Books about you

di Aru_chan98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Storia ***
Capitolo 2: *** Matematica ***
Capitolo 3: *** Biologia ***
Capitolo 4: *** Geografia ***
Capitolo 5: *** Inglese ***



Capitolo 1
*** Storia ***


“Alfred! Avanti, alzati che è già tardi!”. Perché la mamma ha sempre questa fissa dello svegliarsi all’alba? Solo perché lei, papà e Mattie ce la fanno mica significa che ce la posso fare anch’io. Visto che se non mi alzo mamma è capace di buttarmi giù dal letto (letteralmente) e costringermi ad aiutarla a fare le pulizie di casa, decido di aprire gli occhi. La sveglia posata sul tavolino vicino al mio letto segna mezzogiorno passato. Perché devo alzarmi così presto? In fondo la scuola non comincerà che tra pochi mesi, siamo in piene vacanze, mi merito un po’ di riposo, no? Mi stiracchio mentre mi metto seduto, ho ancora sonno ma non posso rimettermi a dormire per mia sfortuna, così scosto la mia coperta super figa degli Avengers e mi alzo. “Mornin’ Matt” dico, con un grande sbadiglio, a mio fratello, che incrocio per il corridoio che porta al bagno. “’Giorno. Meglio se ti sbrighi: la mamma sembra parecchio nervosa oggi” lo oltrepasso e mi chiudo in bagno, non ascoltando ciò che mi ha appena detto: la mamma sembra essere sempre nervosa, soprattutto con me, quindi perché preoccuparsi? Anzi, me la prendo persino comoda prima uscire dal bagno, scendere le scale e andare a rovistare nel frigo, in cerca di qualcosa con cui fare colazione. “Cosa pensi di fare signorino? Eh no, adesso aspetti che tuo padre torni a casa per pranzare tutti insieme” mi blocca la mamma. Ok, mi sa che stavolta Mattie aveva ragione: oggi sembra che abbia un diavolo per capello. Spero che non sia per la mia piccola fuga segreta alla festa di Matthias di ieri notte. “Su, corri a cambiarti. Non sei troppo grande per dormire col pigiama di Superman?” “Starai scherzando spero. È il mio eroe, e lo sai bene ma’” “Certo certo. Attento a non metterti le mutande sopra i pantaloni come lui però” le sento dire prima di salire le scale per tornare in camera mia. A volte vorrei che la smettesse di fare questi commenti stupidi, non fanno ridere e poi povero Superman: mica è colpa sua, è solo un povero supereroe incompreso e fin troppo sfottuto per il suo abbigliamento. Anyway, meglio che mi sbrighi: anche se papà torna, la mamma non mi lascerà stare a tavola se non indosso qualcosa. Papà rientra a casa dal lavoro mentre la mamma finisce di apparecchiare la tavola e io sto giocando con Mattie, quasi un’ora dopo. “Alfred, ridai a Matthew il suo orso di peluche e venite a tavola” sento dire a papà. Non ci penso due volte prima di lanciare il pupazzo a mio fratello e fiondarmi a tavola, pronto per il gustoso pranzo della mamma. La sua cucina vale sicuramente più dei dispetti che faccio a Mattie.
 
 
Nel pomeriggio vengo disturbato mentre gioco alla play da Matt, che tenta di ricordarmi dell’impegno che avevo preso con lui oggi. “C’mon Al! Mi avevi promesso che saremmo andati oggi a prendere i libri per il nuovo anno scolastico” “Ma Matt, hai 18 anni, puoi andarci anche da solo” gli dico senza guardarlo: devo riuscire ad uccidere almeno altri 100 zombie e poi avrò vinto la partita. Sono settimane che ci sto su e non posso ammettere di non riuscire a battere il record di Kiku: ne va del mio orgoglio. Di colpo la tv si spegne: non posso credere che mio fratello abbia potuto spegnerla. Eppure eccolo là, con la spina ancora in mano e uno sguardo seccato “Bene, ora che non hai di meglio da fare, potresti rispettare il tuo impegno s’il te plâit?”. Quanto odio quando fa così. “Aaaaaall right bro. Come vuoi, ma andiamo dove voglio io” dico, alzandomi dal pavimento . Alla festa di ieri sera ho conosciuto il cugino di Elizaveta, e mi ha detto che il ragazzo di sua sorella aveva un negozio di libri usati. Tanto vale provare a farci un salto, tanto ho il pomeriggio libero e almeno Matt mi lascerà in pace. Una volta arrivati è già pomeriggio inoltrato e il negozio sarà aperto ancora per poco, quindi è meglio se ci diamo una mossa. Entrando non troviamo tante persone, quindi, quando un ragazzo biondo dallo sguardo serio ci chiede subito se abbiamo bisogno di qualcosa non ci sorprendiamo più di tanto. “Tu devi essere il fidanzato della sorella di Gilbert, giusto? Mi ha parlato lui di questo posto e mi chiedevo se avevi alcuni libri per il secondo anno dell’accademia W” comincio a dire, e quando nomino il mio nuovo amico negli occhi verdi del commesso passa un filo d’irritazione, ma conoscendo Gil, mi sembra normale avere una reazione simile. “La lista dei libri è questa” disse Mattie e gli porge la lista dei libri che la segretaria ci ha consegnato il mese scorso, quando abbiamo richiesto i titoli dei testi nuovi. Il commesso l’ha esaminata per poi chiederci di aspettarlo un attimo e sparire nel retro bottega. Nel frattempo sento il mio telefono vibrare nella tasca dei miei jeans. Lo tiro fuori e il display segna che qualcuno mi ha mandato un messaggio: è da parte di Gil. Beh, parli del diavolo e spuntano le corna a quanto pare… -Hallo freund, il magnifico me dà una festa stanotte. Non puoi assolutamente mancare!- dice il messaggio. Un’altra festa quindi? Ma in fondo, chi sono io per rifiutare un po’ di divertimento? –Sure! Conta pure su di me- -Grandioso! A casa mia alle 23. A stasera-. Bene, adesso devo solo preoccuparmi di fare attenzione a non svegliare nessuno mentre sgattaiolo fuori di casa. “Esci anche stasera quindi” sento dire a Matt, anche se sembra più un’affermazione che una domanda. È il mio gemello, anche se cercassi di nascondergli qualcosa lui lo capirebbe, quindi meglio averlo come alleato che come nemico, così gli dico sempre tutto. Non approverà le mie fughe da casa, ma almeno non va a denunciarmi dalla mamma. Prima o poi riuscirò a trascinarlo ad una festa e a quel punto capirà che ci si diverte e non c’è niente di male nel partecipare ad una. “Dovresti venire anche tu con me. Che vuoi che accada, tanto papà russa come un trombone e la mamma ha il sonno pesante, se ci ricordiamo di tornare prima delle 5.30 non avremo il minimo problema” “Non penso sia una buona idea tentare di ingannare così i nostri genitori. In fondo, se ci dicono di non andare ci sarà un valido motivo no?” “Solo perché pensano che circoli droga, alcool e altra robaccia. E dai, io ci sono già stato almeno quattro volte e come vedi sto benissimo. Il massimo che può capitarti è ubriacarti o ritrovarti nudo nello stesso letto di una ragazza che non conosci. E da hero quale sono non lascerò che ti accada niente ok?” “Continuo a pensare che sia una cattiva idea. E anche se venissi nessuno mi noterebbe: lo sai che nessuno lo fa mai o pensano che sia te. È snervante alla lunga”  “Se non vieni non puoi sapere se sarà la tua serata fortunata. Che resti fra noi, ma hai presente Toris?” “Chi? Il tuo compagno di baseball dell’anno scorso?” “Esatto, proprio lui. Dove pensi abbia incontrato il suo migliore amico? Ad una festa ovviamente” “Si, ma-“ “Ecco i vostri libri” dice il commesso, appoggiando una bella pila di libri sul bancone, interrompendo l’ennesima obbiezione di Matt. Paghiamo per i libri e torniamo a casa: se devo andare ad una festa sarà meglio che mi prepari. Una volta a casa io e Matt ci dividiamo i libri e io getto i miei sul mio letto ancora sfatto, per poi cominciare a rovistare nel mio armadio alla ricerca di cosa indossare per la festa. Nel casino che creo faccio cadere alcuni libri dalla pila di Mattie (che fortunatamente è occupato ad aiutare papà con alcuni documenti in francese) e uno in particolare attira la mia attenzione: è aperto a metà, e negli spazi non occupati dal testo ci sono dei disegni. Sono una delle cose più aggraziate che abbia mai visto e così decido di raccogliere il libro da terra ed esaminarlo meglio. Sembra si tratti del libro di storia di un tale A. K. Mi siedo sul mio letto e incomincio a sfogliare le pagine: per ogni periodo storico sembra essere disegnata una storiella a piccole vignette. Il protagonista sembra essere un giovane uomo con le orecchie a punta, un elfo forse o un folletto, che vive un’avventura diversa per ogni periodo storico, ma la cosa che mi colpisce è che questo personaggio non sembra avere amici. Parla con le fate, uccide draghi e streghe cattive e salva damigelle in pericolo, o si cimenta nel fare dispetti come rubare il parrucchino a Luigi IV o sbarrare il passo a Giulio Cesare mentre cerca di conquistare l’Inghilterra, ma non sembra interagire mai con un coetaneo o un personaggio per più di un periodo, come se chi l’ha disegnato non avesse avuto amici. Non so bene perché, ma la cosa mi rattrista un po’: una persona così talentuosa dovrebbe essere super popolare, non emarginata. Ma magari sto sbagliando supposizioni, non si sa mai. L’unica cosa certa è che, per finire di sfogliare tutte le avventure di Jackie (sembra essere il nome del ragazzo elfo/ folletto), finisco per dimenticarmi la cena e a momenti la festa. Cavolo, quei disegni sono davvero meravigliosi, sarebbe bello conoscere chi li ha fatti, anche solo per dire che apprezzo il suo lavoro. Delle semplici iniziali sono troppo difficili come indizio. La trama è varia quindi non riesci nemmeno ad annoiarti perché i colpi di scena e le avventure sono incredibilmente varie e interessanti, e anche Jackie in sé è un personaggio incredibile. Se Superman e Captain America non fossero i miei idoli, magari Jackie lo sarebbe diventato. Senza scherzi, adoro quel piccolo ragazzo folletto. Stando attento che Mattie con compaia, scambio il mio libro di storia con il suo e finisco di prepararmi. “Matt, the heck are you doin’? Sono già le dieci e mezza e tu non sei ancora pronto per uscire. Avanti, sbrigati” dico a mio fratello, accorgendomi che non è ancora pronto per uscire. I nostri genitori sono nella loro camera e per esperienza posso dire che non ne usciranno fino al mattino. “Non ho mai detto che sarei venuto” mi risponde, continuando a giocare col suo peluche. Rovisto nel suo armadio e gli tiro addosso alcuni vestiti dicendogli “Non accetto obbiezioni. Su Matt, sbrigati”. Lui prende i vestiti con aria estremamente seccata, ma poi sospira e si cambia. Bravo fratellino, vedrai che ti divertirai un mondo. Non passano dieci minuti che cominciamo a muoverci in punta di piedi verso la porta d’entrata di casa nostra, entrambi con le nostre scarpe in mano, nel tentativo di fare meno rumore possibile. Dopo pochi secondi di tensione, chiudo a chiave la porta e cominciamo a correre sulle nostre bici nella fresca aria estiva verso la casa di Gil.


