Shaman King After

di Royal Blue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: 500 anni dopo ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: i protagonisti ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: 500 anni dopo ***


SHAMAN KING AFTER

Capitolo I: 500 anni dopo

 

La storia dal sapore agrodolce della lotta mozzafiato tra Yoh, l'erede della famiglia Asakura eletto alla distruzione del male nonché suo fratello gemello, e Hao, diventato poi Shaman King unendosi con lo Spirit King, echeggiava, ormai, come una leggenda dai caratteri irreali. Infatti pochi sapevano come siano andate effettivamente le cose, Yoh e i suoi amici non amano più di tanto discuterne con i curiosi e, per questo, della realtà oggettiva dei fatti e della leggendaria battaglia si sapeva sì e no la superficie di come fossero andate le cose. Per questo c'erano più di mille versioni differenti dello stesso racconto che ha ispirato la letteratura, il cinema, la musica e l'arte in generale. Di questo non bisogna stupirsi: ormai dopo l'ultimo Shaman Fight gli esseri umani avevano appreso la verità dietro gli sciamani e di questo rilevante torneo che ormai era conosciuto dalla totalità degli abitanti della terra. Per più volte questi cercarono di appropiarsi del Grande Spirito o di sfruttare questa rilevante verità ma mai questo fu permesso loro: infatti ormai i Pache avevano più incarichi che mai e tra le tante aggiunte anche quello di difendere le tradizioni sciamaniche e gli spiriti dai maleintenzionati, sia che questi avessero poteri sovrannaturali sia che non. In compenso però, tutta questa storia non aveva fatto che portare popolarità alle località dove si erano svolte le lotte di Yoh e compagni, e la tribù di indiani non aveva perso un secondo nel pubblicizzare i gagets “ufficiali” raffiguranti gli sfidanti di Hao. I luoghi delle loro battaglie divennero veri e propri musei a cielo aperto (a pagamento, ovviamente). Dopo che la grande verità celata per un'eternità riguardo gli spiriti e coloro che possono controllarli fu rivelata, la terra intera era in fermento per il prossimo Shaman Fight, cui per la prima volta nella storia avrebbero preso parte, solo come spettatori e clienti, anche le persone comuni. Ogni anno che passava l'attesa e l'eccitazione per un evento di questo calibro sembrava alimentarsi sempre più, parve quasi che tutti avessero dimenticato che il torneo per decretare lo Shaman King non era un semplice evento sportivo, non stiamo parlando delle Olimpiadi! Si teneva unicamente per proteggere l'universo intero dalla distruzione che porta la comparsa della Stella del Destino e della sua gemella nascosta nell'ombra. In un modo e nell'altro, i cinquecento anni passarono. Era il momento di decretare chi sarebbe stato il prossimo Re degli sciamani.

 

