Love Me

di RaffaellaMj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Estate 1993 ***
Capitolo 2: *** Un nuovo lavoro ***
Capitolo 3: *** Ma tu sei? ***
Capitolo 4: *** Chiamami semplicemente Michael ***
Capitolo 5: *** Quella mattina ***
Capitolo 6: *** Volevo chiederti.. ***
Capitolo 7: *** Una grande emozione ***



Capitolo 1
*** Estate 1993 ***


Estate 1993
 
Un altro giorno si accingeva a cominciare, un tiepido sole passava attraverso i buchi della persiana di camera mia. Ancora intorpidita dal sonno, decisa a rimanere immobile nel letto per non spezzare il dolce legame  tra me e i sogni, non mi resi conto che una nuova caotica giornata stava per incominciare. In cuor mio ho sempre sperato che la mia vita sarebbe stata stabile, con un buon lavoro, una famiglia, un fidanzato amorevole, invece mi ritrovo ogni santo giorno a fare mille cose, per racimolare qualche soldo.
Si questa è la mia vita.. il caos.
Mi chiamo Silvia D’Amici, ho 25 anni e da piccola pensavo avrei fatto un solo lavoro, chi lo avrebbe mai detto che mi sarei ridotta così, la mia scaletta dei vari lavori da fare durante il giorno è un casino totale, fatico a starci dietro, ma non sono una riccona quindi mi devo adattare.
Alle 9:30 vado a fare le pulizie nel condominio in cui abito.
La proprietaria è  mia amica, grazie a lei sono riuscita a trovare una “casa” che con fatica riesco a pagare.
12:00 ogni tanto passo un'ora della mia vita fuori dalle università a distribuire volantini di vario genere, la mancia non è un granché ma sempre meglio di niente.
Dalle 13:00 fino alle 23:00 lavoro in una pizzeria qui vicino e vi assicuro non è affatto facile.
Arrivo a casa stanca morta, purtroppo questa è la realtà, non tutti siamo felici e contenti, tranquilli e rilassati, con il culo sul divano. Aimè nel mondo ci sono molte persone come me, in pratica la loro vita è una vera avventura per arrivare a fine mese.
Al suono della sveglia decido di alzarmi, mi guardo allo specchio e mi ritrovo due occhiaie grosse come due cerchioni sotto gli occhi, << fai proprio schifo Silvia, sei contenta della vita che fai?>> mi dissi allo specchio da sola come una stupida, non mi risposi, rimasi a fissarmi, neanche io sapevo rispondermi.
Il mio appartamento era piccolo, l’unico che potevo permettermi, purtroppo non sempre riuscivo a pagare le bollette in tempo e la mia amica Donna Alimer, con grande pazienza mi aiutava. Povera non solo mi aveva aiutato a trovare questo appartamento, doveva anche sopportarmi, si vedeva che mi voleva un gran bene.
Mi feci una bella doccia e mi preparai un caffè, pur essendo giovane, per il ritmo di vita che faccio, mi sento una vecchia decrepita, non ho un attimo per me, una delle poche cose che però riusciva a tirarmi su era la musica, appena potevo mi ritagliavo un angolino del mio tempo per leggere con un dolce sottofondo musicale. La pace e l’armonia erano con me per qualche istante, poi via di corsa a lavorare.
Appena finito di sistemare la cucina e di essermi vestita, iniziai a fare le pulizie per le scale del condominio, ogni santo giorno incontravo un simpatico vecchiotto di nome Bob, una delle poche persone che riescono a farmi ridere, mi raccontava sempre delle cavolate che combinava la moglie Maria, mi allietava la giornata con quelle storielle.
Infatti anche quella mattina puntuale, Bob usciva dalla sua porta e mi ritrovava li a pulire, << buongiorno signorina Silvia, come sta oggi?>> mi chiese con aria pacifica, << bene Bob, la vedo di buon umore pure oggi>>  << e si cara mia, oggi vado a fare i prelievo del sangue, così sto un po’ lontano da quella matta di mia moglie ehehe>> era cattivante come parlasse così di sua moglie ma nello stesso tempo le volesse bene, insomma erano due burloni di prima categoria.
<< a bene Bob faccia attenzione per la strada mi raccomando>> << non si preoccupi dolcezza sono ancora in gamba come quando avevo 20 anni eheh>> vi giuro, quel vecchietto se non avesse 73 anni, lo avrei già sposato.


Angolo autrice 
Spero che questa prima parte vi abbia messo un po' di curiosità, fatemi sapere come vi sembra, in caso vi piaccia pubblicherò un altro capitolo :) un bacio a tutti. 
Raffaella

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Capitolo 2
*** Un nuovo lavoro ***


