There is a pirate in my world!

di Hi Im a Kupo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Apro gli occhi, lentamente giro la testa verso la sveglia e dopo aver messo a fuoco la scritta a neon rossi equivalente l'ora, mi rigiro a fissare il soffitto.
"Merda.." sospiro chiudendo gli occhi, per poi riaprirli velocemente. 
È decisamente troppo tardi, anche questa mattina mi sono svegliata alle 11. Non che mi dispiaccia dormire, intendiamoci, ma come ogni giorno di queste vacanze estive mi sembra di aver sprecato la mattinata.
Sbadiglio, mi stiro facendo scrocchiare tutte le ossa della schiena, e butto giù i piedi dal letto richiamando tutta la buona volontà nel abbandonare quel morbido, anche se un po' troppo caldo, giaciglio. 
"Finalmente ti sei svegliata!" non realizzo neanche chi sia il proprietario della voce mentre un urlo mi si soffoca in gola e sollevo i piedi dal pavimento come se mi fossi scottata, per riportarli sul materasso.
Con gli occhi sgranati cerco il proprietario della voce, e lo trovo semisdraiato contro il mio armadio, a gambe larghe e braccia incrociate dietro la testa.
Provo a regolarizzare il respiro mentre mi strofino gli occhi tentando di svegliarmi, perché si, quello che avevo davanti a me doveva essere sicuramente un sogno.
"Dove ci troviamo?" scatto nuovamente, con la stessa reazione di un gatto spaventato, quando sento una nuova voce e mi giro notando un altro ragazzo appoggiato allo stipite della porta del mio bagno.
"La state traumatizzando" una terza voce arriva dal mio fianco, e mi giro nuovamente nella direzione del suono. Ancora un ragazzo stava seduto sulla mia poltrona, con le mani sulle tre katane legate al suo fianco.
C'era qualcosa si sbagliato in tutto questo, io sul mio letto e i tre ragazzi, che secondo ogni logica non dovrebbero esistere, accanto a me.
Provo a trovare un senso a quello che sto vedendo ma tutto ciò va troppo contro la mia comprensione, e contro l'emicrania che mi sta salendo a seguito degli spaventi appena sveglia, così, come ogni persona di giudizio farebbe in una situazione simile, l'unica cosa che riesco a dire è: "devo vomitare." e allora salto giù dal letto,  tirando una spallata a quello che doveva essere il Trafalgar D. Water Law che stava a guardia del mio bagno, e mi butto in ginocchio di fronte al water.
Certo che questo sia un grande inizio per la mia giornata.
 
 
Mi pulisco la bocca e sposto lo sguardo contro le due figure che stavano reciprocamente una nel mezzo del mio bagno a braccia incrociate, e l'altra appesa alla porta come una scimmia curiosa.
"Stai bene?" mi chiede il secondo, altresì detto Rufy D. Monkey, e io alzo lo sguardo verso di lui, fissandolo incredula.
"Dove siamo?" Ripete nuovamente il chirurgo della morte, senza scomporsi e fissandomi con i suoi occhi di ghiaccio. Sposto lo sguardo su di lui e lo analizzo, come ad accertarmi della sua esistenza.
Sento dei passi, e dalla porta comprare il terzo ragazzo, tenendo stretti in mano alcuni dei miei manga che doveva aver trovato nella libreria in camera. 
"Ci devi delle spiegazioni, e anche velocemente" mi dice l'ultimo, sollevando i libricini, che vengono poi presi da Law, ed esaminati con sguardo serio.
Mi porto una mano alla fronte e la faccio scivolare lungo al viso.
"Si, dobbiamo parlare." 
Mi alzo e mi dirigo verso la camera lasciando dietro i tre ragazzi, e poi verso il corridoio, diretta alla cucina dove mi sarei preparata un buon the.
 
 
Mentre l'acqua bolle sul fuoco mi giro e guardo negli occhi i due ragazzi che mi avevano seguito fino alla cucina, mentre vedo Rufy correre dietro di loro inseguendo il mio povero e terrorizzatissimo gatto.
"Siete in quello che per voi è un altro mondo, o meglio, un altro universo. È l'unica cosa che posso dire, perché è l'unica cosa che so, per il resto dovrete dirmi voi come siete arrivati fino a qui." mentre parlo i miei occhi saettano dalle iridi nere di Zoro, a quelle glaciali di Law, e impercettibilmente rabbrividisco. Quelli che per me sono i due ragazzi più fighi del manga stanno in piedi, di fronte a me, e mi stanno guardando con un fare molto.. omicida.
"Stavamo discutendo di come raggiungere Doflamingo quando Rufy, che non stava ascoltando naturalmente, ha fatto scivolare una strana boccetta sul tavolo che ha versato il suo liquido nero, e per sbaglio ne abbiamo toccato il contenuto." Comincia il chirurgo.
"L'abbiamo toccata ed è stato come esserne assorbiti, poi ci siamo trovati nel tuo salotto, ma non è stato difficile trovarti, è bastato seguire il tuo russare." Conclude rapido Zoro, ghignando furbo e facendomi colorare di un rosso tenue le guance.
Merda, non era certo la prima impressione che volevo dare a questi tre ragazzi.
"Proveremo a risolvere e a farvi tornare nel vostro mondo il prima possibile. Per quello che posso, almeno." Scrollo leggermente la testa per far scomparire l'imbarazzo, e provo a sorridergli, sperando che la situazione sembri meno complicata di quello che in realtà mi pare.
"Come si chiama il gatto?" compare cappello di paglia alle spalle dei due tenendo il mio povero animale con un attacco cardiaco in corso, dalla collottola.
"Ma tu non ascolti mai?!" gli urlano insieme i due uomini facendomi sorridere e ridacchiare a bassa voce.
Rufy li guarda, e poi sposta lo sguardo su di me, sorridendomi solare.
"Comunque piacere, mi chiamo Rufy e diventerò il re dei pirati." 
Sorrido osservandolo bene, scrutandolo in ogni lineamento, per poi rispondere.
"Sono Ginevra, chiamatemi Gin, e per quanto ti riguarda so già tutto di te. Onorata di conoscere il futuro re dei pirati." rido leggermente mentre faccio un brevissimo inchino a Rufy, facendolo gonfiare di orgoglio.
I due ragazzi spostano lo sguardo severo da me a lui, per poi soffermarsi nuovamente su di me.
"È proprio a proposito di questo che ci devi parlare. Come conosci tutto di noi, e perché la nostra storia è riportata su dei libri?" Law indaga nel mio sguardo, cercando miei passi falsi o tentativi di trarli in inganno, che ahimè, non troverà.
Rispondo semplicemente di come in questo mondo loro fossero solo una storia, raccontata da un autore, fatta per trasmettere emozioni e ideali ai ragazzi, niente di più, e mentre parlo mi verso il the in una tazza e lo sorseggio lentamente.
Credo di averli confusi a questo punto, perché i loro sguardi si intrecciano, compreso stranamente quello di Rufy diventato improvvisamente serio, e io li guardo preoccupata. 
Un vuoto nello stomaco mi fa capire che sento la paura di perderli dopo averli conosciuti, e allo stesso tempo la sensazione di obbligo nei loro confronti per aiutarli a tornare a casa. Le due emozioni si confondono, e mi mescolano le idee, risollevandomi dai miei pensieri solo quando sento la voce del capitano per eccellenza. 
"Dobbiamo tornare il prima possibile, il resto della ciurma è la. Non possiamo lasciarli da soli."
E allora capisco cosa è giusto. Non è questo il posto per loro, non è qua che realizzeranno i loro sogni, li aiuterò a tornare dove devono essere.
"Ce la faremo a farvi tornare di la, deve esistere un modo" gli sorrido io, guardando Rufy, che mi risponde con un altro sorriso amichevole.
"Comunque dove si trovano gli alcolici in questa casa?" Law si gira sbigottito verso Zoro, colui che ha appena parlato, e io faccio lo stesso. Ma a che va a pensare mentre siamo in fase: argomento serio?!
"Giusto! E la carne? Io ho fame!" Rufy interviene entusiasta del nuovo pensiero che gli era passato per la mente, e mentre lo sguardo di Law si sposta sul ragazzo dal cappello, urlandogli dietro che è un idiota, e rammaricandosi per essere dovuto finire in un altro universo proprio con questi due imbecilli, io scoppio a ridere.
Beh, forse si sarebbe potuta rivelare un estate divertente..
 
 
SPAZIO AUTRICE
Buongiorno gente, grazie per chi ha deciso di provare a leggere questa storia. Spero che sia scritto in modo decente e abbastanza coinvolgente.
Mi farebbe piacere leggere commenti e giudizi a riguardo della storia, per sapere dove migliorare o dove vi ho fatto sorridere, oppure per sentire idee su posti in cui Gin potrebbe portare i nostri ragazzi (come ad esempio una giornata in piscina, capitolo che già pensavo di mettere in futuro) ma questo sta a voi.
Buon proseguimento di lettura, a presto :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
"Ragazzi mi dispiace ma non ho alcolici, se non qualche birra in frigo, e per la carne dovrai limitarti Rufy, se ti accontentassi nel mangiare finirei in bancarotta subito." li guardo seria mentre il ragazzo dai capelli verdi sbuffa, e il moro esibisce un musino depresso. Law invece sembra segretamente soddisfatto dalla mia risposta, e si lascia andare in un breve ghigno, che però scompare quando torna ad intrecciare gli occhi coi miei, lasciandomi in una sensazione di disagio.
"Quanti anni hai? Sei qua da sola?" mi chiede serio, elencandosi mentalmente tutti i problemi sottintesi che si sarebbero potuti presentare.
"Ho 17 anni e vivo coi miei. Ma non credo che loro possano essere un grave problema, rientrano entrambi alla sera tardi, e stanchi come sono dal lavoro non mi danno molto retta, quindi mi basterà dirgli che li avevo avvisati del fatto che ci sarebbe stato uno scambio culturale, ma che se ne sono dimenticati. Per i soldi me ne danno loro per fare spesa e badare alla casa, quindi dovremmo essere a posto anche per quello" rispondo, provando a eliminare tutti i possibili problemi in una volta solta, e credo di farcela poiche l'espressione del medico si rilassa.
"Grazie per ospitarci" dice Zoro, che si era andato a sedere sul divano in sala e stava trafficando col telecomando della televisione.
"È un piacere, ma vedete di non fare casini, ok?" passo in rassegna ognuno di loro con lo sguardo. Per quando riguarda il chirurgo non credo di dovermi preoccupare, ma per gli altri due un brutto presentimento aleggia nella mia mente.
La mia attenzione viene attirata da Rufy, lo vedo caricare il braccio all indietro e poi spingerlo in avanti, pronto per allungarlo e rubare il telecomando a Zoro, e il mio cuore si ferma per alcuni secondi, ma l'unica cosa che ne ottiene è un urlo soffocato, un braccio non allungato e riportato velocemente al petto, e un espressione confusa. 
"Non si è allungato!" esclama il povero ragazzo massaggiandosi i muscoli del braccio "Traffy, prova a usare la tua Room!".
Trafalgar Law, uomo a cui non piace obbedire a ordini che non siano suoi, decide lo stesso di rispettare la richiesta del compare e muovere le dita tatuate in modo tale da far apparire la sua fatidica sala chirurgica, ma ahimè, non succede nulla.
Gli occhi del ragazzo si stringono, mentre riprova e riprova, zampillando di quella che sembrava un misto di confusione e ira.
"Cosa vuol dire questo?!" mi guarda malissimo, con gli occhi nascosti sotto alla visiera del suo cappello.
"E che ne so" mi metto sulla difensiva, di certo non mi piace essere aggredita o che mi si parli con toni simili "sarà il cambio di dimensione che ha fatto annullare gli effetti dei frutti".
I due ragazzi si scambiano uno sguardo mentre il capitano dei Mugiwara è ancora intento a massaggiarsi il braccio, non più abituato al dolore di quello che doveva essere uno strappo muscolare.
"Meglio comunque, almeno eviterete di fare casini strani" e sottolineando le ultime due parole osservo il ragazzo dal cappello di paglia in maniera significativa, e quest ultimo ridacchia, portando il braccio sano dietro alla testa e grattandosi la cute.
"Non faremo casini, promesso" mi assicura con un sorrisone tale, che mi da la certezza di non potermi fidare di quella promessa e mi mette all erta, pronta a tutto.
"Però qua fa caldo" sospira Zoro, cominciando a levarsi le maniche di quel vestito abnorme, e lasciando il petto scoperto.
I miei occhi corrono su e giù dai muscoli degli addominali del ragazzo, mai in vita mia avevo visto tutto quel ben di dio in una volta sola, ma mi ricompongo subito, o almeno ci provo, sicura di non voler far trapelare la mia attrazione nei confronti dello spadaccino.
"G-giusto, voi non potete andare in giro vestiti così. Come vi ho detto siete in un certo senso “conosciuti” quindi avete bisogno di abiti nuovi." scruto i loro abiti, e scuoto leggermente la testa "Rufy tu sei quello vestito in modo meno pesante e più comune, accompagnami." concludo la frase, dopo essermi accorta che non sarebbe stato sicuro lasciare la casa da sola con lui dentro.
"Ok" il ragazzo si infila il dito nel naso sorridendo, e si avvia verso la porta.
"Mi devo cambiare, un attimo e arrivo." sparisco in camera, e ricompaio pochi minuti dopo senza più il mio comodo pigiama.
"Andiamo." dopo le dovute raccomandazioni, naturalmente non ascoltate da nessuno dei due pirati, esco di casa, seguita dal famigerato cappello di paglia.
 
 
Non c'è anima viva per le strade del piccolo paesino in cui vivo, e il caldo ustionante di questa estate torrida mi abbatte le forze obbligandomi a rallentare il passo.
"Cosa mangiamo oggi?" mi chiede il ragazzo, esprimendo il pensiero che, ne sono sicura, gli stava tormentando la mente da quando era arrivato ad ora.
"Faccio della pasta, va bene?" rispondo con un filo di voce, sprecando quelle poche forze vitali che mi rimanevano.
"Solo?!" Rufy sembra scioccato dalla mia risposta, e mi guarda come se gli avessi annunciato la sua morte fra pochi giorni.
"Si, intanto fa caldo, e col caldo passa la fame." provo a svicolarla dando risposte brevi per conservare le energie per arrivare a quel negozio che finalmente vedevo in fondo alla strada.
"A me col caldo la fame aumenta.." borbotta tristemente il ragazzo, ottenendo in risposta solo un mio sbuffo.
"Su, entriamo" e apro la porta del negozietto di paese, dove il proprietario sgrana gli occhi nel vedere clienti e si affretta nel porci un sorriso disponibile.
"Posso aiutare?"
"No grazie" rispondo amichevolmente, anche se leggermente infastidita. Il calore, aver fatto mezzo kilometro con un ragazzo il cui unico attuale pensiero era il cibo, e infine questo vecchietto sorridente che mi pone l'obbligo di rispondere a domande e sorridere, sono cose che non vanno d'accordo con me, o almeno, non tutte in un colpo solo.
Io e Rufy ci buttiamo nel reparto maschile, e mentre lui si prova svariati cappello che ha trovato su un ripiano, facendo espressioni ridicole allo specchio, io riempio le braccia di jeans, bermuda e qualche t-shirt. Mi piange il cuore pensando ai miei risparmi buttati per comprare vestiti a quei tre pirati, e mi avvio dal proprietario per pagare.
"Vuole anche quello?" il signore mi indica il cappello che Rufy si stava provando sopra al suo tanto affezionato cappello di paglia.
"Lo prendiamo Gin?" il ragazzo mi guarda con aria entusiasta, mentre il mio viso si fa scuro. In estate ho ancora meno pazienza del solito, e questo può risultare pericoloso a volte. Molto pericoloso.
"No non prendiamo quel cappello, Rufy mettilo giù." e sia lui che il vecchietto mi guardano tristi, come se fossero due bambini ai quali avevo appena negato i giocattoli più belli del negozio.
"Oh per favore, ha già un cappello! Mi dica quanto viene che sono di fretta!" ringhio nel modo più amichevole possibile al proprietario, che quanto mi dice la cifra sbianco.
Pago tutto, prendo il borsone enorme e afferro un polso del pirata per portarmelo fuori verso l'uscita, accennando un saluto frettoloso all uomo che mi ha appena sborsato.
"Era bello quel cappello.." 
"Ne hai già uno Rufy, e siamo andati a comprare cose importanti non souvenir."
Il ragazzo sospira, per poi farsi passare subito tutto, esibire un sorrisone da record guardandomi e chiedendomi "E ora si mangia?".
Mi giro di scatto verso di lui, sbarrando gli occhi e gonfiando il petto prendendo aria per la sfuriata che da lì a poco avrei fatto.
"Sei qui da mezza mattinata e l'unica cosa che riesci a dire è si mangia!?" gli urlo addosso, per poi azzittirmi continuando a fissarlo esterrefatta, e provando a eliminare i pensieri omicidi che mi stavano girando per la testa.
"Il caldo ti fa brutti scherzi Gin.." mi osserva in modo compassionevole, neanche stesse parlando a un malato della sua malattia.
Sgrano di più gli occhi e rimango per poco lì, ferma, a fissarlo incredula.
"Andiamo a casa a mangiare." mi giro e a testa bassa comincio a camminare più velocemente, giurandomi mentalmente che non avrei più proferito parola fino a quando non avrei varcato la porta d'ingresso.
"Ciboo!" urla il ragazzo mettendosi a correre, per poi fermarsi una decina di metri più avanti, girarsi a guardarmi portandosi una mano dietro alla testa e grattandosela.
"Dov è che abitavi tu?" ridacchia serenamente.
Alzo nuovamente lo sguardo allucinato, la mascella mi cade di poco lasciano le labbra socchiuse, e sollevo le sopracciglia pensando che non ce l'avrei fatta a resistere se andavamo avanti così.
Riabbasso la testa e sospiro, per poi alzare il braccio nella direzione di casa mia.
"Di la.." 
"Ok!" il ragazzo si gira e continua a correre nella direzione da me indicata, e io lo seguo, strisciando i piedi sull asfalto e sentendomi soffocare dal peso del borsone pieno di vestiti.
Questa si che sarà una lunga estate..

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Avete preso qualche bottiglia di sakè?" la prima cosa che mi chiede Zoro quando entro arrancando dalla porta e butto il borsone per terra.
Mi stava venendo quasi una crisi isterica, l'unico che sopportavo era Law che se ne stava seduto sul divano a leggere un libro che aveva trovato nella libreria.
Alzo lo sguardo verso lo spadaccino, soffermandomi inconsiamente su tutti i suoi pettorali, per poi guardarlo negli occhi scuri.
"No, nessun alcolico." e lui mi pone uno sguardo di disapprovazione, per poi girarsi e scendere le scale verso la taverna.
"Va beh, io vado ad allenarmi allora."
Inclino la testa verso la sua schiena mentre scende le scale, e faccio un respiro profondo. Mi sa che l'avrei preparato da sola il pranzo.
"Aspetta, vi do i vostri vestiti e poi fai quello che vuoi" in realtà non volevo andasse giù, mi ero sempre sentita incondizionatamente attratta da quel ragazzo, e ora che era qui vederlo mi dava dei brividi freddi lungo la schiena.
Il ragazzo si gira e torna su, e io mi perdo a guardarlo per qualche secondo, ma sposto subito lo sguardo sul borsone.
Do un paio di pantaloni al ginocchio a Trafalgar e a Zoro, Rufy si tiene quelli che già ha, e poi delle t-shirt a ognuno di loro.
"Potete andare in camera a cambiar.." non faccio in tempo a finire la parola che Zoro è già in boxer che si sta mettendo i suoi pantaloncini neri, e io mi fermo a fissare i muscoli delle sue gambe perfettamente disegnati.
Distolgo lo sguardo velocemente e mi giro verso Rufy che mi porgeva la sua maglia rossa dopo aver indossato quella nuova.
"Grazie per i vestiti Gin" mi sorride il ragazzo, e io gli ricambio un sorrisone. Alla fine avevo visto Zoro in carne ed ossa, e soprattutto in boxer, nella mia sala. Non avrei potuto spendere i miei soldi in maniera migliore.
Anche lo spadaccino mi passa a i suoi vestiti, e io ricopro il ruolo di appendi abiti improvvisato. 
Mi volto verso Law e lo vedo con la mandibola stretta, e gli occhi esterrefatti a osservare il comportamento degli altri due, che si sentivano già completamente a casa loro, mentre lui stava lì in piedi, fermo, con i vestiti appoggiati sugli avambracci piagati.
"Ti accompagno in camera, che metto giù i vestiti." richiamo la sua attenzione e lo vedo voltarsi verso di me, addolcire la mascella tesa, e fare un rapido cenno con la testa per indicare approvazione, così mi giro e lo porto in camera mia mentre nella mia mente si fanno spazio pensieri poco candidi riguardanti il petto tatuato del ragazzo e i suoi muscoli scolpiti che magari sarei riuscita a sbirciare.
Non era possibile che tutti e tre o ragazzi avessero fisici da urlo, e poi c'erano Zoro e Law, i ragazzi che a mio parere erano i più fighi di tutto l'insieme, così tenebrosi e decisi da mettere quasi inquietudine, che se la passeggiavano per casa mia e io rimanevo costantemente imbambolata a fissarli.
Ero arrivata dentro camera mia, avevo sistemato i vestiti in un cassetto vuoto dell armadio, ma dopo ero rimasta li persa come ero nei miei pensieri.
Il chirurgo si schiarisce la voce, per ricordarmi della sua presenza, e io sussulto.
"Oh si, scusami! Stavo pensando.." le mie guance si arrossano lievemente e me la svigno dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle.
Maledizione, oltre a non essere riuscita a curiosare avevo pure fatto la figura della scema.
Mi dirigo verso la cucina, dove trovo Rufy seduto al tavolo ad aspettarmi, con una faccia decisamente affamata.
Apro il cassetto con le tovaglie e gliene lancio addosso una ridendo.
"Aiutami, prepara il tavolo." gli sorrido e gli indico dove si trovano piatti e bicchieri, e metto sul fuoco l'acqua per la pasta mentre lui lotta con quel cattivissimo pezzo di stoffa. 
 
 
"La pasta è pronta!" urlo per farmi sentire dagli altri due ragazzi persi nei meandri della casa, che poco dopo arrivano.
Verso la pasta e ci mettiamo a mangiare, l'unico suono che si sente sono le mascelle di Rufy andare e le posate sul tavolo. Non ho idea di come sia possibile che degli esseri umani abbiamo ingurgitato tutto quel cibo, e devo dire che avevo abbondato con le dosi, in così poco tempo. Io ero l'unica rimasta col piatto pieno a metà, mentre tutti gli altri avevano già finto, e mi sentivo molto, molto osservata dal ragazzo al mio fianco.
Cappello di paglia sbavava sul suo piatto osservando famelicamente il mio, e io non potevo fare a meno che lanciargli occhiate di sottecchi, a disagio.
Sollevo l testa dal piatto traendo un sospiro.
"Tieni, non ho più fame.." e non faccio io in tempo a passargli il piatto che il ragazzo me l'aveva già tolto dalle mani e ci si stava strafogando dentro.
Vedo Law scuotere la testa leggermente, e Zoro sgridare il capitano per avermi rubato il cibo.
Rufy alza la testa mostrando un musino innocente "ma aveva detto che non ne voleva più!" esclama sereno, per poi tornare a mangiare.
Finito il piatto alza la testa soddisfatto portandosi una mano sulla pancia, e io lo guardo aspettandomi qualcosa come un rutto, e invece lui fa un bel sospiro, poi mi guarda.
"Grazie per il pranzo, era ottimo!" sorride, e io mi sento felice nel vederlo sazio. 
La sua allegria era qualcosa di contagioso, che mi aveva portato a sorridere involontariamente e a sentirmi leggera, a questo punto potevo solo immaginare come dovessero essere le giornate sulla Sunny. Magari in alcuni casi avrei voluto spaccare la testa a tutti, ma con loro dubito che non ci si potesse sentire a casa. 
"Gin. Mentre ero nella tua stanza mi sono permesso di leggere quei libri in cui viene riportata la nostra storia."
Le parole di Law attirano la mia attenzione, facendomi sentire un improvvisa stretta allo stomaco per poi ricordare che fortunatamente avevo collezionato i manga solo fino alla saga di Thriller Bark, per poi dedicarmi alla lettura online. Sarebbe pericoloso se avessero letto il loro futuro, e quest improvvisa presa di coscienza mi agita, dovrò impegnarmi per far si che tutto ciò che non è ancora avvenuto rimanga all oscuro.
"Puoi farlo quando vuoi" gli sorrido, mentre lui rimane impassibile.
"Diciamo che fa effetto vedere questo collegamento col nostro mondo." 
"Immagino" non so in quale altro modo rispondere, se probabilmente le nostre situazioni fossero opposte sentirei la mia privacy violata.
Mi alzo dal tavolo e comincio a sparecchiare mentre Zoro si volta e va verso il suo luogo preferito per allenarsi, la fresca taverna.
"Traffy" sollevo un angolo della bocca in un mesto ghigno mentre lo vedo osservarmi irritato "ti farò vedere il pc, spero che troveremo informazioni li sopra."
"Pc?" mi guarda senza capire e io finisco di mettere gli ultimi piatti in lavastoviglie, dopodiché mi alzo e vado verso il mio portatile lasciato sul tavolino in sala. Lo apro, accedo ad internet, e gli spiego del modo in cui trovare le più svariate cose.
"Potrà esserci utile." borbotta mentre prende il computer dalle mie gambe e mette in atto ciò che gli è appena stato spiegato. 
Mentre lui guarda l'oggetto io guardo lui, velocemente, tanto che non se ne accorga, e poi cambio subito argomento per distrarre più me che lui.
"Ma Rufy? L'hai visto?"
"No." 
Mi alzo piuttosto preoccupa dalla sua sparizione e vado a cercare il ragazzo. Dopo aver cercato in lungo e in largo lo trovo nel giardino, a dare la caccia a quello che mi sembrava un grosso e ripugnante bagarozzo. Un brivido di schifo mi percorre lungo le braccia quando vedo il ragazzo prenderlo e direzionarsi verso di me.
"L-lascialo li povero.." tendo le mani davanti a me zampettando all indietro, per mettere più distanza possibile tra me e quell'essere.
"Gin, mi annoio.. non c'è niente da far qui!" e io non posso dargli torto,  poiché non posso dire di essermi divertita fino a prima del loro arrivo, persa nella monotonia di questo paesino.
Mi metto a ridere pensando all idea che mi è appena venuta.
"Rufy, vuoi ballare con me?"
"Eh?" inclina la testa come un cagnolino in confusione.
Continuo a ridere e lo prendo per la mano, trascinandomelo dietro fino alla taverna, luogo dove si trovava Zoro che in realtà stava pisolando sul divano.
Il ragazzo dai capelli verdi apre un occhio al nostro arrivo, in modo interrogativo, mentre gli passo davanti diretta alla Wii che si trovava in quella stanza, la accendo e passo un telecomando a Rufy.
"Perdonami Zoro, ora faremo confusione!" gli sorrido mentre lui grugnisce qualcosa, e spiego al moro come funziona il gioco aggiustandogli il telecomando al polso.
Faccio partire la prima canzone che vedo sullo schermo ed io e il ragazzo cominciamo a muoverci scompostamente, senza un minimo senso del ritmo, ridendo insieme, risata che contagia anche il serio spadaccino, che dalla sua comoda posizione ci osserva divertito.
Movimenti sconclusionati, salti, giravolte, e finalmente il momento del passo a due, in cui mi lancio con grazia da elefante addosso al capitano che mi solleva per aria, ed è a quel punto che noto il viso di Law comparire dalla porta. Attirato dalle voci, o forse solo irritato per il caos e la mancata partecipazione nel suo tentativo di risolvere il loro problema, era dovuto scendere, e dalla sua espressione traumatizzata si capiva benissimo la sua disapprovazione o meglio definita come: disperazione.
La sua espressione si scurisce, mentre chiude la porta secco e sentiamo i suoi passi salire nuovamente le scale.
Mi fermo dal balletto scatenato, e lo stesso fa Rufy. Ci guardiamo in faccia per poi voltarci verso la porta chiusa.
"Secondo me si è arrabbiato.." dice il ragazzo.
"Già.." rispondo io.
"Gli passerà." sospira lo spadaccino con la solita tranquillità, per poi ricoricarsi sul divano portando le braccia dietro alla testa, chiudendo gli occhi e tornando a dormicchiare.
Io guardo verso il pavimento sentendomi davvero in colpa per l essermi comportata in maniera leggera di fronte a questo problema serio, ma soprattutto mi fa sentire strana, come una sorta di vuoto nello stomaco, l'aver visto quel espressione irosa sul volto del medico, e sapere di aver partecipato nel causarla.
Lascio il telecomando sul mobile della televisione ed esco dalla taverna, sentendo le note di una nuova canzone e lo scalpitare del pirata, mentre salgo le scale.
L'unica cosa della quale sento il bisogno è trovare Law, e perdo alcuni battiti quando vedo la porta d'ingresso accostata e nessuno intorno.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Esco rapidamente dalla porta, lasciandola spalancata alle mie spalle mentre mi precipito lungo la via dove abito. Mi volto a destra e a sinistra, e quando vedo una figura alla fine della strada che sta per voltare l'angolo capisco che deve essere lui. Mi metto a correre il più veloce possibile mentre il sudore mi comincia a bagnare la fronte e dopo una decina di metri il respiro comica ad appesantirsi.
Arrivo all angolo della strada, dove mi fermo un attimo appoggiando le mani alle ginocchia per prendere un paio di respiri, così facendo giro la testa e lo vedo poco distante da me.
"Law!" urlo, attirando l'attenzione di una curiosa vecchietta che si sporge dalla finestra di casa sua. Il ragazzo mi deve sentire, poiché si ferma per un attimo inclinando leggermente la testa per sentire meglio.
"Law!" urlo ancora, e lui ricomincia a camminare allontanandosi ulteriormente da me, senza avermi neanche degnato di uno sguardo.
Prendo un altro respiro e ricomincio a correre, per poi raggiungerlo.
"Traffy.. Che fai.." esclamo fra un respiro e l'altro appoggiandogli una mano sulla spalla così da fermare la sua avanzata.
Il ragazzo si volta bruscamente, spostandosi e facendo cadere la mia mano dal suo appoggio, per poi assottigliare gli occhi da sotto le ciocche corvine che gli cadevano in modo disordinato sulla fronte.
Il suo sguardo mi gela nonostante le temperature desertiche di questo pomeriggio estivo, e mi si mozza il respiro in gola. Lo guardò intensamente negli occhi, spalancando i miei occhioni scuri e incrociandoli coi suoi, incapace di capire il motivo di tanta freddezza improvvisa.
"Tornerò quando avrò voglia, va via."
Mi blocco e apro la bocca per replicare ma non escono suoni, era incredibile come con tanta calma mi avesse parlato in modo così distaccato da farmi sentire a disagio, inadatta, quasi ferita.
Lui si volta e comincia a camminare nuovamente, mentre io sento della rabbia cominciare a ribollire dallo stomaco e salire gradualmente fino alla gola, che inizia a bruciare di quelle parole che non avevano trovato il coraggio di uscire.
"Fermati e dimmi cosa hai. Non accetto un comportamento simile." il mio tono era cambiato, non più disponibile e sereno ma ora distaccato e deciso, così incrocio le braccia e esibisco un espressione truce. Oltre le mie aspettative, il chirurgo si ferma, a qualcosa come cinque o sei metri da me e si volta, per guardarmi in faccia.
Vedo la sua mandibola stringersi e i muscoli del collo contrarsi, nel trattenere il nervoso che ora gli saliva.
"Non accetti un comportamento simile?" mi ringhia addosso, mentre io stringo ancora di più le braccia. Che cavolo, ok alla pazienza e ok all inseguimento sotto i quattromila gradi estivi, ma anche la risposta retorica no, eh.
"No, quindi dimmi che cosa hai e chiudiamola qui." il caldo gli deve aver dato alla testa, sicuramente.
La vena sulla tempia del ragazzo da curiose, o inquietanti, pulsazioni ritmate sembrando apparentemente troppo gonfia per non dover scoppiare da un momento all altro, e il luccichio dei suoi occhi sta per preavvisare quella che molto sembra la mia morte.
Lo vedo digrignare i denti, rappellando tutta la sua calma.
"Ma ti rendi conto della situazione in cui siamo?!" il ragazzo alza la voce, più di quanto gli si addica, e io stringo gli occhi con fare rabbioso. Vai a capire il perché si altera così tanto quando basta parlare civilmente.
"Si." incrocio le braccia al petto mentre lo fissò negli occhi, senza far vacillare lo sguardo o la voce.
"E allora perché la prendete alla leggera?! Si può sapere cosa vi passa per la mente, mettervi a ballare o dormire, mentre io e soltanto io, sono a scervellarmi per trovare un modo per tornare di la?" incredibile la facilità con cui mi ha fatto sentire una perfetta cretina. Credo di riuscire a capire le sue emozioni di fronte alla parvenza di essere l'unico ad aver a cuore la risoluzione di un problema che però interessava tutti e tre, anche se continuo a tener valida l'ipotesi del caldo.
"Oh, ma siete appena arrivati Trafalgar, dagli un attimo per ambientersi.." abbasso lo sguardo per poi rialzarlo velocemente, esprimendone uno più dolce anche se credo di sembrare solo una persona con paralisi facciale data da troppo botulino "da domani ci impegneremo tutti." gli sorrido e faccio alcuni passi per avvicinarmi a lui, il quale rimane immobile ma mi fissa ancora in cagnesco, cosa che mi fa presupporre che fermarsi sia la soluzione migliore.
"Sarà meglio. Per tutti." e dicendolo comincia a camminare lui nelle mia direzione, facendomi scattare un tic dell occhio, incapace di capire il perché mi avesse fermato con quello sguardo da cerbero dell inferno, per poi avvicinarsi lui a me. Ma mi faccio passare l'isteria improvvisa e tento di allargare il sorriso quando lo vedo avvicinarsi a me, cosa che però finisce con il mio occhio che riprende furiosamente a muoversi impazzito quando mi sorpassa senza tanti complimenti e mi lascia indietro. Ferma, con un sorriso da idiota sulla faccia, a guardargli la schiena mentre si allontana. 
"Ma che.." lascio cadere le braccia lungo i fianchi per poi sollevarle in posizione "padre nostro" in modo incredulo "ma che cazzo..." concludo osservando la sua schiena. 
Non che mi aspettassi abbracci o baci, ma neanche essere evitata come un escremento sul marciapiede era nei miei piani.
"E ora dove vai?" gli urlo dietro per farmi sentire, ancora ferma nella mia posizione.
"Io a casa, tu fai quello che vuoi." non si volta neanche per dirmi queste parole, e continua a camminare portandosi le mani alle tasche dei pantaloni procedendo a passo deciso.
"Ti vengo a cercare sfidando la morte, o per il caldo o per mano tua, e tu mi ringrazi così? Sei uno stronzo Trafalgar Law!" urlo picchiando un piede piede per terra, sotto lo sguardo vigile della solita vecchietta che però ora scuote la testa per il mio vocabolario scurrile e affatto femminile.
"Non ti ho chiesto io di venire."
Spalanco la bocca con espressione ferita e lo guardo con gli occhi a fessura, per poi portare le mani sui fianchi e camminare decisa fino a raggiungerlo.
"Sto prendendo in considerazione se darti la cena o no, sappilo."
Il medico mi guarda di sbieco per poi emettere un "tsk" e tornare a guardare davanti a se mentre io esibisco un sorriso soddisfatto per l'averlo sicuramente terrorizzato.
Procediamo fino a casa in silenzio, uno accanto all altro, entrambi con le mani nelle tasche e differenziati solo dal fatto che lui che continua a camminare impassibile, mentre io ho tre metri di lingua fuori e procedo arrancando come un detenuto condannato a morte.
Così procede il pomeriggio in maniera stranamente tranquilla, Zoro che non trovando pesi adatti, essendo una grande sportiva gli unici che ho in casa sono quelli da 1kg, ha deciso di fare flessioni con un Rufy seduto a gambe incrociate sulla sua schiena, che si guarda tranquillo la tele su un programma di cucina ed io che gioco col gatto facendomi vivisezionare le mani, sotto lo sguardo di disapprovazione del chirurgo della morte che, nonostante sia la sua peculiare abilità tagliare a pezzi persone vive, sembra in disaccordo sul fatto che l'artefice di questo spargimento di sangue sia il tenero animale di casa mia.
 