Villagio dei Pache, 14 febbraio 2499

Aleph si mise a correre il più velocemente possibile, il tempo scorre e non aspetta nessuno: avrebbe fatto ritardo all'ennesima riunione ufficiale per decidere sulle sorti dello Shaman Fight, di nuovo. Non poteva permettersi un altro ritardo: era un ragazzo giovane e molto talentuoso, veloce ad apprendere e amante delle antiche tradizioni. Queste e molte altre sue ottime qualità, quali la fermezza e l'incredibile imparzialità gli avevano fatto ottene alla prematura età di quindici anni il titolo di membro ufficiale dei dieci officianti Pache. Rispetto a quando a capo presiedeva Goldva erano successe tante cose, infatti dopo l'ultimo torneo questi aveva deciso di ritirarsi per andare a vivere come eremita nelle zone più aspre e sperdute del mondo, non si avevano sue notizie da secoli ed era, ormai, ovvio pensare che fosse morto. Aveva una grande forza e giudizio ma anche una volontà di ferro come la sua si doveva piegare al tempo. Il nuovo capo della tribù si chiamava Silvery, un tipo un po' burbero nei modi e freddo nel comportamento ma sicuramente forte, anche se mai nessuno l'aveva visto all'azione ed era rimasto... vivo. Non è chiaro quale sia il suo spirito protettore ma sicuramente è dall'incredibile potenza, può distruggere un'isola con un solo pugno, o almeno è così che si racconta. In ogni modo, Aleph più volte era stato sgridato per i suoi continui ritardi e avrebbe potuto perdere il suo posto se avesse continuato così e non poteva permetterselo. L'appuntamente era per un'ora prima dell'alba nella tenda che era stata precedentemente allestita per l'evento, ormai si intravedevano piccoli, flebili raggi di sole; era quasi l'alba! Un ritardo di quasi un'ora... Questo era senza dubbio il suo record personale. Aumentò il passo preso da un evidente nervosismo che aumentava ad metro che percorreva. Il vento gli scompigliava i capelli neri e lucenti che sembravano l'unica sua vera e propria preoccupazione: trascorreva le ore intere a dedicarsi a trattamenti e lavaggi vari con prodotti anche molto costosi per rendere la sua chioma favolosa. Portava il vestito classico dei Pache e una fascia decorata a motivi greci: infatti sua madre era di origine greca mentre il padre era un indiano di tutto rispetto, normalmente non sono permessi i matrimoni misti, non in una tribù con un compito così importante e non in un momento così delicato ma quella volta ci fu un'eccezione destinata a non ripetersi, un evento più unico che raro. Gli occhi azzurri come il ghiaccio risplendevano nella notte che stava per diventare giorno, la carnagione olivastra e la corona d'alloro che spesso indossava invece della fascia e che in quel momento teneva sotto i vestiti, gli ricordavano le sue origini. Entrò nella tenda appena sorse il sole, precisamente dopo un'ora passata dall'alba.
“Scusate per il ritardo” disse, abbassando la testa senza guardare nessuno in viso, era pronto al rimprovero, passarono secondi di imbarazzante silenzio, poi minuti... quindi il giovane alzò la testa per capire cosa stesse succedendo: vide che la tenda era completamente vuota. “Che abbiano già finito?” pensò tra sé, ma sapeva bene che le riunioni durano mediamente due o tre ore quindi lo reputava assolutamente improbabile. Fece un giro per vedere se mai trovasse qualcuno ma l'unica cosa che riuscì a scorgere fu un biglietto di carta con su scritto: “Sabato 14 febbraio 2499 riunione ufficiale per discutere degli ultimi dettagli sullo Shaman Fight prima di rivelarlo al mondo in diretta TV il giorno seguente. Ora della riunione: un quarto d'ora dopo l'alba, si prega la massima puntualità”. Rimase scosso, ma come era possibile? Non poteva aver sbagliato o confuso l'ora, era sicuro al 100% che gli avessero detto un'ora PRIMA dell'alba e non DOPO, ormai non poteva far altro se non aspettare per scoprire la verità. Dopo pochi minuti ecco arrivare alcuni compagni officianti del giovane Aleph che gli spiegarono, ridendo, che era stata un'idea di Same, un loro amico e compagno e che in effetti era stata un'eccellente idea. La cosa non andò molto giù alla vittima dello scherzo, era infatti piuttosto permaloso, ma ormai cosa poteva fare? Avrebbe pensato poi a un modo per vendicarsi, ormai si erano radunati quasi tutti e Silvery era già nella sua poltrona lussureggiante, pronto a far iniziare la riunione. Quindi Aleph prese posto e prestò la massima intenzione per tutta a durata dell'evento che andò per le lunghe, ben cinque ore di intensa discussione. Era stata un viva discussione il cui fulcro era la domanda che l'intera umanità stava aspettando, ovvero: “Dove si terrà lo Shaman Fight di questa edizione?”, le proposte avanzate avevano incontrato parecchie lamentele e la cosa risultò anche abbastanza noiosa, cinque ore buttate per decidere un luogo, solo un luogo... Ne valeva davvero la pena? La località finalmente scelta venne resa pubblica il giorno seguente in una delle trasmissioni più importanti e più viste d'America dove si presentarono tutti e dieci gli officianti e il loro capo. La notizia venne quindi poi pubblicata in prima pagina su tutti i giornali, ne parlavano i tg di tutto il mondo, ogni sito internet che si rispettasse stava diffondendo l'intervista. Inutile dire che per ambientare il grande torneo nella propria nazione, i grandi capi di stato non avevano esistato a offrire ingenti somme di denaro alla tribù Pache che, per ordini di Silvery, le rifiutò tutte, il giudizio doveva essere imparziale: infatti per la prima volta lo Spirit King aveva deciso di lasciare la decisione del posto alla tribù, cosa che mai prima d'ora si era verificata visto che sempre aveva deciso il Grande Spirito. Lo Shaman Fight, che sarebbe iniziato con le prove di ammissione, si sarebbe inaugurato il 1 Gennaio 2500 in Italia.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II: i protagonisti ***