La musica è davvero alta e ci sono più persone di quante immaginassi. Matt si tiene molto vicino a me e in fondo non lo biasimo: nemmeno io conosco tutti, figuriamoci lui che non esce e non ha molti amici. “Alfred, Willkommen auf meinem kleinen Party. E il tuo amico chi è?” mi saluta Gil non appena mi vede. “Oh, lui è mio fratello Matthew. È la sua prima festa, quindi non strapazzarlo troppo, va bene?” dico scherzando. Gilbert va a salutare altri suoi amici, così io e mio fratello rimaniamo soli, ma poco dopo decido di mettermi alla ricerca di qualcuno che conosco, con Matt che mi segue. Nel soggiorno della villetta di Gil vedo Eliza che sta parlando con un ragazzo chiamato Roderich, una ragazzina bionda e il commesso del negozio, così alzo il passo e li raggiungo per scambiare quattro chiacchiere con loro. “Ti prego, dimmi che c’è una persona che ti somiglia Al: non posso vederci doppio alla mia seconda birra” mi dice Eliza appena ci vede. “Non scherzare, con due birre sono sicuro che tu non sia minimamente brilla, figurati vederci doppio! Anyway, dovresti saperlo che di hero ne esiste uno solo al mondo. Lui è mio fratello Matthew” le rispondo. Adoro Eliza, ha un senso dell’umorismo non tanto cattivo ed è piacevole stare in sua compagnia, anche se a volte ha dei modi fin troppo maschili per una ragazza. Dopo un buon quarto d’ora di chiacchiere lascio Matt con loro (e sembra che abbiano fatto amicizia alquanto in fretta) e mi dirigo in cucina, in cerca di una birra: potrò essere minorenne, ma ad una festa è sempre una festa, quindi perché dire di no ad una birra? Quando entro m’imbatto in due ragazzi che ho incontrato ieri, i due migliori amici di Gilbert da quanto sono riuscito a capire: mi pare che il biondo dai capelli un po’ lunghi si chiami Francis, mentre quello con i capelli castani e la pelle abbronzata è Antonio. Stanno parlando con un altro ragazzo che non avevo mai visto prima, anche se sembra che stiano litigando piuttosto. Ha i capelli biondi pure lui, ma dandomi le spalle non riesco a vedere altro. “Oh, guarda chi si vede. Hola amigo” mi saluta Antonio con uno dei suoi sorrisi che fanno concorrenza ai miei. Francis si accorge della mia presenza e mi saluta con un “Bon soir Alfred” e il terzo ragazzo si gira: ha degli occhi di un verde che non avevo mai visto ed ha dei lineamenti davvero delicati a renderlo ancora più bello, peccato per un dettaglio solo: le sue sopracciglia. Prima di accorgermene mi scappa una risata e mr. Sopracciglia sembra innervosirsi parecchio. “The hell are you laughing about, stupid git?” mi dice con un tono tutto tranne che gentile. Ma che razza di problemi ha? È Francis che lo stava sfottendo, mica io. “Magari ride per quei due bruchi che ti ritrovi in faccia” dice il francese, facendo arrabbiare di più lo sconosciuto. Mentre i due cominciano a discutere, io mi avvicino ad Antonio, che nel frattempo ha raggiunto il frigo. “Ne prenderesti una anche per me please?” gli chiedo, “¡Seguro!” risponde e mi passa una lattina della mia birra preferita. “Say Tony, who is the dude che sta bisticciando con Francis?” chiedo, aprendo la lattina di birra e bevendone un bel sorso. “Si chiama Arthur Kirkland e sembra che abbia conseguito il diploma col massimo dei voti” “Il diploma? Ma quando? Pensavo avesse la nostra età” “Quest’anno infatti”. Stavo ascoltando Antonio mentre mi diceva di più su Arthur quando, a seguito di una gomitata da parte di quest’ultimo, la mia maglietta viene inzuppata di birra, facendomi arrabbiare. “Che cazzo amico. L’avevo comprata da poco questa maglietta” “E chi se ne frega? Vattene a casa da mamma allora. È da bambini andare in giro con una maglietta di Captain America, o da nerd sfigati che credono in cavolate”. Ok, io questo lo ammazzo. “Almeno io non sono uno stronzo dalla coda di paglia e dalle ridicole sopracciglia. Esiste una cosa chiamata “pinzette” e tu ne hai un disperato bisogno. Nerd sfigato? A quanto ho sentito, l’unico che non ha uno schifo d’amico sei tu, mr. “Io-vedo-le-fate”. Ridicolo” ma non finisco la frase che il biondo mi tira un pugno in faccia. Non ci penso due volte che gliene tiro anch’io uno e, mentre sono impegnato nello schivare, tirare e incassare pugni, un discreto numero di persone si raggruppano attorno a noi incitandoci dicendo “Botte! Botte! Botte!”. L’unico che si frappone tra di noi è Mattie, rischiando di beccarsi un pugno da parte mia. Con grande fatica riesce a separarci, ma occorre l’aiuto del Bad Touch Trio (così vogliono farsi chiamare Gil e i suoi amici) per tenerci separati e calmare le acque. Spero di non aver rovinato la festa, ma non potevo fargliela passare liscia a quel nanerottolo. “Congratulazioni fratello. E adesso cosa intendi dire alla mamma per giustificare quell’occhio nero?” mi dice Matt in tono sarcastico. Molto simpatico fratellino, ma non sei tu quello che è stato messo in ridicolo. “Sta zitto Matt. Se l’è cercata” rispondo, pulendomi il sangue che mi esce dal naso con il dorso della mia mano. Girandomi noto che anche Arthur ha un rivoletto di sangue che gli scende dal labbro: you deserved it asshole. E con mia ulteriore soddisfazione, lo vedo lasciare la festa. Meglio così, tanto non mancherà a nessuno.


“La prossima volta che intendi cominciare una rissa dovresti trattenerti” mi rimprovera Mattie, mentre lasciamo la festa qualche ora più tardi. “La prossima volta che comincerò una rissa, se ci sarà quel nanerottolo penserò a colpire con più forza invece” rispondo, mentre metto i piedi sui tubi che sporgono dalla ruota posteriore della mia bici: Matt insiste nel non voler lasciarmi guidare, dicendo che sono abbastanza ubriaco da non essere in grado di andare dritto. Tutte frottole secondo me, però so quanto può essere testardo se vuole, quindi ho chiesto a Gil se posso passare domani a riprendere la bici di Matt e ho lasciato che lui prendesse la mia. Non è male fare da passeggero una volta ogni tanto, ma preferisco essere io a pedalare: è Batman che guida la sua auto, non Robin. Nonostante tutto riusciamo a tornare a casa verso le 3 del mattino e, come immaginavo, mamma e papà stanno ancora dormendo, quindi non abbiamo nessun problema mentre sgattaioliamo nella nostra stanza, per poi cambiarci e infilarci nei nostri letti. Qualche minuto dopo sento Matt addormentarsi: beato lui, io invece non ci riesco mai e sinceramente non piace nemmeno dormire a quest’ora. Ci sono mille cose che potrei fare se ne avessi l’occasione, come finire di giocare alla play o farmi una maratona di film dell’orrore (che non fanno paura, lo giuro. È la casa che si diverte a fare rumori sinistri dopo, che eroe sarei se ne avessi così paura da dover dormire con Tony, il pupazzo a forma di alieno che mi hanno regalato da bambino, ogni volta che ne vedo uno?) oppure rileggere tutta la mia collezione di fumetti dei supereroi. E a tal proposito, mi viene in mente Jackie: forse dovrei parlarne con Matt riguardo la mia scoperta. No, forse questa volta non c’è bisogno di dire niente. Well, meglio dormire ora, altrimenti domani non riuscirò nemmeno a sentire mamma che mi chiama e finirò nei guai.






Piccolo Angolo dell'Autrice:
Puff, certo che scrivere in prima persona è proprio faticoso, però trovo sia meglio scriverla così che in terza ehehe. Spero che America non sia troppo OOC, e spero di aver azzeccato quel poco di tedesco che ho inserito (i miei voti scolastici si fanno sentire XD). Ho voluto lasciare sorpresa nei personaggi, ma credo proprio che ogni buon hetalian sappia già chi sia l'A.K. dei libri XD Detto questo, spero sia scritto bene ^w^

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Capitolo 2
*** Matematica ***


Quando mi sveglio stranamente non sento la voce della mamma che urla per buttarmi giù dal letto, che sia successo qualcosa? Do una rapida occhiata alla sveglia e mi stupisco di leggere che sono appena le nove del mattino. Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che mi sono svegliato così presto di mia spontanea volontà, ma la cosa che mi sorprende di più è che, anche se provo a rigirarmi nelle coperte, non riesco a tornare a dormire. Dopo una quantità di tempo che a me sembra quasi infinita, mi tiro su a sedere e mi alzo dal letto, scostando la coperta con irritazione: che cavolo dovrei fare adesso? Sono sicuro che non potrò andare a prendere la mia bici fino al pomeriggio e non ho nemmeno molta voglia di uscire con Kiku e Feliciano: la prossima volta che rivedo Kiku voglio aver battuto il suo record nel gioco che mi ha prestato e col malditesta che mi ritrovo non riuscirei a sopportare l’esuberanza di Feli. Mentre continuo a pensare a come riempire la giornata, comincio a scendere le scale, diretto in cucina e parecchio affamato. Spero solo che mamma si sia ricordata di cucinare anche per me. “Alfred, che hai fatto alla faccia?!” esclama la mamma appena mi vede. Fuck. “Ah, non è niente di che mamma, sono solo caduto” le rispondo, esibendo uno dei miei migliori sorrisi: se scopre la verità sono morto. “Ma come hai fatto?” “Well, stavo sognando di essere un superhero, e volevo dimostrare a Matt che potevo volare e smentire il fatto che non posso essere un supereroe. Così ho chiuso gli occhi e sono saltato dall’Empire State Building. Solo che quando ho riaperto gli occhi stavo abbracciando il tappeto che c’è alla fine delle scale”. All’inizio mamma mi scruta per qualche secondo, ma poi si allontana e sospira, dicendomi che dovrei fare più attenzione anche se sono cose che capitano. Quando esce dalla stanza per andare a salutare papà che va a lavoro, Mattie comincia a ridere. “Ridi ridi tu. Tanto sarà il tuo orso a fare il bagno nello sciroppo d’acero alla prima occasione” dico con un tono di voce seccato, sedendomi di fronte a lui. “Un po’ come la tua coperta degli Avengers. Sarebbe un vero peccato se qualcuno ci rovesciasse un mega frappuccino di Starbucks sopra” mi risponde, con aria di sfida. Come se non ci fossimo già vendicati a vicenda più volte in passato ( lo sfregio sulla mazza da hockey preferita di Matt e i residui di colla e pelle nel mio guantone da baseball ne sono una prova). “Quando hai finito di ridere come uno scemo non è che mi passeresti un blocco di ghiaccio dal freezer e un panno?” gli chiedo: odio da morire quando mi prende in giro. L’occhio nero che ho mica me lo sono meritato, è stato quel nanerottolo inglese a cominciare. “Tesoro sii più gentile con tuo fratello. Matt lascia perdere, ormai il livido c’è già” sento dire alla mamma. Che seccatura, non posso andare in giro con un occhio nero: attirerà qualche ragazza, ok, ma se papà lo vede non sono sicuro si berrebbe la storia che ho raccontato alla mamma. Il profumo delle uova strapazzate e pancetta della mamma riesce a tirarmi fuori dai miei pensieri e riesco almeno a godermi la mia colazione. Prima di essere incastrato a pulire i piatti, ritorno in camera mia e mi vesto. Sempre senza rifare il mio letto, afferro uno dei miei fumetti di Captain America e mi metto a leggerlo stando a pancia in su sulla coperta. Li avrò letti almeno un centinaio di volte, ma non mi sembra un cattivo modo di passare il tempo. Poco dopo anche Mattie entra nella nostra stanza ma, invece che prendersi cura del suo orsacchiotto (lo pulisce, gli cambia il fiocco che ha introno al collo periodicamente, ci gioca sempre, eppure non si ricorda mai che nome gli ha dato), si mette seduto sul tappeto vicino al suo letto e comincia a sfogliare i libri che abbiamo comprato ieri. “Che stai facendo?” gli chiedo dopo pochi minuti di silenzio, guardandolo con la coda dell’occhio ma sempre senza abbassare il fumetto che sto leggendo. “Controllo come sono messi i libri. Da quanto ho potuto vedere alcuni sono usati mentre gli altri sono nuovi” mi risponde, senza alzare gli occhi dal libro d’arte che ha in mano. “Libri usati eh?” ripeto sovrappensiero, ritornando al mio fumetto, ma mi irrigidisco subito: e se Mattie controllasse anche il mio libro di storia e scoprisse il lavoro di A.K.? Non posso assolutamente lasciare che accada, però se reagissi troppo vivacemente Matt potrebbe insospettirsi. “That’s so lame bro. Perché mai dovresti fare una cosa simile?” dico e riesco ad attirare la sua attenzione perché si gira verso di me e mi risponde dicendo “Noioso o no qualcuno deve farlo. Non mi va di avere dei libri a cui mancano delle pagine o sono completamente pasticciati. Dovresti controllare anche tu i tuoi”. “Thanks but no. Ho cose migliori da fare” “Sicuro di non voler scoprire quali libri hanno i compiti già fatti, evitando di passare pomeriggi interi a fare esercizi?” mi risponde ad un certo punto, cadendo nella mia trappola: sorry Matt, ma quei disegni mi piacciono troppo. “Se proprio insisti” dico fingendo un sospiro. Prendo i miei libri e parto da quello di storia: per non far insospettire mio fratello non mi soffermo sui disegni e cerco di svoltare le pagine più velocemente che posso, sempre dando l’impressione che stia controllando lo stato del libro. Passo a quello di diritto, ma è uno di quelli nuovi, mentre quello di Matt ha delle pagine strappate. Ce li scambiamo, tanto diritto è noioso e non faccio che dormire durante le lezioni. Anche quello di religione è nuovo, ma stavolta per tutti e due. Con un certo interesse prendo quello di matematica: potrò non essere un genio in niente che non riguardi lo sport, ma devo ammettere di aver sempre amato la matematica in modo particolare e di essere sempre andato bene. Comincio a sfogliare i capitoli, soffermandomi sulle spiegazioni di alcune formule matematiche e mentre le leggo noto una piccola scritta a bordo pagina: “I’ve got a new disguise; look into my eyes; there is something you don’t know”. Più sotto rispetto all’ultima riga c’è una piccola parentesi e il contenuto recita “Your number is my number – 999”. La calligrafia non mi è nuova, così corro alla prima pagina del libro, quella subito dopo la copertina e ad accogliermi c’è un muro di testo firmato “Schools are prisons – Sex Pistol” e, ancora più in basso, un nome: A.K. Mi sembrava di aver già visto questa calligrafia, infatti è la stessa di alcuni piccoli e rari dialoghi di Jackie. Prendo a sfogliare nuovamente il libro e stavolta m’imbatto in piccole frasi, sempre accompagnate da quelle frasi tra parentesi: “Well, I’ve given up on explanations; ‘cause I don’t feel in the mood; and you don’t even like my music; and you say that I’m much too rude” (Stop! Stop! – 999) nel secondo capitolo del libro; “Nobody knows, nobody cares; A fall down this games confused; it’s gone too far now we’re not amused” (Nobody knows – 999) in quello dopo; “Don’t you give a beggar a chance; dry on the outside; wetter on the inside; it ain’t exactly romance” (Crazy – 999) a metà del terzo capitolo, ma verso la fine dello stesso capitolo, nascosta tra alcuni esercizi, ecco un’altra frase “I’m in love, yeah in love; oh, can’t you feel it?; no I don’t like where you come from; it’s just a satellite of London” (Satellite – Sex Pistol). “Trouble here, trouble there; people stop just to stare; what’s the use of wasting time; just move on, leave ‘em all behind “ (Silly things – Sex Pistol) è scritta verso il quinto capitolo e poi, a metà del sesto, ce ne sono due quasi appiccicate: “Little red riding hood; I’d like to hold you if I could; but you might think that I’m a big bad wolf so I won’t” (Lil’ red riding hood – 999) e “I keep on dreamin’ and thinkin’ to myself; when it all comes true, man, that’s something else” (Something else – Sex Pistol). La cosa che attira maggiormente la mia attenzione però, è il fatto che queste frasi siano scritte a matita ma in corsivo e sono molto calcate, come se fossero di vitale importanza per il vecchio proprietario. Però questa calligrafia è troppo aggraziata e ordinata per appartenere ad un ragazzo: e se A.K. fosse una ragazza? Si, sono sicuro che sia così. Mentre sfogliavo il libro mi sono accorto che altre pagine sono piene di piccole frasi e credo siano pezzi di canzoni, ma a differenza delle altre, queste sono a matita leggera e sono piazzate ovunque, anche in mezzo ad altre scritte o nascoste. Questa ragazza deve ascoltare un sacco di musica per aver riempito quasi sei capitoli del libro di mate. Ma la cosa più curiosa è che per ogni frase in corsivo, nell’angolo esterno della pagina in cui sono scritte, ci sono delle date, e sono tutte in ordine cronologico. “Al. Alfred, ehy!” sento urlare a mio fratello e alzo di scatto la testa dal libro. “Era ora, è mezzora che ti chiamo” mi dice con un po’ d’irritazione. Spero di non essermi tradito perdendomi tra i pensieri di A.K. “Dovresti smetterla di trovare matematica così interessante: lo sai che i professori ti sgridano in continuazione proprio perché vai bene in quella materia e male nelle altre” “Che ci posso fare se è facile mentre il funzionamento della legislazione o come sono composte le cellule è noioso? Almeno in matematica si può fare qualcosa invece che studiare e basta”. Matt sospira esasperato e alla fine dice “Dovresti studiare tutto, non solo quello che ti piace. Comunque, la mamma ci ha chiamati a tavola, dobbiamo scendere”. Annuisco e lo seguo in sala da pranzo, pensando più al buon odore di carne arrosto che al contenuto del libro che ho appena scoperto.
 

