Storia di due fratelli: Gohan e Goten

di MartaSon93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***
Capitolo 8: *** #8 ***
Capitolo 9: *** #9 ***
Capitolo 10: *** #10 ***
Capitolo 11: *** #11 ***
Capitolo 12: *** #12 ***
Capitolo 13: *** #13 ***
Capitolo 14: *** #14 ***
Capitolo 15: *** #15 ***
Capitolo 16: *** #16 ***
Capitolo 17: *** #17 ***
Capitolo 18: *** #18 ***
Capitolo 19: *** #19 ***
Capitolo 20: *** #20 ***
Capitolo 21: *** #21 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


~ Benvenuto in famiglia.

~ Gohan osservava quasi ipnotizzato il fratellino che dormiva nella sua culla.
Era quasi incredulo, in fondo era passato così poco tempo da quando, dopo il torneo di Cell, sua madre gli aveva annunciato di aspettare un bambino.
Gohan aveva preso benissimo la notizia sin da subito.
Era stata quasi una benedizione visto che, nonostante avesse appena salvato il mondo, il senso di colpa e la frustrazione per aver perso suo padre erano ancora molto forti in lui.
I mesi erano trascorsi in fretta e in quel lasso di tempo il giovane saiyan, oltre ad aver ripreso regolarmente gli studi, aveva cercato di tenere a riposo la madre da qualsiasi sforzo quotidiano.
Anche il semplice lavare i piatti o rifare i letti secondo Gohan potevano essere delle azioni rischiose per il bambino che Chichi portava in grembo, non voleva rischiare che un’altra catastrofe si abbattesse sulla sua famiglia.  
Più che in qualsiasi altra circostanza, Gohan si rese conto in quel momento che doveva essere coraggioso e mostrarsi forte per il bene di tutti.
Non avrebbe fatto mancare nulla né al piccolo né a sua madre. Si considerava quasi l’uomo di casa, una responsabilità decisamente troppo grande per un ragazzino di undici anni.
Nonostante le difficoltà della situazione, Gohan provò immediatamente l’entusiasmo che deriva dall’essere fratello maggiore, un esempio da seguire per qualcuno.
“Com’è dolce. E’ il ritratto di tuo padre.” Disse Chichi, anch'ella soffermatasi ad osservare il neonato, poggiando una mano sulla spalla del suo primogenito.
Gohan non poté che sorridere a quell’affermazione.
Era tremendamente vero, il fratello era quasi del tutto identico a suo padre Goku.
Lo si poteva capire non solo dall’espressione, ma anche e soprattutto dalla sua stranissima capigliatura del tutto identica a quella che aveva sempre contraddistinto il leggendario saiyan.
Chichi aveva sin da subito sostenuto che quello fosse stato il regalo di commiato da parte di suo marito, che aveva lasciato una piccola parte di sé sulla Terra.
Gohan, mosso da un irrefrenabile istinto fraterno, si avvicinò al fratellino e gli diede un bacio sulla fronte.
La spontaneità di quel gesto commosse la madre, anche se quest’ultima cercò di non darlo a vedere.
Fu in quel momento che il piccolo aprì lentamente gli occhi, come per cercare di capire chi avesse compiuto quel gesto così tenero.
Quando i suoi piccoli occhi si posarono su quelli neri del fratello, quest’ultimo avvertì dapprima una sensazione di paura e s’irrigidì.
Non sapeva se il fratellino di lì a poco si sarebbe messo a piangere.
Forse non avrebbe dovuto avvicinarsi, non avrebbe dovuto disturbarlo, pensò. Eppure, quando vide una sottile incurvatura sulle labbra del neonato, si rasserenò.
Sì, il bambino gli stava rivolgendo il suo primo sorriso, al che Gohan non poté fare altro che rispondere con una delle frasi più emozionanti che avesse mai pronunciato e che non avrebbe più dimenticato.
“Benvenuto in famiglia, Goten. Sono Gohan, il tuo fratellone.”

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Capitolo 2
*** #2 ***


~ L’emozione della prima parola…o forse no?

~ Il piccolo Goten cresceva a vista d’occhio ed era in ottima salute. Anch’egli, come Gohan prima di lui, riceveva costanti attenzioni da parte della madre e del nonno Giumaho.
La sua crescita procedeva nel migliore dei modi, se non fosse per il fatto che il piccolo non accennava minimamente a parlare.
Era ormai da un paio di ore infatti che Gohan, seduto di fronte a Goten intento a giocare con una girandola regalatagli dal nonno, lo esortava a parlare. Si sarebbe logicamente accontentato anche solo di qualche sillaba.  
“Go-han.” Scandì per bene il giovane saiyan, nell’ingenua speranza di sentirsi chiamare per nome da Goten.
Questi però si limitò ad osservarlo con espressione confusa, non capendo a cosa alludesse il fratello maggiore che si lasciò andare allo sconforto.
Eppure, pensò Gohan, stando a quello che aveva letto su un manuale i bambini cominciano ad emettere i primi versi intorno ai sei mesi e il suo fratellino ne aveva da poco compiuti sette.
“Non preoccuparti, tesoro.” Disse Chichi, dopo aver osservato quella tenera scena.
“Non sono preoccupato, è solo che non capisco come..”
“Ogni bambino è diverso dall’altro, Gohan.” Lo interruppe Chichi. “Ricordo come se fosse ieri che hai pronunciato i primi versi ai tuoi otto mesi e la tua prima parola a un anno inoltrato. Devi solo avere un po’ di pazienza.” Precisò la madre.
Gohan era visibilmente imbarazzato, lo si poteva capire dal leggero rossore comparso sulle gote. 
“E…quale è stata la mia prima parola, mamma?” Incalzò il giovane, senza però staccare gli occhi dal fratellino.
Chichi sorrise.
Era sempre bello ricordare i primi anni di vita del suo ormai giovanotto, di cui però riconosceva purtroppo la non del tutto vissuta infanzia. Inoltre, il solo pensiero della risposta che stava per dare le diede un tuffo al cuore.
“E’ stata papà.”
Le labbra di Gohan si incurvarono formando un sorriso a trentadue denti.
“Davvero?” Balbettò il giovane saiyan, incredulo.
Chichi annuì, visibilmente emozionata.
Non sapeva spiegarsi il perché, ma il solo pensiero di suo padre lo fece sentire meglio, riuscendo così a distrarsi persino dalle doverose, anche se in quelle circostanze inutili, preoccupazioni da fratello maggiore.
Fu a quel punto che Gohan si girò verso Goten e lo prese in braccio. 
“Quanto vorrei che conoscessi papà, Goten. Tu me lo ricordi tantissimo, sai?” Gli disse, sorridendogli.
Il fratello continuava a guardarlo con espressione confusa. Cercava di decifrare quello sguardo e di capirne il motivo di così tanta gioia.
Dall’altro lato Gohan pensava che non avrebbe mai ringraziato abbastanza i genitori per avergli dato quel regalo magnifico che era il pargoletto che stringeva tra le braccia. Si augurava, inoltre, che un giorno il padre tornasse per dare a Goten l’infanzia che lui, anche se non pienamente, aveva vissuto accanto alla figura paterna. 


 

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Capitolo 3
*** #3 ***


~ Ti voglio bene.

~ “Più veloce, cavallino!” Squittì Goten.
Quel pomeriggio, dopo essersi assicurato che Gohan avesse terminato i compiti, il piccolo di ormai due anni aveva praticamente implorato il fratello maggiore di portarlo fuori a giocare. Sapeva che la richiesta sarebbe stata esaudita perché il suo fratellone, così soleva chiamarlo, lo accontentava sempre in tutto.
Gohan, messo a quattro zampe, gli aveva fatto esplorare ogni angolo dei Monti Paoz.
Era molto compiaciuto del fatto che Goten si stesse divertendo insieme a lui, ciò accrebbe la sua autostima in qualità di fratello maggiore.
Il calar del sole però si avvicinava, perciò ritenne opportuno interrompere il divertimento.
Tra non molto sarebbe stata ora di cena e non voleva dare preoccupazioni alla madre.
Inoltre, avevano giocato insieme per più di due ore e, nonostante la struttura fisica abituata a sforzi ben peggiori, il giovane saiyan cominciò a sentirsi stanco.
“Basta per oggi, Goten. E’ tardi, la mamma sarà in pensiero.”
“No! No! No!” Fu la protesta del fratellino minore.
Gohan rise di gusto, divertito da quei lamenti tipicamente infantili. Del resto Goten era ancora molto piccolo e, si sa, quasi tutti i bambini non hanno buon senso a quell’età.
Il fratello minore era infatti molto diverso in questo rispetto a Gohan, che alla stessa età era sì un bambino giocoso, ma anche molto educato e più serio dei suoi coetanei. Questo forse per influenza stessa della madre, che aveva sempre desiderato per lui un futuro roseo dedito allo studio e lontano dalle arti marziali.
Nella sua semplicità, Goten confermava sempre di più la somiglianza non solo fisica, ma anche caratteriale, con il padre.
Gohan però sapeva perfettamente come risolvere la situazione.
“Non voglio sentire proteste, altrimenti domani niente giochi!”
Quella fu la parola magica per convincere Goten a scendere dalla sua schiena.
Prima di rialzarsi, Gohan si accertò con la coda dell’occhio che i piedi del fratello toccassero terra.
Una volta rialzatosi tirò un sospiro di sollievo, contento che la sua schiena fosse ancora intatta dopo tutte quelle ore di gioco.
Il primo pensiero di Goten fu subito quello di sistemare le pieghe della tunica che indossava, la stessa color giallo e verde che il fratello maggiore aveva indossato nove anni prima di lui.
La madre l’aveva conservata come ricordo del suo adorato Gohan. Quando aveva scoperto di aspettare un altro maschietto non aveva esitato un attimo all’idea di regalargli alcuni dei vestiti del suo primogenito quando aveva la stessa età.
Gohan non si era mostrato riluttante all’idea, anzi. Quei capi d’abbigliamento lo riportavano indietro di molti anni, quando era ancora un piccolo bambino indifeso alle prime armi con il combattimento.
Ad un tratto il giovane saiyan sentì uno dei lembi della sua tuta essere tirato.
“Fratellone?” La voce di Goten lo distolse dai suoi pensieri.
“Sì, Goten?”
“Ti…voglio bene!”
Quella inaspettata dichiarazione di affetto fu per Gohan motivo di grande gioia. Era così bello sentire quelle parole dal fratellino, non c’era modo migliore per concludere la giornata.
“Anch’io, fratellino. Più di quanto immagini.”


 

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Capitolo 4
*** #4 ***


~ Le responsabilità di un fratello maggiore.

