Sogno un demone in bicicletta

di Cleia
(/viewuser.php?uid=854564)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno o son desta? ***
Capitolo 2: *** primi indizi... e primi problemi ***
Capitolo 3: *** mistero risolto ***



Capitolo 1
*** Sogno o son desta? ***


P.P.D.A. (=Piccola Premessa Dell’ Autrice): questo racconto è molto particolare per me, dal momento che, almeno la trama principale, l’ho sognata. Sul serio: una notte ho fatto un sogno molto simile al racconto che state per leggere (ovviamente privo degli stessi particolari, nei sogni molti dettagli si danno per scontato) e siccome era così assurdo e, fortunatamente, ancora abbastanza vivido nella mia mente, ho pensato: perché non scriverci un racconto?
E così, eccoci qua. Premetto che non ho mai scritto nessun racconto del genere, ne su EFP ne fuori, ma spero che lo gradiate comunque, e che possiate osservare quanto posso essere pazza per fare sogni del genere. Anche se forse tanto strano non è, dato che mi guardo troppe puntate di Supernatural ultimamente...
Buona lettura!

 
 
 
 
 
Sto prendendo un gelato in un bar sul lungo mare, fortunatamente poco frequentato, e davanti a me si stende placida una spiaggia bianchissima intervallata da qualche palma. Sto progettando di farmi un bel tuffo in quell’acqua cristallina quando qualcuno mi scrolla energicamente per svegliarmi.
 
Il fatto che la mattina inizi in questo modo non mi suggerisce che il resto della giornata sarà molto divertente.
 
Apro gli occhi svogliatamente, dopotutto ho ancora il sapore del gelato all’amarena in bocca (possibile che debba sempre avere sogni così realistici?!) e mi giro a guardare il dampiro*, o meglio, la dampira che mi ha tirato fuori a forza dalla spiaggia bianca e tranquilla, per poi riportarmi nel mio letto.
 
Una persona normale al mio posto si sarebbe quantomeno meravigliata di trovarsi una creatura soprannaturale in casa sua, soprattutto se questa non possiede le chiavi dell’appartamento, ma quando mai c’è stato qualcosa di normale nella mia vita?
 
Stando all’anagrafe il mio nome completo sarebbe Maggie Lara Stuart, un nome totalmente ridicolo e banale, per questo nel mio lavoro uso il nome di Mag Shadow.
 
Adesso viene il bello, perché la parte assolutamente non normale della mia vita è proprio il mio lavoro: per i miei vecchi amici di scuola sono una detective privata; per i miei clienti, invece, sono una sorta di consulente investigativa, o per meglio dire: sono quella che rimedia a tutti i danni che combinano le creature soprannaturali di questo paese (o almeno, gran parte del paese).
 
 Solitamente nei miei casi mi ritrovo a dover dare una spiegazione logica (e realistica) di qualche scontro fra licantropi alla polizia; oppure a ritrovare oggetti magici e potenzialmente pericolosi che alcune streghe molto sbadate hanno perso.
 
Come sono finita a fare un lavoro del genere? Beh, è quello che ti capita se la tua bisnonna è una naiade. O questo, oppure finisci per fare il bagnino sottopagato; almeno i miei clienti pagano bene, a modo loro: con soldi o pozioni curative. Siccome in parte ho sangue magico nelle vene, per me è semplice scovare altre persone speciali e risolvere i loro problemi, così come per loro è facile sapere sempre dove mi trovo.
 
La mia amica dampira, ad esempio, deve essere venuta per darmi un incarico, glielo leggo negli occhi: ha la tipica espressione da “alzati e leva le tende, ho un caso per te!”.
 
Si chiama Tracy ed è muta, anche se oramai non ho più problemi a capire cosa vuole dirmi: la conosco da quattro anni, cioè da quando ho aiutato suo padre (un ricco vampiro residente nel Galles) a scoprire chi aveva scassinato la sua cassaforte, mentre lui faceva il solito pisolino mattutino.
 
