A volte le cose accadono quando meno te lo aspetti, devi solo cogliere l'attimo.

di ale_lu_maguire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
“Ok volevo scrivere qualcosa sui Flana,
la mia coppia cucciolosa preferita. Questa la dedico alla mia amica Vale,
E  questa storia la  intitolo così perche noi abbiamo colto l'attimo.
che senza di te e i nostri scleri non avrei scritto questa storia.
Thanks Vale”
 
 
 
Era li seduta a fissare il cielo, miliardi di stelle erano, sopra la sua testa e lei non faceva altro che fissarle e fissarle senza nemmeno stancarsi un attimo. Stava solo cercando un "Perché"  al senso di tutto ciò che le stava accadendo. Un periodo decisamente orribile la stava distruggendo, le stava distruggendo l'anima. Stava ancora guardando il cielo quando vide una stella cadente e espresse un desiderio, si come faceva da piccola quando ne vedeva una.
-Dammi un segno. Perché sono qui- mormorò sperando che chiunque fosse lassù l'avesse sentita. Si sentiva stupida, sì, si sentiva decisamente una stupida per aver espresso un desiderio. Si sentiva sola, terribilmente sola nessuno a parte la sicurezza che la scortava ad un aeroporto all'altro, le rivolgeva la parola. Il suo piú grande desiderio era nascosto dalla valanga di pensieri, copioni e lavori alla quale stava cercando un posto o per meglio dire cercava di riordinare tutti quei pensieri. "Se solo qualcuno mi amasse. Se solo avessi una famiglia" pensò in quel momento. Il suo più grande desiderio era avere una famiglia, un uomo da aspettare tutte le sere per cena, un bambino da rincorrere per tutta la casa nell' intento di fargli il bagnetto. Una famiglia era ciò che voleva. Si aveva raggiunto il suo più grande sogno, diventare un'attrice. Lei era perfetta, perfetta per interpretare il ruolo della grande e temibile Regina Cattiva. Sperava che quest'anno fosse diverso da quello precedente, sperava che ogni maledetto problema e quel periodo di merda passasse il più in fretta possibile. Si aveva una carriera davvero brillante, ma il suo più grande sogno era avere una famiglia, ma dopotutto lei era un'attrice doveva innanzitutto pensare alla carriera e non alla famiglia. Sta ancora guardando il cielo quando decise che era ora di alzarsi da quel muretto al quanto scomodo e ritornare nella propria stanza d'hotel, l'indomani avrebbe dovuto prendere l'aereo per il Vancouver dove avrebbe girato la seconda stagione di Once Upon A Time. Aspettò ancora qualche minuto prima di entrare dentro, si era già alzata e stava ancora osservando il cielo stellato, avvolta nella sua giacchetta azzurrina e con le braccia incrociate. Fu in quell'istante che davanti al proprio sguardo cadde una piuma, si una semplice ma allo stesso tempo fantastica piuma, che si posò proprio vicino ai suoi piedi. Bene eccola li ferma, ad osservare quella piuma che le cadde proprio davanti ai piedi, forse era il segno che aveva chiesto oppure era semplicemente un caso. Sì era decisamente un caso. Decise di non pensarci più e rientrare in Hotel, diamine erano le tre di notte e alle sei e un quarto le sarebbe suonata la sveglia. Entrò nella propria stanza d'hotel e si lasciò cadere sull'enorme letto comodo e iniziò a guardare il soffitto, con mille pensieri che le vagavano per la mente, come ogni sera, si come ogni sera che doveva dormire, quei maledetti pensieri le assalivano la mente e a volte le impedivano persino di dormire. Voleva dormire, riposare almeno per qualche ora, ma tutti quei pensieri la tormentavano, regalandole un sonno irrequieto e movimentato. Faceva caldo in quella stanza, e diamine voleva dormire aveva un maledetto aereo per il Vancouver alle nove meno un quarto del mattino. Si addormentò così a fissando il soffitto cercando di allontanare tutti quei pensieri che la tormentavano ogni istante. Erano le sei e un quarto del mattina quando la sveglia iniziò a suonare, suonare e suonare ripetutamente e maledettamente, ma forse l'unica cosa che le piaceva di quella sveglia era la canzone. Si era decisamente la canzone Damons che amava sentire la mattina, ma odiava alzarsi dopo una notte passata in bianco e decisamente quella notte si era addormentata alle cinque di mattina e la sveglia iniziò a suonare alle sei e un quarto.
-Mm- si stiracchio prendendo il cellulare e staccare la sveglia, per poi rimanere nel letto ancora per poco a fissare il soffitto. Decise di alzarsi dopo alcuni minuti passati a osservarsi intorno cercando di svegliarsi il più possibile. Faceva caldo, e decise di vestirsi leggera per il viaggio, un vestitino bianco senza maniche lungo fino alle ginocchia, la gonna del vestito un po' rigonfiata e sulla vita una cintura non molto sottile color nocciola. Prese la giacca di jeans nella valigia prima di chiuderla, penso che se avrebbe sentito freddo avrebbe messo quella giacchetta di jeans ne molto leggera ne molto pesante. Prima di vestirsi decise di fare un bagno caldo e rilassante che forse l'avrebbe fatta riprendere dalla notte passata in bianco. Aprí l'acqua e regolò la temperatura per poi togliere gli ultimi indumenti di dosso e entrare nella vasca. Dio si stava rilassando, eccome se si stava rilassando. Qualcuno iniziò a bussare alla porta continuamente, ebbene si il suo bagno rilassante forse era durato al massimo dieci minuti. Uscì dalla vasca sbuffando, si mise l'accappatoio grigio e andò alla porta.
