And if I fall in love with you?

di _skyland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Verso Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Library ***
Capitolo 4: *** I'm feel so strange ***
Capitolo 5: *** problems ***
Capitolo 6: *** Can we talk? ***
Capitolo 7: *** Christmas time ***
Capitolo 8: *** Stupid ***
Capitolo 9: *** Feels ***
Capitolo 10: *** Suspected ***
Capitolo 11: *** Confessions ***
Capitolo 12: *** CAN YOU HELP ME? ***
Capitolo 13: *** Friends? ***
Capitolo 14: *** Unbelievable ***
Capitolo 15: *** Meeting ***
Capitolo 16: *** First Kiss ***
Capitolo 17: *** Understanding my feelings ***
Capitolo 18: *** Helping Ginny ***
Capitolo 19: *** I miss you ***
Capitolo 20: *** Jelously ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Hermione Granger si sentiva una ragazza abbastanza fortunata: aveva due genitori che la volevano bene ed erano fieri di lei, due migliori amici che la sostenevano nella maggior parte delle sue scelte e i suoi voti alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts oscillavano tra l'Eccezionale e l'Eccezionale.
Dopo la pubertà era diventata anche abbastanza carina, niente di stratosferico certo, ma si riteneva una ragazza nella media.
Amava la scuola, amava i libri- sia di autori babbani che di maghi-, e, dopo lo schiaffo al terzo anno, aveva anche iniziato ad odiare un po' di meno Draco Malfoy, e anche lui aveva smesso di insultarla. Certo, non erano diventati amiconi ma per lo meno si limitavano a lanciarsi sguardi di fuoco e il loro quasi inesistente rapporto ne aveva giovato alla grande.
"Sì-si diceva- sono proprio fortunata".
Era il primo Settembre e la ragazza si apprestava a raggiungere il binario 9 e 3/4 per iniziare il suo sesto anno ad Hogwarts, accompagnata dai suoi genitori.
I due, non essendo maghi e quindi non potendo entrare nel muro tra il binario 9 e quello 10, la accompagnarono fino al binario 9.
"Stai attenta, va bene?" le disse sua madre stringendola forte a sè.
Lei si lasciò abbracciare, dopottutto non l'avrebbe vista fino all'estate prossima e Hermione doveva ammettere che sua madre le mancava ogni tanto.
Sorrise. "Starò attenta" la rassicurò circondando il corpo esile della madre con le braccia.
Quando-dopo dieci minuti buoni-sua madre la lasciò andare, lei abbracciò suo padre.
"Ti scriverò per raccontarti papà" gli mormorò.
"Salutami Harry e Ron" le rispose lui dopo averle dato un bacio sui capelli.
Lei annuì, slacciò le braccia da suo padre e poi, dopo un ultimo saluto, corse verso il muro che nascondeva l'entrata del treno che l'avrebbe portata ad Hogwarts.

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Capitolo 2
*** Verso Hogwarts ***


Harry e Ron non erano lì ad aspettarla, erano andati a cercare uno scompartimento vuoto probabilmente.
Ogni anno, infatti, il treno per Hogwarts era strapieno-considerando studenti piu anziani e i primini- e trovare un posto libero era sempre un'impresa.
Salì sul treno e, durante la ricerca dei suoi amici si imbattè in Draco Malfoy che arrivava dall'altro lato del treno seguito dagli unici ragazzi che riuscivano a sopportarlo: Tyger e Goyle. Il ragazzo le riservò una smorfia disgustata e proseguì per la sua strada.
"Pft pallone gonfiato" sussurrò la ragazza per poi entrare nello scompartimento dove Ron e Harry la aspettavano.
I due ragazzi stavano discutendo animatamente, appena lei entrò entrambi taquero. Le rivolsero uno sguardo carico di speranza,poi Ron parlò.
"Hermione ti prego! Harry è impazzito, fallo ragionare tu per favore!" sparò a raffica aiutando la ragazza a sistemare il suo bagaglio al di sopra dei sedili.
"Pensaci Ron! Che diamine ci faceva da Magie Sinister eh? È un mangiamorte ti dico!" esclamò l'altro con tono esasperato.
Aveva l'aria di uno che aveva ripetuto quella frase almeno un centinaio di volte.
Hermione sbuffò. "Oh ciao ragazzi, si anche le mie vacanze sono state belle grazie per avermelo chiesto" rispose sarcastica prendendo posto vicino a Ron.
Harry Potter e Ronald Weasley la guardarono accigliati con espressione da pesce lesso che fece sbuffare ancora la ragazza.
"Comunque qual è il problema?" domandò.
"Harry crede che Malfoy sia diventato un seguace di Tu-Sai-Chi" spiegò il Rosso scuotendo la testa per mettere in chiaro che per lui era una cosa assurda.
"Non è che lo credo, Ron, ne sono sicuro" ribattè il diretto interessato.
"È impossibile Harry! A che diamine gli servirebbe Malfoy? È inutile!" ribattè l'altro.
La ragazza seguì attentamente la discussione tra i due finchè entrambi si voltarono verso di lei nello stesso istante esclamando "Diglielo anche tu Hermione!".
"Perche lo credi, Harry?" domandò Hermione volgendo lo sguardo verso il suo migliore amico.
"Io e Ron abbiamo visto Malfoy recarsi da Sinister, c'era un sacco di gente e...sembrava una specie di iniziazzione. Poi però Sinister ha chiuso le tende perchè Ron ha fatto rumore e...non siamo riusciti a vedere nulla" spiegò Harry tirandosi gli occhiali sul naso.
"Io non credo fosse un'iniziazzione e poi Tu-Sai-Chi non era presente. Ti pare che a un'iniziazzione il capo non è presente?" domandò Ron stravaccandosi sul sedile.
"Ronald, Harry ha ragione! Non so se Malfoy sia effettivamente un mangiamorte, ma è una possibilità. Chi è l'unico mago che Voldemort teme?" domandò la ragazza guardando l'amico che prontamente rispose "Silente".
"Già. E dato che lui non può entrare ad Hogwarts per ovvi motivi e che Silente di trova a Hogwarts qual è il miglior modo per attaccare Silente e farlo uscire alla scoperto?" domandò ancora lei.
"Attaccare uno studente!" rispose prontamenre Harry.
"Ora Malfoy è diventato una vittima?" domandò Ron confuso.
"Non è una vittima, è sacrificabile" spiegò Hermione prontamente.
"Continuo a crederlo impossibile" bascicò Ron in minoranza.
"Vado in bagno!" annunciò Harry prendo il mantello dell'invisibilità e uscendo dallo scompartimento.
Ron guardò Hermione che nel frattempo aveva trafigurato i suoi vestiti con l'uniforme della scuola: camicia bianca, gilet grigio con una cravatta a righe rosso-oro(simbolo della sua casa di appartenenza) e una gonna lunga fin sotto il ginocchio.
"Dove credi sia andato?" chiese alla ragazza.
"Al bagno" rispose semplicemente Hermione, trasfigurando l'uniforme dell'amico.
Passarono il resto del viaggio in silenzio, Ron ogni tanto faceva qualche battuta, si spezzava un po' l'atmosfera e poi calava di nuovo il silenzio.
Non trovarono nessuna traccia di Harry fino all'arrivo al castello.

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Capitolo 3
*** Library ***


Era passata una settimana dall'inizio delle lezioni e la scuola stava pian piano prendendo il suo normale svolgimento. Le lezioni stavano prendendo il via e gli studenti pian piano si riabituavano alla frenetica vita scolastica.
Hermione si portava avanti con il programma. China sui libri, passava il tempo a studiare e a parlare con i suoi amici.
La biblioteca era piena, lei rimaneva nel banco meno visibile. Quando studiava, voleva semplicemente stare sola e assimilare quante più informazioni possibile.
Sorrise leggendo il paragrafo sulle piante Carnivore che la professoressa Sprite aveva assegnato come ricerca.
Intinse la piuma nell'inchiostro e iniziò a scrivere sulla pergamena nuova di zecca.
"Le piante carnivore sono piante che intrappolano e consumano protozoi ed animali, al fine di ottenere i nutrienti essenziali per la loro crescita. Sono delle piante erbacee, che in risposta alla carenza di nutrimenti nel loro h..."si fermò un attimo attirata dal rumore della pesante sedia in legno di fronte che veniva trascinata.
Sgranò un po' gli occhi quando vide Draco Malfoy prendere posto di fronte a lei.
"Granger" sussurrò cercando di sembrare il meno disgustato possibile.
"Malfoy" ribattè nello stesso identico tono "Che vuoi?" continuò poi irritata. Odiava essere interrotta mentre studiava.
"Devo studiare e, credimi, se non fosse strettamente necessario non starei nemmeno qui a parlarne, ma come vedi non ci sono altri tavoli liberi" rispose posando Pozioni Avanzate sul tavolo anch'esso in legno e aprendolo alla pagina sul 'distillato di morte' iniziando a leggere il capitolo senza rivolgerle un ulteriore sguardo.
Hermione alzò le spalle per poi ricominciare a scrivere. Si sentiva leggermente in soggezione a passare un po' di tempo con Malfoy senza nè Harry nè Ron che la sostenevano e la facevano sentire sicura.
Alzò lo sguardo dalla pergamena.
I capelli quasi bianchi del Serpeverde ricadevano sulla fronte dandogli un'aria un po' meno aristocratica del solito, gli occhi color grigio spento seguivano le parole del libro soffermandosi varie volte quando non capiva qualcosa, le labbra semichiuse ripetevano ciò che gli occhi leggevano. Sembrava un ragazzo quasi normale.
Hermione sorrise.
"Smettila di fissarmi Granger, è fastidioso" mormorò il ragazzo senza alzare lo sguardo dal voluminoso tomo con voce annoiata.
"Non ti sto fissando, Malfoy" ribattè la ragazza mentre il sorriso moriva sulle sue labbra.
Era stata distratta dal suo aspetto, ma per fortuna Malfoy non si smentiva mai. "Ah no? Granger, non credere che io sia stupido o cieco. Mi accorgo quando qualcuno mi fissa e ti sto gentilmente chiedendo di non farlo più" ribattè lui alzando lo sguardo con un ghigno che fece arrossire Hermione per un motivo a lei sconosciuto e le fece rimangiare tutto ciò che aveva pensato poco prima.
"Sei tu che ti sei preso la briga di sederti al mio stesso tavolo! Non posso nemmeno alzare lo sguardo? O devo chiedere il permesso al signorino non-sei-degna-nemmeno-di-sfiorare-la-mia-figura?" Si alteró lei alzandosi con le guance color porpora.
La verità è che Hermione non sapeva cosa ribattere.
Si, l'aveva fissato, per circa cinque secondi ma l'aveva fatto e il fatto che lui se ne fosse reso conto la faceva davvero irritare.
"Siamo sulla difensiva signorina Granger?" la prese in giro lui allargando il sorriso.
Gli faceva davvero piacere che almeno quella cosa non era cambiata nella sua vita.
Prendere in giro la Granger gli faceva smettere di pensare al suo compito e al fatto che probabilmente entro la fine dell'anno scolastico avrebbe tirato la cuoia qualunque fosse stato l'esito della missione.
La ragazza prese le sue cose e si allontanò senza degnarlo di un ulteriore sguardo.
Malfoy sorrise.
Aveva trovato il suo passatempo, rabbrividì per il ricordo del sonoro schiaffo che aveva ricevuto dalla mezzosangue alcuni anni prima, ma decise che avrebbe potuto sopportarlo.
Non poteva cercare passatempi nella sua casa: erano tutti eccitati per l'imminenete ritorno del Signore Oscuro e probabilmente l'avrebbero preso per traditore se avesse raccontato a qualcuno che aveva paura, non poteva nemmeno sfogarsi con Tyger e Goyle che ultimamente erano diventati meno sciocchi e servili, nè con nessun altro.
I Serpeverde non tolleravano le prese in giro tra di loro e se si fosse azzardato a farlo, probabilmente si sarebbe ritrovato a testa in giu appeso al soffitto della Sala Grande. Hermione Granger invece era perfetta.
Abbastanza intelligente da saper ribattere alle sue provocazioni e abbastanza rispettosa delle regole per non schiantarlo al minimo motivo.
Sorrise. 'Perfetta!' ripetè mentre riprendeva a studiare.




NOTE
Allooora buonsalve ^.^ non vorrei essere noiosa (basterà solo mezzo minuto giuro). Volevo solo dire, per correttezza, che la definizione sulle piante carnivore l'ho presa da un sito (mhwiki mi sembra) dato che io e le piante siamo due mondi completamente opposti e, niente, mi sembrava giusto precisare questa cosa :).

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Capitolo 4
*** I'm feel so strange ***


Il tempo passava, Ottobre passò senza troppe complicazioni lasciando posto a Novembre, i primi fiocchi di neve iniziavano a cadere sporadicamente mentre Malfoy diventava sempre più insopportabile e Hermione stava raggiungendo il limite.
Il ragazzo era diventato più odioso del solito. Aveva iniziato a nasconderle le ricerche, le piume e le pergamene, trovava ogni momento libero per prenderla in giro e non riusciva mai a leggere in santa pace perchè lui aveva iniziato ad incantare i libri nelle sue mani e farli volare in giro per la biblioteca. Un bambino di cinque anni sarebbe stato più maturo.
Hermione stava per avere un esaurimento nervoso.
L'unico momento in cui riusciva a studiare in pace era nella sala comune dei Grifondoro e quel giorno nemmeno lì ci riusciva per via del continuo parlottare dei suoi compagni.
Da quel che aveva capito, Grifondoro aveva vinto la prima partita di Quiddich dell'anno contro Serpeverde, grazie alle parate di Ron, la Sala Comune era in subbuglio. Hermione si sarebbe voluta congratulare con lui per la vittoria, ma quando se lo trovò davanti lui era avvinghiato a Lavanda Brown in un bacio appassionato, di Harry non c'era traccia e il cuore di Hermione era a pezzi. Si voltò trattenendo le lacrime e corse fuori dalla sala comune.
Arrivò in una scalinata deserta, sembrava non ci fosse passato nessuno da un bel po', il pavimento rimaneva anche un po' polveroso e perciò si sedette nel primo gradino iniziando a piangere.
Trasfigurò delle pergamene in piccoli uccelli e restò per un po' in compagnia dei volatili, cercando di calmarsi.
Sapeva di amare Ron da un po', il sentimento non era nato subito ma con gli anni era sbocciato consolidandosi sempre di più.
In un certo senso era banale, una di quelle storie d'amore che nascono da bambini e, quando si è più grandi per capire il sentimento, ormai si è troppo amici per rischiare di rovinare tutto.
"Granger" una voce strascicata la chiamò.
Non aveva proprio voglia di sopportare Malfoy in quel momento, avrebbe potuto fare cose di cui si sarebbe pentita e poi, andare a chiedere scusa a lui non se ne sarebbe proprio parlato.
"Vattene, Malfoy" mormorò asciugandosi le lacrime.
"Piangi?" domandò il ragazzo divertito mentre scendeva le scale fino ad arrivare al primo gradino.
Si sedette un poco distante da lei.
"Non sono affari tuoi, Malfoy! Se sei venuto qui a prenderti gioco di me puoi anche tornare indietro perchè potrei schiantarti" lo avvisò senza guardarlo in faccia.
Non voleva vedere il ghigno divertito che sicuramente aveva il ragazzo, l'avrebbe solo fatta irritare di più.
Il Serpeverde, invece, non la prese ancora in giro. Si limitò a stare zitto e fissare il vuoto con lei.
Hermione sbuffò. "Ti sei mai innamorato?" gli chiese senza apparente motivo.
Non aveva senso parlare con Malfoy dei suoi problemi, ma la domanda le era uscita spontanea prima che potesse fermarla.
Prima che il ragazzo potesse risponderla, da dietro l'angolo arrivarono Ron con Lavanda.
Le lacrime iniziarono a sgorgare di nuovo e la voce squillante di Lavanda riempì il corridoio, facendo irritare la ragazza.
"Ops-ridacchiò- questo posto è gia occupato, vieni Ron-Ron" e si dileguò dietro l'angolo.
"Her...mione" balbettò Ron passando lo sguardo dall'amica a Malfoy, da Malfoy all'amica e poi... "Oppugno!" esclamò la ragazza.
I volatili iniziarono a ruotare sulla testa di Hermione per poi andare in picchiata verso Ron che per fortuna fu abbastanza pronto per ripararsi la faccia con le braccia.
"Tu sei pazza!" esclamò scappando nella direzione che aveva preso poco prima Lavanda.
Hermione tornò a sedersi.
"Weasley?" chiese schifato Draco Malfoy.
"È mio amico" rispose lei asciugandosi di nuovo le lacrime.
"È un cretino!" esclamò Malfoy incapace di capire come qualcuno potesse davvero interessarsi al Rosso. Era qualcosa di impensabile!
"Non.insultare i miei amici!" esclamò la ragazza puntandogli la bacchetta contro.
"Hey cercavo solo di capire, stavolta giuro che non volevo insultare" si difese il ragazzo alzando le mani in segno di resa.
Hermione abbassò la bacchetta e mormorò "Lui...lo so anch'io che è un cretino immaturo ma io lo amo e..."
"Non è una giustificazione questa. Puoi amarlo quanto vuoi ma tu sei intelligente, le persone intelligenti non piangono per i cretini"
Hermione spalancò la bocca. Non sapeva se indignarsi perchè aveva di nuovo chiamato Ron 'cretino' o sorprendersi per il velato complimento appena ricevuto.
"M...mi hai appena fatto un complimento?" domandò incredula strabuzzando gli occhi.
Malfoy si strinse nelle spalle.
"Lo sanno tutti che sei intelligente" si giustificò evitando il suo sguardo.
La ragazza sorrise. "Grazie" mormorò.
"Per cosa?"
"Non eri obbligato, potevi semplicemente insultarmi come sempre o prendermi in giro invece, mi hai tirata su di morale" spiegò lei facendo un mezzo sorriso.
"Non mi piace vedere le ragazze piangere, mia madre piange spesso in questo periodo e non la trovo una cosa bella" si giustificò ancora lui.
Hermione senza pensarci troppo si avvicinò e gli diede un lieve bacio sulla guancia per poi spostarsi velocemente capendo quello che aveva appena fatto. Era stato un impulso, un modo per ringraziarlo e per fargli capire che aveva davvero apprezzato il suo gesto, dimenticandosi di chi avesse davanti.
"Io...per Merlino scusa io...grazie ancora" balbettò alzandosi di fronte ad un Draco Malfoy pietrificato dallo stupore.
Corse su per le scale fuggendo in sala comune evitando tutti e filando dritta a letto.
"Dannazione!" esclamò Malfoy, rimasto solo in quelle scale deserte.
Le guance si erano tinte di un piacevole rosa confetto.

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Capitolo 5
*** problems ***


'Ho baciato Draco Malfoy' fu il primo pensiero di Hermione nonappena si svegliò la mattina seguente.
Si sentiva a pezzi, aveva dormito pochissimo-le due grosse occhiaie nere lo testimoniavano-, aveva anche pianto durante la notte e... aveva baciato Draco Malfoy.
Ancora non si capacitava della cosa, aveva cercato di darsi un milione di spiegazioni ma nessuna le era parsa plausibile.
Non riusciva ad accettare il fatto che aveva davvero avuto la voglia di baciare Malfoy, sulla guancia certo, ma le sembrava ugualmente abominevole.
'Ho baciato Malfoy' ripetè nella sua testa mentre era sotto la doccia.
Normalmente lo scorrere dell'acqua calda la calmava, la faceva ragionare e la razionalità prendeva il sopravvento, quella mattina invece si stava solo confondendo ancora di più.
Chiuse l'acqua ed uscì dalla vasca da bagno, per poi indossare l'uniforme scolastica. Mentre si asciugava i capelli con la magia, si blocco ed esclamò ad alta voce "Merlino! Ho baciato Malfoy e non ero sotto imperio!"
"Miseriaccia Hermione! Anche noi dobbiamo andare a lezione" esclamò Ginny dall'altro lato della porta.
Hermione si riprese e, dopo aver domato più a meno decentemente quel cespuglio che aveva in testa ed essersi resa conto come ogni mattina che non c'era niente da fare, uscì dal bagno.
"Scusa Ginny, ero soprappensiero" si scusò per poi scendere a fare colazione.
La sala Grande era ancora semivuota. Erano appena le sette del mattino e probabilmente metà Hogwarts era ancora tra le braccia di Morfeo. Le lezioni sarebbero iniziate solo due ore più tardi.
Hermione prese posto alla tavolata dei Grifondoro dove c'erano solo un paio di primini e qualche studente del settimo anno intento a ripassare all'ultimo minuto.
Prese un toast e una tazza di caffè poi iniziò a leggere il libro sui centauri che le aveva consigliato Madama Pince. Addentò il toast continuando a leggere.
Ecco il suo vero calmante: i libri.
In poco tempo era completamente immersa nella lettura che si era scordata sia di Ron che di Malfoy, la sua mente era popolata da centauri.
Alzò lo sguardo dal libro solo quando la sala Grande era piena.
Guardò l'orologio. Erano gia le otto.
"Buongiorno Hermione" la salutò Harry sedendosi vicino a lei.
"Buongiorno Harry" ricambiò il saluto.
"Ieri sei sparita" commentò il ragazzo servendosi un po' di uova.
"Volevo stare un po' da sola" rispose prontamente lei chiudendo il libro.
"Da sola con Malfoy" finì la frase con tono sarcastico Ron che aveva preso posto vicino ad Harry in quel momento.
Hermione lo guardò truce.
"Non credo siano affari tuoi con chi passo il mio tempo Ronald, pensa alla tua ragazza- rispose indispettita per poi rivolgersi ad Harry in tono più dolce- vado a lezione, Harry, ci vediamo lì" prese i suoi libri e si diresse verso l'uscita della sala Grande a passo spedito.
Sentì Harry dire a Ron "Avrebbe potuto spiegarci il perchè si trovava con Malfoy se tu fossi stato più calmo"
"Io? Harry, ieri lei mi ha fatto attaccare da dei piccioni e dovrei essere io quello che dovrebbe rilassarsi? È impazzita ti dico!" esclamò Ron iniziando a mangiare.
"Stupidi maschi!" borbottò Hermione aprendo la porta della sala Grande e andando a sbattere contro un ragazzo.
"Mi dispiace io..." si bloccò e arrossì quando si rese conto dell'identità del ragazzo in questione.
'Per Godric! Che ho fatto di male?' pensò nonappena si riprese dallo stupore.
"Granger" la salutò lui con il solito tono freddo e distaccato.
"Malfoy" ricambiò il saluto per poi guardare i due ragazzi dietro di lui che li fissavano accigliati e stupiti.
"Tyger, Goyle" salutò anche loro.
Sarebbe parso un po' strano se avesse salutato solo Malfoy, avrebbero iniziato sicuramente a girare delle strane voci, i due non si erano mai nemmeno degnati di uno sguardo in pubblico, a parte per litigare, insultarsi o per dividere un tavolo in biblioteca-cosa che non si poteva certo definire rilevante dato che avevano passato la maggior parte del tempo in silenzio, spezzato solo dalle odiose insinuazioni di lui, ed Hermione non voleva.
Odiava i pettegolezzi, le chiacchiere in generale non l'avevano mai attirata ed essere protagonista di una di queste non rientrava certo nelle sue priorità.
I due ragazzi- che Hermione definiva scimmioni, continuarono a fissarla sbalorditi per poi grugnire qualcosa simile ad un 'ciao'.
Lei, rivolgendo un'occhiata ai suoi amici e poi a Malfoy, uscì ed andó nell'aula di Pozioni dove il professor Lumacorno aspettava ragazzi sorridendo.
"Signorina Granger" la accolse il professore nonappena entró in classe.
"Buongiorno professore" disse prendendo posto al suo solito calderone.
La lezione iniziò mezz'ora dopo, i ragazzi avevano già preso posto e il professore iniziò a parlare.
"Bene, buongiorno ragazzi. Oggi vi dividerete in coppie, dovrete preparare l'Elisir che induce euforia. Gli ingredienti sono a pagina 30 del vostro libro"
Hermione rivolse subito lo sguardo verso Harry che ricambiò con un 'mi dispiace' sillabato indicando Ron.
Si sentì come catapultata al primo anno, quando nessuno la sopportava ed era completamente sola.
Sospirò e, senza batter ciglio aprì il libro alla pagina indicata dal professore.
"Signorina Granger, il suo compagno?" domandò Lumacorno, avvicinandosi al suo calderone.
Avrebbe voluto andarsene in quel momento ma sorrise forzatamente e rispose "Faccio da sola, un compagno mi sarebbe solo di impiccio e rallenterebbe il mio lavoro".
"Lo faccio io assieme a lei" esclamò una voce che veniva dal fondo dell'aula.
Si sentì un "Draco?" detto probabilmente da Pansy Parkinson o da qualcun'altro.
Il ragazzo però si stava già dirigendo verso Hermione che era pietrificata.
Ron la fulminava con lo sguardo mentre Harry era semplicemente incredulo come tutti gli altri.
"Abbiamo una collaborazione qui!-esclamò felice il professor Lumacorno battendo le mani-Mi piace! Avete due ore da adesso, su iniziate!"
Gli studenti, ancora increduli iniziarono a lavorare.
"Non ho chiesto il tuo aiuto, Malfoy!" sussurrò Hermione prendendo una bacca di ginepro e schiacciandola.
"Ma ne avevi bisogno" ribattè con un'alzata di spalle e mescolando la pozione.
"So cavarmela da sola" rispose lei aggiungendo un'altro ingrediente.
"Non ne dubito, ma è divertente ingelosire Weasley" le sussurrò all'orecchio avvicinandosi a lei.
La ragazza arrossì visibilmente quando Malfoy prese una ciocca dei suoi capelli e, dopo averla attorcigliata alle dita, gliela sistemò dietro l'orecchio.
Sentirono il sussurro di Ron che parlava con Harry.
"Guarda, Harry! È così irritante! La sta toccando!"
"Le sta solo aggiustando i capelli, concentrati Ron" cercò di calmarlo l'amico che temeva per la sua incolumità.
Malfoy ghignò.
"Ahh sei insopportabile!" urlò Hermione inviperita.
Non le piacevano queste situazioni e certo non voleva essere complice di Malfoy ai danni di Ron.
Sarebbe stato un atteggiamento scorretto, stupido e immaturo e lei non era nè scorretta nè stupida nè tantomeno immatura. In fondo, però, le faceva piacere vedere Ron geloso.
"Mh già però ieri mi hai baciato" ribattè lui sorridendo fintamente.
"Io... " cercò di giustificarsi Hermione mentre il calderone di Harry e Ron scoppiava.
"Tu cosa?" domandarono entrambi i suoi amici, ricoperti di un liquido verdastro da capo a piedi e con la bocca che toccava terra.
"Io..." provò a spiegare ancora Hermione mentre Lumacorno finalmente arrivò a calmare le acque.
"Ragazzi parlerete fuori!" urlò ripulendo il macello fatto dai due.
"Grazie mille Malfoy spero tu affoghi con l'idromele a pranzo" commentò a bassa voce Hermione a denti stretti.
"Sono sbalordito da tutto questo amore, Granger, davvero non me lo merito" rise lui prendendola in giro ancora una volta. Lei non rispose.
E ora come l'avrebbe spiegato a Harry?