Da quella volta la giovane mortale si è appassionata al mio lavoro, ed è diventata la mia assistente a pieno merito, nonché migliore amica. Certo, ha il vizio di stare alzata tutta la notte, mangiare carne esageratamente al sangue e comparire alle spalle quando meno te lo aspetti... ma sono tutte caratteristiche passabili.
 
 In più Tracy è una spia perfetta: con quel fisico un po’ robusto, i capelli scuri e folti e l’aria da ragazzina dolce, uno non penserebbe mai che sia la figlia di una sanguisuga umanoide. Per non parlare del fatto che è muta e che quindi la gente tende a non trattenere la lingua quando c’è davanti lei, come se non potesse in alcun modo passarmi le informazioni per risolvere un caso.  
 
A conferma della sua impazienza, Tracy mi butta sul letto una lettera indirizzata a me (che ovviamente ha già aperto) e scritta da un certo Christopher (che ovviamente non conosco). Il fatto che questo tizio si firmi come un mio caro amico mi fa pensare a due opzioni: o è un vecchio cliente che non ricordo, oppure non ha un cognome.
 
A giudicare da quello che trovo scritto nella lettera, però, questo signore non mi conosce di persona: ha solo sentito parlare del mio lavoro e chiede il mio aiuto per ritrovare un prezioso amuleto che ha perso. Il che vuol dire che molto probabilmente è vero che non ha un cognome.
 
Male.
 
Molto male.
 
Perché le uniche creature di mia conoscenza che si servono solo del nome (molto spesso inventato, tra l’altro) e che si ostinano a mandare delle lettere sigillate di ceralacca, come se fossimo nel medioevo, sono i demoni.
 
E io non amo lavorare per i demoni.
 
Non per il fatto che il cristianesimo gli abbia conferito una reputazione davvero pessima (e immeritata, i demoni non sono affatto pericolosi, si danno solo arie) ma perché sono dei veri e propri snob, narcisisti e permalosi, anche peggio dei vampiri.
Alzo lo sguardo esasperato su Tracy ed esplodo.
 
-Seriamente? Mi hai svegliata per un demone?! Non potevi semplicemente far finta di non aver visto la lettera e buttarla, come abbiamo sempre fatto?! Come minimo sarà un altro pallone gonfiato, strafottente e…- mi interrompo appena lei mi sventola davanti un altro pezzo di carta, probabilmente allegato al primo -… maledettamente ricco!- butto fuori stupita. Quello che ho davanti sembra in tutto e per tutto un assegno da 5000 sterline!
 
Spalanco occhi e bocca, afferrando con estrema cautela quel foglio magico, neanche potesse evaporare da un momento all’altro. In effetti nella lettera si accennava ad un anticipo...
 
-Bene, date le circostanze direi di partire subito!-  

 
 
 
 
 
*Per chi non lo sapesse, i dampiri sono i figli di un vampiro e di un’ umana. Ci sono molte varianti riguardo al loro aspetto o ai loro poteri; in questo caso i dampiri sono abbastanza innocui: mangiano cibo normale (se vogliono), la luce gli da fastidio ma non è fatale, e in più hanno una forza e velocità maggiore rispetto alla media umana e vivono più a lungo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** primi indizi... e primi problemi ***


In meno di due ore ci presentiamo davanti a quello che potrebbe benissimo essere il castello di Harry Potter. Ad essere sincera, nonostante la mia passione per il fantasy e le fiabe (come potrei non averne, visto il lavoro che faccio?) non ho mai visitato un castello in vita mia, pur essendocene a centinaia nei dintorni di Londra.
 
Sarà che la maggior parte sono tenuti da lord, principi o semplicemente gente ricca che permette di accedere alle proprie dimore per soldi… non so se si è capito, ma ho qualche problemino con la gente ricca e piena di se, finora il padre di Tracy è l’unica eccezione.
 
