Before Day

di moira78
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** TO FALL DOWN ***
Capitolo 2: *** TO COME BACK ***
Capitolo 3: *** TO TALK ABOUT ***
Capitolo 4: *** TO UNDERSTAND ***
Capitolo 5: *** TO SEE AGAIN ***
Capitolo 6: *** TO LEAVE ***



Capitolo 1
*** TO FALL DOWN ***


 

 

 

TO FALL DOWN

 

 

Il vento era forte, e il grande albero al centro della foresta cedette. Il rumore forte del legno che si dilaniava lo svegliò di soprassalto, facendolo sobbalzare nel suo sacco a pelo; accese la lampada a olio, e distinse appena i contorni della propria tenda.


Luce. Tuono.

 

Di nuovo luce.

 

Il rombo che seguì fu come l’urlo di un uomo in agonia, e qualcosa nella foresta si illuminò.

 

La grande quercia sotto cui aveva consumato il suo pranzo era stata colpita a morte e poi incendiata.

Doveva uscire di lì, o sarebbe bruciato vivo anche lui.

 

Raccolse in fretta e furia le sue poche cose e si gettò sotto la pioggia battente.

 

 

Akane si svegliò di soprassalto, ansimando. Aveva fatto un sogno, un brutto sogno. Anzi, un vero incubo.

“Ranma…” Bisbigliò alla stanza vuota, con una voce che non riconobbe come propria. Aveva sognato che…aveva sognato che lui…

 

“Akane?” la voce interrogativa e preoccupata della sorella maggiore la fece sobbalzare.

“Ho provato a bussare, ma non mi rispondevi, e così sono entrata” Spiegò chiudendo la porta dietro di sé. Aveva una candela in mano.

“La luce è saltata per via del temporale – spiegò – Ma dimmi…tu stai bene?”
”Io…sì…devo aver fatto un brutto sogno, niente di più. E’ tutto a posto, tranquilla Kasumi”
La ragazza annuì “Ti ho sentita gridare e mi sono spaventata. Cos’hai sognato?”
Akane si passò una mano sulla fronte sudata “Io…non me lo ricordo, era…tutto così buio e confuso. Mi dispiace di averti svegliata”
Kasumi la liquidò con un alzatina di spalla e un sorriso “Tranquilla sorellina. Vuoi un bicchiere di latte?”
”No, no…grazie Kasumi, credo che proverò a dormire ora”
La sorella annuì e si diresse verso la porta. Poi tornò indietro, come ripensando a qualcosa “Sei sicura di non ricordare cosa stavi sognando?”

Akane scosse la testa “No, perchè? Ho forse parlato nel sonno?”
Lei ci pensò su un istante, poi disse “Bè…ecco…veramente hai gridato il nome di Ranma”

Akane trasalì, poi cercò di tergiversare “Figurati, magari stavo sognando che quel baka mi insultava!”
Kasumi sorrise un poco, poi aprì la porta “Buonanotte Akane”
” ‘ notte”.

Si ridistese sul letto cercando di controllare la propria respirazione. Il cuore le batteva ancora troppo forte. Non aveva sognato di litigare con Ranma.

Un altro tuono esplose.

 

 

Quando si svegliò era mattina. Le ossa gli dolevano da matti, e il suo corpo femminile non lo faceva star meglio.

“Kuso” mormorò contrariato tentando di alzarsi senza troppo successo “Che diavolo…” Poi alzò gli occhi, schermandosi con una mano dal sole debole del mattino. La sua tenda, stropicciata e bruciacchiata, era troppo in alto, ne vedeva solo una piccola porzione blu. “Che diamine…?” Si risolse che doveva riuscire a tirarsi in piedi se voleva capirci qualcosa. Starsene lì a imprecare non gli sarebbe servito a niente.

Quando guardò di nuovo in alto si accigliò. Ora capiva perché sentiva tutti quei dolori un po’ ovunque; era precipitato per qualcosa come trenta metri rotolando sulla dura pietra del pendìo. Si toccò le spalle, i fianchi, le braccia (Sono tutto intero…?!) Pensò (Dev’essere un miracolo che non mi sia ammazzato stavolta).

Si risolse a mettersi in cammino per rimediare dell’acqua calda, e si mise a cercare lo zaino. Ricordava perfettamente di averlo raccattato velocemente prima di fuggire dall’incendio, ma non riusciva proprio a trovarlo.

“Kuso!” Esclamò ancora più contrariato.

“Una ragazza perbene non dovrebbe dire queste parole!” Lo ammonì una strana ragazzina dai corti capelli violacei. Era seduta in cima al ramo di uno dei pochi alberi rimasti in piedi dopo il temporale. Era pallida, e pareva molto triste. Vestiva di stracci, e a Ranma fece quasi pena; ma non si lasciò intenerire più che tanto, infatti l’apostrofò “E tu chi sei?!”
La strana ragazza saltò giù dal ramo con un’agilità e una leggerezza che lo sbalordirono. Sembrava che volasse. Era forse un’artista marziale? Eppure doveva avere almeno tre anni meno di lui! No, forse anche quattro o cinque.

“Mariko…mi chiamo Mariko…e voglio la mia mamma” Cantilenò lei. Ranma sbattè le palpebre, e rimase interdetto (Si è persa nel bosco?). Senza pensarci le tese la mano “Vieni, ti aiuto a cercare casa tua” La ragazzina gli sfiorò la mano, poi si ritrasse. A Ranma sembrò che il suo labbro tremasse, sul punto di piangere “Tu sei come me” Mormorò prima di fuggire via e scomparire dalla sua visuale.

“ASPETTA! Ti perderai!!!” Gridò. Ma come poteva essere stata così veloce?! Era come…scomparsa. E poi quelle parole “Tu sei come me” Si ripetè “Che sia caduta anche lei nelle Sorgenti di Jusen?”. Si riscosse dai suoi pensieri quando vide che il sole era già alto. Doveva mettersi in cammino a cercare un bagno caldo e delle provviste. Il suo zaino era andato perduto, e ormai aveva deciso di rinunciare a cercarlo.

 

 

Fece parecchia strada prima di trovare una piccola sorgente termale alle pendici della montagna.Era stremato, e moriva di fame.

