A story by Emily S. Payne

di waraki_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Harry Potter and coffee ***
Capitolo 2: *** I missed you ***
Capitolo 3: *** Asshole. ***
Capitolo 4: *** Absolutely no! ***
Capitolo 5: *** Good night ***
Capitolo 6: *** We'd like to see a doctor! ***
Capitolo 7: *** My crazy best friend ***



Capitolo 1
*** Harry Potter and coffee ***


* La storia è totalmente inventata dalla sottoscritta e non intende offendere nessuno. Siete pregati di non copiarla o prenderla. Inoltre, è presente linguaggio volgare. Sia i 5sos che gli One Direction hanno l'età attuale, ma la storia è ambientata durante il Where We Are Tour *

 

 

 

 

 

1. HARRY POTTER AND COFFEE

 

 

 

 

 

 

Sto rileggendo Harry Potter per la trentesima volta. Ma, come le altre ventinove precedenti, non riesco a trovare una posizione comoda.

A pancia in giù soffoco, a pancia in su non mi piace, seduta mi fa male la schiena, di lato mi casca il libro.

Non ce la posso fare, è stressante.

-MI HAI ROTTO I COGLIONI CON QUESTA STORIA, TI LICENZIO.- Urla mio padre, probabilmente a qualche suo povero dipendente. Non invidio per niente quei neo laureati che si trovano a lavorare per quel pazzo da cui ho preso il cognome, e costatando che ne licenzia una media di due a settimana, sono parecchi.

Alzo il volume della musica, incurante del fatto che mi si stia per scaricare il cellulare. Tutto, purché non senta le litigate telefoniche provenienti dal piano di sotto.

 

 

Oh, andate a quel paese, voi due!” disse Hagrid. “Harry...

tu sei un mago!”.

Nella catapecchia piombò il silenzio.

Si sentiva solo il frangersi delle onde e l'ululato del vento.

Che cosa sono, io?” chiese Harry senza fiato.

 

 

Stringo forte i lati della copertina, gli angoli della bocca curvati in un sorriso. Da piccola avevo desiderato per anni che Hagrid venisse a casa mia e mi dicesse una cosa del genere, e perciò, questa è da sempre la mia parte preferita.

 

 

Un mago, chiaro?” disse Hagrid tornando a sedersi sul

divano che gemette e si affossò ancora di più. “Anzi,

un mago coi fiocchi, direi, una volta che avrai studiato

un pochetto. Con un papà e una mamma come i tuoi,

che cos'altro poteva venir fuori?”

 

 

Ok, l'ultima frase non me l'avrebbe potuta dire. I miei genitori sono pessimi. Mia madre non la vedo da dicembre, quando le hanno trovato un tasso alcolico nel sangue troppo alto e le hanno tolto la mia custodia, catapultandomi da Robert StoLavorandoNonMiDisturbare Payne.

Ma ora non mi va di pensare a loro, sto arrivando al punto in cui Harry legge la lettera per Hogwarts!

Mi metto seduta, incrocio le gambe e afferro la tazza di caffè. Voglio godermi questo momento.

Molly, la balena travestita da cane che di solito si aggira per casa elemosinando biscotti, mi osserva dal tappeto accanto al letto.

-Non mi guardare così, mi devo concentrare.- Le dico, la voce più alta di un'ottava, a causa della musica sparata nelle orecchie.

Molly sospira. Minchia oh, che vita faticosa che fai.

Sposto lo sguardo sul libro, il fiato sospeso e un'espressione solenne, quando... be', accade il disastro.

Un po' come quando ti pieghi per allacciarti una scarpa e qualcuno ti urta, facendoti cadere come una pera, o come quando decidi di uscire senza ombrello e nel momento in cui ormai sei troppo lontana per tornare indietro, comincia a piovere. Così, il mio cellulare squilla.

E con un tempismo perfetto, che se ci riprovasse non ci riuscirebbe, interrompe Some Nights dei Fun, la mia canzone preferita del momento, nel bel mezzo del ritornello.

E soprattutto, annulla tutta la mia preparazione psicologica e la solenne lettura del mio pezzo adorato.

Ora... ecco, non sono mai stata una persona delicata, né tranquilla. Perciò, presa alla sprovvista, urlando tiro la tazza in aria, che per una serie di sfortunate coincidenze, cade in testa a Molly.

Riassunto della situazione: il mio cane da bianco è diventato marrone, la canzone si è bloccata facendo esplodere nella camera la straziante suoneria che solo i Samsung hanno, e sto bestemmiando in tutte le lingue che conosco.

Ottimo.

Afferro il cellulare, cercando di tranquillizzare Molly, e rispondo.

-Chi cazzo è?- Urlo, le guance infiammate dalla rabbia.

-Ehi, Raggio di sole!- Strilla Liam, mio fratello. Solo lui mi può chiamare “Raggio di sole” e non ricevere una padellata in testa.

-Che cazzo vuoi?-

Molly mi guarda, gli occhioni spalancati. Cazzo guardi, cane.

-La smetti di dire “cazzo” in ogni frase?-

-No, cazzo. Mi hai appena fatto rovesciare il caffè in testa a Molly.- Sbraito, cercando di pulirle il pelo con il tappeto. Oh, a mali estremi, estremi rimedi.

-Cosa?- Ride lui, facendomi sorridere.

Ho sempre amato le risate, mi mettono di buon umore anche se sono incazzata nera. Tipo ora.

-Hai capito benissimo, fratello.-

-Va bene Raggio di sole, lasciamo perdere. Piuttosto, ti volevo chiedere se ti andava di venire un po' qua. Siamo in città per una settimana e sarei venuto a trovarti, ma non ci possiamo muovere.- Mi spiega.

Smetto di pulire Molly, che si sta leccando il caffè da una zampa.

-Liam, non so se papà mi fa uscire. È su di giri e strilla dalla mattina alla sera.- Sospiro, abbandonandomi sul letto.

-Ehm... ma tu stai bene?- Chiede in un sussurro.

Chiudo gli occhi, tentata di urlargli che no, non sto affatto bene da quando ha preso a girare il mondo e mi ha abbandonata con due genitori che di genitori non hanno niente, ma non voglio. Lui smetterebbe di lavorare e verrebbe da me, rinunciando al suo sogno, e io non posso permetterlo. Perciò l'unica cosa che gli è concesso sapere, è che sono un po' giù di morale.

Non certo che prendo gli antidepressivi.

-Sì, benissimo.- Improvviso una risata.

Lo sento ridacchiare, sollevato.

-Bene, allora ti aspetto agli studi. Ti mando l'indirizzo per messaggio.- Esclama e attacca.

-Ma io non ho mai detto che sarei venuta!- Strillo nella linea muta.

Brutto bastardo, mi ha incastrata.




EHILA'!
Finalmente, dopo anni che cercavo il coraggio per pubblicare qualcosa di mio, eccomi qui! Essendo la mia prima VERA fan fiction, escludendo quelle orribili su facebook di quando avevo 12 anni, vi chiedo di essere clementi, ma se aveste critiche o consigli sono felicissima di riceverli!
Per ora è un po' lenta, me ne rendo conto, ma devo cercare di introdurre un po' il personaggio. Già dal prossimo capitolo sarà migliore... o almeno spero.
Ringrazio anticipamente di cuore chi recensirà, e spero vi piaccia.
Detto questo, vado a coccolare il mio povero cane, che per fortuna non è stato colpito da tazze volanti di caffè.
Byeeee.

p.s. mi scuso per eventuali errori, ma sono agitata e probabilmente non li ho notati.

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Capitolo 2
*** I missed you ***







2. I missed you

 

 

 

 

Odio parecchie cose di questo mondo.

Una di queste, è l'alzarmi dal letto.

Un'altra è il dovermi pettinare e vestire.

E infine, odio ancora di più il dover parlare con mio padre per avvertirlo che sto uscendo.

Conclusione della storia: perché cazzo non me ne rimango a leggere Harry Potter e non mando a fanculo mio fratello?

Perché non lo vedi da sei mesi, volpe.

Ecco, perfetto, mi rispondo anche da sola. Da male in peggio, sto impazzendo.

Mi trascino verso l'armadio, ignorando le occhiate sospettose di Molly. Non è più marrone, solo leggermente beige, ma puzza di ancora di caffè.

