An ode to you

di Kpopfan1610
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


An ode to you

 

Prologo

 

Erano passati sei mesi dalla sconfitta di Gea. Da quando la Madre Terra era stata disintegrata lontana dal suo regno, nel cielo, grazie al sacrificio del semidio Leo, la situazione si era calmata parecchio. I ragazzi al Campo Mezzosangue passavano le giornate ad allenarsi a combattere mostri che ormai avevano paura a farsi vedere e a giocare a Caccia alla Bandiera.

Alla fine dell'estate, Percy Jackson e la sua ragazza, Annabeth Chase, erano tornati in città dai loro genitori per iniziare il loro ultimo anno scolastico. Tornavano al campo nei week-end per vedere se c'erano novità, ma queste non arrivavano mai.

Erano gli inizi di Febbraio quando tutto cambiò.

La mattina i ragazzi erano andati a scuola normalmente. Nel pomeriggio, Annabeth era andata a casa di Percy per aiutarlo con i compiti. La sera, visto che quel giorno non nevicava, dopo aver cenato insieme a Sally, la madre di Percy, e il suo compagno avevano deciso di fare una tranquilla passeggiata a Central Park.

“Non fate tardi” li avvertì Sally, “e fate attenzione”

“Tranquilla, mamma” la rassicurò il semidio dandole un bacio sulla guancia, “a dopo!” disse mentre si chiudeva la porta alle spalle.

 

“Guarda quante stelle!” Annabeth camminava di fianco a Percy, la testa appoggiata alla sua spalla e le loro mani intrecciate.

“Ogni volta che le guardo penso a Bob” il ragazzo ricacciò indietro le lacrime.

La figlia di Atena rimase in silenzio. Bob era il Titano che li aveva aiutati ad attraversare il Tartaro tranquillamente (se si poteva definire “tranquilla” una passeggiata lungo tutto l'Inferno).

“Anche a me. Continuo a pensare che se avessi ragionato un po' di più, avrei potuto trovare un modo per salvarci tutti”

“Se perdevamo ancora più tempo, saremmo morti”

“Lo so, ma...”

La frase fu interrotta da un urlo lancinante. I ragazzi si immobilizzarono. Percy tese le orecchie per capire la provenienza di quel suono, Annabeth mise la mano sul suo pugnale di ossa di drago.

“Di qua!” Percy indicò un albero in lontananza ed iniziò a correre, togliendo il cappuccio alla sua penna a sfera, Vortice.

Annabeth corse di fianco a lui, quando si bloccarono di colpo in preda al terrore.

I due semidei avevano combattuto contro il re dei Titani, Crono, Annabeth era stata costretta a sfidarsi con Aracne, il suo incubo peggiore, erano stati trascinati nel Tartaro da quest'ultima, avevano affrontato i giganti e sconfitto Gea, ma nessuno dei due era preparato a quello che si stavano trovando di fronte.

Un mostro metà donna e metà uccello si stagliava davanti a loro. Aveva un lungo becco da colibrì, coperto da quello che Percy sperava inutilmente fosse ketchup, due grandi ali dal piumaggio color porpora e quattro artigli al posto delle gambe, per un totale di sei arti (comprendendo anche le braccia).

Ci misero qualche secondo a capire che l'urlo non lo aveva lanciato la bestia, ma il ragazzino – che non poteva avere più di tredici anni – che giaceva disteso a terra, senza vita.

Percy fece cadere lo sguardo sul petto del ragazzo, che sembrava il risultato di un'autopsia eseguita da un coroner ubriaco con il morbo di Parkinson in preda ad un attacco di epilessia. Il mostro aveva la testa calata, con il suo lungo becco infilato tra le viscere della vittima intento a gustarsi il suo sangue.

Il figlio di Poseidone bloccò il conato di vomito che gli stava risalendo l'esofago e partì all'attacco.

“PERCY, FERMO!”

La voce di Annabeth risuonò per tutto il perimetro del viale, attirando l'attenzione della creatura. Quando si voltò a guardare i due semidei, i suoi occhi gialli e senza pupille brillarono di gioia.

SEMIDEI” la sua voce era come il rumore dell'acciaio che stride nell'asfalto.

Annabeth si avvicinò di nuovo a Percy.

“Quella è una strige” spiegò, mentre le grandi ali rosse del mostro si spiegavano per prendere il volo.

“Una strega?!”

“Non 'strega'... 'strige', anche se i miti delle streghe nel Medioevo nascono da loro” Annabeth afferrò le spalle del ragazzo e lo costrinse a calarsi di botto sulla ghiaia, evitando così che gli artigli della strige li afferrassero, “si nutrono del sangue e della pelle delle vittime, che di solito sono bambini”

“E scommetto che il sangue dei semidei è il dessert perfetto per concludere il pasto” disse Percy, menando colpi all'aria, “tipico”

La strige si lanciò in un altro attacco. Percy la colpì con la spada, che però la attraversò come fosse un ologramma. Fortunatamente, anche Annabeth sfoderò il suo attacco, che andò a segno e tagliò uno dei quattro artigli, facendole perdere l'equilibrio.

“Ok, sai spiegarmi perché Vortice l'ha attraversata da parte a parte senza farle nemmeno un graffio?”

La strige si era appoggiata su un ramo, sofferente.

“Ha appena finito di bere sangue umano. Cercare di colpirla con il bronzo celeste sarebbe come cercare di colpire un mortale”

“Di bene in meglio”

Un altro attacco da parte del mostro, che si era ripreso dal dolore. Percy, in preda alla disperazione, incominciò a tirare sassi contro le ali della strige, cercando di farla cadere. Annabeth usava il pugnale per cercare di colpire nuovamente il rapace, che stavolta si teneva a debita distanza.

VI UCCIDERÒ E USERÒ IL VOSTRO SANGUE PER DIVENTARE PIÙ FORTE

“Per tua informazione, è la stessa identica cosa che ha detto Gea” urlò Percy, “prima di sbriciolarsi al vento come una torta al cioccolato”

La strige lanciò un grido che fece rizzare i capelli di Percy. Annabeth saltò mentre la strige si buttava in picchiata verso il figlio di Poseidone, riuscendo a colpirla allo stomaco. Una quantità immensa di sangue piovve sopra i due semidei.

“Annabeth!” Percy l'afferrò per le spalle, “stai bene?”

La ragazza si alzò, spolverandosi i pantaloni.

“Sto bene, ho solo preso una storta cadendo. Dov'è finita la strige?”

“Sembra che sia volata via. Non l'avremo uccisa, ma almeno è abbastanza ferita. Se è intelligente non tornerà”

“Dobbiamo tornare al Campo Mezzosangue” gli occhi grigi di Annabeth si posarono su quelli color verde acqua di Percy, “subito. E dobbiamo portare anche il corpo di quel ragazzino, non può rimanere qui. Scatenerebbe il panico tra la gente e... ATTENTO!”

Nel giro di un batter d'occhio, Annabeth afferrò Percy per le spalle e lo spostò nel punto in cui si trovava lei mentre lei si metteva al posto suo.

Percy non ebbe il tempo di realizzare quello che stava succedendo. Sbatté le palpebre più volte per mettere a fuoco la scena, e quello che vide lo uccise lentamente.

Annabeth aveva il becco da colibrì della strige che le era entrato dalla schiena per sbucare fuori dallo stomaco. Il sangue della semidea che si unì a quello del mostro, rendendo i suoi vestiti bagnati fradici.

Il figlio di Poseidone perse la sensibilità delle gambe. Senza volerlo si ritrovò a terra, mentre guardava la stringe che estraeva il becco dal corpo di Annabeth. Si stava apprestando a bere il suo sangue, quando Percy toccò con la mano il pugnale della ragazza, che le era caduto a terra.

Lo afferrò, le dita strette sul manico così forti da fargli diventare le nocche bianche.

Con tutta la forza che gli era rimasta in corpo, si buttò contro la stringe.

Sentì il pugnale entrare dall'attaccatura delle ali del mostro, mentre lo spingeva sempre più in fondo. La stringe si dimenò, cercando in ogni modo di staccarsi da Percy, che però riuscì a tenere ferma la bestia mentre si contorceva dal dolore.

Solo dopo che la stringe si disintegrò Percy si lasciò prendere dal panico. Si avvicinò ad Annabeth, che aveva iniziato a tossire sangue.

“A... A-Anna... Annabe-beth” le mani di Percy tremavano, mentre cercava di fare pressione sulla ferita per bloccare l'emorragia, “non morire, ok? Ti prego... ti-ti prego, non morire”

“Per...cy” faceva fatica a parlare.

“No-n di-re ni-niente” il semidio iniziò a piangere, “ti salverò, o-ok?”

“Ti amo... Testa D'Alghe” la voce di Annabeth era poco più di un sussurro. Portò una mano sul viso di Percy, accarezzandogli piano la guancia.

Percy continuò a piangere, “Ti amo anch'io”

La mano di Annabeth cadde a terra. Il corpo smise di tremare. Gli occhi grigi, ormai vitrei, che fissavano il cielo notturno.

Il ragazzo avvicinò una mano al viso di Annabeth e dolcemente gli chiuse gli occhi.

“Mi dispiace, Annabeth” la voce interrotta continuamente dai singhiozzi, il viso rigato dalle lacrime, gli occhi rossi e gonfi e la vista annebbiata, “mi dispiace... mi dispiace”

 

 

Fu allora che Nico di Angelo si svegliò all'interno della Cabina 13 del Campo Mezzosangue.

“Percy... Annabeth...”

