Post fata resurgo

di BrokenArrows
(/viewuser.php?uid=512275)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno a scuola ***
Capitolo 2: *** Inviti ***
Capitolo 3: *** Incontri proibiti ***
Capitolo 4: *** La profezia ***
Capitolo 5: *** Rumors ***
Capitolo 6: *** L'ascesa ***
Capitolo 7: *** Il Ballo della Quercia ***
Capitolo 8: *** Frattura famigliare ***
Capitolo 9: *** Tensioni a Hogsmeade ***
Capitolo 10: *** Il giorno di Natale ***
Capitolo 11: *** La noia del Capodanno ***
Capitolo 12: *** Confidenze ***
Capitolo 13: *** L'imprevedibilità dei fatti ***
Capitolo 14: *** Il Marchio Nero ***
Capitolo 15: *** Decisioni importanti ***



Capitolo 1
*** Il ritorno a scuola ***


La sala grande era addobbata a festa.
Il ritorno a scuola era sempre stato accolto festosamente, sebbene gli studenti del quinto e del settimo anno avrebbero dovuto sostenere rispettivamente i GUFO e i MAGO a fine anno.
Ma non c’era tempo di parlare di esami quella sera. I discorsi passavano dal raccontare gli amori sfociati durante l’estate, le lunghe vacanze trascorse viaggiando in Europa, le serate passate con gli amici babbani che non avrebbero più visto fino all’estate successiva e così via, mentre l’allegria rimbalzava da un tavolata all’altra delle varie casate.
-Non ci posso credere!- esclamò Hayley, dando una gomitata a Stefan, il quale si stava scambiando uno sguardo alquanto eloquente con Elena.
-Tu e la Gilbert? Coalizzi con il nemico?- Tyler si agitò, dall’altra parte della tavolata, seduto proprio davanti al Salvatore.
-Ti ricordo che i Corvonero non sono nostri nemici - sottolineò Matt -E stai fermo, stai muovendo tutta la panca-
-Amico, io avrei paura a mettermi con una come quella- continuò Lockwood, sussurrando.
-Ehi bello, non parlare così della mia migliore amica!- esclamò acida Caroline -Solo perché è in un’altra casata non vuol dire che non è degna delle sue, di Stefan intendo, attenzioni… si insomma mi avete inteso, spero- ritornò a parlare con Hayley, seduta di fianco a lei.
-E perché avresti paura di lei?- Stefan indirizzò un’occhiata torva a Tyler.
-Beh, sua sorella Katherine è nei Serpeverde. Stesso sangue, stessa attitudine suppongo- spiegò velocemente il ragazzo, per poi accorgersi della figura che aveva appena fatto.
-Ti ricordo che anche mio fratello Damon è nei Serpeverde. Eppure eccomi qui, un fiero Grifondoro- liquidò il discorso velocemente, non aveva voglia di sentire il blaterare di Tyler -Comunque, Matt, quest’anno entri nella squadra di quidditch, vero?-


 

Nella tavolata dei Corvonero, dove il discorso Elena-Stefan doveva essere ancora affrontato dal gruppo di amici, si stava parlando delle problematiche che durante l’anno avrebbero affrontato: chi non avrebbe capito pozioni, chi avrebbe dovuto seguire il corso di rune antiche per poi dare l’esame e chi avrebbe sicuramente ottenuto crediti per il lavoro svolto in più. Ma questi discorsi furono interrotti dall’arrivo della solita ritardataria.
-Danielle!- esclamò Davina abbracciando l’amica, arrivata in ritardo e trovando tutti già seduti -Come stai? Tutto bene, vero? Quest’estate come l’hai passata?-
-Piano con le domande- le sorrise e ricambiò a sua volta l’abbraccio -Io sono stata bene! Ho passato un’estate tranquilla. Voi come state?- si sedette di fianco a Jeremy, salutandolo con una pacca sulla spalla.
-Ohh, Elena ha un sacco di cose da raccontare!- esclamò Davina, mentre la Gilbert arrossiva.
-Cosa devi dirci?- chiese Jackson, seduto tra Jeremy e Bonnie, i quali stupiti si voltarono a guardarlo. Il ragazzo non era solito a intromettersi nei pettegolezzi o discorsi di “cronaca rosa”.
-Ora devi assolutamente raccontarla- continuò Bonnie, facendole l’occhiolino.
Elena sbuffò, poi prese fiato, avvicinandosi ai compagni ed abbassando la voce -Avrei voluto dirvelo più avanti perché insomma…- tentennò alla ricerca delle parole giuste.
-Oh, taglia e vai subito alla fine!- esclamò Davina impaziente, battendo un pugno sul tavolo ed attirando l’attenzione degli altri membri della casata.
-Io e Stefan… non vi voltate a guardarlo- Danielle prontamente disobbedì e indirizzò lo sguardo verso il Salvatore -Danielle, cosa ho appena detto? Beh, stiamo insieme da un mese-
-AHHH! Sono contenta per te, Elena- esclamò Bonnie felice per l’amica.
-Quello lì?- Jackson si voltò a guardarlo -Non mi sembra un granché- fece spallucce.
-Scherzi, vero? Stefan Salvatore non è un granché? Altroché se lo è!- ribatté Davina guardando Jackson, e rivolse lo sguardo a Elena -Tranquilla, non ho alcuna intenzione con lui-
-Perché? Hai qualcun altro in mente?- domandò Danielle, ridacchiando dato che lei la risposta la conosceva già -Come si chiama?- fece finta di aver dimenticato il nome, creando un po’ di suspense -Ah sì… Kol mi sembra-
-KOL?!- nessuno poteva credere alle proprie orecchie.
-Vi spiegherò tutto, lo giuro! Ma non ora, mi sta guardando proprio in questo momento…- spiegò Davina cercando di cambiare argomento.


 


 

-Kol, smettila di guardare Davina Claire, mi stai innervosendo- sbuffò Rebekah, seduta davanti al fratello.
-Chi è? Oddio non dirmi che è quella vicino a mia sorella- Katherine si voltò verso la tavolata dei Corvonero -Ha l’aria da… ragazzina viziata con la puzza sotto il naso-
-Ovvio che abbia la puzza sotto il naso, è una Corvonero!- esclamò Edith, seduta tra le due -Comunque… ho sentito dire che è scoppiata la scintilla tra Elena e Stefan, le voci sono vere?-
Katherine fece spallucce -Sono vere, quanto è vero il fatto che ho cercato di evitarla per tutta l’estate-
-La ferita è ancora aperta, Katherine?- domandò Klaus allusivo, sorridendo.
-E dai non fare così, Klaus- scherzò Damon -Sai bene che non ci si comporta così con le ragazze-
-E lei sarebbe una ragazza?- il Mikealson diede una gomitata a Damon, ridendo di gusto.
-Tesoro mio, posso farti fuori quando voglio e come voglio, sai bene che sono più forte di te- si aggiustò i capelli, sorridendo con scherno.
-Solo perché ti porti a letto mio fratello non vuol dire che tu sia più forte di me- sentenziò Klaus, lanciando un'occhiata verso il tavolo dei docenti, ma improvvisamente diventò serio, indossando la sua maschera di indifferenza.
Edith e Rebekah si guardarono scuotendo la testa -Smettetela- ordinò quest’ultima -Mi fate venire il mal di testa, senza contare che sarebbe meglio se queste cose non si sapessero...-
-Comunque… parliamo un attimo di quidditch: chi abbiamo quest’anno in squadra?- chiese Damon guardando Niklaus e Kol.
-Io sicuro!- esclamò quest’ultimo -Dovrò solo conciliare studio ed allenamenti, ma dovrei farcela. Tu Nik, sei dei nostri?-
-Figurarsi, non ho intenzione di sprecare tempo così, in inutili sciocchezze. Anche tu Kol non dovresti. Sai bene che abbiamo tanti problemi in famiglia da risolvere…- lo guardò freddo, quasi sprezzante.
-Troverò tempo per tutto, sai bene che la famiglia in questo caso viene davanti a tutto- lo rassicurò.
Edith s’intromise nel discorso -Avete sistemato le cose con i vostri genitori! Mi sembra un’ottima notizia-
-In realtà no- le rispose Rebekah, mettendo fine al discorso.
-Ragazzi, ragazzi- richiamò l’attenzione Damon -Allora quidditch... io ci sono, Kol c’è, Edith?-
-La vostra cercatrice è presente!- esclamò fiera -Quest’anno vinceremo, me lo sento-


 

L'attenzione di tutti i presenti si indirizzò verso le grandi porte che vennero spalancate improvvisamente dalla professoressa Forbes, che guidava un centinaio di nuovi studenti. I nuovi arrivati si guardavano attorno con occhi spalancati, esclamando per lo stupore. Un ragazzino richiamò l'attenzione del suo amico e indicò il cielo stellato della Sala Grande sopra di loro, senza riuscire a staccare lo sguardo.
Il grande gruppo si fermò proprio davanti al tavolo dei professori, dove la Forbes si stava unendo agli atri.
-Guardate come sono carini!- esclamò Bonnie al tavolo dei Corvonero alle sue compagne -Come vorrei tornare ai quei giorni...-
-E invece siamo al sesto anno e presto dovremo fare i MAGO...- puntualizzò Danielle con tono deprimente, sistemandosi i lunghi capelli su una spalla.
-Prima finiamo, meglio è- sussurrò Elena, mentre il preside, il Signor Mikaelson, stava per prendere parola.

-Ne ho abbastanza di ascoltare questi discorsi d'inizio anno- si lamentò Rebekah, cominciando a giocherellare con il nodo della sua cravatta verde-argento.
-Già, ormai sta diventando ripetitivo- le diede ragione Edith -Senza offesa per vostro padre, naturalmente...-
Klaus ridacchiò sommessamente -Nessuna offesa!-
-Guardate quei maledetti Grifondoro come sono tutti allegri e spiritosi- disse Kol, indicando il tavolo al lato opposto della sala -Fanno tanto i gentili, ma sperano anche loro di accaparrarsi gli studenti migliori-
-Almeno noi non lo nascondiamo- concluse Katherine con una smorfia di disprezzo.
Mancavano all'appello solo una decina di studenti, ma i Serpeverde ormai avevano capito che quell'anno nessuno spiccava in particolare, così smisero di ascoltare e iniziarono ad aspettare con ansia il banchetto serale.
-Non vedo l'ora di fare da tutor a questo branco di pivelli- ironizzò Edith.
-A chi lo dici, dolcezza...- si lamentò di conseguenza Niklaus.

 

Negli altri tavoli, invece, si respirava un'aria allegra per i nuovi 'acquisti'.
-Sono proprio carinissimi con quelle guanciotte!- esclamò Caroline con un sorriso a trentadue denti -Eravamo così anche noi?-
-E le tue guance erano addirittura peggio- la prese in giro Matt, sapendo quanto la ragazza si arrabbiasse quando si parlava del suo aspetto fisico.
-Hey, Hayley...- la chiamò Tyler, indicando con la testa il tavolo alle sue spalle -Klaus Mikaelson ti sta ancora osservando! Vedo che le vacanze non l'hanno fatto desistere-
La ragazza si girò in automatico, incontrando gli occhi chiari del Serpeverde che la scrutavano senza ritegno.
-Forse non ha capito...- disse Hayley, prestandoci poca attenzione -Se non ha funzionato l'anno scorso, non funzionerà nemmeno quest’anno-

 

Finalmente, dopo un'eternità il banchetto apparve magicamente davanti a loro, ma in men che non si dica gli studenti erano già arrivati al dolce.
-Carissimi ragazzi- intervenne la voce possente del Preside -mi duole informarvi che l'ora della cena sta per finire e che dovete iniziare a raggiungere i vostri dormitori. Confido che gli studenti più anziani possano raggiungerli senza problemi e con questo intendo dire che non ci sono scuse per infrangere il coprifuoco, mentre invito gli studenti addetti alla cura dei nuovi arrivati a scortarli nei rispettivi dormitori-
Un mormorio di disapprovazione generale si alzò dalle tavolate.
-Con questo auguro a tutti voi una buona serata e un buon inizio anno!-
Il Preside tornò a sedersi con gli altri professori e a sorseggiare il suo bicchiere di vino.
-Non vedo l'ora di iniziare gli allenamenti!- esclamò il Professor Marcel Gerard ridacchiando divertito -E' sempre divertente vederli per la prima volta su una scopa-
-Marcel, non essere così perfido- lo riprese la sua compagna, nonché insegnate di Divinazione, Camille O'Connor.
-Oh, lascia stare, Marcel, ha ragione. I ragazzini di prima fanno sempre ridere con la loro innocenza e goffaggine- commentò Alaric -Quando comincerai ad insegnare anche tu, lo capirai-
Camille scosse la testa, pensierosa -Spero solo che apprezzeranno la mia materia, non è capita da tutti, purtroppo-
-Non la detesteranno mai quanto Erbologia- fece osservare Elijah, professore di Difesa contro le Arti Oscure, alzatosi per dirigersi verso Niklaus ed Edith, che avrebbero fatto da tutor ai novellini -A proposito, chi ha preso la cattedra?-
-Nessuno, infatti l’hanno sostituita a Rune Antiche. Da quest’anno è diventata obbligatoria- commentò Alaric, seguendo Elijah -Andiamo, dobbiamo dare le coordinate ai ragazzi per istruire i nuovi arrivati. Liz ed Esther dove sono?-
-Tassorosso e Corvonero sono già apposto, hanno già le coordinate, Saltzman. Mancano solo le nostre: Serpeverde e Grifondoro- Elijah Mikaelson fece un cenno con la testa ai colleghi, per salutarli, e poi scese di fretta i gradini che portavano alle tavolate, ormai quasi vuote, fino a raggiungere il fratello e la ragazza bionda sempre con lui. -Niklaus, Edith ora porterete i nuovi arrivati nella Sala Comune Serpeverde, spiegategli tutto, mi raccomando: parola d’ordine, i punteggi delle casate, gli orari di lezione e… beh, credo sappiate già cosa fare- svanì com’era apparso, affrettandosi a dirigersi verso i corridoi, ma scontrandosi, proprio prima di uscire, con una ragazza. -Dannazione, tutti questi studenti tra i piedi-
-Mi scusi!- si affrettò a dire quella -Oh, buonasera professor Mikaelson- salutò Danielle, arrossendo -Spero abbia passato delle buone vacanze-
Mikaelson la guardò sconcertato -Certo, signorina Payne. Mi scusi, ma ora devo andare- riprese la sua marcia come se non fosse successo nulla.
-Beh, proprio simpatico- commentò Danielle, forse un po’ troppo a voce alta, dato che Elijah si voltò, prima di girare l’angolo.
-Credo ti abbia sentito- affermò Elena, ridendo. Se ne stava appoggiata al muro, aspettando Stefan -È stata troppo divertente la scena comunque, eravate uno più impacciato dell’altra-
Danielle fece spallucce -Aspetti il tuo ragazzo o sei qui a prendermi in giro?-
Dalle sue spalle comparve una figura a lei poco conosciuta -Quindi Elena Gilbert non è così buona come immaginavo- commentò questo.
-Vattene- replicò dura Elena -Non sei il Salvatore che aspettavo- Danielle non aveva mai visto la ragazza così fredda. Fortunatamente in quel momento arrivò Stefan.
-Lascialo stare- disse abbracciando la mora. Le alzò il mento, baciandola e sussurrandole qualcosa di dolce e lei reagì buttandogli le braccia intorno al collo e sorridendogli: era proprio innamorata -Comunque, non merita attenzioni- rivolse lo sguardo al fratello -Buona notte, Damon- e anche i due se ne andarono, lasciando Danielle e il ragazzo lì, ormai soli.
-Beh, simpatici- commentò anche lui, dopo alcuni secondi di silenzio. Guardò Danielle, che sussultò, ricordandosi di quel volto.
-Oddio, ho capito chi sei!- esclamò quasi indignata -Quando io ero al secondo anno tu hai schiantato il mio gatto e… lui si è rotto una zampa a causa del tuo stupido scherzo!-
Damon la guardò sorpreso -Spiacente, non ricordo- scosse la testa schioccando la lingua. Di certo non ricordava tutte le cose combinate da ragazzino.
-Credevo di essermi dimenticata chi fosse stato ma… tu mi devi delle scuse. Ora- incrociò le braccia con aria di sfida.
Damon la guardò, ridendole in faccia -Se c’è qualcuno con cui devo scusarmi è il tuo gatto, di certo non tu- s’incamminò, uscendo dalla sala grande a passo svelto, ma poco prima di svoltare l’angolo si voltò, incontrando lo sguardo di Danielle -E va bene. Porta le mie scuse a Fuffi, Tobi o come diavolo si chiama-
-Si chiama Felix!- specificò con vigore.
-Come non detto, Corvonero- lui sorrise, divertito, guardandola con interesse.
-A mai più, Serpeverde- sibilò Danielle, prima di prendere le scale per raggiungere la Torre della sua casata.

 


 


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Inviti ***


Nda:
Ciao a tutti! Nel primo capitolo ci siamo dimenticate di informarvi che questa ff, come chi ci segue già saprà, è scritta a 4 mani. 
Gli aggiornamenti però non saranno regolari, in quanto la fanfiction è in fase di scrittura. Inoltre abbiamo altri progetti in cantiere che ci porteranno via molto tempo.
Proveremo comunque ad aggiornare regolarmente in modo da accontentarvi :)
Buona lettura!
BrokenArrows



-Edith, svegliati- la chiamò la sua compagna di stanza Rebekah, scuotendola per la spalla.
Quella mugolò in risposta, rigirandosi tra le coperte -Oddio no, non voglio andare a  lezione- affermò, con voce roca. Rimase distesa immobile ancora per qualche attimo, poi decise che era ora di prepararsi.  
Si mise a sedere sul letto sistemandosi i capelli biondi che, lisci, le arrivavano alle spalle. Si alzò e andò a specchiarsi, appoggiando i gomiti sul comò, osservando come i suoi occhi verdi facevano trasparire il sonno che ancora la tormentava -Mi passi il correttore?- domandò a Katherine, l’altra compagna di stanza. 
-Certo, ma sbrigati che la colazione è tra dieci minuti- rispose frettolosamente infilandosi l’ultima scarpa tacco 12 -Per chi devi farti bella?- chiese maliziosamente, osservandola mentre si sistemava la giacca con ansia. Edith alzò gli occhi al cielo sbuffando 
Rebekah le fece l’occhiolino, sorridendo -Credo che c’entri un certo dei miei fratelli, o sbaglio?- 
-Ah giusto, oggi dovete istruire i novellini- rabbrividì al pensiero di quei piccoli sgorbi che d’ora in poi avrebbe dovuto vedere girare nei corridoio -Avrete molto da fare?- chiese dandosi l’ultima sistemata ai boccoli, ravvivandoli. 
-Spero di no- rispose, per nulla entusiasta di fare da tutor anche quell’anno -L’unico lato positivo è che passero del tempo con Niklaus- ammise sorridendo alle amiche. 
Uscirono tutte e tre dalla stanza e si proiettarono nei corridoi della scuola, camminando velocemente.


Nel frattempo, nella Sala Comune dei Corvonero, le ragazze del sesto anno stavano per uscire, quando Danielle si accorse di non aver preso il mantello -Torno subito!- esclamò, dirigendosi verso la sua stanza. 
Aprì il grande baule e lo prese, indossandolo. Prima di uscire si guardò un’ultima volta allo specchio, sistemandosi i lunghi capelli castani in una treccia e passandosi sulle ciglia del mascara per contornare gli occhi color ebano.
Quando uscì, Elena le spiegò che Bonnie era già partita con Jeremy per passare del tempo insieme.
-Dopo tutta l’estate trascorsa insieme avrebbe anche potuto aspettarci- disse, scherzando e imboccando l’uscita.
Si stavano lamentando di avere Pozioni come prima lezione dell’anno quando si catapultarono nei corridoi affollati di Hogwarts.
-Almeno quest’anno il professore è Enzo- si consolò Elena, tra un gradino e l’altro, mentre con lo sguardo cercava da ogni parte Stefan.
In quel momento, quando furono davanti alle classi, passò accanto a loro Damon, che le salutò con un cenno del capo con fare insolente -Buongiorno ladies- e continuò per la sua strada, entrando nell’aula di Trasfigurazione, classe tenuta da Esther Mikaelson.
Elena non trattenne una smorfia di disgusto -Dio, quanto non lo sopporto Damon- ammise, ormai a poca distanza dall’aula di Pozioni -Mi dispiace averti abbandonato ieri sera, a proposito- si scusò, guardando Danielle -Damon non è proprio di buona compagnia-
-Figurati- disse scuotendo la testa -Ci ho parlato giusto tre secondi e poi me ne sono andata anch’io. Comunque, non mi sembrava proprio del tutto antipatico-
Anche se non le aveva fatto proprio una buona impressione, Danielle era rimasta colpita dal fascino del ragazzo. I capelli neri, gli occhi così azzurri e profondi, tutto di lui l’aveva catturata. Ma sapeva che poteva fidarsi poco di quel bel faccino.
 Elena scosse la testa preoccupata -Non farti tradire dal suo sguardo magnetico. In realtà è peggio di quello che sembra- la informò, quasi leggendo nella mente dell’amica.
Proprio in quell’istante arrivò Edith e si mise tra le due, voltando le spalle ad Elena -Siamo state assegnate allo stesso banco, Payne- disse con disprezzo -Vedi di non combinare casini, secchiona- entrò poi nell’aula, senza aspettare la risposta dell’altra che la guardò stupita.
-Buona fortuna- le sussurrò Elena, trascinandola nella stanza, dove il professor Enzo, era già alla cattedra.
-Davanti a voi avete degli ingredienti. Chi mi sa dire a cosa servono?- domandò il professore, scrutandoli dall’alto.
Su ogni tavolo di ciascuna coppia erano disposti ordinatamente 4 ingredienti: un Bezoar, delle bacche di vischio, un corno di unicorno e delle erbe. Gli studenti confabularono a lungo, riguardo l’uso di questi, ma alla fine solamente una di loro arrivò alla risposta: -Si tratta di un antidoto contro i veleni comuni, professore-
-Eccellente, signorina?- 
-Payne, Danielle Payne-
Edith, seduta al suo fianco, sbuffò, infastidita dalla sapienza della compagna. 
-E lei signorina, a quali veleni crede si riferisca la sua amica?- continuò Enzo. 
La bionda ci pensò per qualche momento, ma alla fine giunse ad una risposta -Un esempio potrebbe essere il veleno del Basilisco o del Gallese Verde- 
Il professore la guardò sorpreso -Molto bene… signorina?- 
-Grant, Edith Grant- rispose con aria di sfida, facendole il verso. 
Enzo percepì l’ostilità tra le due, ma non ci diede peso e si rivolse ad altri studenti, interpellandoli con altre domande. 
-Bene! Ora, prendete i vostri libri e andate a pagina 17. Lì sono presenti le istruzioni per preparare al meglio l’antidoto. Seguiteli passo per passo- andò alla cattedra, intinse la piuma d’oca nella boccetta d’inchiostro e iniziò a firmare delle pergamene. 
Nell’assoluto silenzio, le due presero il mortaio dove inserirono il bezoar e iniziarono a frantumarlo con il pestello, ottenendo così una polvere finissima. Danielle aggiunse quattro misurini di bezoar tritato al calderone.
-È troppo- sentenziò la bionda, bruscamente. 
-Credo che vada benissimo- rispose la mora, continuando imperterrita. 
Edith infastidita, le prese la pozione dalle mani e aggiunse i due misurini dell’erba base, riscaldando poi il tutto per cinque secondi. Un pizzico di corno di unicorno fu aggiunto successivamente da Danielle, mentre Edith mescolava. Aggiunsero le bacche di vischio, e agitarono la bacchetta per completare la pozione. 
Il professore si avvicinò a loro -Vedo che nonostante le vostre divergenze, siete riuscite a finire per prime, ricavando dagli ingredienti un ottimo antidoto. Complimenti!- esclamò, alzando la voce e richiamando l’attenzione di tutti. 
Ma in quel momento qualcuno bussò alla porta -Entri pure!- 
Niklaus apparve da dietro la porta -Buongiorno professor Enzo, sono venuto a prendere Edith- 
-Un appuntamento romantico?- ridacchiò il professore, suscitando l’ilarità di tutti -Suvvia, scherzavo, scherzavo- 
Nonostante ciò, Rebekah continuò a ridersela sotto i baffi.
Edith uscì dalla stanza, bordeaux -Dai, andiamo- lo prese sottobraccio, chiudendosi la porta alle spalle. 
I due ragazzi trovarono i nuovi arrivati dove gli era stato riferito la sera prima: nel cortile interno della scuola al pianoterra, di fianco alla stanza di Difesa Contro le Arti Oscure, dove Elijah stava tenendo la lezione ad alcuni studenti delle classi quinte.
-Buongiorno a tutti!- esclamò Edith, rivolgendo un sorriso a quei piccoli mostriciattoli, che si voltarono verso di loro non appena sentirono la sua voce. Una volta richiamato l'ordine, calò il silenzio e i ragazzini si sedettero sulle panchine lì presenti, occupandole praticamente tutte.
-Bene, oltre alle cose che vi abbiamo spiegato ieri, ci sono altre indicazioni da darvi- Klaus fu diretto, andò dritto al punto senza troppi indugi -Innanzitutto l'orario di scuola, come presumo sappiate già, si sviluppa in due momenti della giornata: la mattina, con due ore di lezione, il pomeriggio con una o due, dipende quando avrete il "rientro"- guardò la bionda, facendole un cenno per lasciarle la parola.
-Durante le lezioni i professori vi rivolgeranno alcune domande relative alla materia o all'argomento che state studiando o che andrete a studiare. Più siete preparati, più il punteggio della nostra casata salirà. Quindi la vostra preparazione è importante e sta nell'interesse di tutti. Compreso?- 
Alcuni ragazzini annuirono, altri semplicemente fecero un piccolo cenno con la testa. 
-I punti accumulati verranno conteggiati e a fine anno la casata con più punti vincerà- continuò la bionda, sorridendo.
-E con cosa verremo premiati?- la interruppe una ragazzina dall'aria insolente.
Niklaus corse subito in aiuto di Edith -Nulla. Ma otterremo la gloria di aver vinto, tesoro. Ne capirai l'importanza quando sarai cresciuta- 
La ragazzina venne così messa a tacere, incassando il colpo in silenzio. 
-Se avete altri dubbi non esitate a chiedere. Siamo sempre a vostra disposizione. Il nostro riferente di casata è Elijah Mikaelson, ma per qualsiasi problema rivolgetevi a noi, che porteremo a lui il vostro messaggio. Elijah non ama essere infastidito da persone che non conosce personalmente- spiegò Niklaus.
-Avete altre domande?- chiese Edith, scrutando i volti dei presenti, ma nessuno parve voler prendere parola -Bene, allora potete andare ognuno nelle vostre classi-
I ragazzini se la svignarono, chiacchierando allegramente tra di loro, dirigendosi verso il campo di Quidditch, dove Marcel, trattenendo le numerose risate scatenate dall'incapacità dei novellini, avrebbe insegnato loro come andare sulla scopa. 
-Cosa fai adesso?- domandò Niklaus alla bionda, mentre si incamminavano a passo lento verso l'interno della scuola.
-Torno a Pozioni, mi sembra ovvio- fece spallucce, guardandolo.
-Io non so se ho voglia di andare a Incantesimi... Liz Forbes non è la mia professoressa preferita- sussurrò ridendo -Stiamo un po' fuori?-
-No Nik, non posso, veramente. Mi sentirei in colpa a saltare la prima lezione del primo giorno- si passò una mano tra i capelli, poi si aggiustò il mantello.
-Ma sentiti, sembri una Corvonero!- 
-Hey, piano con le offese!- Edith gli diede una gomitata -Almeno adesso abbi la decenza di accompagnarmi in classe-
E così fece il ragazzo. Percorsero le infinite rampe di scale in un silenzio imbarazzante, almeno lo fu per Edith, dato che per lungo tempo aveva provato qualcosa per lui, ma Klaus non se n'era mai accorto. Le sue attenzioni erano state rivolte a Hayley Marshall, "la puttanella di Grifondoro", come Rebekah e Katherine si riferivano a lei.
In questo turbinio di pensieri arrivarono davanti all'aula di pozioni.
-Beh, ci vediamo, Grant- la salutò con un sorriso, proseguendo la sua marcia verso Trasfigurazione. 
-A dopo, Niklaus!- 


Mentre tutti erano nella Sala Grande a studiare per il giorno successivo, Katherine entrò tutta felice a andò a sedersi accanto a Klaus -Ragazzi, ho un'idea per risollevare un po' l'atmosfera dopo questo primo giorno!- il suo sguardo cadde sui libri aperti -State studiando?- domandò incredula. 
-La professoressa Forbes ci ha già dato degli esercizi per domani- la informò Edith -Credimi, vorrei non essere qui-
Kol intervenne, felice che fosse arrivata una distrazione dallo studio -Qual è la tua idea, Katherine? Sono aperto a tutto-
Lei sorrise con complicità -Voglio organizzare una festa clandestina questa sera nel nostro dormitorio! Non guardatemi con quelle facce- disse, quando tutti la scrutarono da testa a piedi -Inizieremo dopo le nove, quando il coprifuoco sarà già scaduto e tutti ci vedranno nelle nostre stanze-
-Ma così come faranno ad arrivare gli altri?- chiese Edith, non capendo il ragionamento dell'amica. 
-Altri?- domandò lei in risposta -Quali altri?-
-Le altre casate!- esclamò Kol -Insomma, vorrei invitare la mia ragazza-
-Già, e se viene Davina io voglio invitare Hayley Marshall- sentenziò Klaus -Ci sarà alcool, vero?-
Katherine fece per controbattere -Ma-
-In questo caso anche io voglio chiedere a una persona- s'intromise Damon -Andiamo al tavolo dei Corvonero, Kol- gli disse, alzandosi dalla panca e portandosi dietro il ragazzo.
Davina e Danielle erano sedute una accanto all'altra, sfogliando la Gazzetta del Profeta, quando furono costrette ad alzare lo sguardo. Davanti a loro si erano accomodati Kol Mikaelson e Damon Salvatore, raggianti come non mai. 
Davina sorrise a sua volta -A cosa devo questa visita?-
-Stiamo organizzando una festa per stasera nel nostro dormitorio- la informò il suo ragazzo -Vuoi venire? Sarà dopo il coprifuoco, ma non ci saranno problemi, vedrai!-
Davina guardò la sua amica che prontamente tornò a guardare il giornale, facendole intendere che non voleva averne niente a che fare -Decidi tu, Davina- 
Damon ridacchiò tra se e se -Dovrai pensarci anche tu, Payne, perché ti sto invitando in questo preciso momento e non accettiamo un no come risposta-
La ragazza alzò lo sguardo, perplessa -E perché dovrei accettare un invito da parte tua?-
-Perché so che alla fine verrai- le rispose facendo l'occhiolino -Invitate anche la Gilbert e mio fratello-
-E che loro invitino chi vogliono- aggiunse Kol, alzandosi -Più siamo meglio è! Ma ricordatevi di mantenere il segreto-
Entrambi diedero loro le spalle e si diressero verso il loro tavolo. 
-Ci sarà da divertirsi...- mormorò Damon a bassa voce. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Incontri proibiti ***


-Non posso crederci che siamo venuti!- esclamò Elena, mentre aspettava con le sue compagne e Jackson l'arrivo di alcuni dei Grifondoro.

-Non hanno mai fatto entrare nessuno nei loro dormitori e ora ci organizzano una festa?- commentò Bonnie con sguardo preoccupato -Sono la sola a non essere tranquilla?-

Danielle e Jackson scossero la testa -Assolutamente no- rispose quest'ultimo.
Qualche momento più tardi arrivarono anche gli altri invitati: Caroline, Matt, Tyler, Stefan ed Hayley.
-Avete avuto problemi ad arrivare fin qui?- domandò subito Elena a Stefan, dandogli un leggero bacio.

Lui scosse il capo -E' stato tutto tranquillo. Voi?-
-Abbiamo rischiato di farci vedere da Saltzman, ma abbiamo preso una deviazione- spiegò Jeremy velocemente.

-E ora è meglio entrare- intervenne Davina, avvicinandosi all'ingresso -Qui fuori potremmo essere visti-

Bussò decisamente sul muro di pietra che fungeva da porta, in modo che la sentissero, e attese che qualcuno venisse ad aprire.
-Credi che abbiano sentito?- chiese Tyler, guardandosi attorno con circospezione -Proviamo con una parola d'ordine?-

Hayley lo interruppe -Tu sai qual è?-

-Io proverei con 'lurido mezzosangue' o 'sporco babbano'- scherzò Danielle, ridendo sottovoce.

-Mi fa piacere sentire come ci rispettate- intervenne la voce di Niklaus Mikaelson dalla porta che si stava aprendo -E' sempre un piacere vedervi- disse ironicamente, facendo cenno loro di entrare.
Danielle alzò le spalle ad uno sguardo rimproverante di Elena, che le passò davanti per entrare.

Percorsero un breve corridoio buio e arrivarono nella Sala Comune, una stanza immersa nell'oscurità e nell'umidità dei sotterranei, dove erano disposti ordinatamente tavoli, sedie e poltrone. Il tutto rigorosamente verde o nero.

-Carino- commentò Matt, guardandosi attorno e scrutando nella penombra delle persone sedute qua e là.

-Matt!- lo chiamò la voce squillante di Rebekah dalle sue spalle -Siete arrivati!-

La Serpeverde gli andò incontro e lo abbracciò, dandogli un bacio sulla guancia.

-Pff- sbuffò Katherine da una sedia -una Serpeverde e un mezzosangue... sono schifata-

-Più che il suo sangue, mi infastidisce che sia un Grifondoro- disse Edith, sedendosi accanto a lei e versandosi del Firewhiskey nel bicchiere.

-Andiamo giù pesante?- le chiese Klaus, prendendole la bottiglia dalle mani e versandosi a sua volta il liquido ambrato in un bicchiere.