~ “E’ stato uno di voi due, brutti mascalzoni!”
Gohan spalancò gli occhi. Non aveva la più pallida idea di cosa sua mamma stesse parlando.
Chichi era davvero infuriata e continuava a guardare i suoi figli con espressione interrogativa.
Gohan si portò una mano sul capo, palese segno di confusione.
“Mamma, non capisco davvero di cosa..”
“Chi di voi ha mangiato la torta di mele che avevo preparato per il compleanno del nonno?” Incalzò Chichi interrompendolo, ancora in attesa di una risposta.
Fu a quel punto che non ci volle molto per capire.
Con la coda dell’occhio, Gohan osservò il suo fratellino minore, a pochi centimetri di distanza.
Questi guardava sempre verso il basso. Non aveva incrociato un solo secondo gli occhi di sua madre.
D’altro canto Gohan aveva trascorso l’intero pomeriggio in camera sua a studiare, era ovviamente sicuro della sua innocenza.
Capì immediatamente che era stato invece Goten a compiere il misfatto. Del resto anche se aveva solo tre anni possedeva un certo appetito, un lato caratteriale dovuto alla sua inevitabile natura di saiyan.
Inoltre, a quella distanza ravvicinata il ragazzo aveva avuto modo di osservare per bene le mani di Goten, sporche e appiccicose, segno inequivocabile della sua colpevolezza.
Che fare? Dire la verità o mentire per salvare il fratellino minore da una sicura ramanzina?
“Ecco, mamma io..” Esordì il giovane saiyan, attirando l’attenzione del più piccolo.
“Dopo tutte quelle ore di studio mi era venuta una certa fame e quindi..” Continuò con il suo solito tono ingenuo, ridendo nervosamente.
“Gohan! Proprio oggi dovevi abbuffarti? Ho impiegato ore per preparare quella torta!!”
Sebbene fosse palesemente innocente, il giovane si sentì mortificato. Sapeva però che lo stava facendo per il bene del suo fratellino, che per combinazione di cose rivolse finalmente lo sguardo alla madre, come alleggerito da un peso.
“Fila in camera tua, prima che mi arrabbio sul serio!”
Nel congedarsi, Gohan lanciò un’occhiata d’intesa a Goten.
Non c’era bisogno di parlare, il piccolo sapeva perfettamente cosa significasse quello sguardo.
Il suo fratellone non sembrava arrabbiato, anzi, però Goten cominciava a rendersi conto che il suo comportamento non era stato dei migliori. Di fronte al nobile gesto del fratello era stato zitto per trarre il massimo vantaggio dalla situazione.
Fu il repentino senso di colpa che lo avrebbe spinto qualche ora più tardi a riferire tutta la verità alla madre.
“Scusami, mammina. Sono stato cattivo.” Le disse, trattenendo a stento le lacrime.
Chichi si era calmata già da un po’, anche se non poté nascondere un certo risentimento nei confronti del figlio minore, sia per il gesto che soprattutto per il riprovevole comportamento. Sapeva però in fondo che si trattava pur sempre di un bambino ancora piccolo.
“Piccola peste, chiedi scusa a tuo fratello. Non tutti i fratelli sono così comprensivi.” Sentenziò la donna.
Goten non se lo fece ripetere una seconda volta e si recò velocemente in camera di Gohan per chiedergli scusa.
Gli disse inoltre che era il fratello migliore del mondo. 

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Capitolo 5
*** #5 ***


~ Vorrei essere forte come te.

~
Era da un paio di ore che Goten, seduto sotto uno dei tanti alberi dei monti Paoz, osservava il fratello.
Gohan si era svegliato quella mattina con l’intenzione di tonificare i muscoli vista la lontananza dai combattimenti.
Il giovane saiyan si destreggiava tra vari esercizi, mirati al rafforzamento muscolare di entrambe gambe e braccia e al miglioramento dei riflessi.
Goten aveva avuto più volte occasione di ammirare la strabiliante potenza di Gohan, che però non si era mai trasformato in super saiyan davanti a lui per ovvi motivi. Non sarebbe stato semplice spiegare da dove derivava una così grande potenza.
Per Goten era un vero e proprio spasso assistere agli allenamenti. Osservava ogni singolo movimento di Gohan con vorace curiosità, chiedendosi se un giorno sarebbe potuto diventare proprio come lui.
Non sapeva infatti il motivo, ma ogni volta che assisteva ad una sessione di allenamento si sentiva sempre più irrimediabilmente attratto dal mondo delle arti marziali.
Inoltre, dai racconti della madre aveva dedotto che il padre fosse stato in vita un vero e proprio amante del combattimento, ragion per cui il bambino si sentiva sempre più spinto ad intraprendere questo tipo di percorso.
“Complimenti, fratellone! Sei fortissimo!”
Gohan si passò una mano sulla fronte per asciugarne il sudore, strinse la fascia attorno alla sua tuta da combattimento e si sedette accanto al fratello.
“Grazie, ma non è niente di speciale.” Rispose Gohan sorridendogli, ben consapevole di dove potesse in realtà spingersi la sua forza.
“Non è vero. Tu sei il numero uno! Sono sicuro che se sfideresti quel tizio che si vede sempre in pubblicità lo sconfiggeresti subito!”
Gohan rise di gusto, capendo a chi si stesse riferendo il fratello.
“Oh beh, non saprei. Dopotutto Mr. Satan è il campione del mondo!” Disse Gohan, sarcastico.
“E poi, Goten, si dice se sfidassi. Ah, se ti sentisse la mamma!” Continuò, ridendo.
Goten si portò una mano sul capo, imbarazzato.
Dopo qualche attimo di esitazione rivolse però un’importante domanda al fratello.
“Fratellone, pensi che un giorno potrò essere forte come te?”
Gohan rimase di sasso, fino a quel momento non aveva avuto motivo di pensare che Goten potesse essere interessato alle arti marziali.
Si sentì stranamente nervoso. In un certo senso aveva paura che il fratellino potesse intraprendere il suo stesso percorso.
Ricordava perfettamente come da bambino fosse stato costretto, non invitato, dalle circostanze a diventare un guerriero.
E’ anche vero, però, che erano in tempo di pace. Niente minacciava la Terra, dunque se Goten avesse voluto dedicarsi al combattimento quella sarebbe stata una mera pratica a livello amatoriale.
“Certo, sei mio fratello in fondo.” Gli rispose, scompigliandogli i capelli con la mano.
“Mi insegneresti qualche mossa, allora?”
Gli occhi di Goten brillavano.
Come poteva dirgli di no? Era un suo forte desiderio.
“D’accordo. Se ci tieni tanto ti insegnerò qualcosa, ma non dirlo alla mamma!” Rispose infine ridendo, nella speranza che al fratello non spettassero mai compiti ardui come quello di difendere la Terra in tenera età.


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Capitolo 6
*** #6 ***


~ Una tranquilla giornata a mare.

~
Era una splendida giornata estiva e la piccola famiglia Son aveva deciso di trascorrerla tutti insieme al mare.
Goten giocava felice con la sabbia. Chichi si godeva tranquillamente il sole mentre Gohan, nonostante avesse terminato gli annuali esami da privatista, leggeva un romanzo storico assegnato per le vacanze.
Nel frattempo di tanto in tanto dava un’occhiata al fratello.
“Fratellone, guarda cosa ho fatto!”
L’urlo di Goten distolse Gohan dalla lettura, cogliendolo alla sprovvista.
Goten aveva infatti attirato su di se l’attenzione dei bagnanti, non rendendosi conto che strillare in un luogo pubblico non era decisamente un comportamento appropriato.
“Fa silenzio, Goten! Non si urla!” Esclamò arrabbiato, avvicinandosi al fratello.
“E va bene, fratellone!” Rispose il più piccolo, infastidito.
Quando il giovane saiyan tornò a leggere dopo qualche secondo fu nuovamente costretto a fermarsi.
Qualcuno gli faceva ombra e non ci volle molto per capire di chi si trattava.
“Andiamo, Goten, perché non..” Si interruppe alla vista di un’immagine insolita.
Davanti a lui, infatti, non c’era Goten, bensì un paio di enormi occhiali da sole.
“Non posso crederci, adoro questo libro!”  Disse una voce distintamente femminile.
Gohan abbassò il libro.
Non appena i suoi occhi si posarono sulla persona che aveva davanti sentì le guance avvampare.
Stava palesemente arrossendo.
Era una ragazza dai capelli castani, un fisico asciutto e, Gohan si maledisse per averlo solo accidentalmente notato, dal seno non indifferente.
La ragazza gli aveva appena rivolto un sorriso smagliante.
“E’ il mio libro preferito, sai?”
La fanciulla si tolse gli occhiali, mostrando così dei bellissimi occhi azzurri.
“Io mi chiamo Miyako, tu?”
“C-c-ciao!” Rispose l’interpellato, imbarazzato. “Io…mi chiamo…G-Gohan!” Continuò, sorridendo.
“Piacere di conoscerti, Gohan. Non sei di qui, vero? Avrei sicuramente notato un bel ragazzo come te da queste parti!” Esclamò Miyako, senza peli sulla lingua.
Il viso di Gohan aveva ormai assunto una colorazione simile a quella di un peperone.
“No, è la prima volta che vengo.”
“Capisco. Ti va di prendere un gelato?”
“Gohan!”
La voce furiosa di Goten, giunto improvvisamente, portò Gohan alla realtà, impedendogli così di rispondere al gentile invito.
“Cosa c’è, Goten?” Chiese Gohan, ridendo nervosamente.
Miyako fu colta alla sprovvista e guardò Goten con fare interrogativo.
“Che ci fai con una ragazza? Vi siete per caso fidanzati?” Incalzò, con fare innocente.
Gohan si alzò di scatto, come colto da un’improvvisa scarica elettrica, e si premurò di chiarire la situazione.
Miyako non condivideva il panico di Gohan, ma rimase stupita dalla schiettezza del bambino.
“Stavamo solo parlando! Non è la mia..”
“Sei rosso come un peperone. Le hai pure dato un bacino, vero?”
Mai come in quel momento Gohan avrebbe voluto sprofondare per la vergogna.
Sapeva che quanto detto da Goten era ovviamente insensato, ma nonostante tutto non riuscì quasi ad aprire bocca.
“Veramente io…non..”
Miyako, accortasi dell’evidente disagio di Gohan, si congedò.
Il giovane saiyan, anche se non lo diede a vedere esplicitamente, ci rimase molto male.
“Goten, quando imparerai a tenere la bocca chiusa in certe situazioni?” Chiese, sull’orlo della disperazione.  


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Capitolo 7
*** #7 ***


~ Sensi di colpa.