 

 

 

 

 

 

 

~ Nota dell'autore ~

 

Beh, se state leggendo questa nota vuol dire che avete letto tutto il prologo, e per questo vi ringrazio infinitamente ^w^

Che dire? Questa fanfiction ce l'ho in mente da un po' di tempo, e avevo pure iniziato a scriverla.... Ma, con la mia fortuna, ho perso il vecchio file (di cui avevo già scritto i primi 4 capitoli) e quindi devo ricominciare da capo ㅠ_ㅠ

Il titolo è preso da una canzone degli SHINee (gruppo sudcoreano), “너의 노래가 되어 (An ode to you)”, qui il link con il testo in italiano (sentitela, perché è bellissima) → https://www.youtube.com/watch?v=8v3oiDqJMLI

Come prologo è piuttosto corto, me ne scuso, ma cercherò di farmi perdonare con il prossimo capitolo :D Purtroppo non posso garantire un'uscita settimanale, quindi spero abbiate pazienza se dovessi metterci un po' a scrivere/pubblicare i capitoli Dx

Se mi avete odiato per aver ucciso Annabeth, sappiate che vi capisco. Mi sono odiato io stesso mentre scrivevo (visto che è il mio personaggio femminile preferito), ma essendo una fanfiction che tratterà della Pernico (o Percico... come preferite chiamarla. Per me rimarrà sempre Pernico u.u) con lo sviluppo dei capitoli, era un evento inevitabile (anche perché è proprio l'idea di una possibile morte di Annabeth che mi ha fatto venire il pallino della ff xD)

Spero la storia vi sia piaciuta almeno un pochino... Alla prossima ^.^

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Chapter 1

 

Nico di Angelo si svegliò grondante di sudore. L'incubo dal quale si era svegliato era ancora impresso nella sua mente, come la scena di un film.

“Non è vero” si disse, tra sé e sé, “è solo un sogno”

Sapeva che non lo era. I semidei molte volte facevano sogni che descrivevano la realtà. Si mise a sedere sul letto, chiuse gli occhi e si concentrò.

Se non è stato solo un sogno, pensò, dovrei riuscire a percepire la morte di Annabeth.

Niente. Non percepiva assolutamente niente. La cosa non tranquillizzò in alcun modo il figlio di Ade. C'era un solo modo per riuscire a scoprirlo...

Scese dal letto, si infilò gli anfibi senza allacciarseli, e si tuffò nelle ombre.

 

Era la prima volta che viaggiava nell'ombra da quando Will gliel'aveva proibito l'estate scorsa. Pensava di essere guarito del tutto dopo sei mesi, eppure la testa incominciò a girargli come dentro ad un carosello.

Per fortuna, il salto fu breve. Si ritrovò all'interno di Central Park, ma in un punto diverso rispetto a quello dove aveva visto Percy ed Annabeth.

Ci mise dieci minuti di corsa ad arrivare lì. Con l'orrore negli occhi, scoprì che tutto quello che aveva visto si era realizzato.

“Percy!”

Il figlio di Poseidone stava ancora piangendo sul cadavere di Annabeth. Non appena sentì Nico chiamarlo, afferrò il pugnale e si preparò ad un attacco. Quando capì che a corrergli incontro non era un altro mostro, bensì il suo amico, si rilassò un po'.

“Nico” la voce graffiata per il troppo pianto, “che ci fai qui? Come sapevi dove eravamo?”

“Mi... è apparso in sogno” il ragazzo si avvicinò a Percy “mi dispiace”

Percy rimase in silenzio per un po'.

“Su una cosa Annabeth aveva ragione: dobbiamo tornare al campo. Nico, ci puoi trasportare tutti?”

“Sì, penso di sì” Nico si avvicinò al ragazzino morto. L'odore nauseabondo penetrò nelle narici del ragazzo, che prese comunque il corpo in braccio per avvicinarlo a quello di Annabeth.

“Non lasciare andare il corpo di Annabeth” lo avvertì, “o si perderà nell'oscurità”.

Percy lo guardò, “Tranquillo. Non lo lascerei andare per nessuna ragione”

Nico afferrò la mano di Percy, mentre con l'altra teneva stretto a sé il corpo del ragazzino, e si tuffò un'altra volta nell'ombra.

 

Spuntarono in cima alla collina del campo, vicino alla barriera protettiva che lo circondava. Nico lasciò andare il cadavere.

“Tu resta qui” disse a Percy, “io vado a chiamare Chirone”

Si precipitò di corsa giù per la collina, in direzione della Casa Grande. Gli altri ragazzi del campo si stavano dirigendo verso le rispettive cabine. Nico non si fermò nemmeno quando qualcuno, probabilmente uno dei nuovi arrivati, gli chiese perché stesse andando così di fretta a quell'ora.

Continuò a correre fino a quando non si ritrovò a sbattere contro Will Solace, il suo ragazzo.

“Hey, perché corri?”

“Scusa, Will... Devo andare da Chirone. Annabeth è... è...” evidentemente aveva ancora gli occhi pieni di orrore, perché Will lo fermò prima ancora che finisse la frase.

“Dov'è?”

“In cima alla collina”

“Ok, tu va' da Chirone” e iniziò a correre verso la direzione opposta a quella di Nico.

Quando Nico entrò nella Casa Grande senza nemmeno bussare, scatenò l'ira di Dionisio.

“Ma insomma, ragazzo! Ti sembra questo il modo di entrare?!” il Dio del vino indossava un pigiama raffigurante dei pegasi in svariati colori, che provvide subito a cambiare con la sua tipica camicia hawaiana tigrata.

“Mi scusi, Mr. D... Devo parlare con Chirone” il fiato corto per via della corsa.

“Che succede?” Chirone entrò nella stanza nella sua sedia a rotelle magica. Evidentemente era più comodo dormire lì che in piedi.

“C'è un problema. Percy ed Annabeth... sono stati attaccati, e lei è... beh...”

Ci fu una pausa di silenzio, in cui Chirone e Dionisio aspettavano che Nico terminasse la frase.

“È morta”

Lo stupore riempì il viso del centauro.

“Annabelle è morta?” il Dio cercò di usare un tono sconvolto, ma non ci riuscì. Tutti sapevano che non gli importava granché dei semidei del campo, infatti non si disturbava nemmeno ad imparare i loro nomi.

“Si, signore. Annabeth è morta”

Dionisio si rimise il pigiama con uno schiocco di dita.

“Beh, domani mattina faremo una riunione dei capi cabina per discutere del problema. Fino ad allora... buonanotte!”

Nico stava per urlargli contro, ma non ne ebbe il tempo.

“Dove si trova?” chiese Chirone.

“Vicino il confine del campo”

“Andiamo”

 

Quando Chirone e Nico raggiunsero il confine, videro che tutti i semidei del campo - una trentina a stento, considerando che era il periodo invernale – si trovavano lì a vedere la situazione.

Will stava finendo di medicare le ferite di Percy, che sembrava non importagli nulla. Piper McLean e il suo ragazzo Jason Grace erano accanto a Percy. Piper aveva la testa appoggiata sulla spalla del figlio di Giove, che piangeva.

“Chirone” una delle nuove arrivate tra i figli di Ecate ruppe il silenzio, “aveva detto che solo i semidei possono attraversare il confine del campo. Quel bambino non era un semidio, no? Come hanno fatto a portarlo qua?”

“Quanto sei stupida! È morto, che minaccia potrebbe mai essere un cadavere?” intervenne un ragazzo della cabina di Atena, della stessa età della ragazza.

“Ok, ragazzi. Tutti a letto!” la voce di Chirone non ammetteva repliche.

Nico, Will e gli altri ragazzi che facevano parte dell'equipaggio dell'Argo II insieme ad Annabeth iniziarono a dirigersi verso i dormitori insieme agli altri ragazzi.

Chirone poggiò una mano sulla spalla di Percy, “Voi potete restare un altro po'” e se ne andò.

Quando rimasero solo loro cinque attorno al corpo di Annabeth, calò il silenzio. L'unico rumore che si sentiva era quello dei pianti soffocati di Piper. Jason la teneva stretto a sé senza dire nulla, ma aveva gli occhi lucidi mentre guardava l'amica. Percy aveva smesso di piangere, se ne stava in piedi, con lo sguardo fisso nel vuoto. Will era accanto a Nico. Il figlio di Ade sapeva che lo voleva consolare in qualche modo, glielo leggeva nello sguardo, ma nessuno dei due sapeva come comportarsi in una situazione del genere.

“Non ce la faccio a stare qui” fu Piper a rompere quel silenzio imbarazzante, “scusate”

Mentre si dirigeva verso la cabina di Afrodite, Jason si avvicinò a Percy.

“Andiamo, amico. Ti farà bene dormire un po'”

Erano rimasti solo Nico e Will. Nico non riusciva a staccare lo sguardo da Annabeth. Riviveva ancora la scena dell'aggressione, a ripetizione continua. Se lui era in quello stato, poteva solo immaginare come si potesse sentire Percy.

“Nico...” Will non completò la frase. Il ragazzo si ritrovò con le braccia di Nico attorno ai suoi fianchi. Non era solito fare queste cose, ma al momento non gliene importava nulla. Aveva bisogno di potersi sfogare, e gli serviva che il suo ragazzo fosse lì per lui. Per troppo tempo era rimasto solo.

“Va tutto bene” Will cercò di tranquillizzarlo, mentre Nico dava finalmente libero sfogo alle lacrime.

 

La mattina dopo erano tutti di malumore. La cabina di Atena non partecipò a nessuna della attività del campo. Gli amici di Annabeth avevano tutti gli occhi gonfi e le occhiaie per la notte in bianco che avevano passato.

Quando Nico uscì dalla cabina 13, poté notare che non si respirava quell'aria di allegria che riempiva solitamente il campo. Iniziò a dirigersi verso la Casa Grande per la riunione dei capi-cabina che si sarebbe tenuta tra pochi minuti.

“Prima di iniziare a discutere del problema, dovremmo sapere cos'è successo” Malcom, figlio di Atena, iniziò la riunione.

Tutti si voltarono verso Percy, aspettando che iniziasse a raccontare, ma lui se ne stava seduto al suo posto intorno al tavolo da ping pong con lo sguardo basso. Quando si accorse che nessuno stava più parlando, alzò lo sguardo per capirne il perché e si ritrovò gli occhi di tutti addosso.

“Scusate, ragazzi... non ce la faccio”

“Ehm... posso raccontare io quello che è successo” disse Nico

Gli altri semidei erano sconvolti tanto quanto lui. Nico odiava attirare l'attenzione su di sé. Di solito alle riunioni se ne stava zitto nel suo posto cercando di confondersi con le ombre.

