Shipping YA

di YoungAvengersLover
(/viewuser.php?uid=833462)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Noh-Varr/Tommy ***
Capitolo 2: *** Noh-Varr/Kate ***
Capitolo 3: *** Noh-Varr/Tommy/Kate ***
Capitolo 4: *** Billy/Teddy ***
Capitolo 5: *** Billy/Tommy ***
Capitolo 6: *** Teddy/Noh-Varr ***
Capitolo 7: *** Cassie/Tommy ***
Capitolo 8: *** Tommy/Kate ***
Capitolo 9: *** Billy/America ***
Capitolo 10: *** Cassie/Kate ***
Capitolo 11: *** Noh-Varr/Tommy ***
Capitolo 12: *** Billy/Noh-Varr ***
Capitolo 13: *** Loki/America ***
Capitolo 14: *** Nate/Cassie ***
Capitolo 15: *** Cassie/America ***
Capitolo 16: *** Loki/Billy ***
Capitolo 17: *** Cassie/Jonas ***



Capitolo 1
*** Noh-Varr/Tommy ***


NA: È da un po' di tempo che voglio fare questa cosa, così... Eccomi qua! Spero vi piaccia!

Titolo: Dove vai tu, vado anche io

Personaggi: Tommy Shepherd/Speed; Noh-Varr/Marvel Boy; Steve Rogers/Capitan America

Coppie: Noh-Varr/Tommy Shepherd

AU: Tommy lavora in una pizzeria, vive con gli Shepherd (che si sono divorziati e risposati) e si è trasferito da un anno a New York. Nel New Jersey aveva lasciato il fidanzato, Noh-Varr.


DOVE VAI TU, VADO ANCHE IO

“Shepherd!” Gridò una voce maschile dal balcone della pizzeria 'Avenging pizzas'. Tommy, il quale stava chiacchierando con un'amica, si alzò a malavoglia e andò da colui che lo aveva chiamato.

“Sì, Boss?” Rispose lui, una volta raggiunto il balcone e messo il cappello da fattorino. Odiava quel lavoro, ma non aveva altra scelta. Se mollava, non aveva più soldi per pagare l'appartamento. Il suo capo, un signore biondo e possente dagli occhi azzurri, gli dette una pizza, con su scritto '25esima strada, numero 49 al settimo piano'. Chiunque sia questo genio che gli faceva fare sette piani di scale, lo adorava. “Okay, torno in 15 minuti.” Disse lui, mentre usciva dalla pizzeria e prendeva il motorino per andare a consegnare quella dannata pizza.

Una volta arrivato, fece i sette piani di scale e suonò alla porta. “Chiunque tu sia, apri! Non la farai franca solo perché non mi hai fatto entrare! Pagherai i tuoi soldi, capito?!” Urlò Tommy, arrabbiato e impaziente. Una volta che la porta si aprì, Tommy non poteva credere a quello che stava vedendo. “N-Noh?! Che diavolo ci fai qui?!” Gridò il ragazzo, con la bocca spalancata. Non si stava sbagliando, quello era Noh-Varr, il fidanzato che Tommy aveva lasciato nel New Jersey quando i suoi genitori lo costrinsero a partire per New York. Non lo vedeva da un anno.

L'uomo, sorridente, prese la pizza e lo trascinò dentro l'appartamento, abbracciando il fattorino e baciandolo su tutto il viso. Era da tanto che Tommy non si sentiva così bene con qualcuno. Le loro labbra si incontrarono e fu la cosa più bella che Tommy abbia mai sentito da quando si era trasferito. Quanto gli era mancato quel brutto bastardo? Troppo. Di certo non glielo dirà in faccia adesso, gli rovinerebbe la reputazione. Dopo che si furono distanziati in modo da poter parlare, l'uomo rispose alla sua domanda. “Dove vai tu, vado anche io, ricordi?” Adesso glielo viene a dire. Non poteva farlo un anno fa?

“Stupido.” Gli rispose Tommy, stappandogli un sorriso. Allungò poi una mano. “La mia paga.” Noh-Varr rise un po' più forte e gli dette i dollari che gli spettavano.

Quando il fattorino fece per andarsene, Noh-Varr lo prese per una spalla e lo fermò per sussurrargli una cosa nell'orecchio. “Mi sei mancato, hala.”

Tommy sorrise e se ne andò, si annotò l'indirizzo del compagno ritrovato e ritornò alla pizzeria per finire il lavoro. Una cosa era certa, d'ora in poi la sua vita sarà molto più brillante con lui nei paraggi.
NA: Okay, storia ispirata da un'immagine su internet dove i due albini erano uno di fronte all'altro; Tommy teneva in mano una pizza e Noh era dall'altra parte della porta. Sono un po' delusa che non ci sia molto Noh/Tommy su internet, così è venuta fuori sta cosa strana!

Noh chiama Tommy "hala" perché il suo pianeta è una delle cose più preziose che abbia mai avuto, e così è Tommy per lui. Il "boss" della pizzeria invece è Steve Rogers.

Prossimo capitolo: Kate cerca di avvicinarsi a una persona completamente diversa da lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Noh-Varr/Kate ***


NA: Non so se questo capitolo sia veramente del 1600, ma di certo non è del 1700, quindi io direi tra 1400 e 1600. È una specie di Robin Hood/Peter Pan crossover con Kate come protagonista.

Titolo: Sono qui per salvarla, milady

Personaggi: Kate Bishop/Hawkeye; Noh-Varr/Marvel Boy; Bobby Morse/Mockingbird; Derek Bishop

Coppie: Noh-Varr/Kate Bishop

AU: Kate è una ricca ragazza in Inghilterra, ma non le piace quella vita, vorrebbe essere una ribelle, come quelli che vede per le strade. Un ragazzo è lì per aiutala a realizzare il suo desiderio.

Buona lettura!


SONO QUI PER SALVARLA, MILADY

“Signorina Kate!” Gridò Miss Morse, all'interno della villa lussureggiante che era la casa dei Bishop. La donna stava chiamando la ragazza di più di dieci minuti, senza ricevere alcuna risposta dalla giovane. A un certo punto, smise di chiamare ed entrò nella sua stanza, dove trovò la ragazza seduta sul letto che guardava la finestra, vestita da uomo. “Signorina Kate, cosa ci fa con quei vestiti? Una dolce signorina come lei dovrebbe indossare dei vestiti più graziosi di quello! Devo ricordarle che suo padr-”

“Perché non posso vestirmi come voglio, Bobby?” Domandò lei, interrompendo la donna, ma senza smettere di guardare il paesaggio dalla finestra. “Perché non sono libera come quei ragazzi per strada?” Fuori, sul marciapiede di fronte alla villa c'erano dei ragazzi che si rincorrevano senza dei vestiti troppo vistosi come quelli che ragazza aveva addosso. Era risaputo che alla giovane non piacevano cerimonie e spesso si univa a quei ragazzi per giocare e rincorrersi spensieratamente. Bobby la guardò malinconicamente e le accarezzò i capelli neri come la pece, sorridendo tutto il tempo. Kate lo notò e si chiese se per caso, in una vita passata, anche lei fosse stata come quei ragazzi. Senza pensieri, senza responsabilità. Una vita che lei desiderava da quando era piccola. Una vita fantastica. Doveva esserlo. Purtroppo, però, non la stava vivendo.

Bobby la distolse dai suoi sogni, dicendole che era ora di andarsi a preparare per la cerimonia. Oh, le odiava quel genere di cose. Tutti i ricconi che davano soldi ad altri ricconi e nessuno che si occupasse di quelli che avevano davvero bisogno. Come potevano essere così avari? Kate seguì comunque le richieste della donna e si preparò. Prese il vestito viola che il padre le aveva regalato per il compleanno, quello più scomodo che abbia mai indossato. Allora le venne un'idea. “Mmmh... Sì, bene. Facciamo arrabbiare un po' di nobili avari.”

La cerimonia cominciò e Kate arrivò vestita con un paio di pantaloni bianchi e un vestito rosa che usava per allenarsi di nascosto con l'arco e le frecce. Nient'altro. Niente scarpe, niente pettinatura elegante e niente gioielli. Dire che il padre era arrabbiato era un eufemismo: sembrava un re derubato che aveva appena trovato il ladro. “Padre.” Salutò lei, facendo un piccolo inchino. Le piaceva prendersi gioco di lui, era divertente. Poco dopo se ne andò, stancatasi degli argomenti trattati dagli amici del padre. Era in giardino a giocare con il fango e un legnetto quando un giovane ragazzo, più o meno della sua età, le si avvicinò.

“Buon giorno, milady.” Salutò lui, inchinandosi. Lei alzò lo sguardo e vide la sua faccia; aveva gli occhi verdi e i capelli bianchi, pettinati distrattamente all'indietro, con ciuffi ribelli dappertutto. Era carino. Lui le tese una mano per aiutarla ad alzarsi e lei la prese, guardando il ragazzo. Non l'aveva mai visto a nessun altro evento come quello. Una volta uno di fronte all'altra, lui si inchinò nuovamente e le baciò la mano destra, nessuno l'aveva mai fatto con lei. “Mi permetta di presentarmi, il mio nome è Noh-Varr e sono qui per salvarla.”

“Salvarmi da cosa, Sir Varr?” Chiese lei, confusa. Lui non rispose, la condusse invece all'ultimo piano della casa della ragazza. Andarono sul balcone privato del padre di Kate, ma la giovane non capiva ancora perché. All'improvviso sentirono un'esplosione proveniente dal primo piano dell'edificio e, istintivamente, Kate corse di sotto per aiutare la sua famiglia. Sulle scale una fiamma le bloccò la strada e, se non fosse stato per Noh-Varr, l'avrebbe ammazzata. Il ragazzo la prese in braccio e saltò giù dal balcone, raggiungendo sano e salvo la strada principale con Kate in braccio.

“Salvarti da...” Gesticolò lui, indicando la villa. “Quello.” Concluse lui, appoggiando Kate al suolo. Prima che la ragazza chiese ogni tipo di informazione, il ragazzo le rispose prontamente. “Faccio parte di un gruppetto di ribelli che ruba gli averi dei ricchi per poi donarli ai poveri. Avevo già visto la tua bravura con l'arco e il tuo comportamento in quel tipo di eventi, Lady Kate. Tu vuoi essere libera dagli obblighi dei nobili, giusto?” La ragazza accordò con il ragazzo, che le sorrise. “Allora benvenuta.”

Lei non sa che cosa pensasse dell'azione compiuta da quei ragazzi quel giorno, ma di certo quella vita le piaceva. Inoltre, di fianco a lei c'era l'uomo più carino e gentile che avesse mai incontrato: Noh-Varr.


NA: Anche qui ho trovato un'immagine che mi ha ispirato, poi la mia testa ha fatto un po' di giri e... Ecco qua 'sta roba strana!

Prossimo capitolo: NohmmyKate (e il figlio) in cucina!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Noh-Varr/Tommy/Kate ***


NA: In questo capitolo ci sarà un OC chiamato Peter Maximoff, il figlio di Tommy e Kate. NON È ASSOLUTAMENTE QUICKSILVER. Ripeto: NON È QUICKSILVER. Ok? Ok.

Titolo: 15 anni dopo

Personaggi: Tommy Shepherd/Speed; Kate Bishop/Hawkeye; Noh-Varr/Marvel Boy; Uni-Varr (Maelikki OC); Peter Maximoff (OC)

Coppie: Noh-Varr/Tommy Shepherd/Kate Bishop

AU: Nel futuro del 616, tutti gli YA hanno messo su famiglia.


15 ANNI DOPO

"Ho fameeeeee...!" Brontolò per l'ennesima volta il piccolo Peter con il padre. La vita con un piccolo bambino impaziente e viziato non è facile, specialmente per Tommy. Ora era a casa da solo, seduto sul divano al centro della sala più grande della Marvel, la navicella che lui, Noh e Kate usavano come casa.

"Peter, finché tua madre e Noh non tornano con il cibo, non potrai mangiare molto, quindi fai un piacere a papà e vieni qui." Rispose Tommy, invitandolo sul divano verde e bianco. Non che ci fossero tanti altri colori lì. Tutta la nave era color verde acceso con alcune strisce bianche, solo il controllo comandi visivo di Noh era viola. Del resto... No, non c'erano altri colori. Il piccolo si sedette allora vicino a lui, scrutandolo con occhi blu quasi innaturali: quelli di Kate. Vedendo che il genitore non accennava al minimo movimento, salì sulle sue gambe e appoggiò la schiena sul petto del velocista. Sembrò addormentarsi, così Tommy iniziò ad accarezzargli i capelli bianchi e ricci. Davvero, il riccio non si sa da chi l'aveva preso; magari il DNA di Scarlet era ancora lì in qualche modo, ma nessuno ha mai fatto attenzione a quei piccoli particolari. Peter non disse niente all'inizio, poi prese la mano di Tommy e la mise sulla sua pancia. Dopo un paio di minuti prese anche l'altra mano e la mise nello stesso posto, sopra alla prima. La sua testa si inclinò un po' verso sinistra e si fermò quando incontrò la spalla di Tommy, che fungeva molte volte come cuscino per il piccolo bambino.

Ormai, dopo 15 anni, Tommy aveva imparato a calmarsi e a godersi la vita qualche volta. Ora aveva 33 anni, un figlio bellissimo, un marito molto amorevole e una moglie fantastica. Non tutti hanno questa fortuna. Billy e Teddy, per esempio, sono sempre molto impegnati: il primo è il Demiurgo e lo Stregone Supremo della Terra, mentre il secondo l'Imperatore dell'impero Kree-Skrull e ha ripreso il ruolo di suo padre, Capitan Marvel. Hanno due figlie, Sarah Altman e Wanda Maximoff. Più confusionario di così non potevano pensarla, davvero. Cassie e Jonas si sono ritrovati, innamorati di nuovo e hanno due figli, Natasha e Nathaniel Lang. Fantasia zero. Per finire, America e Loki sono diventati migliori amici e, roba da non credere, hanno un figlio, Alejandro Chavez. Tommy ridacchia pensando ai vecchi tempi, quando America non faceva che prenderlo a calci, Noh non capiva niente degli umani e ascoltava musica degli anni 60 (non che sia cambiato più di tanto, ora ascolta quella degli anni 80), Billy provocava disastri interdimensionali, Teddy che si arrabbiava quando si accorgeva che Tommy gli aveva nascosto i fumetti, Kate che li costringeva a fare shopping (oddio che brutti giorni) e David che cercava di non metterli nei guai con Avengers o X-Men, cosa ormai diventata un'abitudine. Che bei tempi.

I suoi pensieri furono interrotti da una voce fuori dalla nave. "Tommy, siamo tornati!" Disse qualcuno che Tommy riconobbe come Noh. Lentamente spostò le mani dalla pancia del figlio, lo appoggiò sul divano e andò ad aprire. Marito e moglie entrarono mettendo il cibo sul tavolo, pronto per essere cucinato. "Cosa cuciniamo? Vi ricordo che deve andare bene anche per Uni, non vorrei che si ammalasse." Disse Noh mentre metteva in frigo la frutta e il formaggio. Uni era il figlio di Noh e Kate, aveva appena tre anni, mentre Peter ne aveva sei.

"Non hai qualcosa per Kree con te?" Chiese Tommy, non convinto che il marito non possa avere nessun tipo di cibo alieno. È fisicamente impossibile.

"Ho un paio di merendine energetiche." Rispose l'alieno, tirando fuori una barretta incolore da una degli sportelli della cucina. "Non so se gli piacciono, non è molto saporito. Funge da... Beh, riserva energetica. Non sa di niente."

"Allora fagliela assaggiare, genio." Disse Tommy, prendendo bruscamente la merendina dalle mani di Noh e controllando cosa c'era scritto sulla confezione. Era Kree, ma non c'era problema, lui sapeva abbastanza bene quel linguaggio. "Non ci sono né insetti, né carta o spazzatura di alcun genere, può mangiarlo, non gli farà male." Concluse il trentenne, sparendo per un paio di secondi e ritornando con il piccolo tra le braccia. Uni era simile a Peter, solo che i suoi capelli erano lisci ed era molto più coccolone del fratello maggiore. Inoltre causava molti più guai.

"Papààà..." Disse il bambino, allungando le braccia verso Noh, che lo prese in braccio. "Co è?" Provò a dire il piccolo, seguito da un 'awwww' da parte di Kate che intanto aveva cominciato a preparare degli hamburger senza chiedere niente a nessuno.

Di solito le cose funzionavano così: Tommy e Noh litigavano mentre Kate aveva già risolto il problema e applicava la soluzione. In pratica, gli uomini si divertono, mentre lei lavora. Non le dispiaceva, però. Era una bella vita.

"Buoo!" Disse Uni, esaltato. A quanto pare, la barretta gli piaceva. Forse un po' troppo, perché dopo ne chiese ancora. "Ancoa! Ancoa!" Ovviamente nessuno gliela dette, così si liberò dall'abbraccio di Noh e scalò il frigo per arrivare allo sportello e prenderne altre, ma il padre lo prese e lo portò di là, cercando di calmarlo.

Intanto Peter si svegliò per le urla del fratello e scoprì che stavano facendo da mangiare, così assaltò la madre e prese un hamburger, che sparì in un secondo dentro la sua bocca. "Peter Clinton Maximoff!" Tuonò Kate, mani sui fianchi e sguardo più arrabbiato che mai. "Cosa ti ho detto riguardo all'aspettare le persone?"

"Che non devo essere sempre frettoloso altrimenti finirò male come Papà..." Borbottò lui, guardando verso il basso.  Tommy intanto tirò un sguardo maligno alla moglie, che lo stava ignorando completamente. Quando il bambino se ne fu andato sul divano con il fratello e il patrigno, Tommy chiuse la porta e cominciò a discutere con Kate.

"Che gli hai detto?!" Chiese Tommy, infuriato.

"Che tu sei una butta persona e che non devono assomigliarti per niente al mondo." Rispose Kate, rifacendo l'hamburger appena mangiato dal figlio e senza staccare lo sguardo da esso.  "Non negarlo. Sai bene che non deve vivere la sua vita come te, sempre alla massima velocità."

"Giusto, hai ragione." Ammise alla fine Tommy, abbracciandola da dietro e baciandola. "Fai bene quegli hamburger, dubito che quel tornado di nostro figlio si fermerà al primo." Kate, rise, ricambiando il bacio e chiamando tutti a tavola. Sì, quella vita era perfetta.