-Ti lavo quando torno.- Le dico, aprendo le ante e passando lo sguardo su ogni possibile abbigliamento.

Se fosse per me, andrei in giro con quelle tute enormi e morbidissime comunemente chiamate pigiami, ma... insomma, meglio di no.

Afferro un paio di jeans blu scuro, un maglione nero e le dr. Martens anch'esse nere. Mi vesto così praticamente tutti i giorni, varia solo il colore del maglione.

Vado in bagno, stando accuratamente attenta a sbattere la porta di camera mia e lasciare Molly chiusa dentro, per evitare che vada ad appestare la casa con l'odore di caffè, e mi faccio una doccia veloce. Mi asciugo i capelli e mi rendo conto che sono diventati decisamente troppo lunghi. Mi arrivano quasi al sedere.

Quando sono asciutti, li lascio sciolti sulle spalle e mi vesto, osservandomi allo specchio. Come ogni adolescente su questo pianeta, non mi piaccio. Ho capelli e occhi castano scuro, il colore più insulso e comune che c'è. Le uniche due cose che apprezzo sono le lentiggini che mi popolano il naso e le guance, e l'altezza. Un metro e settanta di pura inglese media, signori!

Sembra una televendita.

Basta, basta. La devo smettere di parlare da sola.

Esco dal bagno e corro giù dalle scale, strofinandomi gli occhi per cercare di svegliarmi. Se il mio caffè non avesse tinto il pelo di Molly, ora non avrei problemi di sonno. Finisco di torturarmi gli occhi, ringraziando il cielo del fatto che io odi il trucco, o adesso sembrerei un panda, e busso alla porta dell'ufficio di Robert.

-Posso entrare?- Urlo, cercando di sovrastare le imprecazioni che provengono dalla stanza.

Ovviamente, non mi sente.

Apro la porta, irrompendo nell'ufficio, e mio padre non alza nemmeno lo sguardo. È seduto alla scrivania, una mano nei capelli e l'altra a reggere il cellulare.

Si sta un po' stempiando, ora che ci faccio caso.

-Papà, io esco, vado a trovare Liam.- Mormoro, sicura che non mi risponderà.

E invece, alza il viso verso di me.

Ora, ci sono due cose che non mi quadrano. La prima: perché se urlo non mi risponde e se sussurro scatta?

La seconda: perché cazzo indossa gli occhiali da sole dentro casa?

-Cosa?- Borbotta, attaccando la telefonata.

-Vado a trovare Liam.- Ripeto, cercando di apparire più decisa di quanto non sia realmente.

Lui annuisce. -Chiudi la porta quando esci.-

Mi mordo il labbro inferiore, trattenendo tutti gli insulti che vorrei sputargli addosso. Non gliene frega niente di me.

Faccio per andarmene, quando la sua voce roca mi precede.

-Ma cos'è quest'odore di caffè?-

 


* * *


 

Per essere autunno, fa già piuttosto freddo fuori.

Cammino velocemente, deviando le pozzanghere, e cerco di orientarmi con Google Maps. Non ho mai avuto un grande senso dell'orientamento e sarà un'impresa riuscire ad arrivare all'indirizzo che mi ha mandato Liam via messaggio.

Salgo su un autobus, che mi porta alla stazione, e da lì prendo la metropolitana.

Una, due, tre fermate.

Ma quanto minchia è lontano questo posto?

Ignoro la puzza di sudore e tabacco che aleggia nella banchina della metro e mi affretto a uscire. Per fortuna non piove.

Entro da starbucks per un caffè, perché davvero, rischio di addormentarmi in piedi.

-Un espresso.- Ordino alla cassa, e pago.

Mi sposto davanti al bancone, aspettando che me lo preparino, quando delle voci mi distraggono dai miei interessanti pensieri su come pulire Molly.

-Voi ci andate dopo domani al concerto?- Domanda una ragazza alle sue amiche. Hanno tutte e quattro delle magliette bianche con il logo di una band che non conosco. Sono quattro linee verticali e una quinta orizzontale sopra. Mi è familiare, però, come se lo avessi già visto da qualche parte.

-Ma certo.- Risponde una, giocando con il piercing al naso.

-Allora andiamo tutte insieme? Io non vedo l'ora di ammirare quel gran pezzo di gnocco di Zayn.- Esulta la prima.

Trattengo una risata, avvicinandomi distrattamente per sentire meglio. Non si dovrebbe origliare, lo so, ma è più forte di me. E poi sparlano della band di mio fratello: ho tutto il diritto di essere curiosa.

Senza nascondere il fatto che parlano a un tono così alto che anche mio padre le ascolterebbe.

-Sì, quel pakistano è proprio figo. Ma io vado soprattutto per Luke, quel ragazzo mi attizza troppo.- Ridacchia un'altra.

Luke? E mo chi è Luke? E non si dovrebbe andare ai concerti per la musica? Ma che senso ha volerci stare solo per la bellezza dei cantanti? Ah, non capirò mai i giovani d'oggi.

Veramente hanno solo un anno meno di te.

BASTA.

-Oddio, hai ragione. Ha quel piercing che gli sta da Dio.-

No aspettate, mi sta sfuggendo qualcosa. Ma chi è sto tizio?

Vorrei saperne di più, ma il ragazzo con la giacca verde mi posa il bicchiere davanti e sono costretta ad andarmene.

Sorseggiando il caffè, mi incammino verso gli studi. Devo assolutamente chiedere a Liam chi sia questo Luke. O forse farei meglio a cercare su internet, per evitare di fare figure di merda.

Afferro il cellulare, pronta a digitare qualcosa come “Luke degli One Direction”, quando, sbloccando il cellulare sulla pagina di Google Maps, mi accorgo di essere arrivata.

Entro nell'enorme edificio color grigio metallizzato e vado diretta verso l'unica persona presente.

-Sono qui per vedere Liam Payne.- Borbotto, appoggiandomi al bancone che ci separa.

-Sì, come no.- Ridacchia quello, continuando a scrivere qualcosa sul computer.

-Come hai detto?- Domando, perplessa.

-Sai quante ragazze hanno provato a entrare con questa scusa? Troppe. Sei pregata di andare via o chiamo la sicurezza.-

Io lo guardo.

Lui mi guarda.

Io lo guardo.

Lui mi guarda.

Scoppio a ridere.

-Ma che cazzo stai dicendo? Non sono una fan. Sono sua sorella.-

Quello anche si mette a ridere, ma ho come l'impressione che mi stia prendendo per il culo.

-Certo, come se ci credessi.-

Ecco, lo sapevo.

Sbuffo, afferrando il cellulare e chiamando mio fratello.

-Liam, il cretino qui non mi fa entrare.- Sbotto appena risponde.

-Aspetta, vengo giù io.- Risponde e attacca.

Ha ancora la brutta abitudine di chiudere la conversazione senza salutare.

-Sta arrivando mio fratello.- Avverto il ragazzo, alzando un sopracciglio con aria di sfida. E come se lo avessi evocato, le porte dell'ascensore si aprono e lui appare.

Il tizio impallidisce, mentre gli mostro il dito medio e corro verso Liam.

-Raggio di sole!- Esclama.

Gli salto addosso, avvolgendolo come se fosse un albero e io un koala. Lui ride e la sua risata mi scalda il cuore.

Lo abbraccio forte, affondando il viso nell'incavo del suo collo, e lui ricambia la stretta circondandomi con le braccia.

-Mi sei mancato.-

-Anche tu, troppo.-




EHILA'!
Lo so che ad alcuni avevo detto che avrei aggiornato a mezzogiorno, ma non ho avuto tempo, scusateee.
In ogni caso, eccomi qui.
Premetto che dal prossimo capitolo appariranno sia gli One Direction che i 5sos. Lo so che è ancora un po' lento, ma volevo delineare meglio Emily (ho anche inserito la sua descrizione, infatti) e il rapporto che ha con Liam e il padre (il primo bello, il secondo pessimo).
Giuro, giuro, giuro che dal prossimo capitolo le cose si faranno più interessanti.
Aggiornerò già domani, perché voglio andare veloce su queste prime parti.
Ringrazio ancora di cuore tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti i lettori "silenziosi".
Se avete voglia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :3, xx.

p.s. se volete, mi trovate su twitter @_waraki , ricambio il follow

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Capitolo 3
*** Asshole. ***







 

3. Asshole.

 

 

 

 

 

-Vieni, andiamo su dagli altri.- Liam si stacca dall'abbraccio e mi trascina nell'ascensore.