Pulì per bene tutte le scale e il resto, a fine lavoro ero bella sudata, essendo estate faceva un caldo soffocante, lavorare in quelle condizione voleva dire doccia assicurata. Tornai verso la mia cara tana e trovai Donna lì davanti << ciao Silvia>> non era mai buon segno quando si metteva così davanti alla porta con le braccia conserte << ciao Donna come va?>> feci un sorriso << tutto bene, al massino sei tu hai qualcosa che non va>> rimasi congelata dalle sue parole è sempre stata gentile con me << dimmi Donna cosa c’è?>> << c’è che devi pagare le bollette e ancora non l’hai fatto>>  purtroppo quel mese non ero riuscita a guadagnare molto in pizzeria perché aveva chiuso per problemi, quindi ero rimasta senza stipendio << lo so Donna ma ho avuto problemi con il lavoro e >> mi interruppe bruscamente << se non trovi un lavoro decente e paghi tutto, non posso garantirti che ti potrò aiutare ancora per molto, mio marito mi sta facendo scenate  per questa storia>> capivo il suo disagio ma io ero in una situazione un po’ così, alla sanfason << lo so Donna ma mettiti nei miei panni, sai come vivo e come sia difficile per me>> << lo so Silvia, per questa volta ti aiuto a pagare, ma per le prossime non ti prometto niente ok?>> << ok Donna grazie>> se ne andò via, lasciandomi davanti alla porta spompata dalle sue parole, stavo cadendo così in basso, realmente? Mi chiusi in casa e mi buttai sul letto a piangere, mi dissi tra me e me, <> non era così facile però, avevo bisogno di un lavoro migliore, più stabile e che mi pagasse di più.
Presi i giornali e cercai annunci come un’ossessa dimenticando tutti il resto, fino a quando non trovai..
cercasi cameriera per hotel a 5 stelle, qualità richieste: bella presenza, educata, con conoscenza minimo di due lingue”
Pensai << mmmh beh conosco l’italiano, l’inglese e spagnolo, sono molto educata, con una sistematina non sono una brutta presenza credo>> allora ci provai e decisi di chiamare l’hotel, mi diedero un appuntamento per un colloquio il giorno dopo, ero molto nervosa ma contenta, ci speravo molto che mi prendessero <> pesai.
La giornata proseguì normalmente, non avendo più il posto in pizzeria, la sera era tutta per me, almeno per adesso, accesi la televisione, facevano vedere la gente che si godeva l’estate e io li a cercare lavoro, che tristezza di vita la mia, spensi tutto, andai a fare un bagno, volevo rilassarmi e sistemarmi per domani, quando mi chiamarono al telefono, corsi a rispondere, mezza nuda..
<> li sentii una voce familiare << ciao Silvia ti ricordi di me?>> mi feci due conti, poi, il ricordo di quella ragazza bellissima con cui andavo a scuola, << ma tu sei Stefania?>> chiesi incredula << si Silvia sono io, dopo tanti anni ancora ti ricordi della mia voce vedo >> ero contenta di risentire una vecchia amica << mamma mia quanto tempo è passato come stai cara?>> << bene Silvia tu? Insomma da un vecchio paesino ti sei trasferita a Los Angeles ?>> ebbene si, io sono nata in Italia e mi sono trasferita qui da quando avevo 21 anni, per cercare lavoro << eheh si Stefy sono arrivata fino a qui, lì  da te come vanno le cose?>> <> io e Stefania siamo sempre state grandi amiche, ma dopo la scuola ognuno prende la sua strada e alcune volte ci si perde di vista.
<< allora Silvia dimmi un po’ che lavoro fai?>> ecco ogni volta  che mi fanno questa domanda mi sento a disagio << eh Stefy in questo periodo faccio un sacco di lavori un po’ così, domani vado ad un colloquio per un posto da cameriera in un hotel >> << ah capisco cara mia, io invece lavoro in un’agenzia di viaggi >> << a bene sono felice per te >> << spero che domani ti vada bene il colloquio  Silvia>> << lo spero anche io >> << ti dico il mio numero così  puoi richiamarmi >> mi diede il suo numero e ci salutammo, era stato bello sentire una voce amica in quel momento.
Pranzai e mi misi a letto faticavo a prendere sonno al pensiero del giorno dopo ma piano piano, mi addormentai.
Arrivò il mattino seguente, non persi tempo quella mattina, mi vestii velocemente e mi preparai, mi vestii con una gonna blu scuro e una camicetta nera, volevo sembrare “professionale” diciamo così, in modo da far una buona impressione.
In contrai Bob mentre scendevo le scale << buongiorno signorina, com’è elegante oggi, dove va di bello?>> chiese il vecchietto sorridendo << vado ad un colloquio di lavoro caro Bob>> ricambiai il sorriso << oh bene bene spero abbia fortuna signorina >> << grazie Bob lo spero anche io>> salutai il simpatico vecchietto e uscii dal condominio, presi la macchina mezza scassata, ma a cui tenevo moltissimo come se fosse il mio destriero.