NA: Tutti i figli degli YA sono di mia invenzione (perché il pomeriggio non so che fare e invento personaggi guardando il soffitto, sono molto normale), ma non Uni-Varr. Quello l'ha inventato Maelikki, disegnatrice principalmente di Nohmmy e Wickling. Nella sua versione Uni era una femmina, ma la prima immagine nella che ho visto sembrava un maschio ed è difficile far cambiare idea al mio cervello. Se volete darci un occhiata, andate a vedere su Google, è un disegno blu di un bambino con scritto 'Uni-Varr'.

Prossimo capitolo: Billy deve dichiararsi ed è tutta colpa di Tommy!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Billy/Teddy ***


NA: E alla fine... Wickling! YEY!! Solo perché lo sappiate... Billy è la persona più carina e adorabile dell'Universo e Teddy quella più comprensiva. Tommy, invece, è un piccolo bastardo, ma tutti gli vogliono un gran bene.

Titolo: Le proposte non ti cadono in testa!

Personaggi: Billy Kaplan/Wiccan; Tommy Shepherd/Speed; Teddy Altman/Hulkling; Cassie Lang/Stature; Kate Bishop/Hawkeye; Wanda Maximoff/Scarlet Witch; Pietro Maximoff/Quicksilver

Coppie: Billy Kaplan/Teddy Altman; Tommy Shepherd/Cassie Lang; Wanda Maximoff/Pietro Maximoff

AU: Billy ha una cotta per il suo migliore amico Teddy da sei anni, ma non ha il coraggio di dirglielo. Il fratello Tommy non ne può più di questa situazione e quando giocano a 'Obbligo o Verità' gli ordina di dirglielo.


LE PROPOSTE NON TI CADONO IN TESTA!

Billy voleva morire. Non voleva assolutamente fare quello che Tommy, suo fratello gemello, gli aveva detto di fare la sera prima. Era stato uno stupido ad accettare di giocare a 'obbligo o verità' con Tommy e ancor di più a scegliere obbligo. Ora doveva dichiararsi a Teddy, il ragazzo per cui aveva una cotta da quattro anni. Guardò la tazza e si rispecchiò nel latte freddo che stava per bere, quando un tornado di esaltazione entrò nella cucina.

"Andiamo, Billy!" Esclamò il fratello, prendendo il latte e rovesciandolo frettolosamente nella tazza, lasciando tracce del liquido bianco ovunque. Si sedette di fronte al gemello moro e prese i biscotti, immergendoli nel latte. Intanto che mangiava, Billy si alzò e andò a lavare quello che aveva usato, dando le spalle a Tommy. "Non puoi farti mettere in ginocchio così, sai. È solo Teddy, il tuo migliore amico da quando avevi 12 anni, non ti mangia!" Billy sospirò, mise la tazza nella lavastoviglie e, prima di uscire dalla cucina, guardò il fratello. Aveva dieci biscotti in bocca e sbrodolava dappertutto quando beveva il latte. Billy rise un po', poi notò che la maglietta era salva. Un miracolo. Tommy si accorse degli sguardi divertiti del moretto, così lo guardò anche lui, con la bocca piena e gocce di latte che scendevano dai lati della bocca. Quella visione fece solo ridere di più Billy, risata che attirò l'attenzione del padre.

"Che cosa succede qui?" Chiese lui, entrando in cucina. Appena vide Tommy, si schiaffeggiò la faccia con la mano destra, per poi accennare a un sorriso. "Tommy ti prego, vai a lavarti, santo Dio." Disse lui alla fine, pregando che i vestiti non si fossero bagnati come la tavola. Era un lago.

"Ma Papà..." Protestò lui, facendo cadere dalla bocca anche piccoli pezzi di biscotti mangiucchiati. "Non è colpa mia, tu sei frettoloso e tu mi hai passato quel tipo di carattere." Billy si allontanò un momento per salutare la madre come faceva tutte le mattine e gli disse di stare attenta al padre e al fratello. Ovviamente lei si preoccupò, così il ragazzo la portò in cucina, facendole vedere che cos'aveva combinato il gemello.

"Thomas Erik Maximoff!!" Gridò lei, arrabbiata. L'interpellato si girò subito, sputando i resti della colazione in faccia al padre, facendolo arrabbiare. Fortunatamente la madre lo fermò. "Pietro, no! Adesso devono andare a scuola, non voglio che abbia un'altra nota per il ritardo."

All'inizio il padre non sembrava convinto, poi ci pensò un momento e consentì. "Va bene, Wanda. Aspetterò oggi pomeriggio." Si rivolse poi al figlio, minacciandolo. "Non sperare di cavartela. Quando arriverai a casa pulirai tutta la cucina, intesi?"

"Va bene..." Rispose pianissimo Tommy, guardando verso il basso. Dopo ciò andò a lavarsi la faccia, salutò i genitori e prese lo zaino, per poi seguire Billy fino alla fermata dell'autobus.

Spesso i due fratelli venivano visti insieme, parlando del più e del meno, sempre contenti di stare l'uno con l'altro, anche se non sempre entrambi lo davano a vedere. Presero il bus al volo e si sedettero vicini, come ogni altra mattina. In quell'occasione Tommy ne approfittò per parlare con il gemello dell'obbligo datogli la sera scorsa.

"Come fai a essere nervoso quando devi parlare con il tuo migliore amico?" Chiese Tommy, riprendendo in mano l'argomento. Billy arrossì, guardando dalla parte opposta. "Sì, insomma, lui ti conosce; sa che tu sei gay, tu sai che lui è gay, decidetevi! Non puoi aspettare che la proposta cada dal cielo!" Tommy aveva ragione, ma Billy non se la sentiva, non voleva rovinare il loro rapporto d'amicizia.

"Tommy ha ragione, Billy." Disse da dietro una voce femminile. I due fratelli si girarono e videro la migliore amica di Tommy, Cassie. "Non puoi aspettare fino a 40 anni, fai qualcosa!" Gridò lei, con somma approvazione da parte di Tommy.

"Voi due sarete sempre insieme contro di me?" Chiese Billy, disperato. I due si guardarono negli occhi, poi guardarono Billy e simultaneamente alzarono e abbassarono la testa in segno di assenso. Poco dopo il viso di Cassie si illuminò, dicendo una cosa che Billy avrebbe preferito non sapere.

"Tommy, ho chiesto a Teddy se per oggi poteva cambiare tavolo e stare solo con Billy, senza nessuno intorno e lui ha detto di sì!" Gridò lei esultata, scambiando un cinque con Tommy, contentissimo. Billy li guardò con la bocca aperta e gli occhi spalancati, non credendo a quello che il fratello aveva appena fatto.

"Che cos'avete fatto?!" Gridò lui, alzandosi in piedi, beccandosi uno sguardo intimidatorio da parte dell'autista che lo fece subito risedere.

Ignorando la sgridata, Tommy si alzò in piedi sul posto dove si era seduto fino ad allora  e spaccò il vetro con un manganello nero, probabilmente rubato alla polizia. Tutti si girarono verso di lui e la corriera si fermò, l'autista lo stava guardando dieci volte peggio di come aveva fatto con Billy. Il ragazzo non ci fece caso, prese lo zaino e saltò giù invitando anche Cassie e Billy. La ragazza non se lo fece ripetere due volte e saltò in braccio al fratello, che poco dopo la mise per terra. "Andiamo Billy, è divertente!" Gridò Cassie, esaltata. Il moretto fece un sospiro e saltò giù, anche lui in braccio a Tommy, che disse a tutti di seguirlo.

Arrivarono in un parcheggio e il ragazzo dai capelli bianchi disse loro di salire su una Ford grigia e loro lo fecero. Al posto di guida c'era una ragazza dai capelli neri e gli occhi azzurri, che si ribelò essere un'amica dei due pazzi che avevano organizzato l'appuntamento di Billy e Teddy. "Trasporti illegali Bishop, dove vi porto, ragazzi?" Chiese lei, guardando Tommy, di fianco a lei.

"Operazione proposta impossibile, sai già i dettagli." Rispose Tommy, non guardandola in faccia. Lei ghignò e accese la macchina, uscendo del parcheggio e andando in strada a tutta velocità. Billy non credeva che si potesse andare così forte con una macchina in un centro abitato come New York.

"Kate, hai attirato l'attenzione. C'è la polizia dietro." Le fece notare Cassie, facendo allarmare Billy. Si girò e si accorse che c'era veramente la polizia dietro di loro. La ragazza al volante non fece caso a quello appena detto dalla bionda e accelerò ancora. Adesso andavano ai 130 km/h. In pochi minuti videro la scuola, ma Kate non accennava a rallentare per farli scendere.

"Dovrete saltare, ragazzi. Non posso permettere che mi prendano, perciò... Saltate!" Disse la ragazza, prendendo alla sprovvista Billy che, trascinato da Cassie, saltò fuori dalla macchina. Atterrò sulla ghiaia, ma non ebbe tempo di guardare se effettivamente aveva delle ferite, perché Tommy lo trascinò dietro al muro della scuola per non farsi vedere dai poliziotti.

Una volta che se ne furono andati, i tre ragazzi entrarono a scuola per scoprire che dovevano ancora aspettare dieci minuti prima che le lezioni cominciassero. Mentre Cassie e Tommy andavano per la loro strada, Billy decise di andare a prendere i libri per la lezione di storia di quella mattina. Stava per arrivare al suo armadietto quando Teddy lo fermò per parlargli.

"Ehi, Billy! Cos'è successo? Quando sono salito in autobus non ti ho visto! Dov'eri?" Chiese lui, preoccupato come non mai. Non era una novità, era sempre stato così, preoccupato fino all'ultimo per il suo migliore amico. Non che questo desse fastidio a Billy, anzi!

"Quei due pazzi di Tommy e Cassie mi hanno trascinato in una delle loro scappatelle. La polizia stava per metterci in prigione!" Disse il moretto, esasperato. Teddy rise un po', poi ritornò serio e arrossì. L'aveva visto veramente? Teddy Altman, il campione della squadra di basket, che arrossiva di fronte a lui? Incredibile. "Ti senti bene, Teddy?"

"Cassie mi ha detto del pranzo di oggi... Perché vuoi stare da solo con me?" Chiese a bassa voce il biondo, come se fosse un segreto. Non l'aveva mai visto più imbarazzato di così in quei sei anni. Che gli piacesse? Che fosse innamorato di lui? No, non può essere. Lui è William Magnus Maximoff, perdente e depresso, mentre lui è Theodore Rufus Altman, sportivo, popolare e amato da tutti. Non c'è nemmeno una possibilità che possa piacere a Teddy.

Ora però, per colpa di Tommy e Cassie, doveva trovare un motivo valido per rispondere alla sua domanda. Ripensò a quello che gli dissero i due amici in autobus, le proposte non cadono dal cielo. Avevano ragione. Quello era il momento perfetto, ma non trovava le parole. Non c'era nessuno nei dintorni, così lo baciò e basta. Fortunatamente l'amico rispose al bacio e lo ricambiò, mettendogli le mani dietro la schiena e avvicinandolo al suo corpo. Billy poteva anche restarci tutto il giorno tra le sue braccia, erano calde e lo facevano sentire bene.

Quando si furono staccati, si guardarono negli occhi, entrambi erano rossi in faccia, ma felici. Billy abbracciò di nuovo Teddy, che lo accolse felicemente tra le sue braccia ed entrambi si godettero quel breve momento prima di essere interrotti da un flash proveniente dall'altra parte del corridoio. Si girarono per trovare Tommy e Cassie con i telefoni in mano e un sorriso beffardo sulle labbra.

La campanella suonò e i quattro fecero una corsa per arrivare in tempo nelle rispettive classi. Billy si ritrovò a pensare la cosa più idiota della sua vita: Tommy aveva ragione.


NA: Ed eccoci qua! Finalmente Billy/Teddy! Per quanto riguarda il Cassie/Tommy, lo approfondirò nell'ottavo capitolo, per ora sono solo migliori amici, poi si vedrà!

Prossimo capitolo: Tommy consola Billy!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Billy/Tommy ***


NA: Finalmente i due gemelli sono insieme!! Yeeee!! In questo capitolo Tommy è la persona più adorabile e in difficoltà dell'universo, mentre Billy è il fratello comprensivo e coccolone.

Titolo: Non sei solo adesso, non lo sarai mai più

Personaggi: Tommy Shepherd/Speed; Billy Kaplan/Wiccan; Wanda Maximoff/Scarlet Witch; Teddy Altman

Coppie: Billy Kaplan/Tommy Shepherd; Tommy Shepherd/Wanda Maximoff/Billy Kaplan; Billy Kaplan/Teddy Altman

AU: Billy e Tommy sono i figli adottivi di Visione e Wanda da quando avevano 13 anni, vengono da due famiglie diverse, ma sono nati lo stesso giorno e sono molto simili, quindi si comportano come dei gemelli. Billy è già fidanzato con Teddy e tutti hanno 18 anni. Inoltre il tanto amato Zio Pete è morto, causando non pochi danni nella mente di Tommy.

Avvertimenti: Accenni a uso di droga, esperimenti su adolescenti, sfruttamento e maltrattamento minorile, divorzio, PTSD - Post Traumatic Stress Disorder, incesto (più o meno)


NON SEI SOLO ADESSO, NON LO SARAI MAI PIÙ

Mamma, non andare via, perché te ne vai? Resta qui, ti prego... Non voglio stare con Papà da solo... Mi farà del male, lo sai, mi proteggevi da lui.

Mamma, ti voglio bene.

Mamma, dammi un bacino, qualcosa per ricordarti, non voglio dimenticarti. Papà è sempre cattivo con me... Ho paura di lui, delle bottiglie, della polvere bianca dentro ai sacchetti di plastica che porta a casa, del fumo... Ho paura delle sue braccia, della sua voce, dei suoi occhi, dei suoi calci...

Mamma, dicevi sempre che non mi avresti mai lasciato solo. Perché adesso mi abbandoni, Mamma? Portami con te, ti prego! Qui è come un inferno, a scuola vengo picchiato per la vita che ho, a casa vengo picchiato perché lui non mi ha mai voluto, voglio morire.

Mamma perché hai firmato quel documento? Perché vuoi che mi prendano? Non voglio andare in prigione, Mamma! Lasci che facciano esperimenti di me, mi torturano, mi sedano, mi drogano, mi fanno usare i miei poteri contro gli altri mutanti, bravi ragazzi. Se non lo faccio, me lo fanno fare. Non mi piace Mamma, potami via di qui.

Mamma, mi danno delle cose da bere, sedativi. Sento i coltellini aprirmi il torace, poi si ricuce subito. Mi danno più sedativi, ma non funziona. Dopo poco lasciano perdere e mi mettono in una stanza buia dove mi sparano. Corro, corro, corro, ma non è abbastanza. Perdo molto sangue, ma sono ancora vivo. Ogni giorno sarà così, dicono.

Mamma, sto provando a farmi del male sul braccio con un pezzo di ferro. Ci saranno delle cicatrici, ma non mi importa. Non voglio stare qui, preferisco morire, ma non ci riesco, non sono 'abbastanza forte', come diceva Papà.

Mamma, è passato un anno da quando mi hanno preso qui dentro e tu sei ancora a casa tua immagino.

Mamma, ti odio.

Tommy si svegliò di soprassalto con un urlo, facendo scontrare la sua testa con quella di suo fratello Billy, che gli stava accarezzando i capelli, probabilmente per farlo sentire al sicuro. "Billy? Che cosa ci fai qui?" Chiese confuso Tommy, strofinandosi gli occhi e cercando di mettere a fuoco quello che gli stava intorno. Da quello che ricordava, Billy era con Teddy, giusto?

"Ti ho sentito gridare, Tommy." Rispose semplicemente Billy, sorridendogli. In quel momento, Wanda entrò nella stanza dei due gemelli.

"Tommy, è tutto a posto?" Chiese lei, preoccupata. Il ragazzo fece cenno di sì con la testa, ma lei gli venne comunque vicino. "Un altro incubo, vero?" Chiese lei, gentilmente. Tommy muovette la testa in segno di assenso e lei gli dette un bacio in fronte, per poi girarsi verso Billy. "William, puoi stare con lui per un po'? Spiegherò io a Teddy cosa sta succedendo." Billy le sorrise e la baciò amorevolmente sulla guancia, gesto che lei ricambiò.

Quando Wanda uscì dalla porta, Billy si sdraiò di fianco a Tommy, si mise sotto le coperte e usò il letto che una volta era di entrambi, per poi girasi verso il fratello. "Vuoi dirmi cosa sono questi incubi che ti spaventano tanto? Non urlavi così da Zio Pete." Disse lui, rievocando il dolore di quei giorni. Tommy non si lasciò andare, non iniziò a piangere, quello che fece fu rispondere un po' male al fratello.

"Stai zitto, Kaplan, non sai di che cosa stai parlando." Era arrabbiato, ma non con Billy. Era arabbiato con sua madre Mary, che gli riservò tantissimo dolore nella sua vita. Zio Pete lo ricolmò, quel freddo vuoto senza il minimo calore di una presenza umana. Zio Pete era tutto quello che voleva dalla vita, qualcuno che gli volesse bene. Però ora era morto e non poteva farci niente.

"Uh, se usi il mio cognome c'è qualcosa che non va per davvero." Disse Billy, distogliendolo dai suoi pensieri. Dannato Billy e la sua stupida deduzione. "Forza, Tommy. Sai bene che non lo dirò a nessuno." Ora che la sua voce era più gentile, le prime lacrime cominciarono a scendere e lui cominciò a singhiozzare. Ovviamente Billy aveva il super udito solo quando non serviva. "Tommy..." Disse lui, mettendosi a sedere e andando sopra il gemello, abbracciandolo. I loro capelli si mischiarono, sembravano quasi lo yin e lo yang, quel simbolo cinese di cui Wanda parlava sempre. Tommy lo abbracciò poco dopo, piangendo e lasciando il collo del gemello bagnato dalle lacrime che ogni secondo lo facevano sentire meglio. Il moretto sollevò la testa e cominciò a baciare il fratello sul viso, da tutte le parti. "Meglio?" Chiese alla fine Billy rimanendo abbracciato a lui.

"Se continui sì." Rispose Tommy, facendo ridere il moro, che obbedì e lo baciò in bocca. Tommy detestava ammetterlo, ma Billy baciava molto bene. Teddy era fortunatissimo ad averlo come fidanzato, lui lo sapeva bene. Si addormentarono così, uno abbracciato all'altro, e dormirono così per tutta la notte.