~
Con le amorevoli cure della madre Goten era finalmente riuscito ad addormentarsi dopo ore di pianti e lamentele varie.
La febbre non accennava a scendere e nonostante la sua congenita natura di saiyan Goten non riusciva (forse per la tenera età) a sopportarne i dolori.
Anche nel sonno la sua espressione corrucciata confermava quanto poco stesse tenendo testa ai tipici spasmi febbrili.
“Piccolo mio, la mamma è qui con te.” Gli sussurrò Chichi, tamponandogli la fronte con una fascia impregnata d’acqua fresca.
Gohan osservava la scena da lontano.
Era palesemente agitato e nervoso. Sapeva che la febbre non aveva mai ucciso nessuno, ma dentro di sé soffriva enormemente perché si sentiva responsabile per quanto accaduto.
Quella mattina infatti Goten aveva supplicato il fratello di portarlo a pescare ignorando il fatto che, essendo piena estate, fuori ci fossero più di trenta gradi.
Gohan si era infatti mostrato inizialmente riluttante all’idea in quanto sarebbe stato imprudente uscire in quelle condizioni, ma pur di accontentare il fratello aveva finito per cedere, non prima però di avergli intimato di indossare un berretto per evitare un’insolazione.
Goten aveva ascoltato il consiglio, anche se non del tutto.
Aveva più volte infatti tolto il berretto dalla testa perché a suo parere scomodo, facilitando così l’insorgere della scottatura responsabile dell’aumento vertiginoso della sua temperatura basale.
“Sono stato uno sciocco, se solo non mi fossi fatto convincere...” Disse Gohan silenziosamente, non riuscendo a staccare gli occhi dal fratello.
“Non preoccuparti, tesoro.”
Chichi attirò l’attenzione di Gohan.
“Non posso dire che il tuo sia stato un comportamento responsabile. Avresti dovuto dire di no.”
“Scusami, mamma, è solo colpa mia se..”
“Ma del resto tuo fratello è sempre figlio di suo padre, sa essere terribilmente impulsivo.” Lo interruppe Chichi, sorridendogli.
Il fatto che la madre avesse capito la situazione fu per Gohan motivo di grande sollievo, anche se il senso di colpa era ancora molto forte in lui.
Quando Chichi si allontanò un attimo per andare in cucina Gohan si avvicinò al capezzale del fratello, stringendogli la mano.
Osservò il movimento della sua gabbia toracica. Il respiro si era fatto più regolare rispetto a prima, il che lo tranquillizzò.
“Goten, avresti dovuto ascoltarmi e io allo stesso tempo non avrei dovuto farmi convincere.” Disse, con tono preoccupato.
Le labbra di Goten si incurvarono in un leggero sorriso. Percepiva distintamente il contatto della sua mano con quella del fratello. 
“Sono proprio un disastro come fratello maggiore, eh, piccolo?”
“Fratellone..”
Lo sguardo di Gohan si posò improvvisamente su quello del fratello, che in quel momento aprì gli occhi.
“Come ti senti?”
“Ho ancora mal di testa, però sono sicuro che guarirò.”
Gohan fece un sì con il capo, sorridendogli.
“Certo. Adesso dormi però, ti serve tanto riposo.”
Goten abbassò lo sguardo, come imbarazzato.
“Che ti prende?”
“Gohan, scusami se non ti ho ascoltato. Avevi ragione tu.”
Gohan gli passò una mano tra i capelli e gli accarezzò dolcemente la testa.
“Non pensarci più, Goten. L’unica cosa che conta è che tu guarisca presto.”


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Capitolo 8
*** #8 ***


~ La notte dei desideri.

~
Quella sera il cielo era più luminoso che mai, pensò Goten.
Migliaia di stelle lucenti stanziavano nel firmamento.
Il piccolo, sdraiato sull’erba con gli occhi puntati verso la volta celeste, contemplava euforico quella splendida visione. Nonostante l’ovvia distanza che li separava gli sembrava di poter toccare le stelle con un dito.
“La vedi, Goten?”
Gohan, disteso accanto a lui, gli indicò il punto esatto del cielo dove era ben visibile la costellazione del Grande Carro.
“E’ formato dalle sette stelle più brillanti dell’Orsa Maggiore, che formano una tipica figura a forma di…Ehi, mi stai ascoltando sì o no?” Si interruppe Gohan, notando che il fratello non gli stava minimamente prestando attenzione.
“Stelle che brillano nel cielo, esaudite il mio desiderio.” Disse Goten tenendo gli occhi chiusi e con le mani congiunte quasi in segno di preghiera.
Aveva sentito dire da Trunks che le stelle avessero il potere di esaudire i desideri, ma a giudicare dalla faccia incuriosita di Gohan non doveva essere bene informato in proposito.
“Goten, i desideri non si esprimono ad alta voce e poi dovresti aspettare di vedere una stella cadente.” Precisò il fratello maggiore.
Goten ebbe la sensazione che un enorme macigno gli fosse appena caduto addosso.
“Uh, davvero? Questo significa che le stelle possono cadere dal cielo e raggiungerci qui sulla Terra?” Chiese, con fare innocente.
Quello che aveva appena detto Gohan gli diede molto da pensare, la sua perplessità era evidente.
“Non sarà pericoloso?”
A Gohan venne istintivamente da ridere.
“Non è proprio così, piccolino. Diciamo che quando la stella comincia la sua discesa a poco a poco si dissolve.” Rispose, cercando di spiegare con parole semplici il più complesso concetto di “sciame meteorico”.
“Quindi è una magia?”
Gli occhi di Goten brillavano come solo quelli di un bambino possono farlo quando si sente parlare di magia.
Gohan si portò una mano sulla nuca, incerto sulla risposta da dare.
“Beh, ecco…Sì, è una magia.”
“Adesso ho capito! Certo che sai un sacco di cose, Gohan!” Esclamò il più piccolo, ostentando la sua ammirazione per l’intelligenza del fratello.
Gohan sorrise e tornò a contemplare la volta celeste, lo stesso fece Goten con un sorriso ben visibile stampato in faccia.
Ad un tratto, nel religioso silenzio interrotto solo dal canto dei grilli, i due fratelli videro nello stesso momento qualcosa che si muoveva nel cielo.
Gohan spalancò gli occhi per lo stupore, era proprio una stella cadente.
“Goten, lassù! Guarda!”
“E’ una stella cadente!” Rispose l’altro, eccitato.
L’interpellato non perse tempo e, come gli aveva detto poco prima il fratello, chiuse gli occhi e si concentrò affinché potesse esprimere il suo desiderio.

- Stella cadente, ti chiedo solo una piccola cosa. Portami il mio papà dal cielo.

- Papà, torna da noi. Ho tanto bisogno di te e Goten non ti ha mai conosciuto né tantomeno ha avuto la possibilità di abbracciarti. Ti aspetto.

Quando la stella scomparve i due si guardarono negli occhi, sorridenti.
Forse, nel profondo, erano consapevoli di aver chiesto la stessa cosa.


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Capitolo 9
*** #9 ***


#9 ~ Goten e "il bacio rubato".

~ Goten e Trunks avevano trascorso un pomeriggio insieme al parco di Satan City.
I due si erano divertiti molto, dando il via ad una serie di giochi del tutto discutibili come saltare acrobaticamente da uno scivolo all’altro o lottare amichevolmente.
Quando Gohan era venuto a prendere il fratello con l’aiuto della Nuvola Speedy aveva notato però degli strani atteggiamenti in lui.
Questi gli aveva più volte ripetuto di essersi divertito in compagnia del suo migliore amico, ma a giudicare dal modo di parlare a volte vago al maggiore dei fratelli Son sembrò che Goten avesse la testa da qualche altra parte.
Ipotizzò che fosse successo qualcosa di spiacevole tra lui e Trunks, motivo per cui non esitò un solo istante, una volta arrivati a casa, a chiedergli conferma.
“Goten, sicuro di esserti divertito? Non si direbbe proprio a giudicare dalla tua espressione.”
L’interpellato sembrò non sentire una sola sillaba di quello che Gohan aveva detto, preso da altri pensieri.
“Pronto?”
Gohan gli diede una bussatina alle spalle.
“Sì?” Fu la pronta reazione di Goten, con una mano sul capo.
Gohan sorrise e portò le mani sui fianchi.
“Sei molto distratto. Che succede?”
“Scusa, fratellone. E’ che…”
Gohan era tutt’orecchi. Aspettò pazientemente la confidenza del fratello.
Si accorse però che nel giro di pochi istanti le guance di Goten si erano improvvisamente arrossate. Perfino il movimento delle sue mani era stranamente nervoso. Il bambino stava cercando di dire qualcosa. 
Gohan si chiese il perché di tutta quella agitazione.
“Andiamo, Goten. Quale è il..”
“Come funzionano le bambine?”
Il bambino aveva finalmente sputato il rospo, ma a Gohan per poco non uscirono gli occhi dalle orbite.
“Scusa, piccolo, non ho ben capito. Potresti ripetere?” Chiese, ridendo imbarazzato.
Goten sentì un groppo in gola al pensiero di dover ripetere la domanda.
“Come funzionano le femmine? Insomma, possono giocare insieme ai maschi? E se danno un bacio sulla guancia significa che si fidanzano con te?”
Gohan era in palese difficoltà. Non si aspettava una domanda del genere, inoltre non si poteva di certo dire che fosse esperto in campo femminile.
“Ehm…” Esordì. “Non c’è nulla di male se una femminuccia gioca insieme a un maschietto.”
Goten sembrò tranquillizzarsi, anche se aveva ancora bisogno di chiarimenti.
“E no, un bacio sulla guancia non significa per forza che…insomma, sì, quello.” Concluse, con fare sbrigativo.
Goten tirò un sospiro di sollievo.
“Che sollievo, fratellone!”
Gohan arricciò le sopracciglia.
“Perché questa domanda?”
Goten cambiò completamente espressione, adesso quasi infastidita.
“Mentre facevo la lotta con Trunks una bambina si è avvicinata a me. Mi ha detto che sono molto bravo, poi mi ha dato un bacio proprio qui.” Disse il piccolo quasi disgustato, indicando la guancia sinistra.
“Capisco.” Fu tutto ciò che Gohan, perplesso, riuscì a dire.
Quando Goten si allontanò, il giovane saiyan diede sfogo ai suoi pensieri.
“Io a stento ci parlo con le ragazze e lui si becca un bacio! Ha solo quattro anni, ma ho l’impressione che da grande diventerà un rubacuori!” Commentò il saiyan, imbronciato.










~ Angolo dell’autrice.

Saaalve, carissimi lettori.