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Capitolo 6
*** Can we talk? ***


Non c'erano altre scuse: li stava evitando. O meglio, evitava accuratamente Ron. Dopo il primo giorno, infatti, voleva parlare con Harry, ma l'amico era sempre assieme al ragazzo.
Alla fine delle ore di Pozioni, Hermione era senza dubbio scappata dall'aula. Aveva preso le sue cose e se l'era filata alla prossima lezione.
La professoressa McGranit non tollerava chiacchiericci durante le sue lezioni, perciò avrebbe passato qualche ora in tranquillità e avrebbe potuto pensare cosa dire.
A pranzo non si era fatta vedere e alle lezioni del pomeriggio era riuscita ad evitare gli sguardi indagatori dei suoi amici. Era arrivata a fine giornata, esausta per le continue corse e si era addormentata subito.
Il tanto decantato coraggio dei Grifondoro le era venuto a mancare in quella circostanza. Si sentiva una vigliacca, ma poi si diceva che le sarebbe servito solo un po' di tempo, probabilmente i suoi amici se ne sarebbero dimenticati presto.
Ron avrebbe svuotato la mente con la compagnia di Lavanda, mentre Harry era così impegnato con le lezioni di Silente che non avrebbe comunque avuto il tempo di pensare ad una cosa così futile.
Per tre giorni, comunque, riuscì ad evitarli.
Stava uscendo dalla biblioteca, felice per aver finalmente finito la relazione di quattro pagine-che lei aveva ampliato a sei- sull'Elisir che induce Euforia che aveva chiesto il professor Lumacorno, non si rese conto che i suoi migliori amici erano proprio di fronte a lei.
"Hermione" la chiamò Harry mettendosi davanti a lei, Ron si mise dietro, coprendo l'entrata della biblioteca, per impedirle di scappare di nuovo.
La ragazza alzò lo sguardo per poi sospirare.
"Harry" salutò tesa.
"Dobbiamo parlare" le disse Ron prendendola per un braccio e portandola in sala Comune, aiutato da Harry.
La fecero sedere su un divanetto di fronte al caminetto acceso e parlarono entrambi nello stesso istante.
"Perchè ci stai evitando?" domandò Harry sedendosi vicino a lei.
"Perchè hai baciato Malfoy?" chiese invece Ron beccandosi un'occhiataccia da Harry. Con ogni probabilità avevano studiato quel discorso e quella domanda sarebbe dovuta arrivare dopo un po', o magari credevano che Hermione gliene avrebbe parlato di sua spontanea volontà.
"Non ti sto evitando, Harry" rispose stringendosi nelle spalle.
Era vero, per il primo giorno l'aveva evitato perchè non sapeva come spiegargli il bacio di cui aveva parlato Malfoy a lezione, poi però aveva evitato solo Ron che stava sempre più tempo in compagnia di Lavanda, ed Harry ci era solo passato di mezzo.
"Si che mi stai evitando, Hermione" ribattè il ragazzo con le braccia incrociate.
"No, tu lo sai che ho tanti impegni e..."
"Perchè hai baciato Malfoy?" gli chiese di nuovo Ron, interrompendola.
Hermione lo guardò e non rispose ancora. Non sapeva se informarlo della verità o meno, dopottutto da un paio di giorni, ormai, non parlavano più. Decise di no. Se lui poteva sbaciucchiarsi con la sua Lav-Lav allora lei poteva anche baciare Malfoy.
Scosse la testa a quel pensiero stupido appena passato per la sua mente.
"Hermione?" gli chiese Harry sventolandole una mano davanti agli occhi.
"Eh? Non stavo ascoltando, scusa" si scusò lei ritornando nel mondo reale.
"Miseriaccia, Herm! Non mi dire che sei già al quel punto!" esclamò Ron, schifato.
"Quale punto? Non so di cosa tu stia parlando" rispose confusa, legandosi i capelli.
"Quel punto!" ribadì Ron, convinto che in questo modo la ragazza avrebbe capito di più.
Lei si voltò verso Harry.
"Illuminami, di che parla?" gli chiese.
Harry sbuffò. "Ron pensa che tu ti sia innamorata di.."
"Oh ti prego, che assurdità!" rispose lei scuotendo la testa in segno di diniego.
Ron, per la terza volta, le fece la stessa domanda.
"Non sono affari tuoi, Ronald. L'unico a cui credo di dover dare spiegazioni è Harry perchè tu, non hai il minimo diritto di giudicare perciò, lasciaci soli per piacere" replicò.
"Ma.. Hermione..." balbettò rosso in viso.
Sapeva che era arrabbiata, pensava però che, in quel momento, c'erano cose ben più gravi di uno stupido battibecco. Tipo capire quale stregoneria l'aveva indotta a fare quel che aveva fatto. Una lampadina si accese nella sua testa.
"Sei stata stregata!" esclamò dopo il lampo di genio appena avuto.
"Ronald ti prego, ascoltati quando parli. Mi credi così stupida da farmi stregare da Malfoy per caso? E poi perchè diamine avrebbe dovuto farlo?" rispose lei scuotendo la testa. Era l'ipotesi più stupida che avesse mai potuto pensare, Hermione la trovava anche un po' offensiva. Non era certo diventata la strega più brillante della sua età facendosi stregare da chiunque.
"Per ricattarti, ovviamente" rispose prontamente il ragazzo con un'alzata di spalle.
"Non ero stregata. Ero consapevole di ciò che stavo facendo, lo sono tutt'ora Ron" ribattè lei.
L'amico rimase di sasso, diede un'occhiata a Harry e poi salì nel dormitorio dei ragazzi, abbattuto.
"C'è rimasto male" commentò Harry, riportando lo sguardo su Hermione. "Perchè lo tratti così?" le chiese poi.
Hermione sospirò. "Harry, tu dovresti capirmi più di tutti, no? Anche tu eviti Ginny quando è assieme a Dean" gli disse guardandolo di sottecchi.
La piccola sorella di Ron, infatti, aveva una relazione già da un po' con Dean Thomas, cosa che Harry non sopportava.
L'aveva capito. Harry era come un libro aperto per lei, capiva i suoi stati d'animo, aveva intuito che si fosse innamorato della piccola Weasley e non poteva certo biasimarlo. La ragazza era solare, divertente e anche carina.
"Io..." rispose il ragazzo cercando di rispondere qualcosa di concreto, poi ci rinunciò e scosse la testa.
"Sei innamorata di Ron?" chiese allora smettendo di nascondere la verità. Con Hermione aveva sempre parlato liberamente di tutto e sicuramente non sarebbe stata così sciocca da andarlo a raccontare a Ron.
Lei annuì.
"Ma...non capisco... Malfoy ha detto che l'hai baciato" commentò Harry confuso. Era questo che voleva sapere in realtà e Hermione glielo raccontò.
Harry non l'avrebbe giudicata, lo sapeva.
"Sono stata sciocca, vero?" gli chiese alla fine del suo racconto.
"Sciocca no, incauta sì. La prossima volta che hai un problema parlane con me, ok?" le chiese abbracciandola.
Hermione ricambiò l'abbraccio "Mi dispiace averti fatto preoccupare" sussurrò stringendolo a sè.
Aveva bisogno di quell'abbraccio. Da troppo tempo non parlavano più come prima e ad Hermione l'abbraccio dell'amico mancava.
Sorrise.
Poteva dire di aver trovato un altro calmante: Harry Potter.
Nell'altra ala del castello, al sesto piano, un ragazzo stava tentando di aggiustare un armadio svanitore in rotto nella stanza delle Necessità.

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Capitolo 7
*** Christmas time ***


I giorni scorrevano veloci e, senza quasi che nessuno se ne rendesse conto, il Natale era alle porte.
Hermione non aveva proprio voglia di festeggiare. Lei e Ron ancora non si rivolgevano la parola e i suoi genitori non erano proprio nel loro periodo migliore.
Avevano litigato per via di qualche srupidaggine come sempre e perciò preferiva di gran lunga rimanere ad Hogwarts per le vacanze che ritornare a casa e vedere i suoi genitori con il muso lungo.
Ginny l'aveva invitata con una frase tipo 'se mio fratello è un idiota non significa che tu debba passare il Natale da sola', anche Harry le aveva detto qualcosa del genere, ma Hermione aveva rifiutato dicendo che avrebbe passato le vacanze a studiare, cosa che voleva davvero fare.
A Hogwarts erano rimasti solo una manciata di studenti e Hermione voleva approfittare della quiete per riuscire finalmente a studiare in pace.
Aveva passato una settimana chiusa in biblioteca, si ricordava di andare a dormire solo perchè la bibliotecaria glielo diceva e alla fine la tragedia.
Madama Pince l'aveva mandata via a calci-in senso figurato, ovviamente- dicendo che le vacanze erano fatte per riposare e l'aveva bandita dalla biblioteca fino alla fine delle stesse.
Hermione così, si ritrovò a vagare per il castello senza una meta ben precisa. La sala Comune era vuota, fatta eccezione per alcuni studenti del secondo anno che parlottavano tra loro, la sala Grande anche, e uscire sarebbe stato troppo imprudente. Stava per arrivare una bufera di neve.
Decise così di andare alla torre di astronomia non per un vero e proprio motivo concreto, ma solo perchè aveva voglia di sognare un po' e quella torre, a volte, dava un vero e proprio incipit a viaggiare con la fantasia.
Non le piaceva stare sola, la solitudine probabilmente era la cosa che più odiava.
Si sedette sullo stipite della porta che portava fuori e iniziò a pensare.
La sua mente vagava ininterrottamente mentre guardava fuori. Il grande parco di Hogwarts era diventato una dolce coperta di neve, gli alberi erano imbiancati e tutto, fuori, gridava 'Natale'.
Le venne una voglia improvvisa di ascoltare una di quelle stupide canzoncine natalizie che, da bambina, cantava alle recite scolastiche. Le aveva sempre odiate, ma ora ne sentiva il bisogno.
Iniziò a cantare a bassa voce e pian piano si addormentò.
Quando si svegliò era notte inoltrata e dopo essersi stropicciata gli occhi, si alzò. Doveva tornare in Sala Comune. Subito o sarebbero stati guai seri se Gazza o Mrs. Purr l'avrebbero sorpresa fuori dal letto a quell'ora.
Percorse il lungo corridoio per raggiungere le scale e le imboccò. Arrivata al sesto piano si bloccò vedendo una luce arrivare dall'altro lato del corridoio. Si appiattì contro un muro.
Il rumore dei passi veloci eccheggiava per il corridoio e Hermione tremava.
'Fa che non sia Gazza, Godric, ti prego fa che non sia Gazza' pregò.
I passi si facevano sempre più vicini. Entrambi i ragazzi urlarono nello stesso istante.
"Granger? Mi hai fatto spaventare!" esclamò Malfoy toccandosi il petto.
"Malfoy? Che diamine ci fai qui?" le chiese lei chiudendo gli occhi per via della luce troppo forte improvvisa.
"E a te che importa?"
"Stai infrangendo le regole Malfoy, è ovvio che mi importa" ribatté lei.
In realtà non pensava che il ragazzo fosse rimasto a scuola per Natale, la domanda le era venuta spontanea e per fortuna lui non aveva capito il reale intento.
"Anche tu stai infrangendo le regole, mi sembra." le fece notare lui con un sopracciglio alzato.
"Io ho un motivo. Ero sulla torre di astronomia e mi sono addormentata cantando" si coprì la bocca con le mani quando si rese conto di ciò che aveva detto.
Era troppo imbarazzante.
Lui, infatti, le scoppiò a ridere in faccia. "E tu reputi normale cantare sulla torre? Al San Mungo hanno un reparto di igiene mentale, dovresti andare a dargli un'occhiata" la prese in giro, continuando a ridere.
"Non ho intenzione di risponderti, Malfoy. Tralaltro trovo davvero di cattivo gusto che tu ti prenda gioco delle malattie mentali in questo modo" mormorò con sufficienza per poi ricominciare ad incamminarsi verso la Sala Comune dei Grifondoro, dopo aver visto lo sguardo vacuo e vagamente in colpa del ragazzo.
Sorrise fiera di sè. Anche stavolta l'aveva fatto tacere.
"Era una battuta!" esclamò il ragazzo arrivando di fianco a lei.
"Era un'offesa, Malfoy. Ci sono persone che soffrono sul serio per questa cosa e mettersi a fare battute del genere lo trovo squallido, fuori luogo e totalmente inappropriato" rispose lei senza guardarlo, continuando a camminare facendo finta di essere sola.
"È divertente che tu ti metta ad educarmi" la riprese lui senza smettere di seguirla.
Hermione riusciva ad irritarlo in un modo che nessun altro era mai riuscito a fare e il fatto che lei si permettesse di contraddirlo o di dargli lezioni di buone maniere lo irritava ancora di più.
Nessuno doveva permettersi di insinuare che Draco Malfoy fosse maleducato. Nessuno.
"Non è colpa mia se tu ti comporti da insensibile senza buone maniere" lo provocò lei sfoderando un sorriso enorme.
"Tu. Stai insinuando che io, Draco Malfoy, sia maleducato?" le chiese lui per essere sicuro. Non credeva alle sue orecchie.
"Non lo sto insinuando io, parlano i fatti" rispose lei continuando a camminare.
Aveva scoperto un altro punto debole di Malfoy e questa cosa le dava una sensazione di potenza enorme.
"Non ho intenzione di prendere lezioni di galateo da una sanguesporco!" sputò lui cattivo. Non voleva offenderla, ma era abituato a rispondere a tono e, offendere, era ciò che sapeva fare meglio.
Hermione si voltò verso di lui livida in volto.
Non era più la bambina dodicenne che alla parola 'sanguesporco' scoppiava a piangere, ora era una ragazza consapevole delle sue capacità e non si sentiva inferiore a nessuno. Non per il fatto di avere genitori babbani, in ogni caso.
"Levicorpus" mormorò senza preavviso sfoderando la bacchetta contro Malfoy.
Avrebbe potuto prenderlo a pugni, ma sarebbe stata solo l'ennesima scusa per definirla 'babbana'. Hermione, comunque, preferiva di gran lunga la bacchetta ai pugni.
Malfoy si trovava a mezz'aria, appeso a testa in giu per la caviglia e si dimenava per cercare di scendere.
"La prossima volta ti schianto, Malfoy. Non provare più ad insultarmi stupido, idiota, purosangue dei miei stivali" esclamò muovendo la bacchetta in alto e in basso, a destra e a sinistra, il corpo seguiva quei movimenti e il ragazzo urlava "Fammi scendere!"
"Pretendo le tue scuse, Malfoy!" esclamò lei divertita.
Era buffo in quella posizione, perdeva completamente la sua compostezza, assomigliando più ad una ragazza in piena crisi ormonale che urlava al concerto della boy-band del momento, che all'erede di una nobile famiglia. Hermione scoppiò a ridere a quel pensiero, cosa che fece irritare ancora di più il Serpeverde.
"Mettimi giu!" le ordinò digrignando i denti.
"Le scuse prima, signor purosangue" lo prese in giro lei continuando a ridere.
"Non ti aspetterai sul serio che ti chieda scusa, vero?" esclamò lui, indignato. Non si sarebbe mai abbassato a fare una cosa del genere.
"Non ti aspetterai sul serio che ti faccia scendere, vero?" gli fece il verso lei.
"Ti odio, Granger" mormorò serrando i denti e riducendo gli occhi a due fessure.
"Sentimento reciproco, Malfoy"sorrise lei per prenderlo in giro.
"Ma guarda un pò cosa mi tocca fare. Io non chiedo scusa a nessuno, tantomeno a una come te" borbottò.
"Ti toccherà passare la notte appeso al soffitto allora, dato che non ho intenzione di farti scendere finchè non sento delle parole di scuse uscire dalla tua bocca" ribattè lei con un'alzata di spalle.
Visto che la ragazza continuava a farlo levitare per il soffitto e non accennava nemmeno per sbaglio a farlo scendere, sbuffò.
"E va bene, Salazar quanto sei irritante. Mi...dispiace?" ipotizzò.
"Per cosa?" domandò lei. Niente da fare. Le stava piacendo la piega che aveva preso quella situazione.
"Per...ah ma che ne so? Per averti chiamata in quel modo, immagino" rispose lui alzando gli occhi al cielo.
"E...?" domandò lei.
"E... non succederà più" continuò.
Hermione capì che quelle pseudo-scuse erano il massimo che avrebbe potuto ottenere, perciò lo fece scendere, riponendo poi la bacchetta nella tasca della sua divisa.
"Non permetterti più" esclamò una volta sceso, ritrovando la sua compostezza. Ne andava della sua immagine. Riportò i capelli da un lato e si aggiustò la divisa scolastica che si era tutta sgualcita.
"Altrimenti?" domandò lei trattenendo ancora le risate.
"Altrimenti io..." non seppe mai cosa le sarebbe successo perchè in quel momento entrambi sentirono il miagolio di Mrs. Purr molto vicino, probabilmente veniva dalle scale.
Fu un attimo. Malfoy la prese per mano iniziando a correre. Arrivarono all'aula che, tempo prima, aveva ospitato le lezioni di incantesimi.
Ci entrarono e si chiusero la porta dietro. Tanto per essere sicura di non essere trovata, Hermione estrasse la bacchetta e mormorò "Colloportus" per sigillare la porta dell'aula.
"È colpa tua! A quest'ora sarei stata già al mio dormitorio" mormorò Hermione sedendosi a terra.
"Ti ricordo che sei tu quella che mi ha appeso al soffitto a testa in giu" si lamentò il ragazzo sedendosi su di un banco.
"Tu mi hai chiamata sanguesporco"
"Tu hai detto che sono maleducato"
"Beh tu hai insinuato che io sia pazza"
"Questo è vero" si giustificò Malfoy beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza.
"Ma perchè ti dò ancora retta?" sbuffò Hermione. Lui alzò le spalle come per dire 'Non lo so'.
Sbuffando, tesero le orecchie per sentire se la gatta di Gazza se ne era andata.
Il miagolio era ancora troppo vicino, probabilmente stava perlustrando qualche aula lì affianco.
Draco andò a sedersi nell'altro stipite della porta perchè, dalla sua posizione, non riusciva a sentire bene.
Senza rendersene conto i due si addormentarono.