Lei gli sorrise senza un apparente motivo, pensando ancora alla giornata passata insieme -Ehm, sì...- disse ritornando in sé -Quale modo migliore di iniziare l'anno se non con una sbronza?-

Katherine sbuffò per l'ennesima volta -Vi lascio amoreggiare in pace. Ci si vede- sentenziò alzandosi e scomparendo tra le persone.

-Che le prende? È sempre stata così acida?- si chiese la bionda.

Klaus sorrise malefico -Non voleva 'estranei' alla festa- si affrettò a spiegare -Hey, c'è la Marshall! Scusa, Edith- la piantò lì in asso.

-Magnifico- borbottò tra sé e sé stravaccandosi sul divano.


 


 

La serata era iniziata da ormai un'ora e gli studenti degli altri anni dormivano indisturbati grazie all'incantesimo Muffliato. Ma nonostante la musica e l'alcool, la serata non decollava.

Mentre Rebekah, Katherine, Stefan e Matt erano seduti su un divano, quest'ultimo ebbe un'idea per smuovere l'atmosfera -Avete mai sentito parlare di Birra-pong?-

Come previsto, i tre lo osservarono perplessi.

-È uno sport?- chiese la bionda con interesse e innocenza.

Lui rise fragorosamente, attirando l'attenzione di tutti -Ahahah, no! Si tratta di un gioco che fanno i babbani alle feste-

-E in cosa consiste?- domandò Damon, curioso di sapere come i babbani si divertivano alle loro feste.

-Si mettono dei bicchieri di birra su un tavolo, e una persona alla volta fa rimbalzare una pallina e se non finisce in uno dei bicchieri, è costretto a berne uno tutto d'un fiato. L'ho ribattezzato Burrobirra-pong per l'occasione!-

Danielle si alzò immediatamente in piedi, contenta che fosse arrivato qualcosa da fare -Mi piace! Cominciamo?-


 


 

-Nooo!- esclamarono all'unisono Edith e Danielle ad un tiro precisissimo di Kol, che non aveva ancora toccato un bicchiere, trovandosi a sorridersi a vicenda.

-Sono troppo bravo in questo gioco- si lamentò ridendo -Non è divertente se non sbaglio-

-Provo io- intervenne Damon, prendendo la pallina e mirando al bicchiere più vicino, ma sfortunatamente mancò il bersaglio -Ora si ragiona! Passatemi un bicchiere- disse ridendo e scolandoselo in due secondi.

Riprovò, ma anche questa volta il tiro non andò a segno e fu 'costretto' a bere di nuovo.

-E se mettessimo del Firewhiskey nei bicchieri?- propose Hayley, barcollando verso il tavolo.

-Oh, mio dio! È un'idea fantastica!- le diede ragione una Danielle piuttosto alticcia e vivace, accompagnandola a riempirne un po'.
-Vi serve una mano, signore?- domandò Klaus con voce melliflua, approfittando della situazione in cui si trovava la ragazza che gli piaceva.

Lei non se lo fece ripetere due volte e, mentre lui l'aiutava, si aggrappò al suo braccio per sorreggersi meglio. Klaus si fermò volutamente e la osservò intensamente negli occhi, aspettando che lei lo respingesse con qualche frecciatina, ma non fece niente, anzi, rispose al suo sguardo magnetico. Il Serpeverde non poteva chiedere di meglio e in un battito di ciglia si avvicinò al suo volto e posò le labbra sulle sue, che ricambiarono l'intenso bacio.

Era successo tutto così in fretta che Danielle era ancora lì accanto a loro e, sentendosi alquanto a disagio, prese uno dei bicchieri e si scolò il Firewhiskey.

Fece per prenderne un altro ma una mano fu più veloce della sua -Prendiamo la bottiglia, Payne- disse Damon Salvatore, comparendole accanto e facendola sussultare.

Lei si ricordò all'improvviso dove e con chi si trovava -Io non vengo da nessuna parte con te, Salvatore-

-Molto bene, allora resta qui con...loro- rispose serafico, accennando a quella strana coppia -Dai, allontaniamoci da questi due- propose.


 


 


 

-Hayley! Hayley, per dio!- esclamò Jackson vedendo l'amica d'infanzia avvinghiata a un Mikaelson.

La ragazza si allontanò da Klaus, sistemandosi alla bell'è meglio i capelli -Scusa, Jack, ho... ho bevuto troppo- biascicò qualche scusa e si alzò dalla poltrona, scappando come se si fosse resa conto in quel momento di quello che aveva fatto.

Klaus alzò lo sguardo verso il suo interruttore e lo fulminò -Non sarai sempre in giro per controllarla, sai?-

-È una minaccia, Mikaelson?- chiese, avvicinandosi pericolosamente alla serpe.

Lui esplose in una risata -Come si mi abbassassi a minacciare uno come te, Grifondoro. Sparisci- aggiunse con tono fermo e irremovibile.

Jackson gli voltò le spalle e si affrettò a portare via Hayley.

-Stefan- chiamò il ragazzo con tono serio -Accompagno Hayley al dormitorio. Ci vediamo là-

-È successo qualcosa?- domandò allarmato.

Lui scosse la testa e gli disse che avrebbe spiegato tutto il giorno seguente.


 


 

La bottiglia di Firewhiskey era quasi finita e i bicchieri vuoti erano rovesciati sul tavolino davanti a loro.

-Quindi non eri mai stata nel nostro dormitorio?- chiese Damon, passando un braccio dietro alla ragazza seduta accanto a lui.

Lei scosse la testa, vedendo così tutto sfuocato e molto ondeggiante -Mai prima d'ora e devo dire che non è quel granché-

-Così mi offendi, Payne- disse con voce leggermente strascicata -Credi che il tuo sia meglio, dunque?-

Lei si avvicinò come per dirgli un segreto -Non lo credo, lo so per certo, Salvatore-

Il ragazzo si portò a pochi centimetri dal suo volto e le spostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi -Dovrai invitarmi, allora. Così potrò vederlo con i miei stessi occhi-

Lei scoppiò in una risata, gettando la testa all'indietro -Non credo proprio, tesoro! Sono ubriaca, ma non fino a questo punto-

-L'anno è appena iniziato, Payne- rispose con tono serio, richiamando la sua attenzione -Prima o poi lo vedrò...-

La ragazza rimase spiazzata dalla sua fermezza -Ho un nome, sai? Vedi di iniziare con questi piccoli passi-

Lui recuperò i due bicchieri e li riempì nuovamente, porgendone uno a lei -Hai ragione, Danielle. All'inizio, allora!- brindò, alzando il bicchiere.

-All'inizio- rispose lei automaticamente, fissando i propri occhi nei suoi.

Nemmeno mentre bevevano il drink riuscirono a rompere quel contatto. Damon fece scivolare il braccio intorno alla sua vita e l'avvicinò a sé, continuando ad osservarla, i loro volti a pochissimi centimetri di distanza.

Una voce bassa e tonante li interruppe, attirando l'attenzione dei pochi rimasti -Chi è il responsabile di tutto questo?-

Edith, che stava per bere una Burrobirra, quasi non s'ingozzò -Professor Mikaelson!-

-Che ci fa qui?- chiese Rebekah, facendo dei passi avanti.

Lui in risposta scrutò la stanza senza dire una sola parola.

Katherine, sperando di convincerlo a dimenticare tutto, prese parola -Ci stavamo solo divertendo tra di noi, professore-

In quel momento anche il suo sguardo si posò sui tre studenti delle altre Case -Ehm... loro non dovrebbero essere qui. Vede-

-Donovan e Salvatore, nelle vostre stanze- ordinò Elijah.

Damon si alzò dal divano per dirigersi nella sua camera, ma venne fermato -Non tu, Damon... Cosa fa qui anche la signorina Payne?-

-È stata invitata, professore- spiegò brevemente -Dovrebbe tornare anche lei alla Torre dei Corvonero-

Elijah la guardò -Tu dici? A mio giudizio sembra che la ragazza abbia bevuto più del dovuto, Damon. C'è qualche compagno che può scortarla del suo dormitorio?- chiese, guardandosi intorno, ma ormai erano rimasti solo studenti dei Serpeverde.

-Mi scusi, Professor Mikaelson, credo di essere perfettamente in grado di raggiungere la mia stanza- intervenne l'interessata.

Lui la squadrò da testa a piedi -E se dovessi incontrare il custode o un professore?-

Danielle non ci aveva pensato e si pentì di non aver seguito Bonnie ed Elena qualche minuto prima -Farò molta attenzione a non-

-Tu vieni con me- sentenziò, voltandosi e raggiungendo l'uscita del dormitorio -Allora, signorina Payne?-

Lei non se lo fece ripetere un'altra volta e si alzò di scatto per raggiungere il professore.

Nei pressi delle scale per la torre dei Corvonero, quando ormai mancavano pochi corridoi alla destinazione, dall'angolo sbucò la Vicepreside Esther Mikaelson, nonché referente della Casa Corvonero e Professoressa di Trasfigurazione -Buonasera... Cosa fai in giro con una studentessa alle tre di notte, Elijah?-

In quel momento l'unica cosa che Danielle riusciva a pensare era 'Oh, merda'.

-La signorina Payne mi ha espressamente chiesto il permesso di raggiungere l'infermeria, madre. Non si sentiva molto bene- mentì spudoratamente.

La donna inarcò le sopracciglia -E perché ha chiesto al referente dei Serpeverde?-

-L'ho incrociata mentre scendeva le scale e l'ho scortata in persona. Puoi chiedere conferma alla Signorina Sommers-

Danielle stava sudando freddo. Non capiva perché avesse detto che poteva controllare. Se l'avesse fatto sarebbero stati guai.

Esther tentennò per qualche secondo, ma poi si aprì in un sorriso -Grazie, Elijah, ma non ce n'è bisogno. Fammi però il favore di accompagnarla fino alla porta d'ingresso così posso andare a dormire-

La Vicepreside scomparve da dove era venuta e Danielle poté finalmente respirare -La ringrazio, Profe...-

Lui la interruppe senza troppe preoccupazioni -Vai immediatamente nella tua stanza. Quello che è successo stasera non deve ripetersi mai più e non deve essere saputo. Buona notte, Signorina Payne-

Si voltò e s'incamminò velocemente verso le sue stanze, mentre Danielle ancora lo osservava per lo stupore.


 


 

Gli studenti dei Serpeverde che avevano partecipato alla festa delle sera prima erano stati costretti dal loro referente ad aspettare che tutti gli altri fossero usciti per andare a lezione. Quando furono soli, tutti in piedi attorno al tavolo, aspettarono l'arrivo del Professor Mikaelson, che tardò di solo qualche minuto.

-Prima che possiate dire qualunque cosa, sappiate che non ho riferito al Preside l'accaduto di questa notte per evitare di iniziare l'anno in debito di punti e partire svantaggiati-

Gli studenti abbassarono il capo e annuirono silenziosamente, mortificati e impauriti.

-Ma sappiate che non deve ripetersi una cosa del genere, soprattutto quando ci sono anche studenti di altre Case... e soprattutto se si tratta di ragazze che hanno bevuto troppo- disse, lanciando un'occhiata di rimprovero a Damon che accusò il colpo.

-A sua difesa- intervenne Katherine -ci terrei a specificare che la Corvonero non era l'unica, professore-

Elijah la fulminò -Non interrompermi, Katherine. So bene che non era la sola. Per questo voglio sapere chi è stato l'artefice di quest'idea...-

Katherine continuò a fissarlo -Sono stata io, Elijah- affermò, correndo il grosso rischio di chiamarlo per nome davanti ad altre persone.

-Ma non era sua intenzione invitare altri studenti, professore- corse in suo aiuto Edith -Quella è stata una nostra idea e se deve punire qualcuno, punisca tutti-

Elijah li osservò uno per uno e poi, sistemandosi l'impeccabile giacca nera, continuò -Come ho già detto, nessuno verrà punito per tenere la cosa segreta. E ora andate tutti in classe, sarete già in ritardo-

-Salvatore!- lo chiamò quando fu di fianco a lui -Ieri ho dovuto mentire alla Vicepreside, rischiando la mia carriera per proteggere la tua ragazza, quindi vedi di essermi grato. Ci vediamo in classe- aggiunse, facendogli intendere di andarsene in fretta.


 


 

Era da poco finito il pranzo e gli alunni stavano tornando nelle classi.

-A che ora sei tornata ieri, Danielle? Non ti ho sentito- domandò Elena, raggiungendola con i libri sottobraccio.

-Solo mezz'ora dopo di voi- le rispose sbrigativamente -Mi dispiace però non essere venuta con voi-

-Perché? Hai incontrato qualcuno?- le chiese Davina, preoccupata.

La ragazza vacillò per un istante, ricordando di non far parola con nessuno di quello che era successo -No, per fortuna, ma ho avuto davvero paura che qualcuno mi vedesse. E poi ero abbastanza ubriaca, quindi...-

-Eh, già- convenne Caroline, appena arrivata insieme ad Hayley -Ad un certo punto ci siamo pentite di averti lasciata lì da sola-

-Tranquille, c'erano Stefan e Matt con me- mentì. In realtà non si ricordava di averli mai visti alla festa, ma quello non lo disse alle amiche -So invece di un certo scoop...- iniziò ridacchiando in direzione di Hayley.

-Non voglio parlarne!- esclamò fingendo di essere seccata da quel commento -Penso che abbiate visto tutte, quindi no comment- disse sorridendo e arrossendo un po'.

Caroline puntò i piedi per terra -E dai, non puoi non parlarcene! Bacia bene?-

Hayley questa volta arrossì completamente -Care! Non mi va di parlarne adesso, ti prego-

-Uffa, e va bene...- si accontentò e con le compagne del Sesto anno entrò nell'aula di Difesa contro le Arti Oscure, dove il professore le stava già aspettando in piedi dietro alla cattedra.

Danielle si comportò il più naturalmente possibile e si stupì della sua bravura mentre ridacchiava ancora per l'imbarazzo della Marshall.

-Accidenti, è rimasta solo la fila davanti- imprecò Bonnie mentre occupava i banchi più esterni assieme a Davina, e lei ed Elena furono costrette a sedersi esattamente davanti alla cattedra.

-Yeah- ironizzò la Gilbert, posando malamente il libro sul tavolo.


 

Quella fu in assoluto l'ora più lunga di tutta la vita di Danielle. Per quanto si sforzasse a non lasciar trasparire nulla dal suo sguardo, le era impossibile perché essendo seduta lì davanti continuava a pensare alla storia della Signorina Sommers che Elijah si era inventato.

Grazie a Dio la campanella suonò e non aspettò un attimo ad alzarsi.

-Che fretta hai?- le chiese Elena, raccogliendo le sue cose.

-Io? Nessuna, devo solo andare in bagno-

-Perfetto, ti accompagno!- esclamò cordialmente l'amica.

Quando varcarono la soglia, intercettarono degli studenti del Settimo parlare fittamente tra di loro e Danielle si fermò all'istante, terrorizzata -Taci, è vero!- stava dicendo un Tassorosso -Stavo tornando dalla camera di Ed e l'ho sentito. Ha detto qualcosa tipo 'non deve ripetersi più e nessuno deve venire a saperlo'-

-Ma come puoi essere sicuro che fosse il Professor Mikaelson?- domandò una ragazza dai capelli rossi.

-Ne sono certo, ho riconosciuto la voce- affermò, deciso.

-E come hai detto che si chiama la ragazza?- chiese un altro.

-Non so... mi sembra Rayne, Bayle- balbettò cercando di ricordare -Ah, ecco! Payne! Si chiamava Payne-

Elena le si parò davanti con sguardo di rimprovero -'È andato tutto bene?'- la imitò -Devi dirmi qualcosa, Danielle?-

-No!- esclamò cercando di difendersi -Sono solo stata scortata, ecco-

-E perché non ce l'hai detto? Cos'è che non si può sapere?-

-Dio, Elena, la stai facendo più grossa di quella che è! Mi ha solo accompagnata al dormitorio perché secondo lui avevo bevuto troppo, abbiamo incontrato la Vicepreside e lui ha inventato una palla per non far scoprire la sua Casa e fargli perdere punti-

Elena era ancora stupita -Lo sai che se si viene a sapere rischi di essere sospesa, vero?-

Edith stava uscendo a sua volta dalla classe e si parò di fronte alle due -Che cos'hai detto, Payne?-

Lei arretrò involontariamente di qualche passo -Io non ho aperto bocca. Non sono stupida- si difese -Piuttosto credo che non foste gli unici ad aver organizzato una festa. C'erano studenti in giro- disse alludendo ai Tassorosso lì vicino a loro.

-Maledetti Tassorosso! Sono sempre stati inutili e fastidiosi-


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La profezia ***


Bekah! Mi annoio.

E quindi, Edith?

No niente, te l’ho scritto giusto per fare qualcosa.

Ah… okay. Comunque mi sto annoiando anch’io, hai idee? Rune Antiche non passa mai.

Nada, nessuna idea. Volevo solo chiederti… che relazione c’è tra te e Matt, quel Grifondoro? Non mi piace un granché

Nessuna No, in realtà c’è qualcosa, ma non saprei come definirlo… è un po’ complicato. Sai, lui è Grifondoro, io Serpeverde. Comunque, mi piace… è strano ma stare con lui mi fa sentire bene. Cosa dovrei fare? Non voglio fare io il primo passo, se fosse lui a farlo… beh sarebbe il top!

Rebekah passò il bigliettino ad Edith, a fianco di lei, ma Alaric le intercettò. Il professore smise di spiegare per un secondo e, sempre tenendole sotto controllo si avvicinò alle due, ridacchiando.
-Allora signorine, cos’abbiamo qui? Signorina Grant, la prego mi dia pure quel foglietto-
Per un momento Rebekah pensò di tirare fuori la bacchetta e bruciare il bigliettino con un incantesimo Incendia, ma desistette, osservando mentre la compagna di banco, riluttante, consegnava il pezzo di carta incriminato.
-Vediamo… Uhh, interessante- affermò leggendo e guardando in direzione di Matt -Questo potrebbe interessarla, Donovan- e lanciò il biglietto a Matt, che non rinunciò a leggerlo -Comunque, continuiamo la lezione. Cosa stavo dicendo?-
Rebekah si voltò verso l’amica -Cazzo, Edith-
 
La Sala Grande, quel pomeriggio, gremiva di studenti intenti ad esercitarsi o a dare ripetizioni ai ragazzini che ne avevano bisogno. Edith era appoggiata sullo stipite della porta, aspettando Rebekah e Katherine. Non aveva intenzione di sedersi affianco a Klaus da sola. Dopo la festa non gli aveva più rivolto la parola, stanca di inseguirlo senza ottenere nulla. Ormai aveva deciso di mollare la corda. Sbuffò, notando che il ritardo delle amiche ormai si estendeva a ben 10 minuti. Snervata, si diresse verso la tavolata dei Serpeverde quando Danielle Payne, dei Corvonero, la fermò.
-Edith!- la chiamò, facendola voltare. Le stava porgendo un quaderno -L’altro giorno a Pozioni hai lasciato questo sul banco, mi sono dimenticata di portarlo l’altra sera-
Presa di sorpresa la ragazza balbettò -Sì, grazie…- La Corvonero se ne stava per andare, ma lei si sentì in dovere di rivolgerle la parola -Senti, ho sentito che tu e Damon alla festa vi siete avvicinati-
Fu Danielle ad essere presa alla sprovvista -Oh, wow. Sì, beh non abbiamo fatto nulla, ecco- farfugliò.
-Ti do solo un consiglio: fai attenzione. Lo conosco bene da un mucchio di tempo ed è un tipo strano, lunatico- affermò Edith, sussurrando, non voleva farsi sentire dal diretto interessato che stava per entrare -Eccolo qui, Damon Salvatore- annunciò con un sorriso a trentadue denti.
-Oh, guarda un po’ chi c’è qui: Danielle Payne ed Edith Grant… Da quando voi due siete amiche?- domandò stranito, guardando prima una e poi l’altra.
-Ehi, vai con calma-
-Da mai-
-Capisco… Beh, ora dovrei andare a studiare- diede una veloce occhiata ai libri –Dannazione, ho dimenticato il libro di Trasfigurazione. Danielle, mi accompagni a prenderlo?- senza aspettare una risposta da parte della ragazza la prese a braccetto.
Lei sorrise, accettando e stringendo il braccio intorno a quello del ragazzo -Allora, Damon Salvatore, cos’è successo alla festa dopo che me ne sono andata via?-
-Nulla, siamo tornati nelle nostre stanze- spiegò velocemente -Il bello è venuto il mattino dopo, quando Elijah Mikaelson ci ha fatto la predica, era alquanto scocciato. Non dalla festa in sé, sia chiaro, ma del fatto che abbiamo lasciato entrare persone di altre Case nei nostri dormitori. Quanto è noioso quando fa così- disse sussurrando. Si guardò intorno, accertandosi del fatto che il professore di Difesa contro le Arti Oscure non fosse nei paraggi, poi continuò -Avresti dovuto vedere la sua faccia! Quando Katherine gli ha risposto chiamandolo per nome...-
-No, aspetta... cosa?- lo guardò sorpresa -Non credo di aver capito bene-
-Aveva semplicemente chiesto chi era stato ad organizzare la festa, e Katherine ha risposto in maniera diretta, chiamandolo per nome come se stesse parlando a qualcuno di molto… intimo-
Danielle aveva la bocca aperta dallo sconcerto -Fermo- si arrestò nel bel mezzo del corridoio -Stai insinuando che Katherine ed Elijah vadano a letto insieme? Tu sei pazzo per dire una cosa del genere!- esclamò forse un po’ troppo a voce alta -Non che la cosa mi interessi, sia chiaro-
-Tesoro, io non sto insinuando proprio nulla- lo sguardo che fece spiegò tutto -È dal quinto anno che i due “si frequentano”- mimò le virgolette con le mani, lasciando Danielle a dir poco sbalordita –Anche se quest’anno le cose non sono iniziate nel migliore dei modi-
-Ma sei sicuro? Non mi sembra una cosa che lui potrebbe fare- disse pensando a quando l’aveva riportata nei dormitori dei Corvonero la sera della festa.
-Cosa ti è preso? Ti sei affezionata a Elijah Mikaelson?- domandò in tono scherzoso, ma dal quale traspariva una piccola nota di gelosia.
-No… ma non me l’aspettavo una cosa così-
-Non fare quella faccia, Payne. Il broncio non ti dona- la prese per un braccio e la tirò a sé, portandola pericolosamente vicina a lui -Qui a Hogwarts ognuno ha i suoi segreti, bisogna solo saperli mantenere-
Danielle allontanò il viso da quello del ragazzo, riuscendo a liberarsi dalle braccia che la stavano trattenendo.
-Capisco- incespicò, imbarazzata dalla strana situazione e dai contrastanti sentimenti che stavano sorgendo il lei -Scusami, ma ora devo proprio andare. Bonnie mi starà aspettando e… ci vediamo- si voltò e fece velocemente dietrofront, lasciando Damon confuso.
 
Intanto al tavolo dei Serpeverde, Edith stava aiutando Kol con una versione di Rune Antiche, che lui a stento riusciva a tradurre. Dopo averla considerata materia non-obbligatoria per anni, da quell’anno era stata decretata come obbligatoria, ed erano molti i ragazzi che ora si trovavano in difficoltà.
-Ma come diavolo fa una persona normale a trovare un senso a questa roba?- si domandò mettendosi le mani tra i capelli -E poi fa schifo, dai. Seriamente devo studiarla per gli esami?- sbuffò.
-Dai che ce la fai, basta usare il dizionario e metterci un attimo d’impegno! Guarda, qui c’è il verbo- nel libro di testo cerchiò uno dei numerosi simboli -Allora, qual è il soggetto?- domandò, cercando di renderlo partecipe a quella spiegazione.
-Per me potrebbero essere tutti soggetti- sentenziò impazientito il giovane Mikaelson, mentre Rebekah, davanti a loro, e Niklaus, seduto a fianco di Edith, se la ridevano.
-Dateci un taglio voi due!- esclamò la bionda -Anche noi eravamo così quando abbiamo cominciato-
Nik si avvicinò ad Edith, guardando il libro -Aspetta, fammi vedere cos’abbiamo qui- ci pensò alcuni secondi, che alla ragazza che si trovava intrappolata tra i due Mikaelson sembrarono minuti interminabili, e alla fine arrivò alla conclusione -È più semplice di quanto tu possa credere, fratello. Il soggetto è sempre al termine della frase, il complemento oggetto, molto spesso, è tra il verbo e il soggetto. Ora, dai segni deduco che… si tratti di Fuþorc, giusto?- domandò, guardando prima Rebekah poi Edith.
-Sì, è Fuþorc. Il Futhark non avrebbe questi segni- indicò il segno che aveva cerchiato.
Klaus prese il tomo con scritto Fuþorc e lo aprì, passandolo poi al fratello -Quindi devi prendere il dizionario e cercare i segni, tutto qui-
Kol scosse la testa -La fate così semplice voi- decise di chiudere il libro e passare ad altro.
-Sentitevi, sembrate due Corvonero!- rise Rebekah -A proposito di Corvonero, perché non chiedi alla tua amica Davina se ti aiuta in Rune Antiche?- lo sollecitò, facendogli l’occhiolino.
-E perché tu non chiedi a Donovan dei Grifondoro di uscire?- le fece il verso in risposta, facendola diventare paonazza -Ed eccolo qui!- esclamò Kol, mostrando un sorriso da 32 denti -Parli del diavolo e spuntano le corna. Donovan, sei venuto qui a prendere la tua principessa?- Matt Donovan comparve alle spalle di Rebekah tutto ad un tratto.
-Kol, smettila o ti spacco la faccia- sibilò, mentre Edith e Niklaus assistevano a quel divertente sipario.
Matt, confuso, guardò i due, cercando di capire cosa stava succedendo, ma fu lui a prendere la parola per primo -Bekah, posso parlarti?- domandò, indicando l’uscita della Sala Grande.
-Sì, Matt- raccolse i suoi libri e poi, prima di dirigersi con lui verso il cortile esterno, guardò Edith, in cerca di supporto morale.
-Buona fortuna!- sussurrò questa, in modo che solo la ragazza potesse sentire.
Come i due uscirono dalla Sala, entrò Danielle che a passo accelerato si diresse verso i tre Serpeverde. Con un’espressione, tra lo sconvolto e il confuso, si sedette al posto di Rebekah, davanti ad Edith che la stava guardando come se fosse disgustata.
-Cosa vuoi tu da me?- domandò, vedendo il modo in cui la osservava.
Danielle, ancora con il fiatone, le rispose sentendosi sotto gli sguardi inquisitori dei tre -Certezze-
 
Il silenzio che incombeva tra i due era estremamente imbarazzante. Matt non sapeva da dove cominciare, quasi quasi sperava che fosse Rebekah a prendere la parola, ma la ragazza non aveva di idea di come spiegare ciò che era successo quella mattina a Rune Antiche. Stavano passeggiando nel cortile interno della scuola, poco distanti dall’ingresso, ma lontani dagli occhi della gente.
Dopo alcuni minuti in cui i loro sguardi avevano cercato di evitare l’altro, Matt fece un respiro profondo e parlò -Quindi, stamattina a Rune Antiche… mi dispiace che Saltzman ti abbia umiliato così davanti a tutti-
Rebekah fece spallucce, nascondendo l’orgoglio -Non importa, non è colpa tua-
-Mi ritengo in parte responsabile di quello che è successo. Voglio dire- cercò lo sguardo della ragazza che stava osservando le trame del mantello nero -Tu ed Edith stavate parlando di me-
La bionda non poté non fare altro se non annuire, perdendosi in quegli occhi che assomigliavano tanto ai suoi e ai quali, in qualche modo, si era affezionata -Sì, Matt. Stavamo parlando di te-
-Senti, mi dispiace di non essere mai stato chiaro- cominciò, prendendo un lungo respiro -Non ho avuto il coraggio di dirti quello che provo perché sono un codardo, perché ho paura di rovinare quello che deve ancora succedere-
-Un Grifondoro che ha paura, se ne vedono pochi in giro- Rebekah sorrise, scuotendo la testa -Matt non c’è altro che io voglia più di noi due-
Il ragazzo posò la mano sopra a quella di lei, sorridendo a sua volta e avvicinandosi al suo volto -Quindi Rebekah Mikaelson, vuoi uscire con me? Un appuntamento… serio, più o meno-
La bionda non rispose, lo baciò gettandogli le braccia al collo -Certo, Matt- rispose semplicemente, cogliendo alla sprovvista il ragazzo. Rebekah se ne accorse -Sono stata troppo impulsiva?-
Donovan fece cenno di no -Va bene così, credimi- le accarezzò la guancia e poi la baciò, sotto gli sguardi basiti della gente che passava e vedeva due Case conciliarsi.
 
Divinazione, materia facoltativa, era un corso che per i ragazzi del Sesto e Settimo anno si teneva di pomeriggio alla seconda ora in cima alla Torre Nord del Castello. Nonostante il caldo soffocante che proveniva dal fuoco nel camino, la sala era piacevole: un misto tra una sala da tè ed una soffitta. Nella stanza erano presenti oggetti di tutti i tipi: sfere di cristallo, tazzine da caffè e da the, carte magiche, candele, specchi e numerosi libri. Non erano molti gli studenti a partecipare alle lezioni, per cui era stato deciso che gli ultimi due anni avrebbero frequentato i corsi insieme.
Furono accolti dalla professore Camille O’Connor, che sostituiva lo zio, Kieran O’Connor, morto di vecchiaia l’anno precedente. La donna, molto giovane, era minuta e graziosa, indossava uno strano vestito, corto con delle balze, adatto ad un’insegnante di Occlumanzia.
Camille mise le mani davanti a sé fin da subito, spiegando loro che quello era il suo primo anno da insegnante, dunque chiese agli studenti di essere paziente con lei. Mentre lo diceva guardò soprattutto i tavolini occupati dai Serpeverde, la quale reputazione li precedeva. Damon sorrise, mostrandosi concorde rispetto a quello che era appena stato detto, ma cinque secondi dopo si girò dalla parte di Niklaus, sussurrando un -Certo, come no- molto sarcastico, ma ricevette una gomitata da Edith, che guardandolo in malo modo lo mise a tacere. Oltre a loro tre a lezione era presente anche Rebekah, la quale non era molto interessata a divinazione, ma era stata trascinata da Edith per farle compagnia.
-Quindi,- stava dicendo Camille, una volta terminato il discorso che stava facendo -Oggi vi farò solamente una dimostrazione. Non vi farò lavorare, tranquilli- sorrise e aggiunse -Dividetevi a coppie, prendete un tavolino e sedetevi uno di fronte all’altro- si diresse in direzione dei Serpeverde -Rebekah, Damon voi due mettetevi qui, Edith e Klaus di qua invece-
Quando sentì di essere in coppia con Niklaus, guardò in direzione dell’amica che, intenta a parlare con Damon, non intercettò il suo sguardo, dunque l’unica cosa che poté fare la bionda fu rassegnarsi al suo destino. Quasi con riluttanza si sedette sulla sedia di un tavolino in prima fila, sotto lo sguardo curioso del ragazzo -Cosa c’è?- domandò, inarcando un sopracciglio.
S’inventò una scusa su due piedi -Oh niente, sono solo stanca. Stanotte non ho dormito bene- spiegò, evitando di incontrare il suo sguardo davanti al quale si sarebbe con molta probabilità sciolta -Tua sorella e Donovan si stanno mangiando con gli occhi- ridacchiò osservando come i due si stessero guardando.
Niklaus li cercò con lo sguardo e quando li vide fece spallucce -Meglio per loro-
-Ma come?- domandò sorpresa, passandosi una mano tra i capelli biondi -Lasci che tua sorella si frequenti con un Grifondoro?- Niklaus la guardò, senza rispondere. Edith capì solamente dopo qualche attimo dopo -Oh, scusami- aggiunse -Anche Hayley è una Grifondoro-
-Lascia stare ormai ho capito che con lei è impossibile- liquidò il discorso in una frase, molto semplicemente.
Camille finì di sistemare le ultime coppie poi riprese il suo discorso -Allora, come stavo dicendo oggi non vi farò lavorare molto. Proverete a fare una sciocchezza, nulla di che!- esclamò sorridente -Ogni ragazzo prenda la mano della ragazza davanti a sé. Prederò come esempio Edith Grant- avvicinò una sedia al loro tavolino, e prese la mano destra della ragazza, sotto lo sguardo attento di Klaus.
-Non è difficile la lettura di una mano, è l’interpretazione la parte più complessa. Ma per quella avete il libro Svelare il futuro di Cassandra Vasilensky, ottima autrice- ridacchiò tra sé e sé -Vediamo cos’abbiamo, mia cara-
Osservò a lungo il palmo delicato della ragazza, mentre il resto della classe taceva in un religioso silenzio, meravigliati da quello che stava per succedere. Edith cercò di tradurre ogni espressione che si smascherata dalla professoressa, ma non vi riuscì. La O’Connor cominciò a parlare e l’attenzione si concentrò su di lei.
-Oh! Svolte interessanti in campo affettivo, in amore molto probabilmente- mormorò qualcosa di incomprensibile, poi continuò -Questo porterà a cambiamenti importanti nella tua e nella sua vita. Dovrete affrontare entrambi difficili situazioni e le decisioni da prendere non saranno facili-
Edith non sapeva se essere contenta o meno di quella profezia. Detta in quel modo non sembrava molto positiva. Guardò Niklaus, convinta che Camille non avesse altro da aggiungere -Attenta- sussurrò improvvisamente, volgendo lo sguardo in direzione di Klaus -Nella vita di quel ragazzo si nascondono segreti oscuri- 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rumors ***


Percorreva il corridoio a testa alta, facendosi largo tra tutti e cercando di mantenere la calma. Ma non appena entrò nella Sala Grande e vide la faccia di Damon, intento a studiare Pozioni, non poté non trattenere la rabbia che aveva in corpo.
A passo spedito lo raggiunse -Damon!- esclamò Katherine, forse un po’ troppo a voce alta, mentre dentro di lei ribolliva la rabbia troppo a lungo trattenuta.
Il ragazzo si girò con tutta la tranquillità del mondo e con un sorriso sul volto -Katherine, cosa ti porta qui?- domandò, non capendo quale fosse il motivo di così tanta agitazione -Fai piano, altrimenti attirerai l’attenzione di tutti con i tuoi piccoli drammi-
La ragazza sbuffò -Oh, proprio tu parli di fare attenzione, codardo!- tirò fuori la bacchetta e la puntò al collo del ragazzo, tenendolo per il colletto della camicia.