La mattina dopo, Tommy si svegliò per primo, sentendo il suono di qualcosa. Non riconobbe subito chi era quello di fronte a lui, poi riconobbe quella sagoma come Teddy, il fidanzato di Billy. In mano aveva un telefono e stava sorridendo. "Ehi! Brutto bastardo, vieni qui!" Gridò Tommy, correndo dietro a Teddy, già di buon umore. "Dammi quel coso!"

"No! Voglio mandarla a Kate, Cassie, Jonas..." Disse lui, cominciando a mandare la foto. Tommy sembrò calmarsi.

"Ti odio, Theodore Rufus Altman." Disse semplicemente il velocista, sedendosi e cominciando a fare colazione. In quel momento entrò Billy, un po' confuso, ma si sedette anche lui e baciò il fidanzato. Teddy ridacchiò e baciò Billy, per poi ripensare alla foto. Thomas Erik Maximoff aveva dei sentimenti, wow.


NA: Okay, è venuta fuori un po' così, ma va bene... Adoro le relazioni tra gemelli e per quanto riguarda il bacio... Beh, mi sono leggermente lasciata trasportare... Ovviamente per Billy c'è solo Teddy!

Prossimo capitolo: Teddy a una visita diplomatica con Capitan Marvel!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Teddy/Noh-Varr ***


NA: Mi scuso per il capitolo precedente, perché nella descrizione della ff c'era scritto che Tommy aiutava Billy, poi è successo il contrario... Mi dispiace! L'ho aggiustato, ma comunque mi dispiace tantissimo per quelli che si aspettavano un'altra cosa...

Titolo: Non è una cosa per bambini (come Noh-Varr è diventato un nerd)

Personaggi: Teddy Altman/Hulkling; Noh-Varr/Marvel Boy; Mar-Vell/Capitan Marvel; Principessa Anelle; Capitan Glory; Star Splendor

Coppie: Teddy Altman/Noh-Varr; Teddy Altman/Mar-Vell/Principessa Anelle; Noh-Varr/Capitan Glory/Star Splendor

AU: Teddy e Noh-Varr sono dei bambini che si incontrano per caso e diventano grandi amici


NON È UNA COSA PER BAMBINI (COME NOH-VARR È DIVENTATO UN NERD)

"Teddy!" Gridò la grande figura che era seduta sul suo letto. L'interpellato smise di usare i suoi poteri e, dal topo in cui si era trasformato, ritornò un normale bambino biondo dagli occhi azzurri di sette anni.

"Sì, Papà?" Chiese lui, con tono innocente. La grande figura si alzò in piedi, si avvicinò a lui e lo prese in braccio, per poi metterlo sulle sue spalle. Il piccolo si tenette ai suoi capelli biondi e ricci, senza che l'uomo dicesse qualcosa.

"Oggi ho un incontro con un alto ufficiale Kree, vorresti venire? Potrai giocare con suo figlio." Propose l'uomo, sedendosi vicino a una donna dalla pelle verde e i capelli neri, la madre di Teddy, Anelle.

Il bambino tese le sue piccole braccia verso di lei, facendole capire che voleva andarle in braccio. Lei lo prese e lo mise sulle sue gambe, facendo molto felice il bambino. "Teddy, allora? Andrai con Papà?" Chiese lei, accarezzando i suoi capelli biondi e stringendolo a sé.

"Solo se vieni anche tu, Mamma." Disse lui, guardando la donna con occhi supplicanti. Lei non aveva intenzione di venire, ma, dopo aver visto la faccia triste del figlio, accettò.


"Noh-Varr! Scendi subito da lì!!" Gridò la donna dai capelli viola rivolgendosi al piccolo bambino dai capelli bianchi sul soffitto. Lui la guardò con i suoi occhioni verdi smeraldo, mettendosi a testa in giù e aprendo la bocca.

"Ma mamma..." Protestò il bambino, non volendo evidentemente scendere dal soffitto. La madre allora lo prese in braccio e lo appoggiò sul divano, cercando di farlo stare fermo. Il piccolo però non la diede vinta al genitore e si liberò, scappando nella sua cameretta.

"Noh-Varr!!!" Gridò ancora una colta sua madre, arrabbiata molto più di prima. Il piccolo non fece caso alle sue urla e si nascose dietro la gamba del padre, confuso.

"Noh?" Chiese l'adulto, non capendo cosa stava succedendo. "Va tutto bene? Che hai fatto?"

Noh rise semplicemente, senza lasciare la gamba del genitore e risalendola, arrivando fino al petto dell'uomo, per poi sedersi sulla sua spalla destra. "La Mamma è arrabbiata perché stavo bene sul soffitto... Ma io non ho fatto niente, Papà..." Rispose il bambino, guardandolo con gli occhi più dolci e imploranti che il capitano avesse mai visto.

Alla fine si arrese. "Ti aiuterò, ma dovrai stare buono quando il signor Vell verrà qui, intesi?" Disse lui, sistemando il bambino tra le sue braccia. Il piccolo annuì e il padre provò a parlare con la moglie. "Tesoro, perché sgridavi Noh?"

"Sai che mi preoccupo quando si arrampica sul soffitto! E se cadesse? Se non facessi in tempo a salvarlo? Se morisse? Non me lo perdonerei mai..." Rispose la donna, guardando negli occhi il figlio.

Noh prese l'iniziativa e saltò giù, atterrando in piedi sul pavimento di casa, per poi prendere per mano la madre e facendola sedere sul divano. Quando lei si sedette, lui salì di fianco a lei e si sedette sulle sue gambe, guardandola in viso. Successivamente accarezzò una parte della faccia della donna con la sua fragile mano destra, sorridendole. "Non ti devi preoccupare, Mamma. Semmai cadrò so che tu riuscirai a salvarmi, in un modo o nell'altro. Inoltre, siamo Kree, giusto? Siamo superiori."

L'ultima frase strappò un sorriso alla madre, che non faceva da tempo. Noh era contento di averla vista così, tanto che poco dopo le scoccò un bacino su alla guancia sinistra, per poi abbracciarla. Lei ricambiò il gesto e lo baciò sulla testa, tra i capelli bianchi. "Mamma, puoi stare con me e Papi quando arriverà il signor Vell?" Chiese Noh, senza lasciare la donna.

"Certo, hala." Rispose la madre, invitando anche il padre in quell'abbraccio di famiglia. "Starò sempre con i due uomini della mia vita."


"Buongiorno, Mar-Vell." Disse un'altra figura alta come il padre, bionda e dagli occhi verdi. Probabilmente quello era il Capitan Glory di cui Teddy era stato informato. Di fianco a lui c'era un bambino della sua età dai capelli bianchi e gli occhi azzurri ghiaccio, Noh-Varr. Teddy era in braccio alla principessa, trasformatasi per non apparire come una Skrull, ma non servì, perché il piccolo Noh sentì il suo odore e la smascherò.

"Tu sei uno Skrull?" Chiese poi a Teddy, una volta che furono entrati nella loro casa. Teddy scosse la testa, negando quello che il bambino aveva appena detto. Noh lo guardò perplesso. "Tu sai di strano. Odori di Kree, ma posso anche sentire un vago odore di Skrull su di te. Sei un ibrido?"

Teddy annuì, per poi guardarsi intorno. Sul soffitto e sul muro c'erano leggeri segni di sporcizia lasciate probabilmente da una scarpa di piccole dimensioni. "Sei stato tu?" Chiese Teddy, indicando con l'indice le impronte. Il bambino dai capelli bianchi annuì. Il viso di Teddy si illuminò, sorridendo felicemente. "Sei come Spider-Man?"

"Chi?" Chiese Noh, confuso. Non aveva mai sentito quel nome prima d'ora. "Spider-Man?"

"Sì. È un eroe terrestre che può arrampicarsi sui muri e lanciare ragnatele." Rispose Teddy, toccando le impronte sporche sul muro. "Non lo conosci?" Chiese Teddy, un po' deluso.

"No, mi spiace. Non mi interesso alla Terra e a quello che potrebbe offrire." Rispose semplicemente il bambino, con sguardo annoiato. Allora Teddy si rivolse al padre.

"Papà, possiamo usare i tuoi ologrammi dei supereroi? Noh non li conosce." Chiese il biondo, andando vicino al padre. L'adulto gli diede una decina di dischetti neri contornati con una striscia blu.

Teddy trascinò l'altro bambino in quella che credette essere la sua camera da letto. Appoggiò uno dei dischi a terra e spinse proprio al centro di esso. Il contorno blu diventò luminescente e si formò una figura. Era un uomo con un vestito rosso blu e bianco, con una stella sul petto e una A sulla fronte. L'unica arma d cui disponeva era uno scudo rotondo con al centro una stella bianca. "Lui è Capitan America." Spiegò Teddy all'amico. "È un supereroe leggendario: si dice che una volta ha fermato un carro armato con un pugno!" Noh fece una faccia sorpresa, avvicinandosi all'ologramma. L'uomo fino a quel momento fermo, lanciò lo scudo che rimbalzò da tutte le parti, per poi rifinire tra le mani dell'adulto.

"Whoa!!" Esclamò il bambino dai capelli bianchi, alzando le braccia estasiato. "Ce ne hai altri?" Teddy annuì e mise sul pavimento un altro disco, che formò l'immagine di un robot giallo e rosso.

"Lui è Iron Man, un uomo che stava per morire a causa di una scheggia nel cuore, ma un amico lo aiutò e ai salvò. In seguito trasformò quella debolezza in forza e cominciò a costruire armature tipo quella che vedi lì per salvare coloro che avevano bisogno di lui." Spiegò pazientemente Teddy all'alieno, che intanto osservava l'armatura.

"Non ha mai pensato di mettere degli altri tipi di raggi?" Chiese Noh, cogliendo l'amico impreparato. "Fa niente. Cambiamo eroe?" Chiese lui, impaziente.

Teddy mise un altro disco per terra e comparì la figura di una donna. Era vestita con abiti rossi e aveva i capelli ricci e mori con riflessi rossi. "Lei si chiama Scarlet. È una strega e fa un sacco di magie." Disse il biondo, poco prima che l'immagine cominciasse a muoversi. La donna allungò le mani e delle nuvole color scarlatto si formarono intorno ad esse. Poco dopo iniziò a nevicare e i bambini saltellarono per tutta la stanza felici come non mai.

Dopo che le due madri dissero ai due di smetterla, Teddy mise sul pavimento un altro disco. Comparve un uomo con un costume rosso e blu. "Lui è Spider-Man. Può arrampicarsi sui muri e lanciare ragnatele ai cattivoni!" Disse Teddy, estasiato. Noh lo guardò, poi sorrise e trascinò l'amico nell'altra stanza, dove i genitori erano ormai pronti per salutarsi.

"Mamma, Papà, posso andare con Teddy sulla Terra qualche volta?" Chiese implorante il piccolo. I genitori annuirono, poi guardarono la principessa e il capitano, che annuirono a loro volta.

"Ti passiamo a prendere domani alle 10, okay?" Propose Mar-Vell, chinandosi all'altezza del bambino. Noh annuì energicamente, contento di come era andata quella giornata.


NA: , dovevo farlo.

Prossimo capitolo: Cassie è triste, ma Tommy la consola!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cassie/Tommy ***


NA: Come promesso... Cassie e Tommy! Sarò l'unica a metterli insieme, ma non mi importa!

Titolo: Ti capisco più di chiunque altro

Personaggi: Cassie Lang/Stature; Tommy Shepherd/Speed; Peggy Lang; Blake Burdick

Coppie: Cassie Lang/Tommy Shepherd

AU: 616, ma la madre di Cassie è più tollerante riguardo alla vita della figlia


TI CAPISCO PIÙ DI CHIUNQUE ALTRO

Gli Avengers erano usciti dalla Mansion dando un compito agli Young Avengers: mettere a posto la sala comune per ospitare gli X-Men. Ovviamente alcuni di loro avevano detto che non l'avrebbero mai fatto, mentre altri avevano altre faccende di cui occuparsi, perciò rimasero a pulire solo Cassie e Tommy (che stranamente non era scappato).

Mentre Cassie stava pulendo la sala riunioni, trovò un grosso libro in cuoio nella libreria con una foto dei Vendicatori di Capitan America. Era pieno di polvere, così lo pulì e lo mise nella sua borsa. "C'è Quicksilver... A Tommy potrebbe interessare. Lo guarderemo dopo."

Quando i due teenager finirono di pulire, dovettero andare a casa di Billy per il compleanno di Teddy. Era una bella festa, ma a un certo punto Cassie perse Tommy, così lo cercò fuori e lo ritrovò in mezzo al prato intento a catturare insetti. Cassie si incuriosì e si avvicinò al compagno. "Che ci fai qui?" Chiese lui, senza smettere di guardare la cavalletta che cercava di prendere. Lei sentì un vago profumo di vaniglia che proveniva dai capelli del ragazzo. Era buonissimo. Come mai adesso lo vedeva come più di un compagno?

"Ti stavo cercando." Rispose lei, sorridendogli. Tommy abbassò la guardia e la cavalletta scappò. Non sembrava gli importasse però. I suoi occhi ora erano sulla bionda. Al buio gli occhi color smeraldo di Tommy assumevano un color acquamarina, mentre quelli di Cassie sembravano persino più azzurri. Nessuno dei due ci aveva mai fatto caso prima d'ora. Si guardarono senza dire niente per un paio di minuti, poi la ragazza lo prese per mano e lo trascinò fino a casa sua. Stranamente lui non fece una piega e la seguì senza protestare.

Sperava di non imbattersi in sua madre, ma si vede che quello non era il suo giorno fortunato. "Chi è il tuo amico, Cassie?" Chiese lei, curiosa. Tommy non si dimenò come avrebbe fatto normalmente, lasciò che lei gli tenesse il braccio. La bionda lo apprezzò molto.

"Lui è Tommy, uno dei miei compagni di squadra." Disse lei, sorridendo alla madre, che ritornò a fare quello che stava facendo. Cassie colse l'occasione e trascinò il velocista su per le scale, per poi chiuderlo nella sua camera da letto, unico luogo deve i suoi genitori non ficcavano il naso.

"Tu ti rendi conto che mi hai trascinato per mezza New York, presentato a tua madre e chiuso nella tua camera, vero?" Chiese lui con tono sarcastico. Cassie non se n'era accorta. "Sai che di solito lo fanno delle persone che vogliono fare sesso, vero?" Oddio, non voleva che lui pensasse questo.

Voleva dirgli tantissime cose, ma tutto quello che riuscì a dire fu: "Stupido." Lui rise divertito, mentre Cassie arrossiva sempre di più. Allora tirò fuori dalla borsa in pelle l'album di cuoio, mostrandolo al ragazzo.

"E questo cos'è?" Chiese Tommy, curioso come non mai. Cassie si sedette vicino a lui e aprì il libro. Allora il ragazzo capì. "Ah, è l'album degli Avengers per fanboy sfegatati... Perché non lo guardi con Bill o Ted?"

A quella domanda non seppe rispondere subito. "Loro non mi hanno aiutato a ripulire la stanza di Wolverine." Rispose infine lei, trovando una scusa come quella perfetta. Lui ridacchiò e prese l'album, voltando pagina.

"Allora visto che ci siamo potresti farmi una bella lezione sui supereroi del giorno d'oggi, non credi?" La sua voce era dolce e forte al tempo stesso, cosa quasi impossibile, tecnicamente parlando. Cassie era arrossita più di poco prima e il ragazzo doveva averlo notato, perché le si stava avvicinando sempre di più. Cercò di ricomporsi e gli fece vedere i primi supereroi, che conosceva già tra l'altro.

"Questi li conosci, sono Cap, Hawkeye, tuo zio e tua madre." Disse lei, indicando con l'indice i rispettivi supereroi. Lui annuiva, cercando di capire.

"Quindi... Frisbee, Hawkguy, Quicky e Scarly?" Chiese lui, facendo sdraiare la ragazza dal gran che rideva. Lui la guardò con tenerezza, quasi non si riconosceva. Cos'aveva di speciale tutto d'un tratto questa ragazza? Non era diversa da pochi mesi fa, era sempre lei. Evidentemente però era diversa, in un qualche modo. Lui la aiutò ad alzarsi, poi voltò pagina.

"Ah, loro sono Capitan Marvel, Genis-Vell e Phyla-Vell, figli di Mar-Vell, ed Elysius, sua moglie." Spiegò Cassie, mostrando i quattro Kree a Tommy. Da bravp neo-geek quale era, il ragazzo collegò subito la famiglia a un suo compagno di squadra.

"Questa sarebbe l'allegra famigliola del fidanzato di mio fratello?!" Gridò Tommy, scioccato. Cassie rise ancora una volta, ma stavolta si aggrappò al giovane amico, così riuscì a non cadere. Guando guardò la sua faccia, vide che aveva la bocca aperta e gli occhi spalancati. Questo la fece solo ridere più forte, tanto che fece alzare il suo patrigno, che cercò di aprire la porta, ma non poté perché era chiusa.

"Cassie! Che sta succedendo? Apri questa porta!" Gridò l'uomo, infuriato con la ragazza per aver interrotto il suo riposo serale. A quel punto la giovane si chiese che ore erano e guardò l'orologio. Segnava le 23:47. Non sentiva affatto sonno. Sapeva che doveva aprire la porta, ma stava bene con la testa sulla spalla di Tommy, così restò lì per un altro po' e lasciò urlare l'uomo fuori dalla porta. Dopo poco arrivò anche la madre, così per Cassie non c'era altra soluzione se non andare ad aprire. Si alzò, prese la chiave e aprì la porta, per poi far entrare i suoi genitori che le interposero un interrogatorio. "Con chi eri? Dov'è ora? Qual è il suo nome? Da quanto vi conoscete? Non è un bravo ragazzo, vero?"

A tutte queste domande, Cassie sapeva che stava per esplodere e Tommy era scappato. Traditore. Per un momento le era sembrato che gli potesse importare di lei, ma evidentemente non era così. Perché incontra sempre quello sbagliato? Uffa! Improvvisamente, dietro di lei sentì qualcuno, ma non si mosse. Sperava fosse Tommy. "Billy?" Chiese la madre della ragazza, stupita. Cassie si voltò e vide l'amico. Era un po' diverso però. Un po' più alto forse.

"Vede Miss Lang, il mio stupido fratello se l'era svignata e io, per non lasciare da sola Cassie, sono venuto qua al suo posto." Spiegò il moro ai genitori, già rassicurati.

"So quanto i fratelli possano essere fastidiosi, Billy. Per questo, se vorrai, potrai dormire con Cassie, non credo a lei dispiaccia, vero tesoro?" Chiese la madre della ragazza, ricevendo un'approvazione da parte della figlia. Il padre sembrava ancora poco convinto, ma li lasciò fare. "Non state alzati troppo a lungo!"Gridò la madre in lontananza. 