SHAMAN KING AFTER

Capitolo II: i protagonisti

 

 

Era durante il notiziario di domenica 15 febbraio che la tribù Pache aveva rivelato all'umanità il luogo e la data d'inizio per le selezioni dello Shaman Fight, questa notizia aveva scosso il mondo e tutti gli sciamani, chi più chi meno, si stavano dedicando pienamente agli allenamenti, aumentandone il carico. Eppure non tutti erano così stupiti, c'era qualcuno che già lo sapeva, beh più o meno. Già da due mesi in Grecia il giovane Kassandros, per gli amici Kass, aveva aumentato le ore di allenamento quotidiano: infatti era abbastanza magrolino e non disponeva di una potente muscolatura. In compenso era una persona molto intelligente e fin da piccolissimo si era dedicato all'arte della cartomanzia che gli era stata insegnata da sua nonna, la quale era molto famosa nel loro paese natio per le sue abilità divinatorie. Fin dalla fanciullezza, Kass era stato un ragazzo paziente e pieno di forza di volontà, non essendo predisposto particolarmente per lo sport e non avendo una particolare forza fisica faceva uso della sua furbizia per vincere anche nelle situazioni più disperate. Era il suo grande talento! Riusciva a comunicare con gli spiriti da appena nato e questi, che erano ammaliati dalle sue doti oltre che dal suo carisma, gli suggerivano il modo migliore per uscire dai guai. Gli allenamenti sciamanici gli avevano procurato nervi d'acciaio e un grande sangue freddo: riusciva sempre e comunque a mantenere la calma per poter analizzare la situazione al meglio, infatti sua nonna soleva dire: “la più grande debolezza di un uomo è il lasciarsi trasportare dai sentimenti: ciò acceca i sensi ed annebbia la mente, cela la via d'uscita anche se questa splende come il sole”. Non aveva un buon rapporto con i genitori che erano sempre in viaggio per lavoro e tornavano a casa raramente, non erano particolarmente interessati ai poteri del figlio e nemmeno al grande torneo degli sciamani che si sarebbe tenuto a breve. In quel 15 febbraio, Kassandros aveva quasi 16 anni, li avrebbe compiuti in un mese circa, e si sentiva pronto più che mai per, finalmente, avere la sua occasione per poter partecipare. Fisicamente era un ragazzo magro e abbastanza alto, la pelle era bianchissima, sembrava quasi un cadavere, i capelli erano scuri e cadevano, lunghi, sulle sue spalle. Capitava che li legasse. Invece i suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio. Amava vestirsi completamente di nero, dalla testa ai piedi e portava spesso anelli dorati sui diti e una collanina d'oro con un piccolo cristallo di rocca intorno al collo. Aveva quasi sempre le occhiaie ben evidenti, sia per il colorito candido della pelle che per il poco sonno che lo accompagnava da sempre.
Era sdraiato nella sua camera, a risposare dopo un faticoso allenamento, e stava riflettendo sulla grande avventura che l'avrebbe aspettato. E proprio mentre era assorto nei più contorti e profondi pensieri, entrò in trance con il mondo degli spiriti: grazie a ciò era riuscito a sapere con ben due mesi d'anticipo quando e dove si sarebbe svolto il torneo. Anche se era un professionista nella cartomanzia, sopratutto con i Tarocchi, non era poi così facile entrare in trance completo e fondersi con una anima: non richiedeva solo una grande concentrazione ma anche il luogo e l'occasione dovevano essere particolarmente favorevoli, mai sarebbe riuscito se accecato dall'ira. In questi momenti in cui il suo spirito si riuniva per un tempo più o meno lungo, alle anime dei defunti nel Great Spirit, il suo corpo restava immobile, come morto, e sopratutto, senza alcun tipo di protezione. Avendo una grande forza di volontà era davvero molto raro che uno spirito s'impossessasse di lui senza il consenso del corpo – si era allenato molto in questo con la nonna –, infatti spesso quando non si serviva dei Tarocchi, come ad esempio nella chiromanzia, usurfruiva del suo spirito affinché comunicasse e conducesse nel suo corpo vuoto un qualunque spettro che risiedesse nel Grande Spirito. Infatti questi erano in grado di conoscere il futuro ma non era così semplice: dovevano conoscere almeno le basi e alcuni erano meno precisi di altri, altri volutamente o meno dicevano fandonie... insomma trovare lo spirito giusto al momento adeguato era davvero molto difficile, serviva un allenamento durissimo e dei sensi sviluppati non solo per il corpo ma per l'anima! Infatti il compito di scovare lo spirito giusto per la predizione era proprio dello spettro del ragazzo che cercava nel Great Spirit. Per questo era alla costante ricerca di uno spettro guardiano, dunque cadendo in trance, cercava qualcuno con la stoffa di stare al suo fianco e così facendo si esercitava anche per riuscire a cadere in trance in qualcunque momento, con un duro allenamento sarebbe potuto arrivare a un tale livello da poter controllare tutto solo con la sua volontà e, almeno in vista del torneo, era più che fondamentale. Il tipo di possessione che si verificava dopo che lui cadeva in estasi era molto particolare e differiva dalla semplice tecnica di fusione e possessione ma anche più pericolosa: lo spirito ospite dimorava da solo nel corpo del giovane, lasciando il suo vero spettro al di fuori, il quale sarebbe potuto rientrare solamente dopo la liberazione. Questo perché, così facendo, la potenza era triplicata e si poteva sfruttare al massimo la potenzialità sia del corpo sia dello spirito. Ed era per il momento l'unica tecnica per lui fruibile in quanto era ancora alla ricerca di un custode tra le anime dei defunti. Purtroppo la ricerca, almeno per quel giorno, avrebbe dovuto fermarsi... O forse no?
“KASS! DOVE SEI?”
Si svegliò da quella specie di sogno appena sentì la voce: come non riconoscerla? Era senza dubbio Kallista, la sua più cara amica! Era una sciamana anche lei, e anche lei avrebbe preso parte al grande torneo ma... Per quale motivo era venuta?
“Ah, sei qui. Devo farti vedere una cosa, ti piacerà!”