 
Eravamo tutti e tre in sala a guardare la tele quando il rumore della macchina dei miei genitori che si parcheggia nel garage mi arriva alle orecchie e comincio a sudare freddo preparandomi un discorso serio e organizzato riguardo il motivo della presenza di questi tre sconosciuti in casa mia.
Appena i miei si parano davanti a noi osservando in modo indagatorio i tre ragazzi seduti sul loro divano, io comincio a parlare a raffica distogliendo la loro attenzione dai tre ignoti per portarla su di me, sentendomi l'aria mancare quando il peso del loro sguardo sta a gravare sul mio discorso come fossero la bilancia della verità.
 Dopo almeno cinque minuti filati di monologo sembro convincerli, poiché mio padre ci abbandona per andarsi a fare una doccia fresca, e più che probabilmente per lavarsi via dalla mente le mie troppe parole, assorbite dopo una giornataccia di lavoro, mentre mia mamma si avvicina a loro e li saluta presentandosi. 
"Di dove siete?" gli sorride lei in modo affabile, anche se sotto si nascondeva un che di indagatorio. Traffy sta per aprire la bocca quando Rufy prende parola esibendo un sorrisone gigante.
"Veniamo dal nuovo mondo e.." la voce del ragazzo viene spenta dal sonoro cazzotto in testa di Zoro.
"Zitto idiota." gli sussurra, e a questo punto mia madre sembra decisamente confusa riguardo la loro situazione e arretra di un passo facendo saltare lo sguardo da me a loro, come a chiedermi se ero sicura di voler tenere questi tre tizi in casa nostra.
"Lascia perdere mamma, sono tre cretini! Vengono da un posto strano.. mi sfugge il nome, se mi ricordo te lo dico, ok? Dai, vatti a fare una doccia fresca che noi intanto prepariamo la cena!" le sorrido e la spingo verso il bagno frettolosamente, quasi che se avesse detto altro in bagno io ce l'avrei chiusa e lasciata fino a quando non se ne sarebbero andati. Lei sembra inizialmente titubante, ma poi deve perdere la voglia di ribattere sprecando tempo e forze mentali per capire meglio la situazione e se ne va, lasciandoci soli.
Prendo un gran respirone e mi giro preparandomi uno sguardo assassino. Rufy è il primo che fisso, si sta massaggiando la testa immusonito con il broncio verso lo spadaccino, e poi passo agli altri, Zoro che ha chiuso gli occhi appoggiando la testa allo schienale del divano con la vena della tempia pulsante e il medico con un espressione esasperata.
Pensavo di voler gridare dietro al ragazzo che stava mandando il mio discorsone a quel paese con una sola risposta, ma non ne trovo più il motivo quando a guardare il curioso trio mi viene solo da ridere, e così faccio, ridendo vado verso la cucina intimandogli di aiutarmi, sembrando molto meno arrabbiata di quello che avrei voluto, mentre i tre ragazzi si alzano e mi raggiungono, cominciando a destreggiarsi tra piatti, bicchieri e posate, scannandosi a vicenda quando qualcuno spostava l'operato dell altro.
Mentre preparo la cena instauro un discorso con Zoro, riguardo il suo periodo con Mihawk e Perona, e sul suo obbiettivo di diventare lo spadaccino migliore del mondo.
"Credo che piaceresti a Sanji" ci interrompe Rufy mentre osserva il sughetto della carne girare nella pentola seguendolo con la testa con fare ipnotico, senza un minimo collegamento al discorso precedente.
"Quale donna non piacerebbe a quel cuoco da strapazzo?" Zoro sospira con un ghigno furbo sul viso, e io ridacchio in accordo con quello che aveva appena detto lo spadaccino, sentendomi però abbastanza onorata nell essere stata definita donna, e non ragazza.
Law, seduto compostamente al tavolo in attesa che arrivassero gli altri, alza un occhio dal solito libro di prima sollevando il sopracciglio, analizzandomi dalla alto al basso come per dare la sua approvazione sul fatto che io fossi una donna, e non un mollusco o roba simile, per poi riabbassare lo sguardo e ritornare a leggere.
 Io, come dopo ogni sua occhiata, mi sento incredibilmente analizzata e allora sigillo le labbra infastidita.
Intendiamoci, non che mi desse fastidio essere guardata da quel ragazzo, ma essere esaminati era un tantino diverso, non avrei avuto nulla da ridire se mi avesse concesso uno sguardo interessato, mentre la sensazione di essere una sogliola sul banco del pesce sotto lo sguardo critico di vecchiette intente a considerare la mia freschezza, non mi piaceva affatto.
Fortunatamente arrivano i miei e la cena comincia.
"Quando sarò il re dei pirati, tornero sicuramente a trovarvi!" sorride felicemente Rufy ai miei.
"Cosa?" mio padre solleva un sopracciglio esibendo un espressione sconcertata mentre Law si soffoca con l'acqua che stava bevendo, diventando di un insano colore paonazzo.
Io sgrano gli occhi e comincio a picchiargli sulla schiena neanche troppo delicatamente, prendendomi una piccola rivincita sul suo comportamento lungo la strada, mentre guardo Zoro che aveva alzato lo sguardo e con fare titubante aveva cominciato a dire cose come "sapete, dalle nostre parti di dice così".
Mi schiaffo una manata sulla faccia, con la mano libera mentre continuo a picchiare il dottore anche oltre il dovuto, visto che ormai era sano e mi stava guardando in modo nevrotico, per poi interrompere le cose senza senso che stava sparando lo spadaccino con una sonora, e molto poco sincera, risata.
"Scusate, il loro senso dell umorismo fa davvero schifo!" rido ancora rischiando di staccarmi una tonsilla nello sforzo, mentre i miei, non troppo convinti, abbozzano un sorriso.
"Gli ho detto che dovrebbero stare zitti!" sorrido ai miei, per poi voltarmi verso di loro calcando volutamente le ultime due parole in fare molto poco amichevole, al che Rufy ridacchia abbozzando uno "scusa, non ci ho pensato" sottovoce.
"Su, non essere cattiva Ginevra! Lasciagli dire ciò che vogliono!" mia madre, nettamente meno spaesata di prima, anzi ora quasi divertita dalle comiche che le si paravamo davanti, comincia a sorridere riprendendomi per il mio comportamento poco gentile, a detta sua.
"Io vado a dormire." borbotta mio padre, ringraziando per la cena, e alzandosi dalla sedia salutandoci per poi dirigersi fuori dalla cucina, certamente per scappare dal troppo caos che andava fuori dai suoi gusti.
Come un lampo mi salta alla mente un nuovo problema, con le ultime parole nominate da mio padre: dove dormire.
"Ragazzi, come ci organizziamo per la notte?"
"Eh?" Rufy e Zoro inclinano la testa guardandomi interrogativi.
"Insomma, dove vi metto per dormire?" rispondo io, ripetendo il concetto e sperando che sia chiaro "il divano in sala è un divano letto matrimoniale, due di voi dormiranno li, il terzo non so..".
"Ginevra, anche tu hai un letto matrimoniale, non credo sia un problema per uno di loro dormire li, anche solo fino a quando non troveremo un'altra soluzione." mia mamma, fiera della sua idea, sorride a tutti noi e mi guarda con fare furbo. Mai vorrei conoscere i suoi pensieri, ora come ora.
"Perché non si mette a dormire in macchina invece, il poveretto?"
Non volevo nessuno di la con me. Innanzi tutto perché col caldo a me piaceva dormire in intimo, libertà che mi sarebbe stata sicuramente negata dormendo con qualcuno, e poi perché russavo e mi rotolavo, e altre cose imbarazzanti che volevo restassero chiuse fra le mura di camera mia.
"Assolutamente non in macchina, sai che può essere pericoloso! Per voi è un problema dormire con lei?" quella donna malefica si volta verso di loro con un sorriso amichevole, e mentre loro sollevano le spalle per indicare che poteva anche andar bene, io giuro su me stessa che gliel avrei fatta pagare, a tutti loro, nessuno escluso.
Mia madre a questo punto, soddisfatta del suo operato ci saluta e si volta per andare a dormire seguendo mio padre che l'aveva preceduta di poco. Io mi giro verso i tre ragazzi con espressione isterica e contrariata, assottigliando gli occhi e incrociando la braccia al petto.
"Allora, chi ci dorme con me..?" ringhio, ed i ragazzi si guardano tra di loro alla ricerca della vittima sacrificale disposta ad affrontare una notte con una me molto incazzata.
"Ci viene lui con te!" rispondo Rufy e Zoro in contemporanea indicando il povero chirurgo che stava in piedi in mezzo a loro, il quale passa lo sguardo dall uno all altro rapidamente per poi guardare me sconsolato.
I miei occhi luccicano pensando ai modi in cui torturare quel povero sventurato, prima vittima della mia vendetta epocale, mentre lui torna ad avere uno sguardo impassibile e comincia a camminare diretto verso la camera.
Una volta tornati nel loro mondo lui, Trafalgar Law, gli farà rimpiangere di aver avuto il coraggio di sbarcare su questo universo ed avergli causato questo mal di testa incredibile, lo avrebbe fatto anche a costo di lasciarci la vita, ma lo avrebbe fatto.
"Pregheremo per te!" gli urla dietro ridendo lo spadaccino, per poi buttarsi sul divano e accendere la tele.
"Non essere tanto cattiva con lui Gin!" anche Rufy sputa la sua, sempre positivo senza vedere l'evidenza dei fatti, ovvero che fossero loro a causare una crisi isterica al povero ragazzo e non io, che ero sicuramente brava come un angioletto di zucchero, e segue il primo, buttandosi contro il secondo bracciolo del divano.
Me la rido tra me e me, pensando al chirurgo della morte disteso sul mio letto a massaggiarsi le tempie per far passare l'emicrania che sicuramente lo stava assalendo.
"Oh! Pirati dei Caraibi in tele! Ottimo!" esclamo lanciamdomi tra i due, facendoli rimbalzare leggermente sul divano "è uno dei miei film preferiti!" guardo prima uno e poi l'altro, per poi concentrarmi sul televisore entusiasta, decisa che per oggi mi sarebbe bastato una vittima per il mio piano diabolico.
 
 
Per tutta la durata del film io e Rufy avevamo passato il tempo a commentare, o agitarci, o parlare all immagine dello schermo, consci che non ci potessero sentire, mentre Zoro nonostante il caos che avrebbe risvegliato i morti, si era tranquillamente appisolato lasciando cadere la testa su un lato, in un modo particolarmente tenero (o almeno era quello che avevo pensato).
Nonostante tutto mi ero sentita così bene tra di loro, spensierata come poche volte, e il contatto che mi ricordava che erano veri ed erano lì mi faceva lo stesso effetto di un iniezione di adrenalina, che mi rendeva euforica e sinceramente felice.
Ma ora il film era finto, avevamo svegliato Zoro, preparato il letto, avevo salutato i ragazzi e ora mi stavo dirigendo verso la camera, dalla quale vedevo passare un filo di luce da sotto lo spiraglio della porta chiusa.
Entro e me la richiudo alle spalle, per poi girarmi verso il letto sopra al quale stava semi coricato il ragazzo intento a leggersi uno dei manga che trattavano di Rufy e i suoi compagni.
Al rumore dell aprirsi della porta aveva sollevato lo sguardo, e riabbassato subito dopo nuovamente sul libricino.
"Ti interessano?" gli chiedo io tentando una conversazione, ma più che altro per disturbarlo dalla lettura.
"Si, potrebbero esserci indizi riguardo al luogo in cui si trova il One Piece." mi risponde, senza guardarmi.
"Oh, non ne troverai tranquillo!" ridacchiò mentre mi prendo il mio pigiama e vado a cambiarmi in bagno, per poi uscire, accendere il condizionatore e fare il giro del letto per raggiungere il lato libero.
"Dormiamo?" gli domando con la chiara, anche se sottintesa intenzione di spegnere la luce.
"Dormi." mi risponde secco lui, senza accennare a muoversi o a fare qualcosa a quel maledetto interruttore.
"Quasi quasi preferivo Rufy.." borbotto io per nulla soddisfatta del mio trattamento, mettendomi seduta a braccia incrociate "Con la luce non riesco a dormire Traffy.." lo guardo con occhioni teneri da cerbiatto.
"Provaci" risponde sempre con tono staccato, così io mi butto giù, e chiudo gli occhi riaprendoli mezza frazione di secondo dopo.
"No, non riesco, ora spengo la luce." così gattono sul letto, fino a sporgermi su di lui occupandogli la visuale del libricino e facendogli perdere il segno dando un colpo alla sua mano col mio gomito mentre mi allungo per la luce.
Ero quasi arrivata all interruttore quando sento due mani che mi afferrano le spalle e poco gentilmente mi scaraventano sul letto. 
"Ehi!" gonfio le guance irritata.
"Ma devi essere per forza così fastidiosa?" sbuffa il ragazzo, chiudendo il libro e mettendolo sul comodino, cosa che mi fa felice perché intuisco le sue attenzioni, e infatti dopo averlo appoggiato si sporge e spegne la luce. Sorrido nel buio e mi accoccolo standogli il più distante possibile, evitando tutti i contatti fisici.
"Tsk, era ora." sbuffo io segretamente soddisfatta, mentre sento il ragazzo a fianco a me prendere un respiro profondo per riuscire a trattenersi dallo staccarmi la testa.
"Buonanotte Traffy." mugugno già mezza addormentata.
"Notte Ginevra." 
Apro gli occhi ancora una volta per assicurarmi della sua esistenza, e lo vedo li, coricato con il volto verso il soffitto e delle ciocche dispettose che gli si appoggiano sugli occhi chiusi, e non posso fare a meno di sorridere ancora.
Nonostante tutto sono felice di averlo li, e questo per stasera mi basta. Il mio piano di vendetta con lui poteva chiudersi così.
Sento il suo profumo vicino a me, e realizzo quando fosse buono e mascolino. Mi giro su un lato dandogli la schiena per paura che vedesse la curvatura felice delle mie labbra. Sperando di non russare e soprattutto di arrivare viva al mattino dopo, mi addormento lasciando cadere una mano giù dal materasso, nel chiaro intento di mettere più distanza possibile fra me e il chirurgo della morte con il quale condivido il letto.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Comincio a sentire voci sfocate diventare sempre più chiare mentre mi rendo conto di starmi svegliando. Sbadiglio e mi strofino gli occhi con la mano girandomi tranquillamente nel letto e stiracchiando ogni arto di cui sono dotata, fino a quando non realizzo che eravamo, o almeno dovevamo esserlo, in due in quel letto. Scatto come una molla rannicchiandomi a pallina contro il mio bordo del letto e sgranando gli occhi, improvvisamente perfettamente sveglia, mentre trattengo il respiro. Cosa del tutto inutile, visto che a fianco a me non c'è assolutamente nessuno.
Se quel maledetto ragazzo mi era scappato un altra volta lungo la strada io l'avrei lasciato la a disidratarsi fino a quando qualche commiserevole essere umano o animale che sia, si sarebbe lasciato impietosire riportandolo a casa. Poco ma sicuro che un altra volta sotto al sole cocente alla ricerca del chirurgo perduto non ci sarei uscita.
Mi alzo dal letto decisa a cercarlo, e mi dirigo verso la sala dove all alba delle 10 trovo ancora Rufy e Zoro addormentati sul letto, con il braccio di uno sopra alla faccia dell altro, e Traffy, seduto invece in cucina con un pacco di piselli surgelati sulla testa.
Storco la bocca e inclino la testa nel vedere il ragazzo in quella strana posa, che mi guarda decisamente male.
"Buongiorno Ginevra." mi saluta con tono glaciale, mentre io mi avvicino a lui tenendo la testa inclinata e un espressione sconcertata sul volto.
"Io capisco che fa caldo, ma quelli" ed indico la povera busta di piselli "ce li dobbiamo mangiare, non spalmare addosso".
Torco la bocca con espressione da “lo so, ti ho appena detto una brutta verità” e porto le mani ai fianchi annuendo intensamente.
Il ragazzo mi guarda, sinceramente convinto che stia scherzando credo, perché poi sembra ricredersi e innervosirsi di fronte alla situazione.
"Questi li avremmo anche potuti mangiare, se tu ti fossi risparmiata di tirarmi un cazzotto stanotte." 
Credo di sbiancare alla sua risposta, poiché la sua espressione da persona molto incazzata vacilla, mostrando una punta di preoccupazione nei miei confronti.
"N-no, stai scherzando vero?" 
Il ragazzo abbassa la confezione mostrando una macchia violacea sulla tempia, e io mi sento davvero male.
"Oh merda! Scusa scusa scusa!" strillo avvicinandomi a lui e spostandogli cautamente la mano dalla tempia per vedere il livido più da vicino "posso fare qualcosa?" lo guardo implorante.
"Si. Trovami una brandina." e detto questo si ricalca la sua scatola di ghiaccio improvvisato sulla testa obbligandomi a spostare la mano, per poi darmi le spalle e alzarsi andando a prendere un bicchiere di succo d'arancia.
Io gonfio le guance per l'affronto appena subito e stringo gli occhi ritrovandomi, chissà come mai, sempre a fissare la sua schiena.
"Te lo sei meritato quel pugno!" asserisco seriamente, portando nuovamente le mani ai fianchi in modo secco.
Sento il ragazzo sbuffare mentre si versa il succo, e io mi avvio a passi pesanti verso l'armadietto dei pentolini, da cui ne estraggo uno per prepararmi il the.
Mi giro verso i grugniti provenienti dalla sala, i due pirati dovevano essersi svegliati attirati dal rumore delle pentole in cucina, ed infatti dopo qualcosa come due secondi rimbomba per la casa l'urlo animalesco di Rufy.
"CARNEEE!" 
Sono sicura di aver perso l'udito da almeno uno dei due timpani, e sento il cervello rimbalzare dentro alla scatola cranica.
"Ma ti pare il caso, razza di decerebrato?!" urlo in risposta verso di lui massaggiandomi l'orecchia dolente "lo sai che è mattina presto?".
"Veramente sono le 10." Law mi passa di fianco col suo maledetto bicchiere di succo, che vedendolo mi fa venire voglia di strapparlo dalle mani e rovesciarglielo in testa.
"Per me è presto, va bene?" ringhio in sua direzione, che si limita ad alzare le spalle. Dio mio l'odio che mi stava scatenando. E se qualcuno se lo chiede si, al mattino sono particolarmente nervosa, soprattutto se sono stata messa deliberatamente in imbarazzo da qualcuno.
"E tu svegliati!" urlo contro il povero Zoro la cui unica colpa era quella di aver sbadigliato un po' troppo rumorosamente, e mi avvicino al letto in cui si trovavano i due ragazzi per sottrarre il cuscino da sotto la testa dello spadaccino e tirarlo ripetutamente in testa al capitano.
"Ehi piccola, calmati" mi riprende Zoro tenendomi per i polsi e facendomi perdere l'equilibrio e finire sopra al materasso, per poi girarmi di scatto e mettermi seduta con le braccia incrociate e un broncio sul muso.
"Non sono piccola, ho solo due anni Im meno del tuo capitano!" mi oppongo fermamente all aggettivo che mi era stato propinato.
"Appunto per questo sei piccola" ghigna Traffy da una comoda posizione di spettatore appoggiato al muro della sala, guadagnandosi un occhiata killer come premio speciale, mentre gli altri due ragazzi ridacchiavano sotto i baffi.
Cattivo Law, era stato cattivo. Non avevo fatto proprio nulla di male, io. E no, non stavo ripensando a quello che era successo prima, minimamente.
"Gin.." mi giro verso Rufy che si era avvicinato a gattoni "hai della carne?"
"Ma io ti strozzo" gli ringhio contro saltandogli sopra con le mani al collo e un espressione diabolica, per essere poi prontamente tirata via dallo spadaccino, che mi aveva brancato facendomi passare le sue braccia da sotto le ascelle e sbattere la schiena contro al suo petto.
"Ma che ti prende, donna?!" sbraita Zoro, svegliato troppo bruscamente per i suoi gusti.
"Tsk" mi divincolo dalla sua presa come un animale in trappola per balzare giù dal letto.
Law si era goduto tutta la scena, e ora ghignava. Sicuramente era tutto un suo piano per vendicarsi della sera precedente.. maledetto dottore da strapazzo. 
Stringo gli occhi guardandolo nuovamente male per poi voltarmi e andare verso la cucina, decisa a proseguire la mia colazione.
In men che non si dica vengo affiancata dai due ragazzi, che sembrano decidere sul momento di svuotare il frigorifero, ma vengono fermati da me con le braccia incrociate, ferma e tutta impettita davanti all elettrodomestico sotto attacco.
"Mi farai morire di fame.." si lamenta Rufy mentre va mogio mogio a sedersi al tavolo sotto al mio sguardo severo, mentre Zoro era ancora lì fermo davanti a me.
"Spostati che ho sete." mi guarda deciso assumendo una posizione speculare alla mia.
"Mai! Finireste per svuotare il frigo, e le provviste devono durare ancora qualche giorno!" arriccio le labbra sollevando il mento, assolutamente ferma sulle mie posizioni.
"Spostati o lo faccio io." ok, so che non è una bella idea mettersi tra Zoro e la sua bottiglia, ma se contiamo che è mattino, che è appena sveglio, e che ha solo un po' di sete, non credo certo scateni il finimondo per questo.
Così sorrido sicura di me "Ho detto no!".
"L'hai voluto tu!" vedo il ragazzo ghignare e la mia decisione comincia a vacillare lasciando posto a uno sguardo più terrorizzato che altro, quando lo vedo avanzare verso di me. Che modo ignobile di morire difendendo un frigorifero, avrei voluto una morte più eroica, chissà, magari salvare una città da un invasione aliena o cose simili.. ma i miei giorni, ne sono sicura, sono ormai giunti al termine, addio a tutti vi ho sempre amati.
E proprio mentre sto per dettare al primo malcapitato il mio scarno testamento, sento le mani dello spadaccino appoggiarsi sui miei fianchi. 
Cose da segnarsi nella lista di quelle da non rifare mai più nel corso della mia vita, ammesso che sopravviva: sfidare Zoro.
"Che fai?!" lo guardo ostentando ancora sicurezza mostrandogli il più cattivo dei miei sguardi, anche se ormai il frigo aveva perso il suo interesse per me.
"Non rompere!" e con una facilità assurda mi solleva e mi appoggia sulle sue spalle come un sacco di patate.
"Giù Zoro, giù!" ordino come se stessi chiedendo a un cane di darmi la zampa "mettimi giù!".
"Su, fai la brava" mi consiglia il ragazzo tenendomi appesa mentre scalpito e gli tiro pungnetti sulla schiena fino alla mia fermata, dove mi scarica con davvero poca gentilezza sul materasso del divano-letto ancora aperto.
"Sei una brutta persona Roronoa Zoro!" ringhio, trovandomi per l'ennesima volta in quel luogo senza essere riuscita ancora a fare colazione.
Il ragazzo ride e mi molla li da sola, andando finalmente a svaligiare il frigo accompagnato dal compare col cappello di paglia.
Vedo in lontananza il mio pentolino abbandonato sul tavolo, ma ormai ho deciso di rinunciarci ad andare di là, sbuffo e mi corico a pancia in giù sul letto, facendo dondolare le braccia giù da un lato e sventolando le gambe.
Borbotto da sola riguardo l'inciviltà dei tre ragazzi, si, conto anche quella di Law a prescindere, perché lui è lui ed è giusto così, mentre con le mani giocherello con le frange del tappeto, quando noto tre interessantissime cose ai piedi del divano.
Le tre katane di Zoro stavano lì sotto al mio naso, a guardarmi dritte negli occhi con un musino invitante. Ed ecco che la più squisita opportunità di vendetta mi si presenta davanti alla faccia, ed io non ho proprio voglia, assolutamente no, di perderla.
Ghigno furba e mi guardo intorno, assicurandomi che nessuno mi stia osservando, per poi prendere le tre spade e zampettare via verso la mia camera.
Apro la porta e trovo sul letto Law, in quello che ormai deve essere diventato il suo posto preferito, mi volto e la chiudo a chiave. Il ragazzo alza un sopracciglio quando mi vede entrare quatta quatta avvinghiata ai tre oggetti come un panda al suo bambù.
"Che f..?" lo fermo prima che riesca a completare la frase facendogli segno di stare zitto, così lo vedo scuotere la testa e rimettersi a leggere.
Scappo con le mie prede in bagno, giusto per non stare nella stessa stanza con lui e mi siedo sul water chiuso appoggiandomele in grembo, in ascolto di ciò che stava succedendo nelle altre stanze.
Zoro doveva aver finito di svuotarmi le bottiglie, poiché sento dei passi verso la sala e un basso borbottio. Credo che abbia scoperto la mia marachella, e di riflesso mi viene da ridacchiare come una bambina alla presa con i dispetti. Devo solo trovare un luogo in cui nasconderle, e il gioco è fatto.
"Ginevra!" un urlo sale dalla sala, il ragazzo deve aver sforzato il suo povero cervello e aver fatto due più due, notando sia la mia scomparsa che quella delle sue amate spade.
Mi porto una mano alla bocca mentre soffoco le risate per non farmi sentire, giusto per non rendergli più facile il compito di trovarmi. 
Mi giro verso Law, e lo vedo che mi sta guardando con una certa disapprovazione negli occhi, così gli faccio la lingua e sposto lo sguardo sulle tre katane che avevo in braccio.
Potrebbe essere l'unica volta in cui riesco a guardarle senza morire pochi minuti dopo, e infondo che problema c'è se gli do un occhiata veloce veloce? 
Sfilo una delle tre spade dal suo fodero e la ammiro, sembra così tagliente che è quasi impossibile resistere alla tentazione di far scorrere un dito sulla lama. 
La sollevo per girarla dall altro lato quando "PUM!" una botta secca contro la porta mi fa sussultare, facendomi scivolare la lama dalle mani e facendola finire per terra. Tutto ok, se non fosse che nel mezzo della sua caduta non m'avesse inflitto un bel taglio sulla coscia che ora pareva aver deciso di imitare la fontanella della piazza, gocciolando sangue sul pavimento.
"Ginevra so che sei qua, dammi le spade subito!" sento sclerare il ragazzo, ma attualmente poco me ne importa.
Il taglio brucia e cola sul pavimento, spaventandomi ancora di più così che mi lasciò sfuggire un lamento.
Sento provenire dalla stanza il rumore di un libro chiudersi, della chiave della porta scattare, e dei passi venire verso di me.
Mi giro e mi trovo davanti Zoro e Law, che mi guardano severi. 
"Ops" sollevo le mani sporche di sangue e provo a tirare fuori un sorriso convincente.
"La prossima volta impari a rubarmi le katane" mi riprende Zoro e io mostro un musino offeso, insomma era solo un innocente scherzetto se quello stupido tizio dai capelli verdi non avesse tentato di buttare giù la porta con un pugno.
Faccio passare lo sguardo su Law, che mi guarda ancora più severo di quando facesse il primo, e mi si avvicina. Si abbassa, prende le katane dal pavimento e le da allo spadaccino, in silenzio.
Zoro mi guarda ancora, ma addolcisce il viso stavolta e mi mostra uno dei suoi famosi ghigni.
"Se vuoi fare uno scherzo devi farlo bene." poi volta le spalle e si allontana, sono quasi certa che stia andando a cercare un posto sicuro dove nascondere le sue spade da altre mie idee strane.
"Tsk" sbuffo io, incrociando le braccia al petto e sporcando di conseguenza anche la maglia "Spaventarlo si è spaventato!". 
Sollevo il mento facendo l'indifferente, anche se in realtà cominciavo a sentirlo bene il bruciare della ferita.
"Devo medicarla!" mi alzo di scatto, più che altro per scappare dallo sguardo truce che il medico mi stava regalando, e comincio a zoppicare verso la porta del bagno.
"Stai ferma, prima che tu faccia altri casini." mi ringhia addosso il ragazzo. Io porto le mani sui fianchi nella mia tipica posizione ad anfora greca, sporcando ora anche i pantaloncini, particolare che non contiamo per non offuscare la mia aria di persona decisa.
"Guarda che sono in grado di badare a me!" sbuffo, per poi tentare di avanzare, ma fermata nuovamente dal chirurgo che stavolta mi blocca tenendomi per le spalle.
"Non ne dubito" ghigna visibilmente ironico, guardando i miei vestiti sporchi e la ferita che continuava a sanguinare copiosamente.
Maledetto ragazzo, già mi faceva male, se pure mi tiene ferma come uno stoccafisso, da lì a poco sarei svenuta.
"Siediti" mi ordina, mollandomi una spalla e indicandomi il water ancora chiuso. Sbuffo, ma purtroppo devo riconoscere che le sue abilità mediche sono migliori delle mie, così da brava personcina ubbidiente mi vado a sedere dove da lui indicato, mostrando però una perfetta espressione contrariata.
"Apri le gambe." 
"Eh?" lo guardo sconcertata serrandole ancora di più. Non mi sembrava il momento per certe proposte.
Il medico sbuffa scuotendo la testa lentamente.
"Come faccio a medicarti se non posso arrivare alla ferita, idiota" alza gli occhi e i nostri sguardi si incrociano un attimo.
"Tsk" sbuffo spostando immediatamente gli occhi oltre la sua schiena e allargo le gambe, permettendogli di posizionarsi in mezzo, in ginocchio, e analizzare la ferita che stava più o meno a metà della coscia interna.
Lo sento tirare i lembi per vedere la situazione, e stringo i denti decisa a non lamentarmi.
"Dove hai disinfettante e bende?" mi domanda, e io glielo indico. Il ragazzo si alza e si allontana verso la cucina, luogo in cui si trovano tutti gli oggetti di primo soccorso, e io rimango a guardare il punto da cui è appena sparito.
Le sue mani sulle mie gambe mi avevano fatto un effetto strano, dei brividi mi erano scivolati lungo la schiena mentre guardavo la sua testa china, impegnata nel sistemarmi la ferita.
Beh niente a cui dare importanza, doveva essere sicuramente solo la pressione bassa data dalla perdita di sangue, non c'erano dubbi.
Il ragazzo ricompare dalla porta, e io cerco immediatamente il suo sguardo aspettandomi una prognosi.
"È una ferita non troppo profonda, basta fasciarla e disinfettarla." risponde prevedendo la mia domanda.
Sorrido soddisfatta dell esito e allungo le mani per prendere gli oggetti, ma lui li ritrae. Sollevo un sopracciglio confusa e irritata, una cosa che non mi piace è essere paciugata da altri quando sto male, e lui non sembrava aver intenzione di lasciare quelle odiose bende.
"Faccio io." mi guarda serio, anche se nei suoi occhi si può leggere una scintilla di divertimento. Per una volta, solo una, avrei potuto lasciare fare a lui. E non perché non mi dispiaceva il suo tocco leggero, affatto! Solo perché non avevo voglia di insistere, ecco.
"Tsk" scosto ancora le gambe lasciandolo passare.
Lui si siede sul bidet a fianco a me e mi tira la gamba, appoggiandosela sulle sue. Mentre prende il disinfettante io strizzo gli occhi, e noto che lui si ferma.
"Non dirmi che hai paura!" ghigna guardando la mia espressione sofferente, anche se la bottiglietta non era ancora stata aperta.
"No affatto, su fai in fretta!" agito le mani in segno di lasciar perdere le parole e ritorno nella mia posizione più tranquilla possibile, anche se tranquilla non lo sono affatto e fisso il liquido scendere sulla mia gamba a occhi sgranati, immobile. Naturalmente, non sento assolutamente niente.
Dopo aver svuotato mezza bottiglietta di disinfettante sul taglio, mi benda con precisione e delicatezza. Inconsciamente non riesco a staccare lo sguardo dal suo viso concentrato, che trovo estremamente e involontariamente attraente.
Scuoto la testa con forza per riportarmi alla realtà. 
"Grazie Traffy!" sorrido amichevole dandogli una pacca sulla spalla, mentre lui mi guarda con stizza, infastidito dal il gesto d'affetto.
Sbuffa il ragazzo, e si alza dalla sua scomoda posizione.
"Devi stare più attenta, se mai volessi giocare ancora con cose pericolose" mi ammonisce educatamente, per poi alzarsi e allontanarsi. 
Sbuffo io, in risposta alle sue parole mentre guardo la sua schiena uscire dal bagno e andare verso la sala, sorridendo tra me e me.
 
Dovrò lavare tutto, penso disperata guardando il macello sul pavimento. Sangue, acqua ossigenata e pedate mie e di Law.
La colpa è tutta di Zoro, dovrebbe essere lui a pulire, non io, povera e innocente donzella vittima di una tragedia.
Questo pensiero mi fa tornare in mente la ferita, così guardo le bende sistemate bene sulla mia coscia, bendatura che mi faceva sentire molto un ninja. Me la sorrido tutta soddisfatta nel pensare che fosse opera del chirurgo della morte, poi ritorno al mio dovere e mi alzo diretta alla sala, per cercare uno straccio.
Sento una musichetta famigliare, la suoneria del mio telefono e mi precipito di corsa per rispondere ma qualcuno, alias Rufy, mi precede.
"Pronto sono Rufy, il futuro re dei pirati!" lo sento sbraitare verso il mio povero cellulare, e allora mi precipito, tirandogli un cazzotto in testa e rubandoglielo dalle mani.
"Pronto?" chiedo in modo rilassato, come se non fosse successo che un pirata impazzito mi avesse preso il telefono e risposto per conto mio.
"Gin! Ma chi hai in casa? Era o no una voce maschile?" sento la voce di Laura dall'altra parte della cornetta, la mia migliore amica con la quale c'eravamo un po perse ultimamente.
"Lascia perdere La, è una storia lunga.. "
"Mi interessano le tue storie lunghe" ride "me la puoi raccontare stasera se ti va! Ho visto che danno al cinema un film di quella cosa che piace a te, One Piece credo si chiami, a me non importa molto, ma mi manchi! Che ne dici se andiamo a vederlo?"
Laura era fantastica, intelligente, simpatica, e soprattutto patentata. La ragazza aveva due anni in più di me, c'eravamo conosciute sul treno per le superiori e da lì lei era diventata importantissima per me. Peccato che quest'anno con l'inizio dell'università, avesse sempre avuto meno tempo per me e il distacco era stato inevitabile.
"Grande idea! Per che ora facciamo?"
"Ti passo a prendere per le 21.30, portati anche il ragazzo che ho sentito prima, almeno sarete in due a raccontarmi la storia!" già mi immaginavo il suo ghigno furbo dall'altra parte della cornetta. 
"Ehm.. veramente ci sono altri due ragazzi oltre a lui.."
"Altri due?! Hai fatto il colpaccio ragazza! Falli venire tutti dai, almeno ci si diverte di più! A dopo Gin!"
"Ok, a presto La!" 
Metto giù il telefono e alzo lo sguardo sui tre ragazzi.
"Capito? Stasera si esce!" rido guardandoli, più che altro felice di poter vedere nuovamente quella ragazza.
"Fantastico!" esclama Rufy con un sorrisone gigante, già entusiasta di uscire e scoprire un posto nuovo, Zoro sorride accettando di buon grado la proposta, mentre Law rimane impassibile sicuramente indispettito per dover perdere altro tempo invece di portare avanti le ricerche per il loro mondo.
Ridendo vado a recuperare lo straccio e torno verso il bagno, rimboccandomi le maniche per pulire quel disastro, tutta di un altro umore rispetto a prima.
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Avevo già avvertito i miei della serata fuori, e loro avevano accettato di buon grado. Nel pomeriggio eravamo andati a prendere un altro cambio per i ragazzi, creandomi una caduta in depressione dopo aver visto prosciugare nuovamente il mio portafoglio.
Ora avevo occupato il mio bagno e la camera, esiliando i ragazzi nel resto della casa, lasciandoli arrangiare da soli con i turni per la doccia nel bagno comune della famiglia e per trovare un posto in cui cambiarsi.
Mi sto truccando attentamente allo specchio, già vestita per uscire. Ho contato questa come un occasione speciale, quindi mi sono messa un vestitino nero, e ora sto facendo attenzione a non accecarmi con l'eye-liner.
Finito di un occhiata al risultato, sembro decente o addirittura carina con i capelli sollevati in una coda stretta e fasciata in quel tubino.
Esco dalla camera guardando l'ora dal telefono e dirigendomi allo sgabuzzino delle scarpe da cui estraggo dei bei sandali col tacco, sempre neri, sui quali faccio pure fatica a camminare viste le poche volte che li ho usati. Ne infilo uno, e comincio a camminare saltellando su una gamba sola mentre metto l'altro, sperando di non rompermi la caviglia nella mia avanzata, quando alzo lo sguardo.
"Bisogno di una mano?" mi trovo davanti Rufy, come sempre sorridente, con una bella maglia scura e dei jeans lunghi. Diciamo che il ragazzo non era per niente male messo a posto così, anzi faceva la sua figura.
"Si grazie!" sorrido io aggrappandomi di peso al suo braccio facendolo vacillare e tornando a occuparmi di quel cavolo di sandalo che continuava a opporsi al mio volere. Di certo non era un ragazzo ben vestito a farmi perdere la testa, e soprattutto non colui che aveva violentato il mio frigorifero quella stessa mattina, ricordo ancora ben vivido nella mia mente, così dopo aver sistemato la scarpa gli do un altro tirone ben assestato tornando eretta, obbligandolo a far resistenza col corpo per non perdere l'equilibrio.
"Grazie" gli sorrido angelicamente mentre gli scompiglio i capelli con una mano in un gesto affettuoso, mentre lui mi sorride ancora anche se piuttosto confuso.
"Gli altri dove sono?! Dieci minuti e arriva Laura!" mi guardo intorno cercando i ragazzi.
"Veramente aspettavamo te." 
Sussulto sentendo una voce alle mie spalle e mi giro di scatto portandomi una mano al petto. 
"Ma sei scemo? Mi hai fatto partire un infart.. oh..." rimango a bocca aperta davanti a Law, che sta in piedi di fronte a me, camicia con le maniche arrotolate, leggermente sbottonata, mani in tasca.
Non posso dire ciò che mi sta passando per la mente per motivi di decenza, inutile dire come ogni rimasuglio di spavento, rabbia, o qualsiasi altra emozione scompaia senza lasciare traccia.
Non riesco a mascherare la sorpresa nel trovarmelo davanti, e lui lo nota questo, perché le sue labbra si inarcano in un ghigno furbo.
"Zoro è andato giù ad allenarsi aspettandoti." mi indica con un cenno della testa la taverna, ed io sposto in automatico lo sguardo verso le scale, senza aver capito troppo bene ciò che mi è appena stato detto.
Mi riprendo il più rapidamente possibile, sbattendo ripetutamente le palpebre pesanti di mascara.
"Che? Allenarsi?!" finalmente realizzo e scatto verso la stanza, pronta ad obbligare lo spadaccino, se necessario con la forza, a salire e aspettare come una persona civile.
 