Una volta che se ne furono andati, Cassie richiuse la porta a chiave e riguardò il ragazzo. "Grazie, Tommy." Disse lei, riconoscendo che quello non era il suo migliore amico. Poteva avere la sua faccia, il suo colore di capelli, i suoi vestiti e i suoi occhi, ma non era Billy. Tommy si sorprese un po', ma la capì. Dopotutto, conosceva il suo gemello molto meglio di lui. "Dimmi la verità, Tommy, il tuo obiettivo era salvarmi da punizione certa o venire a letto con me?" Chiese la ragazza, perplessa.

Lui rise e la prese in braccio, per poi sedersi sul letto senza lasciarla andare. "Devo essere sincero, Cass? Entrambi." Rispose lui, facendo sorridere la ragazza e guadagnandosi un bacio sulla guancia destra. "Vogliamo continuare il corso di nerdaggine o no?" Chiese lui, impaziente come al solito. Lei si alzò, prese l'album e trascinò il ragazzo vicino al  cuscino, in modo che potesse appoggiarsi con la schiena. Gli fece togliere le scarpe e lo costrinse a mettersi sotto le coperte, facendo anche lei lo stesso. Appoggiò la testa sul suo petto, caldo e morbido. Diede l'album al giovane e lui lo aprì a casaccio. 

"Loro sono i Vendicatori della Costa Ovest. Ci sono Scarly e Hawkguy, come li hai chiamati tu, in aggiunta a Tigra, Visione, U.S. Agent, Hank Pym e Wonder Man." Spiegò la ragazza, un po' più piano di prima. Volse lo sguardo verso Tommy, che sembrava confuso. "Sputa il rospo." Ordinò lei, senza muoversi da dov'era.

"Quindi c'é anche Frisbee 2.0?! Credevo frisbee 1.0 fosse abbastanza!" Gridò lui, facendo ridere per l'ennesima volta Cassie, che si zittì subito dopo che il ragazzo ebbe voltato pagina. "Cass, vuoi parlarne?" Propose lui, abbracciando la ragazza e baciandole la testa. Sentì che cominciò a piangere, perciò continuò a parlare. "So cosa si prova quando subisci una perdita. Quando mia madre buttò fuori di casa mio padre, non ero dell'umore migliore. Mio padre non era tanto male dopotutto. Mi portava allo stadio qualche volta per vedere una partita, mi comprava il gelato, facevamo scherzi ai vicini, mi difendeva dagli altri bambini." La ragazza sembrava essersi calmata, ma Tommy continuò comunque. "Inoltre, quando i miei firmarono per tenermi dentro al Juvie, mi sentii abbandonato in qualche modo. Lasciato lì, abbandonato da tutti. Era come se per loro fossi morto o, perlomeno, per me loro lo erano. E faceva male."

"Tommy..." Sussurrò Cassie, voltandosi verso il ragazzo e abbracciandolo. Lui fece lo stesso con lei. "Grazie." Ringraziò lei, senza lasciarlo. Dopo dieci minuti che erano abbracciati, Tommy si stese con la ragazza sopra di lui, senza mai mollarlo. Una volta che furono sotto le coperte, il velocista sentì il respiro della compagna tranquillizzarsi sempre di più, segno che si era addormentata. Ci volle poco tempo perché il ragazzo facesse lo stesso. Si addormentò con la soddisfazione di aver aiutatato qualcuno, qualcuno di importante. E non faceva male.


NA: Cassie/Tommy! Tommy è molto carino e forse non rispetta la sua rappresentazione nel 616, ma in fondo in fondo sappiamo tutti che è un gran tenerone! :3

Prossimo capitolo: Tommy/Kate! Finalmente, eh?

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Tommy/Kate ***


NA: E alla fine... TommyKate! Finalmente una coppia normale! Non che non mi piacciano le altre, ma almeno questa è canon, così riuscirò a scriverla un po' meglio! Forse. Inoltre... Miss America!

Titolo: So perché l'hai fatto

Personaggi: Kate Bishop/Hawkeye; Tommy Shepherd/Speed; America Chavez/Miss America; Billy Kaplan/Wiccan; Teddy Altman/Hulkling

Coppie: Tommy Shepherd/Kate Bishop; America Chavez/Billy Kaplan; America Chavez/Kate Bishop; accenno a Billy Kaplan/Teddy Altman

AU: Kate lavora fino a tardi e la piace andare nel suo bar preferito con la sua migliore amica America a parlare con il ragazzo carino che lavora lì. La parte migliore? Drink gratis!


SO PERCHÉ L'HAI FATTO

Come ogni giorno, Kate Bishop finì di lavorare alle sette di sera e, come ogni giorno, aspettò America, la sua migliore amica, per andare insieme alla Maximoff's House, un bar gestito dalla famiglia Maximoff. America arrivò in ritardo, come sempre, d'altronde. "Andiamo, Principessa?" Chiese l'amica appena arrivata, salutando l'amica e chiamandola con il suo solito soprannome.

"Certo, A." Rispose lei, contenta e sorridente. "A proposito, perché mi chiami 'Principessa'? Non capisco." Chiese lei, aprendo la porta e sedendosi a un tavolino. Era rotondo e color crema, addobbato con una tovaglia rossa scarlatto. Le sedie erano pressoché  simili, color crema con lo schienale rigato e un cuscino rosso per stare più comodi.

"Ti comporti come tale, Principessa." Rispose semplicemente America, guadandosi intorno con sguardo annoiato. Si mise le mani dietro la testa e chiuse gli occhi, ascoltando la musica jazz che suonava la band. Sapendo che non avrebbe aperto gli occhi tanto presto, Kate si alzò e andò a ordinare le bevande al tavolo dei baristi. Erano due fratelli un po' più piccoli di lei, ma si conoscevano e andavano fuori insieme qualche volta. Il fratello più grande (quello carino con i capelli bianchi) la notò e la andò a servire.

"Posso aiutarla, Madame?" Chiese lui, sorridendole e piegando le maniche della propria camicia bianca fino al gomito. "Vorrebbe un milkshake, un alcolico, un po' d'acqua, succo, spremuta... Abbiamo tutto e di più qui."

Kate rise e gli disse cosa voleva per lei e la sua amica. "Il solito, messere." Rispose lei, sorridendo al ragazzo, che appoggiò le mani sul bancone e le sorrise, occhi verdi vispi più che mai. Abbassò lo sguardo, annuì e rise di nuovo, per poi girarsi e servire la cliente, che si sedette su uno degli sgabelli lì presenti, sempre rossi e color crema, per parlare con l'amico. "Dimmi un po', Tommy... Come va la vita?" Chiese lei, appoggiando il gomito sul balcone color miele e la mano sul mento, reggente la testa.

"Come al solito. Bar, noia immensa, depressione di Billy..." Elencò lui, senza mai voltarsi dalla macchina delle bevande. Cambiò un paio di volte i bicchieri e li diede al fratello Billy, che sembrava in grande difficoltà con i clienti. Una volta che non ci fu nessun altro da servire, cominciò il solito litigio.

"Non è depressione!" Gridò il moretto, dandogli una pacca sulla spalla destra. Tommy rise e mormorò qualcosa, ma nessuno dei due ragazzi capì cosa volesse dire. "È angoscia esistenziale! Te l'ho già detto!" Kate rise alla vista dei due fratelli che litigavano, erano troppo divertenti. Vicino a lei sentì un'altra risata: quella di America. Evidentemente la canzone era finita oppure si era stufata di dormire. Più probabile la seconda.

"Devo per caso parlare di Altman?!" Gridò Tommy, minacciando il gemello, che diventò paonazzo in volto. Smisero subito di litigare e Billy andò in bagno a lavarsi la faccia. Kate e America guardarono curiosissime il ragazzo dai capelli bianchi, che ridacchiò e le fece cenno di avvicinarsi a lui. Loro lo fecero, lasciando libero lo spazio alla destra del barista. Con il dito, il giovane indicò un tavolo dov'erano seduti un ragazzo dai capelli neri e uno dai capelli biondi che stavano chiacchierando allegramente. "Vedete i biondo?"Chiese Tommy, ricevendo un cenno dalle due, significante che lo avevano visto. "Lui è Teddy Altman, la nuova cotta del mio stupido fratellino. Non fa altro se non parlare di lui." Le due ragazze risero, poi America andò in bagno cercando di calmare il moro, lasciando da soli i due ragazzi, che cominciarono a chiacchierare.

"Non ci credo!" Disse Kate, reagendo a una delle cose che le aveva detto il ragazzo. "Non può averglielo detto davanti ai genitori! Non è sano di mente!" Tommy rise, poi prese lo straccio e cominciò a pulire il banco, continuando ad ascoltare l'amica. "Billy che diavolo ha fatto?!"

"Ha detto di sì e poi è diventato un pomodoro. Letteralmente. Il colore della sua pelle era identico al semaforo quando diventa rosso." Rispose il ragazzo, continuando a fare quello che doveva fare. Arrivò un cliente che chiese un milkshake alla fragola. Tommy gli diede un bicchiere alto con una cannuccia con dentro milkshake, sì, ma alla vaniglia.

"Ho chiesto un milkshake alla fragola, signore." Gli fece notare il cliente, guardando dentro al bicchiere. Tommy lo guardò scocciato, ma poco dopo sorrise.

"E io avevo chiesto una calibro 22 a Natale, ma nessuno me l'ha presa." Rispose il barista, continuando a sorridere maliziosamente. Kate si mise una mano davanti alla bocca per non far vedere che stava ridendo, ma non resistette e rise più che poté. Piano, ma lo fece. "Quindi o le va bene la vaniglia, o le va bene la vaniglia. La scelta è sua." Finì Tommy, lasciando che il cliente vada per la sua strada. Una volta che fu abbastanza lontano, i due risero a crepapelle fino allo sfinimento.

Quando ebbero finito, il ragazzo diede a Kate un bicchiere con del succo d'arancia. "Quello che avevi ordinato circa due ore fa." Spiegò Tommy, facendo ridere nuovamente la ragazza. Lei prese il bicchiere con tre dita, se lo rigirò tra di esse e lo bevve tutto d'un fiato. Non smise di sorridere fino ad allora. Quando stava per prendere i soldi e pagare, il barista la fermò. "No problem. Tieni quei soldi, ti servono per qualcos'altro, molto più importante di un bicchiere di succo d'arancia. Ti ho fatta aspettare due ore per quel bicchiere, è il minimo che io possa fare."

"E a cosa potrebbero servirmi 3.50 dollari?" Chiese Kate, sorridendo calmissima.

"Per una bevanda più buona ad esempio." Rispose Tommy, che continuava a pulire. Poco dopo si fermò per un attimo, per poi alzare la testa e guardare la ragazza con l'espressione più seria che potesse fare. Kate si preoccupò un po', deve ammetterlo. "Perché vieni sempre qui? Ci sono bar migliori di questo." Kate sorrise, cercando di tirarlo su di morale. Lui non fece nessun progresso. "Inoltre, tra poco chiuderemo." Quando sentì questa frase, Kate sentì le gambe tremare, non poteva sopportare la chiusura di quel bar. Tommy doveva averlo intuito, perché continuò a spiegare. "Non abbiamo abbastanza soldi per pagare gli arretrati, mio padre ha un sacco di debiti e mia madre non può permettersi nemmeno una fetta di pane. Siamo sul lastrico, Kate. Vendere il locale e partire è la nostra unica speranza." Il ragazzo era tristissimo, non l'aveva mai sentito né visto in quelle condizioni.

Voleva aiutarlo, fare qualcosa per salvare quel luogo che aveva significato tanto per lei. Allora la sua mente si illuminò. "Aspettami qui, torno subito." Gli disse lei, correndo verso la porta e lasciandolo lì a pulire il bancone.

Un'ora dopo Kate tornò e appoggiò sul bancone una borsa in pelle, la svuotò e uscirono dei soldi. Una montagna di soldi. "Sono abbastanza?" Chiese lei con i fiatone. Tommy cominciò a contarli e fece i conti.

"Mancano 3.50 dollari." Disse lui, girandosi verso Kate e ridendo più forte che mai. Lei lo imitò e risero fino allo sfinimento, poi lei gli diede i soldi che aveva chiesto e Tommy li diede al padre, che abbracciò Kate fino a farle mancare l'ossigeno.

Una volta che i due ragazzi furono soli, non seppero cosa dire, così stettero in silenzio e si guadarono l'uno negli occhi dell'altra. "благодаря" Disse Tommy, rompendo il silenzio. Kate sembrò colpita, non avendo capito cosa diamine aveva detto il ragazzo. Lui rise e tradusse per lei. "Grazie, mi hai salvato."

Kate sorrise, per poi scavalcare il bancone e abbracciare il barista. Lui ricambiò. "Sai il vero motivo per cui l'ho fatto?" Chiese lei, pressando il viso contro il petto del ragazzo. Lui mormorò un 'sì', la sollevò dal suo corpo e la baciò.

"So benissimo perché l'hai fatto, Principessa." Disse lui, alla fine del bacio. Lei non disse niente, rimase solo tra le sue braccia, contenta di com'era andata la giornata.


NA: Per tutti quelli che se lo stanno chiedendo, sì, America e Billy sono stati in bagno per tre ore, origliando quello che stavano dicendo quei due! Ad ogni modo, ho pianificato 25 capitoli per ora, ma aumenteranno sicuramente! Credo sia la più lunga fanfiction che io abbia mai realizzato, ma va bene così. Gli Young Avengers sono fenomenali!

Prossimo capitolo: Billy/America!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Billy/America ***


NA: Prima storia con America, quindi spero di farla come si deve!

Titolo: Ti vorrò sempre bene, piccola mia

Personaggi: America Chavez/America; Billy Kaplan/Wiccan; Ms. Chavez (Red); Ms. Chavez (Blu)

Coppie: America Chavez/Billy Kaplan; Ms. Chavez (Red)/Ms. Chavez (Blu)

AU: Un ricordo di Miss America che si rivela mentre sta sognando, ambientato quindi nel suo Universo di provenienza, il TRN366. Billy è più grande del solito, intorno ai 25 anni, mentre America ha 5/6 anni. Il ricordo si svolge prima che Utopia esploda, mentre la realtà è tra Young Avengers #7 e #8 della serie di Gillen e McKelvie. Il corsivo sta a significare il sogno, quello normale la realtà


Un giorno come un altro nella vita di America Chavez: è capitata in una dimensione demoniaca con i suoi amici, gli Young Avengers, per liberare Tommy, il fratello di Billy, il futuro Demiurgo. Per pura fortuna, Loki aveva trovato una locanda (che cazzo ci fa una locanda qui?!) dove potevano restare per qualche giorno, dormire e mangiare, recuperare le forze. America era talmente stanca che appena arrivata nella sua stanza tutto quello che fece fu chiudere la porta e lasciare che il suo corpo cadesse sul letto con un tonfo. Non sentì più niente da quel momento in avanti, chiuse gli occhi e cominciò a dormire.

La piccola principessa America Chavez stava giocando con le sue amiche, erano le uniche bambine in quell'Universo. America, però, era la prima. Lei avrebbe regnato su quel mondo immenso. Il Demiurgo, la sua figura di riferimento, il suo eroe, il suo creatore, decise che lei doveva governare. Lei fu la sua prima creazione, la sua prima principessa, la sua prima bambina. L'aveva chiamata come la sua terra d'origine, la sua patria, l'America. Forse era solo una sua impressione, ma la bambina pensava che forse era la cosa più importante della sua vita. Se non la più importante, una delle più importanti. Insomma, era una sua creazione, no? Doveva essere così. Non lo aveva mai incontrato, ma sapeva che avrebbe soddisfatto le sue aspettative. Lui era il suo tutto.

Quel giorno in particolare si stava divertendo tantissimo con Teddy, una bambina bionda molto simpatica e che si preoccupava moltissimo di tutti, chiamata come il grande amore del Demiurgo. Un po' America era gelosa di lei. Insomma, l'ha chiamata come suo marito, è più importante della sua terra, giusto? Non riusciva però a odiarla, era sempre contenta, vispa e sprizzava energia da tutti i pori. Era fantastica.

"Seguimi Teddy!" Gridò la piccola America, correndo via con le braccia aperte e tenendo il mantello rosso tra di esse. "Prova a prendermi!" La bionda cominciò a rincorrerla, non riuscendo però ad acchiapparla. La bambina mora si girò per un secondo, in tempo per vedere il viso preoccupato di Teddy e poi cadde nel vuoto della sua dimensione. Sentiva la paura prendere possesso del suo corpo, chiuse gli occhi e si preparò alla morte. Al posto di essa, però, sentì del calore attorno al corpo, aprì gli occhi e vide un uomo dai capelli mori, capelli spostati verso sinistra in un ciuffo e occhi marroni.

La lasciò per terra, dove era caduta. Le due madri di America di inchinarono quando lo videro, mentre le bambine avevano la bocca aperta e gli occhi spalancati. Ad un certo punto una delle madri si alzò e si scusò con l'uomo per il piccolo incidente e lo ringraziò del salvataggio. Lui sorrise e spettinò i capelli di America, dandole un bacio sui capelli ricci. Lei chiuse un occhio, cercando di pensare se lo conosceva. "Mi conosci indirettamente, piccola America." Disse lui, piegando un ginocchio per vederla in viso. Sembrava che l'avesse letta nel pensiero. "Mi chiamo Billy Kaplan e sono il Demiurgo."

Il viso di America si trasformò da confuso a sorpreso e lo abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo. "America!" La sgridò una delle sue due mamme, arrabbiata. Billy gesticolò che era tutto a posto e che poteva farlo, così lei la lasciò fare. Visto che a bambina non aveva la benché minima intenzione di lasciare andare l'uomo, lui la prese in braccio e seguì le donne. Era lì per essere informato sullo stato del pianeta, della formazione dei buchi neri e suggerire come fermarli. Esaminò per un momento lo stato della dimensione da lui creata, poi appoggiò la bambina ormai addormentata sulla panchina dietro di loro e disse alle donne come la pensava sul serio.

"Non ho la più pallida idea di come potervi aiutare." Disse lui, ridendo tra sé e sé. "Potrei rallentare il tempo con il quale i buchi neri si espandono, ma oltre a questo non posso fare nient'altro. Ora come ora, Utopia si distruggerà in un paio di mesi. Se io intervengo il tempo arriverà a sette, massimo otto mesi, poi scomparirà tutto." Le donne sembravano spaventate, così il mago alzò una mano, si sollevò in volo e, mirando a un buco nero disse: "Claudi." Dalle sue mani comparirono lampi celesti che fecero ridimensionare il buco nero.