Arrivai per le 10:00, da fuori era bellissimo, un vero e proprio lusso entrarci dentro, feci un profondo respiro e pensai << questo è il tuo momento Silvia, non sprecare l’occasione o sei nella merda>> entrai dentro senza pensare più a niente, presi coscienza di me, e riacchiappai tutte le forze e la determinazione ed entrai.
Andai davanti alla segretaria << salve buongiorno >>  << salve, come posso aiutarla?>> << ah emmh.. si sono qui per il colloqui di lavoro, come cameriera>> ero un po’ titubante e balbettai come un’idiota << ah si certo lei è la signorina Silvia D’Amici giusto?>>  << si sono io >> .
<< la prego di aspettare qui tra qualche minuti verranno a chiamarla>> << ok la ringrazio >> mi sedetti su una poltroncina presente lì, mi guardai intorno, la gente che entrava dentro con le valigie portate dal facchino, si vedeva che erano importanti o comunque, con quello che non avevo io.. i soldi.
Dopo 10 minuti ferma li come un palo mi chiamarono, mi si avvicinò un signore vestito bene <<  Silvia D’Amici?>> << si sono io >> << bene mi segua pure>> seguì quel signore, mi portò in un ufficio bellissimo, ampio, situato su uno dei piani alti.
<< si sieda pure>> mi sedetti, mi tremavano un po’ le gambe, era da un po’ che non mi presentavo ad un colloquio.
<< allora lei aveva chiamato per il posto da cameriera?>> << si signore>> risposi educatamente <> gli porsi il curriculum, mi sudavano le mani, dopo averlo guardato mi disse, << bene, lei ha delle buone qualità, come vedo conosce tre lingue>> << si esatto signore>> << ha fatto vari lavori prima di arrivare qui>> << si ho fatto vari lavori e ho studiato lingue in Italia>> << a bene, per il resto ha tutte le qualità che cerchiamo, come ben sa questo è un hotel di lusso, quindi questo posto non può andare a chiunque, dobbiamo saperci fidare di chi abbiamo assunto, per il resto signorina Silvia lei è assunta>> mi strinse la mano e lo ringraziai.
Mi disse che avrei iniziato il mattino successivo, ero contenta << speriamo che questo lavoro vada bene>> non dovevo sprecare questa occasione. Tornai a casa e il giorno dopo arrivo in fretta.
La sveglia era puntata alle 7:00  e alle 8:30 incominciava il mio turno di lavoro, tutto era al suo posto, mi ero truccata bene, i capelli erano al loro posto, avevo indossato già da casa l’elegante uniforme dell’hotel, quasi quasi non sembravo una cameriera.
Incomincia a lavorare, quel giorno c’era un grande afflusso di gente, correvo a destra e a sinistra, non mi fermavo mai. Finalmente riuscì ad avere 5 minuti di pausa, mi appoggiai con la schiena al muro del corridoio del primo piano << sono abituata a correre, eppure, oggi sto facendo una fatica>> ero esausta, non capivo perché, forse non stavo bene. Mi richiamarono alla stanza 56, volevano il servizio in camera, presi tutto e andai verso la camera, in quel momento incominciò a girarmi la testa, non mi resi conto che davanti a me stava arrivando qualcuno, ma non riuscivo a vedere, la vista si era offuscata totalmente e sbattei contro la figura davanti a me, facendogli cadere addosso un bicchiere pieno d’aranciata, sporcando il poveretto che avevo davanti << mi scusi, oh Dio non volevo la prego mi scusarmi >> ero con la testa piegata e lo sguardo verso il basso, stavo morendo dalla vergogna << ecco scema ti sei giocato il posto>> pensavo al peggio, quando una voce sottile ruppe quel momento di tensione << non fa niente non si preoccupi è stato un incidente>> avevo paura di guardare chi avessi sporcato << mi scusi, infinitamente le chiedo scusa >>  senti la sua mano sfiorarmi la spalla quando << signor Jackson venga in camera la stanno chiamando al telefono>>  la misteriosa figura ritornò di corsa dentro la camera e io solo allora alzai lo sguardo, la stanza era la numero 57, proprio vicino a quelli che dovevo servire, per terra era tutto sporco << oh accidenti devo pulire subito>> corsi a prendere uno straccio, nessuno doveva accorgersi di quello che era successo << cavolo primo giorno di lavoro e già ho fatto un casino, qui mi cacciano subito>>.
Dopo aver risistemato tutto e portato il servizio in camera a quelli della maledetta  56, ripassai davanti alla 57 … signor Jakcson?
Jackson è un cognome abbastanza diffuso, chissà chi poteva essere, non lo avevo nemmeno guardato << che scema così non posso scusarmi di nuovo quando lo rivedo>> pensai, l’importante e che non mi aveva fatto licenziare, feci un sospiro…
<< beh prima o poi lo rivedrò, credo>> ripresi a lavorare e finalmente arrivarono le 12:00 << si la pausa finalmente>> corsi in un bar a mangiare un panino, continuavo a ripesare alla figuraccia che avevo fatto, chissà quel poveretto cosa avrà pensato di me << questa è pazza avrà detto>> mi misi a ridere come una babbea, ma nello stesso momento ero curiosa di sapere chi fosse.