Nel pomeriggio decido di andare a riprendermi la mia bici: sono sicuro che Gil sia sveglio a quest’ora (sono le tre passate) anche se fuori combattimento per la sbronza. “Matt, puoi dire alla mamma che esco per favore?” “Perché non glielo chiedi tu?” mi risponde , continuando a giocare col suo Kuma-coso sul divano del salotto. “Perché se glielo chiedo io probabilmente mi dirà di no se non ci sei anche tu. Papà l’ha detto a tavola che vuole che noi due passassimo più tempo assieme” “Non ricordarmelo” mi dice, con un’espressione alquanto seccata: il fatto che non ami particolarmente la mia compagnia è reciproco. Il giorno in cui saprà divertirsi allora potrei cambiare idea. “Va bene, ma se ti cacci nei guai te la vedi tu con la mamma” mi dice infine, sospirando. “No problem bro. Later” dico, infilandomi le mie converse con tanto di bandiera americana e uscendo dalla porta di casa. Prima di uscire dal vialetto però, mi assicuro di avere il mio cellulare, le chiavi delle bici e il portafoglio dietro. Avendo tutto, m’incammino verso la casa di Gilbert, con i Linkin Park che cantano attraverso i miei headphones. La casa di Gil dista almeno 30 minuti da casa mia, o almeno a piedi è così. Pazienza se è lontana, la mia bici vale tutto il tragitto. Mentre cammino mi viene da pensare a quello che A.K. ha scritto nel libro di matematica: più delle date scritte (che riportano la data di quest’anno scolastico) la cosa che mi sembra strana è il fatto che solo nove frasi siano in corsivo, mentre tutte le altre sono scritte meno pesantemente. E se quella fosse in parte la sua storia? Non mi ricordo bene le frasi, ma spero proprio che non sia così. A forza di pensarci arrivo a destinazione quasi senza accorgermene. La prima cosa che faccio è chiamare Gil e dirgli di uscire: so che vive con suo fratello minore, uno del primo anno a cui Feli da ripetizioni d’italiano, ma preferisco non incontrarlo. Eliza dice che sembra fin troppo serio e non ama essere disturbato. “Hallo. Ehm… warum bist du hier?” sento dire al mio amico, “For my bike. Non te ne sarai mica dimenticato spero” “Ah, giusto. Arrivo” e chiude la chiamata. Quanto avrà bevuto ieri per dimenticarsi di avere la mia bici? Fortunatamente non impiega troppo tempo per uscire di casa e non mi sembra essere messo troppo male per uno che non ha smesso di bere un attimo per tutta la festa. “Hi. So, where’s my bike?” gli chiedo e lui mi fa segno di seguirlo. Arriviamo davanti al suo garage, apre la porta e mi porta la bici. “Thanks dude. È stata una bella festa ieri, spero ne darai altre, ciao” dico, montando in sella alla mia amata bici. “Stanne certo, e sarà ancora migliore di quella di ieri kesesese” mi saluta, per poi chiudere la porta del garage e voltarsi per tornare in casa. Io faccio altrettanto cominciando a pedalare verso casa, anche se non ho molta voglia di rientrare. Le frasi in corsivo erano frasi di due gruppi in particolare: i 999 e i Sex Pistol. Probabilmente sono i gruppi preferiti di A.K. o forse una coincidenza, anche se qualcosa mi dice che il secondo gruppo le piaccia di più, forse per il testo intero di una loro canzone subito dopo la copertina del libro. Conosco un buon negozio di musica, potrei andare lì magari. Faccio dietrofront e mi dirigo verso il centro della città.


Arrivo davanti al “Music is life” in pochi minuti e fortunatamente lo trovo aperto: adesso che siamo a fine Luglio non si sa mai quali negozi siano ancora aperti e quali no. Apro la porta e la mia entrata viene accompagnata dal suono di uno di quei campanellini che si appendono nei negozi. Saluto il commesso e mi dirigo verso la sezione punk: sono anni che vengo qui e ormai io e il commesso ci conosciamo molto bene. Alcuni degli ultimi gruppi che ascolto me li ha consigliati lui, e so che ha ottimi gusti in fatto di musica e se decide di consigliarmi un cd in genere non ci penso due volte prima di comprarlo. Ma stavolta sono venuto per una ricerca: da quello che ho letto su wikipedia, quei due gruppi appartengono al genere punk britannico, ma non sono sicuro che Johnny abbia quel genere nel negozio. Cercando tra i vari dischi, dopo qualche minuto riesco a trovarne uno dei Sex Pistol, ma dei 999 non c’è niente, con mia grande delusione. Pazienza, vorrà dire che per le canzoni mancanti mi affiderò a youtube. “Sex Pistol eh? Non pensavo fossi il tipo da musica inglese” mi dice Johnny, quando vado alla cassa per pagare il cd. “Beh, una mia amica li adora e volevo conoscerli un po’ più da vicino” “Solo un’amica o qualcosa di più?” mi chiede con tono malizioso. “ An hot chick. No dai, seriamente è solo un’amica” “Beh, deve avere un bel caratterino per ascoltare questo genere”. Probabilmente è così, ma non saprei che dire: ho due libri scritti da A.K, ma non so molto su di lei in effetti. Saluto il mio amico e finalmente torno a casa. Mamma e Matt sembrano usciti, perché la porta di casa è chiusa, quindi mi tocca sollevare il vaso che c’è vicino alla porta d’entrata, capovolgerlo e recuperare la chiave di scorta che teniamo attaccata con lo scotch al fondo del vaso. Avere casa tutta per me è un sogno: lo adoro perché per un po’ posso fare quello che voglio senza essere rimproverato dalla mamma o da mio fratello. La prima cosa che faccio è mettere nel forno una confezione intera di patatine fritte congelate e settare il timer su 20 minuti: la mamma ne compra sempre due o tre di queste buste, quindi se ne nascondo una da mangiare col gelato che male c’è? Mentre aspetto magari posso già cominciare a mangiare il gelato al cioccolato che c’è in freezer. O meglio, vorrei farlo, ma quando apro la vaschetta la trovo vuota, salvo per un bigliettino che dice “Ops, I guess that I have eaten all of the ice cream. Ritenta fratellino, magari ti va meglio la prossima volta”. Matthew spera di aver finito lo sciroppo d’acero, altrimenti giuro che te lo sostituisco con la salsa barbecue e mi diverto io stavolta. Il maledetto deve averci pensato, perché non trovo il contenitore del suo amato sciroppo da nessuna parte e quando il timer suona, sobbalzo perché non me lo aspetto. Beh, almeno mi restano le mie french fries come consolazione. Le tiro fuori e le metto in un piatto, per poi salire in camera mia, appoggiarlo sul tappeto e afferrare il lettore cd che tengo sotto il letto. Infilo al suo interno il cd nuovo e premo play: mentre la musica comincia a diffondersi per la stanza, afferro il libro di matematica e mi metto ad esaminarlo mentre mangio. Il vero significato che potrebbe celarsi dietro quelle frasi comincia ad incuriosirmi sempre di più e può essere anche un’occasione per saperne di più sulla precedente proprietaria. Mentre le leggo il quadro che mi appare della situazione mi preoccupa un po’: se la mia interpretazione fosse corretta, vorrebbe dire che A.K. ha passato delle cose alquanto tristi. Credo che parli della scuola, sennò non mi spiegherei il testo completo di una canzone come Schools are prisons, e a pensarci molte cose quadrano. Magari durante i primi mesi di scuola veniva presa in giro per il suo carattere e per la musica che le piaceva e anche se lei sopportava magari le cose sono diventate troppo difficili. E poi, verso Novembre sembra essersi innamorata, ma è qui che non riesco a capire il senso delle frasi: credo che i suoi genitori disapprovino, ma allora perché qualche capitolo dopo cita alcune frasi che sembrano voler intendere che non potrebbe mai dichiararsi al suo amore perché verrebbe considerata una cattiva persona? L’unica parte che mi fa sentire leggermente meglio è il finale, perché sembra come se cominciasse a fregarsene di quello che dicono gli altri e aspettare il giorno in cui i suoi sogni diventeranno realtà. Johnny aveva proprio ragione: questa ragazza sembra sapere proprio il fatto suo. Mi chiedo chi sia il ragazzo fortunato però e se magari io abbia mai incontrato questa ragazza nei corridoi della scuola: sarebbe troppo fico averla potuta conoscere. Anche le altre frasi, quelle scritte normalmente, sono per lo più tristi e mi spiace davvero. Cavolo, se l’avessi conosciuta sarei stato subito suo amico: è dovere di ogni eroe aiutare il suo prossimo, e io non faccio eccezione. Durante questi due anni di scuola molto spesso aiutavo i ragazzi e le ragazze in difficoltà e sinceramente credo proprio che Superman sarebbe fiero di me. Ma in ogni caso mi dispiace non aver potuto fare niente per lei e mi sento più in colpa del solito. “We’re home” sento dire alla mamma dal piano di sotto, e la sua voce mi distrae dai miei pensieri. Chiudo alla svelta il libro, nascondo sotto il letto il piatto (ormai vuoto) di patatine ed esco dalla mia stanza, salutando la mamma e Mattie semplicemente sporgendomi dalla ringhiera delle scale.





Piccolo Angolo dell'Autrice
Ok, più andiamo avanti e più scopriamo dettagli su A.K. Parto subito dal dire che ogni frase scritta nei libri sarà sempre in inglese (un pò complesso come lavoro, ma penso sia meglio fare così). Per quanto riguarda i gruppi, io consiglio vivamente di ascoltarle quelle canzoni, perché sono molto belle, ma ce ne sono solo due, perchè i gruppi di punk britannico erano davvero tanti, quindi ho preferito prenderne solo due. Ultima cosa, so che Canada sembra un pò OOC, però non credo che subirebbe gli scherzi di America senza reagire XD