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Capitolo 8
*** Stupid ***


Sentiva una leggera pressione sul fianco destro. Si svegliò sentendosi strana.
Per prima cosa il suo letto non era mai stato così duro, il suo cuscino mai stato così comodo e il suo braccio non era mai stato attorno a qualcuno mentre dormiva.
'Il suo braccio'.
Aprì gli occhi di soprassalto. Le prime luci dell'alba entravano timidamente dalla finestra, dando all'aula un'aura vagamente spettrale, la luce evidenziava la polvere sui numerosi banchi e sedie e lasciava il vecchio armadio, situato vicino alla cattedra in legno massiccio, in penombra.
Vagò con gli occhi per la stanza mentre i ricordi del giorno prima iniziavano ad affiorare.
La torre di astronomia. Malfoy. Mrs Purr. Malfoy.
Si voltò verso la sua destra, incontrandosi con un gilet di una divisa scolastica. Alzò lo sguardo trovando un paio di occhi grigi che la fissavano confusi.
Quando si resero conto della loro posizione: la testa di Hermione era poggiata sul petto del ragazzo, la sua mano si posava dolcemente sul suo bicipite mentre la mano del ragazzo era adagiata sul suo fianco, entrambi urlarono.
"Sei impazzito? Perchè mi stai abbracciando?" urlò Hermione ritraendosi.
"Perchè ti sto abbracciando? " le fece eco lui incredulo per poi chiedere a sua volta "Tu perchè mi abbracci?"
"Perchè ti abbraccio?" chiese lei ritraendo la mano. "Non è possibile!" esclamò poi mettendosi a sedere e tenendosi la testa tra le mani.
Era imbarazzata. Non aveva mai dormito con un ragazzo, non così a stretto contatto comunque. Quando capitava, Harry e Ron le cedevano il letto e loro rimanevano a terra.
"Oh eddai Granger non abbiamo mica fatto..." iniziò lui mettendosi a sedere.
"Ahh non dirlo non dirlo! Non ci voglio nemmeno pensare. Con te poi. Che schifo!" lo interruppe lei urlando, tappandosi le orecchie.
"Non credo che sarebbe poi tanto male, giusto?" chiese lui pensieroso per poi guardarla.
Hermione balbettò qualcosa, presa alla sprovvista.
Non si era proprio aspettata una cosa del genere e non sapeva bene cosa rispondere. Che si dice quando una persona che disprezzi, a cui probabilmente piaci ancor meno di quanto lui piaccia a te, ti dice certe cose?
No, non le faceva schifo in quel senso, non era per niente un brutto ragazzo ma... No. Non era possibile. Mai nella vita. NO.
Non poteva dirglielo però, i ragazzi sono sensibili su queste cose.
"Io...no...cioè si insomma..." si interruppe quando vide il ragazzo scoppiare a ridere.
"Non ci credo ci sei cascata!" disse tra le risate alzandosi.
"Tu... Ah sei così odioso non so come facciano i tuoi amici a sopportarti!" esclamò lei indignata.
L'aveva presa in giro. Di nuovo. Si alzò.
"Hanno senso dell'umorismo Granger, ecco come fanno" rispose lui senza smettere di ridere.
Lei non rispose. Aprì la porta con l'incantesimo 'Alohomora' e poi si incamminò per il corridoio arrabbiata.
"Buon Natale, Granger" le urlò dietro lui mentre le sue risate eccheggiavano per il corridoio.
"Strozzati, Malfoy!" urlò continuando a camminare senza nemmeno voltarsi.
"Oh così arrossisco, Granger. Non puoi dirmi queste cose di prima mattina" la prese in giro lui.
Hermione si voltò, lui era a pochi passi.
"Perchè non mi lasci in pace? C'è davvero bisogno che tu mi segua?" gli chiese esasperata. Voleva solo andare a fare colazione in pace e poi andare a farsi una doccia. Sentiva ancora il suo profumo sui vestiti.
"Si, perché tutti i miei amici sono tornati a casa per le vacanze, sono solo, abbandonato a me stesso e ho tanto bisogno d'affetto" scherzò lui giusto per irritarla ancora di più. La trovava divertente quando si arrabbiava.
Indossava un'espressione stile cane abbandonato, diventava tutta rossa e, mentre sbraitava, si teneva i capelli all'indietro con le mani affinchè non le finissero negli occhi.
"Vaffanculo, Malfoy" rispose lei semplicemente per poi tornare sui suoi passi.
"Non pensavo usassi questo linguaggio, Granger. Non si addice ad una ragazza" la provocò lui, continuando a seguirla.
Decise di ignorarlo. Era decisamente stufa del ragazzo.
Non bastava aver passato la notte con lui- ancora rabbrividiva al solo pensiero- doveva anche sopportarlo tutto il giorno? Nemmeno per sogno.
"Facciamo colazione?" le chiese quando arrivarono di fronte alla Sala Grande.
"Perchè diamine dovrei fare colazione con te?" chiese lei di rimando, entrando.
"Perchè abbiamo passato la notte insieme" rise lui facendosi sentire da un paio di primini TassoRosso che passavano di lì. I due si guardarono sorpresi per poi rivolgere un'occhiata d'intesa a Draco.
"Non è assolutamente vero!" esclamò Hermione diventando rossa come un peperone. Sì, ok, era vero ma non nel modo in cui l'aveva fatto intendere lui.
Malfoy iniziò a ridere per la seconda volta nell'arco di mezz'ora.
"Mi spieghi che hai da ridere?" gli chiese Hermione, irritata.
"Sei divertente quando ti imbarazzi" continuò a ridere lui.
Decise ancora di ignorarlo.
La colazione passò relativamente bene, lei aveva preso posto tra due Grifondoro del terzo anno che conosceva di vista, perciò si era liberata del Serpeverde per un po'.
Stava tornando in Sala Comune, decisa più che mai a starsene chiusa dentro fino alla fine delle vacanze. Ne aveva davvero fin sopra i capelli.
"Ti aspetto fuori" le disse Malfoy che l'aveva seguita.
"Potresti aspettare per sempre dato che non ho intenzione di uscire!" rispose lei entrando.
Prima che il ritratto della Signora Grassa si chiudesse, Hermione udì la sua voce ribattere "E dai Granger, andiamo a fare un giro in giardino". Lei non rispose.
Si appoggiò al muro e scoppiò a ridere, pensando all'assurdità della situazione.
"Stupido Malfoy" mormorò scuotendo la testa.
Andò nel dormitorio e, dal suo baule, prese una divisa pulita, si fiondò in bagno.
Quando si spogliò, le arrivò al naso una piacevole fragranza di menta mista al biancospino.
Doveva ammettere che Malfoy aveva proprio un buon profumo.
Sorrise inconsciamente.

Dopo essersi rinfrescata e cambiata, tornò nel corridoio.
Malfoy era appoggiaro al corrimano delle scale, parlava con uno dei tanti quadri animati di Hogwarts.
"Andiamo?" gli chiese lei iniziando a scendere.
"Ma non avevi detto che ti saresti chiusa in Sala Comune?" domandò lui seguendola, dopo essersi congedato dal cavaliere raffigurato in quel quadro.
"Oggi mi piace il tempo fuori e comunque potrei sempre cambiare idea" rispose lei senza guardarlo.
Senza parlare, si avviarono insieme verso il giardino.

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Capitolo 9
*** Feels ***


Le giornate scorrevano abbastanza tranquille. Non l'avrebbe mai ammesso davanti a lui, ma la compagnia di Malfoy non le era parsa poi così male.
Anzi, ormai la sua presenza era diventata un'abitudine, così come le sue insinuazioni e, perchè no, anche gli sbalzi d'umore improvvisi.
Mancavano ormai pochi giorni al rientro di tutti gli studenti e, in verità, Hermione non era così entusiasta come avrebbe dovuto essere.
Certo, non vedeva l'ora di vedere Harry e Ginny. Le avrebbe fatto anche piacere rivedere Ron, erano amici da così tanto tempo e naturalmente le mancava un po'.
A parte questo, però, il ritorno dei compagni non la toccava minimamente.
Aveva preso l'abitudine di svegliarsi presto e trovare Malfoy fuori dal ritratto della Signora Grassa, ad aspettarla. Non le faceva piacere, a dirla tutta un po' la inquietava, ma sapeva benissimo che, al ritorno degli altri, quest'abitudine sarebbe terminata e le sarebbe parso strano non sentire più la sua voce che diceva "Salazar quanto sei lenta, Granger" e rispondere "Non te l'ho mica chiesto io di stalkerarmi, Malfoy".
La prima volta, dopo questa sua frase, era seguita un'espressione confusa del ragazzo con annessa spiegazione del termine 'stalking' da parte di lei.
Sapeva anche che, oltre a quello, sarebbero finite le partite a scacchi in Sala Grande - che Hermione perdeva continuamente per via della sua totale inesperienza - e anche le ore passate a studiare insieme.
Hermione sospirò, fece il nodo alla cravatta della divisa ed uscì. Malfoy non c'era e la cosa le parve alquanto strana. Scosse le spalle e scese per andare a fare colazione.
Quando fu davanti all'entrata della Sala Grande, si voltò e i suoi piedi iniziarono a camminare da soli.
Si fermò di fronte all'entrata dei sotterranei. 'Stupide gambe tornate indietro!' pensò, ma non si muovevano. Rimanevano come incollate al pavimento.
'Oh, perfetto'.
Un quarto d'ora dopo Malfoy uscì dai sotterranei, rimanendo di sasso nel trovarla lì.
"Chi è adesso quello lento?" gli chiese con le braccia incrociate.
"Chi è ora quella che stalkera?" domandò lui a sua volta divertito, avvicinandosi alla ragazza.
"Uh hai usato la parola stalking. Ti stai babbanizzando, Malfoy? Mi sorprendi" rise lei voltandosi per andare a fare colazione -finalmente.
"Mai!" esclamò lui offeso, seguendola in Sala Grande.
Hermione si sedette al solito posto. Il professor Silente aveva deciso di fare un'unica bancata, non aveva senso dividersi quando c'erano solo una cinquantina di studenti.
"Come mai hai fatto tardi?" chiese Hermione al ragazzo che aveva preso posto vicino a lei, prendendo un toast.
"Perchè? Ti mancavo, Granger?" chiese lui sarcastico servendosi delle uova.
"Non sai quanto, Malfoy. Non vedevo proprio l'ora di sentire la tua voce pensa un pò, la mia è semplice curiosità" rispose nello stesso tono, alzando gli occhi al cielo.
"Ieri ho fatto tardi e perciò mi sono anche svegliato più tardi del solito" disse lui iniziando a mangiare.
Non parlarono più per il resto della colazione. Erano entrambi assorti nei loro pensieri e per di più tutti i ragazzini del primo anno li stavano fissando con strani sorrisi.
Hermione però non era per niente preoccupata. I suoi amici non ascoltavano i pettegolezzi e per di più non c'era nulla su cui spettegolare. Aveva soltanto passato un po' di tempo con Malfoy durante le vacanze. Non sarebbe finita ad Azkaban per questo.
Almeno sperava.
Aveva sempre creduto che il ragazzo fosse off limits per lei, non per il fatto di essere Serpeverde, nè per via del sangue.
Non c'era nessuna regola scritta, ma era come se ci fosse.
Hermione Granger e Draco Malfoy non possono parlare senza scagliarsi fatture a vicenda.
Chi lo diceva?
Non l'aveva mai confidato a nessuno ma al primo anno e in parte del secondo, quando era ancora una bambina ingenua, si era presa una cotta per lui. Protatta nel tempo fino al giorno in cui lui l'aveva chiamata 'mezzosangue' per la prima volta.
Si era resa conto del genere di persona che aveva di fronte e la sua infatuazione era andata via via scemando.
Anche allora lei si chiamava Hermione Granger e lui Draco Malfoy, eppure ci aveva sperato un po'.
"Andiamo fuori?" gli chiese quando furono al riparo da sguardi indiscreti.
"Hai anche spirito di iniziativa? Normalmente cercheresti di liberarti di me..." rispose lui avviandosi verso il portone d'ingresso.
"Senza risultato, ovviamente. Ho deciso che se proprio devo averti tra i piedi almeno possiamo fare qualcosa di divertente" spiegò lei, seguendolo.
"La Granger che si diverte? Questa me la segno"
"Puoi smettere di essere sarcastico? È snervante" rispose alzando gli occhi al cielo "E per tua informazione io mi diverto molto, sono giovane anch'io, non ho mica ottant'anni" continuò camminando per il parco.
Il tempo era sereno, non c'era traccia di nubi di neve e faceva anche abbastanza caldo per essere Dicembre, ovviamente.
"Allora che facciamo, signorina mi-diverto-anch'io?" chiese Malfoy indossando la sciarpa con i colori di Serpeverde.
"Andiamo a I Tre Manici Di Scopa?" domandò lei a sua volta con un'alzata di spalle.
"A Hogsmeade?"
"Conosci un altro pub con quel nome?"
Così si avviarono verso il piccolo centro abitato, non molto distante da Hogwarts.
"Ma...possiamo? Insomma, non è che infrangiamo qualche regola, vero?" chiese Hermione preoccupata una volta che le prime case di Hogsmeade riuscivano ad intravedersi.
"E no, i sensi di colpa adesso no! Ora pretendo di bere una burrobirra e non mi interessa se vuoi tornare indietro" esclamò il ragazzo. Si avviarono insieme verso la cittadina.

Il pub si presentava accogliente come sempre, Madama Rosmerta era sorridente e le persone sedute al tavolo, relativamente tranquille.
Ordinarono due burrobirre e si sedettero ad un tavolo abbastanza nascosto. Nessuno dei due ci teneva ad essere visto in compagnia dell'altro, una cosa era a Hogwarts, discorso diverso era vedersi fuori dalle mura scolastiche.
"Quando torneranno gli altri dovremmo odiarci di nuovo, giusto?" esordì il ragazzo bevendo un sorso della burrobirra.
"Io ti odio anche ora, non sarà un problema" confermò lei con un'alzata di spalle.
"Hai capito cosa intendo"
"Non è necessario, ma direi che sarebbe meglio comportarci come sempre. Harry forse potrebbe capire, ma Ron..." lasciò la frase volutamente in sospeso. In realtà non sapeva bene come avrebbe reagito l'amico e non ci teneva scoprirlo.
Sapeva bene quanto Ron disprezzasse il ragazzo che aveva ora di fronte, e l'ultima cosa che voleva era dargli un motivo in più per volerlo prendere a pugni.
Non che Ron avrebbe dovuto intromettersi negli affari suoi, ma si sarebbero certamente picchiati - visto il carattere volubile dell'amico - e vedere due ragazzi che si picchiavano per colpa sua non era certo la massima aspirazione di Hermione che sarebbe morta per l'imbarazzo e, sicuramente, avrebbe affatturato entrambi.
Pessima prospettiva.
"Nemmeno i miei amici capirebbero, non che mi importi quello che pensano loro, ma potrebbero informare mio padre e..." iniziò lui.
"Capisco" lo bloccò a metà frase.
L'odio che provava Lucius Malfoy verso tutti coloro che non erano puri, era una leggenda a scuola e lei l'aveva visto con i suoi occhi.
Si era accorta di come guardava tutti coloro che non riteneva degni di utilizzare la magia, lo sguardo di disprezzo che riservava solo a lei nelle rare occasioni in cui si erano incontrati parlava da se. Avrebbe preferito che suo figlio rimanesse da solo pur di non frequentare certa feccia.
Non che lei volesse frequentare Malfoy, ci mancherebbe.
Prese un sorso della sua burrobirra.
Non parlarono più per il resto del tempo.

Il ritorno ad Hogwarts le sembrò più lungo del previsto.
Il cielo sereno che avevano trovato all'andata, ora non c'era più. Al suo posto erano comparsi grossi nuvoloni che minacciavano pioggia e si era alzato il vento.
A Hermione non era sembrato il caso di utilizzare il passaggio segreto della cantina di Mielandia, quello che portava direttamente al corridoio del terzo piano di Hogwarts, dietro la statua della strega orba.
Aveva sempre considerato quei passaggi un piccolo segreto tra lei e i suoi amici. Nel farli conoscere ad un'altra persona, sentiva di tradire la loro fiducia. Perciò decise di fare tutta la strada, niente scorciatoie.
Adesso però se ne pentiva.
Faceva freddo, non aveva portato con sè la sua sciarpa nè qualcosa per coprirsi - il tempo le era parso stabile - e per giunta Hogwarts pareva essersi allontanata.
Draco camminava di fianco a lei tranquillo, come se il freddo non lo toccasse minimamente.
Certo, lui non aveva la gonna ed era stato più intelligente nel portarsi la sciarpa.
'Stupida Hermione' si maledì la ragazza mentalmente mentre cercava di scaldarsi come poteva.
Incrociava le braccia, camminava più veloce, usava il maglione per coprirsi di più, si portava i capelli sul viso.
E intanto Hogwarts ancora non si vedeva.
"Hai freddo?" le chiese ad un certo punto Malfoy, guardandola.
Lei, in quel momento, teneva le maniche del maglione tirate più che poteva sulle mani.
"No, sto bene. Mi chiedevo soltanto quanto mancasse ad arrivare" rispose lei ricomponendosi.
Era consapevole di quanto potesse sembrare pazza quando aveva freddo. Harry glielo aveva sempre confermato.
"Manca poco, abbiamo già fatto metà strada" rispose lui scettico.
Non ci credeva nemmeno per sbaglio, però continuò a camminare come se niente fosse.
Hermione continuò ad occuparsi del suo corpo infreddolito, alla stessa maniera.
Si stava riparando il viso con i capelli quando sentì qualcosa poggiarsi sul collo.
Abbassando lo sguardo, vide la sciarpa con i colori di Serpeverde adagiata sulle sue spalle e un paio di mani che gliela sistemavano in modo da ripararla dal freddo.
Si bloccò.
"Ho detto che sto bene" disse spostandola.
"Granger non fare la bambina. Stai morendo di freddo!" la rimproverò lui, mettendo la sciarpa di nuovo girata attorno al collo della ragazza.
"Non ho intenzione di indossarla" ribattè lei.
Trovava strano indossare i colori Serpeverde, dopo tanti anni passati a disprezzare quella casa.
"Se vuoi arrivare al castello assiderata fai pure, non c'è problema per me" replicò lui facendo il gesto di riprendersi la sciarpa.
Hermione ci pensò su un attimo.
"Va bene. Ma sappi che lo faccio solo perchè sto seriamente gelando, altrimenti non l'avrei mai indossata" esclamò sistemandosela bene.
"Ovviamente" le rispose trattenendo una risata.
La testardaggine di quella ragazza lo faceva sempre sorridere.
Hermione però, anche se si fingeva ferma nelle sue convinzioni, aveva sentito il cuore battere a quel gesto.
Aveva provato le stesse sensazioni che sentiva da bambina quando lo vedeva.
Battito del cuore accellerato, tremolio alle gambe e uno strano formicolio all'altezza dello stomaco.
'No - si disse - non va affatto bene'

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Capitolo 10
*** Suspected ***


A metà Gennaio, Kate Bell venne maledetta durante un'uscita ad Hogsmeade. Hermione e Ron, non avevano ancora fatto pace ma si trovavano lì - assieme ad Harry - perchè quest'ultimo provava per l'ennesima volta a riappacificare i due.
Stavano battibeccando quando Kate si prese la maledizione. Si trovava proprio davanti a loro tre.
La ragazza si era alzata in cielo e, dopo aver fatto qualche piroetta, era caduta sulla candida neve.
Venne ricoverata d'urgenza al San Mungo - accompagnata in fretta e furia dai tre e da Leanne Guilford, di Corvonero, che si trovava assieme alla ragazza - per gravi lesioni.
Harry, tornato sul posto, avvolse accuratamente l'oggetto nel telo in cui era riposta la collana maledetta, decidendo di portarla al professor Silente per analizzarla. Si trattava di una collana di Opale normalissima.

L'ufficio della professoressa McGranitt si trovava di fronte all'aula di Trasfigurazione.
Era ampio e luminoso, abbellito con lo stemma dei Grifondoro dietro la cattedra e dei quadri animati appesi alle pareti di colore marroncino chiaro.
"Professoressa, possiamo?" domandò Hermione, cautamente aprendo la porta. Erano stati convocati nonappena avevano messo piede nella scuola, senza avere nemmeno il tempo di cambiarsi gli abiti.
Gazza li aveva intercettati e portati subito davanti all'ufficio della direttrice, con un sorriso sadico stampato in faccia.
"Ora ve la vedrete con lei, piccoli mocciosi" aveva detto mostrando i denti ingialliti dal tempo che rendevano il suo sorriso, ancora più inquietante.
"Entrate, ragazzi" li accolse la professoressa, posando il libro che stava leggendo sulla cattedra e squadrandoli con aria grave.
I tre ragazzi entrarono - Harry aveva sempre la collana tra le mani, ben custodita - e si accomodarono nelle tre sedie che la McGranitt aveva preparato per loro.
"Come sta la signorina Bell?" fu la prima domanda che rivolse loro. Era preoccupata per un suo studente, naturalmente.
Ron si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Si era aspettato una ramanzina che invece sembrava non arrivare.
"È grave - rispose Hermione seria - ci hanno detto che è stata fortunata. Ha rischiato di morire" informò la professoressa che, con sguardo rigido, si mise apposto gli occhiali che erano scesi sul naso.
"Voi eravate lì, giusto?" chiese.
Ron annuì, seguito a ruota dagli altri due.
"Avete visto niente di strano? Sospetti?" domandò la professoressa passando lo sguardo, uno ad uno, su tutti e tre.
"Noi eravamo a I Tre Manici Di Scopa" fu la risposta di Hermione.
"È stato Malfoy!" rispose Harry, nello stesso momento.
Aveva passato tutto il viaggio di ritorno a cercare di convincere i suoi amici di quell'assurdità. Mentre parlavano tra loro era plausibile fare dei possibili nomi, ma accusare Malfoy così davanti alla professoressa, senza uno straccio di prova, era solo da irresponsabili.
Hermione e Ron si guardarono con espressione sconsolata. Nessuno dei due credeva a quella cosa.
Avevano provato a far ragionare Harry, ma con scarsi risultati, evidentemente.
"È un'accusa grave questa, Potter" ribattè la professoressa posando gli occhi su di lui.
"Ne sono sicuro!" continuò lui, convinto delle sue parole.
"Professoressa, io mi dissocio da questa affermazione. Nessuno di noi ha visto Malfoy nei paraggi quando Kate è stata maledetta" disse Hermione sentendosi in qualche modo in dovere di difendere il ragazzo.
Malfoy non era certo il ragazzo più simpatico del pianeta, ma da qui ad insinuare che fosse un assassino le pareva un tantino eccessivo.
"È un mangiamorte!" ribattè Harry alzando la voce.
Era davvero arrabbiato.
"Potter!" lo rimproverò la professoressa McGranitt, indignata. Non poteva credere che un suo studente - nemmeno Draco Malfoy - potesse essere un seguace di Voldemort, no! Era impossibile.
"Lo so!" continuò Harry convinto delle sue intuizioni.
"Potter, basta! Draco Malfoy è uno studente, come te! Che motivo avrebbe di fare una cosa del genere?" domandò la McGranitt. Voleva saperne di più.
Anche se le pareva assurdo, se c'era davvero un mangiamorte tra gli studenti, Albus doveva essere avvertito. Immediatamente.
"È un mangiamorte - ribadì per l'ennesima volta - l'abbiamo visto! Diglielo Ron!" esclamò poi cercando un sostegno.
"Harry, noi non abbiamo visto niente. Abbiamo soltanto visto Malfoy e sua madre entrare da Magie Sinister" rispose Ron sentendosi un po' in colpa. Voleva davvero sostenere Harry ma, sulla base di cosa? Vedere un ragazzo circondato da persone non era un motivo valido per condannarlo a grado di 'Mangiamorte'.
"Questo mi basta. Potter, Weasley, Granger, potete andare" li congedò lei con un sopracciglio alzato. L'intuizione di Harry Potter era davvero poco per allarmare il preside. Doveva scoprirne di più.
"Ma...professoressa..." cercò di parlare ancora Harry.
La McGranitt si rese conto in quel momento del pacchetto che il ragazzo teneva tra le mani.
"Potter, è quello che penso?" chiese indicandolo, senza lasciarlo parlare.
"È la collana che aveva Katie, professoressa" rispose lui prontamente, posandola sulla cattedra.
"Lasciala qui, è pericolosa. Più tardi il professor Piton la esaminerà" mormorò lei, senza toccarla.
"Io penso che il professor Silente..." iniziò Harry.
"Potter, il professor Silente ha già molte cosa da fare. Non è il caso di disturbarlo. Severus è capace di occuparsene da solo" lo riprese la professoressa.
Harry cercò di dire qualcos'altro ma Hermione lo tirò per la manica sussurrando "Andiamo, Harry".
I tre ragazzi uscirono dall'ufficio della professoressa e, dopo aver chiuso la porta, Harry esplose.
"Avreste dovuto stare dalla mia parte!" urlò rivolto ai due.
"Harry, io sto dalla tua parte, ma non posso accusare un probabile innocente solo perchè tu pensi che sia colpevole!"esclamò Hermione.
"È stato lui vi dico!" incalzò Harry sentendosi un vero idiota. Possibile che si fosse davvero sbagliato? No, impossibile.
"Hai prove? Harry sei il mio migliore amico e tu sai quanto vorrei vedere Malfoy incriminato ma, parliamoci chiaro, tu hai solo dei sospetti per ora, nulla di schiacciante. Non hai visto nulla da Sinister, non hai visto il marchio e non hai nemmeno visto Malfoy dare la collana a Katie. La McGranitt non ti crederà mai se le basi dei tuoi sospetti sono queste!" rispose Ron, guardando Hermione per cercare sostegno.
Harry, non sapendo più cosa ribattere e capendo benissimo che Ron aveva ragione, si voltò diretto in Sala Grande.
"Harry! Dai aspetta, scusa ma abbiamo dovuto farti aprire gli occhi" gli urlò dietro Hermione, inseguendolo assieme a Ron. Harry si fermò per farsi raggiungere.
"Scusate. Credo che tutta questa storia mi stia dando alla testa" mormorò una volta che lo raggiunsero.
"Troveremo il modo di farti credere dalla professoressa, giusto?" domandò Ron a Hermione per tranquillizzare l'amico.
Lei annuì poco convinta.
Voleva davvero aiutare Harry ma non sapeva da dove iniziare, nè come fare.
Non riusciva nemmeno a capire come aiutarlo senza sentirsi in colpa.
Ultimamente Malfoy l'aveva aiutata - a modo suo certo, ma l'aveva fatto. Aveva passato molto tempo con lui e non lo credeva capace di fare una cosa simile, di essere complice di quei mostri.
Non dopo la conversazione che avevano avuto poco tempo prima.
I mangiamorte dovrebbero odiare quelli come lei, giusto? E allora perchè i suoi gesti e le sue parole le avevano trasmesso una sensazione di benessere tanto forte?
'Non è possibile' si disse.
"Hermione? Tutto bene?" le chiese Harry scuotendole leggermente la spalla.
Lei alzò lo sguardo rendendosi conto solo in quel momento, di essere di fronte al ritratto della Signora Grassa.
"Io... sì, sono un po' scombussolata ma sto bene" sorrise lei.
"Parola d'ordine?" domandò il ritratto.
Harry la pronunciò e, insieme, entrarono in Sala Comune.
"Credi che Katie si riprenderà?" chiese allora lui ad Hermione.
"Lo spero" mormorò lei sedendosi davanti al caminetto acceso.
Harry si sedette vicino a lei iniziando a parlare di altre cose per tirare su di morale l'amica che sembrava sul punto di piangere.