Tutto, dal cancello, al giardino, al maggiordomo inamidato che ci fa strada, sembra ripreso da qualche film o serie tv stereotipata. Altro fattore tipico dei demoni: cercano in tutti i modi di conformarsi agli altri esseri umani. Il risultato è lo stesso che si ottiene mettendo una cattedrale gotica nel mezzo di un cimitero medievale (scusate la battuta fine, fa sempre parte del lavoro): finiscono sempre con l’esagerare e risultare ridicoli.
 
Il maggiordomo riccioluto ci fa attendere ai piedi di un enorme scalinata da cui fa la sua comparsa il padrone di casa.
 
-Siete arrivate, dunque! Vi aspettavo con ansia… anche se sapevo che il mio piccolo regalino nella lettera vi avrebbe fatto muovere in fretta- ci saluta lui, con una punta di sarcasmo.
 
Ci tengo a precisare che i demoni non sono affatto quella specie di spiriti maligni che uccidono la gente per divertimento... non tutti almeno. In realtà sono più degli spiritelli presuntuosi, che assumono forme umane diverse a seconda dei loro obiettivi.
 
In genere prendono spunto dalle riviste di moda o dai film, in modo da avere un aspetto più... suggestivo; dopodiché si spacciano per medici, agenti pubblicitari, segretarie e vanno a fregare soldi alla gente con finti contratti.
 
Quindi io sono consapevole del fatto che quello che sta scendendole le scale è solo un fantoccio... ma che fantoccio! Se invece dell’assegno mi avesse mandato una sua foto, con quegli occhioni turchesi, i folti capelli neri e il fisico da modello... sarei venuta con la stessa rapidità!
 
Forse dovrei farmi dire da quale rivista o programma ha preso spunto.
 
-Lei deve essere il signor... Christopher?- dico, cercando di darmi un contegno
 
-Esatto. Voi invece dovete essere Meg. E quest’altra giovane fanciulla come si chiama?- si vede lontano un miglio che sta usando il suo tono più seducente possibile.
 
Probabilmente si era esercitato allo specchio mentre venivamo.
 
-Lei è Tracy- annuncio io per lei, mentre la mia amica saluta con la mano
 
-Sembra piuttosto timida-
 
-Non può parlare, per questo è silenziosa-
 
-Ah, capisco, mi spiace- la sua faccia assume un’ espressione desolata per la durata di un secondo, dopodiché fa ricomparire il sorriso affascinante.
 
-Tornando ai nostri affari, vi ho spiegato nella lettera che ho perso una cosa a me molto cara... perdonate la mia fretta ma è di vitale importanza che voi la troviate il prima possibile. Non dovrebbe essere così difficile: sono sicuro al cento per cento che si trova ancora qui nel castello, quindi non dovete fare altro che cercarla nella mia dimora- la fa facile lui, saranno quattrocento metri quadri solo il piano terra!
 
- Perdoni la domanda- continuo io, con la migliore faccia da poker che mi riesce, mentre mentalmente lo mando a quel paese per il suo concetto di grandezza -ma se questo amuleto si trova davvero in casa sua, perché non lo cerca lei stesso, visto che la conosce meglio di tutti?- Il demone non mosse un ciglio alla mia osservazione.
 
-In un qualsiasi altro contesto le avrei dato ragione, ma vede, questo amuleto ha la capacità di guarire una brutta malattia che mi affligge: in pratica ho dei momenti di blackout in cui non ricordo nulla di quello che faccio. Questa pietra (è simile ad un diamante) devo sempre portarmela appresso in modo da non avere ricadute; per questo l’avevo nascosta nel mio bastone da passeggio, in modo da portarla sempre con me. Il problema è che devo essermene separato per troppo tempo: ho avuto uno dei miei attacchi, e quando mi sono risvegliato non trovavo più l’amuleto. Sono sicuro di averlo nascosto di nuovo da qualche parte, ma non ricordo dove. Ho setacciato tutta la casa insieme a William, ma non abbiamo trovato nulla. Forse un occhio... estraneo lo individuerebbe più facilmente-
 
Annuisco pensierosa mentre rifletto sul racconto di Christopher. Conoscendo la superbia tipica dei demoni, probabilmente il padrone dell’amuleto ha cercato solo nei nascondigli più usati, senza pensare che magari, per una volta, ha dovuto fare un eccezione e trovare un nuovo rifugio per il prezioso amuleto. Ma d'altronde, va a capire cosa succede durante i suoi blackout, potrebbe anche averlo buttato via senza ricordarsi nulla.
 