Ora tutta l’attenzione della sala era puntata su di loro: Grifondoro, Corvonero, Serpeverde e Tassorosso, tutti avevano smesso quello che stavano facendo per capire cosa stava succedendo.
Niklaus e Kol si guardarono sbalorditi, quasi si stavano mettendo a ridere, ma intercettarono entrambi gli occhi di Rebekah ed Edith che li stavano rimproverando.
-Cos’ha combinato tuo fratello?- sussurrò Matt a Stefan, il quale rispose scuotendo la testa.
-Oddio- Danielle sbarrò gli occhi, impaurita davanti alla scena che si stava presentando a pochi metri da lei. Forse aveva capito di cosa stava parlando Katherine.

Improvvisamente Damon si fece serio -Toglimi la bacchetta di dosso Katherine, o questa storia finisce male-
La ragazza fece finta di non sentire -Quando tu la smetterai di farti gli affari degli altri e spettegolando in giro come una ragazzina, Damon- disse sputando tra i denti.
Con un gesto secco il ragazzo riuscì a liberarsi da Katherine, che cadde. Si alzò in piedi e prese la bacchetta dal mantello e la puntò contro la ragazza -Ora chi è sotto mira?- domandò con un falso sorriso sul volto.

In quel momento entrarono Elijah ed Alaric, avvertiti da una studentessa di seconda pochi attimi prima.

Il primo guardò la scena con fare distaccato, anche se in realtà la situazione lo preoccupava un po' -Cosa diavolo sta succedendo? Sapete che usare la bacchetta contro un altro studente è severamente vietato-

Damon rinfoderò la bacchetta con molta calma, senza staccare lo sguardo da Katherine -Posso dire quello che voglio a chi voglio. Non è certo un mio problema se tu ti immischi in cose più grandi di te- l'avvisò, lasciando che si alzasse -Ci scusi, professore. La mia compagna si è lasciata trasportare dalle emozioni-

Ritornò a sedersi come se nulla fosse successo, mentre Katherine si avviò con passo spedito verso la porta, lanciando un ultimo sguardo ad Elijah, prima di svoltare l'angolo.

I professori rimasero nella Sala Grande per un po' di tempo, assicurandosi che non succedesse altro. E quando videro che la situazione si era calmata, tornarono ai loro uffici.

Damon, sedutosi in disparte per sbollire la rabbia che Katherine gli aveva fatto salire, sentì una mano che si posava sulla sua spalla. Si voltò e vide Danielle che lo osservava -Mi dispiace... Credo di aver intuito perché si è arrabbiata. È per quello che mi hai detto prima, vero?-

Lui annuì impercettibilmente -A volte può scoppiare per una cazzata... È proprio una Serpeverde-

La ragazza si sedette accanto a lui -Mi dispiace anche per come ti ho... lasciato in asso, insomma. Non volevo essere maleducata-

Damon le sorrise, sereno -Hai visto con cosa ho a che fare, vero? Di certo il tuo atteggiamento non mi ha creato problemi!-

Danielle rise sommessamente -Hai ragione-

 

 

Klaus, dopo un'ora di studio, si diresse verso il giardino interno per rilassarsi un po'. Trovò una panchina libera e ci si sedette con poca grazia.

-Klaus- lo chiamò una voce mentre stava per chiedere gli occhi.

-Hayley- disse con poca enfasi, socchiudendo un occhio -Qual buon vento?-

-Vorrei parlarti di come mi sono comportata alla festa-

Il Serpeverde aprì di scatto gli occhi, incuriosito dalla piega che aveva preso il discorso.

La ragazza prese un respiro profondo w iniziò -Vorrei che tu sapessi che quella non ero io. Ero offuscata dall'alcool e non capivo quello che facevo. So che tu, sì insomma, ci tenevi ma non si può fare, Klaus. Siamo troppo diversi-

Il ragazzo non sapeva come rispondere. Di certo non si aspettava una cosa del genere. Il fatto che una donna lo rifiutasse lo mandava su tutte le furie -Ricevuto, Marshall- rispose con non chalance -Puoi andare ora-

Non voleva essere così meschino, ma un'altra parola lo avrebbe fatto scattare. Fortunatamente Hayley lo ascoltò e girò i tacchi.

 

 

 

Nel pomeriggio si svolsero i primi allenamenti della squadra di Quidditch dei Serpeverde. Non tutti erano presenti, alcuni l’avevano sabotato in quanto Marcel, il coordinatore di tutte le squadre, non poteva essere presente. Perciò, in sua assenza, erano stati i membri più anziani della squadra a prendere le redini. Insomma, Damon ed Edith avevano trovato un modo per impartire ordini ai più piccoli senza far nulla.
-Ah, la bella vita!- esclamò il ragazzo, osservando Edith incitare i ragazzi.
-Forza correre, su su! Solamente dopo altri cinque giri del campo potrete salire sulla scopa- guardò in direzione di Kol, alcuni metri più lontano dal gruppo, che arrancava per stare al passo -Kol Mikaelson, vedi di velocizzare il passo o ti schianterò!- minacciò, seria. Si sedette in mezzo al campo, facendo così compagnia al Salvatore e godendosi il sole che riscaldava amabilmente la giornata -Allora Damon, cosa mi racconti?- chiese, cercando di fare conversazione.
Quello fece spallucce -Una strega mi ha puntato una bacchetta contro oggi, ma è stato figo-
La bionda rise all’ironia del ragazzo -Di certo avrà dovuto avere una buona motivazione- rispose sospirando -Non credo che Katherine si esponga così, senza un motivo- disse. Poi, resasi conto della cavolata appena detta, aggiunse -Ma stiamo parlando di Katherine, dunque tutto è possibile-
-Questa volta ce l’aveva un motivo- si distese sull’erba -Ho raccontato a Danielle Payne la storia che hanno lei ed Elijah. Evidentemente Katherine è venuta a conoscenza del fatto-
-Ma sei pazzo?!- la bionda rimase a bocca aperta -Sai che se qualcuno dei piani alti viene a saperlo lei non potrà sostenere gli esami qui! Inoltre a Elijah verrebbe ritirata la licenza di insegnante-
-E allora?- si tirò su a sedere, leggermente alterato -Come se i “piani alti” non lo sapessero. È una storia che va avanti da due anni ormai-

Edith sbuffò -Non sono comunque affari tuoi. Dovresti chiederle scusa, come minimo-
-Ci penserò- disse semplicemente, troncando la discussione -Bene, ragazzi!- urlò ai venti che si stavano allenando -Ora sulle scope. Fate alcuni lanci!-
-Comunque, come sta andando con quella Danielle?- quel giorno la ragazza era in vena di parlare -Ho sentito che vi state vedendo-

Il ragazzo sbuffò -Sì, ci stiamo vedendo… più o meno. Ma la Corvonero sembra essere più attratta da Elijah Mikaelson-
-Il fascino dei Mikaelson non si può negare, quella è una cosa certa- sospirò, pensando ad un Mikaelson in particolare.

Damon fece un cenno con la testa -Cosa ci trovi di interessante in Klaus non lo so proprio- affermò marcando il suo disaccordo -Non credo che lui possa provare qualcosa verso di te. Ti ha sempre vista come un’amica-
-Wow, grazie Damon. Avevo proprio bisogno di sentirlo dire da qualcuno-
Poi, improvvisamente illuminato, guardò Edith -Ho un’idea!- esclamò sfoderando uno dei suoi malvagi sorrisi.
-Non uccideremo nessuno, sappilo- 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** L'ascesa ***


 

Il tavolo dei vincitori era ancora in subbuglio per la clamorosa vittoria della prima partita del Campionato di Quidditch. Gli studenti dei Serpeverde ridevano ad alta voce, ripercorrevano azioni della partita e facevano svolazzare per la Sala Grande il boccino d'oro che li aveva portati alla vittoria.

Quell'anno per loro si apriva nei migliori dei modi, guadagnando ben 220 punti se si sommavano i 150 del boccino d'oro e i 7 goal.

Gli studenti del primo anno si avvicinavano timidamente a Edith, responsabile della vittoria, facendole i complimenti e chiedendole di entrare a far parte della squadra. Lei, che normalmente li avrebbe congedati con un cenno della mano, sorrideva ed era grata di essere al centro dell'attenzione.

-Guardateli un po'- borbottò Tyler al tavolo dei Grifondoro -se vincessero a ogni partita, sarebbero sempre felici e contenti-

Stefan si girò verso gli interessati e annuì -Non sembrano neanche loro finché ridono e scherzano-

-Ma giuro che se fanno svolazzare ancora quel maledetto boccino sopra la mia testa, lo schianto all'istante!- esclamò una Caroline infastidita.

Matt rise di gusto alla poca pazienza dell'amica -Non abbiamo nemmeno giocato noi, Care! Cosa ti infastidisce così?-

Lei lo guardò spazientita -Perchè la prossima partita sarà contro di noi e non voglio che la nostra Casa sia umiliata in questo modo-

Prima che Matt potesse replicare, la voce del Preside si alzò sopra le loro -Scusate la mia interruzione durante questa bellissima cena ricca di aria di festa, ma spero che la notizia che sto per darvi possa perdonarmi...-

Gli studenti pendevano dalle sue labbra e aspettavano con ansia il seguito del discorso.

-Come ben sapete, durante l'anno è consuetudine lo svolgersi del famoso Ballo della Quercia e quest'anno abbiamo deciso di anticipare la data, che di solito era...-

Il Preside non potè finire di parlare che tra la folla si alzò un urlo di felicità, che gli impedì di proseguire e lo costrinse a tornare al suo posto del tavolo.

-Vedo che anche qualche professore non sta nella pelle- scherzò Alaric, il docente di Rune Antiche, accennando a Marcel.

-Non parlarmene...- si lamentò l'insegnante di Divinazione -Da quando l'ha scoperto, non smette di parlarne-

Il professore di Quidditch non trattenne una risata -Cami, lo sai che quando si parla di balli e canti io non ci vedo più!-

-Si potrà cantare?- intervenne Enzo, insegnante di Pozioni -Adoro il canto... è un peccato che da qualche anno il corso sia stato cancellato-

-Non ci sarà nessun canto, mi dispiace- intervenne Elijah con finto dispiacere -Non vorrei dover andare a letto con il mal di testa...- disse, facendo capire benissimo la sua opinione sull'argomento.

Marcel storse le labbra -Ehi! Guarda che me la cavo in materia-

Il professore di Difesa lo fulminò con lo sguardo.

-L'unica cosa importante è che gli studenti non combinino guai e che non trovino qualche modo per nascondere gli alcolici- spiegò Liz Forbes, preoccupata -Quest'anno sono l'addetta alla sicurezza-

 

 

 

Le tre ragazze camminavano a passo spedito in direzione del dormitorio Serpeverde. Nonostante la notizia del ballo le aveva entusiasmate negli anni precedenti, questa volta solamente Rebekah era raggiante, e sfoggiava uno dei suoi sorrisi. Matt Donovan infatti, non appena Mikael aveva annunciato il Ballo della Quercia, l’aveva invitata, e lei aveva subito accettato. Per quanto riguardava Katherine lei ci sarebbe andata sola, in quanto Elijah non aveva intenzione di accompagnarla per paura di essere scoperto. Edith invece era stata persuasa dalle amiche di invitare Klaus, ma lei aveva fermamente rifiutato a causa del suo orgoglio e della paura di essere rifiutata.
-Secondo me avresti dovuto chiederglielo subito- affermò Rebekah -Oppure qualche altra sgualdrina glielo chiederà-
Svoltarono l’angolo, poco prima di trovarsi davanti all’ingresso -Toujour pour - pronunciò solenne Katherine, aggiungendo poi un commento ironico alla questione -Se non glielo chiedi tu, glielo chiedo io-
Passarono la Sala Comune e percorsero la scala a chiocciola che portava alle camere, sempre chiacchierando, fino a che non si imbatterono in qualcuno.
-Klaus!- esclamò Rebekah -Sei già tornato?-
Lui squadrò le tre ragazze e rispose con un cenno del capo. Soffermò lo sguardo per qualche attimo su Edith che, imbarazzata, si voltò all’istante -Vado nella mia stanza- liquidò gli altri.
Quando anche il ragazzo se ne fu andato, Katherine proruppe -È proprio strana! Che tiri fuori gli attributi e lo inviti a quel maledetto ballo-
Rebekah ridacchiò e insieme entrarono nella stanza dove l’altra ragazza le stava aspettando.

 

Dall’altra parte del dormitorio intanto anche i due ragazzi stavano affrontando la questione del ballo, anche se in realtà ai due non interessava più di tanto.
-Odio il fatto di dover invitare qualcuno- ammise Klaus.
-Non sai a chi domandare?- gli domandò Damon, buttandosi di peso sul letto e ridacchiando -Hai la fila di ragazze che vorrebbero venire con te, nessuno di loro ti potrebbe interessare?-
Il ragazzo sbuffò -Quelle mediocri ragazzine… probabilmente se mi conoscessero meglio scapperebbero- imitò il ragazzo mettendosi a sedere sul letto e sfogliando uno dei tanti libri appoggiati lì -Comunque no, grazie. Le lascio a te se vuoi-
-Io so già a chi chiedere- con quell’affermazione Damon si beccò un’occhiata storta da parte del Mikaelson -E sto parlando seriamente! È Danielle Payne-
-Immaginavo fosse lei- era da tempo che ormai gliene parlava -Sei sicuro? Una Corvonero? Sì, insomma...-
-Almeno ho qualcuno a cui chiedere…- liquidò il discorso, quasi facendo sentire in colpa il ragazzo -Perché non inviti Edith?- buttò lì, senza darci troppo rilievo, attuando il piano che aveva stretto con lei tempo prima -È carina, è dei Serpeverde e la conosci da tempo- fece spallucce -Non credo potrebbe esserci di meglio, seriamente-

Il piano a cui avevano pensato, infatti, prevedeva che Damon ed Edith mettessero una buona parola rispettivamente con Danielle e Klaus, in modo che le coppie potessero avvicinarsi.
-Ci penserò, ora sinceramente ho altre preoccupazioni- disse alzandosi con il libro in mano -Vado in biblioteca, devo cercare un libro per un approfondimento per la signorina O’Connell-
-Vuoi che venga con te?-

-No- rispose subito di getto -Ce la posso fare da solo- uscì dalla stanza, infilandosi tra le stanze del Dormitorio senza cercare di farsi notare da nessuno, avvolto nel suo mantello nero. Non appena uscì e svoltò a sinistra, vide Rebekah e Kol che lo aspettavano davanti ad una finestra che dava sul lago. I due fecero un cenno silenzioso, poi s’incamminarono con il fratello maggiore verso lo studio di Elijah Mikaelson.
-Spero abbiate dato delle buone scuse ai vostri compagni di stanza- sussurrò il biondo, mentre si aggiravano per i corridoi di Hogwarts -Non voglio che ci sia alcun problema, intesi?-
Rebekah annuì -È l’ultima cosa che vogliamo anche noi due, credimi-
Dopo alcuni attimi raggiunsero l’ufficio di Elijah Mikaelson, che li fece entrare senza dire nessuna parola. Li fece accomodare in alcune sedie poste davanti alla cattedra. Poi dal suo viso si rivelò un piccolo cenno di sorriso.
-Buone notizie- annunciò guardandoli -Prima di tutto: siete stati attenti? Sapete bene che se qualcuno venisse a sapere di questi incontri probabilmente saremmo indagati- più di una volta era mancato poco perché venissero scoperti.

-Sì, siamo stati attenti, Elijah- lo rassicurò, certo che nessuno li avesse visti -Ora vieni al punto- tagliò corto il biondo, seduto tra Rebekah e Kol i quali si limitarono ad annuire.
Elijah sbuffò sorridendo -Impaziente come al solito. Fortunatamente le buone notizie sono due: la prima è quella che il Signore Oscuro vi vuole al suo servizio- gli occhi dei tre brillarono di gioia -La seconda è quella che Finn mi ha contattato: siamo dentro al Ministero, ormai è nelle nostre mani-
Niklaus si agitò sulla sedia, sorridendo al fratello maggiore -Bene, non aspettavo altro-
Tra i tre che frequentavano ancora Hogwarts, Klaus era quello che partecipava di più all’ascesa del Signore Oscuro, era dentro tanto quanto Elijah ormai. Non aveva di certo una linea diretta con lui, ma sicuramente prima o poi l’avrebbe avuta. Fortunatamente il Signore Oscuro riconosceva la forza dei Mikaelson, nonostante lo stesso Mikael avesse lottato contro di lui. Ma i figli si erano rivoltati al padre, riconoscendo la forza del Signore Oscuro che era risorto dalle proprie ceneri.
-Vi darò altre indicazioni su ciò che è successo non appena ne avrò. Ora vi voglio parlare di come avverrà l’iniziazione- tornarono tutti e tre seri. Silenziosi ascoltarono le parole del fratello che spiegava loro il tutto.

 

 

 

-Ok, è successa una cosa strana- Hayley si sedette al tavolo dei Grifondoro, di fianco ai suoi compagni, per fare colazione.
Stefan la guardò in attesa che proferisse parola, ma lei non sembrava voler dire nulla. Se ne stava lì, imbambolata con un’espressione tra il felice e sorpresa. Caroline la chiamò -Ci sei? Ci vuoi dire cos’è successo o deve restare un mistero per l’eternità?-
Hayley si riprese dalla trance -Oh sì, scusatemi- prese una brioche dal cestino davanti a lei e cominciò a mangiucchiarla -Allora- disse a bocca piena -Stavo scendendo le scale per venire qui, quando ho incontrato Klaus. Quindi, per non finire tra le sue grinfie, mi sono nascosta nella porta di pozioni. Solo che sono finita addosso a Jackson, che non so come sia finito lì, dato che il dormitorio di Corvonero è da tutt’altra parte della scuola- prese una pausa, durante la quale diede un altro morso e bevve un sorso di the -E farfugliando mi fa se voglio andare al ballo con lui. Panico!- esclamò, ancora su di giri.
Caroline sorrise -E tu cos’hai risposto?-
-Beh, non potevo dire di no… Ho accettato dicendo qualcosa come “Sì, certo. È una buon’idea”-
-Tutto qui?- domandò Tyler, che aveva ascoltato l’intera conversazione -Jackson ti invita e tu vai su di giri?-
Stefan annuì -Non vi conoscete da quando eravate piccoli?-
-È per quello che non so cosa mi stia succedendo!- esclamò Hayley -Ci conosciamo da lungo tempo e il fatto di andare al ballo con lui mi sembra più che fantastico-
-Hai mai pensato che potesse piacerti?- le domandò Caroline, psicanalizzandola -D’altronde se vi conoscete da così lungo tempo potresti aver maturato piano piano sentimenti di cui nemmeno tu sei sicura-
Matt si guardò intorno -Oddio no, questi discorsi non li posso sentire- guardò l’orologio al polso -Okay, è ora di andare. Prima di andare a lezione devo invitare Rebekah al ballo-
-Ohh che carino!- esclamò Caroline -Io non so nemmeno se ci andrò. Non ho nessuno a cui chiedere!-
-Vedrai che troverai qualcuno- la rassicurò Stefan -Dopotutto sei una ragazza fantastica, non dovresti avere così tanti problemi-

La bionda fece spallucce -Speriamo. Tu ci vai con Elena?- domandò, conoscendo già la risposta.
-Sì, anche se ad essere sinceri ultimamente non va molto bene- ammise, guadagnandosi l’attenzione degli amici -Lei non c’è più molto con la testa, sembra essere presa da altro. Ma non voglio annoiarvi con i miei problemi, seriamente- si alzò e se ne andò.

 

Al tanto atteso suono della campanella che segnava la fine della lezione di Trasfigurazione, le tre studentesse del Sesto anno di Corvonero salutarono la professoressa della loro Casa, Esther Mikaelson, e si diressero verso la Sala Grande per il pranzo.

Bonnie le salutò velocemente non appena furono uscite dall'aula, scusandosi e avvisandole che doveva incontrare Jeremy di li a pochi minuti.

-Hai visto com'era agitata?- domandò Danielle a Elena, facendole l'occhiolino -Credo proprio che tuo fratello voglia chiederle di accompagnarla al ballo-

Lei sorrise -È la prima volta che lo vedo così felice. Bonnie è stata una benedizione...-

-Se ti riferisci al suo periodo “oscuro” del Secondo anno, sono pienamente d'accordo con te- le diede ragione, mentre scendevano le scale a chiocciola -A proposito... Tu vai con Stefan, vero?-

Elena le riservò un'occhiataccia torva -Sì, perché?-

-Non ti arrabbiare, ma ultimamente sei un po' evasiva quando si parla di lui. C'è qualcosa che non va?- le chiese con apprensione.

-No! Non c'è niente che non vada- esclamò l'altra sulla difensiva.

Danielle inarcò le sopracciglia -Sei sicura? Perché lo stai facendo di nuovo-

A quella frase, la Gilbert sospirò pesantemente e si fermò sul pianerottolo del quarto piano -Ok, forse non va a gonfie vele come quest'estate, ma non c'è niente di cui preoccuparsi.. credo-

-Credi? Ne hai parlato con lui?-

Elena scosse la testa -No, non so perché ma non riesco più a... confidarmi, ecco. E probabilmente lui se n'è accorto, perché sento che ci stiamo allontanando-

Danielle la consolò con un abbraccio -Sono sicura che se ne discutete, tornerà tutto come prima. Forza, andiamo a mangiare che sto morendo!- aggiunse con un sorriso per rallegrare l'amica.

Raggiunto il piano della mensa, Elena stava ancora parlando del suo vestito per il ballo che aveva comprato qualche giorno prima, senza rendersi conto che ormai Danielle non l'ascoltava più -... solo che non so che scarpe abbinare! Ne ho un paio che potrebbero starci benissimo, ma sono davvero scomode. Come posso fare? Non ho abbastanza soldi per comprare anche quelle!- si lamentò ancora -Danielle, mi stai ascoltando?- le domandò, accorgendosi che non parlava da un po'.

La ragazza, che prima non faceva caso alle parole dell'amica perché non era interessata al discorso, ora era distratta da due occhi blu che la fissavano intensamente e la chiamavano -Scusa, Elena... ci vediamo dentro fra un attimo, ok?- le disse mentre si allontanava, lasciandola da sola in mezzo agli altri studenti che entravano nella Sala Grande.

-Hai piantato la piccola Gilbert?- le chiese Damon sempre con il suo solito sorriso.

-Pensavo dovessi parlarmi- rispose lei, diretta -Ma forse era solo il tuo sguardo da maniaco, effettivamente-

Lui rise sotto i baffi, compiaciuto dalle frecciatine che la Corvonero sapeva mandare -Ehi, ti hanno mai detto di stare attenta a come ti rivolgi ai pazzi?-

Danielle non sapeva se ridere o lasciarlo lì e andare a mangiare -Devi dirmi qualcosa, Damon? Sto veramente morendo di fame e non vorrei che...-

-Venerdì ti aspetto davanti all'ingresso del tuo dormitorio alle 21- la informò, interrompendola e lasciandola basita -Mettiti qualcosa di carino, mi raccomando- sussurrò, spostandole i capelli dietro l'orecchio e superandola per entrare nella Sala Grande.

La ragazza restò per un attimo immobile come se fosse stata pietrificata, ma ben presto si voltò verso il Serpeverde -Era per caso un invito, quello? Perché credo che tu abbia saltato qualche passaggio del processo...-

Damon si mise una mano sulla fronte molto teatralmente, tornando da lei -Hai ragione! Che precipitoso sono stato- continuò con quel tono da finto tonto, prendendole le mani nelle sue e incastrando i loro sguardi -Lasciami rimediare allora-

Senza nessun preavviso, il Salvatore le lasciò libere le mani e le si avvicinò prendendola per la vita, stampandole un bacio sulle labbra -Direi che così può andare, no? Ci vediamo in giro, Corvonero-

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il Ballo della Quercia ***


-“Ci vediamo in giro, Corvonero”?!- esclamò Davina, sporcandosi il naso con il mascara e rischiando di accecarsi.
-Ma che razza di invito è?- continuò la Bennett, arricciandosi i capelli con il ferro -Io mi rifiuterei di andare-
Danielle sospirò -Lo farei anch'io, credimi, ma non ho avuto letteralmente il tempo per replicare!-
-Già... e sappiamo tutti perché- aggiunse la prima con un sorrisino malizioso.
-Per favore, non ho idea di che cavolo gli sia passato per la testa, quindi non parliamone-
-Adesso è qualcun altro a essere evasiva, non credi?- puntualizzò Elena.
Bonnie corse in aiuto dell'amica -Concentrati sul tuo di Salvatore, Elena!-
Tutte le ragazze risero, alleggerendo l'atmosfera.
Quando ormai erano tutte pronte, Jeremy si presentò davanti alla porta della camera delle quattro ragazze -Possiamo andare, Bonnie?-
Lei osservò per un attimo il suo ragazzo che faceva tutta la sua figura nello smoking nero che gli calzava a pennello.
-Wow, Jeremy!- esclamò Danielle, sinceramente sorpresa -Quando sei diventato così... alto?-
Il ragazzo era evidentemente imbarazzato dai commenti delle amiche della sua ragazza, così decise di aspettarla nella Sala Comune.
Bonnie diede un'ultima sistemata al suo abito verde bottiglia e lo raggiunse. Anche Davina si specchiò per l'ennesima volta, ravvivandosi la lunga gonna color turchese e scendendo le scale in fretta.
-A quanto pare Stefan è un po' in ritardo stasera- notò Elena, stanca di aspettare.
-A che ora doveva essere qui?- le domandò Danielle, ripassando la piastra sui capelli.
-Circa venti minuti fa!- sbottò, arrabbiata -Vado ad aspettare giù. Ma prima dimmi se è tutto a posto- 
L'altra le diede l'ok e la rincuorò -Tranquilla, il blu è il tuo colore, non c'è dubbio-
-Grazie... Ci vediamo là- la salutò con un sorriso.
Ormai mancavano solo dieci minuti all'arrivo del suo accompagnatore, così Danielle si decise di indossare il suo abito. L'aveva comprato proprio per l'occasione ed era stato uno dei suoi migliori acquisti, anche se sapeva che l'avrebbe indossato al massimo due o tre volte. Il tessuto era nero e leggero, rendendolo molto comodo, lungo fino alle caviglie e senza spalline. Lei poi aggiunse una collana che creava un perfetto punto luce per quell'abito, altrimenti troppo serio e cupo.


Il suo orologio segnava le 20.58 “In perfetto orario” pensò Damon, mentre svoltava l'angolo del quinto piano e vedeva che lei non era ancora scesa. Raggiunse la porta e si appoggiò al muro, aspettando con le mani nelle tasche dello smoking completamente nero. Non attese nemmeno due minuti, che sentì la porta aprirsi e sebbene si fosse ripromesso di non sembrare stupito o meravigliato, quando la vide non poté non esserlo. Senza volerlo la squadrò da testa a piedi, restando senza parole.
Lei se ne accorse -Allora, è abbastanza carino?- gli domandò, citando le sue parole.
Damon tornò subito in sé -Approvo- disse affinando lo sguardo.
Danielle alzò lo sguardo al cielo -Immagino che un complimento sia troppo da parte tua, vero?-
-Se ti dicessi quello che sto pensando adesso, avresti ragione a darmi del maniaco-
La ragazza rise tra sé e sé -Sei sempre così romantico, Damon Salvatore- disse, prendendolo sottobraccio -Andiamo?-
Lui sorrise e si incamminò per la Sala Grande, dove si sarebbe tenuto il ballo.


Nel dormitorio dei Serpeverde, una ragazza stava ancora decidendo se andare a quello stupido ballo o restare in camera a ubriacarsi. Si era vestita e truccata per rassicurare le sue compagne che sarebbe andata, ma in realtà non ne aveva molta voglia. Quando stava per togliersi le scarpe, qualcuno bussò alla porta. 
-Adesso arrivo, Rebekah!- urlò da dietro la porta, mentre si riallacciava il sandalo, maledicendo la ragazza.
-Ehm, sono suo fratello- sentì dire la voce dall'altro lato del muro -Puoi aprire?-
Edith sbiancò, ma corse subito alla porta -È successo qualcosa, Klaus?-
Lui scosse la testa -Ho sentito che eri ancora qui e volevo chiederti se vuoi andare insieme a quell'inutile ballo. Mi è stato fatto notare che non andare può essere visto come segno di maleducazione o qualcosa del genere...-
Edith era rimasta muta per tutto il tempo e non sapeva come reagire. Non si aspettava che ci fosse ancora qualcuno nel dormitorio e di sicuro che quel qualcuno fosse Niklaus e la stesse invitando al ballo.
-Allora?- le domandò di nuovo -Vuoi venire?-
La ragazza annuì e si chiuse la porta alle spalle -Sembri regale con questo completo, sai?-
-Tu sembri... perfetta- ammise, osservandola.
Il suo vestito era lungo fino a toccare terra e di un color bordeaux con un leggero pizzo sulle spalle che si sposava perfettamente con la sua carnagione chiara.
-Grazie, Klaus- rispose arrossendo. Abbassò lo sguardo imbarazzata, cercando di evitare lo sguardo del ragazzo. 
-C'è qualcosa che non va?- domandò, vedendo come si fosse chiusa in sé stessa.
Edith rispose con un sorriso -No no, tranquillo- lo rassicurò mentre si accingevano ad uscire dai dormitori -Non sono abituata a questo- ammise, indicando prima il suo vestito e poi il ragazzo stesso.
-In che senso?- domandò lui, non capendo.
-Agli abiti eleganti, ai tacchi pericolosamente alti- spiegò ridendo -E insomma… ad uscire con un ragazzo che si avvicina alla versione reale del principe azzurro- concluse, non capendo come mai quella sera si sentisse così loquace.
-Addirittura principe azzurro- rise -Potresti rimanere delusa da me, mia cara Edith- la guardò negli occhi, senza capire a che gioco stessero giocando.
La ragazza ora si pentiva di quello che aveva detto -Ah, lascia stare… non so nemmeno perché l'ho detto- cercò di nascondere l'imbarazzo dietro ad una risata nervosa -Intendo dire che sono contenta che alla fine non siamo rimasti soli a deprimerci!- esclamò -Almeno possiamo farlo insieme. Lamentandoci di quanto sia penosa la nostra, o almeno la mia, vita- 
-Come due noiosi settantenni- concluse l'altro, sorridendo -Comunque, come mai non avevi nessun accompagnatore?- chiese cambiando argomento.
-Un ragazzo Corvonero del sesto anno mi aveva chiesto di andarci insieme ma ho declinato- fece spallucce -Piuttosto, perché tu non avevi nessuna accompagnatrice? Avrai avuto la fila davanti al dormitorio da quante volevano venire con te- affermò, sentendosi privilegiata di essere stata scelta tra tutte le altre ragazze.
-Semplicemente nessuna di loro faceva per me- rispose molto brevemente -Quindi sentiti onorata se ho chiesto a te- scherzò, strappando alla ragazza un sorriso.
Senza accorgersi erano arrivati alle porte dell’immensa Sala Grande, addobbata a festa per l’occasione. Dai soffitti pendevano lampadari a cascata addobbati con pietre trasparenti che quasi arrivavano a toccare terra. La luce che queste piccole e numerose pietre riflettevano creava un’atmosfera viva, regalando alla sala un’atmosfera regale e surreale. I soliti lunghi tavoli di legno erano stati tolti e sostituiti da alcuni tavolini tondi, neri con delle decorazioni di colore oro, che contrastavano con i lampadari. In fondo alla sala, dove solitamente i professori cenavano, l’orchestra di Hogwarts stava suonando un lento e proprio davanti c’era la pista da ballo, occupata solamente da poche coppiette che oscillavano al ritmo della musica. 
Klaus piegò il braccio in direzione di Edith che, accettando l’invito, infilò il suo sotto. Come entrò si sentì osservata dai numerosi occhi che si domandavano chi fosse la fortunata accompagnata da Niklaus Mikaelson, il ragazzo desiderato da tutte le Serpeverde. 
-Andiamo a bere qualcosa?- le domandò, mentre facevano un giro per la sala -O preferiresti ballare?- 
Edith non ci pensò molto -Andiamo a bere qualcosa, ti prego- affermò -Io e il ballo non andiamo molto d’accordo- ammise sorridendo. 
Anche lui sorrise -E così sia- 


Hayley stava passeggiando tra la folla danzante, in cerca del suo accompagnatore, che si era allontanato per salutare degli amici. Quando incrociò il suo sguardo, una canzone dalle note dolci invase la sala. Jackson le si avvicinò senza staccare gli occhi dai suoi. Una volta che la raggiunse la portò nella pista, dove cominciarono a ballare al ritmo lento della canzone.
-Ti ho già detto quanto bella sei stasera?- iniziò lui, percorrendo il suo corpo con lo sguardo.
Hayley abbassò lo sguardo, imbarazzata -Grazie, Jack. Anche tu stai molto bene vestito così-
Restarono in silenzio per qualche minuto, dondolandosi dolcemente sulle note della canzone.
-Sai...- iniziò lei -non avrei mai pensato che mi avresti accompagnato a un ballo-
Jackson rispose togliendo le parole di bocca ad Hayley -Già, una volta passavamo il tempo a scavare buche e giocare a nascondino... e ora siamo qui, tutti eleganti per l'ultimo nostro ballo- 
Nonostante si conoscessero da tempo, Jackson aveva sempre provato qualcosa per lei. Sin da piccolo si era sentito in dovere di proteggerla, come un fratello maggiore che lotta per la sorellina. Ma con il passare degli anni non ci aveva messo molto a comprendere che quello che provava per lei non era semplicemente amore fraterno, ma qualcosa di più profondo. Solamente in quel momento Hayley capì di essere importante per il ragazzo, e sentì di provare lo stesso. Lo abbracciò, stringendolo tra le sue braccia -Avremmo dovuto pensarci prima-