Mentre si rivestiva vide, trai cespugli, uno zaino noto e udì distintamente i grugniti di Ryoga che si allenava (Bene…credo che mi farò offrire la cena da P-chan stasera, dopotutto quante volte ha mangiato a casa Tendo lui?)

Gli si parò davanti con un salto agile, e cominciarono a lottare. Ma la lotta era noiosa, il ragazzo con la bandana sembrava distratto, e Ranma non riuscì a trarre piacere dal combattimento.

“Sei troppo lento per me, P-chan!” Lo provocò sperando in un miglioramento. Ryoga tirò un calcio in aria gridando il suo disappunto “Ti ucciderò Ranma Saotome!!”
”Ma come sei ripetitivo!”
Stranamente neanche lui riusciva a colpirlo, però. Era come se gli sfuggisse; era diventato velocissimo. Utilizzò il suo Kachu Tenshin Amaguriken varie volte, ma Ryoga riusciva a schivarlo senza problemi; un pugno in pieno stomaco lo fece cadere malamente, e Ranma imprecò.

(Diavolo, sono a digiuno da troppe ore, anche Ryoga riesce ad avere la meglio!) così, approfittando di un attimo di distrazione da parte del nemico/amico, Ranma gli sottrasse dallo zaino una di scatola ramen istantaneo e una generosa porzione di riso al curry.

 

Quella notte dormì sotto le stelle, in un punto ben lontano da quello in cui Ryoga si chiedeva che fine avesse fatto la sua cena, e sognò un caldo futon e un paio di occhi color nocciola. Nella sua mente il viso contratto di un’Akane arrabbiata gli gridava con quanto fiato avesse in gola “Ranma, NO BAKA!”.

Lui emise un grugnito nel sonno “Mmmhhh….non sei…niente….carina….me…”.

La mattina dopo aveva deciso di tornare a casa e godersi una vera e propria vacanza estiva senza scuola, a poltrire tutto il giorno, e magari a litigare con la sua fidanzata che, nei più reconditi meandri della sua mente, già gli mancava da morire.

 

Non si aspettava di trovare tutto il suo mondo sottosopra, al suo ritorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** TO COME BACK ***


 

TO COME BACK

 

“Ehi c’è nessuno?! Sono tornato!!”

Evidentemente la casa era vuota. Con passo stanco Ranma si diresse in bagno, riempì la vasca e cominciò a togliersi i vestiti.

Si immerse.

Era stanco, privo di forze. Si domandava come Ryoga potesse aver avuto il sopravvento su di lui così facilmente quel giorno; inizialmente aveva dato la colpa al suo digiuno, ma rivalutò il suo punto di vista: non era lui ad essere più lento, era Ryoga ad essere più veloce…troppo…dannatamente veloce…

 

Si insaponò piano, crogiolandosi e rilassando le membra stanche nell’acqua calda. La scuola era finita per quell’anno, e aveva molti giorni per pensare e allenarsi; avrebbe avuto la sua rivincita, ne era sicuro. Con un gesto lento, lasciò cadere la spugna nella vasca e poggiò la testa all’indietro, guardando il soffitto, pronto a socchiudere le palpebre pesanti…..

 

“E TU CHE DIAVOLO CI FAI LI’???????!!!!!!!!!!!!” Gridò alla figura appesa al soffitto.

Quella si staccò con grazia dalle travi a cui era aggrappata e atterrò al suo fianco delicatamente.

La mascella di Ranma cadde di peso nel riconoscerla: era la ragazzina che aveva incontrato nel bosco qualche giorno prima “Ma…tu…sei…”
”Sì, e non c’è bisogno che balbetti!” Rimbeccò sedendo sul bordo della vasca con noncuranza. Indossava gli stessi stracci della volta scorsa, e Ranma si chiese se avesse solo quelli.

“Non sta bene entrare in bagno mentre ci sono le altre persone, non te l’ha mai detto la mamma?!” La ragazzina chinò la testa, improvvisamente triste; Ranma aggrottò le ciglia “Tu stavi cercando tua madre l’altra volta. Non dirmi che…”
”Non posso più tornare da lei” Rispose in tono piatto.

“Ma cosa dici?! Certo che puoi! – si interruppe, vedendola allontanarsi verso la porta – Aspetta! Ehi tu…Mariko…?!”

Lei si voltò, il viso pallido illuminato da una strana luce “Ti sei ricordato il mio nome!” Esclamò quasi felice.

Ranma abbassò il braccio che aveva proteso verso di lei “Bè…si…me l’hai detto l’altra volta…Piuttosto, tu come fai a riconoscermi?! Quel giorno ero…”
”…nella tua forma maledetta, lo so” fece lei con aria saputa.

“Ma come lo sai?” Domandò quasi a se stesso.

“Oh, io so tutto! So molte più cose di quanto tu possa immaginare!”
Ranma si accucciò nella vasca mentre lei gli si avvicinava e gli faceva cenno di accostare l’orecchio “Vuoi sapere perché il tuo amico era più forte di te?” Sussurrò.

“Sì! – Gridò lui d’impulso – DIMMELO!”
E Mariko rise, una risata argentina che lo stordì per la sua purezza. Rideva e volteggiava “E io non te lo dico!!” Lo canzonò. Ranma non potè ribattere altro, affascinato dalla sua strana danza e dalla sua risata acuta. Quando si riscosse, lei era sparita, e lui era come in trance “No… ASPETTA!!” La chiamo alzandosi, proprio nel momento in cui Akane entrava in bagno; si rituffò dentro coprendosi alla meglio, la testa in subbuglio e lo stomaco sottosopra.

 

 

(La sua risata mi ha ipnotizzato, ne sono sicuro. Quella è una strega, o una fata, e quel diavolo che è! Altrimenti come riuscirebbe a saltare come…come se volasse? Deve essere stata lei a farmi qualcosa mentre ero svenuto nel bosco, l’altro giorno, e ora non vuole dirmelo; cavolo, se mi ha reso più debole…Magari era solo una cosa momentanea, e io sono già tornato forte! Basta, domani andrò a cercare Ryoga e ripeterò il combattimento, devo capire cosa mi ha combinato quella mocciosa! Meno male che Akane non è entrata mentre c’era lei in bagno!! L’ho scampata proprio per un pelo!)