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Capitolo 3
*** Ma tu sei? ***


Mi squillò il telefono..
<< pronto?>> << ciao Silvia sono Stefania>> << oh ciao cara>> << ti disturbo Silvia?>> << no no adesso sono in pausa>> << ti hanno preso a quel posto di lavoro?>> << si  infatti ho iniziato oggi>>
<< ah bene e che orari fai?>> << beh un po’ lunghi ma ho deciso di farli per guadagnare un po’ di più, lavoro dalle 8:30 fino alle 20:00 >> << a beh rimani li tutto il giorno allora?>> << e si ci tengo molto a questo lavoro sai >> << certo ti capisco cara, allora dai ti saluto e ti lascio continuare la tua pausa, a presto>> << ciao Stefania>> chiusi il telefono, avrei voluto raccontargli quello che era successo, come si fa tra amiche, ma decisi di non rivelare le stronzate che faccio.
Erano ormai le 18:00 e il misterioso uomo della 57 non era uscito dalla stanza, beh non è che ero rimasta sempre li ma quelle volte che passavo, non ho mai visto qualcuno uscire, mentre passavo per quel famoso corridoio, vidi qualcuno finalmente uscire, erano due armadi, credo alti 1.80, vestiti di nero con l’auricolare nell’orecchio, in mezzo a loro c’era un uomo con il cappello nero, quasi la sua esile forma spariva tra i due armadi, doveva essere lui forse quello che avevo inzuppato, anche questa volta non lo vidi in viso, la mia curiosità era stupida, a me non doveva interessare chi fosse.
20:00..
Ormai era ora di tornare a casa, non vidi più quel tizio << chissà dove sarà andato.. ma io perché mi sto facendo tutte ste domande soprattutto?>> si lo confermo, ormai ero partita di melone, beh ero stanca, la giornata mi aveva sfinito. Mi avviai verso l’uscita..
Rimasi senza parole quando vidi un mare di gente con  le macchinette fotografiche accalcati sulla porta, con quei maledetti flash che spuntavano dappertutto, non potevo uscire da lì, vidi che la porta dell’ingresso si aprì e  rispuntarono i due omoni, con in mezzo quell’uomo esile con il cappello, corsero via velocemente dentro l’ascensore, dopo 5 minuti tutti i paparazzi andarono via e io potei uscire. Rimasi scioccata da quello che avevo visto, doveva essere uno importante per essere così ricercato.
La mia curiosità era alle stelle, ma lasciai stare quei pensieri per tornare a casa mia e buttarmi sul letto.
Ormai erano passati due giorni da quando lo vidi l’ultima volta, non so cosa sia successo, forse per colpa dei media si è dovuto nascondere, adesso il mio unico pensiero era lui “l’uomo dal cappello nero”, con la voce sottile e il fisico longilineo.
Continuavo a lavorare, quando ricevetti l’ordine di portare, un’aranciata con brioche alla fatidica stanza 57, avevo il cuore in gola, finalmente avrei visto lui…
Bussai alla porta, aspettando di poter entrare, ma una voce non esile come quella sua mi rispose << si chi è?>> << servizio in camera signore>> mi aprì la porta l’omone grande e grosso e non lui, rimasi delusa, prese tutto e mi chiuse la porta << ma come è possibile?>> mi dissi, niente, sembrava che sarebbe stato destino che io e quell’uomo non ci saremmo mai incrociati..
13:00..
Di nuovo di corsa, correvo come una matta, la stanza 60 continuava a chiamarmi e a darmi ordini come un burattino “ cameriera mi porti questo, cameriera mi porti quest’altro, cameriera di li, cameriera di la” << oh ma insomma, sono un essere umano io mica un robot!>> purtroppo le miei lamentele le dovevo tenere solo per me, d'altronde io avevo scelto quel lavoro..
Riaccadde di nuovo, per l’agitazione mi si offuscava la vista e iniziava a girarmi la testa << no di nuovo>> iniziai a traballare, mi sentivo debole come uno spaghetto, sta volta non mi scontrai con nessuno..
Ero sola..
Nel corridoio maledetto…
Completamente incapace di vedere…
Poi.. senti il rumore di una porta che si apriva e di nuovo quella soave voce..



Angolo autrice
Si lo so non è bello interrompere così eheheh però fatemi sapere cosa ne pensate e arrivarà presto un altro capitolo :)

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Capitolo 4
*** Chiamami semplicemente Michael ***