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Capitolo 3
*** Biologia ***


“Allora fratello, vuoi muoverti a scegliere il costume da bagno?” mi dice Matt con irritazione, ma non posso farci niente se il negozio in cui siamo ha un sacco di costumi super cool. Sono passati alcuni giorni da quando ho scoperto il secondo libro di A.K., ma c’è una cosa che occupa la maggioranza dei miei pensieri: tra pochi giorni andremo in vacanza al mare. Non vedo l’ora di partire. È per questo che oggi io e mio fratello siamo in giro a fare compere: mamma non la smetteva di assillarci con la raccomandazione di controllare se avevamo tutto e di comprare ora quello che ci serve. Alla fine decido di prenderne uno con la bandiera americana e finalmente possiamo tornare a casa. Alla fine siamo rimasti fuori tutto il pomeriggio e non abbiamo fatto altro che camminare per tutto il tempo, passando da un negozio all’altro con questo caldo incredibile. Non so nemmeno con quale forza riesco a buttarmi sul letto a pancia in giù. Per mia fortuna la mamma ha bloccato Mattie per farsi raccontare com’è andata, così almeno posso riposare un po’. Sono ad un passo dall’addormentarmi quando sento un odore cattivissimo salire dal materasso: che cavolo sarà mai? Guardo sotto al letto e a salutarmi trovo il piatto sporco di patatine che avevo nascosto qualche giorno fa. Maledizione, ha un odore nauseante. Lo prendo con una mano, mentre con l’altra mi tappo il naso per non far rivoltare il mio stomaco e cerco di dirigermi in cucina senza farmi beccare: se la mamma dovesse vedermi verrei incastrato a pulire i piatti per punizione o a fare qualche faccenda. Già io non ho voglia di fare le faccende, figurarsi stasera che ci sono le giostre in città e il mio gruppo di amici mi ha invitato ad andare. Ho cercato di convincere anche Matt a venire, ma ha rifiutato dicendo che vuole andarci un altro giorno con una sua amica. Non importa, almeno non dovrò badare a lui e potrò fare tutte le giostre più pericolose e dimostrare agli altri che la casa degli orrori non fa paura. L’appuntamento è davanti alla casa di Eliza alle dieci di stasera e questa volta non ho bisogno di sgattaiolare fuori di casa di nascosto: papà mi ha dato il permesso di andare a patto che torni prima delle tre del mattino. “Se cerchi di entrare in cucina in quel modo la mamma ti becca subito” sento dire ad una voce alle mie spalle. Grazie al cielo è solo Matt, ma per un attimo sono saltato in aria dallo spavento. “E tu che ne sai delle meravigliose tecniche stealth che ho imparato dai giochi horror che mi presta Kiku? Nemmeno un ninja riuscirebbe a fare meglio” “Certo che no, ma solo se avesse un passo più pesante e rumoroso del tuo e pesasse 100 chili. Possiamo dire che solo un lottatore di sumo potrebbe essere più rumoroso di te” “Non sono grasso ok? Ho solo le ossa grosse e tu lo sai!” “Sure sure. Mamma è in cucina comunque e sta facendo un cruciverba: non sperare minimamente di oltrepassarla senza farti beccare” e detto questo Matt si dirige verso il soggiorno con un sorrisetto stampato in faccia: dovrebbe ringraziare il fatto che papà ci ha proibito di fare a botte da anni. Affacciandomi oltre l’entrata della porta, mi rendo conto che mio fratello ha detto la verità: la mamma è seduta al tavolo della cucina, che stavolta ha la tovaglia a quadretti rossi, e per fortuna mi da le spalle. L’unica cosa positiva che noto è il lavello pieno di piatti: almeno non sarà difficile posare il piatto come se fosse stato lì fin dall’inizio. L’unico problema che resta è come fare ad oltrepassare mamma. Ci sto ancora pensando quando il telefono di casa comincia a suonare. Fortuna che ho i riflessi pronti, così riesco a non farmi vedere dalla mamma, quando esce dalla cucina per andare a rispondere, e m’intrufolo dentro alla svelta. Metto il piatto nel lavello più silenziosamente che posso e torno di corsa in camera, perché un pisolino di mezzora voglio almeno farmelo. Ma a quanto pare oggi dev’essere proprio la mia giornata sfortunata, perché appena metto piede in camera, inciampo nel tappeto a cerchi blu che c’è in mezzo all’entrata e nella caduta travolgo la pila dei miei libri di scuola. E il motivo perché sono ancora per terra accanto al mio letto è… perché è una rottura doverli mettere apposto. Tanto prima o poi dovrò tirarli fuori comunque, quindi perché metterli da qualche altra parte? Per me sono a posto già così.”This really hurt” dico, passandomi una mano sulla fronte, nel punto che ho sbattuto sul pavimento. Mi metto a sedere per terra e noto che il pavimento è completamente incasinato ormai: il tappeto si è rivoltato nella caduta, le mie scarpe e vestiti sono sparsi in giro e ora si sono aggiunti i libri. Solo una parola per descrivere tutto questo: grandioso, con tutta l’ironia di cui posso essere capace. Ok, non sarò un tipo ordinato, ma devo ammettere che tutto questo macello mi sta dando un certo fastidio, quindi decido di mettere a posto le mie cose. Uff, beato Batman che ha un maggiordomo che fa ‘sti lavori al posto suo. Mentre rimetto a posto i libri sparsi in giro (o meglio, li ammucchio di nuovo nella pila in cui stavano prima di cadere) ne noto uno davvero strano: si tratta di quello di biologia. Non ho mai finito di controllare tutti i miei libri (e non ci tengo) però sono sicuro che Matt l’ha fatto e probabilmente ha già scambiato i suoi libri danneggiati coi miei se erano in uno stato migliore, eppure questo sembra essere in condizioni fin troppo buone per essere mio. Apro la prima pagina aspettandomi di trovarci già scritto il nome di mio fratello e invece eccone un altro: A.K. Di nuovo lei a quanto pare. Mi chiedo se il commesso non l’abbia fatto a posta a darci i suoi libri e non vorrei che fosse più che una coincidenza, anche se fatico a crederci. Però questa potrebbe essere un’occasione per capirla meglio, chissà, magari c’è un minidiario o simili. Ma, più sfoglio le pagine, più mi sento come se stessi avendo un deja vu: non ci sono frasi a senso computo, solo tante citazioni, ma non sembrano di canzoni stavolta. Come nel libro di mate, anche qui ci sono delle frasi scritte in matita e, girando per i capitoli, trovo anche qui delle frasi in corsivo e molto calcate: “You’re a freak, you know that? You’ve always been a freak. Everyone says so. They always have(1) (The perk of being a wallflower) è scritto vicino alle immagini delle piante del primo capitolo; “A million reasons why. It was one of the worst schools I ever went to. It was full of phonies. And mean guys. You never saw so many mean guys in your life(2)(The catcher in the rye) è tra gli spazi bianchi del capitolo sulla composizione dell’acqua; “I do learn here, but that’s not what school is for me. –Then what is it for you?– A place. Just a place filled with people that I’m required to be with. –And that’s hard for you?– At times. –With certain people, or people in general?– With certain people. But also... everyone(3) (Thirteen reasons why) occupa la metà vuota della pagina in cui è stampata una tabella periodica degli elementi, che avrebbe dovuto servire per prendere appunti. Ho come l’impressione che A.K. abbia considerato queste frasi come appunti, ma della sua vita. “I think that’s what scares me: the randomness of everything. That the people who could be important to you might just pass you by(4) scritta nel capitolo sul regno animale; “The difficult thing is to not be overwhelmed by the bad patches. You must not let them defeat you(5) e “Interacting with other people does not come naturally to me; it is strain and requires effort, and since it does not come naturally I feel like I’m not really myself when I make that effort(6) nelle pagine seguenti e tutte e tre con la stessa origine, ovvero (Someday this pain will be useful to you). Pensavo che fossero finite, ma a fine libro ne trovo un’ultima, scritta con la penna rossa: “Thoughts could leave deeper scars than almost everything else(7) (Harry Potter). A parte l’ultimo e il secondo, non conosco nessuno di questi libri. Il giovane Holden ce l’hanno dato come compito l’anno scorso in inglese, mentre Harry Potter è molto famoso e anche a chi non piace molto leggere come me lo conosce. Sembra però essere il libro preferito di A.K., perché il titolo del libro è cerchiato con un cuore e la citazione è scritta in penna invece che in matita. Nelle pagine che riportano queste frasi cerco la data, ma non trovo nulla: peccato però, almeno avrei avuto qualche indizio su quando le ha scritte. Sono molto belle, ma perché devono essere per forza così tristi? Mi sento in colpa in un certo senso, per non averla mai notata tra la folla, quindi sono più che deciso a farmi perdonare tentando di conoscerla meglio, e per farlo leggerò i libri da cui ha preso queste frasi (anche se leggere è una delle cose più noiose al mondo se non ci sono figure). Tiro fuori il mio telefono per segnarmi i titoli dei libri e quando premo il tasto “Save”, l’occhio mi cade sull’orario: è già ora di cena e io non me ne sono minimamente accorto. Finisco di ammassare i libri accanto al mio letto e mi fiondo verso la cucina, dove vengo accolto da papà che esclama “Eccolo finalmente! E io che speravo ti avessero rapito gli alieni. Almeno avrei potuto gustare più a lungo la cucina di tua madre” e si mette a ridacchiare. Vorrei rispondergli come si deve, ma preferisco uscire con gli amici che beccare una punizione.
 

Finalmente arriva l’ora del ritrovo e pian piano arriviamo tutti davanti a casa di Eliza. Quando arrivo io, ad aspettare ci sono Eliza, Kiku, Feli, Ivan e Yao. Dopo cinque minuti arriva il Bad Touch Trio accompagnato dal fratello minore di Gil e cominciamo ad avviarci verso le giostre. Man, it will be surely a great night! Una volta arrivati cominciamo a pianificare quali giostre fare e decidiamo di partire con una delle montagne russe che ci sono, per poi provare tutte le altre “E se andassimo anche nella casa degli spettri?” suggerisco, “Ma è da bambini aru” s’intromette Yao e anche Feli è d’accordo con lui sul non andare, dicendo “Vee~ meglio non andare, quel posto fa paura”. “Coraggio ragazzi, l’hero vi proteggerà tutti nahahahah” rispondo e cominciamo il nostro giro. Dopo una mezzoretta mi viene fame e convinco gli altri ad aspettarmi mentre vado a comprare un mega cono di zucchero filato. Peccato che al mio ritorno mi aspetti una brutta sorpresa: a quanto pare un’altra persona si è aggiunta al nostro gruppo e purtroppo è proprio quel nanerottolo di Arthur. “Chi diavolo l’ha invitato questo?” mi scappa appena mi avvicino ai miei amici e Francis si affretta a dire “Nessuno, tranquillo. Avevamo solo pensato che sarebbe stato carino invitarlo a passare la serata con noi”. Oh si, proprio una bella serata. “There’s no reason to explain things to him frog. Non ho mai detto che sarei rimasto con voi” lo sento dire e il suo tono mi irrita: se non fosse che voglio continuare a passare una bella serata, gli avrei già dato una lezione. “See? Non ce n’era bisogno, mr. “Non ho uno schifo d’amico” preferisce stare per i fatti suoi. Accontentiamolo e andiamo avanti no?” rispondo, e il nanerottolo biondo si gira verso di me e ringhia “Vedo che l’occhio nero dell’ultima volta non è servito a niente eh, bloody wanker? Sai che ti dico? Quasi quasi resto con voi, tanto per darti fastidio e divertirmi un po’”. Mi avvicino a lui e gli appiccico il cono di zucchero filato che stavo mangiando in testa, proprio sui capelli e gli dico “Va bene nanerottolo, come vuoi. Però, perché non trotti via con le tue fatine? Ho saputo che ti piacciono tanto gli unicorni, quindi perché non diventi uno di loro? Ora il corno ce l’hai pure” e lo vedo diventare rosso e fumare di rabbia. “Adesso basta voi due! O vi calmate o ve ne andate, va bene?” esclama Elizaveta e mi separa da Arthur, per poi dirmi “Al, comportati da persona matura per l’amor del cielo” e lasciarmi andare, dirigendosi verso la prossima attrazione. “Kesese tutto bene?” mi chiede Gil, mettendomi una mano sulla spalla e, ridacchiando, gli rispondo “Temo che Eliza mi abbia appena minacciato di morte se non faccio il bravo” e anche il mio amico si mette a ridere dicendo “Tipico di Eliza” e si rimette in marcia pure lui. Dopo questo battibecco riprendiamo il giro e io certo di tenermi il più lontano possibile dal nanerottolo: sono soddisfatto di averlo fatto arrabbiare, ma se facessi arrabbiare anche Eliza sarebbero guai. Dopo aver finito di girare le giostre cominciamo a passeggiare per gli stand e alcuni di noi decidono di provare a giocare agli stand in cui si spara o si fanno cadere i barattoli per vincere dei premi. Volendo fare il figo ci provo pure io, ma a metà gioco il fucile che sto usando s’inceppa e, dopo averlo sbloccato, la mira è un ò deviata e finisco per non centrare più le lattine. Che vergogna. Gli unici tre che hanno avuto successo sono stati il fratello minore di Gil, Ludwig, che ha vinto un gatto di peluche (che ha dato a Feli), Gil e Francis. Quest’ultimi si sono messi a litigare su chi avrebbe dovuto tenersi il peluche e chi lo avrebbe dato ad Eliza, completamente inutilmente perché Eliza li ha accettati entrambi dicendo che sarebbero stati un ottimo regalo per la sorella di Gil, Lily. Appena l’hanno sentito quei due sono ammutoliti e hanno fatto una faccia davvero spassosa: avrei voluto avere a portata di mano una macchina fotografica. Infine, io e Gil riusciamo a trascinare l’intero gruppo nella casa degli spettri. Saliamo sui vagoni quattro alla volta e io finisco nel primo: alla mia sinistra ci sono Feliciano e Ludwig, alla mia destra Kiku; dietro di me c’è il gruppetto di Gil più il nanerottolo e nel terzo vagone i restanti tre della compagnia. Non aspettiamo molto che i vagoni cominciano ad avanzare e quando entriamo dentro i primi corridoi comincio ad avere un po’ i brividi. Ma non sono spaventato, sia chiaro, è solo nervosismo perché devo tenere al sicuro tutti gli altri. Ok, screw that, this place is fucking scary! Per tutta la corsa continuano a cadere cose dall’alto o mostri sbucano fuori all’improvviso o ti toccano e sono saltato sul posto in cui sono seduto dopo aver sentito delle grida (per poi scoprire che era solo Feli che stava avendo più paura di me). “Meno male che è finita” dico sospirando, mentre entriamo in una sala buia prima di uscire. Ho fatto questa giostra ogni anno, quindi so che non ci sono altre cose spaventose, è solo una stanza in cui le persone possono ricomporsi se si sono spaventate tanto o far calmare i bambini. Sento i ragazzi del vagone dietro di me ridere e qualcosa mi tocca la spalla: ne avrei paura se non sapessi che qui non c’è niente e non avessi sentito quegli scemi ridere. Risento ancora il tocco sulla mia spalla e scaccio via quella che sembra essere una mano. Ancora una volta mi toccano la spalla e la scaccio di nuovo via seccato e dico “E basta Gil, non è divertente”, ma non sembra avermi preso sul serio che di nuovo cerca di spaventarmi. “I said enough!” esclamo e stavolta tiro la sua mano, ma viene via. Caccio un urlo perché mi ritrovo in mano il braccio di Gil: so di essere forte, ma così è troppo. Ho in mano un braccio mozzato oh mio Dio! Sono certo che tutti pensino che sia ancora spaventato dai mostri precedenti, perché quando strillo un “Ho un braccio mozzato, aiuto!!” a nessuno importa. Seriamente ragazzi, non cerco di spaventarvi, ho un braccio umano in mano!! Quando usciamo alla luce delle giostre temo di guardare quel braccio, ma mi costringo a farlo comunque e quello che vedo mi fa davvero incavolare: non è un braccio umano, è solo il braccio di uno scheletro finto! Scendiamo e ci raduniamo in un’area molto vicina all’attrazione per decidere cosa fare. “Ok, chi è stato lo stronzo che si è divertito?” dico, facendo veder loro il braccio scheletrico che tengo in mano. Mi chiedono di spiegare, ma a metà vengo interrotto da Arthur, che scoppia a ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi. “Non ci posso credere che ci sei cascato” dice, dopo aver ripreso un po’ di fiato. Sembra che abbia staccato quel braccio ad uno scheletro mentre eravamo nella casa e ha pensato che sarebbe stato divertente ripagarmi per la battuta dell’unicorno. Che idiota. “Sei un cretino” dico, e butto il braccio in un cassonetto lì vicino. Non era per niente divertente, eppure gli altri sembrano divertiti. Per mia fortuna non ci sono altre giostre da girare e alcuni di loro si sentono stanchi, così decidiamo di tornare a casa, ognuno per conto proprio. Oggi hai vinto una battaglia Kirkland, ma vincerò io la guerra, vedrai.
 

