The Nekodachi

di Lady K
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


nekodachi capitolo 0 - prologo
Ecco a voi il mio delirio... xD E' una AU, ma non troppo... leggere per scoprireeeee =D

The Nekodachi


Prologo

I raggi del sole filtravano tra le nuvole bianche come il latte.
Lui rimase là con lo sguardo fisso, la barca in balia delle onde. Quel viaggio era durato settimane; ma non se ne curava, il suo spirito era incolume all'aria piena di tensione che aleggiava intorno a lui. Doveva raggiungere quella terra.
-Capitano...- squittì all'improvviso una vocetta dietro di lui, -...gli altri non ne possono più. Sarebbe meglio rinunciare...-
-...-
-...Capitano... il timone di una delle navi si è rotto, le scorte di cibo stanno per finire e... sul serio, dovremmo fare marcia indietro.
-...Non saremmo comunque in grado di affrontare il viaggio di ritorno.- Il capitano fece udire per la prima volta dopo giorni la sua voce. -Non se ne parla, continueremo finc-...-
-TEEEEERRAAAA!!!!-
Il capitano e il suo compagno alzarono lo sguardo verso la vedetta, presi alla sprovvista.
-TERRA IN VISTAAA!!!-
I due puntarono estasiati gli occhi davanti a loro e la videro: una lunga striscia di terra si profilava all'orizzonte.

***

-Capitano, dovremo lasciare la nave qui. Useremo le altre due.-
-Suppongo tu abbia ragione.-
Qualcosa scintillò sulla sabbia.
-Capitano, siamo pronti a partire.- il piccolo marinaio salì senza aspettare risposta sulla nave più grossa.
E la risposta non sarebbe mai arrivata. Perché, per qualche motivo, il capitano fu attratto da quell'oggetto scintillante.
Si abbassò all'altezza del gingillo e lo squadrò con attenzione. L'operazione risultò abbastanza complicata, poiché era coperto dalla sabbia. Ma proprio quando fece per rimuoverlo da essa, una forza misteriosa si scatenò dall'oggetto. Per qualche secondo il corpo del capitano si impiantò lì, in quella posizione. L'uomo, da parte sua, si sentiva come se fluttuasse al centro dell'universo. Perse la cognizione del tempo e sembrò che i suoi 5 sensi avessero smesso di funzionare. Dopo quelle che gli sembrarono ore, si rese conto di avere effettivamente gli occhi aperti. Le mille sensazioni strane che aveva provato ora erano svanite. E qualcosa lì era cambiato. Anzi, qualcosa si era aggiunto alla sua vista.
Non era l'unico ad aver afferrato e liberato dalla sabbia quella cosa. Una creatura bianca lo guardava con uno sguardo stranamente familiare. Sembrava un piccolo felino, un leopardo in miniatura.
Solo dopo si rese conto che l'oggetto misterioso era un piccolo cristallo viola. Ma non riusciva a togliere gli occhi di dosso da quell'animale sconosciuto.
Quello sguardo...
-CAPITANO! SONO APPARSI DEGLI ANIMALI STRANI  SULLA NAVE! CAPITANO COLOMBO!-

***

Molti anni dopo


*Dling Dling*

Il telefono squillò nel rimbombante silenzio della casa. Un animale bianco con un ciuffo sbarazzino sulla testa rispose alla chiamata.
-C-ciao Hattori... sono io...-
-Ehhhhhyyy Kudo!!-
La solita allegria di Heiji non lo tirò affatto su di morale.
-Ascolta, devo parlarti, è importante...-
-Ma ceeerto, dimmi! Cosa ti turba?-
-Ehm... vedi...-
-ODDIO, una farfalla! Guarda che colori!!!!-
-Ha-... Hattori sei ancora lì?-
-Sì scusaaaa, dicevi?-
-...Allora...-
-Ohhhh guarda quelle nuvole a forma di U.F.O.!!! Sono così... fuffolose!!!-
-...-
*Tuuu-Tuuu*
-Kudoooo ci sei?!-
Conan sospirò. Come aveva pensato, non era stata una buona idea. Heiji era rimasto la sua unica speranza... ed era sfumata in pochi secondi.
Diede un'occhiata al pezzo di carta che aveva in mano; sconsolato tirò una riga sul nome del suo amico, per poi leggere gli ultimi due nomi scritti alla veloce: Jodie ed Eisuke.
Appallottolò il foglio con un improvviso attacco d'ira: chiedere o anche solo pensare a quei due Nekodachi non era d'aiuto.
O forse la ragione era un'altra?
Jodie lo avrebbe ignorato chiedendogli quale vestito la rendeva più attraente ed Eisuke si sarebbe limitato a dormire. Niente di più e niente di meno.


Il piccolo detective non faceva altro che sospirare. Per fortuna il suo Teemee non se n'era accorto... dopotutto lui era l'ultima persona a cui avrebbe chiesto suggerimenti in merito al suo problema.
-Ran-neechan, la cena era deliziosa come sempre!-
Il Nekodachi si irrigidì, ma sperò di non dare nell'occhio.
-Io vado a letto...- miagolò infine.
-Ah, ma... Conan-kun, hai mangiato abbastanza?- Ran era gentile come sempre.
-Sì, sta' tranquilla...-
Conan, Ran e Kogoro lo guardarono distrattamente allontanarsi. La Nekodachi della ragazza era leggermente turbata. Erano giorni ormai che percepiva una strana atmosfera quando parlava con Conan. Era una sensazione familiare, era sicura di averla già provata prima. Ma in quel momento non le veniva in mente nulla.
Si sentiva... sola...

-Ma perché a me...?- si ripeteva Conan. Era a letto nella "sua" camera e non riusciva a dormire. Si girò verso la finestra: la notte era stellata come poche volte ad Agosto.
Si avvicinò ad essa, la aprì con qualche difficoltà e si mise ad ammirare il cielo. Era immerso nei suoi pensieri, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Un'ombra triangolare volò sopra la sua testa. Sembrava diretta verso il tetto dell'agenzia. Il felino si arrampicò agilmente su per il tubo di scolo e raggiunse il tetto piatto dell'edificio.
Una piccola figura grigia era accucciata non lontano da lui. Lo riconobbe subito, quel mantello era inconfondibile.
-Kaito... Kid?!-
-Ehilà...- il Nekodachi si girò stancamente e guardò il suo rivale. Ma Conan non era dell'umore ideale per dargli la caccia. Anzi, si sedette accanto a lui, improvvisamente esausto da quella giornata piena di delusioni.
-Posso... chiederti una cosa...?-
-Cos'è, un grande detective come te che chiede consiglio a uno come me?-
Conan si stupì di fronte alla sfumatura divertita che aveva la voce di quel ladro da strapazzo. Lo aveva sempre conosciuto come il Nekodachi depresso...
-Di colpo sai... mi sento molto simile a te... o... a Jodie o... Eisuke...-
-Vuol dire che sei un Crazy-...?-
-...-
Conan si girò di scatto dalla parte opposta, chiudendo gli occhi. La realtà era dura da sopportare.
-A me sembri un Nekodachi normalissimo, se ti può tenere su di morale. Guarda me piuttosto... sono un miserabile...-
Il piccolo detective non rispose. Non ce la faceva più, doveva sfogarsi con qualcuno.
-La verità è che io...-
Kaito Kid lo guardo incoraggiante, sempre se si possa definire così quel suo sguardo perso e disperato.
-Io sono...-
La luna brillava sopra di loro con una luce rassicurante, come se anche lei non vedesse l'ora di scoprire il suo segreto.
-Io mi sono innamorato di Haibara.-

....


Confusi? Elettrizzati? ...o schifati? xD Commentate please!!!

PS: ringrazio la mia amica Skulblaka17 per avermi aiutato durante la scrittura di questo primo capitolo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


nekodachi capitolo 1
Grazie delle recensioni! x3 Gustatevi il nuovo capitolo!

The Nekodachi


Capitolo 1

-...Eee tra un mese sarà l'anniversario della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo, ce ne parla il servizio di Akane Fujimoto.-
-Manca ancora un mese ma i festeggiamenti hanno già avuto inizio: il 12 Ottobre si celebrerà l'arrivo di Colombo a San Salvador, con le sue tre navi Niña, Pinta e Santa Maria. In tutto, saranno passati esattamente 560 anni dal giorno in cui i Nekodachi comparvero sul nostro pianeta. Non mancano nei negozi ogni tipo di gadget, tra cui il portachiavi a forma di cristallo viola o il peluche del Nekodachi del famoso capitano. Ricordiamo che da pochi anni dopo la scoperta dell'America il 12 Ottobre è diventato giorno festivo, sia per i lavoratori che per i nostri bambini.-
-Grazie Akane, e ora un importante servizio sui Crazydachi a cura di Satoru Takahata.-
-Se ne sente parlare da poco più di un secolo; il numero dei Crazydachi sta aumentando sempre di più. Le statistiche parlano chiaro, solo nel 2001 un milione di Nekodachi ha cambiato completamente carattere ed è diventato quasi ingestibile. Vengono colpiti Nekodachi di tutte le età e gli psicologi sono tempestati di richieste di colloqui. Gli esperti non sono ancora arrivati a vere e proprie conclusioni, l'intera umanità sta aspettando una possibile risp-...-
*Zap!*
Una figura nera se ne stava nel buio, a contemplare il televisore ormai spento.
"Già... non sapete proprio nulla..."

***

Conan fece un respiro profondo e girò l'angolo. La residenza Agasa stava proprio davanti a lui. Un vento leggero gli scompigliava il ciuffo nero sulla testa e la pelliccia bianca.
"Le... le dirò tutto... stanotte!" si ripeteva, muovendo a disagio le zampe. Si sentiva già il cuore scoppiargli in petto. La cosa non migliorò quando si ritrovò a bussare alla porta.
*Toc Toc*
Roteò la faccia verso destra, con un' improvvisa idea per la testa. Guardò le bocche di leone che spuntavano lì vicino al pianerottolo, ma arrossì imbarazzato. Poi vide tra queste una piccola spiga, il gambo stretto e leggero sembrava fluttuare tra la carezza gentile del vento: la colse deciso a darla ad Ai.
Dopo un po' la porta si aprì, ma il felino era già sgattaiolato dentro appena aveva visto uno spiraglio di luce. Il dottor Agasa, confuso, rimase lì ad osservare fuori nel giardino; si accorse di Shinichi solo grazie al suo Nekodachi, che lo avvisò con un sussurro e un battito di coda, per poi indicargli con essa il detective vicino al divano. Sopra c'era la Nekodachi di Ai.
-Kudo-kun... guarda che ti vedo...- miagolò Ai con tono canzonatorio.
Conan si sentì il muso in fiamme. Era rimasto fermo sul pavimento a guardarla solo una manciata di secondi;
siccome era girata dall'altra parte, non credeva lo avesse visto. Per qualche motivo, spesso si dimenticava che i Nekodachi avessero i sensi più sviluppati.
*Ba-bump, Ba-bump*
Conan si fece coraggio e spiccò un salto per raggiungere Ai. Lei si girò a guardarlo con un sorriso sarcastico, ma cambiò subito espressione.
-Ha-Haibara...-
-...Cos'è, vuoi un altro antidoto temporaneo?-
Conan sussultò, sinceramente mortificato. Ai se ne accorse e lo squadrò con più attenzione.
*Ba-bump, Ba-bump*
Cercò di ignorare il suo cuore impazzito e tentò con tutte le sue forze di attaccare discorso.
-Io... Io volevo...-
Deglutì più e più volte, ma le parole facevano una fatica immane a uscire. Non riusciva a guardarla in faccia, non si rese conto nemmeno che Ai aveva notato la spighetta dietro la sua schiena.
-...Kudo-kun?-
*Ba-bump, Ba-bump, Ba-bump, Ba-bump*
...E la spiga cadde...
-Dottor Agasa, il bagno è libero...- Ai uscì dal bagno tranquillamente, ma si bloccò davanti alla scena che le si parò davanti.
Conan si girò di scatto verso di lei e spiccò una corsa degna di Speedy Gonzales verso la porta, che era rimasta aperta. Scomparve in un battito di ciglia lasciando tutti ammutoliti. I due Agasa fissavano ancora a bocca aperta la porta, Ai aveva gli occhi spalancati per lo shock. La sua piccola Nekodachi era rimasta come impalata lì sul divano, la spiga davanti alle sue zampe bianche, tremanti.


Il suono della campanella vibrò allegra nell'aria fredda di quella mattina di Settembre. I raggi del sole, non più piacevolmente caldi, entravano dalle grandi finestre delle aule della scuola elementare Teitan. Conan correva in corridoio con lo zaino sulle spalle, il Nekodachi alle calcagna; erano in ritardo di dieci minuti.
Quando il falso bambino spalancò la porta della sua classe, si mise le mani tra i capelli. Aveva già capito quello che era successo.
-Vedi, è la quarta volta in due settimane... non possiamo andare avanti così...-
La maestra Kobayashi era intenta a sgridare Ayumi come al solito. O meglio, a sgridare la sua Nekodachi. Ma, dal suo tono disperato, sembrava più una supplica.
-Io... io gliel'ho detto mille volte di non farlo...- diceva Ayumi quasi in lacrime. - Ah, Conan-kun, sei tu.-
Lui si avvicinò lentamente all' amica e il suo sguardo si posò inevitabilmente sulla sua Nekodachi. Aveva un collare rosso intorno al collo, da cui partiva una cordicella marrone.
La creatura gli mostrò i denti con fare aggressivo.
-Vedo che la tua Crazydachi ha ancora un comportamento da cane rabbioso...- commentò Conan quasi divertito.
-Non... chiamarla così...- lo pregò Ayumi.
Guardò poi dal lato opposto della cattedra, per "scoprire" che la classe era decimata. Ci saranno stati una ventina di banchi vuoti.
-Non le è ancora passato il vizio di entrare nelle case degli altri di notte e fargli ascoltare quelle musiche orribili a tutto volume?- chiese.
Si bloccò quando intravide Mitsuhiko che gli indicava il posto vicino al suo.
-Persino ad Ai l'ha fatto?!- esclamò incredulo cogliendo al volo il segnale del detective boy.
Il cuore del Nekodachi di Conan perse un battito.
-Ad ogni modo, non posso fare lezione in queste condizioni. Andate tutti a casa...- la Kobayashi era distrutta.
Stranamente, l'idea di aver perso l'ennesimo giorno di scuola non sembrò piacere agli alunni. Erano a dir poco terrorizzati dalla Nekodachi di Ayumi. Pian piano se ne andarono, sempre facendo attenzione a non avvicinarsi troppo alla loro compagna. Solo Genta e Mitsuhiko rimasero nell'aula.
-Pensi davvero che l'ha fatto anche ad Haibara?- chiese il bambino più grosso a Conan.
-Basterebbe chiederlo a LEI... su Ayumi-chan, chiediglielo... lo sai che solo tu e i nostri Nekodachi possono sentirla.-
-Puoi dire ai tuoi amichetti- miagolò lei con ancora i denti scoperti, -....che io non le ho fatto proprio niente!-
I Nekodachi di Mitsuhiko e Genta si guardarono perplessi e riferirono ai loro Teemee il messaggio.
-...Vedremo se hai detto la verità. Andiamo dal dottor Agasa, ragazzi?-
-Sono desolato, ma devo fare i compiti per domani.-
-Neanche io posso.-
-Ecco io... io non credo sarei la benvenuta...-
-Ayumi-chan non dire così... pazienza, ci andiamo da soli.
-MMEEEOOW!!!- il Nekodachi di Conan cacciò un urlo spaventoso.
-Che... diamine ti prende?-
-Sembra che non voglia andare.- ipotizzò Mitsuhiko.
Aveva colto nel segno. Il felino sentiva il cuore esplodergli nel petto; lui sapeva bene perché Ai non era andata a scuola quel giorno.


....


Cosa succederà quando Conan scoprirà cos'ha combinato il suo Nekodachi?? Non perdetevi il prossimo capitolo! Comunque sì, il tutto è ambientato nel 2002. Non chiedetemi il perché xD

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


nekodachi capitolo 2
Ecco un nuovo capitolo solo per voi =)

The Nekodachi


Capitolo 2

Una bambina dai capelli ramati se ne stava a braccia conserte davanti allo schermo del computer, in mezzo alle tenebre. L'unica fonte di luce proveniva dalla porta della stanza, semiaperta. La sua Nekodachi era accucciata sul pavimento, confinata in un angolo da ormai qualche ora. Non si parlavano dal giorno prima, non proferivano parola nemmeno col dottor Agasa. Quest'ultimo, comunque, fu molto comprensivo e non reagì di fronte al silenzio delle due.
-Mi odi, non è vero?- la voce della piccola Nekodachi uscì bassa e roca. Ai si alzò dalla sedia, raggiunse l'angolo della stanza e si abbassò all'altezza del felino.
-Ti sbagli, Teemee.- disse
-...-
-Tu non hai fatto niente di male.- la scienziata più piccola si girò verso la sua umana, il muso carico di gratitudine.
-Che cosa gli posso...- ma si fermò di botto, gli occhi sbarrati, lo sguardo fisso oltre le spalle di Ai.
Quest'ultima, vedendo il pelo della Nekodachi rizzarsi, roteò la testa dietro di sé, appena in tempo per vedere Conan che, appena entrato, si avvicinava a lei. A malapena notò il Nekodachi del falso bambino che cercava di nascondersi dietro alle gambe del detective.
Ai prese in braccio la Nekodachi e restò di spalle.
-Che cosa vuoi...?- disse in tono duro.
-Beh, visto che non sei venuta a scuola volevo assicurarmi che tu stessi bene...-
-Come pensi che mi senta?!-
Conan si fermò un attimo a pensare rapidamente; si chiese se avesse fatto qualcosa di sbagliato, ma l'unica soluzione logica che riuscì a tirar fuori dalla sua mente da investigatore era che Ai non voleva ammettere di provare timore verso la Crazydachi di Ayumi. Quella creatura era senza dubbio fuori di testa, lei e le sue musiche inquietanti... eppure credeva che anche Ai avesse un certo caratterino.
-Non... non pensavo che fosse stato così terribile per te.- disse, senza badare alla tremarella del suo Nekodachi nascosto dietro alla gamba destra.
-COSA??- Ai esplose. -BEH LA PROSSIMA VOLTA NON MANDARE LA TUA BESTIA A FAR PIANGERE LA MIA NEKODACHI!!-
Partì di gran carriera verso la porta della stanza e scomparve su per le scale. Conan rimase un minuto buono lì imbambolato, cercando di raggruppare le idee.
-Che... cosa... le hai fatto?- riuscì poi a dire, lo sguardo fisso davanti a sé.
Al Nekodachi si drizzò tutto il pelo della piccola coda e cominciò ad arretrare di qualche passo mentre balbettava un "niente".
-L'hai fatta piangere...-
-Io non volevo...-
Il felino si appiattì sul pavimento sporco, pronto per la sfuriata.
-Ti prego, non farmi pensare a cose terrificanti...-
-Ma io ho solo...-
Conan si girò di scatto verso il suo Nekodachi. -SOLO COSA?- urlò.
-Io...-
-DIMMELO!-
-L'HO BACIATA!- gridò Conan con tutto il fiato che il suo piccolo corpo consentiva. Tremava così tanto che si sentiva male.
Il detective più grande rimase di nuovo senza parole, gli occhi spalancati, la mente svuotata.
-...Non... non mi interessa di quello che pensi di me... io la amo e tu non puoi impedirmelo.- detto questo, il Nekodachi se ne andò, lasciando il suo Teemee da solo in mezzo alle tenebre.
Salite le scale, Conan si trovò faccia a faccia con le due Ai.
-Mi spiace, non volevo farti piangere.- miagolò, abbassando la testa.
La Nekodachi scese dalle braccia della scienziata e si rivolse al detective, guardandolo intensamente negli occhi.
-Sei un... Crazydachi?- gli domandò semplicemente.
Conan abbassò ancora la testa e sussurrò un "sì".
Ai guardò indietro verso la sua Teemee, chiedendole con uno sguardo se poteva procedere. La "bambina" capì e annuì lentamente. L'umana e la sua Nekodachi si guardarono a lungo. Poi...
-Ho sentito tutto, Kudo-kun.-
-T-tutto...?- lui avvampò.
-Fammi indovinare, ti sei dimenticato anche stavolta che siamo felini, vero?-
Conan sgranò gli occhi, il muso rosso come una ciliegia. Perché Ai sembrava leggergli nella mente?
-Io... io...-
-Ti amo anche io, stupido detective- miagolò Ai, gli occhi coperti dal ciuffo ramato. Conan guardò il pavimento per la terza volta, il fumo che gli usciva dalle orecchie. Ma questa volta non se ne curò. Si avvicinò alla Nekodachi e le sfiorò il naso con il suo.
La bambina che li osservava non riuscì a trattenere le lacrime. Si coprì il viso con le mani e corse via al piano di sopra, per non essere vista da Conan quando se ne sarebbe andato dalla stanza del computer. Ai pianse a lungo, il cuore per metà felice e per metà invidioso della sua cara Nekodachi. Ma poi un pensiero le attraversò la mente, un pensiero che forse le servì solo per rincuorarla e ricordarle che non aveva perso la speranza: esistevano Crazydachi di tutti i tipi, ma mai essi si erano innamorati di un altro Nekodachi...
...forse Conan non era un Crazydachi...