-Chi é?- chiese la mora guardando dallo spioggio della porta e vide subito un uomo che indossava pantaloni neri, una camicia bianca accompagnata dalla cravatta nera e una giacca chiusa sempre dello stesso colore della cravatta.
-Miss Parrilla sono le sette e mezza é pronta? Abbiamo mezzora di strada da fare per l'aeroporto- rispose una voce maschile.
-Sinceramente no. Dovrei vestirmi sono appena uscita dalla vasca!- rispose lei sbuffando.
-Miss Parrilla le do mezzora. Alle otto in punto la voglio pronta le ricordo che il volo é alle nove meno un quarto- disse lui per poi allontanarsi dalla porta e tornare alla reception.
-Dio ma non posso fare nulla che tempo non me ne rimane- in quel momento le veniva di urlare, era stufa del suo manager che le diceva tutto quello che doveva fare, come e anche quanto tempo doveva impiegare. Tornò in bagno a sistemare i capelli che erano ancora bagnati e scompigliati, in fretta e furia li asciugò per poi correre verso il letto dove poco prima aveva sistemato l'intimo e i vestiti che avrebbe indossato. Impiegò alcuni minuti a vestirsi completamente, si mise un trucco non molto aggressivo per poi raccogliere le sue ultime cose e metterle nel trolley rosso per poi chiuderlo. Prima di uscire dalla stanza si guardò un ultima volta allo specchio, uno specchio che rifletteva una fantastica donna con gli occhi color nocciola, dai capelli non molto lunghi o per descriverli meglio lunghi fino all'altezza del collo, e da un sorriso che ultimamente non mostrava quasi mai per via dei casini che le stavano succedendo. Prese il cellulare che aveva sbadatamente lasciato sul letto e controllò se aveva messaggi da Adam, il produttore del telefilm di grande successo alla quale stava parte partecipando anche lei. Aprì la porta della stanza per poi spingere fuori il trolley rosso come il rossetto che aveva messo quella mattina e chiudere la porta della stanza "e adesso che faccio? " pensò. Prese l'ascensore e scese al piano terra recandosi il più naturalmente possibile alla reception.
-Mi scusi, ha visto per caso il mio manager? Doveva essere qui- chiese la donna. Al suo fianco c'era un uomo molto alto forse un metro e settanta se non di più, beh una cosa Lana l'aveva capita, che quell'uomo era decisamente più alto di lei. Indossava un paio di pantaloni scuri accompagnati da una cintura color nocciola, delle scarpe ne troppo sportive ne troppo eleganti e una semplice magliettina a maniche corte bianca con una scritta nera che attirò l'attenzione di Lana per qualche istante "Let go to the Vancouver" fu proprio la parola Vancouver ad attirare la sua attenzione. Forse dal semplice fatto che lei stesse per andare a Vancouver per iniziare le riprese e quella maglietta le ricordò che doveva sbrigarsi a trovare Jack prima di correre il rischio di perdere l'aereo.
-Per favore potrebbe rispondere alla mia domanda?- chiese Lana appoggiando la borsa alla sua sinistra.
L'uomo al bancone non le rispose anzi continuava a ignorare la sua presenza e questo non fece altro che farla innervosire più di quanto non lo fosse già.
-É scortese non rispondere a una signorina che vi fa una domanda- disse serio l'uomo al suo fianco mentre faceva un'espressione buffa e continuava a stropicciare con l'indice e il pollice l'angolo della pagina di giornale che aveva appena iniziato a leggere. La donna lo guardò di nuovo per qualche istante sperando che lui non si accorgesse del suo sguardo intento a squadrarlo in tutto e per tutto. Ad un tratto l'uomo si voltò verso di lei, Lana non fece altro che rivolgergli mezzo sorriso e abbassare lo sguardo un piccolo depliant sul bancone della reception, il cuore le batteva così forte che sembrava balzarle fuori dal petto solo per l'emozione che stava provando perché quell'uomo dagli occhi della quale non conosceva ancora il colore la stesse osservando in un modo tenero.
-Mi chiedo se a volte prima di assumerli, si prendono il disturbo di controllare se sanno svolgere il loro lavoro- disse lui con un tono sicuro di se.
-Forse avete ragione- si limitò a rispondere la donna
-Allora devo farti di nuovo la stessa domanda o rispondi?- chiese Lana con un tono seccato.
-No. Non ho visto il suo manager e adesso si tolga dai piedi- rispose l'uomo al bancone in un modo scortese che fece innervosire Lana.