Questo pensava Ranma steso nel suo futon, la fronte aggrottata, le braccia incrociate sulla nuca. Sapeva che quella bambina non era umana; che fosse una strega, o un demone, o un oni non aveva importanza. Nessuno poteva mettere in ridicolo Ranma Saotome, e glielo avrebbe dimostrato a quella mocciosetta! Era strano che parlasse in maniera così vaga, però, che voleva dire che non poteva tornare da sua madre? Ricordò la tristezza che le aveva visto negli occhi e cercò di riflettere: che sua madre l’avesse rifiutata? No, troppo crudele. Forse la madre era una creatura che possedeva poteri straordinari e l’avevano allontanata dalla figlia credendola pericolosa…oppure…

 

“Ahhh Basta – sbadigliò – Magari è solo un po’ fuori di testa, e poi io devo pensare alla mia forza prima di tutto, non vorrei che succedesse come l’altra volta col vecchiaccio!” Si girò sul fianco e, lentamente, si assopì.

 

 

Rumore.

 

Un cassetto che veniva chiuso. Tum. Tum. Le ante dell’armadio. Ranma si rigirò, tendendo la mano verso la sua sveglia, e toccò il vuoto. Mugugnò e stese meglio il braccio. Niente.

 

Tum. Un altro cassetto veniva chiuso.

 

Ranma si strofinò gli occhi, chiedendosi chi mai stesse facendo quel baccano di primo mattino; e udì distintamente da dietro la porta della SUA stanza le voci di Akane e Nabiki. Lui era nel corridoio, fasciato nel futon. Aveva dormito lì tutta la notte.

 

“Ma Akane perché tutta la sua roba…non vuoi tenere proprio nulla?”

”Nabiki…ne abbiamo già parlato. Non voglio che qualcosa me lo ricordi!”

”Pensi che lui sarebbe d’accordo su questo? Pensi che condividerebbe questa tua idea?”

”Forse no…ma ormai non ha più molta importanza, ti pare?”

Non aveva importanza?! Volevano dimenticarlo?! Che diavolo accadeva là dentro?? Stavano portando via le sue cose? Ranma scattò in piedi, e fece per entrare come una furia, poi si fermò. No, se stavano tramando alle sue spalle doveva sapere come e perché; meglio indagare. Akane ce l’aveva con lui per qualcosa, ma per cosa??!! Ranma si impose la calma, e attese nascosto in bagno che le due sorelle uscissero dalla sua stanza, poi si infiltrò silenziosamente…e rimase senza fiato.

 

Non era rimasto nulla.

 

Solo un vecchio armadio solitario e vuoto.

 

 

Vagava per le strade da più di un’ora, in preda ad una strana trance; cosa aveva fatto stavolta?! Perché Akane ce l’aveva tanto con lui? E perché Ryoga lo aveva battuto? Doveva ammetterlo: era convinto che quella strana ragazzina sapesse molto più di quel che volesse far credere. Tutti quei piagnistei sulla sua mamma che non la voleva più erano solo una copertura. Doveva trovarla, DOVEVA…..

 

“Ehi tuuuuu!!!!”

 

Ranma si voltò di scatto: era lei, e stava di nuovo…volteggiando.

Intorno a lei i petali di ciliegio le facevano da coreografia, e la sua voce mentre rideva…

(Cavolo mi sta ipnotizzando di nuovo!)

Ranma scattò per afferrarla; stava per cingerla per un braccio, quando comparvero due figure e la attaccarono.

 

“Prendi questo!!” Gridò una voce femminile a lui nota, mentre una spatola gigante si conficcava nell’albero di ciliegio alle sue spalle. Mariko si scostò veloce come un fulmine, e saltò in aria prima ancora che una bandana tigrata volasse a vuoto staccando un ramo di netto.

 

(Ma sono Ryoga e Ukyo!) Pensò Ranma in un baleno. “Ehi lasciatela a me!! Ho un conto in sospeso con quella mocciosetta! Mi deve dire…”

 

“Bakusai tenketsu !!!” Gridò Ryoga dividendo l’albero in due.

 

“Non così Ryoga!! Così non potrai mai…!” Lo ammonì Ukyo.

 

“MA INSOMMA MI VOLETE ASCOLTARE???!!!” Sono io che devo vedermela con lei!!” S’infuriò Ranma.

 

Ryoga abbandonò la posizione di guardia “Hai ragione, non è affar nostro, e poi…è già sparita…”

Il ragazzo col codino sussultò “Come sparita??!” Esclamò voltandosi e cominciando a correre.

 

Saltò sui tetti fino a raggiungere un quartiere a lui sconosciuto. E, finalmente, la vide.

Stavolta non volteggiava, e nemmeno rideva.

 

Stavolta piangeva.

 

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Capitolo 3
*** TO TALK ABOUT ***


TO TALK ABOUT

 

Era accucciata in un angolo, a ridosso del muro di cinta di una vecchia casa, e piangeva sommessamente.

 

Ranma soppesò la situazione, e decise di avvicinarsi cautamente. Si accosciò accanto a lei  e la guardò; era così indifesa…

 

“Mariko…ehi…”

La ragazzina tirò su col naso, e lo guardò, gli occhi umidi e grandi “Io e la mia mamma vivevamo qui una volta” Spiegò “Ma poi…”

 

Ranma le si avvicinò di più. “Ma poi cosa?!”

”Ecco…io…”

Ma mentre Mariko parlava, fece la sua comparsa un’amazzone cinese che Ranma conosceva fin troppo bene. “Ayaaaa!! Ferma!!!”

Ranma la prese in braccio con la forza e cominciò a fuggire “Ma si può sapere perché ce l’hanno tutti con te??!! Prima Ukyo e Ryoga, ora anche Shampoo!!!” Lei si strinse nelle spalle, indecisa se dire o non dire qualcosa.

Intanto Ranma correva come una furia per seminare i bombori della sua corteggiatrice “Lascia stare Shampoo!! Prima che tu la uccida devo parlarci io!!”

 

“Non mi sfuggirai spirito di ragazzina dispettosa!!”