***

Un vento fresco faceva muovere i rametti degli arbusti e le foglie degli alberi. Nuvole cariche di pioggia viaggiavano silenziosamente sopra la scuola elementare Teitan. Mitsuhiko e Conan camminavano lentamente lungo il corridoio insieme ai loro Nekodachi, mentre intorno a loro altri alunni parlottavano allegramente del più e del meno. Non c'era stato verso di far spiccicare parola al Nekodachi di Conan, per cui quello di Mitsuhiko aveva rinunciato a parlarci.
-Sai, c'è un nuovo cantante qui in Giappone.- diceva il bambino lentigginoso all'amico.
-mh...- fece Conan.
-Presto ci sarà il suo concerto e... ehy, mi stai ascoltando?-
-mh...- ripetè lui.
-Oh, insomma...- disse esasperato Mitsuhiko, lanciando un'occhiata al suo Nekodachi, i cui baffi vibrarono divertiti.
Quando arrivarono davanti alla loro classe, capirono subito che c'era qualcosa che non andava. Una manciata di compagni osservavano dentro l'aula, gli occhi spalancati. Molti balbettavano, altri alzavano le manine strette a pugno verso l'altro, in segno di trionfo. Genta, che era tra loro, alla vista dei detective boys si avvicinò di corsa.
-Ragazzi, è incredibile! E' assurdo!!! Non ci crederete mai!- sputò tutto d'un fiato.
-Cos'è successo?- chiese Mitsuhiko, mentre Conan rimaneva impassibile. I Nekodachi ascoltarono interessati la stessa identica frase che aveva detto il felino più grosso.
-Ayumi è assente!!!- continuarono i due Genta.
-Intendi... la Nekodachi??- disse Mitsuhiko e miagolarono in coro i due Nekodachi.
Questi si precipitarono davanti agli altri bambini, per scoprire che effettivamente il suo banco era vuoto.
-Sapete no... anche se Ayumi era assente... la sua Nekodachi arrivava in classe e se ne stava lì, a lanciare sguardi torvi tutt'intorno con i suoi occhi rossi...- gli ricordò Genta, tremando da capo a piedi. Il suo Nekodachi si strinse tutto con le sue zampe grassocce.
-Già... è strano...- disse pensieroso Mitsuhiko. Conan, noncurante di tutto ciò, entrò in classe e si diresse verso il suo posto; lì accanto c'era già Ai.
-Ah... aspetta... non dovremmo indagare?- chiese il bambino, seguendo Conan.
-Non mi interessa...- disse lui, senza salutare la scienziata.
-Ma...-
-Ho detto...- Conan si sedette, -...che NON...- prese il suo Nekodachi, -...MI INTERESSA!!- lo buttò sul banco.
Mitsuhiko arretrò di qualche passo, sorpreso dalla sua improvvisa rabbia e leggermente disgustato dalla sua crudeltà. Di solito non si trattava così il proprio Nekodachi.
Il Nekodachi del bambino sussultò, mentre quello di Conan prendeva un libro dallo zaino e si metteva a leggere come se niente fosse.
Al colpo secco del Nekodachi contro il banco Ai era trasalita, mentre la sua umana non aveva reagito.
-Ehm... Haibara-san, ti andrebbe di andare a vedere cos'è successo ad Ayumi-chan, dopo la scuola?- chiese Mitsuhiko, avvicinandosi alla bambina.
-Sì certo...- disse lei piano, osservando la sua Nekodachi. Quest'ultima guardava ancora Conan, ma ricambiò poi lo sguardo della sua Teemee.

....


Povero piccolo Conan... un Crazydachi innamorato... Alla prossima!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


nekodachi capitolo 3
...e siamo al terzo capitolo! =D

The Nekodachi


Capitolo 3

Ai bussò alla porta, la Nekodachi sulla spalla sinistra; i due Mitsuhiko e Genta erano appena dietro di lei, intenti a mormorare tra loro.
Quando il portone si aprì i due bambini trasalirono leggermente alla vista di Ayumi. Aveva un aspetto orribile: ancora in pigiama, il quale era strappato in più punti, aveva i capelli spelacchiati e gli occhi cerchiati. Si teneva la testa con la mano destra e sembrava veramente distrutta. Se si sbirciava dentro casa, si poteva notare un certo disordine.
-Ciao...- li salutò la bambina.
-Ayumi-chan, come stai?- chiese lentamente Mitsuhiko.
-Beh... di sicuro ieri stavo meglio...- rispose lei, la voce bassissima e la mano che copriva un occhio.
-Dov'è... beh... lei?- chiese invece Genta.
-...La mia Nekodachi stanotte mi ha messo le cuffie sulle orecchie e ha fatto partire la musica a tutto volume... ma quando mi sono svegliata con quel frastuono in testa, lei non c'era. Non la vedo da ieri sera.-
I Nekodachi di Mitsuhiko e Genta si guardarono preoccupati.
-Vuoi dire che l'ha fatto... a te??-
Ayumi fece per andarsene senza chiudere la porta, mormorando un "lasciatemi in pace...", quando la madre se ne accorse e la chiuse, dopo aver salutato i bambini.
-Accidenti...- sussurrò Mitsuhiko ai due amici.
-Chissà dov'è finita quella best-... ehm Crazydachi...- esclamò il bambino ciccione.
Ma Ai non stava più ascoltando. Si era accorta che la sua Nekodachi non era più sulla sua spalla e si girava di qua e di là per cercare di localizzarla, senza successo.
-Teemee, dove sei?- chiamò a vuoto Ai, correndo via.
Una volta uscita dal condominio si fermò di botto: forse sapeva dov'era andata...
"E' meglio aspettarla dal dottor Agasa." pensò infine.

Con un movimento aggraziato, la Nekodachi di Ai saltò gli ultimi 3 gradini per raggiungere la porta dell'agenzia investigativa di Kogoro. Appoggiò il muso sul portone, le orecchie schiacciate sul legno duro pronte per captare il minimo rumore.
-Papà, io esco!- disse allegra la voce di Ran.
Ai, presa alla sprovvista, drizzò la pelliccia candida e indietreggiò velocemente. Non fece in tempo ad andarsene; la ragazza uscì dalla stanza e si fermò a osservare la piccola. Questa tentò di sorridere e cercò di nascondere sotto le zampe la coda gonfia di pelo bianco. In quel silenzio imbarazzante quasi le venne naturale giustificare la sua presenza, pur sapendo che sarebbe stato inutile, visto che Ran avrebbe sentito solo dei miagolii indistinguibili: aprì la bocca e quindi la richiuse subito dopo. Ran intanto si era girata verso la strada, probabilmente si chiedeva dov'era l'altra Ai. La sua Nekodachi arrivò subito dopo, la coda alta in segno di saluto.
-Ai-chan, hai bisogno di qualcosa?- miagolò Ran in tono amichevole e quasi materno.
-Io... io cercavo Edogawa-kun...-
-Aspetta, vado a chiamartelo- le disse; si diresse quindi verso la porta dell'appartamento.
Conan stava leggendo a pancia in giù sul suo sacco a pelo, il Nekodachi sdraiato di fianco a lui. Quando Ran entrò e miagolò qualcosa al suo Teemee lui lo guardò sospettoso uscire dalla sua camera, ma non si mosse dal suo libro.
La Nekodachi dal ciuffo bruno accompagnò Conan da Ai, dopodiché salutò i due cuccioli per unirsi a Ran, e se ne andò insieme a lei.
-Non dovevi venire! Il mio Teemee mi ammazza!- sussurrò Conan alla sua innamorata una volta che l'odore di Ran fu svanito.
-Mi dispiace, lo so bene. Volevo appunto mettere le cose in chiaro...- disse Ai sbrigativa.
-M-mettere le cose in chiaro? Questa frase l'ho già sentita...-
-Ehy, ehy...- rise lei. -No, niente terza opzione stavolta. Anzi, è solo una...- e qui abbassò la voce ancor più di prima, -...ho visto quello che ti ha fatto stamattina... dobbiamo rinunciare a stare insieme.- disse seria.
-COSA?- per miracolo non spaccò i timpani alla Nekodachi che aveva di fronte. Si girò preoccupato verso la porta semichiusa dietro di lui, poi continuò: -No ascolta... non devi preoccuparti del mio Teemee, davvero. E poi io... io ci tengo a te...-
Conan sfregò il suo muso su quello di Ai, che nonostante la frase appena detta non si oppose alla dimostrazione di affetto del detective.
-Non voglio metterti nei guai...- mormorò la Nekodachi.
-Io morirei per te, Haibara...- bofonchiò lui, il muso affondato nel fianco di lei.
Si coccolarono per qualche minuto, la luce del tramonto alla sinistra della scienziata e alla destra dell'altro Nekodachi. Il lontano cinguettio di un allegro uccello sembrò farli tornare alla realtà.
-Tra una settimana ci vediamo sotto casa del dottor Agasa, ok?- disse Conan all'improvviso.
-Cos'è? Un appuntamento?- Ai mosse i baffi divertita. Conan vedendola sorridere a quel modo diventò dello stesso colore del suo papillon.
La Nekodachi non aspettò la risposta. -Va bene, tra una settimana precisa.- annuì.

Ai si sistemò nel letto della sua umana, afferrò le coperte e ci si cacciò dentro fino al collo.
-Buonanotte- disse alla sua Teemee accanto a lei. Non sapeva ancora se dirle dell'appuntamento; Ai aveva dimostrato di aver accettato la cosa, e quindi non si sarebbe arrabbiata come Conan. Tuttavia, aveva paura di farla piangere per la solitudine e l'invidia. Non voleva sentirsi migliore di lei.
-Senti...- sussurrò Ai. La Nekodachi girò il muso verso di lei con aria interrogativa e sorpresa.
-...ma tu hai mai sentito parlare di un Crazydachi innamorato?-
Ai arrossì leggermente. -Io... veramente no...-
-I Crazydachi sai... sono tutti schedati. Quando un Nekodachi inizia a comportarsi in modo strano, gli umani li portano dal medico per eseguire tutti i controlli necessari. Dopodiché il medico compila al computer una scheda che viene salvata nel sito dello stato dove appunto è successo...-
-Dove... vuoi arrivare?-
-Ho controllato i siti di tutto il mondo, e non c'è neanche un Crazydachi innamorato nella lista.-
La felina si alzò di scatto miagolando "Stai insinuando che Kudo-kun non è innamorato di me?!" ma si pentì subito dopo. -S-scusa...-
Ai la guardò a occhi spalancati, dopodiché si girò dalla parte opposta del letto senza dire una parola.
La Nekodachi si sdraiò di nuovo, mortificata. In un modo o nell'altro era riuscita a farla star male.
Entrambe le scienziate quella notte dormirono veramente poco.

....


Grazie a chi segue il mio delirio di fanfic e scusate il ritardo! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


nekodachi capitolo 4
Eccomi qui col quarto capitolo =) Scusate il ritardo D= Colpa della scuola...

The Nekodachi


Capitolo 4

-Da quanto sei qui?- chiese Ai in tono malizioso.
-E' importante?- i peli di Conan si drizzarono per l'imbarazzo.
Il fatidico giorno dell'appuntamento era arrivato e il Nekodachi si era assicurato di non arrivare in ritardo: giunto sotto casa di Agasa con almeno 2 ore di anticipo, dovette aspettare Ai cercando di ingannare il tempo in qualche modo. Le nuvole, che prima coprivano il sole prossimo al tramonto, ora rendevano quel cielo serale più scuro del dovuto. L'aria fresca quasi autunnale recava un'atmosfera malinconica, ma Conan era immune a qualunque triste pensiero in quel momento. Nulla gli avrebbe impedito di trascorrere un po' di tempo con la sua amata.
-Dimmi piuttosto, hai detto alla tua Teemee dell'appuntamento?-
La piccola lo guardò un attimo, poi rivolse lo sguardo verso la porta da cui era appena uscita e sussurrò: -Beh, ho dovuto... in realtà non so se mi abbia sentito, visto che non mi ha risposto. Per sicurezza l'ho detto anche al dottor Agasa-.
-Allora... possiamo andare?-
-Certo.-
Ma nessuno dei due si mosse.
-Ehm...- fece Conan.
-Ehy... sei tu che mi hai invitato ad uscire, dovresti sapere dove vuoi che andiamo!-
-Ch-che ti aspettavi, una cena al ristorante a lume di candela?!-
-Cosa c'entra il ristorante!
Conan si maledisse mentalmente. Appena cinque minuti e stava già andando storto qualcosa. Tentò di ricomporsi e miagolò: -Allora ehm... andiamo al parco di Beika, va bene?-
Il cuore del detective si alleggerì quando vide Ai sorridergli. -Agli ordini, signor Holmes...-.

La mezz'ora che seguì andò decisamente meglio. I due Nekodachi prima di andare al parco si presero un gelato in un chioschetto lì vicino, senza badare alla ragazza del bancone che si girava di qua e di là alla ricerca dei loro Teemee. Dopo ciò, si diressero finalmente alla loro meta e si sedettero in una panchina davanti alla fontana del parco.
-Potevi prenderti un gusto in più, come mai hai voluto solo vaniglia?-
-Kudo-kun... saranno cavoli miei?!- disse ridendo lei, strofinando forte la zampa messa a pugno sulla testa di Conan.
-No, sul serio, prendi un po' del mio.- ribatté il Nekodachi, porgendole il suo gelato al cioccolato e pistacchio.
-Ma c'è tutta la tua bava sopra!
-Non mi sembra che tu ti sia lamentata della mia bava quando ti ho baciato quella volta a casa di Agasa!-
-Cos-... che ne sai?! E poi mi hai appena sfiorato, altro che bacio!- per una volta fu Ai ad arrossire vistosamente. Conan se ne accorse e le sorrise.
-Ah, quindi non so baciare?- la strapazzò lui arruffandole il ciuffo ramato.
Quando finirono i gelati si strinsero dolcemente lì sopra la panchina, osservando la fontana zampillante davanti a loro. Il piccolo detective era al settimo cielo; all'inizio aveva temuto il peggio, ma ora era tutto così perfetto... poi gli venne in mente una cosa.
-Ha-... Haibara?-
-Mhhh?-
-Mi chiedevo se... ti andasse bene di... insomma... chmarmislCnan!- concluse come un treno.
-Che?!-
-...Chiamarmi solo Conan...- ripeté più lentamente con un fil di voce.
Ai ci pensò un attimo, poi si rivolse al suo interlocutore con un sorriso sarcastico: -Perché, "Shinichi" non va bene?-
Il Nekodachi esitò. Non sapeva se condividere i suoi pensieri. Decise poi che alla persona che amava avrebbe detto tutto.
-Ran mi chiamava Shinichi e...-
Il sorriso di Ai si spense. -Non sono abbastanza importante per te da chiamarti col tuo vero nome...?-
Conan drizzò ogni singolo pelo della coda e la guardò spaventato. -No, NO! Hai frainteso! Semplicemente io... se tu mi dovessi chiamare Shinichi come Ran mi tornerebbe lei in mente e io... io non voglio...- fece un bel respiro. -...non voglio perderti e non provare più nulla per te... non voglio innamorarmi di nuovo d-...- si bloccò vedendo il muso di Ai vicinissimo al suo, e diventò paonazzo.
-Haibara cosa... cosa fai...?-
-Cos'è, io non ti posso dare i baci?- sorrise la Nekodachi. -E quasi quasi sai... potrei lasciarmi chiamare Ai da te...-
Il detective si scosse un attimo e rispose con un "No" secco.
-No...?- disse Ai stupita spalancando gli occhi.
-No... ti chiamerò Aì*...- le sussurrò teneramente sfiorandola con il naso.
-Sei... sei uno stupido...- riuscì solo a dire la scienziata, lasciandosi coccolare. Ma proprio mentre Conan stava per darle un dolce bacio a fior di labbra, udirono un lieve suono provenire dagli alberi dietro alla panchina. Rimasero qualche secondo a guardarsi con le orecchie tese rivolte verso la fonte del rumore, mentre le persone e i Nekodachi attorno a loro non davano segno di averlo sentito, forse per le urla e le strilla dei bambini che giocavano vicino alla fontana. Conan e Ai scesero dalla panchina e guardarono attentamente aldilà degli alberi, ma l'oscurità era fitta.
-Che dici, andiamo a controllare?-
-Sono con te, mini Sherlock...-
Così si incamminarono insieme verso l'aiuola e si addentrarono tra le alte betulle.

-Ran-neechan, hai visto il mio Teemee?- chiese Conan nel tono più noncurante possibile.
-Non lo vedo dall'ora di cena... dove può essere finito?- rispose la ragazza, intenta a lavare i piatti in cucina, aiutata dalla sua Nekodachi.
Ovviamente il falso bambino aveva il presentimento di dove fosse, ma per un folle momento aveva sperato di sbagliarsi. Non aveva voglia di affrontare Ai faccia a faccia, ma la furia che si teneva dentro era difficile da ignorare. Si diresse meccanicamente verso l'ingresso e uscì dall'agenzia correndo senza dire una parola. Quando arrivò a casa di Agasa, fu lui ad aprirgli.
-Shinichi, come mai qui...?-
Conan vide Ai seduta sul divano con un giornale in mano e ad un tratto gli montò su la rabbia che aveva represso fino a quel momento.
-DOV'E' IL MIO NEKODACHI?- le urlò avvicinandosi e scuotendola violentemente. -LO SO CHE E' QUI!-
-No che non lo è, idiota! Usa gli occhiali se non ci credi!- ma Ai si pentì di averlo detto.
Il detective si fermò a guardarla con gli occhi spenti, e lentamente alzò la mano per azionare la lente speciale.
-N-no... Kudo-kun... lasciali stare, ti prego...-
Ma lui era già fuori pronto a seguire il puntino rosso che lampeggiava sugli occhiali e indicava la posizione del badge dei giovani detective del Nekodachi.
Ai si alzò dal divano e uscì a perdifiato dalla porta inseguendolo. -NO!- gridò.
Il dottor Agasa rimase lì impalato a tenere la porta per qualche minuto, confuso.

....

*In giapponese il nome di Ai presenta l'accento sulla "a" e non sulla "i" come invece nel doppiaggio italiano. Aì pronunciato con l'accento sulla "i" in giapponese significa "amore".