-Come si permette a rispondere in questo modo a una signorina? La direzione non sarà felice di avere una mia lamentela lo sa vero?- Dio la stava difendendo, a suo parere doveva essere qualcuno di importante ecco spiegato il motivo di quella frase.
-Mi scusi signor Di Blasio- disse lui abbassando lo sguardo.
-Non devi scusarti con me ma con la signorina- aggiunse sempre con un tono seccato.
-Miss Parrilla le mie più sentite scuse- concluse l'uomo tornando a scrivere delle cose al computer.
-Oh ecco, piacere io sono Lana, Lana Parrilla- aggiunse lei lasciando il depliant sul bancone per porgergli la mano.
-Il piacere é tutto mio Miss Parrilla, sono Fred, Fred Di Blasio- disse lui prendendole la mano per poi lasciare un tenero bacio sulla mano. Lana arrossì a quel tenero saluto e a quel piccolo bacio sulla mano.
-Siete Lana, la famosa Regina Cattiva di Once Upon A Time giusto?- chiese lui con galanteria.
-Si, ormai tutti mi conoscono come la grande e temibile Regina Cattiva- rispose lei sorridendo e forse era anche un po' arrossita in volto.
-Beh di presenza non é poi così, Cattiva. Di persona si capisce molto che é molto simpatica, e secondo me anche speciale- disse lui guardandola teneramente.
-Se fossi speciale non sarei piena di casini- disse lei incupendosi un po' al solo pensiero del periodo di merda che stava passando.
-Ehi. Va tutto bene, non volevo farvi rattristare- disse lui cercando di scusarsi.
-E beh, nella vita ci possono essere momenti bui, a volte anche lunghi ma come ogni periodo a un inizio e una fine. Dovete solo aver pazienza, vedrete che a breve ritornerà la luce a splendere nelle vostre giornate- disse lui sorridendole, e forse quel sorriso l'avrebbe fatta sentire meglio, anzi le aveva totalmente fatto allontanare quei brutti pensieri.
-Grazie. Grazie per queste splendide parole e vi prego, diamoci del tu- disse lei sorridendo.
-Di nulla. Lana- rispose lui con un sorriso davvero tenero che forse la stava facendo sciogliere.
-É stato davvero un piacere conoscerti Fred- aggiunse lei sorridendo.
-Oh si. É stato davvero molto bello conoscerti- disse a sua volta lui con un'altro semplice ma tenero sorriso. Lana spostò lo sguardo alla sua sinistra e vide il suo manager dirigersi verso di lei.
-Signorina Parrilla, scusate ma ho avuto un imprevisto- disse il manager della donna.
-Dio Jack ti ho cercato ovunque! E dicevi a me di sbrigarmi!- lo rimproverò la donna assumendo un'espressione seria. Fred non fece altro che sorridere a quella scena, anzi a quell'espressione davvero buffa di Lana, anche se secondo lei era la sua espressione "seria."
-Mi scusi, mi scusi davvero tanto ho avuto un imprevisto con...- lo sguardo di Lana in quel momento gli fece capire che non le fregava davvero una mazza di ciò che era successo.
-Credo sia giunto il momento di andare- disse il manager.
-Credo di si. Fred é stato un piacere conoscerti- disse la donna afferrando il trolley.
-Beh sono sicuro che ci incontreremo presto- disse lui sorridendole.
-Mm cosa ti fa essere così sicuro?- chiese lei ridendo teneramente.
-Speranza- rispose porgendole la mano.
-Allora Miss Parrilla- li interruppe il manager avvicinandosi ancora.
-Devo andare. Allora a presto-  concluse lei facendogli un ultimo e tenero sorriso in segno di saluto dopo aver stretto la sua mano. Fred la guardava allontanarsi così, senza far nulla ma poi penso che forse doveva essere lui a fare le carte per far si che si fossero incontrati di nuovo.
-Aspetta! Prima che vai via, lasciami almeno il tuo numero- le chiede Fred. Lei si fermò rimanendo di spalle e accennò un piccolo sorriso.
-E chi mi dice che possa fidarmi?- disse lei scherzando per poi tornare verso di lui.
-Beh se non ti fidi di me, prova a fidarti di te stessa- disse lui regalandole un sorriso. Lei ci pensò forse molto meno di quanto si aspettasse. Prese un foglietto a caso sul bancone della reception e si fece dare una penna per poi scrivere in modo molto veloce il suo numero di cellulare.
-Ecco, adesso devo andare. Allora ci si vede presto- disse lei sorridendogli per poi seguire il suo manager.
-Ah! Dimenticavo. Spero di ricevere una chiamata o anche un SMS da parte tua. Ci conto- concluse lei con un sorrisetto troppo dolce ma allo stesso tempo malizioso. Fred si limitò a sorriderle per poi osservarla allontanarsi, ebbene si, dalla reception si poteva benissimo vedere l’esterno, infatti lui osservò Lana salire sull'auto. Lana continuava a pensare a tutte le stupende sensazioni che aveva provato in quei dieci minuti passati con Fred, come se tutto quello che stesse passando fosse sparito dalla sua vita. Abbassò il finestrino dell'auto per prendere un po' d'aria prima che la macchina si allontanasse e su li che notò qualcosa sul marciapiede davanti all'hotel. Una piuma. Un'altra piuma, ma che diamine significasse ancora non lo aveva capito.