Ranma si lasciò quasi cadere, e riuscì per poco a non rovinare attraverso il tetto marcio di una vecchia fabbrica. In compenso prese male le misure per il salto successivo e prese in pieno un muro di marmo; Mariko volò letteralmente dalle sue braccia, atterrando con grazia a terra, mentre il povero Ranma scivolava lentamente sull’asfalto, la faccia ancora premuta contro l’odioso ostacolo.

 

“Tutto bene Ranma?” Lo chiamò.

 

“Una favola” Biascicò lui prima di svenire.

 

 

Quando si risvegliò vide la faccia preoccupata della ragazzina su di sé, e immediatamente dopo il proprio seno. Si alzò a sedere, dolorante.

 

“Scusa, ma per farti riprendere ho usato un secchio d’acqua fredda” Spiegò lei innocentemente.

 

“Ah, grazie tante!” Rispose lui piccato, strofinandosi la mascella ammaccata “E adesso spiegami perché non mi hai detto subito che eri uno spirito!”

 

Mariko si morse il labbro “Io…io l’ho fatto…perché…”

 

Stavolta Ranma s’infuriò “Ho capito il tuo gioco ragazzina! Ti stai divertendo alle spalle di tutti gli artisti marziali di Nerima, vero?! Avanti, parla, vuoi vendicarti di qualcosa o ti diverti semplicemente??!!”

 

Lei si scostò come se fosse stata schiaffeggiata “NON E’VERO! – gridò – IO…IO…SOLO…vorrei solo riavere mia madre accanto a me…forse lei…lei saprebbe cosa…”

Ranma si disse che mai più si sarebbe lasciato impietosire dai piagnistei di quella peste, ma a poco a poco il suo cuore tenero ebbe il sopravvento; si odiò per questo, ma di nuovo l‘ira sparì così come era venuta. Sedette a gambe incrociate accanto a lei, e attese con calma che smettesse di piangere. Quando i suoi singhiozzi si placarono le chiese piano, cercando di dare alla sua voce un tono di strafottenza “Allora ragazzina, raccontami come…sì…insomma, come….sei diventata uno spirito.”

 

Lei si asciugò gli occhi  e cominciò a parlare.

 

“Era il giorno del mio decimo compleanno ((avevo visto giusto – pensò Ranma – è proprio piccola)) ed ero uscita con la mamma per scegliere il mio regalo. Papà era fuori per lavoro, ma non mi dispiaceva festeggiare da sola con lei”

 

Mariko camminava per le strade del centro tenendo per mano sua madre.

D’improvviso una vetrina attrasse la sua attenzione “Mamma guarda! Non è MERAVIGLIOSA quella bambola laggiù?!”
La donna si girò e sbirciò la vetrina “Direi di sì Mariko. Che dici, vuoi vederla meglio?”
”SIIIIII!!!”

 

Il semaforo cambiò, e loro si incamminarono verso il negozio. Mariko era al settimo cielo; quella era la bambola dei suoi sogni. La commessa la voleva incartare, ma la ragazzina preferì tenerla subito in braccio.

Uscì sul marciapiede volteggiando, i fiori di ciliegio cadevano su di lei trasportati dal vento, e sua madre vide la sua bambina bella e felice come non mai, come in un sogno. Stringeva la sua bambola e danzava, rideva…

Udirono distintamente lo stridìo dei freni alle loro spalle. La madre di Mariko vide la confusione sul volto della sua unica figlia, il sorriso spegnersi e allora capì…

 

“Fermatelo, è ubriaco!!” Gridò qualcuno alle loro spalle.

 

...capì nella parte più recondita della sua anima che stava per perderla per sempre.

 

“SIGNORA ATTENTA!!!!” Fu sospinta di lato da qualcuno, mentre il camion saliva sul marciapiede sbandando.

 

“MARIKOOOO!!!!!!” Gridò. Registrò solo l’urlo della sua bambina, e la bambola che volava via, strappata dalle sue braccia per sempre.

 

 

Ranma sospirò “Allora è andata così”.

 

Il vento soffiò leggero per un attimo, trasportando i loro pensieri lontano.

 

Ranma si alzò “Che ne dici, andiamo a trovarla?”

Mariko alzò il viso verso di lui “Ma lei non può vedermi!”

”Ma può vedere me! Le dirò che le sei accanto, e che le vuoi bene…”

Lei sorrise tristemente “E a che servirebbe? Ti giudicherebbe matto. E’già tanto triste poverina! Sai, spesso la notte la spio di nascosto, dalla finestra. Mi sogna…e piange nel sonno…poverina…Mi manca così tanto…”

Fu in quel momento che Ranma vide la sua fidanzata assieme a Ryoga per la prima volta.

 

 

“Come stai Akane-chan? E’ da molto che non ti vedo…”

Lei prese un respiro e guardò il cielo: era così azzurro…”Non lo so Ryoga, sai…Ranma…”

Lui abbassò il capo, gli occhi chiusi “ Già…Ranma…non lo hai ancora, insomma…dimenticato?”

Akane si morse il labbro, e non notò il rossore sulle guance del suo accompagnatore “Io…sai…ho fatto portare via le sue cose. Da quando suo padre venne da me a parlarmi, da quando è uscito dalla mia vita tento di costruirmi un futuro, di non pensare che ormai mi ero abituata all’idea di essere la sua fidanzata ….”

 

Ranma boccheggiò. Cosa aveva appena detto?!

 

Ryoga prese un respiro profondo “Già” Poi si voltò, e la guardò negli occhi “Però Akane…non puoi lasciarti andare così; non meriti di soffrire tanto tu…tu meriti di meglio che vivere aggrappata al suo ricordo” Il rosso delle sue guance divenne porpora “E poi…per qualunque cosa…se sei triste…io…ecco…”

                                                                                                                         

“Lo so… - fece lei tremante – è che…è così difficile. Se non ci fossi tu con me non so cosa avrei fatto!” Gridò gettandosi fra le sue braccia.