La festa era cominciata da ormai un'ora e tutti gli studenti erano presenti e si divertivano ballando e festeggiando quella magnifica serata. Ma per una di loro non era così: fuori dalla Sala Grande Katherine stava aspettando l'arrivo di Elijah, in ritardo di un bel po'.
-Finalmente!- esclamò ad alta voce quando lo vide uscire dalla stanza -Ce ne hai messo di tempo-
-Cosa ti aspettavi?- chiese con arroganza -Che venissi a prenderti fuori dalla Sala Comune dei Serpeverde?-
La ragazza sbuffò, infastidita dall'atteggiamento che ultimamente Elijah le riservava -Allora avresti potuto dirmi subito che sarebbe stato un problema... Io che ho sprecato tutto questo tempo per acconciarmi in questo modo e tu sempre con il solito completo nero-
Il professore non diede pese alle sue parole, stanco del suo comportamento immaturo e infantile -Perdonami- finse dispiacere -Forza, andiamo dentro-
Katherine era qualche passo avanti, per non dare troppo nell'occhio, e si avvicinò al tavolo dei cocktail, aspettando che lui la raggiungesse -Bevi qualcosa?- chiese, indicando la vasta scelta di drink analcolici.
Lui scosse la testa e rispose con poche parole -No, sono a posto così-
-Allora accompagnami a ballare- propose Katherine, cercando di ammaliarlo.
-Sai benissimo che non possiamo esporci così tanto- le rispose freddamente -Non è il caso-
Stizzita, la studentessa, rispose per le rime -Io non faccio mai niente che possa esporci, ma sembra che a te non interessi niente! Con tutti i  favori che ti faccio, potresti almeno avere la decenza di concedermi un ballo! Se è così che devi trattarmi allora è meglio finirla qui. Auguri a trovarne una come me!-
Elijah la osservò mentre gli dava le spalle e si dileguava tra gli invitati. Provò una sorta di sollievo nel vederla allontanarsi, ma sapeva bene che prima o poi, quando le sarebbe servito qualcosa, sarebbe tornata con la coda tra le gambe. Di questo, non sapeva ancora se esserne felice o rammaricato. 
Quando tornò a guardarsi intono, solo allora si accorse che qualcuno probabilmente aveva ascoltato tutta la conversazione.
-Payne- dichiarò con voce solenne.
La ragazza, imbarazzata, si schiarì la voce, cercando le parole adatte -Sono venuta qui per... ehm, prendere un drink, niente di più- arrancò, buttando lì una scusa banale. 
Elijah capì perfettamente che stava inventando una scusa e optò per non girare intorno alla questione -Ti chiedo gentilmente di non fare parola con nessuno di ciò che hai sentito. Credo che tu sia abbastanza intelligente per capire che sono affari privati- delineò, liquidando il discorso più velocemente possibile. 
-Certo, professore- annuì la studentessa, che non poté fare altro -Non lo dirò a nessuno, non è un problema- 
Danielle prese due cocktail, uno per lei, l'altro per Damon, e con nonchalance cercò di allontanarsi, ma un commento di Elijah la fermò, facendola voltare, spiazzata -Quel vestito ti sta d'incanto- affermò con il suo charme.
-Ehm, grazie professore- rispose lei con voce insicura, pensando che un complimento del genere fosse nato solo per distrarla da quello che aveva appena visto -Mi scusi, ora devo proprio andare-
Per poco non fece cadere i bicchieri da quanto camminava di corsa e quando raggiunse il suo accompagnatore, poté tirare un sospiro di sollievo -Non sai a cosa ho assistito!-
Damon la guardò perplesso -Sgancia la bomba-
-Beh, in realtà è qualcosa che sappiamo già, ma vederlo di persona è stato... strano- iniziò, cercando di essere breve -Ho sentito Katherine e il Professor Mikaelson discutere della loro relazione-
Damon sogghignò -Per noi questa è la routine. Ormai siamo abituati a origliare qualche conversazione piccante-
-Ma poi lui se ne accorge?-
Il Serpeverde si alzò dalla poltroncina e la afferrò per le braccia -Se n'è accorto?-
-Non è stata certo colpa mia, Damon! Io ero lì già da prima... pensavo se ne fossero accorti. Dici che sia grave?-
-Di certo non è una cosa positiva- disse, schioccando la lingua e guardandosi intorno, circospetto -Sembrava arrabbiato?-
Danielle ci pensò un po' -Beh, sembra si siano lasciati... se questo è il termine giusto. Mi ha solo fatto promettere di non parlarne a nessuno-
-E ovviamente me l'hai detto- replicò ridacchiando.
-Certo, sapevi già della loro relazione. Che differenza fa?-
Damon tornò a rilassarsi e a godersi il suo cocktail -Manca davvero dell'alcool qui dentro-
-A quello possiamo rimediare noi- intervenne Tyler Lockwood, mostrando con attenzione una fiaschetta di chissà quale superalcolico.
-Ne abbiamo in abbondanza!- aggiunse Matt, che era arrivato con una scorta notevole -Dobbiamo dare un po' di vita a questa festa-
-A chi lo dici...- disse Danielle, ripensando al suo poco piacevole incontro, che per qualche strana ragione la metteva di buon umore.
Prevedendo che quella serata sarebbe stata noiosa senza dell'alcool, Matt e Tyler si erano procurati alcune bottiglie che poi avevano travasato nelle fiaschette, nascoste nelle giacche, in modo da tenerle lontane dagli occhi dei professori.
-Ma siete pazzi?- esclamò Bonnie, accompagnata da Jeremy, arrivata proprio in quel momento -Ci farete passare per guai seri!- 
Il suo ragazzo dovette darle torto -E dai, Bonnie. Non ti preoccupare, staranno sicuramente attenti- 
Tyler e Matt annuirono, per poi dirigersi cautamente verso il tavolo, guardandosi con un po' troppa circospezione. Si avvicinarono alla brocca e Tyler sfilò la piccola fiasca. Matt intanto lo imitò, aggiungendone in un'altra. 
-Bene bene, cos'abbiamo qui?- domandò con una nota ironica il professor Enzo, togliendo dalle mani di Tyler la fiaschetta. 
I due si guardarono impauriti. Si fermarono all'istante, cercando di capire cosa passava per la testa del professore. 
-N...niente, signore- balbettò Matt -Non stavamo facendo assolutamente nulla- cercò di nascondere l'oggetto in questione, ma non fece in tempo che Enzo glielo intercettò, prendendolo.
-Uhh, addirittura due!- esclamò, per poi annusare il contenuto -Firewhiskey. Di certo non il migliore che io abbia mai bevuto- precisò, per poi assaggiare ciò che vi era dentro. 
Matt e Tyler si guardarono nuovamente, questa volta più straniti che terrorizzati. 
-Buona scelta- concluse trangugiando un gran sorso -Mi raccomando, mettete le dosi giuste, altrimenti questi cocktail rimarranno noiosi- detto questo se ne andò, facendo un'espressione complice. 
Bonnie si avvicinò a loro a passo spedito -Vi è andata bene questa volta!- esclamò stizzita per poi andarsene. 


Intanto, dall'altra parte della sala, Stefan ed Elena erano seduti in un tavolino. A differenza dei presenti, nessuno dei due si stava divertendo. Entrambi avevano messo il muso dopo una piccola discussione. 
-Non ho voglia di stare qui e non far niente- sbuffò Elena, cercando di stuzzicare Stefan, che manteneva la calma. 
-Puoi andare a ballare- indicò la pista da ballo, piena di gente che si muoveva a ritmo della canzone che il dj aveva messo.
Elena lo guardò sbalordita -Da sola?- domandò stizzita -Seriamente?- 
Stefan voltò la testa dall'altra parte, in segno di noncuranza -Stasera non ho voglia di ballare, Elena-
-Non hai più voglia di fare niente, Stefan!- lo accusò la ragazza.
-Questo perché tu mi allontani ogni volta che io provo a scoprire più cose di te! Tu non mi lasci conoscerti- sbottò Stefan, alzando la voce -Quindi se vuoi ballare, chiedilo a qualcun altro, Elena. Scusa- aggiunse alla fine, allontanandosi da lei e lasciandola sola.
-Forse me ne andrò proprio!- urlò lei allora -Così non sarai costretto a sopportarmi o altro-
Stefan restò un po' deluso dalla reazione della sua ragazza, tanto che fu sul punto di correrle incontro e chiederle di perdonarlo, ma una voce a lui nota lo fermò sul nascere.
-Stefan, cosa succede?- 
-Niente, Caroline- tagliò corto -Abbiamo solo discusso. Va tutto bene-
La bionda storse le labbra -Non mi convinci, Stefan Salvatore. Mi accorgo quando qualcosa non va in quella testolina- disse, indicandolo.
Il ragazzo sbuffò, costretto ad ammettere -Va bene... Ci sono solo delle incomprensioni, tutto qui-
-Lo sai che puoi parlarne con me, vero? Se mai ne avessi bisogno...- aggiunse Caroline, notando che il suo amico sembrava riluttante.
-Grazie, Caroline-


-Chi diavolo ha corretto i drink?- domandò Edith stupita, avvicinandosi al gruppo di studenti seduto in un angolo della sala dove si trovava anche la sua compagna Rebekah.
Tra i presenti c'erano anche Tyler e Matt, che si guardarono stupiti -Siamo stati noi, Serpeverde-
La ragazza ne fu meravigliata -Non me lo sarei mai aspettata da dei Grifondoro... Vi faccio i miei complimenti- lodò, sorseggiando quel che rimaneva del suo bicchiere.
-Cosa sta facendo la mia adorata sorellina qui insieme a due Grifondoro?- chiese Klaus, sbucando da dietro la ragazza e sorridendo canzonatorio.
Rebekah si scocciò di quel suo commento -Sempre così delicato, Nik... Sai bene che io e Matt stiamo insieme-
-E Tyler è mio amico- spiegò quest'ultimo, senza temere il fratello maggiore della sua ragazza -Quindi l'ho invitato a stare un po' qui con me e se è un problema puoi pure tornare da dove sei venuto-
Klaus sbuffò -Devo dire che il coraggio non ti manca, Donovan-
-Ok, ok... cosa succede qui?- intervenne Damon, appena arrivato con Danielle -L'ennesima rissa tra Case? Siete noiosi, ragazzi...-
-Nessuno ha intenzione di litigare- spiegò Rebekah lanciando un’occhiataccia a Niklaus -È solo il mio simpatico fratello che non sa quando stare zitto- 
E in meno di dieci secondi, l'atmosfera si era fatta tesa come al solito. 
-Mio dio, siete davvero impossibili- si lamentò Edith stanca, come Damon, di quei drammi. Si lasciò cadere su una sedia accanto alla Mikaelson -Piuttosto, avete assistito alla lite tra la Gilbert e Salvatore?- chiese, sfoderando uno dei suoi sorrisi maliziosi.
-Stefan?- domandò ingenuamente Damon.
Edith roteò gli occhi infastidita -E chi sennò?-
Danielle si preoccupò per la sua compagna – Oddio, è vero?-
La bionda fece spallucce -Perché dovrei mentire? Di certo non sono fatti miei se stanno insieme oppure no- commentò, mentre gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lei -Ma tranquilla... Sembrerebbe che la Forbes abbia già allungato le mani- aggiunse con un ghigno malefico -Mi sembra di essere Gossip Girl- 
-Oh, adoro quella serie!- esclamò Danielle stupita -So che va molto di moda tra i babbani- 
-Ho sempre avuto il sospetto che Caroline avesse una cotta per Stefan!- affermò Tyler, sentendosi realizzato -Lo vedevo dal modo in cui lo guardava- raccontò poi degli aneddoti in cui Care aveva assunto atteggiamenti sospetti verso il Salvatore.
-Wow- esclamò Hayley, improvvisamente spuntata dal nulla con il suo accompagnatore -Non ne sapevo nulla, non me n’ero nemmeno accorta- ammise, non sapendo come la storia sarebbe finita. 
-Prevedo una litigata tra Elena e Caroline, allora- commentò Rebekah, ridacchiando -Non vedo l’ora- si voltò e vide al suo fianco lo sguardo di rimprovero che Matt gli stava riservando -Scusami, tesoro- 
Niklaus alzò gli occhi al cielo, stanco di tutto quel vociare -Ma sentitevi, come spettegolate- disse, alzandosi dalla sedia -Andrò a prendermi da bere. Edith, gradisci qualcosa?- le chiese. 
-No, grazie- rispose sorridendo, guardando il ragazzo annuire per poi dirigersi verso il tavolo dei cocktail, dall’altra parte della sala. Edith sospirò, pensando a come quella sera Niklaus le avesse rivolto più attenzioni del solito.
-Qualcuno è innamorato- sussurrò Damon, comparso improvvisamente di fianco a lei -Come sta andando?- domandò. 
-Bene!- esclamò contenta, sfoderando uno dei sorrisi più sgargianti che si potessero vedere -E a te? Con Danielle, va tutto bene?-
Damon si voltò guardando la ragazza mentre parlava con Hayley. In quel vestito era splendida, perfetta come nessuno lo era mai stata -Sì- rispose sognante -Va tutto bene- ritornò a guardare Edith.
-Wow, sembra che anche qualcun altro si sia preso una bella cotta!- esclamò facendogli l’occhiolino. Era contenta di vedere quel lato di Damon, soprattutto se mosso da una ragazza con la testa a posto e non come Elena o Katherine che, a dirla tutta, ultimamente erano molto strane -Perché non la porti da qualche parte, lontano da tutti, e le parli?- 
-Cosa?- il ragazzo si era incantato a guardare Danielle. 
Edith scrollò la testa, ridendo -Perché non le dici cosa provi?- 
Lui annuì convinto, ma poi quell’espressione sicura piano piano crollò -E se poi lei... sì, insomma, se mi rifiutasse?-
La ragazza fece spallucce -A quel punto non potrai farci nulla. Ma almeno hai tentato!- esclamò, dandogli una pacca sulla spalla per incoraggiarlo -Non credo che lei si tirerà indietro, comunque. È venuta al ballo con te e sembrava felice mentre ballavate. Ora vai o la tua dama si annoierà!- 
Damon annuì -Grazie dei consigli, Edith!- esclamò per poi andare da Danielle che sorrise al ragazzo non appena lo vide. Lui le sussurrò qualcosa all’orecchio e lei annuì incerta, per poi indirizzarsi insieme verso l’uscita della Sala Grande. 


Danielle entrò in biblioteca, a quell’ora vuota e così scura che non riusciva a vedere a un palmo dal suo naso. Si voltò, guardando Damon che estrasse la bacchetta e pronunciò 
-Lumos- 
L’incantesimo generò abbastanza luce da vedere ciò che si trovava davanti a loro.
-Fa freddo qui dentro- constatò la ragazza, non molto tranquilla in quella situazione, mentre si perdevano tra i numerosi corridoi. Damon non disse nulla, ma la prese per mano tenendola vicino a sé, sicuro della strada che stavano percorrendo, quasi fosse usuale per lui. Quando arrivarono al confine con la sezione proibita si fermarono. Lui si tolse la giacca e la offrì a Danielle che, sussurrando un flebile -Grazie-, la indossò.
-Va tutto bene?- le chiese preoccupato, vedendo come fosse calato il silenzio tra di loro. 
Lei sorrise -Sì sì!- si affrettò a dire -Non sono solo molto abituata a queste situazioni. Sono rare le volte in cui ho girato per Hogwarts di notte- ammise, sorridendo per l’imbarazzo -Non sono come voi Serpeverde- 
-Non succederà niente, te lo posso assicurare- la rassicurò.
-Perché mi hai portato qui?- gli domandò, diretta, guardandolo negli occhi. 
Damon abbassò lo sguardo, forse per la prima volta non sapeva come rispondere. Tentennò prima di dire quello che seriamente pensava -Dovevo parlarti- affermò semplicemente. 
Danielle alzò gli occhi al cielo, sospirando. Si perse per alcuni attimi a fissare l’alto soffitto a volta della biblioteca, gli scaffali di legno antico, i libri, vecchi almeno quanto la scuola stessa, che emanavano il profumo di carta invecchiata. Posò la mano su uno di grossi tomi e lo tirò fuori dallo scaffale, ne lesse il titolo ma poi lo rimise a posto -Sei mai andato nella sezione proibita?- domandò curiosa, interrompendo i pensieri di Damon.
-Sì, tutti i martedì sera- scherzò lui, per poi incontrare lo sguardo severo della ragazza -Sì, ci sono andato con Niklaus… molte volte diciamo- ammise infine.
-Mi ci porteresti?- domandò lei di getto. 
Damon rimase stupito dalla domanda -Wow, una Corvonero ribelle!- esclamò, prendendola nuovamente per mano -Vieni - 
A passo spedito, guardandosi attentamente intorno per evitare di essere scoperti, si incamminarono verso la porta, fermata da un cordone legato e da una serratura chiusa a chiave. Damon riprese la bacchetta -Alohomora- e la porta si aprì senza problema.
Danielle fu stupita mentre la oltrepassavano -Seriamente? La porta della sezione proibita si apre con un banalissimo Alohomora?- 
Il ragazzo annuì, sempre facendo luce davanti a loro e rivelando gli infiniti tomi che solo in pochi avevano il permesso di sfogliare.
-Certo, come tutte le porte. Ma se ti beccano qui senza permesso... beh, non ho mai saputo cosa potrebbero fare- ammise, facendo spallucce -Allora, cosa vuoi fare nella sezione proibita?- le chiese, appoggiandosi ad una libreria e incrociando le braccia.
Danielle fece finta di niente -Cosa devi dirmi, Damon?- domandò, andando diretta al punto. 
Il ragazzo le si avvicinò, guardandola dritta negli occhi. Solamente quando fu a pochi centimetri dal suo viso, le rispose -Mi piaci, Payne- 
In quel momento non seppe cosa rispondere. Se ne stava imbambolata, persa nello sguardo di Damon che le trasmetteva tranquillità e paura allo stesso tempo, sorpresa dalle parole che aveva appena udito. Non aveva nulla da dire e in quel momento l’istinto le suggeriva di cancellare quei centimetri che li separavano e avventarsi sulle sue labbra. Fu ciò che fece. Senza proferire parola si strinse forte a lui, e Damon l’accolse tra le sue braccia.


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Frattura famigliare ***



Per porre fine a quel momento idilliaco, un rumore di passi catturò la loro attenzione, facendo sì che Danielle si scostasse dal volto di Damon, che, infastidito, cercò di riportare l'attenzione della Corvonero su di lui. 
-Ho sentito dei passi, Damon- lo avvisò a bassa voce, posandogli una mano sul petto per allontanarlo. 
Mentre il ragazzo stava per replicare dicendo che era stata la sua immaginazione, quel rumore si senti più chiaramente. 
-C'è qualcuno qui?- chiese una voce, probabilmente quella di uno dei custodi. 
Gli occhi di Danielle si raggelarono e Damon non aspettò un istante a prenderla per il polso e trascinarla via dalla sezione proibita. 
-Che idea stupida!- esclamò la ragazza quando furono nella sezione dedicata agli studenti. 
-Shh! Continua a correre- le ordinò tra un corridoio e l'altro. 
-Aspetta...- disse, fermandosi un secondo e togliendosi gli scomodi sandali -Ok, adesso possiamo andare!-
Damon la guardò perplesso, alzando gli occhi al cielo -Almeno, se mai dovessero scoprirci, questa volta non stavo leggendo qualche stupido incantesimo oscuro...-
Danielle raccolse velocemente le scarpe -Lo prendo come un complimento-
Arrivati al grande corridoio vicino alle classi del primo piano, finalmente si fermarono e presero fiato. 
-Ricordami di non assecondare più le tue strane fantasie...-
-Di che diavolo state parlando?- sbottò la voce di Edith a pochi metri di distanza dai due - Si può sapere cosa state facendo?- domandò questa volta, vedendo in che condizioni erano. 
-Probabilmente si tratta di qualche fantasia...intima, tesoro- intervenne Klaus, dietro alla ragazza, con un sorriso serafico. 
-Non fare l'idiota, Klaus- lo riprese Damon -Eravamo nella sezione proibita della biblioteca e abbiamo sentito qualcuno-
-Siamo corsi via- spiegò Danielle, infilandosi nuovamente le scarpe. 
A quel punto erano arrivati anche Kol e Davina, mano nella mano e sorridenti. 
-Ho avuto un'idea- irruppe il compagno della Corvonero -Andiamo nella Torre di Astronomia-
-E a fare cosa, di grazia?- domandò Damon al posto di ognuno dei presenti -Ho già corso abbastanza stasera-
Kol sembrò deluso -A quanto pare dovrò rimandare questa sfida...-
Edith si illuminò -Quale sfida?-
Quando si parlava di mettersi alla prova in qualsiasi campo, lei era presente e non si tirava mai indietro.
-Di incantesimi. Ma vista la vostra riluttanza, troverò altri studenti con cui dilettarmi-


-Ripetimi ancora perché sono qui?- chiese ironicamente il Salvatore, rivolgendosi a un Klaus disinteressato, che in risposta scrollò le spalle.
-Semplicemente perché un Serpeverde non si tira mai indietro!- esclamò Edith, raggiante ed elettrizzata per la sfida.
-Io credo che solo tu e Kol abbiate questa strana idea...- intervenne Davina, scuotendo la testa e rassegnandosi. Il suo ragazzo era, per così dire, un caso perso quando si parlava di orgoglio.
Raggiunsero le strette e anguste scale a chiocciola che portavano dirette alla Torre di Astronomia, la più alta dell'intero castello. Davanti ai loro occhi si stagliò immediatamente l'enorme telescopio che molte volte, negli anni precedenti, era stato il centro di numerose lezioni.
-È un peccato che quest'anno la classe di Astronomia sia stata cancellata- si lamentò Davina, posando leggermente una mano sul grande strumento -Era une delle mie materie preferite-
-Davina, non iniziare a parlare di scuola!- l'ammonì Danielle, andando ad appoggiarsi al parapetto che circondava tutta la circonferenza della torre.
La Serpeverde alzò un sopracciglio -Una Corvonero che si rifiuta di parlare di scuola? Non mi starai cambiando la ragazza, vero, Damon?- domandò rivolgendosi al ragazzo, che esplose in una fragorosa risata.
Klaus sorrise sotto i baffi, contento di aver deciso di trascorrere la serata insieme a Edith. Gli sembrava che dopo quel poco tempo passato insieme, la conoscesse meglio e fosse molto simile a lui.
Davina, dal canto suo, si imbronciò per un secondo, facendo una smorfia offesa all'amica -Allora facciamo quello per cui siamo venuti qui!-
Sfoderò la bacchetta nascosta nella borsetta e la puntò contro un piccolo sasso ai piedi di Kol.
-Hey, cosa stai cercando di fare?- domandò questo con tono impaurito.
La sua ragazza gli sorrise enigmatica e pronunciò una sola parola -Avifors-
All'improvviso il sassolino si mosse per qualche istante, finché, con un ultimo tremolio, si trasformò in un elegante assiolo, poco più grande di un comune merlo. L'uccellino svolazzò disorientato per qualche metro, finché non trovò la sua via d'uscita e si librò nel cielo nero.
-Dove hai imparato questo incantesimo?- le chiese Danielle stupita.
-La professoressa di Trasfigurazione mi ha consigliato un libro con più incantesimi-
I ragazzi stavano ancora seguendo il piccolo rapace con lo sguardo, quando Edith ruppe il silenzio -Sì sì, certo! Incantesimo adorabile...- prese in giro, estraendo la sua bacchetta di legno di corniolo -Forza, Payne. Fammi vedere se te la cavi solo sui libri-
Provocata dall'allusione della Serpeverde, la ragazza prese la bacchetta di ontano e, come stava facendo la sua rivale, gliela puntò contro.
-Apprezzo il vostro entusiasmo- intervenne Damon -ma preferirei non passare la notte in infermeria...-
-Stai tranquillo, Damon- lo rassicurò Danielle -So difendermi benissimo -
-Incendio- esclamò la bionda, agitando la bacchetta e provocando un'intensa fiamma arancione.
Esattamente un istante dopo, la Corvonero pronunciò il suo incantesimo -Aguamenti- e una forte corrente di acqua cristallina andò a fronteggiare la scia di fiamme, presto estinguendole e inzuppando dalla testa ai piedi la fautrice dell'incantesimo 'Incendio', lasciandola con un'espressione allibita e infuriata.
-Proprio quando iniziavi a piacermi- sentenziò con odio Edith, strizzando la gonna del suo vestito.
Gli altri studenti cercarono di trattenere le risate, sapendo quanto la ragazza si sarebbe offesa, ma ad un certo punto non ce la fecero più.
-Mi dispiace, Edith!- esclamò Kol tra un sospiro e l'altro -Ma è troppo comica la situazione-
-Ok, ok meglio proseguire- propose Damon, dopo aver recuperato il fiato e cambiando situazione.
Mosse decisamente la bacchetta ed esclamò -Protego- creando per qualche istante una barriera di luce intorno a tutti loro, che andò svanendo pian piano.
-Sei pazzo?!- sbottò Davina, irrigidendosi e guardandosi intorno -Avrebbero potuto vederti-
-Oh, suvvia- la tranquillizzò Klaus -Nessuno noterà un po' di luce-
Mentre pronunciava quelle parole, dalla punta della sua bacchetta fuoriuscì un altro fiotto di luce che si trasformò in un agile e possente lupo, correndo qua e là per la torre e scemando proprio quando stava per uscire nel buio.
-Un Patronum?- domandò Kol, applaudendo -Niente male... ma aspetta di vedere questo!-
Puntò la sua becchetta verso il tetto della torre e con un sorriso furbo e serafico disse -Lumos Solem!-
Istantaneamente una luce intensa e talmente forte da coprirsi gli occhi pervase la Torre di Astronomia e sparì solo dopo qualche lungo secondo.
-Beh, se non ci avevano visti prima, adesso sanno che siamo qui- disse Danielle, rassegnata ad essere scoperta fuori dal letto.
-Sei un cretino, Kol!- lo riprese Davina, dandogli un pugno su un braccio e facendo più male a se stessa che a lei.
-Forse è davvero il caso di andare- intervenne Klaus -Siamo ancora in tempo a tornare nei nostri dormitori.



-Sono davvero stupita che questa serata si sia conclusa senza nessun problema!- si congratulò la professoressa di Incantesimi, Liz Forbes, mentre concludeva con il collega di Difesa l'ultima ronda di controllo.
-Ero sicuro che sarebbe andato tutto per il verso giusto. D'altra parte se fossi nata nel mondo dei Babbani, saresti stata un ottimo poliziotto!- si complimentò Elijah, scherzando su quello che dicevano tutti gli altri colleghi sulla professoressa Forbes.
Stavano ancora percorrendo il lungo corridoio che costeggiava le ampie vetrate che davano sul giardino interno della scuola, quando Liz si fermò improvvisamente, sussultando. 
-Cosa c’è?- chiese Elijah, voltandosi verso di lei. 
La professoressa scosse la testa –Mi sembrava di aver visto qualcosa- tornò sui suoi passi –Ma mi sarò sbagliata- 
Proprio mentre pronunciava quella frase, entrambi videro un lampo che catturò la loro attenzione. 
Senza dir nulla si precipitarono verso la fonte di quella luce. 
-Cos’è successo? Viene dalla torre di Astronomia- puntualizzò Elijah, prendendo una scorciatoia.
-Credo siano tuoi studenti- scherzò amichevolmente. 
Dopo pochi minuti intercettarono degli studenti che stavano scappando, correndo di giù per le scale. 
-Eccoli qua i ricercati. Come sospettavo sono Serpeverde- esclamò Liz divertita ma con tono di rimprovero. 
Elijah guardò con disappunto i suoi ragazzi, scuotendo la testa –Credo che dovremo portarvi dal preside Mikael- passò lo sguardo sulle due ragazze che non appartenevano alla sua Casa –Danielle Payne e…?- 
-Davina Claire- pronunciò quella, intimorita dalla presenza dell’uomo -Corvonero- 
-Lo so- rispose gentilmente. Guardò la collega Liz che scuoteva la testa delusa –Vedi, non sono solo i miei a trasgredire le regole- 
-Tornatevene alle vostre camere all’istante. Domani mattina informerò Esther delle vostre attività extracurricolari- spiegò facendo un piccolo cenno che indicava le scale.


Quella mattina faceva particolarmente freddo quando Elijah li venne a prendere. A passo spedito, e in silenzio, percorsero i lunghi corridoi che portavano all’ufficio del preside. 
Elijah non aveva per niente un’espressione soddisfatta, anzi, prima di uscire dalla Sala Comune aveva lanciato un’occhiata torva, soffermandosi a lungo su Klaus. 
-Mi aspettavo che foste più furbi- affermò, riprendendoli più per il fatto di essere stati beccati che per aver infranto il coprifuoco -Soprattutto voi tre. Da te, Niklaus, in particolar modo- si era poi girato, voltando loro le spalle e facendo svolazzare il lungo mantello che portava, per dirigersi verso l’uscita della Sala. 
Edith non poté non trattenere uno sbadiglio. Quella notte non aveva dormito molto e doveva ancora recuperare del tutto il sonno che aveva perso la sera prima. 
Elijah la rimproverò, sebbene la ragazza fosse dietro di lui -Signorina Grant, ti consiglierei di non assumere un atteggiamento così disinteressato- si fermò in mezzo al corridoio, guardandoli nuovamente uno ad uno -Voglio che mostriate al signor Mikaelson di essere pentiti del vostro… comportamento immaturo- 
-Abbiamo capito, Elijah. Edith è solamente stanca, non ha fatto apposta- la difese Niklaus, quasi imponendosi sul fratello maggiore, che non fece che annuire per poi tornare a marciare verso l’ufficio.
Non appena furono arrivati trovarono davanti alla porta Esther con Davina e Danielle, con un’espressione estremamente nervosa. Entrambe erano preoccupate per ciò che avrebbe detto Mikael. Forse avrebbe avuto pietà di due Corvonero. 
-Esther- salutò aspramente Klaus, guardandola con occhi pieni d’odio. Gli sguardi attenti e curiosi di tutti furono puntati sui due. 
-Niklaus- rispose lei sorridendo, facendo finta di nulla -Come stai, figlio mio?- si avvicinò a lui e fece per abbracciarlo, ma lui si scansò. A quel punto la donna alzò gli occhi al cielo -Vedo che sei ancora riluttante verso tua madre-
-E non solo- ammise lui, facendo riferimento al padre. Kol, dietro a Nik, sorrise mentre vedeva la madre incassare il duro e aspro colpo. Persino Elijah fu deliziato nel vederla in difficoltà.
-È un peccato. Dovresti sotterrare l’ascia di guerra come ha fatto tuo fratello Elijah. Almeno lui non mi guarda in quel modo- affermò, facendo trasparire una nota di dolore dalla sua voce. 
-È perché non ti considera più. Sappiamo bene entrambi che Elijah è più equilibrato di me- asserì, guardandola dall’alto al basso -Ma io non riesco ad essere neutrale con le persone che odio e che hanno rovinato la mia vita, riempendomi di menzogne e false verità-
-Ti ricordo che nell’odio si nasconde sempre l’amore- affermò, con tono saggio ma quasi insicuro. 
Klaus le rise in faccia -Ti assicuro, madre, che l’amore nel mio odio è bel celato-
-Basta, voi due- Elijah li interruppe con voce ferma, guardando solamente Niklaus e facendo un piccolo cenno con la testa -Il preside Mikaelson ci attende- 