“L'ho visto l'altra sera mentre dormivo” continuò il ragazzo.

“E come mai tu l'avresti visto?” nonostante Clarisse LaRue si era calmata parecchio da quando faceva la madrina del figlio del coach Hedge, non era cambiata poi molto.

“Non lo so” Nico cercò di contenersi per non urlarle in faccia, “so solo che è successo”

Il figlio di Ade incrociò lo sguardo di Percy, che gli rivolse un silenzioso 'grazie'. Iniziò a raccontare l'accaduto, l'attenzione di tutti rivolta a lui. Cercò di non tralasciare nulla, fermandosi ogni tanto per evitare di piangere.

“Strige?” chiese Piper quando il racconto di Nico fu finito, “non l'ho mai sentita prima”

“Fa parte dei miti romani” spiegò Jason.

“Esatto” confermò Chirone, “sono mostri della stessa specie delle Empuse e delle Lamie”

“Il mito parla di una ragazza, Polifonte. La ragazza si unì alle cacciatrici di Artemide, ma Afrodite non era molto contenta della scelta 'niente ragazzi', quindi la fece innamorare di un orso”

“Tipico di mia madre” borbottò Piper.

“Da quell'unione nacquero Agrio e Orico, selvaggi come il padre. Si misero a praticare il cannibalismo e, sebbene Artemide volesse ucciderli tutti e tre, furono puniti venendo tramutati in strigi”

“Il problema principale è un altro” disse Clarisse, “se ci attaccano di nuovo, come li sconfiggiamo se non possiamo attaccarli con il bronzo celeste o l'oro imperiale?”

“Solo se hanno bevuto prima il sangue umano sono intoccabili” chiarì Malcom.

“In ogni caso” intervenne Chirone, “fanno parte dei miti romani. Avviserò il Campo Giove. Per ora abbiamo finito così. Vi richiamerò appena avrò novità”

E i ragazzi del campo furono liberi di andare a svolgere le attività del giorno.

 

 

Reyna Avila Ramírez-Arellano non si aspettava una chiamata tramite messaggio Iride da parte di Chirone. Si trovava insieme a Rachel, l'oracolo del Campo Mezzosangue, l'arpia Ella e Frank Zhang, il secondo pretore di Nuova Roma per finire di ricostruire i Libri Sibillini.

Quando gli fu comunicato della morte della loro amica, ci fu un attimo di silenzio.

Reyna abbassò lo sguardo, “Anche noi abbiamo perso dei ragazzi. Quattro, in tutto”

“Strigi?” chiese Chirone.

“Come lo sa?” disse Frank.

“È lo stesso mostro che ha attaccato anche qua” Chirone era perplesso, “Rachel, il dono della profezia è tornato, giusto? Riesci a predire qualcosa?”

La ragazza chiuse gli occhi, concentrandosi. All'improvviso, fu avvolta dal fumo verde dell'Oracolo di Delfi.

Greci e Romani un'altra volta insieme combatteranno

In numero pari essi dai Campi partiranno

Nel grande cimitero la battaglia si svolgerà

Il regno del terrore da lì risorgerà

Perché la missione con successo possa finire

Alcuni mezzosangue lì dovranno perire.

 

Quella sera si svolse il funerale di Annabeth. Ovviamente spettava a Nico, in quanto figlio di Ade, preparare la cerimonia. Quella era la prima volta dalla sconfitta di Gea che ne organizzava uno. Era stato già brutto dover organizzare i funerali di ragazzi che nemmeno conosceva, per questo fu tremendo.

Dopo che le ragazze della cabina di Atena lavarono e cosparsero di essenze il corpo, le chiusero gli occhi e le misero delle dracme, il pagamento per Caronte, che avrebbe portato l'anima di Annabeth al cospetto dei tre giudici: Minosse, Eaco e Radamanto.

A quel punto, i ragazzi – sempre della cabina 4 – trasportarono il corpo fuori. Al posto del solito falò che veniva accesso ogni sera, si trovava un letto fatto di legna secca. Il corpo fu appoggiato lì, tutti i ragazzi del campo attorno.

Nico si trovava accanto a Percy. Dopo che quest'ultimo finì il suo elogio funebre, Nico prese una torcia e la accese. Si avvicinò con molta cautela ad Annabeth e lasciò cadere la torcia alla base del letto. Le fiamme presero subito fuoco, mentre lui tornava al suo posto, accanto a Percy. Si voltò a guardarlo, e i suoi occhi verde acqua riflettevano le fiamme di fronte a lui.

Il figlio di Ade appoggiò una mano sulla spalla dell'amico, “Mi dispiace”

“Già... anche a me”

“Sai, forse...”

Nico non finì in tempo la frase che Chirone arrivò dietro di loro.

“Ragazzi, ho parlato con Reyna”

Nico e Percy si voltarono verso il centauro.

“Sono stati attaccati anche loro. E Rachel ha avuto una profezia”

I ragazzi rimasero in silenzio aspettando che il direttore delle attività del campo finisse di parlare.

“Ne abbiamo discusso molto io e Reyna, e siamo arrivati alla conclusione che lei ci manderà qui due dei suoi. Domani mattina ci sarà un'altra riunione”

I ragazzi annuirono e Chirone si allontanò, diffondendo il messaggio anche agli altri capi-cabina.

Nico guardò Percy, “Secondo te che cosa dice la profezia?”

Percy tornò a concentrarsi su Annabeth, che stava lentamente diventando cenere, “Non lo so... e per ora mi sta bene così”

Tutti i ragazzi del campo rimasero svegli fino a quando il fuoco del falò non si spense lasciando il posto ad un mucchio di cenere, che fu raccolto in un vaso. Ormai mancava poco all'alba, ed i semidei si stavano dirigendo tutti verso le loro cabine, quando un rumore attirò la loro attenzione.

“Che cos'è stato?” chiese un figlio di Ermes.

Piper guardò i suoi amici, “Sembrava...”

“Non può essere” rispose Nico.

Jason perlustrava il cielo per capire da dove era venuto quel rumore, “Guardate! Là!”

Un oggetto color bronzo si stava avvicinando a vista d'occhio verso il campo.

“WOOOOOOOOOOOAAAAAAAAAAAAAAAAH!” un urlo di gioia arrivò fino alle loro orecchie.

“È Festus!” esclamò Percy.

Quando il drago di bronzo atterrò vicino a loro con un tonfo assordante, il ragazzo che vi stava sopra scese scivolando per la coda. Con lui c'era anche una ragazza.

“Ehilà ragazzi! Vi sono mancato?” nessuno disse niente, erano ancora sotto shock. Leo, il figlio di Efesto che sei mesi fa si era sacrificato perdendo la vita per salvare tutto il mondo dall'ira di Gea, ora stava lì, di fronte a loro. Prese la ragazza che era con sé per mano e la fece avvicinare.

“Ragazzi, lasciatemi il piacere di presentarvi...”

“Calipso!”

La ragazza fece un sorriso in direzione di Percy e Nico, “È un piacere rivederti, Perseus Jackson!”

 

 

 

~ Nota dell'autore ~

Eccomi qui!! Leggermente in ritardo, ma sono tornato :D

Non ho avuto molto tempo per scrivere questa settimana, così ho scritto il capitolo di fretta e furia stanotte, ma ero troppo stanco per rileggerlo e pubblicarlo. Quindi se il capitolo vi sembra un po' sbrigativo, mi scuso, ma è il meglio che potevo fare all'una di notte xD

Mi scuso anche per la profezia di Rachel, non sono molto bravo a scrivere frasi in rima ahahah

Per il resto, beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino.

La domanda che può venire spontanea finendo il capitolo è: “Come mai Leo ci ha messo sei mesi ad arrivare al Campo Mezzosangue? Che ha fatto nel frattempo?” (me lo sono chiesto io stesso mentre sviluppavo la trama) e vi posso dire che nel prossimo capitolo cercherò di darvi una spiegazione xD

Quindi... stay tuned, e alla prossima! ;)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Chapter 2

 

Piper McLean reagì di scatto, lanciandosi contro Leo e iniziando a colpirlo in ogni parte del corpo.

“Che fine avevi fatto? Ti rendi conto che ti credevamo morto? Non hai nemmeno avvisato per farci sapere che stavi bene!” mentre la ragazza continuava a fargli la ramanzina, le lacrime iniziarono ad uscirle.

Alla fine, se lo abbracciò piangendo “Mi sei mancato, stupido!”

Leo non sapeva cosa rispondere. “Aspetta, quanto tempo è passato dalla sconfitta di Gea?”

“Più di sei mesi, ormai” Jason si avvicinò all'amico, salutandolo con un abbraccio.

Leo rimase sconvolto. “Sei mesi? Com'è possibile?! Io e Calipso abbiamo lasciato Ogigia qualche settimana fa, e prima di venire qui abbiamo fatto solo una sosta di qualche giorno”

“Leo” Calipso si avvicinò a lui, “lo sai che il tempo lì è completamente diverso. Evidentemente il tempo che ci hai messo per arrivare ad Ogigia corrisponde a sei mesi di qui”

“In ogni caso, sono felice di essere tornato!” esclamò Leo col sorriso stampato in viso.

Piper si voltò di scatto verso Nico, dopo aver smesso di abbracciare Leo. Già dallo sguardo, Nico poteva dire che stava per arrivare un'altra scarica di ramanzine. Indietreggiò, mentre Piper si avvicinava a passo sempre più svelto.

“E tu!” Piper quasi urlò, “Tu avevi detto che Leo era morto! Che l'avevi sentito! Perché ci hai fatto credere questo?”

“Io non ho mentito” Nico alzò le mani in segno di resa, “io ho avvertito davvero la morte di Leo, ma c'era qualcosa di diverso in quella morte. Non sapevo spiegarmi cos'era, e non volevo dare false speranze”

“Sì, ma...”

“Piper” Percy la interruppe, “non è il momento”

La figlia di Afrodite sembrò ricordarsi solo ora quello che stavano facendo prima dell'arrivo di Leo.