 

Ryoga le carezzò piano i capelli, e arrossì ancora di più, se possibile “Calmati ora…sai che puoi sempre contare su di me…”

 

Ranma era sbigottito: Akane si era abituata ad essere la sua fidanzata!…ma allora…gli voleva bene? La gioia improvvisa provocata dalla sua confessione però si offuscò immediatamente. Si era gettata fra le braccia di un altro… La SUA Akane traeva conforto da Ryoga mentre stava disperatamente cercando di dimenticarsi di lui, di cancellarlo dalla sua vita per sempre! Doveva correre a parlare con suo padre, SUBITO,  capire cosa avesse combinato stavolta, se gli avesse rifilato l’ennesima fidanzata o…

 

“Ranma…?” Tentò Mariko da tergo facendolo sobbalzare.

 

Lui stese una mano per zittirla, un’aria omicida negli occhi “Non ora ragazzina…credo…credo che andrò a cercare dell’acqua calda”

 

“Ranma…io volevo…”

Senza ascoltare oltre, saltò via per i tetti, verso una meta a lui ignota, in cerca non certo dell’acqua calda, ma piuttosto di una spiegazione a quell’assurda, pazzesca situazione.

 


 

 

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Capitolo 4
*** TO UNDERSTAND ***


TO UNDERSTAND

 

“Parla razza di imbecille!! Non annuire come una scimmia ammaestrata!!”

 

Genma incrociò le braccia ed emise un suono sommesso come di assenso. Ranma l’aveva scovato a casa di sua madre, ben nascosto nella stanza degli ospiti. Ma ora lo avrebbe fatto parlare.

 

“Akane…forse si era abituata a me – cominciò titubante, giocherellando con le dita - e probabilmente…sì, forse anch’io ero… - Ranma si riscosse, rosso in volto per l’imbarazzo – Prima ci fate fidanzare senza consultarci, poi quando…quando ci abituiamo alla cosa tu che fai??!! Te ne esci con le tue cavolate!! Ora ESIGO delle spiegazioni!!”

 

Genma ciondolò in avanti, una volta.

 

“ Coraggio insensibile di un genitore, sputa il rospo!! Perché Akane vuole dimenticarsi di me??!! Hai rotto il fidanzamento senza consultarmi, vero??!! Mi hai affibbiato l’ennesima fidanzata dopo aver mangiato a sbafo, magari mentre ero ancora in viaggio per l’ultimo allenamento, è così??!! Magari le hai raccontato che ero d’accordo, per questo mi ha sbattuto fuori di casa!! Dai, parla, con che mi hai barattato stavolta?! Con un cetriolino in cima al riso??!! O magari con….??!!” Si fermò, conscio del ronfo sommesso che proveniva dalla gola di suo padre.

 

Si portò di fronte a lui, e notò la bolla d’aria che gli usciva dal naso. Riluttante lo calciò sulla faccia, sbattendolo a terra di schiena, imprecando nel constatare che continuava a dormire anche dopo la botta.

 

“Inutile, non caverò un ragno dal buco parlando con lui, devo cambiare tattica”

 

Passò tutta la notte accampato in giardino, impossibilitato a staccarsi dalla realtà che l’aveva travolto. Non poteva chiedere spiegazioni a nessuno; magari Nabiki l’avrebbe fatto, a pagamento s’intende, ma scartò l’idea. Doveva osservare e ascoltare. Essere paziente non era il suo forte, ma l’avrebbe fatto.

 

Udì distintamente i rumori della cena, le persone una volta amiche parlare tra di loro senza neppure nominarlo. Era stordito.

 

Gli erano successe troppe cose in una volta. Il volo dalla rupe, l’incontro con Mariko, ma il posto d’onore lo meritavano Ryoga e Akane. Akane fra le braccia di Ryoga. Era per forza più potente e veloce l’ultima volta. Era al settimo cielo perché ora Akane era libera! Magari la vecchia gli aveva insegnato qualcosa di micidiale da utilizzare quando si è felici, una sorta di Moko Takabisha ….Ryoga e Akane. Akane e Ryoga. Ryoga e….. temette di impazzire.

 

Così cominciò a pensare lucidamente, o almeno tentò. Come mai lei aveva accettato la rottura del fidanzamento, pur soffrendone, senza neanche parlarne prima con lui? (Forse perché l’hai sempre trattata male idiota) Gli disse la vocina interiore. L’aveva sempre chiamata maschiaccio, vita larga, lunatica, aveva dichiarato apertamente di essere felice di non doversi subire la sua terribile cucina per almeno due settimane prima di partire. Forse Akane si era solo stancata di lui, dei continui litigi e incomprensioni tra di loro, e seppur a malincuore aveva tentato di allontanarlo approfittando dell’ennesimo guaio di suo padre …

 

“E così butta le mie cose fuori di casa, mi ignora deliberatamente e si mette a tubare col maiale, ma certo! Invece di venire da me e mettersi a discutere, a litigare, SI CONSOLA COL SUO P-CHAN!!!” Ranma si accorse appena che stava gridando. Diavolo, se era fuori di sé! Se beccava Ryoga in quel momento l’avrebbe ucciso! E non in senso simbolico.

 

Ma prima di perdere la testa vide i suoi genitori uscire dalla porta principale e si nascose.

 

 

(Vigliacco di un genitore! Ha combinato qualcosa e non osa tornare dai Tendo da solo! Ma quando lo becco mi deve delle spiegazioni!) Questo pensava Ranma mentre spiava il loro discorso da lontano, sentendosi vagamente vigliacco a sua volta. Da quando si metteva a spiare come lui?! Era proprio vero, tale padre…

 

“Grazie mille per il tè Kasumi!” Stava dicendo sua madre inchinandosi.

“Di nulla signora Saotome, lei è sempre benvenuta - Rispose lei educatamente - …oh, e anche lei ovviamente” aggiunse volgendosi verso Genma.

“Oh…bè…grazie Kasumi” Fece lui in imbarazzo.

 

“Grazie Kasumi!” Lo scimmiottò Ranma a bassa voce. Si spostò un poco. Non riusciva a sentire molto bene, ma l’atteggiamento formale dei suoi lo preoccupò molto. Possibile che si fossero allontanati così? E poi LUI era stato CACCIATO, non tentavano neanche di difenderlo?! Magari non suo padre, ma almeno sua madre…

 

Capì ben poco della loro conversazione.

 

“Grazie per essere venuti a trovare Akane” Stava dicendo Kasumi.

(Traditrice!) Pensò Ranma.