Dopo aver detto queste parole prese per un braccio il ragazzo e lo trascinò fuori di casa, correndo come una pazza furiosa diretti verso l'ignoto. Kassandros non aveva idea di cosa stesse succedendo e di cosa avesse bisogno Kallista ma non gli importava, avrebbero risolto una volta sul posto, come sempre. Per tutta la durata del viaggio – o forse sarebbe più appropiato dire rapimento? – si soffermò ad osservare la sua giovane amica. Aveva la sua stessa età ma a differenza sua aveva dei capelli biondi come il miele e la sua carnagione era più colorita, seppur restando chiara ma almeno non sembrava un cadavere, gli occhi invece erano verdi ed era un po' più bassa di lui. Era solita portare una corona di rose finte sul capo alla quale aveva attaccato anche delle stelle: infatti la sua grande passione era l'astrologia e l'oroscopo. Anche dai suoi vestiti si poteva capire che aveva una vera e propria fissazione per le stelle: le portava praticamente ovunque in ogni outfit almeno un accessorio a tema c'era sempre.
“Eccoci, siamo arrivati!”

Con un certo evidente entusiasmo la ragazza indicò a Kassandros una cripta dall'aria minacciosa, erano dunque in un cimitero.

“Quella cripta è infestata da un demone molto potente, è uno spirito Kami-class! Si tratta di Mefistofele di cui si narra che fece un accordo con il Dottor. Faust in cambio della conoscenza di tutte le cose, chi meglio di lui può essere a te legato?”
Non aveva tutti i torti: il desiderio di conoscenza di Kassandros era davvero impagabile. Forse però uno spettro di Kami-class per due giovani sciamani di cui uno senza un vero e proprio spirito custode era un po' troppo, ma quello non era il momento di esitare ma quello di agire. E quindi entrarono.

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