Lo seguo e mi appoggio alle pareti.

Ci guardiamo, in silenzio, godendoci la reciproca compagnia.

-Sei cresciuta un sacco.- Afferma.

Sorrido. -Non ci vediamo da sei mesi, non posso essere cambiata tanto.-

Lui continua a squadrarmi. -Sì invece.-

Faccio per ribattere, quando le porte dell'ascensore si aprono e rimango letteralmente a bocca aperta. Un corridoio lussuosissimo e infinito ci appare davanti, costellato da porte, finestre e quadri con ritratti di famosi artisti musicali.

-Minchia.- Sussurro, estasiata.

-Dai sbrigati, i ragazzi sono qua.- Ridacchia Liam, entrando in una stanza.

Lo seguo, titubante e un po' nervosa, ma appena varco la soglia vengo accolta da un coro di saluti e sorrisi.

Il primo a buttarmisi addosso è Louis che, tra gli altri, è quello con cui vado più d'accordo. Ci stringiamo in un abbraccio spacca costole e schiaccia tette, in cui mi accorgo che sono quasi più alta di lui.

Trattengo una risata mentre passo a Niall, che mi dà un bacio sulla guancia. Poi mi avvicino a Zayn, che con la solita aria da bad boy si sta sistemando i capelli. Cosa ci sia da sistemare non lo so, dato che non ho mai visto una cresta così perfetta. Mi sorride e ci stringiamo un attimo, e lo stesso con Harry.

-Non ti vediamo da un sacco Emily, sei cresciuta molto!- Esclama Niall.

-E' la stessa cosa che le ho detto anche io.- Borbotta Liam, facendomi posto sul divano.

-Ma non è vero!-

-Sì che lo è. Quanti anni hai adesso?-

-La tua memoria mi stupisce ogni volta di più, Niall.- Scoppio a ridere. -Diciassette.-

I ragazzi annuiscono e dopo le domande educate che sono soliti farmi (“come stai?”, “a casa tutto bene? Il papà?”, “Molly è ingrassata ancora?”, “siamo troppo belli per i comuni mortali, vero?”) cominciano a chiacchierare e discutere sul concerto, scrivendo qualcosa su un foglio.

Mi sporgo in avanti, vedendoci scritta la scaletta.

-Devo chiedere ad Ashton quanto è lunga la loro, se no non so se possiamo inserire anche Better Than Words.- Conviene Louis e, mentre mi chiedo chi sia questo Ashton, mi viene in mente il famoso Luke.

Mi volto verso Liam, lo prendo per un braccio e lo trascino in un angolo della stanza.

-Cosa...- Fa per domandare, ma lo precedo.

-Chi è Luke?- Chiedo di getto.

Lui corruga le sopracciglia, perplesso. -E' il chitarrista e cantante dei 5 Seconds of Summer.-

Questa volta è il mio turno di essere perplessa. -E chi sarebbero?-

-E' la band che ci apre i concerti. Come fai a non saperlo?-

Stringo le labbra in una linea sottile, mentre tutto comincia ad avere senso. Anche la conversazione di quelle ragazze al bar ha più logica, per quanta logica possa mai avere una discussione su chi è più figo di chi.

-E ha un piercing?- Indago.

-Guarda tu stessa, stanno entrando.-

Mi volto verso la porta, cercando di rimanere impassibile mentre torno a sedermi con mio fratello.

Perché i ragazzi che sono appena entrati sono fottutamente alti e... strani?

Il primo a fare il suo ingresso ha i capelli biondi, gli occhi azzurri e le gambe chilometriche. Noto che ha un piercing al labbro e per un attimo penso che sia lui Luke, ma subito dopo lo segue un altro ragazzo, anch'esso con piercing, ma al sopracciglio, e mi ricredo. Magari è lui.

La cosa che mi stupisce di più di questo secondo tizio, sono i capelli verdi. Ma non un verde normale, è più un verde... semaforo? Evidenziatore? Tubo dell'innaffiamento? Sì, quel colore.

I due ragazzi camminano verso di noi, sorridenti e tranquilli, con in mano un foglio. Lo porgono a Harry, che prontamente lo prende e si mette a leggerlo.

Squadro ancora un po' i due nuovi arrivati, constatando che amano gli skinny jeans neri e le vans, quando Liam fa le presentazioni.

-Ragazzi, lei è Emily, mia sorella.-

Gli stringo la mano, sorridendo appena e sperando che Liam si ricordi di dirmi i loro nomi.

Vabbè, tirerò a caso.

-Tu devi essere Luke.- Balbetto a quello dai capelli verdi.

Lui scoppia a ridere e così anche il biondo accanto.

-Oh, che cazzo volete, so solo che c'è uno che si chiama Luke e che ha un piercing.- Esclamo, spazientita.

Mr-Capelli-Verdi smette di ridere, facendo finta di asciugarsi una lacrima. -E' lui Luke, io sono Michael.-

Annuisco con una smorfia e torno a sedermi.

-La scaletta va bene, riusciamo a fare anche Better Than Words. Ma dove sono Ashton e Calum?- Domanda Louis.

-Ashton è andato un attimo dai manager, Calum non ne ho idea.- Si stringe nelle spalle Michael, e tutti e sette prendono a chiacchierare menzionando nomi di canzoni di cui non conosco l'esistenza.

-Liam, dov'è il bagno?- Sussurro a mio fratello.

-Appena esci da qui, la terza porta a sinistra, Raggio di sole.-

Mi alzo alla chetichella ed esco, passando inosservata.

Mi trovo di nuovo nel corridoio di prima e cerco di non lasciarmi distrarre dalla bellezza di quel posto.

Uno, due, tre.

Dev'essere questa.

Alzo lo sguardo sulla porta, notando che è un bagno sia per donne che per uomini. Sarà pure bello questo posto, ma avrebbero anche potuto farli separati.

Spingo sulla maniglia e faccio un passo avanti, nello stesso momento in cui qualcuno apre la porta da dentro.

È questione di un attimo e mi ritrovo letteralmente spiaccicata contro qualcuno. Dopo un attimo di confusione per aver sbattuto contro un petto estraneo, barcollo all'indietro.

-Porca troia.- Impreco, massaggiandomi il naso dolorante.

-Che cazzo... ma stai più attenta!- Grugnisce il proprietario del petto.

Alzo lo sguardo sentendo la rabbia crescere, e i miei occhi ne incontrano un paio dal taglio orientale. Sono i più scuri che abbia mai visto, ma allo stesso tempo belli ed enigmatici. Distolgo a fatica lo sguardo da quelle iridi magnetiche e lo squadro, sospettosa.

Davanti a me, infatti, si staglia un ragazzo dalla carnagione olivastra. Ha i capelli color mogano, decorati da un'elegante ciuffo biondo. A me sembra una cagata d'uccello, ma ogni uno ha i suoi gusti.

-Io dovrei stare più attenta? Ma se sei stato tu a uscire come una falciatrice.- Sbotto, allargando le braccia.

Lui si limita a borbottare colorite imprecazioni mentre esce dal bagno e mi sorpassa.

Che stronzo.





Ehilà!
So che sto aggiornando velocemente, praticamente un capitolo al giorno, ma voglio andare veloce sulle prime parti (come ho già detto nel capitolo prima) e tra una settimana partirò per un bel po' di tempo, quindi mi porto avanti col lavoro! Ahahaha.
Anyway, parliamo della storia.
Come ben potete notare, stiamo entrando nel vivo.
Finalmente Emily conosce Luke e Mikey, e ha uno scontro con Calum, anche se non sa ancora chi sia. E come potete aver ben letto (?), si prendono a insulti! Abituatevi subito perché non andranno molto d'accordo, eheh, ma non voglio spoilerare nulla.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi fareste davvero molto felice se mi lasciaste una recensione :3
Grazie a tutti quelli che hanno recensito fin ora, a quelli che (spero) recensiranno in futuro e a quelli che nonostante non dicano nulla, leggono.
Volevo infine avvertirvi che nello scorso "spazio autore" ho sbagliato a scrivere il mio @nick di twitter. Perciò rimedio subito.
Twitter: @waraki_ , se mi seguite ricambio (se no chiedete il follow back) e per qualsiasi cosa scrivetemi, mi fa solo piacere :)

p.s. voglio ringraziare in particolare mei_mei98, che mi ha scritto due recensioni bellissime.