-Ma che?- sussurrò la donna scendendo dall'auto per poi prendere quella piuma e risalire. La stava ancora osservando mentre la macchina iniziò a muoversi verso l'aeroporto, stava cercando di capire che significasse o forse era solo un caso come quello della sera prima. Fred memorizzò il numero di Lana nel cellulare e poi prese un depliant dal bancone della reception e notò la borsa della donna.
-Ma che? Bene il destino vuole farci incontrare ancora Miss Parrilla- borbottò Fred afferrando la borsa per poi correre fuori, ma arrivò troppo tardi. L'auto era già partita e troppo lontana per raggiungerla correndo.
-Ti troverò- sussurrò con mezzo sorriso per poi rientrare in Hotel.
-Ma dove ho messo la mia borsa?- borbottò Lana cercando la borsa accanto a se.
-Cosa cerchi?- chiese il manager voltandosi verso di lei.
-La borsa, forse l’ho dimenticata sul bancone quando ti cercavo- rispose Lana un po’ nervosa.
-Certo se pensavi a flertare con il signor Di Blasio è normale che dimentichi le cose. E poi pensi a raccogliere piume- disse lui con  un tono alquanto fastidioso.
-Devo proprio rispondere a questo tuo commento che non serve proprio a una mazza?- disse lei guardando il paesaggio fuori dal finestrino.
-Se rispondi o no non ha nessuna importanza, fatto sta che stavi flertando con Fred Di Blasio, ti rendi conto delle conseguenze? Potresti giocarti il posto alla ABC Studios!- disse il manager alzando leggermente il tono della voce.
-Ma dico non posso nemmeno farmi degli amici che tu devi mettere becco ovunque diamine! E poi diamine voglio anche io una vita privata! Tu hai moglie e figli fatti una dose di cavoli tuoi la mattina e vedrai che andremo d’accordo- rispose irritata la donna voltandosi verso di lui.
-Non si permetta di parlarmi in questo modo Miss Parrilla, lei sa che ho ragione- disse lui guardandola infuriato. La donna si stava innervosendo in una maniera unica, non aveva fatto nulla di male diamine, aveva solo fatto amicizia con un uomo che a suo parere era fantastico e di certo Jack non era nessuno per dirle se poteva farsi amici o meno.
-Che c’è adesso ti è caduta la lingua?- disse lui provocandola, Lana ci mise un istante a guardarlo negli occhi e mollargli uno schiaffo davvero pesante, forse il rumore del contatto fra la sua mano e la guancia di Jack l’aveva sentito anche l’autista a cui scappò un sorriso compiaciuto a quella sberla. Ad un tratto l’auto si fermò davanti all’entrata dell’aeroporto, Lana ci mise un istante a piantarlo in asso e scendere dall’auto per poi recuperare la valigia nel portabagagli e dirigersi verso l’entrata.
-Dove vai adesso!?- disse lui urlando.
-A prendere il volo per Vancouver, a un’ultima cosa, questo volo lo prendo da sola e non ti permettere a seguirmi perché ne ricevi un’altra di sberla- disse lei guardandolo un istante per poi continuare a camminare.
-Non puoi fare questo!- urlò lui seguendola, ma due guardie, le guardie della security che l’avrebbe scortata fino al check in, lo fermarono.
-Jack, va a farti fottere il più presto possibile- disse Lana continuando a camminare per poi alzare la mano salutandolo con un sorrisetto compiaciuto. Dio finalmente aveva avuto il coraggio di sbarazzarsi di lui, e che diamine non ce la faceva più a fare quello che diceva lui, non poteva nemmeno farsi un amico che lui doveva sempre aprire quella boccaccia da stronzo. Fred era in macchina, aveva il volo per New York e fra meno di dieci minuti doveva essere già all'imbarco. L'auto lo lasciò davanti all'aeroporto dove notò Jack, il manager di Lana, si aggiustò la camicia e poi afferrò il borsone e la borsetta di Lana per poi avvicinarsi a lui.
-Salve. Vorrei sapere dove si trova la signorina Parrilla- chiese Fred guardandolo più serio che mai.
-E che mi importa, quella sgualdrina può anche crepare il suo comportamento é tipico di una bambina, anzi di una donna che la cerca- rispose lui con un sorrisetto che fece innervosire Fred.
-Tappati la bocca, anzi la mattina lavala bene che é meglio. Tu non vali nemmeno la metà do quella donna- disse dirigendosi verso la porta dell'aeroporto.
-Ehi tu aspetta. Dimmi la verità che già te l'ha data, anzi già più di una volta ha conosciuto il tuo letto d'albergo- disse Jack.
-Non ti azzardare! Non ti conviene metterti contro di me- disse Fred voltandosi infuriato.
-Beh un giorno riuscirò a prenderla e sarà mia. Tu non ci sarai per sempre caro Di Blasio- aggiunse Jack ampliando il sorrisetto.
-Tu non sei nessuno per decidere su di lei e...- si interruppe un secondo per mollargli un pugno in pieno volto.
-Prova ad avvicinarti a lei e sei un uomo morto mio caro- concluse Fred lasciandolo con mezzo setto nasale insanguinato. In quel momento aveva giurato a se stesso che non avrebbe permesso a nessuno di trattar male quella donna che anche se la conosceva da appena tre ore, in quel piccolo lasso di tempo qualcosa nella sua vita stava cambiando, e con un pò di fortuna, quel qualcosa poteva inserire una nuova persona all'interno della propria vita e dei propri figli. 