Sono passati cinque minuti dalla comparsa di Law e il recupero di Zoro, e stiamo tutti aspettando seduti sul divano, in silenzio, a guardare di fronte a noi.
Dondolo i piedi sbattendo i tacchi tra di loro mentre mi guardo le dita delle mani, appoggiata con gli avambracci alle ginocchia.
Silenzio imbarazzante.
"È tipica per essere in ritardo.." provo a giustificarla fermano i piedi per poi riprendere a muoverli a un ritmo diverso.
Ancora silenzio.
Finalmente sento un clacson suonare, e mi precipito come una molla verso l'ingresso, mia via di fuga da quel momento tremendo. I ragazzi si alzano con più calma e mi raggiungono, mentre io corro, o almeno ci provo, alla macchina di Laura.
Appena entrata mi butto su di lei e l'abbraccio fino a toglierle il fiato mentre mi lamento su quanto mi sia mancata, fino a quando gli sportelli posteriori si aprono e i tre ragazzi si siedono, Law accuratamente in mezzo ai due, per la sua felicità.
"Piacere, Laura!" si presenta la ragazza, sbirciandoli dallo specchietto retrovisore, per poi darmi una pacca tattica sulla coscia, strizzandomi leggermente l'occhio.
Io non so cosa avesse capito, ma sicuramente era qualcosa di sbagliato. 
Non riesco ad interrogarmi oltre sui suoi pensieri, perché mi si mozza il fiato allo sbattere della sua mano contro la mia ferita. Lo strozzamento di voce viene notato sia dalla mia amica, che mi chiede subito come me lo fossi procurato, che da Law, che si sporge involontariamente in avanti col chiaro intento di controllare la situazione.
"Un coltello della cucina, lo stavo lavando e mi è scivolato! Zac!" rido forzatamente, odio mentire, e come da aspettative Lauda non sembra troppo convinta, ma se lo fa andar bene poiché non chiede oltre.
Accendo la radio, per sorvolare altre domande imbarazzanti e mi metto a cantare, seguita a ruota dalla ragazza al mio fianco e da Rufy, che pur non sapendo le parole fa del suo meglio, sotto lo sguardo allibito e esterrefatto di Law e Zoro.
Arriviamo al cinema, cerchiamo parcheggio e scendiamo dalla macchina. 
"Non ci siamo ancora presentati comunque, sapete il mio nome ma io non so il vostro, è sleale non credete?" Laura esibisce un piccolo broncio portandosi le mani ai fianchi.
"Rufy! Il futuro re dei.." 
"Guardate chi sta entrando! Guardate!" urlo io sbracciandomi per indicare l'ingresso, attirando pure l'attenzione di una coppietta che passava per caso di li, che si è fermata cercando qualcosa di assolutamente interessante che in realtà non c'era. 
"Gin non vedo nulla!" il ragazzo si gira verso di me dopo aver cercato in vano, e io lo minaccio molto esplicitamente passandomi un dito sulla gola. Non deve aver capito, poiché inclina la testa e si ficca un dito nel naso con aria assolutamente intelligente.
"Già, cosa hai visto?" anche Laura si volta, ed io trasformo immediatamente la minaccia di morte in un furioso grattarsi del collo.
"Oh, nulla nulla! Sarà entrato ormai! Tranquilla, era solo un mio vecchio amico!" ridacchio mentendo per la seconda volta nella stessa sera, per di più alla mia migliore amica.
"Io sono Paul, lui è Matt e lui Jim." Law prende voce indicando prima Zoro e poi Rufy, salvandoci da un grosso problema.
Inclino la testa, sorpresa dalla presa di parola da parte del chirurgo, e dall intelligenza dimostrata. 
"Ottimo" sorride Laura stingendo la mano a tutti loro "e tu sei strana stasera Gin" sposta lo sguardo su di me con fare indagatorio.
"Già, sarà il caldo.." rettifico, terza volta.
"Entriamo?" Zoro ci guarda, portandosi le mani alle tasche e cominciando ad avviarsi verso l'ingesso, annoiato.
"Andate, devo scambiare due parole con Jhon, cioè.. Paul" scuoto la testa mentre rettifico il nome del ragazzo e lo agguanto per una manica trattenendolo.
Laura ridacchia, e fa rimbalzare lo sguardo tra noi due.
"Fate pure, noi vi teniamo il posto!" e tutta ghignate si allontana accompagnata dai due ragazzi.
Aspetto che sia sufficientemente distante, per dare uno strattone al ragazzo e farlo voltare verso di me.
"Come ti sono venuti quei nomi eh?" lo scruto socchiudendo gli occhi, mentre sposto il peso da un piede all altro.
"Li ho sentiti dalla tele." il ragazzo mi guarda, concedendomi la sua risposta.
"Ah.. beh ok, cioè grande! Ci hai levati dai problemi!" sorrido, improvvisamente a corto di parole.
"Prego." ghigna il ragazzo "ora entriamo?" mi guarda intensamente facendomi capire che il discorso è finito.
"Si ok." e comincio a camminare, con lui al fianco che in men che non si dica mi supera. Maledetti tacchi e il loro essere così faticosi.
"Mi aspetti o no?!" gli sbraito dietro avanzando alla stessa velocità di una lumaca ma impegnata nel tenere un portamento decente.
"No." neanche si gira e continua a camminare, maledetto Law. 
Aggiusto un arrabbiatissimo broncio sul viso mentre borbotto tra me e me, finalmente arrivata al pesantissimo portone del cinema. Alzo lo sguardo, il film era cominciato già da 5 minuti, ma sicuramente non mi ero persa nulla data l'abnorme quantità di pubblicità prima della visione.
Mi avvicino al bar, e ordino una coca e dei pop corn al tipo in maniera alquanto scazzata, che deve mettere di cattivo umore il povero e innocente cameriere che mi sbatte la bibita sul tavolo facendone uscire alcune gocce.
Sbuffo in sua direzione guadagnandomi un occhiata truce e un "buona visione" sputato addosso con tanta cattiveria da farmi venire i brividi.
Raccolgo le mie cosine e comincio a dirigermi verso la sala numero 4.
"Potevi evitare la scena col barista." sussulto un altra volta, riconoscendo la voce e fermandomi, fissando un punto indefinito davanti a me.
"Devi piantarla di comparirmi alle spalle Traffy." parlo sempre diretta al corridoio vuoto, per poi girarmi lentamente e trovarmi il chirurgo appoggiato alla parete.
"Non eri già entrato?" gli chiedo in modo aspro, per poi girarmi e ricominciare a camminare portando altezzosamente la mia scodella di popcorn e il bicchiere con la bibita.
"No." risponde semplicemente arrivandomi a fianco e rallentando il passo. 
Sollevo il mento orgogliosa continuando ad avanzare.
"Mi stai per caso aspettando?"
"Riesci a tacere una buona volta?"
Mi spengo esponendo un espressione offesa e arricciando le labbra mentre varchiamo la porta della nostra sala, già completamente buia, cercando con lo sguardo Laura e gli altri due.
Impresa che riesce abbastanza facilmente, poiché la voce di Rufy è l'unica che si sente nella sala, e molte persone stanno regalando occhiate nevrotiche verso il punto in cui sta seduto cappello di paglia.
"Ma porca miseria.." mi arrampico su per la scalinata il più velocemente possibile, seguita a ruota dal medico.
Appena arrivo a una distanza congrua alla lunghezza delle mie braccia, mollo violentemente i pop corn al ragazzo dietro di me, ficcandoglieli tra le braccia con tale forza da farne uscire un po', per poi mollare un pungnetto in testa a Rufy.
"Ma te ne stai zitto?!" urlo sottovoce al poveretto, orami stufo di prendersi colpi in testa.
"Fa silenzio ragazza!" una voce sale da qualche ignoto del pubblico.
"Sta zitto anche tu!" sbraitò contro il povero malcapitato sedendomi al mio posto è riagguantando con furia lo snack dalle mani di Law.
Comincio a mangiare nervosamente, seguendomi l'inizio del film quando sento qualcuno toccarmi la spalla.
Vedo il viso di Laura spuntare da dietro la testa di Rufy, che se ne stava seduto al mio fianco.
"Non trovi strano che i tuoi amici siano assolutamente uguali a quelli del film?"
Un pop corn mi si incastra in gola, e comincio a tossire rumorosamente sollevando sbuffi di irritazione e imprecazioni da parte del pubblico.
Mi porto le mani alla gola diventando paonazza mentre cappello di paglia, sconcertato dal chiasso che sto facendo mi da alcune pacche sulla schiena. Laura inclina la testa incuriosita.
Bevo un bel sorso di cola ritornando del colore normale e regolarizzando il respiro.
"Si si, già.. beh loro sono appassionati, si! Hanno deciso di imitarli!" balbetto guardando l'amica, in preda a una crisi di panico.
"No ma intendo, proprio loro, il fisico e il resto.. sono identici! Come se fossero usciti dal film, capisci cosa intendo?" 
Oh santa pazienza e misericordia, che qualcuno mi aiuti. Questa ragazza mi porterà alla rovina.
"No, cioè si! Ma insomma, che stai dicendo?! Come potrebbero essere usciti da un film su, che eresia!" rido troppo forte e il tipo della fila dietro di noi mi richiama toccandomi la spalla intimandomi il silenzio. 
Arrossisco scusandomi con lui, mentre Laura torna a sedersi composta, borbottando qualcosa come "mica c'è bisogno di agitarsi così", e io provo a calmarmi prendendo qualche respiro profondo e concentrandomi sul film.
Rufy sembra impazzito, nel vedersi sullo schermo si è riempito d'orgoglio ma non riesce a far a meno di sbraitare contro la sua stessa figura ciò che dovrebbe fare e cosa no.
Mi sbatto una mano sulla fronte disperata, aspettandomi già qualcosa come una denuncia per disturbo della quiete pubblica o simile, mentre Law se ne sta composto sulla sua poltroncina mangiandosi alcuni dei miei pop corn.
Anche Zoro sembra piuttosto esaltato, poiché sta lì a fissare lo schermo convinto che vedendosi in azione potesse riuscire a migliorare ulteriormente le sue tecniche.
Io riesco solo a chiedermi il perché ho accettato di venire a questa serata.
Finalmente scatta il terzo tempo, e io rimbalzo come una molla giù dal mio posto, correndo verso l'uscita della sala annunciando che avevo bisogno del bagno.
Mi trovo nuovamente nel corridoio che collega tutte le sale tra di loro, e invece di dirigermi alla toilette prendo la direzione verso l'uscita. L'unica cosa di cui necessito è aria.
Appena arrivo fuori, mi lascio cedere contro il muro dell edificio sospirando. Forse non avrei mai dovuto portare i ragazzi a un film su di loro, troppo riconoscibili, troppo entusiasmabili, troppo.. Luca?
Vengo distratta dal passaggio di fronte a me di un mio compagno di classe, per il quale in prima superiore avevo una cotta ma che ora era soltanto un mio ottimo amico.
"Luca?" lo chiamo, sperando intensamente di non aver sbagliato persona e di fare la mia ennesima figura di merda.
Il ragazzo si volta, e appena mi vede si apre in un sorriso venendomi incontro.
"Gin! Come va?" mi stritola in un abbraccio, e io mi lascio andare stringendolo di risposta, sentendomi per un attimo rilassata e al sicuro.
"Tutto bene grazie, anche tu qui allora eh!" mi stacco per tornare a fissare il suo viso e sorridergli.
"Già, sono qua con alcuni amici. Tu?" per un attimo mi torna in mente la scena raccapricciante di Rufy che ruba i pop corn alla tipa della fila davanti a noi, questa che si gira urlandoci dietro e io che per farla calmare le regalo tutta la mia ciotola.
"Anche io." rispondo semplicemente.
"Dai, dopo ti fai un giro con noi? È da un po' che non chiacchieriamo!"
Gli sorrido estremamente attratta dalla sua richiesta, un po' di distrazione mi era concessa no?
"Ma si, ci può star.."
"No, lei è impegnata." mi giro di scatto verso la voce provenuta nuovamente da dietro di me. Mi trovo davanti il chirurgo della morte, mandibola serrata e mani in tasca. 
Rimango decisamente sconcertata dalla sua risposta.
"Oh scusa Gin, non sapevo fossi fidanzata!" Luca arretra imbarazzato, mentre io mi affretto a rincuorarlo.
"No, infatti non lo sono. Lui è solo un mio amico, niente di più."
"Ah.." il ragazzo non ne sembrava troppo convinto in realtà, vista la reazione di Law, ma preferisce evitare di continuare sull argomento, e dopo rapidi saluti gira i tacchi e se ne va.
"Ma diamine, si può sapere che ti prende?" mi volto di scatto guardando seriamente incazzata il capitano dei pirati Hearts.
"Il film è cominciato." il ragazzo mi volta le spalle per tornare dento, ma lo afferro per la camicia e lo tiro bruscamente.
"Terrorizza un altro dei miei amici e ti faccio dormire fuori col gatto, che sia chiaro." gli ringhio contro.
"Prova ad andartene ancora così, che non arrivi in tempo a farmi dormire col gatto, che sia chiaro." mi fulmina lui, lasciandomi con le labbra socchiuse per l'impatto delle sue parole.
"Ma che ti frega con chi vado io?" mi riprendo dal trauma momentaneo, gonfiando il petto e serrano le mani ai pugni.
"Sei fondamentale per riuscire a capire come tornare nel nostro mondo, quindi vediamo che non ti succeda nulla." porta il suo tono a un libello normale, ma sempre con una punta di gelo nella voce.
"Oh, ma fanculo.." sollevo le mani come rafforzativo delle mie parole e lo precedo rientrando al cinema, seguita silenziosamente da lui.
Ora si che non vedo l'ora che finisca quest inferno.
 
Rientro nella sala, Rufy arrampicato sulla sua poltroncina a sbraitare verso lo schermo con Laura attaccata a un braccio nel tentativo di buttarlo giù.
Zoro che sbatteva la sua bibita contro il bracciolo della poltroncina lavando il bambino che stava seduto di fianco a lui, che come una reazione a catena cominciava a piangere e la sua mamma a sclerare contro lo spadaccino, su quanto fosse difficile da far venire via una macchia di coca-cola.
Raggiungo i ragazzi, sedendomi di fianco a loro e continuando a guardarmi il film, mentre uno degli addetti alla sicurezza si fa largo tra la gente per arrivare a sgridare Rufy e a minacciare di portarlo via. Dannazione, eppure mi era sembrata di sentire una nota di gelosia nella voce di Law pochi minuti prima, dovevo smetterla di farmi viaggi mentali. Dovevo.
 
Il film finisce causando una momentanea depressione di cappello di paglia.
"Magari continua Gin, ancora un attimo!"
"Ru.. Jim, i titoli di coda sono finiti ed è arrivato il tizio delle pulizie, direi che sarebbe proprio il caso di andare." lo guardo seccata, dopo che l'addetto del cinema mi era arrivato di fianco armato di una scopa chiedendomi di alzare le gambe.
"Ma.." 
"Mi sono rotta! Ora alzi il culo e esci sta questa maledetta sala!" salto in piedi sbattendo un piede per terra e indicando col braccio teso l'uscita.
Il mio ruggito sveglia Laura e Zoro, che si erano momentaneamente appisolati contro la poltrona, e suscita una delle rare espressione facciali di Law, indispettito dal rumore troppo forte.
Guardo severa ognuno di loro, per poi agguantare Rufy e trascinarmelo di forza fuori dal cinema. Avevo dovuto pagare una maledettissima cauzione perché quella scimmia di un ragazzo non era riuscito a stare zitto mezzo secondo durante il film, e ore pretendeva pure che passassi la notte su una scomodissima poltrona ad aspettare un sequel che non ci sarebbe stato. Insomma, quando è troppo è troppo, anche per una persona paziente come me!
Prendo una grande boccata d'aria appena fuori dal grosso edificio odorante di popcorn e chiuso, per poi voltarmi verso l'ingresso da cui sta uscendo la scombinata combriccola alla quale sfortunatamente appartengo.
Non avevo parlato al medico dalla sua sfuriata fino ad ora, e incrociare il suo sguardo mi fa rabbrividire, così che mi volto di scatto verso Laura.
"Che bella serata" dice soddisfatta rivolgendo un occhiata interessata allo spadaccino, il cui unico obbiettivo era entrare nella macchina e proseguire nel suo sonnellino.
Beata lei che si era divertita, io avevo rischiato vari attacchi di cuore per colpa dei ragazzi che urlavano come scimmie allo zoo.
Le sorrido serenamente quando vengo distratta da un ragazzo che correva nella nostra direzione con un espressione estasiata. Oh santa pace, ci manca solo l'esagitato di turno.
"Scusate! Vi ho notati al cinema, insomma.. siete troppo simili ai veri personaggi! Io.. volevo chiedere.. fate una foto con me?" conclude strillando il ragazzo mentre ci sventola davanti alla faccia il suo telefonino. Credo abbia parlato troppo velocemente data l'espressione spaesata e sconcertata si Zoro.
"Senti, non per smontare il tuo entusiasmo, ma è stata un giornata lunga e.." comincio nel tono più comprensivo possibile, quando vengo interrotta da quel maledetto di Rufy. Qua le persone dovevano smetterla di interrompermi, una volta per tutte.
"Ma certo! Vieni qua!" il ragazzo gli salta addosso facendogli passare un braccio intorno alle spalle, tirandosi dietro Zoro e regalando a quel povero ragazzo uno dei momenti più belli della sua vita. Avesse solo saputo che erano i veri protagonisti della storia, penso sarebbe morto sul colpo.
"Scusa, posso fare una foto anche con te?" sorride in direzione di Law, il quale si limita a fulminarlo con lo sguardo rispondendo un secco e sbrigativo "no."
"Scusalo, è un disadattato!" sorrido io ragazzo attirando su di me l'occhiata truce del pirata, che se ne guadagna una perfetta copia in risposta, mentre l'estraneo mi sorride titubante per poi ringraziare tutti e andarsene.
So di averlo fatto innervosire, ed è esattamente quello che volevo anche se mi rendo conto che non sia esattamente la più furba delle idee. Forse non avrei dormito troppo rilassata stanotte, conscia che l'ipotesi di morte nel sonno non risulta troppo astratta dopo aver fatto irritare Trafalgar Law, il chirurgo della morte. 
Saliamo in macchina e procediamo verso casa in un viaggio più rilassato dell andata, senza la radio con le casse pulsanti e le urla stonate di Rufy.
"Grazie per la serata ragazzi, spero di rivederci presto!" Laura mi saluta con un abbraccio forte appena arrivate di fronte a casa mia, e io ricambio.
"Mi hai detto questa stessa cosa più di un mese fa, sai?" rido mentre la stringo, e così concludiamo i saluti. Scendiamo dalla macchina e la guardiamo allontanarsi lungo il vicolo.
Comincio a cercare le chiavi nella borsa, ma questa sembra aver raggiunto la capacità di un buco nero e l'impresa risulta a dir poco impossibile.
Raspo, scavo, ci ficco la testa dentro, nulla.
"Ginevra." sollevo lo sguardo su Law, che aveva appena chiamato il mio nome.
"Cerchi queste?" fa tintinnare le mie chiavi scuotendole leggermente di fronte a me.
"Ma che.. come le hai tu?!" sbraito strappandole dalle sue dita poco delicatamente.
"Ti sono scivolate fuori dalla borsa mentre eravamo in macchina." evviva la mimica facciale, materia della quale il ragazzo necessitava di un corso accelerato e approfondito.
"E quanto volevi aspettare a dirmelo?" sbuffo calcando la chiave nella serratura e facendo scattare il cancello d'ingresso.
"Prego, Ginevra" ignora bellamente la mia provocazione portandosi le mani in tasca e varcando la soglia appena il cancellino viene aperto.
Sbuffo, la psiche di quel ragazzo era più impenetrabile di un muro di cemento armato, di questo ne sono sicura.
"Ragazzi, silenzio ora eh." non voglio assolutamente svegliare i miei e avere altre complicazioni per stasera.
"Certo" assicura Zoro appena prima di tirare un calcio contro il vaso fuori dalla porta, rovesciando tutta la terra e facendo stramazzare la pianta al suolo.
Rimango allibita a guardare lo spettacolo davanti a me, imprecando sottovoce contro lo spadaccino, che borbotta qualcosa riguardo al fatto che sicuramente il vaso prima non si trovava lì.
La vena sulla mia fronte pulsa pericolosamente mentre spalanco la porta e alzo il braccio indicando l'interno, ordinano di entrare con un tono molto, ma molto arrabbiato. Se avessi potuto comunicare a un normale volume di voce, probabilmente mi sarei sgolata.
Entro anche io per ultima, togliendomi al volo le scarpe e abbandonandole malamente sul pavimento dello sgabuzzino, per poi dirigermi alla sala e preparare frettolosamente il letto dei due ragazzi.
Grazie alla bravata di Zoro avrei dovuto perdere altro tempo nel rinvasare la pianta o sarei incorsa nel dover tirar fuori imbarazzanti spiegazioni il mattino dopo.
"Law" lo richiamo silenziosamente facendolo voltare verso di me "portamela in stanza" e così dicendo gli lancio la borsa da duemila kili, facendolo barcollare lievemente alla presa. 
Prendo un gran respirone calmando i nervi, per poi andare verso la porta d'ingresso lasciata socchiusa, e sbiancando vedendo il caos dietro essa.
Raccolgo la pianta svogliatamente e a piedi scalzi mi dirigo verso il povero ed ammaccato vaso per buttarcela dentro. Saltello sulla ghiaia digrignando i denti per il dolore mentre le piante dei piedi vengono bucherellate dai sassolini sconnessi, tentando di cercare al buio il sacco di terra di mio padre, disperso da qualche parte nei meandri del mio giardino.
Miracolosamente lo trovo incastrato contro i pomodori dell'orticello e mi abbasso per prenderlo, quando una fitta acuta mi trapassa il piede. Sclero sottovoce contro quel maledetto spadaccino, causa di tutti i miei malanni, gesticolando come un ossessa per poi abbassarmi e sfiorare la parte dolente. Sento un piccolo buchino, e qualcosa di duro all'interno, sicuramente una spina delle rose che distavano poco da lì. Ci mancava solo questa.
Zoppicando riempio il vaso sommergendo la pianta che avrei sistemato meglio il mattino dopo, e torno verso casa.
Saltello su un solo piede, sporco come pochi, fino alla camera e mi chiudo la porta alle spalle.
"Che ti sei fatta?" Law apre un occhio, infastidito dalla luce accesa improvvisamente, già coricato nel letto.
"Mi alleno per la corsa coi sacchi." gli rispondo scorbutica, senza neanche guardarlo e andando verso il bagno. Se ci si mette anche lui do di matto questa sera, lo giuro.
Mi lavo rapidamente i piedi nel bidet, esaminando la spina che si doveva essersi ficcata abbastanza in profondità e digrigno i denti toccandola a causa del dolore che mi provoca, poi prendo l'asciugamano e li asciugo tamponando, rialzandomi su un piede solo.
"Cazzo.." borbotto cercando le pinzette nel cassetto, sperando in un modo per estrarla velocemente.
Sento i passi pesanti del ragazzo, probabilmente alzato per venire a rompere a riguardo della luce accesa, così aspetto il suo arrivo con le braccia incrociate e lo sguardo rabbioso.
"Cosa hai al piede?" il ragazzo si appoggia allo stipite della porta strizzando gli occhi, ancora troppo infastidito dalla luce.
"Nulla ho detto, va a dormire!" sbuffo appoggiando entrambi i piedi per terra, per poi risollevarlo immediatamente a causa del brivido che la spina, premendo contro le nervature, mi aveva fatto salire lungo il corpo.
"Allora non stare su una gamba sola, mi sembri un fenicottero. E per questo sarò costretto a ucciderti." parla con una tranquillità esasperante il ragazzo, nonostante la neanche troppo velata minaccia di morte e il riferimento a Doflamingo.
Sbuffo, abbassando lo sguardo sul mio piede, per poi rialzarlo sconsolata su di lui.
"Una spina." dico solamente sospirando, e fissandolo negli occhi in attesa di una sua reazione.
Ghigna il ragazzo, guardandomi, per poi strofinarsi gli occhi con una mano.
"Fa vedere." 
"Uff.." dopo la sua reazione al cinema, per la quale mi sento ancora molto offesa, non avrei voluto farmi aiutare, men che meno da lui, ma le pinzette non le avevo trovate, e non avevo il coraggio di raspare con l'ago. Così zampetto fino al letto, dove mi siedo affiancata da lui, e gli allungo la gamba in grembo. 
"Hai un ago?" mi chiede spostando lo sguardo dalla spina a me, e io indico il cassetto del comodino in cui si trova il mio set (il minimo ed indispensabile) per il cucito.
Il ragazzo mi sposta la gamba, apre il cassetto e si mette alla ricerca, trovandone uno e andando a disinfettarlo con dell acqua ossigenata, per poi tornare a sedersi e riprendere in braccio la mia gamba.
Io mi giro dall'altra parte, terrorizzata dalla vista dell ago, una delle mie grandi fobie.
"Tsk" lui ghigna divertito nel vedere la mia reazione, mentre io strizzo gli occhi tentando di dirmi che non è nulla, solo un buchino veloce.
"E muovitela" ringhio tutta contorta, fissando l'armadio alle sue spalle. Giurerei di aver sentito uno sbuffo divertito mentre si apprestava a operare il mio piede.
"Finito." il ragazzo mi spinge giù il piede mentre sistema l'ago nuovamente nel comodino.
"Di già?" mi giro sorpresa guardandolo, non avevo sentito assolutamente nulla.
"Si, e sei ancora viva visto?" dice ironicamente il ragazzo, coricandosi finalmente al suo posto e dandomi le spalle.
"Tsk, non ne dubitavo." mormoro diretta a lui, ma piuttosto certa di non aver dato abbastanza voce per farmi sentire. Prendo il mio pigiama e mi vado a cambiare in bagno, tornando poi in camera e buttandomi pesantemente sul letto, facendo aprire un occhio seccato al ragazzo che poi si sporge per spegnere la luce mentre io mi ritrovo a fissare la sua schiena.
"Grazie comunque" sbuffo coricandomi a mia volta, e dandogli la schiena. Non sento risposte, ma sono certa che lui abbia sentito me.
"Notte Law." 
"Notte Ginevra." 
Sorrido tra me e me, mi piace il mio nome pronunciato da lui, anche se mai lo ammetterei a voce alta. Quel ragazzo mi incuriosisce, spero se ne vada il più tardi possibile nonostante tutto.
 
Saranno passate qualcosa come due ore da quando ci siamo coricati, ma io ancora non riesco a prendere sonno.
Sto guardando la solita macchiolina sul soffitto in posizione mummia, sentendo il respiro profondo e il lieve russare del ragazzo a fianco a me, che ha un che di rilassante ma che mi impedisce di dormire.
La strana reazione di Law al cinema non mi da pace, e la mia mente continua a vagare liberamente su mille viaggi mentali spieganti la motivazione del suo comportamento.
Mi giro ancora su un lato, stavolta nella sua direzione, guardandolo dormire.
Le braccia rilassate sul materasso, la maglietta aderente al corpo che evidenzia i pettorali, le labbra semichiuse e quelle ciocche corvine e ribelli che gli solleticano gli occhi. Non posso dire che sia un brutto ragazzo, anzi. 
Li ferma, a fissarlo nel silenzio, non posso fare a meno di pensare a quante ne ha passate quel ragazzo, nonostante ora il suo viso sembri così tranquillo, e vengo presa dall irrefrenabile istinto di accarezzagli il viso.
Allungo la mano verso di lui, ma appena le mie dita gli sfiorano la pelle soffice, la sua mano scatta rapida verso il mio polso e me lo blocca.
Sussulto e sposto lo sguardo sui suoi occhi, che mi stavano fissando severi.
"Cosa stai facendo?" parla serio senza mollare la presa o alleggerirla.
L'inquietudine che mi sta mettendo mi impedisce di parlare, e rimango lì a guardarlo con gli occhi sgranati, per la prima volta seriamente spaventata.
"Niente, io.. cioè volevo solo.." balbetto sotto pressione, mentre le guance mi si arrossano realizzando quanto imbarazzante è stata la scena.
Il ragazzo mi molla, lasciando una macchia rossa sul mio polso a causa della forte stretta, e io ritraggo immediatamente la mano portandomela vicina.
"Dormi." dice solamente lui prima di girarsi dall altra parte, lasciandomi con il cuore a mille rannicchiata nel mio angolo.
Prendo qualche respiro profondo, provando a rilassarmi e a farmi passare l'imbarazzo, tentando di far scendere la temperatura delle mie guance che paiono andar a fuoco.
Mi giro nuovamente a fissare il soffitto, provando a prendere sonno. 
Credo ci metterò molto ad addormentarmi stanotte.
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sono già passati alcuni giorni dal loro sbarco intra-spaziale, e ci troviamo stravaccati sul divano a sperare che l'oscillazione del ventilatore ci grazi portandoci un po di frescura.
La temperatura ha raggiunto dei picchi estremi, assolutamente inusuali e inadatti a me, ragazza da una soglia di sopportazione del calore meno che infima.
Il bicchiere di acqua e ghiaccio che mi sono fatta poco fa ha trovato una nuova e più interessante utilizzazione, che implica il tenermelo a stretto contatto col collo in un abbraccio di interesse. Rufy sta coricato in posizione stella marina sul pavimento alla ricerca di un posto freddo nella casa e Law ha persino perso la sua indecifrabile espressione, sostituita da una più traumatizzata con le labbra socchiuse in cerca di maggior ossigeno, e la fronte luccicante di sudore.
Di tutto il male e la sofferenza portata dal caldo desertico di quest estate, l'unico a non soffrirne pare essere Zoro, beatamente appisolato e barricato in camera mia col condizionatore acceso e la porta chiusa a chiave, per evitare di essere disturbato, o più probabilmente di entrare a contatto con altre persone che emanano calore in eccedenza.
"Ragazzi.." emano con un filo di voce in direzione dei due, i quali si limitano a voltarsi con lentezza esasperante, e nel caso di Rufy, lasciando cadere la lingua a penzoloni da un lato.
"Dobbiamo fare qualcosa.." 
"Fa caldo, taci e non sprecare forze." borbotta il dottore rimettendosi a fissare quello che assomigliava molto al nulla.
"Io non resisto.." mi lamento ancora dando sfoggio della mia capacità di sopportare le intemperie della vita, mentre scivolo giù dal divano strisciando poco lontana da Rufy, ma ben attenta al fatto che nessuna parte del mio corpo entrasse a contatto con il suo, per evitare diffusioni di calore sgradite, mettendomi a fissare il soffitto in cerca di qualcosa che potesse distogliere la mia attenzione dalla sofferenza provata.
"Vorrei essere al mare e fare il bagno.."
"Tu non puoi fare il bagno, idiota." 
"Ah vero.." 
Mentre ascolto, l'unica cosa per la quale mi sono rimaste le forze di fare, il discorso tra un Rufy in preda di deliri e un Law troppo stremato per dare retta alle cavolate che escono dalla bocca del primo, vengo presa da un illuminazione che mi fa trovare addirittura il coraggio di mettermi seduta sfidando la mia bassa pressione causa della mia improvvisa perdita della vista, recuperata poco dopo.
"Andiamo in piscina gente!" esclamo estasiata appena la mia testa si ferma dall suo momentaneo giramento, lasciandomi leggermente scombussolata.
"Dove." 
Le domande per il chirurgo della morte erano evidentemente passate di moda, lasciando spazio a delle secche affermazioni.
Mi corico nuovamente per terra, tornando a osservare la macchiolina nera che avevo individuato sul soffitto senza riuscire a capire se fosse un ragno o qualcosa di strano e indefinito, ma comunque inquietante.
"Ce n'è una qua vicino, si può andare in bicicletta.." 
"Bi..bistecca?"
"Rufy torna a concentrarti sul soffitto che è meglio."
Impossibile come il cervello di quel ragazzo in momenti di crisi non riuscisse ad andare oltre al pensiero “carne”, non riesco davvero a capacitarmene. 
Law espresse allora il suo secondo vocabolo della giornata, nettamente di rango inferiore al primo che era dotato di ben due sillabe, numero estremamente consistente ed impegnativo.
"Ok." 
"Sicuro di stare bene?"
Rimango decisamente sorpresa dalla decisione affermativa presa di sua spontanea volontà senza bisogno di costrizioni, ricatti, terroristi armati di baguette, o stordimenti che lo rendessero incosciente per un breve periodo di tempo.
"Si." 
Certamente il caldo gli doveva aver dato alla testa, senza ombra di dubbio, ma tanto vale cogliere l'occasione prima che gli torni la capacità di intendere e di volere.
"Allora che qualcuno vada a chiamare Zoro."
Ci guardiamo negli occhi gli uni con gli altri, fino a quando sia io che Law rimaniamo a fissare Rufy in modo decisamente significativo, più che altro tendente a un ordine non parlato.
"E va bene.." il ragazzo salta in piedi, per avviarsi verso la stanza dello spadaccino strisciando i piedi per terra e con la lingua fuori, con un passo del tutto simile a quello di un barboncino viziato obbligato a passeggiare per un intero pomeriggio sotto al sole cocente.
Lentamente, ma davvero lentamente, mi sollevo aiutandomi con le braccia, utilizzando quelle che probabilmente sono le mie ultime forze vitali. Una volta in piedi mi sistemo i vestiti con leggere botterelle per poi seguire il passo straziante di colui che mi aveva preceduto, andando a sua differenza verso la camera dei miei genitori.
Faccio ciò che una figlia degna di questo nome mai dovrebbe fare, ovvero cominciare a raspare malamente dentro ai cassetti e agli armadi armata di una nuova forza spirituale che mi era stata data in dotazione dalla, molto più che semplicemente allettante, prospettiva di potermi immergere nell acqua fredda da lì a poco. Dopo 10 estenuanti minuti di ricerca, che con questa temperatura non avrei impegnato neanche per cercare il One Piece, riemergo vittoriosa dall armadio tenendo ben alte le mie prede, catturate con tanto impegno e fatica. 
Ancora vivi e scalpitanti tenevo orgogliosa in mano tre costumi di mio padre, dimenticati da chissà quanto nel fondo di quell'inesplorato luogo.
Non mi importava se mio padre avesse qualche taglia in più di quei ragazzi dai fisici marmorei, insomma a una certa età la pancetta maschile sentiva il bisogno di esprimersi in tutta la sua artistica forma, se li sarebbero fatti andare bene lo stesso quei costumi, a costo di stringergli il nastrino fino a farli sembrare delle uova di Pasqua venute male.
Torno in sala, dove trovo un imbronciatissimo Zoro appena sveglio, uno stremato Law che tenta di mantenere la sua solita mimica facciale nonostante il caldo rappresenti un bell ostacolo, e Rufy che ora aveva cambiato la sua posizione sul pavimento da stella marina a sogliola al forno.
Mostro loro il motivo di tanto orgoglio, e poi glielo lancio in testa suddetto motivo, intimandogli di cambiarsi.
"Rufy che cazzo fai?!" sbraito avendo perso la mia innata delicatezza a causa della situazione debilitante mentre arrossisco come una mela cotta nel vedere il ragazzo intento a sbragarsi con molta nonchalance nel mio salotto.
"Mi hai detto di cambiarmi."
"Non qua, cretino! Vai subito in bagno!" 
"Ok!" 
Se la ride il ragazzo mentre si avvia verso la precedentemente nominata stanza, ed io sento la vena sulla tempia pulsare mentre mi tiro una manata sulla faccia. Sbircio tra le dita che mi coprono la visuale e trovo gli altri due ragazzi, con i loro costumi in mano, a fissarmi imbambolati.
"In bagno anche voi, cosa aspettate?!" sbraito come un aquila incazzata, per poi mollarli li e avviarmi verso la mia camera, ancora imbarazzata dalla scena del primo mongoloide.
Mi metto il costume e rapidamente preparo la borsa con tre asciugamani, le creme varie e i soldi rendendomi conto che mi sarà impossibile portarla in bicicletta, data l'abnorme difficoltà che riscontro soltanto nel tenere l'equilibrio camminando con questa in spalla. La porteranno gli uomini forti e muscolosi, almeno daranno un senso alla loro presenza a scrocco in casa mia.
Il primo che mi trovo davanti è Zoro, che viene automaticamente eletto “capo portatore di borse troppo grandi”, e come di conseguenza al suo titolo si trova in quattro e quattr'otto il borsone degno di essere classificato come strumento avanzato per sollevatori di pesi professionisti, tra le braccia.
"Portatelo te sto coso." borbotta infastidito il ragazzo, guardando storto ciò che aveva davvero le sembianze di uno zaino da escursionista.
"Certo!" sorrido prendendomi nuovamente il borsone e concentrando tutta me stessa per non cadere sotto il suo peso schiacciante "peccato per una cosa però.."
Il mio piano procede come avevo immaginato.
Esibisco il musino più dispiaciuto del mio repertorio e lo supero camminando con fatica, in direzione della porta d'ingresso.
"Peccato cosa?" 
Il ragazzo sa che sta per cadere nella mia trappola, ma non resiste comunque alla tentazione di sapere cosa si nascondesse li sotto, e io sorrido conscia di aver vinto ormai.
"Ma nulla.. avevo deciso di prendere una bottiglia di alcolico per ringraziarti dell avermi aiutato portando questa, ma in questo caso fa nulla.." ghigno dandogli le spalle, tenendo un tono di voce abbastanza contrito e alzando le spalle sul finale, giusto per aumentarne l'enfasi.
"Dammi qua, maledetta ragazza."
Si, deve essere sicuramente in astinenza da alcool.
Lo spadaccino si avvicina a passi pesanti riacciuffando il macigno e raggiungendo gli altri, già pronti, di fronte al portone. Facile vincere conoscendo i punti deboli dell avversario, ghigno soddisfatta raggiungendoli e facendoli uscire da casa.
"Io porto uno di voi, gli altri due prendano quelle dei miei genitori. Ah.. sapete andare in bicicletta?"
"No."
"Ok, cavatevela." 
Law, uomo di poche parole, non appare troppo soddisfatto dalla mia risposta dopo quella che gli è sembrata una più che esplicita risposta negativa alla domanda.
Rufy non sembrava interessato all esserne in grado o no, poiché ne aveva presa una a caso, ci si era seduto sopra, ed era rovinosamente caduto a terra.
"Se ti lasciassi guidarne una finiresti in un fosso prima di arrivare, e non fraintendere, mi dispiacerebbe per la bici. Ti porto io."
Il ragazzo si potrebbe definire abbastanza contrariato, vista l'espressione depressa e immusonita che esponeva guardando Law e Zoro salire sull'aggeggino tanto interessante che a lui era stato negato, mentre stava seduto sul mio portapacchi a braccia incrociate.
Come mi immaginavo da loro, anche un po' prima del previsto visto che avevo apertamente sperato di vedere qualche altra caduta imbarazzante, i tre sono subito riusciti nell impresa di guidare l'infido mezzo, permettendoci di metterci in cammino senza ulteriori intoppi. 
Direzione: paradiso.
 
"Posso guardare io ora?"
"No."
"Solo cinque minuti?"
"No Rufy."
"Almeno qualche metro?"
"Cazzo Rufy, ho detto no!"
Esprimo tutta la mia sovrumana delicatezza perdendo le staffe di fronte alla stressante insistenza del ragazzo, che andava avanti da quando eravamo partiti. Lui sbuffa e si volta verso gli altri due, Law appena dietro, e Zoro per ultimo con il suo borsone come secondo passeggero.
Finalmente vedo la struttura della piscina in lontananza e provo la stessa felicità di quando da piccola arrivava Natale, con i regali e i biscotti buoni.
Accelero senza accorgermene e inchiodo bruscamente arrivati di fronte all ingresso, causando lo spiaccicamento di Rufy contro la mia schiena, e il conseguente lamento di quest ultimo.
Vedo Zoro passare oltre e continuare dritto per la sua strada, obbligandomi una furiosa corsa di inseguimento per impedirgli di finire in qualche luogo sconosciuto e inesplorato da occhio umano portando con se il borsone. Si, l'ho fatto principalmente per il borsone.
Una volta radunati di fronte all ingresso, ancora ansimante per la folle corsa di prima, richiamo altre forze per appendermi al borsone a sua volta appeso a Zoro, alla ricerca del portafoglio. Appena trovato pago l'ingresso e entriamo. Indescrivibile è la sensazione inebriante della visione dell acqua fresca e delle persone rilassate che ci sguazzano dentro ridendo. L'impulso di gettarmi a bomba mollando li i ragazzi è molto forte, ma riesco a trattenermi appena imponendomi di voltarmi e andare a cercare un posto isolato dove stendere gli asciugamani.
La mia scelta ricade su un rettangolo di erba all ombra di una bella pianta, strappo dalle spalle del povero Zoro in versione facchino il borsone gigante e ne estraggo i teli che riducono nettamente il suo volume .
"Sistematevi." a ognuno lancio il suo, e sistemo il mio in posizione centrale dell ombra assicurandomi che neanche il più piccolo mignolino del mio piede ne rimanga fuori. 
"Così io sono metà e metà però.." 
"Sopravviverai di sicuro Rufy caro" lo prendo leggermente per i fondelli mentre lo vedo tutto impegnato nel cercare una disposizione strategica, cosa che gli altri due erano già riusciti a fare, accaparrandosi gli ultimi ritagli d'ombra disponibili.
Mi alzo in piedi sopra al mio asciugamano e lascio cadere il vestito a terra restando in costume.
"Chi mi vuole seguire, mi segua!" 
E detto questo comincio a correre verso la piscina, entrando in acqua in modo molto rocambolesco, schizzando una povera signora che si prendeva rilassata il sole poco distante da lì. Lascio immaginare lo sguardo d'odio e ira che mi ha tirato, roba che neanche un drago celeste nei confronti di un cittadino comune riusciva a fare.
"Ops.."
Alzo lo sguardo ridacchiando imbarazzata, per poi spostarlo terrorizzata appena dietro le sue spalle vedendo un esagitato Rufy correre all impazzata nella mia direzione.
Anche la povera tizia volta lo sguardo nella mia medesima direzione e sgrana gli occhi allucinata, mentre io provo a spostarmi il più velocemente possibile, lei tenta lo stesso fallendo   entrambe, poiché lei viene nuovamente bagnata da capo a piedi dopo il tuffo a bomba del pirata, ed io sommersa malamente dopo che l'idilliaco peso del ragazzo mi è precipitato interamente addosso.
Risalgo annaspando e sputando acqua.
"S-ei.. un cret-cretino!" gli urlo contro soffiando forte col naso nel tentativo di espellere la metà piscina che mi era finita in bocca e su per la cavità precedentemente nominata. Maledetto ragazzo che attenta alla mia vita un giorno sì e un giorno si, ora si sarebbe subito la mia ira. 
Ed è esattamente pensando questo che mi ci lancio sopra affogandolo con foga e rabbia, e mollandolo solo quando una delle sue bracciate mi prendono in pieno, schiaffeggiandomi la faccia.
"Ma sei pazza?! Non so nuotare lo sai!" urla riemergendo il ragazzo, con gli occhi sgranati tirando manate e scalciando nel estremo tentativo di non morire.
"Rufy.."
"Aiutoo!"
"Rufy."
"Tirami fuorii!"
"RUFY!"
"Eh?"
"Sei a galla idiota."
"Oh.. vero.. aspetta, com'è possibile?!"
"Sarà il cambio d'universo, qua i frutti del mare non esistono, non esisteranno neanche i loro effetti."
"Giusto.. fantastico! Traffy guarda, so nuotare!"
Il ragazzo si comporta come un bambino che ha trovato il biglietto d'oro per entrare nella fabbrica di cioccolato, saltando, nuotando, rotolando e chi più ne ha più ne metta, sotto lo sguardo attonito di Law che si era avvicinato alla vasca ma guardava ancora con diffidenza il punto dove l'acqua era profonda, e il mio, seccato, dopo essermi sicuramente rotta anche il timpano sano.
"Fantastico, qua non ti dovremo recuperare dalla morte ogni volta!" ridacchia il ragazzo dai capelli verdi, arrivato con calma, che si era guardato rilassato la scena, prima di buttarsi in un ottimo tuffo di testa a fianco a noi.
"Tu non vieni?" 
Mi avvicino al bordo nel mio impeccabile stile a rana fritta, appoggiandomi con le mani e sollevandomi di poco scuotendo i piedi.
"Sto bene qua."
"Guarda che non affoghi, non avere paura!"
"Non ho paura."
Rido, guardando negli occhi il ragazzo, facendogli capire che sono a conoscenza dell abnorme bugia che mi è stata rifilata.
"Allora vieni."
"No."
"Allora esco io."
Dandomi un un ulteriore spinta mi siedo sul bordo, contorcendomi in una maniera molto fluida che ha quasi sicuramente comportato uno strappo muscolare al mio costato, per poi mettermi in piedi.
"Dai vieni!" 
Lo prendo per mano e lo tiro cominciando a camminare sul bordo della piscina, lui mi segue senza opporre resistenza, ma abbastanza diffidente dallo stare così vicino all acqua, sospetto che decresce in maniera direttamente proporzionale alla profondità della piscina.
Mi fermo appena di fronte al bagnasciuga, gli mollo la mano e mi giro a guardarlo "da qua sei certo di non morire, su Mr.Coraggio!" gli dico ridendo, e guadagnandomi un occhiata truce come ricompensa.
"Dillo un altra volta e ti strappo il cuore."
"Ma se non hai i tuoi poteri, fa meno il figo!" rido scimmiottandolo ancora, andando a punzecchiare pericolosamente i limiti della sua innata pazienza, e provocandogli un espressione simile a una condanna di morte nei miei confronti.
Forse sto un tantinino esagerando, ma suvvia è divertente!
Il ragazzo, ormai deciso ha ignorarmi, o forse immerso nell immaginare vari modi per uccidermi, comincia a camminare verso l'acqua, passo a passo fino ad arrivare alla vita o poco più su.
Rido io, e comincio a correre come una forsennata buttandomi, o meglio dire cadendo, proprio a fianco a lui, inondandolo meglio di quanto avesse potuto fare uno tsunami, insieme ad alcuni bambini lì attorno che a differenza del chirurgo della morte avevano trovato la scena esilerante.
"Grazie." dice stizzito il ragazzo, guardandomi male.
"Prego!" sorrido entusiasta, ignorando l'ironia della sua voce. Mi avrà preso per un idiota a non accorgermene.
"Su bagnati" 
"Va bene così."
Gli nuoto intorno in quella poca acqua in cui ci trovavamo sotto lo sguardo curioso dei bambini, i quali si allontanano velocemente dopo aver ricevuto una mia occhiata che deve aver avuto molto poco di amichevole, visto l espressione di puro terrore nei loro occhi. A me non piacciono quei piccoli cosi urlanti, petulanti e capricciosi, ma sono dotata della disgrazia di piacere a loro, causa del mio precedente accerchiamento.
"Non puoi andare a giocare con lo spadaccino e il cappellaio?"
"No"
Risposta semplice ed efficace la mia, per niente apprezzata dal dottore il quale mi guardava nervosamente. Volevo si immergesse, punto. Una volta tornati nel loro mondo non avrebbe mai più potuto nuotare e volevo gli restasse questo ricordo, quando sarebbe stato di la.
"Se nuoto tu mi lasci in pace?" 
Vengo sorpresa dalle sue parole, e sollevo lo sguardo sul suo, ben fissato sul mio viso in attesa di incrociarsi coi miei occhi.
"Si!" 
Il ragazzo mi guarda sconsolato, per poi guardare l'acqua allo stesso modo, stringere gli occhi, abbassare il petto, e lasciarsi galleggiare.
Sorrido quando vedo che gli riesce bene, e mi sento soddisfatta, soprattutto poiché dalla sua imperturbabile espressione noto un che di felice, sollevato, naturalmente è solo un lampo ma sono certa che ci sia stato. 
"Ora vado a giocare con gli altri" 
Ridacchio per poi immergermi sott acqua e raggiungere le caviglie di Rufy, dandogli un forte tirone e facendogli prendere una colossale facciata. Riemergo ridendo e strofinandomi gli occhi, quando mi trovo davanti Zoro. Incontrollabilmente i miei occhi cadono sul suo fisico scolpito e suoi muscoli forti del ragazzo. Come farebbe ogni ragazza di buon senso mi avvicino a lui, gli appoggio una mano sul petto facendo scorrere le dita sulla pelle umida di pochi centimetri e guardandolo intensamente negli occhi esprimo la fatidica domanda.
"Mi fai fare un tuffo?!" 
Il ragazzo sbuffa, io rido, e lui pone le mani a cucchiaio facendomi salire coi piedi per poi lanciarmi come una pallina. Il miglior tuffo della mia vita, sicuramente.
Dopo varie preghiere allo spadaccino, e la ripetizione delle mie bellissime acrobazie innumerevoli volte, vedo avvicinarsi a noi Law, probabilmente per sbaglio, un errore che gli costerà caro.
"Traffy!" 
Gli occhi del dottore si spalancano quando Rufy si avvicina furiosamente.
"Cappellaio cosa vuoi far.."
Non fa in tempo a finire la frase che il ragazzo esagitato gli è già saltato in testa, mandandolo sotto come una prugna secca.
"Oh merda.." 
Mi agito leggermente fissando il punto in cui i due ragazzi si sono immersi, ma poi mi calmo.
Nonostante l'istinto di preoccuparmi non posso far a meno di ridere come una disperata quando vedo risalire dall acqua un esaltato cappello di paglia, e un traumatizzato Law che avendo perso l'imperscrutabile espressione da uomo serio ora annaspava sputando acqua.
"Meglio uscire un po', eh?" 
Me la rido dirigendomi verso il bordo, quando qualcuno mi prende la testa e la spinge malamente sotto.
Risalgo tossendo e girandomi allibita verso il mio aggressore, e noto con sorpresa di fronte a me il viso soddisfatto e ghignante di Zoro.
"Questo è per avermi usato da trampolino."
Boccheggio un po, alla ricerca del fiato che momentaneamente pare essere sparito nel tentativo di eliminare l'acqua ingoiata. Ricerca che non dura molto, poiché lo ritrovo abbastanza velocemente riuscendo ad esprimere ciò che la mia mente ordinava di dire.
"Un giorno ti affogherò talmente tanto che ti convincerai di essere un uomo pesce, ricordatelo marimo" lo minaccio con la faccia da cattiva, ma che a causa dei continui attacchi di tosse perde la sua serietà provocando le risate di Rufy e il ghigno di Law, calcando l'ultima parola.
Il ragazzo rimane leggermente sorpreso dal sentire nuovamente quel soprannome conosciuto, ma si riprende subito e allestisce un nuovo ghigno.
"Vedremo, disastro" mi sfida lui, ed io incrociando lo sguardo col suo in modo sicuro gli confermo di accettare la sua proposta. Ho sempre adorato le sfide, anche se difficilmente le vinco. Ricordo ancora vivido nella mia mente, quando ho dovuto entrare in classe con maschera e pinne, chiedendo alla professoressa di italiano dove fosse la piscina. Ho passato la successiva metà mattinata per convincerla che era solo una stupida matricola e non era affatto necessario sospendermi.
 Dopo lo scambio di parole col ragazzo, ritorno a nuotare tutta impettita fino al bordo, dove mi arrampico e salgo, avviandomi verso il mio asciugamano, decisa a prendermi un po di sole.
Vengo preso raggiunta da Zoro e Rufy, il primo che si stende a fianco a me, il secondo che comincia a borbottare qualcosa riguardo al fatto che non si ricordava quanta fame mettesse il nuotare, parole che ascolto solo distrattamente in quanto la mia mente vaga su un altro problema, più importante a detta mia del suo stomaco senza fondo.
"Law? Dov'è?"
"Parli di Traffy? Una ragazza l'ha fermato appena fuori dalla piscin.."
"Cosa?"
"Una ragazza l'ha fermato fuori dall.."
"Oh insomma! Ho capito, mica sono scema! Vado a prenderti da mangiare."
Sbotto saltando in piedi senza aver ben ragionato sulle parole dette, e dopo aver agguantato il portafoglio con una tale foga da aspettarmi la sua prematura dipartita, mi dirigo a passi pesanti verso il bar della piscina, non mi importa chi sia o cosa voglia, l'avrei soffocata col suo stesso laccetto del reggiseno se non mollava subito Law, che sia chiaro, nessuna avrebbe messo le mani su quel ragazzo, lui è mio
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 
 