Grazie per essere arrivati fin qui xD Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


nekodachi capitolo 5
Quinto capitolo, here we go! =D

The Nekodachi


Capitolo 5

Conan e Ai camminavano ormai da cinque minuti nella più completa oscurità. Il Nekodachi in testa, riuscivano a capire dove era l'altro solo grazie ai sensi dell'udito e dell'olfatto. Ad un certo punto la scienziata percepì che Conan si era fermato di botto; per un pelo lei non gli andò addosso.
-S-scusa...- mormorò.
-Qui c'è qualcosa...- la informò lui.
Aveva ragione: Ai mise a fuoco coi suoi occhi da felino e riuscì a vedere un lungo nastro appeso - ipotizzò lei - tra due alberi. Su di esso c'era una scritta, ma non fu in grado di leggerla talmente il buio inondava il tutto.
-Pensi che sia... il nastro che mettono i poliziotti? Pensi che sia avvenuto...?-
-...un'omicidio? E' quello che ho pensato anche io...-
-Beh, a forza di starti accanto, Conan...- disse lei con una sfumatura divertita nella voce.
Il piccolo detective rabbrividì al suono del suo nome: non ne era abituato.
-Coraggio, andiamo avanti...-
Oltrepassarono il fantomatico nastro e proseguirono ancora per qualche secondo, dopodiché davanti a loro si parò davanti una scala di pochi gradini.
Saliti sopra di essi, il Nekodachi si fermò di nuovo senza preavviso.
-Che succede?- gli sussurrò l'amata.
-Siamo su un piano di legno e... qui c'è il vuoto, lo sento dai baffi...-
Appena pronunciate queste parole, furono inondati dalla luce. Gli occhi abituati all'oscurità, non riuscirono a tenerli aperti per più di un secondo. L'unica cosa certa è che era partita una musica a tutto volume.
-AHHHHHH!- i due Nekodachi urlarono per la sorpresa quando il piano sotto di loro traballò e si rivelò essere una botola. Essa si spalancò di scatto e Ai e Conan furono catapultati verso il vuoto davanti a loro. Per fortuna quel "burrone" era profondo appena un metro e mezzo e i due non si fecero male.
-Ma... ma che caspita?!- sentì Ai gemere Conan accanto a lei, di sottofondo alle forti note della canzone.
La scienziata provò ad aprire gli occhi lentamente e quasi non credette alla scena che le si parò davanti: un Nekodachi avvolto in una grande pelliccia stava cantando a squarciagola sopra un palco di legno. Il vestito rappresentava un coniglietto bianco e grigio con le orecchie all'ingiù e gli occhi azzurri. Sopra quella stravagante figura, vigeva la scritta "German Night" su un grande cartellone colorato.
Ai rimase lì a fissare il Nekodachi travestito con la bocca spalancata e fu imitata presto da Conan dopo che ebbe recuperato gli occhiali, volati via un attimo prima.
-Questa... è follia...- mormorò lui.
Ma la canzone era così orecchiabile...
-Conan, che stai facendo?!- disse la Nekodachi allarmata, notando la coda di lui che ondeggiava pericolosamente a ritmo.
-Non... non ti viene da ballare?- si giustificò Conan.
Prese Ai per le zampe senza pensarci e cominciò a ballare goffamente con lei.
-Ahah Conan, ma... che stiamo combinando?- rise lei col fiatone e le guance leggermente rosse.
Danzarono allegramente per l'intera durata della canzone, ma quando ne partì un'altra Conan si ritrasse all'improvviso, il muso viola per l'imbarazzo.
-Ehm sai... forse è meglio filarcela... Quei nastri probabilmente erano lì per impedire alla gente di entrare e assistere alle prove del concerto... Se ci trovano qui finiremo nei guai...-
-Ahah sei proprio un detective, eh?- gli sorrise Ai. Lui diventò se possibile ancora più viola.
I Nekodachi si allontanarono di soppiatto dalla radura, ancora una volta verso l'oscurità degli alberi.
Quando tornarono alla panchina lo scroscio dell'acqua della fontana era quasi coperto dalla musica ancora ben udibile di una nuova canzone, ma nessuno a parte loro l'avrebbe sentita, visto che quella zona del parco era ormai deserta.
-Ma ci hai pensato? Se degli umani avessero assistito a quel concerto, avrebbero sentito solo un mucchio di miagolii!- gli fece notare Ai.
-Hai... hai ragione...!- balbettò Conan.
-Dì la verità, non è che avevi previsto tutto e volevi proprio portarmi al concerto...?- gli chiese Ai scherzosamente, buttando indietro la testa e guardandolo con gli occhi più maliziosi che riuscì a fare.
-M-ma che dici... sapevo solamente di un nuovo cantante venuto in Giappone, me l'ha detto Mitsuhiko...- solo pronunciandolo ad alta voce si rese conto di quello che effettivamente aveva detto: era vero, l'amico gliel'aveva accennato... ma mai avrebbe potuto immaginarsi una cosa del genere... l'immagine del Nekodachi vestito da coniglio gli ritornò alla mente e lo fece quasi rabbrividire.
-Scommetto che al tuo amico di Osaka avrebbe fatto piacere assistere a quella... roba...- disse Ai, sottolineando l'ultima parola arricciando il naso con finto disgusto, mentre gli occhi brillavano ancora divertiti.
-Può darsi... beh, forse sarebbe stato meglio se l'avesse visto Kaito Kid. O meglio, il suo Nekodachi. Sai, quando non ti avevo ancora detto quello che provavo per te l'avevo incontrato sul tetto dell'agenzia... sembrava molto giù... beh, come al solito d'altronde... si sarebbe diverti-...-.
Si bloccò. I piccoli muscoli in tensione, sentì un improvviso tanfo di sangue secco. Inspirò l'aria fresca di quella serata quasi autunnale con più attenzione, e l'odore di un Nekodachi sconosciuto gli riempì le narici.
-L'hai... l'hai sentito...?-
-Cos-...?-
Un fruscio nel cespuglio vicino alla panchina, e Conan fu buttato in avanti, cadde e assaggiò la terra con le labbra. Il detective sentì Ai strillare.
-A-... Aì...! Scappa!!!- Gridò il piccolo sputando il terriccio dalla bocca. Riusciva solo a muovere la testa, qualunque creatura fosse piombato su di lui aveva una forza immensa, che lo teneva inchiodato al suolo. Ad un tratto il peso sulla sua schiena si alleggerì. L'animale emise un grugnito e fu spinto da una parte. Conan si alzò barcollante e girandosi alla sua destra vide Ai soffiare al suo assalitore con gli artigli sguainati e il pelo dritto per l'impeto della battaglia. La creatura era semplicemente spaventosa. Sembrava in tutto e per tutto un Nekodachi, ma aveva il manto maculato come quello di un giaguaro e gli occhi iniettati di sangue; macchie di esso luccicavano sulla sua pelliccia. Era piccolo proprio come loro, ma era molto agile e sgusciava via dai colpi di Ai come un'anguilla. Il cucciolo non poté fare a meno di lodare il coraggio e la fedeltà della sua amata, che era rimasta con lui anche davanti a un pericolo del genere. Conan si buttò in mezzo alla lotta, sfoderò gli artigli e soffiò ferocemente all'aggressore. Lo strano Nekodachi si fermò a guardarli entrambi, forse indeciso su chi attaccare per primo.
-Prendi me, bastardo! Battiti con me!- lo insultò Conan.
Dopo un momento di tensione il detective ebbe l'impressione che la creatura avesse puntato lo sguardo su Ai, e senza pensarci scattò verso di lui per difenderla. -Non la avrai, maledetto!- gli urlò. Gli atterrò quindi sulla schiena e gli morse la collottola, sfregiandogli le cosce con le unghie. Il mini giaguaro ringhiò furibondo, e cominciò a saltare sul posto con energia per togliersi di dosso Conan. Ai approfittò della situazione e attaccò le zampe del nemico, affondando i denti nella carne. Il Nekodachi demoniaco ululò di dolore, e nonostante il peso sulla schiena, con una forza incredibile afferrò la scienziata per il collo e la lanciò via di qualche metro. Conan smise di lottare e la raggiunse preoccupato.
-Aì, vattene...- mormorò il detective senza fiato.
-Non... non posso lasciarti...-
Conan percepì l'odore del Nekodachi in arrivo e si mise tra lui e l'amata pronto a combattere ancora, le labbra arricciate in un sibilo silenzioso e le orecchie ruotate all'indietro.
I due felini si fronteggiarono per qualche istante, gli occhi fiammeggianti. Poi la creatura scattò all'improvviso puntando al petto di Conan. Lui lo schivò per un soffio e cominciò a correre verso la fontana. Un momento dopo si pentì di averlo fatto, poiché si rese conto di aver lasciato Ai da sola. Si girò indietro e con un moto di sollievo vide il Nekodachi alle calcagna; per qualche motivo aveva rinunciato ad attaccare la scienziata e ora lo stava inseguendo. Conan si lanciò sul bordo della fontana e usò il muretto come rampa di lancio per catapultarsi con le zampe posteriori verso il nemico, gli artigli sfoderati. Lo mancò e fu trascinato nella polvere dalla forza del salto. La bestia si mise di nuovo sopra di lui, sovrastandolo, e gli morse forte la nuca. Il detective si abbandonò a un grido di dolore. Si sentì afferrare per il collo e fu lanciato verso la fontana. Conan sbatté violentemente una delle zampe di dietro sul bordo di cemento e sentì una fitta lancinante alle ossa, mentre il sangue proveniente dalle ferite si mescolava all'acqua che schizzava intorno a lui. L'assalitore  lo raggiunse e lo tenne fermo sul fondo della fontana: Conan non riusciva a muovere un solo centimetro del suo corpo, e pian piano stava sprofondando nell'oblio, i polmoni vuoti di ossigeno. Per un momento la faccia del Nekodachi si impresse nella sua mente, appena visibile dall'altra parte dello strato d'acqua sopra di lui.
Quello sguardo... quegli occhi...
Poi tutto parve succedere in un secondo; la forza che lo teneva inchiodato al fondo si alleggerì, Conan potè finalmente alzare la testa e cominciò a respirare affannosamente, mentre si rese conto di avere una zampa rotta, e il pelo intorno al collo imbrattato di sangue. Spostò lo sguardo intorno a lui, ma non vide la creatura demoniaca da nessuna parte. Dopo un po' Ai saltò sopra la fontana e lo abbracciò piangendo.
-Conan! Sei vivo!- sussurrò la Nekodachi, le lacrime che scendevano sulle guance pelose.
-Dov'è... dov'è finita...?- tossì lui. Non seppe perché avesse usato il femminile. Ai comunque non commentò l'uso di esso, forse troppo scossa per notarlo.
-Se n'è andato, non so il perché...-
-TEEMEE!-
I due Nekodachi si voltarono e videro i loro umani avvicinarsi. Gli occhi del bambino si spalancarono e diventarono grandi quasi quanto i suoi occhiali, mentre Ai si mise le mani alla bocca, agghiacciata. La Nekodachi della scienziata si ritrasse dal suo Conan e raggiunse Ai, vedendo il bambino allargare le braccia verso il suo Teemee.
Ci fu un minuto di silenzio. Poi il finto bambino si girò a fronteggiare l'amica, gli occhi di fuoco.
-TIENI LONTANA QUELLA BESTIA DAL MIO NEKODACHI!-
E fuggì via dalla radura con il felino ferito in braccio.

....

Il concerto di Schnuffel! Non ho resistito, scusate xD Non ho mai scritto una scena di battaglia, siate clementi D= 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


nekodachi capitolo 6
Siamo già al sesto wow O_O

The Nekodachi


Capitolo 6

Conan sollevò le palpebre lentamente e vide la stanza immersa in un mare bianco-trasparente. L'effetto durò finché le lacrime non scesero dai suoi occhi blu e macchiarono silenziosamente le lenzuola. Si alzò faticosamente, stanco come se non avesse dormito neanche un secondo, e scostò il sacco a pelo dal suo corpicino per dare un'occhiata alla zampa sinistra; la fasciatura partiva dalle dita fino a coprire tutta la coscia. Aveva tenuto il gesso per una settimana, e l'arto gli sembrava così leggero ora... Si mise in piedi e provò ad appoggiare la zampa per terra, e il dolore che temeva non arrivò. Strappò via le fasce dalla ferita del collo, ormai rimarginata, e indossò il suo papillon, dopodiché incastrò il badge dei giovani detective nella fascia rossa del fiocchetto. Il piccolo Nekodachi posò il suo sguardo sul paesaggio fuori dalla finestra e non vide altro che massicce nuvole cariche di pioggia; le gocce avevano ormai riempito tutta la finestra della stanza di Kogoro. Senza volerlo ripensò alla creatura che lo aveva assalito, a quel terribile grugnito che ora lo sentiva ogni notte sibilare nelle orecchie, insinuandosi nei suoi sogni trasformandoli in incubi. Si chiese se anche la sua Teemee avesse la mente persa nei suoi stessi pensieri. Sì, LA mia Teemee... non mi interessa del mio umano! Ai è la Nekodachi della mia vita, io sono legato solo a lei! 

Ein Augenblick, man sieht sich an  
                            An instant, one look to each other,         
Und weiß, dass man vertrauen kann              
                            and we know that one can trust the other. 
Auf diesen einen Blick von dir               
                            At the first sight of you
Ein kleiner Funken fliegt zu mir            
                            a little spark flies to me.

Jeder Tag trägt dein Gesicht 
                           Every day looks like your face
Wo du auch bist, da bin auch ich
                           Wherever you are, there I am too. 
Hat du heut' schon an mich gedacht
                           Did you already think of me today?

Hat dir das Glück schon zugelacht?
                           Did the luck smile at you yet? 

Conan uscì dalla camera con passo felpato, gli occhi puntati verso la cucina. Sentiva il rumore delle stoviglie maneggiate da Ran e la sua Nekodachi, e l'odore del pranzo appena consumato ancora presente. Un singolo brontolio alla pancia gli ricordò che quel giorno non aveva mangiato. In effetti il tavolo era ancora apparecchiato ed era presente un piatto pieno di pietanze. Probabilmente la ragazza lo aveva lasciato riposare sapendo della ferita alla zampa. Ma Conan non badò al cibo e, con la pancia rasente al pavimento, si avviò verso il portone che dava alle scale dell'agenzia. Passando davanti all'ingresso dello studio, si fermò un attimo con le orecchie alzate, pronto a cogliere il minimo movimento. Dopo un minuto di attesa concluse che poteva procedere. Il suo umano non l'avrebbe fermato. Avrebbe incontrato Ai, ad ogni costo; non la vedeva da più di una settimana.
Fece un bel respiro e uscì all'aperto, la pioggia che scrosciava e che gli appiccicava il pelo al suo fragile corpo.

Denkst du oft an mich
                         Think often of me
Wenn du alleine bist
                          If you are alone, 
Wenn du dich einsam fühlst
                          if you feel lonely.
Die Welt verändert sich
                         The world is changing,
So ein Gefühl vergisst man nicht
                         you don't forget a feeling like that. 

Denkst du oft an mich
                         Think often of me

Hörst du meinen Namen tausendmal
                         You heard my name a thousand times, 

Siehst meine Augen überall
                         you saw my eyes everywhere. 

Die Welt verändert sich
                         The world is changing,

So ein Gefühl vergisst man nicht
                         you don't forget a feeling like that.

Corse come mai aveva corso, tra le gambe dei passanti muniti di ombrello e i loro Nekodachi sulla spalla, tra i lampioni spenti e le vetrine dei negozi grigie e tristi come il cielo.
All'improvviso si fermò per schivare una pozzanghera, e si rese conto di aver sbagliato strada. Restò lì immobile per qualche istante, osservando la sua immagine riflessa nel piccolo pantano. Gli sembrò quasi di vedere gli occhi di Ai in esso, e due lacrime scesero dal suo muso e si mescolarono alle gocce di pioggia che sfuriavano sulla sua pelliccia bianca.

Teemee, ich denk' an dich
                         Temee, I think of you… 

Conan svoltò a sinistra e si ritrovò davanti al parco di Beika. Un brivido gli percosse la schiena. Il Nekodachi demoniaco lo perseguitava anche da sveglio ora? Cercò di ricomporsi, sicuro che la creatura non attaccasse nel pieno del giorno, ed entrò nel parco. Percorrendo il tracciato sabbioso, vide una donna insieme al suo bambino seduti su una panchina, entrambi con un gelato e un ombrello in mano; i loro Nekodachi si stavano coccolando teneramente. Il detective pensò nuovamente alla sua Ai e al giorno dell'appuntamento. Lei lo aveva accettato anche se sapeva della sua condizione. Sono un Crazydachi... uno stupido Crazydachi innamorato... Distolse lo sguardo dalla famigliola, ma ovunque guardasse c'erano umani felici insieme ai loro Nekodachi, Nekodachi normalissimi, sorridere ai loro "padroni" e miagolare allegramente. Conan si sentì all'improvviso piccolo e indifeso, ma soprattutto si sentì ridicolo in mezzo a loro, come se con una singola occhiata la gente potesse entrare dentro di lui e scoprire la sua natura. Sono un Crazydachi... sono diverso...

Es geht mir gut, wenn ich dich seh' 
                         I feel good when I see you, 
Wenn ich mit dir zusammen geh' 
                         when I walk together with you. 
Und ich weiß, dann geht es dir
                         And then I know you feel 
Ganz genau so gut wie mir 
                         Just as good as me. 

Wenn auch einmal der Himmel weint
                         Even if the sky is crying,
Und doch für dich die Sonne scheint  
                         and still the sun is shining for you,
Dann weißt du, du bist nicht allein 
                         then you know that you’re not alone

Dann weiß du, das muß Liebe sein. 
                         
Then you know it gotta be love. 

Ricominciò a correre a perdifiato, il vento che gli scompigliava il pelo e gli faceva lacrimare gli occhi. O forse piangeva per altro... Gli sembrava di sentire la voce incoraggiante di Ai, sempre più forte man mano che si avvicinava alla casa di Agasa. Infine raggiunse la sua meta: Conan si fermò davanti alla porta principale e inspirò profondamente. Persino da fuori si sentiva il profumo di Ai, e ne fu deliziato. Assaporò quell'istante con tutto il cuore, ma durò poco. Un secondo odore si aggiunse, e sentì un lontano ronzio nelle orecchie. Si nascose nel cespuglio più vicino e attese, il cuore a mille e un brutto presentimento che si insinuava in lui.

Denkst du oft an mich
                         Think often of me
Wenn du alleine bist
                          If you are alone, 
Wenn du dich einsam fühlst
                          if you feel lonely.
Die Welt verändert sich
                         The world is changing,
So ein Gefühl vergisst man nicht
                         you don't forget a feeling like that. 

Denkst du oft an mich
                         Think often of me

Hörst du meinen Namen tausendmal
                         You heard my name a thousand times, 

Siehst meine Augen überall
                         you saw my eyes everywhere. 

Die Welt verändert sich
                         The world is changing,

So ein Gefühl vergisst man nicht
                         you don't forget a feeling like that.


Teemee, ich denk' an dich
                         Temee, I think of you… 

La Nekodachi dal ciuffo ramato stava guardando fuori dalla finestra con fare malinconico quando sentì il campanello suonare. Si sporse dal piano di sopra e vide la sua umana che andava ad aprire così Ai la raggiunse e si mise accanto a lei. Appena la porta si spalancò, drizzò ogni pelo del suo manto e gonfiò la coda. Davanti a loro c'era Conan, gli occhiali speciali accesi e l'aria parecchio alterata.
-DIMMI DOV'E'!-
La piccola spalancò gli occhi quando vide Conan aggredire Ai scuotendola violentemente con le braccia.
-TOGLIMI LE MANI DI DOSSO! IL TUO NEKODACHI NON E' QUI!-
Si preparò a lanciarsi verso il detective per proteggere la sua Teemee, i denti scoperti e le orecchie all'indietro, quando vide un lampo bianco con la coda dell'occhio. Si girò per guardare fuori, appena in tempo per vedere la coda bianca di Conan sparire oltre il cancello. Istintivamente gli corse dietro.
-Teemee, dove vai!?-
Ai non si fermò a spiegare, ma continuò a rincorrere l'amato lungo la strada.
-Conan, aspettami!-
La Nekodachi lo chiamò, ma di lui non c'era neanche l'ombra, poteva soltanto sentirne l'odore. Seguì la sua traccia per molto tempo, fino ad arrivare alla radura del parco dove avevano assistito alle prove del concerto. Ai si fermò di botto, stranita: l'odore si fermava lì. Poi vide per terra gli occhiali di Conan a qualche metro da lei. Si avvicinò e in quell'istante vide delle macchie rosse che scintillavano tra i fili d'erba. L'odore del sangue di Conan le riempì le narici.
-No... CONAN!!!-

 ....

Stile song-fic for the win!!!! Comunque la canzone si chiama in realtà "Timmi", ed è presa dal CD soundtrack tedesco di Hamtaro (ovvero, è una delle canzoni presenti negli audio-book tedeschi di Hamtaro). Un grazie va al mio amico tedesco per la traduzione in inglese!
E ora... cosa succederà?! Siamo entrati nel vivo del racconto! Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


...ed ecco il settimo, finalmenteeeeee!!!!