NDA. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, fra un paio di giorni publicherò il secondo, e che dire, ringrazioni Mireya per sopportare i miei scleri da oncers pazza da manicomio. Ringrazio Noemi per esserci sempre (la stessa cosa Mireya u.u senza di lei sarei persa, senza lei e le pazzie a cui diamo vita(?) si la mia sis/madre/nonna è unica xD) detto questo alla prossima xD


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo II
 
“Allora. Sono tornata con il  secondo capitolo
della storia Flana. Il primo capitolo l'ho scritto in 
terza persona . Ma questo ho intenzione di scriverlo dal punto
di vita di Lana. L'inizio sarà in terza ma poi capirete subito quando
sarà in prima persona.
Questo capitolo lo dedico alla mia puffa. Nonostante la
Lontananza ci vogliamo bene e i nostri scleri sono unici.
Beh detto questo buona lettura.
Lana_parrilla”

 
 
 
Aspettava la chiamata del proprio volo, dio era piu di mezzora che era seduta la e nessuno si degnava a chiamare il volo per Vancouver. Non face altro che pensare a quell'uomo, a quell'uomo che si era dimostrato tanto gentile nei suoi confronti, avevano parlato per pochi minuti ma era già qualcosa. Guardava quel cellulare da tanto e sperava che lui la chiamasse, o anche solo un messaggio, aspettava, aspettava e aspettava finché la ragazza non chiamò il suo volo.
-Si prega i gentili passeggeri del volo diretto a Vancouver di dirigersi verso il tunnel grazie- disse la ragazza iniziando a controllare per la seconda colta i biglietti. Mi alzai dalla sedia e presi la borsa che avevo appoggiato al mio fianco, e in quell'istante il cellulare suonò. Un messaggio, si era un messaggio. Sbloccai il cellulare e aprì quel messaggio che mi era appena arrivato. «Voltati» il testo del messaggio era proprio questo. Istintivamente mi voltai, ma non sapevo nemmeno chi avesse mandato quel messaggio con quell'unica parola, si mi voltai istintivamente non appena lessi il messaggio e chi mi ritrovai davanti?
-Miss Parrilla! Sorpresa di vedermi?- mi chiese Fred avvicinandosi per poi prendermi la mano e premere delicatamente le sue labbra contro la mia pelle.
-Sinceramente credevo che non mi avreste cercata più. Dopo aver visto che razza di manager ho scelto credevo che non volessi più avere a che fare con me- risposi ironicamente ma con un filo di tristezza, perche era davvero quello ciò che stavo pensando.
-E perché mai! E beh riparlando del vostro manager dubito che si avvicini di nuovo a voi- rispose lui guardandomi con un piccolo sorriso per poi avvicinarsi.
-Davvero? Anche se l'ho licenziato qualcosa mi dice che romperà ancora- aggiunsi sistemando il vestito.
-Se si avvicina lo uccido- disse lui assumendo un’espressione seria, era strano il modo in cui aveva cambiato espressione.
-Ehi é successo qualcosa? Avete letteralmente cambiato espressione- chiesi cercando di non immischiarmi in affari che non mi riguardassero.
-Nulla state tranquilla. Solo che non mi va molto a genio quell'uomo sempre attaccato a voi- rispose. Non ne so pienamente il motivo ma qualcosa mi diceva che stava mentendo, sorvolando il fatto che con lui ogni paura, ogni insicurezza svanivano nel nulla. Mi sentivo pienamente a mio agio con lui, ed era molto strano. Che fosse amore? Ma non credo che qualcuno fosse capace di amarmi. No, appunto per questo non era amore, era semplicemente affetto, almeno credo, é semplicemente affetto verso qualcuno con la quale ti trovi a tuo agio.
-Ma se ci diamo del tu?- chiesi un pò imbarazzata.
-Certo! Per me va benissimo Lana- rispose lui ritornando a sorridere.
-Allora dimmi, che ci fai qui?- chiesi un po' curiosa, ma la mia curiosità era un po' fuori luogo.
-Ma nulla ti stavo riportando la borsa e beh devo partire anche io per il Vancouver- rispose porgendomi la mano con la borsa.
-Oh grazie!- afferrai la borsa ma notai qualcosa di strano nella sua mano, precisamente sulle nocche, si erano un po spaccate e rosse.
-Ti fa male?- chiesi appoggiando la borsa sulla sedia per poi tirar fuori una piccola scatolina dove tenevo i cerotti e un po' di disinfettante.
-Cosa?- chiese lui confuso alla mia domanda.
-La mano. Ti fa male? Se hai fatto a pugni non é affar mio ma é rossa e anche un po' spaccata dammi disinfetta un po'- gli dissi. Lui non fece obiezioni e mi diede la mano senza dire una parola, iniziai a passare il disinfettante cercando di non fargli male.
-Ah- gemette appena dal bruciore del disinfettante.
-Scusa non volevo- dissi allontanando il cotone imbevuto di disinfettante dalla sua mano.
-Ma no tranquilla. Grazie- disse infine guardandomi sorridendo.
-Aspetta metto una piccola benda cosi non si sporca e evitiamo che prenda infezione- ripresi la scatolina e tirai fuori la benda, per poi fasciargli la mano.
-Ecco fatto. E adesso meglio salire altrimenti perdiamo l'aereo- dissi mettendo tutto dentro la borsa in fretta e furia.
-Eh Lana- disse lui non appena mi voltai per andare verso il tunnel.
-Si? Dimmi- dissi per poi fermarmi e voltarmi verso di lui. Rimase in silenzio, come se volesse dirmi qualcosa ma non riusciva a pronunciare quelle parole.
-Grazie per la medicazione- disse con un piccolo sollievo.
-Nulla. Sei mio amico giusto?- chiesi.
-Certo! E me lo chiedi!- rispose avvicinandosi.