“Oh... scusa”

“Allora ragazzi, come mai siete in piedi a quest'ora?” Leo si rese conto di aver detto una cazzata quando tutti i ragazzi si rattristirono all'unisono.

“Abbiamo appena finito un rito funebre” fu Chirone a parlare, che finora era rimasto in silenzio.

“Chi... chi è morto? chiese Calipso.

Ci fu il silenzio per qualche minuto, finché non fu Nico a rispondere.

“Annabeth”

“Non è possibile! Com'è successo?” Leo era sconvolto.

“Io vado a letto. Non ce la faccio a sentire un'altra volta la storia” Percy si allontanò dal resto del gruppo.

“Aspetta” Nico lo raggiunse, “ti accompagno”

“Non ce n'è bisogno”

Nico rimase zitto, ma continuò a seguire l'amico.

“Percy, durante la cerimonia, prima che arrivasse Chirone, ti stavo dicendo che... che forse ti posso far vedere Annabeth un'ultima volta”

Il figlio di Poseidone si girò verso Nico, “Che intendi dire?”

“Beh... non posso cercare di convocare il suo spirito, in quanto richiederebbe uno sforzo che non posso permettermi” Nico prese una pausa, “però penso di riuscire a fare un viaggio nell'Ade. Il castello di mio padre ha un'entrata verso i Campi Elisi, anche se non so dove si trovi di preciso... ti potrei portare lì”

“Lo faresti davvero?”

“Ci posso provare. Non posso promettere di riuscire a trovare facilmente l'entrata... o che mio padre non lo venga a sapere”

Percy abbracciò il figlio di Ade.

“Grazie”

Nico si sentì in imbarazzo, “Non c'è di che”

Percy si staccò dall'amico, “Quando possiamo andarci?”

“Dammi un po' di tempo per cercare di ricordare in quale parte del castello vedevo andare mio padre quando faceva visita agli spiriti dei Campi Elisi”

“Va bene” Percy si diresse verso la sua cabina, “Buonanotte, Nico... e grazie!”

Per la prima volta dopo tre giorni, Nico vide sul viso di Percy un sorriso, appena accennato.

 

Il giorno dopo, i capi-cabina del campo erano di nuovo riuniti attorno al tavolo da ping pong della Casa Grande. Chirone stava raccontando della sua chiamata con Reyna, il pretore del Campo Giove, e della profezia che Rachel aveva pronunciato.

“... E siamo arrivati alla conclusione che il 'grande cimitero' a cui alludeva la profezia sia il Calvary Cemetery, che è il più grande cimitero degli Stati Uniti. E si dia il caso che sia anche un cimitero cattolico-romano

“E dove si trova questo cimitero?” Chiese uno dei fratelli Stoll, della cabina di Ermes.

“Si trova nel Queens, qui a New York” Nico ci è andato spesso in quel cimitero. Proprio perché era il più grande, attingeva alla sua forza per cercare di rintracciare Bianca.

“E quanti semidei stanno mandando qua?” chiese Clarisse.

“Due” rispose Chirone.

“Sono troppo pochi! Dovevano mandarne almeno il doppio!”

“Siccome loro devono attraversare tutti gli Stati, volevano evitare di attirare l'attenzione dei mostri ancora in circolazione. Alcuni dei qui presenti lo sanno quanto sia rischioso”

“La profezia ha detto che dobbiamo partire in numero pari dai rispettivi campi. Non ha specificato un numero come nell'ultima profezia” spiegò Malcom, “basterà mandare quattro semidei greci. È un numero pari e in questo modo sarebbero sei semidei per la missione”

“Si può fare” acconsentì Chirone, “ora dobbiamo decidere chi dobbiamo mandare”

“Io vado” Percy alzò lo sguardo come per dire 'che qualcuno provi a fermarmi'.

“Anche io” disse Nico. Il figlio di Ade vide che Clarisse stava per commentare. “Io conosco il luogo”

“Ok, allora. Però verrà almeno un figlio di Ares” rispose Clarisse, “siamo i migliori a combattere”

“E un figlio di Atena, per vendicare la perdita subita” continuò Malcom.

“Perfetto” concluse Chirone, “i romani ci metteranno qualche settimana per arrivare qui, quindi per ora è tutto. Potete andare”

 

I giorni passarono normalmente. La cabina di Ares svolse delle sfide tra di loro per decidere chi sarebbe partito per la missione. Gli altri ragazzi continuarono con i vari allenamenti. Nico non passò molto tempo con gli altri. Perlopiù se ne stava nella sua cabina, cercando di ricordare il castello di suo padre. Era passato qualche anno da quando ci fu stato, quindi non ricordava bene, e non poteva permettersi di fare più viaggi, quindi doveva essere più che sicuro di dove andare a cercare l'entrata per i Campi Elisi.

In totale ci mise cinque giorni per ricordare.

Uscì dalla sua cabina di corsa, cercando Percy. Vide Jason e Piper dirigersi insieme verso la mensa. Che ora era? Nico non sapeva dirlo.

“Hey, ragazzi” li chiamò, mentre correva verso di loro, “avete visto Percy?”

I due semidei si voltarono, “Non lo so” disse Jason, “ma ormai passa quasi tutto il suo tempo in spiaggia”

“Grazie!” disse il figlio di Ade, dirigendosi verso la spiaggia del campo.

“Ehm... prego?” Jason era confuso.

 

“Percy!” quando Nico lo chiamò, il ragazzo quasi si spaventò. Era la prima volta che qualcuno lo raggiungeva in spiaggia.

“So dove dobbiamo andare!” esclamò il ragazzo.

“Davvero?” a Percy sembrava essere tornato il buon umore.

“Sì. Cioè... so da che parte del castello dobbiamo andare, non so di preciso dove si trova l'entrata”

“Meglio di niente, no?”

“Già” Nico gli porse una mano, “pronto?”

“Sì!”

E partirono insieme per un altro viaggio nell'ombra.

 

Nico ricordava il castello di Ade più luminoso. Sarà perché prima non usciva quasi mai dall'ombra, mentre ora passa le sue giornate al Campo Mezzosangue, dove le giornate sono sempre soleggiate.

“Ok” sussurrò il ragazzo, “seguimi”

Percy fece cenno di sì con la testa, ed insieme si diressero verso l'ala nord del castello.

“Dobbiamo cercare l'entrata a piano terra, a meno che a mio padre non sia venuta in mente di mettere una scalinata per fare un'entrata regale nei Campi Elisi” parlava così piano che Percy faticava a sentirlo, ma dovevano evitare di attirare l'attenzione.

Camminavano il più velocemente possibile, evitando di tanto in tanto le arpie che lavoravano all'interno del castello.

Stavano per entrare nella stanza adiacente alla veranda dove erano stati anni prima con Talia per parlare con Persefone, quando una voce alle loro spalle li bloccò.

“Che ci fate voi qui?”

Quando si girarono, a Nico mancarono le parole. “P-padre”

“Figlio mio” rispose Ade, “credevi davvero che potevate scendere qua sotto senza che io lo venissi a sapere?”

 



 

 

 

~ Nota dell'autore ~

 

Mianhae, mianhae, mianhae! (scusate, scusate, scusate!) Devo smetterla di scrivere all'ultimo e pubblicare in ritardo ç__ç infatti mi è uscito un capitolo più corto del precedente Dx

Comunque, non ho molto da dire su questo capitolo se non la solita storia del “spero vi sia piaciuto” ahahah

Il prossimo capitolo sarà il penultimo (eh, si... Non è mai stata ideata come una ff lunga xD) e posso dirvi solo “leggetelo”, perché è forse il più importante lol

Alla prossima!!

P.S.: spero di non aver fatto errori, ho dato una rilettura veloce, per pubblicare prima Dx

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Chapter 3

 

Nico non sapeva come reagire. Sapeva che le probabilità che suo padre lo venisse a scoprire fossero alte, ma sperava di riuscire ad avere un po' di fortuna.

“Allora, ne vogliamo parlare?” la voce di Ade era calma. Il dio del regno sotterraneo si sedette in una delle poltrone di quel salotto, invitando i due semidei a fare lo stesso. I ragazzi obbedirono.

“Perché siete venuti fino a qui? Dubito che sia semplicemente per fare un incontro padre-figlio, o non avresti portato il tuo amico Jackson”

“No, è... è per Annabeth, lei è...”

“Sì, l'ho saputo” Nico fu interrotto da suo padre, “mi dispiace per la perdita, ma non posso permettere che due semidei se ne vadano in giro per i Campi Elisi solo per fare una visita ad un'amica”

Ade guardò il figlio, come se lo stesse guardando attraverso i raggi-X, “E poi hai rischiato grosso viaggiando nell'ombra fino a qui, figlio mio. Non sei guarito del tutto”

“Lo so” Nico calò lo sguardo, “ma dovevo provarci”

“Aspetta” Ade schioccò le dita, ed uno dei frutti del suo giardino apparì nella sua mano. Glielo porse a Nico, “mangia questo”

“Ma... è cibo degli Inferi. Basta un solo morso e non si è più capaci di tornare in superficie, no?” chiese Percy.

Il dio rise divertito, “Ah, figlio di Poseidone. Non ti sei mai chiesto come abbia fatto mio figlio a mangiare i semi di melagrana di Demetra quando era rinchiuso in quel vaso, a Roma?”

Percy ci rifletté su, “Ehm... no”

“Proprio come tu, in quanto figlio del dio del mare, hai la capacità di respirare in acqua, Nico, in quanto figlio mio, può mangiare i cibi dell'Oltretomba senza rimanere imprigionato”

Mise il frutto tra le mani di Nico e continuò, “E questo in particolare lo aiuterà”

“In che senso?” chiese il figlio di Ade.

“Nel senso che dopo non avrai più restrizioni con i tuoi poteri. Potrai usarli senza il pericolo di essere inghiottito dalle ombre”

Nico si rigirò quel frutto tra le mani. A guardarlo era come una pesca, ma aveva un colorito grigiastro decisamente poco appetibile.

“Qual'è il prezzo da pagare?”