(1) "Tu sei strano sai? Lo sei sempre stato. Lo dicono tutti. Fin da quando eri piccolo" (Ragazzo da Parete)
(2) "Ci sono perché da vendere. Era una delle scuole peggiori che mi sia mai capitata. Piena di gente balorda. E gretta. Mai vista tanta gente gretta in vita tua" (Il giovane Holden)
(3) "Certo, imparo tante cose, ma per me la scuola è altro. -Ovvero?- Un posto. Un posto pieno di gente con cui sono costretta a trascorrere del tempo. -E questo è difficile per te?- Qualche volta. -Con alcune persone, o le persone in generale?- Con alcune persone. Ma anche... chiunque  (13)
(4) Credo che sia questo a farmi paura: la casualità di tutto. Persone che per te potrebbero essere importanti, ti passano accanto e se ne vanno (Un giorno questo dolore ti sarà utile)
(5) Il difficile è non farsi sopraffare dalle bruute esperienze. Non devi lasciare che ti sconfiggano (ii)
(6) Interagire con le altre persone non mi viene spontaneo; mi richiede sempre un certo sforzo, e visto che non mi viene spontaneo mi sento come se non fossi davvero me stesso quando faccio quello sforzo (ii)
(7) "I pensieri possono lasviare più cicatrici che ogni altra cosa" (Harry Potter)






Piccolo Angolo dell'Autrice:
Ta daaaan, ed ecco il terzo capitolo della storia. Puff, questo lavoro è stato ancora più faticoso del primo, ma alla fine sono riuscita a finire il capitolo :D Stavolta devo ringraziare la collaborazione di Noxstorm per le frasi: ne avevo almeno 14, ma grazie a lei sono riuscita a scegliere le migliori ^w^ Come sempre sono in inglese, così ho deciso di mettere la traduzione in italiano (e fate come Alfred, mi raccomando, leggeteli quei libri, perchè meritano ;D)
     

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Capitolo 4
*** Geografia ***


Non vedo l’ora di domani! Domani saremo in viaggio verso la bellissima spiaggia di Los Angeles, lasciandoci alle spalle il caldo insopportabile che c’è qua in città. Non importa se lascio qui i miei amici, sono certo che ne troverò altri in spiaggia e chissà, magari anche una bella relazione estiva con una bella ragazza. Tanto quasi nessuna resiste al fascino dell’eroe, forse anche A.K. lo subirebbe. Ma perché penso a lei adesso? Sono giorni che mi capita ormai, non importa dove sono o cosa stia facendo, mi viene quasi spontaneo pensare a lei. Scaccio via questi pensieri per l’ennesima volta e mi concentro sul mio videogioco di zombie: non m’importa se la mamma vuole che facciamo le valigie il prima possibile, non ho alcuna intenzione di andarmene prima di averlo finito. Ne va del mio orgoglio di gamer. Dopo un quarto d’ora di concentrazione estrema, tentativi andati a vuoto, imprecazioni e altro, riesco a battere il boss finale e, mentre i titoli di coda cominciano a scorrere sullo schermo della tv, mi lascio cadere all’indietro, finendo per fissare il soffitto beige: una volta era dipinto di blu e c’erano delle stelline luminose attaccate. Io e Matt avevamo passato un giorno intero a discutere di come le avremmo attaccate, finendo quasi per litigare, quando avevamo sette anni. Ma alla fine ci divertimmo un mondo ad attaccarle e ogni sera, dopo che la mamma se n’era andata dopo averci rimboccato le coperte, immaginavamo di essere astronauti che vagavano per lo spazio. È uno dei ricordi della mia infanzia a cui tengo di più. Ma una volta arrivati ai quattordici anni, i nostri genitori decisero che eravamo troppo grandi per quelle decorazioni infantili, così le staccarono e ridipinsero il soffitto. La sera stessa in cui successe, il nostro viaggio come astronauti finì, essendo atterrati in un posto dove le stelle non esistevano più. Fu una delle poche volte in cui piansi, anche se nessuno a parte mio fratello lo sa. Mi chiedo se anche A.K., nello scrivere, si sia mai messa a guardare il soffitto o un oggetto a lei caro che ora non c’è più. “Non dovrei chiedermi cose così tristi, non è da me” mi dico, rialzandomi da terra e spegnendo la console. Se continuo a pensare a cose così profonde mi verrà il malditesta, quindi penso sia meglio fare la valigia come ha chiesto la mamma ed evitare ogni sorta di guai. Non ci metto molto a decidere quali magliette, pantaloni, fumetti e scarpe metterci dentro, ma non la posso ancora chiudere: mancano alcune cose che andrò a prendere più tardi, e farò meglio a non farmi vedere da nessuno mentre le metto in valigia. “Tesoro, hai finito con i bagagli?” mi chiede la mamma, entrando in camera per vedere se ho fatto quello che mi ha chiesto quasi un’ora fa. “Yes mum” le rispondo con uno dei miei sorrisoni: una piccola bugia non fa male no? “Vai a salutare i tuoi amici?” mi chiede, appoggiandosi allo stipite della porta. “Ci sono andato ieri, però devo restituire una cosa a Kiku e devo farmi dare una cosa da un’amica” “Chi? La tua ragazza?” s’intromette Matt. Devo ammettere che non mi aspettavo fosse lì e di esser sobbalzato leggermente “Ma da dove salti fuori tu? Non eri andato ad aiutare papà con il navigatore?” gli chiedo, vedendolo seduto sul suo letto. Giuro, non ho la più pallida idea di quando sia entrato. “Sono arrivato mentre facevi le valigie petit frère “ “Fermi un attimo. Alfred, da quando avresti la ragazza?” ci interrompe mamma. “Non ho nessuna ragazza ma’! È soltanto un’amica, sono pronto a giurarlo sugli hamburger se vuoi” le rispondo e lei tira fuori uno dei suoi sorrisetti furbi e se ne va con un “Uhmmm, ok”. “Thank you very much bro. Adesso mamma andrà in giro a dire che ho la ragazza o che so io. “Contento adesso? Dopo questa, la mamma rovinerà sicuramente tutti i miei tentativi di provarci con le ragazze della spiaggia” “Beh, almeno adesso siamo pari” mi dice lui, con totale nonchalance. “Di che stai parlando?” “Lo sai che almeno per un anno volevo scegliere io dove andare in vacanza. Lo sai che ci tenevo ad andare a Montréal. E invece no, benvenuta LA” mi risponde e stavolta si alza dal letto. “Non ci voglio andare in Francia ok? È troppo lontana da casa e non mi piace il cibo” “Montréal è in Canada, scemo” “No, non è vero! È in Francia” “Controlla su google maps se non mi credi” “Ti sei dimenticato che non abbiamo internet da tre giorni?” rispondo, tirando fuori il cellulare e mostrandogli che non c’è internet. “E il mappamondo gonfiabile?” “L’ho usato per giocare a palla col cane dei vicini”. A questo punto, Matthew comincia a guardarsi intorno e ad un tratto si avvicina al mio letto, per poi tirare fuori dalla mia pila di libri quello di geografia. “Se controllassi io manco mi crederesti, quindi tieni, controlla pure” mi dice, lanciandomi il libro, che io prontamente afferro. Apro le ultime pagine del libro e cerco la cartina del Canada: preparati fratellino, stai per fare la più grande figuraccia possibile. Ma mentre cerco il nome della città dove mi dice Matt, noto con la coda dell’occhio qualcosa scritto in nero vicino alla scritta “Oceano Atlantico”: “But it’s ok to have a necrothic heart, as long as you have a source of happiness left”. Impallidisco non appena mi rendo conto che quella è la calligrafia di A.K. “Che succede Al? Sembrerebbe quasi che tu abbia visto un fantasma” mi dice mio fratello e io mi appresto a rispondere “Quale fantasma? Non chiedere cose strane. Comunque, maledizione, hai ragione”. Grazie al cielo Matthew sembra soddisfatto con la mia risposta, o almeno credo lo sia, perché comincia a farmi una ramanzina sull’importanza di sapere la posizione delle città del mondo e altre cose, ma non riesco a concentrarmi su quello che dice: questo è il quarto libro di A.K. che trovo. Un altro frammento del suo cuore è nelle mie mani in questo momento e sono maledettamente curioso di sapere di cosa si tratterà stavolta, ma allo stesso tempo sento una specie di pressione sul cuore. Forse sarebbe il caso di andare dal dottore prima di partire, non vorrei stare male prima di partire o mentre sono là. “Mi stai ascoltando almeno?” la voce di Matt riesce a fare breccia nei miei pensieri, così tiro su la testa e gli rispondo “Of course not!”, per poi correre al piano di sotto prima che l’ira di mio fratello mi raggiunga.


Nel pomeriggio infilo nel mio zaino il gioco di Kiku, le mie cose ed esco di casa, prendendo la mia bici. Nello zaino ho infilato anche il libro di geografia, perché sono sicuro che Matt sospetti che ci sia qualcosa che non va e non voglio che scopra A.K. La prima tappa del mio viaggio è la biblioteca: intendo mantenere il mio proposito di leggere i libri di A.K., anche se non sono esattamente il tipo di persona a cui piace leggere, ma ci devo provare, per lei. Parcheggio la mia bici fuori dalla biblioteca cittadina e, dopo qualche attimo d’esitazione, entro nell’edificio. Non è che non sia mai entrato in una biblioteca, però farlo dopo così tanto tempo mi lascia stupito davanti alla quantità immensa di libri contenuti al suo interno. Mi dirigo verso il bancone d’entrata, dove due persone, una signora sulla quarantina e un ragazzo che mi da le spalle, stanno sedute a lavorare. La signora sembra discutere di qualche affare importante al telefono, così preferisco chiedere informazioni al suo collega. “Mi scusi, mi servirebbe il suo aiuto” dico e il ragazzo si gira verso di me. “Antonio?! Ma che ci fai qui?” esclamo e la signora mi fa segno di abbassare la voce. “Non pensavo fossi un topo di biblioteca” gli dico, abbassando la voce questa volta. “Infatti hai ragione. Sto solo sostituendo un amico, che non sta bene, per un paio di giorni. Allora, cosa posso fare per te?” mi risponde, sempre senza smettere di sorridere. “Well, dovrei prendere questi libri in effetti” dico e gli porgo il mio telefono, per mostrargli la lista dei libri che ho scritto nelle note. Mi dice di aspettare qualche minuto e, dopo essersi alzato, sparisce tra gli scaffali della biblioteca. Passati dieci minuti lo vedo tornare, con almeno sette libri in mano. “Questi sono tutti quelli della lista che abbiamo noi. Gli altri devi ordinarli invece” mi dice, appoggiando i libri sul bancone e riprendendo il suo posto. Non ho una tessera della biblioteca, così rimango in biblioteca più a lungo di quello che pensassi per compilare tutti i documenti e poter finalmente infilare i libri nel mio zaino. Una volta a casa dovrò pensare a come nasconderli: se la mia famiglia mi vedesse leggere qualcosa di diverso da un fumetto sono sicuro che s’insospettirebbe, meglio non rischiare. Monto in sella alla mia bici e mi dirigo a casa di Kiku. Fortunatamente non vive lontano dalla biblioteca, così in poco tempo sono sotto casa sua. Premo il campanello di casa e dopo qualche minuto la porta si apre e il mio amico compare sulla soglia. “Oh, ciao Alfred-kun. Come mai da queste parti?” mi chiede e sono sicuro che sia un po’ sorpreso, anche se non lo mostra. “Domani parto e sono passato per restituirti il gioco che mi avevi prestato due mesi fa” rispondo, aprendo lo zaino per prendere il gioco. “Come mai tutti quei libri? Non pensavo leggessi cose più impegnative dei fumetti” mi dice, mentre gli porgo il gioco e lui lo prende. “Well… un’amica mi ha consigliato di leggerli, così ho pensato che sarebbe stato carino accontentarla” gli rispondo, anche se mi sento un po’ in imbarazzo: Kiku è molto sveglio e sono sicuro che abbia già capito la situazione in un certo senso. Mi preparo a sentirmi chiedere nuovamente se è la mia ragazza, ma invece lo sento dire “Allora dovresti leggere con molta attenzione quei libri. Se una persona ti chiede di ascoltare una canzone in particolare o di leggere un determinato libro, molto spesso significa che vuole che tu capisca come si sente o anche solo per dirti qualcosa che non avrebbe mai il coraggio di dire a voce. Non dimenticarlo” “Sure thing! Adesso devo proprio andare. Grazie del consiglio, ciao” dico e comincio a pedalare verso casa. Le parole di Kiku continuano a ripetersi nella mia testa, e nemmeno i Rolling Stones riescono a coprirle. Allora avevo ragione, quella ragazza cercava aiuto, ma non sapeva come dirlo o forse… a chi dirlo. Meglio concentrarsi sulla strada prima di fare qualche incidente: non mi va di guardare Mattie che fa il bagno mentre io sono bloccato con un braccio rotto.