Dopo ciò, Billy si voltò, riprese America in braccio e la portò nella sua stanza. I suoi genitori avevano insistito sul non far sforzi inutili, ma lui non le ascoltò e si chiuse dentro con America, che cominciava a svegliarsi. Quando realizzò chi aveva davanti, cominciò a piangere. "Che c'è, America?" Chiese lui, dolcemente. non credeva che si potesse usare un tono tanto gentile. Lei continuò a piangere mentre lui si avvicinava sempre di più. "Hai paura?" Come faceva a sapere tutto? Non era mica il suo creatore! Oh, giusto. Lo era. "Non succederà niente, piccola mia. Tutto andrà per il verso giusto, te lo prometto. Tu sei forte, sei una supereroina, solo che ancora non lo sai." Non sa perché ma quelle parole la fecero sentire meglio e lo abbracciò di nuovo. "Sono e sarò sempre dalla tua parte, okay?" Lei annuì, smettendo di piangere e sorridendogli. "Così ti voglio. Non smettere mai di sorridere, America." Lei annuì e sorrise di nuovo. Lui le scoccò un bacio sulla guancia destra e le spettinò di nuovo i capelli, per poi voltarsi e uscire dalla stanza. Nella sua testa comparirono come per magia tre parole: Ti voglio bene.

America si svegliò con calma, si dette una sistemata ai capelli e scese dai suoi compagni, scoprendo che era l'ultima. "Dormito bene, America?" Le chiese Teddy, prendendo un altro succo. Lei sorrise, guardò il biondo e il fidanzato e sorrise, sorprendendo tutti. Nella sua testa rimbombarono ancora una volta quelle parole. Ti voglio bene.


NA: America sentimentale? Completamente OOC.

Prossimo capitolo: Tommy/Eli!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cassie/Kate ***


NA: Ho visto Ant-Man al cinema e non ho potuto resistere! Inoltre volevo mettere un ultimo capitolo prima di sparire per una settimana!

Titolo: Vuoi essere la mia migliore amica?

Personaggi: Cassie Lang/Stature; Kate Bishop/Hawkeye; Teddy Altman/Hulkling; Scott Lang/Ant-Man; Noh-Varr/Marvel Boy; Tommy Shepherd/Speed; Billy Kaplan/Wiccan; Harley Keener; Ace Peterson

Coppie: Cassie Lang/Kate Bishop; Scott Lang/Cassie Lang; Noh-Varr/Tommy Shepherd; Teddy Altman/Cassie Lang; Teddy Altman/Billy Kaplan; Ace Peterson/Harley Keeler

AU: Alla festa di compleanno, Cassie incontra una bambina invitata dal suo migliore amico Teddy e fanno amicizia.

Avvertimenti: Spoiler!, Missing Moments


VUOI ESSERE LA MIA MIGLIORE AMICA?

"Buon compleanno Cassie!" La bambina si voltò e vide Teddy che le sorrideva, con le braccia alzate al cielo e gli occhi blu mare che la guardavano contentissimi. Lei gli sorrise e lo abbracciò, cosa che lui ricambiò senza dire niente; a lui piacevano moltissimo gli abbracci.

"Grazie Teddy! Ti stai divertendo?" Chiese lei, staccandosi dall'amico e guardandolo con i suoi occhi color miele. Il ragazzo annuì e raggiunse una ragazza dai capelli neri più grande di loro, la prese per mano e la portò dalla festeggiata. Lei la guardò confusa, sforzandosi di capire chi fosse, ma non le venne in mente niente, così chiese direttamente alla ragazza. "Ci conosciamo?"

La ragazza sconosciuta scosse la testa e le allungò una mano. "Piacere, il mio nome è Kate, Teddy mi ha invitato." Disse la bambina, fissandola con i suoi occhi blu scintillante. Cassie la guardò ancora un po': notò che gli occhi avevano una leggera variazione cromatica intorno alla pupilla, ma non più di tanto, aveva un elastico viola legato al polso destro e indossava molte cose dello stesso colore. Si vede che le piaceva tanto il viola.

Alla fine, la bionda afferrò la mano della ragazza e si presentò. "Io sono Cassie. Il piacere è tutto mio!" Disse lei, scuotendo la mano dell'amica. "Vuoi giocare un po'?" Propose lei, guadagnandosi un sorriso da parte della bambina, che scosse la testa in segno di assenso. "Bene! Seguimi allora!"

La biondina prese per il braccio la nuova amica e la condusse in una stanza piena zeppa di bambini dagli otto ai dodici anni che giocavano spensierati. "Vieni, ti presento tutti!"

Le due bambine furono davanti a uno dei più grandi probabilmente, più o meno dell'età di Kate. I suoi capelli erano di un colore tra biondo e bianco e i suoi occhi erano blu ghiaccio. Con lui c'era un bambino intorno all'età di Teddy dai capelli bianchi e gli occhi verde smeraldo. kate si chiese che razza di amici aveva quella ragazza, ma doveva ammettere che erano entrambi molto carini.

"Kate, loro sono Noah e Tommy. Noah e Tommy, lei è Kate." Li presentò Cassie, guardando male Tommy, il quale ripagò con un sorrisetto beffardo in volto. "Come va ragazzi? vI piace la festa?"

"Sì, è divertente." Rispose Noah per entrambi, per poi tornare a far giocare l'amico e non degnare più di nessuna attenzione le due bambine.

Dopo di loro, fu il turno di un bambino afroamericano con i capelli e gli occhi marroni, e uno biondo e gli occhi marroni. "Loro sono Ace e Harley. Ha incontrato Iron Man!" Cassie era estasiata, così come kate nell'esatto momento in cui l'amica lo disse ad alta voce.

"Sì, era messo veramente male..." Commentò il biondo, aiutando il bambino più piccolo ad alzarsi. "La sua armatura è stata sul mio divano e poi mi ha regalato uno spara patate!"

"Wow!! Incredibile!" Gridò estasiata Kate con gli occhi scintillanti più che mai. "Posso venire a casa tua qualche volta?" Chiese impazientemente lei. Lui annui e le diede il suo indirizzo. Una volta che se ne furono andati, le ragazze proseguirono e rincontrarono Teddy con un altro bambino.

"Ragazze! Come va il giro? Tutti simpatici, Kate?" Chiese Teddy, tenendo in braccio il piccolo moretto, che rideva alle sconosciute. ancora una volta, Cassie dovette chiedere all'amico chi era quel bambino. "Lui è Billy, il fratello gemello di Tommy. La sua compagnia è molto più soddisfacente di quella di quel pazzo." Spiegò il biondo, lasciando andare il piccolo perché potesse andare a conoscere le ragazze.

"Ciao Billy, io sono Kate e lei è Cassie." Disse Kate, abbassandosi per salutare il piccolo. Non era molto più giovane di loro, aveva otto anni, ma era molto piccolo per un bambino della sua età, specialmente paragonato a un mostro come Teddy. Lui sì che era grande, in tutti i sensi possibili e inimmaginabili. Billy era simpatico, dopotutto.

Una volta che Kate conobbe tutti, si riunirono e giocarono tra di loro spensieratamente, fino a quando Cassie andò a salutare suo padre. "Papà! Sei venuto!" Urlò lei, contentissima di vederlo.

"Ma certo, come potevo mancare il tuo settimo compleanno?" Disse lui, abbracciandola e dandole una sporta con dentro, probabilmente, il regalo. Lei lo aprì e tirò fuori un pupazzo parlante tutt'altro che bello, ma lei sembrava al settimo cielo.

"Grazie Papà! Vado a farlo vedere ai miei amici!" Disse lei, salutandolo e tornando da Kate e gli altri. Il primo a parlare del giocattolo fu Tommy, più o meno cinque secondi dopo che la bionda ebbe varcato la porta.

"Cos'è quel coso?!" Gridò lui, indicando con orrore il peluche che la bambina aveva in mano. I suoi occhi erano fuori dalle orbite e sembrava urlare dall'orrore, solo che non emetteva nessun suono. "Seriamente, persino Billy è più carino di quel coso..."

"Ehi! Se io sono così brutto, lo sei anche tu! Ti ricordo che siamo gemelli, la mia faccia e la tua sono uguali!" Gridò Billy dietro di lui, arrabbiato. Tommy sorrise, poi si nascose dietro a Noah e fece una linguaccia al gemello, usando l'amico come scudo.

"Non riuscirai a farmi del male!" Gridò il ragazzo dai capelli bianchi, in tono di sfida.

"Billy, Tommy, piantatela." Li fermò Ace, mettendosi in mezzo ai due litiganti e facendoli smettere.

"Credo sia carino." Disse Kate all'amica, facendola sorridere. La bionda non riuscì a contenersi e abbracciò contentissima la bambina dai capelli neri, che ripagò l'abbraccio, più contenta che mai. "Senti... Che ne dici se dopo il tuo compleanno vengo a trovarti di nuovo? Un paio di settimane dopo va bene?" Chiese Kate, arrossendo in viso.

"Devo chiedere alla mamma, ma credo sarà d'accordo." Sorrise lei, contenta. Sparì per un momento, per poi tornare sorridente. "Ha detto di sì! Giovedì?"

"Okay."

Due settimane dopo Kate era andata a casa di Cassie, ritrovandola con un buco nel soffitto e una formica gigante che girava per casa. Cassie si paralizzò non appena la vide. "M-Mi dispiace!"

"Stai scherzando? Questa è la cosa più figa che mi sia mai capitata!!" Disse lei, strappando un sorriso all'amica. Passarono il pomeriggio in camera di Cassie a giocare e parlare con Anthony, la formica. La più bella giornata della vita di Kate.


NA: Quindi! Eccola qua! Che ne pensate? Non sono bravissima a calarmi nei personaggi, ma spero sia piaciuta!

Adesso arrivano le spiegazioni per i personaggi, non preoccupatevi! Harley è il ragazzo che si è visto in Iron Man 3 che potrebbe interpretare Iron lad in un lontano futuro, mentre Ace Peterson è il figlio di Deathlock che potrebbe essere Patriot. Tutto ciò sono teorie che ho trovato su internet, quindi non so se si avvereranno!

Prossimo capitolo: Noh/Billy!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Noh-Varr/Tommy ***


NA: Questo racconto è un pezzo preso dal 17esimo capitolo di 'Avengers: Slice of Life' ancora in progettazione, quindi consideratelo come un'anteprima. Visto che i Nohmmy mi piacciono tanto tanto ne ho pubblicato un altro e per il Billy/Noh si dovrà aspettare ancora, perché ce l'ho gia scritta sul mio bellissimo quadernino, ma devo metterlo sul computer. Entro la prossima settimana lo faccio, promesso!

Titolo: La più bella mattinata della mia vita

Personaggi: Tommy Shepherd/Speed; Noh-Varr/Marvel Boy; Tony Stark/Iron Man; menzione di Steve Rogers/Capitan America e Billy Kaplan/Wiccan

Coppie: Noh-Varr/Tommy Shepherd; accenni a Tony Stark/Steve Rogers

AU: MCU, durante Civil War, dove Tommy e Noh-Varr vivono con Tony e Billy e Teddy con Steve. La mattina della Vigilia, Tony sorprende Noh e Tommy a curiosare sul suo computer, ma non sa che stavano facendo solo il suo bene...

NB: I dialoghi in "< >" sono in Kree.


Tony adorava dormire. Dormirebbe per intere giornate, ma deve lavorare, quindi non può permettersi questo lusso, anche se deve sempre essere svegliato da qualcuno e, visto che in quei giorni Steve era molto arrabbiato con lui per la faccenda della Guerra, toccava ai suoi due protetti Noh e Tommy svegliarlo. Di solito erano sempre svegli e pimpanti la mattina, quindi contava su di loro. Il problema è che era un po' troppo vivaci, come quella mattina.

Non sapeva che giorno era, né quanto era stato a letto, ma sapeva che c'era un gran casino proveniente dall'esterno della sua stanza. Provò a ignorarlo, ma FRIDAY non glielo permise. Ignorò anche lei, ovviamente, perdendosi la spiegazione del caos che stava avvenendo chissà dove alla Mansion. Alla fine si decise e si alzò dal letto, ancora un po' intontito. Arrivò nel suo laboratorio (o almeno, credeva fosse il suo laboratorio, era dannatamente stanco che non riusciva più a distinguere un bel niente) e trovò Noh e Tommy che curiosavano sul suo computer.

"Ehi, mocciosi! Via di qui!" Gridò lui, chiudendo di colpo il PC portatile dove i due ragazzi stavano curiosando. A Tony non piaceva affatto venire disturbato nelle sue sessioni di 'dormita pesante', come venivano chiamate da lui stesso. Solo allora guardò l'orologio e si rese conto che ora era. "Le 5:02?! Cosa ci fate voi due qui a quest'ora?" Li guardava come se fosse la cosa più strana e disumana stare alzati a quel genere di orario. In effetti non aveva tutti i torti.

"Beh, veramente siamo qui dalle 3:58..." Rispose a bassa voce Tommy, abbassando lo sguardo e guadando il pavimento. Tony perse per un momento l'equilibrio, riuscendo ad aggrapparsi allo spigolo di un tavolo e stando in piedi per miracolo.

"Come fate a dormire così poco?!?!" Gridò lui, in preda al panico. Non aveva mai sentito parlare di persone che vanno a letto a mezzanotte e che si alzano alle quattro di mattina come se niente fosse. Ma forse era una cosa da velocisti e alieni.

"Metabolismo più veloce ricordi?" Gli rispose Tommy, alzando la testa e sorridendogli. Non con aria da furbetto o pronto a fargli uno scherzo, solo... Sorridendogli normalmente. "E Noh ha meno bisogno di dormire di un essere umano. Basta che mangi." Spiegò il velocista per l'amico che Tony si accorse di aver perso di vista. "E sparisca apparentemente."

"< Non sono sparito, Tommy. Sono qui. >" Rispose l'alieno, facendo voltare Tommy e ritrovandolo sul muro con il computer che prima stavano usando per sbirciare cosa faceva Stark nel tempo libero. Non aveva capito una singola parola di quello che aveva detto a parte il suo nome, quindi aveva la conferma che era il suo migliore amico. Nessun altro parla in quel modo. "< Mr. Stark, cos'è questa cosa che voi chiamate 'e-mail'? >" Chiese allora l'alieno, rivolgendosi al multimiliardario.

Ovviamente lui non capì niente, ma Tommy ebbe una delle sue idee che cacciano nei guai un bel po' di persone e prese il computer dalle mani del fidanzato, per poi correre nella sua stanza e guadare le mail di Tony. "Vediamo... Oh, eccola!" Disse Tommy, soffermandosi su un contatto chiamato 'captainfrom1945@super-mail.com' e gli mandò una mail. Non appena uscì dalla chat con quel contatto, inviò un'altra mail a 'actualwizard666@super-mail.com', suo fratello William, nella quale scrisse:

fratellino so che è prestissimo e che sarai ancora a letto ma volevo dirti che ho mandato una mail al capitano con l'indirizzo mail di stark accertati che la legga e che domani faccia venire tutti quanti qua

tommy

Non appena la invio, uscì dalla casella di posta e riportò il computer dal proprietario prima che se ne accorgesse. Gli chiese che ci aveva fatto e un sacco di altre domande, ma lui rispose soltanto che l'aveva rotto, così il genio si mise ad aggiustarlo lasciando perdere i due ragazzi che intanto tornavano nella loro stanza.

"< Che hai fatto con quel computer? >" Chiese Noh, sospettando che avesse combinato qualche guaio irrisolvibile come al solito, ma Tommy gli sorrise soltanto e si mise sotto le coperte, senza distaccare lo sguardo dal suo viso. "< Tommy? >" Chiese ancora una volta il ragazzo più grande, vedendolo imbambolato come uno stupido in attesa di qualcosa. Erano poche le volte in cui lo vedeva così, di solito non ci pensava due volte e si addormentava subito.

"Giuro che non capisco una sola parola, ma continua a palare così, ti prego." Lo supplicò il velocista, ricordandogli che non stava parlando in inglese, ma in Kree. A volte perdeva il controllo dei suoi traduttori interdimensionali e parlava nella sua lingua madre, ma a quanto pare al fidanzato piaceva molto la situazione, così gli concesse altri venti minuti di parlata in Kree.

Quando Tommy cominciò a essere troppo vicino al voler fare sesso con lui, ricominciò a parlare in inglese. "Allora che hai fatto con il computer di Stark?" Chiese lui nella stessa lingua del giovane, che per tutta risposta gli mise il muso. "Dai, Tommy..." Lo pregò lui, guadandolo con i suoi occhi color blu ghiaccio. Perché quegli occhi dovevano essere così belli? Accidenti.

"Ho mandato una mail a Capitan America. L'ho invitato a Natale così lui e Stark possano tornare amici." Spiegò Tommy, distogliendo lo sguardo da Noh, che sorrideva fiero dell'amico. "È dall'inizio di questa stupida guerra che non si parlano più come due amici... O qualsiasi cosa erano prima di tutto questo casino. Inoltre ho una voglia matta di rivedere Billy." Ammise alla fine Tommy, cominciando a tenere le spalle tese. Il migliore amico lo abbracciò da dietro la schiena e gli disse come la pensava.

"Sono fiero di te, Tommy. Sei il mio hala." Gli disse lui, confondendolo un po'. Cos'era un hala? "Vuol dire tesoro in Kree. È anche il nome della capitale dell'Impero." Spiegò Noh, come se l'avesse letto nel pensiero. Allora Tommy si rilassò lasciandosi alle cure dell'alieno. Quella fu la notte più bella della sua vita.


NA: Eh, già finisce qui. Se siete inteessati a tutta la faccenda e l'AU che ho creato qui andate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3195621; mentre se volete solo il continuo della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3248385. Per coloro che sono ancora qui e che non mi hanno mandata a quel paese... Alla prossima con Billy/Noh (veramente stavolta)!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Billy/Noh-Varr ***


NA: Eccolo qui! Dopo SECOLI di attesa, ho finalmente aggiornato con questa coppia che NESSUNO leggerà! Le soddisfazioni della vita, eh? Vabbè capita...

Titolo: Per mettere tutti d'accordo...

Personaggi: Billy Kaplan/Wiccan; Noh-Varr/Marvel Boy; Tommy Shepherd/Speed; Teddy Altman/Hulkling

Coppie: Billy Kaplan/Noh-Varr; Billy Kaplan/Teddy Altman; Noh-Varr/Tommy Shepherd; Tommy Shepherd/Billy Kaplan; Tommy Shepherd/Teddy Altman

AU: Tommy e Noh-Varr, sposati da diversi anni, vengono invitati da Billy e Teddy, i quali propongono di vedere un film. Tommy sa che sarà sui supereroi e non ha voglia di venire, ma Noh-Varr riesce a convincerlo e non se ne pentirà.