“Come ho già detto, nessuno”

“Non è possibile, c'è sempre un prezzo da pagare quando si ha a che fare con la magia. Ad esempio, con i semi di melagrana. Mi mantenevano sì in vita, ma senza forze... e mi facevano rivivere i miei incubi peggiori, quasi come per farmi pregare di morire”

“Beh, l'unico difetto di questo qui è che ha un sapore disgustoso... e può bruciare un po'” specificò Ade, “non sei obbligato a mangiarlo, ovviamente, ma può aiutarti”

Nico non sapeva perché suo padre fosse così gentile. Non gli aveva mai parlato di quel frutto. Evidentemente il dio aveva notato che non avrebbe potuto fare un secondo viaggio per tornare in superficie.

Diede un morso a quella pesca andata a male e, tralasciando il sapore orribile, Nico si sentì come se l'intero fiume Flegetonte si trovasse dentro il suo corpo.

Iniziò a tremare visibilmente, si portò le mani alla gola mentre tossiva sempre più forte.

“Nico” lo chiamò Percy, “stai bene?”

Gli mise una mano sulla spalla, ma Nico si gettò per terra in preda agli spasmi.

“Ade! Che sta succedendo?” Percy urlò, nonostante avesse il dio a venti centimetri di distanza.

Nico smise di tremare, e Percy notò che non stava respirando. Si lanciò ad aiutare l'amico, ma fu bloccato da Ade.

“Aspetta”

Dopo qualche minuto Nico riprese fiato, iniziando a tossire come se fosse affogato ed ora stava sputando l'acqua entrata in circolo.

“Nico, come stai?” chiese Percy.

“Uno schifo, grazie” disse il ragazzo, rialzandosi lentamente. Guardò suo padre e cercò di non maledirlo di fronte a lui. “Può bruciare un po'? Evidentemente abbiamo due metri di valutazione diversi”

“L'importante è che ora non avrai più problemi” disse il dio. “Ora torniamo al motivo per la quale siete qua”

“Non ce n'è bisogno” rispose Nico, “ce ne andremo”

Ade annuì vigorosamente, “Fareste la cosa migliore. Non posso certo permettere che voi due attraversiate la porta camuffata da semplice muro dalla Foschia che si trova alla vostra sinistra”

Nico si girò verso il muro, e con un po' di concentrazione riuscì a vedere la porta. Ecco perché non l'aveva mai vista prima d'ora: era nascosta dalla Foschia.

“Sarebbe decisamente inopportuno trovarvi lì” continuò Ade.

“Ma...” Nico era confuso, “se non possiamo rimanere qui, non sarebbe stato meglio non dirci dove si trova la porta?”

“Io non vi ho mai detto dove si trova la porta. Non potrei dirvelo. Passerei i guai con mio fratello Zeus se lo facessi” Nico vide nel volto di suo padre quello che sembrava un occhiolino. Il dio si alzò dalla poltrona, “detto questo... è stato un piacere avervi qui, ma facciamo sì che non ricapiti più, ok?” e sparì nel nulla.

Percy guardò Nico, “Quindi... che si fa?”

“Penso che mio padre ci abbia appena aiutato, anche se non può dirlo” disse Nico, “andiamo, non possiamo perdere molto tempo!”

I due semidei si alzarono dalle poltrone e corsero verso la porta che conduceva ai Campi Elisi.

 

Quando attraversarono la porta, rimasero senza fiato. Quel posto era meraviglioso. Non c'era nemmeno paragone con il resto del regno. Appena varcata la soglia, furono accolti da una luce che faceva quasi male, dopo aver passato il tempo nell'oscurità dell'Ade.

“Questo posto è magnifico!” esclamò Percy.

“Già” confermò Nico, “Sbrighiamoci a trovare Annabeth, non penso che mio padre ci possa concedere più di qualche minuto”

Iniziarono a camminare a passo svelto in mezzo a tutte le anime delle persone che in vita avevano vissuto con onore. Nessuno badò a loro, a parte qualche anima che esclamò “Hey! Voi non siete ancora morti, che ci fate qui?”

Lo sguardo di Nico si spostava da una parte all'altra dei Campi cercando di individuare la sua amica, quando una voce lo chiamò da dietro.

“Nico!” il ragazzo si bloccò non appena si girò per vedere chi fosse.

“Bianca! Che... che ci fai qui?”

Sua sorella maggiore si avvicinò, “Questo dovrei dirlo io a te”

“Sì, scusa. Pessima domanda” Nico non sapeva che dire. Aveva cercato di convocare lo spirito di sua sorella tante volte, e quella volta che le apparse non parlarono granché. “Noi... Noi siamo qui per Annabeth”

“Oh.. sì, mi ha raccontato quello che è successo. Mi dispiace, Percy”

“Grazie” disse Percy. In seguito, come se avesse recepito le parole di Bianca solo in quel momento, si rivolse di scatto alla figlia di Ade. “Aspetta. Hai detto che Annabeth ti ha raccontato quello che è successo! L'hai vista? Sai dove si trova? Ci puoi portare da lei? Non abbiamo molto tempo...”

“Tranquillo” Bianca sorrise, “seguitemi”

“Allora, Nico” disse Bianca, mentre si dirigevano da Annabeth, “come te la stai passando lassù?”

“Bene, bene” rispose il fratello, “Ho deciso di rimanere al Campo Mezzosangue per un po', e poi.. beh, diciamo che mi sono fidanzato” Nico si passò una mano dietro il collo, chiaramente in imbarazzo. Era la prima volta che diceva ad alta voce di essere fidanzato.

L'urlo di felicità che lanciò Bianca probabilmente si sentì pure nelle profondità del Tartaro, “Hai trovato un ragazzo? Sono così felice per te!” Bianca gli gettò le braccia al collo, saltellando di gioia, “Ti meritavi qualcuno con cui essere felice. Chi è?”

“Si chiama Will. Will Solace, è il capo-cabina dei figli di Apollo”

“Oh, sì!” esclamò Bianca, “l'ho visto di sfuggita quando siamo arrivati al campo. Beh, sembrava un bravo ragazzo”

“Lo è” Nico si sentiva sollevato. Bianca era stata la prima persona a sapere che fosse gay, e l'ha sempre supportato.

“Guardata, Annabeth è laggiù, sotto quell'albero” Bianca indicò l'olivo dove Annabeth era seduta.

“Grazie Bianca, per tutto” disse Percy.

“È stato un piacere” rispose la ragazza, sorridente.

“Beh, Bianca... immagino che questa sia l'ultima volta in cui ci vedremo” Nico si era un po' rattristato da quell'incontro. Sua sorella era la cosa che più gli mancava.

“Non dire così” Bianca se lo abbracciò, “ci rivedremo ancora, anche se sarà tra tanto tempo”

“Ti voglio bene” Nico scoppiò a piangere, e sua sorella lo baciò sulla fronte.

“Anch'io ti voglio bene, fratellino” gli diede un ultimo abbraccio, “ora andate, non avete molto tempo”

 

“Percy? Nico? Che ci fate qui?” Annabeth rimase sconvolta quando vide il suo ex-ragazzo (era giusto chiamarlo ex? Alla fine non si erano lasciati...) e uno dei suoi migliori amici.

Percy corse ad abbracciarla. “Nico mi ha portato qui per farmi riuscire a vederti un'ultima volta” era un misto di felicità e tristezza insieme.

La figlia di Atena guardò l'amico con gratitudine, “Grazie, Nico... veramente”

“Non c'è di che” rispose il ragazzo, “e poi anche io volevo vederti un'ultima volta”

“Allora, come stanno gli altri ragazzi? Ci sono stati altri attacchi da parte della strige?”

“Gli altri sono distrutti dalla tua morte, come tutto il resto del campo” disse Percy, “e no. Non ci sono stati altri attacchi”

“Per ora” specificò Nico.

“Che vuoi dire?”

“Rachel ha avuto un'altra profezia. Dobbiamo collaborare di nuovo coi Romani per sconfiggere le strigi”

Annabeth si rattristò, guardò Percy e la preoccupazione la travolse. “Fate attenzione. E ricordate che il bronzo celeste e l'oro imperiale sono inutili se hanno bevuti il sangue umano”

“Sta' tranquilla” Percy l'afferrò per le spalle, “non siamo qui per farti preoccupare, e non abbiamo tantissimo tempo”

Annabeth abbracciò di nuovo Percy “Mi sei mancato tantissimo. Quanto tempo è passato da quando sono qui?”

“Una settimana” rispose Percy “e manchi tanto anche a me”

I due ragazzi si baciarono e Nico si sentì un po' di troppo in quel momento. Aveva il desiderio di andare a cercare qualche anima da importunare piuttosto che rimanere lì in quel silenzio imbarazzante.

“Però, Percy... mi devi promettere una cosa” Annabeth si staccò da lui e lo guardò triste.

“Certo, qualunque cosa”

“Devi riuscire a dimenticarmi”

“Cosa? No, mai!” Percy sembrava sconvolto da quelle parole.

“Percy, per favore... Non puoi permettere che il tuo passato ti impedisca di vivere il tuo futuro. Io ormai non farò più parte della tua vita, e devi riuscire ad accettarlo”

Percy iniziò a piangere.

“E so che non vuoi sentirtelo dire proprio ora, ma..” continuò Annabeth, “sceglierò di reincarnami”

“Perché? Perché vorresti farlo?”

“Perché anch'io, come te, devo riuscire a crearmi un nuovo futuro. E restando qui non posso non pensare a te e a quanto ti amo” ora anche Annabeth stava piangendo.

Nico era sempre più in imbarazzo, e stava per allontanarsi quando Annabeth si rivolse a lui. “Per favore, Nico, prenditi cura di lui appena tornate in superficie”

“Io lo-lo farò” balbettò Nico.

“Ora dovete andare, prima che Ade sia costretto a punirvi” disse Annabeth.

La ragazza diede un abbraccio a Nico, poi baciò un'altra volta Percy.

“Ti amo Testa D'Alghe, ma ci dobbiamo salutare qui”

“Ti amo anch'io. E giuro sullo Stige che cercherò di fare quello che mi hai chiesto” rispose Percy.