Finalmente è arrivata la notte e tutti dormono. All’alba partiremo, ma io proprio non riesco a prendere sonno. Continuo a pensare alle parole di Kiku e a cosa possa esserci nel libro di geografia. Alla fine mi stufo di rigirarmi nelle coperte senza prendere sonno, così mi alzo, tiro fuori il libro di geografia dal mio zaino, prendo una torcia e mi dirigo verso la finestra, con tutta l’intenzione di salire sul tetto. Anche quando ero più piccolo salivo spesso lì, mi aiutava a pensare meglio. Come sempre l’aria è più fresca quassù e, stando attento a dove metto i piedi, mi siedo vicino al camino. Il cielo stanotte è particolarmente limpido, mi viene da pensare al mio soffitto di stelle e quasi in automatico alzo una mano al cielo. Che sto facendo? Sono qui per poter riflettere, non ammirare le stelle. Impugno la torcia e alla sua luce comincio a sfogliare il libro, notando una cosa molto insolita: la maggior parte delle pagine è bianca. Mi sembra strano, visto che nell’ultima pagina c’era quella scritta in penna. Che me la sia immaginata? Vado alla prima pagina e, sotto le iniziali della mia “amica”, trovo una lista di pagine, che controllo alla svelta. (Pag.16) “I’ve waved goodbye to my yesterday’s self with my hand, as I was making my first step towards the future”. Questa frase mi piace, ma ho paura che sia solo la calma prima della tempesta. (Pag.20) “I think that you’re the one who is bounded to fairytales. I know how reality works, or rather that no matter what you do, you have to prepare yourself to being beaten by life”. Infatti eccone una triste, spero solo che non ce ne siano di preoccupanti. (Pag.45) “Everyone says that no one can live alone, so why everyone thinks that it doesn’t count for me too?”. (Pag.58) “They are innocent while I’m the bad guy; they are perfect while I’m the rotten apple. I can’t stand them because they’re not good guys, they’re wolves in disguise, while I may look like a devil, but like all the other ones, I was an angel before”. Non credo che le persone di cui parli siano brave persone A.K. e non capisco come tutti si siano lasciati ingannare, se scrivi in questo modo. Non ci credo che lei si definisca un diavolo, sono convinto che sia una ragazza stupenda e incredibilmente dolce e che tutti i suoi compagni fossero solo invidiosi di lei. (Pag.73) “I’ve tied my heart to people who don’t exist in fear to lose it, but in the end, even if nobody was no long here it wouldn’t make any difference… I’m so alone that it doesn’t make difference”. (Pag.115) “I think that being hopelessly in love with someone is the worst of the misfortunes”. La cosa che mi preoccupa è il lasso di tempo che è passato dall’ultima frase, ma sopratutto mi preoccupo per questa. Da quanto ho capito grazie al libro di matematica, verso Novembre si è innamorata di un ragazzo, e questa frase rafforza la mia convinzione che non sia andata bene tra loro. Mi verrebbe da prendere a pugni il ragazzo che l’ha fatta soffrire così tanto: per quanto sembra amarlo lei, lui non la meritava affatto. (Pag.122) “I feel like I’m sinking into darkness. I can see the bubbles made by my breath rising to the surface. I can’t see anything... Is this ocean endless?”. (Pag.129) “I just wanted a normal life like everyone else. Well, I didn’t ask for Heaven, but at least not Hell”. (Pag.133) “You can’t do much but to go on, hoping that memories will fade away and pain and missing would stop…”. Mi chiedo cosa le sia successo il giorno in cui a scritto questa frase. (Pag.148) “If all the tears that I’ve cried in this nineteen years could fill a bathtub, I would use it to drown my heart in it: if it died, my life would be surely more happy”. Ho paura che questa l’abbia scritta il giorno in cui lui l’ha lasciata, ma credo ce l’abbia anche con tutti gli altri. Nessuna frase aveva un titolo tra parentesi, non posso che pensare che queste frasi le abbia scritte lei di suo pugno. Sono tutte talmente tristi che mi sento male per lei. E arrabbiato, molto, con tutti quelli che l’hanno trattata male, perché se qualcuno si fosse degnato di conoscerla, quelle frasi non sarebbero mai state scritte. E se quel bastardo del suo ragazzo non l’avesse lasciata, probabilmente lei non si sarebbe depressa al punto da pensare che senza un cuore sarebbe stata meglio. E sono deluso, da me stesso. Come eroe avrei dovuto capirlo, vederla tra la folla e aiutarla, perché un vero eroe non salva le persone solo da quello che le minaccia esteriormente, ma le salva anche da sé stesse. E lo so che è difficile, e che forse non dovrei prendermela così tanto, ma mi sento inutile per non aver potuto aiutarla. So cosa significa non essere accettati, avrei potuto salvarla da se stessa, se solo fossi riuscito a capire chi fosse tra la folla che ogni giorno passava davanti ai miei occhi. Sono proprio un eroe deludente. Non riesco a non sentirmi così, e la stretta nel mio petto si fa davvero dolorosa. Ma poi, le parole di Kiku mi ritornano in mente: spero che un giorno A.K. possa perdonarmi per il mio pessimo lavoro come eroe. Ma non me ne starò con le mani in mano, guadagnerò quel perdono, e lo farò cercando di afferrare fino in fondo il messaggio che quei libri e quelle canzoni, che una volta ascoltava, trasportano per lei. Voglio riuscire a capirla, come nessuno ha mai voluto fare, e in qualche modo sento che è la cosa giusta da fare. Alzo gli occhi al cielo, e in quel momento cedo una stella cadente. “A.K. perdona il mio lavoro deludente. Ti prometto che cercherò di capirti, così un giorno, anche se non dovessimo mai incontrarci, tu potrai perdonarmi di non averti notata. Aspetta e vedrai, un vero eroe rispetta sempre le sue promesse!” e una volta conclusa la frase mi viene da sorridere, anche se non so bene perché, ma lo faccio, e non smetto nemmeno dopo essere sceso dal tetto ed essere tornato nel mio letto, in attesa della partenza per la bella Los Angeles.




Piccolo Angolo dell'Autrice:
Grazie al cielo EFP funziona di nuovo ^w^ Questo capitolo è un po' più corto degli altri (e spero non scritto peggio), ma non ho potuto farci niente: continuo a pensare al finale e non riesco a concentrarmi sul capitolo corrente. Questa volta le frasi utilizzate non sono citazioni, né altro, solo puro frutto della mia immaginazione (Che cosa deprimente XD). Vorrei però far notare due riferimenti che ho fatto ad altre opere: La scena della biblioteca è ispirata ad una doujinshi usuk chiamata "Nursery Rhymes", che è molto bella, mentre un altro riferimento ad opere esterne è la frase a pag. 122. Questa frase è un riferimento fatto ad un'altra doujinshi chiamata "Arthur in the Dark", che consiglierei davvero tanto di leggerla (anche perchè è una delle mie preferite in assoluto), ma oltre ad essere lunga contiene dei riferimenti espliciti da adulti. Detto questo, spero che il capitolo sia piaciuto e spero di aggiornare presto XD

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Capitolo 5
*** Inglese ***


È passato un mese e tra una settimana sarà Settembre. Los Angeles era fantastica e ci siamo divertiti tutti quanti un mondo. Alla fine mi sono davvero fatto degli amici lì, ma non ho voluto frequentare nessuna ragazza. In compenso, io e Matt ci siamo comportati un po’ più da fratelli del solito, un po’ per far piacere a papà, un po’ perché ci andava. Non mi sembra quasi vero di essere tornato a casa, perché a chiudere gli occhi sento ancora il mare e il calore della spiaggia, ma c’è anche dell’altro: ho cominciato ad ascoltare sempre più canzoni che ascoltava A.K. e ogni volta che leggevo uno dei libri che ha letto lei, mi sembrava che fosse là, con me, per tutto il tempo. Un mese passato a conoscere una persona che non ho mai visto, ma credo sia stato il mese più bello di tutta la mia vita. A.K ha una dolcezza incredibile che traspare dai libri, è forte ma sa sognare e… oh, God, I think that I may be in love with her. Non lo avevo capito agli inizi e quando me ne sono accorto era troppo tardi, A.K. è diventata importante per me. So che è un nostro incontro è quasi certamente impossibile, ma mentre ero in vacanza ci ho pensato molte volte. A cosa le direi se la vedessi, a cosa farei. “Ultimamente sei strano sai?” mi dice tranquillamente Mattie, intento a sfogliare un libro in francese, seduto sul suo letto. “Nah, non penso. Secondo me ti sbagli di grosso fratellino” rispondo, ma lo so pure io che qualcosa non va. Mi manca lei, anche se non la conosco. “Ascolta, so che non ti vado a genio (e francamente la cosa è reciproca), ma se qualcosa non va, a me puoi dirlo. A volte sfogarsi fa bene” gli sento dire. Ho mantenuto il segreto dei libri per un mese intero e ancora non me la sento di rivelare nulla, ma Matt non è una persona qualunque: è pur sempre mio fratello gemello, quindi qualcosa posso dire, no? Mi faccio coraggio e, girandomi a pancia in su per fissare il soffitto, dico “Yeah, I think you’re right. È un segreto però, questa cosa deve restare assolutamente tra di noi” “Non dirò un parola, promesso”. “Vedi, ho conosciuto una ragazza prima di partire, o meglio, ne ho sentito molto parlare da alcuni amici e mi hanno dato il suo numero. Non l’ho mai vista e ci siamo parlati davvero molto poco, ma mi ha consigliato della musica e dei libri. Kiku dice che se una persona fa così è perché vuole che tu la capisca o vuole dirti qualcosa e io ho capito tutto. Il problema però… è che… non so esattamente come dirlo Matt, ma penso di essermi innamorato di quella ragazza” dico e mio fratello ascolta attentamente: non è esattamente una bugia, ma penso sia abbastanza per chiedere un consiglio. “E non la puoi incontrare?” mi chiede e io scuoto la testa. Son so nemmeno il suo nome, figuriamoci dove vive. “Non so molto di lei, però mi manca sai e non so bene cosa fare. Sto provando ad ignorare quello che provo, perché anche Captain America non ha più rivisto la ragazza che amava ed è sopravvissuto e io non voglio essere da meno” “Non dovresti farlo. È strano che lei ti piaccia senza che tu l’abbia mai vista, ma se è così, più proverai a dimenticarla e più lei ti tornerà in mente” sento dirgli e, girandomi per guardarlo, gli chiedo “Matthew… tu sei mai stato innamorato?” “Che domande, certo che si. Era una ragazza davvero bella” “Ma allora perché non mi hai mai detto niente?”. Lo vedo alzarsi e camminare verso la porta. “Perché a quella ragazza piacevi tu” ed esce chiudendo la porta dietro di sé.