<< signorina si sente bene?>> cercai di rispondere << no, non vedo bene mi gira la testa>> sentii le mani di qualcuno tirarmi su << venga l’accompagno in camera mia così si può allungare un attimo>>  in camera sua? Ma la camera di chi?...
Non potevo fare niente vedevo tutto offuscato dovevo solo affidarmi al mio salvatore..
Passarono dei minuti e finalmente la vista ritornò…
Mi ritrovai su un comodo letto, degno da hotel a 5 stelle direi, ma non c’era nessuno, di fianco a me, sul comodino un bicchiere d’aranciata << ma è quello che avevo portato io prima ?>> mi domandai, poi qualcuno uscì dalla porta del bagno.. ecco che lo vidi… un bellissimo uomo con i capelli ricci neri, una camicia rossa e pantaloni neri, con gli occhiali…<< come si sente?>> << si ora sto molto meglio, ma questa che camera è?>> domandai << è la camera 57 signorina>> la 57??..
<< allora le devo chiedere scusa per quello che era successo, l’altro giorno non volevo buttargli l’aranciata addosso, mi deve scusare io..>> <<  non si preoccupi signorina, allora era lei che mi aveva fatto il bagno ahah>> si tolse gli occhiali e li vidi i suoi grandi occhi scuri, così scuri da sembrare un pozzo, in cui se non stavi attento potevi caderci dentro << comunque non si preoccupi, io amo l’aranciata>> mi sorrise e il suo sorriso era bianco, i denti tutti allineati, perfetti direi, era un angelo, non so perché ma mi prese moltissimo in quel momento che non spiccicai neanche una parola << signorina? Tutto bene?>> cercai di  tornare in me<< o si eheh mi scusi>> << mi ero spaventato molto prima, vedendola a terra>> << eh si purtroppo mi succede spesso>> << l’importante e che ora stia bene>>  << cavolo devo tornare a lavoro!!>> << ah certo, sicura che adesso sta meglio.. signorina?>> << Silvia piacere>> gli porsi la mano << piacere Michael >> la sua mano strinse la mia, una presa delicata ma nello stesso momento decisa, aveva delle mani bellissime, le dita erano lunghe e affusolate, insomma era un bel uomo << adesso devo andare signor Jackson>> << mi chiami pure Michael.. Silvia>> mi lanciò un altro sorriso << ok Michael>> << allora buona giornata Silvia>> << buona giornata Michael>> uscì dalla porta, il cuore mi batteva a mille, non avevo avuto il coraggio di chiedergli di poterlo rivedere, non ne avevo il diritto, era stato già fin troppo gentile a farmi entrare in camera sua.
C’era qualcosa in lui, nei suoi occhi, che mi aveva rapito completamente…
Ripensai a quell’incontro tutto il giorno, non riuscivo a farlo sparire dalla mia mente << era veramente carino>> pensai << ah ma insomma Silvia non ti puoi infatuare dei clienti solo perché sono carini e ti hanno aiutato>> era stato gentilissimo, magari se fosse stato un altro mi avrebbe lasciato marcire li o comunque non mi avrebbe ospitato nella sua camera.
Stavo finendo il mio turno, quando  un ultimo ordine mi arrivò dalla stanza 57..
Devo essere sincera, il fatto di rivederlo, mi metteva un agitazione, insomma eravamo io e lui, io allungata nel suo letto, una situazione imbarazzante anche se lui lo aveva fatto per aiutarmi.
Stranamente Michael mi aveva chiamato ma senza chiedere niente, chissà cosa voleva…
Bussai e subito mi comparve lui davanti << ciao Silvia>> mi disse << ciao Michael, di cosa avevi bisogno?>> aveva la mano dietro la schiena e da lì tirò fuori il mio telefono, doveva essermi caduto <<  dopo un po’ che eri uscita ho trovato questo per terra, ho pensato che fosse tuo>> me lo diede tra le mani << oh grazie Michael meno male che l’hai trovato, non so proprio come ringraziarti>> mi sorrise << tranquilla Silvia>> era un personaggio davvero singolare, timido, cercava di parlare un po’ di più con me, ma anche lui non sapeva cosa dire.
Rimanemmo lì in silenzio a guardarci negli occhi..
<< beh allora ti lascio tornare a casa Silvia, buona serata>> << anche a te Michael, ciao>> piano piano chiuse la porta, rimasi contenta per quel segno di educazione, non conoscevo chi fosse, sapevo che era il re del pop ma nulla di più.
Tornai a casa, presi il telefono, volevo chiamare la mia amica Stefania, quando mi accorsi che nella rubrica c’era un numero nuovo con scritto “Michael“ << cosa? Mi ha lasciato il suo numero? Perché?>> non capivo ma forse era un segno che volesse ricontattarmi, non sapevo quanto tempo sarebbe rimasto e se lo avrei rivisto ma quel suo gesto mi intrigò particolarmente.
Chiamai Stefania..
<< ciao Stefania>> << oh ciao cara come stai?>> << bene tu?>> << bene bene allora che mi dici?>> << volevo chiederti secondo te, una persona ti lascia il suo numero che vuol dire?>> << beh vuol dire palesemente che gli interessi>> << si ok ma anche se questo qualcuno fosse molto famoso?>> << ah be se oltretutto è famoso vuol dire che hai fatto colpo ragazza mia>> io che faccio colpo? No non  è possibile…
<< non so, sai perché questo tizio non lo conosco nemmeno, gli ho parlato poche volte eh…>> << Silvia sicuramente hai fatto scattare qualcosa in lui, sennò perché lasciarti  il suo numero?>> << si ok ma tu che dici lo dovrei chiamare?>> << non so Silvia vedi tu, tu sai chi è sto tizio>> ovvio che lo sapevo, ma non era un amico o un vicino di casa, era Michael Jackson santo Dio, io non ero nessuno.
Conclusi la conversazione, non sapevo cosa fare, chiamarlo o non chiamarlo? Questo era il problema…
Poi presi coraggio << se mi ha lasciato il suo numero vuol dire che si aspetta la mia chiamata>> composi il numero, l’attesa mi stava facendo cuocere dentro..
<< pronto?>> << ah ehmm ciao Michael sono Silvia>> un attimo di silenzio << ciao Silvia sono contento che mi hai chiamato>> << eh già ho visto che mi hai lasciato il tuo numero e quindi ho pesato di chiamarti>> << mi fa piacere, senti.. ti va.. se ti invito a cena?>> mi sentii lusingata dalla sua proposta << oh ehm si certo va bene, dove ci incontriamo?>> << domani sera davanti alla porta della mia stanza>> << ah ok Michael>> << a domani Silvia ora devo andare ciao>> << ciao Michael a domani>> dopo quella chiacchierata il mio viso diventò rosso come un pomodoro << Silvia ma cosa ti succede>> mi dissi…
Ero emozionata, Michael Jackson mi aveva chiesto un appuntamento, con una vocina dolcissima, sentivo che anche lui era in imbarazzo, chiedere a me di uscire con lui, che cosa folle, la mia mente non riusciva a crederci.