Il figlio di Poseidone si asciugò le lacrime con il dorso della mano, poi intrecciò le sue dita con quelle di Nico, ed insieme tornarono al Campo Mezzosangue.

Quando ritornarono sotto la luce del sole, sulla spiaggia del campo, Nico guardò l'amico preoccupato. Aveva lo stesso sguardo di quando lo aveva trovato a Central Park. Si sentiva una merda, era stata sua l'idea di andare nei Campi Elisi, e si era rivelata essere una pessima idea.

“Percy, mi... mi dispiace” Nico cercava di trovare le parole adatte, “io, io cercavo solo di aiutare. Non volevo che finisse così”

“Non è colpa tua Nico” rispose Percy, “non è colpa di nessuno. È andata esattamente come doveva andare”

Anche se dalla bocca uscirono quelle parole, sembrava che dentro di lui non era molto d'accordo con quanto detto, perché si rimise a piangere. Il ragazzo appoggiò la testa sulla spalla di Nico e continuò a piangere in silenzio.

“Mi dispiace”disse il figlio di Ade sottovoce, “mi dispiace”

Si tenevano ancora per mano, ma nessuno dei due lo notò finché non arrivò Will. Il figlio di Apollo spostò lo sguardo dalla testa di Percy appoggiata a quella dell'amico alle loro mani intrecciate tra di loro.

“Nico” il ragazzo fu preso di sorpresa, tanto che lasciò bruscamente la mano di Percy, “ti posso parlare in privato?”

 

Nico era preoccupato. Era la prima volta che Will gli chiedeva di parlare in privato, e con un tono del genere. Che fosse arrabbiato perché aveva di nuovo usato i suoi poteri “infernali”? Beh, forse riusciva a fargli capire perché li aveva usati e sarebbe riuscito a tranquillizzarlo quando gli avrebbe detto che non ci sarebbe più stato pericolo che si dissolvesse nel nulla.

Entrarono nella cabina 13, la cabina dei figli di Ade, in quanto non c'era pericolo che entrasse qualcun altro.

“Allora” Nico si sedette sul letto, “di che cosa mi dovevi parlare?”

“Che stai cercando di fare?” Will andò dritto al punto.

“Scusa, Will, non credo di capire quello che vuoi sapere?”

“Stai per caso cercando di rompere con me?”

Il figlio di Ade si alzò di scatto dal letto. Quella domanda arrivò a Nico come un'accoltellata allo stomaco.

“Perché lo chiedi? Anzi, no... Perché hai anche solo pensato una cosa del genere?”

Will camminava avanti e indietro, “Non lo so, forse perché è una settimana che non ti vedo? Forse perché cinque secondi fa ti ho trovato mano nella mano con quello che è stato la tua prima cotta?”

“Percy stava PIANGENDO. Forse lo hai scordato, ma ha perso la sua fidanzata” Nico cominciò a sentire la rabbia crescergli dentro.

“Beh, forse dovrebbe cercare di andare avanti. Siamo stati tutti distrutti dalla sua morte, ma non può continuare così!”

Nico si portò le mani ai capelli per la disperazione, non riusciva a credere a quello che stava sentendo. “Non ci credo” disse, “non puoi parlare seriamente. Con quale cuore parli così di un tuo amico?”

Il ragazzo non diede nemmeno il tempo a Will di rispondere che continuò, “Ok, vuoi sapere perché stava piangendo un'altra volta e perché mi stava tenendo la mano? L'ho portato all'interno del castello di mio padre. Da lì siamo arrivati fino ai Campi Elisi e si è visto con Annabeth”

“Aspetta” lo interruppe Will, “Hai usato di nuovo i tuoi poteri? Quante volte di dovrò dire che ogni volta che li usi è come giocare alla roulette russa? Non sai mai quando sarà la volta fatale”

“Io stavo cercando di aiutare un amico! Quello che ancora forse non hai capito! E comunque non ti devi più preoccupare che i miei poteri mi uccideranno, ho risolto la situazione grazie a mio padre” Nico si mise ad urlare, “Fatto sta che Annabeth gli ha detto che sceglierà di reincarnarsi, quindi per quello si trovava in quello stato”

Will rimase in silenzio, un po' per la reazione inaspettata di Nico, un po' perché si rese conto di aver sbagliato. Ma non ci mise molto tempo a rispondere a tono a Nico.

“Ma tu non sapevi che tuo padre ti avrebbe aiutato con i tuoi poteri, quindi perché rischiare tutto solo per far vedere Annabeth a Percy?”

“Perché è un mio amico!”

“Non è un semplice amico!”

Gli occhi di Nico si fecero lucidi, “Non stai dicendo sul serio. Non puoi essere geloso di Percy. Dopo sei mesi non hai ancora capito quanto io ti voglia bene?”

“E tu non ti sei reso conto che dopo sei mesi non riesci ancora a dirmi “Ti amo”? Ti sei mai chiesto il perché?” Will cercava di tenere sotto controllo la voce, ma Nico riuscì a percepire un leggero vibrato.

“Non è certo per via di Percy. Lo sai, sono di un'altra epoca... è tutto molto difficile da affrontare” Nico cercò di afferrargli una mano, ma Will si scansò.

“Non so più cosa pensare ormai”

“Will...”

“Devi scegliere” disse Will, fermamente, “O me... o Percy”

Nico si bloccò, “Non puoi darmi un ultimatum del genere. Non mi fare scegliere tra il mio migliore amico e il mio fidanzato”

Will si diresse verso la porta, ma Nico si parò davanti, bloccandolo.

“Aspetta, Will”

Il figlio di Apollo lo scansò, aprì la porta e si fermò all'uscita. “È finita, Nico” disse, senza voltarsi a guardarlo, e se ne andò verso l'infermeria.

Nico si ritrovò seduto ai piedi del letto, le gambe al petto e le mani agli occhi, che continuavano a versare lacrime calde sulle guance.

 

 

 

 

~ Nota dell'autore ~

 

Tre (quasi quattro) giorni di ritardo... che dite, ho un po' esagerato, vero? xD Beh, c'è una spiegazione più che plausibile u.u Mi si è spaccato un dente, e i primi giorninon potevo nemmeno alzarmi dal letto, quindi stavolta non ho colpe ahahah

Comuuuuuuuunque, ecco che finalmente ho scritto il capitolo che aspettavo con più trepidazione :3

Come vi avevo già avvisato la volta prima, questo è il capitolo più importante di tutta la storia (e non solo perché è il più lungo xD ora che lo avete letto avrete capito il perché)

Sono successe un po' di cose qui: Nico che “guarisce” e potrà usare i suoi poteri liberamente, l'addio di Annabeth a Percy (non potevo ammazzare il mio personaggio femminile preferito senza dargli un'apparizione come si deve all'interno della storia), l'incontro tra Nico e Bianca (ho sempre voluto un loro incontro) e infine la scena che fa interrompere questo capitolo... la litigata tra Will e Nico e Will che se ne va lasciando Nico.

Cosa ci sarà nel prossimo capitolo? Ovviamente la battaglia con le strigi, essendo l'ultimo capitolo u.u Quindi se volete sapere chi saranno i quattro semidei (due romani, due greci) oltre a Nico e Percy a prendere parte alla missione, se e come si avvererà la linea finale della profezia, cosa succederà una volta al cimitero e cosa succederà tra Nico e Will, vi aspetto alla prossima!!!!

P.S.: il capitolo non l'ho riletto, lo sto pubblicando così come l'ho scritto. Se ci sono errori, vi prego di perdonarmi. Di solito cerco di non farne, per quello rileggo sempre, ma sono troppo stanco. Quindi lo rileggerò e (se necessario) correggerò domani u.u

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Chapter 4

 

La mattina dopo, Nico non si presentò per la colazione. Percy se ne accorse subito, perché voleva ringraziarlo per avergli fatto vedere Annabeth un'ultima volta.

Non sapeva spiegarlo, ma dopo quell'incontro si sentiva come nuovo. Certo, aveva pianto una volta tornato dagli Inferi e tutta la notte, ma adesso si sentiva bene.

Non trovando l'amico nemmeno di pomeriggio, si avvicinò a Will, che si stava dirigendo verso l'infermeria.

“Hey, Will!” lo chiamò, “sai per caso dove sia Nico?”

Il figlio di Apollo lo guardò con lo sguardo pieno d'odio, il che era strano. Will è sempre stato un ragazzo pacifico ed amichevole con tutti.

“Cosa vuoi che ne sappia io? Vallo a cercare in qualche caverna”

“Che stronzo...” disse Percy tra sé e sé, dopo che Will si allontanò, “che cosa gli è preso?”

Chiese a qualche altro ragazzo del campo se avesse visto Nico in giro, ma nessuno gli diede una risposta.

A quel punto, Percy andò a cercarlo alla cabina 13, sperando di trovarlo lì. Bussò alla porta, ma non ebbe nessuna risposta.

“Nico! Sei lì dentro?” ancora niente, “Nico, sto entrando, ok?”

Era la prima volta che Percy entrava in quella cabina. L'ambiente era così buio che i suoi ci misero un po' di tempo ad adattarsi. Nico si trovava lì, ai piedi del letto, con la testa nascosta tra le gambe.

Percy corse da lui, “Hey! Che cosa è successo?”

“Will... mi ha lasciato” la voce di Nico quasi non si sentiva.

“Cosa? Perché?”

Nico gli raccontò tutta la discussione avvenuta la sera prima. Percy era sconvolto, Will non era così. Aiutò Nico a mettersi a letto.

“Aspetta qui, torno subito”

Il figlio di Poseidone uscì di corsa dalla cabina di Ade, diretto in infermeria. Quando arrivò non c'era praticamente nessuno, solo un paio di ragazzi che si erano feriti durante gli allenamenti.

“Mi spieghi che cazzo di problemi hai?” disse a Will. Percy era furioso come non mai.

Will non diede il minimo segno di averlo ascoltato. Percy lo afferrò con entrambe le mani per la maglietta e lo sbatté contro il muro.

“Ce l'ho con te!”