So che vi starete chiedendo il perché io non abbia creato prima il mio personale angolo dell’autrice, ma la risposta è molto semplice : non ci avevo minimamente pensato, senza contare che mi piace tenere la pagina per così dire “pulita”, senza commenti o ulteriori righe da scrivere oltre quelle della storia. Adesso però ne ho sentito l’esigenza perché, davvero, il vostro continuo sostegno mi ha quasi commossa.
Sono arrivata da pochissimo nel fandom di Dragon Ball, reduce da deludenti esperienze in altre categorie di EFP che, purtroppo, nonostante l’impegno messo non mi hanno dato molte soddisfazioni. Ho deciso di cimentarmi in questo fandom perché innanzitutto, è ovvio, ho sempre amato questo manga e l’idea di iniziare qualcosa di nuovo mi ha presa sin da subito.
Ho deciso di scrivere questa raccolta su Gohan e Goten per differenti motivi.
Primo fra tutti perché Gohan è il mio personaggio preferito. 
Adoro ogni singola sfumatura del suo carattere, soprattutto il fatto che non è il classico guerriero Z che pensa solo al combattimento. E’ un personaggio che mette cuore in tutto quello che fa e, soprattutto, a differenza di qualsiasi altro saiyan usa il cervello prima dei muscoli.
Adoro, poi, la sua ingenuità mista a coraggio.
In secondo luogo mi sono sempre chiesta il motivo per cui Toriyama non abbia mai voluto approfondire dapprima nel manga e successivamente nell’anime i missing moments che intercorrono dalla fine del Cell Game ai primi anni di vita di Goten.
Io trovo che un momento importante come questo meriti di essere approfondito, in fondo stiamo sempre parlando del rapporto fraterno tra due dei personaggi più importanti dell’intero universo di Dragon Ball.
Trovo assolutamente ingiusto che non gli sia stata data la giusta importanza, ed ecco spiegata la genesi di questa raccolta. Poi, diciamocelo, Goten è così carino!
Sin dal primo capitolo ho ricevuto un forte sostegno da parte di tutti voi e ci tengo tantissimo a ringraziarvi. Mi date sempre di più la forza di andare avanti e di coltivare questa forte passione che ho per la scrittura, una delle poche cose che riesce a distrarmi dai problemi quotidiani.
Ringrazio dal profondo del cuore tutti coloro che fino a questo momento hanno rubato (mi auguro più che volentieri) minuti del loro tempo libero per recensire i capitoli di questa raccolta :
Rohan (<3), pin, Angelfly, sonounsayan, Martinagoten, Nenottina, Ginny_rossa, Watashiwa, Veggytiamo, lisasimpson e gohan supremo il migliore.

In più, per “festeggiare” il traguardo del futuro decimo capitolo, vi pongo la seguente domanda :
C’è una situazione in particolare che vi siete sempre immaginati nel rapporto tra Gohan e Goten ma che il manga non ha descritto?

Se sì, provate a parlarmene nella vostra recensione e, se la riterrò interessante, le darò una trasposizione scritta (ovviamente ne riconoscerò la paternità nel prossimo angolo dell’autrice).
Grazie mille ancora a tutti voi e a coloro che decideranno in seguito di leggere questa raccolta.
Al prossimo capitolo!


MartaSon93.

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Capitolo 10
*** #10 ***


~ Una figura paterna.

~ “Dove si sarà cacciato?”
Gohan correva all’impazzata da circa quindici minuti alla ricerca disperata del fratello.
Con espressione accigliata ripensò agli eventi di qualche istante prima, mentre si faceva spazio tra l’immensa folla di bambini che quella mattina aveva letteralmente invaso il parco di Satan City.
Si era distratto solo qualche secondo per aiutare un bambino caduto dall’altalena che subito Goten era scomparso dalla sua vista.
“Non posso volare, c’è troppa gente.”
Pensò il giovane saiyan, a denti stretti.
Continuò a correre, preoccupato, attirando l’attenzione di molti dei presenti.
Ad un tratto, però, cominciò a percepire la piccola, seppur significativa, aura del fratello.
“Non deve essere molto lontano. Devo solo..”
“Fratellone!!”
Fu quella voce, fin troppo familiare, a riportarlo alla realtà.
Gohan si guardò intorno alla ricerca di Goten, che in men che non si dica lo raggiunse correndo, entusiasta. Gohan sembrò calmarsi, ma in realtà la sua espressione era tutt’altro che felice.
“Guarda cosa ho catturato, fratellone! Ti piacerà!”
A quel punto Goten, felice più che mai, aprì le mani e lasciò andare una bellissima farfalla di un colore tra il blu e il violaceo.
Una Albulina Orbitulus, pensò istintivamente Gohan, che per quanto trovasse affascinante quella visione non se ne fece incantare, rimanendo serio.
Era molto arrabbiato con Goten.
Sapeva perfettamente che sin da piccolo aveva mostrato un carattere tanto vivace quanto imprevedibile, ma questo non significava che potesse fare di testa sua, specie considerando la tenera età.
“Dove diamine eri finito? Potevi finire nei guai. Sei un imprudente!” Esclamò Gohan, furioso.
Il piccolo si sentì mortificato e avvertì un leggero bruciore agli occhi.
Non aveva mai visto il fratello così arrabbiato, senza contare che, contrariamente alle sue aspettative, sembrava non aver minimamente apprezzato il suo regalo.
Sapeva che Gohan, da studioso com’era, amava il mondo della natura ed ecco spiegato perché, seppur non con cattive intenzioni, alla vista di quella farfalla se ne era allontanato per poterla catturare.
“Quella farfalla era così bella…Volevo regalartela…” Fu tutto ciò riuscì a dire, con tono prossimo al pianto.
Gohan notò i lacrimoni di Goten, sentendosi in colpa per il tono da lui usato qualche secondo prima, ma sapeva di avere perfettamente ragione.
Goten non aveva idea della preoccupazione che gli aveva procurato.
Erano quelli i momenti in cui Gohan doveva fare, purtroppo, sia da fratello che soprattutto da padre per il piccolo.
Sentiva un’enorme responsabilità nei suoi riguardi.
Sospirò.
Si abbassò fino a raggiungere l’altezza di Goten, gli prese il mento tra le mani e lo guardò dritto negli occhi, con espressione stavolta rincuorante.
“Scusami se ti ho rimproverato in quel modo, ma mi hai fatto spaventare. Promettimi che non farai mai più una cosa del genere.”
Goten accennò un “sì” con il capo tra un singhiozzo e l’altro.
Gohan gli passò una mano tra i capelli per rasserenarlo.
“Basta piangere, su.” Gli disse, asciugandogli una lacrima. “…E grazie per il regalo, quella farfalla era splendida.” Continuò.
Goten finalmente sorrise, pensando ancora una volta che Gohan fosse un fratello unico.















~ Angolo dell’autrice :

Abbiamo raggiunto il traguardo del decimo capitolo e io mi sento sempre più presa dalla scrittura di questa raccolta, anche e soprattutto grazie a voi lettori che spendete sempre qualche bella parola per me.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche perché è stato scritto con il prezioso contributo di Angelfly che, alla luce di quanto avevo chiesto nel capitolo precedente, si è volentieri messa in gioco dandomi una sua idea da trascrivere (cosa che ho molto apprezzato). Il concetto originale infatti è suo, io gli ho solo dato forma scritta e modificato qualcosa ^^.
Ringrazio vivamente anche Nenottina e Ginny_rossa per il loro contributo, vedrò di prendere in considerazione le vostre osservazioni per futuri capitoli della raccolta :D

Al prossimo aggiornamento!



MartaSon93.

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Capitolo 11
*** #11 ***


11 ~ Dolci ricordi.

Chichi spalancò gli occhi non appena entrò in camera dei suoi figli.
I libri di Gohan, di solito perfettamente disposti lungo la libreria, erano sparsi per terra.
Il giovane saiyan si muoveva nervosamente per tutta la stanza, messa letteralmente a soqquadro.
“E’ per caso passato un uragano in questa stanza?” Chiese Chichi, furiosa.
“Sono sparite! Eppure le ho sempre tenute qui!”
Notando l’espressione preoccupata del figlio, Chichi dimenticò per un attimo la rabbia e gli si avvicinò.
“Tesoro, di cosa parli?”
Gli poggiò una mano sulla spalla.
Gohan sospirò.
“Mamma, non trovo più le…”
“Ahahahah, che buffo!”
Entrambi furono attirati dalla voce di Goten, le cui risate venivano dal salotto.
Non capendo perché fosse così divertito sia la madre che il fratello lo raggiunsero, trovandolo seduto sul divano.
Accortosi della loro presenza, Goten li invitò a sedersi accanto a lui.
Quando Gohan capì il perché delle sue risate per poco non gli mancò un battito.
“Piccolo furbastro, allora le hai prese tu!”
Goten teneva tra le mani le foto dell’undicesimo compleanno di Gohan.
Lui non lo sapeva, ma per Gohan erano un vero tesoro.
Qualche volta le guardava prima di andare a letto, consapevole che quello era stato uno dei pochi giorni veramente felici della sua turbolenta infanzia.
Goten in particolare si era soffermato sulla foto che ritraeva il fratello abbuffarsi di cibo, trovandola molto divertente.
“Sei un mangione, Gohan!” Esclamò.
“Senti chi parla, neanche tu sei da meno!” Rispose l’interpellato, punzecchiandolo.
I due fratelli risero di gusto, continuando a guardare le foto.
“Ricordo che quando ho soffiato sulle candeline la torta è finita in faccia a tutti.” Commentò il maggiore, portandosi una mano sul capo.
“Davvero?” Chiese Goten, sbalordito.
Gohan sorrise.
Chichi accarezzò i capelli del suo bambino, sorridente.
Dagli occhi della madre però, notò Gohan, cominciarono a diramarsi delle lacrime.
Il perché non era difficile da immaginare visto che in quella foto c’era pure il suo amato Goku.  
Gohan, pur conoscendo quelle foto quasi a memoria, non poté non emozionarsi insieme a lei.
Sentì quasi una fitta al cuore al vedere il sorriso del padre, che sprizzava gioia da tutti i pori.
“Papà..” Disse, sorridendo.
“Fratellone, perché tu e papà avete gli occhi azzurri e i capelli biondi nella foto?”
Gohan sudò freddo.
Non aveva ancora detto nulla al fratello in proposito. Era una verità che avrebbe voluto rimandare a quando Goten fosse cresciuto di qualche annetto.
“Beh, ecco, insomma noi…”
“Tuo fratello e tuo padre erano dei teppisti quel giorno! Si sono tinti i capelli per farmi un dispetto!” Lo interruppe Chichi, repentina.
Gohan rise nervosamente, constatando come l’opinione della madre verso i super saiyan non fosse minimamente cambiata negli anni.  
“Come mai?”
“E’ una storia lunga. Te la racconterò quando sarai più grande, d’accordo?” Disse Gohan silenziosamente per non farsi sentire dalla madre.
Goten annuì innocentemente.
“Uffi, volevo esserci quel giorno!” Commentò poi, triste.
Gohan sorrise.
“Ma tu c’eri già Goten, pronto di lì a poco a riempire le nostre vite. Eri il regalo di papà.”