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Capitolo 4
*** Absolutely no! ***






 

4. Absolutely no!

 

 

 

 

 

Secondo me, prima di nascere, ci ritroviamo tutti in una specie di fila.

Una fila lunga, chilometrica, ambita da molti.

E alla fine di essa, Dio ci dona qualcosa. Che sia la bellezza, l'arguzia, la spontaneità. Ci regala una marcia in più per poter affrontare la vita.

Ovviamente, non tutti possono aspirare al dono migliore, quello di tutte le qualità insieme. Solo pochi hanno questa fortuna.

Bene, io ho ricevuto l'intelligenza. Credo. E qualche grammo di simpatia, mescolata a tanto sarcasmo. Fin qui, tutto okay.

Ma la domanda che mi pongo ora, davanti allo specchio di un bagno in un corridoio lussuoso, è: perché la bellezza era totalmente assente nel mio pacchetto?

È ingiusto.

Fottutamente ingiusto.

Mi passo una mano tra i capelli color castano scuro (o color cioccolato, o color merda; dipende dai punti di vista), cercando di dargli una forma. Non sono né lisci, né ricci. Sono un'odiosa via di mezzo.

Mi sciacquo il viso, sperando che quando riaprirò gli occhi io abbia i lineamenti di Ariana Grande, o gli occhi di Katy Perry, o il sorriso di Demi Lovato. Perché loro, amici miei, hanno trovato tanta bellezza nei loro pacchetti. E dovrebbero condividerla con chi ne è sprovvisto, porcammerda!

Infilo una mano in tasca e tiro fuori una piccola scatolina bianca. Ne estraggo una pasticca e rimango un attimo a fissarla, prima di bere un sorso d'acqua e inghiottirla.

Ormai sono quasi sei mesi che prendo quella roba e lo psichiatra non mi ha ancora detto quando potrò smettere. A ogni seduta mi ricorda che tutte le volte che ha provato a togliermi i farmaci, sono caduta di nuovo nel buio. Ed è vero, perciò non posso mai ribattere. Ma vorrei smettere di prenderla, poiché mi fa male al fisico e mi distrugge con i sensi di colpa. Liam, infatti, non sa che ingerisco antidepressivi, e mentirgli è doloroso.

Mi lavo le mani, faccio ciò che non è carino dire ma che di solito si fa in bagno, mi do un'ultima occhiata piena di disgusto allo specchio e torno dai ragazzi.

Ma quando apro la porta, ho una bella sorpresa.

Seduto sul divano accanto a mio fratello, con cui sta chiacchierando con naturalezza, c'è il tizio che prima mi ha quasi asfaltata.

Corrugo le sopracciglia e assottiglio gli occhi, scrutandolo sospettosa. Soppeso l'idea di girarmi e uscire, ma non riesco ad allontanarmi in tempo che Liam alza lo sguardo e mi vede. Si apre in un sorriso luminoso e mi fa segno di avvicinarmi.

Esito un attimo, poi lo accontento e mi accosto a lui.

Il ragazzo è momentaneamente preso dal cellulare e tiene la testa china sullo schermo.

-Calum, lei è mia sorella Emily. Raggio di sole, lui è Calum, il bassista dei 5sos.- Ci presenta mio fratello.

Ottimo, fa pure parte di quella band. Ora me lo troverò sempre tra i piedi quando verrò da Liam.

Calum fa un gesto con la mano, continuando a digitare qualcosa sulla tastiera.

-Ciao.- Sibilo.

Riconoscendo la mia voce, alza il viso di scatto.

Entrambi ci squadriamo con la stessa espressione confusa e irritata.

-Ehm... tutto bene, ragazzi?- Indaga mio fratello, facendo correre gli occhi da me a lui.

-Non sapevo che avessi una ragazzina rompi coglioni come sorella, Liam.- Grugnisce il filippino.

-Non sapevo che avessi un amico stronzo, Liam.- Lo cito.

Mio fratello indietreggia, perplesso.

-Cosa cazzo... vi conoscete già?-

-Abbiamo sbattuto davanti al bagno.- Minimizzo.

Michael ride e ci si avvicina. -Si può fraintendere, detto così.- Ammicca.

Liam spalanca gli occhi, come fulminato, e mi affretto a fermarlo prima che dia di matto. -No, Luke dai capelli verdi, gli piacerebbe che fosse successo qualcosa.- Inarco un sopracciglio, sfottendo sia il filippino ché Michael.

Calum ride e incrocia le braccia. -In realtà non mi piacerebbe affatto, ma resta nella tua convinzione. Basta che poi non ti illudi.-

Questa volta sono io a ridere, ignorando una strana sensazione che mi colpisce allo stomaco. -Non preoccuparti, non succederà. Anche perché quando saresti tornato nelle Filippine avrei sentito la tua mancanza.-

Luke e Michael scoppiano a ridere, mentre le guance del moro si tingono di rosso.

Qualcosa mi dice che si è arrabbiato, e mi ritengo soddisfatta. È proprio a quello a cui puntavo.

Stringe i pungi e gli occhi, rendendoli ancora più a mandorla.

-E' neozelandese e scozzese.- Dice una voce dietro di noi.

Mi volto, trovandomi davanti un altro colosso. Ha i ricci color caramello tenuti indietro da una bandana, un bel sorriso con tanto di fossette e braccia muscolose. Dev'essere Ashton. Ottimo, mancava solo lui all'appello.

-Ops.- Mi stringo nelle spalle, tornando a guardare Calum.

Quest'ultimo si è un po' calmato alla vista dell'amico, ma rimane rosso di rabbia.

-Sei solo una stupida ragazzina.- Ghigna.

Mi mordo il labbro inferiore e cerco di reprimere una vampata di odio. Apro la bocca per dedicargli una variopinta lista di insulti, quando Liam interviene.

-Dai, basta.- Mi afferra per una spalla e mi stringe a lui, allontanandomi dal moro.

-Lo conosco da mezz'ora e già mi sta sul cazzo. Begli amici hai.-

-Non dire così. Calum è un bravo ragazzo, davvero. Solo un po' stronzetto.-

Annuisco, per niente convinta.

Io e quel filippin... neozelandese non andremo d'accordo molto facilmente.

 

 

* * *

 

 

-Non voglio che torni da sola, è buio.- Sbotta Liam, afferrandomi per la manica del maglione.

Sono passate due ore dal mio arrivo e mentre loro devono andare a un evento, io devo tornare a casa.

-Fratello, mi duole ricordarti che ho diciassette anni. Non succederà niente, tranquillo.- Alzo gli occhi al cielo e spero che i ragazzi mi appoggino.

Ma ovviamente le mie speranze vengono infrante da un apprensivo Louis, che scuote la testa.

-Ha ragione, Emily, non puoi prendere la metro di sera con tutta la brutta gente che c'è in giro.-

Ridacchio tra me e me. -La “brutta gente” è in strada alle due di notte, non alle otto.-

Louis si stringe nelle spalle. -Dettagli trascurabili.-

-Vabbè. Ma io devo tornare a casa e fino a prova contraria non so volare. Quindi devo per forza prendere la metro.-

Liam sbuffa, spazientito, ma non mi lascia la manica. Harry si avvicina, scuotendo i ricci e aggiustandoli con una mano. -Noi andiamo a quella... quel... be', non so dove, ma loro no.- Indica i 5 Seconds of Summer.

Tre di loro alzano la testa di scatto, sentendosi chiamati in causa. Inutile sottolineare che l'unico a non prestare attenzione è Calum, troppo concentrato sul cellulare.

-E allora?-

-Potrebbero accompagnarti.- Suggerisce Harry.

-Ma non tutti e quattro, succederebbe un casino se incontrassero qualche fan.- Constata Zayn.

Ashton annuisce. -Ha ragione Malik. Ma io e Luke sta sera non possiamo, abbiamo una cena con dei vecchi amici in vacanza a Londra.-

Michael alza le mani. -Io nemmeno, scusa Em, ma devo vedermi con una ragazza.- Mi strizza l'occhio e sorvolando l'odio per il soprannome appena datomi, inizio a provare simpatia per Mr-Capelli-Verdi.