L'ufficio del preside era immenso. Danielle non c'era mai entrata, aveva solamente visto alcune immagini in un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca molto tempo prima. Aveva letto che era la parte più antica del castello e  lo si poteva notare dai numerosi antichi stili con cui la stanza era decorata. Era stata una donna, Honoria Fell, a fondare la scuola, posando così la prima pietra di una delle scuole di magia che solo cent'anni dopo era già diventata una delle più importanti. Ma presto perse il suo prestigio. L'avvento del Signore Oscuro, formatosi ad Hogwarts, aveva fatto perdere prestigio alla scuola. Molti erano i genitori che avevano paura di mandare i figli a studiare nella maledetta Hogwarts. Le battaglie si consumarono per lunghi anni, molti furono i maghi e i babbani che morirono. Ma una volta che egli fu sconfitto e la normalità cominciò a riapparire, Hogwarts ritornò ad essere una delle scuole più frequentate e popolari di tutte le altre presenti nel mondo. 
Persa nei suoi pensieri, non si accorse di come stava fissando intensamente il mobilio antico intorno a lei. Fu Davina a risvegliarla con una gomitata. Danielle sobbalzò, per poi concentrarsi più sulla situazione che sulla stanza. 
Mikael era seduto su una poltrona posta dietro la scrivania, intento a firmare alcune carte. Continuò alcuni attimi, facendo quasi finta di nulla, ma poi Esther tossì, per far sentire la loro presenza, e Mikael posò la piuma. Li guardò uno ad uno, squadrandoli dall'alto al basso.
-Bene, cos'abbiamo qui? Quattro Serpeverde e... Due Corvonero?- guardò in direzione della moglie, per chiedere spiegazione.
-Le mie studentesse sono state coinvolte dai ragazzi Serpeverde, non c'è altra spiegazione- dichiarò fredda.
Danielle guardò Davina, non capiva se doveva interferire o no, ma lo fece lo stesso -In verità... siamo state noi a decidere di andare. Loro non ci hanno costretto a far nulla- si beccò un'occhiata storta da Esther. 
Elijah, dietro di loro, sorrise, per poi prendere la parola -Padre, sono solo ragazzi che volevano festeggiare... l'inizio della scuola- affermò, non troppo sicuro delle sue parole.
-Facendo incantesimi? Lanciandoseli amichevolmente contro?- domandò sarcastica Esther.
Mikael rise dall'altra parte della scrivania -Non credo le loro intenzioni fossero quelle di uccidersi o farsi del male. Sbaglio?- guardò verso i Serpeverde. 
Fu Kol a rispondere -Esattamente. Era solo un'innocente sfida-
Lo interruppe Niklaus, che ne aveva abbastanza di quella predica -Alla quale noi abbiamo stupidamente accettato di andare, ma-
-Ma ovviamente, da buoni Serpeverde, non potevamo tirarci indietro davanti ad una sfida- finì Edith per lui, voltandosi verso Elijah che, soddisfatto dalla risposta pronta della ragazza, non poté trattenere un sorriso di scherno verso la madre e il padre.
Il preside Mikaelson si astenne dal rispondere e fece finta di non aver sentito –Nonostante tutto, non posso far finta di nulla. Toglierò 10 punti a persona ad ogni Casa. Meno venti punti a Corvonero dunque, per essersi fatti sedurre dai giovani Serpeverde ed essere uscite durante le tarde ore della notte- Esther guardò severamente le due ragazze, che abbassarono la testa in segno di rimorso –Invece ai Serpeverde verranno sottratti quaranta punti, per l’insolenza e per aver infranto una delle regole di Hogwarts- sentenziò, affrontando lo sguardo alto e fiero dei figli –Ora potete andare tutti. Fate attenzione. La prossima volta non sarò così clemente-
Gli studenti fecero un piccolo cenno, per poi voltare le spalle a Mikael e andarsene da dove erano venuti. L’ultima che uscì fu Esther che venne fermata dalla voce profonda del marito. 
-Tu stai pure qui- le annunciò –Devo parlarti-
Lei lasciò andare le ragazze, poi chiuse la porta dell’ufficio. A passo lento e stanco si indirizzò verso una delle sedie davanti alla scrivania in mogano del preside, e vi si lasciò cadere con grazia. 
-Cosa devi dirmi, Mikael?- gli domandò, alzando la testa e guardando le numerose carte che stava firmando –Devi parlarmi di questo?- ne prese in mano e lesse “Uscita didattica ad Hogsmade” –È già quel periodo dell’anno? Passa così velocemente il tempo-
-No cara, non è di Hogsmade che devo parlarti- rispose, anche lui stanco come la moglie –Ma di una notizia che è trapelata dal Ministero- 
Esther sbuffò, disinteressata –Sai bene che non mi occupo di politica da ormai dieci anni- 
Mikael annuì –Lo so bene. Ma quello che devo dirti è… di estrema importanza- prese un candeliere spento posto accanto a sé e, con un minimo gesto della mano, lo accese –I tempi stanno per tornare bui, mia cara-
-Cosa intendi dire?- si mise composta, interessata da quello che aveva da dire. Aggrottò le sopracciglia in segno di preoccupazione. 
-Non ne sono certo- fece un cenno con la testa, fissando il vuoto tra lui e la candela –Sembra però che nuove forze oscure si siano infiltrate nel Ministero. Sono solo voci di corridoio, gli Auror stanno dirigendo un’indagine, ma non si sa nemmeno se possiamo fidarci di loro-
-Oddio- Esther era preoccupata. Sembrava di rivivere il periodo in cui il Signore Oscuro era al potere. Le venne un lampo improvviso –E se fosse…?-
-Il Signore Oscuro?- la anticipò, quasi leggendole ciò che le passava per la testa –No, non può essere lui. È stato ucciso alla fine della Guerra. Giustiziato davanti ai principali capi del Ministero-
La donna annuì, non troppo sicura. Circolavano leggende che non fosse morto veramente, ma che con quel poco di potere che gli era rimasto avesse soggiogato i ministri e che lui se ne fosse andato. Ma dopotutto erano solamente leggende che avevano lo scopo di terrorizzare e creare disordini nella popolazione –Sicuramente non è lui- disse, più a sé stessa che al marito.
-Tranquilla cara, si risolverà tutto. Scopriranno sicuramente chi è stato. Il ministro della Magia Carol Lockwood mi ha mandato una lettera e-
-No, Mikael. Tu non partirai, resterai qui a fare il tuo dovere- con voce ferma Esther si impose sul marito.
-Non posso rifiutare questo incarico, lo sai bene- sbuffò, stropicciandosi gli occhi –Sono il migliore sul campo. Con un’adeguata squadra di ricerca potrei stanare gli infiltrati in poco tempo. Carol mi ha detto che non appena saranno terminate le vacanze natalizie lascerò Hogwarts, così da potermi concentrare sull’incarico- 
-Come puoi lasciare tua moglie e i nostri figli? Siamo noi la tua famiglia- domandò, quasi disperata, cercando una valida ragione per cui farlo restare.
-I nostri figli…- ripeté sussurrando, guardò la moglie in segno di disapprovazione –Usarli come scusa per farmi restare non funzionerà, lo sai bene. Non siamo una famiglia ormai da troppo tempo- sentenziò, mentre un velo di silenzio calò su di loro.
Erano passati anni da quando non avevano più avuto una discussione pacifica con i figli. 
Da quando Finn aveva lasciato la casa inseguendo le sue idee politiche rivoluzionare, disgustato dal conservatorismo dei genitori, non era stato più lo stesso. Si diceva che fosse entrato a far parte di una corrente di pensiero estremista, che giudicava inadeguato il modo in cui l’attuale Repubblica giudicava i cittadini e che lottasse contro i reazionari in maniera brutale. 
Dopo il suo allontanamento, alla sola età di 18 anni, Elijah, che era particolarmente legato a Finn, aveva cominciato a maturare un odio profondo verso i genitori, colpevoli della partenza del fratello maggiore. E quasi fosse una reazione a catena tutti i figli erano stati colpiti da questo tremendo odio verso chi li aveva concepiti. Ormai non vivevano nemmeno più con loro da 10 anni, quando si erano trasferiti da Finn, proprietario di una residenza nei quartieri più alti di Londra. I contatti con i genitori erano minimi, ridotti al periodo scolastico.
-Partirò, Esther- asserì, con voce profonda –Niente e nessuno potrà fermarmi-

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Tensioni a Hogsmeade ***


-Finalmente siamo arrivati!- esclamò Davina sorridente, tenendo per mano Kol.
Hogsmeade era una delle gite preferite dai ragazzi perché segnava la fine del primo periodo scolastico e l’inizio delle vacanze invernali. 
Kol la guardò, sorridendo di risposta e baciandola sulla fronte –Sono contento che tu sia felice- disse teneramente, mentre passeggiavano per le strette vie di quella città –Cosa ti va di fare?-
La ragazza ci pensò su qualche attimo, poi rispose decisa –Andiamo da Stratchy & Son!- guardò poi di fianco a lei, dove Danielle e Damon stavano parlando di qualcosa –Voi due cosa fate?- domandò loro, interrompendoli.
-Forse andiamo a fare un giro alla Stamberga Strillante- informò Damon, guardando Danielle per sapere come la pensava. Quella annuì di risposta, un po’ preoccupata per ciò che sarebbe potuto succedere tra loro, che dal posto stesso.
-Va bene!- esclamò un po’ stranita la piccola Corvonero –Noi andremo a comprare qualcosa da vestire-   
-Sicura? E se prendessimo qualcosa da bere?- a Kol non andava proprio di entrare in un negozio di abbigliamento con Davina. Una volta, durante l’estate, era andato a fare shopping con lei ed era rimasto traumatizzato da quanto tempo avevano passato tra gli scaffali di almeno dieci negozi babbani. 
-No tesoro, mi serve qualcosa da mettere per Capodanno, se si farà una festa- 
Kol annuì, sapendo che quella discussione l’aveva già persa in partenza –Ci vediamo dopo ai Tre Manici di Scopa, Damon?- domandò sconsolato.
-Certo, Kol. Recupera anche tuo fratello… in teoria dovrebbe essere in giro con Edith, Rebekah e Matt- gli disse, prima di prendere sotto braccio la sua dama e incamminandosi per la strada verso la Stamberga Strillante. 
Camminarono alcuni minuti per un sentiero che andava in salita, silenziosamente. Nessuno aveva niente da dire all’altro. O meglio, entrambi avevano troppi pensieri per la testa. Danielle si sentiva quasi confusa. Non sapeva come avrebbe reagito in caso Damon avesse provato a baciarla. Non era sicura di ciò che provava, e prima di fare qualcosa con lui voleva essere sicura. Non si era accorta di come era assorta nei suoi pensieri fino a quando il ragazzo le rivolse la parola:
-A cosa stai pensando, Payne? Pensieri profondi da Corvonero?- 
-Cosa? Ah no, mi ero persa guardando il… paesaggio- fece un gesto con la mano indicando la neve intorno a lei –Già-
-Già- 
Calò di nuovo il silenzio. Era ovvio che nessuno dei due aveva idea di come gestire la situazione. 
-Me ne torno a casa per Natale- la informò Damon –Ci vedremo a Gennaio, dunque- aggiunse poi, con un tono un po’ malinconico. 
-Come mai? Pensavo che tu e tuo fratello vi odiaste- Danielle lo guardò mentre il ragazzo faceva spallucce.
-Non ci odiamo. È solo la tipica tensione tra fratelli- chiarì, facendo il suo solito sorrisino ironico
 –Tu resterai ad Hogwarts?- 
Erano ormai giunti in cima alla collina, mancavano solo pochi metri alla Stamberga Strillante, casa isolata dal centro di Hogsmeade. La neve lì era ancora intatta, nessuno era passato quella mattina. 
-Sì, sto ad Hogwarts con Davina. Ancora tempo fa mi aveva chiesto se passavo con lei il Natale, dato che i suoi non saranno a casa- spiegò semplicemente. Non sapevano ancora cosa avrebbero fatto di preciso, ma di sicuro qualcosa si sarebbero inventate. 
-Non divertirti troppo- le fece l’occhiolino, mascherando il suo disaccordo. 
Lei si stupì, non capendo cosa intendesse dire –In che senso?- domandò, leggermente scocciata –Saremo costretti a passare le feste seduti nella Sala Grande a far nulla e a stare con persone noiose- 
-Sperando che effettivamente queste persone siano noiose…- 
-Sei forse geloso?- chiese non sopportando quell’atteggiamento infantile –Come se tra di noi ci fosse qualcosa- affermò, pentendosi subito di ciò che aveva detto. 
Damon rimase a bocca aperta. Non sapeva come reagire a quella costatazione saltata fuori dal nulla –Adesso sono io che proprio non ti seguo, Danielle- 
La ragazza cercò comunque una valida spiegazione per ciò che aveva detto -È ormai da tempo che ci “frequentiamo” e sinceramente non ho capito quali siano le tue intenzioni- 
-Sai bene che non mi piace etichettare le cose!- esclamò, sentendo la rabbia crescere dentro di lui – Se tu vuoi una relazione, lo dici. Se non la vuoi, fa lo stesso. Ma non verrò mai a chiedertelo io. Sì, lo so, sono un egoista! Ma so prendermi ciò che voglio quando voglio- 
-Quindi io sono solo una specie di ripiego?!- sbottò, incredula e infuriata –Per quando ti senti solo e annoiato? Questo spiega la tua superficialità, mio caro Damon. Spero che queste vacanze ti facciano riflettere sul tuo comportamento da idiota!- girò i tacchi, facendo per andarsene –E faresti bene ad essere geloso adesso!- esclamò per poi sparire dalla sua vista. 


Edith e Klaus avevano lasciato Matt e Rebekah in un negozio di pozioni magiche, non lontano dal centro.
-Odio Hogsmeade- affermò con disprezzo la ragazza, guardando le vetrine pressoché vuote che si trovavano lungo la via principale del paese –Non c’è letteralmente nulla da fare. I negozi sono vecchi, polverosi e… orrendi- si fermò davanti alla vetrina di Stratchy & Son, dove videro Kol che rincorreva Davina. La Corvonero aveva tra le braccia così tanti capi che non riusciva a vedere dall’altra parte. 
-Vuoi entrare?- domandò Klaus, annoiato. 
La bionda sbuffò –No no, tranquillo. Non credo ci sia qualcosa di decente in questo posto-
-Andiamo a bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa?- le domandò, indicando il locale poco lontano da loro –Sembra ci sia gente-
-Certo!- esclamò Edith sorridendo –Finalmente abbiamo trovato qualcosa di decente da fare- 
-Fire Whiskey?-
-Fire Whiskey sia!- 
Quando giunsero al locale che, come Klaus aveva notato, era gremito di studenti, ordinarono due Fire Whiskey. Un po’ lontani dalla calca di studenti del terzo e del quarto anno, che continuavano a ridere e a parlottare fra di loro, trovarono un tavolino adatto a loro. Si sedettero, finalmente al caldo, e aspettarono che arrivassero i loro cocktail. 
-Cosa farai a Natale?- le domandò Nik gentilmente, per fare conversazione. 
-Sono ad Hogwarts- rispose lei, contenta che il ragazzo si interessasse dei suoi programmi. Allungò le maniche del maglione, che teneva sopra il mantello pesante, coprendosi le mani fredde, senza accorgersi di averle avvicinate a quelle di Klaus, appoggiate anch’esse sul tavolo. 
-Quindi potremmo vederci. Anch’io e i miei fratelli staremo ad Hogwarts- sorrise e per poco Edith non morì lì. I sorrisi di Niklaus erano rari e ogni volta che ne vedeva uno era un balzo al cuore.
I Fire Whiskey arrivarono –A voi due, ragazzi- la cameriera passò loro i bicchieri, per poi andare a prendere ordini ad un altro tavolo. 
-Non passate mai le vacanze con i vostri genitori?- domandò Edith, che non aveva mai scoperto il motivo del profondo contrasto tra loro e Mikael ed Esther. 
-No- rispose seccamente, prima di bere un sorso dal bicchiere –Li vedo già troppo durante il periodo scolastico- detto questo non aggiunse altro. 
-Cos’è successo tra voi?- domandò Edith, incosciente di ciò che avrebbe potuto scatenare.
Niklaus la guardò, improvvisamente adirato –Non ti è dato saperlo- disse in maniera fredda.
La ragazza cercò di sdrammatizzare. Litigare con lui era l’ultima delle cose che voleva –Oh suvvia, chissà cos’è stato- gli sorrise e avvicinò la mano alla sua, cercando di calmarlo.
-È più grave di quello che tu creda. Probabilmente il- s’interruppe, accorgendosi che ciò che stava per dire non avrebbe dovuto nemmeno pensarlo in quelle occasioni. Non posso nominare il Signore Oscuro pensò, mentre cercava qualcosa da dire –Probabilmente noi due non dovremmo nemmeno essere amici- 
-Cosa?!- Edith non capiva ciò che stava dicendo –E questo cosa c’entra?- 
Il ragazzo fece per alzarsi dalla sedia ed andarsene, ma lei lo prese per la mano e lo fermò, facendolo voltare –Klaus, ti prego, non capisco quello che stai dicendo-
Stava per dire qualcosa ma qualcosa lo fermò. La guardò negli occhi, sapendo che probabilmente quella frase gli sarebbe costata molto –Edith, dimenticami. Non voglio più avere a che fare con te- 
Lei lasciò la presa, non capendo nulla di quello che stava succedendo. Lo guardò mentre usciva dal locale, indossando il mantello. 



Quell’anno aveva sperato di passarlo insieme ad un ragazzo che fosse stato importante per lei. Ma evidentemente il destino non aveva riservato ad Elena Gilbert una chance. Se ne stava da sola, seduta su una panchina, a pochi metri dai Tre Manici di Scopa, a guardare come gli stivali delle persone lasciassero le impronte sulla neve fresca, caduta da poco.
Non aveva voglia di parlare con nessuno. Quello che era appena successo le era bastato per quella giornata. In silenzio cercava di pensare a qualcosa che non fosse Stefan. Si sentiva così male per quello che era successo. Ma forse era inevitabile. La loro storia era andata bene nei primi mesi, ma poi le loro differenze si erano cominciate a sentire. Lui più tranquillo, lei più frenetica. A quel punto sperava solo non ci fosse strano imbarazzo tra di loro. 
Bonnie apparve all’improvviso, mano nella mano con Jeremy, dietro di loro spuntava Caroline con una borsa che probabilmente arrivava da un negozio di abbigliamento.  
-Elena!- esclamò Caroline, sedendosi di fianco a lei –Come mai quel broncio?- domandò, guardando poi la coppia, per sapere se loro ne sapevano qualcosa. 
-È successo quello che probabilmente doveva accadere da molto tempo- fece spallucce, osservandosi intorno.
Bonnie fu l’unica a  capire –Aspetta… Vuoi dirmi che tu e Stefan vi siete lasciati?- chiese, forse troppo direttamente. 
La bionda le lanciò un’occhiata storta –Ma  cosa stai dicendo? Ti sembra che loro due possano lasciarsi?- le portò un braccio intorno alla spalla –Vedrai che si sistemerà tutto- la rassicurò.
Elena scosse la testa –Sono certa che non è così. Vi spiego com’è successo- 


Poco prima…
-Stefan!- urlò la ragazza da qualche metro dietro di lui, cercando di attirare la sua attenzione -Stefan, fermati! Ti prego!-
A quel punto il ragazzo si fermò e si voltò di scatto -Cosa vuoi adesso? Credo che tu abbia già parlato abbastanza-
-Ti prego, mi dispiace- mormorò quella in risposta -Non dovevo dirlo-
-Esatto, Elena. Non dovevi, ma volevi! Non è vero?-
La Corvonero abbassò lo sguardo, sconfitta -Sono davvero dispiaciuta. Non volevo che finisse così fra noi. Volevo che continuassimo a vederci come due amici-
Stefan sbuffò, evidentemente furioso -Perché vorresti essere amica di un "noioso e sempre preoccupato" ragazzo?- domandò ironico -Certo che no, vero? Ma visto che le cose stanno così... Ok, Elena, fa pure come ti pare! Lascia il ragazzo che si preoccupa troppo per te e cercane uno a cui non frega assolutamente niente. Magari potresti cominciare proprio con mio fratello!Allora sì che sarai contenta-
Lei stava per ribattere, ma le dure parole del suo ormai ex ragazzo, l'avevano colpita nel profondo e qualsiasi cosa avesse detto non avrebbe avuto nessuna importanza, e di sicuro non gli avrebbero fatto cambiare idea. Stefan Salvatore se n'era andato per sempre. 



L’uomo si materializzò nel buio della stanza, ghignando quando vide quanto era stato semplice superare le barriere di Hogwarts. Davanti a lui si presentava l’aula di Difesa contro le Arti Oscure. 
Fece alcuni passi cercando la bacchetta nel mantello nero –Lumos- pronunciò una volta trovata. 
Illuminò così la stanza e l’altro individuo, in fondo alla sala, che subito riconobbe. 
-Fratello- parlò quello, compiendo alcuni passi verso di lui –Sei sempre il benvenuto ad Hogwarts, Finn. Prego, accomodati nel mio ufficio dove potremmo parlare dei nostri affari privati- 
Finn annuì, osservando attentamente intorno a sé –I nostri fratelli?- 
-Non ci raggiungeranno purtroppo- sussurrò, aprendo la porta dell’ufficio e facendolo accomodare - Sono già nei guai per aver infranto il coprifuoco, se qualcuno li vedesse in giro non sarebbe una buona cosa- ora potevano parlare senza problemi, nessuno avrebbe potuto udirli -Dimmi, Finn... Come sta il Signore Oscuro?-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Il giorno di Natale ***


Kol guardò i libri che erano appoggiati sulla scrivania davanti al letto. Forse dovrei studiare per i Mago pensò, osservando come quei tomi fossero così grossi e pieni di pagine Ugh, no. Non ne ho voglia. Si rigirò nel letto, al caldo sotto le coperte, pensando che più tardi sarebbe andato a trovare Davina.  
-Smettila, Kol- pronunciò Klaus, nel letto di fianco, infastidito dal minore che continuava a battere il piede sul baldacchino di legno.
Quello smise, ma ormai Klaus era sveglio e non poteva farci nulla. Si mise a sedere, togliendosi di dosso il piumone con un gesto secco.
-Sembra che qualcuno sia nervoso stamattina- sussurrò Kol ridacchiando.
Il più grande lo lasciò stare. Non aveva voglia di discutere con il fratello quella mattina. In quel momento nella stanza entrò Rebekah che come prima cosa aprì la tenda, illuminando la stanza buia. 
-E tu cosa vuoi adesso?- domandò Klaus, esasperandosi per il mancato sonno. Si buttò nuovamente a letto, sperando di essere lasciato in pace. 
-Devo parlarti del casino che hai combinato con Edith- rispose, prendendo un cuscino e buttandoglielo addosso –È in mezza depressione da quando avete discusso. L’altra sera ne abbiamo parlato e ha detto che non vuole più sapere niente di te-
-Meglio così- affermò rialzandosi dal letto e indossando la prima camicia che gli capitò sotto mano –Ci siamo avvicinati troppo in questo ultimo periodo-
Rebekah scosse la testa, muovendo i lunghi capelli biondi –E allora?- domandò non capendo ancora ciò che voleva dire.
-Non voglio metterla in mezzo ai nostri affari- sussurrò –Sarebbe pericoloso per lei se venisse a scoprire del Signore Oscuro… e io non riuscirei a nasconderlo a lungo-
Kol dall’altra parte della stanza sbuffò –È quello che faccio io con Davina!- esclamò –Non è impossibile gestire le nostre “doppie vite”- 
-E se il Signore Oscuro venisse a sapere che… Sentite, non voglio metterla in mezzo. Fine della storia- 
-Oh, dai Niklaus. Io sono sua amica, ho un fidanzato che sta nei Grifondoro, eppure riesco comunque ad essere un Mangiamorte! Anche se in realtà non lo sono ancora- esclamò forse a voce un po’ troppo alta, dato che Kol la fulminò con uno sguardo di rimprovero –Non vedo cosa cambierebbe se tu… ci provassi con lei. Se è questa la tua intenzione, ovviamente-   
-Uhhh, che sentimentale il mio fratellone- affermò Kol ridacchiando.
I due ignorarono l’inutile commento del moro. 
-Valle a parlare- continuò Rebekah –Ora è in Sala Comune. Vedrai, servirà anche a te, se tieni a lei- 
Niklaus annuì. Forse entrambi i fratelli avevano ragione. Non avrebbe dovuto trattare in quel modo Edith, lei non se lo meritava –Andrò a parlarle-


Edith era distesa in uno dei divanetti della Sala Comune dei Serpeverde, quando Niklaus entrò dalla porta facendola sussultare.
Si stava per mettere a sedere, ma poi vedendo che era Klaus decise di ritornare nella posizione originale, volgendo lo sguardo fuori dalla finestra che dava sulle acque del Lago situato davanti alla scuola. Non stava pensando a nulla di particolare, era solamente presa da un flusso di pensieri che la portava dalla scuola, alle amiche, ai genitori e al suo futuro e così via. Stava quasi per prendere sonno, fin quando Nik non decise di sedersi nella poltroncina davanti a dove si stava riposando lei. La ragazza si sentì osservata, e in effetti lo era, lui la stava guardando. Lo sguardo così profondo e intenso del ragazzo la fece sentire in soggezione. 
Se pochi giorni prima avrebbe pagato per essere guardata in quel modo, ora si sentiva a disagio. Dopo quella discussione avvenuta ad Hogsmeade non avevano più parlato, nonostante fosse passata ormai una settimana. Entrambi avevano avuto tempo per riflettere, ed era per quello che Niklaus quel giorno l'aveva raggiunta nella vuota Sala Comune. 
-Edith- cominciò, ottenendo l'attenzione della ragazza -Mi dispiace per quello che è successo ad Hogsmeade. Non intendevo ferirti con le mie parole-
-No, Klaus. Ti potrà pure dispiacere, ma in realtà è quello che pensi- affermò, sentendo la rabbia crescere -Quindi non venire qui a scusarti per ciò che realmente pensi di me e di tutto- sentenziò, mettendo un punto a quella questione. Si alzò dal divano, intenzionata ad andarsene da quella stanza. L'aria si era fatta improvvisamente pesante. 
-Ferma- disse Klaus, quasi fosse un ordine -Se te ne vai adesso non risolveremo nulla- 
La ragazza sapeva che aveva ragione. Entrambi dovevano mettere da parte i loro smisurati ego e orgoglio e risolvere una volta per tutte. Ma lei non voleva perché sapeva che più sarebbero andati avanti a parlare, più il loro rapporto sarebbe cambiato. Ed Edith non voleva smarrirsi in un oscuro vicolo, di cui non conosceva la fine.
-Cosa c'è da dire? Mi sembra tu abbia già detto tutto- 
-Dannazione, Edith, sei più testarda di un mulo-
-Oltre ad essere una povera ragazza finita nella Casa sbagliata - sbuffò, ricordando le parole che Klaus aveva pronunciato giorni prima. Era infastidita dal comportamento saccente del ragazzo, che stava cominciando ad odiare.
Niklaus le si avvicinò a passo svelto, quasi furioso, facendola indietreggiare. Edith, impaurita, incontrò il muro dietro di lei. Tra la morsa del ragazzo non poteva muoversi.
-Quello che ti ho detto è stato stupido e insensato. Ho finto, ho detto quelle parole per il tuo bene, Edith, perché ti sono amico da quando avevamo 11 anni. La verità è che nascondo un segreto oscuro e…- sorrise amaramente, accarezzandole una guancia -Tu non sei ancora pronta, ma presto lo sarai- le sussurrò.
La ragazza si sentì come risvegliare da un lungo incubo –Quindi tutte le cose che hai detto su di me in realtà non le pensi- 
Lui sorrise, lasciandola andare –No, Edith. Non le penso- 

La cena di Natale era stata organizzata anche quell’anno, sebbene gli studenti rimasti ad Hogwarts per le vacanze erano pochi. I ragazzi, prima di recarsi alla Sala Grande per riunirsi anche con i professori, avevano deciso di trovarsi per scambiarsi gli auguri nella stanza dei Corvonero, dove Davina, Danielle e Jackson li attendevano.
-Mancano solo i Serpeverde!- osservò Hayley, appena arrivata con Matt.
I presenti annuirono –Com’è che li abbiamo invitati?- domandò Jackson, sempre scocciato dalla presenza costante di Klaus. 
-Rebekah ed io stiamo insieme- affermò Matt un po’ scocciato dal commento acido che il Corvonero aveva appena fatto –Rebekah ha voluto invitare anche i fratelli ed Edith- 
-Inoltre io sto insieme a Kol. Nel caso te lo fossi scordato, Jackson- 
Questo alzò le braccia in segno di difesa –Okay okay, scusate. Ma sapete che non sopporto Klaus-
In quel momento qualcuno bussò alla loro porta. Davina andò ad aprire –Guarda, Jack! Parli del diavolo...- 
-E spuntano e corna?- continuò incerto Klaus –Stavate forse parlando di me?- sorrise sardonico, vedendo il volto imbronciato del fidanzato di Hayley –Spero solo cose belle, ovviamente- 
Qualcuno dietro di lui sbuffò –Certo- scherzò Edith. La bionda salutò tutti con un cenno della mano –Buonasera, concorrenza!- 
-Ti vedo di buon umore- osservò Danielle avvicinandosi –C’è qualcosa che devi dirmi?- chiese riferendosi alla storia con Klaus. Ultimamente le due avevano avuto l’occasione di parlarsi più spesso ed entrambe avevano condiviso con l’altra ciò che era successo ad Hogsmeade. 
-Ti dirò- sussurrò la bionda sorridendo -Ma ora vieni con me un attimo- aggiunse con fare misterioso.
Si sedettero in un angolino un po' in disparte e la Serpeverde iniziò a parlare sottovoce -Vuoi dirmi cos'è successo con Damon? Nei giorni prima di partire per le vacanze era più scorbutico del solito-
Danielle roteò gli occhi, stanca di raccontare quella storia -Senti, non vorrei essere sgarbata, ma ormai l'ho raccontato troppe volte! Ti farò un riassunto- aggiunse, sospirando -Lui è un egoista-
Edith si accigliò, aspettando che andasse avanti -Tutto qui?- disse quando si accorse che la frase finiva lì -Scusa, ma dovrai spiegarti meglio-
-Esatto! Le spiegazioni sono quelle che mi mancano- spiegò, cercando di mantenere la calma -Damon ha detto che se volevo una relazione dovevo scolpirlo nel marmo, in sostanza. Il fatto è che in queste settimane in cui ci siamo frequentati non sono riuscita a capire dove volesse andare a parare! Ogni giorno era diverso da quello precedente-
La bionda sembrò capire meglio -Non ho ancora capito cosa c'entra l'egoismo, ma sorvolo... So come può essere enigmatico a volte-
Danielle annuì -Ora me ne sono accorta anch'io, ma tranquilla... Non me la sono presa più di tanto. Spero che queste vacanze servano per schiarirgli le idee-
Scambiati i consueti auguri di Natale decisero che era l’ora di andare in Sala Grande per il cenone con i professori. 
La Sala Grande era stata decorata per l’occasione: un imponente abete, decorato da luci e palline rosse e oro, era stato posto dietro al tavolo dei professori, riempendo quello spazio che solitamente era vuoto. I grandi lucernari erano decorati dal vischio che cadeva fluentemente quasi a toccare le lunghe tavolate, ricoperte da un sottile e magico velo di neve che non si scioglieva. Lungo le pareti i nastri si alternavano ai fiocchi e ad altre decorazioni: piccoli campanellini che suonavano quando qualcuno vi passava davanti e pupazzi di neve, creati con qualche incantesimo dal professor Alaric, che parlavano (anche se in realtà oltre a “Buon Natale” non sapevano dire altro). Al tutto si aggiungeva la neve che scendeva candida dal soffitto, ma che magicamente scompariva senza attecchire al suolo. 
C’era solamente un unico tavolo occupato dagli studenti che si erano riuniti senza rispettare l’ordine delle Casate. Optarono dunque per sedersi insieme, nel tavolo che di solito era occupato dai Grifondoro. 
-Danielle?- chiese Edith mentre prendeva posto accanto a Rebekah.
-È in ritardo- le spiegò Davina -Di nuovo-


Doveva solo imbustare una lettera di auguri per i suoi genitori, ma non pensava che ci avrebbe messo così tanto tempo. Davina le aveva detto che le buste e il timbro erano nel suo cassetto, ma trovarle in mezzo a tutti i suoi pennelli e colori fu un impresa.
Così, dopo ben un quarto d'ora, scendeva di corsa le scale sperando che non decidessero di cambiare proprio in quel momento. Fortunatamente non si mossero e in tempo record percorreva il lungo corridoio del primo piano che conduceva alla Sala Grande, dove tutti la stavano aspettando.
-Signorina Payne!- la salutò una voce da dietro le sue spalle, probabilmente spuntata da qualche aula vuota -Buonasera-
Lei si voltò cercando di non dare a vedere quanto aveva corso per arrivare fin lì -Oh, buonasera Professor Mikaelson! Stavo giusto per raggiungere gli altri per la cena- aggiunse cercando di non far morire la conversazione, dato che camminare in silenzio non era proprio il suo forte.
-Perfetto. Pensavo di essere l'ultimo ad arrivare- disse, affiancandola.
-Non si preoccupi. Non arriverà mai dopo di me- rispose sorridendo per l'imbarazzo.
Elijah continuava a camminare spostando lo sguardo da lei al corridoio e viceversa -Credo di essermene accorto... Non hai ancora consegnato il saggio sulle Creature Notturne-
La ragazza sussultò -Oh, mio dio! Ha ragione. Glielo farò avere il prima possibile- si scusò.
-Non preoccuparti. La tua situazione non è a rischio, quindi un voto in meno non farà certo la differenza- le spiegò, rivolgendole uno sguardo rassicurante.
Danielle restò leggermente stupita: non consegnare un compito al professore di Difesa e non trovarsi improvvisamente a zero punti? 
-Se devo essere sincero, però, ho notato che non dedichi più la stessa passione alla mia materia come gli anni precedenti. È cambiato qualcosa?-
Per un momento fu tentata di dirgli che il fatto che avesse scoperto che aveva una relazione segreta con un studentessa e avere assistito alla loro rottura non aveva niente a che fare con la sua poca “passione”, ma si morse la lingua e mentì -No, si figuri! È solo che... ehm, ultimamente ho avuto dei problemi da risolvere sul piano... ecco, extrascolastico-
-Capisco- annuì lui, cercando di bersi la sua patetica scusa -Immagino che c'entri un ragazzo, allora?-
Danielle per poco non si fermò a metà strada. Non capiva davvero cosa diavolo stesse succedendo e pregò che qualcuno, chiunque arrivasse in suo soccorso.
-Perdonami, non volevo essere indiscreto, Payne- si affrettò ad aggiungere quando notò la sua reazione allibita -Non mi capita spesso di avere questo genere di conversazioni-
-Ah no?- chiese in automatico la ragazza, con tono evidentemente sarcastico.
Sarcasmo che non sfuggì agli occhi dell'uomo, che si accigliò all'istante.
-Mi scusi, non volevo affatto insinuare nulla su... su- a Danielle mancarono le parole, come se tutto d'un tratto non parlasse più la sua lingua.
Elijah sospirò, arreso -Puoi dire quello a cui stai pensando. Non mi illudo certo che tu abbia dimenticato quello che hai visto-
-No, assolutamente- aggiunse lei, scuotendo la testa -sono stata davvero invadente. Non era mia intenzione-
-D'accordo, Payne- disse, varcando la soglia della Sala Grande -Buon Natale-
La Corvonero rimase lì impalata per dei buoni secondi, non capendo affatto quello che era appena successo nel giro di pochi istanti.

 
-Chi stai cercando?- domandò Edith, vedendo che Danielle si guardava intorno con fare ossessivo. 
-Oh, nessuno- scrollò le spalle, facendo finta di nulla. 
-È al tavolo dei professori- le sussurrò la bionda, facendole l’occhiolino. 
Danielle indirizzò lo sguardo verso il punto suggerito da Edith, e lì trovò chi stava cercando: Elijah Mikaelson. L’uomo la stava guardando e quando la ragazza se ne accorse fece finta di nulla, voltandosi verso Davina. 
-Cominciamo questo diavolo di banchetto? Sto morendo di fame- fece Rebekah, seduta di fronte alle due Corvonero.   
Proprio in quel momento Mikael apparve davanti al leggio d’oro –Anche quest’anno non posso che augurarvi di passare un buon Natale, che sia con le vostre famiglie o con i vostri più cari amici. Senza indugi, dato che tutti sentiremo una grande fame, cominciamo la cena!- esclamò poi battendo le mani e facendo apparire cibarie di qualsiasi tipo sul tavolo.
-Amo Hogwarts a Natale!- esclamò Matt, riempendo il suo piatto.
-A chi lo dici. Ho una fame da lupi- sgomitò Jackson, seduto al suo fianco, cercando di farci stare l’ultimo pezzo di tacchino ripieno. 
Hayley roteò gli occhi –Vacci piano, Jack!- e gli diede un piccolo buffetto sulla testa in segno affettuoso. 