-Partiamo dalle cose certe, Christopher... posso darti del tu?- dopo aver avuto il consenso proseguii: -Dove eri prima di aver avuto questo blackout? E dove eri quando ne sei uscito?-
 
-Sempre nello stesso posto, le docce. Infatti non mi sarei neanche accorto della trance se non fosse stato per il fatto che avevo gli stivali zuppi-
 
-Zuppi? Si era fatto la doccia vestito?- chiedo ironicamente, ma neanche tanto.
 
-Oh, no, devo essere uscito di fuori sotto il temporale. Fortuna che avevo preso l’ombrello-
 
-Ok, potrebbe farci vedere la sua doccia, intanto che mi dice dove ha già guardato?-
 
-Le docce, gliel’ho detto. Prego, da questa parte- Ci guida per mezzo castello, che da dentro sembrava più un misto tra la casa di qualche attore famoso e un negozio di antiquariato. Nonostante lo stile estremo, l’abbinamento non è così male.
 
Alla fine arriviamo in quelle che effettivamente sono diverse docce. Sembra che le abbia prese da qualche stadio di calcio. O peggio, da una scuola.
 
-Ti piace lo sport o solo gli spot pubblicitari che fanno negli spogliatoi?- chiedo con il tono più innocente che mi riesce.
 
-Tutti e due, ma soprattutto ho una passione sfrenata per i film horror. E quale è il posto dove i cattivi attaccano di più?- risponde ammiccando.
 
-Giusto.. quindi, ti sei ritrovato qua dentro?-
 
-Proprio davanti la porta-
 
-Ed eri sempre stato da solo?- non voglio apparire sospettosa però si sa, in genere il colpevole è sempre il maggiordomo. Lui deve aver capire le mie intenzioni perché ridacchia divertito
 
-William sa che gli sono permesse solo alcune zone del castello, e questa è una di quelle vietate. Sta pur tranquilla, lui non si azzarderebbe mai a disobbedirmi, ne tantomeno a derubarmi. E poi ero da solo in casa in quel momento-
 
-Perfetto, ero solo per sicurezza- Solo adesso il demone comincia a spaventarmi.. quale razza di sortilegio starà usando per tenere a bada il servo? Non mi stupisco che fosse così rigido prima.
 
-Vi lascio alle vostre ricerche- dice -io intanto andrò nel mio studio a finire un lavoro. Chiamatemi se avete bisogno di aiuto- e detto questo sparisce in un lampo.
 
-Però, che tipo strano- commento, mentre Tracy annuisce distrattamente e si mette a cercare tracce sospette nel corridoio. Io sto esaminando la porta del “bagno” quando noto una rastrelliera porta-ombrelli a pochi metri di distanza.
 
Ripenso al racconto di Christopher e mi si illumina una lampadina nel cervello: ha detto che uscendo aveva preso un ombrello... quindi molto probabilmente il bastone da passeggio sarebbe stato di intralcio con la pioggia, l’avrà lasciato a casa.. quindi potrebbe aver spostato la pietra dal bastone all’ombrello!
 
Spiego la mia teoria a Tracy e intanto osservo i vari ombrelli per capire dove possa essere nascosto l’amuleto. Ci sono di tutti i tipi: grandi, piccoli, con il manico di legno intarsiato o di ferro..
 
Mi insospettisco ancora di più quando noto che molti hanno i pulsanti per l’apertura decorati, chi con stemmi e chi con pietre... possibile che per un folle attimo il padrone di casa abbia deciso di appiccicare in quel modo la sua preziosa pietra sull’ombrello?
 