-Tranquillo. Be', che peccato, nessuno può accompagnarmi.- Faccio per andare alla porta, ma prontamente Liam stringe la presa sulla manica.

-In realtà, uno ci sarebbe.-

A rallentatore, come quando nei film d'azione scoppia una bomba e tutti si lanciano a terra, i ragazzi si voltano verso Calum.

I miei neuroni ci mettono mezzo secondo a connettere e subito mi divincolo dalla presa di mio fratello. -Assolutamente no!- Esclamo, ma c'è qualcosa di strano nella mia voce. È suonata più forte... e doppia?

Mi volto, incrociando gli occhi scuri del neozelandese. Abbiamo detto la stessa cosa nello stesso momento.

-Sì invece, e ora muovetevi. Non voglio che faccia più buio di così mentre siete per strada.- Ordina Liam, spingendo me e il moro nell'ascensore.

-Ti odio.- Grugnisco a mio fratello.

Grugnisci? Che sei, un maiale?

L'ho già detto che devo smetterla di parlare da sola, vero?

-Nah, non è vero. Domani vieni? Il pomeriggio abbiamo i meet and greet, ma ho la mattinata libera.-

-Ho scuola, ma non importa. Vengo lo stesso.-

-Ah giusto...- Sospira Liam, strofinandosi la nuca con una mano.

-Dai, tanto non se ne accorge nessuno e non mi cambia la vita se per una volta non vado.- Lo convinco, abbracciandolo.

Sospira ancora e ricambia la stretta. Poi Calum borbotta qualcosa che suona tipo “sbrigatevi” e preme il tasto per il piano terra.

Le porte si chiudono e mi separano da Liam, lasciandomi sola con il filippino.




Ehilà!
I'm here with a new... capitolo. Sì, insomma, non ricordo come si dice, ma fa lo stesso.
Alloraaa, questo è un capitolo abbastanza importante, poiché cominciano a rivelarsi i problemi di Emily e il fatto che prende antidepressivi. Il perché sarà più chiaro avanti, ma anche così è abbastanza facilmente intuibile.
Anyway, come potete notare, i nostri Calem (?) ora si trovano soli, solini e soletti, diretti verso casa della ragazza. Cosa succederà durante il tragitto? Lo scoprirete nella prossima puntata! *To be continued* *sigla finale*
Ok, smetto di sparare minchiate, giuro.
Come al solito ringrazio tutti coloro che recensiranno o che anche solo leggeranno. Non voglio fare come alcune che scrivono "continuo a cinque recensioni" perché non ho nessuna voglia di costringere qualcuno a farlo, o semplicemente perché non credo che le raggiungerei e pubblicherei lo stesso il capitolo dopo. In ogni caso, mi fareste un immenso piacere se mi diceste cosa pensate di questa fan fiction.
Vabbuò, ci vediamo al prossimo capitolo, xx.
Twitter: @waraki_

 

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Capitolo 5
*** Good night ***


* giusto per avvertirvi: il linguaggio è un po' più forte, se vi dà fastidio non leggete *

 

 

 

 

 

5. Good night

 

 

 

 

 

Usciamo dall'ascensore, attraversiamo l'atrio (dove prontamente faccio una linguaccia al tizio dietro al bancone), camminiamo per la strada, superiamo lo starbucks dove ho sentito quelle ragazze spettegolare e scendiamo nel tunnel della metro.

Tutto questo, in un glaciale silenzio.

Fianco a fianco, lui con il cellulare in mano e io con lo sguardo puntato davanti, non spiccichiamo parola da quando le porte dell'ascensore si sono chiuse.

-Oddio, ma quello è Calum Hood!- Squittiscono due ragazzine dalla parte opposta della banchina.

Le vedo avvicinarsi timidamente e tirare fuori i cellulari. Subito mi sposto, per evitare di finire in una loro foto, e le osservo da un angolo buio.

Tremanti, avanzano verso il moro.

Lui sembra non accorgersene finché non gli sono praticamente addosso e alza lo sguardo.

-Ehm... ciao Calum, possiamo fare una foto?- Balbetta la più grande delle due, che comunque non deve avere più di tredici anni.

-Certo.- Acconsente il neozelandese con una dolcezza che non pensavo avesse, e sorride nella fotocamera dell'iPhone.

Fa lo stesso con la seconda e dopo essere state abbracciate, le due si congedano e corrono verso i genitori.

Mi riavvicino al ragazzo, un po' più di buon umore.

-Adoro il rapporto che c'è tra fan e cantante.-

Ok, fermi tutti.

Ho davvero detto ad alta voce questa frase?

-Mh, mh.- Mugugna Calum, mettendo via il cellulare e annidando le mani nelle tasche.

Ma perché questi qua indossano tutti skinny jeans neri?

-Hai intenzione di stare zitto per tutto il tragitto?-

-Hai intenzione di parlare per tutto il tragitto?-

Fingo una risata. -Sei dolce quanto uno yogurt scaduto.-

Lui fa una smorfia, nascondendo un mezzo sorriso.

La metropolitana arriva e saliamo sul vagone centrale. Io mi siedo, mentre lui rimane in piedi davanti a me, reggendosi a un paletto.

Ricordo che quando ero piccola provavo a rimanere in piedi senza reggermi, ma il gioco si concludeva sempre con una culata per terra e gli strilli di mia mamma su quanto poco igenico fosse toccare il pavimento con le mie chiappe. Non che avesse torto, eh. Credo che se lo toccassi con una mano, senza guanti o coperture, mi prenderei il tetano.

Il mezzo si ferma e le porte si aprono, facendo fare un teatrale ingresso a due ragazze. Un metro e ottanta di tacco quindici, capelli piastrati di un biondo anormale, occhi azzurri con ciglia finte talmente lunghe che se le sbattessero velocemente potrei volare via per il troppo vento, e tubino nero così corto che se mi piegassi gli vedrei le mutande.

Ammesso che le abbiano.

In poche parole, due puttane degne dei migliori strip club.

Entrambe si appoggiano da una parte, a qualche metro da noi, e cominciano a lanciare sguardi languidi al neozelandese. Si sussurrano qualcosa, poi riprendono a fissarlo e ridacchiare.

Il ragazzo non si accorge di niente finché una non emette una risatina di un'ottava più alta del normale, strategicamente usata per attirare la sua attenzione. Calum si volta, accigliato, e nota le due ragazze, che cominciano a sistemarsi i capelli e a sorridere maliziosamente. Il neozelandese ridacchia e gli fa l'occhiolino, facendole quasi orgasmare.

-Potrei vomitare.- Borbotto.

Il moro si volta verso di me, scocciato. -Hai qualche problema?-

-Be', hai appena ammiccato a due ragazze le cui tette sono più finte della mia gentilezza nei tuoi confronti e i cui visi hanno così tanto trucco che se lo lavassero via peserebbero cinque chili in meno.-

Lui alza gli occhi al cielo, poi si volta e guardandole si inumidisce le labbra. Non posso nascondere il fatto che sia fottutamente bello, ma ciò non sminuisce lo schifo che provo verso il suo provarci con due ragazze del genere.

-Ti prego, rischio davvero di sbrattare.-

Lui fa un risolino. -Sei sempre così delicata?-

-Oh no, di solito sono peggio.-

Ride ancora e sento il cuore farmisi più leggero. Mannaggia a me, al mio amore per le risate e al suo sorriso così perfetto.

Aspetta, che ho detto?

-Sta a guardare.- Mi sussurra, prima di girarsi completamente verso di loro e andargli incontro.

Nei cinque secondi che impiega per raggiungerle, quelle sono già venute venti volte.

Il neozelandese si passa una mano sul ciuffo biondo, si appoggia alle porte e si morde il labbro inferiore.

Una delle due gli si avvicina, lasciando che il mini vestito diventi ancora più mini arrotolandosi su per le cosce.

-Ehi.- Sussurra.

Calum le guarda con un'aria da stronzo che le fa sciogliere ancora di più. -Salve belle ragazze.- Sussurra.

Mi mordo il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.