Angolo dell’autrice :

Ciao a tutti, lettori!

Miracolosamente sono riuscita ad aggiornare anche se dovrei essere a letto già da un pezzo visto che fra quattro ore mi devo alzare e prendere un aereo (povera me, sveglia alle 4.30 ç_ç).
Eh sì, domani la vostra autrice saldrà para Madrid! Necesito estas vacaciones para relajarme y recobrar todas las energias ^^
Ahahah :D eh sì, domani andrò a Madrid e starò via due settimane.
Pertanto, purtroppo, sono costretta a sospendere temporaneamente la fan fiction fino all’11 di Agosto.
Porterò il pc con me, ma non credo che avrò molto tempo per scrivere ^^’’ Vi prometto però che raccoglierò molte idee per la stesura dei prossimi capitoli per un ritorno immediato.  
Vi ho voluto fare questo piccolo regalo prima della partenza ^^

Ci sentiamo prestissimo, buone vacanze a tutti e grazie per il sostegno che mi date! :D


MartaSon93.


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Capitolo 12
*** #12 ***


~ Protezione.

Gohan si innervosì alla vista di quell’uomo in giacca e cravatta.
Questi sorseggiava del thé in salotto insieme a Chichi e Goten, di cui si sarebbe occupato dal giorno successivo in qualità di tutore.
Chichi aveva infatti deciso di avviare il suo secondogenito agli studi privati proprio come Gohan.
L’uomo sembrava avere un’aria tranquilla, eppure il giovane saiyan lo guardava con aria torva.
Non aveva tutti i torti visto che qualche anno prima aveva vissuto un’esperienza traumatica con il suo insegnante privato, un uomo sgarbato e violento, di cui ricordava perfettamente gli insulti e le violenze subite.
Gohan temeva che lo stesso potesse accadere al fratello, non a caso quando la madre gliene aveva parlato i due avevano finito per discutere a lungo.
Chichi gli aveva più volte ripetuto che si sarebbe accertata fino all’ultimo dei suoi metodi educativi, ma Gohan non le voleva dare ascolto.
“Dunque siamo d’accordo. Quattro pomeriggi a settimana più due venerdì al mese dedicati alle letture.” Riassunse Chichi sorridente.
L’uomo annuì, ricambiando il sorriso.
L’entusiasmo dei due non venne condiviso da Goten, che a dirla tutta avrebbe preferito di gran lunga studiare insieme al fratello, inoltre ai suoi occhi quel programma di studio sembrava infinito.
“Mi dica una cosa, professore.” Intervenne Gohan a braccia incrociate, attirando l’attenzione dei presenti.
“Dimmi, figliolo.” Disse l’interpellato, curioso.
“Tra una lezione e l’altra ha intenzione di alleggerire il carico dei compiti assegnati? Stiamo sempre parlando di un bambino di quattro anni, in fondo.”
“Gohan!” Lo rimproverò la madre.
L’espressione dell’uomo, però, era tutto fuorché arrabbiata.
“Il carico dei compiti assegnati sarà conforme alle esigenze del piccolo Goten, tutto sarà equilibrato in base al suo livello e ai suoi ritmi.”
La risposta parve convincere Gohan, che si sentì sollevato.
“Inoltre ritengo che troppa severità non faccia bene. Ogni lezione prevedrà quindici minuti di pausa in modo che il bambino possa rilassarsi.”
Doveva ammetterlo, quella era una risposta che non si aspettava.
Gohan riconobbe che quell’uomo sembrava tutto fuorché pericoloso o fuori di testa, gli era sembrato piuttosto ragionevole ed incline a comprendere le esigenze del suo studente.
“Condivido il suo punto di vista.” Si limitò a dire, dopo un’attenta analisi.
Quando il tutore se ne andò Gohan non aspettò un solo istante per parlare con Goten.
“Ritengo che mamma abbia fatto la scelta giusta. Il tuo insegnante sembra una brava persona.”
“Sì però che noia, fratellone! Io volevo studiare con te!”
Gohan si portò una mano sul capo.
“Purtroppo non è possibile, piccolo, però ti prometto che semmai non dovessi capire qualche argomento te lo spiegherò in men che non si dica.”
Goten annuì, felice.
“Ah, e un’altra cosa!” Si premurò di precisare Gohan.
“Se si dovesse comportare male non esitare a dirmelo. Chiaro, Goten?”
Disse con fare protettivo, non riuscendo a nascondere del tutto i suoi timori.
Gli accarezzò la testa, cercando di infondergli fiducia.
“D’accordo, fratellone.” Rispose Goten, confuso.
Goten infatti non sapeva che il fratello avrebbe fatto di tutto pur di proteggerlo, anche nelle cose più banali.







Angolo dell’autrice :

Eccomi qua! :D Sono tornata dalle vacanze e finalmente ho potuto trovare il tempo di aggiornare la mia storia. Spero che anche voi abbiate nel frattempo trascorso dei giorni piacevoli visto che tra non molto purtroppo sarà già Settembre (incredibile come vola il tempo, è assurdo) e si ritornerà a scuola/università/lavoro, ecc..
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non so perché ma mi ha sempre incuriosita il fatto che nell’anime Chichi sembra non dare importanza all’istruzione di Goten mentre per Gohan è stato tutto l’opposto. Almeno qui ho potuto immaginare la situazione e soprattutto cosa ne pensa Gohan ^^
Grazie per il vostro sostegno,
al prossimo capitolo! :D

MartaSon93. 

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Capitolo 13
*** #13 ***


~ Una notte indimenticabile.

~
Quella sera Goten non riusciva a prendere sonno.
Sorrideva, perché sapeva che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di magico, l'eccitazione in lui era irrefrenabile.
Con i suoi continui movimenti tra le lenzuola finì con lo svegliare il fratello, che fino a qualche istante prima gli dormiva accanto, beato.
Dopo aver lentamente aperto gli occhi, Gohan constatò che il fratellino era ancora sveglio.
Pensando che l’insonnia fosse dovuta a un brutto sogno non esitò un secondo nel sincerarsi delle sue condizioni.
“Goten, va tutto bene? Hai avuto un incubo?” Chiese, con una voce che tradiva la stanchezza.
Goten si rallegrò all’idea che Gohan si fosse svegliato. In questo modo, non appena fosse scattata la mezzanotte avrebbe ricevuto le sue attenzioni.
Non rispose alla domanda. Si limitò a sorridere e a guardare euforico l’orologio, che in quel momento segnava le ore 23.57.
Gohan, ancora stordito dal sonno, notò che Goten non sembrava essere affatto turbato e si rasserenò. Seguì poi lo sguardo del fratello, fisso sull’orologio della scrivania.
Lo osservò anche lui per qualche secondo per poi spostare lo sguardo sul calendario, che segnava la data del due Marzo*.
Gohan a quel punto fece mente locale e associò la contentezza del fratello al fatto che di lì a poco questi avrebbe compiuto cinque anni e, si sa, il compleanno è un evento speciale, soprattutto per i bambini.
“Ho capito, piccolo furbastro! Fra meno di un minuto sarà il tuo compleanno!”
Goten accennò un “sì” con il capo, mostrando un sorriso a trentadue denti al fratello.
Con un gesto repentino, Gohan prese Goten da sotto le braccia e lo posò sulle sue gambe, in attesa che arrivasse la mezzanotte.
Così, in un battito di ciglia, questa non tardò ad arrivare.
Il piccolo di casa Son cominciò quindi a saltare dalla gioia in giro per tutta la stanza, rischiando così di svegliare la madre che dormiva in quella accanto.
“Che bello, che bello! E’ il mio compleanno!”
Gohan non provò minimamente a smorzare l’entusiasmo del fratello, anzi. Cominciò a fargli un sacco di feste, riempiendolo di auguri e abbracci.
“Tanti auguri, fratellino! Stai diventando un ometto, sai?”
Gli disse dopo averlo preso in braccio e averlo fatto volteggiare in aria, provocando così nel bambino un riso dolce e spontaneo.
“Grazie mille, fratellone!” Rispose, dopo che Gohan lo mise a terra.
“Non vedo l’ora che arrivi Trunks domani, così festeggerò con tutti voi!”
Gohan sorrise.
Osservando la gioia dipinta negli occhi del fratello, non poté che essere contagiato dal suo entusiasmo.
Constatare che la crescita di Goten, nonostante l’assenza della figura paterna, fosse serena era una magnifica sensazione. Il piccolo riusciva infatti a trovare sempre il lato positivo in tutto, non facendosi scoraggiare da nulla. Era questo un segno inequivocabile della sua grande forza, sebbene fosse ancora un bambino.
Nel constatare ciò Gohan, come sempre del resto, si sentì fiero di lui.
Sapeva inoltre che quella notte, che in pochi minuti gli aveva regalato forti emozioni, non l’avrebbe mai dimenticata.











Note dell'autrice :

*
La data che ho scelto per il compleanno di Goten è puramente indicativa. Mi sono basata sul fatto che il Cell Game è iniziato nel mese di Maggio, ciò significa che Goten è stato concepito in quei giorni. Facendo i calcoli dovrebbe essere nato approssimativamente tra la fine di Febbraio e gli inizi di Marzo essendo passati nove mesi dall’inizio della gravidanza di Chichi. 

Come sempre, ringrazio chi legge con pazienza i miei capitoli e soprattutto chi trova il tempo per lasciare una recensione. Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento! (:
Alla prossima!


MartaSon93

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Capitolo 14
*** #14 ***


~ Tutto è bene quel che finisce bene.