Avevano appena terminato i dessert quando decisero di trovarsi in Sala Comune dei Serpeverde per scambiarsi i regali. Non avevano voglia di passare altro tempo con i professori o con gli altri ragazzi rimasti lì. Quindi, non appena avevano potuto, se l’erano svignata. A patto che non restassero fino allo scadere del coprifuoco, i Serpeverde avevano accettato di ospitarli. 
Tra un sorso di un Firewhiskey e l’altro vennero aperti regali di qualsiasi tipo. 
I primi a rompere il ghiaccio furono Kol e Davina. La ragazza per poco non si mise a piangere quando, aprendo la lunga e larga scatola incartata alla perfezione, scoprì un vestito lungo di Dior. Abbracciò il suo ragazzo e gli diede un bacio lungo, sotto gli occhi sbalorditi delle ragazze, che non potevano credere di vedere un Dior originale, e l’aria smarrita dei ragazzi che non sapevano se i loro regali sarebbero stati all’altezza. Per quanto fosse contenta però, Davina fu imbarazzata a consegnare il proprio a Kol. Sebbene fosse un maglione carino che aveva comprato tempo prima in un negozio babbano, non competeva con il Dior appena consegnatole. Tuttavia l’espressione soddisfatta di Kol le bastò per calmarsi. Davina poi tirò fuori un’altra scatola –Questo è per te!- esclamò sorridente, porgendola a Danielle. 
La mora sorrise, prendendo anche lei un pacchetto che porse all’amica. Entrambe furono contente di ciò che si erano regalate: Davina aveva preso per Danielle una borsa cuoio invecchiato marrone per i libri, mentre Danielle aveva comprato a Davina un nuovo set di pennelli per dipingere. Jackson aveva preso per Hayley una semplicissima collana con un ciondolo a forma di lupo, l’animale preferito della ragazza, che aveva apprezzato e indossato subito. Anche Matt e Rebekah, nonostante la loro relazione non fosse “ufficializzata”, si erano fatti dei regali: lei gli aveva preso una piuma pregiata, con la quale il ragazzo avrebbe potuto scrivere e raccogliere gli appunti, lui le aveva preso una foto di loro due e l’aveva messa in una cornice graziosa e fine. Ma la vera sorpresa arrivò al termine dei vari scambi. Niklaus, che era scomparso un momento, era ritornato in Sala Comune con un fagotto incartato alla bell’è meglio, un po’ più basso di lui. Gli occhi furono puntati su di lui quando lo appoggiò davanti ad Edith –Questo è per te-
La bionda, che non si aspettava questo gesto improvviso, rimase confusa –Cosa? Seriamente?- domandò, guardando gli altri che alzavano le mani come dire “Noi non c'entriamo nulla”. 
-Dovevo in qualche modo scusarmi per il mio comportamento… scortese- affermò per poi sorriderle –Aprilo- ordinò, guardando la sorella che sorrideva, contenta di averlo aiutato nella scelta di un regalo che sicuramente la ragazza avrebbe apprezzato. 
-Non ci posso credere!- esclamò Jackson, una volta che Edith scartò completamente il regalo.
-Una Firebolt 400x?! Ma sei pazzo?- la Serpeverde balzò in piedi guardando Niklaus che se ne stava lì, sorridente –Rebekah, di qualcosa a tuo fratello! Sarà costata un occhio della testa e-
-Sono stata io a consigliargli- fece l’occhiolino all’amica –Arrenditi alla tua nuova scopa. Con questa ci farai ottenere più punti alle partite- 
La ragazza, con il cuore in gola, non poté non abbracciare Klaus, per ringraziarlo –Grazie mille, Nik- disse, tenendo dentro di sé tutte le altro cose che avrebbe voluto dire. 
-Buon Natale, Edith- rispose lui, trattenendola nell’abbraccio.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La noia del Capodanno ***


-Matt?- chiamò Hayley, spuntando da dietro la libreria della Sala Comune di Grifondoro. Trovò il ragazzo disteso sul divanetto davanti al camino, intento a leggere un libro –Per caso sai se stasera c’è qualcosa? Tipo una festa clandestina dai Serpeverde?-
Il ragazzo sbuffò, mettendosi a sedere e lasciando spazio alla mora –Rebekah non mi ha detto nulla. Perché?-
-Come, perché? È l’ultimo giorno dell’anno!- esclamò balzando in piedi –Non vorrai mica passarlo seduto sul divano, no?- 


Toc toc
Nessuno aprì. 
Toc toc toc. 
Ancora nessuno aprì.
Toc toc toc toc. 
-Chi diavolo è a quest’ora?- mugolò Edith, guardando la sveglia che segnava le 8:24.
-Maledizione, Rebekah! Edith! Qualcuno apra la porta!- esclamò una voce femminile scocciata, dall’altra parte della porta.
-Oddio, scusa Katherine!- Rebekah si alzò dal letto velocemente, ancora in pigiama, andando ad aprire la porta, mentre Edith tirava le tende, facendo passare la luce. 
-Kat!- esclamarono le bionde, abbracciando poi la ragazza.
-Come mai sei tornata?- le domandò Edith, aiutandola con la valigia.
Katherine alzò gli occhi al cielo, ravvivando i boccoli dei capelli –Mia sorella Elena cominciava a rompere le balle, così abbiamo deciso di tornare qui per vederci e parlarci il meno possibile. Non sapete che lagna- mollò la borsa per terra, sedendosi sul letto per parlare con le amiche. 
-Non a caso al secondo anno venne soprannominata Elagna…- lasciò intendere Rebekah –Comunque per fortuna ci sei tu! Abbiamo bisogno di idee per Capodanno. Qui non c’è niente da fare stasera- 


-Monopoli? Trivia Pursuit?- 
Danielle non ci credeva –Sei serio, Jackson?- 
Davina scosse la testa –Io passo. Non sto qui a giocare ad uno stupido gioco da tavola l’ultimo giorno dell’anno!- esclamò alzando le braccia al cielo –Piuttosto vado da Kol e passo con lui la serata- 
-Non intenderai lasciarmi sola, vero?- chiese rattristita Danielle. Dopotutto non aveva voglia di passare quella serata chiusa nel dormitorio. Se solo avesse potuto stare con Elijah Mikaelson… aveva delle idee su come passare del tempo con lui. Sorrise a quei pensieri maliziosi, ma poi si fermò.
No, aspetta. Cosa diavolo sto facendo? Elijah Mikaelson, seriamente? È un professore, non va bene avere pensieri strani su un pr- ma lui è così... attraente. Anche se fosse illegale avere dei pensieri così “strani” su un professore, comunque continuerei ad averli, ehhhh. Sospirò.
-Cos’hai?- Jackson la risvegliò dal mondo dei sogni. 
Danielle lo guardò storto –Grazie mille, Jackson- disse sarcasticamente –Comunque mi sono appena ricordata che devo portare una ricerca al professor Mikaelson!- esclamò in fretta, improvvisamente contenta –Penseremo dopo a cosa fare- 

Mancavano ormai poche rampe di scale per raggiungere l'ufficio di Elijah Mikaelson e Danielle si ritrovò a pensare come in ben cinque anni non vi avesse mai messo piede.
Percorse il corridoio del secondo piano e, svoltato un angolo, si trovò di fronte a un'imponente porta dall'aspetto piuttosto robusto e antico. Per alcuni lunghi istanti restò lì ferma a pensare come presentarsi. Se bussare e aspettare una risposta o bussare ed entrare subito.
Perché portare un compito mi crea così tanti problemi? Pensò tra lei e lei, guardando la busta nelle sue mani. E se non ci fosse? Potrei lasciare la busta qui fuori così, appena arriverà la troverà. 
A quel pensiero assolutamente assurdo, scosse la testa vigorosamente e se non si fosse sentita ancora più stupita, si sarebbe addirittura data uno schiaffo. Alzò il braccio verso la porta e bussò convinta.
Peccato che nemmeno un secondo dopo averlo fatto, la porta si spalancò, come se qualcuno fosse lì pronto ad aspettare. La persona che le si presentò davanti fu Katherine Pierce.
Perfetto! Si disse mentalmente, mentre gli occhi delle due studentesse si squadravano dalla testa ai piedi. 
Quando la Corvonero riuscì a pensare razionalmente, si rese conto che gli occhi di Katherine non lasciavano trapelare la solita arroganza e strafottenza; per qualche motivo, che lei poteva ben intuire, sembravano lucidi e sconfitti, come se avesse pianto o fosse sul punto di farlo.
-Hey- salutò Danielle, ancora bloccata nell'atto di bussare, per rompere il silenzio.
Per tutta risposta, la Serpeverde la squadrò nuovamente ed emise un grugnito infastidito, passandole accanto e spintonandola volutamente.
La mora represse l'istinto di insultarla e sospirò profondamente, rivolgendo ora l'attenzione all'interno dell'ufficio.
-Buongiorno, signorina Payne- disse cordialmente Elijah, facendole cenno di accomodarsi in una delle sedie davanti alla scrivania.
-Mi scusi, dovrei passare in un altro momento?- chiese un po' sulle spine.
Lui scosse la testa, con un piccolo sorriso sulle labbra che rifletteva il disagio in cui probabilmente si sentiva -Non c'è nessun problema. Non sono impegnato ora-
La ragazza entrò e andò a sedersi -Mi dispiace comunque di... avere interrotto-
-Per qualche strana ragione quest'anno hai il dono di presentarti nei momenti meno opportuni, ma non preoccuparti, come avrai capito non c'è più nulla da nascondere- affermò, accomodandosi a sua volta dall'altra parte della scrivania -A cosa devo la visita?- domandò, accennando alla busta che teneva in mano.
Danielle posò l'involucro sul tavolo -È la ricerca sulle Creature Notturne che non avevo consegnato-
-Molto bene. Non vedo l'ora di leggerla- disse il professore prendendola e aprendola -Se attendi qualche minuto qui, posso dirti subito cosa ne penso, così potrò archiviarla insieme a quelle dei tuoi compagni-
Danielle annuì, ritornando con la mente a quello che stava pensando prima, nella Sala Comune, quando Jackson l'aveva riportata alla realtà. In qualche strano modo il suo sogno si stava avverando.
Per quanto breve fosse il suo saggio, quei minuti sembravano passare al rallentatore. Prima aspettò guardando gli oggetti sulla scrivania e il volto attento del professore che leggeva, ma per paura di essere vista tornava a scrutare le svariate piume e fogli impilati agli angoli del tavolo. Quando anche quel passatempo non la intrattenne più, osservò le pareti attorno a lei, trovandole piuttosto spartane e fredde. Un po' come il proprietario di quell'ufficio, se ci pensava. Un alto mobile pieno di libri dal pavimento al soffitto catturò la sua attenzione. Per quanto aguzzasse la vista, non riusciva a leggere i titoli di quei libri dall'aspetto così antico e usurato.
-Puoi andare a vedere, se lo desideri- le suggerì Elijah che, sempre leggendo, in qualche modo si era accorto del suo interesse.
Danielle si alzò e andò davanti alla grande libreria. Per quanti libri avesse letto in tutta la sua vita, non ne conosceva nessuno. Addirittura alcuni erano in altre lingue. Ne prese uno che sembrava essere scritto in qualche idioma nordico antico e lo sfogliò con interesse, soffermandosi solamente sulle immagini: Dissennatori, draghi, strani oggetti simili a delle bacchette e Acromantule gigantesche.
-Che dire...- iniziò Elijah -come sempre, un ottimo lavoro, Payne-
-La ringrazio, professore- rispose lei in automatico, riponendo il libro sullo scaffale -Potrei farle una domanda?-
-Certo- acconsentì un po' sorpreso. Di solito gli studenti non vedevano l'ora di uscire dal suo ufficio o di dileguarsi quando dovevano parlare di qualcosa.
-Com'è successo?- chiese senza distogliere lo sguardo dai libri. Non che fosse interessata da tutti quei tomi enormi, ma affrontare lo sguardo del professore sarebbe stato impensabile -Intendo... con Katherine-
Il silenzio che seguì fu come una lama affilata, tanto era tagliente.
-Mi scusi, non volevo...- si affrettò subito a dire Danielle -Era solo curiosità, non volevo essere invadente e capisco perfettamente se non-
-Si può dire che non sia interamente colpa mia- iniziò a spiegare, interrompendola e sorprendendola. Danielle infatti si voltò all'istante, incredula che avesse deciso di rispondere a una domanda del genere. Diavolo, non sapeva nemmeno perché l'aveva fatta, quella domanda!
-Credo che tu sappia come possa essere testardo un Serpeverde. E questa caratteristica, insieme al carattere e alla personalità forti di Katherine, credo mi abbia fatto cadere nella tela del ragno, come si suol dire...-
-Classico di una Serpe, se mi permette- ironizzò la ragazza, sentendo che se non l'avesse fatto, probabilmente sarebbe uscita di corsa da quella stanza.
Quei pochi secondi in cui i loro sguardi si incrociarono dopo quel particolare discorso a Danielle parvero lunghissime ore. E la cosa strana che le faceva più paura era che, all'inizio non voleva entrare in quella stanza, e adesso invece non voleva più uscirne. Per un attimo l'idea di andare dalla Pierce e chiederle se anche lei si era sentita così, le attraversò la mente. Ma ricordando come l'aveva guardata con odio qualche minuto prima, aveva subito cambiato idea.
-Ti senti bene, Payne?- domandò Elijah con tono preoccupato.
Evidentemente la sua espressione doveva essere così turbata come lo era la sua mente.
-Sì, certo!- esclamò, suonando finta anche alle proprie orecchie -Sono solo stanca, credo- mentì nuovamente.
Ovviamente il professore se ne accorse, ma fece finta di nulla. Dopotutto non lo riguardavo i motivi per cui quel giorno Danielle Payne si comportava in modo così strano. Anche se, per quanto si sentisse infantile a pensarlo, voleva esserne a conoscenza.
La ragazza andò verso la porta e l'aprì -Arrivederci, professore... e buon anno!- augurò sorridendo e voltandosi verso l'uscita.
-Buon anno anche a te, Danielle- disse quando ormai nello studio era rimasto solo lui.

All'ora di cena, i pochi studenti rimasti a Hogwarts si riunirono nella Sala Grande per consumare “l'ultima cena”.
Molti di loro erano delusi che nessuno avesse organizzato una festa. Di solito, negli anni precedenti, i professori non badavano al coprifuoco nella notte di Capodanno in modo che gli studenti potessero festeggiare. Ma quell'anno, sebbene tutte le richieste dei Prefetti di ogni Casa, non avevano dato il permesso. “È troppo pericoloso” dicevano.
-Si può sapere perché diavolo non hai pensato a niente, Katherine?- chiese Kol con impazienza -Di solito sei la prima a voler bere così tanto da non ricordare il tuo nome-
La ragazza lo fulminò con uno sguardo agghiacciante -Non ne avevo voglia- sentenziò monotona -Adesso smetti di parlarmi-
Tutti quelli seduti lì accanto la guardarono spaventati e tornarono subito ai loro piatti.
Per quanto Edith adorasse l'atteggiamento arrogante della compagna, quel giorno voleva schiantarla -Kat, vuoi dirmi cosa succede?- le domandò sottovoce, in modo che nessun altro sentisse.
-Niente che ti riguardi, Grant- sputò tra i denti.
A quelle parole, la bionda sospirò, prese il piatto e andò a sedersi all'altro capo del tavolo. Sapeva bene che discutere con lei in quelle condizioni non andava a vantaggio di nessuno. E soprattutto, ora come ora, non sarebbe stata in grado di sostenere una conversazione che non contenesse tre parole e quattro insulti.
-Qualcuno le ha sputato nella succo di zucca- si lamentò mentre si sedeva accanto ai Corvonero.
Stranamente quell'anno aveva instaurato un'inusuale amicizia con alcuni di loro.
-Come?- domandò Danielle, risorta dal suo ennesimo viaggio mentale della giornata -Stavi parlando con me?-
Edith alzò lo sguardo al cielo, esasperata -No, non ti stavo parlando-
-Non darci troppa importanza- intervenne Jackson -Oggi non c'è con la testa. Sarà una specie di reset per l'anno nuovo-
-Non devo resettare un bel niente, Jack!- esclamò, offesa.
Edith durante quei mesi aveva potuto conoscere bene la Corvonero che gli anni precedenti aveva etichettato come una “so-tutto-io”, tanto da accorgersi quando aveva qualcosa di strano che le girava per la testa.
-Hey- la chiamò -Devi dirmi qualcosa?-
In quell'esatto momento, dalle porte della Sala Grande entrarono la professoressa Forbes e la professoressa Mikaelson, camminando velocemente e con un'espressione attenta e sconvolta.
Esther andò accanto a suo marito e bisbigliò qualcosa che lo fece impallidire. Subito, il preside si alzò e, con voce allarmata, si rivolse ai presenti -Tutti gli studenti si rechino subito nella Stanza delle Necessità! Dei Dissennatori hanno infranto le barriere di Hogwarts e ora girano per la scuola-
I pochi alunni dei primi anni che erano rimasti per poco non svennero dalla paura al nome di Dissennatore.
-Ognuno segua il professore della propria Casa e non ci sarà niente di cui preoccuparsi!-
Immediatamente tutti si alzarono dalle lunghe panche, chi urlando, chi piangendo e chi non sapendo più cosa fare.
-Dissennatori?- domandò Matt con aria perplessa -Non ho sentito nessun prigioniero evadere da Azkaban o cose del genere-
Hayley, che l'aveva subito raggiunto dove c'era il professor Saltzman, condivideva la sua perplessità -Non è normale che i Dissennatori vadano in giro se non c'è nessun pericolo... Credi che stia succedendo qualcosa di grave?-
Donovan scosse la testa -Non ne ho idea. Per ora seguiamo Alaric e speriamo non succeda niente-  


Gli ultimi ad entrare nella Stanza delle Necessità furono i Serpeverde, per niente preoccupati della presenza di due o tre Dissennatori nel castello. 
Arrivati nel corridoio del settimo piano, la grande porta ad arco si presentò davanti a loro e si aprì con il consueto cigolio. La stanza, di solito colma di oggetti provenienti da tutto il mondo, era pressoché sgombra e si potevano chiaramente distinguere, attraverso la luce soffusa, gli innumerevoli archi acuti fluttuanti che percorrevano tutta la lunghezza. Solo una cinquantina di studenti erano in mezzo al largo corridoio centrale e si guardavano attorno con aria spaesata.
Ai lati della stanza, infatti, c'erano delle lunghe ottomane imbottite e rivestite da una brillante stoffa rossa, dei tavolini di vetro di forma ovale e in fondo, davanti al camino acceso, un tavolo adorno di bicchieri, bottiglie e pasticcini.
-Che diavolo sta succedendo qui?!- esclamò Rebekah, percorrendo la stanza con lo sguardo e aggrottando le sopracciglia -Non mi sembra ci sia l'atmosfera adatta a un pericolo imminente-
-Perfetto!- applaudì il professore di Pozioni -Ora che ci siete tutti possiamo dare inizio alla festa-
Gli alunni si guardarono perplessi, non capendo affatto la situazione.
-La festa?- ripeté Bonnie, stupita -Ci era stato detto che quest'anno non ci sarebbe stata nessuna festa-
-Volevamo farvi una sorpresa, ragazzi- spiegò il professor Saltzman -Dato che alcuni di voi sono costretti a rimanere qui a scuola anche durante le vacanze di Natale, abbiamo deciso di rendere il vostro soggiorno migliore-
-E quelli sono alcolici?- chiese un Kol stupito ed euforico.
-Sì- intervenne Liz Forbes -Ma sono la quantità giusta che si richiede per festeggiare, signor Mikaelson-
-Beh, non potevo chiedere di meglio- disse tra sé e sé, sorridendo.


-Per fortuna i professori hanno organizzato qualcosa!- esclamò Elena a Davina, entrando nella Stanza delle Necessità, addobbata a festa. 
L'amica rispose solamente con un sorriso, guardandosi intorno -Allora...- cominciò, cercando di addentrarsi in un discorso di cui non aveva più sentito parlare -Tu e Stefan avete più parlato?- le chiese, non sapendo bene come l'avrebbe presa.
Elena fece spallucce -Ci siamo scritti un po' durante queste vacanze- spiegò, incamminandosi verso Danielle, pochi metri davanti a loro.
Davina la seguì, facendosi largo tra la gente -E?-
-Niente. Ci siamo parlati, abbiamo capito che in realtà tra di noi non c'è altro che amicizia- la ragazza era a proprio agio a parlarne e all'amica faceva piacere sapere che le cose tra i due si erano sistemate. 
-Bene! Sono contenta che siate in buoni rapporti- esclamò Danielle, che aveva capito qual era l'oggetto in questione.  le sorrise nuovamente -Però, se devo essere completamente sincera, voi due... eravate carini insieme. Mi dispiace- 
Anche Davina anche lei non poté non dire la sua -Sinceramente a me non piaceva questo granché- 
Elena non capì -Chi?- 
-Stefan- 
Danielle, confusa, inarcò le sopracciglia -E perché? Lui è un bravo ragazzo-
-Ho questa sensazione negativa- cominciò, pensando a cosa dire -Non lo so, probabilmente mi sbaglio- alzò gli occhi al cielo -Ma lasciamo stare! Non voglio giudicare. Basta parlare di queste cose!- 
Danielle annuì, prendendo a braccetto Elena -Andiamo a ballare! Questa è la nostra festa- La ragazza non disse nulla, ripensando a ciò che Davina aveva detto e al motivo per cui lei e Stefan si erano lasciati. L'amica aveva capito che Stefan le nascondeva qualcosa. Ma Elena non era mai stata capace di andare oltre, scoprire quello che il ragazzo nascondeva. E spesso questo era stato motivo di discussione tra loro.
-Ehi, ci sei?- 
Elena tornò nel mondo reale -Sì sì, stavo solo pensando che dovrei prendere qualcosa da bere- 
-Buon'idea!- risposero le due more. 


-Dovevi vedere le facce dei ragazzini del primo anno quando hanno sentito la parola "Dissennatori"! Credevo di morire da quanto facevano ridere- affermò Rebekah, con un calice di vino bianco in mano. Ne sorseggiò un po' guardando i compagni intorno a sé. 
-Soprattutto quelli di Tassorosso. Non per dire, ma quelli non mi sono mai stati molto simpatici- Edith alzò gli occhi al cielo facendo una smorfia di disgusto -Comunque, parlando di altro... dove sono finiti i ragazzi? Non li vedo- si alzò in punta dei piedi cercando di distinguere il biondo dei capelli di Klaus, ma senza successo.
-Non saprei. Ah, Matt è laggiù con... beh, altra gente. Vuoi venire con me?- le domandò la Mikaelson, indicando un gruppetto di persone non molto lontane da loro. 
Edith annuì, delusa che in quel gruppo non ci fosse Niklaus. Facendosi largo tra la gente e pestando più di qualche piede arrivarono dagli altri che stavano discutendo. 
-Sì, assolutamente!- stava esclamando Hayley -Ti ci vedo benissimo a fare l'Auror, Matt!- Il ragazzo sorrise orgoglioso -Tu cosa ne pensi, Bekah?- domandò alla bionda, cingendole la vita con un braccio. 
Lei scosse la testa, scoraggiata -Sai bene cosa ne penso, ne abbiamo già parlato-
Si creò un improvviso silenzio imbarazzate. 
-Ovvero?- ebbe il coraggio di domandare Jackson, che proprio non riusciva a sopportare i Serpeverde. 
-Gli Auror non servono più. Sappiamo bene  che erano stati creati tempo fa per lottare contro le Forze Oscure- rispose pronta Rebekah. 
Edith la sostenne -E le Forze Oscure sono ormai state eliminate tempo fa. Concordo con Bekah, gli Auror non sono altro che Pattuglie di protezione non più utili- 
Jackson non reggeva il modo arrogante in cui le due avevano risposto -Illuminatemi, allora: voi cosa farete?- 
-Io proverò ad entrare nella squadra nazionale di Quidditch- sorrise raggiante Edith -In caso entrerò nel ministero della Magia, i miei mi hanno assicurato un posto- 
-Invece io entrerò nella Confederazione Internazionale dei Maghi- rispose Rebekah sorridente, vedendo Jackson incassare il colpo. 
-Vedo che entrambe avete piani ambiziosi per il vostro futuro- asserì Matt, sorpreso dalle risposte delle due bionde. 
Hayley lanciò una battuta -Piani ambiziosi, certo. Ma due serpi riusciranno a salire piani così alti?- 
In quel momento da dietro le due apparve Klaus che non poté non intromettersi nel discorso -Queste serpi riusciranno sicuramente a raggiungere piani così alti- affermò sicuro, mettendosi tra le due ragazze -Costi quel che costi- 
Detto questo Jackson girò i tacchi e se ne andò, portando con sé Hayley che fece in tempo a dire -Togliamo il disturbo, vi lasciamo complottare contro il mondo, allora- 
-Bene, Rebekah. Sai proprio come rovinare queste feste- dichiarò Matt, andandosene con gli altri.
La bionda sospirò, osservando il ragazzo mentre se ne andava. Scosse la testa incontrando lo sguardo di Nik -Scusate, devo raggiungerlo- affermò guardando poi l'amica -L'ultima cosa che voglio fare è litigare con lui per questi motivi futili- 
Klaus fece un cenno con la testa e la lasciò andare, facendolo restare solo con Edith -Vai pure- disse alla sorella -Andiamo a prenderci da bere?- domandò alla ragazza rimasta con lui. 



Le ragazze di Corvonero erano davanti al tavolo dei dessert e mangiavano con gli occhi tutte le prelibatezze che erano sotto il loro sguardo.
-Mmh!- borbottò Danielle masticando un bignè alla crema -Per la fine dell'anno diventerò una mongolfiera, ragazze-
-A chi lo dici!- le diede ragione Elena, che aveva riempito il suo piattino fino ai bordi.
-Voglio assaggiare questo vino- continuò la prima -Tenetemi un posto a sedere, per favore-
Guardò l'etichetta e capì che doveva essere qualcosa di babbano perché non ne aveva mai sentito parlare. 
-Cham... pagne?- mormorò sottovoce, non sapendo se la sua pronuncia fosse corretta.
-Esatto- intervenne qualcuno dietro di lei -È un vino francese. Famoso per essere consumato il primo giorno dell'anno-
-Professor Mikaelson!- salutò sorpresa, non aspettandosi che partecipasse a un evento simile -Non mi aspettavo di vederla qui-
-In realtà facevo parte dell'organizzazione di questa... festa- spiegò, prendendole la bottiglia di mano e iniziando ad aprirla.
La ragazza si spostò di qualche centimetro, sentendo di trovarsi troppo vicino a quell'uomo che ultimamente, contro la sua volontà, era sempre al centro dei suoi pensieri -Quindi stamattina sapeva già che ci sarebbe stata questa festa! Avrebbe potuto dirmelo- disse, scherzando.
-Mi è stato severamente vietato, purtroppo- 
Il tappo volò improvvisamente verso il soffitto della stanza, provocando un forte scoppio e facendo sussultare tutti i presenti.
-Questo sì che è uno strano vino...- costatò Danielle, sorpresa -Si può davvero bere?-
Per tutta risposta, Elijah prese due calici alti e stretti, ci versò il liquido dorato e frizzante e ne porse uno alla ragazza di fronte a lui, facendoli scontrare piano uno con l'altro.
Lei si portò il bicchiere vicino alle labbra, inspirò il profumo del vino e ne bevve un sorso, schioccando la lingua sul palato -È buono! Molto ricco e denso, ma fresco-
Elijah la guardò con fare piuttosto divertito -Parli come un sommelier, Danielle-
Alla ragazza andò di traverso il secondo sorso che stava per bere. 
Danielle?! Urlò nella sua testa. Doveva aver sentito male... Erano rare, infatti, le occasioni in cui Elijah Mikaelson chiamava per nome gli studenti. Gli era sempre sembrato un docente molto professionale e distaccato, ma forse avrebbe dovuto ricredersi. In fin dei conti non avevano mai avuto un rapporto abbastanza stretto come lo aveva, per esempio, con Enzo o Marcel, con cui tutti scherzavano durante gli allenamenti di Quidditch. Forse anche lui era una persona socievole.
Danielle ridacchiò sommessamente, più per sdrammatizzare che per la battuta -Che dire... evidentemente ho un talento innato!-
-Elijah, cosa stai facendo?- domandò una voce all'improvviso -Lo Champagne è per quando scocca la mezzanotte!- 
Esther Mikaelson era comparsa accanto al tavolo e guardava il figlio con rimprovero -Oh, buonasera, Danielle! Stavate forse brindando a qualcosa?- chiese con un tono fin troppo sereno, quando vide che anche una sua studentessa aveva un bicchiere in mano.
-Ehm, no- rispose quest'ultima, leggermente perplessa -Volevo assaggiare il vino. Non pensavo fosse per dopo, mi scusi-
La professoressa parve divertita dalla reazione disorientata della ragazza. Evidentemente le piaceva mettere in imbarazzo le persone -Non preoccuparti, cara- le disse, dandole dei buffetti su una spalla -Raggiungi pure la signorina Grant. Credo ti stia chiamando-
Grazie al cielo era così! Danielle scambiò un ultimo sguardo con i due professori in segno di saluto e si volatilizzò seduta stante.
-Grazie, Edith- sospirò, una volta raggiunta l'amica -Mi hai salvata-
-Non capisco ancora cosa stia succedendo tra te e il professor Ghiacciolo, ma vedi alle mie spalle?- domandò, indicando con il capo un punto indefinito dietro di lei -Sono rimasta seduta di fianco a Katherine fino ad ora e credimi se ti dico che se avesse potuto ucciderti con uno sguardo, l'avrebbe fatto!-
Danielle non osò guardare la Serpeverde seduta alle loro spalle -E cosa diavolo dovrei c'entrare io? Ti sembra che abbia fatto qualcosa di male?-
-Beh, se vuoi un parere onesto mi sembra di essere tornata a due anni fa, quando la storia iniziava per la prima volta-
La Corvonero sbarrò gli occhi -Scusa, ma credo che tu non possa dire una cazzata più grande di questa!- sbottò a voce troppo alta. Due ragazzini del terzo anno, infatti, si voltarono per un istante e poi tornarono da dove erano venuti, intimoriti da un'occhiataccia della Serpeverde.
-Edith, io non sono Katherine- spiegò sommessamente, mantenendo la calma -Ascolta, so com'è iniziata la loro storia e credimi... di certo non ho le stesse intenzioni o lo stesso carattere di Katherine Pierce-
La bionda restò un attimo in silenzio, metabolizzando le informazioni -Tu sai come è iniziata? Nessuno lo sa-
-Beh... sì- rispose, senza capire perché si fosse soffermata su quell'aspetto.
-E come fai a saperlo?-
La mora socchiuse gli occhi -È una domanda trabocchetto? Perché davvero non ho voglia di-
-Danielle, chi te l'ha detto?- le domandò di nuovo, con tono più serio.
-Me l'ha detto lui! E chi, sennò?- 
-Vuoi dire che lui ha spiegato come ha iniziato una relazione con una studentessa a un'altra studentessa? Ma soprattutto, perché avrebbe dovuto farlo?-
Uno sguardo attento alla ragazza davanti a lei ed Edith capì -Non ci credo... Gliel'hai chiesto?-
Danielle fece per parlare, ma rimase senza parole -Senti, non so perché l'ho fatto. So solo che c'era questa strana atmosfera tipo “ho assistito in diretta alla loro rottura-ora siamo da soli del suo ufficio-mi fa i complimenti e mi fa leggere i suoi libri”! Mi è venuto spontaneo domandarlo!- disse tutto d'un fiato -E poi non mi sembrava così scocciato-
-Questo perché sta succedendo di nuovo! Ho sempre ragione in queste cose, Danielle- spiegò, andando a sedersi accanto a Klaus -Credimi-

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Confidenze ***


Alcuni dei ragazzi del Quinto, Sesto e Settimo anno erano tutti seduti attorno a un tavolino, in fondo alla sala, e stavano discutendo sulla prossima partita di Quidditch.
-Sto dicendo che questa volta non vincerete affatto!- esclamò convinto Jackson.
A quelle parole, Kol scoppiò a ridere -Certo, come no! Abbiamo un cercatore con una Firebolt 400x. Credo di aver sottolineato il mio punto-
-Come se la scopa c'entrasse qualcosa...- intervenne Jeremy a sostegno della propria squadra -Il nostro cercatore non ha bisogno dell'ultimo modello, vero, Payne?-
L'interessata rimase lusingata dal complimento -Puoi dirlo forte, Gilbert! Possiamo usarla per pulire la Sala Grande, la tua scopa, Edith- scherzò, facendo ridere tutti quanti.
-Hey! Io l'ho pagata quella Firebolt- esclamò Klaus -Un po' di rispetto-
I ragazzi risero di nuovo di gusto, stupendosi di come si trovavano bene insieme quell'anno.
-Hey, Payne!- chiamò una voce alle sue spalle.
La ragazza si girò e si trovò faccia a faccia con Katherine. Lì per lì avrebbe voluto tornare a scherzare con gli altri, ma decise di comportarsi da persona seria e si alzò dall'ottomana, rivolgendole la sua attenzione -Ciao, Katherine- disse semplicemente.
La Serpeverde sbuffò sonoramente, sorridendo con sarcasmo -Lo sai cosa devi fare, vero?- 
Edith, seduta sull'altra panca, osservava la scena con ansia.
-Stai scherzando, spero... Non ho niente di cui parlare con te, Katherine- la liquidò, facendo per tornare a sedersi.
-Danielle!- urlò Edith, alzandosi di scatto e vedendo che Katherine aveva sfoderato la bacchetta.
La Corvonero si voltò giusto in tempo per vedere la luce rossa dello Stupeficium
Sentì il pavimento mancarle da sotto i piedi e rovinò contro uno dei tanti tavolini, che, fortunatamente, non andò in frantumi.
-Sei impazzita?!- sbottò Rebekah dopo un secondo -Cosa diavolo ti aveva fatto?-
Davina corse subito verso l'amica, qualche metro più in là, dove erano seduti degli studenti del Secondo anno che rimasero pietrificati.
Per fortuna Danielle sembrava stare abbastanza bene. Appena Davina le porse una mano, lei riuscì ad alzarsi.
-Credo che la ucciderò- borbottò, passandosi una mano sulla fronte, dove sentiva una forte fitta. Si guardò la mano e la scoprì imbrattata di sangue -Eccome se lo faccio!-
-Danielle, stai ferma- le ordinò -Stai perdendo molto sangue-
Intanto tutti i professori erano accorsi e guardavano la scena ammutoliti.
-Signorina Pierce!- tuonò il Preside -Hai lanciato uno schiantesimo contro una tua amica?-
Katherine scoppiò a ridere -Una mia amica?-
-Dammi la bacchetta- ordinò la Vicepreside, severa -Immediatamente-
Riluttante, non le rimase altro che consegnarla.
-Credo proprio che i Serpeverde perderanno molti punti a causa di questo tuo sciocco scherzo- continuò la professoressa -E qualcuno l'accompagni in infermeria!- intimò, indicando Danielle che se ne stava seduta tamponandosi la fronte con la manica del maglione.
Prontamente, Elijah accorse in suo aiuto, esaminando con occhio attento la ferita che le rigava il volto sopra l'occhio destro.
-Credo che sia meglio trasportarla- intervenne Davina -Le serve una mano?-
Danielle scosse la testa, fermando dal principio quella stupida idea che l'avrebbe imbarazzata per tutta la vita -Non sono invalida... Posso camminare-
-Come desideri- acconsentì il professore, aiutandola ad alzarsi.
Quando stava per uscire dalla stanza incrociò lo sguardo di Edith: un misto tra lo spavento e la consapevolezza.
Forse ha davvero ragione  pensò Danielle, lanciando un'occhiataccia all'uomo di fianco a lei.