Michael
Dopo averla salutata, avevo il cuore in gola, chissà cosa avrà pensato << questo è un maniaco>> ero rimasto incuriosito da lei, era molto bella, poi il modo in cui ci eravamo incontrati era buffo, volvevo conoscerla meglio, per me non era facile uscire con una donna, chiedergli un appuntamento, ma pesavo che potevamo diventare amici, era una ragazza diversa dalle altre, volevo sapere di più di lei.
Erano le 22:00 dovevo prendere le pillole, avevo degli agghiaccianti dolori alla testa che non mi facevano dormire << ancora voi maledette, quanto vorrei che i dolori sparissero>> non potevo fare a meno di prenderle o sarei impazzito dal dolore.
Presi un bicchiere d’acqua e buttai tutto giù in un solo colpo..
Subito la mente si liberò e potei prendere sonno.
 

Ero nel letto  e non riuscivo a dormire, il pensiero della cena insieme mi tormentava..
<< com’era bello con quei suoi riccioli e gli occhi scuri>> l’immagine del suo viso mi si era stampata davanti a gli occhi, non riuscivo a non pensare a lui.
Dovetti prendere una camomilla per prendere sonno quella sera.

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Capitolo 5
*** Quella mattina ***


Nella mia vita ho provato molto spesso il dolore, ma speriamo  sempre che esso rimanga lontano da noi, quella mattina il dolore mi venne a far visita, con qualcosa che non mi aspettavo.
Quella sera sai dovuta uscire con Michael, sono rimasta molto colpita da lui, non lo conoscevo realmente, quel suo gesto nel chiedermi di uscire era inaspettato e al quanto.. strano?
Decisi di fidarmi di quei grandi occhi scuri e decisi di accettare, dovevo solo isolare il pensiero nella mia mente che lui fosse una star, non è così facile ma dovevo riuscirci.
Come dicevo però il dolore e  la tristezza, arrivarono… erano le 8:00, stavo uscendo dal mio appartamento, quando sentii un rumore di qualcosa che cadeva, un tonfo pesante, non capendo cosa fosse andai verso la fonte del suono e con mia orribile sorpresa, trovai Bob accasciato a terra << Bob o Dio cosa è successo>> cercavo di attirare la sua attenzione, ma non dava cenno di vita, forse era svenuto? Urlai aiuto  disperatamente, la moglie di Bob, Maria uscì dalla porta <<  no Bob >> corse verso il marito in lacrime, non sapevo cosa fare, ero nel panico, un mio caro amico era in difficoltà e io mi ero impietrita come una  scema, arrivò anche un'altra persona che subito chiamò l ‘ambulanza… non capivo cosa mi fosse successo, invece di prestare soccorso, la paura si era impadronita di me.  Forse era per colpa di quel che successe, 8 anni prima………..
 
Stavo tornando a casa, in quel freddo sabato pomeriggio, aprì la porta di casa, non sentii nessun rumore, nessuna voce e mi sembrava al quanto strano, doveva esserci mia madre a casa, incomincia a chiamarla per tutta casa, quando andai nel bagno, lei era li, per terra, con in mano delle pillole, rimasi senza parole, il respiro mi si bloccò e  incominciai a tremare, continuavo a fissarla aveva gli occhi aperti, il suo sguardo perso, terrorizzato, sembra che fosse stata colta di sorpresa da qualcosa.. passarono ben 4 minuti prima di rendermi conto che lei non c’era più, mi avvicinai tremando, le toccai il viso, era fredda e il cuore fermo, in quel momento mi ripresi, corsi a prendere il telefono e chiamai aiuto, mi dissero che aveva avuto un infarto, sicuramente per la grande dose di antidolorifici che aveva assunto, mia madre in quel periodo cadde in depressione, per colpa della separazione da mio padre, che aveva deciso di lasciarla due mesi prima.
 
Arrivò l’ambulanza e Bob venne disteso sulla barella, la moglie gli era vicino  stringendogli la mano…. Quel giorno arrivai in ritardo a lavoro, oltre alla botta nel cuore che  avevo ricevuto anche il capo decise di rimproverarmi del ritardo, mi sentivo con il morale sotto i tacchi, non potevo uscire quella sera preferivo stare da sola, bussai quindi alla porta di Michael, ma non ricevetti risposta << forse è uscito?>> pensai, ma poi vidi il facchino arrivare verso di me, aprire la camera e portandoci dentro delle valigie, subito dietro una coppia che si teneva per mano … era andato via? Domandai al facchino e mi disse che il Michael doveva partire urgentemente, così al mattino presto aveva lasciato la camera.. ma cosa sarà successo? La giornata non poteva andare più male di così, lui non mi aveva detto niente, non avevo ricevuto neanche una telefonata, rimasi con un mare di dubbi.
Mentre portavo la colazione con giornale alla camera 44 lessi questa notizia:
“La madre della famosa pop star Michael Jackson ricoverata per un malore”

Ora tutto era chiaro.