~ Nel bel mezzo di quella splendida giornata primaverile, accompagnato dal cinguettio degli uccelli Gohan svolgeva i compiti di matematica.
Matita tra i denti e sguardo fisso sulla pagina degli esercizi, la sua concentrazione in quel momento era invidiabile.
“L’intervallo in cui l’equazione ha valori real..”
“Aiuto! Fratellone, aiutami!”  
Gohan spalancò gli occhi, come risvegliatosi da un brutto sogno.
“Goten!” Esclamò, scosso.
Bastò quella celere risposta perché chiudesse il libro e si alzasse di scatto per raggiungere il fratello. Questi si trovava in giardino, sull’orlo delle lacrime.
A Gohan sembrò che il cuore avesse mancato un battito, temendo che Goten si fosse ferito gravemente o qualcosa di simile, senza contare che la responsabilità sarebbe stata sua visto che la madre non era in casa.
“Goten! Ti sei fatto male? Fammi vedere, su!” Disse, tastandolo da tutte le parti.
Gohan però aggrottò le sopracciglia alla vista del fratello con lo sguardo rivolto verso il fiume vicino. Si chiese cosa stesse osservando e perché aveva quell’espressione così preoccupata dato che, almeno a prima vista, sembrava che non si fosse fatto nulla.
“Goten, mi vuoi spiegare che cosa..”
“Fratellone..” Esordì finalmente Goten, tra un singhiozzo e l’altro. “I miei amici sono caduti nel fiume…Gli scoiattoli! Stavamo giocando e.. Non so come, ma sono caduti! Ti prego, salvali!” Esclamò, indicando il punto esatto in cui erano caduti.
Gohan era sollevato all’idea che non fosse successo niente al fratello, ma era ovviamente in pena per quelle povere creature. 
Non se lo fece ripetere una seconda volta e si avvicinò al fiume.
Aguzzò la vista e, grazie alle sue capacità, riuscì facilmente ad individuare il punto in cui la corrente aveva trasportato i malcapitati.
Non esitò un solo istante per prendere il volo e raggiungerli prima che fosse troppo tardi.
Goten osservava la scena preoccupato come non mai, non sapendo se i suoi amici ce l’avrebbero fatta a stare a galla per tutto quel tempo.
Gohan, a pelo d’acqua, riuscì miracolosamente ad afferrare le zampe di entrambi gli scoiattoli giusto qualche secondo prima che annegassero per poi tirarli fuori.
“Sani e salvi!” Esclamò, appoggiando i due roditori per terra.
Goten, raggiante in volto, corse dal fratello per sincerarsi delle condizioni dei suoi amici.
Entrambi notarono che il loro respiro si era fatto regolare, segno che il peggio era passato e che stavano bene.
“Mi avete fatto spaventare, non fatelo mai più!” Esclamò il piccolo accarezzando le bestiole, che facevano un via vai tra i due fratelli per prendersi le dovute coccole.
Uno dei due in particolare si era letteralmente gettato al collo di Gohan, come a ringraziarlo dell’aiuto ricevuto.
“Ehi, mi fai il solletico così!” Esclamò il giovane saiyan, sorridente.
“Gohan, se non ci fossi stato tu..”
“Sssh!” Lo interruppe il fratello maggiore. “Tutto è bene quel che finisce bene.”
Goten a quel punto si alzò e abbracciò il fratello.
Questi, visibilmente emozionato, non avrebbe mai dimenticato l’intensità di quel contatto e ricambiò il gesto con tutto l’amore possibile.

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Capitolo 15
*** #15 ***


~ Seguendo le orme di Son Goku.

~ Il piccolo Goten, tenendo lo sguardo concentrato sull’avversario, continuava a parare i colpi scagliati con grande abilità.
Era ancora molto piccolo, ma se la cavava abbastanza bene.
Sembrava possedere un’innata agilità grazie alla quale era in grado di evitare anche gli attacchi più impensabili per un bambino, cosa che stupì sinceramente il fratello maggiore.
“Bravissimo, Goten!” Esclamò quest’ultimo, entusiasta.
Il bambino era in parte facilitato dal fatto che Gohan stava volutamente trattenendo parte della sua forza. Il giovane saiyan era logicamente preoccupato che se avesse usato il suo vero potenziale Goten si sarebbe potuto fare male. 
Era capitato negli anni che giocassero alla lotta, com’è solito tra fratelli, ma stavolta era diverso. Goten voleva seriamente apprendere le arti marziali, nutriva uno sconfinato interesse verso questo mondo, quasi innato. A Gohan, infatti, sembrava di rivedere suo padre. 
Questo pensiero era suggestionato anche dal fatto che in quel momento Goten stava indossando la tuta da combattimento che la madre gli aveva regalato poco tempo prima. Questa era infatti identica a quella di Goku, con l’unica differenza che la sua aveva le maniche lunghe.
Il piccolo però cominciò ad accusare una certa stanchezza, cosa che a Gohan non sfuggì.
Si fermò all’improvviso, lasciando Goten sorpreso.
“Fratellone.. perché…ti sei….fermato?” Chiese, tra un sospiro e l’altro.
“Credo che per oggi abbiamo fatto abbastanza.” Rispose Gohan, sedendosi a terra.
Goten, con espressione imbronciata, non era molto soddisfatto della risposta ricevuta.
Gohan sgranò gli occhi.
“Che ti prende?”
“Volevo continuare a combattere, mi stavo divertendo!” Rispose Goten, incrociando le braccia. “E poi.." Continuò. "..Ho l’impressione che tu non ti sia impegnato a fondo!”
Se prima poteva solo pensare di avere davanti suo padre, adesso ne aveva la certezza assoluta.
Fece “no” con la testa, ma la replica di Goten fu imminente.
“Non prendermi in giro.”
Gohan si sentì in colpa. Non voleva che il fratello pensasse che si era trattenuto perché non credeva nelle sue capacità, motivo per cui sorrise, si alzò e si mise in posizione d’attacco.
“Avanti, Goten. Riprendiamo a combattere!” Esclamò, deciso questa volta ad usare tutta la sua potenza.
L’interpellato non se lo fece ripetere di nuovo e, preso da un’improvvisa scarica di adrenalina, si avventò energicamente sul fratello.
Questi si lasciò sorprendere da quegli attacchi improvvisi, scagliati con molta più forza di prima, che riuscì a malapena ad evitare.
Il maggiore trovò tutto ciò incredibile, capendo di essere in leggera difficoltà.
Non ci volle molto a quel punto perché la sua potenza si manifestasse.   
“Davvero? Adesso ti faccio vedere io!”
Così quasi senza rendersene conto si trasformò in super saiyan davanti ad un attonito Goten, che per lo stupore si distrasse e ricevette un pugno in piena faccia, facendo un volo di qualche metro. Gohan, resosi immediatamente conto del suo gesto, accorse al capezzale del fratello.
“Goten! Stai bene?” Chiese, preoccupato.
Goten però sembrò non preoccuparsi del pugno, bensì rimase stupito e allo stesso tempo affascinato da quell’improvvisa potenza scagliata da Gohan.
“Ma come ci sei riuscito, fratellone? Sei diventato fortissimo! Me lo insegni?”
Gohan, preso decisamente in contropiede, si diede dello stupido per essersi involontariamente trasformato agli occhi del fratello. Si era ripromesso di non farlo fino a quando Goten non avesse raggiunto l’età adatta per capirne l’importanza, ma ormai la frittata era fatta.
Tornò alla sua forma normale, sospirando.
“Beh, Goten, è un po’ complicato da spiegare. Posso solo dirti che con tanto allenamento anche tu un giorno otterrai questo risultato, ne sono sicuro.” Rispose, sorridendo.
“Davvero? Se lo dici tu allora ci credo, sei il più forte del mondo!” Esclamò il bambino, entusiasta e orgoglioso di avere un fratello così speciale.  

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Capitolo 16
*** #16 ***


~Fobie di famiglia.

Quella mattina Goten non aveva spiccicato parola a nessuno dopo essersi svegliato.
Gohan e Chichi sapevano perfettamente cosa gli stesse passando per la testa.
Di lì a poco avrebbe rivisto la faccia di una delle persone che meno gli andavano a genio sulla faccia della Terra, il medico di famiglia. Chichi aveva infatti preso l’annuale appuntamento per eseguire un prelievo al sangue.
Gohan non aveva mai avuto particolari problemi all’idea di sopportare il dolore dell’ago, ma Goten era terrorizzato alla sola idea.
Come suo padre, non ne poteva nemmeno sopportare la visione e ogni qualvolta ci fosse l’esigenza di un esame scappava via piangendo, facendo esasperare la madre.
I tre aspettavano il medico in salotto. Goten teneva lo sguardo basso con le mani incrociate.
“Sei un ometto ormai, vedi di non farmi fare brutte figure.” Lo ammonì la madre.
Gohan, d’altro canto, non poté che sostenere idealmente Chichi, ma fu più morbido con il fratello.
“E’ solo un attimo, non te ne accorgerai nemmeno.” Gli disse, sorridendo.
“Lo dite ogni volta e poi il dolore lo sento ugualmente!” Rispose il piccolo tirando su con il naso per poi asciugarsi una lacrima con il dorso della mano.
“Provi dolore solo perché ci pensi troppo. Devi solo rilassarti e non guardare.”
Notando che le sue parole non stavano avendo alcun effetto, Gohan si morse un labbro.
“Se non te la senti posso cominciare io, così magari ti tranquillizzi.”
Goten tirò su con il naso, quasi ignorando l’ultimo commento del fratello.
Quest’ultimo, però, aveva forse trovato il modo di convincerlo facendo leva sul suo punto debole.
“A questo punto non mi lasci altra scelta!”
Goten si girò, incuriosito.
“Volevo portarti in città nel pomeriggio per prendere un gelato come premio, ma visto che non hai intenzione di fare le analisi…” Disse il maggiore lasciando la frase in sospeso.
Gli occhi di Goten si illuminarono, di lì a poco avrebbe scatenato la sua euforia tipicamente infantile.
“No no…d’accordo, fratellone! Farò le analisi!” Esclamò, totalmente preso alla sola idea di gustare un bel gelato. “Me lo prometti che ci andiamo, vero?”
“Ti ho mai detto una bugia?” Replicò Gohan, quasi offeso. “Sai che ti dico? Dopo andiamo a casa di Bulma, così potrai giocare con Trunks.”
“Davvero? Fantastico, fratellone!” Rispose Goten, entusiasta.
Gohan non se ne accorse, ma in quel momento Chichi gli stava sorridendo amorevolmente. Era commossa da cotanta premurosità del suo primogenito nei confronti del fratellino.
Se solo pensava alla turbolenta infanzia di Gohan le veniva una stretta al cuore, ma era una vera soddisfazione vedere che nonostante tutto era cresciuto bene e che era diventato un uomo capace di trasmettere al fratello un amore che forse, per forza di cose, da piccolo non aveva ricevuto del tutto.
“Sii fiero dei nostri figli, tesoro.” Avrebbe detto più tardi dopo aver dato un bacio alla foto di suo marito sul comodino, rituale che faceva ogni sera prima di addormentarsi.


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Capitolo 17
*** #17 ***


~ Incidenti di percorso.