Cammino seria verso lo stupido bar della piscina, impugnando quell oggetto che un tempo poteva essere definito come il mio portafoglio con una tale veemenza da causargli seri danni.
Law era apatico, scontroso, noioso e serio, ma questo non cambia il fatto che sia il mio personaggio preferito, ed ora che è qua in carne ed ossa non avrei certo lasciato che una sgualdrinella qualsiasi decidesse di farci i suoi porci comodi insieme.
Arrivo al baretto, sempre guardandomi intorno alla ricerca del ragazzo e della cosa, ed il fatto di non riuscire a trovarli mi rende ancora più nervosa, così sbatto malamente l'oggetto non più identificabile nel mio pugno sul bancone, attirando lo sguardo di alcune delle persone sedute ai tavolini.
Richiamata dal rumore arriva poco dopo la cameriera che mi regala un sorriso smagliante, e con un tono obbligatoriamente gentile mi chiede "cosa ti do?".
Mi giro di scatto, rinunciando alla mia infruttuosa ricerca di Law, e la squadro malamente con uno sguardo affatto amichevole, quasi fosse lei la colpa delle mie disgrazie.
"Un panino." dimenticandomi di tutti i convenevoli, del grazie e del sorriso di cortesia, ritorno a guardare furiosamente verso la piscina.
"Subito.." borbotta la ragazza, evidentemente offesa, probabilmente mandandomi mentalmente a quel paese.
Non rispondo neanche concentrata come sono nello scrutare ogni lato della piscina, quando vedo la mia preda. 
Appoggiato a un ramo con una ragazza davanti, tutta presa dallo sbattere le ciglia ondeggiare le anche e passarsi la mano in modo seducente tra i capelli. Capelli che a breve non avrà più, se continua a comportarsi così.
Mi giro verso il bancone e cerco furiosamente i soldi nel portafoglio mentre vedo la cameriera avanzare verso di me col mio ordine in un piatto di plastica. Appena è mediamente vicino mi sporgo per strapparglielo dalle mani lasciando cadere i soldi sulla superficie del mobile, per poi voltarmi e andare a passo di marcia verso i due ragazzi.
"Ma il resto?" mi urla la cameriera dalle mie spalle.
"Tienitelo!" ringhio io, completamente disinteressata a qualsiasi altra cosa che non fosse Law.
Arrivo fermandomi impettita di fronte alla scena, appoggio il panino in un tavolino lì a fianco e schiarendomi la voce con un colpo di tosse, attiro lo sguardo di entrambi.
"Si?" mi chiede già sulla difensiva l'oca, stando in guardia da una possibile rivale per la sua preda.
Non la calcolo tenendo a bada l'impulso di prenderla a pugni, girandomi verso il ragazzo e fissandolo intensamente negli occhi, col netto intendo di escludere lei dalla conversazione.
"Ti stavo cercando, andiamo." dico seria, con uno tono che non ammette repliche tale quale a quello di una madre che sgrida il figlio allontanatosi troppo.
"Scusa" mi picchietta sulla spalla quel essere, inconscia del fatto che farlo un altra volta avrebbe causato la perdita della sua mano. Mi irrigidisco.
"Che vuoi." il mio tono non prospetta proprio nulla di buono, mentre stringo i pugni lungo i miei fianchi assottigliando lo sguardo, che ora era più tagliente delle tre katane di Zoro messe assieme.
"Se non ti dispiace, stavamo parlando!" sbuffa gonfiando il petto e mettendo ancora di più in mostra il seno, per poi scuotere la testa e far ondeggiare i lunghi capelli.
Un brivido freddo mi scorre lungo la schiena sentendo la sete di sangue aumentare a dismisura, rendendomi un arma di distruzione molto, molto letale.
"Punto uno: stavi parlando, lui non lo faceva. Punto due: ti sarei grata se tu lasciassi in pace il mio ragazzo, vai a trovartene uno libero. Punto tre: se gli avessi parlato ancora probabilmente si sarebbe stufato e ti avrebbe uccisa, quindi ringraziami." le sputo addosso con una tale cattiveria da farla indietreggiare, mentre io avanzavo verso di lei minacciosa.
Forse la perdita della calma ha comportato anche la perdita della mia lucidità, e ho detto cose che non sono esattamente vere, e non esattamente carine, come la poco velata minaccia di morte, possibilità che non ritengo poi così così astratta visto che si parla del ragazzo che ha consegnato 100 cuori alla marina militare senza troppi scrupoli.
Lei spalanca momentaneamente gli occhi, facendo saettare lo sguardo rapidamente da me a Law, il quale la guarda indifferente senza aprire bocca, con una tale freddezza da convincerla della veridicità delle mie parole spaventandola profondamente.
"V-voi siete malati.." scatta via l'oca giuliva, dandoci le spalle in men che non si dica e correndo verso le sue amiche, portando con se un nuovo argomento che gli avrebbe regalato spettegolate gratis per almeno una settimana, ma che dico, almeno un mese!
Rimango lì immobile a guardarla allontanare, rilassando gradualmente i muscoli del collo e sciogliendo i pugni che ancora tenevo stretti. 
"Così sei la mia ragazza?"
Mi giro verso di lui, che aveva appena sostituito l'espressione impassibile con un ghigno provocatorio.
"Certo che no!" sbuffo voltandomi e riacciuffando il mio panino tutta impettita, mascherando l'imbarazzo che mi hanno provocato le parole dette, ora che sono da sola con lui.
"Ho solo salvato il culo di quella povera innocente!" esclamo cominciando a camminare verso l'albero-ombrellone sotto al quale stanno coricati gli altri ragazzi, Rufy completamente disteso sul mio, e specifico mio, telo, mentre sollevo il mento impettita, con aria da chi si aspetta un ringraziamento.
"Già, si vedeva quanto eri in pena per lei" 
Sbaglio o c'è stata una nota di ironia, quasi di divertimento nella voce? Dove è finito il vero Law, quello serio e concentrato unicamente sul ritorno nel loro mondo?
"Si, e ora faresti meglio a tacere, o questo.." e mi giro verso di lui con espressione truce indicando il panino mezzo sputito sul piattino "te lo ficco in gola a forza, ok?".
Lo vedo impallidire lievemente sotto la mia tremenda minaccia, e serrare la mandibola di risposta, facendo scattare lo sguardo sul panino e poi di nuovo, rapidamente, su di me, con un espressione sulla quale si poteva leggere chiaramente un “fallo e muori”.
"Ottimo."
Ritorno a camminare verso la mia meta, orgogliosa e vittoriosa, oltre ad aver traumatizzato quel rifiuto della società, povera ragazza neanche avesse ucciso il mio gatto, sono anche riuscita a incutere terrore al chirurgo della morte. Devo dire di star migliorando a vista d'occhio, io che faticavo a far paura anche al gatto!
"Tieni." 
Porgo il panino a Rufy, il quale mi ringrazia velocemente per poi buttarcisi sopra e divorarlo con foga, sotto lo sguardo vagamente schifato di Law.
Mi corico sull asciugamano del divoratore di panini, libero da quando il suo possessore l'aveva snobbato tristemente per scegliere il mio, certamente migliore, ma poco mi importa. Dopo la bellezza di ben 5 minuti stesa sotto al sole potrei nuotare nel mio stesso sudore, così comincio a muovermi infastidita, cercando una posizione più fresca, rotolando e tirando calci a Zoro per farmi posto anche sul suo asciugamano.
"Sei insopportabile." apre il suo unico occhio disponibile il ragazzo, guardandomi male mentre gli punto un piede sul fianco spingendo con forza.
"Occupi il mio spazio vitale.." 
"Sei tu ad occupare il mio!"
"Bugia, ora non ti prendo la bottiglia di alcool!"
"Sei una stronza."
"E allora spostati!"
Concludo il divertente, neanche troppo, dialogo dandogli uno spintone con entrambe le gambe e invadendo il suo asciugamano obbligandolo a levarsi, catturando così due asciugamani e più spazio vivibile.
Chiudo gli occhi godendomi quello sputo di venticello che aveva mosso quell unica, fortunatissima, foglia dell'albero, quando sento delle mani braccarmi con poca grazie e sollevarmi malamente.
Spalanco gli occhi spaventata dallo spostamento quando mi rendo conto di essere in braccio allo spadaccino. Sogno che si realizza, direi in qualsiasi altro caso, se solo non vedessi il ragazzo dirigersi senza esitazioni verso la vasca della piscina.
"Zoro che stai facendo?!"
"Ti rinfresco."
"Ma sei scemo?! Sono troppo calda per entrare così!"
"Tsk!"
"Mettimi giù, razza di incivile!"
Urlo divincolandomi con un gatto mentre gli ficco le unghie sulla schiena e tiro calci all aria muovendo le gambe, avvicinandomi sempre più pericolosamente alla piscina.
"Voglio scendereee!" tento ancora nella speranza che qualcuno mi conceda un aiutino, ma nulla.
L'acqua si avvicina e vedo la mia fine sempre più nitidamente.
"Ti odierò per sempre." 
Mi porto la mano al naso per tapparlo mentre vengo scaricata e l'acqua gelida mi avvolge interamente.
Riemergo prendendo un bel respirone, per poi girarmi verso Zoro che stava ancora lì in piedi ad ammirare il suo operato.
"Che tu sia maledetto." 
Mi strofino gli occhi mentre i capelli mi si appiccicano alla faccia come il pelo di un cane bagnato, propinandogli uno sguardo cattivissimo degno del peggior cattivo della Disney.
"Dovresti ringraziare, rompiballe. Ora non hai più caldo." ghigna guardandomi in modo strafottente, inconscio dei pensieri di morte e vendetta che aleggiano nella mia mente.
Pensieri che vengono tempestivamente interrotti dal terrore che mi invade lo sguardo quando vedo arrivare nuovamente in corsa Rufy, pronto a ripetere la scena di prima.
"No, nononono!" urlo cominciando a muovere le braccia all impazzata tentando di salvarmi, almeno sta volta.
"Eh?" Zoro si volta troppo tardi, l'unica cosa che riesce a fare è esclamare "fermati idiota!" prima di venire travolto come da una valanga ed essere sbalzato in acqua.
Miracolosamente mi sono salvata da questo trauma, e mi godo la scena dal lato, al sicuro.
"Tiè!" espongo un molto elegante dito medio allo spadaccino "ben ti sta, stronzo!" me la rido mentre guardo Zoro riemergere sputando acqua come i putti delle fontane.
Rufy, entusiasta del suo nuovo tuffo ad effetto ride allegro, sotto lo sguardo omicida del altro ragazzo che lampeggia da lui a me.
Decido di prendermi la mia vendetta ora che colui dai capelli verdi è debilitato, conscia di un inevitabile fallimento se fosse in uno stato normale, e salgo sul bordo della piscina.
"Zoro!"
Attiro la sua attenzione su di me, prima di lanciarmici addosso, facendogli bere nuovamente acqua.
"Ora siamo pari!" rido ancora vedendo lo sguardo del ragazzo farsi scuro, allontanandomi da lui a una cerca velocità lasciando tra noi uno spazio di sicurezza.
"Vieni qua, brutta mocciosa!" 
Ed è così che comincia un estenuante inseguimento, che si conclude con la mia abbastanza scontata sconfitta, e tanta acqua in gola da sorprendermi che gli addetti non avessero ancora ancora cominciato a buttare secchiate d'acqua per riempire nuovamente la piscina.
Mi aggrappo ansimante al bordo, alla ricerca di un appoggio che impedisse che qualcuno mi mandasse ancora sotto, quando vengo percorsa da un brivido di freddo lungo la schiena. Sposto lo sguardo sulle mie braccio, e noto una pelle d'oca da record.
"Ragazzi, ho freddo.. io esco un po'"
"Resta a giocare Gin!"
"Hai solo paura, fifona"
Sorrido al primo, Rufy, con un musino depresso dal fatto di avergli rovinato il gioco, mentre mi giro e sbuffo con espressione seccata al secondo, Zoro, con il suo solito ghigno furbo.
"Quello che volete, adios!" mi arrampico sul bordo e con un gesto di mano molto teatrale gli do le spalle, allontanandomi verso il punto in cui stava coricato il povero e dimenticato Law.
"Ti siamo mancati?"
Salto di fianco a lui per poi atterrare pesantemente e sedersi a gambe incrociate.
"Da morire."
Sollevo un sopracciglio e mi congratulo mentalmente con lui per la straordinaria capacità di gelare qualcuno con sole due parole, esattamente quattro sillabe.
"Tsk" sbuffo guardando altrove "se ti pesiamo così tanto, vai a vivere con qualcun altro, tipo la sgualdrina la, sarebbe ben felice di accoglierti con tutta se stessa, pff".
Devo attirare la sua attenzione, perché con la coda dell occhio vedo che volta la testa per guardarmi.
"Ti ho già detto perché siamo con te, se non mi servissi me ne sarei già andato." risponde ignorando molto elegantemente la mia provocazione.
"Certo." ghigno con lo sguardo di una che la sa lunga, mentre torno a pensare alla scena del cinema di qualche giorno fa. Non sono così egocentrica da credere che un come Trafalgar Law si sia preso una cotta per me, ma credo che con la sua intelligenza non sarebbe difficile trovare qualcun altro da cui andare.
Lui non dà peso alla malizia nella mia voce, e continua imperterrito a non fare nulla, richiudendo gli occhi per darmi l'impressione di star sonnecchiando.
Mi distendo portando le braccia dietro alla testa, vicino a lui, mettendomi a guardare le nuvole bianche nel cielo.
Il silenzio degno di una chiesa vuota si espande tra di noi, così, nella più nobile delle intenzioni, mi metto a canticchiare una canzone a caso.
"Sei fastidiosa, Ginevra."
"E tu sei noioso, quindi non rompere."
Diciamo solo che al momento della mia nascita non sono stata dotata di una voce da cantante, anzi.
"Taci, Ginevra"
"Vuoi un panino, Law?"
Ricomincio col mio passatempo causando la crescita della vena pulsante sulla tempia del ragazzo, quando vengo interrotta dalla salita di una lucertola sul mio telo.
Non che l'abbia vista arrivare, certo, ma mi sono sentita sfiorare la coscia da qualcosa di viscido, e sollevando la testa ho incrociato lo sguardo col suo, fissando i suoi occhietti neri e vispi.
Mi si spegne completamente il cervello in un attacco di panico, urlo e salto in avanti, inciampando sul corpo del ragazzo a fianco a me tirandogli un calcio ben assestato contro il fianco, facendolo sobbalzare e piegare in avanti. Appena tocco terra dopo il volo, ancora terrorizzata dall incontro ravvicinato di sesto tipo con quel animale spaventoso, balzo sulle ginocchia e mi nascondo dietro alla schiena del chirurgo della morte, afferrandolo per le spalle e facendo sporgere solo gli occhi dal fianco del suo collo.
"Mandala viaaa!" urlo stringendo più forte con le mani e strizzando gli occhi spaventati.
La lucertola, traumatizzata dalla reazione e temendo la sua vita si è fermata immobile, facendo sporgere dalla sua bocca solo quella orribile lingua biforcuta, di tanto in tanto.
Sono certa mi stia prendendo in giro nella sua minuscola mente, deve pagare per questo.
Il ragazzo, di primo acchito allarmato dalla mia reazione terrorizzata, si è poi immediatamente calmato e lasciato scrollare da me come una pianta di pere secche nel mio disperato tentativo di allontanare la bestiaccia diabolica.
"Ginevra."
"Mandala via Traffy, mandala via."
"Ginevra, se ne è già andata."
Mi fermo, salvando probabilmente il ragazzo da un serio attacco di mal di mare, per poi aprire un occhio, sospettosa.
Il nemico ha davvero abbandonato il campo di battaglia.
Apro anche l'altro occhio, mollando la mia ferrea presa liberando il ragazzo.
"Bravo bravo, hai passato la prova.. tieniti pronto per la prossima eh!" esclamo battendogli alcuni colpi sulle spalle, tornando a sedermi al mio posto nel tentativo di nascondere la mia imbarazzante performance di poco prima, anche se senza troppi risultati, guadagnandomi soltanto un occhiata stizzita.
Mi sporgo per prendere il telefono dal borsone e guardo l'ora. È tardissimo, dovremmo già essere a casa.
Salto in piedi e mi metto a correre verso la piscina lasciando un confuso Law alle mie spalle, diretta alla piscina.
Mi pianto di fronte a Rufy che giocherellava coi bambini vicino al bagnasciuga e Zoro che invece andava avanti e indietro a fare vasche su vasche per allenare i muscoli, gambe divaricate e braccio incrociate.
"Su, fuori!" 
"Eh?"
Rufy inclina la testa guardandomi, mentre un bambino lo schizza ripetutamente con l'acqua.
"Fuori, dobbiamo andare!"
"Di già?"
Il ragazzo mi mostra un espressione triste, e mi guadagno molteplici mini occhiatacce dai bambini intorno a lui, che mi guardavano come fossi la cattiva della situazione.
"Si è tardi."
Un bambino si avvicina e mi schizza, infradiciandomi nuovamente il costume che si è appena asciugato.
Se l'avrebbe rifatto l'avrei affogato con le mie mani, e il mio viso deve mostrare limpidamente i miei pensieri, visto il tempestivo avvento della madre della peste a portarlo via tirandolo per un braccio preoccupata.
"Io ora torno la, se fra 5 minuti non siete pronti parto e tornate da soli. E visto che entrambi sappiamo che col vostro orientamento a casa non ci arrivereste mai, vedete di muovere il culo."
Giro sui tacchi e torno indietro, attirando per la prima volta l'attenzione di Zoro che intento nel suo stremante allenamento, non mi aveva ancora notato.
Torno da Law, il quale si è già nuovamente coricato, guardando il cielo limpido. Raschio nel borsone, estraggo i loro vestiti e gli lancio in testa i suoi.
"Su!"
Lo incito mentre mi infilo il vestitino, sculettando per farlo scivolare lungo i fianchi, guardandolo.
Sarebbe ipocrita non dire che il suo tatuaggio sul petto scolpito non abbia attirato pienamente la mia attenzione, incantandomi per un attimo mentre il suo proprietario tirava i muscoli infilandosi la maglia.
"Traffy?"
"Mmh?"
"Ti ha fatto male?"
"Eh?"
"Quello." indico con un dito il suo petto, senza staccare gli occhi.
"La maglia?"
"Il tatuaggio idiota."
"Ah, no."
Inclino la testa, sicuramente mi stava mentendo. Io, con tutto il mio coraggio da leone non avevo trovato la forza di farmi una piccola rosellina nera, e lui si era fatto ricoprire di inchiostro senza aver sentito nulla. Non era assolutamente possibile, e si, pensare che mi stia prendendo per il culo mi fa sentire meno fifona, quindi sarà quello che farò.
I miei pensieri vengono interrotti dalla arrivo dei ragazzi, i quali vengono immediatamente bombardati con le loro maglie.
Sottraggo gli asciugamani da sotto i loro piedi, attirando le proteste di Zoro che stava lì sopra, piegandoli e poi ficcandoli nel borsone, che una volta pieno scarico con molta grazia sulla spalla dello spadaccino.
"Andiamo."
Mi metto a camminare verso l'uscita, seguita dai ragazzi quando noto in lontananza la tipa che aveva parlato con Law, e le sue amiche, sedute a borbottare e spettegolare.
Inchiodo di botto, per poi girarmi indietro, andare di fianco al chirurgo della morte e catturargli una mano sotto il suo sguardo sconcertato.
"Cosa fai?"
"Shh."
Guardando sicura davanti a me, mentre sento lo sguardo di quelle pulzelle posarsi indispettite su di noi. Credo che Law abbia capito, poiché sento le sue dita sollevarsi e premere leggermente contro le mie, facendo inarcare le mie labbra in un ghigno soddisfatto.
Passiamo davanti al gruppo di oche, che ci spiano da sopra gli occhiali da sole grandi quanto le loro facce con un espressione impostata, e le labbra socchiuse come fossero sconvolte dal fatto che un ragazzo tanto figo quanto lui abbia scelto me.
Appena usciti dal portone, mollo secca la sua mano, temendo per una amputazione da parte del chirurgo.
"Era necessario?" mi chiede lui, serrando la mano per poi riaprirla.
"Certo, una copertura deve durare per tutta la durata del piano, no?"
"Tsk"
Il ragazzo sbuffa mostrandosi dissenziente, lasciando trasparire solo un soffio di divertimento, così impalpabile da farmi credere di essermelo immaginato.
Prendo la bici e mi carico Rufy mettendomi a pedalare seguita dai ragazzi, ancora soddisfatta per aver smontato quella convinta delle palle avendo ancora la mano attaccata al polso, quando mi sento chiamare dal mio passeggero.
"Ginevra?"
"Si?"
"Posso guidare ora?"
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


"300 grammi di farina, 3 tuorli, 150 grammi di burro freddo, si, dovrei avere tutto.." parlo da sola mentre esamino attentamente ogni meandro del frigorifero, alla ricerca degli ingredienti per fare una buona crostata, o almeno provarci.
"Che fai?" 
Rufy mi si avvicina incuriosito, sporgendo il collo oltre le mie spalle per analizzare ciò che tengo tra le braccia con cura, ad evitare che le uova andassero a creare una frittata sul pavimento, lungi dal mio vero obbiettivo.
"Una crostata."
Ruoto su me stessa trovandomi a faccia a faccia col pirata, per poi scansarlo ed andare a posare gli alimenti sul tavolo, luogo nettamente più sicuro e stabile.
"Oh, buone le crostate, anche se una volta ne ho mangiata una davvero schifosa.." 
"Già, lo so!"
Ridacchio fra me e me, ripensando a quando avevo letto del primo incontro tra lui e Barbanera, quando ancora nessuno dei due sapeva chi era l'altro e l'unico astio tra di loro era a causa di quel povero ed innocente cibo.
Prendo una sedia, e la sposto vicino al mobile delle teglie, mi ci arrampico e ne recupero una, scartando a prescindere quella dall'imbarazzante forma a cuore, sotto lo sguardo attento del ragazzo, ora seduto a gambe incrociate sopra al mobile della cucina.
"Su, renditi utile mangiatore di carne a tradimento! Aiutami!"
Ghigno nella sua direzione, non troppo sicura di ciò che ho appena detto rendendomi conto delle conseguenze catastrofiche che potrebbe avere il suo consenso per la mia cucina.
"Mmh.. ok!"
Il ragazzo salta giù, mentre io appoggio le mani ai fianchi ricapitolando i vari passaggi per la preparazione: innanzi tutto, versare i vari ingredienti in una terrina.
"Cosa fate?"
Zoro compare dalla porta della stanza, vagamente interessato a ciò che sta accadendo, intuendo che potrebbe trattarsi di qualcosa di commestibile e buono.
"Cuciniamo, aiuti?" lo guardo di sottecchi, mentre comincio a versare la farina e a tuffare i tuorli d'uovo al di sopra della soffice e candida montagnetta.
"No, fate pure."
Rifiutando sbrigativamente l'imperdibile occasione di distruggere tutti insieme la stanza di casa mia, si viene a sedere sulla sedia che avevo abbandonato a fianco del mobile, ben lontano da quella zona minata conosciuta anche come tavolo.
"Come preferisci.. Rufy impasta qua!"
Faccio scorrere il contenitore sul tavolo, verso il ragazzo che lo afferra prontamente per poi guardarmi confuso, portandosi un dito nel naso grattando selvaggiamente.
"E come, scusa?"
Sollevo un sopracciglio, passandomi svelta una mano sulla faccia in segno di rassegnazione. Alla fine me la sono cercata io questa sventura, anche se vorrei decisamente poter incolpare qualcuno a caso, come ad esempio lo spadaccino che guarda con calma e distacco la scena.
Sospiro, per poi rivolgermi al ragazzo racimolando un po della calma che, ne sono certa, mi servirà intensamente per tutta la durata della preparazione.
"Prima di tutto, vai a lavarti le mani. L'idea di una crostata al gusto di caccole non mi attira particolarmente, e poi devi fare così" immergo le mani crogiolandomi nella sensazione della confortevole morbidezza della farina premuta sotto i miei palmi "comincio io, poi prosegui tu."
"Ok!" Rufy sorride affascinato dal poter pucciare le mani in quell impasto appiccicoso, e scatta verso il bagno col chiaro intento di fare il più velocemente possibile.
"Sei sicura di lasciarlo fare a lui? Potrebbe non essere più commestibile alla fine."
Zoro indugia con lo sguardo sulle mie mani che si muovono rapidamente amalgamando i differenti alimenti trasformandoli gradualmente in uno solo.
"Intanto se fa schifo la mangiate voi, quindi non vedo il problema!" 
Lo guardo con la coda dell occhio, vedendo la sua espressione variare leggermente mentre incrocia lo sguardo sicuro col mio, più tendente a un “immagina, puoi” che altro.
Rufy torna di corsa affiancandosi a me, sicuramente l'autore ora l'avrebbe disegnato con le stelline sugli occhi, vista la sua eccitazione nel poter impastare l'intruglio.
Estraggo le mani tentando di staccare i residui appiccicosi dalle dita, aiutandomi con ulteriore farina, mentre il ragazzo si applicava nell introdurre le sue all interno della terrina.
"Devi andare con decisione, abbastanza velocemente. Non da rovesciare tutto, intendiamoci."
Seguo con lo sguardo i suoi movimenti, e mi tranquillizzo quando mi rendo conto che non è così male come pensavo. Lui, tutto corrucciato e con un espressione impegnata, chino sul tavolo con la maglia sporca di farina, aveva proprio l'aspetto del futuro re dei pirati. 
Ridacchio attirando lo sguardo inquisitore dello spadaccino, che poi si sposta nuovamente sul tavolo perché come è giusto che sia non si deve mai spostare lo sguardo da un probabilme pericolo, mentre prendo un matterello e poi mi siedo sul tavolo a fianco alla teglia.
"Va bene così?" Rufy tira su un elemento di un giallo malaticcio, pieno di grumi dall aspetto decisamente poco invitante.
"Ma ti pare?"
"Perché no? Non sembra fatto male!"
"Rufy, non so neanche se è commestibile."
"Ma è noioso, sono stanco!" il ragazzo mi guarda montando un broncio tra il commiserevole verso di me, e l'incazzato per la torte, come se fosse una sua colpa quella di essere noiosa da impastare.
Sbuffo saltando giù dal tavolo, mi affianco a lui e con un movimento di anche molto delicato gli intimo di farmi posto.
"Va a prendere la marmellata, scansafatiche!"
"Ok!"
Il nuovo incarico sembra piacergli ancora più del vecchio, poiché mi sorride allegro e va verso la sala mentre io lo seguo con lo sguardo, altamente confusa.
"Dove sta andando quell'idiota?!" 
"A prendere la marmellata."
Risponde civilmente e con tranquillità Zoro, che si sta apprestando a mettere a sollevare le gambe e poggiare i piedi sul tavolo, poco distante il luogo sacro di preparazione della torta.
"E di grazia, quante persone conosci che tengono la marmellata in camera da letto?.. E togli i piedi da lì, animale!" rispondo con altrettanta civiltà e calma, mentre comincia a salirmi una sorta di emicrania da vi uccido tutti e subito.
"E io che ne so." mi risponde lui come se la mia domanda necessitasse di una qualsivoglia risposta, spostando le gambe controvoglia e alquanto irritato.
"Vai a prendere la marmellata tu, magari non in bagno, grazie."
"E perché dovrei?"
"Ho le mani sporche, può bastare?"
"No."
"Valla a prendere e non rompere!" gli urlo contro alterandomi lievemente, la vena sulla fronte che ormai da pericolose pulsazioni, con un tono un po' troppo più acuto del normale.
"Dimmi se è il caso scaldarsi per una marmellata, rompiballe."
Si alza sbuffando andando verso la dispensa, posto in cui logicamente si trova la marmellata ma il genio di prima non è riuscito evidentemente ad arrivare a quest'ostica conclusione, mentre io concentro tutta la mia volontà nel non dare di matto e mettergli le mani al collo, strozzandolo come una gallina.
"Grazie." guardo con la coda dell occhio mentre il ragazzo appoggia il barattolino sul tavolo, e si allontana in silenzio tornando alla sua posizione di controllo onnisciente.
"Law?" 
Mi rendo improvvisamente conto dell ennesima assenza del ragazzo, cosa che se fossimo a scuola avrebbe comportato assolutamente la sua bocciatura, così chiedo informazioni allo spadaccino mentre mi sporgo nel tentativo di controllare bene la sala.
"È giù in taverna il tuo Law."
"Ok."
Estraggo la pasta formata dalla terrina e comincio a stenderla con forza aiutata dal matterello, quando realizzo che nella risposta di Zoro c'era decisamente un aggettivo di troppo.
"Aspetta.. cosa?!"
Sollevo lo sguardo sconcertata da quello che avevo appena sentito, e lo poso sullo spadaccino, il quale porta elegantemente un ghigno furbo.
"Si vede che ti piace, rompipalle."
"Ma sei scemo?!"
"Affatto, e non sono neanche cieco ragazzina."
"I muscoli ti hanno invaso il cervello e l'hanno soffocato."
"Tsk, intanto tu non hai negato."
"I miei insulti erano una negazione se non te ne sei accorto, alga marina."
"Stai tranquilla, non glielo vado a dire."
"Ma dire cosa?!" sbraito mollando tutto e appoggiandomi le mani sporche di farina sui fianchi. Quel ragazzo sta superando si sta prendendo troppa confidenza, non va affatto bene. Insinuare certe cose poi, senza basi su cui posare le sue tesi, inaccettabile.
"Che ti piece."
"Ma ci senti o sei stupido?"
Sbuffo, riprendendo a spalmare sul tavolo con violenza la povera pasta della crostata, scaricando su di lei tutta l'agitazione che mi ha provocato il precedente discorso.
Sposto l'impasto nella teglia e stappo il barattolino di marmellata di albicocche, ne ficco un dito dentro e me lo porto alla bocca, guastandomelo a pieno. 
"Buono! Vuoi assaggiare?" sorrido amichevole allo spadaccino, mentre nella mia mente si prospetta una piccola vendetta adatta a sciogliermi i nervi.
"Ok." il ragazzo si fa forza con le braccia sulle ginocchia per alzarsi, ma viene fermato da un mio "no no no!" accentuato dalla mano a palmo aperto nella sua direzione, al che Zoro socchiude l'occhi in modo indagatorio e inclina leggermente la testa.
Mi volto, immergo nuovamente la punta del dito nel vasetto e lo estraggo coperto della dolce marmellata, per poi girarmi ancora nella sua direzione e avvicinarmi con sguardo furbo.
Il ragazzo continua a guardarmi inquisitore mentre mi punto una mano sul fianco e allungo l'altra con la marmellata verso il suo viso.
"Tsk, sei strana." 
Appena lui avvicina lievemente il volto abbassando per pochi secondi la guardia, io con un gesto rapido striscio il dito su tutta la sua guancia finendo sul naso, bloccata poi dalla sua mano svelta.
"Sei una stronza."
Non posso far a meno di ridere vedendo il futuro miglior spadaccino al mondo con la faccia imbrattata di quella appiccicosa sostanza zuccherina arancione, con un espressione tra lo sorpreso, l'irritato e anche il divertito. Do uno strattone al braccio, liberandomi dalla sua presa e andando a prendere un tovagliolo dal ripiano della cucina, per poi porgerglielo educatamente.
Il ragazzo lo prende togliendomelo seccamente dalla mano, senza distogliere lo sguardo severo dal mio.
"Su pulisciti, e tranquillo, non lo dirò a nessuno" ghigno furba, prendendo il coltello dalla parte del manico e ricalcando le parole che poco prima il ragazzo ha usato contro di me.
"Tsk"
Sbuffa senza nascondere il ghigno divertito che gli aleggia sul viso, ed io torno a completare la crostata per poi metterla in forno avvolta dal silenzio rilassante che ora si diffondeva nella cucina.
Già, silenzio. Mi sono appena resa conto che non ci può essere silenzio in casa mia da poco tempo fa ad ora, almeno fino a quando cappello di paglia vaga come un anima in pena tra le stanze di casa mia. L'unico raro e irripetibile evento che garantisce questa straordinaria condizione ambientale definita dall assenza di rumori, è la sparizione di Rufy, probabilmente ancora alla disperata ricerca di un barattolo di marmellata tra i miei cassetti.
Chiudo il forno e faccio partire il timer, dando poi una sistemata veloce al tavolo, sospirare soddisfatta del mio operato e voltarmi verso lo spadaccino che aveva seguito ogni mio movimento.
"E adesso?"
"Adesso cosa?"
"Che facciamo?"
"E che ne so."
Wow, entusiasmante come sempre parlare con lui. Mi fermo a pensare godendo ancora una volta del silenzio che mi riempie le orecchie quando vengo colta da un improvvisa e entusiasmante idea.
"Giochiamo a Cluedo!"
"Che?"
Scatto senza rispondere, andando a recuperare il gioco in scatola e portandolo sul tavolo in sala, lasciandomi dietro un esasperato Zoro.
Corro in stanza chiamando Rufy, e trovandolo a frugare nel mio cassetto dell intimo.
"Ma non sei scomoda con questo?" arrossisco vedendo l'indumento che il ragazzo tiene in mano.
"Mettilo giù subito, o ti ammazzo." ringhio stringendo i pugni, assumendo uno sguardo abbastanza raccapricciante da far si che il ragazzo appoggi nuovamente il mio completino intimo nel cassetto, per richiuderlo con circospezione.
"Una parola, e ti taglio la lingua."
Lo minaccio malamente, assottigliando gli occhi e stringendo la mandibola, per poi girare sui tacchi e tornare verso la sala, seguita dal ragazzo al quale è già passato tutto lo spavento di poco fa, e ora porta con se un espressione serena e estasiata all idea di provare quel gioco che avevo proposto.
Arrivata all ingresso mi lascio superare da Rufy ed io volto verso la taverna, alla ricerca di Law.
Apro con lentezza la porta della taverna, e lo trovo seduto sul divano, di schiena, chino probabilmente sul mio portatile.
"Traffy, vieni a giocare?" 
Non sussulta e non si gira, sento solo un secco "no" come risposta mentre guardo i capelli corvini scompigliati e ribelli dalla mia posizione a metà tra il dentro e il fuori dalla stanza.
Mi avvicino in silenzio e mi siedo di fianco a lui, il quale sposta lo sguardo su di me solo rapidamente, per poi tornare a leggere la lunga serie di parole sullo schermo.
"Hai trovato qualcosa?" 
"Si."
Mi si blocca il respiro quando la sua risposta arriva alle mie orecchie e mi si infiltra nel cervello rimbombando nella mia testa.
La possibilità che se ne andassero, anzi la certezza, non è mai stata così viva dentro di me, e questa novità non mi piace per niente.
"Bene."
Rispondo secca, irritata, infastidita. Improvvisamente vorrei essere in qualsiasi altro posto meno che li, ad aver sentito quella sillaba così sconcertante.
"Ma mi manca un pezzo."
"Cosa?"
Sento una nuova speranza nascere timidamente dentro di me, allontanando la brutta sensazione di essere a un passo dal perderli tutti.
"Dobbiamo trovarci nel posto in cui siamo arrivati, ho letto che probabilmente ci sono dei posti in cui si trovano accumuli di energia particolari che possono creare un rapido passaggio fra i vari mondi."
"La mia sala?"
"Esatto." prende un sospiro per poi riprendere a parlare "si aprono casualmente, possono aprirsi dopo pochi giorni come dopo molti secoli. Logicamente non possiamo aspettare."
"Quindi?"
"Quindi non lo so. Ci deve essere un altro modo, ma non so quale."
Sospiro e sorrido, rilassando tutti i muscoli del corpo. Non è ancora il momento che vadano via.
"Visto questo grandissimo problema, assolutamente insormontabile per ora, vieni su con noi?"
"I problemi non si risolvono venendo su, lo sai?"
Sbuffo ridendo, per poi alzarmi e andare verso la porta.
"Fa ciò che vuoi allora!"
Corro su dalle scale, per poi arrivare in sala e sedermi per terra con gli altri ragazzi, attorno al tavolino basso della sala, allestendo tutto il necessario per una partita.
Cominciamo con i primi giri di domande, tra l'impegno e l'esagerata concentrazione di Rufy, che ancora prima di cominciare ha già riempito il suo foglietto delle indagini di scritte scoordinate, e la competitività di Zoro, che anche in questo desidera ardentemente vincere, quando vediamo comparire silenziosamente Law, e lo vediamo andarsi a sedere sul divano dietro di me, col busto inclinato a guardarmi le carte.
Il ragazzo segue il gioco silenziosamente, a differenza di Rufy che si agita di più a ogni domanda che non da i frutti che aveva sperato, fino a quando non sbuffa spostandosi e appoggiando la schiena contro il divano.
"Che hai?" borbottò infastidita dal fatto che il suo movimento, deconcentrandomi, mi abbia fatto dimenticare l'importantissimo appunto da annotare sul mio foglietto.
"Questo gioco è stupido."
"Ma che vuoi?"
Appoggio le mie carte a faccia in giù sul tavolino girandomi irritata verso il ragazzo.
"So la soluzione."
"Se volevi dirla avresti dovuto giocare, ora taci. E tu molla l'osso, barone!" mi giro di scatto mollando un sonoro schiaffo sulla mano di Rufy che sta tentando di spiare di nascosto.
"Ok lo so!" Esclama estasiato cappello di paglia, urlando ai quattro venti la sua soluzione, e poi andando a guardare nella busta con le carte mancanti. Ovviamente risposta sbagliata, ma ahimè svelata al mondo per colpa del ragazzo, che girate le carte ha reso pure noi a conoscenza del risultato.
Mollo le carte sbuffando verso il ragazzo.
"Grazie tante."
"Ops" ride lui grattandosi la testa, sotto i borbotti di uno scontento Zoro, che non era riuscito a dimostrare di poter vincere senza problemi. Ragazzo più competitivo di lui io non l'avevo mai visto.
Mentre ritiro le carte, un curioso odore mi giunge al naso facendomi sussultare e sgranare gli occhi.
"Oh merda!"
Mollo tutto lasciando cadere le carte per terra, per poi mettermi a correre verso la cucina, spegnere il forno e armata di presine estrarre una molto bruciacchiata torta.
"Che cavolo!" impreco sbattendo una mano sul tavolo dopo aver appoggiato quell'obbrobrio che un tempo poteva risultare uno sfizioso dolce, ora di un insano color nero.
"Beh, niente crostata stasera!" mi porto una mano dietro la testa ridacchiando "chi si sbarazza delle prove?"
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Il vibro del telefono mi desta dal mio improvvisato pisolino sul divano, causato dalla noiosità del film che stava andando in onda in tele, si “andava”, poiché deve essere finita da un pezzo suddetta produzione cinematografica.
Il badare che i ragazzi non creino casini troppo grandi a cui poter dare facili spiegazioni, e le notti a fianco a Law, insonni da quando mi ha terrorizzato prendendomi la mano di colpo dimostrando di essere sveglio nel cuore della notte, facendomi così temere che potesse facilmente spegnere la mia vita mentre io me la ronfavo alla grande, mi hanno letteralmente distrutto, e ogni tanto cedo, addormentandomi di colpo quasi da far invidia a Zoro.
Mi strofino gli occhi con i pugni chiusi, e prendo in mano il mio cellulare tentando di leggere il messaggio con la vista ancora annebbiata.
Mamma: vai a fare la spesa, il frigo è vuoto.
E ci credo che il frigo è vuoto io, da quando abbiamo due animali senza fondo che si aggirano tra le mura di casa nostra. Dico due, poiché il terzo mangia come una persona umana, stranamente.
Butto giù le gambe dal divano e mi stiracchio esibendomi in un gran sbadiglione assonnato.
"La mancanza di sonno può causare gravi problemi al cuore e al tessuto cerebrale."
Sobbalzo girandomi di scatto, per vedere un rilassato Law seduto tranquillo sul divano, la testa appoggiata allo schienale e gli occhi chiusi, ma sveglio.
"Tu e le tue occhiaie ne sapete qualcosa, dottore."
Sbuffo irritata, convivendo con lui ho imparato a odiare le persone che mi si presentano alle spalle con l'intento di spaventarmi, perché logicamente nessuna persona umana può essere cosi silenziosa di natura, senza sforzarsi di non emettere il minimo suono per uno scopo ben preciso.
"Io dormo."
"Certo."
Mi rilasso buttandomi giù sul divano e chiudendo ancora brevemente gli occhi, rimarrei qui tutto il giorno se solo potessi, ma il dovere me lo vieta, quindi con uno slancio mi sollevo alzandomi in posizione eretta.
Sollevo le braccia oltre la mia testa, scrocchiando tutte le vertebre della schiena, per poi appoggiare le mani sui fianchi e voltarmi verso il ragazzo, che mi guarda di striscio con gli occhi socchiusi.
"Comunque se dormo poco è colpa tua, caro." 
Lo guardo severamente, mentre lui si limita ad alzare un sopracciglio ad esprimere confusione.
"Beh, non è facile rilassarsi col terrore che il tuo compagno di letto, che per giunta dorme a fianco di una nodachi, possa farti secca da un momento all'altro, sai?"
"Immagino sia difficile."
Ma mi sta prendendo per il culo? Oltre al fatto che non ha smentito il mio possibile omicidio, sottolineerei.
"Credo che oggi mi comprerò un taser, e lo metterò sotto al cuscino. Si sa mai."
"Tsk"
Me ne vado verso la camera a vestirmi e prendere i soldi, improvvisando una lista delle cose che mancavano su un post-it dimenticato da Dio ed esiliato nel mio armadio, rimanendo sorpresa dal curioso silenzio che si diffonde nella casa.
Torno in sala aggiustandomi ancora la maglia, trovando Law nella stessa identica posizione di prima.
"Dove sono Cip e Ciop?"
"Chi?"
"Su che hai capito, Zoro e l'altro scemo, dove sono?"
"Usciti."
"Usciti?"
"Usciti."
"E dove?"
"Non lo so Ginevra."
Il ragazzo alza la testa mettendosi a guardarmi con un espressione estenuata. La sua soglia della pazienza ha qualcosa di infimo ultimamente, ma più che delle crisi isteriche del chirurgo della morte, sono preoccupata dall improvvisa sparizione dei due.
Il fatto che siano in giro, da soli, può voler dire troppe cose. Tipo che potrebbero traumatizzare persone, o animali che si voglia, o distruggere edifici, e nessuna delle ipotesi mi attrae particolarmente.
"Devo far la spesa, vieni con me. Dopo andiamo a cercarli."
"Non ci puoi andare da sola?"
"E se stanno facendo a botte con qualcuno io cosa posso fare eh?"
"Se stanno facendo a botte con qualcuno, quello è già morto."
"Ancora peggio! Per questo mi servi tu, io non riesco a spostarlo il cadavere!"
Sbuffo andando verso la porta e aprendola, fermandomi sulla soglia con una mano sul fianco e l'altra sulla maniglia.
"Allora?"
Ticchetto con un piede per terra, mentre lui sbuffa e si alza lentamente, per poi superarmi e uscire sotto al sole. 
"Solo perché potrebbe essere utile conoscere il luogo."
Ghigno soddisfatta chiudendomi la porta alle spalle, ora ho qualcuno che mi porterà le borse.
 