-Forza, ragazzi! Tutti fuori in giardino! Fra un po' comincia il conto alla rovescia- esclamò Esther dal microfono battendo le mani, interrompendo la canzone. 
Edith sbuffò -Non ho voglia di andare a fuori. Si muore di freddo- disse, raccogliendosi nel suo maglione.
-Io non uscirò fino a quando non avrò notizie di Danielle- asserì Davina, tesa e preoccupata -Katherine è stata portata chissà dove, ma sono ancora in ansia per Danielle-
Edith sorrise sorniona -Sono sicura che si sta godendo le sue cure, tranquilla- 
La Corvonero alzò un sopracciglio -Come puoi esserne così sicura?-
-Perché Elijah è andato con lei!- sbuffò, stupita che le Corvonero non capissero le sue battute.
-E questo cosa c'entra?- continuò Davina -Lui non sa medicare come lo fa la signorina Sommers-
Edith alzò la testa al cielo, esasperata -Lascia stare... Volevo dire che ha solo una piccola ferita, tutto qui-
Rebekah raggiunse la sua compagna di stanza e la tirò per un braccio -Forza, andiamo! Tra cinque minuti scocca la mezzanotte-
Edith fu costretta ad assecondare tutto l'entusiasmo dell'amica e annuì di mala voglia.
-Quando sei entrata in confidenza con i Corvonero, Edith?- le chiese l'altra -Beh, in questo momento non ha importanza! Andiamo tutti fuori adesso-
Solamente due minuti dopo, tutti gli studenti erano nel giardino accanto al corridoio del pianoterra, puntando gli occhi verso il cielo e seguendo i piccoli fiocchi di neve che avevano iniziato a cadere da poco.
Gli alunni del primo anno ridevano e si rincorrevano tra le panchine e gli alberi, cercando di catturare quei piccoli cristalli. Solo gli studenti più vecchi non sembravano entusiasti. Anzi, si coprivano con i mantelli e si lamentavano per il freddo. Ma quando il Preside alzò la bacchetta verso l'alto e iniziarono a scoppiare dei fuochi d'artificio, anche i più restii si lasciarono trasportare dalle emozioni.
Davina raggiunse Kol e lo prese per mano, appoggiandosi alla sua spalla e osservando il bello spettacolo davanti ai loro occhi.
Anche Matt e Rebekah si riappacificarono dopo quella piccola lite, abbracciandosi stretti per combattere il freddo di quello che si prospettava un rigido inverno.
Edith, guardandoli, non poté fare a meno di rattristirsi un po'. Nelle ultime settimane, Klaus si era dimostrato molto aperto e disponibile nei suoi confronti. Cosa molto strana per uno come lui pensò la ragazza, pensando a quanto riservato e schivo fosse stato durante tutti gli anni precedenti. E questo suo recente comportamento l'aveva illusa che fra loro potesse esserci un'intesa... o qualcosa di più. Si maledì per aver pensato a una cosa tanto sdolcinata, probabilmente causata dal troppo tempo trascorso con i Grifondoro e i Corvonero, e tornò a guardare il cielo che si illuminava di tanto in tanto.
-È piuttosto deprimente, no?- chiese una voce accanto a lei all'improvviso -Stare qui a guardare dei fuochi d'artificio insieme ai professori, quando potremmo essere nel nostro dormitorio a bere-
Edith rise alla sua battuta -Mi hai tolto le parole di bocca, Klaus-
Rimasero in silenzio per qualche minuto, non sapendo cosa dire, finché lei non spezzò il ghiaccio -In realtà sono stati carini a organizzare tutta la serata-
-Carini?- canzonò Klaus, squadrandola sconcertato -Stai subendo le buone maniere dei Corvonero?-
Edith scoppiò in una risata -Se mai succederà, hai il compito di abbattermi, ci siamo capiti?-
Il biondo sorrise, sollevato nel vedere la sua compagna di Casa ancora con il suo senso dell'umorismo intatto -Ricevuto!-
-Oh, mio dio- sillabò, volgendo lo sguardo verso l'entrata del cortile.
Klaus la seguì con gli occhi, non capendo perché tutta quella sorpresa.
-Scusa- disse, prima di incamminarsi verso Danielle, appena spuntata da dietro l'arco di pietra, al fianco di Elijah Mikaelson. 
Non appena intercettò il suo sguardo le fece cenno di raggiungerla lì vicino, distanti da occhi e orecchi indiscreti.
-Sono guarita!- esclamò con fin troppa enfasi, indicando la sua fronte praticamente come nuova.
La bionda incrociò le braccia al petto e la guardò di sbieco -Lo vedo. Devi dirmi altro? Le tue amiche sono preoccupate e non capiscono il mio sarcasmo-
-Eh?- domandò perplessa -Che sarcasmo?-
-Dai, non essere tanto vaga! Raccontami cos'è successo- supplicò, sedendosi una panchina di legno -Giuro che non giudicherò niente di quello che mi dirai-
Danielle si guardò intorno, circospetta -Più che giudicare, non devi fiatare, ok?-
Edith sorrise maliziosa -Avanti, sputa il rospo-


Qualche minuto prima...
Raggiunsero l'infermeria in silenzio e, anche se non lo dava a vedere, sentiva che la testa iniziava a girarle in modo strano. Per questo, appena entrarono nella sala, andò a sedersi sul primo letto che incontrò.
-Dov'è la signorina Sommers?- domandò guardandosi attorno -Era anche lei nella Stanza delle Necessità?-
Elijah scosse la testa -No, temo sia tornata a casa per le vacanze- spiegò, aprendo i vari cassetti del mobile bianco in fondo alla stanza.
-Se vuole conosco l'incantesimo Vulnera Sanentur- propose Danielle -Non ne ho mai fatto uno, ma credo serva per ferite più profonde-
-Esatto, non va bene per questo genere di ferite- confermò, tornando con delle garze e una fialetta in mano -Serve soprattutto per guarire il torace-
Si sedette accanto alla ragazza e con una garza pulita pulì il sangue in eccesso che ormai era sceso fino al collo della camicia.
Inutile dire quanto Danielle si sentisse a disagio. Sentiva il cuore pulsarle in testa così forte che temeva lo sentisse anche lui. Ripensandoci, però, si rese conto che avrebbe potuto essere colpa della ferita.
-Ehm...- iniziò per rompere il ghiaccio -posso continuare io, se le dispiace-
-No, Danielle- disse con tono irremovibile -Ho come il sospetto di capire il motivo per cui Katherine ti ha fatto questo-
La ragazza questa volta sentì davvero di svenire. E non era a causa del sangue che aveva perso, ma del suo chiaro riferimento alla sua storia passata con la Pierce. Senza contare che ogni volta che la chiamava per nome era come se la sua mente si svuotasse.
-Credo che abbia frainteso- spiegò qualche secondo dopo -Qualunque cosa fosse...-
Il sangue ormai era stato ripulito, ma la ferita continuava a sanguinare abbondantemente. Elijah prese una nuova garza e la fiaschetta, la cui etichetta recitava “cicatrizzante”.
-Per quanto arrogante, aggressiva ed egoista possa essere, Katherine non è affatto stupida. Di questo sono certo-
Quando versò delle gocce di cicatrizzante direttamente sulla ferita, Danielle sussultò leggermente a causa del bruciore che le avevano provocato.
-Si è chiusa?- domandò, sentendo ancora la pelle pizzicarle.
-Non ancora, mi spiace-
Con la garza esercitò un po' di pressione prima di versare altre gocce. 
Danielle cercava di non dare troppo peso alla sua vicinanza, per paura di fare o dire qualcosa di stupido, ma la sfida diventava sempre più difficile. Ormai la ferita si era quasi chiusa del tutto e non poteva più concentrarsi sul dolore. Man mano che i minuti passavano, il silenzio si faceva sempre più opprimente e l'unico suono che si riusciva a distinguere era quello dei loro respiri. Per quanto si sforzasse, adesso i suoi occhi erano incatenati a quelli di lui e pensare razionalmente le risultava impossibile. Lo stomaco era in subbuglio, la mente leggera e il cuore batteva all'impazzata. Qualsiasi cosa sarebbe successa in quel momento, non avrebbe potuto essere evitata.
-Forse ha davvero sempre ragione- sussurrò la ragazza, alternando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra.
-Chi?- chiese Elijah, spaesato.
Danielle non fu più in grado di rispondere. Mossa da un coraggio a lei sconosciuto, si sporse in avanti e si avvicinò al suo volto. Restarono così per qualche secondo, finché non premette le sue labbra contro quelle di lui. Era un bacio casto, innocente se non fosse stato per la particolare situazione, ma da quando le loro labbra si incontrarono, tutto cambiò.
L'iniziativa di Danielle era stata sopraffatta da quella di Elijah, quando le circondò la vita con un braccio e l'attirò a sé, approfondendo il loro contatto. Cosa a cui Danielle non si era affatto opposta, anzi, aveva risposto con un bacio più intenso. Come aveva predetto, infatti, da quel momento in poi tutto era inevitabile. 
Tutto tranne i fuochi d'artificio.
Un botto alle loro spalle, li fece sobbalzare e ritornare immediatamente alla realtà. Danielle si voltò verso la finestra e vide morire le ultime scintille del fuoco d'artificio. Appena un secondo dopo, un altro scoppiò davanti ai loro occhi.
-È mezzanotte?- domandò ancora in trance.
-Sembra di sì- rispose il professore, alzandosi dal letto e affacciandosi alla finestra -Vuoi raggiungere gli altri?- chiese voltandosi di nuovo verso di lei.
La ragazza annuì -Sì, se non le dispiace-
L'idea di restare ancora lì la eccitava e terrorizzava allo stesso tempo.
-Credo tu possa passare alla forma informale in queste situazioni- propose sorridendo e controllando per l'ultima volta la cicatrice sopra l'occhio -Fra qualche giorno sparirà. Le pozioni della signorina Sommers sono eccellenti- 
Lei annuì, incapace di proferire parola, e si limitò a seguirlo in silenzio fino al cortile dove gli altri stavano festeggiando.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** L'imprevedibilità dei fatti ***


 
Alaric Saltzman, professore di Rune Antiche da quasi sette anni, conosceva tutti i corridoi e passaggi segreti del castello come le sue tasche. Proprio in quel momento, infatti, si stava dirigendo nell'ufficio del Preside, dove anche gli altri professori sarebbero arrivati di lì a pochi minuti per salutare Mikael Mikaelson che partiva per una missione con una squadra di ricerca speciale, a cui nemmeno agli Auror era permesso farne parte.
Percorso il corridoio del Gargoyle, arrivò davanti alle scale mobili circolari e pronunciò la classica parola d'ordine -Sorbetto al limone-
Il Gargoyle che si stagliava di fronte a lui, si girò da un lato e le scale nascoste gli si presentarono. Alaric vi entrò e subito iniziarono a salire verso l'ufficio del Preside.
Varcò la soglia e non lo vide come di consuetudine seduto dietro all'ampia scrivania.
-Professor Mikaelson?- lo chiamò, guardandosi intorno, ma nessuno rispose. Forse è nelle sue stanze pensò tra sé e sé -Mikeal?- lo richiamò dopo qualche secondo.
Alaric decise di aspettare qualche minuto, attendendo i suoi colleghi. Percorse con lo sguardo la grande stanza circolare piena di oggetti rari e di ritratti dei presidi antecedenti, in cerca di qualche svago per quell'attesa. Durante la sua ricerca, la sua attenzione fu attratta da un lembo di stoffa che pendeva spiegazzato da dietro una poltrona. Alaric si diresse verso di essa, pensando che Mikael si fosse addormentato, ma quando vide ciò che aveva davanti agli occhi, non poté non trattenere un singulto. Di fronte a lui, il corpo senza vita di Mikael Mikaelson era accasciato sulla grande poltrona, come se stesse davvero dormendo, ma gli occhi azzurri erano spalancati e opachi, privi della scintilla di vita che li caratterizzava.
In quel momento, Enzo e Liz entrarono nella stanza e poterono subito capire che qualcosa non andava.
-Qualcuno è entrato nel castello- li informò Alaric con la voce spezzata.
Gli altri due lo raggiunsero e rimasero senza parole, facendo un passo indietro.
-Oh, buon dio!- esclamò la professoressa Forbes portandosi una mano alla bocca per coprire la sua espressione di disgusto e di sofferenza.
Enzo si avvicinò al cadavere, esaminandolo -È stata opera di una maledizione senza perdono, non c'è dubbio- sentenziò il professore -Non c'è nessun segno di violenza fisica-
-Ma chi avrebbe mai potuto fare una cosa del genere?- esclamò la donna, sentendo un piccolo mancamento di fronte a una scena tanto macabra.
-Praticamente chiunque sia in grado di scagliare un Avada Kedavra e abbia un motivo per farlo- spiegò Alaric -Sapete bene che stava per partire alla ricerca di tracce del Signore Oscuro…-
-Probabilmente qualcuno che serbava rancore nei suoi confronti e che si sia alleato con voi-sapete-chi- concluse la Forbes.
-Dovremmo avvertire i Mikaelson- proruppe Enzo, allontanandosi dal luogo incriminato.
-Per dirci cosa?- intervenne la voce di Elijah -C'è qualcosa che non va?-
I tre professori si scambiarono un'occhiata di complicità.
-Credo che tu debba vederlo, Elijah- suggerì Liz, facendo cenno verso la poltrona.
Elijah la raggiunse e poté vedere ciò a cui gli altri avevano già assistito. Rimase in silenzio per dei lunghi minuti, osservando attentamente il corpo di suo padre. Quegli occhi spalancati innaturalmente erano esattamente gli stessi che lo giudicavano ogni giorno.
-Chi l'ha trovato?- domandò alla fine, rivolgendosi a tutti i presenti.
Alaric fece un cenno -L'ho trovato io. Quando sono arrivato qui era già...-
Liz sospirò tremando -Immagino che vorrai avvisare tua madre e i tuoi fratelli-
Elijah si voltò -Mia madre non si trova da nessuna parte-
Durante il silenzio che seguì, tutti realizzarono lo stesso pensiero.
-Non crederai che sia stata lei?- sbottò Enzo, sbarrando gli occhi.
 
 
Quel giorno tutte le attività furono sospese.
I professori e i fratelli Mikaelson si riunirono in silenzio al tavolo della Sala Grande, dopo aver ordinato a tutti gli studenti di rientrare nelle proprie Case.
La discussione che si tenne fu abbastanza rapida e, sotto un certo punto di vista, fredda. Vennero esposti i fatti così come erano stati recepiti e nessuno, oltre ai quattro docenti che avevano trovato il corpo, osava parlare. Se ne stavano tutti rigidi e in silenzio, come se quello che era appena accaduto non fosse nulla di cui preoccuparsi.
Solo Camille e Rebekah sembravano essere in lutto, mentre si asciugavano le lacrime con un fazzoletto.
Alla fine di tutti i discorsi, sebbene l'idea non convincesse tutti i presenti, il principale sospettato restava la moglie, Esther Mikaelson.
-Per ora aspetteremo a risolvere le questioni burocratiche- ordinò Elijah -Questa sera informeremo gli studenti- si alzò dal tavolo e fece cenno ai suoi fratelli di seguirlo -Scusateci, dobbiamo passare del tempo insieme-
-Sì, certo, non preoccupatevi- disse Marcel -Prendetevi tutto il tempo che volete-
 
 
Quella sera la cena non fu consumata con la comune allegria che di solito aleggiava tra le tavolate. Al posto dei brillanti stendardi delle Case furono esposti dei lunghi drappi si stoffa nera, in segno di lutto, e il solito chiacchiericcio era stato sostituito da un silenzio di tomba.
Gli studenti e i professori mangiarono velocemente e alcuni tornarono direttamente nei propri dormitori.
-Tutta questa storia mi sembra assurda- costatò Bonnie, dando vita ai suoi pensieri -Com'è possibile che la professoressa Mikaelson l'abbia ucciso?-
Jeremy scosse la testa -È terribile quello che è successo, ma è anche vero che tra loro due non scorreva buon sangue-
-Jeremy ha ragione- intervenne Jackson sottovoce -Era risaputo che non sono mai andati d'accordo. E chissà... magari era proprio per questo motivo-
Elena affinò lo sguardo -Vuoi dire che litigando per il loro “orientamento politico” l'ha ammazzato? Mi sembra esagerato, Jack-
-Tu cosa ne pensi, Danielle?- le chiese Davina, attirando la sua attenzione -Pensi che sia vero?-
La ragazza si voltò un attimo per rispondere alla compagna, ma il sguardo fu di nuovo attratto da qualcos'altro -Scusate-
Si alzò velocemente, senza rispondere alle domande dei suoi amici, e uscì dalla sala. Svoltato l'angolo intravide Elijah che imboccava le scale. Corse verso di lui e lo fermò quando ormai lo stava perdendo di vista -Professore!- lo chiamò guardandosi intorno e vedendo che non c'era nessuno nei paraggi -Elijah, fermati-
L'uomo si girò e la vide finché saltava tre scalini alla volta per raggiungerlo.
-Mi dispiace- sussurrò mentre lo abbracciava per consolarlo -È terribile-
Lui lasciò che lo circondasse con le braccia per qualche secondo, poi si allontanò un po' -Sapevo che un giorno o l'altro sarebbe successo- disse a bassa voce -Erano troppo di vedute diverse e troppo testardi-
-Non dire così- lo riprese lei con sguardo serio -Era pur sempre tuo padre e ora chissà dov'è tua madre!-
-Sono certo che si sta godendo il momento- rispose sarcastico.
Danielle storse il naso -Vedo che devi ancora elaborare la cosa... Ti lascio andare ovunque tu stessi andando-
-Grazie- si voltò e fece qualche scalino.
-Elijah- lo chiamò di nuovo, questa volta con voce insicura, fermandolo. Si alzò sulle punte dei piedi e gli posò un veloce bacio sulle labbra, arrossendo. Lui accennò a un sorriso e scomparve sulle scale, lasciandola sola e con la testa tra le nuvole, come ogni volta che si baciavano.
 
 
Anche il mattino seguente, mentre gli studenti erano nella Sala Grande per la colazione, fu annunciato che per quella giornata le lezioni sarebbero state sospese e che sarebbero iniziate il giorno successivo.
Al tavolo dei Grifondoro regnava il silenzio e la tristezza per quel lutto improvviso.
Stefan stava sfogliando la Gazzetta del Profeta che un gufo aveva lasciato cadere sul tavolo e all'improvviso sospirò, stupito.
-Cosa succede, Stefan?- chiese prontamente Caroline, al suo fianco, immaginando già il peggio.
Il ragazzo posò il giornale sul tavolo aperto sulla pagina di cronaca: “Carol Lockwood, Ministro della Magia, scompare in circostanze misteriose.”
Tyler sbiancò, diventando pallido come la sua camicia -C-cosa?- subito prese in mano il giornale leggendo d'un fiato l'articolo -Impossibile!- esclamò preoccupato -Sarei stato sicuramente avvisato se mia madre fosse scomparsa-
-Oh, mio dio!- esclamò Caroline -Come può essere? È terribile- affermò, guardando Tyler.
Stefan ed Hayley, seduti uno accanto all'altro, lessero l'articolo in silenzio e capirono subito che qualcosa di pericoloso, al Ministero e di conseguenza a Hogwarts, stava succedendo.
-Non capisco perché non ci abbiano dato la notizia- sbottò Matt, guardando il suo amico che sembrava uno straccio.
-Sono sicura che sta bene, Tyler- lo consolò la bionda, posandogli una mano sulla spalla. Sapeva che quello che stava dicendo non era vero, ma dopotutto non poteva non cercare di consolarlo.
-No!- esclamò su tutte le furie, attirando l'attenzione su di lui -Non sta bene perché qui sta succedendo qualcosa di grave e noi ne siamo all'oscuro!- batté un pugno sul tavolo -Voglio delle cazzo di spiegazioni!- riprese nuovamente l'articolo, non trovando nulla se non altra preoccupazione.
-Sono sicuro che ci sia una spiegazione plausibile, Ty- cercò di calmarlo Matt.
-Però viene da pensare che questi fatti, l'omicidio e le due scomparse, siano collegati in qualche modo- spiegò Stefan, dando voce ai pensieri di tutti.
Nella pagina successiva, un'altra notizia occupava tutta la facciata: “Eletto Finn Mikaelson a nuovo Ministro.”
-Non ci credo- sbottò Hayley -Non possono eleggere il nuovo Ministro della Magia in così poco tempo. Ci sono un sacco di procedure da svolgere prima e tutto il Consiglio si deve riunire per votare!-
-Forse hanno fatto così in fretta perché Finn era il capo del Quartier generale degli Auror e tutti erano già d'accordo- propose Caroline, pensando che quella potesse essere la scusa più logica.
-Nulla toglie al fatto che la morte di Mikael, una delle persone più influenti, e poi la scomparsa di mia madre siano collegate!-
-Anche Esther è sparita..- affermò Hayley.
-Sicuramente è un complotto da parte di qualcuno che mira ad avere in mano tutto il potere!- Tyler batté nuovamente un pugno sul tavolo -Devo scoprire chi diavolo è stato a rapire mia madre-
Stefan scosse la testa -Mi spiace, Ty. Ma al momento non ci puoi fare nulla. Devi rimanere qui, al sicuro-  
Hayley sorrise di scherno a ciò che aveva appena il ragazzo -È appena stato assassinato Mikael, Esther è sparita. Come puoi dire che questo posto è il più sicuro di tutti?-
-Darsi alla macchia sicuramente non servirà- Alaric li colse di sorpresa, con il volto stanco. Quella notte non aveva dormito, troppo preoccupato per la situazione che si stava creando -Tyler vieni con me, noi due dobbiamo parlare-
 
 
-Bisogna assolutamente prendere qualche provvedimento- stava dicendo Liz Forbes, quando Camille entrò nello studio della professoressa di Incantesimi.
-Scusate il ritardo- disse frettolosamente per poi prendere posto su una sedia, a fianco di Marcel.
Per quel pomeriggio era stata indetta una riunione d'emergenza tra i professori e uno degli esponenti del ministero: John Gilbert. Dopo gli ultimi avvenimenti non potevano non discutere di ciò che sarebbe successo ad Hogwarts. Tra tutte le cose accadute negli anni passati, quella era sicuramente la più terribile. Non solo perché un preside era stato assassinato, ma anche perché la vice preside era scappata, data per fuggitiva e principale sospettata. La vicenda scuoteva gli animi di tutti i professori e degli studenti che cominciavano ad avere paura, a sentire Hogwarts come non sicura.
-Bisogna innanzitutto eleggere un nuovo preside. Non possiamo restare senza una figura di riferimento- Alaric espose chiaramente la sua idea, trovando approvazione tra i colleghi.
Anche John approvò -Consiglio una figura salda, qualcuno con una forte personalità. Niente presidi temporanei. Hogwarts deve riprendere la propria immagine, e per fare ciò, a suo capo, deve esserci una persona stabile, sicura, non qualcuno che forse rimarrà o forse no- suggerì.
Camille scosse energicamente la testa -Come può chiederci di fare questo, adesso?- domandò quasi sconvolta -L'elezione del preside è una cosa che richiede tempo, riflessione. Non è una scelta su due piedi-
-Non ha tutti i torti la signorina Camille- concordò Enzo, fissando gli occhi azzurri e vuoti di Gilbert -Il preside è colui che rappresenta la scuola-
John Gilbert si alzò in piedi, mettendosi nel mezzo della stanza, con gli occhi fissi su di lui -Se non votate ora, questa scuola darà un'immagine debole. Gli alunni e i genitori sono spaventati da quello che sta accadendo qui e nel governo. Se non prendete adesso in mano la situazione presto non avrete alcun mago a cui insegnare, perché tutti si saranno ritirati. Ed Hogwarts cadrà in basso-spiegò con convinzione. Si diffuse un chiacchiericcio tra i vari professori: chi la pensava come lui e chi non.
-Non daremo Hogwarts in mano ad una persona chiunque!- esclamò deciso Alaric.
-Non sarà una persona chiunque a prendere in mano la situazione- spiegò John Gilbert sfoderando un sorriso che diceva tutto -Ho elaborato una strategia per far sì che la scuola si riprenda da questo scandalo-
Tutti improvvisamente si azzittirono, incuriositi dalle parole pronunciate così solennemente dal Ministro. Ma in quel momento l'attenzione si spostò sulla porta, che rivelò Elijah Mikaelson -Scusatemi, non ce l'ho fatta ad arrivare prima. Ho dovuto sistemare delle cose con i miei fratelli- spiegò.
-Lui è la nostra soluzione- spiegò John Gilbert, avvicinandosi al Mikaelson -Complimenti, Elijah. Pare che diventerai il nuovo preside di Hogwarts-

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Il Marchio Nero ***


Il quattro gennaio, due giorni dopo il presunto assassinio di Mikael Mikaelson, la vita degli studenti di Hogwarts era tornata alla normalità. Quella mattina, infatti, avrebbero ripreso le lezioni, i compiti e tutti gli allenamenti di Quidditch.
La prima ora di lezione passò relativamente in fretta per gli studenti del sesto, quell'anno particolarmente interessati alle lezioni di Pozioni. Non si poteva dire lo stesso, però, di Difesa. Per loro, come ogni anno, insieme a Trasfigurazione, era la materia più pesante e impegnativa. E questo era probabilmente dovuto ai due insegnanti che pretendevano molto, Esther ed Elijah Mikaelson.
-Chi credete prenderà la cattedra di Trasfigurazione adesso?- domandò Elena, scendendo le scale insieme ai suoi compagni di corso.
Dopo la proclamazione del nuovo Preside, infatti, quell'argomento non era ancora stato toccato e alcuni studenti, principalmente di Corvonero, iniziavano a preoccuparsi.
-Non è certo un mio problema, Gilbert- canzonò Edith, costretta a trascorrere le sue ore con lei -Più tempo passa senza un supplente, meglio è!-
Bonnie sbuffò sonoramente -Ti sembra il caso di parlare così? La professoressa è scomparsa...-
-Certo, ed è anche ricercata per omicidio- puntualizzò la bionda -Quindi scusa se non mi preoccupo più di tanto-
-Io non credo sia stata lei- intervenne Danielle, dando voce ai suoi pensieri -Se così fosse, non sarebbe scappata e attirato tutte le accuse su di lei-
Davina annuì -Anche io la penso così... E poi la professoressa Mikaelson era così una brava persona che non riesco nemmeno lontanamente a immaginare che abbia potuto uccidere qualcuno. Suo marito, tra l'altro-
La campana che segnava l'inizio dell'ora successiva suonò e le riportò alla realtà, accorgendosi di quanto tardi fosse.
-Cavolo!- esclamò Caroline ad alta voce, a qualche passo dietro di loro -Arrivare in ritardo alla prima lezione tenuta dal nuovo Preside non mi aiuterà affatto... Io e Difesa Contro le Arti Oscure non andiamo per niente d'accordo!-
Le ragazze presero a correre per l'ultima rampa di scale che le separava dall'aula di Difesa e in un paio di minuti furono sedute sui banchi, dove Matt e Tyler le guardarono ridacchiando per essere state rimproverate.
Elijah Mikaelson, il neo-eletto Preside di Hogwarts, era in piedi davanti alla cattedra e sfogliava uno dei suoi libri.
-Bene- disse, chiudendolo con un tonfo e appoggiandolo sulla cattedra dietro di lui -Oggi riprenderemo un incantesimo di difesa dell'anno scorso, che reputo sia il più importante e potente, se fatto come si deve, ma anche il più difficile- spiegò, osservando alcuni studenti seduti in prima fila -L'incanto Patronus-
La classe non poté fare a meno di lamentarsi sottovoce, ognuno con il suo compagno di banco, illusa che ormai quel capitolo fosse chiuso.
-Signorina Bennett,- chiamò il professore, incamminandosi verso le ultime file dell'aula -ricorda alla classe quali sono le conseguenze di essere attaccati da un Dissennatore-
Bonnie, da buona Corvonero che era, rispose prontamente -Un Dissennatore attacca per succhiare la linfa vitale, per così dire, dalla sua vittima affinché quest'ultima resti senza vita-
Elijah annuì, spostando lo sguardo sulla studentessa accanto alla Bennett, Danielle, e sfoderando per un istante un accenno di sorriso.
Danielle, dal canto suo, non sapeva nemmeno cosa stava succedendo intorno a lei. Aveva intuito che si parlasse di Dissennatori e Patronus dalla voce distante della sua compagna di banco, ma era come se si trovasse all'interno di una bolla sfocata, il cui unico punto nitido era la figura di Elijah Mikaelson, che camminava per la stanza facendo domande che lei in quel momento non capiva. Era la prima volta, infatti, che assisteva a una sua lezione da dopo la sera di Capodanno e, per quanto anche prima riusciva a perdersi nella sua voce, adesso l'effetto era quadruplicato.
-Danielle- mormorò Bonnie, dandole una gomitata sulla spalla -Sveglia!-
La ragazza sussultò sulla sedia e scosse la testa, tornando alla spiacevole realtà.
Intanto il professore continuava a fare domande agli alunni, che risposero immediatamente e perfettamente.
-Perfetto- continuò -Ora passiamo alla pratica. Mettete via libri e pergamene, e quando dirò il vostro nome, venite qui- ordinò, avvicinandosi ad un grande baule chiuso da molti lucchetti e serrature.
All'improvviso si sentì un bussare alla porta e tutti si voltarono per vedere chi stesse entrando.
-Scusi, professore- cominciò la voce di Damon Salvatore -Potrei parlare per un momento con Danielle-
Edith, l'unica a sapere cosa stava succedendo alla Corvonero, la guardò con apprensione mentre anche lei le riservava uno sguardo stralunato. Che Damon ne fosse a conoscenza?
-Non dovresti essere a lezione?- chiese a sua volta Elijah, preso per un momento in contropiede.
Damon si schiarì la voce -Ho l'ora buca- mentì spudoratamente -È importante-
Il professore sospirò e fece cenno alla ragazza di andare, fulminando il Salvatore.