~ Quel pomeriggio primaverile Goten era impegnato in una delle letture che il tutore gli aveva assegnato mentre Gohan studiava Biologia in vista degli esami di accesso al terzo anno.
Goten, contrariamente al fratello, sbadigliava in continuazione. Quel libro non doveva piacergli per niente.
Annoiato, si fermò cinque minuti e osservò Gohan accanto a lui.
Istintivamente l’occhio gli cadde sulle pagine del manuale che questi stava studiando e notò qualcosa che lo incuriosì, una serie di immagini che però non riuscì a capire.
Gohan si sentì osservato, il che gli procurò un leggero imbarazzo.
Chiuse in fretta e furia il libro in modo che il fratello non vedesse nulla, ma ciò incuriosì Goten.
“Fratellone, perché..”
“Per oggi basta così!” Lo interruppe Gohan, con un sorriso forzato e una voce che tradiva palesemente il suo imbarazzo. “Tu piuttosto? Hai finito di leggere?” Continuò, cercando di sviare il discorso.
Goten sbuffò.
“No, è noiosissimo. Sono più di trecento pagine!”
“Il tutore fa tutto questo per il tuo bene.” Gli disse, scombinandogli i capelli. “Prendo un bicchiere d’acqua, torno subito.” Continuò.
Quello che Gohan però non sapeva è che il fratello approfittò immediatamente della sua temporanea assenza per riaprire il manuale di Biologia, posto proprio davanti ai suoi occhi.
Data la presenza del segnalibro non fu difficile per lui trovare le pagine relative all’argomento studiato dal fratello.
La sua infantile curiosità venne però subito rimpiazzata da un evidente sgomento.
“Riproduzione…sessuata..” Lesse un confuso Goten aggrottando le sopracciglia. 
Si destreggiò nella lettura di quell’argomento che pareva tanto complicato quanto incomprensibile.
Il suo shock incrementò maggiormente quando, tra tutte le strane immagini che spiegavano il misterioso fenomeno, si soffermò sulla visione di un uomo e una donna completamente nudi.
“Ma che..” Si limitò a dire, sentendo le guance avvampare per l’imbarazzo.
Inutile dire che il disagio da lui provato era dovuto maggiormente alla visione della nudità femminile. Cercò di capire le principali differenze tra maschio e femmina, ma lasciò perdere dopo qualche secondo, quando si accorse della presenza di Gohan.
Questi, a bocca spalancata, fece cadere per terra il bicchiere d’acqua da cui aveva appena bevuto. Si catapultò letteralmente sul fratello per strappargli il libro dalle mani, terribilmente imbarazzato. 
“Gohan, che cos’è la riproduzione sess..”
“Come? Cos’è la rima baciata?” Chiese Gohan, rosso in volto, dopo aver tappato la bocca al fratello.
Goten si sentiva preso in giro. Era tanto sbagliato chiedere qualcosa sull’argomento?
Assestò un deciso morso alla mano del giovane saiyan, riuscendo così a liberarsi.
“Mi hai fatto male!” Esclamò il povero Gohan, facendosi uscire una piccola lacrima.
“Perché non mi dici cos’è? E poi perché le persone sul tuo libro sono senza vestiti?” Chiese, senza alcuna inibizione.
Gohan, con la bocca spalancata per lo stupore, non riuscì a proferire parola.
“Si studia questo a scuola? Beh, è tutto molto strano. Chiederò spiegazioni alla mamma!”
“C-c-come? No, aspetta, piccolo..”
Gohan non fece in tempo a dire la sua che Goten si era già recato dalla madre.
“Sono sicuro che adesso mamma mi ammazzerà.” Disse infine il saiyan, sconfortato al solo pensiero della scontata ramanzina che di lì a poco si sarebbe sorbito.

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Capitolo 18
*** #18 ***


~ I Saiyan e lo sport.

~
“Questa è l’ennesima cornice che rompi. Adesso basta!”
Le parole della mamma risuonavano ancora nella testa di Goten mentre, accompagnato dal fratello, si recava presso la palestra di Satan City.
Chichi era stata chiara sull’argomento. L’euforia di Goten, come quella di qualsiasi bambino di quell’età, lo spingeva spesso a correre e saltellare continuamente in giro per casa.
Questo, unito al fatto che il piccolo possedeva una forza al di fuori del comune, lo aveva più volte portato a rompere diverse cose tra cui mobili e lampade.
Se Chichi non fosse intervenuta tempestivamente presto la sua piccola abitazione avrebbe finito con l’essere totalmente distrutta, anche se involontariamente, per colpa del suo bambino.
Aveva quindi intimato il primogenito di accompagnare Goten in palestra per scegliere l’attività sportiva che più preferiva in modo da sfogare quella che lei stessa aveva definito una vera e propria “furia distruttrice”.
“Siamo arrivati.” Disse Gohan, sorridente.
Goten sbuffò alla sola idea di dover entrare dato che non aveva mai mostrato un particolare interesse per lo sport, se non per le arti marziali, ovvio.
“Non è giusto!” Esclamò, incrociando le braccia. “Se mamma vuole che faccia attività fisica, perché non posso semplicemente allenarmi con te e Trunks?”
Gohan alzò gli occhi al cielo.
“Lo sai che non è molto d’accordo.” Disse, con tono affettuoso. “E poi, credimi, lo sport fa bene. Lo trovo adatto per un bambino della tua età, il combattimento è più una cosa da grandi.” Continuò, stavolta facendosi serio.
Goten notò il cambio repentino dell’espressione del fratello, immerso nei suoi pensieri.
Il saiyan stava ripensando tristemente alla sua infanzia, a ciò che era stata la sua vita da bambino.
Ai suoi quattro anni non gli era stato chiesto di scegliere, bensì era stato obbligato a diventare un guerriero, dovendo così affrontare terribili minacce quando in realtà avrebbe dovuto pensare solo allo studio e al gioco.
Era giusto che suo fratello vivesse una vita normale, motivo per cui sebbene di tanto in tanto lo allenasse era d’accordo con la madre sul volerlo tenere lontano il più possibile dal combattimento, anche se si stava rivelando una sfida piuttosto impegnativa data la sua indole incline a quel mondo.
Goten in qualche modo sembrò capire le preoccupazioni del giovane saiyan. 
“Andiamo, Gohan, o non mi faranno iscrivere.” Si sforzò di dire, sorridente.
Gohan non poté nascondere il suo sollievo e lo accompagnò in segreteria per effettuare l’iscrizione.
Tra tutte le attività proposte, Goten scelse il corso di avviamento alla pallavolo, l’unico sport che aveva suscitato il suo interesse.
“Mi raccomando, Goten. Cerca di trattenere la tua forza.”
“Perché mai dovrebbe farlo, ragazzo? E’ giusto che sin da subito tuo fratello sviluppi i muscoli.” Fu la risposta dell’istruttore, divertito.
Risposta sbagliata, pensò Gohan.
Quello che l’uomo infatti non si sarebbe mai potuto immaginare era che Goten, nell’eseguire una semplice battuta, avrebbe scagliato la palla con così tanta forza da fare un buco nella parete e che i suoi compagni, terrorizzati, si sarebbero rintanati negli spogliatoi.


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Capitolo 19
*** #19 ***


~ Orange Star High School

~ “Tesoro, sei sicuro che non ti manchi nulla? Conosci l’indirizzo?”
Gohan alzò gli occhi al cielo, rassegnandosi all’idea che la madre avrebbe continuato ancora per molto con quell’interrogatorio. Potevano passare anni, perfino ere geologiche, ma sapeva perfettamente che l’apprensione di Chichi non sarebbe mai svanita del tutto, specie per ciò che riguardava la sua istruzione.
Il giovane saiyan avrebbe iniziato il giorno successivo il suo terzo anno di liceo presso il rinomato “Orange Star High School” di Satan City. Era una novità da non prendere sotto gamba a detta della madre, che fino a quel momento aveva fatto in modo che il suo primogenito studiasse privatamente.
Era giusto però che, data anche la sua età, Gohan cominciasse a conoscere di più il mondo e allargare i suoi orizzonti. Così, sotto consiglio di Bulma, si era convinta ad iscriverlo in una scuola pubblica.
Gohan era abbastanza entusiasta di intraprendere questo nuovo percorso. Certo, c’era una minima tensione, ma quella era normale. Si chiedeva come fosse la vita in un vero e proprio istituto, come ci si dovesse relazionare con i compagni di classe o semplicemente come fosse una vera e propria aula.
“Sì, mamma, ho tutto.” Le disse sorridendole.
Chichi a quel punto uscì dalla stanza per andare a dormire, invitando i suoi figli a fare lo stesso.
Goten si lavò i denti, si infilò il pigiama e raggiunse il fratello nel letto adiacente al suo, come tutte le sere.
“Fratellone, sei emozionato?”
“Un po’, non so cosa aspettarmi.”
Goten sembrava però preoccupato. Gohan ebbe l’impressione che dovesse dirgli qualcosa.
“Tu piuttosto, mi dici che hai? E’ da tutto il giorno che sei silenzioso, il che non è da te.”
“No, è solo che pensavo…Avrai tanti compagni, giusto?”
Gohan si portò una mano sul capo, in difficoltà su cosa rispondere di preciso.
“Penso di sì, certo.” Rispose, titubante.
“Compagni…di giochi?” Incalzò Goten.
Gohan inarcò le sopracciglia confuso, cercando di capire dove il fratello volesse arrivare.
“Non credo, a scuola si studia.”
Goten tirò un sospiro di sollievo.
“Menomale, allora sto tranquillo!”
“Che intendi dire?”
Goten stette in silenzio per qualche secondo tenendo lo sguardo basso, quasi intimidito.
“Conoscerai altra gente.” Disse, spostando lo sguardo sul fratello. “Non rischi di dimenticarti di me?”
Gohan sentì il suo battito accelerare capendo finalmente a cosa alludesse Goten. Il comportamento fin troppo pacato del bambino tenuto per l’intera giornata era stato il mezzo con cui esprimere la sua insicurezza, il suo timore di essere in qualche modo “sostituito”.
Il pensiero che Goten gli volesse talmente bene da temere di non avere più un posto importante nel suo cuore da un lato lo emozionò, ma dall’altro lo incupì.
“Non devi dirlo nemmeno per scherzo, fratellino. Nessuno prenderà mai il tuo posto, te lo giuro.”
Gli disse, scompigliandogli i capelli.  
Goten sorrise, rincuorato dalla risposta ricevuta.
“Domani mi racconterai tutto?”
“Certo.” Rispose. “Adesso però a dormire. Buonanotte, Goten.” Continuò sorridente.
“Buonanotte, Gohan.” Rispose altrettanto il piccolo.





Angolo dell'autrice : 

Eccomi qua, lettori. Scusate per la lunga assenza, ma come ho specificato nell'incipit della fan fiction purtroppo sono molto impegnata con l'università, gli ultimi esami e soprattutto la tesi. Non potrò aggiornare con molta costanza, ma farò di tutto per pubblicare i capitoli nel più breve tempo possibile. Vi ringrazio come sempre per le belle parole che mi scrivete nelle recensioni e per la vostra pazienza. Ne approfitto per farvi i miei più cari auguri di buone feste e un felice anno nuovo :)
Ci sentiamo presto.

Un bacio,


Marta. 



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Capitolo 20
*** #20 ***


~Lezioni di volo.