Ron era sparito. Probabilmente si era rintanato in un angolo per sfuggire alle grinfie della sua fidanzata che, ultimamente, sopportava sempre meno.

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Capitolo 11
*** Confessions ***


Tutta la scuola era in subbuglio per l'episodio di Kate. Si facevano supposizioni, nomi, c'era addirittura chi credeva che fosse stata proprio Leanne, la sua amica, a dare la collana a Kate.
Non erano cose che succedevano tutti i giorni e perciò il chiacchiericcio rimase succulento qualche tempo in più dei soliti pettegolezzi. Hermione trovava squallido che si parlasse di una cosa del genere con tale leggerezza, ci mancava solo che scommettessero sulla vita o morte di Kate - cosa che nessuno fece, per fortuna.
Una settimana dopo quasi tutti avevano dimenticato la ragazza maledetta e la vita era ricominciata a scorrere tranquilla.

Hermione stava attraversando il corridoio del secondo piano diretta in biblioteca. Aveva, infatti, appuntamento con Harry che, per una volta, aveva deciso di studiare.
Quando passò di fronte al bagno di Mirtilla Malcontenta, udì dei rumori. Sembravano singhiozzi.
Normalmente Hermione sarebbe passata oltre. Mirtilla, infatti, era solita piangere per far andare qualcuno a trovarla. I primi tempi, ad Hogwarts, aveva passato ore ed ore in quel bagno, cercando di consolarla. Capendo poi che era tutto inutile però, aveva semplicemente iniziato ad ignorarla. Quel fantasma era un'esibizionista, punto.
Stavolta però, i singhiozzi erano diversi.
Non erano i soliti lamenti un po' ostentati, sembrava un vero e proprio pianto.
Entrò nel bagno.
"Mirtilla?" domandò cauta. Sapeva quanto il fantasma ci tenesse alla sua privacy - il che era un po' un controsenso ma, quando realmente le succedeva qualcosa, voleva solo essere lasciata in pace.
Nessuna risposta.
Continuò a camminare finchè non scorse l'inconfondibile testa bionda di Draco Malfoy, china su di un lavandino.
"Malfoy?" domandò sorpresa avvicinandosi.
Lui si girò, estraendo la bacchetta.
"Granger" mormorò puntandogliela contro.
"Stai bene?" gli chiese lei,preoccupata.
Non aveva paura che potesse farle del male e trovava più importante farlo smettere di piangere che combattere.
Non aveva mai visto Malfoy piangere - non erano nemmeno così amici da consolarsi a vicenda e non credeva certo che lui corresse da lei ogni volta che aveva un problema, naturalmente - normalmente, però, quando qualcuno gli faceva un torto, si arrabbiava o minacciava di dirlo a suo padre - o entrambe le cose, a seconda della gravità del torto subìto.
Il pianto era proprio l'ultimo dei suoi pensieri.
"Benissimo, grazie dell'interessamento" commentò sarcastico asciugandosi gli occhi.
"Posso fare qualcosa per aiutarti?" gli chiese sinceramente.
Lui la guardò incredulo. Non si aspettava minimamente che lei volesse in qualche modo aiutarlo.
Per un attimo gli balenò in mente un'idea che accantonò all'istante. Lei non avrebbe mai accettato, per iniziare, e poi gli sembrava di sporcarla solo a pensarci.
"Vattene e non dirlo a nessuno" le intimò allontanandosi mentre le lacrime continuavano a scendere ininterrottamente senza che lui riuscisse a fermarle. L'unica cosa che poteva fare era continuare ad asciugarle.
Ma lei non se ne andava. Rimaneva semplicemente lì, immobile, a fissarlo preoccupata.
"Perchè piangi?" gli chiese avvicinandosi di nuovo.
"Perchè non ti fai i fatti tuoi?" domandò a sua volta lui, sempre con la bacchetta puntata verso la ragazza
Lei sospirò.
"Malfoy, sappiamo entrambi che non mi farai niente perciò, posa quella bacchetta o sarò costretta a tirar fuori la mia e sappiamo tutti e due come andrà a finire, no?" gli domandò portando la sua mano nella tasca della divisa, dove teneva sempre la sua bacchetta. Sfiorando quella piccola asticella in legno, si sentì immediatamente più sicura. Era brava a duellare.
Solo l'anno prima, assieme ad Harry, aveva affrontato maghi dieci volte più potenti di lui e di certo non lo temeva.
Lui, capendo probabilmente che stava iniziando una battaglia persa in partenza, abbassò l'arma.
Trovava estremamente umiliante piangere di fronte a qualcuno. Nessuno l'aveva mai visto farlo, a parte sua madre, nemmeno suo padre.
"Malfoy!" provò a chiamarlo, ma lui non rispose, girò semplicemente il viso per non farsi vedere.
"Malfoy, guardami" gli intimò avvicinandosi. Lui non l'ascoltava.
Prima che lei stessa se ne rendesse conto, le sue mani erano intrecciate al busto del ragazzo. Cercava, più che altro, di calmarlo perchè ormai le lacrime si erano trasformate in silenziosi singhiozzi.
"Granger" la chiamò a disagio asciugandosi le lacrime per l'ennesima volta. Nessuno l'aveva mai abbracciato così apertamente, a parte i suoi genitori da piccolo e Pansy al Ballo Del Ceppo, ma quello era stato necessario per via del ballo in sè - senza contare che, chiunque sarebbe potuto entrare il quel momento e, trovandoli in quella posizione, avrebbe potuto fraintendere.
Odiava i contatti fisici troppo intimi, lo infastidivano e soprattutto li riteneva inutili e stupidi.
La sua stretta, comunque, non gli sembrò poi così male. La trovava rassicurante sotto un certo punto di vista.
"Puoi sfogarti, se vuoi" mormorò lei che si trovava nella medesima situazione di disagio. Lei, al contrario, aveva abbracciato molte persone ma in situazioni completamente diverse.
Abbracciare Malfoy comunque, le risultò abbastanza facile e fu completamente differente da qualsiasi altro abbraccio che avesse mai dato in vita sua.
Il ragazzo era teso, rigido e riluttante, ma il suo corpo era comunque piacevole al tatto. Hermione sentiva il medesimo aroma di cui profumavano i suoi vestiti l'ultima volta che erano stati così a stretto contatto ed era piacevole. Più di quanto avrebbe dovuto esserlo.
"Tanto lo so che non mi lascerai in pace finché non parlerò" disse rassegnato "Sei una ficcanaso"
Hermione non rispose, continuò semplicemente ad abbracciarlo.
"Tutti si aspettano qualcosa da me, qualcosa di impossibile. Non ci riuscirò mai, ma loro vogliono che lo faccia" disse ritrovando un po' di contegno.
Hermione non capiva di cosa parlasse, ma non le sembrò il caso di chiedere. Probabilmente si trattava di affari privati di famiglia, in cui, non aveva nessuna intenzione di entrare. Meno sapeva, meglio si sarebbe sentita.
"Non puoi essere obbligato a fare qualcosa che non vuoi" gli disse, però, sinceramente.
Aveva capito ormai da tempo quanto lui fosse attaccato alla sua famiglia, ma le risultò comunque difficile capire il perchè, un ragazzo di quasi diciassette anni - a costo di compiacere i genitori, o chi per loro - arrivasse addirittura a piangere da solo, senza però parlare con gli adulti per spiegare le sue ragioni.
"Tu non capisci. Nel mio mondo, quando un adulto ti dice quello che devi fare, lo fai e basta" mormorò lui.
Hermione scosse la testa decisa.
"Hai quasi diciasette anni, Malfoy. Non sei un bambino!" lo riprese sciogliendo l'abbraccio.
Certi discorsi se li sarebbe aspettati da un ragazzino ma, sentirli dalla bocca di un quasi adulto le sembravano tutto fuorchè normali.
"Non è una cosa che decidi di fare o non fare! La fai e basta non c'è scelta" rispose lui con uno sbuffo.
La faceva facile lei. Non poteva certo raccontargli della missione, no? Il Signore Oscuro era riservato sui suoi affari e, se gliel'avesse raccontato, probabilmente sarebbe finito sottoterra prima del tempo.
Sapeva anche di non essere un bambino ma, perchè non provava lei a disobbedire ad un ordine dato da Voldemort in persona? Sarebbe significato morte certa e lui, di morire, non ne aveva nessuna voglia.
"C'è sempre una scelta, Malfoy"
No. Nessuna scelta per lui, almeno per il momento.
Che altre opzioni aveva? Uccidere o morire. Erano due alternative orrende, ma le uniche possibili.
"Te l'ho detto. Tu non capisci" ribadì il ragazzo voltandosi per andare via.
Ne aveva abbastanza di sentirla. Si era umiliato anche troppo per il suo standard e poi, che gli aveva preso per aprirsi così con lei? Dannazione, era la Granger!
Voleva solo tornare nella sua Sala Comune.
"Io Malfoy, capisco solo che tu e tutti i tuoi amici vi lasciate trattare come marionette e cosa ci guadagnate poi?" gli chiese.
Lui si bloccò senza rispondere, non sapeva cosa ribattere.
Cosa ci guadagnava in quella situazione?
Assolutamente niente, solo una futura bara in cui riposare nella tomba di famiglia.
"Visto? Non sai cosa dire perchè ho ragione. Tu insulti tanto quelli come me, ma alla fine della fiera quelli messi peggio siete voi. Circondati da persone che aspirano ad avere un po' del vostro potere, sempre comandati da qualcuno, vivendo nella..."
"Taci!"
"...convinzione di avere veri amici, vere relazioni, veri poteri magici. E poi? Non avete nemmeno il coraggio di dire ai vostri genitori che non volete fare qualcosa e vi nascondete a piangere da sol..."
"Ho detto di stare zitta! Nessuno ti ha detto di venire qui, ci sei entrata di tua spontanea volontà. Perchè non te ne sei andata, Granger? Posso risolvere i miei problemi da solo, non ho bisogno di te!" urlò lui voltandosi ad affrontarla.
"Perchè io mi preoccupo per te, razza di stupido testardo!" urlò lei per poi rendersi conto - in un secondo momento - che le sue parole potevano essere interpretate in un modo sbagliato.
"Ti preoccupi per me?" le chiese infatti, incredulo.
Credeva di aver sentito male, sicuramente lei l'aveva mandato semplicemente al diavolo e la sua testa gli aveva fatto immaginare di aver udito quelle parole.
"Sì, ma non travisare le mie parole. Io ci tengo a te, come persona. Non sei poi così cattivo come pensassi e mi dispiace vedere una persona a cui tengo stare male, tutto qui" mormorò lei, con un leggero rossore sulle guance.
"Perchè?" le domandò lui.
"Perchè, cosa?" chiese lei confusa. Pensava di essere stata abbastanza chiara.
"Mi reputi un codardo, una marionetta ed un 'arrivista', per quale motivo tieni a me?" chiarì lui.
"Malfoy, se credessi che tu non abbia un briciolo di cervello o di personalità, non saremmo nemmeno qui a parlarne. Credo invece che tu, in fondo - molto in fondo - sia una brava persona" mormorò abbassando lo sguardo.
Ci credeva davvero e un po' si sentiva un'idiota a pensarlo, tante volte le aveva fatto capire il contrario ma, era una sensazione. Dettata forse dal fatto che lui le fosse stato vicino, a modo suo.
Il ragazzo si avvicinò un pò, erano a pochi centimetri di distanza.
Hermione deglutì e, dopo aver preso un po' di coraggio, alzò lo sguardo trovando il viso del ragazzo quasi appiccicato al suo.
Non riuscì a reagire per la sorpresa, ritrovandosi per la prima volta a pensare cosa avrebbe fatto se l'avesse baciata.
Prima di allora, il pensiero non l'aveva mai nemmeno minimamente sfiorata. In quella circostanza, però, le fu inevitabile domandarselo.
Non voleva baciarlo, voleva prendere la bacchetta e schiantarlo, ma una minima parte del suo cervello le suggeriva di non farlo. Tutto sommato, non sarebbe stato tanto male e sicuramente sarebbe rimasto tra loro due e basta.
Quando si accorse che si stava avvicinando ancora, chiuse immediatamente gli occhi.
Sentì il respiro del ragazzo vicinissimo alle sue labbra.
'Me ne pentirò, lo so' si disse Hermione.
Le loro labbra, però, non si scontrarono quel giorno.
All'improvviso le sentì sulla sua tempia assieme ad un "Grazie" appena accennato.
Le sue labbra erano fredde e leggermente screpolate per via del pianto, Hermione sentì dei brividi percorrerle la spina dorsale in tutta la sua lunghezza a quel contatto.
Ci mise qualche istante a capire cos'era successo e cosa avrebbe voluto succedesse.
Riaprì gli occhi.
"Se hai bisogno di aiuto sai dove trovarmi" gli disse a bassa voce.
Non sapeva se lui l'avesse sentita perchè era già abbastanza lontano e non diede alcun segno di averla udita.
Quando il ragazzo sparì oltre il muro, si mise in cammino.
'Devo assolutamente capire che mi prende' pensò entrando in biblioteca, individuando subito il suo amico che si aveva portato dietro anche Ron. Erano gli unici con una montagna di libri e appunti sparsi sul tavolo, senza però leggere nulla.
"Hermione, sei in ritardo" le disse Harry con un sospiro di sollievo appena lei fu vicina.
"Sì lo so, mi dispiace. Sono stata trattenuta dalla professoressa Sprite, iniziamo?" chiese lei sedendosi, iniziando a riordinare tutti gli appunti e spostando i libri che non servivano.
I due annuirono per poi aiutarla.
Una bugia. Aveva appena detto la prima bugia della sua vita ai suoi due migliori amici e loro non se ne erano nemmeno resi conto, o avevano fatto finta di non rendersene conto.
Meglio così, in fondo, non aveva proprio voglia di un'altra chiacchierata seria tra amici e soprattutto, stavolta, non avrebbe proprio saputo cosa dire per giustificarsi perchè, in tutta sincerità, nemmeno lei sapeva cosa le fosse preso.

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Capitolo 12
*** CAN YOU HELP ME? ***


Dopo quel giorno non aveva più parlato con Malfoy, lo evitava e, se proprio doveva vederlo, finiva per irritarsi.
Aveva cercato di riappacificarsi con Ron, aveva bisogno di sentire che i sentimenti che provava per il ragazzo fossero ancora quelli di un tempo ma, dopottutto, non ne era più tanto sicura.
Prima, quando si immaginava il futuro, si vedeva sposata con Ron, con un lavoro al Ministero e con dei figli. Ora voleva sempre queste cose, ma non riusciva a immaginarsi senza dubbio assieme a Ron.
Era giunta alla conclusione che, la compagnia del Serpeverde, non la faceva ragionare lucidamente e, perciò, aveva preferito di gran lunga stargli il più lontano possibile.
Era stranamente nervosa, scontrosa e irritabile cosa che faceva preoccupare i suoi amici.
"Secondo me è in quei giorni" aveva sussurrato Ron ad Harry una volta, mentre Hermione sbraitava più del solito.
Lei - sfortunatamente per lui - l'aveva sentito e in poco meno di tre secondi si era ritrovato appeso al soffitto con Hermione che urlava.
"Razza di maschilista schifoso! Meriteresti di stare tutto il giorno lì sopra. Pft in quei giorni"
Harry guardò preoccupato la sua amica, non si era mai comportata in quel modo assurdo, ormai ogni volta che loro aprivano la bocca per farle notare quanto fosse strana, lei sbraitava ancora di più e se ne andava in biblioteca borbottando tra sè.
"Hermione, tutto apposto?" le chiese guardandola.
"Certo Harry, secondo te? Fate domande così stupide!" commentò per poi uscire dalla Sala Comune, dimenticandosi di Ron che cadde di faccia sul divano.
"Harry, perchè le donne sono così strane?" chiese all'amico che alzò le spalle, continuando a provare la sua formazione di Quidditch da tavolo e pensando.

Hermione, viaggiò diretta verso la biblioteca senza vedere e salutare nessuno. Ron l'aveva fatta davvero arrabbiare. A volte era talmente cretino che nemmeno lei riusciva a capire come facesse a non schiantarlo.
Quando stava per arrivare in biblioteca, qualcuno la prese per il braccio, trascinandola dentro un'aula vuota.
Hermione urlò. Sentì una mano tapparle la bocca e una voce sussurrarle "Shh, Granger sono io!".
Lei si voltó.
"Malfoy? Ma sei impazzito?" le chiese stupita.
Non era una ragazza che si spaventava facilmente anzi, probabilmente era la ragazza più coraggiosa della scuola ma, chiunque si sarebbe spaventato in quelle circostanze.
"Ho bisogno di parlarti" le disse lui senza curarsi della domanda della ragazza.
Hermione non rispose, facendogli capire che poteva continuare.
"Ho trovato un Armadio Svanitore nella stanza delle necessità, è rotto, devi aiutarmi ad aggiustarlo" le ordinò in tono secco, che non ammetteva repliche.
"Prima di tutto io non devo fare proprio un bel niente. Semmai potrei. E poi, a che ti serve?" chiese lei, sospettosa.
"A nulla, volevo semplicemente aggiustarlo" le rispose tranquillamente.
"Perchè dovrei aiutarti?" domandò allora lei.
"Hai detto che mi avresti aiutato e Tiger e Goyle non sono in grado" tagliò corto lui, alzando le spalle.
"A che ti serve?" gli chiese ancora.
"Mi aiuterai?" domandò lui a sua volta.
"È magia molto avanzata, Malfoy. Io non so se sono in grado..." iniziò lei.
"Come non detto, lascia perdere" la interruppe lui per poi aprire la porta ed uscire.
Sapeva che non l'avrebbe aiutato, era troppo rispettosa delle regole e troppo intelligente per non capire la funzione di un armadio svanitore. Probabilmente aveva anche già capito in che modo volesse usarlo.
'Quanto sono stupido. Come mi è venuto in mente di chiederlo lei' pensò mentre camminava.
"Hey aspetta!" la sentì in lontananza. Lui si bloccò.
"Va bene, proviamoci" gli disse una volta raggiunto.
"Mi aiuterai davvero?" le chiese illuminandosi.
"Certo. Prima però voglio sapere perchè vuoi aggiustarlo. Ti dico solo una cosa. Non voglio essere coinvolta in niente di illegale o pericoloso. Se qualcosa nel tuo comportamento mi farà pensare che stai cercando di usarmi in qualche modo, sappi soltanto che so usare benissimo le Maledizioni Senza Perdono e non esiterò a scagliartene una contro, intesi?" gli chiese assottigliando lo sguardo.
"Intesi"
"Vado in biblioteca, ci vediamo stasera nella Stanza Delle Necessità alle otto in punto" mormorò frettolosamente, per poi andare a chiudersi in biblioteca.
La faccenda dell'Armadio la incuriosiva, si voleva mettere in gioco, dimostrare a sè stessa che poteva farcela, ma sapeva come funzionavano certi aggeggi e non si sentiva per niente sicura.
Se voleva farlo, però, aveva bisogno di assimilare quante più informazioni possibili sull'oggetto e la sua conformazione per trovare la natura del danno e, così, riuscire a ripararlo.
Non voleva certo sprecare tempo.
Se Malfoy l'avesse convinta che le sue intenzioni di riparare l'armadio erano dettate soltanto da puro egocentrismo - cosa molto probabile visto il soggetto - voleva iniziare a provarci al più presto possibile.
Prese alcuni libri, iniziando a leggere.

Alle otto in punto camminava per il corridoio del sesto piano, verso la Stanza Delle Necessità.
Nei libri, non aveva trovato un granchè a parte qualche accenno sulle funzioni dell'oggetto ma, non vedeva l'ora di provare.
Il ragazzo la aspettava davanti al muro che nascondeva la Stanza e, appena Hermione arrivò, entrarono assieme.
La stanza si presentava piena di cianfrusaglie, cose inutili per lo più: sedie, vecchi manufatti, diari nascosti anni prima dagli studenti che avevano frequentato Hogwarts e un sacco di altra robaccia polverosa.
C'era poi, sotto una pila di cartacce, il famoso armadio. Era un comune armadio nero a due ante molto alto, senza ulteriori fronzoli. Qualcosa di semplice, proprio come piaceva ad Hermione.
"Che ne pensi?" le chiese Malfoy che aveva seguito il suo sguardo sognante per tutto il tempo.
"È davvero bello" commentò lei per poi posare i libri che aveva portato su un tavolo e voltarsi verso il suo interlocutore. Doveva concentrarsi e non farsi influenzare dalla sua voglia di mettersi in gioco.
"Allora a che ti serve?" gli chiese senza giri di parole.
"A nulla in particolare" rispose secco lui.
"Bene, se rifiuti di rispondere me ne vado" lo minacciò.
"Ma è la verità. Avevo sentito parlare da tempo di questo armadio, devo essere sincero? Mi affascina. C'è bisogno di una grande potenza per riparare un oggetto magico come questo, voglio potermi vantare di averlo aggiustato io" rispose con apparente noncuranza, sedendosi su una delle tante sedie.
Sapeva di mentire e questo, normalmente, non gli sarebbe importato.
Fai di tutto per raggiungere il tuo scopo.
Era quello che gli avevano sempre insegnato e lui, aveva costantemente messo in pratica quell'insegnamento.
Ora, però, non era più tanto sicuro. Non aveva mai avuto problemi a raggirare le persone, era bravo in questo.
Hermione valutò un attimo la sincerità delle sue parole. Le sembrava perfettamente plausibile voler cercare di aggiustare un oggetto così potente solo per la soddisfazione di poter dire di esserci riuscito. Lei stessa voleva mettere in gioco le sue capacità in quel modo però, continuava a pensare alle insinuazioni di Harry.
Non era la prima volta che l'amico si fosse sbagliato in qualcosa, ma se stavolta avesse avuto ragione? Poteva sul serio rischiare di mettere in pericolo tutta la scuola solo per un suo capriccio?
"Ricordi che cosa ti ho detto?" gli domandò.
"Certo! - esclamò lui - niente di illegale, pericoloso e non devo usarti per i miei scopi" recitò lui.
"Se mi userai per qualcosa di illegale, ti cercherò io stessa e..."
"Lo so, lo so - la interruppe lui alzando gli occhi al cielo - mi ucciderai, ho capito il concetto. Iniziamo?" domandò lui.
"Un attimo. Io mi dovrei spaccare la testa per cercare un modo per ripararlo, per cosa? Perchè tu possa pavoneggiarti con i tuoi amici?" gli chiese alzando un sopracciglio.
"Esattamente" confermò lui serio.
Hermione ci pensò un po' su poi annuì. "Ci sto"
Credeva di sentire un moto di soddisfazione, come sempre, ma non arrivò. Invece, si sentiva un vero schifo. Sensi di colpa? Probabilmente, ma nonostante tutto, mantenne la sua solita maschera di indifferenza.
"Davvero? Non ti opponi nemmeno per principio? Non mi chiedi di citarti quando me ne vanterò?" chiese lui sarcastico.
"Certo. Io non ho bisogno di vantarmi con gli altri di una cosa che faccio. Posso anche vivere senza l'adulazione delle altre persone, sai?"
"Va bene Miss perfezione, ora possiamo iniziare?" le chiese lui sbuffando.
Lei scosse la testa.
"Che c'è ancora?" domandò allora il ragazzo.
"C'è troppo disordine. Non riesco a concentrarmi con questa confusione" riispose lei guardandosi intorno.
"Non mi metterò a pulire come uno schifoso elfo domestico, Granger!" esclamò lui schifato, incrociando le braccia. Iniziava a pensare sempre di più di aver fatto uno sbaglio chiedendole aiuto.
"Come fondatrice del C.R.E.P.A., ti pregherei di non..." inizió lei in tono saccente.
"I-il cosa?" le chiese lui, interrompendo il suo discorso.
"Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti" spiegò lei.
Prima che potesse dire un'altra parola, Malfoy scoppiò a riderle in faccia.
Hermione sbuffò pestando un piede in terra, aspettando che smettesse. Si era aspettata una reazione del genere. Quando l'aveva raccontato ai suoi due migliori amici, loro l'avevano presa per pazza, perciò non si scomponeva più di tanto alle reazioni che avevano gli altri quando raccontava del suo comitato.
"Dimmi che non hai sul serio fondato un comitato per gli elfi" disse il ragazzo tra le risate.
"E allora? Qualcuno dovrà pur pensare a loro, no?"
"È una domanda retorica?" domandò lui smettendo di ridere gradualmente.
"No, Malfoy. Comunque dicevo, ti pregherei di non fare commenti poco carini su di loro dato che senza gli elfi saremmo persi" rispose arrabbiata.
"Ti stai seriamente arrabbiando con me per degli elfi? " chiese ancora incredulo.
"Certo e adesso prendi la bacchetta che non ci mettiamo niente a pulire, su" mormorò lei, iniziando a pulire.
"Io...sul serio non ti capisco" borbottò il ragazzo per poi aiutarla.
Dieci minuti dopo, il lavoro era compiuto. Tutto era al suo posto, pulito, lucente e soprattutto, non c'erano cartacce in giro per la stanza.
Hermione sorrise e respirò profondamente.
"Molto, molto meglio" commentò.
"Ora abbiamo un lavoro da svolgere dai, non perdere tempo" lo riprese.
La riparazione si rivelò più complicata del previsto, Hermione - dopo aver letto tutto ciò che c'era da sapere sull'argomento - aveva pensato di sbrigarsi in qualche ora, ma all'una del mattino erano ancora entrambi in alto mare e per di più molto stanchi.
"Granger, ci riproviamo domani" mormorò ad un tratto il ragazzo assonnato, sedendosi sulla sedia che avevano prima trasfigurato in poltrona.
Avevano passato le quattro ore precedenti a lanciare gli incantesimi che diceva il libro, contro l'armadio senza nessuna conseguenza.
Le sembrava una buona idea. Aveva bisogno proprio bisogno di riposare.
Hermione perciò annuì e, dopo aver ripulito il caos che avevano fatto, uscirono.
"Ti accompagno?" le chiese il ragazzo sgranchendosi le braccia.
Lei scosse la testa "Grazie lo stesso, ma vado da sola. Ci vediamo domani sera?" chiese lei.
"Certo"
Entrambi tornarono nella propria Sala Comune, cadendo immediatamente in un sonno profondo.