“Bè…sì…nostro figlio….i suoi allenamenti…” Carpì da Genma. Sembrava seccato, e Ranma lo odiò. ( Pezzo di idiota, sei stato tu il primo che mi ha portato in giro per anni, e ora…)

Sentì Kasumi dire “Non fategliene una colpa” Santa Kasumi, lei si che sapeva difendere le persone innocenti!

Il resto dei commiati lo ascoltò tra uno sbadiglio e l’altro. Quando se ne furono andati alzò lo sguardo e vide l’ombra di Akane che si allontanava dalla finestra. La luce era spenta; non riusciva a dormire forse? Era triste? Era….innamorata di lui ? E ora avrebbe tentato di innamorarsi…di Ryoga? Il sangue gli si gelò nelle vene. Basta, c’era solo una cosa da fare. Saltò sul ramo e cominciò ad armeggiare con le ante che lo tenevano separato da lei.

 

 

“Ranma non andare!” La voce lo fece sobbalzare. Si voltò e la vide dietro di sé. Levitava praticamente nell’aria.

“Mariko, tu?!”
”Ranma ti prego, ne soffriresti troppo, prima ascolta…”
”Senti ragazzina – la interruppe deciso – mi dispiace molto che tu sia morta in quel modo, davanti a tua madre e tutto il resto, okay? Ma Akane è la mia fidanzata, e io mi farò spiegare da lei cosa diavolo è accaduto, dovessi passare tutta la notte a farle l’interrogatorio! A Ranma Saotome non la si fa sotto il naso, e io…io lotterò…per riprendermi ciò che è mio” Concluse mormorando, rosso come un pomodoro.

 

Mariko sorrise “Oh Ranma…” Ma lui era già saltato dentro.

 

 

Poteva sentire il respiro di Akane vibrare lieve. Stava forse…piangendo? Piano, sedette al bordo del letto, e senza sapere se fosse sveglia comincio a parlarle.

 

“Akane, ascolta…lo so che sei arrabbiata con me, ma almeno…dimmi cosa ti ho fatto!” Lei taceva, mostrandole la nuca, il suo respiro era irregolare ora “Cavolo, lo so che mio padre è un idiota, ma…hai buttato le mie cose…e me praticamente fuori casa! Meriterò una spiegazione, no? E poi…ti ho vista sai? Con Ryoga, oggi” Strinse la coperta tra i pugni, cercando di controllarsi “Perché, Akane…perché Ryoga? Lui ti merita forse più di me? – riflettè un istante – Forse si. Lui ti ama, sai? Io, lo so, ti insulto sempre, ti chiamo maschiaccio, vita larga, e….dio solo sa in quali altri modi. Forse tu ti sei avvicinata a lui per questo Akane? Akane, ti prego, se sei sveglia parlami, ne ho bisogno…”

 

Tacque. Sentiva la minaccia delle lacrime soffocarlo.

 

“Akane? – avvicinò le labbra tremanti al suo orecchio, aspirandone il profumo – Akane non puoi farmi questo, ne abbiamo passate tante, e tu ora mi liquidi in questo modo? No Akane, non farlo, tu…tu sei troppo importante per me. Come vorrei essere infuriato con te, e non ci riesco, perché la verità è che io…io ti…”

”Mmhhh Ranma….” Il lamento assonnato di lei lo fece sobbalzare. Stava DAVVERO  ascoltando? Ma forse, ormai, era meglio così.

 

“Akane…sono qui” Mormorò mentre fuori soffiava un vento che annunciava tempesta.

 

Poi lei si voltò. Gli occhi erano aperti e vigili. Le lacrime le inondavano il volto. Il cuore di Ranma si arrestò.

 

“Perché mi hai lasciata sola Ranma?” Gli soffiò sul viso.

 

“Ma io non ti ho lasciata Akane, sono solo partito per un allenamen…!”

”Ranma…perché sei morto?”

 

Ranma smise di respirare, e il viso di Akane si fermò in quell’espressione di dolore. Si era fermato anche il tempo.

 

 

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Capitolo 5
*** TO SEE AGAIN ***


TO SEE AGAIN

 

 

L’orologio era fermo sulla mezzanotte e un quarto. Mariko si materializzò discretamente alle sue spalle, scrutandolo. Ranma la guardò senza capire. Provò a parlare, ma riuscì ad emettere solo un sibilo. Ritentò.

 

“Che accade ragazzina…?” Sibilò “Perché Akane ha detto…che sono morto…? PERCHE’PENSA CHE IO SIA MORTO???!!!”

 

Mariko fece un sorriso triste “Perché tu SEI morto Ranma. Tu sei…. (“Tu sei come me” Gli aveva detto sfiorandogli la mano) uno spirito proprio come me”.

 

E negli occhi di lei Ranma rivide nitide, e tridimensionali, le immagini che lei voleva che rivivesse.

 

Veloci….

 

(Sono tutto intero…?!) Pensò (Dev’essere un miracolo che non mi sia ammazzato stavolta)

 

il ragazzo con la bandana sembrava distratto, e Ranma non riuscì a trarre piacere dal combattimento.

“Sei troppo lento per me, P-chan!” Lo provocò sperando in un miglioramento. Ryoga tirò un calcio in aria gridando il suo disappunto “Ti ucciderò Ranma Saotome!!” (Ryoga si stava allenando da solo…oh Kami, gridava contro di me, mi immaginava ma parlava da solo durante il SUO allenamento…non mi ha mai sconfitto…non ho mai combattuto con lui!)

 

“No… ASPETTA!!” Chiamò Mariko alzandosi, proprio nel momento in cui Akane entrava in bagno. (Poteva sentire i passi di Akane, poteva vedere la sua indifferenza mentre si rituffava nella vasca. Akane NON l’aveva mai visto in quel dannato bagno….)

 

Più veloce, ancora più veloce….

“Ma Akane perché tutta la sua roba…non vuoi tenere proprio nulla?”

”Nabiki…ne abbiamo già parlato. Non voglio che qualcosa me lo ricordi!”

 

((Che le ricordi la mia morte…))

”Pensi che lui sarebbe d’accordo su questo? Pensi che condividerebbe questa tua idea?”