 
"Certo che fa caldo, eh" mi lamento trascinando i piedi, spostando lo sguardo sul viso del ragazzo in cerca di una conferma del fatto che mi abbia sentito. Lui tace continuando a guardare dritto davanti a se, le mani in tasca e il viso impassibile.
Il divertimento fatto persona.
Sospiro, resami conto che non otterrò risposte ne ora ne nel più prossimo futuro, e cammino fianco a fianco a lui, affrontando coraggiosamente il caldo torrido.
"Senti.. c'è qualcosa che ti serve al negozio?"
Se le cicale avessero la forza di muovere le ali nonostante la temperatura, le sentirei sicuramente.
Aspetto una risposta.
Guardo i miei piedi muoversi, mentre tiro un calcio a un sassolino che rotola lontano da me.
Aspetto ancora.
Alzo lo sguardo, lui concentrato come al solito sui suoi arcani pensieri, sconosciuti ai comuni mortali.
"Potresti rispondere, gentilmente?"
"No."
"Era retorica la domanda, idiota."
Mi guadagno un perfetto sguardo omicida, essendomi permessa davvero troppa confidenza chiamandolo a tal modo, o almeno più di quanto lui accetti, sicuramente. Ma non è colpa mia se risponde in modo talmente sintetico da non permettermi nemmeno la comprensione del significato.
"No, non voglio nulla Ginevra."
"Ah."
Entriamo nell edificio avvolti da un soffio di aria condizionata, tale da creare una corrente polare artica che farebbe impazzire Bepo.
Mi armo di carrello e e tiro fuori quella che potrebbe somigliare a una lista della spesa, cominciando a leggere i vari sostantivi disposti ordinatamente in fila verticale.
"Frutta." mi giro verso Law tendendogli il foglio, mentre lui mi guarda con le mani in tasca senza muovere un muscolo. Tendo ancora la mano, in segno di incitamento nel prendere quella maledetta lista, e già che ci siamo anche il carrellino. 
Lui mi guarda. Io lo guardo.
"O te la muovi o prendi tu la frutta, possibilmente prima che marcisca."
"Tsk" 
Sicuramente spaventato dall idea di doversi mettere quei bellissimi e abnormi guanti di plastica trasparenti per prendere la frutta, che avrebbero certamente rovinato la sua aria da capitano degno di rispetto, allunga le mani verso il post-it, e si trova come regalo compreso nell'offerta speciale, anche il carrello cigolante.
Ghigno tutta soddisfatta alla vista del cinico chirurgo della morte in versione casalinga disperata, sentendo una sensazione di soddisfazione diffondersi nel mio petto mentre la sua mandibola si stringe e il viso si contrae in una smorfia contrariata.
Prendo un po di frutta, le metto nel carrello, e prima che Traffy riesca a restituirmi ciò di cui gli ho fatto gentilmente dono poco prima, scatto in avanti, precedendolo lungo la corsia del supermercato. 
"Cosa c'è scritto dopo?"
Sbuffa, sono certa che mi farebbe volentieri a pezzi per poi espormi sul banco del pesce a poco prezzo, ma sfortunatamente per lui e fortunatamente per me, questa opzione non è fattibile. Per ora, almeno.
"Scrivo così male?" mi giro a guardarlo ghignante, con una falsa espressione dispiaciuta sul volto, incitandolo nella lettura e guadagnandomi un occhiata severa da parte sua.
"Latte." ringhia guardandomi, mai una donna si è presa gioco di lui tanto facilmente, e questo lo irrita terribilmente, fortunatamente io non vivo nel loro mondo, o sarei la sua rovina o forse semplicemente sarei morta, questo non sta a me saperlo.
Prendo alcune bottiglie di latte, che avrei poi sistemato sulla dispensa in cucina, e le sistemo nel suo carrello sotto il suo sguardo vigile.
"Ora?"
"Pane." 
Ridacchio vedendo la sua espressione disgustata nel pronunciare quella parola, e recupero l'alimento nominato.
Proseguiamo fino al banco frigo, in cui vedo come novità una piccola confezione di sushi, e l'afferro passandola al ragazzo.
"Ti piace il sushi?"
"No, mi fa schifo."
"E allora perché lo vuoi prendere?"
"Perché poi porterai le borse fino a casa, lo sai?"
Ghigno girandomi e proseguendo per la mia strada, sentendo il suo sguardo posarsi sulla mia schiena. Sbirciandolo con la coda dell occhio lo vedo abbozzare un sorrisetto furbo capendo che il cibo è solo per lui, ma infondo se lo merita un pensierino dopotutto, no?
Arriviamo alle casse, carrello quasi pieno, pago e cominciamo a ritirare gli acquisti nella borsa, con risultato di due pesantissime buste a testa.
"Ora andiamo a metterle giù a casa?"
Il ragazzo annuisce, e io lo precedo camminando e annaspando con le due borse come carico, che lui non sembra quasi accorgersi di portare.
Dopo i primi 50 metri, costellati da mie continue pause per prendere fiato e massaggiarmi i muscoli delle braccia, Trafalgar Law deve provare pena per me, o forse irritazione per l'ennesimo stop sul ciglio della strada.
"Ti devo portare una busta?"
Lo guardo malissimo.
"Assolutamente no, ce la faccio."
"È la sesta volta che ti fermi."
"E che vuol dire?"
"Che non arriviamo più se continui così, sei troppo debole."
"Io non sono debole." ringhio con un espressione severa e infastidita, non accetto che lui si senta superiora a me in nulla.
"Ah no?" ghigna divertito, crogiolandosi nello stuzzicarmi l'orgoglio.
"No."
Riprendo le mie borse da dove le ho appoggiate e ricomincio a camminare, seguita da lui con un espressione compiaciuta, mentre mi sforzo di non soccombere al peso di quei macigni.
Arriviamo molto duramente a casa, non sentendomi più le braccia e stanca morta, dopo non essermi fermata neanche una volta per non dargli quello schifo di ragione che tanto voleva.
Apro la porta, ed entro con un ultimo sforzo mollando le buste sul pavimento.
"Come stanno le braccia?"
"Benissimo." sibilo guardandolo in tono di sfida, incrociandole al petto. Indescrivibile il dolore che mi si diffonde fra i muscoli a causa del mio movimento, mascherato bellamente dalla mia espressione impassibile.
Ghigna conscio della mia bugia, ma non dice altro, salvo prendere tutte e quattro le borse e avviarsi verso la cucina. Giusto per fare un po il figo, direi.
"Tsk" sbuffo io zampettandogli dietro e cominciando a sistemare il tutto nei vari ripostigli, con brividi di dolore a ogni movimento delle braccia. Si, credo di aver decisamente bisogno di un po di palestra.
Ritiro anche l'ultima confezione di pasta nel ripiano della cucina, e mi giro appoggiando le mani ai fianchi con sguardo soddisfatto verso il ragazzo, che si è tranquillamente seduto su una sedia guardandomi sistemare il tutto.
"Andiamo a cercare i ragazzi ora, così vedi anche questa big city e sei felice." 
"Si."
Si alza e stavolta mi precede lui, arrivando alla porta d'ingresso e aprendola, mollandomi indietro senza molte remore.
"Aspettare?" gli strillo dietro, facendolo voltare a guardarmi, accelerando il passo per mettermi a fianco a lui.
"Hai bisogno di una guida turistica o ti basta vedere per capire?"lo stuzzico, per vendicarmi un po della mezza corsa che mi ha fatto fare, mentre ghigno divertita e provocatrice.
Mi guarda male, lo prendo come un chiaro avvertimento di pericolo, e comincio a prendere seriamente in considerazione l'opzione di tacere.
Mi sporgo per ogni via, ma non ci sono tracce dei due fuggitivi, cosa che mi inquieta, anche se a dir il vero non c'è traccia proprio di nessuno. Sembra di passeggiare per le vie di una città fantasma, io col mio intrepido compagno che per levarsi il peso di sopportarmi mi venderebbe senza scrupoli agli spiriti cattivi del luogo.
L'unico rumore che si staglia nel silenzio assoluto è la suoneria del mio telefono che ha iniziato a urlare senza sosta, creandomi un attacco di panico nel cercarlo furiosamente dentro alla borsa.
"Pronto?"
"Gin, sono Laura!"
"Ciao, dimmi!"
"Marta mi ha detto di invitarti, festa da lei domani sera! Ti passo a prendere io, ok?"
"O-ok.."
"A presto!"
"A presto!"
Le nostre telefonate sono sempre così telegrafiche, di solito realizzo solo dopo cosa ho appena accettato. Lei è sempre così di fretta in tutto, mi fa agitare e io non capisco bene ciò che dico, come ad esempio ora. Ho appena accettato l'invito della più stronza persona su questa terra, che neanche so perché mi abbia invitato, comportando così l'abbandono di casa mia nelle mani dei tre ragazzi. Credo di aver appena fatto la scelta peggiore del secolo.
"Ho fatto una cazzata." dico senza pensare, parlando più a me stessa che a qualcun altro.
"Mmh?"
Il ragazzo si gira verso di me attirato dalle mie parole, e io lo guardo disperata.
"Domani sera vado a una festa."
"Bene."
Si rigira guardando in avanti, probabilmente seccato dal fatto che il mio grande problema riguardi un inezia come quella.
"Faccio affidamento su te per controllare casa, eh."
"Tsk"
Sbuffa, mentre mi sporgo per vedere nell ennesimo vicolo che si dirama a fianco a noi.
Esploriamo il centro città, con quella piccola fontanella che sputacchia a fatica acqua ma l'unica anima che si aggira per quel luogo è un anziana signora quasi certamente scappata dal ricovero.
"Non sono qui."
"No."
Sospiro, abbiamo già controllato la stazione, il parcheggio dei camion, il campetto incolto e desolato, l'oratorio (dove siamo stati additati dai bambini e guardarti con diffidenza dagli animatori) e lo spiazzo di cemento utilizzato un tempo come luogo di ritrovo delle compagnie di ragazzini.
"Non so più cosa manca, abbiamo guardato ovunque.. non possono essere spariti!" mi metto le mani nei capelli, mentre il caldo soffocante mi ha impregnato il corpo di sudore.
"Saranno tornati a casa."
"E se non fossero?!"
Di certo non ho intenzione di tornare a casa senza averli trovati, e soprattutto non voglio tornare là senza aver la certezza di aver girato ogni luogo possibile. In questo esatto momento loro potrebbero essere a combinare casini in qualche luogo del paese, e noi non ne sappiamo nulla.
Sforzo la mia povera e affaticata mente nel tentativo di ricordarmi qualche posto inesplorato, quando come un lampo di genio mi salta alla mente il vecchio campo da calcio abbandonato, pieno di erbacce e insetti.
Rabbrividisco all idea di addentrarmi in codesta selva, ma il dovere me lo impone. Raccolgo le mie forze e mi dirigo a passo spedito verso il luogo preso in causa, seguita dal mio serio dottore.
Arriviamo lì attraverso una stradina stretta e desolata, coperta da graffiti e con bottiglie spaccate di birra a terra, con una pungente puzza di urina che si espande nell'aria. Inconsciamente mi avvicino un po di più a Law, spinta dall istinto di cercare protezione, che si limita a guardarmi di sottecchi sollevando un angolo della bocca, in un attimo di orgoglio maschile.
Giriamo l'angolo e ci troviamo davanti alla scena più assurda del mondo.
Quel campo abbandonato, non pare molto solitario, anzi. Due gruppi di ragazzi, tra cui troviamo anche Zoro e Rufy, giocano a calcio come esagitati, correndo, sudando, imprecando l'uno contro l'altro. E devo dire che anche i pirati si stanno dando da fare, con il loro istinto competitivo stanno per arrivare alle mani per fare quel maledetto goal.
"Forse è meglio se torniamo a casa."
"Si."
Li guardiamo, entrambi desolati, per poi voltare le spalle e avviarci a casa mentre sentiamo l'urlo disumano di uno Zoro molto incazzato.
"Rufy, idiota! La nostra porta è quella dall'altra parte!"
Ora almeno so che non ci saranno avvisi di pazzi criminali al telegiornale di stasera.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Una volta tornati, i ragazzi, sporchi d'erba e puzzanti di sudore, li ho subito spediti a fare una doccia, sotto minaccia di non farli cenare.
Abbiamo passato la serata giocando a monopoli, finendo tutti in bancarotta in men che non si dica per mano del chirurgo della morte, suscitando odio nei nostri cuori, per poi essere andati a dormire.
"Quindi domani non ci sei." nonostante tutto la sua affermazione sapeva molto di domanda.
"No." ho risposto io, con una punta di tristezza nella voce, infondo mi dispiaceva non stare con loro, sebbene fossero solo poche ore.
"Vedi di non fare cazzate." Si, solito discorso ci servi, poi puoi anche morire che non ci interessa più.
"Tsk" ho sbuffato girandomi su un lato, dandogli la schiena, mentre il mio cervello si spegneva e veniva inondato dall oscurità del sonno.
 
E ora sono sotto la doccia da ben venti minuti mentre l'acqua fresca mi scivola sui capelli scorrendo poi lungo la colonna vertebrale, mentre ripenso alla sera prima, e cerco il coraggio di abbandonare casa mia nelle mani di questi tre scapestrati.
Rufy sarebbe voluto venire con me, ma non essendo una mia scelta e non essendo in un luogo pubblico, non posso portarmeli dietro.
Sospiro passandomi le mani con lo shampoo sulla chioma infilando le dita tra i capelli. Allo stesso tempo è irritante come a Law importi di me solo come chiave per la porta del suo mondo, nonostante non abbia specificato prima di dormire, sono certa si trattasse di questo la sua preoccupazione che io non combini nulla di male, e la cosa è irritante certe volte.
Strizzo i capelli arrotolandoli su di loro, mentre la mia faccia si corruccia seguendo il filo dei miei pensieri, per poi uscire dalla doccia avvolgendomi nell asciugamano, lasciando colare alcune gocce di acqua sul pavimento del mio bagno.
Davanti allo specchio mi pettino, tamponando i capelli con un altro panno, scrollandomi poi come un cane, lasciando scivolare il capello mosso e bagnato sulla mia schiena.
Manca poco alla mia uscita, un ora e Laura mi passerà a prendere. Andiamo a piedi sfortunatamente questa volta, poiché la stronza che ci ha invitate abita nel nostro stesso paese, ma radunerà i suoi innumerevoli e falsi amici dalle città vicine. Ancora non capisco perché si sia interessata a noi, anche se da quanto ho intuito ultimamente Laura è entrata nelle sue grazie, e anche questo mi suona strano.
Prendo l'eye-liner e lo passo sugli occhi lasciando una traccia leggera, mi allungo le ciglia col mascara, e mi pettino nuovamente i capelli ancora bagnati, facendogli perdere altre goccioline, prima di strizzarli ancora con l'asciugamano, si asciugheranno da soli.
Sbuffo allo specchio, per poi girarmi e uscire dal bagno, trovandomi davanti Law seduto compostamente sul letto, gomiti sulle ginocchia e mani giunte a sostenere il mento.
"Potresti uscire che mi devo cambiare, grazie?"
Mentre con una mano afferro l'asciugamano che mi funge da vestito, previa problemi maggiori quali la sua caduta, con l'altra indico la porta assottigliando gli occhi, indispettita dalla sua presenza. Mi è sembrato di aver parlato chiaro quando prima ho detto che non avrei voluto nessuno in quell'ala della casa, visto che avevo intenzione di prepararmi con calma e tranquillità.
"No."
Mi cade la mano mentre socchiudo le labbra inclinando la testa, spiazzata dalla sua risposta. Non capisco che vuole, sono pure in ritardo, non ho tempo da perdere in chiacchiere.
"Senti, fai il bravo bambino e vai di la!"
Sbotto ricomponendomi, e portando la mano libera sul fianco, in un modo molto saccente.
"Devo parlarti."
Ecco le parole che più odio pronunciate da un qualunque essere umano, tutti gli errori della mia vita che mi scorrono davanti agli occhi e la strizza mi avvolge lo stomaco.
"Parla allora, veloce!"
Tento di nascondere il nervosismo che la sua affermazione mi ha messo dietro a un tono sicuro e annoiato.
"Non devi fare casini stasera."
"Grazie, lo sapevo già di mio, ora vai?"
Ignora la mia domanda senza dar segno di averla neanche minimamente presa in considerazione, per poi continuare a parlare.
"Credo tu sappia che sei importante per noi, probabilmente il fatto che la porta si sia aperta a fianco a te può avere dei collegamenti diretti."
"Lo so Law, me l'hai già detto un centinaio di volte!"
"Quindi fai in modo che non ti succeda nulla, o sarà peggio per te."
"Per me?"
"Se diventerai inutile per il collegamento, per qualsiasi motivo, mi sbarazzerò di te e cercherò altri con le stesse potenzialità, il che sarà un problema solo perché ci legherà a questo mondo per più tempo."
Sgrano gli occhi. Non gli avevo mai sentito dire parole simili con tanta freddezza e sincerità. Capisco dai suoi occhi e dal suo tono che non sta mentendo, che non gli importa assolutamente di me se non per il suo scopo ultimo, e la cosa mi ferisce immensamente.
Non immaginavo amore eterno o simili, ma anche un solo piccolo legame affettivo creato in queste settimane, invece nulla.
Spalanco la bocca tentando di far uscire delle parole, e gli occhi si inumidiscono. Merda, non mi voglio far veder piangere, men che meno davanti a lui. La rabbia, mi sale lungo lo stomaco e brucia la gola, mista a un senso di delusione e tristezza che mi impedisce di urlargli in faccia tutto quello a cui penso.
"Ora vattene dalla mia camera."
Apro la porta mentre sulla soglia aspetto che lui esca, cosa che fa senza dire più una parola, certo che le sue parole abbiamo fatto breccia nel mio cuore.
La chiudo alle sue spalle e mi ci appoggio con la schiena, povera illusa io che credevo di aver colpito il chirurgo della morte.
Mi asciugo gli occhi attenta a non rovinare il trucco appena fatto, la voglia di vendetta mi scivola nelle vene, non mi importa se andrà anche contro me stessa, ma stasera non farò la brava.
 
Il campanello suona, e io mi precipito ad aprire. Ho messo il vestito più attillato che ho trovato in camera, lungo, con un bello spacco profondo e i sandali dal tacco alto.
Rufy e Zoro mi guardano stupiti mentre li saluto, assolutamente non abituati nel vedermi tanto tirata e addobbata.
Law mi guarda con la coda dell occhi, braccia conserte, seduto sul divano, solita mimica facciale.
Gli mando un bacio strizzando l'occhio con fare seducente e furbo.
"Non aspettatemi svegli" soffio, prima di chiudermi la porta alle spalle e raggiungere la mia amica.
 
Arriviamo davanti alla casa esageratamente grande di Marta, e quando suoniamo il campanello questa si precipita ad abbracciare Laura, come sorelle di sangue separate da troppo tempo, e dopo un rapido saluto a me, la trascina nei meandri della sua villa.
Sbuffo, lì in piedi come un palo lasciata da sola alla prima occasione, avevo già capito che fosse cambiato qualcosa in Laura, ma non immaginavo così tanto.
Mi muovo, tenendo l'equilibrio su quei tacchi troppo alti per me fino ad arrivare al banco-bar, dove un ragazzo muscoloso e tatuato ha la funzione di barman.
"Coca Malibu, grazie." 
"Subito!" sorride smagliante con tutti i denti di cui è dotato, e si mette in funzione per prepararmi il cocktail.
"A te, splendore!" 
Afferro il bicchiere e accenno un sorriso nella su direzione, mentre lui è già preso a servire altre due ragazze di fianco a me.
Mi rendo conto di non conoscere praticamente nessuno delle persone che ci sono li, tutte sicuramente provenienti dalle città in cui Marta passa la maggior parte delle sue giornate, trascinate in questo paesino sperduto da dio con chissà quale promessa di divertimento.
Mi siedo sulla sedia alta vicino al bancone, e mi guardo intorno portando il drink alla bocca sentendo il gusto dolce del Malibu bagnarmi la lingua.
Si prospetta proprio una fantastica serata.
Faccio schioccare le labbra dopo il primo sorso, mentre mi si avvicina una ragazza, una delle poche o forse l'altra unica ragazza del nostro stesso paese.
"Ciao Ginevra!"
"Ciao Sara."
Mi sorride, e io mi sforzo di fare lo stesso lasciando per un attimo fuori dalla mia mente le parole di Law.
"Anche tu qua, eh?"
"Già"
"Credo che fra non molto andrò a casa, mi sto annoiando a morte."
Sorrido sinceramente per la prima volta nella serata guardandola.
"A chi lo dici" ridacchio, suscitando una flebile risata anche nella ragazza.
La conosco da un po, facevamo le medie insieme ma non mi sono mai trovata troppo bene con lei, troppo timida e impacciata, non ho mai saputo di che parlarle senza metterla in imbarazzo.
Rimaniamo un po lì a chiacchierare del più e del meno, sorprendendomi del grande cambiamento di quella ragazza, bevendoci il secondo cocktail della serata.
Assolutamente non sono abituata all alcool, e comincio a invidiare fortemente Zoro quando arrivata alla fine del bicchiere inizio a ridere e dire cose insensate con la bocca già impastata.
Sara, perse tutte le inibizioni, mi abbandona dove sono, andando nel mezzo della pista da ballo improvvisata mettendosi ad ancheggiare furiosamente, attirando subito l'attenzione di un ragazzo che avvicinatosi a lei la cinge per i fianchi e comincia a muoversi a ritmo col suo corpo.
Sospiro, da sola per la seconda volta nella serata mentre annoiata mi giro e ordino il terzo drink, combattuta tra l'istinto di seguire la Sara, è quello di tornarmene a casa.
Sto per alzarmi, preparandomi psicologicamente al dover sopportare il dolore ai piedi durante il ballo, quando vengo distratta da una voce maschile a fianco a me.
"Dai anche a me lo stesso suo, grazie"
Mi giro verso il suono, trovando la sedia su cui stava prima la ragazza, occupata ora da uno sconosciuto. 
La vista un po annebbiata e i suoni leggermente ovattati, lo analizzo dall alto al basso soffermandomi sulle braccia muscolose, la carnagione abbronzata, e i suoi grandi occhi scuri.
Inclino la testa mentre vedo la sua bocca aprirsi in un ghigno sicuro e emettere una sonora risata.
"Puoi smetterla di radiografarmi, sono sano!"
Sposto lo sguardo lentamente sui suoi occhi, e gonfio le guancie di orgoglio.
"Non lo stavo facendo.." borbotto con la voce impiastricciata dalla saliva.
Wow, la mia resistenza alcolica fa davvero schifo.
Senza un motivo preciso mi viene da ridere, e così faccio, esplodendo in una risata leggera che mi solleva dai pensieri.
"Ok, forse un po lo facevo.."
Sento la la sua voce melliflua mentre sputa complimenti stucchevoli tesi ad ammaliarmi, anche se in realtà fatico a stare dietro al suo fiume di parole, che mi provoca solo un intensa emicrania.
"Perché sei qui?" lo guardo ancora con quella faccia da scema mentre afferro una ciocca di capelli e la arrotolo sul mio dito, facendo il possibile per fermare la lista dei miei inesistenti pregi.
"Marta ha invitato mio fratello, e di conseguenza anche me"
Rido, per l'ennesima volta senza un perché, solo motivata dalla voglia di farlo. Non so, ma sul momento mi sembra estremamente divertente il fatto che abbia un fratello.
"Io intendevo perché sei qua di fianco a me!" gli sbatto una mano sulla coscia con fare amichevole, forse un po troppo pesantemente per sembrare seducente.
Non sembra curarsene lui, e continua a guardarmi negli occhi appoggiando il suo bicchiere al tavolo mentre io porto nuovamente il mio alla bocca.
"Ho visto una bella ragazza come te tutta sola, e ho pensato che forse la fortuna girava dalla mia parte stasera" ghigna ammagliante mentre mi toglie il bicchiere dalla mano per appoggiarlo a fianco al suo sul tavolo. Io guardo il mio drink allontanarsi da me per poi spostare lo sguardo su di lui e ridere ancora, nonostante la parte cosciente del mio cervello stia tentando di convincermi a smetterla.
"Sono già ubriaca, chiunque tu sia, non serve che ti impegni per farmi cadere ai tuoi piedi!"
Riprendo il mio bicchiere e mi alzo, traballando sui tacchi per avviarmi a fatica verso l'uscita quando sento qualcuno che mi cinge per i fianchi e mi sostiene.
Mi giro verso la direzione del contatto, e vedo il solito ragazzo di prima che ghigna. Sbuffo infastidita.
"Guarda che ce la faccio.."
"Marco"
"Eh?"
"Sono Marco"
Mi scivola il piede, e sento la sua presa stringersi su di me per impedirmi di cadere, mentre io mi aggrappo alla sua camica stringendo il tessuto nei pugni. 
"Ho bisogno di aria" 
"Subito"
Mi tiene ancora stretta, mentre io gli zampetto a fianco uscendo nel giardino sentendo l'aria fresca della notte che mi sfiora la pelle, lui sicuramente convinto di avermi in pugno.
Mi abbasso, mi tolgo i tacchi e li prendo in mano, alla ricerca di più stabilità, poi lo guardo mentre rafforza la presa sui miei fianchi e mi tira a sè.
"Facciamo due passi eh.."
Muovendomi la testa gira vorticosamente, e i miei passi incerti sono come un richiamo per quel ragazzo che non dubita e si precipita al mio fianco, stringendomi ancora la vita è schiacciandomi contro il suo petto.
"Sai che sei bello?" inclino la testa mugugnando parole che non avrei mai detto prima mente mi aggrappo incerta alla sua camicia e mi giro dentro alla stretta.
Ride lui, mettendo in risalto il bel viso e i denti bianchi, sicuro di se stesso e delle sue capacità.
"Lo sei anche tu.." sussurra prendendo improvvisamente un espressione seria e sexy, mentre avvicina lentamente il viso al mio.
"Una coccinella!" strillo rovinando il bel momento, mentre mi butto in ginocchio con la faccia a pochi centimetri dall erba, ad analizzare l'insetto.
Giro lo sguardo estasiata verso il ragazzo, che invece mi guarda serio e indispettito.
"Scusa" mi vien da ridere, un altra volta "sono un disastro!" scoppio in una risata sgraziata sollevandomi in piedi, e dandomi colpetti al vestito per ripulirlo dalla terra.
"Senti.." mi avvicino a lui afferrandogli la camicia e tirandolo verso di me, con un po troppa forza "perché non ti vai a trovare qualche ragazza da portarti a letto, che non sia io?" lo guardo negli occhi divertita, mentre il mio cervello non capisce bene le parole che sto formulando.
"Hai già perso parte della serata stando dietro a me!" rido ancora, mollandolo e arretrando a braccia aperte "credo che ora me ne tornerò a casa, si!" vengo presa da un irrefrenabile singhiozzo, mentre raccolgo le mie scarpe, lanciate nell'attacco alla coccinella, per poi voltargli le spalle.
Mi fermo arrivata al cancello, girandomi e trovando ancora il ragazzo sorpreso a fissarmi le spalle.
" senti puoi dire.. a Laura che vado.. a casa, grazie!" gli urlo dietro tra un singhiozzo e l'altro, mettendomi ancora a ridere e poi andandomene, sfidando la strada e l'asfalto che mi sembra ondeggiare come un mare in piena.
 
Arrivo a fatica a casa, cerco disperatamente le chiavi nella borsa e quando le trovo le spingo con forza nel buco della serratura. Entro arrancando, provando a tenere il singhiozzo sotto controllo per non disturbare nessuno.
Rufy e Zoro dormono tranquilli, sorrido quando li vedo, per poi andare a lanciare le scarpe a caso nello sgabuzzino e dirigermi verso la mia camera.
Apro la porta sbuffando, con una mano premuta sulla fronte e una nausea assurda.
"Cosa hai?"
Sento la voce severa di Law provenire da un lato, e con fatica mi giro. Lo trovo seduto sulla mia poltroncina, ad aspettarmi il viso serio e la mandibola serrata.
"Nulla!" un singhiozzo scappa dal mio controllo mentre appoggio le mani ai fianchi, alla ricerca di un espressione decisa.
La scena mi pare esageratamente comica, così vengo presa da un attacco di ridarella, e sentendomi cedere sotto al peso delle risate mi siedo per terra, picchiando un pungnetto sull pavimento.
"Sei ubriaca."
Mi si avvicina rapidamente, mettendomi una mano sotto al mento per sollevarmi il viso.
"No che non lo sono!" gli rido addosso, dandogli un colpo per allontanarlo da me.
"Si che lo sei" mi afferra per le spalle, scuotendomi un poco, mentre vedo la sua calma vacillare "ti avevo detto di non fare casini!"
"Non ho fatto casini!" sbraito, ora nervosa, provando a divincolarmi dalla presa, per poi arrendermi e guardarlo male, dritta negli occhi. Sento la sua presa alleggerirsi così mi scrollo per allontanarlo da me. 
"Ho incontrato un ragazzo sai?"
"Bene." 
I suoi occhi lampeggiano pericolosamente, mentre mi guarda con quello che sembra odio, mentre mi alzo facendo leva sulle mie gambe, intralciata dal lungo abito. Mi sento improvvisamente soffocare da quel vestito così lungo e fasciante, che senza pensare porto la mano alla zip e la faccio scorrere, lasciando l'abito cadere ai miei piedi e restando in intimo, senza vergogna, emozione di cui sono stata privata dall'alcool, davanti a lui. 
Il ragazzo non distoglie lo sguardo dai miei occhi, come a non essersi accorto del succinto pizzo nero che mi riveste malamente.
Sento la rabbia salirmi dentro, accentuata dalla sua indifferenza nei miei confronti. 
"Voleva portarmi a letto!" strillo provando a contenere il volume della mia voce mentre mi avvicino minacciosa a lui "E mi sarebbe anche piaciuto!"
"E allora perché non ci sei andata?" ringhia, il tono di voce basso e rabbioso mi rimbomba nella mente, provo paura in questo momento di quel ragazzo, ma allo stesso tempo i miei pensieri non ne vogliono sapere di stare chiusi nella mia mente.
"Per questo!" non capisco cosa faccio, cosa dico, sento solo la testa che gira e le mie mani che si muovono fuori dal mio controllo. Lo prendo per la t shirt, lo tiro a me e lo bacio intensamente. Il ragazzo rimane fermo, mentre io stringo le labbra sulle sue in un impeto di rabbia.
Lo mollo di scatto, allontanandomi come se mi fossi scottata, e mi spingo con la schiena contro al muro. Respiro in modo affannoso mentre lo guardo negli occhi, anche lui sorpreso e immobile.
"Devo vomitare." 
Per la seconda volta da quando sono arrivati mi catapulto sul water, rimettendo tutto l'alcool delle sera, e li rimango per almeno mezz'ora ora, con il ragazzo che mi guarda appoggiato allo stipite della porta.
 