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Capitolo 13
*** Friends? ***


"Non funzionerà" commentò Hermione scuotendo la testa.
Avevano passato settimane a cercare di riparare quel - maledetto - armadio, avevano provato con gli incantesimi più elementari, per poi passare a quelli più complessi, avevano provato con metodi babbani, una volta Malfoy, per l'esasperazione ed il nervosismo, l'aveva addirittura preso a calci ma niente. L'armadio non ne voleva sapere di ripararsi.
"Salazar, Granger! - esclamò - sei così pessimista"
"Non sono pessimista solo, non ci spero più, tutto qui" mormorò lei.
"Proviamoci" la esortò lui.
Hermione annuì, cercando di memorizzare l'incantesimo e provarono per l'ennesima volta.
Stavolta qualcosa accadde. L'armadio vibrò, diede una scossa violenta e si fermò.
"Che succede?" chiese Hermione.
"Non lo so, pensi abbia funzionato?"
"Prova" rispose lei con un'alzata di spalle.
Il ragazzo mise un piccolo piccione dentro l'armadio e poi chiuse l'anta.
Pochi secondi dopo la riaprì per trovarsi di fronte all'ennesimo buco nell'acqua.
"Non è possibile!".
Ormai non si arrabbiava nemmeno più, entrambi erano stanchi di alterarsi.
"Stavolta funzionerà, Granger" lo schernì lei.
"Sei qui per prendermi in giro o per aiutarmi?" chiese lui facendo sparire il piccione.
"Entrambe le cose" mormorò lei per poi sedersi su una poltrona e continuare a leggere.
"Trovato niente?" le chiese sedendosi sul bracciolo.
Lei scosse la testa voltando pagina.
"Granger, toglimi una curiosità - iniziò prendendole il libro e studiandolo bene - come hai fatto ad avere non uno, addirittura quattro libri dalla sezione proibita?" le chiese volgendo lo sguardo verso di lei.
Si strinse nelle spalle, non era un metodo propriamente legale quello che aveva usato e non le andava di dirlo a lui.
Dopo aver appurato che nei libri che tutti potevano consultare non c'era niente di utile, era entrata - quando tutti se ne erano andati - complice l'estrema fiducia che riponeva in lei la bibliotecaria, si era anche costruita un alibi.
Se qualcuno l'avesse trovata, aveva il permesso di Madama Pince, a cui aveva detto di dover terminare una ricerca. Lei, tranquillamente, le aveva lasciato le chiavi e le aveva detto di non studiare troppo.
Solita routine.
Gli insegnanti sapevano che qualcuno era entrato nella sezione proibita, Madama Pince le aveva addirittura chiesto se lei avesse visto qualcuno - ottenendo una risposta negativa, ovviamente. Nessuno sospettava di lei, non ne avrebbero avuto motivo, ma, comunque, prendeva misure precauzionali. Lasciava i libri nella Stanza Delle Necessità, così che, se anche avessero sospettato di lei, non avrebbero comunque avuto prove.
Niente prove, niente indizi, nessuna espulsione.
Si sentiva un po' in colpa ma almeno aveva trovato ciò che le serviva.
"Ho i miei metodi" rispose vaga.
"Illegali, ovviamente" concluse lui, colpendo nel segno.
"Chi ti dice che sono illegali?" gli chiese, stizzita, guardandolo in faccia.
"Dubito che qualche professore ti abbia dato l'autorizzazione senza motivo" rispose semplicemente.
Lei non rispose. Era superfluo dare spiegazioni e, comunque, non doveva spiegarlo a lui.
"Se lo dici a qualcuno..." iniziò minacciosa puntandogli il dito contro.
"So mantenere i segreti, non preoccuparti" la fermò lui.
Hermione posò il libro e si sgranchì le gambe.
"Ora toglimela tu una curiosità, perchè vuoi a tutti i costi aggiustarlo? Sì, sarebbe un bel traguardo personale ma, non è... indispensabile insomma" mormorò alzando lo sguardo, notando un sussulto impercettibile del ragazzo.
"Te l'ho già detto" le rispose.
"Sì, però sai... Hogwarts è impenetrabile dall'esterno e se riuscissimo ad aggiustare questo armadio non saremmo più così al sicuro, capisci?"
"Se non vuoi farlo, non sarò certo io ad obbligarti" disse lui sulla difensiva, cosa che fece insospettire ancora di più la ragazza.
Era normale farsi certe domande, no? Lui non poteva certo pretendere che lo aiutasse e basta, senza chiedersi un minimo qualcosa. Conoscendo il passato della sua famiglia, poi, avrebbe dovuto aspettarselo.
"Non ho mai detto di non volerti aiutare, Malfoy. Però, mi sembra un po' strano il tuo atteggiamento e cerco solo di capire perchè ti ostini a volerci provare" rispose.
In quel momento, il ragazzo si capì esattamente cosa stava pensando, lei sapeva o, perlomeno, sospettava qualcosa perciò pensò in fretta cosa dire.
Sorrise tra sè quando, dopo un attimo, trovò esattamente le parole da pronunciare per salvarsi.
"Perchè voglio far entrare i Mangiamorte nel castello per uccidere Potter, no? Per quale altro motivo dovrei farlo?" le chiese alzandosi e guardandola quasi offeso dal comportamento della ragazza.
Lei sicuramente non si sarebbe aspettata una risposta del genere e perciò l'avrebbe spiazzata facendole credere di aver capito i suoi pensieri.
"Malfoy!" lo riprese lei scandalizzata. Non credeva che il ragazzo ammettesse così tranquillamente di voler uccidere Harry.
"Era questo che volevi sentirti dire? Oh beh dopottutto, mio padre è un mangiamorte perciò, ovviamente, devo per forza esserlo anche io, vero? Ti credevo più intelligente, Granger" ribattè lui, alzando lo sguardo
"Non ho mai insinuato che tu fossi..." cercò di giustificarsi la ragazza ma venendo prontamente interrotta.
"Ma l'hai pensato!"
"Io... sì, è vero l'ho pensato. Harry dice che il tuo atteggiamento è cambiato ed è sicuro che tu sia agli ordini di Voldemort" ammise abbassando lo sguardo.
"E tu gli hai subito dato retta. Beh, mi sembra normale. Io e Potter abbiamo un rapporto di amicizia così profondo che, chiaramente, capisce tutto di me solo guardandomi" rispose sarcastico voltandosi.
Hermione in quel momentò si sentì la ragazza più stupida e insensibile del mondo. Era la prima ad odiare ogni tipo di pregiudizio e, inoltre, sapeva quanto facesse male essere giudicati solo per i propri genitori.
"Mi dispiace però mettiti nei miei panni. Harry continua a dire certe cose, tu mi chiedi di aiutarti ad aggiustare un oggetto che funziona come una passaporta e io ho pensato qualcosa di davvero stupido, lo ammetto" disse storcendo il naso.
Non era solita ad ammettere di aver sbagliato. In quella corcostanza, però, le sembrava giusto e soprattutto doveroso chiedere scusa.
'Andata' pensò il ragazzo con un sospiro di sollievo.

Qualche giorno dopo, erano entrambi seduti a tavolino.
Avevano deciso che, finchè non avessero trovato qualcosa di convincente, non avrebbero più provato.
"Tra poco sarà Pasqua" mormorò ad un tratto Hermione, senza un apparente motivo, sfogliando il libro che parlava di oggetti magici.
"Già" rispose lui senza staccare gli occhi dal libro.
"Tornerai a casa?" gli chiese allora dato che non sapeva cosa dire. Aveva seriamente bisogno di fare conversazione con qualcuno e poi ormai erano diventati abbastanza 'amici' per rivolgersi domande del genere.
Si trovava da troppo tempo rinchiusa in quella stanza.
"No. La mia famiglia non festeggia la Pasqua. Preferisco stare a scuola" rispose lui rabbrividendo al pensiero di sua zia Bellatrix.
Dalla fuga di massa da Azkaban, la maggior parte dei mangiamorte si era stabilita a Malfoy Manor e, quell'ambiente, ormai non lo conosceva più come casa propria.
Prima di allora, il Manor era sempre stato un luogo tranquillo e rilassante, dove rifugiarsi nei momenti di sconforto.
Ora invece sembrava un'arena di guerra. Tutti litigavano con tutti e - quando non litigavano - progettavano piani di morte.
Non poteva nemmeno parlare da solo con sua madre perchè era sempre indaffarata e mai sola.
Sua zia poi.
Lei era la peggiore. Torturava chiunque non le andasse a genio e, nei giorni in cui era particolarmante arrabbiata, anche quelli che le stavano simpatici.
A volte poi, li andava a trovare Voldemort.
Quasi sempre per punire qualcuno o, semplicemente, per parlare di Potter.
Una tiritera davvero noiosa in cui non faceva altro che ripetere quanto il Sopravvissuto lo disgussasse e quanto avrebbe voluto ucciderlo. Aveva cambiato il suo piano omicida almeno quindici volte, informando i suoi mangiamorte di ogni interessantissimo cambiamento.
Solo sua zia lo ascoltava seriamente rapita dalle sue parole.
Oh già, a volte lo spronava ad uccidere il professor Silente il prima possibile, mettendogli così tanta paura addosso che - l'ultima volta che aveva ricevuto il suo incoraggiamento - aveva avuto gli incubi per settimane.
Tornare a casa? Nemmeno per sogno.
"Anche io rimango, devo rimettermi in pari dato che tu hai preso tutto il mio tempo libero" disse lei pensando.
Nelle ultime settimane aveva passato più tempo con lui che con i suoi amici e la cosa che più la preoccupava è che non si sentiva minimamente in colpa.
Al di là del lavoro, le piaceva passare del tempo con lui. A volte diventava addirittura simpatico.
"Ma finiscila che, probabilmente, stai già studiando il programma dell'anno prossimo" la canzonò lui, alzando gli occhi al cielo.
"Mi spieghi da quando sei così divertente?" gli chiese lei in tono sarcastico, sbuffando.
"Sono sempre stato divertente - si vantò lui, sorridendo - solo che tu non te ne sei mai accorta"
"Oh certo hai ragione, avrei dovuto accorgermene quando prendevi in giro me e i miei amici, sono stata davvero cieca" esclamò sarcastica per poi alzarsi.
"Dove vai?" le chiese lui, guardandola.
Aveva chiuso i libri che leggeva lasciandoli sul tavolo.
"Devo tornare" rispose guardando l' orologio che segnava le dieci e mezza e che portava al polso - uno dei pochi oggetti babbani che funzionavano nell'edificio.
"Va bene, io resto ancora un po', ci vediamo domani?" le chiese alzandosi a sua volta.
Lei annuì e, con un cenno per salutarlo, uscì dalla stanza.

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Capitolo 14
*** Unbelievable ***


Qualche giorno dopo, si era svegliata sorprendentemente bene, cosa alquanto strana ultimamente.
Scese a fare colazione con un sorriso a trentadue denti e salutò entusiasta i suoi amici.
"Buongiorno ragazzi!" esordì sedendosi tra Harry e Ron.
"Buon...giorno" risposero loro lanciandosi occhiate intimorite.
Non sapevano che aspettarsi. Credevano di vederla impazzire da un momento all'altro.
Era strano vedere Hermione felice - o anche solo lontanamente socievole - nelle ultime settimane.
"Sentite mi dispiace. Sono stressata e forse sono stata un po' dura nei vostri confronti" si scusò con loro dopo aver notato le loro facce sconvolte, versandosi del succo di zucca.
"Un po' dura? Mi hai appeso al soffitto, Herm" la riprese Ron.
"Quella è stata colpa tua e dei tuoi modi totalmente immaturi, Ronald" rispose la ragazza con uno sbuffo.
"Beh, Hermione, devi ammettere che ultimamente sei stata un tantino isterica" commentò Harry, sperando di non averla offesa.
"Ne sono consapevole, Harry ma te l'ho detto, ero stressata. Ora va tutto bene e non succederà più, promesso" gli rispose sorridendo.
"Hermione, stai bene?" le domandò Ron preoccupato, guardandola stupito.
"Mai stata meglio! Questo pomeriggio non abbiamo lezioni, giusto?" domandò euforica, iniziando a mangiare.
Entrambi i ragazzi annuirono.
"Che ne dite di andare da Hagrid? È da un po' che non lo vediamo" propose poi.
"A me va bene, andiamo da Hagrid!" accettò Harry volentieri, l'iniziativa dell'amica.
Era troppo tempo ormai che non andavano a trovare Hagrid e aveva voglia di vederlo in più, Hermione, sembrava così entusiasta dell'idea che non poteva certo dirle di no.
Anche Ron accettò felice e perciò andarono a lezione, tutti e tre finalmente di buonumore perchè loro erano così.
Ogni qualvolta uno dei tre era triste, influiva negativamente sull'umore di tutto il gruppo, mentre se uno di loro era felice, contagiava il buonumore a tutti. Proprio come se fossero una persona sola.
La mattinata volò in un baleno e il pomeriggio anche.
Hagrid aveva offerto loro una tazza di the, contento di rivederli e si erano messi a chiacchierare.
Aveva parlato loro di Aragog - il suo ragno gigante - del fatto che fosse vecchio e malato, ormai prossimo alla morte. Li aveva messi al corrente degli ultimi avvenimenti a proposito di Voldemort e del mondo babbano che, grazie ai Dissennatori, stava mandando nella crisi più totale.
Harry poi, era dovuto andare via. Si era dimenticato di avere appuntamento con Silente ed era in ritardo.
Al rientro al castello, perciò, Ron ed Hermione erano rimasti soli, in imbarazzo.
Non erano mai stati da soli dopo la riappacificazione e non sapevano di che parlare. Con Harry era tutto più facile perchè, tra di loro, la maggior parte delle volte parlavano indirettamente e poi Harry, di solito, trovava un argomento di conversazione che li teneva occupati a chiacchierare e ribattere per almeno un paio d'ore.
"Allora... che facciamo?" le chiese Ron titubante, cercando un approccio con la ragazza che si strinse nella giacca, per ripararsi dal vento.
"Non saprei. Che fai con Harry?" domandò lei dopo averci pensato un po' su.
"Parliamo il più delle volte, oppure giochiamo a Quidditch. Sono già le nove però, il campo da Quidditch è..." iniziò lui con un'alzata di spalle.
"C-che ore sono?" balbettò Hermione.
Non si era resa conto dell'orario e, come risultato, era in ritardo per il quotidiano incontro con Malfoy.
"Le nove" ripetè lui senza capire il motivo di tanto panico.
Il coprifuoco iniziava alle dieci, avevano ancora tempo.In un'ora, ce l'avrebbero fatta anche ad occhi chiusi ad arrivare in Sala Comune.
"Oh Gesù Giuseppe e Maria, sono in ritardissimo!" esclamò lei, togliendosi in fretta e furia la giacca.
"Chi, chi e chi?" domandò Ron sconvolto.
Non era abituato a vedere Hermione in tale stato di panico, che blaterava cose senza senso. L'aveva sempre vista calma e - a volte - arrabbiata.
Ricordava solo una volta, al primo anno, che era stata così sconvolta - quando avevano rischiato di essere espulsi.
"Sono divinità babbane, Ronald. Porta questo in Sala Comune, ti prego. Grazie. Ti spiegherò tutto più tardi, promesso" rispose velocemente per poi correre su per le scale.
Ron rimase senza parole, con le mani tese in avanti per sostenere la giacca dell'amica.

Quando arrivò nella Stanza Delle Necessità, il ragazzo si trovava già lì - ovviamente.
"Granger" la salutò con entusiasmo.
"Non mi sono resa conto dell'orario, mi dispiace" si scusò lei, raccogliendosi i capelli in una coda disordinata.
"Sono appena arrivato, tranquilla. Credo di aver capito come farlo funzionare!" esclamò lui senza nemmeno guardarla, continuando a studiare l'armadio.
Lei si avvicinò, entrambi squadrarono l'oggetto. Hermione rassegnata, Draco con aria di sfida.
"Un paio di giorni fa hai detto la stessa cosa" gli fece notare lei, scettica.
"Stavolta funzionerà" ribattè lui, convinto.
"Se lo dici tu" mormorò la ragazza "Allora, come credi di aggiustarlo?" gli chiese poi, prendendo la bacchetta.
"Nei tuoi libri, ho trovato quest'incantesimo che penso vada bene. Dobbiamo farlo insieme però, non credo di riuscirci da solo" spiegò, storcendo il naso per aver dovuto ammettere di non essere abbastanza forte da solo.
"Lo so che hai bisogno di me, Malfoy. Non credevo lo dichiarassi così apertamente, però" rise lei in tono sarcastico, prendendolo in giro.
"Stai imparando il sarcasmo, Granger. Sono fiero di te" scherzò lui dopo un attimo di sbigottimento, fingendo di asciugarsi una lacrima di orgoglio.
"Anche io sono fiera di me. Andiamo. Smetti di fare l'idiota e insegnami! Non ho tutta la sera" disse lei scuotendo la testa rassegnata.
Il ragazzo annuì e cercò di spiegargli il movimento del polso, era complicato.
"No, non così. Devi fare in questo modo, un colpo secco" disse eseguendolo alla perfezione, perchè l'aveva studiato il giorno prima.
"È quello che sto facendo!" esclamò lei.
"Non è uguale! Aspetta, ti aiuto" si offrì avvicinandosi. Lei annuì poco convinta.
Il ragazzo si posizionò dietro di lei, coprì la mano della ragazza - quella che teneva la bacchetta - con la sua, facendola sussultare appena e disse "Vediamo come fai"
Hermione cercò di ripetere il movimento. Lui, però, la bloccò quasi subito.
"Non deve essere dolce, Granger. Sbagli dall'inizio. Te l'ho detto, è un colpo secco" mormorò lui, mentre Hermione arrossiva per via del suo respiro caldo che le sfiorava il collo involontariamente.
Pregò vivamente che non se ne accorgesse mentre le spiegava esattamente come fare. Non si rese conto del ghigno allusivo che era spuntato sulle labbra del ragazzo.
"Credo di aver... capito" disse mascherando le sue sensazioni.
"Sicura?" le chiese lui, soffiando, stavolta intenzionalmente, sul collo della ragazza.
"Io, sì" rispose lei spostandosi dalla sua presa, senza lasciar trasparire il suo disagio.
Lui finse di non accorgersene.
"Ok, quindi sei pronta?" le chiese.
"Prontissima" rispose recuperando il contegno.
Pronunciarono l'incantesimo esattamente nello stesso istante. Scintille viola esplosero dalle loro bacchette, colpendo l'Armadio in pieno che, per la seconda volta, diede una violenta scossa.
"E ora?" domandò Hermione quando l'oggetto smise di muoversi.
Il ragazzo strappò un pezzo di carta abbastanza grande, lo trasfigurò in un piccione, gli mise un foglio, legato alla zampa e lo infilò dentro l'armadio.
"Adesso aspettiamo. Qualcuno avrà il gemello, no? Ci risponderà, immagino" rispose lui, sedendosi sulla poltrona.
Hermione sospirò in attesa.
Qualche minuto dopo, si sentì un rumore da dentro l'anta precedentemente chiusa e lei andò ad aprirla velocemente.
Trovò il piccione morto.
"È... disgustoso!" esclamò allontanandosi subito.
Lui si alzò, andando a vedere che cosa fosse accaduto.
"Ha funzionato!" esclamò euforico, facendo scomparire l'animale morto.
Lei lo guardò incredula.
"Credo che dovremmo mettere un incantesimo di protezione per sigillare la porta dell'Armadio, Malfoy. Per sicurezza. È un brutto messaggio quello che ci hanno inviato dall'altra parte" mormorò.
"È solo un piccione" constatò lui pensieroso "In effetti non era nemmeno un animale, era un pezzo di carta"
"Già, ma loro non lo sapevano e noi l'avevamo mandato VIVO" precisò lei.
"Se la metti così hai ragione" mormorò lui
"Allora?"
"Va bene. Conosci qualche incantesimo?" le chiese.
"Sì, un paio. Dovrebbero reggere, non credo che verranno a farci del male probabilmente scherzavano e basta. Sempre meglio non rischiare, comunque" rispose lei avvicinandosi.
Dopo qualche ora, l'incantesimo di Protezione era a posto, ne avevano usato uno di media potenza e - finalmente - potevano festeggiare il trionfo ottenuto.
"Siamo stati grandi!" esclamò il ragazzo sfoderando il primo vero sorriso che Hermione gli avesse visto fare.
"Già!" rispose lei, sorridendo a sua volta.
"Dovremmo festeggiare, no?" domandò poi, tornando a sedersi.
"Dici? Mi sembra una grandissima idea!" confermò lei "Che facciamo per festeggiare?" chiese poi.
"La settimana prossima - iniziò il ragazzo - ci sarà l'ultima uscita ad Hogsmeade prima di Pasqua. Andiamoci assieme" buttò lì, apparentemente tranquillo.
"Intendi... insieme insieme?" domandò lei incredula, credendo di avere dei gorgosprizzi nel cervello - colpa dell'influenza di Luna - perchè quella era l'unica spiegazione non proprio plausibile che riuscisse a darsi.
Qualche strano animale invisibile le era entrato nel cervello, confondendolo e facendole sentire cose impossibili.
"No Granger, insieme separati. Ma che domande fai?" rise lui scuotendo la testa.
"Io... non saprei. Dovrei dare spiegazioni ai miei amici e..." iniziò a blaterare, più confusa che mai. Non capiva.
Le stava chiedendo, con una scusa, di uscire insieme?
Da soli?
Una specie di appuntamento?
No, impossibile.
"Va bene, lascia perdere" la interruppe, sbuffando.
"Ok, mi va bene. Dobbiamo festeggiare, no?" chiese lei un po' incerta.
Un giretto ad Hogsmeade non aveva mai fatto male a nessuno - tralaltro l'avevano già fatto, cos'era tutta quell'ansia? Avrebbe sicuramente trovato una scusa con i suoi amici.
'Siamo amici... beh più o meno' si ripeteva la ragazza per convincersi che non fosse, quantomeno, strano uscire con lui quando poteva stare assieme a Harry e Ron.
"Come farai con Potter e Weasley?" le chiese.
"Non sarà un grosso problema allontanarmi da loro per qualche ora" rispose lei.
"Bene, allora ci troviamo alla Stamberga Strillante. Non ci va mai nessuno lì, non ci vedranno" propose lui.
"Sì, penso andrà bene" confermò lei.
"Qui abbiamo finito, possiamo andare" mormorò poi la ragazza prendendo i libri e rimpicciolendoli tanto da farli entrare tutti in tasca.
Li avrebbe riportati in biblioteca e nessuno se ne sarebbe accorto.
Malfoy coprì l'armadio con un telo e la seguì fuori.
"Ci vediamo la settimana prossima, Granger" disse per poi avviarsi nei sotterranei, in direzione della sua Sala Comune.
Hermione sorrise lievemente per poi andare dalla parte opposta.