“Sì, lo avevo capito” rispose il ragazzo, “ma non ho niente da dirti”

“E allora stai zitto e ascolta! Lasciare Nico solo perché mi ha portato a vedere Annabeth non ha senso”

Will nascose un sorriso sotto i baffi, “Se pensi che quello sia l'unico motivo, allora non hai capito niente”

Percy riusciva a contenere a stento la rabbia.

“Ora, se vuoi scusarmi” disse Will, mentre staccava le mani di Percy dal suo camice, “ho del lavoro da fare”

“Già...” rispose il figlio di Poseidone. Prima che Solace potesse dare le spalle al ragazzo, Percy gli diede un pugno dritto sull'occhio destro. “Curati questo. E se vedo Nico piangere di nuovo per colpa tua non mi limiterò solo ad un pugno.” e se ne andò di nuovo verso la cabina di Ade.

 

“Dove sei stato?” chiese Nico quando vide spuntare l'amico davanti la porta. Aveva smesso di piangere, ma non si sentiva ancora molto bene.

“Non ti preoccupare” Percy prese la mano di Nico, “dai, andiamo”

“Aspetta! Dove dobbiamo andare?” il ragazzo non se la sentiva proprio di uscire.

Percy guardò l'amico con i suoi occhi color verde acqua. “Ad allenarci. Ricordi? Ci siamo offerti volontari per la missione”

“Ah, vero. Me l'ero scordato”

“Per fortuna ci sono io qua, no?” Percy gli accennò un sorriso.

Nico ricambiò debolmente quel sorriso, “Già. Però, sai... i romani non saranno qui fino a qualche settimana, e noi due siamo sicuramente più allenati di chiunque ragazzo le cabine di Ade ed Atena ci manderanno. Per oggi posso passare gli allenamenti? Non mi va di uscire”

“Proprio per questo non ti sto chiedendo di venire agli allenamenti, ma ti ci sto portando. Non puoi stare qui da solo.”

“Ma...”

“Fidati” lo interruppe Percy, “Io ho pianto per una settimana la morte di Annabeth, e non fa per niente bene. Invece quando tu sei venuto da me per aiutarmi, dopo sì che mi sono sentito meglio. Quindi ora tu vieni con me e ti distrai”

Nico non sapeva come replicare. “Va-va bene”

 

Nei giorni successivi, Percy non lasciava Nico un attimo da solo. Andava a bussare alla porta della cabina di Ade la mattina presto e portava l'amico ad allenarsi fino all'ora di pranzo. Le settimane passavano, e ancora dei semidei romani non si vedeva nemmeno l'ombra. La quarta settimana, i ragazzi del Campo Mezzosangue stavano iniziando a scordarsi della missione. Era l'ora di pranzo quando ai confini del campo apparvero i due semidei in groppa ai loro cavalli alati, accompagnati da Rachel, la ragazza che ospitava lo spirito dell'oracolo di Delfi.

Tutti semidei greci si riunirono per accoglierli.

“Alla buon ora!” disse Leo Valdez quando li vide spuntare, “ce ne avete messo di tempo”

“Scusate” disse il semidio più grande, “abbiamo fatto il più veloce possibile, ma anche coi Pegasi è stata un'impresa”

“Siamo stati attaccati da qualche strige durante il cammino” chiarì Rachel, “non siamo riusciti a sconfiggerle, ma le abbiamo fatte scappare”

“Continuavano a ripetere frasi tipo 'Il cimitero' e 'La grande madre si sta risvegliando'” concluse l'ultimo semidio.

“Comunque è un piacere essere qui. Io sono Alec, figlio di Vulcano...” si presentò il primo semidio che aveva parlato.

“Grande!” esclamò Leo.

“Zitto” Piper lo colpì con una gomitata sul braccio.

“E lui è Henry, figlio di Vittoria” concluse Alec.

Alec ed Henry erano ben diversi l'uno dall'altro. Il primo era alto e corpulento, capelli neri ed occhi marroni, mentre il secondo era più basso di almeno venti centimetri, con pochi muscoli, biondo e con gli occhi verdi.

“Il piacere è nostro” disse Chirone, “peccato che non sia una visita di piacere. Loro sono i ragazzi che vi accompagneranno nella missione”

Il centauro fece un cenno con la mano ai quattro ragazzi scelti per la missione per farli avanzare.

“Loro sono...”

“Percy Jackson e Nico Di Angelo, figli di Poseidone ed Ade!” esclamò Henry, “sì, li conosciamo”

Nico si sentiva imbarazzato. Non pensava di essere conosciuto anche dai nuovi ragazzi del Campo Giove.

“Sì” disse Chirone con calma, “e loro sono Liam, figlio di Ares, e Minho, figlio di Atena”

Liam aveva le caratteristiche tipiche dei figli di Ares. Si poteva benissimo scambiare per il fratello gemello di Clarisse. Minho era di origini coreane, aveva la pelle olivastra, gli occhi a mandorla color nocciola e una massa informe di ricci castani.

I due ragazzi romani non gradivano molto Minho, in quanto figlio di una dea che ha fatto voto di castità. I romani non concepiscono come possano nascere figli da una dea vergine, ma non dissero niente, e si limitarono a salutare con molta educazione.

“Ora, purtroppo non abbiamo molto tempo per riposare. Dovete partire immediatamente” disse Chirone, “ma prima che partiate, ho chiesto ai ragazzi di Efesto di farvi delle armi nuove”

“Che hanno che non vanno le nostre armi?” chiese Liam, scontroso.

“Non sappiamo se le potremmo utilizzare al meglio” spiegò Percy, “se le strigi avessero bevuto sangue umano prima che ci arriviamo noi tanto varrebbe lanciargli addosso delle pietre, avrebbero di sicuro più effetto”

“Esattamente” Leo Valdez si avvicinò ai sei semidei con sei spade nuove, “con queste invece, non correrete rischi”

I ragazzi presero in mano le spade.

“Che hanno di diverso? Sono solo un po' più pesanti” fece notare Henry.

“Hanno di diverso che sono state create su più strati. Quello esterno è fatto di bronzo celeste, come le normali spade greche, dopo c'è uno strato creato con l'oro imperiale e per finire, nel cuore della spada si trova lo strato creato con diverse leghe di metalli normali” spiegò il figlio di Efesto, “con queste o le colpite o le colpite. Non c'è via di scampo”

“Grazie, amico” disse Percy con il sorriso sulle labbra, “sono felice che sei tornato”

“Di niente, amico. Vai a spaccare qualche testa di strige!”

“Ok, allora buona fortuna ragazzi. Tornate sani e salvi” disse Chirone.

Tutti e sei i semidei ringraziarono, ma sapevano benissimo che non sarebbero tornati tutti a casa. Perché la missione con successo possa finire, alcuni mezzosangue lì dovranno perire. Questi erano gli ultimi due versi della profezia. E ogni semidio sapeva cosa succedeva se si provava a cambiare il futuro.

 

Raggiunsero il Calvary Cemetery in cinque minuti, volando sopra la Grande Mela insieme ai loro pegasi. Nico aveva iniziato ad abituarsi a cavalcare un pegaso, ma avrebbe preferito di gran lunga viaggiare nell'ombra. Era un metodo molto più veloce, ed ormai non correva nessun rischio.

“Ok, ragazzi” disse Percy, parlando a bassa voce, “non sappiamo dove siano i mostri, e questo è il cimitero più grande degli Stati Uniti...”

“Io forse lo so” lo interruppe Nico.

“Come?” chiese Minho.

“Questo è un cimitero. Io sono figlio di Ade, ricordi?” chiese ironicamente Nico, “e poi venivo qui in continuazione. C'è un piano sotterraneo, in pochi lo conoscono”

“Dove si trova?” chiese Percy.

“Seguitemi”

Nico si mise in testa alla fila, guidando i cinque ragazzi lungo tutto il cimitero fino ad arrivare davanti una scala di pietra nella zona più vuota del luogo.

“Qui ci sono poche tombe, per questo solo alcuni sanno del piano sotterraneo”

“Ok, andiamo” disse Liam, cercando di mettersi a capo del gruppo.

“Ehm, scusa” Alec era un po' imbarazzato, o forse intimidito da Liam, “ma mi sentirei più sicuro se come leader del gruppo ci fossero Percy e Nico. Nico conosce il luogo, e Percy ha sconfitto sia Crono che Gea”

“Sì, concordo” disse Minho.

“Anche io” si aggiunse Henry.

“O...ok?” Percy non sapeva come reagire, “comunque, non ho sconfitto io Gea. Sono stati Leo, Piper e Jason”

Liam sbuffò. “Come volete”

“Allora, Nico... quanto è grande il piano sotterraneo?”

“Non ti piacerà la risposta” premise Nico, “abbastanza da contenere quattro campi da football”

“Merda!”

Percy si prese un momento, poi sguainò la spada. “Ok, seguiteci. Nico, facci da mappa”

 

Il piano sotterraneo del cimitero era un ammasso di cunicoli stretti e lunghi, completamenti immersi nell'oscurità. L'unica luce proveniva dal bronzo celeste miscelato all'oro imperiale delle loro spade.

“Questo piano è completamente inattivo. Quando fu inaugurato il cimitero, nel 1848, avevano intenzione di ricreare le catacombe cristiane, ma il progetto fu messo da parte... per questo non c'è un impianto di luce” spiegò Nico.

“E tu riesci a ricordarti la strada? Questo posto è un labirinto!” chiese Minho.

“Perlopiù sì, ma quando non ricordo il corridoio da prendere mi basta usare i poteri di mio padre, anche se Hazel è più brava per quanto riguarda i sotterranei”

“Già, Hazel ci sarebbe stata utile anche per creare un diversivo con la Foschia” Percy era subito dietro Nico, e il ragazzo poteva sentire il calore del suo fiato invadergli il collo. Era difficile riuscire a concentrarsi sulle gallerie in quella situazione, ma cercò di ricomporsi e di portare a termine la missione.

“Io ancora non ho capito bene una cosa” disse Liam, “non sappiamo quante strigi ci troveremo davanti. E se fossero centinaia? Le dovremmo sconfiggere una ad una?”