-Allora non devi ringraziarmi. É questo che fanno gli amici- risposi per poi avviarmi verso il tunnel seguita da Fred. Camminai lungo il corridoio dell'aereo e stranamente Fred era sempre dietro di me, non che la cosa mi desse fastidio anzi mi faceva piacere, forse avevamo i posti quasi vicini o chi lo sa, il destino a volte si prende gioco delle persone, e sinceramente ero stufa delle prese in giro del destino. Dopo un po' trovai il mio posto e sistemai la borsa nel posto accanto, tanto come al solito sarei stata sicuramente sola.
-Mi dispiace signorina ma devo chiederle di togliere la sua borsa da questo posto- disse Fred.
-Perché?- chiesi ridendo e incrociando le braccia.
-Perché mi sa che questo é il mio posto- rispose ridendo.
-Bene allora prego accomodatevi- dissi prendendolo un pò in giro.
-Grazie signorina- rispose per poi accomodarsi al mio fianco.
-Si prega i gentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza stiamo per iniziare il decollo- disse il pilota. Allacciai la cintura di sicurezza per poi tornare a guarda Fred, era cosi carino, cioé non che provassi qualcosa per lui, ma stranamente al suo fianco avevo dimenticato la paura che ho sempre provato non appena salita su un aereo.
-Allacciata la cintura?- mi chiese sorridendo .
-Certo! E tu?- risposi con una domanda, spostando dietro l'orecchio una piccola ciocca di capelli.
-Certo, non vorrei ritrovarmi dall'altro lato dell'aereo- rispose lui ridendo, una risata che contagiò anche me. L’aereo iniziò il decollo, mi limitai a guardare fuori dal finestrino e iniziai ad ammirare il paesaggio, le case e la pista allontanarsi sempre di più fino a scomparire del tutto sotto le nuvole.
-Lana, se ti va perché non mi parli un po’ di te?- mi chiese Fred con un tono per nulla invasivo.
-Beh non ho molto da raccontare, la mia è una vita alquanto comune-  risposi continuando a guardare fuori dal quel piccolo finestrino dell’aereo.
-Comune non direi, sei un’attrice e anche molto brava- mi voltai verso nella sua direzione, e iniziai ad osservarlo mentre leggeva, o faceva finta di leggere quel giornale che gli aveva dato pochi secondi prima l’hostess.
-Beh la mia vita fino ad adesso ha fatto letteralmente schifo- aggiunsi abbassando lo sguardo.
-Se non vuoi parlarne non fa nulla- disse lui posando il giornale.
-Siamo amici no?- chiesi guardandolo appena.
-Beh dopo tutti questi incontri credo proprio di si- rispose lui sorridendo.
-Avevo sedici anni…- dissi appena quando un nodo alla gola mi bloccò.
-Ehi sul serio se ti fa male parlarne non voglio che dici una parola in più. Sul serio non voglio che tu stia male- ripete lui.
-Avevo sedici anni quando mio padre è morto. È morto ucciso da un maledetto colpo di pistola- qualcosa dentro di me diceva che di lui potevo fidarmi e potevo dirgli tutto.
-Oddio mi dispiace Lana, non avrei mai dovuto farti questa domanda- mi stava osservando con uno sguardo, uno sguardo di chi voleva dare un abbraccio a una persona che ne sentiva il bisogno, e in quel momento ne sentivo davvero il bisogno.
-Lana sul serio. Ti fa male parlarne- sussurrò lui per poi stringermi in un tenero abbraccio. Qualcosa stava cambiando, ritrovarmi tra quelle braccia mi ha fata sentire al sicuro da tutto e da tutti come se niente e nessuno mi  avrebbe mai fatto del male se ci fosse stato lui a proteggermi.
-Va meglio?- mi chiese staccandosi per poi prendere un fazzoletto e asciugarmi la guancia. Ebbene sì avevo iniziato a versare lacrime senza nemmeno accorgermene.
-Credo di si- risposi con un filo di voce.
-Su adesso cambiano discorso- propose accarezzandomi la guancia. Perché la sua mano mi stava facendo sentire così bene? Mi sentivo bene accanto a lui era tutto così strano e sinceramente anche nuovo per me, non avevo mai provato quello che stavo provando in quell’istante.
-Bene raccontami un po’ di te se ti va- chiesi accennando un piccolo sorriso.
-Beh che dirti di me ho tre figli e sono divorziato da un anno se non di più- concluse con un piccolo sorriso.
-Oh mi dispiace- sussurrai dispiaciuta per la sua situazione.
-Beh all’inizio andava tutto bene ma poi dopo la nascita di Matt abbiamo iniziato a non andare molto d’accordo e ovviamente facevamo soffrire anche i ragazzi. Quello che ci soffriva di più essendo il più grande era Jack-  era così triste, si era decisamente triste quello che gli era successo insomma lo conoscevo ancora da un giorno ma da come si dimostrava e dal suo comportamento cosi gentile, si capisce che è una brava persona, per non dire ottima. Per un attimo mi accorsi dei suoi occhi che mi fissavano, mi voltai verso di lui per poi guardarlo negli occhi, erano cosi dolci, e quel sorriso era così dolce che aveva quasi la capacità di sciogliermi, o forse mi ero già sciolta.
-Ehi sei stanca?- mi chiese continuando a guardarmi negli occhi.
-N-no sto bene, non sono affatto stanca- risposi trattenendo uno sbadiglio e per poco gli occhi non si appannarono per la stanchezza.
-Su appoggiati alla mia spalla se vuoi. Sei stanca e beh il viaggio è lungo e devi essere in forze per iniziare le riprese- continuò lui.
-No davvero sto bene- e fu così che sbadigliai in quell'istante e lui non fece altro che sorridere dolcemente.
-Dai ti si legge in faccia che sei stanca- aggiunse.
-E va bene. Ma solo perche sei mio amico- risposi ridendo per poi appoggiare la testa sulla sua spalla. Pochissimi secondi dopo mi ritrovai avvolta da un braccio, il suo braccio. Mi sentivo al sicuro e protetta fra quelle braccia che riuscivo quasi a sentire il calore del suo corpo contro il mio, e quel calore era capace di farmi addormentare cosi, su due piedi. Mi addormentai appoggiata a lui, e l'ultima cosa che ricordo e il suo braccio che mi stringeva e le luci dell'aereo che si spegnevano.
 