The Nekodachi

Capitolo 7


Ai continuò a fissare inorridita le macchie di sangue scarlatto con gli occhi fuori dalle orbite, mentre la sua mente correva veloce. Scosse il capo ma i pensieri continuarono prepotentemente ad affollarsi nella sua testa. E' stato ferito... l'hanno portato via... e... e se è morto? Stava quasi per mettersi a tremare in modo incontrollato quando si fece forza e inspirò profondamente. Non posso perderlo... non ora che stavamo insieme... Si chinò sulle quattro zampe e iniziò ad annusare da cima a fondo il suolo. Il puzzo del sangue fresco di Conan si sentiva ancora nonostante la pioggia, ed era mescolato a un odore acre; proprio in quel punto i ciuffi d'erba erano appiattiti come se... Un... un aereo? La Nekodachi alzò la testa per controllare la zona intorno a lei: gli alberi che la circondavano erano perfettamente immobili e silenti. No... la radura è troppo piccola per permettere a un aereo di atterrare... Rivolse nuovamente lo sguardo sotto di sé. Ma forse... forse un elicottero... Drizzò le orecchie e si girò a fissare gli occhiali del suo amato, ancora posati per terra.
Gli... gli occhiali!! Sono una stupida!
Ai si tuffò su di essi e li azionò. Quasi svenne dal sollievo quando vide sulla lente il puntino rosso che indicava la posizione del badge dei giovani detective di Conan. Si mise a correre con l'intenzione di tornare indietro e avvisare la sua Teemee, ma frenò bruscamente appena dopo pochi passi. Il puntino si muoveva troppo velocemente, questo voleva dire che il Nekodachi si trovava su quell'ipotetico elicottero... e non avrebbe mai raggiunto un elicottero con il maggiolino del dottor Agasa! A questo punto ritornando a casa e raccontando l'accaduto avrebbe solo perso del tempo prezioso.
Ai si lasciò prendere dallo sconforto. E'... è finita... non potrò mai raggiungerlo... anche volendo chiamare la polizia, ci metterei troppo tempo... Si accucciò sul prato e abbandonò la testa tra le zampe, le lacrime che le rigavano il muso. 
-...Conan...-
Ripensò al primo bacio sopra il divano, alla voce tremante del detective quando le confessava di essere un Crazydachi, al suo viso impacciato prima dell'appuntamento... ripensò alla dolcezza nei suoi occhi quando la chiamò Aì, al concerto pazzo in cui avevano ballato allegramente, all'ultima frase che aveva detto prima che fosse apparsa la creatura...
Ai si alzò sulle zampe di botto. Cos'è che aveva detto Conan? Si spremette le meningi fino quasi a sudare e poi le venne in mente:
-...beh, forse sarebbe stato meglio se l'avesse visto Kaito...-
-...KID!- finì ad alta voce trionfante.
La piccola scienziata senza neanche pensarci si diresse davanti a lei verso l'albero più vicino, correndo a perdifiato. Scalò il tronco bianco ed esile della betulla e si arrampicò fino in cima, quasi non prestando attenzione ai rami resi scivolosi dalla pioggia.
-Kaito Kiiiiiiid!- gridò a squarciagola appena la sua testa sbucò dalla verde chioma. Si girò in più direzioni, speranzosa. Non ci fu risposta. Ma... cosa ho pensato? Figurati se sarebbe venuto proprio qui, per di più in pieno pomeriggio! Poi con la coda dell'occhio vide qualcosa di strano sulla lente. Focalizzò lo sguardo su di essa e vide con sgomento che era apparso un altro puntino rosso. Il segnale era vicinissimo. Scese a tutta velocità dall'albero e si addentrò tra la fitta boscaglia per seguirlo. Quando raggiunse il cuore del parco riconobbe la panchina dove lei e Conan avevano mangiato il loro gelato. Colse un odore familiare e il suo battito cardiaco accelerò. Lì vicino alla fontana c'era proprio lui, il Nekodachi di Kaito Kid!
-Kid!!!- lo chiamò Ai.
Quello si girò e la guardò con la sua solita faccia da eterno disperato.
-Ehylà... di un po', sai di chi è questo affare?-
La piccola dal ciuffo ramato si avvicinò a lui e aggrottò le sopracciglia alla vista del badge dei giovani detective sulla sua zampa.
-Se non ricordo male, è uno di quegli aggeggi che usa il tuo amico detective...-
Lei annusò il badge e si accorse che aveva l'odore di Ayumi.
-L'ho trovato qualche giorno fa... ci ho pensato un po' e poi ho deciso di seguire l'odore, e mi ha portato qui...-
Ai scosse la testa freneticamente e disse, alzando la voce: -Questo non è importante! Edogawa-kun è stato rapito, devi aiutarmi! Dobbiamo inseguire l'elicottero!-
Il ladro spense il gadget e lo mise nella tasca. -E'... è in pericolo? Tu pensi davvero... che io possa fare qualcosa?...-
-Ma certo che puoi! E' questa la tua occasione, dopo oggi non sarai più inutile! Ti prego...-
Kaito Kid la guardò per qualche secondo, poi il suo muso si illuminò.
-Va bene... farò del mio meglio.-

***

-C-Conan!- l'urlo di Ai si disperse nello spazio come se soffiasse il vento, ma non un singolo filo d'erba si muoveva. La sagoma inerme davanti a lei respirava debolmente. Sapeva che era lui: ne sentiva l'odore e voleva raggiungerlo, ma le zampe erano come inchiodate al suolo; non riusciva a muovere un solo muscolo del corpo. Poteva solo assistere alla scena, come se condividesse il destino crudele dei fantasmi. Gli occhi del suo amato si aprirono appena e la fissarono per un tempo imprecisato. Poi la sua voce vibrò nell'aria, bassa e roca. -Mi dispiace. Io non ti amo più.-
Ai si svegliò di soprassalto. Tra un respiro affannoso e l'altro, le ci volle un po' di tempo per riconoscere la radura dove lei e Kaito Kid avevano passato la notte. Il famoso ladro era sdraiato con la schiena appoggiata a un tronco di un grosso albero a pochi metri da lei. Il suo ventre si alzava e riabbassava lentamente a ritmo del respiro. Avevano inseguito l'elicottero in direzione nord-est fino al calare della notte; poco dopo il puntino rosso sulla lente di Conan si era fermato, così Kid aveva pregato alla scienziata di fermarsi, visto che era allo stremo delle forze. Ripensò con un brivido a quel terribile sogno. Che stupidaggini! Certo che mi ama ancora... La Nekodachi dimenticò l'incubo quando si rese conto della luce fioca che si stava spalmando lentamente e dolcemente sugli aghi più alti degli abeti lì intorno. L'alba era ormai vicina.
Inforcò gli occhiali spedita e li accese: il badge di Conan era in movimento! Si lanciò sul ladro addormentato come una furia.
-SVEGLIA!!!-
-W-whaaa! Ma che è??-
Kaito Kid si alzò di scatto, gli occhi ancora impastati dal sonno, ma con le orecchie all'indietro per la sorpresa. Bastò uno sguardo per fargli capire il problema. I due si arrampicarono su un albero e il Nekodachi più grande aprì il suo deltaplano, come avevano fatto il giorno prima.
-In che direzione?-
-Da quella parte, sempre a nord-est!- gli indicò lei.
Ai e Kaito Kid ricominciarono quindi l'inseguimento.

....

Scusate il ritardo... the school is bad...

Ecco a voi una scena rifatta tanto per far ridere:
"...Scalò il tronco bianco ed esile della betulla e si arrampicò fino in cima.
-Ham-i-co!!!- urlò Ai al vento.
Sentì un battito d'ali, e davanti a lei apparse un corvo viola-bluastro.
-Cow! Mi hai chiamato, Ham-... ehy... cow... ma tu non sei il mio Ham-ico! Cow!- disse..."

Se non la capite correte a giocarvi Hamtaro Ham Hams Unite per Game Boy Color xD
Recensite in tanti please! Mi serve per migliorare!!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Siete pronti? Arriva il capitolo otto!


The Nekodachi

Capitolo 8


Il finto bambino si mise a correre per l'ennesima volta verso la residenza di Agasa, la furia che lo inondava e che gli faceva ribollire la testa. Aveva cercato di ripercorrere la strada che aveva fatto il suo Nekodachi con l'aiuto di quello del dottore. Il felino aveva trovato delle macchie di sangue in una radura del parco di Beika, e appena aveva riferito al bambino a chi appartenevano, Conan non aveva più voluto sentire ragione. Ora il Nekodachi di Agasa lo inseguiva a fatica per tentare di fermarlo e placare la sua rabbia.
Il detective appena arrivò davanti al portone principale iniziò a battere violentemente la mano stretta a pugno sul duro legno.
-APRI, MALEDETTA! APRI!-
-Calmati, Shinichi! Lasciala in pace!- gli rispose l'anziano amico dall'altra parte della porta.
-MI SENTI, HAIBARA, BRUTTA BASTARDA?? PER COLPA TUA NON HO PIU' UN NEKODACHI!-
-Se non ti calmi non ti apro!- gli ribatté Agasa da dentro. L'uomo teneva girata la chiave e intanto guardava sconvolto la bambina in lacrime dietro di lui.
-VIENI FUORI SE HAI IL CORAGGIO! VIENI CHE TI AMMAZZO!!!-
Ai esplose in singhiozzi e si rintanò nel laboratorio sotterraneo; si appoggiò alla parete, si mise la testa fra le mani e continuò a piangere in modo incontrollato. Si sentiva un verme. Voleva sparire. Voleva morire e raggiungere la sua famiglia. Non avrebbe mai dovuto acconsentire alla sua piccola felina a dichiararsi a quel Crazydachi. Poi all'improvviso un pensiero la travolse. Lui probabilmente aveva frainteso. Conan pensava che lei avesse accettato la pazzia, in questo caso l'amore, della sua Nekodachi.
"Lui... lui non lo sa... non sa che la mia non è una Crazydachi... lui non sa che io lo amo."

La strana coppia di Nekodachi era in volo già da qualche ora quando il puntino rosso sulla lente di Conan si fermò. La pioggia, che si era placata il giorno prima, era ritornata con lievi e fresche spruzzate che rendevano quel viaggio non molto piacevole. Ma d'altronde anche senza di essa il cuore di Ai non avrebbe smesso di palpitare dalla paura per la sorte di Conan.
-Ti prego, fermiamoci...- le aveva pregato Kaito Kid.
-Ma ci stiamo avvicinando, ancora un piccolo sforzo!- pregava la scienziata a sua volta. Nei pochi momenti in cui non pensava all'amato rifletteva proprio sul comportamento del ladro, e di sicuro quello si stava comportando egregiamente. Nonostante il suo nuovo carattere di Crazydachi da "eterno disperato" doveva ammettere che si stava dimostrando abbastanza coraggioso. In qualche modo avrebbe dovuto ricambiare quel grosso favore. 
-E quello cos'è?- esclamò Kaito all'improvviso.
Ai si distolse dai suoi pensieri e focalizzò lo sguardo davanti sé; vide come un muro bianco opaco che si stagliava a pochi metri da lei, dalla collina sotto di loro fino al cielo, talmente immenso che non si vedeva la fine.
-Un banco di nebbia!- disse lei senza fiato, a bocca spalancata.
-Mai visto un banco così grande! Sei sicura che dobbiamo addentrarci lì? E' pericoloso...-
In effetti anche aggirare la nebbia sembrava impossibile: quel banco si estendeva per miglia e miglia in qualsiasi direzione i loro occhi guardassero. 
-Potremmo attraversarlo ad un altitudine più bassa...- suggerì la piccola.
-Roger...-
I due si addentrarono in quel muro fatto di nuvole, ma dopo un'altra oretta Kaito Kid cominciò a lamentarsi di nuovo.
-Non vedo neanche il mio naso! Non so neanche se sto andando dritto...-
-Stai andando bene, lo vedo dagli occhiali! Coraggio!- rispose Ai alzando gli occhi verso di lui. Si vedeva dal suo muso provato che il famoso ladro stava facendo una fatica immane a sorreggerla dopo tutto quel tempo.
Tutt'ad un tratto la scienziatina sentì un forte spostamento d'aria alla sua sinistra. Poi ancora una seconda volta, e una terza, finché non lo percepì ormai dietro di lei, in lontananza.
-Cosa caspita...- girò il collo indietro stranita e le sembrò di vedere un tubo bianchissimo sparire nella nebbia.
Ai ebbe un brutto presentimento.
-No... non mi dire che... Kid, stai attento forse sono...-
-AHHHHH! UN IMPIANTO EOLICO!!!-
La Nekodachi non ebbe neanche il tempo di guardare davanti a sé che Kaito Kid stava già virando bruscamente a destra, per non finire dritto contro il rotore di una torre.
-Ahhhh! Ma quanto eravamo alti ancora??- urlò lei. Un istante dopo una pala della stessa torre colpì in pieno il deltaplano del ladro e lo strappò. I due Nekodachi cominciarono a precipitare gridando come mai avevano fatto, le lacrime agli occhi per la velocità della caduta.
-AHHHHHH!-
Kaito all'ultimo prese Ai tra le zampe e la spinse verso il suo ventre, si girò verso l'alto e sbatté di schiena sul prato.
Ad Ai ci volle un minuto per scrollarsi e realizzare cos'era successo.
-I-idiota! Non dovevi salvarmi...-
Il Crazydachi aprì lentamente gli occhi e la guardò.
-Non dire sciocchezze... sei tu che devi salvare il tuo amico... io il mio lavoro l'ho fatto... grazie per aver creduto in me...-
-Non esagerare ora! Non stai mica morendo!-
Ai spostò sconsolata il deltaplano ormai fuori uso da sotto il Nekodachi e annusò la ferita sulla sua spina dorsale.
-Starai bene. Ora io... io devo andare. Non ti muovere da qui!-
-E chi si muove...-
-Accendi il badge di Yoshida-san, così potrò ritrovarti!- disse Ai mentre cominciava già a correre verso nord-est, inoltrandosi nella nebbia.
Il segnale era vicinissimo. Sto arrivando, Conan... resisti ti prego...
I minuti passavano inesorabili. La Nekodachi sentiva già la mancanza delle lamentele di Kaito Kid; in quel silenzio opprimente poteva solo sentire il battito del suo cuore che accelerava. Poi ad un certo punto la nebbia si diradò. La scienziata si bloccò alla vista di una costruzione enorme davanti a lei. Non aveva mai visto una cosa simile. Sembrava un tempio ma era circolare, con le pareti lisce e senza una singola finestra. Era molto alto e non aveva dei colori accesi: di sicuro non era in stile giapponese. Ai lo ammirò per qualche secondo, poi si scosse e si incamminò verso la porta principale, incuriosita. Conan... sei qui dentro? Si accorse con sgomento, una volta avvicinata, che la porta era aperta. Si acquattò con la pancia rasoterra ed entrò nello strano palazzo. Si ritrovò in una piccola camera scura con una serie di scale sulla destra. Annusò le assi del pavimento per cercare di cogliere l'odore di Conan, ma non lo trovò. La Nekodachi si alzò sulle quattro zampe, delusa. Stava per tornare indietro, quando la attirò la luce che proveniva dalla stanza davanti a lei. Entrò lentamente e venne avvolta da quella luce. Era una camera enorme, circolare proprio come il tempio. Ai lati c'erano file e file di gradoni, che sembravano proprio quelli di un teatro greco. Ma l'attenzione di Ai era rivolta alla sagoma che fluttuava al centro. Era un cristallo, un cristallo viola sospeso a mezz'aria. La piccola si mosse verso il cristallo come ipnotizzata. Vide che esso non era intero: in cima c'era un pezzo più grande, con attorno altri frammenti più piccoli. Eppure tutte le schegge sembravano muoversi su e giù all'unisono, come una cosa sola. Era sempre più vicina...
-Io non lo farei se fossi in te.-
Ai si voltò di scatto e vide davanti a lei un Nekodachi. Lo squadrò con attenzione. Sicuramente apparteneva a un umano più grande di lei. Alcune zone del pelo erano stranamente colorate. La scienziata ebbe un brivido, ricordando che anche la creatura che aveva attaccato lei e Conan aveva il pelo simile al suo. Ma quella figura in qualche modo la rassicurò.
-Questo... questo è il tempio del cristallo...?- chiese Ai senza rendersene conto. -Il cristallo... di Cristoforo Colombo?-

....

... e ora per colpa mia tiferete per la AixKaito D=

Ecco un'altra scena rifatta tanto per far ridere: "-E quellllo cosh'èèèèè???- esclamò Kaito Kid all'improvviso. Ai focalizzò lo sguardo davanti a sè e vide il corvo di Hamtaro con in groppa un Pikachu. -Pikachu-pika!!!!-" Ahahahah Dario Moccia is everywhere.

Vabbè... Siamo a metà della storia... Al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Eeeeeed ecco un nuovo capitolo!!! Pronti per la follia pura???


The Nekodachi

Capitolo 9


Il raggio di sole che filtrava dal foro del soffitto lì in alto aumentò di intensità; probabilmente la nebbia si era diradata completamente. Eppure la più grande fonte di luce rimaneva il cristallo viola al centro della sala. I frammenti di cui era composto fluttuavano silenziosamente. A pochi metri c'era la Nekodachi di Ai, intenta a studiare l'altro felino tigrato che aveva di fronte.
-Oh... allora c'è qualcuno che non si è dimenticato della sua esistenza.- rispose lui con tono tranquillo.
-Lei... chi è?- chiese ancora Ai dopo qualche istante.
-Elvis.- disse semplicemente. "Un nome inglese?" pensò la piccola.
Cominciò poi ad oscillare la coda spazientita. Stava perdendo del tempo prezioso, doveva trovare Conan e riportarlo indietro.
-Io... io sto cercando un Nekodachi. E' piccolo come me e ha gli occhial-...- Ai non finì la frase quando si ricordò che gli occhiali li aveva lei perché erano rimasti nella radura del parco. In quel momento, guardando la lente, si rese conto che il segnale era talmente vicino che il puntino rosso lampeggiava.
-Ah... quindi sei tu la sua fidanzata... capisco... se mi segui ti porterò da lui.-
-Cosa?!- la scienziata si abbassò sulle zampe anteriori e ruotò le orecchie all'indietro con fare guardingo. Lui sapeva dov'era!
-Calmati piccoletta, ti avrei restituito il tuo amico comunque... se vuoi seguirmi...-
Senza aspettare risposta si avviò verso l'uscita e imboccò le scale a sinistra. Ai rimase stordita dalla sua noncuranza e tranquillità. Che faccio? Mi devo fidare? Lui conosce questo posto meglio di me, potrebbe condurmi in una trappola...
Alla fine decise di seguirlo. Forse si stava preoccupando troppo, magari non l'aveva rapito lui...

La Nekodachi dal ciuffo ramato cominciò a salire le scale e raggiunse quello strano personaggio. I gradini si snodavano circolarmente, come un enorme scala a chiocciola che girava intorno al salone principale. Ai cercò di scorgere la fine oltre la figura scura di Elvis davanti a lei, ma le scale sembravano infinite.
-Come dicevo, credevo che ormai tutti avessero dimenticato l'esistenza del cristallo...- iniziò lui senza preavviso.
Ai posò lo sguardo sul corpo slanciato di Elvis ed esitò prima di rispondere: -Come può pensare una cosa del genere? Nessuno potrà mai dimenticare di come il cristallo abbia unito gli umani a noi Nekodachi-
-Vuoi dire il contrario.-
La Nekodachi più giovane si fermò sorpresa, una zampa ancora a mezz'aria. L'altro percepì dalle orecchie che lei aveva interrotto la scalata, si fermò anche lui e si girò verso Ai.
-Che... che differenza fa?-
Elvis la guardò con i suoi occhi di ghiaccio.
-C'è un enorme differenza.-
La piccola lo guardò stranita. Lui continuò: -Siamo stati noi Nekodachi ad essere stati catapultati in questo universo. La storia racconta che Cristoforo Colombo e il suo Nekodachi abbiano toccato il pezzo di cristallo nello stesso istante. Se così fosse però, perché siamo stati noi a comparire nel loro mondo, e non loro nel nostro? Perché i due universi non si sono direttamente fusi insieme? Questa è una domanda che si sono sempre chiesti coloro che son venuti prima di me-
Gli occhi di Ai erano rotondi come enormi palle da tennis. Posò finalmente la zampa sullo scalino.
-Ma lei... lei chi è?- chiese per la seconda volta. Il nome non le bastava più.
-Sono il guardiano del cristallo.-
Silenzio.
-Io... non pensavo...- Ai scosse il capo incredula.
-Beh, non sono mica il primo... come dicevo un attimo fa, ci sono stati molti altri Nekodachi prima di me.-
-Ma il suo... il suo umano dove...?
-...Morto.-
La Nekodachi ebbe un brivido. Di solito gli umani e i Nekodachi morivano nello stesso istante. Forse qualcuno l'ha ucciso? Per gli umani e i Nekodachi perdere l'altro era una cosa orribile. La scienziata cominciò a provare simpatia e ammirazione per il Nekodachi che aveva di fronte.
-Il tempio... pensavo fosse in America.- esclamò Ai incuriosita, assetata di sapere.
-I presidenti di tutto il mondo si riuniscono ogni tot di anni per decidere la nuova collocazione. Con il tempio in continuo spostamento, i curiosi e gli eventuali vandali non sanno mai dove andare a cercarlo. Perciò i rappresentanti di ogni stato si incontrano in gran segreto e si decide sempre per un posto isolato. Poi il papa benedice il prescelto che farà da guardiano.-
-Perché prima non mi ha fatto avvicinare al cristallo?- chiese ancora lei.
-L'aura magica che lo circonda è altamente dannosa.- Elvis fece per voltarsi verso gli scalini pronto a continuare la scalata, quando il suo muso si oscurò, attraversato da chissà quali pensieri. Si rivolse di nuovo ad Ai: -Ah, dimenticavo. Se possiedi degli oggetti elettronici, ti pregherei di spegnerli. Le onde magnetiche interferiscono con l'aura del cristallo-.
Il guardiano ricominciò quindi a salire. La piccola tirò fuori il suo badge dei giovani detective dal ciuffo sotto il collo e se lo rigirò tra le zampe per qualche secondo; decise poi di spegnerlo. La scienziata sospirò e si incamminò per raggiungere il Nekodachi.