Dopo qualcosa che a me è sembrato un tempo interminabile, mi pulisco la bocca e mi alzo dal pavimento, superando Law e andando finalmente a mettermi una maglia larga, che mi avrebbe fatto da pigiama.
Sposto il lenzuolo e mi corico sul materasso, guardando il ragazzo che lentamente viene a sdraiarsi a fianco a me, guardandomi.
"Spero di dimenticare tutto quello che ho fatto stasera, domani" dico riprendendo un poco di quella lucidità che per tutta la sera è stata ben nascosta dentro di me.
Non dice nulla lui, si limita a guardarmi. Non sembra più arrabbiato come prima, non riesco a decifrare quello che vuole dirmi, so solo che mi guarda negli occhi senza rispondermi e la cosa mi confonde.
Ripenso al bacio, e mi si arrossano le guance, ricoprendomi di imbarazzo, tanto da farmi distogliere lo sguardo, puntandolo sul soffitto.
"Senti, mi dispiace.."
"Dormi."
Guardo Law, prima di sorridere sperando che la mia testa la pianti di girare il prima possibile, per poi accoccolarmi in posizione fetale e chiudere gli occhi.
"Notte Law.." borbotto sentendo già il mio corpo abbandonarsi tra le braccia di Morfeo, quando poco dopo sento la voce profonda del ragazzo al mio fianco.
"Notte Gin." 
Sorrido, e mi perdo nel sonno, crogiolandomi nel fatto che abbia usato per la prima volta il mio soprannome, e che quest'ultimo suoni particolarmente bene detto da lui, sentendomi stranamente al sicuro.
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Apro gli occhi, la testa che scoppia.
Mi porto rapidamente una mano sulla fronte, premendola e rannicchiandomi strizzando gli occhi. Merda, che diamine è successo ieri sera?
I ricordi sfocati si sommano gli uni sugli altri nella mia mente, con grandi vuoti temporali in cui mi sfugge ciò che è accaduto.
Mi alzo a forza, mentre la mia testa pulsa come se qualcuno l'avesse scambiata per una maracas e ora continuasse a scuoterla incessantemente.
Avanzo incerta lungo al corridoio che mi conduce alla cucina, mentre impreco verso me stessa e qualsiasi mobile incontri sulla mia strada, a rendere più difficile la mia avanzata.
"Tutto bene, ragazzina?" 
Alzo lo sguardo nervoso sul ragazzo che si trova davanti a me, Zoro, e ringhio sommessamente.
"Ti pare?"
Lo scanso senza tanti complimenti, andando alla ricerca dell acqua per prepararmi un the che metta fine, o almeno ci provi, alle mie sofferenze.
"Hai mai sentito parlare di educazione?" sbuffa alle mie spalle, mentre io lo ignoro apertamente, troppo concentrata a non vomitare per i giramenti.
"Come stai?" mi giro scazzata verso l'ennesimo rompipalle che intralcia la mia strada.
Quando vedo il possessore di tal voce, perdo un battito. L'ubriachezza della sera prima, non abbastanza forte per cancellarmi i ricordi ma, ma pare sufficiente per annebbiarli fino a quando particolari elementi chiavi non li riportano alla mia mente.
Ricordo delle risate, della rabbia scaturita da non si sa bene cosa, e infine quel bacio nervoso e impulsivo. Non posso descrivere il calore che sento avvampare sulle mie guance quando mi trovo davanti Law, seduto comodamente su una sedia, che mi scruta negli occhi con quello sguardo deciso e furbo di qualcuno che sa più del dovuto.
"S-sto bene.." balbetto voltandomi il più rapidamente possibile verso il frigorifero per poi immergerci la testa dentro, alla ricerca di un luogo da cui nascondermi da lui.
Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo, per poi aprirli e accorgermi che nulla di quello che sto cercando si trova lì dentro.
"Non è bene tenere il frigorifero aperto per molto tempo."
Le mie guance divampano ancora, mettiamo in chiaro il fatto che non va per nulla bene sentirmi in imbarazzo ogni volta che codesto ragazzo mi parla, contando che viviamo nella stessa casa.
Afferro un cioccolatino sopravvissuto e solitario, e lo strappo con foga dal ripiano, chiudendo malamente l'anta.
"Lo so eh!" sbuffo guardandolo male, mentre lui inarca un sopracciglio stupito in parte dalla veemenza con cui stringo il mio kinder, e in parte dal mio tono aggressivo, con una più che scarsa motivazione.
"A che ora sei tornata ieri?"
Zoro appare sulla soglia della cucina, appoggiandosi lateralmente allo stipite della porta mentre io mi dirigo a passo pesante e pugni chiusi verso il ripiano del pentolame.
"Ma che ti importa? E comunque, non lo so."
Mento, i ricordi piano piano mi stanno tornando, e non mi piacciono. Affatto.
"Non lo sai?"
Il dottore si gira mascherando il ghigno furbo sul suo viso con un tono lievemente sorpreso, per quanto la sua impassibilità gli permetta.
"No." guardo l'acqua del lavandino riempire il pentolino appena recuperato, a conoscenza della mia scarsa abilità di fingere guardando negli occhi le persone.
"Cosa ti ricordi di ieri?"
"Nulla"
"Capisco" riconosco il tono di voce diverso di chi ha le labbra inarcate, e digrigno i denti arrabbiata con colui che si diverte a beffeggiarmi tra le righe.
La testa continua a pulsare e il nervoso di certo non aiuta.
Sento il ragazzo la risata dello spadaccino oltre le mie spalle, che punge il mio orgoglio sul vivo.
"Che hai combinato? Hai bevuto una birra e sei andata fuori?"
Ringhio ancora, tanto che un lupo mannaro sembrerebbe un tenero chihuahua, e sbatto il pentolino sul ripiano della cucina.
"Ma non avete altro da fare che rompere i coglioni a me?!" sbraito allargando le braccia e assottigliando gli occhi, provocandomi una fitta alla testa di inestimabile dolore.
"Tsk, sei nevrotica" il ragazzo dai capelli verdi si allontana portandosi le mani in tasca, ghignando affatto spaventato e andando probabilmente ad allenarsi in qualche camera, lasciandomi da sola con il chirurgo.
Silenzio, l'unico rumore che si sente è il bollore dell acqua e il nostro respiro.
Sbircio con la coda dell occhio il ragazzo, e mi sento più tranquilla quando vedo il suo sguardo impegnato nello scrutare qualcosa di apparentemente interessante oltre la finestra.
Prendo la bustina del the, la tazza, e ci verso dentro l'acqua sedendomi al tavolo, accuratamente distante da lui, mentre mi appoggio una mano alla fronte.
"È un peccato che non ricordi niente."
Sento le sue parole e alzo immediatamente il viso verso di lui causandomi una fitta pungente, ma non incrocio il suo sguardo, poiché catturato ancora da quel qualcosa che mi pare il nulla oltre il vetro.
Sono sorpresa dalle sue parole, non posso negarlo. Non riesco a fare altro che socchiudere le labbra stupita e rimanere a osservare il suo profilo maledettamente perfetto.
"E perché?"
Lo guardo con una strana curiosità e ansia nel sentire la sua risposta.
Il ragazzo sa come farmi soffrire, e quindi aspetta, lasciando che quei secondi mi corrodano l'intestino lentamente.
"Nulla."
Lo stomaco mi si stringe lasciandomi quella ben nota sensazione di freddo, che pian piano fa largo a quel nervoso impetuoso che mi fa venir voglia di spaccargli la tazza in testa.
Può benissimo evitare di girarci intorno quel maledetto.
"Perfetto." sibilo tra le labbra immergendole nuovamente nella sostanza zuccherina che sto bevendo.
Sento la sua sedia spostarsi, il suo passo allontanarsi e poi non sento più rumori.
Alzo lo sguardo, sono sola, ho mal di testa e quel maledetto Law ha un elemento che può usare contro di me a suo piacere. Sono nella merda.
 
Mattina passata sul divano a provare a stabilizzare i giramenti del mio cervello, e ora che pare abbia deciso di fermare la giostra, Zoro ha deciso di fare del suo meglio per rimetterla in moto.
Stravaccato sull'altro divano del salotto poco distante da me si esibisce in un concerto heavy metal di russi.
Le ho provate tutte. Ho fischiato, gli ho tirato un calcio, gli ho lanciato addosso il telecomando e un cuscino, che poi sono pure dovuta andar a recuperare alzandomi con grande sforzo dalla mia posizione, ma nulla ha avuto effetto.
Indecisa tra il mettere fine alle mie sofferenze soffocandolo con la sua pancera, o andarmene in un posto più tranquillo e solitario quale la mia stanza, decido di scegliere la seconda.
Mi sollevo e trascinando i piedi mi dirigo la dove devo andare, lasciando l'artista incompreso a continuare il suo assolo senza spettatori.
Promemoria per me: passare in farmacia a recuperare dei cerotti per il naso contro il russare. 
Apro la porta della mia stanza, fortunatamente vuota e mi dirigo verso il bagno per sciacquarmi il viso con dell acqua fredda, nella speranza di alleviare il dolore che va a gravare sugli occhi, facendoli sentire pesanti.
Mi asciugo, e mi giro per andarmi a coricare in tranquillità, con una lentezza esasperante.
Mi sdraio, chiudo gli occhi, e nel momento di pace dei sensi quel maledetto spadaccino raggiunge il clou della sua abilità innata esplodendo in un suono gutturale che mi raggiunge in questa altra stanza.
Spalanco gli occhi facendo ricadere le mani pesantemente sul materasso a fianco a me, sbuffando rumorosamente e alzandomi seccata.
Per il bene della comunità mondiale, prima che qualcuno scambi questo suono per la rinascita di un qualche mostro infernale, decido di andarlo a svegliare e già che ci sono, di prendermi un antidolorifico.
Mi avvicino allo spadaccino, lo prendo per le spalle e lo scrollo malamente. Se non dormo io non dormirà neanche lui, per correttezza insomma.
"Zoro sveglia!"
Lo sballotto come una pallina del flipper, facendolo grugnire e aprire un occhio.
"Che vuoi?" biascica con la bocca ancora impastata aprendo l occhio, e guardandomi male.
"Rompi." dico semplicemente arricciando le labbra con un fare imbronciato.
"Se per questo anche tu."
"Va ad allenarti e fai un favore al mondo, marimo."
"Vai a rompere al dottore, e fai un favore a me."
Mi allontano con un espressione sconcertata mollandolo istantaneamente.
"Ma la finisci con questa storia?!"
"Tsk"
Ghigna conscio di aver colto nel segno e chiude nuovamente gli occhi, tornando a respirare pesantemente. Sbuffo, il fatto che nessuno rispetti la mia autorità potrà essere un grave problema, si.
Rendendomi conto dell inutilità di stare nella mia camera con quel cinghiale in sala, cambio nuovamente la mia direzione, sperando di trovare pace in taverna.
Incontro Rufy lungo le scale, che ridacchiando corre verso la porta d'ingresso urlandomi qualcosa simile a un "vado al campo" o a un "voglio uno scalpo", che mi fa immediatamente decidere di non interrogarmi oltre sulla sua meta, mentre sento l'uscio sbattere alle mie spalle.
Gelata per un secondo, con la testa inclinata e lo sguardo perso nel nulla, completamente sorpresa dalla rapida comparsa del ragazzo, riprendo l'utilizzo delle mie facoltà mentali e ricomincio a scendere la scalinata.
Apro la porta della taverna e ci ficco dentro la testa con cautela, guardandomi intorno. Nessuno all orizzonte, via libera.
Vado verso il divano, comodo e invitante, e mi sto per sedere lasciando sprofondare il mio fondoschiena sul sofà, quando vengo distratta da una voce.
Inutile dire la rabbia che mi è bollita nello stomaco quando ho notato che anche l'ultimo spazio libero della casa è occupato, notando che ormai mi restano come uniche alternative la cuccia del gatto o il bagno.
"Mal di testa, Ginevra?" mi giro verso la sua voce profonda, e vedo la persona dalla quale volevo tenere più distanza possibile.
"No." mento, e mi sbrigo ad alzarmi dalla scomoda posizione in cui ero rimasta, pressoché identica a quella delle donne mentre fanno pipì nei bagni pubblici, a mezz'asta sopra al water con un male incredibile ai polpacci nel tentativo di mantenere l'equilibrio.
Lo vedo ghignare, mentre rapido si sposta di fronte alla porta per bloccarmi l'uscita. 
Ancora mi sto chiedendo dove fosse prima quando non ho visto nessuno entrando nella stanza, quando mi sorprendo nel vedere la sua attuale posizione.
"Che vuoi?" ringhio trovandomi poco lontana da lui, assottigliando lo sguardo per esibire un espressione infastidita.
"Spiegazioni."
Tutti i santi passati e futuri che mi aiutino, e che li invochi io che non sono una persona religiosa vuol dire davvero tanto. La mia intuizione sulla finalità di questo discorso non mi piace neanche un po.
"Non ho nulla da spiegarti, spostarsi grazie." sibilo fissandolo negli occhi, mentre lui non vacilla minimamente dalla sua posizione.
"Non eri così ubriaca da dimenticare tutto Ginevra."
"Ho una bassa resistenza alcolica, ti va bene come spiegazione?" comincio ad agitarmi, provo a farmi una scaletta mentale degli argomenti logici da esporre quando il mio cervello si prenderà delle ferie non pagate a causa della tensione che il ragazzo mi provoca.
"No."
"Problemi tuoi. Mi fai passare o no?"
"No."
"Santa pazienza, ma hai il ciclo?!" sbatto un piede per terra, sotto pressione, e con l'istinto di fuga elevato ai massimi livelli,mugolio solo levarmi da quella situazione imbarazzante. 
Alza un sopracciglio lui, a farmi intendere che la provocazione non ha avuto il benché minimo effetto.
"Ieri sera non sei andata a letto con quello sconosciuto, il motivo di tal scelta mi ha incuriosito."
Fuoco nelle mie guance, bombardamenti nella mia testa.
"Ah non ci sono andata? Peccato era carino.." borbotto a bassa voce, ricordandomi alla perfezione il discorso della sera precedente, e come era finito con quell irruento bacio.
"Non era quello che volevo sapere." soffia queste parole stranamente troppo calde, che fanno a botte con gli occhi di ghiaccio, da farmi scivolare un curioso brivido lungo alla schiena molto simile a una scossa elettrica.
"Non so cosa tu voglia da me Trafalgar!" gli sbraito addosso stringendo le mani a pugno e avanzando tirandogli una spallata per farlo spostare.
Afferro con decisione la maniglia dando uno strattone alla porta per aprirla e precipitarmi fuori, al di là di quella situazione che mi sta mettendo sotto pressione.
"Comunque ti dona il pizzo nero."
Giusto per fare contrasto col colore precedentemente nominato, sbianco. Nell indecisione se essere felice perché mi avesse notato la sera prima, o essere arrabbiata perché me lo stesse sbandierando in faccia con un tono molto canzonatorio, mi congelo con il primo piede sulle scale. Mi volto lentamente, e con la stessa lentezza nauseante ritorno dentro alla taverna chiudendomi la porta alle spalle, trovando di fronte a me il ragazzo con un ghigno provocatorio perfettamente disegnato sul volto.
"Ora, con calma, dobbiamo parlare." prendo un respiro profondo, portandomi le mani ai fianchi e rappellando tutta la mia diplomazia, cercando almeno un po' del coraggio necessario per instaurare questo discorso così ostico e imbarazzante.
Incrocio lo sguardo col suo, gli occhi modellati da quel ghigno furbo creato dalle sue labbra.
"Quello che è successo ieri non deve uscire da qui, ok? In particolare modo il mio intimo."
Dal suo sguardo leggo la soddisfazione di chi ce l'ha vinta, e il mio imbarazzo si mescola rapidamente al nervoso per averlo lasciata battere così facilmente.
"Ok?" Ringhio ancora guardandolo male.
"Solo se ti spiegherai meglio."
Ora mi sta davvero infastidendo diciamocelo.
"Ma ti diverti a torturarmi?" sbraito lasciando che una strana luce mi lampeggi negli occhi, assumendo un espressione esasperata.
"Si." ghigna ancora quel maledetto, suscitando la mia voglia di mettergli le mani al collo e scrollarlo come un sacco di patate fino a quando non mi implori pietà.
"Allora cosa vuoi?" sbuffo incrociando le braccia, allestendo un perfetto broncio scocciato.
"Sapere il motivo per cui hai deciso che fosse il caso di baciarmi."
"Che ne so, ero ubriaca!" abbandono le braccia lungo i miei fianchi con fare spazientito.
"Credo tu lo sappia."
"Santo cielo, sei pesante! L'ho fatto perché mi andava, punto."
"Già meglio."
Un respiro profondo, alzo gli occhi al cielo teatralmente, per poi guardare seccata lui.
"Visto che hai finito l'interrogatorio, ora vado. Bye." 
Giro sui tacchi alzando una mano oltre la mia spalla, a indicare un saluto, e mi avvicino alla mia tanto agognata via d'uscita poggiando una mano sulla maniglia e aprendola lievemente, già soddisfatta dall essere riuscita a svignarmela conservando il mio orgoglio, quando vengo fermata da qualcosa.
Sobbalzo quando una mano si appoggia poco distante dalla mia, sul legno della porta, spingendo con decisione così da farla chiudere con un tonfo.
Guardo la mano, le dita affusolate, tatuate, le lettere della parola DEATH così surrealmente vicine a me. 
Mi giro schiacciandomi con la schiena contro la porta, rapidamente, in trappola, preparando la voce in gola pronta a strillare come un aquila di smetterla di pressarmi, ma la mia voce si rompe in gola. 
Il fiato mozzato, il rumore del mio battito cardiaco troppo veloce e troppo forte mi rimbomba nelle orecchie, il suo ghigno troppo vicino al mio viso.
"Non mi pare di aver detto di aver finito, tu non mi hai dato le risposte che cercavo."
Sento il suo respiro su di me, e mi si spegne il cervello. La rabbia sfocia in confusione e agitazione che mi blocca come una bambola di pezza contro quella superficie rigida, mentre si secca la gola in conseguenza alla sensazione del suo corpo così vicino al mio.
I miei occhi scivolano sulle sue labbra, le vedo tese in quella curva così attraente e pericolosa, e un brivido mi corre lento lungo la schiena.
Non posso dire di non provare paura nell incrociare il suo sguardo deciso, e agitazione allo stesso tempo, nel trovarmi lì intrappolata dal suo corpo e dal suo braccio teso, sentendo il suo fiato solleticarmi il naso.
"C-cosa vuoi?" un filo di voce riesce e trovare il coraggio di risalire lungo la gola per andarsi a scontrare contro il petto del ragazzo.
Sento la soddisfazione crescere dentro di lui, mentre mi vede disarmata, spaventata, eccitata, e completamente in mano sua. Si sente forte nell avermi fatto perdere il mio tipico tono combattivo e avermi lasciato senza parole per una volta, li, tra il suo petto e la porta, conscio delle sue capacità di uomo.
Ghigna e io provo a riassestare il mio cervello, nella più rapida delle maniere, con un grande sforzo.
Cambio la mia espressione, non voglio essere il suo giocattolo e non sono una ragazza che si fa mettere i piedi in testa dall ragazzo di turno, recupero il mio carattere piccante e incrocio le braccia al petto.
"Io ho detto ciò che avevo da dire, se non sei soddisfatto problemi tuoi. Puoi spostarti ora, per favore?" soffoco le sensazioni contrastanti che fanno a botte dietro di me, sotto a un sottile strato di sicurezza e sfacciataggine. 
"No."
Rimane lì, a guardarmi provocatorio mentre la mia voglia di fuggire e l'istinto di annullare la distanza fra di noi hanno cominciato un combattimento di boxe all ultimo sangue.
"Bene, allora faccio io." 
Gli appoggiò le mani al petto facendo pressione per allontanarlo da me, scegliendo così la seconda istintivamente, sento il petto muscoloso sotto le mie dita e non posso far a meno di deglutire lasciando intravedere per poco le mie vere emozioni sotto a quello sguardo serio che ho montato sul mio viso apposta per l'occasione. E lui lo nota il lieve scoprimento del mio punto debole, lo nota bene.
Sento il suo busto far resistenza alla mia spinta, che si trasforma rapidamente in forza. Le mie braccia si piegano contro la sua volontà e il suo viso si avvicina rapidamente al mio, troppo rapidamente, premendo con forza le labbra sulle mie.
Spalanco gli occhi, sorpresa, rimanendo con le mani sul suo petto e la schiena contro la porta.
Lo sento approfondire il bacio e io non riesco più a capire niente, l'emozione soffoca la ragione e mi trovo a rispondere senza rendermi conto di farlo. Stringo i pugni sulla sua maglia, socchiudo le labbra, lascio che le palpebre si serrino.
Non c'è dolcezza in quel bacio, solo irruenza, impeto e foga. È eccitante, è caldo, è deciso, è da lui.
Si stacca di colpo, spalanco gli occhi e se possibile mi schiaccio ancora di più alla superficie dietro di me, mi tremano le gambe, l'unica cosa che riesco a fare è guardarlo negli occhi per cercare una spiegazione.
Sul suo viso torna il ghigno furbo, mentre si mette le mani in tasca analizzando il mio viso col suo sguardo. 
Si avvicina di nuovo, e io socchiudo le labbra, mi sento così debole in questo momento, odio quando sono in balia di qualcuno, ma non riesco a fare altro che osservarlo silenziosamente.
"Non mi piace essere preso in giro, non voglio che si ripeta più."
Ha vinto al pieno questo scontro, e quel bacio è stato il suo modo per dimostrarmi che lui è più forte di me, che non è lui ad essere sottomesso e subire ordini, non lo è e non lo sarà mai.
Lo guardo, zitta, maledizione quanto vorrei riuscire a dirgliene quattro in questo momento, lo odio per l'essere riuscito a fermarmi le parole in gola e lo detesto per il ghigno provocatorio sulle sue labbra, per quelle parole severe che ha appena pronunciato facendomi gelare il sangue nelle vene.
Sento la superficie mancare da sotto la mia schiena, e traballo per reggermi in piedi senza perdere l'equilibrio cadendo come un mela marcia, mentre lo vedo togliere la mano dalla maniglia e superarmi senza problemi salendo le scale, lasciandomi da sola in quella stanza.
"Vaffanculo Trafalgar Law!" urlo chiudendo le mani a pugno e puntando i piedi a terra, con le poche forze che non mi ha sottratto.
"Tsk" sento il suo sbuffo divertito, e vedo la sua schiena girare l'angolo senza fermarsi.
Che tu sia maledetto per questo, chirurgo della morte.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Pesto i piedi con rabbia sulle scale alternando sbuffi irosi a sguardi carichi di odio verso qualsiasi cosa di fronte a me.
Mi si stringe lo stomaco nel ripensare l'umiliazione di poco fa e desidero con tutta me stessa di poter cancellare l'evento dalla realtà. Stringo i denti sulle mie labbra, forte da farmi male, con la voglia di prendermi a schiaffi per non aver reagito in maniera diversa. Se solo lo avessi spinto via, o almeno avessi girato il volto dal lato opposto invece di lasciargli carta bianca nel suo gioco meschino, forse, dico forse, sarei meno arrabbiata con me stessa.
L'ennesimo sospiro profondo mi accompagna in sala, dove trovo Zoro semi addormentato coricato sul divano.
Assottiglio ulteriormente gli occhi, fissandolo nel peggior modo di cui sono in grado, avvicinandomi a passi pesanti a lui.
"Sei uno stronzo." ringhio lugubre stingendo i pugni. Fare a botte con Roronoa Zoro non è una mossa intelligente, ma è di certo quello che vorrei. Sfogarmi su quel ragazzo per la rabbia insita nel mio torace, e liberarmi dei sensi di colpa per ciò che è successo scaricandoli su di lui non può essere definito un comportamento onorevole, ma sicuramente liberatorio.
Apre l'occhio lui, guardandomi con noia, squadrandomi dal basso all alto alla ricerca di un qualcosa che giustificasse la mia aggressione verbale nei suoi confronti. Si sofferma sul mio viso, una maschera di nervoso e astio, analizza i miei occhi severi, le labbra gonfie per i morsi, tirate in una smorfia di disappunto, le guance rosse e gonfie e i capelli spettinati.
"Strano, non c'erano previsioni di un uragano a breve." 
Ghigna divertito, stuzzicando oltraggiosamente la mia già scarsa pazienza, con il suo tono rilassato e provocatorio.
"No, ma lo potrei diventare io." 
"Si?"
"Si!" 
Impreco verso di lui, ancora. Fossi stata al suo posto mi sarei già tirata uno schiaffone in faccia e me ne sarei andata lasciandomi a strillare alle sue spalle. Lui no invece, non sono un nemico, non c'è motivo di scaldarsi e sprecare energie. Mi guarda, ghigna, e basta.
"Hai anche intenzione di dirmi il motivo oltre a strillare come un oca?" 
Un brivido di rabbia si fa strada sulla mia schiena, scivolando rapido sulla colonna vertebrale per poi scaricarsi sul collo, dove si prospetta l'arrivo di una cervicale imminente.
"Vieni qua!" 
Lo branco per un braccio, costringendolo ad alzarsi contro voglia, e lo trascino verso la porta d'ingresso mettendoci tutta la forza che ho in corpo, per poi sbatterla dietro di noi e uscire rapidamente in strada.
"Ma che fai donna?" 
Lo guardo male mentre comincio a camminare istericamente lungo il marciapiede, seguita dal ragazzo.
"Se tu non avessi russato, io non sarei andata in taverna!" sbraito contro con la stessa foga di un cane famelico davanti a un gatto.
"Eh?"
"Lascia perdere, intanto è colpa tua e ora mi devi aiutare."
Rilasso di poco i muscoli delle braccia e del collo, sciogliendo la postura lasciando fiorire un lieve ghigno sulle mie labbra a seguito dell illuminazione che ha appena colto la mia mente.
"Tu sei scema, che colpa ne ho se sei andata in taverna?" sbuffa, stavolta esprimendo un espressione tra il sorpreso e lo sconcertato.
"Le colpe le hai e te le tieni, quindi ora mi aiuti. Punto e basta." 
Lo stento sbuffare mentre solleva il sopracciglio scettico, puntando i suoi occhi scuri su di me.
"E che cosa dovrei fare?"
"Fargliela pagare a Law." 
Il mio ghigno si allarga sulle labbra prendendo vita, sento tutti i muscoli tranquillizzarsi e una strana allegria si diffonde nel mio stomaco, alla prospettiva di far pentire il chirurgo della morte delle sue azioni.
Racconto con grande sforzo e imbarazzo tutto ciò che è successo allo spadaccino sotto al suo sguardo divertito.
"Questo è tutto, ti ho portato fuori per dirtelo.. e perchè camminare mi calma."
Prendo fiato per la prima volta da quando ho iniziato il discorso sollevando le spalle e poi lasciandole ricadere lentamente riempiendo di aria i miei polmoni.
"Quindi ti dovrei aiutare.." ghigna furbo "e a me che cosa ne viene?"
Sbuffo, spostando lo sguardo di fronte a me tirando un calcetto a un sassolino sull asfalto.
"Assolutamente niente Zoro, sono io che sono misericordiosa nel permetterti di risarcirti aiutandomi invece di pagarmi un ingente somma per causa di danni morali alla sottoscritta."
Onestamente, spero che il ricordo della navigatrice e della sua fissazione con i ricatti sia ancora talmente vivido nella mente dello spadaccino da permettermi di convincerlo facendo leva sul terrore psicologico suscitato da Nami durante la loro convivenza. E devo dire che la cosa funziona.
Lo vedo spalancare lievemente un occhio a seguito delle mie parole, per poi sbuffare e fare un cenno d'assenso col capo.
"Andata."
Rido soddisfatta, mentre mi crogiolo nell pensiero di ciò che succederà a breve sperando di non aver sbagliato i miei calcoli.
"Andiamo a prenderci due birre al bar, così ti spiego il piano. Pago io."
Lo guardo sollevando le spalle con un tono innocente e con troppo euforico per i miei standard.
"Cominci a piacermi mocciosa!"
Lo vedo ridere rilassato mentre ficco le mani nelle tasche dei pantaloni assicurandomi di avere con me qualche spicciolo.
 
 
"Quindi tu creda che si ingelosirà."
Sposto lo sguardo dal muro del bar al viso del ragazzo seduto al tavolo con me, facendo schioccare le labbra insaporite dalla Corona che sto bevendo.
"Io credo che pensi di avermi in pugno, e non mi pare uno a cui piace che gli sottraggano i suoi vantaggi." sollevo un angolo della bocca con fare furbo, lasciando che gli occhi saettino nuovamente sul liquido dorato all interno della bottiglia, dopodiché la sollevo tenendola per il collo di vetro e la faccio ondeggiare di fronte a me con un movimento circolare, osservando la birra inclinarsi secondo il mio volere.
"Un vantaggio?" la voce di Zoro mi distrae dalle mie azioni, facendomi tornare al discorso.
"Si, lui è convinto che io sia in mano sua dopo che io non mi sono ribellata al suo bacio. Credo abbia voluto vedere quanto fa effetto su di me, e diciamo che io non ho smentito le sue idee.." mi fermo a pensare alla scena di prima, con le guance nuovamente rosse e irritata dell essere stata così sciocca "e avere qualcuno ai propri comodi, soprattutto ora che è in questo mondo, non penso gli faccia proprio schifo."
Sento una risata scrosciare con irruenza fuori dalle sue labbra, tanto da farmi alzare la testa indispettita e confusa riguardo al motivo di tale ilarità.
"E quindi credi che fingere di stare con me lo faccia incazzare, ragazzina?"
Gonfio le guance infastidita da tale soprannome, portando le mani ai fianchi e accavallando le gambe seccamente. 
"Non chiamarmi così, grazie. E comunque si, lo credo."
La sua risata si trasforma in un ghigno intrigante, sbatte la birra sul tavolo facendo sobbalzare la cameriera annoiata intenta a limarsi le unghie nel bar deserto.
"Magari sarà divertente vedere quel dottore da strapazzo dare di matto, ci sto."
Sorrido io, riprendendo la mia bottiglia e mandando giù l'ultimo sorso amarognolo, per poi pulirmi le labbra col torso della mano.
"Fantastico." 
Torno a portare lo sguardo sul muro del bar, Trafalgar Law non è uno che lascia le cose al caso, e di questo ne sono certa, ma comunque stiano le cose, voglio giocare anche io le mie carte.
La sua curiosità riguardo il mio bacio impulsivo della sera prima mi ha a dir poco sorpreso, e ho intenzione di vedere a cosa fosse realmente dovuta.
 
SPAZIO AUTRICE.
Ok, non avevo intenzione di fare altri spazi autrice fino alla fine della storia ma ho un paio di cosa da dire.
Innanzi tutto, scusate il capitolo corto, sono in vacanza e ho davvero poco tempo per scrivere ma non volevo abbandonarvi completamente, ecco.
E poi mi sono venuti dei dubbi su Zoro, non sono sicura a si comporterebbe davvero così l'originale e questa cosa mi preoccupa.. secondo voi lo sto mandando molto fuori personaggio? Dovrei aggiungere qualche avviso alla storia? Sono agitata D:
Mi piacerebbe sapere i vostri pareri sullo spadaccino, così da poterlo migliorare per il futuro in caso necessiti cambiamenti. Grazie in anticipo :)
A presto e buon Ferragosto (so che è domani, ma vi faccio gli auguri in anticipo!) ! :D
Love u all :)

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Mi scosto di lato, permettendo allo spadaccino di passarmi a fianco e precedermi nell ingresso, richiudendo poi la porta alle mie spalle con un sonoro tonfo.
Alzo gli occhi verso la sala, incrocio lo sguardo con Law, vedo il suo viso ghignante, l'espressione sicura di se e così terribilmente attraente da far ribollire la rabbia dentro di me.
Maschero il fremito d'odio dietro a un sorriso provocatorio, più simile a un insulto che a una cortesia, dandogli poi le spalle per andare verso camera mia.
Raccatto con foga la sua Nodachi e il suo cappello dal comodino, mordendomi le labbra conscia che potrei rimpiangere a vita ciò che sto per fare, e esco rapidamente dalla camera dirigendomi a passo svelto dal ragazzo.
Lo vedo inarcare un sopracciglio vedendomi arrivare, facendo saettare lo sguardo dal mio viso, alle sue cose, e poi nuovamente sui miei occhi con fare interrogativo.
Appoggio malamente entrambi gli oggetti sul tavolo della sala, lasciando buona parte del mio cuore sulla pellicciotta del cappello che le mie dita stanno sfiorando abbandonandolo sulla superficie dura del mobile.
"Se non è un problema per te, e non lo sarà ne sono certa, dormirà con me Zoro da ora in poi."
Il suo sguardo sorpreso si trasforma nuovamente in un ghigno intelligente, convinto che la mia sia solo una ripicca dettata da un moto di orgoglio capriccioso nel non voler dormire con colui che mi ha baciato senza permesso.
Dire che lo prenderei a schiaffi ora è davvero poco, per poi sorvolare su cosa gli farei con quella sua maledetta spada.
"Cosa?"
Ed ecco l'idiota numero due che fa la sua azzeccatissima comparsa nella scena.
"Zoro, ho detto a Law che tu dormirai con me stanotte, ne abbiamo parlato prima ricordi?"
Lo vedo accigliarsi un secondo probabilmente ripensando alla conversazione di poco fa, prima di rendersi conto che me lo sono inventato di sana pianta sul momento.
"Si" sospira buttandosi sul divano dopo aver recuperato una seconda birra dal frigorifero.
Mi chiedo quanto alcool possa reggere quel ragazzo prima di cominciare a rotolarsi lungo le strade urlando frasi sconnesse.
Ruoto il viso verso Law, alquanto divertito dalla scena, cosa che mi fa infuriare maggiormente.
"Dovresti ringraziarmi, alla fine ti ho fatto un favore." ringhio guardandolo severamente, gonfiando il petto come un piccione.
"Grazie." 
Io non capisco cosa ci sia in questo ragazzo da farmi venire contemporaneamente sia la voglia di spaccargli la testa contro uno spigolo, che quella di saltargli malamente addosso.
Non mi piace che sia convinto che io stia facendo questo solo per ripicca, voglio che lui ci creda realmente. Creda al mio flirt con lo spadaccino, e creda che ciò che faccio sia fatto indipendentemente da lui e dalle sue azioni, solo a questo punto potrà ingelosirsi. Ciò che è di Trafalgar Law, è di Trafalgar Law, e che provi attrazione verso di me o no, non lascerà che qualcuno si prenda qualcosa che è in pugno suo così facilmente.
Volto il viso verso Zoro, che incrocia lo sguardo col mio, e vedendosi puntati addosso i miei due occhi lampeggianti di una nuova idea, solleva leggermente un sopracciglio incuriosito e anche leggermente divertito dalla situazione.
Gli sorrido, un sorriso un po troppo furbo per sembrare dolce e mi avvio zampettando verso di lui, raccogliendo il telecomando dal tavolino, per poi lasciarmi scivolare sul divano a al suo fianco.
"È un problema se accendo la tele?" 
Nessuna risposta, lo prendo per un consenso.
Porto i piedi sulla seduta, rannicchiandomi contro un fianco dello spadaccino, lasciando pesare la mia testa sulla sua spalla.
Indescrivibile è l'adrenalina che mi scorre nelle vene in questo momento, nell impaziente attesa di vedere una qualsiasi reazione aleggiare sul viso del chirurgo della morte.
Zoro ghigna, lascia cadere un suo braccio su di me, avvolgendomi delicatamente per poi accarezzarmi la gamba con la punta delle dita provocandomi un immediata pelle d'oca. Il ragazzo allarga il suo ghigno nel vedere l'effetto della sua mano su di me, mentre io maledico la mia debolezza verso grattini e coccole di ogni tipo.
Con la coda dell occhio spio Law, lo vedo lanciare un rapido sguardo interrogativo verso di noi per poi incrociare le braccia dietro la testa e appoggiarvici sopra il cranio, chiudendo gli occhi.
Mi piacerebbe essere nella sua mente ora, vedere i suoi pensieri oltre quel duro strato di sicurezza che tiene ben teso davanti a sè, capire se qualcosa si sta muovendo nella sua testolina e se il mio piano sta già sortendo un qualche effetto.
Socchiudo gli occhi anche io, lasciandomi cullare dall andamento circolare della mano di Zoro sulla mia coscia, ringraziando i santi di essermi passata il rasoio l'altro giorno. Rovinare il momento a causa della peluria in ricrescita non sarebbe stata di certo una buona idea.
Sento la mano del ragazzo scivolare lentamente dal ginocchio lungo tutta la lunghezza della coscia, sempre più vicina ai miei glutei. Spalanco gli occhi, afferrando rapidamente il suo polso e spostando lo sguardo su di lui, che mi guarda interrogativo.
Aumento la forza nella stretta per poi mollarlo bruscamente, ruotare il busto su se stesso, e avvicinare le mie labbra al suo orecchio con un estenuata lentezza, sfiorandolo.
"Non provare a prenderti troppe libertà Marimo." sibilo lasciando che le parole scivolino su di lui, portandolo ad aumentare l'ampiezza del suo ghigno.
"Le cose si fanno bene se le si vuole fare, mocciosa." sussurra così che sia udibile soltanto da me.
Spalanco gli occhi, sollevando di scatto la schiena dal suo fianco per poi riabbassarla cautamente avendo notato un occhio del dottore aprirsi per esaminare la situazione.
Incrocio le braccia al petto riaccucciandomi, con la sua mano ruvida che torna ad appoggiarsi a me, senza però massaggiare la mia pelle, mentre fisso sconcentrata il televisore, quando sento qualcuno bussare violentemente alla porta d'ingresso.
Sobbalzo sul posto, spostando rapidamente gli occhi sulla porta scossa dai colpi, e mi alzo con uno scatto facendo cadere pesantemente il braccio dello spadaccino.
Vado ad aprire, in un certo senso grata a colui che sta così veementemente tentando di buttare giù la mia porta d'ingresso per avermi liberata da tal situazione imbarazzante, quando mi trovo davanti un Rufy sporco di erba e odorante di sudore, con un ginocchio sbucciato e un aria sconvolta.
"Che hai fatto?!" 
"Niente!"
Si ficca un dito nel naso guardandomi sorridente, mentre io passo dal sorpreso al rabbioso nel vederlo negare cotanta evidenza, data la goccia di sangue scivolargli lungo il polpaccio, e la scarpe sporche nel mio ingresso.
"Levati subito quelle cose." ringhio sommessamente in direzione della terra ai suoi piedi, mentre lui sorpreso segue il mio sguardo, per poi uscirne con un "ok" spensierato, facendo ciò che gli è stato ordinato.
Alzo un braccio imperiosa verso il corridoio che porta al bagno assottigliando gli occhi con un fare da madre arrabbiata, fissando il ragazzo di fronte a me che continua a sorridermi come niente fosse.
"A lavarti!" impongo con la voce di chi non accetta repliche "e dopo dammi i vestiti sporchi che te li pulisco.." concludo abbassando la voce e il braccio rassegnata a un pomeriggio a lavare le macchie di erba dai suoi pantaloni, tentando l'impossibile.
"Ok!" 
Lo vedo correre verso il bagno per poi tornare in boxer e scaricarmi i suoi vestiti in braccio tutto felice, mentre mi sbatto una mano contro la faccia lasciandola scivolare sulle labbra e facendola cadere lungo il mio fianco. 
"Roger, capitano.." sussurro voltandomi e scendendo verso la lavanderia, a fianco della taverna, trascinando i piedi lungo le scale.
 
 
Deve essere almeno mezz'ora che sto lottando contro il peggior nemico che potessi incontrare: una macchia di erba e terra particolarmente legata alla sua sopravvivenza.
Sospiri su sospiri, e un male al braccio atroce, continuo a raspare insistentemente su quel pantaloncino con la spugna ruvida nella speranza di poter vincere questa battaglia estenuante, quando sento dei passi dietro di me avvicinarsi leggeri.
Inclino lievemente la testa verso un lato, tanto da permettermi di vedere colui a cui appartengono con la coda dell occhio.
"Se sei venuto per lavare i panni sono d'accordo, se no ciao."
Ringhio a bassa voce tornando a raspare con più foga sul tessuto, dando nuovamente le spalle a Law che mi guarda con le mani in tasca e il viso serio.
"Ancora offesa?"
"No."
"Meglio"
Stringo la mascella e sento i denti digrignare fra di loro, vorrei fortemente che se ne andasse, e avesse almeno il ritegno di non rompere dopo la sua precedente uscita.
"GIIIN!"
Un urlo disumano proviene dal piano superiore, seguito dal rumore di passi di corsa lungo le scale. Ringrazio il cielo per codesto ragazzo che mi ha salvato per ben due volte nello stesso giorno, prendendo seriamente in considerazione l'idea di non fargli saltar cena per punizione per avermi sporcato l'ingresso.
"Cosa vuoi?"
Gli sbraito contro trovandomelo davanti per l'ennesima volta in mutande, cosa che ormai non mi fa più caldo ne freddo, ignorando bellamente l'altro ragazzo dietro di me.
"I vestiti!" mi risponde semplicemente, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Idiota non ti posso dare quelli bagnati, mettine altri."
"E dove sono?"
Sbuffo, sperando che non abbia mai una moglie o quella povera donna diventerà santa ancora prima della morte, che sarà sicuramente prematura a causa di un attacco di cuore per il troppo stress e la voglia irrefrenabile di Rify di avventura e di mettere in pericolo la sua vita.
Estraggo i pantaloni, in cui la macchia si è solo leggermente sbiadita e li ficco in lavatrice insieme alla maglia, asciugandomi poi le mani sulla canotta.
"Vieni con me." 
Sospiro, nascondendo la mia abnorme gioia nel poter evitare di restare nella stessa stanza con Law, sotto a una maschera di fastidio dovuta al dover andare con cappello di paglia alla ricerca di una maglia pulita in giro per la casa.
 
Una volta trovati i vestiti, aver tolto la bottiglia dalle mani di Zoro che si era addormentato stringendola ancora e tenendola pericolosamente inclinata verso il divano, sono finalmente riuscita ad andare a preparare la cena.
I miei sono andati a mangiare fuori per l'anniversario di matrimonio, e mi hanno lasciato il compito di sfamare i tre pirati senza di loro a sostenermi.
Ruoto il cucchiaio di legno dentro al pentolino col sugo sotto lo sguardo famelico di Rufy, che segue ogni mio movimento, e quello vagamente annoiato di Law che vaga dalla mia schiena, alla finestra, al televisore acceso.
Sospiro scrollando lievemente il cucchiaio per poi riprendere a mescolare per evitare che si appicchi diventando così immangiabile, quando sento delle mani grandi posarsi sui miei fianchi.
Sobbalzo, sorpresa per il tocco delicato e allo stesso tempo deciso su di me, e volto la testa quanto basta per vedere il collo dello spadaccino a due centimetri dal mio naso, sporgersi oltre la mia spalla.
"Cosa mangiamo stasera?"
Sento il suo profumo di bagnoschiuma maschile, e calore delle sue mani diffondersi sulla mia pelle oltre il tessuto della mia maglia. Rabbrividisco avvolta da questa curiosa sensazione di piacere e protezione.
"P-pasta" balbetto, ancora maggiormente scombussolata quando sento il suo busto aderire alla mia schiena, facendo più pressione su di me.
Scrollo la testa, riprendendo coscienza delle mie azioni e sbattendo leggermente il cucchiaio contro il bordo del pentolino, mostrandomi tranquilla e a mio agio dentro alla sua presa, anche se così non è. 
Mi inclino in avanti, allungandomi per prendere una presina, e sento il fuoco sotto le guance quando il mio sedere entra a contatto col suo bacino, strusciandosi contro di lui in un lento sfregamento. In risposta a questo movimento il ragazzo mi molla rapidamente, scostandosi da me con uno scatto come se si fosse scottato.
Mi giro sorpresa da tal gesto, con un fare interrogativo, quando mi accorgo del motivo della sua azione.
Nei suoi pantaloni ora si mostra un gonfiore curioso, non desiderato e tanto meno cercato. Ghigno vedendo la sua reazione a contatto col mio corpo, e mi chiedo istintivamente da quanto tempo non abbia atteggiamenti simili con una donna, lasciando vagare i pensieri su quanto fortunata debba essere stata colei.
Nonostante tutto, anche la presa di potere dell'amico dello spadaccino, deciso a mostrare il suo volere a chiare lettere, non si è dimostrata vana. 
Lo sguardo di Law, particolarmente serio, pare aver notato benissimo i gesti di Zoro nei miei confronti, e anche l'attrazione che ha provato il suo corpo verso il mio, e pare non essergli piaciuto. Mi guarda ora, il ragazzo, con un viso severo e la mandibola serrata, unici segni del fastidio causatogli, e la mano stretta a pugno poggiata sul tavolo indica che fondamentalmente qualcosa dentro al gelido chirurgo della morte è stato smosso.
Ghigno soddisfatta, guardando prima uno e poi l'altro ragazzo, portandomi le mani sui fianchi.
"La pasta è pronta."
 