Angolo autrice
Ed eccomi qui con un altro capitolo un po’ corto e drammatico devo dire XD però ci vuole un scossa alla storia sennò è troppo mmmh noiosa? Comunque spero vi sia piaciuto nonostante tutto ehhe, un bacio e al prossimo capitolo ;)

 

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Capitolo 6
*** Volevo chiederti.. ***


Finito il mio turno di lavoro andai a casa, mi buttai sul letto con le mani sul viso << Povero Michael, mi dispiace sia per lui che per la madre, poi Bob, chissà lui come sta>> pensavo a tutto quello che  avevo vissuto quel giorno << ho aggiunto questa giornata a quelle più brutte della mia vita, visto Silvia che bella vita, la felicità ti è stata addosso per un attimo  e poi è fuggita via come un lampo>> avrei voluto chiamare Michael, ma non credevo fosse giusto disturbarlo, in fondo io e lui eravamo solo conoscenti, mica amici, sicuramente lo avrei disturbato.
Incominciai a ripensare a quando la mia vita era… tranquilla…
I miei genitori stavano ancora insieme, tutto sembra perfetto, ricordo con gioia quando mia madre scriveva poesie, seduta sul balcone della cucina, potevano passare anche 2 ore ma lei rimaneva li assopita in quei momenti di ispirazione totale, un giorno mi  dedicò una piccolina che ancora con molta nostalgia conservo.
<< già la poesia di mamma, dove l’avrò messa?>> cercai ovunque quando poi aprì un cassetto nel mobile della sala… <>
La poesia recitava così :
Mentre i tuoi sogni ti sembrano così distanti,
Recupera tutti quelli infranti,
Chiudili nei cassetto e tienili fra le mani,
In modo che così, tu li tenga sempre pronti per farli avverare domani.
Quattro righe ma piene di amore e significato, una lacrima mi scese lungo il viso… quando poi.. spuntò l’idea, decisi di scrivere la poesia su un fogliettino, la misi per terra davanti alla porta di Bob, suonai al campanello e scappai dentro casa, non volevo farmi vedere e sbirciai, Maria aprì la porta, non vedendo nessuno guardò in basso e vide il fogliettino, lo lesse, delle lacrime gli scesero, mise il foglio sul suo petto e chiuse gli occhi, sospirò e chiuse la porta.
<< spero di averle regalato un attimo di sollievo>> mi dissi,
Passarono 3 giorni e la mattina decisi di fare visita a Bob, presi la macchina e mi misi in viaggio, portai con me una scatola di cioccolatini al cocco, sapevo che gli piacevano tanto, allora decisi di fagli quella sorpresa, sperando che l’avrebbe apprezzata.
Arrivai all’ospedale, chiesi dove si trovava Bob e mi avviai verso la sua stanza, ero contenta che lo avrei rivisto, mi avevano detto che si era ripreso, entrai piano piano e lo trovai allungato che leggeva una rivista e diceva << mah dicono che questo George Clooney sia uno degli uomini più belli del mondo, bah si vede che non mi hanno mai incontrato>>  se la rideva come un ragazzino, che bello rivedere il mio caro e vecchio Bob << io ho sempre saputo che sei un Macho>>  subito abbassò la rivista e mi mando un grande sorriso << oh oh  piccola Silvia che bello vederti >> gli andai in contro e lo abbracciai << ti vedo bene Bob sono contenta >>  <> era bellissimo vederlo allegro << ahah hai proprio ragione Bob sei un roccia, tieni questi sono per te>> gli porsi la scatola << oh cara non dovevi, ormai sai quanto  mi piacciono i cioccolati al cocco mmmh che buoni>> si guardò in torno e mi disse abbassa voce << li nascondo nel cassetto, sai credo che quella  abbondante infermiera mi rubi le cose da mangiare mentre mi appisolo hehe>> ridacchiai pure io alle sue parole, lo amavo troppo. Gli diedi un bacino sulla guancia << che dolce che sei cara un giorno ti faccio un bel regalino per sdebitarmi>>  << no no non disturbati per carità non ho fatto niente >> mi mise la mano sulla mia << sei una brava ragazza spero che troverai un bravo giovanotto, te lo meriti cara mia >> mi commossi alle sue parole è sempre così gentile con me.
Lo salutai augurandogli un buon rientro a casa, mentre camminavo per il corridoio  guardavo nelle stanze, c’erano molti anziani ricoverati in quel periodo,  in uno vidi una signora, di colore e di fianco a lei seduto….
Michael, mi si formò come un nodo in gola, rimasi a fissarlo finché anche lui non mi notò, disse qualcosa alla madre e si avvicinò verso di me, non mi aspettavo di trovarlo li,  non ci avrei mai pensato, mi sorrise come solo lui sapeva fare << ciao Silvia, cosa ci dai qui?>> bella domanda << ehmm sono qui perché sono venuta a trovare un amico che si è sentito male qualche giorno fa, tu invece sei qui per tua madre vero?>> abbassò lo sguardo e fece si con la testa << mi dispiace molto Michael>> << a me dispiace anche non essere riuscito ad avvisarti >>  vedevo che era molto dispiaciuto << ma no non preoccuparti, l’importante e che sei stato vicino a lei >>  mi guardò, sembrava quasi che con quello sguardo potesse leggermi nella mente << sono contento di rivederti>> sorrisi alle sue parole << anche io Michael >> << senti Silvia ti va se ti regalo i biglietti per venire ad un mio concerto?>> alla sua proposta non sapevo come reagire << cosa? Davvero dici?>> << si davvero vorrei poterti fare questo regalo >> << è una cosa inaspettata ti ringrazio molto Michael credo proprio che verrò >> il viso si illuminò alle mie parole << ah benissimo sono contento, domani sera alle 20:00 allo Staples Stadium, ti ho fatto avere un posto in prima fila così puoi vedermi, sai mi sembra di aver capito che non hai mai visto un mio concerto dal vivo e allora volevo regalarti questa esperienza >>  fu un gesto davvero gentile da parte sua << si infatti non ti ho mai visto, sarà una bella avventura ne sono certa>>
Fece si con la testa e si morse il labbro, diventò timido di colpo << sono contento che avrò un’amica che mi guarderà mentre canto>>  lo disse con una vocina sottile, quasi si vergognava nel dirlo ed io ero contenta che mi considerasse sua amica.
 