Danielle si chiuse la porta alle spalle, perdendosi per un attimo nei suoi occhi azzurri -Ehi, ciao...- lo salutò con fin troppa tenerezza, pentendosene all'istante.
Lui, però non lo notò e iniziò subito a spiegarle il perché della sua visita inaspettata -Ascolta, mi dispiace per quello che ti ho detto prima di Natale. Sono stato un imbecille, davvero!-
La ragazza storse il naso. Di certo si aspettava una cosa del genere, ma non un discorso di scuse ben costruito da un Serpeverde.
-... ok- rispose atona.
-No, no, lasciami finire- continuò lui, probabilmente ingoiando tutto il suo orgoglio -Durante queste vacanze ho pensato a... noi e sono arrivato alla conclusione che è stato un errore dire quelle cose. Quindi speravo che potessi dimenticarle e ricominciare da zero-
Danielle rimase a bocca aperta, presa alla sprovvista da tanto sentimentalismo e balbettando qualche sillaba.
-Allora?- la esortò, sulle spine.
Lei sospirò, dopo aver trattenuto il fiato per tutta la durata del suo discorso -Damon, sono davvero colpita, ma... ecco, ci ho pensato anche io in questi giorni- mentì, cercando una scusa plausibile ed evitando il suo sguardo -e ho realizzato che mi serve del tempo per pensare... e da dedicare a me stessa, allo studio e... ehm, alle amiche. Capisci?-
Damon la squadrò da testa a piedi, rimanendo senza parole e sentendo una fiamma salirgli per la gola per farlo esplodere.
-Mi dispiace, ma non posso tornare indietro- aggiunse, pensando che così avrebbe capito che non aveva intenzione di tornare da lui. Effettivamente quelle parole, a Hogsmeade, l'avevano ferita parecchio, anche se lei non l'aveva mai dato a vedere più di tanto, e un discorso di due minuti non le avrebbe certo fatto dimenticare tutto su due piedi -Mi dispiace- ripeté.
Damon affinò lo sguardo e contrasse la mascella, capendo che niente di quello che gli aveva detto era vero. Per qualche motivo gli stava mentendo e lui l'aveva già capito.
-Lui chi è?- domandò con un filo di voce, quasi sibilando tra i denti.
Danielle indietreggiò automaticamente di qualche passo, spaventata dalla sua reazione -Prego?-
Damon le si avvicinò, non permettendole di voltargli le spalle e tornare in classe -Ti ho chiesto chi è lui-
-Nessuno, Damon- rispose con la voce tremante, spostando le mani in avanti in segno di difesa.
-Non prendermi per il culo, Danielle. Ho capito che mi stai raccontando una palla, ma almeno abbi la decenza di dirmi di chi si tratta-
La ragazza si trovò con le spalle al muro e la figura imponente di Damon che la sovrastava -Smettila, Damon. Ti sto dicendo la verità!-
Il Serpeverde le strattonò un polso, portandosela più vicino -Chi è?- chiese questa volta a voce alta, tanto da far voltare alcuni ragazzi che passavano qualche corridoio più in là.
-Smettila!- si lamentò lei, cercando di divincolarsi -Mi fai male! Mollami subito-
-LUI CHI È?- sbraitò, mollando la presa dal suo braccio e spingendola via.
Danielle represse un singhiozzo, non voleva dimostrarsi inferiore -Non importa chi è, Damon! Importa solo chi non sei tu-
Quelle parole furono per lui come il più affilato dei coltelli. Tanto da non accorgersi che la porta dell'aula, di fronte a lui, si era spalancata e il professore, con il resto della classe alle spalle, lo stava guardando perplesso, probabilmente allarmato dalle sue urla.
Damon non perse un attimo e, dopo aver riservato uno sguardo d'odio alla ragazza, si voltò e scomparve sulle scale.
Elijah osservò Danielle, sospirando nel vederla tutta intera -C'è qualche problema?-
Lei negò con la testa ed entrò velocemente nell'aula, evitando lo sguardo di tutti.
Di certo non sarebbe stato facile per lei evocare un Patronus in quelle condizioni. Per il resto della lezione, infatti, rimase seduta nell'ultima fila di banchi, osservando i suoi compagni evocare, o cercare di evocare, i loro Patronus come un'automa.
Al suono della campana restò ancora seduta, scusandosi con le sue amiche perché le avrebbe raggiunte dopo qualche minuto per il pranzo. Quando fu la sola studentessa rimasta, si alzò e si avvicinò alla cattedra.
-Hai sentito?- domandò semplicemente, facendo per sedersi su uno dei primi banchi.
Elijah annuì e le fece cenno di seguirlo. Salirono le scale di marmo bianco in fondo alla stanza ed entrarono nel piccolo ufficio che c'era dietro la porta.
-Beh, quindi avrai anche capito quanto abbia voglia di lanciargli una maledizione senza perdono, no?- continuò la ragazza, sdrammatizzando la situazione, mentre lui appoggiava la giacca su una sedia e allentava il nodo alla cravatta.
Elijah sembrava non darle molto ascolto -Vuoi parlarne?- le chiese serenamente.
Lei scosse la testa -Non c'è nulla da dire... Potrà insistere quanto vuole, ma non gli dirò mai niente. Non preoccuparti- aggiunse, appoggiandosi alla scrivania al centro della stanza.
-Non sono preoccupato che tu dica qualcosa, Danielle- le disse, voltandosi verso di lei -Sono preoccupato di come ti senti. Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo-
-Sopportare?- ripeté perplessa -Se solo mentire per stare con te è quello che devo fare, non posso chiedere di meglio-
Elijah sorrise, sistemandole un ricciolo uscito dalla treccia -Vorrei solo poter avere più tempo da dedicarti-
Danielle sorrise a sua volta, appoggiando le braccia sulle sue spalle e attirandolo verso di sé -Ce l'hai adesso-
-Non vorrei privarti del tuo tempo per il pranzo- si scusò, continuando a guardarla negli occhi.
Lei esplose in una risata cristallina -Che scusa è mai questa?- chiese ancora ridendo, ma trovandosi all'improvviso impegnata a ricambiare un bacio inaspettato.
Come quella sera in infermeria, la mente di Danielle si svuotò completamente, facendosi leggera come non mai e lasciando che il proprio corpo assecondasse ogni sua mossa.
Questa volta non ci fu nessun fuoco d'artificio a fermarli dopo pochi secondi, così la situazione si fece molto focosa in men che non si dica.
Danielle si era ritrovata, in un momento di lucidità, intenta a sfilare quella cravatta fastidiosa e a sbottonare con mano esperta i primi bottoni della camicia, stupendosi di tanta agilità in un momento simile. Elijah, d'altra parte, non aveva esitato ad approfondire il loro contatto, passando un braccio attorno alla vita della ragazza per stringerla a sé. Come se temesse che avrebbe potuto scappare da un momento all'altro. Ma lei, stanca di impegnarsi a slacciare quella camicia, in un impeto di frenesia, prese i due lembi di stoffa e li tirò con forza, probabilmente facendo saltare due o tre bottoni, e la fece scivolare via lungo le sue braccia. Inutile dire che quello stato li faceva agire istintivamente, come se fossero un'altra persona.
Ma fortunatamente Elijah riusciva ancora a pensare lucidamente, al contrario della ragazza che si sentiva isolata dal mondo, e allungando un braccio prese la bacchetta dalla tasca della sua giacca e chiuse magicamente a chiave la porta, cosa a cui lei non avrebbe mai pensato. In quel momento, infatti, realizzò quante volte aveva già compiuto quel gesto per proteggersi da occhi indiscreti mentre era con Katherine.
Danielle abbassò istintivamente lo sguardo sulla bacchetta che veniva posata sul tavolo lì accanto e i suoi occhi caddero in un tatuaggio sul suo braccio sinistro. Un tatuaggio che più propriamente veniva chiamato marchio nero.
La ragazza lo allontanò un poco, posandogli le mani sul petto e fissandolo intensamente.
-Ok, questo me lo devi spiegare- ordinò con voce ferma, non più alterata dal trasporto di poco prima, indicando il suo braccio.
Elijah chiuse gli occhi per un momento, pensando a come spiegarle tutto nel modo più semplice e diretto -Si tratta di quello che pensi- disse cautamente -Ma non ha il significato che pensi-
Danielle lo esortò a continuare con uno sguardo, cercando di non lasciarsi ipnotizzare dal suo petto nudo, perché sapeva che se l'avesse fatto non avrebbe ascoltato una parola.
-Ho dovuto farlo per poter sopravvivere. Non mi è stata data una possibilità di scelta. A quel tempo, ero all'ultimo anno di scuola, il Signore Oscuro era visto come una leggenda... un mito, e molti studenti di Serpeverde furono costretti da “un'entità superiore”, la chiamavano, a sottoporsi al rituale di essere marchiati-
Danielle pendeva dalle sue labbra ascoltando quella storia -E tu eri uno di quelli?-
Elijah annuì, colpevole -Per questo non ho potuto scegliere... O la vita, o il marchio-
-Ma... ma la tua famiglia lo sa?-
Lui annuì di nuovo -Certo, ma sanno anche che non ha alcun significato per me. Per alcuni, invece, ha avuto un'importanza tale da sconvolgere e rovinare le loro vite, trasportati dalla brama di questo presunto potere. Ma in realtà si tratta solo di un tatuaggio, perché per me non è niente di più-
Danielle abbassò lo sguardo -Mi dispiace aver dubitato- ammise, pentita -È che nei libri se ne parla come un segno di male e di morte, e anche a tu a lezione lo dicevi, quindi pensavo che fosse-
-Hai fatto perfettamente bene a pensarlo- la interruppe -Ormai l'Oscuro Signore è solo un brutto ricordo, ma in passato era la realtà. E quella realtà uccise migliaia di maghi, Mezzosangue e Babbani, e questo marchio me lo ricorderà per tutta la vita-
Danielle si alzò e andò ad abbracciarlo, perché in quel momento sembrava davvero pentito di quello che aveva dovuto fare -Ho capito- disse semplicemente -Sei stato costretto a subire una tortura del genere solo per degli ideali di alcuni pazzi esaltati, quindi non devi sentirti in colpa. Io ti credo- affermò, guardandolo negli occhi per essere sicura che le credesse.
Gli passò le braccia attorno al collo, alzandosi sulle punte dei piedi, per stampargli un dolce bacio sulle labbra. E come se fosse stato lanciato un incantesimo, di nuovo le loro menti si svuotarono, e i protagonisti di quella stanza non erano più i maghi oscuri, la morte o il passato, ma solo loro due.

-Alleluja!- esclamarono insieme Elena e Bonnie.
-Ce ne hai messo di tempo- continuò quest'ultima, masticando quella che doveva essere torta di mele -Per fare quello che stavi facendo...- lasciò intendere che desiderassero una spiegazione.
Danielle sbuffò, pensando a qualcosa su due piedi -Non mi sentivo molto bene. Sono passata in camera a riposare un paio di minuti-
La Gilbert le sorrise apprensiva -È per via di quello che ti ha detto Damon?-
La mora colse la palla al volo, approfittando di quell'insinuazione, che in realtà, più che dispiacerla la faceva infuriare -Proprio così- mentì spudoratamente, sentendosi un po' in colpa -Non mi aspettavo una scenata del genere-
-Ti abbiamo tenuto della zuppa- intervenne Davina, porgendole la scodella ormai fredda.
Ringraziò e la mangiò avidamente, trangugiando ogni cucchiaiata e rischiando di ingozzarsi quando vide l'espressione sorniona di Edith Grant, seduta al tavolo dei Serpeverde che sghignazzava sotto i baffi. Chissà perché lei capisce sempre tutto? Si domandò mentre si asciugava la bocca e tossicchiava. E per aggiungere carne al fuoco, in quel preciso momento, entrò nella Sala Grande anche Elijah, che non riuscì a non lanciare un'occhiata al tavolo dei Corvonero.
Danielle, dopo aver abbassato volutamente la testa per evitare di diventare paonazza, tornò a guardare Edith, trovandola ancora più divertita e, sotto un certo punto di vista, soddisfatta.
-Ragazze, sono già esausta!- si lamentò Elena, stiracchiandosi le braccia -Abbiamo iniziato solo da un paio d'ore e già ci hanno riempito di compiti-
Bonnie annuì -Infatti... dobbiamo scrivere un tema di 30 centimetri sui vari utilizzi della pietra lunare per giovedì ed esercitarci con gli incantesimi evanescenti per dopodomani!- spiegò a una silenziosa domanda di Jeremy.
-Per non parlare che oggi pomeriggio ci sono gli allenamenti di Quidditch- rincarò la dose Danielle, pensando a quando avrebbe avuto il tempo di fare i compiti e studiare.

-Non vieni a Rune Antiche?- le chiese Rebekah mentre uscivano dalla sala.
-Ti raggiungo subito. Vai pure con Matt- le disse sbrigativamente.
Rebekah sospirò -Ok, Edith, ma ti ho già detto che ti comporti in modo strano ultimamente...- le fece notare per l'ennesima volta.
-Certo, certo sto complottando contro il mondo- la liquidò scherzosamente e facendola ridere.
-Va bene, ci vediamo al patibolo allora- la salutò, riferendosi come di consueto all'ora di Rune Antiche.
Edith attese accanto all'entrata della Sala Grande finché non vide una testa castana spuntare in mezzo ai Corvonero. Le andò in contro e, con fare poco gentile, la rubò alle sue compagne.
-Bene, bene- iniziò con un sorrisino beffardo -Non ti sei risparmiata, eh?-
Danielle le tirò un amichevole pugno sulla spalla -Da quanto siamo diventate così intime?-
-Da quando la tua vita scolastica è diventata così interessante!-
-Dacci un taglio, Edith- la rimproverò cercando di risultare offesa -Io non ti scoccio mai con le tue cose e... Klaus- buttò lì sulla difensiva.
La bionda non se la prese troppo -Questo perché non me lo chiedi-
-Bene, allora! Neanche tu ti risparmi mi sembra-
-Certo che mi risparmio!- esclamò stizzita -Anche se per poco ancora- aggiunse poi con il suo solito tono furbo, facendole scoppiare a ridere in mezzo al corridoio.
-Come mai così allegra, Serpeverde?- interruppe la voce di Stefan Salvatore alle loro spalle -Un evento raro da queste parti...-
Edith sfornò un sorrisino tirato, cercando di risultare educata, ma non riuscendo a reprime re il suo sarcasmo tagliente -Anche tu sembri di buon umore, Salvatore. Strano, dato la tua recente rottura con l'adorabile Elena Gilbert- disse maliziosa -Pensavo che il vostro fosse un amore epico, o no?-
Danielle le riservò un'occhiata torva. Non la sopportava quando faceva così.
-Ma vista la tua nuova accompagnatrice posso dedurre che tu ti sia ripreso in fretta- continuò, rincarando la dose e squadrando Caroline da dietro la spalla del ragazzo -Forse Elena farebbe davvero bene a seguire il tuo consiglio e andare a trovare tuo fratello per tirarsi su di morale-
Stefan la fulminò -E tu come sai queste cose?-
-Le voci circolano, Stef- spiegò con disprezzo -A Hogwarts nulla è segreto-
Detto ciò, si voltò con teatralità e scomparve tra gli studenti nel grande corridoio.
-Seriamente, Danielle- iniziò Caroline con un diavolo per capello -Non capisco come tu faccia a frequentare una tipa del genere-
-Me lo chiedo anch'io quando si comporta come una tale stronza- sbuffò, roteando gli occhi.
-Le hai detto tu di Damon?- domandò il ragazzo, ancora furente per i commenti taglienti della Serpeverde.
La Corvonero scrollò le spalle -Ne sento parlare per la prima volta-
Caroline scoppiò dalla rabbia -Davvero non capisco perché quelle maledette Serpi ci odino così tanto! Che diavolo hanno contro di noi? Eppure non sono così perfidi con voi o i Tassorosso- esclamò rivolgendosi alla mora -Un giorno mi intrufolerò in quelle schifose e puzzolenti segrete e commetterò un omicidio di-
-Ok, ok!- la fermò Danielle, costretta ad urlare per coprire la sua voce -Andiamo in classe prima che qualcuno senta le tue minacce e ti rinchiuda ad Azkaban-
-Non mi aspetterei niente di diverso visto che adesso il preside è il professore della loro Casa! Avranno una vita ancora più facile, quelli là-
-Ehi!- intervenne la ragazza automaticamente, colpita da quell'affermazione -La tua è un'accusa bella e buona-
Care spalancò gli occhi, confusa -Stai prendendo le loro parti? Pensi che lui non li agevolerà in tutti i modi possibili?-
Danielle si schiarì la voce, cercando di risultare più naturale possibile -Certo che no, Care... Volevo dire che se ti sentissero dire una cosa del genere, potresti passare per grossi guai-
Stefan era rimasto in silenzio, probabilmente ancora scosso dalle parole di Edith, che lo avevano ferito profondamente.
-Vado a lezione- spiegò quest'ultimo, incamminandosi.
-Ehi, Stefan! Ci vediamo all'allenamento?- chiese Caroline prima che sparisse inghiottito dagli studenti.
-Certo, Caroline-
Danielle aggrottò le sopracciglia -Da quando giochi a Quidditch?-
-Da mai- ammise la bionda con un sorrisino colpevole.
-Non mi dire che vai ad assistere agli allenamenti!- concluse in quell'esatto momento -Caroline Forbes ai piedi di un ragazzo... Questa sì che è una novità!-
La ragazza ridacchiò, arrossendo un po' -Non dirlo a nessuno, Danielle... Per favore-
Lei annuì -Beh, immagino che ti vedranno tutti una volta là, no?-
Caroline sembrò cadere dalle nuvole -Non ci avevo pensato-
Si scambiarono uno sguardo stupito e risero sommessamente.
-Ah, l'amore!- esclamò la Corvonero, prendendo l'amica a braccetto e avviandosi al quinto piano, dove il professor Saltzman, con molte probabilità, le stava già aspettando.

Se la scuola continuava, nonostante gli ultimi tragici avvenimenti, anche i tornei Quidditch non potevano essere di meno. Le sessioni di allenamento erano sicuramente state ridotte: uno dei primi emendamenti che Elijah Mikaelson, il nuovo preside di Hogwarts, aveva emanato, era stato quello di garantire sicurezza agli studenti. Dunque gli allenamenti erano strettamente sorvegliati da professori e talvolta da Auror, inviati su richiesta dal governo, che controllavano che gli studenti rispettassero gli orari prestabiliti e rientrassero nel castello entro il coprifuoco.
Quel giorno Edith uscì dal castello accompagnata, oltre che dalla squadra, da Alaric Saltzman e da Marcel Gerard, allenatore che coordinava tutte le squadre. In quei giorni la ragazza era preoccupata. Non aveva più visto Rebekah, Kol e Klaus. Il giorno prima avrebbe voluto chiedere ad Elijah dove diavolo fossero finiti i fratelli, ma non ne aveva avuto il coraggio, non voleva disturbarlo con tutto quello che doveva fare. Probabilmente il giorno dopo avrebbe chiesto a Danielle di farle un favore.
-Preoccupata, Grant?-
La bionda si voltò, facendo svolazzare i capelli -Cosa? Ah, no. Stavo solo pensando- rispose a Damon.
Anche lui non aveva una bella faccia. Da quanto ne sapeva aveva appena ricevuto un due di picche da Danielle. Non poteva biasimarla, anche Edith trovava più attraente Elijah che il Salvatore, ma non poteva non fargli pena.
-Mi dispiace per quello che è successo con Danielle- si affrettò a dire, mentre ormai raggiungevano gli spogliatoi. Il ragazzo lasciò cadere la borsa davanti all'ingresso di quello maschile, dove la squadra era appena entrata.
-Grant! Salvatore!- urlò Marcel entrando in campo -Muovete quei culi, l'allenamento comincia tra cinque minuti-
-Sì!- urlarono di risposta entrambi.
Damon tornò a guardare la ragazza -Spero solo che abbia preso la giusta decisione-
-Sa quello che fa, Danielle è in gamba- affermò Edith, sicura di ciò che stava dicendo.
-Togliamoci queste facce da funerale- alzò gli occhi al cielo com'era solito fare, per poi frugare nelle tasche del mantello -Quasi dimenticavo. Ieri mattina Klaus mi ha detto di darti questa- porse una busta chiusa con un sigillo rosso -Figo, no?-
La ragazza non aveva parole, se la rigirava tra le mani, ansiosa di aprirla e leggere ciò che c'era dentro -Io vado dentro Damon. Di agli altri che probabilmente ritardo-
Non aspettò una risposta da parte del ragazzo, prese la borsa e corse dentro lo spogliatoio femminile, dove non c'era nessuno.
Si sedette su una panchina e ruppe il sigillo, prendendo la lettera tra le mani. 

Edith,
mi dispiace lasciarti così, solamente con una lettera in mano, ma non posso fare altro.
Sono partito con Rebekah e Kol. Dopo la morte sconvolgente di Mikael, Elijah ha chiesto a me e ai miei fratelli di tornare a casa, almeno finché le acque non si saranno calmate. Cercherò di tornare il prima possibile.
Non posso dire che non mi mancherai. Quando mi volterò e non vedrò la tua testolina bionda seguirmi sicuramente mi sentirò un po' perso. Spero di rivederti al più presto, il tuo sorriso già mi manca.
Tuo, Klaus.

Il cuore di Edith mancò di un battito. Quella lettera era praticamente una dichiarazione, no? Rilesse la lettera nuovamente, sentendo il cuore sciogliersi. Aveva una gran voglia di vederlo ora. Se non era mai stato esplicito nel rivolgere i suoi sentimenti... beh, ora lo era stato. Per Niklaus Mikaelson forse quello era il modo meno imbarazzate per dichiararsi. Posò quel pezzo di carta che avrebbe sicuramente conservato per sempre sulle gambe, per poi controllare se dentro la busta c'era altro, ma non vi trovò niente.
-Edith Grant! Fuori dallo spogliatoio, muoversi- sentì Alaric Saltzman chiamarla dalla porta.
La ragazza si alzò riluttante, nascondendo la lettera nella tasca interna del mantello invernale -Arrivo- rispose lei, cambiandosi.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Decisioni importanti ***


-Quando torniamo?-
-Non lo so, Bekah- rispose Kol, disteso sul divano del soggiorno di un loft, al quinto piano di un palazzo, nella City di Londra.
Ormai erano lì da una settimana. Le lezioni ad Hogwarts, erano state riprese, Elijah era a tutti gli effetti diventato preside, tutto era tornato nella normalità. Eppure loro dovevano stare lì per "precauzione".
Niklaus guardò fuori dalla finestra, perdendo lo sguardo tra le nuvole gialle di quel fantastico tramonto che quella città gli offriva -Strano, ma voglio tornare anch'io in quella stupida scuola- ammise, quasi sussurrando.
Rebekah rise -Per seguire le lezioni? O per parlare ad Edith?-
Il fratello maggiore la fulminò con lo sguardo.
-Molto romantica quella tua ultima lettera. La ragazza si sarà sciolta leggendola- sorrise, quasi intenerita.
In quel momento Finn entrò nell'appartamento, appoggiando la valigetta ai piedi del tavolo -Buonasera, fratelli- li salutò, versandosi poi del vino rosso in un calice -Volete del vino?-
Tutti e tre rifiutarono l'offerta.
-Quei musi lunghi sono dovuti a...?- domandò, guardandoli interessato e sedendosi nel divano di fronte a quello dove stava Kol -Non mi direte che vi manca già scuola-
Rebekah si sedette di fianco con fare annoiato -Non possiamo tornare? Qui non sappiamo cosa fare-
Finn sbuffò, aveva risposto a quella domanda troppe volte -Sarebbe ora che io vi dicessi di sì, cosa dite?-
Il volto dei tre si illuminò.
-Contatterò Elijah, vedrò cosa ne pensa- bevve un sorso di vino, abbracciando la sorella -Ci dispiace avervi tenuto qui, ma faceva parte del piano. Sarebbe stato troppo evidente sennò-
-Cosa?- domandò Klaus, avvicinandosi anche lui al divano.
Finn fece spallucce -Capirete- scosse la testa bevendo anche l'ultimo sorso -Tenete le valigie preparate. Scrivo un gufo ad Elijah sperando che risponda entro domani-
Kol si alzò, mettendosi a sedere, eccitato -Quindi se risponde positivamente entro dopodomani potremmo ritornare!- esclamò sorridendo.
-Mi raccomando però, fate finta di portare il lutto- Finn fece l'occhiolino -E altre cazzate varie, ovviamente-


Percorreva le scale della torre di Astronomia, quasi correndo, aveva così tanto lavoro da fare e così poco tempo. Dannazione anche ai suoi fratelli. Finn gli aveva mandato un gufo al quale aveva risposto subito. Almeno avrebbe avuto Klaus al suo fianco. Un'ottima spalla su cui contare sempre. Perso tra i mille pensieri si accorse che aveva preso la strada sbagliata. Infatti si stava dirigendo nel suo vecchio ufficio, quello del professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Fece ritroso, tornando sulla via principale, fino a finire davanti alla porta del suo ufficio -Liquirizia Fritta- pronunciò.
Entrando vide che c'era qualcuno che lo aspettava seduto sulla sedia davanti alla scrivania piene di scartoffie -Enzo, che piacere averti qui- sorrise -Come mai da queste parti?-
Lui fece spallucce -So che cercavi qualcuno che potesse ricoprire il posto di tua mamma... per quanto riguarda i ragazzi di Corvonero, intendo-
Elijah annuì, sedendosi sulla poltrona che trovava, a dirla tutta, alquanto scomoda -Sì, vero. Pensavo proprio a te come suo successore. Carismatico, intelligente, ficcanaso-
Enzo sorrise alla battuta del nuovo preside di Hogwarts -Ti vedo di buon umore. Come mai?-
Elijah sorrise tra sé e sé, andando con la mente all'incontro che aveva appena avuto con Danielle, ma di certo non poteva permettersi di dirlo al suo collega -I miei fratelli tornano domani- sviò la sua risposta -Sarà un po' una scocciatura averli di nuovo tra i piedi, ma non posso dire di non essere contento di rivederli- replicò alzando gli occhi al cielo -Riporterò per iscritto quello che ci siamo detti, Enzo. Ora ho altro da fare, se non ti dispiace- indicò una pila di fogli alta almeno dieci centimetri. Non fece in tempo a finire la frase che in ufficio entrò Alaric Saltzman -Mi sa che invece non farò nulla anche oggi-
Alaric salutò con un cenno Enzo, che se ne stava andando, per poi rivolgersi al neo-preside di Hogwarts -Preside Mikaelson-
-Alaric, chiamami Elijah, ti prego- alzò gli occhi, infastidito da tutta quella riverenza nei suoi confronti. Dopotutto era sempre un loro collega -Cosa devi dirmi?-
Il professore si sedette davanti alla scrivania -Si tratta di Lockwood, Tyler Lockwood. Continua a dire di volersene andare, di voler stare a casa da solo. Come sai bene il padre è morto anni fa e la madre ormai è sparita da alcuni giorni e non si sa ancora nulla-
-Quindi?- domandò Elijah non sapendo dove voleva andare a parare.
-Ha bisogno di noi, il ragazzo. Sta superando un momento difficile- affermò Saltzman -Sta cercando di farmi firmare alcune carte per la sospensione. Ma non le firmerò mai, lui è un bravo ragazzo- affermò, sapendo che se non fosse rimasto lì il ragazzo, quanto testardo era, si sarebbe cacciato nei guai in qualche modo o nell'altro.
Elijah ci pensò a lungo, valutando tutte le possibilità che aveva. Sicuramente una testa calda Grifondoro era meglio averla sott'occhio che libera -Sì, certo Alaric. Posso capire il duro momento che il ragazzo sta passando. Sono sicuro che sia i docenti che gli studenti sapranno come comportarsi in questa occasione- affermò, cercando di non lasciar trasparire il suo disinteresse -Non farò nulla che possa favorire la sua partenza del castello, stanne certo-


Durante la cena, come al solito gli studenti si riunirono e si gustarono il fragoroso banchetto prima di tornare nei loro dormitori e di andare a letto. Finché i dolci comparivano magicamente al centro delle lunghe tavolate, Elijah Mikaelson si alzò dalla sontuosa sedia dorata su cui tutti i presidi di Hogwarts sedevano durante i pasti, e richiamò l'attenzione di tutti gli studenti, schiarendosi la voce.
-Buonasera a tutti- iniziò con il solito timbro pacato ed educato -Prima che vi dirigiate nei vostri dormitori, vorrei fare un annuncio... Come ben sappiamo, dati gli ultimi tragici avvenimenti, la cattedra di Trasfigurazione, da anni appartenuta alla professoressa Mikaelson, si trova ora vacante. Ma voglio che sappiate che la ricerca di un valido sostituto è già iniziata e al più presto verrà nominato il nuovo insegnante. Per quanto riguarda la Casa di Corvonero, invece, rimasta senza un professore che possa fare da loro mentore in caso di necessità, dico non preoccuparsi. È mio onore annunciarvi che il docente di Pozioni s'incaricherà di assolvere questo compito negli anni a venire-
Sebbene l'atmosfera non fosse una delle più allegre in quei giorni, un grande applauso e dei gridolini eccitati femminili si levarono dal tavolo dei Corvonero.
-Fantastico!- esclamarono alcuni studenti -Potremo violare il coprifuoco senza problemi-
-Infatti! Enzo non farà storie!- dicevano altri.
-Altroché, farà festa con noi- aggiunse una ragazza.
-Peccato- si lamentava Caroline al tavolo di Grifondoro -Sarebbe piaciuto anche a me avere Enzo!-
Hayley ridacchiò alla sua affermazione -Effettivamente ha un gran fascino, l'uomo-
Entrambe iniziarono a ridere e a fantasticare sul professore di Pozioni.


Il giorno seguente Edith era in biblioteca a copiare degli appunti che aveva preso durante l'ora di Difesa contro le Arti Oscure. Se ne stava seduta su un tavolo vicino alla libreria di Creature Magiche. A fianco di lei anche Katherine stava studiando.
-Quanto hai da fare?- le domandò la mora, voltando pagina e constatando che aveva finito di leggere il capitolo.
Edith sfogliò le pagine del quaderno -Uhm, credo ne avrò per un'altra mezz'oretta. Tu hai finito?- appoggiò la piuma al tavolo, stiracchiandosi. Era tutta intorpidita. Ormai erano lì da quasi tre ore -Ho bisogno di andare a fare una corsa. Non ne posso più di stare qui-
Katherine sospirò -Io non vengo a correre, sia chiaro. Solo al pensiero di sudare... ugh. Comunque mi sa che me vado in camera. Devo ripassarmi lo smalto e lavarmi i capelli- alzò gli occhi al cielo -Ci vediamo dopo- prese la sua roba, lasciando la bionda lì, sola nel grande tavolo.
La bionda si guardò intorno, contando 5 persone in tutto -Potrò starmene tranquilla. Ottimo- sussurrò tra sé e sé.
Prese la piuma e intinse il pennino nel calamaio, continuando a schematizzare il capitolo sulle creature magiche.
Dopo alcuni attimi uno studente si sedette davanti a lei. Edith non ci fece caso, dopotutto era normale che qualcuno venisse a studiare in biblioteca. Alzò lo sguardo per curiosità, pensando di incontrare uno dei tanti ragazzi di Corvonero che solevano a frequentare quel luogo, invece incontrò un viso a lei conosciuto, che le sorrideva.
-Sono tornato, Edith- disse con tono caldo Klaus.
La ragazza sorrise -Oh dio! Finalmente di ritorno- esclamò chiudendo il libro con uno scatto -Come stai?- domandò sorridendo.
-Bene- Niklaus si guardò intorno -Se vuoi possiamo andare a fare un giro fuori. Sembra una bella giornata-
La ragazza non se lo fece dire due volte, ovviamente. Raggruppò i libro e il quaderno di Difesa e s'incamminò con il ragazzo.
-Allora, dove siete stati in questi giorni?- gli domandò, una volta usciti dalla biblioteca.
Klaus la fece svoltare a sinistra, dirigendosi verso il giardino esterno alle mura del castello -A casa di nostro fratello Finn. A Londra- rispose -Elijah voleva farci stare con nostro fratello maggiore per... elaborare la cosa- disse nella maniera più convincente possibile.
-Certo- annuì lei, seria -Mi dispiace per quello che è successo, a proposito-
Il ragazzo fece spallucce -Non deve dispiacerti. Ormai è successo- rispose frettolosamente -Tu cos'hai fatto in questa settimana?-
-Oh, io ho studiato e mi sono allenata a Quidditch. Ah, Damon mi ha dato la tua lettera- aggiunse un po' imbarazzata -Grazie mille, Klaus. È stato carino da parte tua- in quel momento capì che le cose potevano andare solo in un modo: erano entrati nel punto di non ritorno. Uno dei due si faceva avanti oppure sarebbero rimasti semplicemente amici, ma in maniera imbarazzante.
Niklaus annuì -Mi sentivo in dovere- aggiunse semplicemente -Non potevo lasciarti senza una spiegazione- si fermarono in mezzo al corridoio che portava fuori -Mi avresti ammazzato al ritorno- -Decisamente- rise lei. Guardò il volto serio del ragazzo, che si era perso a osservare fuori. I lineamenti, la barba leggermente incolta, quegli occhi azzurri in cui si sarebbe persa intere giornate, i piccoli ricciolini biondi che si vedevano a malapena. Tutto le piaceva di quel ragazzo. Persino il carattere un po' scorbutico che aveva delle volte. Non ci pensò altro tempo, fece quello che avrebbe voluto fare da tanto. Appoggiò una mano sulla sua spalla facendolo voltare leggermente e si avvicinò a lui. Niklaus capì che intenzione aveva la ragazza e la baciò.
Fu una sensazione strana per tutti e due. Per lungo tempo si erano visti solamente come "amici", ed uscire da quello stato per diventare qualcos'altro, beh era sicuramente strano. Nonostante ciò, entrambi capirono che quello che stavano facendo era la cosa giusta.
Si sorrisero, sperando che quel momento durasse più a lungo possibile. Nessuno dei due però riusciva a staccare le labbra dall'altro. Trasportati dalla situazione non si erano accorti che i libri di Edith erano caduti e che lei si trovava appoggiata al muro. Ma non gliene importava di quello che succedeva intorno a loro. In quel momento contavano loro due e basta.
Fu quando il corridoio cominciò a popolarsi di studenti che si dirigevano verso la Sala Grande per l'ora di cena che pensarono che forse era il momento di spostarsi da lì.
-Voi due, vi prego. Non qui- asserì una voce che li colse da dietro: Elijah Mikaelson.
Edith diventò rossa, ricomponendosi. Klaus alzò gli occhi al cielo, maledicendo il fratello -Che vuoi?- chiese leggermente scorbutico.
Elijah lo guardò sorridendo -Vedo che sei tornato da solo poche ore e fai già strage di cuori. La signorina Grant... finalmente una ragazza degna della tua attenzione- Edith sorrise al commento -Ma ricordati che hai anche altro da fare. Non consumare tutte le tue energie per attività extra- fece un piccolo cenno con la testa, per poi andarsene di fretta, lasciando i due leggermente imbarazzati da quel commento.
Niklaus tornò a guardare la ragazza, scompigliandole affettuosamente i capelli -Cosa dici di andare a cenare?- Proprio in quel momento passarono Kol e Damon, che si stavano dirigendo anche loro verso la Sala Grande.
La bionda ci pensò su -Va bene- annuì sorridendo -Andiamo!- esclamò, mentre Klaus la prendeva per mano.
Damon li vide poco prima di entrare nella Sala -Uh, ma guarda chi si è fatto avanti- fece l'occhiolino ai due -Avanti piccioncini, muovetevi-

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3210319