-Sei nuovo di queste parti? Non ti abbiamo mai visto.-

Lui si stringe nelle spalle, ridendo appena, senza staccargli gli occhi di dosso. -Sono qua di passaggio.-

-Allora potremmo andare a bere qualcosa, una di queste sere.- Propone una.

Sento una strana sensazione all'altezza dello stomaco, ma la ignoro. Deve essermi venuto su il pranzo: quel pollo aveva tutta l'aria di essere scaduto da un pezzo.

-Dammi il tuo numero, ti chiamo io. E mi porto un amico.- Quasi ordina, e quella più vicina a lui obbedisce come un cagnolino.

Anzi, come una cagna.

-Grazie bellezza.- Dice dopo essersi salvato il contatto e, facendo un occhiolino all'altra, torna verso di me.

Mi guarda alzando le sopracciglia e io scuoto la testa, disgustata.

-Sei un don Giovanni schifoso.-

Invece di arrabbiarsi, ride.

 

 

* * *

 

 

-Siamo arrivati.- Constato quando intravedo il cancello.

Lui annuisce e mi accompagna proprio davanti casa.

Infilo una mano in tasca, osservandolo distrattamente.

-Dove minchia sono le chiavi?- Borbotto tra me, guardandomi intorno.

-Qualcosa non va?- Domanda con una gentilezza inaspettata.

Scuoto la testa e mi passo una mano tra i capelli.

-No, niente, ho solo dimenticato le chiavi quando sono uscita. Scavalco, non ci sono problemi.-

-Non ti conviene suonare il campanello?-

-No, mio padre starà dormendo. Scavalco qua ed entro dalla finestra.-

Lui corruga le sopracciglia. -Sicura?-

-Che c'è, ti preoccupi?-

-Be', in realtà non vorrei aver fatto tutta questa strada per poi vederti spiaccicata a terra.-

Contraggo le labbra, cercando di rimanere impassibile, ma non resisto e scoppio a ridere. Calum rimane un attimo sorpreso, poi però viene contagiato e si mette a ridere anche lui. E incredibilmente rimaniamo così per un paio di minuti, beandoci di quella sensazione di tranquillità che ti invade dopo una risata liberatoria.

-Va bene,- nonostante tutto, spezzo il silenzio. -devo andare. Grazie per avermi accompagnata, anche se non c'era bisogno. Liam è un po' troppo protettivo.-

Il neozelandese annuisce, evidentemente a corto di parole.

-Buona notte.- Gli suggerisco.

-'Notte Emily.-

Mi volto e senza aspettare che se ne vada, stringo le mani intorno alle assi di ferro del cancello e mi isso su. Passo una gamba dall'altra parte, sedendomi come se fossi a cavallo, poi mi do una spinta con i fianchi e faccio scivolare l'altra gamba verso il giardino. Inspiro profondamente, sentendomi come in Divergent quando Tris si butta dal palazzo nella fazione degli Intrepidi, e mi faccio scivolare giù.

I piedi sbattono violentemente contro la ghiaia del vialetto e cado in ginocchio.

Era più alto del previsto.





EHILA'!
Buona sera belle persone, come state? Spero beneee. Io sono stanca morta. Ho passato tutta la giornata in centro, tra piazza del Popolo, via del Corso e villa Borghese (sì, sono di Roma, lol) e mi si chiudono gli occhi.
Però.. sono comunque qui ad aggiornare, perciò amatemi ahahah c:
Ok, stronzate a parte, devo avvertirvi che dopo domani parto per l'abbruzzo e ci rimango fino al 18 / 19 agosto, perciò vi avverto che non potrò aggiornare. Mi dispiace taaanto, ma almeno avrò tutto il tempo di scrivere i nuovi capitoli con calma e, appena metterò di nuovo piede a casa, pubblicarli uno dopo l'altro.
Grazie mille a chi ha recensito fin ora, a chi recensirà e a chi legge in silenzio. (A voi che non dite la vostra: ovviamente sono felice che la leggiate, anzi, ma mi farebbe davvero tanto contenta sapere cosa ne pensate. Mi basta un "la amo" o "fa più schifo della dentiera di mia nonna": mi farebbe comunque piacere).
Mi scuso a chi dà fastidio il linguaggio volgare, ma ho dovuto usarlo a causa di quelle due ragazze (appunto) volgari.
Un abbraccio, xx.

Twitter: @waraki_

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Capitolo 6
*** We'd like to see a doctor! ***


 

 

 

 

 

6. We'd like to see a doctor!

 

 

 

 

 

-Cos'era quel botto? Stai bene?-

La voce di Calum mi riscuote.

Sono inginocchiata per terra, i palmi delle mani scorticati e un gran dolore alla gamba destra.

-Emily?- Insiste lui.

Mi metto a gattoni, fletto la sinistra e mi tiro su.

-Benissimo!- Esclamo felice. Poi però, appoggiando l'altra, una fitta lancinante di dolore mi fa gemere, e non reggendo il peso, ricado a terra. -Porca putt...-

-Sei caduta di nuovo?- Domanda quel neozelandese da strapazzo.

Minchia oh, dovrebbero chiamarti Volpe di secondo nome.

-Mi vuoi rispondere, cazzo? Ti sei fatta male?-

Grugnisco un paio di insulti, per poi inginocchiarmi.

-No... cioè, sì, però no.-

Vedo un movimento e percepisco la sua presenza dietro la siepe. Scosta un po' di foglie e mi osserva dalla rete.

-Puoi tradurre? Non ho ancora comprato il dizionario Emily – Inglese.-

Fingo una risata. -Che simpaticone. Mi fa male la gamba destra, comunque. Ma non è niente.-

-Sicura? Prova a metterti in piedi.-

Nonostante mi irriti che mi dia ordini, ci provo. Faccio lo stesso movimento di prima, saltellando sulla sinistra e poi poggiando la destra. Ma appena il piede malandato sfiora il pavimento, un dolore fortissimo mi si irradia per tutto il corpo, facendomi accasciare a terra.

-Merda.- Mugugna il moro e lo sento muoversi dall'altra parte.

Mi asciugo una lacrima e tossisco per darmi un contegno. -Tranquillo, non è niente. Forse una contusione.-

Mi rimetto in piedi, questa volta tenendo la gamba destra sollevata, e saltello verso la finestra al piano terra. Provo ad aprire il vetro, ma è chiusa.

E seguendo la logica, l'unica aperta sicuramente è quella della mia camera, che è al secondo piano. Dovrò farmela andare bene.

Ignoro il dolore e gli strani rumori che vengono dal cancello: probabilmente Calum mi starà bestemmiando contro; e sempre saltellando mi accosto all'albero che dà direttamente alla mia stanza. Mi aggrappo a un ramo e mi tiro su.

Per favore, non ti spezzare. Ti prego, ti prego, ti prego.

Senza smettere il monologo interiore e le scommesse su quanti pezzi mi si potrebbe aprire la testa se cadessi da qui, mi isso sul ramo subito sopra. Ma ovviamente, seguendo il movimento che sono solita fare, appoggio la gamba destra per darmi la spinta.

Subito una scossa di dolore mi mozza il fiato, facendomi lasciare la presa e precipitare all'indietro.

Strizzo le palpebre, sentendo le foglie graffiarmi la pelle, e aspetto l'impatto con il terreno.

Ma non arriva.

Due braccia mi afferrano prontamente, stringendomi dietro le spalle e sotto le ginocchia. Come una principessa.

Apro gli occhi, sorpresa, trovandomi il viso di Calum a pochi centimetri di distanza.

Mi ha presa al volo.

-Hai scavalcato il cancello?- Domando, per poi mordermi il labbro inferiore.

Ovvio che lo ha scavalcato, idiota.

-No, ci sono passato attraverso.- Mi guarda torvo.

Sbuffo, trattenendo un sorrisetto. -Non c'era bisogno, me la so cavare.-

-Sì, in effetti sei molto brava a suicidarti.-

Sta volta non ci riesco e ridacchio.

È simpatico in fondo.

Molto, molto in fondo.

Sorride anche lui, stringendomi più forte e avvicinandosi al cancello. Solo ora che cammina, tenendomi in braccio, mi rendo conto di quanto siamo vicini. Sono completamente spiaccicata contro il suo petto, il viso decisamente troppo vicino al suo, le mani strette alle sue spalle. Le guance mi vanno a fuoco e spero che nel buio non se ne accorga.