 

Angollo autrice
Devo dire che questo capitolo è molto meno triste XD io farei un applauso al grande Bob :D 

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Capitolo 7
*** Una grande emozione ***


La fatidica sera arrivò velocemente, non vedevo l’ora di assistere al concerto, non avevo mai visto Michael esibirsi. Come promesso, riuscì ad arrivare davanti, difronte al palco, c’era talmente tanta gente che non si respirava, tutti accalcati, nella speranza di vedere sbucare Michael.
Avevo gli occhi lucidi, l’emozione stava prendendo il sopravvento su di me, lui mi considerava un’amica e ci teneva alla mia presenza, questo mi rendeva il cuore pieno di gioia, da una parte il pensiero della mia vita comunque difficile, ogni tanto tornava, questo mese avrei dovuto pagare con meno angoscia le spese, ma a lavoro le cose non era proprio rose e fiori,  il facchino dell’hotel è andato a dire in giro che ficco troppo il naso nelle cose dei clienti. Probabilmente gli stavo antipati, mi dava molto fastidio, questi dispetti tra colleghi sono proprio delle stronzate.
Dopo qualche minuto di attesa, finalmente il concerto iniziò, Michael, con un balzo, uscì dal palco, un’entrata spettacolare, c’erano giochi di luci, la musica riecheggiava nell’aria e il pubblico era in delirio.
Devo dire la verità un po’ mi trovavo a disagio in mezzo alla folla, giustamente essendo il mio primo concerto, Michael poi era bellissimo, con quei vestiti luccicanti,  mi guardai intorno, vedevo ragazze piangere, alcune quasi strapparsi i capelli, ora io capisco che lui è il re del pop, ma un po’ di calma no  eh?
Michael non si preoccupava e continuava a cantare, anzi si sentiva spronato dalle urla di adorazione dei suoi fans, io mi limitavo a sorridere, ogni tanto gridavo il suo nome e lui mi salutava con la mano, sorridendo e mandandomi occhiolini, come per dire “ sono felice che sei qui”.
Poi la melodia di una canzone, che scatenò particolarmente il pubblico, iniziò…
Ed ecco lui uscire dall’ombra e iniziare  a cantare, la gente accese  gli accendini e dalle urla si passò al silenzio, tutti i presenti venivano cullati dalla voce di Michael e si lasciavano trasportare da lui.
Io seguì la massa e apprezzai ogni nota che arrivasse alle mie orecchie.. poi eccolo, vedevo che dal palco mi si avvicinava, puntandomi con il dito, invitandomi a salire, ero sorpresa, non sapevo scegliesse qualcuno per farlo salire, salì le scale e lui mi accolse sfoggiando uno  dei suoi migliori sorrisi… poi l’ abbraccio, mi strinse forte a se, sussurrandomi << ti voglio bene Silvia>> un brivido mi corse lungo la schiena << anche io ti voglio bene Michael >> mi guardò negli occhi baciandomi poi la fronte, lo ringraziai e scesi dal palco .. la canzone finì, quel gesto mi colpì e mi fece sentire il suo amore e la sua gioia, gridò “ I love you “al pubblico e un grido plateale si alzò.
Il concerto continuò senza problemi, il tutto fu  meraviglio, a fine concerto, uno delle guardie del corpo di Michael mi portò nel suo camerino. E lo vidi, con l’asciugamano al collo, mentre sorseggiava un succo di frutta, tutto sudato, cercava di nasconde la stanchezza e vedendomi mi sorrise e mi accolse << Silvia ti è piaciuto ? ci tengo molto a sapere cosa ne pensi>> lo vedevo visibilmente eccitato, era pieno di adrenalina dopo l’esibizione << sei stato bravissimo Michael, sono rimasta senza parole, ora capisco perché hai tanti fans nel mondo >> alle mie parole mi si avvicinò e mi abbraccio frettolosamente << grazie di essere venuta Silvia, lo apprezzo molto e non lo dimenticherò mai grazie>> era felice, io  più di lui.
 
Angolo autrice
Questo capitolo mi mette i brividi, avrei voluto essere io Silvia sinceramente XD, spero vi sia piaciuto fatemi sapere come vi sembra. Spero anche di poter caricare un altro capitolo il prima possibile <3 grazie per aver letto <3 <3 e al prossimo capitolo ;D

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