”Forse no…ma ormai non ha più molta importanza, ti pare?”

 

((Perché ormai io…sono…))

 

(Tutta la sua roba fuori di casa, lontana dai ricordi dolorosi, la sua stanza vuota come il cuore di Akane…quanto soffriva Akane?)

 

….la testa gli scoppiava….

 

“Bakusai tenketsu !!!” Gridò Ryoga dividendo l’albero in due.

 

“Non così Ryoga!! Così non potrai mai…!” Lo ammonì Ukyo.

 

(“MA INSOMMA MI VOLETE ASCOLTARE???!!!” Sono io che devo vedermela con lei!!” S’infuriò Ranma.)

 

Ryoga abbandonò la posizione di guardia “Hai ragione, non è affar nostro, e poi…è già sparita…”

 

(E poi ancora…Ukyo e Ryoga, avevano visto uno spirito…Mariko, proprio come Shampoo poco dopo, e….parlavano tra di loro. La risposta di Ryoga…Ukyo…)

”BASTAAA!!!” Urlò interrompendo il flusso dei pensieri. “Perchè mi mostri tutto questo?! Perché DOVREI CREDERTI???!!!”

Mariko abbassò la testa, poi aprì l’armadio di Akane. L’orologio, ancora fermo, cominciò ad indietreggiare velocemente…

 

“Lo riconosci…?”

Ranma sussultò “Il mio…zaino..?...Qui?”

 

“Guarda Ranma…”

 

 

Akane camminava da ore. Non aveva mai visto Genma Saotome così preoccupato, e nemmeno Nodoka. Suo padre invece era quasi lieto “ma sì Akane, vai a cercarlo! E’il tuo fidanzato no?” Magari sperava di farla stare sola con quel baka!

 

Non avevano sue notizie da quasi un mese, e in fondo al cuore, anche lei temeva per Ranma. Qualche notte prima aveva sognato una tempesta durate la quale lui correva per sfuggire ad un fulmine e…scosse la testa, non ci doveva pensare. Si sentiva strana, impaurita, facilmente suggestionabile; quasi le dispiaceva di aver nascosto la sua partenza tanto bene che né Shampoo, né Kuno né altri avessero a seguirla. Ora come ora della compagnia l’avrebbe distratta da quella strana superstizione che l’attanagliava.

 

 

Quel baka era partito così all’improvviso! E da due settimane neanche una telefonata! Ah, ma quando lo avesse trovato…!

Si fermò, gelata sul posto. (E’un’illusione ottica Akane, stai allucinando, lo sai…) Eppure il groviglio rosso ai piedi della rupe….

 

Nel suo sogno lui cadeva dalla rupe mentre pioveva, udì le ossa scricchiolare e rompersi mentre precipitava…

 

Chiuse gli occhi e si impose la calma (Sono stracci abbandonati da un vagabondo Akane, non è…quello che pensi….) Stracci rossi.

 

Lei gridò il suo nome, mentre vedeva il sangue fluire dalla sua chioma rossa….

 

Sobbalzò nell’udire la propria voce emettere un lieve suono strozzato. (Da quando gli stracci hanno il codino?)

Akane cominciò a correre. Ormai era in preda al panico, il cuore martellava forte nelle tempie, il fiato non le bastava. Riconobbe il suo zaino a pochi metri da lui, e se lo mise in spalla, in un gesto istintivo (Magari non potrà camminare, glielo porterò io….) (Magari non camminerà mai più…) Cambiò la voce interiore.

 

Akane gridò il suo nome una volta, due, non osava avvicinarsi…vedere…Ma lui non si muoveva, ed era…così scomposto…

 

Quando alzò lo sguardo vide la sua tenda, l’albero caduto, e ricordò il sogno.

 

Scappava perché l’albero si era incendiato…il fulmine lo aveva colpito, e la sua tenda…il fuoco così vicino…la pioggia…

 

“Ranma….?” Tentò avvicinandosi. Toccò il suo corpo femminile, quel corpo che lui odiava tanto. Era freddo. Lo scosse. “Ranma…?!” Pianse la sua voce fuori controllo. Con un ultimo sforzo si decise a voltarlo, piano, e mentre lo faceva, ricordava….

 

…ricordava Ranma farle la linguaccia da sopra un albero…

 

…il taglio partiva dalla fronte fino alla mascella….

 

…Ranma che le gridava “NON SEI CARINA!!” Con quanto fiato aveva in gola...

 

…la ferita era vecchia di alcuni giorni, per quanto tempo…..

 

…Ranma che lottava con Kuno e le lanciava la cartella perché la tenesse….

 

…..per quanti giorni era rimasto lì, da solo….morto?

 

Questo era troppo. Akane cominciò a urlare.

 

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Capitolo 6
*** TO LEAVE ***


TO LEAVE

 

 

“BASTA BASTA BASTAAAA!!!” Gridò tappandosi le orecchie. Mariko abbassò la mano e fermò di nuovo il tempo.

 

Ranma ansimava, fuori controllo, il cuore che credeva ancora di avere gli galoppava nelle tempie “Io…perché non me ne sono accorto prima? Era così evidente. Eppure era tutto così normale, tutto…come sempre…”

”…a parte qualche incongruenza…”

Ranma la guardò stranito “Incon…gruenza?”

 

Mariko additò l’orologio alle sue spalle “Il tempo. Sono due mesi che sei morto Ranma, per questo lei ha portato via le tue cose. Soffre molto come vedi”

”Lo vedo, lo vedo, ma perché a me pare che siano passati sì e no due giorni? E perchè non sospettavo nulla della mia…della mia…”

“Un giorno nel tuo stato è come un mese nel mondo dei vivi. E’una delle prime cose che ho imparato. Anch’io all’inizio non capivo, come te. Vedevo mia madre piangere, tormentarsi, e solo molto dopo mi sono resa conto del perché. Questo accade quando si muore all’improvviso, in maniera violenta. Tu sei rotolato per quella rupe per decine di metri e ti sei spezzato l’osso del collo. Vedevi intorno a te solo quello che il tuo cuore desiderava vedere; per questo ti sembrava tutto normale”

Istintivamente Ranma si portò una mano al collo “Come è potuto accadere?”