Dopo interminabili minuti, Ai riuscì a vedere uno sprazzo di luce davanti ad Elvis. Quest'ultimo una volta arrivato al pianerottolo si ritrasse a sinistra davanti alla porta, per lasciar passare la piccola Nekodachi. Immediatamente sulla destra c'era un tavolino nero con sopra delle bottiglie d'acqua di vetro. Ma la cosa che fece trasalire Ai era la presenza di tante piccole celle dal lato opposto, tutte in fila, mentre il corridoio principale si estendeva fino all'orizzonte, apparentemente infinito, circoscrivendo l'intera sala principale. C'era anche una seconda fila di celle sopra le prime. La scienziata si avvicinò alle celle a bocca aperta, incapace di agire diversamente a causa della confusione che si stava creando nella sua testa.
-D-... dov'è Conan?- balbettò infine, un brutto presentimento che si insinuava in lei.
-Oh, come ti ho detto prima, ti restituirò il tuo amico appena ho finito con lui.-
Ai si voltò di scatto verso di lui, il cuore che batteva all'impazzata. -Cosa... cosa gli vuole fare??-
Elvis con calma glaciale prese una chiave appesa al muro e aprì lentamente la cella più vicino a lui. -Diciamo che ho bisogno di lui per salvare il nostro mondo.-
-Si... si spieghi!!!- esclamò lei con voce stridula. La simpatia che aveva provato prima per quel personaggio era scemata in pochi attimi.
-Ehyyy ma sei proprio tu!-
La Nekodachi drizzò le orecchie sorpresa, gli occhi ancora spalancati, e girò la testa verso chi aveva appena parlato. In una delle celle collocate sul secondo piano c'era un Nekodachi che avrà avuto l'età di Shinichi, il pelo color caffè e un ciuffo sbarazzino in testa. Heiji Hattori.
-Tu sei... tu sei l'amico di Edogawa-kun!- disse lei sempre più spaventata.
-Ehssì, sono io! Ma guarda un po', che ci fai qui?-
Ai lo ignorò e si girò nuovamente verso Elvis, frastornata. -A... a che gioco sta giocando?!-
Ma il Nekodachi si era spostato. Era tornato sull'ultimo scalino e teneva la porta con la zampa.
-Beh io ti lascio piccola. Divertiti.-
-No... aspetti!!-
Ai si lanciò verso la porta, ma il guardiano fu più veloce e la chiuse a chiave. Era in trappola.
-No... Mi porti da Conan!!! MI PORTI DA LUI!- urlò Ai sbattendo violentemente le zampe sul duro legno.
Nessuna risposta.
-C-... Conan...- la piccola si lasciò cadere davanti alla porta, le lacrime che le rigavano il muso.
-Mhhh, avresti dovuto portare più gente se volevi salvarci!-
-CHIUDI IL BECCO TU!- gridò Ai di rimando, la tranquillità del Nekodachi che le faceva montare il nervoso. Ma subito si illuminò. Kaito Kid!
Non ebbe il tempo di prendere il suo badge che sentì un lieve ruggito alla sua destra. Proveniva dalla cella che Elvis aveva aperto. Tentò di vedere chi c'era dentro, ma l'interno era buio come una notte d'inverno cupa e nuvolosa. Cercò allora di coglierne l'odore, e la sua spina dorsale ebbe un brivido. Lentamente una figura nera si mosse dentro la cella e si avvicinò alla luce. Ai indietreggiò più che poté, il pelo dritto e il cuore impazzito. Il Nekodachi indemoniato che aveva attaccato lei e l'amato uscì fuori dall'antro. I suoi occhi rossi incontrarono quelli della scienziata e ululò in modo spaventoso.
Ai riuscì a tornare in sé e si mise a correre dalla parte opposta della porta, affiancando il muro. La creatura non esitò e cominciò a inseguirla, i denti scoperti e la bava che le usciva dalla bocca.
-Dove vai? E' un vicolo cieco!- Ai sentì l'urlo di Heiji, allora si voltò indietro, pronta ad affrontare quella bestia. Quest'ultima si fermò a pochi metri, la piccola coda cespugliosa che sbatteva da parte a parte. Digrignò ancora più i denti, se possibile. Ai si preparò ad attaccare, ma l'avversario colpì per primo. Lei lo schivò appena in tempo, e cominciò a correre per l'ennesima volta, verso le scale. Appena raggiunta la porta, cercò disperatamente di aprirla, girando il pomello più e più volte. Ma non calcolò bene i tempi: il Nekodachi maculato fu subito su di lei. La azzannò per la collottola e la scaraventò sul tavolino lì vicino. Le bottiglie che vi erano sopra caddero e si ruppero in mille pezzi. Gli occhiali le scivolarono via dal muso. Prima che riuscisse a mettersi sulle zampe, la creatura la morse di nuovo sul collo.
-AHHHHH!- Ai si abbandonò a un lamento di dolore. Poi i suoi occhi caddero sulla enorme pozza d'acqua che si era creata sotto di loro. Quello che vide fu troppo per lei. In un lampo capì perché Conan aveva usato il femminile parlando di quel mostro, quella volta lì al parco. Nel riflesso non vedeva il Nekodachi. Vedeva una bambina, con maglietta rossa e gonnellino giallo. Sui capelli portava un cerchietto dello stesso colore. La scienziata la riconobbe.
-Yo-... shida... -san...- disse debolmente. Chiuse gli occhi e l'oscurità l'avvolse.

....

...COLPO DI SCENAAAAAAAA!!!!!!!!!!
Ok basta...
AYUMI IS THE BEST EVERRRR!
Ok basta sul serio...
Niente pezzo per far ridere stavolta, mi spiace... siamo in un punto troppo critico!!!!
Il prossimo capitolo sarà ancora più pazzo!! Alla prossima!

PS: Grazie al mio amico Hokuto per avermi aiutato nello scrivere un pezzettino descrittivo!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Pazzia assoluta: MODE ON!


The Nekodachi

Capitolo 10


-Ai-kun... sono riuscito a calmare Shinichi... ti vuole parlare...- chiamò Agasa da dietro la porta; ma da essa arrivavano solo i singhiozzi ormai deboli della scienziata.
Il Nekodachi del dottore ruotò le orecchie e guardò in alto verso il suo umano. L'uomo ricambiò l'occhiata e si rivolse al falso bambino accanto a lui con uno sguardo pieno di rimprovero. -Non dovevi urlarle quelle cose...-
Conan lo ignorò. -Haibara... mi spiace, io... io ti devo parlare, è urgente.-
Aspettò qualche istante, tuttavia i lamenti di Ai non accennavano a smettere. Agasa ebbe uno scatto improvviso. -Ora basta, adesso me la vedo io... Ai-kun, sto entrando... Shinichi, tu aspetta qui.-
Il piccolo detective lo osservò mentre entrava lentamente e socchiudeva la porta. Non aveva mai visto il suo anziano amico così agitato. Ma era ovvio, era preoccupato per Ai. Lei era diventata come una figlia per lui... Chissà se Ai lo aveva capito... E invece cosa sono io per Haibara? Di sicuro non sono stato un buon amico un attimo fa... Ma cosa potevo fare? Cosa avrebbe fatto lei se avesse constatato che aveva perso per sempre la sua Nekodachi? Se non facciamo qualcosa potremmo davvero perderli entrambi... Conan era ancora perso nei suoi pensieri quando la porta dello scantinato si aprì. L'unico Nekodachi del gruppo, che era rimasto fuori, appena li vide si alzò sulle quattro zampe e oscillò la coda a disagio. La scienziata si teneva stretta al fianco sinistro dell'uomo, mentre quest'ultimo la spingeva delicatamente in avanti verso Conan per incoraggiarla. La bambina teneva lo sguardo fisso a terra e aveva ancora gli occhi umidi. Qualcosa si mosse nelle viscere del detective alla vista del suo volto così sfigurato dalle lacrime. Per un attimo si dimenticò del discorso che si era preparato, e la fissò per qualche secondo. Poi parlò: -Haibara... mi spiace... tu...- deglutì. -Tu mi devi aiutare... dobbiamo trovare i nostri Nekodachi.-
Ai si limitò a tirar su col naso. Lui continuò: -Prima Hattori mi ha chiamato. Hanno rapito anche il suo Nekodachi-.
Il dottore aprì la bocca stupito. Il suo Nekodachi sobbalzò. La piccola si mosse impercettibilmente.
-Non... non è tutto... Mitsuhiko l'altro ieri è stato chiamato dal Nekodachi di Hattori attraverso il badge dei giovani detective. Ha accennato ad un elicottero molto... ehm... carino.-
Ai rivolse finalmente il suo viso verso l'ex Shinichi. Conan dovette fare uno sforzo enorme per ignorare lo sguardo tagliente e allo stesso tempo disperato della scienziata. Ebbe per un attimo la visione folle di lui che si buttava in ginocchio a chiedere perdono, ma lei fu la prima a parlare: -La Nekodachi di Yoshida-san... anche lei era sparita...-
-Ehy ehy... ma... saremo in tempo per salvarli? Non ci è arrivata nessuna richiesta di riscatto... potrebbe essere stato un pazzo omicida...- esclamò Agasa preoccupato.
-Potremmo... potremmo essere ancora in tempo. Il Nekodachi di Hattori non ha chiamato da così tanto...- disse Conan, gli occhi fissi su quelli di Ai, supplicanti.
Lei sembrò leggergli nel pensiero.
-Non so come ma... ti aiuterò...-
Il bambino fissò lo sguardo sul pavimento, così come aveva fatto Ai poco prima. Si sentì sprofondare dalla vergogna. Sembrava davvero che Ai lo avesse già perdonato, anche dopo tutto quello che le aveva urlato.
-Grazie.- non riuscì a dire altro.

***

-Uuugh...- mugugnò la Nekodachi di Ai. Stirò le zampe anteriori una alla volta e si arrotolò ancor più su se stessa. Ormai era sveglia; tuttavia non voleva aprire gli occhi, come se si trovasse ancora nel piacevole torpore che si prova dopo aver fatto una lunga dormita. Uhhh... Teemee, che ore sono? Poi come un flash ricordò. Il palo eolico... il cristallo... la Crazydachi di Yoshida-san... Conan...
-CONAN!- gridò Ai alzandosi di scatto sulle zampe. Rizzò il pelo e sgranò gli occhi quando scoprì di essere dentro una gabbia. Ma non si trovava nel secondo piano: non era una di quelle innumerevoli gabbie che aveva visto l'ultima volta, era nella sala del cristallo. Esso si trovava alla sua destra, sempre maestoso e scintillante. Dal buco del soffitto là sopra entrava la debole luce della luna. Poi udì un rumore dal lato opposto. Quando vide ciò che le si parava davanti si avvicinò alle sbarre, le afferrò e cominciò a urlare contro la figura in avvicinamento. Elvis avanzava lentamente trainando un carretto con sopra il corpo immobile di Conan.
-CONAN!! CONAN!!!!- gridava Ai senza sosta. -BASTARDO, COSA GLI VUOLE FARE?-
Il Nekodachi più grande posizionò il carretto a qualche metro dal cristallo, dopodiché si fermò a consultare una manciata di fogli che si era portato dietro.
-STO PARLANDO CON TE! CHE COSA HAI FATTO A YOSHIDA-SAN?-
Finalmente Elvis sembrò sentirla e si avvicinò alla piccola cella dove era imprigionata Ai.
-Tu sarai testimone del mio operato. Grazie a me, da oggi molte persone non soffriranno più.-
-E COME? UCCIDENDO UN NEKODACHI INNOCENTE?- La scienziata digrignò i denti e cominciò a sbattere la coda in preda all'ira.
-Uccidere? Non è quello a cui sto puntando. Tu non capisci...-
-COSA DEVO CAPIRE? HAI RAPITO DEI CRAZYDACHI E NE HAI FATTA IMPAZZIRE UNA!-
-Ah... quello è stato un incidente. Quella piccola Crazydachi si è avvicinata troppo al cristallo e... beh è successo quello che è successo. Non lo avrei voluto ma devo ammettere che mi è tornata utile.-
-COSA??- Ad Ai girava la testa.
Il felino ebbe un momento di esitazione.
-Beh, se un Crazydachi viene sottoposto alla forza del cristallo per qualche minuto rischia di moltiplicare la sua caratteristica peculiare. Quella Yoshida era classificata come Crazydachi violento e... pestifero. Basta che fai due più due e capirai.-
La piccola sgranò ancora di più gli occhi. -E lei vuole... vuole fare lo stesso con Conan? Ma lui... lui è solo...- disse Ai, la gola a pezzi.
-Sì, lui è un Crazydachi particolare. E' da anni che aspettavo questo momento. Sono stato fortunato a trovarlo. Il primo Lovedachi del mondo.-
Il cuore di Ai perse un battito. -Il... il primo cosa?-
-A quanto ho capito, l'umano di questo Crazydachi non è innamorato della tua Teemee. Un Lovedachi si innamora di un altro Nekodachi il cui umano non è amato dall' umano dello stesso Lovedachi. Non so come sia possibile che dei cuccioli come voi possiate provare amore, ma non mi interessa. Grazie a me da oggi non ci saranno più Crazydachi.-
La Nekodachi oscillò lievemente la testa incredula, la testa affollata da milioni di domande e pensieri.
-Che cos'ha... che cos'ha contro i Crazydachi?- riuscì a domandare lei.
Elvis la trafisse col suo sguardo. -Ti rendi conto di tutti i problemi che hanno creato nel mondo? Ti rendi conto che se non li fermiamo il nostro rapporto con gli umani è destinato a cessare?-
-Ma... ma perché?-
Il guardiano le diede le spalle e alzò le zampe al cielo teatralmente, gli occhi puntati sul cristallo.
-Osserva bene! Li vedi quei frammenti di cristallo? Col passare del tempo, molto ma molto lentamente, quei pezzi si avvicineranno sempre di più. E quando il cristallo sarà integro, i Nekodachi non saranno altro che un lontano ricordo! I Crazydachi sono il risultato del continuo avvicinarsi dei frammenti. Se non facciamo qualcosa tutti i Nekodachi del mondo impazziranno!! Ma ora... immagina! Grazie a me non ci saranno più Crazydachi! I Nekodachi non si separeranno mai dai loro umani!-
-Ma... cosa c'entra Conan con tutto questo?- esclamò Ai stranita.
-Purtroppo l'esistenza di quel Lovedachi ha confermato le mie paure. Ci stiamo avvicinando alla fine del rapporto uomini-Nekodachi. Se non faccio qualcosa, i Lovedachi aumenteranno e si separeranno dagli umani per sempre.-
-Cosa c'è di sbagliato nell'amare qualcuno? Se davvero il nostro rapporto con gli umani è destinato a morire... perché vuoi evitarlo? Se davvero la natura ha voluto così...-
-BASTA!- Elvis urlò per la prima volta.
Poi Ai sentì all'improvviso un odore familiare. Si voltò spaventata verso l'ingresso, ma si rilassò subito e il suo muso si illuminò.
-Bene bene, caro Elvis... ora te la vedrai con me.-

....

...Adesso riflettete: perché Ai prima di vedere chi c'è alla porta era spaventata? Eh eh scusate l'ho interrotto sul più bello u.u Ebbene, ora sapete la storia dei Nekodachi. Quanto fa schifo da 1 a 10? xD
Al prossimo capitolo! ^^

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


E dopo aver passato l'esame di maturità... ritorno con la mia fic!


The Nekodachi

Capitolo 11


-Abbiamo analizzato la radura dove affermate che è stato rapito il Nekodachi di Conan-kun.-
La voce dell'ispettore Megure risuonò nella sala della centrale di polizia. Fuori dalle grandi finestre si vedeva solo il buio pesto della notte. L'uomo baffuto stava in piedi insieme all'agente Takagi davanti a un grande tavolo dove erano seduti Conan, Kogoro, Ran, Agasa, Ai, Ayumi e Mitsuhiko. Tutti i Nekodachi stavano sopra il legno duro silenziosamente, piccole figure che cercavano di rincuorare i loro umani e anche i tre bambini senza.
-Probabilmente colui che l'ha rapito è fuggito in elicottero.-
-Questo... questo lo sapevo già.- non si trattenne dal dire Conan. Megure spostò lo sguardo su di lui ma non ribatté.
-La... la mia Nekodachi?- la domanda di Ayumi si sentì appena.
Takagi prese la parola: -Abbiamo trovato alcune tracce di sangue secco al parco di Beika-.
-Cosa?!- esclamarono tutti in coro. La bambina spalancò gli occhi lucidi.
-Il... il suo sangue?-
-Ispettore, in quale zona avete trovato queste tracce?- Ai si alzò di colpo dalla sua sedia.
-Beh ehm... nella radura vicino alla fontana.-
-Haibara, che ti prende?- disse Conan.
La scienziata si accomodò di nuovo al suo posto e cominciò a parlare: -La mia Nekodachi mi ha detto che lei e il tuo Nekodachi sono stati attaccati da una piccola creatura maculata proprio in quel punto del parco. E' lì che hai trovato Conan ferito-.
Conan la guardò spaesato. Tutti i presenti si scambiarono un'occhiata preoccupata.
-Ma... non te l'ha detto?- disse Ai sorpresa al bambino.
-Ehm... io... ero troppo arrabbiato per capire qualcosa... e poi scusa cosa c'entra con Ayumi...-
-Quel... coso... era coperto di sangue.-
-E quindi... pensi abbia attaccato anche la Nekodachi di Ayumi?- disse Ran.
-No... quella creatura era lei... era la sua Nekodachi!-
*SBAM* Due manine batterono violentemente sul tavolo marrone.
-LA MIA PICCOLA NON E' UN MOSTRO!- gridò Ayumi con tutto il fiato che aveva in gola.
-E' vero, si diverte a far ascoltare delle musiche orribili a tutto volume ma non significa che sia in grado di ferire qualcuno!- disse Mitsuhiko di rimando, prontissimo a difendere la sua amica.
Conan guardò attonito i suoi amici, poi si rivolse ad Ai: -La tua ipotesi non regge. Se davvero fosse stata la Nekodachi di Ayumi perché i nostri Nekodachi non hanno riconosciuto il suo odore?-
-Forse per l'impeto della battaglia non l'hanno colto. Dopodiché lei ha perso il suo odore appena si è bagnata nell'acqua della fontana.-
-Ma questo non spiega perché avesse la pelliccia maculata.- si intromise Kogoro.
-ORA BASTA!- urlò Ayumi con le lacrime che le rigavano il viso. -NON POTEVA ESSERE LEI! NO!!!-
Il dottor Agasa si avvicinò alla piccola e la abbracciò. Mitsuhiko, che era accanto a lei, fece lo stesso.
-Ayumi-chan, la tua Nekodachi è classificata come Crazydachi violento. Ma in effetti ciò che avrebbe fatto mi sembra eccessivo per una Nekodachi così giovane.- disse l'ispettore Megure lentamente.
Il piccolo detective rifletté brevemente, poi sussurrò alla scienziata per non farsi sentire: -Ma se fossero... loro?-
Lei non fece in tempo a rispondere che il badge di Conan suonò. Alcuni si voltarono verso di lui e attesero. Il falso bambino accese la comunicazione.
-Conan, sono Genta!-
-Genta? Sei sveglio a quest'ora?-
-Infatti dormivo ma mi ha svegliato il mio Nekodachi. E' successa una cosa importante, non potevo non chiamarti!-
-Dimmi pure.-
-Il mio Nekodachi è stato contattato attraverso il suo badge dall'amico di Shinichi-oniichan! Ha detto ch-...-
-Cosa?!-
-Lasciami finire! Il Nekodachi di Heiji-san era stato rapito, giusto? Ha contattato il mio Teemee e ha detto che si trova nel tempio del cristallo!-
Tutti spalancarono gli occhi increduli.
-Intende... QUEL cristallo?- disse l'ispettore Megure.
-Genta, voleva dire il cristallo di Cristoforo Colombo?- domandò Conan agitato.
-Sì!- uscì la risposta spedita del bambino robusto.
L'agente Takagi sobbalzò. -Ispettore, solo i presidenti del mondo sanno la collocazione di quel tempio!-
L'uomo guardò il suo collega, poi si rivolse a tutti i presenti. -Ma si tratta di un'emergenza. Ci faremo dire il luogo ad ogni costo!-