[x]
-Lana, Lana svegliati- sussurrò qualcuno scuotendomi leggermente. Non sapevo da quanto tempo mi fossi addormentata, ma una voce dolcissima e una mano che mi sfiorava la spalla erano riusciti a darmi il più dolce dei risvegli, per non parlare della fonte di calore che mi stava riscaldando molto.
-Su vostra maestà e ora di svegliarsi- mi sussurrò Fred con una voce tanto dolce.
-Mm. Quanto tempo ho dormito?- chiesi mezza assonnata alzando la testa.
-Direi per quasi tutto il viaggio, siamo quasi arrivati- rispose lui sorridendo.
-Perché ridi? Si avrò un aspetto orribile, ma sopportami- ero consapevole del mio aspetto da mezza addormentata ma forse era leggermente accettabile.
-Beh rido perché sei letteralmente carina appena sveglia- mi veniva da ridere ascoltando quelle parole, ma era la cosa più dolce che mi sia mai stata detta.
-Ma scherzi? Avrò i capelli a pazza! E sulla mia faccia sarà stampata la tua spalla- la sua ridata contagió anche me, vidi la sua mano avvicinarsi al mio viso e in quell'istante lo guardai negli occhi come se qualcosa, anzi come se provassi qualcosa di piu a semplice affetto. Con la sua tenera mano maschile spostò una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Ehm, non credi che dovremmo allacciare le cinture?- chiesi interrompendo quel semplice ma allo stesso tempo fantastico contatto.
-Credo di si- rispose lui mettendosi comodo per poi allacciare la cintura.
-Bene credo che stiamo per atterrare- dissi per poi fare lo stesso.
-Si hai ragione- rispose lui. Non feci molto caso all'atterraggio, anzi era stato piu veloce del solito.
-Credo sia ora di scendere- dissi slacciando la cintura per poi afferrare la borsa. Mi diressi verso il solito tunnel per poi sbucare dentro l'aeroporto dove trovai la solita security che mi avrebbe scortata fino al mio Hotel dove sarei rimasta per i primi tre giorni.
-Allora, ci si vede?- chiesi a Fred prima di andare.
-Certo ci sentiamo-  rispose lui sorridendo. Ci scambiammo un tenero bacio tra amici, uno tra amici nulla di pretenzioso.
-Ciao!- lo salutai alzando la mano in lontananza, lui rispose con un sorriso e credo che fosse rimasto li a fissarmi finché non fossi uscita dall'aeroporto.
-Prego miss Parrilla- disse l'uomo dalla quale non rammento il nome, per poi aprire la portiera dell'auto.
-Grazie- risposi semplicemente. Il sorriso di Fred mi era rimasto impresso nella mente, come se non riuscissi a staccare  il pensiero da quel sorriso, forse stavo iniziando a provare qualcosa di piu che semplice amicizia, o forse no. “Devo solo aspettare un segno. Si un segno che mi dica se lui è l'uomo giusto” pensai. Si dovevo solo aspettare un segno che mi dimostri che siamo destinati. Mi addormentai ammirando il paesaggio che spariva man mano che andavamo verso l'hotel.