Non pensavo di aver fatto un torto simile a mio fratello e ora che me ne rendo conto mi dispiace per lui. Mi tiro su a sedere sul mio letto, pensando a come posso farmi perdonare da mio fratello, quando noto il libro che stava leggendo. Non riesco proprio a capire perché dovrebbe leggere Romeo e Giulietta in francese. Shakespeare l’ha scritto in inglese e lui lo legge in inglese. Ora che ci penso però, il prof d’inglese mica aveva parlato di quel libro? Aveva detto che avrebbe chiesto di parlarne il primo giorno di scuola e la cosa che mi rende nervoso è che, mentre lo diceva, stava fissando me. Ho come l’impressione che chiamerà me, meglio leggere la trama almeno. Prendo in mano il telefono, ma la rete sembra non funzionare ancora: papà aveva detto che l’avrebbe sistemata il prima possibile, ma a quanto pare non l’ha ancora fatto. Guardo per terra e vedo la mia pila di libri: ora che ci penso non ho messo a posto quello di geografia, ma non è importante al momento, così smonto la pila fino a raggiungere quello d’inglese. È un bel mattone, saranno almeno 500 pagine: trovare quello che cerco sarà un’impresa, povero me! No, da eroe quale sono non c’è niente che non possa fare. Apro il libro e vado a vedere l’indice degli argomenti e, scorrendo la pagina, il mio cuore salta un battito: questo libro era di A.K! Comincio a sfogliare le pagine velocemente, cercando altri messaggi da parte sua e quello che trovo mi stupisce. Questo libro non contiene frasi o citazioni e nemmeno disegni: questo libro contiene un diario. E non sto parlando di un diario scolastico, ma un diario nel vero senso della parola. “Thursday 26th September. School has begun since one week, but I’m still a little afraid of what will wait for me. It’s my last year and I’m really looking forward to graduate and go away from here. After all, new school new life right?”. “Tuesday 1st October. Yesterday we went on a school trip. It was really funny and even fairies had fun! On the bus nobody wanted to sit next to me, but that’s ok: maybe they just need some more time to get used to me since I’m new. But… sometimes I’m afraid that nobody will like me and become my friend”. “Wednesday 9th October. Ok, I have to stay calm; I mustn’t let them see me sad. Today a boy approached me and asked me what I was drawing on my history book. I show him my drawings, because I know that I’m not that bad at it, but suddenly he took my book and show it to the entire class. “Why are you laughing at my drawings? Is it because I like fairies?” I asked them and that boy told me that fairies don’t exist and then I saw a fairy die, because if you say that sentence one of them dies. I’m so sad right now, I even cried at home. Poor thing…”. Sono un po’ confuso: non capisco se A.K. veda le fate o meno. Non potrebbe, giusto? Però… immaginarie o meno è una cattiveria fare una cosa simile ad una ragazza. “Wednesday 16th October. It’s awful! I left my school bag in biology class, but when I came back to take it, it was gone. They stole it! During the lunch break I found a note in my locker: it said to go to the school ground. I went there and I saw my bag buried in the ground, and my sketchbook was completely ruined. Some of my exercise book were missing too. I hate them. Why do they do this to me?”. “Friday 25th October. I guess that miracles can happen sometimes. Some classmates of mine were punching me during the lunch break. I still don’t know why they hate me so much, but this don’t stop them from bullying me. They told me to go home, that no one likes me and that I’m just a freak because I talk with the air. I thought that no one would come to save me, that I was all alone, but I was wrong! I heard a voice tell them to leave me alone and when they refused a person beat them up. It was a boy from the second year. He asked me if I was okay. I felt so shy but somehow I managed to reply. He smiled at me and told me that everything was ok and helped me to go back to my feet. Unfortunately the bell rang and he had to come back to his classroom. I don’t really believe at love at first sight, but I think that I’m in love with that boy who has those wonderful blue eyes…”. Stringo più forte le pagine: so bene come andrà a finire, ovvero che lui la farà soffrire. Gli sono grato per aver salvato la mia A.K., ma questo non toglie che lo prenderei a pugni se potessi. Avrei dovuto esserci io al suo posto: se ci fossi riuscito, questa sarebbe stata l’ultima scritta. Invece ce ne sono altre, e a vederle il macigno sul mio cuore ritorna. “Monday 11th November. Lately I’m growing sick of being mocked and bullied, so why don’t start disliking people? Seriously, I’m starting to have enough of them. The only positive thing that happened today is that I found out the name of my hero. I can’t go talking to A.J. because I’ll put him in trouble too, and I don’t want that. If someone is going to suffer, I want to be me, because he was the only one to show me kindness”. A.J. eh… mi chiedo chi sia. Stando a quanto ha scritto, questo tizio ha frequentato il secondo anno. Ha la mia età quindi. “Tuesday 26th November. I’m so glad that I didn’t write his name in this book. Friday Ryan stole it (while I thought that I had left it in the English class) and yesterday I saw some of my sentences photocopied all over school’s hallways. Now a lot of people from other classes seem to make fun of me. How could I even think to try talking in private with A.J. now?”. “Friday 13th December. I’m starting to understand why people don’t like me: maybe it’s because I’m a good student. My grades never go down under B, maybe is for this. Today Daphne told me that my music is crap and that I’m rude because I listen to it. I don’t think so, Sex Pistols is better than Justin Bieber in my opinion, but I never told them that their music is shit. I just respect what they like, so why  can’t they do the same?”. “Friday 20th December. Today I’m glad. Harry, Terry, Ryan and Kim got detention. The history teacher saw them bulling me, so he decided to give them detention for two weeks. I suspect that he was inspecting my classroom situation. It’s also the last day of school before Christmas’s holiday. Big brother told me that we’ll go back to our country and this makes me happier. I wonder where A.J. will go this winter. I’d wish him Marry Christmas and Happy new year if I could, but I can only write it in here”. Comincio a sentirmi un po’ geloso di questo A.J.: lo nomina in quasi tutte le frasi che ha scritto e comincia a darmi fastidio. Non so se riuscirò a stare calmo quando leggerò del giorno in cui lei si è dichiarata a lui o se scriverà che l’ha baciata o altro. Non riesco a sopportare l’idea che un altro possa averla, anche se so che non potrò mai vederla. Però leggere che qualcuno si è accorto della sua situazione mi fa sentire meglio: mi chiedo chi sia il professore in questione. “Wednesday 8th January. Today is really a good day~ School started yesterday, but a good half of my classmates haven’t came back from holiday yet. Even some people from school seem to have forgotten their dislike towards me. During the holidays I’ve made a scarf for A.J., but I don’t think that I’m going to give it to him: I’m afraid that he might don’t like it. I really wish not to be a loser like I am”. Se questo A.J. rifiutasse un regalo fatto a meno da lei sarebbe il più grande cretino della storia dell’umanità. E non sto esagerando. Se io fossi lui, l’avrei accettata anche se fosse stata la ragazza più sfigata di tutte. “Thursday 23th January. I must be strong; they are just envious, just envious. Ryan pulled me on the stairs and I ended up in the infirmary. Thanks goodness nothing’s broken, but I couldn’t help but cry. The nurse tried to calm me down and I stopped crying. I know that I promised at mom’s grave that I would have been strong, but it’s really hard”. “Friday 14th February. Today’s Valentine’s Day. I’m really embarrassed to admit that, but last night I stayed up all night, trying to cook some sweets for A.J. I’m not sure if he’d like them, but I wanted to try. (…) It was a really bad idea. Now Kim knows who I like. I had to beg her not to tell anyone and she told that she won’t tell. But she put a condition: I have to do her homework for the rest of the year. Why did I even consider the idea of giving A.J. something for Valentine? He’s so popular that a lot of girls want to be his girlfriend. I don’t have a single chance”. Quando tornerò a scuola cercherò assolutamente questo tipo e gli insegnerò alcune cosette. Rinuncerei a lei se fosse in mani migliori, tipo quelle di un eroe come le mie, ma se questo ragazzo è così superficiale da non notarla, allora non intendo lasciargliela passare liscia. “Wednesday 5th March. I made my decision today. I won’t care if they’ll hate me or if I’ll make other people despise me, I have to stay strong and to go on. School will be over in some months, so I only have to focus on studying hard to get the best grades possible. I have to get out of here as fast as I can. It’s the only way to leave these bad people behind”. “Thursday 3rd April. Why? Why?! Why life has to be so mean to me?! Today our history teacher was transferred to another school, so I lost my only ally against my classmates. I almost cried when he told us this was his last day here. What I’m supposed to do now? And that’s just the top of the iceberg... I... I saw them. They were kissing in the hallway to the library. Kim was kissing A.J.. She knew that I love him. That he was my last hope to be happy again. She stole him from me. As I saw them, I turn around and I closed myself in the bathroom. I think that I’ve been crying for two hours at least. I love him, yet he chose that bitch. Why...? why...?”. Mi si è quasi rivoltato lo stomaco. Ecco cos’è successo: non ha potuto dichiararsi perché lui era fidanzato con un’altra. Guardando meglio noto dei piccoli aloni intorno ad alcune parole. Ma sono lacrime! A.K. stava piangendo quando ha scritto questo. Questo spiega molte cose. Non è molto eroico dirlo, ma spero proprio che tra questa Kim e A.J. ci sia stato l’inferno. “Wednesday 23th April. Happy birthday to me, I guess. No one knows that it’s my birthday but my big brother. I don’t care much if nobody knows. I don’t give a fuck about going to school neither. I’ve endured so much pain just to being able to have a chance with A.J., but all my tries were trash. I just wasted time in this school. I was a fool to think that things would be easier in another school. As always I’ve been bullied and all my hopes have been crashed. I wish that I’d never come here”. “Friday 6th June. Finally school is over and I just have to do some exams and I’ll be free. I’ve kept feeling empty since April, and the only pro was that my classmates stopped bulling me: I haven’t react once since April, I guess that they got bored and passed at the phase where they ignore me. I just have one regret... there’s something that I’ll never be allowed to say, so I’ll say it here. My dear A.J., I couldn’t tell you one thing, a really important one, and I guess that I’d be too shy to tell it in front of you. Well, I... I love you Alfred Jones. And thank you for have been my hero, even if for just one time”. Aspetta... A.J. sono... io? Ma com’è possibile? Io… io non conosco A.K., non ho la minima idea di chi sia, eppure lei dice che l’ho salvata. Quindi… quindi lei mi amava… Sono un vero idiota. Lei si è ricordata di me per tutto il tempo, mentre io non ho idea di chi sia. È troppo vaga come cosa, durante quest’anno scolastico ho salvato un paio di persone dai bulli, come potrei ricordarmi di lei? Maledizione, e dire che le sono stato così vicino… Però, a pensarci questo spiegherebbe alcune cose strane accadute quest’anno: il giorno di S.Valentino ho trovato dei biscotti bruciati nel mio armadietto. Ho pensato fosse uno scherzo e li ho buttati, che stupido sono stato. Ed ecco anche il motivo per cui quella ragazza di terza mi ha baciato. Mi aveva detto che stava giocando ad obbligo o verità con delle amiche, e che l’avevano obbligata a darmi un bacio. Grazie al cielo è stato solo a stampo, ma vorrei non aver mai accettato. Grazie alla mia superficialità ho ferito l’unica ragazza che mi sia mai davvero interessata, e tutto per uno stupido bacio. No, nemmeno, tutto perché io non l’ho notata e tutti si sono messi tra di noi. Ma non sarà più così, lo giuro. Devo trovarla, devo chiarire il malinteso e dirle che la amo. Devo trovarla ad ogni costo e scusarmi per averla fatta sentire come l’ultima. Si, ma come posso fare? Io non ho idea di chi possa essere e le iniziali A.K. sono troppo vaghe per chiedere alla segretaria la lista degli studenti del terzo anno. Che posso fare? Mi siedo sul pavimento, con la schiena appoggiata al letto, e tento di pensare a cosa fare. All’improvviso mi viene un’idea: Vash. Già, lui potrebbe aiutarmi, in fondo A.K. gli ha venduto i libri, sono sicuro che gli ha dato l’indirizzo, e se non quello almeno il nome. Non c’è tempo da perdere, così mi alzo di scatto da terra e imbocco la porta di casa, scendendo le scale talmente velocemente che a momenti non cado, rompendomi qualcosa.

Arrivo al negozio senza fiato: ho pedalato più velocemente che ho potuto, anche perché è quasi l’ora di chiusura. Non ho intenzione di aspettare un solo giorno di più senza almeno tentare di afferrare la più piccola speranza. Una volta arrivato smonto dalla bici e la lascio cadere in terra, perché vedo che Vash sta cercando di chiudere il negozio. Devo sbrigarmi o perderò la mia grande occasione. “Vash! Aspetta! C’è una cosa di vitale importanza che devo chiederti” urlo e lo vedo girarsi verso di me, con la sua solita espressione seccata. “Si può sapere che vuoi? È ora di chiudere, ripassa domani”. “Non posso. Ho bisogno del tuo aiuto ADESSO”, ma impiego almeno un quarto d’ora per convincerlo ad aiutarmi. “Va bene, che vuoi?” mi chiede con un sospiro, esasperato dalle mie insistenze. “Riusciresti a dirmi chi ti ha venduto i libri che io e mio fratello abbiamo comprato?”. Anche se sembra seccato dalla situazione, lo vedo tirare fuori un mazzo di chiavi, per poi aprire la porta e dirmi di entrare. Lo seguo fino al bancone e, una volta lì, accende un computer. “Ha lasciato solo l’indirizzo, ma non il nome” mi dice e gli chiedo se può scrivermelo. Gli lascio a malapena il tempo di scrivere l’informazione che mi serve, che lo ringrazio ed esco velocemente dalla porta. Non conosco bene l’indirizzo, ma so dove si trova la zona, ovvero dall’altra parte della città rispetto a casa mia. Aspettami A.K., sto venendo per te.
 