***

Ai non poté fare a meno di sorridere.
-Non è possibile... come mai non sei più aggressiva??-
All'entrata della grande sala del cristallo c'era la Nekodachi di Ayumi. Questa scoprì i canini con atteggiamento beffardo. Elvis scattò verso Ai.
-Tu! Quanti apparecchi elettronici avevi? Avevo già distrutto quell'affare verde che ho trovato di sopra!-
-Cos-...-
-Ho avuto... un aiutino.- li interruppe Ayumi. Ruotò la testa dietro di lei leggermente. Due figure avanzarono dal buio.
Ai spalancò gli occhi. -L'amico di Conan!... e... Kaito Kid!-
-Eeeehy ciao!- la salutò Heiji, di buon umore come sempre.
Kaito Kid zoppicò in avanti. -Ho cercato di seguire il tuo odore e ho trovato il tempio. Salite le scale, mi sono imbattuto in questa piccola Crazydachi. All'inizio mi ha attaccato ma poi si è calmata...- il ladro mostrò il badge dei giovani detective.
-Ma-maledizione!- sbraitò il guardiano alla vista dell'oggetto.
-Mi spiace caro Elvis, avrei voluto farti sentire qualche bella musichetta ma non ho le cuffie dietro... vorrà dire che ti affronterò con la mia vera forza... così ti pentirai di avermi usato.-
-Yo-... Yoshida-san...- disse Ai. Aveva paura di aver intuito cos'aveva in mente.
-Bene... ora puoi spegnere il badge, Kid-sama.-
La scienziata trattenne il fiato.
-Spegnerlo? Così ci fai tutti a fette?! Questo era il tuo piano?!-
-Non c'è altro modo, cretino! Spegnilo!-
-Non litigate!- li pregò Heiji.
-Ah... ah... ahahahahAHAHAHAH!- fece Elvis.
-BASTARDO, COSA FAI??-
Il trio di Crazydachi si voltò sentendo Ai gridare. Il Nekodachi più vecchio si era allontanato dalla gabbia e ora si trovava vicino al carretto che poco prima aveva portato nella sala.
-E così dei giovincelli come voi pensano di fermarmi?-
Poi si rivolse ad Ayumi: -Bene piccolina... il tuo piano mi incuriosisce. Vediamo un po'...-
Elvis spinse il carretto dietro di lui. Esso si avvicinò sempre di più al cristallo. Quando fu a circa 5 metri dalla gemma scintillante, si sprigionò una forza potentissima. Il cristallo cominciò a brillare così forte che la sua figura diventò accecante. Diventò visibile l'aura d'azione intorno ad esso, poiché si illuminò come se fosse giorno. Conan si destò dal carretto all'improvviso e cominciò a urlare disperato.
-NO! CONAN!- Ai si schiacciò sulle sbarre della gabbia e osservò impotente la scena a bocca spalancata.
-MALEDETTO, COSA SUCCEDE AD UN LOVEDACHI SE STA IMMERSO NELL'AURA DEL CRISTALLO?-
Elvis non rispose e guardò Ayumi con aria di sfida. -...Ora decidi tu. O tieni acceso l'apparecchio e lo salvi o lo spegni e lotti con me...-
Ayumi ringhiò furibonda. -Hattori-niichan! Prendi questi e libera Haibara-san! Se si avvicina con un apparecchio elettronico a Conan-kun non si farà niente!-
La Crazydachi posò sulle zampe di Heiji una chiave e gli occhiali di Conan. Lui la guardò incuriosito. Kaito Kid sembrò leggergli nel pensiero poiché domandò: -Ma tu... che farai?-
La piccola stette zitta un momento con gli occhi fissi a terra. Poi trafisse Elvis col suo sguardo penetrante e si mise a quattro zampe. -Non avresti dovuto farlo... BASTARDO!-
Ayumi partì alla carica di Elvis sollevando rumorosamente la polvere. Si lanciò su di lui ad artigli sguainati ma quello la schivò facilmente.
-...E così anche quegli occhiali sono elettronici, eh? Beh poco importa. Pensi davvero di battermi, soffice palla di pelo? Senza la tua essenza violenta data dal cristallo non puoi farmi nulla.- disse Elvis tranquillo, mettendosi a quattro zampe anche lui.
-Urgh...- fece Ayumi mentre si posizionava di nuovo davanti al nemico. Tutt'ad un tratto urlò dietro ai suoi compagni: -Dannazione Hattori-niichan, fa' come ti ho detto! ADESSO!-
Il Crazydachi spensierato scattò verso la gabbia dove era imprigionata Ai. Elvis fece per correre verso di lui ed attaccarlo, ma Ayumi si buttò a capofitto sul guardiano e lo azzannò alla zampa anteriore per bloccarlo. Questi sbuffò e la lanciò lontano.
-Non hai speranze, piccolo demonio.-
Ayumi lo raggiunse in un attimo e si mise tra lui e la gabbia. -Sono io la tua avversaria, brutto schifoso!-
-Non costringermi a farti del male. Sei così giovane...-
-Me ne sbatto dell'età! Io sono forte!!!- la Crazydachi si buttò di nuovo su Elvis. Nello stesso istante, il Nekodachi di Heiji aprì la gabbia di Ai. -Su vieni, puoi uscire!- le sorrise.
Ai si voltò verso di lui. Calde lacrime le scendevano dai grandi occhi azzurri. Conan non aveva smesso un attimo di urlare.
La scienziata si passò una zampa sul muso e uscì velocemente dalla gabbia sporca. Poi notò il Nekodachi di Kaito Kid ancora all'uscio.
Ai aggrottò le sopracciglia. Aspettò che lui la guardasse e poi parlò: -E' questa la tua seconda possibilità! Aiuta Ayumi-chan e non sarai mai più inutile!- disse ad alta voce per farsi sentire, mentre si udivano di sottofondo le ringhia di battaglia di Elvis e Ayumi. Il famoso ladro annuì e corse verso i due felini che lottavano. Quando Ayumi lo vide gridò in preda all'ira: -Non ho bisogno di te! Vattene!- ma Kaito Kid si mise davanti a lei per difenderla.
-Due contro uno eh?- disse Elvis. -Ahahah vediamo cosa sapete fare.-
-Argh...- fece Ayumi debolmente.
-Allontanati, ci penso io!-
-N-... no...- incurante del dolore, la piccola si alzò tremante e affiancò Kaito Kid.
-Ce la faccio... tranquillo...-
Intanto, Ai aveva indossato gli occhiali accesi e si trovava ad un passo dall'aura magica del cristallo viola. Fece un bel respiro e si addentrò nella zona luminosa con Heiji alle calcagna.

....

...C'è un abuso di insulti in 'sto capitolo xD
Spero continuiate a seguirmi fino alla fine! Ciao e buona estate =)

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Nuovo capitolooooo =3


The Nekodachi

Capitolo 12


-Aaargh!- gemette la Nekodachi di Ai, e fece un passo indietro.
Heiji, lì accanto, abbandonò il suo solito sorrisetto felice e spostò la testa di lato appiattendo le orecchie, come se gli arrivasse il vento in pieno viso.
I due erano appena entrati nel raggio d'azione del cristallo. Dentro quell'area, la forza proveniente dalla gemma viola faceva brillare tutto di una luce accecante, cosicché tutto agli occhi della scienziata pareva di un bianco immacolato. Nonostante questo, si intravedeva una sagoma più scura - il carretto - a soli cinque metri da lei.
-Hattori-niisan, non guardare il cristallo!- lo mise in guardia Ai. Si era appena resa conto che Conan si trovava a pochi passi dalla gemma. Lentamente, cominciò a farsi strada in mezzo a quel mare bianchissimo, gli occhi fissi sul suo innamorato, che ormai strillava debolmente. Resisti! Ai sperò che la sua preghiera arrivasse al Lovedachi che oramai era sempre più vicino...
Il guardiano intanto stava attaccando il Crazydachi di Kaito Kid. Questi faceva il possibile per schivare i colpi dell'avversario, ma la zampa malconcia non gli permetteva di muoversi come voleva. Ayumi vedendolo in difficoltà si scagliò su Elvis ferocemente, nel tentativo di lacerargli l'orecchio. Il Nekodachi screziato smise di tirare unghiate a Kaito Kid e fece uno scatto per liberarsi, ma Ayumi non mollò la presa. Il ladro si fece avanti e morse la zampa posteriore del nemico, ma proprio quando Elvis sembrava intrappolato, la piccola Crazydachi, esausta, lasciò andare il suo orecchio che comunque stillava sangue. Il guardiano scalciò per allontanare Kaito Kid, e si allontanò di qualche passo mentre l'altro lo osservava con sgomento.
-Ahahah... i vostri amici sono spacciati!- Elvis mostrò un sorrisetto lugubre ai suoi aggressori. Poi partì di gran carriera verso l'ingresso della sala.
-NO!- Ayumi si sollevò da terra e si rivolse terrorizzata al suo compagno. -Fermalo! Vuole usare la cupola di vetro!-
-La cosa?- Kaito Kid la guardò spaventato.
-Non fare domande! CORRI!-
Non se lo fece ripetere due volte. Con il cuore in gola, cominciò a correre cercando di ignorare il dolore alla zampa di dietro.
Ai ed Heiji in quel momento raggiunsero il carretto. Il disagio della scienziata nel ritrovarsi così vicina al cristallo si era trasformato in un vero e proprio malessere quando era arrivata a toccare il pelo di Conan per poterlo afferrare e trascinare via. L'aura della gemma aveva davvero un potere terribile; Ai aveva male alla testa e le sembrava di fluttuare nell'aria. Il detective di Osaka non era messo meglio di lei. Insieme posarono il corpo tremante di Conan a terra e iniziarono a tornare indietro.
Si levò un grido dalla sala: -PRESTO! USCITE DA LI'!-
La Nekodachi dal ciuffo ramato non capiva cosa stesse succedendo aldilà di quella coltre bianca, ma tentò di accelerare il passo e strinse più forte i denti sulla collottola del suo amato detective, mentre l'altro lo spingeva dai fianchi.
Elvis si voltò indietro, spostando lo sguardo prima a Kaito Kid e poi al trio dentro la zona luminosa. -Prima o poi le pile di quegli occhiali si scaricheranno. Non avrei voluto arrivare a tanto ma non mi lasciate altra scelta. In ogni caso questo sarà un piccolo passo per la riuscita della mia missione!- urlò. Era ormai arrivato all'ingresso. Il guardiano si mise a due zampe e mosse il braccio per azionare un bottone lì sul muro, ma quando si girò per contemplare la scena vide un lampo maculato sfrecciare su di lui, e in un istante fu a terra, ansimante.
-NO! Piccola!- Kaito Kid si fermò bruscamente e girò la testa al luogo dove si trovavano lui e Ayumi poco prima. Per terra giaceva il badge dei giovani detective, in mille pezzi. Spalancò gli occhi inorridito; probabilmente gli era caduto durante la lotta. Le onde magnetiche non avrebbero più protetto la piccola Crazydachi dalla sua indole violenta. Poi capì: era stata lei. Guardò davanti a sé, sconvolto. Ayumi si era sacrificata.
-Sei una stupida... hai rinunciato alla bontà d'animo per salvare i tuoi amici...- tossì Elvis, mentre la creatura gli premeva la zampa possente sul collo. Gli occhi rosso sangue fissavano il Nekodachi più grande con ferocia e disgusto, mentre dalla bocca pendeva un filo di bava. La sua coda cespugliosa sbatteva da parte a parte.
Elvis si divincolò, ma appena si spostò di lato Ayumi lo afferrò alla nuca e con una forza immensa lo scaraventò lontano, a qualche metro da Kaito Kid. Questi si allontanò dalla battaglia, spaventato dalla Crazydachi.
In quell'istante la coda di Heiji uscì completamente dalla zona delimitata dall'aura del cristallo. Ai posò delicatamente Conan sul pavimento e, senza neanche prendere un profondo respiro per tranquillizzarsi, cominciò a scuoterlo per svegliarlo. Il Crazydachi col ciuffo sbarazzino rimase in attesa accucciato vicino all'amico, con le orecchie appiattite sulla testa. Chiaramente era ancora scosso per la forza a cui era stato sottoposto.
-Conan! Sono io! Sei salvo ora!- disse Ai.
-La sua pelliccia... guarda la sua pelliccia!- la chiamò Heiji allarmato. Si era reso conto che qualcosa non andava.
La Nekodachi aveva ancora il riflesso bianco di prima negli occhi. Si scrollò un attimo per cancellare quella strana sensazione, e subito notò che il manto di Conan non era bianco come sarebbe dovuto essere. A parte la pancia, il ciuffo sul collo e la zona della bocca e delle guance, il pelo era grigio fumo e aveva delle strisce più scure, come se fosse una tigre. Tutt'ad un tratto, Conan gemette e aprì lentamente gli occhi. Ai si irrigidì; era tornata con la mente al ricordo di quel sogno di poche ore prima.
-C-... Conan...- fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare.
-Kudo!- miagolò Heiji, di nuovo col sorriso sul muso.
Il Lovedachi guardò Ai con una strana espressione. "Mi dispiace. Io non ti amo più" : le parole del sogno le rimbombavano in testa incessantemente. Ai non riuscì a trattenere le lacrime. Si limitò a guardarlo con le goccioline salate che le rigavano il viso.
-Ah... vedo che entrambi piangiamo un po' troppo spesso da quando stiamo insieme.- disse infine lui tristemente.
-I-Io non... non voglio perderti...- si giustificò la scienziata debolmente. Si sentì quasi svenire quando l'amato le rispose: -Ehy... non fare così. Io ti amo, lo sai Aì. Smetti di piangere, su.-
Ai si sentì il cuore leggero come una piuma. Le sembrò quasi che danzasse dentro il suo petto, mentre si chinava per baciare Conan. Quando gli sfiorò la bocca lei fremette dalla testa alla coda, ed entrambi chiusero gli occhi. La frase di Heiji che seguì subito dopo, in merito alla sua voglia di coccole, alle loro orecchie sembrava lontana anni luce. La Nekodachi stava per approfondire il bacio quando si ritrasse stupita. Conan le lanciò uno sguardo interrogativo.
-Quel rumore... cos'era?- chiese Ai con gli occhi spalancati.
-Rumore...?- miagolò lui spaesato. Poi sembrò capire. -Io... non so come riesca a farlo.-
-Sembravano... le fusa di un leone!- esclamò la scienziata sbalordita.
-Fusa?... oh... intendi... queste?- le sorrise e dalla sua gola irruppe un lieve brontolio.
-Ma riesci a farle pure mentre tieni la bocca chiusa! Com'è possibile?-
-Ehy, voi!- la voce spaventata di Kaito Kid li fece sobbalzare. -Presto, dobbiamo uscire da qui!-
-Cosa succede?- chiese Heiji di nuovo stranamente serio.
Ad Ai bastò girarsi verso il centro della sala per capire l'accaduto. -AYUMI-CHAN! NO!- gridò.
-Mi spiace, era troppo veloce per me e quella piccoletta... si è sacrificata.-
-N-non è possibile...- balbettò Conan alzandosi lentamente da terra.
-Aspettate!- tutti si girarono verso Heiji. Dopo molto, molto tempo, aveva l'aria intelligente di un bravo detective. Sembrava quasi tornato un normale Nekodachi. Lui continuò: -Gli occhiali di Conan-kun... sono elettronici, possono calmare Ayumi-chan!-
-Allora vado subito!- si offrì subito Ai, e si voltò per raggiungere Elvis e l'amica.
-No, Aì. E' tutto inutile.- Aveva percorso appena pochi centimetri e il tono serio di Conan la fece fermare di botto. La piccola guardò l'amato. -Ma... perché?-
-Ti ricordi lì nella radura del parco di Beika? Il mio badge era acceso eppure Ayumi-chan ci ha attaccati lo stesso.-
-Ma aspetta, il mio era...- ribatté Ai agitata. Dopo qualche secondo si ricordò: -E' vero... il mio era spento. Questo vuol dire che... a causa mia...- abbassò il capo.
-Aì, non è colpa tua.- cercò di tirarla su il Lovedachi.
-Però quando io ho trovato il tempio e sono salito su per le scale dove c'era la piccolina lei si è calmata, e avevo solo il vostro badge acceso.- si intromise Kaito Kid, non capendo dove volevano arrivare.
Ai rispose con un fil di voce: -...gli occhiali... c'erano anche gli occhiali di Conan di sopra...-
Allora il ladro comprese. Servivano almeno due oggetti elettronici per placare l'indole violenta della Crazydachi. Un silenzio lugubre avvolse il gruppo di felini. Di sottofondo si sentivano solo le strilla di battaglia di Ayumi e i miagolii rauchi del guardiano.
-Quindi non possiamo calmarla?- esclamò Heiji preoccupato.
-No... l'unica cosa che abbiamo di elettronico qui sono gli occhiali. Il mio badge credo l'abbia distrutto Elvis. E tra l'altro si stanno anche per scaricare le batterie.- spiegò il detective rivale a malincuore.

....

...Dite la verità, vi siete innamorati di Ayumi. Ma quanto l'ho fatto epico quel personaggio?? xD E adesso che succederàààà???? u.u

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Scusate il ritardo, è che ho iniziato l'università...


The Nekodachi

Capitolo 13


Ai continuava a spostare lo sguardo prima su Conan e poi su Heiji, mentre anche Kaito Kid, come questi, se ne stava con la testa china con l'aria scoraggiata.
La Nekodachi dal ciuffo ramato non voleva crederci. Non c'era davvero speranza per Ayumi? Si voltò indietro, verso il centro della sala del cristallo. Senza rendersene conto cominciò a muovere qualche passo in quella direzione. Riusciva a vedere la Crazydachi che aveva nuovamente buttato a terra Elvis e tentava di tenerlo fermo mentre lui si divincolava.
-Aì! Non andare!- la voce di Conan la convinse a fermarsi, ma lei non staccò gli occhi di dosso alle due figure davanti a lei, lì a qualche metro di distanza.
-Io devo fare qualcosa.- sussurrò.
Kaito Kid alzò la testa e tentò di spiegare docilmente: -Abbiamo bisogno di aggeggi elettronici, lo sai. Purtroppo questo tempio si trova in mezzo al nulla, non saprei dov-...-
-Aspetta!- lo interruppe il Lovedachi.
La scienziata si girò di nuovo verso l'amato. Conosceva bene quel tono di voce.
Il piccolo detective aveva l'aria determinata. I tre Nekodachi lo osservavano attentamente. Conan non li fece attendere oltre: -Pensateci; questo è il tempio del cristallo. Il cristallo di Cristoforo Colombo! Ed Elvis è il guardiano, scelto da tutti i presidenti del mondo. Capite? Un posto così importante deve avere contatti con l'esterno!-
-Ma certo!- miagolò Heiji deliziato. -Tra l'altro qualcuno deve portare viveri e acqua a Elvis, quindi ci deve essere un qualcosa di elettronico con cui comunica ai pezzi grossi!-
-In... in effetti potrebbe essere...- balbettò il ladro stupito.
Il pelo di Ai si drizzò per l'eccitazione. -Ho capito! Dovremmo cercare la camera usata come studio, giusto?-
-Già.- annuì Conan.
-Io potrei avere un'idea! Credo di aver visto una stanza alla sinistra del portone, appena entri!- Il Crazydachi col ciuffo sbarazzino alzò la zampa per dare istruzioni ad Ai, indicandole l'uscita della sala. -Proprio lì fuori! Dalla parte opposta della grande scalinata!-
-Perfetto, vado!-
-Aspetta!...-
Ai aveva fatto pochi passi verso il centro della sala, e si fermò di nuovo per ascoltare cosa aveva da dire Kaito Kid.
-Forse... dovrei venire con te... insomma per aiutarti...-
La scienziata scrollò la testa in segno di negazione. -No, non ce n'è bisogno. Sei anche ferito. Stai tranquillo, stai facendo il possibile!- Poi schizzò via, facendo attenzione a schivare Ayumi ed Elvis che lottavano ancora furiosamente.
-Eh bravo il nostro ladro magico! Senza di te forse a Conan-kun non sarebbe mai arrivata l'illuminazione!- Heiji diede amichevolmente una pacca sulla spalla a Kaito Kid.
-Oh!... io...- allora comprese. -Grazie...-
Conan fissava ancora il punto dove era scomparsa Ai. Senza farsi notare si voltò dietro di lui, verso il cristallo. La luce non era più accecante e brillava dolcemente, quanto bastava per illuminare la stanza in quella calda notte di Settembre. Diede un'occhiata alla corta pelliccia sulle sue zampe anteriori, che ora era colorata di grigio e nero. Sarà la stessa cosa ora? Cosa servirà questo cambiamento alla mia situazione?

***

Fuori dalle finestre della grande sala della centrale di polizia era nero come la pece. Le stelle erano quasi invisibili e la flebile luce della luna si notava appena dietro a una grossa nuvola grigia. La stanza era carica di un'ansia pesante. Pochi minuti prima l'agente Takaji aveva convinto i bambini ad andare a casa, vista l'ora tarda. Il dottor Agasa li aveva accompagnati, cortesemente aiutato dall'agente Sato. Erano rimasti solo Ran, Kogoro, Conan e Ai. Questi ultimi insistevano per rimanere e avere notizie dei loro Nekodachi, ma il famoso detective continuava a spronarli di dargli ascolto. Doveva fare del suo meglio per usare un tono severo e allo stesso tempo parlare a bassa voce, visto che l'ispettore Megure era impegnato al telefono.
-L'ho capito che si trova in Giappone! Le coordinate! Datemi le coordinate!- sbraitava l'uomo.
-Ispettore, se le passano la regina d'Inghilterra faccia parlare me, io so l'inglese.- sussurrò Takaji all'orecchio del superiore.
Conan guardava i due con apprensione, mentre il padre di Ran non cedeva a tentare di convincerli ad andare a casa a dormire.
-Forse dovremmo andare, Edogawa-kun.- disse Ai alla fine.
-Cosa? Dobbiamo sapere le coordinate e-...-
-Per fare cosa? Per andare tu stesso a riprendere i nostri Nekodachi?-
-Crazydachi, semmai.-
Ai si rivolse al bambino con un'espressione indecifrabile. Conan ebbe un brivido quando lei rispose: -...Già.... Crazydachi, certo...-
E' sbagliato secondo lei chiamarli così? Haibara ha accettato la loro pazzia? pensò lui sgomento.
-Va bene, andiamo.- il piccolo detective cedette.
-Ohh finalmente!- sospirò Kogoro.
-State tranquilli, ci chiameranno appena scopriranno qualcosa.- disse Ran con la voce calda e confortante.
I quattro fecero un breve cenno ai due uomini seduti al tavolo e se ne andarono.
Il Nekodachi dell'ispettore Megure fissava con l'aria concentrata e corrucciata il suo umano. Il pelo era dritto per l'agitazione.
-Presto, scrivi!- sbottò l'uomo coi baffi al suo Teemee. -Le coordinate sono...-
Il Nekodachi di Takaji osservò il compagno scrivere dei numeri su un foglio di carta. Quando ebbe finito, il felino più giovane si girò un attimo, per puro caso, verso la finestra più vicina. Questa aveva i vetri messi leggermente in diagonale, segno che era aperta. Strinse gli occhi quando colse un movimento là fuori. Qualcosa di piccolo e con le ali era appena volato via. Il suo lieve tubare si spense velocemente nella notte.