Nda. Salve miei prodi u.u sorry il ritardo ma ho avuto imprevisti <3 vi amo tutti e spero presto di iniziare il terzo <3 Bye <3


 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


“Questo capitolo l’ho scritto in terza persona
Spero possiate perdonarmi per il mio continuo
Cambio di persona verbale xD
Questo capitolo lo dedico
a Delfi_SirioStars. Quella pazza
che appena legge i capitoli Flana mi si scioglie come un gelato
e ovviamente mi servirebbe Ingrid per ripristinarla xD
HoodBye e al prossimo capitolo”
 
 
 
Era ancora in macchina quando sentì una voce chiamarla, era una voce maschile un po’ fredda ma non molto. Lana aprì gli occhi cercando di mettere a fuoco l’immagine del paesaggio e delle persone che si ritrovava davanti, pensava ancora a Fred, e a quanto era dolce con lei, già dolce come nessuno lo era mai stato da quando suo padre era morto.
-Miss Lana siamo arrivati ma abbiamo un problema- disse il manager aprendo la portiera.
-Ah si? Quale?- chiese ingenuamente la donna.
-Si sono dimenticati di prendere la sua prenotazione per la camera. Dobbiamo cercare un altro Hotel- concluse l’uomo in giacca e cravatta. Lana non aveva molta voglia di discutere, quindi si limitò ad un cenno d’approvazione.
-State bene Miss Lana?- chiese l’uomo notandola un po’ strana e diversa dal solito.
-Eh? Si sto bene- rispose chiudendo la portiera dell’auto. Non le andava di parlare del suo stato fisico ed emotivo, già non le andava proprio. La macchina iniziò a muoversi di nuovo e sinceramente dentro quell’auto c’era un silenzio davvero strano che portò Lana a pensare a parecchie cose. Pensare, si non faceva altro che pensare se tutto quello che stava succedendo lo voleva davvero. Non sapeva se voleva continuare a fare l’attrice, non sapeva più nulla, sapeva e voleva soltanto provare amore. Il paesaggio che spariva man mano che avanzavano verso il secondo Hotel era davvero fantastico solo che lei non ci faceva nemmeno caso, stava facendo la ragazzina. Seduta in macchina, con le cuffie e le canzoni più tristi di questo mondo, si decisamente come una ragazzina triste e che pensa a una miriade di cose e non riesce a trovare una soluzione e allora si rifugia nella musica.
-Siamo arrivati Miss Lana- disse l’uomo aprendole la portiera. Lana istintivamente scese dall’auto senza togliere gli auricolari, era già stata in quell’Hotel quindi credeva che avrebbe avuto la stessa stanza dell’ultima volta. La donna si limitò a seguire silenziosa il ragazzo che la scortava passo, passo.
-Trecentosessantacinque è il numero della sua stanza- disse il ragazzo senza che la donna gli prestava attenzione. Lana si limitò ad annuire per una milionesima volta per poi prendere la chiave e leggere il numero della camera.
-Vado da sola. Ho bisogno di stare sola- disse la donna rimettendo l’auricolare. Il ragazzo si limitò ad annuire per poi osservarla allontanarsi verso l’ascensore dell’Hotel. Lana chiuse gli occhi per un istante e non si accorse che l’ascensore si era fermato per far si che al suo interno entrasse un uomo alto, che lei aveva lasciato ore prima all’aeroporto.
-Lana?- disse l’uomo.
-Lana ehi- aggiunse Fred sorridendo e sfiorandole leggermente il braccio in modo da non sembrare troppo invasivo.
-Fred?- disse Lana sorpresa non appena aprì gli occhi e si ritrovò davanti la persona alla quale stava pensando da quando lo aveva lasciato.
-Sono felice di rivederti Lana!- disse Fred senza batter ciglio. Lana si limitò a un piccolo seppur malinconico sorriso.
-Ehi stai bene?- chiese Fred guardandola in volto, un volto che forse era preoccupato, turbato, e si vedeva da miglia lontane che non stava bene.
-Nulla, sto bene- sussurrò appena la donna togliendo quelle cuffie per poi conservare il cellulare in tasca.
-Ehi siamo amici no? Di me ti puoi fidare- aggiunse Fred accarezzandole il viso per togliere una lacrima che era appena scesa.
-Non so se sono sicura di voler continuare. Non sono più sicura di niente Fred- ammise la mora guardandolo appena.
-Non posso dirti cosa fare ma posso consigliarti se vuoi- voleva aiutarla, come poteva un fiore così bello soffrire così tanto?
-Cosa mi consigli? Voglio fare la cosa giusta ma no so quale sia- chiese la donna quando ad un tratto perse l’equilibrio per via dell’ascensore che si era fermato tutto ad un tratto.
-Attenta!- disse Fred riuscendo a prenderela prima che cadesse per terra.
-Grazie- sussurrò Lana mentre Fred la aiutava a mettersi in piedi.
-Secondo me dovresti continuare, sei bravissima e poi ti amano un sacco di persone- disse Fred sorridendo e forse una di quelle persone era lui.
-Aspetta prima di parlare di me, si è bloccato l’ascensore?- chiese Lana a Fred.
-Si ma no è questo il problema Lana, il problema sta che tu hai perso la fiducia in te stessa, devi solo recuperarla hai solo bisogno di una mano a farlo. E guarda caso hai bisogno di distrarti un po’- concluse Fred sedendosi a terra e appoggiando la schiena contro il muro dell’ascensore e poco dopo lo fece anche Lana ma prima si tolse la giacca.
-Tu credi questo?- chiese la donna abbassando lo sguardo.
-Si, succede a tutti abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci aiuti per un po’- aggiunse Fred mentre Lana rimase in silenzio senza dire una parola.
-Beh poi il sottoscritto voleva invitarti a cena una sera di queste- aggiunse nuovamente l’uomo.
-C-cosa davvero?- chiese Lana stupida per il gesto improvviso dell’uomo.
-Certo! Chi sarebbe lo stupido che si lascia scappare Lana?- chiese Fred ridendo e riuscì anche a strappare una risata a Lana.
-Accetto l’invito- rispose Lana ridendo.
-Davvero?- chiese Fred stupido dalla risposta, non si sarebbe mai immaginato che Lana accettasse l’invito a cena, ma dopotutto tutti meritano una seconda occasione, anche lui che è divorziato e sinceramente provava qualcosa che semplice amicizia verso quella fantastica donna.
-Si davvero. E poi non credi che due amici ogni tanto debbano uscire insieme?- chiese ridendo.
-Si concordo!- rispose anche lui ridendo.
-Bene allora dimmi dove e quando- disse lei.
-Mm che ne dici di stasera alle ore 21:00 al ristorante dell’Hotel?- chiese Fred.
-Va benissimo!- rispose lei sorridendo.
-Hei sei sicura di stare bene? Non hai un bell'aspetto- chiese Fred guardandola.
-Si sto bene sono solo un pò stanca- rispose lei mentendo, non voleva dirgli cosa si sentiva, ovvero mal di testa e forse aveva anche la febbre per via della notte prima passata fuori al freddo.
-Se hai qualcosa puoi dirlo tesoro, sono qui per ascoltarti ed aiutarti- aggiunse lui sorridendo.
-Grazie sei il migliore amico che abbia mai trovato e che sia disposto ad aiutarmi- rispose lei con un live sorriso.
-E tu sei la ragazza più dolce che abbia mai conosciuto- disse lui con un tono di voce differente dal primo infatti qualcosa era diverso in quell’istante, i loro occhi si incrociarono e non riuscivano più a separarsi, i loro visi si avvicinavano sempre si più, le loro labbra erano quasi in procinto di sfiorarsi, era tutto come doveva essere, doveva solo prendere un respiro profondo e andare avanti, avanti e farsi una vita, cercare l'amore e perchè no, forse l'amore che tanto cercava era proprio davanti a lei, entrambi volevano la stessa cosa. L’amore, l’amore vero e forse quell’amore che cercavano lo avevano entrambi l’uno davanti all’altra.






Nda. Mi scuso se questo capitolo è un pò più corto dei precedenti ma è come dire, un capitolo di passaggio non molto importante all'inizio ma importante alla fine. Beh scusatemi se è così corto ma devo dividermi tra questa e le altre storie xD quindi HoodBye my prettier alla prossima storia e al prossimo capitolo. one kiss...

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