Cerco di trovare il modo di scastrare l’ingranaggio senza rompere nulla quando Tracy mi porge un ombrellino portatile da due soldi, a trama scozzese rossa, che si potrebbe trovare in qualsiasi mercatino.
 
Decisamente non nello stile di un demone.
 
Mi fa capire che lo ha annusato e che sa che è stato usato di recente (o qualcosa del genere, l’importante con Tracy è capire il succo del discorso). Lo prendo in mano per esaminarlo ma non trovo niente di strano: in effetti ha un pulsante che, se premuto, fa aprire di scatto l’ombrello, ma sembrerebbe un normale pulsante di plastica.
 
Comincio comunque a forzare il manico quando Tracy mi batte una mano sul braccio per attirare la mia attenzione, indicando qualcosa dietro di me.
 
Quando mi volto vedo Christopher in piedi a pochi passi da noi, ma ha uno sguardo strano, sembra arrabbiato.
 
-Tranquillo, stiamo solo verificando se è possibile che..- il livello della mia voce cala drasticamente quando noto che il demone è effettivamente arrabbiato.
 
-Christopher, tutto bene? Guarda che non abbiamo rotto nulla-
 
Per tutta risposta lui sfila un coltello dalla cintura.









E qui comincia ad esserci qualcosa di strano...
intanto faccio i complimenti a chi ha letto tutti e due questi capitoli, so che la mia storia non è esattamente quella che vi aspettereste di trovare nella sezione del sovrannaturale, ma spero vi sia piaciuta comunque!
-C-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** mistero risolto ***


Io e Tracy ci guardiamo per mezzo secondo prima di cominciare a correre dalla parte opposta, verso una qualsiasi via di uscita disponibile.
 
Sento chiaramente i passi veloci del demone alle nostre spalle, anche se sono gli unici rumori che emette, dato che non prova nemmeno ad urlarci contro.
 
Lo considererei un fatto strano se tutta quella situazione non fosse già assurda di suo: forse non è il caso di ricordare al nostro anfitrione che, essendo un demone, può teletrasportarsi.
 
Scendiamo a capitombolo le scale fino a ritrovarci in una stanza con altre e due porte sistemate nelle pareti adiacenti.
 
Non è la prima volta che ci capita di essere inseguite da qualche mostro, quindi non abbiamo bisogno di pensarci due volte prima di dividerci: io prendo la porta sulla parete a destra, e Tracy quella a sinistra.
 
A quanto pare Christopher ha preferito inseguire la mia amica, perché non lo sento più dietro di me. Ciò nonostante corro ancora per qualche metro prima di rallentare e guardarmi alle spalle: in effetti non c’è nessuno che mi insegue.
 
Mi fermo a prendere fiato davanti ad una finestra che da sul giardino interno, che a quanto pare viene usato come garage per le varie auto. Se riuscissi a trovare una porta poco più avanti potrei uscire e raggiungere l’ala opposta del castello...
 
Certo, il prato sarà largo una sessantina di metri, ed è rischioso correre così allo scoperto, ma è sempre meglio che essere intrappolati in qualche vicolo cieco nei corridoi.
 
Dopo una decina di metri arrivo ad un arco che porta direttamente all’esterno e lancio qualche occhiata in giro: tra me e la porta più vicina dall’altra parte c’è solo una fontana, leggermente spostata sulla sinistra, mentre invece alla mia destra... c’è un ponte levatoio!
 
Deve essere l’entrata e uscita per le auto, perché non lo avevo visto prima, dal portone principale. Se avessi più tempo ruberei una di quelle auto d’epoca parcheggiate ben più in là della fontana e aspetterei la mia amica appena fuori dal cancello, ma a quanto pare dovrò accontentarmi di correre.
 
Appena oltrepasso il ponte abbassato, però, sento un trillio sospetto alle mie spalle. Mi volto appena in tempo per vedere Christopher che, con la stessa aria omicida di prima, attraversa di corsa il giardino venendo verso di me... in bicicletta.
 