***

-Eccoci...- mormorò la Nekodachi di Ai mentre girava la chiave per aprire la porta davanti alla grande scalinata. Era dovuta salire al primo piano per recuperare le chiavi, visto che alla sua prima visita la porta era chiusa. Si ricordava bene il posto in cui Elvis aveva preso la chiave per aprire la cella di Ayumi.
L'esile porta si aprì con un cigolio. La Nekodachi tastò il muro lì vicino per trovare l'interruttore e accendere la luce. Una volta fatto questo, si stupì di fronte alla singolare stanza che aveva davanti. Si sviluppava in lunghezza proprio come il corridoio pieno di celle al piano di sopra, e come quello seguiva la linea circolare del tempio. Ma più di tutto rimase scioccata dagli armadi senza fine disposti nel muro a destra, pieni zeppi di libri. Molti di questi erano sparpagliati disordinatamente sul pavimento, e alcuni fogli scribacchiati erano a terra con loro. Ai dovette fare lo slalom per avanzare. Piena di determinazione, voleva scoprire se là in fondo c'era qualcosa di utile per Ayumi. Le sembrò di aver percorso quasi tutta la circonferenza del tempio quando vide il muro che delimitava la fine della stanza. Sussultò quando mise a fuoco un semplice tavolo in legno con sopra un computer portatile nero. Allora si mise a correre e lo raggiunse. Le sue zampe fremevano quando tentò di accenderlo. Ma il computer non diede cenni di vita.
-E'... è scarico?- miagolò Ai indignata. Spostò adirata i libri che erano lì sul tavolo, in cerca del filo del ricaricatore. Facendo questo un grosso libro cadde aperto sul pavimento. Si illuminò quando trovò ciò che stava cercando, e collegò il pc al caricatore e poi alla presa della corrente.
Muoviti... muoviti! Ogni minuto era prezioso, se ne rendeva conto. Ma in quel momento focalizzò lo sguardo sul libro che era caduto poco prima. La scienziata lo prese e lesse silenziosamente una frase che aveva catturato la sua attenzione per via di una data a caratteri cubitali che la precedeva.

"14 Marzo 2001: La svolta arriva con la teoria dell'italiano Antonino Vernini, scienziato ormai da ben trent'anni. Secondo Vernini, ogni singola creatura del nostro pianeta viene da un universo parallelo differente. Detto più chiaramente, ogni specie si è evoluta da una particolare creatura che è stata catapultata nel nostro mondo. In particolare tutto ha avuto inizio dai meteoriti schiantati sulla Terra nel corso della storia. Ma al contrario delle precedenti teorie sul meteorite come portatore di materiale biologico e mezzo della vita, Vernini afferma che semplicemente queste meteore hanno portato sul pianeta Terra dei cristalli misteriosi frammentati che hanno scatenato un fenomeno straordinario. E qui ci colleghiamo alla famosissima scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo (come gli esperti sapranno, il continente era già stato esplorato dagli uomini prima di lui, in realtà); è stato lui a interagire col Cristallo Viola e a far apparire i Nekodachi sulla Terra. Lo scienziato Antonino Vernini ha inoltre definito un esempio per farci capire parte della sua teoria. Oggi, nel 21esimo secolo abbiamo molti animali, uno di questi è il coniglio europeo (Oryctolagus cuniculus). Questo e tutte le altre specie appartenenti all'ordine dei Lagomorfi discendono da un antenato comune, chiamato da Vernini "Usagiko". Gli Usagiko secondo lui apparvero in seguito alla caduta di un meteorite nel periodo del Paleogene, circa 60 milioni di anni fa. L'instabilità del cristallo (causata dai suoi frammenti che sono legati da una forza mai vista prima al pezzo principale) che ha unito i due universi (il nostro e quello degli Usagiko) ha cambiato per sempre la vita di queste creature, che pian piano si sono evolute in lepri, conigli e pika. Questo ci porta a pensare che la comparsa dei cosiddetti Crazydachi sia la prova dell'instabilità del Cristallo Viola, e che questi un giorno si evolveranno in nuove creature..."

Ai era costernata. Non aveva mai letto niente di simile, nonostante fosse una scienziata anche lei. Si rese conto che probabilmente questa teoria non era ancora stata resa pubblica. Ma se fosse vero, questi cristalli che hanno fatto apparire tutte le creature da chi sono stati toccati? Significa che non è necessario il contatto degli essere umani con questi cristalli per attivare la reazione? Controllò quindi il titolo del libro.

Archivio teorie censurate. Anni 2000

Inarcò le sopracciglia. Ritornò quindi alla pagina di prima, e notò una annotazione a matita sul bordo inferiore della facciata sinistra.

"Lovedachi. Ancora nessun esemplare. Da fermare la loro venuta"

La Nekodachi ricordò le parole di Elvis. "-Purtroppo l'esistenza di quel Lovedachi ha confermato le mie paure. Ci stiamo avvicinando alla fine del rapporto uomini-Nekodachi. Se non faccio qualcosa, i Lovedachi aumenteranno e si separeranno dagli umani per sempre.-" Il cuore le batteva forte e aveva uno strano ronzio nelle orecchie. Conan non aveva accettato il fatto di avere un Crazydachi, e non era sicura se la sua Teemee avrebbe sopportato di vederli insieme.
Una goccia macchiò la pagina del grande libro.

....

Ok, questo è un capitolo un po' particolare... beh che dire, siamo quasi alla fine... preparate i fazzoletti...

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


E' giunto il momento... del nuovo capitolo...


The Nekodachi

Capitolo 14


Ayumi guardava l'avversario con gli occhi di fuoco. Il pelo maculato era sporco di polvere e aveva dei graffi sparsi qua e là; alcuni sanguinavano, ma nonostante questo la Crazydachi non batteva ciglio. Elvis giaceva a pochi centimetri da lei, la pelliccia lacera e il respiro affannoso.
-Tu... piccolo... demonio...- balbettò il guardiano con fatica.
Conan, Kaito e Heiji erano all'altro capo della sala, davanti all'entrata principale.
-Non va bene, Ayumi é ferita ma continua a combattere... è come se non senta dolore...- disse Conan a voce bassa.
-E' terribile...- mugugnò il ladro con gli occhi bassi.
Heiji guardò i compagni annuendo, poi drizzò le orecchie. -Sta arrivando!-
Appena Conan si girò indietro, comparve Ai con un computer portatile sotto l'ascella. Quando li vide si affrettò verso gli altri Nekodachi, slittando accanto al suo amato.
-Come sta andando?- domandò preoccupata.
-Ayumi sta-...-
Un istante dopo, si sentì uno strillo acuto. Era Ayumi. Il gruppo fissò sbalordito la Crazydachi, lontana di qualche metro, mentre si voltava a guardarli, gli occhi ancora rossi ma l'aspetto non più selvaggio.
-SPEGNILO! HAIBARA-SAN, SPEGNILO!- gridò.
La Nekodachi dal ciuffo ramato si rese conto di quanto fosse piena di graffi gocciolanti di sangue e gli uscì dalla bocca un urlo strozzato: -Ti prego basta! Smettila di combattere!-
Ayumi guardò per un attimo Elvis, che cercava di rimettersi in piedi a fatica, poi puntò di nuovo gli occhi sull'amica. -Non c'è altro modo! Quando lo dirò, azionate il pulsante lì vicino!-
-Che cos'hai in mente??-
In quello stesso istante, Ayumi si buttò a capofitto sul guardiano. Lo trascinò a pochi metri dal cristallo viola, cosicché la zona lì intorno cominciò a brillare, proprio come quando vi ci era finito Conan. La Crazydachi gridò ancora una volta: -Adesso!-
Fece per correre fuori dall'area luccicante, ma qualcosa la bloccò da dietro, schiacciandole la coda cespugliosa.
-No! Che cosa...?- disse Ai con la gola secca, a bocca spalancata.
Kaito Kid scattò verso l'interruttore dietro di lui, ma Conan lo fece ritrarre. -Aspetta! Non puoi farlo, Ayumi è lì dentro!-
Ayumi cominciò a sentire il peso delle ferite mentre Elvis si lanciò su di lei, piantandola a terra e guardandola con odio. -Bene tesorino... verrai rovinata dal cristallo... con me!-
La piccola strizzò gli occhi e digrignò i denti, le forze la stavano abbandonando. Come se non bastasse, l'aura del cristallo sembrava quasi distruggerle le membra.
La scienziata aveva il cuore a mille mentre osservava impotente.
-Cosa facciamo?- gnaulò a Conan, alla sua sinistra.
Heiji si avvicinò timidamente alla coppia. -Ai-chan, il portatile, forse dovresti...-
-NO!-
-FALLO AI-CHAN! FALLO E BASTA!- urlò Ayumi ancora una volta.
-NON POSSO! NO...!-
Kaito Kid zampettò lentamente al fianco di Ai. -Se lo spegni riavrà la forza di combattere. Potrebbe riuscire anche ad andarsene da lì in tempo.-
La Nekodachi aveva la testa che vorticava. Fissò i suoi amici uno alla volta, poi il suo innamorato.
-Aì...-
Abbassò il capo stringendo i denti, gli occhi le pizzicavano per le lacrime.
-...Ayumi-chan, promettilo, promettilo che non resterai lì dentro!- poi con le zampe tremanti spense il computer.

***

-Il mio Nekodachi? Dice sul serio?-
La voce di Heiji rimbombò nell'aria notturna della sua casa ad Osaka. Aveva squillato il telefono nel bel mezzo della notte, tuttavia appena aveva sentito le parole dell'ispettore Megure si era completamente svegliato, e ora gli occhi erano spalancati.
-Abbiamo già mandato degli uomini al tempio del cristallo. Saranno lì domani pomeriggio se i calcoli sono esatti.-
-Ho capito... grazie mille. Partirò immediatamente questa mattina.-
-Perfetto. Le faremo sapere. Arrivederci.-
-Arrivederci.-
Il ragazzo col ciuffo sbarazzino posò il telefono cautamente, mentre nella sua testa scorrevano tantissimi pensieri diversi che lo confondevano. Poi sospirò. Conoscendolo, non se la starà passando così male...

***

Un ruggito si levò dalla sala del cristallo. Ayumi spinse con le zampe anteriori Elvis e lo schiacciò a terra. -Piccola... bastarda...- sputò il guardiano. Avrebbe voluto divincolarsi, ma la forza del cristallo lo tratteneva al pavimento e gli faceva mancare il respiro. La Crazydachi non tentennava e lo guardava con i suoi occhi rosso sangue mentre lo teneva bloccato.
-E sia... gli umani vi perderanno per sempre. I Crazydachi aumenteranno e sarà la fine di anni di legame tra l'uomo e i Nekodachi!-
Di colpo la luce divenne ancora più accecante. L'intera sala si illuminò e il gruppo di Nekodachi fu costretto a chiudere gli occhi. Ayumi ruggì ferocemente una seconda volta. La cupola... ora! La scienziata sentì la sua voce nella testa, o forse era la sua immaginazione... fatto sta che cominciò a camminare alla cieca alla sua sinistra, tastando il muro per cercare l'interruttore. Quando lo trovò, una lacrima le scese dalla guancia pelosa. Mi dispiace...
Alla fine schiacciò il bottone. Si sentì un boato, e la luce divenne meno intensa. Ai aprì gli occhi umidi e vide che dal soffitto era sceso un muro circolare trasparente, che teneva al suo interno la zona d'azione del cristallo. Da fuori si distinguevano a malapena le figure di Ayumi ed Elvis. Ai si accucciò e strizzò di nuovo gli occhi, ma non per la luce. Non c'era altro modo...
Dopo qualche minuto si destò, notando stranita che l'ombra del guardiano non c'era più. Schiacciò di nuovo il pulsante, e la cupola cominciò a salire verso l'alto, fino a sparire dalla vista. I compagni aprirono gli occhi e osservarono la scena sbigottiti. Non c'era traccia di Elvis. Un solo corpicino giaceva a pochi metri dal cristallo viola. Ai si avvicinò lentamente a quel mucchio di pelo maculato.
-Aì... il portatile...-
La scienziata si fermò un attimo. Non aveva pensato all'aura del cristallo. In quel momento, semplicemente, non poteva pensare a quello. Ma la voce di Conan riuscì a farla riflettere giusto per un attimo, perciò riaccese il computer. Quindi si addentrò nella zona d'azione del cristallo viola. Posò una zampa sulla pelliccia di Ayumi.
-Ayumi-chan...-
L'amica si mosse leggermente. Lo stomaco di Ai si contorse mentre quella si alzò sulle quattro zampe e la guardò.
-Mmrow?-
Gli occhi erano rossi e le zanne ben in vista; dalla pancia emetteva un lieve brontolio. Aveva un aspetto selvaggio, ma non attaccò Ai.
-Ma... l'hai acceso? Perché non parla?- Ai sentì a stento il mormorio di Heiji.
-Ayumi...- tentò ancora la Nekodachi.
La piccola dal pelo maculato barcollò, poi senza preavviso si lanciò lontano da Ai, verso l'entrata.
-Attenti!- li mise in guardia la scienziata.
Ma quella li sorpassò senza degnarli del minimo sguardo, uscì dal tempio e sparì nella notte.

....

...ehhhh... lo so, lo so, è da tanto che non aggiorno... scusate... colpa dell'università. Beh che dire, Ayumi... Ayumi è andata ç_ç
Alla prossima!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15 tondo tondo! Miiiiizzica! xD


The Nekodachi

Capitolo 15


Le stelle stavano già scomparendo dalla volta celeste quando il Nekodachi di Conan cacciò la testa fuori dal grande portone del tempio, in cerca di Ai. La vide subito, era seduta a pochi metri da lui e teneva lo sguardo alzato, fisso sul cielo.
-Che fai? Non dormi?- disse cautamente Conan.
La scienziata si voltò a guardarlo. L'espressione era calma ma era visibilmente stanca. -Ho fatto davvero la scelta giusta?-
Il Lovedachi sospirò e si sistemò accanto a lei. -Non potevamo fare di più.-
Ai chinò il capo di scatto strizzando gli occhi.
-TU... non potevi fare di più.- puntualizzò Conan, e la strinse forte a sé. -Anche Hattori e Kid hanno fatto il possibile. Hanno cercato Ayumi a lungo, e ora si stanno finalmente riposando. Dovresti farlo anche tu.-
La guardò intensamente dritto negli occhi. -Stai tranquilla, Hattori mi ha detto che prima dell'arrivo di Ayumi ha contattato Genta. Verranno a prenderci e diremo agli agenti di cercare Ayumi.-
Il piccolo detective sorrise alla sua amata con calore, tuttavia Ai non sembrava sollevata.
-Aì, non fare così...- miagolò dolcemente lui.
-...Non... non c'entra Ayumi-chan... o almeno non è solo quello.- disse infine la Nekodachi.
-Su Aì, racconta.-
La scienziata lo guardò, seria. -Non ce n'è bisogno. Vieni con me e capirai.-

-Uurf...- mugolò Kaito Kid.
Il famoso ladro non riusciva a dormire. In realtà si era addormentato, ma gli sembrava di essersi appisolato per solo pochi minuti. Ora giaceva nella sala del cristallo accanto a Heiji, che dormiva profondamente. Lo guardò e mosse i baffi con un guizzo di divertimento negli occhi. Vorrei avere la sua spensieratezza. Dal buco circolare sopra al cristallo entrava la debole luce dell'alba. Kaito rinunciò al riposo e si mise in piedi. In quel momento colse un movimento fuori dalla sala. Si incamminò e oltrepassò l'uscio, appena in tempo per vedere Ai e Conan sparire nella porta alla sua destra, dal lato opposto delle scale. Cos'hanno in mente?
Qualcosa lo spinse a seguirli di soppiatto. Perdonatemi, non voglio farvi nulla di male. Alla fine li raggiunse in fondo alla lunga camera, e si nascose dietro uno scaffale pieno zeppo di libri.
-Sì, dovrebbe essere questo.- udì la voce di Ai.
-Un libro?- le fece eco Conan.
-Sì. Leggi.-
Kaito Kid rimase in attesa lì in quella posizione per un bel po'. Cominciarono addirittura a fischiargli le orecchie per l'apprensione. Infine sentì le parole tremanti del suo rivale.
-Allora... allora siamo...-
-Il tuo umano non è d'accordo col nostro rapporto...-
-Ma io sono un Lovedachi, no?-
-Esatto... hai idea di che cosa dobbiamo fare?-
Silenzio.
-Aì... vuoi farlo sul serio?-
-Non abbiamo altra scelta.-
-Aì...-
-Per il bene di noi tutti... per chi ci seguirà...-
-Ce la faremo?-
-Conan... noi...-
Kid inarcò le sopracciglia. Cosa? Che sta succedendo? Si mosse leggermente, quel tanto per riuscire a vederli. Dietro di loro vi era una scrivania e davanti a Conan, sul pavimento, si trovava un libro enorme dalla copertina gialla. Ai avanzò verso il detective e gli prese le zampe con le sue.
-Aì...-
-E' questo, Conan... il nostro destino. Noi saremo i primi.-
Il Nekodachi più grande inghiottì la saliva, ma appena fece ciò vide l'orecchio di Ai ruotare nella sua direzione, e si irrigidì.
-Lo so che sei lì, Kaito-sama.-
Allora l'interessato fece qualche passo avanti e si mostrò ai suoi due piccoli amici.
-M-mi spiace, non volevo, davvero...- disse mortificato. -Ma... avrai mica sentito che ho...?-
-Cosa?- Ai spalancò leggermente gli occhi, poi disse in tono canzonatorio: -Ho solo sentito il tuo odore-.
Conan spostò lo sguardo prima su Ai e poi su Kaito Kid. -Ehy... non provare ad annusare gli altri, tu, piccola...- e le sfregò con forza la zampa anteriore sul ciuffo ramato in testa.
-Ahah... sei geloso?-
-Non dovrei?-
-Non rovinarmi il ciuffo!-
-Posso... posso sapere cosa avete in mente?- si intromise il ladro timidamente.
I due Nekodachi smisero di scherzare e lo guardarono con attenzione. Il detective guardò l'amata e si sforzò di dire: -Ci potrebbe aiutare...-
Ai rimase zitta per qualche secondo, poi finalmente parlò.
-Va bene. La verità è che noi...-

***

-Yokoooo, sei meravigliosa! Grande, grandeee!-
-Papà, ti pare il momento?!-
Era il pomeriggio dopo la lunga notte passata alla centrale di polizia. Kogoro non aveva ricevuto alcun caso su cui indagare, perciò si era concesso qualche ora di piacere guardando il suo programma preferito con Yoko Okino. Ora guardava estasiato lo schermo, mentre il suo Nekodachi era lì accanto che fumava una sigaretta. Ran squadrò il padre da capo a piedi.
-Stiamo aspettando che gli agenti ci dicano qualcosa sul Nekodachi di Conan-kun e tu te ne stai lì a sbavare davanti alla tv?!-
La Nekodachi della ragazza sbuffò, poi drizzò le orecchie. Un istante dopo si sentì bussare alla porta.
-Avanti!- disse Ran ad alta voce.
-Ehy salve! Sono io!-
Un ragazzo dal ciuffo sbarazzino entrò nella camera principale dell'agenzia.
-Heiji-kun! Sei arrivato!- sorrise Ran sorpresa.
-Già, ehm... dov'è il piccoletto?-
-Il nanerottolo è dal dottor Agasa. Sta sempre da lui in 'sto periodo...-
-Beh è normale... vuole stare con i suoi amici, in un momento come questo.- disse Ran comprensiva.
-Peeeerfetto, lo raggiungo all'istante.-
-Ah aspetta! Kazuha non è con te?- domandò Ran.
-No, è a Osaka, ma comunque sa già tutto. Beh, io vado!-
Appena Heiji scomparve oltre la porta, la Nekodachi di Ran si rivolse alla tua Teemee.
-Secondo me Heiji nonostante la situazione è tranquillissimo.-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Beh, su di lui non vi era alcun odore di paura o simili!-

....

...Capitolo di transizione, nulla di che. Siamo vicini alla fine raga! Contenti? xD

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Pronti? =) Nuovo capitolo!


The Nekodachi

Capitolo 16


-Hattori! Sveglia!-
-Uhh... Whaa?... Che succede?-
Il Crazydachi col ciuffo sbarazzino si destò di colpo dal suo duro giaciglio di pietra, lì nella sala del cristallo, vicino all'entrata. Rilassò il pelo sul collo appena vide che a svegliarlo era stata solo la voce del suo amico Shinichi. Accanto a lui c'era la Nekodachi di Ai. Dall'espressione dei loro musi sembravano nervosi. Heiji lo percepì, ma il suo cervello da Crazydachi spensierato lo spinse a mantenere un atteggiamento allegro, forse anche per influenzare i Nekodachi di fronte a lui.
-Allora?- disse in tono decisamente più normale alla sua indole.
Ai e Conan si guardarono un attimo. Lui parlò per primo: -Kaito Kid ci ha trovati. Dice che la polizia sarà qui a momenti.
L'amico rimase con la stessa espressione e chinò la testa da un lato. -Con "Kaito Kid" intendi...-
-Sì. L'umano.- esclamò il piccolo detective.
All'improvviso il Crazydachi color caffè fece un balzo in aria, poi ridiscese sul pavimento e continuò a saltellare per la sala con la coda bella dritta e i peli che volavano dappertutto. -Evviva! Torneremo a casa!- miagolava eccitato.
Conan lo guardava stupito con le sopracciglia inarcate, mentre Ai alzò gli occhi al cielo sorridendo. -Non poteva agire in modo diverso.- scherzò lei, mentre agitò una zampa per allontanare un pelo marrone vicino al naso.