Avvertenze: Spoiler!


PER METTERE TUTTI D'ACCORDO...

Era la prima volta che Noh-Varr andava al cinema. Non che questo gli dispiacesse, c'era tantissimo cibo e intrattenimento che gli umani guardavano per divertirsi, ma lui non ci trovava niente di speciale. Sulla Marvel aveva gli stessi comodi senza che dovesse sborsare un soldo, ma si vede che ai suoi amici piaceva spendere, perciò si sacrificò per loro. Non tutti erano venuti quella sera: mancavano Kate, David e America, per vari impegni a cui dovevano prendere parte. Perciò erano in quattro: Billy, lui, Teddy e Tommy. In quel modo sembrava più un'uscita a coppie che non una semplice serata a guardare un film, ma Noh mica lo sapeva. Dopotutto, è alieno.

Non era l'unico a essere lì a malavoglia; anche Tommy non voleva venirci, ma Billy l'ha supplicato per così tanto tempo (una settimana) che si è arreso ed è venuto. Noh non capiva perché doveva avere paura di vedere un film, non era così terribile. E ovviamente la curiosità l'ha tradito per l'ennesima volta. "Tommy, perché sei così giù di morale? È solo un film."

Subito il velocista lo maledisse con lo sguardo, ma poco dopo si addolcì e gli disse tutto. "Noh io... È un film sui supereroi, non ci capirò niente. Inoltre volevo vedere un film comico, non una roba per nerd patiti di scene d'azione. Come quella volta che Billy mi ha fatto vedere 'Il Cavaliere Oscuro': è come rivedere le nostre vite su uno schermo più e più volte. Non è divertente, è uno strazio." Si lamentò lui, mentre veniva coccolato dal fidanzato. Sinceramente, non sapeva che dire, era sempre una cosa nuova e non sapeva come rassicurare Tommy, così aspettò che Billy e Teddy tornassero dall'area ristoro con i popcorn.

"Pronti per vedere il film?" Chiese Teddy, saltellante di gioia. Non capiva come mai lui e Billy fossero tanto estasiati. Era solo un film, dopotutto. Noh ignorò lo sguardo che gli diede Tommy e si alzò, portando il ragazzo con lui dentro la sala.

I quattro si sedettero verso la fine del cinema e cominciarono a parlare per aspettare che proiettassero il film, ma Tommy non aprì bocca. A quel punto, Billy si rivolse al gemello. "Tommy, c'è qualcosa che non va?" Lui lo fulminò con lo sguardo e si immerse di più nella poltrona rossa, senza degnare il fratello neanche di uno sguardo. Allora Billy provò a trattare per farlo felice. "Tommy, te lo giuro, questo film è divertentissimo, non riuscirai nemmeno a respirare tra una battuta e l'altra!" Tommy non lo guardò, poi si voltò verso di lui e si spensero le luci, gesticolando e dicendo che gliene avrebbe dette quattro dopo tutto questo.

Passata tutta la pubblicità, che parve infinita, sullo schermo nero comparvero "Terra, 1988", probabilmente il luogo e l'anno. Poi si sentì una melodia di sottofondo, una di quelle che ascoltava sempre Noh nella sua navicella, e Tommy si mise e mani tra i capelli. Billy non sapeva come si comportava l'alieno quando sentiva una delle sue canzoni.

"Questa è 'I'm not in love' dei 10CC?! Che mi prenda un colpo, adoro quella canzone!!" Gridò l'alieno, alzandosi in piedi. Fortunatamente c'erano solo loro in quella sala, quindi non disturbò nessuno e le maschere del cinema non arrivarono a prenderlo. Allora Teddy lo rimise a sedere, lui più felice che mai. Certo, adesso Noh si scaricherà tutte le canzoni che sentirà qui e forse anche il film, magnifico.

Poco dopo comparì il luogo della Marvel e Billy e Teddy urlicchiarono come dei fanboy quali erano e Tommy aspettò annoiato il punto in cui il film sarebbe diventato interessante. Nel momento in cui il protagonista prese in mano la cassetta, il velocista si coprì gli occhi, aspettando che il fidanzato si mettesse a ballare, cosa che fece.

"Come and get your love! Grandiosa!!" Gridò lui, ballando per la sala. Billy e Teddy non poterono fare a meno di ridere e così fece anche Tommy, che aveva smesso di mettere il muso. Allora trovò la scena che lo fece ridere.

"Come ti chiami?!" Urlò il tizio nero bruttone che stava per arrestare il protagonista. Già gli stava antipatico.

"Mi chiamo Peter Quill, okay?" Rispose l'umano lì davanti, il protagonista. Lui gli stava molto più simpatico. "Ciccio, calmati." Oh, sì, insulti. Li adorava.

"Muoviti!" Ordinò il tizio nero super antipatico. Definitivamente antipatico, sì. Gli avrebbe destabilizzato tutte le molecole all'istante.

"Perché?" Chiese Peter Quill, o come diavolo si chiamava il protagonista. Cavolo, stava diventando un nerd, non va bene... Ma seguì comunque il film, stava destando la sua attenzione.

"Ronan forse vuole interrogarti." Rispose Ciccio, facendo vedere di nuovo la sua brutta faccia. Forse Tommy si sbagliava, ma Ronan non era il tizio brutto blu con il martellone? Non era quello?

"Ehi! Forse mi conosci con un altro nome!" Lo fermò Peter, destando l'attenzione di Ciccio, che si girò e lo guardò con troppa serietà. "Star-Lord." Era serissimo anche il protagonista adesso, come se lo stesse sfidando verso morte certa.

"Chi?!" Chiese Ciccio, facendo ridere tutti e quattro i ragazzi. Oh sì, non aveva fatto un errore a seguire Billy. Per una volta, dette ragione al suo fratellino.

Il film continuò normalmente, a ogni canzone Noh-Varr si alzava e ballava come un pazzo e a ogni battuta tutti ridevano, ma cambiò qualcosa quando arrivò Ronan. Noh si alzò e gli disse qualcosa in Kree, ma nessuno ci capì molto. Allora dovette tradurre. "Ho detto 'vai a quel paese brutto skrull traditore di merda'. Non mi piace per niente."

"Ooookaaaayyyy..." Dissero i tre ragazzi insieme, fingendo che tutto quello fosse normale, anche se avevano qualche dubbio.

Alla fine del film uscirono dalla sala ridendo e parlando spensieratamente del film, contentissimi. Dopo quella serata, Billy e Noh si incontravano ogni pomeriggio per parlare dei Guardiani e farsi due risate da nerd, mentre Teddy e Tommy parlavano di quanto erano stupidi i loro fidanzati.


NA: Sì, lo so, è venuto più un Tommy centric, ma va bene così! Il pensiero di Noh e Billy che parlano dei film Marvel era troppo bello!

Prossimo capitolo: America/Loki!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Loki/America ***


NA: Non ho mai scritto una storia Loki!centric (sia maschio sia femmina, sia adulto sia bambino), questa è la mia primissima volta!! Se vado fuori dal personaggio, ditemelo, così posso migliorare!

Titolo: Tu eri la mia Stella Polare

Personaggi: Lady Loki; America Chavez/Miss America; Nico Minoru/Sister Grimm; Jennifer Walters/She-Hulk; Singularity; Thor Corps

Coppie: Lady Loki/America Chavez; Nico Minoru/America Chavez; She Loki/Nico Minoru; She Loki/Nico Minoru/America Chavez

AU: In Secret Wars, durante il primo numero di A-Force, quando She-Hulk caccia via America. Tutto avverrà nella mente di Lady Loki con frasi direttamente dal fumetto, quindi se non l'avete letto e non volete essere spoilerati, leggetelo e poi tornate qua!

Avvertimenti: Spoiler!


TU SEI LA MIA STELLA POLARE

L'avevano portata via. Avevano portato lontano da lei l'amore della sua vita, America Chavez.

Era stata su Asgard per vedere se era possibile arrivare da qualche parte vicino alla fine della guerra, ma invano. Destino aveva intenzione di andare avanti fino alla fine dei tempi, perciò dovevano stare ad Arcadia per un bel po'. Sarebbe rimasta su Asgard se non avesse sentito le voci che giravano su una certa ragazza che aveva infranto le leggi imposte da Destino e che ora doveva essere presa in custodia dai Thor Corps, la polizia speciale di Destino.

Quando arrivò ad Arcadia, però, era troppo tardi. "Ms. America... Sono davvero-" Interruppe la voce di She-Hulk che le risuonava nella testa, non poteva essere vero. Non poteva aver deciso che America dovesse andar via.

"America?! Cos'è successo qui?" Chiese la Dea, avvicinandosi alla ragazza, tremolante. Ovviamente le prediche sul perché era lì si levarono subito, ma nessuno la potrà fermare, voleva vedere la sua America almeno un'ultima volta, parlarle, assicurarsi che stesse bene. Il volto della giovane si trasformò subito in un sorriso e corse incontro alla donna, abbracciandola più forte che poté.

La Dea le dette il suo mantello, tessuto con mantello di capra e che teneva caldo a chiunque la indossasse per i periodi freddi dell'anno in Norvegia. "Ecco, sei bagnata fradicia-" Cominciò lei, per venire poi interrotta dalla ragazza, che provò a rassicurarla.

"Loki, il verdetto è già stato pronunciato e io-" Iniziò lei, non riuscendo ad andare avanti per la tristezza che cresceva in lei. Non aveva mai lasciato Loki in quel modo e non permanentemente, tutto quello che stava succedendo le sembrava nuovo, crudele. "Ascoltami- Ascolta! Devi- Devi fare tutto alla grande." Loki prese la sua testa con entrambe le mani e si avvicinò a lei, toccando la sua fonte con la propria. "Non ascoltare quella dannate musica vecchia e depressiva, o farò lanciare i tuoi vinili nel mare da Dazzler, giuro che troverò un modo. Non sto per morire, sto soltanto-" Cercò di rassicurarla, ma non funzionò. Loki non voleva abbandonarla, né voleva che le venisse strappata via, era troppo importante. "E non far sì... Non far sì che Nico si assuma la colpa. Non è sua e nemmeno tua." Voleva continuasse a parlare, voleva che la guidasse come ha sempre fatto, che fosse forte per tutte e tre, ma in quello scenario semplicemente non era possibile.

All'improvviso ci fu un lampo di luce blu e comparvero i Thor, segno che era arrivato il momento. Sapeva che sarebbe arrivato, ma sperava non fosse così presto, sperava che l'avrebbe vista morire di vecchiaia, come tutti i mortali, dopo una lunga e serena vita. Invece, gliela stavano portando via adesso, ancora nel pieno della sua giovinezza. Voleva tenersela, voleva farla pagare a tutti quei brutti ceffi e insegnargli una lezione a suon di pugni, ma America le aveva chiesto di non preoccuparsi per lei e voleva mantenere la parola data.

"America Chavez... Chiamata Miss America..." Cominciò She-Hulk, pronta a pronunciare il verdetto, con una nota di tristezza nella sua voce. Loki abbassò la testa e tese un braccio verso America, appoggiandolo sulla sua spalla e sentendo la morbidezza del mantello datole poco fa. Le parole di Jennifer si furono sempre più pesanti e presenti. "Per ordine di Destino, per la violazione della prima legge, tu ora sei condannata..." America abbassò la testa, appoggiandola al petto della Dea, da cui però venne subito separata dai Thor. "Per tutti i giorni della tua vita..." Loki allontanò il braccio e fece un passo indietro, guardando il suo bellissimo viso ancora una volta. "Alle prigioni dello SHIELD."

"AMERICA!!" Gridò Nico con tutto il fiato che aveva in corpo, non riuscendo a credere che quelle persone che prima le avevano accolte a braccia aperte adesso avevano condannato America a morire.

Come erano comparsi, i Thor sparirono, lasciando come unico ricordo della ragazza la sua giacca e il mantello di Loki sul pavimento. La Dea li raccolse e li guardò, raggiunta anche da Nico, entrambe stavano piangendo per la perdita di America.

Allora arrivò Jennifer. "Loki... Loki, mi dispiace davvero, davvero tanto. Ho provato a giungere a un accordo con Destino... Ho pregato per la libertà di-" Nico si girò arrabbiatissima, interrompendo She-Hulk e aggredendola verbalmente.

Loki, però, non ascoltò. L'amore della sua vita era sparito per sempre e se c'è qualcuno da punire, quella era Jennifer, per non aver fatto niente in difesa della ragazza. Era giovane, aveva fatto qualcosa che non andava bene, ma non doveva spedirla dallo SHIELD, da lì non si scappa più. Per questo motivo, gliela farà pagare, ma non poteva portare anche Nico dalla sua parte, era troppo giovane e incosciente, sarebbe potuta morire e, a quel punto, la sua vita eterna sarebbe stata miserabile e piena di sofferenze. Si occuperà da sola di quel caso, trascinerà Asgardia e A-Force all'inferno.


NA: Pensieri felici!! Non ho letto il #4, dove Loki vuole uccidere tutti, perciò non l'ho scritto, altrimenti sarebbe stato un po' più lungo!

Prossimo capitolo: Cassie/Nate!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Nate/Cassie ***


NA: Il racconto sarà, prima, in terza persona e, più tardi, dal punto di vista di Nate, perciò se vedete che il personaggio non è IC, ditemelo così potrò migliorare!

Titolo: Ci sei sempre stata, anche se io non lo sapevo

Personaggi: Cassie Lang/Stature; Nathaniel Richards/Iron Lad; Billy Kaplan/Wiccan

Coppie: Cassie Lang/Nathaniel Richards; Nathaniel Richards/Billy Kaplan

AU: 616 post Children Crusade, dove seguiamo Nate ed entriamo nella sua testa per vedere che pensa dopo la morte di Cassie mentre ritorna nel timestream e perché non l'abbiamo più visto dopo tutto quel casino. E non ditemi perché gli scrittori lo odiavano!


CI SEI SEMPRE STATA, ANCHE SE IO NON LO SAPEVO

"Non capisci Nate? È proprio questo il momento. Se vai nei passato per cambiare il futuro... Questo è il momento in cui diventerai Kang il Conquistatore." Disse Billy, cercando di fermare il compagno dal partire per un viaggio che non gli avrebbe giovato per niente. Nathaniel sapeva bene che non avrebbe dovuto farlo per non diventare Kang, ma stavano parlando di Cassie, poteva farla vivere ancora!

"Mi sottovaluti, Billy." rispose il ragazzo, cominciando a programmare l'armatura per il viaggio che lo stava aspettando. "Diventerò migliore di Kang. Di molto. Vedrai." E con questo lasciò i compagni e gli Avengers a piangere coloro caduti in battaglia quel giorno, pensando a un futuro tutt'altro che splendente.

Nate POV

Non posso credere che persino Billy si sia messo contro di me! Credevo che almeno lui si rendesse conto che volevo fare solo il meglio per tutti noi, non creare un gran casino! Insomma, pensavo che lui, tra tutti loro, mi avrebbe capito. Lui e Cass erano migliori amici. MIGLIORI AMICI. Non riesco davvero a capire, riportarla in vita mi sembrava una buona azione, ma a quanto pare non lo è. Mentre mi attorciglio cercando di trovare una risposta a tale domanda, la mia armatura decide che non vuole davvero darmi una bella giornata.

"Attenzione. Malfunzionamento nella programmazione della destinazione del timestream."Ci voleva anche questa! Adesso sto andando alla cieca tra le fabbriche dell'Universo stesso, grandioso. Dio solo sa dove FRIDAY mi sta portando, accidenti alla mia stupida tecnologia che non funziona quando ne ho bisogno. A che serve un'armatura dal futuro che può viaggiare nel tempo se nei momenti di maggior bisogno non funziona? Devo ancora capirlo, davvero. 

A un certo punto vidi una luce, finalmente quel lungo tunnel aveva finito di viaggiare in epoche diverse. Dove, non lo so, ma da qualche parte sarò pure arrivato, no? Mi guardai intorno appena uscito, sembrava New York, bene. Non ero finito nel medioevo perlomeno, sarebbe stato un incubo. Era notte allora e FRIDAY volle che finissi sul secondo pilone del ponte di Brooklyn per qualche oscura ragione. Era il solito ponte: illuminato dalle luci celesti sui cavi d'acciaio, i piloni alti come sempre e offrivano una bella vista, l'acqua era limpida e le macchine passavano in continuazione, esattamente come nella New York che conoscevo e amavo. I due quartieri di Brooklyn e Manhattan si vedevano molto bene e riuscivo a distinguere alcuni edifici: l'Empire State Building, grattacieli vari e il palazzo delle Nazioni Unite dalla parte di Manhattan, mentre dall'altro lato notai divese abitazioni, ma più colorate rispetto ai grattacieli grigi sempre presenti dall'altra parte.

Dopo aver accurato che quella era la mia New York, decisi di prendere il volo con l'armatura, ma quello non era proprio il mio giorno fortunato."Malfunzionamento nei sistemi dell'armatura. Atmosfera presente non supportata, procedere al Defcon 8."Giuro che un giorno di questi brucio quella cosa inutile. Il Defcon 8 (di cui io non avevo mai sentito parlare tra l'altro) consisteva nel teletrasportare l'armatura da qualche altra parte e lasciar precipitare il povero sfigato che c'era dentro. Sarebbe anche divertente se non fosse che sto precipitando! Urlai finché ebbi fiato, il vento si sbatteva sulla mia faccia come un compito andato male, l'acqua si faceva sempre più vicino e c'era un freddo cane. Provateci voi a cascare da uno dei ponti più alti del mondo in canottiera e pantaloncini e poi ne riparliamo!

Proprio quando pensavo di morire, la mia caduta si fermò, qualcuno mi aveva preso per il braccio destro. Aveva la pelle calda, la sua mano era piccola ed esile, ma forte abbastanza da dare una mano a un povero disperato come me. Oggi la mia autostima è davvero arrivata a zero. Di sicuro non riuscirò a diventare Kang, questo è poco ma sicuro.