Da dove diavolo è sbucato fuori? E perché ha una bicicletta?!
 
Non ho il tempo per pormi altre domande stupide dal momento che ha quasi raggiunto il ponte anche lui, quindi continuo la mia corsa lungo la stradina sterrata che dovrebbe portarmi verso qualche uscita.
 
Seguo la curva della strada, non fidandomi del terreno pieno di buche che troverei se la lasciassi, e mi lancio a tutta birra in avanti, senza avere nemmeno il coraggio di lanciare un occhiata alle mie spalle.
 
Da là dietro arriva il suono minaccioso del campanello sul manubrio, che in quel momento assomiglia tanto ad un corno di battaglia. Comincio a farmi prendere dal panico quando capisco che, pur essendo veloce, lui ha comunque una bicicletta e presto mi raggiungerà.
 
In questi casi estremi l’unica soluzione è usare i miei poteri, sperando che non mi tradiscano per via del terrore. Già, perché nonostante la mia bisnonna sia l’unica vera e propria naiade in famiglia, ho ereditato comunque qualche potere, e imparato dei trucchetti da mia madre e mia nonna.
 
Dato lo stretto rapporto che abbiamo con l’acqua, sono capace di trasformarmi momentaneamente in una nebbiolina, o in rugiada (anche se è più difficile), ma per farlo mi serve un minimo di sole che mi faccia evaporare...
 
Proprio più avanti l’ombra del castello termina, e il prato viene illuminato dai bagliori del sole ormai alto in cielo. Devo solo correre per qualche altro metro, dopodiché per il demone sarà difficile afferrare una manciata di vapore acqueo.
 
Corro mentre sento solo il ritmo del mio cuore, più o meno al livello della gola, fino a raggiungere quell’agognato sprazzo di luce che si riflette su di me, mentre mi squaglio letteralmente al sole.
 
Il mio piano funziona in parte: mi trasformo effettivamente in nebbia poco prima che Christopher possa afferrarmi... ma non avevo considerato il fatto che sono fuori allenamento e che non riesco a tenere la mia forma magica a lungo: dopo qualche secondo sono costretta a ritornare solida, per non rischiare di disperdermi nell’aria.
 
Nel frattempo Christopher (che poco fa mi aveva praticamente trapassato) è smontato dalla bici, riprendendo in mano il fedele coltello, giusto in tempo per essere placcato da Tracy, apparsa da dietro un albero.
 
Lei si che sa comparire dal nulla quando meno te la aspetti!
 
Mentre è intenta a bloccare il demone, mi fa cenno da sopra la sua spalla di riprendere l’ombrello che fortunatamente avevo infilato nella tasca del giubbotto.
 
Stavolta non ci vado leggera e lo tiro e rigiro con tutte le mie forze (che, modestamente, non sono mica poche dopo tutti gli anni di palestra) fino a staccare il manico dal tubo d’acciaio.
 
Proprio da li dentro rotola fuori una piccola gemma (che in effetti somiglia molto ad un diamante) che cade ai miei piedi. Non pensavo fosse così piccola! A saperlo non avrei perso tempo ad esaminare i bottoni di tutti quegli ombrelli, li avrei direttamente fatti a pezzi.
 
La raccolgo nella mia mano (sarà grande quanto mezza falange del mio mignolo, o poco meno) e la posiziono davanti agli occhi di Christopher, ancora intanto a lottare con Tracy, per fargliela vedere.
 
Dato che non sortisce molto effetto provo con un contatto più diretto, e gliela conficco nella fronte, come uno di quei pallini rossi che hanno le ragazze indiane. Questo a quanto pare funziona meglio, perché subito il diavoletto si calma.
 
Quando l’amuleto si stacca dalla sua fronte il demone lo afferra al volo e lo guarda prima sbigottito, poi felice.
 