 
SPAZIO AUTRICE
I 500km di viaggio di oggi e le abnormi code in autostrada hanno fatto si che avessi il tempo per dedicarmi a un nuovo capitolo. 
Spero sia decente e che vi piaccia! 
Ho una domanda per voi stavolta, visto che mi pare di non essermi mai soffermata sulla descrizione fisica di Gin, volevo chiedervi: come la immaginate? 
Sono curiosa delle vostre risposte! 
Alla prossima :)
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Sono seduta sul letto, rannicchiata come quando da bambina facevo gli incubi, schiena contro la spalliera e mento appoggiato alle ginocchia, mentre il respiro pesante di Zoro rompe il silenzio in cui sono avvolta. Lanciò uno sguardo alla sveglia, le 4 di mattina lampeggiano chiaramente sullo sfondo nero del piccolo schermo. Sospiro, per l'ennesima volta mentre lancio l'ennesimo sguardo stanco al ragazzo a fianco a me.
Non che ci sia qualcosa di male in lui, il corpo scolpito e il viso rilassato lo rendono ancora più bello del normale, anche il suo continuo russare sembra avermi dato pace per una notte, ma c'è qualcosa che che manca il lui,qualcosa che mi fa provare una strana sensazione di vuoto all interno dello stomaco ogni volta che i miei occhi si posano sui suoi lineamenti. E nonostante tutto di me imponga la sua volontà nel negarlo, una piccola sezione di coscienza, insita negli spazi più angusti e oscuri della mia mente, si sgola nel non troppo vano tentativo di farmi ammettere cosa manca al ragazzo al mio fianco.
Zoro è forte, è determinato, è bello e serio, solo una cosa lui non è e non sarà mai. Law.
Lui non è il ragazzo al cui fianco ho dormito per varie settimane, al cui profumo sono ormai abituata, e che mi trasmette quella strana sensazione di sicurezza che mi culla ogni notte. 
Così sono qua, a fissare l'armadio da ora senza che il sonno riesca a prendere possesso della mia mente facendola finalmente tacere, soffocando le emozioni contrastanti che questa giornata assurda mi ha regalato.
Guardo ancora la sveglia, un minuto in più di prima. Minuto che scorre con la stessa velocità degli innumerevoli altri che ho visto questa notte.
Sbuffo, ruoto le gambe giù dal letto facendo più silenzio possibile e mi sollevo rilasciando cautamente il materasso per evitare di svegliare lo spadaccino al mio fianco, che prende soltanto un respiro più profondo, e appoggio la pianta del piede a terra, facendo aderire la superficie fredda sulla mia pelle e mi crogiolo nella sensazione che sto provando muovendo le dita dei piedi itate intorpidite. 
Lentamente, passo dopo passo, spingendomi avanti premendo le mani contro il muro, ondeggiando come un pinguino dal passo incerto, mi dirigo verso la cucina. Mi tengo al muro mentre giro l'angolo per trovarmi in sala, liberando tutta me stessa nella migliore espressione di uno sbadiglio liberatorio.
"Non dormi?"
Mi gelo da far invidia a un polaretto, la bocca ancora spalancata, così come gli occhi, mentre volto molto, ma davvero molto, lentamente il viso verso il divano-letto in sala.
Riassesto la mandibola quando vedo il ragazzo che mi ha parlato, supino, gli occhi aperti e le mani incrociate dietro alla testa, chiaramente sveglio.
"Ho sete" sussurro, in chiaro contrasto col ragazzo che aveva parlato tranquillamente, con un tono di voce normale, senza curarsi minimamente di Rufy al suo fianco, che comunque non ha avuto la benché minima reazione, immerso profondamente nel suo sonno.
Non noto risposta, nonostante mi sia fermata lì in chiara attesa di ascoltare quel qualsiasi cosa voglia dirmi. Aspetto qualche secondo, mi volto e ricomincio a camminare strisciando nuovamente i piedi con svogliatezza verso la cucina. 
Spalanco la porta del frigo, rimanendo un attimo decisamente accecata dalla luce del frigo come un riccio davanti agli abbaglianti di un auto, traumatizzata da cotanta luce dopo ore di oscurità, e mi accingo ad agguantare ferocemente la bottiglia, portandola poi alle labbra per mandare giù gran sorsi di acqua fresca.
Mi perdo a scrutare incantata il contenuto del frigo, colta da quella famosa voglia di spuntino di mezzanotte, anche se in ritardo di quattro ore, per poi chiudere lentamente la porta nell estremo tentativo di non far rumore.
Nuovamente, dopo essermi girata per tornare alla mia stanza, decisa ad addormentarmi a qualsiasi costo, sussulto tremendamente nel vedere una sagoma scura appoggiata allo stipite della porta con un fianco, che mi si blocca lo stomaco come ad averci messo il tappo della vasca da bagno.
Ringrazio mentalmente tutti i santi che hanno fatto sì che la persona in fronte a me sia soltanto Trafalgar Law e non qualcuno come Slanderman o simili, che nonostante abbiano probabilmente carattere molto affine a quel del chirurgo della morte, mi fanno decisamente più paura. E se a qualcuno interessasse, si, il buio non mi piace e mi fa paura, e mi fa pensare a cose stupide, soprattutto.
"Cosa vuoi?" gli sbraito dietro sottovoce, nel tentativo di tranquillizzare il fiato corto che mi ha preso dopo lo spavento.
Vedo il suo viso dapprima serio, modificarsi poi in un ghigno furbo a inclinargli le labbra.
"Come mai non dormi?"
"Non ho sonno."
Sbuffo, e soltanto a pronunciare quelle parole uno sbadiglio comincia a spingere arduamente contro le pareti della mia bocca per farsi spazio verso il mondo, ma lo soffoco con decisione. 
Inclino la testa, tentando di capire se c'è altro che tale ragazzo senta il bisogno di dirmi nel cuore della notte, per poi ricominciare a camminare, passargli a fianco e sentire un brivido lungo la schiena appena dopo averlo sorpassato. 
"Certo." 
Una nota spiccata di ironia nella sua voce mi scatena un impeto di nervoso. Mi fermo.
"E tu?" soffio a bassa voce, lasciando scivolare le parole fuori dalle mie labbra così che suonino taglienti, particolare al quale naturalmente Law non fa caso.
"Non ho sonno" la tecnica di usare le mie stesse parole in modo provocatorio ormai mi pare vecchia. Ghigno, sempre dandogli le spalle.
"Non è che ti manco?" 
Il sonno deve avermi spento le facoltà mentali, sicuramente. Perché non è certo sano imboccare un discorso che sicuramente porterà a una discussione con Trafalgar Law, alle 4 di notte, in sala, con Rufy che dorme come un angioletto e i miei qualche stanza a fianco.
Rimango ferma, con le orecchie tese ad ascoltare ogni movimento del ragazzo, le braccia incrociate al petto e un sorrisetto furbo dipinto sulle gambe, momentaneamente indifferente all idiozia della mia azione.
Sento dei passi.
Sento il suo respiro molto più vicino a me scivolarmi caldo sul collo mentre dei brividi freddi si diramano dallo stesso punto, provocandomi la creazione di una fitta pelle d'oca sulle braccia.
Aspetto che dica qualcosa, senza muovere un muscolo, immaginandomi ogni scenario possibile e immaginabile che si potrebbe evolvere da questo momento in poi.
"Il letto è scomodo" 
E come al solito riesce a smontare tutte le mie aspettativa in qualcosa come 3 secondi.
Sento il suo sbuffo divertito e provocatorio muovermi alcune ciocche di capelli, e d'impatto serro i pugni e la mandibola allo stesso modo, rabbiosamente.
"La cuccia del gatto è ancora disponibile, in caso tu la preferisca" ringhio sommessamente, mentre sciolgo l'incrocio di braccia dal mio petto e le stendo lungo i fianchi, in un impeto di fastidio.
"Se la scelta è questa.." riconosco il suono delle parole fuoriuscite da un ghigno, e se possibile la cosa mi irrita ancora di più.
"Buonanotte Law." sussurro lapidaria cominciando a muovere qualche passo verso la mia stanza, nel chiaro intendo di mettere una fine a questa inutile e fastidiosa conversazione, quando un rantolo oscuro proveniente senza alcun dubbio dalla gola del marimo che se la ronfa beatamente nel mio letto mi lascia esterrefatta.
Sento il ragazzo alle mie spalle abbozzare una leggera risata, decisamente più sfottente che divertita, che stimola nella mia mente la voglia di girarmi e prenderlo a ceffoni fino al mattino, o meglio, all alba, visto che al mattino già ci siamo.
"Beh" solito sbuffo furbo "allora buona notte anche a te, Ginevra"
Rettifico, la mia voglia di prenderlo a ceffoni ora è nettamente più simile a un bisogno impellente e irrinunciabile.
Ringhio, mentre lo spadaccino si diletta in un ulteriore capolavoro sonoro, e io ricomincio a camminare in direzione del suono, mettendo a tacere gli istinti omicidi che ormai troppo spesso riuscivano a prendere piede nella mia mente, quasi sempre rivolti all unica persona in causa.
Arrivo in camera, mi siedo sul letto per poi ruotare le gambe e sdraiarmi mentre Zoro si gira dandomi una stupenda mostra di se con la bocca semiaperta e la faccia rilassata come quella di un bambino, avvolto nel suo sonno perfetto.
Lo guardo, e lo odio per l'essersi addormentato senza difficoltà, sentendo fastidio nella mancata solidarietà dell avermi tenuto compagnia in questa notte insonne. Come punizione domani farò sparire tutte le bottiglie di birra rimaste, questo è certo. 
Chiudo gli occhi, e li spalanco subito dopo a seguito del ruggito animalesco dello spadaccino.
Decisamente, questa è una delle notti peggiori che io abbia mai vissuto.
  
 
SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Chiedo immensamente scusa per la mia assenza prolungata, fine vacanze, le ultime uscite con gli amici, inizio scuola, casini vari mi hanno intrattenuto più del previsto.
Spero che questo capitolo "notturno" vi sia piaciuto, alla prossima :D 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***



E scorre una delle ennesime giornate calde e afose di quest estate mentre io mi dimeno a suon di musica utilizzando come microfono il manico dello spazzolone, nel complicato tentativo di lavare i pavimenti della casa.
Scuoletto, mi applico nel far fare casquè spettacolari al mio compagno di ballo, si, sempre il solito spazzolone, e lo strattono nel mio scuotimento scoordinato. Il tutto mentre mi sgolo trascinata dal rimo della canzone, azzeccando circa una nota su venti.
Perché si, non solo quando sono stata creata non sono stata dotata di particolare mobilità o fluidità nei movimenti, ma neanche di una voce sopraffina, anzi. Giusto per fare un esempio chiarificatore, neanche la maestra delle elementari mi ha mai fatto un complimento nell ora di musica, al contrario, una volta mi ha pure agghindato del meraviglioso epiteto di "campana scordata", come se fosse possibile scordarla, una campana.
Raccolgo lo straccio umido e lo porto scuotendolo come una bandiera verso il secchio pieno di acqua bollente, giusto per aggiungere calore al calore, in questa giornata già torrida.
Sorprendentemente, oggi mi trovo in un assoluto buon umore.
Sono passate un paio di settimane dalla mia decisione di irritare Law mediante Zoro, e in questi giorni trascorsi mi sono anche abituata alla presenza dello spadaccino al mio fianco. Mi ci trovo bene, ci scherzo e mi fa sentire a mio agio, come due vecchi amici che si prendono in giro a vicenda, stuzzicandosi scherzosamente. 
E in più, ad aver reso grandioso questo periodo sono le reazioni di Law. Mi sento scrutata silenziosamente e noto un accenno di fastidio nel suo viso quando lo spadaccino mi dà attenzioni, o gli riservo particolari accortezze come fargli trovare a volte, nei pomeriggi più caldi, una bottiglia di birra fresca con uno spicchio di limone finiti i suoi allenamenti. Nonostante tutto, raramente mi è più venuto a cercare, se non per informazioni utili e distaccate, cosa che onestamente un pochino mi manca. Ma per ogni cosa c'è un compromesso, al posto delle chiacchierate provocanti ora mi sono guadagnata occhiate speciali, serie e sicure che non si abbassano al contatto visivo coi miei occhi, solo per me. 
E dietro a quegli sguardi, sta un mondo.
"Donna, abbassa la voce."
Appunto riferendoci a quello che stavi dicendo.. 
"Se ti do fastidio vai a farti un giro, marimo!" sbraito contro lo spadaccino sdraiato sul divano  nel tentativo di riposare dopo tutta una mattinata di flessioni e sollevamenti di oggetti a caso, decisamente pesanti, nel giardino.
Sbuffo, grattandomi la fronte col polso per evitare di bagnarmi la faccia con i guanti di lattice appositi per le pulizie di casa, per poi pucciare lo straccio nel secchio e strizzarlo con forza ritornando a canticchiare qualcosa tra me e me.
Il tutto procede tranquillamente fino a che non sento un rumore strano, nettamente inquietante, provenire dalla taverna.
Mi alzo, mollando lo straccio appena strizzato nuovamente nell acqua, e mi giro ad assicurarmi dell'assenza di criminali o ladri di qualsiasi tipo. E quello che mi trovo davanti è nettamente peggio.
Cappello di paglia corre verso di me, mangiandosi gli scalini a due a due, stringendo fortemente in mano un serpentello.
"Ginevra, guarda!"
Sbianco. Sbianco e mi sale il panico.
"Che cazzo Rufy!" urlo arretrando istintivamente, sbattendo contro il secchio e rovesciandone tutto il contenuto, straccio compreso che ora naviga sullo strato di acqua sul pavimento come un triste naufrago.
Scivolo e cado col culo a terra, andando a far compagni al povero panno. 
Scivola, e cade con la faccia a terra, facendo volare la biscia poco distante da me. 
Il povero animale, terrorizzato, mi soffia. 
Io, terrorizzata, urlo. 
E arretro, a quattro zampe, come in un film dell esorcista di bassa qualità, sbattendo contro al muro. 
"Merda!" urlo più forte, mentre la biscia ha ormai deciso di cambiare direzione e darsela a gambe, metaforicamente, verso le stanze.
"Rufy che cazzo fai, porca puttana!" perdo ogni decenza esprimendomi in tutta la mia volgarità, gesticolando come un ossessa "cazzo, vai a prendere quella bestia e portala fuori da qua!"
Forse la mia voce è leggermente più stridula del normale, magari un po' più che leggermente, ma diciamocelo, credo di essere pienamente giustificata questa volta.
Si, ho paura dei serpenti.
"Oh scusa!" il ragazzo, messosi ora seduto a gambe incrociate, grattandosi la testa con una mano e un sorriso assolutamente innocente sul viso, mi stimola la voglia di gattonare fino a lui (perché camminare in posizione eretta potrebbe essere pericoloso per me e il mio equilibrio) e strizzargli il collo allo stessa maniera dello straccio ora abbandonato tutto solo nel mezzo del ingresso.
"Cosa hai da urlare?" 
Mi volto di scatto verso lo spadaccino, gli occhi a fessura e le labbra contratte in una smorfia nevrotica. Una vena sulla tempia lampeggia pericolosamente, in segno di avvertimento.
"Tu ora taci, o ti soffoco con le mie mani." 
Più che parole, sono ringhi quelli appena emessi, ma ignoro la reazione del ragazzo a mia tale minaccia perché la mia attenzione viene attirata da qualcos altro.
Law, in piedi, appena dopo il corridoio e prima del lago formatosi nell ingresso, con sguardo vagamente sorpreso dallo scenario e infastidito molto probabilmente dalle urla, che tiene stretto in male l'animale del terrore. Non ho idea di quando sia arrivato.
Spalanco nuovamente gli occhi, schiacciandomi se possibile ancora di più contro al muro quasi da assumere lo stesso spessore di un poster.
"Buttala fuori Law, buttala fuori.." lo imploro lagnando come una bambina, mentre lui solleva lo sguardo su di me sollevando un sopracciglio, per poi avviarsi tranquillamente verso l'ingresso e buttare la biscia tra l'erba del giardino, azione che comporta la mia improvvisa promessa solenne di non mettere mai più piede in quella zona di casa.
"Grazie.." mormoro abbozzando un sorriso, fissandolo educatamente negli occhi.
"Prego." 
C'è un incrocio di sguardi, magnetico, durato poco più di un secondo tra di noi, prima che lui si volti e mi dia le spalle tornando da dove era venuto.
"E la fanciulla indifesa venne salvata dal dottore pazzo.." sento la voce di Zoro e la sua risata alle spalle, con fare canzonatorio. In uno scatto raccolgo lo straccio fradicio poco lontano da me e con precisione di un giocatore di freccette lo colpisco in pieno nella pancia (mettiamola così, visto che avevo mirato alla faccia), bagnandogli tutta la maglietta e schizzandogli il viso.
"Taci, idiota" ringhio sottovoce, prima di girarmi e guardare con espressione truce Rufy "e tu, ora pulisci tutto. Subito!" 
Vedo lo sguardo del ragazzo vagare sul nuovo mare creatosi sul pavimento e morire dentro per qualche secondo, prima di ammogiarsi e rispondermi con un vago "ok..".
Sbuffo, spostando l'attenzione sui miei vestiti, fradici, rendendomi conto della necessità di avere addosso indumenti asciutti, magari che non puzzino di lavapavimenti all orchidea. Faccio leva sulle mani, mugugnando qualcosa a riguardo del dolore al mio fondoschiena in seguito alla rovinosa caduta sulla superficie non esattamente morbida, infastidita dal tessuto completamente appiccicato alla mia pelle, e mi dirgo alla ricerca di un altro paio di pantaloni.
La mia avanzata verso la camera è costellata da un numero abnorme di imprecazioni verso serpenti, cappelli di paglia, acqua, pantaloni e stracci, fermata soltanto dal mio arrivo di fronte alla porta, che spalanco rabbiosamente.
"Bussare è educazione, Ginevra."
Abbozzo un ringhio nella direzione del ragazzo che mi ha parlato, steso sul letto con un manga appoggiato alle gambe piegate, nascondendo il segreto piacere che mi dà udire la sua voce.
Evidentemente ho trovato il luogo in cui si era rintanato fino ad ora.
"Non mi pare il caso di far lezione di galateo, Law."
Mi avvicino all armadio, e ne estraggo violentemente un paio di leggins neri, con qualche filo tirato dal gatto, usati unicamente per stare in casa.
"Con permesso" accompagno le mie parole con un inchino ironico, prima di direzionarmi verso il bagno collegato alla mia camera.
"Potevi restare, nulla che non abbia già visto infondo." sento il suo sguardo sulla mia schiena e la sua voce leggermente incrinata dal ghigno provocatorio sicuramente dipinto sulle sue labbra.
Mi fermo con la mano sulla maniglia della porta, dandogli le spalle, mentre un sorriso furbo fa capolino sulla mia bocca.
"Inutile vedere ciò che non ti interessa, o no?"
Apro la porta, entro, me la richiudo alle spalle accompagnata da un suo sbuffo divertito. Faccio scivolare i pantaloni fradici lungo le gambe, per poi tamponarle con un asciugamano per levare il bagnato e la sensazione di fastidio dovuta al tessuto appiccicoso. Mi perdo a pensare al breve dibattito di poco prima, e istintivamente porto il mio labbro inferiore tra i canini e lo morsico leggermente, lasciando vagare la mente su un qualche sogno riguardante il fatto che a Law non sia proprio dispiaciuto il mio corpo, quella sera. 
Infilo i pantaloni asciutti, sorridendo ancora da sola senza rendermene conto a seguito dei miei pensieri, che mi portavano a collegarmi poi a qualcosa di diversamente piacevole. All idea di tutto il tempo passato con i ragazzi, con lui, segue quella della fine imminente delle vacanze, e ancor peggio dell inizio della scuola. Inutile dire la rapidità con cui il mio sorriso lascia il posto a una stretta allo stomaco.
Sistemo i pantaloni meglio, aggiusto la maglietta, e poi apro la porta con decisione ponendomi tutta impettita davanti a Law, la cui unica azione è stata di sollevare un sopracciglio e guardarmi vagamente sorpreso.
"Tu" affermo con tono imperioso, facendo una piccola pausa per aumentare l'enfasi della frase "aiutami con biologia, ti prego.." concludo portando le mani a mo' di preghiera ed esponendo gli occhioni più grandi che io sia in grado di creare.
Law, per l'ennesima volta, ghigna.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


"No."
"Ma che cazzo, sono sicura! Era giusto!" sbraito dopo aver ripetuto per almeno venti volte la stessa frase, sentendomi ripetere la solita, immutevole, risposta.
"Ti manca il pezzo sulla milza. Ancora."
"Uffa.."
Mi porto le mani tra i capelli sbuffando disperatamente. Maledetta interrogazione di ripasso dell anno precedente. Neanche li avevo studiati io gli ultimi capitoli, tutta sicura di avere un estate intera per applicarmici.
"Ripetila." 
"Non ce la faccio più Law!" mugolo buttando la schiena all indietro sul materasso.
Si, perché Rufy oggi, proprio oggi, ha deciso di infestare il salotto di casa mia invece che di uscire. E Zoro aveva l'impellente bisogno di fare allenamento in taverna. 
Così, riassumendo, le uniche stanze papabili rimaste sono i bagni e le camere. Diciamo che non sono propensa a studiare sul water e farmi aiutare da qualcuno seduto su un bidet, e per questo la scelta è ricaduta su camera mia. Law appoggiato allo schienale del letto e io con le gambe incrociate come una brava bambina di fronte a lui, meno che ora, momento in cui mi trovo coricata con le mani sulla faccia, dondolando il busto a destra e a sinistra accompagnata da mugolii lamentosi.
Sento uno sbuffo provenire da vicino a me, annoiato.
"Smettila, se vuoi che ti aiuti."
Sospiro, fermando il movimento ondulatorio del mio corpo e facendo ricadere le braccia ai miei fianchi con un tonfo pesante.
"Ok.."
Sollevo il busto slanciandomi con gli addominali, causandomi sicuramente uno strappo intercostale, nel tentativo di rimettermi composta.
"Allora?" lo vedo sollevare un sopracciglio mentre mi scruta severo con lo sguardo.
Chiudo gli occhi, mi immagino mentalmente un rapido schema delle cose da dire e poi comincio a parlare, gesticolando nervosamente come accompagnamento ad ogni parola.
"Ginevra."
"Zitto!" e continuo a elencare i vari organi componenti l'apparato immunitario.
"Ginevra."
"Ma mi lasci parlare?" sbotto innervosita, sbattendo la mano sul materasso in un impeto di rabbia. Non si smuove di mezzo centimetro lui, limitandosi a incastrare i suoi occhi di ghiaccio contro miei facendomi perdere la grinta battagliera di cui mi sono appena armata.
"Ti sei dimenticata ancora la milza."
"Che cazzo.."
Sbuffo, spiaccicandomi la mano contro la faccia in modo snervato. Maledetta milza, maledetti linfociti e maledetti antigeni delle palle. Come se mi piacesse poi, biologia. 
L'unica cosa che credo è che l'interno del mio corpo debba restare all'interno, e per il resto è tutto a posto, mannaggia.
Faccio leva sulle braccia, sporgendomi in avanti per riuscire a mettermi in condizioni tali da essere in grado di gattonare fino a fianco del ragazzo e strappargli il libro dalle braccia guardando male il disegno anatomico di una milza fatta male.
Rileggo intensamente il paragrafo sotto lo sguardo annoiato di Law che mi osserva mentre alterno la lettura scientifica alle varie imprecazioni contro la scuola, la biologia, e quella maledettissima milza. Si, lo studio mi rende nervosa.
"Allora.." chiudo con secchezza il libro pesante appoggiato alle mie gambe, spostando lo sguardo esausto contro quello di Law e maschero un piccolo fremito creato dal contatto visivo col ragazzo dietro a uno stropicciamento della faccia con le mani, fingendo di cercare le parole adatte.
Credo che la presenza del chirurgo non aiuti affatto le mie capacità mnemoniche, anzi, tutte le volte che sto ripetendo correttamente l'argomento alzo lo sguardo su di lui e la mia mente si perde. I suoi occhi attirano incondizionatamente i miei, per non parlare poi delle sue labbra. Le immagino sulle mie, tutte le volte che le vedo muoversi, e questo va a ostacolare la mia attenzione alla sua spiegazione.
"Dicevamo.." balbetto senza aver ancora detto qualcosa di serio, in un improvviso vuoto di memoria. 
"Si?" lo vedo osservarmi allo stesso modo di chi si aspetta che qualcosa venga detto, aspettativa che riesco bellamente a illudere.
"Dicevamo che ho bisogno di una pausa, vado a bere." 
Niente, i pensieri sbagliati hanno dato il colpo di grazia al mio tentativo di studio.
Sbuffo, ruoto le gambe giù dal letto e scendo dal letto, tastando coi piedi il pavimento alla ricerca delle infradito, che naturalmente non trovo.
Come al solito il mio letto pare essersi mangiato le mie ciabatte con una voracità spaventosa. Infatti le riesco a trovare solo dopo essermi messa in ginocchio e aver allungato mezzo braccio sotto ad esso, sfidando la paura di sentire qualcosa toccarmi la mano, neanche fosse la bocca della verità. Dopo aver catturato le mie prede me le infilo con foga ai piedi, cominciando poi a incamminarmi pesantemente verso la cucina.
Durante la passerella fino al luogo sopra nominato vedo varie bellezze esotiche. Un alga che si crede uno spadaccino, intenta a sollevare il tavolino della sala, e una scimmia dalle fattezze umane seduta, o meglio, appollaiata, sopra a suddetto mobile. Stiro le labbra in un espressione dubbia mentre la scimmia attira la mia attenzione mugugnando qualcosa riguardo a quanto si stia annoiando oggi.
Sollevo le spalle, assolutamente indifferente alla sua vita sociale, e mi volto tornando a direzionarmi verso il frigo.
Una volta arrivata lo apro e mi rilasso chiudendo gli occhi a contatto con la frescura che fuoriesce da esso, prendendo la bottiglia e schiacciandomela sul collo, avendo un assaggio di gelo polare. Finito l'abbraccio proibito con tale oggetto, decido di usarlo per lo scopo per cui è stato ideato, ovvero bere.
Mentre l'acqua fresca mi scorre prima contro le guance e poi a contatto con le pareti della gola trasmettendomi una meravigliosa sensazione di sollievo, la mia mente torna a vagare su biologia. Inutile dire quanto mi deprimo.
La ritiro, con infinita tristezza, e chiudo l'anta di quel luogo paradisiaco lentamente, assaporando gli ultimi sprazzi di refrigerio.
Mi volto, mi appoggio al mobile della cucina chiudendo gli occhi, alla ricerca di una spinta di volontà che mi permetta di tornare a studiare, per poi slanciarmi in avanti e cominciare a camminare.
La milza ha un ruolo immunitario primario, e permette l'accrescimento delle nostre difese, mi ripeto mentre passeggio. Non puoi dimenticare l'unico organo che non manca di farsi sentire ogni volta che aumenti di mezzo kilometro orario il passo, Ginevra, non puoi, tento di convincere la parte testarda del mio cervello che a quanto pare si rifiuta di riconoscerne l'esistenza, probabilmente come ripicca al dolore pungente che tale parte del corpo si diverte a provocarmi durante ogni tipo di corsa, non so.
Sta di fatto che arrivo davanti alla porta della camera in un tempo allucinante mente breve.
Entro, al rumore dei miei passi il ragazzo seduto sul letto si gira e io abbozzò un sorriso ironico.
"Scommetto che mi stavi aspettando con ansia." 
Mi lancio sul letto facendolo ondeggiare, col fare di un presentatore di show televisivi. Anche se dubito che questi ultimi si lancino su dei letti per presentare qualche cosa..
"Come no."
Entusiasta , come al solito, come sempre.
Gli gattono nuovamente a fianco per poi sedermi contro lo schienale inclinando leggermente la testa all'indietro per poterla appoggiare contro il muro osservando il lampadario distrattamente.
"Posso cominciare dalla milza?"
"No."
"E se non me lo ricordo dopo?"
"La devi ricordare."
Sospiro, tenendo difficoltosamente a freno il mio istinto da testarda e la voglia di ribattere, dubbia sull importanza vitale di parlare di quella maledetta milza proprio in quell esatto punto, perché naturalmente cambierebbe tutto il senso della corpo umano se ne parlassi prima o dopo, tipo da trovarsi i piedi in testa o le mani sul naso.
"Bene.." mugolo a denti stretti imponendo a tutta me stessa di non dargli contro, cominciando poi con la descrizione dell apparato.
Parto con la descrizione dei due tipi di immunità, specifica e a specifica, comincio a descriverli e..
"Ginevra hai dimenticato i vasi linfatici."
Ed ecco il momento preciso in cui la mia pazienza decide di improvvisare una vacanza alle Hawaii lasciandomi da sola con i miei istinti irosi.
"Ma porca miseria, non mi interrompere!" sbraito visibilmente irritata, mentre la mia scaletta mentale va in fumo lasciando al suo posto un abnorme vuoto di memoria per quanto riguarda ciò che viene dopo quello che stavo dicendo. 
"È importante."
"Non cambia niente se lo dico dopo, Law."
"Devi dirlo ora"
"Cazzo, non ti sopporto più"
"Non ho insistito io per aiutarti, se vuoi il mio aiuto fai quello che ti dico."
Lo fulmino con lo sguardo, soffocando in gola le parole troppo cattive per essere adatte a tale inezia, stringendo la mandibola con forza come risposta al mio nervosismo. Mai più mi farò spiegare qualcosa da questo uomo, mai più.
Lo vedo alzare un sopracciglio divertito davanti al mio comportamento, e ciò mi innervosisce ancora di più. 
"Per oggi ne ho abbastanza, grazie del tuo aiuto." lo liquido con un tono glaciale, dandogli le spalle e facendo leva con le braccia sul letto per sollevarmi, con il chiaro intendo di mettere la parola fine a questo spiacevole incontro.
Lo sento chiudere il libro ancora tra le sue mani mentre mi do la spinta per alzarmi, e accantono per un attimo la rabbia pensando che ho appena bruciato l'occasione di passare altro tempo da sola con lui.
Lo sento muoversi sul letto, sono certa si stia allungando per riprendere il manga abbandonato sulla scrivania poco dopo il mio arrivo, e il dispiacere se ne va spinto violentemente via dal nervoso causato dal suo carattere impossibile.
Poi lo sento afferrare il mio polso e mi sento tirare, mi giro sorpresa, l'unica cosa che vedo è il suo sorriso sicuro, e beh, a questo punto, non pensò più a niente.
D'istinto ritraggo il braccio, ma non riesco, e la forza con cui mi tira aumenta di più. 
Perdo l'equilibrio, ricado sul letto appoggiandomi rapidamente con la mano libera per alleggerire l'impatto.
Sorride ancora lui, mi guarda coi suoi occhi di ghiaccio e io mi perdo a guardare lui. Incrocio il suo sguardo, sorpresa, e lui allarga la curva delle sue labbra mentre fa passare l'altro braccio dietro alla mia schiena e mi tira ulteriormente contro di lui.
E io mi lascio tirare.
Siamo incredibilmente vicini ora. Sento il suo profumo, il suo respiro, e il suo sguardo su di me. Mi basterebbe inclinare di poco la fronte per poterla appoggiare al suo petto, ma non lo faccio. Rimango lì, come incantata, confusa, quasi spaventata, a guardarlo negli occhi. Non mi ribello, non ci provo neanche, semplicemente lo guardo.
Come un gatto selvatico guarda l'uomo che tenta di accarezzarlo, ancora indeciso se la mano alzata sia indicativa dell intento di fargli del male o di dimostrargli affetto.
E improvvisamente prendo la mia decisione, quando lui mi molla il polso e fa scivolare la sua mano lenta lungo la schiena, fino alla nuca, seguita da brividi che si irradiano sotto la mia pelle.
Sorrido anche io. Rannicchio le mie gambe, imitando con l'arto ora libero il gesto appena fatto da lui.
Sorrido di più quando sento sotto alle mie dita le ciocche morbide dei suoi capelli scuri, e poi le muovo, accarezzandolo leggermente.
Le sue pupille sono più dilatate del normale, capisco cosa vuole, e mi sento lo stomaco stringersi in un eccesso di emozioni.
Inclina la testa, di quel poco che basta per annullare la distanza fra di noi e appoggiare le sue labbra sulle mie, socchiuse.
Sento il loro calore sulla mia bocca e un brivido mi si allunga sulla schiena come una scossa elettrica, mentre chiudo gli occhi stringendomi un po' di più contro il suo petto.
Lo sento aumentare leggermente la forza del suo braccio su di me, mentre il bacio si fa sempre un po' più intenso, così come aumentano la confusione e il piacere nella mia mente.
Mi stacco da lui, imponendomi con uno sforzo immenso di lasciare le sue labbra morbide senza fiondarmici nuovamente sopra, sorrido guardandolo negli occhi, assolutamente incantata dal magnetismo con cui mi sento attratta da lui.
Sposto le mani contro il suo petto applicando una leggera pressione per permettermi di allontanarmi di quel tanto che basta per guardarlo meglio, mentre lui continua ad avvolgermi in quella sua stretta sia possessiva che in egual modo dolce.
"Puoi dire allo spadaccino che non c'è più bisogno della messa in scena, Ginevra"
Spalanco per un attimo gli occhi arrossendo leggermente, anche se ben conscia di quanto fosse probabile che Law si accorgesse della falsità della relazione tra me e Zoro. A questo punto ridacchio sommessamente, senza avere la prontezza di discolparmi o di fare qualsiasi altra cosa, ancora un tantino inebetita dalla situazione.
Lo vedo ghignare mentre scruta il mio viso con curiosità, muovendo gentilmente la sua mano contro la mia schiena con un moto automatico.
"Potrei accennarglielo, si.."
Mi sembra di essere realmente su un altro pianeta. Non capisco perché mi abbia scombussolato così tanto un semplice bacio, non era mai successo prima, ne sono certa.
Lo guardo, con un che di ammirazione negli occhi, spostando l'attenzione dal petto su cui sono poggiate le mie mani, alle labbra e infine agli occhi, lasciandomi andare poi in un ghigno furbo.
"Se tutte le interrogazioni fossero così, potrei quasi essere felice di andare a scuola!"
Rido, seguita da un suo sbuffo, mentre torna ad aumentare la forza sulle sue braccia stringendomi nuovamente a lui per poter catturare di nuovo le mie labbra in un rapido bacio prima di avvicinare la sua bocca al mio orecchio e sussurrare sensualmente poche parole.
"Sappi che sono geloso di ciò che è mio."
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Lascio lampare un piccolo ghigno sulle mie labbra dopo aver sentito le sue parole, godendo del momento e delle sue braccia intorno a me, ancora con l'adrenalina a mille che mi scorre sotto la pelle.
"E chi l'ha deciso che sono tua?" sbuffo leggermente canzonatoria, senza riuscire a spostare i miei occhi dai suoi, incollati dal magnetismo del suo sguardo.
"Io." risponde con decisione, senza entusiasmo particolare, con la stessa ovvietà con cui avrebbe potuto confermare che 2+2 fa 4.
Rido, di una risata leggera che mi libera di un po' di quella agitazione eccitata che ho accumulato in questi ultimi momenti.
Lo vedo scostarsi un po da me, sollevando un sopracciglio in un cenno di lieve confusione. Non un emozione in più di quella che esprime di solito, se non quella discreta disapprovazione nei confronti del mio riso.
"Vedremo.." sollevo un angolo della bocca in modo furbo, prima di sollevarmi con uno scatto dal letto e girargli le spalle, andandomene, lasciandolo lì da solo con una espressione sorpresa sul volto.
Ghigna Law, mentre io cammino diretta verso la sala, facendo scorrere lo sguardo sul mio corpo e inclinandosi indietro appoggiandosi ai gomiti piegati, con fare rilassato.
E sorrido io, assaporandomi l'emozione della mia prima vittoria nei confronti del chirurgo.

"Rufy! Mi è appena venuta un idea! Vuoi provare una cosa?" 
Mi blocco con le braccia sui fianchi davanti a cappello di paglia, provando a scacciare l'assillante vocina all interno della mia testa che continua a ripetermi di starmi per cacciare in un pessimo guaio.
Vedo gli occhi del ragazzo brillare di una gioia esagitata, prima di scendere agilmente dal tavolino che Zoro sta sollevando, rovinando malamente l'allenamento dello spadaccino.
"Cosa?" 
Azzittisco brutalmente la coscienza che mi morde lo stomaco, riprendendomi per la cazzata colossale appena fatta, mentre sollevo un sopracciglio con fare furbo.
"Ti ricordi i waver di Skypiea?"
Aspetto la sua risposta che non tarda ad arrivare, cominciando a sentire sempre un po più viva e reale la prospettiva di essermi cacciata in un abominevole pasticcio.
"Certo!"
Prendo un sospiro profondo, soffocando per l'ennesima volta la sensazione di pericolo imminente, ed espongo un sorriso confidenziale.
"Ho deciso che ti insegnerò a usare una cosa simile, ma di terra.. se ti va..?"
Non faccio in tempo a finire la frase che il ragazzo ha già cominciato a esultare estasiato agganciandomi le spalle con le mani e scrollandomi come una pianta di pere.
"Rufy." 
La nausea che sale come le onde del mare durante una tempesta, la vena sulla tempia che comincia a pulsare pericolosamente, e un moto di nervosismo che si fa strada lungo le viscere.
"RUFY!"
Alzo il tono e il ragazzo si ferma con una espressione preoccupata, che mi scioglie, lasciandomi liberare una risata leggera.
"Su, andiamo!"
Ancora col sorriso sul volto mi giro, e mi avvicino al mobile della sala per prendere le chiavi del mio vecchio scooter dal cassetto, guardandole amorevolmente con un che di dispiacere, come se già mi stessi pentendo del male che potrei causare a quel motorino.
Agguanto il piccolo portachiavi a forma di gufo e voltandomi con uno scatto le faccio tintinnare davanti alla faccia affascinata del ragazzo.
Sorrido davanti all entusiasmo del ragazzo, e il mio sorriso si allarga ancora di più dopo le parole che sento provenire da oltre la mia schiena.
"Dove andate?"
Il chirurgo della morte deve essersi deciso ad uscire, finalmente, dalla sua tana e a raggiungere gli altri comuni mortali in sala. E negare l'evidente piacere che lampeggia nei miei occhi all idea di avere quel poco di potere necessario a far scomodare Trafalgar Law dalla sua posizione, e addirittura riuscire a causargli un leggero fastidio che trapela quasi impercettibilmente dai lineamenti del suo viso, sarebbe ipocrita.
Il mio fin troppo rumoroso orgoglio pone ostacoli tra me e l'idea di una convivenza pacifica e di una relazioni «baci e carezze», detestando infatti che qualcuno pensi di potermi mettere delle catene al collo, faccio il possibile per sottolineare la mia assoluta indipendenza dalle persone, chiunque esse siano, mettendo ben in chiaro che non accetto regole, e che qualsiasi sia il mio legame, rimango pur sempre libera di fare ciò che voglio.
Mi volto mettendo in mostra un sorriso innocente lasciandomi scrutare dai suoi occhi severi.
"Andiamo ad imparare ad andare in moto!"
Lo vedo accigliarsi un poco, nel tentativo di afferrare il significato delle mie parole, mentre si infila le mani nelle tasche dei jeans.
"Bene." 
A quanto pare ha deciso di evitare ulteriori domande e informazioni a riguardo del mezzo citato, mi regala un ultima occhiata, quasi di avvertimento, abbinata al tono gelido precedentemente usato, prima di voltarsi e scendere le scale verso la taverna.
Mi lascio andare in un sospiro liberatorio, in un modo uguale a quello che si fa dopo una interrogazione, quando ti senti la pancia più leggera visto che ora lo sguardo del prof non sta più fisso ed indagatorio su di te, ma vaga alla ricerca di qualche altra vittima sacrificale.
Mi giro verso i due ragazzi in sala, Zoro ghigna spudoratamente mentre Rufy pare essere assolutamente indifferente all improvvisa curiosità di Law, unicamente interessato alla nuova avventura che lo attende.
Mi mordo un labbro sollevando le spalle in direzione di Zoro, con sguardo d'intesa, ricevendo in cambio un'occhiata furba, per poi rivolgermi a cappello di paglia.
"Adesso ti porto io, e andiamo in un posto tranquillo, un po isolato, e poi lascio provare te.. va bene?"
Il ragazzo annuisce scrollando la testa in modo esagerato, con una strana scintilla negli occhi. Sbuffo leggermente, in un falso moto di fastidio, sensazione che attualmente mi pare di non essere assolutamente in grado di provare grazie all adrenalina ancora in circolo nel mio corpo a causa del chirurgo della morte e delle sue idee strane e improvvise.
Ruoto su me stessa dirigendomi poi verso il garage, facendo tintinnare le chiavi ad ogni passo, che fungono da una sorta di richiamo per cappello di paglia che mi segue esagitatamente.
Arrivati di fronte al mezzo, quel povero ed innocente motorino rosso che mi ha accompagnato in così tanti pomeriggi di noia, mi prende una piccola strizza al cuore all idea di lasciarlo nelle mani del ragazzo, che scaccio rapidamente, tentando di rassicurarmi da sola mentre recupero i due caschi appoggiati su di esso.
Ficco il primo in testa a me, allacciandomelo con cura, per poi incastrare brutalmente l'altro su Rufy, rischiando di strozzarlo stringendo eccessivamente il suo laccetto.
Salgo in sella, inserendo delicatamente le chiavi nella fessura prima di stringere il freno e dare gas con l'acceleratore, mettendola così in moto. Mi volto verso di lui, sorridendogli dolcemente dopo il tentato omicidio, picchiettando con la mano sulla parte vuota del sedile in pelle, per fargli capire che è il momento di salire.
Il ragazzo salta, letteralmente, su senza farselo ripetere due volte, cominciando a molleggiare freneticamente, comportando il mio sballottamento.
"Partiamo? Quando partiamo?"
"Un secondo, signore mio!" 
Ridacchio sistemandomi meglio al mio posto, e portando le mani al manubrio, prima di inclinare leggermente la testa nella direzione di Rufy.
"Mettimi le mani sui fianchi e stringi, che non voglio problemi nè tue cadute."
Il ragazzo esegue, stringendomi senza la minima delicatezza.
Sgaso un po', giusto per fare scena, prima di mollare il freno e partire dirigendomi finalmente alla nostra destinazione, un comodo spiazzo di cemento nascosto dietro una vecchia fabbrica.