“Forse non è necessario” rispose Alec, “secondo un mito di noi romani, basta uccidere la strige madre, Polifonte, per sconfiggerle tutte”

“Fantastico, non sembra difficile” Minho era speranzoso.

“Il problema è che i figli di Polifonte si dispongono in formazione di difesa per la madre. Sarà alquanto difficile avvicinarsi” aggiunse Henry.

“Ah...”

Dopo quella che sembrò una camminata eterna, i sei ragazzi raggiunsero finalmente uno spazio ampio. A Nico iniziarono a far male gli occhi. Quel posto era sempre stato buio, non c'era mai stata una fonte di luce là sotto, invece adesso c'erano due grandi focolari al centro della stanza di pietra.

Le preoccupazioni di Liam, purtroppo, si erano avverate.

Lì sotto c'erano almeno trecento strigi. La maggior parte di loro dormiva, ma c'erano almeno un centinaio di loro che stavano attorno ai due fuochi, scuoiando i corpi inermi di poveri esseri umani, perlopiù bambini, buttando quello che non potevano (o non volevano) mangiare dentro il fuoco.

SI STA RISVEGLIANDO. NOSTRA MADRE CAMMINERÀ DI NUOVO SU QUESTA TERRA. E NIENTE E NESSUNO POTRÀ PIÙ FERMARCI” la voce della strige che parlò rimbombò lungo tutte le pareti di pietra.

Le altre strigi si unirono in un coro di entusiasmo.

“Ancora non si è svegliata?” chiese Liam.

“Non dirmi che dovremo stare qua sotto in mezzo a centinaia di strigi ad aspettare che...” Alec non fece in tempo a finire la frase che un rumore assordante fece tremare il terreno.

FINALMENTE SONO TORNATA!

“Mi sa che non dovremo aspettare per niente” concluse Percy.

 

I semidei studiarono un piano di attacco contro le strigi per poter arrivare a Polifonte. Nico era colui che fungeva da distrazione, quello che dava il via al piano.

La tensione era alle stelle. Il figlio di Ade si sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide Percy sorridergli.

“Tranquillo. Andrà tutto bene”

“Grazie” Nico ricambiò timidamente il sorriso.

“Ok, ora iniziamo la caccia alle streghe!”

Nico annuì e si mise in posizione, davanti l'entrata della stanza. Chiuse gli occhi e alzò le braccia, cercando di richiamare a sé quanti più scheletri potesse. Il risultato fu strabiliante. Essendo quello il cimitero più grande di tutti gli Stati Uniti, la quantità di morti era innumerevole.

La terrà si squarciò con un rombo simile a quello di mille tuoni che infestano i cieli. Miliardi di scheletri si formarono davanti le strigi.

Henry e Minho urlarono dallo spavento.

“All'attacco!” urlò Nico, e il suo nuovo esercito si scagliò contro i mostri.

All'inizio, l'idea funzionò alla grande. Le strigi, prese dalla sorpresa, non seppero reagire. Gli scheletri si scagliavano contro di loro, sopratutto su quelle addormentate, usando le loro stesse ossa per colpirle e rispedirle nel Tartaro.

Quando però l'effetto sorpresa finì, le strigi si ripresero e contrattaccarono, riducendo gli aiutanti di Nico in polvere.

SEMIDEI!” urlò Polifonte da sopra la roccia sulla quale si trovava, “STERMINATELI TUTTI!

Nel frattempo, però, gli altri ragazzi erano arrivati a circa metà strada. Tirarono fuori le loro spade e si fecero avanti a colpi di spada, eliminando le strigi rimanenti, che erano state decimante parecchio.

Nico passò alla fase due del piano. Lasciò che i restanti scheletri si dessero da fare per eliminare quante più strigi potevano prima che diventassero polvere e si tuffò nell'ombra.

Riapparve alla base della roccia sulla quale si poggiava Polifonte e con un gesto delle mani fece sprofondare nel Tartaro le strigi davanti a lui, che erano troppo concentrate sui suoi compagni per accorgersi di lui.

TU! PICCOLO, INSIGNIFICANTE SEMIDIO! COME OSI FARE QUESTO AI MIEI FIGLI?

“Mi dispiace molto, grande madre dei colibrì assassini” Nico si inchinò con fare molto ironico, “non ho un buon rapporto con le famiglie, io”

TU MORIRAI

Nico sorrise e scomparve di nuovo nell'ombra prima che il lungo becco di Polifonte potesse anche solo sfiorarlo.

Riapparve alle sue spalle e le urlò “Hai sbagliato mira. Sono qui!”

Polifonte attaccò di nuovo, ma ancora una volta Nico scomparve per riapparire in un punto diverso, sfidando la strige a colpirlo.

Il figlio di Ade non si era mai sentito così meglio. Era una liberazione poter usare i suoi poteri illimitatamente.

Mentre Polifonte era impegnata in quella variante di acchiappa-acchiappa con Nico, Percy e gli altri erano ancora in mezzo alla battaglia con le altre strigi.

Henry era spettacolare nella lotta. Come ogni figlio di Nike (o in questo caso Vittoria, il suo alter-ego romano) lui combatteva per vincere. I suoi colpi andavano sempre a segno.

Anche Liam, in quanto figlio di Ares, se la cavava bene nella lotta.

La lotta andò avanti a colpi di spade e becchi, finché un urlo interruppe per un momento il tutto.

Alec si trovava a terra. Aveva mollato la spada, che adesso si trovava accanto a lui, ancora impregnata del sangue delle strigi.

“No!” Henry stava per andargli incontro, quando fu interrotto da Percy.

“Henry, aspetta! È morto. Ricordi l'ultimo verso della profezia?”

Henry si bloccò, con le lacrime agli occhi. “... Scusa, amico” si voltò e tornò insieme agli altri.

Nico interruppe il ritmo dei viaggi nell'ombra solo un momento, per vedere il suo compagno romano a terra, e all'improvviso vide tutto nero.

 

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò nell'infermeria del Campo Mezzosangue. Percy stava dormendo seduto, con la testa appoggiata ai piedi del letto. Oltre a lui, non c'erano altri ragazzi che avevano bisogno di cure.

Si portò una mano alla testa e se la ritrovò bendata.

“Ma cosa...?” la sua voce fece svegliare Percy.

“Nico!” il figlio di Poseidone abbracciò il ragazzo, piangendo, “stai bene!”

“Perch... cos'è successo?”

“Sei stato colpito dalla strige e sei rimasto a terra per tutto il resto della battaglia. Quando siamo riusciti a sconfiggere Polifonte non sapevamo se anche tu, come Alec e Liam eri... eri morto, e...”

“Aspetta” lo interruppe Nico, “Liam è morto? Come?”

Percy sospirò, “dopo che tu sei svenuto, quel deficiente ha tentato un attacco da solo per riuscire a portarsi l'onore di aver sconfitto tutti i mostri da solo. Una delle figlie di Polifonte lo ha ucciso prima ancora che si potesse avvicinare troppo. Io, Minho ed Henry ce l'abbiamo messa tutta per riuscire a sconfiggere i mostri e riportarvi tutti al Campo, sperando che vi potessero salvare. Sei stato per due settimane in coma, nessuno sapeva se ti saresti svegliato ancora...”

Nico rimase in silenzio per un po'.

“Scusa. Non sono stato di molto aiuto, da svenuto”

“Hey! Non dirlo neanche per scherzo, ok? È solo grazie a te se siamo riusciti a sconfiggere le strigi. Se non avessi richiamato tutti quegli scheletri e se non avessi distratto Polifonte per tutto quel tempo nessuno di noi sarebbe uscito da lì vivo”

Nico aveva ancora le braccia di Percy attorno al collo, il calore che si diffondeva per tutto il corpo. Riusciva a sentire il battito del suo cuore in gola, e sperò che Percy non riuscisse a sentirlo.

“Senti, Nico... devo dirti una cosa”

“Dimmi” il figlio di Ade si stava sistemando per guardare meglio Percy, ma lui lo bloccò.

“Posso.. posso rimanere ancora così per un po? Dicono che abbracciare è un ottimo metodo per nascondere la faccia”

“Ehm, ok” Nico lasciò che l'amico stesse abbracciato a lui mentre aspettava che gli dicesse quello che doveva dirgli.

“In queste due settimane ho capito una cosa... beh, in verità l'ho capito da molto prima. Comunque, penso di aver capito perché tu hai sognato me ed Annabeth. Ed ho capito anche che io ci tengo a te, molto più che come un semplice amico... non so, non so come spiegarlo. Non ho mai pensato che mi potessero piacere anche i ragazzi.”

“Percy, cosa...”

Il figlio di Poseidone continuò come se non avesse sentito Nico. “Cioè, non è una cosa su cui ho mai riflettuto. Eppure quando il mese scorso ti ho visto in quello stato per colpa di Will, mi si è spezzato il cuore. Volevo fargliela pagare per averti fatto stare male. E volevo solo vederti sorridere di nuovo... e quando poi sei svenuto, in quella grotta, e pensavo che anche tu saresti morto. Lì ho capito che, ho capito...”

Nico non riuscì più a trattenersi. Staccò le braccia di Percy dal suo collo e lo baciò.

 


 

 

~ Nota dell'autore ~


 

Finalmente eccomi qui, con l'ultimo capitolo! Non pensavo che sarei mai riuscito a finirlo per due semplici motivi:

  1. Ho un problema con le conclusioni... non riesco (quasi) mai a finire un lavoro che inizio, non so perché ahahah

  2. La mia prof di italiano mi sta stressando psicologicamente con tutti i temi a piacere che mi da ogni volta che la incontro Dx

Comunque, sono felice di poter dire “L'HO FINITO!” e sopratutto di poterlo postare. Questo è stato il capitolo più impegnativo per me, sia perché era l'ultimo (rileggete il primo punto), sia perché c'era una battaglia da descrivere, ed io con le scene di azione non me la cavo molto bene (non a caso, l'ho tagliata AHAHAHAH) e sia perché è stato il più lungo o.o

Comunque, spero vi sia piaciuto :3 e grazie per averlo letto fino alla fine, nonostante i miei estremi ritardi xD ♥

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