Nessuno dei due si rese conto del ragazzo che, per via delle voci che l'avevano indotto a nascondersi in un'aula vuota lì vicino, aveva assistito alla scena, sbigottito e incredulo.

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Capitolo 15
*** Meeting ***


La settimana passò in un lampo tra lezioni, studio e chiacchierate in Sala Comune. Le giornate cominciavano ad essere più calde e la primavera iniziava ad imporre la sua presenza. Non c'era quasi più neve e gli alberi mettevano i primi fiori.
"Hermione, vieni ad Hogsmeade con noi?" le domandò Ron a colazione, mentre mangiava una ciambella.
Lei si concesse una veloce occhiata al tavolo dei Serpeverde dove Malfoy, chiacchierava animatamente con i suoi compagni di casata.
"No. Credo rimarrò a scuola. Non mi sento tanto bene" rispose tornando con lo sguardo sui suoi amici.
"Vuoi che rimaniamo con te?" chiese Harry, preoccupato.
Da un po' di tempo si era reso conto dello strano comportamento di Hermione, da circa due mesi, ma ora che rifiutava l'uscita ad Hogsmeade quando era palese che stesse più che bene, iniziava a preoccuparsi sul serio.
"No, tranquillo Harry. Ora salgo in Sala Comune e mi distendo. Stasera ritornerò più in forma che mai" rispose lei troppo velocemente, facendo insospettire ancora di più l'amico.
Al ritorno da Hogsmeade le avrebbe parlato.
Dopo la colazione, tutti gli studenti dal terzo anno in su si misero in fila per far vedere i permessi a Gazza - che controllava minuziosamente - ed Hermione salì su per le scale, incrociando lo sguardo di Malfoy che, con un breve cenno del capo, le confermava l'appuntamento. Continuò a salire le scale per un po', senza rendersi conto che qualcuno la stava seguendo con lo sguardo.

Quando l'ingresso fu finalmente libero e anche l'ultimo studente aveva mostrato il permesso, Gazza sostava davanti alla porta per impedire, a chiunque non ne avesse il diritto, di uscire.
Era scesa, con un libro in una mano e la bacchetta nell'altra, nascosta tra le pieghe della divisa.
Era stato facile, per lei, lanciare un Confundus al custode e sgattaiolare proprio davanti a lui, senza nessun problema.
Uscì in giardino, diretta verso il Platano Picchiatore dove c'era un passaggio che portava direttamente alla Stamberga Strillante.
I rami dell'albero si muovevano minacciosamente.
Impugnò la bacchetta e colpì il nodo che stava alla base dell'albero, i rami smisero immediatamente di muoversi.
"Lumos" mormorò una volta dentro, illuminando il passaggio sotto l'albero. Qualche minuto e un sacco di passi dopo, finalmente era dentro la dimora che tutti credevano infestata.
L'ultima volta che c'era stata, tre anni prima, non aveva avuto il tempo di notare il caos e il disordine che regnavano sovrani nell'ambiente.
Quella che, un tempo, era stata la cucina, ora non era che un cumulo di sporcizia, le sedie erano tutte distrutte, dalle finestre non si poteva scorgere nemmeno un minimo movimento all'esterno e soprattutto, anni prima, non faceva così paura - forse perchè, quella volta, non aveva avuto il tempo guardarsi intorno senza motivo e soprattutto non si trovava lì da sola.
"Alohomora" disse puntando la bacchetta verso il chiavistello della porta. Una volta aperta la serratura, uscì in fretta e furia da quella casa degli orrori per addentrarsi nella strada.
Hogsmeade non era ancora stata colpita dalla primavera anche se, la neve, iniziava a sciogliersi sugli alberi. Era una bella visione. Hermione sorrise.
"Come hai fatto? Eri a scuola e, quasi, sei arrivata prima di me... Aspetta, ti sei smeterializzata?" le chiese il ragazzo, allontanandosi dal tronco a cui era appoggiato e avvicinandosi, non trovando altra spiegazione per averla vista uscire da quella casa dopo che, chiaramente, l'aveva vista rimanere a scuola.
"Non ci si può smateriallizzare dentro Hogwarts!" esclamò lei scuotendo la testa.
"Lo so ma, allora, come diamine hai fatto ad arrivare qui?"
"Potrei dirtelo, ma dopo dovrei ucciderti - rispose lei citando un film che aveva visto anni prima, per poi iniziare a ridere, notando l'espressione confusa che era spuntata sul suo viso -Piuttosto, come hai fatto a liberarti di Tiger e Goyle?" continuò, sedendosi sulla fredda neve.
"Li ho lasciati da Mielandia - rispose lui tranquillamente - è abbastanza facile liberarsi di loro. Tu, invece, come hai fatto a liberarti degli altri due?" chiese.
"Immaginano che sia nel dormitorio" gli rispose con un'alzata di spalle.
"Hai detto una bugia a Potter?" chiese incredulo.
"E poi, non mi sono liberata di loro, non volevo semplicemente che sapessero che sarei uscita con te. Tralaltro, per colpa tua, sono tante le bugie che ho detto a Potter " lo riprese, scimmiottando il suo tono sull'ultima parola.
"Oh beh, hai fatto bene. È molto più divertente passare del tempo con me che con loro" disse lui con un'alzata di spalle.
"Ovvio - rispose la ragazza, ruotando gli occhi verso il cielo, domandandosi che cosa avesse fatto di male per incontrare un ragazzo tanto egocentrico - che pensi di fare?" domandò poi.
Non era certo andata fino a lì per starsene seduta a chiacchierare. Per quello poteva rimanere anche a scuola.
Voleva camminare, vedere gli alberi, parlare un po'. Non aveva bisogno di stare seduta.
"Avrei avuto una mezza idea" disse lui,
"Sarebbe?".
Aveva la vaga sensazione che, quello che lui aveva deciso di fare, non le sarebbe piaciuto per niente.
"Voglio portarti a vedere un posto" disse.
"È vicino?" domandò lei ancora più sospettosa.
Non le piaceva essere all'oscuro di qualcosa, non quando questo qualcosa implicava il piano di un Serpeverde.
"Quante domande che fai, Granger! Vieni con me e zitta!" esclamò esasperato lui, dirigendosi verso il lato nascosto della casa.
Lei non si mosse. Non aveva intenzione di muoversi finchè non avesse conosciuto la meta del viaggio.
"Non vieni?" le chiese il ragazzo fermandosi.
"Dove stiamo andando?" domandò lei a sua volta.
"Certo che a volte sei davvero insopportabile e ripetitiva. Quale parte del concetto di sorpresa non ti è chiara?" chiese lui sbuffando.
"Non mi piacciono le sorprese" rispose lei, scrollando le spalle.
"Non te l'ho chiesto, infatti. Devi solo venire con me" ribattè lui.
"Io voglio sapere dove stiamo andando, prima di..." cercò di ripetere lei, ma venne interrotta al 'dove' da un Silencio appena sussurrato.
La voce le si spezzò in gola, non riusciva più a parlare.
"Ho dovuto farlo" si giustificò il ragazzo con un'aria innocente.
Lei, come segno di protesta, piantò i piedi bene a terra e incrociò le braccia, rifiutando di muoversi.
"Tanto non devi camminare" rise lui, prendendo la sua scopa che aveva appoggiato al fianco alla casa.
Hermione sbarrò gli occhi e scosse violentemete la testa.
Quando il ragazzo iniziò ad avvicinarsi, cambiò idea.
Era stato un errore. Un grandissimo errore andare lì. Avrebbe dovuto semplicemente stare con i suoi amici.
Fece per andarsene ma lui fu più veloce. La prese per un braccio e la fece sedere sulla scopa, mettendosi davanti a lei.
"Tieniti forte" si raccomandò per poi iniziare a volare.
La ragazza - nonappena si alzarono in volo - si strinse a lui. Soffriva di vertigini e aveva una paura enorme delle altitudini.
Chiuse gli occhi stringendo più che poteva.

Il posto era una grotta enorme, poco lontano da Hogsmeade. Si presentava come una grande isola rocciosa situata in mezzo al mare.
Una volta atterrati, il ragazzo appoggiò la scopa su una sporgenza e si voltò a guardare la ragazza che era furiosa.
"Finite incantatem" disse puntando la bacchetta contro Hermione che, finalmente, fu libera di parlare.
"Come ti è venuto in mente di mettermi il silenzio, eh? Questo, Malfoy, si chiama sequestro di persona! Ti sembra normale portarmi, contro la mia volontà, su una scopa? Stavo morendo dalla paura!" urlò.
"È stata colpa tua, tu non volevi seguirmi"
"Appunto e tu avresti dovuto rispettare le mie volontà" ribattè lei.
"Eri più sopportabile quando non parlavi. Vieni con me" sbuffò lui entrando.
Lei lo seguì. Ormai non c'era più ragione di non farlo, il peggio era passato.

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Capitolo 16
*** First Kiss ***


La grotta era grande e molto spaziosa. Ci potevano entrare dentro circa cinquecento persone senza problemi. Le rocce frastagliate davano una bella sfumatura di verde che diventava azzurro alla luce del sole, quando l'acqua che passava dall'entrata, si frantumava sulle rocce.
"È..." iniziò Hermione cercando un aggettivo adatto.
Non le sembrava di conoscerne uno abbastanza appropriato per dare giustizia a tanta bellezza.
"Lo so, è bellissimo" intervenne lui sedendosi su una delle tante rocce che si affacciavano sul lago.
"È pericoloso" lo rimproverò lei rimanendo nello stesso punto: una piazzola fatta di rocce. L'unico punto abbastanza sicuro dell'intero posto.
"Granger, vengo qui da quando avevo sei anni e non mi è mai successo nulla. Rilassati" rispose, continuando a guardare di fronte a sè.
Quel giorno però, la marea era alta, le onde si tiravano alle rocce violentemente e tutto - in quel posto - sapeva di pericolo.
"Se cadi io non verrò a salvarti" lo avvisò.
"Non ce ne sarà bisogno dato che non ho intenzione di cadere" ribattè.
"Quindi... come hai conosciuto questo posto?" gli chiese sedendosi lontano dal bordo delle rocce.
"Mi ci portava mia nonna da piccolo. Era bello rimanere qui e chiacchierare con lei" sospirò ritornando con la mente ai ricordi d'infanzia.
"Non credevo che da bambino potessi fare certe cose. Ti immaginavo chiuso in casa, ad imparare come stare in società" confessò lei stringendosi nelle spalle.
"Mica mi tenevano sempre chiuso in casa. Potevo farle le cose divertenti" rise.
"Beh io ho sempre pensato che ti comportassi male perchè la tua infanzia magari non era stata felice"
"Hey!" la riprese lui, voltandosi di scatto.
Il movimento improvviso gli fece perdere l'equilibrio e, senza preavviso, cadde dalla roccia in mezzo all'acqua.
Hermione corse sul ciglio.
"Malfoy?" lo chiamò impaurita. Se lo immaginava con la testa spaccata a metà, a galleggiare assieme ai pesci, sotto le rocce.
Nessuna risposta.
"Malfoy?" ci riprovò ma anche stavolta nessuna risposta.
"Non è divertente! Giuro che se mi fai scendere e non sei morto, ti uccido io!" esclamò per poi uscire a prendere la scopa lasciata fuori.
"Coraggio Hermione, puoi farcela" si disse infondendosi un po' di coraggio.
Si mise a cavalcioni sulla scopa per poi fare un respiro profondo.
Il manico di scopa iniziò a librarsi in aria, tremando un po' per via della poca fiducia della ragazza, e con lentezza andò in avanti.
Ricordava vagamente le parole di Harry su come riuscire a guidare un manico di scopa e, pian piano, riuscì a metterli in atto.
Si inclinò con il corpo verso il basso e riuscì a far scendere la scopa.
Guardò prima a destra poi a sinistra ma non lo vedeva. Poi scorse una testa bionda nell'acqua, sotto le rocce da cui era caduto e si fiondò a prenderlo.
Lo tirò fuori dall'acqua e lo adagiò sulla scopa, risalendo.
Una volta al sicuro sulle rocce, buttò la scopa da qualche parte e provò a farlo rinvenire.
"Malfoy?" lo chiamò scuotendolo leggermente.
Si toccò freneticamente il corpo, cercando la sua bacchetta.
"Epismendo" mormorò con le lacrime agli occhi quando la trovò, puntando la bacchetta sulla ferita al braccio che continuava a perdere sangue e non dava segno di voler smettere.
"Ferula" mormorò poi.
Dalla sua bacchetta, comparvero delle bende che si adagiarono attorno alla ferita del ragazzo che però non dava segno di svegliarsi.
Hermione avvicinò l'orecchio alla sua bocca per vedere se respirava. Non sentì nulla.
"No, no, no, ti prego svegliati!" disse scuotendolo ancora.
"Dio, ho ucciso l'ultimo erede della famiglia purosangue più influente del mondo magico. Come minimo finirò ad Azkaban per il resto dei giorni. Non riusciró mai a raggiungere i M.A.G.O., chissà se in prigione si può studiare. Dirò ad Harry di mandarmi gli appun... Ah ma che sto dicendo! Hermione, concentrati. Pensa, pensa pens... ma certo!" Le ultime due parole quasi le urlò.
Puntò la bacchetta alla gola del ragazzo.
"Anapneo" mormorò.
Con tutta probabilità aveva bevuto molta acqua e aveva le vie respiratorie intasate. Sperò con tutto il cuore di non esserci arrivata troppo tardi.
Qualche istante dopo, vide la sua testa muoversi leggermente e lo sentì tossire.
I colpi di tosse buttavano fuori tutta l'acqua che aveva ingurgitato cadendo.
"Malfoy? Grazie al cielo! Pensavo fossi morto!" esclamò lei con un sospiro di sollievo. Velocemente si asciugò le lacrime dal viso.
"I-il braccio" balbettò lui con voce roca per via della tosse continua, facendo una smorfia di dolore.
"Ma chi se ne frega del tuo braccio. Stai bene!"
"Chi se ne frega del TUO braccio, a me il mio serve!" ribattè lui mettendosi a sedere.
Non si curò nemmeno di rispondergli a tono, talmente era sollevata dal fatto che stesse bene.
"Non farmi più spaventare così, è stato orribile, pensavo di non vederti più, pensavo di finire ad Azkaban" lo rimproverò quando si fu ripresa completamente dallo spavento.
"Pensavi di non vedermi più?" le chiese, alzando un sopracciglio.
"Certo. Abbiamo già chiarito questo punto, no? Ti ho detto che ci tengo a te!" rispose lei per poi chiedergli, preoccupata "Hai sbattuto la testa? Ti senti, per esempio, disorientato? Non è che adesso svieni, vero?"
Lui sorrise. Il secondo vero sorriso nel giro di una settimana. Un record, insomma.
I sensi di colpa si stavano facendo vivi di nuovo. Sentiva uno strano macigno sullo stomaco e la voglia di dirle tutta la verità.
Le piaceva il suo sorriso. Non era nulla di così speciale, ma gli accendeva lo sguardo e rendeva i suoi occhi luminosi.
"Hai un bel sorriso" confessò senza pensare, pentendosene subito dopo quando lui iniziò a ridere.
"Ma come te ne esci, Granger?" chiese tra le risate, facendo ridere anche lei.
In effetti, non era certo un'affermazione da fare quando qualcuno aveva appena rischiato di perdere la vita.
"Che c'è? È la verità, l'ho detto senza rendermene conto"
"So di essere magnifico ma, non pensavo di fare effetto anche su di te" la prese in giro sfoderando un'espressione che doveva essere di sorpresa.
"Pft, ma per favore" lo riprese lei, alzando gli occhi al cielo con uno sbuffo.
Il ragazzo tornò serio.
"Sono abbastanza sicuro che non ti sono completamente indifferente" commentò pensieroso, tenendo il braccio ferito schiacciato contro il suo petto.
"Sì, certo. Sicuro di non avere la febbre? Magari la ferita si sta infettando, stai delirando" rispose lei sedendosi in modo più comodo, con le gambe incrociate.
"Non ho nessuna febbre e non sto delirando. Posso dimostrartelo se vuoi"
"Non ho bisogno di dimostrazioni. Credo di conoscere i miei sentimen..." non finì mai la frase perchè, senza preavviso, il ragazzo posò le labbra sulle sue.
Per un attimo rimase paralizzata, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Il primo istinto fu quello di spingerlo via, dargli uno schiaffo e andarsene.
Però non lo fece. Tutto il suo corpo pareva essersi coalizzato contro di lei, in balia delle mille - milioni -emozioni che la stavano, pian piano, invadendo la mente.
Le sue labbra si muovevano assieme a quelle del ragazzo, le mani, che aveva alzato con l'intento di spingerlo, invece di rispondere ai suoi comandi, gli stringevano i lembi della camicia, cercando di attirarlo di più a sè. Dato che non ci riusciva, la aiutò lui - che, sicuramente, aveva preso qualche botta in testa molto, molto forte per comportarsi in quel modo - attirandola a sè con il braccio sano.
Non riusciva nemmeno a pensare all'enorme stupidaggine che stava compiendo perchè - dopo un primo momento - anche il cervello si era arreso, andandosene bellamente in vacanza.
Completamente annebbiato.
Le pareva di sentirlo piazzare un cartello nella sua testa con su scritto 'Alla ragazza che mi ospita, per ora non servo, svegliatemi quando tornerò ad essere utile, buonanotte' e di mettersi tranquillamente a dormire sotto le coperte.
Quando riuscì a tornare lucida per qualche istante, Hermione si alzò di scatto.
"Devo andare" balbettò sconnessamente, indietreggiando.
"Non puoi lasciarmi qui, ricordi?" le disse sollevando il braccio ferito quanto più poteva.
"Certo che posso! Arrangiati" gli rispose uscendo dalla grotta.
Stava per smaterializzarsi quando i sensi di colpa e l'altruismo ebbero il sopravvento sull'imbarazzo che provava e, senza dire niente, tornò indietro.
Lo vide che cercava un appoggio nella parete rocciosa, per riuscire ad alzarsi. Sospirò e si avvicinò.
"Sai materializzarti?" gli chiese.
"Sì, ma non credo di riuscirci. Non riesco a concentrarmi in queste condizioni" rispose lui smettendo di provare e alzando lo sguardo.
"Ok ti porto con me" disse semplicemente lei prendendogli la mano e tirandolo appena, riuscendo a farlo alzare.
Prese la scopa lasciata lì vicino e si concentrò più che potè sulla Stamberga Strillante, cercando di non pensare ad altro. Le risultò difficile ma infine ci riuscì e, due secondi dopo sparirono con un sonoro 'PLOP', per riapparire nel luogo stabilito.

Il viaggio di ritorno non fu complicato.
Aveva asciugato i vestiti di Malfoy con la magia e dopo non aveva più parlato.
Non sapeva cosa dire, era imbarazzata e, certo, camminare fianco a fianco a lui non la aiutava affatto.
L'imbarazzo, si era presto trasformato in rabbia e il cervello aveva ricominciato a funzionare bene, per fortuna.
"TU!" lo additò fermandosi in mezzo al sentiero.
Anche lui si fermò.
"Che ho fatto?" chiese confuso.
Prese la bacchetta e lo colpì sulla nuca, con espressione arrabbiata.
La sua prima scelta era stata la scopa, che ancora teneva in mano ma, non voleva fargli davvero male, perciò aveva optato per la bacchetta. Molto più fina e molto meno dolorosa.
"Ma che cos..." cercò di chiedere lui, non capendo quello che stava succedendo.
"Non ti permettere mai più di farmi una cosa del genere, capito?"
"Cosa avrei fatto adesso, sentiamo" rispose lui sbuffando.
"Lo sai benissimo! Ah, e io che ti ho anche aiutato. Se l'avessi saputo, ti avrei lasciato affogare!" esclamò con le mani sui fianchi e uno sguardo truce.
Un lampo di consapevolezza passò attraverso occhi del ragazzo che ghignò.
"Non mi pare ti stessi lamentando"
"Io... non mi confondere. Stavamo parlando di altro! Il fatto che non mi lamenti perchè il mio cervello mi ha detto buonanotte, non significa che tu possa farlo!" rispose lei presa alla sprovvista.
"Granger, stai blaterando parole senza senso" rise il ragazzo, continuando a camminare.
"Saranno senza senso per te! Io..." mormorò Hermione confusa, seguendolo.
"Tranquilla, non credo che Weasley si farà problemi su chi o cosa hai baciato quando starete assieme" la prese in giro.
"Certo che se li farà se quella persona sei tu!" esclamò lei.
"Quante storie. Era solo un bacio che, tra parentesi, mi ha confermato che sei attratta da me"
"Non dire stupidaggini" lo rimbeccò lei, alzando gli occhi al cielo
"Oh certo, come no. Non so come si usi nel mondo dei babbani ma qui da noi, quando baci qualcuno ci sono tre possibilità: ti piace, hai una cotta per quella persona oppure la ami" rispose lui credendo di averla lasciata senza parole.
Lei invece sorrise.
"Nel mondo dei babbani è esattamente la stessa cosa" disse semplicemente con un'alzata di spalle.
Il ragazzo sfoderò un ghigno di vittoria che subito gli morì sulle labbra quando lei continuò dicendo "Quindi, secondo questo tuo ragionamento, tu hai una cotta per me"
"No!"
"Allora ti piaccio"
"No!"
"Non dirmi che mi ami" lo prese in giro, sfoderando un'espressione sorpresa.
"Salazar, NO! Come ti viene in mente una cosa simile?" gli chiese lui scandalizzato, bloccandosi sul posto.
"C'è qualcosa che non quadra nel tuo discorso, allora" gli fece notare, con un ghigno di vittoria stampato in viso.
"È diverso!"
"Cosa ci sarebbe di diverso, scusa?" domandò ancora curiosa della risposta.
"Io ti ho baciata solo per farti capire che sei attratta da me" spiegò lui tranquillo.
"E chi ti dice che io non l'abbia fatto per lo stesso motivo?" domandò lei.
"Ah, zitta! Mi confondi. Piuttosto, inventiamoci qualcosa di credibile da dire agli insegnanti, non ho voglia di andare in punizione" disse lui, mentre le prime luci del castello iniziavano ad intravedersi.

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Capitolo 17
*** Understanding my feelings ***


Gli insegnanti erano stati molto poco comprensivi con entrambi e così erano finiti in punizione.
Avevano portato Malfoy da Madama Chips e, quando l'infermiera aveva disinfettato la ferita al braccio e l'aveva fasciato meglio, dicendo che in pochi giorni sarebbe tornato come nuovo, solo allora tutti i professori - compreso Piton - li avevano sgridati per bene, lasciando alla direttrice di Grifondoro, il compito di assegnare loro una punizione adatta.
La McGranitt, conoscendo l'odio che provavano reciprocamente, aveva pensato che il braccio ferito di Malfoy fosse conseguenza di una delle loro tante 'guerriglie' e - dopo aver tolto ad entrambi cento punti - li aveva accompagnati nella Sala dei Trofei dove, il giorno dopo, avrebbero dovuto aiutare Gazza a pulire ogni trofeo presente nella stanza. Senza magia, ovviamente.
"Ma professoressa..." iniziarono a protestare entrambi
"Silenzio! Avete creato un trambusto enorme con la vostra sconsideratezza questa punizione è il minimo che vi meritate, ora filate a letto! Sono molto delusa da lei, signorina Granger!" tuonò, facendo rabbrividire entrambi.
Tutti e due, annuirono ed uscirono dalla Sala.
Era inutile protestare con la McGranitt, non sentiva ragioni, soprattutto quando era arrabbiata.
Tutti erano tornati nelle rispettive Sale Comuni e ormai l'ora della cena era passata da un pezzo.
Hermione stava per svoltare l'angolo e, finalmente, tornare dai suoi amici quando il ragazzo la raggiunse.
"Ho fame" le disse semplicemente.
"Sai quanto me ne importa"
"Accompagnami in cucina"
"Perchè dovrei? Mi hai causato già troppi grattacapi, stammi lontano" gli intimò continuando a camminare.
Solo in quel momento si era resa conto di quanto anche lei avesse fame, avevano saltato pranzo e cena dopottutto ma, quel giorno, non aveva la minima intenzione di passare mezzo secondo in più in compagnia del Serpeverde. Anche a costo di morire di fame.
"Andiamo ci vorranno dieci minuti al massimo" cercò di convincerla nonostante fossero ormai all'entrata della Sala Comune dei Grifondoro.
Lei si voltó per un attimo, trovandosi faccia a faccia con il ragazzo.
"Non ho intenzione di passare con te un altro secondo del mio tempo oggi, Malfoy" detto questo sussurrò la parola d'ordine alla Signora Grassa e sparì oltre il ritratto, lasciando il ragazzo totalmente basito.