-L’avete trovato allora! E dove..?- comincia, prima di rendersi conto di essere all’aperto
 
-Dove diamine siamo? Cioè, come ci siamo arrivati?- si guarda ancora un po’ attorno stupito, prima di accorgersi di noi due, entrambe con le braccia incrociate al petto e lo sguardo furioso, che lo guardiamo male.
 
-Perché invece non ci spieghi come mai hai cercato di ucciderci?!- esclamo io, leggermente alterata
 
Lui mi guarda confuso, e ammetto che quel faccino mi mette quasi (quasi) tenerezza.
 
-Uccider...vi- esala lui, accorgendosi della lama che tiene ancora tra le mani e della bici accanto a noi. Rimane un attimo allibito, dopodiché spalanca gli occhi, colto da un’illuminazione improvvisa.
 
-Ma certo! E’ proprio come nel film: “assassino in bicicletta”, quello che ho visto ieri sera in tv!- ci spiega con un sorriso entusiasta... che gli muore sulle labbra appena vede che le nostre espressioni accigliate rimangono ferme, forse solo un po’ più perplesse di prima.
 
-Beh, insomma... inseguire le vittime con un coltello in mano... a bordo di una bicicletta... sembra lo stesso modus operandi dell’assassino nel film.. se non l’avete visto ve lo consiglio!-
 
-Fammi capire- gli dico col tono meno accusatorio che riesco ad avere -tu hai visto un assassino in tv che andava in giro su due ruote ad ammazzare della gente (neanche stesse consegnando delle pizze) e ti è venuta la brillante idea di imitarlo?!-
 
Christopher, notando che adesso sono io ad avere uno sguardo demonicida, decide di dispiacersi un poco (o almeno, far finta di esserlo)
 
-Davvero non so cosa mi sia preso, non ricordo neppure nulla!-
 
-Certo che non ricordi nulla, avevi uno dei tuoi blackout visto che non portavi con te la pietra magica, e quindi il tuo inconscio si è messo a recitare la parte di un film thriller- spiegai io, rimettendo assieme tutti i pezzi del puzzle
 
-E mentre la tua mente faceva un sonnellino, noi due abbiamo passato un tranquillo week-end di paura nel tuo fottutissimo castello!-
 
E dopo il mio sfogo quel cretino ha pure il coraggio di sorridermi!
 
-Già, che l’avrebbe detto che i film potessero essere tanto realistici? Certo, avrei dovuto sospettare qualcosa quando il mese scorso mi sono risvegliato completamente ricoperto di sangue, dopo aver visto quel film splatter...- ragiona tra se e se tutto d’un fiato. Spero vivamente che stia scherzando
 
-... comunque, tutto è bene quel che finisce bene, giusto? Adesso che ho ritrovato il mio amuleto farò in modo di non perderlo mai più, ve lo garantisco- conclude sorridendo.
 
Io in risposta gli sorrido amabilmente... anche se forse, più che un sorriso, sarebbe più corretto dire che sul mio volto si forma lentamente un ghigno degno del diavolo in persona.
 
-Oh, sono sicurissima che non lo perderai- rispondo con voce flautata.
 
Parecchie ore dopo esco trionfante da un bagno al piano terra che avevo momentaneamente usato come infermeria, e osservo soddisfatta il volto del mio imbronciato paziente.
 
Devo dire che, per essere il mio primo trapianto sottopelle sulla fronte di un uomo, non mi è riuscito affatto male.
 
Io e Tracy ora possiamo tornare tranquillamente a casa e fare i bagagli: dopo essermi fatta dare il resto dei soldi da Christopher (più un aumento di diecimila sterline per il disturbo) sia io che lei abbiamo deciso di farci una vacanza al mare.  




Ed eccoci alla fine della storia... abbastanza breve in effetti, ma non mi andava di aggiungere troppe parti esterne al sogno.
In questo modo sono riuscita a liberarmi di questo racconto che mi chiedeva a gran voce di uscire!
Spero almeno sia piaciuta, anche se è totalmente diversa dal mio genere :)

Beh, è sempre bello fare nuove esperienze!
-C-

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3211582