-Sei carina quando arrossisci.- Mi sfotte, guardando avanti.

Ecco appunto.

-Vaffanculo. Sono spappolata addosso a un ragazzo che nemmeno conosco bene, ho tutto il diritto di arrossire.-

Ridacchia e si piega, facendomi sedere con la schiena appoggiata al cancello.

Si accovaccia di fronte a me. -Dove ti fa male?-

Muovo piano la gamba, sentendo il dolore concentrarsi intorno alla caviglia. Gliela indico con una mano e lui annuisce, pensieroso.

-E' meglio se ti porto in ospedale, potrebbe essere rotta o slogata.-

Impallidisco e scuoto la testa. -Assolutamente no. Chiamerebbero mio padre, o peggio, Liam, e mi ucciderebbero.-

-Non hai tanta scelta.-

Sbuffo, passandomi una mano tra i capelli. È una specie di tic, lo faccio sempre quando sono nervosa. -Ok, hai ragione, ma vado da sola. Non voglio disturbarti tutta la sera. Già non avresti dovuto accompagnarmi.-

Lui non ribatte, ma si alza in piedi e mi aiuta a fare lo stesso.

-Vado prima io e ti aspetto dall'altra parte. Ce la fai a tirarti su senza usare la gamba destra?-

Annuisco e lo osservo mentre scavalca. I muscoli delle braccia si tendono mentre passa dall'altra parte e salta.

Perché lui è stato così aggraziato? Non è giusto.

Mi arrampico, mi giro verso la strada e mi lascio scivolare giù.

Subito due braccia mi avvolgono i fianchi, addolcendo la caduta e permettendomi di rimanere in equilibrio sulla gamba sinistra.

-Grazie.- Sussurro, staccandomi da lui e afferrando il cellulare. -Chiamo un taxi e vado. Grazie ancora per avermi accompagnata e...-

-Aver impedito che ti uccidessi? Non c'è di che.- Ride.

-Sei simpatico quanto un “no” a una proposta di matrimonio.- Ironizzo, ma sorrido.

Faccio per salutarlo con un gesto, quando mi ruba il telefono di mano e chiama il taxi al posto mio.

-Che stai facendo?- Spalanco gli occhi e appena chiude la chiamata gli strappo il cellulare di mano.

-Pensi davvero che ti lascerò andare in ospedale da sola? Sono stronzo, ma non fino a questo punto.-

Una strana sensazione mi chiude lo stomaco, ma non ci faccio caso. -Sei sicuro? Potrà volerci un po'.-

-Fa niente. E poi se Liam scoprisse che ti sei fatta male e ti ho abbandonata, mi ucciderebbe.-

Annuisco. -Non hai tutti i torti.-

 

 

* * *

 

 

-Salve, vorremmo vedere un dottore. La mia... amica si è fatta male a una gamba.- Dichiara Calum, appoggiandosi al bancone.

La giovane infermiera arrossisce, sistemandosi gli occhiali sul naso. -Certo, ora vedo chi è in servizio.- Balbetta, guardando imbarazzata il neozelandese.

Alzo gli occhi al cielo mentre il moro le fa l'occhiolino, facendola agitare ancora di più.

Sbuffo. -Sei davvero terribile.-

Lui si volta a guardarmi. -Perché? Siete voi ragazze che non resistete al mio fascino.-

Scoppio a ridere, ricevendo un'occhiataccia dall'infermiera. -Ma ti prego. A me non fai nessun effetto.-

Fa per ribattere, quando un dottore fa la sua comparsa.

-Mi hai chiamato, Diana?-

-La ragazza si è fatta male a una gamba.-

Il medico viene verso di noi e ci stringe la mano.

-Sono il dottor Jason, ortopedico. Cos'è successo, ragazzi?-

-Ho scavalcato il cancello di casa e sono caduta male.- Spiego.

Lui annuisce, poi fa un gesto alla ragazza. Diana ci raggiunge con una sedia a rotelle e un foglio.

Inaspettatamente, Calum mi aiuta a sedermi, tenendomi per le braccia. Afferro il foglio e lo compilo, inserendo tutti i miei dati personali. Ma prima di arrivare alla fine, una domanda mi fa salire l'ansia.

Fa uso di medicine?

-E' necessario rispondere qui?- Chiedo al dottore, indicandogli la riga.

Lui la legge con un colpo d'occhio e annuisce, spingendo la sedia verso una stanza. -Certo. Se servirà darle antidolorifici, dobbiamo sapere se potrebbero fare reazione con altri medicinali.-

Stringo le labbra e scrivo velocemente il nome dei miei antidepressivi, stando ben attenta che Calum non se ne accorga.

Infine firmo e riconsegno il foglio al dottore. Lui passa in rassegna le risposte, bisbigliando piano.

-E' minorenne, perciò dovremmo chiamare i suoi familiari, a meno che questo ragazzo non sia imparentato con lei.-

-Oh, no, non lo sono.- Interviene il neozelandese.

Il dottore annuisce e continua a leggere. -Fa uso di anti...?- Fa per chiedere, ma fingo un fortissimo colpo di tosse, costringendolo a non finire la frase.

Calum mi guarda storto e aspetta che l'uomo finisca di parlare.

-Sì.-

Non so se Jason capisca o meno, ma mi fa un cenno con la testa e rimane in silenzio. Lascia il foglio a Diana, poi mi spinge in una stanza e chiude la porta alle spalle di Calum.

 

 

* * *

 

 

-E' slogata.- Dichiara l'ortopedico dopo un'ora di esami e controlli.

Salto a sedere, stralunata. -La caviglia?-

-La caviglia.-

Mi passo convulsamente le mani tra i capelli, sentendo la tensione stringermi lo stomaco.

Calum inspira, anche lui agitato, quando il mio cellulare squilla.

-Raggio di sole, sei arrivata a casa?-

Rimango in silenzio, mentre il moro mi sprona a parlare con un gesto davvero poco rassicurante.

-Sì, ma ora non sono lì.-

Liam esita. -Perché? Dove sei?-

-In ospedale.-

-CHE COSA?-





Ehilà!
Sono tornata, yeee. Dopo ben quindici giorni di isolamento in montagna, tante passeggiate, lettura di libri e pranzi assurdi, torno più forte di prima *musichetta di sottofondo*.
Mi dispiace avervi fatto aspettare, ma almeno è un capitolo lungo, no? E succedono tante cose carine, eheh. E finalmente Cal pal decide di mettere da parte il muso da cane cattivo e la prende al volo prima che si possa sfracellare definitivamente. Poi ovviamente continua a fare il piacione con Diana, ma almeno rimane gentile con Emily e la aiuta. :3
Il prossimo capitolo avrà una parte incentrata su Emily e Liam, che come avete potuto leggere, sta arrivando di corsa ahahah.
Spero che vi sia piaciuto, come al solito vi ringrazio di cuore di aver letto e mi farebbe piacere se lasciaste una piccola recensione c:
Scappo, un mega abbraccio spacca-costole e schiaccia-tette (lol), xx.
Twitter: @waraki_

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Capitolo 7
*** My crazy best friend ***


 

 

 

 

 

7. My crazy best friend

 

 

 

 

 

-NON POSSO CREDERCI CHE HAI SCAVALCATO IL CANCELLO. LO FACEVI QUANDO AVEVAMO TREDICI ANNI, NON ADESSO. POTEVI AMMAZZARTI.- Strilla Liam.

Mi stringo nel lenzuolo del letto, sperando che il materasso mi inghiotta per sempre.

-Lo so ma...-

-PENSA SE NON TI AVESSI FATTA ACCOMPAGNARE! ORA ERI LA' PER TERRA E NESSUNO TI AVREBBE POTUTA AIUTARE. QUASI QUASI ORA TI PAGO DELLE GUARDIE DEL CORPO CHE TI PROTEGGANO DA TE STESSA.-

-Liam, ho capito, ma...-

-NON MI PUOI FAR PREOCCUPARE IN QUEL MODO, OK? IMMAGINA ANCHE SOLO LONTANAMENTE CHE INFARTO MI SONO PRESO QUANDO MI HAI DETTO CHE ERI IN OSPEDALE!-

Mi prendo la testa tra le mani, esasperata.