Una volta con i piedi per terra, guardai in volto la persona che mi aveva salvato e rimasi a bocca aperta. Provai a parlare, ma era come tutte le cose che volevo dire mi si bloccassero prima di uscire e formare ogni tipo di suono. Finalmente, dopo un paio di minuti che mi sembravano un'eternità riuscii a chiamarla per nome. "C-Cass?" Non riuscivo a crederci, era proprio lei. Non potevo essermi sbagliato, aveva gli stessi capelli biondi come i raggi del sole con cui mi alzavo tutte le mattine, gli occhi blu come il cielo senza nessuna nuvola e il mare limpido, lo stesso viso perfetto in tutti i suoi lineamenti. Indossava una maglia marrone un po' scollata con la scritta 'YA', la manica sinistra scendeva fin sotto la spalla, lasciando scoperta quest'ultima. Si poteva vedere il reggiseno in pizzo bianco e con alcune strisce arancioni, aveva la solita coda di cavallo che si era fatta la notte all'Avengers Mansion la prima volta che ci eravamo incontrati, al polso destro si era messa due codini, uno rosa e uno verde, e un braccialetto con tutti i colori dell'arcobaleno. Aveva dei jeans blu con i risvoltini alla fine di essi e indossava un paio di All-Star bianche e rosse. La pelle era chiara, le guance erano rosse come ogni volta che parlava con me e sorrideva. Credo che di tutta la sua persona, il suo sorriso è sempre stato quello che mi ha colpito di più; sorrideva nonostante avesse perso suo padre, la mia partenza e il fatto di dover aiutare la persona che uccise la persona a lei più cara per il bene di Billy.

"Ci... Ci conosciamo?" Mi chiese lei, giustamente confusa da tutto quello che stava succedendo. In quell'istante provai a cercare una scusa valida per spiegarle cosa stava succedendo senza farla urlare. Non era facile, credetemi. Balbettai per un po', indeciso se dirle quello che era realmente successo oppure raccontarle una bugia bella e buona. Scelsi la seconda, non volevo dirle che ero il suo... Amante? Fidanzato? Non sapevo neanche più cos'eravamo, sinceramente. Lei e Jonas avevano legato mentre io stavo viaggiando tra tempo e spazio senza una meta precisa e io l'ho ucciso perché ero geloso. Oddio, che cos'ho fatto? Davvero ho ammazzato Visione? Solo adesso capisco come si sono sentiti gli altri quando mi hanno detto di andarmene. Mi sarei odiato anche io, anzi, lo sto facendo. Mi detesto. Come mi è anche solo passato per la testa uccidere un essere con i miei stessi tracciati celebrali e con i miei stessi sentimenti? Adesso che ci penso, è come aver ucciso me stesso. Non posso tornare da loro, non dopo quello che ho fatto. Non che ne sia capace, visto e considerato che l'armatura se n'è andata per i fatti suoi chissà dove.

Vidi che Cassie era pensierosa, non le avevo ancora risposto. Stavo per andare nel panico, quando notai che sulla mano destra aveva un braccialetto con scritto il suo nome, grazie al cielo! Lo indicai con l'indice della mano sinistra e lei capì tutto. Meno male che aveva quel bracciale, altrimenti non sarei mai riuscito a spiegarle tutto. O perlomeno, ci sarei riuscito, ma lei mi avrebbe preso per pazzo. Non la biasimerei, anche io mi sarei dato del pazzo se lo avessi spiegato al me del passato. Non ci avrebbe creduto nemmeno se lo avesse visto.

"Oh, già." Sospirò lei, con un altro dei suoi meravigliosi sorrisi e arrossendo un po' di più di prima. "E tu sei...?" Aspettavo quel momento da quando l'avevo vista, cioè da... Cinque minuti? Wow, sono più impaziente di Thomas, mi meraviglio di me stesso. Però è di Cassie che stiamo parlando, è già tanto che non l'abbia già abbracciata.

"Nathaniel." Risposi io, facendola sorridere nuovamente. Adoravo davvero quel sorriso, in caso non si fosse già capito, l'avrò detto almeno cinque volte, ma non posso smettere di pensarci. Come ho potuto lasciarla quella notte? Come sono potuto partire lasciandola lì? Volevo stare di più con lei, guardare il suo sorriso, osservarla ogni giorno, ogni notte, ogni minuto e ogni secondo della mia vita, ma grazie a Kang non ho potuto. Detesto davvero me stesso per essere diventato una persona così subdola e malvagia! 

"Piacere Nate. Posso chiamarti Nate, vero?" Oh, grazie a Dio è sempre così, in ogni tempo e forse Universo. Non credo che l'armatura sia stata nel mio Universo, molto probabilmente è slittata tra tempo e Universi, incredibile. Ora si spiega il motivo del Defcon 8, questa parte del Multiverso non ammette poteri o tecnologie molto avanzate, a quanto pare. Non posso più tornare a casa, perfetto. 

"Sì, certo." Risposi io, sorridendole e cerando di farmi caldo con le mani strofinandole sulle braccia. Lei si accorse che avevo freddo e mi prese per mano senza dire niente e mi portò a casa sua. Il soggiorno era né troppo piccolo né troppo grande, con un divano in pelle, un tavolino in legno, probabilmente betulla, di fronte a esso, una televisione su un mobiletto nero, con la console della Wii sulla sinistra e il ricevitore per guardare la televisione sulla destra, davanti a quest'ultima. Di fianco al divano, inoltre, era presente anche una poltrona nera e uno sgabello di fronte a questa. Mi voltai a sinistra e a un paio di metri dietro al divano vidi delle scale a chiocciola che probabilmente conducevano alle camere. Alla destra della porta c'era una finestra, decorata con quei cosi gommosi che si attaccano ai vetri e prendevano la forma di fiori o stelle o lune. Le tende davanti a essa erano bianche con ricamati sopra dei fiori e degli uccelli, a volte insieme, nello stesso quadrante. Alla fine della sala era presente un'altra porta con due ante in legno e vetro che si affacciava probabilmente sulla cucina. Di fianco a essa c'erano anche degli adesivi che formavano un ramo di quei fiori giapponesi, sakura, se non mi ricordo male. Il muro era rosso con motivi tipici dei castelli, questi ultimi però erano più scuri dello sfondo. 

"Papà!" Chiamò Cass, vacando la porta alla fine della sala, dove dovrebbe essere il signor Lang. Incredibile, era ancora vivo. Ciò significa che Scarlet non era impazzita, bene. Almeno qualche notizia positiva c'è. Poco dopo ritornò più contenta di prima, guidandomi su per le scale e dentro a una camera, probabilmente la sua. Non ebbi il tempo di guardarla che lei mi diede dei vestiti e mi disse di mettermeli, così io feci. 

Una volta cambiato, mi diede la notizia. "Papà ha detto che puoi restare qui da noi quanto vuoi, se a te fa piacere..." Disse lei timidamente, facendomi fare salti di gioia dentro la mia testa. Io annuii e lei mi abbracciò, gesto che ricambiai, riuscendo anche a sentire il profumo di vaniglia che aveva addosso, era fantastico. Forse l'errore commesso dall'armatura non è stato poi tanto male.


NA: Allora! Eccoci qua! Ho descritto un po' di cose (prima volta che descrivo così tanto!) e spero tanto di non aver fatto errori, ma se li ho fatti, ditemelo!

PS: 2000 parole, yay!

Prossimo capitolo: America/Cassie! (Straaaaanoooo)

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Cassie/America ***


NA: Scusate per l'attesa, ma avevo troppe cose da fare!! 

Titolo: Non è poi così male essere nel posto sbagliato

Personaggi: America Chavez/Miss America; Cassie Lang/Stature; Billy Kaplan/Wiccan; Teddy Altman/Hulkling; Steve Rogers/Capitan America; Blake Burdick.

Coppie: America Chavez/Cassie Lang.

AU: Dove tutti gli YA sono in prigione per diversi crimini e si conoscono lì, una cosa che probabilmente porterò avanti in altri capitoli con altri personaggi.


NON È POI COSÌ MALE ESSERE NEL POSTO SBAGLIATO

Era il primo giorno per lei in quel posto puzzolente e piena di maschi. Certo, non era mai stata troppo tempo con le ragazze, ma cavolo, non era questo quello che si aspettava quando i poliziotti l'avevano arrestata per una piccola e minuscola aggressione su uno di quegli stupidi uomini che camminano senza una meta per strada. Certo, dopo scoprì che quello stupido si chiamava Tony Stark e che possedeva una torre che guardava New York dall'alto al basso, ma sono dettagli. 

In prigione tutto è più semplice: devi rubare per rendere possibile la tua sopravvivenza, non devi curare degli altri e puoi sfotterli quante volte ti pare, al massimo muori in quella topaia. Inoltre non devi andare a scuola, questo è un lato incredibilmente positivo. Al contrario di molte persone, America non era il tipo da disperazione totale quando le succedeva una cosa del genere; lei era, tutto sommato, felice. Rimaneva il fatto che c'erano davvero troppi maschi, doveva fare assolutamente qualcosa a riguardo, ma questo dopo aver fatto il resoconto con il capo di tutto il casino che ha causato.

"America Chavez, portata qui per aggressione a un cittadino innocente di spicco politico e sociale. Passati crimini: disturbo della quiete pubblica, atti pubblici indecenti, molestie e sfregio di pubblica proprietà. Non crimini di cui andare fieri." La giudicò il poliziotto che la beccò mentre stava cercando di rubare quello Stark mentre leggeva un foglio su cui era scritto tutto quello che c'era da sapere su di lei. Sulla targhetta c'era scritto 'Rogers', un nome che ricorderà per tutta la vita come colui che l'aveva liberata dalle regole della vita quotidiana e familiare.

"Oh, non mi importa." Rispose la ragazza appoggiando la mano sul tavolo di fronte a lei e spingendosi indietro facendo dondolare la sedia avanti e indietro. Allo stesso tempo la sua faccia era completamente inespressiva e se ne fregava di quello che stava succedendo lì in quel momento della sua vita. 
"Dovrebbe. I tuoi genitori sarebbero preoccupati per te, no?" Chiese allora il poliziotto, toccando qualcosa che era evidentemente delicato dal punto di vista della ragazza. Non avevano mai fatto niente per lei, figuriamoci preoccuparsi per lei, era in prigione adesso, meglio per loro, no? Le avevano sempre dato la colpa di non poter stare da sole per troppo tempo, che lei era un peso. Non credeva che mancherà a quelle arpie.

"Come se a loro importasse di me." 


"Cassandra Lang." Disse quel brutto poliziotto che le stava davanti, quello che aveva preso il posto di suo padre. Riconoscerebbe quella dannata voce tre mille, non riusciva a sopportarlo, non lo aveva mai fatto e non lo farà mai. Quella faccia squadrata con quella barba nera e il fisico così... Brutto? Era questa la parola che cercava? Non lo sapeva, ma non le piaceva quell'uomo che le aveva causato tanto dolore, provando senza successo a sostituire il suo amatissimo padre. Quanto le mancava quel suo umorismo un po' sconcio e che non faceva ridere più di tanto, quegli occhi e quei capelli marroni e quel coraggio incredibile che contraddistingueva dalle altre persone. Anche quando morì, lo fece ridendo in faccia al suo assassino, un tale Jack Hearts, ricercato dalla polizia già allora e che continua a esserlo. Per questo motivo l'avevano presa: era nell'appartamento dell'assassino del padre che cercava di vendicarlo, ma dannazione, la sua ragazza aveva il telefono a portata di mano e ha chiamato la polizia. Se non ci fosse stata lei, quel brutto coglione assassino non ci sarebbe più, persino lei poteva ucciderlo, dal gran che era ubriaco. Poteva arrivare un'unità dove non era presente il suo patrigno? Certo che no! Ora era nei guai anche con sua madre quando sarebbe uscita da lì, grandioso.

"Cosa vuoi?" Lo aggredì lei, usando un tono forse più duro di quello che avrebbe voluto e squadrandolo dall'alto in basso. Le mani nelle cose di metallo che le avevano messo erano immobili, senza nemmeno provare a tirargli un bel pugno in faccia per vedere se era forte come suo padre. Le era venuta in mente quest'idea, ma non la attuò, era già nei guai fino al collo ed era meglio migliorare la situazione, non peggiorarla.

"La tua sicurezza." Rispose lui appoggiando i palmi delle mani sul tavolo metallico e tendendo le braccia, rimanendo però ancora in piedi e fissando la bionda con uno sguardo che poteva trapassare l'anima senza troppi problemi. Lo odiava quando faceva così, suo padre era molto più gentile e buono di questo qui che si rifiutava di chiamare 'padre'. Restarono una decina di secondi in quella posizione, poi l'adulto si sollevò e prese dei fogli appoggiati sul tavolo di fianco alla ragazza, per poi cominciare a leggere quello che c'era scritto.
"A 15 anni sei già entrata in una proprietà privata senza permesso e rubato una pistola e ora hai distrutto un divano di altre persone che nemmeno conoscevi per puro divertimento. Per non contare quella volta in cui hai cominciato a usare la batteria in casa alle tre di notte, disturbando la quiete pubblica." Lesse l'uomo dai capelli neri per poi sbattere i fogli violentemente sul tavolo e sbattendo le mani su di esso. "Cassandra, io voglio aiutarti, ma tu devi venirmi incontro. Ti prego, non comportarti come quel ladro di tuo padre, non ti farà bene per niente se lo fai." 

A quelle parole, Cassie lo guardò con un viso che esprimeva solamente rabbia, cominciando a crescere e gridare. "COSA NE SAI TU PERCHé L'HO FATTO?! NON HAI PERSO TUO PADRE PERCHé HA SALVATO UNA PERSONA INNOCENTE METTENDOSI IN MEZZO!! TI DETESTO! L'HO SEMPRE FATTO!! TU MI HAI PORTATO VIA TUTTO QUELLO A CUI TENEVO!!" 

A quel punto la sua testa aveva già toccato il soffitto, grazie ai suoi poteri che le consentivano di crescere o diminuire la sua statura quando e quanto le pareva, allora il capitano Rogers, sentito il casino che proveniva da quella stanza, entrò e le sparò un sedativo, riuscendo a metterla KO. 


Quando Cassie si svegliò , era in una stanza con un'altra ragazza che non aveva mai visto, ma entrambe avevano la stessa divisa arancione, tipica dei carcerati, quindi giunse alla conclusione che lei doveva essere la sua compagna di stanza, non c'era dubbio. Si mise a sedere sul letto dov'era stata trascinata quando era svenuta e provò a fare amicizia con lei.

"Hey." Sussurrò piano, credeva che non l'avesse sentita, ma lei sollevò la testa e la squadrò come se non avesse mai visto una ragazza in tutta la sua vita. "Emh... Sono Cassie. Piacere." Cominciò la bionda leggermente insicura, ma comunque abbastanza confidente con la ragazza latina di fronte a lei.

"America." Rispose lei dopo un po', alzandosi da dov'era, facendo chissà che cosa, era davvero un mistero quella lì. "Non prendermi alla leggera biondina, sono pericolosa."

"Anche io." Rispose subito Cassie, sorridendo felice e facendole vedere la pistola che aveva messo sotto la canottiera, rubata dalla casa di Hearts. Non era mica andata là per distruggere un divano e basta, cosa credevano? Aveva le sue ragioni lei per introdursi in una casa!

America la guardò con un ghigno in volto, segno di approvazione in qualunque cosa volesse fare la bionda, dicendo esattamente cosa stava pensando Cassie. "Ne accadranno delle belle d'ora in poi."


NA: Non è un granché, lo so, ma davvero non sapevo che potevo scrivere su queste due qua!!


Prossimo capitolo: Loki e Billy!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Loki/Billy ***


NA: Probabilmente anche questo tema ritornerà in futuro, perché potrei fare davvero una ff con queste basi, magari un giorno arriverà...

Titolo: Non devi farlo per forza

Personaggi: Loki Laufeyson/Loki; Billy Kaplan/Wiccan; Tommy Shepherd/Speed; Wanda Maximoff/Scarlet Witch; Odino Bohrson/Odino; Teddy Altman/Hulkling; Karen Page

Coppie: Loki Laufeyson/Billy Kaplan; Teddy Altman/Billy Kaplan; Tommy Shepherd/Billy Kaplan; Loki Laufeyson/Odino Bohrson; Billy Kaplan/Wanda Maximoff

AU: Dove i Maximoff sono una famiglia di mafiosi, Billy cerca di staccarsi dall'idea che la sua famiglia ha delle altre persone, mentre Loki vuole diventare una persona diversa dal quella che suo padre adottivo voleva che diventasse, staccandosi dall'impresa di famiglia.


NON DEVI FARLO PER FORZA

Non capiva. Non riusciva a cogliere perché la sua stupida, stupida, STUPIDA famiglia non volesse che lui avesse delle relazioni sentimentali all'infuori di individui mafiosi, come quella che ebbe di nascosto con quell'angelo chiamato Theodore Rogers, figlio del presidente degli USA, Steven Rogers. Figlio del presidente! Rendiamoci conto! Non dimenticherà mai quei capelli dorati e quegli occhi azzurri come l'acqua dei laghi incontaminati, quella dolcezza angelica e quella voce meravigliosa che pareva fosse di Dio. Era davvero un sogno quel ragazzo...

"Billy, esci da lì!" Interruppe il flusso dei suoi ricordi suo fratello maggiore (di sette minuti) Tommy, evidentemente doveva andare in bagno, dov'era Billy. "Anche io ho bisogno di espellere fluidi e altre sostanze dal mio corpo!" Continuò la voce, sbattendo sulla porta in legno di quercia un paio di pugni ben assestati che da soli sarebbero bastati a spaccare in due le ossa di una persona. Lo sapeva lui, li avevano addestrati fin da piccoli quanta forza dovevano applicare sul collo di qualcuno per ammazzarlo e non era mai piaciuto a nessuno dei due, ma Billy adesso si rivoltava contro i suoi genitori, mentre Tommy non faceva una mossa, si stava abituando a essere preso per il serial killer che fa male a tutti per un piacere personale. Non credeva che il suo adorato fratellone fosse sadico, piuttosto non era abbastanza forte per ribellarsi ai suoi superiori che lo trattavano talmente male che a lui veniva da vomitare, come se fosse una pedina in una partita di scacchi.

