebbero saltate addosso e questo non andava bene.

-Daccordo,vuoi che vada a prenderti qualcosa da mangiare?- disse lui guardando Dianne timidamente 

-Okay Ashy, prendimi una bevanda calda- disse lei sorridendogli e pensò che alla fine il suo comportamento non era poi così terribile, dopotutto era abbastanza carino con lei. Per ora.

Dianne rimase seduta sulla panchina a fissare le stelle mentre aspettava il ritorno di Ashton era davvero una notte fantastica, nel cielo non c'erano nuvole e le costellazioni si vedevano chiaramente e lei ne scorse alcune che le aveva insegnato a distinguere il padre quando era piccola. Alcuni punti erano più luminosi di altri e lei pensò che in fin dei conti le stelle sono proprio come noi ognuna ha qualcosa in più di un altra e tutte splendono in modo diverso, chi più e chi meno. Erano passati una decina di minuti quando Dianne sentì dei passi dietro di lei e girandosi vide Ashton arrivare con due bicchieri fumanti  che creavano nuvolette di vapore  nell'aria fredda. Poi lui si sedette e diede il bicchiere a Dianne.

-Che cos'è?- gli chiese lei curiosa

-Thè al limone, è la mia bevanda calda preferita, ti piace?- chiese lui sperando di averci azzeccato

-Sì la bevo spesso anch'io- in realtà Dianne avrebbe potuto vivere di thè al limone ma questo non l'avrebbe mai ammesso.

Lei e Ashton chiaccherarono ancora un po di tutto quello che gli capitava a tiro, mentre aspettavano che le bevande si raffreddassero, lei gli fece notare quanto era stupendo il cielo quella notte e gli mostrò anche diverse costellazioni mentre Ashton la  guardava rapito. 

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Un altro giorno di scuola stava per iniziare e Dianne iniziava a sentirsi ogni giorno più tranquilla, entrò a scuola e sfilò per i candidi corridoi e quando posò lo sguardo su Ashton lui le sorrise timidamente e lei ricambiò stando attenta a non farsi vedere, per poi continuare la sua sfilata quotidiana fino all'aula di letteratura  dove la lezione passò abbastanza velocemente e così via anche le altre fino all'ora di pranzo.

 A Dianne non piaceva immischiarsi con gli altri nella mensa e per questo solitamente mangiava o sul tetto o nascosta in qualche angolo del giardino in cui poteva avere un po di pace, senza doversi subire tutte quelle ochette che cercavano di diventare sue amiche per essere più "popolari". Stavolta andò sul tetto e si appoggiò come sempre alla cisterna del'acqua calda che la riscaldava nonostante il freddo di quei giorni. Dopo aver finito il suo pranzo si alzò ma le venne un dubbio, e se Ashton era anche lui sul tetto? Iniziò a girare cautamente tra le cisterne e gli oggetti abbandonati e alla fine lo trovò seduto in un angolino appartato.

-Ci rivediamo- disse lei sorridendogli

-Ciao- disse lui finendo il suo pranzo per poi sorriderle 

-Anche a te non piace la mensa?- gli chiese sedendosi accanto a lui

-Troppa gente per i miei gusti- commentò lui e lei appoggiò la testa sulla sua spalla come aveva fatto già al parco ma questa volta lui sembrava più a suo agio e così poggiò anche lui la testa su quella della ragazza e rimasero in quel modo fino al suono della campanella che indicava la fine della pausa ed entrambi si alzarono ritornando all'interno dell'edificio. 

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Le lezioni erano finalmente terminate e Dianne non vedeva l'ora di tornare a casa ma appena svoltò l'angolo vide qualcosa che non le piacque affatto c'erano due ragazzi ben piazzati, che se la stavano prendendo con il suo giocattolino, Ashton.

Era combattuta se fare qualcosa o meno e alla fine intervenne, anche perchè non voleva che i suoi giocattoli si rompessero subito. Andò vicino a quei ragazzi che appena la videro si bloccarono e lei pronunciò una sola parola affinche loro se ne andassero

-Via- disse lei atona  e fissando i due tipi come uno sguardo che diceva chiaramente che se non se ne sarebbero andati lei avrebbe fatto in modo di distruggere la loro vita, perchè tutti sapevano quello che era in grado di fare Dianne Mason se qualcuno gli metteva i bastoni tra le ruote. I ragazzi si dileguarono nel giro di un secondo e lei spostò lo sguardo su Ashton che la guardava dal basso. Era ridotto piuttosto male, aveva un labbro spaccato e sul suo petto era pieno di graffi e lividi chiari che fra qualche ora avrebbero iniziato a diventare più scuri, la sua maglia era a dir poco a brandelli e di fianco a lui c'era solo la sua giacca tutta sgualcita. Dianne l'aiutò a infilarsela e poi lo portò di malavoglia a casa sua in modo da poterlo medicare come meglio poteva.

-Dianne- disse lui con voce sofferente, era la prima volta che pronunciava il suo nome davanti a lei

-Pensa a camminare, mi racconterai tutto una volta arrivato a casa mia- disse lei sorridendogli appena e nonostante fosse una persona tremendamente curiosa, in quel momento le importava solo che Ashton stesse bene.

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 Okay già shippo Dashton *.*

No okay, spero che questo capitolo vi sia piaciuto

-Ileniaxx

 

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