Raggiungo l’indirizzo segnato sul pezzo di carta che Vash mi ha dato e mi affretto a legare la bici da qualche parte. Il cuore mi batte sempre più forte nel petto e comincio a sentirmi nervoso: non ho idea di come potrebbe reagire lei nel vedermi, specie dopo tutto quello che ha passato, ma non posso tirarmi indietro adesso. Comincio ad incamminarmi verso una delle villette a schiera, ma prima di arrivare davanti al vialetto vedo qualcuno uscire dalla casa di A.K.: è quel nanerottolo di Arthur. Perché è uscito dalla casa della mia A.K.? No, ci dev’essere uno sbaglio, mi sto sicuramente sbagliando. Eppure, quando mi avvicino alla casa dalla quale è uscito lui, noto che l’indirizzo scritto è corretto. Ci dev’essere un’altra spiegazione! Assolutamente. Controllo i nomi sul citofono, ma ce n’è solo un altro oltre il suo, di un altro ragazzo. A.K. … la mia A.K. … non solo non è una ragazza, ma è anche la persona che detesto di più al mondo. Questa consapevolezza mi colpisce come un pugno nello stomaco e scivolo in ginocchio, perché le mie gambe non sembrano più in grado di sorreggermi. Per tutto questo tempo ho pensato che A.K. fosse una ragazza, quando invece era il mio peggior nemico. Sento come se il cuore mi si stesse strappando in due: da una parte continuo a non sopportarlo, perché non posso fingere che i battibecchi tra noi non siano accaduti, però… però io lo amo. Gli ho detto tante cose brutte senza nemmeno sapere cosa avesse passato per diventare così. L’ho giudicato senza sapere niente e in questo modo devo averlo ferito ancora di più. Mi alzo in piedi con tutta la forza di volontà possibile: devo scusarmi con lui. Devo farlo, non voglio che le cose tra noi restino così! Ho la vista un po’ appannata a causa delle lacrime, ma comincio a correre più velocemente che posso nonostante tutto, cercando di raggiungere Arthur. Vedo la sua sagoma e lo abbraccio più forte che posso. “What the he…” comincia ad esclamare, ma lo interrompo subito esclamando “Perdonami! Perdonami, io non ne sapevo niente. Non volevo ferirti. I’m so sorry Arthur”. Non ce la faccio più a trattenere le lacrime, e finisco per piangere. Non è molto eroico da parte mia, lo ammetto, ma non riesco a calmarmi, e più penso a quanto gli ho fatto male, più mi viene da piangere. “Alfred! Di che diavolo stai parlando?! E mollami” mi dice, cercando di divincolarsi. “No, non voglio! Se ti lascio andare forse è la volta buona che ti perdo. E… e… io non…” ma non riesco a finire, perché il pianto mi impedisce di parlare come si deve. Lo sento smettere di divincolarsi, così allento leggermente la stretta. Mi aspetto che colga quest’occasione per scappare, ma invece fa una cosa che mi stupisce: si gira verso di me e mi accarezza la testa. “Non piangere Alfred. Please, don’t. È successo qualcosa?” mi chiede e sento che c’è della preoccupazione nel suo tono. “I… i tuoi libri del terzo anno… ce li ho io… A.K. se tu, vero?”. Lo vedo irrigidirsi e sono sicuro che sia rimasto scioccato da questa rivelazione. Lo sento farfugliare alcune parole e sono certo che sia arrossito. “Even my english book?” mi chiede e io non posso far altro che annuire. “Perché sei qui?” mi chiede, e stavolta sento della tristezza: lo so che sta pensando che sono venuto qui per respingerlo o qualcosa del genere, ma non è così. “Perché voglio mettere le cose a posto con te. Perché sto male a lasciare le cose così come sono, con noi che ci odiamo a morte” “Come with me. Ti offro un the, e appena ti sarai colmato mi spiegherai tutto” mi dice con pazienza. Annuisco, e lo seguo verso casa sua: mi sento come un bambino piccolo che segue la mamma a casa, dopo essersi fatto male. Mi fa accomodare sul divano in soggiorno e dopo qualche minuto mi porge una tazza fumante. Non amo particolarmente il the, ma ne prendo comunque qualche sorso, osservandolo mentre si siede vicino a me sul divano. “Va meglio?” mi chiede e io annuisco di nuovo. Appoggio la tazza sul tavolino davanti a me e mi preparo ad affrontare tutto ciò che accadrà, perché sento che a questo punto non posso più tornare indietro. “Oggi… sono venuto a cercarti perché volevo mettere a posto le cose con te. E non parlo solo di fare la pace, ma anche di far luce su alcuni malintesi”. Comincio a raccontagli quello che è accaduto nell’ultimo mese, di come ho trovato i suoi libri e di come mi abbiano colpito. Arthur mi ascolta con attenzione, senza aprire bocca per interrompermi. “Ma… ma nel mese che ho passato prima di scoprire i tuo “diario” è successo qualcosa, qualcosa che non avrei mai creduto potesse accadermi. Mi sono affezionato terribilmente alla persona descritta in quei libri e, quando poco fa ho letto quello d’inglese, ho sentito il bisogno di cercare quella persona, perché non potevo accettare di lasciare le cose com’erano. Mi vergogno ad ammetterlo, ma io non mi ricordo di averti salvato, e questo mi fa male, perché sono certo che te ne ricordi anche adesso” comincio a dire per concludere il mio racconto, e lo vedo arrossire. “Ma devi sapere che la ragazza che mi hai visto baciare non era nulla per me. Mi aveva detto che era un obbligo per un gioco, io nemmeno la conoscevo”. “E cosa ti fa credere che a me importi?” dice, quasi borbottando. Mi accorgo solo ora che è davvero un pessimo bugiardo. “Perché ho imparato a capirti. Ma non è questo che conta. Quello che conta è se tu provi ancora quello che hai scritto a Giugno” gli dico, e stavolta lo fisso negli occhi: hanno il più bel verde che io abbia mai visto. Arthur esita prima di rispondere, e ogni secondo che passa senza rispondere, sento il mio stomaco stringersi sempre più dolorosamente. “Nei mesi che sono passati da quando ho visto Kim baciarti, ho provato molte volte a cancellare i miei sentimenti, ma a quanto pare non ci sono mai davvero riuscito. E la prova è stata quando ti ho rivisto alla festa di Gil: non sapevo che fare, ero arrabbiato e amareggiato, ma non potevo smettere di amarti” risponde, distogliendo lo sguardo. “La colpa è anche mia. Ma te lo giuro Arthur, io non ne sapevo niente, quindi se bisogna incolpare qualcuno quello sono io. Però… però quei libri mi hanno aperto gli occhi. E so bene che tu sei molto più di quello che tutti credono. E sai quando me ne sono accorto? Nel mese in cui i miei sentimenti per te sono sbocciati. Quello che voglio dire è che…” mi sento la gola secca e il cuore comincia a battere all’impazzata, ma sono venuto per dire tutta la verità. “I love you Arthur” dico e lo vedo diventare rosso ed entrare leggermente nel panico. “Io… avevo perso tutte le mie speranza. Pensavo che tu mi odiassi” comincia a dire, ma lo blocco subito dicendo “Si, all’inizio era così: ti vedevo come uno stronzo che non aveva niente di gentile. Non avevo idea di quanto ti stessi ferendo comportandomi in quel modo così cattivo. Potrai mai perdonarmi?”. Cogliendomi completamente di sorpresa, Arthur mi abbraccia e lo sento dire “Si. Si. I love you too”. Mi sento felicissimo e non posso fare a meno di sorridere: A.K. mi ama!


Siamo rimasti a parlare sul suo divano per qualche ora, tenendoci la mano. Non credo riuscirei mai ad ammetterlo con lui, ma adoro il fatto che stia appoggiato alla mia spalla. “Sai, non so se essere grato o arrabbiato con mio fratello: io non volevo vendere i miei libri, ma l’idea è stata completamente sua” “Io un minimo di gratitudine la mostrerei” gli dico ridacchiando, stringendo un po’ di più la sua mano. “Mi sa che hai ragione” ammette Arthur e per la prima volta lo sento ridere. Il cuore mi batte fortissimo e le farfalle nel mio stomaco cominciano a fare un gran baccano: è davvero stupendo quando sorride. Quasi in automatico, mi avvicino e lo bacio. Non credo di essermi sentito più felice in vita mia come quando lo sento ricambiare. “e questo per cos’è?” mi chiede lui, dolcemente, “Per farmi perdonare il tempo perso e per farti capire quello che provo, stavolta senza malintesi”

(26/9) La scuola è iniziata da una settimana, ma ho ancora un po’ paura di quello che mi aspetta. È il mio ultimo anno e non vedo l’ora di diplomarmi e andarmene da qui. Dopo tutto, nuova scuola nuova vita, giusto?

(1/10) Ieri siamo stati in gita. È stato davvero divertente e anche le fate si sono divertite! Sul pullman nessuno ha voluto sedersi vicino a me, ma va bene: forse hanno solo bisogno di più tempo per abituarsi a me visto che sono nuovo. Ma… a volte ho paura che non piacerò a nessuno e non avrò amici
(9/10) Ok, devo stare calmo; non devo farmi vedere triste da loro. Oggi un ragazzo mi si è avvicinato e mi ha chiesto che cosa stessi disegnando sul mio libro di storia. Gli ho fatto vedere i miei disegni, perché so di non essere tanto male, ma all’improvviso ha preso il mio libro e l’ha mostrato all’intera classe. “”Perché state ridendo dei miei disegni? È perché mi piacciono le fate?” gli ho chiesto e quel ragazzo mi ha detto che le fate non esistono e ne ho vista una morire, perché se dici quella frase una di loro muore. Sono così triste in questo momento, ho anche pianto a casa. Povera creatura…
(16/10) È terribile! Ho lasciato il mio zaino nell’aula di biologia, ma quando sono tornado a prenderlo, era sparito. Lo hanno rubato! Durante la pausa pranzo ho trovato un biglietto nel mio armadietto: diceva di andare nel campo scolastico. Ci sono andato e ho visto il mio zaino seppellito nel terreno e il mio blocco da disegni era rovinato. Mancavano anche alcuni dei miei quaderni. Li odio. Perchè mi fanno questo?
(25/10) Credo che i miracoli possano accadere a volte. Alcuni dei miei compagni mi stavano prendendo a pugni durante la pausa pranzo. Continuo a non capire perché mi odiano così tanto, ma questo non li ferma dal fare i bulli con me. Mi hanno detto di tornare a casa, che non piaccio a nessuno e che sono solo uno strano perché parlo con l’aria. Pensavo che nessuno sarebbe arrivato a salvarmi, che ero tutto solo, ma mi sbagliavo! Ho sentito una voce dirgli di lasciarmi in pace e quando si sono rifiutati, quella persona li ha picchiati. Era un ragazzo del secondo anno. Mi ha chiesto se stessi bene. Mi sono sentito così timido ma in qualche modo sono riuscito a rispondergli. Mi ha sorriso e mi ha detto che andava tutto bene e mi ha aiutato a rimettermi in piedi. sfortunatamente la campanella è suonata e lui ha dovuto tornare in classe. Non credo seriamente all’amore a prima vista, ma penso di essermi innamorato di quel ragazzo che ha quei meravigliosi occhi blu…(11/11) Ultimamente mi sto stancando di essere preso in giro e subire bullismo, quindi perché non cominciare a disprezzare le persone? Seriamente, comincio ad averne abbastanza di loro. L’unica cosa positive che è successa oggi è che ho scoperto il nome del mio eroe. Non posso andare a parlare con A.J. perchè lo caccerei nei guai e non voglio. Se qualcuno deve soffrire, voglio essere io, perché lui è stato l’unico a mostrarmi gentilezza
(26/11) Sono così felice di non aver scritto il suo nome in questo libro. Venerdì Ryan l’ha rubato (mentre io pensavo di averlo lasciato nell’aula d’inglese) e ieri ho visto alcune delle mie frasi fotocopiate in giro per i corridoi. Adesso un sacco di persone di altre classe sembrano prendersi gioco di me. Come potrei anche solo pensare di parlare in privato con A.J. ora?
(13/12) Comincio a capire perché non piaccio alle persone: forse è perché sono un bravo studente. I miei voti non vanno mai sotto la B, forse è per questo. Oggi Daphne mi ha detto che la mia musica è merda e che sono rude perché l’ascolto. Io non credo, i Sex Pistol sono migliori di Justin Bieber, secondo me, ma non vado mai da loro a dire che la loro musica è merda. Rispetto solo quello che gli piace, allora perché loro non lo fanno con me?
(20/12) Oggi sono felice. Harry, Terry, Ryan e Kim sono finiti in punizione. L’insegnante di storia li ha visti fare I bulli con me, così ha deciso di metterli in punizione per due settimane. Sospetto che stia indagando sulla situazione nella mia classe. È anche l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. Il mio fratellone mi ha detto che torneremo nel nostro paese e questo mi fa ancora più felice. Mi chiedo dove andrà A.J. quest’inverno. Gli augirerei Buon Natale e felice anno nuovo se potessi, ma posso solo scriverlo qui
(8/1) Oggi è davvero una bella giornata~ La scuola è cominciata ieri, ma una buona metà dei miei compagni non sono ancora tornati dalle vacanze. Anche alcune persone a scuola sembrano aver dimenticato il loro astio per me. Durante le 
vacanze ho fatto una sciarpa per A.J., ma non penso che gliela darò: ho paura che potrebbe non piacergli. Vorrei davvero non essere lo sfigato che sono

(23/1) Devo essere forte; sono solo invidiosi, solo invisiosi. Ryan mi ha spinto giuù dalle scale e sono finito in infermeria. Grazie al cielo niente di rotto, ma non potuto fare a meno di piangere. L’infermiera ha provato a calmarmi e ho smesso di piangere. So di aver promesso alla tomba della mamma che sarei stato forte, ma è davvero difficile
(14/2) Oggi è S. Valentino. Sono davvero in imbarazzo ad ammetterlo, ma ieri notte sono rimasto alzato tutto il tempo, provando a cucinare dei dolci per A.J. Non sono sicuro se gli piaceranno, ma volevo provarci. (…) è stat proprio una cattiva idea. Adesso Kim sa chi mi piace. Ho dovuto pregarla di non dire niente a nessuno e lei mi ha detto che sarebbe stata zitta. Ma ha messo una condizione: devo farle tutti i compiti per il resto dell’anno. Perché ho anche solo considerato l’idea di dare qualcosa ad A.J. per S. Valentino? È così popolare che un sacco di ragazze vorrebbero essere la sua ragazza. Non ho una sola possibilità
(5/3) Ho fatto la mia decisione oggi. Non m’importerà se mi odieranno o se mi farò disprezzare da altre persone, devo essere forte e andare avanti. La scuola sarà finita tra qualche mese, così devo solo concentrarmi nello studiare più che posso e avere i voti migliori. Devo andarmene da qui il più in fretta che posso. È l’unico modo per lasciare queste cattive persone alle mie spalle
(3/4) Perché? Perché?! Perchè la vita dev’essere così cattiva con me?! Oggi il nostro professore di storia è stato trasferito in un’altra scuola, così ho perso il mio unico alleato contro i miei compagni. Ho quasi pianto quando ci ha detto che era il suo ultimo giorno qui. Cosa dovrei fare adesso? E questo è solo la punta dell’iceberg… Io… io li ho visti. Si stavano baciando nel corridoio per la biblioteca. Kim stava baciando A.J.. Lei sapeva che lo amo. Che era la mia ultima speranza di essere felice. Lei me lo ha rubato. Appena li ho visti, mi sono girato e mi sono chiuso in bagno. Penso di aver pianto per almeno due ore. Lo amo, eppure lui ha scelto quella puttana. Perché…? Perché…?
(23/4) Buon compleanno a me, credo. Nessuno sa che è il mio compleanno apparte mio fratello. Non m’importa molto se nessuno lo sa. Non me ne frega un cazzo nemmeno di andare a scuola. Ho sopportato così tanto dolore solo per avere una possibilità con A.J., ma tutti i miei tentativi erano spazzatura. Ho solo sprecato tempo in questa scuola. Sono stato un folle a pensare che le cose sarebbero state più facile in un’altra scuola. Come sempre sono stato preso di mira e tutte le mie speranze sono state distrutte. Vorrei non essere mai venuto
​(6/6) Finalmente la scuola è finita e devo solo fare qualche esame e sarò libero. Ho continuato a sentirmi vuoto da Aprile, e l’unico vantaggio è stato che i miei compagni hanno smesso di prendermi di mira: non ho reagito nemmeno una volta da Aprile, credo che si siano annoiati e siamo passati alla parte in cui mi ignorano. Ho solo un rimpianto… c’è una cosa che non potrò mai dire, così la dirò qui. Mio caro A.J., non ho potuto dirti una cosa, una davvero importante, e credo che sarei troppo timido per dirtela in faccia. Bene, io… ti amo Alfred Jones. E grazie per essere stato il mio eroe, anche se sono per una volta




Piccolo Angolo dell'Autrice:
Ebbene, siamo giunti alla fine dell'avventura. Un'avventura molto lunga (almeno per me) e spero che abbia potuto appassionarvi. L'idea per la trama mi è venuta da una storia vera (almeno in parte): ho davvero comprato un libro in un negozio dell'usato e, dopo un mesetto, è saltato fuori che era appartenuto ad un mio amico, che lo aveva venduto. La parte in cui Arthur scrive nei libri, invece è perché io pasticcio i miei libri con tutto ciò che penso XD Spero vivamente che il finale sia stato bello e spero via sia piaciuta la storia. Posso solo dirvi alla prossima XD


 

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