Per la seconda volta, si era ripromessa di star lontano il più possibile da Malfoy e di non rivolgergli più la parola. Non perchè avesse fatto qualcosa di male, ma perchè temeva i propri sentimenti.
Stava iniziando a capire i segnali che le mandava il suo corpo quando gli stava vicino: la mente annebbiata, il battito del cuore accellerato, il rossore che le tingeva le guance, e non le piaceva.
Non le piaceva per niente la spiegazione che le suggeriva il suo cervello.
Non poteva davvero provare qualcosa per lui, era inconcepibile, inammissibile e completamente sbagliato.
Avrebbe preferito scoprirsi innamorata di un troll di montagna, avrebbe sicuramente avuto più senso e - in quella circostanza - non le pareva poi tanto strano.
Odiava dover ammettere però che, in fin dei conti, non c'era altra spiegazione plausibile.
Aveva pensato ad altre possibilità come, per esempio, un filtro d'amore usato di nascosto per farle uno scherzo, un Confundus per non farle rendere conto di quello che faceva o, nel peggiore dei casi, poteva essere sotto Imperio.
Nessuna delle possibilità poteva essere presa in considerazione, però, perchè il Confundus aveva durata solo per qualche minuto mentre, se fosse stata sotto Imperio non le avrebbe nemmeno potute pensare certe cose; inoltre, nessuno tra i compagni sapeva preparare un filtro d'amore decente e, pagare molti galeoni solo per farle uno scherzo, le sembrava una cosa troppo stupida per chiunque.
L'unica opzione perciò, rimaneva l'infatuazione, che le appariva ancora meno plausibile delle altre soluzioni, ma l'unica - logicamente - possibile.
Per un attimo odiò il fatto di essere così tanto razionale. Se fosse stata meno intelligente, avrebbe potuto credere ad una delle altre possibilità.
"Hermione, devo parlarti" le disse Harry nonappena lei mise piede in Sala Comune, dopo una giornata negativa in tutti i sensi.
In seguito ad una mattinata disastrosa, era uscita a prendere un po' d'aria quando, improvvisamente, aveva iniziato a piovere.
Nel breve tragitto tra il suo albero preferito - nei pressi del lago nero - e la scuola, si era completamente inzuppata dalla testa ai piedi.
Una volta entrata a scuola, poi, Gazza aveva appena passato la cera sul pavimento ed era caduta col sedere per terra arrivata al secondo piano.
Ora, aveva giusto il tempo per una doccia veloce, non poteva proprio fermarsi a parlare con lui.
"Harry ti prego, non adesso.Sono in punizione, ricordi? Devo sbrigarmi" rispose all'amico per poi salire in fretta e furia nel dormitorio delle ragazze.
"Ti aspetto qui!" gli urlò dietro Harry, prima di sentire la porta chiudersi dietro di lei.
Dopo essersi rinfrescata, scese di nuovo.
"Ora posso parlarti?" le chiese Harry che l'aveva sul serio aspettata ai piedi delle scale.
"Mh, ok dai! Accompagnami, così nel frattempo parliamo" rispose lei per poi uscire dal ritratto della Signora Grassa.
La Sala dei Trofei, si trovava al terzo piano del castello.
Era la stanza in cui erano riposti tutte le coppe e le onorificenze vinte dagli studenti negli annali di Hogwarts.
Era quella che a Hermione piaceva di più, dopo la biblioteca naturalmente, e non quando doveva pulirla.
"Sei strana in questi giorni, Hermione. Non stai mai con noi, stai in biblioteca ancora più del solito, non ci parli dei tuoi problemi e... noi abbiamo bisogno di te" le disse Harry, torturandosi le mani.
"Lo so, Harry. Mi dispiace non avere mai tempo ma è un periodo stressante" gli rispose sentendosi infinitamente in colpa.
"Ti ho visto..." iniziò il ragazzo trattenendola per la manica della divisa.
Lei lo guardò confusa, cercando di capire a cosa si riferisse.
"Con Malfoy" precisò a quel punto lui, lasciandola.
"Non è per lui che non passo più tanto tempo con voi, Harry" rispose lei ricominciando a camminare.
"Hermione, non vorrei che ti usasse in qualche modo. Tu sei mia amica e lui è..." mormorò il ragazzo, venendo immediatamente interrotto.
"Per piacere Harry, non ricominciare! Malfoy potrà non essere il ragazzo più simpatico del mondo - e non lo è, te lo assicuro - ma, diamine! Non è un mangiamorte!" esclamò.
"Non puoi esserne sicura, Hermione. Tutto questo improvviso interesse che ha nei tuoi confronti, è quantomeno sospetto, non trovi?" domandò lui continuando a seguirla.
"Non è interessato a me, semplicemente parliamo e... basta" ribattè con un sospiro.
"Parlare? Tu e lui?" chiese incredulo.
"Sì, Harry. Parliamo! Come persone civili, beh più o meno. Dovresti provarci anche tu, sai?" domandò lei.
"Ti fidi di lui?" le chiese, poi, tenendola di nuovo per un braccio.
"Harry..."
"Rispondimi, Hermione. Ti fidi o no?"
"Non completamente ma se mi chiedi di scegliere, ti dico di sì, sono più propensa a fidarmi" mormorò lei abbassando lo sguardo.
Ed era vero. Per come lo intendeva Harry si fidava, c'era sempre la parte sospettosa di lei che le diceva che era uno sbaglio avere fiducia, ma - per una volta - aveva deciso di non ascoltarla e, invece, seguire l'istinto.
"Lo sai che io voglio solo proteggerti" le confessò.
"E io ti ringrazio per questo ma, tu e Ron - perchè ne hai parlato anche con lui, giusto? - dovete capire che so proteggermi da sola. Dopottutto, non è così male quando ci parli un po'. Sì, insomma, rimane sempre il solito arrogante, però basta saperlo far tacere" sorrise lei facendo le spallucce.
"Non posso impedirti di frequentarlo però... Hermione, stai attenta, va bene?" si raccomandò il ragazzo.
"Sai che non ti tradirei mai. Ti fidi di me, vero Harry?" gli chiese posando gli occhi su di lui.
"Di te sì, non mi fido di Malfoy, Hermione"
"Tranquillo. Se tu avessi ragione e il suo scopo è quello di estorcermi informazioni, da me non saprà proprio niente" lo tranquillizzò per poi aprire la porta.
"Ci vediamo dopo, Harry. Stai tranquillo e rilassati, va tutto bene" si raccomandò prima di entrare per scontare la punizione.
"Lo spero, Herm" sospirò lui per poi voltarsi e ritornare in Sala Comune.

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Capitolo 18
*** Helping Ginny ***


Dentro la stanza, c'era già Malfoy che la guardava senza dire nulla e Gazza che, appena lei entrò, ordinò loro di iniziare subito a pulire.
"Malfoy" lo salutò ostentando indifferenza, mettendosi a lavoro vicino a lui dato che tra la compagnia di Gazza - dall'altro lato della Sala - e quella del ragazzo, preferiva decisamente quest'ultima.
"Siamo davvero ritornati al 'Malfoy' detto quasi in tono schifato?" le chiese alzando gli occhi al cielo, iniziando anche lui a scontare la punizione.
"Era un saluto come un altro" mormorò lei senza degnarlo di uno sguardo.
"Seriamente quanti anni hai, Granger? Dieci?" le chiese sbuffando.
Gli dava fastidio quell'atteggiamento da bambina. Insomma, erano entrambi quasi adulti e non vedeva la necessità di arrabbiarsi tanto per... niente.
Non le aveva fatto niente di sconvolgente anzi, non le aveva fatto nulla, punto.
"Non voglio parlare con te. Devo avere un'età precisa per decidere di non calcolarti?" domandò lei con uno sbuffo.
Quasi preferiva andare da Gazza.
"Merito una spiegazione almeno, no?" chiese lui.
"Tu meriteresti cosa? Guarda che dovrei richiedere i danni per quello che mi hai fatto!" esclamò lei guardandolo.
"Non chiacchierate voi due!" li rimproverò il custode lanciando ad entrambi un'occhiata gelida. Nessuno dei due gli diede ascolto.
"Non mi dire che è stato il tuo primo bacio"
"No, e comunque non sono affari tuoi. Non è quello il problema, Malfoy. Il problema è che tu, caro stupido ragazzo idiota, l'hai fatto per... niente. Io non sono il tipo di ragazza che bacia le persone senza un motivo!" esclamò continuando a lucidare una vecchia Coppa delle Case.
"Non mi pare di averti puntato la bacchetta alla tempia, Granger. Parliamoci chiaro, le cose si fanno in due e, che ti piaccia o no, tu hai risposto positivamente, e anche parecchio, quindi non fare questi discorsi moralisti. Con me non attacca e non mi farai sentire in colpa"rispose.
Lei alzò gli occhi al cielo, decisa ad ignorarlo. Non vedeva l'ora che la giornata finisse e di tornare in Sala Comune così da non vederlo per almeno una settimana - a parte per le ore di lezione in comune e in Sala Grande. Sbuffò quando si rese conto che - anche volendo - non poteva semplicemente decidere di non averlo tra i piedi.
"Come sta il tuo braccio?" gli chiese dopo qualche minuto, quando si ricordò del braccio fasciato.
Dopo averlo preso quasi per maniaco, anche a lei pareva strano porgli quella domanda, ma doveva farlo. A parte che si sentiva in dovere di chiederglielo e poi perchè era davvero preoccupata.
"Ti sembrano domande da fare?" chiese lui scuotendo la testa.
"Dimmi come stai e basta"
"Affari miei"
"Poi sarei io la bambina" commentò alzando gli occhi al cielo con espressione esasperata.
Per il resto della punizione, non parlarono più.

Finirono di pulire due ore dopo, finalmente ogni coppa e ogni medaglia era lucida e poterono tornare ai propri dormitori.
Non dissero una parola quando Gazza li avvertì che potevano andare.

"Hermione, hey Hermione!" la chiamò qualcuno mentre si dirigeva a lezione di incantesimi.
Lei si voltò vedendo una lunga chioma rossa correrle incontro con un sorriso raggiante.
"Oh... Ginny" la salutò sorridendo.
"Disturbo?" domandò la ragazza affiancandola.
"Ho giusto qualche minuto, sto andando a lezione e anche tu dovresti andarci" la rimproverò mentre continuava a camminare.
"Ho un'ora libera, la professoressa Sprite si è beccata un'intossicazione da non so cosa" rispose lei alzando le spalle
"Come sta?"
Ginny scosse la testa per farle capire che non ne aveva idea.
"Ho lasciato Dean" le comunicò poi, mentre si dirigevano in aula.
"Cos- perchè?" chiese lei accigliata, fissandola.
"Mi aveva stufato"
Hermione la guardò scettica.
Tutti si erano resi conto dei sentimenti che la ragazza provava per Harry. A parte Harry stesso, ma lui non contava. Probabilmente, anche se Ginny sarebbe andata in giro con una maglietta con su scritto "Amo Harry Potter", il ragazzo avrebbe continuato a non rendersene conto.
"Oh... giusto ti aveva stufato, sì" commentò sarcastica, svoltando l'angolo.
"Cos'è quel tono sarcastico? È la verità!"
"Ginny, non metto in dubbio che ti avesse stufato davvero ma non è quello il motivo proncipale, vero?" le chiese, fermandosi un attimo per vedere la reazione dell'amica.
Ginny sbuffò e storse il naso per un secondo.
"Harry non ha tempo per me e io non posso aspettarlo tutta la vita. Di questo passo diventerò vecchia prima che lui si dichiari" mormorò incrociando le braccia.
"Perchè semplicemente non provi a dirglielo?" domandò lei.
"E tu perchè non lo dici a mio fratello?" chiese lei di rimando.
"Io non provo per Ron quello che tu provi per Harry e poi lui ha una ragazza" ribattè lei ricominciando a camminare.
"Ma chi, Lavanda? Sono settimane che Ron cerca di scrollarsela di dosso e poi sarebbe molto più bello avere te come cognata" sorrise andandole dietro.
"Fatto sta che resta comunque la sua fidanzata e poi stavamo parlando di te ed Harry, non di me!"
"Non ho intenzione di dire nulla ad Harry, discorso chiuso" sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo
"E se qualcuno gli spifferasse che hai rotto con Dean e lo spronasse a parlarti?" domandò lei fermandosi sull'uscio della classe.
"Hermione non..." cominciò lei scuotendo la testa.
"Tieniti libera, Ginny" si raccomandò la ragazza,entrando in aula lasciandola con un sorriso tra il raggiante e lo sconfitto.
Ormai aveva perso la speranza.

Per i giorni seguenti, Hermione cercò di trovare Harry da solo, ma quando iniziava il discorso Ginny, veniva sempre qualcuno ad interromperla.
Qualche giorno dopo, era decisa più che mai a parlargli. E se qualcuno l'avesse interrotta si sarebbe sul serio arrabbiata.
Dopo l'allenamento di Quidditch dei Grifondoro, il ragazzo era solamente in compagnia di Ron.
Lei andò incontro agli amici nonappena li vide.
"Che ci fai qui?" le chiese Ron, guardandola stupito.
Lei, infatti, non era solita assistere agli allenamenti.
"Devo parlare da sola con Harry, perciò lasciaci soli" rispose lei semplicemente prendendo il braccio di Harry e tirandolo lontano.
"Hey!" esclamò Ron, confuso.
"Torno subito, amico" lo rassicurò Harry, venendo letteralmente trascinato dall'amica nei pressi del Platano Picchiatore.
"Qui non ci disturberà nessuno" spiegò.
"Hai bisogno di qualcosa?" chiese il ragazzo.
"Il fatto è questo. Ginny ha lasciato Dean" disse lei.
Dritta al punto. Niente giri di parole.
"Oh... era necessario rapirmi, per dirmi questo?" domandò lui confuso.
"Devi dirle che ti piace, Harry. Lo sanno tutti che è innamorata di te!" esclamò lei.
"Sul serio?"
Hermione scosse la testa esasperata. Cosa avrebbe dovuto fare quella ragazza per farglielo capire? Scriverselo in fronte?
"Delle volte sei così cieco!" affermò con un sospiro.
"Non posso" mormorò lui alzando le spalle.
"Perchè?"
"Lei è la sorella di Ron" rispose in tono ovvio.
"Ron capirà, sei il suo migliore amico e sicuramente sarà contento che sia tu a prenderti cura di lei" ribattè lei.
"Ma..." cercò di rispondete il ragazzo, venendo interrotto.
"Mettila su questo piano, ti piacerebbe vederla con un altro?" domandò lei incrociando le braccia.
"Lo sai che non mi piacerebbe ma..."
"E allora svegliati! Sei ancora qui? Vai! Giuro che se stasera Ginny non mi dice che state insieme, ti strozzo!" lo minacciò.
"Io..."
"Harry!" lo richiamò sbattendo un piede a terra ripetutamente.
Il ragazzo annuì, finalmente convinto.
"Grazie" le disse sorridendo, per poi correre verso il cancello, alla ricerca di Ginny.
"Hermione Cupido ha colpito! - esclamò non appena si ritrovò da sola - se mi andasse male come strega, potrei sempre aprire un'agenzia per cuori solitari" continuò per poi iniziare a ridere.
"Oh, Godric! Sto davvero diventando pazza!" mormorò poi, sedendosi sotto l'albero.

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Capitolo 19
*** I miss you ***


"Hermione? Mi stai ascoltando?" sentì la voce di Ginny in lontananza, che la stava chiamando.
Sbattè le palpebre varie volte per poi guardarsi intorno.
Vide i letti a baldacchino del dormitorio e, improvvisamente, si ricordò di dove si trovasse.
Subito dopo cena, Ginny l'aveva letteralmente trascinata nella camera delle ragazze e aveva iniziato dettagliatamente il racconto di come Harry l'aveva cercata e di come poi, timidissimo, le aveva chiesto di essere la sua ragazza.
Hermione, durante il racconto di Ginny, aveva iniziato a vagare con la mente, immaginandosi al suo posto e, senza rendersene conto, aveva iniziato a sorridere.
"Io... sì, no scusa pensavo ad altro" mormorò, colta in fragrante.
"Va bene ora, siccome tu mi ascolti sempre senza affatturarmi - cosa che chiunque farebbe al tuo posto - raccontami i tuoi problemi, su" la spronò sedendosi davanti a lei sorridente.
Hermione diede una veloce occhiata alle sue compagne di stanza e scosse la testa. Non aveva intenzione di dare in pasto la sua vita privata a quelle pettegole, non voleva nemmeno parlarne con Ginny,ma di lei si fidava e non aveva paura che potesse andare a spifferare tutto alle varie compagne, facendola così diventare il pettegolezzo della scuola.
Ginny capì al volo, si alzò e spinse fuori le ragazze dicendo "Devo parlare da sola con la mia migliore amica, grazie della comprensione" e chiuse loro la porta in faccia per poi insonorizzare la stanza.
"Beh, almeno le hai ringraziate" rise Hermione mentre l'amica tornava al suo posto, con le gambe incrociate, seduta di fronte a lei.
"Non cambiare argomento. Allora? Chi c'è nei tuoi pensieri?" domandò Ginny, muovendo la mano sulla testa come per scacciare via delle mosche per dirle di lasciar perdere.
"Non è nei miei pensieri, figuriamoci" borbottò lei a disagio, per poi sbuffare sonoramente.
Ginny la guardò per un attimo poi alzò gli occhi al cielo, esasperata.
"Ti prego, Hermione. Stai parlando con la ragazza che ha sognato Harry per sei anni. Credo conoscerla quell'espressione un po', no?" le domandò tornando su di lei con lo sguardo.
La ragazza annuì, storcendo il naso. Ginny era brava a leggere le emozioni delle persone che le stavano vicino, a volte dimenticava di essere un libro aperto per lei.
"Immagino di si..." mormorò sconfitta.
"Ora che abbiamo appurato che effettivamente c'è qualcuno... coraggio, parla!" esclamò la ragazza con gli occhi che le scintillavano per la curiosità.
"Mhpft" grugnì l'interrogata, nascondendo la testa sotto il cuscino.
"E dai Herm, è davvero così drammatico?" domandò Ginny ridendo, mentre cercava di prenderle il cuscino.
Ci rinunciò quando si rese conto che la ragazza non aveva la minima intenzione di uscire allo scoperto.
"Non è mio fratello, questo è ovvio. Non credo di averti mai visto fare quella faccia mentre parliamo di lui, non ultimamente comunque" mormorò corrugando la fronte in cerca di un qualsiasi nome - associato ad un viso - che avrebbe potuto interessare all'amica.
"Aspetta... non dirmi che è Harry!" esclamò poi, rivolta al cuscino sulla faccia dell'amica, con gli occhi sbarrati per l'incredulità.
"Cos-NO! - sbottò lei buttando il cuscino per terra e mettendosi a sedere, scuotendo la testa - Harry è un grande amico, gli voglio bene ma... NO! Diamine, è come un fratello per me!"
Ginny fece un sospiro di sollievo per poi tornare alla carica.
"Meglio così. Non mi piacerebbe essere in competizione con la mia migliore amica per un ragazzo - chiarì - allora? Mi dici chi è?"
Hermione annuì poco convinta e si passò una mano tra i capelli.
"Non giudicarmi, va bene?" chiese poi.
"Ti ho mai giudicata? Ho perfino tollerato che ti piacesse mio fratello, anche se non ho mai capito che ci trovi in lui" la tranquillizzò, con un'alzata di spalle, assumendò un'aria pensierosa.
Hermione stava cercando il coraggio di sputare fuori il nome quando, all'improvviso, Ginny boccheggiò, in cerca di aria.
"Gi..Ginny?" domandò preoccupata, scuotendo il corpo dell'amica.
Per qualche minuto la Rossa non reagì, facendola seriamente preoccupare.
Quando iniziò a pensare di andare a chiedere aiuto, Ginny riuscì a calmarsi, facendo dei respiri profondi e puntò lo sguardo dritto su Hermione.
"Credo di aver capito di chi parli. Per tutte le puffole pigmee, Hermione! Dimmi che non ti sei presa una cotta per Malfoy, ti prego!" esclamò a bassa voce, guardandosi cautamente intorno, pensando a chissà cosa le potesse succedere solamente pronunciando il suo nome in quel contesto.
La ragazza si sentì avvampare e, d'istinto, abbassò lo sguardo, sentendosi vagamente in colpa.
Non capiva nemmeno il motivo di tanto imbarazzo, dopottutto non le aveva confessato di aver ucciso qualcuno o di essere entrata nel bagno dei maschi per sbaglio.
Le aveva semplicemente detto - anzi, lei l'aveva capito da sola - che le piaceva un ragazzo. Sono confidenze che si fanno normalmente tra amiche, no?
Nemmeno quando aveva deciso di raccontarle che - probabilmente - provava qualcosa per suo fratello si era sentita tanto imbarazzata.
"Ma certo, è ovvio! Ron qualche settimana fa mi ha detto che Harry era preoccupato perchè diceva che passavi molto tempo assieme a Malfoy, io non ci ho dato molto peso, ma dato che reagisci così... Merlino, non ci posso credere!" concluse scuotendo energicamente la testa.
Ad un tratto, Ginny si tirò un pizzicotto sul braccio per poi fare una smorfia di dolore.
"Va bene, non è un incubo" borbottò strofinando il palmo della mano nel punto in cui si stava creando una piccola macchia rossastra.
"Avevi detto che non mi avresti giudicata" si lamentò lei sbuffando.
"Beh con lui non vale! Come diavolo fa a piacerti quello? È... è meglio mio fratello a questo punto!" balbettò scuotendo la testa, cercando di negare ciò che aveva appena sentito poi si alzò, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Non è che l'ho deciso io, Ginny. Se dipendesse da me, mi sarei data tanti di quegli schiaffi... ma non è colpa mia" si giustificò, seguendo i suoi movimenti.
"Lo so, ma... è Malfoy!" la riprese lei, fermandosi un attimo per poi ricominciare la sua camminata.
"Credi non lo sappia? Lo so chi è... ma Ginny, davvero! Nemmeno io l'avrei creduto possibile però..." mormorò stringendosi nelle spalle.
La ragazza scosse la testa ancora incredula.
"Merlino, Merlino, Merl..." iniziò a ripetere continuamente, percorrendo a grandi falcate la camera.
"Calmati, Ginny. Sei più tesa di me! So gestire queste cose" cercò di tranquillizzarla, ricevendo solamente un'occhiata gelida da parte della sua amica.
"Hermione, l'ultima volta che hai gestito una cosa del genere, mio fratello si è ritrovato con dei piccioni attaccati alla faccia"le ricordò, incrociando le braccia.

Doveva ammettere che Ginny aveva ragione.
Non era abituata a quelle situazioni e, di tanto in tanto, le sfuggivano di mano.
Nonostante tentasse in tutti i modi di rimanere sempre calma in ogni situazione, sapeva di essere gelosa, come sapeva che - naturalmente - non sarebbe mai stata così stupida da fare scenate di gelosia a Malfoy se l'avesse visto con un'altra ragazza.
Non lo trovava necessario e, in fin dei conti, non aveva nessun senso arrabbiarsi o disperarsi.
Le piaceva, punto.
Non ci si doveva sposare - figuriamoci - non lo immaginava come padre dei suoi figli, nemmeno come fidanzato temporaneo, a dir la verità. Era semplicemente una cotta passeggera.
Sì, una stupida, stupidissima cotta passeggera.