La bambina alzò le spalle “Era buio, pioveva…accade anche ai migliori artisti marziali, sai?”

 

Ranma sedette con la testa fra le braccia. Ne aveva passate tante nella sua vita, ma ritrovarsi all’altro mondo così all’improvviso, bè…non se l’aspettava proprio. Come poteva lasciare sola Akane? Che ne sarebbe stato di lei?

”Non temere” Gli lesse nel pensiero Mariko. “Continuerà, ma prima devi fare un’ultima cosa per lei, poi potremo andare tutti e due”

 

Il ragazzo col codino, ancora sotto schok la fissò “Andare…dove?”

Lei aprì le braccia in un gesto esasperato “Santo Cielo Ranma, ti facevo più sveglio! Quando uno muore va in Paradiso,  nell’Aldilà, da un’altra parte insomma!”

”Ma io non posso lasciare il mio mondo, qui ho…tutto ciò che voglio” Concluse deglutendo lievemente.

 

Mariko sorrise “Oh, tu non sai come sia. E’così bello, c’è tanta…pace…e sole…”

”IO NON LA VOGLIO LA PACE MALEDIZIONE!!!” Mariko sussultò “IO VOGLIO IL MIO MONDO CAOTICO, INCASINATO, PIENO DI GUAI, RIVOGLIO I MIEI NEMICI E I MIEI AMICI, RIVOGLIO…voglio stare con Akane…” Mormorò prima di scoppiare in singhiozzi.

 

Mariko tacque per un po’, poi gli si accostò “Non sono io che decido Ranma Saotome. Io sono qui solo per caso. Non volevo staccarmi dal mio mondo come te, poi oggi pomeriggio ho fatto ciò che dovevo fare, e ora posso andare tranquilla. Qui ho finito.”

”E cos’è che avresti fatto” Mormorò lui con sospetto.

 

“Ho detto addio alla mamma. E ora siamo in pace entrambe. Adesso tocca a te…ma puoi salutare una sola persona, la più importante. Avanti, credo che tocchi ad Akane”

Ranma si alzò, asciugandosi le lacrime che sentiva sulle guance che immaginava ancora di avere. Si accostò al letto, non sapendo cosa dire o cosa fare. Mariko lo intuì, e gli consigliò di seguire il suo cuore.

“Perché fai questo per me?” Lei alzò le spalle “ Perché quando ti ho toccato, ho sentito che eri come me; non solo perché eri uno spirito, ma anche per l’amore che celavi dentro, e che non eri riuscito ancora a dare del tutto”
”Tu non hai amato tua madre?”
”Certo testone, ma hai idea di quanto ancora avrei potuto amare, lei e anche altri se solo…”
Ranma annuì.

“Dai Ranma, presto finchè è notte. All’alba verranno a prenderci”

Lui avrebbe voluto chiederle CHI sarebbe venuto, ma rinunciò. Ora aveva Akane a cui pensare.

 

Mariko mosse impercettibilmente la mano, mentre Ranma posava le sue labbra immaginarie su quelle di Akane. E lo vide. Vide il bagliore della consapevolezza nei suoi occhi, mentre il tempo tornava a scorrere. Gli sorrise, quel sorriso dolce che gli faceva sciogliere il cuore.

“Ranma…” Mormorò come in sogno.

“Ciao Akane”

“Perché…perché hai dovuto morire per riuscire a baciarmi, razza di baka…” Gli disse dolcemente.

Ranma le carezzò la guancia, e lei parve sentire il calore della sua mano “Perché sono un idiota, ecco perché”

“No, Ranma…tu…sei…eri…” Gli occhi le si colmarono di lacrime, mentre lui le posava il dito sulle labbra.

“Akane, non ho molto tempo, perciò ascoltami” Lei mosse la testa in giù, una volta “Continua a vivere Akane. Vivi per me e per te. Porta avanti la palestra, e fatti onore. Fallo, ti prego”
”Ma come farò senza di te?! Che ne sarà di me se tu…se tu…” Mormorò tra le lacrime che le inondavano le guance.

“Io sarò sempre con te Akane. E ti amerò sempre” Lei sorrise, stentata “Anche per questo dovevi aspettare…di morire?”
Lui scosse la testa “Lo sai…sono sempre stato un idiota, e quando ti aveva accanto non sapevo quanto valevi per me. Ora lo so, e ti giuro che non me ne pentirò mai abbastanza”
Lei scosse la testa “No Ranma, tu mi hai dato tanto e non lo sai. Anche io dovrei pentirmi di non averti mai dato molte possibilità, ti pare? Ma ormai…”

 

“Ranma – la voce di Mariko lo riportò alla realtà – è quasi ora”

 

Lui si chinò di nuovo su di lei “Akane, me lo prometti? Prometti che andrai avanti? Anche se fosse…con Ryoga?”

Lei lo guardò, stupita “Ryoga è un caro amico e basta. Il vero amore…sei stato sempre….e sarai sempre…tu…Ranma”

Lui sorrise tanto dolcemente, da farla piangere ancora di più “Avevo bisogno di sentirtelo dire. Addio Akane”

Lei si morse il labbro per non scoppiare in singhiozzi, e anzi, provò a sorridere “Addio Ranma” Bisbigliò.

 

Mentre la sua immagine svaniva lo udì distintamente dirle che gli dispiaceva di non avere mai fatto in tempo a dimostrarle quanto era importante per lui, quanto avrebbe voluto vivere più a lungo per avere un futuro al suo fianco. Poi il sole filtrò attraverso di lui, e così come era arrivato, scomparve, e ad Akane parve di vederlo mano nella mano con una graziosa bambina vestita d’argento.

Poi tutto finì.

 

I sogni si dissolsero, le speranze morirono, le parole mai dette rimasero pensieri, e il futuro una volta così chiaro si oscurò.

 

Ora c’era solo lei, con il ricordo di un ragazzo che aveva amato un tempo, da cui aveva imparato molto, e che sarebbe rimasto nel suo cuore per il resto dei suoi giorni.

 

 

 

 

Ispirata (si capisce chiaramente direi^^) a tre dei miei film preferiti: Ghost, The Others e The sixth sense, nonchè ad una delle mie fanfic preferite, Waiting for you.

 

 

 

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