Erano diversi giorni che Videl si recava quotidianamente a casa di Gohan per imparare a volare.
Anche Goten, che fino a qualche tempo prima non aveva mai provato quella tecnica, partecipava con entusiasmo alle lezioni, sebbene non andasse molto d’accordo con la ragazza.
Videl era molto indietro rispetto a lui per tecnica e gestione del Ki. Ciò era un ostacolo dato che rubava tempo prezioso agli allenamenti con il fratello in vista dell’imminente Torneo Tenkaichi. Goten aveva infatti impiegato meno di un giorno per imparare a volare, mentre a Videl era occorso un po’ più di tempo.
“Per oggi può bastare.” Disse Gohan ai suoi due “allievi” dopo aver constatato che il sole stava ormai tramontando.
Contrariamente alle sue aspettative Videl non obiettò. Si asciugò il sudore dalla fronte e tirò fuori la capsula contenente il suo velivolo.
“A domani, Gohan.” Lo salutò lei, sorridente. “Ciao, Goten.” Continuò, stavolta con tono più pacato.
Il maggiore ricambiò il sorriso. Si era ormai abituato alla presenza di quella ragazza così testarda ma allo stesso tempo forte e docile, avvertendo di giorno in giorno una strana sensazione ogni volta che la vedeva, come delle farfalle nello stomaco.
Goten rispose al saluto con fare indifferente. Prima andava via e prima avrebbe potuto riprendere ad allenarsi con il fratello.
Quando ormai Videl era un punto minuscolo nel cielo diede libero sfogo alle sue sensazioni.
“Finalmente soli! Allora, dove eravamo rimasti?”
Goten notò che il fratello era rimasto impalato a fissare il cielo proprio in direzione del mezzo di Videl, come per accertarsi che non le succedesse nulla.
“Non ti sarai innamorato di lei, vero?” Gli chiese, guardandolo di sottecchi.
Gohan per poco non cadde a terra per l’imbarazzo procuratogli da quell’affermazione tanto pungente quanto, forse, veritiera.
“Ma di che stai parlando? Siamo solo amici!” Fu la sua risposta accompagnata da un evidente rossore nelle guance.
Goten stralunò gli occhi. Aveva solo cinque anni, ma non era mica stupido.
“Ho visto come vi guardate a vicenda.” Lo punzecchiò.
“Insomma, ti ho già detto che non c’è nulla tra di noi!” Si premurò di precisare il maggiore, il cui cuore per poco non mancò un battito.
“Che peccato, eppure Videl mi ha detto che sotto sotto un po’ le piaci!”
Goten stava colpendo il punto debole del fratello, la sua ingenuità. Non ci volle molto infatti perché Gohan, rosso come non mai, mostrasse un sorriso a dir poco ebete, prova lampante del suo interesse sull’argomento.
“Davvero ti ha detto questo?” Chiese, facendosi più serio.
Goten non riuscì più a trattenere le risate. Gohan si rese immediatamente conto dello scherzo che il fratello gli aveva appena fatto per capire quali fossero i suoi veri sentimenti e si diede dell’idiota per esserci cascato.
“Dovevi vedere la tua faccia, fratellone! Ci speravi, vero?”
“Fossi in te non riderei così tanto.” Sbuffò Gohan, infastidito. “Questa me la paghi cara!” Esclamò infine mettendosi in posizione di battaglia.
Goten, pronto al “gioco”, cominciò a scappare dando così inizio al divertimento tanto atteso. 

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Capitolo 21
*** #21 ***


21 Ci sarò sempre per voi

Ormai era quasi tutto pronto per l’imminente matrimonio tra Gohan e Videl. Quel giorno, i membri della famiglia Son si diedero da fare per aiutare il giovane saiyan ad impacchettare la sua roba visto che nel giro di poco tempo si sarebbe trasferito insieme alla futura consorte nella casa che Mr. Satan aveva appositamente fatto loro costruire.
Chichi alternava momenti di entusiasmo ad altri di totale tristezza al pensiero che il suo “piccolo” Gohan avrebbe lasciato quella casa così piena di ricordi. Anche Goku, sebbene lo nascondesse grazie al suo solito carattere scherzoso, era molto emozionato anche perché sapeva che con Videl suo figlio sarebbe stato felice. Dopo tutto quello che aveva passato nella sua vita, pensava, Gohan meritava quella felicità.
“Ho finito di impacchettare questa parte di libri. Posso andare adesso?” Chiese improvvisamente Goten con tono irruento.
“Insomma, Goten, che modi sono?” Lo rimproverò Chichi, seguita a ruota da Goku, stranito da quella reazione.
Gohan, altrettanto stupito, si voltò verso di lui, cercando di capire il motivo di quella reazione del tutto immotivata. 
“Goten, che ti pre...”
“Non sono affari tuoi, va bene?” Sbottò l'interpellato, senza nemmeno dare il tempo al fratello di completare la frase.
Chichi a quel punto era già partita in quarta, pronta ad intervenire per far rinsavire il figlio, ma questi si era già allontanato volando via dalla finestra.
“Torna subito qui, piccola peste!” Urlò Chichi nel vano tentativo di fermarlo.
Gohan a quel punto le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla.
“Stai tranquilla, mamma. So io che cosa gli passa per la testa.”
Detto questo si apprestò a raggiungere il fratello, sapendo già dove avrebbe potuto trovarlo.
Non passarono nemmeno cinque minuti dalla “fuga” di Goten che questi fu raggiunto dal fratello in men che non si dica, facendogli così alzare gli occhi al cielo.
“Sapevo che ti avrei trovato qui.” Esordì Gohan, osservando Goten che lanciava pietre nel lago dove erano soliti pescare.
Non ottenendo alcuna risposta però, andrò dritto al sodo.
“Non ti sembra di esagerare adesso?”
Goten immaginava che il fratello aveva già capito quale fosse il suo problema, perciò non si stupì più di tanto nel sentire quelle parole.
“Non fraintendermi.” Esordì questa volta con tono più calmo rispetto a prima, lasciando cadere la pietra che teneva in mano per terra. “Io sono felice per te e Videl, ma..” Continuò, per poi tirare su col naso.
Gohan avvertì una fitta allo stomaco nel constatare che il fratello stava piangendo per lui perciò gli si avvicinò, accarezzandogli la testa.
“Ma..?” Lo incalzò.
“…Ma non sarà più la stessa cosa. Tu non vivrai più qui e io sarò solo.”
“Solo?” Chiese Gohan, sorpreso. “Non è assolutamente vero. Ci sono papà e mamma e tu lo sai quanto la mamma abbia bisogno del suo piccolo ometto.” Continuò constatando quanto ormai Goten, prossimo al compimento dei dieci anni, fosse diventato grande.
“Lo sai che non è questo che intendo.”
Gohan sbuffò. Possibile che dopo tutti quegli anni suo fratello non avesse capito che niente li avrebbe mai divisi?
“Non hai niente da temere, lo dovresti sapere meglio di me ormai.” Disse, attirando la sua attenzione. “Il fatto che sto per sposarmi non significa che mi dimentichi di te o di mamma e papà. D’accordo non vivrò più qui, qualcosa inevitabilmente cambierà ma, ehi, continueremo a vederci. E' normale dopo tutto che le cose nella vita cambino, ma se vuoi veramente bene a qualcuno questo sentimento non potrà mai cambiare." Si fermò un attimo per assicurarsi che il fratello lo stesse seguendo. "Io ci sarò sempre per voi, Goten, devi mettertelo bene in testa.” Continuò, sorridendogli.
“Anche quando tu e Videl avrete un bambino?” Chiese Goten con il suo solito tono spavaldo, cogliendo Gohan di sorpresa.
“C-come..c-che hai detto? Beh, è ancora presto per parlarne! E in ogni caso n-no…Del resto tu diventeresti zio ed è giusto che tu stia con il tuo nipotino.”
“O nipotina.” Lo corresse Goten, il cui umore stava già cambiando, cosa di cui il maggiore si rallegrò.
Gohan sorrise.
“Sei più tranquillo adesso? Ti prego, non farmi sentire in colpa.”
“Riesci sempre a tirarmi su di morale, è sempre stato così del resto. Sei proprio il fratello che tutti vorrebbero.”
Era capitato già molte volte che Goten esprimesse così intensamente il suo amore nei confronti del fratello, ma mai come in quella occasione Gohan si era emozionato così tanto.
Si abbassò e abbracciò il fratello, come era solito fare dopo un litigio.
Goten ricambiò l’abbraccio con tutto l’affetto possibile godendosi l'attimo, sapendo in fondo che di lì in poi momenti intensi come quello si sarebbero fatti sempre più rari. 
“Adesso torniamo a casa, su. Mamma sarà preoccupata.” Disse Gohan, sciogliendo il contatto.
“Solo ad una condizione.” Disse Goten, attirando l’attenzione del fratello.
“Cioè?”
Non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni quando il piccolo saiyan si mise in posizione di difesa in attesa che il suo “avversario” facesse lo stesso in modo da iniziare un combattimento amichevole, come erano soliti fare nei pomeriggi estivi. Gohan capì che tutto ciò che voleva il fratello era un ultimo momento di spensieratezza con quella che per lui era, e sarebbe sempre stata, una parte fondamentale della sua vita. Non poté che sorridere a quella richiesta, del resto era anche il suo istinto saiyan che lo spingeva ad accettare quella richiesta. Così si tolse gli occhiali e si preparò al combattimento.
“Avanti, fammi vedere di cosa sei capace!”


 
                                                         



 ~ Fine

 
 














Angolo dell’autrice:

Signore e Signori, siamo giunti alla conclusione di questa raccolta sulla vita di Gohan e Goten.
Innanzitutto mi scuso per l’enorme ritardo con cui ho postato l’ultimo capitolo, ma purtroppo gli impegni universitari mi hanno impedito di essere costante, senza contare che la laurea si avvicina e mio malgrado ho dovuto mettere da parte per un po’ il mondo delle fan fiction in questi mesi. Spero comunque di essermi fatta perdonare con quest’ultimo episodio che, lo so, conta più di 500 parole ma dato che concludeva il tutto ci tenevo a descriverlo meglio e a renderlo un tantino più ricco di contenuti rispetto agli altri. Ringrazio tutti coloro che hanno letto e apprezzato la mia storia mettendola tra le seguite e/o preferite e chi, con pazienza, ha recensito capitolo per capitolo. Credetemi, questo è il primo lavoro con cui mi sento particolarmente gratificata perché ho sentito la vostra presenza e non posso che dirvi grazie di tutto cuore. Spero che questa storia vi sia piaciuta perché ci ho messo davvero il cuore dato che è un argomento che mi premeva approfondire. Beh, che dire, ribadisco i miei ringraziamenti (anche ai lettori silenziosi) e con questo vi auguro la buonanotte e soprattutto un arrivederci.



Marta.  

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