Finalmente Billy smise di guardarsi allo specchio e uscì dalla stanza ora necessaria a suo fratello Tommy, il quale entrò il più presto possibile, sbattendo immediatamente la porta dietro di lui. Aveva davvero fretta quel ragazzo, non c'è che dire. Il moro camminò fino in fondo al corridoio, voleva andare a visitare sua madre ora che ne aveva ancora l'occasione di farlo senza che suo nonno si arrabbiasse e gli vietasse di uscire o di avere qualsiasi contatto con l'esterno per un mese o due. Si fermò per un momento davanti alla porta e la osservò accuratamente: era sempre stata la sua preferita con quei suoi motivi dorati e in rilievo che sua madre aveva fatto mettere dal signor Nelson, era sempre stata una donna colta e forte. Purtroppo, però, non abbastanza forte da vincere la malattia che la stava portando piano piano sul letto di morte. Certo, suo nonno stava facendo di tutto pur di mantenerla in vita più a lungo, ma le cure non basteranno ancora per molto. Presto morirà e non ci sarà più nulla da fare. Il cuore del ragazzo si era già frammentato per l'incidente con il padre, non poteva resistere anche alla morte della madre, dopo non ci sarà più nessuno che sarà in grado di proteggerlo dalle grinfie del nonno e dello zio, che volevano che lui diventasse un mafioso proprio come lo erano loro. L'unica cosa che aveva salvato Billy in tutti questi anni era il fatto che a Wanda importava molto di lui e della sua salute, ma quando morirà non ci sarà nient'altro da fare se non scappare da lì e vivere per strada nella paura di venire scoperto da qualcuno. Sul suo viso correvano veloci e silenziose le prime lacrime, ma Billy le asciugò e ricaccio indietro la tristezza, sua madre doveva vederlo felice anche se non lo era, doveva farlo per lei e il suo bene. Abbassò la maniglia e spinse la porta, entrando nella stanza della donna.

"William." Sospirò la madre del moro una volta che la raggiunse di fianco al letto. La sua pelle era più pallida del solito, le labbra si confondevano con quest'ultima, gli occhi stavano aperti a fatica. Billy era sul punto di piangere ma si trattenne, doveva essere forte per lei. "Speravo di rivederti ancora..." Disse lei debolmente, allungando un braccio verso di lui piano piano.

"Sono qui, mamma." Disse lui, prendendo la mano della donna e stringendola come se dovesse trattenerla dalla morte che cercava di inghiottila. Lei sorrise, sollevata di sentire la sua voce che sperava di non sentire più, di vedere il suo viso, di osservare il lavoro che aveva fatto e che bellissimo ragazzo era diventato.

"William," continuò lei debolmente, sorridendo e voltando il viso verso di lui, probabilmente voleva parlargli. "d'ora in poi dovrai stare molto attento, non potrò più proteggerti a lungo, perciò ascoltami attentamente." Questo lo sapeva già, ma sentirselo dire da lei, ammettendo che stava per morire, era tutta un'altra cosa. Lei continuò, senza badare all'espressione palesemente triste sul viso del figlio. "Dovrai andare da un mio amico, il suo nome è Matthew Murdock, proteggerà sia te sia tuo fratello se mai ne avrà bisogno. Lavora in uno studio legale, Nelson & Murdock, a Hell's Kitchen con Franklin Nelson, l'uomo che ha abbellito questo posto, e Karen Page, lavorano tutti e tre per la Odino Corporation. Nel primo cassetto del mio comodino troverai tutto quello che ti serve." Billy scattò velocemente e aprì il cassetto indicatole dalla madre, trovandoci dentro svariati fogli, foto, la sua carta d'identità, un grosso libro e una borsa di pelle a tracolla. Più in fretta che poté mise dentro tutto quello trovato lì dentro alla borsa e se la mise al collo, accorgendosi che pesava un bel po'. "Quel libro ti servirà un giorno..." Disse la donna indicando debolmente la borsa che il ragazzo aveva indosso. Dopo aver detto quello, la donna cominciò a tossire e Billy le andò nuovamente vicino per confortarla. "Adesso è il tuo turno Billy... Fagli vedere che questo modo di agire è sbagliato... Mi mancherai..."

"Mamma, calma..." Disse Billy, con tale tristezza che pareva non ci potesse essere più un domani. Quando la donna chiuse gli occhi e il suo corpo venne lasciato dalla sua anima, Billy iniziò a piangere, pensando a quello che gli aveva detto e sul da farsi. Doveva andare, realizzare l'ultimo desiderio di sua madre, anche se poteva rimanerci secco.

***

"Non voglio diventare l'erede della tua impresa familiare, non sono tuo figlio!" Gridò il ragazzo dai capelli neri e ricci al vecchio padre dai capelli bianchi e una benda sull'occhio sinistro davanti a lui. L'uomo anziano si mise la mano destra sulla faccia, come per una resa dopo un litigio che andava avanti da tempo. Il ragazzo mise il muso e incrociò le braccia, come se avesse finito tutto quello che aveva da dire e aspettava solamente la risposta dell'uomo.

"Loki, non ti sto dando un'eredità. Quella l'ha già accettata tuo fratello Thor." Disse lui, alzando il suo sguardo verso il figliastro più piccolo. Loki lasciò che le braccia cadessero lungo i fianchi e che la sua bocca si aprisse lentamente mostrando la sorpresa per la notizia. Era da due anni che il vecchio insisteva perché lui accettasse quell'offerta e non aveva mai mollato. Ora però la cosa diventava interessante: che abbia trovato qualcos'altro che potrebbe fare e che forse non aveva a che fare con l'attività della Odino Corporation? Magari un'attività che non si trattasse di produrre e vendere armamenti... "Ho parlato con uno studio legale che una volta ha difeso Hogun, uno dei nostri migliori dipendenti, e possono prenderti come stagista per poi farti entrare nella loro attività se superi il test finale dopo un paio d'anni di permanenza. Si chiama 'Nelson & Murdock' e si trova nel quartiere di Hell's Kitchen."

Questa era la più bella notizia che quel vecchio gli avesse mai dato da due anni a questa parte, non vedeva l'ora di andare là e imparare tutto quello che doveva per sostenere una causa per difendere un cliente che aveva commesso qualcosa di male. Era piuttosto bravo a mentire alle persone e convincerle di un fatto falso, per non parlare di tutti gli incantesimi che aveva imparato a tempo perso attraverso uno dei libri che suo padre e sua madre stavano per buttare nel cestino. Non sapeva perché volessero farlo, quelle pagine l'avevano tirato fuori dai guai già un paio di volte. Dopo che il padre decise di andarsene a fare chissà che cosa, Loki prese l'occasione e fece le valige con tutto quello che gli serviva. Mise dentro anche il libro con tutti gli incantesimi, poteva essergli utile, inoltre non si fidava a lasciarlo lì con la sua famiglia adottiva. "Ci siamo."

***

Billy sapeva perfettamente che suo fratello l'avrebbe odiato per quello che stava facendo e per non avergli detto niente, ma era per il suo bene. Guardò nel suo armadio e trovò una felpa nera con un cappuccio che Teddy gli aveva lasciato prima che suo nonno lo uccidesse perché aveva scoperto che non faceva parte di un cerchio di mafiosi e che, anzi, voleva fare del bene nel mondo. Se la mise e saltò giù dalla finestra, facendo tesoro delle lezioni di atletica estrema insegnatogli da Zio Pete e Nonno Mags, come li chiamava Tommy. Quando arrivò al suolo cominciò a correre facendo attenzione alla borsa e a non perdere niente dentro di essa, fino a quando arrivò nel quartiere di Hell's Kitchen, dove si doveva trovare lo studio legale. Non appena lo trovò, vide un altro ragazzo intorno alla sua età che aspettava davanti alla porta di legno, forse un amico di uno dei due avvocati. Si avvicinò e si sedette sui gradini davanti alla porta, di fianco a lui. L'altro sollevò lo sguardo da terra e Billy sorrise, cercando di essere gentile in un momento che vorrebbe prendere tutti a pugni in faccia, la sua vita stava andando a rotoli. "Come ti chiami?" Chiese Billy, cercando una forma di dialogo, stava diventando imbarazzante quel momento.

"Loki." Rispose lui, quasi sospirando, ricominciando a guardare il suolo. Sembrava davvero triste quel ragazzo, non c'è che dire, ma in quel momento Billy era concentrato su una cosa che, secondo lui, era molto più importante.

"Loki come il Dio nordico e il personaggio della Marvel Comics?" Chiese stupefatto Billy, che non riusciva a credere alle sue orecchie. Da nerd quale era, non poteva non cogliere quel riferimento alla mitologia nordica e ai fumetti Mavel che gli piacevano tanto. L'altro annuì e in quel momento Billy fece uno scatto per alzarsi in piedi, urlicchiando come una ragazzina che aveva conosciuto il suo idolo. "I tuoi genitori sono dei nerd!"

"Sì..." Disse Loki un po' stranito. Quello non stava bene per niente, lo sapeva che fuggendo avrebbe trovato persone strane, ma così strane non l'aveva mai immaginato. "E... Tu? Qual è il tuo nome?"

"William, ma puoi chiamarmi Billy." Rispose lui sorridendo in modo tale che a chiunque passerebbe qualsiasi forma rabbia verso chiunque. Loki, da stranito, passò a intenerito da quel visetto adorabile, non aveva mai visto qualcuno così carino con lui. "Che ci fai qui, Loki?"

"Sono qui per un tirocinio, è il mio primo giorno." Rispose il ragazzo dai capelli neri al moretto, sorridendo all'idea di poter finalmente essere un avvocato non dipendente di suo padre, ma di uomini giusti e con un ideale. "Tu?"

"Mia madre mi ha detto di venire qui per cercare aiuto, la mia famiglia mi vuole morto per una cosa stupida." Disse Billy, sedendosi di nuovo, diventando sempre più triste e stringendo la borsa a tracolla appoggiata sulle ginocchia più vicino a lui.

In quel momento la porta si aprì, rivelando il viso di una donna bionda e giovane vestita con abiti formali, la quale dette il benvenuto ai due. Loki guardò ancora una volta il nuovo amico: non era tanto male essere scappato di casa.


NA: Ecco qua! Probabilmente continuerò un qualche giorno, forse con una storia solo su di loro, ma solo il tempo lo deciderà!!

Prossimo capitolo: Cassie/Jonas!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Cassie/Jonas ***


NA: Altra coppia canon! Yay!

Titolo: I sacrifici devono essere fatti

Personaggi: Cassie Lang/Stature; Jonas Shade/Vision II; Billy Kaplan/Wiccan; Ultron Shade; Scott Lang/Ant-Man; Tommy Shepherd/Speed (menzionato)

Coppie: Cassie Lang/Jonas Shade; Jonas Shade/Ultron Shade; Cassie Lang/Scott Lang; Jonas Shade/Scott Lang; Billy Kaplan/Jonas Shade

AU: Dove non hanno poteri, Jonas ha molti problemi con il nonno Ultron, ma un giorno incontra una ragazza che lo spinge a combattere e ottenere quello che vuole.


I SACRIFICI DEVONO ESSERE FATTI

La vita di Jonas non era granché. Tutto quello che doveva essere bello e tranquillo era invece una tortura infernale. Ogni giorno era consapevole che, una volta tornato a casa doveva subire la cattiveria di suo nonno.

Suo nonno era chiamato da tutti Ultron per ragioni sconosciute. Tutti sapevano come si comportava con suo nipote, ma nessuno faceva nulla e Jonas spesso si ritrovava a doversi medicare le ferite causate dalle schegge di vetro delle mille bottiglie scolate dal nonno e usate contro di lui.

L'unica persona che non lo sapeva era una ragazza del quartiere, Cassie Lang. Aveva i capelli color miele, gli occhi marroni e un sorriso in grado di portare la felicità a chiunque. La sua migliore amica era una conoscente di Jonas, Kate Bishop, e aveva promesso al ragazzo di non parlarle mai della sua situazione familiare. 

A volte però, è necessario un piccolo sacrificio da parte di tutti, Jonas compreso. Non si aspettava che quel giorno arrivasse. Stava per attraversare la strada pensando ai fatti suoi, principalmente a come sfuggire al suo diabolico nonno, per poi essere interrotto brutalmente dalla ragazza bionda chiamata Cassie che viveva di fronte a casa sua. 

"Ehi, Jonas!" Gridò lei, correndo verso di lui. Jonas si fermò e la guardò in viso: era bellissima quel giorno. I capelli biondi erano accuratamente raccolti in una coda bassa e alcuni ciuffi ribelli sfuggivano al codino, gli occhi blu erano più profondi del solito, come se fossero due oceani, e sorrideva più felicemente del solito. Il ragazzo le sorrise gentilmente e la aspettò sul ciglio della strada. "Jonas, ti va di... Non so... Venire a casa mia domani? Mio padre ha tanto chiesto di vederti! E non preoccuparti se è un poliziotto, è simpatico! L'ha detto anche Kate quand'è venuta per la prima volta!" 

"Emh... Va bene. Mi farebbe molto piacere venire a casa tua, Cassandra." Rispose Jonas, utilizzando il nome della ragazza per intero. Gli piaceva tanto quel nome, in greco voleva dire 'trionfante'. Ed è una cosa vera. In qualsiasi cosa faccia, se si impegna e ce la mette tutta, eccelle. Forse era la cosa del suo carattere che preferiva.

"Grande!" Disse lei, trascinandolo verso la strada e piena di volontà di accompagnarlo a casa. Jonas la lasciò fare, non gli dispiaceva vederla così estasiata. Li doveva gustare quei momenti di felicità prima di arrivare a casa. Arrivati là dopo aver chiacchierato un po', Cassie salutò il ragazzo e lui entrò in casa, quasi subito aggredito dal nonno.

"Chi era quella? Perché ci hai messo tanto? Hai fatto il tuo lavoro? Hai le bottiglie?" Lo tempestò di domande lui, prendendolo per il colletto della maglia e sbattendolo contro il muro. Sarà anche debole a causa del cancro diagnosticato un paio d'anni fa, ma cavolo, era forte. 

"Sì, è tutto dentro la mia borsa." Disse Jonas, facendo in modo che il nonno si staccasse da lui e si precipitasse sulle bottiglie di alcool che il ragazzo aveva preso da un suo conoscente. Avere amici con padri amanti dell'alcool è utile a volte. Fortuna che Tommy era veloce ed efficiente.

Non voleva assistere alla scena dove suo nonno di ingozzava di cibo a alcoolici insieme, perciò si diresse verso la stanza di suo fratello minore Billy per vedere se era tutto a posto. Lo vide rannicchiato sul letto con una cicatrice nuova e una ferita ancora fresca. Si vede che Ultron si era già sfogato con lui. Jonas tentò di palargli, ma l'istinto gli suggerì che forse quello non era il momento migliore, anche lui aveva i suoi problemi.

Così andò a lavarsi e, appena uscito, vide che c'erano tre chiamate perse da parte di Kate. Non lo chiamava spesso. Lui si incuriosì e la richiamò una volta vestito e in camera sua con la porta chiusa.

"Finalmente!" Gridò una voce che non era di Kate. Si chiese chi poteva essere, quando finalmente relazionò il tono di voce a quello di Cassie. Ma che cosa ci faceva lei con il telefono di Kate e, soprattutto, perché lo stava chiamando? Si conoscevano appena, dopotutto. "Jonas, sono Cassie! Ho il telefono di Kate perché si rifiutava di darmi il tuo numero e ogni volta che le chiedevo qualcosa su di te si incupiva e non mi rispondeva, così ho fatto delle ricerche."

"Ricerche? Come puoi fare delle ricerche su di me? Poche persone sanno della mia esistenza e non sono registrato su nessun sito o social network." Chiese incuriosito Jonas, facendo ridere Cassie in un modo che non aveva mai sentito prima. Era come se fosse intenerita da lui.

"Beh, non esattamente 'ricerche'. Oggi quando ti ho accompagnato a casa ho visto cos'è successo con tuo... Nonno presumo? Sì, insomma, quella scenata che ha fatto quando sei entrato." Rispose Cassie facendo riferimento a una mezz'ora prima.

"Non immischiarti in questa faccenda Cassandra, è pericoloso quell'uomo... Non sai cosa ti farà quando scoprirà cosa hai intenzione di fare..." Disse Jonas sperando di essere ancora in tempo per fermarla. Sfortunatamente, suonarono al campanello e capì che non c'era più niente da fare.

"Chi è?!" Sbuffò Ultron, facendo precipitare Jonas fuori dalla porta e andare verso quella d'ingresso. Una volta aperta, di fronte al nonno scorbutico c'era un uomo in divisa da poliziotto, dai capelli e gli occhi marroni che, per forza di cose, doveva essere il padre di Cassie.

"Scott Lang. Polizia di New York. Lei è in arresto per sfruttamento e violenza contro i minori affidatole. Ora mi segua senza opporre resistenza, per favore." Disse con calma il poliziotto mostrando il distintivo e sorridendo al ragazzo dietro il vecchio. 

"Non può dimostrarlo!" Gridò infuriato, prendendo Jonas vicino a lui senza che il giovane si ribellasse. Aveva paura di lui da quando uccise i suoi genitori davanti a lui e suo fratello. "Diglielo Jonas! Digli che si sbaglia!" 

Il ragazzo ebbe l'impulso di dargli ragione, ma Cassie aveva ragione. Doveva ribellarsi. Se non lo avrebbe fatto, sia lui che Billy avrebbero subito altre ingiustizie piuttosto violente. "No. Non si sbaglia. Agente, può prenderlo."

"Pagherai per questo, brutto ragazzino ingrato!" Gridò il vecchio mentre veniva ammanettato dal poliziotto, privato di ogni arma a sua disposizione e spinto in macchina, dove c'era un altro agente che lo portò alla centrale. 

"Bel lavoro ragazzo. Dopo questo, puoi stare con mia figlia quanto ti pare e, visto che tu e tuo fratello non avete un posto dove stare, potete venire a casa mia fino a quanto vi pare. Quello lì lo stavamo cercando da tempo." Si congratulò Scott, sorridendo al ragazzo e stringendogli la mano. 

Poco dopo che se ne fu andato e Jonas ebbe calmato Billy, Cassie si fece viva davanti la casa di Jonas. "A quanto pare ti ho fatto un favore grosso come una casa." Disse lei, scherzando.

"Già. Come posso ripagarti? Chiedimi qualsiasi cosa e giuro che la farò." Disse lui, sorridendole per tutto il tempo. Lei sorrise timidamente e arrossì, per poi rispondere.

"Beh, era da tempo che volevo chiederti se volevi... Beh... Uscire un pomeriggio di questi... Cioè, se ti va... Non sei in debito o niente del genere..." Disse lei, facendo sorridere dolcemente il ragazzo moro di fronte a lei. 

"Lo farò certamente, Cassandra." Rispose lui, contento come non mai. Forse, ribellarsi non era poi così male.


NA: Non aggiorno da un po', scusate! Sono stata impegnata con la scuole altre fanfiction che non sto qui a elencare... E forse i Russo faranno un film sugli YA! Sono contentissima!!

Prossimo capitolo: Noh-Varr/America!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3206495