È passata un'ora da quando ho avvertito mio fratello e nell'attesa del suo arrivo, mi hanno fasciato la caviglia e fatto un'endovena di antidolorifici. Poi è arrivato lui, ha salutato Calum (il quale se n'è andato subito... codardo) e ha cominciato a farmi la predica.

-Ehm... mi scusi, gli altri pazienti stanno dormendo.- Lo riprende Diana e per la prima volta da quando sono arrivata mi sta simpatica.

Ma poi noto che fissa Liam come io guardo una torta al cioccolato, e tutta la simpatia provata prima sfuma in un attimo. È pur sempre mio fratello! Non puoi spogliarlo con gli occhi davanti a me e pensare che io rimanga indifferente.

-Va bene.- Sbuffa lui.

Diana se ne va e io mi lascio cadere sul materasso.

-Mi dispiace Lì.- Mormoro.

Lui si sdraia accanto a me, inspirando profondamente. -Non sono arrabbiato, davvero. Solo tanto preoccupato.-

Allungo la mano e la intreccio alla sua, sorridendo appena. Mio fratello è sempre stato il mio punto di riferimento, l'esempio perfetto da seguire, colui che nonostante tutto ci sarebbe sempre stato. E anche se adesso gira per il mondo, non lo vedo per mesi, gli nascondo il mio stare male, è comunque la persona più importante della mia vita.

-Ti voglio bene.- Sussurro con gli occhi lucidi.

Liam mi stringe la mano più forte. -Anche io Raggio di sole.-

 

 

* * *

 

 

Mi chiudo la porta alle spalle, estraggo dalla serratura le chiavi che mi ha prestato Liam e in silenzio zoppico verso le scale. Appoggio le stampelle sul primo gradino, salto e mi stabilizzo. E così per tutta la rampa. Riesco ad arrivare indenne fino alla porta della mia camera, quando quella di mio padre si apre e lui corre fuori.

-Buongiorno.- Mi dice distrattamente, sorpassandomi e uscendo di casa.

Rimango impietrita, fissando il legno. Non si è reso conto né che ho passato la notte fuori, in ospedale per di più, né che ho delle stampelle.

Mi passo una mano tra i capelli, inspirando profondamente e cercando di non pensarci, e apro la porta di camera mia. E fidatevi se vi dico che niente mi avrebbe potuta preparare a quello che mi aspetta dentro.

Macchie sporche ovunque, odore nauseante di caffè, una chiazza gialla di cui non voglio sapere la provenienza, e Molly sdraiata sul mio letto.

Cercando di non vomitare per l'odore orribile, mi rendo conto che ho lasciato il mio cane chiuso nella camera per tutto il giorno e la notte, per di più sporca di caffè.

Con la massima velocità consentitami dalle stampelle, afferro Molly per la collottola e la sbatto fuori in corridoio. Poi prendo detersivi, strofinacci, una scopa e l'aspirapolvere.

E mi do alla pazza gioia.

...non letteralmente, ovvio.

 

 

* * *

 

 

Ho finito di pulire la mia stanza un paio di ore fa e in questo momento sono sdraiata sul divano come una sirena sugli scogli.

Okay, forse più che a una sirena assomiglio a una balena. Spiaggiata.

Ma questi sono dettagli, pff.

Mi giro su un fianco, in modo da vedere meglio la televisione, e faccio attenzione a spostare il piede sui cuscini. Poi prendo il cellulare e chiamo una delle poche persone che ho davvero voglia di vedere in questo momento.

-Pronto? Lea?-

La mia migliore amica, o anche, possiamo dire, la mia unica vera amica, lancia un gridolino di gioia. -Emy!-

-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? Odio i soprannomi.-

-Bla bla bla.-

Ridacchio. -Come stai?-

-Tutto bene. Anzi, direi stra bene. O super bene? Molto bene, insomma. Ho preso un otto in matematica e oh mio dio, dovrei annotarlo sul calendario. Sono cose che succedono poche volte nella vita. Ah, e mia sorella mi ha portato un modellino del Colosseo dal suo viaggio a Roma! Sono così felice, mi piace troppo quella città e tu sai quanto ami la storia. L'ho messo sulla mensola che si vede appena entri in camera mia, hai presente? Ma non a destra, a sinistra. Stava meglio lì e...-

Allontano il cellulare dall'orecchio, stordita da quel fiume di parole. -Lea, ferma, ferma.- Inspiro. -Ti va di venire qui? Mi sono storta una caviglia e non posso uscire.-

Aspetto che mi risponda cambiando pigramente canale, e passando da Sedici anni incinta alle audizioni di xFactor. Ma dall'altra parte della linea sento solo silenzio.

-Lea?-

Ed è allora che grida di nuovo, facendomi probabilmente scoppiare un timpano.

-MA TU SEI COMPLETAMENTE PAZZA, PERCHE' HAI URLATO IN QUEL MODO?-

Tossicchia e la sento muoversi.

-Volevo imitare l'acuto di Ariana Grande in Break Free.- Spiega, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Boccheggio, senza parole. Nonostante la conosco da sempre, non riesco ancora a concepire come faccia ad uscirsene con certe cose così... senza senso.

Ma forse questo è anche uno dei motivi per cui le voglio così bene.

-Sì, okay, certo. Vieni?-

-Cinque minuti e sto lì.-

 

 

* * *

 

 

Sono le dieci di sera e io e Lea siamo sdraiate sul divano, con un cartone di pizza vuoto ai piedi e la televisione ferma su Il boss delle torte.

-E così Calum ti ha presa al volo quando sei caduta dall'albero?- Mi domanda per la decima volta da quando ho finito di raccontarle la mia (dis)avventura.

-Sì, ma perché continui a chiedermelo?-

Si stringe nelle spalle, fissando lo sguardo sullo schermo. Ma i suoi pensieri sono altrove, e infatti chiede ancora: -Ma proprio in braccio? O solo presa sui fianchi?-

Salto a sedere, esasperata. -Perché continui a domandarmelo?-

-Così.- Svaga, ma questa volta sposta gli occhi azzurri su di me e non riesce a trattenere un sorrisetto malizioso, accompagnato dalle sopracciglia che scattano su e giù.

I miei (forse due) neuroni ci mettono un secondo scarso a connettere e farmi rendere conto che la mia amica sta entrando in modalità ShippoEmilyConQualsiasiRagazzoLeSiaPassatoAccanto.

-NO, LEA, HAI CAPITO MALE. Prima di tutto, mi sta sulle palle che non ho. Secondo, non lo conosco neanche. Stop, basta, non se ne parla.-

Lei scrolla la testa, facendo svolazzare i capelli chiari e le punte tinte di rosa. -Come vuoi tu.- Borbotta, ma sorride in modo inquietante.

E questo non è mai un bene.





NON LINCIATEMI VI PREGO, VI VOGLIO TANTO BENE.
SCUSATE L'ENORME E IMBARAZZANTE RITARDO, MA... mi aveva sfiorato l'idea di cancellare la storia. Qualcuno la legge, ma non capisco se piace o no, se sbaglio o se dovrei cambiare qualcosa; perché, be', nessuno recensisce. E io non sono molto brava in queste cose. Non voglio fare la vittima che non sono, dicendo cose del tipo "recensite pls o sono triste xd" perché no, non è quello, ma ho avuto dei seri dubbi sull'andamento della ff.
Cooomunque, se ora sono qui a postare questo incredibilmente noioso e brutto capitolo, vuol dire che ho cambiato idea, quindi don't worry.
In questo, infatti, ho deciso di delineare meglio la vita di Emily, introducendo un nuovo personaggio: Lea! Spero vi piaccia, anche se è un po' sciroccata. Però è davvero importante e avrà un ruolo fondamentale nell'andamento degli eventi.
Anyway, vi ringrazio per essere arrivati a leggere fino qui, davvero. Grazie. E grazie anche a tutte le persone che hanno messo la storia tra preferite/seguite/ricordate, vi vu bi.
Bene, ora, per farmi perdonare del ritardo e della piattità (non credo che esista come parola) di questo capitolo, vi dico già che pubblicherò il capitolo dopo domani, se non sta sera stessa.

Scappo, in bocca al lupo a chi, come me, ha appena ricominciato la scuola.
Byeee.

Twitter: @waraki_

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