Accelero lungo la strada, e il ragazzo si lascia andare in sospiri entusiastici, mentre sente l'aria accarezzargli il viso da sotto al casco. 
Una volta arrivati freno delicatamente, incitando il ragazzo a scendere prima di farlo io stessa e mettere il cavalletto alla moto.
"Allora.. RUFY!" 
Naturalmente richiedere 5 minuti di attenzione è esagerato, lui deve subito fare di testa sua senza ascoltare nessuno. Sbraito, mentre lo recupero strattonandolo per un braccio dal suo selvaggio tentativo di saltare sul mezzo e guidare, distruggendolo in breve tempo e lasciandomi lì da sola a piangere sui miei errori.
"O mi ascolti o ti porto a casa e non se ne fa niente, ok?"
Regolo la voce, riportandola a un tono normale ma lasciando comunque intravedere una certa secchezza e serietà nelle mie parole.
Incrocia lo sguardo col mio, prima di abbassarlo con fare innocente.
"Ok.."
Sospiro profondamente, recuperando la calma e schiarendomi la voce, per addentrarmi nella più ardua spiegazione della mia vita.
"Adesso sali e togli il cavalletto, poi ne parliamo"
Mi sorride felicemente lui, prima di eseguire quello che gli ho detto alla lettera.
"Ok.. ora premi il freno con una mano, quello di sinistra e accelera con il manubrio destro, dopo aver girato la chiave."
"Ok.."
Sembra quasi concentrato lui, mentre si acciglia per compiere correttamente tutti i movimenti. Sento il motore della moto accendersi e liberarsi in un'ampia sgasata.
Mi sento quasi sollevata dal fatto che tutto stia procedendo bene.
"Ora molla l'acceleratore Rufy, molla il freno, e poi accelera piano.. piano eh!"
"Ok, ok!" 
Il ragazzo si concentra nuovamente, per poi fare la cosa sbagliata.
Sbianco.
Molla il freno prima dell acceleratore, e la moto parte con un colpo secco a una velocità indecente.
Urlo, traumatizzata prima di cominciare a strillare istericamente contro al ragazzo.
"Frena Rufy! CAZZO FRENA!" 
Gesticolo accompagnando le mie parole, spostando le braccia con ampi movimenti quasi a voler attirare la sua attenzione.
Presumibilmente mi sente, poiché dopo il suo primo urlo di eccitazione e le mia di terrore, vedo la moto bloccarsi d'improvviso sbalzando il ragazzo tutto in avanti prima di farlo ritornare indietro col contraccolpo. 
Miracolosamente, grazie ai riflessi allenati del ragazzo che riesce ad appoggiare tempestivamente i piedi a terra, la moto non cade.
Mi porto una mano al cuore, dopo un attimo di cedimento, regolarizzando il respiro e il battito cardiaco che erano andati a farsi friggere.
"Gin! Ho capito come funziona!"
Lo vedo entusiasta muovere un braccio in segno di vittoria verso di me, con un sorriso rassicurante dipinto sul viso.
"Ah.. menomale che hai capito.." sussurro con quel poco di voce che ho ancora in corpo, mentre sento le gambe ancora tremolare dopo la sua bravata.
Credo avrò bisogno di una terapia dopo questo pomeriggio.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Dopo svariati tentativi, alcuni dei quali sorprendentemente andati a buon fine, riesco a convincere Rufy a slittare dal posto del guidatore a quello del passeggero, così da permettermi di salire e riportarlo a casa nel mezzo di sbuffi infastiditi e lamentosi.
"Rufy, è quasi il tramonto. Sono ore che siamo qui!" tento di consolarlo, leggermente spossata dal pomeriggio di urla, disperazioni, infarti vari, e mancamenti.
"Ma Gin! Non avevo ancora provato a fare le impennate!" 
Spalanco gli occhi in risposta al tono sconsolato e depresso del ragazzo che appoggia la testa coperta dal casco sulla mia schiena lasciando penzolare le mani a morto lungo i fianchi.
"Ma per fortuna che non avevi ancora provato, ci mancava solo!"
Sbuffo leggermente infastidita mentre guardo dallo specchietto per tentare il sorpasso di un vecchio in bicicletta nel bel mezzo della corsia.
"Uffa.." 
Lo sento dare ripetuti colpetti col cranio contro la mia schiena, innervosendomi alquanto.
"Rufy, quando scendiamo ti strozzo se non la pianti."
Si ferma, finalmente, liberandosi in altri sospiri lamentosi.
Ed ecco scoperto il punto cruciale del pomeriggio. Dovevo aspettarmelo che non tanto difficile era insegnargli qualcosa, quando più togliergli il divertimento dopo aver imparato.
Evito di ascoltarlo per il resto del viaggio, imponendo al mio autocontrollo di non urlargli dietro e di soffocare quella vena di nervosismo che sta prendendo ampiamente piede a ogni verso del mio passeggero.
Entriamo, finalmente, in garage dopo il ritorno alquanto traumatico, e parcheggiamo impeccabilmente evitando per un soffio di investire il povero Zoro che si sta allenando a torso nudo.
Non che la vista di quel ragazzo muscoloso, leggermente sudato, e aitante intento a fare flessioni sul pavimento mi abbia distratto, no, affatto!
"Zoro, ma insomma!" sbotto gonfiando le guance come un criceto imbarazzato, mentre mi tolgo il casco e mi avvicino a Rufy intento a impiccarsi col suo in un vago tentativo di levarselo.
"Che vuoi? Qua era un posto tranquillo!"
Lo stento sbuffare, e con la coda dell occhio lo vedo raccogliere la maglia buttata malamente contro le scope appoggiate all angolo del garage, intanto che cappello di paglia si continua ad agitare scompostamente già annoiato dal dover restare fermo per un tempo più lungo di 5 secondi.
"Mannaggia a te Rufy!" lo scrollo per il casco riattirando la sua attenzione e avvicinandomi un po di più a lui per riuscire a maneggiare meglio il gancetto.
Il rumore ovattato della porta che si apre mi arriva distintamente alle orecchie, ma curiosamente i passi che sento non sono quelli di Zoro in allontanamento, ma di qualcun altro appena arrivato.
Mi volto lentamente, e mi lascio andare in un sorriso nascosto quando vedo Trafalgar Law appoggiato allo stipite della porta intento a guardarmi severamente.
Mi mordo un labbro, mentre con un ultimo strattone riesco a liberare Rufy dalla sua trappola, che subito sguscia fuori dal casco tirando un sospiro di sollievo.
"Ho una buona notizia."
Sento le sue parole, e qualcosa nella mia mente mi avverte che non è una buona sensazione quella che ho appena provato nel sentire la sua voce.
"Cioè?" 
La domanda interrogativa di Zoro mi fa girare quasi di scatto, con un espressione seria. Vorrei non avesse mai aperto bocca lo spadaccino, vorrei che il chirurgo non fosse mai entrato nella stanza e non avesse mai parlato.
"Ho scoperto come tornare."
Mi crolla il mondo addosso.
Li guardo, lo guardo. Sento il gelo nelle vene e mi si spegne qualcosa dentro.
Sorrido, il sorriso più falso mai fatto in vita mia e passo in rassegna ognuno di loro con lo sguardo mentre mi trema la voce.
"Fantastico, sono contenta per voi."
Lascio malamente il casco sullo scooter e me ne vado, sbattendo distrattamente la spalla contro Law prima di salire rapidamente le scale e chiudermi in stanza, sbattendomi la porta alle spalle.
Mi lascio cedere sul letto, appoggiando i gomiti alle ginocchia e nascondendo il viso fra le mani.
Ho la testa nel caos, la notizia mi ha sconvolta. A breve non li vedrò mai più, se ne andranno per sempre, e a me non resteranno altro che ricordi così assurdi da confonderli per sogni.
Scuoto la testa lasciando che le dita delle mie mani si incastrino tra i capelli mentre sento gli occhi gonfiarsi di calde lacrime che spingono per uscire oltre le palpebre chiuse. 
Questione di giorni, forse solo ore, e di loro non mi resterà nulla. 
Sento la rabbia fare a pugni con la tristezza nel mio stomaco e arrampicarsi vertiginosamente sulle pareti del mio interno. Lo odio.
Odio quel maledetto ragazzo che ha trovato quella maledetta soluzione, lo odio perché li porterà via da me. Lo odio perché si porterà via da me, e ora come ora senza di lui non ci voglio stare.
Premo le mani contro gli occhi, bagnandole di quelle lacrime nascoste, scuotendo nervosamente la testa, nel tentativo di calmarmi. Mi fermo.
Apro le palpebre, mi perdo a fissare il vuoto mentre regolarizzo il respiro per far andar via i singhiozzi che si stanno creando, decisa a non farmi sentire da nessuno.
Se proprio se ne devono andare voglio che lo facciano nel migliore dei modi e con il migliore dei climi.
Mi sento quasi in colpa per quello che sto provando, mi rendo conto che è giusto e naturale che se ne vadano. Sono un egoista, non è giusto quello che sto facendo.
Lascio che una lacrima mi righi lentamente la guancia, fino ad arrivare alle labbra che la raccolgono lasciandomi assaporare il suo gusto salato.
Chiudo gli occhi, li riapro, li asciugo col dorso delle mani e poi prendo un respiro profondo. 
Mi alzo, vado in bagno, mi sciacquo la faccia con dell acqua fredda e poi mi specchio.
Gli occhi rossi stanno tornando normale, nonostante si legga benissimo la tristezza dentro a loro. Sorrido, vedo la mia immagine imitarmi. Ora sembra quasi tutto a posto. Trono in camera. Mi siedo sul letto nuovamente.
Ormai il tramonto inonda in piena carriera la stanza di una luce dorata, e mi perdo a guardare i suoi riflessi infrangersi contro la tenda chiara della finestra. Li trovo bellissimi, e ciò mi porta solo un moto di tristezza maggiore.
Sento la porta aprirsi ma non mi giro, rimango ferma dove sono dando le spalle a colui che ha appena fatto il suo ingresso.
"Cosa hai?"
La voce del chirurgo della morte risuona dietro di me.
"Niente."
Tengo la voce ferma, nonostante questo mi crei un altra ondata di magone che soffoco sfregandomi vigorosamente il viso con la mano.
"Meglio. Se vieni di là ti spiego, servi anche tu."
Stringo i pugni, sentendo una scarica di rabbia muoversi lungo i nervi, dettata dal dolore. Mi giro di scatto assottigliando gli occhi, guardandolo male.
"Tu non riesci a dirmi altro oltre al fatto che ci servo?" 
Ringhio ricacciando giù le lacrime che si arrovellano per tornare a scorrere.
Lo vedo sollevare un sopracciglio.
"Cosa dovrei dirti?"
Ringhio sommessamente mentre mi alzo in piedi e striscio fino ad arrivare di fronte a lui, sollevandomi un poco sulle punte nel tentativo di raggiungere la sua altezza, e gli tiro lievi pungnetti sul petto.
"Qualcosa! Quello che vuoi! Ma non voglio che le ultime parole nei tuoi confronti siamo che ti servo, cazzo!"
Vorrei urlare, ma tengo la voce bassa, lasciando esprimere però tutta la rabbia accumulata.
Mi appoggia le mani sulle spalle, impassibile, e mi guarda negli occhi.
Mi sento cedere, non volevo lasciar trapelare così tanto, sono sfuggita al mio controllo, senza motivo poi. Mi sento ancora peggio, se possibile.
"Scusami, non dovevo."
Abbasso lo sguardo.
Sento improvvisamente qualcosa far forza sulle mie spalle, e mi sento portata in avanti. Mi lascio trascinare fino a quando non sbatto contro di lui. Le sue braccia mi avvolgono e il suo mento si appoggia alla mia testa.
Rimane in silenzio, e lo faccio anche io.
Capisco che senza dire parole, ha espresso la cosa più bella del mondo. In un modo tutto suo.
Mi stringo a lui avvinghiando la sua maglia nei miei pugni come a tenerlo ancora più vicino a me.
Assaporo il suo profumo, il suo calore, stringo gli occhi e mi immergo nel tessuto della sua t-shirt, prima di spingermi via ed allontanarmi, raccogliendo tutta la mia volontà e lasciando parte del mio cuore là dove ero.
Sorrido, nel modo più dolce e meno triste possibile.
"È ora di andare, dobbiamo capire come si torna a casina, no?"



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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Arrivo in sala, dove trovo gli altri ragazzi seduti sui divani. Zoro rilassato e stravaccato, intento ad invocare del sakè, Rufy felice, quasi impaziente.
L'unica che si sente a pezzi sono io, che solo a guardarli devo frenare l'irresistibile voglia di piangere che mi ghermisce la gola. 
Mi mordo le labbra per arrestare il magone in avanzata, e passo in rassegna ognuno di loro con lo sguardo, abbozzando un sorriso.
Law mi passa a fianco, superandomi, per poi andarsi a sedere compostamente al fianco di Rufy. Mi indica con una mano di seguirlo.
Gli sorrido, ma non eseguo la sua richiesta. 
Mi direziono verso Zoro, mi siedo al suo fianco e gli tiro una pacca sulla gamba in risposta al suo sopracciglio alzato.
"Allora, dicci questa fatidica soluzione, chirurgo!"
Rido leggermente guardandolo, appoggiando poi un gomito al ginocchio e la guancia alla mano. Falsa.
Law si acciglia lievemente, regalandomi un occhiata seccata prima di mettersi a parlare col suo tono di voce profondo e così incredibilmente attraente.
"Ho scoperto che ci possono essere collegamenti intraspaziali in seguito a coincidenze precise."
Posa lo sguardo su ognuno di noi, come farebbe un professore durante una lezione particolarmente importante, lasciandolo vagare per un tempo leggermente più lungo sul mio viso.
Sorrido, facendo un cenno con la testa come ad invitarlo a continuare la spiegazione. Ipocrita.
"Tipo?" domanda Zoro, nettamente interessato.
"Tipo delle costellazioni precise, le posizioni dei pianeti, eclissi.."
Aggrotto la fronte, comincio a scervellarmi nel pensare in quale segno zodiacale ci troviamo o se era successo qualche fenomeno particolare durante il giorno del loro arrivo. Il vuoto.
Non che sia mai stata particolarmente ferrata in astronomia, non lo metto in dubbio.
Lo sento tornare a parlare e torno a seguire morbosamente il discorso, dando peso a ogni sillaba, ogni parola, ogni frase, rendendomi conto che non avrò molte altre possibilità di sentire il suono della sua voce raggiungermi.
"Inoltre, possono esistere elementi, nei due universi, assolutamente identici. Questi elementi, in casi eccezionali, possono aprire un varco."
Le parole rimbombano nella mia mente, stordendomi. Una debole favilla di speranza luccica in fondo ai miei occhi.
Siamo stati collegati da oggetti, gli oggetti sono comuni, e se evitiamo di pensare alle perfette coincidenze stellari, allora non è detto che io li debba salutare per sempre. Loro potrebbero tornare, io potrei raggiungerli. Illusa.
Li guardo, e un vero sorriso lampeggia sul mio volto. Li sento più vicini ora, meno irraggiungibili.
"Quale è il nostro collegamento?" 
Passo rapidamente lo sguardo su Rufy, quasi estasiata, in ansia di sapere la risposta alla sua domanda quanto lui stesso.
"Il liquido della boccetta." 
La risposta non arriva da Law, bensì da Zoro, accompagnata da un sorriso spavaldo del ragazzo.
"Rufy, come avevi quella boccetta?"
La voce calma di Law mi arriva chiara alle orecchie, e io mi mordo le labbra impaziente, seguendo lo scambio di battute come una partita di tennis.
"Uhm.." si ferma un attimo il ragazzo, pensieroso, alla ricerca di quel preciso ricordo in qualche cassetto della sua mente "me l'aveva dato un mercante, tempo fa! Diceva che era speciale, che era il sangue di una vecchia guerriera morta inseguendo il suo sogno, che mi avrebbe portato fortuna" 
La mia sicurezza ora vacilla, il collegamento che la mia mente mi propone non mi piace. Ciò che li aveva portati a me non era un libro, una mappa o una bussola, ma del sangue.
E il sangue non è un bel materiale da reperire. 
Abbasso lo sguardo al pavimento, scruto le sfumature delle piastrelle, mentre sento lo sguardo di Law e Zoro pesare su di me. Hanno capito anche loro.
"Il varco ti porta nei pressi del medesimo oggetto dell altro universo."
Rimbomba la voce del chirurgo della morte, mentre io mi decido ad alzare la testa per guardarlo negli occhi.
"Quando ci sarà la prossima coincidenza stellare?"
La mia voce è ferma, nonostante le mani mi tremino. 
"Tra oggi e domani."
Passo in rassegna con lo sguardo tutti i ragazzi, li vedo seri.
"Ok. Proviamo."
"No."
Mi giro verso Law, sorpresa.
Lo vedo intento a osservarmi, trafiggendo i con lo sguardo da parte a parte, nel modo più intenso e profondo che abbia mai vissuto.
"Lo faremo domani."
La sua scelta di attendere al di là di ogni mia previsione, vista la sua volontà di partire il prima possibile, mi sorprende, ma mi sorprende ancora di più sentire la risata di Zoro rompere la tensione. Mi volto verso di lui.
"Meglio! Ora sono stanco, e voglio bere!" 
"E io ho fame! Cosa mangiamo stasera?" 
Si aggiunge anche Rufy, scattando in piedi e dirigendosi a passo di marcia verso il frigorifero, seguito a ruota dallo spadaccino.
Sorrido. Hanno deciso di rendere il tutto meno pesante. Di regalarmi altro tempo insieme. Non posso che essergli meno debitrice.
Anche Law si alza, si avvicina a me e si inclina lievemente fino a portare le sue labbra a fianco al mio orecchio. Sento del calore invadere il mio stomaco.
"Stanotte sto io con te."
Ridacchio mordendomi un labbro, soffocando l'istinto di affondare le mie labbra nelle sue.
"Può andare"
Ghigna, e si allontana, lasciandomi da sola in mezzo al salone a combattere con le mie emozioni. Felice.


Abbiamo cenato insieme come al solito, per l'occasione ho sfogliato almeno quattrocento ricettari dispersi per la cucina e impolverati per il lungo periodo di inutilizzo, riuscendo ad allestire per una volta qualcosa di decente con i pochi ingredienti trovati in casa e sopravvissuti alla furia distruttiva di Rufy.
Nel durante sono quasi riuscita a soffocare la malinconia assillante, ridendo e scherzando, lasciandomi coinvolgere dall allegria di cappello di paglia alle prese col tentativo di usare i grissini come stecche per allargare le narici e la bocca.
Sono anche scesa, alla fine della serata, per cercare uno spumante con cui festeggiare, facendo la gioia dello spadaccino, che si è accurato di svuotare la bottiglia personalmente, finito il brindisi.
Il dolce, ahimè, mancava, ma siamo riusciti ad adattarci anche a quello creando tante fettine di pane e nutella, ingrediente che poi Rufy mi ha fatto promettere di regalargli, un giorno.
I miei non c'erano. Appena tornati gli ho spiegato che i ragazzi se ne sarebbero dovuti andare l'indomani, e loro hanno accettato senza ribattere di uscire per cena, lasciandoci godere appieno degli ultimi momenti insieme.
Dopo aver spreparato, aiutata da un obbligato Rufy, abbiamo guardato un film del orrore, accontentano i gusti del chirurgo della morte e spaventando a morte me, che ne ho approfittato per spiare suddetto ragazzo per tutto il tempo da dietro le due dita lievemente divaricate delle mani.
Zoro, come se ci fosse da sorprendersi, ha dormito per tutta la durata, ed io in varie occasioni sono riuscita a trovare rifugio soffocando il viso contro la spalla di Law.
Rufy alternava varie emozioni, dal disgusto alla rabbia, fino all entusiasmo, ad una velocità sorprendente.
Ed all arrivo dei titoli di coda ci siamo salutati.
La malinconia è tornata a prendere piede con rapidità, solleticandomi il naso e la gola.
Ho voluto dare l'ultima buonanotte ai ragazzi come si deve, mi sono avvicinata a Rufy e l'ho abbracciato forte, lasciandomi andare a una dolcezza rara, e dondolando come una bambina mentre lui mi avvinghia tra le sue braccia, ridendo candidamente. Mi sono spostata da Zoro, e ho schiacciato il viso contro il suo petto mentre lui mi ha picchietto la schiena, quasi a disagio.
Alla fine mi sono girata verso Law, e con la testa gli ho fatto segno di precedermi alla camera, così ci siamo diretti verso essa mentre soffocavo il magone in ascesa.
E ora sono qui, chiusa in bagno davanti allo specchio mentre muovo lo spazzolino contro i denti in modo meccanico, come un automa, ripensando alla serata. 
Inutile dire quanto vorrei ritornare al momento di spensieratezza sulla moto con Rufy, ignara di tutto il resto, e non ora, col peso della separazione sempre più vicina.
Risciacquo lo spazzolino viola e spelacchiato sotto l'acqua corrente del rubinetto, scrollandolo e poi ritirandolo, prima di chinarmi in avanti per sputare il dentifricio ormai schiumoso.
Mi sollevo, mi sistemo i capelli e mi stropiccio il viso in uno stanco tentativo di farlo sembrare più felice, e poi mi faccio forza, per uscire ed affrontare l'ultima notte con lui.
Già, lui. 
È lì ad aspettarmi sul letto, probabilmente sta leggendo svogliato per l'ennesima volta quel libro vecchio che è riuscito a recuperare qualche tempo fa dalla libreria in sala.
E io faccio fatica a pensare di incrociare i suoi occhi grigi e sentirmi trafitta da loro, rendendomi conto che sarà una delle ultime volte che succederà. Ho quasi paura del idea di coricarmi a fianco a lui e bearmi del suo profumo maschile, sapendo che poi mi tormenterà per tutte le notti da lì a venire. Perché lui non tornerà.
Nessuno di loro tornerà, e io finirò per confonderli con un sogno troppo irreale per essere vero.
Una lacrima calda scivola lenta sulla mia guancia, rovinando tutto il lavoro di sistemazione appena compiuto.
La scaccio rapida con la mano, quasi con rabbia, per poi aprire di nuovo il rubinetto e sciacquarmi violentemente il viso.
Raccolgo l'asciugamano e me lo frizioni addosso per poi sistemarlo nuovamente al suo posto.
Mi giro con lentezza, finalmente aggiungerei, e con grande sforzo appoggio la mano alla maniglia della porta. La apro lentamente.
Lo trovo lì, coricato sul letto a pancia in su con le braccia incrociate sotto alla testa, il libro chiuso ancora riposto sul comodino. Quando mi sente arrivare si volta verso di me.
"Ciao" lo saluto con un filo di voce mentre mi arrampico sul letto, andando a coricarmi poco a fianco a lui, su un fianco, per poterlo vedere in faccia.
Si volta, non dice nulla, fa passare un braccio dietro la mia schiena e mi stringe a lui. Sollevo la testa e incrocio gli occhi coi suoi, perdendomici dentro, ancora una volta.
 "Ti mancherò?" Impongo a me stessa di non lasciare che la mia voce tremi mentre pronuncio queste parole.
"Si."
Sorrido mentre divincolo il braccio dalla testa per poter portare la mano al suo viso, e accarezzarlo muovendo lentamente il pollice contro la sua guancia.
"Mi piace il tuo pizzetto, sai?" provo a sciogliere la tensione, abbozzando una lieve risata.
"Ah sì?"
Lo vedo ghignare, quasi divertito, mentre scioglie la stretta per andare a toccarsi quasi istintivamente quel rimasuglio di barba.
Mi lascio andare in un sorriso furbo.
"Si" seguo il percorso della sua mano con la mia, per poi catturarglielo e tirarlo fino a fargli inclinare il viso verso il mio per potergli regalare un lieve bacio sul naso. Lo vedo imbronciarsi lievemente, in un espressione rarissima e così bella.
"Sappi che sono comunque geloso delle mie cose, anche se non sono vicino a loro."
Si massaggia il mento mentre torna serio per fissarmi negli occhi.
Non posso far a meno di ridere, e lui si corruccia un poco lasciando che l'offesa causata dalla mia risata vada a modificare nuovamente l'impassibilità dei suoi lineamenti.
"Ok" Sorrido, lasciandomi conquistare dal suo viso. "Vorrà dire che se qualcuno ci proverà con me dirò di essere la ragazza di Trafalgar Law"
Rido, divertita dalla situazione surreale.
"Bene."
"Così poi mi mettono in un ospedale psichiatrico, ottima idea!"
Lo vedo sorridere, stando al gioco.
Mi crogiolo nella bellezza del ragazzo, dei suoi rari sorrisi e dei suoi occhi intensi fino a quando non lo vedo piegarsi su di me e baciarmi, inondandomi lo stomaco di movimento.
Il bacio si fa sempre più profondo, più intenso, e il mio cervello impatta su se stesso. Le sue braccia mi avvolgono, le sue mani ora si muovono sulla mia schiena, le mie fanno lo stesso sulla sua, e brividi e pelle d'oca si alternano in una danza accesa infuocandomi la mente.
Aumenta la pressione dei suoi gesti su di me mentre mi stringe più vicina a lui, e il calore del suo corpo si fonde col mio.
La sua mano si muove, comincia ad esplorare il mio corpo vogliosa, affamata, mi sento perdere il controllo.
Mi spingo contro di lui, sento che mi vuole, sento che voglio di più. Mi muovo sinuosa strusciando il seno contro il suo petto e mordendo con foga le sue labbra perfette, beandomi del suo respiro affannoso così vicino a me.
Si stacca all improvviso, ansima leggermente, mi guarda negli occhi.
"Non ti voglio ora." 
Lo guardo sorpresa, mentre il suo respiro mi risuona ancora nelle orecchie, e il mio tenta di rinormalizzarsi, quasi offesa dal rifiuto.
"La prossima volta che ci incontreremo ti farò mia. Dovrai aspettare allora."
Mi sento pervadere da una strana sensazione di felicità, come se quella appena fatta sia una promessa alla quale io credo ciecamente. Le sue parole hanno acceso in me la speranza che ci sarà una prossima volta, che dovrà esserci, e io mi sento di crederci davvero.
"Va bene"
Sorrido, in risposta al suo ghigno furbo appena propinatomi.
"Ora ho sonno."
Mi libera dalla stretta per ruotare su se stesso e tornare coricato supino, chiudendo gli occhi con naturalezza.
Rido a bassa voce, ancora stordita, mentre imito la sua posizione mettendomi a fissare il soffitto, con la mente finalmente libera dalle preoccupazioni.
"Notte Gin"
Sento la sua voce provenire da poco distante da me, provocandomi l'impulsivo morso leggero di un lato del labbro inferiore, felice.
"Notte Law"
Mi addormento così, poco dopo, lasciando che le palpebre si serrino da sole godendomi fino all ultimo del ultima notte col pirata.


Mi sveglio con lentezza, lasciando che i primi raggi solari mi solletichino gli occhi chiusi e che i miei muscoli si rilassino sopra al materasso morbido del mio letto.
Come al solito, il lato al mio fianco è vuoto, lasciato libero dal mattiniero ragazzo già alzatosi da tempo.
Il ricordo della giornata precedente lampeggia nella mia mente, un po' offuscato ma ancora doloroso, a tentare di rovinare drasticamente il mio umore. Mi oppongo fortemente, scuotendo con rapidità la testa quasi a volerlo far uscire, lasciando che sulle mia labbra si disegni un sorriso amichevole.
Non è questa l'emozione che oggi regnerà dentro di me, voglio essere felice della loro presenza finché durerà, e non addolorarmi della loro partenza ancora prima che essa avvenga.
Mi alzo con uno slancio dal letto, causandomi la sparizione della vista per qualche secondo implicando il mio sbilanciamento all indietro, ritrovandomi seduta sul materasso con lo sguardo stupito.
Ridacchio da sola, senza un motivo preciso, mentre torno a fare leva sulle gambe per direzionarmi verso la cucina, dove mi aspetta la mia colazione.
Striscio i piedi lungo al corridoio, salutando felicemente Rufy e Zoro, il primo intento a seguire uno scarafaggio entrato chissà da dove in casa mia (cosa che stranamente non mi fa neanche irritare) e Zoro, sonnecchiante sul divano, una volta arrivata in sala. Mi scambio uno sguardo fuggitivo col chirurgo, accomodato a guardare il telegiornale intento a giocherellare col telecomando contro il bracciolo del sofà.
Mi dilungo in un rilassante sbadiglio, prima di applicarmi a prendere una tazza nel ripiano del mobile della cucina, per poi riempirla di latte fresco accompagnato da qualche biscotto con la marmellata.
Mi gusto lentamente la bontà di quei dolcetti, concentrandomi sul loro gusto per impedire alla mia mente di vagare altrove.
Finito di mangiare sparecchio la tavola, lasciando il tutto nel lavandino per poi dirigermi in sala ed appoggiarmi con naturalezza contro al muro.
"Allora, siete pronti?"
Gli sorrido dolcemente, osservandoli uno per uno, soffermandomi sul viso amichevole di Rufy e quello più severo di Zoro, arrivando poi a Law, e beh, lui non ha bisogno di descrizioni. Noto che si sono vestiti del loro abbigliamento tipico e armati dei loro oggetti personali. Sento una stretta strana alla bocca dello stomaco.
"Certo!"
Rufy ride, lasciando che lo scarafaggio si dilegui alla velocità della luce dietro al mobile in un disperato tentativo di salvarsi.
"Pronto." risponde Zoro, regalandomi un suo ghigno sicuro.
L'ultimo non risponde, si alza, va in cucina e torna con il coltello più affilato che io abbia, gelandomi il sangue nelle vene.
Sbianco molto probabilmente, vista la sensazione di freddo che mi pervade le guance, e lascio socchiudersi le labbra in un espressione di stordimento.
La pelle d'oca mi sale senza ritegno lungo gli arti e la schiena, lo stomaco si contrae in un moto di spavento, ed il mio cervello si spegne mentre gli occhi fissando imperterriti la lama luccicante.
"Non ti spaventare." la voce del ragazzo mi rimbomba nelle orecchie, facendo sì che il mio sguardo si sposti faticosamente contro al suo.
"Ah no?" sento quasi della rabbia mordermi la gola, infastidita dal suo inutile tentativo di calmarmi, come a non rendersi conto della paura che può prendere qualcuno vedendo un coltello dall aspetto affatto invitante, collegato all esigenza di estrapolare del suo sangue.
"No. Dovresti sopravvivere alla fine." 
Lo vedo ghignare, quasi divertito, mentre le mie gambe danno i primi segnali di cedimento. Insomma, il condizionale non è esattamente il verbo che avrei voluto sentire in questo momento.
"Benissimo." sibilo a denti stretti, stringendo i pugni alla ricerca di un poco di coraggio rimasto.
Lo vedo avvicinarsi a me, con passo deciso e quel suo solito ghigni spavaldo sul viso, che ammettiamolo, ora come ora vorrei solo riempire di botte.
Lo sento afferrare il mio braccio, sollevarlo, e io lo guardo fissa negli occhi, severa, mentre appoggia la lama fredda del coltello contro il palmo della mia mano.
Non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi grigi, come se farlo mi facesse perdere parte del instabile concentrazione appena guadagnata.
Stringo i denti più forte quando sento la lama scivolare contro la mia pelle seguita da un dolore acuto e poi dal calore di un rivolo di sangue che mi bagna l'epidermide.
"Ho finito"
Sposto lentamente lo sguardo verso la ferita, e spalanco gli occhi quando vedo la mia mano sporca di rosso, ancora tremante per la tensione.
"È un taglio leggero, giusto il necessario" mi dice Law mentre mi abbandona in mezzo alla sala come uno stoccafisso, incapace di muovermi, andando verso la cucina per sciacquare sotto l'acqua corrente l'arma del delitto.
"Chissà se fosse stato profondo allora.." ringhio, lasciandomi pervadere dal nervosismo come conseguenza dello sfumare della paura.
Rufy ride, e io mi giro nevroticamente verso di lui, lanciandogli uno sguardo gelido, che naturalmente non placa la sua ilarità.
"Quindi ora si va?" la voce di Zoro mi compisce come uno schiaffo in piena faccia.
Guardo la mia mano, il sangue caldo macchiarmi la pelle e scivolare, lasciando cadere qualche goccia sul pavimento, per poi guardare lui, mentre una strana sensazione di vuoto di fa largo dentro di me.
"Già!" Rufy sorride, e io non riesco a comprendere dove trovi il coraggio per essere felice in questo momento. 
Vedo Law tornare tra di noi, e allora guardo anche lui, mentre il vuoto dilaga facendomi sentire quasi soffocata.
"Ragazzi.." stringo la mano, quasi a volerli tenere distanti per impedirgli di andarsene "semplicemente grazie di tutto."
Sorrido, in un misto tra tristezza e dolcezza, mentre riapro le dita, invitandoli ad avvicinarsi.
Si alzano, li vedo farsi più vicini, e mi mordo un labbro tanto forte da farmi male per riuscire a trattenere il magone, che spinge per sfogarsi.
"Grazie a te Gin, adesso magari saprò usare il waver di Nami!" Rufy ride, felice.
"Non te lo farà toccare comunque" anche Zoro ghigna, quasi divertito all idea di immaginare il primo a implorare Nami per farlo giocare con quel curioso mezzo.
La risata che mi scivola leggera tra le labbra è quasi più simile a un singhiozzo ben nascosto.
Cappello di paglia si gira verso di me, due passi e me lo trovo di fronte, inaspettatamente mi abbraccia, lasciandomi li, immobile, contro di lui.
Stringo gli occhi, strizzando con foga le palpebre per impedire a quelle dannate lacrime di seguire la loro volontà.
Lo avvolgo con le braccia, ben attento a non sporcarlo del mio sangue, mentre lo stritolo con più forza possibile.
Mi rendo conto di quanto mi abbiano insegnato in questi giorni, di quanto mi abbiano fatto stare bene, di quanto gli devo, e di quanto vorrei realmente che restassero.
Lo sento fare una breve forza per staccarsi, e allora lo libero, lasciandolo andare, stringendo ancora di più il labbro inferiore tra i miei denti.
È il turno di Zoro, si avvicina a me, mi abbraccia impacciatamente, accarezzandomi la schiena con la mano mentre io mi faccio piccola piccola conto il suo petto, sentendomi al sicuro.
Si stacca anche lui.
Mi giro, a questo punto, verso l'unico ragazzo che non si è avvicinato a me.
È la, più indietro rispetto agli altri, con le mani nelle tasche e i suoi occhi fissi sui miei.
Sorrido.
Striscio i piedi fini ad arrivare a lui, e poi mi fermo a pochi centimetri dal suo viso.
"Vedi di tornare"
Sorride, sbuffa divertito.
Mi inclinò verso di lui, e gli lascio un bacio sulla guancia. Mi allontano.
Mi giro verso gli altri, e cerco tutta la forza di volontà che posso trovare dentro di me.
"Su, sbrighiamoci! Ho altro da fare oggi!"
Piazzo con fare saccente la mano sana sul mio fianco e tendo quella ferita verso di loro, tentando di dissimulare la tristezza con quella stupida battuta.
"Beh, allora arrivederci Gin!" ride Rufy, sollevando la sua mano sopra alla mia senza sfiorarla.
"Alla prossima, ragazza!" Zoro lo imita.
"Tsk" si aggiunge Law, regalandomi come saluto un suo sguardo, il più bello che io abbia mai visto.
Tremo, so che sto per crollare.
"A presto, pirati."
Le loro mani si abbassano in contemporanea sulla mia, e all improvviso non ci sono più.
Il vuoto davanti a me.
Sento ancora il loro profumo, il loro calore, ma loro non ci sono più.
So che non torneranno, lo so. 
Sento ancora su di me il loro tocco, sento le labbra del chirurgo della morte sulle mie e le risate di Rufy.
Ma loro non ci sono più.
Di loro rimane una birra vuota sul tavolino della sala, un libro aperto sul comodino della camera, e lo scarafaggio spaventato, ancora nel suo angolo.
Ma loro non ci sono più.
Non trattengo più le lacrime che spingono per uscire, le lascio scorrere impetuose contro le guance mentre la stanza si riempie del rimbombo dei miei singhiozzi.
Stringo la mano ferita, sentendo il dolore del taglio divampare sotto la pelle. Ma non me ne frega nulla.
Mi lascio cedere, mi siedo per terra, mi raggomitolo, e mi sbatto rabbiosa i pugni chiusi contro la fronte, come a volermi punire dell averli lasciati andare.
Perché loro non ci sono più.
Non so per quanto tempo rimango in quella posizione, forse fino a quando finisco le lacrime e non ho più abbastanza voce per altri singhiozzi.
Mi alzo, lentamente. Striscio i piedi verso la mia camera e mi butto sul letto, stravolta.
Gli occhi rossi, le guance rigate, le mani che mi tremano.
Mi giro. 
Vedo il libro di Law vicino a me, con una biro poco distante.
Mi allungo per prenderlo, lo porto davanti ai miei occhi e non posso fare a meno di lasciare che un altra, solitaria, lacrima mi scorra lungo la guancia, quando vedo ciò che c'è scritto sopra.
"Arrivederci, Ginevra."
La scrittura elegante e ordinata di Law spicca sul frontespizio bianco della pagina.
Le sue parole mi scuotono qualcosa dentro.
Forse, un giorno, ci saranno ancora.



SPAZIO AUTRICE
Ok, questa tortura è finita ragazzi! E io non so da dove cominciare..
Innanzi tutto spero di avervi fatto provare qualcosa durante la lettura di questi dodici capitoli, felicità, tristezza, magari ribrezzo, non so! 😅
E nulla, volevo ringraziare tutti quelli che hanno seguito la storia, nessuno escluso, e ancora un ringraziamento speciale a chi mi ha dedicato del tempo lasciando una recensione. Grazie a tutti ragazzi! 
Beh, a questo punto non trovo altro di meglio da fare che salutarvi. 
Vi voglio bene, beautiful guys, alla prossima! 😊




















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