-...e questo è tutto.-
-...Capisco. Quindi è questa la questione.-
Nekodachi e umano erano uno di fronte all'altro fuori dal tempio del cristallo. Non c'era più traccia di quella nebbia che vi era qualche ora fa. Sullo sfondo ora si vedevano immense colline verdi e qua e là si stagliavano nel cielo dei pali eolici bianchissimi come le nuvole. Il lieve rumore dei passi dei Nekodachi in avvicinamento non coprì il sospiro del vento. Il famoso ladro percepì la loro presenza e si chinò per essere alla loro altezza. Ai si sedette sull'erba fresca a pochi centimetri dai due Kaito Kid. Dopo di lei zampettò allegro Heiji e si sistemò anche lui davanti al ragazzo. Per ultimo arrivò Conan. L'unico umano del gruppo spalancò gli occhi quando lo vide. Il piccolo se ne accorse e senza pensarci sputò un "-Ehm sì, sono io, la mia pelliccia...-" per giustificarsi, ma poi si ricordò che il suo acerrimo rivale non era il suo Teemee e che quindi aveva sentito solo un paio di miagolii.
-Sei davvero... il Nekodachi di quel piccolo detective?- Kaito diede voce ai suoi pensieri. Conan si limitò a fare segno di sì con la testa.
Il ragazzo vestito di bianco diede un ultimo sguardo ai felini che aveva di fronte, poi spiegò: -La polizia sta arrivando. Ma non devono trovarmi qui. Tuttavia, mi accerterò che vada tutto bene senza farmi scoprire-.
-E io?- disse il suo Nekodachi.
-Verrai con me... per ora.-
-...Ho capito.-
Il vento soffiò più forte del solito e volarono via alcuni secondi silenziosi.
-...E' ora di andare. Buona fortuna.-
Detto questo Kaito Kid prese in braccio il suo Crazydachi e con un trucco di magia si volatilizzò dopo aver prodotto uno scoppio che sparse nell'aria una nuvola bianca.
-Umpf... quanta scena...- tossì Ai, e si rivolse sorridendo all'amato dietro di lui.
-Mi guarderanno tutti strano ora che sono grigio...- sospirò il Lovedachi.
-Naahhh tranquillo. Hai un bel pelo, sembri una tigre!- lo incoraggiò subito l'amico detective.
-E fai anche le fusa di un leone, cosa potrei volere di più?- scherzò la scienziata.
-E-ehm...- arrossì l'interessato.
-Ahahah ora le guance sembrano beige!-
I due Nekodachi scoppiarono a ridere e presto si lasciò andare anche Conan.

***

Il telefono squillò all'improvviso e il dottor Agasa trasalì per l'apprensione.
-Dottore, risponda!- la vocina squillante di Ayumi lo convinse ad alzare la cornetta.
-P-pronto?-
La bambina scese dal divano come una furia e corse verso l'uomo baffuto. Genta e Mitsuhiko la seguirono più lentamente.
-Ayumi-chan, tranquilla...- sussurrò l'amico con le lentiggini.
-Li... li avete trovati?! Davvero? Stanno bene??- l'uomo faceva uscire un fiume di parole dalla bocca, mentre i tre bambini si avvicinavano interessati, il cuore a mille. I loro Nekodachi non erano meno emozionati di loro e sbattevano la coda da parte a parte, il pelo leggermente dritto su tutto il corpo.
Ad un tratto il volto del dottor Agasa si fece cupo.
-Dobbiamo andare a chiamare Haibara e Conan!- disse deciso il bambino più robusto.
-Hai ragione, potremmo...-
-No.-
I due bambini si girarono verso l'uomo, stupiti.
-Perché?- chiesero all'unisono.
-No, voi... voi dovete stare con Ayumi-chan. Anzi ora chiamerò sua madre.-
-Ma... cosa...?- soffiò il Nekodachi di Mitsuhiko.
Ayumi rimase di pietra quando Agasa riattaccò, si chinò su di lei e le mise le mani sulle spalle.
-Ayumi-chan, la tua Nekodachi... la tua Nekodachi risulta dispersa.-

Il bambino col papillon rosso rimise il suo cellulare in tasca. Poi sospirò.
-Che novità ci sono?- la voce seria della sua partner di investigazione gli fece alzare il capo.
-Parte della squadra di polizia sta tornando con i nostri Crazydachi. E... e anche con quello di Hattori ovviamente.-
-Il tuo amico di Osaka è stato avvisato?-
-Sì.-
Ci fu un momento di silenzio. Alcune foglie stavano cadendo dagli alberi davanti a loro e creavano come una pioggia gialla e rossa. Lì sopra, il cielo era di un rosa strano, misto a grigio. Il sole ormai era invisibile. Ai e Conan si trovavano al parco di Beika, seduti su una panchina. Da un lato si trovava la radura con la fontana; la fontana dove il detective aveva trovato ferito il suo Teemee.
-Forse dovresti stare con Ayumi-chan, in un momento come questo.-
-E tu allora?-
Ai non rispose. Aveva mille pensieri per la testa. L'amore tra i loro Nekodachi, il rapimento, la rabbia di Conan... e adesso anche la fuga della Crazydachi di Ayumi. Da una parte avrebbe veramente voluto stare con lei per confortarla, ma non era certa di restare e apparire serena ai suoi occhi, con tutta la sofferenza che si teneva dentro. E ora anche Conan sembrava noncurante di tutto ciò. Ce l'avrebbero fatta da soli Genta e Mitsuhiko a tenere su di morale la loro amica?
Ma soprattutto Ai pensava ai suoi sentimenti per Conan. Aveva tentato più volte in quelle ore, ma la sua bocca sembrava non volesse collaborare. Appena attirava la sua attenzione e cercava di dichiararsi, le si asciugava la bocca e doveva inghiottire di peso la saliva, e con lei anche quelle due dannate parole. Se non glielo dico, penserà per sempre che la mia sia una Crazydachi...

....

...Phew! E anche questo capitolo è andato. Siamo agli sgoccioli veramente...
Scusate il ritardo e alla prossima!

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Eccoci... capitolo 17. E' l'ultimo, ragazzi. Sì... e sarà più lungo degli altri perché... non aveva senso spezzettarlo in più parti. Buona lettura, ci sentiamo alla fine.


The Nekodachi

Capitolo 17


L'erba si stirò tutta da una parte fino a formare un cerchio schiacciato, mentre un elicottero si avvicinava lentamente al suolo. Una volta a terra, pian piano il motore si spense e due uomini scesero dal veicolo volante. Entrambi guardarono meravigliati la colossale struttura a pochi metri da loro.
-Ispettore, è questo?- chiese l'agente Takagi.
Prima che l'interessato potesse rispondergli, dalla porta principale sbucarono le teste di tre Nekodachi familiari.
-Sono loro!- esclamò l'ispettore Megure. Nello stesso istante, il trio felino uscì dal tempio e corse incontro ai due poliziotti.
-Sì! Sono loro, ma...- Takagi guardò l'entrata e poi di nuovo le creature.
-Ne manca... ne manca uno, ispettore!-
-Hai ragione!- l'uomo baffuto li squadrò uno ad uno con un'espressione preoccupata. Notò il pelo grigio di Conan, ma non fece alcun commento su di esso.
Intanto, dall'elicottero scesero altri due poliziotti e quattro Nekodachi adulti. Due di loro affiancarono i loro umani e si rivolsero ai piccoli Nekodachi appena salvati.
-State bene?- chiese subito il felino più vecchio, poi i suoi occhi si posarono sulla ferita al collo di Ai. -Abbiamo con noi un medico. Può visitarti mentre viaggiamo.-
-La ringrazio. Ascolti ispettore, Ayumi-chan è fuggita. Non sappiamo dove sia.-
Il Nekodachi di Takagi aprì la bocca stupito, dopodiché riferì la notizia al suo Teemee. Quest'ultimo si rivolse al suo superiore.
-Ispettore Megure...-
-Mhh...-
-Non è tutto... Ayumi-chan non riconosce più nessuno e... e il guardiano del tempio è sparito.- continuò Ai tremante.

-AGENTI! PATTUGLIATE LA ZONA!-

***

-Shinichi...- la voce insicura del dottor Agasa si sentì solo lievemente, lì nella grande camera principale della sua residenza.
Il finto bambino era seduto con la testa china su uno dei divani al centro della sala. Aveva l'espressione assente e gli occhi grigi di tristezza.
-Shinichi, non puoi restare qui mentre il tuo Nekodachi è tornato sano e salvo. Ai-kun, anche tu... perché non andate all'ospedale? Sono tutti lì...-
Con queste parole, anche il Nekodachi del dottore si voltò verso la scienziatina, in piedi a pochi metri da Conan.
Anche Ai era persa nei suoi pensieri. Aveva capito che il detective era distrutto psicologicamente per il pensiero del suo Crazydachi innamorato. Lei, d'altro canto, non sapeva come comportarsi con lui, con la sua Nekodachi, con tutti.

-Ehy amico, stai meglio?- chiese caldamente il Crazydachi di Heiji.
-Sì, tranquillo. Piuttosto, Ai come sta?-
-Sta benone. L'hanno fasciata ben bene, ma per il resto è come nuova!-
Il felino più piccolo abbozzò un sorriso mentre guardava Heiji gonfiare il petto con soddisfazione.
Si trovavano nell'ospedale di Beika; erano tornati quella sera. Avevano già comunicato tutto alla polizia, che ora aveva mandato una squadra più ampia per cercare la Nekodachi di Ayumi. Per quanto riguarda il guardiano perduto, le autorità avevano contattato già molti presidenti del mondo per avvisarli e organizzare una assemblea straordinaria per stabilire il nuovo guardiano e probabilmente anche spostare la collocazione del tempio del cristallo. Ora che ci penso, per spostare il cristallo usano probabilmente il meccanismo della cupola si ritrovò a pensare Conan, ma poi scosse la testa. Questo non è importante. Io e Aì dobbiamo prepararci...
E mentre continuava a pensare, dalla finestra accanto a lui la luce cominciava a scemare. Si sentiva sporadicamente il cinguettio di qualche uccello, e c'era ormai un'aria autunnale.
All'improvviso, Heiji, dalla sua posizione sopra il letto, drizzò le orecchie e si girò indietro. La porta della camera si aprì ed entrò il suo umano.
-Kudo, i medici dicono che non avete bisogno di passare la notte qui. La ferita della tua amica è in ottimo stato.- poi si bloccò e il viso si fece cupo.
-Non capisco perché quello stupido del tuo Teemee non è venuto a trovarti. Appena lo vedo giuro che...-
-Meow...- fece Conan con uno strano tono.
-Oh, vabbè, la smetto. Ma queste cose non le sopporto...-
Il Nekodachi più piccolo si alzò e balzò sul pavimento. -Addio, Hattori.- miagolò in un soffio.
Poi corse fuori dalla stanza in cerca dell'amata.
-E' nella terza camera dopo questa!- gli urlò dietro il ragazzo col ciuffo sbarazzino, poi si mise una mano sulla bocca. Non posso urlare in ospedale, dannazione! Si ricompose e girò la testa verso il suo Crazydachi. Ma aggrottò le sopracciglia alla vista del felino. Non aveva la solita aria spensierata.
Il Nekodachi di Heiji era paralizzato e fissava il punto dove era sparito Conan con un'espressione di puro terrore.

-Il mocciosetto non viene a visitare il suo Nekodachi?- disse Kogoro con voce roca, rivolto alla figlia.
-E' dal dottor Agasa, io... non so proprio cosa gli prende...- sospirò Ran.
Appena pronunciate quelle parole, due piccole sagome schizzarono vicino alle loro gambe, facendo barcollare il detective baffuto, per poi dileguarsi in fondo al lungo corridoio bianco dell'ospedale.
-Uh-oh...- fece l'uomo un po' confuso.
-Uno di loro era il Nekodachi di Conan, ho riconosciuto il pelo tigrato.- commentò stupita Ran.
Poi guardò il padre e continuò: -Non ti sembra incredibile il loro racconto? Il cristallo, il guardiano... e... e Ayumi...-
Kogoro la guardò con una faccia seria, chinò il capo e chiuse gli occhi. Semplicemente, era ancora senza parole.
-Povera bambina... non oso immaginare il suo dolore.-
I loro due Nekodachi, che si erano spostati ai lati al passaggio dei felini, si misero di nuovo uno a fianco all'altro e si guardarono con aria preoccupata.

Una lieve voce da bambino uscì dal gadget dei giovani detective. Il suono era basso ma si sentiva perfettamente in quella stanza buia. Le tende erano accuratamente tirate e le serrande tutte giù. Era una bella camera da bambina. C'era una scrivania con sopra dei fogli e uno zaino di scuola, per terra si trovavano dei peluche sparsi e vi era il familiare ticchettio dell'orologio di Kamen Yaiba. Ma quella sera, con quell'oscurità che regnava su tutta la stanza e l'odore di lacrime che solo un Nekodachi avrebbe percepito, la camera non pareva più tanto accogliente.
-Ayumi-chan, noi ti stiamo vicino. Ricordatelo, ok?-
La bambina non si mosse da sopra il letto e tirò su col naso.
-Ayumi-chan... è tardi, dovremmo dormire...-
-No... non voglio rimanere da sola...- singhiozzò Ayumi.
-Non sei da sola, hai i tuoi genitori... loro ti vogliono bene. Ci siamo io e Genta-kun e il dottor Agasa... e i nostri amici...-
-Mitsuhiko-kun, io... rivoglio la mia Nekodachi... anche se era incontrollabile e la dovevo portare in giro con la corda... anche se mi ha svegliata alle quattro di notte mettendomi le cuffie sulle orecchie quella volta... era la mia Teemee. Tu non puoi capire... nessuno può farlo...-
-Mi spiace... mi spiace Ayumi-chan... io devo andare a letto, non voglio far arrabbiare mia madre... a domani, ciao.-
Il gadget non emise più alcun suono. Qualche secondo passò così, nel silenzio più totale. Poi la bambina avvicinò le mani alla testa e continuò a piangere su di esse.

-Io me ne torno da Kogoro.- aveva annunciato Conan qualche minuto prima.
Era già giunto oltre il cancello della casa di Agasa, ma la bambina dai capelli ramati lo aveva subito raggiunto.
-Kudo-kun, no...-
-No cosa?- il detective la guardò con uno sguardo imperturbabile.
-I nostri... Nekodachi...-
-...Lo so. A quanto pare tu sei più forte di me. Ma ormai anche io cred-...-
-No, no! Intendo, sono loro! Guarda!- Ai lo interruppe con voce squillante, tese il braccio e indicò un punto dietro a Conan.
Il finto bambino si girò indietro, all'orizzonte solo case e il buio nero della notte. Ma poi li vide, due ombre più chiare si stavano facendo velocemente strada lungo la via e nel giro di pochi secondi erano davanti a loro. I bambini non ebbero nemmeno il tempo di fare alcun passo che i due si sedettero e li fissarono con i loro occhi blu-azzurri.
La scienziata si mise le mani sulla bocca e poi si chinò ad abbracciare la sua Nekodachi con le lacrime agli occhi.
Anche Conan si mise in ginocchio a pochi centimetri dal suo Nekodachi, e fissò stupito il suo pelo con una strana espressione. Il suo felino non mostrò vergogna e sostenne il suo sguardo, miagolando: -E' una lunga storia. Sono sempre io...-
Intanto Ai stava ancora tenendo stretta a sé la sua piccola, mormorando tra le lacrime: -La... la mia Teemee...-
-Mi dispiace, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare...- sputò Conan tutt'ad un tratto.
-No.- disse il Nekodachi tigrato. -Sono io a doverti chiedere scusa.-
-No, affatto! E' colpa mia... sono... sono uno stupido...-
Il felino non era pronto al suo abbraccio, e quando si sentì al caldo appoggiato al suo petto, mostrò per la prima volta quella notte una sensazione di disagio.
Non va bene... non va bene... Ma nonostante quel pensiero nella mente, non riuscì a trattenersi e un lieve rumore cominciò a vibrare lungo tutto il suo corpo, sempre più forte.
Conan sciolse l'abbraccio e lo guardò dall'alto in basso. -Ma... cos'era?-
-Fusa?- disse l'amica stupita, la quale aveva posato la Nekodachi a terra. Conan si girò d'istinto a guardarla ma poi si rese conto di avere ancora gli occhi umidi e si voltò di scatto dalla parte opposta per non farsi notare. Ai batté le palpebre e continuò a guardare la nuca del suo amato per qualche secondo. Al felino sotto di lei sembrò di vedere un piccolo sorriso sul volto della sua umana. Poi ruotò la piccola testa pelosa verso Conan, e incontrò i suoi occhi. Bastò quello sguardo.
-Vuoi... vuoi essere ancora il mio Teemee?- bisbigliò il bambino col papillon rosso, voltandosi di nuovo in avanti.
-Lo sarò per sempre...-
Conan spalancò leggermente gli occhi e iniziò a tremare.
-...ma non starò accanto a te.-
-Cos-...-
-Io sono un Lovedachi. Il primo al mondo.- annunciò il felino tigrato.
Ai, ancora in ginocchio, spostò lo sguardo prima su Conan e poi sul suo umano, non capendo l'espressione confusa di quest'ultimo. -Cosa? Kudo-kun, cosa sta dicendo?-
E in quel momento i due Nekodachi cominciarono a miagolare all'unisono, un fiume di miagolii che avrebbero capito entrambi i ragazzi rimpiccioliti.
-I frammenti del cristallo di Cristoforo Colombo si stanno sempre più avvicinando. Di conseguenza, pian piano il mondo si riempirà di Lovedachi. Si innamoreranno del Nekodachi "sbagliato" e creeranno liti tra i loro esseri umani. Per questo dovranno compiere il gesto estremo e nel corso di centinaia di anni i Nekodachi non saranno che un vago ricordo-
-Cosa...- disse Ai con un fil di voce, sconcertata.
Conan non riuscì a spiccicare parola e restò come paralizzato a fissare i Nekodachi davanti a lui.
-Non ti creerò più problemi, promesso.- miagolò il Lovedachi.
I cervelli dei bambini non ebbero nemmeno il tempo di elaborare le informazioni. Come uno l'ombra dell'altro, i Nekodachi mossero le zampe velocemente e cominciarono a correre verso la direzione opposta a dove si trovavano i loro umani.
-Addio!- gridarono insieme i felini.
Solo in quel momento Ai e Conan compresero cosa stava succedendo. Si alzarono di scatto e iniziarono anche loro a correre come dei forsennati, tentando di raggiungere i loro cari Teemee.
-No!!!- urlarono i bambini.
-Teemee!!! No!!!!- la voce di Conan risuonò potente in quella stradina del quartiere di Beika.
-Non ti dirò più nulla!! Perdonami! Perdonami!!!- continuò a squarciagola.
Ma i loro Nekodachi stavano guadagnando terreno. Quello col pelo grigio si voltò indietro, ma subito guardò di nuovo avanti, la testa china e le lacrime che uscivano dagli occhi strizzati. Non andremo mai d'accordo. Questa è la decisione giusta. Pensando questo, puntò lo sguardo sulla sua amata. Anche lei lo stava osservando, e come lui lasciava dietro di se una scia di lacrime; ma sorrideva.
Sì. Saremo i primi. Dopo di noi ce ne saranno molti altri. Il futuro dei Nekodachi è nelle nostre mani. E' questo il nostro destino.
E sparirono così all'orizzonte.
Conan e Ai non videro più le loro pellicce bianche e grigie, rallentarono e si fermarono. Non avevano neanche la forza di respirare profondamente dopo la lunga corsa, talmente la disperazione li avvolgeva. Rimasero lì uno accanto all'altra, in quella strada polverosa, sotto il cielo stellato. Nessuno dei due notò l'ombra triangolare che per qualche secondo coprì la luna.
Una luna bianchissima.

-Kudo-kun.-
Dopo un tempo indeterminato, una voce ruppe il silenzio della notte.
-La mia non era una Crazydachi.-

***


Il tocco gentile della sua mano paffuta tranquillizzò la creatura.
-Piccolo... ti sei perso? Dov'è la tua mammina?- una tenera voce risuonò in quel piccolo giardino, proprio accanto alla porta d'ingresso.
-Tesoro! Vieni, entriamo in casa!-
-Un attimo, mamma!-
La bambina bionda si alzò, girò la testa all'indietro un attimo e sorrise, poi corse da sua madre, in piedi vicino al portone con le chiavi in mano.
-Mamma, c'era di nuovo Nuzzy! Ci viene sempre a trovare!-
La donna sorrise ma scosse la testa.
-Cara, te l'ho detto. Non possiamo tenere gatti in casa.-

....

...E finisce così. Già. Spero si capisca il significato profondo di tutto ciò... non so se mi è venuto bene... beh a voi le conclusioni.
Non ho spiegato alcuni fatti che spero si siano capiti da soli, come la colomba di Kaito Kid che sente dall'ispettore Megure le coordinate del tempio, o la particolarità dei Nekodachi a contatto col cristallo che se specchiati nell'acqua non si vedono loro stessi ma i rispettivi umani.
Sono anche rimasti alcuni misteri, come la sorte della Crazydachi di Ayumi e la verità sul guardiano (umano).
Per ora non ho in mente un sequel, credo che lascerò questi misteri per i fan (se esistono fan di 'sta FF xD) Al massimo potrei in futuro fare un remaster dei primi capitoli, visto che sono vecchi di quasi 3 anni.
...Ehhhh lo so ho fatto piangere il vero Conan. Please non commentatemi a palla dicendo "Saraaaa ma così è una OOC1!!11!1!!!". Il rapporto tra umano e Nekodachi è molto forte, non poteva restare freddo come al suo solito. Dannato Gosho -.-
Beh... Fanfiction terminata. Grazie a tutti per aver letto e/o recensito questo delirio di AU, siete fantastici. Per ora... vi saluto =)

Ciaooooooooo!!!!!!!

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