"Due settimane. Due settimane che non mi parla, ma scherziamo?" chiese il ragazzo al suo riflesso, mentre camminava su e giu per la stanza, fermandosi di tanto in tanto di fronte allo specchio che si portava dietro Blaise Zabini, uno dei suoi compagni di stanza, ogni anno.
"Invece di ringraziarmi perchè ho scambiato la mia preziosa saliva con la sua, lei che fa? Mi ignora!" ricominciò, fermandosi ancora una volta di fronte allo specchio.
"Si permette di ignorare me, insomma! Lo sa chi sono, vero? Ma certo che lo sa! Non le basterebbero mille vite per diventare come me!" esclamò contemplando il suo riflesso nello specchio mentre si abbottonava la camicia bianca della divisa.
"Draco, la smetti di parlare da solo alle..." mormorò Theodore Nott, emergendo lentamente da sotto le coperte, con la voce impastata dal sonno.
Alzò la testa, cercando di mettere a fuoco l'enorme orologio che era appeso di fronte ai letti dei ragazzi e, quando vide l'ora, aprì gli occhi di scatto, facendosi cogliere dall'ira.
"Le sei del mattino? Io ti ammazzo, Malfoy" lo minacciò buttandosi di nuovo sul letto, premendosi il cuscino contro faccia e tirando le coperte all'altezza delle orecchie, con la mente ancora annebbiata dal sonno.
"Non mi deconcentrare, Nott! Sto facendo un discorso con me stesso, vai a dormire!" lo zittì con aria annoiata, andando a prendere la cravatta appesa all'armadio.
"È per questo che ti ho detto di stare zitto" bascicò lui risalendo da sotto il suo scudo, smettendo definitivamente di provare ad addormentarsi di nuovo.
Sarebbe stato solo tempo sprecato dato che lui, una volta sveglio, non riusciva mai a prendere di nuovo sonno.
"Sono sveglio dalle cinque del mattino, posso almeno avere il diritto di parlare, no?" domandò retoricamente Malfoy, beccandosi un cuscino in faccia dal compagno di stanza, che nel frattempo aveva trovato la forza di alzarsi.
"Hey!" si lamentò il ragazzo, prendendo l'oggetto e rilanciandolo al proprietario che, prontamente, lo intercettò e lo riposizionò sul letto.
"Che ci fai sveglio dalle cinque del mattino?" gli chiese dirigendosi verso il bagno.
"Non riuscivo a dormire" rispose lui con una scrollata di spalle, alzando il colletto della camicia e posizionando la cravatta per fare il nodo.
"Così hai pensato che, siccome tu non dormi, i tuoi compagni devono fare lo stesso" sbuffò il ragazzo.
Lui non rispose, continuando a vestirsi.
Qualche minuto dopo, Nott uscì dal bagno, scuotendo i capelli bagnati.
"Da quando sei diventato un cane?" ghignò il biondo, indossando il mantello.
Lui lo guardò truce, per poi alzare gli occhi al cielo.
"Ti lascio ancora vivere perchè non ho voglia di disfarmi del tuo corpo, ricordatelo Malfoy" borbottò per poi prendere la sua bacchetta e asciugarsi i capelli.
"Piuttosto, chi sarebbe la poveretta che ha avuto il coraggio di scambiare la saliva con te?" gli chiese iniziando a vestirsi.
Il ragazzo fece finta di non averlo sentito, alzò gli occhi al cielo e, dopo un'improvviso colpo di genio, urlò "Ma certo!" facendo spaventare un paio di primini che, dalla loro stanza, lo guardarono spaventati e richiusero velocemente la porta che avevano appena aperto.
Dopo quest'uscita, Draco - finalmente di buonumore - salutò Theodore ed uscì dalla camera, fischiettando.
"Quel ragazzo è diventato matto" commentò il moro rimasto nella stanza, per poi scuotere la testa e iniziare a svegliare gli altri.

La mattina era passata tranquilla.
Nemmeno Weasley e Potter erano riusciti a irritarlo e questo era un evento più unico che raro.
Stava camminando diretto in Sala Grande per il pranzo, quando incontrò Hermione che andava nella stessa direzione, lisciandosi la gonna in un gesto nervoso.
"Granger" la chiamò quando fu abbastanza vicino da non farsi sentire dagli altri studenti.
La ragazza si girò e alzò gli occhi al cielo vedendo chi l'aveva chiamata.
"Che vuoi?" gli chiese poi con uno sbuffo.
Il ragazzo non rispose. Si limitò a superarla e continuare a camminare come se niente fosse.
"Che cos- sei strano forte, Malfoy" mormorò incredula, scuotendo la testa per poi continuare per la sua strada con un'alzata di spalle.
"Ti sto ignorando" le spiegò il ragazzo, stava aspettando che lei lo raggiungesse.
"Oh... va bene" mormorò confusa, scuotendo la testa per cercare di capire il senso di tale affermazione.
Più ci provava - però - più diventava senza senso, perciò dopo pochi secondi ci rinunciò, pensando che probabilmente il ragazzo aveva inalato i fumi di qualche pozione stordente.
"Non sei tu che mi ignori, sono io!" le spiegò ancora lui, con un ghigno stampato sul viso.
"Ehm... certo" gli diede ragione, non capendo ancora a cosa si riferisse il ragazzo.
"Non ti da fastidio?" le chiese curioso.
La ragazza non dava segni evidenti di nervosismo, ma poteva comunque essere infastidita, senza che lui se ne accorgesse. Sì, doveva essere sicuramente così.
"Tu non mi stai ignorando" lo riprese fermandosi.
"Certo che ti ignoro!" confermò lui con un'alzata di spalle.
"No che non lo fai! Se mi ignorassi sul serio, non dovresti nemmeno parlarmi" sbuffò girandosi verso di lui per fronteggiarlo.
"Beh ma io ti parlo solo per farti sapere che ti ignoro" spiegò lui per poi accigliarsi un attimo. Forse si era reso conto di quanto stupido potesse apparire il suo discorso.
"Non ha senso, te ne rendi conto, vero?" domandò infatti lei, incrociando le braccia.
"Per me ce l'ha!" ribadì.
La ragazza scosse la testa.
"Questa è la conversazione più stupida che abbia mai avuto, giuro"
Il ragazzo stava per ribattere quando lei esclamò "Ginny!" e lo sorpassò, correndo verso un Weasley.
Draco, rimase imbambolato per alcuni secondi, poi sbuffò e, con aria sconfitta entrò in Sala Grande.

Aveva bisogno di aria. Passare due ore intere nell'aula di Difesa contro le Arti Oscure - alle ultime ore di venerdì pomeriggio, non le era mai piaciuto - non dopo che Piton aveva ricevuto il ruolo di insegnante.
L'aula era stata trasferita nei sotterranei, si respirava a malapena a causa della poca aria che passava attraverso la porta lasciata aperta ed era sempre, a tutte le ore, perennemente buio.
"Hermione, noi torniamo in Sala Comune, vieni?" le chiese Ginny, che era venuta a recuperare il suo nuovo fidanzato, prendendo a braccetto Harry.
"No, ho bisogno di uscire all'aperto, vi raggiungo dopo" rispose sorridendo. Prese il suo libro e, mentre usciva dall'aula, sentì la voce di Ron.
"Vi prego, non davanti a me" disse in tono disperato.
Probabilmente i due nuovi fidanzati si erano dati un bacetto, piccolo e innocente per salutarsi.
Hermione alzò gli occhi al cielo pensando che ci voleva davvero un bel coraggio dopo che, con Lavanda, si mangiavano la faccia a vicenda almeno tre volte al giorno.
Scosse la testa voltando nel corridoio per dirigersi verso l'uscita.
Fuori non era ancora notte.
Le giornate iniziavano ad allungarsi e ancora riusciva a scorgere il sole - che, comunque, era già basso.
Si avvicinò al lago nero dove si sedette sotto il suo albero.
Chiuse gli occhi appoggiandosi al tronco e respirando a pieni polmoni l'aria pulita.
Qualcuno si sedette accanto a lei che aprì gli occhi e si voltò per vedere il suo accompagnatore. Sbuffò.
"Possibile che tu debba essere sempre nei posti in cui vado io?" chiese al ragazzo che alzò le spalle.
"Che vuoi che ti dica, saremo telepatici" rispose tenendo lo sguardo fisso davanti a lui, in direzione del lago.
"Mi hai seguita?" gli chiese, sistemando bene la schiena contro l'albero.
"Ti prego, ho cose più importanti da fare che seguire te" sbuffò il ragazzo.
"Beh però sei qui" mormorò lei ruotando gli occhi verso l'alto.
Lui annuì per poi sedersi dall'altro lato del tronco.
"Non dovevi ignorarmi?" domandò ancora Hermione, curiosa.
"Ti sto ignorando!" esclamò lui incrociando le braccia.
"Non mi pare ma, comunque, sembra che abbiamo pareri discordanti su cosa significhi ignorare qualcuno. Dimmi semplicemente che vuoi così la facciamo finita" sospirò lei chiudendo di nuovo gli occhi, cercando di rilassarsi.
"Niente"
"Perchè continui a cercarmi, allora?" chiese tenendo gli occhi chiusi.
"Non lo so" borbottò il ragazzo sinceramente.
Non sapeva esattamente perchè continuava a cercarla. Nonostante sosteneva di volerla solo ignorare sapeva che, in fondo, cercava semplicemente una scusa per parlarle.
Cosa voleva? Niente di particolarmente strano. Per carità, cercare la compagnia della ragazza era quantomeno bizzarro e un po' inquietante dal suo punto di vista, però - purtroppo - la cercava.
Voleva solo non essere ignorato da lei.
"Se non ti conoscessi, direi che senti la mia mancanza" disse ad un tratto Hermione per poi scuotere energicamente la testa. Una cosa più stupida di quella non poteva pensarla.
"Io NON sento la tua mancanza!" esclamò lui sgranando gli occhi.
"Dammi un'altra spiegazione, allora!" ribattè lei, spuntando da dietro l'albero.
Non le piaceva parlare al vento, preferiva di gran lunga guardare le persone in faccia quando faceva un discorso, altrimenti le sembrava di parlare da sola.
"Mi da fastidio essere ignorato da te e che tu lo fai senza nessun motivo!" le rispose lui aggrottando le sopracciglia.
"Che tradotto in linguaggio umano significa che ti manco" continuò lei per prenderlo un po' in giro.
Nonostante si ripetesse di tenerlo lontano, non riusciva a fare a meno di scherzare quando lo aveva vicino.
"Tu non mi manchi" cercò di ribadire lui, girandosi a guardare la ragazza.
"E va bene forse un po' " ammise poi con un sospiro tornando alla posizione di prima.
Hermione sbarrò gli occhi per poi boccheggiare. L'aveva presa completamente in contropiede. Non pensava che ammettesse quella cosa, nemmeno sotto tortura, in realtà non pensava nemmeno che fosse vero.
"Siamo stati anni senza rivolgerci la parola, non penso che ora sia diverso e sei un bugiardo!" esclamò quindi, alzandosi. Sapeva come sarebbe andata a finire e non aveva nessuna intenzione di farsi ancora prendere in giro da lui.
"Non sto mentendo!" esclamò
"disse quello che mente in continuazione..." borbottò incrociando le braccia.
"Credi che rischierei di perdere la faccia per una bugia? Se dico che mi manca una sanguesporco, lo dico perchè è la verità!" esclamò lui alzandosi a sua volta.
"Ancora? La smetterai mai di insultarmi?" gli chiese guardandolo male.
"Non era un insulto"
"Ma certo, non lo era"
"Cerco di dirti essere sincero e tu recepisci solo l'insulto!"
"Beh perchè tu mi hai insultat... oh" esclamò poi sorpresa, rendendosi conto di quello che il ragazzo le aveva appena confessato.
"Sicura di non avermi somministrato un filtro d'amore?" gli chiese all'improvviso, seriamente preoccupato.
"Se solo non sapessi che tu potresti seriamente credere che possa aver fatto una cosa cosa del genere, avrei preso la tua domanda come un qualcosa di vagamente romantico. Tralaltro, perchè avrei dovuto farlo? Sei insopportabile! " fu la risposta acida della ragazza.
"Sono serio" ribattè lui.
"Anche io"
"Non è normale che io sia attratto da te, no?" le chiese storcendo il naso.
"Non è normale che IO sia attratta da te!" esclamò offesa, per poi chiedere incredula "Aspetta... hai appena detto che sei attratto da me?"
"Non ho mai detto di essere..." iniziò lui scuotendo la testa.
"Sì che l'hai detto. Non ci posso credere!" esclamò lei cercando di non ridere.
Che lei fosse attratta da Malfoy poteva accettarlo e lo comprendeva, in qualche modo. Tutte le ragazze, prima o poi, sono attratte dai cattivi ragazzi, no?
Il pensiero che l'attrazione era reciproca, però, non l'aveva mai minimamente sfiorata e, a modo suo, lo riteneva esilarante.
"Anche tu l'hai ammesso e, a differenza di te, io lo trovo normalissimo invece. Tu sei sempre stata attratta da me!" esclamò il ragazzo tranquillamente mentre, un mezzo sorriso spuntava sulle sue labbra.
"C-che cosa?" balbettò lei scuotendo la testa.
"È naturale. A quale ragazza sana di mente non piacerebbe uscire con me?" domandò retoricamente lui, alzando le spalle.
"Sei il ragazzo più egocentrico e narcisista che conosca, giuro" iniziò a ridere lei senza riuscire più a trattenersi.
"Dico solo la verità" ribadì il ragazzo.
"Malfoy, non so se te ne sei reso conto e fai finta di niente oppure il tuo ego è talmente smisurato che ti fa addirittura immaginare le cose, ma l'unica ragazza che si sia mai presa una vaga cotta per te, è la Parkinson" lo rimbeccò lei con un sorriso.
"E tu" precisò fissandola.
"Io non ho mai avuto - e non ho - una cotta per te" chiarì lei, incrociando le braccia.
"Naturalmente..."
"Mi spieghi perchè, quando parlo con te, finisco sempre per fare una conversazione stupida?" gli chiese infine, iniziando a dirigersi verso la scuola.
"Perchè sono bello, intelligente e quando ti sono vicino, non riesci a pensare lucidamente" rispose lui seguendola.
"O più probabilmente perchè sei un cretino"
"Un cretino che ti piace"
"Ah ma finiscila!" esclamò lei spingendolo scherzosamente.
Sì, dopottutto non era così male. Una cosa che fa sorridere, anche se sbagliata, non deve necessariamente essere un disastro, giusto?

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Capitolo 20
*** Jelously ***


Hermione entrò in biblioteca. L'odore delle pagine dei libri le invase le narici e si sentì finalmente bene.
Erano passate settimane dall'ultima volta e, sentire di nuovo quel profumo così familiare, la fece rilassare.
Poteva finalmente leggere qualcosa non pertinente alle lezioni e aveva un bisogno fisico di Shakespeare.
Normalmente ad Hogwarts non sentiva il bisogno della letteratura babbana- non di libri già letti, comunque- ma in quel momento sentiva, voleva e doveva leggere Romeo e Giulietta.
Ne andava della sua sanità mentale.
Prese l'ormai familiare libro e iniziò a sfogliarlo.
" Nella bella Verona, dove noi collochiam la nostra scena, due famiglie di pari nobiltà; ferocemente l'una all'altra oppone da vecchia ruggine nuova contesa, onde sangue civile va macchiando mani civili." Hermione sorrise e si immerse nella storia, senza più dare importanza alle persone intorno a lei.
Romeo e Giulietta era sempre stata la sua storia d'amore preferita. Tragica, certo, ma le piaceva pensare che da qualche parte - forse - esisteva qualcuno che sarebbe stato così coraggioso da morire per lei.
Non avrebbe mai voluto che succedesse, naturalmente. Quando si è innamorati, non si vorrebbe mai che alla persona speciale capitasse qualcosa di male, ma doveva ammettere che la situazione aveva la dose di romanticismo che ogni donna sogna.
Mentre leggeva, le venne naturale immedesimarsi nella protagonista e storse il naso.
Non lo ricordava affatto così smielato.
Lo trovava sempre bello e romantico, ma c'era qualcosa che rendeva la sua lettura molto meno piacevole del solito.
"Maledizione!" esclamò quando si rese conto a cosa stava pensando.
Niente litigi, niente prese in giro, niente di niente!
Quei due si innamorano, senza un vero e proprio motivo, dopo che le loro famiglie si erano odiate per anni e subito dopo essersi scambiati sì e no cinque frasi e si sposano. Così, nel giro di un giorno.
Sbuffando, chiuse il libro e lo ripose nella libreria, uscendo dalla biblioteca.
"È grave, se sto iniziando a paragonare Malfoy a Romeo, e se inizio a preferirlo a lui, dannazione!" pensò mentre, annoiata, si dirigeva in Sala Grande per la cena.

'Come diamine siamo arrivati a questo?' si domandò Hermione mentre, nascosti in un angolo ormai in disuso della scuola, si stavano baciando.
Ricordava vagamente le ore precedenti.
Era uscita dalla biblioteca per dirigersi in Sala Grande per la cena.
Harry e Ron, stremati dall'allenamento di Quidditch, erano andati a letto subito dopo cena e Ginny li aveva seguiti.
Lei, perciò, era rimasta sola. Una volta finito di cenare, stava tornando in Sala Comune quando aveva notato Malfoy e i suoi amici che terrorizzavano un primino Corvonero.
Senza pensarci due volte, era corsa in suo aiuto. Il resto lo ricordava in maniera piuttosto vaga.
Ricordava il battibecco avuto con lui, di aver mandato il primino nella sua Sala Comune e poi, all'improvviso, si era ritrovata catapultata in quel corridoio isolato, attaccata al muro.
"Ci vedi un po' come Romeo e Giulietta?" le chiese Malfoy ad un certo punto, staccandosi appena dalle sue labbra.
"Co...Eh?" mormorò Hermione, sorpresa.
La sorpresa non era tanto per la domanda, ma per il fatto che lui, che tanto disprezzava i babbani, conoscesse una delle tragedie più famose di uno scrittore - babbano.
"Ti ho visto... in biblioteca" precisò giocando con una ciocca dei suoi capelli.
"Conosci Romeo e Giulietta?" gli chiese lei incredula, sbarrando gli occhi in un'espressione di stupore.
Non ci aveva mai pensato, magari i libri erano parte dell'educazione di un ragazzo purosangue. Aveva una certa logica, in effetti.
"È stata mia madre a farmelo conoscere, mi raccontava sempre questa storia quando ero più piccolo" confessò lui con un'alzata di spalle.
"Oh... tua madre legge libri babbani... sono sconvolta"
"Lei non legge libri babbani!" chiarì disgustato, scuotendo la testa.
"Ah, giusto sarebbe un disonore troppo grande" commentò lei sarcastica, alzando gli occhi al cielo.
"Comunque - iniziò lui senza darle corda - credo gliel'abbia regalato Andromeda... beh quando era ancora sua sorella, suppongo"
"Tua zia?" chiese lei.
"Ha sposato un mezzosangue, i miei nonni l'hanno cancellata dall'albero genealogico, non è mia zia!" chiarì lui come se questo cambiasse il fatto che, comunque, aveva lo stesso sangue di sua zia.
"Cancellare qualcuno dall'albero genealogico, non la rende automaticamente un'estranea" sbuffò lei incredula. Questi erano discorsi che, tra i nobili babbani, si facevano quattrocento anni prima, cose passate. Nonostante conoscesse le tradizioni dei maghi, queste cose - dopo sei anni - non avevano smesso di sembrarle stupide, anzi! Le riteneva ripugnanti.
Lui fece le spallucce.
"Comunque... mi sembra l'abbia bruciato" disse cambiando argomento. Non erano fatti suoi. Quello che era successo nella sua famiglia prima che lui nascesse, era affare dei suoi genitori e parenti vari. Anche volendo cambiare le cose - e lui non voleva - non avrebbe comunque potuto fare nulla.
"Ha fatto cosa?" chiese lei scandalizzata, spingendolo un po' per vedere se mentiva o era serio.
La sua espressione le confermò che non mentiva affatto.
"Sì beh, lei è un po' drastica nelle decisioni" mormorò.
"Non mi sembra il caso di bruciare un libro solo perchè lo scrittore non è un mago"
"Lo so. Immagino sia stato papà a dirle di fare così. I miei sono un po' ristretti di vedute" le spiegò stringendosi nelle spalle.
"Sono strani e basta" affermò lei scuotendo il capo.
"Cosa pensi direbbero se noi due... voglio dire, se tu presentassi loro una ragazza che non sia purosangue, pensi ti tratterebbero come tua zia?" gli domandò curiosa.
Lui rise.
"In realtà non lo so. I miei mi vogliono bene e non ci ho mai pensato. Sicuramente sverrebbero, come minimo ma forse col tempo - molto, molto, molto tempo - se si accorgessero che è ciò che voglio, non credo avrebbero niente da ridire poi, probabilmente mi sbaglio anzi, sicuramente! Perchè? Vuoi che ti presenti ai miei?" le chiese senza smettere di ridere.
"Ma che dici? Non vorrei conoscere i tuoi genitori nemmeno tra mille anni" rispose lei arrossendo.
"Lo stesso vale per me, Granger"
"Nemmeno loro vorrebbero conoscerti, tranquillo" ribattè lei incrociando le braccia.
"Certo che mi vorrebbero conoscere. Tutti vorrebbero"
Prima che lei potesse ribattere lui cambiò ancora argomento.
"Saresti la Giulietta perfetta, sai?" le disse, regalandole uno dei suoi rari sorrisi sinceri.
"Cos-" iniziò lei sorpresa. Non si aspettava certo un'affermazione del genere.
"È vero. Sei intelligente e saggia, proprio come lei e sei coraggiosa e..."
"Io non ti ci vedo come Romeo! - mormorò Hermione sovappensiero - Sì, sei impulsivo e immaturo, ma immaginarti come lui... Innamorato dell'amore... mi viene da ridere solo a pensarci"
Draco si allontanò appena, fissandola.
"Weasley, invece? Lo immagini come Romeo?" le chiese con una punta di irritazione nella voce.
"Ron dici? Beh è più ingenuo di te, sicuramente più ad... Aspetta, aspetta, aspetta. Sei geloso?" gli chiese improvvisamente capendo lo strano tono usato dal ragazzo poco prima.
"Ti prego, Granger! Non dire sciocchezze. Io geloso di quello? Mi offendi!" cercò di minimizzare il ragazzo con aria annoiata, ma Hermione sorrise.
"Sei geloso!" stavolta lo affermò e scoppiò a ridere.
Il ragazzo arrossì irritato e imbarazzato.
"Smetti di ridere!" la ammonì ma Hermione non smetteva.
"Salazar, perchè te ne ho parlato?" chiese roteando gli occhi verso il cielo e iniziando ad allontanarsi.
"Hey no scusa, scusa è che... Malfoy geloso... è buffo" si giustificò la ragazza, fermandolo per un braccio e cercando di smettere di ridere.
Quando ci riuscì, sorrise, riuscendo a farlo voltare per guardarloa.
"Non c'è bisogno" affermò fissandolo negli occhi.
"Mh?" domandò lui, senza capire.
"Ron è... solo un amico, un grande amico. Io... non lo amo o, meglio, non come credevo" spiegò Hermione con un sospiro.
Draco ebbe la strana - e inquietante - sensazione di benessere e leggerezza. Come se l'affermazione della ragazza gli avesse tolto un peso e sorrise inconsciamente.
"Con questa gelosia hai guadagnato punti come Romeo" la sentì sussurrare dopo un po'.
"Non voglio essere il tuo Romeo e non sono geloso! Non voglio morire per te, figuriamoci" chiarì lui, allontanandosi appena.
"Ma davvero? Non puoi spezzarmi il cuore così, che ragazzo crudele e io che ci speravo!" esclamò lei abbassando lo sguardo, fingendosi delusa.
"Saresti una grande attrice, Granger" borbottò Draco, alzando gli occhi al cielo.
"Lo so e, giusto per chiarire, nemmeno io ti ci voglio come Romeo, figuriamoci. Morire per te? Piuttosto mi faccio bocciare!" esclamò sbuffando.
"Bene!" disse lui dirigendosi verso i sotterranei.
"Bene!" lo imitò lei, salendo le scale per tornare in Sala Comune.
Non capiva. Avevano appena litigato perchè nessuno dei due voleva morire per l'altro?

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